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Resoconto dell'Assemblea

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XVII LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 278 di lunedì 4 agosto 2014

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PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ROBERTO GIACHETTI

  La seduta comincia alle 11.

  RAFFAELLO VIGNALI, Segretario, legge il processo verbale della seduta del 1o agosto 2014.
  (È approvato).

Missioni.

  PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Angelino Alfano, Gioacchino Alfano, Alfreider, Amendola, Amici, Baldelli, Balduzzi, Baretta, Bellanova, Bindi, Biondelli, Bobba, Bocci, Michele Bordo, Borletti Dell'Acqua, Boschi, Bressa, Brunetta, Carinelli, Casero, Castiglione, Cicchitto, Costa, Dambruoso, De Girolamo, Del Basso De Caro, Dellai, Di Gioia, Di Lello, Di Salvo, Epifani, Fedriga, Ferranti, Fico, Gregorio Fontana, Fontanelli, Formisano, Franceschini, Giacomelli, Giancarlo Giorgetti, Gozi, Legnini, Leone, Lorenzin, Lotti, Lupi, Madia, Mannino, Marazziti, Merlo, Mogherini, Orlando, Palazzotto, Pes, Gianluca Pini, Pisicchio, Pistelli, Portas, Rampelli, Ravetto, Realacci, Domenico Rossi, Rossomando, Rughetti, Sani, Scalfarotto, Scotto, Sereni, Sisto, Speranza, Tabacci, Valeria Valente, Vargiu, Velo, Vito e Zanetti sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.
  I deputati in missione sono complessivamente settantanove, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell’allegato A al resoconto della seduta odierna.

  Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell’allegato A al resoconto della seduta odierna.

Discussione del disegno di legge: S. 1541 – Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 24 giugno 2014, n. 91, recante disposizioni urgenti per il settore agricolo, la tutela ambientale e l'efficientamento energetico dell'edilizia scolastica e universitaria, il rilancio e lo sviluppo delle imprese, il contenimento dei costi gravanti sulle tariffe elettriche, nonché per la definizione immediata di adempimenti derivanti dalla normativa europea (Approvato dal Senato) (2568-A) (ore 11,04).

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione del disegno di legge, già approvato dal Senato, n. 2568-A: Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 24 giugno 2014, n. 91, recante disposizioni urgenti per il settore agricolo, la tutela ambientale e l'efficientamento energetico dell'edilizia scolastica e universitaria, il rilancio e lo sviluppo delle imprese, il contenimento dei costi gravanti sulle tariffe elettriche, nonché per la definizione immediata di adempimenti derivanti dalla normativa europea.

(Discussione sulle linee generali – A.C. 2568-A)

  PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione sulle linee generali.
  I presidenti dei gruppi parlamentari MoVimento 5 Stelle, Sinistra Ecologia Libertà Pag. 2e Partito Democratico ne hanno chiesto l'ampliamento senza limitazioni nelle iscrizioni a parlare, ai sensi dell'articolo 83, comma 2, del Regolamento.
  Le Commissioni VIII (Ambiente) e X (Attività produttive) si intendono autorizzate a riferire oralmente.
  Ha facoltà di intervenire la relatrice per la maggioranza per l'VIII Commissione (Ambiente), onorevole Braga.

  CHIARA BRAGA, Relatore per la maggioranza per l'VIII Commissione. Signor Presidente, onorevoli colleghi, l'Assemblea avvia oggi l'esame del decreto-legge n. 91 del 2014 che reca una serie di misure urgenti per il settore agricolo, la tutela ambientale, l'efficientamento energetico dell'edilizia scolastica e universitaria, il rilancio e lo sviluppo delle imprese, il contenimento dei costi gravanti sulle tariffe elettriche, nonché per la definizione immediata di adempimenti derivanti dalla normativa europea.
  Il decreto-legge, sostanzialmente modificato nel corso dell'iter al Senato, è stato ulteriormente modificato nel corso dell'esame alla Camera. L'esame delle Commissioni congiunte X e VIII, ancorché avvenuto in tempi particolarmente ristretti per consentirne l'approdo in Aula nella giornata di oggi secondo il calendario stabilito, ha consentito comunque di apportare significativi miglioramenti al testo, di cui renderò conto.
  Al riguardo, vorrei ringraziare in maniera non formale l'apporto qualificato ai lavori delle Commissioni delle forze parlamentari, sia di maggioranza, che di opposizione, che ha reso possibile un confronto costruttivo con il Governo. L'ampia condivisione su alcuni passaggi emendativi ha consentito, non solo di ricondurre il testo del decreto-legge a una maggiore omogeneità e coerenza rispetto agli obiettivi propri del provvedimento, una finalità questa perseguita principalmente dagli emendamenti governativi esclusivamente soppressivi di alcuni articoli, ma anche di rafforzare l'efficacia di alcune misure particolarmente rilevanti.
  Prima di passare a illustrare l'articolato nelle parti relative all'ambiente e all'agricoltura, lasciando poi l'illustrazione della restante parte al collega Basso della X Commissione, mi preme sottolineare come questo provvedimento si inserisca in una linea del Governo che ha fatto della ripresa economica il punto chiave della propria azione.
  Si tratta di un provvedimento che pone al centro l'esigenza di dare una maggiore spinta alla competitività del Paese in modo che la ripresa, ancora incerta, si rafforzi e prenda vigore. Da qui, nell'esprimere ampia condivisione per le finalità perseguite nel decreto-legge, vorrei citare in particolare la misura relativa all'energia, con l'obiettivo della riduzione del 10 per cento del costo per le piccole e medie imprese, nella quale è stata ribadita la centralità delle fonti rinnovabili, sia ai fini del raggiungimento dei target europei, sia ai fini del rilancio della green economy. In questo senso, le misure a cui prima facevo accenno (lo scambio sul posto fino a 500 chilowatt, l'esenzione degli oneri di sistema fino a 20 chilowatt) sono un punto particolarmente qualificante del testo licenziato dalle Commissioni congiunte.
  Passo, quindi, a illustrare sinteticamente gli articoli in materia di agricoltura e di ambiente. I primi otto articoli del decreto-legge contengono disposizioni riferite al settore agricolo. L'articolo 1 interviene in materia di semplificazione dei controlli sulle imprese agricole e dispone che l'attività di vigilanza nel settore agroalimentare sia svolta in forma coordinata evitando sovrapposizioni e duplicazioni di accertamenti. L'articolo 1-bis reca una serie di semplificazioni in materia agricola. Ai sensi del comma 2 si considera assolto l'obbligo di registrazione presso l'autorità territorialmente competente in materia igienico-sanitaria qualora le imprese agricole siano in possesso, per l'esercizio dell'attività, di autorizzazioni o di nulla osta sanitari, di registrazione e di comunicazione segnalata e certificata di inizio attività.Pag. 3
  I commi 6-9 dispongono la dematerializzazione nell'ambito del Sistema informativo agricolo nazionale di diversi registri di carico e scarico.
  Il comma 13 reca una norma di interpretazione autentica relativa ai controlli sanitari ufficiali, mentre il comma 14 consente alle organizzazioni professionali agricole ed agromeccaniche, comprese quelle di rappresentanza delle cooperative agricole – come è stato specificato nel corso dell'esame delle Commissioni – di attivare procedure di collegamento al sistema operativo di prenotazione del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, ai fini dell'immatricolazione e della gestione inerente la proprietà delle macchine agricole.
  Durante l'esame delle Commissioni è stato soppresso il comma 21 dell'articolo 1-bis, che elimina la necessità dell'apposita abilitazione alla guida per i soggetti che siano titolari, da almeno due anni, di una patente A1, o B1, ovvero C1.
  L'articolo 1-ter prevede l'istituzione di un quadro nazionale omogeneo in materia di consulenza aziendale in agricoltura.
  L'articolo 2, in prevalenza di modifica in più punti della legge del 20 febbraio 2006, n. 82, contiene norme per l'attuazione della normativa comunitaria concernente l'Organizzazione comune di mercato del vino, modificando, inoltre, la disciplina relativa all'utilizzo delle denominazioni di origine controllata, di origine qualificata e di IGT.
  L'articolo 3, comma 1, riconosce una specifica disciplina per la concessione di un credito d'imposta per le imprese per le spese destinate a nuovi investimenti finalizzati alla realizzazione di infrastrutture informatiche per il potenziamento del commercio elettronico. Nel corso dell'esame delle Commissioni è stato aggiunto un nuovo comma 4-bis, che dispone che i crediti d'imposta sopra commentati per le imprese diverse dalle piccole e medie si applicano nei limiti previsti dai regolamenti sugli aiuti de minimis per l'agricoltura e per la pesca.
  I commi da 7 a 9 dell'articolo 3 recano disposizioni volte a sbloccare l'attuazione della legge sull'etichettatura, mentre il comma 10 include, tra le finalità del fondo per il finanziamento dei programmi nazionali di distribuzione di derrate alimentari agli indigenti, quelle legate all'efficientamento della filiera e della produzione e dell'erogazione.
  L'articolo 6-bis dispone che le risorse del Fondo rotativo per il sostegno alle imprese e agli investimenti in ricerca sono destinate anche al finanziamento agevolato di investimenti in ricerca e innovazione tecnologica.
  Il comma 2 stabilisce che le imprese agricole, alimentari e forestali aderenti ai contratti di rete possano accedere prioritariamente alle risorse previste per i programmi di sviluppo rurale, regionale e nazionale e nell'ambito del nuovo ciclo di programmazione dei fondi europei.
  L'articolo 7 riconosce ai coltivatori diretti e agli imprenditori agricoli professionali di età inferiore ai 35 anni una detrazione del 19 per cento delle spese per i canoni di affitto dei terreni agricoli.
  Ulteriori norme in materia di fiscalità agricole sono recate dai commi 3 e 4 e recano misure di carattere fiscale.
  L'articolo 7-bis interviene riformando gli interventi a sostegno dei giovani imprenditori agricoli, mentre l'articolo 7-ter introdotto al Senato, è stato soppresso durante l'esame delle Commissioni, così come l'articolo 7-quater.
  L'articolo 8 reca un incremento dello stanziamento del Fondo per interventi strutturali di politica economica, a decorrere dall'anno 2018.
  L'articolo 16, ai commi da 1 a 3-bis, contiene interventi di adeguamento dell'ordinamento ai rilievi mossi, a livello europeo, alla normativa interna relativa alla protezione della fauna selvatica e per il prelievo venatorio.
  Passo ora a dare conto delle principali disposizioni in materia ambientale, sulle quali hanno inciso alcune modifiche approvate dalle Commissioni riunite. Si tratta di norme che recano misure che vanno a modificare la disciplina in materia di rifiuti, bonifiche, aree protette, contrasto Pag. 4al dissesto idrogeologico, solo per citare i principali ambiti su cui intervengono tali norme.
  L'articolo 10 reca, dai commi 1 a 7, nonché ai commi 9, 11 e 13, una serie di disposizioni che intervengono sulla disciplina per l'utilizzo delle risorse finanziarie e la realizzazione degli interventi di mitigazione del rischio idrogeologico. Si tratta di una serie di norme importanti in una materia sulla quale, da sempre, la Commissione ambiente ha posto particolare attenzione, unitamente a quest'Aula, anche con un'intensa attività conoscitiva e di indirizzo.
  L'assoluta priorità di questo tema è tragicamente confermata dall'evento che ha sconvolto il Veneto e l'intero Paese proprio nei giorni scorsi: l'alluvione, causata da un eccezionale evento meteorologico, a Refrontolo, che ha sconvolto la comunità, causando la perdita di vite umane. Nell'esprimere solidarietà e vicinanza, ritengo di tutta l'Aula, per questa ennesima tragedia, la riconoscenza alla Protezione civile e ai volontari che hanno soccorso le persone coinvolte, è nostro dovere riaffermare con ancora più forza l'urgente necessità di dare risposte efficaci ad una condizione di fragilità strutturale del Paese.
  Sappiamo come la prevenzione del dissesto idrogeologico, la manutenzione di un territorio italiano in cui l'82 per cento dei comuni si trova ad elevato rischio idrogeologico, rappresenti la prima e più importante opera pubblica da realizzare, superando lentezze burocratiche, l'inefficacia di un sistema di programmazione degli interventi e spesso anche di gestione di risorse economiche già disponibili, ma inutilizzate.
  In questo senso la costituzione dell'unità di missione Italia Sicura presso la Presidenza del Consiglio è il segno di un'assunzione in carico, per la prima volta ai massimi livelli di Governo, della centralità delle politiche di contrasto al dissesto idrogeologico. La pronta ricognizione delle risorse incagliate nei bilanci di Stato e regioni, 2,4 miliardi di euro, lo sblocco immediato di oltre 570 cantieri sono il primo passo di un'azione coordinata e immediatamente operativa che si vuole costruire con le regioni e gli altri soggetti istituzionalmente competenti.
  Anche in questo provvedimento sono contenute norme funzionali a rendere più efficaci le politiche di prevenzione. Si prevede, in primo luogo, l'immediato subentro dei presidenti delle regioni nelle funzioni di commissari straordinari delegati nella titolarità delle relative contabilità speciali; la possibilità per i presidenti di regione di avvalersi di una serie di soggetti pubblici per l'espletamento di alcune funzioni; la sostituzione di tutti i visti, pareri, autorizzazioni, nulla osta ed ogni altro provvedimento necessario all'esecuzione degli interventi più urgenti di messa in sicurezza del territorio; la fissazione di un termine per il completamento dei lavori al 31 dicembre 2015 e la previsione di modalità di monitoraggio che evitino il protrarsi infinito di lavori urgenti e mai realizzati.
  Durante l'esame delle Commissioni è stato inserito il comma 2-bis all'articolo 10 che prevede, nei casi di cessazione anticipata, per qualsiasi causa, dalla carica di presidente della regione, la cessazione di funzioni commissariali eventualmente conferite allo stesso presidente con specifici provvedimenti legislativi. Qualora in assenza di normative di settore o di previsioni contenute nello statuto regionale non ci siano modalità specifiche di sostituzione viene prevista la nomina di un nuovo commissario che opera fino all'insediamento del nuovo presidente.
  Altre disposizioni all'articolo 10 prevedono la possibilità di stipulare convenzioni con i conduttori di aziende agricole per la realizzazione di opere di pubblica utilità, l'esclusione dalla verifica di assoggettabilità alla VAS della parte dei piani di gestione del rischio alluvioni, la proroga del termine entro cui pubblicare i piani di gestione del rischio alluvioni da parte delle Autorità di bacino, lo stanziamento di risorse finanziarie nel limite di 6 milioni di euro per l'anno 2014 da destinare agli Pag. 5interventi di ricostruzione conseguenti agli eventi meteorologici eccezionali verificatisi nel territorio della regione Liguria.
  Il comma 12 dell'articolo 10 modifica talune disposizioni del decreto-legge n. 136 del 2013 volte a far fronte alla grave situazione di emergenza ambientale nel territorio compreso tra le province di Napoli e Caserta interessato dal fenomeno dei roghi di rifiuti tossici denominato Terra dei fuochi. Il comma 12-bis modifica lo stesso decreto-legge al fine di consentire l'interconnessione diretta al Sistri da parte del Corpo forestale dello Stato al fine di contrastare le attività illecite nella gestione dei rifiuti, con particolare riferimento al territorio campano.
  L'articolo 11 reca misure volte a promuovere intese e accordi per la conservazione di specie di particolare interesse a rischio di estinzione, norme concernenti il controllo delle specie alloctone e l'inserimento delle nutrie tra le specie non tutelate, mentre il comma 6 modifica la disciplina per l'adozione delle linee guida finalizzate a consentire la misurazione e il rilevamento dei livelli di esposizione alle emissioni elettromagnetiche. Al riguardo, questo comma è stato modificato durante l'esame delle Commissioni riunite al fine di prevedere che le linee guida siano adottate con uno o più decreti del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare e non con decreti dirigenziali, modificando l'iter di emanazione e prevedendo che vengano adottati entro 90 giorni dall'entrata in vigore della legge di conversione del decreto, previo parere delle competenti Commissioni parlamentari.
  Il comma 2-bis dell'articolo 11 dispone l'entrata in vigore, a partire dall'entrata in vigore della legge di conversione del decreto, della sanzione amministrativa pecuniaria prevista dal decreto-legge n. 2 del 2012 per la commercializzazione di sacchi per l'asporto merci monouso realizzati con polimeri non conformi alla normativa armonizzata UNI EN 13432:2002, nonché di shopper riutilizzabili non conformi alle caratteristiche di spessore di materiale riciclato stabilite dal decreto interministeriale del 18 marzo 2003.
  I commi 7, 8 e 10 recano disposizioni in materia di impianti termici civili finalizzati a superare talune problematiche applicative nella normativa vigente.
  Segnalo che l'articolo 12 interviene sulla composizione della Commissione tecnica di verifica dell'impatto ambientale, riducendo il numero dei componenti e incidendo sui requisiti di nomina, mentre il comma 4-bis del medesimo articolo prevede che le autorità ambientali componenti la rete nazionale cooperino sistematicamente con i soggetti responsabili delle politiche di coesione.
  Durante l'esame delle Commissioni sono stati soppressi alcuni articoli aggiunti al Senato volti a dettare una nuova disciplina in materia di requisiti acustici passivi degli edifici.
  L'articolo 13 reca, invece, una serie di disposizioni molto importanti che riguardano la disciplina in materia di bonifiche e di rifiuti. In particolare, il comma 1 introduce una procedura semplificata, su istanza e a spese dei soggetti interessati, per l'effettuazione degli interventi di bonifica dei siti contaminati finalizzati a ridurre la contaminazione a livelli non superiore ai valori di concentrazione soglia di contaminazione.
  Nel corso dell'esame delle Commissioni riunite sono stati soppressi gli articoli 242-ter e 242-quater del decreto legislativo n. 152 del 2006, che disciplinavano la considerazione nelle attività di bonifica dei valori di fondo e il censimento e la mappatura di tali valori esistenti nei suoli secondo un'indicazione di maggiore precauzione ambientale.
  Durante l'esame presso le Commissioni riunite sono stati soppressi i commi 3-bis e 3-ter, che contenevano una serie di modifiche alla disciplina relativa alla caratterizzazione e alla bonifica delle matrici materiali di riporto. Il comma 4-ter dell'articolo 13 contiene norme relative all'utilizzo di materie prime secondarie per recuperi ambientali. I commi 5 e 6 modificano la disciplina relativa alla gestione Pag. 6dei rifiuti alle bonifiche dei siti inquinati da materiali derivanti da sistemi d'arma, mezzi, materiali e infrastrutture destinati alla difesa militare e alla sicurezza nazionale. Durante l'esame presso le Commissioni riunite tale disciplina è stata modificata, al fine di prevedere che i limiti delle sostanze inquinanti da considerare ai fini della messa in sicurezza e della bonifica non siano solo quelli relativi ai siti ad uso commerciale ed industriale ma anche quelli per i siti ad uso verde pubblico e privato residenziale, sulla base di valutazioni che tengano conto delle diverse destinazioni e delle attività effettivamente condotte all'interno dell'area.
  La lettera b-bis) del comma 5 elenca i principi di classificazione dei rifiuti e le modalità per stabilire se il rifiuto è da considerarsi pericoloso o non pericoloso. Nel corso dell'esame delle Commissioni è stato specificato che la nuova disciplina si applica decorsi 180 giorni dalla data di entrata in vigore della legge di conversione del decreto. L'articolo 13, infine, al comma 7, contiene una deroga ai limiti di emissione per gli scarichi in mare delle installazioni assoggettate ad AIA nel rispetto dei limiti fissati a livello europeo, così come è stato ulteriormente precisato nel corso dell'esame presso le Commissioni riunite. I commi 8 e 9 sono volti, rispettivamente, alla definizione di un'apposita categoria di lavorazioni specificamente riferita alla realizzazione di opere di smantellamento e messa in sicurezza di impianti nucleari, e alla destinazione di risorse del Fondo per lo sviluppo e la coesione anche al finanziamento di interventi riguardanti la bonifica dei siti contenenti amianto.
  L'articolo 14 reca una serie di disposizioni rilevanti in materia di rifiuti, anche al fine di fronteggiare alcune situazioni di criticità in atto nel territorio nazionale. In particolare, segnalo il comma 1, che introduce una speciale disciplina per l'adozione, nella regione Lazio, di ordinanze contingibili e urgenti in materia di rifiuti, e l'ulteriore proroga, fino al 31 dicembre 2014, della gestione da parte dei comuni e della regione Campania delle attività di raccolta, spazzamento e trasporto rifiuti, smaltimento o recupero inerenti alla raccolta differenziata. Il comma 3-bis differisce al 31 dicembre 2015 il termine entro il quale, per le esigenze della regione Campania e nelle more del completamento degli impianti di compostaggio della regione, gli impianti di compostaggio in esercizio sul territorio nazionale sono autorizzati ad aumentare la propria capacità ricettiva e di trattamento fino all'8 per cento. Il comma 2 dell'articolo 14 detta norme importanti riguardo al Sistri. Vengono disciplinate, infatti, le modalità per l'adozione di un intervento di semplificazione del sistema, mentre il comma 2-bis fissa al 31 dicembre 2015 il termine finale di efficacia del contratto per la concessione del servizio di realizzazione, gestione e manutenzione del Sistri, disponendo nel contempo l'avvio delle procedure di affidamento di una nuova concessione del servizio medesimo. Viene altresì disciplinato il pagamento dei costi di produzione consuntivati alla concessionaria del servizio.
  Un'ulteriore norma rilevante, la cui tematica è stata oggetto di trattazione anche presso la Commissione ambiente della Camera, è quella relativa alla lettera b) del comma 8 modificata nel corso dell'esame al Senato, che considera pratiche agricole consentite le attività di raggruppamento e abbruciamento di paglia, sfalci e potature, nonché altro materiale agricolo o forestale non pericoloso, alle condizioni fissate dalla norma.
  Durante l'esame delle Commissioni la disposizione è stata modificata, al fine di precisare che la disposizione si applica ai soli materiali vegetali, e integrata al fine di consentire ai comuni e alle altre amministrazioni competenti in materia ambientale di sospendere, differire o vietare la combustione del materiale vegetale qualora sussistano condizioni meteorologiche, climatiche o ambientali sfavorevoli e dalla combustione possano derivare rischi per la pubblica salute e l'incolumità, con particolare riguardo al rispetto dei livelli annuali delle polveri sottili.
  La norma del comma 8 esclude, per l'abbruciamento di materiale agricolo o Pag. 7forestale, anche derivante da verde pubblico, l'applicazione delle sanzioni riguardanti la combustione illecita di rifiuti. Segnalo, inoltre, il comma 8-bis, che interviene sulla tenuta dei registri di carico e scarico in materia di tracciabilità dei rifiuti e, infine, avviandomi alla conclusione Presidente, il riferimento agli articoli 15, 15-bis, 16 e 17 di recepimento di obblighi comunitari.
  L'articolo 15 in materia di valutazione di impatto ambientale; la soppressione dell'articolo 15-bis che demandava ad un decreto ministeriale l'adozione di misure necessarie a semplificare le operazioni di trasporto, stoccaggio e preparazione di rifiuti da imballaggio. Mentre l'articolo 16 modifica la disciplina nazionale per la costituzione di una infrastruttura per l'informazione territoriale dell'Unione europea. L'articolo 17 interviene sulla disciplina per la salvaguardia ambientale.
  Tutti questi articoli, che ho citato in chiusura, recano disposizioni coincidenti con norme contenute nel disegno di legge europea 2013-bis e anticipano di fatto la vigenza di tali norme in recepimento della normativa comunitaria (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).
  Signor Presidente, chiedo che la Presidenza autorizzi la pubblicazione in calce al resoconto della seduta odierna del testo integrale della mia relazione (La Presidenza lo consente sulla base dei criteri costantemente seguiti).

  PRESIDENTE. Ha facoltà di intervenire il relatore per la maggioranza per la Commissione Attività produttive, onorevole Lorenzo Basso.

  LORENZO BASSO, Relatore per la maggioranza per la X Commissione. Signor Presidente, rappresentanti del Governo, onorevoli colleghi, il decreto-legge che ci stiamo apprestando a discutere contiene le misure per il settore agricolo e la tutela ambientale appena ricordate dall'onorevole Braga ed anche altre numerose misure, che mi appresto ad illustrarvi, per l'efficientamento energetico dell'edilizia scolastica e universitaria, per il rilancio e lo sviluppo delle imprese, nonché per il contenimento dei costi gravanti sulle tariffe elettriche.
  La mia relazione si concentrerà sulle disposizioni di competenza della X e della VI Commissione e cercherò di evidenziare solo gli aspetti principali di questo provvedimento che si presenta molto ricco e articolato chiedendo fin d'ora a lei, signor Presidente, di consentirmi di consegnare agli uffici il testo completo della relazione perché sia pubblicato in calce al resoconto della seduta odierna.
  Desidero iniziare illustrando le misure concernenti l'efficientamento energetico che introducono la possibilità di concedere finanziamenti a tasso agevolato al fine di realizzare interventi di incremento dell'efficienza energetica degli edifici scolastici, inclusi gli asili nido e universitari nonché degli edifici dell'alta formazione artistica. Durante l'esame presso le Commissioni riunite abbiamo apportato le modifiche necessarie al fine di ampliare la possibilità di finanziamenti a tasso agevolato ai progetti di investimento e abbiamo, inoltre, previsto che il coordinamento degli interventi in materia di edilizia scolastica sia assicurato dalla Presidenza del Consiglio dei ministri anche mediante una apposita struttura di missione.
  L'obiettivo di incrementare la competitività del tessuto produttivo è stato poi il filo conduttore di tutta una serie di misure a favore delle imprese. L'articolo 17-bis contiene norme volte ad ampliare la base imponibile delle società cooperative di consumo e i loro consorzi e delle banche di credito cooperativo. Sono previste, inoltre, misure volte a migliorare i livelli di coinvolgimento dei soci nei processi decisionali. L'articolo 18 attribuisce, a decorrere dalla data di entrata in vigore del provvedimento e fino al 30 giugno 2015, ai soggetti titolari di reddito di impresa che effettuano investimenti in beni strumentali nuovi, un credito di imposta nella misura del 15 per cento delle spese per investimenti destinati a strutture produttive ubicate nel territorio dello Stato. La fruizione del beneficio è subordinata alla regolarità degli adempimenti in materia di rischio di Pag. 8incidenti sul lavoro per le attività industriali. Nel corso dell'esame del provvedimento al Senato sono state apportate alcune modifiche alla disciplina dei finanziamenti per l'acquisto di nuovi macchinari, impianti e attrezzature da parte delle piccole e medie imprese, la cosiddetta nuova legge Sabatini.
  L'obiettivo è quello di accelerare la concessione di finanziamenti agevolati semplificando l'accesso al Fondo centrale di garanzia tramite l'attribuzione direttamente agli intermediari finanziari richiedenti la garanzia della valutazione economico-finanziaria e del merito di credito dell'impresa.
  L'articolo 19 prevede un rafforzamento dell'aiuto alla crescita economica (ACE) con una maggiorazione del 40 per cento per le società che vengono ammesse alla quotazione nei mercati regolamentati. Il rafforzamento dell'ACE, per le imprese che decidono di quotarsi, è volto ad agevolare il finanziamento mediante il capitale proprio attraverso un sussidio di natura fiscale. L'articolo 19-bis interviene in materia di semplificazione delle procedure di attestazione della sussistenza dei requisiti per la realizzazione, la trasformazione, il trasferimento e la cessazione dell'esercizio dell'attività di impresa, tramite l'ampliamento delle facoltà e il potenziamento dell'efficienza delle Agenzie per le imprese.
  L'articolo 20 apporta modifiche ed integrazioni al Testo unico delle disposizioni in materia di intermediazione finanziaria, finalizzate a favorire e semplificare l'accesso al mercato dei capitali di rischio delle imprese, in particolare di quelle piccole e medie. Inoltre, sempre l'articolo 20 reca una serie di modifiche migliorative alle disposizioni del codice civile in materia di società.
  L'articolo 21 reca modifiche al regime fiscale di obbligazioni, titoli similari e cambiali finanziarie. Durante l'esame presso le Commissioni riunite – mi preme evidenziarlo – è stato soppresso il comma 2-bis dell'articolo 21, quello che esentava le società quotate e le società emittenti strumenti finanziari quotati dall'applicazione delle norme in tema di compensi massimi per gli amministratori.
  L'articolo 22 reca un complesso di disposizioni volte a favorire le concessioni di credito alle imprese. Le misure contenute nell'articolo 22-quinquies riproducono invece le disposizioni del decreto-legge 16 luglio 2014, n. 100, che contiene misure urgenti per la realizzazione del piano delle misure e delle attività di tutela ambientale e sanitaria, cosiddetto «piano ambientale», per le imprese sottoposte a commissariamento straordinario. In sostanza, l'articolo affronta il complesso tema del futuro del colosso siderurgico italiano, dedicandosi principalmente al «prestito ponte» che sarà funzionale all'attuazione delle misure di tutela ambientale e sanitaria. Tali misure sono finalizzate a consentire all'impresa commissariata di contrarre finanziamenti funzionali al risanamento ambientale e all'esercizio dell'impresa, e a disciplinare la tempistica per l'attuazione del cosiddetto «piano ambientale» e per lo spegnimento di alcuni impianti già previsto dal medesimo piano.
  Una serie di interventi significativi sono poi adottati nel settore energetico. Il filo conduttore delle disposizioni più rilevanti è l'individuazione di misure di risparmio sugli oneri generali di sistema delle tariffe elettriche a favore delle piccole e medie imprese. L'articolo 23 individua le PMI come beneficiarie dei risparmi sugli oneri generali di sistema delle tariffe elettriche derivanti dalle misure contenute negli articoli dal 24 al 30 del decreto-legge in esame e dalle disposizioni del decreto-legge n. 145 del 2013, il «destinazione Italia», che ha previsto, con il cosiddetto «spalma incentivi volontario», la facoltà di diluire in un periodo più lungo gli incentivi per le fonti rinnovabili. L'agevolazione per le piccole e medie imprese consiste nella riduzione delle tariffe elettriche che dovrà essere ripartita in modo proporzionale tra i soggetti aventi diritto e non dovrà essere cumulabile con gli incentivi già previsti per l'impresa a forte consumo di energia. L'obiettivo è quello di Pag. 9pervenire a regime ad un risparmio in bolletta pari a circa il 10 per cento del costo attuale per le PMI.
  Fra i numerosi interventi adottati per raggiungere questo obiettivo cito quello previsto dall'articolo 29, che limita l'applicazione delle tariffe elettriche agevolate di cui gode Rete Ferroviaria Italiana Spa ai soli consumi relativi al servizio di trasporto ferroviario universale e al trasporto ferroviario delle merci. Nel corso dell'esame presso le Commissioni riunite infatti è stato ripristinato a tutto il settore del trasporto merci, e quindi non più solo a quello transfrontaliero, il beneficio delle tariffe elettriche agevolate. A partire dal 2015 invece gli altri tipi di trasporto, come ad esempio l'alta velocità, dovranno pagare l'energia elettrica secondo i costi effettivi del servizio. Per il servizio ferroviario universale e il trasporto ferroviario delle merci vige il divieto di traslazione sui prezzi, mentre per gli altri tipi di trasporto è stato introdotto al Senato un criterio di gradualità per tale traslazione.
  Sono inoltre state introdotte con l'articolo 30 una serie di semplificazioni amministrative riguardanti la comunicazione per la realizzazione, la connessione e l'esercizio degli impianti di produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili e di unità di microcogenerazione. Durante l'esame presso le Commissioni riunite è stato inoltre introdotto un comma in materia di revisione della normativa relativa all'accatastamento e all'ammortamento di impianti fotovoltaici. Al riguardo si prevede l'obbligatorietà della variazione della rendita catastale dell'immobile che ospita impianti fotovoltaici solo se questi ultimi hanno una potenza maggiore di 7 chilowatt e il valore dell'impianto incrementa di oltre il 40 per cento la rendita catastale. Ad un decreto del Ministero dell'economia e delle finanze, da adottare entro 90 giorni, è rimessa l'individuazione delle modalità applicative della disposizione introdotta.
  Per finire, segnalo anche disposizioni volte a rafforzare le esportazioni e l'internazionalizzazione delle imprese, relativamente ad operazioni effettuate nei settori strategici, ovvero in società di rilevante interesse nazionale, laddove possano costituire, in termini di livelli occupazionali o di fatturato, un rilancio per il sistema economico e produttivo del Paese.
  Mi avvio alla conclusione, signor Presidente. Abbiamo cercato, nel lavoro delle Commissioni congiunte ambiente e attività produttive – vorrei dirlo ringraziando tutti i colleghi – di svolgere il compito che ci eravamo preposti e, cioè, di asciugare il testo, modificandolo il meno possibile per rispetto al grande lavoro fatto dai colleghi del Senato ma provando, comunque, a migliorarlo, ove è possibile, ascoltando le istanze che ci giungevano dai cittadini e dalle moltissime categorie interessate da questo provvedimento. Abbiamo cercato di renderlo un testo più snello, più efficace e più capace di incidere nel tessuto produttivo del Paese, per rendere le nostre imprese più forti e più competitive nello scenario economico internazionale.
  Voglio ringraziare, oltre ai colleghi delle Commissioni attività produttive ed ambiente ed ai loro presidenti, che ci hanno costantemente supportato, anche tutti gli uffici che a questo lavoro hanno collaborato, impegnando anche ore serali e giorni festivi per rispettare gli strettissimi tempi che ci sono stati assegnati.
  Ovviamente, un decreto-legge che spaziava su così tanti argomenti ha creato una certa difficoltà nell'azione di coordinamento degli emendamenti. Molti miglioramenti sono avvenuti durante il lavoro svolto dai commissari, con il contributo attivo del Governo. Permettetemi, quindi, di ringraziare per l'impegno e la presenza costante del Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali, Maurizio Martina, della sottosegretaria di Stato per l'ambiente e la tutela del territorio e del mare, Silvia Velo, e del sottosegretario di Stato per i rapporti con il Parlamento, Ivan Scalfarotto.
  Un ringraziamento particolare al Viceministro dello sviluppo economico, Claudio De Vincenti, che non si è mai sottratto al confronto, né con la maggioranza né, tanto meno, con l'opposizione durante tutto il lavoro preparatorio e di Commissione. Pag. 10Un confronto con i gruppi di opposizione che è stato molto franco, ma sempre nel merito delle questioni. Un ringraziamento particolare va, quindi, anche a loro, per avere scelto di non fare ricorso a inutili e logoranti tattiche ostruzionistiche, ma di avere accettato il terreno del confronto, tramutatosi qualche volta anche in scontro, ma sempre sul merito dei molti temi concreti contenuti in questo provvedimento.
  Concludo, signor Presidente, dicendo che oggi possiamo offrire al dibattito parlamentare un buon testo, migliorato ma non stravolto rispetto a quello inviatoci dal Senato. Un provvedimento che mette in campo misure importanti su alcuni fronti strategici per provare a semplificare, sostenere ed innovare il sistema Paese. Agricoltura, ambiente, energia, imprese piccole e medie sono, infatti, facce della stessa medaglia: uno sviluppo sostenibile, equilibrato ed inclusivo, in grado, da un lato, di rimettere in moto un'economia in crisi da molto tempo e, dall'altro, di indicare la sostenibilità come paradigma nel quale collocare le scelte sullo sviluppo futuro.
  Se l'Aula deciderà di approvare il testo che abbiamo qui sommariamente illustrato, doterà il nostro Paese di nuovi strumenti, utili ed efficaci per la competitività del sistema economico ed imprenditoriale italiano, che ci consentiranno di affrontare, con maggiore forza e con rinnovata fiducia, le complesse sfide economiche e sociali che ci attendono nel prossimo futuro (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).
  Signor Presidente, chiedo che la Presidenza autorizzi la pubblicazione in calce al resoconto della seduta odierna del testo integrale della mia relazione (La Presidenza lo consente, sulla base dei criteri costantemente seguiti).

