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Resoconto dell'Assemblea

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XVII LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 316 di giovedì 23 ottobre 2014

Pag. 1

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE SIMONE BALDELLI

  La seduta comincia alle 8,50.

  ANNA ROSSOMANDO, Segretario, legge il processo verbale della seduta di ieri.

Sul processo verbale (ore 8,55).

  ALBERTO ZOLEZZI. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  ALBERTO ZOLEZZI. Signor Presidente, intervengo sul processo verbale della seduta di ieri, dove appunto ero intervenuto; purtroppo il Presidente del Consiglio è scappato proprio appena ha visto che iniziavo ad intervenire.
  Devo rilevare che su quello che avevo detto in Commissione bilancio ieri sera su questo decreto-legge c’è stata più o meno una concordanza su alcuni punti davvero critici: sull'autostrada cispadana, appunto, si è creata una nuova formulazione a dir poco fantasiosa per dire che si può espropriare una regione del potere decisionale sulle sue infrastrutture.
  È noto anche che è stato tolto il passaggio di un'arteria, di un'infrastruttura davvero di livello nazionale, che è citata all'articolo 3, comma 11: adeguamento della strada statale e dello svincolo di Benevento sulla strada statale n. 88 e del collegamento autostradale Termoli-San Vittore; perché, vede, c’è necessità e urgenza di fare questo intervento e di inserirlo in un decreto nazionale. Poi forse, se il Governo nella persona del sottosegretario Del Basso De Caro ci dà spiegazioni su questo, magari cerchiamo di capire, non perché è stata tolta la copertura, ma perché è stata inserita.

  PRESIDENTE. Se non vi sono ulteriori osservazioni, il processo verbale si intende approvato.
  (È approvato).

Missioni.

  PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Alli, Bratti, Caparini, Ferrara, Manciulli, Polverini, Rostan, Schullian, Speranza, Tofalo, Vignaroli, Villecco Calipari, Vitelli e Zolezzi sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.
  I deputati in missione sono complessivamente novantasette, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell’allegato A al resoconto della seduta odierna.

  Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell’allegato A al resoconto della seduta odierna.

Seguito della discussione del disegno di legge: Conversione in legge del decreto-legge 12 settembre 2014, n. 133, recante misure urgenti per l'apertura dei cantieri, la realizzazione delle opere pubbliche, la digitalizzazione del Paese, la semplificazione burocratica, l'emergenza del dissesto idrogeologico e per la ripresa delle attività produttive (A.C. 2629-A).

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del disegno di Pag. 2legge n. 2629-A: Conversione in legge del decreto-legge 12 settembre 2014, n. 133, recante misure urgenti per l'apertura dei cantieri, la realizzazione delle opere pubbliche, la digitalizzazione del Paese, la semplificazione burocratica, l'emergenza del dissesto idrogeologico e per la ripresa delle attività produttive.
  Ricordo che nella seduta del 20 ottobre 2014 si è conclusa la discussione generale... Colleghi, per favore ! Colleghi, per favore! Ricordo altresì che i relatori e il rappresentante del Governo hanno rinunciato ad intervenire in sede di replica.

(Esame dell'articolo unico – A.C. 2629-A)

  PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo unico del disegno di legge di conversione, nel testo recante le modificazioni apportate dalla Commissione, e degli emendamenti riferiti agli articoli del decreto-legge, nel testo recante le modificazioni apportate dalla Commissione.
  La V Commissione (Bilancio) ha espresso il prescritto parere, che è distribuito in fotocopia (Vedi l'allegato A – A.C. 2629-A). In particolare, tale parere reca condizioni volte a garantire il rispetto dell'articolo 81 della Costituzione.
  Avverto altresì che la Commissione ambiente ha ritirato l'emendamento 21.500, risultando così decaduto il subemendamento Grimoldi 0.21.500.1.
  Ha chiesto di intervenire il presidente della Commissione ambiente, onorevole Realacci. Prego, onorevole Realacci. Onorevole Palese ! Onorevole Realacci, prego.

  ERMETE REALACCI, Presidente della VIII Commissione. Signor Presidente, come lei ha detto la Commissione bilancio ieri in tarda serata ha formulato il parere che è in distribuzione; è stato inviato per quanto riguarda i colleghi della Commissione ambiente anche in via elettronica. Chiedo pertanto il rinvio in Commissione del provvedimento.
  Come ho detto ieri, il rinvio in Commissione è strettamente limitato all'esame di tre emendamenti; erano quattro, uno coincide con una condizione della Commissione bilancio, e per questo è stato ritirato. Si tratta di tre emendamenti, che sono stati già esaminati in Comitato dei nove e su cui c’è il consenso della Commissione, e delle condizioni ai sensi dell'articolo 81 poste dalla Commissione bilancio. Non saranno esaminate altre questioni.
  Il tempo ragionevole per fare questo lavoro credo sia intorno alle 2 ore e 30 minuti: quindi di conseguenza chiederei un aggiornamento dell'Aula. La Commissione ovviamente è immediatamente convocata nell'aula della VIII Commissione.

  PRESIDENTE. Quindi per le 11,30. Se non vi sono obiezioni, sospendiamo la seduta e riprendiamo alle 11,30.

  CARLO SIBILIA. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  CARLO SIBILIA. Signor Presidente, non ho ben capito la proposta del presidente Realacci. Praticamente si tratta di tornare in Commissione ?

  PRESIDENTE. Onorevole Sibilia, lei forse non l'ha ascoltata, perché vedevo che era impegnato in altre conversazioni. La Presidenza per cortesia gliela ripete, però, se il presidente della Commissione si alza per fare una proposta sull'ordine dei lavori, sarebbe il caso che i responsabili d'Aula ascoltassero qual è la proposta.
  Il presidente Realacci ha detto che, siccome vi sono state delle condizioni poste dalla Commissione bilancio, la Commissione ha bisogno di lavorare su questo, e quindi ha proposto il rinvio in Commissione limitatamente alle condizioni poste dalla Commissione bilancio e ad altre modifiche, a tre emendamenti – ha spiegato su che cosa –, con il ritorno in Aula per le ore 11,30. Questa è la proposta: se non vi sono obiezioni, sospendiamo la seduta e la riprendiamo alle ore 11,30.

Pag. 3

  CARLO SIBILIA. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  CARLO SIBILIA. Signor Presidente, per un rinvio in Commissione – praticamente, è quello che sta chiedendo il presidente della Commissione – non va fatta una votazione ? Infatti, noi non siamo d'accordo.

  PRESIDENTE. Onorevole Sibilia, se non vi sono obiezioni....

  CARLO SIBILIA. Noi stiamo obiettando, questo le sto dicendo.

  PRESIDENTE. Questa è una notizia che ci arriva adesso, onorevole Sibilia.

  CARLO SIBILIA. Gliela sto dando.

  PRESIDENTE. Io le ho fatto il riassunto della proposta del presidente Realacci...

  CARLO SIBILIA. Gliela sto dando, grazie.

  PRESIDENTE. ...non è che posso anche dirle che deve fare l'obiezione.

  CARLO SIBILIA. Gliela sto dando.

  PRESIDENTE. Prendo atto che non vi è accordo.

Preavviso di votazioni elettroniche (ore 9,02).

  PRESIDENTE. Poiché nel corso della seduta potranno aver luogo votazioni mediante procedimento elettronico, senza registrazione dei nomi, decorre da questo momento il termine di preavviso di cinque minuti previsti dall'articolo 49, comma 5, del Regolamento.

Si riprende la discussione.

  PRESIDENTE. A questo punto, non essendoci l'unanimità, chiedo se vi sia un oratore a favore e un oratore contro. Chi interviene a favore ? Chi interviene contro ? Immagino l'onorevole Sibilia. Prego.

  CARLO SIBILIA. Signor Presidente, giusto per mettere nero su bianco quello che è già stato detto ieri nel mio intervento di fine seduta per quanto riguarda il gruppo del MoVimento 5 Stelle. Noi crediamo che questo balletto di rinvii in Commissione e pareri della Commissione bilancio che arrivano in ritardo sia semplicemente una manovra ostruzionistica che sta facendo il Governo perché sta sistemando le sue problematiche, i vari favori che sta facendo ai deputati vari oppure ai dirigenti dei ministeri all'interno dello «sblocca Italia» (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
  Ovviamente, tutto questo va ad inficiare quello che potrebbe essere il seguito dei lavori dell'Aula, cioè, finalmente, una discussione sana sulla proposta di legge del MoVimento 5 Stelle sul conflitto di interessi. È chiaramente un ritardo finalizzato anche a questo, in modo tale che si ritardi ancora e si faccia un favore al migliore alleato del PD, cioè Silvio Berlusconi (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Per consentire il decorso del termine regolamentare di preavviso, sospendo la seduta, che riprenderà alle ore 9,07.

  La seduta, sospesa alle 9,03, è ripresa alle 9,07.

  PRESIDENTE. Prego i colleghi di prendere posto. Stiamo per votare.
  Passiamo ai voti.
  Pongo in votazione, mediante procedimento elettronico, senza registrazione di nomi, la proposta di rinvio del provvedimento Pag. 4in Commissione, nei termini e nei limiti precisati dal presidente Realacci prima della sospensione della seduta.
  (È approvata).

  Sospendo la seduta, che riprenderà alle 11,30.

  La seduta, sospesa alle 9,10, è ripresa alle 11,55.

  PRESIDENTE. Ricordo che, prima della sospensione della seduta, l'Assemblea ha deliberato il rinvio del provvedimento in Commissione.
  Avverto che, a seguito del rinvio deliberato dall'Assemblea, la Commissione ha predisposto un nuovo testo (Per l'articolo unico del disegno di legge di conversione, nel testo recante le modificazioni apportate dalla Commissione, e per gli emendamenti riferiti agli articoli del decreto-legge, nel testo recante le modificazioni apportate dalla Commissione, vedi l'allegato A – A.C. 2629-A/R).
  Ha chiesto di intervenire il presidente della Commissione ambiente, onorevole Realacci. Ne ha facoltà.

  ERMETE REALACCI, Presidente della VIII Commissione. Signor Presidente, nei lavori di Commissione, come da mandato dell'Assemblea, noi abbiamo esaminato, oltre ai tre emendamenti concordati nel Comitato dei nove, soltanto le condizioni tradotte in emendamenti della Commissione bilancio, ai sensi dell'articolo 81 della Costituzione – poi rifletteremo, a suo tempo, su come funziona l'organizzazione dei nostri lavori e come sarebbe possibile migliorarla – con un'aggiunta: con il consenso unanime di tutti i membri della Commissione e con una verifica che c’è stata con i presidenti di gruppo d'Aula, è stato approvato all'unanimità un emendamento che recepisce una condizione che era stata posta dalla Commissione bicamerale sul federalismo, presieduta dal collega Giorgetti, che sostanzialmente amplia l'intervento del Parlamento sulle materie in questione, nel rapporto con il Governo. C’è stato su questo un voto unanime della Commissione e il consenso di tutti i gruppi d'Aula, ad estendere, per così dire, limitatamente il nostro mandato.

(Posizione della questione di fiducia – Articolo unico A.C. 2629-A/R)

  PRESIDENTE. Ha chiesto di intervenire il Ministro per le riforme costituzionali e i rapporti con il Parlamento, Maria Elena Boschi. Ne ha facoltà.

  MARIA ELENA BOSCHI, Ministro per le riforme costituzionali e i rapporti con il Parlamento. Signor Presidente, onorevoli deputati, a nome del Governo, a ciò autorizzata dal Consiglio dei Ministri, pongo la questione di fiducia sull'approvazione, senza emendamenti e articoli aggiuntivi, dell'articolo unico del disegno di legge di conversione del decreto-legge n. 133 del 2014, recante misure urgenti per l'apertura dei cantieri, la realizzazione delle opere pubbliche, la digitalizzazione del Paese, la semplificazione burocratica, l'emergenza del dissesto idrogeologico e per la ripresa delle attività produttive, nel nuovo testo approvato dalla Commissione a seguito del rinvio deliberato dall'Assemblea.

  PRESIDENTE. A seguito della posizione della questione di fiducia, la Conferenza dei presidenti di gruppo è convocata alle ore 12,30, per definire l'articolazione del dibattito fiduciario, presso la biblioteca del Presidente.

  CARLO SIBILIA. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  CARLO SIBILIA. Signor Presidente, io la ringrazio per avermi fatto intervenire adesso, però è un attimo tardiva la questione, anche perché il Ministro Boschi ci ha dedicato i suoi 30 secondi per la posizione della questione di fiducia e adesso è andata via.Pag. 5
  Io volevo semplicemente porre una questione di natura procedurale sul provvedimento: noi abbiamo rinviato il provvedimento in Commissione – vorrei che rimanesse agli atti – per recepire le condizioni poste dalla Commissione bilancio. Correttamente e all'unanimità è stato esteso il parere, nel senso che l'intervento è stato fatto anche recependo un nuovo emendamento arrivato dalla Commissione per l'attuazione del federalismo fiscale.
  Noi l'abbiamo recepito, abbiamo avuto il tempo per subemendarlo correttamente, come da Regolamento. Però, secondo me, visto che il testo che viene adesso redatto ha comunque un elemento aggiuntivo, quindi un nuovo emendamento, secondo le procedure dovrebbe andare in Commissione bilancio per una valutazione, o quanto meno chiediamo, come MoVimento 5 Stelle, che ci sia un parere formale, un parere formalmente espresso dalla Commissione bilancio per verificare se l'emendamento approvato non abbia oneri aggiuntivi o comunque sia in contrasto con l'articolo 81 della Costituzione.
  In più, aggiungo che non è stata data la possibilità al relatore di minoranza di intervenire e noi volevamo mettere agli atti anche che avremmo rinunciato ad una trentina di emendamenti, fino ad arrivare ad un totale di novanta depositati. Questo giusto per farlo rimanere agli atti e per l'economicità dei lavori. Non c’è stata data la possibilità. Io intervengo in maniera tardiva purtroppo, avevamo chiesto prima l'intervento che lei non ci ha dato la possibilità di fare e l'ho dovuto fare in questa sede.
  Vorrei sapere, quindi, cosa pensano la Presidenza e il Governo rispetto a questa questione.

  PRESIDENTE. Onorevole Sibilia, sulla questione dell'emendamento della Commissione per il federalismo, l'emendamento ha carattere formale ordinamentale e non presenta questioni di copertura. Questa è la valutazione fatta dalla Commissione a cui la Presidenza aderisce. Su questo, quindi, non c’è la necessità dell'approfondimento della Commissione bilancio.

In ricordo dell'onorevole Luigi Preti.

  PRESIDENTE. (Si leva in piedi e, con lui, l'intera Assemblea e i rappresentanti del Governo). Colleghi, oggi ricorre il centesimo anniversario della nascita di Luigi Preti, componente della Camera dei deputati dalla I alla IX legislatura. Nato a Ferrara il 23 ottobre 1914, laureato in giurisprudenza e lettere, avvocato, Luigi Preti è stato uno dei principali attori della vita parlamentare e politica italiana, a partire dagli anni dell'Assemblea Costituente, di cui fu giovane e attivo componente. Originariamente iscritto al Partito Socialista, Luigi Preti aderì poi, sin dalla sua fondazione, al Partito Socialista dei Lavoratori Italiani di Giuseppe Saragat e a questo partito, che successivamente prenderà il nome di Partito Socialista Democratico Italiano, rimase legato per il resto della sua carriera politica. Uomo lungimirante e pragmatico, si è sempre adoperato con costanza e convinzione per rafforzare il dialogo, sia con le altre forze progressiste presenti nel Parlamento e nella società, sia con il mondo cattolico. Eletto alla Camera per la prima volta nel 1948, ne è stato vicepresidente nella VIII legislatura; ha ricoperto, inoltre, gli incarichi di presidente della Commissione bilancio e programmazione e della Commissione interni. Più volte titolare di importanti incarichi di Governo, è stato, tra l'altro, Ministro per la riforma della pubblica amministrazione, del commercio con l'estero, dei trasporti, delle finanze e del bilancio. Luigi Preti è stato un grande protagonista della vita democratica italiana, dimostrando costante attenzione al progresso del Paese, sempre nel segno di un esemplare dedizione al servizio delle istituzioni.
  Lo ricordiamo con un minuto di silenzio (L'Assemblea osserva un minuto di silenzio – Generali applausi cui si associano i rappresentanti del Governo).Pag. 6
  Ha chiesto di parlare l'onorevole Paolo Russo. Ne ha facoltà.

  PAOLO RUSSO. Signor Presidente, cent'anni fa nasceva Luigi Preti, uomo puntiglioso, valoroso, pugnace, mai remissivo, socialista democratico vero, «saragattiano». Fu sempre contro ogni dogma, fu cattolico e non clericale; insofferente al fascismo, fu condannato dal tribunale militare di Milano nel 1941 per lesa maestà, disfattismo ed insubordinazione. Fu successivamente detenuto in carcere militare e si salvò soltanto per la caduta del regime. Parlamentare costituente per dieci legislature ininterrotte, ricoprì importanti incarichi parlamentari e di Governo. Fu più volte sottosegretario, Ministro delle finanze, dei trasporti, della marina mercantile, del commercio estero, della riforma della pubblica amministrazione e ricoprì importanti incarichi di partito, nel suo partito, quel PSDI che seppe essere argine al massimalismo socialcomunista.
  Fu sua la prima riforma tributaria del 1967, che trasformò l'odiata imposta generale sulle entrate in imposta sul valore aggiunto oggi ancora in vigore.
  Militò nel PSI, prima, ed aderì, poi, al PSLI e, poi, al PSDI il 12 gennaio del 1947, nella storica «scissione di Palazzo Barberini». Era un convinto atlantista, inflessibile riformista e libertario, autore di numerosissimi interventi proprio in quest'Aula, su riviste, su giornali di partito, su l’Avanti !, sull’Umanità, ma anche su quotidiani nazionali. Un prolifico saggista e uno scrittore di apprezzati libri: ricordo «Giovinezza, giovinezza», che fu anche tradotto in film dal regista Franco Rosi e «Regioni sì, regioni no»: quanto quel testo è ancora ora, ancora oggi, particolarmente attuale.
  Si spense all'età di 95 anni lucidissimo, nella sua Ferrara: mi consenta, Presidente, di ricordarlo impegnato fino agli ultimi giorni dalla sua lunga e piena vita. Ricche le sue analisi nei suoi libri come nella sua imponente corrispondenza; ricostruzioni, rilievi, suggerimenti, analisi e disamine senza fronzoli, e subito al dunque, mai prive di lucidità e di verità, sempre accompagnate da soluzioni e vie d'uscita.
  Io lo ricordo, lo ricordo avendo avuto la fortuna di frequentarlo come vero riformista, autentico socialdemocratico; un uomo rispettoso del Governo e di Governo, interprete attento dei bisogni sociali e mai incline agli sperperi. Un uomo di un altro secolo, che non ha mancato di lasciare una traccia indelebile del suo pragmatismo, sostenitore di quella giustizia sociale che si celebra solo quando è garantita la libertà. Insomma, Presidente, un luminoso esempio per tutta la politica di oggi (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia – Il Popolo della Libertà – Berlusconi Presidente).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Pizzolante. Ne ha facoltà.

