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Resoconto dell'Assemblea

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XVII LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 333 di lunedì 17 novembre 2014

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PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE SIMONE BALDELLI

  La seduta comincia alle 10,05.

  ANNA ROSSOMANDO, Segretario, legge il processo verbale della seduta del 14 novembre 2014.
  (È approvato).

Missioni.

  PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Angelino Alfano, Gioacchino Alfano, Alfreider, Amendola, Amici, Baretta, Bellanova, Bindi, Bobba, Bocci, Borletti Dell'Acqua, Boschi, Brambilla, Bratti, Bressa, Brunetta, Caparini, Capelli, Casero, Castiglione, Cecconi, Cicchitto, Cirielli, Costa, Dambruoso, De Girolamo, Del Basso De Caro, Dellai, Di Battista, Di Gioia, Di Lello, Di Salvo, Epifani, Fedriga, Ferranti, Fico, Gregorio Fontana, Fontanelli, Franceschini, Gentiloni Silveri, Giacomelli, Ginefra, Giancarlo Giorgetti, Locatelli, Lorenzin, Lotti, Lupi, Madia, Manciulli, Merlo, Meta, Nicoletti, Orlando, Palazzotto, Pisicchio, Pistelli, Portas, Rabino, Rampelli, Ravetto, Realacci, Domenico Rossi, Rughetti, Sani, Scalfarotto, Schullian, Sereni, Sisto, Speranza, Tabacci, Taglialatela, Velo, Vignali, Vito e Zanetti sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.
  I deputati in missione sono complessivamente settantotto, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell’allegato A al resoconto della seduta odierna.

  Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell’allegato A al resoconto della seduta odierna.

Discussione della proposta di legge: Ferranti ed altri: Modifiche al codice di procedura penale in materia di misure cautelari personali. Modifiche alla legge 26 luglio 1975, n. 354, in materia di visita a persone affette da handicap in situazione di gravità (Approvata dalla Camera e modificata dal Senato) (A.C. 631-C) (ore 10,07).

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione della proposta di legge n. 631-C, già approvata dalla Camera e modificata dal Senato, di iniziativa dei deputati Ferranti ed altri: Modifiche al codice di procedura penale in materia di misure cautelari personali. Modifiche alla legge 26 luglio 1975, n. 354, in materia di visita a persone affette da handicap in situazione di gravità.
  Avverto che lo schema recante la ripartizione dei tempi per la discussione sulle linee generali è pubblicato in calce al resoconto stenografico della seduta del 13 novembre 2014.

(Discussione sulle linee generali – A.C. 631-C)

  PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione sulle linee generali.
  Avverto che i presidenti dei gruppi parlamentari MoVimento 5 Stelle e Partito Democratico ne hanno chiesto l'ampliamento senza limitazioni nelle iscrizioni a parlare, ai sensi dell'articolo 83, comma 2, del Regolamento.Pag. 2
  Avverto, altresì, che la II Commissione (Giustizia) si intende autorizzata a riferire oralmente.
  Ha facoltà di intervenire il relatore, onorevole Carlo Sarro.

  CARLO SARRO, Relatore. Signor Presidente, l'Assemblea è da oggi chiamata ad esaminare, in seconda lettura, il provvedimento recante modifiche al codice di procedura penale in materia di misure cautelari personali. Dunque, un provvedimento particolarmente importante ed atteso, come si evince anche dal dibattito registratosi sia in questo ramo del Parlamento sia in Senato, poiché, appunto, quello della custodia cautelare è un istituto che incide sul bene supremo di ogni cittadino, la libertà personale, e dunque ogni intervento che il legislatore si preoccupa di promuovere in questa materia deve essere espressione di un bilanciamento equilibrato tra le esigenze di sicurezza della collettività e la tutela, come ricordavo prima, del bene fondamentale, che è quello, appunto, della libertà.
  Il codice di procedura penale già stabilisce, nella formulazione vigente, che nessuno può essere sottoposto a misure cautelari se a suo carico non sussistono gravi indizi di colpevolezza, e dunque devono essere accertate in concreto delle esigenze previste specificamente, quali il pericolo che l'indagato commetta un altro reato, che possa inquinare le prove o che possa darsi alla fuga.
  Inoltre, si prevede che la custodia cautelare in carcere possa essere disposta solamente in merito a reati di una certa gravità, individuati in base alla pena edittale, con l'eccezione di quei reati, come il finanziamento illecito dei partiti, che, anche se puniti con pena inferiore, sono comunque considerati di particolare gravità.
  A fronte di questa disciplina legislativa, che sembrerebbe relegare la custodia cautelare ad una misura residuale ed eccezionale, vi sono i dati, che non esitiamo a definire drammatici, dell'applicazione concreta della misura. Sono dati che tutti conosciamo, sui quali, lungamente e in tante occasioni, il Parlamento e le Commissioni si sono soffermati, e, soprattutto, sono avvertiti dall'opinione pubblica come una distorsione del sistema, e dunque la necessità di approntare dei correttivi, capaci di ricondurre l'istituto nell'alveo di quella che è la sua dimensione fisiologica.
  Il provvedimento è diretto a disciplinare l'istituto, quindi, sulla base di principi di adeguatezza e di proporzionalità, affinché vengano temperati gli usi distorti, gli abusi, insomma, tutte le occasioni che hanno provocato dibattiti e critiche, per quanto riguarda anche l'operato di alcune procure. Per raggiungere questo obiettivo, la Commissione giustizia, in prima lettura, ha acquisito i lavori della commissione ministeriale di studio in tema di nuovo processo penale, e anche il contributo di numerose associazioni e istituzioni, a partire dalle camere penali italiane. Dell'intero intervento, una disposizione che può essere considerata d'importanza primaria, dunque una norma che potremmo definire cardine, è l'articolo 3 che modifica il primo periodo del comma 3 dell'articolo 275 del codice di procedura penale, secondo il quale la custodia cautelare in carcere può essere disposta soltanto quando ogni altra misura risulti inadeguata. Il testo della Camera non è stato modificato dal Senato, l'innovazione consiste nel prevedere la possibilità di applicazione cumulativa di misure coercitive o interdittive, valorizzandosi in questo modo il principio dell'estrema ratio della custodia cautelare, offrendo, cioè, al giudice un più ampio ventaglio di alternative al carcere, rendendo più concreto il principio di residualità della restrizione carceraria. E, dunque, proprio al fine di consentire al giudice l'uso di una pluralità di strumenti, e quindi la possibilità di ricorrere in maniera adeguata a misure diverse dalla custodia in carcere, si è intervenuti significativamente sulle misure interdittive: in particolare con l'articolo 10, peraltro modificato dal Senato nel corso dell'esame di sua competenza, si interviene sull'articolo 308 del codice di procedura penale che prevede i termini di durata sia delle misure coercitive diverse dalla custodia cautelare, Pag. 3sia delle misure interdittive. La finalità dell'intervento è quella di dilatare la durata di queste ultime, ritenuta troppo esigua. Il testo Camera portava da 2 a 12 mesi il termine di durata delle misure interdittive, con decorso dall'inizio dell'esecuzione e senza possibilità di rinnovazione. Il testo licenziato dal Senato rende più flessibile la nuova disciplina, prevedendo: la perdita di efficacia delle misure interdittive decorso il termine stabilito dalla relativa ordinanza, l'aumento, già disposto dalla Camera, da 2 a 12 mesi della durata massima delle misure e la possibile rinnovazione, per esigenze probatorie, comunque non oltre il limite di durata massima.
  Si è poi intervenuti, agli articoli 1 e 2, anche su criteri applicativi delle misure cautelari relativi al pericolo di fuga e alla reiterazione dei reati, con l'obiettivo di rendere più rigoroso l'accertamento delle due esigenze cautelari. Tanto il pericolo di fuga che quello della commissione di nuovi reati devono essere non solo concreti, ma anche attuali. Ciò comporta una valutazione ancora più rigorosa del pericolo, in quanto dovranno essere indicate, espressamente, le ragioni per le quali il pericolo deve essere attuale in ogni momento applicativo della misura cautelare e, dunque, non solo nel momento iniziale. La valutazione della gravità non può essere desunta semplicemente dal titolo del reato, cioè da un dato astratto, ma dal reato come fatto concreto. Il riferimento alla gravità del titolo del reato, anziché alla gravità del reato, è, appunto, frutto di una modifica.
  L'articolo 2, rispetto al testo Camera che collocava precedentemente questa norma all'articolo 3, integra la formulazione della lettera c) dell'articolo 274 del codice di procedura penale, per esigenze di coordinamento con la recente modifica dell'articolo 280 del codice di procedura penale, introdotta per effetto del decreto-legge n. 78 del 2013, secondo cui la custodia cautelare in carcere può essere disposta solo per reati per i quali è prevista una pena non inferiore nel massimo a 5 anni, nonché per i reati concernenti il finanziamento illecito dei partiti. Pertanto, a seguito della modifica, se il pericolo di reiterazione riguarda la commissione di delitti della stessa specie di quello per cui si procede, le misure di custodia cautelare sono disposte soltanto se si tratta di delitti per i quali è prevista la pena di reclusione non inferiore nel massimo a 5 anni, nonché, come si ricordava precedentemente, per il delitto di finanziamento illecito dei partiti di cui all'articolo 7 della legge 2 maggio 1974, n. 195.
  Per quanto attiene a quello che era l'articolo 3 del testo trasmesso dal Senato, la Commissione giustizia ha proceduto alla sua soppressione, per quanto il testo fosse identico all'articolo 4 del testo Camera. In questo caso, la doppia conforme tra i due testi è stata superata per effetto dello ius superveniens. Ricordo che l'articolo 3 reca un'ipotesi di modifica del comma 2-bis dell'articolo 275, elaborato nell'ambito della cosiddetta Commissione Canzio, la Commissione ministeriale, ipotesi recepita da quattro identici emendamenti sottoscritti da deputati dei gruppi del Partito Democratico, del MoVimento 5 Stelle, di Scelta Civica per l'Italia e di Forza Italia – Il Popolo della Libertà – Berlusconi Presidente, approvati dalla Commissione giustizia della Camera nel corso dell'esame in prima lettura del provvedimento.
  Il Senato non ha modificato la disposizione, ritenendo evidentemente superabili in via interpretativa alcune incongruenze e soprattutto alcune difficoltà applicative, che, nel frattempo, il dibattito, sviluppatosi da parte della dottrina e anche da parte di osservatori autorevoli, aveva evidenziato. Si era, quindi, realizzata su questo testo la doppia deliberazione conforme e, nel corso dell'esame in sede referente, verificata l'intangibilità dell'articolo 3, proprio a causa della doppia deliberazione conforme, era emerso l'orientamento...

  PRESIDENTE. Deve avviarsi alla conclusione, onorevole Sarro, manca un minuto.

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  ANNA ROSSOMANDO, Relatore. No, signor Presidente, ci siamo divisi diversamente il tempo.

  PRESIDENTE. Ah, perfetto, se svolge tutto l'intervento il relatore Sarro, allora va bene.

  CARLO SARRO, Relatore. Quindici minuti, grazie.

  PRESIDENTE. Perfetto, questo alla Presidenza non era stato comunicato. Prego.

  CARLO SARRO, Relatore. Abbiamo articolato i nostri interventi in questo modo.
  Era, dunque, emerso un orientamento prevalente nel senso di ritenere che, senza un adeguato intervento correttivo del testo dell'articolo 3, l'esame della proposta di legge non avrebbe potuto proseguire; si sarebbe potuto abbandonare l'esame di tale proposta ed avviare un nuovo procedimento legislativo. Non si è seguita quest'ultima via, in quanto, nel frattempo, il Governo ha emanato, come noto, il decreto-legge n. 92 del 2014, il cui articolo 8 ha proprio risolto questa questione. L'articolo 8 del decreto-legge n. 92 del 2014 ha sostituito il comma 2-bis dell'articolo 275, prevedendo che non può essere applicata la misura della custodia cautelare in carcere o quella degli arresti domiciliari, se il giudice ritiene che, con la sentenza, possa essere concessa la sospensione condizionale della pena. Salvo quanto previsto dal comma 3 e ferma restando l'applicabilità degli articoli 276, comma 1-ter, e 280, comma 3, non può applicarsi la misura della custodia cautelare in carcere se il giudice ritiene che, all'esito del giudizio, la pena detentiva irrogata non sarà superiore a tre anni. Tale disposizione non si applica nei procedimenti per i delitti, di cui agli articoli 423-bis, 572, 612-bis e 624-bis del codice penale, nonché all'articolo 4-bis della legge n. 354 e quando, rilevata l'inadeguatezza di ogni altra misura, gli arresti domiciliari non possono essere disposti per mancanza di uno dei luoghi di esecuzione indicati dal codice. Pertanto l'articolo 3, sul quale si era raggiunta la doppia conforme, è stato ritenuto assorbito negli effetti alla luce della conversione del decreto-legge n. 92.
  L'articolo 656 del codice di procedura penale, al comma 5, obbliga il pubblico ministero a sospendere l'esecuzione della pena detentiva non superiore a tre anni. La nuova formulazione del comma 2-bis vigente obbliga il giudice a compiere una prognosi sulla pena detentiva applicabile, escludendo la custodia cautelare per le condanne fino a tre anni. Peraltro, mentre la proposta trasmessa dal Senato impone al giudice la prognosi per tutti i delitti, il decreto-legge la esclude per alcuni gravi e quando non siano applicabili gli arresti domiciliari per mancanza di un domicilio idoneo, dando così un quadro più completo ed esaustivo della disposizione e soprattutto eliminando quelle incongruenze che erano state precedentemente segnalate.
  Per quanto riguarda le altre modifiche più significative apportate dai lavori della Commissione, io vorrei segnalare all'attenzione dell'Aula, in particolare, le modifiche al testo licenziato dal Senato per quanto concerne l'espungimento di alcuni istituti, di alcuni titoli di reato, che il Senato aveva ritenuto di aggiungere alla lista di reati per i quali vale la presunzione assoluta di meritevolezza della custodia in carcere, in particolar modo lo scambio elettorale politico-mafioso, l'articolo 416-ter, e l'associazione a delinquere finalizzata al traffico di stupefacenti.
  Quanto alla fattispecie dell'articolo 416-ter, non si ravvisa quel vincolo associativo che giustifica la presunzione assoluta di meritevolezza della custodia cautelare, che vale invece per l'ipotesi ben più grave del 416-bis.
  Sul punto, sarà quindi necessaria un'attenta riflessione e sarà opportuno soffermarsi a riflettere anche sull'opportunità di introdurre, nel secondo periodo del comma 3 dell'articolo 275, l'articolo 74 del testo unico sugli stupefacenti, e ciò, alla luce della giurisprudenza costituzionale. La sentenza n. 231 del 2011 della Corte costituzione ha infatti già dichiarato l'illegittimità Pag. 5costituzionale dell'articolo 275, comma 3, secondo periodo, nella parte in cui – nel prevedere che, quando sussistono gravi indizi di colpevolezza in ordine al delitto di cui all'articolo 74 del citato testo unico, è applicata la custodia cautelare in carcere, salvo che siano acquisiti elementi dai quali risulti che non sussistono esigenze cautelari – non fa salva l'ipotesi in cui siano acquisiti elementi specifici, in relazione al caso concreto, dai quali risulti che le esigenze cautelari possano essere soddisfatte con altre misure.
  Secondo la Corte, attraverso un esame comparativo delle diverse fattispecie, il delitto de quo è considerato in maniera diversa rispetto al delitto di associazione di tipo mafioso, l'unico per il quale è ammessa una presunzione assoluta di inadeguatezza delle misure cautelari alternative alla restrizione in carcere.
  Il Senato aveva anche aggiunto una disposizione, al termine dell'esame del provvedimento, introduttiva di un'ipotesi nuova di responsabilità disciplinare per quanto riguarda l'operato dei magistrati che non osservano i termini e gli adempimenti resi obbligatori dalla valutazione della richiesta prima di custodia cautelare e poi dall'esame del provvedimento irrogativo della misura. Questa ipotesi è stata ritenuta sostanzialmente, dalla Commissione, già ricompresa nella previsione generale delle disposizioni sul regime disciplinare dei magistrati e, soprattutto, non in linea con quella che è la sede, vale a dire un provvedimento che disciplina istituti processuali e non attiene, ovviamente, allo stato giuridico ed ai profili di responsabilità personale dei magistrati.

  PRESIDENTE. Ha facoltà di intervenire la relatrice, onorevole Rossomando.

  ANNA ROSSOMANDO, Relatore. Signor Presidente, alcune brevi considerazioni: intanto, anche se ormai siamo in terza lettura alla Camera, è comunque opportuno ricordare lo scopo di questo intervento normativo (che è ovviamente ancora essenzialmente questo con il lavoro che è stato fatto alla Camera ed al Senato), ossia quello di restituire la funzione originaria all'istituto delle misure cautelari, cioè quello di essere una normativa cautelare collegata strettamente – come ha già sottolineato il collega che è relatore con me, onorevole Sarro – al concetto di pericolo. Il pericolo è un concetto anche eminentemente giuridico, ma, in quanto tale, ha ovviamente dei precisi connotati ed anche limiti e confini.
  E noi questo intervento lo facciamo, tra l'altro, anche confortati molto dal fatto che, contemporaneamente, stiamo mettendo in campo interventi strutturali sui tempi del processo, perché, naturalmente, il problema delle misure cautelari ed, in particolar modo, delle misure cautelari coercitive in carcere è strettamente collegato a quello dei tempi del processo, perché si inserisce nelle cause ed anche negli effetti di questa disfunzione, alla quale appunto vogliamo assolutamente porre rimedio. E tutto questo per dire che questo intervento poi interseca anche la tematica del sovraffollamento nelle carceri, ma non ne è la motivazione principale ed esaustiva; interseca sicuramente questo tema.
  Quali sono quindi i pilastri ? Prendo ancora due, tre minuti così rientro nei tempi.
  I pilastri, occorre ricordarlo, sono i criteri stringenti e ben delimitati, più di quanto non sia già oggi nella normativa vigente, per poter irrogare questa misura, collegati strettamente alla motivazione del provvedimento stesso, con riferimento sia alla motivazione del giudice per le indagini preliminari sia alla motivazione di chi interviene, se viene attivato un mezzo di impugnazione, cioè il tribunale del riesame, sia nella sede del riesame, sia nella sede di appello; quindi, con riferimento all'autonomia della motivazione e ai tempi della motivazione. E su questo punto vorrei dire che ciò ha molto a che vedere con l'effettiva tutela del diritto di difesa inteso a tutto campo, se non vogliamo che sia un esercizio retorico, cioè la rivisitazione del nostro codice, dopo vari interventi normativi, per ribadire comunque e rendere effettivo questo diritto. Infatti, con riferimento, Pag. 6sia all'autonomia e all'effettività della motivazione, sia ai tempi del deposito della motivazione, questo punto rafforza la tutela e l'esercizio del diritto di difesa e, quindi, del contraddittorio.
  Infine, si è già detto dell'intervento sui cosiddetti automatismi, o meglio tecnicamente sulle presunzioni contenute nell'articolo 275, sulle quali, occorre ricordare, era intervenuta più volte la Corte costituzionale. In particolar modo, soprattutto la Commissione alla Camera ha ritenuto di riscrivere l'articolo, rimanendo esattamente nel solco delle sentenze della Corte costituzionale, le quali sentenze motivano la presunzione, in particolar modo quella più pesante, che è doppia, cioè relativa sulle esigenze cautelari e assoluta sull'adeguatezza della misura. La Corte costituzionale giustifica questa doppia presunzione molto forte esclusivamente in presenza dell'associazione a delinquere di stampo mafioso, proprio facendo riferimento al fatto di far parte di questa associazione e alla particolare pericolosità di quel tipo di vincolo. In questo senso, la Corte chiarisce molto bene che non è con riferimento alla gravità del reato, quanto alla natura del vincolo e, quindi, a questo tipo di concetto di pericolosità. Noi siamo stati strettamente in questo ambito e in questo solco e in questo senso abbiamo riscritto, in maniera più lineare e più coerente al dettato costituzionale, l'articolo, lasciando al secondo comma invece – e ho concluso, Presidente – le cosiddette presunzioni relative, che fanno riferimento ad una pericolosità appunto di tipo diverso. Finalmente, speriamo in tempi brevi, verrà approvato questo provvedimento che fa giustizia anche di tante discussioni sui temi del garantismo, che non possono essere separati o in contrasto con quelli della sicurezza dei cittadini. Noi pensiamo di avere giustamente operato e anche motivatamente meditato in un lavoro molto approfondito, con la partecipazione veramente di tutti i gruppi in Commissione alla Camera, e speriamo che, presto, questo provvedimento possa essere approvato e, quindi, entrare in vigore.

  PRESIDENTE. Prendo atto che il rappresentante del Governo si riserva di intervenire nel prosieguo del dibattito.
  È iscritta a parlare l'onorevole Amoddio. Ne ha facoltà.

  SOFIA AMODDIO. Signor Presidente, onorevoli colleghi, il provvedimento all'esame dell'Assemblea, con un effetto che poi si tradurrà anche – e sottolineo il termine «anche» – in termini di riduzione del sovraffollamento negli istituti penitenziari, è diretto a delimitare l'ambito di applicazione della custodia cautelare in carcere attraverso una serie di modifiche al codice di procedura penale. Vorrei fare una premessa: perché è necessario intervenire sulle misure cautelari ? È necessario dettare, in maniera più specifica, i presupposti e le esigenze cautelari affinché si possa applicare una misura restrittiva della libertà perché, nonostante il nostro Paese registri un tasso di criminalità inferiore a quello delle grandi nazioni europee, il tasso dei detenuti in custodia cautelare è decisamente molto più alto della media europea.
  Noi abbiamo il 42 per cento dei detenuti in custodia cautelare. Siamo secondi alla Turchia con il 60 per cento e ben al di sopra della Francia che ha il 23 per cento e rispetto alla Spagna che ha il 20 per cento e al Regno Unito con il 16 per cento.
  Si potrebbe credere che il nostro ordinamento sia particolarmente incline alla sospensione delle libertà personali ma non è così perché il nostro articolo 27 della Costituzione, al comma secondo, sancisce che l'imputato non è considerato colpevole fino alla condanna definitiva.
  L'Unione europea più volte si è detta preoccupata nei confronti della prassi italiana perché il ricorso eccessivo alla carcerazione preventiva può condurre a situazioni di detenzione arbitraria e la stessa Unione europea ha più volte raccomandato all'Italia di prendere misure più efficaci affinché la carcerazione preventiva, soprattutto quella carceraria, venga strettamente applicata come extrema ratio ovvero come soluzione di ultima Pag. 7istanza, solo quando ogni altra misura risulti inadeguata.
  La Corte ormai con la famosa sentenza Torreggiani sancisce che l'applicazione della custodia cautelare e la durata devono essere ridotte al minimo compatibile con gli interessi della giustizia e la CEDU ci ha chiesto più volte di fare un uso più ampio possibile delle misure alternative alla detenzione. Quindi ripeto: la custodia cautelare in carcere è vista come extrema ratio.
  Le misure cautelari previste dal nostro codice di procedura penale ovviamente consistono nella limitazione della libertà personale o della sfera giuridica di una persona. Titolare della loro applicazione è sempre un giudice, su richiesta del pubblico ministero. L'articolo 27 della Costituzione può essere bypassato, quindi, solo in casi specifici tassativamente previsti dalla legge. Ed infatti – lo voglio dire in premessa perché è questo che viene modificato con l'attuale provvedimento – ai sensi dell'articolo 273 del codice di procedura penale nessuno può essere sottoposto a misure cautelari se a suo carico non sussistono anzitutto gravi indizi di colpevolezza e poi, qualora si verifichino i gravi indizi di colpevolezza, occorre verificare se ricorrano almeno tre esigenze cautelari: il concreto e attuale pericolo di inquinamento probatorio, il concreto pericolo di fuga del soggetto indagato e il concreto pericolo che, se lasciato in libertà, commetta altri reati.
  Con la novella in questione, inserita nella proposta di legge oggi in discussione, al concreto pericolo che il soggetto, se lasciato in libertà, commetta altri reati o al concreto pericolo di fuga viene aggiunto il termine «attuale» che non è una novella da poco perché, per arrestare un soggetto, occorre il pericolo attuale – ripeto: attuale nel momento in cui si arresta – e concreto pericolo di fuga e pericolo che commetta altri reati. I primi due articoli del provvedimento novellano l'articolo 274 allo scopo di contemperare la discrezionalità del giudice nella valutazione delle esigenze cautelari, aggiungendo appunto come già detto il requisito dell'attualità.
  Ancora, viene novellato l'articolo 274 del codice di procedura penale secondo cui la custodia cautelare in carcere può essere disposta solo per i reati per i quali è prevista una pena non inferiore nel massimo a cinque anni: questo è già così nel nostro codice. Ma viene aggiunto anche per i reati concernenti il finanziamento illecito dei partiti. E ancora, con l'attuale modifica, viene specificato, all'articolo 275, il carattere residuale del ricorso al carcere: può essere applicata tale misura solo quando tutte le altre misure – e viene specificato il termine coercitive ed interdittive – risultino inadeguate.
  Ancora un'altra modifica che, a mio avviso, è importante dell'articolo 275 del codice penale è la seguente: nella formulazione vigente si presume che per taluni reati di particolare gravità l'unica azione idonea sia quella del carcere a meno che, dice la legge, non sussistano elementi, ovviamente acquisiti agli atti, dai quali risulti che non sussistono esigenze cautelari. Con l'attuale modifica oggi in discussione al catalogo dei reati già esistenti ne vengono aggiunti altri, come ad esempio l'associazione sovversiva, l'associazione terroristica e l'associazione mafiosa. Già per altri reati tassativamente previsti dalla legge come l'omicidio, la prostituzione minorile ed altri, anche qui è necessario applicare la custodia cautelare in carcere qualora non risulti che le esigenze nel caso concreto possano essere soddisfatte diversamente.
  Mi preme chiarire che il riferimento a queste novelle e a queste ipotesi viene fuori anche dalla giurisprudenza costituzionale in materia.
  Ancora una norma che ritengo importante viene novellata, aggiungendo un comma 3-bis all'articolo 275, con il quale si stabilisce l'obbligo del giudice, nel disporre la custodia cautelare in carcere, di spiegare i motivi dell'eventuale inidoneità ad assicurare le esigenze cautelari degli arresti domiciliari con l'uso dei braccialetti elettronici.
  È importante sottolineare, a mio avviso, l'articolo 8 del provvedimento: l'articolo 8 novella l'articolo 292 del codice di procedura Pag. 8penale. L'attuale formulazione, Presidente e onorevoli colleghi, riguarda l'obbligo della motivazione del giudice: il giudice deve dare contezza, quando applica una misura cautelare, sia delle specifiche esigenze cautelari, di cui ho detto prima, poste alla base della misura restrittiva, sia delle concrete e specifiche ragioni per le quali le indicate esigenze di cautela non possono essere soddisfatte diversamente. Allora, qualunque provvedimento restrittivo della libertà dev'essere ovviamente adeguatamente motivato. Con la proposta di legge all'esame dell'Assemblea si rafforza questo obbligo di motivazione da parte del giudice, e si stabilisce che la motivazione deve essere autonoma. È un termine essenziale: la motivazione dev'essere autonoma. Cosa vuol dire ? Che il giudice deve applicare una misura cautelare: prima di applicare una misura cautelare deve verificare se, nella richiesta, il PM ha fornito la sussistenza di gravi indizi di colpevolezza, e deve verificare se esistono concretamente e nel momento attuale il pericolo di inquinamento probatorio, di fuga e di reiterazione di altri delitti.
  In pratica, Presidente, onorevoli colleghi, il giudice deve attuare il suo ruolo di super partes, e non deve assolutamente appiattirsi alla richiesta del pubblico ministero, fornendo quindi una motivazione autonoma; perché nella pratica giudiziaria è spesso avvenuto che il giudice delle indagini preliminari abbia operato un «copia incolla» della richiesta del PM, rinunciando al suo vero compito sostanziale. Ricordiamo che il PM è sempre una parte processuale, mentre il giudice deve essere ed è super partes. Quindi, con la nuova formulazione si intendono evitare tutte quelle motivazioni delle esigenze cautelari appiattite su quelle del PM richiedente, come più volte ha sanzionato la Corte di cassazione in casi pratici.
  Ancora, nell'attuale proposta di legge si interviene nelle impugnazioni alle misure cautelari, ampliando le garanzie del riesame delle misure cautelari, dell'appello e del ricorso in Cassazione.
  Altra modifica essenziale, che è una novità: viene modificato l'articolo 21-ter dell'ordinamento penitenziario relativo alla possibilità per la madre condannata, imputata e internata di essere autorizzata dal giudice almeno ventiquattr'ore prima della visita ad assistere il figlio minore di anni dieci durante le visite specialistiche. In pratica, viene ampliato il diritto per i genitori detenuti di assistere i figli affetti da grave handicap.
  La Commissione di merito ha soppresso poi un articolo introdotto dal Senato, che intendeva ampliare la casistica degli illeciti disciplinari dei magistrati.
  Concludo, Presidente, dicendo che sulla custodia cautelare il Parlamento, già in diverse occasioni, proprio per dare attuazione alla sentenza Torreggiani della Corte europea, è intervenuto qui in quest'Aula, questo Parlamento. La Corte di Strasburgo ha riconosciuto al nostro Paese l'impegno nell'avere messo sotto controllo il sistema carcerario, sia nell'avere trovato soluzioni efficaci al problema del sovraffollamento carcerario; di aver adottato una legge di risarcimento per i detenuti, e come ha detto il Ministro Orlando, se non avessimo legiferato in questa legislatura, si rischiava una pesante condanna sia in termini economici che di immagine proprio durante il nostro semestre di Presidenza europea.
  Quindi, l'azione del Parlamento in tema di giustizia non è affatto terminata con questo provvedimento di legge: si attendono altri provvedimenti importanti. Sarebbe da rivedere il sistema penitenziario per rendere la pena ed il carcere sempre più in linea con l'articolo 27 della nostra Costituzione, ovvero con la rieducazione della pena, diritto fondamentale nel nostro ordinamento.

  PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Turco. Ne ha facoltà.

  TANCREDI TURCO. Signor Presidente, questo provvedimento è diretto a delimitare l'ambito di applicazione della custodia cautelare in carcere attraverso una serie di modifiche al codice di procedura penale che interessano principalmente l'idoneità Pag. 9della custodia in carcere, gli obblighi di motivazione del giudice e il procedimento. L'equilibrio nel bilanciamento tra i diritti fondamentali, quale quello della libertà individuale, da un lato, e le esigenze di giustizia a tutela della collettività, dall'altro, impone scelte legislative calibrate che tengano adeguatamente conto di tutti gli interessi in gioco.
  La piena compatibilità delle misure cautelari detentive con i principi costituzionali e, in particolare, con il principio di presunzione di innocenza, in assenza di una sentenza definitiva di condanna, è da tutti riconosciuta. Le misure cautelari costituiscono, dunque, sacrificio necessario per assicurare lo svolgersi dei procedimenti penali e per evitare l'inefficacia delle pene che potrebbero essere irrogate dopo i tempi troppo dilatati del processo penale; pene che, se irrogate ad eccessiva distanza dalla commissione del reato, potrebbero non essere più in grado né di assolvere alla loro funzione deterrente e generale preventiva né a quella rieducativa, con il concreto rischio di inquinamento probatorio, di fuga del responsabile del reato e/o di reiterazione dello stesso.
  Il nostro sistema giudiziario soffre di un'eccessiva distanza temporale tra condanna ed esecuzione della pena e ciò comporta spesso la spinta ad anticipare, in corso di processo o di indagini, il ricorso al carcere al fine di neutralizzare la pericolosità sociale del reo. Ciò nell'immaginario collettivo offre anche una risposta parzialmente rassicurante alla percezione comune di insicurezza sociale, ma deve sicuramente essere bilanciata con l'esigenza della libertà individuale. In questa direzione si colloca il provvedimento in esame, che ha tra gli obiettivi sia lo sfoltimento della popolazione carceraria, ma anche ovviamente il limitare prassi giudiziarie che abusano nell'applicazione della custodia cautelare in carcere.
  Questo provvedimento in tema di misure cautelari nella prima lettura alla Camera ha visto il MoVimento 5 Stelle dare il proprio fattivo contributo. Se la riforma è volta a garantire una motivazione più stringente per l'irrogazione della misura cautelare in carcere, ci trova pienamente concordi. Ora, nella valutazione del pericolo, presupposto necessario per irrogare la misura cautelare, questo deve essere concreto ed attuale e non può essere desunto unicamente dal titolo di reato per il quale si procede. Nella valutazione dei presupposti del pericolo di fuga e del pericolo di reiterazione del reato il giudice non può fondarsi unicamente sulla base del titolo del reato attribuito, ovvero delle modalità del fatto reato, ma l'accertamento dovrà coinvolgere elementi ulteriori quali i precedenti penali, la personalità dell'imputato, le circostanze della commissione del reato.
  Come già detto, in merito a tale provvedimento si auspica che nella concreta applicazione di tale norma non si giunga alle conseguenze di un eccessivo sacrificio delle esigenze di tutela della collettività rispetto alle garanzie pensate e destinate alla libertà individuale. Sarà necessario, quindi, evitare derive applicative tali da rendere non più irrogabile la custodia cautelare, anche alla presenza di delitti di grave allarme sociale, poiché posti in essere da soggetti non delinquenti abituali ovvero la cui personalità, se considerata da sola, non possa essere ritenuta di particolare pericolosità. Si dovrà, invece, considerare realisticamente le esigenze cautelari e valutarne l'effettiva attualità, adeguando le soluzioni individuate ai principi di proporzionalità e adeguatezza. Il testo della riforma impone di applicare la misura della custodia cautelare soltanto quando le altre misure coercitive, come i domiciliari, o interdittive, come il ritiro del passaporto, anche se applicate cumulativamente, risultino inadeguate.
  Abbiamo apprezzato il fatto di aver esteso l'applicabilità delle misure interdittive alternative a quelle limitative della libertà personale fino a dodici mesi rispetto ai due mesi previsti oggi dal codice vigente. La custodia cautelare in carcere può però essere disposta solo per i reati per i quali è prevista una pena non inferiore nel massimo a cinque anni nonché per i reati concernenti il finanziamento Pag. 10illecito dei partiti, la cui pena edittale massima è inferiore a cinque anni.
  Originariamente, questo provvedimento era stato presentato alle Camere prima del decreto-legge n. 78 del 2013 che, una volta convertito, ha già elevato a cinque anni il limite per l'applicazione della custodia cautelare in carcere. Perciò, il MoVimento 5 Stelle ha chiesto di elevare da quattro a cinque anni il limite edittale di pena relativa al reato di finanziamento illecito dei partiti, operando sulla norma sostanziale del reato e non su quella processuale.
  Ci chiediamo – visto che per l'odierna maggioranza il reato di finanziamento illecito dei partiti è considerato grave – come mai si deroghi alla norma sulla custodia cautelare quando lo si potrebbe fare con un intervento strutturale sul reato stesso. Noi riteniamo che, aumentando direttamente la pena prevista per la norma sostanziale, il reato sarebbe annoverato tra quelli per i quali può operare la custodia cautelare in carcere senza bisogno di deroghe.
  Ma in questo caso, ci sembra proprio che includere nell'applicazione della misura custodiale, il delitto di finanziamento illecito ai partiti, derogando in peius alla norma processuale, sia sintomo di una mera necessità mediatica preelettorale.
  Il MoVimento 5 Stelle ha altresì richiesto la soppressione dell'articolo 7, che prevede, nell'ambito di una condanna per il reato di evasione, che il giudice possa valutare di adottare la misura degli arresti domiciliari in luogo della custodia cautelare in carcere se ritiene che il fatto di evasione sia di lieve entità e che gli arresti domiciliari soddisfino comunque le esigenze cautelari.
  Noi chiediamo che la riforma non vada ad intaccare ciò che invece è attualmente previsto dal codice, cioè che venga preclusa al giudice la possibilità di concedere la misura degli arresti domiciliari ad un soggetto già condannato per il reato di evasione nei cinque anni precedenti al fatto per il quale si procede.
  Con riferimento all'articolo 13, in ordine al comma 5-bis, il periodo «salve eccezionali esigenze cautelari specificatamente motivate, non può essere rinnovata» ci sembra frutto di un abbaglio. La formulazione della norma in questi termini consente alla misura cautelare di venire caducata perché c’è stata la violazione dei termini processuali, non perché manchino le esigenze cautelari che ne avevano originato l'emissione. Con questo inciso che si vorrebbe introdurre, la stessa misura non potrà essere rinnovata. Chiediamo, quindi, che nel corso della discussione in Aula venga soppresso il periodo in questione e si ritorni alla possibilità di poter rinnovare la misura cautelare decaduta per il mancato rispetto di un termine processuale. Un'alternativa comunque apprezzabile potrebbe essere quella di prevedere la soppressione del termine «eccezionali» riferito alle esigenze cautelari per rendere, se non altro, non impossibile la rinnovazione della misura anche perdurando le stesse esigenze cautelari che ne avevano originariamente giustificato l'emissione. La motivazione sulle «eccezionali esigenze cautelari» è infatti una richiesta inutile e difficilissima da soddisfare.
  Altro aspetto per il quale non possiamo esprimere un giudizio positivo è la previsione di annullamento della misura cautelare da parte del riesame, quando manchi la motivazione o l'autonoma valutazione delle specifiche esigenze cautelari. Ci sembra poco plausibile che il relativo giudice non possa integrare la motivazione quando gli elementi di fatto per la sua applicazione emergano dagli atti del procedimento. Se, da un lato, è vero che il giudice annulla l'atto viziato per far regredire il procedimento al momento in cui il vizio si è formato provocandone l'illegittimità, è anche vero che il riesame è un mezzo di impugnazione del nostro sistema processuale penale interamente devolutivo, tale per cui il giudice può e deve formarsi una piena cognizione degli elementi di fatto riscontrati nel reato, accertando sotto ogni aspetto la fattispecie penale, la proporzionalità e l'adeguatezza della misura scelta alle esigenze probatorie.
  Quindi, è di difficile comprensione l'intento di impedire al giudice la possibilità Pag. 11di riesaminare l'intera questione e di motivare in modo più approfondito la misura che vorrà erogare. Il giudice deve potere integrare la decisione impugnata utilizzando tutti gli elementi di prova che trova nel fascicolo del procedimento, anche sostituendo integralmente la sua valutazione a quella indicata nel primo provvedimento che si ritiene viziato.
  Auspichiamo che la maggioranza sia intenzionata a prendere in reale considerazione le osservazioni svolte e che saranno svolte nel corso della discussione sul provvedimento.
  Ci auguriamo che la riforma nel complesso possa comunque garantire un livello di sicurezza degno di un Paese civile e che il ricorso alla misura degli arresti domiciliari, quale misura principe e alternativa alla custodia in carcere, non sia solo una vecchia ricetta buonista, che possa risultare del tutto inefficace di fronte alla repressione dei reati.
  In un momento nel quale vengono effettuati continui tagli alle forze dell'ordine, si dovranno impiegare migliaia di agenti in divisa nella sorveglianza dei detenuti a domicilio, cosa costosissima in termini di uomini, mezzi e denaro. La misura degli arresti domiciliari spesso non serve a scongiurare alcuno dei pericoli che la custodia cautelare dovrebbe, invece, a rigore di codice, scongiurare. Chi vuole può reiterare il reato, darsi alla fuga comodamente da casa sua o inquinare le prove, anche minacciando testimoni o concordando versioni di comodo con gli stessi.
  Questo provvedimento lascia irrisolto il nodo dei delinquenti senza fissa dimora, ai quali non si potrà applicare la detenzione domiciliare, poiché sprovvisti di idoneo domicilio. Tanto meno si applicherà loro la custodia cautelare se abbiano commesso reati che non siano puniti con la pena massima di cinque anni di reclusione. Questi soggetti, quindi, una volta arrestati, anche se giudicati colpevoli, saranno, per il rincorrersi di inefficaci norme procedurali, continuamente ritoccate dalle norme «svuota carceri» che si sono susseguite negli ultimi mesi, rimessi a piede libero, liberi di delinquere nuovamente.
  Consentire alla legge penale di creare tali distorsioni significa confondere le garanzie con l'impunità. Questo si può considerare un problema di tecnica legislativa generale tra le misure di carattere penale sostanziale e le misura di carattere penale processuale. Una tecnica legislativa che capovolge i termini del problema: previamente si verifica qual è l'ambito di applicabilità degli istituti processuali e poi, successivamente, si stabilisce se un reato è più o meno grave ovvero si modificano le sanzioni di quel reato, di modo da farlo rientrare o meno nel campo di applicazione dell'istituto processuale.
  In prima lettura qui alla Camera come MoVimento 5 Stelle ci siamo astenuti, viste le perplessità tecniche che avevamo rilevato. Negli intendimenti dei deputati del MoVimento 5 Stelle della Commissione giustizia, qualora fosse approvato qualcuno dei nostri emendamenti in Aula si valuterà la possibilità di astenersi nuovamente; altrimenti l'orientamento, così come ora è il provvedimento, sarà quello di un voto contrario.

  PRESIDENTE. È iscritta a parlare l'onorevole Michela Rostan. Ne ha facoltà.

  MICHELA ROSTAN. Signor Presidente, abbiamo quest'oggi la discussione sulle linee generali di un testo già passato al primo vaglio della Camera e del Senato, che va a riformare le misure cautelari personali. È un iter che ha visto impegnati il Parlamento e le Commissioni giustizia di Camera e Senato, con un lavoro attento e di merito. Ora che è giunto all'esame dell'Aula e sono stati ottenuti dei risultati, apportando alcune correzioni, anche noi del gruppo Partito Democratico riteniamo che sia un testo che vada approvato. Constatiamo, inoltre, che è stato svolto un lavoro comune, che tutti i gruppi hanno dato il proprio apporto e che è stato conseguito un risultato, in termini di qualità, che credo sarà sancito anche dal voto finale.
  Interveniamo su un punto molto delicato e anche complesso. Le misure cautelari personali hanno questa caratteristica: Pag. 12riguardano la libertà delle persone e, quindi, un valore di inestimabile portata, ma riguardano anche il sistema di sicurezza del Paese, un valore che in questi anni si è sempre più accresciuto e affermato. Possiamo definirlo un diritto di nuova generazione, che sicuramente sta salendo tutti gli scalini dei nuovi diritti di una società democratica fino a diventare, ne sono sicura, un diritto di rango costituzionale.
  Con le misure cautelari sono in ballo la libertà delle persone, un grandissimo valore, e il diritto alla sicurezza dei cittadini e della società.
  Abbiamo provato a conciliare queste due dimensioni. Abbiamo provato a mettere in relazione le misure cautelari personali con entrambi questi due riferimenti e penso che il risultato normativo finale sia serio e sia appunto condivisibile ed apprezzabile.
  Il testo che ci apprestiamo ad approvare limita la discrezionalità del giudice nella valutazione delle esigenze cautelari. I colleghi sanno che queste esigenze cautelari scattano e sono individuate nel pericolo di inquinamento delle prove, nel pericolo di fuga e nel pericolo di reiterazione dei reati.
  Adesso, nelle valutazioni che bisogna fare in questi contesti, la situazione di concreto e attuale pericolo di fuga non può essere desunta esclusivamente dalla gravità del titolo di reato. Viene inserita, accanto alla concretezza, anche la necessaria attualità del pericolo medesimo; due elementi che devono essere valutati dal giudice nel momento in cui dispone la misura cautelare. Faccio riferimento a questo punto per far comprendere la portata del cambiamento, un cambiamento chirurgico che può apparire di piccola dimensione, ma che, invece, mette nelle condizioni di non far danno e di non scoprire sia la necessità di salvaguardare l'intervento, quando viene in gioco la libertà personale, sia quell'altro richiamo, che ho fatto ripetutamente, alla necessità di non scoprire i cittadini di fronte alla domanda di sicurezza che oggi si impone sempre più.
  Abbiamo fatto anche un altro lavoro di merito molto importante e di qualità sia alla Camera che al Senato, ossia di prevedere un'attenzione particolare quando si interviene su alcuni tipi di reato. Va diffondendosi, dunque, in questo modo sempre più nel nostro sistema, estendendosi anche al complesso meccanismo delle misure cautelari, il principio del doppio binario.
  Anche in questo caso abbiamo lavorato intorno a questo principio. Siamo in condizione di intervenire e, quindi, di fare in modo che, quando ci troviamo di fronte a reati di grave allarme sociale, il criterio di valutazione del giudice cambi e scatti una sorta di presunzione di idoneità della sola misura carceraria. Questo avviene per tanti tipi di reato appunto di grave allarme sociale, associazione mafiosa o finalizzata al traffico di stupefacenti, riduzione in schiavitù, tratta di persone, sequestro di persona a scopo di estorsione, delitti con finalità di terrorismo, pornografia e violenza sessuale, tutta una serie di reati, anche reati associativi di grande portata. Abbiamo anche inserito un'altra misura molto importante che riguarda il finanziamento illecito dei partiti.
  Abbiamo previsto – credo con una previsione di estremo buonsenso – che il giudicante non possa disporre la custodia cautelare in carcere in tutte quelle ipotesi in cui il giudicante stesso, attraverso un giudizio prognostico sul possibile esito del processo, ritenga di poter escludere a priori che l'eventuale condanna possa mostrarsi sotto forma di misura restrittiva. Abbiamo in altre parole dato uno strumento al giudice per evitare il carcere a chi, quand'anche potesse essere condannato, non dovrà comunque scontare una sentenza con pena detentiva. E questo principio varrà sia per le ipotesi di custodia in carcere che per gli arresti domiciliari.
  Ed ancora abbiamo riaffermato il principio della residualità del ricorso al carcere nella misura in cui è disposto, nel testo di riforma, che il ricorso alla custodia in carcere è possibile soltanto quando le altre misure coercitive o interdittive in Pag. 13luogo di ogni altra misura, anche se applicate cumulativamente, risultino inadeguate. Un complesso di norme, in sintesi, che riequilibra la funzione del giudicante e le finalità del processo, bilanciando il compromesso tra esigenze di custodia, di ricerca della verità, di sicurezza pubblica e privata e di garanzia attraverso lo strumento del cosiddetto doppio binario. Un principio, quello del doppio binario, che credo ci metta nelle condizioni di contemperare il giusto rigore e, quindi, di dare un segnale chiaro al Paese. Il Parlamento, di fronte a gravi reati, a reati su cui non bisogna dare nessun segnale di cedimento, mantiene in piedi un sistema rigoroso, rigorosissimo; dall'altro lato, il Parlamento dice: attenzione, quando ci sono reati non di grave allarme sociale il sistema delle garanzie deve essere qualificato e deve trovare ulteriori gradi di conferma e di accentuazione. Penso che anche questo sia un equilibrio moderno, un equilibrio che può dare forza al lavoro che stiamo facendo e può portare ad un risultato ampio da parte di tutte le forze politiche che lavorano mettendo il merito al centro della propria valutazione e facendo del lavoro parlamentare non il momento del conflitto pregiudizievole, ma il momento della ricerca della migliore soluzione al servizio del Paese.
  Un equilibrio che mira a ridimensionare anche l'annoso e drammatico problema del sovraffollamento delle nostre carceri. Dall'Europa, proprio nei mesi scorsi, abbiamo ricevuto su questo tema segnali e riconoscimenti incoraggianti proprio per tutti gli sforzi fatti dal Paese negli ultimi due anni per ridurre un problema che, diciamolo con estrema franchezza, è stato generato anche da un uso eccessivo e distorto della custodia cautelare. Dico questo perché costituisce fatto noto la circostanza per la quale un pezzo consistente dei detenuti si trova oggi in galera non per sentenze di condanna, ma a seguito di provvedimenti cautelari, ed una percentuale piuttosto elevata, quasi il 40 per cento, all'esito del procedimento o allo scadere della misura cautelare sarà rimesso in libertà.
  Ecco un'altra ragione, dunque, per la quale intervenire sull'attuale modello di custodia cautelare. Un bisogno, quello di alleggerire il carico dei nostri penitenziari, rispetto al quale oltre all'Europa anche il nostro Capo dello Stato quotidianamente ci spinge giustamente a lavorare.
  Onorevoli colleghi, siamo solo all'inizio di un lavoro importante e qualificato; in questi mesi abbiamo già fatto interventi significativi, alcuni anche di rilievo. Vi sono stati temi discussi da anni che però mai avevano trovato in Parlamento una soluzione o una sintesi, come si dice in questi casi, che invece si è trovata nelle Commissioni e nelle Aule parlamentari dove la norma è stata addirittura migliorata. Ecco perché siamo in condizione di dire che quello che abbiamo fatto, anche con il provvedimento sulla custodia cautelare, deve essere una sorta di anticipazione di quanto dovremo fare su scala più generale.
  È chiaro, infatti, che sul sistema carcerario dobbiamo compiere scelte senza precedenti in grado veramente di mettere la nostra Carta costituzionale, a proposito della funzione rieducatrice della pena, al centro del nostro lavoro e, nello stesso tempo, lo dico molto chiaramente, dobbiamo compiere scelte in grado di mettere ancora più in evidenza la necessità di intervenire su alcuni tipi di reato e di condotte inaccettabili da contrastare senza infingimenti.
  Concludo Presidente, dal carcere si produce ancora la funzione, ad esempio, dei boss mafiosi che sono capaci di attuare e di agire in quanto solo apparentemente limitati nelle loro potenziali criminalità. Questa è la ragione per la quale dobbiamo compiere scelte importanti. Auspico che quest'Aula possa sostenere convintamente e positivamente il percorso normativo che approda quest'oggi per la discussione sulle linee generali, così come riformato ed emendato al Senato; al tempo stesso sono convinta del fatto che il Partito Democratico darà il suo contributo anche nelle fasi successive in cui ritorneremo ad affrontare le altre grandi riforme necessarie, come questa, per cambiare il Paese.