  PRESIDENTE. Constato l'assenza dell'onorevole Grimoldi, relatore di minoranza per l'VIII Commissione (Ambiente): s'intende che vi abbia rinunziato.
  Ha facoltà di intervenire la relatrice di minoranza per l'VIII Commissione (Ambiente), onorevole Terzoni.

  PATRIZIA TERZONI, Relatore di minoranza per l'VIII Commissione. Grazie Presidente, questo provvedimento, che in un primo momento era stato persino definito «ambiente protetto», contiene numerose norme che sembrano tutt'altro che finalizzate alla tutela dell'ambiente. Vediamone alcune.
  L'articolo 13 modifica il Testo unico ambientale stabilendo, per la bonifica delle aree militari, limiti di concentrazione di sostanze inquinanti più tolleranti rispetto ai limiti attualmente applicati, poiché i siti saranno equiparati, rispetto ai limiti di contaminazione, alle aree industriali. L'impatto della previsione appare di non poca portata, dato che si tratta di aree, quali poligoni militari e campi di addestramento, nelle quali negli anni è facile immaginare che possono essere state condotte attività capaci di liberare sostanze pericolose. In questo modo, i costi per l'effettivo ripristino delle aree, ai fini del loro utilizzo a fini civili, ricadrà sugli enti territoriali, con grave danno per le comunità locali.
  La prima parte dell'articolo 13 contiene anche una procedura semplificata per l'operazione di bonifica o di messa in sicurezza di siti contaminati, consentendo che essi vengano utilizzati a fini industriali anche prima del risanamento. L'operatore privato che intraprende l'operazione autocertifica veridicità e completezza dei dati e delle informazioni, senza che sia previsto alcun controllo, anche a campione, da parte dell'ente pubblico competente.
  Sulla base di tali dati, la procedura prevede una rapida approvazione del progetto di bonifica e solo successivamente si prevede la presentazione del piano di caratterizzazione per il cui esame è previsto il silenzio-assenso. Ne deriva uno stato di incertezza sul reale stato di contaminazione, in assenza dell'introduzione di misure atte ad assicurare la trasparenza e l'informazione ai cittadini durante il procedimento.
  Non dobbiamo dimenticare inoltre che la Corte costituzionale ha più volte affermato il principio secondo il quale, in materia di tutela dell'ambiente, vige il Pag. 11principio fondamentale secondo cui il silenzio dell'amministrazione preposta al vincolo ambientale non può avere valore di assenso. Cito in tal senso le sentenze della Corte costituzionale n. 404 del 1997, n. 26 del 1996 e n. 302 del 1988. Si prevedono inoltre meccanismi di semplificazione per individuare le attività di trattamento che permettono ad un rifiuto di non essere più considerato tale. Si impone l'utilizzo di materie prime secondarie prodotte esclusivamente da rifiuti per il recupero ambientale, come sottofondi stradali e piazzali e infine si prevede una notevole semplificazione per il recupero dei rifiuti individuati nella lista verde del regolamento n. 1013 del 2006, tra cui rifiuti provenienti da navi: penso che, non solo a me, questo sembra quasi fatto apposta per il caso della nave Concordia.
  In un'altra parte del testo si demanda ad un decreto del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare la nomina di un commissario straordinario per la realizzazione dell'impianto di termovalorizzazione dei rifiuti della provincia di Salerno, una struttura osteggiata da tutti gli amministratori locali, che hanno anche prospettato delle alternative in grado di scongiurare la realizzazione dell'inceneritore, consentendo l'avvio di un ciclo virtuoso di smaltimento dei rifiuti.
  Tale scelta dimostra come il Governo invece non intenda avviare nella regione Campania il ciclo virtuoso previsto dalle direttive comunitarie, attraverso il principio della gerarchia dei rifiuti, che obbliga gli Stati ad adottare le misure per il trattamento dei loro rifiuti secondo questo ordine di priorità: prevenzione, preparazione per riutilizzo, riciclaggio, recupero di altro tipo e smaltimento.
  Nel caso in questione, come in altri mille casi simili, tutti italiani, si inverte tale ordine di priorità senza che nulla sia stato fatto per arrivare a conseguire gli obiettivi che la normativa comunitaria fissa al 2020 per il riciclaggio dei rifiuti domestici.
  Con l'articolo 14, comma 2-bis, vengono apportate modifiche al sistema di semplificazione e razionalizzazione del sistema di controllo della tracciabilità dei rifiuti, in particolare prevedendo che il termine finale di efficacia del contratto con Selex è stabilito al 31 dicembre 2015. Si prolunga di oltre un anno con un decreto la durata di un contratto che altrimenti scadrebbe a fine novembre 2014.
  Dopo la pubblicazione del decreto, il 21 luglio, Selex ha fatto recapitare una lettera al Ministro Galletti, nella quale comunica l'intenzione di non proseguire la propria attività nell'ambito del programma Sistri oltre la scadenza contrattuale del 30 novembre prossimo.
  L'azienda spiega che tale decisione è legata alla volontà di evitare nuovi ingenti danni anche di immagine in aggiunta a quelli molto significativi già subiti nel corso della durata del contratto. Non sto qui a ricordare la quantità di atti di sindacato ispettivo che io stessa ho depositato nei mesi scorsi, chiedendo al Ministro e al Governo se, alla luce degli arresti e delle indagini che hanno coinvolto gli attori principali dell'avvio del sistema Sistri sotto il controllo di Selex, non ritenessero opportuno annullare il contratto e avviare immediatamente una nuova procedura di affidamento del servizio.
  Ora il Governo si ritrova addirittura nella condizione di passare da parte lesa a potenziale responsabile del danno di immagine che Selex dice di aver subito. Inoltre, a soli quattro mesi dalla scadenza del contratto, non c’è ancora niente di pronto che possa consentire un passaggio di consegne tempestivo, tale da non dovere interrompere il sistema di tracciabilità dei rifiuti pericolosi.
  Come se non bastasse, Selex minaccia, nemmeno tanto velatamente, di passare ad azioni legali per tutelare i propri interessi alla luce dei danni subiti.
  Continuo: all'articolo 14, commi 3, 3-bis e 3-ter si prevedono delle deroghe temporali e collegate alla tipologia di rifiuti che consentono il conferimento in discarica dei rifiuti in Campania e nelle more del funzionamento a regime del sistema di smaltimento dei rifiuti della regione Campania e sino al completamento degli impianti di recupero e trattamento Pag. 12degli stessi. Il che significa che queste deroghe potrebbero valere per un tempo indefinito, sempre alla faccia delle direttive europee.
  All'articolo 14, comma 8, lettera b), si consente l'abbruciamento di materiale agricolo. Sembrerebbe una cosa di poco conto, sennonché si prevede un limite giornaliero di 3 metri steri ad ettaro che per un'azienda di medie dimensioni ravvisabile in circa 30 ettari, corrispondono a 30 metri steri, ossia una quantità per niente trascurabile di circa 30 metri cubi.
  Visto che non stiamo parlando di tronchi, ma di materiale vegetale di piccole dimensioni, per cui l'unità di misura del metro estero non è consona in questo caso, per assurdo in un mese un'azienda come quella ipotizzata potrebbe arrivare a bruciare liberamente novecento metri cubi di materiale vegetale, con tutto quello che ne consegue come immissione di CO2 e altre sostanze inquinanti in atmosfera.
  Nella nuova versione scaturita dal lavoro della Commissione, se non altro, viene lasciata alle amministrazioni locali la possibilità di derogare, prevedendo l'imposizione di limiti all'abbruciamento nei periodi estivi, in cui è elevato il rischio di incendio, e nelle aree già gravate da inquinamento atmosferico, dove si registrano concentrazioni di polveri sottili sopra la soglia di attenzione. E questa è una modifica che è avvenuta grazie all'apporto e al contributo del MoVimento 5 Stelle, anche se pretendevamo un po’ di più. Nello stesso articolo si escludono dall'attività di gestione dei rifiuti le operazioni di prelievo, raggruppamento, cernita e deposito preliminare alla raccolta di materiale o sostanze naturali derivanti da eventi atmosferici o meteoritici, ivi incluse mareggiate e piene anche in caso di contaminazione con materiale di origine antropica. Basta farsi un giro su una spiaggia dopo che si è verificata un'alluvione per rendersi conto di quali tipologie di rifiuti vengono accumulate sulla battigia. Ebbene, si vuole escludere tutto questo dall'attività di gestione dei rifiuti come se si trattasse di un'altra cosa. Ci sono altri interventi di modifica del testo unico ambientale che ci preoccupano: il primo è quello realizzato con l'articolo 14, comma 8, lettera b-ter), in cui si norma l'uso del materiale proveniente dall'attività di dragaggio. Con questa norma si potrebbero provocare forti squilibri ambientali nelle aree lagunari costiere, dove a nostro avviso non possono essere applicati gli stessi limiti previsti per il suolo. Inoltre, sempre secondo la nostra opinione – e approfittiamo per segnalarlo – si rischia di inciampare nell'ennesima procedura di infrazione, in quanto poi bisognerà spiegare alla Commissione come mai in una laguna dove il limite per il mercurio nei sedimenti è di 0,3 milligrammi su chilogrammo si potrà buttare fango con un milligrammo su chilogrammo oppure benzopirene con livelli mille volte superiori a quelli che l'Unione europea indica per i sedimenti costieri. La seconda modifica che temiamo possa impattare negativamente sull'ambiente marino è quella che viene prevista dal comma 7 dell'articolo 13, con l'aggiunta al testo unico ambientale di una nota alla tabella 3 dell'allegato 5 alla parte III. In questa nota si prevede che i valori limite di emissione in acque superficiali e in fognature per la voce solidi sospesi non valgono e, quindi, devono essere rispettati per gli scarichi in mare delle installazioni elencate nell'apposito allegato VIII alla parte seconda, che in pratica comprende tutte le tipologie di installazioni marine che svolgono attività di estrazione, gassificazione eccetera. Queste sono le note più dolenti di un decreto che nel brevissimo tempo che abbiamo potuto tenere in mano abbiamo cercato di migliorare. In parte ci siamo riusciti, ma come spesso è accaduto dall'inizio di questa legislatura, in cui il Parlamento ha lavorato quasi esclusivamente su testi di decreti-legge del Governo, quello che ne risulta non può essere considerato almeno da noi un buon testo. Una nota positiva però a nostro parere c’è e non so se i fautori della trasformazione del Senato che siedono anche qui oggi su questi banchi se ne siano resi conto: la doppia lettura fatta da Senato e Camera. Infatti questa doppia lettura ha permesso Pag. 13di stralciare dal testo delle parti inquietanti e di tamponare altre con effetti ancora peggiori.

  PRESIDENTE. Concluda.

  PATRIZIA TERZONI, Relatore di minoranza per l'VIII Commissione. Il tempo intercorso dal passaggio dal Senato alla Camera – concludo – seppur brevissimo ha consentito alle associazioni che hanno a cuore l'ambiente del nostro Paese e che ne riconoscono l'importanza anche rispetto alla tutela della salute umana di intervenire e segnalare le maggiori criticità. Teniamone conto quando voteremo una riforma costituzionale che potrebbe chiudere ogni spazio anche minimo come quelli che abbiamo avuto a disposizione per questo decreto, per consentire al Parlamento di intervenire per migliorare le norme e i provvedimenti predisposti dal Governo, spesso provvedimenti dettati dalla logica degli amici degli amici e non dalle reali esigenze del nostro Paese.

  PRESIDENTE. Ha facoltà di intervenire il relatore di minoranza per la Commissione attività produttive, onorevole Allasia.

  STEFANO ALLASIA, Relatore di minoranza per la X Commissione. Signor Presidente, colleghi, abbiamo di fronte un decreto-legge dal contenuto frammentato, disomogeneo, che non genera crescita per il Paese. Si può dire inutile per molte delle disposizioni che si susseguono in circa duecento pagine di testo e che comunque non hanno le caratteristiche della necessità e dell'urgenza per legittimare la loro presenza in un decreto-legge. La disomogeneità delle misure contenute nel decreto-legge è lampante, a partire dallo stesso titolo, e poi successivamente dal testo, toccando varie argomentazioni, come il made in Italy o la coltivazione degli OGM, passando all'arte venatoria, al Sistri, al termovalorizzatore del Salento, agli incentivi sull'energia, all'ILVA, alla revisione degli incentivi stessi, come dicevo, e a tanti altri argomenti in queste duecento pagine.
  Misure disomogenee, ma accomunate da un unico denominatore: fare tutto senza spendere, o, almeno, fare credere che si possa fare tutto, ma, nella sostanza, come abbiamo avuto modo di vedere in tanti provvedimenti, non da ultimo in questo, non dare risposte concrete per il rilancio del Paese. Il termine «competitività», con il quale è da tutti conosciuto questo provvedimento, è una caratteristica obiettiva, ma non certo per i contenuti, anche se i temi affrontati sono importanti.
  È, inoltre, doveroso sottolineare che diversi articoli di questo decreto-legge sono già contenuti nei collegati alla legge di stabilità del 2014 in materia di agricoltura e ambiente; questo a dimostrare che si approfitta del treno, dell'iter accelerato di cui godono i decreti-legge, per inserire norme che stavano già seguendo il loro corso naturale, andando, in questo modo, oltre che ad appesantire il testo, anche a svilire ulteriormente il ruolo del Parlamento.
  Sarebbe stato preferibile suddividere tali norme in più decreti-legge oppure in emendamenti a testi il cui iter era già in corso, in relazione ai settori interessati ad interventi di rilancio e alla competitività ed al differente grado di necessità e urgenza degli stessi. Così avremmo avuto modo di approfondire le questioni sul tavolo e renderle maggiormente rispondenti alle richieste dei cittadini. Mi riferisco, soprattutto, al rilancio del settore agricolo e all'urgente necessità per il Paese di incentivare l'autoimprenditorialità giovanile.
  Il decreto prevede disposizioni in favore dei giovani imprenditori agricoli che lavorano in terreni non di proprietà: gli aiuti per i giovani sono necessari per evitare la desertificazione delle campagne. Non devono venire a mancare alla futura generazione gli agroimprenditori, in quanto importanti più che mai nella gestione del territorio. Infatti, l'agricoltore è il migliore alleato del territorio, ma servono le condizioni per assicurare il reddito degli imprenditori agricoli, altrimenti si rischia l'abbandono delle terre, così come già sta avvenendo.Pag. 14
  Saltando i vari articoli e toccandone solo ed esclusivamente alcuni, non perché sono meno importanti, ma perché sono affrontati nella relazione che abbiamo consegnato come relatori di minoranza della Lega Nord nelle due Commissioni competenti, preme toccare pesantemente argomenti come quelli sulla revisione degli incentivi.
  Il gruppo della Lega Nord e Autonomie chiede la soppressione degli articoli 24 e 26; l'ha già chiesta nelle Commissioni, dove tale richiesta è stata respinta. L'articolo 24 stabilisce che gli impianti collegati a reti interne e sistemi efficienti di produzione e consumo siano soggetti al pagamento degli oneri di trasmissione e distribuzione. La norma rischia di bloccare lo sviluppo di tali sistemi di produzione e consumo dell'energia elettrica, eliminando in maniera retroattiva i benefici dell'autoproduzione, i quali hanno permesso al settore, fino ad oggi, di essere competitivo.
  L'articolo 26 compie una discriminazione ai danni delle fonti rinnovabili, in particolare al fotovoltaico, compromettendo lo sviluppo. Successivamente, siamo rimasti smarriti e indignati per le scelte adottate dal Governo in materia di energia, per le conseguenze che le medesime produrranno per i cittadini e le imprese. Il pensiero va, inevitabile, all'articolo 30-quinquies e al saccheggio di risorse compiuto ai danni dei territori interessati da impianti di rigassificazione offshore.
  Noi non assisteremo passivamente al compiersi di questo sopruso nei confronti dei cittadini veneti, che, sfortunatamente, in queste giornate, sono stati colpiti da lutti pesanti sul territorio trevigiano, ma che, riprendendo questa norma, l'articolo 30-quinquies, verrebbero privati dello sconto sul prezzo alla pompa dei carburanti; fin da ora siamo pronti a batterci affinché questa assurda discriminazione venga soppressa. Concludendo, durante l'esame al Senato sono stati rimossi alcuni aspetti estremamente negativi del decreto, come l'anatocismo bancario, cancellato grazie ad un emendamento a prima firma del gruppo della Lega Nord e Autonomie.
  Infatti, il Governo invece di pensare agli interessi dei cittadini e delle piccole e medie imprese, strangolate dagli alti tassi d'interesse, ha emanato l'ennesima norma ad uso e consumo degli istituti bancari, facendo rientrare dalla finestra quello che la legge di stabilità, a dicembre 2013, aveva deciso di cancellare: il calcolo degli interessi sugli interessi dei mutui e dei prestiti. Il Senato ha cancellato tale tentativo di reintrodurre l'anatocismo e il nostro gruppo continuerà ad essere vigile su ogni tentativo del Governo di riproporlo nel futuro.
  Concludo, con l'esprimere la delusione del mio gruppo sul presente provvedimento. Se il Paese aspetta di sollevarsi e di diventare competitivo e di cambiare verso, temo che il Governo stia sbagliando, sono sicuro che la strada non è quella dei decreti simili al decreto-legge n. 91, che propongono norme incomplete e poco incisive, che non influiscono, se non marginalmente, sui problemi reali.
  Nonostante le disposizioni negative presenti nel provvedimento, auspichiamo un miglioramento del testo con l'approvazione dei nostri emendamenti e non solo. Per questo motivo, non abbiamo ritenuto necessario presentare un testo emendativo, ma esclusivamente le relazioni con successive discussioni parlamentari in Commissione e in Aula.

  PRESIDENTE. Ha facoltà di intervenire il relatore di minoranza per la Commissione attività produttive, onorevole Crippa.

  DAVIDE CRIPPA. Relatore di minoranza per la X Commissione. Signor Presidente, questo decreto doveva essere assegnato, compatibilmente con i Regolamenti della Camera, a quattro Commissioni. È un decreto che vede sostanzialmente 8,10 articoli assegnati all'agricoltura, 8,10 articoli all'ambiente, alle attività produttive ed anche alle finanze. Per cui all'interno di questo decreto parliamo di argomenti che vanno dalla nutria alla Cassa depositi e prestiti, non discriminando la nutria per questo. Il problema è che vi è un contenuto assolutamente Pag. 15eterogeneo, che è stato più volte anche richiamato dal Governo stesso, e anche con riferimento alla dicitura, da parte del sottosegretario Scalfarotto, è stata necessaria un'attività di asciugatura, ma in qualche caso, secondo me, come già detto in Commissione, prima di asciugare non bisognava bagnare. Quindi, quello che avete aggiunto al Senato, la bellezza di quasi il doppio degli articoli presentati nel testo originale, è un problema che deve fare riflettere sul potere emendativo del Senato e sulle modalità con le quali un decreto di 34 articoli diventa di quasi 68-70 articoli.
  Cosa c’è all'interno di questo decreto ? Parlerò, più che altro, della parte relativa all'energia. Possiamo riferirci, in prima battuta, a quelli che sono stati un po’ dei condoni, perché inizialmente erano inseriti un condono sui requisiti acustici e un condono per le società di professionisti, e mi riferisco soprattutto all'ex articolo 12-bis, visto che è stato soppresso, dove veniva scritto, nero su bianco, che, in caso di contenziosi e di problematiche inerenti ai requisiti acustici passivi, i nuovi meccanismi di tolleranza potevano essere più o meno 3 decibel. Uno dice: 3 decibel. Sostanzialmente, però, se non si fa riferimento al fatto che la scala della misura è logaritmica, 3 decibel vuole dire il raddoppio della potenza sonora. È come andare dal fruttivendolo è prendere un chilo di pesche con una tolleranza, sostanzialmente, della bilancia di più o meno due chili, cioè io ne compro uno, ma potrebbero essere tre (o anche, addirittura, meno uno, in quel caso). Fortunatamente siamo riusciti a toglierlo, però, credo che vi sia una riflessione da fare su questo: non è ammissibile che emendamenti, in questo caso di natura sostanziale e tecnica, vengano dati come emendamenti ottenuti dalla minoranza. No, dovete fare un esame di coscienza all'interno dei Ministeri e capire che, obiettivamente, quando ci sono delle problematiche di natura tecnica, ossia una norma è impraticabile, questa deve essere sistemata; non è un regalo alla minoranza, una concessione alla minoranza aver ottenuto un determinato emendamento in quel senso.
  Altro era, ad esempio, l'articolo 33-bis. Nell'articolo 33-bis si faceva una sorta di sanatoria tombale delle società di professionisti in ingegneria, facendo però riferimento al fatto che se questi, in qualche modo, avessero stipulato dei contratti, ed in realtà non lo potevano fare, perché fino a quando, normativamente, non veniva riconosciuto questo tipo di società, non potevano stipulare contratti con le pubbliche amministrazioni, si sarebbe fatta una sanatoria dal 1997.
  Siamo riusciti a sopprimerlo, ma anche in questo caso è stato inserito nel pacchetto degli emendamenti ottenuti dalla minoranza, invece, in realtà, secondo me, rimane sempre una norma di buon senso a cui ovviamente voi non tenevate più di tanto, visto che avete inserito nel testo uscito dal Senato queste criticità.
  Poi vado a citare le marchette sparse un po’ qua e là. Infatti, all'articolo 11, comma 10, abbiamo un testo che recita, in merito all'efficienza energetica: «(...) purché sui singoli terminali, siano e vengano dotati di elementi utili al risparmio energetico» – singoli terminali per noi addetti ai lavori sono i termosifoni – «quali valvole termostatiche e/o ripartitori di calore e/o generatori con celle a combustibile con efficienza elettrica superiore al 48 per cento». In questo caso c’è una marchettona verso le celle a combustibile a idrogeno. Oltretutto gli diamo anche la definizione dell'efficienza massima al 48 per cento, così almeno non ci sbagliamo: siamo proprio sicuri di individuare quel soggetto, visto che ce ne sono veramente pochi che producono in Italia, che ha quel rendimento e allora lo premiamo. Peccato che, però, lo inseriamo come se fosse una testina da montare sulla valvola del radiatore. In realtà la cella a combustibile è probabilmente grossa una volta e mezzo il radiatore stesso.
  Ma questo caso ve lo abbiamo segnalato e non lo avete modificato. In questo caso non abbiamo messo il nostro emendamento Pag. 16tra i «segnalatissimi», perché pensavamo che si trattasse di buon senso, che lo avreste corretto. No, è rimasto tal quale. Infatti, anche in questo caso credo che nella mediazione voi pensavate di accoglierlo come emendamento della minoranza, invece era un buon testo da modificare.
  Andiamo, però, sui temi scottanti, perché i temi scottanti sono ben altri. Sono quelli riferiti sicuramente all'articolo 9, che istituisce un fondo dedicato all'efficientamento energetico degli edifici scolastici di qualsiasi ordine e grado. Viene previsto uno strumento di finanziamento a tasso agevolato, prendendo le risorse dal Fondo Kyoto, ancora non utilizzato. In questo caso, in realtà, c’è qualche criticità sui fondi immobiliari chiusi e una compartecipazione dei privati a questo tipo di gestione.
  Andiamo, invece, all'articolo 23. Si dice che le misure previste negli articoli da 24 a 30 andranno a generare risparmi in bolletta elettrica per le piccole e medie imprese pari a circa il 10 per cento del costo attuale. Attenzione, questo «pari a circa» è una stima. È una stima che tiene conto eventualmente di quelle che saranno le condizioni di applicazione degli articoli successivi. E la stima potrebbe variare, in un maggior risparmio, da 400 milioni a un miliardo, per cui la forbice obiettivamente non sarà del 10 per cento, ma sarà minore del 10 per cento di sicuro.
  E poi il 10 per cento: parliamo un attimo anche di questi termini. Infatti, se oggi il problema della competitività in Italia è abbassare del 10 per cento la bolletta energetica per le imprese, io qualche dubbio ce l'ho. Infatti, considerando che, ad esempio, si dice che un'azienda si definisce energivora se ha il 3 per cento della spesa del suo fatturato in spesa energetica, allora sostanzialmente, immaginando che tutte le aziende italiane siano energivore – e non è così – andremmo a fare uno sconto dello 0,3 per cento. Questo è il sistema di rilancio della competitività pensato dal Governo. In questo modo, secondo il Governo, si rilanceranno le imprese italiane. Non ci sono magari da fare piani industriali di natura diversa ? O mettere in campo misure o quello che non avete ancora realizzato della legge di stabilità, come i decreti per le imprese che fanno manifattura di stampo digitale, cioè provare a diversificare ? No, andiamo ancora sempre sui soliti settori e facendo finta di scontargli l'energia.
  Però, – attenzione ! – chi è che paga questa energia ? Andiamo a vederlo subito con gli articoli successivi. Innanzitutto, l'articolo 24 penalizza i sistemi efficienti di utenza, gli impianti per lo più a fonti rinnovabili che producono energia per un solo cliente, facendogli pagare gli oneri del sistema elettrico, rendendoli di fatto meno convenienti da realizzare. Allora, perché ? Stiamo dicendo che sostanzialmente il soggetto superiore, dopo l'emendamento approvato in Commissione, ai 20 kilowatt, che produce l'energia, paga un'aliquota sull'energia che produce. È corretto ? Secondo me no, perché prima o poi arriveremo a dire che, visto che ti fai il pane in casa e non lo vai a comprare dal panettiere, allora anche sul pane in casa devi pagare un'aliquota aggiuntiva.
  Io credo che dobbiamo credere nella produzione e nella generazione diffusa e qua sicuramente ci vuole un intervento, anche richiesto diverse volte sia dalla relatrice sia dal presidente della Commissione ambiente.
  Quando il Governo deciderà di fare qualcosa sugli accumuli ? Quando l'Autorità per l'energia si sveglierà e darà finalmente delle linee guida su come gli accumuli debbano essere integrati su chi produce energia elettrica ? In questo modo noi acconsentiremmo al fatto che uno produce e accumula energia e se la spende e se la consuma quando lo ritiene più opportuno. Invece no, perché noi facciamo finta di non riuscire a realizzarlo.
  Mi affretto alla conclusione dicendo che abbiamo altre problematiche, come lo «spalma incentivi». Gli articoli successivi parlano dello «spalma incentivi». Tre opzioni di «spalma incentivi» e, come vi dicevo prima, non si sa bene quale importo in riduzione si porterà allo Stato italiano, a seconda delle tre opzioni determinate, Pag. 17tra cui anche il «mucchettiano» pensiero di apportare modifiche con questo megaoperatore finanziario da 30 miliardi di euro, che sia in grado di comprare, più o meno, e di cartolarizzare tutti gli impianti italiani.
  Ovviamente la Commissione bilancio si dovrà esprimere. Su questo, Presidente, faccio presente che le minoranze avevano chiesto che la Commissione bilancio almeno si esprimesse prima sul testo licenziato dal Senato e poi in qualche modo su quello emendato dalle Commissioni. Fatto sta che oggi pomeriggio invece aspetteremo con ansia il verdetto sull'intero testo, per cui probabilmente magari ci ritroveremo qui a discutere dei contenuti da modificare in base al parere della Commissione bilancio.
  Procedo velocemente. L'articolo 27 riguarda l'Enel e i dipendenti Enel. Ricordo a tutti che qualcuno potrebbe dire: bene, caspita, meno male, togliamo un beneficio agli ex dipendenti Enel. In realtà lo togliamo non agli ex dipendenti ma all'Enel. Cioè, noi per anni abbiamo pagato in bolletta il fatto che l'Enel dovesse dare ai propri dipendenti – e gli spettava probabilmente per regolamenti contrattuali – 40, 50, 60 milioni di euro all'anno, caricati in bolletta. Ma da quando ? Dai tempi della liberalizzazione del «decreto Bersani». Ma, allora, scusate, perché tutti quei soldi in arretrato non li chiediamo al soggetto che, visto che è un'azienda privata, doveva pagarli di tasca propria ? No, chiediamo soltanto che da oggi in avanti non vengano più spesi, in realtà dimenticandoci cosa è stato fatto in passato.
  Io credo che abbiamo un problema di fondo, quello di considerare che il maggior costo della bolletta energetica sia solo colpa delle rinnovabili. In realtà, nell'ambito della componente A3, a me piacerebbe che per un giorno ci sedessimo tutti ad un tavolo e finalmente con chiarezza, limpidezza e trasparenza, andassimo a codificare quali effettivamente siano i costi nella componente A3 derivanti dalle rinnovabili. Infatti, oggi questo sistema non è chiaro. All'interno della componente A3 abbiamo di tutto, tra cui i Cip 6 e – concludo Presidente – si evince, da una relazione depositata qualche tempo fa, che 20 anni di Cip 6 hanno comportato un esborso di 66 milioni di euro.
  Allora, io credo che le riflessioni da fare siano tante e questo non è sicuramente il sistema per rilanciare la competitività del Paese.

  PRESIDENTE. Vorrei solo precisarle, onorevole Crippa, che è normale ed è prassi che la Commissione bilancio esprima il parere sul testo che viene fornito dalla Commissione, perché diversamente, se lo desse sul testo che arriva dal Senato, e poi la Commissione lo modificasse, dovrebbe ritornare sulle modifiche introdotte dalla Commissione. Come lei sa, può succedere che il parere, se vi è il tempo, venga fornito direttamente alla Commissione di merito. Qualora, come in questo caso, non vi sia il tempo, il parere viene fornito direttamente all'Aula. Ma è chiaro che il parere della Commissione bilancio non interviene sul testo del Senato, perché questo è suscettibile di modifiche e significherebbe esprimersi due volte: sul testo del Senato prima e poi sulle modifiche eventualmente apportate dalla Commissione.
  Prendo atto che il rappresentante del Governo si riserva di intervenire in sede di replica.
  Allora, colleghi, prima di dare la parola al primo iscritto a parlare, organizziamo i nostri lavori, così che ciascuno possa capire come funzionano; sono molti gli iscritti a parlare e poi ci saranno le repliche. Quindi, faremo una pausa dalle 13.30 alle 14 e poi, alle 14, riprenderemo la discussione sulle linee generali. Come sapete dalle 18 abbiamo l'esame delle questioni pregiudiziali, insomma abbiamo una giornata abbastanza piena.
  È iscritto a parlare l'onorevole Taranto. Ne ha facoltà.

