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Resoconto dell'Assemblea

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XVII LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 361 di martedì 13 gennaio 2015

Pag. 1

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE SIMONE BALDELLI

  La seduta comincia alle 9,30.

  DAVIDE CAPARINI, Segretario, legge il processo verbale della seduta del 9 gennaio 2015.
  (È approvato).

Missioni.

  PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Amici, Bindi, Bobba, Bocci, Bonifazi, Michele Bordo, Borletti dell'Acqua, Boschi, Bratti, Bressa, Brunetta, De Girolamo, De Micheli, Dellai, Di Gioia, Epifani, Fedriga, Ferranti, Ferrara, Fico, Fioroni, Gregorio Fontana, Giancarlo Giorgetti, Gozi, Lotti, Madia, Antonio Martino, Meta, Orlando, Pisicchio, Rampelli, Ravetto, Realacci, Rughetti, Sani, Scalfarotto, Scotto, Sisto, Speranza, Tabacci, Tofalo, Valeria Valente, Vignali, Villecco Calipari e Vitelli sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.
  I deputati in missione sono complessivamente novanta, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell’allegato A al resoconto della seduta odierna.

  Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell’allegato A al resoconto della seduta odierna.

Modifica nella composizione di un gruppo parlamentare.

  PRESIDENTE. Comunico che la deputata Paola Boldrini, proclamata in data 12 gennaio 2015, ha dichiarato di aderire al gruppo parlamentare Partito Democratico.

Preavviso di votazioni elettroniche (ore 9,34).

  PRESIDENTE. Poiché nel corso della seduta potranno aver luogo votazioni mediante procedimento elettronico, decorrono da questo momento i termini di preavviso di cinque e venti minuti previsti dall'articolo 49, comma 5, del Regolamento.
  Sospendo, pertanto, la seduta, che riprenderà alle ore 10.

  La seduta, sospesa alle 9,35, è ripresa alle 10,10.

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE LAURA BOLDRINI

Seguito della discussione del disegno di legge costituzionale: S. 1429 – Disposizioni per il superamento del bicameralismo paritario, la riduzione del numero dei parlamentari, il contenimento dei costi di funzionamento delle istituzioni, la soppressione del CNEL e la revisione del Titolo V della parte II della Costituzione (Approvato, in prima deliberazione, dal Senato) (A.C. 2613-A); e degli abbinati progetti di legge costituzionale: D'iniziativa popolare; D'iniziativa popolare; Vignali; Cirielli; Cirielli; Cirielli; Causi; Pisicchio; Pisicchio; Pisicchio; Pisicchio; Giachetti; Pag. 2Scotto; Francesco Sanna; Peluffo ed altri; Lenzi; Lauricella ed altri; Bressa e De Menech; Caparini ed altri; Caparini ed altri; Vaccaro; Laffranco e Bianconi; Palmizio; Palmizio; Palmizio; Palmizio; Giancarlo Giorgetti ed altri; Giancarlo Giorgetti ed altri; La Russa ed altri; Abrignani ed altri; Toninelli ed altri; Gianluca Pini; Laffranco e Bianconi; Ginefra ed altri; Giorgia Meloni ed altri; Migliore ed altri; D'iniziativa del Governo; Bonafede e Villarosa; Pierdomenico Martino; Brambilla; Giancarlo Giorgetti ed altri; Cirielli e Giorgia Meloni; Valiante; Quaranta ed altri; Lacquaniti ed altri; Civati ed altri; Bossi; Lauricella e Simoni; Dadone ed altri; Giorgis ed altri; La Russa ed altri; Rubinato ed altri; D'iniziativa del consiglio regionale dell'Emilia-Romagna; Matteo Bragantini ed altri; Civati; Francesco Sanna ed altri (A.C. 8, 14, 21, 32, 33, 34, 148, 177, 178, 179, 180, 243, 247, 284, 329, 355, 357, 379, 398, 399, 466, 568, 579, 580, 581, 582, 757, 758, 839, 861, 939, 1002, 1259, 1273, 1319, 1439, 1543, 1660, 1706, 1748, 1925, 1953, 2051, 2147, 2221, 2227, 2293, 2329, 2338, 2378, 2402, 2423, 2441, 2458, 2462, 2499) (ore 10,12).

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del disegno di legge costituzionale, già approvato, in prima deliberazione, dal Senato, n. 2613-A: Disposizioni per il superamento del bicameralismo paritario, la riduzione del numero dei parlamentari, il contenimento dei costi di funzionamento delle istituzioni, la soppressione del CNEL e la revisione del Titolo V della parte II della Costituzione; e degli abbinati progetti di legge costituzionale nn. 8, 14, 21, 32, 33, 34, 148, 177, 178, 179, 180, 243, 247, 284, 329, 355, 357, 379, 398, 399, 466, 568, 579, 580, 581, 582, 757, 758, 839, 861, 939, 1002, 1259, 1273, 1319, 1439, 1543, 1660, 1706, 1748, 1925, 1953, 2051, 2147, 2221, 2227, 2293, 2329, 2338, 2378, 2402, 2423, 2441, 2458, 2462, 2499.
  Ricordo che nella seduta di ieri è stato da ultimo respinto l'emendamento Dadone 1.24.

(Ripresa esame dell'articolo 1 – A.C. 2613-A)

  PRESIDENTE. Riprendiamo dunque l'esame dell'articolo 1 delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A – A.C. 2613-A).
  Dobbiamo passare all'esame dell'emendamento Costantino 1.800, alle pagine 30 e 31 del fascicolo, su cui è stata avanzata richiesta di votazione per parti separate e a scrutinio segreto.
  Come precisato nella seduta di ieri, la Presidenza ha ammesso tale richiesta, nei seguenti termini: sarà prima posta in votazione, a scrutinio palese, la parte dell'emendamento relativa all'elezione a suffragio universale e diretto delle Camere e quella relativa al rispetto da parte delle leggi elettorali dell'equilibrio di genere. Successivamente sarà posta in votazione, a scrutinio segreto, la seconda parte dell'emendamento, relativa al rispetto da parte delle leggi elettorali della rappresentanza delle minoranze linguistiche.
  Dobbiamo quindi passare all'esame della prima parte dell'emendamento Costantino 1.800, sulla quale la Commissione e il Governo hanno espresso parere contrario, mentre i relatori di minoranza hanno espresso parere favorevole.
  Colleghi, per favore, se potete prendere posto... Stiamo cominciando la votazione, per favore.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Costantino. Ne ha facoltà.

  CELESTE COSTANTINO. Grazie, Presidente, io intervengo su tutto il corpo dell'emendamento, nonostante lo spacchettamento che si è dovuto applicare per via del voto segreto. In realtà considero, tutto sommato, positivo lo scorporo, perché offre un'opportunità in più a tutti quanti noi.Pag. 3
  È del tutto evidente, per come si è svolto il nostro dibattito di ieri, che la maggioranza ha cambiato idea sul fatto che i cittadini scelgano i propri rappresentanti, nonostante in campagna elettorale le forze politiche in questione abbiano detto più volte che questa fosse una precondizione necessaria per andare avanti. Eppure, abbiamo scoperto ieri, in un dibattito lunghissimo su tutta una serie di emendamenti che sono stati presentati, che ormai è diventato addirittura inaccettabile immaginare che possa esistere il suffragio universale e l'elezione diretta dei propri rappresentanti da parte dei cittadini e delle cittadine italiane.
  Ma, appunto, alla luce di tutto questo voglio sperare, invece, che sulla seconda parte del nostro emendamento, quello che ci ritroveremo a votare a scrutinio segreto, il Partito Democratico, soprattutto il Partito Democratico, non arrivi a sancire la propria contrarietà ad inserire in Costituzione che le leggi, qualsiasi tipo di legge, quindi non la legge che vorrebbe Sinistra Ecologia Libertà, ma le leggi che approveranno i Governi e i Parlamenti che verranno anche dopo di noi, perché ci auguriamo che mettere mano alla Costituzione, come si sta facendo in questa legislatura, non sia un hobby e che non diventi la modalità anche di chi dopo di noi arriverà e si assumerà questa responsabilità... Quindi ci preoccupiamo del fatto che vengano assicurati due elementi, due principi elementari e universali, che sono appunto l'equilibrio di genere, che già in Senato è stato sottolineato e inserito all'interno del testo, e il rispetto della rappresentanza delle minoranze linguistiche, su cui chiediamo il voto segreto.
  Ecco, io non voglio credere che il partito di maggioranza, il Partito Democratico, per come si è sempre definito, disconosca un elemento fondativo della propria esistenza politica; non lo voglio pensare né in termini astratti e generici, rivolgendomi ad una forza politica di cui siamo stati alleati, anche se adesso, purtroppo, autorevoli rappresentanti dicono di preferire la destra a noi, anche nel governo delle regioni, però non lo posso credere conoscendo personalmente gli uomini e le donne che siedono tra questi banchi.
  Mi riferisco, ad esempio, ad alcune donne che mi sono ritrovata a fianco nella difesa della rappresentanza di genere; mi riferisco anche a quei colleghi che sedevano a fianco a me fino a qualche mese fa. E mi riferisco anche alle donne degli altri schieramenti politici, che in alcune fasi hanno dimostrato di avere la giusta trasversalità che si deve quando si cerca di difendere dei principi universali, come quelli che stiamo cercando di inserire noi all'interno della Costituzione.
  L'abbiamo detto più volte: questo non è un provvedimento qualsiasi. È la nostra Costituzione, non è un capriccio, non è un atto di forza, ma è la Carta che regolamenta la nostra democrazia. Allora, con tale spirito chiediamo questo voto. Se rinunciate all'elezione diretta da parte dei cittadini dei propri rappresentanti, almeno fate in modo che con qualsiasi legge non si rinunci a questi principi universali (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, la deputata Pannarale. Ne ha facoltà.

  ANNALISA PANNARALE. Grazie, Presidente, è difficile, devo dire, provare a catturare l'attenzione dell'Aula questa mattina. C’è davvero molto brusio, eppure forse non siamo così tanto obbligati a procedere distrattamente in una riforma che sta scompaginando, in maniera davvero pesante, oltre che l'assetto costituzionale, anche lo spirito costituente più autentico.
  Credo che su questo emendamento si possa avere non soltanto l'attenzione, ma anche il sostegno della maggioranza di quest'Aula parlamentare, anche perché è un emendamento che, per certi versi, è già entrato nella discussione che c’è stata al Senato. Noi proviamo a riformularlo e proviamo a farlo con una struttura un po’ più compiuta. Sono tre i principi che proviamo a dettare con questo emendamento: Pag. 4quello dell'elezione diretta, perché si risponde ad una crisi della rappresentanza soltanto con più sovranità popolare e con più coinvolgimento delle persone; quello dell'equilibrio di genere, perché ha a che fare con una democrazia incompiuta; e quello della tutela delle minoranze, perché aprirsi ai punti di vista è assolutamente fondamentale per radici più salde (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Piras. Ne ha facoltà.

  MICHELE PIRAS. Vede, Presidente, io sono tra quelli che non avrebbero urlato né allo scandalo né al complotto se avessimo deciso con questa riforma di abolire il Senato realmente. Infatti, penso che sarebbe stata un'operazione che sarebbe andata a vantaggio dell'efficienza del sistema legislativo e dei diritti dei cittadini.
  Ma questa operazione si sarebbe retta se, nel complesso della riforma, si fosse trovato un contrappeso forte nella costruzione di un Governo di prossimità, di una rappresentanza diffusa delle pluralità che esistono nei territori, perché quelle pluralità esistono effettivamente nei territori e questa riforma, invece, fa l'esatto opposto, perché ciò che realmente è pericoloso è che, da una parte, non si abolisce il Senato, ma si abolisce l'elettività del Senato e, dall'altra parte, si svuotano le regioni di importanti competenze, in un'operazione neocentralistica che va esattamente contro quello che dovrebbe essere lo spirito anche del processo costituente.
  Nei territori c’è una pluralità, una complessità della società: una pluralità e una complessiva che è democrazia.

  PRESIDENTE. Concluda.

  MICHELE PIRAS. E allora con questo emendamento proviamo a rappresentarne qualcuna: quella politica, quella di genere e quella – vivaiddio ! – linguistica (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Cozzolino. Ne ha facoltà.

  EMANUELE COZZOLINO. Grazie, Presidente. Questo emendamento è in linea con altri di cui si è discusso ieri sull'elezione diretta a suffragio universale delle Camere e, in particolare, del Senato, perché non vogliamo che il Senato diventi un dopolavoro, come viene detto, per i consiglieri regionali. In più qui si aggiunge l'equilibrio di genere, che è già assicurato nella Costituzione, tuttavia qui lo ripetiamo e lo ribadiamo.
  Inoltre, vengono aggiunte le minoranze linguistiche.
  Quindi vi è la tutela delle minoranze e comunque delle persone che non vengono rappresentate. Il MoVimento 5 Stelle è entrato in questo Parlamento con una maggioranza di donne, quindi quando si possono scegliere i propri deputati, i propri senatori, gli italiani molte volte scelgono le donne e quindi viene ribadito l'equilibrio di genere, quindi la possibilità di scegliere i propri candidati, non con finte elezioni primarie, non con le liste bloccate, dove i primi passano con le pluricandidature, in cui il nome forte è candidato in più regioni, e questa ci sembra una cosa assurda.
  Quindi, il fatto che possa essere eletto direttamente ci trova d'accordo. Io non capisco come tutti i partiti abbiano parlato in campagna elettorale di dare la possibilità di scegliere i propri candidati, i propri rappresentanti nelle Camere e poi qua, quando arrivano, si dimenticano di quello che hanno promesso in campagna elettorale, mentre il MoVimento 5 Stelle è sempre stato favorevole a questa cosa. Abbiamo combattuto contro il porcellum, al Senato state facendo una legge che è già incostituzionale, poi voi direte che non è incostituzionale, ma per noi sì e dovremo aspettare altri dieci anni perché la Corte costituzionale la dichiari incostituzionale.
  Quindi, se volete mantenere le promesse ed essere coerenti con quanto avete detto ai cittadini che vi hanno mandato qui in Parlamento, dovreste votare a favore Pag. 5di questo emendamento, perché per la rappresentanza del popolo all'interno delle istituzioni deve esserci un collegamento tra gli elettori e gli eletti; quindi se io ho le liste bloccate non posso controllare chi mando in Parlamento e quindi non c’è la selezione tra onesti e disonesti. Se infatti io mi comporto male in una legislatura, la successiva devo stare a casa e i cittadini devono poterlo scegliere; non posso ingannarli magari mettendo nella lista bloccata al primo posto una persona che è stata indagata o comunque ha fatto cose disoneste durante il suo mandato.
  Quindi, invito tutti a votare favorevolmente su questo emendamento, perché se volete rappresentare i cittadini, questo è il modo migliore in cui sarete scelti dai cittadini, non dalle segreterie di partito o da gruppi ristretti delle segreterie di partito (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Capezzone. Ne ha facoltà.

  DANIELE CAPEZZONE. Grazie, signora Presidente, signori rappresentanti del Governo, colleghe e colleghi, intervengo a titolo personale su due dei tre aspetti di questo emendamento. Trascurerò l'aspetto delle minoranze linguistiche per invece concentrarmi, per un verso, in modo positivo sulla prima questione, quella del Senato elettivo e poi, in modo diverso, sulla questione del genere.
  La questione del Senato: tanti di noi, io fra questi, abbiamo presentato emendamenti per avere davvero il passaggio al monocameralismo, per abolire davvero e definitivamente il Senato della Repubblica. Purtroppo, e a mio avviso questo è un grave errore della maggioranza, giovedì questo nostro emendamento di abolizione secca e piena al Senato è stato respinto e si è commesso, a mio avviso, un grave errore. Come avete detto – e la cosa è giusta come la dite, ma purtroppo non lo si è fatto –, non si abolisce il Senato, si mantiene in piedi il Senato e si aboliscono le elezioni. Io credo che questo sia un grave errore che ripeterà presso i cittadini quel processo di delusione che ora sta venendo fuori sulle province.
  Guardate, non c’è nulla di peggio che deludere i cittadini, dare loro la sensazione di un grande risultato – l'abolizione delle province e l'abolizione del Senato –, poi ci vuole qualche tempo, ma quando i cittadini scoprono che così non è, che si sono abolite solo le elezioni, ma che resta in piedi qualcosa con politici che nominano altri politici, senza intervento popolare diretto e con il mantenimento di competenze significative e pesanti, io credo che questo sia un grave errore, sul quale vi chiedo di riflettere, perché questa poteva essere l'occasione per il passaggio alla terza Repubblica.
  A questo spirito erano ispirati i nostri emendamenti, che vi riproponiamo, di abolizione secca del Senato, di presidenzialismo con un modello chiaro di forma di Stato e di forma di Governo, di tetto fiscale e tetto di spesa in Costituzione, di superamento dei vincoli europei. Essendo stato bocciato l'emendamento sull'abolizione secca, per un elementare principio democratico io personalmente sosterrò tutti gli emendamenti che propongono l'elezione, l'elettività del Senato. Io sono per l'abolizione del Senato, ma se lo lasciate in piedi è un principio democratico che debba essere eletto dai cittadini. La seconda questione è quella dell'equilibrio di genere, anche qui a titolo personale io devo confessare il mio disagio tutte le volte che si vuole inserire, anche con buone ragioni, anche con buona fede, questo elemento. Vedete, per quel poco che vale la mia vicenda politica, io non sono solo un liberale e un liberista, sono anche un libertario, al centro dei miei interessi non c’è solo la politica internazionale ed economica ma anche le libertà civili e quindi anche i diritti delle donne, quindi non sono certo sospettabile di disattenzione da questo punto di vista, ma io credo che sia sbagliato e perfino offensivo nei confronti delle donne insistere su questo elemento di un intervento legislativo per le quote. In Parlamento e nella politica ci si fa strada non perché si è uomo o Pag. 6donna, ma perché si è bravi. La signora Thatcher non ebbe bisogno di quote, la signora Thatcher spezzò le ossa a tanti maschi del suo partito e dell'altro partito perché era una statista straordinaria che non ebbe bisogno di quote, e se qualcuno le avesse proposto qualcosa del genere sarebbe stata la prima a dire che quella era una battaglia minoritaria e perdente. Le donne sono oggi la parte più forte e più viva della società, non siete un panda, dovete vincere se siete più brave e perché molto spesso siete più brave.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Zaratti. Ne ha facoltà.

  FILIBERTO ZARATTI. Presidente, nella giornata di ieri qualche esponente della maggioranza lamentava il fatto che non era accettabile l'accusa che questa riforma significasse la fine della democrazia. Ha ragione, questa riforma non rappresenta la fine della democrazia del nostro Paese, ma certo mette un punto interrogativo molto importante sulla sopravvivenza di un sistema basato sulla democrazia parlamentare. Infatti, in materia costituzionale in modo particolare, bisogna vedere le cose nel loro insieme e il combinato disposto della legge elettorale, l'Italicum in discussione al Senato, e la riforma così come viene proposta mette pesanti ombre sul futuro della democrazia parlamentare nel nostro Paese. Aveva ragione il collega Quaranta quando diceva che su un punto non ci può essere discussione, sul fatto cioè che il diritto del nostro popolo a scegliere i propri rappresentanti dev'essere comunque totalmente salvaguardato. Per questo io penso che il suffragio universale nell'elezione della cosiddetta Camera alta deve essere una questione sulla quale il Parlamento deve ripensare e che la proposta così come è formulata non debba essere accolta.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Gallinella. Ne ha facoltà.

  FILIPPO GALLINELLA. Presidente, leggo l'emendamento: «Le Camere sono elette a suffragio universale e diretto. Le leggi che stabiliscono le modalità di elezione delle Camere assicurano il rispetto dell'equilibrio di genere» – questa è la parte che voteremo con voto palese – «nonché la rappresentanza delle minoranze linguistiche». Ora, io mi soffermo solo sulla prima parte, poi magari mi riserverò di intervenire successivamente: le Camere sono elette a suffragio universale e diretto. Ecco, noi ribadiamo che questo è importantissimo perché bisogna garantire la rappresentanza in Parlamento dei cittadini senza elezioni di secondo livello. Io invito la maggioranza a riflettere, perché non fare così sarebbe un gravissimo errore.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, la deputata Dadone. Ne ha facoltà.

  FABIANA DADONE. Presidente, con questo emendamento si torna a parlare dell'elezione diretta di entrambe le Camere, del suffragio universale e diretto, della sovranità popolare, che per ora rimane, finché non modificherete anche l'articolo 1 della Costituzione, ma si parla anche della parità di genere.
  Ora, in quest'Aula, si sono fatti dibattiti infiniti, soprattutto da parte delle colleghe del Partito Democratico, che hanno spesso sostenuto la necessità di garantire la parità di genere all'interno non solo della legge elettorale e dei finanziamenti pubblici ai partiti. Per cui, vi invito in questo momento a votare questo emendamento; questo garantisce la parità di genere, oltre a garantire il suffragio universale, e ricopre esattamente i requisiti che avete sempre richiesto. Questo sarebbe il minimo della coerenza.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Kronbichler. Ne ha facoltà.

  FLORIAN KRONBICHLER. Grazie Presidente, quanta fatica. Intervengo per Pag. 7dovere, facendo io parte della minoranza linguistica tedesca sudtirolese, d'altronde già ben rappresentata in questo Parlamento. Ho detto, intervengo per dovere. Parlo di dovere e di solidarietà. La mia minoranza linguistica è ben rappresentata, lo è per felici circostanze, oltre che per meriti sicuramente anche propri. Quindi, sta bene a questa minoranza forte adoperarsi in un atteggiamento solidale nei confronti di altre minoranze linguistiche, di tutte le minoranze, soprattutto delle più piccole. La minoranza tedesca sudtirolese è sicuramente la minoranza più garantita tra le minoranze in Italia e, come tale, si deve assumere la responsabilità per le altre meno sicure. Non mi illudo che sia facile soltanto ancora questo, passare dal mero principio alla tutela pratica delle minoranze, all'attuazione del principio. Chi è minoranza ? Cos’è una lingua ? Ci può essere rappresentanza delle minoranze ? Io posso arrogarmi...

  PRESIDENTE. Concluda.

  FLORIAN KRONBICHLER.... quale appartenente della minoranza linguistica tedesca, di rappresentare la minoranza ladina, albanese, la slovena e i sardi. Mi riconoscerà il compagno Piras, di rappresentare pure il popolo sardo.

  PRESIDENTE. Onorevole Kronbichler, la ringrazio, ma il suo tempo è terminato. Mi dispiace. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Paglia. Ne ha facoltà. Colleghi, per favore, attenetevi ai tempi, perché poi è spiacevole per me togliervi la parola.

  GIOVANNI PAGLIA. Non si preoccupi, Presidente, me la può togliere.
  Io credo che in questo emendamento ci siano almeno due punti che vale la pena siano sottolineati e già i miei colleghi lo hanno fatto. Il primo è porre e riporre un'attenzione sul fatto che ogni Camera legislativa in un Paese democratico debba prevalentemente avere un aspetto di elezione diretta. Noi stiamo già vivendo in questi giorni i primi effetti della sottrazione del voto dalle province. Stiamo cominciando a vedere cosa significa avere a che fare con personale politico totalmente irresponsabile rispetto al popolo che dovrebbe eleggerlo e che lui dovrebbe rappresentare. Qui noi introduciamo esattamente questo principio, cioè introduciamo il principio di una Camera irresponsabile nei confronti del popolo.
  Poi c’è un secondo elemento che, nel breve tempo che ho, vorrei di nuovo sottolineare: io ho sempre creduto, come altri – ci fu il dibattito anche ai tempi della Costituente – che la legge elettorale dovrebbe in sé essere materia costituzionale: ad un Paese non fa bene cambiare legge elettorale ogni due anni, a seconda della convenienza politica del momento. Almeno, con questo emendamento, si fissano dei principi generali e li si rende costituenti all'interno del Paese. In assenza, non abbiamo nemmeno questo.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, la deputata Pellegrino. Ne ha facoltà.

  SERENA PELLEGRINO. Grazie, Presidente, di avermi dato la parola su questo emendamento. Io mi rivolgo solo ed esclusivamente alla seconda parte di questo emendamento, non alla prima, dove si parla delle minoranze linguistiche. Io vengo da una regione dove le minoranze linguistiche sono parte integrante della nostra popolazione, anzi vengono riconosciute, vengono finanziate e vengono sostenute, sempre e comunque.
  Vorrei veramente che questo rimanesse un principio fondante della nostra Costituzione, e non che sia modificato a seconda della legge elettorale, che viene più o meno cambiata ogni due o tre anni, a seconda del Parlamento che in questo momento presiede alla Camera. Questo per me è fondamentale. Vorrei veramente che, all'interno dei gruppi parlamentari più grandi, ci fosse veramente una grossa riflessione perché questo possa diventare un principio non modificabile ogni due anni.

Pag. 8

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Sannicandro. Ne ha facoltà.

  ARCANGELO SANNICANDRO. Presidente, il testo che emendiamo dice che «le leggi che stabiliscono le modalità di elezione delle Camere promuovono l'equilibrio tra donne e uomini nella rappresentanza». Noi chiediamo di sostituire «promuovono» con «assicurano». Credo che non vi sia dubbio che la dizione del nostro emendamento sia più giuridicamente sostenibile laddove, invece, il verbo «promuovono» ha molto di più di una norma programmatica che non di una norma giuridica (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Zaccagnini. Ne ha facoltà.

  ADRIANO ZACCAGNINI. Grazie Presidente. Io credo che per riavvicinare la politica alle persone sia necessario aumentare gli strumenti di democrazia diretta e partecipativa. L'elezione di secondo grado del Senato della Repubblica va nella direzione opposta. Ci troviamo in una situazione storica molto importante, di transizione, dove nuovi strumenti, come anche i social, vengono utilizzati per fare politica. Questa situazione, di grande trasformazione, viene interpretata dalla classe politica attuale, dalla maggioranza, in una direzione opposta a quella di responsabilizzare la cittadinanza, a quella di responsabilizzare e rendere anche più responsabile e autoresponsabili i cittadini. L'elezione indiretta va nella direzione opposta.
  Io prego veramente tutti i deputati di riflettere, di riflettere su questo, e di modificare l'impostazione aumentando gli strumenti di democrazia partecipativa e confermando quelli di democrazia diretta.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, la deputata Mucci. Ne ha facoltà.

  MARA MUCCI. Grazie Presidente. Nel ribadire e nel sollevare un po’ le coscienze di tutti coloro che sono in quest'Aula a votare a favore di questo emendamento, ricordo che sancisce sostanzialmente due principi sacrosanti a mio avviso, ovvero il suffragio universale e diretto di entrambe le Camere e, quindi, è diretto a garantire una reale rappresentatività, rispetto a coloro che sono eletti, della volontà dei cittadini che, invece, sono a casa e che vogliono scegliere i propri rappresentanti e dall'altra parte «assicurare», come ha detto anche giustamente il collega di SEL, che è un principio più forte rispetto al «garantire» il rispetto dell'equilibrio di genere.
  Siamo una società che rappresenta circa la metà di rappresentanza femminile. Non vedo perché all'interno delle istituzioni questo non debba essere un modo naturale di vedere le cose. Io non sono sicura che nell'autodeterminazione, nell'autogestione dei partiti, si riesca a gestire e a rispettare questo principio, che dovrebbe essere normalmente nella mente e nelle modalità di lavoro di ognuno di noi.
  Quindi, è giusto e corretto inserire, a norma di legge, la sicurezza che ci sia il rispetto dell'equilibrio di genere nonché della rappresentanza femminile all'interno delle istituzioni.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Quaranta. Ne ha facoltà.

  STEFANO QUARANTA. Grazie Presidente. Cari colleghi, questo emendamento non stravolge la riforma; afferma, in modo chiaro, alcuni principi sulla tutela di genere e sulle minoranze linguistiche. Inoltre – permettetemi – si afferma un altro principio fondamentale, implicitamente con questo emendamento: che i Governi certamente possono promuovere delle riforme, ma poi vi è la centralità del Parlamento. Allora, deve essere quest'Aula che stabilisce i principi fondamentali e tra questi, appunto, c’è la parità di genere e la tutela delle minoranze linguistiche.Pag. 9
  Votare questo emendamento vuole anche dire che il Parlamento in questa riforma deve avere un ruolo e deve avere una centralità.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Melilla. Ne ha facoltà.

  GIANNI MELILLA. Grazie Presidente. Con questa riforma praticamente noi torniamo a prima dell'entrata in vigore della Costituzione, quando la seconda Camera, cioè il Senato del regno, era di nomina regia. Si vuole tornare, quindi, ad una sorta di bicameralismo attenuato, che era stato respinto, non a caso, dopo un dibattito molto approfondito nell'Assemblea costituente.
  L'aggravante è che questo Senato del regno sarebbe un Senato delle regioni, anch'esso di nomina e, quindi, si sottrae al popolo anche la sovranità di eleggere la seconda Camera.
  Per questo l'emendamento che abbiamo proposto vuole riaffermare che, se noi siamo in presenza di un sistema bicamerale, anche se attenuato come quello che si prevede, noi dobbiamo dare ai cittadini il pieno potere di eleggere anche questa seconda Camera.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, la deputata Duranti. Ne ha facoltà.

  DONATELLA DURANTI. Signora Presidente, in riferimento alla seconda parte di questo nostro emendamento, è stato specificato molto bene dal collega Sannicandro che noi chiediamo che sia assicurato il rispetto dell'equilibrio di genere, e lo chiediamo perché, anche se sappiamo che il numero delle elette non è l'unico obiettivo per costruire una democrazia di genere, riteniamo che, se le donne non ci sono nelle assemblee elettive, non possono esprimere la differenza e, se sono poche, risultano mortificate le differenze culturali e politiche che le donne esprimono. È per questo che chiediamo di modificare l'emendamento che è stato inserito nella discussione al Senato e, quindi, di sostituire la parola «promuovere» con la parola «assicurare».

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Franco Bordo. Ne ha facoltà.

  FRANCO BORDO. Grazie Presidente, in questi anni tutti vediamo il bisogno della democrazia di rinnovarsi e di adeguarsi rispetto alle richieste e alle esigenze dei cittadini, ma questo richiamo non arriva dentro queste Aule, non arriva e non viene ascoltata la voce dei cittadini. Asserragliarsi e chiudersi dentro è invece la risposta, non dare partecipazione, perché un Senato, così come viene previsto, con il modo in cui si prevede di eleggerlo, diventa un fortino di nominati. Non è vero che sarà un circolo del dopolavoro, perché farà cose importanti, avrà funzioni determinanti per la nostra democrazia, fra cui eleggere e nominare gli organi di democrazia, le istituzioni e gli organi di garanzia del nostro Paese. Allora non possiamo prevedere che i rappresentanti di questo Senato siano nominati ma non eletti dal popolo. Inoltre non possiamo – ed è lo spirito dell'emendamento – non prevedere che tutte le nostre espressioni siano presenti in questo Senato. Pertanto, la richiesta della presenza delle minoranze linguistiche è più che motivata. Vi chiediamo di appoggiare e di votare questo emendamento.

  DANIELE CAPEZZONE. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  DANIELE CAPEZZONE. Signora Presidente, sulle modalità di voto le chiedo di valutare, poi valuti lei, che nella parte relativa al voto palese ci sono due questioni, non una. Per un verso, vi è la questione del Senato elettivo, per altro verso, la questione dell'equilibrio di genere, poiché può accadere – è il mio caso, ma quello anche di altri colleghi – che ci Pag. 10siano opinioni diverse da parte di ciascun deputato sul primo punto rispetto all'altro. Ad esempio, io sono favorevole all'elettività, ma sono contrario alle questioni di equilibrio di genere, per le ragioni «Thatcher» che ho spiegato prima. In questo caso, è difficile esprimere il proprio voto, se si è favorevoli a una parte e contrari all'altra. Le chiedo di valutare la possibilità di un voto per parti separate.

  PRESIDENTE. Onorevole Capezzone, ieri abbiamo chiarito anche insieme ai proponenti come avremmo fatto votare questo emendamento. Ora siamo in dichiarazione di voto, e lei capisce che questa richiesta è un po’ tardiva. Non avrei avuto opposizione se avessimo discusso questo nella fase decisionale.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Ciracì. Ne ha facoltà.

  NICOLA CIRACÌ. Presidente, ieri sera ho riletto qualche carta dell'Assemblea costituente e ho incrociato qualche nome, da Palmiro Togliatti, a Umberto Terracini, a Benedetto Croce, ad Aldo Moro a Gaetano Martino, e mi sono chiesto se anche lontanamente loro, dal Partito Comunista ai liberali, ai socialisti, avrebbero mai e poi mai accettato il principio di una Camera non eletta a suffragio universale e diretto.
  Personalmente, non ho alcun problema a farmi considerare un conservatore rispetto a un indirizzo costituzionale che, sinceramente, credo non abbiamo il diritto di stravolgere, soprattutto perché ognuno di noi ha vissuto il giorno delle elezioni del presidente della provincia come quello che è stato il momento più negativo della seconda Repubblica, cioè quando una classe politica ha deciso scientemente di eleggere se stessa ad amministrare lo Stato. Credo che sia stata una giornata per tutti quanti nefasta e nera, quando, da consigliere comunale, ho votato per me stesso, ho votato per noi stessi.
  Per questo, concludo dicendo che personalmente sosterrò questo emendamento, perché ritengo che il suffragio universale sia un diritto che abbiamo conquistato, ed è un peccato davvero che questa Camera lo stia buttando al vento.

  CELESTE COSTANTINO. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Deputata Costantino, devo ricordarle che l'articolo 85, comma 7, del Regolamento stabilisce che il Presidente conceda la parola ai deputati che intendano esprimere un voto diverso rispetto a quello dichiarato dal proprio gruppo, individuando le modalità e i limiti di tempo degli interventi. Secondo la prassi costantemente applicata, il numero dei deputati che intervengono a titolo personale deve essere inferiore alla metà del numero degli appartenenti al gruppo. Diversamente, infatti, la posizione espressa dal gruppo sarebbe una posizione minoritaria.
  Poiché il gruppo Sinistra Ecologia Libertà è composto da 26 deputati e si sono già svolti 12 interventi a titolo personale, non posso dare la parola ad altri deputati del medesimo gruppo. Quindi, non posso darle...

  CELESTE COSTANTINO. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  CELESTE COSTANTINO. Presidente, se non ricordo male, è già successo in passato che, in fase di votazione, si sia chiesto lo spacchettamento, il voto per parti separate degli emendamenti. Prima ho ascoltato l'intervento dell'onorevole Capezzone: io, come prima firmataria di questo emendamento, non ho alcun problema a dividerlo, a suddividere anche la prima parte, e quindi a fare votazioni per parti separate, dividendo l'emendamento in tre. Quindi, chiedo, se possibile, di procedere esattamente con lo spacchettamento.

  PRESIDENTE. Poiché la stessa richiesta che mi ha fatto l'onorevole Capezzone mi viene inoltrata anche dalla firmataria dell'emendamento, a questo punto penso che essa possa essere accolta, nonostante Pag. 11noi si sia in fase di dichiarazione di voto; ma, se vi è un accordo su questo punto, non vedo impedimenti a farlo.

  ETTORE ROSATO. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Prego, ne ha facoltà.

  ETTORE ROSATO. Presidente, semplicemente per dire che, se serve un accordo, noi non siamo d'accordo, perché ne abbiamo discusso ieri, abbiamo deciso che spacchettavamo l'emendamento in due e adesso non vedo alcun motivo logico per dividerlo in tre. Quindi, noi non siamo d'accordo sulla divisione per parti separate. Se poi è una decisione della Presidenza, come sempre, noi l'accogliamo.

  PRESIDENTE. Si può fare senza svolgere le dichiarazioni di voto, perché queste sono già state fatte. Quindi, a questo punto...

  ANDREA COLLETTI. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Su che cosa intende intervenire ?

  ANDREA COLLETTI. Volevo semplicemente fare una dichiarazione di voto a titolo personale. Quindi, quando avrà risolto la questione dello spacchettamento, o meno, dell'emendamento, la prego di darmi la parola.

  PRESIDENTE. Va bene, d'accordo.

  ARTURO SCOTTO. Non è un affare del PD !

  PRESIDENTE. Tranquilli, tranquilli (Commenti dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà), sto mettendo in votazione, come deciso, lo spacchettamento di questo emendamento.

  CARLO SIBILIA. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  CARLO SIBILIA. Presidente, vorrei fare questo intervento per sottolineare un fatto inaccettabile che è appena accaduto. Lei sta mettendo in discussione una richiesta che è stata fatta dal proponente dell'emendamento, e da altri gruppi parlamentari, se spacchettare, o meno, se dividere, la votazione di questo emendamento in due, tre o quattro parti, secondo coscienza. Questa è una decisione che deve essere presa dalla Presidenza in totale libertà e in totale autonomia.

  PRESIDENTE. È quello che stiamo facendo.

  CARLO SIBILIA. È sicuramente successo così, è sicuramente andata così, però è inaccettabile che mentre lei prende questa decisione ci siano dei deputati di altre forze politiche di maggioranza che vengono lì a parlare con lei (Applausi dei deputati dei gruppi MoVimento 5 Stelle e Sinistra Ecologia Libertà). È veramente inaccettabile e dobbiamo stigmatizzare questi comportamenti. Stiamo parlando della Costituzione italiana, non possiamo avere interferenze che già vengono dall'esterno, da Verdini, da Renzi e da mafiosi di questo Paese, adesso anche da deputati del PD che vengono a dirle come fare il proprio lavoro. Non si fa così (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) !

  PRESIDENTE. Deputato Sibilia, non si preoccupi, perché stiamo andando avanti come deciso. Quindi, stiamo spacchettando come da decisione della Presidenza. Adesso si procederà, dunque, a tre votazioni, d'accordo ? La prima a scrutinio palese sul primo capoverso che prevede che: «Le camere sono elette a suffragio universale e diretto». Ora siamo su questo.Pag. 12
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Colletti. Ne ha facoltà.

  ANDREA COLLETTI. Presidente, visto la spacchettamento, vorrei sapere quanto tempo ho a disposizione ?

  PRESIDENTE. La dichiarazione di voto per il gruppo è già stata fatta, quindi ha un minuto.

  ANDREA COLLETTI. Allora, io vorrei sapere dal Governo, ma anche dai deputati della maggioranza silenti oggi, o omertosi direi, perché sono contrari al suffragio universale e diretto del Senato ? Il modo in cui viene eletto o nominato il Senato appare, in realtà, sempre più vicino al modo in cui venivano eletti o nominati i membri della Camera dei fasci e delle corporazioni. Eletti o nominati in quanto tali, perché facenti parte dei vari organi quali il Partito nazionale fascista, nonché di altri ordini dipendenti dal cosiddetto capo politico, che in questo caso può essere detto Renzi. Ora, invece di andare avanti nei diritti di libertà e di democrazia stiamo tornando vergognosamente indietro, verso un periodo della storia che dovremmo ricordare, ma che dovremmo cancellare definitivamente in quest'Aula (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Invece, lo stiamo perpetrando, Presidente, e questo è gravissimo. Ma gravissimo è ancora di più il silenzio e l'omertà dei deputati qui dentro che, a quanto pare, non hanno la libertà di poter parlare (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Buttiglione. Ne ha facoltà.

  ROCCO BUTTIGLIONE. Signor Presidente, mi sembra che ieri siano state spiegate le ragioni che rendono presenti in molti ordinamenti, e non solo in quello italiano, delle Camere le quali hanno una legittimazione democratica indiretta ovvero hanno un'elezione di secondo grado. Non accetto che oggi mi si dica che i deputati della maggioranza tacciono per omertà. Quale omertà ? Ieri è stato spiegato e oggi ripetiamo, citando non Mussolini ma Alexander Hamilton, uno dei padri della Costituzione americana, che esistono delle Camere – il Senato in questo caso –, le quali hanno la funzione di raffreddare gli umori popolari, sottoponendo la deliberazione al giudizio di un'Assemblea formata da persone politicamente, si suppone, più esperte e che, in questo caso, esprimono anche gli interessi specifici delle regioni e delle autonomie locali, che convergono nel farsi Stato. Si tratta cioè di una Camera in cui le autonomie locali si fanno Stato. In questa Camera si raffreddano gli umori popolari, lasciando poi evidentemente – nel nostro caso, non in quello del Senato americano – l'ultima parola alla Camera che è direttamente eletta dal popolo.
  Si può approvare questa visione, si può ritenere che una Camera così sia utile, si può anche ritenere che sia inutile, in alcuni Paesi democratici c’è, in altri Paesi democratici non c’è. Ma non si può dire che questo è il ritorno alla Camera dei fasci e delle corporazioni. Qui bisogna difendere la dignità del Senato e anche la dignità dei suoi singoli membri. Non c’è nessuna omertà: c’è una posizione politica discutibilissima.
  E qui mi permetto di fare un'altra osservazione. Vedete, il problema vero, tra noi e voi, è che noi vogliamo fare le riforme in questa legislatura. È perfetta questa riforma ? Non è perfetta. Io sono stato anche professore di scienza della politica in una fase della mia vita e, se dovessi parlare davanti ai miei studenti, la farei a pezzi, parlando dell'ignoranza della classe politica e via dicendo. Ma ho fatto anche politica per vent'anni: non è la riforma migliore possibile, ma è la riforma migliore che può trovare una maggioranza in questo Parlamento. È la riforma migliore che può trovare una maggioranza in questo Parlamento. E siccome abbiamo bisogno di fare la riforma adesso, perché vogliamo salvare la politica e il rapporto democratico tra i cittadini e le istituzioni, Pag. 13votiamo questa riforma. Capisco che chi punta al crollo del rapporto democratico tra cittadini ed istituzioni, in funzione non abbiamo capito bene di che cosa, sia contrario a questa riforma e rispettiamo le sue ragioni. Vi chiediamo di capire e di rispettare le nostre.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, la deputata Lombardi. Ne ha facoltà.

  ROBERTA LOMBARDI. Grazie Presidente, intervengo perché ho sentito l'intervento dell'onorevole Buttiglione e francamente devo dire che mi ha molto confusa, perché sentire che noi siamo quelli che vogliamo lo sfascio e che questa è la migliore riforma possibile da parte della peggiore maggioranza possibile, non so, probabilmente crea delle perplessità, soprattutto considerato che questa classe politica sta approfondendo con questo tipo di riforma, dove va a togliere il collegamento tra eletto ed elettore, proprio quella linfa, quella passione e quella vitalità, che un movimento come il nostro vuole di nuovo reimmettere nella politica. Quindi chi è che guarda allo sfascio del sistema Paese, non è certamente il MoVimento 5 Stelle (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, la deputata Mucci. Ne ha facoltà.

  MARA MUCCI. Intervengo anch'io, Presidente, per ribadire che qui nessuno vuole il crollo delle istituzioni. È chiaro e palese davanti agli occhi di tutti, o meno, che se certamente questa Carta costituzionale va cambiata, ognuno a suo modo, ognuno con le sue idee, però anch'io ritengo che non sia questo un metodo, non sia quello di un disegno di legge governativo, il modo di cambiare questa Carta costituzionale. È su questo che noi stiamo puntando, perché su tutto in generale ognuno può avere le proprie idee e deve chiaramente anche rispettare quelle degli altri, ma in questo caso, visto che si parla di Costituzione, dovrebbe essere importante anche il metodo con cui noi la andiamo a cambiare. Quindi probabilmente quello che a gran voce qualcuno sta cercando di dire...

  PRESIDENTE. Deputata, mi scusi, lei era già intervenuta su questo emendamento.

  MARA MUCCI. Perfetto, ho concluso.

  PRESIDENTE. Mi dispiace, io le ho dato la parola, ma lei non doveva intervenire. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Laffranco. Ne ha facoltà.

  PIETRO LAFFRANCO. Signor Presidente, nel prendere atto del grande e corretto equilibrio con cui ella sta presiedendo questa difficile sessione sulle riforme, mi permetto di dire come sia stato estremamente giusto da parte di vari colleghi chiedere la votazione per parti separate.
  Io sono, infatti, uno di quelli che reputa assolutamente indispensabile conservare la votazione a suffragio universale, non solo perché è una delle più grandi conquiste del XX secolo ma anche perché è nel mio patrimonio politico culturale, mentre reputo non necessario inserire la cosiddetta parità di genere.
  Quello che mi chiedo, con questo mio breve intervento, è se dopo avere visto l'elezione di secondo grado di province e Senato, torneremo indietro, per volontà del PD, anche sull'elezione diretta dei sindaci e dei presidenti delle regioni.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto a titolo personale il deputato Fraccaro. Ne ha facoltà.

  RICCARDO FRACCARO. Signora Presidente credo di avere cinque minuti, a questo punto...

  PRESIDENTE. No, lei ha un minuto perché la dichiarazione di voto per il gruppo c’è già stata.

Pag. 14

  RICCARDO FRACCARO. Ma il collega Cozzolino ha fatto la dichiarazione di voto su un altro emendamento, per capire... era un emendamento diverso...

  PRESIDENTE. No, è lo stesso emendamento. Prego svolga il suo intervento.

  RICCARDO FRACCARO. Sì, signora Presidente, non credo sia corretta questa impostazione, ma va bene lo stesso. Volevo solamente precisare una cosa. Questo modello di Senato che stiamo per votare è stato già sperimentato da quest'Aula e da questo Paese, ed è il modello delle province. Ora, il problema che solleviamo, e lo diciamo in maniera pacata per non urtare la sensibilità della maggioranza evidentemente, è che questo modello ha già dimostrato di essere fallimentare e di allontanare ulteriormente i cittadini dalla politica. Infatti nessun cittadino oggi sa quali sono i loro rappresentanti in provincia, perché non hanno ascoltato nessun dibattito, non hanno potuto eleggere i loro rappresentanti, non c’è stata attenzione mediatica. Perché questa diventa una democrazia di secondo livello, quando non siano in grado di portare a termine, a pieno compimento, la democrazia di primo livello, quello che ci hanno chiesto i nostri padri costituenti.

  PRESIDENTE. La invito a concludere.

  RICCARDO FRACCARO. È questo il punto. Quindi abbiamo di fronte due scelte, signora Presidente: o quella di ridare la sovranità ai cittadini, come previsto dall'articolo 1 della Costituzione...

  PRESIDENTE. Concluda.

  RICCARDO FRACCARO. ...e quindi un'elezione diretta che non mette assolutamente in discussione l'impianto generale della riforma...

  PRESIDENTE. Concluda, deputato.

  RICCARDO FRACCARO. Sì, adesso concludo, signora Presidente, avevo...

  PRESIDENTE. No, deve concludere adesso. Concluda.

  RICCARDO FRACCARO. Ho concluso, signora Presidente, non si arrabbi.

  PRESIDENTE. Grazie. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto a titolo personale il deputato Caso. Ne ha facoltà.

  VINCENZO CASO. Grazie Presidente, io ho sentito dire, alle mie spalle, da Buttiglione, che questa riforma serve per salvare la politica. A noi sembra invece che togliere il diritto di voto sul Senato ai cittadini serva più che altro a salvare questa classe politica e questi partiti. Vorrei capire invece da quando questi partiti sono così convinti di rappresentare la politica al di fuori di questi palazzi. Pensiamo invece che state facendo di tutto proprio per salvarvi voi e non per salvare la politica. Anche perché, al di fuori di questo palazzo, di queste riforme non se ne parla; al di fuori questo palazzo i cittadini non sono assolutamente interessati a queste riforme. Invece voi continuate ad andare avanti senza neanche minimamente interpellarli.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto a titolo personale il deputato Luigi Gallo. Ne ha facoltà.

  LUIGI GALLO. Grazie, signora Presidente. Ho sentito che la maggioranza afferma che questa misura serve a raffreddare gli umori del popolo. Credo invece che questa riforma, che toglie il potere al popolo di votare i propri rappresentanti, è una misura che serve a raffreddare la volontà popolare, la decisione in mano ai cittadini. Voi quell'articolo 1 non lo avete mai digerito: «la sovranità appartiene al popolo». Infatti ogni volta che c’è un referendum che dice una cosa, voi fate esattamente l'opposto. La politica sarebbe semplice, sarebbe obbedire alla volontà popolare. Ed è quello che non volete fare (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

Pag. 15

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, la deputata Biancofiore. Ne ha facoltà.

  MICHAELA BIANCOFIORE. Presidente, in realtà il mio intervento è sull'ordine dei lavori. Mi può chiarire gentilmente se, visto lo spacchettamento dell'emendamento in questione, si può intervenire anche soltanto sulla seconda parte, quella relativa alle minoranze linguistiche, visto che anche in quel caso dovremmo avere a disposizione cinque minuti ?

  PRESIDENTE. No, sulla parte relativa alle minoranze linguistiche dopo ci saranno altre dichiarazioni di voto. Va bene ? Grazie. Colleghi, a questo punto passiamo ai voti. Avverto che è stata chiesta la votazione nominale mediante procedimento elettronico.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul primo periodo dell'emendamento Costantino 1.800, che recita: «Le Camere sono elette a suffragio universale e diretto».
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Brunetta, Di Salvo, Pollastrini, Luciano Agostini, Cicchitto, Gianni Farina...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  511   
   Votanti  509   
   Astenuti    2   
   Maggioranza  255   
    Hanno votato  139    
    Hanno votato no  370.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  (Il deputato Nizzi ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario. Il deputato Distaso ha segnalato che non è riuscito a votare e che avrebbe voluto astenersi).

  Passiamo alla votazione della prima parte del secondo periodo dell'emendamento Costantino 1.800 che prevede – e cito – che «Le leggi che stabiliscono le modalità di elezione delle Camere assicurano il rispetto dell'equilibrio di genere». Qui le dichiarazioni di voto le consideriamo già svolte contestualmente sulla prima e sulla seconda parte di questo emendamento. Quindi, su questa parte dell'emendamento si intende che abbiamo già svolto le dichiarazioni di voto.

  BARBARA SALTAMARTINI. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  BARBARA SALTAMARTINI. Presidente, mi scusi, ma il nostro gruppo non ha preso la parola prima...

  PRESIDENTE. D'accordo, prego.

  BARBARA SALTAMARTINI. ...rispetto agli altri gruppi. Quindi, se fosse possibile prenderla adesso...

  PRESIDENTE. D'accordo, se non ha preso la parola mi sembra giusto. Prego.