  SERGIO PIZZOLANTE. Signor Presidente, in «Giovinezza, giovinezza» di Luigi Preti – il suo romanzo che, nel 1964, vinse il premio «Bancarella» –, alcuni personaggi discutono del futuro dell'Italia dopo la Liberazione. Al pessimismo di Giulio e agli auspici ottimistici del suo interlocutore, Giordano risponde: «Gli uomini restano uomini e faranno sciocchezze e porcherie anche domani, ma le idee per cui ci siamo battuti sono quelle che portano avanti l'umanità: con esse e per esse l'Italia risorgerà». Sono le parole scritte ed impresse nel cuore di un uomo, che ha caratterizzato la sua vita politica con un tratto stabile e coerente di fedeltà ai propri ideali e che ha voluto dar voce ai propri sentimenti, alle proprie speranze, alle proprie convinzioni attraverso i suoi libri e i suoi scritti.
  Socialista, scelse con Saragat la via della socialdemocrazia con la «scissione di Palazzo Barberini» nel 1947, restando ancorato a quella decisione per tutta la vita senza tentennamenti: una scelta, ricordiamolo, allora difficile, difficilissima, coraggiosa, ma lungimirante, che salvò l'Italia dalla deriva frontista. Preti con Saragat avevano capito tutto, con grande anticipo, a sinistra su quale fosse la sinistra Pag. 7migliore, più adatta al Paese e all'umanità; con anticipo, con grande anticipo e, forse, con troppo anticipo, visto che, poi, il tempo non premiò questa scelta e, per un lungo periodo, la sinistra cadde in una dimensione antagonista, populista, non riformista, non liberale e non di Governo.
  Solo Craxi capì la grandezza di quella scelta di Palazzo Barberini – la scelta, ripeto, difficilissima di Preti e di Saragat – e seppe valorizzarla, portando dentro il nuovo Partito socialista molte delle idee e dei tratti politici e culturali della scelta socialdemocratica di Preti e di Saragat.
  Solo Craxi allora seppe dare questa impronta saragattiana e pretiana alla sinistra e forse solo Renzi oggi è riuscito invece e può riuscire a fare la stessa cosa all'interno della sinistra attuale. Saragat è nato a Ferrara e fu membro della Costituente, è stato Ministro tante volte, delle finanze lasciando un'impronta forte dentro la cultura della finanza in Italia, dei trasporti e del commercio. È stato Vicepresidente della Camera e ricordiamo che nella Costituzione ha lasciato un segno preciso quando con un suo emendamento disse e affermò nella Costituzione: la magistratura non è un potere, ma un ordine autonomo. Anche qui ci fu grande capacità di anticipo, anche se noi sappiamo drammaticamente che oggi, in questa Costituzione, questo principio, la magistratura è un ordine e non un potere, è largamente e drammaticamente disatteso. Luigi Preti è stato un uomo di grande valore e di alto rigore morale, studioso profondo della società e interprete di sentimenti umani nei suoi scritti. Un italiano di grande valore, al quale noi oggi dedichiamo un pensiero consapevole e sincero, nella speranza che le parole che fa dire a Giordano costituiscano un percorso per il quale tutti noi possiamo lavorare con rinnovato vigore.

  PRESIDENTE. Saluto insegnanti e studenti dell'istituto superiore di istruzione Liceo classico Tito Livio di Milano, che stanno assistendo ai nostri lavori dalle tribune (Applausi).
  Ha chiesto di parlare l'onorevole Grassi. Ne ha facoltà.

  GERO GRASSI. Signor Presidente, la commemorazione o il ricordo di un parlamentare deceduto come Luigi Preti non può essere soltanto un esercizio retorico ma deve servire a tutti noi a ricordare la parte migliore della storia italiana. Luigi Preti fu perseguitato dal fascismo, era un professore universitario, aderì al partito saragattiano – come si chiamava all'epoca – con la scissione di palazzo Barberini, intuendo con molto anticipo rispetto ad altri la necessità della costruzione di un partito socialdemocratico, ma la storia ricorderà Luigi Preti soprattutto per la funzione di Ministro delle finanze nel terzo Governo Moro, quando Preti abolì l'IGE, abolì il dazio – refuso dello Stato piemontese – e accorpò una serie di tasse che non era più possibile mantenere divise perché i cittadini impazzivano. Sembra un tema molto attuale, evidentemente da allora questo nostro Paese non ha fatto più passi avanti nel sistema fiscale. Luigi Preti va ricordato anche per una intuizione: quando si iniziò a parlare dell'alta velocità, lui fece presente al Ministro delle finanze dell'epoca, Reviglio, che le ferrovie non hanno principalmente lo scopo di fare economia, ma di garantire la mobilità dei cittadini. L'economicità delle ferrovie viene dopo il soddisfacimento del diritto alla mobilità. Io credo che questi pochi concetti possano essere utili per riattualizzare la personalità di Luigi Preti, che – va ricordato – con «Giovinezza giovinezza», un suo saggio, vinse il premio Bancarella. Qui mi sia consentito fare un paragone: evidentemente la città di Ferrara è città di Ministri e di scrittori, se è vero che oggi c’è un altro Ministro, Dario Franceschini, che è anche scrittore. Credo, per concludere, di ricordare a tutti che Luigi Preti in tutta la sua lunga vita è stato ricordato sempre da amici e avversari come l'uomo che modificò il sistema fiscale italiano. Auspichiamo che quanto prima questa etichetta la si possa dare ad un contemporaneo (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).Pag. 8
  PRESIDENTE. Saluto gli studenti e gli insegnanti dell'Istituto comprensivo statale, via Giovanni Prati, «Vivaldi» di Marino, che stanno assistendo ai nostri lavori dalle tribune (Applausi).
  Ha chiesto di parlare l'onorevole De Lorenzis. Ne ha facoltà.

  DIEGO DE LORENZIS. Signor Presidente, è evidente che io non ho mai conosciuto l'onorevole Luigi Preti, padre costituente e uomo di statura morale che è stato ricordato dai colleghi che sono intervenuti prima di me.
  Io però approfitto di questa commemorazione per ricordare la differenza tra quei politici, tra la grande statura morale che avevano i nostri padri costituenti e questa classe politica e lo dico ovviamente senza retorica e senza polemica.
  Ho imparato a conoscere una parte dell'operato di Luigi Preti proprio grazie a un libro scritto da Ivan Cicconi, che si intitola «Il libro nero dell'alta velocità». Chi mi ha preceduto ha fatto cenno a questo interesse che Luigi Preti aveva per l'alta velocità e in generale per i trasporti nel nostro Paese.
  Allora, volevo ricordarlo con una lettera che lui scrisse il 13 febbraio del 1993 all'allora Ministro del bilancio Franco Reviglio.
  Preti – dicevo – era in quell'epoca già lontano dalla politica attiva, vuoi per l'età e vuoi perché ormai era fuori dal Parlamento, ma non smetteva di interessarsi alla cosa pubblica e in questa lettera scriveva: «Comincio col dirti che non è in nessuna maniera accettabile la tesi che l'alta velocità sarebbe un sostegno allo sviluppo e all'occupazione, nonché uno strumento utilizzabile per ridare ossigeno all'industria nazionale. Se si tratta di aiutare la FIAT, l'IRI o l'ENI perché sono i general contractor per far guadagnare ad essi qualcosa può essere compreso da alcuno, ma non da me. L'industria non si sviluppa con questi lavori di costruzione, ma con imprese destinate a durare. D'altro lato, 10 o 15 mila persone eventualmente impegnate per alcuni anni nei lavori dell'alta velocità sono ben piccola cosa sul fronte dell'occupazione, senza contare che altri lavori, intesi a mettere a posto tante linee ferroviarie in pessime condizioni già esistenti darebbero almeno lo stesso risultato».
  «La delibera del 9 dicembre del 1992 del Bilancio, del Tesoro e dei Trasporti, della quale tu mi invii copia, stabilisce che lo Stato, ossia le Ferrovie» – scriveva Preti allora – «non dovrà pagare di interesse più di 5 mila e 500 miliardi di lire per l'intera costruzione della tratta Torino-Milano-Napoli. Gli eventuali esuberi dovrebbero essere pagati dalla TAV, la società treno alta velocità con i proventi della gestione». Preti concludeva: «ciò mi pare assurdo perché non esistono ferrovie attive in nessun Paese del mondo».
   Questa lettera è stata profetica perché, a distanza di vent'anni ormai dal 1993, è evidente che FIAT, ENI e IRI sono società sparite, non hanno futuro e c’è stato uno sperpero di denaro pubblico voluto e orchestrato dai Governi che da allora si sono succeduti in questa Repubblica e questo mi sembra un fatto che poteva rendere onore alla memoria di questo grande padre costituente.

Sull'ordine dei lavori e per la risposta a strumenti del sindacato ispettivo (ore 12,20).

  FRANCESCA LA MARCA. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  FRANCESCA LA MARCA. Signor Presidente, ieri nella capitale canadese di Ottawa alcuni uomini hanno ucciso un militare italo-canadese, presso il National War Memorial e poi hanno fatto irruzione nel Parlamento, nel tentativo fortunatamente sventato, di portarvi terrore e morte. Una vita è stata sacrificata per odio ideologico e un grave oltraggio è stato portato ad un importante simbolo storico e morale di un Paese amico e alla sua massima istituzione democratica.Pag. 9
  Con l'emozione, che mi deriva dal fatto di essere, allo stesso tempo, cittadina italiana e cittadina canadese, vorrei esprimere al popolo e alle autorità canadesi la solidarietà e la partecipazione mia e di tutti i colleghi parlamentari.
  L'attentato, la cui matrice ideologica e terroristica sembra ormai evidente, è tanto più odioso in quanto colpisce un Paese democratico e multiculturale, come il Canada. Centinaia di migliaia di italiani, come i genitori del giovanissimo Nathan Cirillo, il soldato caduto, hanno potuto trovare condizioni di miglioramento e di integrazione in una società aperta e libera, che ha saputo rispettare le loro convinzioni e la loro identità.
  La solidarietà, dunque, è doverosa ma non basta. Il nostro Paese, oltre ai principi democratici, deve condividere con il Canada e con gli altri partner anche l'impegno e la determinazione di resistere e contrastare la crociata di terrore, volta a suscitare ogni giorno nuovi scenari di morte. Sono in discussione la sicurezza, la libertà di pensiero e di religione, i principi più profondi della democrazia. Il messaggio più giusto che, in questo momento, possiamo inviare al popolo e alle autorità canadesi è che anche l'Italia, in un confronto così difficile per le sorti della libertà, saprà fare la sua parte (Applausi).

  PRESIDENTE. Anche io, a nome della Presidenza, mi associo alla solidarietà da lei espressa al popolo e alle autorità canadesi.

  MASSIMO FELICE DE ROSA. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà. Chiedo ai colleghi che sono dietro all'onorevole De Rosa se... prego, onorevole De Rosa.

  MASSIMO FELICE DE ROSA. Presidente, il mio intervento è solo per lasciare agli atti, dato che non abbiamo fatto in tempo a farlo prima della dichiarazione dell'onorevole Ministro Boschi, che il MoVimento 5 Stelle pensava, nell'ottica di discutere il decreto «sblocca Italia» in Aula e, quindi, di rivedere alcune posizioni della maggioranza, di ritirare buona parte degli emendamenti e lasciarne un'ottantina solamente, da discutere nel merito.
  Non siamo potuti intervenire prima della dichiarazione del Ministro. Pensavamo ci fosse questo spazio all'inizio della seduta di oggi. Dobbiamo denotare, come al solito, che comunque il Governo interviene sul Parlamento, togliendogli fiducia e chiedendo la fiducia per se stesso. Quindi, come al solito, non siamo in grado di lavorare, ma dobbiamo sempre sottostare a quanto ci viene mandato dal Governo.

  DIEGO DE LORENZIS. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  DIEGO DE LORENZIS. Presidente, io intervengo nuovamente perché avevo promesso a me stesso, in primo luogo, e poi anche ai cittadini che ci seguono che, dalla settimana scorsa in avanti, continuerò a chiedere ogni giorno, a fine seduta, il sollecito di alcune interrogazioni, perché sono passati ormai più di 280 giorni...

  PRESIDENTE. Onorevole De Lorenzis, tecnicamente, in realtà, non siamo a fine seduta, nel senso che adesso sospendiamo la seduta. C’è la Conferenza dei presidenti di gruppo e si riprende dopo. Quindi, io dovrei rimandare il suo intervento a dopo. Visto che ha già iniziato, la faccio concludere, però poi sospendiamo la seduta comunque sia.

  DIEGO DE LORENZIS. D'accordo, Presidente, la ringrazio. Le interrogazioni sono la n. 5-01147 e la n. 4-04990. Riguardano entrambe la strada statale n. 275, che è una strada statale su cui ci sono ancora grossi dubbi sia dal punto di vista procedurale per l'affidamento sia dal punto di vista della progettazione e ancora su possibili implicazioni riguardo alla presenza di discariche abusive di rifiuti tossici presenti giusto lungo il tracciato.
  Quindi, chiedo ancora che i cittadini italiani abbiano risposte su questo tema.

Pag. 10

  NICOLA MOLTENI. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  NICOLA MOLTENI. Presidente, intervengo per chiedere alla Presidenza se, eventualmente, è possibile intervenire su una vicenda che io credo sia abbastanza spiacevole. Oggi, nel primo pomeriggio, in Commissione lavoro, il Governo avrebbe dovuto rispondere ad alcune interrogazioni.
  In modo particolare, vi era una mia interrogazione in merito ad una azienda, la Manufat di Inverigo, rispetto alla quale vi è una situazione di gravissimo allarme nei confronti di sessanta lavoratori, che, da più di undici mesi, non stanno percependo la cassa integrazione. Era l'occasione perché il Governo intervenisse in merito a queste persone, a questi sessanta lavoratori che – ripeto – da dodici mesi non stanno percependo la cassa integrazione, persone già esposte nei confronti delle banche, le quali stanno chiedendo a queste persone di poter rientrare. Sarebbe stato importante ed opportuno che il Governo rispondesse proprio per dare una speranza a queste sessanta persone – ripeto – che stanno facendo la fame. Il question time in Commissione era stato confermato già nella giornata odierna e, improvvisamente, è stata sconvocata. Io chiederei, per tramite della Presidenza, proprio perché ci sono sessanta famiglie, sessanta persone, che attendono con ansia la risposta da parte del Governo rispetto a questa situazione drammatica, se non fosse possibile che il Ministro o il sottosegretario invece partecipassero e venisse riconfermato il question time proprio per dare una risposta, o quanto meno ci facessero pervenire la risposta e il Governo ci dicesse che cosa ha intenzione di fare, perché la situazione sta rasentando i limiti della drammaticità. Quindi, mi appello a lei, Presidente, perché il Governo, nella persona del sottosegretario, possa dare in tempi estremamente rapidi, cioè nella giornata di oggi, una risposta su questa vicenda che – ripeto – sta coinvolgendo in maniera drammatica e tragica sessanta persone.

  PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Molteni. Devo all'onorevole De Lorenzis una risposta nel senso che, ovviamente, a fronte del sollecito che ella ha fatto, la Presidenza si farà parte diligente nel segnalare al Governo che è stato fatto il sollecito. Quanto alla questione relativa alla presenza del Governo alle convocazioni della Commissione, è di tutta evidenza che è la Commissione, e la presidenza della Commissione in questo caso, che ha la responsabilità di regolare i rapporti con il Governo e l'organizzazione delle proprie sedute, ancorché in presenza di questione di fiducia. Quindi, è opportuno che lei investa di questa questione più direttamente la presidenza della Commissione.
  Sospendo a questo punto la seduta, che riprenderà al termine della riunione della Conferenza dei presidenti di gruppo, che è stata convocata per le ore 12,30 nella biblioteca del Presidente. La seduta è sospesa.

  La seduta, sospesa alle 12,25, è ripresa alle 14.

Sui lavori dell'Assemblea.

  PRESIDENTE. Comunico che, a seguito della odierna riunione della Conferenza dei presidenti di gruppo, si è convenuto all'unanimità che, a partire dalle ore 16 di oggi, avranno luogo le dichiarazioni di voto sulla questione di fiducia posta dal Governo sull'articolo unico del disegno di legge n. 2629 – Conversione in legge del decreto-legge 12 settembre 2014, n. 133, recante misure urgenti per l'apertura dei cantieri, la realizzazione delle opere pubbliche, la digitalizzazione del Paese, la semplificazione burocratica, l'emergenza del dissesto idrogeologico e per la ripresa delle attività produttive (da inviare al Senato – scadenza: 11 novembre 2014), cui seguirà dalle ore 18 la relativa votazione per appello nominale.
  Il seguito dell'esame del decreto-legge avrà luogo a partire da martedì 28 ottobre (ore 15 e pomeridiana, con eventuale prosecuzione Pag. 11notturna) e proseguirà nella giornata di mercoledì 29 (antimeridiana e pomeridiana, con eventuale prosecuzione notturna) e nella mattinata di giovedì 30 ottobre (con votazioni).
  Le dichiarazioni di voto finale dei rappresentanti dei gruppi e delle componenti politiche del gruppo misto avranno luogo giovedì 30 ottobre, dalle ore 10. Seguirà la votazione finale.
  Il termine per la presentazione degli ordini del giorno è fissato per le ore 17,30 di oggi.
  Gli altri argomenti previsti nella settimana saranno iscritti all'ordine del giorno di giovedì, dopo il disegno di legge di conversione.
  Nella mattina di venerdì 24 ottobre avrà luogo lo svolgimento di interpellanze urgenti.
  Nel corso della settimana non saranno previsti i progetti di legge che comportano nuove o maggiori spese o diminuzioni di entrate, il cui esame riprenderà dopo la conclusione della sessione di bilancio (proposte di legge n. 2397 – Riforma della disciplina delle tasse automobilistiche e altre disposizioni concernenti l'imposizione tributaria sui veicoli; n. 275 ed abbinate – Norme in materia di conflitti di interessi dei titolari delle cariche di Governo. Delega al Governo per l'emanazione di norme in materia di conflitti di interessi di amministratori locali, dei presidenti delle regioni e dei membri delle giunte regionali e n. 348 ed abbinata – Disposizioni per la tutela e la valorizzazione della biodiversità agraria e alimentare).
  La prossima settimana non avrà inoltre luogo, su richiesta del presentatore, l'esame della mozione Buttiglione ed altri n. 1-00588 concernente iniziative per la realizzazione di partenariati per la crescita e l'occupazione, in vista del Consiglio europeo del 23 e 24 ottobre 2014, e per la revisione degli strumenti e delle politiche di bilancio dell'Unione europea.
  Lunedì 27 ottobre non avrà luogo la discussione sulle linee generali delle mozioni Centemero ed altri n. 1-00572 e Locatelli ed altri n. 1-00569 concernenti iniziative volte alla nomina di un Ministro senza portafoglio competente in materia di pari opportunità, il cui esame sarà iscritto dopo gli altri argomenti. Nel pomeriggio potrà avere luogo lo svolgimento di interpellanze e di interrogazioni.
  Il programma si intende conseguentemente aggiornato.

  La seduta, sospesa alle 14,05, è ripresa alle 16.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE MARINA SERENI

Missioni.

  PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Adornato, Pannarale e Speranza sono in missione a decorrere dalla ripresa pomeridiana della seduta.
  I deputati in missione sono complessivamente novantaquattro, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell’allegato A al resoconto della seduta odierna.

Si riprende la discussione del disegno di legge n. 2629-A/R.

  PRESIDENTE. Riprendiamo il seguito della discussione del disegno di legge n. 2629-A/R: Conversione in legge del decreto-legge 12 settembre 2014, n. 133, recante misure urgenti per l'apertura dei cantieri, la realizzazione delle opere pubbliche, la digitalizzazione del Paese, la semplificazione burocratica, l'emergenza del dissesto idrogeologico e per la ripresa delle attività produttive.
  Ricordo che, nella parte antimeridiana della seduta, il Governo ha posto la questione di fiducia sull'approvazione, senza emendamenti ed articoli aggiuntivi, dell'articolo unico del disegno di legge di conversione del decreto-legge in esame, nel nuovo testo predisposto dalla Commissione a seguito del rinvio deliberato dall'Assemblea.

Pag. 12

(Dichiarazioni di voto sulla questione di fiducia – Articolo unico – A.C. 2629-A/R)

  PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto sulla questione di fiducia dei rappresentanti dei gruppi e delle componenti politiche del gruppo misto. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Pastorelli. Ne ha facoltà.