  LUIGI TARANTO. Signor Presidente, signor Viceministro, signor sottosegretario, colleghe e colleghi, il decreto-legge 24 giugno 2014, n. 91, del cui disegno di legge di conversione affrontiamo oggi la discussione Pag. 18sulle linee generali, reca, come è noto, disposizioni urgenti per il settore agricolo, la tutela ambientale e l'efficientamento energetico dell'edilizia scolastica e universitaria, il rilancio e lo sviluppo delle imprese, il contenimento dei costi gravanti sulle tariffe elettriche, nonché per la definizione immediata di adempimenti derivanti dalla normativa europea.
  Disposizioni urgenti, dunque, disposizioni che, ancora una volta, trovano necessaria ed intrinseca coerenza, anzitutto dal punto di vista funzionale e finalistico, nel rafforzamento delle condizioni di competitività del nostro sistema produttivo e nel perseguimento di una strategia di impulso alla crescita e all'occupazione.
  Dei contenuti di tale strategia ha di recente riferito in quest'Aula il Ministro dell'economia e delle finanze in occasione dell'informativa urgente del Governo sul rispetto dei vincoli derivanti dal Patto di stabilità e crescita alla luce delle raccomandazioni agli Stati membri dell'Unione europea approvate l'8 luglio 2014 dal Consiglio Ecofin. In tale circostanza, il Ministro ha sottolineato come non vi siano scorciatoie per la crescita e come si richieda invece, in Europa e in Italia insieme, una strategia fondata su tre pilastri: più mercato, più riforme, più investimenti.
  Più mercato, più riforme, più investimenti sono, infatti, condizioni essenziali per «il mantenimento dell'equilibrio difficile – cito testualmente dall'intervento del Ministro – tra consolidamento dei conti pubblici e sostegno alla crescita ed all'occupazione».
  Equilibrio difficile, ma più che mai urgente e più che mai necessario in una fase in cui – ce l'ha appena ricordato il bollettino economico di luglio di Banca d'Italia – nell'area dell'euro la crescita rimane contenuta e, peraltro, discontinua e diseguale tra Paesi, mentre, per l'Italia, permane ancora un andamento stagnante dell'attività economica sia pure a fronte del miglioramento degli indicatori congiunturali della fiducia di imprese e famiglie, sorretti da una marginale ripresa dei consumi delle prime e da una rinnovata qualità dei piani di investimento delle aziende.
  Alle prospettive di ripresa moderata e non priva di incertezze occorre reagire. Reagire integrando l'espansione delle esportazioni ed il miglioramento della bilancia commerciale con il rafforzamento della domanda interna e in particolare degli investimenti.
  Il sostegno della ripresa economica ed il supporto della fiducia di famiglie ed imprese trovano anzitutto risposta, nella struttura del decreto-legge n. 91 del 2014, con le misure per la crescita economica del Titolo I, a partire dalle disposizioni urgenti per il rilancio del settore agricolo.
  Sia pure al netto delle soppressioni, qui ed altrove operate, di norme aggiuntive introdotte dal Senato ed espunte, su proposta del Governo e in sede di esame del provvedimento da parte delle Commissioni VIII e X della Camera, in una logica di conferma e rafforzamento del perimetro dei fondamentali dell'originario impianto del provvedimento e delle sue condizioni formali e sostanziali di necessaria e intrinseca coerenza, le disposizioni largamente riprendono ed attuano le linee guida di «Campolibero», ossia del progetto di azioni coordinate con cui, per dirla con efficaci parole del Ministro Martina, si intende tenere uniti due concetti fondamentali: fare quello che serve all'agricoltura e farlo nel più breve tempo possibile. E ciò a conferma dell'assunzione dell'agroalimentare, anche nella prospettiva di Expo 2015, tra i grandi temi e le priorità di questo Paese.
  Fatto un semplice cenno delle disposizioni in materia ambientale di cui al Capo II del provvedimento, con specifica menzione dell'articolo 9 concernente la possibilità di concedere finanziamenti a tasso agevolato per l'efficientamento energetico di edifici scolastici ed universitari pubblici, nonché delle disposizioni dell'articolo 14 in ordine all'attesa semplificazione del sistema di tracciabilità dei rifiuti, il Sistri, secondo «principi – si legge al comma 2-bis – di economicità, semplificazione, interoperabilità tra sistemi informatici e Pag. 19costante aggiornamento tecnologico», meritano, poi, attenta valutazione le misure in favore delle imprese.
  Le disposizioni di cui all'articolo 17-bis in materia di ampliamento della base imponibile delle società cooperative di consumo e delle banche di credito cooperativo vanno lette nell'ambito del processo originato dalla nota della Commissione europea del 2008 con cui venivano richiesti al Governo chiarimenti circa i regimi fiscali preferenziali previsti nella normativa italiana.
  All'articolo 18, poi, il credito d'imposta per l'acquisto di nuovi beni strumentali e le modifiche alla nuova «legge Sabatini» intendono sospingere e semplificare gli investimenti in macchinari, impianti e attrezzature, con particolare attenzione all'impulso agli investimenti da parte delle piccole e medie imprese.
  All'articolo 19-bis, le nuove disposizioni in materia di Agenzia per le imprese semplificano le procedure di attestazione della sussistenza di requisiti concernenti l'esercizio dell'attività d'impresa, da parte di dette agenzie, soggetti privati, dotati di personalità giuridica, costituiti anche in forma societaria e vigilati dal Ministero dello sviluppo economico.
  Le modifiche di cui all'articolo 19 alla disciplina fiscale dell'aiuto alla crescita economica, le misure di semplificazione per la quotazione delle imprese di cui all'articolo 20, quelle in favore delle emissioni di obbligazioni societarie di cui all'articolo 21, nonché le disposizioni in favore del credito alle imprese di cui all'articolo 22 – con previsione, tra l’ altro, di autorizzazione, a specifiche condizioni di legge, dello svolgimento dell'attività di concessione di finanziamento da parte di imprese di assicurazione e di società di cartolarizzazione e fondi di credito – rispondono tutte all'esigenza di rafforzare la resilienza del settore bancario ed il sostegno del credito, oggetto della raccomandazione n. 4 rivolta all'Italia dal Consiglio Ecofin dello scorso 8 luglio.
  Concorre, appunto, alla formulazione della risposta a tale raccomandazione, il progetto «Finanza per la crescita» recentemente varato dal Governo. Esso – anche attraverso le misure recate dal decreto-legge n. 91 e dianzi sinteticamente richiamate – mira al potenziamento dello strumento della garanzia pubblica, allo sviluppo dei fondi di credito, al coinvolgimento di investitori istituzionali di lungo periodo nell'erogazione del credito alle imprese, alla facilitazione dell'accesso in Borsa e della quotazione da parte delle piccole e medie imprese.
  Buone scelte, dunque, sottolineate anche nel parere della VI Commissione, ove tra l'altro si annota che «le norme finalizzate a favorire e semplificare l'accesso al mercato dei capitali di rischio delle imprese, segnatamente di quelle piccole e medie, riprendono anche le indicazioni contenute nel documento conclusivo dell'indagine conoscitiva su “Gli strumenti fiscali e finanziari a sostegno della crescita, anche alla luce delle più recenti esperienze internazionali”, approvato dalla Commissione Finanze».
  Per parte sua, Banca d'Italia – audita presso il Senato della Repubblica dalle Commissioni riunite X e XIII – ha osservato che le misure contenute nel decreto-legge n. 91, in materia di finanza d'impresa «sono coerenti» – così si legge – «con il disegno di rafforzare la struttura finanziaria delle imprese italiane attraverso due linee di intervento: aumentare l'apporto di capitale di rischio e affiancare il credito bancario con altre fonti di finanziamento».
  Con particolare riferimento alle disposizioni dell'articolo 22, Banca d'Italia sottolinea, poi, come la norma permetta alle assicurazioni di concedere direttamente i finanziamenti alle imprese, ma solo partecipando ad operazioni originate dalle banche e con esse condividendo il rischio del credito. Viene, insomma, confermata la competenza specifica del sistema bancario nella selezione del merito di credito, mentre rischi di arbitraggi regolamentari in gruppi misti bancari assicurativi potranno essere contrastati attraverso la definizione di un adeguato livello di patrimonializzazione per le imprese di assicurazione che Pag. 20desiderano erogare finanziamenti, nonché con gli strumenti della vigilanza supplementare.
  Anche società di cartolarizzazione e fondi di credito potranno erogare direttamente finanziamenti, fermo restando, fin d'ora ed in prospettiva, il ruolo precipuo dell'industria bancaria nella selezione del merito di credito e nella promozione delle operazioni, nonché il processo di adeguamento e rafforzamento della vigilanza volto a coniugare «in modo equilibrato» – conclude il testo dell'audizione di Banca d'Italia – «l'obiettivo di favorire il ricorso a una fonte di finanziamento alternativa al credito bancario e l'esigenza di prevenire lo sviluppo di forme di intermediazione non regolate, potenzialmente pericolose per la stabilità bancaria».
  Ove, però, si intenda dare adeguata consistenza operativa alla riconosciuta necessità di rinnovati strumenti di politica industriale a vantaggio della competitività del sistema Paese, resta forte l'esigenza di una specifica integrazione di tali linee d'azione con la riproposizione di un ruolo energico per uno o più intermediari dedicati al credito industriale di medio-lungo termine in maniera adeguata e specializzata.
  In maniera adeguata: per dotazione iniziale di capitale sottoscritto da banche ed investitori istituzionali, per prospettive di quotazione in Borsa e di emissione di obbligazioni a lunga scadenza. In maniera specializzata: per dotazione di competenze, per capacità di cooperazione con la BEI e, più in generale, di mobilitazione di risorse finanziarie.
  Si tratta, in buona sostanza e nel complesso, di mettere in campo un'efficace risposta ad uno scenario in cui, tornando ai dati evidenziati dal bollettino economico di luglio di Banca d'Italia, i prestiti alle imprese restano in discesa, scontando tanto la debolezza del quadro congiunturale, quanto la tensione delle condizioni di offerta, sia pure in misura più contenuta rispetto al passato. È una questione cruciale, ove si tengano presenti, in particolare, le analisi sviluppate dal CER attraverso l'adattamento all'Italia del modello del Fondo monetario internazionale sulla vulnerabilità alla deflazione, da cui appunto emerge che restrizione del credito bancario e debolezza della domanda interna sono le componenti determinanti dell'esposizione del nostro Paese al rischio deflazione.
  Venendo, infine, alle disposizioni per il settore energetico – di cui agli articoli dal 23 al 30-sexies del decreto-legge in esame – è noto che esse si pongono complessivamente come ulteriore tappa di un più ampio processo volto a conseguire l'obiettivo, a regime nel 2015, di una riduzione della spesa elettrica delle piccole e medie imprese nell'ordine del 10 per cento. A questo fine, si intende puntare al taglio dei sussidi alle fonti fossili, alla rimodulazione degli incentivi alle fonti rinnovabili, all'eliminazione di ingiustificati sussidi incrociati ed ai controlli sui percettori di incentivi e al miglioramento dei meccanismi concorrenziali.
  Concludo allora, signor Presidente, sottolineando il significato di una lettura del decreto-legge 24 giugno 2014, n. 91, all'interno di quella «agenda dei mille giorni», recentemente richiamata dal Presidente del Consiglio, ed attraverso cui ben si esprime la necessità inderogabile di un adeguato orizzonte temporale per un'azione di politica economica davvero consapevole – ancora una volta, in Italia ed in Europa insieme – dell'urgenza di crescita ed occupazione e dell'esizialità del lungo termine, ma non meno consapevole del fatto che non sono date scorciatoie rispetto all'impegno tenace per le riforme (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

  PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Abrignani. Ne ha facoltà.

  IGNAZIO ABRIGNANI. Signor Presidente, signor Viceministro, signor sottosegretario, onorevoli colleghi, il decreto-legge all'esame dell'Aula, cosiddetto decreto a favore di una presunta competitività, così come si chiama, che il Governo e la maggioranza intendono dare nei riguardi del Paese, giunge a seguito di un iter lungo Pag. 21e complesso al Senato, qui in seconda lettura alla Camera.
  L'appesantimento di norme e articoli inseriti in corso d'opera al Senato contravviene ancora una volta ai numerosi e sonori richiami sia del Quirinale che della Consulta che, appena quattro mesi fa, bocciando il provvedimento sulle droghe, ha ricordato come lo stop all'assalto alla diligenza dei decreti con vagoni di emendamenti fosse indispensabile e doveroso in ossequio ai requisiti di cui all'articolo 77 della Costituzione.
  Ritengo sia francamente imbarazzante il proseguimento di questo modo di presentare i decreti-legge da parte del Governo che in perfetta sintonia, peraltro, con il precedente Esecutivo guidato da Enrico Letta, al di là della discontinuità dichiarata dall'attuale Premier, ripropone al Parlamento impianti normativi come questo che, se nella sua formulazione originaria cioè quella uscita dal Consiglio dei ministri appariva comunque unificato da un elemento finalistico preciso, nel corso dell'esame al Senato è stato sovraccaricato da una molteplicità di norme aggiuntive e di interi articoli che, per effetto delle modificazioni apportate, ha di fatto composto il provvedimento di 66 articoli, 32 dei quali aggiunti dal Senato e alcuni dei quali successivamente soppressi dalla stessa maggioranza. Il che dimostra, mi permetta di dire, lo stato confusionale in cui si trova un provvedimento dichiaratamente incostituzionale. Su questo il mio gruppo ha predisposto una questione pregiudiziale che verrà discussa nel pomeriggio, come da lei stesso indicato dalle ore 18 in poi.
  Troviamo sconcertante parlare ancora di questi decreti-legge, che invece sono dei veri e propri provvedimenti omnibus, nei quali sono state completamente disattese dal Governo e dalla maggioranza le richieste, anzi direi, quasi le prerogative del Capo dello Stato.
  Così come anche ci chiediamo come mai la stessa Presidenza della Camera non intervenga in questa sede nel vagliare opportunamente la qualità di una serie di disposizioni aggiuntive che nulla hanno a che vedere con le finalità iniziali del decreto-legge, che potevano avere un carattere univoco dal punto di vista delle finalità ma che poi, nel momento stesso in cui al Senato il testo viene raddoppiato di 32 articoli, questo nulla ha più a che vedere con le finalità iniziali del decreto-legge. Infatti, ci siamo chiesti come non sia stato possibile, al Senato, che, per carità, ha una forma diversa dalla Camera, un vaglio diverso dell'ammissibilità dei provvedimenti dopo le tante, troppe lettere di richiamo del Capo dello Stato e le sentenze della Corte costituzionale, le quali individuano e precisano molto bene come debba intendersi il ricorso alla decretazione d'urgenza, vale a dire un corpo normativo che deve essere letto nel suo insieme, come un unicum, un corpo unitario che deve presentare e rispettare i requisiti di cui all'articolo 77 della Costituzione in ogni sua parte, mantenere omogeneità e non essere così frammentato.
  In tale ambito, in una complessiva analisi delle disposizioni, il decreto-legge rappresenta forse la fotografia di questo Governo fatta di impeto e di buone intenzioni ma che nella realtà determinerà un impatto nell'economia reale di modeste dimensioni.
  Tra l'altro, vi è un elevato numero di decreti attuativi (circa 26) indispensabili per portare a compimento l'effettiva applicazione delle norme, per cui lo stock complessivo di arretrati – tra questo Governo e i precedenti, Monti e Letta – porta ad oltre 500 i decreti ed i regolamenti senza i quali tutti i provvedimenti di crescita e sviluppo approvati rappresentano lettera morta anche rispetto alle traballanti coperture finanziarie, più volte oggetto di contestazione e di forti dubbi tali da ripercuotersi anche nelle decisioni di questi giorni di proseguire il proprio lavoro da parte del commissario per la revisione della spesa pubblica, Cottarelli.
  Un impianto normativo significativamente ridimensionato alla Camera in seconda lettura, che ha visto un lavoro vorticoso con lo stralcio clamoroso di circa venti norme inserite al Senato in via definitiva con una fiducia e con un testo Pag. 22che, a questo punto, dovrà essere approvato entro il 22 agosto, in terza lettura, nuovamente, in un rapidissimo ritorno al Senato.
  Su questo ritengo che non possiamo nasconderci la circostanza che oggi stiamo discutendo di un provvedimento che, di fatto, è stato riaperto unicamente perché la maggioranza ed il Governo l'avevano fatto approvare al Senato ponendo la fiducia e ora alla Camera si chiede di sopprimere, con 15 emendamenti, una ventina di quegli articoli.
  Comunque, questo è un provvedimento, un fatto, che resterà sicuramente nella storia, perché non so quanti precedenti ci sono stati in materia. Ma ciò indubbiamente dovrà farci riflettere bene sul futuro di questo Governo e di questa maggioranza.
  Entrando nel merito, questo decreto omnibus parla di disposizioni urgenti per il settore agricolo, la tutela ambientale, l'efficientamento energetico dell'edilizia scolastica ed universitaria. Si chiama proprio decreto-legge competitività e vi troviamo alcune luci, che indubbiamente possono esserci state e sulle quali hanno lavorato indubbiamente con capacità i due relatori, onorevole Basso e onorevole Braga. Abbiamo trovato qualche semplificazione riguardo ad alcune procedure nel settore energetico e nel settore dell'agricoltura che erano state in qualche modo complicate, a nostro parere, al Senato. Sicuramente vi sono luci in questo lavoro della Camera. Il problema è che noi oggi non abbiamo bisogno di qualche luce o di semplificazioni ma abbiamo bisogno di choc per far sì che il termine competitività corrisponda veramente agli effetti di un provvedimento.
  Allora, ripeto, guardando in maniera veloce alcuni punti del provvedimento troviamo l'agricoltura. La prima parte delle disposizioni sono appunto dedicate alla materia dell'agricoltura, con alcuni piccoli contributi e alcuni crediti di imposta. Anche qui il problema è che di fronte ad un'agricoltura così in crisi, con i problemi dei giovani agricoltori, continuare a dare crediti di imposta a chi non ha denari per poter investire la riteniamo una procedura sicuramente oggi fuori luogo. Oltre ai contributi, chiediamo la possibilità di affiancare questi giovani imprenditori con delle garanzie bancarie piuttosto che dare loro dei crediti di imposta che potranno sviluppare solo dopo che avranno eseguito l'investimento, per il quale devono anticipare loro i soldi o ottenere soldi dalle banche, che sappiamo non vengono dati.
  Allora, forse intervenire da un punto di vista fiscale, che per noi rimane sempre la madre di tutte le battaglie, dovrebbe e potrebbe essere un'azione seria.
  Invece, anche in materia di agricoltura abbiamo letto un argomento che, come diceva prima l'onorevole Crippa, forse doveva essere più di competenza della Commissione agricoltura, ma, per Regolamento della Camera, non l'abbiamo potuta coinvolgere in maniera diretta. Abbiamo visto l'aumento di redditi dominicali per questi giovani agricoltori e ciò vuol dire una rivalutazione su cui poi si baserà il reddito, per cui vuol dire aumento di tasse e aumento di spesa da parte loro.
  Anche in questo settore dove, ripeto, gli unici aspetti positivi si sono visti in alcune semplificazioni, per il resto non abbiamo trovato delle misure veramente utili e necessarie riguardo a quello che dovrebbe essere un nuovo impeto per un'agricoltura che da anni è in crisi; un settore che rappresentava prima un gioiello per il nostro Paese.
  Il secondo aspetto è quello della tutela ambientale che fondamentalmente è legata all'articolo 10. Anche qui ci sono delle misure per accelerare l'utilizzo di risorse già stanziate; ci sono delle misure che in qualche modo dovrebbero servire a ridare al nostro Paese, soprattutto sotto il profilo idrogeologico, una certa serenità ma qui – il punto è proprio questo – non si tratta di accelerare un utilizzo di risorse che, per carità, possono essere utili, ma del fatto che queste risorse sono assolutamente carenti.
  In questi giorni noi piangiamo ancora i morti dovuti a dei problemi di natura ambientale, di natura meteorologica, che fanno capire che il nostro Paese ormai è Pag. 23arrivato al collasso sotto questo profilo ed esso avrebbe bisogno di un vero e proprio piano di ristrutturazione, se così possiamo dire, idrogeologica.
  Allora cosa chiediamo ? Chiediamo che sotto questo profilo le risorse non vengano assegnate, come è previsto nel provvedimento, per la ricostruzione, ossia date per ricostruire a seguito di disgrazie avvenute. Noi chiediamo delle somme che vengano invece assegnate per prevenire le disgrazie. Dovrebbe essere questa la finalità con cui il Governo dovrebbe muoversi. Al di là di alcune semplificazioni, che sono le uniche che in questo momento il Governo riesce a seguire, non vi è un vero e proprio piano di rilancio del settore idrogeologico ma semplicemente delle misure per allocare risorse molto esigue già destinate o somme per ricostruire che, per carità, vanno sicuramente bene per chi ha subito questi alluvioni e questi danni ma che non servono a nulla per i problemi che il nostro Paese quotidianamente dimostra, vale a dire prevenire ulteriori disastri che, purtroppo, saremo ancora qui a raccontare se questo non avverrà.
  Vi sono poi tutte le norme a favore delle imprese, che tralascio anche qui, che erano per la maggior parte legate ai rifiuti; tutte norme legate singolarmente alle varie problematiche dei rifiuti. Anche qui noi non chiedevamo una serie di piccole norme spot legate alle varie regioni italiane ma un piano di rifiuti nazionale che andasse in qualche modo a colmare il gap che, non possiamo negarlo, ancora di più esiste oggi tra il Nord e molte zone del Sud.
  Allora, per parlare di competitività bisogna parlare di sviluppo, ma, in tema di sviluppo, il nostro Paese non ha molti asset, e tra questi non può che esserci il turismo. L'unica norma sul turismo, che leggo in questo decreto competitività, è quella, che mi ha lasciato sconcertato, della soppressione dell'articolo 7-sexies inserito dal Senato. Una volta tanto che al Senato si era fatto qualcosa di buono con l'inserimento dell'eliminazione del limite per il contante per tutti i turisti che venissero in Italia. Questa norma diceva semplicemente – prevedendo una forma di semplificazione e di agevolazione nel settore – che un turista che venisse in Italia avesse un limite di contanti pari a quello del suo Stato di provenienza.
  Questo per semplificare la sua attività, per semplificare e per evitargli sanzioni in un Paese che magari ha altri limiti; era un'uniformità che certo non sarebbe stata decisiva ma avrebbe facilitato la vita ai turisti stranieri e per questo agevolato anche qui il turismo. Allora, questo può essere un concetto di competitività, cioè può essere un concetto di creazione di un'occasione semplificata di sviluppo. Ebbene, anche questo è stato soppresso in maniera abbastanza stupefacente dal Governo e ciò sta a significare che il concetto di sviluppo, di semplificazione per creare sviluppo non c’è.
  Allora andiamo all'ultimo punto, che è quello che doveva ridare sviluppo al Paese, quello del settore energetico. Noi riteniamo che qualsiasi tipo di spending review oggi non crei altro che recessione; essa, giustamente, va fatta. Abbiamo per troppo tempo creato illusioni a chi ha vissuto e vuole continuare a vivere al di sopra delle proprie possibilità; quindi la spending review è assolutamente necessaria, ma è indubbio che nella prima fase questa spending review non sarà certamente utile a creare occupazione ma creerà ulteriore recessione, che vuol dire taglio di stipendi, di posti di lavoro e di spese.
  Noi riteniamo che l'unica spending review che possa invece creare sviluppo è quella dell'efficientamento energetico, legata all'energia perché quello è un tipo di efficienza che può creare sviluppo e può creare soprattutto investimenti da parte degli imprenditori e delle imprese straniere in Italia. Ma anche su questo chiediamo al Governo un po’ di chiarezza. Il cosiddetto articolo «spalma incentivi» non possiamo non collegarlo a errori fatti in passato: le troppe incentivazioni date al settore e senza eccessivi controlli sono diventate più che motivi di creazione di energia, motivi di creazione di posizioni di rendita finanziaria. Da qui, il problema Pag. 24della mancanza della certezza del diritto che in questo Paese sta diventando imbarazzante.
  Ci sono imprenditori, imprese, anche straniere, che hanno investito in questo settore creando occupazione al Sud: in Puglia, ad esempio, sono stati creati tantissimi posti di lavoro. Ma ravviso un continuo intervento del Governo in procedure già partite: un intervento che dicesse da oggi in poi, sicuramente potrebbe essere condivisibile o non condivisibile, ma sarebbe corretto. Continuare, invece, a proporre nel settore interventi che si leghino a procedure già partite, a business plan già fatti da imprese che hanno già programmato una certa attività, è obiettivamente una mancanza di certezza del diritto nel nostro Paese che continua a dare ancora occasioni di allontanamento delle imprese straniere dall'Italia, occasione di perdita di posti di lavoro e sicuramente occasione di mancanza di interesse a investire in settori nei quali questa certezza non c’è.
  Questo è un po’ il quadro di questo provvedimento, per cui il complesso del pacchetto economico previsto all'interno di questo decreto e sul quale tra l'altro, come ricordava prima anche il collega Crippa, pende ancora l'incognita della Commissione bilancio, che vedremo più tardi che cosa ci verrà a raccontare e che potrebbe ulteriormente stravolgere magari qualcosa di buono che siamo riusciti ad inserire in questo provvedimento, sicuramente non sarà – nonostante il nome, competitività – decisivo per il progresso del nostro Paese e per il rilancio immediato dello stesso.
  I conti veri, salvo tra l'altro complicazioni ulteriori di mercati già in tensione per gli andamenti deludenti dell'economia italiana, si faranno a settembre con la nota di variazione del DEF e poi con la presentazione della legge di stabilità per il 2015.
  La situazione appare certamente non entusiasmante e non si tratta di fare le «Cassandre»; secondo noi è stata sbagliata l'impostazione dell'agenda del Governo nelle scelte di politica economica. Tagliare le spese e ridurre le tasse, attraverso uno shock fiscale per cui la gente senta finalmente che avrà la possibilità di avere in tasca dei soldi, è il vero muro da abbattere, non trasformare tasse, come quella dell'IMU in TASI, perché quelle creano ansie ulteriori, imbarazzo e ulteriore incertezza. Siamo di fronte oggi ad un'economia che non parte, in attesa dei dati ISTAT di mercoledì sul PIL del prossimo trimestre che tra l'altro lasciano prevedere che la crescita non andrà oltre un paio di decimali.
  Concludo, signor Presidente, noi non vorremmo che poi, alla fine, per far ripartire il nostro Paese non ci resti che sperare in un'Europa che non ci ama, oppure nella solita fortuna di noi italiani, che, però, come dice il proverbio, è legata anche al fatto che chi chiede questo aiuto almeno debba meritarsi, in qualche modo, di poterlo poi ottenere (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia – Il Popolo della Libertà – Berlusconi Presidente).

  PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Piso. Ne ha facoltà.

  VINCENZO PISO. Signor Presidente, in uno scenario internazionale in grande evoluzione e paragonabile per gli effetti dirompenti a quello di fine degli anni Ottanta e inizio degli anni Novanta, caratterizzati dalla scomparsa dell'Unione Sovietica, l'Italia sta affrontando una delle fasi più difficili della sua storia.
  Il nostro Paese, che fino a metà degli anni Novanta, aveva vissuto, unico in Europa, una condizione di democrazia bloccata e di contrapposizioni ideologiche mai effettivamente superate non è stato capace per venti anni di operare quei mutamenti strutturali necessari ad affrontare le sfide che pone un mondo in cambiamento vorticoso e che oggi impediscono al sistema Italia di riemergere da una crisi economico-sociale che possiamo definire tra le più dure che la nazione ha mai dovuto affrontare.
  Una crisi peraltro in Italia, non solo economico-sociale, com’è accaduto e sta accadendo in altri Paesi europei, ma anche Pag. 25purtroppo politico-istituzionale, causando, in un momento difficilissimo, l'azzeramento di ogni riferimento utile a trovare un appiglio atto a permettere il rapido fuoriuscire dalle difficoltà dei tempi. È in questo contesto drammatico che nasce prima il Governo Letta e poi l'Esecutivo Renzi perché, se noi non capiamo effettivamente il tempo che stiamo vivendo, rischiamo di non renderci realmente conto delle difficoltà che oggi stiamo cercando di affrontare e di risolvere. Dicevamo: Governo Letta ed Esecutivo Renzi, Governi nati anche da una legge elettorale, come il Porcellum, spia della crisi politico-istituzionale, a cui facevamo poc'anzi cenno, e di un'elezione, quella del 2013, senza un reale vincitore.
  Ma per paradosso è proprio lì, in un momento in cui la crisi ha avuto il suo apice più negativo e pericoloso, è lì che questo termine, il termine «crisi», ha dispiegato l'altro suo significato, di rottura di equilibrio...

  PRESIDENTE. Mi scusi, onorevole Piso, siamo pochi, ma mi pare abbastanza indisciplinati.
  Prego, onorevole Piso.

  VINCENZO PISO. Succede, Presidente, non si preoccupi. Dicevamo...

  PRESIDENTE. Mi scusi. Onorevole Braga: il Viceministro deve ascoltare.

  VINCENZO PISO. Grazie Presidente. Dicevamo che, per paradosso, proprio lì, in un momento in cui la crisi ha avuto il suo apice più negativo e pericoloso, è lì che questo termine ha dispiegato l'altro suo significato, ovvero quello di rottura di equilibrio, di mutamento, di ricerca di un nuovo assetto e di nuove opportunità perché pensare, come nel concreto è avvenuto per troppo tempo in Italia, di rispondere a mutamenti epocali con atteggiamenti gattopardeschi, destina in maniera irrimediabile ad essere travolti dalla realtà.
  Credo che la politica italiana ha peccato per troppi anni di provincialismo non rendendosi conto del contesto nel quale la nazione era inserita, del contesto internazionale, e quanto questi contesti possano poi incidere negativamente o positivamente sullo sviluppo delle politiche che si intendono intraprendere, anche a livello nazionale. Basti pensare anche alla superficialità con la quale talvolta abbiamo aderito a dettami a livello europeo che sono divenuti per noi veri e propri giochi.
  A noi, quindi, protagonisti di un difficile Governo emergenziale, la grande opportunità di iniziare non solo a mettere in linea il sistema Paese, iniziando ad incidere sulle sue inadeguatezze strutturali che sono forti e pesanti, ma anche di operare in maniera definitiva per il superamento di quelle sterili contrapposizioni ideologiche, personalistiche, di bandiera e di maniera, che hanno inchiodato le enormi potenzialità dell'Italia.
  Oggi noi siamo qui a riflettere sul fallimento di una fase politica che è durata venti anni e che ha inchiodato questo Paese intorno a dispute che sono state talvolta assolutamente ridicole, senza riuscire mai ad affrontare quelli che sono i nodi strutturali, i problemi veri che questa nazione ha. Poc'anzi ho sentito parlare di energia, ho sentito parlare di infrastrutture, di infrastrutture strategiche; abbiamo sentito parlare di Titolo V e del peso che le regioni hanno in questa nostra nazione. Questi sono i problemi sui quali noi dovremmo, come dire, interrogarci e ai quali dovremmo cercare di dare risposte all'altezza dei tempi che stiamo vivendo.
  Ed è in questo difficilissimo e complesso momento che prendono forma i tentativi del Governo attuale di modernizzare il Paese, tra mille contraddizioni e con all'interno della stessa maggioranza che sostiene l'attuale Esecutivo un ventaglio di posizioni diverse, alcune delle quali fortemente permeate da una cultura politica a mezza strada tra la conservazione e il velleitarismo parolaio, perché in Italia abbiamo ancora questo tipo di situazione, situazione che è l'altra faccia della medaglia delle cosiddette riforme liberali più volte annunciate e mai realizzate.
  Su questo dobbiamo essere chiari. La crisi è veramente bipartisan. In questo Pag. 26contesto, noi siamo oggi qui ad avviare la discussione per la conversione del cosiddetto «decreto competitività», ma forse anche sui termini dovremmo essere, come dire, un po’ più moderati, un po’ più tranquilli. In questo decreto-legge sono, infatti, previsti interventi nel settore energetico e delle rinnovabili, sull'ambiente, nei comparti dell'agricoltura, dell'agroalimentare e del turismo, in un quadro segnato, soprattutto, dal criterio fondamentale della necessità di semplificare. In effetti, il nostro sistema economico è in primo luogo ingessato da vincoli burocratici, che penalizzano lo sviluppo delle medie e piccole imprese, una realtà fondamentale per lo sviluppo del Paese, e questo nodo va sciolto, questo ostacolo va rimosso, risultando esso stesso correlato al tema della crescita economica e della competitività. Semplificazione e crescita economica sono, quindi, elementi inscindibilmente legati e su questo ancora troppo poco è stato fatto. Vi è una serie di riforme a costo zero che potrebbero essere assolutamente implementate.
  Il Nuovo Centrodestra si è sempre impegnato su questo terreno, proprio perché, ad esempio, ritiene che ridurre gli oneri burocratici delle imprese costituisca un elemento essenziale per dare ossigeno ad un settore gravato da regole e da vincoli assolutamente inaccettabili. Il decreto sulla competitività ha imboccato questa strada, non nei termini che speravamo – e per noi questo concetto è molto importante – ma comunque, cercando di significare un inizio, perché, pattinando su ghiaccio sottile, la sola speranza di salvezza è la velocità.
  In questi giorni abbiamo assistito a commenti e polemiche di vario genere sul decreto. È naturale, è comprensibile, è nella natura stessa del dibattito sociale e politico; ma è altrettanto legittimo che la maggioranza proceda verso gli obiettivi che si è prefissata. Avremmo voluto che diverse misure risultassero più incisive, che altre misure, che riteniamo importanti, fossero inserite nel testo, ma ci siamo resi disponibili a mediazioni che la situazione rendeva necessarie, perché ci rendiamo conto che la situazione che abbiamo davanti è veramente drammatica, al di là delle chiacchiere che troppo spesso si fanno.
  Uno dei punti, ad esempio, che ci è parso sbagliato non inserire, è quello che riguarda l'uso del contante. Sugli effetti, per quanto riguarda l'emendamento soppressivo del Governo che riporta il tetto dell'uso del contante a 1.000 euro, è da ribadire che, con questa decisione, si crea una difformità fra cittadini dell'Unione europea e quelli di altri Stati stranieri, per i quali non vige tale limite, e si crea un danno notevole alla nostra economia. Anche qui il modo che abbiamo avuto di procedere è stato un modo assolutamente ideologico.
  Pensare, seppur spinti dalle migliori intenzioni, che questo provvedimento potesse risultare utile a fare emergere il sommerso, che sappiamo bene quale peso abbia nell'economia italiana, poteva essere cosa utile, ma non nei termini in cui è stato realizzato. Noi abbiamo pensato dall'oggi al domani di cambiare un intero sistema, producendo degli effetti dirompenti specialmente rispetto a quelle che sono le piccolissime imprese, che hanno sofferto questo provvedimento in maniera fortissima, e sicuramente non contribuendo a rilanciare, da un punto di vista economico, il sistema Paese. Un emendamento presentato – questo sull'innalzamento della soglia di mille euro – dal nostro capogruppo, l'onorevole De Girolamo, proponeva di elevare il tetto a cinquemila euro, una soglia non inferiore alla media europea. E questo ci sembrava utile e giusto sia sul piano interno sia per quanto riguarda l'ambito Unione europea. Abbiamo infatti sostenuto che mettere un tetto così basso per l'uso del contante è una misura che non serve a contrastare l'evasione fiscale, ma solo a rendere ancora più difficile la ripresa della nostra economia. Il Nuovo Centrodestra sta dalla parte dei cittadini e commercianti nella ferma convinzione che lo Stato non può essere uno Stato vessatore. Basti per esempio pensare anche all'ultimo provvedimento, quello relativo al POS, che peraltro, Pag. 27non avendo alcuna sanzione, come dire, dinanzi a comportamenti omissivi rispetto a questa pratica, non si riesce a capire bene a cosa dovrebbe realmente servire, se non ad offrire un'opzione di pagamento in più ai cittadini. Comunque, non è con queste misure, che si combatte l'evasione fiscale, anzi per certi versi la si incrementa. In questo modo, si danneggia solo la nostra economia e si deprimono altresì i consumi e si danneggiano cittadini e commercianti. Su questo punto abbiamo insistito e portato elementi a suo sostegno, ma non è stato possibile ottenerne il recepimento. Abbiamo anche presentato altri emendamenti volti a introdurre semplificazioni nel settore alimentare, visto che, per alcune tipologie di impresa, il costo diretto dei controlli sopportato dagli operatori può incidere anche fino al 5-10 per cento sul costo finale del prodotto. Con un nostro emendamento non approvato estendevamo la semplificazione a tutte le imprese della filiera. Un altro emendamento sempre in tema di semplificazioni estendeva alle imprese agroalimentari misure di semplificazione e razionalizzazione dei controlli, che oggi in Italia veramente rischiano di asfissiare alcune imprese. L'intervento rappresentava una delle priorità espresse dall'industria di trasformazione alimentare e rispondeva alla necessità di razionalizzare e ottimizzare il quadro dei controlli amministrativi, evitando sovrapposizioni di competenze, duplicazioni, eterogeneità applicative, dispendio di risorse e oneri ingiustificati, garantendo maggiore uniformità e certezza operativa. Ho citato una serie di elementi che avevamo ritenuto positivi per migliorare il provvedimento semplicemente per dimostrare che anche chi partecipa alla maggioranza e la sostiene ha fatto sacrifici, perché la mediazione politica comporta anche condizioni di questa natura, pur di pervenire alla definizione di un testo specialmente in una situazione come l'attuale. Per contro il Nuovo Centrodestra, oltre ad aver contribuito a diversi miglioramenti del testo, è riuscito ad inserire misure che valuta sicuramente significative. Sono stati approvati, infatti, due nostri emendamenti: il primo, Dorina Bianchi e Vignali 9.7, che prevede una modifica all'articolo 9 del decreto legge n. 91 del 2014. Questo articolo consente, anzi consentiva, ai fondi immobiliari di accedere ai finanziamenti previsti dalla legge n. 296 del dicembre 2006, appunto fondi istituiti presso la Cassa depositi e prestiti, per finanziare interventi di miglioramento delle performance energetiche nelle scuole. La norma originaria, infatti, appariva rischiosa perché le operazioni di efficientamento energetico degli immobili sarebbero stati affidati a soggetti puramente finanziari, che non sono in possesso delle necessarie conoscenze realizzative in questo campo. Un'ipotesi di questo tipo avrebbe determinato una selezione senza un reale confronto competitivo su una concreta proposta realizzativa, che poteva essere avanzata solo da soggetti qualificati allo scopo. La proposta emendativa approvata dalle Commissioni riunite nella giornata di venerdì 1o agosto vuole modificare l'impostazione di cui sopra, prevedendo il coinvolgimento del soggetto finanziario, ovvero del fondo immobiliare, accanto al soggetto realizzativo fin dall'elaborazione della proposta progettuale all'ente proprietario dell'immobile su cui effettuare gli interventi di efficientamento.
  In questo modo sarà garantita una maggiore tutela dell'amministrazione pubblica e la qualità progettuale degli interventi, e quindi la sostenibilità dell'operazione. Il secondo emendamento approvato interviene sull'articolo 29 del decreto-legge: la formulazione proposta dell'articolo 29, nonostante la riduzione dell'incremento dei costi per gli anni 2015, 2016 e 2017, non escludeva la grave forma di discriminazione prevista nello stesso articolo, destinata ad eliminare la concorrenza nel trasporto ferroviario proprio nel momento in cui il processo di liberalizzazione sta cominciando a produrre i primi benefici per le imprese e per i consumatori.
  Oltretutto, la previsione di esclusione del settore ferroviario merci transfrontaliero dall'aumento dei costi energetici presenta Pag. 28– presentava, possiamo dire al passato – un'ulteriore discriminazione nel settore, penalizzando i traffici domestici e le imprese ferroviarie che li producono. L'emendamento approvato estende il regime tariffario speciale anche a tutte le imprese ferroviarie attive nel trasporto merci, in modo tale che la divisione cargo di Trenitalia Spa, già favorita in ragione delle compensazioni percepite per il servizio universale – sul quale, peraltro, ho presentato un'interrogazione, alla quale ancora non ho avuto risposta –, non possa risultare destinataria di un ulteriore vantaggio relativo al prezzo di acquisto di un fattore essenziale della produzione.
  Grazie a questo emendamento, noi abbiamo, probabilmente, salvato qualche migliaio di posti di lavoro; un piccolo contributo, che, però, ci sembra, ci appare, assolutamente significativo. Un contributo, quindi, quello del Nuovo Centrodestra, concreto, fattivo, rispetto a un decreto-legge che – è bene dircelo – può solo rappresentare un inizio, un principio, per tentare di disincagliare la nave, ma che necessiterà, nei prossimi mesi, di politiche consequenziali, rispetto alle quali il Nuovo Centrodestra invita il Governo ad essere puntuale sulle questioni di merito, piuttosto che di metodo.

  PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Pili. Ne ha facoltà.

  MAURO PILI. Signor Presidente, se dovessi sintetizzare questo «pseudodecreto», mi basterebbe dire che si tratta del più confuso prodotto di un «governicchio» senza idee, nelle mani di lobby e faccendieri. Lo dico guardando la vergognosa norma che cancella l'inquinamento nelle basi militari, per arrivare ai regali, di qua e di là, ad amici e amichetti che vivono di furti sulla cosiddetta green economy. Cercherò, in maniera puntuale, di intervenire su questioni di merito, ma non posso sottrarmi, invece, da una considerazione, che alcuni colleghi hanno già fatto, ma che hanno fatto sottovoce.
  Le malefatte di questo decreto, infatti, sono tali che devono restare, una per una, a verbale di quest'Aula parlamentare. La prima questione è macroscopica e su di essa la Camera dei deputati, la Presidenza, innanzitutto, avrebbe avuto il dovere, anzi, aggiungo, l'obbligo, di intervenire in maniera decisa e «senza se e senza ma».
  Questo è un decreto incostituzionale alla radice, questo è un decreto-legge disciplinato dall'articolo 77 della Costituzione, come tutti noi sappiamo, ed è esplicitato dall'articolo 15, comma 3, della legge n. 400 del 1988, che prevede che il contenuto del decreto-legge debba essere specifico, omogeneo e corrispondente al titolo, e non basta fare un elenco per titolo di tutti gli argomenti per giustificare una decretazione che è definita straordinaria e d'urgenza.
  Questi due capisaldi, necessità straordinaria e urgenza, sono elementi che non possono essere in alcun modo sottaciuti e che la Presidenza della Camera, ma, ancor prima, il Presidente del Consiglio dei ministri e, ancora più in alto, il Presidente della Repubblica, avevano l'obbligo di fermare, prima di creare un vulnus davvero insostenibile.
  Stiamo trasformando i decreti-legge, anzi, questo Governo sta trasformando i decreti-legge in burletta da ricovero coatto, perché, se una persona normale, fuori da quest'Aula, esamina gli argomenti posti in essere come urgenti in un decreto-legge, sicuramente, se è medico, chiede l'assistenza di un altro e dispone il ricovero coatto di chi lo ha predisposto. Come fa un Governo che si ammanta di efficienza e di lungimiranza a predisporre un decreto che ha l'ardire di ritenere omogenee materie che hanno in comune solo il fatto di non avere niente in comune ?
  Solo un Presidente del Consiglio come Renzi, con la sua spocchia, con il suo atteggiamento, poteva mettere insieme un decreto che si occupa di topi, non me ne abbiano le nutrie, di cani, di mozzarelle di bufala, per sconfinare negli pneumatici e nella «terra di fuochi». Questo è il decreto della competitività, si è detto. Sì, in effetti, c’è la competitività tra i roditori, quelli che aggrediscono le finanze dello Stato e i topi, le nutrie, che sono disciplinate all'articolo Pag. 2911 di un decreto d'urgenza e di straordinaria necessità. In questo decreto si disciplina che cosa bisogna fare per contrastare, o per tutelare, la nutria, un topo gigante, è scritto negli annali, o la competitività, c’è scritto anche questo, tra i cinghiali e i cacciatori. È disciplinato in questo decreto d'urgenza e di straordinaria necessità che i cacciatori che vanno a caccia grossa, dai monti di Armungia per arrivare a quelli del nord Italia, non possano avere più di cinque cartucce per fucile, così come disciplinato all'articolo 16. Ecco, onorevoli colleghi, in uno Stato di diritto, in uno Stato, che ha una Costituzione, che ha norme di rango costituzionale che dovrebbero essere inattaccabili, questo decreto avrebbe fatto la fine di un qualsiasi rifiuto cartaceo, un'ecoballa. Il computer del Quirinale avrebbe dovuto contrassegnare questo come spam, come irriconoscibile ed irricevibile. E, invece, sul colle più alto, ormai non si legge più o si chiudono gli occhi. Come può un Capo dello Stato firmare un decreto d'urgenza sull'omogeneità tra i topi e la mozzarella di bufala, i cinghiali, sui regali agli speculatori dell'eolico e del fotovoltaico ? Come può un Capo dello Stato consentire che tutto questo avvenga ? E come può un Presidente del Consiglio dei ministri non tener conto anche del ridicolo quando mette e fa passare un decreto-legge d'urgenza dai topi allo scandalo, per esempio, dell'inquinamento sulle basi militari in Sardegna ? Tutto questo, però, non è casuale. Aver messo insieme le questioni dei siti nucleari, quella dei topi e dei cinghiali con l'eolico e il fotovoltaico non è casuale. Renzi non è il Presidente del Consiglio dei ministri delle nutrie e nemmeno delle mozzarelle di bufala, semmai delle bufale. Renzi è il Presidente del Consiglio dei ministri dei poteri forti, di un altro tipo di roditori, per essere più chiari, di quei roditori che hanno messo sotto attacco il sistema del diritto in questo Paese.
  È un Governo talmente inconsistente sul piano politico e su quello di Governo, che in questo decreto i padroni dell'energia e i produttori e consumatori di armi la fanno da padrone. Non mi soffermerò su tutte le questioni che sono state messe alla base di questo decreto, tantissime, i colleghi le hanno già richiamate una per una, non mi voglio soffermare su tutte, ma su due in particolar modo. La prima è quello che avete disciplinato all'articolo 13: un vero e proprio golpe di Stato che vede insieme il Presidente della Repubblica, il Presidente del Consiglio dei ministri e il Consiglio dei ministri, i quali hanno stabilito che, in Sardegna, per gli eserciti, dalla NATO a tutti gli eserciti del mondo, che hanno inquinato, con uranio impoverito e con torio, quelle stesse aree, non è più accettabile alcun tipo di disinquinamento e di bonifica, perché si utilizza una tabella per fare i condoni sul piano dell'inquinamento davvero inaccettabile. Questa è l'urgenza che aveva il Capo di stato maggiore della difesa: introdurre tutto ciò in questo decreto urgentemente, e prima che ci fossero azioni penali rispetto a chi ha autorizzato in quell'area, a scapito dei soldati, dei militari, l'utilizzo di armi sperimentate, come quelle con il torio e l'uranio impoverito, che hanno devastato un'intera porzione della Sardegna, solo a Teulada 7.200 ettari, 35.000 ettari in tutta la Sardegna, violentati e violati dalle servitù militari.
  In realtà tutto questo è avvenuto con il silenzio complice. Il Capo di stato maggiore della Difesa è venuto nella Commissione difesa della Camera dei deputati ed ha sostenuto che lì non si potevano fare le bonifiche, perché c'era un sequestro dell'area. La procura di Cagliari ha smentito ed è venuta qui una sottosegretaria a dire che in realtà, quello del Capo di stato maggiore della Difesa, era un discorso colloquiale in Commissione difesa e, soprattutto, che si è definito quel sequestro preventivo di quell'area in modo «atecnico». In realtà, però, nella stessa comunicazione – ha detto il Capo di stato maggiore della Difesa – sono state trovate tracce di torio nell'area colpi di Teulada.
  Allora, perché si fa un decreto-legge ? Perché si fa con urgenza e straordinaria necessità un decreto-legge per consentire la trasformazione di quelle aree in aree industriali, dove l'inquinamento può avere Pag. 30soglie molto più elevate, moltiplicate all'ennesima potenza ? Avete scambiato anche voi, come tanti altri Governi che vi hanno preceduto, la Sardegna come terra di nessuno; terra dove si può fare tutto, dove si possono utilizzare 35 mila ettari di straordinario paesaggio naturalistico ambientale per scaraventare colpi di missili e di mortai di tutti gli eserciti che arrivano in quell'area, per cancellare isolotti che vengono presi di mira e bombardati da terra, da mare e dall'aria, modificando le linee geografiche e morfologiche di quell'area della Sardegna.
  Ebbene, oggi vi presentate con un decreto-legge che vuole sostanzialmente consolidare il concetto di terra di nessuno, così come è successo ieri, e colgo l'occasione per segnalare anche alla Presidenza quello che è successo ieri in Sardegna. L'esercito, armato di motovedette insieme alla guardia costiera, ha fatto allontanare dalle spiagge più belle di quella costa centinaia e centinaia di turisti, perché quelle sono spiagge vietate, violate e violentate dall'esercito. Sono violentate dagli eserciti del mondo, che vanno lì in quelle spiagge, a conficcare missili, così come si può vedere dalle immagini che sono facilmente ritrovabili in tutti i motori di ricerca.
  Ebbene, perché sono vietate ? Perché – ha detto ieri il comando della Difesa con un ridicolo comunicato stampa – sono aree che mettono a rischio e a repentaglio chiunque le frequenti. E perché lo mettono a rischio ? Perché non si è fatta, dal 1954 ad oggi, nessun tipo di bonifica ! Lo Stato utilizza quella terra di nessuno per consumare armi. Tutti sanno che lì non si fanno esercitazioni, tutti sanno nel sistema degli armamenti che lì si consumano armi, che lì dentro c’è un consumo di armi funzionale ai produttori di armi, che utilizzano quell'area per sperimentare le più criminali armi di guerra, armi che lo Stato italiano non può utilizzare. Infatti, il nostro Paese ha una regola costituzionale che gli impedisce di andare in guerra e che gli impedisce di utilizzare quel tipo di munizioni e di missili che vengono utilizzati. Poi capita, per esempio, che qualcuno pianifichi anche l'arrivo dei missili che vengono utilizzati in questi giorni nel conflitto israeliano-palestinese e che vengono sperimentati in Sardegna.
  C’è un'indignazione generale, ma l'indignazione generale deve essere a monte dell'utilizzo di una porzione della nostra terra, di quella che può essere considerata terra d'Italia, secondo alcuni, e, secondo me, terra di Sardegna, che non può essere certamente violentata in quel modo. Una cacciata militare è quella di ieri, vergognosa, indegna, che ha visto un dispiegamento mediatico comunicazionale del Ministero della difesa davvero scandaloso. Lì i missili piazzati e oggi qui, in questa Camera, a chiedere di condonare quell'inquinamento che preclude e che vieta alla Sardegna, ai sardi e all'universo mondo quelle spiagge e un patrimonio naturalistico straordinario.
  Ma se c’è torio per quale motivo bisogna condonare ? Per quale motivo bisogna nascondere questo inquinamento di Stato e non invece prendere atto di quello che è successo, di quello che è stato, e davvero dare la possibilità ad una terra come la Sardegna di avere delle risposte puntuali sul piano delle bonifiche, innanzitutto, e della riconversione ?
  Infatti, non è pensabile che la Sardegna abbia il 65 per cento delle basi militari italiane allocate nei suoi propri territori. Non è pensabile. Ed è immorale che la conferenza presieduta dal Ministro Pinotti abbia portato a un ridicolo mancato accordo con la regione Sardegna – erano già d'accordo per non firmare – che nel contempo consente a settembre di far ripartire, come se niente fosse accaduto, quelle esercitazioni militari, inquinando e devastando l'ambiente, soltanto per fare un regalo alle lobby che producono armi nel nostro Paese. Armi che – è dimostrato – contengono uranio impoverito e torio, cioè materiali radioattivi, che provocano e hanno generato malattie mortali per decine e decine di militari del nostro Paese.
  Tutto questo non può essere sottaciuto. Se questo Governo del decreto delle nutrie e dei roditori vuole consentire ancora ai roditori di utilizzare quelle aree per consumare Pag. 31denaro pubblico, per consumare armi, lo faccia pure. Ma noi abbiamo il dovere di denunciarlo e di denunciarlo in quest'Aula parlamentare, ben sapendo che tutto questo non può essere tollerato.
  La procura della Repubblica ha il dovere di intervenire e di intervenire rapidamente, non congegnare azioni di bonifica. La procura della Repubblica, se c’è inquinamento, se c’è distruzione ambientale, ha il compito, rispetto all'articolo 733-bis del codice penale, di intervenire per disastro ambientale e di perseguire il reato e arrivare anche alla causa civile per il risarcimento danni per quel territorio che è stato violentato da molti, molti decenni di utilizzo delle basi militari.
  È questo un tema che non può essere sottaciuto. Lo si affronta ad agosto. Non è un caso. In tutti i casi in cui la Sardegna è stata depredata, dalla chiusura dell'attività mineraria per arrivare alla petrolchimica, il mese di agosto è quello principe, perché tutti sono in vacanza, perché si pensa che il silenzio dei media possa consentire di far passare scandali come quello che oggi voi vi accingete a proporre, per giunta ponendo la fiducia. Si dirà: «Ma abbiamo introdotto la lettera a), che consente di avere un range su cui consentire la valutazione del grado di condono». Ridicolo !
  È scritto che con uno o più decreti del Ministero della difesa viene disciplinato il nulla osta all'esercizio di impianti di trattamento e di disinquinamento: cioè lo fa il Ministero della difesa. E il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare dov’è finito ? Abbiamo commissariato anche il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. Si occupa di disinquinamento il Ministero della difesa, che lo fa con più decreti. E lo fa – avete scritto inizialmente – applicando la tabella B, che era quella delle aree industriali, quindi con una soglia elevatissima sul piano degli elementi inquinanti. E poi avete detto, cercando un ridicolo accordo in Commissione, mettiamo anche la tabella A. Quindi, vuol dire che, sostanzialmente, la Difesa dovrà scegliere: se c’è molto inquinamento applica la tabella B, quella del massimo inquinamento possibile, se c’è poco inquinamento applica la tabella A, dove è previsto poco inquinamento. Quindi, si tratta di un decreto fatto ad uso e consumo di coloro che da inquinatori diventano controllori e controllati. Tutto questo è immorale e assolutamente inaccettabile.
  Così come è inaccettabile l'ennesimo regalo che viene fatto a coloro che si definiscono i padroni dell'energia in Sardegna. Una giunta regionale inadeguata ad affrontare questioni importanti ha trovato la giusta accondiscendenza nel Ministero dello sviluppo economico, che con due anni di continuità – nella figura di continuità del sottosegretario qui presente, quindi a lui mi riferisco – non è riuscito a risolvere, affrontare, dare un indirizzo sulla partita energetica che avrebbe consentito a un'attività importante, strategico-nazionale, come quella dell'alluminio primario, di avere energia al pari degli altri smelter europei.
  E mi riferisco all'alluminio primario. Alluminio primario che è stato chiuso perché in Italia, così come in Sardegna, vi è un divario energetico rispetto ad altre realtà. Cito, per esempio, quella dell'Alcoa in Spagna, dove l'Endesa, controllata dall'Enel, applica contratti bilaterali che qui in Italia per due anni i Governi, prima Monti, poi Letta e ora Renzi, sostengono essere assolutamente impercorribili. Prima ci hanno detto che l'Enel è una società per azioni e non si può in alcun modo chiamarla in causa, non bisogna interferire, e, oggi, dopo due anni di ritardi, nel memorandum che viene predisposto si stabilisce che il primo punto è l'accordo bilaterale.
  Certo, si stabilisce oggi, con due anni di ritardi, per tentare di mettere in Sardegna un'altra servitù, questa volta di arundo donax, ossia, per i poco addetti ai lavori, di canne comuni. Vogliono realizzare, nell'area del Sulcis, 5 mila campi di calcio di canne. Le stesse canne che in California e in molti altri Paesi del mondo si combattono con l'esercito perché sono piante invasive, graminacee, che hanno la bontà di distruggere per sempre i terreni di quel territorio. E voglio dire in quest'Aula che Pag. 32si va a negoziare quei terreni con gli agricoltori, incontrando anche associazioni agricole – e fortunatamente gli agricoltori appaiono più lungimiranti di quanto si possa pensare –, insieme ad alcuni signori della società Mossi Ghisolfi, società che inavvertitamente lascia i biglietti da visita dove passa e che, a parte i precedenti che poi vedremo nei prossimi giorni, risulta essere anche stranamente tra i finanziatori delle campagne elettorali del Presidente del Consiglio dei ministri.
  Tutto questo è immorale, tutto questo è inaccettabile in una terra che ha difficoltà, come ha difficoltà il Sulcis. Non si può trattare la Sardegna come terra di nessuno dove impiantare qualcosa soltanto per consentire la speculazione degli incentivi, dei tanti incentivi che anche qui vengono riprodotti e vengono riproposti.
  In questo decreto-legge non si affronta la questione che è stata messa in tanti verbali. Mi domando: ma i lavoratori dell'Alcoa che hanno sentito questi verbali ripetutamente enunciati dal Ministero dello sviluppo economico ? Si sostiene che si affronterà la questione energetica anche con atti sulla superinterrompibilità, sull’interconnector, su tutti gli elementi virtuali per la concessione di un costo elettrico. E dove sono ? Non ce n’è uno. C’è spazio per le nutrie, per le cinque pallottole per i cinghiali e non c’è spazio per l’interconnector, per la superinterrompibilità, per la proroga. Si dice che non è stata concordata con l'Unione europea. Ma quanto tempo ci vuole per concordarla ? In realtà, voi sapete benissimo che quella concessione l'avete voi stessi smentita con una comunicazione di Terna alla Commissione europea in cui dite che non vi è più bisogno del provvedimento di interrompibilità.
  E non è un caso che all'articolo 23 abbiate fatto aggiungere, in maniera surrettizia, subdola, al Senato, un altro di quegli elementi di tale discriminazione territoriale che grida vendetta, vendetta politica, almeno quella che io posso permettermi di fare denunciando quello che è avvenuto. Al comma 3-bis dell'articolo 23 si scrive che la Sardegna non è più macrozona e che non c’è più il riconoscimento delle centrali essenziali e, cioè, della capacità di produrre, di essere economicamente sostenibili, anche qualora non vi sia la possibilità, appunto, di gestirle. E per quale motivo, invece, sono tutte gestibili in Sicilia ? Qual è la differenza tra la Sicilia e la Sardegna ? Perché qui c’è scritto: fino all'entrata in operatività dell'elettrodotto 380 chilowatt Sorgente-Rizziconi tra Sicilia e continente e degli altri interventi finalizzati al significativo incremento della capacità, tutte le centrali di potenza superiore a 50 megawatt ubicate in Sicilia sono con il criterio di essenzialità. E perché non in Sardegna ? La Sardegna è una regione insulare ? È pari alla Sicilia ? No, è molto diversa perché è una regione insulare ed ultraperiferica; è una regione che ha caratteristiche elettriche che rendono necessaria una autonomia anche sul prezzo, considerato che in questi periodi si stavano spuntando anche prezzi di importanza strategica.
  Ma la Sicilia ha il metano: ci si è dimenticati che, in tutti i precedenti provvedimenti energetici, la finalizzazione era quella della realizzazione del metanodotto tra Algeria, Sardegna e Europa, e sarebbe bastato poco aggiungere: «fino all'entrata in esercizio del metanodotto». Invece, questo vale solo per la Sicilia. Potere contrattuale diverso, direte. Sì, ma in una terra dove si considera una regione terra di nessuno, questi provvedimenti possono rischiare di incendiare un sentire comune che può avere ripercussioni ben più gravi di quelle che si possono immaginare.
  Ebbene, questo è un decreto che nega tutto questo. È un decreto che va a chiudere, per esempio, la realtà produttiva di Ottana: la centrale di Ottana, di un gruppo privato, che è stata tenuta in piedi grazie ad un intervento dello Stato – quello della riqualificazione dei poli chimici del 2003 -oggi, con la cancellazione dell'essenzialità, perde qualsiasi tipo di funzione. Certo, direte, ma questo colpisce anche Enel ed E.On. Certo, Enel, se non frega in Sardegna, frega da qualche altra parte quello che teoricamente perde, ma, Pag. 33in realtà, l'Enel è abituata ai giochi di prestigio, governando di fatto anche Terna attraverso la propria autonomia, che voi gli riconoscete, ma che sostanzialmente non esercita. Dall'altra parte, avete messo anche in condizioni, per esempio, E.On, a Porto Torres, di chiudere definitivamente, perché sarà impossibile mettere in vendita quella centrale, che prevedeva la costruzione di due nuovi gruppi, che, oggi, di fatto, senza l'essenzialità, non potranno essere ricollocati sul mercato.
  Questo è un decreto legge per roditori, dalle nutrie a coloro che vogliono sostanzialmente, ancora una volta, utilizzare la Sardegna come terra di conquista. Questo noi non lo possiamo consentire: io non interverrò nelle dichiarazioni di voto sulla questione di fiducia, che sicuramente porrete, però il mio è un voto contrario, a nome di tanti sardi liberi, che credono che questo Governo e il Presidente della Repubblica avessero il dovere di guardare alla Sardegna con altro rispetto, con altra dignità.

  PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Pili. Volevo solo precisarle una cosa, perché lei ha richiamato più volte una presunta responsabilità della Presidenza riguardo la verifica di costituzionalità di questo provvedimento. Come lei sa, la verifica dei requisiti di costituzionalità non spetta minimamente alla Presidenza della Camera, ma la costituzionalità è rimessa al vaglio della Camera stessa unicamente a seguito di formale presentazione di pregiudiziali in questo senso da sottoporre al voto dell'Assemblea, che, come lei sa, saranno affrontate e votate dall'Assemblea nel pomeriggio. Eventualmente, possono esserci delle valutazioni che vengono espresse nel parere della I Commissione (Affari costituzionali), che sono, infatti, agli atti del volume che contiene il disegno di legge oggetto del dibattito, dove, non a caso, vi è anche un parere della I Commissione (Affari costituzionali). Comunque, la ringrazio.
  Ora devo rivolgermi all'onorevole Vallascas, che è iscritto a parlare: noi abbiamo un problema, perché alle 13,30 dobbiamo sospendere i lavori: se lei pensa di parlare dieci minuti, un quarto d'ora, andiamo avanti, altrimenti, sospendiamo la seduta. Mi dica lei come preferisce.

  ANDREA VALLASCAS. Signor Presidente, allora, sospendiamo.

  PRESIDENTE. Dunque, sospendiamo adesso la seduta, che riprenderà alle 13,50.

  La seduta, sospesa alle 13,20, è ripresa alle 13,50.

Missioni.

  PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Capezzone, La Russa, Manciulli, Miotto, Sanga e Venittelli sono in missione a decorrere dalla ripresa pomeridiana della seduta.
  I deputati in missione sono complessivamente ottantacinque, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell’allegato A al resoconto della seduta odierna.

Si riprende la discussione.

(Ripresa discussione sulle linee generali – A.C. 2568-A)

  PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Vallascas. Ne ha facoltà.

  ANDREA VALLASCAS. Signor Presidente, colleghe, colleghi, anche da una lettura attenta e approfondita di questo provvedimento è veramente difficile trarre un'idea, se pur vaga, di competitività; è difficile comprendere come un decreto omnibus che pretende di spaziare in settori complessi e molto distanti tra loro, con il solito approccio emergenziale, possa incidere con efficacia e positivamente su un aspetto del sistema Italia come la competitività. La competitività è una componente importante che richiederebbe una Pag. 34seria e approfondita riflessione e un senso di responsabilità proprio della gravità della situazione che ci troviamo di fronte.
  L'Italia è, tra i Paesi sviluppati, quello che stenta maggiormente a risollevarsi dalla fase recessiva che negli ultimi anni, a partire dal 2008, ha colpito le economie occidentali. Al primo trimestre di quest'anno, l'ISTAT rilevava oltre tre milioni di disoccupati, pari al 12,9 per cento, il più alto mai registrato dall'istituto, con un tasso di disoccupazione giovanile pari al 42,24 per cento, mentre il sistema industriale e manifatturiero ha registrato un progressivo arretramento e a giugno 2014 la distanza dal picco di attività pre-crisi dell'aprile 2008 si attestava a meno 23,5 per cento. È dei giorni scorsi la doccia fredda che giunge dal Fondo monetario internazionale che ridimensiona le aspettative di ripresa di questo Paese per il 2014, stimando un misero più 0,3 per cento contro il precedente più 0,6 per cento di aprile. Il dato segue le stime ancora più deboli di Bankitalia che non superano il più 0,2 per cento.
  Sembra che sia solo il Governo a non accorgersi che la nostra economia è affetta da una profonda crisi di sistema che non si risolve a forza di slogan; quindi, la parola competitività è usata come uno dei tanti mantra di cui il Presidente del Consiglio dei ministri è assai generoso. Parole vuote che non costano niente, utili a dare una soluzione di facciata per rattoppare alla bell'e meglio una barca che fa acqua un po’ dovunque.
  Noi siamo in attesa che il Governo e i Ministri competenti oltre agli annunci spot ci spieghino qual è la loro visione su alcune questioni cardine come l'ammodernamento del sistema produttivo, il sistema energetico, l'industria e l'occupazione. Non si può parlare di competitività in un documento che parla di tutto, dall'agricoltura al sistema energetico, sino ai concorsi a premi dei supermarket e alla qualità delle buste della spesa. Ciascuna delle questioni affrontate ha necessità di una strategia di intervento specifica, in considerazione sia dei ritardi accumulati dal nostro Paese sia delle sfide che siamo chiamati ad affrontare. Questo è necessario soprattutto quando si interviene in ambiti così ampi e complessi come l'agricoltura, l'ambiente, le attività produttive e le finanze, settori che, in alcuni casi, attendono anche una prima, approfondita programmazione.
  Invece di tutto questo si sta reiterando il malcostume di pensare alle criticità immediate, scaricando sulle generazioni future le emergenze di oggi che, ovviamente, vanno affrontate, ma non confuse con una seria attività di pianificazione. Questo documento è la fotografia dei ritardi delle istituzioni e dello scollamento che queste stanno registrando con il Paese reale. Da una parte c’è un'Italia che anche con coraggio, tra mille difficoltà, è costretta ad andare avanti e non si arrende, un'Italia in cui ci sono innumerevoli situazioni critiche, di profondo disagio, con drammi quotidiani, ma anche con realtà all'avanguardia ed eccellenze del sistema produttivo. Dall'altra c’è un Governo che invece di guidare il Paese, di indicare una strada e dare certezze, con affanno, stenta a stargli dietro.
  Un Governo che interviene ex post, a sanare, a correggere, a tamponare, molto spesso compromettendo definitivamente i problemi generati da ritardi o errori nella programmazione. Non si spiegherebbero in altro modo alcuni interventi che, lungi dal dare indicazioni chiare per il presente e per il futuro, compromettono anche ciò che era stato già deciso per il passato.
  Un esempio tra tanti è la questione dello «spalma incentivi», prevista all'articolo 26 del decreto. La cito perché è il classico esempio delle due Italie: quella vista dal Governo e quella reale. Una lenta, che sta dietro a un Paese che, a proprie spese e rischiando, cerca di segnare la strada dello sviluppo.
  Quello energetico è uno dei settori altamente strategici per un Paese che vuole essere moderno, efficiente e appunto competitivo. Questo perché le innovazioni tecnologiche offrono la possibilità di orientarci verso un più ampio ventaglio di proposte, tra cui sistemi a basso costo e a basso impatto ambientale, con maggiori Pag. 35risparmi e maggiore efficienza, ricordando sempre che l'energia pulita è un risparmio sull'ambiente e sulla salute dei cittadini.
  Inoltre – non secondario – c’è l'aspetto etico e ambientale portato avanti dalle istituzioni internazionali, tra cui l'Unione europea, con la disponibilità di risorse economiche per l'abbattimento delle emissioni nocive, per la riduzione delle dispersioni e per l'efficientamento dei sistemi. Sembra fatto apposta ma, visto che è una questione cardine, di primaria importanza, in Italia manca ovviamente un serio piano energetico che indichi un percorso chiaro non più basato sullo sfruttamento degli idrocarburi. In compenso abbiamo il «decreto competitività», che ci illustra chiaramente l'unica strategia di questo Governo: la politica stop and go. E così vengono riscritte le regole anche per il passato.
  L'articolo 26 ridefinisce appunto la questione degli incentivi, spalmandoli su un periodo più lungo e quindi riducendoli, andando a danneggiare quelle aziende che in passato, in base ad un attento calcolo degli incentivi, avevano programmato gli investimenti nel fotovoltaico. Invece di puntare sulle rinnovabili le si penalizza mantenendo in piedi un sistema energetico vecchio, inquinante e dimensionato per un altrettanto vecchio sistema industriale, che per la maggior parte non esiste più. La lezione che se ne trae è che è inutile programmare, investire, rischiare, perché cambiano le regole del gioco ad ogni giro di carte e ad ogni rimpasto di Governo.
  Non siete credibili al sistema Paese, non siete credibili ai cittadini. Renzi, prima di andare in Europa ad elemosinare un po’ di fiducia barattandola con la riforma costituzionale, dovrebbe domandarsi quanto è credibile agli occhi degli italiani.
  Il cosiddetto «spalma incentivi» riscrive delle regole aprendo le porte a contenziosi che ricadranno sulle future generazioni, secondo quel principio, non scritto, di una politica di piccolo cabotaggio in base alla quale la cosa più importante è giungere alle prossime elezioni. Ma la scarsa lungimiranza del Governo non si ferma al giochino di riscrivere le regole con effetto retroattivo, anche altri settori dell'energia delle rinnovabili verrebbero penalizzati. Pensiamo all'articolo 23, che prevede degli incentivi per unità sopra i 50 megawatt previsti in Sicilia. La diffusione delle rinnovabili, assieme al ridimensionamento di un sistema industriale energivoro, ha reso poco redditizie produzione e trasporto di energia. Per ovviare a questo i gestori del servizio scaricano i costi di produzione sui consumi notturni, con grave penalizzazione degli utenti. In pratica, con questo decreto, mentre si disincentivano le rinnovabili vengono invece incentivate le fonti fossili. Si tratta di un problema reale, che però non si risolve scaricando i costi su tutta la collettività e per le generazioni a venire o con interventi tampone. È un problema da affrontare con un processo di riqualificazione, processo che richiede una visione d'insieme e una buona dose di coraggio, qualità che scarseggiano tra i banchi del Governo.
  Ma questi non sono gli unici esempi di un provvedimento che in alcuni casi si accanisce contro le rinnovabili. L'articolo 24 del decreto, ad esempio, penalizza a tutti gli effetti i sistemi di efficienza d'utenza, quegli impianti prevalentemente da fonti rinnovabili rivolti per lo più all'autoconsumo. In questo caso la realizzazione di questi sistemi verrebbe resa meno conveniente: a produttori e consumatori verrebbe chiesto di pagare una parte degli oneri del sistema elettrico calcolati in base al consumo, indipendentemente dalla provenienza dell'energia.
  Ma nella sostanza questo Governo ha ampiamente dimostrato di avere fastidio per le rinnovabili e nel complesso anche di essere molto confuso sulle questioni energetiche. Nell'annunciato «decreto sblocca Italia», quello, per intenderci, che ha fatto dire al Ministro Lupi – con entusiasmo e con un linguaggio che ricorda il western all'italiana – che servirà per far rialzare la testa al Paese, viene riproposta la leggenda degli idrocarburi da estrarre dal nostro sottosuolo. Altro che rinnovabili !
  Giusto per restare nell'ambito, tanto caro al Premier, degli slogan, si passerà Pag. 36direttamente dallo «sblocca Italia» allo «sblocca trivelle». Come gruppo MoVimento 5 Stelle siamo per l'energia pulita e per un'attenzione di gran lunga maggiore rispetto a questo Governo nei confronti delle rinnovabili; siamo per non penalizzare la diffusione di questi comportamenti virtuosi e di quelle buone pratiche che, nonostante la costante assenza di istituzioni, sono pur presenti nei nostri territori. Siamo per la carbon tax, siamo per non penalizzare gli impianti fotovoltaici, anzi si deve favorire la loro installazione. Ed è per questo che abbiamo chiesto di applicare la rendita catastale solo per quegli impianti che superano i 7 chilowatt di picco.
  Vogliamo il fotovoltaico, lo vogliamo nel rispetto dell'ambiente e nel rispetto delle tasche dei cittadini italiani. Siamo per la riqualificazione energetica degli edifici che avrebbe conseguenze più che positive sulla riduzione delle dispersioni e metterebbe in moto il comparto delle costruzioni con ricadute straordinarie sui livelli occupativi. Ma siamo soprattutto per una visione di insieme delle questioni energetiche che superi una volta per tutte gli interventi estemporanei e provvisori la cui efficacia viene spesso contraddetta, come sta accadendo in questo caso, da interventi successivi che riscrivono le regole con efficacia retroattiva.
  Il settore energetico sta conoscendo un profondo mutamento: cade l'esigenza di mantenere i vecchi sistemi legati a un vecchio modello di sviluppo industriale e se ne propongono di nuovi. Le realtà produttive dei nostri territori sono un esempio importante anche di grandi spinte innovative dove si sperimentano e si mettono in campo nuovi metodi di produzione dell'energia, una spinta e un interesse per l'innovazione che spesso sotto il profilo normativo non sono sorretti da istituzioni pubbliche. Spesso si opera in assenza di criteri ed indirizzi anche nei casi di potenziale criticità e rischi per le persone e le cose. Pensiamo al gas naturale liquefatto per il quale solo di recente si è insediato il gruppo di lavoro che dovrà avviare la stesura di una prima bozza del piano strategico nazionale sull'utilizzo del GNL. Nel frattempo, in assenza di criteri antincendio, stanno sorgendo diversi impianti di stoccaggio e rigassificazione a supporto del settore industriale e del settore civile e questa situazione di incertezza riguarda diversi aspetti anche dov’è forte il rischio che si facciano strada metodi di produzione che in futuro si potrebbero rivelare dannosi e pericolosi.
  Il Governo si deve mettere in testa che il settore energetico è quello su cui si gioca la ripresa economica del Paese e la stabilità futura delle nostre aziende, nonché la qualità del nostro ambiente e delle nostra città. Non si può parlare di competitività quando manca un vero piano energetico, quando manca una visione complessiva del settore, quando non si è in grado di individuare gli obiettivi e le risorse necessarie per raggiungerli e soprattutto quando manca il coraggio di fare delle scelte.
  Quando si elabora un piano energetico questo non può essere disgiunto dal piano industriale ad esso profondamente correlato. Per affrontare la crisi o, per usare una espressione cara al Ministro Lupi, per far rialzare la testa al Paese, dobbiamo pianificare e programmare la riqualificazione del settore industriale e manifatturiero. Oggi non possiamo permetterci di rimandare le scelte, dobbiamo avere il coraggio di decidere che modello di sviluppo vogliamo seguire. Se l'intento, come emerge da questo e da diversi decreti del Governo, è quello di salvaguardare vecchie logiche e vecchi standard produttivi, oppure se è quello di riqualificare il sistema verso modelli più rispettosi dell'ambiente, ci vuole coraggio, una merce rara tra i banchi del Governo, ma necessaria per andare oltre lo stato di pura sopravvivenza. Questa è la strada che noi intendiamo percorrere ((Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Constato l'assenza dell'onorevole Binetti, iscritta a parlare: s'intende che vi abbia rinunziato. È iscritto a parlare l'onorevole Capodicasa. Ne ha facoltà.

