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Resoconto dell'Assemblea

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XVII LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 348 di giovedì 11 dicembre 2014

Pag. 1

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE LUIGI DI MAIO

  La seduta comincia alle 10,30.

  ANNA ROSSOMANDO, Segretario, legge il processo verbale della seduta del 5 dicembre 2014.
  (È approvato).

Missioni.

  PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Alfreider, Baretta, Brandolin, Catalano, Catania, Cirielli, Damiano, Dell'Orco, Epifani, Faraone, Fraccaro, Garavini, Mariani, Antonio Martino, Meta, Nicoletti, Sanga, Schullian, Scotto, Segoni, Sereni, Valeria Valente e Vargiu sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.
  I deputati in missione sono complessivamente centodieci, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell’allegato A al resoconto della seduta odierna.

  Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell’allegato A al resoconto della seduta odierna.

Preavviso di votazioni elettroniche (ore 10,34).

  PRESIDENTE. Poiché nel corso della seduta potranno aver luogo votazioni mediante procedimento elettronico, decorrono da questo momento i termini di preavviso di cinque e venti minuti previsti dall'articolo 49, comma 5, del Regolamento.
   Sospendo la seduta, che riprenderà alle ore 11.

  La seduta, sospesa alle 10,35, è ripresa alle 11.

Seguito della discussione della proposta di legge: Capezzone: Riforma della disciplina delle tasse automobilistiche e altre disposizioni concernenti l'imposizione tributaria sui veicoli (A.C. 2397-A).

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione della proposta di legge d'iniziativa del deputato Capezzone, n. 2397-A: Riforma della disciplina delle tasse automobilistiche e altre disposizioni concernenti l'imposizione tributaria sui veicoli.
  Ricordo che nella seduta del 10 ottobre 2014 si è conclusa la discussione sulle linee generali e la relatrice e il rappresentante del Governo hanno rinunciato ad intervenire in sede di replica.
  Avverto che la I Commissione (Affari costituzionali) ha espresso il prescritto parere (Vedi l'allegato A – A.C. 2397-A), mentre la Commissione bilancio non ha espresso il parere sul testo e sugli emendamenti presentati.Pag. 2
  Ha chiesto di intervenire sull'ordine dei lavori il Viceministro Luigi Casero. Ne ha facoltà.

  LUIGI CASERO, Viceministro dell'economia e delle finanze. Signor Presidente, il Governo ritiene gli indirizzi contenuti in questo provvedimento molto positivi e molto utili e che ci sia la necessità di incentivare la sostituzione del parco delle auto, passando a veicoli meno inquinanti e più sicuri, e ritiene che lo strumento utilizzato per fare questo, che è quello di intervenire sulla tassa automobilistica, passando da un modello basato solo sulla potenza del motore ad un modello basato sul livello di emissioni del veicolo, sia lo strumento utile per riuscire a far fare un salto di qualità al parco auto del nostro Paese e andare in una linea che tutti noi condividiamo, che è quella di avere un parco auto meno inquinante e, quindi, utilizzando la leva fiscale anche per favorire un miglioramento dell'ambiente complessivo.
  Il Governo ritiene anche che ci sia però, vista l'importanza di questo provvedimento e delle tematiche in esso contenute, la necessità di approfondire in modo più dettagliato le coperture, in modo da rendere questo provvedimento inattaccabile, un provvedimento che possa avere un percorso favorevole. Quindi, il Governo suggerisce di rivalutare le coperture e suggerisce, se c’è la possibilità, di tornare in Commissione per rivedere la parte relativa alle coperture.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di intervenire sull'ordine dei lavori il presidente della Commissione finanze, deputato Daniele Capezzone. Ne ha facoltà.

  DANIELE CAPEZZONE, Presidente della VI Commissione. Signor Presidente, naturalmente accogliamo l'invito e il suggerimento del Viceministro Casero, che anzi ringrazio personalmente per la sua attenzione positiva, così come ringrazio la relatrice del provvedimento, la collega Fregolent.
  Naturalmente, siccome qui non siamo ipocriti, personalmente accolgo questo suggerimento con amarezza, perché questo provvedimento non viene dal cielo; questo provvedimento è stato approvato nella Commissione di merito, la Commissione finanze, con il parere favorevole del Governo, con il voto favorevole non solo delle minoranze, ma anche della maggioranza; dopodiché ci si è fermati sul tema coperture, senza che mai sia stata formalizzata una obiezione sulle coperture, che ci sono e che sono state ripetutamente fornite. Tant’è vero che, quando in sede di legge di stabilità, ho ripresentato un emendamento identico al testo approvato in Commissione, in sede di ammissibilità formale in Commissione bilancio, l'emendamento alla legge di stabilità è stato ritenuto ammissibile, poi la maggioranza lo ha bocciato nel merito.
  Allora, io colgo l'impegno positivo del Viceministro a lavorare insieme nell'arco di giorni o di settimane per arrivare a un risultato positivo. Mi permetto di dire – vado veloce, signor Presidente...

  PRESIDENTE. Colleghi, vi prego di abbassare il tono della voce.

  DANIELE CAPEZZONE, Presidente della VI Commissione. Grazie, Presidente, vado veloce. Tutti diciamo, maggioranza e opposizioni, che occorre rilanciare la domanda interna; tutti sappiamo che il settore auto è un settore decisivo; tutti sappiamo che dal 2007 non ci sono interventi; tutti sappiamo che non ci devono essere interventi alla vecchia maniera, ossia incentivi, ma ci devono essere interventi strutturali nella logica del taglio delle tasse. Qui c’è un taglio di tasse e anche con un favor per criteri green, quindi ci sono tutte le condizioni per arrivare al risultato e anche – mi permetto di dire – per risarcire il cittadino contribuente, in questo caso il cittadino contribuente automobilista, che è trattato dallo Stato come un bancomat, una volta con il bollo auto, una volta con l'imposta di trascrizione, una volta con le mancate deduzioni, una volta con le accise, una volta con l'assicurazione.Pag. 3
  Allora, da questo punto di vista, accogliamo l'invito e il suggerimento del Governo, ma accogliamolo come un impegno fattivo a lavorare in poche settimane in Commissione per tornare qui, spero, mettendo al bando le ipocrisie e arrivando con un risultato condiviso da tutti.

  PRESIDENTE. Se non vi sono obiezioni, rimane così stabilito.
(Così rimane stabilito).

Seguito della discussione del testo unificato delle proposte di legge: Bressa; Fraccaro ed altri; Civati ed altri; Tinagli ed altri; Dadone ed altri; Scotto ed altri: Disposizioni in materia di conflitti di interessi dei titolari delle cariche di Governo. Delega al Governo per l'adeguamento della disciplina relativa ai titolari delle cariche di Governo locali (A.C. 275-1059-1832-1969-2339-2652-A) (ore 11,08).

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del testo unificato delle proposte di legge di iniziativa dei deputati Bressa; Fraccaro ed altri; Civati ed altri; Tinagli ed altri; Dadone ed altri; Scotto ed altri, n. 275-1059-1832-1969-2339-2652-A: Disposizioni in materia di conflitti di interessi dei titolari delle cariche di Governo. Delega al Governo per l'adeguamento della disciplina relativa ai titolari delle cariche di Governo locali.
  Ricordo che nella seduta del 20 ottobre 2014 si è conclusa la discussione sulle linee generali e il relatore e il rappresentante del Governo sono intervenuti in sede di replica.
  Avverto che la V Commissione (Bilancio) ha espresso il prescritto parere (Vedi l'allegato A – A.C. 275-A ed abbinate), che è distribuito in fotocopia. In particolare, il parere espresso dalla Commissione bilancio sul testo del provvedimento è contrario con riferimento a tutti gli articoli, ai sensi dell'articolo 81 della Costituzione.

  PAOLO TANCREDI. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  PAOLO TANCREDI. Signor Presidente, come lei ha appena annunciato, questa mattina la Commissione bilancio ha votato un parere contrario sul provvedimento che dovremmo porre all'esame dell'Assemblea questa mattina; è un parere proposto in questa maniera correttamente dal relatore di maggioranza, l'onorevole Sisto, in quanto, alle osservazioni e alle note rilevate dalla Commissione, la Ragioneria generale dello Stato risponde con un parere contrario, non tanto sulla copertura di alcuni oneri generati dal testo, ma con un parere generale di non rispondenza al dettato della legge n. 196 del 2009, la legge di contabilità, in quanto non vengono quantificati gli oneri che possono emergere, che probabilmente o quasi sicuramente emergeranno, per le competenze date all'Autorità anticorruzione di controllo su tutti gli enti locali e su tutti gli eletti a livello di enti locali; genererebbero oneri che non sono nemmeno quantificati né nella proposta di legge né nella relazione tecnica.
  Inoltre, vi sono problemi di conflitto sull'accesso a determinate banche dati, e si cita da parte della Ragioneria generale dello Stato, in particolare, l'anagrafe tributaria, su cui l'Agenzia delle entrate e il Dipartimento delle finanze pongono delle obiezioni rispetto alla possibilità di accesso di altre autorità. Quindi, per questo, per questa nota, che mette in discussione il provvedimento nel suo complesso, in tutti gli articoli, naturalmente si è giunti ad un parere contrario della Commissione.
  Non credo che un argomento così importante possa essere trattato...

  PRESIDENTE. Colleghi, per favore, il tono della voce ! Sta parlando il collega Tancredi.

  PAOLO TANCREDI. ...con pendente un parere contrario della V Commissione (Bilancio), che ci costringerebbe a bocciare un simile provvedimento.
  Per tutte queste ragioni, quindi, Presidente, chiedo che il provvedimento venga rinviato alla Commissione di merito.

Pag. 4

  PRESIDENTE. Un attimo, deputata Castelli. Non vedo in Aula – forse ci sbagliamo noi – il relatore Sisto, che dovrebbe esprimersi sull'eventuale richiesta. Non c’è, quindi mi vedo costretto a sospendere la seduta per dieci minuti, seduta che riprenderà alle ore 11,20.

  La seduta, sospesa alle 11,10, è ripresa alle 11,20.

  LAURA CASTELLI. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  LAURA CASTELLI. Presidente, intervengo sullo stesso tema del deputato che mi ha preceduto.
  Quest'oggi, in Commissione bilancio, abbiamo assistito a questa strana scena, che noi riteniamo una scusa, perché abbiamo ricevuto un parere negativo rispetto alle coperture. Noi ci chiediamo quale sia, se non la Commissione bilancio, la Commissione che deve mettere a posto le questioni monetarie, quando c’è un problema di copertura.
  Allora, a fronte di un Governo che ha avuto il comportamento che abbiamo visto su questo tema, ovvero non convinto che il conflitto di interessi sia un tema da portare all'ordine del giorno dopo solo trent'anni, e considerato anche come le maggioranze e le opposizioni nella Commissione competente hanno chiesto che questo tema diventasse, in maniera rapida e veloce, ordine del giorno di questo Parlamento, riteniamo che sia davvero inopportuno e decisamente strumentale arrivare in Commissione bilancio con un parere negativo da parte del Governo e del relatore maggioranza.
  Le motivazioni ci sono state date su due misure diverse. La prima, sulla copertura di questo nuovo Comitato, che dovrebbe giudicare il conflitto di interessi; la seconda, proprio a detta del presidente della Commissione bilancio, che riguarda l'estensione del conflitto di interessi ad altri enti.
  Ora, il nostro dubbio è che chi ha presentato questo emendamento, che giustamente estende il conflitto di interessi ad altri enti, non può non essersi preoccupato della copertura. Se l'avessimo proposto noi, ci avrebbero detto di no, perché le coperture non c'erano. Allora, ci chiediamo come sia possibile usare una scusa come quella che oggi è stata usata per bloccare il conflitto di interessi.
  Inoltre, va sottolineato a quest'Aula che, se questa legge fosse già in vigore, probabilmente la maggior parte dei deputati che oggi siedono su questi scranni sarebbe dietro le sbarre o fuori da questo Parlamento (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) ! Soprattutto dopo i giorni che abbiamo visto, «mafia capitale» ci dovrebbe insegnare una cosa, ossia che il conflitto di interessi è una legge che a questo Paese serve.
  Allora, a noi le scuse non interessano e questo Governo si deve prendere la responsabilità, insieme alla Commissione bilancio competente, di chiedere a quell'organo chiamato Ragioneria generale dello Stato una perfetta quantificazione puntuale, cosa che non ha fatto. La Ragioneria si è limitata a dire che non ci sono le coperture, che non bastano, ma non ha quantificato quanti soldi questo Parlamento dovrebbe mettere sul conflitto di interessi. Questo è assolutamente ingiustificabile. È una prerogativa della Ragioneria e noi pretendiamo che faccia il proprio lavoro, perché di questi «giochi» tra Ragioneria e Governo ci siamo assolutamente stufati: giochi per coprire i vostri sporchi conflitti di interessi e li conoscete !

  PRESIDENTE. Si rivolga alla Presidenza.

  LAURA CASTELLI. Sì, scusi, Presidente. Quindi, noi chiediamo che si vada avanti e che la Commissione bilancio possa, dopo la quantificazione della Ragioneria generale dello Stato, trovare le dovute coperture. Noi a questo gioco e a queste scuse non ci stiamo e voi siete responsabili (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) !

  ARTURO SCOTTO. Chiedo di parlare.

Pag. 5

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
  Avverto che concederò un solo intervento sull'ordine dei lavori per gruppo.

  ARTURO SCOTTO. Signor Presidente, vorrei ricordare a tutti i colleghi che circa due mesi fa le opposizioni, il MoVimento 5 Stelle, SEL, Lega, posero la questione dell'urgenza del conflitto di interessi, ponendo al centro un problema: bisognava chiudere, da un lato, una pagina lunga vent'anni, dove questo tema era stato affrontato per nulla o era stato affrontato male. Ed era opinione condivisa da parte di molti altri gruppi, a partire dal Partito Democratico, che il conflitto di interessi dovesse avere la giusta urgenza.
  Oggi, invece, ci troviamo di fronte ad un rinvio. Ora io pongo una domanda ai colleghi: questo rinvio che cosa porterà ? Porterà senz'altro al fatto che il conflitto di interessi scivolerà ulteriormente, dopo le riforme costituzionali. E questo che determinerà ? Determinerà che queste riforme, per l'ennesima volta, saranno condizionate dall'assenza della risoluzione di un problema atavico, che tutti quanti noi e tutti quanti voi sappiamo che ha anche qualche nome e qualche cognome.
  Su questo terreno è l'ora di smetterla con la reticenza e con la scelta costante del rinvio e della cancellazione del problema dall'orizzonte politico ! Se questo è il punto, visto che c’è una Commissione che in questi giorni sta facendo un lavoro faticoso e difficile per provare a modificare il testo delle riforme costituzionali, se non siamo in grado di fare la legge sul conflitto di interessi prima delle riforme, la domanda che pongo a tutti i colleghi è perché non proviamo a mettere, come abbiamo proposto, il conflitto di interessi dentro la Carta costituzionale.
  Infatti, questa sarebbe una scelta che, in ogni caso, darebbe un segnale molto forte che si vuole andare nella direzione giusta. Altrimenti – lo dico senza nessuna volontà di strumentalizzazione, ma indubbiamente con una forte rabbia in corpo – significa che non si vuole fare il conflitto di interessi. E, davanti al Paese, chi lo ha nominato nel corso degli ultimi mesi e degli ultimi anni in tutte le campagne elettorali dovrà risponderne (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà).

  FRANCESCO SANNA. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  FRANCESCO SANNA. Signor Presidente, colleghi, è un intervento che, a malincuore, deve prendere atto della necessità del rinvio in Commissione del provvedimento. Dico a malincuore perché i punti affrontati nel parere della Commissione bilancio sono punti nevralgici per la qualità del provvedimento che noi dobbiamo discutere e, per quanto riguarda il Partito Democratico, approvare rapidamente.
  Onorevole Scotto, purtroppo, l'introduzione in Costituzione dell'espressione: «conflitto di interessi» può essere un'evocazione di tema, ma non aggiungerebbe nulla alla possibilità e alla necessità, che il Parlamento ha, di scrivere nel dettaglio una legge sul conflitto di interessi. Anzi, secondo la nostra opinione e quella di coloro che abbiamo sentito dell'accademia, la nostra Costituzione ha già dentro tutti gli elementi, per cui norme sul conflitto di interessi, che impediscano quindi ad alcune persone che hanno interessi economici di svolgere un ruolo di direzione dello Stato, esistono già. Esiste il principio per cui gli incarichi pubblici devono essere disimpegnati con dignità ed onore; c’è la possibilità di limiti all'elettorato passivo e c’è il tema per il quale la libertà economica può essere limitata dall'interesse pubblico. Quindi, non abbiamo bisogno di coperture costituzionali, abbiamo bisogno di una legge.
  La Commissione bilancio ci dice che, su questa legge, ci siamo probabilmente aperti un pochino troppo alla valutazione del conflitto, ma io credo che, su questo punto, noi dobbiamo rimanere, perché è un punto qualificante. Non serve al Paese, se vogliamo dare un significato sistematico alla rilevazione del conflitto di interessi, Pag. 6una commissione che valuti le 30, le 40 o le 100 cariche più importanti di direzione dello Stato. Infatti, un presidente di regione o un assessore di una regione importante valgono forse più di un parlamentare e più di un sottosegretario di Stato, nella verifica di quello che può cozzare tra la loro sfera di interesse economico e l'intervento che l'ente che amministrano può in qualche modo effettuare sulla sfera dei loro interessi economici.
  E anche i maggiori compiti di Antitrust, l'utilizzazione della Guardia di finanza: sono tutti elementi che fanno funzionare oppure non fanno funzionare una legge. Io credo che un ritorno rapido, una valutazione tecnica, una riconferma di questi punti ed una maggiore precisazione dell'entità dello sforzo amministrativo ci serva per determinare una quantificazione finanziaria della macchina che vogliamo mettere in piedi e questo possa essere fatto con un rapido ritorno in Commissione ed un rapido rientro alla valutazione dell'Aula.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Invernizzi. Ne ha facoltà.