  BARBARA SALTAMARTINI. ...motivando il nostro voto contrario a questa parte dell'emendamento. E lo voglio fare perché sia messa agli atti la motivazione del nostro «no». E lo voglio fare anche da donna spiegando alle altre colleghe e agli altri colleghi perché noi voteremo contrariamente. Infatti, vedete, noi stiamo modificando la seconda parte della Costituzione, ma non possiamo dimenticare le battaglie che abbiamo fatto nella prima parte di modifica della Costituzione quando noi siamo andati a modificare l'articolo 51 della Costituzione. Io ricordo l'allora Ministro delle pari opportunità Stefania Prestigiacomo, il lavoro che fu fatto anche da altri Ministri, come Barbara Pollastrini e Mara Carfagna, e voglio citare quello che c’è scritto nell'articolo 51 della Costituzione che recita: «Tutti i cittadini dell'uno o dell'altro sesso possono Pag. 16accedere agli uffici pubblici e alle cariche elettive in condizioni di eguaglianza, secondo i requisiti stabiliti dalla legge. A tale fine la Repubblica promuove con appositi provvedimenti le pari opportunità tra donne e uomini». Quello che c’è scritto nella seconda parte, nel secondo paragrafo di questo emendamento, è già previsto nella nostra Costituzione.
  Quello che eventualmente non è scritto in questo articolo della Costituzione è quello che devono prevedere eventualmente le leggi elettorali, che fanno parte di un'altra iniziativa legislativa, che noi andremo a discutere di nuovo in questa Camera in un secondo momento e non certo in questa, che è quella della riforma della nostra Costituzione.
  Quindi da questo punto di vista, signora Presidente, noi confermiamo, come gruppo parlamentare, il nostro voto contrario, convinti che la parità, tra l'altro, di rappresentanza tra uomini e donne non possa essere garantita certo solo da quote, ma anche da merito e da militanza nei partiti e che sono soprattutto i partiti, prima ancora che le leggi, che devono garantire un'equa rappresentanza nelle Assemblee elettive.

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti. Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla prima parte del secondo periodo dell'emendamento Costantino 1.800, che recita: «le leggi che stabiliscono le modalità di elezione della Camera assicurano il rispetto dell'equilibrio di genere».
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Cicchitto, Milanato, Di Lello, D'Attorre, Pesco, Gasparini, Alli ?
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  509   
   Votanti  426   
   Astenuti   83   
   Maggioranza  214   
    Hanno votato   54    
    Hanno votato no  372.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  (I deputati Distaso e Micillo hanno segnalato che non sono riusciti a votare e che avrebbero voluto astenersi).

  Passiamo alla votazione della terza parte dell'emendamento Costantino 1.800, sulla quale vi sarà votazione a scrutinio segreto.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Biancofiore. Ne ha facoltà.

  MICHAELA BIANCOFIORE. Grazie Presidente, vorrei un momento di attenzione non solo perché stiamo votando la Costituzione e quindi la Carta fondamentale della nostra democrazia, che comunque in quest'Aula stiamo dilaniando, ma perché forse non avete capito, amici colleghi – soprattutto visto il momento storico che sta vivendo il continente europeo, di cui noi ci riempiamo la bocca – la gravità della portata di questa seconda parte dell'emendamento presentato dai colleghi di Rifondazione Comunista (Commenti dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà)... di SEL, scusate, ma insomma quello siete: Rifondazione Comunista (Commenti dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà), rimanete comunisti, sedicenti comunisti (Commenti dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà).
  Questa parte – ribadisco: visto il momento storico che stiamo vivendo – non si riferisce già sufficientemente gravemente alla minoranza linguistica di lingua tedesca appunto della mia terra, del Trentino Alto Adige, che, sottolineo, non è affatto minoranza, perché, visto che siamo in Europa, mi risulta che da Salorno, cioè dal confine tra il Trentino e l'Alto Adige, fino a Kiel, cioè al nord della Germania, si parli tedesco e non si parli certo italiano, quindi anche continuare a giocare su delle verità ormai superate dalla storia credo che sia altrettanto grave.Pag. 17
  Ma vede, Ministro – mi rivolgo in particolar modo a lei, anche se dovrei rivolgermi alla Presidenza – il problema della minoranza linguistica inserito in questo emendamento si riferisce, amici, anche a minoranze linguistiche magari di origine a Rom, di origine Sinti, magari islamiche, sunnite, «scinnite» (Commenti) che noi potremmo incontrare in futuro... (Commenti)... – sapevo di suscitare la vostra reazione e lo faccio a maggior ragione – e che, grazie a questo emendamento messo in Costituzione, potranno fare come ha fatto la minoranza linguistica tedesca: non solo farsi uno statuto di autonomia strablindato da leggi costituzionali dello Stato, anche quello – mi assumo la responsabilità di quello che dico – avvenuto a seguito delle bombe degli anni Sessanta in Italia e dell'estremismo pantirolese in Italia; vi invito a ragionare mentre mi viene la pelle d'oca.
  Ma soprattutto in questo Parlamento siedono dieci deputati grazie alla legge elettorale sulle minoranze linguistiche che sono stati eletti grazie allo 0,4 per cento. Pensate che cosa potrebbe succedere con le minoranze alle quali sta pensando SEL appunto: rom, sinti, magari islamiche e via discorrendo. Pensate quando, magari con lo 0,01 per cento, verranno eletti in questo Parlamento minoranze che hanno ovviamente ben altre finalità rispetto a quella sudtirolese. Ecco io su questo vi invito a ragionare. Prendetevi la responsabilità: sono contenta che si voti a scrutinio segreto perché spero nella vostra coscienza, spero che vi rendiate conto che, se passa questo emendamento, con grande probabilità mettiamo una pietra tombale sul futuro della nostra civiltà (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia – Il Popolo della Libertà – Berlusconi Presidente).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Scotto. Ne ha facoltà.

  ARTURO SCOTTO. Signor Presidente, ahimè abbiamo dovuto ascoltare un intervento che appare quasi come un manifesto ideologico, come se sessant'anni di storia democratica di questo Paese che ha garantito il rispetto delle minoranze non valesse nulla. E vorrei aggiungere anche che questo emendamento non ha nulla di strumentale rispetto alle cose che sono state dette. Parla di un Paese che necessariamente ha radici storiche profonde e che esse vanno tutelate, così come andava tutelato quello che abbiamo votato prima, «assicurato» come diceva il collega Sannicandro.

  MICHAELA BIANCOFIORE. È già protetto dall'articolo 6 !

  ARTURO SCOTTO. Ma non è solo questo il senso di questo emendamento, il senso vero di questo emendamento, come ha detto la collega Costantino che richiama tutti noi alla coerenza di una storia. Qui non c’è una dialettica tra i conservatori e i riformatori. Noi vogliamo le riforme ma non vogliamo che prevalga la retorica delle riforme a tutti i costi. Vedete, colleghi, non avremo altre prove di appello. Prima il collega Capezzone ci rinfrescava la memoria rispetto a quanto accaduto recentemente, in un passato recentissimo sulle province e le prove di appello non ci saranno se andiamo a modificare così profondamente la Costituzione senza una riflessione adeguata. Di fronte alla crisi oggettiva, che tutti riconosciamo, della democrazia parlamentare la risposta non può essere la riduzione ad una mera petizione di principio di quella sovranità che appartiene al popolo. Abbiamo il dovere di fare una riflessione attenta e rigorosa ma la qualità di un processo riformatore deve misurarsi anche rispetto alla qualità dei tempi che lo contraddistinguono. Non possiamo riformare la Costituzione come se stessimo riformando il codice della strada. E quei tempi – lo dico molto pacatamente, lo dico qui rivolgendomi ai banchi del Governo – non li può dettare un Governo neanche se fosse il migliore dei Governi possibili. Lo dico citando – concludo – un passaggio molto importante degli scritti di Pietro Calamandrei. Lo abbiamo citato molte volte, lo voglio citare su questo punto, Pag. 18signora Presidente, sperando anche che dalla maggioranza ci sia ascolto rispetto a queste parole: «Quando l'Assemblea discuterà pubblicamente la nuova Costituzione, i banchi del Governo dovranno essere vuoti; estraneo del pari deve rimanere il Governo alla formulazione del progetto, se si vuole che questo scaturisca interamente dalla libera determinazione dell'Assemblea sovrana». Qui sta la differenza se vogliamo costruire una riforma che passa attraverso la libera determinazione del Parlamento o accettare un Governo che decide di dare i tempi al Parlamento ricattandolo rispetto alla prospettiva delle elezioni anticipate (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Costantino. Ne ha facoltà.

  CELESTE COSTANTINO. Grazie Presidente, io prima ho acconsentito al fatto che venisse spacchettato, che venisse fatto un voto per parti separate di questo emendamento perché conoscevo le difficoltà per alcuni parlamentari di dover votare all'interno dello stesso emendamento la parte relativa al voto diretto, la parte degli elettori, e la parte invece relativa all'equilibrio di genere. Non mi sarei mai aspettata che alcune colleghe del Partito Democratico, anche davanti alla divisione, decidessero di dare un voto contro questa parte. Lo dico perché se l'onorevole Capezzone può, anche in maniera po’ furba, parlare di quote rosa, loro sanno bene che in questa parte dell'emendamento non si sta discutendo di questo, non si sta parlando né di quote rosa né di parità di genere. Si sta parlando di assicurare all'interno di qualsiasi legge elettorale, quindi non una legge elettorale di Sinistra Ecologia Libertà ma la vostra, l'equilibrio di genere.
  Vedete nel Senato, così come è stato pensato, l'elezione di secondo livello vedrà i consiglieri regionali che sceglieranno chi andrà in Senato. Io auguro alla Calabria, alla Basilicata, alla Puglia, dove i consigli regionali sono tutti fatti da uomini...

  PRESIDENTE. Concluda.

  CELESTE COSTANTINO. ...che il Senato effettivamente riesca a mantenerlo questo equilibrio.

  PRESIDENTE. Deve concludere.

  CELESTE COSTANTINO. Spero solo che non facciate la stessa cosa sulle minoranze linguistiche.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Fraccaro. Ne ha facoltà.

  RICCARDO FRACCARO. Grazie Presidente, io volevo ricordare all'Aula che questo emendamento, pure a voto segreto, è una applicazione in realtà dell'articolo 6 della Costituzione che è un articolo considerato tra i principi fondamentali e immodificabile, quindi non ci vedo nulla di sovversivo anzi io che vengo da quella terra che è stata citata, il Trentino-Alto Adige, ritengo che proprio questa impostazione sia dannosa per la tutela degli equilibri istituzionali e comunitari che si sono, in 70 anni anche spesso dolorosi e macchiati dal sangue e dalla battaglia vera, reale, costruiti in questi anni possano essere messi in grave difficoltà da questa riforma. Perché ? Perché in realtà in quella terra oggi il Senato che dovrebbe poi rappresentarla in parte quella terra, viene non più associato alla regione, come dovrebbe essere, ma a due province distinte e ad ogni provincia vengono assegnati due senatori. Ma noi sappiamo che sia in Trentino sia in Alto Adige convivono pacificamente, con modello di convivenza che spesso viene citato a livello internazionale e che ha permesso una pace duratura e stabile, tre forti minoranze linguistiche, tre gruppi linguistici: quello italiano, quello tedesco e quello ladino. Con due soli posti a disposizione per essere rappresentati e questo creerebbe, cari colleghi del Partito Democratico che avete la maggioranza in questa Aula, gravi problemi e porterebbe sì, questo sì, a incitare nuovi fenomeni sovversivi all'interno di Pag. 19quelle aree che io vivo quotidianamente. Ciò perché separerebbe la minoranza linguistica che si troverebbe separata in casa tra la Val di Fassa, la Val Gardena e la Val Badia e non potrebbe più trovare rispondenza e non potrebbe più trovare rappresentanza all'interno del Senato se non sono fosse approvato questo emendamento.
  Ora io vi vorrei leggere per dovere di portavoce un appello che è stato sottoscritto da illustri trentini, anche senatori della democrazia cristiana, e singoli cittadini del mio territorio in cui si afferma, in questo appello così sentito in Trentino e in Alto Adige che questa riforma costituzionale sarebbe destinata a sovvertire gli assetti complessivi, non solo politici ma anche identitari, della popolazione del Trentino-Alto Adige e dei tre gruppi linguistici che in essa da molti secoli convivono. Il subingresso delle due province alla regione è destinato a sconvolgere gli equilibri fra i gruppi linguistici. I ladini dolomitici di Fassa, da una parte, e quelli di Gardena e di Badia dall'altra, al di fuori del quadro regionale, verrebbero frazionati secondo una metodologia classica: eliminazione delle minoranze prevedendo innanzitutto la loro frammentazione.
  La minoranza linguistica ladino-retica delle Valli del Noce, che dall'ultimo censimento risulta constare di 10 mila unità, verrebbe isolata dagli appartenenti allo stesso gruppo insediati in Sud-Tirolo; ma ancora più critica sarebbe la situazione dei 150 mila italiani insediati in Sud-Tirolo, soprattutto nelle maggiori città. Ancora più critica la situazione degli italiani, che tanto la parte di Forza Italia in quella provincia tende a tutelare, giustamente, soprattutto nelle maggiori città, che vedrebbero allentati i loro legami con la popolazione trentina e con il resto dell'Italia.
  C’è da parte del Governo e del Parlamento una sottovalutazione delle conseguenze di questa autentica svolta, che innoverebbe rispetto a una politica durata settant'anni, impostata da Alcide De Gasperi nel 21 gennaio del 1946 davanti alla Consulta nazionale, allorquando diceva che l'autonomia non può riguardare soltanto la parte tedesca della provincia di Bolzano, ma anche tutta la Venezia tridentina. Con l'accordo De Gasperi-Gruber, inserito come allegato nel trattato di pace tra le potenze vincitrici, si completava il quadro.
  In ogni caso la liquidazione della regione a statuto speciale Trentino-Alto Adige che deriverebbe fatalmente dall'approvazione della legge costituzionale così come concepita gonfierebbe le vele dei movimenti secessionistici e creerebbe smarrimento nei gruppi linguistici italiano e ladino.
  A ciò si aggiunge, Presidente, un altro preoccupante elemento: l'approvazione di questa norma, che tocca profondamente gli assetti di rilevanza locale, nazionale e internazionale, avviene senza che le popolazioni siano state minimamente interessate e informate, un errore gravissimo e un atto irrispettoso nei confronti delle popolazioni di questo territorio, non solo perché – lo si ripete – si profila un sovvertimento di settant'anni di politica dello Stato italiano, ma soprattutto per le conseguenze dovute alla demolizione dei secolari assetti comuni con il mondo tedesco e al mancato riconoscimento di fatto dei ladini, principale minoranza linguistica della provincia di Trento.

  PRESIDENTE. Concluda, per favore, deputato.

  RICCARDO FRACCARO. Concludo dicendo, Presidente, che ancora una volta si tratta di un emendamento che non va a sovvertire l'impianto di questa riforma, che dovrebbe essere condivisa con la maggior parte delle forze politiche, come lo stesso Governo auspicava, ma semplicemente un'applicazione sensata e rigorosa dell'articolo 6 della Costituzione, principio fondamentale per questo Paese (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Avverto che la prossima votazione avrà luogo a scrutinio segreto.Pag. 20
  Indìco la votazione segreta, mediante procedimento elettronico, sulla terza parte dell'emendamento Costantino 1.800, che recita: «le leggi che stabiliscono le modalità di elezione delle Camere assicurano il rispetto delle minoranze linguistiche», con il parere contrario della Commissione e del Governo e con il parere favorevole dei relatori di minoranza. Preciso che la terza parte mantiene il carattere di proposta emendativa interamente sostitutiva del secondo comma del capoverso articolo 55 del comma 1.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Covello, Mazzoli, Ciracì...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  513   
   Votanti  511   
   Astenuti    2   
   Maggioranza  256   
    Voti favorevoli  152    
    Voti contrari  359.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  Passiamo all'emendamento D'Attorre 1.28, sul quale vi è l'invito al ritiro della Commissione e del Governo, altrimenti il parere è contrario, e il parere favorevole dei relatori di minoranza.
  Ha chiesto di parlare il deputato D'Attorre. Ne ha facoltà.

  ALFREDO D'ATTORRE. Signor Presidente, vorrei brevemente motivare l'emendamento e allo stesso tempo spiegare le ragioni per le quali accedo alla richiesta di ritiro. Questo emendamento vorrebbe dare una risposta a una questione centrale e aperta di questa riforma, che è la definizione della natura del nuovo Senato e della finalità della riforma del bicameralismo.
  Una riforma del bicameralismo che non ha come motivazioni fondamentali né semplicemente la riduzione del numero dei parlamentari, che avrebbe potuto avere soluzioni più equilibrate e incisive in altro modo, anche rispetto ad emendamenti che qui stiamo discutendo e respingendo, né semplicemente la semplificazione e la velocizzazione del procedimento legislativo, perché l'esame che abbiamo condotto in Commissione ci ha illustrato con dovizia di documentazione che il problema del parlamentarismo italiano non è la velocità del procedimento legislativo, che non è inferiore a quella di altri Parlamenti europei, ma semmai piuttosto la sua qualità.
  La grande ragione della riforma del bicameralismo, di cui stiamo discutendo da decenni ormai, è come costruire un Senato che sia compiutamente una Camera di rappresentanza dei territori e delle istanze territoriali e, da questo punto di vista, credo che ci sia una consapevolezza diffusa sul fatto che la soluzione che, allo stato, è stata individuata e che c’è stata trasmessa dal Senato non offra una risposta compiuta.
   Il modello che viene delineato è un modello irrisolto, che non è né compiutamente una Camera di rappresentanza diretta delle istituzioni territoriali, in grado di assorbire al suo interno anche le funzioni oggi svolte dalle conferenze Stato-enti locali, né un Senato politico di garanzia.
  L'emendamento intendeva offrire la traccia del modello tedesco, il modello del Bundesrat, su cui da anni si sta sviluppando una riflessione e un'elaborazione di vari partiti, tra cui la gran parte delle forze di centrosinistra, già prima della fondazione del PD.
  Naturalmente, questo è un emendamento che tocca un punto fondamentale della riforma, pur nel rispetto del principio della non elettività diretta del Senato, ed è evidente che, non essendo maturata nel mio gruppo e nelle forze che sostengono questo processo di revisione una riflessione adeguata, dal mio punto di vista, non avrebbe senso sottoporre al voto un emendamento che cambia un punto fondamentale della riforma.
  Qui non stiamo ragionando di singoli aspetti, su cui ci confronteremo con riguardo Pag. 21a emendamenti successivi e su cui evidentemente il confronto parlamentare dovrà mantenere caratteri di libertà e di apertura anche rispetto alle indicazioni che vengono dal Governo. Io credo che stiamo discutendo di una materia strettamente parlamentare e il metodo della parlamentarizzazione aiuta a fare una buona riforma e aiuta ad arrivare all'obiettivo che vogliamo.
  Qui stiamo discutendo di un aspetto fondante ed è per questa ragione che, prendendo atto del punto a cui è arrivato il confronto politico, io, pur avendone illustrato le ragioni, ritiro questo emendamento, esprimendo l'auspicio che, sia nell'esame successivo che faremo dell'articolo 2, che riguarda proprio la composizione del Senato, sia nei successivi passaggi parlamentari, tale questione, ossia la natura irrisolta e incompiuta del nuovo modello di Senato, possa trovare una soluzione soddisfacente.

  PRESIDENTE. Prendo quindi atto che il presentatore accede all'invito al ritiro dell'emendamento D'Attorre 1.28.
  Passiamo ai voti. Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Dadone 1.26, con il parere contrario della Commissione, del Governo e del relatore di minoranza per Sinistra Ecologia Libertà, con il parere favorevole del relatore di minoranza per il MoVimento 5 Stelle e sul quale il relatore di minoranza per la Lega Nord si è rimesso all'Assemblea.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Murer, Gandolfi, De Mita, Saltamartini, Carra, Romele, Culotta...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  460   
   Votanti  447   
   Astenuti   13   
   Maggioranza  224   
    Hanno votato   69    
    Hanno votato no  378.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  Passiamo alla votazione dell'emendamento Dadone 1.31, con il parere contrario della Commissione e del Governo e con il parere favorevole dei relatori di minoranza Toninelli e Matteo Bragantini mentre il relatore di minoranza Quaranta si rimette all'Aula.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Dadone. Ne ha facoltà.

  FABIANA DADONE. Grazie, Presidente. Con questo emendamento proponiamo di sostituire una parte del testo relativa al fatto che ciascun membro della Camera rappresenti la Nazione con «il Parlamento rappresenta la sovranità nazionale detenuta dal popolo». È fondamentale perché è proprio una visione differente dell'impianto, relativa a ciascuno dei singoli deputati della Camera, stralciando e ignorando completamente la seconda Camera, il Senato, che andrebbe comunque a ricoprire delle funzioni, anche se limitate, fondamentali, ma le includiamo entrambe. È il Parlamento nel plenum che deve rappresentare tutta la Nazione ma, soprattutto, la sovranità popolare, che è detenuta dai cittadini italiani. Lo abbiamo ricordato ieri in diversi emendamenti, soprattutto quando abbiamo tentato di sostenere la possibilità di avere un Senato elettivo, con un'elezione diretta a suffragio universale, che è stata purtroppo bocciata da questa insensibile maggioranza.
  Qui chiediamo semplicemente di ribadire il concetto, che è quello dell'articolo 1 della Costituzione. Bocciarlo significa non considerare più valido l'articolo 1 della Carta costituzionale e, quindi, di fatto andare anche ad inficiare la parte I, che è quella sui diritti fondamentali.
  È davvero importante, anche se si tratta semplicemente di un emendamento di principio, rafforzare il concetto di sovranità popolare in un momento come questo, in cui non solo il Parlamento è estremamente svuotato dall'abuso di decretazione d'urgenza da parte del Governo, ma c’è anche uno scollamento notevole Pag. 22tra la politica e il resto del Paese. Ribadire un concetto come questo, che riprende – lo ricordo – il principio fondamentale dell'articolo 1, sarebbe di grandissima importanza per i cittadini, che in questa riforma non sono per nulla, per nulla, stati coinvolti, esattamente come per nulla è stato coinvolto questo Parlamento, perché è opportuno ricordare in questa sede che questa è una riforma che ci è stata presentata dal Governo ed è – lo ricordava prima il collega Scotto – assolutamente inopportuna. Le riforme costituzionali spettano a questo Parlamento, non perché noi siamo più belli e intelligenti del Governo, ma perché noi siamo stati eletti dai cittadini. Loro sono un organo destinato a fare l'Esecutivo e quello dovrebbero fare, mentre invece nella nostra nazione il Governo legifera per tutto il tempo e costringe il Parlamento a ratificare la decretazione d'urgenza. Questo fa di fatto il Parlamento oggi. È totalmente svuotato.
  Sono entusiasta del fatto che il Ministro Boschi sia veramente molto interessata alle argomentazioni del mio emendamento. Quindi, la invito a votare a favore, perché sono certa che a lei sia assolutamente noto l'articolo 1 della Carta costituzionale.

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Dadone 1.31. I pareri li ho già dati.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Marazziti. I colleghi stanno salendo; veloci, siamo in votazione, per favore. Amendola, Taricco, Dellai, Iori, Manfredi, Fitzgerald Nissoli, Frusone, Ragosta, Carella, Pastorino.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti e votanti  474   
   Maggioranza  238   
    Hanno votato   98    
    Hanno votato no  376.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  (Il deputato Censore ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Bianconi 1.203, con il parere contrario della Commissione e del Governo, con il parere favorevole del relatore di minoranza del MoVimento 5 Stelle, con il parere contrario del relatore di minoranza della Lega Nord e Autonomie e con il parere favorevole del relatore di minoranza di Sinistra Ecologia Libertà.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Minardo, Saltamartini...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti e votanti  487   
   Maggioranza  244   
    Hanno votato  125    
    Hanno votato no  362.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  (Il deputato Rigoni ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario)

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Quaranta 1.33, con il parere contrario della Commissione e del Governo, con il parere favorevole del relatore di minoranza del MoVimento 5 Stelle, con il parere contrario del relatore di minoranza della Lega Nord e Autonomie e con il parere favorevole del relatore di minoranza di Sinistra Ecologia Libertà.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Bossa, Speranza, Piccoli Nardelli, Lavagno, Pilozzi, Di Gioia, Greco, Cicchitto, Malisani, Frusone, Carbone, Borghi, Chimienti, Busto...
  Dichiaro chiusa la votazione.Pag. 23
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  498   
   Votanti  497   
   Astenuti    1   
   Maggioranza  249   
    Hanno votato  109    
    Hanno votato no  388    

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti Dadone 1.32 e Quaranta 1.35, con il parere contrario della Commissione e del Governo, con il parere favorevole del relatore di minoranza del MoVimento 5 Stelle, con il parere contrario del relatore di minoranza della Lega Nord e Autonomie e con il parere favorevole del relatore di minoranza di Sinistra Ecologia Libertà.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Malpezzi, Carinelli, Grillo...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  498   
   Votanti  497   
   Astenuti    1   
   Maggioranza  249   
    Hanno votato  109    
    Hanno votato no  388    

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  Passiamo alla votazione dell'emendamento Dadone 1.25, sul quale vi è il parere contrario della Commissione e del Governo, il parere favorevole del relatore di minoranza del MoVimento 5 Stelle, il parere contrario del relatore di minoranza della Lega Nord e Autonomie e il parere favorevole del relatore di minoranza di Sinistra Ecologia Libertà.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Dadone. Ne ha facoltà.

  FABIANA DADONE. Presidente, provo a convincere l'Aula, nonostante questo emendamento sia molto simile ai precedenti. La motivazione per cui li presentiamo è l'importanza di ribadire il mantenimento del bicameralismo quanto meno nella rappresentanza della nazione. In un Paese ideale e coerente con la rappresentanza nazionale si dovrebbe passare dal corpo elettorale per l'elezione di entrambi i rami delle due Assemblee rappresentative; ovviamente, con il nuovo impianto, questa cosa non capiterà.
  Non stiamo chiedendo all'Aula – anzi che ci abbiamo provato, ma, evidentemente, non ha funzionato – di tentare di avere un Senato elettivo, ma, quanto meno, chiediamo che si possa tentare di mantenere un bicameralismo nell'ottica soltanto della rappresentanza dell'intera nazione. Non si stravolge l'impianto, approvando questo emendamento: si ribadisce semplicemente che entrambi i rami del Parlamento rappresenterebbero il corpo elettorale.
  Questo è il punto: si vuole ribadire che il bicameralismo non è necessariamente nemico della democrazia, né tanto meno della produttività legislativa del Parlamento; semmai – lo dicevo prima – lo è l'abuso di decretazione d'urgenza da parte del Governo, che non solo intasa totalmente i lavori parlamentari, abusando di questa decretazione e delle possibilità che gli venivano date dalla Carta costituzionale (o che gli vengono date, perlomeno finché non verrà stravolta tra qui e due settimane), ma ci presenta, addirittura, questa splendida riforma costituzionale.
  Ora, è uno sforzo di modifica minimo quello che si chiede, cioè che sia la Camera, che verrà eletta direttamente, che questo Senato «pastrocchio» con elezioni di secondo livello rappresentino entrambi, insieme, tutta la nazione. Mi sembra proprio il minimo per riuscire a garantire il rispetto dell'articolo 1.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, la deputata Dieni. Ne ha facoltà.

Pag. 24

  FEDERICA DIENI. Anche in questo emendamento cerchiamo di ribadire il concetto democratico secondo il quale il Parlamento rappresenta, nel suo complesso, la nazione. D'altra parte, si tratta di una questione anche semantica: la parola «nazione», infatti, come forse qualcuno avrebbe dovuto insegnare a coloro che hanno scritto questa riforma, non corrisponde alla parola «Stato». Mi chiedo cosa dovrebbe rappresentare il Senato, se non, appunto, la nazione. I senatori potranno pur sempre rappresentare la regione di appartenenza, però dovranno rappresentare tutti i cittadini italiani nell'interesse dell'Italia.

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Dadone 1.25, con il parere contrario della Commissione, e del Governo, il parere favorevole del relatore di minoranza del MoVimento 5 Stelle, il parere contrario del relatore di minoranza della Lega Nord e Autonomie e il parere favorevole del relatore di minoranza di Sinistra Ecologia Libertà
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Taricco, Chiarelli, Argentin...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  490   
   Votanti  489   
   Astenuti    1   
   Maggioranza  245   
    Hanno votato  106    
    Hanno votato no  383.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  (Le deputate Terzoni e Pellegrino hanno segnalato che non sono riuscite ad esprimere voto favorevole)

  L'emendamento Dadone 1.36 è stato ritirato.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Costantino 1.39, con il parere contrario della Commissione e del Governo, e con il parere favorevole dei tre relatori di minoranza.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Cicchitto, Ascani, Pilozzi, Casati...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  494   
   Votanti  493   
   Astenuti    1   
   Maggioranza  247   
    Hanno votato  124    
    Hanno votato no  369.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  Passiamo alla votazione dell'emendamento Dadone 1.42, con il parere contrario della Commissione e del Governo, e con il parere favorevole dei tre relatori di minoranza.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Dieni. Ne ha facoltà.

  FEDERICA DIENI. Grazie Presidente. Con questo emendamento volevamo tutelare il Regolamento della Camera da eventuali ingerenze da parte del Governo, il Regolamento della Camera che dovrebbe, appunto, rappresentare e tutelare le opposizioni e, soprattutto, regolare direttamente il procedimento legislativo, quello dell'indirizzo politico e controllare l'operato del Governo. Non deve essere il Governo, come, invece, è previsto in questa riforma, a stabilire una data certa per la votazione delle leggi all'interno della Camera, perché finché la Costituzione non viene modificata, dobbiamo ricordare che questa è una democrazia parlamentare, dove il Parlamento dovrebbe primeggiare, dovrebbe essere Parlamento a fare le leggi e non il Governo. Quindi, al di là di quella che è ormai la visione comune in cui il Premier rappresenta qualcosa di così importante, dobbiamo ricordare che la seconda Pag. 25e la terza carica dello Stato sono il Presidente del Senato e il Presidente della Camera. Vogliamo sicuramente ribadire la priorità del Parlamento, delle Camere, di lavorare in maniera autonoma e indipendente.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, la deputata Dadone. Ne ha facoltà.

  FABIANA DADONE. Grazie Presidente. Ha già spiegato bene la mia collega Dieni il senso di questo emendamento, ma, in realtà, basterebbe semplicemente leggerlo: Il Regolamento della Camera dei deputati disciplina il procedimento legislativo, quello di indirizzo politico e le funzioni di ispezione e controllo, verso il Governo e garantisce i diritti delle opposizioni nella formazione dell'ordine del giorno, e così via. Il senso di questo emendamento è rafforzare il ruolo del Regolamento nella tutela dei diritti delle opposizioni. Attualmente, c’è un Regolamento della Camera, però, molto spesso, si sa, vengono effettuate delle forzature lo stesso, sempre in favore della maggioranza. Quello che vorremmo fare con questo tipo di emendamento è, invece, garantire il fatto che sia il Regolamento a tutelare le opposizioni, come dovrebbe essere da Regolamento stesso.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Ciracì. Ne ha facoltà.

  NICOLA CIRACÌ. Presidente, io credo che nel prossimo Parlamento le vere minoranze saranno le opposizioni, nel senso che, per come è impostato tutto il discorso, dubito anche che ci saranno le opposizioni. Per tale motivo, da questo punto di vista, non posso che essere d'accordo sull'introdurre un Regolamento che abbia all'interno proprio il concetto fondamentale del garantire i diritti delle opposizioni. Per questo io sono favorevole a questo tipo di emendamento, perché almeno il principio va salvaguardato in toto. Questa è un'occasione per rafforzare, appunto, sia il controllo da parte del Parlamento, sia il fatto che le opposizioni servono alla democrazia.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Quaranta. Ne ha facoltà.

  STEFANO QUARANTA. Grazie Presidente, intervengo per sostenere questo emendamento. Molto opportunamente veniva ricordato che questa riforma introduce, tra le varie cose che non condividiamo, l'istituto del voto a data certa che, sostanzialmente, attribuisce al Governo la potestà legislativa. Il nostro timore è che quella sarà la corsia preferenziale per legiferare nel nostro Paese. Allora, riportare al Regolamento la potestà legislativa è un modo per togliere questo evidente abuso, per cui il Governo, oltre che governare, si occuperà anche del potere legislativo, perché mettendo insieme la farraginosità che è stata prevista da questa riforma sul procedimento legislativo – per cui sarà molto difficile attivare dei canali normali – e l'istituto del voto a data certa – per cui il Governo può decidere quali sono i punti fondamentali di applicazione del suo programma per sottoporli con una corsia preferenziale al Parlamento – farà sì che il Parlamento verrà definitivamente esautorato dal suo potere, cioè quello di legiferare.
  Allora, riportare tutto al Regolamento parlamentare è un modo per evitare quest'ingerenza. Quindi, ringrazio i colleghi del MoVimento 5 Stelle che hanno presentato quest'emendamento, che noi sosteniamo.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Brescia. Ne ha facoltà.

  GIUSEPPE BRESCIA. Presidente, intervengo solo per affermare che l'istituzione della data certa per i provvedimenti del Governo sarà nient'altro che l'istituzionalizzazione di qualcosa che avviene già ora, che è sempre avvenuta negli ultimi tempi Pag. 26con gli ultimi Governi, ovvero l'abuso dell'utilizzo dei decreti-legge e della posizione della questione di fiducia.
  Questo è quanto sta avvenendo con questa riforma, niente di più e niente di meno. Quindi è semplicemente un atto formale, che darà al Governo addirittura il diritto di prendersi il potere legislativo, cosa che però ha già fatto, che già fa da tanto tempo e che hanno fatto i Governi precedenti. Quello che si è spinto più di tutti è proprio il Governo Renzi, di cui abbiamo perso il numero di fiducie e di decreti-legge (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Toninelli. Ne ha facoltà.

  DANILO TONINELLI. Grazie Presidente. Quest'emendamento tocca un punto nodale della nostra situazione politica, ovverosia il rapporto tra Governo e Parlamento. È stato già ampiamente detto dai colleghi – e lo dicono anche i fatti – quanto questo Parlamento sia totalmente schiacciato e, ahimè, asservito al Governo, quanto i membri di questo Parlamento debbano la propria elezione, non ai cittadini che li hanno votati, nei cui confronti si sono presentati sul territorio, ma ai capipartito che li hanno asserviti. In quanto yesman del capo sono riusciti a farsi mettere nei primi posti delle liste elettorali bloccate. Sappiamo come nell'Italicum, che si sta discutendo in questi momenti al Senato, ci sia un'apertura quasi ridicola sulle preferenze, quando in realtà c’è il capolista bloccato e sappiamo che, con un premio di maggioranza alla lista, circa il 70 per cento sarà fatto ancora di nominati.
  Ecco, quest'emendamento, Presidente, dice: ristabiliamo le cose come dice la Costituzione...

  PRESIDENTE. Concluda, deputato Toninelli.

  DANILO TONINELLI. Il Parlamento ha la funzione legislativa – e lasciamogliela – e la funzione di controllo nei confronti del Governo.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Buttiglione. Ne ha facoltà.

  ROCCO BUTTIGLIONE. Presidente, intervengo solo per ricordare che il dibattito sulle riforme istituzionali in Italia è partito da un dato, che è stato citato praticamente da tutti: la debolezza dell'Esecutivo in Italia e l'incapacità decisionale del Parlamento, incapacità decisionale del Parlamento per la quale si fa la riforma. A mio parere, l'incapacità decisionale del Parlamento nasce più a livello regolamentare che a livello di Costituzione, e sarebbe stato meglio riformare i Regolamenti che non la Costituzione. Ma certamente, a partire dalla riforma Ingrao, noi abbiamo in Italia un Parlamento che praticamente condivide i poteri di Governo. Non potendosi portare all'epoca i comunisti al Governo, si decise di portare il Governo in Parlamento, in modo da realizzare una conduzione quasi unanime dei lavori parlamentari. Se andate a vedere i provvedimenti approvati, quasi tutti sono approvati anche con il consenso dell'opposizione negli ultimi anni. La situazione peggiora ulteriormente da quando l'ostruzionismo, invece di essere un'eccezione che si impugna in condizioni straordinarie, diventa il metodo normale di attività delle opposizioni.
  In conclusione, noi abbiamo bisogno di rafforzare l'Esecutivo per rispondere alla domanda del popolo, che ci chiede di avere un Governo capace di decidere. Questo intacca la sovranità popolare ? No, per due motivi. Primo perché la Costituzione dice che la sovranità appartiene al popolo, che la esercita nelle forme e nei limiti stabiliti dalla Costituzione. La Costituzione italiana non vede come un modello la democrazia diretta: pensa che la democrazia debba essere una democrazia mediata dalle forme e dai limiti della Costituzione.
  Ma c’è anche un altro motivo. Se dobbiamo difendere la democrazia parlamentare, dobbiamo renderla capace di funzionare, dobbiamo trasformarla in una democrazia funzionante. Se andate a vedere Pag. 27i giornali di fine anni Venti in Germania e inizio anni Venti in Italia, quali sono gli elementi che portarono al crollo della democrazia parlamentare ? Quali sono i motivi dell'attacco contro la democrazia parlamentare ? Sono la corruzione – e, ahimè, ne abbiamo – e l'incapacità decisionale (e abbiamo anche quella).
  Rendere la democrazia parlamentare capace di decidere è condizione prima per poterla difendere. Allora, vi sono delle difese apparenti, delle prerogative del Parlamento, che sono il modo di accompagnare i Parlamenti al loro suicidio. Mi sembra che dobbiamo rifiutare questo suicidio.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Melilla. Ne ha facoltà.

  GIANNI MELILLA. Grazie, signora Presidente. La questione del Regolamento della Camera e del suo rapporto con la Costituzione assume una importanza decisiva, soprattutto se si va verso un bicameralismo attenuato. L'onorevole Buttiglione ha anticipato alcune cose che avrei detto su questo versante. Vorrei dire qui che, per responsabilità di Forza Italia e del MoVimento 5 Stelle, non abbiamo potuto esaminare il lavoro che ci aveva visto impegnati come Giunta del Regolamento per un anno e mezzo. La Presidente Boldrini ha dato un grande impulso a questo lavoro, per rendere il nostro Regolamento più capace di interpretare le esigenze di una governabilità più efficiente ed efficace.

  PRESIDENTE. La invito a concludere.

  GIANNI MELILLA. Purtroppo non aver affrontato questo tema della riforma del Regolamento della Camera, ha aperto un'autostrada a questa invasione che vi è stata da parte del Governo.

  PRESIDENTE. Concluda.

  GIANNI MELILLA. Quindi, voteremo questo emendamento, ma vogliamo mettere in evidenza che la riforma del Regolamento è un'esigenza che non può essere assolutamente confusa con la riforma della Costituzione.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Gianluca Vacca. Ne ha facoltà.

  GIANLUCA VACCA. Grazie, signora Presidente. Il collega Buttiglione prima parlava di ignoranza dei politici e forse si riferiva a se stesso, considerando quanto ha appena detto poco fa. Perché vede, Buttiglione, che è stato più di vent'anni in questo Parlamento – e verrebbe da dire che forse è ora che se ne torni un po’ a casa – forse non ricorda che già nel 1984 le Commissioni volute magari dal suo ex collega Craxi dicevano che il problema dell'Italia è che ci sono e si fanno troppe leggi, che vi è anche troppa attività del Governo – decretazione d'urgenza – e che si fanno troppe leggi e male. Quindi, non esiste un problema di potenziare l'Esecutivo, non è questo il problema.

  PRESIDENTE. La invito a concludere.

  GIANLUCA VACCA. Il problema è che bisogna fare meno leggi, lavorare meglio, e produrre forse una legislazione che sia più vicina ai cittadini e non invece caotica come quella che sta ingolfando le nostre Gazzette ufficiali.

  PRESIDENTE. Apprezzerei, deputato Vacca, magari la prossima volta, di non offendere altri colleghi presenti in quest'Aula, che comunque sono stati eletti. Non c’è diritto di offendere chi è stato eletto.

  SIMONE BALDELLI. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  SIMONE BALDELLI. Signora Presidente, non intervengo nel merito del testo dell'emendamento, ma soltanto per richiamare anche le sue giuste parole. Trovo, Pag. 28signora Presidente, inaccettabile che qualsiasi collega in quest'Aula possa rivolgersi nei confronti di qualsiasi altro deputato componente di quest'Aula dicendo che «perché siete da un tempo “x” in questa Aula, dovete andare a casa» (Applausi). Signora Presidente, tutti quelli che siedono in quest'Aula e che prendono la parola, lo fanno con lo stesso identico diritto di rappresentare la nazione previsto dalla Costituzione. E un deputato che sia qui da un anno, da cinque, da sei, da dieci o da venti, ha lo stesso diritto di intervenire, e non può essere accusato o insultato per questo. Credo che questo è un diritto che la Presidenza deve garantire e che sarebbe onorevole da parte di tutti dimostrare rispetto nei confronti di chiunque abbia posizioni diverse, che sia qui dentro da un mese, da un giorno, da un anno o da dieci anni. Grazie (Applausi).

  PRESIDENTE. La ringrazio. La Presidenza ha già stigmatizzato questo.

  DAVIDE CRIPPA. Chiedo di parlare per un richiamo al Regolamento.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  DAVIDE CRIPPA. Signor Presidente, credo che lei, su sollecitazione del Vicepresidente Baldelli, non ha probabilmente neanche ascoltato per intero l'intervento fatto dal collega Vacca perché, a mio avviso, come ripeto, riportava l'ignoranza politica del collega Buttiglione in quanto lui ha esteso questo concetto di ignoranza ad una forza politica. Allora, giochiamo a questo tentativo di far sì che quando gli insulti vengono trasmessi verso una componente politica, facciamo finta di non vederli; cosa diversa quando, invece, vengono richiamate persone che sono da vent'anni in Parlamento, per le quali noi oggi ci sentiamo dire che l'unico sistema è quello della riforma della Costituzione. Sono vent'anni che questa persona, pur eletta dai cittadini, ahimè, è in Parlamento e ha fatto praticamente diciotto anni di maggioranza e, quindi, aveva tutto il tempo e tutte le modalità per poter portare avanti le proprie istanze. Allora, noi oggi stiamo segnalando come forse vent'anni non sono stati sufficienti in quanto una persona, pur essendo stata in maggioranza per diciotto anni, non è stata in grado di portare avanti nulla. E per diciotto anni sedersi su una poltrona della maggioranza ha sempre fatto comodo a quei centristi che non sono mai stati capaci di prendere una decisione chiara e hanno portato questo Paese al fallimento (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Pertanto, il richiamo del collega Baldelli mi sembra totalmente infondato in quanto l'insulto è stato un rilancio di quello che era successo in precedenza rispetto alle dichiarazioni fatte dal collega (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Capezzone. Ne ha facoltà.

  DANIELE CAPEZZONE. Signora Presidente, io ho ascoltato con attenzione e con profondo rispetto, come faccio sempre, l'intervento del collega Buttiglione. Ritengo, e lo dico tra parentesi, che ci sia sempre da imparare da un altro collega, anche e soprattutto quando si è in dissenso da un altro collega (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia – Il Popolo della Libertà – Berlusconi Presidente). E credo che ci si debba reciprocamente onorare di attenzione e di rispetto. Intervengo molto brevemente per dire perché non sono d'accordo con l'intervento del professor Buttiglione, a partire dal mio punto di vista, che parte dai suoi presupposti. Vede, io non sono un fautore del parlamentarismo, non sono un difensore dell'assetto, chiamiamolo impropriamente, della Prima Repubblica, vorrei un Governo più forte e proprio per questo ritengo che il grave errore di impostazione di questa riforma sia stato quello di non fare il dibattito sul punto centrale, ossia forma di Stato e forma di Governo, discutere se volevamo andare a Washington...

  PRESIDENTE. Concluda.

Pag. 29

  DANIELE CAPEZZONE. ...se volevamo andare a Parigi o a Londra e poi innescare il dibattito sulla legge elettorale. Invece stiamo intervenendo a spizzichi e bocconi.

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Dadone 1.42.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Carrozza, Taricco, Luigi Gallo, Martinelli...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti e votanti  485   
   Maggioranza  243   
    Hanno votato  128    
    Hanno votato no  357.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  (La deputata Fregolent ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto contrario).

  Passiamo alla votazione dell'emendamento Dadone 1.18, sul quale vi è il parere contrario della Commissione e del Governo e il parere favorevole dei tre relatori di minoranza.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Fraccaro. Ne ha facoltà.

  RICCARDO FRACCARO. Grazie Presidente, il dibattito che stiamo affrontando oggi è naturale conseguenza e frutto di un percorso che nasce nel settembre 2013, anzi molto prima, inaugurato dal quasi dimissionario Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, quando istituì la Commissione per le riforme costituzionali, che tutti voi ricorderete e che concluse i suoi lavori il 17 settembre 2013 con una relazione finale che contiene un po’ i punti che sono poi stati magistralmente sviluppati in questa riforma.
  Nella relazione emerse un'opinione unanime in favore del superamento del bicameralismo paritario, registrando al proprio interno un orientamento – sto leggendo ovviamente, per non dimenticare nessun passaggio – prevalente in favore dell'introduzione di una forma di bicameralismo differenziato rispetto ad un sistema monocamerale. Interessanti sono le motivazioni addotte, che risiedono in particolare nella necessità di garantire al Governo una maggioranza politica certa, maggiore rapidità nelle decisioni e dunque stabilità, nonché nell'esigenza di portare a compimento il processo di costituzione di un sistema autonomistico compiuto, con una Camera che sia espressione delle autonomie territoriali.
  Ora, leggendo queste motivazioni, che hanno portato al superamento del bicameralismo perfetto, devo dire, Presidente, che non solo sono contrario a queste motivazioni, ma assolutamente ritengo che gli strumenti portati in quest'Aula non siano corrispondenti alle finalità che ho appena elencato.
  Partiamo dalla prima: garantire una maggioranza politica certa. Vede, Presidente, per garantire una maggioranza politica certa non è necessario e non è utile al Paese fare una legge elettorale incostituzionale. Per garantire una maggioranza politica certa, dovremmo portare in Parlamento un'etica politica certa, che è completamente un'altra cosa (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Ed è per questo, Presidente, che se noi vogliamo una maggioranza certa dobbiamo evitare, ad esempio, fenomeni di compravendita di parlamentari, fenomeni di parlamentari che si vendono e si offrono al miglior offerente e per fare questo noi avevamo fatto, quando eravamo fuori dal Parlamento, ad esempio, una raccolta di firme: volevamo che i parlamentari facessero due mandati solamente, perché non pensassero, nello svolgimento della propria attività istituzionale, alla rielezione, ma semplicemente al bene del Paese, sapendo che poi sarebbero tornati in quel Paese a lavorare per portare avanti le proprie necessità personali. Quindi è un altro il percorso che dobbiamo fare.
  Poi, per quanto riguarda invece la rapidità delle decisioni, anche questa è una Pag. 30truffa che viene portata avanti in maniera indegna dal Governo, raccontando agli italiani che il Parlamento non riesce a legiferare.
  Questo è un Parlamento – ce lo dice l'istituzione, ce lo dice il servizio studi quando andiamo in Commissione – che fa troppe leggi, abbiamo un numero eccessivo di leggi. Noi dovremmo fare meno leggi in questo Parlamento e farle meglio, ma per farle meglio non dobbiamo dare il potere ad un uomo solo, tra l'altro non eletto nemmeno, che ha mentito fino adesso al popolo italiano. Dobbiamo portare in questo Parlamento, speriamo al più presto, il numero maggiore possibile di persone per bene. Sono gli uomini che vanno cambiati, non le istituzioni, non le regole del gioco. Se il PD da vent'anni non sa giocare a questo gioco, non sa rispettare le regole delle istituzioni, le regole che ci hanno dato i padri costituenti, non deve cambiarsele, se ne deve andare a casa e lasciare ad altre persone il posto, perché possano affrontare i problemi di questo Paese.
  Infine, Presidente, l'autonomia territoriale: garantire una Camera che sia espressione delle autonomie territoriali. Così come è concepito, il Senato non è espressione delle autonomie, perché dovrebbe, in questo caso, portare all'interno del Senato la volontà che si forma all'interno dell'organo, ente territoriale, regione o provincia autonoma di Trento e Bolzano. Non è così, perché i senatori saranno espressione dei giochi politici e dei partiti all'interno di quei territori, che sono quelli che ci hanno portato a questa situazione disastrosa. Quindi in realtà in questo momento si stanno portando avanti delle istituzioni ed un sistema, un nuovo sistema istituzionale e costituzionale, che non mira a quei risultati che vengono tanto portati avanti a livello televisivo e a livello propagandistico.

  PRESIDENTE. Concluda.

  RICCARDO FRACCARO. C’è un'incoerenza di fondo, in questa riforma, che è evidente a tutti. È evidente anche alla stessa maggioranza, solo che questa maggioranza, purtroppo, non ha il coraggio di parlare, non ha il coraggio di dire all'opinione pubblica quello che pensa veramente. Perché ?

  PRESIDENTE. Concluda.

  RICCARDO FRACCARO. Perché ha paura di non essere rieletta, perché la rielezione è in mano al Presidente del Consiglio (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Sannicandro. Ne ha facoltà.

  ARCANGELO SANNICANDRO. Ieri ho accennato al fatto che, secondo me, noi non abbiamo il diritto di scrivere una nuova Costituzione non solo e non tanto per le regioni contenute nella sentenza n. 1 della Corte costituzionale ma soprattutto perché l'articolo 138 non consente di scrivere una nuova Costituzione e ho anche accennato al fatto che, anche se l'articolo 139 della Costituzione dispone che l'unica norma che non è revisionabile è la forma repubblicana, è anche vero che poi la giurisprudenza della Corte costituzionale nonché la dottrina specialistica hanno chiarito che cosa si intende per forma repubblicana e hanno anche stabilito che non è possibile in questa Camera dei deputati, ad esempio, modificare, sia pure attraverso l'articolo 138, i principi sacrosanti contenuti nella prima parte della Costituzione. Per portare un esempio pratico, l'inviolabilità della persona (articolo 13 della Costituzione), l'inviolabilità della corrispondenza, il diritto di associazione, il diritto di manifestazione del proprio pensiero. Potremmo noi, sia pure attraverso l'articolo 138, stabilire che, da domani, i giornali, prima di uscire, devono essere sottoposti a censura ? Possiamo, sia pure attraverso l'articolo 138, stabilire che il domicilio è violabile tranquillamente senza autorizzazione della magistratura ? Noi non lo possiamo fare e questo lo diciamo e lo dice la dottrina e la giurisprudenza enucleando questi principi dall'esame Pag. 31puntuale di che cosa è l'articolo 138 e che cos’è l'articolo 139 della Costituzione. Ora noi stiamo riscrivendo una Costituzione e la stiamo riscrivendo in contrasto con la Costituzione vigente e con i principi generali che si enucleano dalla lettura e dall'interpretazione dell'attuale testo. Ieri ho accennato, ad esempio, al fatto che il bicameralismo paritario è uno dei principi che, secondo me, non può essere alterato perché, se andiamo a leggere i primi 12 articoli della Costituzione, ritorna ripetutamente il concetto della partecipazione, il principio, il dovere giuridico, l'obbligo per la politica di assicurare la partecipazione. In sostanza, la nostra Costituzione non è una Costituzione rigida o semirigida come abbiamo appreso e abbiamo imparato in questi giorni ma è soprattutto una Costituzione che fa non dell'Esecutivo ma delle Assemblee elettive la base e il fondamento dell'ordinamento dello Stato. Ora è stato ampiamente spiegato, anche involontariamente spiegato da qualcuno della maggioranza, che noi stiamo sostituendo, per ragioni più o meno opinabili, la centralità del Parlamento e delle Assemblee elettive con la centralità dell'Esecutivo. Se così è, rendiamoci conto che noi non solo non siamo un'Assemblea costituente ma che stiamo facendo qualcosa che va contro – ripeto: contro – l'attuale Costituzione. Questo è il fatto grave e lo stiamo facendo, tra l'altro, in un modo sciatto e disordinato. C'era la Ministra competente e avrei voluto chiederle: ad esempio, in tutta questa fretta, avete dimenticato di istituire anche un organismo che riscriva in italiano la modifica della seconda parte della Costituzione ? Infatti troverò l'occasione di parlare anche del linguaggio della lingua italiana così come viene maltrattata in questa riforma della seconda parte della Carta costituzionale. Ricordo a tutti che all'epoca, nonostante che in quell'aula ci fossero dei giganti, però ebbero l'umiltà di farsi accompagnare nella stesura e nella trasposizione linguistica da fior fior di linguisti e, alla fine, affidarono anche ad uno scrittore la rifinitura infinitesimale del testo della lingua italiana usata nella nostra Costituzione.