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  ANGELO CAPODICASA. Signor Presidente, ad ascoltare il dibattito intorno a questo decreto mi pare che si possa dire che da parte di alcuni colleghi non siano state colte le linee virtuose sulle quali lo stesso decreto si muove. Al di là delle ricorrenti critiche che vengono mosse di solito ai decreti circa loro eterogeneità, la loro frammentarietà, che sono tanto ricorrenti quanto alla fine infruttuose, va detto che questo decreto non può essere giudicato sulla base di un approccio che non valuti le sue connessioni con altri provvedimenti e le finalità che intenda perseguire.
  Nel corso di questi quattro mesi di vita, il Governo, pur avendo individuato una strategia di lungo periodo per aggredire la crisi e far uscire il Paese dalla condizione di stallo in cui si trova, ha messo in campo una serie di azioni che hanno il carattere della complessità ma che sono convergenti verso un unico obiettivo, quello di produrre crescita e rilanciare lo sviluppo del Paese.
  La crisi che viviamo ha un carattere straordinario, invasivo, come da tanto tempo non era dato vedere non solo in Italia, ma anche in Europa e nel mondo. Non si possono invocare quindi provvedimenti che abbiano carattere risolutivo o che da soli possano avere un carattere risolutivo. Proprio in questa chiave il Governo ha messo in cantiere una serie di provvedimenti, alcuni dei quali già approvati dal Parlamento e che sono già legge, altri in fase di approvazione (l'ultimo l'abbiamo esitato proprio la settimana scorsa – il decreto sulla riforma della pubblica amministrazione –) e prima ancora i provvedimenti sulla riforma del mercato del lavoro, sulla cultura, sui beni culturali ed altri ancora di cui ci siamo occupati nei mesi scorsi.
  Attualmente al Senato è in corso la discussione sulla riforma del titolo V della Costituzione, interventi che hanno il carattere della straordinarietà. In autunno si attende il provvedimento che viene definito «sblocca Italia» con un'immissione notevole di risorse nel circuito economico attraverso il finanziamento di infrastrutture di primaria importanza per il nostro Paese.
  Si tratta di tasselli di un unico mosaico che hanno come finalità quella di stimolare la crescita del Paese e dare a questa strategia un obiettivo di lungo periodo. Possiamo dire che lo sforzo che si sta producendo comincia a dare i primi risultati. Nonostante oggi nella sua intervista rilasciata a la Repubblica, il Presidente del Consiglio abbia riconosciuto che la ripresa è ancora debole, va detto che qualcosa già si muove. Le stime di crescita non fanno più prevedere un segno «meno», nella crescita del Paese. Si prevede ancora una debolissima crescita, ma per quanto debole comunque comincia a vedere una inversione di tendenza.
  Il provvedimento che abbiamo oggi in esame affronta diversi argomenti che hanno tutti la stessa finalità, quella di accrescere la competitività del sistema, di dare al Paese gli elementi per potenziare la propria capacità di competere sui mercati europei e internazionali; sbloccare alcune norme in materia di agricoltura per introdurre semplificazioni, prevedere incentivi per l'assunzione di giovani lavoratori agricoli in agricoltura, detrazioni fiscali per l'affitto di terreni agricoli a giovani agricoltori, interventi a sostegno delle imprese agricole che sono condotte da giovani attraverso mutui agevolati a tasso zero.
  Sono previsti interventi per la tutela dei nostri marchi di qualità, la produzione di qualità nel campo agroalimentare e poi interventi in materia di tutela ambientale come quelli, di cui si è discusso molto nel dibattito di oggi, sull'efficientamento energetico, in materia di rifiuti, di accelerazione delle procedure di spesa in materia di mitigazione del rischio idrogeologico. Le notizie di oggi sulle morti che si sono avute a seguito della bomba d'acqua che si è abbattuta nella zona del trevigiano ci fa dire quanto siano urgenti e indifferibili.
  Poi l'introduzione del credito di imposta per investimenti in beni strumentali e su cui si sono soffermati altri colleghi, fra cui l'onorevole Taranto. Io credo che il complesso degli interventi che sono contenuti in questo decreto ci possono far Pag. 38dire che siamo sulla strada giusta, quella tracciata dal Presidente del Consiglio all'atto delle sue dichiarazioni programmatiche. Certo, se dovessimo dire che siamo in presenza di un atto risolutivo della crisi, non diremmo la verità.
  Però, se noi collochiamo questo intervento nell'ambito di una serie di misure – come ho detto poc'anzi – che sono state già adottate o sono in fase di adozione, si può affermare che si tratta di tasselli che vanno a comporre un mosaico che si muove nella giusta direzione.
  Ad orientare il nostro giudizio credo che debba essere l'obiettivo della crescita. Siamo su questa strada, ma a mio giudizio ancora non basta.
  Approfitto di questi pochi minuti che mi sono stati concessi per porre una questione che a me sembra di estremo interesse ma che ancora non trova pieno ingresso nell'agenda parlamentare e del Governo. Intendo parlare di quella che io considero una emergenza nell'emergenza: cioè le condizioni del Mezzogiorno d'Italia. La settimana scorsa, si è tenuta una conferenza stampa di anticipazione del rapporto Svimez 2014 che sarà presentato a ottobre e devo dire che i dati che sono stati forniti all'attenzione delle forze politiche, degli analisti e delle forze parlamentari non hanno avuto la risonanza che meritavano.
  I dati che sono stati presentati sono, a mio giudizio, scioccanti. Il direttore Padovani ha esordito dicendo che la crisi lascia un Paese ancora più diviso del passato e sempre più diseguale. Dice, il direttore Padovani, che l'impatto della crisi sul Mezzogiorno, sia sul versante produttivo, che su quello sociale e occupazionale, è stato non solo di maggiore entità rispetto al resto del Paese, ma ha prodotto effetti che non appaiono più solo transitori, ma strutturali. Ed ha fornito una serie di dati che nella loro crudezza danno la dimensione di ciò che la crisi ha prodotto negli ultimi sei anni, dal 2008 al 2013, nel Mezzogiorno e appaiono essere tanto più sconvolgenti se messi a raffronto con i dati del centro-nord del Paese e con il resto dell'Europa.
  I dati forniti dicono che il divario non è solo di natura quantitativa, ma va più in profondità e probabilmente tocca gangli profondi dell'economia e produce storture e ritardi che saranno molto più difficile da rimuovere per rimettere il Paese su gambe solide.
  Dal 2008 al 2013, la recessione nel Mezzogiorno non ha conosciuto tregua. Se nel 2014 ci avviamo allo zero, questo risultato sarà la media risultante da una perdurante recessione al sud e di una lieve ripresa al nord.
  L'apparato industriale, quel poco che esiste nel Mezzogiorno, tende a subire uno smantellamento o a un progressivo ridimensionamento.
  Si registra un crollo occupazionale che ha caratteristiche epocali; e c’è una fortissima ripresa dei flussi migratori che non riguarda più la manodopera generica, quella comune, ma interessa soprattutto i giovani laureati e la manodopera qualificata, che cerca sbocchi occupazionali nel resto del Paese o nei Paesi europei.
  Siamo ben consapevoli che di fronte ad una grave e perdurante crisi, che attanaglia il Paese e che lo vede ormai da oltre sei anni in difficoltà, la prima preoccupazione di un Governo e delle forze politiche debba essere quella di rimettere sui binari giusti l'economia per rilanciarla e promuoverne la crescita.
  Tuttavia, c’è anche da considerare che noi operiamo in un Paese con vaste aree interessate da fenomeni di ritardo di sviluppo e da dualismi territoriali. Si tratta di realtà territoriali che reagiscono agli stimoli in modo differente, perché differente è la struttura produttiva e differente è il livello dei servizi che sono forniti al sistema produttivo e alle imprese e quindi differente è la capacità di crescita.
  Il PIL nel centro nord, dal 2010 al 2011, ha visto una crescita che si avvicinava alla media europea: un più 3,2 per cento contro un 3,7 per cento dell'Europa, mentre nel 2013 il centro nord registra un meno 1,4 per cento, ma al sud si registra un meno 3,5 che si aggiunge al meno 3,2 per cento dell'anno precedente. Cioè, nel sessennio, mentre il centro-nord del Paese Pag. 39ha avuto fasi altalenanti nella crescita della ricchezza prodotta, nel Mezzogiorno in questo sessennio si è registrato un continuum che alla fine del 2013 ha fatto registrare un meno 13,3 per cento, che equivale a quasi il doppio della perdita del PIL che ha registrato il centro-nord che si è collocato a meno 7 per cento.
  In campo occupazionale, tra il 2008 e il 2013, si registra un crollo dell'occupazione nel Mezzogiorno che raggiunge il 9 per cento, al cospetto di un dato, che riguarda il centro nord, che non arriva al 3 per cento, esattamente il 2,4 per cento. Quindi, nel Mezzogiorno la perdita di posti di lavoro è stata quattro volte superiore al resto del Paese. Nei consumi abbiamo avuto un 12,7 per cento in meno contro il 5,7 per cento del centro nord del Paese. Il divario non è di decimali, ma parliamo di cifre che si aggirano al doppio di quanto non si sia registrato nel resto del Paese. Nel campo degli investimenti abbiamo registrato una riduzione secca che è stimata in meno 33 per cento nel Mezzogiorno, contro un 24,5 per cento nel centro nord. Nell'industria abbiamo avuto un crollo che Padovani definisce «epocale» nel Mezzogiorno, che tocca il 53,4 per cento contro un 24,6 del centro nord.
  Siamo in presenza quasi di un bollettino di guerra. Non sono dati che possono essere fatti passare sotto silenzio. Credo che le forze politiche abbiano il dovere di interrogarsi, di fronte a una situazione di questa gravità, su quali possano essere le misure per arrestare questo vero e proprio collasso e indurre a politiche di riequilibrio. Certo, di fronte a una crisi così grave che riguarda l'intero Paese, c’è da mettere in campo terapie d'urto ed adottare interventi che siano indirizzati a rimettere in moto l'economia dell'intero Paese; ma anche il Mezzogiorno fa parte di questo Paese e non si esce dalla crisi senza rimettere in moto un'area che rappresenta un terzo del Paese.
  Un Paese che cammina con una gamba sola non può che zoppicare. E non ci sono assolutamente le condizioni perché il Paese riprenda slancio se anche il Mezzogiorno non torna a crescere o quantomeno non torni a ridurre, nell'immediato, il divario che nel corso degli anni si è creato e negli ultimi tempi si è allargato.
  La spesa ordinaria al sud non raggiunge il 30 per cento, contro il 27,6 che c’è nel resto del Paese. Ma la cosa che suscita più scandalo, a mio giudizio, è che la spesa aggiuntiva totale, che è quella che dovrebbe per legge essere destinata in una quota dell'80 per cento, fissata per legge a beneficio delle aree depresse sia del nord che del sud (ma è chiaro che, in questo caso, la parte più interessata sarebbe il Mezzogiorno d'Italia), non raggiunge il 67,3 per cento. Nonostante la quota della spesa aggiuntiva sia stata abbassata di recente con apposite norme passando dall'85 per cento, all'80 per cento neanche questa quota prevista dalla legge è stata raggiunta: ci siamo attestati al 67,3 per cento.
  Nel settore delle infrastrutture, abbiamo avuto tagli agli investimenti che hanno pesantemente interessato il sud più che il centro-nord come nel campo della piccola e media impresa, che in questo periodo ha subito un ridimensionamento anche in termini di unità lavorative medie: dai 23 del 2001 si scende ai 19,9 del 2011.
  Nel mercato del lavoro abbiamo poi il dato più clamoroso: su 985 mila unità lavorative che il Paese ha perduto nel periodo di crisi, ben 583 mila sono al sud.
  Credo che bastino questi dati per dire quale voragine da un punto di vista economico e sociale si sia aperta in una parte del Paese. Io dico che c’è anche un problema di giustizia sociale che, a mio giudizio, suggerisce di correre ai ripari.
  Non vedo cos'altro debba succedere, cos'altro possa succedere perché un'area decisiva per le sorti del Paese quale quella del Mezzogiorno richiami l'attenzione e sia destinataria di provvedimenti mirati allo sviluppo ed al rilancio del Paese.
  Gli esiti della crisi, come dice Padovani, incideranno sulla struttura economica e sociale del Mezzogiorno in profondità. Occorreranno tempo ed investimenti perché possano riprendersi. Interi poli industriali stanno uscendo smantellati dalla crisi. A Termini Imerese non esiste più il polo dell'auto, e, sempre per restare in Sicilia, Pag. 40a Gela in questi giorni si vive con l'ansia a seguito delle scelte che l'ANIC intende compiere in quella zona di vedere smantellato un impianto che fra occupazione diretta ed indotto dà lavoro a migliaia di addetti. Stessa sorte tocca a settori di piccola e media impresa che, non producendo per l'esportazione perché non hanno questa vocazione, non hanno la struttura per poterlo fare, producono per il mercato locale. Il crollo del reddito che consegue al crollo dell'occupazione ha finito per penalizzare ulteriormente la piccola e media impresa.
  Vado a concludere, Presidente, non voglio abusare. I pochi minuti che mi sono stati concessi li ho voluti dedicare a questa che ci appare una grave emergenza di cui discuteremo in futuro. Prima che il Parlamento chiuda per la pausa estiva, questa era l'ultima occasione in cui potevamo farlo. Avremo poi altri appuntamenti: in settembre è annunciato il decreto che va sotto il nome di «sblocca Italia» che dovrebbe prevedere investimenti notevoli nel campo delle infrastrutture. Poi avremo la legge di stabilità e altre occasioni per poter affrontare l'argomento.
  Pensiamo che il Governo debba porre un'attenzione particolare a questa questione, perché si pone, a mio giudizio, in quelle aree sempre di più un problema di sostenibilità sociale di questa crisi con costi umani e sociali altissimi.
  Quindi, è un appello che rivolgo ai rappresentanti del Governo, perché se ne facciano interpreti e latori. Come parlamentari, non mancheremo alla ripresa autunnale, di mettere in campo azioni che possano, in qualche modo, segnalare la gravità del problema, sollecitare interventi adeguati e trovare i rimedi necessari perché dalla crisi si esca con un Paese più giusto, più equo, più coeso e solidale (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

  PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Villarosa. Ne ha facoltà.

  ALESSIO MATTIA VILLAROSA. Signor Presidente, in questo «decreto competitività», il n. 91 del 2014, ciò che mi spaventa di più non è il merito, ma il metodo. Al primo impatto, vedere il principio secondo il quale non sarà più prerogativa del sistema bancario, ma bensì anche di altri soggetti, l'erogazione del credito mi aveva immediatamente spaventato, ma poi, vedendo la modalità dell'operatività di questo decreto, non mi sono concentrato più di tanto sul fatto se l'attività assicurativa possa combaciare con l'attività bancaria, se l'erogazione di credito potrà smettere di essere prerogativa del sistema bancario e diventare prerogativa anche di altri sistemi, perché il problema vero e proprio è il metodo.
  Noi abbiamo un decreto all'interno del quale il Governo ha deciso di trattare argomenti come quelli delle nutrie insieme, ad esempio, alla riduzione del capitale sociale delle società per entrare in borsa; ha deciso di trattare la mozzarella di bufala insieme alle nuove modalità di prestito, che, per la prima volta nella storia italiana, dopo 150 anni, saranno in mano anche alle imprese delle assicurazioni.
  Quindi, in merito all'eterogeneità, signor Presidente, lei mi deve dare delle spiegazioni, visto che la Costituzione parla chiaro, e parla, appunto di necessità ed urgenza. Infatti, in alcuni momenti, è anche facilmente comprensibile che bisogna attuare delle normative, perché ci si trova in una fase di necessità ed urgenza – un terremoto, una catastrofe, un trattamento fiscale che sta per scadere – e bisogna muoversi il prima possibile. Le nuove regole per le nutrie, per le mozzarelle di bufala, sono importantissime, siamo d'accordo, ma addirittura inserirle insieme alle regole della nuova erogazione del credito, delle società di gestione del risparmio non è comprensibile.
  Come può capire benissimo qualsiasi cittadino che non ha neanche conoscenza legislativa o economica, sono argomenti che non possono stare insieme, sono argomenti che mettono in difficoltà l'opposizione, mettono in difficoltà la maggioranza, Pag. 41perché ti ritrovi a votare per un unico provvedimento che contiene argomenti veramente diversi.
  Ma non solo, ti trovi ad affrontare argomenti importanti, che necessiterebbero di discussioni approfondite, necessiterebbero di audizioni di tutti quegli enti, associazioni o persone che sono competenti in materia, che possono spiegare perché quella nuova norma, probabilmente, non andrebbe attuata immediatamente o, comunque, andrebbe prima messa in discussione, con delle proiezioni, andrebbe visto l'impatto che può avere sulla normativa e su tutta la società.
  No, decidiamo di inserire in un decreto con milioni di argomenti anche il tema che mi mette più preoccupazione, quello dell'erogazione del credito da parte delle assicurazioni. Noi, ripeto, alla Camera, nella Commissione finanze, dove non siamo neanche in sede referente, ma siamo solo in sede consultiva, non abbiamo potuto sentire i pareri della Banca d'Italia, che al Senato ha espresso dubbi, ha sollevato forti dubbi su questo nuovo accesso al mercato da parte delle assicurazioni e società di cartolarizzazione. Non l'abbiamo voluta ascoltare, non abbiamo voluto ascoltare l'ANIA, non abbiamo voluto ascoltare l'ABI, le associazioni dei consumatori, le associazioni degli azionisti. Mi sembra, veramente, di lavorare in maniera elementare.
  Ma il problema è che non siamo una bottega, siamo il Parlamento italiano, e ogni norma che mettiamo in campo ha un impatto importante che può anche devastare il tessuto economico nazionale. Le nostre banche, ad oggi, per poter erogare il credito, sono piene di normative, ad esempio, sulla vigilanza o sulle riserve che devono detenere. Per esempio, l'articolo 5 del Testo unico bancario recita, al comma 2, che la vigilanza si esercita nei confronti delle banche, dei gruppi bancari, degli intermediari finanziari, degli istituti di moneta elettronica e degli istituti di pagamento. Non si parla di società di cartolarizzazione, non si parla di imprese di assicurazione. L'articolo 6, sempre del Testo unico bancario, prevede che la Banca d'Italia, e comunque tutti gli esercenti vigilati dalla Banca d'Italia, quindi gli istituti bancari, nell'esercizio delle sue funzioni di vigilanza, sia parte del SEVIF e partecipa alle attività che esso svolge. Gli operatori che faranno la vigilanza sulle assicurazioni, come l'IVASS, fanno parte del SEVIF ? Queste sono tutte domande che noi ci dovremmo porre; io non entro nel merito, non voglio dire che è sbagliato, ma sarebbe giusto porsi certe domande. Ad esempio, gli istituti di credito praticano politiche creditizie che forniscono orientamenti espliciti sulle soglie di debito dei beneficiari e sui livelli accettabili di prestito da altre fonti; questo politiche verranno messe in campo dalle assicurazioni, dalle società di cartolarizzazione, dagli organismi d'investimento collettivo del risparmio, tra l'altro, esteri per la maggior parte, a volte anche di Paesi con fiscalità agevolata come il Lussemburgo che noi abbiamo da poco messo in white list ? Vorrei ricordare che noi abbiamo inserito in white list un Paese che permette di costituire società anonime, un Paese con fiscalità agevolata: noi l'abbiamo messo nella white list. Da poco abbiamo avuto una grandissima crisi mondiale che ancora oggi non termina e noi, invece di usare i piedi di piombo per determinati argomenti, affrontiamo il tema proprio come se stessimo andando, quasi, alla partita settimanale di calcetto.
  Mi vergogno, Presidente, di un Governo così. Uscendo fuori dal merito – ripeto – io mi vergogno di un Governo che affronta argomenti così importanti in maniera così spicciola, perché vuol dire che non riescono a vivere la vita dei cittadini, non si rendono conto l'impatto devastante, psicologico, che possono avere determinate norme sui cittadini. Ad esempio, gli enti erogatori di microcrediti sono organizzati in modo tale che i reclami dei clienti vengono gestiti da dipendenti che siano appositamente incaricati per queste operazioni. Questa clausola è stata individuata come prioritaria, perché il diritto di reclamo e risarcimento è un diritto dei clienti importante e ampiamente riconosciuto. Esiste nelle imprese di assicurazione, Pag. 42nelle società di cartolarizzazione, negli OICR questo principio ? Non lo so. Non lo abbiamo potuto affrontare perché – ripeto – la Commissione finanze con riferimento a questi argomenti non era in sede referente. Le assicurazioni utilizzeranno fondi propri ? Da poco abbiamo avuto delle audizioni con le assicurazioni e le stesse ci hanno detto di avere grossi problemi, perché i premi RC-auto non potevano diminuire, perché gli incidenti erano tanti e non avevano fondi a disposizione. Quindi utilizzeranno fondi propri ? Perché ad oggi solo le banche possono utilizzare fondi propri, neanche le società finanziarie, iscritte ex articolo 106 del Testo unico bancario, possono utilizzare fondi propri. Le società finanziarie vanno in banca, chiedono un plafond e con quel plafond erogano i finanziamenti. Perché le assicurazioni dovrebbero ottenere dei profitti minimi pari al 5 per cento per queste operazioni ? Perché ? Noi stiamo stabilendo per legge che le imprese di assicurazione, che erogheranno finanziamenti, mediante plafond di banche, dovranno ottenere almeno il 5 per cento d'interesse. E le società finanziarie che lavorano in questo settore hanno questi tassi ? Hanno queste provvigioni ? Hanno diritto per legge a questo provvigioni ? No. Presidente, le faccio un esempio: esiste un prestito che si chiama «cessione del quinto dello stipendio», entrato nella normativa italiana nel 1950 con il decreto del Presidente della Repubblica n. 180.
  Secondo lei, quando i legislatori, cioè noi, nel 1950 pensavano a questa norma, come l'hanno costruita ? Sapendo che poi le assicurazioni avrebbero erogato crediti ? Non credo, ai tempi, fosse estremamente lontana l'idea di enti differenti dalle banche che potessero erogare crediti con propri fondi. Quindi, noi stiamo modificando anche il senso, il principio, di norme antiche proprio perché non le abbiamo affrontate.
  Probabilmente in alcune discussioni costruttive in Commissione sarebbe potuto uscire anche questo tema e lo avremmo potuto affrontare. Io non credo che le Commissioni agricoltura o ambiente, che hanno le loro competenze importanti, possano comunque avere queste competenze così come noi della Commissione finanze non possiamo avere le competenze delle Commissioni agricoltura o ambiente.
  Ciò vale, oltre che sotto l'aspetto normativo, anche sotto quello della libera concorrenza, Presidente, il decreto del Presidente della Repubblica n. 180 del 1950, sul prodotto cessione del quinto dello stipendio, obbliga l'ente erogatore a caricare sul cliente finale un'assicurazione: è un obbligo di legge.
  Allora, in base alla libera concorrenza, secondo voi, un'assicurazione, che entra in questo mercato, che utilizzerà la propria assicurazione per quel credito, con che costi arriverà sul mercato ? Sicuramente sarà più conveniente di una società finanziaria, perché dovrà richiedere un'assicurazione per quel prestito che erogherà grazie al plafond della banca, mentre l'assicurazione lo farà in house. È ovvio che le assicurazioni a breve prenderanno tutto il mercato dell'erogazione del credito, ad oggi tenuto dalle società finanziarie iscritte ex articolo 106 del TUB, che, vorrei ricordarlo, è stato cancellato nel 2007 e noi oggi, nell'articolo 21-bis, proroghiamo. Dal 2007, Presidente; ancora oggi, quest'elenco non è stato creato. Nel 2007 abbiamo cancellato tutte le società finanziarie – oggi, con questo decreto, capisco perché – e ancora dobbiamo fare quell'elenco.
  Voi con queste norme rischiate di oligopolizzare i mercati più interessanti della nazione, perché, cari colleghi, a chi non fa gola il mercato dei soldi, il mercato del credito ? A chi non fa gola ? State distruggendo le piccole e medie imprese, favorendo le multinazionali, a scapito dei milioni di imprenditori che un tempo caratterizzavano la penisola italica. Il nostro era un Paese pieno di imprenditori, come nessun Paese al mondo, un Paese padre di Adriano Olivetti, l'uomo che inventò il personal computer.
  Il personal computer, la «Programma 101» – si chiamava così – è nato grazie ad ingegneri altamente qualificati, come Pier Giorgio Perotto, che creò il primo personal computer al mondo. Siamo stati i Pag. 43primi a pensare i calcolatori come oggetti personali, oggetti che dovevano stare su una scrivania. Oggi ce li abbiamo tutti e questo è il frutto dell'intelligenza e del carattere imprenditoriale dell'italiano, perché il 99 per cento delle aziende italiane sono piccole e medie imprese e voi state dando in mano alle multinazionali tutti i mercati più interessanti del nostro Paese.
  Entriamo ancor più nel merito di alcuni articoli, ad esempio l'articolo 20, comma 1 e 1-bis. Oltre che la Commissione finanze, voi state escludendo da un argomento così importante la Commissione giustizia e state modificando il codice civile, stabilendo che non sarà più obbligatorio un capitale sociale di 120 mila euro, ma bensì basteranno 50 mila euro per diventare una Spa che può essere quotata sui mercati.
  Voi amate il mercato finanziario, andate in giro a raccontare che volete spingere l'economia reale, ma lo fate sempre utilizzando il mercato finanziario e crescono sempre i dubbi in merito a questa tipologia di operazioni.
  Infatti, ce le vendete sempre in un modo. Ce le vendete dicendo: «Le imprese non hanno credito e c’è il credit crunch. Allora sapete cosa dobbiamo fare ? Il capitale sociale della Banca d'Italia è troppo piccolo, lo dobbiamo portare a 7 miliardi e mezzo di euro». Perché ? Perché così le banche private poi erogheranno più facilmente i crediti alle imprese: questa è stata la motivazione che avete sollevato durante l'esame di quel decreto. Quanti soldi sono arrivati alle imprese ? Zero.
  E dopo il decreto-legge n. 133, relativo all'IMU e alla Banca d'Italia, abbiamo lavorato sul decreto-legge n. 145 «Destinazione Italia». Anche lì, introduciamo un nuovo principio. Introduciamo la possibilità di cartolarizzare anche i crediti delle piccole e medie imprese. Perché ? Perché così arriveranno nuovi soldi alle imprese. C’è il credit crunch, le imprese non hanno credito, lo favoriamo così, creando titoli tossici che andranno in mercati regolamentati o non regolamentati all'estero e probabilmente rischiano di creare una bolla finanziaria uguale a quella del 2008.
  Ebbene, con queste operazioni quanti crediti sono arrivati alle imprese ? Zero. Io vi invito a vedere il risultato del titolo Unicredit il giorno dopo la conversione del decreto-legge n. 145. Unicredit è il primo player in Italia sulla cartolarizzazione. Il titolo è schizzato ! È schizzato ! Chi lavora qui dentro era tranquillamente libero di fare anche insider trading, perché sono state operazioni decise all'ultimo momento. E se uno capisce, se uno conosce i mercati finanziari, consigliava a qualcuno di andare a comprarsi le azioni di Unicredit, perché una crescita così di un titolo in due giorni non si è mai vista. Quindi, abbiamo rischiato di creare cause di insider trading per favorire il credito alle imprese, che non è mai arrivato.
  In Europa avete dato mille miliardi di euro alle banche – sempre alle banche –, con la famosa operazione LTRO, per darli alle imprese. Li diamo alle banche perché poi si riverseranno sulle imprese. Quanti soldi sono arrivati alle imprese ? Zero. Quindi, noi dovremmo ancora credere che tutte queste misure che voi mettete in campo siano fatte per le imprese.
  In più, la cosa che mi preoccupa sempre di più è che continuate a defiscalizzare gli organismi di investimento collettivo, nell'ambito sempre del mercato finanziario, le società di cartolarizzazione, le SGR: tutte le società che avete inserito in questo decreto. Quindi, prima le defiscalizzate e poi aprite per loro i mercati. Quindi, l'idea di distruzione delle piccole e medie imprese favorendo le multinazionali è un'idea concreta, visibile benissimo in questo decreto e che purtroppo la storia ci confermerà.
  Se avessimo, invece, la stessa attenzione che abbiamo per gli intermediari finanziari verso i cittadini, vivremmo sicuramente in un mondo migliore. Se smettessimo di favorire sempre i soliti (le banche, le assicurazioni, le grandi multinazionali), probabilmente non avremmo questa rabbia, non avremmo queste continue manifestazioni, avremmo gente che vivrebbe finalmente una vita felice.
  E, invece, è notizia di oggi che, mentre voi continuate a defiscalizzare queste operazioni Pag. 44e queste società, a quanto pare, vorreste sopprimere l'emendamento che finalmente mette giustizia verso quei lavoratori, proprietari di diritti acquisiti, in merito alla questione di «quota 96», perché non ci sono soldi. Quindi, abbiamo i soldi per favorire le banche, le imprese di assicurazioni, le multinazionali, le società di cartolarizzazione, le società di gestione del risparmio, gli organismi di investimento collettivo, i fondi privati, gente che va nei paradisi fiscali – là ci sono sempre i soldi –, mentre per «quota 96» a quanto pare i soldi non ci sono.
  Per fortuna, però, signor Presidente, questo incubo sta finendo, perché ormai – mi dispiace dirlo – la matematica, per fortuna, non è mai stata un'opinione, fin dalla nascita, e nessun attore può reggere questa commedia all'infinito. A novembre, inizieremo a lavorare sulla legge di stabilità e i nodi verranno al pettine, lo sapete tutti. Un personaggio ambiguo diceva: «Gli artisti usano le bugie per dire la verità, mentre i politici per coprire la verità. Ormai i cittadini se ne sono resi conto e chi, ancora oggi, non riconosce la verità è uno sciocco, ma chi, conoscendola, la chiama bugia è un delinquente» (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Oliverio. Ne ha facoltà.