  CRISTIAN INVERNIZZI. Signor Presidente, la Lega Nord è assolutamente contraria al ritorno in Commissione di questo provvedimento, perché riteniamo veramente scaduti ormai non soltanto i termini ragionevoli, ma anche la pazienza. Qui ogni volta che si tocca il tema così importante come quello del conflitto di interessi ci si trova sempre, chissà come mai, a dover discutere poi di tutta una serie di questioni ostative dal punto di vista tecnico, dal punto di vista finanziario, dal punto di vista logico e quanto di conseguenza.
  Noi siamo assolutamente dell'idea che sia necessario chiudere, una volta per tutte, una pagina di questo tipo e, soprattutto, dare una risposta all'opinione pubblica, che se l'aspetta dalla classe dirigente e dalla classe parlamentare, perché – e lo dico soprattutto ai colleghi del Partito Democratico – è inutile che, quando succede qualcosa tipo lo scandalo di Roma capitale, il giorno dopo il vostro segretario, nonché vostro Presidente del Consiglio, vada in televisione a dire: «Adesso in tempi brevissimi faremo questo, adesso faremo quello, non tollereremo più, faremo di qua e faremo di là».
  Insomma, siamo finalmente di fronte alla possibilità di affrontare un tema così rilevante come quello del conflitto di interessi e salta fuori che invece bisogna fare ritorno in Commissione.
  Erano stati presentati degli emendamenti con riferimento alla discussione della legge elettorale e ci avete detto: «No, non è il momento, rimandiamo, c’è bisogno di qualcosa di organico, c’è bisogno di qualcosa che riguardi completamente la questione».
  C’è stata prima la richiesta da parte di SEL, alla quale ci associamo anche noi; visto che stiamo discutendo di riforme costituzionali e visto che, sul tema del conflitto di interessi – lo dico soprattutto agli amici del Partito Democratico –, voi avete improntato più di una campagna elettorale contro l'allora Premier, contro l'allora candidato Berlusconi, allora, a questo punto, facciamo una bella cosa: torniamo in Commissione, dove stiamo discutendo appunto di riforme costituzionali, ed inseriamo il tema del conflitto di interessi direttamente nella Carta fondamentale dello Stato, perché questo è veramente un rimpallo continuo su un tema sul quale tutti, a parole, siamo a favore e che sta diventando irritante.
  Pertanto, rinnoviamo con forza la richiesta di discutere questo provvedimento oggi, di iniziarlo oggi e di concluderlo nel minor tempo possibile.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Fava. Ne ha facoltà.

  CLAUDIO FAVA. Signor Presidente, intervengo per esprimere parere assolutamente negativo a questa richiesta, che considero imbarazzante ed irricevibile, perché esiste un merito delle questioni che sono state poste, ma esiste anche un metodo nel tempo e nel modo in cui Pag. 7vengono poste e portare in quest'Aula la discussione sul conflitto di interessi dopo vent'anni e per tre volte restituirla alle Commissioni, utilizzando come pretesto il fatto che non c’è copertura finanziaria del comitato che dovrebbe occuparsi di decidere se e quando c’è conflitto di interessi, mi sembra una spiegazione abbastanza peregrina, ripeto: irricevibile.
  E mi sembra abbastanza imbarazzante anche il silenzio con cui il Governo sta seguendo l'epilogo di questa discussione. Abbiamo ascoltato il sottosegretario, a conclusione della discussione che si è svolta in questa Camera su questo disegno di legge, dire e limitarsi a dire che lo seguirà con grande attenzione.
  Ecco, signor Presidente, ci sembra che esprimere ripetutamente il proprio disgusto per ciò che accade fuori da quest'Aula, ma limitarsi a proporre il proprio silenzio per ciò che in quest'Aula non si discute è una scelta che noi non possiamo condividere (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Palese. Ne ha facoltà.

  ROCCO PALESE. Presidente, intervengo per significare che il rinvio suggerito sul testo unificato delle proposte di legge sul conflitto di interessi è un rinvio formale, è un rinvio dovuto, è un atto dovuto alla Commissione di merito. Così come fatto per tante altre proposte di legge, per tante altre conversioni in legge di decreti-legge, su alcuni emendamenti e quant'altro, c’è una censura tecnica da parte della Ragioneria generale dello Stato, con la relazione tecnica, esclusivamente su sfondo tecnico, fornita dal Governo, che è conosciuta da tutti perché le date sono 8 ottobre e anche 29 novembre rispetto a quella che è stata l'ultima situazione che si è verificata nella Commissione bilancio. Quest'ultima, ai sensi dell'articolo 81 della Costituzione, così come per altri provvedimenti, e così come la Presidenza di quest'Aula è tenuta a far rigorosamente osservare, quindi nessun silenzio e nessuna situazione di merito, è tenuta a riportare il provvedimento nella Commissione di merito perché si possa adeguare il testo in riferimento alle censure tecniche, esclusivamente tecniche, fatte per rispetto all'articolo 81 della Costituzione. E mi preme sottolineare, non per la prima volta, perché io lo faccio, quando è possibile, in ogni occasione, che l'articolo 81 della Costituzione, quello nuovo, andrebbe anche rafforzato a mio avviso perché è l'unico baluardo che noi teniamo di controllo della spesa pubblica nel nostro Paese (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia – Il Popolo della Libertà – Berlusconi Presidente).

  PRESIDENTE. Non mi pare ci siano altri interventi e, quindi, a questo punto chiedo il parere al relatore.

  FRANCESCO PAOLO SISTO, Relatore. Presidente, il relatore nulla osserva sul rinvio in Commissione.

  DAVIDE CRIPPA. Chiedo di parlare per un richiamo al Regolamento.

  PRESIDENTE. Su quale articolo ?

  DAVIDE CRIPPA. Presidente, articolo 74.

  PRESIDENTE. Prego.

  DAVIDE CRIPPA. Ai sensi dell'articolo 74, un parere espresso dalla Commissione bilancio può essere anche non recepito dalla Commissione, basta che, in qualche modo, la Commissione medesima ne illustri le ragioni all'Assemblea. Io credo che il passaggio del relatore, coincidente anche con il presidente – vabbe’, qui magari il conflitto di interessi si spreca –, in questo caso non tiene neanche conto dell'idea di parlare al Comitato dei nove e, in autonomia, decide di recepire un'indicazione della Commissione bilancio che, peraltro, arriva preannunciata dalla Conferenza dei presidenti di gruppo della scorsa settimana. Infatti, per dare adito al collega Palese, lui questa situazione che si sta verificando oggi l'ha espressa nella Conferenza dei presidenti di gruppo una settimana Pag. 8fa. In altre parole, aveva preannunciato che ci sarebbe stato questo stallo e la soppressione totale della proposta. Io cito, a titolo di esempio, questo tipo di atteggiamento del Governo, che in qualche modo si sottrae a un compito, che è quello di parlare del conflitto di interessi in un momento in cui il Paese sta andando allo sfascio. Dal punto di vista della moralità, siete ormai allo sbando perché non riusciamo ad avere una linearità di pensiero chiara, tant’è che il conflitto di interessi, ancora una volta, viene rimandato in Commissione per delle questioni legate alle coperture. Ricordo che spesso la Commissione bilancio esprimeva dei pareri condizionati, cioè dicendo: a questo punto, noi chiederemmo di sopprimere, di modificare il Comitato. Ma i principi generali che compongono un conflitto di interessi credo che non debbano neanche essere messi in discussione e, quindi, ci dovrebbe essere uno spirito collaborativo. Ricordo che il presidente Boccia mandò alla Presidente Boldrini e, quindi, poi di conseguenza a tutti i presidenti di Commissione, una lettera con cui la Commissione bilancio cercava di evitare questi stalli, cioè dicendo: fateci vedere prima che cosa arriverà in Aula per vedere in che modo evitiamo di dare parere soppressivo su tutto. Allora, io chiedo, anche e soprattutto al Ministro per le riforme costituzionali e i rapporti con il Parlamento, spiegazioni su questo nesso, ossia tra quella richiesta del presidente Boccia fatta ai tempi e il risultato di oggi, rimandando in Commissione il provvedimento. C’è qualche problema dal punto di vista organizzativo. Io credo che, ai sensi dell'articolo 74, si possa andare anche oltre questo tipo di parere, recependo o meno alcune indicazioni.
  Il parere della Commissione Bilancio è soppressivo su tutto ma la Commissione ha la facoltà, relazionando all'Assemblea, di specificare meglio alcune questioni di copertura. Se non lo vuol fare, si assume tutta la responsabilità e, con lui, anche la maggioranza di affossare ancora una volta la necessità di questo Paese di stabilire una chiara norma sul conflitto di interessi (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Voi oggi state dicendo ad un Paese, che avete reso marcio, perché io cito le parole del vostro Presidente del Consiglio, che, in qualche modo, va in televisione con una faccia di bronzo a dire che loro hanno sistemato la questione Expo, il Mose e oggi mafia-capitale ma, in realtà, nell'arco di tempo di questi tre eventi non avete fatto nulla sul conflitto di interessi e, ancora una volta, oggi i cittadini si aspettano delle risposte e voi li state mandando a casa, che non è il momento (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Collega, si attenga al richiamo al Regolamento che ha formulato.

  DAVIDE CRIPPA. Non ci sono coperture. Io chiedo, ai sensi dell'articolo del Regolamento, che il presidente della Commissione, in questo caso non coincidente con il relatore, prenda atto del fatto che l'articolo 74 gli permette anche di andare oltre questo stallo, a meno che questa sia una merce di scambio per le riforme costituzionali e poi per l'Italicum.

  PRESIDENTE. Giusto per precisare, l'articolo 75 si rifà alla questione in sé delle Commissioni in sede referente. Per quanto riguarda questo parere e quello che ha detto la Commissione bilancio, il parere della Commissione bilancio è stato dato all'Aula ma tengo a precisare che nulla vieta all'Aula formalmente di discostarsi dal parere della Commissione bilancio. Quindi, non è che ci troviamo nella fase di obbligo di seguirlo e, infatti, stiamo per votare un'istanza che io adesso metto in votazione.

  CARLO SIBILIA. Chiedo di parlare per un richiamo al Regolamento.

  PRESIDENTE. No, basta, deputato Sibilia, perché abbiamo dato la parola ad uno per gruppo anche per richiamo al Regolamento. Non si può procedere con altri interventi sul Regolamento.

Pag. 9

  CARLO SIBILIA. La questione è diversa.

  PRESIDENTE. La questione è diversa ma di che tipo, onorevole Sibilia ?

  CARLO SIBILIA. Presidente, la ringrazio per la parola, la questione è su un altro articolo perché naturalmente dal momento che non viene dato seguito al richiamo fatto dal mio collega Crippa all'articolo 74...

  PRESIDENTE. All'articolo 75.

  CARLO SIBILIA. ...all'articolo 75, mi perdoni, noi vorremmo richiamare a questo punto l'articolo 24 perché, così facendo, ancora una volta, le prerogative dell'opposizione di portare in Aula una propria proposta di legge in quota opposizione vengono meno perché significa che il conflitto di interessi non verrà discusso in quest'Aula e, ancora una volta, verrà stralciato il testo unificato delle proposte di legge portato in Aula dal MoVimento 5 Stelle (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Capisco il momento di difficoltà, perché parlare, in questo momento, di conflitto di interessi, con la questione mafia-capitale all'interno della quale tutti i partiti sono coinvolti, tutti i partiti tranne il MoVimento 5 Stelle: lo voglio dire con forza...

  PRESIDENTE. Collega Sibilia, è un richiamo al Regolamento, si attenga alla procedura. Lei mi ha avanzato che cosa ? Una richiesta su un richiamo al Regolamento ?

  CARLO SIBILIA. Ci arrivo, Presidente, arrivo subito al motivo del mio intervento...

  PRESIDENTE. Cortesemente.

  CARLO SIBILIA. ...perché voglio chiedere ai deputati onesti del Partito Democratico – non fate quelle facce perse: ci sono dei deputati onesti nel Partito Democratico (Commenti dei deputati del gruppo Partito Democratico) - però oggi avete la possibilità di alzarvi e dire che voi non ci state con questo sistema...

  PRESIDENTE. La ringrazio. Al riguardo, faccio presente che, come precisato dal Presidente della Camera nella seduta della Giunta per il Regolamento il 24 settembre 1998 e successivamente nella seduta del 29 settembre, il rinvio in Commissione costituisce uno strumento che non incide, secondo il parere della Giunta per il Regolamento, sul provvedimento in discussione ma solo sulla procedura per il suo esame. Ai sensi dell'articolo 41, comma 1, del Regolamento la decisione sui suddetti richiami spetta al Presidente, il quale può chiamare l'Assemblea a pronunziarsi. La proponibilità e l'ammissibilità delle richieste di rinvio in Commissione non possono, dunque, essere contestate neppure nei riguardi dei provvedimenti inseriti in calendario su richiesta dei gruppi di opposizione. Questo non è un precedente ma un parere della Giunta per il Regolamento.
  Passiamo ai voti.
  Pongo in votazione, mediante procedimento elettronico, senza registrazione di nomi, la proposta di rinviare in Commissione il testo unificato delle proposte di legge in materia di conflitti di interessi.
  Fanucci... Ermini... Alfreider.... Di Vita... Rizzetto... Cassano... Berlinghieri... Rizzetto... Lattuca.... Allasia... Guerini Giuseppe... Sorial... Rizzetto...

  Colleghi, per favore, abbassate i cellulari se state facendo delle foto, per favore... Collega Parentela...Vacca e Brescia vi richiamo all'ordine, abbassate quei cellulari per favore... abbassate i cellulari... Sorial... Di Stefano....

  (È approvata).

  La Camera approva per 187 voti di differenza (Proteste dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
  Colleghi, colleghi (Proteste dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)...

  MANLIO DI STEFANO. Mafiosi !

Pag. 10

  PRESIDENTE. Collega Manlio Di Stefano, la richiamo all'ordine. Colleghi !

  MANLIO DI STEFANO. Mafiosi !

  PRESIDENTE. Collega Manlio Di Stefano, la richiamo per la seconda volta all'ordine ! Colleghi ! Colleghi, per favore (Proteste dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) ! Collega Manlio Di Stefano (Proteste dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) ! Andiamo avanti... l'ordine del giorno reca il seguito della discussione della relazione (Dai banchi del gruppo MoVimento 5 Stelle si grida: «Ladri !» – «Buffoni !»)... Colleghi ! Colleghi ! (Vive e reiterate proteste) La seduta è sospesa.

  La seduta, sospesa alle 11,50, è ripresa alle 12.

  PRESIDENTE. La seduta è ripresa.
  È stata avanzata dal vicepresidente Crippa una richiesta di convocazione di una Conferenza dei presidenti di gruppo che è stata trasmessa alla Presidente.

Seguito della discussione della Relazione sul semestre di presidenza italiana dell'Unione europea e sulla lotta alla criminalità mafiosa su base europea ed extraeuropea, approvata dalla Commissione parlamentare di inchiesta sul fenomeno delle mafie e sulle altre associazioni criminali, anche straniere (Doc. XXIII, n. 2).

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione della Relazione sul semestre di presidenza italiana dell'Unione europea e sulla lotta alla criminalità mafiosa su base europea ed extraeuropea, approvata dalla Commissione parlamentare di inchiesta sul fenomeno delle mafie e sulle altre associazioni criminali, anche straniere.
  Ricordo che nella seduta del 17 novembre 2014 si è conclusa la discussione sulle linee generali ed è stata presentata la risoluzione Bindi, Garavini, Fava, Scopelliti, D'Uva, Dadone e Di Lello n. 6-00099. (Vedi l'allegato A – Risoluzione – doc. XXIII, n. 2).
  Invito il rappresentante del Governo ad esprimere il parere su questa risoluzione.

  ANTONIO DISTASO. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. A che titolo ?

  ANTONIO DISTASO. Signor Presidente, sull'ordine dei lavori.

  PRESIDENTE. In particolare su quale argomento ?

  ANTONIO DISTASO. Lo dico subito, prima di passare al punto dell'ordine del giorno che lei ha indicato, credo che noi non possiamo far finta di niente su quello che è accaduto in Aula e soprattutto su in che cosa si trasformi l'Aula in determinati momenti (Proteste dei deputati dei gruppi MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Colleghi...

  ANTONIO DISTASO. Credo che ne vada della dignità di tutti e mi auguro che lei voglia...

  PRESIDENTE. Colleghi... lasciate parlare il collega Distaso. Distaso vada avanti...

  ANTONIO DISTASO. Mi auguro che lei voglia smentire il sospetto che si annida in alcuni di noi, in me per primo, non mi nascondo, che lei abbia sospeso l'Aula e si sia allontanato per non guardare quello che accadeva soprattutto da parte dei rappresentanti del suo gruppo di provenienza (Commenti dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Colleghi, colleghi... colleghi lasciamo parlare il collega Distaso.
  Crippa..., collega Sibilia la richiamo all'ordine, per favore (Commenti dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)...
  Collega Distaso, vada avanti.

Pag. 11

  ANTONIO DISTASO. Non sono impressionabile... potete fare quello che volete, state tranquilli potete dire quello che volete, state tranquilli.

  PRESIDENTE. Collega Distaso si rivolga alla Presidenza...

  ANTONIO DISTASO. Quindi, Presidente, credo che prima di passare, come se nulla fosse accaduto, all'altro punto all'ordine del giorno, noi, lei per primo, come Presidente di turno dell'Assemblea, debba stigmatizzare quello che è avvenuto facendo nomi e cognomi anche di chi non ha risposto ai suoi richiami e verso i quali lei non ha preso alcun provvedimento. Allora noi abbiamo bisogno che il Presidente di turno, chiunque esso sia, dimostri in assoluto la sua imparzialità e soprattutto non abbiamo bisogno che quest'Aula si trasformi in una cantina non appena ci sia una diversità di opinioni. Questo è veramente intollerabile e credo che tutti quanti ce ne dovremmo fare carico (Applausi dei deputati dei gruppi Forza Italia – Il Popolo della Libertà – Berlusconi Presidente e di deputati del gruppo Partito Democratico).

  PRESIDENTE. Onorevole Distaso, giusto per risponderle, poi spero che potremo andare avanti con il parere del Governo: quando si sospende la seduta è proprio per evitare che scene come quelle che si stavano svolgendo in Aula siano viste all'esterno dagli operatori, dai media nella diretta televisiva. Prima di tutto volevo anche precisare che a norma del Regolamento ho richiamato i colleghi Vacca e Brescia, due volte il collega Di Stefano che se interviene di nuovo fuori dal Regolamento viene espulso, lo sa meglio di me, e ho richiamato in questo momento il collega Sibilia.
  Adesso siamo su un altro punto all'ordine del giorno credo che sia saggio andare avanti pure per evitare che si continui con quegli atteggiamenti. Ovviamente il richiamo per due volte all'ordine e poi la conseguente espulsione sono le facoltà che mi dà in questo momento il Regolamento della Camera dei deputati.