  ORESTE PASTORELLI. Signora Presidente, onorevoli colleghi, il decreto-legge n. 133 del 2014 incide su questioni decisive per il rilancio del Paese. In tal senso, l'urgenza, con la quale queste ultime dovevano essere affrontate, era ed è evidente a tutti e non necessita di ulteriori commenti. Lo sviluppo delle infrastrutture del Paese, combinato con una gestione responsabile del suo fragile territorio, sono infatti elementi essenziali per ripartire e tornare ad essere competitivi in Europa. Le misure del decreto sono poi tanto più essenziali e importanti se si considera che, con questo atto, si è cercato di incidere sulla generale situazione di stallo nella quale versa il Paese, facendo proprio ripartire quelle opere pubbliche che sono essenziali per un ulteriore sviluppo del sistema e per poter attrarre nuovi capitali. Ebbene, tutte queste misure devono essere lette attraverso una chiave di lettura unitaria per la quale non c’è vero sviluppo se questo non è sostenibile. Né si possono attrarre nuovi capitali nel nostro Paese se il rapporto dei cittadini con la macchina pubblica non viene semplificato e reso trasparente. Mai come ora tutto si tiene, tutto è connesso. Il presente disegno di legge di conversione, sul quale, a nome della componente socialista, esprimo il voto di fiducia al Governo, rappresenta quindi una tappa fondamentale nel percorso che conduce non solo alla ripresa economica del sistema Italia, ma anche ad un nuovo modello di sviluppo nazionale ed ecosostenibile del territorio (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Partito Socialista Italiano (PSI) – Liberali per l'Italia (PLI)).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Gebhard. Ne ha facoltà.

  RENATE GEBHARD. Signor Presidente, i deputati dell'SVP e del PATT voteranno la fiducia posta dal Governo sul «decreto sblocca Italia» in ragione del patto politico di maggioranza e in considerazione degli obiettivi e delle disposizioni di merito in ordine al rilancio degli investimenti pubblici e privati, allo sblocco di opere strategiche sotto il profilo infrastrutturale e alle misure di semplificazione. È un'azione coerente che in Europa ha determinato un nuovo confronto sulla crescita come un'assoluta priorità non soltanto dell'Italia, ma dell'Unione europea nel suo insieme. In quest'ambito condividiamo la necessità di porre in essere politiche attive del lavoro, in grado di orientare risorse straordinarie a sostegno della domanda di lavoro, in primo luogo giovanile. Tra le misure relative al potenziamento delle reti autostradali, riteniamo fondamentale che con il decreto siano state adottate le misure per garantire la continuità degli interventi relativi al nuovo tunnel del Brennero nell'ambito del rifinanziamento del fondo sblocca cantieri per i progetti infrastrutturali ritenuti strategici.
  Valutiamo in modo positivo l'iniziativa del Governo per quanto riguarda l'articolo 5 del decreto perché rende possibile una razionalizzazione delle concessioni autostradali. Abbiamo proposto, e la nostra posizione è stata accolta, che siano reintrodotte esenzioni e agevolazioni in ordine all'imposta di registro sugli immobili, il cui obiettivo è sostenere programmi relativi all'edilizia residenziale pubblica agevolata. Sotto questo profilo, riteniamo si debba perseguire l'obiettivo di consentire ai giovani e alle famiglie il diritto alla prima casa a condizioni e oneri sostenibili. Per queste ragioni, voteremo la fiducia al Governo.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Zan. Ne ha facoltà.

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  ALESSANDRO ZAN. Signor Presidente, onorevoli colleghi, siamo qui per il voto di fiducia ad un Governo che sta cercando da mesi di mettere in campo una serie di provvedimenti per far uscire il nostro Paese da una crisi che non ha precedenti e che costringe migliaia di persone a non vivere più pensando al futuro ma molte volte a concentrarsi addirittura sulla mera sopravvivenza. Vi sono sicuramente dei limiti in questi provvedimenti, tutto è perfettibile e penso al decreto «sblocca Italia»; non vi è dubbio che si potesse fare di più ma non vi è altrettanto dubbio che la partita più importante è cambiare segno a questo Paese, perché, da troppi anni, l'Italia è paralizzata e i cittadini non possono più aspettare. Ma, se è vero che i lunghi cammini cominciano con un primo passo, oggi, colleghi, non possiamo non dare atto che questo sia avvenuto e che finalmente si tenta di restituire qualcosa a questo Paese anziché continuare a togliere. In sostanza, siamo chiamati a rimettere in moto un ascensore sociale, a ridare un'opportunità più concreta ai giovani per un futuro di speranza, a rimetterci in cammino uniti con la consapevolezza della durezza del periodo che stiamo affrontando. Nessuna superficialità ci è consentita di fronte a un disagio sociale che alimenta lo smarrimento, il senso di inadeguatezza e la sfiducia da parte dei cittadini. C’è una distanza enorme che separa le persone dalle istituzioni, una distanza che rischia di toglierci per sempre il nostro voler e poter essere comunità. Dobbiamo essere consapevoli dei limiti della politica ma non dobbiamo abbassare la guardia nei confronti delle nuove mafie e della corruzione dilagante che investe soprattutto la questione dei concorsi e degli appalti delle società partecipate e che coinvolge anche il tema delle infrastrutture delle grandi opere. Anche il riconoscimento o meno dei diritti civili rappresenta un indicatore del benessere di un Paese, del grado di salute e di democrazia di una nazione. Ha detto bene più volte il Presidente Renzi: le riforme servono a dire che il Paese inizia un percorso di cambiamento strutturale che consentirà all'Italia e agli italiani non solo di guardare la ripresa ma di esserne protagonisti. Dunque, il nostro essere di sinistra di Governo significa proprio questo: intraprendere un nuovo percorso a sostegno del Governo per chiudere definitivamente con la stagione dell'austerità e promuovere un reale allargamento delle tutele per un nuovo welfare sociale. Certo, siamo consapevoli delle difficoltà di governare un Paese, ma crediamo che la forza del rinnovamento vero possa dare alla politica la dignità di cui ha estremo bisogno e oggi come non mai tutti noi abbiamo la responsabilità morale e politica di non lasciare terreno fertile al populismo e alla demagogia, ad una politica fatta di ricatti per condizionare la maggioranza di Governo e neppure alla divisione della sinistra, una sinistra, senza la quale, non esisterebbe nel nostro Paese il soggetto che possa promuovere quel cambiamento di cui parlavo prima e lo possa fare partendo proprio dalle domande inevase di uguaglianza, di libertà e di diritti. Noi crediamo che la sinistra non possa e non debba ritirarsi dietro un recinto, decidendo di arrendersi, di lasciar stare, di assecondare gli eventi, nascondendosi dietro a ridotte minoritarie. Crediamo invece che sia l'ora di scendere in campo, di diventare promotori e attori del cambiamento. Ecco il perché del nostro sostegno qui e ora a questo Governo, ecco perché per la prima volta esprimeremo la convinta fiducia, certi che insieme potremo gettare le basi per consentire all'Italia di ripartire. La posizione di Libertà e Diritti-Socialisti europei sull'operato del Governo è stata fin dalla nostra recente nascita quella di sostenere l'Esecutivo in coerenza con quanto era ed è più utile per il Paese e per le istanze dei cittadini. È dunque nostro dovere non relegarci a meri spettatori dell'azione politica bensì contribuire con proposte concrete per farsi carico con coraggio e responsabilità dell'Italia e degli italiani. La sinistra ha il dovere di agire e non di stare più alla Pag. 14finestra (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Libertà e Diritti-Socialisti europei (LED e Misto-Partito Socialista Italiano (PSI) – Liberali per l'Italia (PLI)).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Taglialatela. Ne ha facoltà.

  MARCELLO TAGLIALATELA. Signor Presidente, esponenti del Governo, se ho fatto bene i conti, questo decreto l'11 novembre scadrà e quindi sostanzialmente la Camera e il Senato hanno solo qualche giorno per esaminare un provvedimento così corposo ed è evidente che il tempo così ridotto che viene messo a disposizione delle Aule è un tempo ridotto per una precisa scelta politica.
  Di fatto, si vuole introdurre in Italia un nuovo meccanismo legislativo, che è quello del voto di fiducia. Non è infatti immaginabile che, in poco più di sei mesi, questo sarà il ventesimo voto di fiducia e, con ogni probabilità, tra qualche giorno, avremo il ventunesimo al Senato, con il quale si cerca di sopperire ad un'evidente incapacità della maggioranza di poter fare quadrato e portare in Aula provvedimenti – ovviamente bocciando gli emendamenti con la regola democratica del voto – ma impedendo qualsiasi tipo di confronto. Ripeto: il tema è di principio, il tema è se si vuole che Camera e Senato siano nelle condizioni di poter lavorare e di poter esercitare il diritto e il dovere che, come rappresentanti eletti nelle elezioni, dobbiamo svolgere per cercare di migliorare, di contrastare o di approvare norme che devono essere poi alla fine approvate dal Parlamento. Lo ripeto: non solo la fiducia posta oggi, la ventesima, ma il fatto che, tra qualche giorno, andrà a scadere al Senato lo stesso provvedimento, dimostra come ci troviamo sostanzialmente di fronte ad una vera e propria finzione.
  Come gruppo di Fratelli d'Italia e Alleanza Nazionale, ovviamente voteremo contro. Voteremo contro la fiducia perché riteniamo che, nel merito del provvedimento, si possa entrare quando Camera e Senato, o quando ci sarà, una sola Camera, avrà in ogni caso la possibilità di intervenire votando, discutendo, migliorando ed emendando.
  Tutto ciò oggi non c’è e mi dispiace che sostanzialmente chi in quest'Aula fino a qualche anno fa si lamentava giustamente di un ricorso eccessivo al voto di fiducia non si accorga che quella ricorrenza del voto di fiducia che, in ogni caso, era cum grano salis, utilizzata solo in determinate occasioni, oggi di fatto è diventata una nuova forma attraverso la quale si produce il procedimento legislativo. È una vergogna della quale ovviamente gli italiani sanno poco perché anche i giornali riportano poco questa tipologia di valutazioni, ma noi in Aula rimarremo presenti a rimarcare le differenze che dovrebbero esserci e non ci sono.
  Nel merito dei provvedimenti entreremo quando si parlerà del provvedimento specifico e degli ordini del giorno che sono diventati l'unico modo per affrontare i temi non per effetto di una decisione del vertice, del Governo, ma per una partecipazione del Parlamento.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Binetti. Ne ha facoltà.

  PAOLA BINETTI. Signor Presidente, Governo, colleghi, in tutto il Paese c’è un comune sentire che si alza quasi come un grido da parte di giovani e di meno giovani, di famiglie e di aziende, una richiesta che chiede di essere ascoltata e soprattutto chiede di essere presa sul serio: urge sbloccare l'Italia, liberarne il patrimonio di risorse intellettuali e morali, professionali e familiari, urge rimettere in gioco la creatività che in altri tempi ha fatto grande il nostro Paese, intrecciando la capacità di individuare soluzioni nuove per problemi vecchi e nuovi con la solidità del buonsenso proprio di un padre di famiglia numerosa e povera, un padre che è ben consapevole della scarsità delle risorse e della complessità delle richieste.
  Non c’è paternalismo in questa affermazione. Non c’è la supponenza arrogante di chi crede di possedere le soluzioni a Pag. 15buon mercato ma vi è, piuttosto, la convinzione che occorre recuperare visioni d'insieme, muoversi con la logica di chi sa che, in un sistema, tutte le dimensioni devono essere in equilibrio tra di loro e di chi crede davvero che la famiglia vada rimessa al centro del sistema Paese.
  Per questo, vale la pena ripercorrere alcuni passaggi di questo decreto, che ha avuto un iter abbastanza travagliato, almeno finora. A me sembra che le quattro coordinate scelte, infrastrutture, ambiente, edilizia, energia, definiscano davvero il perimetro entro il quale è necessario spingere il piede sull'acceleratore per sbloccare quelli che possono apparire come fili di nylon sottili che, però, di fatto impediscono il progresso e lo sviluppo nel Paese delle risorse di cui ha bisogno.
  E, poi, mi sembra che le quattro parole chiave che si possono scegliere per comprendere e per illustrare anche al Paese questo tipo di decreto possano essere queste: da un lato, è al primo piano in evidenza l'abbattimento delle barriere, non sono le barriere architettoniche, che noi sappiamo essere l'ostacolo principale nella convivenza con le persone portatrici di handicap, ma l'abbattimento delle barriere intese come distanze, come distanze fisiche, tra luoghi che sembrano teoricamente vicini ma che poi, di fatto, sono difficilmente raggiungibili. Penso, in questo caso, all'asse, per esempio, Palermo-Catania-Messina o all'asse Napoli-Bari, realtà vicine tra di loro ma francamente molto complicate da raggiungere e che rendono proprio più facile lo spostamento aereo che non lo spostamento naturale di un quotidiano che possa coinvolgere anche studenti che studiano, piccole aziende che si muovono, realtà che hanno bisogno di dialogare tra di loro.
  Ma tra l'abbattimento di queste barriere ci sono anche quelle che mi sembrano particolarmente interessanti da segnalare e che riguardano, ad esempio, quelle che potremmo chiamare le infrastrutture di tipo strategico. Ho letto e ho letto con piacere – e penso che molti di noi si siano rallegrati – che, dal 1o luglio prossimo, sarà necessario che tutti gli edifici di nuova costituzione dispongano di una serie di nodi comunicativi dove sia possibile innestare la banda larga, in modo che lavorare con Internet sia davvero naturale e che, anche in questo senso, le distanze si siano accorciate al punto tale che ci si può trovare contemporaneamente nella propria stanza e nella biblioteca della propria facoltà o nella biblioteca di un'altra università o che si possono attingere informazioni in tempo reale, verificare dati, andare a fondo di quello che potrebbe sembrare soltanto, come dire, un'informazione approssimativa ma che, invece, può essere garantita e verificata sul momento.
  Penso anche, però, alle barriere sociali, e in questo senso mi rallegro molto che, nell'ultimo articolo di questo decreto, si sia fatto riferimento, proprio da questo punto di vista, a quelli che potremmo chiamare «ammortizzatori sociali». Noi siamo stati abituati, nelle ultime legislature, soltanto a tagli, tagli e tagli, che sono intervenuti rispetto a tutta quella che è la dimensione dei bisogni profondi di un Paese e che si esprimono proprio attraverso i bisogni dell'area sociale, attraverso i bisogni che toccano le classi in qualche modo più svantaggiate.
  Da questo punto di vista, se penso a una di quelle che potremmo chiamare le famose «periferie dell'esistenza», mi rallegro anche che, in questo decreto, siano stati sbloccati fondi che riguardano i cantieri e, in particolare, i cantieri che hanno come punto di riferimento l'edilizia penitenziaria. Noi abbiamo bisogno di recuperare dignità in questo senso, non soltanto per rispondere a quelle che sono le sanzioni che in alcuni momenti l'Europa ci ha posto, pensando al sovraffollamento delle nostre carceri, ma abbiamo anche bisogno di recuperarlo come una forma di rispetto noi stessi, per il senso della giustizia.
  Noi non abbiamo mai voluto, non è proprio della cultura italiana, l'idea di una giustizia che sia segregativa, ma è sempre profondamente radicata nella nostra cultura l'idea di una giustizia e, quindi, anche di un'esperienza che passa attraverso il carcere, ma che abbia tutte le caratteristiche Pag. 16della rieducazione, tutte le caratteristiche del recupero proprio della dignità personale. Da questo punto di vista questo comma, il comma 12 dell'articolo 1, può essere francamente interessante per recuperare questa prospettiva.
  Ma un altro aspetto che mi sembra interessante e, mi sia concesso dire, anche sufficientemente innovativo di questo decreto è il nuovo rapporto che si stabilisce tra pubblico e privato.
  Potremmo dire che, in un certo senso, il privato viene liberato, liberalizzato da una pastoia, che è quella della cultura del sospetto, e si individuano nuove forme di collaborazione tra pubblico e privato, a cominciare dalle possibilità che si aprono anche da parte dei privati di accedere a Cassa depositi e prestiti per poter creare infrastrutture positive, che siano oggettivamente al servizio del Paese. Questa capacità di recuperare anche dal privato risorse da mettere a disposizione del bene comune, a me sembra un buon modo di sbloccare l'Italia, soprattutto perché mi sembra un buon modo di sbloccarla dall'egoismo, un buon modo di sbloccarla dall'autoreferenzialità, e comunque, semplicemente, da quella che è una logica di guadagno personale.
  In questo caso noi recuperiamo anche una sensibilità particolare, che appartiene alla migliore tradizione imprenditoriale italiana, che è quella di vedere la dimensione sociale dell'impresa. Mi sembra anche interessante un passaggio, che, forse, mi ha colpito, ma comunque potrebbe non essere cruciale, se non fosse perché io vi ho letto un modo di razionalizzare una serie di risorse che diventano servizio, ma che non sono privilegi.
  Mi riferisco al fatto che, con puntigliosità, si sia precisato il diritto di imbarco al personale di volo degli aeromobili per ragioni di servizio solo nei seguenti casi: quando uno deve tornare casa o quando uno deve raggiungere il posto da cui, poi, si dovrà imbarcare per svolgere il proprio ruolo come personale di volo. Sembrerebbe quasi ovvio, sembrerebbe abbastanza ovvio che io possa disporre di un servizio pubblico soltanto nella misura in cui questo servizio è funzionale al servizio che presto. Mi ha forse stupito questa precisazione, se non fosse che, evidentemente, dietro di questo, vi è una logica diversa, vi è una tendenza, forse, a trasformare in privilegio quello che inizialmente doveva essere, tra virgolette, semplicemente l'applicazione di un criterio ovvio: che io, per potermi imbarcare lì, devo raggiungere la posizione di partenza.
  Perché dico questo ? Perché credo che questa sia una cultura che, attraverso questo decreto-legge, si afferma con chiarezza, che è quella attraverso la quale tutti noi dobbiamo passare, attraverso, diciamo tra virgolette, tutte le «caste» del modo devono passare, perché, veramente, tutto ciò che si fa, si faccia in questa logica di servizio, che partecipa alla costruzione del bene comune, e non si faccia in una logica di piccoli risultati elitari. Questo lo dico, per quello che vale, perché penso che potrebbe servire più che altro come una chiave di interpretazione, una chiave di lettura, una chiave di traduzione, poi, anche in altri contesti e in altre situazioni.
  Certamente, non mi stupisco che i colleghi della Commissione ambiente abbiano passato tante ore in Commissione, perché, effettivamente, da questo punto di vista, il decreto-legge mette molto, molto, molto al centro dell'attenzione l'assoluta improrogabile necessità di intervenire in modo preventivo. Non abbiamo voglia di un'altra disgrazia, non abbiamo voglia di un altro dissesto, per sapere che bisogna davvero, davvero, riguardare alle opere che bisogna compiere, non aspettando l'evento drammatico, ma prevenendolo. Non vi è migliore prevenzione di quella che non permette che l'evento si crei. Questa è la prevenzione, questa è la grande lezione. Genova, di questi giorni, è stata un drammatico pugno nello stomaco...

  PRESIDENTE. Deputato, concluda.

  PAOLA BINETTI.... ma non solo per le avversità atmosferiche – adesso andiamo incontro all'inverno e, probabilmente, ce ne saranno ancora; pochi minuti, Presidente, e concludo – ma perché era atteso, Pag. 17perché lo si sapeva, perché è accaduto nello stesso luogo. Ciò che ci umilia tutti, ciò che, in qualche modo, mette il dito nella piaga dell'insipienza è la ripetitività dell'evento. Ecco, da questo punto di vista, le misure previste sono misure molto, molto positivamente orientate a vedere nella cura dell'ambiente veramente un patrimonio dell'intero Paese.
  Per quello che riguarda le misure relative all'edilizia, questa incentivazione di quella che comunque è una passione tutta italiana...

  PRESIDENTE. Deve concludere, onorevole Binetti. Ha già proprio esaurito il suo tempo.

  PAOLA BINETTI. L'Italia è il Paese in cui essere proprietari della propria casa contribuisce al sentire del far famiglia; da questo punto di vista, mi sembra che il decreto-legge sia molto attento. Mi dispiace non poter dire nulla sull'energia, ma è evidente che dalla gestione dell'energia e dalla ricerca in questo campo ci si attendono davvero molte risposte positive, anche per la creazione di posti di lavoro.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Molteni. Ne ha facoltà.