  PRESIDENTE. Concluda.

  ARCANGELO SANNICANDRO. Mi rendo conto che stiamo parlando con il Regolamento previsto per una riforma del codice della strada e che stiamo adottando con i contingentamenti addirittura alla riforma della Carta costituzionale. Pertanto, mi arrendo e mi arresto e ne riparleremo dopo (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, la deputata Dadone. Ne ha facoltà.

  FABIANA DADONE. Signor Presidente, il collega Sannicandro ha assolutamente ragione. Non si può utilizzare il procedimento dell'articolo 138 per stravolgere metà della Carta costituzionale, bisognerebbe aprire una fase costituente. L'abbiamo detto e ridetto ma tanto al Governo non importa nulla di quanto diciamo. Ha assolutamente ragione anche il mio collega Fraccaro.
  Qui il problema è che si vuole cambiare la Carta costituzionale perché le regole del gioco non funzionano, ma il problema non sono tanto le regole del gioco, quanto i giocatori: cioè, c’è questa Carta costituzionale ? C’è un regolamento ? Ci si è accartocciati in costanti violazioni o forzature di queste regole e si è arrivati ad un momento di stallo, per cui il Parlamento non riesce a lavorare perché siamo imballati dai procedimenti messi in atto dal Governo.

  PRESIDENTE. La invito a concludere.

  FABIANA DADONE. Quindi, forse, il problema non sono le regole del gioco, ma sono i giocatori: sono i giocatori che dovrebbero fare un passo indietro e lasciare che nuovi giocatori utilizzino quelle regole per riuscire a far funzionare il Pag. 32Paese in maniera decente (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Dadone 1.18, con il parere contrario della Commissione e del Governo e con il parere favorevole dei tre relatori di minoranza.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Lo Monte, Marroni, Rabino, Placido, Palazzotto.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti e votanti  485   
   Maggioranza  243   
    Hanno votato  122    
    Hanno votato no  363.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  (I deputati Franco Bordo, Cimbro e Zan hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto contrario)

  Passiamo alla votazione dell'emendamento Cozzolino 1.43, sul quale vi è il parere contrario della Commissione, del Governo e del relatore di minoranza della Lega Nord e Autonomie, il parere favorevole del relatore di minoranza del MoVimento 5 Stelle e sul quale il relatore di minoranza di Sinistra Ecologia Libertà si rimette all'Assemblea.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Cozzolino. Ne ha facoltà.

  EMANUELE COZZOLINO. Signor Presidente, colleghi con questo emendamento proponiamo la soppressione della funzione di indirizzo politico che il testo di riforma prevede di attribuire in maniera esplicita alla Camera dei deputati. Proponiamo questa modifica perché, a nostro modesto avviso, la costituzionalizzazione di questo principio e di questa funzione potrebbe produrre in concreto più danni che vantaggi.
  Il concetto di indirizzo politico, infatti, è qualcosa che è molto difficile definire in concreto. Che si vuole intendere con questa formulazione ? Nel nuovo schema costituzionale che la riforma sta disegnando sarà la Camera dei deputati ad indicare le linee politiche, ad indirizzare il governo politico sugli obiettivi da perseguire ? Spetterà alla Camera dei deputati vigilare sul rispetto del programma elettorale sottoposto agli elettori e consacrato dal proprio voto ? Se è così, allora questa impostazione sembra già entrare in conflitto con quella che è l'attuale legge elettorale, ma anche con quella che si profila all'orizzonte, dove agli elettori, seppure solo di fatto, si fa intendere che, con il loro voto, eleggeranno un Governo e un Presidente del Consiglio, al quale spetterà l'onere e l'onore dell'azione di governo.
  Altra questione che è bene porsi è quella di quali saranno in concreto gli strumenti a disposizione della Camera dei deputati con i quali concretare questa funzione di indirizzo politico. Ad oggi, quelli che nei Regolamenti parlamentari sono chiamati «atti di indirizzo» sono una sorta di barzellette: sono atti buoni per occupare qualche seduta quando non ci sono argomenti in calendario (in questo caso, mi riferisco alle mozioni), oppure per regalare una bandierina ad ogni deputato da sventolare nel proprio collegio (in questo caso, mi riferisco agli ordini del giorno, che, ormai lo abbiamo imparato anche noi, non si negano a nessuno). Delle risoluzioni dal testo in fotocopia che dice «ascoltate le parole del Presidente del Consiglio le si approva» in vista degli impegni europei non parliamo proprio che facciamo prima.
  Dunque, di che parliamo quando facciamo riferimento alla funzione di indirizzo politico ? In questo senso, il concetto è già ricompreso nel rapporto fiduciario tra Camera e Governo. È evidente che, come prevedono i regimi parlamentari, un Esecutivo vive esclusivamente grazie alla fiducia che gli assegna una Camera politica, Pag. 33fiducia che la stessa Camera, in linea teorica, non solo può negare a fronte di una richiesta dell'Esecutivo, ma può anche autonomamente proporre di togliere, attraverso l'istituto della mozione di sfiducia. È di tutta evidenza che tra la Camera elettiva e il Governo si venga ad instaurare una dialettica politica, un rapporto politico che fa sì che un Governo non possa governare prescindendo o, addirittura, contro la propria maggioranza, della quale deve, invece, tenere conto delle istanze ed anche degli umori. Tutto questo già avviene automaticamente.
  Se poi da un certo numero di anni si sta vivendo una fase progressiva di debolezza del Parlamento nei confronti dell'Esecutivo questo non dipende certamente dal fatto che in Costituzione non è previsto che la funzione di indirizzo politico spetta al Parlamento, ma da dinamiche politiche, economiche, sociali ed anche culturali, che non possono essere modificate o irreggimentate da una riga inserita in Costituzione. Il Parlamento è fatto di persone quindi se le istituzioni non funzionano non è colpa delle regole ma delle persone.
  Per carità in molti nostri emendamenti noi contrastiamo questa riforma partendo dall'assunto che ci sia il rischio di marginalizzare troppo la funzione parlamentare a vantaggio del Governo. Ma riteniamo che ciò debba essere perseguito con atti e fatti costituzionali concreti e non con semplici frasi destinate a rimanere sulla carta della nuova Costituzione. Per parafrasare una citazione famosa a noi non interessa «un regime assembleare promesso in cambio di un sistema parlamentare in gran parte eliminato» e soprattutto non ci interessa inserire nella Costituzione concetti, come quello dell'indirizzo politico della Camera, che magari fa la gioia della dottrina nello spaccare il capello in quattro, ma produce gli stessi effetti pratici dell'affermazione che la nostra Repubblica è basata sul lavoro.
  Quindi il concetto inserito in Costituzione dell'indirizzo politico dato alla Camera con la legge incostituzionale che state facendo al Senato che poi arriverà qui alla Camera non ha alcun senso piuttosto, come abbiamo proposto con gli emendamenti precedenti, che ci sia l'elezione diretta dei parlamentari se non altro visto che siete i difensori della libertà di mandato potreste almeno votare questo emendamento.

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Cozzolino 1.43.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Cicchitto, Altieri, Distaso...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  478   
   Votanti  456   
   Astenuti   22   
   Maggioranza  229   
    Hanno votato   81    
    Hanno votato no  375.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Sannicandro 1.68, con il parere contrario di Commissione e Governo e con il parere favorevole dei tre relatori di minoranza.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Dell'Aringa, Rizzetto, Alberti, Pellegrino, Rubinato...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  484   
   Votanti  483   
   Astenuti    1   
   Maggioranza  242   
    Hanno votato  121    
    Hanno votato no  362.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

Pag. 34

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti Sannicandro 1.37 e Toninelli 1.44, con il parere contrario di Commissione e Governo e con il parere favorevole dei tre relatori di minoranza.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Greco, Palma, Fabbri, Brunetta, Saltamartini...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  488   
   Votanti  487   
   Astenuti    1   
   Maggioranza  244   
    Hanno votato  123    
    Hanno votato no  364.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  Passiamo alla votazione dell'emendamento Sannicandro 1.40, con il parere contrario della Commissione e del Governo e con il parere favorevole dei relatori di minoranza.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Sannicandro. Ne ha facoltà.

  ARCANGELO SANNICANDRO. Signor Presidente, con questo emendamento cerchiamo di dare un'identità più precisa a questo Senato della Repubblica che vi siete inventati. Come è emerso già dalla discussione e da alcuni interventi, per esempio quello di D'Attorre, non si capisce bene cosa è questo Senato per cui se leggiamo gli emendamenti ci rendiamo conto di questa genericità. Infatti tutti gli emendamenti, nostri e anche di altri, si cimentano nel tentativo appunto di dargli un'identità, ma questo perché accade ? Perché non ci sono idee chiare nel Governo – se non quell'idea di cui parlerò fra poco – e ognuno di noi tenta – mi sia consentita l'espressione volgare – di raddrizzare le gambe al cane, operazione impossibile perché è evidente che questo testo va semplicemente cestinato, perché sovverte la Carta costituzionale e non la sostituisce con un modello, un'architettura costituzionale degna di questo nome. Non è degna di questo modo nome neanche nel modo in cui è scritta. Dicevo, perché il Governo fa questo ? Me lo dovrebbero spiegare, me lo dovrebbero dire, io ho l'impressione che Renzi, come in tante altre occasioni, dice qualcosa per apparire innovatore e poi l'abbandona ai flutti della storia e noi oggi siamo ancora agganciati a questa sua tesi propagandistica: io riformerò lo Stato e poi vedetevela voi che tipo di Stato volete fare. Un po’ come ho fatto per la legge elettorale, forse voi non vi ricordate, disse: a me non interessa sapere che legge elettorale bisogna fare...

  PRESIDENTE. La invito a concludere.

  ARCANGELO SANNICANDRO. Presidente, ho cinque minuti.

  PRESIDENTE. No, ne avrebbe tre su indicazione del gruppo.

  ARCANGELO SANNICANDRO. E io mi dissocio dal gruppo, posso (Applausi) ? Cioè non ho capito, ho rinunciato ai primi due emendamenti.

  PRESIDENTE. Lo so, la capisco, però io ho ricevuto questa indicazione dal gruppo.

  ARCANGELO SANNICANDRO. Sì, ma io vorrei fare una questione..., io vorrei, colgo l'occasione e abbandono l'emendamento...

  PRESIDENTE. Vada avanti, vada avanti.

  ARCANGELO SANNICANDRO. Colgo l'occasione per contestare il fatto che si è stabilito il contingentamento dei tempi per una materia di questo tipo. Noi d'altra parte...

  PRESIDENTE. Proceda per i cinque minuti, prego.

Pag. 35

  ARCANGELO SANNICANDRO. Procedo per i cinque minuti, insomma...

  PRESIDENTE. Ne ha ancora due e un po’.

  ARCANGELO SANNICANDRO. Due e un po’. Allora, il Presidente Renzi, ricordate, in televisione badate, allora era il segretario del maggiore partito italiano come lo è ancora oggi, disse: a me non interessa che tipo di legge elettorale bisogna fare, purché il giorno dopo si sappia chi vince, quasi che ci fosse una legge elettorale che il giorno dopo non spieghi chi vince. Il problema è non chi vince, il problema è chi comanda. Dopodiché, ha detto, fate voi. Infatti noi qui siamo, con spinte e controspinte, con Nazzareno e fuori dal Nazzareno, tutti come dei burattini a inventarci qualcosa che dia concretezza alla capacità demagogica e propagandistica dell'allora segretario Renzi e dell'oggi Presidente Renzi, cioè praticamente sembra che questo è un argomento che a lui non interessa più, siamo noi qui che come degli allocchi siamo qui cincischiando, litigando e molto spesso anche offendendoci a parlare di una cosa che forse ormai è fuori dal suo orizzonte, anche se io so molto bene però che l'orizzonte ce l'hanno chiaro coloro i quali stanno fuori da quest'Aula. È stata ricordata la Morgan, sono stati ricordati i poteri forti, è stato ricordato Licio Gelli e il suo progetto per l'Italia, è stata ricordata la P2, sono stati ricordati una serie di attori invisibili e convitati di pietra in questa questione.
  La verità è che esiste comunque corposamente un orientamento culturale e politico di contrasto alla Costituzione italiana antifascista, come uscita dalla guerra antifascista, una Costituzione che è – lo sappiamo bene – appunto di parte perché tutte le Costituzioni sono di parte e, quando si scrivono, si scrivono contro qualcuno. Noi scriviamo che l'Italia è una Repubblica democratica fondata sul lavoro, mentre lo Statuto albertino non era certo fondato sul lavoro. D'altronde, qui ne abbiamo avuto echi abbondanti. Questi poteri sono all'opera, lo hanno scritto anche nei loro documenti perché hanno bisogno di poteri istituzionali deboli. La nostra Costituzione dice una cosa gravissima, dice che la sovranità appartiene al popolo – badate bene – e ha detto Buttiglione e ce lo ha spiegato cattedraticamente che il popolo deve essere mantenuto mogio mogio. Il Senato lo inventarono apposta: ha ragione perfettamente, ma dimentica che poi noi capimmo che il Senato era stato inventato per moderare – io dissi ieri – le pulsioni democratiche che potevano esprimere le società, soprattutto quando sono apparse sulla scena politica i partiti di massa, ragion per cui poi il Senato è diventato elettivo. Oggi stiamo rimettendo le lancette appunto indietro.
  Però, come al solito, devo parlare a puntate, come i vecchi romanzi di appendice (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Capezzone. Ne ha facoltà.

  DANIELE CAPEZZONE. Ho cinque minuti, vero Presidente ?

  PRESIDENTE. Sì, per dichiarazione di voto. Prego.

  DANIELE CAPEZZONE. Con un sorriso, Presidente, per sdrammatizzare e anche per ringraziarla del clima positivo in cui stiamo discutendo, vorrei dire al collega Sannicandro, con tanta stima, che sono d'accordo con lui nella parte in cui passa all'opposizione del suo testo.
  Invece, smettendo di sorridere, ringrazio il collega Sannicandro perché questo emendamento, con il quale io non sono d'accordo – e spiegherò perché –, segnala un problema importante, quindi bene ha fatto Sannicandro con i suoi colleghi a presentarlo.
   Cerco di spiegare il perché: io non sono d'accordo con questo emendamento e con i successivi perché sono emendamenti che attribuiscono o attribuirebbero più poteri al Senato. Io sono un fautore dell'abrogazione secca del Senato e quindi Pag. 36non sono favorevole all'attribuzione di altre funzioni. Ma questo emendamento è comunque utile ad evidenziare una contraddizione e cioè l'ambiguità del testo base, un testo che tiene il Senato su un filo di ambiguità: concorre a questo, partecipa a quest'altro; non si capisce bene. Allora, io non sono d'accordo, ma è comprensibile che vi siano colleghi che invece cercano di mettere in fila funzioni e competenze.
  Io voterò contro a titolo personale, ma, da un certo punto di vista, è molto più ragionevole chi dice: diamo a questo Senato uno, due, tre o quattro poteri, piuttosto che mantenerlo su un filo di ambiguità.
  Da questo punto di vista, io sono all'opposizione di questo emendamento, ma insieme anche all'opposizione dell'attuale assetto che il testo base attribuisce al Senato.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato La Russa. Ne ha facoltà.

  IGNAZIO LA RUSSA. Grazie Presidente. Vede, non è normalissimo che da destra si voti un emendamento come questo presentato dagli amici di SEL, dai colleghi di SEL più esattamente. Ma in questo caso, pur non essendo pienamente d'accordo sul testo, io credo che chi è veramente all'opposizione del Governo Renzi debba votare tutti gli emendamenti che mettono in luce la manovra ambigua che passa sotto il nome di riforma costituzionale che stiamo votando.
  Si è detto che eliminiamo il bicameralismo, ma non solo non lo eliminiamo, non solo: se prima era perfetto, questo è imperfetto in tutti i sensi, non soltanto nel diminuire la perfezione in senso tecnico dell'altro, ma addirittura ha il vizio originario – è stato ripetuto a iosa – di non avere il supporto del voto popolare. Che tipo di Camera è quella del Senato se non ha il suffragio popolare alle spalle e che significato ha oggi immaginare dei compiti che vanno diversificandosi a seconda dell'orientamento, a seconda dell'interpretazione o degli emendamenti che vengono via, via presentati ?
  Noi abbiamo un'altra spiegazione. Oltre a quella che il collega di SEL ci ha dato, cioè il desiderio di mantenere schiacciata una Camera e, insomma, cercare di far sì che il Governo possa più facilmente avere ragione del Parlamento, io credo che bisogna anche sottolineare il fatto – e lo dico agli amici del cosiddetto centrodestra (mi dispiace dovere dire cosiddetto) – che questa riforma, con un Senato così disegnato, significhi l'impossibilità totale, al di la del voto popolare alla Camera, di battere un Governo di sinistra come quello di Renzi. Assolutamente, perché se anche si vincesse alle elezioni, un Senato che viene costruito con il voto già preordinato in qualche modo di secondo grado, in cui vi è la certezza, in questa fase storica, di una forte presenza della sinistra, rende comunque ingovernabile, assolutamente ingovernabile, per quanto pochi o tanti siano i poteri del Senato, una situazione in cui, quanto meno, vi sarà un diritto di veto costante da parte dei partiti che fanno riferimento oggi al Governo.
  Allora, io mi chiedo – e lo dico agli amici di Forza Italia – se vogliamo immaginare un'alzata di scudi più seria e non lasciarla solo ai colleghi del MoVimento 5 Stelle, che meritoriamente lo stanno facendo, devo riconoscerlo, o hanno fatto fino adesso, perché li vedo un po’ silenti in questa ultima fase. Vogliamo veramente decidere che chi è opposizione, non falsa, non per finta, del Governo Renzi cerchi di farla saltare questa fase cosiddetta «riformista», che non solo non riforma niente ma peggiora la nostra Costituzione, consegna alla sinistra la chiave del governo concreto, al di là del voto popolare, e, ancora peggio, umilia coloro che hanno creduto in questo Parlamento, in questa possibilità di riformare la Costituzione e che vorrebbero un'Italia assai diversa.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Marguerettaz. Ne ha facoltà.

  RUDI FRANCO MARGUERETTAZ. Grazie Presidente. Intervengo per preannunziare Pag. 37il mio voto personalmente favorevole su questo emendamento. Le motivazioni discendono dai contenuti di una risoluzione, votata all'unanimità dal consiglio regionale della Val d'Aosta, che ha dedicato una seduta tematica a questa riforma. In uno di questi punti si sollevava una forte perplessità che riguardava la cosiddetta «clausola di supremazia», che affronteremo poi più avanti nel dibattito, una clausola di supremazia che, come sanno i colleghi, prevede che il Governo possa decidere, qualora a sua valutazione siano in gioco gli interessi nazionali, o di annullare delle leggi di competenza regionale o, addirittura, di togliere queste competenze, con un atto unilaterale da parte del Governo e senza alcun confronto con nessuna delle due Camere.
  Ora questo emendamento, invece, prevede che questa funzione almeno, così come recita, «di controllo di merito sulle leggi regionali ritenute dal Governo in contrasto», appunto, «con gli interessi nazionali», sia affidato al Senato, un Senato che, come ci apprestiamo a votare al termine di questo articolo, vuole essere la rappresentanza nazionale delle istituzioni territoriali.
  Mi sembra che con questo emendamento si dia un po’ più di sostanza alle funzioni che questa riforma vuole attribuire al Senato e, nel contempo, si argini un po’ questo strapotere che obiettivamente il Governo avrebbe soprattutto con la clausola di supremazia.

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Sannicandro 1.40, con il parere contrario della Commissione e del Governo, e con il parere favorevole dei tre relatori di minoranza.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Gelmini, Carrozza, Lo Monte, Fitzgerald Nissoli, Nicoletti, Chaouki, Amendola...

  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  493   
   Votanti  491   
   Astenuti    2   
   Maggioranza  246   
    Hanno votato  131    
    Hanno votato no  360    

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  (La deputata Argentin ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto contrario)

  Passiamo alla votazione dell'emendamento Sannicandro 1.41, con il parere contrario della Commissione e del Governo, e con il parere favorevole dei tre relatori di minoranza.

  ARCANGELO SANNICANDRO. Chiedo di parlare per un richiamo al Regolamento.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  ARCANGELO SANNICANDRO. Presidente, leggo dalla distribuzione dei tempi che per interventi a titolo personale vi sono tredici ore e quarantuno minuti, se non sbaglio. Praticamente, assegnando un minuto ciascuno, possono prendere la parola 810 colleghi. Ora, stante la natura della discussione e poiché non ho trovato da nessuna parte che a titolo personale si parli un minuto, si può considerare di consentire di parlare qualche secondo in più ? Infatti, fino a questo momento, da quando ho preso la scheda, hanno parlato 71 persone per un minuto, cioè hanno consumato un'ora e dieci minuti, questo a prescindere da tutto quanto il resto. Non vorrei che – ripeto – chi parla a titolo personale non riesca mai ad esprimere e ad argomentare, può parlare solo per slogan in modo concitato, in modo frettoloso, e molto spesso non riesce neanche a far comprendere appieno il proprio pensiero. Io sottopongo questa questione alla Presidenza, non dico che voglio una risposta ora, ma vorrei che comunque venisse presa in considerazione. Tanto per Pag. 38fare un esempio, il nostro gruppo ha quattro ore e ventiquattro minuti complessivamente, mentre per interventi a titolo personale ha tredici ore e quarantuno minuti; gli interventi a titolo personale riguardano 810 possibili persone, ma mi sembrano un po’ troppi.

  PRESIDENTE. Onorevole Sannicandro, diciamo che dare un minuto a titolo personale è la prassi, per cui la dichiarazione di voto è di cinque minuti, un quinto è un minuto. Comunque, qualche secondo in più già sta accadendo che venga concesso, nonostante le mie ripetute scampanellate, per cui diciamo che noi ci stiamo attenendo comunque alla prassi in questi casi.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Capezzone. Ne ha facoltà.

  DANIELE CAPEZZONE. Presidente, intervengo per motivare il voto contrario, ma anche per ringraziare l'onorevole Sannicandro e i colleghi di SEL che, con questo emendamento, che io pure non condivido nel merito, hanno però avuto l'intelligenza di segnalare una contraddizione ed una ambiguità nel testo base. Ribadisco il concetto che chi, come me e come tanti colleghi, avrebbe voluto e vorrebbe l'abrogazione secca del Senato e un vero monocameralismo non può essere favorevole ad un emendamento che attribuisce più poteri al Senato, però questo è un errore, a mio avviso, quello dell'emendamento, ma è un errore chiaro e comprensibile, che tutti comprendono: in base a questo emendamento si attribuiscono alcuni poteri netti al nuovo Senato ed io non sono d'accordo.
  L'errore del testo base è un errore di ambiguità, che mantiene il nuovo Senato su un filo non chiaro, su un perimetro non chiaro. Mi permetto di rivolgermi con rispetto ai colleghi della maggioranza, che, a mio avviso, stanno sottovalutando questo errore di impostazione: pensate al fatto di una maggioranza politica che, pur avendo i numeri alla Camera, dovesse avere fibrillazioni o difficoltà su provvedimenti significativi.
  Una volta che si arrivasse al passaggio al Senato, dovrebbe iniziare un mercanteggiamento non chiaro, non limpido, con le singole delegazioni regionali, non scelte direttamente dai cittadini; diventerebbe un luogo di mercanteggiamenti pericoloso. Immaginate, in modo particolare, cosa potrà accadere sulle questioni delle leggi di bilancio e di spesa. Il risultato finale lo conosciamo, ed è la peggiore storia della prima Repubblica, quella per cui un Governo cerca, alla fine della fiera, di acquisire, acquistare, comprare il consenso – dico legalmente –, facendo ulteriormente lievitare la spesa pubblica.
  Ecco perché, da questo punto di vista, ribadisco il voto contrario a questo emendamento, ma sono intervenuto per ringraziare i colleghi di SEL, che aiutano, a mio avviso, a mettere in luce, con questi emendamenti, la contraddizione, il grave errore del testo base, che, a mio avviso, rischia proprio di ferire al cuore la proposta riformatrice presentata dalla maggioranza. Un grave errore, che spero la maggioranza voglia correggere da qui alla fine; altrimenti, poi ognuno farà le sue valutazioni.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Melilla. Ne ha facoltà.

  GIANNI MELILLA. Questa vicenda, come è noto, fu affrontata nell'Assemblea costituente con molta dialettica di posizioni. Comunisti, socialisti e azionisti erano per un'unica assemblea legislativa; i democristiani, come è noto, presentarono degli emendamenti, delle posizioni, che andavano nel senso di creare una seconda assemblea basata sulla rappresentanza degli interessi economici e delle regioni.
  Come è noto, vi fu una mediazione, nel senso di fare un Parlamento uno e bino: il Parlamento era composto da due Camere che avevano le stesse identiche funzioni, però il Senato era basato su una rappresentanza regionale in quanto il sistema elettorale prevedeva i collegi uninominali, mentre per la Camera si prevedevano grandi circoscrizioni con le preferenze.
  Ora, noi, con questa proposta di legge, stiamo tornando a quella vecchia ipotesi di Pag. 39dare vita ad una seconda Camera, che, però, ha delle competenze che sono assolutamente confuse, pasticciate, e creeremo dei conflitti notevoli quando questo regime, questo ordinamento, potrebbe andare in funzione; però confido sul popolo italiano. Non so se alla fine vi saranno i due terzi della Camera e del Senato che approveranno questa proposta di legge costituzionale.
  Mi auguro che non vi siano, perché credo che il referendum confermativo sia indispensabile, al di là, adesso, delle promesse che sono state fatte, anche se non fosse raggiunto il quorum dei due terzi per la revisione della Costituzione. Confido sul fatto che il popolo italiano è molto lungimirante: il 25 e il 26 giugno del 2006 il referendum confermativo bocciò la legge costituzionale del 18 novembre 2005, n. 269, che aveva istituito un Senato federale, anch'esso con poteri confusi e pasticciati, che avrebbe creato gravi danni al nostro Paese. Per cui, confido, oltre che sul ravvedimento delle due Camere, anche sul ricorso che ci potrà essere al popolo italiano per bocciare questa proposta.

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Sannicandro 1.41.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Gadda, Spadoni, Crippa, Frusone, Quartapelle, Impegno...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  495   
   Votanti  494   
   Astenuti    1   
   Maggioranza  248   
    Hanno votato  128    
    Hanno votato no   366    

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  (La deputata Argentin ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto contrario).

  Passiamo alla votazione dell'emendamento Fraccaro 1.46, con il parere contrario della Commissione, del Governo e del relatore di minoranza della Lega Nord, con il parere favorevole del relatore di minoranza del MoVimento 5 Stelle, e sul quale il relatore di minoranza di Sinistra Ecologia Libertà si rimette all'Aula.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Fraccaro. Ne ha facoltà.

  RICCARDO FRACCARO. Grazie Presidente, qui andiamo ad incidere sul primo periodo, del quinto comma, dell'articolo 55, che prevede che il Senato rappresenta le istituzioni territoriali, perdendo così la rappresentanza della nazione. Il disegno di legge sancisce, infatti, il principio della esclusività della Camera dei deputati quanto a rappresentanza della nazione. La disposizione attualmente contenuta nell'articolo 67 della Costituzione, per cui il Parlamento rappresenta la nazione senza vincoli di mandato, è in continuità con le precedenti formulazioni costituzionali di questo Paese. A disporre per prima in questo senso fu la Costituzione francese del 1791, per cui i rappresentanti nominati nei dipartimenti, non saranno rappresentanti di un dipartimento particolare, ma dell'intera nazione e non potrà essere dato loro alcun mandato. Anche lo Statuto albertino prevedeva che i deputati rappresentano la nazione in generale, e non le sole province in cui furono eletti; nessun mandato imperativo può loro darsi dagli elettori. Esiste, quindi, una continuità dalla prima Costituzione del 1791, che è arrivata fino alla Costituzione italiana. Una continuità che oggi, con questa nuova formulazione dell'articolo 57, si vuole spezzare e che era sancita, invece, fino ad oggi dall'articolo 67. Oggi entrambe le Camere sono espressione di una rappresentanza generale. Con questa previsione si passa da una rappresentanza generale ad una rappresentanza corporativa degli interessi. La rappresentanza è ora lasciata al singolo componente, al deputato che rappresenta la nazione. Questo specifico comma è stato spostato. Nella vigente Costituzione ha un senso ben definito, in Pag. 40quanto fa appello al libero esercizio del mandato che deve svolgersi cioè senza vincolo di mandato, ora è da solo nel corpo dell'articolo che definisce il ruolo della Camera. Per questo abbiamo presentato un emendamento siffatto, l'oggetto della rappresentanza non può essere delimitato, decidendo che esso rappresenta le istituzioni territoriali. Il Senato deve continuare a rappresentare la nazione !
  Ora, abbiamo due possibilità, Presidente. La prima, è quella di continuare a mantenere il Senato come una Camera di ripensamento, un bicameralismo che permetta, da un passaggio all'altro, di far parlare l'opinione pubblica, far sollevare l'opinione pubblica, confrontarsi con l'opinione pubblica e costringere il Parlamento a prendere in considerazione l'opinione pubblica. Oppure, trasformare il Senato in un Senato delle autonomie – abbiamo queste due possibilità davanti – e per farlo il modello è il Bundesrat che sia il MoVimento 5 Stelle, sia SEL, sia la Lega, sia parte della maggioranza, in Commissione, hanno detto di essere disposti ad affrontare e ad introdurre. Ma questo che ci proponete è un palliativo, una misura sconosciuta nel mondo occidentale che creerà solo confusione.
  Sappiamo bene che, soprattutto attualmente di fronte a questa grave crisi, la confusione è il luogo in cui meglio nuota la casta e meglio nuota la corruzione, perché la confusione non permette di fare comprendere ai cittadini quello che successe.
  Ora voi state creando un ibrido che non ha nessuna storia, non ha nessun precedente in nessun altro Stato dell'Occidente e lo state abbinando in combinato disposto con la legge elettorale, che è talmente incostituzionale che non ha precedenti nemmeno nei Paesi, non dico dell'Occidente, ma dell'Oriente e dei Paesi islamici. Nemmeno la Turchia, che ha una legge elettorale che è la peggiore oggi conosciuta, presenta una legge elettorale così fatta.
  Da questo combinato disposto, Presidente, noi crediamo che attualmente la formulazione del Senato sia foriera di una possibile crisi della rappresentanza istituzionale, se dovesse essere approvata questa riforma. Pensi, Presidente, che il Senato nelle sue competenze, così fatto, avrebbe sì la possibilità di esprimere dei pareri e di chiedere delle modifiche alle leggi alla Camera, ma la Camera potrà, dopo l'approvazione di questa riforma costituzionale, discostarsi da quei pareri a maggioranza assoluta. Ma la maggioranza assoluta, Presidente, da questa legge elettorale, è garantita ad un solo partito, che non è la maggioranza del Paese. È questo l'assurdo, è questo il rischio dittatura che noi vediamo in questa riforma costituzionale ! Ed è un rischio logico, palese ed evidente. Possiamo chiederci tutti insieme...

  PRESIDENTE. Concluda, onorevole Fraccaro.

  RICCARDO FRACCARO....perché non esista in Europa e in Occidente una legge elettorale che garantisce un vincitore certo ? Perché questo non ha senso, non è la democrazia ! Dare la maggioranza assoluta ad un'unica persona o ad un unico vincitore non è democrazia (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ricordo che siamo all'emendamento Fraccaro 1.46. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Quaranta. Ne ha facoltà.

  STEFANO QUARANTA. Presidente, intervengo per dire che questo è un emendamento positivamente provocatorio e, in maniera provocatoria, io ho dato un parere con cui mi rimettevo all'Aula, perché bisogna capire cosa vogliamo fare di questo Senato. Possono andare bene anche soluzioni diverse, l'importante è la chiarezza e la coerenza.
  Può essere il Senato delle istituzioni, allora io penso che ci dovrebbe essere vincolo di mandato e che dovrebbe rappresentare gli stati, che in questo caso sono le regioni. E, però, in tal caso, a queste regioni bisognava dare dei poteri, ad esempio in tema di recepimento del Pag. 41diritto dell'Unione europea, come avviene in Germania, visto che si straparla sempre del modello tedesco ma poi non lo si applica. Oppure si può fare, invece, un Senato che rappresenta la nazione. A quel punto, però, non si capisce perché i senatori non debbano essere elettivi.
  Insomma, bisognava fare una scelta. La cosa che a me spaventa di più è la non chiarezza, l'incoerenza, il fatto di fare dei pasticci. Si scelga un modello o l'altro ! Noi siamo disponibili a discutere e, se è possibile, ad emendare e ad aiutare a rendere il lavoro, per così dire, migliore. Però dobbiamo capire di cosa stiamo parlando e qui non c’è chiarezza su cosa stiamo parlando. Questo Senato non serve a nulla e non riesco a capire perché allora non lo si abolisca. Abolite questo Senato se volete l'efficienza e il risparmio dei costi, oppure decidete cosa deve essere questo Senato. Questo è un pasticcio che non ha omologhi in nessuna parte del mondo. Ce ne vogliamo rendere conto oppure no (Applausi dei deputati dei gruppi Sinistra Ecologia Libertà e MoVimento 5 Stelle) ?

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Laffranco. Ne ha facoltà.

  PIETRO LAFFRANCO. Presidente, intervengo brevemente per dire che anch'io voterò contro questo emendamento. Tuttavia lo trovo importante, perché mette in luce una delle tante contraddizioni di questa riforma. Mi sono posto la domanda del perché questa riforma abbia tante contraddizioni, poi ho capito.
  In realtà qui c’è qualcuno che si è svegliato una mattina e ha deciso: tanti hanno provato a riformare la Costituzione, io però ci riesco. Quindi, il problema non è che cosa si scrive nella riforma della Costituzione attesa da 20, 30 o 40 anni, ma il fatto che si faccia la riforma. Ecco perché, colleghi, quindi, bene fanno coloro che presentano emendamenti, anche che io non condivido, bene fanno a presentare delle proposte che evidenziano le chiarissime contraddizioni che sono proprie di una riforma, la quale non ha l'obiettivo di riformare al meglio le istituzioni e la Costituzione italiana, ma semplicemente di potere dire: tanti ci hanno provato, io ci sono riuscito !

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, la deputata Dadone. Ne ha facoltà.

  FABIANA DADONE. Grazie, Presidente. Premesso che non si è capito il senso dell'intervento precedente, il punto, lo ha sottolineato bene il collega Quaranta, è che razza di Senato si vuole ottenere con questa riforma ? Ho sentito dire in questi giorni in Aula che questo è il miglior compromesso che si è riusciti a raggiungere. Ma una legge elettorale ipermaggioritaria con un Senato che esprime opinioni che poi la Camera a maggioranza assoluta cestina o mette in un cassetto, che senso ha ? Non ha assolutamente senso un impianto di questo genere, lo sapete benissimo pure voi, le opposizioni ve lo stanno dicendo in tutte le maniere possibili. Non capisco che senso abbia ostinarsi ad andare avanti con un'impianto che di fatto non regge. Ma a dirlo non siamo stati noi, ma tutti i costituzionalisti che sono venuti in audizione.

  PRESIDENTE. La invito a concludere.

  FABIANA DADONE. Tantissimi, chiamati dalla maggioranza, hanno detto: «Si, va bene, il sistema potrebbe funzionare con una cinquantina di modifiche». Una cinquantina di modifiche sono un altro sistema ! Un altro tipo di Senato che può funzionare scegliendo opzioni differenti, diverse da questo tipo di testo che, così com’è fatto, non regge. Per cui chiedo alla maggioranza di prendere una scelta in merito (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Sannicandro. Ne ha facoltà.

  ARCANGELO SANNICANDRO. Signora Presidente, solo per aggiungere a quanto ha detto il collega di Forza Italia che in Pag. 42effetti al Presidente Renzi interessa soltanto dimostrare che qualcosa fa: poi quello che fa non ha importanza, anche perché la gente molto spesso se ne infischia. Però mi chiedo, ma è proprio vero che tale ossessione è arrivata al punto che non può dimostrare invece di fare qualcosa di buono ? Cosa impedisce di fare un Senato, sia pure rappresentante dei territori, elettivo ? Vi è qualcuno del Governo che ce lo può spiegare da qualche parte ? Va bene, il Senato rappresenta le istituzioni territoriali, d'accordo.

  PRESIDENTE. La invito a concludere.

  ARCANGELO SANNICANDRO. Ma possiamo capire perché non può essere votato ?

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato La Russa. Ne ha facoltà.

  IGNAZIO LA RUSSA. Grazie, signora Presidente. Ha ragione il collega, dovrebbero spiegarcelo, però abbiamo capito da soli perché non può che essere votato il Senato. Perché così ha una composizione precostituita, perlomeno in questa fase storica della vita politica italiana. Fatti i conti, chi ci sta facendo votare questa riforma e chi pensa di portarla in porto, dice: «Perché mai far decidere al “popolo bue” e non invece deciderlo noi e fare una riforma che eviti questa lungaggine delle elezioni, di sentire cosa dice la gente» ? E pensare, questo non voglio dirlo, che ce lo hanno insegnato per tanti anni: che l'elezione era il discrimine tra la dittatura e la democrazia, che tutto risiedeva nel voto popolare. O ho capito male io o forse dovrei tornare indietro e cercare di capire quando hanno cominciato ad insegnarmela questa verità, che non è più considerata tale.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Buttiglione. Ne ha facoltà.

  ROCCO BUTTIGLIONE. Grazie, signora Presidente. Ascolto sempre con grande attenzione gli interventi dell'onorevole Sannicandro: non sempre li condivido, ma sempre ne apprezzo la lucidità. Questa volta però devo dire, molto banalmente: se devono rappresentare gli organi territoriali, il mandato lo devono ricevere dagli organi territoriali, non dal corpo elettorale generale del Paese. Mi pare una cosa di una evidenza lapalissiana. Si può essere d'accordo o non d'accordo sul fatto che debbano rappresentare gli organi territoriali, questo è un altro discorso. Una volta fatta questa scelta, mi sembra ovvio che la scelta dei rappresentanti venga fatta dai rappresentati: se i rappresentati sono gli organi territoriali, li scelgono gli organi territoriali. Qualche accento dell'onorevole La Russa non mi convince: non stiamo abolendo le elezioni, stiamo concentrando il potere legislativo delegato dal popolo in una Camera sola, la quale riceve, proprio per questo, l'ultima parola su qualunque altra cosa. Non è la crisi della democrazia, non muore la democrazia ! Il potere legislativo viene concentrato in misura assolutamente prevalente in una delle due Camere. Scelta su cui si può discutere, ma che sicuramente rimane.
  E rispetto al vecchio sistema, l'immediatezza del comando popolare mi sembra piuttosto rafforzata perché non si divide fra due Camere e, quindi, l'esercizio del potere delegato immediatamente dal corpo elettorale corre più spedito. Poi, si può essere d'accordo o non d'accordo, ma credo che non si debba falsare la posizione espressa da questo progetto di riforma, altrimenti non ci capiamo.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, la deputata Mucci. Ne ha facoltà.

  MARA MUCCI. Grazie Presidente, rispondo a lei per l'onorevole Sannicandro. È palese il motivo per cui non vogliono un Senato elettivo, perché vogliono far passare il messaggio che si riducono i costi. Allora, tanto vale dimezzarci tutti lo stipendio oppure, come ha detto qualcuno, tanto vale eliminarlo questo Senato, altrimenti non siamo onesti, né verso di noi, né Pag. 43nei confronti dei cittadini (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Colletti. Ne ha facoltà.

  ANDREA COLLETTI. Presidente, l'esposizione del deputato Buttiglione non è affatto convincente. Questo perché egli afferma che i futuri senatori debbono rappresentare gli enti territoriali. Peccato che in realtà nel disegno di legge costituzionale non c’è un vincolo di mandato, pertanto rappresenteranno solo loro stessi, non gli enti territoriali che li eleggeranno. È qui il grave errore logico e giuridico di quanto ha detto il collega Buttiglione prima, in realtà (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Fraccaro 1.46, con il parere contrario della Commissione, del Governo e del relatore di minoranza della Lega Nord e Autonomie e con il parere favorevole del relatore di minoranza del MoVimento 5 Stelle, mentre il relatore di minoranza di Sinistra Ecologia Libertà si rimette all'Assemblea.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Frusone, Businarolo, Amoddio, Pes, Pellegrino, Scotto...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  498   
   Votanti  497   
   Astenuti    1   
   Maggioranza  249   
    Hanno votato  113    
    Hanno votato no   384.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  (La deputata Argentin ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto contrario).

  Ricordo che l'emendamento De Mita 1.48 è stato ritirato.
  Passiamo alla votazione dell'emendamento Toninelli 1.47.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Toninelli 1.47, con il parere contrario della Commissione, del Governo e dei relatori di minoranza della Lega Nord e Autonomie e di Sinistra Ecologia Libertà e con il parere favorevole del relatore di minoranza del MoVimento 5 Stelle.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Capezzone, Fucci, Gigli, Piepoli...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  493   
   Votanti  491   
   Astenuti    2   
   Maggioranza  246   
    Hanno votato  87    
    Hanno votato no  404.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  (I deputati Argentin e Matarrelli hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto contrario).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Quaranta 1.51, con il parere contrario della Commissione e del Governo e con il parere favorevole dei tre relatori di minoranza.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Bergonzi, Fusilli...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  481   
   Votanti  480   
   Astenuti    1   
   Maggioranza  241   
    Hanno votato  124    
    Hanno votato no  356.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  (La deputata Argentin ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto contrario. La deputata Terzoni ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto favorevole).

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  Passiamo alla votazione dell'emendamento Toninelli 1.50, su cui vi è il parere contrario di Commissione e Governo, favorevole del relatore di minoranza del MoVimento 5 Stelle e contrario degli altri due relatori di minoranza.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Toninelli. Ne ha facoltà.

  DANILO TONINELLI. La ringrazio, Presidente. Questa serie di emendamenti a mia prima firma tratta, come quelli anche precedenti, la materia relativa al passaggio della riforma del Governo, dove si afferma, all'articolo 1, quinto comma, che il Senato della Repubblica rappresenta le istituzioni territoriali.
  Noi ci ricordiamo, nel primo testo del Governo – che noi contestiamo fortemente, sia il primo testo sia ovviamente il testo che oggi questo Parlamento discute – il fatto che il Senato si dica rappresentare le istituzioni territoriali, ma che in realtà non ha questo obiettivo, che in realtà nella sostanza non rappresenta alcuna istituzione territoriale.
  Non lo faceva, Presidente, neppure nella prima versione, all'interno della quale il Senato non veniva chiamato come Senato della Repubblica, bensì come Senato delle autonomie territoriali. Questo emendamento, che ha una valenza anche di tipo provocatorio, sostituisce la parola «istituzione» ad «autonomie». Lo facciamo e l'abbiamo fatto proprio per andare a stigmatizzare questo passaggio, che è stato già ricordato da alcuni colleghi, ma che va ribadito.
  Io, Presidente, ho partecipato a tutte le circa 45 audizioni di esperti in Commissione affari costituzionali ed anche gli esperti chiamati dai partiti di quella maggioranza, che appoggiano il Governo da cui proviene questo provvedimento di riforma della Costituzione, hanno affermato che una delle criticità principali era la contraddizione del fatto che si trattasse di un Senato non più fatto da senatori che rappresentavano la nazione – perché oggi la nazione è rappresentata, sulla base di questa riforma, solo dai deputati – ma di senatori rappresentanti delle istituzioni territoriali. Venne richiamato, come origine di questo ragionamento da parte del Governo, l'esempio del Bundesrat. È appena stato detto, ma ripeto, è di fondamentale importanza questo passaggio, perché rappresentare le istituzioni territoriali lo si fa in due modi: innanzitutto avendo una competenza sulle materie di natura territoriale. Il Bundesrat ha una competenza specifica nelle materie che riguardano direttamente le territorialità, che riguardano i Länder.
  E secondo: chi va ad occupare i posti di questo Senato è portatore delle istanze delle autonomie territoriali e delle istituzioni territoriali da cui proviene, con un vincolo di mandato; in quel caso, addirittura, sono esponenti dei governi territoriali, che differiscono anche per competenza per materia, a seconda della materia trattata dal Bundesrat in questo momento, e che con vincolo di mandato sono portatori degli interessi dell'istituzione stessa. Ebbene, questo avrebbe un senso: da una parte un'unica Camera politica che dà la fiducia al Governo, dall'altra una Camera che, invece, è rappresentativa delle istituzioni territoriali e che, in determinate materie – nello specifico in quanto rappresentativa delle istituzioni e delle tematiche territoriali – ha il medesimo potere di intervento legislativo dell'altra Camera su quelle determinate materie.
  Ebbene, cosa avviene, invece, in questo impianto della riforma  ? Rimane solo sulla lettera, rimangano solo parole il fatto che il Senato rappresenta le istituzioni territoriali. Ma di fatto chi va ad occupare il Senato ? Sono quei consiglieri regionali che vengono eletti fra consiglieri regionali e quindi che vengono ad occupare posti al Senato. Lasciamo perdere il fatto che mi chiedo come potranno innanzitutto avere le competenze legislative e giuridiche per affrontare le tematiche difficoltose del Senato e come potranno utilizzare il loro tempo sia per fare l'uno incarico importante che l'altro. Ma loro non saranno portatori – perché svolgeranno l'attività senza vincolo di mandato – delle istanze del territorio.Pag. 45
  Qui viene la contraddizione, la falsità, la bugia con cui il Governo presenta questa riforma, perché affermare che il Senato rappresenta le istituzioni, far sì che il Senato venga costituito da consiglieri regionali che vengono a fare i senatori senza vincolo di mandato, portando le istanze non del territorio, ma dei propri partiti, capite bene come non ci sia alcuna rappresentazione del territorio. A questo punto ci viene naturale dire che, nel caso in cui un determinato partito cambi anche l'indirizzo politico della maggioranza in Parlamento, i senatori che giungono dalle regioni potrebbero fare un ostruzionismo nell'attività parlamentare.
  Questo è uno dei motivi per cui voi affermate di voler limitare la farraginosità del Parlamento e, in realtà, fate l'esatto opposto: costituite un Senato inutile che non rappresenta le istituzioni territoriali, che rappresenta le istanze di partito, cosa che, trattandosi di istanze di partito, potrebbe bloccare i lavori parlamentari (ovviamente parlo nel caso di un bicameralismo paritario) semplicemente per motivi ostruzionistici e politici.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Costantino. Ne ha facoltà.

  CELESTE COSTANTINO. Grazie, Presidente, solo un chiarimento: noi stiamo votando l'emendamento Toninelli 1.50 ?

  PRESIDENTE. Sì.

  CELESTE COSTANTINO. Perché, se non sbaglio, l'onorevole Toninelli ha illustrato l'emendamento Toninelli 1.52. Lo dico solo perché, mentre sull'emendamento Toninelli 1.50, esprimeremo un voto contrario perché, proprio da un punto di vista del linguaggio istituzionale, non ci sembra corretta l'espressione «comunità territoriali», invece nell'illustrazione che lui ha fatto richiamando le autonomie, ci siamo rimessi all'Assemblea. Era un chiarimento rispetto al voto che noi andremo ad esprimere perché sono due emendamenti simili, tuttavia, dal punto di vista del linguaggio e di come vengono nominate le istituzioni territoriali, non ci vede d'accordo l'espressione «comunità territoriali».

  PRESIDENTE. Confermo che siamo all'emendamento Toninelli 1.50
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole La Russa. Ne ha facoltà.

  IGNAZIO LA RUSSA. Noi, invece, non ci formalizziamo sulle parole. Voteremo a favore di questo e del successivo emendamento e anche degli altri, anche quando i contenuti non ci convincono. Stiamo votando a favore di tutti gli emendamenti dell'opposizione per cercare di significare che questo testo non è migliorabile. I nostri emendamenti, i vostri emendamenti, gli emendamenti che peraltro non passano sono solo il segnale che questa riforma assolutamente, oltre che confusa, è inaccettabile. E all'amico Buttiglione dico che non è vero che si sta trasformando l'attuale sistema bicamerale in un sistema monocamerale perché il sistema attuale, è vero, sarà diverso da quello che andiamo a votare, ma attualmente è figlio dell'elezione popolare dell'una e dell'altra Camera. Dopo non è che ci sarà una sola Camera. Lo sa benissimo Buttiglione: ne rimangono due e comunque il Senato avrà poteri, al di là degli emendamenti che vogliono aggiungere o togliere, in ogni caso consistenti e allora perché mai condizionare la vita dello Stato con un bicameralismo imperfetto ma che è perfetto per gli interessi di questo Governo ?

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Bruno. Ne ha facoltà.

  FRANCO BRUNO. Io, invece, voterò a favore di questo emendamento pur sapendo che effettivamente le comunità territoriali sono un'entità oggettivamente non definita. Ma nel momento in cui nel Paese facciamo una discussione sulle istituzioni locali, le istituzioni di base, nel momento in cui ragioniamo come accorpare i comuni, Pag. 46come ripensare le regioni, secondo me questa fotografia che la riforma, così come la stiamo costruendo, fa dell'esistente è un progetto, dal mio punto di vista, molto più conservatore di quelli in qualche modo basati sull'idea che lo Stato si riforma nella sua complessità, a partire da regioni e comuni. E, tra l'altro, questo sarà un grimaldello affinché alcune sovrastrutture costruite nel nostro Paese, come le regioni, consentano ad alcuni territori di pesare molto di più rispetto ad altri.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Fraccaro. Ne ha facoltà.