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  PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Caparini. Ne ha facoltà.

  DAVIDE CAPARINI. Signor Presidente, colleghi questo è l'ennesimo provvedimento che tenta di risolvere il problema del sovraffollamento delle carceri, ad ulteriore conferma che l'azione da voi intrapresa non ha raggiunto gli obiettivi sperati, tutt'altro.
  Ha confermato puntualmente tutte le nostre critiche: una estenuante quanto improduttiva serie di norme tampone tanto improvvisate quanto inefficaci. I numeri confermano che, nonostante tutti gli sforzi profusi, l'emergenza, a cui tentate disperatamente di porre rimedio con provvedimenti di clemenza – gli indulti mascherati di cui abbiamo tanto parlato in quest'Aula –, rimane.
  Siamo solo all'inizio – ha dichiarato la collega Rostan –, la prendo come una minaccia perché i provvedimenti che abbiamo esaminato sino ad ora non hanno prodotto alcunché e non avete fatto ciò che andava fatto: non avete fatto la prima e più sensata cosa da fare, ovvero imporre l'obbligo di rimpatrio ai 22 mila stranieri che oggi albergano nelle nostre carceri. Stranieri che provengono da 128 nazioni di cui la metà sono membri UE. Nel 2012 ne avete rimpatriati solo 212, e, nei primi sei mesi del 2013, 81. In realtà, altro paradosso, secondo quanto risulta da un monitoraggio europeo delle carceri italiane non ci sono troppi detenuti rispetto alla media continentale. Quindi, il problema non è di quantità ma di qualità. L'elenco dei provvedimenti «ammazza-diritto» è lungo: il disegno di legge sulla messa alla prova, i due decreti-legge «svuota carceri», i due indulti mascherati e poi questo provvedimento sulla carcerazione preventiva, tema estremamente delicato quanto complesso.
  Basti pensare al decreto legislativo che il Ministro della giustizia Orlando ha trasmesso al Parlamento, che, come temevamo, prevede un'impunità di fatto per coloro che truffano, rubano e commettono lievi forme di abuso di ufficio o di peculato: esattamente l'opposto di ciò che andrebbe fatto in un momento in cui la percezione è quella di uno Stato incapace di rispettare il patto con i cittadini, uno Stato sempre più iniquo ed ingiusto.
  La vostra risposta è quella solita: della sinistra giustizialista e manettara solo quando conviene a lei, tollerante e comprensiva quando ad essere colpiti sono i cittadini. Per la sinistra vi è furto e furto, a seconda della convenienza. Adesso il Guardasigilli ci serve un altro boccone avvelenato: cinque articoletti, riuniti sotto un unico decreto legislativo per depenalizzare i piccoli reati, che – è facile prevederlo – avrà un effetto devastante.
  Ladri, truffatori e corrotti potrebbero cavarsela con poco o con nulla, perché, se dovesse diventare legge, e cito, nei reati per i quali è prevista la pena detentiva non superiore nel massimo a cinque anni, ovvero la pena pecuniaria, sola o congiunta alla predetta pena, la punibilità è esclusa quando, per le modalità della condotta o per l'esiguità del danno o del pericolo, l'offesa è di particolare tenuità e il comportamento risulta non abituale.
  Tradotto, significa semplicemente che truffe, furti semplici oppure lievi forme di abuso di ufficio o di peculato potranno essere chiusi subito, senza alcun processo. Ovviamente, ad essere penalizzati dalla riforma saranno le parti lese, che dovranno poi far valere le proprie ragioni in sede civile, quella sede che avete tentato di riformare e che in questo Paese non funziona. Quello che introduce la bozza del provvedimento è l'improcedibilità per tenuità del danno arrecato.
  Quindi, truffe, furtarelli, abusi di ufficio di lieve entità e peculato d'uso potranno essere chiusi subito, e questo senza alcuna condanna. Vi nascondete dietro all'esigenza di un alleggerimento del carico giudiziario, come sempre avete fatto, per introdurre un principio a voi caro, quello della proporzione del danno, in modo da tutelare il ladro o il truffatore di turno, per non essere costretti a sopportare il peso psicologico del processo a suo carico.
  E le vittime ? È evidente che rimarranno senza giustizia, perché la risposta non può essere certo quella di far valere Pag. 15le loro ragioni in sede civile. Entro dieci giorni potrà anche prevedere la visione degli atti, in modo da opporsi, qualora lo volesse, alla richiesta di archiviazione del pubblico ministero, ma chi deciderà se archiviare il ricorso o meno sarà sempre un altro giudice. È un dato di fatto che assistiamo ad un abuso della carcerazione preventiva, e questo è l'oggetto del provvedimento oggi all'attenzione dell'Aula.
  I giudici ne fanno ricorso con abbondanza e, in molti casi, con estrema leggerezza, se solo si raffronta il numero delle custodie inflitte con i successivi esiti di indagini e processi; per esempio, il caso di Silvio Scaglia è solo la punta mediatica di un enorme iceberg. Una leggerezza rilevata anche nella sentenza pilota della Corte europea dei diritti dell'uomo. È assolutamente evidente che in questo Paese, con 24 mila detenuti imputati, con 12.348 in attesa di sentenza di primo grado, l'abuso è nelle cifre, ma è altrettanto vero che la soluzione che indicate è un vero e proprio smantellamento dell'istituto.
  La carcerazione preventiva e le misure cautelari nascono con una funzione preminente di tutela e garanzia a fronte della pericolosità sociale, e solo a causa di un suo uso distorto, nel corso del tempo, si è trasformata in anticipazione della pena. Quello che ci proponete non risolve il problema, tutt'altro. Noi non condividiamo il vostro approccio e, stando alle audizioni, non lo hanno condiviso neanche gli operatori del diritto, che hanno evidenziato una serie di rilievi, in modo particolare con riferimento al fatto della pericolosità.
  Non ancorate la carcerazione alla gravità e alle modalità del reato, ma unicamente ai precedenti e al comportamento dell'imputato, e questo getta pesanti ombre sull'efficacia di questo provvedimento. Un'impostazione, evidentemente, che comporta una serie di rischi, laddove, ad esempio, se commettessi un omicidio volontario, essendo incensurato, non verrei privato della libertà personale.
  L'altro aspetto che ci preoccupa è la modifica dell'articolo 275, comma 3. Così come nella recente lettura, ribadiamo che per alcune tipologie di reati, quelli di gravissimo allarme sociale, l'obbligo della carcerazione preventiva è doverosa, quanto necessaria, in particolar modo, mantenendo le previsioni del «pacchetto sicurezza», introdotte da Roberto Maroni nel 2008 e sostenute anche dall'ex Ministro della giustizia, oggi Ministro dell'interno, Angelino Alfano, che ci ha abituati a grandi cambiamenti di veduta, anche su cose fondamentali, come quelle della sicurezza e della certezza del diritto. Ciò dovrebbe, coerentemente, portare quelle forze politiche che hanno sostenuto il «pacchetto sicurezza» a far sì che alcuni reati, come, ad esempio, quelli gravissimi per l'allarme sociale, come la violenza sessuale, la violenza sessuale di gruppo, l'omicidio volontario, vengano mantenuti nella previsione, quantomeno nella presunzione assoluta e non relativa, come proponete, della carcerazione preventiva. Noi rimaniamo coerenti rispetto a quella impostazione. Rimaniamo coerenti e vi invitiamo ad esserlo anche a voi, per lo meno con il ragionamento che vi ha portato a modificare l'articolo 275, comma 3, prevedendo l'obbligatorietà del carcere non solo per il 416-bis, ma anche per i reati di associazione terroristica. Noi crediamo che nel momento in cui anche gli articoli 270 e 270-bis vengano ricompresi in questa presunzione assoluta di carcerazione preventiva, si possa, e si debba, necessariamente trovare spazio anche per quei reati di maggiore allarme sociale. Le differenti posizioni su questo, che è il cuore del provvedimento, rappresenta la cifra e il discrimine fra chi crede che la sicurezza dei cittadini sia un valore fondamentale. Pertanto, ribadiamo che l'articolo 275, comma 3, deve comprendere il costrutto del «pacchetto sicurezza», vera cartina di tornasole di una visione legalitaria del diritto dei cittadini. Le gravi lacerazioni sociali, che stanno mettendo a rischio la convivenza dei cittadini, sono anche causate da provvedimenti in materia di giustizia come questi; vi è una percezione generalizzata d'insicurezza e d'impunità che si aggiungono, con questo provvedimento: infatti, chi commetterà reati di grave allarme sociale non verrà Pag. 16mai recluso, grazie ai tanti istituti di clemenza che avete introdotto, tra cui la messa in prova, e non verrà mai arrestato, stante i vari istituti di inapplicabilità della carcerazione preventiva. Quindi, capite bene come questo sarà un punto di non ritorno, come tutte le misure introdotte in questa legislatura. Per noi, il primo pensiero, il nostro imprescindibile dovere, è di proteggere i cittadini. Certo, i delinquenti devono essere trattati dignitosamente, ma sono e restano dei criminali, che devono sapere che vi è la certezza della pena e della sua esecuzione. Prima i vari «svuota carceri» con cui i condannati sono stati rimessi in libertà, poi la depenalizzazione dello spaccio, con migliaia di spacciatori che escono dalle patrie galere, nel mezzo la cancellazione del reato di clandestinità, che ha legittimato l'invasione incontrollata dei clandestini; un quadro desolante da quando il centrosinistra è al Governo. Offrite un'immagine di uno Stato che si arrende; è uno schiaffo ai cittadini e un'offesa alle vittime dei reati. Monti, Letta, Renzi oggi, hanno dimostrato di non essere in grado di trovare una soluzione al problema del sovraffollamento carcerario, preferendo la scorciatoia degli indulti alle riforme strutturali. In più, hanno ipocritamente fatto un deciso passo indietro nella repressione dello spaccio della droga, senza avere il coraggio di prendere una posizione chiara e netta sul tema della liberalizzazione. Tutto questo crea una massiccia caduta di credibilità delle istituzioni: siamo passati dalla richiesta legalitaria della certezza della pena alla certezza che nessuno paga per i reati commessi. Ormai, la vulgata è che in galera ci va solo Corona, un modo ironico per denunciare la degenerazione dell'intero sistema della reclusione.
  Caino non si tocca, Abele si metta pure l'anima in pace. Quindi, ribadiamo la nostra ferma opposizione a nuove leggi per la concessione di amnistia e indulto. Sì al rimpatrio di detenuti stranieri e alla costruzione di nuove carceri.
  Non c’è più un Governo della sicurezza: le forze dell'ordine fanno il loro dovere, ma il Parlamento e il Governo danno la percezione che ci si occupi solo di indulti e di impunità e non si percorra la strada delle riforme strutturali. Con queste ulteriori norme, date l'ennesima picconata alla certezza della pena, l'ennesima norma tampone e devo darvi atto che, in quanto a fantasia, siete all'altezza, se non addirittura meglio, dei vostri precursori Ghedini e Pecorella.
  Questo è il Governo dei clandestini, dei criminali scarcerati e dell'impunità. Noi voteremo contro questo provvedimento.

  PRESIDENTE. È iscritta a parlare l'onorevole Sarti, che però ha rinunciato al suo intervento.
  È iscritto a parlare l'onorevole Daniele Farina. Ne ha facoltà.

  DANIELE FARINA. Signor Presidente, era il dicembre del 2013 quando questo provvedimento approdò in quest'Aula. Un mese dopo, nel gennaio, è passato al Senato, dove a lungo è giaciuto e anche un po’, per così dire, pasticciato.
  Discuteremo nuovamente se in questo Paese c’è o no un abuso della custodia cautelare e se questa che stiamo discutendo è buona o cattiva riforma. Forse con meno ardore di un anno fa, perché da allora un poco i numeri sono cambiati. Certamente, c’è stato abuso, nei tempi in cui si chiamava la custodia cautelare, meno correttamente ma forse più chiaramente, «carcerazione preventiva». Così chiamata, gli italiani sicuramente nella loro memoria hanno i dati per capire più correttamente, sì, di che cosa stiamo discutendo. Oggi sono ristretti nelle carceri circa 54 mila cittadini, di cui 17 mila in attesa di giudizio definitivo e di cui 9 mila in attesa di primo giudizio. Una parte di questi, circa un terzo del totale, sarà dichiarata innocente e anche questo, forse, aiuta a capire i termini della nostra discussione.
  Ma un anno fa i numeri erano assai peggiori: si veleggiava verso la soglia di 70 mila detenuti. Qualcuno continuerà, dunque, a blaterare, come abbiamo sentito, di svuota-carceri, di amnistie mascherate ed altre sciocchezze utili a turlupinare un po’ gli italiani per il loro voto.Pag. 17
  Ma, mi permetto di osservare, più che il grande lavoro del Parlamento, ha potuto la sentenza della Corte costituzionale di febbraio, la n. 32, sulla cosiddetta Fini-Giovanardi in materia di droghe. Ci tornerò, poiché oltre alle quantità è utile concentrarsi sulle qualità, dato che questo è forse l'unico Paese in Europa dove il numero dei ristretti per reati fiscali è così sproporzionatamente piccolo rispetto a quello per altre categorie di reati.
  «Ristretti», torno a ripetere. Tra questi, vi è quel terzo che è in attesa di giudizio definitivo e che è l'oggetto vero della nostra discussione. Pure è materia questa su cui dovremmo avere solidi ancoraggi, partendo da quell'inviolabilità della libertà personale, che è stabilita nell'articolo 13 della Costituzione, passando per la presunzione di non colpevolezza, di cui all'articolo 27, e incrociando tra gli altri quella riserva di giurisdizione che esige sempre un atto motivato del giudice.
  E, invece, si è affermata una tendenza, che arriva da lontano, per la quale la carcerazione preventiva è diventata anticipazione della pena. Abuso o non abuso, si è trattato, converrete, di un ben strano rovesciamento. Ai cittadini italiani potrebbe significare poco tutto ciò, ubriacati mediaticamente di efferati delitti e imbevuti di formule vuote quanto invocate. Anche queste le abbiamo ascoltate infinite volte, dalla certezza della pena agli svuota-carceri.
  Mentre, un pacchetto sicurezza dietro l'altro – questa è la verità degli scorsi anni – rendeva i cittadini meno sicuri e le vittime meno tutelate. Ed oggi gli artefici della sciagura, dei risultati catastrofici che abbiamo avuto di fronte, si ergono al soglio di predicatori.
  Dunque, una sciagura e ci aggiungerei anche degli sciagurati.
  Questi temi, per molti anni, hanno incrociato una tendenza del cattivo legislatore a qualificare come reato grave condotte di offensività modesta o addirittura nulla.
  È il caso delle modifiche – ecco che ci torno – al testo unico sugli stupefacenti, noto come legge Fini-Giovanardi, che appaiono oggi, a posteriori, il frutto di menti avvelenate e poco equilibrate, al punto che è risultato certamente più pericoloso il legislatore che, molto spesso, è l'artefice del reato.
  Per essere chiari fino in fondo, col senno di poi sempre, è evidente che ad essere arrestato doveva essere il cattivo legislatore, piuttosto che il modesto coltivatore di cannabis: la società tutta ci avrebbe certamente guadagnato.
  Ed invece, la realtà è stata diversa, scandita dalla tendenza, ad esempio, a dilatare la prassi all'arresto in fragranza, a fronte di reati anche bagatellari.
  Questo provvedimento, in sintesi, era meno di quanto volessimo e certamente del necessario, ed il Senato ha provveduto a limarlo ulteriormente; e qualcuno in quest'aula vorrebbe peggiorarlo ancora e noi proveremo, Sinistra Ecologia Libertà proverà ad impedirlo.
  Segnalo infine – nota positiva del lavoro del Senato questa, forse l'unica – che al Senato, è «salito» sul provvedimento un articolato sul carcere e l'handicap grave: corrisponde al progetto di legge presentato da Sinistra Ecologia Libertà e discusso presso la Commissione giustizia di questa Camera, misure molto attese ed incomprensibilmente ancora estranee al nostro ordinamento.

  PRESIDENTE. Non vi sono altri iscritti a parlare e pertanto dichiaro chiusa la discussione sulle linee generali.

(Repliche dei relatori e del Governo – A.C. 631-C)

  PRESIDENTE. Ha facoltà di replicare la relatrice, onorevole Rossomando: abbiamo esaurito i tempi, quindi se c’è una replica la facciamo molto breve, se intende.

  ANNA ROSSOMANDO, Relatore. Signor Presidente, intervengo solo per dire che mi sembra che ormai siamo in una fase del lavoro molto in dirittura d'arrivo. Pag. 18Abbiamo ovviamente preso nota di alcune affermazione, che saranno ovviamente prese in considerazione poi in Comitato dei nove, prima di arrivare poi all'esame dell'articolato in aula.

  PRESIDENTE. Per il relatore Sarro prendo atto che si intende che abbia replicato la relatrice Rossomando.
  Ha facoltà di replicare il rappresentante del Governo.

  ENRICO COSTA, Viceministro della giustizia. Signor Presidente, vi è stato un dibattito interessante, completo, con visioni chiaramente differenti.
  Io alcune considerazioni ci tenevo a svolgere: innanzitutto ho ascoltato anche le interpretazioni dei vari gruppi su quello che è lo spirito di questo provvedimento. Ebbene, io ci tengo a sgombrare il campo da un passaggio che è stato evidenziato dal collega Caparini, quando ha fatto riferimento ad un provvedimento nella scia dei provvedimenti legati al sovraffollamento delle carceri. Ebbene, questo è un provvedimento che non c'entra con il sovraffollamento: è un provvedimento che si inserisce nell'ambito del rispetto di principi costituzionali, che non sono aggirabili nell'ambito del nostro ordinamento, e nel rispetto di quella che deve essere la normativa di principi costituzionali che sono stati evidenziati in molte circostanze.
  Si parla, in molte circostanze, di abuso della carcerazione preventiva. Quello che deve essere lo spirito al quale fa riferimento il legislatore è che la custodia cautelare deve rispettare quelle che sono determinate finalità; non deve consistere in una finalità anticipatoria della pena e non deve insinuare il dubbio che venga utilizzata per finalità diverse rispetto a quelle che sono contemplate dal codice e che hanno come principi ispiratori quelli della Costituzione.
  In questo dibattito sono emerse, come dicevo, diverse visioni: una visione che considera ancora timido questo approccio del legislatore e una visione opposta che considera questo approccio come uno smantellamento del sistema. Io penso che sia un passo in avanti quello che è stato fatto da queste norme, un passo in avanti che dovrà essere comunque verificato poi nella pratica perché sarà essenziale andare ad individuare quella grande fiducia che è stata data dal legislatore al ruolo della motivazione, che diventa centrale. Io, alla luce di questo, vorrei evidenziare alcuni dati che sono dati di partenza, ma che costituiscono comunque non semplicemente degli elementi statistici freddi perché, laddove si parla di custodia cautelare, si parla di vite, si parla di uomini, si parla di persone, si parla di famiglie, si parla di trepidazioni, si parla di persone offese. Al 15 settembre 2014 erano 9.612 i detenuti in attesa di primo giudizio, circa il 17 per cento dei detenuti; 17.634 complessivamente i detenuti non definitivi, il 32,3 per cento. Se si pensa che al 31 dicembre 2009, a fronte dei 17.634 di oggi, c'erano 29.809 detenuti non definitivi, il percorso mi pare che sia già stato avviato.
  Ci sono altri passaggi che secondo me dovranno andare a completare un'ottica di visione e di riflessione su questo tema. Io penso ai numeri pesanti sulla riparazione per l'ingiusta detenzione perché sono numeri che ci fanno percepire un fenomeno. Dal 1991 ad oggi ci sono state 22.689 autorizzazioni di pagamento per 567 milioni di euro. Anche in questo caso, quando si parla di riparazione per ingiusta detenzione, ci sono delle riflessioni da svolgere, c’è uno Stato che riconosce che sono stati commessi degli errori e che si tratta di errori che toccano direttamente la libertà personale. Io penso che un legislatore maturo debba affrontare anche questi aspetti nell'ambito della sua più ampia riflessione sul tema.

  PRESIDENTE. Il seguito del dibattito è rinviato ad altra seduta.

Discussione della mozione Caparini ed altri n. 1-00592 in materia di esenzione dal pagamento e di disdetta del canone RAI (ore 11,30).

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione della mozione Caparini ed Pag. 19altri n. 1-00592 in materia di esenzione dal pagamento e di disdetta del canone RAI (Vedi l'allegato A – Mozioni).
  Avverto che lo schema recante la ripartizione dei tempi riservati alla discussione della mozione è pubblicato in calce al vigente calendario dei lavori dell'Assemblea (vedi calendario).
  Avverto che è stata altresì presentata la mozione Vargiu ed altri n. 1-00668 che, vertendo su materia analoga a quella trattata dalla mozione all'ordine del giorno, verrà svolta congiuntamente. Il relativo testo è in distribuzione (Vedi l'allegato A – Mozioni).

(Discussione sulle linee generali)

  PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione sulle linee generali delle mozioni.
  È iscritto a parlare l'onorevole Caparini, che illustrerà anche la sua mozione n. 1-00592. Ne ha facoltà.

  DAVIDE CAPARINI. Signor Presidente, il tema del pagamento del canone RAI, ovvero della tassa di imposta sull'apparecchio radiotelevisivo, è un tema arcinoto a quest'Aula in quanto l'abbiamo più volte affrontato e più volte dibattuto. Anche nel corso delle varie legislature e dei numerosi Governi di questa Seconda Repubblica è stato più volte affrontato, ma a tutt'oggi è rimasto irrisolto.
  È uno Stato singolare il nostro, piuttosto curioso, in cui quella che è una tassa viene definita un abbonamento, ma poi è a tutti gli effetti una tassa. Infatti, coloro che decidono, per esempio, liberamente interpretando il senso di abbonamento, di non pagarlo, vengono poi perseguiti.
  E qui si apre tutta una serie di comportamenti lesivi dei diritti dei consumatori da parte della RAI, che è concessionaria del servizio pubblico di Stato, e dello Stato stesso che sarebbe il caso di affrontare con maggiore dovizia di dettagli e di sicuro non all'interno di una mozione.
  Con la mozione in esame, invece, noi vogliamo porre all'attenzione del Parlamento quello che oggi è extraparlamentare, ovvero, per prima cosa, un dibattito nel merito del finanziamento del servizio pubblico. Seconda cosa, chiediamo quale sarà lo strumento di finanziamento del servizio pubblico del futuro e, soprattutto, chi svolgerà questo servizio pubblico perché ci sono vari livelli di intervento e vari livelli su cui porre l'attenzione.
  Prima di tutto, nel terzo millennio ha ancora senso parlare di una concessionaria, di un monopolio del servizio pubblico ? Perché ad oggi così è. A maggior ragione, ha senso, nel momento in cui lo Stato taglia tutti i sussidi, le risorse, gli aiuti all'editoria – l'anno prossimo c’è la previsione della chiusura di ben 318 testate tra quotidiani e periodici proprio a causa del drastico taglio, di fatto l'azzeramento, dei contributi all'editoria cooperativa – di fronte ad un continuo taglio dei contributi per l'emittenza locale – l'anno prossimo c’è la previsione di un finanziamento che è addirittura un ottavo rispetto a quella di sei anni per quanto riguarda l'emittenza locale – di fronte ad una contrazione delle risorse frequenziali che vengono concesse alla stessa emittenza locale a favore, invece, degli operatori delle telecomunicazioni ? Di fronte, quindi, ad un quadro in cui c’è un restringimento della contribuzione, dell'aiuto, del supporto dello Stato all'editoria a 360 gradi, quindi al pluralismo e al mantenimento di quella che è una tipica ricchezza del nostro Paese, di fronte a tutto ciò, siamo all'ennesimo rifinanziamento attraverso uno strumento surrettizio, perché abbiamo visto che l'abbonamento non è altro che un diverso modo di chiamare un finanziamento, un aiuto di Stato al concessionario pubblico del servizio pubblico radiotelevisivo. Di fronte a tutto ciò che senso ha avere un monopolista, che senso ha dare tutte le risorse oggi disponibili per il servizio pubblico e l'informazione, ovvero 1,7 miliardi di euro, ad un solo soggetto ?
  Tale soggetto poi, noi lo sappiamo benissimo, non interpreta nel miglior modo questo ruolo di concessionario; anzi sono tante, tantissime le obiezioni da parte del Pag. 20mondo sociale, non solo quello culturale, su come la RAI interpreta e adempie al contratto di servizio. Sappiamo benissimo che, purtroppo, sono moltissime le violazioni del contratto di servizio, moltissime le clausole ancora oggi inespresse seppur costantemente ripetute, direi reiterate, visti poi i risultati, all'interno del contratto di servizio stesso. Oggi siamo ad una svolta epocale, nodale perché, come noi tutti ben sappiamo, la legge «Gasparri» determina la conclusione di questo primo e lunghissimo periodo di concessione per quanto riguarda il servizio pubblico radiotelevisivo.
  Quindi, in questa prossimità la domanda che noi rivolgiamo al Governo è: ha ancora senso avere un monopolista in un'era digitale del servizio pubblico radiotelevisivo ? Se ha senso, questo monopolista sarà ancora la RAI ? Qual è lo strumento che il Governo intende utilizzare per far sì che la RAI – se sarà ancora la RAI – adempia ai suoi compiti di concessionario, soprattutto rispetti lo spirito stesso di quello che è la concessione di servizio pubblico ? E se sarà ancora la RAI, quale forma di Governo di questa azienda è nella testa di chi oggi ci governa, in modo tale da garantire il reale pluralismo e il reale svolgimento della sua missione di servizio pubblico ?
  Sono tanti i quesiti che in questo momento noi abbiamo, che il Paese ha, pone, a chi è chiamato a ridisegnare l'intero sistema. In quanto noi siamo convinti, per esempio, che si debba fare qualcosa di più e di diverso da quello che ci siamo fino ad oggi abituati a fare, con i Governi di centrodestra e i Governi di centrosinistra, ovvero contrattare le forme di servizio pubblico con chi ne è monopolista, dimenticando che sulla scena dell'informazione, dell'editoria, della cultura italiana ci sono tanti, tantissimi soggetti altrettanto meritevoli di avere un aiuto, di avere una sovvenzione, di avere un supporto, di avere delle leggi favorevoli, di avere un ambiente in cui sviluppare cultura, informazione, arte, insomma tutto quello che fa parte del servizio pubblico, e non ultimo il pluralismo.
  Purtroppo, fino ad oggi tutto ciò non è stato. Anzi, peggio: fino ad oggi, soprattutto in questi ultimi periodi, questo spazio si è sempre più contratto, è sempre più diminuito, fino alle previsioni che scomparirà, se non ad eccezione appunto di ciò che sono i proventi del cosiddetto abbonamento, della cosiddetta tassa di imposta sull'apparecchio radiotelevisivo. E, anche qui, vi è un'altra questione da affrontare, e quindi un altro contributo che noi chiediamo, di chiarezza ovviamente, al Governo: che ne sarà di questa imposta, come la immaginate, e quali saranno le modalità di riscossione ?
  Fino ad oggi si è trattato di un versamento volontario, in futuro sarà nella bolletta energetica, sarà come in un'imposizione generale con un aumento di una qualsiasi imposta ? A questa domanda ovviamente, anche per una questione di chiarezza, visto che siamo a pochissimi giorni dalla scadenza dell'abbonamento del 2014, quindi del rinnovo, io credo che, sia per un rapporto franco con i cittadini, sia anche per una questione di semplice programmazione, non solo da parte del Governo ma anche dell'azienda, il Governo e la maggioranza anche qui debbano dare delle certezze e delle risposte.
  Allora, i temi sono tanti e noi li affrontiamo in parte in questa mozione, che evidentemente è articolata, ma non può coprire lo scibile, in un momento di grandissima trasformazione dal punto di vista di quello che è tutto il panorama dell'informazione del Paese. E, allora, qui stiamo a chiedervi come intendete agire, e questa mozione indica una strada da percorrere, ovviamente in tema di chiarezza del rapporto tra il cittadino e lo Stato, tra il cittadino contribuente e lo Stato esattore in questo caso; e, soprattutto, è un'occasione, l'ulteriore occasione per capire qual è l'orientamento di questo Governo in una materia fondamentale, nevralgica per quanto riguarda la democrazia del Paese.

  PRESIDENTE. Saluto gli studenti e gli insegnanti della Fondazione Irish Institute di Roma, che stanno assistendo ai nostri lavori dalle tribune (Applausi).Pag. 21
  È iscritto a parlare l'onorevole Vargiu, che illustrerà anche la sua mozione n. 1-00668. Ne ha facoltà.

  PIERPAOLO VARGIU. Signor Presidente, colleghi, credo che l'occasione offerta dalla mozione presentata dalla Lega, che ha dato l'occasione per l'abbinamento di una mozione che è stata presentata e firmata da numerosi parlamentari del gruppo Scelta Civica, consenta di iniziare una riflessione importante che, partendo dai problemi che oggi si registrano in tutta Italia per quanto riguarda la disdetta del canone, quindi il diritto di disdettare il canone radiotelevisivo, permetta poi di allargare il ragionamento al ruolo, al valore che oggi l'imposizione di un canone per la televisione di Stato pubblica in Italia ha e al ruolo stesso della televisione pubblica in Italia.
  Io credo che il primo ragionamento, che è quello che dà poi forza alla mozione, sia quello relativo alla valutazione del significato che oggi il canone radiotelevisivo ha in Italia, un significato che la Corte costituzionale ha più volte detto essere ormai assimilabile a quello di un'imposta; quindi, un significato che è avulso rispetto ai consumi, che non è più collegato in nessun modo ai consumi, ma è collegato semplicemente al possesso di apparecchi radiotelevisivi per i quali è necessario pagare una tassa, che forse è diventata una delle più odiose delle tasse balzello che ci siano in Italia, sicuramente una di quelle più invise al cittadino, in un sistema che è ormai completamente modificato per quanto riguarda la comunicazione, che va su Internet, che va attraverso i canali del web, che va attraverso i social network e i blog, che va verso un sistema televisivo che comunque si è profondamente modificato rispetto al passato. Ebbene, c’è ancora questa odiosa imposizione rappresentata dal canone radiotelevisivo introdotto nel 1938, cioè prima della Seconda guerra mondiale, in un mondo che non aveva probabilmente nessuna parentela, né per quanto riguarda la comunicazione né per quanto riguarda la realtà sociale, con quello che oggi noi viviamo.
  Bene, allora forse ha un senso cominciare a ragionare sui numeri. Nel 2010 310 mila italiani hanno chiesto di disdettare il canone dell'utenza radiotelevisiva, sono diventati 328 mila nel 2011, sono stati altri 357 mila nel 2012. Sono numeri straordinari, che viaggiano insieme con le valutazioni sull'evasione del canone RAI che, secondo la KRLS Network of Business Ethics, nel 2012 ha raggiunto il 44 per cento del totale, con un danno per le casse dello Stato che sarebbe intorno ai 600 milioni di euro, determinando una sostanziale evasione massiva del canone in alcune regioni italiane.
  Insomma, siamo di fronte a un sistema di contraddizioni che è davvero impressionante e che fa il paio con le altre contraddizioni del sistema radiotelevisivo pubblico italiano: 11 mila dipendenti per la RAI, teniamo a mente che la Mediaset, che ha un fatturato superiore di un terzo rispetto a quello della RAI, ha solo 6.400 dipendenti; 580 dirigenti, con una percentuale del rapporto tra dirigenti e dipendenti – fate voi stessi le divisioni – che è uno a diciotto; con l'utilizzo del 60 per cento dei ricavi, ammontanti a 2,7 miliardi di euro, per acquisti esterni, cioè un'azienda che, nonostante il numero molto alto dei dipendenti, è evidentemente costretta ad acquistare prestazioni per il 60 per cento della sua attività all'esterno della sua attività stessa.
  Ecco, tutto questo a fronte di alcune altre considerazioni che vanno comunque valutate. Nel 1995 ci fu un referendum in Italia, forse molti lo hanno dimenticato, in cui 13 milioni, quasi 14 milioni di italiani si espressero per la privatizzazione della RAI, uno dei tanti referendum dimenticati e non raccolti dalla politica in questo Paese. Ogni tanto il tema della privatizzazione della RAI, quindi tutto il tema collegato con il canone, ritorna comunque presente nella discussione politica.
  Ci fu nel 2013 Mediobanca che disse quale poteva essere il ricavato, ma soprattutto quale poteva essere la riduzione di costi per lo Stato collegati con l'attività di privatizzazione della RAI. Addirittura, ci fu un Ministro, Saccomanni, che nel 2013, Pag. 22ospite in ottobre di una trasmissione di Fabio Fazio, parlò, in maniera abbastanza esplicita, della possibilità di abolire il canone e di privatizzare la RAI.
  Ebbene, forse è utile ricordare quali sono state le reazioni, nell'ottobre del 2013, a quell'intervento di Saccomanni, reazioni che vennero dal mondo sindacale, da autorevoli esponenti del mondo sindacale: Bonanni della CISL e Centrella dell'UGL bollarono la proposta come una proposta non praticabile, non utile. Ci fu Salvatore Margiotta del PD che disse che non era all'ordine del giorno, ci fu il responsabile del PD del servizio pubblico che disse che non se ne parlava, che la posizione ufficiale del PD era quella che non se ne parlasse.
  Allora, noi, firmatari della mozione che ho appena provato a illustrare, siamo convinti che esistano ancora oggi delle differenze tra un mondo che è liberale e un mondo che liberale non è affatto e che, nonostante viviamo in situazioni nelle quali si tende a dire che non esistono più differenze di carattere metodologico, forse più che ideologico, queste differenze esistono eccome ed esistono delle frontiere in cui oggi chi è liberale in questo Paese è fortemente minoranza, minoranza consapevole, ma sicuramente minoranza.
  Questa, per l'abolizione del canone RAI e per la privatizzazione del servizio, è una tradizionale battaglia liberale, una tradizionale battaglia liberale tradizionalmente perdente in un Paese che di liberale ha ben poco e in un Paese in cui solo gli slogan diventano liberali e la sfida, nei confronti di chi oggi governa, anche da parte di chi a questo Governo come me dà comunque il suo assenso, non può che essere rivolta a sollevare verso l'alto l'asticella di riforme liberali che in questo Paese vengono spesso evocate, di cui in questo Paese spesso si parla – oggi devo dire ben più di vent'anni fa o di trent'anni fa – ma sostanzialmente se ne parla per stroncarle, se ne parla per decidere che possono essere rinviate o se ne parla per fare riforme che assomigliano a riforme liberali, ma in realtà sono riforme farlocche, che niente introducono di nuovi elementi di libertà nel Paese.
  Liberare il servizio pubblico dalla politica è oggi uno degli elementi fondamentali per ridare a questo Paese libertà di informazione, pluralismo e per fare in modo che non sia, come oggi, il settantesimo Paese al mondo per quanto riguarda la libertà di informazione, per dare finalmente una ventata di vero liberalismo e di vere riforme liberali a un Paese che ne ha bisogno come l'aria per poter continuare a vivere.

  PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Palese. Ne ha facoltà.

  ROCCO PALESE. Signor Presidente, onorevoli colleghi, rappresentante del Governo, oggi affrontiamo la discussione su un atto di indirizzo che riguarda una tra le tasse più odiate dai cittadini, i quali lamentano l'iniquità nel prevedere un'imposta per il solo possesso di un apparecchio televisivo, invece di commisurare l'entità della tassa stessa alla reale fruizione del servizio pubblico radiotelevisivo.
  Stiamo parlando del canone per l'abbonamento televisivo, previsto dal regio decreto-legge n. 246, risalente addirittura al 1938, quando ancora la televisione era di là da venire. Si fa un gran parlare di riforma del canone RAI e sono in campo le ipotesi più disparate, ma, con la mozione in discussione oggi, ci vogliamo concentrare su una questione molto concreta, aperta da alcuni anni e che ancora non trova una soluzione, cioè la possibilità di disdire il canone RAI da parte dei cittadini.
  L'articolo 10 del citato regio decreto-legge, come riportato anche dal sito Internet RAI, prevede che gli utenti possano disdire l'abbonamento TV, in caso di cessione o alienazione dell'apparecchio, rottamazione, furto o incendio, oppure in caso di suggellamento di tutti gli apparecchi TV detenuti. Il suggellamento consiste nel rendere inutilizzabili, generalmente mediante chiusure in appositi involucri, tutti gli apparecchi detenuti dal titolare Pag. 23del canone TV e dagli appartenenti al suo nucleo familiare presso qualsiasi luogo di loro residenza o dimora. La disdetta del canone TV diventa realmente operativa in caso di suggellamento con il versamento di euro 5,16 per ogni apparecchio da suggellare all'Agenzia delle entrate di Torino e per tutti gli altri casi dopo che lo sportello SAT, sportello abbonamenti TV, avrà trasmesso a coloro che hanno disdetto il canone RAI il modulo che perfeziona la procedura.
  Sono migliaia, quasi 150 mila, le segnalazioni giunte dai cittadini che, nonostante la richiesta di esonero o di disdetta del canone TV per la propria abitazione, come previsto dalla legge e come riportato anche sul sito Internet della RAI, si sono visti recapitare richieste di pagamento o addirittura diffide, in quanto considerati utenti morosi.
  Accanto alle regolari richieste di disdetta avanzate dai cittadini e finora senza esito, la legge prevede anche casi di esenzione dal pagamento del canone RAI. L'articolo 1, comma 132, della legge 24 dicembre 2007, n. 244, la legge finanziaria del 2008, stabilisce che, a decorrere dall'anno 2008, per i soggetti di età pari o superiore a 75 anni e con un reddito proprio e del coniuge non superiore complessivamente a euro 516,46 per tredici mensilità senza conviventi è abolito il pagamento del canone di abbonamento alle radioaudizioni esclusivamente per l'apparecchio televisivo ubicato nel luogo di residenza.
  La finalità della mozione presentata da Forza Italia è di chiedere l'impegno del Governo perché venga emanata una nota esplicativa che contribuisca a chiarire, in maniera inequivocabile, i criteri in base ai quali procedere alla disdetta e all'esonero del pagamento del canone TV, sanando altresì i numerosi casi pendenti.
  Chiediamo, inoltre, l'intervento del Governo per dare piena attuazione alle disposizioni in tema di total disclosure, come richiamato dal presidente Brunetta nelle 6 interpellanze urgenti finora presentate al riguardo, pubblicando, senza ulteriore ritardo, i dati sui compensi del personale della RAI sul sito Internet del Ministero dell'economia e delle finanze, come previsto dalla legge.

  PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Anzaldi. Ne ha facoltà.

  MICHELE ANZALDI. Signor Presidente, con riferimento alla mozione presentata dai colleghi della Lega, il Partito Democratico non ritiene che ci siano le condizioni per sostenerla. Prima, però, di entrare nel merito vorrei ribadire che il PD, sulla questione del canone RAI, condivide la necessità di rivedere in profondità l'attuale normativa. In realtà, crediamo che sia necessario, innanzitutto, riformare il servizio pubblico nel modello di governance e, di conseguenza, nei criteri di nomina degli organi amministrativi. È necessario e urgente liberare la RAI dai partiti e bisogna innanzitutto allontanare i partiti dalle fonti di nomina, per fare in modo che i vertici non siano vittime dei bilancini parlamentari.
  Per quanto riguarda il canone, il PD in Commissione di vigilanza ha sostenuto più volte la necessità di rivedere l'attuale modello. Il Governo stesso ha confermato che è allo studio una revisione della normativa. Fermo restando che non può essere accettata nessuna forma di evasione del canone, è indubbio che vada rivisto il metodo di pagamento, così come tutta la procedura di riscossione. Fa decisamente riflettere che, secondo quanto riferiscono gli organi di stampa, ci sia una struttura alla RAI che impegna ben 700 persone solo per occuparsi della riscossione di questo tributo, spesso con il rischio di eccessi di zelo proprio con le persone che il canone lo pagano. La battaglia all'evasione è giusta, ma bisognerebbe capire con certezza quanti utenti riguarda realmente, invece di adagiarsi su cifre milionarie che spesso girano senza conferme. Alla fine, il rischio è che, invece di stanare gli evasori, si perseguitano quelli che il canone lo pagano.
  Nel merito della mozione dei colleghi della Lega, credo che il PD non possa accoglierla per due ragioni: riguardo alla Pag. 24richiesta di una circolare applicativa per l'esenzione degli over 75, va segnalato che una circolare del genere è già stata diffusa dall'Agenzia delle entrate nel 2010; con riferimento alla retroattività dell'esenzione, va segnalato che l'attuale normativa non la prevede e, quindi, va innanzitutto cambiata la legge, che risale ancora al regio decreto n. 246 del 1938. Un motivo in più per sostenere la necessità di riformare il canone, come intende fare il Governo con l'appoggio del Partito Democratico.

  PRESIDENTE. Non vi sono altri iscritti a parlare e pertanto dichiaro chiusa la discussione sulle linee generali delle mozioni.

(Intervento del Governo)

  PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare il sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze, Paola De Micheli.

  PAOLA DE MICHELI, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Signor Presidente, intervengo solo per alcune battute rispetto al tema generale della RAI, perché il Governo ritiene sicuramente, rispetto anche a quanto sostenuto dall'onorevole collega Caparini, che il servizio pubblico sia necessario e strategico, ancor di più in questo tempo, e il Governo si sta anche occupando – nei prossimi mesi apriremo anche una discussione pubblica – di una proposta che affronti una modernizzazione della governance.
  Certamente quello della RAI non è un monopolio, ma anche sul pluralismo si può fare meglio, così come richiesto anche dall'onorevole Caparini. Sul canone, così come anche ribadito dal collega Anzaldi del Partito Democratico, a breve, a brevissimo, verrà presentata una proposta di riforma, che ha alcuni obiettivi fondamentali, peraltro molto condivisi anche all'interno della Commissione di vigilanza: l'eliminazione dell'evasione, che è un dato che caratterizza soprattutto il nostro Paese, molto di più degli altri Paesi europei; l'introduzione di meccanismi di maggiore equità; la trasformazione del canone in un'imposta meno invasiva e la garanzia per la RAI della certezza delle risorse sulle quali poter poi costruire i propri progetti.
  Diciamo che non entro nel merito di quella che sarà la proposta della riforma, perché sono in corso verifiche tecniche, ma si tratta di aspettare solo qualche giorno. Per quel che riguarda invece più nel dettaglio la mozione, che in realtà affronta una parte della questione del canone, gli onorevoli proponenti hanno chiesto di intervenire tramite l'emanazione di una circolare esplicativa, nonché risolutiva della situazione con riferimento ai soggetti aventi i requisiti di cui al comma 132, dell'articolo 1, della finanziaria del 2008, che possono ottenere l'esenzione dal pagamento del canone RAI esclusivamente per l'apparecchio televisivo ubicato nel luogo di residenza, nonché a definire le domande di rimborso ancora in sospeso dal 2008 al 2013.
  Questo era l'oggetto specifico. Al riguardo gli uffici dell'amministrazione finanziaria confermano che, relativamente all'agevolazione alla quale fa riferimento la mozione, l'Agenzia delle entrate, con la circolare n. 46/E del 20 settembre 2010, ha chiarito i requisiti necessari per la fruizione del beneficio, la procedura per ottenere l'esenzione e per richiedere il rimborso del canone e le modalità per fornire adeguata assistenza ai contribuenti.
  La circolare n. 46/E citata ha chiarito anche le modalità di richiesta dei rimborsi del canone relativi agli anni 2008, 2009 e 2010, precisando che l'erogazione delle somme spettanti è effettuata attraverso l'emissione di moduli postali da riscuotere in contanti presso gli sportelli di Poste Italiane Spa.
  L'Agenzia ha inoltre rappresentato di aver continuato a rimborsare l'importo dei canoni non dovuti anche per gli anni successivi al 2010. Lo stesso documento di sindacato ispettivo, inoltre, impegna il Governo, in relazione alla dichiarazione ad integrazione della disdetta, a fornire adeguata informazione agli utenti ed agli uffici competenti sulla corretta procedura Pag. 25da seguire per la disdetta del canone RAI – rimuovendo gli oneri impropri a carico dell'abbonato per il suggellamento – a procedere alla convalida con effetto retroattivo di tutte le disdette e richieste di esonero effettuate, facendo decadere le pretese di essere a carico dell'utente di corrispondere quote di canone di abbonamento RAI che non costituiscano l'effettiva omissione totale o parziale relativa al pagamento dei canoni antecedenti alla disdetta, con l'ulteriore effetto di procedere d'ufficio alla liquidazione di quanto indebitamente versato dagli abbonati.
  In proposito, l'Agenzia delle entrate evidenzia che l'ufficio territoriale di Torino, sportello abbonamenti alla televisione, il SAT, nei casi in cui i contribuenti non abbiano ancora inviato tutti gli elementi previsti ai fini della disdetta, inoltra agli stessi, ai sensi dell'articolo 10 del regio decreto n. 246 del 1938, un modello titolato: «Dichiarazione ad integrazione della disdetta», da restituire al SAT, compilato e sottoscritto entro il termine ordinatorio di quindici giorni dal ricevimento dello stesso.
  Gli effetti della disdetta decorrono comunque dalla data della prima istanza. Con lo stesso documento di sindacato ispettivo viene richiesto, infine, di prevedere la cancellazione dall'elenco degli obbligati al pagamento del canone del nominativo dell'utente che ha effettuato regolare disdetta e sia in possesso dei requisiti per l'esonero.
  Al riguardo, però, in questo caso, l'Agenzia delle entrate precisa che l'articolo 1, comma 132, della legge finanziaria del 2008, come chiarito anche nella circolare n. 46/E citata, prevede l'esenzione del canone spettante fino a quando persistono i prescritti requisiti reddituali. Pertanto, in considerazione dell'eventuale variazione negli anni del requisito reddituale – sempre auspicabile, peraltro, perché vorrebbe dire che il reddito cresce –, con la conseguente perdita dell'agevolazione, i nominativi dei soggetti beneficiari dell'esenzione non possono essere cancellati in via definitiva dagli elenchi degli abbonati, ma esclusivamente in via temporanea.

  PRESIDENTE. La Presidenza la ringrazia e le formula anche i migliori auguri per il nuovo e prestigioso incarico a cui è stata chiamata, onorevole De Micheli.
  Il seguito della discussione è rinviato ad altra seduta.
  Saluto gli studenti e gli insegnanti dell'Istituto comprensivo statale «Leonardo da Vinci» di Roma, che assistono ai nostri lavori dalla tribuna (Applausi).

Discussione della Relazione sul semestre di presidenza italiana dell'Unione europea e sulla lotta alla criminalità mafiosa su base europea ed extraeuropea, approvata dalla Commissione parlamentare di inchiesta sul fenomeno delle mafie e sulle altre associazioni criminali, anche straniere (Doc. XXIII, n. 2) (ore 12).

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione della Relazione sul semestre di presidenza italiana dell'Unione europea e sulla lotta alla criminalità mafiosa su base europea ed extraeuropea, approvata dalla Commissione parlamentare d'inchiesta sul fenomeno delle mafie e sulle altre associazioni criminali, anche straniere.
  Avverto che lo schema recante la ripartizione dei tempi è pubblicato in calce al vigente calendario dei lavori dell'Assemblea (vedi calendario).
  Avverto che le eventuali risoluzioni devono essere presentate entro il termine della discussione.

(Discussione – Doc. XXIII, n. 2)

  PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione.
  Avverto che, con lettera del 14 novembre, la presidente della Commissione parlamentare di inchiesta sul fenomeno delle mafie, onorevole Rosy Bindi, ha comunicato Pag. 26di avere designato quale relatrice per l'Assemblea l'onorevole Laura Garavini, già relatrice in Commissione.
  Ha facoltà, pertanto, di intervenire la stessa onorevole Garavini.