  NICODEMO NAZZARENO OLIVERIO. Signor Presidente, signori del Governo, onorevoli colleghi, il decreto-legge competitività è il frutto di un proficuo lavoro parlamentare e di un confronto costruttivo tra Governo e Parlamento. Anche per questo voglio ringraziare i relatori, Basso e Braga, i sottosegretari, De Vincenti, Velo e Scalfarotto, e il Ministro Martina che ha fortemente voluto che in questo provvedimento fosse contenuto il piano «Campolibero». È un provvedimento omogeneo – lo dico ai colleghi che mi hanno preceduto – e allo stesso tempo ricco, che investe molteplici aspetti delle attività produttive nella prospettiva di una crescita sostenibile che guarda all'ambiente come una risorsa fondamentale per creare sviluppo e competitività. L'agricoltura, dopo anni di gravi disattenzioni da parte della politica nazionale, torna centrale, si prende lo spazio che le era stato tolto e torna ad essere un volano per lo sviluppo economico del Paese. Basti pensare ai tanti Ministri che si sono succeduti al Ministero che fu di Cavour negli ultimi quattro anni del Governo di centrodestra. La nostra soddisfazione viene poi confermata dal sostegno con il quale il decreto-legge è stato accolto da parte del mondo agricolo e di tutte le associazioni di settore, nessuna esclusa. È la prima volta, dopo tanti anni, che viene approvato un vero e proprio piano di interventi. «Campolibero» segna una vera e propria svolta. Il decreto-legge competitività riconosce, infatti, all'agricoltura una funzione strategica per l'economia del nostro Paese grazie all'opera del Presidente Renzi e del Ministro Martina, il cui merito è quello di avere posto l'agroalimentare tra le priorità del Paese e ciò nella convinzione che la nostra economia riparte se si afferma con maggiore forza la ripresa di questo settore che sta già dando i primi segnali positivi.
  Per questo, pur prendendo atto che qualche norma introdotta dal Senato ed ora espunta farà parte del collegato all'agricoltura, riteniamo che le disposizioni agricole contenute nel testo all'esame sono significative e indispensabili per ridare all'agricoltura italiana la spinta propulsiva necessaria per rilanciare il nostro made in Italy e dare più opportunità agli agricoltori. In particolare, tra le tante disposizioni già illustrate brillantemente dalla relatrice Braga, voglio sottolinearne alcune. Quella, per esempio, di disporre crediti d'imposta per lo sviluppo del commercio elettronico e di nuovi prodotti a favore delle imprese agricole: un intervento che guarda in maniera strategica al futuro sviluppo del settore, favorendo sinergie che potrebbero produrre effetti decisamente espansivi per l'economia del nostro Paese. Vi è poi la norma in materia di etichettatura dei prodotti agroalimentari finalizzata a sbloccare l'attuazione della legge sull'etichettatura, la disposizione Pag. 45sul Fondo finanziamento programmi nazionali per la distribuzione di derrate alimentari agli indigenti che prevede ulteriori finalità legate all'efficientamento della filiera della produzione e dell'erogazione e al coordinamento della gestione dei cosiddetti sprechi alimentari al fine di poterli destinare agli indigenti. Vi sono poi le disposizioni per incentivare l'assunzione di giovani lavoratori agricoli e determinare la riduzione del costo del lavoro in agricoltura: si tratta di una misura molto interessante che potrebbe produrre effetti decisamente favorevoli; ed inoltre, uno specifico incentivo in favore degli imprenditori agricoli per promuovere occupazione stabile in attesa delle ulteriori risorse derivanti dalla programmazione comunitaria 2014-2020. Nella stessa direzione, l'istituzione presso l'INPS della Rete del lavoro di qualità, alla quale possono partecipare le imprese agricole: una disposizione che deriva dalla proposta unitaria di riforma del mercato del lavoro agricolo elaborata dalle rappresentanze sindacali del settore. Vi è poi la norma che prevede che le risorse del Fondo rotativo per il sostegno alle imprese e agli investimenti in ricerca siano destinate anche al finanziamento agevolato delle imprese agricole, forestali e agroalimentari che partecipano ad un contratto di rete: una significativa misura per favorire l'aggregazione dell'offerta e l'accesso prioritario alle risorse nazionali e a quelle del PSR.
  Inoltre, sono previsti mutui a tasso zero per gli under 40 e detrazioni del 19 per cento per l'affitto di terreni agricoli a giovani agricoltori ed ulteriori interventi a sostegno delle imprese agricole condotte da giovani, ai quali – mi permetto di sottolineare –, ancora una volta, verrà data la possibilità di affittare 5.500 ettari di terreni incolti.
  Si tratta, quindi, di interventi che valorizzano il comparto agricolo e agroalimentare, attesi da decenni e, finalmente, posti in essere nella giusta direzione: quella di aggredire la disoccupazione e contribuire al ricambio generazionale. Una vera e propria rivoluzione verde, fatta con pacatezza e anche con decisione, in perfetto stile del Ministro Martina. Non annunci roboanti, non i ruggiti dei roditori e dei Governi di centrodestra, ma misure concrete e di straordinario valore, come, ad esempio, l'approvazione da parte di quest'Aula di un progetto di legge sull'agricoltura sociale avvenuta pochi giorni fa.
  Ci sono, poi, nuove norme sulla produzione di mozzarella di bufala campana, sulla tracciabilità del latte bufalino e sanzioni penali severissime per i contraffattori. A un decreto del Ministero è affidato, poi, il compito di individuare modalità operative per valorizzare e tutelare le linee produttive di qualità.
  Nel provvedimento è contenuta anche un'importante operazione di semplificazione, operazione che proseguirà nel collegato agricolo.
  Signor Presidente, gli agricoltori sono esasperati dalla burocrazia. Un recente sondaggio fatto da L'informatore agrario parla chiaro: la burocrazia, con i suoi costi, controlli e multe, è un peso che schiaccia l'imprenditorialità. Chi pensa che maltempo, crisi di mercato, concorrenza estera o emergenze fitosanitarie siano gli unici problemi della nostra agricoltura si sbaglia. Tra i nemici più temibili di chi fa impresa in campagna c’è la burocrazia: carte bollate, autorizzazioni e permessi sono un peso insopportabile. Più del 60 per cento degli agricoltori subisce, nello stesso anno, per due volte o più lo stesso controllo da parte di enti diversi; circa il 15 per cento dei partecipanti al sondaggio afferma di essere stato sottoposto più di tre volte allo stesso accertamento.
  Il «decreto-legge competitività» prevede, tra le altre numerose semplificazioni che alle imprese agricole controllate debba essere sempre notificato il verbale dell'ispezione amministrativa svolta, anche nei casi di accertata regolarità o di avvenuta regolarizzazione a seguito di diffida. L'obiettivo è semplificare e coordinare il sistema dei controlli ispettivi e assicurare un comportamento omogeneo. Inoltre, è prevista la generale estensione, per tutte le violazioni alla normativa agroalimentare che prevedono la sola sanzione pecuniaria, Pag. 46dell'istituto della diffida, purché le predette violazioni siano di lieve entità e sanabili. Per una maggiore coerenza e chiarezza, è stata prevista l'istituzione, presso il Ministero delle politiche agricole, alimentari e forestali, del registro unico dei controlli ispettivi sulle imprese agricole ed agroalimentari.
  Ma non solo semplificazione: si è voluto, ad esempio, istituire un sistema di consulenza aziendale in agricoltura, ovvero si è creato un quadro nazionale omogeneo in materia di consulenza aziendale sul finanziamento, sulla gestione e sul monitoraggio della politica agricola comune. Una misura che punta ad avvicinare gli agricoltori italiani all'Europa.
  Signor Presidente, queste sono alcune delle tante misure contenute nel provvedimento in esame. Per noi del Partito Democratico, che nell'agricoltura abbiamo sempre creduto come ad un settore di straordinaria importanza per l'economia e lo sviluppo del Paese, si tratta di un segnale di grande valore, che pone nuovamente e con forza il comparto al centro dell'azione di politica economica del Governo. La nostra agricoltura, così a lungo ridotta ad un ruolo marginale, si riprende la dignità e la funzione che le spetta all'interno delle strategie di crescita sostenibile del Paese, nella consapevolezza che nell'agricoltura c’è già scritto futuro del nostro Paese, il futuro delle giovani generazioni, che sono tornate con prepotenza a credere nel comparto agroalimentare.
  Molto ancora si può fare e lo faremo, ma siamo finalmente sulla strada giusta. Semplificazione, lavoro, sviluppo, innovazione, giovani, tutti aspetti importanti, interventi specifici ben coordinati tra loro nel testo del decreto-legge al nostro esame per il quale esprimiamo, convintamente, pieno sostegno e soddisfazione.

  PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Zolezzi. Ne ha facoltà.

  ALBERTO ZOLEZZI. Signor Presidente, il decreto-legge n. 91 del 2014 è stato definito «competitività» e prima ancora «ambiente protetto». Sulla prima definizione non sono d'accordo, sulla seconda decisamente sì. Nel Paese dell'Ilva, delle discariche di Bussi e Brindisi, del PCB di Brescia, degli idrocarburi a rischio di entrare nelle falde a Mantova e in altri siti inquinati di interesse nazionale, con migliaia di persone che muoiono o nascono deformate per l'inquinamento, come evidenziano le ricerche dell'Istituto superiore di sanità, per esempio nello studio Sentieri, invece di introdurre normative stringenti e pretendere dai grandi gruppi responsabili dell'inquinamento azioni di bonifica reali, come si fa nei Paesi civili da decenni, si preferisce alzare i limiti per gli inquinanti. Sono 1.200 i decessi annui aggiuntivi nelle aree SIN, dove vive circa il 10 per cento della popolazione italiana rispetto alle aree non SIN e il numero dei decessi è in aumento, secondo l'aggiornamento dello studio che imbarazza così tanto il Ministero della salute, che non intende finanziarlo a dovere. Infatti, non ha ancora redatto un comunicato puntuale in merito ai dati pubblicati sulla rivista italiana di epidemiologia, già nel maggio scorso.
  Il testo base del decreto-legge n. 91 del 2014 conteneva diversi regali agli inquinatori, dall'innalzamento dei limiti per gli scarichi a mare dei solidi sospesi per poli chimici e piattaforme, all'incredibile procedura di autocertificazione del grado di contaminazione da parte degli inquinatori, con procedure di bonifica semplificate, del tutto opache e facilmente utilizzabili per nascondere la polvere tossica sotto il tappeto. Vi era anche l'innalzamento dei limiti per le aree militari, considerate tutte alla stregua di aree industriali, nonostante migliaia di ettari dei poligoni, per esempio, siano aree a pascolo o a macchia mediterranea.
  Nel passaggio al Senato il testo è stato poi ulteriormente peggiorato; è stato tentato un durissimo colpo alla certezza dei limiti di legge per gli inquinanti, oggi validi uniformemente in tutto il Paese, introducendo soglie variabili sulla base dei cosiddetti valori di fondo delle varie sostanze. Peccato che la maggioranza abbia dimenticato di aggiungere la parola «naturale», Pag. 47così secondo il testo uscito dal Senato bisognava tener conto non solo dei valori naturali di base di una certa sostanza, ad esempio il cadmio, ma anche dell'apporto di fonti di inquinamento diffuse. Di conseguenza, in un'area inquinata come la Val Padana ci sarebbero limiti di legge per un inquinante diversi da quelli di aree poco abitate che sarebbero più bassi; valori a geometria variabile in cui a guadagnarci saranno gli inquinatori che così avranno limiti più larghi in molte aree del Paese, con cittadini di serie «A» e di serie «B» a seconda del contesto territoriale; questo punto è stato in parte migliorato con le nostre proposte emendative.
  Non basta, nel decreto hanno aggiunto anche procedure per il riutilizzo dei materiali da dragaggio che permetteranno di scaricarli nelle lagune, tenendo conto dei limiti per le sostanze pericolose nei suoli e non quelli, molto più stringenti, per i sedimenti delle aree marino-costiere, dettati, peraltro, da norme comunitarie. Stiamo parlando di sostanze pericolose come il mercurio, dove i limiti cambierebbero addirittura di quasi 20 volte, o di sostanze cancerogene come il benzopirene, in questo caso con limiti che varierebbero di migliaia di volte.
  In tema di agricoltura non si è data la precedenza all'agricoltura biologica, quella che, parlando di lavoro, dà circa 20 volte più posti di lavoro rispetto all'agricoltura intensiva, sempre più favorita; l'agricoltura intensiva che produce patologie anche negli agricoltori, i dati sono sempre più forti di correlazione, per esempio, tra il chlorpyrifos e i casi di autismo nelle persone che vivono entro un chilometro e mezzo dove questi prodotti vengono sparsi. Il tema degli sfalci agricoli è stato affrontato consentendo l'abbruciamento di 3 metri cubi per ettaro al giorno di sfalci che per la nostra nazione potrebbero equivalere a 30 milioni di metri cubi al giorno di materiale vegetale, spesso umido e intriso, appunto, di pesticidi.
  Una combustione di tutto questo materiale potrebbe portare all'estinzione della nostra specie in Italia, in breve tempo, visto che, inoltre, in metà del nostro Stato si riscontrano già oggi superamenti delle polveri sottili rispetto ai valori consigliati dalla normativa europea. Dal 1o gennaio 2015 si prevedono, oltretutto, pesanti sanzioni. La corrente neroniana del PD ha provato a spingere oltre, chiedendo la combustione di 50 milioni di metri cubi al giorno di reflui. Un mio emendamento riformulato per lo meno consente ai comuni di valutare se concedere questa pratica, basandosi soprattutto sul livello annuo di inquinamento da polveri sottili. Mi rivolgo appunto ai comuni: purtroppo, così com’è scritto l'articolo, sembra un po’ uno scaricabarile sui sindaci, però i sindaci sono i primi custodi della salute dei cittadini, per cui faccio loro appello, visto che in questo momento si troveranno loro a dover decidere se consentire l'abbruciamento e a valutare con serenità i livelli di inquinamento visto che l'inquinamento da polveri sottili da PM 10 causa già oltre il 5 per cento dei decessi in Italia. Per cui, nelle zone dove vi è già il superamento del limite dei 35 giorni annui con il livello di PM 10 superiore a 50 non c’è bisogno di altre fonti di polveri sottili così dirette come lo sono gli sfalci agricoli.
  Poi, nel decreto si parla di altri possibili abbruciamenti, come di quelli dei materiali ritrovati sulla battigia dopo le mareggiate. Anche questo è un materiale spesso umido che può dare luogo a combustioni pericolose.
  Si parla poi di gestione dei rifiuti. La gestione dei rifiuti è affrontata chiaramente nella logica della semplificazione, ma «presto e bene raro avviene» nella logica dell'incenerimento, a partire dal nuovo inceneritore di Salerno. Rilevo una notizia delle ultime ore: recentemente, dopo mesi che esiste il documentario sulla gestione dei rifiuti Trashed-Verso rifiuti zero, è arrivato un comunicato alla rete che ha trasmesso questo documentario chiedendo rettifiche, visto che, tutto sommato, questo documentario non andava nella direzione della razionalità e che assolutamente la combustione dei rifiuti è qualcosa che secondo la società ATIA-ISWA Italia fa parte a pieno titolo della Pag. 48gestione virtuosa dei rifiuti, visto che nel documentario, il cui testimonial è Jeremy Irons, sono citati dati sulle emissioni di diossina, per esempio, che secondo l'ATIA-ISWA sono assolutamente scorretti.
  In realtà, la società ha scritto delle sciocchezze. In realtà, quello di cui si deve tener conto, per quanto riguarda le diossine, sono i valori limite per la sopportazione, per quanto riguarda la salute umana. Nel documentario si parla di questo, non si parla delle normative che in realtà sono decisamente carenti, anche se si spera che la direttiva 2010/75/UE diventi veramente attuativa e non solamente una linea guida, visto che i valori previsti da questa direttiva iniziano ad essere finalmente più vicini a quelli dell'Organizzazione mondiale della sanità, che stabilisce in qualche modo un limite di sicurezza per le diossine e gli altri interferenti endocrini. Quindi, finalmente la televisione pubblica ha trasmesso un documentario che può in qualche modo portare ad una gestione migliore dei rifiuti, anche in termini economici e occupazionali, e le polemiche sono davvero fuori luogo, a nostro parere.
  Nella versione emendata dal Senato si intendeva addirittura consentire di mettere in una normale discarica materiale contenente amianto, eliminando il test di cessione. In una nazione dove gli illeciti in questa filiera sono all'ordine del giorno siamo almeno riusciti a stralciare questa assurdità. Siamo sempre in attesa dell'inizio delle attività della Commissione bicamerale sui rifiuti, bloccata dai partiti di maggioranza per logiche di spartizione di potere, in particolare dal PD, che in questo caso diventa partita del divano, visto che le poltrone non gli bastano più.
  In questo decreto si sono anche assestati colpi importanti al settore delle energie rinnovabili e non si è affrontato in maniera adeguata né il tema della riqualificazione energetica degli edifici, in particolare quelli pubblici, né quello del dissesto idrogeologico.
  Problemi, quelli si, urgenti come ci testimonia purtroppo il gravissimo fatto avvenuto in provincia di Treviso.
  E l'altro tema urgente che poteva già affrontare questo decreto è quello occupazionale; i dati dell'ENEA e del CRESME che abbiamo affrontato nelle Commissioni ambiente e attività produttive riunite nel corso del comitato per l'indagine sulla green economy dimostrano con chiarezza come tutela ambientale e occupazionale siano correlate. Un miliardo di euro investito in fonti fossili o grandi opere inutili e azzardate, come la TAV o la SAT, può dare lavoro a poche centinaia di persone. Mentre la stessa cifra investita nel solare e nel fotovoltaico dà circa 3 mila posti di lavoro; in interventi contro il dissesto idrogeologico circa 7 mila posti di lavoro, in interventi per la riqualificazione energetica degli edifici, 15 mila posti di lavoro: 36 volte di più rispetto alle grandi opere inutili e azzardate, «GOIA».
  E allora come pensa questo Governo tragicomico di sbloccare l'Italia che si sta disfacendo tra frane e piogge ? Ma finanziando grandi opere inutili e azzardate con 43 miliardi di euro e utilizzando Cassa depositi e prestiti, i risparmi degli italiani, alcune centinaia di miliardi di euro, come garanzia per la svendita del patrimonio pubblico, invece che mettere in sicurezza la nazione e far ripartire l'economia. Con 43 miliardi di euro si potrebbero dare circa 685 mila posti di lavoro, 36 volte di più che le «GOIA». Ma d'altronde «GOIA» ce lo insegna che il sonno della ragione e anche della Ragioneria, genera ecomostri.
  Ma d'altronde per mantenere il consenso, oltre alle TV e ai giornali compiacenti, oltre alle gazzose offerte nei circoli del PD e alle carte da gioco, è necessario mantenere uno stato di tensione, di insicurezza che non invoglia a rischiare di mettere in gioco lo straccio di lavoro che si ha, che invoglia ad esprimere neppure la propria opinione, che fa temere perfino di accettare un volantino di un gruppo di opposizione se si è magari dipendenti comunali e se ogni tanto si ha qualche appalto, o spinge addirittura ad annullare una firma messa in calce ad una petizione come avviene nel mio comune di residenza, Curtatone.Pag. 49
  Per cui il PD in questo caso diventa il «partito della disoccupazione». E questo decreto al limite è un decreto «incompetenza» se fosse stato scritto in buona fede ma ritengo giusto chiamarlo «ambiente protetto» visto il livello di sfruttamento a cui si vuole sottoporre l'ambiente. Un decreto che rischia di non lasciare alcuna risorsa ambientale per le future generazioni quindi l'ambiente può essere definito protetto nell'accezione del meretricio ed è interessante notare che nessuno si prende la paternità di alcuni contenuti ed emendamenti giunti pari pari a tutte le forze di maggioranza che mi inducono a pensare che oltre al Ministero dell'ambiente in Italia ci sia da qualche parte il «lenone» dell'ambiente.
  L'estate è la stagione giusta per fare macelleria ambientale, per distruggere mentre il popolo è distratto e stanco di quel che rimane, e questo scempio avviene anche negli altri ambiti politici e lo stiamo vedendo con le riforme costituzionali, forse più un riformatorio, dove si sta cercando di distruggere la partecipazione alla rete, che può migliorare la nostra società. Una società in rapida trasformazione che per adattarsi alle esigenze dettate dalla scarsità di risorse e dai mutati modelli sociali deve impegnarsi, mentre con la riforma proposta perderebbe ogni possibilità di contribuire al miglioramento sociale.
  I cittadini sono sempre più sfiduciati e depressi, si possono sfogare solo sperando in una vincita al gioco d'azzardo, in cui gettano ogni anno più di 100 miliardi di euro, incitati dai giochi in prima serata nella televisione di Stato.
  Ma c’è un punto di speranza che sovviene pensando alla nostra storia e tradizione che per qualcuno può essere definita fede. Se domani Renzi e Berlusconi si incontreranno non faranno un secondo patto del Nazareno, bensì il terzo. Questo patto su un oggetto misterioso, in cui di sicuro si vuole eliminare la partecipazione, la Costituzione e la democrazia. Il primo patto del Nazareno risale ad oltre duemila anni fa, non si sa bene chi fosse coinvolto, tutti gli attori, ma risulta di sicuro una persona venale, tale Giuda, dei collaborazionisti tra cui il sacerdote Anna – che si chiama come la senatrice Finocchiaro – e un arbitro, un centurione grasso che se ne lavò le mani.
  Quel patto suggerisce però speranza, se lo si legge con attenzione, visto che Giuda, dopo aver trovato il denaro, si impiccò. I collaborazionisti videro il loro Stato distrutto dalle forze straniere pochi anni dopo e chi se ne lavò le mani cadde nell'oblio in vita, per cui forse non conviene a nessuno andare in quella direzione e in ogni caso allora, anche lì in un periodo festivo, dopo un venerdì come sarà venerdì 8 agosto, l'unico che risorse in gloria fu proprio l'oggetto del patto, ed è questa la speranza e il suggerimento.

  PRESIDENTE. È iscritta a parlare l'onorevole Mariastella Bianchi. Ne ha facoltà.

  MARIASTELLA BIANCHI. Signor Presidente, contrariamente ai colleghi, mi atterrò al tema che abbiamo in discussione senza fare deviazioni più o meno bibliche. Noi abbiamo oggi all'esame della Camera un decreto che è molto articolato e che è stato poi migliorato con il lavoro in queste settimane della Camera e anche con il contributo del Governo per tornare ad un'impostazione più omogenea rispetto a quella che ci era arrivata dal Senato. Nel decreto ci sono misure a sostegno dello sviluppo, con scelte importanti che vanno nella giusta direzione, per esempio nel sostegno importante all'efficienza energetica. Ci sono stati nell'esame del Parlamento dei miglioramenti importanti, ne vorrei sottolineare alcuni: ad esempio, l'introduzione finalmente di sanzioni per i bioshopper, perché non sono effettivamente bio, una previsione normativa che era già prevista con legge dello Stato ma che non aveva ancora trovato attuazione e che invece è una norma particolarmente importante perché consente innanzitutto di evitare delle frodi e anche di consentire a un settore importante per la nostra economia, come è quello della chimica verde, di poter operare in condizioni corrette, Pag. 50quindi di proseguire nella sua azione che è anche spesso di recupero di aree industriali dismesse per riportarle ad attività produttiva, come è accaduto con il sito del petrolchimico di Porto Torres e come è accaduto a Bodrighe in Veneto. Altra norma inserita nell'esame della Camera che vorrei sottolineare è il sostegno allo sviluppo dei biocarburanti di seconda generazione, anche questa una scelta di sviluppo che va nella direzione giusta di sostegno a un'attività economica del futuro e a un'attività economica che ha un importante radicamento industriale nel nostro Paese. Segnalo poi altri miglioramenti che sono stati apportati dalla Camera su uno dei temi più centrali di questo decreto, uno dei temi che è stato anche il più discusso giustamente in questo decreto: sono state approvate dalle Commissioni ambiente e attività produttive norme che alzano la soglia per lo scambio sul posto da 200 a 500 kw; è stata approvata un'esenzione dagli oneri di sistema per gli impianti di piccolo taglio che sono quindi al di sotto dei 20 kw. Quindi dei miglioramenti per il settore delle rinnovabili. Io non nascondo che rimane nel decreto un elemento che è di una certa delicatezza, che è questa norma cosiddetta «spalma incentivi» che mantiene elementi di delicatezza soprattutto perché ha effetti retroattivi e, come è del tutto evidente, nessuna impresa dovrebbe vedersi cambiare le condizioni rispetto alle quali ha programmato degli investimenti, perché questo non può che danneggiare l'attività di qualunque impresa, non solo di imprese nel settore delle rinnovabili ma di qualunque impresa. Rimane naturalmente il fatto che gli oneri di incentivazione per le rinnovabili, che erano particolarmente elevati, sono ora fermati con un tetto inserito dal Governo Monti – se non sbaglio – soprattutto per il fotovoltaico, che sono fermi a 6,7 miliardi di euro; ma questi oneri erano particolarmente cresciuti nei Governi presieduti da Berlusconi, che non aveva ritenuto opportuno fare la necessaria manutenzione della struttura degli incentivi. Quello che però è importante è l'obiettivo che il Governo ha deciso di perseguire, che è quello della riduzione della bolletta energetica a carico dei cittadini, con l'obiettivo quindi di alleggerire l'onere per le famiglie e per le imprese. Naturalmente siamo certi che il Governo esaminerà con la massima attenzione tutte le voci che possono portare ad una riduzione della bolletta energetica e quindi certamente ci saranno azioni di chiarezza su tutte le componenti dell'A3, ma ci sarà un'azione di chiarezza anche su un meccanismo che il Governo siamo sicuri vorrà verificare con la massima attenzione, un meccanismo per il quale ci sarebbe una differenza abbastanza rilevante tra il prezzo dell'energia che viene corrisposto dall'Acquirente Unico e quello che è presente sulla Borsa elettrica: 60 euro a mwh viene pagato dall'Acquirente Unico, qualcosa che sulla Borsa elettrica si scambia a 45 euro a mwh.
  Un onere maggiore per famiglie e imprese che viene stimato in oltre un miliardo di euro all'anno e naturalmente non vorremmo che ci fosse questo meccanismo che in qualche modo possa aiutare produzioni di energia meno efficienti, o produzioni di energia in sovrappiù, che pure sono molto numerose nel nostro Paese, visto che la capacità termoelettrica tradizionale installata è doppia rispetto alla domanda di picco, senza contare l'apporto importante che danno le rinnovabili. Più in particolare, come Partito Democratico, come membro della Commissione ambiente, sono certa che il nostro Governo farà tutto il possibile affinché le rinnovabili non siano solo una voce che gli italiani conoscono sotto forma di incentivo A3 «costo in bolletta», ma soprattutto una voce che gli italiani conoscono per i risparmi, che le fonti di energie rinnovabili già producono per il semplice fatto che, una volta realizzato l'investimento, è del tutto evidente che la produzione dal sole ha un costo pari allo zero. Ci sono già consistenti risparmi sul costo dell'energia elettrica prodotta che però stentano ad essere trasferiti alle famiglie e alle imprese e certamente ci sarà il massimo impegno per evitare che ci siano ancora Pag. 51queste strozzature nel nostro sistema di pagamento della produzione di energia elettrica.
  Altre norme importati nel decreto sono quelle che riguardano le misure di contrasto al dissesto idrogeologico. Sono misure importanti perché accelerano l'utilizzo di risorse già stanziate; certamente dovrebbero essere stanziate molte più risorse ma intanto è molto importante che siano spesi quei miliardi di euro che erano rimasti bloccati fino a questo momento.
  Allo stesso modo, è importante che ci siano norme che mettono in capo ai presidenti delle regioni le responsabilità che erano prima in capo ai commissari straordinari: è un modo per riportare questa gestione verso meccanismi di ordinarietà, così come è molto importante l'azione dell'unità di missione costituita presso la Presidenza del Consiglio dei ministri coordinata da Erasmo D'Angelis. L'importanza di queste norme di contrasto al dissesto idrogeologico c’è stata purtroppo ricordata in modo drammatico da quanto avvenuto sabato sera nel trevigiano: una bomba d'acqua, una precipitazione eccezionale che ha fatto quattro morti e numerosi feriti. Non è un evento naturale che si ripete per la prima volta nel nostro Paese: dal 1985 al 2011, 15 mila eventi di dissesto idrogeologico, 120 di questi gravi, 970 morti: sembra una via crucis che siamo purtroppo costretti a ripercorrere in ogni episodio luttuoso che ci troviamo a vivere nel nostro Paese.
  Eppure, dovrebbe arrivare un momento in cui da queste esperienze riusciamo a trarre qualche lezione. Allora, Presidente, io porto alla sua attenzione e a quella dell'Aula alcuni elementi di cronaca di quello che è successo a Refrontolo la scorsa notte, dove c’è stata una esondazione improvvisa di un piccolo torrente di 19 chilometri di lunghezza che è diventato un vero e proprio cannone d'acqua. Naturalmente colgo l'occasione per ricordare ancora una volta e per esprimere vicinanza alle famiglie delle vittime, per esprimere il nostro dolore, che sicuramente è condiviso da tutti i colleghi, per la perdita di vite umane che si è di nuovo verificata.
  Quello che sembra essere successo lì è qualcosa che ha che fare con l'ambiente che è stato piegato ad esigenze di attività economica; ci sono boschi in quella zona che vengono sistematicamente tagliati per far spazio alla produzione di prosecco – quelle sono le colline del prosecco – e naturalmente vale molto meno un ettaro di bosco tagliato piuttosto che un ettaro di terreno coltivato, con la piccola differenza che però naturalmente i boschi trattengono le precipitazioni, mentre le colline che sono coltivate a vigna non le trattengono minimamente.
  Ci sono state mancanze di manutenzione dell'alveo e c’è stato poi questo fenomeno metereologico eccezionale per cui in un'ora e mezza, intorno alle 10 di sabato, sono caduti oltre 60 millimetri di acqua, in pratica in un'ora e mezza è scesa la pioggia che scende normalmente in un intero mese: 60 litri al metro quadrato.
  Allora, se mettiamo insieme queste tre cose, e cioè uso del territorio piegato a fini economici, mancanza di manutenzione, fenomeni meteorologici che sono eccezionali, ma che stanno diventando la normalità, abbiamo purtroppo il quadro di che cosa può essere stato alla base della tragedia che ci siamo trovati tutti a vivere e a soffrire che si è abbattuta nel trevigiano sabato sera, ma abbiamo anche, tutto sommato, il quadro di che cosa dobbiamo fare se vogliamo davvero portare il nostro Paese su un sentiero di sviluppo sostenibile e sano.
  La cosa che vorrei sottolineare ancora una volta è che naturalmente dobbiamo rispettare la vocazione del territorio e, quindi, rispettare l'ambiente. Certamente dobbiamo fare tutte le azioni di manutenzione che abbiamo trascurato per molti anni, dobbiamo forse, se posso permettermi una piccola sottolineatura, anche avere una certa coerenza di comportamenti, perché naturalmente fa piacere leggere che il presidente della regione Zaia in questo momento chieda un «piano Marshall» per i fiumi, ma certo che se la stessa coerenza l'avesse avuta anche il consigliere regionale leghista qualche mese fa, invece di esultare per il taglio di boschi, Pag. 52potremmo essere oggi di fronte a una situazione meno drammatica. Tuttavia, la coerenza è qualcosa che dobbiamo conquistare tutti e credo che la nostra coerenza dovrebbe misurarsi soprattutto su un banco di prova fondamentale, che è quello di prendere sul serio l'effetto che ormai si produce, nel nostro Paese, dei cambiamenti climatici. Ormai, la scienza è chiara e non c’è nessun dubbio nella comunità scientifica, se non da parte di qualche scettico che sinceramente non capiamo bene da dove possa trarre tutte le sue sicurezze. Dicevo che la scienza è chiara: l'aumento della temperatura media globale, che si sta già producendo, dipende dall'attività dell'uomo, dipende dall'immissione in atmosfera di CO2 e, quindi, dall'uso di combustibili fossili, di carbone, in primo luogo, e poi di petrolio e di gas.
  Stiamo correndo verso un aumento superiore ai due gradi della temperatura media globale rispetto alle temperature precedenti alla rivoluzione industriale. Ai ritmi attuali, secondo gli ultimi studi dell'IPCC, che è il gruppo di scienziati che risponde all'ONU delle dinamiche dei cambiamenti climatici e delle azioni di adattamento e di mitigazione che si rendono necessarie, nel 2030 già raggiungeremo questa soglia al di là della quale gli effetti sono catastrofici, letteralmente, perché gli scienziati non riescono neanche più a prevedere qual è l'effetto che si produce per la combinazione dello scioglimento dei ghiacciai, dell'innalzamento dei livelli dei mari, dell'aumento della desertificazione e del ripetersi continuo di fenomeni meteorologici estremi. A fine secolo l'aumento stimato è tra i 3,8 e i 4,5 gradi. Questi sono scenari di estrema preoccupazione che continuano, purtroppo, a non avere l'attenzione che dovrebbero avere e sottolineo questo perché nello stesso tempo sappiamo che ci sono già le tecnologie che ci consentirebbero di affrontare con successo questa minaccia, che potrebbe essere affrontata con un costo tutto sommato contenuto, che viene stimato nell'ordine di una riduzione del tasso di crescita dei consumi globali, che è stimato per ogni anno tra lo 0,04 e lo 0,14 per cento. Dunque, tutto sommato sarebbe un costo che evidentemente possiamo permetterci di sostenere e, tuttavia, ancora non c’è una chiara volontà politica.
  Allora, io penso che questo sia per noi l'ennesimo campanello d'allarme che suona, quello che ci è arrivato dal trevigiano sabato sera e dobbiamo davvero, per rispetto alle vittime e per rispetto a quello che sta soffrendo quella popolazione, imparare a leggere con attenzione i dati e imparare a prendere le decisioni che sono necessarie e che sono essenzialmente di due tipi: la prima, naturalmente, è quella dell'adattamento del territorio, il rafforzamento delle comunità, la messa in sicurezza vera, effettiva e costante anche di zone che pensiamo che non siano sottoposte a rischi imminenti, perché purtroppo la frequenza di eventi atmosferici eccezionali rende ogni zona soggetta a pericoli continui; ma, soprattutto, quello che dobbiamo davvero fare è prendere sul serio la sfida del cambiamento nel modo di produzione dell'energia. Noi dobbiamo drasticamente, in modo molto rapido, in modo graduale, certamente, ma molto rapido, abbandonare l'uso di combustibili fossili, quindi di carbone, petrolio e gas, e passare a fonti rinnovabili di energia e ad efficienza energetica. Per questo obiettivo ci sono in questo decreto misure che vanno nella giusta direzione, ma ancora ci vuole più coraggio e più determinazione per riuscire a fare quella rivoluzione che è l'unica che ci consentirà davvero di affrontare con successo questa sfida.
  Se vogliamo davvero varare una misura che sia a favore della competitività del Paese, allora la misura per la competitività del Paese sta nell'affrontare la sfida dei cambiamenti climatici, per il semplicissimo motivo che intanto attrezziamo le nostre imprese a stare su mercati nuovi, che si aprono e che sono necessari non solo al nostro Paese ma a tutti i Paesi. Consentiamo così alle imprese di sviluppare tecnologie ed una capacità di lavoro su qualcosa che sarà determinante per il futuro.
  E poi una considerazione veramente banale: non è immaginabile che un'impresa Pag. 53possa prosperare in un terreno che è soggetto a bombe d'acqua e devastazioni, come quella che abbiamo vissuto sabato, e sappiamo perfettamente che il modo per evitare queste catastrofi è alla nostra portata: è fatto di attenzione all'ambiente, è fatto di manutenzione del territorio, ma è fatto soprattutto di un cambiamento radicale del modo di produrre energia ed è fatto anche di un impegno che l'Italia, tanto più nel semestre di presidenza europea, deve assumere con decisione di guidare il percorso negli accordi internazionali globali per arrivare ad una riduzione globale delle emissioni di CO2, arrivare a quell'accordo vincolante che deve essere raggiunto a Parigi nel 2015, che ci consentirà finalmente di riportare il nostro pianeta su una soglia che è di sicurezza, non per il pianeta Terra, che evidentemente continuerà ad esserci, che sia inondato o senza ghiacciai, con desertificazione, con bombe di calore, con eventi atmosferici estremi o meno, ma una situazione di sicurezza per noi che in questo pianeta viviamo e per le generazioni future.