  RICCARDO FRACCARO. Signora Presidente, solo per rispondere ai colleghi di SEL e cercare di convincerli della bontà dell'emendamento. Volevo ricordare che si tratta di un emendamento che rientra nell'esperienza comparatistica europea perché, ricordo, che in base alla Costituzione spagnola, ad esempio, le Cortes rappresentano il popolo spagnolo con il Senato che è la Camera di rappresentanza territoriale, tuttavia insieme rappresentano il popolo spagnolo. In un altro Stato federale, il Belgio, dove il Senato è territoriale, i membri delle due Camere rappresentano la nazione.
  Nei Paesi Bassi, il Senato, prima Camera, è elettivo indiretto da parte degli stati provinciali – una sorta di consigli provinciali – e il Parlamento, composto da ambedue le Camere, rappresentano tutto il popolo olandese. In Francia, il Senato assicura la rappresentanza delle collettività territoriali della Repubblica, al contempo, però, si intende, nell'esegesi del testo costituzionale, che i senatori rappresentano, come i deputati, la nazione tutta intera.

  PRESIDENTE. La invito a concludere.

  RICCARDO FRACCARO. Quindi, Presidente, noi abbiamo cercato di raccogliere l'esperienza e la tradizione democratica, costituzionale, occidentale nell'elaborare questo emendamento.

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Toninelli 1.50, con il parere contrario della Commissione, del Governo, dei relatori di minoranza della Lega Nord e Autonomie e di Sinistra Ecologia Libertà e con il parere favorevole del relatore di minoranza del MoVimento 5 Stelle.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Tartaglione, Rizzetto. Colleghi, siamo in votazione: chi è interessato a votare si affretti. Venittelli. Hanno votato tutti ?
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti e votanti  452   
   Maggioranza  227   
    Hanno votato   82    
    Hanno votato no  370.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  (La deputata Argentin ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto contrario)

  Colleghi, essendo giunti noi alle 13,30 sospendo la seduta, che riprenderà alle ore 15. Comunico anche che questa sera, secondo le intese intercorse, i nostri lavori proseguiranno fino alle ore 20,30. La seduta è sospesa.

  La seduta, sospesa alle 13,30, è ripresa alle 15,15.

Missioni.

  PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Gioacchino Alfano, Alfreider, Amici, Bindi, Bobba, Bocci, Bonifazi, Borletti dell'Acqua, Boschi, Brambilla, Bressa, Brunetta, Catania, Cicchitto, Costa, Damiano, De Girolamo, De Micheli, Del Basso De Caro, Dellai, Di Gioia, Di Lello, Epifani, Faraone, Fedriga, Ferranti, Fico, Fioroni, Gregorio Fontana, Fontanelli, Pag. 47Franceschini, Giancarlo Giorgetti, La Russa, Lotti, Lupi, Madia, Manciulli, Meta, Pes, Pisicchio, Rampelli, Ravetto, Domenico Rossi, Rughetti, Sanga, Sani, Scalfarotto, Scotto, Sisto, Speranza, Tabacci, Valeria Valente, Vargiu e Vignali sono in missione a decorrere dalla ripresa pomeridiana della seduta.
  I deputati in missione sono complessivamente novantuno, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell’allegato A al resoconto della seduta odierna.

Si riprende la discussione.

(Ripresa esame dell'articolo 1 – A.C. 2613-A)

  PRESIDENTE. Avverto che, prima dell'inizio della seduta, sono state ritirate dai presentatori le seguenti proposte emendative: Bianconi 1.114, Dorina Bianchi 1.113, Parisi 1.0205, 1.0206 e 1.0207.
  Avverto, altresì, che la Commissione ha presentato una nuova formulazione dell'emendamento 1.900, che è in distribuzione e in relazione alla quale il termine per la presentazione dei subemendamenti è fissato alle ore 16,15.
  Do ora la parola al presidente Sisto, per illustrare all'Assemblea gli esiti della riunione del Comitato dei nove. Prego, presidente.

  FRANCESCO PAOLO SISTO, Relatore per la maggioranza. Presidente, diciamo che i problemi del Comitato dei nove, ammesso che fossero tali, sono stati risolti dal ritiro di gran parte degli emendamenti. E per quanto concerne gli emendamenti che residuano come accantonati, l'unico ad avere questa veste è il Bianconi 1.205. Sugli altri, ove non ritirati, si intende confermato l'invito al ritiro, altrimenti parere contrario.

  PRESIDENTE. Quindi questo è ancora accantonato.

  FRANCESCO PAOLO SISTO, Relatore per la maggioranza. L'unico è il Bianconi 1.205.

  PRESIDENTE. La ringrazio. Ricordo che nella parte antimeridiana della seduta è stato da ultimo respinto l'emendamento Toninelli 1.50, quindi dobbiamo passare all'emendamento Toninelli 1.52, a pagina 43 del fascicolo. Su questo emendamento abbiamo il parere contrario della Commissione e del Governo e il parere favorevole dei relatori di minoranza del MoVimento 5 Stelle e Lega, mentre il relatore di minoranza di SEL si rimette all'Assemblea.
  Non essendovi richieste di intervento su questo emendamento, passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Toninelli 1.52.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Capezzone, Grillo, Romele, Schullian, Gianni Farina, Baldassarre, Catanoso.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

  Presenti e votanti  408   
   Maggioranza  205   
    Hanno votato sì  93    
    Hanno votato no  315.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  (La deputata Pellegrino ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto favorevole).

  Passiamo alla votazione dell'emendamento Toninelli 1.53. Il parere è contrario per Commissione e Governo, favorevole per il relatore del MoVimento 5 Stelle, favorevole anche per il relatore di SEL, contrario per il relatore della Lega Nord.

  CARLO SIBILIA. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà

Pag. 48

  CARLO SIBILIA. Signora Presidente, richiamo la sua attenzione sull'ordine dei lavori, perché mi risulta che ci siano delle audizioni in corso all'interno della Commissione cultura, e quindi potrebbero non essere state sconvocate le Commissioni. Quindi se potete fare questa verifica, lo chiedo semplicemente per la correttezza dei lavori.

  PRESIDENTE. Stiamo verificando. Mi pare che però... Comunque, stiamo verificando perché non ci siano dubbi. Allora, è confermato: possiamo andare avanti.
  Siamo all'emendamento Toninelli 1.53, come ho detto.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato La Russa. Dov’è ? Lei mi cambia sempre posto ! Ne ha facoltà.

  IGNAZIO LA RUSSA. Lei mi perde sempre, Presidente, ma io la guardo sempre. Su questo emendamento esprimo il parere favorevole di Fratelli d'Italia, e condividiamo lo spirito con cui è stato inserito: non cambia la natura dell'articolo, ma a prescindere dal fatto che, come ho detto prima, noi votiamo tutti gli emendamenti per dare un senso alla nostra profonda opposizione a questo tipo di riforme, quindi votiamo anche gli emendamenti che non condividiamo in maniera particolare, questo in realtà lo condividiamo assolutamente.

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Toninelli 1.53.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Ciracì, Pilozzi, Durante, Monchiero, Latronico, Malpezzi, Capezzone, Fossati, Benedetti, Marzana, Alli, Librandi...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  438   
   Votanti  437   
   Astenuti    1   
   Maggioranza  219   
    Hanno votato  90    
    Hanno votato no  347.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  Passiamo alla votazione dell'emendamento Fraccaro 1.54 con il parere contrario di Commissione e Governo, il parere favorevole dei relatori di minoranza del MoVimento 5 Stelle e di Sinistra Ecologia Libertà e con il parere contrario del relatore di minoranza della Lega Nord e Autonomie.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Fraccaro. Ne ha facoltà.

  RICCARDO FRACCARO. Grazie signora Presidente, è evidente come con questa configurazione del Senato non ci sia nessun bilanciamento rispetto al potere legislativo pieno della Camera dei deputati. È per questo che, quindi, crediamo che questa riforma non solo non allarghi ma restringa gli spazi di democrazia. Il nuovo Senato finisce per avere un ruolo del tutto residuale e questo ci porta a dire che forse sarebbe stato meno ipocrita provvedere a una sua totale abrogazione, più onesto forse nei confronti dei cittadini. Inoltre, come evidenziato nel corso delle audizioni che si sono svolte in Commissione, alcune funzioni che vengono attribuite sono molto eterogenee ed alcune di queste richiedono un elevato grado di specializzazione.
  Noi ci chiediamo come sarà possibile adempiere, da parte di una classe politica impegnata a tempo parziale, a questi compiti gravosi, visto che dovrà dividersi tra il lavoro nei consigli regionali e nei comuni, come sindaci. Questa Aula sta chiedendo ai sindaci di fare anche contemporaneamente il senatore e questo svilisce anche il ruolo degli attuali senatori, come dire: tanto voi potreste fare anche un altro lavoro, non avete nulla da fare tutto il tempo, sembra quasi dire questo questa Aula in questo momento all'altra Camera del Parlamento.
  In via generale, nell'auspicabile prospettiva di un superamento del bicameralismo paritario, l'instaurazione di un bicameralismo Pag. 49asimmetrico, quasi schizofrenico, sembra foriero di complicazioni procedimentali ben più significative di quelle attuali. Mi paiono decisivi gli argomenti contrari secondo cui il mantenimento di una seconda Camera sarebbe proficuo in chiave di ripensamento e controllo in funzione del rapporto del centro con la periferia e segnatamente con le regioni. Perché qui le regioni non ci sono, qui ci sono le classi politiche regionali, che sono un'altra cosa. Il sistema democratico così come ce lo hanno consegnato i padri costituenti è contraddistinto da pesi e contrappesi di combinazioni tra rappresentanza, pluralismo e governabilità che devono avere una loro coerenza interna per evitare che il sistema democratico ne possa uscire completamente sbilanciato.
  Ho imparato modestamente che la storia del costituzionalismo sia antico sia moderno è l'esercizio della tecnicalità giuridica della limitazione del potere del sovrano, non della sua libertà, come invece si cerca di fare nei fatti con questa riforma. L'intento è quello di aprire una riflessione più seria sull'effettivo ruolo di contrappeso e di equilibrio del nuovo Senato rispetto alla stessa Camera dei deputati. Al riguardo ci sentiamo davvero di condividere il giudizio espresso da molti autorevoli costituzionalisti secondo i quali un Senato come quello previsto non potrà in alcun modo bilanciare i poteri della Camera, soprattutto se sarà il cosiddetto Italicum con i suoi abnormi sbarramenti e le sue liste bloccate a determinare la formazione di quest'ultima, ossia se basterà la maggioranza assoluta dei deputati ad annullare le deliberazioni prese con poche competenze legislative da parte del nuovo Senato.
  A noi sembra evidente che in tal modo si rischia di vanificare qualunque idea di bilanciamento rispetto al potere legislativo pieno della Camera dei deputati ed è per questo, quindi, che crediamo che questa riforma non solo non allarghi ma restringa gli spazi di civile confronto democratico. Su questo vogliamo che ci si possa confrontare e ci si possa confrontare onestamente con il Paese. Il ruolo residuale di un Senato appare qui in tutta evidenza e ci spinge ad affermare, a dichiarare questo paradosso: che forse sarebbe stata più saggia l'idea di provvedere alla sua totale abrogazione.
  L'ipocrisia di tenere un Senato falsamente rappresentativo delle regioni e realmente rappresentativo delle dinamiche, delle lobby e delle caste politiche regionali ci porta a dire questo, che sarebbe stato più coerente da parte vostra, più onesto da parte vostra chiedere e scrivere nero su bianco che volevate abolire questo Senato (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Sannicandro. Ne ha facoltà.

  ARCANGELO SANNICANDRO. Signor Presidente, a titolo personale per chiedere a qualcuno del Governo, se ci fosse, che cosa significa in lingua italiana che il Senato della Repubblica – stiamo parlando di testo giuridico, badate bene, vorrei quindi che si scrivesse in termini giuridici – concorre alla funzione legislativa ed esercita funzioni di raccordo tra lo Stato e gli altri enti costitutivi della Repubblica; poi, tra questi ultimi, per esempio il mio comune, e l'Unione europea. Poi cosa significa che partecipa all'attuazione degli atti normativi e delle politiche dell'Unione europea ? Cioè il Senato amministra ? E poi cosa significa che concorre alla valutazione delle politiche pubbliche ? Concorre con chi e cosa significa concorre alla valutazione ? Una cosa è il dibattito, cioè faremo dei dibattiti politici in questo futuro Senato per dire fino a che punto le politiche pubbliche sono state realizzate e in che maniera ? Ho finito il tempo ? Va bene.

  PRESIDENTE. È a titolo personale.

  ARCANGELO SANNICANDRO. Sì, sempre a titolo personale.

  PRESIDENTE. D'accordo. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato La Russa. Ne ha facoltà.

Pag. 50

  IGNAZIO LA RUSSA. Signor Presidente, seguo l'esempio e parlo solo un minuto a titolo personale.

  PRESIDENTE. Va bene.

  IGNAZIO LA RUSSA. Dico che voto a favore di questo emendamento per i motivi già detti a proposito del precedente e voglio rassegnare però la grande sorpresa di aver visto – passi per Forza Italia che ci sta abituando a votare sempre come dice il Governo su questa riforma – il voto contrario della Lega Nord all'emendamento del MoVimento 5 Stelle che voleva aggiungere «nell'ambito dell'unità e indivisibilità nazionale». Allora, ci chiarisca Salvini se è una finta quando dice di aver rinunciato alla secessione o non è una finta e se non è una finta perché votare contro questo emendamento ?

  DAVIDE CRIPPA. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  DAVIDE CRIPPA. Signor Presidente, un chiarimento perché non comprendo come i due interventi precedenti vengano assegnati a titolo personale se non sia stata nemmeno ancora data la parola al gruppo di appartenenza. Io le ricordo che poche settimane fa sulla legge di stabilità a noi fu dichiarato che il primo intervento comunque andava a scalare dai tempi del gruppo nel complesso e non andava a scalare dagli interventi a titolo personale. Vorrei capire se stiamo facendo una distinzione tra intervento a titolo personale nel senso politico o differentemente da quello di ambito delle tempistiche dei gruppi, però se questo è un meccanismo, almeno che venga informata l'Aula che adesso si va avanti con questo tipo di meccanismo.

  PRESIDENTE. Sì, onorevole Crippa, d'accordo, infatti è un'annotazione pertinente e giusta, quindi sottrarremo questi interventi dal tempo del gruppo, ha ragione.

  FILIBERTO ZARATTI. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  FILIBERTO ZARATTI. Signor Presidente, io vorrei che si chiarisse una questione: la differenza fra gli interventi in dissenso dal gruppo, che vengono regolamentati secondo la prassi che lei prima ci ha indicato, cioè un minuto di intervento, la metà dei componenti del gruppo, e gli interventi a titolo personale che sono definiti nel contingentamento dei tempi di discussione, che ammontano a 13 ore 41 minuti. Sono due cose diverse che non possono essere distinte, perché sennò altrimenti non avrebbe senso quello che c’è scritto nel contingentamento dei tempi.

  PRESIDENTE. Comunque, prima ci deve essere la dichiarazione di voto e poi il dissenso dal gruppo, però siccome l'intervento a titolo personale è stato svolto prima della dichiarazione di voto, per il gruppo, quindi c’è stato un errore e quindi chiaramente per quell'intervento a titolo personale fatto prima della dichiarazione di voto toglieremo al gruppo il tempo dell'intervento come abbiamo detto.

  ARCANGELO SANNICANDRO. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  ARCANGELO SANNICANDRO. Presidente, se noi andiamo a leggere il Regolamento – adesso non ho l'articolo sotto mano – notiamo che quando si organizza la distribuzione dei tempi si fa una certa parametrizzazione secondo i gruppi, con una parte uguale per tutti e con un'altra parte in relazione alla rappresentanza. Poi ci sono gli interventi a titolo personale, per cui si stabilisce una quota che non ha nulla a che vedere con quello che è stato già attribuito ai gruppi, tanto è vero che da ieri chiedo sempre di sapere – e sono i vostri documenti – come sono distribuiti i tempi. E infatti, per esempio, Sinistra Pag. 51Ecologia Libertà ha avuto 4 ore e 24 minuti; abbiamo speso, con 17 interventi, 3 ore e 40 minuti e stanno lì.
  Nella parte superiore, dove si parla di altri soggetti, ci sono i relatori per la maggioranza, i relatori di minoranza, il Governo, i richiami al Regolamento, tempi tecnici ed interventi a titolo personale, perché non è detto che un deputato debba per forza parlare in dissenso dal proprio gruppo. Può anche parlare a favore della delibera che il suo gruppo sta adottando, con gli argomenti propri. Cioè, non è che i singoli deputati spariscono da quest'Aula in omaggio all'organizzazione di gruppo. Infatti, voi scrivete: «interventi a titolo personale». Non ha senso il fatto che il capogruppo si deve alzare. Mica voglio parlare in dissenso. Io non voglio parlare affatto in dissenso; parlo a titolo personale, come voi avete scritto. A disposizione di chi sono queste 13 ore e 41 minuti ? Non ho capito...

  PRESIDENTE. Allora...

  ARCANGELO SANNICANDRO. ... ma non è che devono intaccare...

  PRESIDENTE. Perché ci sia chiarezza, leggo testualmente che «il Presidente concede la parola ad un deputato per ciascuna delle componenti politiche costituite nel gruppo Misto e ai deputati che intendono esprimere un voto diverso rispetto a quello dichiarato dal proprio gruppo», quindi da quello dichiarato dal proprio gruppo, «stabilendo le modalità e i limiti di tempo degli interventi». Quindi, prima è il gruppo a dichiararlo e poi si può concedere l'intervento a titolo personale.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Capezzone. Ne ha facoltà.

  DANIELE CAPEZZONE. Signora Presidente, io ringrazio il collega Fraccaro, come prima avevo ringraziato i colleghi di SEL, anche quando presentano emendamenti rispetto ai quali io voterò contro, come in questo caso. Perché ? Noi partiamo da una situazione di ambiguità, cioè che la maggioranza e il testo base mantengono il Senato in una posizione ambigua e non chiara. Questa ambiguità potrebbe essere sciolta in tre modi: il modo preferibile era abolire il Senato e avete detto «no»; un modo almeno intermedio sarebbe quello di restringere le competenze del nuovo Senato e io voterò a favore di tutti gli emendamenti che dovessero ridurre le competenze del nuovo Senato; un terzo modo di risolvere le ambiguità, che almeno ha il pregio della chiarezza ma a mio avviso aggraverebbe il problema, è quello di dare altri ulteriori poteri a questo Senato e questo è purtroppo il caso.
  Quindi, ringrazio i colleghi del MoVimento 5 Stelle che evidenziano il problema ed evidenziano la contraddizione, ma devo votare contro perché se passasse questo emendamento rivivrebbe il testo del Senato che attribuisce a quel Senato, che invece andrebbe eliminato, potere paritario sugli articoli 29 e 32 della Costituzione, cioè, per capirci, su temi etici e salute.
  Ora, l'idea che noi diamo a questo Senato «farlocco», di delegati regionali che nessuno ha scelto, di politici nominati da altri politici, anche un potere paritario rispetto alla Camera su questioni, peraltro, particolarmente sensibili, a me sembra un errore e, ripeto, è bene che l'emendamento segnali il problema, ma è male la soluzione dell'eventuale voto favorevole.
  Ma questo intervento – e concludo, signora Presidente – mi è utile non solo nel caso specifico per dire «no» a più poteri del Senato su temi etici e salute – quindi preannunzio il voto contrario – ma mi è anche utile per annunziare un criterio che personalmente mi orienterà: voto no su tutti gli emendamenti che allargheranno i poteri di un Senato che andrebbe, a mio avviso, abolito; voto sì su tutti gli emendamenti che restringeranno i poteri del Senato.
  Altrimenti – e in questo caso mi rivolgo ai colleghi della maggioranza – voi state costruendo un piccolo mostro e non ve ne rendete conto perché pensate ai tweet e non pensate alle conseguenze. State costruendo una contro Camera, un Senato Pag. 52che sarà un costante controcanto di persone non scelte dai cittadini che, in base agli interessi delle varie delegazioni regionali, farà la fronda, tirerà la corda, aprirà una fase di costante negoziato e interdizione, interdizione e negoziato, rispetto alla maggioranza politica scelta dagli elettori alla Camera. Quindi, voto «no» a questo emendamento, ma sappiate, cari colleghi della maggioranza, che state voi costruendo un mostro ambiguo e pericoloso per il futuro.

  IGNAZIO LA RUSSA. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Deputato La Russa, lei su questo emendamento aveva già parlato. A che titolo chiede la parola, deputato ?

  IGNAZIO LA RUSSA. Quando le ho chiesto la parola stavamo discutendo dei tempi, come lei ricorderà. Tra l'altro, volevo darle ragione, l'unico errore che invito a correggere è che nella distribuzione dei tempi c’è scritto: interventi a titolo personale. In realtà, va scritto interventi in obiezione al gruppo. Da lì è nato l'equivoco.

  PRESIDENTE. È a titolo personale, comunque.

  IGNAZIO LA RUSSA. È a titolo personale, ma in dissenso dal gruppo. Bastava che lei aggiungesse «in dissenso dal gruppo» e non ci sarebbe stato bisogno di chiarire l'equivoco. Ma ormai questo argomento è superato.

  DAVIDE CRIPPA. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  DAVIDE CRIPPA. Presidente, sempre sulla questione delle votazioni, perché avevo anche io alzato la mano pochi secondi dopo il collega La Russa. Nel richiamo che ho fatto al Regolamento in precedenza, volevo chiarire dove fossero sottratti i tempi, perché, a mio avviso, quando, ad esempio, ci sono dei relatori di minoranza che esprimono un parere e, esprimendo un parere, credo esprimano anche una posizione di un gruppo, potrebbe succedere che il deputato, come è successo in precedenza a Sannicandro, possa parlare non come espressione collegiale di tutto il gruppo, perché in qualche modo il relatore di minoranza ha già dato un'idea di quello che il gruppo politico pensa di quel tipo di emendamento. La mia richiesta era di capire quale fosse la regola che stavamo applicando, perché, a mio avviso, il parere del relatore in questo caso potrebbe configurarsi come un parere di un gruppo parlamentare, quindi come l'espressione già dichiarata di cosa si intende votare nel merito. Conseguentemente, quindi, chi prende la parola successivamente può esprimersi magari anche semplicemente a titolo personale, però ci tenevo ad avere una precisazione nel merito.

  MATTEO BRAGANTINI. Chiedo di parlare sempre per un richiamo al Regolamento.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  MATTEO BRAGANTINI. Presidente, a mio avviso, il relatore di minoranza non esprime il parere del gruppo, ma semplicemente esprime il parere del relatore di minoranza. Dunque, questa interpretazione, a mio avviso, non può essere applicata e spero non verrà mai applicata.

  PRESIDENTE. Comunque in questo caso l'onorevole Sannicandro non è neanche il relatore di minoranza.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Colletti. Ne ha facoltà.

  ANDREA COLLETTI. Questa volta sull'emendamento, Presidente. Mi sembrava in realtà molto interessante ciò che chiedeva al Governo il deputato Sannicandro. Noi abbiamo assistito, ieri pomeriggio e questa mattina, a una presenza massiccia del Governo, o almeno mi sembrava una presenza massiccia, perché, essendo stato Pag. 53in silenzio e non avendo nessun membro del Governo minimamente spiccicato parola, più che una presenza fisica mi sembravano degli ologrammi mandati da Renzi da Strasburgo. Siccome questo disegno di legge è stato redatto in maniera anche maldestra dal Governo – almeno crediamo dal Governo giacché non sappiamo mai chi sono i veri creatori di questi disegni di legge – mi sembrerebbe giusto avere qui la presenza del Ministro Boschi per darci dei lumi sul perché questo articolo della Costituzione è scritto così male.
  Ora, visto che non c’è il Ministro Boschi, mi aspetterei, come cortesia istituzionale da parte del Governo, almeno una parola sui dubbi legittimi che ha espresso prima il collega Sannicandro. Quindi, visto che c’è il sottosegretario Scalfarotto, penso spetti a lui almeno dare un'opinione da membro del Governo, qualora l'avesse, ovviamente, perché può darsi pure che non ce l'abbia.

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Fraccaro 1.54, con il parere contrario della Commissione e del Governo, con il parere favorevole del relatore di minoranza del MoVimento 5 Stelle, con il parere contrario del relatore di minoranza della Lega Nord e Autonomie e con il parere favorevole del relatore di minoranza di Sinistra Ecologia Libertà.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Tancredi, Marroni, Gasparini, Carinelli, Bianconi, Crippa...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  478   
   Votanti  477   
   Astenuti    1   
   Maggioranza  239   
    Hanno votato  114    
    Hanno votato no  363.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  (I deputati Magorno e Rigoni hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto contrario).

  Passiamo alla votazione dell'emendamento Dieni 1.67, sul quale vi è il parere contrario della Commissione e del Governo e il parere favorevole dei tre relatori di minoranza.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Dieni. Ne ha facoltà.

  FEDERICA DIENI. Presidente, l'articolo 55 definisce, insieme all'articolo 70, le materie su cui il Senato concorre, paritariamente alla Camera dei deputati, alla funzione legislativa. A seguito dell'esame del Senato, è stata inserita nel testo che tale previsione riguardi le materie di cui agli articoli 29 e 32, secondo comma, della Costituzione. Tali articoli sono concernenti il matrimonio, la famiglia e i trattamenti sanitari.
  L'emendamento propone di sostituire il riferimento ai due articoli, che, peraltro, non risponde a un criterio di chiara demarcazione del riparto delle competenze, con il conseguente strascico di incertezza dal punto di vista interpretativo, con un'elencazione puntuale di materie. Quelle elencate da questa proposta emendativa sono le seguenti: salute, trattamenti sanitari e lavoro.
  Su queste tematiche, peraltro, risulta indispensabile il concorso paritario nell'iter legislativo da parte del Senato, dato che salute e lavoro sono questioni su cui si estende parzialmente la competenza legislativa regionale prevista dal novellato Titolo V.
  Si esclude, invece, dalle materie ogni riferimento a matrimonio e famiglia, essendo questioni che possono essere normate soltanto a livello nazionale, in modo unitario su tutto il territorio della Repubblica, e sulle quali, quindi, non avrebbe senso il coinvolgimento paritario della Camera di rappresentanza delle istituzioni territoriali. Appunto, non si capisce come i rappresentanti delle varie regioni possano Pag. 54incidere in maniera differenziata, e quindi tutelare interessi diversi, a seconda della regione in cui essi sono stati scelti.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, la deputata Dadone. Ne ha facoltà.

  FABIANA DADONE. Presidente, questo emendamento è molto importante perché assegna a questo, veramente utilissimo, Senato quanto meno la competenza di concorrere in queste materie che sono puntualmente elencate, che sono salute, trattamenti sanitari e lavoro. Perché sono fondamentali proprio queste ? Alla luce del Titolo V ! Se si assegnano i trattamenti sanitari, in buona sostanza la tutela della salute e la sanità, alle regioni, poi non si può non attribuire a quel presunto Senato delle regioni una competenza concorrente insieme alla Camera dei deputati; altrimenti, veramente, questo Senato a che diamine serve ?
  Quantomeno, proprio in vista di quel Titolo V che alcuni di voi hanno modificato in illo tempore, che ha creato, peraltro, dei disastri enormi all'interno sia della sanità che delle regioni, l'idea più logica sarebbe di far decidere entrambi su questo tipo di materie. Chiedo veramente di valutarlo, perché è tutt'altro che un emendamento ostruzionistico.

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Dieni 1.67.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Bossa, Carrozza, Covello, Carnevali, Gasparin, Pilozzi, Pini, Tripiedi, Ferraresi...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  479   
   Votanti  478   
   Astenuti    1   
   Maggioranza  240   
    Hanno votato  116    
    Hanno votato no  362    

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  Passiamo alla votazione dell'emendamento Cozzolino 1.78 con il parere contrario della Commissione e del Governo e con il parere favorevole dei tre relatori di minoranza.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Cozzolino. Ne ha facoltà.

  EMANUELE COZZOLINO. Grazie Presidente, colleghi, uno dei pilastri di questa riforma costituzionale proposta dal Governo è costituito dalla radicale modifica apportata alle funzioni svolte dal Senato, oltre che alla sua composizione. Come già emerso abbondantemente, di fatto, si elimina il bicameralismo paritario, o almeno così sembrerebbe, salvo alcune eccezioni indicate dal nuovo articolo 55 della futura Carta costituzionale e dal nuovo articolo 70, dove invece il procedimento legislativo rimane identico a quello attualmente in vigore. Con questo emendamento, colleghi, e con quelli successivi a mia firma, proponiamo di aggiungere almeno tre materie a quelle destinate alla legislazione paritaria di Camera e Senato. Mi riferisco al principio posto dall'articolo 6 della Carta costituzionale, che è quello della tutela delle minoranze linguistiche, e alle materie coperte dagli articoli 29 e 32 della Costituzione, che erano state inserite al Senato e, poi, sono state cassate nel corso dell'esame in Commissione. Che tutta la legislazione in tema di famiglia e di diritto alla salute dovesse essere prodotta paritariamente dalle due Camere era un principio che condividevamo e, quindi, proviamo a reintrodurlo.
  Per quanto riguarda, invece, la tutela delle minoranze linguistiche, di cui all'articolo 6, l'Italia ha al suo interno territori con una forte tradizione autonomista e non è un caso che su venti regioni, di cui si compone il nostro Stato, cinque siano a statuto speciale. Ovviamente, le motivazioni storiche, culturali e geografiche, che Pag. 55hanno portato a riconoscere questa peculiarità politica, organizzativa ed amministrativa, sono tra loro diverse. Però il tema delle minoranze linguistiche è un tema importante per il nostro Paese e per la nostra storia, al punto che in due regioni italiane sono previste regole particolari per quanto attiene all'elezione dei rappresentanti alla Camera e al Senato. Ciò detto, e alla luce della nuova configurazione del Senato della Repubblica che, anche se mantiene l'attuale nome, si appresta a divenire, o almeno vorrebbe divenire, una Camera delle regioni e dei comuni, riteniamo che proprio al nuovo Senato debba essere riconosciuto un ruolo paritario con quello della Camera, per quanto riguarda la legislazione in tema di minoranze linguistiche. Anzi, a maggior ragione, il nuovo Senato delle regioni si dovrà occupare di un tema che riguarda propriamente, e da vicino, alcuni territori del nostra Repubblica, un tema come quello delle tutele delle minoranze linguistiche. Quindi se volete fare un Senato, almeno così avete detto a parole, che rappresenti le autonomie locali e le regioni, diamogli qualche potere, se no potevate abolirlo tranquillamente. Non siete stati neanche coraggiosi, non avete avuto il coraggio di abolire il Senato. Quindi, dategli qualcosa da fare (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Bianconi. Ne ha facoltà, però, per cortesia, se magari fate in tempo utile la vostra richiesta.

  MAURIZIO BIANCONI. Signor Presidente, ero in tempo utile, non ero in anticipo, ma va bene così, non ci sono problemi. Vorrei sottolineare la nostra contrarietà a questo emendamento, riprendendo la questione del primo periodo, comma quinto, di questo articolo, nel quale si dice che: Il Senato della Repubblica rappresenta le istituzioni territoriali.
  Noi non ci abbiamo messo mano, perché questa qui è la prova del compito malfatto. Infatti le istituzioni territoriali sono i consigli di circoscrizione – dove ci sono – i consigli comunali, le aree metropolitane, le province che non si votano, i consigli e i governi regionali e tutto questo si dà in rappresentanza ai consiglieri regionali, che hanno eletto altri consiglieri regionali, e a un po’ di sindaci. Quindi, pensate che asimmetria istituzionale c’è. Ma dentro questa confusione, anche di rappresentanza e di rappresentatività, nella quale il mandato dei singoli senatori è un mandato tutto da discutere (qual è, da dove proviene, che pregnanza ha) si vorrebbero anche aggiungere tre materie fondamentali come minoranze linguistiche, salute e famiglia.
  Presidente, si può fare tutto e ho visto che anche al Senato avevano messo la famiglia e il matrimonio, mi pare. Però è pacifico che questo Senato meno competenze ha e meno danni fa. Infatti lo scopo di un buon italiano che si occupa di queste cose, se proprio questo Senato ha da passare, è che sia veramente un dopolavoro con bocciofila annessa, cioè non devono proprio fare niente, proprio niente ! Infatti fanno solo dei danni, sia per come è concepito, sia per quello che fa. Volerlo caricare di diritti soggettivi di tale pregnanza mi sembra sbagliato.
  Capisco il tentativo di dire: beh, abbiamo fatto questa cosa fatta male, facciamogli fare qualcosa. No ! Quando le cose sono fatte male, è bene non fargli fare niente. È come per i giocatori di calcio, che giocano male, non vanno provati di qua e di là: prima in panchina e poi a casa. E così questo Senato, guardiamo di metterlo prima in panchina è poi di liberarcene il prima possibile (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia – Il Popolo della Libertà – Berlusconi Presidente).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato La Russa. Ne ha facoltà.

  IGNAZIO LA RUSSA. Presidente, io concordo con gli argomenti che ho appena sentito da parte del collega di Forza Italia, anche se, come ho detto, noi votiamo comunque a favore, perché tanto è chiaro Pag. 56che quest'Aula non ne farà passare uno di questi emendamenti. Allora il nostro è un voto di protesta contro questa riforma nel suo complesso.
  Ma quello che mi sorprende è che nel gruppo degli amici di Forza Italia parlano solo quelli che fanno presagire con il loro intervento un voto contrario poi all'articolo e al provvedimento nel suo complesso, mentre c’è il silenzio totale da una parte. Questi interventi sono quasi dichiarazioni in dissenso dal gruppo.
  Allora io voglio capire bene, Presidente. Mi devo rivolgere a lei per Regolamento, ma vorrei rivolgermi direttamente ai colleghi di Forza Italia. Queste argomentazioni che io condivido pienamente, che ho appena sentito, dei colleghi di Forza Italia che hanno parlato, sono l'espressione del gruppo – infatti anche questo fa parte della valutazione che ogni altro parlamentare dà a secondo di questo votare in un modo o nell'altro – o appartengono ad un'area che, in sostanza, sta parlando alla silente dichiarazione di gruppo, cioè in dissenso dal gruppo ?

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Cozzolino 1.78, con il parere contrario della Commissione e del Governo e con il parere favorevole dei relatori di minoranza.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Cozzolino, Diacono, Bossa, Paola Bragantini, Mura, Di Lello... Iacono ancora... anche Mura ha un problema... Sorial...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  484   
   Votanti  482   
   Astenuti    2   
   Maggioranza  242   
    Hanno votato  116    
    Hanno votato no  366    

  La Camera respinge (Vedi votazioni).
  Passiamo alla votazione dell'emendamento Cozzolino 1.79, con il parere contrario della Commissione e del Governo e con il parere favorevole dei tre relatori di minoranza.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Cozzolino. Ne ha facoltà.

  EMANUELE COZZOLINO. Grazie Presidente. Colleghi, per un tema come quello che riguarda l'intervento legislativo relativo ai rapporti tra Stato e Chiesa e la regolamentazione di materie oggetto dei Patti Lateranensi riteniamo opportuno prevedere un potere legislativo paritario della Camera dei deputati e del nuovo Senato.
  La delicatezza e, al tempo stesso, l'importanza storica che nel nostro Paese hanno sempre avuto queste tematiche inducono a richiedere il massimo grado di riflessione possibile quando si deve intervenire normativamente. È per questo che, oltre all'organo politico vero e proprio del nuovo sistema costituzionale, che è la Camera dei deputati, è bene che si pronunci con pari poteri anche il Senato della Repubblica attraverso un procedimento legislativo come quello attualmente in vigore, che chiede ad entrambe le Camere di approvare un testo in forma identica.
  Del resto, anche la genesi storica dello stesso articolo 7 della Costituzione induce a muoversi in questa direzione. L'articolo 7, infatti, è stato uno dei massimi e più alti esempi della responsabilità con cui i padri costituenti svolsero il loro mandato, avendo come fine la costruzione di un nuovo Stato democratico, obiettivo che veniva ritenuto prioritario rispetto alla stessa competizione politica, che pure era molto forte, tra i partiti della sinistra social-comunista e la Democrazia Cristiana.
  È vero che è proprio per la natura dell'articolo 7 della Costituzione che non è molto frequente l'intervento normativo in materie che si possono richiamare a questo tema. Allo stesso tempo, però, è opportuno prevedere che, qualora il legislatore dovesse porre mano a questa tematica, Pag. 57lo possa fare con tutta la ponderazione del caso e, dunque, tramite un procedimento di legislazione paritaria perfetta tra Camera dei deputati e Senato della Repubblica. Quindi, se ci sono dei democristiani qui dentro, potete votarlo.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Palese. Ne ha facoltà.

  ROCCO PALESE. Grazie signora Presidente. Il gruppo di Forza Italia, anche su questo emendamento, vota convintamente contro, per un motivo molto semplice. Forza Italia e il centrodestra non sono stati responsabili di una delle modifiche costituzionali che ha provocato grave danno al Paese, che è la modifica del Titolo V. Dopo dieci anni che è entrata in vigore, è riconosciuto da tutti – anche dalle parti politiche, ma soprattutto dalle parti tecniche interne ed esterne al nostro Paese – che quella modifica costituzionale, dal punto di vista della spesa pubblica, ha provocato più danno delle due guerre mondiali messe insieme, lo sappiamo tutti. Infatti, gli obiettivi erano quelli dell'efficienza, della diminuzione delle tasse e quant'altro, invece abbiamo avuto triplicazione di competenze e quant'altro. Ma soprattutto vi è stato un punto centrale: si è creato un grandissimo contenzioso, che è stato risolto dalla Corte costituzionale, tra le regioni e lo Stato proprio per le competenze concorrenti.
  In questo contesto siamo già alla seconda lettura. Una delle modifiche più importanti di questa riforma è quella di mettere riparo, quella di correggere quello che è stato sbagliato all'interno di quella riforma. Infatti, è fin troppo evidente che, dal punto di vista del decentramento e del federalismo, l'unico federalismo vero che è entrato in vigore, signora Presidente, è quello della corruzione e basta. E di questo il Parlamento dovrebbe essere consapevole, anche chi non ha votato o chi è stato al Governo e ha cercato di attuare quella riforma, forse senza neanche rendersi conto di quelli che erano gli effetti perversi che quella riforma provocava.
  Ecco perché noi, in riferimento a quello che sarà il prodotto finale di questa riforma – siamo solo alla seconda lettura rispetto alle due Camere, ma è sempre la prima lettura – e alla modifica di quel Titolo V, cercheremo in tutti i modi e in tutte le maniere di dare il contributo dovuto: meno competenze al Senato, indipendentemente da come uno la pensa sul tema se andasse abolito o meno. Non c’è consapevolezza che in questa maniera, con questa proposta si sta cercando di istituire una Camera che sarà contrapposta a questa: questo è il punto vero. E il contenzioso che per dieci, undici anni abbiamo visto istaurarsi tra le regioni e lo Stato, sulle competenze invasive o meno e viceversa sulle varie leggi e disposizioni, lo vedremo rapportato su queste due Camere.
  Altro che la situazione che ci viene attribuita, di mancata chiarezza: no, è un contributo, è un'ammonizione, un po’ a tutti i colleghi, a fare attenzione, perché è stato fatto già un errore la prima volta: non possiamo sbagliare per la seconda volta.
  Ecco perché dico e sono convinto che, indipendentemente da tutto, visto che si sta proponendo una Camera che sarà contrapposta a questa, che sarà alternativa a questa, in riferimento alle tante cose, noi siamo convinti che meno competenze avrà quella Camera, meglio sarà per il Paese, per il presente ed il futuro di questo Paese (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia – Il Popolo della Libertà – Berlusconi Presidente).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Capezzone. Ne ha facoltà.

  DANIELE CAPEZZONE. Signora Presidente, intervengono non solo per ribadire le ragioni di carattere generale ottimamente illustrate un istante fa dal collega Palese, ma anche per aggiungere un elemento di merito: qui, con questo emendamento, al quale voteremo contro, fra le competenze che verrebbero aggiunte al Senato, oltre a famiglia e salute, ci sarebbe pure l'articolo 7, il Concordato.Pag. 58
  Parla un laico ed un liberale che già ritiene un errore l'inserimento del Concordato nella Costituzione repubblicana e non rilancio qui il dibattito sul grave errore di Palmiro Togliatti, a mio avviso, nel 1947, il dibattito tra i liberali e Togliatti dall'altra parte e, dentro il PCI, tra Togliatti e Concetto Marchesi, che non volle votare l'inserimento dei Patti lateranensi.
  Io resto un laico ed un liberale e credo che anche tanti credenti non vogliano il Concordato nella Costituzione. Ma l'idea che questo grande dibattito, comunque la si pensi, favorevoli o contrari, questo grande dibattito tutto politico sia affidato a dei delegati regionali che nessun cittadino ha eletto e che vengono scelti da qualche capobastone, in base alle logiche tutte interne di secondo livello della politica locale, dà la misura della follia nella quale ci troviamo.
  Sbagliato è l'emendamento, ma ancora più sbagliata è la situazione alla quale l'emendamento si applica.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Matteo Bragantini. Ne ha facoltà.

  MATTEO BRAGANTINI. Mi sono spostato perché parlo a nome del gruppo.

  PRESIDENTE. Anche lei fa come l'onorevole La Russa, prego.

  MATTEO BRAGANTINI. Allora, per quanto riguarda questo emendamento e tutti i successivi, noi voteremo a favore perché riteniamo che, anche se la struttura di questo provvedimento e di questa riforma costituzionale è sbagliata perché non si è fatta una vera riforma per un Senato veramente delle autonomie, un Senato federale e, dunque, un sistema alla tedesca, dove venivano nel Senato rappresentati i governi delle regioni, noi riteniamo che già adesso, già in questo articolo, tutte le competenze del Senato debbano essere quelle che potrebbero essere potenzialmente quelle delle regioni. Infatti noi vogliamo – e lo stiamo facendo e si vede nei lavori – un'opera di miglioramento del testo, per vedere anche se in futuro, magari in terza o in quarta lettura, si possa veramente e finalmente fare una riforma sensata.
  Io non vorrei, come è successo durante la discussione in Commissione (che ricordo è stata di sole 30 ore su 150, con pochissimo dibattito con la maggioranza), che succedesse di sentire le stesse parole di qualche esponente della maggioranza ed anche del Governo, che ha detto: «Ne abbiamo già discusso al Senato ed in ogni caso rivedremo una prossima volta le funzioni del Senato e vedremo se il sistema che abbiamo costruito funzionerà o meno». Oppure addirittura qualcuno ha detto: «Ma in fondo ci sarà la Corte costituzionale, che metterà a posto se ci sono delle interpretazioni da fare».
  Stiamo modificando 40 articoli della Costituzione, non possiamo già partire dicendo: «Proviamo a fare una riforma, se non funziona la cambieremo», perché la riforma della Costituzione si dovrebbe fare solo ogni 20 o 30 o 40 anni e non per tentativi o vedendo qual è la maggioranza, perché così vuol dire semplicemente fare una riforma in qualche modo solo per andare dai cittadini e dire «vedete, io sono riuscito a fare una riforma costituzionale», anche se non funziona.
  Dunque, veramente io chiedo al Governo ed alla maggioranza un po’ più di responsabilità, come è stato detto ieri da molti esponenti del PD.
  Molti nel PD vogliono un sistema alla tedesca, un sistema dove il Senato sia il Senato delle autonomie, dunque un Senato dove sono rappresentati i governi delle regioni.
  Facciamolo adesso, non pensiamo, fra due o tre anni, di ricambiare la Costituzione, perché in questo modo si lavorerebbe molto ma molto male.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Quaranta. Ne ha facoltà.

  STEFANO QUARANTA. Presidente, mi sembra che stiamo ascoltando una discussione Pag. 59un po’ paradossale. Questa maggioranza ci propone un nuovo Senato che è il Senato delle autonomie; contemporaneamente toglie poteri alle regioni perché tutta la legislazione concorrente sarà eliminata e passerà sostanzialmente allo Stato e il Senato delle autonomie, che essa ci propone, è un Senato che sostanzialmente non deve decidere su nulla perché avevamo detto che aveva già pochi poteri prima e, con il lavoro in Commissione fatto alla Camera, gli sono state tolte le poche competenze che aveva. Allora, in me continua a rimanere il dubbio a che cosa serva questo Senato.
  Vorrei poi far notare un altro aspetto che trovo stravagante. Qui siamo in presenza di una maggioranza che cambia 40 articoli della Costituzione ma non ha né il coraggio né la forza di illustrarcene uno. A me piacerebbe che i colleghi del Partito Democratico, che hanno a disposizione quattordici ore per intervenire, visto che le opposizioni hanno fatto la fatica di presentare alcune centinaia di emendamenti, almeno avessero la cortesia istituzionale di spiegarci la loro riforma, se sono in grado di farlo, ovviamente. Almeno potremmo interloquire e potremmo confrontarci (Applausi dei deputati dei gruppi Sinistra Ecologia Libertà, MoVimento 5 Stelle e Lega Nord e Autonomie). Stiamo parlando della Costituzione, di 40 articoli: possiamo interloquire su questi temi o dobbiamo semplicemente votare per due settimane ? Fatecelo sapere, perché nel caso magari anche noi potremmo fare dell'altro (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Fraccaro. Ne ha facoltà.

  RICCARDO FRACCARO. Signor Presidente, proviamo a fare in modo che questo emiciclo non sia semplicemente un palcoscenico per parlarsi addosso ? Proviamo per una volta a confrontarci sulle opinioni ? Però facciamolo tutti. Con questi emendamenti è emerso da questo dibattito un atteggiamento di contrasto a questi primi articoli della riforma perché le opposizioni tutte ritengono che questo ibrido del Senato non sia utile al Paese e, anzi, le opposizioni tutte assieme, da SEL alla Lega – questo la dice lunga della bontà di questa idea perché è universalmente riconosciuta – ritengono che sarebbe molto più utile un Senato modello tedesco Bundesrat.
  Allora, Presidente, siccome questo provvedimento proviene dal Governo ed è già un'anomalia perché è una riforma di 40 articoli della Costituzione, chiediamo al Governo di spiegarci perché non seguire la linea del Bundesrat e perché continuare ossessivamente su questa linea.

  PRESIDENTE. Concluda.

  RICCARDO FRACCARO. E ai colleghi di Forza Italia: perché per voi non sarebbe migliore un Senato così fatto (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) ?

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Bianconi. Ne ha facoltà.

  MAURIZIO BIANCONI. Grazie Presidente, il collega si è rivolto al gruppo di Forza Italia. Io non posso parlare per il gruppo di Forza Italia, ma per alcuni di noi sì. Alcuni di noi sono monocameralisti, cioè sono per l'abolizione del Senato: in via gradata starebbe bene il Bundesrat e in via ancora gradata, se volete fare questa roba, che sia il popolo ad eleggerla. Questa è la nostra posizione. Quindi, se si trova un'intesa sul Bundesrat, alcuni di noi, non il gruppo di Forza Italia, è di questa idea.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Latronico. Ne ha facoltà.

  COSIMO LATRONICO. Signor Presidente, colleghi, io credo che questa discussione non sia inutile, nel senso che la procedura aggravata che la Costituzione ci dà per riformare la Carta costituzionale ci consente di aprire un confronto di merito nell'Aula, al di là degli schieramenti, per Pag. 60vedere il contenuto funzionale delle disposizioni. Non c’è dubbio che una delle ultime riforme costituzionali, quella del Titolo V, a distanza di anni, ci consegna un insuccesso funzionale che è all'origine forse della crisi istituzionale che ha vissuto il nostro Paese ed anche il sistema politico e la fiducia tra il sistema politico e i cittadini.
  Ora, noi come rimediamo, secondo questa prima lettura, a questa problematica ? Trovando un compromesso che, secondo noi, non è virtuoso, perché c’è un compromesso per superare il bicameralismo, che fino in fondo non lo supera, e c’è un compromesso per rimediare alla differenza delle funzioni, che, anche qui, è un altro esempio di ambiguità.

  PRESIDENTE. La invito a concludere.

  COSIMO LATRONICO. Ecco, questa è la nostra posizione per dire che, se dobbiamo scegliere delle materie in capo alla Camera eletta dal popolo, facciamolo fino in fondo. Il resto...

  PRESIDENTE. Concluda.

  COSIMO LATRONICO. ...è un rimedio che rischia di essere peggiore dei problemi che vuole andare a risolvere (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia – Il Popolo della Libertà – Berlusconi Presidente).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, la deputata Ricciatti. Ne ha facoltà.

  LARA RICCIATTI. Signora Presidente, ho chiesto di intervenire in dissenso dal mio gruppo per cercare di fare una riflessione un pochino più ampia. Colleghe e colleghi, noi siamo a pagina 46 del fascicolo degli emendamenti che discuteremo e, siccome abbiamo tanti altri emendamenti da discutere insieme, io vorrei anche provare a smorzare la monotonia in cui sono le opposizioni e le minoranze che si rimpallano spunti di riflessione, proposte, critiche e interventi e, magari, mi piacerebbe sentire, ascoltare e provare ad essere anche convinta dalle colleghe e dai colleghi della maggioranza e provare a sentire anche la loro voce, capire perché respingono, in maniera indiscriminata, tutti gli emendamenti. Guardo il minutaggio del Partito Democratico e, sull'onda e sotto l'egida della parsimonia, hanno utilizzato solo 21 minuti delle 14 ore e 14 minuti.

  PRESIDENTE. La invito a concludere.

  LARA RICCIATTI. Quindi, dico: non preoccupatevi, perché il tempo, volendo, ce l'avete per provare a capire e a far passare anche il messaggio, anche qui fuori, del perché stiamo andando a modificare la Costituzione senza neanche confrontarci (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, la deputata Dadone. Ne ha facoltà.

  FABIANA DADONE. Grazie Presidente. Dal dibattito è emerso chiaramente come SEL, Lega, noi, una parte di Forza Italia, una parte, forse, del PD, speriamo, siano favorevoli al Senato di tipo tedesco. Ora, io vorrei sapere perché il Governo non vuole convergere su questo tipo di opzione, visto che, praticamente, tutte le forze politiche, ad eccezione del Partito Democratico, convergono su questo tipo di Senato, che non stravolgerebbe l'impianto, che tanto comunque è zoppo, che ci avete proposto, ma avrebbe decisamente più senso e andrebbe nell'ottica di un Senato federale.

  PRESIDENTE. La invito a concludere.