  LAURA GARAVINI, Relatore. Signor Presidente, le nostre mafie sono riuscite ad internazionalizzarsi, sono riuscite ad approfittare della globalizzazione, hanno approfittato della caduta delle frontiere ed hanno imparato ad essere operative e a trarre grandi profitti dai loro sporchi interessi criminali proprio là dove la legislazione è lacunosa, proprio là dove c’è un gap di buona politica in materia di antimafia.
  Ma se le mafie sono riuscite ad internazionalizzarsi, allora è opportuno che anche l'antimafia si internazionalizzi, prima di tutto proprio anche a livello normativo, a livello legislativo. Forte di questa consapevolezza, la Commissione antimafia, in questa legislatura, si è dotata di un Comitato ad hoc: un Comitato che miri a fotografare lo stato dell'arte in termini di legislazione, in termini di leggi a livello europeo, una Commissione antimafia che si premuri, dunque, di fare sì che la legislazione a livello internazionale, prima di tutto a livello europeo, si armonizzi e sia capace di affrontare quello che è il pericolo rappresentato dalle mafie. Ecco che si è dotata di un Comitato ad hoc, consapevole del fatto che questa armonizzazione è necessaria e consapevole anche del fatto che l'Italia può giocare un ruolo determinante alla luce della presidenza del semestre europeo che, in questi mesi, sta conducendo.
  Dunque, nel giro di qualche settimana, il Comitato, di cui ho avuto il piacere di essere coordinatrice, ha sentito una serie di interlocutori, espressione delle varie realtà rivolte alla legalità a livello nazionale e che si preoccupano di questioni di contrasto alla criminalità organizzata a livello internazionale, ed è andato a sentire una serie di interlocutori anche operanti a livello europeo, come Eurojust, Olaf, varie task force bilaterali e quant'altro.
  Abbiamo preso come punto di analisi tutta una serie di indicatori, a partire dalle rogatorie in entrata e in uscita dall'Italia verso i principali Paesi europei. Abbiamo preso in esame una serie di inchieste concluse e condotte negli ultimi dodici mesi. Abbiamo preso diversi dati, a partire dal numero dei latitanti arrestati a livello europeo, pari ad oltre 700 unità negli ultimi dodici mesi. Abbiamo guardato anche i vari dati relativi ai quantitativi di sostanze stupefacenti sequestrate in Europa, ben consapevoli del fatto che il sequestrato non è che il 10 per cento di quello che è l'ammontare generale delle droghe in commercio.
  Ci siamo anche andati a procurare una serie di stime elaborate da autorevoli esponenti, come ad esempio le Nazioni unite, in materia di proventi del crimine organizzato a livello europeo, proventi che si aggirano attorno ai 466 miliardi di euro, vale a dire il 3,6 per cento del PIL intero della Unione europea. Quantitativi che ci fanno dire che, se il crimine organizzato, fosse uno Stato nazionale, allora, con un ammontare di questa natura, sarebbe la bellezza della settima potenza a livello economico dell'Unione europea, dopo Paesi come la Germania, la Francia, la Gran Bretagna e così via.
  Allora, come dicevo, abbiamo fatto una sorta di fotografia dello stato dell'arte di quella che è l'attività della criminalità organizzata a livello europeo e abbiamo tenuto conto anche del fatto che le diverse crisi geopolitiche del Mediterraneo e dei Balcani determinano nuove dimensioni anche del crimine organizzato, lasciano trapelare nuove forme di collaborazione – e purtroppo anche questo è un aspetto che è emerso proprio da alcune recenti indagini – tra crimine organizzato e terrorismo internazionale, il che rende ancora più grave, ancora più preoccupante lo stato dell'arte.
  Abbiamo preso in esame quelli che sono i principali ambiti di attività che se, da un lato, sono quelli tradizionali legati al traffico e spaccio di sostanze stupefacenti, d'altro lato, interessano sempre di più anche la tratta di esseri umani, e dunque Pag. 27immigrazione clandestina, fenomeno di riciclaggio e soprattutto anche abuso di finanziamenti pubblici da parte appunto del crimine organizzato. Sempre di più, le nuove rotte, che si vanno a delineare, coincidono; dunque, sempre di più c’è coincidenza tra le rotte dei traffici di droga e quelle della tratta di immigrati clandestini e autoriciclaggio.
  Abbiamo quantificato anche i proventi derivanti da queste diverse tipologie di reato e siamo giunti, sinteticamente, a dire: se le mafie hanno beneficiato di questa globalizzazione, allora è necessario che l'Europa, sempre di più, si doti di uno spazio giudiziario europeo, quello spazio giudiziario europeo che in questi anni l'Europa purtroppo non è ancora riuscita a creare.
  Allora, come perseguire questo obiettivo ? Come perseguire uno spazio giudiziario europeo ? E come rendere più efficiente il contrasto al crimine organizzato a livello europeo ? Abbiamo sintetizzato i nostri fini, le nostre risposte in cinque punti programmatici. Innanzitutto, è necessario, e qui il nostro Paese deve agire in modo ambivalente, in modo duplice, da un lato, che come Stato, come Paese vada a recepire tutta una serie di decisioni quadro e di direttive già approvate a livello europeo ma non ancora fatte proprie dal nostro Paese e, d'altro lato, è necessario e opportuno che si utilizzi proprio il semestre di presidenza europeo, che l'Italia, in questi mesi, presiede, per fare sì che, anche nei confronti di altri Paesi, si agisca, si sensibilizzi e si inducano questi Paesi a fare altrettanto e dunque andare a recepire una serie di decisione quadro e di direttive che possano essere di grande rilievo nel contrasto al crimine organizzato.
  Pensiamo, in particolare, e li cito espressamente proprio perché anche il nostro stesso Paese ha accumulato ritardi non più accettabili, al recepimento della decisione quadro del 2002, volta ad istituire le squadre investigative comuni; oppure all'altra decisione quadro del 2006 che prevede il reciproco riconoscimento di sentenze di confisca; oppure, quella per la perseguibilità delle persone giuridiche, così come pure quella del MER ossia del riconoscimento del mandato europeo di ricerca delle prove, oppure – ancora una – il provvedimento di blocco dei beni o di sequestro probatorio. Dunque, decisioni quadro, a parte quella sulla perseguibilità delle persone giuridiche, che invece il nostro Paese ha già recepito ma per la quale è estremamente importante che anche altri Paesi vengano sensibilizzati a recepirla, dal momento che le inchieste da noi prese in esame dimostrano che, spesso e volentieri, si costituiscono società, vuoi società per azioni, vuoi Srl, in altri Paesi europei proprio perché la legge lì non ammette, non prevede la perseguibilità di queste persone giuridiche proprio perché si possono perseguire soltanto persone fisiche.
  Ma, a parte questo, tutte le altre decisioni quadro, anche nel nostro Paese, possono dare un grosso contributo al miglioramento del contrasto al crimine organizzato. Un esempio per tutti: se parliamo di squadre investigative comuni, pensiamo, per esempio, alla cattura di Strangio, alcuni anni fa, a seguito dell'attentato di Duisburg; un italiano che venne arrestato in Olanda per avere commesso un crimine in Germania.
  Già una casistica, già un caso di questo tipo, un esempio di questo tipo, rende visivamente chiaro come sia opportuno istituire squadre di polizia, squadre investigative che mettano insieme più Paesi, proprio per affrontare quel crimine organizzato che, sempre di più, è operativo, e, purtroppo, positivamente operativo, nel senso che riescono bene nei loro traffici proprio nella misura in cui operano e sono nelle condizioni di operare su più Paesi contemporaneamente, con più lingue e anche con più gap normativi, con più deficit normativi.
  Allora, una serie di decisioni quadro che vanno ratificate velocemente, una serie anche di direttive che è opportuno implementare quanto prima. Penso, per esempio, all'ultima, di recente approvazione a livello europeo, in materia di confische, la direttiva approvata nel 2014, Pag. 28come pure alla direttiva sull'ordine europeo di indagine inerente intercettazioni in ambito europeo, dunque volta a favorire lo scambio di intercettazioni, e dunque la possibilità di intercettare anche a livello internazionale e di poter ottenere celermente i risultati di tali intercettazioni.
  Ma, accanto a questo primo punto, riteniamo che sia fondamentale, che sia importante che il Governo approfitti del proprio ruolo a capo della Presidenza europea per istituire la procura europea, e non soltanto una procura europea che sia in questa versione iniziale a cui, finalmente, comunque, la Commissione sta tendendo, e cioè una procura europea che si occupi fondamentalmente delle truffe a danno della stessa Unione europea, ma auspichiamo, come Commissione antimafia, che si vada oltre e che questa procura europea diventi una vera procura europea antimafia, e che dunque possa, anche lì, fungere da punto di raccordo, a livello centrale europeo, per raccogliere le fila di tutta una serie di inchieste che interessano il contrasto alla criminalità organizzata nei diversi Paesi.
  Riteniamo, inoltre, come terzo punto, sintesi dei nostri lavori, che sia importante potenziare strumenti antimafia già operativi, già istituiti, che abbiano presentato fino adesso aspetti particolarmente positivi e di efficienza nel contrasto al crimine organizzato. Penso, in particolare, agli ARO, Asset Recovery Office, vale a dire uffici che sono stati recentemente istituiti, che hanno il grosso vantaggio di mettere in rete banche dati di diversi Paesi. Dunque, non rappresentano un'unica banca dati – cosa che, magari, sarebbe abbastanza complessa, articolata e, probabilmente, difficilmente ottenibile a livello europeo – ma presentano il grosso vantaggio di riuscire a ricorrere alle diverse banche dati dei singoli Paesi attraverso la collaborazione che si istituisce attraverso questa piattaforma tra le diverse forze di polizia.
  È, dunque, uno strumento che sta dando importanti risultati, può darne ulteriormente, e va senz'altro sostenuto maggiormente: nello stesso nostro Paese non è ancora stato implementato come era previsto originariamente a livello legislativo. Riteniamo, inoltre, che sia fondamentale potenziare lo scambio di informazioni tra forze inquirenti e anche potenziare la specializzazione delle stesse forze. In particolare, a livello nazionale, è quanto mai importante che si proceda in modo particolare proprio in questo senso, anche in un'ottica di internazionalizzazione del contrasto al crimine organizzato.
  Per finire, riteniamo che sia opportuno usufruire e approfittare del semestre di Presidenza europeo per usare un'azione di impulso nei confronti dell'Europa anche rispetto all'applicazione di nuove normative. Pensiamo, in particolare, all'adozione a livello internazionale di una sorta di articolo 416-bis, e dunque l'introduzione del reato di associazione a delinquere di stampo mafioso, così come pure riteniamo che sia importante continuare quel lavoro di sensibilizzazione finalizzato a far sì che, anche a livello europeo, oltre a dotarsi di tutta una serie di misure in materia di confisca, come già previsto dalla direttiva del 2014 in materia di confisca, appunto, si possa pervenire, anche a livello europeo, a misure di prevenzione, e dunque ad una confisca preventiva.
  Così come riteniamo molto importante che si ripristini a livello europeo la Commissione antimafia, che era stata creata e portata avanti nella precedente legislatura, e che riteniamo abbia dato un importante contributo in termini di conoscenza, d'informazione, di analisi, e, dunque, di sensibilizzazione, nei confronti di diversi Paesi, di quella che è la necessità di un contrasto al crimine organizzato che sia sempre di più internazionale.
  Noi avevamo molto apprezzato, nel momento in cui presentammo la nostra relazione al Governo in audizione, il fatto che il Governo avesse adottato, e tenuto conto, nella predisposizione del programma del semestre, di aspetti che andassero a prevedere un contrasto al crimine organizzato a livello internazionale, così come abbiamo apprezzato il fatto che ci fu anticipato che nella legge di delegazione 2014-2015 si sarebbe considerata e ratificata una serie di punti emersi dal Pag. 29nostro rapporto. Ci auguriamo che, in questo semestre (per quanto si tratti di un semestre un po’ anomalo, nel senso che è un semestre, per così dire, istituzionale, di acquisizione di diversi ruoli e, dunque, un semestre che lascia poco spazio alla fase legislativa), il Governo possa utilizzare al meglio questo importante appuntamento, proprio perché riteniamo che non si possa aspettare ulteriormente (i ritardi accumulati nel passato sono sin troppo lunghi) e che sia necessario che, sia a livello italiano, sia a livello europeo, si proceda con un incisivo intervento normativo, proprio per far sì che il contrasto al crimine organizzato abbia ancora più elementi e strumenti di quanto non ne abbia oggi.

  PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Sarro. Ne ha facoltà.

  CARLO SARRO. Signor Presidente, l'esame della relazione noi lo valutiamo – l'anticipo – positivamente, proprio perché dà un'articolata descrizione dello stato effettivo di quelli che sono oggi gli strumenti disponibili e utili, secondo l'ordinamento comunitario e gli ordinamento nazionali, per il contrasto alla criminalità organizzata che, in un contesto sociale, culturale ed economico profondamente modificato ed evoluto, ha adeguato i propri strumenti di azione criminale, raffinandoli e utilizzandoli a pieno, come i dati economici, incontrovertibilmente, dimostrano. Credo che, molto utilmente, la relazione abbia anche soffermato l'attenzione sulla necessità di rafforzare alcuni degli istituti oggi disponibili, che andrebbero rivisitati, almeno in alcune loro specifiche parti, e dovrebbero essere potenziati per consentirne, non solo un'estensione dell'uso, ma anche, e soprattutto, una più efficace capacità di incidere nell'azione di contrasto all'attività dei sodalizi criminali. In particolar modo, opportunamente, nella relazione si fa riferimento al mandato europeo di ricerca delle prove che è, appunto, l'istituto, oggi esistente, finalizzato a favorire la collaborazione nell'esecuzione di attività investigative che mirano alla ricerca probatoria. Purtroppo, di questo istituto abbiamo, nel contesto degli ordinamenti nazionali europei, una scarsa applicazione; sono solo cinque i Paesi, come ci segnala la relazione, che hanno dato corso al recepimento dell'istituto: la Croazia, la Danimarca, la Finlandia, l'Olanda e la Slovenia. Quindi, spesso, anche quelle che sono le aree geografiche che possono essere maggiormente interessate dalla proiezione estera dell'attività criminale, sono oggi fuori.
  Quindi, vi è la necessità non solo di rendere più condiviso quest'istituto, ma anche di consentire, attraverso il coordinamento delle azioni, una possibilità di maggiore contrasto e di maggiore incisività.
  L'altro istituto che viene segnalato nella relazione è quello delle intercettazioni. Soprattutto vengono evidenziate le criticità, in particolar modo, la difficoltà, registrata da molti organi investigativi, nell'ottenere le autorizzazioni alle intercettazioni telefoniche ed ambientali e ciò, in ragione del fatto che le normative interne dei Paesi europei limitano fortemente le magistrature straniere ad autorizzare l'attività d'intercettazione. Quindi, vi è la possibilità di rafforzare queste misure – anche attraverso una modifica dell'ordine europeo d'indagine, cioè della decisione giudiziaria che si applica a qualsiasi atto di indagine – perché, con il rafforzamento di questo istituto, sarà possibile, attraverso anche il potenziamento di una regolazione condivisa con gli altri Paesi europei, l'utilizzo e l'impiego di questo prezioso strumento investigativo.
  Altro istituto è quello, infine, del pubblico ministero europeo. Quest'ufficio è previsto direttamente dall'articolo 86 del Trattato dell'Unione come ufficio di procura di dimensione europea, che ha la competenza al contrasto appunto dei reati lesivi degli interessi, soprattutto o pressoché esclusivamente, di natura finanziaria dell'Unione. Anche qui, registriamo un cambiamento rispetto alla regolamentazione del 1995, che sostanzialmente circoscrive la possibilità d'intervento a tre sole ipotesi di reato, quella della frode, della corruzione e del riciclaggio, che naturalmente Pag. 30interessino fondi europei. Con la proposta di direttiva del 2012 è stato ampliato, appunto, l'ambito di competenza – o almeno si avanza l'ipotesi che possa essere ampliato –, introducendo anche l'appropriazione indebita e la frode nelle procedure di appalto, sempre ovviamente con riferimento ai fondi utilizzati appunto in campo nazionale, ma provenienti e stanziati dall'Unione europea.
  Credo che l'insieme di questi strumenti – oltre ovviamente alle altre criticità che sono state segnalate nella relazione e che investono anche altri istituti e altre metodiche di accertamento delle responsabilità – possa rappresentare un dato importante, soprattutto se noi all'insieme della situazione, così come descritta negli atti della Commissione parlamentare, aggiungiamo anche alcuni dati, che sono stati rilevati nella relazione di recente pronunciata dal governatore della Banca d'Italia, a proposito del contrasto all'economia criminale.
  In tale relazione troviamo dei dati estremamente importanti ed estremamente significativi, che dimostrano come il contrasto efficace ed incisivo all'attività ed agli interessi di questi sodalizi criminali rappresenti la precondizione per lo sviluppo vero di molte aree del nostro Paese, a partire, in particolare modo, da quelle del Mezzogiorno d'Italia, che più pesantemente avvertono la presenza di queste attività criminali, ma con un beneficio inevitabile per tutta l'attività economica del nostro Paese, che potrebbe migliorare, nella valutazione degli operatori internazionali e, quindi, anche degli investitori internazionali, se solo pensiamo che la criminalità ha un effetto negativo sugli investimenti provenienti dall'estero. Secondo le stime di Banca d'Italia, a parità di altre condizioni, noi abbiamo nell'area euro, tra il 2006 e il 2012, flussi di investimento esteri in Italia che sarebbero risultati, in assenza delle segnalate criticità criminali, superiori del 15 per cento. Quindi, parliamo di una massa finanziaria di quasi 16 miliardi di euro di investimenti diretti, proprio come attratti in quel periodo e, in particolare modo, nelle regioni del Mezzogiorno d'Italia.
  La stessa relazione di Bankitalia fornisce una serie di altri interessantissimi dati molto aggiornati. Dico ciò per significare che, oltre a rappresentare, quello del contrasto agli interessi criminali, un'azione doverosa dello Stato e dell'Unione europea nella proiezione internazionale – per garantire la sicurezza dei cittadini e le libertà individuali, oltre che la connotazione democratica delle nostre istituzioni – rappresenta anche una grande opportunità per potenziare, rafforzare e migliorare le condizioni economiche delle aree dell'Unione, anche di quelle particolarmente svantaggiate, come le regioni meridionali d'Italia o altri bacini di altri Paesi europei. Infatti, proprio liberarsi dalla criminalità e dal pesante fardello e condizionamento di queste attività costituisce una precondizione per lo sviluppo, come segnala Banca d'Italia, ma soprattutto anche la possibilità di liberare energie, risorse ed intelligenze a tutto vantaggio, non solo di dati strettamente economici, ma della qualità complessiva della vita dei cittadini italiani e dei cittadini europei.
  Noi naturalmente ci associamo, come Forza Italia, all'auspicio che il semestre di Presidenza italiana segni davvero un fattore di stimolo per il miglioramento e l'affinamento di quegli istituti giuridici cui ho fatto cenno precedentemente e che sono indispensabili nell'attività di contrasto e che, attraverso questa qualificata e competente possibilità di contribuire, anche forti dell'esperienza che in Italia si è maturata a livello investigativo, a livello legislativo, a livello di azione di contrasto all'attività criminale, si possa in un certo senso restituire anche al nostro Paese non solo un primato in termini negativi, vivendo ancora noi la maggiore sofferenza per i condizionamenti criminali, ma anche la possibilità di acquisire, se non un primato, un ruolo di primissimo piano nel contesto internazionale, per contribuire, attraverso il potenziamento e l'affinamento degli istituti di contrasto, a rendere quanto più effettiva possibile l'azione di Pag. 31contenimento e di eliminazione, in prospettiva, della presenza criminale o almeno delle grandi organizzazioni criminali.
  È, dunque, una valutazione positiva che il nostro gruppo fa della relazione e delle prospettive che nella relazione vengono rassegnate in termini di conclusioni.

  PRESIDENTE. È iscritta a parlare l'onorevole Scopelliti. Ne ha facoltà.

  ROSANNA SCOPELLITI. Signor Presidente e colleghi, la relazione oggetto della presente discussione generale riveste indubbiamente un ruolo di impulso nella predisposizione di strumenti normativi, nonché di natura organizzativa, in grado di rafforzare la lotta alle organizzazioni criminali. Ritengo che si debba ormai riconoscere come la criminalità mafiosa abbia esteso il proprio raggio di azione ben al di là dei confini nazionali, trovando tra l'altro terreno fertile per i propri interessi in diversi Stati europei.
  Conseguentemente, l'azione di contrasto alla criminalità organizzata non può più essere intesa come un qualcosa che riguardi esclusivamente le istituzioni italiane, ma deve essere supportata ed integrata da una valida azione comunitaria, attraverso un'armonizzazione degli strumenti più idonei a condurre questo tipo di lotta.
  In alcuni dei Paesi dell'Unione europea, però, notiamo come vi sia ancora un notevole ritardo nell'azione di coordinamento e di una reale comprensione del fenomeno mafioso ed è sufficiente ricordare come in molte realtà europee i concetti di «associazione di tipo mafioso» e di «scambio elettorale politico-mafioso», reati rispettivamente contemplati dal nostro codice penale agli articoli 416-bis e 416-ter, non appartengano minimamente, purtroppo, alla loro cultura giuridica.
  Occorre quindi, da un lato, che l'Italia si faccia promotrice di una seria lotta alla criminalità organizzata e, dall'altro, che gli Stati europei si uniscano al nostro Paese, in modo da intraprendere una politica di contrasto alla mafia coordinata ed armonizzata negli strumenti e nelle procedure da attuare.
  Le mafie costituiscono ormai un pericolosissimo ostacolo al libero sviluppo delle attività economiche, costituendo così una seria minaccia alla sicurezza dei cittadini e dell'intera Unione europea.
  E numerose e significative sono le indicazioni suggerite dalla relazione al nostro esame, tutte giustamente orientate a formare un blocco unico di lotta alla criminalità organizzata.
  Ritengo innanzitutto importante soffermarci sull'ipotesi di costituire un ufficio del pubblico ministero europeo dedicato alla lotta alla criminalità organizzata.
  E parliamo, qualora venisse istituita, di una procura di dimensione europea, competente a svolgere indagini penali per individuare, indagare e rinviare a giudizio gli autori di reati rientranti nella sua competenza e che, inoltre, trova base legale per la sua istituzione nell'articolo 86 del trattato sul funzionamento dell'Unione europea, introdotto dal Trattato di Lisbona.
  Ai sensi dell'articolo 86 appena citato, il pubblico ministero europeo svolgerebbe la sua attività, eventualmente in collegamento anche con 1'Europol, essenzialmente nella lotta agli autori di reati che ledono gli interessi finanziari dell'Unione. E la competenza della procura sui reati a tutela del bilancio dell'Unione dovrebbe essere esclusiva. Oltre ai reati tipici della Convenzione del 1995 (frode, corruzione e riciclaggio coinvolgenti fondi facenti parte del bilancio comunitario), la proposta di direttiva del 2012 fa anche riferimento all'appropriazione indebita e alla frode in procedure d'appalto, sempre ovviamente coinvolgenti gli interessi dell'Unione.
  È evidente, quindi, che ci troveremmo dinanzi ad un ufficio in grado di salvaguardare gli interessi finanziari dell'Unione con la cooperazione di tutti gli Stati membri, con un maggior dispiegamento di forze e di mezzi normativi. E un ulteriore impulso alla lotta coordinata ed armonizzata alla criminalità organizzata è sicuramente costituito dall'attuazione di normative per l'allestimento di squadre Pag. 32investigative comuni. La previsione dell'istituzione delle squadre investigative comuni trova, infatti, la sua origine in un impegno assunto a Tampere nel 1999, in base al quale gli Stati membri dell'Unione europea si sono impegnati a costituire senza indugio squadre investigative comuni allo scopo di combattere il traffico di stupefacenti, la tratta di esseri umani e il terrorismo. La Convenzione europea relativa all'assistenza giudiziaria in materia penale, adottata nel maggio del 2000, ha, poi, materialmente previsto la creazione delle predette squadre investigative comuni.
  In estrema sintesi, quindi, la normativa prevede che al fine di condurre indagini penali che esigono un'azione coordinata e concertata degli Stati membri, due o più Stati membri possono costituire una di tali squadre attraverso la conclusione di un accordo comune che definisca le modalità di azione della squadra stessa. E tutti i reati possono quindi giustificare la costituzione di una squadra investigativa comune che deve essere caratterizzata da uno scopo ben preciso e da una durata limitata che però può essere prolungata col consenso di tutte le parti contraenti. Del resto, l'esigenza di dotare l'Unione di strumenti normativi comuni obbliga gli Stati membri ad istituire squadre investigative e operative sul campo e potremmo quindi dire che possano riferire del proprio lavoro alla procura di dimensione europea di cui si è detto poc'anzi.
  A questo punto non dobbiamo dimenticare che la criminalità organizzata e le mafie hanno esteso i propri contesti in cui compiere atti illeciti, costringendo le istituzioni preposte al loro contrasto ad aumentare ingentemente i mezzi a disposizione per condurre questo tipo di lotta. È indubbio, ormai, che le mafie utilizzino sempre di più, per il perseguimento dei loro scopi illeciti, forme e strutture societarie come schermi delle persone effettivamente beneficiarie. All'Unione Europea va quindi riconosciuto il merito di aver per prima intravisto l'esigenza di una disciplina comune della responsabilità delle persone giuridiche per i reati commessi all'interno del proprio territorio. La raccomandazione n. 88/18 del Consiglio dei ministri europeo aveva già sottolineato l'importanza di una punizione diretta delle persone giuridiche, così come il regolamento n. 2988 del 1995, all'articolo 7, che espressamente prevede la responsabilità delle persone giuridiche che abbiano compiuto determinate condotte criminose. La responsabilità delle persone giuridiche, quindi, è giustamente da ritenersi quale una esigenza di tipo internazionale, che non può più restare confinata all'interno dei confini di un singolo Stato.
  Non deve sorprenderci, quindi, se nella Convenzione delle Nazioni Unite contro la criminalità organizzata transnazionale, svoltasi a Palermo nel dicembre del 2000, ci si riferisca ad essa nei termini di uno strumento di repressione del crimine organizzato. L'articolo 10 della Convenzione impone, infatti, a tutti gli Stati firmatari di introdurre nei propri ordinamenti forme di responsabilità diretta delle persone giuridiche, liberamente qualificabile come penale, civile o amministrativa, nei casi in cui esse partecipino a reati gravi che coinvolgono un gruppo criminale organizzato.
  Circa la Relazione al nostro esame, voglio fare un plauso alla relatrice, onorevole Garavini, per aver coordinato egregiamente il comitato che se n’è interessato, con risultati sicuramente ottimi. Bene ha fatto, quindi, la Relazione al nostro esame a dare impulso per l'adozione di una responsabilità di questa portata. E se serve – e io sono convinta che serva – bisogna fornire alle autorità preposte ulteriori mezzi nel condurre quotidianamente una sempre più aspra lotta alle mafie.
  Certo, otto minuti non sono sufficienti ad analizzare completamente le innovazioni che la Relazione auspica e che si possono adottare nel combattere le mafie. Tuttavia, mi rifaccio anche qui alla relazione dell'onorevole Garavini. Ma otto minuti, anche se sono pochini, permettono comunque di sottolineare ancora una volta l'esigenza che l'Unione Europea possa finalmente Pag. 33trovare anche in questo una sua unità, in un campo tanto delicato qual è la lotta alla criminalità organizzata.
  L'Italia, nel semestre che ne vede la Presidenza, ha ancor di più l'obbligo di promuovere iniziative legislative volte ad irrigidire il contrasto alle mafie nonché a sensibilizzare quegli Stati e quelle opinioni pubbliche europee che, ancora oggi, considerano questi fenomeni criminali una prerogativa esclusivamente italiana. Noi purtroppo sappiamo benissimo che non è così.
  Oggi è in gioco la sicurezza dei nostri cittadini, da intendersi come italiani ma soprattutto europei, nonché la possibilità per l'Unione Europea di continuare a garantire quella libertà nelle relazioni economiche ed umane che è ad oggi fondamento della propria esistenza.

  PRESIDENTE. È iscritta a parlare l'onorevole Dadone. Ne ha facoltà.

  FABIANA DADONE. Signor Presidente, la relazione che siamo chiamati ad esaminare in quest'Aula è stata approvata all'unanimità dalla Commissione antimafia lo scorso 17 giugno e trasmessa il giorno successivo ai Presidenti di Camera e Senato.
  La Relazione in oggetto ha come obiettivo quello di indicare nelle dovute sedi istituzionali e soprattutto nei confronti del Governo le condizioni della criminalità organizzata a livello europeo nonché le necessarie azioni che lo stesso avrebbe dovuto mettere in atto in occasione del semestre di Presidenza italiana dell'Unione europea. Una Relazione, quindi, che avrebbe avuto molto senso approvare e discutere in quest'Aula mesi or sono perché oggi ci troviamo praticamente a 40 giorni dalla scadenza del semestre di Presidenza italiana dell'Unione europea. Pertanto, il rischio è che questa discussione sia di fatto una discussione fine a se stessa, nonostante l'ottimo lavoro svolto dalla Commissione antimafia e dalla relatrice, che personalmente ringrazio.
  Ma veniamo alla Relazione in sé. È chiaro un punto di partenza: la necessità di una banca dati comune, la standardizzazione di una forma di comunicazione, di un linguaggio comune per riuscire a lottare in maniera efficace contro le mafie. In tal senso si vuole strutturare, promuovere il funzionamento di una procura unica antimafia a livello europeo, utilizzando delle banche dati uniche a livello internazionale e rafforzando i programmi di collaborazione delle forze di polizia nei diversi Stati. Faccio riferimento anche ai flussi criminali; come si sviluppano le mafie, soprattutto in quali settori: narcotraffico, tratta di esseri umani, sfruttamento della prostituzione, traffico di armi e di beni rubati, contraffazione e mercato dei prodotti che diventano dei veri e propri settori con il proprio racket di riferimento. Questo è l'impianto generale. Sono attività che vedono il rapporto sempre più stretto tra le diverse organizzazioni criminali. Quindi, ci sono delle vere e proprie strutture internazionali che si muovono in questi settori.
  Tuttavia, quello che attualmente rappresenta la programmazione e la linea di indirizzo del Governo non è affatto in linea con quanto si auspica e si propone in questa Relazione. Basta guardare a dei piccoli esempi per scoprire che c’è un enorme gap tra l'indirizzo parlamentare e la pratica governativa. Primo tra tutti, ad esempio, la riduzione delle risorse che vengono assegnate al Ministero dell'interno per l'attività delle forze dell'ordine in materia di narcotraffico. Il Governo, cioè, dovrebbe andare in Europa a indicare linee di indirizzo, a far capire come noi affrontiamo questo problema, a proporre una soluzione a livello europeo, ma ci andiamo già consci che ci siamo autoamputati quello che era il braccio armato per riuscire a difenderci e a lottare contro il narcotraffico. E questo è il punto numero uno.
  Settore numero due: tratta di persone. Ricordo, per chi ci seguisse da casa, che il narcotraffico e la tratta sono due tra le attività maggiormente remunerative per la criminalità organizzata a livello internazionale. A dirlo non sono io ma è la Relazione semestrale della DIA. Sulla Pag. 34tratta che cosa succede ? Queste organizzazioni sfruttano anche qui le differenze cognitive e di informazioni che esistono tra i vari Paesi. Pertanto, sfruttando questi vuoti dei sistemi normativi, riescono a spostare comodamente persone, addirittura a bilanciare il sistema di costi riuscendo a ridurre i costi del trasporto e a guadagnarci sopra: qualcosa che nei Paesi civili non dovrebbe nemmeno potersi vedere. Solo grazie alla mancanza di un sistema informatico di scambio, tutto questo è possibile. È possibile spostare delle persone dai Paesi di provenienza in quelli di arrivo in maniera del tutto indisturbata.
  E pensi, Presidente, che spesso nei Paesi di arrivo manca addirittura un sistema di garanzie e di tutele per questi schiavi moderni. E provi a indovinare qual è uno di questi Paesi in cui manca un sistema di garanzie ? Ovviamente l'Italia, la domanda si risponde da sola. È uno dei nostri Paesi.
  Perché l'Italia è uno di questi Paesi ? Perché ha recepito la direttiva europea in merito tre anni dopo, quindi un'era geologica in tema; tre anni dopo. Erano previste nel decreto due scadenze, una di luglio e una dell'ottobre, ormai passate entrambe: una sul piano anti-tratta e l'altra sul programma unico di emersione. Anche in questo caso, secondo la Relazione, il nostro Governo dovrebbe farsi promotore in sede europea di programmi e di piani di coordinamento per il contrasto all'organizzazione in questo tema; peccato che non l'abbia fatto neanche nel proprio Paese, non si sa se per scelta o per semplice negligenza.
  Altro settore, i beni sequestrati e confiscati. Anche qui la normativa è deficitaria, tant’è che la Commissione antimafia si è impegnata nell'arco di quest'anno a fare sia una valida Relazione che a prevedere una modifica dell'articolato del codice antimafia; e anche qua il Governo tace.
  Altro elemento critico e deficitario, che il Governo invece dovrebbe promuovere presso le sedi istituzionali, è quello relativo alla collaborazione in merito alle infiltrazioni criminali nelle grandi opere: noi su questo abbiamo decisamente la maglia nera. Ne prendiamo ad esempio solo due: il TAV di Chiomonte – io ci sono affezionata perché sono piemontese – e l'Expo di Milano; due casi emblematici di infiltrazione nelle grandi opere, che sono opere di respiro internazionale.
  Prendiamo il caso particolare del TAV. Attualmente il Governo si trova ad avere ereditato quello che è l'accordo italo-francese, che prevede l'applicazione esclusiva del diritto francese in sezione transfrontaliera: questo significa, parafrasando, che fino a Bussoleno non si applicherà la normativa antimafia. E, ad oggi, questo Governo – che ha ereditato è vero l'accordo, ma a questo Governo è stata segnalata più volte questa mancanza – non ha adottato nessuna decisione, nessuna, e nessun programma di collaborazione con il Governo francese per evitare che ci siano dei rischi in quella sezione, e per far sì che ci sia un'applicazione della normativa antimafia addirittura Oltralpe: ma figuriamoci, questi sono sogni ! Però, queste criticità sono state sollevate da questa opposizione in Commissione antimafia, e la presidente Bindi ne è testimone; in Commissione affari costituzionali, e il presidente Sisto ne è testimone; e in quest'Aula, e il Presidente della Camera ne è testimone.
  L'individuazione di una convenzione di questo genere rappresenterebbe senza dubbio un precedente ottimo per il nostro Paese nei confronti dell'Europa. Sarebbe un ottimo precedente, un ottimo punto di partenza per dimostrare che non siamo la solita Italia che tutti si aspettano; ma evidentemente, a 44 giorni dalla scadenza del semestre di Presidenza italiano, lo vedo quantomeno difficile, e si perde così un altro punto indicato nella Relazione, che è quello di prevedere all'interno di tutta l'Unione europea una normativa comune per il contrasto alle organizzazioni mafiose.
  Altro punto, che non vedrà purtroppo la luce (ma è colpa di quest'Aula, se si può dire), il contrasto al rapporto politica-mafia. Io mi affido alla vostra memoria, ma vi ricordate tutti il provvedimento che uscì in una certa maniera alla Camera, Pag. 35venne trasformato al Senato, e incredibilmente riapprovato in quest'Aula, in questa, con un relatore arrivato qui sotto la bandiera di Libera, che francamente è una cosa che personalmente mi lascia quantomeno perplessa. Quindi, un altro punto della Relazione completamente inutile.
  Io mi avvio alle conclusioni, Presidente. Vorrei soltanto dire che mi spiace deludere il Presidente Renzi, molto probabilmente gli sembrerò un gufo; però quanto detto è tutto assolutamente vero. Non c’è nulla di cui essere ottimisti, nulla di cui essere fieri, orgogliosi o fiduciosi.
  Purtroppo, per quel che riguarda questa Relazione (ma non solo), siamo fuori tempo massimo. E, ancora una volta, la Commissione antimafia ha fatto un ottimo lavoro su questa Relazione (lo ripeto), ma purtroppo questo lavoro si fermerà su un binario morto e del nulla, sarà una Relazione di puro principio, una relazione di mera teoria, e di tutto questo noi purtroppo non possiamo che dispiacerci (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Claudio Fava. Ne ha facoltà.

  CLAUDIO FAVA. Signor Presidente, ho solo due minuti per cui mi permetterei di andare per titoli. Io considero questa relazione una relazione impeccabile, come impeccabile considero il lavoro istruttorio che l'ha preceduta e che è stato coordinato dalla collega Garavini, come considero di qualità anche il dibattito che l'ha sostenuta in Commissione antimafia.
  La mia preoccupazione – lo dico al sottosegretario – e anche il mio dolore è che questa relazione e l'occasione di ragionamento che rappresenta verrà declassata come un compitino, un nostro compitino in bella calligrafia rituale e totalmente inefficace, perché più che tempo di auspici questo è tempo di bilanci, siamo a un mese dalla fine del semestre europeo.
  I tempi con cui si muove l'Europa ma anche i tempi con cui non si è mosso su questo punto, su questo versante, il Governo italiano in questo semestre, hanno per simmetria tempi rapidi, efficaci, eccellenti e sicuri, e sono quelli con cui la criminalità organizzata in questi anni ha costruito la sua Europa unita, il suo perimetro di lavoro, di affari e di impunità.
  Occorreva reciprocità, condivisione, coordinamento. Occorreva uno strumento operativo, una memoria da condividere, da mettere a disposizione sul piano investigativo, informazioni da scambiare. Siamo lontani da tutto questo.
  A giugno ci auguravamo di essere un po’ più prossimi alla meta alla fine di questo semestre; l'obiettivo, lo ricordava bene la collega Garavini, è il reato associativo. A questo riguardo, ricordo, che c’è una decisione del Consiglio europeo del 1997. Signor sottosegretario, siamo a 18 anni da quella decisione che dice come sia necessario un reato associativo, il reato di associazione mafiosa che diventi un punto di riferimento investigativo, normativo per tutta l'Europa.
  Siamo ancora liberi, ogni Paese membro è libero di decidere se e come definire questo reato associativo. La Presidenza italiana avrebbe dovuto avere come priorità chiedere alla Commissione una proposta legislativa su questo punto, assumerla come priorità di questo semestre e attribuirla come priorità di questa Commissione. Arriveremo alla fine del semestre e saranno 18 anni dal momento in cui si disse per la prima volta: dotiamoci di questo strumento.
  Stessa inerzia: l'istituzione di un pubblico ministero europeo, come ricordava la collega Garavini; un pubblico ministero che abbia una capacità di impulso e investigativa non soltanto per reati finanziari ma per tutti i reati associativi riconducibili alle organizzazioni mafiose. Stesso problema sul mandato europeo per la ricerca e la prova, su norme condivise in tema di intercettazioni e cioè – concludo, Presidente – su quegli strumenti operativi che permettono all'Europa, non soltanto all'Italia, di potersi dotare di un know-how capace di competere con la forza, l'efficacia e l'impunità delle mafie.
  Questo semestre, signor Presidente, e concludo, ci sembra un'occasione perduta Pag. 36non solo per quello che non è stato fatto ma anche perché occorreva fare in modo che in Europa si registrasse un cambio di marcia e di qualità nella sensibilità, si capisse che il tema della lotta alla mafia non è un capriccio degli italiani ma è una necessità, un'urgenza, una priorità dell'intera Comunità europea. Ecco, questo punto, almeno sul piano della civiltà dei costumi e delle idee, è un punto sul quale siamo mancati, assieme a tutte le altre sollecitazioni che avremmo dovuto e potuto rivolgere alla Commissione. Così non è stato e di questo naturalmente, sostenendo questo lavoro e questa relazione, ci siamo molto dispiaciuti.

  PRESIDENTE. È iscritta a parlare l'onorevole Costantino. Ne ha facoltà.

  CELESTE COSTANTINO. Signor Presidente, l'analisi che ci fornisce la relazione firmata dall'onorevole Laura Garavini ha, tra gli altri, un merito, quello di inquadrare il fenomeno mafioso nella contemporaneità.
  Stiamo parlando, infatti, di un fenomeno che rappresenta una delle grandi questioni nazionali e che ha assunto una dimensione transnazionale europea e globale. Le organizzazioni mafiose hanno raccolto la sfida della globalizzazione sapendo utilizzare a fondo tutte le sue caratteristiche principali. I clan sono stati capaci di mantenere un radicamento asfissiante sul territorio da cui provengono, ma contemporaneamente ad ampliare la loro sfera di influenza su altri pezzi di territorio nazionale. Soprattutto sono stati capaci di sbarcare sui mercati europei e mondiali dimostrando un'invidiabile strategia economica con risultati che solo chi è cieco o in mala fede non riesce a vedere. Sono diventate un pezzo fondamentale dell'organizzazione del sistema economico mondiale, del sistema di potere nazionale e dei territori. Gli affari con cui le mafie si arricchiscono in Europa e nel mondo e stanno dentro la nostra economia sono, come emerge dalla relazione, il traffico di droga, la tratta di esseri umani, il riciclaggio, l'azzardo e le scommesse.
  Per farlo, hanno messo a punto un sistema di mimetizzazione molto efficace. Molti uomini delle nostre organizzazioni vivono all'estero, trattano con i cartelli sudamericani o messicani e sfruttano il lavoro dei più deboli. Riprendo le parole del generale Capolupo: un costante processo di infiltrazione nel mondo dell'economia e della finanza, ulteriormente favorito dall'integrazione dei mercati, dalla liberalizzazione dei movimenti di capitali, dalle potenzialità offerte dalle reti telematiche, nonché dallo sviluppo dell'intermediazione finanziaria immobiliare. Gestendo abilmente la droga e muovendo le leve dell'economia con grande capacità e senso degli affari, le mafie e la ’ndrangheta, in particolare, utilizzano schemi complessi di riciclaggio nei settori del turismo, della ristorazione, nel settore immobiliare, non solo a Milano, ma ad Amsterdam, a Londra, a Berlino o in Lussemburgo, fino a forme di estero-vestizione delle imprese, l'utilizzo cioè di strutture societarie con soci occulti e insospettabili scovati in tutto il mondo, con la complicità di funzionari pubblici, professionisti, pezzi del sistema bancario e magari anche Governi che non sono particolarmente attenti a sentire il profumo o la puzza del denaro sporco.
  Questo in estrema sintesi il quadro nel quale ci troviamo e che ci viene descritto bene da questa relazione importante. C’è però anche un'altra componente fondamentale dentro questo lavoro e riguarda il ruolo che l'Italia può e deve assumere dentro lo scenario europeo nella lotta alle mafie e anche quanto l'Europa sia in ritardo nel dotarsi di strumenti necessari ad affrontare le mafie globalizzate.
  L'Europa vive infatti un problema, lo stesso che si riscontra in alcune aree del nostro Paese: fatica ad accettare che esistano le mafie, non ha una conoscenza approfondita del fenomeno, non crede davvero nella necessità di dotarsi degli strumenti adeguati, non riconosce in maniera omogenea il reato di associazione mafiosa, si preoccupa delle mafie soltanto quando le cronache gravi e pesanti travolgono l'opinione pubblica, e, come a Roma o a Milano, a Torino o a Genova, Pag. 37dove troppo spesso le classi dirigenti e i cittadini non vogliono coglierne il nesso, che pure è forte ed evidente, che esiste tra la droga, che a fiumi sta nelle strade, gli affari che vengono fatti con la complicità di professionisti ed istituti bancari, la crisi economica che morde la vita delle persone nelle periferie dove le mafie, sempre di più, svolgono una funzione di welfare che stiamo trascurando e che finirà per essere fuori controllo.
  Però l'Italia c’è, come viene sottolineato nella relazione: ha capacità, competenze ed esperienza, normative e pratiche che deve mettere al servizio dell'Unione europea nella battaglia contro le mafie. L'esportazione delle nostre leggi, del «metodo Falcone» per un migliore coordinamento investigativo e conoscitivo sono un lavoro che questo Paese deve svolgere con un protagonismo e una decisione maggiore, più vera.
  C’è una questione che emerge in maniera chiara da questa relazione: l'Italia è uno dei Paesi che, meno degli altri, ha implementato gli accordi che via via negli anni sono stati sottoscritti in ambito continentale per contrastare le mafie e la criminalità transnazionale. È bene sottolinearlo perché questo Paese, con la sua tradizione e il sangue che è stato versato, non può proprio permetterselo. L'Italia è, con Grecia e Lussemburgo, l'unico Paese a non avere implementato i trattati sul sequestro, a fini di confisca dei beni, proventi del reato nei Paesi dell'Unione europea. Ben ventuno Paesi su ventotto, ancora l'Italia e il Lussemburgo di Juncker sono quelli deficitari, hanno sottoscritto e implementato l'accordo sul mutuo riconoscimento dei provvedimenti di confisca e non c’è bisogno di spendere una sola parola per spiegare quanto sia importante questo atto.
  Lo stesso discorso riguarda le squadre investigative comuni, che sono un fatto acquisito in tutta Europa tranne che in Italia e in Croazia, con ritardi e deficit investigativi pesanti. L'Italia è uno dei Paesi inadempienti anche in altri ambiti, come l'individuazione di un metodo per la risoluzione dei conflitti giurisdizionali internazionali. Altri deficit li mostriamo anche nell'investimento sugli ufficiali di collegamento nelle nostre ambasciate, che sono fondamentali strumenti di sintesi tra i nostri investigatori e quelli dei Paesi esteri.
  C’è ancora un'altra cosa che ci chiama in causa come Paese e che chiama in causa il Governo: penso alla legge sull'autoriciclaggio, ma penso anche a quello che abbiamo già votato e approvato e di cui non si ha più traccia. Lo chiedo anche qui, visto che ho presentato un'interrogazione parlamentare a cui non ho ricevuto risposta.
  Che fine ha fatto il 3 per cento dei soldi confiscati alle mafie, inserito dentro il «decreto scuola» dell'ex Ministro Carrozza, che doveva essere utilizzato per dare borse di studio agli studenti italiani ? Era un nostro emendamento, a mia prima firma. Lo abbiamo votato all'unanimità, ci siamo fatti pure un bell'applauso in quest'Aula parlamentare, ma di quei soldi non vi è traccia. Gli studenti manifestano per il diritto allo studio e questo Governo non è neanche in grado di attuare una legge già approvata.
  Vado a concludere, signor Presidente, ribadendo che ci vuole credibilità, ci vogliono parole chiare e ci vogliono atti concreti e questo Governo, approfittando del lavoro svolto dal Parlamento con questa relazione, deve farsi carico veramente di questo tema, in Italia e in Europa, per esempio nella creazione di un ufficio del pubblico ministero europeo, come sollecita in particolar modo questa relazione, o nell'acquisizione, da parte di tutti gli Stati membri, degli strumenti giuridici europei che servono a colpire i centri economici che sfruttano i soldi sporchi. E, ancora, va riconosciuto il reato di associazione mafiosa anche fuori dai nostri confini nazionali e occorre favorire un utilizzo delle intercettazioni che sia più attuale e utile nei confronti di strutture internazionali e globalizzate.
  È stato emozionante leggere in questa relazione di un «modello Falcone» da esportare. Lo è stato perché è sempre più raro, per la politica, associare questo Pag. 38nome non ad un ricordo o, peggio ancora, ad un mare di retorica ma ad un metodo vero, concreto, efficace e, quindi, necessario. Sentiamola come un'urgenza, come qualcosa davvero di non rimandabile; solo così ci riprenderemo il maltolto e solo così potremo ragionare di Europa e di futuro. Dentro questa sfida ci troverete sempre.

  PRESIDENTE. È iscritta a parlare la presidente Bindi. Ne ha facoltà.