(Intervento e parere del Governo – Doc. XXIII, n. 2)

  PRESIDENTE. Ha facoltà di intervenire il rappresentante del Governo. Chiedo di liberare i banchi del Governo, per favore. Colleghi, per favore, i banchi del Governo...
  Chiedo al Governo di esprimere il parere su questa risoluzione.

  DOMENICO MANZIONE, Sottosegretario di Stato per l'interno. Signor Presidente, il Governo non può che esprimere in quest'Aula il pieno apprezzamento per il lavoro di analisi e proposta svolto dalla Commissione parlamentare d'inchiesta sul fenomeno delle mafie in vista del semestre di presidenza italiana dell'Unione europea, lavoro confluito nella relazione e nella risoluzione oggi in discussione.
  Ritengo estremamente significativo che la relazione della Commissione antimafia abbia sviluppato, con dovizia di argomentazioni e congruità di proposte, il tema dell'aggressione dei patrimoni della criminalità organizzata. È un dato di fatto che l'attività di confisca, prima, e di corretta gestione, poi, dei patrimoni mafiosi producono degli effetti assolutamente straordinari.
  Esse, infatti: sottolineano la presenza di uno Stato forte, che persegue fino in fondo i criminali; tolgono alla criminalità organizzata risorse economiche fondamentali per lo sviluppo dei suoi traffici illegali; restituiscono al territorio, e quindi ai comuni, alle province e alle regioni, ricchezze e risorse da investire per la crescita delle comunità civili e per interventi nel sociale. Per tutte queste ragioni, il tema è assolutamente strategico nella politica di legalità del Paese e dell'Unione europea.
  È apprezzabile, inoltre, nella relazione, il respiro transnazionale, nel senso che da essa trapela con nettezza l'idea che nell'ambito dell'Unione europea si possa andare oltre la pur soddisfacente cooperazione di polizia giudiziaria tra gli Stati membri, per arrivare all'istituzione di organismi comuni quali la procura europea e all'elaborazione di una legislazione che, Pag. 12pur nel rispetto delle tradizioni e degli ordinamenti giuridici nazionali, consenta un'azione di contrasto dei fenomeni criminosi concertata a livello ultranazionale.
  Ci sono alcuni punti specifici della risoluzione sui quali vale la pena soffermarsi, al fine di fornire all'Aula notizie il più possibile aggiornate. Durante il semestre di Presidenza dell'Unione, l'Italia ha posto il problema dell'istituzione della procura europea all'ordine del giorno sia della riunione informale dei Ministri svoltasi a Milano nel luglio scorso sia del Consiglio GAI di ottobre. In tali sedi, sono stati compiuti notevoli progressi su aspetti importanti della proposta di regolamento comunitario in gestazione, relativi alle regole applicabili alle indagini e alle soprattutto alle garanzie procedurali.
  Informo, poi, che la delega per il recepimento della decisione quadro 2003/577/GAI del Consiglio, del 22 luglio 2003, relativa all'esecuzione nell'Unione europea dei provvedimenti di blocco dei beni o di sequestro di tipo probatorio, è contenuta nel disegno di legge di delegazione europea 2014, deliberata dal Consiglio dei Ministri nella seduta del 30 ottobre scorso. La delega per il recepimento della direttiva 2014/42/UE, relativa al congelamento e alla confisca dei beni strumentali e dei proventi da reato nell'Unione europea, del 3 aprile 2014, è contenuta nella legge di delegazione europea 2013-bis e, presso l'ufficio legislativo del Ministero della giustizia, è in fase di elaborazione il testo normativo di recepimento. Nella stessa legge di delegazione è contenuta la delega per il recepimento della decisione quadro 2006/783/GAI, relativa all'applicazione del principio del reciproco riconoscimento delle decisioni di confisca. Anche in questo caso, presso l'ufficio legislativo del Ministero della giustizia, è in fase di elaborazione il testo normativo di recepimento.
  Segnalo, inoltre, che nell'ambito del rafforzamento della lotta contro la criminalità organizzata internazionale, si iscrivono anche le misure adottate il 1o dicembre dal Consiglio dei Ministri, che ha approvato uno schema di disegno di legge di iniziativa del Ministro della giustizia recante la delega al Governo in materia di riforma del Libro XI del Codice di procedura penale e di modifiche alle disposizioni in materia di estradizione per l'estero. Tale proposta normativa è diretta ad adeguare l'efficacia dell'attuale sistema normativo di assistenza giudiziaria nei confronti della criminalità, anche organizzata, che agisce oltre i confini del territorio di un singolo Stato, sfruttando ogni opportunità offerta dalla globalizzazione dei mercati e dalle nuove tecnologie di comunicazione e di gestione dell'informazione. Obiettivo del provvedimento è la semplificazione e la velocizzazione delle rogatorie e delle procedure di estradizione. Per quanto concerne le squadre investigative comuni, di cui pure si occupa la relazione, informo che, in attesa del recepimento della decisione quadro 2002/465/GAI, l'Italia ha definito specifiche intese con altri Stati per rendere operative apposite task force congiunte rivolte soprattutto alla ricerca di latitanti.
  Concludo il mio intervento esprimendo piena soddisfazione per quanto affermato nella relazione, in merito al ruolo di primo piano che l'Italia può svolgere nel panorama internazionale della lotta alle mafie, atteso che disponiamo di apparati investigativi ampiamente collaudati nello specifico settore e di un quadro normativo obiettivamente tra i più evoluti ed efficaci a livello europeo. Alla luce di queste considerazioni, Presidente, esprimo il convinto parere positivo del Governo sulla proposta di risoluzione presentata.

(Dichiarazioni di voto – Doc. XXIII, n. 2)

  PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Fava. Ne ha facoltà.

  CLAUDIO FAVA. Signor Presidente, io esprimo un sostegno convinto a questa risoluzione e al lavoro della Commissione, che è stato svolto anzitutto dalla relatrice, la collega Garavini; ma mi stupisco del sostegno che il Governo dà a questa risoluzione, Pag. 13perché questa risoluzione sancisce il fallimento del semestre europeo sui temi di cui ci stiamo occupando. Il sottosegretario in una svista ha detto che «in vista del semestre europeo il Governo»: signor sottosegretario, il semestre europeo è finito ! Non siamo in vista del semestre europeo.
  E non uno dei punti indicati in questa relazione, che erano punti di qualità, che servivano a fare in modo che finalmente la questione della lotta alle mafie diventasse una priorità europea, fornendo l'intera Unione europea degli strumenti di cui questo Paese dispone, non una di queste priorità è stata accompagnata dal Governo. Ci piacerebbe un atto di verità e di autocritica ! Il Governo dice che ha avuto altre esigenze, altre priorità, e ha ritenuto che questi punti dovessero essere considerati marginali nell'agenda del semestre europeo.
  L'obiettivo era il reato associativo, signor sottosegretario: reato associativo vuol dire avere la possibilità, di fronte ad una mafia che come ci insegnano le cronache di questi giorni, considera l'intero territorio europeo come territorio di riciclaggio e di investimento, di considerare l'intero territorio europeo come un luogo in cui si possano utilizzare gli strumenti di prevenzione e di repressione che esistono in questo Paese. E penso all'esperienza significativa della legge La Torre. La confisca dei beni è una richiesta che è stata fatta all'Europa dal Consiglio europeo nel 1997: sono passati 18 anni, e l'Unione europea ha scelto di non dotarsi di questo strumento. Il Governo italiano, durante il semestre della sua Presidenza, avrebbe potuto decidere di sollecitare la Commissione esecutiva perché questa diventasse una priorità, non di parole ma di concretezza e di fatti normativi, e non è accaduto.
  Si è deciso di non rinnovare la Commissione antimafia del Parlamento europeo; anche questa è una scelta che ha una precisa cifra culturale, della serie: il tema della lotta alle mafie è un tema che geograficamente e culturalmente va isolato e limitato ad alcuni luoghi d'Europa, non appartiene alla coscienza e alla responsabilità dell'intera Europa. Ci saremmo aspettati che su questo punto il Presidente del Consiglio, durante il semestre italiano, spendesse qualche parola rigorosa: non è accaduto. Non è accaduto nemmeno – e vado a concludere, signor Presidente – sull'istituzione del pubblico ministero europeo, sul mandato europeo per la ricerca e le prove, sugli strumenti europei per il tema di intercettazione telefonica ed ambientale: nulla di tutto questo è entrato nella nostra agenda politica e di Governo durante questo semestre. Per cui votiamo a favore di questa risoluzione, ma per coerenza il Governo dovrebbe votare contro.

  PRESIDENTE. Aveva chiesto di parlare per dichiarazione di voto il collega Piepoli, ma constato che è assente.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Attaguile. Ne ha facoltà.

  ANGELO ATTAGUILE. Signor Presidente, colleghi, il nostro impegno nazionale di Paese esercente la Presidenza di turno delle istituzioni europee volge ormai al termine; non altrettanto può dirsi del nostro impegno a contrastare la grande criminalità organizzata, che si è ormai da tempo internazionalizzata.
  La Relazione che viene oggi sottoposta al nostro esame insiste su una triade di particolare importanza: conoscere, agire, legiferare. Sembra banale, invece non lo è: la grande criminalità organizzata si è infatti evoluta in funzione della globalizzazione del business illecito. Prospera sulle guerre, per combattere le quali occorrono oramai armi da reperire sul mercato nero; collega le economie criminali negli Stati in dissesto con i vizi delle società più stabili ed opulente, di cui soddisfa la domanda di stupefacenti, schiavi e prostitute; ed investe i proventi della propria attività sull'economia legale, dopo aver separato il denaro dalla sua origine illecita, spesso alterando le condizioni del mercato a tutto svantaggio di chi compete sulla sola base delle proprie capacità imprenditoriali e manageriali.Pag. 14
  La Relazione che ci viene presentata è sotto questo profilo un ottimo documento.
  Conferma quanto la migliore letteratura esistente in materia ci dice da qualche tempo: che la `ndrangheta è ormai l'organizzazione malavitosa più potente, ricca e ramificata nel mondo, ad esempio, e che è altresì quella che ha sviluppato le tecnologie di riciclaggio più raffinate; e che le piste su cui corrono armi, droga ed immigrati clandestini si sovrappongono.
  La Relazione, però, ci dice anche altro. Ci spiega, infatti, come le grandi organizzazioni malavitose abbiano appreso a sfruttare la frattura che esiste tra la libertà di cui godono persone e capitali nel muoversi e la difficoltà enorme che incontrano gli Stati nel reprimere le attività delle mafie. Lo spazio economico globale è ormai unitario e le frontiere porose, mentre le giurisdizioni restano nazionali, riflettendo la peculiare cultura politica e giuridica di ogni popolo.
  Ne segue che le organizzazioni criminali possono ormai liberamente scegliere, come le imprese normali del resto, dove insediarsi e da dove dirigere le proprie attività, sfruttando le opportunità offerte dal diverso grado di libertà delle legislazioni e dalla differente efficienza di polizie ed apparati giudiziari. Non stupisce che prediligano i Paesi nei quali il diritto e le agenzie incaricate di farlo rispettare non si sono ancora adeguati alla sfida.
  Il gap esistente emerge nitidamente nel testo del documento, che propone tutta una serie di rimedi per ovviarvi, una vera e propria mappa per la lotta alle mafie, che viene posta all'attenzione del decisore politico. E qui si entra nel campo dell'azione e dell'attività normativa.
  I provvedimenti che vi si rinvengono sono frutto del buon senso ed in larga misura condivisibili. Sono praticamente gli stessi che vennero individuati dopo 1'11 settembre per il contrasto al terrorismo transnazionale di matrice jihadista.
  Al nocciolo, le misure prefigurate sono di due tipi. Da un lato, viene raccomandata l'intensificazione della collaborazione orizzontale tra gli Stati, che investe tanto l’intelligence quanto l'investigazione; dall'altro, si consiglia di ridurre le distanze che separano le varie giurisdizioni, eliminando le situazioni che i grandi sodalizi criminali possono considerare particolarmente vantaggiose, per condurre le proprie attività riducendo al minimo i rischi di cattura e confisca.
  La Relazione, in breve, predica l'omogeneità del diritto applicato nei vari Paesi europei nei confronti delle attività dei sodalizi criminali.
  Il superamento delle giurisdizioni potrebbe in teoria essere conseguito anche attraverso un'altra strada, ponendosi cioè sulla via che idealmente condurrebbe alla Procura europea antimafia. È un modello che seduce molti, tutti coloro che ambirebbero a far commissariare il nostro Paese anche sotto questo profilo.
  Qui, tuttavia, noi paventiamo un rischio. Il rischio, cioè, che appaia un altro potere sovranazionale non controllabile e magari incline ad agire sulla base di teoremi che potrebbero col tempo anche dar voce alle forme neanche troppo velate di razzismo che stanno raggiungendo anche i più qualificati livelli delle élite del nostro continente.
  Sono in tanti, infatti, specialmente fuori dal nostro Paese, a considerare il fenomeno mafioso come una manifestazione patologica legata a particolari culture: un approccio, questo, che non aiuta nessuno, salvo i malviventi, che guadagnano una specie di copertura etno-culturale per noi inaccettabile.
  Riteniamo, inoltre, importante trovare un giusto equilibrio, che permetta al nostro ordinamento di contenere il pericolo di un uso politico della lotta alla mafia non contro questo o quell'individuo, ma nei confronti dell'intero Paese.
  Ecco perché noi pensiamo che la lotta alla grande criminalità organizzata debba privilegiare la logica della cooperazione orizzontale tra gli Stati e l'adozione di norme comuni o simili, piuttosto che quella della sovrapposizione di un nuovo livello di giurisdizione.
   Tutto ciò premesso, apprezziamo lo sforzo fatto dagli estensori della Relazione su cui oggi ci confrontiamo.Pag. 15
  Dobbiamo avere fiducia, signor Presidente, onorevoli colleghi. La mafia e le grandi organizzazioni malavitose non sono eterne: sono fenomeni storici. Possono essere affrontate e sconfitte, con la collaborazione e la buona volontà di tutti (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Vecchio. Ne ha facoltà.

  ANDREA VECCHIO. Signor Presidente, in questi giorni abbiamo assistito a quanto è accaduto a Roma. Lo scandalo delle infiltrazioni al comune di Roma, delle infiltrazioni nelle società partecipate del comune di Roma, dei fondi distratti, delle malversazioni perpetrate. La magistratura l'ha definita «la mafia romana». Molti benpensanti, molti garantisti fino allo stremo hanno contestato questa definizione. Nel tentativo di alleggerire responsabilità e compromissioni hanno detto che trattasi, al massimo, di delinquenza comune.
  No, è mafia ! Mafia è qualsiasi tentativo perpetrato da un uomo, da un gruppo di uomini atto a sottomettere altri uomini, allo scopo di favorire interessi fraudolenti propri o di gruppi all'uopo organizzati. Mafia sono tutte le azioni esercitate da uomini con violenza, coercizione, corruzione su altri uomini, al fine di estorcere denaro, e collaborazione in attività fraudolente, al fine di accrescere il proprio potere e il proprio patrimonio. Il filo che passa tra mafia e delinquenza è così sottile da rendere le due cose molto simili, sovrapponibili.
  Il nome «mafia», la definizione «mafia» è nata in Sicilia, ma la mafia è dappertutto. Si trova laddove ci sono movimenti di denaro, dove ci sono uomini che detengono potere e altri uomini che aspirano a quel denaro e che aspirano a quel potere. Il clientelismo è mafia, perché favorisce un soggetto a scapito di un altro soggetto. Qualunque comportamento di un uomo che tende a prevaricare un altro uomo è un comportamento mafioso.
  Sono siciliano, sono un ex imprenditore. Ho operato in Sicilia, in Italia ed anche all'estero. Come capirete, conosco bene, mio malgrado, i fenomeni mafiosi, i mezzi subdoli, le connivenze della burocrazia, la violenza della mafia, quella fisica e quella psicologica. Alla mia età ho assistito alla parabola della metamorfosi mafiosa. Ho visto la mafia agraria trasformarsi in ciò che è oggi, passando dalle faide, dalle stragi civili, fino ai primi segnali forti di una presenza radicata di mafia, camorra e ’ndrangheta nel nord del nostro Paese, in tutto il nostro Paese e fuori dall'Italia. Camorra, ’ndrangheta e mafia sono tre fenomeni molto simili. Sono fenomeni che utilizzano metodi diversi di affiliazione e di comportamento per ottenere lo stesso scopo.
  Purtroppo, abbiamo osservato l'internazionalizzazione della criminalità organizzata. Appare chiaro che ci deve essere unitarietà su qualcosa, in quest'Europa. È un'Europa ancora da fare e da fare proprio con la lotta alla mafia, come ci dicono gli eventi di questi giorni, dall'inchiesta sulle mafie di Roma di queste ore alle minacce, ormai sempre più preoccupanti, ai magistrati palermitani, all'incertezza su indagini decennali, che sembrano non potersi concludere mai con l'accertamento della verità. Pressare l'Europa su questi temi è fondamentale.
  C’è qualche nazione che per vergogna non ammette ancora di avere al suo interno mafie ben più pericolose e potenti di certi fenomeni folcloristici, quindi il nostro lavoro non sarà facile. Sono tutte utili le proposte presenti nella risoluzione, prima fra tutte quella dell'estensione dell'Agenzia dei beni confiscati ad un contesto internazionale e, di conseguenza, del particolare know-how e degli strumenti di contrasto alla criminalità organizzata che l'Italia ha sviluppato e affinato negli anni.
  Auspichiamo che l'antimafia europea non diventi retorica, ma azioni immediate e risposte concrete ad un fenomeno che va controllato e combattuto con un po’ meno chiacchiere e con molti più fatti.
  La lunga e complessa storia dell'antimafia italiana può evitare che l'antimafia Pag. 16europea faccia gli stessi errori. Siamo disponibili a trasferire le nostre esperienze, l'esperienza dell'antimafia italiana accumulata in tanti anni di lavoro. Se riuscissimo a fare squadra in Europa, avremmo maggiori possibilità di successo. Noi ci speriamo, lavoriamo con grande lena e fiducia e, per questo, annuncio il voto favorevole del nostro gruppo (Applausi dei deputati del gruppo Scelta Civica per l'Italia).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la collega Costantino. Ne ha facoltà.