  FABIANA DADONE. Sarebbe gradito in quest'ambito un intervento da parte del Governo che motivi il perché se ne frega delle opinioni di tutte le opposizioni, tutte, ad esclusione del Partito Democratico (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Corsaro. Ne ha facoltà.

Pag. 61

  MASSIMO ENRICO CORSARO. Grazie Presidente. A differenza dei tanti interventi che mi hanno preceduto, devo dire che trovo una perfetta coerenza tra questo progetto di riforma della Costituzione e il modo con il quale il Presidente del Consiglio sta gestendo il suo Governo.
  Dopo essere arrivato in fretta e furia ad occupare lo scranno più alto di Palazzo Chigi, defenestrando l'incolpevole predecessore, adducendo come motivazione la necessità che l'Italia fosse governata da un piglio aggressivo e concludente nell'imminente apertura del semestre di Presidenza italiana, ci aveva fatto pensare ed immaginare chissà quale rivoluzione nel potere di interlocuzione dell'Italia all'interno dell'Europa.
  Questa mattina, tristemente, abbiamo dovuto registrare come l'anonimo Presidente del Consiglio del Governo italiano abbia, a Bruxelles, riconsegnato le chiavi della guardiola senza avere nemmeno spolverato le mensole: esattamente come fa il portinaio sostitutivo nel mese d'agosto nei condomini nei quali il titolare della carica, giustamente, va a godere del mese di vacanza.
  E, con la stessa totale assenza di incisività, oggi, il Presidente del Consiglio, dopo avere pomposamente garantito agli italiani un'epocale riforma della Costituzione – argomento, come ho detto ieri, onorevole Presidente, che non mi turba, perché non sono tra quelli che hanno sempre pensato che la Costituzione debba essere immarcescibile ed immodificabile e sono convinto, peraltro, che della Costituzione dovrebbero essere cambiati, probabilmente, 139 articoli su 139 –, ci consegna una cosa raffazzonata, in cui l'unico argomento che avrebbe dovuto far presa sulla gente, cioè l'abolizione di uno dei due rami del Parlamento, si traduce – lo diceva il collega Bianconi nel suo intervento precedente –, sostanzialmente, in un dopolavoro, in un circolo ricreativo aziendale, in un doppione di carica per i consiglieri regionali.
  Ora, io ho fatto per 13 anni il consigliere, l'assessore regionale e, francamente, come gli altri che insieme a me hanno svolto questo ruolo istituzionale, so e sappiamo che tutto si può chiedere a qualcuno che deve fare bene il legislatore sul proprio territorio, piuttosto che andarsi ad occupare contemporaneamente anche di altre cose che hanno, per gli argomenti di cui stiamo parlando e trattando su questi emendamenti, nemmeno una definizione concettuale di quelli che devono essere i campi di applicazione. E mi veniva da pensare che l'acronimo del prossimo Senato, diventando il circolo ricreativo aziendale dei consiglieri, sia CRAC, esattamente quello che voi state determinando sulla credibilità delle istituzioni con questa modifica delle funzioni del Senato della Repubblica. Ma, dicevo e concludo, onorevole Presidente, se vedo una certa quale rispondenza nell'atteggiamento del Presidente del Consiglio, assolutamente inconcludente nel suo ruolo in Europa, assolutamente evasivo nelle scelte di politica economica per quanto riguarda le condizioni di ripresa che mancano nel nostro Paese, totalmente assente di significato nel contenuto di questa riforma costituzionale, ciò che continuo ad avere difficoltà a spiegarmi è perché una buona parte degli amici e dei colleghi, che insieme a me, che insieme a noi, avevano speso la loro credibilità agli occhi e alle espressioni di voto degli elettori di centro-destra, sommano bellamente i loro voti per difendere probabilmente un'intesa scritta o solo verbalmente definita nel chiuso di quattro mura, di cui nessuno ha contezza e che probabilmente nulla ha a che vedere con l'equilibrio prossimo venturo della funzionalità delle nostre istituzioni.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Fratoianni. Ne ha facoltà.

  NICOLA FRATOIANNI. Grazie signora Presidente. Devo dire che anch'io mi sono chiesto perché non sia possibile avere una interlocuzione su questa riforma – l'ha ricordato il collega Quaranta, altri colleghi e colleghe – perché, per esempio, su un tema come questo, quello di un modello che richiami l'esperienza tedesca, non si Pag. 62possa addivenire a un punto di avanzamento in una discussione così delicata. Allora, in assenza dell'interlocuzione auspicata, ma che non arriva, ho provato a darmi qualche risposta. Temo che qualche risposta ci sia. L'impressione che ho è che il modello tedesco non sia praticabile perché, se dovessimo andare in quella direzione, dovremmo cambiare qualche altra piccola cosa, che invece accompagna questa riforma. Tanto per cominciare, dovremmo evitare di togliere il potere alle regioni e, invece, dovremmo dargliene magari qualcuno di più. E poi, soprattutto, dovremmo fare una legge elettorale diversa perché dove c’è la Camera di secondo livello, la seconda Camera, o dove addirittura non c’è, la legge elettorale deve essere proporzionale. Invece, questo sistema elettorale, questo sì, serve a tutt'altro: a ridurre gli spazi di democrazia e a costruire un modello che serva magari a contenere i conflitti sociali che le politiche economiche e dei diritti di questo lavoro non fanno che aumentare quotidianamente

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Toninelli. Ne ha facoltà.

  DANILO TONINELLI. La ringrazio. Siamo arrivati a un punto in cui è necessaria, evidentemente, l'interlocuzione da parte del Governo. Se la maggioranza, che sta portando avanti questa riforma, non intende ribattere su un punto nodale come quello di cui stiamo ora parlando, ovverosia del perché non vi siete orientati verso un Senato effettivamente delle autonomie, che porta le istanze delle Regioni, è del tutto anomalo quantomeno che anche il Governo, da cui è partita la riforma, non ci dia delle risposte. La risposta possiamo anche darcela noi. A voi non interessa il contenuto di questa riforma; a voi interessa semplicemente vendere ai cittadini il fatto di avere fatto una riforma. Una riforma del lavoro che, in realtà, limita il lavoro; una riforma della Costituzione che, in realtà, limita gli spazi di democrazia e che dimezza la Costituzione.
  Semplicemente un esercizio semantico, un gioco di parole. «Riforma», da vocabolario, ha un'accezione positiva nei confronti di chi riceve il significato della parola, quindi dite di averla fatta, ma, in realtà, è totalmente negativa. È un po’ come nel caso in cui io vado a dire a mio figlio «abracadabra». «Abracadabra», Presidente, che cosa significa ? Nulla, significa «Abracadabra».

  PRESIDENTE. Concluda.

  DANILO TONINELLI. La riforma, che state facendo, cosa significa ? Nulla (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Buttiglione. Ne ha facoltà.

  ROCCO BUTTIGLIONE. Grazie, signora Presidente. Devo chiederle di parlare a titolo personale, perché il mio gruppo non ha una posizione in tale materia e quindi non posso parlare a nome del gruppo che non ha una posizione sul tema all'interno del quale stiamo discutendo. A titolo personale, però, vorrei invitare la maggioranza...

  PRESIDENTE. Mi scusi, però su questo avevamo già detto prima: ci dovrebbe essere comunque una posizione del gruppo.

  ROCCO BUTTIGLIONE. Allora, le pongo una questione regolamentare: quando un gruppo non si espone, non parla, i deputati del gruppo non possono prendere la parola a titolo personale ? A me sembra che, nella logica che abbiamo sempre seguito, abbiano titolo a prendere la parola, tanto più che, con una forzatura evidente del Regolamento, in molte occasioni, vediamo deputati che prendono la parola per esprimere di nuovo la posizione del gruppo anche venti, trenta, quaranta volte nella stessa seduta. Rimetto alle sue valutazioni queste considerazioni.

Pag. 63

  PRESIDENTE. Però, onorevole Buttiglione, prima ho letto testualmente il passaggio del Regolamento in cui si dice che il titolo personale viene concesso a seguito della posizione del gruppo. Quindi, per me adesso resta difficile concedere a lei la possibilità di esprimere un parere se il gruppo non si è espresso.

  ROCCO BUTTIGLIONE. Mi rimetto alla sua insindacabile decisione a termini di Regolamento, permettendomi però di ripetere che mi pare un'incongruenza e una limitazione dei diritti del singolo parlamentare.

  PRESIDENTE. Se il gruppo è d'accordo, imputo il tempo al gruppo e non a quello a titolo personale. Non sottraggo il tempo del suo intervento dal tempo disponibile per gli interventi a titolo personale ma lo sottraggo al tempo del gruppo. Questo voglio dire. Se il gruppo è d'accordo, prego.

  ROCCO BUTTIGLIONE. Molto brevemente nell'ambito di un minuto, vorrei invitare la maggioranza a riflettere su queste ultime osservazioni dell'opposizione, perché modifiche le quali avvicinino al modello del Bundesrat non mi pare che neghino l'impianto fondamentale del provvedimento, che siano incompatibili con le finalità proprie del provvedimento e forse avrebbero un'utile capacità di razionalizzazione.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Caso. Ne ha facoltà.

  VINCENZO CASO. Grazie, Presidente. Sono d'accordo anch'io a lanciare questo appello alla maggioranza. Forse, ci sarebbe bisogno di una sveglia oggi in quest'Aula. Stiamo parlando di quaranta articoli della Costituzione, come si fa a stare in silenzio ! Come fa la maggioranza a stare in silenzio (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) ! È assordante questo silenzio (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) ! Non è possibile stare così, sottomessi al Governo che ci presenta questo ! Svegliatevi (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) !

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Zaccagnini. Ne ha facoltà.

  ADRIANO ZACCAGNINI. Presidente, mi rivolgo alla maggioranza, a quelli favorevoli a questa riforma costituzionale: volete intervenire ? Volete motivare le vostre posizioni ? Avete, non un po’ di coraggio, perché quello vi manca, ma un po’ di rispetto per il dibattito parlamentare ? Siete d'accordo ? Diteci perché. Non siete d'accordo ? Dissentite, motivatelo. Basta con questa farsa, con questo comportamento irresponsabile che porta inevitabilmente all'innalzamento dei toni, mentre le opposizioni, qui, a differenza del Senato, si stanno confrontando nel merito con un ridotto numero di emendamenti.
  Siete addormentati, e volete addormentare la democrazia. Svegliatevi !

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Sannicandro. Ne ha facoltà.

  ARCANGELO SANNICANDRO. Grazie Presidente, intervengo per sollecitare i colleghi ad una sia pure frettolosa lettura degli atti dell'Assemblea costituente, dove si scoprirà come non ci fossero due fronti contrapposti come noi li stiamo vivendo, ma come le idee circolassero e come le posizioni cambiavano. È stato già ricordato che la sinistra e il Partito Comunista in particolare, che non era un partito molto flessibile in genere, era per il monocameralismo; però gli stessi sostenitori del monocameralismo, ad un certo punto, fecero proprie le ragioni di coloro i quali volevano il bicameralismo. È veramente educativo leggere quelle carte per capire come si può, stando sul merito, trovare soluzioni efficaci per tutti !
  E poi un'ultima notazione, velocissima: ma se siete talmente convinti della bontà Pag. 64di questo testo, ma perché non tentate di convincerci ? Abbiate questa generosità nei confronti di noi inetti ed incapaci che non siamo in grado di comprendere le vostre ragioni (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà) !

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Invernizzi. Ne ha facoltà.

  CRISTIAN INVERNIZZI. Signor Presidente, vedo che, malgrado i ripetuti appelli non c’è un cenno da parte della maggioranza. Io capisco che voi ormai siate sostanzialmente completamente presi da quello che accadrà nelle prossime ore, cioè dalle quasi imminenti dimissioni del Capo dello Stato, e quindi da quello che a voi interessa maggiormente adesso, cioè chi sarà il futuro Capo dello Stato, e se questo passaggio permetterà comunque al patto del Nazareno di reggere o meno; ma vi chiediamo veramente di far finta di dialogare con noi su una questione che teoricamente interessa 60 milioni di persone da qui ai prossimi decenni.
  Se avrete almeno la decenza di fingere che la questione del Capo dello Stato, che è qualcosa di sicuramente importante – e concludo –, magari, da domani, da quando il Presidente effettivamente darà le dimissioni, diventerà il centro, va bene, noi ci siamo: perché, se volete parlare di Costituzione, qualche gruppo che rappresenta qualche milione di italiani è qui e non sta aspettando altro.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Zaratti. Ne ha facoltà.

  FILIBERTO ZARATTI. Signor Presidente, la nota d'Aula delle 15,12 dice che il Partito Democratico ha a disposizione 14 ore e 14 minuti e ha consumato 24 minuti. Area popolare ha 4 ore e 33 minuti e ha consumato 17 minuti. Scelta civica: 4 ore 14 minuti, zero interventi. Per l'Italia: 3 ore e 49 minuti e 54 secondi. Misto-Partito Socialista: 1 ora e 30 minuti, zero interventi. Misto-Minoranze linguistiche: 1 ora e 15 minuti, zero interventi. Complessivamente, i partiti di maggioranza hanno 29 ore e hanno consumato 42 minuti; solo SEL ha consumato più di un'ora. Qualche secondo fa un esponente autorevole del PD diceva che, certo, questa discussione sui tempi non rimarrà sui libri di storia; ma sui libri di storia rimarrà il fatto che il Partito Democratico vuole cambiare la Costituzione senza neanche fare un intervento in Aula per motivarlo (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Simonetti. Ne ha facoltà.

  ROBERTO SIMONETTI. Signor Presidente, in questa riforma della Costituzione mancano i territori, manca la possibilità delle identità di essere rappresentate in un ramo del Parlamento. L'esperienza tedesca può essere mutuata anche da noi attraverso una riproposizione del Bundesrat e avendo la possibilità che i rappresentanti dei territori e delle regioni abbiano il vincolo di mandato, affinché questi rappresentino veramente le esigenze dei territori; e non siano invece semplici lacchè dei partiti che li nominano perché abbiano la possibilità di venire a fare qualche gita a Roma, visto che la responsabilità principale ce l'avranno sul territorio, essendo sindaci o consiglieri regionali o presidenti delle regioni. È chiaro che, se Renzi si vuole definire il sindaco d'Italia, è bene che riveda le sue posizioni nei confronti degli enti locali perché li sta massacrando, i territori, sia da un punto di vista economico che da un punto di vista identitario.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Prataviera. Ne ha facoltà.

  EMANUELE PRATAVIERA. Grazie Presidente, più volte attorno ai discorsi sulla necessità di riformare i due rami del Parlamento ci si è ritrovati a leggere – non a discutere perché in questa Aula, come è Pag. 65stato riportato da molti colleghi prima di me, non c’è stata nessuna discussione – o ad ascoltare in televisione numerosi esponenti del Partito Democratico sulla necessità appunto di riformare uno dei due rami in chiave territoriale. Appoggiare questo emendamento è fondamentale per dare seguito a quelle idee e a quelle dichiarazioni con una fattività. Quindi, per annunciare anche da parte mia la necessità di appoggiare questo emendamento visto che vi siete espressi più volte in questa direzione e dare appunto seguito a quanto avete più volte detto ma che ancora non avete avuto il modo di dimostrare dandogli seguito.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, la deputata Businarolo. Ne ha facoltà.

  FRANCESCA BUSINAROLO. Presidente, io vorrei sentire una voce, una sola voce venire dalla maggioranza o dal Governo che mi spieghi perché non prova almeno ad ascoltare le nostre ragioni o a votare positivamente sul nostro emendamento o a convincerci che stiamo sbagliando. Questo è il Parlamento, vuol dire che si deve parlare. Avete o no fiato nei vostri polmoni ? Bene, l'occasione è buona per prendere in mano il microfono e farci sapere quello che pensate.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Alberti. Ne ha facoltà.

  FERDINANDO ALBERTI. Grazie Presidente, mi associo ai colleghi e chiedo appunto al Governo che parli, che dica qualcosa. Vedo che c’è il sottosegretario Scalfarotto e l'ultima volta che l'ho sentito parlare sono dovuto venire a sedermi proprio accanto a lui. Non vorrei dover fare anche oggi la stessa cosa (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Quindi, chiedo al Governo di dire qualcosa, diteci, parlate, fate vedere che se siete vivi.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Luigi Gallo. Ne ha facoltà.

  LUIGI GALLO. Grazie Presidente, forse i colleghi della maggioranza non intervengono perché già questa Aula del Parlamento viene considerata come un dopolavoro, perché in sostanza non si interviene nel merito, non si studia il provvedimento e si schiaccia il bottone, quindi questo non si può considerare un vero e proprio lavoro. Ma io mi chiedo se un hacker prendesse possesso del twitter del Presidente del Consiglio Renzi e scrivesse su twitter «da adesso in poi il Senato va abolito», tutti i membri della maggioranza d'improvviso cambierebbero opinione e schiaccerebbero un pulsante diverso ? Questo è il problema che stiamo affrontando oggi all'interno di questa discussione. (Commenti dei deputati del gruppo Partito Democratico).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Fiano. Ne ha facoltà.

  EMANUELE FIANO. Grazie. Aspettavo che lei riuscisse a farmi parlare. Ho ascoltato in questi ultimi interventi nel dibattito che si è susseguito sugli ultimi emendamenti, molti richiami al fatto che la maggioranza non avrebbe gli strumenti culturali o di argomentazioni giuridiche o politiche per difendere il contenuto degli articoli del disegno di legge costituzionale che qua si discute. Intanto mi permetto di dire che in molti degli interventi critici nei confronti della maggioranza ho sentito pochi contenuti e molte critiche rispetto al fatto di intervenire o meno. E io devo ripetere quello che ho già detto ieri in un altro intervento, Presidente: qui si presentano dei legittimissimi emendamenti che tendono a rivedere la distribuzione, penso all'ultimo emendamento sul quale stiamo dibattendo, delle materie di competenza paritaria o meno nella articolazione dei due rami del Parlamento e nell'articolazione della nuova fattispecie di Parlamento che questo disegno di legge propone. Pag. 66Sono due opinioni diverse sul fatto che noi consideriamo che una seconda Camera di elezione indiretta, di rappresentanza delle istituzioni territoriali, debba avere compiti diversi dalla prima Camera.
  Voi – mi rivolgo a tutti coloro che sono intervenuti criticando la mancanza di interventi – pensate – adesso parlo in generale di molti degli emendamenti che si sono succeduti fino adesso – che questa ripartizione non convenga alle ragioni che voi sostenete. Si sostiene per esempio, come altri di noi hanno sostenuto, circa per esempio le materie inerenti gli articoli 8, 29 e 32 sulla condizione se debba essere paritaria o meno la potestà legislativa in queste materie. È una discussione nel merito, perché volete spostare il dibattito alla legittimità o democraticità di una delle due impostazioni ? Sono due impostazioni diverse nel merito, per cui tra l'altro noi cerchiamo la coerenza di uno dei due rami del Parlamento che verrà eletto non per elezione diretta e per la quale quindi pensiamo che la sua potestà legislativa debba essere diminuita. Dopodiché qui si sostiene il fatto che – e non è stato così, perché su due nodi che sono stati affrontati ieri personalmente sono intervenuto per spiegare il merito e dopo di me parleranno dei colleghi per esempio del Partito Democratico per entrare ancora di più nel vivo del merito di queste materie – ma qui non è che si stia facendo un dibattito per cui se ci sono cento interventi legittimi e necessari di colleghi autorevoli dell'opposizione che invitano semplicemente noi della maggioranza a parlare, allora noi dobbiamo parlare. Noi dobbiamo avere il coraggio di dirci l'un l'altro – io lo dico da quando abbiamo fatto mille interventi in I Commissione sui temi degli emendamenti – che ci sono modelli che si confrontano, entrambi legittimati. Se voi volete continuare a sostenere che il modello che è portato avanti dalla maggioranza è illegittimo, dimostratelo, abbiate il coraggio di dimostrarlo. Non è illegittimo, è diverso. Un sistema che si fonda su una Camera eletta direttamente e su una seconda Camera eletta indirettamente è legittimo, costituzionalmente legittimo, presente in altri sistemi. Una diversa ripartizione delle potestà legislative tra una Camera eletta direttamente e una Camera eletta indirettamente è legittimo, anzi è coerente che una Camera che è eletta indirettamente abbia potestà legislative diverse. Per questo io non capisco perché le critiche si rivolgano a una sorta di nucleo etico per cui noi stiamo in un certo senso toccando l'eticità democratica dell'assetto istituzionale. Noi abbiamo gli strumenti – Presidente, ho finito, lo faranno dei colleghi dopo di me – per dimostrare perché sta in piedi il sistema. Io chiedo solo il rispetto della legittimità delle diverse posizioni, che l'equilibrio tra queste diverse posizioni non sta nel fatto che, come è giusto che sia nella democrazia parlamentare, l'opposizione fa cento interventi e la maggioranza ne fa uno, perché è giusto che sia così. Chiedo solo che ci sia il rispetto delle posizioni diverse perché entrambe lavoriamo per lo stesso scopo, quello di migliorare ma di mantenere forte e salda la democrazia parlamentare (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

  PRESIDENTE. Onorevole Fraccaro, lei mi sta chiedendo la parola ma ha già parlato su questo emendamento. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato D'Incà. Ne ha facoltà.

  FEDERICO D'INCÀ. Signor Presidente, dopo le parole di Fiano non posso far altro che pensare che il PD è il partito della dittatura, nel senso che alla fine parla soltanto uno e gli altri devono rimanere in silenzio. Vi sono altre 306 persone, oggi colleghi deputati del PD in quest'Aula, e io posso dire solo a loro: scongelatevi, dite qualcosa, non ci fermiamo nel chiedervi questa cosa, stiamo facendo delle riforme costituzionali fondamentali e importanti per il Paese e non state dicendo nulla. Vi possiamo dire tranquillamente: uscite dal PD, uscite dal Partito Democratico e dite qualcosa perché si tratta del futuro di questo Paese (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

Pag. 67

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Melilla. Ne ha facoltà.

  GIANNI MELILLA. Grazie Presidente, io vorrei dire che il problema non è la legittimità delle posizioni, è naturale che si stia proponendo da parte della maggioranza una proposta di legge assolutamente legittima, però io non starei molto su questo terreno perché Hitler andò al potere in modo legittimo, la legge Acerbo era legittima. Quindi non stiamo su questo terreno. Il problema è un altro, noi facciamo una domanda molto semplice e chiediamo una risposta altrettanto chiara.
  Chiediamo se il Senato configurato viene nominato dai consiglieri regionali. Contemporaneamente, in questo momento si sta discutendo e approvando al Senato un provvedimento che prevede 100 collegi, con capilista bloccati. Soltanto un partito, quello che vincerà e prenderà un premio di maggioranza abnorme...

  PRESIDENTE. Concluda !

  GIANNI MELILLA. ... perché basta che prenda il 40 per cento dei voti per avere il 55 per cento dei seggi, eleggerà qualche parlamentare con le preferenze. Ma voi ritenete questo non legittimo, perché è legittimo, ma giusto politicamente ?

  PRESIDENTE. Grazie, onorevole Melilla.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Simone Valente. Ne ha facoltà.

  SIMONE VALENTE. Grazie Presidente. Noi vogliamo che tutta la maggioranza e il Governo si esprimano, perché siamo increduli. Noi siamo increduli perché, davanti a un atto così importante come la riforma della Costituzione, nessuno parla e tutta questa maggioranza ci deve spiegare, e si deve giustificare davanti agli italiani, del perché per loro sia la priorità. Perché è la priorità ? Perché in questo Paese è la priorità quando fuori ci sono molti imprenditori che si suicidano perché hanno perso il lavoro (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) ? Perché le scuole continuano a cadere ? Allora, perché ?
  È veramente una cosa da mettersi le mani nei capelli, perché quando un Presidente del Consiglio, a Strasburgo, dice che le famiglie italiane si stanno arricchendo dice il falso, perché gli italiani si stanno vergognando davanti a tutta l'Europa di avere un Presidente del Consiglio come Matteo Renzi, votato da nessuno (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Questa è la vergogna e io spero che tutti i colleghi della maggioranza e il Governo si alzino e inizino a giustificarsi davanti ai cittadini italiani (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE MARINA SERENI (ore 16,50)

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Capezzone. Ne ha facoltà.

  DANIELE CAPEZZONE. Grazie Presidente. Intervengo per dire che ho ascoltato con grande attenzione l'intervento dell'onorevole Fiano, che ha ragione su un punto. Io condivido un punto di metodo quando lui dice che la questione non può essere impostata fra...

  PRESIDENTE. Mi scusi, onorevole Capezzone. C’è stato il cambio di Presidenza. Lei non può parlare perché ha già preso la parola. La riprenderà dopo.

  DANIELE CAPEZZONE. Interverrò sul prossimo emendamento.

  PRESIDENTE. Grazie, onorevole Capezzone.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Manlio Di Stefano. Ne ha facoltà.

  MANLIO DI STEFANO. Grazie Presidente. Io ho ascoltato attentamente quello Pag. 68che ha detto il collega Fiano e seppure nella logica parlamentare abbia senso il concetto che la maggioranza faccia meno interventi dell'opposizione, qui non stiamo parlando di una normale legge, ma parliamo della riforma della Costituzione.
  I padri costituenti, collega Fiano, ci misero otto mesi a scrivere la Costituzione, con un enorme dibattito e mi viene da dire che probabilmente c'era anche uno spessore morale più alto rispetto a questa Camera (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Voi, invece, pensate di rivedere la Costituzione non parlandone e parlando semplicemente di ciò che vi fa comodo. Ma noi perché vi chiediamo di parlare ? Perché quello che votate non riuscite a sostenerlo di fronte al fatto che la campagna mediatica che fate è all'opposto di quello che votate. Se ci fosse coerenza tra il voto e quello che dite non ci sarebbe bisogno di parlarne, ma siccome fate l'opposto vi chiediamo di spiegare agli italiani, oltre che a noi, perché dite di volere dimezzare i parlamentari e invece, ad esempio, votate contro. Questa è la logica del dibattito parlamentare (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
  Se non avete il coraggio di sostenere le vostre scelte con il voto allora è per questo motivo che state zitti. Invece, vorremmo che parlaste e ci spiegaste le scelte che fate.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Francesco Sanna. Ne ha facoltà.

  FRANCESCO SANNA. Presidente, intervengo solo per annunciare un mio intervento di cinque minuti, nello spazio che abbiamo, sul prossimo emendamento. Parlo in dissenso formale dal mio gruppo, avendo parlato l'onorevole Fiano, per dire ai colleghi, come «aperitivo» rispetto a quello che gli spiegheremo dopo, che per ragionare in termini parlamentari bisogna anche essere disposti ad ascoltarci e non serve un'opposizione, quando si discute sulla legge di riforma della Costituzione, ripetitiva con il tema: «ma che ci stiamo a fare qui se fuori accade di tutto».
  La riforma delle istituzioni democratiche del Paese è un pezzo dell'Italia che deve riprendere a funzionare perché quello che abbiamo fuori, come i temi del lavoro, riprenda a trovare soluzioni concrete nella realtà storica che stiamo vivendo. Dopo ne parleremo meglio.

  PRESIDENTE. Grazie, onorevole Francesco Sanna.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Argentin. Ne ha facoltà.

  ILEANA ARGENTIN. Grazie Presidente, intervengo soltanto per dire che veramente questa discussione, che ha necessità di contenuti e che comporta la necessità di parlare in modo corretto e chiaro alla cittadinanza di quello che stiamo facendo, sta diventando ancora una volta un modo becero di fare opposizione. Lo dico con grande umiltà, ma con grande convinzione. Io credo che la maggioranza, visto che nella precedente legislatura sono stata nella minoranza, non debba essere qui a motivare dopo che all'interno della Commissione sono stati fatti centinaia di interventi, e soprattutto perché abbiamo scritto un documento e chi vuole, come dire, se lo può leggere. La nostra posizione è chiara, è palese, è scritta. Voi fate l'opposizione e giustamente fate il mestiere dell'opposizione, ma l'opposizione si fa con i contenuti, non con le false ideologie e la negatività al di là di ogni cosa. Parliamo di contenuti e forse avrete risposte.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, la deputata Costantino. Ne ha facoltà.

  CELESTE COSTANTINO. Scusi Presidente ma non ci sto a questa rappresentazione macchiettistica della minoranza e delle opposizioni. Qua non si può dire che si deve entrare nel merito perché è da ieri che noi proviamo a dire una cosa molto Pag. 69semplice. Questa non è la nostra riforma, lo abbiamo detto in maniera chiara, ma non ci siamo sottratti alla responsabilità di intervenire su un testo che non ci convinceva, presentando degli emendamenti che vanno nell'ottica di individuare una coerenza rispetto a quello che il Governo ci sta proponendo, non rispetto alla nostra idea di Senato. Allora davanti ad alcune richieste di spiegazione che sono state fatte con i nostri emendamenti, onorevole Sanna, dire che sono argomentazioni inconsistenti non è una risposta, non è una risposta (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà). Significa semplicemente che il Partito Democratico, visto che è convinto della necessità di questa riforma costituzionale, ci dovrebbe spiegare perché il Senato non lo devono votare direttamente i cittadini, perché è legittimo, si può fare; peccato, però, che voi in campagna elettorale avete detto altro e, quindi, vorremmo solamente che ci spiegaste perché i cittadini non possono votare i loro rappresentanti.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Frusone. Ne ha facoltà.

  LUCA FRUSONE. Grazie Presidente, quello che sento è veramente qualcosa di difficile da mandare giù, perché dire che le opposizioni, le minoranze, portano avanti una battaglia senza contenuti mi pare assurdo, e poi sentirlo dire da coloro che – mi ricordo – quando la disoccupazione giovanile, per esempio, era al 29 per cento e governava Berlusconi, chiedevano le dimissioni a gran voce. Ed oggi con che faccia vengono qui, quando la disoccupazione giovanile arriva al 43 per cento ? Quindi se questa è opposizione sterile, l'opposizione che cerca di difendere la Costituzione, di non portare avanti una riforma veramente che lede la democrazia in questo Paese, sentir dire che non bisogna fare opposizione in questa maniera veramente mi spaventa. A questo punto fate una riforma per abolire anche l'opposizione, per abolire anche le minoranze, così non parla più nessuno in quest'Aula e potete fare tutto quello che volete (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, la deputata Castelli. Ne ha facoltà.

  LAURA CASTELLI. Presidente, io sorrido perché in quest'Aula oggi chi dice che la campagna elettorale del Partito Democratico aveva dei contenuti diversi da quelli che sostiene è proprio chi sta in quest'Aula grazie a quella campagna elettorale e che ha fatto quella campagna elettorale insieme al Partito Democratico, facendolo vincere di fatto (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Forse se quel partito fosse stato lontano dal Partito Democratico in campagna elettorale, oggi avremmo un'altra Costituzione, un'altra riforma costituzionale da discutere (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, la deputata Gasparini. Ne ha facoltà, per un minuto.

  DANIELA MATILDE MARIA GASPARINI. Io vorrei dire, Presidente, che non sorrido come l'onorevole Castelli, anche perché stiamo facendo un atto importante per il Paese e, dopo mesi di discussione al Senato e dall'11 settembre in Commissione per emendamenti, audizioni ed altro, credo che quello che stiamo facendo sia un atto consapevole che il Paese si aspetta. Allora, voglio dire che, per quanto mi riguarda, sono anni che viene chiesto il superamento del bicameralismo; è stato più volte detto che anche i costituenti si erano posti il problema che le due Camere non avrebbero prodotto quell'efficienza necessaria a una nazione. Ma da questo punto di vista, se si vuole rimarcare l'esigenza che ci sia il superamento del bicameralismo e un Senato delle autonomie, come fanno a rappresentare le autonomie locali e le regioni persone elette dai cittadini ?Pag. 70
  Credo che bisogna essere coerenti. Il tentativo, in questo momento, è di rendere più responsabili le autonomie locali, chiamandole ad un ruolo politico ed istituzionale in un ramo del Parlamento, il Senato; capaci, quindi, in quel luogo, di trovare quel modello di cooperazione che fino ad oggi non hanno trovato (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Mazziotti Di Celso. Ne ha facoltà.

  ANDREA MAZZIOTTI DI CELSO. Presidente, noi abbiamo sentito una serie di interventi, oggi – anche ieri, in realtà –, che sono stati molto al di fuori dell'argomento della riforma; tra gli ultimi, si è ritornati a parlare della situazione della disoccupazione, dei dati di oggi, gli attacchi al Governo, al Partito Democratico e a Forza Italia sul patto del Nazareno. Abbiamo sentito parlare di tutto ! Ora, vi sono stati interventi di merito, indubbiamente, e, come ha detto l'onorevole Fiano, gli interventi di merito, semplicemente, riportano un'impostazione diversa, che non è né democratica né antidemocratica: è un'impostazione differente.
  La posizione del Governo, che noi, partiti di maggioranza e come Scelta Civica, abbiamo sostenuto, è quella di superare il bicameralismo paritario. Questo è l'argomento di cui si sta discutendo. Si sta discutendo di questo argomento perché in tutte le legislature passate e in questa – ne abbiamo avuto una chiara dimostrazione – questo meccanismo ha dimostrato di avere difetti enormi, che non sono la lentezza del procedimento o l'eccesso di legislazione, come ho sentito dire da parte di altri, che altrettanto non ha molto senso, ma semplicemente il fatto che il nostro bicameralismo di oggi non funziona.
  E non funziona perché sia il comportamento dei partiti sia il comportamento dei gruppi sia i regolamenti sia lo stesso schema proporzionale di Camera e Senato che oggi viviamo fa sì che il procedimento legislativo sia totalmente scoordinato, e quello che sta succedendo oggi nel dibattito sulla riforma costituzionale lo dimostra.
  Lo abbiamo vissuto in Commissione: in Commissione abbiamo sentito le opposizioni, e parte anche delle minoranze dei partiti che dovrebbero sostenere la riforma, proporre modifiche che tornavano indietro sulle proposte di loro colleghi di area politica fatte ed approvate al Senato per andare avanti sulla riforma. Vi sono innumerevoli compromessi in questo testo, ce ne saranno ancora di più alla fine delle quattro letture, ed è evidente che sarà così, perché sulla riforma della Costituzione questo è quello che succede; ed è giusto, sotto un certo profilo, che succeda, anche se altera la struttura di quello che andiamo ad approvare.
  Il disegno di legge del Governo prevedeva, ad esempio, la presenza dei presidenti delle regioni nel Senato: questa cosa, che era giusta, è uscita. Noi, come Scelta Civica, avremmo preferito il Bundesrat nella versione pura, diciamo così, ma, anche se questo risultato non si è potuto ottenere, e non si è potuto ottenere per l'opposizione di una parte politica o dell'altra, per noi resta il fatto che il superamento di questo bicameralismo attuale comporterà comunque dei benefici.
  Questa è una posizione politica, non solo legittima, ma dichiarata mille volte. Non è né incostituzionale né antidemocratica né illiberale. Ho sentito parlare dell'andata al potere di Hitler, che, sì, è stata legittima, ma era accompagnata da qualche pestaggio in più di quelli che vediamo adesso, e quindi non la richiamerei, perché la trovo veramente fuori luogo.
  Si tratta di posizioni politiche differenti: è normale che l'opposizione si opponga; alcuni emendamenti sono stati approvati al Senato, altri saranno approvati qui, altri, probabilmente, al Senato quando ci torneremo. Alla fine il testo non piacerà all'opposizione, ma non si può chiedere alla maggioranza di intervenire per spiegare perché fa questo, quando vi è la disoccupazione fuori. Noi, come Scelta Pag. 71Civica, avevamo detto «parliamo prima di legge di stabilità e poi di riforme». Per fortuna, si è fatto così.
  Quindi, condividiamo l'argomento, ma pensare che la struttura istituzionale dello Stato sia irrilevante per l'andamento del Paese è assurdo. Poi si può pensare che la riforma sia sbagliata: è del tutto legittimo, ma noi la pensiamo diversamente (Applausi dei deputati del gruppo Scelta Civica per l'Italia).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Pesco. Ne ha facoltà.

  DANIELE PESCO. Presidente, chiederei un po’ ai colleghi della maggioranza di smetterla di prendere in giro i cittadini. In pratica, ci state dicendo che volete superare il bicameralismo perfetto per risparmiare tempi e risorse, ma sappiamo benissimo che i tempi e le risorse si potrebbero tranquillamente risparmiare in altro modo.
  In prima istanza, riferito ai tempi, abbiamo visto benissimo che molte proposte di legge vengono sbrigate, fatte, dal Parlamento, in brevissimo tempo, l'abbiamo visto in passato, ma l'abbiamo visto anche negli ultimi mesi; quindi, questo è un finto problema. Abbiamo visto poi che il risparmio si può avere solo riducendo il numero dei parlamentari e riducendo gli stipendi, una cosa molto semplice e capiamo benissimo le ragioni per cui questa maggioranza non la vuole fare (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. La invito a concludere.

  DANIELE PESCO. In più, voi dite che al Senato saranno presenti i consiglieri regionali eletti con un sistema indiretto ovvero eletti direttamente dai consigli regionali. Ebbene, questo è un sistema elettivo totalmente contro gli interessi dei cittadini, il diritto dei cittadini, in quanto i cittadini saranno totalmente assenti, non sapranno neanche quando si svolgeranno le elezioni, un po’ come è successo con le province.
  Quindi, veramente, smettetela di prendere in giro gli italiani, tutto ciò corrisponde solo ad un accentramento di potere (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Miccoli. Ne ha facoltà, per un minuto.

  MARCO MICCOLI. Signor Presidente, intervengo per ricordare che la storia di quest'Aula, delle battaglie parlamentari che all'interno di quest'Aula si sono svolte negli anni, è piena di esempi come questi, come quelli che stiamo vivendo in questo momento, in un dibattito in cui l'ostruzionismo a disposizione dell'opposizione viene esercitato come pratica legittima appunto di battaglia, così come le pratiche di resistenza vengono utilizzate dai parlamentari della maggioranza, che si riserveranno di intervenire quando lo riterranno opportuno. Sull'utilizzo di queste pratiche, vorrei ricordare nella storia, mi permetta Presidente, quelle che venivano utilizzate anche da gruppi parlamentari che hanno fatto la storia di quest'Aula, in questo caso dai radicali e voglio mandare un saluto ad Emma Bonino (Applausi) per le sue parole di ieri e per dargli un grande in bocca al lupo da parte di tutti noi. Vorrei ricordare semplicemente che, per esempio, in quel caso, cinque radicali, facevano le stesse cose che oggi fanno cento parlamentari del MoVimento 5 Stelle.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Palazzotto. Ne ha facoltà.

  ERASMO PALAZZOTTO. Signor Presidente, nel poco tempo che ho a disposizione volevo provare a porre due questioni, approfittando della disponibilità della maggioranza che adesso prova anche a dare delle risposte. Volevo porre alcune questioni, la prima di metodo, per sapere come è possibile che un processo costituente come quello che noi stiamo portando avanti in questo momento in questo Pag. 72Paese, perché una riforma di questa natura rappresenta un processo costituente, viene affrontato in questa maniera, con il contingentamento dei tempi, come se dovesse essere una pratica burocratica da sbrigare nel minor tempo possibile e non, invece, attraverso una discussione che coinvolgesse il Paese e l'opinione pubblica. Come è possibile che questa discussione su un processo costituente venga fatta con un ruolo così pervasivo dell'Esecutivo che sottopone all'esito di questo processo la durata della legislatura, cosa che non dovrebbe accadere ? Infine, come si fa a discutere con l'immodificabilità del testo in partenza ? Non sono queste le permesse e noi abbiamo dimostrato di avere responsabilità nel non presentare, come avremmo potuto fare, gli stessi emendamenti del Senato (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato D'Ottavio. Ne ha facoltà, per un minuto.

  UMBERTO D'OTTAVIO. Signor Presidente, ho chiesto di intervenire per autodenunciarmi, per dire sostanzialmente che sono assolutamente qui presente e cosciente, perché ritengo che questa riforma del bicameralismo, della riduzione dei parlamentari e della riforma del Titolo V della Costituzione, è attesa dai cittadini italiani e io sono qui per fare la mia parte e per rappresentarli. Nessuno mi sta impedendo di parlare, però sto ascoltando. Ho il 98 per cento per cento delle presenze alle votazioni e sto ascoltando tutti con grandissima e appassionata attenzione. Credo che in questo dibattito parlamentare, molto importante, siano importanti gli interventi, ma sono altrettanto importanti la pazienza di chi ascolta e il rispetto di quest'Aula, che sta nell'obiettivo che vogliamo raggiungere: dare una nuova riforma al nostro Paese e lo facciamo nel 2015, l'anno del settantesimo della liberazione (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Ermini. Ne ha facoltà.

  DAVID ERMINI. Signor Presidente, intervengo soltanto perché oggettivamente ascoltare il dibattito sulla riforma costituzionale è particolarmente interessante. Però è interessante, naturalmente, quando si sente parlare del merito della riforma. Come diceva correttamente il collega Fiano, ognuno ha delle posizioni diverse, non certamente illegittime, ognuno può presentare la riforma che ritiene più opportuna, più giusta, nella propria coscienza, secondo il proprio pensiero politico, ed è giusto che sia così. Però non è giusto sentirsi attaccare, perché noi non parliamo, anche perché non sempre la quantità delle parole vuol dire poi anche intelligenza delle parole, cioè le parole hanno un senso quando vogliono raggiungere un fine, non soltanto quello della provocazione, che non mi pare adatto ad un clima di riforma costituzionale.

  PRESIDENTE. Grazie onorevole.

  DAVID ERMINI. Siamo qui perché gli italiani ce lo hanno chiesto !

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, la deputata Fabbri. Ne ha facoltà.

  MARILENA FABBRI. Signor Presidente, daremo sicuramente soddisfazione a chi ci ha chiesto di intervenire. Come ha detto il collega, non è che la quantità determina la qualità degli interventi. Questa riforma riteniamo sia importante, ma la sua qualità non è determinata da quante ore passeremo in quest'Aula a parlare inutilmente. Vorrei fare notare che sono penso ormai quattro giorni e siamo fermi ancora all'articolo 1 sulle competenze del Senato e siamo entrati poco nel merito – e lo dico anche a chi è intervenuto fino adesso – di questa riforma. La riforma del bicameralismo è attesa da diversi decenni e credo che il tempo della discussione lo abbiamo già perso nel passato. Pag. 73Ognuno di noi ha idee diverse su come dovrebbe essere composta questa riforma costituzionale...

  PRESIDENTE. Grazie onorevole Fabbri.

  MARILENA FABBRI. Credo che non ci basterebbero i prossimi trent'anni. Andiamo avanti e forse troveremo dei punti di contatto.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Fedriga. Ne ha facoltà.

  MASSIMILIANO FEDRIGA. Signor Presidente, intervengo solo per riportare un po’ di verità nell'Aula. Adesso non entrerò nel merito dei singoli interventi che mi hanno preceduto, però in particolare ho sentito la maggioranza con l'onorevole Mazziotti Di Celso la quale ha detto che questa riforma è importante per eliminare il bicameralismo paritario, in quanto i lavori tra Camera e Senato non sono coordinati.
  Ebbene, io prendo atto di questa posizione della maggioranza e ne prendo atto da persona che appartiene ad un gruppo che aveva approvato una riforma che andava ad eliminare il bicameralismo paritario. Però vorrei ricordare, per verità storica dei lavori che abbiamo visto in quest'anno circa di Governo Renzi, che tutti i problemi sui provvedimenti di legge tra Camera e Senato, non sono stati dovuti e persone impazzite all'interno delle Commissioni dei due rami del Parlamento che hanno stravolto i provvedimenti, ma per cambiamenti repentini del Governo, che faceva su ogni provvedimento degli errori enormi e gravissimi e, da una parte all'altra delle Camere, faceva delle correzioni in corsa che dopo, anche nella votazione finale, sono state dovute essere corrette da dei decreti successi.
  Dunque, invece di dare le colpe alla Camera e al Senato...

  PRESIDENTE. Concluda, onorevole Fedriga.

  MASSIMILIANO FEDRIGA. ...forse un po’ di colpa politica va alla maggioranza e a questo Governo, che dovrebbe fare un mea culpa, invece di accusare le istituzioni di questo Paese (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Boccadutri. Ne ha facoltà, per un minuto.

  SERGIO BOCCADUTRI. Signor Presidente, se uno ritiene che una riforma non è giusta, non deve tentare di impantanarla con degli emendamenti per farci rimanere qui dove siamo, ad un bicameralismo perfetto – perché è diventata ormai una palude – ma deve farne oggetto di battaglia politica. Non è questo autoritarismo, rispondere con un'altra idea. Lo dico perché democrazie, che si reggono su un bicameralismo non perfetto, non per questo sono democrazie autoritarie. E, alla mia sinistra, a chi ricorda e richiama l'autoritarismo, vorrei ricordare – andassero a leggere anche i documenti della Costituente – che per primo Togliatti era contro il bicameralismo perfetto: lui era per una sola Camera.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, la deputata Di Salvo. Ne ha facoltà.

  TITTI DI SALVO. Grazie Presidente. Ho sentito con molta pazienza molte caricature della posizione del Partito Democratico. Ho sentito affermazioni infondate e tecnicamente deliranti, nel senso di totalmente prive di realismo. Approfitto dell'intervento a titolo personale per contestarne una. Le deputate del Partito Democratico non hanno votato a favore dell'emendamento sulla parità di genere perché ritengono che l'articolo 51 della Costituzione nella formulazione del Senato la garantisce ampiamente. Quindi, respingiamo con solennità la caricatura, questa così come le altre.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato L'Abbate. Ne ha facoltà.

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  GIUSEPPE L'ABBATE. Grazie Presidente. Dovete smetterla di prendere in giro i cittadini, perché in realtà queste sono le riforme strutturali che vuole l'Europa: questa, la riforma del Jobs Act, la riforma Fornero sono le riforme che vi chiede l'Europa per togliere agli italiani la democrazia e la libertà. Questa è la verità che dovete dire a tutti i cittadini (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
  E il vostro Prodi lo disse nel 2001 in una dichiarazione. Disse che un giorno ci sarebbe stata una forte crisi che sarebbe servita per introdurre misure politiche, allora non proponibili. Questo è il momento in cui è arrivata la crisi, questo è il momento in cui l'Europa dei tecnocrati, dei burocrati, dei banchieri vi chiede di togliere i diritti e la libertà a tutti i cittadini italiani. Ditelo e non vi nascondete dietro la falsa riforma per rilanciare l'economia, perché state solo affossando l'economia, state solo affossando il nostro Paese. Dovete andare via (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Colletti. Ne ha facoltà.

  ANDREA COLLETTI. Grazie Presidente. Non voglio rispondere a quanto detto dai transfughi di SEL in merito al monocameralismo portato avanti in Assemblea costituente, anche perché chiunque capisce la differenza tra monocameralismo e bicameralismo imperfetto.
  Però mi preme chiedere al deputato Mazziotti Di Celso, che era intervenuto molto gentilmente prima, il perché del suo essere contrario alla elettività da parte del popolo del futuro Senato. Infatti, quando voi non prevedete il vincolo di mandato a carico dei futuri delegati regionali, mi pare ovvio che allora dovete prevedere l'elettività da parte del popolo in quel caso. Infatti, o prevedete il vincolo di mandato o prevedete l'elettività. Non prevedere uno e due non ha senso: non ha senso da un punto di vista sistemico, non ha senso da un punto di vista del diritto di democrazia previsto dall'articolo 1 della Costituzione (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  IGNAZIO LA RUSSA. Chiedo di parlare per un richiamo al Regolamento.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  IGNAZIO LA RUSSA. Io non concordo con questa sequela di interventi che intendono obbligare ad intervenire i colleghi della maggioranza. Se non hanno nulla da dire è una scelta altrettanto libera rispetto a quella di chi intende parlare. La si può criticare, ma non li si può obbligare a parlare, anche perché, avendo un vincolo di obbedienza cieca, totale e assoluta, credo che poco potrebbero....

  PRESIDENTE. Mi viene al punto sul Regolamento, onorevole La Russa ?

  IGNAZIO LA RUSSA. Il Regolamento prevede in questi casi – o almeno così è stato ritenuto – un contingentamento dei tempi. I tempi sono assegnati in relazione alla consistenza del gruppo e poi ai relatori e quant'altro, distribuzione che è stata effettuata.
  Io ritengo che non sia mai stata esaminata – la pregherei di non rispondermi con una risposta preconfezionata, perché è un fatto che non è mai stato posto in questa misura, in questa veste – la possibilità che l'attribuzione dei tempi a un gruppo, qualora il tempo destinato ad esso non venga utilizzato, sia interamente destinata ai gruppi che intendono utilizzarla.
  Mi spiego meglio: la ratio del contingentamento è che entro quel dato termine di tempo il lavoro si concluda. Vuol dire che se non si va oltre siamo in regola.
  Se un partito decide di non parlare, non può cedere lui il tempo ad un altro, questo lo ha già deciso, in passato, l'Ufficio di Presidenza. Ma non ha mai considerato la possibilità che, al termine della discussione, cioè quando sono finiti gli interventi, se rimane del tempo, quel tempo sia distribuito in proporzione ai partiti che intendono utilizzarlo.Pag. 75
  Questo più di ogni altra cosa indurrebbe ad utilizzare, se lo ritengono i colleghi di maggioranza, il tempo che hanno; altrimenti non sapremo mai se stanno zitti perché non hanno nulla da dire o se stanno zitti perché hanno l'obbligo di finire prima che Napolitano si dimetta.

  PRESIDENTE. Grazie onorevole La Russa. Io tuttavia, leggendo il comma 7 dell'articolo che lei ha menzionato, l'articolo 24 del Regolamento, trovo che la sua interpretazione, ancorché fantasiosa e magari anche appassionante per qualcuno dei colleghi dell'opposizione, non mi pare che sia contemplata.
  Lo rileggo per comodità di tutti: «La Conferenza dei presidenti di Gruppo, con la maggioranza prevista dal comma 2, determina il tempo complessivamente disponibile per la discussione degli argomenti iscritti nel calendario dei lavori dell'Assemblea, in rapporto alla loro complessità. Essa, detratti i tempi per gli interventi dei relatori, del Governo e dei deputati del Gruppo misto, nonché quelli per lo svolgimento di richiami al Regolamento e delle operazioni materiali di voto, provvede quindi a ripartire fra i Gruppi, per una parte in misura eguale e per l'altra in misura proporzionale alla consistenza degli stessi, i quattro quinti del tempo complessivamente disponibile per le diverse fasi di esame. Il tempo restante è riservato agli interventi che i deputati chiedano di svolgere a titolo personale, comunicandolo prima dell'inizio della discussione. Il tempo attribuito al Gruppo misto (...) » e via dicendo.
  Ora, è chiaro che il contingentamento dei tempi fissa un tempo massimo ed è, nella ripartizione tra i gruppi, facoltà dei gruppi utilizzare quel tempo.
  Come lei ha giustamente ricordato, nel passato fu esclusa la possibilità che un gruppo cedesse del tempo agli altri gruppi.
  Credo che la formula che il Regolamento che ho testé letto ci propone non lasci spazio all'interpretazione che lei ha in qualche modo suggerito.
  Non c’è nessun obbligo per nessun gruppo di intervenire, ovviamente, ma non c’è nessuna possibilità, alla luce di questo comma del Regolamento, per la Presidenza, di ridistribuire il tempo che eventualmente un gruppo abbia deciso di non utilizzare.
  Ha chiesto di parlare il deputato Crippa. Ne ha facoltà.