  NICOLA MOLTENI. Signor Presidente, il gruppo della Lega Nord negherà in modo convinto la fiducia a questo Governo. Neghiamo la fiducia politica a questo Governo e neghiamo ovviamente la fiducia anche rispetto a questo decreto-legge. Neghiamo la fiducia ad un decreto, che non è il decreto sblocca Italia, visto che non sblocca assolutamente nulla rispetto ai bisogni ed alle necessità del Paese. Questo non è il decreto sblocca Italia: si scrive «decreto sblocca Italia», ma è il decreto spazzatura.
  È il decreto spazzatura perché, con l'articolo 35 di questo decreto, si continua in una prassi, una prassi costante tipica dei Governi di centrosinistra, che è quella di riempire il nord di spazzatura e dei rifiuti che vengono da altre zone del Paese. Continuate a fare sì che sia il nord a pagare le inefficienze e le irresponsabilità nella gestione del ciclo dei rifiuti di altre zone del Paese. Non può essere questa la costante ripetuta, cioè che il nord deve pagare per le incapacità e le inefficienze di altre zone nella gestione dei rifiuti.
  Vi sono alcuni termini, i termini «merito», «responsabilità», «efficienza», il termine «virtuosità», non solo per gli enti locali ma anche nella gestione di alcuni servizi, termini e parametri che non appartengono assolutamente al vostro linguaggio ed al vostro dizionario politico. Questa è una dichiarazione di voto sulla questione di fiducia, quindi le considerazioni sono ovviamente considerazioni di carattere generale sull'azione del Governo. Questo era il Governo che doveva cambiare il verso al Paese. Questo era il Governo che doveva ridare speranza, che doveva ridare fiducia ai cittadini italiani, che doveva rilanciare la crescita e l'occupazione. Dopo nove mesi – perché ormai sono nove mesi che il Presidente Renzi governa il Paese – la direzione verso cui state portando questo Paese è esattamente la stessa, esattamente la stessa direzione verso cui stavano portando il Paese prima il Presidente Monti e poi il Presidente Letta, cioè verso il baratro.
  Voi state portando il Paese verso il baratro. State portando il Paese verso la recessione. State portando il Paese verso il default, che non è solo il default finanziario – tra l'altro oggi l'Europa vi ricorda con una lettera come bisognerà probabilmente cambiare la direzione alla manovra e alla legge di stabilità –: voi state portando il Paese nel baratro anche e soprattutto da un punto di vista economico e da un punto di vista sociale.
  Che stiate portando il Paese nel baratro non ve lo dice la Lega Nord o qualche altra forza politica, o meglio, non ve lo dicono solo la Lega Nord e qualche altra forza politica, ma lo dicono i numeri, lo dicono i parametri economici di questo Paese. Mai come oggi, mai come in questo momento, i dati ed i parametri economici segnano la difficoltà in cui questo Paese si trova. È aumentato il debito pubblico: è Pag. 18notizia di oggi che il debito pubblico ha toccato il livello storico massimo (più 133 per cento di debito pubblico). Aumentano le tasse ed aumenta la pressione fiscale a carico delle aziende ed a carico delle famiglie. È aumentata la disoccupazione; il 13 per cento di disoccupazione generale ed il 46 per cento di disoccupazione giovanile (un giovane su due non trova lavoro !) sono i dati reali, sono i dati che confermano il totale fallimento dell'azione politica di questo Paese.
  Aumentano questi dati e, al contrario, i dati economici diminuiscono, perché diminuisce il PIL, diminuisce la produzione, diminuisce l'esportazione, aumentano i fallimenti delle aziende, aumentano le aziende e le imprese che chiudono. Quindi, dati totalmente fallimentari, che sono la cartina di tornasole del fallimento dopo otto mesi del Governo Renzi e della sinistra che sta governando il Paese.
  Siete il Governo delle promesse, delle promesse disattese. Siete il Governo degli annunci che non vengono portati a compimento. Voi siete il Governo che doveva pagare i debiti della pubblica amministrazione nei confronti delle aziende. Ci ricordiamo benissimo il Presidente Renzi, che disse, in una famosa trasmissione, che entro il 21 settembre avrebbe pagato tutti i debiti della pubblica amministrazione nei confronti delle imprese e sappiamo benissimo che questi debiti non sono stati ancora pagati. Siete quelli che dovevano fare la riforma costituzionale e la riforma costituzionale, ad oggi, non è ancora stata fatta. Siete quelli che dovevano fare la riforma elettorale e la riforma elettorale naviga da un Nazareno all'altro. Siete quelli che dovevano finanziare le scuole: tre miliardi e mezzo di finanziamento per le scuole e, da tre miliardi e mezzo, sono diventati un miliardo; peccato che i sindaci dei comuni questi soldi per potere mettere a posto le proprie scuole, da un lato, e costruirne di nuove, dall'altro lato, non li hanno ancora visti !
  Siete quelli della riforma del lavoro e ad oggi la riforma del lavoro per voi significa maggiore facilità a licenziare. Ve lo ricordo, da lombardo e da brianzolo, che vive nella zona dove c’è il tasso di presenza di piccole e medie imprese più alto in tutto il Paese: le nostre aziende non hanno bisogno di licenziare, le nostre piccole e medie aziende, i nostri artigiani, l'artigiano canturino – che è la città da cui vengo – hanno bisogno di vendere e hanno bisogno di esportare i nostri prodotti di qualità sui mercati che oggi sono mercati recettizi per i nostri prodotti, ad esempio la Russia. Ed è per questo che le sanzioni, sostenute anche dall'Italia, che l'Unione europea sta imponendo alla Russia, rischiano di essere, anzi sono sicuramente un motivo di danno, un gravissimo danno allo sviluppo economico del nostro tessuto economico e produttivo e delle nostre aziende. La riforma del lavoro evidentemente non ha prodotto e non sta producendo assolutamente nulla, soprattutto se non si mettono soldi per poter dare alle nostre aziende la possibilità di poter vendere e di poter essere competitive sul mercato.
  Lo stesso si può dire per la riforma della giustizia. Proprio oggi al Senato è stata votata questa pseudo riforma della giustizia civile: è un pannicello caldo. Non è certamente questa la riforma che risolve i due grandi problemi cronici del sistema giudiziario del Paese, ovvero l'arretrato pendente – 5 milioni e mezzo di cause civili e penali pendenti – e l'irragionevole durata del processo. Tutti sanno benissimo che il funzionamento in modo efficiente ed efficace del sistema giustizia rappresenta un veicolo importante per la crescita del nostro Paese. Con un sistema giudiziario che non funziona è evidente che nessuna impresa estera viene ad investire nel nostro Paese.
  E in materia di giustizia – ve lo abbiamo ricordato e continueremo a ricordarvelo fino alla morte – voi siete il Governo dei 5 decreti-legge «svuota carceri». L'unico tema di cui vi siete occupati sino ad oggi in materia di giustizia è il tema delle carceri: liberare, svuotare le carceri, rimettendo in libertà migliaia di criminali. Siete quelli che hanno preso migliaia di spacciatori e li hanno rimessi in libertà e migliaia di spacciatori che Pag. 19sarebbero dovuti finire in carcere sono rimasti in libertà. Quindi, anche sulla riforma della giustizia siamo in attesa di capire quali effetti questa riforma dovrebbe produrre da un punto di vista organico.
  La riforma del fisco è un'altra di quelle riforme che non è stata fatta e che non ha prodotto alcunché. Gli 80 euro, i famosi 80 euro che dovevano rilanciare i consumi interni sono stati unicamente un prodotto ad uso e consumo del Partito Democratico, della campagna elettorale di Renzi. Gli 80 euro, da un lato, ma ricordatevi sempre – i cittadini italiani si devono ricordare – che voi siete anche quelli degli 8 euro di risarcimento ai detenuti, 8 euro come risarcimento ai detenuti.
  Siete quelli, poi, di Mare Nostrum, siete il Governo di Mare Nostrum, dei 150 mila sbarchi, dei 3 mila morti nel Mediterraneo. Siete quelli dell'operazione invasione per eccellenza, la più grande operazione di invasione sul nostro territorio. Siete quelli che hanno cancellato il reato di immigrazione clandestina, reato presente in tutti i Paesi europei, che produce i suoi effetti di deterrenza nei confronti dell'immigrazione clandestina. Voi avete cancellato il reato di immigrazione clandestina. Siete quelli che hanno chiuso i CIE, i centri di identificazione ed espulsione, che sono l'unico strumento utile e funzionale per poter fare le espulsioni. Siete quelli che hanno azzerato il fondo espulsioni. Nel decreto-legge «stadi» avete preso 130 milioni di euro dal fondo espulsioni e li avete girati per poter garantire nuova accoglienza e nuova assistenza agli immigrati. Siete quelli che hanno speso 1,2 miliardi di euro per Mare Nostrum.
  Siete quelli che non trovano i soldi per i lavoratori italiani, ma trovano 12 miliardi di euro per poter garantire il fenomeno dell'immigrazione. Siete quelli che tagliano e limitano i diritti, le tutele e le garanzie dei lavoratori italiani, da un lato, e, dall'altro lato, siete quelli, invece, che investono sull'immigrazione, perché per voi l'immigrazione è una risorsa e una ricchezza.
  Siete quelli che hanno azzerato e ucciso le autonomie locali. La riforma costituzionale è la più grande riforma ipercentralista che sia mai stata fatta. Riportate tutto in capo allo Stato centrale, uccidete le autonomie locali, uccidete i comuni, uccidete le regioni. Non avete cancellato il Patto di stabilità, da un lato, avete ulteriormente aumentato il taglio ai trasferimenti e avete ridotto le competenze, dall'altro.
  Siete un Governo che ha fallito. Siete un Governo che continua in quella politica di totale asservimento nei confronti dell'Europa e, per tutti questi motivi, la Lega non potrà che negare la fiducia a questo Governo (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Matarrese. Ne ha facoltà.

  SALVATORE MATARRESE. Signor Presidente e onorevoli colleghi, Scelta Civica oggi voterà la fiducia a questo provvedimento.
  È un provvedimento nobile nell'intenzione di sbloccare l'Italia e vuole sbloccare l'Italia in questo momento di grave crisi, che vede l'intero sistema economico, ma anche tutta la parte sociale del nostro Paese in grave difficoltà.
  Sbloccare questo Paese significa intervenire su tutto ciò che fino ad oggi abbiamo creato come infrastrutture, di legificazioni incrociate, di sovrapposizioni che di fatto rendono ineseguibili le opere, anche quelle finanziate con i fondi comunitari, ma che rendono difficile l'attività di impresa e che rendono difficile, finanche, gli interventi di interesse ambientale sui territori, anche dovuti al dissesto idrogeologico.
  Su questi temi il provvedimento interviene puntualmente, anche se è un provvedimento molto vasto e molto complesso, che è stato anche oggetto di un duro lavoro in Commissione, nel quale si è cercato un po’ di tener presenti tutte le diverse istanze e si è cercato il più possibile di rendere sempre più aderente alla realtà questo provvedimento.Pag. 20
  Il provvedimento interviene sulle infrastrutture, assegnando poteri a qualcuno che sia in grado di sbloccare ed utilizzare i fondi comunitari, per non lasciare indietro il nostro Paese; e questo la dice lunga su quanto siano prioritarie queste infrastrutture da una parte e di quanto sia incapace questo Paese, fino ad oggi, di spendere. Quindi, siamo stati costretti ad un intervento legislativo speciale, perché non siamo in condizioni, con l'apparato attuale di competenze e di normative, di rendere libere queste risorse. E lo fa su infrastrutture strategiche come la Bari-Napoli, un'opera attesa da moltissimi anni da territori che sono tagliati dall'alta velocità e sono penalizzati, ancora oggi, nello sviluppo economico, sociale e nei rapporti con un'Italia che va a due velocità.
  E lo fa anche per la Palermo-Messina: non a caso, due infrastrutture importanti per opere che si trovano come sempre al Sud, benché qualcuno dica che sia esattamente il contrario.
  Lo fa anche su opere infrastrutturali importanti come i collegamenti ferroviari della Salerno-Taranto-Potenza: mette in collegamento due porti fondamentali per il commercio, per le industrie e per le attività portuali del Mediterraneo e dei traffici con l'est.
  Lo fa semplificando le procedure, lo fa sbloccando fondi di opere che non si sono realizzate e, quindi, è giusto che queste opere, che sono state pianificate, vedano i fondi rimessi su altre opere che sono cantierabili e che quindi sono immediatamente realizzabili.
  Introduce concetti interessanti: l'indifferibilità della spesa, lì dove possiamo intervenire tempestivamente per rimettere a posto gli edifici scolastici, così come intervenire in caso di dissesto idrogeologico, con la massima urgenza, mettendo a disposizione delle risorse.
  Quindi, interveniamo anche in questo decreto – ed è importante evidenziarlo – su un'area particolare come Casale Monferrato, dove ha sede la Fibronit, la più grande produttrice di amianto nella storia italiana, lì siamo riusciti, con il lavoro fatto in Commissione, a liberare 14 milioni di euro, che sono disponibili nei prossimi anni per mettere fine ad un capitolo triste di un sito di interesse nazionale che da tanto tempo aspettava risorse, per sbloccarle dal Patto di stabilità e per andare a corrispondere ad un'oggettiva necessità. E questo è stato anche il frutto del lavoro che in Commissione ha effettuato Scelta Civica.
  Ma interveniamo anche per risolvere i problemi della casa, con il rent to buy, in maniera tale da ridurre il consumo di suolo e favorire l'accesso all'abitazione, valore primario delle famiglie italiane, dei giovani e di coloro che hanno in prospettiva un futuro difficile: a loro diamo la possibilità di avere una casa a condizioni agevolate.
  Interveniamo anche con norme di semplificazione in materia edilizia, non sicuramente per cementificare o per aumentare il consumo di suolo, e qui evidenzio anche un'azione forte di Scelta Civica in questa direzione, chiedendo che negli interventi fosse conservata e ridotta la copertura del suolo e, quindi, la superficie coperta non va ad incrementarsi, viene anche a ridursi. Ci sono delle norme significative che consentono al privato di avere dei vantaggi dall'investimento, a favore delle città quindi a favore dell'occupazione, a favore del miglioramento appunto del consumo di suolo, ma anche per produrre lavoro ed occupazione.
  Quindi, un decreto articolato, che ha delle misure importanti e libera risorse – 3,8 miliardi fino al 2018 in opere – cerca di dare occupazione e cerca soprattutto di semplificare un blocco che abbiamo noi creato in questo Parlamento ed in questo Paese, lasciando ancora oggi un problema grave, che è il Titolo V, che lascia indeterminate le competenze delle regioni, dello Stato e degli enti competenti, che porta effettivamente difficoltà, in questo Paese, ad operare, a fare attività di impresa, a dare lavoro e a dare occupazione.
  Ci sono anche degli interventi importanti, che ci fanno capire quelle che sono in questo Paese le opportunità di ridurre il costo dell'energia, di rendere libero questo Paese dal dazio che noi paghiamo Pag. 21con tutte le aziende le quali pagano di più l'energia in Europa; interveniamo anche per favorire energie alternative come la rigassificazione e non solo, al fine di liberare questo Paese da un monopolio estero che ci costringe a pagare di più l'energia rispetto a tutti gli altri, penalizzando le attività industriali. Un complesso di norme, quindi, che cerca di portare a termine un percorso, che è quello di rilanciare il nostro Paese.
  Ci sono altre riforme che devono essere fatte e che devono essere susseguenti a questo: la riforma sul lavoro, l'IRAP. Tutte iniziative che hanno un unico obiettivo: ridare fiato all'economia e rimettere in moto risorse. Credo, quindi, che la valenza principale di questo decreto-legge sia quella di sbloccare questo Paese, sbloccare le risorse che sono disponibili. Non ci dimentichiamo l'audizione del Ministro Delrio che ci comunica che 40 miliardi di fondi comunitari di fatto non siamo riusciti a utilizzarli. Quindi, queste premesse, di avere una grave crisi, di non avere lavoro, di avere aziende che chiudono e risorse che non spendiamo, credo giustifichino ampiamente la fiducia a questo provvedimento perché perlomeno è un effettivo intento di sbloccare qualcosa, che non siano solo parole o rivendicazioni inutili. Noi dobbiamo cercare di sbloccare questo Paese ridando lavoro e occupazione e la voglia di fare impresa in questo Paese, che sicuramente manca perché, quando tante norme impediscono di fare attività di impresa, ciò porta l'impresa ad andare in altri lidi, in altri posti e portare lavoro e occupazione dove magari se ne avverte meno bisogno, ma dove vengono date opportunità diverse. Cerchiamo di rendere più competitivo questo Paese con un decreto-legge che nelle finalità è sicuramente importante (Applausi dei deputati dei gruppi Scelta Civica per l'Italia e Partito Democratico).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Pellegrino. Ne ha facoltà.