  CELESTE COSTANTINO. Signor Presidente, oggi siamo chiamati ad esprimere un voto su questa Relazione, che abbiamo già avuto la possibilità di discutere e sulla quale Sinistra Ecologia Libertà si esprimerà dando il proprio voto favorevole, ma oggi non possiamo fare finta a proposito del contesto in cui ci ritroviamo a dare questo voto. L'Italia, Roma, porta il peso di questo semestre europeo ed è proprio la nostra capitale oggi ad essere al centro di un'inchiesta che sconvolge. Sia chiaro: sconvolge non perché non ci fossero segnali evidenti di una presenza mafiosa...

  PRESIDENTE. La prego di liberare i banchi del Governo, collega Migliore, per favore. Prego, collega Costantino.

  CELESTE COSTANTINO. Sia chiaro: sconvolge non perché non ci fossero segnali evidenti di una presenza mafiosa in questa città. È del giugno del 2013 un intervento, fatto proprio qui in quest'Aula in occasione dell'insediamento della Commissione parlamentare antimafia, del mio gruppo in cui indicavamo Roma come città di mafie. Ma dicevo che deve comunque sconvolgere perché guai a non fare i conti con le responsabilità politiche che emergono e con l'analisi necessaria che va fatta dell’humus sociale in cui queste presenze si sono insediate e rafforzate. Troppe figure considerate autorevoli si stanno cimentando in analisi per ridurre il tutto ad una questione di corruzione, grave certo, una corruzione grave, ma non definibile come mafia.
  Vedete, questa è un'operazione pericolosissima, perché cercare di normalizzare, cercare di sminuire la portata di questa inchiesta, magari come ha fatto anche il prefetto Pecoraro dicendo che parlare di mafia sulla città di Roma significa dare un'onta inaccettabile alla capitale, significa rimandare, in maniera forse insanabile, il contrasto di questo fenomeno. E guardate – lo voglio dire in maniera chiara – non è neanche con i supereroi che risolverete i problemi. Individuare figure importanti, magistrati autorevoli come Cantone, affidargli ruoli pesanti, non vi esime dal fare la vostra parte. L'antimafia non si delega, non è così che si può pensare che questo Governo possa affrontare la grande questione che attraversa tutto il nostro Paese e, come si dice in questa Relazione, tutta l'Europa.
  L'antimafia è la precondizione dell'agire politico e non è materia che va affrontata a parte; non esiste il lavoro, l'ambiente, la sanità e poi l'antimafia; no, ci sono politiche che si devono adottare tenendo conto del contrasto costante a questo fenomeno, come per esempio sull'immigrazione. E io mi sarei aspettata, ma spero che arriveranno, dal gruppo della Lega, ma anche dal gruppo del Nuovo Centrodestra, delle scuse, delle scuse a questo Paese, delle scuse agli immigrati, agli stranieri del nostro Paese (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà – Commenti dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie), perché – vedete – proprio grazie a questa inchiesta, grazie alla vostra contabilità del dolore, abbiamo scoperto che, in realtà, quei tanti soldi che venivano sbandierati, di cui veniva detto che erano proprio gli immigrati ad usufruire, abbiamo visto che invece andavano nelle tasche di qualcun altro.
  Espressioni come le intercettazioni telefoniche che abbiamo ascoltato in cui veniva detto: «Tu sai quanto si guadagna sugli immigrati ? Il traffico di droga mi rende meno». Allora, forse, una riflessione su quelle che sono state le politiche dell'immigrazione Pag. 17nel nostro Paese, sulle responsabilità che stanno anche dentro questo Governo, oggi la dovremmo fare. Altro che 30 euro al giorno rispetto agli appalti milionari nelle tasche di tanti buoni italiani, come Buzzi, che abbiamo scoperto !
  E ancora tanto altro dovrà uscire, perché poi andremo anche a vedere cosa è realmente successo a Tor Sapienza, dove ci veniva raccontato che lì veniva messa in atto una guerra tra poveri, quando ci veniva detto che non bisognava dire che Roma era razzista, e ora bisogna dire che Roma non è mafiosa.
  E poi andiamo avanti con il teorema che abbiamo ascoltato sempre dalle intercettazioni telefoniche: «Ci stanno i vivi sopra, ci stanno i morti sotto e noi che stiamo in mezzo». Cioè, la mafia che sta in mezzo. E noi dove siamo ? Dov’è la responsabilità politica ? Dove sono le forze politiche che in questi anni hanno governato, e anche le opposizioni, che, forse, si sono fatte ascoltare poco ? Penso che la politica debba stare da tutte le parti, e lo debba fare con la consapevolezza di chi analizza questo fenomeno e sa bene quali guasti porta con sé.
  Vi è un lavoro che è stato fatto, che è uscito l'anno scorso, che si chiama «Mamma mafia»; lo ha fatto l'associazione «daSud», a testimoniare che le mafie...

  PRESIDENTE. Dovrebbe concludere.

  CELESTE COSTANTINO. ...si sono sostituite al welfare di questo Paese. Allora, non chiedetevi che cosa potete fare voi per l'antimafia: chiedetevi che cosa potete fare per le persone, perché andare a togliere diritti, sottrarre i diritti ai cittadini, significa aiutare le mafie, e penso che questo Governo debba smettere di pensare di non sentirsi complice davanti a un sistema di questa natura (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Dorina Bianchi. Ne ha facoltà.

  DORINA BIANCHI. Grazie, Presidente. Il gruppo parlamentare del Nuovo Centrodestra voterà a favore della relazione della Commissione parlamentare antimafia e lascerò poi agli atti una relazione più lunga rispetto a quello che dirò questa mattina in quest'Aula. Come è stato già evidenziato in sede di discussione sulle linee generali dalla collega Scopelliti, ormai è innegabile che le attività delle organizzazioni criminali di stampo mafioso non riguardino più esclusivamente il nostro Paese.
  La criminalità organizzata ha esteso il proprio raggio di azione ben al di là dei confini nazionali, arrivando a organizzare un giro di affari illeciti in Europa e anche in contesti extraeuropei. La relazione della Commissione, al fine di realizzare quello che mi auguro sia più di un semplice auspicio, indica una serie di soluzioni in grado di permettere all'Europa di agire come un blocco unico nella lotta alla criminalità organizzata, avvalendosi di quella che è l'esperienza italiana.
  Mi riferisco, innanzitutto, alla possibilità, nonché all'opportunità, di adottare in sede comunitaria il reato di partecipazione alle organizzazioni criminali. Come ci ha ricordato in audizione il dottor Gratteri della procura di Reggio Calabria, la vera difficoltà per far capire e percepire la presenza delle mafie italiane in Europa è il fatto che dal punto di vista normativo e sostanziale le polizie e le procure di Europa non indaghino, non si muovano sulle mafie italiane.
  Nei Paesi europei non esiste il reato di associazione a delinquere di tipo mafioso, e quindi non hanno la base normativa per iniziare a riempire di contenuti il corpo del capo di imputazione. Considerando anche le differenti tradizioni normative in materia di reato associativo dei diversi Paesi europei, noi abbiamo una sostanziale disomogeneità su cosa debba giuridicamente e concretamente intendersi come criminalità organizzata.
  In alcuni Paesi membri si applica il concetto di organizzazione criminale, mentre in altri continua ad essere consentita l'applicazione delle norme penali Pag. 18nazionali attraverso il ricorso a disposizioni generali in materia di cospirazione, accordo, in relazione ai reati fine e di preparazione degli stessi.
  Appare così evidente che il nostro Paese non possa continuare a correre il rischio di vedere vanificata l'azione della magistratura, e delle forze di polizia, nei confronti di un mafioso che potrebbe trovare sicuro riparo all'estero, perché l'articolo 416-bis del codice penale non è lì riconosciuto. Non possiamo accettare che un soggetto indagato, o condannato, per mafia, salvo che non abbia commesso un reato fine, possa farsi scudo proprio di questo reato, per garantirsi l'impunità, o che possa giovarsi del fatto che sia arduo, o impossibile, per le autorità italiane ottenere un'adeguata assistenza giudiziaria.
  Oltre a questo problema, noi abbiamo un altro strumento che, sicuramente, rafforzerebbe la lotta comunitaria alle organizzazioni mafiose, e che è il mandato europeo della ricerca delle prove. La realizzazione di questi strumenti giuridici europei diretti a colpire i centri economici che gestiscono, attraverso l'internalizzazione degli investimenti, proventi dei traffici illeciti (oltre a quello che, naturalmente, è già stato esposto ampiamente nella discussione sulle linee generali), sembra essere l'unica strada percorribile per giungere a una risposta organica dei fenomeni criminali, sempre più organizzati e potenti. Sfruttando i disallineamenti normativi esistenti, sempre più spesso le organizzazioni mafiose riciclano i propri proventi ed immettono ricchezza nel tessuto economico dell'Europa, attraverso la precostituzione di società tra enti e fondazioni, così occultando e mascherando le proprie responsabilità penali. Una situazione questa che non è più tollerabile, non solo per il nostro Paese, ma anche per l'intera Unione europea, in quanto, e lo ribadisco nuovamente, il raggio d'azione delle organizzazioni criminali si è ormai esteso ben al di là dei confini italiani, così costituendo una minaccia, non solo economica, ma anche di sicurezza, per la popolazione dei Paesi europei.
  In conclusione, se vogliamo davvero poter parlare di Unione europea, non dobbiamo concentrarci solo sulle più importanti questioni di natura economica e politica. Una vera unione la si realizza anche armonizzando tutti gli strumenti giudiziari, e normativi, in grado di combattere, a tutto campo, il fenomeno come quello delle organizzazioni criminali di stampo mafioso che, lo ribadisco ancora una volta, non è più una prerogativa italiana (La Presidenza autorizza la pubblicazione in calce al resoconto della seduta odierna del testo integrale della dichiarazione di voto della deputata Dorina Bianchi, sulla base dei criteri costantemente seguiti).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il collega Sarro. Ne ha facoltà.

  CARLO SARRO. Signor Presidente, signor rappresentante del Governo, onorevoli colleghi, come già anticipato nel corso della discussione sulle linee generali, Forza Italia voterà a favore della relazione sul semestre di Presidenza italiana elaborata dalla Commissione parlamentare di inchiesta sul fenomeno delle mafie. Il nostro è un voto favorevole, pur nella consapevolezza che il documento giunge ormai in prossimità della conclusione del mandato di Presidenza italiana e, quindi, consegna al Parlamento, al Paese, e anche al dibattito della comunità internazionale, un insieme di valutazioni, un'analisi sicuramente corretta e condivisibile, l'individuazione anche di quelli che sono gli strumenti giuridici più efficaci ed utili per contrastare la criminalità organizzata, ma rappresenta, più che una manifestazione di intenti, e un orientamento dell'azione che avrebbe dovuto ispirare l'operato della Presidenza italiana, un memorandum a valere in futuro e, comunque, sempre utile per l'efficacia dei nostri lavori.
  Già in occasione della discussione sulle linee generali abbiamo evidenziato come il tratto positivo della relazione, oltre a contenere una disamina compiuta di quegli istituti come il mandato europeo di ricerca Pag. 19delle prove, come le proposte relative ad una revisione della disciplina internazionale europea sulle intercettazioni, ovvero l'attuazione di quanto già contemplato dall'articolo 68 del Trattato istitutivo, vale a dire la costituzione dell'Ufficio del pubblico ministero europeo, sono degli strumenti individuati come sicuramente efficaci per rendere il contrasto e l'azione di contrapposizione all'attività criminale sempre più efficace, anche in ragione di una dimensione più globale e internazionale, che le stesse attività criminali tendono, con sempre maggiore accentuazione, ad assumere.
  Abbiamo anche rimarcato come gli effetti dell'azione criminale siano particolarmente penalizzanti per quelle aree del nostro Paese in ritardo di sviluppo, considerando le dimensioni che questo fenomeno ha ormai assunto. Secondo gli studi condotti dalla Banca d'Italia, stime che si basano sulla quantità di moneta in circolazione, il sommerso criminale in Italia potrebbe superare il 10 per cento del PIL, una cifra colossale, una dimensione straordinaria di questo fenomeno che, come dicevo, si traduce, in particolar modo per le regioni del Mezzogiorno d'Italia quelle che più soffrono la presenza delle organizzazioni criminali, in un ulteriore elemento di penalizzazione dello sviluppo e della crescita dei nostri territori e della nostra economia. Basti pensare che la concentrazione di densità criminale nelle aree meridionali del Paese fa salire il costo del credito per le imprese, specie quelle di piccola dimensione, e induce anche gli istituti bancari ad una richiesta più rigorosa di garanzie, per quanto riguarda l'erogazione di prestiti a favore appunto delle imprese e delle aziende, con effetti negativi, ovviamente, su investimenti e crescita. Si è stimato che le aziende, che operano nelle aree caratterizzate da alti livelli di criminalità, pagano tassi d'interesse mediamente di 30 punti base più elevati, rispetto a quelli pagati dalle imprese attive in aree del Paese con bassa criminalità, e sono quindi costrette anche a fornire maggiori garanzie, con un effetto di intralcio sicuramente notevole e fortemente penalizzante.
  Allora, l'obiettivo deve essere quello di rendere l'azione di contrasto, anche a livello europeo, più efficace nel rispetto delle garanzie e dei diritti dei singoli e delle imprese, soprattutto anche alla luce di fatti come quelli di Roma, che hanno destato grande allarme e sorpresa nel Paese e rispetto ai quali, forse, troppo timida appare l'azione.
  Voglio concludere ricordando che, in altre regioni d'Italia, per altre amministrazioni comunali, con episodi sicuramente molto meno gravi e molto meno allarmanti, le risposte dello Stato sono state estremamente rigorose in termini di scioglimento delle amministrazioni, di commissariamento e d'indizione di nuove elezioni. Ci attenderemmo anche per Roma una valutazione condotta con altrettanto rigore e con altrettanta determinazione.
  Sul resto ribadiamo il voto favorevole del gruppo di Forza Italia sulla relazione e, conseguentemente, sulla risoluzione (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia – Il Popolo della Libertà – Berlusconi Presidente).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Buttiglione. Ne ha facoltà.

  ROCCO BUTTIGLIONE. Signor Presidente, onorevoli colleghi, signori rappresentanti del Governo, intervengo sulla relazione sul semestre di Presidenza italiana dell'Unione europea e sulla lotta alla criminalità mafiosa su base europea ed extraeuropea. Pregevole relazione e ringrazio l'onorevole Garavini, che è stata relatrice, però, consentitemi di cominciare chiedendo: ma cosa vuol dire relazione sul semestre di Presidenza italiana dell'Unione europea ? Vuol dire che noi stiamo dando istruzioni al Governo sull'azione che il Governo deve dare nel corso del semestre. Ma il semestre è finito ! Noi ci troviamo, in data 11 dicembre 2014, a dare istruzioni al Governo su un semestre il quale è cominciato il 1o luglio 2014. L'onorevole Pag. 20Rosy Bindi, doverosamente e tempestivamente, in data 18 giugno fa pervenire i risultati della Commissione votati il giorno precedente. Noi ci troviamo a discuterli soltanto dopo sei mesi. Ora vi renderete conto che questo non è un modello di serietà né dell'azione parlamentare e dell'organizzazione dei lavori del Parlamento, né del rapporto tra Governo e Parlamento ? Io sono grato a tutti i contributi che ho ascoltato, ma la discussione in un certo senso è inutile, perché stiamo dando istruzioni su qualcosa che è già accaduto.
  Avrà fatto bene il Governo nel corso di questo semestre ? Avrà fatto male ? Non voglio dare giudizi su questo. Quello che è sicuro è che quello che ha fatto il Governo lo ha fatto di sua iniziativa, senza la necessaria azione di impulso parlamentare e, quindi, anche fuori del controllo parlamentare. Non posso non cominciare rilevando questo fatto, che non è un fatto anomalo. Quando noi trattiamo di questioni europee è un fatto così frequente da essere quasi abituale, direi forse più la regola che l'eccezione. Ma questo dice quanto poco noi siamo riusciti a penetrare dentro la connessione che esiste fra la politica europea e la politica nazionale, che si muovono su due binari completamente diversi. Naturalmente, qual è il risultato ? Che noi usufruiamo molto poco delle politiche europee e riusciamo a influenzarle, di nuovo, molto poco.
  Una seconda osservazione di carattere generale. Io ho molto apprezzato l'analisi dettagliata dei diversi problemi, c’è, però, una questione che a me sembra vada affrontata con più decisione e che è a monte di tutto questo. Ho trovato diverse espressioni verbali usate per evitare la parola «armonizzazione», non le ricordo tutte. Invece, il problema vero che noi abbiamo oggi – mi sembra – è che la nostra collaborazione a livello europeo in materia di contrasto alla criminalità organizzata è basata sul principio del mutuo riconoscimento e il principio del mutuo riconoscimento è ormai evidentemente insufficiente. Noi abbiamo bisogno di introdurre elementi di armonizzazione delle normative per il contrasto alla criminalità organizzata e questo ormai lo riconoscono anche Paesi che sono stati sempre contrari all'armonizzazione.
  Mutuo riconoscimento significa che ogni Paese dà forza all'azione dell'altro Paese. Armonizzazione significa che esistono dei principi giuridici comuni, che gli ordinamenti sono convergenti e che questo ovviamente rende infinitamente più facile la collaborazione fra le magistrature e gli organi di polizia dei diversi Paesi. Abbiamo bisogno di cominciare a parlare di armonizzazione. Dobbiamo passare dal mutuo riconoscimento all'armonizzazione. È possibile questo ? È possibile, è possibile all'interno dei Trattati, senza nessuna previsione dei Trattati. Esistono gli strumenti per una revisione accelerata, per una revisione facilitata e sarebbe bene che cominciassimo a pensare all'opportunità di utilizzare questi strumenti.
  Come anche noto con interesse il fatto che stiamo passando...no, sto esagerando, forse sono troppo ottimista...mi è sembrato di vedere qualche segno del passaggio dalla decisione comune alla direttiva. Il tema di cui ci stiamo occupando è un residuo, fa ancora parte del vecchio terzo pilastro dell'azione dell'Unione europea. Il terzo pilastro è un pilastro fondamentalmente intergovernativo, in cui non esiste il metodo comunitario e le decisioni comuni non hanno valore vincolante immediato, sono espressioni di buona volontà dei diversi Paesi, che poi le traducono in legge quando ritengono opportuno e se lo ritengono opportuno. Numerose, troppo numerose sono le decisioni comuni che non sono state trasposte in legge, anche e in modo particolare in Italia. L'Italia è uno dei Paesi che hanno più deficit nella trasposizione delle decisioni comuni.
  La direttiva ha un valore vincolante, non si può decidere di non recepirla nel proprio ordinamento. Anzi, ha valore anche se non la si recepisce, ha una sua forza cogente immediata. Vedo che adesso l'Unione europea comincia a fare delle direttive – un paio, non di più – utilizzando i margini, peraltro ristretti, che il Trattato dà anche per fare le direttive. Forse bisognerebbe che noi la incoraggiassimo Pag. 21a continuare su questo cammino e a vedere se questi margini ristretti possono in qualche misura essere ampliati.
  Certo, non possiamo nasconderci le difficoltà su questo cammino.