  DAVIDE CRIPPA. Presidente, se mi permette anticiperei l'intervento con un richiamo al Regolamento sulla medesima questione posta dal deputato La Russa, se acconsente a questo.

  PRESIDENTE. Va bene.

  DAVIDE CRIPPA. In realtà, io credo che quello che c’è scritto al comma 7 ed anche la sua interpretazione, pur magari supportata da una prassi diversa, possa essere comunque tenuto in considerazione, perché all'interno del comma 7 viene scritto e sostanzialmente viene stabilito un «monte del tempo» e questo «monte tempo» viene poi suddiviso all'interno dei vari gruppi politici.
  Al di là del fatto che poi una componente non intenda intervenire, però io credo che sia importante stabilire il fatto che se viene dato come tempo massimo 100 per la discussione di questo provvedimento, se un gruppo politico decide di non consumare il suo 30, questo possa essere dalla Presidenza attribuito ai gruppi di minoranza, che invece intendano usufruire di quel tempo, perché complessivamente non si va contro al Regolamento, riferito al fatto che comunque, nello stilare una previsione, si vede quel fattore 100 temporale comunque come un traguardo.
  Pertanto, io le chiedo di valutare seriamente questo tipo di prospettiva, soprattutto in riferimento alla tipologia di provvedimento che stiamo analizzando, cioè stiamo parlando di riforme costituzionali.
  Pertanto se un gruppo politico, sua sponte, decide di non dare seguito all'utilizzo del proprio tempo, che questo possa Pag. 76essere in qualche modo redistribuito su quelli che invece ne hanno bisogno ed intendono intervenire al riguardo.

  PRESIDENTE. Grazie, onorevole Crippa. Io ho concesso la parola a lei così come all'onorevole La Russa e adesso me l'ha chiesta anche il deputato Sannicandro per un richiamo al Regolamento, anche se, a onor del vero – questo lo dico per conoscenza di tutti – non c’è alcuna attualità del lavoro dell'Aula, che stiamo svolgendo, che giustifichi questa discussione. Tuttavia, avendo dato la parola all'onorevole La Russa, l'ho data anche a lei. Finiamo questo giro con l'intervento del deputato Sannicandro e poi ritorniamo alla discussione di merito.

  MASSIMO ENRICO CORSARO. Chiedo di parlare per un richiamo al Regolamento.

  PRESIDENTE. Anche Corsaro per un richiamo al Regolamento ? L'ha già fatto l'onorevole La Russa per il suo gruppo. Prego, onorevole Sannicandro, ha facoltà di parlare.

  ARCANGELO SANNICANDRO. Presidente, faccio un richiamo al Regolamento ma sotto un'altra prospettiva e per un altro aspetto che non è quello che ha sostenuto il collega La Russa. Da questa mattina vado sostenendo quello che lei ha appunto detto e ha letto correttamente e cioè che, nella ripartizione dei tempi, una quota viene riservata agli interventi a titolo personale tant’è vero che, nella famosa nota, noi teniamo per gli interventi a titolo personale 13 ore e 41 minuti. Questa mattina io sono intervenuto a titolo personale e le cose sono andate tranquille fino a quando ad un certo punto... se non mi ascolta posso anche attendere...

  PRESIDENTE. La sto ascoltando.

  ARCANGELO SANNICANDRO. Per gli interventi a titolo personale sono previsti 13 ore e 41 minuti. Poi mi sono anche informato da chi ne sa più di me ed in effetti mi è stato confermato che quelle 13 ore e 41 minuti che riguardano tutti gli interventi a titolo personale non vanno sottratti alla quota che a ciascun gruppo è stata assegnata: punto primo.
  Poi ci sono i voti in dissenso e mi è stato letto, infatti, l'articolo del voto in dissenso che è un altro articolo che riguarda un altro aspetto che rientra, quello sì, all'interno dei tempi attribuiti al gruppo. Per quanto riguarda, quindi, la possibilità di intervenire a titolo personale, sostenevo e continuo a sostenere che non c’è bisogno che intervenga prima un altro collega del gruppo e artificiosamente, per un secondo, sostenga di parlare a nome del gruppo, consentendo in questo modo di prendere la parola successivamente. È così, tant’è vero che il Regolamento, appunto perché ci sono 13 ore e 41 minuti a disposizione, chiede, affinché qualcuno non se ne avvantaggi più degli altri o, comunque, non si vada avanti alla cieca, che si debba fare la prenotazione dell'intervento: chiaro ? Questo ha un senso perché poi la Presidenza deve dire che ci sono venti interventi a titolo personale eccetera, eccetera. Prima questione.
  La seconda questione è sempre un richiamo al Regolamento che non ha nulla a che vedere con quello che ha detto il collega La Russa. Leggendo sempre l'articolo 24: «Per l'esame dei disegni di legge d'iniziativa del Governo, la Conferenza dei presidenti di Gruppo riserva ai Gruppi appartenenti alle opposizioni una quota del tempo disponibile più ampia di quella attribuita ai gruppi della maggioranza». E questo è ovvio e non è altro che una manifestazione del cosiddetto statuto delle opposizioni, è una manifestazione di esso. Se vado a vedere, invece – forse ho letto male però gradirei essere rassicurato – il totale dei tempi a disposizione porta a questo: per la maggioranza un giorno e 6 ore e 35 minuti, per le opposizioni un giorno e 3 ore e 54 minuti alla data di oggi, in questo momento. Gradirei sul primo e sul secondo punto, se non siamo oggi in grado di affrontare il problema, lo si affronti in un secondo momento. Lo Pag. 77sospendiamo ma si tenga presente che – mi sia consentito di dire senza presunzione – il problema c’è.

  PRESIDENTE. La questione che ha sollevato l'onorevole Sannicandro è stata già risolta prima, perché non riguarda la materia sollevata dal deputato La Russa, riguarda un altro articolo del Regolamento, l'articolo 85, comma 7, sul quale l'interpretazione data dalla Presidente poco fa è l'unica possibile.
  Per quanto riguarda l'altra questione, che non è attuale per i lavori, ovviamente ho registrato le posizioni dei colleghi dei gruppi di opposizione. Se necessario ci torneremo a riflettere quando e se saranno esauriti i tempi a disposizione dei gruppi.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Crippa, che prima, invece, ha fatto un richiamo al Regolamento e adesso ha un minuto per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.

  DAVIDE CRIPPA. Presidente, ci terrei a fare una postilla su quello che ha detto adesso perché io non considero non attuale questa necessità ...

  PRESIDENTE. Onorevole Crippa, mi scusi, lei può ritenere, io ho ascoltato. Non siamo nella situazione in cui i gruppi di opposizione hanno esaurito i loro tempi.
  Avete i vostri tempi, avete posto una questione che io considero risolta, per quanto mi riguarda, dalla formulazione dell'articolo che vi ho letto sulla distribuzione dei tempi, perché il Regolamento esplicitamente fa riferimento ad una distribuzione tra i gruppi – una parte fissa e una parte in proporzione alla consistenza dei gruppi – e, quindi, c’è un'esplicita modalità di ripartizione dei tempi.
  In ogni caso, poiché non è attuale e non fa parte dell'attuale svolgimento dei lavori, io mi impegno ad approfondire la questione se e quando verrà riproposta al termine della discussione, quando avrete esaurito i tempi a vostra disposizione. Adesso, la prego di svolgere l'intervento nel merito, se lo ritiene.

  DAVIDE CRIPPA. Signor Presidente, io non considero che non sia attuale e le spiego proprio in due minuti, neanche, in trenta secondi il perché. Il fatto che non sia attuale deriva dalla necessità che dei gruppi parlamentari debbano pianificare degli interventi riferiti a dei tempi contingentati. Lei non mi può dire: aspettiamo la fine dei tempi a disposizione, per poi valutare se o meno ridistribuire il tempo (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Io credo che sia importante per i gruppi dell'opposizione, che hanno dei tempi stretti, pianificare questa necessità. Per cui la sua premessa che non sia attuale io la ritengo totalmente infondata e le chiedo di spostare questo tipo di interpretazione, di cui si è fatta carico, con delle tempistiche un po’ più congrue rispetto a quelle di chiudere la discussione immediatamente.

  PRESIDENTE. Onorevole Crippa, mi scusi, lei sta dando per scontato un'eventualità che non è neanche detto che si verifichi e, cioè, che i gruppi di maggioranza...

  DAVIDE CRIPPA. Ma cosa sta dicendo !

  PRESIDENTE. Mi scusi, mi faccia completare. Lei sta dando per scontato che i gruppi di maggioranza non utilizzino il tempo a loro disposizione. Questa eventualità non è nelle mie disponibilità, così come non è nelle sue, la verificheremo quando ci sarà.

  DAVIDE CRIPPA. È un criterio oggettivo !

  PRESIDENTE. Il criterio oggettivo è esattamente quello che descrive il Regolamento. Se lei lo ritiene, ora ha la parola sull'emendamento. Prego.

  DAVIDE CRIPPA. Presidente, al di là di queste sue considerazioni totalmente personali, per quanto attiene all'emendamento, ci tenevo a precisare al collega Fiano e al collega Sanna, visto che hanno riportato come argomentazioni sterili Pag. 78quelle spesso poste dalla minoranza, ci terrei a sollevare il fatto che anche un membro della maggioranza spesso da noi criticato, anzi poc'anzi anche criticato, il collega Buttiglione, ha chiesto alla maggioranza di riflettere sulla necessità di istituire un Senato alla tedesca, in maniera stretta. Per cui io credo che non possiamo fare della demagogia continuamente anche nel rispondere a delle forze di minoranza che spostano la discussione su argomenti tipicamente tecnici.
  Pertanto, anche in questo caso, un vostro esponente della maggioranza vi dice: riflettete se non sia il caso di parlare di Senato alla tedesca, che è quello che vi stanno dicendo le forze di opposizione. Quindi, cercate di valutare bene cosa vi viene detto e non di strumentalizzare qualsiasi cosa, perché mi fate venire il voltastomaco (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, la deputata Liuzzi. Ne ha facoltà.

  MIRELLA LIUZZI. Grazie Presidente, è bene commentare anche alcune dichiarazioni che sono state fatte dalla maggioranza, proprio perché era l'opposizione a richiederle. Una delle scusanti, oppure delle argomentazioni che sento spesso è quella che le riforme sono quello che si aspetta il Paese. Di fronte a questa dichiarazione viene normale chiedersi: avete dei dati oppure avete interpellato, magari, un lavoratore, un padre di famiglia che ha perso il lavoro, ad esempio, che è in cassa integrazione ? E davanti alla domanda: vuoi che il Governo lavori per la riforma e la facilitazione, per esempio, del reddito di cittadinanza o per le riforme ? Vorrei capire chi è che abbia risposto: lavori per le riforme e riformi il Senato. Perché, a questo punto, anche questo tipo di dichiarazione porta noi dell'opposizione a dire: ma perché non interveniamo in materie più urgenti, come, ad esempio, quella del reddito di cittadinanza che il MoVimento 5 Stelle propone ?

  PRESIDENTE. La invito a concludere.

  MIRELLA LIUZZI. A questo punto, se vi opponete a questo tipo di argomentazione, non ci dite nemmeno che è il Paese che aspetta queste riforme, perché non è assolutamente vero (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Paglia. Ne ha facoltà, per un minuto.

  GIOVANNI PAGLIA. Signor Presidente, lei mi crederà se io le dico che sono veramente felice di sentire evocare in quest'Aula, ripetutamente, il nome di Togliatti, riconoscendogli in questo modo il ruolo che merita di grande padre costituente di questo Paese (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà) ?
  Togliatti, si è detto, era per il monocameralismo. Io devo dirle, Presidente, che anche noi non siamo ostili al monocameralismo. Ma quello che ci state proponendo oggi non c’è il monocameralismo: è un bicameralismo pasticciato, ben altra cosa. E, soprattutto, Togliatti era per il monocameralismo, ma era anche per il proporzionale. Era per un Parlamento che controllasse il Governo attraverso lo strumento della sfiducia, non per un Governo che controllasse il Parlamento attraverso lo strumento del ricatto permanente dello scioglimento delle Camere. E non avrebbe mai accettato, mai accettato una discussione costituente con 80 ore, con il tempo contingentato. Non avrebbe mai accettato un Esecutivo che pretendesse di dettare al Parlamento il testo di una riforma costituzionale

  PRESIDENTE. Grazie.

  GIOVANNI PAGLIA. ...e un Parlamento che si rifiutasse, qui, di discuterla.

  PRESIDENTE. Grazie, onorevole Paglia.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Vecchio. Ne ha facoltà

Pag. 79

  ANDREA VECCHIO. Grazie, signora Presidente. Grazie.

  PRESIDENTE. Prego.

  ANDREA VECCHIO. I lavori di quest'Aula...

  PRESIDENTE. Dovrebbe avvicinare il microfono.

  ANDREA VECCHIO. I lavori che si stanno svolgendo in quest'Aula mi sembrano un gioco delle parti. Ho sentito interventi della maggioranza e della minoranza, tutti interventi concentrati su un punto, ripetitivi come fatti con la carta carbone. Allora io credo che questo sia dovuto non all'incapacità dei parlamentari dei vari gruppi, ma alla inadeguatezza del Regolamento che sovrintende a questa Camera: vecchio, obsoleto e non più attuale. Noi con una mail riusciamo a comunicare con Samantha che si trova nello spazio e qua, per discutere un articolo di legge, impieghiamo una settimana.

  PRESIDENTE. Grazie onorevole.

  ANDREA VECCHIO. Io credo che la rimodulazione del Regolamento di questa Camera non sia più procrastinabile. Credo che sia evidente agli occhi di tutti che questa è una maniera borbonica di continuare a stare seduti qua. Grazie.

  PRESIDENTE. Grazie, onorevole Vecchio. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Cominardi. Ne ha facoltà.

  CLAUDIO COMINARDI. Grazie Presidente. Forse ha ragione La Russa che non vi è un obbligo per cui un parlamentare si debba esprimere in quest'Aula, però un parlamentare che non parla risulta anche essere un ossimoro. Poi, se abbiamo dei rappresentanti del Governo, a maggior ragione. Fa parte della nostra attività, fa parte del loro lavoro. Brunetta, i dipendenti della pubblica amministrazione, li chiamava «i fannulloni». Mentre Renzi li chiamava «peggio di Fantozzi». Ecco, chiedo a questo punto: voi rappresentanti del Governo, che non avete detto una sola parola rispetto a questa importante riforma, come vi sentite ?

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Cozzolino 1.79, con il parere contrario della Commissione e del Governo, e il parere favorevole dei relatori di minoranza.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Di Lello... aspettiamo, aspettiamo che i colleghi prendano posto. Di Vita, Grillo, Luciano Agostini, Fusilli... Ci siamo ? Gianni Farina. Peluffo in arrivo. Aspettiamo anche l'Onorevole Simonetti. Ci siamo ?
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  488    
   Votanti  487   
   Astenuti    1   
   Maggioranza  244   
    Hanno votato sì  119    
    Hanno votato no  368).
    

  (I deputati Franco Bordo e Gianluca Pini hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole).

  Passiamo all'emendamento Cozzolino 1.80.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Cozzolino. Ne ha facoltà.

  EMANUELE COZZOLINO. Grazie, Presidente. Colleghi, il tema delle libertà religiose è fondamentale all'interno di uno Stato di diritto e all'interno di un sistema democratico. Diviene ancora più fondamentale in un momento, come quello attuale, che vede una popolazione italiana sempre più multietnica e culturalmente Pag. 80composita per la presenza, sul nostro territorio, di cittadini stranieri residenti in Italia ormai da molti anni, di persone straniere che hanno ottenuto la cittadinanza italiana e dei cosiddetti nuovi italiani. Se poi il nostro Paese rimane a fortissima maggioranza cattolica, è in aumento costante il numero di cittadini, italiani e stranieri, che professano religioni diverse. Una libertà religiosa che costituisce ovviamente uno dei capisaldi della nostra Carta costituzionale nella parte dedicata ai principi fondamentali. Poiché l'ultimo comma dell'articolo 8 della Costituzione demanda alla legge ordinaria la regolazione dei rapporti tra lo Stato e le confessioni religiose presenti sul nostro Paese, riteniamo che a tale intervento normativo debbano partecipare in forma totalmente paritaria sia la Camera dei deputati che il Senato della Repubblica, dando vita ad un procedimento di formazione della legge identico a quello attualmente in vigore. Siamo convinti che la soluzione migliore sia procedere in questo senso, per due motivi. Il primo consiste nel fatto che, per quanto riguarda la legislazione afferente al principio di libertà religiosa, è fondamentale che vi sia la massima ponderazione possibile ed anche un eventuale sistema di bilanciamento e contrappesi tra le due Camere. Nel nostro Paese, per fortuna, la libertà religiosa è da sempre riconosciuta e attuata, ma, in linea di principio, a nostro avviso, è bene che un tema simile non sia rimesso esclusivamente all'azione di una maggioranza politica eletta con una sola elezione in una sola Camera ma sia rimessa anche alla valutazione dell'altra Camera, il Senato, dove potrebbe anche esserci una maggioranza diversa o, se vi fosse la stessa maggioranza della prima Camera, si tratterebbe di una maggioranza eletta e formatasi attraverso procedimenti diversi dalla prima. L'altro motivo per il quale riteniamo che, in tema di legislazione sulla libertà religiosa, il Senato debba svolgere un ruolo da protagonista è rappresentato dal fatto che questo tema ha una forte incidenza sui vari territori dei quali si compone il nostro Stato e mi riferisco alla distribuzione degli immigrati sul vario territorio italiano. In questo senso, è importante che una Camera come il nuovo Senato, espressione delle regioni e degli enti locali – o almeno così sembrerebbe –, possa svolgere un ruolo paritario rispetto a quella Camera dei deputati, che rimane come unico organo politico di livello nazionale. È importante dire, a nostro avviso, alla luce della ripartizione interna tra le varie regioni, per quanto riguarda la rappresentanza senatoriale, che le regioni dove è più forte la presenza e l'incidenza di persone che professano religioni diverse da quella cattolica (penso a Lombardia, Veneto e Piemonte, ad esempio) sono quelle che esprimono un numero di senatori molto superiore, in proporzione, rispetto alla rappresentanza riconosciuta alle altre regioni, quindi potrebbero avere maggior voce in capitolo.
  Sempre rimanendo sul merito, perché non sono potuto intervenire prima perché ero già intervenuto, alla collega Titti Di Salvo vorrei ricordare che l'articolo 1 della vostra riforma già ribadisce quanto già scritto nell'articolo 51, in cui si ricorda che le leggi stabiliscono le modalità di elezione delle Camere, promuovono l'equilibrio tra donne e uomini nella rappresentanza. Quindi, dovreste essere d'accordo con l'emendamento che abbiamo votato stamattina sulle quote di genere, chiamiamole così. Quindi, leggetevi almeno il testo che votate.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Quaranta. Ne ha facoltà.

  STEFANO QUARANTA. Grazie, Presidente. Credo di dovere un'interlocuzione e qualche risposta agli onorevoli del Partito Democratico che hanno avuto la cortesia di interloquire sul precedente emendamento. Prima, però, mi lasci dire una cosa, e la voglio dire all'onorevole Castelli: noi stiamo conducendo una battaglia politica comune, in questo caso sulla riforma o sulla controriforma della Costituzione, e all'onorevole Castelli vorrei dire che non mi vergogno affatto di essere arrivato in Pag. 81questo Parlamento anche con i voti del Partito Democratico. Semmai, ho un'altra preoccupazione: forse, spesso, il Partito Democratico non si ricorda che, fino a poco tempo fa, era in alleanza con noi. Questo lo dico perché sarebbe utile, su tutta una serie di temi, soprattutto su quelli che non riguardano il Governo ma, ad esempio, le riforme, che ci fosse una maggiore possibilità di interlocuzione. Vorrei poi ricordare anche una cosa all'onorevole Castelli, perché forse per lei non fa differenza ma per me sì: il Partito Democratico con cui sono arrivato in questo Parlamento era il Partito Democratico di Pier Luigi Bersani, che per me fa una qualche differenza rispetto all'attuale Partito Democratico.
  Venendo alle questioni di merito, noi non contestiamo – lo vorrei dire anche all'onorevole Argentin e agli altri compagni e parlamentari del Partito Democratico che sono intervenuti – assolutamente l'illegittimità di questa riforma, che è assolutamente legittima; così come noi siamo fautori del fatto di sorpassare il bicameralismo perfetto: l'abbiamo detto in tutte le salse, e credo che sia chiaro. Quindi non sono questi i punti che ci distinguono nell'analisi del percorso delle riforme che si sta facendo.
  E tuttavia, mi pare di poter contestare, da un lato, che non è vero che sono anni che si aspettano queste riforme: vorrei ricordare a tutti noi che, negli anni scorsi, sono state fatte numerose riforme della Carta costituzionale, e se siamo qui oggi è anche per porre rimedio ad alcune riforme che oggi tutti considerano sbagliate. Questo per dire che forse alla riforma della Carta costituzionale occorrerebbe avvicinarsi con una qualche prudenza.
  E allora, dal punto di vista del merito, noi non stiamo facendo ostruzionismo: vorrei far presente che qui abbiamo presentato 300 emendamenti, contro i 6 mila del Senato, proprio perché il nostro obiettivo è interloquire, migliorare la riforma e discutere nel merito. Così come vorrei ricordare, sempre all'onorevole Argentin, che peraltro non fa parte della Commissione affari costituzionali, che è vero che noi abbiamo discusso per molte ore e molti giorni, ma devo dire che abbiamo avuto lo stesso spettacolo dell'Aula oggi: cioè i molti interventi, onorevole Argentin, forse l'hanno informata male, non erano né del Partito Democratico né di maggioranza, ma dei membri dell'opposizione che fin dalla Commissione hanno cercato in modo responsabile di migliorare la riforma che ci state proponendo.
  Infine sul merito, perché giustamente io accolgo chi dice: non utilizziamo queste occasioni per fare polemiche ma per provare a confrontarci; allora, confrontiamoci. All'onorevole Fiano non contesto il fatto, come lui dice, che si possano proporre modelli diversi: bene, sono d'accordo ! All'onorevole Fiano sto chiedendo quale modello propone lui, perché non è chiaro. Perché, per superare il bicameralismo perfetto, si possono fare tante cose differenti: si può diversificare il ruolo delle Camere, si può fare una Camera delle regioni o dei Länder sul modello tedesco. La cosa che ci state proponendo voi non è né una cosa né l'altra ! Il tema che pongo io non è il superamento del bicameralismo perfetto: è la coerenza del modello che ci state proponendo voi, e su questo vi chiedo di entrare nel merito.
  Io ho ascoltato l’«aperitivo» dell'onorevole Sanna, ora spero che con il primo, il secondo ed il dolce ci racconterà un pochino meglio come stanno le cose. Anche sul fatto di compiti diversi, l'onorevole Fiano dice: noi diamo compiti diversi al Senato. Onorevole Fiano, quali compiti date al Senato ? Non c’è alcuna competenza esclusiva di questo Senato ! Me lo dica, onorevole Fiano, quali sono questi compiti ? Altrimenti aboliamolo il Senato, se non ha compiti esclusivi !
  Infine, e concludo davvero: cara Presidente, spesso in maniera retorica ci si rivolge al Presidente per parlare in realtà con altri. Io invece mi rivolgo proprio a lei, e le chiedo con una domanda che forse sarà retorica ma per me è importante. Visto che io e lei veniamo dalla stessa forza politica, come tanti altri che sono presenti in quest'Aula, io le chiedo: ma lei pensa che nelle forze politiche da cui Pag. 82veniamo una riforma di 40 articoli della Carta costituzionale sarebbe stata trattata in questo modo (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà) ?

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Capezzone. Ne ha facoltà.

  DANIELE CAPEZZONE. Signora Presidente, pochissimi secondi per spiegare le ragioni del voto contrario a questo emendamento, e qualche minuto per ragionare complessivamente sul punto nel quale ci troviamo.
  Perché contro questo emendamento ? Per ragioni di carattere generale. Tanti di noi hanno dichiarato: volevamo l'abolizione del Senato, ergo non vogliamo attribuire altre competenze a questo Senato farlocco. E anche per ragioni particolari: così com'era paradossale l'emendamento precedente, che un manipolo di delegati regionali non scelti dai cittadini si occupasse di Concordato, e lo dice un laico, allo stesso modo non c’è ragione che quello stesso manipolo di delegati regionali non scelti dai cittadini si preoccupi di altre confessioni religiose.
  Ma vengo alla questione più generale che mi interessa. Reagendo alle parole del collega Fiano, di altri colleghi del Partito Democratico che ho ascoltato con attenzione, dalle colleghe Argentin e Di Salvo al collega Boccadutri, costoro hanno ragione su un punto.
  Io volentieri do loro ragione: occorre che le opposizioni riconoscano assoluta dignità al lavoro, anche da me non condiviso, svolto in questo caso dalla maggioranza e quindi è assolutamente sbagliata una discussione tra «democratici e antidemocratici». Qui si confrontano delle opinioni e in tanti fra noi, colleghi di Forza Italia, che abbiamo presentato emendamenti e a cui questo testo non convince, noi discutiamo nel merito e sui contenuti. Quale è il punto, cari colleghi della maggioranza ? Uno: voi dite ai cittadini: «aboliamo il Senato», ma, in realtà, non lo abolite. Dopodiché prevedete confini assolutamente incerti, un perimetro ambiguo.
  Da questi due gravi errori discendono delle conseguenze. Conseguenza numero uno: non sorprendetevi se poi alcuni colleghi dell'opposizione, a mio avviso sbagliando, presentano emendamenti per infarcire questo Senato delle competenze più stravaganti. Secondo: preoccupatevi del punto di fondo. Poco fa, il collega Corsaro efficacemente diceva: «è un crack questo Senato farlocco che viene fuori». Io mi permetto di proporre un'altra immagine, sperando non solo che convinca il collega Corsaro ma che i colleghi della maggioranza ci riflettano.
  Qui state mettendo in piedi un mostro che è metà talk show e metà mercato delle vacche: cosa sarà realisticamente quel Senato ? Io mi appello alla vostra esperienza politica, dimenticate le casacche di partito, una volta che mettete in piedi quel Senato farlocco per metà sarà un talk show di gente che in vacanza a Roma vuole parlare di tutto e si infilerà su vari argomenti; l'altra metà sarà mercato delle vacche cioè useranno il talk show per contrapporsi alla maggioranza o al Governo e con il retropensiero di negoziare con il Governo e con la maggioranza alla Camera sul terreno che starà a cuore alle regioni e cioè la legge di bilancio e di spesa. Il risultato, colleghi della maggioranza, è: metà talk show, metà mercato delle vacche, metà interdizione, metà ricatto.
  Pensate, vi prego, colleghi che oggi siete in maggioranza, quando si cambia la Costituzione si deve guardare al futuro, bisogna pensare agli scenari. Pensate se voi sarete all'opposizione. Oppure pensate se sarete di nuovo maggioranza ma magari maggioranza in un momento difficile con altre delegazioni regionali che useranno il loro potere in termini di interdizione, di blocco e di ricatto. Cosa racconterete, e chiudo allora, ai cittadini italiani ai quali, nel frattempo, avete detto «abbiamo abolito il Senato» ?
  Guardate una cosa, questo lo vorrei dire senza acrimonia; io non sono mai stato acrimonioso con il Presidente del Consiglio Renzi che pensa spesso in termini di comunicazione, comunicazione e comunicazione ma, come ha detto un Pag. 83grande analista americano, il Titanic non aveva un problema di comunicazione, ma un problema di iceberg e l’iceberg è la realtà. Quando si raccontano balle ai cittadini, poi il problema non sono alcuni deputati di Forza Italia o altri deputati di altri gruppi politici, sarà la realtà. Quando gli italiani, tra un paio d'anni, dovessero scoprire che il Senato c’è, è un Senato farlocco, che si impiccia di tutto e lo usa per ricattare la maggioranza scelta dagli italiani nelle urne legittimamente, cosa racconterete ? Farete un bel selfie o un bel tweet ? Io non credo che sarà bene accolto (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia – Il Popolo della Libertà – Berlusconi Presidente).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Sanna. Ne ha facoltà.

  FRANCESCO SANNA. Grazie Presidente, vorrei riprendere qualche argomento di merito su questo primo articolo della riforma costituzionale. Ho sentito tante espressioni, Senato «farlocco» l'ultima, tanti aggettivi che raccontano la bruttezza di questa seconda Camera che noi stiamo forgiando nella norma del nuovo articolo 55 della Costituzione. In realtà, il dibattito che c’è stato prima del nostro lavoro non è solo un dibattito avvenuto nelle Aule parlamentari, ma un dibattito lungo.
  Quando all'inizio della legislatura, il 22 aprile del 2013, il Presidente della Repubblica appena eletto ci ha detto che, secondo lui ma anche secondo moltissimi di noi, la legislatura esisteva solo se si poneva in una prospettiva riformatrice e di scioglimento dei nodi, anche relativi alle regole istituzionali del nostro Paese, questo dibattito è sceso da un'astrattezza accademica ad un'attualità da cui dipende il fatto che noi oggi siamo qui; siamo qui nella XVII legislatura e non in una diciottesima, probabilmente con istituzioni ancora più devastate di quelle che in quelle ore ci apparivano. In questo dibattito si è superata l'idea della formazione di un Senato delle garanzie che ci avrebbe fatti uscire dal sistema parlamentare per entrare piuttosto in una dimensione più tipica dei regimi presidenziali, anzi praticamente una dimensione caratteristica solo del Senato americano, nato in una logica di governo a istituzioni separate. Chi ha studiato questo modello, come Fabbrini, sostiene che esso è pensato «non per prendere decisioni buone ma per evitare decisioni cattive». Ci siamo voluti invece confermare nella logica e nella tradizione del Governo a base parlamentare, del sistema parlamentare. Se dovessi definirlo con una formula sintetica, per i tempi ridotti che abbiamo nella discussione di un emendamento, direi che il modello che noi proponiamo e nella cui coerenza crediamo, è il tentativo di disinflazionare il contenzioso fra Stato e regioni che abbiamo visto in questi anni, dopo il 2001, davanti alla Corte costituzionale, cercando di portare la collaborazione, la dialettica fra il sistema delle autonomie e lo Stato centrale, che si esprime anche nel Parlamento, nelle Aule parlamentari, istituendo una Camera che è destinata a questo dialogo e a questa collaborazione: leale collaborazione, leale cooperazione. Cerchiamo di spostarla in Parlamento questa leale collaborazione, portiamo le autonomie in quanto tali nel processo di formazione delle leggi, della legge statale, perché vogliamo rendere quelle autonomie, che sono la caratteristica del sistema istituzionale italiano, partecipi, da una parte, delle ragioni dell'unità dello Stato; dall'altra parte, vogliamo evitare il conflitto perenne fra le realtà istituzionali rappresentative di comunità che fanno la Repubblica; e poi vogliamo infine che le ragioni di quest'Italia differenziata, di quest'Italia che valorizza le autonomie, un'Italia diversa da area a area del Paese, trovi uno spazio nella formazione della legge statale. Questo è un tema che mi sembra completamente trascurato nel dibattito che abbiamo fatto in queste ore precedenti; abbiamo adottato questo sistema con tutti i limiti che può avere ma anche con la grande prospettiva di una sperimentazione di questo sistema che raccoglie un'esigenza, Pag. 84detta sin dall'inizio, dell'esperienza regionale e almeno, dal 1993 in poi, con il nuovo rilancio dell'esperienza autonomistica, dell'Italia degli 8 mila comuni guidati dai sindaci eletti direttamente. Questo è il sistema che proponiamo alle comunità che dovranno, nel momento in cui la nuova Costituzione entrerà in vigore, adeguarsi anche nella selezione della classe dirigente. Dunque consigli regionali che eleggano consiglieri capaci poi di fare non come si è detto «un doppio lavoro», ma un enorme e importantissimo lavoro di legislatori regionali che sanno dire la loro sulla legislazione statale, nella quale formazione vengono coinvolti. Questo è il cuore del nuovo sistema, non le cose, se mi consentite, che avete raccontato in molti interventi. Cerchiamo di cogliere questa prospettiva di speranza e di cambiamento della democrazia italiana.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Fraccaro. Ne ha facoltà.

  RICCARDO FRACCARO. Signor Presidente, io non sono riuscito a intervenire prima e a partecipare a un dibattito molto interessante, quindi ne approfitto adesso, prima per sottolineare come sia effettivamente – non so, Presidente, se può farsi portavoce lei – sconveniente e abbastanza irritante l'assenza del Ministro per le riforme costituzionali qui in Aula quando stiamo affrontando una riforma di 40 articoli della Costituzione (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle); per avere qui il Ministro Boschi cosa dobbiamo fare ? Bruciare tutti insieme la Costituzione ? 40 articoli della Costituzione: credo che fosse doveroso da parte del Governo, con il suo Ministro e più famoso rappresentante del Presidente del Consiglio, essere qui e prendersi la responsabilità di quello che sta avvenendo qui in Aula e magari interagire con noi.
  Poi, Presidente, vorrei – Presidente, se si fa portavoce di questa richiesta da parte del MoVimento 5 Stelle le sarei grato – rispondere anche all'intervento di Fiano, che non vedo in Aula. Forse...

  IGNAZIO LA RUSSA. Caffè !

  RICCARDO FRACCARO. Sta bevendo il caffè ? Molto lungo questo caffè, visto che è il relatore per la maggioranza. Volevo rispondere al collega Fiano...

  PRESIDENTE. Però, onorevole Fraccaro, ha esaurito il tempo. Per cui concluda.

  RICCARDO FRACCARO. Non sono cinque minuti ?

  PRESIDENTE. No. Ha già parlato, per il suo gruppo, un'altra persona per cinque minuti: ha parlato l'onorevole Cozzolino.

  RICCARDO FRACCARO. Concludo brevemente, Presidente. Volevo rispondere perché il tema era: noi del Partito Democratico abbiamo un altro modello, voi avete il vostro e siccome sono differenti non ce ne è uno migliore e uno peggiore. Quando ci si confronta tra le parti dire che un modello è differente, e quindi va bene così, non è un confronto. Un confronto è spiegare perché quel modello è migliore di un altro. Quindi, noi stiamo aspettando questa spiegazione, Presidente.

  PRESIDENTE. Grazie, onorevole Fraccaro.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Sannicandro. Ne ha facoltà.

  ARCANGELO SANNICANDRO. Presidente, intervengo solo per consigliare ai colleghi di affrontare questa questione, cioè quella della competenza del Senato, esaminando l'articolo 10, il quale sotto le mentite spoglie di procedimento legislativo e non di funzione del Senato, perché c’è proprio un errore di impostazione, elenca le competenze del Senato, le competenze, cioè, che esercita assieme alla Camera dei deputati. Sono competenze, come dire, che potrà esercitare pochissime volte, per esempio, la riforma della Costituzione, un'ulteriore riforma della II parte della Pag. 85Costituzione, la legge elettorale, il referendum e qualche altra piccola questione.
  Poi, sempre l'articolo 10 dice che ogni disegno di legge, approvato dalla Camera dei deputati, è immediatamente trasmesso al Senato, il che significa che questo Senato ha una competenza propria e una competenza, come dire, a discrezione su tutto e non è elettivo. Su tutto e non è elettivo !

  PRESIDENTE. Grazie, onorevole Sannicandro.
  Passiamo, dunque, ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Cozzolino 1.80, con il parere contrario della Commissione e del Governo e con il parere favorevole dei relatori di minoranza.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Gregori. Aspettiamo i colleghi che si affrettano verso il loro posto. Fitzgerald Nissoli, Greco, Carinelli. È a posto. Amato; non riesce a votare ? Se c’è qualcosa nel dispositivo la tolga, onorevole. Ecco. Fanucci sta avviandosi al posto. Palma, tolga quello che è dentro al dispositivo e voti; brava. Altri che non riescono a votare ? Fanucci. È a posto lì ? Sì...

  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti e votanti  487   
   Maggioranza  244   
    Hanno votato
 122    
    Hanno votato
no  365).    

  (Il deputato Moscatt ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario, il deputato Gianluca Pini ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole).

  Passiamo alla votazione dell'emendamento Cozzolino 1.81.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Cozzolino. Ne ha facoltà.

  EMANUELE COZZOLINO. Grazie Presidente. Colleghi, l'attuale testo di riforma costituzionale all'articolo 30, riformando l'articolo 117 della Costituzione, attribuisce alla legislazione esclusiva dello Stato la tutela e la valorizzazione dei beni culturali e paesaggistici, ambiente ed ecosistema, ordinamento sportivo, disposizioni generali sui comuni, sulle attività culturali e sul turismo. Dunque, la materia oggetto dell'articolo 9 della Costituzione è in gran parte, se non totalmente, destinata alla legislazione esclusiva dello Stato.
  In questo quadro, a nostro avviso, è opportuno prevedere che le leggi che intervengono sui temi di cui all'articolo 9 della Costituzione siano esaminate e approvate attraverso il procedimento di bicameralismo paritario, con il Senato della Repubblica e la Camera dei deputati che hanno gli stessi identici poteri nel corso dell'esame legislativo.
  Alla luce di questa nuova situazione che si viene a produrre, nella quale le regioni avranno minori competenze sulle materie di cui all'articolo 9 della Costituzione, è quanto mai opportuno dar loro voce, seppure in maniera indiretta e mediata e nell'ambito del nuovo riparto di competenze previsto dalla riforma dell'articolo 117, prevedendo appunto un ruolo paritario del Senato nel procedimento legislativo che attiene alle materie che rientrano nell'articolo 9 della Costituzione italiana.
  Il nuovo Senato, per come è configurato da questo disegno di legge costituzionale, si dovrebbe occupare molto di più di queste materie, portando a livello di legislazione statale la visione delle regioni e dei comuni. Cultura, ricerca e patrimonio storico e artistico per il nostro Paese costituiscono non solo dei veri e propri asset strategici, ma risorse di grande valore economico per la nostra economia. Se dunque, come fa questo disegno di legge costituzionale, si mantiene in vita un Parlamento nazionale composto da Camera e Pag. 86Senato, allora, a nostro avviso, tutta la legislazione ricompresa nell'articolo 9 della Costituzione deve essere di competenza paritaria sia della Camera dei deputati che del Senato. Quindi, come ho detto già in altri interventi, se c’è questo Senato, facciamolo funzionare, se no potevamo mantenere semplicemente la Conferenza Stato-regioni e avere il coraggio di abolire il Senato. Quindi, siate coerenti.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Bianconi. Ne ha facoltà.

  MAURIZIO BIANCONI. Grazie Presidente, intervengo per completare le argomentazioni svolte negli interventi dei colleghi e per chiarire alcuni punti che ribadiscono la nostra opposizione a questo tipo di emendamenti. Il collega Fiano rivendicava la legittimità del comportamento tenuto dal partito di maggioranza, che è perfettamente legittimo. Rivendicava il diritto a non dire niente, anche questo è perfettamente legittimo. Si opponeva alla valutazione etica di questi comportamenti, anche questo va bene, perché non è questo il problema, collega. Io voglio affermare – e lo dico perché cerco in qualche maniera di discolparmi di fronte a quelli che verranno dopo di noi, se mai leggeranno questa brutta pagina del Parlamento italiano – che Maurizio Bianconi era contrario a questo scempio. Perché ? Perché noi stiamo trattando una riforma costituzionale e qualcuno dei colleghi ha ricordato che la formazione della Costituzione è stata trattata non fra avversari, ma con ricchezza di argomenti all'interno dell'Assemblea costituente, senza opposizione netta, ma per costruire le regole comuni. Qui invece si cambia un terzo della Costituzione parlando di maggioranza e opposizione, trasformando un sistema di regole, che dovrebbero valere per tutti e quindi costruite nell'interesse comune, in un progetto di maggioranza, che deve assolutamente prendere i voti della maggioranza, mettere in un angolo l'opposizione e quella parte di opposizione che comunque non ci sta, allargare in questo senso la maggioranza in un patto a due che smentisce completamente quello che il PD diceva ai tempi dei tempi, ossia che le riforme si facevano alla luce del sole e in Parlamento e che fuori dal Parlamento non si facevano mai patti con nessuno. Una volta che sono andati al Governo i patti fuori dal Parlamento li hanno fatti subito e non si sa nemmeno che patti hanno fatto. Tutto questo va ricordato a tutti: Maurizio Bianconi non c'entra con una riforma costituzionale, che è un disegno di legge di Governo che viene proposto come un disegno di legge di maggioranza, che viene fatto alla svelta in questi termini perché la maggioranza ha bisogno di portare a casa un provvedimento, perché Matteo Renzi ha bisogno di fare un tweet sulle riforme, perché ha bisogno di dire che ha fatto la riforma del Senato e, invece, ancora deve andare al Senato, tornare alla Camera, ritornare al Senato.
  Perché c’è tutta questa furia che infanga l'onorabilità di questo procedimento, che è la summa teologica della democrazia. Non è più il contenuto disonorante: è il procedimento, è il comportamento che vi disonora ! Questa è la verità ! Non vedo i colleghi del PD: tutti dicono che va bene, non va bene. Vi è un silenzio che è veramente preoccupante, ma non perché sia illegittimo: perché è chiaro che viene castrato anche un dissenso interno del Partito Democratico, che non ha diritto di parola neanche in questa Assemblea ! Abbiate il coraggio di tirare fuori la testa e di dire come la pensate !

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Fraccaro. Ne ha facoltà, per un minuto.

  RICCARDO FRACCARO. Presidente, visto che ci tiene a ricordarmi il tempo che ho a disposizione, le ricordo anche che noi abbiamo questo tempo contingentato perché la Presidente ha avuto il buon senso di mettere la discussione sulle linee generali delle riforme costituzionali a dicembre, per contingentare il tempo a gennaio. Pag. 87Questo è il modo con cui volete affrontare la discussione (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Però ne approfitto, Presidente, per interloquire, attraverso di lei, con Fiano, con il deputato Fiano, che era assente dall'Aula, prima, per esigenze personali, che rispetto.
  Prima avevo preso la parola per interloquire e non era presente. Volevo ricordare al deputato Fiano, e lo ripeto, che lei, nel suo intervento precedente, aveva detto che la sua era una posizione diversa perché il metodo che state proponendo è semplicemente diverso. Ma dire che è diverso – lo ripeto, e non ho avuto una risposta, per questo sto qui a sottolinearlo – non significa avvalorare una tesi.
  Voi ci dovete dire perché è meglio, è preferibile, un Senato eletto dai consiglieri tra i consiglieri e i sindaci rispetto ad un Senato del tipo tedesco. Questo ci dovete spiegare ! Ci dovete dire perché è preferibile quel tipo di Senato rispetto, invece, a un Senato ad elezione a suffragio universale. Questo significa interloquire (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) !

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Sanna. Ne ha facoltà.

  FRANCESCO SANNA. Grazie Presidente. Una volta che siamo giunti – riprendo da dove avevamo finito prima – all'idea che dovevamo superare il modello del bicameralismo paritario, l'idea successiva non poteva che essere, collega Fraccaro, che da questa differenziazione seguisse anche una differenziazione del modo di elezione del Senato. Vede, quando lei dice, anzi, quando noi diciamo – perché questo è il merito della proposta che stiamo facendo al Parlamento e che sosteniamo in Parlamento – che, come ci ha raccontato l'elaborazione di tanti regionalisti, di tanti pensatori regionalisti, di tanti che si sono impegnati nel governo delle regioni e delle autonomie locali e di tanta parte della dottrina, per fare un Senato delle autonomie – e le autonomie sono le regioni e i comuni –, se noi avessimo continuato a fare un'elezione diretta di quella Camera, le avremmo dato e le avremmo conferito lo stesso potere, la stessa competenza legislativa, che, invece, non volevamo darle, perché altro è dire che vi sono due Camere uguali, altro è dire che vi è una differenziazione nel loro ruolo.
  Oggi vedo che sono in molti a evocare con grande simpatia il modello del Bundesrat. Ma guardi che il Bundesrat non è eletto direttamente. Il Bundesrat, il Senato tedesco, è eletto per modo di dire, perché lì vi sono 69 persone che partecipano come delegati dei governi delle regioni tedesche, dei länder tedeschi.
  Noi stiamo dicendo che oggi il Senato italiano «modello Bundesrat» sarebbe l'assemblea nazionale degli amministratori regionali del Partito Democratico, onorevole Fraccaro. Voi 5 Stelle, cioè, non ci sareste, non ci sarebbe, probabilmente, tra un pochino, Forza Italia, questa Camera avrebbe una voce abbastanza monocorde, che forse non si adatterebbe al sistema pluralistico, politicamente, culturalmente e territorialmente pluralistico, dell'Italia.
  Infatti, ci sarebbe stata la rinuncia, con quel modello, a registrare la rappresentanza del pluralismo politico. Questa rinuncia non è stata fatta nel dibattito del Senato, che ci ha consegnato invece un altro modello di nuova Camera delle autonomie. La rinuncia consisteva nella mancata rappresentanza del pluralismo politico, – con una previsione che tutti possiamo fare – nella Camera delle autonomie, che sarebbe stata una Camera a governo totale di una forza politica e a governo totale degli esecutivi. Diciamo questo per dire che una scelta diversa avrebbe comportato anche delle conseguenze sulla partecipazione all'elezione degli organi di garanzia, perché a quel punto le regioni, espresse in quel modello di Senato, non avrebbero potuto partecipare, essendo sostanzialmente rappresentanti degli esecutivi regionali, all'elezione del Presidente della Repubblica e, comunque, fatta la scelta di differenziare profondamente Pag. 88la competenza legislativa, la scelta dell'elezione indiretta è un fatto quasi automatico di razionalità costituzionale.
  Non per niente, quando si è passati dal chiacchierare di riforme, al dare senso a questa legislatura per le riforme, una commissione istituita dal Governo Letta, che vedeva la rappresentanza dell'Accademia italiana più prestigiosa in materia costituzionale, a quella soluzione era arrivata. Era arrivata a quelle conclusioni, dicendo cioè che il Senato doveva essere rappresentativo delle istituzioni locali, con una posizione prevalente a favore dell'elezione indiretta e con un ragionamento aperto sulla composizione, ovvero se ci dovessero essere solo consiglieri regionali o anche sindaci. Noi abbiamo raggiunto un compromesso alto, perché la realtà delle autonomie locali, dei sindaci, e dei comuni, in Italia, è una realtà così importante da non poter essere esclusa quando prendiamo la decisione di coinvolgere le autonomie locali nel processo legislativo nazionale, cioè nella formazione della legge statale. Questo è il sistema che vi stiamo proponendo (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Mazziotti Di Celso. Ne ha facoltà.

  ANDREA MAZZIOTTI DI CELSO. Grazie Presidente. La provocazione dell'onorevole Fraccaro di prima, sullo spiegare perché si è scelta questa soluzione, credo che sia opportuna e giusta. L'onorevole Sanna ha risposto molto bene, io sono un po’ meno entusiasta della soluzione, nel senso che i nostri emendamenti prevedevano la soluzione Bundesrat, ed è evidente che, dal nostro punto di vista, questa soluzione è meno gradita di quella. Il punto è che è più gradita sia dell'elezione diretta, sia, e mi dispiace che non ci sia adesso l'onorevole Fedriga, del mantenimento della situazione attuale. Sulla situazione attuale, e mi dispiace dirlo, sicuramente il Governo ha fatto una serie di sbagli, come sempre accade, ma attribuire quello che è successo sui provvedimenti, anche su questo, alla responsabilità del Governo in termini di emendamenti incoerenti gli uni con gli altri, di impuntature varie, di mercanteggiamenti – chiamiamoli così – tra Camera e Senato, mi sembra un po’ eccessivo, nel senso che quello che abbiamo visto in questo anno sulla legge di stabilità, sui decreti precedenti, e così via, è stato molto dovuto al fatto che si è trattato, tra Camera e Senato, dentro i partiti di maggioranza, e spesso anche di opposizione, su quali emendamenti portare avanti e approvare – ti approvo questo se non voti quell'altro – e lo sanno tutti che è andata così. Dopodiché, ci sono responsabilità del Governo, della maggioranza, ma quello a cui abbiano assistito in questo anno su questi provvedimenti è stato, per dei semineofiti, come siamo noi, abbastanza sconvolgente. Quindi, io penso che il Senato come sarà domani, se passerà la riforma, sarà comunque sicuramente migliore di quello di oggi.
  Quanto a quello che diceva prima l'onorevole Colletti, io non credo che delle persone elette nei consigli regionali, da maggioranza e opposizione su base proporzionale, non rappresenteranno in alcun caso la regione, sia perché dovranno essere eletti nelle regioni, sia perché verranno votati dai consiglieri regionali, sia perché avranno semplicemente il comportamento che hanno i consiglieri regionali (di cui leggiamo) in tutti i loro comportamenti istituzionali che tengono conto sempre sia degli interessi della regione, sia di quello che vuole o chiede il governatore, quantomeno se sono in maggioranza, di quello che chiedono i presidenti della regione.
  Io credo che i presidenti della regione sarebbero dovuti essere in questo Senato – ne sono convintissimo –, ma dire che chi viene eletto in un consiglio regionale, con il voto dei gruppi di maggioranza o con il voto dei gruppi di opposizione, non rappresenti in nessun modo l'istituzione regionale mi sembra francamente eccessivo. La realtà è che si tratta di una versione non ottimale rispetto a quello che noi avremmo voluto avere per questo Senato, Pag. 89ma è sicuramente, dal nostro punto di vista, ovvero secondo Scelta Civica e secondo la maggioranza, una soluzione migliore di quella attuale.
  Vorrei rispondere anche ad una serie di interventi, che sono venuti anche dal centrodestra, sul fatto che qui si discute, non come intero Parlamento, ma tra maggioranza e opposizione. Lo ho sentito anche in Commissione, devo dire, da qualche esponente del Partito Democratico. Ricordo che, tolta quella sul pareggio di bilancio, le ultime riforme costituzionali, sia quella precedente, portata avanti dal Popolo della Libertà sia le riforme precedenti ancora, furono fatte a maggioranza e senza nessun coinvolgimento dell'opposizione.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Toninelli. Ne ha facoltà.