  SERENA PELLEGRINO. Presidente, sottosegretario, onorevoli colleghi, siamo alla dodicesima richiesta di fiducia da quando questo Governo si è insediato, quasi due al mese. L'ennesimo vulnus ai danni della democrazia costituzionale del nostro Paese. Abbiamo il dovere politico e morale di denunciare questo ricorso continuo all'uso della decretazione d'urgenza che produce uno svuotamento delle funzioni legislative e parlamentari e una mortificazione del ruolo del Parlamento in palese contrasto con i dettami dell'articolo 70 della Costituzione che affida alle due Camere l'esercizio della funzione legislativa. Ma oggi siamo di fronte a un fatto ancora più grave. A questo punto non si tratta più di semplice erosione delle competenze parlamentari. Se si impone la fiducia senza che l'Aula della Camera, investita in prima lettura, possa neanche iniziare l'esame del provvedimento e degli emendamenti presentati, siamo alla deriva autoritaria. Ed è già successo al Senato con il Jobs Act e ora tocca alla Camera perché noi non ci facciamo mancare nulla, Presidente. Abbiamo deciso che il Senato è di troppo ? Oggi possiamo dire che anche la Camera è di troppo e possiamo senza paura dire che siamo davvero alla dittatura dell'esecutivo sul legislativo.
  Ma perché, noi ci chiediamo, voi volete mettere la fiducia ? Perché avete paura della vostra maggioranza, nonostante i grandissimi numeri di cui disponete alla Camera. Perché mettete la fiducia ? Perché evitate il confronto parlamentare. Se i Governi Berlusconi avessero da subito impedito l'esame di un decreto-legge come state facendo voi oggi, ci sarebbe stata la rivolta dei colleghi del gruppo parlamentare del Partito Democratico. E ci chiediamo ancora: perché mettete la fiducia ? Perché svilite i vostri parlamentari ? Perché li zittite e li obbligate a ripudiare il loro ruolo ? Perché li usate solo per schiacciare i bottoni ? Con questo «sblocca Italia» siamo all'apoteosi dell'uso distorto dello strumento del decreto-legge, un altro schiaffo al Parlamento, soprattutto perché sono evidenti le sue incompatibilità con diverse norme costituzionali e con la giurisprudenza consolidata. Si sta modificando in modo sostanziale il ruolo e la Pag. 22possibilità stessa del Parlamento di legiferare. Un decreto-legge omnibus, eterogeneo e disorganico, privo di una qualsivoglia matrice unitaria, dove è assente qualsiasi requisito che legittima la decretazione d'urgenza. Già a partire dal titolo si rivela l'eterogeneità delle materie trattate, ma lo stesso titolo è incompleto, non essendo esplicativo rispetto all'eterogeneità dei temi compresi nel decreto-legge.
  Viene anche da chiedersi che fine hanno fatto gli ammonimenti del Capo dello Stato sull'uso distorto della decretazione d'urgenza. Ma ci chiediamo se il Presidente della Repubblica si è reso conto di quello che va firmando. Noi facciamo appello al Presidente della Repubblica. Com’è possibile, poi, pensare che con provvedimenti come questi si può far ripartire l'economia italiana ? In questo provvedimento non vi è alcuna traccia di visioni e azioni innovative, capaci di affrontare il futuro e far uscire il nostro Paese dalla crisi. Un intervento legislativo con un'idea di sviluppo vecchia, pieno di provvedimenti fallimentari. Ormai sono decenni che sappiamo che non è quella la soluzione per la nostra economia, che non potranno dare al Paese uno sviluppo moderno e duraturo e in grado di rispondere alle necessità presenti in una prospettiva di compatibilità sociale e ambientale. Le scelte che vengono riproposte sono quelle che hanno da sempre caratterizzato i Governi nel nostro Paese negli ultimi anni: deroghe, semplificazioni edilizie, commissariamenti, varianti in corso d'opera, anche per gli appalti pubblici, condoni mascherati, procedure speciali e centralizzazioni di poteri sul Governo, esautoramento e asservimento delle amministrazioni locali. La storia la conosciamo già e sappiamo anche qual è la fine.
  Verranno dimezzati i tempi per autorizzazioni e controlli, praticando le forzature del silenzio assenso: tutti sistemi e armamenti cari alle politiche berlusconiane. Viene artatamente confuso il problema dell'eccessiva burocrazia e delle inadempienze con le autorizzazioni, i permessi, i controlli che sono, invece, a garanzia di una corretta gestione del patrimonio immobiliare, delle opere pubbliche, dell'ambiente, delle politiche urbanistiche.
  In troppi articoli di questo decreto-legge le opere e gli impianti da realizzare vengono definiti di interesse strategico, di preminente interesse nazionale, di pubblica utilità: slogan dal nostro punto di vista, con tutto ciò che comporta in termini di deroghe alla normativa vigente, di militarizzazione delle aree e conseguente sovrapposizione dello Stato nei confronti delle regioni, enti locali e delle stesse comunità coinvolte.
  Per l'esigenza di fare presto vengono sacrificati i fondamentali principi di legalità e trasparenza. Purtroppo, però, abbiamo imparato che deroghe e semplificazioni pericolose non sono compatibili con una seria politica di contrasto alla corruzione: anche ieri, Cantone l'ha dichiarato. Dal G8 a La Maddalena alla pseudo-ricostruzione de L'Aquila, dal Mose di Venezia all'Expo di Milano abbiamo verificato che la deroga, la semplificazione, il commissariamento finiscono per essere funzionali ad un sistema corruttivo che non dà alcuna compiutezza alle opere, che esaspera i costi, che allunga i tempi, che rende quella pratica priva di trasparenza.
  I risultati sono evidenti: una gestione centralista e autoritaria che calpesta o deroga dai principi di democrazia, trasparenza e legalità che si è data invece l'Italia repubblicana, e fa prevalere invece solo interessi di tipo economico che sottomettono gli interessi pubblici ovvero i principi costituzionali di rango prioritario e sovraordinato. Invece di essere coraggiosi nel pensare al nostro futuro, si cerca di risolvere la crisi del Paese rispondendo ai desiderata delle lobby e dei poteri dominanti, foraggiando settori economici tradizionali che si sono dimostrati i più reattivi al cambiamento. Ci si piega alle peggiori istanze corporative di settori che non hanno alcun futuro e che non aiuteranno questo Paese a risollevarsi.
  Si prolungano senza gara le concessioni autostradali, si rilanciano le grandi opere, si favorisce la dismissione del patrimonio pubblico a favore dei grandi speculatori Pag. 23immobiliari: sinceramente, signora Presidente, mancano solo i nomi su questo decreto-legge. Si sovrappongono l'incenerimento dei rifiuti, nuove devastanti perforazioni per la ricerca di idrocarburi in terra e in mare, le costruzioni di gasdotti, si semplificano e deregolamentano le bonifiche.
  Ma dove sono i proclami che fa il nostro Presidente Renzi quando poi si ritrova dall'altra parte dell'oceano e parla di green economy ? Un decreto-legge senza fondi reali o aggiuntivi che revoca, rialloca risorse non impegnate in precedenza, che non avrà alcun impatto effettivo sull'economia reale del nostro Paese. Le prospettive e il ruolo dell'Italia nell'economia globalizzata secondo la visione che ci dà questo decreto è vecchia, stantia e – mi passi – fossile. Non c’è alcun riscontro in una visione di futuro che connetta la rivoluzione digitale con quella energetica, l'esigenza di risparmio delle risorse con la decarbonizzazione dell'economia, la salvaguardia dell'ambiente con la valorizzazione del nostro patrimonio storico-culturale. Con decreti come questi come pensate voi di guadagnare la nostra fiducia ?
  Matera è stata da pochi giorni indicata come capitale europea della cultura 2019. Con questo decreto-legge voi riempirete la Basilicata di trivelle e poi ci si lamenta che il nostro turismo continua a perdere colpi a livello internazionale. Ma noi siamo per la cultura, l'ambiente e la bellezza di cui tutti i nostri parlamentari si riempiono la bocca ogni giorno e voi, invece, nei fatti siete con il petrolio. Ed è proprio per questo che convintamente, signora Presidente, noi non potremo dare la fiducia a questo Governo (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Piso. Ne ha facoltà.

  VINCENZO PISO. Grazie Presidente, il provvedimento comunemente definito «sblocca Italia» costituisce una delle misure assunte dall'Esecutivo per affrontare uno dei momenti storici più complessi e difficili nella vita del nostro Paese. Problematiche interne ed internazionali di vasta portata ci sollecitano, infatti, ad operare con rapidità e concretezza per affrontare questioni economico-sociali di dimensioni assolutamente rilevanti.
  È necessario intervenire, quindi, su risorse, sugli strumenti a nostra disposizione, per renderli funzionali a quella missione di risanamento e di rilancio del Paese che costituisce il principale obiettivo di questo Esecutivo.
  L'Italia deve, infatti, fare i conti con un apparato amministrativo troppo pesante e costoso – che va assolutamente snellito e reso economicamente più sostenibile – con norme e regole estremamente rigide e un sistema legislativo complesso e farraginoso; tutto questo va rapidamente semplificato e reso più moderno e produttivo; come il mercato del lavoro, ingessato e bloccato, va reso più semplice ed aperto al fine di rendere disponibili le nuove opportunità che i mercati offrono.
  Questi gli elementi e i dati sui quali il Governo si confronta e si impegna con misure che cercano di dare adeguate risposte ai problemi che l'attuale fase storica ci propone. Ed è questa – forse, è ancora necessario ricordarlo – la ragione che ci ha consigliato di sostenere e partecipare ad un Esecutivo che solo avrebbe potuto aiutare il Paese, in una fase in cui il non governo ed il caos avrebbero potuto affossarlo in maniera definitiva.
  L'Italia ha bisogno di riforme profonde e strutturali, di misure che contengano valori di concretezza e di rinnovamento e che affidino al Paese anche un messaggio simbolico di speranza, di convinzione. L'Italia ha, finalmente, bisogno di affrontare con decisione tutti quei problemi strategici sui quali si è per troppo tempo glissato e che costituiscono le pietre angolari di una realtà veramente competitiva: energia, logistica, snellimento burocratico, innovazione e ricerca.
  Entrando progressivamente nel merito del provvedimento in questione, riteniamo anche opportuno, a futura memoria, esaminare in termini più prettamente politici e di efficienza dei lavori parlamentari Pag. 24quanto accaduto in queste ore, in questi giorni, attorno al decreto-legge «sblocca Italia». Infatti, dopo giorni di intenso lavoro, nel corso dei quali sono stati ascoltati decine di soggetti istituzionali ed esaminati circa 3 mila emendamenti – compresi i sub – e ne sono stati votati mille, la Commissione bilancio ha posto ieri quarantotto condizioni sul proprio parere, delle quali ben tredici hanno riguardato soppressioni di commi, gruppi di commi e interi articoli.
  Non è la prima volta: analoga situazione si è verificata durante la discussione del collegato ambientale. Il testo inviato all'esame del Ministero dell'economia e delle finanze e della Commissione bilancio è stato ampiamente rivisto: il Tesoro ha chiesto di reinserire alcune parti che erano state cassate in sede di esame presso la Commissione ambiente; la Commissione bilancio ha chiesto di cassare numerose parti per mancanza di copertura. Il provvedimento, che pure è un collegato alla legge di stabilità dello scorso anno, attende ancora la sua approvazione.
  Alcuni aspetti problematici si sono verificati anche con riferimento al progetto sui reati ambientali. La decisione di prevedere la confisca dell'azienda in caso di reato ambientale colposo non è un passo avanti in materia di tutela ambientale, ma comporta il rischio che migliaia di aziende possano essere oggetto di una simile possibilità, a cominciare dalle raffinerie, dalle acciaierie, dalle concerie. Non ci si meravigli, poi, delle difficoltà che talvolta noi troviamo come sistema Paese a captare investimenti.
  Il presidente Realacci, di cui tutti abbiamo avuto modo di apprezzare l'equilibrio e, diciamo la verità, anche la pazienza nel corso della discussione, ha avuto modo di evidenziare la necessità di un maggiore coordinamento tra le Commissioni, al fine di evitare il ripetersi di situazioni simili. C’è, poi, un elemento che desidero segnalare e che è direttamente collegato a quanto poco fa esposto, che riguarda l'iter del provvedimento stesso: il nostro gruppo – il gruppo del Nuovo Centrodestra –, sin dal primo momento, aveva contestato l'assegnazione di questo testo alla sola Commissione ambiente.
  Data la sua natura, esso poteva essere assegnato congiuntamente alla Commissione trasporti, la cui competenza si estendeva su nove articoli, alla Commissione attività produttive, altri nove articoli, ed anche alla Commissione bilancio per la rilevante movimentazione di risorse che è contenuta in questo testo; ciò anche perché un provvedimento così complesso potesse arrivare in Aula con una discussione più ampia e completa e, forse, anche con più forza.
  Passando all'esame delle principali norme contenute nel decreto, possiamo svolgere alcune considerazioni. Nell'articolo 3, il Fondo per il rilancio delle infrastrutture, già costituito presso il Ministero competente con l'articolo 18 del decreto-legge n. 69 del 2013, il cosiddetto decreto-legge «del fare» e già dotato di oltre 2 mila milioni di euro – di cui 335 per l'anno 2013, 405 per l'anno 2014 e 652 per l'anno 2015 –, viene incrementato di 3 miliardi 890 milioni di euro – il cosiddetto «sblocca cantieri» – per il periodo che va dal 2013 al 2020.
  Se non fosse intervenuto questo decreto, per la Napoli-Bari l'inizio dei lavori sarebbe stato fissato per il 2018 e per la Palermo-Catania-Messina per il 2017. In questo modo, l'inizio dei lavori è anticipato al 2015. Per quel che riguarda le risorse, per la Napoli-Bari vi è un investimento pari a oltre 4 miliardi di euro, mentre per la Palermo-Catania di oltre 5 miliardi. L'insieme delle misure consentirà di investire oltre 13 miliardi di euro nei prossimi mesi.
  Per quanto riguarda il rinnovo delle concessioni autostradali, con tutti i miglioramenti introdotti in sede referente in Commissione, lo sblocco di risorse risulterà pari a circa 10 miliardi di euro nei prossimi anni.
  La semplificazione delle procedure edilizie, la riduzione degli oneri a carico dei cittadini e delle imprese per assicurare processi di sviluppo sostenibile, con particolare riguardo al recupero del patrimonio Pag. 25edilizio esistente, rimetteranno in movimento l'edilizia e la cantieristica privata, attraverso semplificazioni procedurali nel rispetto dell'ambiente e del territorio. Sotto questo aspetto, la decisione di prevedere uno schema nazionale di regolamento edilizio si muove pienamente nel modello di lavoro del Governo: assicurare il riavvio dell'economia nel pieno rispetto delle regole ambientali e delle regole di tutela dei patrimoni culturali ed artistici delle nostre città. Quindi, il contrario della deregulation paventata dalle opposizioni e dalle associazioni ambientaliste.
  Occorre osservare che il provvedimento contiene una ampia anticipazione delle norme sul consumo del suolo, consentendo ai comuni di applicare oneri di costruzione differenziati a favore del ripristino delle aree degradate e delle aree industriali dismesse rispetto all'occupazione di aree di suolo vergine. La temuta invasione delle trivelle è stata tenuta a freno, anche se giustamente le competenze sulla sicurezza energetica nazionale sono state riportate alla competenza del Governo. Sono state introdotte norme per accelerare le decisioni sulla valutazione di impatto ambientale e sulla valutazione ambientale strategica.
  È stata soppressa la norma che consentiva le trivellazioni nei golfi, in particolare quelli di Napoli, Salerno, isole Egadi e Venezia. È stato introdotto il divieto del fracking, ovvero di quella particolare procedura operativa che consiste nell'estrarre idrocarburi mediante sbriciolamento del sottosuolo, una pratica attenzionata anche dall'Europa nel suo insieme.
  E ancora, sono state introdotte, nell'ambito delle richieste di concessione per la ricerca e la coltivazione di idrocarburi in mare, le fideiussioni bancarie per il ripristino ambientale e l'assicurazione per eventuali incidenti; una misura sacrosanta, attesa e richiesta da anni dalle associazioni ambientaliste e che, in fieri, era già contenuta nel Trattato sulla tutela del Mediterraneo, ma che non era mai stata così compiutamente esplicitata. Rammentiamo che in relazione all'incidente del golfo del Messico del 2010, la British Petroleum ha sborsato oltre 6 miliardi per fermare la fuoriuscita di petrolio e la ripulitura delle coste.
  Concludo osservando che un miglior coordinamento tra Commissioni o quanto già detto precedentemente avrebbero potuto evitare quanto accaduto con riferimento all'IVA per l'acquisto della prima casa ed il relativo ping pong.
  Detto questo, a proposito del ventilato autoritarismo dell'Esecutivo, forse, e lo dico da persona che ha frequentato anche altre assemblee elettive, noi ci dovremo porre, più che il problema del ventilato autoritarismo, il problema della rivisitazione molto profonda dei regolamenti parlamentari, perché credo che raramente, veramente raramente, si è visto una serie di regole che comportano una farraginosità nel procedere che rende di fatto impossibile prendere decisioni nella correttezza della possibilità di avere una discussione ampia e profonda.
  Pertanto, detto questo, ribadiamo, come Nuovo Centrodestra, il nostro voto favorevole alla questione di fiducia posta dall'Esecutivo, a cui va il nostro assoluto sostegno (Applausi dei deputati del gruppo Nuovo Centrodestra).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Castiello. Ne ha facoltà.