  PRESIDENTE. Ha un minuto.

  ROCCO BUTTIGLIONE. Scusi, un attimo solo perché è una cosa importante. Sono difficoltà di cultura giuridica.
  Quando noi parliamo di intercettazioni, senza nemmeno nominare il tema della privacy, vediamo quanto siamo lontani dal modello europeo, perché il modello europeo è sul reato associativo, l'associazione di stampo mafioso nel diritto europeo non esiste ed anche i reati associativi sono trattati in modo molto diverso da quello dell'ordinamento italiano.
  Noi abbiamo fatto forse qualche passo in avanti o indietro nella difesa dei diritti, perché pressati dalle circostanze. L'Europa difficilmente questo ce lo accetta. Forse, insieme con l'Europa, dobbiamo cominciare a porre le basi di un diritto penale europeo che vada oltre la legislazione d'emergenza che abbiamo adottato in Italia. Sarebbe bene per l'Europa e sarebbe bene anche per noi (Applausi dei deputati del gruppo Per l'Italia-Centro Democratico).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il collega D'Uva. Ne ha facoltà.

  FRANCESCO D'UVA. Signor Presidente, il semestre europeo dell'Italia è iniziato a luglio e finisce il 31 dicembre. Oggi siamo all'11 dicembre e stiamo approvando – questo per chi non l'avesse ben chiaro – una risoluzione che impegna il Governo a comportarsi in un certo modo durante il semestre europeo.
  La stiamo approvando, quindi, a 20 giorni dalla scadenza del semestre europeo stesso. Quando da casa pensano che questo Parlamento effettivamente è un po’ esautorato dei suoi poteri – mettiamola così, piuttosto che utilizzare il turpiloquio – forse ha ragione. Da casa lo sanno che l'ultima volta che siamo venuti qui a votare è stato una settimana fa. Lo sanno che in questo momento il Governo è troppo impegnato ad abolire il Senato, che poi non lo abolisce, perché lo dà alle regioni, non si capisce neanche che cosa vogliono fare (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) e che se ne sta fregando della lotta alla mafia; lo sanno che in questo momento, mentre la procura indaga su tutti i partiti – ha detto i partiti e non i movimenti, visto che il MoVimento 5 Stelle in questa inchiesta di Roma capitale non c'entra nulla ed è l'unico con le mani pulite (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) – mentre succede questo, il Presidente della Repubblica si preoccupa dell'antipolitica e dell'eversione.
  È normale che succeda questo (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) ?
  Quali sono le priorità di questo Paese ? Cerchiamo di capire questo. Anche perché il lavoro in Commissione antimafia va abbastanza bene, lo devo dire: lavoriamo più della Commissione bilancio, in termini di ore, se andiamo a guardare le ore effettive, quindi il lavoro viene fatto. Ma se poi noi ci interfacciamo con un Governo che se ne frega del lavoro che produciamo ? Siamo riusciti a trovare una sorta di equilibrio quasi, cerchiamo di discutere tra le varie parti. Ma sta servendo a qualcosa ? Sta servendo a qualcosa, mi chiedo ? Forse va rivista tutta la strategia politica, se poi i frutti sono questi.
  Tra l'altro, noi siamo andati a Bruxelles a fare una missione al Parlamento europeo, per spiegare ed esporre questa relazione; visto che il Governo non ha voluto fare niente, noi abbiamo detto: «Va bene, almeno facciamo presente ai parlamentari nostri, e non solo nostri, che c’è questo lavoro». Lì sono messi abbastanza male, perché chi non è italiano appena sente «mafia» pensa all'uomo con la coppola e la lupara. Non ha capito che la mafia – e lo ha dimostrato Pignatone in questa inchiesta – può colpire ovunque, può nascere ovunque e non deve per forza essere collegata con i territori di origine. Qui, a Pag. 22Roma, c’è una mafia che non è importata dalla Sicilia, dalla Calabria o dalla Campania: assolutamente autoctona, è romana. Se succede a Roma, può succedere ovunque, in tutta Europa. Abbiamo provato a spiegarlo. Probabilmente bisogna anche utilizzare un lessico diverso: invece di dire «mafia», bisogna dire «criminalità organizzata che cerca il consenso ed usa l'intimidazione», siamo a questi paradossi in Europa. Comunque va bene, non ci costa niente dire qualche parola in più. Il metodo è replicabile, Presidente.
  Ora, se è vero che ormai siamo in un periodo pieno di globalizzazione, siamo nell'epoca della globalizzazione, nell'epoca della globalizzazione la mafia riesce a sfruttare questo fenomeno e si è allargata in tutto il mondo. Ma la normativa antimafia l'abbiamo in Italia, perché l'Italia, malgrado tutto, è il Paese non solo della mafia purtroppo, ma anche dell'antimafia: abbiamo dei procuratori bravissimi, abbiamo delle leggi all'avanguardia – anche se vanno migliorate e tra un po’ ci arrivo – che devono essere esportate.
  In questi 6 mesi il Governo ha deciso deliberatamente, evidentemente, di fregarsene di questo. Io mi auguro che non sia dovuto al fatto che in parte il PIL viene calcolato anche in base all'economia criminale.
  C’è questo paradosso incredibile. Paradossalmente, la procura di Roma ha abbassato il PIL con il suo lavoro. È una cosa normale che succeda questo, che ci siano questi parametri ? Sono cose che vanno tutte controllate. Noi chiaramente, Presidente, voteremo a favore perché abbiamo lavorato tutti. Se vedete la risoluzione, è firmata anche da me, dalla collega Dadone e in generale dal gruppo del MoVimento 5 Stelle. Infatti, in Commissione antimafia il lavoro è stato fatto per bene. Ma il metodo non va bene. Abbiamo dei dubbi serissimi – e concludo – ossia che il Governo e la maggioranza non hanno alcuna volontà di combattere la mafia come vuole fare il MoVimento 5 Stelle. Per favore, fateci ricredere, invece che rinviare in Commissione il conflitto di interessi perché, di fatto, uno dei problemi dell'Italia è la zona grigia, cioè quella parte che non si capisce bene se è politica o criminalità organizzata. Sappiamo che è tutto un coacervo di forze. Bisogna colpire là; bisogna riguardare il 416-ter, come abbiamo già chiesto. Quindi, invito tutta la maggioranza, per favore, a prendere in considerazione ciò oppure ad andarsene a casa (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Naccarato. Ne ha facoltà.

  ALESSANDRO NACCARATO. Signor Presidente, rappresentante del Governo, la Commissione parlamentare antimafia ha approvato all'unanimità il 17 giugno la Relazione sul semestre di cui stiamo discutendo. Si tratta di un documento importante che analizza la struttura e l'azione delle organizzazioni criminali in Italia e in Europa e che indica precise iniziative per prevenire e contrastare la criminalità organizzata a livello europeo e internazionale. Come è stato appena ricordato da chi mi ha preceduto, il documento è stato consegnato al Parlamento europeo nei giorni scorsi e credo si possa dire che ha ricevuto un buon riscontro ed è stato apprezzato proprio per la precisione con cui vengono indicati alcuni interventi. Il dibattito in Aula si è svolto il 17 novembre e la relatrice, che ringrazio, onorevole Garavini, i deputati intervenuti e la presidente della Commissione bicamerale, onorevole Bindi, hanno illustrato, in modo dettagliato, il lavoro della Commissione antimafia. Io credo che noi dobbiamo partire dalla consapevolezza che le organizzazioni criminali di stampo mafioso costituiscono una delle minacce più serie per l'Italia e per l'Europa perché incidono sulla sicurezza dei cittadini, sull'economia, sulla libera concorrenza e sul funzionamento della pubblica amministrazione. Le mafie si stanno imponendo in Europa come soggetti criminali e soprattutto come holding economico-finanziarie profondamente inserite nell'economia legale. La criminalità organizzata ha aumentato il suo ruolo e il suo potere perché Pag. 23ha la capacità di entrare in relazione con le zone grigie dell'economia internazionale, dove si intrecciano i flussi illegali del riciclaggio, dell'evasione fiscale, della corruzione. Le cronache giudiziarie di questi giorni impongono una riflessione seria e l'adozione di misure efficaci per prevenire e contrastare la criminalità organizzata in maniera coordinata e non estemporanea. Al di là delle responsabilità penali che sono state o saranno accertate dalla magistratura nei processi, le vicende indicano nuove modalità operative delle mafie che hanno costruito oltre i territori di influenza tradizionale e ormai oltre i confini nazionali un vero e proprio capitale sociale costituito da una rete di relazioni e di rapporti stabili con le istituzioni, con l'economia e con la politica.
  La globalizzazione dell'economia, l'aumento delle possibilità di movimento delle persone, delle merci e dei capitali, l'internazionalizzazione degli investimenti hanno rafforzato la criminalità organizzata e ne hanno modificato le caratteristiche e le modalità operative. Nel lavoro approfondito di analisi e nelle numerose audizioni della Commissione antimafia, in preparazione della Relazione in esame, è emerso, in particolare sulla base dei dati forniti da Europol, che, nell'Unione europea, operano 3.600 gruppi criminali con forme crescenti di cooperazione e integrazione, costituendo spesso gruppi eterogenei attivi in numerosi Paesi, in particolare nel traffico di droga, nella tratta degli esseri umani e nel riciclaggio di denaro. In questo contesto, le organizzazioni mafiose italiane hanno allargato i loro interessi criminali all'estero, radicandosi in diversi Stati europei. Nel traffico di stupefacenti, in particolare, la ’ndrangheta calabrese è sul piano internazionale il soggetto più attivo e le mafie hanno basi operative accertate in Spagna, Germania, Francia e Olanda, e utilizzano l'incremento enorme della movimentazione delle merci a livello globale per nascondere i carichi di droga che dalle aree di produzione sono trasportati nelle zone di stoccaggio e nelle diverse piazze di smistamento e di consumo. L'Italia, purtroppo, è un Paese centrale anche nella tratta di esseri umani per la posizione geografica al centro del Mediterraneo e per la presenza delle organizzazioni mafiose.
  L'altro ambito di interesse prevalente delle organizzazioni criminali è il reinvestimento dei capitali, finalizzato al riciclaggio, in particolare nei settori del turismo, della ristorazione e degli investimenti immobiliari.
  Secondo gli inquirenti, l'esterovestizione delle imprese collegate a gruppi criminali italiani è sempre più frequente. Le organizzazioni mafiose ricorrono a questo sistema per non attirare l'attenzione delle autorità italiane nel reimpiego dei proventi illeciti, confidando sulla difficoltà di ricostruire la catena di controllo di una società straniera. Ci sono ormai numerose evidenze di esterovestizione di società italiane per il riciclaggio in Austria, Gran Bretagna, Ungheria, Croazia, Lussemburgo e Belgio.
  Negli ultimi mesi – su questo provo a rispondere in termini positivi suo tramite, Presidente, al collega D'Uva che ha fatto un intervento per buona parte condivisibile – il Parlamento (ed è il motivo per il quale c’è una risoluzione unitaria che approva la Relazione della Commissione antimafia), per contrastare la diffusione delle mafie, ha approvato due leggi importanti sulla quale abbiamo discusso a lungo ma che, sicuramente, vanno in una direzione positiva per contrastare la criminalità organizzata. La prima è la legge n. 62, che ha ampliato il perimetro di applicazione dell'articolo 416-ter del codice penale che punisce lo scambio elettorale politico-mafioso. E la seconda, che è un provvedimento di notevole importanza, è stata approvata il 4 dicembre in via definitiva dal Senato ed è l'introduzione nel codice penale italiano del reato di autoriciclaggio. Da adesso, come in quasi tutti i Paesi dell'Unione, anche in Italia finalmente sarà punito con la reclusione da 2 a 8 anni chi, avendo commesso o concorso a commettere un delitto non colposo, impiega, sostituisce, trasferisce in attività economiche, finanziarie, imprenditoriali o speculative, il denaro, i beni o le Pag. 24altre utilità provenienti dalla commissione del delitto. A me pare che questi due provvedimenti vadano nella direzione più volte indicata dal Parlamento e nei prossimi giorni – li valuteremo quando arriveranno – su iniziativa del Ministro Orlando, il Governo varerà provvedimenti per inasprire ulteriormente le norme contro la corruzione e reintrodurre il reato di falso in bilancio.
  Come si vede, dunque, c’è un lavoro del Parlamento che va nella direzione auspicata. Certo, abbiamo la consapevolezza che le modifiche legislative al codice penale sono importanti e continueremo a lavorare per rendere il nostro ordinamento più efficace ma sappiamo anche che tali modifiche devono essere accompagnate da un intervento su scala più ampia.
  Per queste ragioni, è necessario realizzare una strategia di prevenzione e contrasto delle mafie a livello internazionale in tre settori, come indicato nella risoluzione: a livello conoscitivo, attraverso l'interscambio e la condivisione delle informazioni e delle banche dati esistenti sia con l'accrescimento della fiducia reciproca tra le polizie e le istituzioni delle diverse nazioni sia con idonei strumenti tecnici informatici; a livello operativo, mediante il coordinamento delle attività investigative e giudiziarie e creando protocolli di azione condivisi e di centri decisionali riconosciuti; e, infine, a livello normativo, attraverso la condivisione delle regole e la riduzione delle differenze normative tra i vari Paesi.
  Sul primo punto, la risoluzione propone di far diventare gli Asset recovery offices, gli uffici per il recupero dei beni, che sono delle unità costituite di recente nei singoli Paesi per lo scambio di informazioni, lo strumento privilegiato nel contrasto dei patrimoni illeciti attraverso la realizzazione di una rete delle diverse banche dati dei singoli Paesi.
  Per quanto riguarda il secondo aspetto, si devono realizzare i seguenti interventi: procedere alla costituzione dell'ufficio del pubblico ministero europeo; attuare la normativa sulle squadre investigative comuni; potenziare la specializzazione e lo scambio di informazioni tra gli organi inquirenti e tra le polizie dei diversi Stati, come ci ha ricordato rappresentante del Governo esprimendo il parere.
  E infine, sul piano normativo, è necessario rendere omogenea a livello europeo la disciplina sulla responsabilità delle persone giuridiche – società, trust, enti, fondazioni – che partecipano a gravi reati che coinvolgono le organizzazioni criminali. Inoltre, bisogna elaborare una proposta legislativa per stabilire una definizione comune a livello europeo di criminalità organizzata, introducendo il reato di associazione a delinquere di stampo mafioso in ambito internazionale. Infine, vanno resi operativi due strumenti fondamentali per le attività di contrasto a livello europeo: come la decisione del Consiglio europeo del luglio 2003 sull'esecuzione nell'Unione europea dei provvedimenti di blocco dei beni o di sequestro probatorio; e come il principio del reciproco riconoscimento delle decisioni di confisca, già previsto dalla decisione quadro del 2006, che l'Italia purtroppo non ha ancora implementato insieme a Estonia, Grecia, Irlanda, Lussemburgo, Slovacchia e Gran Bretagna, per agevolare l'esecuzione immediata delle confische dei proventi di reato.
  La risoluzione presentata in modo unitario – a me questo pare un aspetto molto positivo cioè alla fine i gruppi, grazie anche al lavoro della relatrice, onorevole Garavini e della presidente della Commissione antimafia, sono riusciti a concordare su un testo unitario che approva il lavoro della Commissione antimafia – impegna il Governo ad assumere provvedimenti precisi nei confronti del semestre di Presidenza italiana.
  Certo, c’è un aspetto problematico che è stato affrontato nel corso del dibattito: il semestre volge al termine e, quindi, l'approvazione della risoluzione arriva in ritardo. È vero, però, che la Commissione antimafia ha approvato il proprio lavoro il 17 giugno di quest'anno, cioè ormai sei mesi fa, quindi in tempo utile perché il Governo, come ci è stato ricordato dal Pag. 25sottosegretario nel corso del suo intervento, sia stato in grado di affrontare, in alcuni vertici europei, le proposte che già la Commissione antimafia aveva depositato.

  PRESIDENTE. La invito a concludere.

  ALESSANDRO NACCARATO. Questo è il motivo, Presidente, e concludo, per cui credo che il lavoro fatto dalla Commissione sia stato molto utile e credo anche possa valere per il futuro – su questo rivolgo un appello ai colleghi dei diversi gruppi – come metodo di lavoro unitario che, affrontando i problemi in modo concreto, come si è fatto in questa risoluzione, possa superare alcune differenze politiche ed ideologiche che spesso non consentono di ottenere risultati importanti.
  Ecco, per contrastare le mafie, l'estensione delle mafie in Europa, serve invece un metodo diverso, che è il metodo della condivisione e del lavoro unitario e concreto, come si è fatto in questo caso. Per queste ragioni, il Partito Democratico voterà a favore della risoluzione (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Sibilia. Ne ha facoltà.

  CARLO SIBILIA. Signor Presidente, io veramente ho un moto, diciamo, di schifo quando leggo che in quest'Aula si sta parlando della relazione europea sulla lotta alla criminalità organizzata e alla mafia, quando lo dobbiamo fare con persone in odore di mafia, persone filomafiose, che supportano il sistema mafioso (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)...

  PRESIDENTE. Collega, voglio precisare una cosa: si rivolga con rispetto ai suoi colleghi e ...

  CARLO SIBILIA. Lo faccio.

  PRESIDENTE. ...siccome stiamo parlando di un tema delicato, utilizziamo le parole con parsimonia e, soprattutto, con attenzione. Vorrei dare questo avvertimento, visto che ci sono interventi in dichiarazione di voto a titolo personale anche di altri colleghi. Stiamo discutendo di un tema molto delicato e cerchiamo di portare rispetto a tutti i colleghi in quest'Aula. Grazie.