  DANILO TONINELLI. Signor Presidente, finalmente abbiamo ascoltato una voce del partito di maggioranza, del Partito Democratico, a giustificazione tecnica del perché hanno proposto questo Senato. Allora cerco di essere molto semplice e sintetico. Da una parte abbiamo il Senato nella situazione attuale, con un bicameralismo paritario, quello di cui oggi viviamo. Dall'altra parte, abbiamo il Senato del Bundesrat, fatto dai governatori, fatto dai delegati dei governi locali, dei länder, cioè ad esempio delle regioni tedesche, che vanno a votare, con un vincolo di mandato, cosa gli dice la giunta regionale – chiamiamola così – tedesca.
  In mezzo c’è la vostra scelta, un Senato «trallallero trallallà», il Senato «triccheballacche» (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle), cioè quel Senato in cui, per determinate materie (cioè le riforme costituzionali, la legge elettorale, i referendum popolari) c’è un bicameralismo paritario. Non c’è il bicameralismo paritario perché cosa ? Per le leggi in ambito territoriale. Ma non avevate detto che il Senato rappresenta le istituzioni o no ? Per le leggi di ambito territoriale e per gli ordinamenti territoriali la competenza è della Camera ! Quindi voi avete creato quel Senato che veramente io definisco «trallallero trallallà» (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Matteo Bragantini. Ne ha facoltà.

  MATTEO BRAGANTINI. Signor Presidente, parlo a nome del gruppo, per questo mi sono messo in questo posto, per agevolare il conteggio dei tempi. Intanto rispondo al collega che ha detto che tutte le riforme precedenti, a parte quella sull'articolo 81, sono state fatte semplicemente dalla maggioranza. Assolutamente falso. Ricordo ad esempio quella sul federalismo fiscale, che non è mai stata applicata perché tutti i decreti attuativi non sono stati mai fatti. Dunque rispondo anche al collega che, durante la discussione sulle linee generali, ha detto che il federalismo fiscale ha comportato un aumento dei costi per quanto riguarda lo Stato: è totalmente falso, perché non è stato mai applicato, perché mancavano i decreti attuativi. Ricordo che quella riforma, ad esempio, è stata condivisa dalla stragrande maggioranza del Parlamento, tant’è vero che nella prima lettura ci sono stati dei voti favorevoli – se non ricordo male – anche da parte del Partito Democratico e l'astensione per quanto riguarda l'Italia dei Valori. Questo perché ? Perché era stato fatto un lavoro di sintesi con il Ministro in Commissione, che replicava ad ogni emendamento e insieme avevamo fatto un lavoro ottimale, a mio avviso.
  Questo per dire come si fanno le riforme. Per quanto riguarda la devolution, ricordiamocelo ! Io non ero presente allora, ma era stato fatto, nei primi passaggi, un grande lavoro di sintesi e solo verso la fine c’è stata un'opposizione del Partito Democratico, perché si era a fine legislatura e, dunque, era stato quello un po’ il problema e un po’ la problematica delle riforme.
  Per quanto riguarda il problema di questo provvedimento è che, appunto, nessuno Pag. 90dice che un sistema di secondo livello sia totalmente antidemocratico e che il sistema tedesco non sia di secondo livello. Quello che noi contestiamo – e lo ho detto più di una volta in Commissione – è che o si trova un Senato politico come avete voluto pensarlo voi... Infatti, un Senato con un'elezione di secondo livello, ma senza vincolo di mandato e senza il presidente della regione o i suoi delegati presenti al Senato, non è un Senato di secondo livello; si tratta semplicemente di un sistema politico, perché decidono i vari consigli regionali in base alla proporzione dei gruppi. Tanto è vero che – ricordo bene – tutti i rappresentanti delle regioni che sono venuti in Commissione – Chiamparino in primis – hanno detto che si vorrebbe un Senato delle autonomie con vincolo di mandato e che rappresenti le regioni. A quel punto sarebbe una vera riforma. Altrimenti, se voi volete fare un misto tra un Senato alla tedesca e il Senato attuale, dunque politico, come lo avete strutturato voi, dove ci sono rappresentanze delle regioni senza vincolo di mandato, non ha senso di esistere.
  Infatti, a quel punto, se volete un Senato politico facciamolo eleggere dai cittadini. O lo eleggono i cittadini, dunque è un Senato con dei poteri che si possono definire, o è un Senato delle autonomie alla tedesca, dove c’è il vincolo di mandato, dove il Senato deve giustamente seguire alcune competenze paritarie che sono già state messe in questa legge, come la Costituzione e altre materie, ma soprattutto tutte quelle competenze che riguardano il «contrasto» che c’è tra le leggi dello Stato e quelle regionali. Questo avrebbe un senso, questa sarebbe la vera riforma.
  Ribadisco: su un sistema alla tedesca siamo favorevoli noi della Lega, SEL, Scelta Civica, MoVimento 5 Stelle, una parte del PD, se non tutto il PD, una parte di Forza Italia. Ma se siamo tutti d'accordo perché non lo facciamo ? Di cosa avete paura, se il sistema migliore è auspicabile dalla maggioranza dei parlamentari in quest'Aula ? Veramente non riesco a comprendere perché non si può fare una buona sintesi, non con il Governo che non ha parlato durante la discussione, ma con i colleghi in Commissione, siamo intervenuti, la maggioranza diceva che era favorevole.
  Perché non lo facciamo ? Facciamolo. Questa è la sede opportuna. Tanto questo provvedimento deve ritornare al Senato. Dunque, questo è il momento. La facciamo alla terza lettura questa modifica ? No. La facciamo tra quattro anni facendo una nuova riforma costituzionale ? Spero di no, perché penso che la Costituzione non si debba continuamente prendere in mano e modificare. Quando si prende la Costituzione si pensa di costruirla e di farla perché abbia una durata almeno di venti, trenta anni, altrimenti non si prende in mano la Costituzione.
  Dunque, per questo motivo io invito veramente la maggioranza e il Governo a rivedere la propria posizione (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Corsaro. Ne ha facoltà.

  MASSIMO ENRICO CORSARO. Grazie Presidente. Fa piacere registrare questo risveglio dal torpore di alcuni colleghi della maggioranza che cominciano ad entrare nel merito di questa proposta e – devo dire – provano a darne qualche interpretazione difensiva – ahi loro ! – arrampicandosi sugli specchi. Infatti, il tema reale che si cerca di nascondere è che qui tutto stiamo facendo meno che tener conto dei danni che sono stati provocati dal cosiddetto bicameralismo perfetto.
  Intanto perché non si fa giustizia della verità se non si riconosce che l'istituzione del bicameralismo perfetto, giusto o sbagliato che fosse, corretta o meno che ne sia stata in questi decenni l'applicazione, rispondeva principalmente alla necessità di tutelare il Parlamento dall'accettazione di errori in corso d'opera, che con una successiva, necessaria ed indispensabile Pag. 91lettura potevano essere corretti. E non sto facendo della filosofia costituzionale, ma mi sto riferendo in particolare all'operato del vostro Governo, che, mai come nei casi precedenti, si è risolto, in più circostanze, nel corso di questo scorcio di legislatura, da quando il putto fiorentino siede sullo scranno più alto di Palazzo Chigi, a mettere in votazione con la questione di fiducia in un ramo del Parlamento l'approvazione di un testo anticipando che quel testo sul quale si poneva la fiducia in uno dei due rami del Parlamento sarebbe stato certamente cambiato nella lettura successiva, la settimana dopo, nell'altro ramo del Parlamento.
  Ci sarebbe da pensare che siate dei ciarlatani, se non aveste invece legittimamente fatto ricorso alla possibilità, esistente proprio per il bicameralismo, di poter correggere in corso d'opera l'errore, cioè il fatto che evidentemente voi lo avete utilizzato prendendo in giro i parlamentari della prima Camera che dava lettura a quel provvedimento, che erano chiamati a votare la fiducia su qualche cosa che già il Governo stesso sapeva che non meritava la fiducia, tanto che se ne annunciava la modifica nel passaggio successivo, la settimana dopo.
  Ma posto quindi che quest'unico appiglio di senso concettuale del bicameralismo perfetto viene meno nella vostra riforma, perché la prossima volta che Renzi scriverà una stupidaggine... e gli succede tendenzialmente una volta giorno, salvo poi rendersi conto che il beneficiario della sua stupidaggine è talmente famoso da dover correre ai ripari e dire: «No, no, l'ho scritto io», prima che impallinino qualcun altro e poi addirittura dire: «Facciamo macchina indietro, diciamo che io questo provvedimento non l'ho mai presentato, abbiamo scherzato» (ogni riferimento alla vicenda della delega fiscale ed alla pena del signor Berlusconi è puramente voluto).
  Non solo in una circostanza del genere il signor Renzi, dalla prossima occasione, non avrà più la possibilità di fare macchina indietro, ma addirittura qui cercate di ammantare di nobiltà politica questo obbrobrio giuridico cui state dando vita, facendo riferimento ad analogie istituzionali degli altri Paesi (il Bundesrat e la possibilità di avere confronti fra l'Esecutivo e le regioni).
  Ora io vorrei segnalarvi che da una decina d'anni esiste la Conferenza Stato-regioni, che in Italia serve esattamente e puntualmente per fare quello. Quindi anche in questo caso quello che voi avete scritto in questa riforma è ultroneo, non serve a niente. Serve solo a sbugiardarvi nell'affermazione che vi è servita per raccogliere troppi voti alle ultime elezioni europee, per cui avevate assicurato agli italiani che il Senato lo avevate già abolito.
  Il Senato c’è, il Senato non servirà a nulla se non a creare ulteriore confusione, il Senato toglierà qualità alla legislazione delle istituzioni regionali, perché i consiglieri regionali saranno distratti dal dover fare una cosa piuttosto che l'altra, il Senato sarà assolutamente sperequativo tra consiglieri regionali e consiglieri regionali che avranno la legittima ambizione di rappresentare la loro regione in Senato, ma che saranno a loro volta eletti su sistemi elettorali totalmente difformi, giacché le elezioni regionali sono fatte con leggi elettorali che ciascuna regione si dà, indifferentemente da quella che è la scelta qualitativa fatta dalla regione a fianco, talché avremo dei senatori che saranno eletti in seconda misura in funzione di un mandato popolare derivante dal voto diretto dei cittadini ed altri che si troveranno...

  PRESIDENTE. Deve concludere onorevole.

  MASSIMO ENRICO CORSARO. ...doppiamente gratificati dal proprio segretario di partito, che prima ha detto loro: «Vai a rappresentarmi in consiglio regionale» ed in seconda battuta: «Vai a rappresentarmi anche al Senato».

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Buttiglione. Ne ha facoltà.

Pag. 92

  ROCCO BUTTIGLIONE. Signora Presidente e onorevoli colleghi, prendo la parola con molta amarezza: ma come, eravamo tutti favorevoli a fare il modello del Bundesrat e non ce ne siamo accorti ? Perché qualcuno questo modello lo propone in Italia da molti anni. Non mi ero accorto di questo consenso corale sul modello del Bundesrat. Per esempio, ancora qualche ora fa abbiamo discusso una serie di emendamenti evidentemente non coerenti col modello del Bundesrat.
  Come si fa a dire, nella prima parte del pomeriggio, che il Senato deve essere eletto a suffragio universale e poi dire: «Siamo tutti d'accordo a fare il modello del Bundesrat » ?
  No, amici miei, la politica è fatta di tempi, è fatta di impegni. Avete presentato una valanga di emendamenti per dire che bisognava eleggere il Senato a suffragio universale, dai, questo non si può negare. La memoria in politica scompare presto, però qualche ora almeno dovrebbe durare: ricordarsi a fine seduta di quello che si è detto ad inizio seduta sarebbe una cosa auspicabile e desiderabile.
  La verità è che, certo, a me il compromesso raggiunto non piace e credo che non piaccia neppure a molti della maggioranza ma su questo compromesso si è raggiunto un accordo politico. Meglio un Bundesrat certo, ma il Bundesrat chiedeva anche una riforma federale più incisiva perché il Bundesrat nasce dall'idea che ci sono due tipi di legittimità: c’è una Camera che rappresenta il popolo italiano o il popolo tedesco o il popolo americano; c’è una Camera che rappresenta gli Stati. Infatti ogni cittadino ha una doppia cittadinanza: quella del suo Stato (è cittadino del Wyoming) ed è cittadino degli Stati Uniti d'America. Nell'altra Camera, nella Camera federale, nel Senato o nel Bundesrat più ancora è rappresentato mediatamente perché è rappresentato come cittadino del suo land e non c’è lì un suffragio universale per eleggere il Bundesrat (per favore !). Allora questa doppia cittadinanza è quello il punto in cui diventano Stato i diversi Länder: lì diventano Stato e le questioni che riguardano le competenze dei Länder vengono gestite all'interno del Bundesrat proprio perché solo i Länder hanno la possibilità, la facilità di trasformare gli interessi dei singoli Stati nell'interesse comune e nel bene comune nazionale del popolo tedesco o del popolo americano. Questo è un impianto che io ho largamente difeso. Non mi sono accorto che su questo impianto ci fosse un consenso generale tanto che adesso lo avremmo voluto tutti. No: noi abbiamo dovuto fare una serie faticosa di compromessi che non sempre piacciono e che molte volte a me non piacciono proprio perché una maggioranza su questo non c'era e non veniteci a dire adesso che c'era: non c'era. È un'evidenza e una cosa nota a tutti che questa maggioranza non c'era e, dietro il fatto che non c'era, c’è un'altra questione che è una concessione di democrazia. Alcuni di noi hanno un'idea di democrazia diretta. Registriamo quello che pensa il popolo. Magari – vi posso suggerire una cosa – eliminiamo i Parlamenti, facciamo i sondaggi. Vogliamo sapere cosa pensa il popolo ? Facciamo un sondaggio e poi facciamo quello che il popolo nel sondaggio ci dice di fare. Questo è un modello di democrazia, la democrazia diretta, è stato sperimentato ad Atene e non è durato molto. La democrazia ateniese non è durata molto, è caduta vittima di che cosa ? Dei demagoghi perché il popolo non ha il tempo di esaminare a fondo i problemi, perché il popolo ha opinioni e desidera cose che sono contraddittorie tra di loro. Chi di noi non vorrebbe contemporaneamente abbattere le tasse e migliorare le prestazioni del sistema sanitario ? Certo che lo vorremmo tutti però non si può. Per questo il popolo elegge assemblee rappresentative, per questo il popolo ha bisogno di raffreddare le deliberazioni con una seconda Camera che adesso perde poteri, diventa consultiva, in modo che le passioni vengano filtrate dalla ragione. Per questo Togliatti non voleva il Senato, amici di SEL, ma non è un buon motivo, in questo Togliatti non va citato come modello. Ebbe il buonsenso di capire che il Senato era meglio farlo proprio per evitare che le passioni popolari si trasferissero Pag. 93direttamente e immediatamente all'interno della deliberazione. E allora cerchiamo di capirci: è facile venire adesso a dire che siamo tutti per il Bundesrat: bisognava dirlo per tempo. Ma rinnovo anche un appello alla maggioranza: vediamo se qualche emendamento che razionalizzi questo impianto che abbiamo creato, che è pieno di imprecisioni, se qualche emendamento utile per questo possa essere approvato. Area Popolare ne ha presentati parecchi. Quando arriverà il tempo di trattare di queste cose negli articoli a ciò determinati facciamo una riflessione seria su queste proposte (Applausi dei deputati del gruppo Area popolare (NCD-CDU).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Sannicandro. Ne ha facoltà per cinque minuti perché non si tratta di dichiarazione di voto a titolo personale.

  ARCANGELO SANNICANDRO. In primis, quando ricordiamo la posizione dei comunisti, bisogna dirla tutta: noi eravamo per il monocameralismo perché partivamo dal presupposto che la sovranità è unica e che non andava divisa. IL PCI aderì ad altre posizioni non certo per le ragioni miserabili per le quali oggi si propone di abolire il Senato. Oggi sostanzialmente si è proposto di abolire il Senato perché si dice che bisogna ridurre la spesa. Questa è una argomentazione miserabile che noi non accettiamo. Quindi non citiamo Togliatti a sproposito.
  Seconda questione: si è detto che il Senato dovrebbe essere il Senato delle autonomie e via discorrendo. Ho riletto velocemente il testo che verrebbe fuori dalla riforma. Io ho l'impressione che stiamo prendendo un grosso abbaglio, almeno nel dibattito, perché all'articolo 10 della proposta del Governo si dice: «La funzione legislativa è esercitata collettivamente dalle due Camere» su una serie di questioni, e vengono elencate: riforma costituzionale, legge elettorale, referendum, organi di governo – a prescindere dalla proprietà, poi, del linguaggio –, testo unico degli enti locali e qualche altra cosa.
  Poi, si aggiunge: «Le altre leggi sono approvate dalla Camera dei deputati»; poi si continua: «Ogni disegno di legge approvato dalla Camera dei deputati è immediatamente trasmesso al Senato della Repubblica», il quale Senato della Repubblica interviene, appunto, nel procedimento legislativo su ogni tipo di legge: su ogni tipo di legge, non sulle questioni territoriali, non sulle questioni che riguardano le regioni, i comuni, eccetera, ma su ogni proposta di legge. Certo, il Senato può fare delle deliberazioni esprimendo la propria opinione, cioè interviene nel procedimento legislativo, non delibera la legge, però interviene nel procedimento legislativo su ogni questione.
  Quindi, questa bufala che il Senato intanto non è elettivo, perché dovrebbe essere il curatore degli interessi del territorio, oltre ad essere una bufala, è una contraddizione nel sistema e non giustifica affatto che questo tipo di Senato, che ha queste competenze, sia formato da consiglieri regionali e da sindaci e che non siano eletti con suffragio universale. Perché – lo ripeto ancora – è un Senato sui generis, se volete, che partecipa, alla pari di qualunque altro deputato, alla formazione delle leggi, ma di ogni tipo di legge. Quindi, il castello che avete costruito non si regge, non ha una sua sistematicità interna.
  D'altra parte, quello che inganna e che consente di perpetuare l'inganno è la lettura dell'articolo 1 del progetto di riforma, perché – ne abbiamo parlato stamattina –, ad un certo punto, al quinto comma del nuovo articolo 55 si recepisce una sorta di manifesto politico: «Il Senato della Repubblica rappresenta le istituzioni territoriali»; concorre a fare le leggi; esercita funzioni di raccordo tra lo Stato e gli altri enti costitutivi della Repubblica, e tra questi e l'Unione europea; concorre alla valutazione delle politiche pubbliche; concorre alla verifica dell'attuazione delle leggi dello Stato, nonché all'espressione dei pareri sulle nomine di competenza del Governo nei casi previsti dalla legge.

  PRESIDENTE. La invito a concludere.

Pag. 94

  ARCANGELO SANNICANDRO. Ora, questa lettura può indurre a far pensare che si tratti di un Senato con delle competenze addirittura distinte. La verità è che questo Senato di nominati interviene su ogni materia oggetto di legislazione.
  Per finire velocemente, caro onorevole Buttiglione, non mi inserisca nell'elenco di coloro i quali occhieggiano con le legislazioni straniere: io, a malapena, conosco la legislazione italiana, a differenza sua. Quindi io non sono per introdurre modellistica esterna, perché Montesquieu ha insegnato, nell'opera «Lo spirito delle leggi», che ogni popolo ha uno spirito che si trasforma, poi, in leggi, che nascono dalla propria consuetudine, dalla propria esperienza, dalla propria religione, dalla propria cultura, dalla propria economia.
  Quindi, questo – mi sia consentita l'espressione, non sia offensiva –, scimmiottare altri ordinamenti non mi appartiene: io so che la Costituzione che ci è stata consegnata rispondeva e risponde ancora agli interessi primari del popolo italiano, ha raggiunto un giusto equilibrio tra culture diverse e, comunque, culture italiane. Pertanto, questo testo va conservato, va semplicemente modificato, qualora fosse necessario, nei dettagli e non certo rifatto ab imis fundamentis (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà).

  PRESIDENTE. Grazie, onorevole Sannicandro. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, la deputata Dadone. Ne ha facoltà.

  FABIANA DADONE. Grazie, Presidente. Solo per precisare al collega Buttiglione, tramite lei, che la nostra prima opzione di Senato era una opzione di Senato elettivo, sì, eletto a suffragio universale e diretto. Come seconda opzione, migliorativa di questo testo che per noi è un testo zoppo, con un sistema che assolutamente non funziona, abbiamo provato a venire incontro al Governo tentando di proporre un Senato sul modello tedesco. Ma non è assolutamente la nostra prima opzione. Si chiama il compromesso migliore per far funzionare un testo che da solo non regge. Grazie.

  PRESIDENTE. Grazie, onorevole Dadone.
  Se non ci sono altri interventi, passiamo ai voti.
  Chiedo ai colleghi di prendere posto e, se siete d'accordo, poi facciamo anche una breve pausa tecnica di qualche minuto. Però, adesso prego tutti i colleghi di prendere posto.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Cozzolino 1.81, con il parere contrario di Commissione e Governo e favorevole dei relatori di minoranza.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Bossa, Carrescia, Tartaglione, Taricco, Cani, Cancelleri... Ci siamo ? No. Cardinale. Cardinale ha votato, adesso sì. Non vedo altre mani alzate. Fitzgerald Nissoli sta arrivando al posto.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti e votanti  482   
   Maggioranza  242   
    Hanno votato
 124    
    Hanno votato
no  358).    

  (Il deputato Aiello ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario).

  Allora, facciamo una pausa tecnica di dieci minuti, ci rivediamo alle diciannove meno cinque.
  Sospendo dunque la seduta, che riprenderà alle 18,55.

  La seduta, sospesa alle 18,45, è ripresa alle 19.

  PRESIDENTE. Ricordo che, prima della sospensione della seduta, è stato Pag. 95respinto da ultimo l'emendamento Cozzolino 1.81. Passiamo alla votazione dell'emendamento Cozzolino 1.82.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Melilla. Ne ha facoltà.

  GIANNI MELILLA. Grazie, Presidente. Più di un collega ha parlato della circostanza che in quest'Aula non aleggia certamente uno spirito costituente. Del resto, le Costituzioni, ma anche le modifiche delle Costituzioni, hanno come presupposto una larghissima condivisione.
  Quando il Presidente Umberto Terracini mise in votazione il testo presentato dal Presidente della Commissione, Ruini, l'Assemblea costituente dette una larghissima maggioranza a voto segreto, perché non si aveva paura del voto segreto: su 515 presenti e votanti, 453 approvarono la Costituzione e solo 62 espressero un voto contrario. E da allora, ogni modifica parziale della Costituzione ha sempre avuto una larga condivisione tra la Democrazia Cristiana, il Partito Socialista e il Partito Comunista, e anche il Partito Liberale, Repubblicano e Socialdemocratico. Anzi, si era coniato il termine politico «arco costituzionale». Cioè, si stabiliva che, al di là della collocazione al Governo o all'opposizione, l'arco costituzionale, che rappresentava il 95 per cento del Parlamento italiano, si riconosceva nella Costituzione. La stessa cosa, naturalmente, accadeva per le leggi elettorali, che hanno una rilevanza costituzionale, pur essendo leggi ordinarie.
  Poi che cosa è successo ? Il nostro Paese, fino al 1994, ha votato con una legge che prevedeva la proporzionale su grandi circoscrizioni alla Camera con preferenze, plurime e poi unica, e su collegi uninominali nelle regioni per il Senato. Nel 1994 ci fu la «riforma Mattarella», anch'essa approvata a larghissima maggioranza. Poi ci furono i primi vulnus a questa prassi che prevedeva un intervento sulla Costituzione a larga condivisione. Il primo lo fece il centrosinistra, gravissimo errore ! Per cinque voti fu riformata la seconda parte della Costituzione, il Titolo V della Costituzione; e poi ci fu il centrodestra, che riformò, con la legge pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale n. 269 del 18 novembre 2005, la Costituzione in parti ancora più rilevanti. Ma questa legge costituzionale, sottoposta a referendum confermativo nel giugno del 2006, fu bocciata dai cittadini italiani. E ci fu l'altro vulnus alla legge elettorale, che è il Porcellum, quando nel 2005 una maggioranza risicata approvò una nuova legge elettorale incostituzionale. Naturalmente si sono tenute due elezioni generali e soltanto il ricorso di un avvocato socialista, che nessuno ha ringraziato pubblicamente in quest'Aula, ha consentito, con la sua iniziativa solitaria, di far sì che l'Alta Corte si pronunciasse definendo la legge «Calderoli» una legge anticostituzionale.
  Ora che cosa si sta facendo, cari colleghi ? Noi stiamo ripercorrendo la via del Porcellum a livello elettorale e la via fallimentare della modifica della Costituzione, fatta prima dal centrosinistra e poi dal centrodestra in modo non condiviso, con un atto di prepotenza istituzionale.
  Però io penso che da questo, se si va su questa strada, non si va da nessuna parte, perché le Costituzioni possono essere approvate in quest'Aula, ma poi devono avere il supporto popolare; e io mi auguro che ci sia un referendum confermativo di questa brutta legge che si sta approvando in quest'Aula. E sono certo che il popolo italiano non accetterà di essere espropriato della sovranità di eleggere il Senato e la Camera, perché noi contemporaneamente stiamo impedendo ai cittadini di eleggere i senatori e i deputati.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Bianconi. Ne ha facoltà.

  MAURIZIO BIANCONI. Signor Presidente, l'onorevole Sannicandro si è accorto delle competenze di questo Senato; dico ovviamente «si è accorto» per enfasi oratoria: ha sottolineato le competenze di questo Senato. Ecco perché noi non condividiamo queste continue aggiunte a questo Senato, perché di competenze ce ne sono anche troppe.
  Io vorrei ricordarlo a tutti, l'ho già detto in Commissione, l'ho messo per Pag. 96iscritto, ma lo ricordo nuovamente, perché la mia sensazione è che si parli di una cosa sulla quale molti colleghi sono un pochino disattenti, anche nella mia parte politica; perché nella mia parte politica si sente dire e si sente scrivere: queste erano le nostre riforme, questo Senato conta ben poco. Non è vera né l'una né l'altra cosa: questo Senato decide di tutti i processi di revisione costituzionale; il che significa – tanto per capirsi – che, una volta passata questa riforma costituzionale, se di quei 100 di quel Senato 51 continueranno a dire che questo va bene non si potrà riformare più la Costituzione: saremo prigionieri di quei 51.
  Io non so se riesco a rendere l'idea del parossismo che abbiamo messo in piedi: devono decidere e disporre sulla ratifica dei Trattati internazionali e delle decisioni relative all'Unione europea; hanno la possibilità di interferire su tutti i processi legislativi in generale, diventando questa un'arma di negoziazione con la Camera, potendo ritardare quasi a piacimento l'iter legislativo dei provvedimenti. Hanno tutti gli interventi obbligatori sulle leggi di bilancio e sulle leggi di spesa; oltre naturalmente alle competenze territoriali. In pratica possono bloccare il sistema, possono decidere e piegare la volontà della Camera, possono decidere e piegare la volontà popolare; con la piccola – dico piccola, vorrei essere ironico e non ci riesco – differenza che questa Costituzione non si può cambiare mai se 51 di quei 100 diranno che non si cambia: cioè, ci stiamo mettendo in una gabbia senza uscita, nell'illusione, caro Presidente, del nostro Primo Ministro, esperto di molte cose, ma non sicuramente di ingegneria istituzionale, di furbizie politiche sì, che chi controllerà quella Camera controllerà l'Italia. Quindi, controllando 51 di quei 100, chiunque governi quei 51 governa l'Italia.
  Una volta, due volte: la terza volta – faccio per dire – saranno quei 51 che condizioneranno chi vuol governare l'Italia: saranno poteri esterni che potranno avventurarsi nella trattativa con i 100 senatori, con i 51 senatori.
  Cioè, noi non è che legiferiamo per domani mattina, si legifera a dieci, a vent'anni. Noi consegniamo l'Italia a 100 persone, a 51 persone e a chi comanderà o riuscirà a decidere per queste 51 persone. Ma vi rendete conto che cosa avete messo in piedi o no ?
  Ultima cosa: io so che l'onorevole Buttiglione è cattolico osservante, filosofo; non so se sia andato spesso intorno ai gesuiti ma non ci può pigliare tutti per fessi, non è che siamo in parrocchia qui. Il Bundesrat non è il più amato, era il punto di caduta sulla quale ci saremmo incontrati. Se oggi qui si votasse in queste condizioni su 600 persone libere di votare, 500 lo votano. Non ci prendiamo in giro. Quindi, non è che è il preferito, è quello sul quale ci potevamo incontrare ed era questo il modo di fare la riforma istituzionale.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Cozzolino. Ne ha facoltà.

  EMANUELE COZZOLINO. Grazie Presidente, colleghi, come anticipato, sono costretto immediatamente a lanciarmi sulle argomentazioni che ho utilizzato per il mio emendamento precedente e dunque a partire dalla seguente domanda retorica: se il Senato è chiamato a legiferare su un piede di parità con la Camera dei deputati in tema di famiglia e di matrimonio, perché non dovrebbe farlo in tema di legislazione sul diritto di asilo e di accoglienza dei rifugiati e dei profughi ? Per quanto ci riguarda, come MoVimento 5 Stelle, riteniamo che, per la legislazione in tema di diritti fondamentali riconosciuti dalla nostra Costituzione, sia necessario mantenere un sistema di bicameralismo paritario perfetto. Voi fate un bicameralismo non paritario imperfetto.
  E questa nostra posizione politica emerge dagli emendamenti che abbiamo presentato a questo testo che stiamo esaminando. A maggior ragione, siamo convinti che, per quanto riguarda la legislazione in tema di diritto di asilo, sia necessario mantenere l'attuale procedimento bicamerale perché l'articolo 10 Pag. 97della nostra Costituzione ad oggi non è stato ancora attuato. Non è un caso che il nostro ordinamento tenda a sovrapporre la figura del rifugiato a quella del richiedente asilo. Poiché attuare un principio umanitario è, al tempo stesso, fondamentale e delicato, per le conseguenze che può comportare, non è facile ed è, a nostro avviso, necessario che ciò avvenga con la massima riflessione e ponderazione, possibile solo in un procedimento di doppia lettura, come la riforma costituzionale. Si può ottenere solo grazie al lavoro di due Camere che hanno una composizione diversa, sia per quanto riguarda l'elezione che per quanto riguarda la maggioranza esterna, e può essere di elevata qualità.
  Il problema di questo Parlamento, di questo sistema bicamerale, in questi ultimi vent'anni, non è stata la difficoltà a fare leggi, piuttosto l'eccesso di leggi mai attuate. Stiamo discutendo sulla entrata in vigore del decreto «milleproroghe» che, ogni anno, si ripresenta; ci sono provvedimenti che sono dieci anni che sono entrati in vigore e ancora non sono divenuti legge perché ne viene rimandata l'attuazione. Quindi, non è tanto fare una riforma in questo senso ma applicare le leggi. Facciamo poche leggi, facciamo dieci leggi all'anno, ma anche meno, cinque; discutiamo, ragioniamo nel merito, facciamo dei testi unici e creiamo la certezza del diritto. Gli stranieri non vengono ad investire in Italia perché non sanno quello che sarà scritto nella legge del giorno successivo. Un esempio sono stati i pannelli fotovoltaici e l'incentivazione: non sapevo ciò che sarebbe successo la settimana successiva; a volte, è stata cambiata la legge ben due volte nello stesso anno, quindi immaginate che programmazione ci può essere e lo sviluppo di un Paese.
  Quindi, non è una riforma costituzionale scritta male che creerà danni, come la riforma del titolo V che ha creato danni: questa ne creerà maggiori. Come avete già fatto per le province, facendo una finta abolizione, trasformandoli in enti di secondo livello. Il Senato avrà una rappresentanza di secondo livello che non funzionerà. Come diceva il collega Bianconi, 50 persone, 51, potrebbero bloccare la Camera, quindi rallentare il Parlamento e non far funzionare il sistema. Quindi, non è un monocameralismo che voi avete pensato di creare ma non è una riforma nel senso federale, quindi un Senato delle regioni. Avete creato una emerita schifezza (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Laffranco. Ne ha facoltà.

  PIETRO LAFFRANCO. Presidente, intervengo molto rapidamente per porre l'attenzione, in parte, su una questione che è già stata sollevata ed è relativa a questo ruolo straordinariamente rilevante che viene concesso alla maggioranza che si formerà in seno a questo tipo di Senato, disegnato da questa riforma costituzionale in salsa renziana. Sotto un altro profilo, intervengo per domandarmi se, per caso, nel Governo, si sia svolta una riflessione su cosa succederà nella formazione di questo Senato, laddove le proposte, alcune condivisibili, altre meno, sulle nuove macroregioni, possano, in qualche modo, vedere la luce in questa legislatura. Cioè, mi chiedo se, per caso, chi ha strutturato questa proposta, si è posto il quesito di come andrà a conformarsi il Senato, laddove l'idea di accorpamenti, in seno alle regioni esistenti, dovesse magari vedere la luce in questa legislatura. Credo che non sarebbe superfluo farlo.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Capezzone. Ne ha facoltà.

  DANIELE CAPEZZONE. Grazie Presidente. Intervengo per dare conforto a quanto dicevano i colleghi Bianconi e Laffranco e per spiegare con un esempio il motivo per il quale voteremo contro questo emendamento, sebbene, al tempo stesso, ringrazio i colleghi presentatori del MoVimento 5 Stelle, che evidenziano una contraddizione, ma noi continuiamo a dire di non dare altri poteri a questo Senato «farlocco».Pag. 98
  In un momento incandescente come questo, con tutto quello che è accaduto in tema del diritto di asilo, di Schengen, l'immigrazione e la condizione dello straniero, quale che sia l'opinione di ciascuno, opinione di un tipo o opinione di un altro tipo, si tratta di temi oggi massimamente politici su cui deve esserci la discussione politica e il confronto tra le maggioranze e le opposizioni. Invece no ! Con questo emendamento, ma fate bene a segnalare la contraddizione, sebbene noi voteremo contro, sarebbe affidato ai «turisti» delegati dei consigli regionali, indicati dai capibastone locali, che nessun cittadino ha votato; a loro sarebbe affidato, dicevo, il compito di decidere su quella questione massimamente politica.
  Ecco quello che dicevo prima: il mostro di questo Senato, metà talk-show e metà mercato delle vacche.

  PRESIDENTE. Grazie, onorevole Capezzone.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Fraccaro. Ne ha facoltà. Onorevole Fraccaro, oggi ha i riflessi lenti. Prego.

  RICCARDO FRACCARO. Presidente, dopo tante ore può succedere.

  EMANUELE FIANO. Ma tu sei giovane !

  RICCARDO FRACCARO. Intervenivo per chiederle se aveva approfittato di questi dieci minuti per sincerarsi delle condizioni del Ministro Boschi. Non vorrei che fosse successo nulla, visto che non è presente qui in Aula.

  EMANUELE FIANO. È al Senato !

  RICCARDO FRACCARO. E vorrei farle notare anche, Presidente, proprio che da stamattina...

  PRESIDENTE. Onorevole Fraccaro...

  RICCARDO FRACCARO. Mi dica.

  PRESIDENTE. Parli sull'emendamento. Il Governo è rappresentato pienamente.

  RICCARDO FRACCARO. Presidente, però pienamente... Qui di fronte abbiamo un sottosegretario che è sottosegretario del Ministro per le riforme costituzionali e i rapporti con il Parlamento e non mi sembra che questo silenzio continuo sia un buon modo per rapportarsi con il Parlamento (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Non mi sembra che sia pienamente rappresentato, perché, se fosse rappresentato, dialogherebbe e spiegherebbe le ragioni di un provvedimento scritto direttamente dal Governo.
  Quindi, questo non è un buon esempio di come portare avanti i propri compiti istituzionali, Presidente. Se il silenzio è un buon esempio, chiunque potrebbe fare il sottosegretario in questo Paese. Volevo dire questo, Presidente (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Grazie, onorevole Fraccaro.
  Passiamo, dunque, ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Cozzolino 1.82, con il parere contrario della Commissione e del Governo e con il parere favorevole dei relatori di minoranza.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Bossa, Patriarca, Gasparini. Aspettiamo l'onorevole Gribaudo, che però non ha la tessera. Intanto, aspettiamo che si siedano tutti i colleghi. Baroni ha votato. Sberna, che anche da davanti riesce a votare miracolosamente. Naccarato, è a posto. Fossati, Tartaglione, Venittelli. Il dispositivo di Patriarca ancora non si è sbloccato; provi adesso, onorevole... ecco. Dambruoso. Ci sono altri ? Alli; lei, onorevole Alli, sta un po’ nascosto e ogni tanto ci sfugge. Scopelliti. Mi pare che tutti abbiano votato. Coccia, Ferranti...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

Pag. 99

   (Presenti e votanti  483   
   Maggioranza  242   
    Hanno votato
 126    
    Hanno votato
no  357).    

  IVAN SCALFAROTTO, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  IVAN SCALFAROTTO, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri. Grazie Presidente, soltanto per dire che, come noto, in un regime di bicameralismo paritario, il Parlamento è composto da due Camere. L'altra Camera, il Senato della Repubblica, è occupata nell'approvazione, in seconda lettura, della legge elettorale; il Ministro Boschi sta presidiando i lavori del Senato e, non avendo il dono dell'ubiquità, naturalmente non può essere qui.

  MATTEO BRAGANTINI. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Su cosa ?

  MATTEO BRAGANTINI. È intervenuto il rappresentante del Governo e si riapre il dibattito in merito all'oggetto del suo intervento. Io volevo dire che comprendiamo...

  PRESIDENTE. Non si era mai chiuso, perché eravamo nel pieno dei lavori e dovevamo semplicemente iniziare l'esame di un emendamento nuovo.

  MATTEO BRAGANTINI. Volevo dire che comprendiamo che ci sono due riforme che riguardano il Ministro e, appunto per questo, noi avevamo sollevato la problematica, perché in Commissione, per questa riforma costituzionale, già si era visto poco il Ministro, perché era sempre al Senato. Per quanto riguarda questa riforma costituzionale, a firma appunto del Ministro, al Senato, il Ministro aveva partecipato, in modo corretto, a tutti i lavori della Commissione sia alle audizioni sia alla discussione sia all'esame degli emendamenti in Commissione...

  PRESIDENTE. Mi scusi, la interrompo solo per dire che lei sta parlando sull'oggetto dei nostri lavori...

  MATTEO BRAGANTINI. Sull'ordine dei lavori.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di intervenire sull'ordine dei lavori, lo scopro adesso. Prego.

  MATTEO BRAGANTINI. Non sono stato chiaro, mi scuso. Allora, chiedo che non succeda come è successo in Commissione, dove il Ministro è stato purtroppo poco presente perché sempre al Senato. Sarebbe, infatti, una mancanza istituzionale che il Ministro, per la stessa legge, sia sempre presente al Senato e poco presente alla Camera, e per la legge elettorale è sempre al Senato e non alla Camera, perché, se il bicameralismo è paritario, dovrebbe almeno gestire un po’ i tempi oppure fare le riforme in modo differenziato, con tempi differenziati.

  RICCARDO FRACCARO. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Su cosa ? Anche lei sull'ordine dei lavori ? Non si dà luogo ad un dibattito. Il Governo riapre il dibattito su un argomento. Questo non ha dibattito, però prego, se è sull'ordine dei lavori le do la parola brevemente.

  RICCARDO FRACCARO. Presidente, volevo solo intervenire per ringraziare il sottosegretario della cortese risposta e chiederei però di continuare con questo rispetto verso l'Aula, che oggi non c’è stato. Volevo sempre sottolineare che stamattina ho contato la presenza di ben dodici sottosegretari e tre Ministri, Presidente. Per quale motivo ? Perché c'era un voto segreto, perché il Governo temeva di andare sotto e che la sua maggioranza lo facesse cadere. Per questo ha chiamato Pag. 100tutti i sottosegretari. Adesso non c’è nessun Ministro e ci sono tre sottosegretari. Questa è la considerazione che ha il Governo verso la propria rappresentanza in Parlamento. Quindi, anche per rispetto della sua rappresentanza, gli chiedo di continuare con questo atteggiamento che, negli ultimi minuti, ha dimostrato. Grazie, sottosegretario.

  ARTURO SCOTTO. Chiedo di parlare !

  PRESIDENTE. Non si arrabbi perché semplicemente non aveva chiesto la parola. È inutile che si arrabbia con me. Prego, onorevole Scotto.

  ARTURO SCOTTO. Mai, Presidente, con lei. Intervengo ovviamente sull'ordine dei lavori. Io non vorrei apparire strumentale. Io la penso in maniera un po’ diversa dai colleghi della Lega e del MoVimento 5 Stelle, di cui rispetto ovviamente l'opinione.
  Penso che il Governo non dovrebbe neanche essere presente sui banchi del Parlamento, perché questa riforma dovrebbe avere un percorso meramente parlamentare (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà), e invece i tempi che si stanno dettando sono esclusivamente alla mercé degli interessi di questo Governo e dell'idea che le riforme costituzionali siano una prerogativa dell'attuale Esecutivo.
  L'ho detto qualche intervento fa, citando Piero Calamandrei, quando, nel 1947, durante la nascita della Costituzione italiana, i banchi del Governo erano vuoti, perché era il Parlamento che doveva avere la possibilità di discutere liberamente (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà).

  PRESIDENTE. Se non vi sono altri interventi sull'ordine dei lavori, che non auspico, passiamo alla votazione dell'emendamento Cozzolino 1.83.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Cozzolino. Ne ha facoltà.

  EMANUELE COZZOLINO. Presidente, colleghi, l'articolo 11 della nostra Costituzione è quello che regola il nostro stare all'interno della comunità internazionale come soggetto di diritto. Questo articolo pone il principio fondamentale che l'Italia ripudia – anche se alla luce dei precedenti sarebbe meglio dire «dovrebbe ripudiare» – la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione dei conflitti internazionali; consente la nostra partecipazione alle iniziative internazionali che abbiano come finalità quella di assicurare la pace e la giustizia tra i popoli.
  Dunque, la legislazione ordinaria, che direttamente si richiama a questo articolo della nostra Costituzione, è quella con la quale decidiamo di partecipare alle missioni di pace internazionale o nell'ambito della NATO e quella con la quale ogni anno andiamo a rifinanziare, ovviamente, le iniziative che, una volta varate, perdurano negli anni.
  Si tratta di temi di grande importanza che hanno una grande ricaduta in termini sociali e, soprattutto, economici sulla nostra popolazione. Oggi queste leggi vengono approvate, ovviamente, con un doppio esame e un doppio voto da parte di Camera e Senato. Se guardiamo le statistiche, tocchiamo con mano che il sistema bicamerale paritario, che in alcuni casi può avere rallentato l'iter di approvazione di alcune leggi, fino ad oggi non ha mai impedito, ma neppure rallentato, iniziative in campo internazionale che hanno visto il nostro Paese e le sue Forze armate impegnate in gran numero e su scenari tra loro estremamente diversi.
  Alla luce di questo e nel momento in cui la riforma costituzionale del Governo propone un sistema monocamerale – almeno così sembrerebbe – salvo alcune limitate eccezioni, riteniamo che tra queste eccezioni vi debba essere tutta la legislazione che verte sulle materie afferenti l'articolo 11 della nostra Costituzione. Su queste leggi devono continuare a legiferare con gli stessi poteri sia la Camera che il Senato della Repubblica.Pag. 101
  Proponiamo questa soluzione non per la volontà o nella speranza di impedire che qualche provvedimento possa essere approvato, anche perché abbiamo visto che i fatti dimostrano che non è così, ma riteniamo che la doppia lettura paritaria di Camera e Senato sia indispensabile a fornire ancora maggiore legittimazione a provvedimenti che tendono fortemente a dividere l'opinione pubblica fra le categorie degli interventisti e dei pacifisti.
  Quindi, inserisco questo dibattito, che poi si riaprirà sicuramente quando parleremo dell'articolo 78 della Costituzione. Vi è stato un ampio dibattito in Commissione. In questo caso, vorrei, auspicherei che vi fosse un dibattito anche in questa Camera, se è ancora un Parlamento, e non semplicemente un ratificatore delle decisioni del Governo (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, la deputata Spadoni. Ne ha facoltà.

  MARIA EDERA SPADONI. Presidente, intervengo per sollecitare un voto favorevole a questo emendamento, che chiede basicamente che il Senato abbia un ruolo anche per le materie inerenti vari articoli, tra cui anche l'articolo 11, che tratta della guerra. Quindi, l'Italia ripudia la guerra come strumento di offesa. Ricordo che all'articolo 17 di questo disegno di legge voi volete modificare l'articolo 78 della Costituzione, per far sì che solo la Camera dei deputati deliberi lo stato di guerra. Con questo, credo che voi stiate creando un precedente molto pericoloso. Non lo dico io, ma lo dicono anche moltissime associazioni: il fatto che soltanto una Camera possa deliberare lo stato di guerra è qualcosa di veramente pericoloso. Quindi, incito tutti i colleghi a votare favorevolmente a questo emendamento, proprio per evitare che vi sia una deriva, dal mio punto di vista pericolosa, all'interno della Costituzione (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Capezzone. Ne ha facoltà.

  DANIELE CAPEZZONE. Signora Presidente, intervengo per dire che qui il monstrum è sempre più mostruoso. Ringrazio i colleghi presentatori dell'emendamento. Voterò contro l'emendamento, ma li ringrazio per avere evidenziato la contraddizione della maggioranza.
  Voto contro per le note ragioni che tanti di noi hanno spiegato, cioè noi siamo, tanti di noi, di Forza Italia, siamo per l'abolizione del Senato e, quindi, non vogliamo attribuire altre competenze al Senato, ma bene fanno i colleghi che presentano emendamenti per segnalare la contraddizione, che qui è macroscopica. Qui stiamo parlando non solo dell'articolo 32, sulla salute, non solo dell'articolo 29, sulle famiglie e sui temi etici, ma anche dell'articolo 11 della Costituzione, sulla guerra e sulla politica internazionale. Ora, io ho le mie idee di politica internazionale che conoscete, filoatlantiche, filoamericane, filoisraeliane, altri hanno opinioni diverse, ma quale che sia l'opinione di ciascuno i temi della pace, della guerra, delle missioni militari, il cuore della politica internazionale, a chi li affidiamo ? Ai delegati regionali che sono stati eletti nell'una e nell'altra regione, sulla base dei temi del trasporto pubblico locale e di altri temi locali, scelti da un capobastone, che vanno al Senato della Repubblica, non scelti dai cittadini e deliberano loro sulla guerra, la pace, l'Afghanistan, l'Iraq, lo Stato islamico e così via. Negoziano con il Governo, magari mettendolo in difficoltà su questo, più la salute, più la famiglia, più i temi etici, più le leggi di bilancio e di spesa, che già ci sono nel testo del Governo, ma ditemi voi se non abbiamo creato (ha ragione il collega Palese, il collega Bianconi, il collega Laffranco, e io stesso, che siamo intervenuti) una contro Camera. Ma allora, e lo dico per sorridere, signora Presidente, uso l'ultimo minuto per sorridere insieme, ringraziando i colleghi del MoVimento 5 Stelle, anche se voterò contro questo emendamento e gli Pag. 102altri che aggiungono poteri a questo Senato: io non ce l'ho con voi, ce l'ho, in questo caso, con la maggioranza che ha creato un mostro a cui questi emendamenti aggiungono mostruosità. Voglio ricordare l'aneddoto di Petrolini, il grande attore romano, italiano, che aveva sempre grandi, grandi, applausi. Una sera al quarto minuto di applausi, in alto dal loggione, partì un fischio. Lui non si scompose, disse all'uomo delle luci di indicare in alto chi era il colpevole, il reprobo. Grande silenzio nel teatro per capire cosa avrebbe detto Petrolini al reprobo, e Petrolini gli disse: io non ce l'ho cò te, ce l'ho cò quelli che te stanno accanto che non te buttano de sotto. Allora il problema non sono questi emendamenti. Questi emendamenti sono emendamenti che segnalano una contraddizione. Il problema è quello di una maggioranza che ha creato questo mostro e che ora deve fare i conti come riempire di contenuti un Senato assurdo e pericoloso. Era molto meglio abolirlo (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia – Il Popolo della Libertà – Berlusconi Presidente).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Frusone. Ne ha facoltà.

  LUCA FRUSONE. Grazie Presidente, anche qui un'anomalia, un'assurdità dettata da questa maggioranza, se parliamo proprio dell'articolo 11, considerando quello che sarà il Senato dopo questa riforma, quello che sarà questa Camera, grazie all'aiuto di una legge elettorale veramente indegna, noi avremo dei nominati dalla politica e dei nominati grazie a delle liste bloccate. Quindi, in poche parole, tutta la politica estera di un Paese sarà in mano a pochissime persone, perché noi sappiamo benissimo, già lo vediamo, lo abbiamo visto con il Porcellum, come il Governo tiene in scacco questo Parlamento con il ricatto della poltrona. Il Parlamento è formato da yesman persone che semplicemente dicono di sì. A quel punto la politica estera e la possibilità di dichiarare guerra, si troveranno in mano a pochissime persone che per assurdo non devono nemmeno essere elette dal popolo. Questa è un'assurdità e qui dichiaro guerra quando apriremo il dibattito sull'articolo 78.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Manlio Di Stefano. Ne ha facoltà.

  MANLIO DI STEFANO. Grazie Presidente, spieghiamo bene una cosa che abbiamo già spiegato in Commissione affari esteri. Il combinato disposto di legge elettorale e riforma costituzionale è drammatico, perché con la legge elettorale portate un partito che potenzialmente prende il 5,5 per cento alla maggioranza degli scranni, perché tutti i partiti sotto di esso potrebbero non entrare in Parlamento e cedere i loro voti e i loro seggi al partito al 5,5 per cento.
  Con il monocameralismo e con la votazione dell'ingresso in guerra soltanto alla Camera, un partito con il 5,5 per cento ha la maggioranza alla Camera e porta il Paese in guerra. Capite quello che state creando o no ? Significa che, se domani il partito più guerrafondaio di questo Parlamento andasse al Governo – e potrebbe accadere perché con il 5,5 per cento ci può andare pressoché chiunque – porterebbe il Paese in guerra con una semplice votazione qua dentro, senza che gli altri possano dire nulla. Allora quest'emendamento chiede che quantomeno la delibera per l'ingresso in guerra sia bicamerale. Mi sembra una cosa così di buon senso che persino la Commissione affari esteri ha votato la nostra richiesta nella relazione di portare avanti le logiche di tutela verso questo argomento. Pensateci bene perché è drammatico (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Gallinella. Ne ha facoltà, per un minuto.