  ROSY BINDI. Signor Presidente, intervengo per illustrare la risoluzione che è già stata depositata con la mia prima firma e, poi, con la firma di tutti i componenti dei gruppi che hanno partecipato ai lavori del Comitato presieduto dall'onorevole Garavini. Intervengo anche per ringraziare per il lavoro che è stato svolto nel Comitato e nella Commissione che ha portato, come tutti hanno sottolineato, a un voto unanime, che ci auguriamo venga rinnovato nell'approvazione della risoluzione che recepisce i contenuti della relazione.
  La relazione è già stata ampiamente illustrata e bene illustrata dalla relatrice e dagli interventi dei componenti, e non, della nostra Commissione, di tutti i gruppi che sono intervenuti. Io mi limito a fare alcune sottolineature, partendo da una considerazione che è stata, a sua volta, quella di molti che sono intervenuti.
  Abbiamo ritenuto, come Commissione, di caratterizzare il nostro lavoro non ignorando l'importanza del semestre europeo, consapevoli che questa era un'occasione da non perdere. Ci sarà ancora un Consiglio dei ministri; il Senato ha già approvato questa relazione, sottosegretario. Ci auguriamo che la prossima settimana quest'Aula approvi questa risoluzione e riteniamo che il Governo sia ancora in tempo a caratterizzare questo semestre anche come semestre di lotta alla criminalità organizzata perché, come bene ha detto anche l'onorevole Sarro, se questo continente deve puntare sulla crescita, come con forza e con determinazione il nostro Governo sostiene ed ha sostenuto sempre durante questo semestre, non può ignorare il grande condizionamento che la criminalità organizzata rappresenta proprio per la crescita e lo sviluppo economico del nostro continente.
  Allora, l'Italia è un Paese che conosce la mafia, che purtroppo la conosce bene e che ha saputo dotarsi anche di strumenti per poterla combattere.
  Riteniamo che l'Italia debba dare un grande contributo a livello europeo per sensibilizzare tutti gli altri Paesi e la comunità, che deve innanzitutto ammettere che la mafia esiste, che non esiste solo in Italia, che esiste nel mondo, che esiste negli altri Paesi europei e che ormai non si limita semplicemente a fare alcune incursioni negli altri Paesi europei o, come si dice e come abbiamo detto per molto tempo, a infiltrarsi, riferendosi alle regioni del Nord.
  La mafia si è radicata nelle regioni del Nord Italia e ormai si è radicata negli altri Paesi europei. In alcuni in maniera ormai fortemente condizionante, con questo duplice binario che tutti gli interventi hanno bene messo in evidenza e che la relazione mette bene in evidenza. Da una parte, si fanno i soldi con la droga e con la tratta di esseri umani, dall'altra, si investe e si ricicla quel denaro nelle attività economiche. Quindi, l'Italia non può non fare il proprio lavoro per fare ammettere agli altri partner europei che la mafia esiste anche a casa loro e che nessuno può approfittare della mancanza di una armonizzazione della legislazione, come qualche volta abbiamo l'impressione qualcuno intenda fare.
  In tempi di crisi il denaro, anche se sporco, fa comodo a tutti e forse qualche Paese fa fatica a conoscere la mafia, ma forse gli fa comodo non ammettere che c’è la mafia e, quindi, non accogliere anche le richieste che sono in questa relazione, che, chiedendo l'armonizzazione della legislazione, consentirebbero di combattere senza confini l'azione della mafia, che è senza confini. Quindi, io penso che questa volontà politica il nostro Governo sia ancora in tempo per farla valere e, in questo senso, tutti gli interventi critici che ci sono stati, che, appoggiando questa relazione Pag. 39vorrebbero sfidare il Governo ancora di più, ci trovano sensibili anche come maggioranza in questa Commissione, a partire dalla relatrice, ma a partire anche dagli altri gruppi, e trovano sensibile anche tutto l'ufficio di Presidenza, perché pensiamo che questa sia un'occasione da non perdere. Puntando sulla crescita, non possiamo che puntare sulla crescita pulita e trasparente.
  Questa relazione è stata inviata anche al Governo che ne è a conoscenza, lo abbiamo fatto consegnandola nelle mani del sottosegretario Gozi, ma inviandola anche al Presidente del Consiglio e ai Ministri competenti, quindi contiamo che, approvando la risoluzione, il Governo si assuma almeno alcuni di questi impegni.
  Sono stati tutti ricordati: dall'istituzione della procura ad una legislazione più efficace in tema di confisca dei beni, ad un funzionamento delle reti già esistenti, ma soprattutto all'armonizzazione della legislazione per la lotta al riciclaggio del denaro e per la istituzione del reato di associazione di stampo mafioso a livello europeo, che ci consentirebbe di perseguire in sede giudiziaria i reati in maniera più armonizzata.
  Certamente – aggiungo – ci sono degli impegni però che questo Parlamento e il Governo tutto possono far propri anche dopo il semestre europeo, che sono quelli che riguardano il nostro piano nazionale: concreta attuazione della normativa sulle squadre investigative comuni, assunzione di iniziative legislative per rendere operativa in Italia la decisione quadro relativa all'esecuzione nell'Unione europea dei provvedimenti di blocco di beni e di sequestro probatorio – è davvero singolare che noi abbiamo la legislazione sulle misure di prevenzione più avanzata del mondo e non recepiamo questa direttiva, che ci consentirebbe di perseguire e di confiscare i beni dei mafiosi in tutta Europa – promuovere la celere implementazione della direttiva 2014/41/UE del Parlamento europeo e del Consiglio del 3 aprile 2014, assumere iniziative legislative del caso per rendere operativo il principio di reciproco riconoscimento delle decisioni quadro relative sempre all'esecuzione immediata delle decisioni di confisca di proventi di reato.
  Noi non intendiamo fermarci qui, comunque, come Commissione. Saremo a Bruxelles, al Parlamento europeo, il 3 e il 4 dicembre a consegnare nelle mani del Presidente del Parlamento europeo questa risoluzione, perché venga istituita di nuovo la Commissione anticrimine e antimafia, che ha ben lavorato nel semestre precedente e nella legislatura precedente. Certamente non fermeremo qui il nostro lavoro, che, per quanto completo sia per i contenuti della relazione e per la risoluzione, sappiamo bene essere un piccolo pezzo di strada che possiamo fare.
  Il Comitato presieduto dall'onorevole Garavini proseguirà il proprio lavoro con una particolare attenzione anche ai confini oltre l'Unione europea. Pensiamo alla minaccia rappresentata dai Balcani, ma pensiamo a tutto il mondo. Noi siamo davvero inquieti per quello che è successo in Messico, che sappiamo essere ciò di cui si parla in questi giorni. Quei 44 studenti sono la punta dell'iceberg della violenza che si consuma in quel Paese e che vede il narcotraffico come primo e fondamentale responsabile di una situazione di estrema precarietà che si vive in tutto quel Paese. Noi sappiamo che il nostro Paese ha relazioni molto forti con il Messico, relazioni economiche forti e può far valere la sua autorevolezza perché in quel Paese ci sia una lotta vera al narcotraffico e a tutte le mafie.
  L'onorevole Dadone presiederà e presiede il Comitato per la tratta di esseri umani. Anche questo sarà un lavoro sul quale non ci fermeremo.
  C’è un altro piccolo lavoro, sottosegretario, che abbiamo iniziato. Ci siamo interrogati sulla risoluzione che chiede ai Governi europei di calcolare nel proprio PIL anche il reddito proveniente da attività criminali. Questo per noi è un interrogativo che ci inquieta. E, siccome noi crediamo nella possibilità del nostro Paese di crescere e vogliamo scommettere sulla possibilità che tutta l'euro zona torni a crescere, ci auguriamo che le conclusioni Pag. 40del G20 siano conclusioni che hanno un seguito reale. Ci auguriamo questo perché sappiamo che è un bene in sé, ma ce lo auguriamo soprattutto perché vorremmo che non ci fosse più la necessità di calcolare il reddito che proviene da attività criminali. E lo diciamo soprattutto per il nostro Paese. Infatti, ciò che è singolare è che quella direttiva europea prevede che si debba calcolare il provento di attività illecita, in maniera particolare il contrabbando, la droga e la prostituzione, perché, in queste attività, ci sarebbe la volontarietà nell'incontro tra domanda e offerta.
  Ora, la domanda che ci siamo posti e che abbiamo posto anche al presidente dell'ISTAT, il quale si è reso sensibile alle nostre richieste, è: che volontarietà di incontro tra domanda e offerta c’è in Italia nella prostituzione e nella droga ? Questa domanda non possiamo non farcela. Parla una che è contraria a forme di legalizzazione – e questa è una mia dichiarazione personale – sia della prostituzione che delle sostanze stupefacenti. Fossimo almeno un Paese dove c’è la regolarizzazione di queste attività. Ma noi siamo un Paese nel quale la prostituzione è in mano alla tratta, è in mano alle mafie. Sappiamo in che condizioni vivono queste persone e calcoliamo un reddito proveniente da quelle attività e lo inseriamo nel nostro PIL. La stessa cosa vale per la droga.
  Allora, nel rapporto con l'Europa io credo che il tema della lotta alla criminalità organizzata chieda al nostro Paese veramente di fare tesoro della propria esperienza.
  Noi abbiamo pagato tanti prezzi e continuiamo a pagarli per avere al nostro interno una criminalità organizzata di stampo mafioso così forte e così condizionante. Abbiamo pagato con vite umane, paghiamo con l'arretratezza del Mezzogiorno, lo paghiamo con la salute dei cittadini, lo paghiamo con il futuro negato ai bambini, ai giovani, alle donne. Ecco, io credo che per questi prezzi che abbiamo pagato possiamo permetterci di fare la voce forte e di battere i pugni sui tavoli, come si dice, e di convincere davvero i nostri interlocutori europei che non possiamo essere lasciati soli anche perché, ormai, non siamo più soli nel subire queste conseguenze.
  Quindi, questo potrebbe essere, e siamo ancora in tempo per il Governo, un modo per rendere ancora più efficace e forte la nostra azione di Paese in questo semestre che ci ha visto alla Presidenza dell'Europa (Applausi).

  PRESIDENTE. Non vi sono altri iscritti a parlare e pertanto dichiaro chiusa la discussione.

(Annunzio di una risoluzione – Doc. XXIII, n. 2)

  PRESIDENTE. Avverto che è stata presentata la risoluzione Bindi, Garavini, Fava, Scopelliti, D'Uva, Dadone, Di Lello n. 6-00099 (Vedi l'allegato ADoc. XXIII, n. 2), che è in distribuzione.
  Invito il rappresentante del Governo ad esprimere il parere sulla risoluzione presentata.

  DOMENICO MANZIONE, Sottosegretario di Stato per l'interno. Signor Presidente, me l'hanno appena consegnata. Ovviamente mi riservo di dare il parere non appena l'avrò visionata.

  PRESIDENTE. Perfetto, quindi si riserva di intervenire in altra seduta.
  Il seguito del dibattito è rinviato ad altra seduta.
  Sospendiamo, a questo punto, la seduta che riprenderà alle ore 16 con la deliberazione ai sensi dell'articolo 123-bis, comma 3, del Regolamento e a seguire per lo svolgimento degli altri argomenti iscritti all'ordine del giorno.

  La seduta, sospesa alle 13,10, è ripresa alle 16,05.

Pag. 41

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE LAURA BOLDRINI

Missioni.

  PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Adornato, Blazina, Boccia, Bonifazi, Michele Bordo, Capezzone, Luigi Di Maio, Fioroni, Fraccaro, Gozi, Guerra, La Russa, Losacco, Mannino, Antonio Martino, Gianluca Pini, Polidori, Rossomando e Scotto sono in missione a decorrere dalla ripresa pomeridiana della seduta.
  I deputati in missione sono complessivamente novantasei, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell’allegato A al resoconto della seduta odierna.

Deliberazione, ai sensi dell'articolo 123-bis, comma 3, del Regolamento, in ordine al termine per la conclusione dell'esame in Assemblea del disegno di legge n. 2660, collegato alla manovra di finanza pubblica.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la deliberazione, ai sensi dell'articolo 123-bis, comma 3, del Regolamento, in ordine al termine per la conclusione dell'esame in Assemblea del disegno di legge n. 2660, già approvato dal Senato e collegato alla manovra di finanza pubblica, recante deleghe al Governo in materia di riforma degli ammortizzatori sociali, dei servizi per il lavoro e delle politiche attive, nonché in materia di riordino della disciplina dei rapporti di lavoro e dell'attività ispettiva e di tutela e conciliazione delle esigenze di cura, di vita e di lavoro.
  Ricordo che, con lettera in data 13 novembre, il Governo, ai sensi dell'articolo 123-bis, comma 2, del Regolamento, ha chiesto che la Camera deliberasse su tale disegno di legge entro un determinato termine (per l'esattezza entro il 22 novembre). Nella riunione della Conferenza dei presidenti di gruppo del 13 novembre non è stata raggiunta l'unanimità dei gruppi in ordine alla fissazione di tale termine. La Presidenza, ai sensi del comma 3 del citato articolo 123-bis, propone quindi che la discussione in Assemblea del disegno di legge in oggetto si concluda entro il 26 novembre.
  Avverto che, come preannunciato nella citata riunione della Conferenza dei presidenti di gruppo, in caso di approvazione di tale proposta, venerdì 21 novembre, dalla mattina, avrà luogo l'esame e la votazione delle questioni pregiudiziali riferite al provvedimento. Seguirà la discussione generale del medesimo disegno di legge, il cui seguito dell'esame, con votazioni, avrà luogo nelle giornate di lunedì 24, martedì 25 e mercoledì 26 novembre.
  Sulla proposta formulata dalla Presidenza, che sarà posta in votazione con il procedimento elettronico senza registrazione di nomi, dovrei dare la parola, ai sensi dell'articolo 41, comma 1, del Regolamento, ad un deputato contro e uno a favore, per non più di cinque minuti ciascuno. Tuttavia, dal momento che hanno già chiesto di intervenire contro quattro deputati – i deputati Scotto, Cecconi, Polverini e Fedriga – a questo punto darò la parola, ai sensi dell'articolo 45 del Regolamento, ad un deputato per ciascun gruppo che ne faccia richiesta, per non più di cinque minuti.

Preavviso di votazioni elettroniche (ore 16,12).

  PRESIDENTE. Poiché nel corso della seduta potranno aver luogo votazioni mediante procedimento elettronico, decorrono da questo momento i termini di preavviso di cinque e venti minuti previsti dall'articolo 49, comma 5, del Regolamento.

Si riprende la discussione.

  DAVIDE CRIPPA. Chiedo di parlare per un richiamo al Regolamento.

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  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  DAVIDE CRIPPA. Grazie Presidente, volevo fare un richiamo, ai sensi dell'articolo 123-bis, per capire quali siano i precedenti disponibili presso gli uffici della Camera nel dichiarare «collegato alla stabilità» un atto che è stato votato al Senato come non collegato alla stabilità. Vorremmo sapere quali siano i precedenti in tal senso, quando in una Camera un provvedimento venga votato come collegato e nell'altra sia stato licenziato come normale provvedimento e, quindi, non collegato alla stabilità.
  Vorremmo sapere se ci sono dei precedenti in tal senso e se questo costituisce il primo precedente della storia del Parlamento italiano. Vorremmo averne un'informativa prima di poter procedere al voto consequenziale, oppure rimandiamo a una successiva informativa, però non vorrei mai creare un nuovo precedente in tal senso.

  PRESIDENTE. Sì, deputato Crippa, mi pare che di questo avessimo già parlato nella Conferenza dei presidenti di gruppo, però è un'occasione per ribadirlo.
  Allora, ribadisco che il fatto che il collegamento sopravvenga quando una Camera si è già pronunciata sul provvedimento non può considerarsi precluso, posto che le valutazioni del Governo sull'essenzialità di un provvedimento in relazione agli obiettivi della manovra possono mutare in sede di aggiornamento del DEF a causa del mutare degli obiettivi stessi e possono conseguentemente portare a collegare un provvedimento anche dopo la sua presentazione alle Camere e, dunque, anche eventualmente dopo che una delle due ne abbia concluso l'iter.
  Su questo ci sono anche alcuni precedenti: il precedente del decreto-legge n. 323 del 1996 sul risanamento della finanza pubblica, qualificato come «collegato» dalla risoluzione di approvazione del DEF all'inizio dell'iter alla Camera dopo l'approvazione da parte del Senato; il provvedimento n. 269 del 2003 sullo sviluppo e la correzione dei conti pubblici, considerato come collegato alla manovra solo alla Camera, dopo l'approvazione da parte del Senato; il precedente del decreto-legge n. 203 del 2005 in materia finanziaria, che è considerato collegato solo alla Camera dopo l'approvazione da parte del Senato e anche il provvedimento n. 223 del 2006, in materia di rilancio economico e sociale, considerato collegato solo alla Camera dopo la trasmissione dal Senato a seguito della risoluzione del DEF.

  MASSIMILIANO FEDRIGA. Chiedo di parlare...

  PRESIDENTE. Deputato Fedriga, lei parlerà contro, ma adesso ho altri iscritti a parlare...

  MASSIMILIANO FEDRIGA. Chiedo di parlare per un chiarimento.

  PRESIDENTE. Prego.

  MASSIMILIANO FEDRIGA. Presidente, soltanto se può specificare all'Aula le ipotesi: se viene votata la richiesta del Governo, quindi, si concluderà il 26 novembre, ma se ciò non accadesse, le chiedo come dovrebbero procedere i lavori, così che anche i colleghi siano consci di cosa accadrà nel caso in cui il voto sia contrario.

  PRESIDENTE. La richiesta del Governo non è di concludere il 26 novembre. Il 26 è frutto di una mediazione – come lei ben sa, dato che era in Conferenza dei presidenti di gruppo – e comunque nell'eventualità, si terrà una nuova Conferenza dei presidenti di gruppo per decidere come procedere.
  A questo punto, hanno chiesto di parlare quattro deputati. Il primo è il deputato Arturo Scotto. Ne ha facoltà.

  ARTURO SCOTTO. Presidente, noi abbiamo interpretato – lo abbiamo detto in Conferenza dei presidenti di gruppo – la richiesta di anticipazione della discussione e del voto sul collegato al lavoro, sul cosiddetto Jobs act, come una lesione, una Pag. 43lesione rispetto a quello che si muove fuori e che domanda risposte, non soltanto una generica dichiarazione di rispetto, e una lesione rispetto al lavoro che si fa qui dentro, e che ha dei tempi.
  Tutto si può fare, ma non si può sfuggire ad un dato, quello secondo cui il «Jobs act» non era neanche nel calendario di novembre. La scelta di accelerare è una scelta dovuta a ragioni differenti. Ne abbiamo ascoltate tante: l'urgenza di Matteo Renzi di portare lo scalpo dell'articolo 18 in qualche cancelleria europea e l'urgenza di qualche altro, che magari immaginava di costruire un miglioramento, ma che miglioramento non è, e che rischia addirittura di pasticciare ulteriormente la scelta.
  E, contemporaneamente, la scelta di dare un termine al lavoro di Commissione, al lavoro del Parlamento, rischia di produrre un allentamento delle prerogative dei parlamentari rispetto a un orientamento e a delle decisioni su un provvedimento che è una delega – vorrei ricordare, ancora una volta, la natura di questo provvedimento – e una delega necessita di approfondimento e necessita, a maggior ragione, visto che deleghiamo il Governo a fare delle scelte, della possibilità di ciascuno di essere persuaso della bontà della scelta. Non si possono operare scelte a maggioranza e non si può immaginare di scavalcare in questo modo l'autonomia dei parlamentari.
  Noi saremo vigili, saremo vigili in queste ore nel lavoro di Commissione, anche se, signora Presidente, in Commissione arrivano notizie contrastanti. Ancora una volta c’è il mistero del maxiemendamento. In Commissione il presidente dice: «Non c’è nessun maxiemendamento»; sulla stampa, il presidente della Commissione lavoro dell'altro ramo del Parlamento dice: «È in arrivo il maxiemendamento»; la sottosegretaria al lavoro dice: «Stiamo lavorando per farne uno».
  Allora, signora Presidente, mi chiedo come possano lavorare i membri della Commissione lavoro in queste condizioni quando addirittura si impone un termine ai lavori della Commissione e del Parlamento. Noi siamo di fronte a un sopruso che è stato perpetrato nei confronti della possibilità, da parte di quest'Aula, di scegliere in maniera serena su come orientarsi rispetto a un provvedimento così importante.
  Però, io vorrei dire una cosa. Lo dico ai colleghi che hanno chiesto che venisse impressa un'accelerazione. La dico utilizzando un paradosso, il paradosso di Zenone. C’è Renzi, che è il piè veloce Achille, che vuole provare a raggiungere la tartaruga, che sarebbe chi oggi è portatore probabilmente, come viene definita, di un'istanza conservatrice e, quindi, cammina piano. Ma come sappiamo dagli studi che abbiamo fatto e dagli studi del paradosso di Zenone, il piè veloce Achille non raggiungerà mai la tartaruga, rappresentata dal movimento delle lavoratrici e dei lavoratori che, in queste ore e in queste settimane, stanno provando a spostare l'asse sui diritti e sul lavoro. Noi su questo terreno siamo molto fermi e chiediamo che quest'Aula respinga la procedura speciale (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà).

  PRESIDENTE. Onorevole Scotto, forse anche qui devo un attimo precisare. Lei si chiede come sia possibile dare corso alla richiesta del Governo quando il provvedimento non risulti iscritto nel programma dei lavori. Il Regolamento non pone alcun limite temporale al Governo in ordine al momento, in cui esercitare tale facoltà né stabilisce, come invece esplicitamente fa per la dichiarazione d'urgenza ordinaria, che essa possa avere ad oggetto solo i progetti di legge inseriti nel programma dei lavori. Quindi, diciamo che ci stiamo muovendo in un campo assolutamente certo rispetto al Regolamento della Camera.
  Ha chiesto di parlare il deputato Andrea Cecconi. Ne ha facoltà.

  ANDREA CECCONI. Grazie Presidente, non le nascondo il grande fastidio che provo oggi a stare qui, in quest'Aula, a parlare del perché il Governo abbia deciso di mettere urgenza al «Jobs act», con Pag. 44questa discussione tra noi e lei su regolamenti, commi, articoli, quando abbiamo metà del Paese, tutto il nord-ovest di questo Paese, sott'acqua (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle), con l'acqua alle ginocchia, e noi stiamo qui a dire che è urgente, che è prerogativa urgente, e che il Governo vuole parlare urgentemente del «Jobs act». L'unica cosa urgente che ci chiede a tutto il nord Italia è di varare un decreto urgente per l'emergenza delle alluvioni che è in corso in questo Paese (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) !
  Io vorrei sapere che politica è questa, Presidente ? Ma come ci permettiamo davanti ai cittadini di fare dei discorsi del genere ? Ci chiedono aiuto, ci chiedono giornalmente di dargli un sopporto economico e delle certezze, e noi stiamo qui con l'articolo 123-bis, l'80, il 20, a dire che il «Jobs act» deve essere fatto per capriccio del Governo e di due segretari del partito, che si chiudono in una stanza e decidono per tutto il Paese che questa è l'urgenza.
  Questa non è l'urgenza. Il Governo può tranquillamente aspettare una settimana e il «Jobs act» verrebbe approvato tranquillamente tra una settimana e niente cambierebbe; le leggi delegate sono già fatte e stanno in un cassetto. Non prendiamoci in giro: potrebbero convocare immediatamente un Consiglio dei ministri, fare un decreto-legge e il «Jobs act» sarebbe operativo da oggi, ma smettiamola con questa ipocrisia e con questa farsa.
  E poi i nostri colleghi devono lavorare in Commissione – non tanto per il fatto che iniziano la domenica, che non è un problema – sapendo già che verrà messa la fiducia, che è pronto un maxiemendamento. Ma che modo di lavorare è (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) ?
  Presidente, lei deve venire in soccorso di questo Parlamento, perché non è più possibile lavorare in questo modo. Si rende conto di come vengono calpestate giornalmente le prerogative dei deputati di questo Parlamento ? È lei, la sua persona, la sua figura, che deve garantire il buon andamento di questi lavori ed è irricevibile che il Governo faccia una proposta del genere, che chieda e ottenga da quest'Aula, con il voto di quest'Aula, di entrare in Aula prima del dovuto – e non dopo la legge di stabilità, quando dovrebbe essere la normalità – costringendo la Commissione a fare un lavoro farsa, nullo.
  Noi non siamo stati eletti per venire qui a fare i «pigia tasti» e a fare il volere di due persone chiuse in una stanza (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Dobbiamo avere il diritto di discutere i provvedimenti in Commissione e in Aula, di poterli modificare, e i capricci di Renzi, che intanto se ne va in Australia a coccolare i koala, non devono far parte di questa Aula (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
  Chiaramente chiedo che quest'Aula si esprima e si esprima contro questa proposta del Governo e che si impegni da oggi, perché insieme possiamo dare una risposta immediata al Paese su quello che sta succedendo, sulla popolazione ligure, che è un mese che non riceve risposta da questo Governo. Possibile che in tre giorni non ci sia stato un Ministro che sia stato in grado di dire qualcosa al Paese in merito a uno stato di emergenza e a qualche fondo da stanziare ? Dobbiamo dare una risposta ai cittadini: sì o no, Presidente ? Il Governo dov’è in questo momento ? Dov’è ? Non si sente parola.
  L'unica cosa urgente – lo ripeto – in questo momento per il MoVimento 5 Stelle – e credo per la maggioranza dei cittadini – è dare una risposta concreta a quelle persone che sono senza casa, senza lavoro, per i morti che in questi giorni stanno attraversando il nostro Paese, tredici morti. E non è colpa delle regioni; qui è colpa di tutti a questo punto. È colpa anche di questo Parlamento.
   Allora, noi del MoVimento 5 Stelle non ci stiamo. Vogliamo che il Parlamento si assuma questa responsabilità, ma adesso, subito. Insieme possiamo dare una risposta ai cittadini. Noi abbiamo un nostro pacchetto pronto da attuare subito. Se non vi piace il nostro pacchetto, possiamo modificarlo. Questo è un tavolo a cui ci Pag. 45siederemmo volentieri per discutere per il bene del Paese (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
  Quindi, chiedo a tutto il Parlamento, a tutta la Camera, di prenderne atto e di non concedere oggi al Governo questo atto e di portare subito un provvedimento urgente per le terre alluvionate del nord Italia (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Deputato Cecconi, la Presidenza si associa alle sue preoccupazioni per le popolazioni colpite dall'alluvione. Ieri, a nome di tutta l'Assemblea, io ho espresso la nostra vicinanza alle persone che sono in difficoltà nei vari territori colpiti.
  Ha chiesto di parlare la deputata Polverini. Ne ha facoltà.

  RENATA POLVERINI. Grazie Presidente, intanto volevo premettere, se mi è consentito, la difficoltà del gruppo di Forza Italia, che ha già espresso il collega Cecconi, di dover trattare un argomento che, seppure importante, non dovrebbe rappresentare la priorità di un Governo che si pone comunque come la soluzione a tutti i problemi del Paese.
  Mi aspettavo non che il Governo, addirittura, ci chiedesse di anticipare un provvedimento così importante, così delicato, che meritava un approfondimento, sicuramente, almeno nella Commissione lavoro, ma mi aspettavo che il Governo chiedesse con urgenza di venire a rappresentare a quest'Aula che cosa intendeva fare rispetto ai territori alluvionati, che, purtroppo, hanno portato non solo disagio, tristezza, difficoltà, ma anche morti.
  Ecco, su questo, mi sarei aspettata dal Governo un'urgenza a voler rappresentare quale era il suo intendimento. Ringrazio lei, naturalmente, che ha voluto esprimere, anche a nome nostro, la sua solidarietà, ma credo che per quelle persone, per quei territori, la solidarietà non sia assolutamente sufficiente. Veniamo, comunque, alla questione di cui stiamo discutendo. Ho chiesto di intervenire perché, naturalmente, il gruppo di Forza Italia voterà in maniera contraria, convintamente contraria, ad anticipare questo provvedimento.
  Voglio, comunque, dare atto ai colleghi che non partecipano alla Commissione lavoro del buon lavoro che, invece, si sta facendo in quella Commissione grazie alla correttezza sempre espressa dal presidente Damiano. Ma non è sufficiente, perché, come alcuni colleghi hanno già rappresentato, mentre noi lavoriamo per provare a migliorare un provvedimento che non ci piace e che non consideriamo, comunque, utile per uscire dalla crisi profonda nella quale il nostro Paese è caduto e permane, credo che non era opportuno e necessario anticiparlo rispetto ai lavori dell'Aula.
  E mentre, dicevo, noi lavoriamo su quel provvedimento, ci arrivano, tramite agenzie, notizie che vanno nella direzione esattamente opposta di quello che è l'intendimento del Governo, o che, perlomeno, rappresenta in quell'aula, e non capiamo ancora se vi sarà un maxiemendamento, se sarà relativo soltanto ad alcuni punti del provvedimento stesso, ma, soprattutto, non riusciamo ancora a comprendere se il grande lavoro che cerchiamo di fare, seppure in un tempo contingentato, rischi poi di portare l'ennesimo provvedimento sul lavoro alla questione di fiducia in Aula.
  Questo, chiaramente, non lascia nella serenità che sarebbe dovuta ai parlamentari per poter contribuire a migliorare un provvedimento che, ripeto, non ci piace. Vi è una questione, qui, che riguarda il merito rispetto alla nostra contrarietà sul provvedimento, ma che riguarda anche il metodo e, soprattutto, la questione politica. Riguardo al merito, non credo che il Governo di Matteo Renzi pensi di mettere in campo questo provvedimento, che interviene sulle regole del mercato del lavoro, e non credo che possa veramente pensare che questo strumento possa rispondere alla grave crisi occupazionale che attanaglia il nostro Paese. Ricordo a me stessa che nel Mezzogiorno d'Italia, ormai, la disoccupazione giovanile è ben oltre il 60 per cento.
  Credo, invece, che il Presidente del Consiglio – ma è stato già detto anche questo – intenda, ancora una volta, dimostrare, Pag. 46con questo provvedimento, a qualche cancelleria europea e, magari, al nuovo commissario che si stanno facendo le riforme; naturalmente, riforme che, ripeto, non potranno minimamente dare quella risposta che il Paese si aspetta. Ma la cosa più inquietante dell'anticipo di questo provvedimento riguarda il fatto che, ancora una volta, questa Camera è costretta a dover, con il proprio lavoro, risolvere una questione tutta interna al Partito Democratico e alla maggioranza di Governo.
  Matteo Renzi ha la necessità di togliere dal tavolo questo provvedimento, perché, evidentemente, il suo aspetto ideologico continua a dividere il suo partito, quasi ad arrivare a minacciare scissioni, e continua a far perdurare una situazione di fibrillazione permanente nella maggioranza che lo sostiene: mi riferisco alle idee diametralmente opposte tra il presidente Damiano e il presidente Sacconi.
  Ecco, io credo, signora Presidente – questa è una preghiera che faccio a lei, e concludo – che lei debba garantire a questa Camera di non essere strumento utilizzato ogniqualvolta vi è una difficoltà all'interno della maggioranza di Governo e all'interno del Partito Democratico. Questo lei non lo può permettere per il buon nome e per la storia di questa Camera. Grazie (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia – Il Popolo della Libertà – Berlusconi Presidente).

  PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Polverini, come lei sa, io sto facendo un lavoro di mediazione, e anche la data che stiamo andando a votare, è il frutto di un lavoro di mediazione, ovvero noi iniziamo il provvedimento in Aula, quando il Governo ci chiedeva di concluderlo. Per cui, lo sforzo va in questo senso e mi è chiaro l'intendimento delle sue parole.
  Adesso, ha chiesto di parlare il deputato Fedriga. Ne ha facoltà.

  MASSIMILIANO FEDRIGA. Grazie Presidente, le dico sinceramente che non pensavo di dover intervenire in Aula su questa richiesta del Governo. Non pensavo perché, come sa meglio di me, Presidente, durante la Conferenza dei presidenti di gruppo che andava a predisporre il calendario del mese corrente, ovvero quello di novembre, il Ministro Boschi, più volte, aveva ribadito che non chiedeva alcun tipo di procedura d'urgenza per quanto riguardava il jobs act. Non a caso, la Conferenza dei presidenti di gruppo, con lei a presiederla, non aveva calendarizzato a novembre lo stesso provvedimento. Oggi, invece, ci troviamo a dover votare, suo malgrado (capisco che è una previsione regolamentare su cui lei non può intervenire), una richiesta del Governo che vuole obbligare, in sostanza, da una settimana all'altra, questo Parlamento a deliberare su una questione estremamente delicata, che ha visto lo stesso gruppo di maggioranza relativa di questa Camera, ovvero il Partito Democratico, dibattere al proprio interno. E sorprende il fatto che il Governo, il Presidente Renzi, vedano questo Parlamento come personale di servizio (mi augurerei a proposito anche una presa di posizione forte, capisco che non va di moda in questo periodo, verso il Presidente del Consiglio da parte dei deputati di maggioranza) a disposizione di quando si va a dirimere, o fanno finta di andare a dirimere, un contrasto interno del Partito Democratico. Oltretutto, esprimo il nostro disagio alla Presidenza della Camera, nella persona dell'onorevole Boldrini, perché ci troviamo in una situazione nella quale la Commissione lavoro sta discutendo di un provvedimento, in particolar modo quello che ha fatto discutere, ovvero l'articolo 18, per il quale non c’è ancora alcun tipo di testo definitivo, e sul quale leggiamo da notizie di stampa quello che ha intenzione di fare la maggioranza, con contrasti tra NCD, minoranza del PD e Presidente del Consiglio Renzi, e per il quale, oggi, la maggioranza e il Governo vogliono proporre, o meglio imporre, una data certa per la fine dello stesso lavoro. Oltretutto, ricordo che è stato inserito quale collegato non nel DEF, ma nella nota di variazione dello stesso DEF. Quindi, è un'ennesima presa in giro per questo Parlamento. Su questo, Presidente, Pag. 47io capisco – ripeto – che lei è obbligata ad osservare il Regolamento, però le chiedo ufficialmente, dai banchi del gruppo della Lega Nord, d'ora in poi, di attenersi al Regolamento anche per quanto riguarda tutte le prerogative che hanno i parlamentari, e quando il Governo chiederà disponibilità in qualche settore, di attenersi soltanto al Regolamento, e non essere troppo disponibili, perché questa disponibilità, purtroppo, non è arrivata da parte del Governo. Oggi si va a sancire che non c’è più una correttezza dei rapporti tra Governo e Parlamento, il Governo vuole imporre una disposizione del Regolamento, e può farlo, a discapito di quanto fosse la correttezza precedente, noi chiederemo a tutte le Conferenze dei presidenti di gruppo che anche il Parlamento imponga tutto quanto è previsto dal Regolamento, imponga i tempi delle discussioni previste dal Regolamento, e il Governo la finisca con queste procedure particolari.

  PRESIDENTE. La invito a concludere.

  MASSIMILIANO FEDRIGA. Lo dico anche perché stiamo parlando di un provvedimento che semplicemente – dopo ognuno ha le sue posizioni – va ha toccare delle disposizioni contrattuali e non va ad affrontare il vero dramma che vive questo Paese. Nessuno si illude, e sono convinto che anche tutti quelli che non possono dirlo, lo sanno, che il jobs act andrà ad affrontare quel 44 per cento di disoccupazione giovanile e quel 13 per cento di disoccupazione generale.
  È una presa in giro ! È una bandiera che Renzi vuole alzare per dire che sta affrontando il tema del lavoro. Ma è una balla, l'ennesima balla di Renzi !
  E concludo, Presidente, visto il tempo che sta venendo meno, che ci troviamo estremamente a disagio a dovere confrontarci e parlare con i cittadini quando vivono questi drammi, mentre il Governo si preoccupa di fare la diatriba su articolo 18 sì, articolo 18 no. La gente non ha il lavoro, le aziende chiudono, mille nuovi disoccupati al giorno, imprenditori che si suicidano. E, qui, la grande diatriba e la bandiera di fine anno del Governo Renzi vuole essere l'articolo 18. È alquanto particolare.
  Oltretutto – e mi avvio veramente a finire – voglio sottolineare che in questo provvedimento l'unica cosa che viene fatta è drammatica. Vengono diminuiti i fondi, essendo un collegato alla legge di stabilità, e là possiamo vedere le risorse messe a disposizione per gli ammortizzatori sociali. I soldi vengono diminuiti, quindi verranno abbandonate persone che vivono il dramma della disoccupazione loro stesse (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie). Questo è il jobs act !
  Quindi invito anche quei parlamentari del Partito Democratico, che hanno ancora un po’ di spina dorsale...

  PRESIDENTE. Concluda, deputato Fedriga.

  MASSIMILIANO FEDRIGA. ... e vogliono difendere i lavoratori, a votare contro questa procedura speciale. Rispondete ai cittadini e non a Renzi (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie) !

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Rampelli. Ne ha facoltà.

  FABIO RAMPELLI. Signor Presidente, colleghi deputati, già in sede di Conferenza dei presidenti di gruppo, avevamo preso la parola per rammaricarci di questa procedura, di questo strappo, di quest'accelerazione del tutto imprevedibile, anche in virtù delle dichiarazioni che il Governo aveva portato nelle riunioni precedenti.
  Quindi, pur dovendo ripetere concetti già ascoltati poco fa e proferiti da alcuni colleghi, penso che repetita iuvant. Infatti, una volta per tutte occorre precisare che il Parlamento italiano non è lo zerbino del Governo. Io ringrazio il Presidente della Camera per il lavoro che ha svolto, per la lettera che ha indirizzato a Renzi per cercare in qualche maniera di richiamarlo ad un rapporto maggiormente corretto nei confronti del Parlamento italiano e della Pag. 48Camera in particolare. Ma mi pare di capire che non vi sono stati significativi miglioramenti, almeno dal mio punto di vista, dal punto di vista dei Fratelli d'Italia-Alleanza Nazionale e penso che, come me, la pensino almeno gli altri partiti dell'opposizione.
  C’è una situazione di stress continuo, ci sono mutamenti in corso d'opera e anche nelle procedure annunciate e stabilite, per di più ufficialmente. È una rincorsa che ci mette in difficoltà anche nel momento fondamentale in cui si va ad approvare uno dei provvedimenti maggiormente sentiti dal popolo italiano, dai lavoratori, dai disoccupati e dai precari, un provvedimento che non è certamente solo e soltanto prerogativa esclusiva del Governo, ma interessa, in quanto interessa i cittadini, il tempio autentico della sovranità popolare, che è il Parlamento italiano con i gruppi ed i partiti politici di cui sono espressione.
  Penso che sia inammissibile dovere comprimere questo dibattito e doverlo fare nella maniera più paradossale, che ha utilizzato questa volta il Governo, decidendo che questo provvedimento sia, di fatto, un collegato alla legge di stabilità e decidendolo esattamente una volta che il Senato ha esaurito i propri lavori, quando era scollegato dalla legge di stabilità. Infatti i colleghi senatori hanno discusso di questa «legge sul lavoro». Io la chiamo in italiano perché non mi piace fare come Renzi, fare il «Fonzie» della situazione. Questa legge sul lavoro evidentemente in Senato aveva una sua autonomia, un suo percorso e qui improvvisamente si aggancia alla legge di stabilità, evidentemente solo e soltanto per fare qualche alchimia regolamentare, per agganciarla ad un articolo del Regolamento e, quindi, prevedere appunto che se ne possa parlare il meno possibile e si possa procedere al suo licenziamento nel minore tempo possibile.
  Io penso, Presidente, colleghi, che una volta per tutte debba essere sancito un principio, che la democrazia per carità è straordinariamente creativa in certi aspetti, per certi percorsi che abbiamo potuto constatare, ma con come l'ha resa creativa Renzi, davvero non c’è paragone.
  Penso che per la prima volta in assoluto il principio delle riforme che vorrebbe dare Renzi all'Italia, ma che fino adesso non mi pare abbiano avuto questi risultati stravolgenti – debbe prima, per così dire, colpire il suo partito di riferimento ed avviare un grande dibattito, che è preliminare rispetto al dibattito parlamentare e al dibattito nella società, perché si consuma tutto all'interno di un partito e dei suoi organismi
  Vorrei ricordare a tutti che la democrazia – penso di non poter essere smentito – si rappresenta innanzitutto, finché la Costituzione rimarrà questa, attraverso l'istituto del Parlamento italiano; subito dopo possiamo dire, senz'altro, che un suo ruolo importante lo ha, lo detiene, lo esercita il Governo, che è l'organo esecutivo e certamente anche i partiti hanno un loro ruolo importantissimo nel fare da cassa di risonanza, ma anche nel rappresentare gli interessi delle categorie, dei territori, gli interessi deboli e diffusi della nostra comunità nazionale. Questi addendi non si possono tra loro modificare, altrimenti la maionese impazzisce.
  Quindi, io penso che la centralità del Parlamento debba essere salvaguardata anche dai dibattiti, dalla dialettica interna, dai contrasti apparentemente insanabili di un partito soltanto. Non è possibile che si parla per sei mesi della legge sul lavoro sui giornali, in virtù del dibattito interno al Partito Democratico e alla sinistra, e poi si chieda di accelerare le procedure per far parlare il Parlamento italiano, se va bene per un mese, dello stesso identico provvedimento.
  L'organismo, cioè, – concludo – che deve entrare nel merito, che può emendare, che può migliorare, che può fornire delle risposte sulla nuova occupazione, ovvero anche cercare di smussare gli angoli di alcune degenerazioni del nostro mercato del lavoro, viene svilito perché sale in cattedra, in maniera invasiva e vagamente totalitaria, il dibattito di una – e una soltanto – parte politica. Questo è inaccettabile.

Pag. 49

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Roberto Speranza. Ne ha facoltà.

  ROBERTO SPERANZA. Grazie Presidente. Intervengo soltanto per pochissimi minuti. Ho sentito parlare dell'alluvione. Penso che ci sia bisogno su questo di una discussione fuori da ogni propaganda, ma voglio solo dire che per il Partito Democratico questo tema è decisivo. E solo per onore di verità voglio rassicurare che il Governo questa mattina era presente in quelle zone e resta per noi un punto decisivo dell'impegno politico.
  Quanto alla questione che è in votazione oggi, sul piano regolamentare credo non ci sia nulla da eccepire. Le sue parole, sia nella Conferenza dei capigruppo che oggi, sono state assolutamente chiare. L'articolo 123-bis al comma 3 è assolutamente lineare e trasparente.
  Ma voglio stare, solo per un secondo, al punto politico, che mi pare essere quello più rilevante. Per il gruppo del Partito Democratico alla Camera il testo approvato in Senato non era sufficiente e andava migliorato. E ci siamo spesi per questo obiettivo dentro l'impegno del rispetto di tempi necessari che la maggioranza di Governo ha voluto configurare.
  E voglio rassicurare tutti i colleghi deputati: nessun maxiemendamento. Non ci sarà nessun maxi emendamento, ma solo il lavoro paziente, vero, faticoso della Commissione lavoro: questa è la verità. E siccome dico cose che in realtà sono già in corso e la Commissione sta già votando, sta già approvando, la vostra è solo propaganda, perché già ci sono emendamenti approvati dalla Commissione (Proteste del deputato Bianconi) ! Vi prego di andare a leggere gli atti della Commissione.

  PRESIDENTE. Per favore, colleghi, lasciate parlare il collega Speranza ! Per favore !

  ROBERTO SPERANZA. Tra l'altro, le modifiche che si stanno facendo sono modifiche rilevanti, che toccano il cuore di alcuni punti. Per esempio, dal mio punto di vista, è molto importante che si ripristini il reintegro sui licenziamenti di tipo disciplinare, così come la direzione del Partito Democratico ha deciso.
  Allora, io voglio dire una sola cosa e chiudere. Si è deciso di rispettare il Parlamento. C'era il rischio di mettere la fiducia sul testo del Senato. Noi, con il voto di oggi, facciamo una cosa diversa: ripristiniamo la legittima funzione del Parlamento, affermiamo con tutta la forza possibile che il Parlamento non è un passa carte, come abbiamo detto in questi giorni, e diamo alla Commissione lo spazio e la funzione che essa deve esercitare. Per questo ritengo che il voto sia un voto che dà più dignità al Parlamento e che può migliorare una delega importante, come quella sul lavoro (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

  PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Speranza. Non sono previsti interventi a titolo personale, quindi non posso dare la parola a questo titolo (Proteste del deputato Bianconi). Onorevole Bianconi, per favore, la prego, non sono previsti interventi a titolo personale. Non le posso dare la parola.
  C’è l'onorevole Fedriga che voleva intervenire sull'ordine dei lavori: prego.

  MASSIMILIANO FEDRIGA. Presidente, mi scusi, intervengo sull'ordine dei lavori perché ho sentito l'intervento dell'onorevole Speranza e vorrei capire quindi, perché anche uno vota in modo differente, penso, in quest'Aula. Mi risulta che l'onorevole Speranza ha detto che c’è un emendamento per il reintegro per motivi disciplinari. A noi non risulta che in Commissione sia depositato un emendamento di questo tipo. Quindi, vorrei sapere se c’è una parte di Parlamento che vota in un modo perché ha delle informazioni, ed altre parti che non ce le hanno, perché non è più accettabile lavorare in questo modo.
  È inaccettabile che ci sia la maggioranza che si fa, all'interno degli uffici, degli emendamenti, fa dichiarazioni in Aula dicendo che ci sono degli emendamenti e non sono stati depositati, ed i Pag. 50membri della Commissione non sanno nulla. È inaccettabile (Applausi dei deputati dei gruppi Lega Nord e Autonomie e Forza Italia – Il Popolo della Libertà – Berlusconi Presidente) !

  PRESIDENTE. Va bene, allora io devo andare avanti, ognuno ha potuto esprimere il proprio parere su questo (Commenti del deputato Bianconi). Allora, deputato Bianconi, è sull'ordine dei lavori ?

  MAURIZIO BIANCONI. Sì.

  PRESIDENTE. Non facciamo un ping-pong botta e risposta. Prego.

  MAURIZIO BIANCONI. Io vorrei capire come si fa a dire – e bisogna che me lo spieghi – che non si fa un maxiemendamento, quando qui è arrivato un maxiemendamento, perché la fiducia è stata messa al Senato.

  PRESIDENTE. Va bene...

  MAURIZIO BIANCONI. Quindi, non ci pigliamo in giro ! La fiducia è stata messa al Senato e qui noi abbiamo un maxiemendamento e l'onorevole Speranza non può dire che non c’è un maxiemendamento. C’è, stiamo votando sul maxiemendamento, perché quando le cose vi stanno bene vi stanno bene, se no fate le prepotenze: la fiducia su una legge delega non si era mai vista ! Mai vista !

  PRESIDENTE. Onorevole Bianconi, mi scusi, adesso stiamo per votare un'altra cosa, quindi la ringrazio.

  GIORGIO AIRAUDO. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  GIORGIO AIRAUDO. Sempre sull'ordine dei lavori e per associarmi e confermare ciò che ha detto l'onorevole Fedriga: noi è da ieri che chiediamo in Commissione al Governo di sapere se c’è un emendamento – maxi o mini poco mi interessa – che riguarda ciò che si dice fuori da quest'aula. Visto che qui si chiede una procedura straordinaria, questa procedura straordinaria su cui costruisce le ragioni l'onorevole Speranza a noi non è nota, quindi informateci.

  PRESIDENTE. Allora, le questioni che ineriscono al merito del provvedimento vanno chiaramente discusse in Commissione.

  DAVIDE TRIPIEDI. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. A che titolo, deputato Tripiedi ?

  DAVIDE TRIPIEDI. Sull'ordine dei lavori, Presidente.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  DAVIDE TRIPIEDI. Adesso, il presidente Damiano ci ha convocato per questa sera: dopo i lavori d'Aula noi dobbiamo andare in Commissione. Se è già uscito il maxiemendamento, noi cosa andiamo a fare in Commissione, a lavorare o ci stiamo prendendo in giro, Presidente (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) ?
  È questo il succo del discorso: se c’è un maxiemendamento, oggi in Commissione è anche inutile andare, perché le cose sono fatte, il Governo delega se stesso a fare questa legge delega. È inaccettabile ! I parlamentari vengono usati come macchinette ed io lo trovo vergognoso ! Non posso credere che i deputati del PD accettino una roba del genere (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) !

  PRESIDENTE. Adesso io direi che ci dobbiamo dare delle regole, perché dobbiamo votare. C’è la deputata Gnecchi e poi darei la parola al presidente Damiano e poi direi che procediamo alla votazione. Prego, deputata Gnecchi.

  MARIALUISA GNECCHI. Grazie, Presidente, mi sembra giusto, nei confronti di tutta l'Aula...

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  PRESIDENTE. Deputata, è sull'ordine dei lavori, vero, che lei interviene ?

  MARIALUISA GNECCHI. Sì (Commenti di deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. No, perché altrimenti (Commenti di deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)...

  MARIALUISA GNECCHI. Intervengo sull'ordine dei lavori: mi sembra giusto che tutta l'Aula sappia che a pagina 61 del fascicolo degli emendamenti c’è l'emendamento, al comma 7, lettera c), a prima firma Gnecchi e firmato da tutti i colleghi del PD della Commissione lavoro, che dice esplicitamente: «assicurando comunque la garanzia della reintegrazione del lavoratore nel posto di lavoro, nei casi di licenziamenti per motivi discriminatori»...

  PRESIDENTE. Sì, non entrerei nel merito, mi consenta.

  MARIALUISA GNECCHI. È per confermare che non si tratta di un maxiemendamento, ma c’è l'emendamento in Commissione (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

  PRESIDENTE. D'accordo, la ringrazio. Allora, presidente Damiano, voleva la parola ? Prego di non entrare nel merito del provvedimento. Né ha facoltà.

  CESARE DAMIANO. Signor Presidente, intervengo sull'ordine dei lavori, confermando che c’è un emendamento che parla del tema della reintegrazione nel caso di licenziamento per motivi disciplinari, punto. Non c’è nessun maxiemendamento in vista, al massimo ci sono delle riformulazioni normali come abbiamo fatto in questi giorni approvando numerosi emendamenti, alcuni dei quali con la riformulazione. Niente di più e niente di meno. È falso il fatto che non esista quell'emendamento in quanto è depositato.