  GIUSEPPINA CASTIELLO. Signor Presidente, onorevoli colleghi, pochi Primi Ministri italiani hanno goduto delle eccezionali circostanze di cui si avvale il Premier Renzi. Più si addensano nubi minacciose sul nostro Paese, sul Mezzogiorno, sulla nostra economia e sulla sua solvibilità e più la mongolfiera del suo consenso personale, delle sue dichiarazioni auto-celebrative, delle funamboliche promesse all'interno del programma dei mille giorni vola verso l'alto.
  Più gli economisti fanno fosche previsioni sul nostro futuro, con gli istituti di statistica e gli organismi internazionali di previsione economica e finanziaria che ribadiscono la continuazione di una debolezza ciclica dell'economia italiana, che Pag. 26si accompagna al rallentamento dell'area Euro, e più Renzi rivendica la sostenibile leggerezza dell'essere e del mangiare gelati.
  Insomma, l'immagine che lei dà al Parlamento e al Paese, signor Presidente del Consiglio che non c’è, è che lei voglia battere tutti i record in quest'epoca repubblicana, dalle promesse di approvare una riforma al mese alla definitiva intenzione di presentare alle Camere «provvedimenti monstre» come decreti che mettono insieme la magistratura e la mozzarella di bufala, tutti record rimasti gesti comunicativi e null'altro.
  In questa cornice politico-parlamentare devo dire che un record invidiabile lei, Presidente del Consiglio che non c’è, lo ha infatti già ottenuto in circa otto mesi di guida di questo Paese ed è il numero delle questioni di fiducia chieste alle rispettive assemblee legislative, che certamente appaiono un evidente segno di debolezza e non certo di forza, come lei vorrebbe far credere agli italiani. Un'evidente fragilità, in quanto l'attuale Governo, fra quelli degli ultimi anni, dovrebbe essere quello più forte, dotato di un leader carismatico e di una grande maggioranza parlamentare, in particolar modo qui alla Camera dei deputati, per cui non dovrebbe avere difficoltà a far approvare provvedimenti di proprio interesse al Parlamento.
  Eppure, decreto dopo decreto, abusando come nessun altro Governo ha mai fatto in precedenza dello strumento della fiducia, con la ventiquattresima su ventinove leggi, ha calpestato la Costituzione ed il Parlamento, esautorandolo di ogni potere legislativo, umiliando l'intera Assemblea con continui ricorsi al voto di fiducia. Ed oggi un'ennesima richiesta di voto di fiducia per un provvedimento dei più omnibus e pasticciati mai visti, un decreto-legge che sin dal titolo riunisce insieme una molteplicità di norme del tutto diverse fra loro e che riprendono più volte temi affrontati in provvedimenti immediatamente precedenti, dando l'immagine di una produzione normativa ingestibile, scorretta, illegittima e che sfugge alla comprensione dell'opinione pubblica, degli operatori economici e persino degli addetti ai lavori in quest'Aula.
  Un vero e proprio pasticcio procedurale quello che è venuto fuori dall'ultima revisione della Commissione bilancio, dove abbiamo tagliato, avete tagliato – questa è una vergogna – del 50 per cento il Fondo per le emergenze che serve a finanziare la ricostruzione a Genova, dove vi è lo stop al taglio dell'IVA al 4 per cento per chi effettua lavori di ristrutturazione; oppure vogliamo parlare dei vincoli degli affitti ? Beh, in nome del rilancio dell'economia, della semplificazione e del salvataggio del Paese, a cui non corrispondono nella realtà altrettanti concreti e tangibili effetti positivi per il tessuto socio-economico italiano, per la famiglia e per le imprese, il Governo Renzi prosegue candidamente la linea dei precedenti Monti e Letta, con il «salva Italia», il «crescItalia», il «semplifica Italia», a cui sono poi seguiti il decreto «del fare», «destinazione Italia», per giungere agli ultimi con il decreto «competitività» e da ultimo lo «sblocca Italia», che noi definiamo «blocca Italia».
  Siamo di fronte a una sequela di provvedimenti di urgenza che, per quanto posti al centro dell'attenzione dei programmi riformatori, nei fatti contengono centinaia di disposizioni cervellotiche proprio come lo «sblocca Italia», molto spesso inattuabili, mischiati in un pulviscolo di provvidenze e sussidi per proteggere minute attività o, in altri casi, per favorire potenti lobby di servizi industriali, come nel caso della norma che consente che le società autostradali possano ottenere la proroga delle concessioni con l'unificazione di tratte interconnesse, impegnandosi a fare investimenti e mantenere un regime tariffario più favorevole all'utenza. Beh, ovviamente tutto questo senza gara, alla faccia dell’Authority, del mercato, delle norme comunitarie in materia di libera concorrenza ! Una decisione incredibile che, nonostante le correzioni in corso d'opera introdotte in Commissione ambiente, sarà posta al centro dell'attenzione proprio in sede europea ed è facile prevedere un'altra procedura di infrazione ai danni del nostro Pag. 27Paese. O, ancora, la norma che interviene per le bonifiche ambientali nelle aree di rilevante interesse nazionale. Si prevede, infatti, la nomina di un commissario, l'ennesimo commissario straordinario nominato dal Governo, una figura che caratterizza pressoché l'intero impianto normativo del decreto, che potrà e dovrà procedere al coordinamento delle opere di un soggetto attuatore della bonifica, attualmente la Sogesid Spa, società del Ministero dell'ambiente finita al centro di diverse inchieste giudiziarie, con affidamento diretto per una società in house che svolge mansioni tipiche ministeriali, che lascia perplessi e sconcertati.
  Un'azienda di Stato, la Sogesid, inutile e costosa, con a capo l'ex uddiccino Marco Staderini, la cui chiusura dell'attività era stata promessa due anni fa dall'allora Ministro Clini in Commissione ambiente alla Camera all'interno del decreto-legge sulla spending review.
  Siamo di fronte ad un decreto-legge, la cui molteplicità di norme eterogenee, palesemente incostituzionali, incide senza alcun significativo impatto sull'economia reale e senza effettive risorse finanziarie, che rappresentano in realtà un'ennesima scatola vuota.
  La sua ossatura finanziaria indica, infatti, la chiara inesistenza di fondi reali per favorire la ripresa dell'economia reale e la mancanza di risorse di stanziamenti aggiuntivi, come peraltro ammesso dallo stesso Ministro dell'economia e delle finanze Padoan per favorire, ad esempio, nuovi lavori cantierabili. Interventi previsti per finanziare norme di spesa si rinvengono, infatti, esclusivamente attraverso la revoca di risorse non impegnate in precedenza, riducendo peraltro il già esiguo stanziamento di fondi per l'incentivazione e l'occupazione delle donne e dei giovani del Mezzogiorno, per il finanziamento degli ammortizzatori sociali.
  Aggiungo ancora come decisioni esclusivamente politiche, derivanti dall'indiscriminato inaccettabile utilizzo delle risorse previste dal Fondo di sviluppo e coesione, come se fosse un bancomat per fronteggiare le criticità ambientali delle aree metropolitane, distraendo fondi dalla sistemazione idraulica dei corsi d'acqua nel Mezzogiorno, sanciscano in maniera inequivocabile la scarsa attenzione di questo Governo alle politiche del Mezzogiorno e soprattutto alle aree del sud.
  Una conferma di come la questione meridionale non sia al centro della sua agenda politica, al centro delle sue decisioni come priorità assoluta, nonostante il problema della crescita e dell'aumento dell'occupazione per il Mezzogiorno d'Italia sia visto in Europa come fra le esigenze prioritarie.
  Ha dimostrato, infatti, anche in questo decreto «sblocca Italia» che si segue la stessa impostazione inutile e fumosa dei precedenti provvedimenti chiaramente di marketing renziano, impostati in via esclusiva sull'effetto annuncio. Definanziare il programma di spesa per sostenere le aree del sud, come ha scelto infatti il Governo Renzi, riducendo gli stanziamenti previsti dal Fondo sviluppo e coesione rallenterà pertanto ogni tentativo di ripresa economica e sociale del Mezzogiorno.
  I tentativi di correggere l'impianto normativo a favore del Mezzogiorno, riequilibrando le misure per le regioni meridionali attraverso le nostre diverse proposte emendative presentate in Commissione ambiente, non sono stati accolti né dal Governo, né tantomeno dalla maggioranza.
  È solo grazie all'attenzione, alla caparbietà e al lavoro del nostro gruppo di Forza Italia, che insieme ai colleghi Latronico e Abrignani, siamo riusciti a indirizzare per quanto possibile interventi volti a sostenere la territorialità meridionale, come ad esempio l'inclusione della tratta ferroviaria Salerno-Potenza-Taranto nel programma delle infrastrutture strategiche.
  La più evidente e sconcertante assenza di una linea di indirizzo di politica economica per il Mezzogiorno è stata chiara sin dall'inizio dell'insediamento di questo Governo, nonostante i dati drammatici sociali ed economici che evidenziano come sia in corso una vera e propria desertificazione industriale nel sud.Pag. 28
  La scarsa attenzione sociale ed economica rivolta alle aree del Meridione, la confusione anche in ambito europeo sul corretto impiego dei fondi strutturali comunitari, unita al taglio dei cofinanziamenti dal 50 al 26 per cento che il Governo si accinge a fare per la Campania, la Calabria e la Sicilia, confermano come l'Esecutivo renziano sia più concentrato sulle politiche degli annunci, sulle operazioni di puro lifting che sul prevedere in realtà vere e autentiche misure a favore dell'economia reale e a sostegno delle imprese e delle famiglie del Mezzogiorno d'Italia.
  Troppo magro questo bottino, dottor Renzi, troppo scarse sono state le misure concrete introdotte dal suo Governo per determinare un vero e proprio impatto sulle famiglie e sulle imprese, in particolare del Meridione e dare un segnale forte e urgente di scossa all'economia del Paese che permane in una situazione gravissima.
  L'Italia vera, quella delle piccole e medie imprese, quella di tanti commercianti e artigiani alle prese quotidianamente con l'insostenibile quantità di tasse da pagare e le difficoltà di accesso al credito bancario, l'Italia di tanti imprenditori che rischiano ogni giorno si ribella e si mobilita contro un decreto-legge inutile che finanzia le grandi opere inutili, le trivellazioni di petrolio anche nelle acque delle fragilissima costiera campana tra Capri, Ischia ed Amalfi, come se non avessero già abbastanza problemi.
  Mi avvio alla conclusione, signora Presidente: noi di Forza Italia non ci stiamo a tutto ciò. Lei, Presidente del Consiglio che non c’è, lei dottor Renzi, sta continuando su una strada vecchia, venduta, che vuole vendere come nuova, soltanto perché è cambiato l'autista. Lei, dottor Renzi, si vede un pilota di Formula uno, non avendone però la capacità. Il suo modo di guidare ha solo il modo disinvolto di chi riesce ad usare il clacson, il freno e l'acceleratore: troppo poco, signor Renzi, per chiederci un voto di fiducia, troppo poco anche per questo Paese ed è per questo motivo che noi, come Forza Italia, voteremo contro questo ennesimo voto di fiducia.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Terzoni. Ne ha facoltà.

  PATRIZIA TERZONI. Presidente, data l'importanza del decreto, sarebbe stata auspicabile la presenza del Presidente del Consiglio Renzi, ma, forse, è troppo impegnato a scrivere qualche tweet (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Non so se lei lo abbia mai visto, ma io, quando per la prima volta ho visto il film la Storia Infinita, ero molto piccola; eppure, affascinata dalle immagini, non riuscivo a comprenderne il significato. Però, nel film c'erano animali fantastici che volavano, uomini fatti di roccia che parlavano, paesaggi mozzafiato e un ragazzino coraggioso. Si ricorda cosa stavano combattendo tutti quanti ? Il nulla, il nulla che avanzava sotto forma di una nuvola nera e densa e che dietro di sé lasciava il vuoto.
  Ecco, con il tempo sono riuscita a capire il significato di quella storia e ho visto il film con occhi diversi e più consapevoli. Sa che le dico ? Il Governo di Matteo Renzi rappresenta perfettamente la trasposizione nella realtà del concetto di lasciare dietro di sé il nulla, raccontato nella storia. Ci pensi bene. Renzi racconta storie, fa annunci e costruisce immagini, però sono immagini a due dimensioni: manca la terza dimensione, ossia quella che dà vita agli oggetti, quella che fa diventare tangibili e toccabili con mano quelle immagini. Le cose che va raccontando rimangono su carta. Tanto per dare un dato su tutti, uno dei più significativi, mancano ancora 528 decreti attuativi, molti dei quali ormai inutili, visto che sono scaduti i termini. Lui fa in modo di comunicare a persone che lo sentano. Badate bene: persone che lo sentano e non che lo ascoltano, perché, se quelle persone si fermassero un attimo ad ascoltarlo, vedrebbero spuntare dietro quelle parole la nuvola nera e densa portatrice del nulla Pag. 29ed oggi noi siamo chiamati ad esprimerci sull'ennesima fiducia. Ma, signora Presidente, la fiducia è una cosa importante che non può essere data in maniera incondizionata. La fiducia si guadagna con il tempo, dimostrando di meritarsela. Noi entriamo nel merito dei provvedimenti e il nostro voto di fiducia è basato su questo.
  A proposito: questa è la fiducia n. 24. Abbiamo pensato di farvi un regalo per prenderne il conto, solo che dovrà usarlo con parsimonia, perché se continua così, fra qualche mese, dovremo regalargliene un altro (Il deputato Zolezzi mostra un pallottoliere). È un pallottoliere, signora Presidente (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Su questo è basata...

  PRESIDENTE. Onorevole, io non vedo la persona che sta esponendo quell'oggetto. La pregherei... Onorevole Zolezzi, la prego di riporre quell'oggetto...

  PATRIZIA TERZONI. Signora Presidente, è un pallottoliere. È come un computer.

  PRESIDENTE... altrimenti devo chiedere agli assistenti parlamentari di ritirarlo.

  PATRIZIA TERZONI. È per contare, perché devono imparare a contare pure loro (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) !
  Su cosa è basata la fiducia che concederanno a Renzi per l'ennesima volta quelli del suo partito ? Non vorranno mica farci credere che la loro è una fiducia incondizionata ? La loro è chiaramente una fiducia basata sulla speranza, la speranza che, così facendo, possono avere il posto garantito anche la prossima volta.
  Abbiamo letto e riletto il testo di questo decreto e siamo subito arrivati ad una conclusione: è inemendabile ! Cementifica, trivella, si basa su energie fossili, ovvero va esattamente nella direzione opposta rispetto a quella in cui non solo la politica energetica e il MoVimento 5 Stelle sta andando ma tutti i Paesi più avanzati. Rappresenta esattamente il contrario di progetto di Paese avanzato, efficiente e sano che ha il MoVimento 5 Stelle. Per questo abbiamo deciso di presentare un nostro decreto, che abbiamo chiamato «attiva Italia». In questo processo ci siamo sentiti supportati da molte parti. Noi siamo stati consapevoli, sin dal primo momento, di stare dalla parte giusta, con la parte sana del Paese, quella che ha a cuore il futuro del nostro territorio e del nostro ambiente, perché vede nel rispetto e nella valorizzazione di questi due beni comuni l'unica possibilità di costruire un futuro. E infatti siamo in ottima compagnia: Greenpeace, WWF, Salviamo il Paesaggio, Forum dell'acqua, comitati No Triv, Lega Ambiente e addirittura l'ANPI, Associazione nazionale partigiani d'Italia, per citarne solo alcuni non potendo elencare tutti i 200 comitati, o come li ha bollati Matteo Renzi, «comitatini» che hanno aderito alle manifestazioni contro questo sciagurato decreto che sfascia l'Italia. Li ringraziamo per avere fatto sentire la loro poderosa voce (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
  Il presidente della Commissione ambiente, Realacci, ha affermato che abbiamo travisato il significato del decreto. Evidentemente, l'abbiamo travisato insieme a migliaia di cittadini e insieme alle maggiori associazioni ambientaliste italiane. Lo deve avere travisato anche Altra Economia, che ha raccolto nel suo instant book contro il decreto «rottama Italia» testimonianze e interventi di 16 grandi firme, fra cui Settis, Maddalena e Berdini, che raccontano il decreto che devasterà il paesaggio italiano per fare un regalo ai gruppi di potere e alle lobby amiche del Governo Renzi.
  Alcuni li abbiamo visti appostati, nottetempo, dietro le porte della Commissione, pronti a ricevere rassicurazioni sull'inserimento di provvedimenti a favore del cemento e degli inceneritori. A proposto di inceneritori, chi, come noi, non si fa abbagliare dai discorsi renziani, ricorda molto bene come il Presidente si scagliò contro la dottoressa Gentilini, oncologa dell'Isde, Associazione internazionale medici Pag. 30per l'ambiente, che ebbe l'ardire di affermare che gli inceneritori provocano troppi malati. Renzi si scagliò contro di lei, accusandola di fare terrorismo.
  A quel tempo, egli era ancora presidente della provincia, ed apparve già chiaro cosa avesse in mente e quali interessi avesse intenzione di difendere; e oggi chiude il cerchio, dichiarando gli inceneritori opere di interesse strategico. Questo che significa ? Che, se qualcuno decide di costruirci un inceneritore dietro casa, potrà essere difeso dall'esercito, e ogni forma di protesta sarà impedita. Le regioni saranno espropriate dei loro poteri, quando dovrebbero legiferare in materia di gestione dei rifiuti. In pratica, una modifica del Titolo V della Costituzione fatta attraverso un decreto-legge.
  Inammissibile ! Questo è violentare la nostra Costituzione (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) !
  La presentazione e la discussione di questo decreto-legge, però, un aspetto positivo per noi lo hanno: finalmente, in molti hanno calato la maschera; finalmente, abbiamo smascherato i finti ambientalisti e portato alla luce del sole la vera anima del Partito Democratico, che non potrà mai più presentarsi come un partito che sta dalla parte dei beni comuni e della salvaguardia dell'ambiente (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
  Sembra passato tanto tempo, e invece, solo due anni fa, voi garantivate l’’Italia mettendo sui manifesti, sopra le vostre facce, la scritta «Italia bene comune». Complimenti per la coerenza ! Come ha detto molto bene il mio collega De Rosa durante la conferenza stampa alla quale abbiamo partecipato insieme a Legambiente, Greenpeace e WWF, non vogliamo più vedere nessuno di voi partecipare a qualsiasi incontro in cui si parla di ambiente. Non siete più credibili (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) e la vostra presenza infanga il loro nome.
  Nel nostro «attiva Italia» portiamo atti concreti, in grado di difendere e valorizzare i beni comuni, creando economia e posti di lavoro. Ripetiamo alcuni dati che abbiamo già diffuso nei giorni precedenti: un miliardo investito sulle energie rinnovabili crea 3 mila posti di lavoro; un miliardo investito sulle opere di riqualificazione energetica crea dai 15 mila ai 17 mila posti di lavoro. Voi, invece, pensate alle grandi opere, nelle quali l'investimento di un miliardo crea appena 500 posti di lavoro. I soldi si trovano dirottando gli investimenti dalle grandi opere inutili alle piccole opere diffuse, si trovano attingendo dai miliardi di euro che arriveranno dall'Unione europea, da fondi previsti dal Fondo Kyoto.
  In parte, questi investimenti si autosostengono, come è accaduto per la defiscalizzazione del 65 per cento per l'efficientamento energetico degli edifici, attivata lo scorso anno grazie anche al lavoro del MoVimento 5 Stelle. Tutto ciò che lo Stato ha dovuto impegnare per questo progetto è rientrato nelle casse, creando migliaia di posti di lavoro. Questi investimenti, però, devono diventare strutturali. Non potete andare avanti con interventi spot, che durano solo un anno: bisogna stabilizzarli e consentire alle piccole e medie imprese di investire sul know-how e sulla tecnologia, consapevoli che, poi, il denaro investito rientrerà.
  Nel decreto «attiva Italia» parliamo delle nostre idee in tema di energia, opere pubbliche, acqua e bonifiche. La nostra è una vera e propria evoluzione culturale, nella quale non si usa più la parola «rifiuti», ma si parla di «materiale». Non affrontiamo il tema della gestione, ma della produzione del rifiuto, agendo sulla progettazione degli imballaggi e ampliando il concetto di responsabilità, estesa al produttore.
  Attivare una gestione virtuosa di questi materiali potrebbe creare in Italia altri 400 mila posti di lavoro. Approfitto per invitare i cittadini all'incontro che abbiamo organizzato a Brescia e che si terrà dopodomani, 25 ottobre. Presenteremo le azioni di opposizione al decreto «sblocca Italia», che ci porteranno, nei prossimi mesi, a combatterlo anche per vie legali, e racconteremo la proposta del Pag. 31MoVimento 5 Stelle per realizzare un'alternativa concreta all'incenerimento e alla devastazione del territorio.

  PRESIDENTE. Concluda...

  PATRIZIA TERZONI. Noi abbiamo ben chiara la direzione che l'Italia deve prendere, ed è la direzione che ci porta nel terzo millennio. Voi, invece, avete ben chiaro il percorso da seguire per togliere diritti ai cittadini, e la discussione che state portando avanti, in forma segreta, sul TTIP ne è l'ennesima conferma. Lo «sblocca Italia» ha lo sguardo al passato, ed è incredibile notare come un Governo formato da persone giovani possa essere guidato da idee così vecchie.

  PRESIDENTE. Deve concludere.

  PATRIZIA TERZONI. La cosa più incredibile e inaccettabile – e sto concludendo – è che per realizzare i vostri progetti attingete a fondi della Cassa depositi e prestiti, ossia utilizzate i soldi dei risparmiatori italiani per trivellare, incenerire e cementificare.
  Signor Presidente, in tutta questa desolazione che concretizza quello che la destra in Italia non era mai riuscita a fare e che oggi porta la firma del Partito Democratico e del Governo Renzi, noi vediamo chiaramente l'immagine di quella nuvola scura e densa, che avanza e che distrugge ciò che rimane del nostro bellissimo Paese. Il film «La storia infinita», però, lascia un messaggio di speranza. Si ricorda come finisce ? Il nulla avanza, fino a distruggere e divorare tutto, dopo il suo passaggio rimane solo il silenzio e qualche piccolo frammento di quel mondo fantastico, sospeso nel vuoto. Piano piano, però, da quelle piccole macerie...

  PRESIDENTE. Dovrebbe concludere, onorevole Terzoni.

  PATRIZIA TERZONI. Arrivo, concludo. Rinasce un nuovo mondo, più bello e rigoglioso di quello appena distrutto, risorgono le luci, riappaiono i colori e il mondo si ripopola.
  Presidente Renzi, faccia presto, completi in più fretta possibile la sua opera di distruzione. Speriamo solo che al suo passaggio rimangano quei piccoli frammenti, come nel film, perché da quei frammenti poi toccherà a noi...

  PRESIDENTE. Grazie...

  PATRIZIA TERZONI. ... del MoVimento 5 Stelle, insieme ai cittadini, ricostruire l'Italia che sogniamo e che è possibile realizzare (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Dallai. Ne ha facoltà.

  LUIGI DALLAI. Signora Presidente, onorevoli colleghi, membri del Governo, approviamo oggi un decreto-legge corposo, senz'altro un decreto complesso, perché complesse sono le problematiche che affronta e perché complesse sono le opere tese ad affrontare situazioni emergenziali nel nostro Paese presenti da diversi anni.

  PRESIDENTE. Colleghi, ora però...