  PRESIDENTE. È iscritta a parlare l'onorevole Ricciatti. Ne ha facoltà.

  LARA RICCIATTI. Signor Presidente, ammetto di prendere la parola non con poco imbarazzo e non con poca difficoltà. Non è facile intervenire in una discussione per la quale ci hanno imposto tempi troppo stretti sia per l'analisi sia per l'elaborazione, ma bisogna fare presto, non c’è tempo; è questo il ritornello che puntualmente ci sentiamo ripetere. E così ci troviamo ad analizzare un decreto arrivato qualche giorno fa alla Camera, peraltro letteralmente stravolto dal Senato, e non prendiamoci in giro e soprattutto non prendiamo in giro le persone che ci ascoltano o che ancora hanno voglia di ascoltarci. Diciamo da subito che rischiamo di affrontare una discussione sterile, fine a se stessa e soprattutto ipocrita, dato che sappiamo tutti che verrà posta la questione di fiducia su questo provvedimento. Discutiamo oggi di un decreto che nei fatti non può essere discusso, non lamentiamoci poi però se fuori di qui nell'immaginario collettivo il messaggio che passa è che questo Palazzo è lontano chilometri e chilometri dal Paese. Mi si risponderà che c’è stata una discussione nelle Commissioni riunite ambiente ed attività produttive evitando, però, un confronto con la Commissione finanze, con la Commissione bilancio, con la Commissione agricoltura, peraltro anch'esse coinvolte ed investite in questo decreto, e che, suvvia, una manciata di ordini del giorno e di emendamenti sono stati accolti. Ma non ci basta e soprattutto non ci piace questo metodo di lavoro, se di lavoro si può parlare. Questo Governo si è presentato al Paese e a questo Parlamento con parole forti e chiare, soprattutto disattese però. Ricordiamo bene quando il Premier alcuni mesi fa si è presentato alle Camere come un innovatore, smentendo invece se stesso e collocandosi nel solco della pessima prassi degli ultimi anni, abusando di decreti omnibus e ricorrendo spesso alla fiducia. Siamo alla dodicesima, alla quattordicesima, abbiamo perso il conto negli ultimi pochi mesi. Vedete, colleghe e colleghi della maggioranza e componenti del Governo, lo stesso Napolitano ha denunciato l'abuso dei decreti omnibus e, quando il rimprovero però arriva dal Presidente della Repubblica, allora si china il volto e si fa autocritica, impegnandosi a non ricorrervi più, fino alla volta dopo, perché come un alunno indisciplinato continuiamo a commettere sempre gli stessi errori. Ma c’è un ulteriore elemento peggiorativo in questo decreto che non riguarda il merito, su cui arriverò dopo, ma sempre il metodo con il quale è stato prodotto. Già al momento della presentazione del provvedimento al Senato è emerso con tutta chiarezza come numerose norme ivi contenute presentavano un carattere estremamente eterogeneo. Infatti, si va dal comparto agricolo a quello energetico, dalla tutela ambientale all'edilizia scolastica, misure disomogenee ma accomunate da un unico denominatore: fare tutto senza spendere o almeno far credere che si possa fare tutto, ma nella Pag. 54sostanza, come abbiano avuto modo di vedere in tanti provvedimenti e non da ultimo in questo, con il rischio di non dare risposte effettivamente concrete per il rilancio del Paese. Sarebbe stato preferibile suddividere tali norme in più decreti-legge in relazione al settore interessato dagli interventi di rilancio della competitività e dal differente grado di necessità ed urgenza degli stessi. In questo modo si sarebbero potute approfondire meglio le questioni sul tavolo e renderle maggiormente rispondenti alle richieste dei cittadini. Peraltro, ecco l'elemento peggiorativo, di molte norme non è ravvisabile il carattere di necessità ed urgenza, in quanto destinate a produrre effetti pratici nel tempo, in contrasto con quanto stabilito con la legge n. 400 del 1988, la quale prevede che il decreto-legge debba contenere misure di immediata applicazione, ma su questo avremo modo di parlare in un secondo momento quando presenteremo la nostra pregiudiziale di costituzionalità su questo decreto, anche sull'onda delle agenzie di stampa di venerdì scorso.
  Questo decreto-legge possiamo chiamarlo «raccatta norme», dato che, soprattutto nelle tematiche ambientali, copia e incolla le più svariate norme contenute in diversi provvedimenti attualmente all'esame del Parlamento, e mi domando come al Senato non si siano accorti di discutere contemporaneamente della stessa cosa sia in questo decreto-legge che nella legge di delegazione-bis e nella legge europea-bis. Eppure, badate bene, le procedure di infrazione che si apriranno e che si sono aperte verso l'Italia sono sempre le stesse. Tutti impegnati, come eravate, a guardare i dati delle elezioni europee, non vi siete accorti che quello che vi diceva l'Europa era, alla stessa scrittura, in due documenti diversi. Ma vogliamo giustificarvi, data la miscellanea di tematiche contenute in questo decreto, che da qualche parte bisognava pur raccattare.
  Mettiamo, però, che, nel mare magnum di aree, il Governo ha provato ad eliminare il limite di 240 mila euro per gli stipendi dei manager delle società partecipate, provando ad inserirlo in una norma di questo decreto che avrebbe salvato società come Poste, Ferrovie dello Stato e Cassa depositi e prestiti, e anche aziende pubbliche che emettono i semplici BOC, i buoni comunali. L'emendamento, infilato al Senato, avrebbe avuto un costo di un milione di euro, da trovare tagliando il Fondo per il pagamento dei debiti della pubblica amministrazione. Fortunatamente, però, il gruppo di SEL se ne è immediatamente accorto e, grazie al nostro emendamento, presentato solo in un secondo momento anche dal Governo, abbiamo evitato regali agli stipendi di alcuni manager ed abbiamo ripristinato la situazione ex ante. Vogliamo, quindi, dare atto al Governo di avere ascoltato ed accolto la nostra richiesta, cioè quella di mantenere il limite per gli stipendi. Sarebbe stato gravissimo, soprattutto agli occhi del Paese, che fuori di qui non tollera più queste disuguaglianze.
  Questo decreto-legge, da qualsiasi angolatura lo si voglia leggere, è un manifesto di rincari, e, se l'obiettivo del Governo è quello del rilancio economico, non può passare, per l'ennesima volta, dalle tasche dei contribuenti, perché, estendendo il raggio di azione dell'aiuto alla crescita economica e incentivando la patrimonializzazione delle imprese, si arriverà all'aumento delle accise sui carburanti, che porterà il conto del caro-accise ad oltre 2,7 miliardi di euro fino al 2021. Si prevede, infatti, che, a decorrere dal 1o gennaio 2019, l'aliquota dell'accisa sulla benzina e sulla benzina con piombo, nonché l'aliquota dell'accisa sul gasolio, vengano aumentate. Tale incremento di aliquote sarà disposto con provvedimento direttoriale dell'Agenzia delle dogane e dei monopoli, e sarà da adottare entro il 30 novembre 2018 ed efficace dalla data di pubblicazione sul sito Internet dell'Agenzia. Un altro aspetto particolarmente critico riguarda, inoltre, i profili attinenti alle coperture finanziarie utilizzate, come, ad esempio, il rincaro delle quote sulla benzina. Alcuni emendamenti presentati da SEL, però, dispongono anche diverse coperture per il finanziamento dell'ACE, mediante Pag. 55la spending review, e non attraverso gli incrementi delle accise sui carburanti. Infatti, l'incremento del peso fiscale delle accise, a cui deve essere aggiunta l'IVA calcolata sulle accise, che ha superato il 60 per cento del prezzo al consumo per litro, non può essere considerato solo un problema del comparto della commercializzazione dei carburanti, che ha visto crollare i consumi per oltre nove miliardi di litri sulla rete autostradale dal 2008 ad oggi, con inevitabili conseguenze anche sul piano occupazionale.
  Sull'articolo 18, abbiamo presentato un emendamento relativo al credito di imposta per investimenti in beni strumentali nuovi. In particolare, l'articolo 18 attribuisce a soggetti titolari di reddito di impresa che effettuano investimenti in beni strumentali nuovi un credito di imposta nella misura del 15 per cento delle spese sostenute in eccedenza rispetto alla media degli investimenti in detti beni strumentali realizzati nei cinque periodi di imposta precedenti. Gli investimenti devono essere destinati a strutture produttive ubicate nel territorio dello Stato. Il credito di imposta non spetta per gli investimenti di importo unitario inferiore ai 10 mila euro e va ripartito in tre quote annuali di pari importo. La fruizione del beneficio è subordinata alla regolarità degli adempimenti in materia di rischio di incidenti sul lavoro per le attività industriali. Il beneficio è, altresì, revocato se l'imprenditore cede a terzi o destina i beni oggetto degli investimenti a finalità estranee all'esercizio di impresa prima del secondo periodo di imposta successivo all'acquisto (questo emendamento di SEL, peraltro, era stato respinto, ma noi lo ripresenteremo in Aula). Sul punto, si rileva che la capacità di produrre uno shock sugli investimenti appare ridimensionata non solo dal ristretto ambito oggettivo delle misure, ma anche dal rinvio al 2016 della fruizione del beneficio fiscale e dall'avere limitato l'intervento ai soli investimenti effettuati entro il 30 giugno 2015.
  Per tali ragioni, riproponiamo di estendere l'ambito temporale dell'agevolazione agli investimenti effettuati entro il 31 dicembre 2015, nonché di riconsiderare l'esclusione dall'agevolazione degli investimenti di importo unitario inferiore ai 10 mila euro, tenuto conto, peraltro, che i macchinari e le apparecchiature compresi nella divisione 28 della tabella ATECO potrebbero avere un prezzo inferiore a tale soglia.
  Inoltre, appare evidente che la scelta di privilegiare riduzioni di tassazione a favore delle imprese che effettuano investimenti in beni strumentali nuovi va nella direzione di incoraggiare il rinnovamento e l'efficientamento delle strutture produttive. Tuttavia, la misura agevolativa è rivolta, principalmente, al settore manifatturiero e difficilmente potrà essere fruita da imprese appartenenti ad altri settori, quali ad esempio il terziario, per i quali è necessario mettere in campo ulteriori e specifiche misure. In proposito occorre sottolineare che la limitazione degli investimenti unitari di importo superiore ai 10.000 euro, nei fatti, esclude dall'agevolazione molti investimenti effettuati dalle piccole imprese che, sebbene d'importo unitario basso, nell'insieme possono creare un impulso importante alla ripresa della domanda degli investimenti.
  L'articolo 22 del provvedimento in esame, inoltre, contiene una norma che nel tentativo d'imboccare definitivamente il tunnel di uscita dal cosiddetto credit crunch, e di liberalizzare il mercato del credito attraverso misure di diversificazione dei canali di accesso allo stesso, prevede il finanziamento diretto alle imprese, anche da parte di società di assicurazioni e di cartolarizzazione, alle quali, fino ad oggi, era stato precluso. Si tratta di una disposizione dal contenuto fortemente innovativo, ma che, soprattutto se operante fuori dai parametri di Basilea 2, essendo le compagnie di assicurazione soggette al sistema di solvibilità cosiddetto Solvency II, può aprire la strada al proliferare di forme di credito selvagge e a possibili arbitraggi dei conglomerati finanziari che riuniscono banche e compagnie di assicurazione. Inoltre, stante che tra le prerogative istituzionali delle compagnie di assicurazione non rientra la concessione Pag. 56dei crediti e la valutazione dei rischi ad essi connessi, quanto piuttosto l'assunzione e la gestione dei rischi assicurativi, qualsiasi autorizzazione totale ed indiscriminata, senza condizioni e limiti operativi alla concessione di finanziamenti, potrebbe comportare preoccupanti ricadute per la solvibilità e la stabilità del settore e, quindi, perdite per gli stessi assicurati.
  L'articolo 33, e mi avvio alla conclusione, interviene su alcune tipologie di controllo della Corte dei conti, sia di tipo preventivo, sia di tipo successivo, con l'obiettivo di semplificarne la modalità di esecuzione e, in alcuni casi, di ridurre il numero di atti ad essi sottoposti. Non si comprendono i motivi di tale intervento legislativo volto a razionalizzare il controllo prezioso operato dalla Corte dei conti sugli enti locali.
  Concludo davvero con l'auspicio che il Governo e la maggioranza accolgano le istanze che abbiamo presentato e che ripresenteremo nuovamente in Aula e che si ravvedano, tornando sui propri passi, decidendo di non porre la questione di fiducia. Credetemi, colleghe e colleghi, non è questa la competitività che serve al Paese (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà).

  PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Parentela. Ne ha facoltà.

  PAOLO PARENTELA. Signor Presidente, colleghi, siamo qui a discutere l'ennesimo decreto omnibus. Lo ricorderemo fino allo sfinimento – lo so – gli articoli 76 e 77 della Costituzione, la stessa Costituzione che state violentando al Senato, consentono al Governo l'esercizio della funzione legislativa soltanto per un tempo limitato e soprattutto per oggetti definiti. Non è questo il caso, come quasi mai in questa legislatura, visto che il decreto in esame tratta disposizioni in materia di energia, tariffe elettriche, agricoltura, ambiente, efficienza energetica, edilizia scolastica, rilancio delle imprese, disposizioni per ridurre le infrazioni dell'Unione europea. Insomma, la solita «macedonia» che siamo costretti a ingurgitare, così come l'anno scorso con il famoso «decreto del fare».
  Ma passiamo all'esame del provvedimento per ciò che attiene alla parte relativa alla Commissione agricoltura di cui sono membro. Innanzitutto, va sottolineato che ci aspettavamo che insieme alle Commissioni ambiente e attività produttive, anche la Commissione agricoltura fosse sede referente, ma nulla di fatto, nonostante ben otto – i primi – fossero gli articoli inerenti al settore agricolo. L'intervento inaspettato del Governo ci ha impedito di lavorare sul testo licenziato dal Senato, sul quale la Commissione avrebbe dovuto intervenire magari indicando, con un parere coerente, alcune considerazioni. Ma a nulla sono valse le nostre proteste in Commissione agricoltura. Qui voglio ricordare che giovedì scorso, alle ore 14, ci sembrava quanto meno logico non dare un parere, senza osservazioni, a un decreto che da lì a poche ore sarebbe stato cambiato dal Governo. Volevamo aspettare l'indomani, ma il PD che comanda in Commissione ha preferito votare un parere inutilmente, infatti lo stesso giorno, alle ore 18 è arrivata puntuale la modifica del Governo; come al solito avevamo ragione noi. Prendiamo atto anche di questo e, come al solito, per il senso di responsabilità, coerenza e costruttività che ci contraddistingue, al contrario di quanto sostengono i mass media di regime, non possiamo sottrarci dal provare a fare del nostro meglio per migliorare le scelte fatte da questo Governo che, evidentemente, riteniamo del tutto insufficienti, inconcludenti e chiuse alle reali necessità di decidere in quale direzione veramente bisogna mandare questo Paese.
  L'articolo 1 dispone in materia di semplificazione dei controlli sulle imprese agricole e d'istituzione del registro unico dei controlli ispettivi, riproponendo, con taluni lievi modifiche, il contenuto dell'articolo 1, commi 1 e 2, del disegno di legge n. 1328, «collegato agricolo», attualmente all'esame del Senato.
  In particolare, il comma 1 dispone che i controlli ispettivi nei confronti delle Pag. 57imprese agricole devono essere effettuati in modo coordinato dagli organi competenti, tenendo conto del piano nazionale integrato pluriennale dei controlli ufficiali in materia di alimenti, mangimi, sanità, benessere animale e sanità delle piante, previsto dall'articolo 41 del regolamento (CE) n. 882/2004 e predisposto dal Ministero della salute nonché dalle linee guida in materia di controlli oggetto dell'intesa tra regioni, province autonome e enti locali del 24 gennaio 2013, evitando quindi sovrapposizioni e duplicazioni, garantendo l'accesso all'informazione sui controlli ed utilizzando i dati contenuti nel registro unico dei controlli ispettivi, istituito dal successivo comma.
  Il comma 2 dispone quindi l'istituzione presso il Mipaaf del registro unico dei controlli ispettivi sulle imprese agricole e agroalimentari. Ai dati sui controlli, effettuati da parte di ogni organo di polizia e dai competenti organi di vigilanza e di controllo, potranno essere aggiunti anche quelli di organismi privati, autorizzati allo svolgimento dei predetti compiti. Questa proposta – e sentiamo il dovere di presentare un emendamento abrogativo in proposito – è stata aggiunta al disegno di legge in esame al Senato. Tali dati devono essere resi disponibili tempestivamente in via telematica e rendicontati annualmente da altre pubbliche amministrazioni. Quindi, come dicevo, abbiamo proposto un emendamento abrogativo di questo comma, per il semplice fatto che i controlli e i dati sugli stessi, a nostro parere, non possono essere eseguiti da un organo privato, ma soltanto da un organo pubblico di competenza. In questo modo evitiamo i soliti conflitti d'interessi e le solite corruzioni, che invadono non solo questo settore, ma tanti altri, soprattutto quello della contraffazione agroalimentare.
  Altre proposte emendative all'articolo 1, comma 2, sono sempre state suggerite con il fine di introdurre semplificazioni in materia di controlli sulle imprese agricole. È problema noto, problema molto sentito in Italia, per la ridondanza e la sovrapposizione dei controlli tra competenze statali, regionali, provinciali e comunali per ciò che concerne l'etichettatura e la regolarità amministrativa e sanitaria. L'affollamento degli organi istituzionalmente preposti ai controlli amministrativi e sanitari ha spesso creato problemi di interpretazione univoca delle norme, realizzando anche delle asimmetrie nelle prassi. La questione è periodicamente sollevata sia in termini di sfoltimento degli organismi a ciò dedicati sia in termini di specializzazione delle autorità delegate ai controlli, sia ancora in materia di coordinamento. In questo senso, in linea con l'articolo 1 del decreto competitività, abbiamo proposto di creare quello che in estrema sintesi può essere definito come un punto d'incontro tra chi conosce bene la materia e chi deve gestire poi i controlli, per non fare doppioni e per essere efficienti in attesa di andare a modificare il titolo V della Costituzione, ma non quello che sta modificando Renzi, ovviamente. In pratica vogliamo decidere a tavolino un accordo: chi fa e cosa.
  In materia di semplificazioni per gli imprenditori agricoli, abbiamo proposto un emendamento con cui vogliamo introdurre facilitazioni di carattere burocratico in materia di compravendita di fondi agricoli di esiguo valore economico. Nello specifico vorremmo che i contratti tra privati, che hanno ad oggetto la compravendita di fondi agricoli con superficie non superiore ai 5 mila metri quadrati o il cui valore economico è comunque inferiore a 5 mila euro, possano essere rogati dal segretario comunale del comune di ubicazione dei fondi medesimi. Si tratta quindi di dare la possibilità, che solitamente è prerogativa solo dei notai, di stendere un atto, un contratto o un documento da parte del segretario comunale.
  Un'altra proposta in materia di semplificazione vuole abolire per i piccoli agricoltori. Identificabili da un fatturato annuo inferiore a 7 mila euro, quello che tutti conoscono come spesometro e che ufficialmente è denominato «comunicazione polivalente», ovvero una comunicazione che soggetti passivi di IVA devono presentare annualmente all'Agenzia delle entrate.Pag. 58
  Voglio, infatti, ricordare a quest'Aula e al Governo che l'eccessiva burocratizzazione del nostro Paese diminuisce la competitività delle nostre aziende anche in campo agricolo. Non è accettabile che un'azienda agricola italiana per assolvere a tutti gli adempimenti burocratici imposti, spenda in media due euro ogni ora di lavoro, venti euro al giorno, 600 euro al mese, 7.200 euro l'anno. E non finisce qui ! Occorrono otto giorni al mese per riempire le carte richieste dalla pubblica amministrazione, centrale e locale, in pratica cento giorni all'anno. La semplificazione è sinonimo di competitività ed in tal senso si concentrano le nostre proposte. Forse avreste fatto bene a chiamare questo decreto «complessità» e non competitività (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
  Ma andiamo oltre. Forse per semplificazione il Governo intende facilitare l'utilizzo dei macchinari agricoli, infischiandosene delle norme di sicurezza. Cosa volete che sia ? Prima di ora l'utilizzo dei macchinari agricoli era consentito solo per coloro che ne facevano un uso professionale, come potrebbe essere il titolare di un'impresa agricola o forestale o di un'impresa che effettua lavorazioni per conto terzi. Di fatto, le macchine agricole e gli attrezzi ad esse collegati, anche a seguito dell'applicazione di tutte le misure date dal progresso tecnologico e della conoscenza, rimangono dei dispositivi pericolosi, che devono, quindi, essere utilizzati solo durante l'attività lavorativa e da personale formato ed informato sui rischi e sulle pratiche sicure da attuare. Per questo il legislatore aveva limitato la platea degli acquirenti intestatari solo a coloro che ne facessero un uso professionale, cioè a quanti conoscono il lavoro agricolo con tutti i suoi elementi di pericolosità. Nell'articolo 1-bis, comma 21, del presente decreto, invece, si legge testualmente: «Per l'utilizzo delle macchine agricole l'abilitazione degli operatori prevista dall'articolo 73, comma 5, del decreto legislativo 9 aprile 2008, n. 81, non è richiesta ai soggetti titolari da almeno due anni di una delle patenti di cui all'articolo 124, comma 1, del decreto legislativo 30 aprile 1992, n. 285». Le trattrici e le macchine operatrici ad esse collegate per poter essere utilizzate necessitano di un'adeguata formazione sui rischi specifici e generici che ne scaturiscono e che possono determinare patologie croniche e acute oppure incidenti gravi fino alla morte. Voglio ricordare all'Aula e al Governo – chiedendo questa abrogazione immediata, prima di dover piangere altre morti sul posto di lavoro – che nel 2013 sono stati 374 gli incidenti gravi con trattori agricoli, con un aumento dell'11,3 per cento, 173 i morti, più 10,2 per cento, e 247 i feriti, più 10,3 per cento. Dovremmo garantire la sicurezza dei lavoratori. Non è questa la semplificazione che garantisce competitività (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
  E se non garantiamo la sicurezza dei lavoratori, immaginate se potevamo garantirla agli animali. Infatti, in barba ai regolamenti e alla procedure di infrazione dell'Unione europea, aumentiamo i proiettili per i cacciatori e spariamo ad ogni specie animale che ci sta sulle scatole. Il decreto competitività sembra voler dire proprio questo. Mi sembra che si voglia rendere competitivi, magari tramite una sfida, i cacciatori a chi ammazza di più le nutrie oppure i cinghiali. A gennaio di quest'anno – voglio ricordare –, quando il Modenese fu colpito da una tragica alluvione, il senatore Carlo Giovanardi in un'interpellanza diede la colpa alle tane delle nutrie. Le frane e gli smottamenti sono piuttosto causati dalla cementificazione selvaggia dell'uomo, non certo dalle tane delle nutrie. Le tane scavate negli argini, infatti, possono creare dissesti solo qualora sia stata rimossa la vegetazione arborea e arbustiva ripariale. Le radici di alberi e cespugli che crescono sulle rive dei canali e dei corpi acquatici disturbano lo scavo del roditore, che predilige le sponde spoglie. Forse il Governo non lo sa e per questo ha inserito nel presente decreto un comma – mi riferisco al comma 12-bis dell'articolo 11 – che modifica il comma 2 dell'articolo 2 della legge n. 157 del 1992, al fine di inserire le Pag. 59nutrie tra gli animali non protetti. Seppure le nutrie qualche danno possono provocare, non è favorendone la caccia che risolveremo il problema. Quindi, per favore, evitiamo che sia consentito di sparare addosso ad animali innocenti. Addirittura ci è giunta la notizia che in alcune zone la provincia regala le cartucce e restituisce i costi ai cacciatori che lo fanno. Peggio della preistoria: allora almeno l'uomo andava a cacciare per nutrirsi. Siamo arrivati veramente oltre. Eventualmente cerchiamo magari altre misure per ridurne la popolazione. Sarebbe una cosa più intelligente e anche meno onerosa ed è quello che ci chiedono molte associazioni di animalisti e molti cittadini che sentono davvero da vicino questa vicenda.
  Arriviamo a quello che forse è il vero tema più increscioso, sempre parlando della questione animale, tra quelli contenuti in questo decreto competitività, vale a dire l'utilizzo dei richiami vivi. L'abolizione della cattura, ma anche dell'uso dei richiami vivi durante l'attività venatoria è stata una nostra battaglia durante l'esame della legge europea bis. A tal proposito mi limito, per così dire, per evitare troppi giri di parole, a quello che poi abbiamo pubblicato sul blog di Beppe: «Renzi si presenta al semestre europeo con un terribile biglietto da visita: no all'abolizione dell'uso dei richiami vivi a scopo venatorio». I piccoli uccelli migratori, quindi, continueranno a essere catturati, utilizzati come richiami vivi, in barba alle procedure di infrazione europea e alle richieste di centinaia di migliaia di cittadini che hanno sottoscritto petizioni e testimoniano la loro indignazione.
  Gli uccelli tenuti in queste condizioni possono subire conseguenze gravissime, dalla morte quasi immediata, allo sviluppo di malattie causate dall'immunosoppressione da stress. Vengono sottoposti a trattamenti farmacologici a base di ormoni per obbligarli a cantare anche fuori dal periodo riproduttivo e questo provoca gravi danni fisici. Quello che si nasconde dietro l'apparente innocenza del nome «richiamo vivo» è in realtà un vero e proprio maltrattamento all'animale che come tale andrebbe vietato, ostacolato e punito. Noi, invece, cosa facciamo ? Glielo lasciamo tranquillamente fare. Il vergognoso responso è uscito dal Senato dopo la votazione del decreto-legge competitività durante il quale il MoVimento 5 Stelle è invece rimasto coerente, come ha già fatto alla Camera anche durante la legge europea-bis, ripresentando la proposta di abolizione totale dell'uso dei richiami vivi. Al Senato, come ci è giunta voce, 22 voti a favore e 18 contrari ci segnalano l'anomalia che hanno votato anche i presidenti di Commissione, vale a dire le Commissioni ambiente e industria del Senato in seduta comune. Hanno approvato questo testo del Governo che consente, quindi, la cattura e l'utilizzo dei piccoli uccelli migratori come richiami vivi nonostante le richieste contrarie dell'Europa e delle centinaia di migliaia di cittadini che anche in queste settimane hanno sottoscritto petizioni e testimoniato quindi la loro indignazione verso questa pratica che è veramente crudele e anacronistica. Pure in questa occasione il Governo, quindi, si è inchinato alle lobby e questa volta alle lobby dei cacciatori, respingendo l'emendamento del MoVimento 5 Stelle e arrivando addirittura a peggiorare il proprio testo. Ora, in occasione del breve passaggio di questo decreto-legge alla Camera, abbiamo ripresentato questa proposta di modifica alla legge per sopprimere la cattura, l'allevamento e l'utilizzo di uccelli ai fini di richiamo e il Governo ha ancora tempo quindi, a meno che ora non metta la fiducia. Per una volta, quindi, questo Governo Renzi per favore ci sorprenda.
  Ora passo all'argomento della mozzarella di bufala. Ai fini della tracciabilità, è attiva sul portale del Mipaaf una specifica applicazione telematica che consente la trasmissione dei dati all'amministrazione. Infatti, il decreto ministeriale n. 473 del 14 gennaio 2013 riporta le disposizioni nazionali per la rilevazione della produzione di latte di bufala in attuazione dell'articolo 7 della legge 3 febbraio 2011, n. 4, e prevede l'obbligo, da parte degli allevatori bufalini, di registrare giornalmente Pag. 60il quantitativo di latte prodotto da ciascun animale bufalino presente in stalla e in produzione e di trasmettere tali dati al Sistema informativo agricolo nazionale. Mi riferisco, quindi, al SIAN. Tuttavia, il tema attuale dei controlli presenta alcune criticità, tra le quali la scarsa rappresentatività, posto che la violazione dell'obbligo di trasmissione dei dati non prevede alcuna sanzione e, pertanto, ad oggi solo poche decine di allevatori risultano iscritti. Se non è prevista una sanzione, immaginatevi, quindi, quanto possa funzionare. Altra criticità riguarda il sistema di registrazione della produzione in quanto la cadenza, settimanale o mensile, con la quale le qualità sono riportate, rende difficile la verifica della tracciabilità e impossibile rilevare eventuali ingressi di latte da Paesi stranieri poiché il monitoraggio è limitato alla quantità e non riporta il dato preciso sulla provenienza e sulla destinazione. In merito a questa criticità nella filiera della mozzarella di bufala campana DOP, la proposta è quella di estendere a tutti gli operatori della filiera lattiero-casearia bufalina l'adesione ad un sistema obbligatorio di tracciabilità di filiera attraverso una specifica piattaforma informatica, cioè quella attualmente in uso presso la regione Campania. Tale sistema informatico consente: agli allevatori, l'inserimento dei dati relativi alle produzioni quantitative giornaliere di latte e alla sua destinazione; ai trasportatori, l'inserimento dei dati relativi al latte movimentato; ai caseifici, l'inserimento dei dati relativi al latte in entrata e ai prodotti derivati. Contrariamente alle poche decine di allevatori che hanno aderito al sistema nazionale sinora, attualmente 834 allevatori conferiscono i dati relativi alla quantità giornaliera e alla destinazione del latte del sistema campano. Perciò, con tale emendamento proponiamo di estendere all'interno del territorio nazionale l'uso del sistema di registrazione informatica già disponibile presso l'Osservatorio regionale per la sicurezza alimentare (ORSA), avendo cura di garantirne la gestione pubblica.
  Vado alla conclusione, Presidente. Il Governo così ha deciso di dire «no» alle semplificazioni per le piccole aziende agricole, votando contro l'abolizione dell'obbligo delle dichiarazioni ai fini IVA per i soggetti che fatturano meno di 7 mila euro l'anno; ha detto «no» a chiudere definitivamente la procedura di infrazione legata alla cattura dei migratori a fini venatori, quindi la questione dei richiami vivi; e, in ultimo, ha voluto fare un regalo alla contraffazione, quella che ci costa 80 miliardi di euro l'anno, non approvando quella che era una correzione alle norme in materia di contrasto alla contraffazione. Che dire, quindi, Presidente ? Solo «no» all'ennesima fiducia che questa volta il Governo chiederà su questo provvedimento omnibus che di competitività, rispetto al settore agricolo, porta ben poco.
  Questo decreto non dice nulla di nuovo, il fine è sempre lo stesso: mettere qua e là una toppa alle troppe falle di questo Paese, sperando di poter inserire, nascosto tra gli articoli, qualche piccolo favore ai soliti amici degli amici, giusto per poter ricambiare qualche finanziamento sottobanco o qualche voto di scambio raccattato in sede elettorale attraverso le solite ed ormai note lobby mascherate, che sono, a volte, anche mascherate da fondazioni. Storia già sentita mille volte che, forse, è inutile ripetere in quest'Aula, visto che continuate a rimanere sordi alle esigenze reali di questa povera Italia; sordi, mentre ci sentite benissimo quando i vostri amici reclamano le vostre, le loro pretese.
  Noi, invece, amiamo ripetervi in faccia che, con il vostro modus operandi, state completamente affossando una nazione intera: non avete neanche un briciolo di dignità, perché rimanete ad osservare i cocci rimasti di questo Paese, continuando a prendere in giro la gente o, almeno, una parte di loro, che, grazie ad un'informazione schiava, crede in voi per il proprio riscatto. È così che continuate ad illudere decine di migliaia di cittadini, usati come carta straccia per i vostri squallidi interessi (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

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  PRESIDENTE. È iscritta a parlare l'onorevole Pellegrino. Ne ha facoltà.