  SIMONE BALDELLI. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. A che titolo ?

  SIMONE BALDELLI. Signor Presidente, per un chiarimento alla Presidenza. Io volevo capire se noi stiamo votando sull'articolo 123-bis, che prevede che il Governo possa chiedere a data certa, ancorché intempestivamente, il voto finale su un provvedimento dichiarato collegato, o se stiamo votando nel merito del provvedimento. Infatti, il capogruppo del PD ci ha spiegato che si metterà la fiducia sul testo perché, sostanzialmente, non serve fare il maxiemendamento, è già un articolo unico; il presentatore dell'emendamento ci ha detto su quale; il presidente della Commissione ci ha anticipato che noi in Commissione di qui a breve assisteremo all'approvazione di questo emendamento su cui verrà messa la fiducia. Allora, Presidente, se vogliamo fare una Conferenza dei presidenti di gruppo volante, chiediamo al Governo di alzarsi, mettere la fiducia subito e la risolviamo dentro questa settimana evitando un ulteriore protrarsi di questa sceneggiata. Io la pregherei, Presidente, di porre in votazione questa cosa...

  PRESIDENTE. Sì, è quello che stavo facendo.

  SIMONE BALDELLI. ...e di stendere un velo pietoso su questo dibattito a cui abbiamo assistito, per il rispetto dei colleghi della Commissione lavoro che avrebbero intenzione di lavorare e per il rispetto di questo Parlamento che si trova a ratificare le decisioni del partito di maggioranza relativa.

  MAURIZIO BIANCONI. Vergogna !

  SIMONE BALDELLI. Sappiamo già, visto l'andazzo che è stato preso, che è stata di fatto preannunciata la questione di fiducia. Mi auguro di sbagliarmi, Presidente, ma su questo si accettano scommesse (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia – Il Popolo della Libertà – Berlusconi Presidente).

Pag. 52

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Pongo in votazione con il procedimento elettronico, senza registrazione dei nomi, la proposta di fissare al...

  WALTER RIZZETTO. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. No, scusate, adesso no. Onorevole Rizzetto, mi perdoni, lo sa che non esito a darle la parola, però siano in votazione, come appunto sollecitato più volte dalla Presidenza. Non vogliamo entrare nel merito di questa discussione. Onorevole Rizzetto, è già stato svolto un intervento del suo gruppo sull'ordine dei lavori (Proteste dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)...no, no, per favore, io adesso devo porre in votazione...

  WALTER RIZZETTO. Sull'ordine dei lavori, Presidente.

  PRESIDENTE. Vorrei procedere, per favore. Se è possibile procedere, ve lo chiedo per favore. Tutti i gruppi hanno potuto esprimersi. Ci sono stati anche degli interventi sull'ordine dei lavori. A questo punto...

  CARLO SIBILIA. Rizzetto è il vicepresidente della Commissione !

  DAVIDE CRIPPA. Ne hanno fatti due, di interventi !

  PRESIDENTE. Il presidente della Commissione non ha fatto un intervento di merito. Noi adesso dobbiamo votare una data, che è la data di mediazione. Per favore, colleghi, consentitemi di fare il mio lavoro (Proteste dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  DAVIDE CRIPPA. Chiedo di parlare per un richiamo al Regolamento.

  PRESIDENTE. Mi dice l'articolo per favore ? E che il richiamo sia circostanziato a quell'articolo.

  DAVIDE CRIPPA. Presidente, articolo 8 e seguenti sul ruolo del Presidente...

  PRESIDENTE. No, no...

  DAVIDE CRIPPA. No, no, ci tengo a precisare che lei ha dato la parola sull'ordine dei lavori a due deputati del PD e in questo caso anche a Damiano, che è il presidente della Commissione, e si rifiuta di darla al collega Rizzetto del MoVimento 5 Stelle, vicepresidente della Commissione...

  PRESIDENTE. Anche Tripiedi ha fatto un intervento sull'ordine dei lavori.

  DAVIDE CRIPPA. L'ha fatto anche la collega Gnecchi, per cui sono due del PD. Se esiste una regola che non sappiamo, che non è scritta qui dentro, ce lo dica perché due del PD, due di Forza Italia e due del MoVimento 5 Stelle. O tutti o nessuno.

  PRESIDENTE. Lei voleva fare un intervento sul Regolamento ?

  DAVIDE CRIPPA. Le sto chiedendo come mai lei sta facendo un trattamento differenziato. Per il MoVimento 5 Stelle ha parlato una persona sola sull'ordine dei lavori (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle), mentre per il PD e per Forza Italia hanno parlato in due. Lei mi deve spiegare come mai questo tipo di atteggiamento discriminatorio (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. D'accordo, non voglio creare inutili tensioni. Deputato Rizzetto, prego.

  WALTER RIZZETTO. Presidente, la ringrazio. Mi pare che sia necessaria una replica sull'ordine dei lavori su quanto stiamo facendo. Evidentemente lei prima, circa dieci minuti fa, ha dato la possibilità ai gruppi di esprimersi sull'ordine dei lavori, cosa che è stata fatta. Quindi, non vedo l'opportunità o la non opportunità di Pag. 53non dare la parola comunque al vicepresidente della Commissione lavoro: ha parlato il presidente Damiano.
  Presidente, per suo tramite vorrei anche far notare alla maggioranza che è sì vero che da una notizia di un'agenzia apprendiamo di un emendamento – parola del sottosegretario Bellanova: quindi non un maxiemendamento, sono a confermare questo dato – che riprenderà tutti gli emendamenti sul tema per finalizzare il reintegro per i licenziamenti disciplinari. Questo è sì un emendamento, Presidente, di cui tra l'altro noi disconosciamo il testo, e che spero ci verrà presentato questa sera in Commissione, alle 20,30. Ma questo, Presidente, è il vero cuore del problema, non tanto il cuore del problema per il MoVimento 5 Stelle, ma in questo contesto e in Aula e in Commissione noi siamo costretti a subire una lotta intestina alla maggioranza tra il Nuovo Centrodestra e il Partito Democratico, tra il presidente Sacconi al Senato e il presidente Damiano. Quindi, Presidente, pur non essendo questo un maxiemendamento è di fatto il cuore del problema e di fatto è un maxiemendamento che va a stralciare tutto il lavoro svolto dalla Commissione sino ad oggi e sino a quest'ora. Pertanto, Presidente, noi non possiamo accettare questo tipo di trattamento. Questa sera, alle 20,30 è convocata la seduta della Commissione lavoro e, se entro le 20,31 non ci verrà redatto tutto quanto c’è scritto in seno a questo emendamento, Presidente, io abbandonerò la Commissione (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle – Commenti dei deputati del gruppo Partito Democratico).

  PRESIDENTE. Pongo in votazione, con il procedimento elettronico senza registrazione di nomi, la proposta di fissare al 26 novembre, secondo l'articolazione dei lavori sopra illustrata, il termine per la conclusione dell'esame in Assemblea del disegno di legge n. 2660, già approvato dal Senato e collegato alla manovra di finanza pubblica.
  (È approvata).

  La Camera approva per 95 voti di differenza.
  Essendo stata approvata la proposta della Presidenza, l'esame del provvedimento si svolgerà secondo le cadenze già indicate e si concluderà mercoledì 26 novembre. Il termine per la presentazione degli emendamenti per l'esame in Assemblea è sin d'ora fissato per venerdì 21 novembre alle ore 12. Sempre secondo quanto stabilito in sede di Conferenza dei presidenti di gruppo, l'esame dei disegni di legge di stabilità e bilancio inizierà giovedì 27 novembre e proseguirà nelle giornate successive.
  Avverto infine che l'organizzazione dei tempi per l'esame del disegno n. 2660 in materia di lavoro sarà pubblicato in calce al resoconto stenografico della seduta odierna.

Seguito della discussione del testo unificato delle proposte di inchiesta parlamentare: Fratoianni ed altri; Marazziti ed altri; Fiano: Istituzione di una Commissione parlamentare di inchiesta sul sistema di accoglienza e di identificazione, nonché sulle condizioni di trattenimento dei migranti nei centri di accoglienza (CDA), nei centri di accoglienza per richiedenti asilo (CARA) e nei centri di identificazione ed espulsione (CIE) (Doc. XXII, nn. 18-19-21-A) (ore 17,03).

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del testo unificato delle proposte di inchiesta parlamentare Doc. XXII, nn. 18-19-21-A, d'iniziativa dei deputati Fratoianni ed altri; Marazziti ed altri; Fiano: Istituzione di una Commissione parlamentare di inchiesta sul sistema di accoglienza e di identificazione, nonché sulle condizioni di trattenimento dei migranti nei centri di accoglienza (CDA), nei centri di accoglienza per richiedenti asilo (CARA) e nei centri di identificazione ed espulsione (CIE).

(Ripresa esame dell'articolo 5 – Doc. XXII, nn. 18-19-21-A)

  PRESIDENTE. Riprendiamo l'esame dell'articolo 5 e della proposta emendativaPag. 54ad esso presentata (Vedi l'allegato A – Doc. XXII, nn. 18-19-21-A). Ricordo che nella seduta del 13 novembre 2014 è stato da ultimo respinto l'emendamento Cozzolino 5.2.
  Passiamo all'emendamento Cozzolino 5.3.
  Prendo atto che il presentatore non accede all'invito al ritiro dell'emendamento Cozzolino 5.3 formulato dal relatore e insiste per la votazione.
  Passiamo, quindi, ai voti. Avverto che è stata chiesta la votazione nominale mediante procedimento elettronico.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Cozzolino 5.3, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Brescia, Di Lello, Giorgio Piccolo...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 5, nel testo emendato.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Di Gioia, Di Lello, Camani...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti e votanti  402   
   Maggioranza  202   
    Hanno votato  351    
    Hanno votato no   51.

  La Camera approva (Vedi votazioni).

(Dichiarazioni di voto finale – Doc. XXII, nn. 18-19-21-A)

  PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto finale.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Fabio Rampelli. Ne ha facoltà.

  FABIO RAMPELLI. Grazie Presidente, colleghi deputati, noi abbiamo seguito con grande perplessità e, tutto sommato, anche amarezza i lavori intorno a questo provvedimento perché riteniamo che soprattutto in questa fase storica di tutto ci sia bisogno fuorché di mettere in discussione l'operato di quei centri che lo Stato ha voluto, che il Parlamento ha varato, che i Governi precedenti hanno scelto di attribuire ad alcuni organismi e che svolgono, in collaborazione con le forze dell'ordine, un servizio assolutamente fondamentale. Abbiamo ascoltato, nel corso del dibattito sulla gestione del fenomeno immigrazione, sull'accoglienza degli immigrati, parole anche forti e, in alcune circostanze, si è fatto riferimento, da parte di taluni deputati di SEL, di maltrattamenti al limite della tortura verso gli ospiti dei centri di identificazione e accoglienza. Io non credo, sinceramente, che episodi così gravi siano avvenuti, ma qualora ci fosse legittimamente questo sospetto da parte di qualunque deputato di quest'Aula, penso che occorrerebbe recarsi immediatamente presso la procura della Repubblica ed esporre denuncia per dare la possibilità agli organi competenti di intervenire e sanzionare le persone che eventualmente avessero commesso degli abusi su degli immigrati.
  Questa è la procedura giusta. Se fossero stati commessi alcuni reati – perché di questo si tratta – da parte degli operatori all'interno di queste strutture, delle varie strutture che si occupano della gestione dell'immigrazione, ci sarebbero comunque delle responsabilità individuali. E nel caso in cui le notizie riportate in quest'Aula – gravissime ! – avessero fondamento, si dovrebbero vedere spalancate le porte della procura della Repubblica, e penso che i Pag. 55magistrati farebbero celermente il loro lavoro per assicurare alla giustizia chi individualmente si è macchiato di gesti e comportamenti decisamente illegittimi e illegali se non criminali.
  Le Commissioni d'inchiesta, altresì, di cui si è dotato il Parlamento italiano, Commissioni bicamerali o monocamerali, sono di ben altra fattura. Non si può affidare una battaglia politica all'istituzione di una Commissione d'inchiesta, che ha un potere delegittimante rispetto ad organi e a istituzioni che comunque svolgono un lavoro delicatissimo, soprattutto in questa fase. C’è stata la Commissione sul caso Sindona, la Commissione sulla Loggia massonica P2, la Commissione sui fondi neri dell'IRI, la Commissione sulla morte di Ilaria Alpi e Miran Hrovatin, la Commissione antimafia, la Commissione sul disastro del Vajont, la Commissione sulla strage di via Fani, la Commissione, di recente istituita, sulla morte di Aldo Moro, la Commissione sul dossier Mitrokhin, la Commissione Telekom Serbia: ecco, questi sono gli argomenti che sono stati scelti dal Parlamento italiano affinché potessero essere istituite delle Commissioni di inchiesta per individuare responsabili, per accertare fatti e per, eventualmente, riaprire casi che erano rimasti chiusi in cassetti e archivi polverosi, anche, talvolta, per una precisa volontà politica di insabbiare, di consegnare al porto delle nebbie delle notizie mai rese di pubblico dominio al popolo italiano.
  Istituire una Commissione d'inchiesta su questi centri di gestione e accoglienza degli immigrati è una chiara dimostrazione che non si ha il coraggio di denunciare e di affrontare politicamente la questione e asserire il principio che questi centri debbano essere aboliti o almeno debba essere abolita la procedura secondo la quale vengono effettuati gli accertamenti e vengono giudicati non regolari o soggetti ad espulsione alcuni immigrati. Allora le cose vanno prese con il nome che hanno, non bisogna nascondersi, perché è troppo facile nascondersi dietro non si sa bene cosa, visto che i dati e i fatti sono stati solo raccontanti in maniera generica in quest'Aula e non sono stati denunciati alla procura della Repubblica.
  La sinistra italiana – non è un caso che il Partito democratico sia in perfetto sodalizio rispetto ai promotori di questa proposta di legge – barcolla di fronte all'ormai manifesta incapacità di regolamentare i flussi migratori. Addirittura, ci sono delle situazioni nelle quali cittadini, che subiscono un degrado evidente, sono costretti a sottolineare cento, mille volte di non essere razzisti e, paradossalmente, questo continuo richiamo all'antirazzismo produce delle tensioni sociali che spesso non si sono mai viste in Italia e che rischiano di degenerare proprio a causa dei paraocchi ideologici di cui è dotata la sinistra italiana. Sono gli italiani di destra, di centro, di sinistra che non ce la fanno più. Sono stanchi, sono esasperati, si trovano a dover convivere con migliaia, talvolta centinaia di migliaia di immigrati, molti dei quali sono dei fantasmi: sfuggono ai controlli e si limano i polpastrelli per non dare le impronte digitali e quindi non essere assegnati secondo il regolamento di Dublino III all'Italia, per aspirare ad andare in altri Paesi, magari ricongiungersi con le proprie famiglie.
  È ormai una tragedia internazionale di fronte alla quale l'Italia non riesce a porre rimedio a causa della demagogia della sinistra, così come non riesce a porvi rimedio la comunità internazionale in questo caso a causa della superficialità e della insensibilità di molti Paesi, è inutile citarli visto che soltanto otto hanno aderito, nelle varie e molteplici forme, all'appello dell'Italia a intervenire congiuntamente per gestire, arginare il fenomeno dei flussi migratori.
  Noi oggi attraverso la Commissione di inchiesta che si chiede di istituire di fatto andiamo a sancire il principio che l'Italia, nonostante i fatti capitati anche di recente è il Paese all'interno del quale si però entrare, si può scorrazzare impuniti anche quando si commettono reati perché spesso questi reati non vengono identificati, non potendo identificarsi gli autori dei reati perché sono appunto dei fantasmi.Pag. 56
  Noi come Fratelli d'Italia – Alleanza Nazionale domani ci recheremo insieme al presidente Giorgia Meloni in delegazione ufficiale dal prefetto di Roma ma sappiamo che una visita di questo tipo andrebbe fatta in tutte le prefetture d'Italia perché la situazione è definitivamente fuori controllo. Il territorio è fuori controllo. Qualche scienziato tra coloro i quali fanno parte del Governo italiano con il rimbalzo di altrettanti scienziati, cioè menti illuminate, che ricoprono pro tempore il ruolo di sindaci delle grandi città hanno concluso degli accordi inconfessabili, segreti, poco trasparenti, per acquisire alcune di queste 150 mila anime disperate che sono arrivate, per nostra incapacità, sulle coste del sud italiano e le hanno poi appunto, in forza di questa convenzione poco trasparente, sparse sul territorio – non vorrei essere offensivo – ma si direbbe, se non si trattasse di uomini e quindi di persone meritevoli di tutto il nostro rispetto, un tanto al chilo. Cioè si buttano lì in caseggiati, caso mai in zone fortemente degradate e compromesse dove già esiste non l'esasperazione ma l'emarginazione sociale dei cittadini italiani.
  Non si riesce a trovare la forza per dire che l'immigrazione deve avere un suo numero, una sua capienza perché un numero e una capienza deve avere la capacità di uno Stato di fare beneficenza, di aiutare i cittadini di altri Paesi, di solidarizzare, non esiste, non può esistere una solidarietà che non abbia un numero vicino, riportato a fianco perché ahimè, soprattutto in momenti in cui esistono delle crisi mostruose come l'attuale depressione economica che coinvolge buona parte del mondo occidentale, bisogna avere la forza e il coraggio di capire quello che non capisce la sinistra – e per questo perderà molteplici dei suoi voti – che esiste un'emergenza Italia, che i cittadini italiani in quanto tali sono presi alla gola da una vera e propria asfissia sociale e i cittadini italiani devono poter avere la possibilità di vedere un Governo e forze politiche che comprendono...

  PRESIDENTE. Concluda.

  FABIO RAMPELLI. ...concludo, questo loro disagio. Ricordo, in conclusione, che per come stanno le cose in Italia, pur essendo l'immigrazione valutata all'8 per cento, non ci sono l'8 per cento di case popolari, l'8 per cento di posti degli asili nido che vengono attribuite agli immigrati. Che in tutte le graduatorie...

  PRESIDENTE. Deve concludere.

  FABIO RAMPELLI. ...in ordine alle fasce sociali meno abbienti vedono primeggiare gli immigrati e questa è un'inaccettabile discriminazione verso le fasce più deboli della società e dei cittadini italiani.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Di Lello. Ne ha facoltà.

  MARCO DI LELLO. Signora Presidente, signor sottosegretario, onorevoli colleghi, il provvedimento che ci apprestiamo a votare è un tentativo doveroso di cancellare per quanto possibile una pagina vergognosa del nostro Paese. È con profondo rammarico che prendo atto che in questa Aula non tutti abbiamo gli stessi valori. A quelli che ancora oggi hanno gridato allo scandalo per le nostre politiche di accoglienza, noi socialisti rispondiamo di essere orgogliosi, figli di un Paese che con Mare Nostrum al costo di un caffè a testa ha salvato 100 mila vite umane.
  In nome di quegli stessi valori di umanità, che speravo fossero patrimonio comune di tutti noi, ma evidentemente per leghisti e post-fascisti non è così, ci vergogniamo invece di quelle prigioni chiamate CIE, dove vengono reclusi illegittimamente cittadini stranieri per sei o dodici mesi che la nostra burocrazia impiega per identificare ed espellere. Solo negli ultimi tempi stiamo provando a porre rimedio. Così come ci vergogniamo di quanti strumentalizzano la sofferenza di Tor Sapienza in questi giorni, come ci vergogniamo di scene come quelle di Ponte Galeria, dove i migranti hanno dovuto cucirsi la bocca per farsi ascoltare, o delle Pag. 57immagini dei profughi denudati e lavati con una pompa come fossero ad un autolavaggio.
  È per fare chiarezza su queste pagine buie della nostra storia recente e per evitare che altre ne possano essere scritte, che i deputati e la deputata socialisti voteranno convintamente a favore di questo provvedimento per l'istituzione della Commissione di inchiesta. Questo fine settimana a Catania la Commissione immigrazione dell'Internazionale socialista, personalità e Ministri di ogni parte del mondo si riuniranno per provare a offrire insieme soluzioni. Per quanto mi riguarda, dopo il voto di oggi, da parlamentare italiano, sarà per me più facile guardare i miei colleghi negli occhi (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Partito Socialista Italiano (PSI) – Liberali per l'Italia (PLI).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Marazziti. Ne ha facoltà.

  MARIO MARAZZITI. Grazie Presidente, approviamo oggi un disegno di legge utile, importante e necessario per essere all'altezza di uno standard di civiltà italiano, prima che europeo. È un disegno di legge che ho introdotto all'indomani del terribile naufragio di Lampedusa, dopo la visita in quel campo di accoglienza, con il sostegno convinto del mio gruppo, Per l'Italia. Tocca un tema centrale, indispensabile per noi di Democrazia Solidale. Approviamo oggi il testo unificato con altri due disegni di legge, uno dei colleghi di SEL e uno dei colleghi del Partito Democratico, ma c’è stata grande convergenza in Commissione. Noi non siamo ossessionati dal trovare chi, se c’è, può avere lucrato sulle difficoltà. Ma se c’è, si tratta di reati odiosi, perché speculano sulla sofferenza. Noi abbiamo un'alta considerazione del lavoro delle forze dell'ordine, delle cooperative sociali, che si trovano ad operare in condizioni difficili. Lo dico anche in senso personale, ma troppe volte siamo arrivati al limite, con gravi disfunzioni, limitazioni e offese alla dignità personale, alla fine un danno grave.
  Approviamo questo provvedimento nei giorni di Tor Sapienza, quando contro il centro di via Morandi, per i profughi, richiedenti asilo, bambini e minori non accompagnati si è scatenata una rabbia violenta, minacciosa, un pogrom di periferia, cavalcato in maniera grave e irresponsabile anche da politici di Fratelli d'Italia e della Lega Nord, e che è stato malamente descritto da molti media come una «guerra tra poveri». A Tor Sapienza non c’è la guerra tra i poveri, ma la guerra contro i poveri. Sfuggiti alla guerra, terrorizzati, senza famiglia, in attesa del riconoscimento dello status di rifugiati. Comportamenti violenti, illegali. E la decisione, sbagliata, per evitare i problemi che è stata presa è quella di svuotare i centri, invece di colpire i comportamenti illegali, squadristi e di identificare infiltrati e picchiatori professionali, aizzatori.
  Questo disegno di legge va nella direzione di ristabilire la legalità. Per chi sopravvive alle guerre, all'orrore dell'ISIS, per chi fugge da Siria, Eritrea, da Nigeria, Somalia, Mali, dalla «morte nera» del Califfato, dalla «morte azzurra» nel Mediterraneo, per chi sopravvive ai ricatti degli scafisti, se arriva in un Centro di accoglienza, di accoglienza si deve trattare e non di altro. Se va identificato, nel Centro di identificazione ed espulsione deve restare non più di 90 giorni, perché deve starci e in condizioni civili per un tempo giusto. Se è un richiedente asilo non può stare in una struttura troppo simile a un centro di reclusione.
  Anche attorno a questa Commissione di inchiesta si misurano due idee della vita e del nostro Paese. C’è chi dice: non un immigrato in più, perché gli italiani non hanno lavoro, non un euro in più per quelli di fuori. La Lega Nord racconta agli italiani la favola che staremmo tutti meglio senza gli immigrati, che ad essere cattivi ci si guadagna, che chi muore nel Mediterraneo è per colpa sua, anche se un decimo del bilancio italiano è merito degli immigrati, anche se la popolazione italiana non declina grazie agli immigrati, anche se Mare Nostrum ha salvato direttamente 100 mila esseri umani e indirettamente ha Pag. 58favorito il salvataggio di altri 150 mila profughi, tutti provenienti da scenari di guerra, dopo viaggi di uno o due anni e in mano agli sfruttatori.
  C’è un giudizio che non viene dai sondaggi ma dalle coscienze, quando finisce l'ubriacatura, per chi vede la gente affogare, bastonata, malmenata, minacciata e dice: «È colpa loro». Questo giudizio, lo dico ai colleghi, arriverà e c’è già.
  In Italia si discute per 150 mila profughi in un anno, ma ci sono 9 milioni di profughi, interni ed esterni, solamente siriani. C’è un islam estremista e aggressivo che sta riscrivendo i confini del Medio Oriente con la guerra e il terrore. Ci sono a Erbil, nel Kurdistan iracheno, dove siamo stati con la Commissione affari esteri, un milione di nuovi profughi, da solo agosto a oggi, su una popolazione di 5 milioni; è come se in Italia fossero arrivati 12 milioni di profughi in tre mesi. Ma poi c’è chi dice: «Dobbiamo difendere i cristiani, gli yazidi», ma poi dice: «Non un immigrato in più».
  Ebbene, cento milioni di euro, Mare Nostrum, sono serviti a salvare queste 150 mila vita umane. Ma occorre un atto del nostro Governo oggi, se è necessario unilaterale, se possibile europeo, per creare un altro sistema, efficace, integrativo, di protezione delle vite umane nel Mediterraneo, a integrazione del sistema europeo Triton. Lo dico a noi e agli italiani: anche la nostra crisi sarebbe diversa se la affrontiamo assieme e non arrabbiati con chi viene da fuori.
  Noi, rispetto a quella idea di vita, a quella idea di politica, stiamo da un'altra parte. Vogliamo uscire dalla globalizzazione dell'indifferenza, dalla politica come populismo. Temiamo un'Italia indurita che perde la sua anima, che crea capri espiatori, che favorisce la frantumazione sociale e non la coesione sociale, che incoraggia i noi contro i voi e contro i loro. Un Paese così è destinato a non andare lontano, lo diciamo ai colleghi della Lega Nord, a Fratelli d'Italia, ai giovani colleghi del MoVimento 5 Stelle, che forse non sanno, perché sono giovani, che quando 25 anni fa Jerry Masslo, un sudafricano coraggioso, a Villa Literno fu ammazzato da balordi criminali che controllano il mercato delle braccia, poi dopo poco, dopo la pietà, è arrivata la durezza. Pietà non deve essere morta, pietà è intelligenza politica.
  Questo Governo e questo Parlamento hanno operato bene, anche se non dobbiamo farci intimidire dal rumore, oggi, di chi gioca sul malessere degli italiani. Abbiamo ridotto il periodo massimo di permanenza nei centri di identificazione e espulsione da 18 mesi a 90 giorni. Il cosiddetto «reato di clandestinità» è stato cancellato, ma ancora manca la delega da realizzare. Sono state aumentate le commissioni per la valutazione delle domande di protezione, perché è l'unico modo per non trattenere troppo a lungo i richiedenti asilo. Nei CIE sono trattenute oggi meno persone di quante ne contengano le strutture, dato che erano 5.431 un anno fa e alcuni CIE sono stati riconvertiti – positivo – come in via Corelli a Milano.
  La Commissione che oggi istituiamo è necessaria e di grande aiuto. Oggi i CARA, istituiti nel 2008 per i richiedenti asilo, a causa della permanenza molto più lunga sono sovraffollati: ci sono meno di 7 metri quadrati a testa. È quello che rende, secondo le carte fondamentali europee, i trattamenti inumani e degradanti. In troppi casi nei CARA e nei CIE sono stati ospitati minorenni, come a Ponte Galeria a Roma. La carenza di interpreti nei CARA può danneggiare gravemente i rifugiati e creare problemi di ordine pubblico.
  Il 4 novembre la Corte europea per i diritti umani si è pronunciata, con il caso Tarakhel contro la Svizzera, contro un rinvio in Italia di richiedenti asilo da un altro Stato europeo. Il motivo è perché in Italia c’è un numero troppo alto e un numero troppo piccolo di luoghi di accoglienza di richiedenti asilo nelle strutture appartenenti alle rete SPRAR e per questo motivo c’è il rischio di un trattamento inadeguato.
  La Commissione, allora – e concludo –, sarà utile anche per fare in modo che gli SPRAR offrano soluzioni più integrate nelle città, con numeri più bassi e più distribuiti nei territori dei comuni, evitando Pag. 59ghetti alle estreme periferie. Avremo più trasparenza, regole di ingaggio delle cooperative sociali, costi, meccanismi di supervisione, di collaborazione con altri enti o di mancata collaborazione, come magari con la Protezione civile.
  Abbiamo ancora negli occhi le persone nude, sottoposte a cosiddetti «trattamenti sanitari», lavati con pompe d'acqua, davanti a tutti a Lampedusa.
  Degrado, assuefazione al degrado, ma alla fine, sempre gli immigrati colpevoli quasi della loro fragilità. Per questo, questa Commissione d'inchiesta aiuta tutti, aiuta anche chi lavora nei centri di accoglienza a non perdere la propria dignità, magari assuefacendosi al degrado.
  La Commissione, attraverso il Parlamento, sarà una porta di trasparenza, un varco nei sistemi chiusi, un aiuto agli operatori proprio contro l'assuefazione al degrado, la verifica delle convenzioni, della qualità dei servizi offerti, la valutazione delle criticità, la raccolta delle proposte, quindi un'occasione complessiva per una proposta qualificata, la verifica delle tipologie del personale scelto, a volte più proveniente da chi ha avuto esperienze nel campo della reclusione che in quello sociale.
  Per questo, votiamo con convinzione per l'approvazione dell'istituzione di questa Commissione di inchiesta parlamentare, che nasce dal Parlamento, dalla sua centralità, dà voce ai cittadini italiani perché si affermi uno standard più alto di rispetto dei diritti umani, mettendo il nostro Paese nella prima linea di un'Europa non egoista, non rassegnata, non indifferente (Applausi dei deputati del gruppo Per l'Italia).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Rondini. Ne ha facoltà.

  MARCO RONDINI. Grazie Presidente, vede, avremmo accolto con favore l'istituzione di una Commissione d'inchiesta sul sistema di accoglienza e di identificazione, nonché sulle condizioni di trattenimento degli immigrati nei centri destinati all'accoglienza, se avesse avuto tra gli scopi anche quello di accertare le condizioni in cui si trovano a lavorare gli operatori che gestiscono i centri e, in particolare, le forze dell'ordine.
  Ed ancora, l'istituenda Commissione avrebbe potuto anche accertare le condizioni in cui versano i centri a causa dei danneggiamenti provocati dalle ripetute rivolte degli immigrati trovando la motivazione nel rigetto della richiesta d'asilo magari, oppure nel fatto che sono in procinto di essere rimpatriati, piuttosto che – e accade anche questo, ahinoi – nel mancato apprezzamento di quanto a lor signori viene servito come pasto.
  Naturalmente tutto ciò non è ricompreso negli obiettivi della Commissione. Il fine è un altro: non vorremmo che dopo aver prosciugato il fondo per i rimpatri – naturalmente il dubbio è retorico – oggi vi apprestaste anche allo smantellamento di uno strumento sottoutilizzato che dovrebbe prevenire la possibilità che chi non ha diritto di soggiornare sul nostro territorio circoli indisturbato per le nostre strade.
  Vede, Presidente, noi crediamo che questa Commissione d'inchiesta parta già con il piede sbagliato. Fra le righe manifesta già un verdetto, qualcosa di preconfezionato, magari caro a lei, il cui pensiero sulla gestione del fenomeno immigratorio conosciamo bene, e che per noi, me lo consenta, rasenta il masochismo.
  D'altro canto, l'arricchimento che lei non smette di ricordarci, che ci ha portato all'immigrazione senza regole che ci avete imposto, lo rintracciamo nel numero dei crimini di matrice straniera, piuttosto che nel poco invidiabile primato della presenza nelle patrie galere, ma nonostante l'evidenza voi proseguite su questa cattiva strada.
  Ed ecco, allora, che l'istituzione di questa Commissione parlamentare ha il fine di accertare la veridicità magari di qualche ridicola inchiesta giornalistica tesa a dimostrare che questi centri sono una sorta di lager, e quindi in seconda battuta vanno rintracciate precise responsabilità e – perché no ? – magari potremmo Pag. 60perseguire gli operatori che spesso sono costretti a gestire situazioni al limite della sicurezza per loro e non per chi entra in casa nostra privo di documenti e reclama diritti che non ha.
  Vale la pena di rileggere per l'Aula quali sono alcuni degli obiettivi che si pone questa Commissione parlamentare: accertare eventuali condotte illegali e atti lesivi dei diritti fondamentali della dignità umana all'interno dei centri, indagare sui tempi e sulle modalità di accoglienza nei centri di accoglienza e nei centri di accoglienza per richiedenti asilo, esaminare le convenzioni stipulate con gli enti gestori al fine di accertare eventuali responsabilità nella carenza dei servizi, od ancora valutare la sostenibilità del sistema sotto il profilo economico. Ci chiediamo se avete sottoposto anche a questa valutazione l'operazione scriteriata di Mare Nostrum. Crediamo assolutamente di no, tanto quella la pagano i cittadini italiani.
  Noi riteniamo che il combinato disposto di tutte le iniziative che avete posto in atto in materia di immigrazione di fatto disattendano completamente gli atti di recepimento della direttiva «rimpatri», dall'abolizione del reato di clandestinità al prosciugamento del fondo rimpatri, all'operazione Mare Nostrum, che è la causa dell'emergenza immigrazione – ve lo ha detto anche l'Unione europea – e che porta la responsabilità morale – ve lo ripetiamo e continueremo a ripetervelo – delle morti di immigrati che si sono affidati ai viaggi della speranza per giungere sul nostro territorio.
  Ed allora andate ad istituire una Commissione di inchiesta che ha quale unico scopo finale la chiusura dei centri di identificazione e di espulsione, dove soggiornano, in molti casi, criminali incalliti in attesa di espulsione. Meglio sarebbe dire «soggiornavano», perché oggi, complice la vostra politica criminale in materia, sono liberi di circolare indisturbati per le nostre contrade.
  Signor Presidente, noi siamo convinti che questo Governo sia sotto l'effetto di una sorta di rifiuto di ciò che siamo come Occidente, con la conseguente perdita della coscienza della nostra specificità, che ci fa cedere ogni giorno di più rispetto ad istanze di gruppi e comunità radicali che non dovrebbero trovare spazio da noi.
  Tutto questo in ossequio al politicamente corretto che ci vuole imporre la società multiculturale: basti ricordare le sparate del Ministro Kyenge sul popolo italiano che è un popolo meticcio o anche tutte le sue stravaganti uscite in materia di immigrazione. Noi, al contrario, riteniamo che questo folle e allucinante processo degenerativo vada fermato, convinti che, senza demagogia, la società che prefigurate porti con sé lo scontro etnico e culturale.
  Siamo convinti che civiltà irriducibilmente diverse tra loro, come sono quella occidentale e quella islamica, poste in un medesimo spazio geofisico ristretto, non esiteranno a scontrarsi per la supremazia dell'una sull'altra, e la nostra, ahinoi, complice il vostro contributo, potrebbe essere destinata a soccombere. Noi riteniamo che voi abbiate tradito la fiducia dei cittadini.
  Di fatto, lo fate dal 2013: oggi governa chi non è stato eletto dal popolo in maniera democratica, ma tant’è, così è, ne prendiamo atto. Ma non ci rassegniamo, ed è per questo che non potevamo e non possiamo condividere provvedimenti come questo, anche se parteciperemo ai lavori di questa istituenda Commissione, forti del mandato ricevuto dai cittadini, se non a governare, almeno a vigilare sui principi fondamentali, come la difesa della nostra cultura, della nostra sicurezza, del nostro spazio fisico e dei valori sui quali si fondano le nostre comunità, e, infine, per tutelare anche e in particolare il personale che, magari, opera nei centri che mettete oggi sotto osservazione.
  Concludo, quindi, annunciando che voteremo contro questa inutile Commissione (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Giovanni Monchiero. Ne ha facoltà.

  GIOVANNI MONCHIERO. Signor Presidente, rappresentanti del Governo, colleghi, Pag. 61il fenomeno dell'immigrazione, in questi ultimi anni, ha cambiato radicalmente modi, tempi, forme e cause. All'antica causa economica di chi si muove verso l'Occidente per cercare condizioni di vita migliori si aggiunge, in numero sempre più rilevante, la massa di coloro che, invece, sfuggono a guerre, a persecuzioni, a miserie intollerabili, che sono la conseguenza, appunto, di equilibri politici che si sono gradualmente dissolti in vaste aree dell'Africa e del vicino Oriente.
  Questo ha fatto sì che il fenomeno avesse dimensioni, anche numeriche, veramente difficili. I colleghi che prima sono intervenuti hanno ricordato i 120-150 mila sbarchi che ogni anno arrivano sulle nostre coste. Aggiungo un altro dato: le richieste di asilo politico e le richieste di accoglienza motivate da ragioni politiche, che nel 2014 sono state, sino ad oggi, 38 mila, mentre nel 2013 erano state solo 23 mila.
  Questa situazione generale, sulla quale tutti concordano, richiede, forse, un migliore approfondimento della qualità della risposta che il nostro Paese ha saputo dare a questa emergenza. I colleghi hanno richiamato le cronache giornalistiche che ci hanno messo sotto gli occhi livelli di accoglienza che non è eccessivo definire subumani, con gli ospiti dei CIE che hanno spazi inferiori a quelli, già scarsissimi, di cui godono i carcerati nelle nostre sovraffollate carceri.
  E, poi, sono emersi, sempre dalle cronache, dubbi sulla qualità del lavoro dei gestori di questi servizi, i quali, a loro volta, lamentano croniche situazioni di sottofinanziamento. In queste condizioni, come logica conseguenza, si sono rivelati i tentativi di fuga, le piccole rivolte, le fughe in massa, la non accettazione di queste condizioni. Condizioni che poi, spesso, secondo i peggiori vizi della burocrazia del nostro Paese, durano ben al di là di quelli che sono i normali tempi per l'esecuzione delle procedure di identificazione e di valutazione delle richieste di accoglienza; 18 mesi di permanenza in un CIE, sono assolutamente eccessivi e intollerabili.
  Ecco, è su queste cose che la Commissione dovrà interrogarsi, e su ciò vengo ad una valutazione: spero che, nell'annunciare naturalmente il voto favorevole mio e del gruppo che rappresento in questo momento, la Commissione esamini i dati ai quali avrà accesso con un occhio diverso rispetto a quello che ha ispirato gli interventi in quest'Aula. Noi non abbiamo bisogno di letture precostituite, di divisioni ideologiche; per trovare conferma alla nostra visione ideologica, sia buonista, sia, invece, contraria all'accoglienza, non ci servono le Commissioni di inchiesta.
  Le Commissioni di inchiesta ci servono per capire di più quello che sino ad oggi abbiamo trascurato. Capire di più, perché senza avere i numeri sottomano, noi non avremo le dimensioni esatte del fenomeno e continueremo, con una certa ipocrisia, a costruire livelli di assistenza inaccettabili, per la semplice ragione che abbiamo dedicato ad essi una quantità di risorse infime, assolutamente inaccettabili.
  È verosimile che questa Commissione d'inchiesta costringerà questo Parlamento a cambiare le leggi che disciplinano la materia, e non voglio dire nel senso di una accoglienza senza limiti, ma di un'accoglienza che sappia almeno conservare le ragioni fondamentali dell'umanità.
  Essere umani non è soltanto un imperativo morale, categorico, per molti di noi, non per tutti alla luce di quanto ascoltato in quest'Aula. Essere umani, spesso, è anche un momento di convenienza; un sano pragmatismo ci impone di accogliere le persone umane come persone. Ed è con questo spirito, e con questo auspicio sull'utilità della Commissione, che annuncio il voto favorevole di Scelta Civica (Applausi dei deputati del gruppo Scelta Civica per l'Italia).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Costantino. Ne ha facoltà.

  CELESTE COSTANTINO. Grazie, signora Presidente. Qualche anno fa, quando si entrava nel paese di Rosarno, mentre ci si avvicinava a quella che qualcuno Pag. 62ha definito una discarica umana, campeggiava una scritta che recitava così: «non sparateci addosso». Questa era la richiesta che facevano i lavoratori neri portati nei campi per raccogliere le arance. Non hanno scritto «non sfruttateci», «non picchiateci»; no, chiedevano una cosa apparentemente surreale, ma che è avvenuta davvero, ovvero chiedevano ai cittadini di Rosarno, ai cittadini italiani, di non tentare di ucciderli.
  Davanti a questa denuncia disarmante, e alla rivolta scoppiata in quel territorio, l'allora Ministro Maroni fece una cosa, dal suo punto di vista, molto semplice, cioè mise i lavoratori immigrati su dei pullman e li portò via da Rosarno e li lasciò a Roma. Qualcuno dormiva a Termini, qualcuno trovò ospitalità in spazi occupati, qualcuno riuscì a pagarsi l'affitto di un materasso, magari proprio da chi adesso vuole gli immigrati fuori dal proprio quartiere. Cioè, davanti alla caccia al nero, davanti alle pistole e alle spranghe, lo Stato abbassò la testa.
  È importante ricordare. È importante che la politica impari a ricordare, perché se no continuiamo a fare finta. E facciamo finta di non sapere cosa abbiamo ereditato dai Governi precedenti e cosa è stato fatto da chi gioca a seminare odio, per aumentare le proprie percentuali di popolarità. E prima di Rosarno, ci fu Castel Volturno, e dopo ci fu tanto altro ancora; solo che quando tutto questo avviene nel sud sporco e arretrato, forse ce lo si aspetta, quando, invece, è la capitale d'Italia, si fa più fatica ad ammettere che non è mai finito tutto. E, d'altronde, come potrebbe esserlo ? Spostare i problemi non significa né affrontarli, né risolverli.
  Torpignattara, Corcolle, Tor Sapienza: sembrano cose distanti da quelle che ho ricordato e, invece, tutte ci dicono una cosa, che il sistema immigrazione con tutte le sue sfumature ha un'origine completamente sbagliata e quell'origine si chiama legge Bossi-Fini. È grazie a quell'obbrobrio legislativo, se oggi ci ritroviamo in queste condizioni, condizioni non tutte visibili agli occhi, perché questi casi che ho citato hanno avuto una risonanza mediatica, hanno avuto un'eco anche in quest'Aula. Altri invece si sono consumati e si continuano a consumare nel buio più totale, perché le telecamere lì non ci possono entrare, perché i cittadini normali non ci possono entrare, perché, come avviene per qualsiasi luogo di reclusione, chi se ne frega di cosa succede lì.
  Sono dei non luoghi, degli stati di eccezione e, quindi, finiscono per non esistere più. E invece esistono eccome ! E noi parlamentari, che abbiamo il privilegio di poterli visitare, ci siamo andati. Io credevo, dopo essere stata in visita in carcere, che non ci fosse nulla che potesse ledere di più i diritti umani. E invece mi sbagliavo. Quello che abbiamo potuto verificare, vedere dentro i CIE, non tiene e non regge assolutamente confronto.
  Intanto è la condizione di partenza della reclusione: in carcere si va per avere un commesso un reato; nei CIE il reato di cui si sono macchiate queste persone è quello della povertà e della fuga dalla guerra. Ecco perché oggi votiamo la creazione di una Commissione di civiltà, tardiva, alla luce delle numerose segnalazioni che questo Parlamento continuamente ha ricevuto dai centri di accoglienza dei migranti, dai centri di identificazione e espulsione, dai centri di accoglienza per i richiedenti asilo.
  L'istituzione di questa Commissione non fa altro che mettere una pezza ad anni di errori politici, anche della «Turco-Napolitano», e di colpevoli ritardi. Sono passati undici mesi da quelle drammatiche immagini del TG di Rai2 sul centro di accoglienza di Lampedusa. I migranti nudi, in fila al freddo, sottoposti a disinfestazione per la scabbia, immagini incancellabili come quelle della rivolta delle bocche cucite a Ponte Galeria, a Roma, condizioni inumane che hanno portato in passato alla chiusura dei centri di Gradisca, Brindisi, Bologna, Crotone, Modena, Trapani. È un sistema di accoglienza sbagliato, che è stato gestito in maniera totalmente errata.
  Potremmo raccontare centinaia di storie in quest'Aula. Non è solo il Mediterraneo a raccogliere i corpi di quelli che Pag. 63non ce l'hanno fatta. Il nostro Paese non è riuscito a garantire una vita degna a chi è scampato dalle tragedie: pestaggi, psicofarmaci e sedativi, isolamento, morti, suicidi e tentati suicidi. Da inizio legislatura manifestiamo l'urgenza e la necessità politico-istituzionale di fare luce su ciò che accade quotidianamente in questi centri. Tortura, così si chiama.
  L'anno scorso abbiamo chiesto l'istituzione in tempi brevissimi della Commissione d'inchiesta, pensando che il funzionamento di tali strutture e la tutela dei migranti potessero essere patrimonio condiviso da tutte le parti politiche. Ma così non è. Il nostro Paese abbaia in maniera sterile all'Europa, ma non fa nulla per combattere la tratta di esseri umani, per riformare il diritto di asilo, per stravolgere le regole ingiuste, come Dublino III, impianto legislativo del tutto inadeguato a gestire i flussi migratori attuali.
  È profondamente sbagliato per chi vede nell'Italia solo un luogo di transito per la maggior parte dei migranti dover dare le proprie impronte digitali e dovere innescare inevitabilmente un circolo vizioso inaccettabile, che offre ai migranti solo una prospettiva: la detenzione nei centri per diciotto mesi.
  Vado a concludere, signora Presidente. In tutto ciò i professionisti della politica dell'odio non sono stati a guardare. Con il loro linguaggio violento, manipolano e dirigono rancori collettivi, ottenendo in cambio legittimazione politica, mediatica e morale. Quello che è sicuro l'hanno detto gli investigatori fin dal principio: c'erano professionisti degli scontri nelle notti di guerriglia a Tor Sapienza, negli assalti con le mazze, le bombe carta e gli incendi, violenza da tifo organizzato.
  Oggi siamo tutti attenti a non definirci e a non definire razzisti i cittadini italiani, tutti a prendere le distanze da questa parola che, per fortuna, evidentemente procura ancora vergogna. Lo voglio dire chiaramente: non sono rassicuranti le frasi che si ascoltano in questi giorni nei talk show televisivi, perché portare come testimonianza di antirazzismo il fatto di non ritirare un figlio da una scuola ad alta presenza straniera non significa non essere razzisti, significa semplicemente essere persone perbene, essere delle persone normali. Noi, a questa normalità, vorremmo che si ritornasse (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Maurizio Bernardo. Ne ha facoltà.

  MAURIZIO BERNARDO. Grazie Presidente. Sottosegretario, onorevoli colleghi, intervengo per esprimere voto favorevole da parte del Nuovo Centrodestra e per sottolineare, però, alcune cose che ho sentito dire oggi in quest'Aula e quello che purtroppo – ahinoi ! – abbiamo avuto modo anche di vedere nel corso di questi giorni e di leggere attraverso i mezzi di informazione.
  Una perplessità, una riflessione che noi avevamo fatto al nostro interno andava anche a mettere in risalto se, anziché dare vita ad una Commissione di inchiesta, noi potessimo potenziare maggiormente quei comitati e organismi, che abbiamo anche all'interno della Camera e del Senato, nell'attuazione della Convenzione di Schengen, su quello che significano le politiche dell'immigrazione, e se quelle risorse che oggi andiamo a stanziare le potessimo utilizzare all'interno di quanto già è attualmente in vita.
  Infatti, se vado a rileggere la storia e i provvedimenti presi nel corso degli anni, da parte dei Ministri dell'interno che si sono succeduti nel corso degli anni precedenti e che hanno colorazioni diverse, che portano cognomi diversi rispetto all'attuale, al Ministro Angelino Alfano, e quello che i Governi hanno compiuto nel ruolo fondamentale che l'Italia esercita nello scacchiere internazionale, certo è che non noto grandi distanze, ma colgo una preoccupazione, nel momento in cui ognuno di noi gira nelle proprie città. L'importante sarà che coloro che andranno a sedersi all'interno di questa Commissione, di questo organismo abbiano davvero idea di quale sarà il servizio Pag. 64da svolgere nell'interesse del Paese, delle forze dell'ordine e di quello che viene compiuto ogni giorno a tutela di quella dignità che spesso viene richiamata, attraverso le risorse necessarie, per quel ruolo che non può certamente svolgere solo il nostro Paese, in modo da vedere allora quali sono le azioni compiute in un ambito così delicato qual è l'accoglienza, l'attenzione che esiste da parte dei nostri concittadini per chi viene da lontano, per il vissuto che ha il nostro Paese, dal momento in cui si è verificato un portarsi fuori dai nostri confini, andando a vivere situazioni differenti da quelle che oggi significano per noi l'accoglienza, l'attenzione.
  Però non vorrei che ci fosse, sia dall'una che dall'altra parte, da destra e da sinistra, una strumentalizzazione di quello che può significare una Commissione come questa. Il gioco non si fa in questa occasione, non lo si fa sugli argomenti che affrontiamo oggi, perché sarebbe sbagliato immaginare che con quello che decidiamo quest'oggi nell'Aula della Camera si possa risolvere un tema fondamentale qual è la politica del Governo italiano nei riguardi dei temi dell'immigrazione. Quello che più volte ha sottolineato anche il Ministro Alfano e che credo sia condiviso da tutti è di non poter immaginare che sia l'Italia a risolvere le cose, soprattutto perché non può in termini di risorse, in termini di disponibilità e di attenzione da parte di un'Italia, di una storia che per l'accoglienza non ha nulla da paragonare ad altri Paesi. Non può esserci un fraintendimento addirittura.
  Noi abbiamo sotto gli occhi quello che abbiamo visto nel corso di questi giorni, quello che è capitato nelle nostre città. Non dimentichiamo che le politiche dei flussi migratori e quello che significa ospitare all'interno del nostro Paese, attraverso anche il coinvolgimento di organizzazioni no profit, di regole che abbiamo scritto nel corso degli anni, può essere anche frainteso.
  Non dimentichiamo il ruolo fondamentale dei primi cittadini, delle regioni, perché direi che è un po’ semplicistico immaginare che il ruolo lo ricopra soltanto il Governo o il Ministro dell'interno. È una politica di concerto, insieme a coloro che sono eletti a livello locale, che vanno ad individuare dove localizzare i centri.
  Quindi il prendere distanze tra Nord e Sud, dimenticando la maglietta che indossano i sindaci delle città in cui si stanno verificando casi preoccupanti, anche perché non dimentichiamo che tutto ciò accade in un momento in cui, complessivamente, l'economia stenta a decollare, stenta a decollare anche nel nostro Paese, con quello che poi ha come significato principale nei confronti dei nostri concittadini: momenti di esasperazione, che portano a mettere in risalto un'Italia che non c’è, a mettere in risalto, quindi, nel momento in cui noi alimentiamo benzina sul fuoco, a preoccupare quello stato di sicurezza che noi tutti quanti, comunque, invochiamo.
  Ecco perché la preoccupazione che abbiamo è che, sia dall'una che dall'altra parte, non si debba strumentalizzare l'occasione di oggi, che ci sia un'attenta valutazione di quello che verrà compiuto. Non sta da parte di nessuno insegnare a qualcun altro cosa significhi il riconoscimento della dignità della persona e della persona anche straniera, non dimenticando anche che un principio di reciprocità da parte anche di altri Stati e di altre regioni noi lo vorremmo pretendere, cosa che non sempre raccogliamo, nei momenti anche di confronto internazionale.
  Ecco perché votiamo favorevolmente, come Nuovo Centrodestra, ma abbiamo fatto alcune riflessioni che hanno aspetti differenti da chi mi ha preceduto, ma convinti anche del fatto che una politica diversa, di accoglienza, vada condivisa con i nostri concittadini innanzitutto, con le forze dell'ordine e con coloro che governano il territorio (Applausi dei deputati del gruppo Nuovo Centrodestra).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Palese. Ne ha facoltà.