  LUIGI DALLAI. In Commissione abbiamo audito decine e decine di soggetti istituzionali, sociali e economici. Abbiamo avuto tremila emendamenti presentati e di questi ne abbiamo votati circa mille e approvati oltre duecento, che apportano modifiche anche significative al provvedimento stesso.
  Entrerò tra un attimo nel merito del provvedimento, ma, signora Presidente, mi preme rimarcare adesso i due principi che sottendono ogni singola norma: il principio dell'assunzione di responsabilità ed il principio della trasparenza.
  Una prima parte del decreto riguarda, infatti, le misure in materia di infrastrutture per la riapertura dei cantieri e la realizzazione di opere pubbliche. Nel nostro Paese anche le opere di fondamentale importanza restano spesso incompiute a causa di una serie di impedimenti burocratici che ne rallentano la realizzazione. Pag. 32Con questo decreto si intende ampliare il raggio dei cosiddetti cantieri interrotti a tutte le opere segnalate dalle regioni, oltre a quelle segnalate dai comuni, e porvi ovviamente rimedio. Si stabilisce anche una priorità rispetto alle opere che saranno finanziate grazie allo svincolo del Patto di stabilità, indicando prioritariamente tutti i cantieri che hanno una rilevanza sociale e che sono determinanti nella vita dei cittadini.
  Nel complesso si stanziano quasi 4 miliardi di euro per il periodo che va dal 2013 al 2020. Si definiscono, inoltre, gli interventi finanziabili ed i termini entro i quali tali interventi sono dichiarati appaltabili e cantierabili. Il mancato rispetto di questi termini determina la revoca del finanziamento assegnato. Nelle varie tipologie sono ricomprese le opere segnalate dagli enti locali, per i quali il testo approvato in Commissione introduce una serie di criteri per l'attribuzione delle risorse e, in particolare, per interventi di messa in sicurezza del territorio e riduzione del rischio idrogeologico.
  Come per il settore delle infrastrutture, il tentativo è quello di rimettere in moto cantieri di opere decise da tempo, anche nel settore delle bonifiche ambientali, semplificando iter autorizzativi e mantenendo il principio della trasparenza.
  Molti dei contenuti derivano dalla constatazione dello stato di fatto dei vari processi di bonifica. Ad oggi sono stati messi in sicurezza permanente solo alcuni siti, a testimonianza di una sostanziale mancanza di risorse pubbliche, ma di una sostanziale abbondanza di difficoltà procedurali. Entrambi gli aspetti comportano uno stato di stallo, pericoloso per l'ambiente ed estremamente negativo per le ricadute sociali.
  Un caso emblematico è quello del comprensorio Bagnoli-Coroglio, per il quale si prevedono interventi volti alla riqualificazione ambientale ed urbana. Il decreto riconosce quest'area, con le sue problematicità irrisolte da anni, come area di rilevante interesse nazionale. Le disposizioni a proposito sono volte ad assicurare la programmazione, la realizzazione, la gestione unitaria degli interventi di bonifica ambientale e di rigenerazione urbana, attraverso l'azione di un commissario straordinario del Governo e di un soggetto attuatore, e nel corso dell'esame in Commissione sono state introdotte modifiche, volte a consentire la partecipazione degli enti locali alla definizione del programma dei lavori e a garantire la salvaguardia dei livelli occupazionali.
  Il decreto contiene anche importanti misure in materia di concessioni autostradali, anch'esse significativamente implementate nel corso dell'esame in Commissione ambiente. Sono stati introdotti punti che è difficile considerare trascurabili, sia in termini di trasparenza che di efficienza.
  Le modifiche del rapporto concessorio delle tratte autostradali nazionali, da sottoporre al Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, devono, infatti, essere esplicitamente finalizzate a procedure di aggiornamento o revisione delle convenzioni dei rapporti concessori in essere. Viene, inoltre, previsto che le richieste di modifica del rapporto concessorio prevedano nuovi investimenti, attraverso affidamento dei lavori nel rispetto delle procedure di evidenza pubblica e che i concessionari siano comunque tenuti alla realizzazione degli investimenti già previsti nei vigenti atti di concessione. Le modifiche dei rapporti di convenzione e dei relativi piani economici e finanziari, previo parere delle autorità europee, devono essere sottoposti al parere delle competenti Commissioni parlamentari ed è previsto il coinvolgimento dell'Autorità di regolazione dei trasporti.
  A fianco alle infrastrutture materiali vi sono quelle immateriali, nell'ottica della digitalizzazione del Paese e secondo le prescrizioni comunitarie. Si prevede, infatti, la concessione di un credito di imposta per la realizzazione di interventi infrastrutturali volti a realizzare reti di comunicazione elettronica a banda ultralarga. Nel corso dell'esame in Commissione sono state inserite ulteriori disposizioni al fine di colmare il gap digitale in relazione alla banda larga e ultralarga e semplificazioni a favore delle procedure di Pag. 33adeguamento infrastrutturale della telefonia mobile. Siamo, infatti, consapevoli che la possibilità di sostenere l'occupazione va di pari passo con l'ammodernamento del Paese e il comparto digitale è senza dubbio uno dei settori trainanti.
  Con il decreto-legge in approvazione cerchiamo, inoltre, di dare risposte ad un settore, quello immobiliare, che sta attraversando una profonda crisi. Non vogliamo farlo incoraggiando il consumo di territorio, ma sostenendo, per quanto possibile, le ristrutturazioni e l'efficientamento energetico degli edifici. Le detrazioni fiscali per la ristrutturazione del proprio immobile o – scelta ancora più importante – per chi intenda migliorarne le prestazioni energetiche rappresentano un incoraggiamento forte all'artigianato e all'industria italiani, che lavorano nell'innovazione dell'edilizia e delle costruzioni.
  Si intende anche dare un sostegno all'acquisto di immobili e la deduzione relativa alla spesa per l'acquisto degli immobili rappresenta un passo che potrà in parte affrontare la difficoltà a cui le giovani generazioni vanno incontro per diventare proprietari di prima casa. Le statistiche ci mostrano un Paese in cui quasi la metà delle giovani donne e dei giovani uomini continuano ad abitare con i propri genitori. Nella fascia di età compresa tra i 25 e i 34 anni l'Italia è al quinto posto nella classifica europea che mostra la capacità di crescita e di indipendenza delle giovani generazioni. Nella vicina Francia, ad esempio, i giovani che vivono ancora con la famiglia sono solo l'11,5 per cento. È ovvio che l'aspetto immobiliare è un indice e non una causa e che la causa è senz'altro da ricercarsi nelle possibilità di avere accesso al mondo del lavoro. Ma anche su questo stiamo cercando di dare risposte con provvedimenti che a breve arriveranno in discussione al Parlamento.
  Un corposo gruppo di norme riguarda la materia ambientale, con modifiche introdotte al codice dell'ambiente in materia di gestione delle risorse idriche. Mi preme sottolineare come questo provvedimento aderisca al dettato referendario in materia di servizio idrico. La polemica parlamentare ha voluto dipingere lo «sblocca Italia» come un provvedimento che favorisce la privatizzazione dell'acqua, ma, in tutta onestà, non vi si trova una norma che favorisca tale privatizzazione, a cominciare dall'eliminazione di una norma precedente al referendum, e chiaramente in contrasto con esso, che obbligava a privatizzare l'acquedotto pugliese, dalle norme per l'affidamento in house nel caso di gestione interamente pubblica, dal riequilibrio tra aree demograficamente forti e aree deboli.
  Abbiamo, altresì, rafforzato gli enti di ambito territoriale e quindi il ruolo delle istituzioni locali nella pianificazione degli interventi e degli investimenti, con l'aggiunta – ovvia, ma vale la pena ricordarla – del mantenimento della legge attuale per gli affidamenti della gestione del servizio, che sia pubblico, privato o misto.
  Riguardo alla politica sulla gestione dei rifiuti, il provvedimento ha oggettivi tratti emergenziali e non può – e soprattutto non vuole – costituire la soluzione definitiva al problema. Lo «sblocca Italia» non preclude, infatti, le strategie virtuose per il recupero della materia, che abbiamo impostato nel collegato ambientale alla legge di stabilità, dove si prevedono azioni per la riduzione dei rifiuti e per il recupero della materia, in linea con le prescrizioni dell'Unione europea. Tuttavia, la ricognizione delle capacità di incenerimento complessivo nel Paese, eliminando i confini amministrativi per quanto riguarda i rifiuti urbani indifferenziati, è prioritaria rispetto all'ipotesi dei nuovi impianti di interesse strategico ed è necessaria per provare a risolvere i problemi di alcune regioni del nostro Paese. L'inottemperanza della legislazione comunitaria in tema di rifiuti ha determinato, infatti, pesanti sanzioni economiche da parte della Commissione europea al nostro Paese.
  L'impegnativo lavoro in Commissione ambiente ha consentito di mitigare le problematiche legate alle questioni delle perforazioni petrolifere, riguardo alle quali abbiamo assistito a un'enfatizzazione Pag. 34sul ruolo dell'Italia come Paese petrolifero. Nazioni ben più ricche dal punto di vista energetico e non solo, stanno «raschiando il fondo del barile», molto più di quanto non faccia l'Italia. Si pensi all'arrembaggio sullo shale gas nel Regno Unito e negli Stati Uniti, dove viene utilizzata sempre più la tecnica del fracking, che noi abbiamo vietato sul territorio nazionale perché particolarmente invasiva per l'ambiente.
  Tuttavia l'Italia è, tra le nazioni ad economia avanzata, quella che più dipende dall'estero per l'energia elettrica e i combustibili fossili. Siamo anche per questo la nazione in cui l'energia è particolarmente costosa e le attività industriali onerose e difficili. Utilizziamo in media circa 40-50 gigawatt, parte dei quali sono per fortuna coperti da fonti rinnovabili. Abbiamo idrocarburi ancora per qualche decennio. Questi arrivano a coprire circa il 10 per cento del fabbisogno nazionale e in Basilicata vi è il più grande giacimento ad olio in terra a livello europeo.
  Certo le problematiche legate all'inquinamento sono nel nostro caso legate per lo più alle tecniche di estrazione e di raffinazione. Le possibilità di minimizzare l'inquinamento esistono, come anche di potenziare le attività di ripristino delle condizioni ambientali nelle aree di perforazione. Abbiamo dunque previsto finanziamenti adeguati per le attività pubbliche di monitoraggio e di ripristino ambientale e al contempo abbiamo approntato misure a favore delle popolazioni delle aree interessate.
  L'Italia manca di una programmazione energetica a medio-lungo termine e la ricerca di base in tal senso è stata quasi del tutto abbandonata e siamo sempre più dipendenti dall'estero, mentre le altre nazioni investono in tecnologie avanzate su tutti i fronti. Dobbiamo lavorare per differenziare le nostre fonti di approvvigionamento energetico dando certamente priorità alle fonti rinnovabili, ma al contempo dobbiamo dotarci di un piano energetico qualitativamente e quantitativamente adeguato allo sviluppo che l'Italia vuole avere. Per questo occorre investire in ricerca scientifica e su questo occorre che anche il Governo dia maggiore impulso.
  Il presupposto è che il nostro Paese non cresce e quando cresce lo fa in misura – e qui finisco – assai minore rispetto agli altri paesi europei. Questo è il primo punto nell'agenda del Governo, un tema su cui è necessario intervenire con interventi regolativi come la semplificazione e con misure di riduzione di spesa dirette e indirette, come lo sblocco di risorse e gli incentivi fiscali. Il nostro Paese deve superare gli ostacoli che impediscono la ripresa dell'economia e dell'occupazione. Noi vogliamo che questi due obbiettivi siano raggiunti e siamo consapevoli che lo possiamo fare soltanto tenendo insieme esigenze di efficienza e tempestività con principi di trasparenza e di tutela ambientale.
  Per questo motivo voteremo la fiducia al governo.

  PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto sulla questione di fiducia. Poiché in sede di Conferenza dei presidenti di gruppo è stato stabilito che la votazione per appello nominale abbia luogo a partire dalle ore 18, sospendo la seduta fino a tale ora. Estraiamo fin d'ora il nome del deputato dal quale inizierà la chiama. La chiama avrà inizio dal deputato Mogherini. La seduta è sospesa.

  La seduta, sospesa alle 17,35, è ripresa alle 18.

(Votazione della questione di fiducia – Articolo unico – A.C. 2629-A/R)

  PRESIDENTE. Passiamo alla votazione.
  Indìco la votazione per appello nominale sull'articolo unico del disegno di legge di conversione del decreto-legge in esame, nel nuovo testo approvato dalla Commissione a seguito del rinvio deliberato dall'Assemblea, sulla cui approvazione, senza emendamenti ed articoli aggiuntivi, il Governo ha posto la questione di fiducia.Pag. 35
  Avendo già provveduto la Presidenza, prima della sospensione della seduta, all'estrazione a sorte del nome da cui avrà inizio la chiama, ricordo che la chiama avrà inizio dalla deputata Mogherini.
  Avverto che, in considerazione dell'elevato numero di richieste di anticipazione del voto, variamente motivate in relazione a esigenze di natura istituzionale o a motivi personali, la Presidenza, come preannunciato ai gruppi, al fine di garantire un ordinato svolgimento della votazione, accoglierà un numero di richieste fino ad un massimo del 3 per cento della consistenza numerica di ciascun gruppo. Faccio presente che i gruppi hanno già fatto pervenire alla Presidenza le relative indicazioni.
  Invito i deputati segretari a procedere alla chiama.

  (Segue la chiama).

  (Al momento della chiama il deputato Segoni mostra un crisantemo).

  (Segue la chiama).

  (Al momento della chiama la deputata Terzoni mostra un crisantemo).

  (Segue la chiama).

  (Al momento della chiama il deputato Vignaroli mostra un crisantemo).

  (Segue la chiama).

  (Al momento della chiama il deputato Zolezzi mostra un crisantemo).

  (Segue la chiama).

  (Al momento della chiama il deputato Busto mostra un crisantemo).

  (Segue la chiama).

  (Al momento della chiama la deputata Daga mostra un crisantemo e grida: «Uccidete l'ambiente !»)

  (Segue la chiama – Al momento della chiama la deputata Grillo mostra un crisantemo e grida: «È morto l'ambiente oggi, è morto l'ambiente !» – Segue la chiama – Al momento della chiama la deputata Liuzzi mostra un crisantemo e grida: «Governo fossile !» – Segue la chiama – Al momento della chiama del deputato Migliore, applausi di deputati del gruppo Partito Democratico – Segue la chiama).

  PRESIDENTE. Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione sull'articolo unico del disegno di legge n. 2629-A/R: Conversione in legge del decreto-legge 12 settembre 2014, n. 133, recante misure urgenti per l'apertura dei cantieri, la realizzazione delle opere pubbliche, la digitalizzazione del Paese, la semplificazione burocratica, l'emergenza del dissesto idrogeologico e per la ripresa delle attività produttive, nel nuovo testo approvato dalla Commissione a seguito del rinvio deliberato dall'Assemblea, sulla cui approvazione, senza emendamenti ed articoli aggiuntivi, il Governo ha posto la questione di fiducia:

   Presenti  455   
   Votanti  454   
   Astenuti    1   
   Maggioranza  228   
    Hanno votato  316    
    Hanno votato no   138.

  La Camera approva (Vedi votazioni).

  Si intendono così respinte tutte le proposte emendative presentate.

  Hanno risposto sì:

  Agostini Luciano
  Agostini Roberta
  Aiello Ferdinando
  Albini Tea
  Alfano Gioacchino
  Amato Maria
  Amici Sesa
  Amoddio Sofia
  Antezza MariaPag. 36
  Anzaldi Michele
  Argentin Ileana
  Arlotti Tiziano
  Ascani Anna
  Baretta Pier Paolo
  Bargero Cristina
  Baruffi Davide
  Basso Lorenzo
  Becattini Lorenzo
  Bellanova Teresa
  Beni Paolo
  Berlinghieri Marina
  Berretta Giuseppe
  Bianchi Dorina
  Bianchi Mariastella
  Bindi Rosy
  Binetti Paola
  Bini Caterina
  Biondelli Franca
  Blazina Tamara
  Boccadutri Sergio
  Bocci Gianpiero
  Boccia Francesco
  Boccuzzi Antonio
  Bolognesi Paolo
  Bonaccorsi Lorenza
  Bonavitacola Fulvio
  Bonifazi Francesco
  Bonomo Francesca
  Bordo Michele
  Borghi Enrico
  Borletti Dell'Acqua Buitoni
  Ilaria Carla Anna
  Boschi Maria Elena
  Bossa Luisa
  Braga Chiara
  Bragantini Paola
  Brandolin Giorgio
  Bratti Alessandro
  Bressa Gianclaudio
  Bruno Bossio Vincenza
  Bueno Renata
  Burtone Giovanni Mario Salvino
  Calabrò Raffaele
  Camani Vanessa
  Campana Micaela
  Cani Emanuele
  Capodicasa Angelo
  Capone Salvatore
  Capozzolo Sabrina
  Capua Ilaria
  Carbone Ernesto
  Cardinale Daniela
  Carloni Anna Maria
  Carnevali Elena
  Carocci Mara
  Carra Marco
  Carrescia Piergiorgio
  Carrozza Maria Chiara
  Caruso Mario
  Casellato Floriana
  Casero Luigi
  Castricone Antonio
  Causi Marco
  Causin Andrea
  Cenni Susanna
  Censore Bruno
  Cesaro Antimo
  Chaouki Khalid
  Cicchitto Fabrizio
  Cimbro Eleonora
  Coccia Laura
  Colaninno Matteo
  Cominelli Miriam
  Coppola Paolo
  Coscia Maria
  Costa Enrico
  Cova Paolo
  Covello Stefania
  Crimì Filippo
  Crivellari Diego
  Culotta Magda
  Cuperlo Giovanni
  D'Alia Gianpiero
  Dallai Luigi
  Dal Moro Gian Pietro
  Dambruoso Stefano
  Damiano Cesare
  D'Arienzo Vincenzo
  D'Attorre Alfredo
  De Girolamo Nunzia
  Del Basso De Caro Umberto
  Dellai Lorenzo
  Dell'Aringa Carlo
  De Maria Andrea
  De Menech Roger
  De Micheli Paola
  Di Gioia Lello
  Di Lello Marco
  Di Maio Marco
  D'Incecco Vittoria
  Di Salvo Titti
  Di Stefano Marco
  Donati MarcoPag. 37
  D'Ottavio Umberto
  Epifani Ettore Guglielmo
  Ermini David
  Fabbri Marilena
  Falcone Giovanni
  Famiglietti Luigi
  Fanucci Edoardo
  Farina Gianni
  Fassina Stefano
  Fauttilli Federico
  Fedi Marco
  Ferranti Donatella
  Ferrari Alan
  Ferro Andrea
  Fiano Emanuele
  Fioroni Giuseppe
  Fontana Cinzia Maria
  Fontanelli Paolo
  Fossati Filippo
  Fragomeli Gian Mario
  Fregolent Silvia
  Fusilli Gianluca
  Gadda Maria Chiara
  Galgano Adriana
  Galli Carlo
  Galli Giampaolo
  Gandolfi Paolo
  Garavini Laura
  Garofalo Vincenzo
  Garofani Francesco Saverio
  Gebhard Renate
  Gelli Federico
  Gentiloni Silveri Paolo
  Ghizzoni Manuela
  Giachetti Roberto
  Giacobbe Anna
  Giacomelli Antonello
  Ginato Federico
  Ginefra Dario
  Ginoble Tommaso
  Giuliani Fabrizia
  Giulietti Giampiero
  Gnecchi Marialuisa
  Grassi Gero
  Greco Maria Gaetana
  Gribaudo Chiara
  Guerini Giuseppe
  Guerra Mauro
  Gullo Maria Tindara
  Gutgeld Itzhak Yoram
  Iacono Maria
  Iannuzzi Tino
  Impegno Leonardo
  Incerti Antonella
  Lacquaniti Luigi
  Laforgia Francesco
  La Marca Francesca
  Lauricella Giuseppe
  Lavagno Fabio
  Lenzi Donata
  Leva Danilo
  Librandi Gianfranco
  Locatelli Pia Elda
  Lodolini Emanuele
  Lorenzin Beatrice
  Losacco Alberto
  Lotti Luca
  Lupi Maurizio
  Madia Maria Anna
  Maestri Patrizia
  Magorno Ernesto
  Malpezzi Simona Flavia
  Manciulli Andrea
  Manfredi Massimiliano
  Manzi Irene
  Marantelli Daniele
  Marchetti Marco
  Marchi Maino
  Mariani Raffaella
  Mariano Elisa
  Marroni Umberto
  Martella Andrea
  Martelli Giovanna
  Martino Pierdomenico
  Marzano Michela
  Massa Federico
  Matarrese Salvatore
  Mattiello Davide
  Mauri Matteo
  Mazziotti Di Celso Andrea
  Mazzoli Alessandro
  Melilli Fabio
  Meloni Marco
  Meta Michele Pompeo
  Miccoli Marco
  Migliore Gennaro
  Minardo Antonino
  Minnucci Emiliano
  Miotto Anna Margherita
  Misuraca Dore
  Mognato Michele
  Molea Bruno
  Monaco Francesco
  Monchiero GiovanniPag. 38
  Mongiello Colomba
  Montroni Daniele
  Morani Alessia
  Morassut Roberto
  Moretto Sara
  Moscatt Antonino
  Mura Romina
  Murer Delia
  Naccarato Alessandro
  Nardi Martina
  Narduolo Giulia
  Nesi Edoardo
  Nicoletti Michele
  Oliverio Nicodemo Nazzareno
  Orlando Andrea
  Pagani Alberto
  Pagano Alessandro
  Palma Giovanna
  Paris Valentina
  Parrini Dario
  Pastorelli Oreste
  Pastorino Luca
  Patriarca Edoardo
  Pelillo Michele
  Peluffo Vinicio Giuseppe Guido
  Petitti Emma
  Petrini Paolo
  Piazzoni Ileana Cathia
  Piccione Teresa
  Piccoli Nardelli Flavia
  Piccolo Giorgio
  Piccolo Salvatore
  Pilozzi Nazzareno
  Pini Giuditta
  Pisicchio Pino
  Piso Vincenzo
  Pizzolante Sergio
  Plangger Albrecht
  Pollastrini Barbara
  Porta Fabio
  Preziosi Ernesto
  Prina Francesco
  Quartapelle Procopio Lia
  Quintarelli Giuseppe Stefano
  Rabino Mariano
  Rampi Roberto
  Realacci Ermete
  Ribaudo Francesco
  Richetti Matteo
  Roccella Eugenia
  Rocchi Maria Grazia
  Romanini Giuseppe
  Rosato Ettore
  Rossi Domenico
  Rossi Paolo
  Rossomando Anna
  Rostan Michela
  Rotta Alessia
  Rubinato Simonetta
  Rughetti Angelo
  Saltamartini Barbara
  Sanga Giovanni
  Sanna Francesco
  Sanna Giovanna
  Santerini Milena
  Scalfarotto Ivan
  Scanu Gian Piero
  Schirò Gea
  Scopelliti Rosanna
  Scuvera Chiara
  Sgambato Camilla
  Simoni Elisa
  Sottanelli Giulio Cesare
  Speranza Roberto
  Stumpo Nicola
  Tabacci Bruno
  Tancredi Paolo
  Taranto Luigi
  Taricco Mino
  Tentori Veronica
  Terrosi Alessandra
  Tidei Marietta
  Tinagli Irene
  Tullo Mario
  Vaccaro Guglielmo
  Valente Valeria
  Valiante Simone
  Vargiu Pierpaolo
  Vazio Franco
  Velo Silvia
  Venittelli Laura
  Ventricelli Liliana
  Verini Walter
  Vignali Raffaello
  Villecco Calipari Rosa Maria
  Vitelli Paolo
  Zampa Sandra
  Zan Alessandro
  Zanin Giorgio
  Zardini Diego