  CARLO SIBILIA. Presidente, spero che lei capisca che, fuori da qui, ci sono dei cittadini molto arrabbiati, che – altro che parole – userebbero altre cose nei confronti di chi è asservito a questo potere mafioso (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). E siccome noi siamo qui a rappresentarli, ci limitiamo ad usare delle parole, che non possono piacere a tutti, ma sono parole che io ho la necessità di dire in quest'Aula. Mi dispiace (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
  Quindi, è l'Aula del paradosso, dove devi ragionare della relazione antimafia con chi ha dei colleghi di partito, rappresentanti, che sono indagati proprio per mafia; devi ragionare di piccole e medie imprese, quando questo sistema si infila la mazzetta nella giacca e crea problemi, ovviamente, a chi il sistema non lo unge: perché, nel momento in cui uno vince perché ha avuto una mazzetta, ha avuto l'ardire di corrompere un politico, e vince un appalto, ci sono nuove aziende che quell'appalto non lo vinceranno e, quindi...

  PRESIDENTE. Ha esaurito il tempo.

  CARLO SIBILIA. E, quindi, chiuderanno e avremo tutti disoccupati e lavoratori senza un posto di lavoro. Questo è l'effetto della mafia (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. La ringrazio.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il collega Alessandro Di Battista. Ne ha facoltà.

  ALESSANDRO DI BATTISTA. Signor Presidente utilizzerò le parole con parsimonia. Pag. 26Qui non siamo ad insultare nessuno, si potrebbe utilizzare strumentalmente questo periodo drammatico per la Repubblica italiana per accusare i partiti, io, invece, dico dell'altro: in questo Palazzo ci sono i delinquenti, ma ci sono anche le persone oneste, ma, soprattutto, c’è l'omertà in questo Palazzo, Presidente. È evidente che tante persone nel Partito Democratico e in Forza Italia sanno, conoscono, sono a conoscenza di fatti gravi su «Mafia capitale», per cui vi chiediamo, dato che voi non lo fate...

  PRESIDENTE. Si rivolga al Presidente.

  ALESSANDRO DI BATTISTA. ...vi garantiamo l'assoluto anonimato, di inviarci una e-mail su «Mafia capitale» e ci pensiamo noi (Espone un cartello)...

  PRESIDENTE. Tolga quel cartello.

  ALESSANDRO DI BATTISTA. Inviateci una e-mail. ..

  PRESIDENTE. Tolga quel cartello !

  ALESSANDRO DI BATTISTA. ... a mafiacapitale@movimento5stelle.it (Il deputato Sibilia espone un cartello recante la scritta: #sonouneversore)...

  PRESIDENTE. Togliete quei cartelli. Sibilia, la richiamo all'ordine per la seconda volta.

  ALESSANDRO DI BATTISTA. ...resteremo noi a fare denunce ed esposti, e a ripulire questa Repubblica filomafiosa (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) !

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, la collega Nesci. Ne ha facoltà.

  DALILA NESCI. Presidente, grazie per la parola. Più che parlare di relazione antimafia ci aspettavamo veramente l'elenco degli amministratori e degli esponenti dei partiti arrestati per ’ndrangheta (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Pezzi grossi della politica e delle istituzioni che sono scesi a patti con la ’ndrangheta.
  E, durante le elezioni regionali in Calabria, c'era sempre questo Presidente del Consiglio Renzi, che era venuto a Scalea a promettere la lotta alla mafia, quando il MoVimento 5 Stelle, durante quelle elezioni, era l'unica forza politica a denunciare che le elezioni regionali erano già inquinate (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Concluda, deputata Nesci.

  DALILA NESCI. Perché un'inchiesta della DDA di Catanzaro diceva che un esponente di alto livello del centrodestra era un politico che aveva pagato 200 mila euro per avere i voti della ’ndrangheta...

  PRESIDENTE. La ringrazio, deputata Nesci.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il collega Di Stefano. Ne ha facoltà. Colleghi, sono interventi a titolo personale sulla risoluzione, vi prego di stare al tema.

  MANLIO DI STEFANO. Grazie Presidente, mi unisco al disgusto che certi colleghi provano nel sentir discutere di mafia internazionale che ci dà modo di pensare che siate conniventi con la mafia nazionale. «La mafia, lo ripeto ancora una volta, non è un cancro proliferato per caso su un tessuto sano. Vive in perfetta simbiosi con la miriade di protettori, complici, informatori, debitori di ogni tipo, grandi e piccoli maestri cantori, gente intimidita o ricattata che appartiene a tutti gli strati della società. Questo è il terreno di cultura di cosa nostra con tutto quello che comporta di implicazioni dirette o indirette, consapevoli o no, volontarie o obbligate che spesso godono del consenso della popolazione». Questo diceva Giovanni Falcone vent'anni fa, ma credo che neppure la sua esperienza e conoscenza potesse Pag. 27fargli immaginare che oggi in quest'Aula le leggi sull'antimafia potessero essere discusse da partiti filomafiosi (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle – Proteste dei deputati del gruppo Partito Democratico). Ti chiedo scusa per loro, Giovanni, ma stai sereno...

  PRESIDENTE. Collega, è l'ultima volta che la richiamo all'ordine, quindi lei è espulso dall'Aula.

  MANLIO DI STEFANO. Ma su cosa ! su cosa !

  PRESIDENTE. No, collega, lei è espulso dall'Aula ! Allontanate il collega Di Stefano dall'Aula (Gli assistenti parlamentari ottemperano all'invito del Presidente).

  MANLIO DI STEFANO. I mafiosi li lasciamo dentro (Proteste dei deputati del gruppo Partito Democratico) !

  PRESIDENTE. Collega, si allontani dall'aula per favore. (Deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle espongono cartelli) Collega, abbassi quel cartello...
  Di Stefano, si allontani dall'Aula (Proteste) ! Colleghi, colleghi... Si allontani dall'aula Di Stefano. Collega Di Stefano, si allontani dall'Aula per favore. Andiamo avanti.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il collega Baroni. Ne ha facoltà.

  MASSIMO ENRICO BARONI. Signor Presidente, è ovvio che in quest'Aula, fino a quando non vi farete carico dell'enorme problema del conflitto di interessi in Italia che vi riguarda tutti, non potrete mai distinguere se, vicino al vostro scranno, ci sono persone che vi stanno omettendo informazioni, se sono colluse con sistemi che voi non conoscete e di cui poi venite a sapere successivamente da articoli di giornale, come questo nel quale la Melandri, ex Ministro del PD, è coinvolta con questo sistema mafioso e ciò viene dal fatto che voi non vi fate carico del conflitto di interessi (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Concluda Baroni.

  MASSIMO ENRICO BARONI. La cooperativa 29 giugno si è aggiudicata un appalto per le pulizie presso il Ministero del lavoro e delle politiche sociali, non dobbiamo dirvi noi di darvi una mossa e di non cercare se esistono i vostri nomi o i nomi dei vostri amici nelle...

  PRESIDENTE. La ringrazio.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il collega Della Valle. Ne ha facoltà.

  IVAN DELLA VALLE. Grazie Presidente, se si parla di mafia, come si può non parlare di mafia capitale ? In questi giorni è stato chiesto da diversi se è giusto chiamare mafia questa organizzazione che c'era a Roma. Anche il Presidente Renzi chiedeva: si tratterà di mafia o si tratterà di cravattari ? Allora, visto che sta facendo le riforme con un partito il cui fondatore è un condannato per mafia, basterebbe che, a uno dei suoi incontri con Berlusconi, magari chiedesse a Dell'Utri, noto esponente mafioso (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) se veramente è corretto chiamare o meno quello che c’è a Roma Mafia capitale. Sono convinto che Dell'Utri lo saprebbe spiegare molto bene se quello che è successo a Roma è o no mafia (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, la collega Castelli. Ne ha facoltà.

  LAURA CASTELLI. Grazie Presidente, vorrei dire a quest'Aula che, oggi, il nostro orgoglio si racchiude nelle parole di un criminale che dice, a gran voce, che, grazie a noi, grazie a Grillo, la criminalità non c’è più nelle loro stanze; nonostante le dichiarazioni di Napolitano noi questo orgoglio lo proviamo.Pag. 28
  Siamo orgogliosi di essere diversi (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). E vorrei, Presidente, che dentro quest'Aula ogni nostro collega si potesse alzare e dichiarare le proprie relazioni personali, i finanziamenti, le cene che ha fatto con queste persone. Vorrei che le loro relazioni personali fossero dichiarate oggi in quest'Aula, non domani. Oggi diteci con chi mangiavate (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato D'Ambrosio. Ne ha facoltà.

  GIUSEPPE D'AMBROSIO. Presidente, qualche minuto fa, un collega le chiedeva di stigmatizzare il comportamento del MoVimento 5 Stelle: io sono fiero, in qualche modo, di quel comportamento, perché, soprattutto, chi chiedeva di stigmatizzare quel comportamento è una persona che fa parte del partito fondato da un certo Berlusconi, che, voglio ricordare, è colui con il quale voi fate patti; è una persona che ha ricevuto due amnistie, un'assoluzione perché è stato depenalizzato un reato, ha tre processi in corso, cinque prescrizioni e una condanna in via definitiva. È la persona, anche, che, assieme a questi personaggi ha fondato un partito: Cosentino, Dell'Utri, Scajola, Verdini. Ma soprattutto, devo sentirmi fare la predica da una persona che in qualche modo si pregia di essere rappresentato da Fitto, che è un condannato, lo voglio ricordare, in primo grado, a quattro anni di galera e a cinque di interdizione dai pubblici uffici (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Presidente, noi siamo orgogliosi di quello che facciamo. Siamo onesti e chiediamo a queste persone un minimo di...

  PRESIDENTE. La ringrazio. Adesso ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Brescia, però devo richiamarvi di nuovo: cerchiamo di stare sull'argomento, nel senso della risoluzione che stiamo votando e che è all'ordine del giorno. Questo è il punto. Prego, deputato Brescia.

  GIUSEPPE BRESCIA. Presidente, l'argomento è la mafia. Io avevo dieci anni, vivevo a Bari, in uno dei quartieri più difficili, e pensavo che la mafia fossero i bossetti, i mafiosetti, quelli che abusavano dei ragazzini onesti, quelli che spacciavano, che rubavano. Poi, avevo vent'anni, andavo all'università, leggevo i libri e capivo che la mafia era anche qualcos'altro: erano gli imprenditori che erano collusi con questi, che sono il braccio, solo il braccio. Ora ho trent'anni, sono qui dentro e la mafia la vedo tutti i giorni negli occhi ! Ce l'ho qui intorno ! E questo è un parere politico, lei non mi può censurare come ha fatto con il collega Di Stefano (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) !

  PRESIDENTE. Collega, si rivolga con rispetto ai colleghi. È richiamato all'ordine per la seconda volta (Commenti dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Adesso, colleghi, cerchiamo di arrivare alla fine del provvedimento (Commenti dei deputati del gruppo Partito Democratico). Colleghi, è stato richiamato per la seconda volta. Per la seconda volta ! Devo richiamare gli altri ? Colleghi, voi capite che se la maggioranza e le forze di maggioranza cominciano ad insorgere così, non andiamo avanti con i lavori d'Aula (Proteste dei deputati del gruppo Partito Democratico). Colleghi ! Colleghi !

  ETTORE ROSATO. Chiedo di parlare per un richiamo al Regolamento.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà. Prego, Rosato.

  ETTORE ROSATO. Presidente, le forze di maggioranza non insorgono su nulla, le forze di maggioranza si dovrebbero sentire rappresentate da lei che è lì. È inaccettabile che veniamo trattati come mafiosi e lei non faccia niente per impedirlo ! È da mezz'ora che andiamo avanti con questi Pag. 29insulti ! È inaccettabile ! I colleghi devono rispettare le cose; noi qui la mafia l'abbiamo sempre combattuta ! Il mio partito è sempre stato in prima fila contro la mafia e contro i mafiosi, e lei si deve far carico di questo ! È inaccettabile (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico, Forza Italia – Il Popolo della Libertà – Berlusconi Presidente, Nuovo Centrodestra, Scelta Civica per l'Italia, Per l'Italia-Centro Democratico) !

  PRESIDENTE. La ringrazio, collega Rosato. Colleghi, per favore, andiamo avanti con i lavori.

  ROCCO PALESE. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. A che titolo ? Per un richiamo al Regolamento ? Palese, per un richiamo al Regolamento ? Colleghi, per favore !

  ROCCO PALESE. Presidente, sull'ordine dei lavori, sul Regolamento, su quello che vuole lei: con quello che hanno detto adesso, lei non può impedire di parlare a un rappresentante di Forza Italia, perché il partito di Forza Italia è costituito da milioni e milioni di persone con le mani pulite ! Non possiamo ricevere attacchi di questo genere, che generalizzano, che dicono che qui dentro ci sono mafiosi, eccetera ! Noi di provvedimenti ne abbiamo fatti tanti contro la mafia, fatti dai Governi passati, come sono stati fatti dagli arresti, fatti da tutti (Commenti dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)...

  PRESIDENTE. Colleghi, fate parlare il collega Palese ! Fate parlare il collega Palese.

  ROCCO PALESE. È impossibile che qui dentro ci sia una pioggia di generalizzazioni su tutto.
  Le responsabilità penali sono responsabilità personali, ma non politiche di un intero partito fatto anche di persone oneste fino all'inverosimile, rispetto a questo (Commenti) !

  PRESIDENTE. Colleghi, per favore ! Colleghi !

  ROCCO PALESE. Ed è stata trasformata, questa situazione, in una situazione incandescente, e non certo per responsabilità nostre, o perché noi non abbiamo votato rispetto a quelli che sono tutti i provvedimenti antimafia, anche con il voto favorevole alla Relazione presentata dal presidente della Commissione ! L'orgoglio di questa nazione dev'essere quest'Aula, non un luogo in cui noi stessi veniamo per formulare un serie enorme di accuse di questo genere. Per questo motivo penso che si debba interrompere. Lei prenda con autorevolezza la difesa di questo Parlamento, la difesa delle persone oneste, la difesa di quello che sono la democrazia e l'Aula parlamentare (Commenti).

  PRESIDENTE. Colleghi !

  ROCCO PALESE. E interrompa tutta questa situazione di invenzioni e di insulti continui rispetto a quello che sono le persone oneste (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia – Il Popolo della Libertà – Berlusconi Presidente) !

  PRESIDENTE. La ringrazio. Comunque tengo a precisare che non volevo impedirle di parlare: ho chiesto solo a che titolo.
  Io direi che possiamo andare avanti...

  DAVIDE CRIPPA. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà. Per richiamo al Regolamento ?

  DAVIDE CRIPPA. Signor Presidente, io le chiedo, visto che ero iscritto sull'ordine dei lavori, e lei ha dato la parola al collega Palese sull'ordine dei lavori, secondo che ordine stiamo procedendo nei lavori d'Aula.

  PRESIDENTE. No, mi scusi, collega Crippa: lei prima mi aveva chiesto un intervento sull'ordine lavori, dopo che avevamo iniziato la fase delle dichiarazioni di voto. Adesso il collega Rosato è intervenuto Pag. 30per un richiamo al Regolamento, il collega Palese ho inteso sia intervenuto per un richiamo al Regolamento; lei vuole intervenire per un richiamo al Regolamento ? Sta bene, perfetto: allora andiamo avanti. Ha già parlato Palese per un richiamo al Regolamento.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il collega Colletti. Ne ha facoltà.

  ANDREA COLLETTI. Signor Presidente, torniamo un po’ al tema. A dicembre questo Governo e questa maggioranza, in un decreto-legge svuota-carceri, hanno ampliato i benefici della liberazione anticipata speciale ai condannati per mafia; e per fortuna ci siamo stati noi del MoVimento 5 Stelle a bloccare questa porcata (Proteste dei deputati del gruppo Partito Democratico) !

  PRESIDENTE. Colleghi !

  ANDREA COLLETTI. Il Governo e la maggioranza hanno smontato il 416-ter, lo scambio elettorale politico-mafioso, facendo un favore a tutti i politici che si accordano con la mafia (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
  Abbiamo un'organizzazione mafiosa autoctona a Roma, abbiamo la ’ndrangheta in Umbria, in Lombardia e in Piemonte; abbiamo partiti fondati da mafiosi, e comuni come Roma che dovrebbero essere sciolti per infiltrazioni mafiose. Ed il vostro Presidente della Repubblica che fa ? Manda un pizzino, non si sa a chi, per cui il problema dell'Italia non sono (Proteste)...

  PRESIDENTE. Non è sindacabile ! Non è sindacabile ! Le tolgo la parola. La collega Ciprini, prego (Proteste). Colleghi, non urlate: gli ho tolto la parola. Colleghi, se vogliamo giocare a chi urla di più, facciamo una seduta in cui si urla soltanto ! Allora, per favore ! Per favore !

  ANDREA COLLETTI. Chiedo di parlare per richiamo al Regolamento.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  ANDREA COLLETTI. Signor Presidente, siccome sta prendendo le peggiori abitudini della Presidente Boldrini, vorrei sapere se mi è stata tolta la parola perché è finito il minuto, oppure per altri motivi. La ringrazio.

  PRESIDENTE. Le ho tolto la parola perché lei stava sindacando un'azione del Presidente della Repubblica e stava commentando le azioni del Presidente della Repubblica; e come lei ben sa, le azioni del Presidente della Repubblica non sono sindacabili. Quindi io ho ritenuto, a mia discrezione, di toglierle la parola.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, la collega Ciprini. Ne ha facoltà.

  TIZIANA CIPRINI. Signor Presidente, intervengo per ricordare a quest'Aula che anche le regioni insospettabili sono in odor di mafia: è allarme mafia anche in Umbria, «Mafia capitale» ha allungato i suoi tentacoli eterni, e ieri c’è stata l'operazione «Quarto passo» dei ROS contro la ’ndrangheta.
  La mafia in Umbria purtroppo non è più un fenomeno episodico, ma cronico, e l'Umbria è diventata un covo freddo di camorra e ’ndrangheta, che reinvestono i capitali che sono proventi delle attività criminali; e quindi l'Umbria è passata purtroppo da cuore verde dell'Italia a lavanderia di Cosa nostra. Ebbene noi queste cose le dicevamo già nell'agosto 2013 in quest'Aula, in cui parlavamo del fenomeno della mafizzazione dell'Umbria; e io stessa fui attaccata duramente da alcuni colleghi umbri del PD perché mi davano dell'ignorante, sostenendo che io non conoscevo la regione che mi aveva eletto (Commenti).