  ROCCO PALESE. Signora Presidente, onorevoli colleghi e rappresentante del Pag. 65Governo, Forza Italia voterà convintamente contro questa proposta di legge, perché non è una priorità per il Paese, è un'iniziativa inutile e che sicuramente non porterà ad alcuna conclusione, rispetto alle notizie ed alle informazioni che già sono in possesso da parte di tutti. È una proposta dannosa perché sperpera e spende risorse pubbliche da parte dei cittadini.
  Non vi è alcuna necessità, visto che i parlamentari possono andare liberamente e in qualsiasi momento in qualsiasi CIE e in qualsiasi struttura per verificare.
  Voteremo contro, come Forza Italia, perché questa proposta di legge non è condivisibile sul piano culturale, perché, in maniera surrettizia, tende ad indagare sull'operato delle forze dell'ordine e non su altro. Ed è anche incredibile che la maggioranza procede ad approvare questa proposta di legge di inchiesta sui CIE e, nel contempo, ostacola pervicacemente, invece, l'esame di altra proposta di legge importante per il Paese, perché è giunto pure il momento di riuscire a comprendere – e la politica dovrebbe farlo con urgenza – che cosa è successo nel nostro Paese nel 2011. Noi, come Forza Italia, abbiamo fatto una proposta di legge di inchiesta su quello che accadde in quel periodo ed in quel momento, non solo contro il Governo del Paese, ma contro l'intero Paese e contro i cittadini di questo Paese, con gravissimi danni sia dal punto di vista istituzionale, ma soprattutto dal punto di vista delle tasche dei cittadini, perché il Paese poi è stato costretto ed è stato esposto, pur di far cadere quel Governo e pur di raggiungere alcuni obiettivi noti a tutti, che non sto qui a ripetere, ad un gravissimo danno per quello che riguarda poi quella situazione del debito pubblico, dello spread e della quota di interessi che il nostro Stato ed il nostro Paese è costretto a pagare, con un grave incremento di danno per le risorse e per le tasche dei cittadini.
  Su quella Commissione d'inchiesta noi riteniamo che la maggioranza, il Governo, il Parlamento, la politica avrebbe il sacrosanto dovere di intervenire e di farla istituire perché anche in quel caso la magistratura sta dimostrando di essere un passo avanti. Ricordiamo in questo senso le inchieste e il rinvio a giudizio che la procura di Trani ha emesso nei confronti delle società di rating e non solo delle società di rating per tutto quello che è emerso. Per questo motivo, noi voteremo contro questa proposta di inchiesta parlamentare che noi riteniamo di nessuna importanza per il Paese (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia – Il Popolo della Libertà – Berlusconi Presidente).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Cozzolino. Ne ha facoltà.

  EMANUELE COZZOLINO. Presidente, avverto subito che il mio intervento in dichiarazione di voto sarà breve, non per una finalità di economia dei lavori, né per disinteresse nei confronti del tema che abbiamo appena affrontato, ma semplicemente perché le ragioni del nostro consenso nei confronti dell'istituzione di questa Commissione d'inchiesta sono state già messe agli atti in maniera esaustiva, sia in Commissione, che qui in Aula durante la discussione sulle linee generali di qualche settimana fa. Proprio nel corso di quella discussione ci tenni a sottolineare un concetto, che mi sembra utile ribadire adesso: con questo provvedimento non siamo chiamati a esprimere un giudizio politico sulla politica svolta dal Governo in tema di immigrazione, né tantomeno ad assumere una posizione nel continuum che ha i suoi poli, da un lato in una politica improntata all'accoglimento massimo dei flussi migratori e, dall'altro, in una politica fortemente restrittiva in tema di immigrazione e improntata soprattutto ai respingimenti; ci dobbiamo, invece, pronunciare su un aspetto molto più delimitato, tecnico e se vogliamo concreto. La domanda alla quale a breve ciascuno di noi risponderà con il suo voto è la seguente: vogliamo dare corso a un'inchiesta parlamentare sul funzionamento dei CIE, dei CARA e dei centri d'accoglienza temporanea, per capire se queste strutture funzionino bene o male, Pag. 66se ad esse si debbano apportare modifiche o se siano ormai obsolete e se all'interno di queste strutture siano in vigore la legge e il rispetto dei diritti o se, al contrario, prevalga l'arbitrio e l'abuso ? Un tema che può legittimamente interessare tutti al di là delle proprie posizioni di partenza sull'immigrazione.
  In questo senso, per fare un esempio che bene rende l'idea, mi permetto di citare due stralci degli interventi svolti proprio durante la discussione sulle linee generali dai colleghi Fratoianni e Invernizzi. Il primo sottolineava che, alla luce della sua esperienza precedente, fosse di solare evidenza che, in particolare all'interno dei CIE, vigesse una sorta di sospensione della legge e della democrazia. Il secondo sottolineava, invece, come le normative europee, oltre a quelle nazionali, prevedono esplicitamente anche obblighi per i trattenuti nei CIE e sanzioni in caso di contravvenzione a tali obblighi. Entrambi i colleghi – e io mi aggiungo a loro – convenivano però che lo strumento migliore per verificare le loro tesi di partenza, per tradurre in un dato oggettivo quelle che, a torto o a ragione, oggi potrebbero essere derubricate ad opinioni politiche, è proprio una Commissione d'inchiesta parlamentare e soprattutto il risultato che il suo lavoro produrrà. In questo senso non credo di avere ecceduto nell'enfasi e nel romanticismo politico e per questo ribadisco oggi che siamo in maggior numero in quest'Aula nel dire che, a mio personale e modestissimo avviso, un'inchiesta parlamentare sulle strutture di accoglienza dei migranti, in un momento in cui la gestione dei flussi rappresenta una priorità politica per l'Italia, incarna a pieno e molto meglio di altri temi il senso e la finalità di questo importante istituto a disposizione delle Assemblee parlamentari. Come le prime inchieste parlamentari del Parlamento repubblicano analizzarono, per capire e affrontare, fenomeni che colpivano duramente la nostra società dell'epoca, come la miseria, la disoccupazione e la condizione dei lavoratori, questa interviene su un fenomeno che, al di là di come la pensiamo, c’è e con il quale tutti siamo chiamati a fare i conti.
  Signor Presidente, è per questo che fin dall'avvio dei lavori in Commissione il MoVimento 5 Stelle ha lavorato e offerto, ritengo in maniera molto costruttiva, il proprio contributo alla proposta di una Commissione d'inchiesta sui CIE e su altre strutture di accoglienza ed ora in Aula voteremo a favore di questa proposta. Io non so chi dei miei colleghi di gruppo sarà chiamato a far parte di questa Commissione che stiamo per istituire, ma una cosa è certa: il MoVimento 5 Stelle parteciperà a questa inchiesta senza alcuna posizione preconcetta, ma con la sola finalità di capire a fondo qual è la realtà e il funzionamento delle strutture di accoglienza sotto ogni aspetto, compreso quello economico. La nostra finalità sarà soprattutto quella di contribuire al lavoro ispettivo e di raccolta dati che consenta ai cittadini che lo vorranno di conoscere dati alla mano questa realtà (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Giuseppe Guerini. Ne ha facoltà.

  GIUSEPPE GUERINI. Grazie Presidente, signor sottosegretario, è stato appena detto da chi mi ha preceduto che questa discussione, queste dichiarazioni di voto si sono concentrate su aspetti che marginalmente avevano a che vedere con l'istituzione della Commissione d'inchiesta sui CIE perché parlavano, invece, più in senso lato di politica dell'immigrazione. Anch'io vorrei cominciare il mio intervento restando nel merito della Commissione soprattutto dell'istituzione dei CIE. Tuttavia credo fermamente che la politica dell'immigrazione portata avanti dai diversi Governi che si sono succeduti in questi anni non sia assolutamente indifferente anche rispetto alla gestione e al fenomeno dei centri di identificazione e dei centri di accoglienza. Ma, come ho appena detto, partiamo dai numeri. I numeri ci dicono che l'ordinamento normativo Pag. 67di questo Paese prevede due differenti tipologie di respingimento alla frontiera, quattro tipi di espulsioni giudiziali, una quindicina di tipi di espulsioni amministrative che poi si concretizzano, all'esito di tutta questa mole di lavoro della pubblica amministrazione, in trattenimento dei cittadini in luoghi che hanno costi di gestione elevatissimi e che hanno un'efficacia che è pari alla metà dei trattenuti. Mi spiego meglio: meno della metà dei trattenuti nei centri di identificazione ed espulsione vengono poi espulsi, provvedimento che sarebbe teoricamente la ragione, la ratio per la quale i CIE sono stati introdotti e sono stati pensati. Inoltre va anche aggiunto che riguardo a quanto ho sentito in precedenza in merito alla questione che l'istituzione di questa Commissione possa configurarsi come un attacco alle forze dell'ordine, rispetto a tutti coloro che quotidianamente operano nei centri di identificazione e nei centri di accoglienza per stranieri, in realtà è tutto il contrario. Questa è una Commissione che intende evidenziare, portare avanti e sottolineare il lavoro che viene fatto quotidianamente in condizioni difficilissime da chi opera in questi centri, sapendo che purtroppo negli scorsi anni si sono verificate situazioni inaccettabili per un Paese democratico e sulle quali quindi è necessario fare luce fino in fondo senza alcun timore nei confronti di chi, invece, ha operato sempre nella correttezza e nella proprietà del proprio intervento all'interno di questi centri. Aggiungo anche che questo Governo, al di là dell'istituzione di questa Commissione, ha già approvato una serie di provvedimenti che mirano ad alleggerire e a migliorare le condizioni di vita nei centri di identificazione. Veniva ricordato prima che è stato ridotto sensibilmente il termine di permanenza che esattamente da lunedì 25 novembre, in seguito all'approvazione della legge di delegazione europea bis, verrà diminuito a 90 giorni: dopo che questa Camera l'aveva ulteriormente ridotto a 180, il Senato l'ha dimezzato ulteriormente a 90 giorni.
  Abbiamo introdotto l'obbligo di identificazione per i detenuti stranieri nelle carceri durante l'esecuzione della pena perché non si capisce per quale motivo i detenuti stranieri devono soffrire un secondo aggravio di pena dopo aver trascorso mesi all'interno delle nostre carceri e quindi vadano nuovamente ristretti nei CIE per svolgere un'operazione che era tranquillamente possibile effettuare durante la detenzione negli istituti penitenziari. È all'approvazione del Ministero dell'interno un nuovo regolamento per i centri di identificazione ed espulsione. Quindi questo Governo ha già operato una serie di misure che vanno nella direzione del miglioramento delle condizioni in maniera concreta, fattiva, magari senza troppo interesse mediatico ma credo che sia giusto sottolinearlo anche per la presenza del sottosegretario Manzione che è uno dei protagonisti di queste modifiche puntuali e assolutamente necessarie.
  Dopodiché, al netto di questo che era proprio il merito della questione sui centri di identificazione, vorrei spendere due parole invece sulla politica dell'immigrazione perché in questo dibattito, in queste dichiarazioni di voto, in questa discussione e nella votazione degli emendamenti della scorsa settimana mi è sembrato di assistere ad una realtà rovesciata nella quale la destra che ha governato in questo Paese per dieci, quindici anni è venuta a mettere sul banco degli imputati l'attuale Governo accusandoci di una serie di nefandezze. Vorrei fare memoria cercando di attenermi ai dati e senza fare troppa demagogia visto che chi mi ha preceduto ne ha già fatta in abbondanza. Volevo ricordare, ad esempio, all'onorevole Palese quando diceva che sarebbe necessario fare luce su quello che è avvenuto nel 2011, che anche secondo me sarebbe necessario fare un punto di chiarezza su quanto è avvenuto.
  Mi riferisco all'emergenza in nord Africa, con il Ministro dell'interno Roberto Maroni, per la quale questo Paese ha stanziato – autorizzando naturalmente un commissario straordinario, perché tanto un commissario straordinario non si nega a nessuno – un miliardo 300 milioni di euro di risorse pubbliche e spendendo per ogni migrante 46 euro pro capite per Pag. 68l'accoglienza di circa 70 mila migranti di quel Paese. Ora, vorrei capire per quale motivo la Lega Nord viene ora ad accusare noi di fare le stesse cose senza un commissario, con meno risorse e cercando di valorizzare il sistema SPRAR (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). Ci state imputando di fare le cose che dovevate fare voi meglio di quanto le abbiate fatto voi ? Accettiamo la critica, vi ringraziamo !
  La seconda cosa che poi volevo chiedere agli amici della destra è la seguente: ora noi saremmo i buonisti – ormai è quasi un topos letterario indicare la sinistra come la sinistra buonista, dalle braccia aperte nei confronti degli stranieri – ma chi ha fatto sanatorie per un milione di stranieri fra il 2002 e il 2009 (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico) ? Di che colore politico erano i Governi che hanno fatto queste sanatorie per 700 mila e 220 mila clandestini, come voi li chiamate, o cittadini irregolari, come preferisco chiamarli io ? È stato il Partito Democratico o sono stati la Lega e i suoi colleghi, i partiti della destra, in questo Paese ? A me sembra che siano stati la Lega, Forza Italia e gli altri partiti della destra come, attualmente, Fratelli d'Italia.
  Qui mi ricollego, invece, a quanto detto dall'onorevole Corsaro, il quale – sono contento di vederlo in Aula – con grande capacità, anche matematica, ci ha ricordato che noi staremmo spendendo e sperperando 70 o 80 mila euro di risorse pubbliche, istituendo questa Commissione che è una porcheria – cito testualmente l'intervento dell'onorevole Corsaro – e che con queste risorse una famiglia italiana media si potrebbe mantenere per 48 anni. Allora, onorevole Corsaro, visto che lei è così bravo con le tabelline, le chiedo di fare anche un'altra operazione, perché io non sono molto bravo in matematica, mi affido a lei che, invece, vedo che è portato. In questo Paese, nel 2009, dopo che la Bossi-Fini ci aveva promesso che non ci sarebbero più stati immigrati – poi abbiamo fatto la sanatoria e ne sono arrivati altri – è arrivata la seconda soluzione miracolosa: il reato di immigrazione clandestina, poi gli stranieri sono continuati ad arrivare, quindi, l'introduzione del reato è stata completamente inutile anche perché, visto come era scritta la norma, colpita da incostituzionalità, si suppone che chi parte dall'Africa del nord non stia a consultare i codici penali italiani, ma parta per altri motivi (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). Al netto di questo, che non vorrei sembrasse polemico, vorrei ricordare le decine di migliaia di processi che sono stati celebrati in questo Paese – con l'aggravio del carico giudiziario, quindi, pagando gli operatori, pagando le spese di lite, pagando le spese di giustizia – sono circa 50 mila processi; ora, onorevole Corsaro, moltiplichi per cortesia questo numero per il valore e per il costo sociale di ogni processo e poi lo divida per quanto spende una famiglia italiana, così calcoliamo quanti milioni di anni si mantiene una famiglia italiana invece che fare demagogia su 70 mila euro (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico) ! Su provvedimenti che avete votato voi siete senza vergogna.
  Noi abbiamo intrapreso una strada completamente differente e qui arrivo al fatto che la politica sull'immigrazione abbia delle ripercussioni enormi anche rispetto alla presenza dei CIE in questo territorio, perché quello che il Partito Democratico e questo Governo intendono fare è provvedere a una legislazione nella quale si riesca ad introdurre un meccanismo di flussi di ingresso che cerchi di limitare alla fonte gli ingressi clandestini, perché sembra un ragionamento ovvio e abbastanza banale, ma nel momento in cui si istituisce una legge, che purtroppo è ancora quella attualmente in vigore cioè la legge n. 189 del 2002, che sostanzialmente impedisce a un cittadino straniero di arrivare in Italia in via regolare, è chiaro che non ci si possa aspettare altro che la presenza di irregolari.
  Quello che questo Governo, invece, sta cercando di fare è ribaltare completamente la prospettiva e predisporre una serie di meccanismi di flussi di ingresso concordati con le parti sociali, con i sindacati, con i datori di lavoro, con le Pag. 69regioni, in modo da fotografare le esigenze del mercato del lavoro italiano e facilitare i visti di ingresso e, quindi, i permessi di soggiorno per chi effettivamente vuole venire in Italia a lavorare e, quindi, vuole contribuire con il proprio lavoro alle esigenze che la società italiana ha. Dopodiché, questo è il lavoro che ci aspetta, sarà lungo, sarà faticoso e sicuramente non pagherà nell'immediato, ma quello che ci terrei a sottolineare, anche stavolta, perché credo di interpretare anche le istanze e la sensazione di tutti i miei colleghi, è che siamo veramente stanchi di sentirci accusati da parte di chi, in questi anni, non è mai riuscito a produrre nulla.
  Ci viene quasi il dubbio – anzi, mi scusi, Presidente, viene a me, che sono una persona molto diffidente – che tutta questa polemica sull'immigrazione clandestina venga fatta proprio da chi non solo non ha fatto nulla per risolverla, ma magari ha fondato il proprio successo politico esattamente sul mantenimento dell'immigrazione clandestina (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). Ripeto, forse lo dico perché sono diffidente, ma magari un fondo di verità c’è (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).
  Quindi, ripeto, noi siamo disponibili, insieme al Governo, a lavorare per ribaltare completamente l'ottica e la prospettiva delle politiche migratorie di questo Paese, non siamo assolutamente disponibili a prendere lezioni da chi ha fallito nei dieci anni del proprio Governo. O meglio, una lezione la vogliamo prendere, ed è quella di fare il contrario di quello che hanno fatto loro (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico – Congratulazioni).

  PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto finale.
  Ha chiesto di parlare il relatore, Gennaro Migliore. Ne ha facoltà.

  GENNARO MIGLIORE, Relatore. Signora Presidente, vorrei solo trattenere l'Aula per pochi secondi, perché intendo ringraziare innanzitutto le colleghe e i colleghi che hanno presentato questi documenti che oggi si riunificano nella proposta di istituzione della Commissione di inchiesta, i colleghi e le colleghe che hanno lavorato in Commissione in un clima di collaborazione e di crescita, anche nella consapevolezza del significato di questa Commissione, i funzionari e tutti coloro i quali, nella Commissione e in Aula, hanno consentito di raggiungere questo risultato che attendiamo da molti mesi, mesi nei quali siamo stati testimoni anche di fatti che forse sarebbero stati oggetto – anzi, sicuramente – del lavoro di questa Commissione. Voglio dire che abbiamo lavorato nel pieno rispetto delle istituzioni, delle prerogative di questo Parlamento e del mandato che questa Camera ci assegna. Ed è per questo motivo che non saremo mai dalla parte di altri che non siano la verità e il rispetto di quelle che sono le funzioni di questa istituzione, un'istituzione che rappresenta tutto il popolo italiano. Ed è proprio per questo motivo che deve rappresentarla innanzitutto nell'applicazione più coerente, piena e sistematica della legge, del diritto e del rispetto delle persone. Grazie ancora a tutti.

(Coordinamento formale – Doc. XXII, nn. 18-19-21-A)

  PRESIDENTE. Se non vi sono obiezioni, la Presidenza si intende autorizzata al coordinamento formale del testo approvato.
  (Così rimane stabilito).

(Votazione finale ed approvazione – Doc. XXII, nn. 18-19-21-A)

  PRESIDENTE. Passiamo alla votazione finale.
  Indìco la votazione nominale finale, mediante procedimento elettronico, sul testo unificato delle proposte di inchiesta parlamentare, di cui si è testé concluso l'esame.
  Dichiaro aperta la votazione.Pag. 70
  (Segue la votazione).

  Carrozza, Impegno, Ragosta, Giorgio Piccolo, Piccoli Nardelli, Bini, Monchiero, Capua.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:
   «Istituzione di una Commissione parlamentare di inchiesta sul sistema di accoglienza e di identificazione, nonché sulle condizioni di trattenimento dei migranti nei centri di accoglienza (CDA), nei centri di accoglienza per richiedenti asilo (CARA) e nei centri di identificazione ed espulsione (CIE)» (Doc. XXII, nn. 18-19-21-A):

   Presenti e votanti  407   
   Maggioranza  204   
    Hanno votato  348    
    Hanno votato no   59.

  La Camera approva (Vedi votazioni – Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico, Sinistra Ecologia Libertà e Per l'Italia).

  (La deputata Coccia ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto favorevole).

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE SIMONE BALDELLI (ore 18,20)

TESTO AGGIORNATO AL 19 NOVEMBRE 2014

Seguito della discussione delle mozioni Gallinella ed altri n. 1-00490, Kronbichler ed altri n. 1-00558, Taranto ed altri n. 1-00630, Gianluca Pini ed altri n. 1-00631, Palese e Bergamini n. 1-00632, Dorina Bianchi ed altri n. 1-00635 e Fitzgerald Nissoli ed altri n. 1-00638 concernenti l'accordo di partenariato per il commercio e gli investimenti tra Unione europea e Stati Uniti d'America noto come Transatlantic trade and investment partnership (TTIP) (ore 18,20).

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito dell'esame delle mozioni Gallinella ed altri n. 1-00490 (Nuova formulazione), Kronbichler ed altri n. 1-00558 (Nuova formulazione), Taranto ed altri n. 1-00630, Gianluca Pini ed altri n. 1-00631, Palese e Bergamini n. 1-00632 (Nuova formulazione), Dorina Bianchi ed altri n. 1-00635 e Fitzgerald Nissoli ed altri n. 1-00638 concernenti l'accordo di partenariato per il commercio e gli investimenti tra Unione europea e Stati Uniti d'America noto come Transatlantic trade and investment partnership (TTIP).
  Avverto che lo schema recante la ripartizione dei tempi riservati alla discussione delle mozioni è pubblicato in calce al vigente calendario dei lavori dell'Assemblea (vedi calendario).
  Avverto che dopo la conclusione della discussione sulle linee generali, che ha avuto luogo nella seduta di lunedì 20 ottobre, sono state presentate le mozioni Fitzgerald Nissoli ed altri n. 1-00638 e una nuova formulazione delle mozioni Gallinella ed altri n. 1-00490, Kronbichler ed altri n. 1-00558, Palese e Bergamini n. 1-00632 (Nuova formulazione), che sono già state iscritte all'ordine del giorno.
  Avverto, altresì, che in data odierna è stata presentata la mozione Rampelli e Giorgia Meloni n. 1-00669, il cui testo è in distribuzione (vedi l'allegato-A – Mozioni).

(Parere del Governo)

  PRESIDENTE. Invito il rappresentante del Governo ad esprimere il parere sulle mozioni all'ordine del giorno esprimendo, altresì, il parere sulle mozioni presentate.

  CARLO CALENDA, Viceministro dello sviluppo economico. Signor Presidente, inizio col dire che il Governo accoglie tutti gli impegni di cui alle mozioni presentate dagli onorevoli Taranto, Palese, Dorina Bianchi e Fitzgerald Nissoli.
  Per quanto riguarda invece la mozione presentata dall'onorevole Gallinella ed altri n. 1-00490 (Nuova formulazione), il primo punto è accolto con modifiche.

  PRESIDENTE. Stiamo parlando del primo punto dell'impegno ?

Pag. 71

  CARLO CALENDA, Viceministro dello sviluppo economico. Degli impegni ovviamente, si. Il primo punto è accolto con modifiche in questo senso: a riferire periodicamente al Parlamento in merito agli sviluppi delle trattative e, nell'ottica di una più ampia partecipazione democratica.
  Per quanto riguarda il secondo capoverso, lettera a): non è accolto. Il secondo capoverso, lettera b) è accolto. Il secondo capoverso, lettera c) è accolto con la seguente riformulazione: siano esclusi dall'ambito dell'accordo i beni fondamentali, quali la gestione del servizio idrico integrato e i servizi pubblici locali ponendo in essere ogni iniziativa al fine evitare un abbassamento degli standard nazionali di protezione ambientale, di sicurezza dei lavoratori, di tutela occupazionale nonché delle normative di sicurezza e di salute pubblica.
  Per quanto riguarda il secondo capoverso, lettera d): accolto; per quanto riguarda il secondo capoverso, lettera e): non accolto.
  Il terzo capoverso è accolto con le seguenti modifiche: a valutare l'ipotesi di richiedere, a norma dell'articolo 218, comma 11, del Trattato sul funzionamento dell'Unione europea una volta concluso l'accordo, il parere della Corte di giustizia dell'Unione europea circa la compatibilità delle disposizioni in esso contenute con quanto disposto dai Trattati, con particolare riferimento al meccanismo di risoluzione delle controversie tra investitore e Stato.
  In merito alla mozione Kronbichler ed altri n. 1-00558 (Nuova formulazione), il punto uno è accolto con le seguenti modifiche: a richiedere alla Commissione europea, alla fine di ciascun round negoziale, un rapporto scritto da poter veicolare ai Parlamenti nazionali, data l'incidenza del loro contenuto sulle normative nazionali in essere anche in ambito non strettamente commerciale.
  Il secondo punto è accolto. Il terzo punto non è accolto. In merito al successivo punto non numerato, quello che inizia con «ad assumere le opportune iniziative», è accolto con le seguenti modifiche: ad assumere le opportune iniziative affinché siano mantenuti inalterati il principio di precauzione e gli standard qualitativi e di sicurezza sui prodotti immessi nei mercati.
  Sulla mozione Gianluca Pini ed altri n. 1-00631, il primo punto è accolto con la seguente riformulazione: a richiedere alla Commissione europea, alla fine di ciascun round negoziale, un rapporto scritto analogo a quello relativo a quello di cui al punto uno della mozione Kronbichler.
  Secondo punto, accolto con riformulazione: «ad informare il Parlamento ed il Paese circa l'andamento ed i contenuti del negoziato finalizzato alla creazione del partenariato per il commercio e gli investimenti tra Unione europea e Stati Uniti d'America, finora svoltosi in modalità riservata, nonché in merito alle posizioni che hanno, nei confronti del Transatlantic trade and investment partnership (TTIP), i principali Stati membri dell'Unione europea».
  Terzo impegno, accolto. Quarto impegno, accolto. Quinto impegno, accolto con riformulazione, in questo senso: «ad adoperarsi affinché i negoziatori della Commissione europea difendano la specificità socio-economica del modello europeo rispetto a qualsiasi disposizione dell'accordo che possa minacciarla e tutelino l'Unione europea».
  Sull'ultima mozione, arrivata proprio pochi minuti fa, Rampelli e Meloni n. 1-00669, il primo punto è accolto con riformulazione: «a richiedere alla Commissione europea l'accesso ai documenti negoziali» la differenza sta in questa frase che leggo, me ne scuso, ma l'ho dovuta aggiungere a penna adesso «in una forma che non pregiudichi l'andamento del negoziato e non leda gli interessi dell'Unione europea». Il punto due è accolto. Il punto tre è accolto. Il punto quattro è accolto con riformulazione: invece di «a condizionare», «a perseguire il riconoscimento, da parte degli Stati Uniti, delle tutele garantite ai prodotti alimentari tipici italiani tramite le indicazioni geografiche, la tutela dei livelli qualitativi del made in Italy agroalimentare». Il quinto punto è Pag. 72accolto con riformulazione, di fatto identico tranne «specificità socio-economica ed identitaria», abbiamo proposto di eliminare la parola «identitaria». Il sesto e settimo punto, non accolti.

  PRESIDENTE. A questo punto, Viceministro, chiedo scusa, non abbiamo invece dato il parere sulle premesse, si intendono tutte accolte ?

  CARLO CALENDA, Viceministro dello sviluppo economico. Sì, le premesse sono tutte accolte.

  PRESIDENTE. La ringrazio dei pareri e anche della celerità.

(Dichiarazioni di voto)

  PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Locatelli. Non è in Aula, s'intende che vi abbia rinunziato.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Fitzgerald Nissoli. Ne ha facoltà. Faccia valere i suoi diritti, onorevole Fitzgerald.

  FUCSIA FITZGERALD NISSOLI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, oggi con queste mozioni affrontiamo un tema importante per il futuro del nostro Paese e dell'Unione europea, per il benessere e lo sviluppo, cioè il Transatlantic trade and investment partnership (TTIP). Credo che promuovere una più stretta cooperazione economica tra l'Unione europea e gli Stati Uniti invierebbe un forte segnale a favore della crescita per gli investitori e le imprese, non solo all'interno dell'Unione europea e degli Stati Uniti, ma anche a livello internazionale.
  In realtà, se si considera quello che è successo con l'area della North american free trade agreement (NAFTA), che ha creato un effetto positivo di spillover, dovremmo convenire che l'armonizzazione del contesto normativo di scambio Tra Unione europea e Stati Uniti sarebbe senza dubbio positivo, contribuendo a creare la più grande area di libero scambio al mondo mai realizzata. Siamo concordi con l'obiettivo dell'Accordo, volto ad aumentare gli scambi e gli investimenti tra l'Unione europea e gli Stati Uniti per liberare tutto il potenziale che deriverebbe dall'instaurarsi di un vero mercato transatlantico con la creazione di nuovi posti di lavoro e un maggiore accesso al mercato in un contesto armonizzato sul piano normativo che comunque tenga conto della giurisdizione interna degli Stati. Essa infatti può passare in secondo piano rispetto a procedure di risoluzione delle controversie alternative ai sistemi giurisdizionali degli Stati.
  La conclusione del TTIP dovrebbe avere effetti molto positivi in termini economici sul blocco transatlantico in quanto rappresenterebbe da solo quasi il 50 per cento del PIL mondiale, un terzo del commercio internazionale in beni e una percentuale molto superiore degli investimenti esteri diretti (56,7 per cento di quelli in uscita, 75 per cento di quelli in entrata) e costituirebbe un polo d'attrazione irresistibile per le altre economie del pianeta.
  Uno degli obiettivi dell'Accordo riguarda la definizione degli standard e delle regole del commercio internazionale. Si tratta di un profilo di particolare rilievo sul piano strategico, anche con riguardo alla creazione di aree di scambio con regole armonizzate che risulterebbero più competitive rispetto ad altri partner commerciali, quali la Cina e i BRICS.
  Per queste ragioni sembra opportuno che il Governo si impegni fattivamente per giungere alla rapida conclusione del negoziato. Un traguardo di tale portata avrebbe anche l'effetto di rilanciare il ruolo dell'Unione europea nel panorama mondiale, che deve parlare con una sola voce, e avrebbe ricadute positive su occupazione e crescita, consentendo una rapida ripresa economica su scala globale. Effettivamente una delle sfide più grandi e affascinanti è quella di una governance dei mercati che, sulla scia dei negoziati globali Pag. 73ormai in stagnazione, sappia porre le basi di regole e di standard condivisi e rispettosi dei diritti umani.
  Riteniamo che ci troviamo di fronte ad un'occasione unica, in cui attraverso il dialogo negoziale si potranno trovare nuove convergenze su principi giuridici fondamentali che toccano anche il commercio, come il principio di precauzione, senza abbassare i livelli di protezione in materia di tutela della salute, dell'ambiente e della sicurezza, sia per gli esseri umani sia per l'ecosistema.
  Un quadro di regole condivise che non mutano aiuteranno l'incremento delle esportazioni bilateralmente e la competitività sul piano internazionale. Voglio ricordare, a tal proposito, che gli Stati Uniti rappresentano il terzo mercato più grande per le esportazioni italiane e se solo pensiamo al vino dobbiamo sottolineare che nel 2013 i consumatori americani hanno acquistato vino italiano per circa un miliardo e cento milioni di euro.
  Questo non vuol dire che non ci sono motivi di preoccupazione. In effetti, nella nostra mozione evidenziamo alcuni aspetti su cui bisognerebbe lavorare, assumendo la regola che i negoziati dovrebbero tenere conto della specificità di ogni regione o contesto territoriale e culturale. Ricordo a tal proposito l'importanza dei prodotti di alta qualità della nostra agricoltura. Essi sono espressione chiara della nostra cultura e della nostra identità. Dunque, chiediamo che per l'Italia la questione della protezione delle specificità tipiche sia una questione chiave dei negoziati, in accordo con il mandato negoziale europeo teso a promuovere lo sviluppo sostenibile.
  Riteniamo che il negoziato debba salvaguardare le specificità del made in Italy ed avere un obiettivo win-win finalizzato ad uno sviluppo reale dell'area di libero scambio. Sono convinta che assieme al negoziato ufficiale bisognerebbe avviare un dibattito, sia a livello interparlamentare che sociale, per favorire la cultura della cooperazione economica, base necessaria per la costruzione di un'area di libero scambio funzionale e proiettata verso obiettivi di crescita reali del nostro sistema economico. Oggi con queste mozioni stiamo ponendo un piccolo tassello di questo grande mosaico e, se ognuno farà bene la propria parte, mostrerà alla storia e al mondo la figura di una società che cresce in maniera armonica e, quindi, equilibrata.
  Per queste ragioni chiediamo di votare la nostra mozione, che vuole spingere il Governo a lavorare per concludere il negoziato il prima possibile, per fare ripartire lo sviluppo ed anche a salvaguardare le priorità di interesse pubblico su quelle private e i diritti sino ad ora conquistati (Applausi dei deputati del gruppo Per l'Italia).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Prataviera. Ne ha facoltà.

  EMANUELE PRATAVIERA. Signor Presidente, onorevoli colleghi, Governo, era ora ! Era ora, finalmente, che le nostre Aule parlamentari iniziassero a occuparsi di questo progetto, di questo Accordo internazionale che potrebbe realmente cambiare le nostre vite, danneggiando, anche in modo irreversibile, interi comparti produttivi europei e di questo Paese, compromettendo quel poco di sovranità che ancora ci è rimasta.
  Del TTIP, così si designa l'Accordo di libero scambio tra gli Stati Uniti e l'Unione europea in negoziazione dal luglio dell'anno scorso, non si fa che parlare bene, ma anche male, sui media, descrivendo e perfino quantificando i grandi benefici che deriverebbero dal suo varo per entrambi i contraenti, cioè per gli USA e per l'Unione europea. È, quindi, un bene che finalmente si apra un dibattito serio su ciò che l'eventuale area transatlantica di libero scambio potrebbe comportare per tutti noi.
  È questo il focus, perché le ricadute le avremo tutti noi, anche perché le cose potrebbero essere effettivamente ben diverse da come vengono presentate. Intanto, per quanto circolino stime interessanti sull'aumento incondizionato del PIL grazie a questo accordo, di fatto le stime Pag. 74prevedono tutte un aumento del PIL negli Stati Uniti, a discapito di un aumento parimenti nel vecchio continente e dobbiamo sottolineare come noti precedenti ci facciano dubitare del fatto che queste previsioni ottimistiche di oggi non si rivelino tali in futuro. Dopo tutto basterebbe ricordare l'adozione della moneta unica, l'euro, che avrebbe comportato benefici per tutti, garantendoci un lungo periodo di prosperità. Questo si diceva prima del 2002, ma il cambiamento delle regole del gioco che si è avuto con l'introduzione dell'euro è alla base della maggior parte degli effetti negativi che stiamo subendo in questo momento storico del nostro Paese e delle nostre imprese.
  Con il TTIP potrebbe succedere effettivamente la stessa cosa. Alla nascita dell'area transatlantica di libero scambio, infatti, si accompagnerebbe la modifica di molti elementi dello scenario economico. Ma quali sono i rischi di questo trattato a scatola chiusa ? Effettivamente qui dentro nessuno ha potuto vedere appieno quali sono le cause, perché nessuno ha potuto accedere agli atti, perché gli atti sono segretati. E allora la prima domanda è: perché gli atti sono segretati ? Da ciò che tutti i gruppi però hanno scritto nelle loro mozioni appaiono evidenti molti aspetti di criticità e di allarme. In particolare io vorrei soffermarmi su tre aspetti.
  In primo luogo, non è chiaro se si pensi alla zona TTIP come un'area sottoposta ad una regolamentazione uniforme o meno e quale sia eventualmente il tipo di regolamentazione che prevarrebbe. Abbiamo visto che il mandato negoziale attribuito alla Commissione europea va nella direzione dell'uniformità delle regole, ma pare da escludere che i nostri negoziatori possano riuscire a imporre effettivamente la loro volontà al Congresso americano, come si sa tendenzialmente restio ad una regolamentazione, piuttosto orientato ad una deregulation che si è verificata negli ultimi anni, in particolare nell'ultimo decennio, a fronte invece di una eccessiva regolamentazione, maniacale quasi, sempre di più, basterebbe pensare alla dimensione delle zucchine o delle pere per essere immesse nel mercato in Europa, cosa che ovviamente gli americani nemmeno si sognano.
  In secondo luogo, bisogna considerare i settori produttivi oggetto di questa area di libero scambio. L'unificazione del mercato transatlantico avrebbe effetti certamente deleteri per noi. Non si discute solo dell'eccezione culturale fatta valere dai francesi piuttosto che di quella dell'alta tecnologia o dell'aerospaziale, per citare uno dei settori di punta, ma altresì della politica agricola comune, su cui si è investito tantissimo negli ultimi decenni andando incontro in Europa ad una tendenza della piccola impresa agricola, a fronte invece di una concorrenza che privilegia la farm, un'estensione enorme e un'industrializzazione del processo produttivo agricolo. E questi sono due approcci di fatto completamente opposti: da una parte, si privilegia o si cerca di privilegiare o comunque noi continuiamo a difendere strenuamente le nostre produzioni tipiche locali per antonomasia e per definizione orientate alla qualità e non alla quantità, dall'altra, invece si va verso un approccio di economia di scala completamente diverso rispetto al nostro. Nelle nostre produzioni agroalimentari di eccellenza, in cui si è investito tantissimo sia in termini di energie che di risorse economiche dal lontano 1982 con la promulgazione delle DOP, cioè le denominazioni di origine protetta, è racchiusa, onorevoli colleghi, di fatto tutta la nostra storia, è racchiusa tutta la nostra identità. Questo è bene ricordarlo. Non si tratta solo di economia. In quelle produzioni, quando si produce il grana padano, piuttosto che l'asiago, piuttosto che il montasio, piuttosto che quando si continuano a fare prodotti agroalimentari con tecniche antiche, è nascosto o meglio è contenuto tutto il nostro territorio, le nostre famiglie; rappresenta il difendere la tradizione, la nostra identità, ma sopratutto tramandare ai nostri figli i nostri dialetti, le nostre lingue locali.
  Credete che sia lo stesso approccio alla produzione di chi produce il Parmesan o il Real Asiago Cheese, made in Wisconsin ? Sicuramente no ! O credete che sia lo stesso approccio che viene usato nell'impiego Pag. 75massivo in agricoltura delle nanotecnologie, piuttosto che l'impiego massiccio dei pesticidi, l'agricoltura geneticamente modificata ? È prevedibile, infatti, che, al di là dell'invasione anche nei nostri mercati dell’italian sounding, l'Europa possa diventare una terra vera e propria di conquista anche sotto il profilo dei prodotti OGM, dal momento che il loro accesso ai mercati dell'Unione non incontrerebbe più alcun ostacolo.
  Perché dico questo ? Perché è chiaro che tutti corrono a rasserenare gli animi, a dire che, per quanto riguarda la parte europea, non rientra nelle intenzioni dei trattati, ma, sicuramente, con una clausola, quella che sto per esporvi, ciò potrebbe essere fattibile. Infatti, sono fonte di inquietudine anche disposizioni che permetterebbero alle multinazionali statunitensi di ricorrere contro gli Stati europei che, a loro avviso, le danneggiassero. Succede già adesso in altre aree del mondo, come, ad esempio in Uruguay, in cui le multinazionali del tabacco fanno la guerra; succede anche in Australia, perché quei Paesi adottano politiche di prevenzione dal fumo.
  È questo, per inciso, l'aspetto del progettato TTIP che maggiormente preoccupa i tedeschi, che temono, addirittura, per il futuro dell'economia sociale di mercato. Sappiamo che, grazie alla declassificazione del mandato negoziale dato alla Commissione europea, l'Unione intende porre alcuni paletti proprio per evitare che il progetto, che nasce ad iniziativa prevalentemente degli Stati Uniti, si ritorca contro i nostri interessi, ma non sappiamo nulla, naturalmente, del mandato che hanno ricevuto i negoziatori americani e di come stia concretamente procedendo il negoziato, perché, appunto, gli atti sono secretati.
  E questa segretezza, certamente, non contribuisce a rasserenare gli animi. Quali interessi sono sacrificabili ? Questa è la domanda di fondo ! Cosa è sacrificabile ? Qual è la vera linea rossa nostra e quella degli americani ? È naturale che i cittadini europei vogliano saperne di più ed è naturale che per questo noi chiediamo, interpretando anche il loro disagio, che quanto sta accadendo sia reso il più possibile e al più presto di dominio pubblico.
  Accordi di questa portata non possono essere conclusi con metodi carbonari, tanto più che qui non è in gioco la sola economia, ma anche l'autonomia dell'Europa e degli Stati che la compongono, perché il TTIP comporterebbe, infatti, anche rilevanti effetti politici, geopolitici. In primo luogo, se di vera area di libero scambio si trattasse, la frontiera europea dell'area del TTIP diventerebbe un tratto del confine doganale degli Stati Uniti che ingloberebbe anche i confini europei, perché l'Europa sarebbe così obbligata a concedere o a revocare la clausola della nazione più favorita a chiunque gli americani ritenessero giusto concederla o ritirarla.
  L'Europa perderebbe, perciò, quote di sovranità politica a beneficio della Casa Bianca, specialmente in materia di imposizione e revoca delle sanzioni applicate contro un determinato Paese o regime politico, e questo lo dimostrano, anche recentemente, le sanzioni contro la Russia, che stiamo pagando noi, ma che non abbiamo deciso noi (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie), e che ricadono sulla testa delle aziende e sulle aspettative di lavoro delle nostre famiglie.
  Signor Presidente, penso che abbiamo capito tutti che l'accordo transatlantico di partnership per il commercio e gli investimenti è un progetto economico e geopolitico al tempo stesso.

  PRESIDENTE. Concluda.

  EMANUELE PRATAVIERA. È per questo motivo che, a nostro avviso, occorre un forte mandato parlamentare al Governo, specialmente in un momento in cui l'Italia è Presidente di turno del semestre europeo e non ha fatto nulla per far valere questo titolo per far valere le ragioni e le aspettative del nostro territorio, delle nostre aziende, delle nostre produzioni tipiche locali.

  PRESIDENTE. Grazie.

Pag. 76

  EMANUELE PRATAVIERA. Per questo – concludo – noi diciamo: sì DOP, no OGM (Deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie espongono cartelli recanti la scritta: «TTIP-SÌ DOP NO OGM»).

  PRESIDENTE. Colleghi, per favore, tirate via i cartelli. Prego gli assistenti parlamentari di intervenire (Gli assistenti parlamentari ottemperano all'invito del Presidente). Colleghi, per favore, non costringetemi a richiamarvi. Grazie.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Kronbichler. Ne ha facoltà.

  FLORIAN KRONBICHLER. Signor Presidente, caro Ministro sono ancora un po’ stupito del modo con cui respingono, quasi in toto, le nostre proposte, perché le riteniamo proprio proposte, più che richieste. Mi limito ad una estrema sintesi del nostro ragionamento su questa questione in pasto. Abbiamo fretta, abbiamo fretta di fare, se vogliamo ancora incidere sul TTIP, sul come, e sul se, addirittura. Ci sono le avvisaglie che l'Unione europea e gli Stati Uniti siano decisi ad accelerare. Lo si è capito questo fine settimana al vertice del G20 in Australia, dove la Merkel ha dichiarato letteralmente: dobbiamo accelerare, dobbiamo andare spediti e convinti e non lasciarci alcun dubbio che noi questo TTIP lo vogliamo concludere. Quindi, l'obiettivo dichiarato del TTIP è l'eliminazione, così è stato dichiarato, delle barriere normative che limitano i profitti potenzialmente realizzabili da parte delle società transnazionali a est e a ovest dell'Atlantico. Queste barriere rappresentano, in realtà, alcuni dei nostri standard sociali ed ecologici più preziosi. La posta in gioco, insomma, più alta non potrebbe essere.
  Ho avuto modo di spiegare già in discussione sulle linee generali: la nostra posizione non è di bieco antiamericanismo. La critica al TTIP si basa sul merito, ponendo di fronte due diverse concezioni di sviluppo, ma è pure conseguenza logica di una analisi critica dei suoi obiettivi dichiarati. Non lo diciamo solo noi, abbiamo avuto la fortuna, un mese e mezzo fa, di aver fra di noi, su invito del nostro compagno Giulio Marcon, il grande Joseph Stiglitz, economista di fama mondiale e premio Nobel, ex presidente della Banca Mondiale. Ecco, voglio giudicare con le sue parole il Trattato transatlantico. Dice Stiglitz: firmare accordi tipo TTIP e CETA «è da cretini», perché il meccanismo del cosiddetto ISDS, ovvero la risoluzione delle controversie tra Stati e investitori, eleva il capitale transnazionale ad uno stato giuridico equivalente a quello di uno Stato-nazione. È un attentato alla democrazia ! Il professor Stiglitz si dichiara convinto che il TTIP, non solo non otterrà gli obiettivi che si propone, gli si torce contro, addirittura, e produrrà gravi effetti collaterali. Stiglitz consiglia ai politici: chi vuole attirare investitori, dica no a TTIP. L'ex capo della Banca mondiale dimostra quanto godono di buona salute economica (con esempi che non sto ad elencare qua, perché la parte più con concreta la divido con il collega Zaccagnini, che parla dopo di me) i Paesi che non sono entrati, e non intendono entrare, nel sistema di questo sciagurato ISDS. È a rischio lo Stato di diritto. Non dobbiamo permettere che le grandi imprese internazionali si facciano il loro proprio sistema di diritto e i loro propri tribunali. Non è compito dello Stato, togliere agli imprenditori privati qualsiasi rischio, sospenderebbe proprio quelle regole di mercato che tanto vengono invocate dagli stessi imprenditori.
  Questo ISDS (sul quale lei ci toglie la possibilità d'intervenire con la sua proposta di riformulazione), cioè questo Investor state dispute settlement (la risoluzione delle controversie tra Stato e investitori), concede un privilegio agli investitori stranieri che ai propri investitori, imprenditori, è rifiutato. Non c’è alcuna ragione che giustifichi una migliore tutela della proprietà straniera che quella dei cittadini del proprio territorio. Il TTIP non contiene nuove regole per la globalizzazione, ma esplicitamente una soppressione di quelle poche regole che ci sono, e non è vero che tuteli le piccole e medie industrie, come viene Pag. 77reclamizzato: i mercati delle imprese, piccole o medie, rimarranno regionali, ed è un bene.
  Guadagnerà l'industria automobilistica solo, quindi, compreremo più Chrysler e gli americani, forse, più Volkswagen. Aumenteranno i costi ambientali, perché le carcasse dovranno pur essere trasportate. Quindi, che c’è di guadagnato ?
  In conclusione, con il TTIP, l'America e l'Unione europea rinforzeranno le loro posizioni dominanti nel mondo. Si deve impedire il TTIP, già per il solo motivo di opporsi a quest'ulteriore espansione aggressiva. Un potenziamento della dominanza USA-UE, così come invocato proprio l'altro ieri dalla Merkel al vertice G20 di Brisbane, non è auspicabile. Un mondo unipolare non è più pacifico, è meno pacifico (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Zaccagnini. Ne ha facoltà.