  FILIPPO GALLINELLA. Signor Presidente, qui si interviene cercando di fare Pag. 103capire quanto sia importante che la seconda Camera intervenga su alcuni temi. Poiché sull'articolo 11 già i miei colleghi hanno ampiamente discusso, io mi soffermo sull'articolo 29 che recita: la Repubblica riconosce i diritti della famiglia come società naturale fondata sul matrimonio. Ora abbiamo visto che il nuovo Senato nella vostra ottica prevederà sindaci e assessori regionali o consiglieri regionali che già – lo vediamo tutti i giorni insomma – settimanalmente parlano di questi temi, magari parlando del genere o parlando dei matrimoni che qualcuno dice che non sono naturali. Insomma, su questi temi, porre la discussione solo ad una Camera, secondo me, è una cosa un po’ limitata. Quindi riflettete quando andrete a votare quest'emendamento.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Matteo Bragantini. Ne ha facoltà.

  MATTEO BRAGANTINI. Grazie mille Presidente, intervengo a nome del gruppo. Per quanto riguarda questo articolo, ma anche gli altri, perché noi siamo favorevoli a dare tutte queste competenze al Senato ? Per un motivo molto semplice. Noi siamo, come ho già detto, dei veri federalisti e riteniamo che il Senato debba essere un Senato delle autonomie e lo vedremo se lo riusciremo ad affrontare anche in un momento successivo. Riteniamo che tutte le competenze delle regioni o concorrenti con le regioni debbano essere seguite dal Senato, a nostro avviso, come succede in tantissimi altri Paesi del mondo.
  E siccome siamo dei veri federalisti riteniamo che la maggioranza delle competenze debba rimanere alle regioni e solo una parte residuale – penso alla giustizia, ai diritti fondamentali e altre materie – debbano andare allo Stato centrale. È per questo, ad esempio, per quanto riguarda l'articolo 11 – è molto importante e lo riaffronteremo quando si farà tutta la discussione sulla dichiarazione dello stato di guerra –, riteniamo che debba essere sentito anche il Senato. Non è una cosa così assurda. Ricordo che in Stati veramente federalisti, come ad esempio gli Stati Uniti, ci sono alcuni Stati che hanno competenza per aderire o meno allo stato di guerra degli interi Stati Uniti. Penso al Texas, che ha questa competenza.
  Dunque noi riteniamo veramente importante dare questa competenza e soprattutto lo affronteremo nella discussione sull'articolo 79. Sulla dichiarazione dello stato di guerra non può essere semplicemente la Camera che decide di dare e di conferire i poteri necessari al Governo. Infatti, insieme alla vostra legge elettorale, vorrebbe dire che il partito o la lista, che ha la maggioranza relativa, avrà il 55 per cento dei seggi del Parlamento e potrà dichiarare lo stato di guerra e conferire i poteri al Governo. Dichiarare lo stato di guerra vuol dire che non si fanno più le elezioni politiche e della Camera. Quindi vuol dire che un partito con il 25-30 per cento ha il 55 per cento dei parlamentari e può decidere in modo autonomo la dichiarazione dello stato di guerra e la fine delle elezioni politiche.
  È vero che in teoria noi auspichiamo che sia solo un'ipotesi lontana, ma se si fa la riforma della Costituzione si deve fare e si devono prevedere tutte le casistiche. Ricordo che la Germania prevede che per la dichiarazione di stato di guerra debbano essere sentite entrambe le Camere, anche il Bundesrat che è di secondo livello, che rappresenta le regioni, e in situazioni di invasione prevede che possano riunirsi anche non in sede del Parlamento, ma che siano presenti almeno i tre quinti dei parlamentari. Hanno previsto tutte le casistiche. Noi invece prevediamo che basta un semplice ramo del partito, un semplice partito che ha il 30 per cento, per dichiarare una cosa così importante che è la fine della democrazia perché non si va più alle elezioni politiche, non a quelle amministrative.
  Dunque, riteniamo veramente importante che si faccia un ragionamento molto, ma molto serio su questo emendamento e soprattutto sull'emendamento successivo, ricordando che noi voteremo a favore di tutte queste competenze, non perché vogliamo il bicameralismo perfetto, ma perché Pag. 104noi riteniamo che la maggioranza delle competenze dovrebbe andare alle regioni e non allo Stato centrale, perché lo Stato centrale dovrebbe avere solo competenze residuali e solo su alcune tematiche.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Duranti. Ne ha facoltà.

  DONATELLA DURANTI. Grazie signora Presidente. Intervengo per annunciare il voto favorevole del gruppo di Sinistra Ecologia Libertà a questo emendamento e per sottolineare che ovviamente torneremo, come è stato già detto da altri colleghi, sul tema della guerra quando discuteremo della modifica dell'articolo 78, quindi dell'articolo 17 di questa vostra controriforma costituzionale.
  Voglio solo sottolineare che l'articolo 11 è uno dei pilastri della nostra Costituzione. Il tema della guerra, per quanto mi riguarda e per quanto ci riguarda, è il punto più sensibile, più politico del quale discutere in questo dibattito sulla riforma della Costituzione.
  I padri costituenti affrontarono il tema della guerra utilizzando – voglio ricordarlo – un termine che non è presente in altre Costituzioni. Non si espresse contrarietà alla guerra, i padri costituenti usarono il termine «ripudio», che va al di là della contrarietà. È la cancellazione della guerra dalla storia degli uomini e delle donne.
  Noi torneremo su questo tema durante la discussione dell'articolo 17, intanto adesso ribadisco il voto favorevole di SEL.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Bianconi. Ne ha facoltà.

  MAURIZIO BIANCONI. Grazie Presidente. Siccome si parla di guerra, volevo dire all'onorevole Scalfarotto, che peraltro io ringrazio, come ringrazio gli onorevoli Amici e Rossi per essere stati qui a rappresentare il Governo – non è che sono un minus quam, l'opportunità che doveva sentire l'onorevole Boschi l'ha ben spiegata prima il rappresentante della Lega – che non è che l'onorevole Boschi presidia il Senato, presenzia ai lavori del Senato. È vero che c’è questo desiderio di porre tutti sotto controllo e il Ministro presidia e sta attento a chi sgarra, però, in realtà presenzia, perché poi un certo margine di libertà il Parlamento lo dovrà pur avere, anche se la libertà di far dichiarare guerra alle regioni mi sembra francamente una realtà e una libertà eccessiva.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Laffranco. Ne ha facoltà.

  PIETRO LAFFRANCO. Presidente, intervengo brevemente per rafforzare quanto già affermato in precedenza non solo da me, ma anche da altri colleghi, in particolar modo dall'onorevole Capezzone, sull'assurdità della composizione del Senato come previsto da questa riforma.
  Inviterei l'Aula a chiudere gli occhi e a immaginare che cosa potrà succedere in una prossima legislatura, con un Senato così composto, qualora il Governo ripeta i contenuti della scorsa legge di stabilità: il famoso taglio di 4 miliardi di euro alle regioni e di oltre 2 miliardi di euro agli enti locali. Quale formidabile conflitto e, quindi, mercanteggiamento si potrà scatenare tra coloro che sono sindaci o consiglieri regionali designati dalle proprie regioni e l'altra Camera, nella quale il Governo e la maggioranza chiederanno magari di procedere a corposi tagli – che ne so – in materia di sanità, per esempio. Forse varrebbe la pena di rifletterci.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Sannicandro. Ne ha facoltà.

  ARCANGELO SANNICANDRO. Abbiamo la prova provata di quanto stiamo riducendo il presidio alla Parte Prima della Costituzione.
  Si sta insistendo perché questa specie di Senato mantenga anche la competenza Pag. 105sulle leggi attuative o comunque relative agli articoli 10, 11, 12, 13 e 14 della Costituzione. Faccio presente che sono gli articoli relativi ai diritti dei cittadini ed alla libertà dei cittadini.
  Il bicameralismo servirà anche a questo: la seconda parte come strumento non tanto di difesa, ma addirittura di sostegno e di affermazione dei diritti di libertà e sociali di cui alla prima parte.
  Ora riguardo a questi emendamenti: nella situazione data, voglio perlomeno che si salvino dalla deminutio della democrazia questi articoli e che restino di competenza collettiva della Camera e del Senato.
  Quindi è inutile che giriamo intorno alla domanda se siamo meno o più democratici, un domani, con la nostra futura Carta costituzionale: è evidente che stiamo demolendo tutti i presidi posti a base della prima parte della Costituzione.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Bindi. Ne ha facoltà.

  ROSY BINDI. So che non è possibile per Regolamento parlare a titolo personale, ma in realtà parlo a titolo personale. Io voterò contro questo emendamento, sperando di poter votare a favore, in tanti, ad un emendamento che prenderemo in esame nei prossimi articoli, che prevede, per la dichiarazione dello stato di guerra, una maggioranza qualificata alla Camera dei deputati, perché mentre ritengo che sia improprio coinvolgere il Senato delle regioni in un voto come la dichiarazione dello stato di guerra, ritengo invece, proprio in ossequio all'articolo 11 della nostra Costituzione, che, in un monocameralismo, su questa materia si debba prevedere una maggioranza qualificata, che supera la maggioranza del partito che ha vinto le elezioni.
  Nella speranza che questo possa accadere, dichiaro però il mio voto contrario a questo emendamento.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Gigli. Ne ha facoltà.

  GIAN LUIGI GIGLI. Grazie Presidente, il mio l'intervento è sulla stessa linea di quello testé pronunciato dall'onorevole Bindi. Anch'io mi comporterò alla stessa maniera, esprimendo in questo modo una sorta di fiducia in un possibile atteggiamento di apertura da parte dei relatori a qualcuno degli emendamenti che rimangono sull'articolo 17, che prevedono una maggioranza qualificata per la dichiarazione dello stato di guerra.
  Credo che i relatori ed il Governo dovrebbero valutare con estrema attenzione e con estrema serietà queste proposte, perché è chiaro che noi stiamo trattando questa riforma costituzionale in una luce prospettica ineliminabile, che è quella della riforma della legge elettorale che l'accompagna ed il combinato disposto delle due leggi potrebbe effettivamente portare al fatto che una minoranza – per quanto qualificata, ma pur sempre minoranza – dei votanti, che costituisce poi una minoranza ancor più risicata del corpo elettorale, potrebbe trovarsi nell'assurda e spaventosa condizione di poter decidere delle sorti del Paese su un tema così delicato.
  E mi permetto solo di aggiungere che noi dobbiamo anche pensare che un domani, al posto delle forze di maggioranza che oggi ci sono e che certamente non hanno nel loro DNA alcunché di guerrafondaio, possa trovarsi qualcun altro e questa ipotesi, dal mio punto di vista, ripeto, sarebbe spaventosa.
  Pertanto voterò contro questo emendamento adesso presentato, ma insieme al mio gruppo annuncio che sull'articolo 17 noi voteremo uno degli emendamenti, possibilmente concordato con la maggioranza, teso appunto ad elevare il quorum per la dichiarazione dello stato di guerra da parte della Camera.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, la deputata Centemero. Ne ha facoltà.

  ELENA CENTEMERO. Signor Presidente, intervengo a titolo personale, come Pag. 106ho già fatto anche durante il dibattito in Commissione, per suffragare quello che è stato detto da chi mi ha preceduto. Voterò contro questo emendamento, avendo presentato un emendamento all'articolo 17 che va nell'ottica dell'affermazione e della dichiarazione dello stato di guerra da parte di entrambe le Camere. Mi auguro che nel corso del dibattito in Aula sull'articolo 17 ci sia un'apertura in questa ottica sul fatto che la dichiarazione dello stato di guerra, proprio per la sua gravità, possa essere decisa da entrambe le Camere alla luce anche della funzione che il Senato assume in relazione alla formazione e all'attuazione della normativa europea ed internazionale.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Fiano. Ne ha facoltà.

  EMANUELE FIANO. Grazie Presidente, vorrei per suo tramite dire ai colleghi che sono intervenuti, a partire dalla mia collega di partito Bindi, e agli altri colleghi che sono adesso intervenuti, che hanno esposto un tema – sul quale parlo a titolo personale, ma credo di condividere lo stesso pensiero con il presidente Sisto – rispetto al quale la nostra sensibilità è aperta. Penso che sia stato posto un tema importante. Non condividiamo quello che è esposto in questo emendamento ma credo che, invece, il dibattito si possa riaprire. Era già stato posto nella discussione in Commissione per quello che riguarda l'articolo 17 e penso che questa discussione potrà essere fruttuosa nel senso indicato da molti (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Forza Italia – Il Popolo della Libertà – Berlusconi Presidente).

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Cozzolino 1.83, con il parere contrario della Commissione e del Governo e il parere favorevole dei relatori di minoranza.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Bossa... Tancredi... Santerini... Verini... Aiello... Ferranti... Gianni Farina... Amoddio...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  496   
   Votanti  493   
   Astenuti    3   
   Maggioranza  247   
    Hanno votato
 127    
    Hanno votato
no  366).    

  Passiamo alla votazione dell'emendamento Cozzolino 1.84.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Cozzolino. Ne ha facoltà.

  EMANUELE COZZOLINO. Grazie Presidente. Mi fa piacere che il mio precedente emendamento abbia scosso il dibattito in questa Aula. Con questo emendamento introduciamo l'articolo 13 della Costituzione come competenza del Senato in quanto pone dei principi che costituiscono uno dei pilastri principali dello Stato di diritto, il principio dell’habeas corpus che dalla Magna Charta in poi ha costituito uno dei fattori principali che ha portato alla nascita delle Costituzioni nella loro evoluzione storica con la finalità principale di tutelare l'individuo dall'arbitrio dello Stato.
  Con l'articolo 13 della Costituzione parliamo infatti di tutela della libertà personale, della possibilità che tale tutela possa essere compressa a determinate condizioni e, cioè, a fronte di un atto motivato dell'autorità giudiziaria. Quindi, con l'articolo 13 parliamo anche dei poteri della magistratura, parliamo dei provvedimenti di polizia, dei diritti della persona che viene sottoposta alla restrizione della libertà e di carcerazione preventiva. Principi e temi che sono sovente oggetto dell'attività del legislatore, anche più volte in un ristretto spazio temporale. Pensiamo, Pag. 107ad esempio, a tutte le leggi o proposte di legge che in una legislatura sono depositate ed esaminate dal Parlamento a seguito dell'iniziativa di uno o più parlamentari o a seguito dell'iniziativa del Governo. Tali leggi, in molti casi, hanno suscitato forti contrapposizioni politiche nelle aule parlamentari, polemiche mediatiche, iniziative di mobilitazione in settori della società civile, proposte di legge anche governative che, dopo un lungo e tormentato iter parlamentare, alla fine non sono state approvate.
  A fronte di questo quadro, che tutti conosciamo bene, sembra abbastanza scontato che l'iter di approvazione di un atto normativo su tali materie debba prevedere un percorso che sia il più possibile articolato e che consenta di valutare con attenzione le possibili criticità di un testo grazie all'esame di due organi diversi. In particolare, in tema di libertà personale, di rapporto tra persone e magistratura, in tema di tutela dai maltrattamenti di chi è sottoposto alla restrizione della libertà personale si deve cercare di evitare, nel limite del possibile ovviamente, che una legge possa essere approvata sull'onda emotiva o sulla base di una forte istanza che riguarda una sola parte politica e non è detto che corrisponda alle istanze più generali della società.
  Per dirla chiaramente, dobbiamo non eliminare, perché purtroppo non possiamo farlo, ma trovare almeno un parziale contrappeso all'eventualità che l'approvazione di un disegno di legge che riguarda materie coperte dall'articolo 13 della Costituzione non possa essere imposta con il nuovo meccanismo del cosiddetto «voto bloccato» che è già stato inserito in questo disegno di legge di riforma costituzionale e che è previsto anche nella bozza di riforma del Regolamento della Camera dei deputati. Quindi, lo strapotere del Governo.
  Colleghi, prevedere che sui temi dell'articolo 13 della Costituzione si continui a legiferare con un sistema di bicameralismo paritario, a mio modesto avviso, è una garanzia per tutti: non solo nei confronti di eventuali maggioranze formate da forze politiche che tradizionalmente hanno rapporti conflittuali con la magistratura (ormai tutte le forze politiche), ma anche nei confronti di eventuali maggioranze di orientamento giustizialista o, come si diceva una volta, giacobino.
  In questo senso, l'esperienza di questi anni dovrebbe far riflettere tutti, in particolare, in merito al potere che i media possono esercitare nei confronti della politica, inducendo su determinati temi ad assumere posizioni a furor di popolo che poi si rivelano errate alla prova dei fatti e, soprattutto, quando l'attenzione scema e si torna a ragionare. Questa riforma, dettata dall'opinione pubblica, come ripetuto più volte da alcuni colleghi della maggioranza, la stiamo affrontando di corsa, diciamo così, senza discutere, approfondire, trovare un contatto tra maggioranza e opposizione in modo che ci sia una mediazione, che è il succo della politica, perché l'opposizione non fa opposizione sterile.
  Questo ridotto numero di emendamenti che abbiamo presentato qui alla Camera era un segno della nostra disponibilità comunque a cercare di migliorare un testo che, come è scritto, è stato criticato anche da molti esperti: creare un bicameralismo, voi lo definite monocameralismo, diciamo un monocameralismo imperfetto, con lo strapotere del Governo, o meglio di una sola persona, del Capo del Governo che impone i suoi tempi, i suoi temi al Parlamento e vede il Parlamento come un mero ratificatore, come sta succedendo in questo caso.

  PRESIDENTE. Grazie, onorevole Cozzolino.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato De Rosa. Ne ha facoltà.

  MASSIMO FELICE DE ROSA. Grazie, Presidente. Io volevo fare una riflessione perché l'arroganza con cui sta gestendo questo Governo Renzi la conosciamo tutti. Nel semestre europeo, per esempio, è stato fallimentare perché ha pensato di accentrare tutto su di sé. Questo lo sta riportando anche un po’ nelle riforme costituzionali. Pag. 108Quindi, decide tutto uno e i parlamentari del suo gruppo devono seguirlo. Il problema è che i padri costituenti erano riusciti a fare questa Costituzione proprio perché avevano anteposto ai propri interessi, al proprio ego, gli interessi del popolo; gli interessi del popolo che dovreste ben conoscere in quanto vi dite rappresentanti della sinistra.
  Le procedure della Costituzione adesso, così com’è, sì saranno fatte magari in alcuni passaggi farraginose, complicate, ma sono quelle che hanno permesso a questo Paese di cadere completamente nelle mani di Berlusconi.
  Adesso, nel momento in cui vi trovate in maggioranza, volete fare lo stesso gioco. Cioè, mi sembra veramente un discorso scellerato...

  PRESIDENTE. Grazie.

  MASSIMO FELICE DE ROSA. Concludo Presidente. Io vi chiedo semplicemente di togliervi da questa gabbia che vi ha posto Renzi e di pensare al Paese, all'Italia e agli italiani e non a quello che vi dicono di fare. Grazie.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Capezzone. Prego, ne ha facoltà.

  DANIELE CAPEZZONE. Grazie, signora Presidente. Per annunciare il voto contrario anche su questo emendamento per la ragione generale più volte spiegata da tanti colleghi e anche da me, e cioè: noi che siamo e restiamo favorevoli all'abolizione secca del Senato non vogliamo attribuire a questo Senato, non eletto direttamente, a questo Senato farlocco, altre competenze. Ma colgo l'occasione, in pochi minuti, per una riflessione su un punto democratico di fondo.
  Prima abbiamo parlato della guerra, quindi della politica internazionale, delle scelte di politica estera e di difesa, ora parliamo, accanto alla salute, accanto alla famiglia e ai temi etici, dell'articolo 13, quindi di altre questioni gigantesche come la libertà personale del cittadino, il rapporto tra il cittadino e lo Stato, il ruolo delle forze di polizia, per altro verso della carcerazione preventiva, il potere della magistratura su un cittadino prima del processo: ditemi voi come si può pensare di affidare questioni gigantesche come queste, su cui il cuore della democrazia è il confronto – io la penso in un modo, tu la pensi in un altro; vinco le elezioni o perdo le elezioni su questo, sulla giustizia, sul rapporto tra Stato e cittadino, sulla politica estera –, a delegati regionali, rispettabilissimi, del Veneto, del Molise o della Liguria, che hanno vinto o perso le elezioni sul trasporto pubblico locale o su altre questioni di carattere locale e territoriale. Tu lo affidi a loro, non eletti direttamente dai cittadini, che magari agiscono proprio in un momento di onda emotiva, come diceva il presentatore dell'emendamento – ma attenzione che l'argomento è reversibile contro l'intenzione con cui il presentatore parla –, a un Senato delle regioni non eletto da nessuno ? Ma allora, le elezioni che le facciamo a fare ? Questo lo dico a chi presenta l'emendamento ma ancora di più – ancora di più ! – alla maggioranza, che ha costruito la cornice mostruosa dentro la quale si inseriscono queste altre proposte ancora più mostruose.
  Le elezioni, qual è il senso democratico di fondo ? Faccio appello ai 18 anni di ognuno di noi, al momento in cui ognuno si è appassionato alla politica e anche prima. L'obiettivo è quello di coinvolgere la maggioranza dei cittadini, per chiunque concorra alle elezioni, su alcune idee qualificanti di politica internazionale, di politica economica, di libertà personali, di libertà individuali, sulle opinioni sulla giustizia; ed è l'onore di ciascuno vincere o perdere su questi argomenti, convincere la maggioranza o, invece, trovarsi in minoranza su questi argomenti. Se tutto questo viene spossessato dalla democrazia, spossessato dal momento elettorale e affidato a un Senato ademocratico dove si arriva a queste competenze per tutt'altra via, che non passa dai cittadini, penso davvero che dobbiamo ritornare ai valori basic, ai valori fondamentali, al senso stesso della Pag. 109democrazia e delle elezioni che fanno il cuore dell'impegno politico e del senso stesso delle nostre democrazie.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Palazzotto. Ne ha facoltà.

  ERASMO PALAZZOTTO. Presidente, intervengo solo per dichiarare il voto favorevole del mio gruppo su questo emendamento.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Sannicandro. Ne ha facoltà.

  ARCANGELO SANNICANDRO. Presidente, intervengo sempre a titolo personale. Ho detto poc'anzi che stiamo verificando a quali rischi ci stiamo esponendo, ma il rischio che io voglio sottolineare è la fine che potrebbe fare tutta la prima parte della Costituzione.
  Adesso, lasciamo stare il fatto che con l'Italicum, con quella legge elettorale che state facendo, poche forze politiche o una sola forza politica potrà impadronirsi dell'intero potere costituzionale e rifare una nuova Costituzione. A prescindere da questo, il bicameralismo è stato alla fine accettato dalle sinistre perché si convinsero che avevano ragione i democristiani e gli altri alleati della Democrazia Cristiana su questo punto, secondo cui c'era il pericolo che alla dittatura della monarchia si sostituisse la dittatura della maggioranza. Allora si aveva bisogno di due Camere che fossero tutte e due manifestazioni comunque della sovranità popolare perché appunto le leggi fossero meditate. E comunque, qualcuno ha richiamato la seconda Camera come Camera di moderazione, sì, ma non nel senso di moderazione che ha detto l'onorevole Buttiglione.

  PRESIDENTE. Grazie.

  ARCANGELO SANNICANDRO. Presidente, tornerò, con un altro intervento a titolo personale, a completare il discorso.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Latronico. Ne ha facoltà.

  COSIMO LATRONICO. Presidente, questo emendamento ci dà la possibilità, pure con il voto contrario, di risegnalare un tema che è nel cuore di una delle criticità di questa riforma costituzionale. C’è un tema evidente da molto tempo e che è il tema del Governo. Anche nel 2006 nel disegno costituzionale che venne poi bocciato, approvato dalle Camere ma bocciato dal referendum confermativo, si imponeva il tema di una democrazia decidente. Quel disegno di riforma costituzionale, che pure fu avversato da tante componenti politiche che oggi vedo qui ad essere a sostegno di questa nuova linea, però salvaguardava quella impostazione di una democrazia decidente, il tema della rappresentanza. Ciò nel senso che veniva ridimensionato il corpo degli eletti ma si preservava il tema della rappresentanza che non può prescindere su materie delicatissime da una unità, da un programma elettorale. Con chi di dialogheremo in termini di programma, se non con il corpo elettorale.

  FRANCESCO PAOLO SISTO, Relatore per la maggioranza. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  FRANCESCO PAOLO SISTO, Relatore per la maggioranza. Presidente, solo per segnalare che nell'ambito della riforma, il monocameralismo partecipato, così come è stato definito, prevede ovviamente un Senato che abbia delle competenze molto specifiche e molto bene individuate. Bene, io trovo assolutamente spropositato che norme di tale rilevanza siano affidate ad organi ad autonomia territoriale ben determinata il che, voglio dire, va in rotta di collisione. O si tratta di una scelta che in qualche modo fa eco a una non condivisione generale del processo, ma nel momento in cui la scelta del monocameralismo partecipato è fatta propria dall'impianto della riforma, introdurre norme di questo calibro risulterebbe spropositato. Pag. 110Andremmo di fronte a delle scelte inspiegabili di fronte all'armonia completa del provvedimento e la coerenza mi sembra che debba essere una della caratteristiche della riforma costituzionale.

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Cozzolino 1.84, con il parere contrario di Commissione e Governo e con il parere favorevole dei tre relatori di minoranza.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Rossi, dai banchi del Governo... Mura, Locatelli, Mauri, Lainati, D'Uva, Valente, Lenzi, Fico...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti e votanti  470   
   Maggioranza  236   
    Hanno votato
 118    
    Hanno votato
no  352).

  Passiamo alla votazione dell'emendamento Cozzolino 1.85.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Cozzolino. Ne ha facoltà.

  EMANUELE COZZOLINO. Solo brevemente, non mi dilungo molto. Ricordo l'articolo 14 che viene inserito come competenza del Senato che cosa dice: «Il domicilio è inviolabile. Non vi si possono eseguire ispezioni o perquisizioni o sequestri se non nei casi e nei modi stabiliti dalla legge secondo le garanzie prescritte per la tutela della libertà personale. Gli accertamenti e le ispezioni per motivi di sanità e di incolumità pubblica o a fini economici e fiscali sono regolati da leggi speciali».
  Come avete immaginato ormai, con tutta questa serie di emendamenti, la nostra intenzione è: se il Senato viene mantenuto perché non avete avuto il coraggio di abolirlo, diamogli maggiori competenze. Magari il collega Bianconi non è d'accordo, però la nostra idea è quella che il bicameralismo perfetto comunque in tanti casi ci ha salvato da leggi porcata, diciamo così, mi passi il termine il Presidente.
  E questa riflessione è di tornare eventualmente sui propri passi o di cercare di migliorare questo provvedimento di riforma costituzionale. Avremmo potuto fare una Costituente, perché una modifica così ampia fatta in così poco tempo non ha senso (e poi è scritta anche male, quindi ancora di più). Quindi, continuiamo a proporre un'ulteriore modifica.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Palazzotto. Ne ha facoltà.

  ERASMO PALAZZOTTO. Presidente, nel segnalare alla Presidenza che c’è un microfono da riparare, colgo l'occasione per introdurre la continuazione dell'intervento da parte dell'onorevole Sannicandro e dichiarare il voto favorevole del mio gruppo.

  PRESIDENTE. Lei apre sempre la strada all'onorevole Sannicandro che, però, io ancora non ho indicato tra coloro che intendono intervenire. Quindi, adesso lo iscrivo.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Latronico. Ne ha facoltà.

  COSIMO LATRONICO. Grazie Presidente. Anche questo emendamento, sul quale voteremo contro, ci ripropone un tema. Il tema che si sta valutando, oltre al grande tema della rappresentanza e a quello del Governo che aleggia su tutto il costrutto costituzionale, è anche quello di questo neo-bicameralismo, lo vogliamo chiamare così, perché, alla fine, non è monocameralismo in quanto ci sono funzioni decisive che vengono attribuite al Senato, pur non eletto direttamente dal popolo, che riguardano materie significative, come il bilancio dello Stato. Qui si Pag. 111vorrebbero dare anche altre materie, come l'ordine pubblico, la sicurezza, la guerra, la politica estera.
  Ma la domanda è: questo bicameralismo nuovo che avanza sarà funzionale ? Cioè, sarà funzionale rispetto alle problematiche che abbiamo visto e patito oggi con la riforma del Titolo V, che ha determinato il caos istituzionale, di cui tutti sappiamo, e il conflitto che è scaturito presso la Corte costituzionale su tante materie ? Questa domanda noi riteniamo che non si risolva, anzi. Si diceva prima di pensare a cosa potrà accadere domani con le leggi di stabilità, quando la finanza dello Stato chiederà ai bilanci degli enti locali, territoriali, regionali, di portare avanti una riduzione della spesa. Si pensi quale conflitto paralizzante si potrà determinare e questo scenario non è uno scenario lontano. Se la Conferenza Stato-regioni, che peraltro non scompare nell'assetto delle relazioni istituzionali perché appunto rappresenta i Governi, ha determinato tante volte funzioni di condizionamenti e di freno, cosa accadrà con una Camera che sarà espressione diretta dei consigli regionali ? Sarà un blocco che determinerà una funzione aggregante per preservare gli interessi nazionali o, invece, una difesa di tanti particolarismi ? Ora questa è la domanda che incombe su questa struttura, sulla sua funzionalità.
  Noi abbiamo continuato a dire che o teniamo le due Camere, specializzando, come era nel disegno di riforma costituzionale del 2006, l'una con dimensioni più legate alle problematiche regionalistiche e l'altra con dimensioni più legate alle politiche nazionali. Vogliamo superare questo schema nella prospettiva, che qui però non viene preservata, di un reale monocameralismo. Il rischio è che si mantenga insieme un disegno non precisato e quelle obiezioni o quegli obiettivi che avevamo davanti, cioè di realizzare un sistema più efficace con una politica nazionale trasparente rispetto agli elettori, finisce per essere sacrificato da un equilibrismo che oggi trova un compromesso in negativo e sul quale noi speriamo che, durante il cammino di valutazione del disegno di legge costituzionale, si possa ancora intervenire.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Ciracì. Ne ha facoltà.

  NICOLA CIRACÌ. Presidente, io credo che la confusione inizi a regnare sovrana nel momento in cui dobbiamo spiegare perché siamo contenti di votare contro su alcuni emendamenti, perché è l'unico sistema che probabilmente abbiamo in questa Camera per fare uscire fuori tutte le contraddizioni che ci sono all'interno di questo disegno di riforma costituzionale.
  Io pensavo che probabilmente negli Stati Uniti hanno la fortuna di avere delle elezioni di medio termine, che possono anche cambiare una maggioranza all'interno di una delle due Camere, perché non è una bestemmia avere due Camere, succede praticamente in tutto il mondo occidentale; hanno la fortuna di avere un sistema che è presidenziale. Qui, invece, di fatto abbiamo nascosto tutto per fare un presidenzialismo che delega esclusivamente ad un unico partito, che rischia di vincere le elezioni, la gestione del tutto. Io mi sarei aspettato anzi che l'evoluzione del pensiero di tutte le forze politiche avesse portato alla necessità di un ridimensionamento del ruolo e delle funzioni delle regioni in generale. Invece qui stiamo tendendo ad esaltarle solo come autonomie che possono servire a dare ad un unico partito una gestione complessiva dell'intero Stato.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Capezzone. Ne ha facoltà.

  DANIELE CAPEZZONE. Molto rapidamente, signora Presidente, perché il concetto è chiaro. Abbiamo molte volte indicato la foresta, cioè il problema di un Senato già ambiguo e a cui sarebbe ancora più grave dare altri poteri, ma guardiamo anche al singolo albero, cioè alla contraddizione di attribuire al solito Senato, diciamo Pag. 112di turisti che vengono dall'una o dall'altra regione senza alcun mandato popolare diretto e preciso, competenze stavolta su libertà di domicilio, perquisizione, sequestri. Ripensate alla formula che vi dicevo prima: talk show più mercanteggiamento, talk show più mercato delle vacche. Voi pensate a qualcuno che va magari semplicemente in cerca di trovare chiasso sui giornali, nelle televisioni, di aprire un caso. Che farà ? Un senatore che viene dalla Liguria, dal Molise, dal Trentino eccetera, senza alcun mandato popolare, scatenerà caos su questioni massimamente politiche, sulle quali non ha preso i voti dei cittadini, e voi rischiate di affidare a quel Senato quelle competenze. Votiamo contro questo emendamento.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Sannicandro. Ne ha facoltà.

  ARCANGELO SANNICANDRO. Presidente, per ribadire ancora una volta, come dice Capezzone, ossia per chiarire e fare emergere le contraddizioni che ci sono in questo testo. Noi votiamo a favore perché, come dire, obtorto collo, se questo Senato deve esserci, che almeno abbia delle competenze tali per cui si assuma la responsabilità fino in fondo di quello che va a fare. Così come il testo è congegnato, il Senato interviene su ogni materia legislativa, talvolta interviene paritariamente e talvolta interviene all'interno del processo legislativo, esprimendo praticamente il proprio parere all'interno della Camera sui disegni di legge che, dalla Camera dei deputati, gli arrivano. Ora se ciò deve essere, almeno aumentiamo le competenze del Senato, e io voglio che vengano attribuite tutte le competenze relative alla prima parte della Costituzione, in maniera tale che la parte fondamentale della nostra Carta costituzionale sia oggetto di una deliberazione di riflessione. Il bicameralismo è stato inventato per questo motivo, proprio per evitare la dittatura della maggioranza.

  FRANCESCO PAOLO SISTO, Relatore per la maggioranza. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  FRANCESCO PAOLO SISTO. Relatore per la maggioranza. Presidente, intervengo molto semplicemente per ribadire che, nel momento in cui la scelta viene effettuata sulla scorta di un Senato che ha una genesi e ha una sua dinamica, poter agganciare al Senato materie così delicate, come quella dell'articolo 14, a me sembra davvero un fuor d'opera. La sequenza di questi emendamenti, che propongono volta per volta, in ordine assolutamente progressivo, articoli fondamentali della Carta costituzionale, convince del fatto che si tratta più di una protesta di tipo metodologico, ma certamente non può essere armonica una scelta che vede ascrivere ad un organismo che invece abbiamo – io sono d'accordo con coloro che lo sostengono – l'obbligo di rendere naturale e di non caricare di competenze ibride, perché non ci sarebbe niente di peggio di un Senato di tale formazione che però non fosse capace di esprimere un'identità ben precisa. Mi sembra che questi emendamenti tendano a snaturare il Senato di quella che è la funzione che questa riforma intende attribuirgli.

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Cozzolino 1.85, con il parere contrario della Commissione e del Governo e con il parere favorevole dei relatori di minoranza.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Carloni, Tartaglione, Capozzolo, Ragosta, Tripiedi, Vignali, Pizzolante, Bianconi, Lupo...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

Pag. 113

   (Presenti e votanti  462   
   Maggioranza  232   
    Hanno votato
 115    
    Hanno votato
no  347).    

  Passiamo alla votazione dell'emendamento Cozzolino 1.86.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Cozzolino. Ne ha facoltà.

  EMANUELE COZZOLINO. Intervengo brevemente. Si introducono ancora competenze al Senato, quindi valutate questo emendamento. Vorrei solo fare un piccolo appunto per quanto riguarda il Governo, che è intervenuto la bellezza di 23 secondi: un record (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) !

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Palazzotto. Ne ha facoltà.

  ERASMO PALAZZOTTO. Presidente, intervengo per dichiarare il voto favorevole del mio gruppo.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Sannicandro. Ne ha facoltà.

  ARCANGELO SANNICANDRO. Intervengo per prendere atto delle dichiarazioni del relatore per la maggioranza, il quale dice: non possiamo accettare che si aumentino le competenze del Senato, perché è un Senato rachitico, lo abbiamo voluto così, cioè privo di legittimazione popolare. Per cui, ci sembra giusto che, se è privo di legittimazione popolare, non abbia le competenze che gli vogliamo dare.
  Quindi, il suo ragionamento è coerente, ma noi non accettiamo, appunto, che vi sia un Senato di tal fatta. Quindi, poiché vorremmo che il Senato ci fosse, almeno per quanto mi riguarda, e che fosse elettivo, è evidente che deve svolgere tutta l'attività legislativa in modo paritario. Visto che non possiamo averla su tutti gli argomenti, mi sto battendo affinché si abbia perlomeno sugli articoli della prima parte della Costituzione.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Bruno. Ne ha facoltà.

  FRANCO BRUNO. Presidente, intervengo per dire che questo è il Senato che esce fuori da questa riforma; è questa riforma che disegna questo tipo di Senato. Ma pensate un po’ cosa potrebbe accadere rispetto a quello che segnala l'articolo 15. Si vota, una forza politica con il 35 per cento ha la maggioranza in un sistema monocamerale e può tranquillamente togliere dalle mani degli investigatori strumenti come le intercettazioni telefoniche.
  Questo è: 35 per cento, 40 per cento, poi dipenderà dall'Italicum. Siccome non vi è il sistema, in questa legge, di innalzare il quorum necessario per modificare argomenti così delicati della nostra vita, che hanno creato e creano un conflitto permanente anche tra la politica, tra queste istituzioni e altre istituzioni, credo che questo tipo di emendamento debba, in qualche modo, far riflettere i promotori della riforma più complessiva.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Capezzone. Ne ha facoltà.

  DANIELE CAPEZZONE. Signora Presidente, intervengo per quello che sarà il mio ultimo intervento di questa giornata e colgo l'occasione per ringraziare i colleghi del MoVimento 5 Stelle e i colleghi di SEL anche per avere offerto numerosi emendamenti, ai quali io ho largamente votato contro, ma credo che il loro stimolo sia stato molto utile per evidenziare delle contraddizioni.
  In questo caso, parliamo di libertà di corrispondenza, e quindi – la Costituzione è stata scritta negli anni 1946-1948 – oggi si parlerebbe anche di intercettazioni. Quindi, figuratevi, anche qui, il solito discorso: mercato delle vacche e, al tempo stesso, talk show. Immaginatevi il solito Pag. 114carro di Tespi di deputati, macché deputati, di delegati regionali, scelti dai capibastone regionali, che arrivano a Roma, non eletti da nessuno, e cominciano a parlare di intercettazioni di corrispondenza e così via, aprendo un contenzioso con il Governo nazionale, con la maggioranza che c’è alla Camera, con la maggioranza politica.
  Allora, naturalmente, votiamo anche in questo caso contro. Ma quelli che, fra noi, hanno presentato, invece, emendamenti costruttivi e propositivi per avere davvero il passaggio alla III Repubblica, l'abolizione secca del Senato, il presidenzialismo e, quindi, un intervento forte sulla forma di Stato e di Governo, il superamento dei vincoli europei, un tetto fiscale, un tetto di spesa in Costituzione (i temi di fondo che chiediamo alla maggioranza di valutare, con i quali questa riforma avrebbe un salto di qualità e senza i quali è un aggiustamento assolutamente deludente che ci vede negativi, contrari, delusi, come tanti cittadini italiani), vi chiedono e chiedono alla maggioranza: riflettete, avete costruito un Senato che è una cornice mostruosa e pericolosa che può essere peggiorata da questi emendamenti. Noi votiamo contro questi emendamenti, ma siamo anche delusi e contrari rispetto all'impostazione vostra, di quel Senato, che è già di per sé pericolosa e vi chiediamo di riflettere. È il terzo giorno che stiamo lavorando e potete constatare che, in modo costruttivo e non ostruzionistico, tante realtà diverse di questo Parlamento, ognuna con la propria sensibilità, liberali come me, altri che hanno approcci diversi, vi dicono: riflettete su questa cornice. Ecco, se io posso permettermi un consiglio non richiesto, se fossi in voi userei questa notte, la giornata di domani, di dopodomani, i prossimi giorni, che saranno anche segnati da grandi fatti politici, per ragionare se vi convenga procedere così e difendere a carro armato, peraltro a carro armato impantanato, una riforma che non è una riforma, che è deludente, che fa tante promesse ai cittadini e poi non sarà in grado di mantenerle, generando delusione e disillusione.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Bianconi. Ne ha facoltà.

  MAURIZIO BIANCONI. Grazie Presidente, oltre a questa estensione immotivata di competenze già ampie, io volevo fare un'ultima proposta della serata, ringraziando tutti. Se il Governo decidesse di ritirare questo «schifo» e dicesse al Parlamento: guardate se fate voi una riforma in sessanta giorni e poi la approviamo, io sono convinto che, dopo questa lezione, di questo brutto esempio, noi come Parlamento, insieme, forniremmo una proposta della quale, immerito suo, Renzi si potrebbe vantare. Pensateci, portate a casa questa «robaccia» e consentite al Parlamento di fare il suo lavoro (Applausi di deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Latronico. Ne ha facoltà.

  COSIMO LATRONICO. Signor Presidente, intervengo per concludere questa riflessione sui temi della rappresentanza legata al suffragio universale, invece di questa nuova idea che una Camera diventa rappresentanza di secondo livello. Io credo che abbiamo un'esperienza plastica ed è quella delle province. Io credo che basta guardare quello che è accaduto in questi scorsi mesi, la costituzione di quei livelli di Governo, le province del disegno riformatore di Delrio, che sono il segno di una democrazia decadente. I consiglieri provinciali espressione dei consiglieri comunali, che hanno una funzione di Governo sul territorio, vivono un'assenza di identità. Pensate se questo sistema, questa dinamica assurge a livello della costituzione di una rappresentanza parlamentare con le funzioni anche legislative che restano in questo primo testo di riforma. Io credo che questa riflessione vada fatta e vada fatta per intero. Ovviamente il mio un punto di vista è che la rappresentanza o trova la sua costituzione nell'espressione popolare oppure rischia di essere monca.

Pag. 115

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Cozzolino 1.86, con il parere contrario della Commissione e del Governo e con il parere favorevole dei relatori di minoranza.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Lo Monte, Carra, Fratoianni, Taricco, Pilozzi... Lo Monte non riesce a votare... se c’è qualcosa lo tolga... onorevole Dambruoso... se sbloccate la postazione dell'onorevole Lo Monte... anche di Dambruoso... ecco, è a posto. Petraroli... Fratoianni non è riuscito ancora a votare. Scotto fa le contorsioni e ci è riuscito... Gallinella, a posto ? Ha votato... non vedo altre mani alzate...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti e votanti  456   
   Maggioranza  229   
    Hanno votato
 114    
    Hanno votato
no  342).    

  Come preannunciato, essendo giunti alle 20,30, interrompiamo l'esame del provvedimento che riprenderà domani a partire dalle ore 9,30.

Per la risposta ad uno strumento del sindacato ispettivo (ore 20,28).

  GIUSEPPE ROMANINI. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà. Colleghi, uscite il più silenziosamente possibile.

  GIUSEPPE ROMANINI. Signora Presidente, ho chiesto la parola per ricordare al Ministro Dario Franceschini una mia interrogazione, la n. 4-06215 del 1o ottobre 2014, sottoscritta anche dalla collega Patrizia Maestri, relativa alla riorganizzazione del Mibact e riferita al possibile declassamento della Biblioteca statale Palatina di Parma.
  Va detto che, dopo il deposito dell'interrogazione, è diventato operativo il nuovo regolamento di organizzazione e quel che si temeva si è realizzato: la biblioteca Palatina ha effettivamente perso lo status di sede dirigenziale e si è generata una situazione precaria, non coerente con il valore che quel centro di promozione culturale esprime.
  La biblioteca Palatina è una biblioteca fondata nel 1761, inserita nel contesto monumentale del Palazzo della Pilotta di Parma, ove ha sede una Galleria nazionale che ha subito la stessa sorte. Vanta oltre 700 mila volumi a stampa, 6 mila manoscritti, tra cui uno dei più importanti fondi ebraici del mondo, e poi, ancora, 75 mila carteggi, il museo di Giambattista Bodoni e l'unica biblioteca musicale specializzata appartenente al Mibact. Potrei continuare, ma penso basti a chiarire quale sia il valore, non certo locale, di questa istituzione.
  Quel che allora mi preme segnalare al Ministro, data la inevitabile tardività della sua risposta, è il forte dissenso che tale scelta sta determinando. È stata lanciata da poco una petizione che ha raccolto l'adesione convinta di tantissime firme della cultura, dell'arte e dell'imprenditoria, tra le quali cito solo quella del regista Bernardo Bertolucci e quella di tanti semplici cittadini, convinti che, con il declassamento di questa istituzione, ad essere colpita è la vita culturale della città nel suo insieme.
  È per tutti questi motivi che, anziché sollecitare al Ministro la risposta all'interrogazione, gli chiedo oggi di rivedere le scelte adottate con il nuovo regolamento.

Ordine del giorno della seduta di domani.

  PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della seduta di domani.

Pag. 116

  Mercoledì 14 gennaio 2015, alle 9,30:

  (ore 9,30 e ore 16,15)

  1. – Seguito della discussione del disegno di legge costituzionale:
   S. 1429 – Disposizioni per il superamento del bicameralismo paritario, la riduzione del numero dei parlamentari, il contenimento dei costi di funzionamento delle istituzioni, la soppressione del CNEL e la revisione del titolo V della parte II della Costituzione (Approvato, in prima deliberazione, dal Senato) (C. 2613-A);
   e degli abbinati progetti di legge costituzionale: D'INIZIATIVA POPOLARE; D'INIZIATIVA POPOLARE; VIGNALI; CIRIELLI; CIRIELLI; CIRIELLI; CAUSI; PISICCHIO; PISICCHIO; PISICCHIO; PISICCHIO; GIACHETTI; SCOTTO; FRANCESCO SANNA; PELUFFO ed altri; LENZI; LAURICELLA ed altri; BRESSA e DE MENECH; CAPARINI ed altri; CAPARINI ed altri; VACCARO; LAFFRANCO e BIANCONI; PALMIZIO; PALMIZIO; PALMIZIO; PALMIZIO; GIANCARLO GIORGETTI ed altri; GIANCARLO GIORGETTI ed altri; LA RUSSA ed altri; ABRIGNANI ed altri; TONINELLI ed altri; GIANLUCA PINI; LAFFRANCO e BIANCONI; GINEFRA ed altri; GIORGIA MELONI ed altri; MIGLIORE ed altri; D'INIZIATIVA DEL GOVERNO; BONAFEDE e VILLAROSA; PIERDOMENICO MARTINO; BRAMBILLA; GIANCARLO GIORGETTI ed altri; CIRIELLI e GIORGIA MELONI; VALIANTE; QUARANTA ed altri; LACQUANITI ed altri; CIVATI ed altri; BOSSI; LAURICELLA e SIMONI; DADONE ed altri; GIORGIS ed altri; LA RUSSA ed altri; RUBINATO ed altri; D'INIZIATIVA DEL CONSIGLIO REGIONALE DELL'EMILIA-ROMAGNA; MATTEO BRAGANTINI ed altri; CIVATI; FRANCESCO SANNA ed altri (C. 8-14-21-32-33-34-148-177-178-179-180-243-247-284-329-355-357-379-398-399-466-568-579-580-581-582-757-758-839-861-939-1002-1259-1273-1319-1439 1543-1660-1706-1748-1925-1953-2051-2147-2221-2227-2293-2329-2338-2378-2402-2423-2441-2458-2462-2499).
  — Relatori: Fiano e Sisto, per la maggioranza; Toninelli, Matteo Bragantini e Quaranta, di minoranza.

  (ore 15)

  2. – Svolgimento di interrogazioni a risposta immediata.

  La seduta termina alle 20,30.

VOTAZIONI QUALIFICATE EFFETTUATE MEDIANTE PROCEDIMENTO ELETTRONICO

INDICE ELENCO N. 1 DI 3 (VOTAZIONI DAL N. 1 AL N. 13)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
1 Nom. Ddlc 2613-A e ab. – em. 1.800 I p. 511 509 2 255 139 370 41 Resp.
2 Nom. em. 1.800 II p. 509 426 83 214 54 372 41 Resp.
3 Segr em. 1.800 III p. 513 511 2 256 152 359 40 Resp.
4 Nom. em. 1.26 460 447 13 224 69 378 41 Resp.
5 Nom. em. 1.31 474 474 238 98 376 40 Resp.
6 Nom. em. 1.203 487 487 244 125 362 39 Resp.
7 Nom. em. 1.33 498 497 1 249 109 388 39 Resp.
8 Nom. em. 1.32,1.35 498 497 1 249 109 388 39 Resp.
9 Nom. em. 1.25 490 489 1 245 106 383 39 Resp.
10 Nom. em. 1.39 494 493 1 247 124 369 39 Resp.
11 Nom. em. 1.42 485 485 243 128 357 38 Resp.
12 Nom. em. 1.18 485 485 243 122 363 38 Resp.
13 Nom. em. 1.43 478 456 22 229 81 375 38 Resp.

F = Voto favorevole (in votazione palese). - C = Voto contrario (in votazione palese). - V = Partecipazione al voto (in votazione segreta). - A = Astensione. - M = Deputato in missione. - T = Presidente di turno. - P = Partecipazione a votazione in cui è mancato il numero legale. - X = Non in carica.
Le votazioni annullate sono riportate senza alcun simbolo. Ogni singolo elenco contiene fino a 13 votazioni. Agli elenchi è premesso un indice che riporta il numero, il tipo, l'oggetto, il risultato e l'esito di ogni singola votazione.

INDICE ELENCO N. 2 DI 3 (VOTAZIONI DAL N. 14 AL N. 26)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
14 Nom. em. 1.68 484 483 1 242 121 362 38 Resp.
15 Nom. em. 1.37, 1.44 488 487 1 244 123 364 37 Resp.
16 Nom. em. 1.40 493 491 2 246 131 360 36 Resp.
17 Nom. em. 1.41 495 494 1 248 128 366 35 Resp.
18 Nom. em. 1.46 498 497 1 249 113 384 34 Resp.
19 Nom. em. 1.47 493 491 2 246 87 404 34 Resp.
20 Nom. em. 1.51 481 480 1 241 124 356 34 Resp.
21 Nom. em. 1.50 452 452 227 82 370 34 Resp.
22 Nom. em. 1.52 408 408 205 93 315 72 Resp.
23 Nom. em. 1.53 438 437 1 219 90 347 69 Resp.
24 Nom. em. 1.54 478 477 1 239 114 363 64 Resp.
25 Nom. em. 1.67 479 478 1 240 116 362 64 Resp.
26 Nom. em. 1.78 484 482 2 242 116 366 62 Resp.


INDICE ELENCO N. 3 DI 3 (VOTAZIONI DAL N. 27 AL N. 34)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
27 Nom. em. 1.79 488 487 1 244 119 368 54 Resp.
28 Nom. em. 1.80 487 487 244 122 365 53 Resp.
29 Nom. em. 1.81 482 482 242 124 358 52 Resp.
30 Nom. em. 1.82 483 483 242 126 357 50 Resp.
31 Nom. em. 1.83 496 493 3 247 127 366 50 Resp.
32 Nom. em. 1.84 470 470 236 118 352 50 Resp.
33 Nom. em. 1.85 462 462 232 115 347 49 Resp.
34 Nom. em. 1.86 456 456 229 114 342 49 Resp.