  PRESIDENTE. Colleghi !

  TIZIANA CIPRINI. Evidentemente purtroppo avevamo ragione (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle), e come umbri stiamo aspettando anche i nomi e cognomi dei politici e amministratori...

Pag. 31

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il collega Gallinella. Ne ha facoltà.

  FILIPPO GALLINELLA. Signor Presidente, comincio ringraziando le forze di polizia, le procure e i ROS perché sono loro che combattono contro la mafia, ed è a loro che noi dobbiamo, anche il Governo come il Parlamento, dare tutti gli strumenti necessari per poterla combattere e, quando vediamo che qualcuno gli vuole tagliare qualcosa, forse un sospetto ci viene.
  Altra questione: la mafia è infiltrata ovunque, non bisogna nascondersi, insomma; bisogna affrontarla con coraggio e denunciarla. In ultimo, purtroppo, le parole che sentiamo dal Presidente del Consiglio, di cui ci fidiamo poco perché bisogna combattere e poi con certi criminali ci si va a cena. Purtroppo, la fiducia verso il Governo e le istituzioni nella lotta alla mafia i cittadini non ce l'hanno più. Per questo, le forze che combattono e hanno la faccia pulita sono solo quelle del MoVimento 5 Stelle, quindi noi non accettiamo lezioni da nessuno !

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il collega Miccoli. Ne ha facoltà.

  MARCO MICCOLI. Signor Presidente, solo perché rimanga agli atti: abbiamo denunciato i rapporti tra questo Parlamento e «mafia capitale». Vorrei solo ricordare a lei e a tutta l'Aula che, al momento, l'unico atto parlamentare presentato che favorisce gli interessi di «mafia capitale» è stato presentato dai colleghi del MoVimento 5 Stelle sul Cara di Castelnuovo di Porto. Intervengo solo per far rimanere agli atti questa affermazione: l'unico atto parlamentare su «mafia capitale» che ha favorito gli interessi di «mafia capitale» è stato presentato dal MoVimento 5 Stelle, esattamente dalla collega Ruocco nel 2014, mi pare ad aprile. Quindi, intervengo affinché rimanga tutto agli atti (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il collega Marazziti. Ne ha facoltà.

  MARIO MARAZZITI. Signor Presidente, mi scuso se, intervenendo su questo provvedimento, non userò toni accesi, ma vorrei tenere la mia distanza da chi ha usato espressioni come: «un pizzino del Presidente della Repubblica», «tutti mafiosi», «voi ladri» perché effettivamente penso che sia necessario, mentre vogliamo combattere davvero la mafia in Italia e a livello europeo, che il nostro Paese sappia che c’è chi non ha mai avuto nulla a che vedere con le «cupole mafiose», ma ha sempre difeso gratuitamente le fasce più deboli della popolazione su cui alcuni mangiano in maniera ignobile.
  Allora, voglio dire come una persona che due o tre anni fa ha fatto dei comunicati chiedendo i danni e la responsabilità civile per la distruzione dei campi rom fatte dal sindaco Alemanno e dalla vicesindaco Belviso e noi sapevamo quali erano gli interessi dietro, con quella pulizia, voglio dire che noi non accettiamo che ci sia una parte che non ha detto nulla allora e non ha fatto nulla e ora si erge a parte dell'Italia pulita perché l'unica Italia pulita...

  PRESIDENTE. La ringrazio. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, la collega Ruocco. Ne ha facoltà.

  CARLA RUOCCO. Signor Presidente, vorrei chiarire, una volta e per tutte, la posizione in merito a questo famoso atto ispettivo. La sottoscritta aveva, nell'interrogazione, citato la frase di un quotidiano e, a proposito di quella frase, l'interrogazione chiedeva chiarezza, quella che il Partito Democratico, il partito unico, non è capace di chiedere. La prossima persona...

  PRESIDENTE. Collega, mi scusi un attimo: lei sta intervenendo per chiarire un fatto personale ?

Pag. 32

  CARLA RUOCCO. Sì.

  PRESIDENTE. Allora io dopo le darò la parola per fatto personale. Abbia pazienza, cerchiamo di stare un attimo all'interno delle regole almeno degli interventi a titolo personale, con enorme difficoltà perché il tema capisco che crea un mucchio di argomentazioni, però stiamo discutendo una risoluzione della Commissione antimafia. Le garantisco che dopo la farò intervenire per fatto personale.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il collega Vacca. Ne ha facoltà.

  GIANLUCA VACCA. Signor Presidente, io volevo ricordare al collega del PD che mi ha preceduto, quello delle interrogazioni sui rigori tra Roma e Juventus che forse era troppo occupato a vedere le partite in questi ultimi tempi, che magari, essendo romano, non ha visto quello che accadeva nel suo partito nella città in cui lui risiede (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
  E gli vorrei ricordare che gli unici che hanno presentato l'emendamento, che fino ad ora sembra avere quanto meno interessato persone che sono coinvolte in «mafia capitale», è stato Santini, un certo senatore Santini del PD, che ha presentato l'emendamento al Senato per dare 100 milioni di euro a EUR SpA (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle), i cui vertici sono attualmente coinvolti, e il PD lo ha premiato facendolo relatore del disegno di legge di stabilità al Senato.
  Questo è il PD e lo ricordo ai colleghi distratti (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Angelo Cera. Ne ha facoltà.

  ANGELO CERA. Presidente, in questo dibattito, così basso, così terra terra, rimanga agli atti: onore alla Democrazia Cristiana (Commenti) !

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Bonafede. Ne ha facoltà. Colleghi, per favore. Per favore, colleghi, per favore. Andiamo avanti. Prego Bonafede, intervenga.

  ALFONSO BONAFEDE. Presidente, di fronte a gente che qui si offende, come se qui parlassimo di fatti personali, voglio chiarire un concetto: è sotto gli occhi di tutti, e se non è sotto i vostri occhi andate dall'oculista, che il sistema politico dei partiti è gravemente compromesso con la criminalità organizzata (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
  Allora, siccome qui dentro tutti si pregiano di fare parte di quel sistema, non c’è più tempo per i distinguo e per i fatti personali, del tipo «io sono nel sistema, però sono una persona onesta». Non c’è più tempo ! Chi vuole qui sbandierare la propria onestà personale deve dissociarsi dal proprio partito e denunciare. Chi non lo fa è complice e basta (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) !

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Causi. Ne ha facoltà. Restiamo sull'argomento ovviamente, Causi. Prego.

  MARCO CAUSI. Presidente, intervengo solo per correttezza. Poco fa ho sentito una denuncia nei confronti degli attuali vertici di EUR SpA e vorrei che tutti quanti sapessimo che chi è sotto indagine sono i precedenti vertici di EUR SpA e non gli attuali.
  Quindi, la battaglia politica va bene (Commenti dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)...

  PRESIDENTE. Colleghi, per favore !

  MARCO CAUSI. ...ma la menzogna non va bene (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico) !

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Verini. Ne ha facoltà.

Pag. 33

  WALTER VERINI. Presidente, noi siamo molto sensibili perché i nostri antenati, politicamente parlando, erano, per dire, Piersanti Mattarella e Pio La Torre (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). Questi sono gli antenati del Partito Democratico e noi siamo il partito (Commenti dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)...

  PRESIDENTE. Colleghi !

  WALTER VERINI. ...che con il Governo Renzi nomina Cantone all'anticorruzione e fa dei provvedimenti per combattere davvero la corruzione e la mafia. Siamo il partito che vuole impedire di rubare, mentre altri vogliono impedire di pensare. Noi cacciamo i ladri, loro cacciano i dissidenti (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). Questo noi non lo possiamo accettare (Commenti dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) !

  PRESIDENTE. Colleghi, chi sta urlando ?

  WALTER VERINI. Questo è il nostro partito. Il Partito Democratico è nato per cambiare la politica e cambierà, insieme al Paese, anche la politica.
  Un'ultima cosa, Presidente. Ieri anche nella mia regione è stata fatta un'operazione che è stata richiamata. Abbiamo ringraziato, come abbiamo ringraziato Pignatone a Roma, che era al convegno del Partito Democratico una settimana fa. Ma Roberti ieri, il procuratore nazionale, ha anche detto che in Umbria ci sono gli anticorpi per combattere quella penetrazione e gli anticorpi ci sono anche (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico)...

  PRESIDENTE. La ringrazio, deputato Verini.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Del Grosso. Ne ha facoltà.

  DANIELE DEL GROSSO. Grazie Presidente. Veramente non ci sono parole per quello che sta accadendo qui a Roma (Commenti dei deputati del gruppo Partito Democratico).

  PRESIDENTE. Colleghi, per favore !

  DANIELE DEL GROSSO. E, purtroppo, da quello che si sente dalle file del PD, l'unica verità, Presidente, è che il PD è passato dal 41 per cento al 41-bis ! Questa è la verità, Presidente (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, la deputata Dieni. Ne ha facoltà.

  FEDERICA DIENI. Presidente, riporto testualmente: «Nel PD a livello nazionale ho visto piccole e mediocri filiere di potere. A livello locale – e parlo di Roma – facendo le primarie dei parlamentari ho visto – non ho paura a dirlo – delle vere e proprie piccole associazioni a delinquere sul territorio».
  A pronunciare il pesante j'accuse ai quadri dirigenti del PD e alle diramazioni territoriali del partito a Roma non è una grillina estremista di sinistra, ma l'attuale Ministro Maria Anna Madia (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato D'Incà. Ne ha facoltà.

  FEDERICO D'INCÀ. Signor Presidente, solo per potermi collegare tra parsimonia ed omertà, io ricordo a tutti e avrei voluto vedere la stessa foga degli interventi della maggioranza e di quell'opposizione di Forza Italia nei confronti di Giancarlo Galan (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle), che ha patteggiato due anni e dieci mesi e che, a tutt'oggi, è ancora presidente della Commissione cultura della Camera (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
  Noi siamo l'unica forza politica che ha voluto intervenire con una propria lettera nei confronti della Boldrini, di Brunetta e dello stesso Presidente della Repubblica Pag. 34Giorgio Napolitano, avendo da tutti risposta negativa, da tutti una risposta negativa.
  Io mi domando se l'esempio che oggi voi portate potrebbe essere correlato al fatto di non esservi, come oggi, lanciati contro questa presidenza, contro quest'uomo che ha patteggiato e che, quindi, è colpevole.
  Noi forse siamo degli eversori per la libertà, mentre molti in quest'Aula sono degli evasori della libertà (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, la collega Mannino. Ne ha facoltà.

  CLAUDIA MANNINO. Signor Presidente, io intervengo per dire che ovviamente il MoVimento 5 Stelle si augura di essere smentito dalla magistratura per tutte quelle che sono state le affermazioni fatte oggi e, in riferimento a quel collega che si preoccupa delle nostre espulsioni, vorrei dire che il MoVimento 5 Stelle...

  PRESIDENTE. Mi scusi, collega Mannino...

  CLAUDIA MANNINO. Rimango sul tema. Rimango assolutamente sul tema.

  PRESIDENTE. Mi scusi, rimanga sul tema, perché non è un intervento di fine seduta. Dopo li avrete gli interventi di fine seduta.

  CLAUDIA MANNINO. Assolutamente. Rimango sul tema della mafia per dire che, mentre ci occupiamo delle espulsioni, ci occupiamo anche delle poche regole che ha il MoVimento 5 Stelle, tra cui quella di non avere condannati nelle proprie liste elettorali.
  Mi collego ancora al tema dicendo che ci auguriamo che i solleciti fatti dal Presidente Renzi, che dice alla magistratura di fare presto, vengano estesi anche per un processo, il processo Stato-mafia, per il quale magistrati sono morti, affinché la mafia venga realmente combattuta e buttata fuori dalle istituzioni (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  ROCCO BUTTIGLIONE. Chiedo di parlare per un richiamo al Regolamento.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  ROCCO BUTTIGLIONE. Signor Presidente, l'articolo 39, comma 3, del Regolamento affida al suo insindacabile giudizio, che io non mi permetto quindi di sindacare, essendo insindacabile, il richiamare i deputati i quali si discostano dall'ordine del giorno. L'ordine del giorno non è la mafia, l'ordine del giorno è la politica europea relativa al contrasto delle attività mafiose in Europa (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). Mi sfugge la connessione di parecchi o quasi tutti questi interventi con l'ordine del giorno. Affido alla sua riflessione queste mie considerazioni (Applausi dei deputati dei gruppi Per l'Italia-Centro Democratico e Partito Democratico).

  PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto.
  Ha chiesto di intervenire la collega Bindi. In seguito ci sarà il voto e poi l'intervento del deputato Crippa, che ha chiesto la parola sull'ordine dei lavori. Prego, collega Bindi.

  ROSY BINDI, Presidente della Commissione parlamentare di inchiesta sul fenomeno delle mafie e sulle altre associazioni criminali, anche straniere. Signor Presidente, ho chiesto la parola al termine di questo dibattito proprio prima del voto che immagino ci sarà subito dopo questo mio intervento, perché voglio ringraziare tutta la Commissione per il lavoro svolto e che ci ha portato ad approvare all'unanimità una risoluzione importante, della quale la collega Garavini è stata relatrice, ma che ha visto in Comitato la partecipazione degli esponenti di tutte le forze politiche.
  È un lavoro importante che abbiamo consegnato, come veniva prima ricordato, nelle mani del Presidente Schulz, che ci ha Pag. 35assicurato l'interesse suo personale, che poi abbiamo verificato anche nei presidenti dei gruppi al Parlamento europeo, perché il Parlamento europeo, anche in questa legislatura, si doti di uno strumento per una lotta alle mafie in campo europeo.
  È un lavoro importante che abbiamo fatto e che io vorrei rappresentasse insieme agli altri lavori un pilastro per continuare a lavorare bene in Commissione antimafia. Tra pochi minuti avremo l'audizione del procuratore Pignatone e questa sera, alle ore 20, l'audizione del prefetto di Roma. Abbiamo previsto queste immediate audizioni anche su sollecitazione di tutti i gruppi che fanno parte dell'ufficio di presidenza.
  La lotta alla mafia richiede unità tra le forze politiche, un'unità che – non dimentico mai di ricordarlo – ruppe una volta Pio La Torre con una relazione di minoranza alla quale noi tutti continuiamo ad ispirare il nostro lavoro, dove chiamò per nome e cognome anche le responsabilità politiche, anche di alcuni colleghi che sedevano in quella Commissione. Però, la lotta alla mafia non deve mai trasformarsi in uno strumento di lotta politica tra di noi, perché, altrimenti, vincono i mafiosi (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico, Scelta Civica per l'Italia e Sinistra Ecologia Libertà).
  Quindi, vorrei fare tesoro di tutto il dibattito che ho ascoltato, anche se le offese indiscriminate, il non chiamare per nome, ma chiamare tutti sul banco degli imputati, favorisce, ancora una volta, i poteri mafiosi. Noi dobbiamo fare un lavoro accurato anche nei confronti della nostra capitale: sta a cuore a tutti. E se vi è chi ha sbagliato, pagherà, ma tutto questo sarà possibile nella misura in cui, ripeto, saremo uniti, nella chiarezza, per combattere la lotta alla mafia, ma non useremo la lotta alla mafia per una lotta fra di noi. Grazie, Presidente (Applausi).

(Votazione – Doc. XXIII, n. 2)

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Avverto che è stata chiesta la votazione nominale mediante procedimento elettronico.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla risoluzione Bindi, Garavini, Fava, Scopelliti, D'Uva, Dadone e Di Lello n. 6-00099, con il parere favorevole del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Tidei, Baruffi, Di Salvo, Ragosta, Malpezzi...collega Santanchè, la prego. Ho richiamato anche altri colleghi, infatti è arrivato anche il commesso. La ringrazio.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti e votanti  459   
   Maggioranza  230   
    Hanno votato   459.

  La Camera approva (Vedi votazioni).

  (La deputata Argentin ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto favorevole).

Per fatto personale (ore 13,40).

  PRESIDENTE. Prima di passare ad un altro punto, do la parola alla deputata Ruocco per fatto personale. Ne ha facoltà.

  CARLA RUOCCO. Signor Presidente, volevo semplicemente intervenire su quanto detto dal collega precedentemente. L'interrogazione a cui si faceva riferimento è un'interrogazione che la sottoscritta ha presentato per chiedere chiarezza su un affare sporco che coinvolge tutte le forze politiche, tranne quella del MoVimento 5 Stelle. Era un atto di trasparenza, che è una parola ignota ai responsabili della faccenda di Roma capitale, che, trasversalmente, interessa tutte le forze politiche.
  Se continuano a cercare, direttamente o indirettamente, di accomunare i nostri nomi di persone oneste, che chiedono Pag. 36trasparenza nelle istituzioni, ai loro, a chi questi danni di miliardi di euro li ha causati per sostenere un potere mafioso, noi ci difenderemo in tutte le sedi (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

Sull'ordine dei lavori (ore 13,42).

  DAVIDE CRIPPA. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  DAVIDE CRIPPA. Signor Presidente, avevo chiesto la parola sull'ordine dei lavori successivamente al collega Distaso, perché cito a tutti una definizione della Treccani sulla dignità, quella che egli, in qualche modo, ha rievocato: la condizione di nobiltà morale in cui l'uomo è posto dalle sue intrinseche qualità.
  Vorrei ricordare al collega Distaso che, forse, di dignità, all'interno del suo gruppo parlamentare, non può parlare, e pertanto non può neanche cercare di esportare un concetto di dignità che a noi non appartiene, quello interno al loro gruppo parlamentare, ovvero quello di avere il fondatore del partito condannato per associazione esterna, associazione mafiosa.
  Io credo che sia un'assurdità che, all'interno di quest'Aula, qualcuno venga a parlare di dignità al MoVimento 5 Stelle, quando all'interno del gruppo parlamentare del Popolo della Libertà, il fondatore è condannato per associazione esterna mafiosa (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Qui c’è un problema, dobbiamo chiarirci, perché se le parole – come voi continuate a dire – hanno un peso, un significato, dovete fare anche autocoscienza di come usate le parole. La dignità vostra non è la nostra, questo sia chiaro (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) !