  ADRIANO ZACCAGNINI. Signor Presidente, innanzitutto il TTIP viene negoziato in segreto. Viviamo in un tempo segnato dal post multilateralismo e il non pubblicare i documenti riguardanti i negoziati è un problema basilare di democrazia: toglie qualsivoglia legittimità ai negoziati stessi. Sono chiari elementi di modificazione post democratica e del cambiamento dell'assetto democratico in mercatorio.
  Con la scusa di migliorare il commercio tra le due sponde dell'Atlantico, i regolamenti disegnati per difendere l'ambiente, i diritti dei lavoratori, i servizi pubblici e gli standard pensati per proteggere i consumatori, saranno ridotti nel minore tempo possibile al minimo comune denominatore, appiattiti agli interessi di pochi nuclei produttivi finanziari transnazionali, che razziano sul pianeta le funzioni essenziali e per la loro competitività è necessario che tra frontiera e frontiera non vi siano barriere, non soltanto non vi siano quelle commerciali, ma normative, politiche, diremmo meglio democratiche.
  Cosa cambierebbe con il TTIP ? Un qualsiasi operatore privato statunitense potrebbe aprire un ospedale in Italia, entrando in concorrenza con quelli pubblici e privati italiani. Il colosso Wal Mart potrebbe prendere l'appalto della mensa della scuola dei nostri figli ed inondarla di cibo spazzatura. Ugualmente, per l'erogazione dei servizi idrici, altro che acqua pubblica, nonostante il referendum del 2001. Terribile sarebbe l'impatto per l'agroalimentare la ripresa della domanda interna delle piccole e medie aziende agricole con l'omologazione ed equiparazione degli standard ai livelli americani.
  Il 70 per cento del cibo confezionato in vendita negli Stati Uniti contiene ingredienti geneticamente modificati. L'uso dei pesticidi in agricoltura, negli Stati Uniti, non ha paragoni con le regolamentazioni europee e la stessa cosa vale per il ricorso all'uso di ormoni antibiotici per fare crescere più velocemente gli animali da macello. Andrebbero a farsi benedire tutti i passi in avanti fatti per il benessere animale negli allevamenti e le relative conseguenze per la nostra salute sarebbero pessime. Se equivalenza tra standard ci deve essere, sono gli USA che devono armonizzarsi agli standard europei sull'agroalimentare e non il contrario.
  Inoltre il nostro modo di gestire il rischio di fronte a tecnologie innovative poco studiate è il principio di precauzione, che garantisce la sicurezza alimentare, ambientale e animale. Questo va garantito. Negli Stati Uniti il controllo è fatto dopo, ex post. Intanto le cavie sono i consumatori. Ma le minacce nascoste in segretezza nel TTIP non sono finite, anzi, viene riproposto l'accordo sugli arbitrati come nel MAI, accordo multilaterale sugli investimenti. Un negoziato che fallì nel 1998 grazie alla sollevazione dell'opinione pubblica, oggi viene chiamato ISDS. È l'istituzione di tribunali d'arbitrato commerciali in cui le leggi e la politica nazionale non hanno alcun potere di intervento. Tali tribunali sono costituiti da tre membri, tra una lista ristretta di avvocati e studi legali privati, al livello mondiale una lista di 300 avvocati al massimo. Le parti scelgono il proprio difensore ed il proprio giudice. È prassi oramai comune che i difensori possono Pag. 78fare anche i giudici, anche in contemporanea allo svolgimento di altri processi e evidentissimo è il conflitto di interessi a favore delle grandi corporation.
  Affidarsi a tribunali esterni privati permetterebbe alle multinazionali statunitensi che investono in Europa di aggirare ogni corte nazionale europea e di accusare direttamente i Governi europei ogni volta che ritengono che una legge in materia di salute pubblica, ambiente o protezione sociale interferisca con i loro profitti e interessi: grandi somme di denaro in compensazione per l'applicazione di leggi decise democraticamente per proteggere l'interesse pubblico (caso Impregilo in Argentina, caso Phillip Morris contro l'Australia e l'Uruguay per politiche antitabagismo).
  Le parole della direttrice dell'Organizzazione mondiale della sanità Margaret Chan: qualcosa è fondamentalmente sbagliato in questo mondo, quando una multinazionale può permettersi di sfidare politiche governative introdotte per proteggere il pubblico da un prodotto che uccide. Questo meccanismo cambia l'assetto democratico e mercatorio, è un salto all'indietro alla lex mercatoria medioevale, dove i mercanti stabilivano le regole degli scambi, superando le regole pubbliche in segreto e chi non obbediva veniva bandito dalle fiere. E se un'intera città si rifiutava, veniva bandita l'intera città e comunità. Oggi il corrispettivo dei mercanti sono la finanza e le multinazionali, quelli che hanno prodotto la crisi del 2008 e che si oppongono a qualsiasi regolamentazione dei servizi finanziari, per rendere permanente il più alto livello di liberalizzazione...

  PRESIDENTE. Concluda.

  ADRIANO ZACCAGNINI. ... attualmente presente negli accordi di libero scambio.
  Presidente, vado a concludere. Noi rivendichiamo nella nostra mozione la necessità di trattative trasparenti, non quella farsa della pubblicazione di un mandato vecchio, Viceministro Calenda, un mandato del giugno 2013. Ci opporremo non all'abbattimento dei dazi doganali, peraltro già bassi, o all'armonizzazione su standard più elevati, ma al TTIP, che svuota la nostra democrazia. Ci opponiamo all'austerità e alla legge del mercato che finanziarizza le nostre vite.
  Come abbiamo fermato...

  PRESIDENTE. Concluda.

  ADRIANO ZACCAGNINI. ... gli OGM, fermeremo anche questo scempio (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Adriana Galgano. Ne ha facoltà.

  ADRIANA GALGANO. Signor Presidente, Viceministro e colleghi, io sono molto d'accordo con il Viceministro Calenda sui vantaggi che porterà l'accordo di libero scambio con gli Stati Uniti.
  Allora li riepilogo velocemente. Il primo è che è previsto un aumento di PIL dello 0,5 per cento in Europa. Il secondo è che i regolamenti provocano un aumento del prezzo del prodotto del 31 per cento, nel caso dei servizi, e del 41 per cento, nel caso di prodotti fisici. E, quindi, l'armonizzazione della regolamentazione, che viene vista qui in una maniera drammatica, in realtà porterà una riduzione di costi per le famiglie, quantificata in 545 euro all'anno. Il terzo vantaggio è che, decidendo noi l'accordo di libero scambio con gli Stati Uniti, saremo noi a determinare le regole per la più grande area commerciale del mondo.
  E su questo vi invito a riflettere. Vi invito a riflettere sul fatto che in questi giorni gli Stati Uniti hanno concluso un accordo per l'abbattimento delle tariffe doganali per i beni tecnologici con la Cina. Allora, noi vogliamo un mondo in cui gli accordi per le aree di libero scambio e le regole del commercio mondiale siano negoziati tra Cina e Stati Uniti o tra Stati Uniti ed Europa ? Questa è una domanda alla quale dobbiamo rispondere.Pag. 79
  Possiamo andare avanti con le affermazioni demagogiche dell'onorevole Zaccagnini ? Io ho sentito in quest'Aula tante richieste di trasparenza. Ebbene, una prima risposta a queste richieste di trasparenza c’è stata, perché è stato pubblicato il mandato a negoziare. Allora, se aveste letto il mandato negoziale – cosa di cui dubito, a sentire i vostri discorsi –, vi sareste resi conto che molte delle cose che voi dite sugli OGM, sulla negazione dei diritti dei consumatori non stanno né in cielo né in terra. Infatti, se aveste letto il mandato negoziale, avreste letto che questi argomenti sono al di fuori, non fanno parte del mandato negoziale.
  Quindi non può succedere nulla su questo.
  Voglio anche dire, rispetto alle preoccupazioni per l'agricoltura: prendiamo due prodotti, il gorgonzola ed il cioccolato. I dazi doganali degli Stati Uniti sul gorgonzola sono del 25 per cento, sul cioccolato del 20 per cento. Con l'accordo di libero scambio verrebbero meno e questo significa che noi possiamo vendere più gorgonzola e possiamo vendere più cioccolato.
  Ora è chiaro che quindi le cose dipendono dal punto di vista da cui le guardiamo e, invece di fare affermazioni demagogiche, che non trovano riscontro nei fatti, è meglio che... Per esempio, Viceministro Calenda, noi le chiediamo, per mettere a tacere questo, di fare una valutazione di impatto, come ha fatto l'Inghilterra, sull'influenza e sui benefici che questi accordi hanno per i singoli settori.
  Infatti è ora di finirla di governare questo Paese con la demagogia, perché con la demagogia non andiamo da nessuna parte.
  E voglio dire all'onorevole Prataviera sull'euro: allora, sull'euro noi non abbiamo la controprova di quello che sarebbe successo senza l'euro; però oggi sono stati pubblicati i dati del Giappone, che, come strategia di crescita, ha usato la svalutazione della moneta, esattamente come qui si continua a chiedere. Addirittura oggi il Guardian dice che i ceti medi italiani si starebbero convincendo della necessità di svalutare la moneta.
  Che risultati abbiamo dalla svalutazione della moneta in Giappone ? Che il Giappone è in recessione: sono due trimestri che perde PIL ed il dato tendenziale è meno 1,6 per cento.
  Allora, onorevoli colleghi, impariamo a confrontarci sui dati.
  Noi, per quanto riguarda le mozioni, dichiariamo il nostro voto favorevole sulla mozione Nissoli, che impegna il Governo a verificare l'effettiva applicazione dei principi contenuti nel preambolo delle direttive di negoziato sul partenariato transatlantico per il commercio e gli investimenti con gli Stati Uniti; a monitorare l'impatto dell'accordo sul sistema delle piccole e medie imprese; a controllare che con tale accordo non risulti penalizzato il sistema del made in Italy, salvaguardando in particolare la filiera agroalimentare, sempre più danneggiata dal dilagare di prodotti italian sounding; ad assumere iniziative volte a favorire la rapida conclusione del negoziato affinché, dopo la scelta di desecretazione del mandato, si proceda alla definizione degli obiettivi effettivamente raggiungibili e della conseguente tabella di marcia (Applausi dei deputati del gruppo Scelta Civica per l'Italia).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Bernardo. Ne ha facoltà.

  MAURIZIO BERNARDO. Signor Presidente, Viceministro Calenda e onorevoli colleghi, solo alcune brevi considerazioni rispetto all'accoglimento, da parte del Governo, di questa mozione e di quello che noi abbiamo inteso sostenere nell'interesse del nostro Paese.
  Giudichiamo positivamente quello che accade con questo trattato tra gli Stati Uniti e l'Unione europea, quegli sviluppi, che venivano ricordati prima dal Viceministro, nell'interesse dell'Unione intera, ma in particolar modo del sistema Paese italiano, in un momento come quello che noi oggi attraversiamo in termini di sviluppo, di occupazione, di investimenti.
  Ho ascoltato, come è giusto che sia e che avvenga, con attenzione quello che i Pag. 80colleghi che mi hanno preceduto hanno detto, rispetto anche a quello che è accaduto nel corso di questi e ancora oggi in termini di attrattività, da parte del nostro Paese, nei confronti di multinazionali e di aziende americane.
  Forse non tutti noi sappiamo della presenza di grandi realtà americane, che hanno acquisito gruppi italiani nel campo dell'agroalimentare, della farmaceutica, di quello che all'interno del sistema socio-sanitario è accaduto da parte di gruppi non soltanto europei a tutela degli anziani e di quanto già quindi si è verificato per l'economia italiana, sia sotto il profilo degli investimenti che per quello che riguarda l'occupazione.
  E, quindi, a questo proposito, noi abbiamo voluto dare degli spunti di riflessione e anche di condivisione nei confronti del Governo su ciò che, step by step, il negoziato andrà a sviluppare nel momento in cui si andranno a sottoscrivere, in termini di contenuto, delle azioni importanti che avranno una ricaduta significativa all'interno del sistema statunitense e, allo stesso tempo, dell'Unione europea e di coloro che ne fanno parte. Tutto ciò affinché i due rami del Parlamento possano, finché ce ne saranno due, essere informati, anche attraverso le Commissioni di competenza, di quello che accade. Anche perché, a differenza di chi o di coloro che hanno sostenuto un'attenzione nei riguardi dei grandi gruppi, a me e a noi sembra, come Nuovo Centrodestra, che si vada, invece, contrariamente a quanto qualcuno ha voluto sostenere prima, verso la tutela del mondo delle piccole e medie imprese. Infatti, il made in Italy, con le tipicità e le eccellenze che hanno reso e rendono grande il nostro Paese, si ritrova in quell'area di mercato e non in altre realtà, tant’è che si parla di una sofferenza che ha il nostro Paese, anche all'interno del sistema europeo, circa il dinamismo delle aziende e su quello che significa fare partenariato e partnership tra realtà geografiche diverse all'interno dei nostri confini. Anche perché non saremmo da questo punto di vista competitivi. Allora è importante l'idea che ci sia, step by step, comunque un'attenzione da parte del Governo. Inoltre, nel rilevare quelle che sono le tipicità dei membri che compongono l'Unione europea, occorre tenere conto della tutela e del rispetto dei temi della salute, dell'ambiente, delle politiche sociali e di assistenza nel senso vero della parola. L'assistenza, l'attenzione per le fasce più deboli la si fa anche con le risorse e non soltanto con quel buonismo che a volte viene ricordato, ma che serve a ben poco.
  Serve uno sviluppo nell'ambito del commercio e degli investimenti. Noi facciamo richiami continui anche per una riforma complessiva che riguardi la giustizia e un rapporto differente per quello che è l'aspetto delle regole fiscali e tributarie e di quelli che sono i controlli. Allora, sì, lì noi dobbiamo essere attrattivi davvero. Allora da questo punto di vista, in conclusione, accettiamo con favore quello che ha voluto esprimere il Governo all'indirizzo della nostra mozione. Si metta in evidenza quell'aspetto, quella tipicità che ci ha reso e ci rende unici nel mondo, soprattutto con un mercato che darebbe davvero un ulteriore respiro in termini di investimenti, di attrattività, ma soprattutto di occupazione. Ecco perché riteniamo che questa sia la strada giusta per rilanciare il nostro Paese (Applausi dei deputati del gruppo Nuovo Centrodestra).

  PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Bernardo, anche per la sintesi particolarmente gradita. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Palese. Ne ha facoltà.

  ROCCO PALESE. Signor Presidente, onorevoli colleghi, rappresentante del Governo, ancora più sintetico sarà il mio intervento perché Forza Italia ha già illustrato...

  PRESIDENTE. Sento che cresce il consenso nei suoi confronti, onorevole Palese.

  ROCCO PALESE. Grazie, Presidente. Dicevo che Forza Italia ha già spiegato in maniera approfondita quali sono le motivazioni nell'illustrazione della mozione Pag. 81che noi abbiamo presentato sull'argomento, così come in maniera molto evidente durante la discussione sulle linee generali abbiamo evidenziato il motivo per cui di altre mozioni invece non condividiamo il contenuto e gli impegni che vengono proposti al Governo. Esprimeremo chiaramente un voto a favore della nostra mozione, invece circa le altre mozioni sarà un voto differenziato a seconda della posizione o della vicinanza oppure della convergenza con le nostre posizioni e gli impegni al Governo. Esprimeremo le nostre valutazione anche in sede di voto.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Ciprini. Ne ha facoltà.

  TIZIANA CIPRINI. Signor Presidente, una società per azioni mondiale, questo si vuole costruire con il TTIP.
  Nel generale silenzio dei media, relegato in fondo alle pagine e ai siti di economia internazionale, al riparo da ogni pericolo di dibattito pubblico tra le diverse sponde dell'Atlantico e del Pacifico, un ristretto gruppo di negoziatori governativi e un gran numero di gran lunga più alto di lobbisti, per conto delle più potenti multinazionali, stanno pianificando da almeno quattro anni il più mastodontico Trattato commerciale internazionale del XXI secolo.
  Ma come è possibile che il più importante Accordo della storia sia tenuto nella massima segretezza ? Come deputati 5 Stelle abbiamo interrogato più volte i vari Governi che sono stati nominati da Napolitano ricevendo solo risposte vaghe. Quindi la trasmissione Report ha detto il falso quando ha sostenuto che in Parlamento nessuno ne sapeva niente sul TTIP: i 5 Stelle sapevano e come. Nemmeno gli eurodeputati hanno accesso alle informazioni. Per loro ci sarà una reading room per revisionare i resoconti – nemmeno per leggere gli atti – i resoconti riassuntivi, i Bignami del più importante Trattato della storia. Ma come è possibile che un Accordo così importante che avrà effetti politici destinati a ridefinire gli standard mondiali del commercio e le regole del mercato del lavoro sia sottratto al controllo e alla responsabilità delle istituzioni democratiche elette e sia interamente in mano ai lobbisti delle multinazionali ? E allora, poiché in Italia e in Europa non abbiamo ricevuto risposte, siamo volati anche noi in America, come faceva prima Letta, e ora Renzi. Siamo andati direttamente a Washington per chiedere informazioni direttamente ai nostri corrispettivi americani, i congressman.
  Ebbene, abbiamo scoperto con nostra grande sorpresa che neanche loro ne sanno nulla. «It's something that President wants» ci ha detto la Nancy Pelosi, l’house minority leader del partito di Obama, nonché ex speaker della Camera dei rappresentanti, aggiungendo che se non ci saranno consultazioni maggiori per far capire anche a loro cosa andranno a votare, non saranno disposti a votare favorevolmente all'Accordo in Congresso. E nemmeno il Dipartimento del commercio americano rivela ai membri del Congresso quali sono le condizioni del negoziato. Figuriamoci se ne possono essere informati i cittadini !
  Si profila un enorme programma di smantellamento delle residue barriere commerciali, giuridiche e politiche tra Stati Uniti, Europa e i dodici Paesi delle due sponde del Pacifico, funzionale alla creazione della più grande area di libero scambio del pianeta, sia per estensione geografica che per capillare profondità. Quel programma di liberalizzazioni e deregolamentazione abbatterà tutti gli ostacoli sul suo cammino: dai diritti del lavoro alla proprietà intellettuale, dai servizi pubblici fondamentali fino al diritto alla salute.
  Dal sito della Aspen Institute Italia uno dei nodi del network internazionale che manovra la geopolitica globale attraverso interconnessioni tra vari Paesi si legge: «Il cuore del trattato è l'armonizzazione normativa e regolamentare, che potrebbe diventare un possibile modello per altri futuri accordi commerciali». La vera posta in gioco di questo Accordo, infatti, non sono le tariffe, ma la modifica delle norme Pag. 82sull'ambiente e sulla sicurezza. Il TTIP è in primo luogo uno strumento geopolitico. A chi serve ? All'America, per la riconquista di una nuova egemonia globale diffusa, contro l'incubo che il mutato quadro dei rapporti di forza a livello internazionale possa marginalizzare sempre di più la potenza americana. Da una parte le nuove potenze emergenti, quali Brasile, India, Messico; dall'altro lato del Pacifico, l'asse economico e geopolitico tra il gigante cinese e la Russia si va affermando prepotentemente in una graduale scalata al ruolo di leadership globale. Nella morsa dei nuove candidati all'egemonia internazionale, con il vecchio partner europeo intrappolato nella spirale economica e sociale dell'austerità, l'impero statunitense lancia una controffensiva senza precedenti, con la piena complicità delle più potenti multinazionali economiche e finanziarie.
  Per la prima volta nella storia, il pieno protagonismo politico è riconosciuto alle grandi corporation transnazionali. Il Trattato si profila così come la prima autentica costruzione di un'area planetaria di libero mercato costruita a tavolino per filo e per segno da una élite transnazionale che supera i confini tradizionali tra Stato e privati, tra Governi e interessi aziendali, sottraendosi a ogni controllo democratico.
  Al momento, l'unica certezza è che gli Stati Uniti e l'Unione europea diventerebbero un solo grande mercato, ma non solo di prodotti commerciali ma del lavoro, un unico grande mercato del lavoro. Dal sito dell'Aspen Institute Italia si legge: il presidente del Consiglio europeo Herman Van Rompuy ha spiegato che il TTIP pianterà i semi per i posti di lavoro del futuro. Ma quale tipo di lavoro ? Quello dei cinesi, quello del terzo mondo. Lo stesso impact assessment del TTIP elaborato dalla Commissione europea, avverte del concreto rischio di un pesante shock nel mercato del lavoro in seguito alla ristrutturazione dei settori economici dopo l'entrata a regime del Trattato. Infatti, oltre alla perdita di posti di lavoro che tale concorrenza aggressiva da parte degli USA e delle multinazionali porterebbe in Europa, c’è il pericolo di un abbassamento generalizzato degli standard e dei diritti del lavoro, sindacali e previdenziali che i lavoratori in Europa subirebbero, allineandosi con un sistema di scarse tutele, di debolezza dei sindacati e di privatizzazione del settore previdenziale tipico degli USA.
  Sempre la Commissione europea afferma che una delle priorità di un simile Accordo commerciale è ridurre il rischio di diminuire gli investimenti USA in Europa e la loro fuga in altre parti del mondo.
  Se oltre agli USA, consideriamo che i lavoratori in Europa dovranno fare i conti con una concorrenza che si aprirà anche con l'Asia, attraverso il corrispondente Accordo del pacifico, l'attacco che si preannuncia sui diritti del lavoro sarà catastrofico. I diritti dei lavoratori sono d'altronde esplicitamente inseriti alla voce delle barriere non tariffarie da abbattere nel TTIP e nel TPP. E Renzi, con il Jobs Act sta preparando la strada spianata a questo Accordo, rottamando i lavoratori e sostituendoli con manovalanza usa e getta.
  Con questo Trattato, inoltre, le aziende potrebbero citare gli Stati in tribunale, con il meccanismo di protezione degli investimenti che consentirebbe alle multinazionali di citare i Governi qualora democraticamente introducessero normative per i propri cittadini che ledessero i loro interessi. Come la Philip Morris che ha fatto causa all'Uruguay per la politica di protezione dei cittadini contro le sigarette nocive. Ebbene, la multinazionale gli ha fatto causa adducendo che, in base agli accordi commerciali, avevano diritto a vendere i propri prodotti. Ebbene, con accordi come il TTIP gli Stati rinunceranno al diritto di proteggere i cittadini e perderebbero altri pezzi di sovranità in favore dei privati. Lo strumento di tutela legale della libertà di investimenti per i privati minaccia di trasformare davvero ogni forma di bene comune, dai servizi pubblici alle cure mediche, in merce da scambiare sul mercato per il profitto delle grandi corporation.
  Il Trattato contemplerebbe la piena introduzione della libera concorrenza Pag. 83quale principio cui ogni servizio pubblico debba sottostare, considerando anche i potenziali rischi e gli investimenti mancanti provocati dall'ingerenza dello Stato. Come già accaduto nel novembre 2012 in Canada, una casa farmaceutica potrebbe procedere legalmente contro uno Stato che limitasse la libertà di investimenti, garantendo degli standard sanitari e medici a livello nazionale. Si prevedono affari d'oro per la Big Pharma, con cui Renzi ha recentemente inciuciato. La Big Pharma, il colosso con il maggior potere su Washington e con il mercato più grande, quello della gente sana. Per Big Pharma un sano è un malato che non sa di esserlo e l'obiettivo è quello di vendere pillole, a tutti. La Big Pharma, ovvero lucratori di paure, basti pensare all'Ebola, e venditori di malattie immaginarie, che grazie alla tecnica del disease mongering arrivano a cambiare la percezione dei nostri disagi quotidiani, trasformandoli in patologie mediche. È così, normali passaggi biologici e psicologici delle nostre vite, come la timidezza, la menopausa, l'invecchiamento, l'ansia si trasformano in patologie da curare con le pillole. La Big Pharma, che adesso in Italia si è messa a fare campagna per pubblicizzare la sperimentazione dei farmaci sui bambini.
  E poi ci sono sempre loro, le immancabili banche e società finanziarie. I padroni della finanza tra Stati Uniti ed Europa starebbero approfittando di questo ambizioso round di negoziazioni per ottenere quello che, sotto gli occhi troppo attenti dell'opinione pubblica, difficilmente riuscirebbero a vedersi garantito dai governi nazionali in un momento di crisi simile, cioè un'ulteriore deregolamentazione del settore finanziario a livello globale. Ma Renzi lo ha detto chiaro: il TTIP è anche l'occasione per un grosso cambiamento culturale. Ed è proprio così che agisce l'ideologia mondialista del nuovo ordine mondiale, agisce sul piano dei costumi, delle mode, dei modi di pensare, attraverso la creazione di un immaginario globale che influenzi la percezione della normalità delle masse. Lo scopo è demolire le vecchie identità, siano esse sociali o culturali, che potrebbero essere un ostacolo all'omologazione globale, volta a creare un individuo senza più punti di riferimento, affettivamente instabile e, quindi, facilmente utilizzabile come consumatore perfetto e anonimo tassello sociale, facilmente manipolabile. Attenzione perché fra poco sarà considerato normale non sentirsi più cittadini italiani, ma schiavi made in USA e contro la crisi d'ansia per l'identità perduta, nessun problema, ci penserà il pillolone della Big Pharma (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Gallinella. Ne ha facoltà.

  FILIPPO GALLINELLA. Signor Presidente, viceministro, ci incontriamo, dopo la radio ci vediamo dal vivo. Noi siamo consapevoli che gli accordi commerciali ci sono sempre stati, ci saranno sempre; l'Italia ha un sacco di eccellenze, le esporta, esporta vino, olio, formaggio ed esporta anche il caffè made in Italy e non abbiamo le piantagioni, questo per dire che lo sappiamo che il commercio è importante. Questo Accordo, il TTIP, prevede anche gli investimenti, prevede gli appalti, prevede i farmaci, prevede che anche i beni comuni possano essere inglobati in questo Accordo. Per questo noi siamo qui, perché con questa mozione vogliamo in qualche modo tutelarci. Noi siamo famosi per la piccola e media impresa, per la grande manifattura e chiaramente scontrarsi con multinazionali che hanno poteri enormi, che comandano i Governi e fanno le leggi, diventa pericoloso. Noi abbiamo paura che con questo Accordo, se non mettiamo tutele adeguate, rischiamo di perdere quella poca sovranità che ci è rimasta, oramai quella monetaria la abbiamo abbandonata e dimenticata.
  Perdiamo adesso anche la possibilità di giurisdizione, perché una decisione di quest'Aula potrebbe essere messa in discussione, in qualche modo, da un sistema contenuto nell'Accordo. È questo il mandato negoziale di 18 pagine, e a pagina 9, Pag. 84punto 22, si parla dell'ISDS, di questo strumento che è l'arbitrato internazionale per la risoluzione delle controversie, con il quale si potrebbe portare in causa uno Stato perché ha legiferato. Esempio: la Germania ha deciso la dismissione nucleare e la Vattenfall gli ha fatto causa per 5 miliardi di euro. Altro esempio, che è stato citato, riguarda la Veolia, che in Egitto, a Il Cairo, gestisce rifiuti: l'Egitto ha deciso di stabilire uno stipendio minimo e la Veolia gli ha fatto causa perché lo stipendio di un suo operaio è più basso dello stipendio minimo. Ora, questo è un punto fondamentale, per il quale, Viceministro, chiederò la votazione per parti separate della mozione, perché lei ha respinto questo punto. Io voglio che l'Aula non faccia come con il fiscal compact, perché adesso la discussione c’è stata. Vogliamo mettere quest'Aula in condizione di capire che perdere ulteriormente la sovranità è sbagliato.
  Poi, si è parlato si segretezza. Quest'Accordo nasce nel 2010, con Obama, ma già da prima se ne parlava; è stato dato il mandato negoziale alla Commissione Barroso – quella dell'austerità – il 13 giugno 2013 e noi abbiamo cominciato a parlarne e abbiamo presentato interrogazioni – come abbiamo detto – e tutti i colleghi di quest'Aula sanno che noi siamo intervenuti per avere trasparenza. Il mandato negoziale è stato declassificato l'8 ottobre, nel frattempo, in tutto il mondo, in tutta Europa, in giro per il mondo, il comitato «no TTIP» faceva vedere questi cartelli. Li volevo far vedere perché...

  PRESIDENTE. Onorevole Gallinella...

  FILIPPO GALLINELLA. Li tolgo subito. Volevo farli vedere proprio per far capire che purtroppo trapelavano notizie che mettevano in alert tutti quanti, non solo l'Italia ma anche l'Europa. Infatti, a parte le parole iniziali del mandato negoziale, che ci dicono che è tutto bello e tutto favoloso, come aumento del PIL dello 0,5 o 1 per cento, in realtà si tratta di numeri blandi, anche perché rischiamo, per questa ricerca di crescita infinita, di distruggere tutto quello che abbiamo. Ma veniamo ancora alla mozione, perché c’è un altro punto: noi vogliamo tutelare tutte le denominazioni di origine, perché un mandato deve essere fatto, in qualche modo, per tutelare le nostre produzioni, che devono essere tutelate.
  Un'altra questione molto importante, da far capire, perché è un punto della nostra mozione, è quella relativa ai dazi e al concetto di sovranità monetaria, perché si parla di un'area di libero scambio dove si vogliono togliere i dazi. Però, la BCE, l'Europa, non ha possibilità di flessibilità della moneta, mentre la FED può immettere liquidità. Quindi, praticamente, compenseranno l'esclusione dei dazi e ci sarà un dazio monodirezionale, perché loro svaluteranno la moneta e a tutti noi converrà comprare prodotti statunitensi. Questo è un altro punto della mozione. So che il Governo non ha possibilità di incidere su questo, ma una valutazione di questi effetti va fatta.
  In un altro punto – mi sembra il punto 11, a pagina 6 del mandato negoziale – si parla dell'origine, ma all'interno di questo si confonde e non si precisa il fatto che l'origine non è l'origine doganale, quindi rischiamo ancora di diluire la questione dell'origine di un prodotto.
  Questi sono punti importanti, che noi abbiamo voluto mettere dentro questa mozione, e ci stupisce che alcuni di questi il Governo li abbia rifiutati e non si sia fatto cenno ad una riformulazione.
  Non vorrei ringraziare la Germania perché non vuole l'ISDS, e anche un Vicecommissario tedesco – Sellerman mi sembra si chiami – l'ha detto. Giovedì mattina, quando si doveva discutere questa mozione – che poi ci avete dato buca, nel pomeriggio – ho conosciuto Timmerman – l'altro Vicecommissario che ha il portafoglio del TTIP e della giustizia –, al Senato, e in audizione ha detto che l'ISDS così com’è non è accettabile. Quindi, non vorrei ringraziare la Germania – che tutti noi critichiamo, visto che è lei che comanda; è assodato –, che l'ISDS non lo vuole e noi diciamo di sì. Ci sembra un po’ strana questa formulazione. Quindi, chiediamo Pag. 85al Governo, per i punti che ho qui ribadito di pensare ad una riformulazione, per poterli accettare. Un altro punto è l'applicazione dell'articolo 218 del Testo unico sul funzionamento dell'Unione europea, perché ci dice che il Governo ha la facoltà di poter richiedere, a seguito di un Trattato, la valutazione della Corte giustizia europea. Ora, non capisco perché il Governo mi dice «a valutare». Facciamolo, non c’è nessun tipo di difficoltà nel chiedere questa cosa, una volta ratificato l'Accordo, mentre mi dite «a valutare». Per questo chiederò la votazione per parti separate della mozione a mia prima firma, perché ci sembra strano e vogliamo che il Governo e quest'Aula si prendano la responsabilità delle scelte che fanno, perché adesso parliamo di TTIP, però già c’è il TPP, il Transpacific partenariato, che è ancora più grande.
  Quindi probabilmente questo TTIP sarà inglobato all'interno del TPP. Lo so che Obama voleva spingerlo, però poi ha perso le elezioni di medio termine e non so che cosa succederà, però noi vogliamo tutte le cautele. Poi mi meraviglio che il Governo non si sia espresso contro il Segretario al tesoro degli Stati Uniti perché al G20, due giorni fa, ha dichiarato che la crisi economica è un po’ colpa dell'Europa, perché non cresce. Io sinceramente dico quello che penso e dovrebbe pensarlo anche il Governo: lezioni da un Paese che fa economia, che fa profitto tramite le guerre e i sistemi di prelazione noi non le vogliamo e non le accettiamo (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
  Avrebbe dovuto, il Presidente del Consiglio, dirlo: « Stai calmino, perché insomma noi non vogliamo lezioni da nessuno». Questo è il principio per cui noi siamo contro un Trattato così come nasce, vogliamo le tutele, capiamo che i trattati sono importanti per il commercio, però insomma tutti lo sanno che nei trattati il commercio non si fa per benevolenza, perché uno vuole bene a qualcun altro, ma si fanno solo per interessi. Allora io chiedo al Governo italiano di fare i propri interessi almeno una volta anche perché, col semplice diniego, articolo 207 del Trattato sul funzionamento della Unione europea, così vi do anche qualche riferimento normativo, il Governo italiano nel Consiglio può dire di no, quindi mettiamo in campo un po’ di forza, fatevi valere, facciamo valere qualche interesse. Se noi stavamo al Governo questo già era bello è fatto. Però, vi diamo questo consiglio, e per questo concludo, Presidente, e chiedo la votazione per parti separate della mozione che porta la mia firma (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle ).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Benamati. Ne ha facoltà.

  GIANLUCA BENAMATI. Signor Presidente, l'Accordo di libero scambio tra Stati Uniti ed Unione europea, l'Accordo che noi indichiamo come partenariato transatlantico sul commercio e gli investimenti, il TTIP, si iscrive, a mia opinione, nella categoria delle opportunità che nascono fortemente nei tempi di crisi. Il vantaggio di creare un'area di libero scambio per libera circolazione di merci, investimenti, servizi in uno spazio che copre un valore economico che da solo vale più del 40 per cento del PIL mondiale e più del 30 per cento del commercio globale, costituisce di per sé una possibilità irrinunciabile per l'Italia e per l'Europa, ed una opportunità di crescita per l'occupazione su entrambe le sponde dell'Atlantico. È già stato richiamato che Nomisma stima nello 0,5 per cento del PIL e in 30 mila le nuove assunzioni che potrebbero generarsi in presenza di un'applicazione efficace di un Trattato quale quello di cui stiamo discutendo. Una possibilità che appare di difficile rinunciabilità per la nostra economia e per le nostre imprese e soprattutto in questo momento di profonda crisi.
  Tuttavia, signor Presidente, signor Viceministro, perché ciò si realizzi occorre che la negoziazione sia condotta seguendo linee e criteri netti e ben definiti e che tutto questo porti ad un trattato equilibrato e coerente. Ed è indubbio, signor Presidente, che a fronte di alcune critiche interne ed esterne a questa Aula che Pag. 86hanno il sapore di pregiudizio ideologico e di preconcetto vi sono invece altre e comprensibili preoccupazioni che errori negoziali e una struttura finale non corretta dell'accordo possono indebolire le garanzie per i cittadini in settori rilevanti per la loro vita.
  È di tutta evidenza quindi che nelle condizioni negoziali, nella conduzione del negoziato e nella struttura finale del trattato c’è il vero nocciolo della questione e che il successo o l'insuccesso di tutta questa operazione dipendono da questi fattori. Per questo motivo noi riteniamo che sia stato profondamente giusto che le condizioni di negoziazione siano state rese pubbliche, un atto di così grande rilevanza per il futuro di tutti noi non poteva essere trattato burocraticamente nel chiuso di qualche stanza, seppure qualche stanza allocata a Bruxelles. Per questo la decisione del Consiglio europeo del 9 ottobre, di declassificare la direttiva sul negoziato è opportuna e fortemente positiva. E questo, signor Viceministro, noi riconosciamo importante e decisivo il ruolo del Governo italiano nella sua veste di presidente di turno dell'Unione.
  Mi lasci però anche osservare, signor Presidente, che la politica della chiarezza, la politica della trasparenza, oggi e per il negoziato che verrà, è l'unica che può ridare vigore a quell'afflato comunitario ed europeista che rischia di stemperarsi sotto molti, troppi scetticismi. Voglio anche per inciso notare, come è già stato detto, che questa declassificazione ci consente oggi un dibattito serio e approfondito con cognizione di causa, un dibattito non sulle illazioni e sulle ipotesi ma sui fatti.
  Noi condividiamo il progetto ultimo che consiste nella reciproca liberalizzazione dei mercati transatlantici, con la costituzione di un mercato unico agile e privo di barriere tariffarie e non tariffarie, ma ciò può e deve avvenire sotto precise condizioni. Per tale ragione è molto positivo che nel mandato ai negoziatori lo sviluppo sostenibile e il rispetto dei trattati internazionali in materia ambientale siano nell'un caso stella polare e nell'altro condizione irrinunciabile nella stesura e nella definizione finale del trattato. Così come ci appare fondamentale che nel negoziato si riaffermi con forza il principio negoziale del pieno diritto delle parti, anche con misure vincolanti di politica pubblica, per procedere alla tutela dei temi primari quali quelli legati alla salute dei cittadini, alla protezione della salute, alla protezione dell'ambiente e alla sfera sociale. In questo voglio essere chiaro: la negoziazione non può intaccare le basi della nostra legislazione ed i nostri valori fondamentali, non si può né si deve abbassare l'asticella rispetto a quanto previsto dal diritto acquisito comunitario e dalle legislazioni nazionali.
  Su questo, signor Presidente, signor Viceministro, voglio anche richiamare due punti per noi qualificanti: il principio di precauzione e i meccanismi di gestione del contenzioso fra investitori e Stati. Nel primo caso sul principio di precauzione, signor Viceministro, sarò breve perché so che questo è tema che lei ha molto a cuore. In questo dirò che il trattato dovrà – e ripeto la parola dovrà – riconoscere il diritto delle parti di gestire e valutare i rischi connessi al libero scambio delle merci, conformemente ai livelli e agli standard di sicurezza a loro propri. Questo per fare chiarezza su quanto è stato detto in quest'Aula. Nessuna debolezza, nessun cedimento, nessuna cessione di sovranità è ammissibile su questo punto fondamentale. Per quanto riguarda i meccanismi che regoleranno le dispute fra gli investitori e gli Stati, meccanismi che dovranno essere definiti, punto di grande rilevanza per l'operatività del trattato, punto che va sotto l'acronimo ISDS, occorrerà che nella definizione non si prescinda mai dalla tutela dei nostri valori fondamentali in materia di ambiente e diritti sociali, che la clausola che descriverà questa fattispecie non sia né vaga né indeterminata, che l'eventuale sede arbitrale risulti terza, autorevole, effettivamente indipendente.
  Cosa chiediamo quindi al Governo, signor Presidente, con l'atto di impegno degli onorevoli Taranto ed altri ? Che si vigili affinché la valutazione di impatto per Pag. 87la sostenibilità del trattato nei settori economico, sociale ed ambientale sia condotta da soggetti indipendenti e con il coinvolgimento della società civile e, potendo, chiediamo che si estenda questa analisi – l'analisi degli effetti del trattato – alla ricaduta sulle strutture produttive e sui possibili divari di competitività. Chiediamo che il Governo vigili con attenzione che la norma sul ISDS non possa mai prevalere sulle giuste ragioni della tutela dell'ambiente, dei servizi e del lavoro. Chiediamo che il Governo operi con concretezza affinché si valorizzino nel trattato le possibilità e le opportunità per le piccole e medie imprese, vera ricchezza italiana, aiutandole a partecipare proficuamente allo scambio transatlantico in maniera che, a partire dall’help desk già previsto, si attui un'azione tesa al riconoscimento dell'indicazione di origine geografica dei prodotti e una forte lotta alla contraffazione e all’italian sounding.
  Vado a concludere, Presidente, noi riconosciamo le grandi difficoltà di questa negoziazione e osserviamo il proficuo e tenace lavoro del Governo italiano, ma nel mentre distinguiamo con chiarezza le difficoltà che la negoziazione ci pone e i suoi rischi, vediamo con altrettanta nitidezza gli importanti vantaggi che questa occasione rappresenta per il nostro Paese.
  È un'occasione che potremmo amaramente pentirci di non avere colto, se così dovesse succedere.
  Questa si configura, quindi, come una sfida altamente impegnativa, una sfida decisiva per il futuro del Paese e di noi tutti, una sfida decisiva per l'Europa; e le sfide impegnative per il futuro, lo dico in quest'Aula anche ai colleghi che sono intervenuti, non si vincono rifuggendole o ignorandole; si vincono affrontandole con determinazione e consapevolezza. È questa determinazione e questa consapevolezza che noi chiediamo al Governo.
  Anche sulla base del mandato parlamentare che andremo ad attribuire, noi voteremo la mozione Taranto ed altri n. 1-00630 e le altre mozioni che avranno il parere favorevole del Governo, certi che di questa consapevolezza e di questa determinazione il Governo sarà munito e che saprà essere all'altezza di questa sfida (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Manlio Di Stefano. Ne ha facoltà.
  Invito i colleghi, intanto, a cominciare a prendere posto. Prego.

  MANLIO DI STEFANO. Signor Presidente, colleghi, appoggiare il TTIP oggi è fare un atto criminale, esattamente come lo è stato appoggiare il fiscal compact (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Perché ? Perché entrambi distruggono la sovranità nazionale, da una parte a livello economico e questo a livello alimentare. Io non vorrei che vi svegliate dopo quattro anni, come con il fiscal compact, e vi rendete conto che avete affossato il settore agroalimentare italiano.
  Io vi faccio presente una cosa: il TTIP è stato scritto non da questo Parlamento o dal Governo, ma da Obama. È stato scritto da Obama, con alle spalle la Rockefeller Foundation, la JPMorgan e tutti i soliti lobbisti che operano dietro l'azienda americana. Allora, io vi chiedo: ma è normale che un Parlamento non abbia idea di cosa stia portando avanti il suo Governo in sede internazionale con un accordo come quello del TTIP ? È normale ? Se per voi è normale allora uscite da questo Parlamento, perché non serve più a nulla.
  L'altra cosa vi dico è: ma davvero pensate che l'industria agroalimentare italiana possa sopravvivere con un competitor come quello americano, un colosso di OGM che non rispetta nessuna regola che oggi noi, invece, dobbiamo rispettare in ambito europeo ?
  Allora, rendetevi conto del suicidio a cui state portando l'Italia, perché se questa cosa andrà avanti per i nostri agricoltori non ci sarà più alcun futuro (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

Pag. 88

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Sibilia. Ne ha facoltà.

  CARLO SIBILIA. Signor Presidente, è veramente triste l'atteggiamento con il quale stiamo affrontando questa mozione fondamentale, perché il TTIP è l'ennesimo trattato che centralizza le decisioni commerciali ed è il solito trattato che praticamente tende ad avvantaggiare quelle solite 147 grandi multinazionali che, secondo il Politecnico di Zurigo, stanno praticamente detenendo il 40 per cento dei ricavi mondiali.
  È un trattato di tipo ideologico ed è guidato dalla religione del profitto (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Esattamente come con il jihadismo, come con il terrorismo, è lo stesso attacco che si fa alla socialità e alla democrazia. Non è solo una questione di trasparenza, è una questione di decisioni. Chi prende queste decisioni ? I grandi lobbisti delle multinazionali. Immaginate il supermercato della signora Maria: che cosa darà questo TTIP a questo piccolo imprenditore, ai piccoli artigiani ? Li farà scomparire !
  Allora, così come c'erano le grandi previsioni sul dividendo dell'euro, in cui tutto era bellissimo, in cui saremmo stati in un mondo più bello, la stessa cosa sta avvenendo per questo trattato. In realtà, noi abbiamo delle esperienze: un'esperienza su tutte è quella del NAFTA. Il NAFTA è il trattato del North American Free Trade Agreement. Quel trattato ha fatto scomparire un intero settore in Messico: cinque milioni di agricoltori sono scomparsi ! Gente che è andata via da quelle terre e sono stati colonizzati dalle multinazionali. Questo è un avvertimento; non vogliamo rivederci fra tre anni per parlare di un disastro che avete creato (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole De Lorenzis. Ne ha facoltà.

  DIEGO DE LORENZIS. Signor Presidente, anche io intervengo perché voglio denunciare lo scippo di sovranità che questo accordo comporta. Ci ridurremo semplicemente ad una colonia, ad una colonia di schiavi, è evidente. Su questo accordo io non voglio aggiungere ulteriori motivazioni a quelle già espresse dai miei colleghi. È ovvio che questo è un accordo criminale.
  Però, purtroppo, mi preme ribadire alcuni ragionamenti che ho sentito in diverse sedi e anche in quest'Aula, purtroppo, e nello specifico dall'onorevole Galgano. Riprendo, quindi, il suo ragionamento.
  Lei dice che c’è una manifestazione di trasparenza non perché siano stati resi pubblici in maniera integrale tutti i documenti, ma solo perché in qualche modo è stato reso pubblico il mandato negoziale, che è un po’ come dire che ci dobbiamo prendere un bel pacco bomba semplicemente perché ci fidiamo della carta regalo.
  In secondo luogo, Presidente, dovremmo sottoscrivere un accordo di cui non conosciamo quasi nulla, perché gli Stati Uniti stipulano altri accordi con la Cina. Per logica, quindi, secondo la grande statista onorevole Galgano se sottoscrivessimo questo accordo la Cina sarebbe tagliata fuori dagli accordi commerciali con il nord America e ovviamente anche questa è una tesi assolutamente falsa e assurda. Infine, la stessa onorevole Galgano ammette che il Ministero e il Ministro non hanno mai...

  PRESIDENTE. Concluda.

  DIEGO DE LORENZIS. Concludo Presidente... non hanno mai fatto alcuna analisi di impatto di quello che comporta sottoscrivere quest'accordo, ammesso che ne conosca il contenuto...

  PRESIDENTE. La ringrazio.

  DIEGO DE LORENZIS. Ci chiediamo...

  PRESIDENTE. Grazie, onorevole De Lorenzis. Vi informo che queste sono dichiarazioni di voto a titolo personale che mediamente si utilizzano in dissenso dal Pag. 89gruppo, non per fare un'ulteriore replica nei confronti di colleghi che hanno fatto la dichiarazione di voto (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Fassina. Ne ha facoltà.

  STEFANO FASSINA. Signor Presidente, il Transatlantic trade and investment partnership deve essere l'occasione per correggere i rapporti tra politica e economia che hanno dominato negli ultimi trent'anni e l'occasione è stata soltanto in parte colta. Nella mozione Taranto, Benamati ed altri n. 1-00630, a mio avviso, ad avviso di alcuni di noi, vi è una sottovalutazione dei rischi connessi all’investor state dispute settlement, l'arbitrato internazionale che scavalca la giurisdizione democratica. Sarebbe stato necessario includere nella mozione l'impegno del Governo affinché l'ISDS fosse eliminato dal trattato in via di negoziazione, in coerenza con la posizione dei socialisti e democratici al Parlamento europeo di Strasburgo. Forse per un insufficiente approfondimento non è stato possibile inserire tale impegno, ma tale assenza è grave e porta il sottoscritto ed alcuni di noi ad astenersi nel voto alla mozione Taranto e Benamati n. 1-00630.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Cominardi. Ne ha facoltà. Invito i colleghi a prendere posto. È l'ultimo intervento poi passiamo alle votazioni.

  CLAUDIO COMINARDI. Signor Presidente, vorrei ricordare a tutta l'Aula che qualche settimana fa abbiamo ospitato Joseph Stiglitz, premio Nobel per l'economia, che all'auletta dei gruppi ci ha messo in guardia rispetto al Trattato transatlantico e ha pregato noi, come parlamentari italiani, ma noi come Europa, di non aderire a questo tipo di trattato per la sua pericolosità. Molti dei parlamentari qui presenti erano presenti a quella auletta dei gruppi e veramente ricordo anche che hanno apprezzato molto i suoi interventi. Parlo di parlamentari del PD, di SEL e mi pare anche del centrodestra, di centro. Lo stesso Fassina era presente e credo sia stato uno di quelli che l'ha invitato o si tratta di SEL, adesso non vorrei sbagliarmi. Però un premio Nobel che viene qua e ci racconta delle pericolosità di questo trattato, in particolare rispetto all'istituto dell'arbitrato, che avrà un potere incredibile rispetto ai contenziosi tra Stato e multinazionali, è qualcosa che ha dell'incredibile. Ci sono dei precedenti, perché in Egitto, per esempio, a seguito della caduta del regime, si sono fatte delle riforme: è stato applicato il salario minimo e la Veolia, una multinazionale, ha fatto causa per danni economici allo Stato perché ha dovuto aumentare gli stipendi ai propri dipendenti, che fino al giorno prima venivano sfruttati. Quindi, mi raccomando: con coscienza e soprattutto coerenza (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto.