  Hanno risposto no:

  Abrignani Ignazio
  Agostinelli DonatellaPag. 39
  Airaudo Giorgio
  Artini Massimo
  Baldassarre Marco
  Barbanti Sebastiano
  Baroni Massimo Enrico
  Basilio Tatiana
  Battelli Sergio
  Bechis Eleonora
  Bergamini Deborah
  Bernini Massimiliano
  Bianchi Nicola
  Biasotti Sandro
  Bonafede Alfonso
  Bossi Umberto
  Brescia Giuseppe
  Brunetta Renato
  Businarolo Francesca
  Busto Mirko
  Calabria Annagrazia
  Capezzone Daniele
  Carfagna Maria Rosaria
  Cariello Francesco
  Carinelli Paola
  Caso Vincenzo
  Castelli Laura
  Castiello Giuseppina
  Chimienti Silvia
  Ciprini Tiziana
  Corda Emanuela
  Corsaro Massimo Enrico
  Currò Tommaso
  Dadone Fabiana
  Daga Federica
  D'Ambrosio Giuseppe
  Del Grosso Daniele
  Dell'Orco Michele
  De Lorenzis Diego
  De Rosa Massimo Felice
  Di Battista Alessandro
  Di Benedetto Chiara
  Dieni Federica
  D'Incà Federico
  Di Vita Giulia
  Duranti Donatella
  D'Uva Francesco
  Fantinati Mattia
  Farina Daniele
  Fava Claudio
  Fedriga Massimiliano
  Ferrara Ciccio
  Fico Roberto
  Fontana Gregorio
  Fraccaro Riccardo
  Frusone Luca
  Gagnarli Chiara
  Gallinella Filippo
  Garnero Santanchè Daniela
  Gelmini Mariastella
  Giammanco Gabriella
  Giordano Giancarlo
  Giordano Silvia
  Giorgetti Giancarlo
  Grande Marta
  Grillo Giulia
  Guidesi Guido
  Iannuzzi Cristian
  Invernizzi Cristian
  Kronbichler Florian
  L'Abbate Giuseppe
  Laffranco Pietro
  Lainati Giorgio
  Latronico Cosimo
  Liuzzi Mirella
  Lombardi Roberta
  Lorefice Marialucia
  Mannino Claudia
  Mantero Matteo
  Marcolin Marco
  Marcon Giulio
  Martinelli Marco
  Martino Antonio
  Marzana Maria
  Melilla Gianni
  Micillo Salvatore
  Milanato Lorena
  Molteni Nicola
  Mottola Giovanni Carlo Francesco
  Nesci Dalila
  Nicchi Marisa
  Nizzi Settimo
  Nuti Riccardo
  Paglia Giovanni
  Palazzotto Erasmo
  Palese Rocco
  Palmieri Antonio
  Parentela Paolo
  Parisi Massimo
  Pellegrino Serena
  Pesco Daniele
  Petraroli Cosimo
  Petrenga Giovanna
  Pili Mauro
  Pinna Paola
  Placido AntonioPag. 40
  Polverini Renata
  Prestigiacomo Stefania
  Quaranta Stefano
  Ravetto Laura
  Ricciatti Lara
  Rizzo Gianluca
  Romano Francesco Saverio
  Romano Paolo Nicolò
  Rondini Marco
  Rotondi Gianfranco
  Russo Paolo
  Sarti Giulia
  Scagliusi Emanuele
  Scotto Arturo
  Segoni Samuele
  Sibilia Carlo
  Sorial Girgis Giorgio
  Spadoni Maria Edera
  Squeri Luca
  Terzoni Patrizia
  Tofalo Angelo
  Totaro Achille
  Vacca Gianluca
  Valente Simone
  Valentini Valentino
  Vella Paolo
  Vignaroli Stefano
  Villarosa Alessio
  Vito Elio
  Zaccagnini Adriano
  Zaratti Filiberto
  Zolezzi Alberto

  Si sono astenuti:

  Labriola Vincenza

  Sono in missione:

  Adornato Ferdinando
  Alfano Angelino
  Alfreider Daniel
  Alli Paolo
  Baldelli Simone
  Bobba Luigi
  Brambilla Michela Vittoria
  Caparini Davide
  Castiglione Giuseppe
  Catania Mario
  Cecconi Andrea
  Centemero Elena
  Cirielli Edmondo
  Colonnese Vega
  Di Maio Luigi
  Di Stefano Manlio
  Formisano Aniello
  Franceschini Dario
  Gozi Sandro
  La Russa Ignazio
  Marazziti Mario
  Merlo Ricardo Antonio
  Mogherini Federica
  Pannarale Annalisa
  Pes Caterina
  Pini Gianluca
  Pistelli Lapo
  Portas Giacomo Antonio
  Rampelli Fabio
  Rigoni Andrea
  Sani Luca
  Schullian Manfred
  Sereni Marina
  Sisto Francesco Paolo
  Taglialatela Marcello
  Zanetti Enrico

  Come stabilito in sede di Conferenza dei presidenti di gruppo interrompiamo, a questo punto, l'esame del provvedimento, che riprenderà a partire da martedì 28 ottobre alle ore 15 con l'esame degli ordini del giorno.

Approvazione in Commissione (ore 19,40).

  PRESIDENTE. Comunico che, nella seduta di oggi, giovedì 23 ottobre 2014, la XII Commissione permanente (Affari sociali) ha approvato, in sede legislativa, la seguente proposta di legge: senatori Ciampi ed altri: «Istituzione del “Giorno del dono” (Approvata dal Senato della Repubblica) (A.C. 2422), con modificazioni.

Trasmissione dal Senato di un disegno di legge di conversione e sua assegnazione a Commissione in sede referente (ore 19,41).

  PRESIDENTE. Il Presidente del Senato ha trasmesso alla Presidenza il seguente Pag. 41disegno di legge, che è assegnato, ai sensi dell'articolo 96-bis, comma 1, del Regolamento, in sede referente, alla II Commissione (Giustizia):
   S. 1612 – «Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 12 settembre 2014, n. 132, recante misure urgenti di degiurisdizionalizzazione ed altri interventi per la definizione dell'arretrato in materia di processo civile» (Approvato dal Senato) (2681) – Parere delle Commissioni I, III, V, VI (ex articolo 73, comma 1-bis, del Regolamento, per gli aspetti attinenti alla materia tributaria), IX, X, XI e XII.

  Il suddetto disegno di legge, ai fini dell'espressione del parere previsto dal comma 1 del predetto articolo 96-bis, è altresì assegnato al Comitato per la legislazione.

Sull'ordine dei lavori (ore 19,43).

  RICCARDO FRACCARO. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  RICCARDO FRACCARO. Signor Presidente, io mi sento in dovere di intervenire a fine seduta, perché devo denunciare quello che sta succedendo oggi, in questo Parlamento: lo devo fare, perché troppe volte vengono calpestati in questo Parlamento i diritti delle minoranze, la Costituzione. Succede così spesso che, a volte, ci si abitua e questo non deve più accadere. Non possiamo abituarci all'abuso della maggioranza sulle minoranze e sta succedendo esattamente questo nella discussione incredibile che si sta avendo sul conflitto d'interessi, sulla proposta di legge sul conflitto d'interessi.
  Noi abbiamo lottato, prima di questa estate, a luglio, per vedere calendarizzato il conflitto d'interessi in quota minoranza e abbiamo minacciato l'ostruzionismo: abbiamo ottenuto che venisse calendarizzato, senza il «ove concluso», il 29 settembre. Vuol dire che si doveva venire in Aula il 29 settembre, anche se in Commissione i lavori non erano stati conclusi. È frutto del lavoro della minoranza e l'abbiamo ottenuto con il nostro sudore, stando qui, tenendovi qui e minacciando di tenervi qui anche ad agosto, il 15 di agosto.
  Il 29 settembre cosa è successo ? Siamo arrivati a un minuto prima dell'inizio dell'Aula e non avevamo ancora discusso un minuto in Commissione del conflitto d'interessi. Per dimostrare buona volontà, per dimostrare di non essere solamente ostruzionistici, di non dire sempre di no, abbiamo concesso altri giorni alla Commissione per trattare quella materia, e la calendarizzazione è stata spostata all'8 ottobre.
  Siamo arrivati all'8 ottobre con la stessa situazione: non avevamo discusso nel merito il conflitto d'interessi in Commissione nemmeno un minuto. L'unica cosa che questa maggioranza è riuscita a fare è votare un provvedimento, un testo base scritto da Forza Italia e votato da tutto il Partito Democratico.
  Dopodiché, Presidente, si è riunita la Commissione bilancio, il giorno successivo, il 9 ottobre. Io ho qui il bollettino della Commissione bilancio del 9 ottobre, in cui si legge la richiesta da parte del relatore del PD in Commissione bilancio di avere la relazione tecnica del Governo.
  Senza relazione tecnica non si può in Aula discutere nel merito il provvedimento.
  Il sottosegretario Baretta, in quell'occasione, promise e si impegnò a portare quella relazione tecnica il 13 ottobre, lunedì. Siamo al 23 ottobre e non si è ancora vista l'ombra di quella relazione tecnica. La Commissione bilancio si è riunita per ben cinque volte e non abbiamo avuto la possibilità di visionare ancora quella relazione tecnica. Il sottosegretario Baretta, egli stesso, ha dichiarato di avere chiesto al Governo di farsene carico e non abbiamo ancora avuto risposta. È evidente che si tratta di una strumentalizzazione.
  Oggi, Presidente, cosa succede ? La Presidente Boldrini cosa fa ? In Conferenza Pag. 42dei presidenti di gruppo decide che non si può discutere per un mese il conflitto di interessi perché c’è la finanziaria, la legge di stabilità. Bene, questo è pronarsi alle richieste del Governo. È evidente che c’è un atteggiamento ostruzionistico del Governo ed è inaccettabile.
  La Presidente Boldrini perché è stata eletta ? Per la sua storia, per essersi impegnata nella sua vita a tutelare le minoranze. E come mai la minoranza del MoVimento 5 Stelle non viene tutelata ? Siamo minoranze diverse noi ? Come mai i nostri diritti non vengono tutelati, Presidente ? Se ne deve fare carico, perché qui è in gioco la democrazia...

  PRESIDENTE. Dovrebbe concludere.

  RICCARDO FRACCARO. Sto concludendo. La quota della minoranza in calendario serve per poter permettere alle minoranze di portare in Aula degli argomenti che non vogliono essere discussi dalla maggioranza, ma la maggioranza si deve prendere l'onere di votare contro o a favore. Questa maggioranza è una maggioranza vigliacca, che non ha coraggio di esprimersi contro o a favore del conflitto di interessi, come da vent'anni sta accadendo. Noi siamo qui e pretendiamo i nostri diritti, Presidente (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) !

  PRESIDENTE. Grazie, onorevole Fraccaro. Come lei ha ricordato – perché i passaggi sono stati ricordati anche dal suo appassionato intervento – nella seduta del 9 ottobre scorso, la Commissione bilancio ha considerato gli eventuali profili di onerosità del provvedimento in materia di conflitti di interesse, ritenendo, anche sulla base di una nota della Ragioneria generale dello Stato, di chiedere una relazione tecnica.
  È evidente che tale relazione costituirà il parametro essenziale, per la stessa Commissione, per effettuare le valutazioni di sua competenza in tema di onerosità del provvedimento e di conseguente copertura finanziaria.
  La stessa richiesta di relazione tecnica, anche alla luce della predetta nota, induce a ritenere la probabile sussistenza di profili di onerosità.
  È del tutto evidente, tuttavia, che ove la Commissione, a seguito della suddetta relazione tecnica, escluda profili di onerosità del provvedimento, la Conferenza dei presidenti di gruppo non ravviserà ostacoli al suo tempestivo inserimento all'ordine del giorno dei lavori della Camera.
  E, in questo senso, credo che anche la Presidenza debba sentirsi impegnata.

  ALESSANDRO DI BATTISTA. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà. A lei concederò due minuti, perché il collega Fraccaro aveva un tema un po’ più... e ne ha presi quattro.

  ALESSANDRO DI BATTISTA. Signor Presidente, parte da adesso ?

  PRESIDENTE. Da adesso.

  ALESSANDRO DI BATTISTA. Grazie Presidente. Chiedo soprattutto ai miei colleghi di prestare un po’ di attenzione a queste parole, perché ho ricevuto una lettera, come tante ne riceviamo.
  Spesso parliamo, Presidente – sono due anni che stiamo in questo Palazzo – del vizio oscuro di questo Palazzo, che fondamentalmente è quello che ti stacca proprio dalla realtà, ti fa pensare che la realtà sia qua, a Montecitorio, alla Camera, e non è così.
  C’è questo vizio: si entra in questo Palazzo, si parla dei problemi dei cittadini e si finisce per parlare dei problemi della politica (le correnti, le «correntine», aiutare quello, aiutare quell'altro). Tutti noi, se ci stacchiamo dalla realtà, che è questa, siamo fregati.
  Un cittadino scrive: mi chiamo Antonio, beneventano, vivo in una stanza in fitto e dopo anni di lavoro alternato ho quasi esaurito i miei risparmi, mi restano 100 euro sul conto corrente; ho due genitori disoccupati, sto cercando lavoro al nord, Pag. 43ma non ho nessuno che possa darmi economicamente una mano. La mia stanza costa 150 euro, mentre al nord una stanza almeno 400. Ho sempre lavorato durante la mia vita e qui faccio la mia domanda a voi politici: ma, quando una persona come me perde il posto di lavoro, come fa a percepire un aiuto dallo Stato italiano, essendo un precario, e i requisiti INPS non riescono mai a raggiungere neppure me che è una vita che lavoro ? Oggi la parola d'ordine nel mondo del lavoro è: esperienza, automunito. Ma dico: come fa una persona a guadagnarsi l'esperienza se non gli viene data la possibilità di lavorare ? E come compra una macchina e paga l'assicurazione, se non si hanno i soldi nemmeno per mangiare ?
  Presidente, qua ognuno ha le sue idee, ci scontriamo spessissimo, noi combattiamo la nostra battaglia, voi difendete le vostre. Per carità ! Ma non pensiamo che questa è l'Italia ! Sei milioni di poveri. Il reddito di cittadinanza propone il MoVimento 5 Stelle, voi proporrete qualcos'altro. Però, non pensiamo che occorrerebbe dare risposte prima a queste persone, anziché occuparsi regolarmente dei problemi della politica ?
  Il reddito di cittadinanza, forse non tutti lo hanno capito, non è soltanto un modo per dare dignità a delle persone che non hanno un determinato lavoro, ma è anche un modo per far uscire tanti cittadini italiani dal ricatto del crimine organizzato. Esiste anche in questa città, ci sono dei quartieri dove i delinquenti, Presidente, obbligano dei disgraziati che non hanno di che mangiare a fare dei lavori per il crimine organizzato, a fare da vedette per i narcotrafficanti. Questa è l'Italia ! A me sembra – e concludo – che ogni giorno che passa questo palazzo perda sempre di più di vista quello che è veramente il Paese Italia. Grazie a Dio, grazie alla rete alcuni ce lo ricordano (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  SILVIA CHIMIENTI. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  SILVIA CHIMIENTI. Grazie Presidente, professori, finalmente, ma senza una cattedra: è il più abominevole paradosso della scuola italiana e riguarda i vincitori del tirocinio formativo attivo, il canale di abilitazione all'insegnamento creato dal Ministero dell'istruzione in sostituzione delle vecchie SSIS. Un percorso altamente selettivo, costosissimo, gestito in maniera indecente dalle università e che vede concorrere centinaia di migliaia di aspiranti a fronte di pochissimi posti banditi.
  Gli abilitati del primo ciclo del TFA non hanno potuto spendere il loro titolo l'anno scorso perché non si sono aggiornate le graduatorie per tempo, si sono visti sorpassare nelle supplenze dai non abilitati e ora attendono di essere convocati dalla seconda fascia delle graduatorie d'istituto. Siamo quasi a novembre ma in molte province non sono ancora state stilate le graduatorie definitive.
  Non è tutto, perché ora Renzi promette di assumere nel 2015 tutti gli abilitati delle graduatorie ad esaurimento e di eliminare gli abilitati della seconda fascia. Al danno si aggiunge la beffa. La situazione non è più tollerabile. Come se non bastasse, è stato bandito un secondo ciclo di TFA e anche questa volta, come nel 2012, si è assistito a ritardi nell'emanazione dei decreti che fissavano le date delle prove, errori nella formulazione delle domande dei test preselettivi, ricorrezioni successive, costi esorbitanti e incostituzionali per partecipare alle selezioni stesse.
  In tutta Italia, quest'anno come due anni fa, migliaia di neolaureati e disoccupati hanno pagato enormi cifre per sostenere queste farsesche prime prove, fatte per far partecipare il maggior numero di persone e, contemporaneamente, impedire alla maggior parte la partecipazione alle seconde prove. Chi si assumerà le responsabilità di questi gravissimi errori nelle procedure ? Come può il MIUR pretendere di selezionare i docenti più meritevoli se coloro che formulano le domande delle prove sbagliano nel formularle ?
  I TFA non sono dei semplici concorsi per accedere all'abilitazione. I TFA sono un'offesa al buon senso, all'intelligenza e Pag. 44alla dignità di una grande fetta di laureati italiani. I TFA servono per fare cassa sui più deboli, illudendo le persone con una speranza che, in realtà, non esiste. Concludo, Presidente, i TFA creano insegnanti che non potranno insegnare. Che Stato è uno Stato che fa spendere soldi ai cittadini per formarli ad una professione e poi nega loro l'accesso a questa stessa professione ?
  Il MoVimento 5 Stelle annuncia un'interrogazione parlamentare sugli errori compiuti dal MIUR nella fase preselettiva del TFA, secondo ciclo e lancia un grande appello al Ministro Giannini, un appello accorato per porre fine alla truffa legalizzata dei tirocini formativi attivi (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

Ordine del giorno della seduta di domani.

  PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della seduta di domani.

  Venerdì 24 ottobre 2014, alle 9,30:

  Svolgimento di interpellanze urgenti.

  La seduta termina alle 19,50.