  CINZIA MARIA FONTANA. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  CINZIA MARIA FONTANA. Signor Presidente, innanzitutto, vorrei ricordare che gli interventi per fatto personale, anche dei colleghi del MoVimento 5 Stelle, sono da svolgere a fine seduta (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). Noi avevamo chiesto, invece, di intervenire sull'ordine dei lavori. Intervengo per avanzare la richiesta di rinvio degli altri punti all'ordine del giorno, considerato, soprattutto, che, tutti lo sappiamo, la I Commissione è convocata alle ore 15 per continuare i lavori sulla riforma costituzionale. Per cui, avanzo questa richiesta, a nome del Partito Democratico.

  ELIO VITO. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
  Avverto che concederò un solo intervento sull'ordine dei lavori per gruppo, poi passeremo alla votazione.

  ELIO VITO. Signor Presidente, io prendo atto della richiesta dell'onorevole Fontana, a nome del gruppo del Partito Democratico, di rinviare gli altri punti all'ordine del giorno e la trovo comprensibile, atteso l'andamento della seduta odierna, l'ora che si è fatta e la necessità di consentire i lavori delle Commissioni, della Commissione antimafia, della Commissione affari costituzionali.
  Tuttavia, Presidente, mi permetto di segnalare a lei, affinché lo faccia presente alla Presidente della Camera e, quindi, alla Conferenza dei presidenti di gruppo – se i colleghi lo consentono –, che tra questi altri punti all'ordine del giorno vi è in particolare l'ultimo, l'ottavo (lo segnalo perché è di competenza della Commissione che ho l'onore di presiedere), che reca una proposta di legge di iniziativa proprio del Partito Democratico, ma presentata anche da altri gruppi (quello dell'onorevole Cirielli e dell'onorevole Cicu di Forza Italia), recante disposizioni in materia di parametri fisici per l'ammissione ai concorsi per il reclutamento nelle Forze armate.
  Su tale proposta di legge, Presidente, vi è stata l'unanimità dei gruppi nelle Commissioni Pag. 37che l'hanno licenziata, e non sono stati, finora, presentati emendamenti. Quindi, io sollecito, Presidente, che, nel rinviare gli altri punti all'ordine del giorno ad una prossima seduta, questa proposta, nella prossima seduta, possa essere collocata in una posizione migliore, più agevole, per la sua definitiva approvazione (in quanto è stata già approvata all'unanimità al Senato) rispetto all'ultimo punto dell'ordine del giorno nel quale si trova.
  Confido che su questa richiesta, che è quella di anticipare l'esame di questa proposta di legge, ripeto presentata da più gruppi, unanimemente approvata in Commissione, unanimemente approvata al Senato, e sulla quale non sono stati presentati emendamenti, si possa registrare il favorevole accoglimento della Presidenza e della Conferenza dei presidenti di gruppo, per avere così la certezza che, anche se oggi rinviamo il seguito dell'esame alla prossima settimana, la prossima settimana, la proposta possa essere finalmente messa ai voti e, mi auguro, approvata definitivamente (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia – Il Popolo della Libertà – Berlusconi Presidente).

  PRESIDENTE. La ringrazio, questa richiesta sarà sicuramente fatta pervenire alla Presidente. Volevo solo precisare che è già previsto nel calendario dei lavori della settimana prossima il seguito dell'esame degli argomenti previsti nelle settimane precedenti e non conclusi. È chiaro che lei chiede di dargli la priorità e, quindi, questo sarà detto alla Presidente, e poi vedremo se la Conferenza dei presidenti di gruppo lo riterrà opportuno.

  CARLO SIBILIA. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà

  CARLO SIBILIA. Presidente, intervengo perché vorrei cercare anche di mettere d'accordo tutte le proposte che ho ascoltato. Noi, naturalmente, non concordiamo sul fatto di rinviare la seduta alla settimana prossima, perché vorremmo lavorare il pomeriggio, come fanno tutti i cittadini italiani; ci sembra naturale che questo possa essere fatto in Aula, dal momento che questa settimana abbiamo votato credo una sola volta. Oggi, per mezza giornata, siamo arrivati alle 10,30, sono le 13,47, e credo che sia veramente nell'ordine delle cose continuare e proseguire.
  Quindi, vorrei anche venire incontro alla richiesta che faceva il deputato Elio Vito sulla modifica del calendario, anticipando, magari ad oggi pomeriggio, alla ripresa dei lavori, la proposta di legge a cui si faceva riferimento, quindi anticipando nel pomeriggio quella proposta di legge che si può tranquillamente votare in tempi ragionevoli e poi, sostanzialmente, proseguire con l'ordine dei lavori.
  Credo sia ragionevole. È normale pensare che nel pomeriggio bisogna tornare a lavorare in quest'Aula, perché altrimenti significa veramente comportarsi senza rispetto nei confronti dei cittadini italiani (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. È chiaro, Sibilia, che la sua richiesta verrà preclusa, se verrà approvata quella proposta dalla collega Cinzia Maria Fontana.
  Passiamo, quindi, ai voti.
  Pongo in votazione, mediante procedimento elettronico senza registrazione di nomi, la proposta di rinviare ad altra seduta l'esame degli ulteriori argomenti iscritti all'ordine del giorno.
  Migliore, Di Salvo, Dell'Aringa, Berlinghieri... qualcun altro non ha votato ? Ferranti, Ruocco, Fava, Matteo Bragantini... Mi pare che abbiano votato tutti... no... Marcon...

  (È approvata).

  La Camera approva per 207 voti di differenza.

Pag. 38

Ordine del giorno della seduta di domani.

  PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della seduta di domani.

  Venerdì 12 dicembre 2014, alle 9:

  Svolgimento di interpellanze urgenti.

  La seduta termina alle 13,50.

TESTO INTEGRALE DELLA DICHIARAZIONE DI VOTO DEL DEPUTATO DORINA BIANCHI SUL DOC. XXIII, n. 2

  DORINA BIANCHI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, il Gruppo Parlamentare del Nuovo Centrodestra voterà a favore della Relazione della Commissione Parlamentare Antimafia relativa al semestre di Presidenza italiana dell'Unione Europea nonché alla lotta alla criminalità mafiosa su base europea ed extraeuropea.
  Come già evidenziato in sede di discussione generale dalla collega Scopelliti, ormai è innegabile che le attività delle organizzazioni criminali di stampo mafioso non riguardino più esclusivamente il nostro Paese.
  La criminalità organizzata ha esteso il proprio raggio di azione ben al di là dei confini nazionali, arrivando ad organizzare un giro di affari illeciti in Europa ed anche, come giustamente rilevato dalla relazione alla nostra attenzione, in contesti extraeuropei.
  Di conseguenza, l'Italia non può e non deve essere lasciata sola nel combattere un fenomeno, come quello mafioso, in grado non solo di muovere miliardi di euro attraverso attività illecite ma, così facendo, anche di compromettere lo sviluppo economico dei Paesi in cui esso opera, e di minare alle fondamenta uno dei principi cardini su cui l'Unione Europea è stata costruita, ovvero alla sicurezza dei suoi cittadini.
  È giunto il momento in cui l'Europa, avvalendosi dell'esperienza dell'Italia nel condurre una simile lotta, agisca in modo unito e compatto al fine di costituire un serio e valido baluardo di difesa dei propri cittadini e dei propri interessi finanziari.
  La relazione della Commissione, al fine di realizzare quello che mi auguro sia più di un semplice auspicio, indica una serie di soluzioni in grado di permettere all'Europa di agire come un blocco unico nella lotta alla criminalità organizzata, avvalendosi dell'esperienza italiana.
  Tra le iniziative programmatiche e normative finalizzate al rafforzamento del contrasto alle mafie (ed agli altri reati di grave allarme sociale nell'ambito dell'Unione Europea), accanto a quelle già analizzate in sede di discussione generale, ritengo sia opportuno esaminarne alcune che completino il quadro della potenziale azione da condurre al livello comunitario.
  Mi riferisco, innanzitutto, alla possibilità nonché all'opportunità di adottare in sede comunitaria il reato di partecipazione alle organizzazioni criminali.
  Come ci ha ricordato in audizione il Dottor Gratteri della Procura della Repubblica di Reggio Calabria, «la vera difficoltà per far capire e percepire la presenza delle mafie italiane in Europa è il fatto che, dal punto di vista normativo e sostanziale, le polizie e le procure d'Europa non indagano, non si muovono sulle mafie italiane». Nei Paesi europei non esiste il reato di associazione a delinquere di tipo mafioso, e quindi «non hanno la base normativa per iniziare a riempire di contenuti il corpo del capo d'imputazione».
  Il Piano di azione contro la criminalità, adottato dal Consiglio europeo il 28 aprile 1997 prevedeva, quale uno degli obiettivi programmatici da perseguire, l'adozione delle misure necessarie per rendere punibile nell'ordinamento giuridico di ciascuno Stato membro l'appartenenza ad un'organizzazione criminale.
  L'Azione comune del 21 dicembre 1998 – in quanto strumento normativo del cosiddetto «terzo pilastro», come inteso prima dell'introduzione del Trattato di Lisbona – comportava l'assunzione da parte degli Stati membri di un'obbligazione di mezzo, diretta ad attivare le Pag. 39modifiche legislative necessarie per l'adeguamento con funzione di sostanziale armonizzazione dei diritti nazionali.
  Successivamente, le istituzioni europee, nello sforzo di procedere verso un più sostanziale allineamento delle legislazioni nazionali degli Stati membri nella lotta alla criminalità organizzata, hanno adottato la decisione quadro 2008/841/GAI del Consiglio del 24 ottobre 2008, tenendo altresì conto dei contenuti della Convenzione di Palermo del 2000, strumento questo vincolante non solo per i singoli Stati membri, tutti Paesi parte della Convenzione, ma anche per la stessa Unione.
  Considerando anche le differenti tradizioni normative in materia di reato associativo proprie dei paesi anglo-sassoni basati sulla common law, la decisione quadro 2008/841/GAI accoglie una nozione ampia di condotte punibili onde includere anche quelle strutturate secondo il modello della conspiracy. In sostanza, i Paesi membri dell'Unione possono optare indifferentemente per uno dei due modelli definitori.
  L'approccio dualistico, nel lasciare libertà agli Stati membri sul modello da adottare, ha infatti, consentito che all'interno dell'Unione persistesse una situazione di sostanziale disomogeneità su cosa debba giuridicamente e concretamente intendersi come criminalità organizzata: in alcuni Stati membri si applica il concetto di organizzazione criminale, mentre in altri continua ad essere consentita l'applicazione delle norme penali nazionali attraverso il ricorso a disposizioni generali in materia di cospirazione/accordo in relazione ai reati-fine e di preparazione degli stessi.
  Appare, così, evidente che il nostro Paese non possa continuare a correre il rischio di vedere vanificata l'azione della magistratura e delle forze di polizia nei confronti di un mafioso che potrebbe trovare sicuro riparo all'estero perché l'articolo 416-bis c.p. non è lì riconosciuto. Non possiamo accettare che un soggetto indagato o condannato per mafia, salvo che non abbia commesso un altro reato-fine, possa farsi scudo proprio di questo reato per garantirsi l'impunità o che possa giovarsi del fatto che sia arduo o impossibile per le autorità italiane ottenere un'adeguata assistenza giudiziaria.
  Sarebbe pertanto necessario, oltre che auspicabile, avviare i passi necessari per l'elaborazione di una proposta legislativa che stabilisca una definizione comune di criminalità organizzata tenendo conto altresì della presenza nel territorio di molti Stati membri di particolari forme di criminalità, come quella mafiosa, particolarmente organizzata, aventi spiccato carattere transnazionale ed imprenditoriale e che fa ricorso all'intimidazione e al ricatto.
  Altro strumento che certamente rafforzerebbe la lotta comunitaria alle organizzazioni mafiose, è il mandato europeo della ricerca delle prove.
  In pratica, se l'autorità giudiziaria competente di uno Stato di emissione ha motivi legittimi per ritenere che prove pertinenti ad un procedimento instaurato innanzi a sé si trovino sul territorio di un altro Stato membro, essa potrà trasmettere il Mandato Europeo di Ricerca delle prove all'autorità competente di tale Stato specificamente designata a darvi esecuzione.
  Detto mandato può essere emesso: in relazione a procedimenti penali avviati da un'autorità giudiziaria o che saranno presentati alla stessa con riferimento a un illecito penale in base alla legislazione nazionale dello Stato di emissione; in procedimenti avviati dalle autorità amministrative in relazione a fatti punibili in base alla legislazione nazionale dello Stato di emissione a titolo di violazioni di norme giuridiche e quando la decisione può dar luogo a un procedimento dinanzi a un organo giurisdizionale competente segnatamente in materia penale; in procedimenti avviati dalle autorità giudiziarie in relazione a fatti punibili in base alla legislazione nazionale dello Stato di emissione perché configurano violazioni di norme giuridiche e quando la decisione può dar luogo a ulteriori procedimenti dinanzi a un organo giurisdizionale competente segnatamente in materia penale; in collegamento con i procedimenti di cui Pag. 40sopra relativi a reati o violazioni per i quali una persona giuridica può essere considerata responsabile o punita nello Stato di emissione.
  Anche questo strumento di cooperazione giudiziaria ed investigativa non ha trovato, ad oggi, una piena applicazione tra gli Stati membri dell'Unione Europea: ritengo, senza ombra di dubbio, che una sua costante applicazione andrebbe a rafforzare maggiormente la lotta alla criminalità organizzata, in quanto si giungerebbe ad una ulteriore armonizzazione delle normative penali relative a questo tipo di lotta e di contrasto.
  Tenuto conto della innegabile capacità delle organizzazioni criminali di realizzare profitti illeciti e di incrementare il proprio patrimonio, uno strumento sicuramente utile al perseguimento dei reati di stampo mafioso ed alla difesa degli interessi finanziari dell'Unione Europea, sarebbe il sequestro a fini di confisca dei beni provenienti del reato, già previsto dalla decisione quadro 2003/577/GAI del Consiglio del 22 luglio 2003.
  Con i concetti di «provvedimento di blocco o di sequestro» si intende qualsiasi provvedimento adottato da un'autorità giudiziaria competente dello Stato di emissione per impedire provvisoriamente ogni operazione volta a distruggere, trasformare, spostare, trasferire o alienare beni che potrebbero essere oggetto di confisca o costituire una prova.
  Ai fini della decisione quadro di cui trattasi si intendono per prova gli oggetti e i documenti o i dati che possono essere utilizzati a fini probatori in procedimenti penali. Si tratta dei cosiddetti freezing orders, caratterizzati dal principio del reciproco riconoscimento alle ordinanze preprocessuali o endo-processuali emesse dalle autorità giudiziarie di altri Pesi dell'Unione e la cui esecuzione è estremamente più rapida ed agevole rispetto alle attività richieste per ottenere analoghi risultati attraverso gli ordinari strumenti di cooperazione giudiziaria internazionale.
  Sul piano pratico la decisione quadro prevede l'emissione di un documento per la richiesta di esecuzione che viene trasmesso dall'autorità giudiziaria emittente direttamente all'autorità giudiziaria competente per l'esecuzione nell'altro Stato membro. Le autorità giudiziarie competenti dello Stato di esecuzione, ovviamente nei limiti imposti dalla normativa, devono riconoscere l'efficacia del provvedimento senza che siano necessarie altre formalità e adottare senza indugio le misure necessarie alla sua esecuzione immediata.
  Lo Stato di esecuzione deve inoltre osservare le formalità e procedure espressamente indicate dall'autorità giudiziaria competente dello Stato di emissione per l'esecuzione del provvedimento di blocco o di sequestro sempre che non siano in conflitto con i propri principi fondamentali.
  Insieme a Grecia e Lussemburgo, l'Italia non ha ancora implementato l'importante decisione quadro che possa portare all'adozione di uno strumento normativo così importante nella lotta alle organizzazioni criminali: poter aggredire i patrimoni illegalmente costituiti dalle mafie, vorrebbe dire ridistribuire alla società enormi risorse economiche, in grado di produrre benessere, lavoro per i cittadini dell'Unione e di attrarre investimenti dal resto del mondo.
  La realizzazione degli strumenti giuridici europei diretti a colpire i centri economici che gestiscono attraverso l'internazionalizzazione degli investimenti i proventi dei traffici illeciti sembra essere l'unica strada percorribile per giungere ad una risposta organica dei fenomeni criminali sempre più organizzati e potenti.
  Sfruttando i disallineamenti normativi esistenti, sempre più spesso le organizzazioni mafiose riciclano i propri proventi e immettono ricchezze nel tessuto economico dell'Europa attraverso la pre-costituzione di società, trust, enti e fondazioni, così occultando e mascherando le proprie responsabilità penali.
  Una situazione, questa, non più tollerabile non solo per il nostro Paese ma anche per l’ intera Unione Europea in quanto, e lo ribadisco nuovamente, il raggio d'azione delle organizzazioni criminali si è ormai esteso ben al di là dei confini italiani, così costituendo una minaccia per la sicurezza ed il benessere comunitari.Pag. 41
  In conclusione, se vogliamo davvero poter parlare di Unione Europea non dobbiamo concentrarci solo sulle pur importanti questioni di natura economica e politica.
  Una vera unione la si realizza anche armonizzando tutti gli strumenti giudiziari e normativi in grado di combattere a tutto campo un fenomeno, come quello delle organizzazione criminali di stampo mafioso che, e lo ribadisco ancora una volta, non è più una prerogativa italiana.
  La mafia, ormai, è ovunque in Europa e nel resto del mondo: essere convinti di questo rappresenta il primo passo verso una predisposizione unitaria di lotta e contrasto che non può più aspettare.

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VOTAZIONI QUALIFICATE EFFETTUATE MEDIANTE PROCEDIMENTO ELETTRONICO

INDICE ELENCO N. 1 DI 1 (VOTAZIONI DAL N. 1 AL N. 1)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
1 Nom. Doc. XXIII, n. 2 – ris. 6-00099 459 459 230 459 86 Appr.

F = Voto favorevole (in votazione palese). - C = Voto contrario (in votazione palese). - V = Partecipazione al voto (in votazione segreta). - A = Astensione. - M = Deputato in missione. - T = Presidente di turno. - P = Partecipazione a votazione in cui è mancato il numero legale. - X = Non in carica.
Le votazioni annullate sono riportate senza alcun simbolo. Ogni singolo elenco contiene fino a 13 votazioni. Agli elenchi è premesso un indice che riporta il numero, il tipo, l'oggetto, il risultato e l'esito di ogni singola votazione.