(Votazioni)

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti. Come da prassi, le mozioni saranno poste in votazione per le parti non assorbite e non precluse da votazioni precedenti. Passiamo alla votazione della mozione Gallinella ed altri n. 1-00490 (Nuova formulazione).

  FILIPPO GALLINELLA. Per parti separate.

  PRESIDENTE. Stia calmo, onorevole Gallinella. Se non le chiamo la mozione, come possiamo fare la votazione per parti separate ? Contenga il suo entusiasmo, ci arriviamo. Avverto che i presentatori di tale mozione hanno accettato le riformulazioni proposte dal Governo relative al primo capoverso e alla lettera c) del secondo capoverso del dispositivo, mentre non hanno accettato le proposte del Governo in merito all'espunzione delle lettere a) ed e) del secondo capoverso del dispositivo e alla riformulazione del terzo capoverso Pag. 90del dispositivo e, pertanto, su tali punti il parere del Governo deve intendersi contrario.
  Avverto, altresì, che è stata chiesta la votazione per parti separate nel senso di votare distintamente le parti su cui il Governo, anche a seguito dell'accettazione delle riformulazioni da parte dei presentatori, ha espresso parere favorevole da quelle su cui il Governo ha espresso parere contrario.
  Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Gallinella ed altri n. 1-00490 (Nuova formulazione), nel testo riformulato, ad eccezione delle lettere a) ed e) del secondo capoverso del dispositivo e del terzo capoverso del dispositivo, con il parere favorevole del Governo.

  CARLO SIBILIA. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Su che cosa, onorevole Sibilia ? Chiedo scusa, revoco l'indizione della votazione.

  CARLO SIBILIA. Signor Presidente, era semplicemente per un chiarimento sulla votazione. Noi gradiremmo che, per quanto riguarda gli impegni, si procedesse singolarmente, e quindi non accorpando i pareri negativi del Governo, perché immagino che, magari, una formazione politica, su un parere negativo specifico, abbia un'idea diversa, un altro parere, magari, da quello negativo del Governo.
  Quindi, la cortesia è, espungendo le parti accettate, sulle quali, naturalmente, voteremo in modo favorevole, per quanto riguarda le altre, quelle che sono state valutate negativamente del Governo, vorremmo che venissero votate singolarmente, perché auspichiamo, magari, voti positivi anche dalle altre formazioni politiche.

  PRESIDENTE. Giusto per capirci, onorevole Sibilia, che facciamo pure sulla premessa, a questo punto ? La premessa la votiamo singolarmente ?

  CARLO SIBILIA. Per me la premessa può essere tranquillamente messa in votazione.

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla premessa della mozione Gallinella ed altri n. 1-00490 (Nuova formulazione), con il parere favorevole del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Cassano...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

   (Presenti e votanti  403   
   Maggioranza  202   
    Hanno votato
 399    
    Hanno votato
no    4).    

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul primo capoverso del dispositivo della mozione Gallinella ed altri n. 1-00490 (Nuova formulazione), nel testo riformulato, con il parere favorevole del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Donati, Fanucci, Piccolo, Damiano, Folino, Cassano, Benamati...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

   (Presenti e votanti   401   
   Maggioranza  201   
    Hanno votato
 399    
    Hanno votato
no    2).    

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul secondo capoverso del dispositivo, lettera a), della mozione Gallinella ed altri n. 1-00490 (Nuova formulazione), con il parere contrario del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Pagano...
  Dichiaro chiusa la votazione.Pag. 91
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  398   
   Votanti  395   
   Astenuti    3   
   Maggioranza  198   
    Hanno votato
 156    
    Hanno votato
no  239).    

  (La deputata Malisani ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto contrario).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul secondo capoverso del dispositivo, lettera b), lettera c), nel testo riformulato, e lettera d) della mozione Gallinella ed altri n. 1-00490 (Nuova formulazione), con il parere favorevole del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Folino, Gregori, Dall'Osso, Borghi...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

   (Presenti  398   
   Votanti  397   
   Astenuti    1   
   Maggioranza  199   
    Hanno votato
 394    
    Hanno votato
no    3).    

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Gallinella ed altri n. 1-00490 (Nuova Formulazione), secondo capoverso, lettera e), su cui il Governo ha espresso parere contrario.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Folino, Capua, Sani, Marotta, Grassi...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  397   
   Votanti  394   
   Astenuti    3   
   Maggioranza  198   
    Hanno votato
 154    
    Hanno votato
no  240).    

  Ricordo che la riformulazione dell'ultimo capoverso della mozione Gallinella ed altri n. 1-00490 (Nuova Formulazione), non è stata accettata, quindi, si intende che il parere del Governo sia contrario.
  Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Gallinella ed altri n. 1-00490 (Nuova Formulazione), ultimo capoverso, su cui il Governo ha espresso parere contrario.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Folino, Di Lello, Spadoni...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  402   
   Votanti  401   
   Astenuti    1   
   Maggioranza  201   
    Hanno votato
 126    
    Hanno votato
no  275).    

  Passiamo alla mozione Kronbichler ed altri 1-00558 (Nuova Formulazione). Ricordo che i presentatori non hanno accettato le riformulazioni proposte dal Governo, pertanto il parere del Governo deve intendersi contrario alla mozione nella sua interezza.

  FLORIAN KRONBICHLER. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  FLORIAN KRONBICHLER. Signor Presidente, il Governo ci chiede delle riformulazioni che riteniamo che portino alla irriconoscibilità della nostra mozione. Addirittura, ci chiede di stralciare dei passaggi che riteniamo fondamentali. Invece Pag. 92non possiamo, e non vogliamo, farci dire, un domani, che abbiamo accettato una mozione...

  PRESIDENTE. Onorevole Kronbichler, le chiedo scusa, la fase delle dichiarazioni di voto l'abbiamo già esaurita, se lei vuole chiedere qualcosa sull'ordine delle votazioni, io le do la parola, diversamente, la poniamo in votazione.

  FLORIAN KRONBICHLER. Vogliamo che si voti così, come l'abbiamo presentata, e non accettiamo riformulazioni.

  PRESIDENTE. La Presidenza, di questo, aveva già avvisato. Quindi, si intende che voi non accettate le riformulazioni e poniamo la mozione in votazione nella sua interezza, con il parere contrario del Governo.
  Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Kronbichler ed altri n. 1-00558 (Nuova Formulazione), su cui il Governo ha espresso parere contrario.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Fraccaro, Folino, Cassano...onorevole Cassano, la Presidenza ricambia il saluto, provi a votare...a volte manca un po’ di fiducia...ma la fiducia arriverà.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  403   
   Votanti  366   
   Astenuti   37   
   Maggioranza  184   
    Hanno votato
 115    
    Hanno votato
no  251).    

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Taranto ed altri n. 1-00630, su cui il Governo ha espresso parere favorevole.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Benamati, Di Lello, Monchiero, Folino...onorevole Bianconi...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

   (Presenti  403   
   Votanti  276   
   Astenuti   127   
   Maggioranza  139   
    Hanno votato
 266    
    Hanno votato
no   10).    

  Passiamo alla mozione Gianluca Pini ed altri n. 1-00631.

  EMANUELE PRATAVIERA. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  EMANUELE PRATAVIERA. Signor Presidente, interverrò una volta sola, per annunciare che vorremmo avere la votazione per parti separate e per riavere la riformulazione del primo capoverso dell'impegno, così come riformulato dal Governo.

  PRESIDENTE. Chiedo al rappresentante del Governo, al Viceministro, se fosse così gentile da ripetere la riformulazione del primo impegno, anche se, a onor del vero, era già stata detta in Aula nel momento opportuno. Quindi stiamo chiedendo ovviamente una cortesia al Governo in relazione a questo.

  CARLO CALENDA, Viceministro dello sviluppo economico. Signor Presidente, la riformulazione è la seguente: a richiedere alla Commissione europea, alla fine di ciascun round negoziale, un rapporto scritto da poter veicolare ai Parlamenti nazionali, data l'incidenza del loro contenuto sulle normative nazionali in essere anche in ambito non strettamente commerciale.

Testo sostituito con l'errata corrige del 19 NOVEMBRE 2014   PRESIDENTE. Perfetto. Questa riformulazione viene accettata o no ? Prendo atto che non viene accettata.Pag. 93
  Allora, avverto che è stata chiesta la votazione per parti separate, come avete testé ascoltato, nel senso di votare distintamente le parti su cui il Governo ha espresso parere favorevole e quelle su cui il Governo ha espresso parere contrario.
  PRESIDENTE. Perfetto. Questa riformulazione viene accettata o no ? Prendo atto che non viene accettata.Pag. 93
  Allora, avverto che è stata chiesta la votazione per parti separate, come avete testé ascoltato, nel senso di votare distintamente le parti su cui il Governo ha espresso parere favorevole e quelle su cui il Governo ha espresso parere contrario.

Testo sostituito con l'errata corrige del 19 NOVEMBRE 2014   PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Gianluca Pini ed altri n. 1-00631, con il parere favorevole del Governo ad eccezione del primo, del secondo e del quinto capoverso del dispositivo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).
  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Gianluca Pini ed altri n. 1-00631, con il parere favorevole del Governo ad eccezione del primo, del secondo e del quinto capoverso del dispositivo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

Testo sostituito con l'errata corrige del 19 NOVEMBRE 2014   Questa è la parte della vostra mozione in cui il Governo ha espresso parere favorevole, poi è libero di votare anche contro, però...Brescia...ci sono colleghi che non riescono a votare ? No, mi sembra abbiano votato tutti.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
   (Presenti  402   
   Votanti  400   
   Astenuti    2   
   Maggioranza  201   
    Hanno votato
 400).    
  Questa è la parte della vostra mozione in cui il Governo ha espresso parere favorevole, poi è libero di votare anche contro, però...Brescia...ci sono colleghi che non riescono a votare ? No, mi sembra abbiano votato tutti.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

   (Presenti  402   
   Votanti  400   
   Astenuti    2   
   Maggioranza  201   
    Hanno votato
 400).    

Testo sostituito con l'errata corrige del 19 NOVEMBRE 2014   Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Gianluca Pini ed altri n. 1-00631, limitatamente al primo, al secondo e al quinto capoverso del dispositivo, con il parere contrario del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Gianluca Pini ed altri n. 1-00631, limitatamente al primo, al secondo e al quinto capoverso del dispositivo, con il parere contrario del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

Testo sostituito con l'errata corrige del 19 NOVEMBRE 2014   Simoni, Tidei, Benamati...provate a votare, togliete le palline di carta e infilate le dita, è più facile. Niente...Taricco...ci sono colleghi che non riescono ? Pare che riescano tutti.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
   (Presenti  400   
   Votanti  352   
   Astenuti   48   
   Maggioranza  177   
    Hanno votato
 104    
    Hanno votato
no  248).    
  Simoni, Tidei, Benamati...provate a votare, togliete le palline di carta e infilate le dita, è più facile. Niente...Taricco...ci sono colleghi che non riescono ? Pare che riescano tutti.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  400   
   Votanti  352   
   Astenuti   48   
   Maggioranza  177   
    Hanno votato
 104    
    Hanno votato
no  248).    

Testo sostituito con l'errata corrige del 19 NOVEMBRE 2014   Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Palese e Bergamini n. 1-00632 (Nuova formulazione), con il parere favorevole del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Palese e Bergamini n. 1-00632 (Nuova formulazione), con il parere favorevole del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

Testo sostituito con l'errata corrige del 19 NOVEMBRE 2014   Capua, Sorial...abbiamo votato tutti ?
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
   (Presenti  399   
   Votanti  287   
   Astenuti  112   
   Maggioranza  144   
    Hanno votato
 280    
    Hanno votato
no    7).    
  Capua, Sorial...abbiamo votato tutti ?
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

   (Presenti  399   
   Votanti  287   
   Astenuti  112   
   Maggioranza  144   
    Hanno votato
 280    
    Hanno votato
no    7).    

Testo sostituito con l'errata corrige del 19 NOVEMBRE 2014   Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Dorina Bianchi ed altri n. 1-00635, con il parere favorevole del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Dorina Bianchi ed altri n. 1-00635, con il parere favorevole del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

Testo sostituito con l'errata corrige del 19 NOVEMBRE 2014   Folino...ci sono colleghi che non riescono a votare ? Frusone non riesce a votare...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
   (Presenti  403   
   Votanti  321   
   Astenuti   82   
   Maggioranza  161   
    Hanno votato
 299    
    Hanno votato
no   22).    
  Folino...ci sono colleghi che non riescono a votare ? Frusone non riesce a votare...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

   (Presenti  403   
   Votanti  321   
   Astenuti   82   
   Maggioranza  161   
    Hanno votato
 299    
    Hanno votato
no   22).    

Testo sostituito con l'errata corrige del 19 NOVEMBRE 2014   Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Fitzgerald Nissoli ed altri n. 1-00638, con il parere favorevole del Governo.Pag. 94
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Fitzgerald Nissoli ed altri n. 1-00638, con il parere favorevole del Governo.Pag. 94
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

Testo sostituito con l'errata corrige del 19 NOVEMBRE 2014   Onorevole Palese, non si sbilanci in sentenze... Gutgeld, Folino, Piccoli Nardelli, Piccolo... Colleghi, se riusciamo a togliere le palline e a votare con le dita, forse la cosa è più facile... Folino non riesce a votare... Provi a votare, onorevole Folino... Provi a votare... Le mando il tecnico... Non si preoccupi, io non chiudo finché lei non ha votato... Onorevole Folino, le posso domandare una cortesia ? Visto che c’è un problema tecnico con la sua postazione, lei può votare al banco del Comitato dei nove ? Ok, ci dicevano che c'era un problema.... Altri non riescono a votare ? Aspettate c’è un altro voto...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
   (Presenti  399   
   Votanti  305   
   Astenuti    94   
   Maggioranza  153   
    Hanno votato
 283    
    Hanno votato
no   22).    

  (Le deputate Nicchi e Pannarale hanno segnalato che non sono riuscite ad esprimere voto contrario).
  Onorevole Palese, non si sbilanci in sentenze... Gutgeld, Folino, Piccoli Nardelli, Piccolo... Colleghi, se riusciamo a togliere le palline e a votare con le dita, forse la cosa è più facile... Folino non riesce a votare... Provi a votare, onorevole Folino... Provi a votare... Le mando il tecnico... Non si preoccupi, io non chiudo finché lei non ha votato... Onorevole Folino, le posso domandare una cortesia ? Visto che c’è un problema tecnico con la sua postazione, lei può votare al banco del Comitato dei nove ? Ok, ci dicevano che c'era un problema.... Altri non riescono a votare ? Aspettate c’è un altro voto...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

   (Presenti  399   
   Votanti  305   
   Astenuti    94   
   Maggioranza  153   
    Hanno votato
 283    
    Hanno votato
no   22).    

  (Le deputate Nicchi e Pannarale hanno segnalato che non sono riuscite ad esprimere voto contrario).

Testo sostituito con l'errata corrige del 19 NOVEMBRE 2014   Passiamo alla mozione Rampelli e Meloni n. 1-00669. Avverto che i presentatori di tale mozione hanno accettato la riformulazione proposta dal Governo in merito all'espunzione del terzo e settimo capoverso del dispositivo e alla riformulazione di primo, quarto e quinto capoverso del dispositivo.
  Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Rampelli e Meloni n. 1-00669, come riformulata su richiesta del Governo, con il parere favorevole del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).
  Passiamo alla mozione Rampelli e Meloni n. 1-00669. Avverto che i presentatori di tale mozione hanno accettato la riformulazione proposta dal Governo in merito all'espunzione del sesto e settimo capoverso del dispositivo e alla riformulazione di primo, quarto e quinto capoverso del dispositivo.
  Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Rampelli e Meloni n. 1-00669, come riformulata su richiesta del Governo, con il parere favorevole del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

Testo sostituito con l'errata corrige del 19 NOVEMBRE 2014   Rizzetto, Folino, Cariello, Tacconi... Che succede colleghi ? Totaro... Certo, se i colleghi davanti a lei, onorevole Totaro, si abbassano, noi riusciamo anche a vedere quando lei riesce a votare, cosa che per adesso non è ancora accaduta... Valente... Aspettiamo l'onorevole Folino e l'onorevole Totaro e anche l'onorevole Cassano a questo punto... Simone Valente... La Presidenza ricambia il saluto di tutti i colleghi.... Aspettiamo, finché non votate non chiudiamo... Cariello, Cassano.... Prego i tecnici di fornire il giusto ausilio.... L'onorevole Rizzetto apparentemente era riuscito a votare, invece ha fatto un passo indietro... A che punto siamo ? Tacconi e Valente sono bloccati al momento... L'onorevole Folino è riuscito a votare, l'onorevole Cassano ancora no.... Onorevole Valente.... Provate a votare, per cortesia, anziché salutare la Presidenza, che comunque è un fatto di educazione.... L'onorevole Valente è riuscito a votare, provi anche lei, onorevole Tacconi, con più convinzione, senza palline.... L'onorevole Cassano ha votato.... Ci siamo tutti finalmente ? Non sembra vero....
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
   (Presenti  397   
   Votanti  296   
   Astenuti   101   
   Maggioranza  149   
    Hanno votato
 289    
    Hanno votato
no    7).    
  Rizzetto, Folino, Cariello, Tacconi... Che succede colleghi ? Totaro... Certo, se i colleghi davanti a lei, onorevole Totaro, si abbassano, noi riusciamo anche a vedere quando lei riesce a votare, cosa che per adesso non è ancora accaduta... Valente... Aspettiamo l'onorevole Folino e l'onorevole Totaro e anche l'onorevole Cassano a questo punto... Simone Valente... La Presidenza ricambia il saluto di tutti i colleghi.... Aspettiamo, finché non votate non chiudiamo... Cariello, Cassano.... Prego i tecnici di fornire il giusto ausilio.... L'onorevole Rizzetto apparentemente era riuscito a votare, invece ha fatto un passo indietro... A che punto siamo ? Tacconi e Valente sono bloccati al momento... L'onorevole Folino è riuscito a votare, l'onorevole Cassano ancora no.... Onorevole Valente.... Provate a votare, per cortesia, anziché salutare la Presidenza, che comunque è un fatto di educazione.... L'onorevole Valente è riuscito a votare, provi anche lei, onorevole Tacconi, con più convinzione, senza palline.... L'onorevole Cassano ha votato.... Ci siamo tutti finalmente ? Non sembra vero....
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

   (Presenti  397   
   Votanti  296   
   Astenuti   101   
   Maggioranza  149   
    Hanno votato
 289    
    Hanno votato
no    7).    

Modifica nella composizione di gruppi parlamentari e cessazione di una componente politica del gruppo parlamentare Misto.

  PRESIDENTE. Comunico che, con lettera in data 14 novembre 2014, i deputati Titti Di Salvo, Luigi Lacquaniti, Fabio Lavagno, Gennaro Migliore, Martina Nardi, Ileana Cathia Piazzoni, Nazzareno Pilozzi e Alessandro Zan, già iscritti alla componente politica del gruppo parlamentare Misto «Libertà e diritti – Socialisti Pag. 95europei (LED)», hanno dichiarato di aderire al gruppo parlamentare Partito Democratico (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).
  La presidenza di tale gruppo, con lettera pervenuta in data odierna, ha comunicato di aver accolto la richiesta.
  Conseguentemente la componente politica «Libertà e diritti – Socialisti europei (LED)» è da ritenersi sciolta, essendo venuto meno il requisito minimo di tre deputati richiesto per la formazione di componenti politiche in seno al gruppo Misto (Commenti).
  Colleghi per favore !

Sull'ordine dei lavori e per la risposta a strumenti del sindacato ispettivo (ore 20,05).

  DAVIDE MATTIELLO. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Invito i colleghi che devono a uscire a farlo il più velocemente possibile. Ne ha facoltà.

  DAVIDE MATTIELLO. Signor Presidente, questa settimana è la settimana che ci porta al 22 di novembre, cioè al sesto anniversario della morte di Vito Scafidi. Vito aveva 17 anni quando, nel 2008, il 22 novembre 2008, ha perso la vita, perché è improvvisamente crollato il soffitto della sua classe.
  Tante volte, in questi anni, abbiamo sentito la mamma di Vito fare una domanda (l'ha fatta a tutti noi, l'ha fatta a questo Governo): si può morire a scuola ? Quando si muore a scuola e si muore a scuola in queste condizioni, oltre alla sofferenza, al dolore ed alla ingiustizia si incrina il rapporto di credibilità e di fiducia con lo Stato, perché i genitori si fidano dello Stato quando mandano i figli a scuola.
  Ecco, questo Parlamento e questo Governo si sono messi sulla strada giusta perché a scuola si coltivi la vita e non si muoia, ma ancora scelte importanti vanno fatte e l'augurio e l'impegno è che vengano fatte soprattutto per quelle scuole, le superiori, che sono di proprietà delle province, province che rischiano di non poter investire per la sicurezza nelle scuole, se non si permette loro di uscire dal Patto di stabilità, almeno per questa priorità (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

  EMANUELE FIANO. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Prego i colleghi di uscire in silenzio dall'aula, grazie. Ne ha facoltà.

  EMANUELE FIANO. Signor Presidente, come è già successo altre volte, è annunciato per il 29 di questo mese, in provincia di Milano, un concerto di cosiddetto nazirock, dove confluirebbero formazioni di rock il cui testo, i cui emblemi, i cui slogan e le cui immagini simboliche si rifanno al nazismo, al fascismo, a quelle parole ed a quel periodo.
  Io credo che – e mi appellerò al Governo con tutti gli strumenti parlamentari che esistono – questo incontro debba essere evitato, così come debba essere evitata l'ennesima offesa a Milano, città medaglia d'oro della Resistenza, ed alla nostra Costituzione antifascista.
  Noi abbiamo le leggi e gli strumenti per evitare che chi alla democrazia non vuole appartenere, per chi si rifà a ciò che di peggio nel secolo scorso è stato espresso contro la democrazia e per il razzismo, non abbia casa nel nostro Paese.
  Mi auguro che questa volta riusciremo ad impedire questo raduno vergognoso (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

  SILVIA CHIMIENTI. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  SILVIA CHIMIENTI. Signor Presidente, intervengo per sollecitare la risposta alla mia interrogazione n. 5-03819, che chiede conto di un problema assai urgente, specie alla luce della prossima attuazione del piano della «Buona Scuola».Pag. 96
  Vorremmo proprio scongiurare la possibilità che il Ministero dell'istruzione proceda con decreto a perpetuare una evidentissima disparità di trattamento, che al momento attuale ha solo annunciato nel documento la «Buona Scuola».
  Questa disparità di trattamento riguarda i cittadini abilitatisi entro il 2008-2009 con le SSISS e i cittadini abilitatisi con tirocinio formativo attivo o con percorsi abilitanti speciali a partire dal 2012: a fronte di percorsi abilitanti del tutto analoghi, per i primi è prevista la stabilizzazione entro il settembre 2015, per i secondi il mero accesso a un nuovo concorso.
  Oltre alla disparità di trattamento, non vorremmo, inoltre, Presidente, che il Ministero misconoscesse la professionalità di docenti già formati e già abilitati dallo Stato, che hanno dunque compiuto un percorso altamente qualificato e con costi onerosi in tutte le regioni d'Italia e che disperdesse quindi al vento risorse già investite, in un momento in cui l'Italia non può certo permettersi sprechi di sorta.
  Il MoVimento 5 Stelle peraltro ha presentato due emendamenti segnalati alla legge di stabilità che si discute in questi giorni in Commissione bilancio, due emendamenti che andrebbero a sanare questa discriminazione; uno di questi è a costo zero e prevede, quantomeno, che dal 2016 in avanti tutti i posti lasciati liberi dalle cessazioni dal servizio vengano destinati per scorrimento agli abilitati della seconda fascia d'istituto.
  Vede Presidente, potrebbe accadere che l'anno prossimo entrino di ruolo persone che non hanno mai prestato neppure un giorno di servizio nella scuola e che, al contempo, perdano il posto di lavoro docenti con esperienza decennale alle spalle. Questo scenario è del tutto inaccettabile !
  Ci aspettiamo dunque che il Governo...

  PRESIDENTE. Concluda.

  SILVIA CHIMIENTI. ...mostri attenzione nei confronti delle nostre proposte e che risponda presto alla nostra interrogazione perché la via che ha scelto per le future assunzioni non trova il favore del mondo della scuola ed è profondamente iniqua e discriminatoria (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  SILVIA GIORDANO. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  SILVIA GIORDANO. Signor Presidente, pensate di svegliarvi un giorno nella vostra terra bellissima con un tumore alla tiroide. Vi chiedete com’è possibile, com’è accaduto. Dopo una serie di analisi e accertamenti dove si riscontra che non è di discendenza, le cause possono essere ricercate in ciò che mangiamo e nell'ambiente dove si vive. Inizi, dunque, una serie di denunce per esporre l'illegittimo status quo del vostro territorio e recepisci documenti a te prima sconosciuti. Ti rechi all'ARPAC dove prendi le mappe dell'inquinamento attuale dei tuoi territori; poi vai all'Istituto superiore di sanità, ove le campionature dicono che il tuo territorio è al più alto tasso di rischio tumorale d'Italia. Allora ti chiedi: cosa fa lo Stato italiano per proteggermi da questo ? Beh, sono state istituite a carico dello Stato varie associazioni di volontariato gratuito per la tutela dell'ambiente. Ma cosa fanno queste associazioni ? Proprio questo è il problema. Queste vengono utilizzate per semplici spot politichesi. Sono presenti agli eventi delle amministrazioni o fanno eventi culturali loro e succede così che il torrente più inquinato della storia dell'uomo, ossia la Solofrana, con sorgenti essiccate, passi inosservato agli occhi di quelle associazioni di volontariato ambientale che poi si candidano e vengono scelte per svolgere i servizi nel sociale con i soldi pubblici. Non notate anche voi che c’è qualcosa di strano ? L'esposto depositato dal gruppo «Roccapiemonte 5 Stelle» il 4 novembre 2014 recita la legittimità di tale deliberato e di come piccoli enti assegnino i soldi perché «amici di» o semplicemente sistematicamente senza bandi. La legge sugli appalti parla chiaro: non c’è stato il rispetto di tale norma e la procura generale Pag. 97indagherà a fondo per sconfiggere tale malus (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  TATIANA BASILIO. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Siccome io ho oltre dieci iscritti, ho quasi quindici iscritti, facciamo che conteniamo gli interventi in un minuto perché, altrimenti, chiudiamo qui la seduta. Prego, onorevole Basilio, ne ha facoltà.

  TATIANA BASILIO. Signor Presidente, un anno fa è stato votato il decreto sul femminicidio, che conteneva un piano antiviolenza, ma il Governo non si è ancora degnato di predisporlo. Tante parole e nessun fatto, purtroppo. Avete assicurato che il piano sarebbe stato pronto entro ottobre, ma chiaramente avete mentito per l'ennesima volta, anche su una questione così importante. Evidentemente, se non ci sono interessi privati in gioco, proprio non vi va di scomodarvi. Assunta, 43 anni, Vigevano, 8 marzo 2014: uccisa a coltellate dal marito, che non accettava di essere stato lasciato. Se è stata uccisa, è anche una vostra responsabilità (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PAOLO BERNINI. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  PAOLO BERNINI. Signor Presidente, un anno fa è stato votato il decreto sul femminicidio, che conteneva un piano antiviolenza, ma il Governo non si è ancora degnato di predisporre questo piano. Tante parole e nessun fatto. Avete assicurato che il piano sarebbe stato pronto entro ottobre, ma chiaramente avete mentito per l'ennesima volta, anche su una questione così importante. Evidentemente, se non ci sono interessi privati in gioco, proprio non vi va di scomodarvi. Andrea Cristina, 26 anni, Ugnano, Firenze, 6 maggio 2014: legata con il nastro adesivo a braccia aperte, inginocchiata, crocifissa, denudata e seviziata brutalmente fino alla morte. È ricercato un probabile stupratore seriale che ha colpito nello stesso modo e luogo molte altre donne che però sono sopravvissute. Se è stata uccisa, è anche una vostra responsabilità (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  LUCA FRUSONE. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  LUCA FRUSONE. Signor Presidente, un anno fa è stato votato il decreto sul femminicidio, che conteneva un piano antiviolenza, ma il Governo non si è ancora degnato di predisporlo, questo piano. Tante parole e nessun fatto. Avete assicurato che il piano sarebbe stato pronto entro ottobre, ma chiaramente avete mentito per l'ennesima volta, anche su una questione così importante. Evidentemente, se non ci sono interessi privati in gioco, proprio non vi va di scomodarvi. Frosinone, 22 aprile 2014: dopo diciassette giorni di agonia è morta una donna di 81 anni aggredita dal marito la sera del 5 aprile nel loro appartamento a Frosinone. La causa della morte sono stati i ripetuti colpi al volto con un posacenere. Se è stata uccisa, è anche una vostra responsabilità (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  MASSIMO ARTINI. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  MASSIMO ARTINI. Signor Presidente, oltre un anno fa è stato votato il decreto sul femminicidio, che conteneva un piano antiviolenza, ma il Governo non si è ancora degnato di predisporlo, questo piano. Tante parole e nessun fatto.
  Avete assicurato che il piano sarebbe stato pronto entro ottobre ma chiaramente avete mentito per l'ennesima volta anche su una questione così importante. Evidentemente, se non ci sono interessi privati in gioco, proprio non vi va di scomodarvi. Maria, 68 anni, di Ostia, 8 agosto 2014, uccisa con arma da fuoco dal marito che Pag. 98ha ferito il figlio e poi si è sparato. Se è stata uccisa è anche una vostra responsabilità.

  GIANLUCA RIZZO. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  GIANLUCA RIZZO. Signor Presidente, un anno fa è stato votato il decreto sul femminicidio che conteneva un piano antiviolenza ma il Governo non si è ancora degnato di predisporre questo piano. Tante parole e nessun fatto. Avete assicurato che il piano sarebbe stato pronto entro ottobre ma chiaramente avete mentito per l'ennesima volta anche su una questione così importante. Evidentemente se non ci sono interessi privati in gioco proprio non vi va di scomodarvi. Tania, 48 anni, Milano, 12 febbraio 2014, pugnalata a morte dal marito. Se è stata uccisa è anche una vostra responsabilità.

  FRANCESCA BUSINAROLO. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  FRANCESCA BUSINAROLO. Signor Presidente, un anno fa è stato votato il decreto sul femminicidio che conteneva un piano antiviolenza ma il Governo non si è ancora degnato di predisporre questo piano. Tante parole e nessun fatto. Avete assicurato che il piano sarebbe stato pronto entro ottobre ma chiaramente avete mentito per l'ennesima volta anche su una questione così importante. Evidentemente, se non ci sono interessi privati in gioco, proprio non vi va di scomodarvi. Edda, 80 anni, Montagnana (Padova), 4 febbraio 2014, uccisa con tre coltellate al ventre dal marito che poi si è suicidato. Se è stata uccisa è anche una vostra responsabilità.

  GIUSEPPE D'AMBROSIO. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  GIUSEPPE D'AMBROSIO. Signor Presidente, oggi vorrei semplicemente ricordarle una piccola parentesi accaduta a Taranto, visto che comunque stiamo parlando anche di lavoro e di jobs act. Dopo che lo Stato italiano già si è dovuto vergognare a settembre – sottolineo «vergognare» – per aver lasciato morire Salvatore Diaferio in Messico per 350 euro – ripeto: 350 euro – non date per un viaggio di ritorno, oggi lo Stato italiano e i cittadini italiani subiscono l'ennesimo schiaffo. Un elettricista che lavorava all'interno dell'ILVA morto per mesotelioma pleurico, danno di lavoro riconosciuto come malattia professionale, ha semplicemente ricevuto 2000 euro dall'INAIL per le spese funerarie. Prima 350 euro, adesso 2000 euro: tanto vale la vita dei cittadini che lavorano, per lo Stato italiano. Presidente, penso che lo Stato italiano debba ritornare a non vergognarsi più dei propri cittadini perché al momento i cittadini si vergognano di quello che è lo Stato italiano.

  ANGELO TOFALO. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  ANGELO TOFALO. Signor Presidente, un'attivista italiana di Greenpeace di soli 21 anni è rimasta ferita nel corso di una manifestazione di protesta pacifica nei confronti di una nave da trivellazione che per conto dell'azienda spagnola Rexol intendeva effettuare pericolose trivellazioni esplorative al largo di isole facenti parte dell'arcipelago delle Canarie. La giovane caduta in mare ha riportato una frattura ad una gamba e due tagli ed è ora ricoverata in ospedale. Il gruppo ambientalista ha ovviamente accusato i militari di aver speronato i loro gommoni e ha diffuso online un video inconfutabile che documenta l'operazione. Il Ministero della difesa spagnolo però nega ogni accusa. La Rexol ha ottenuto ovviamente dal Governo di Madrid l'autorizzazione per condurre delle esplorazioni a largo di Lanzarote e Fuerteventura ma il Governo regionale delle Isole Canarie si oppone al progetto per ovvi danni al turismo. Adesso, è normale Pag. 99che non sia nostro compito entrare in quella che è la politica spagnola, ma chiediamo con forza che il Governo italiano segua con molta attenzione la vicenda e l'accaduto e che tuteli la ragazza italiana a quanto pare gravemente ferita ad una gamba da un'elica.

  PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Tofalo. Mi corre l'obbligo di ricordare che ci sono anche strumenti di sindacato ispettivo, fermo restando che quanto lei ha affermato resta agli atti dei lavori dell'Assemblea.

  MARIALUCIA LOREFICE. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  MARIALUCIA LOREFICE. Gentile Presidente, intervengo ancora una volta per porre alla sua attenzione e a quella del Ministro Alfano la gravissima situazione legata alla continua, e molto probabilmente sottovalutata, crescita esponenziale di reati contro le persone nel territorio di Ragusa e delle zone limitrofe. Assistiamo ogni giorno a continue notizie che mettono in risalto furti, sempre più numerosi e consistenti, risse e rapine. Siamo molto preoccupati che questa crescente e dilagante escalation di atti criminosi possa assestare un durissimo colpo alla tenuta sociale del territorio in questione.
  Pertanto, ricordiamo e chiediamo al Ministro Alfano di porre in essere misure urgenti atte alla prevenzione e al contrasto di questi fenomeni e di dotare le forze dell'ordine di tutto ciò che possa rendere il loro lavoro determinante e mirato alla lotta al crimine. Notizia di questi giorni è l'avvio di un progetto di rimodulazione delle specialità e delle unità speciali che in parole povere significa tagli selvaggi da parte del Viminale ai dipartimenti della pubblica sicurezza.
  Ministro Alfano, i cittadini chiedono a gran voce sicurezza e noi continueremo a dare sempre più risalto a queste richieste e non ci stancheremo mai di ricordarglielo, vogliamo misure di contrasto e di prevenzione, subito ! I territori sono allo stremo e non possiamo basare gli interventi sul territorio...

  PRESIDENTE. Concluda, onorevole Lorefice.

  MARIALUCIA LOREFICE. Chiedo solo un intervento immediato del Ministro Alfano.
  Presidente, a questo proposito dico pure che ho presentato degli atti di sindacato ispettivo e quanto meno aspettiamo delle risposte in merito.

  PRESIDENTE. Grazie, la invito anche a sollecitarli puntualmente, ricordando anche i numeri di tali atti, così la Presidenza ricorderà al Governo che ci sono degli atti in sospeso.

  DALILA NESCI. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  DALILA NESCI. Signor Presidente, un anno fa è stato votato il decreto sul femminicidio che conteneva un piano antiviolenza, ma il Governo non si è ancora degnato di predisporlo. Tante parole e nessun fatto. Avevate assicurato che il piano sarebbe stato pronto entro questo ottobre, ma chiaramente avete mentito, per l'ennesima volta, anche su una questione così importante. Evidentemente non ci sono interessi privati in gioco e, quindi, non c’è bisogno di scomodarsi.
  Maria, 68 anni, Ostia, 8 agosto 2014, uccisa con arma da fuoco dal marito che ha ferito il figlio e poi si è sparato. Se è stata uccisa è anche una vostra responsabilità.

  DIEGO DE LORENZIS. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

Pag. 100

  DIEGO DE LORENZIS. Signor Presidente, un anno fa è stato votato il decreto sul femminicidio che conteneva un piano antiviolenza, ma il Governo non si è ancora degnato di realizzarlo, questo piano. Avete assicurato che il piano sarebbe stato pronto entro ottobre, evidentemente se non ci sono interessi privati in gioco, proprio non vi va di scomodarvi. Ci avete ancora presi in giro.
  Questa volta è accaduto a Taurisano, in provincia di Lecce, dove un uomo di 46 anni ha ucciso la moglie, Erika Ciurlia, 43 anni, con un colpo di pistola, prima di suicidarsi con la stessa arma. La donna aveva comunicato al marito di volersi separare e l'uomo aveva reagito in maniera violenta. La coppia aveva tre figli. Se è state uccisa è anche colpa vostra.

  SERENA PELLEGRINO. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  SERENA PELLEGRINO. Signor Presidente, da più di un anno giace all'attenzione della Commissione affari costituzionali la proposta di legge n. 740, intesa a modificare, senza oneri di spesa, la norma che dal 2009 impone, per la regolarità della registrazione degli atti di stato civile, la presentazione del permesso di soggiorno. Per ciò che riguarda i matrimoni la correzione di questa stortura è avvenuta nel 2011, con la sentenza n. 245 della Corte costituzionale; per le nascite ci si affida alla labilità di una circolare di difficile interpretazione che, se cancellata, non lascerebbe scampo ai nuovi nati in Italia, condannati per legge a diventare creature senza nome, senza cittadinanza, senza protezione genitoriale, in definitiva, senza famiglia. Ora anche l'ONU ci chiede di modificare quella specifica norma che costringe a nascondere i propri figli per non trasformarli in centri di identificazione ed espulsione dei genitori.
  Quindi, noi poniamo all'attenzione della Presidenza l'esigenza che venga calendarizzata, immediatamente, questa proposta di legge.

  PRESIDENTE. La ringrazio, mi corre l'obbligo, al netto della rilevanza politica delle sue affermazioni, che restano agli atti, ricordare che luogo della calendarizzazione è, ovviamente, la Conferenza dei presidenti di gruppo, dove ciascun gruppo ha facoltà di chiedere, e poi, all'interno di questo quadro, si coordinano i lavori d'Aula, o così dovrebbe essere.

  MASSIMO FELICE DE ROSA. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  MASSIMO FELICE DE ROSA. Signor Presidente, nei giorni scorsi c’è stata l'ennesima esondazione del Seveso, a Milano. Noi ci siamo opposti alle vasche di laminazione, che vengono proposte come unica alternativa a questo problema di esondazioni dato dalla cementificazione sia dell'alveo del fiume sia di tutte le zone di margine intorno al fiume, che praticamente fanno da imbuto, causano queste ondate di piena e portano a queste esondazioni, perché a Milano il fiume Seveso viene addirittura «tombato» sotto la città.
  Volevo rilevare che Maroni oggi ha richiamato il suo deputato Rondini per il fatto che aveva presentato un ordine del giorno contro le vasche di laminazione. Quindi, volevo lasciare agli atti che siamo perplessi della posizione della Lega, che qui difende i territori ponendosi contro le vasche di laminazione e invece sul territorio, dove si decidono le opere da fare, è contro ai cittadini e quindi vuole andare avanti con le vasche di laminazione. Noi vogliamo chiarire la nostra posizione di contrarietà a queste vasche, perché consumano ancora territorio e portano a un'impermeabilizzazione...

  PRESIDENTE. La ringrazio.

  CARLO SIBILIA. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

Pag. 101

  CARLO SIBILIA. Signor Presidente, il Worldwatch Institute, nel 2013, ha tirato fuori un dato che dice che 775 miliardi di euro di soldi pubblici vengono utilizzati per finanziare le energie fossili mentre 64 miliardi di euro vengono utilizzati per finanziare le energie rinnovabili. L’Institute for Local Self-Reliance ha scoperto che 100 euro investiti in una grande catena restituiscono al territorio semplicemente 13 euro, mentre gli stessi soldi investiti in un business locale restituiscono fino ad 80 euro. Questo cosa significa ? Semplicemente mutando questo tipo di priorità, questi tipi di finanziamenti si può ottenere quella che è l'economia delle felicità: un'economia sovrana, che invece della centralizzazione, è per la localizzazione ed il potere ai cittadini.

  ALESSIA ROTTA. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  ALESSIA ROTTA. Signor Presidente, è curioso osservare oggi, o meglio, ascoltare, chi chiede responsabilità, e quella responsabilità non se l’è presa un anno fa, quando è stata votata la legge sul femminicidio. Sono a ribadire, a proposito di responsabilità, che la persona che ha la delega sulle pari opportunità per il Governo, onorevole Giovanna Martelli, ha già risposto in quest'Aula – quindi troviamo abbastanza strumentali, di nuovo, questi appelli; prendetevi le vostre responsabilità quando è l'ora, dico ai colleghi del MoVimento 5 Stelle – dicendo che entro il 25 novembre, cioè la giornata internazionale contro la violenza sulle donne, entro questa data, ci saranno i decreti. E ha offerto la massima collaborazione in tal senso.

  MARIA EDERA SPADONI. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  MARIA EDERA SPADONI. Signor Presidente, questa responsabilità sul femminicidio ce la saremmo presa, se ci fossero state delle norme effettive per contrastare proprio la violenza contro le donne, norme che, secondo le associazioni stesse, non ci sono state; prima cosa.
  Seconda cosa, la deputata Martelli, ha detto questo, è vero, che entro il 25 ci sarebbero state le linee guida, ma al momento linee guida non ce ne sono. La deputata Martelli sta parlando di gergo, all'interno delle istituzioni, di come chiamare «ministra» o «ministro», quindi di gergo italiano per migliorare la condizione della lingua italiana. Per adesso linee guida non se ne sono fatte.
  Io ho presentato un'interrogazione ed il Governo mi ha detto che entro il 1o ottobre sarebbe stato fatto il piano antiviolenza, ma questo non è stato ancora fatto. Quindi, se queste donne sono state uccise è anche una vostra responsabilità (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle – Commenti di deputati del gruppo Partito Democratico).

  MANLIO DI STEFANO. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  MANLIO DI STEFANO. Signor Presidente, un anno fa è stato votato il decreto sul femminicidio, che conteneva un piano antiviolenza, ma il Governo non si è ancora degnato di predisporlo. Tante parole e nessun fatto. Avete assicurato che il piano sarebbe stato pronto entro ottobre, ma chiaramente avete mentito per l'ennesima volta, anche su una questione così importante.
  Evidentemente, se non ci sono interessi privati in gioco, il PD non si scomoda proprio. Scicli, Ragusa; Rosetta 38 anni, 41 anni lui, 38 lei, una figlia di 15. Massimo – dicono gli inquirenti che l'hanno arrestato – ha ucciso sua moglie, Rosetta, strangolandola. Già accusato del tentato omicidio del padre nel 1999, Massimo, disoccupato e appassionato di Facebook, Pag. 102sembra chiedesse continuamente soldi alla moglie. I vicini hanno raccontato di litigi continui, qualcuno fra loro aveva consigliato a Rosetta di denunciare il marito, che diventava sempre più violento. Non ne ha avuto il tempo, se è stata uccisa è anche vostra responsabilità, perché non avete ancora predisposto nessun piano (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Dovremo probabilmente fare un'ulteriore riflessione su questi interventi di fine seduta.

Ordine del giorno della prossima seduta.

  PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della prossima seduta.

  Mercoledì 19 novembre 2014, alle 15:

  Svolgimento di interrogazioni a risposta immediata.

  La seduta termina alle 20,30.

Pag. 103

ORGANIZZAZIONE DEI TEMPI DI ESAME DEL DISEGNO DI LEGGE N. 2660.

Ddl n. 2660 – Delega in materia di lavoro

Tempo complessivo: 22 ore, di cui:
• discussione generale: 8 ore;
• seguito dell'esame: 14 ore.

Discussione generale Seguito dell'esame
Relatore di maggioranza 20 minuti 40 minuti
Relatore di minoranza 10 minuti 20 minuti
Governo 20 minuti 45 minuti
Richiami al Regolamento 10 minuti 20 minuti
Tempi tecnici 1 ora e 30 minuti
Interventi a titolo personale 1 ora e 18 minuti (con il limite massimo di 15 minuti per ciascun deputato) 1 ora e 57 minuti (con il limite massimo di 14 minuti per il complesso degli interventi di ciascun deputato)
Gruppi 5 ore e 42 minuti 8 ore e 28 minuti
 Partito Democratico 57 minuti 2 ore e 2 minuti
 MoVimento 5 Stelle 34 minuti 1 ora e 18 minuti
 Forza Italia – Popolo della Libertà – Berlusconi Presidente 32 minuti 1 ora e 1 minuto
 Nuovo Centrodestra 32 minuti 37 minuti
 Scelta civica per l'Italia 32 minuti 37 minuti
 Sinistra Ecologia Libertà 31 minuti 38 minuti
 Lega Nord e Autonomie 31 minuti 34 minuti
 Per l'Italia 31 minuti 34 minuti
 Fratelli d'Italia – Alleanza Nazionale 30 minuti 29 minuti
 Misto: 32 minuti 38 minuti
  Libertà e Diritti – Socialisti europei (LED) 12 minuti 15 minuti
  Minoranze Linguistiche 6 minuti 7 minuti
  MAIE – Movimento Associativo italiani all'estero – Alleanza per l'Italia (API) 5 minuti 6 minuti
  Partito Socialista Italiano (PSI) – Liberali per l'Italia (PLI) 5 minuti 6 minuti
  Centro Democratico 4 minuti 4 minuti

VOTAZIONI QUALIFICATE EFFETTUATE MEDIANTE PROCEDIMENTO ELETTRONICO

INDICE ELENCO N. 1 DI 2 (VOTAZIONI DAL N. 1 AL N. 13)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
1 Nom. Doc. XXII, nn.18-19-21-A – em. 5.3 398 396 2 199 115 281 77 Resp.
2 Nom. articolo 5 402 402 202 351 51 77 Appr.
3 Nom. Doc. XXII, 18-19-21-A -voto finale 407 407 204 348 59 75 Appr.
4 Nom. Moz. Gallinella e a 1-490 n.f. I p 403 403 202 399 4 75 Appr.
5 Nom. Moz. Gallinella e a 1-490 n.f II p 401 401 201 399 2 75 Appr.
6 Nom. Moz. Gallinella e a 1-490 nf III p 398 395 3 198 156 239 75 Resp.
7 Nom. Moz. Gallinella e a 1-490 n.f IV p 398 397 1 199 394 3 75 Appr.
8 Nom. Moz. Gallinella e a 1-490 n.f. V p 397 394 3 198 154 240 75 Resp.
9 Nom. Moz. Gallinella e a 1-490 n.f VI p 402 401 1 201 126 275 75 Resp.
10 Nom. Moz. Kronbichler e a. 1-558 n.f. 403 366 37 184 115 251 75 Resp.
11 Nom. Moz. Taranto e a. 1-630 403 276 127 139 266 10 75 Appr.
12 Nom. Moz. Gianluca Pini e a. 1-631 I p 402 400 2 201 400 75 Appr.
13 Nom. Moz. Gianluca Pini e a. 1-631 II p 400 352 48 177 104 248 75 Resp.

F = Voto favorevole (in votazione palese). – C = Voto contrario (in votazione palese). – V = Partecipazione al voto (in votazione segreta). – A = Astensione. – M = Deputato in missione. – T = Presidente di turno. – P = Partecipazione a votazione in cui è mancato il numero legale. – X = Non in carica.
Le votazioni annullate sono riportate senza alcun simbolo. Ogni singolo elenco contiene fino a 13 votazioni. Agli elenchi è premesso un indice che riporta il numero, il tipo, l'oggetto, il risultato e l'esito di ogni singola votazione.

INDICE ELENCO N. 2 DI 2 (VOTAZIONI DAL N. 14 AL N. 17)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
14 Nom. Moz. Palese e Bergamini 1-632 n.f. 399 287 112 144 280 7 75 Appr.
15 Nom. Moz. Dorina Bianchi e a. 1-635 403 321 82 161 299 22 75 Appr.
16 Nom. Moz. Fitzgerald Nissoli e a. 1-638 399 305 94 153 283 22 75 Appr.
17 Nom. Moz. Rampelli e a. 1-669 rif. 397 296 101 149 289 7 75 Appr.