  SERENA PELLEGRINO. Signor Presidente, onorevoli colleghi, sottosegretario, i nostri Governi, nell'epoca della comunicazione semplificata televisiva e del pensiero corto – lasciatemelo dire –, hanno preso l'abitudine di affibbiare denominazioni roboanti e lapidarie ai monumentali decreti-legge, con cui ingolfano i lavori parlamentari senza alcun presupposto di necessità e urgenza: «salva Italia», «semplifica Italia», «riparti Italia», «sblocca Italia», «sblocca cantieri», eccetera, eccetera. In realtà, un florilegio di proclami demagogici, il più delle volte abborracciati, senza che producano i risultati attesi. Quattrocento pagine in cui si raccoglie di tutto, tant’è che poi tornano in discussione con nuovi e pasticciati interventi legislativi.
  Ma come possiamo dimenticare che, solo sette mesi fa, in occasione del decreto-legge «salva Roma», il Presidente della Repubblica aveva pronunciato un monito chiaro per cui i decreti avrebbero dovuto essere snelli e non più omnicomprensivi ? Evidentemente, i membri del Governo corrono il rischio di essere come i bambini, a cui le cose devono essere ripetute ad oltranza !
  Oggi siamo alle prese con l'ennesimo decreto-legge, questa volta denominato «competitività», che avrebbe come obiettivo quello di rendere maggiormente concorrenziali le imprese; fermo restando che, se il concetto di competitività non viene mediato da quello di cooperazione, si generano inevitabilmente conflitti sociali. Non possiamo non registrare che, anche questa volta, dietro tanta demagogia terminologica, ci viene proposto il solito testo omnibus e, se non bastasse, con l'aggravante delle aggiunte non coerenti appiccicate al Senato, che hanno stravolto ulteriormente la versione del Governo.
  Insomma, è il solito altisonante decreto-legge – altisonante solo nel titolo –, in cui il profilo di incostituzionalità c’è tutto. Per questa ragione, il gruppo di Sinistra Ecologia Libertà ha presentato una questione pregiudiziale di incostituzionalità, perché la normativa ci impone che i decreti-legge devono contenere misure di immediata applicazione e il loro contenuto deve essere specifico, omogeneo e corrispondente al titolo.
  In questo decreto, vengono trattati i temi che coinvolgono il comparto agricolo e quello energetico, la tutela ambientale e l'edilizia scolastica. Un decreto in cui si interviene su temi che sono già presenti in provvedimenti legislativi attualmente in corso al Senato, come le procedure di infrazione, le cui soluzioni si ritrovano già all'interno della legge comunitaria, oppure con la proposta di legge che istituisce il sistema nazionale a rete per la protezione dell'ambiente e disciplina l'Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale (ISPRA); proposta che, ricordo, è stata approvata all'unanimità da questo ramo del Parlamento e ora è bloccata al Senato.
  Se non bastasse, durante l'esame in sede referente presso le Commissioni industria e ambiente del Senato, sono stati approvati circa 150 emendamenti proposti dai relatori e dal Governo. Mi richiamo a lei, signor Presidente, perché si censuri questo modus operandi del Governo che svilisce il lavoro svolto delle Camere: è indicativo di quale sia la scarsa considerazione che il Governo ha del Parlamento, che, a differenza del Governo, è eletto dal popolo sovrano. E un decreto emanato dal Governo, che dovrebbe legiferare solo in caso di urgenza e non produrre in modo ordinario come di fatto sta accadendo ormai da troppo tempo, deve avere l'avallo delle Camere, ed è legittimo che queste esercitino il diritto di apporre modifiche, se necessario.
  Ma quando un decreto-legge ha al suo interno innumerevoli contraddizioni, come sempre più spesso accade, i colleghi senatori si sentono legittimati a completare l'opera, generando poi un maxiemendamento governativo su cui viene posta l'ennesima questione di fiducia, rendendo il decreto-legge ancora più disomogeneo e inquinato da ulteriori pesantissimi profili di incostituzionalità. Come se non bastasse, a questo già pesantissimo decreto-Pag. 62legge viene inglobato un altro provvedimento, dalla portata significativa, quello sull'Ilva, il decreto-legge n. 100, già assegnato al Senato come autonomo disegno di legge n. 1567, che, a dispetto di ogni titolo generico facente riferimento a misure ed attività di tutela ambientale e sanitaria per le imprese sottoposte a commissariamento straordinario, in realtà, disciplina procedure concernenti la società Ilva Spa, sulla quale, come sappiamo, sono già intervenuti ben cinque decreti-legge.
  Insomma, un coacervo di norme, signor Presidente; sarebbe stato utile per tutti spacchettarlo in più decreti o disegni di legge, in relazione al differente grado di necessità e urgenza, dividendolo per argomenti e settori di intervento, per un concreto ed efficace rilancio della competitività, facendo una seria e concreta pianificazione. Ma così non è stato e, temo, continuerà a non essere; quando il provvedimento è arrivato alla Camera, il Governo ha tentato di correre ai ripari, contraddicendo se stesso e, senza comprendere il reale criterio, ha cassato una ventina di articoli del decreto-legge, probabilmente per non incorrere nella censura del Capo dello Stato. Insomma, questo Governo si autoproduce, si contraddice, si censura, si promuove, si oppone, insomma un Governo che fa maggioranza, opposizione, legislatore e governatore, tutto in uno. È evidente che le due Camere siano scomode e si cerchi a colpi di mannaia di ucciderne una; così com’è evidente che il problema nasca dalla pessima attività legislativa del Governo e non dal lavoro del Parlamento.
  Signor Presidente, nonostante tutto, nel decreto-legge oggetto della nostra discussione sulle linee generali vogliamo sottolineare che ci sono questioni che finalmente trovano un punto fermo e che hanno tutto il nostro sostegno, come, ad esempio, quanto proposto all'articolo 4, comma 8, sulle sanzioni penali per violazione di divieti di coltivazione. Finalmente vengono sancite le misure per contrastare e reprimere la coltivazione di prodotti OGM. Speriamo che sia la volta buona per porre la parola fine a quanto abbiamo assistito negli ultimi anni, in particolare nella mia regione, il Friuli Venezia Giulia, dove alcuni agricoltori, al servizio delle multinazionali del transgenico, hanno attentato impunemente al nostro ambiente e alla nostra agricoltura, piantando mais geneticamente modificato, a cui, con grandissima fatica, siamo riusciti a porre fine, distruggendone i campi. Sottolineo «impunemente» perché, in questo, sono stati favoriti da un inqualificabile balletto di scarica barile tra gli organi dello Stato che dovevano controllare e reprimere: la regione e i Ministri competenti. Ma ricordiamoci che il pericolo è ancora in atto. Non sappiamo se altri coltivatori hanno abusivamente piantato mais OGM in barba alle norme di legge, perché le indagini sui campi a campione sono iniziate da poco e il rischio di contaminazione è alto poiché la fioritura è in atto. Noi, invece, auspichiamo e ci battiamo affinché, da ora, ci si possa occupare solo di agricoltura di qualità sostenibile, legata al territorio e alla salute di tutti, animali compresi e non solo quelli da macello.
  Il Governo ci ringrazi per aver fatto sopprimere, attraverso l'emendamento mio e di tutto il gruppo parlamentare Sinistra Ecologia Libertà, l'articolo 33-bis volto ad estendere alle società di ingegneria previste dal codice degli appalti e costituite in forma di società di capitali la disciplina delle società tra professionisti introdotta dal cosiddetto decreto Bersani, il decreto-legge n. 223 del 2006. Al Senato, signor Presidente, è stato infilato sottobanco l'articolo 33-bis che avrebbe tagliato fuori, definitivamente, tutte le associazioni di professionisti dall'accesso agli appalti pubblici. Altro che allargare le maglie per evitare che vincano sempre i soliti noti, promettendo modifiche al codice degli appalti. Qui si stavano definitivamente per eliminare dal mercato i liberi professionisti e le società tra professionisti per favorire solo le grandi società di ingegneria. Ma il Ministro Lupi vi ha suggerito qualcosa ? Perché il Ministro Lupi nelle reti delle professioni quando è venuto a parlare aveva detto che il codice degli appalti Pag. 63doveva essere modificato, ma allargando le maglie, non restringendole per tagliar fuori i professionisti.
  Questa secondo voi è competitività ? Dare il monopolio degli appalti pubblici, fare proclami davanti a migliaia di professionisti per accumulare consensi e poi firmare l'accordo per la loro definitiva scomparsa: le sembra che sia a favore dell'occupazione attraverso il meccanismo della competitività ?
  L'ho salvata, Ministro, dall'assalto al collo di tutti coloro che si vedono sfumare qualsiasi opportunità lavorativa per le vostre scelte politiche a dir poco scellerate. Mi auguro che proprio non ci proviate più. E se possiamo dirci soddisfatti per questo scampato pericolo rimangono altri punti nel decreto totalmente e francamente inaccettabili; ed è impossibile analizzare in questa sede tutte le criticità, perché andrebbero via ore. Prendiamo in esame l'esempio di una misura di immediata applicazione, il cui contenuto deve essere specifico, omogeneo e corrispondente al titolo del decreto per la competitività, il comma 12-bis dell'articolo 1, che dà il via libera alla caccia senza quartiere delle nutrie su tutto il territorio. Sì, onorevoli colleghi e cittadini, per il Governo Renzi, uno dei presupposti di necessità e urgenza per garantire maggiore competitività al Paese è equiparare le nutrie ai ratti e ai topi propriamente detti e così facendo dare via all'attività di strage delle nutrie. Ma chi ha scritto questa norma lo sa che esistono moltissime soluzioni alternative e non cruente e soprattutto efficaci per il controllo delle popolazioni senza inutili uccisioni ? Vorrei ricordare che anche i danni causati dalle nutrie vengono giustamente risarciti dallo Stato ma, a nostro avviso, non intervenire con una seria attività di trappolaggio e sterilizzazione – ed era questo il fine del nostro emendamento – decuplica il danno, senza considerare che si corre il rischio che alcuni si nascondano dietro i danni causati dalle nutrie per accedere ai finanziamenti.
  Che dire poi del comma 3-bis dell'articolo 16, che riduce l'ampiezza del divieto di caccia su terreni coperti in parte o in tutto di neve ? Il Presidente Renzi intende forse risolvere il drammatico problema della disoccupazione dei giovani, mandandoli a caccia di nutrie e dando il via libera alla caccia sulle nevi ? Direi proprio che non c’è serietà in tutto questo. Soprattutto, come fate a difenderle, visto che in Commissione avete bocciato i nostri emendamenti soppressivi ? Io direi che magari il Presidente Renzi ci possa spiegare quale sarebbe il risultato atteso nella crescita del PIL italiano da simili sciocchezze legislative. E questo sarebbe il Governo dinamico, moderno, che guarda al futuro ? A noi, semmai, sembra proprio che siate in mano alle lobby arcaiche e retrograde dei cacciatori o meglio degli sparatori. E rimanendo in tema di caccia, qualcuno ci spieghi come incide sulla competitività la cattura e l'utilizzo di uccelli selvatici a fini di richiamo, i cosiddetti richiami vivi, una pratica incivile con la quale migliaia di piccoli uccelli migratori, dopo aver affrontato un lungo viaggio dal nord Europa, giungono in Italia, vengono catturati, imprigionati e tenuti in condizioni igieniche, etologiche e fisiologiche barbare e crudeli, accecati e bombardati di ormoni al solo scopo di aumentare la loro capacità canora per essere utilizzati come richiami vivi per la cattura e l'uccisione di altri animali selvatici. Le ricordo, signor Presidente, che siamo già stati messi in mora dalla Commissione europea per questa pratica dei richiami vivi, di cui alcune regioni d'Italia non riescono proprio a liberarsi. La lettera della Commissione è chiarissima: bisogna ritornare alla legalità. La pratica dei richiami vivi deve essere abbandonata, e nonostante molti colleghi della maggioranza siano di questo avviso – tant’è che durante l'approvazione della legge comunitaria il nostro emendamento non è passato per soli 40 voti – il Governo si è piegato ancora una volta a un numero molto ristretto di interessi che vanno contro l'immagine del nostro Paese. Questa poteva essere davvero l'occasione per eliminare finalmente questa pseudo-tradizione crudele, violenta, incivile e illegale e votare i nostri emendamenti, che alcuni colleghi della maggioranza, invece, in Pag. 64Commissione hanno denigrato, deriso e bocciato. Per me questa è una vergogna. E sappiamo che non potremo portarli in Aula per discuterli di nuovo perché la spada della fiducia, per chiudere tutto in fretta, arriverà tra poco. Si riaprirà così di nuovo la procedura di infrazione e ulteriori denari verranno sottratti alle nostre già povere casse, come si dice sempre, per pagare multe anziché promuovere occupazione. Signor Presidente, la «direttiva uccelli» non prevede nemmeno deroghe, perché lei sa che esiste la possibilità di cacciare senza richiami e con i richiami acustici. Davvero ci sconforta che possano esistere persone che non comprendono il danno che producono; e la collettività continua a pagare il vizio di pochi.
  E mi rivolgerei al Presidente del Consiglio, se ci fosse, agli onorevoli colleghi della maggioranza: ma è questa la competitività ? E lo smembramento del Parco naturale dello Stelvio portato a termine grazie al comma 8 dell'articolo 11, anche questa è competitività, ma soprattutto urgenza ? Chissà, sottosegretario, se il Ministro Galletti si rende conto che passerà alla storia come il liquidatore di uno dei parchi nazionali più antichi e importanti d'Italia. Chissà che si sappia già che nel 2011 una proposta simile di provincializzazione di quell'area protetta era stata accantonata su iniziativa del Capo dello Stato a garanzia del riconosciuto interesse nazionale del Parco dello Stelvio e del fatto che l'unitarietà gestionale è uno dei principi cardine della legge quadro sulle aree protette, la n. 394 del 1991. Questo parco è stato istituito nel 1935 su proposta del Club Alpino Italiano e del Touring Club Italiano ed ha rappresentato per il nostro Paese un vanto riconosciuto a livello internazionale nel campo della protezione della natura.
  Lo sa che in oltre un secolo di storia dei parchi nel nostro continente non è mai accaduto che un Paese cancellasse un parco nazionale trasformandolo, di fatto, in un parco interregionale ? Prima del vostro furore competitivo il Parco dello Stelvio ha rappresentato un riferimento irrinunciabile per l'assetto naturalistico alpino, essendo la cerniera tra il Parco nazionale svizzero, il parco dell'Adamello-Brenta e il parco dell'Adamello lombardo; quest'area invece dello smembramento avrebbe necessitato di un coordinamento più accentuato attuando le previsioni della Convenzione delle Alpi che gli altri Paesi alpini, e anche l'Italia, hanno da tempo ratificato.
  Ma oltre al danno dello smembramento c’è anche la beffa. Con questa norma ci siamo esposti all'ennesima critica internazionale, l'Italia quest'anno è il Presidente di turno della Convenzione delle Alpi. Sottosegretario, potremmo definire il Ministero dell'ambiente «Ministero alla liquidazione dell'ambiente». Ma con che faccia si presenterà al cospetto dei partner europei ?
  Signor Presidente, vogliamo denunciare in questa sede che questo decreto-legge sui temi ambientali oltre a raccattare, copiare e incollare le più svariate norme contenute in altri provvedimenti attualmente all'esame del Parlamento è portatore di una filosofia aberrante per quanto riguarda le tematiche delle bonifiche e degli scarichi inquinanti. All'articolo 13 si introducono procedure semplificate per le operazioni di bonifica e di messa in sicurezza dei siti contaminati; in barba alla tutela della salute e al risanamento ambientale si prevede che i siti contaminati potranno essere utilizzati a fini industriali anche prima del completo risanamento. Ma di particolare gravità rimane, anche se in parte modificata, la norma al comma 7 che intende innalzare i valori limite di emissione per le acque superficiali e in fognatura previsti dagli allegati al codice dell'ambiente riguardo al parametro relativo ai solidi sospesi totali, adeguandoli a quanto richiesto dall'applicazione delle migliori tecniche disponibili come richiesto dalle norme europee.
  Questa norma consente alle industrie, che usufruiscono di un'aia, di sversare in mare acque contenenti solidi sospesi totali ovvero le sostanze organiche e non frutto della produzione presenti nelle acque di scarico che non si sono sciolte: alluminio, arsenico, cromo, ferro, mercurio, piombo Pag. 65eccetera. Stiamo parlando di grande industria: acciaierie, cementifici, centrali elettriche e a carbone. Ci chiediamo quale sia la politica ambientale e industriale di questo Governo. Ormai tutti sanno che ci sono tecniche depurative che eviterebbero la dissennata pratica degli scarichi a mare, anche se praticata secondo la normativa europea che per merito della nostra trattativa con il Governo ci consentirà di non incorrere nell'ennesima procedura di infrazione avendo fatto inserire una specifica nel comma 7.
  Presidente, il cappio al collo del taglio dei posti di lavoro che ci viene posto davanti ogni qual volta le industrie vogliano inquinare non funziona più. Ci avete fatto svendere la nostra salute e il nostro patrimonio in nome di un posto di lavoro. Ebbene, noi sappiamo che applicando dei depuratori non solo salvaguarderemmo l'ambiente e la salute, mantenendo le industrie in attività, ma produrremmo nuovi posti di lavoro salvando le generazioni future.
  Ma certo, questo ha un costo per i privati. In questo Paese siamo abituati a far godere dei benefici i privati mentre i costi ricadono sempre sulla collettività. E per noi questa pratica deve finire. Anche sulle bonifiche dei siti militari non vi siete fatti mancare la chicca: l'aumento dei valori di riferimento della contaminazione, paragonandoli alle aree industriali, evidentemente anche le soglie cancerogene sono per voi un fattore di competitività.
  Che senso ha poi il comma 4 dell'articolo 14 sul progetto di costruzione di un impianto di termovalorizzazione dei rifiuti nella provincia di Salerno, quando il combinato disposto delle azioni di raccolta differenziata messe in atto in quella provincia hanno portato la percentuale di raccolta differenziata a una percentuale superiore a quella della regione Toscana ? Se le azioni di prevenzione e la produzione di rifiuti rendono inutile la costruzione di un tale impianto industriale in aggiunta a quello già funzionante di Acerra, e che ma soprattutto a chi serve ? Altri soldi buttati e bruciati sull'altare di un impianto di incenerimento.
  Signor Presidente, onorevoli colleghi, ora voglio esaminare quella parte del decreto-legge che al di là dell'enfasi e delle parole spese per valorizzare l'emanazione dello stesso, dimostra come le norme proposte vanno esattamente nella direzione opposta alla competitività. Il Governo con l'articolo 23 introduce norme finalizzate, nelle sue entusiastiche previsioni, alla riduzione del 10 per cento della bolletta elettrica per le PMI e, per finanziarle, agisce quasi esclusivamente sulla penalizzazione e riduzione degli incentivi e delle agevolazioni alle fonti rinnovabili. Però l'obiettivo di ridurre del 10 per cento le bollette delle PMI alla base del provvedimento non solo sicuramente non verrà raggiunto, ma risulta inadeguato ai fini del rilancio della competitività delle stesse. Solo una parte limitata delle imprese beneficerà infatti dello sconto in bolletta, come è dimostrato da uno studio della CGIA di Mestre, e, come dimostrano i dati ANIE, solo una parte limitata delle imprese ha un problema reale legato al prezzo dell'elettricità, infatti solo il 3,8 per cento delle imprese ha un costo per l'energia elettrica che supera il 3 per cento del fatturato aziendale. Per questo occorre invece individuare interventi specifici capaci di spingere innovazione, incentivando gli interventi di efficienza energetica che producono riduzioni strutturali nei consumi.
  L'intervento proposto è oltretutto sbagliato nel merito, perché individua un'ulteriore categoria di utenti esonerati da una parte delle accise. La conseguenza di questo modo di legiferare sarà di avere interventi di riduzione delle bollette solo per alcune categorie e senza alcuna chiara politica di spinta alla riduzione dei consumi attraverso interventi strutturali di efficienza energetica. Invece che mostrare gli specchietti per le allodole, promettendo una riduzione dei costi delle bollette del 10 per cento – che non ci sarà – sarebbe stato più produttivo aiutare le PMI a ridurre la spesa dell'energia promuovendo auto-produzione ed efficienza energetica. L'articolo 24 del provvedimento di fatto farà pagare parte degli oneri di sistema Pag. 66anche sull'energia auto-consumata. Con l'emendamento proposto in Commissione da Sinistra Ecologia Libertà vengono esclusi dal pagamento degli oneri di sistema i piccoli impianti a fonti rinnovabili sostanzialmente in auto-consumo di potenza inferiore a 20 chilowatt. Sotto questa soglia si trovano quasi il 90 per cento degli impianti fotovoltaici italiani al servizio di famiglie o piccolissime realtà produttive e solo l'1 per cento del consumo di energia elettrica. Un'esenzione, quella che noi abbiamo proposto con l'emendamento, che senza produrre alcun effetto sul prezzo dell'energia delle componenti di sistema avrà invece significativi effetti su 450 mila famiglie e sulla platea dei proprietari di casa e piccoli capannoni agricoli ed industriali in grado di ospitare quei tipi di impianti. Che dire delle altre norme che, anche se modificate al Senato e ulteriormente in Commissione alla Camera, prevedono un intervento retroattivo sulle tariffe incentivanti per l'elettricità prodotta da impianti fotovoltaici di potenza installata superiore a 200 chilowatt, riducendola attraverso una spalmatura su un arco di tempo più lungo o una riduzione percentuale ? Tale misura si rivela pericolosa in generale, perché fa passare il principio che lo Stato può venir meno a impegni presi con gli operatori, i quali hanno completato i loro investimenti secondo regole fissate a suo tempo e oggi si vedono cambiare le regole a investimento già effettuato.
  Questo, signor Presidente, si presta a una valutazione di incostituzionalità e avrà conseguenze incerte per i ricorsi che inevitabilmente verranno effettuati dagli operatori colpiti, senza considerare che l'intervento retroattivo manda un messaggio negativo per gli investimenti in un settore che negli ultimi due anni ha subito, oltre alla cancellazione del sistema di incentivi in conto energia, diversi interventi di tassazione. Non viene tenuto conto in nessun modo come proprio le rinnovabili abbiano abbassato il prezzo di mercato dell'elettricità e come questa riduzione dell'ordine dei 20 euro a Megawatt non sia stata trasferita ai consumatori finali.
  È utile qui ricordare che, se tale effetto fosse passato ai consumatori finali, corrisponderebbe a un taglio della bolletta delle PMI dell'ordine del 20 per cento, cioè doppio rispetto agli obiettivi tanto strombazzati dal Governo.
  Con tale incertezza è evidente che impianti non incentivati non verranno programmati. Si tratta a tutti gli effetti di un disincentivo alle rinnovabili. Non sarà perciò che il vero obiettivo della misura «spalma incentivi» è quello di fermare lo sviluppo delle rinnovabili e, in particolare, del fotovoltaico non incentivato ? Continua a perpetrarsi il metodo di questo Governo: «con la bocca dico una cosa, con la mano ne firmo un'altra» e i cittadini, signor Presidente, non tarderanno ad accorgersene.
  Il previsto taglio retroattivo delle risorse destinate agli impianti fotovoltaici non solo rischia di far fallire migliaia di piccole e medie aziende produttrici di energia, ma metterà anche in crisi l'intera filiera e le tantissime imprese manifatturiere che hanno investito nel fotovoltaico per autoprodursi l'energia e rilanciare la propria, questa sì, competitività.
  E invece di favorirli, gli investimenti dall'estero si allontaneranno definitivamente dal momento che, quando hanno investito in Italia, sono stati penalizzati in maniera retroattiva e unilaterale. Questa sarebbe per voi competitività ? Affossare l'unico settore che guarda al futuro, che è ambientalmente sostenibile e che in questi anni di crisi ha avuto uno sviluppo impetuoso. Tutta l'Europa del nord guarda alle rinnovabili e noi che abbiamo la fonte solare più competitiva cosa facciamo ? La boicottiamo. Mi sembra proprio che non ci siamo. Le vostre proposte, vecchie e pericolose per l'ambiente, accompagnate da un appiattimento sui desiderata delle aziende che utilizzano metodi del passato, inquinanti e senza prospettiva, che guadagnano rendite di posizione solo per la condiscendenza del Governo. Non è un caso che il nostro Paese continui a non crescere e che Pag. 67la disoccupazione giovanile sia salita alle stelle. Non è per caso che voteremo contro questo decreto, che forse, invece di «competitività», andrebbe più propriamente chiamato «legittimazione di un imbroglio» (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà).

  PRESIDENTE. Colleghi, io avrei terminato le iscrizioni a parlare, però, se non vi sono obiezioni, darei la parola, per un breve intervento, all'onorevole Binetti, che era stata dichiarata decaduta nel corso del dibattito, anche in virtù del fatto che è l'unica rappresentante del gruppo Per l'Italia, che diversamente non avrebbe espressione in questo dibattito.
  Quindi, onorevole Binetti, mi affido alla sua capacità di sintesi e poi ovviamente già l'autorizzo a consegnare il testo integrale del suo intervento ai fini della pubblicazione in calce al resoconto stenografico.

  PAOLA BINETTI. La ringrazio per entrambe le cose, Presidente.
  Presidente, colleghi, effettivamente, come è emerso dal dibattito a più voci oggi si tratta di un decreto eterogeneo e complesso, nel quale però ritengo rilevanti le disposizioni dirette ad incentivare le attività economiche, quelle che prevedono la riduzione del 10 per cento del costo dell'energia per le piccole e medie imprese perché è proprio su questo fronte che si gioca una parte importante della competitività; le semplificazioni amministrative, la sburocratizzazione in materia agricola, gli incentivi e gli sgravi fiscali per le assunzioni da parte dei datori di lavoro e imprenditori agricoli, soprattutto rivolti ai giovani, nell'ottica di un patto intergenerazionale che vede attraverso l'agricoltura uno dei collanti più efficaci, i finanziamenti per investimenti, ricerca e innovazione tecnologica nel comparto agricolo, forestale e agroalimentare.
  Considero anche significative le norme che intervengono su una tematica da anni al centro dell'attività parlamentare: la realizzazione degli interventi di mitigazione del rischio idrogeologico. Occorre attuare un piano permanente di lavori e di opere per il risanamento e la tutela idrogeologica del territorio, destinando ogni anno adeguate risorse e dimostrando capacità realizzativa in tempi certi e rapidi degli interventi progettati.
  Importanti sono anche le disposizioni che estendono i controlli sui terreni ad utilizzazione agricola nella cosiddetta Terra dei fuochi. Vanno nella giusta direzione le norme di cui all'articolo 13, che reca misure rilevanti in materia di bonifiche e condivido inoltre l'articolo 9, che prevede la possibilità di dare finanziamenti per una somma pari a 350 milioni di euro per interventi di incremento dell'efficienza energetica degli edifici scolastici. Mi soffermerò soltanto su alcuni punti e poi consegnerò – come promesso – la relazione.
  I punti qualificanti di questo decreto-legge, convertito dalla legge n. 89 del 2014, prevedono, appunto, tra le altre misure alcuni punti particolarmente qualificanti, che vanno dall'agricoltura all'energia, dalla scuola al dissesto idrogeologico. Sono, in particolare, rilevanti le misure di carattere fiscale per il rilancio dell'economia soprattutto nel settore dell'agricoltura, alcune delle quali sono rivolte, in modo particolare, alle famiglie e alla transizione generazionale. È un punto di grande interesse per ricondurre in campagna, campagna ovviamente tra virgolette, generazioni che ne sono fuggite ed ora, davanti alla disoccupazione, colgono il senso di un ritorno a casa, per una valorizzazione degli spazi che negli anni sono stati trascurati, rinunciando a realizzare, proprio in quel contesto, una sana e positiva competitività. Oggi, quindi, anche la disoccupazione giovanile fa da traino a questa inversione di tendenza.
  Sono poi interessanti le norme in materia di revisione ed efficienza della filiera alimentare, per garantire i prodotti del made in Italy e ostacolare contraffazioni, nella speranza, radicata e improcrastinabile, che si configurino come misure di contrasto alla falsificazione e alla corruzione, alla falsificazione dei prodotti e alla corruzione delle relazioni. In questo senso è essenziale che il cambiamento introdotto Pag. 68con la nuova agenzia di controllo non assorba le risorse che finora sono state dedicate alle classi economicamente più fragili e questo è un punto non particolarmente chiaro nella norma e su cui la XII Commissione ha ritenuto di sottolineare un'osservazione in particolare. Nutrire il pianeta, tema dell'Expo 2015, per noi è prima di tutto nutrire le classi più povere del nostro Paese.
  È poi interessante il tema della proroga per il pagamento dell'IMU, con una maggiore e migliore identificazione delle aree protette. Si tratta della tormentata storia del rapporto dei cittadini non solo con la loro casa ma anche nella loro campagna, nella prospettiva di un contesto istituzionale che appare spesso più ostile che solidale. Serve un fisco meno ostile, che favorisca un rapporto diverso tra cittadini e Agenzia delle entrate, soprattutto quando si guarda alle future generazioni.
  In questo senso vanno anche gli interventi per ristrutturare e per migliorare l'efficienza energetica, soprattutto nelle scuole. È interessante che questo tema vada, così come dice proprio l'articolato del provvedimento, «dal nido alle università», in modo da definire un percorso quasi unico, dal bambino, che piccolissimo accede alla scuola, fino al momento in cui ne esce laureato, per rendere più sicura la presenza a scuola delle future generazioni. Il problema amianto continua ad essere attivo e minaccioso per la salute delle persone e la norma non è chiarissima in tal senso. Richiamo, in questo senso, ancora una volta un'osservazione della XII Commissione, che chiede di chiarire perfettamente che le risorse per la deamiantificazione siano, in qualche modo, considerate aggiuntive rispetto a questo e non vadano a sottrarre, invece, ciò che dovrebbe costituire un elemento innovativo.
  Una riflessione a parte merita il riferimento all'Ilva – e con questo concluderò il mio intervento, Presidente – e alla necessità di sbloccare il rapporto drammatico tra tutela della salute e tutela del lavoro. È impossibile assistere a manifestazioni come quelle che abbiamo appena intravisto nei telegiornali a Taranto recentemente, dove sfilavano lavoratori contro giovani disoccupati, famiglie in cerca di lavoro e famiglie con la drammatica presenza di malati in casa...

  PRESIDENTE. Onorevole Binetti, la prego di concludere.

  PAOLA BINETTI. ...fino alla toccante immagine del bambino recentemente morto per un brutto tumore, contratto mentre suo padre e sua madre lavoravano negli stabilimenti Ilva. L'Ilva è una risorsa del Paese e io concludo, Presidente, consegnando il mio intervento, ma dico che più volte siamo tornati su questo tema: salute e lavoro non possono essere due alternative. La vera competitività è fare convergere le politiche per la salute con le politiche del lavoro.
  Signor Presidente, chiedo che la Presidenza autorizzi la pubblicazione in calce al resoconto della seduta odierna del testo integrale del mio intervento.

  PRESIDENTE. La presidenza lo consente sulla base dei criteri costantemente seguiti. Non vi sono altri iscritti a parlare e pertanto dichiaro chiusa la discussione sulle linee generali.

(Repliche dei relatori e del Governo – A.C. 2568-A)

  PRESIDENTE. Dei sei relatori, gli unici che hanno ancora a disposizione qualche minuto, per la replica, sono l'onorevole Basso e l'onorevole Allasia. Anche l'onorevole Braga ha esaurito il tempo, però se ha bisogno di un flash per la replica...
  Dunque, prendo atto che i relatori e il rappresentante del Governo si riservano di intervenire nel prosieguo del dibattito.
  A questo punto, dovremmo passare all'esame delle questioni pregiudiziali. Poiché, tuttavia, l'ordine del giorno prevede che non si proceda a votazioni prima delle ore 18, sospendiamo a questo punto la seduta, che riprenderà alle 17,30 per Pag. 69l'esame delle questioni pregiudiziali. Nel frattempo si riuniranno la V Commissione (Bilancio) e il Comitato dei nove.

Annunzio della presentazione di un disegno di legge di conversione e sua assegnazione a Commissioni in sede referente (ore 16,33).

  PRESIDENTE. Il Presidente del Consiglio dei Ministri ha presentato alla Presidenza il seguente disegno di legge, che è assegnato, ai sensi dell'articolo 96-bis, comma 1, del Regolamento, in sede referente, alle Commissioni riunite III (Affari esteri) e IV (Difesa):
   «Conversione in legge del decreto-legge 1o agosto 2014, n. 109, recante proroga delle missioni internazionali delle Forze armate e di polizia, iniziative di cooperazione allo sviluppo e sostegno ai processi di ricostruzione e partecipazione alle iniziative delle organizzazioni internazionali per il consolidamento dei processi di pace e di stabilizzazione, nonché disposizioni per il rinnovo dei Comitati degli italiani all'estero» (2598) – Parere delle Commissioni I, II (ex articolo 73, comma 1-bis, del Regolamento, per le disposizioni in materia di sanzioni), V, VI (ex articolo 73, comma 1-bis, del Regolamento, per gli aspetti attinenti alla materia tributaria), VIII, IX, X, XI (ex articolo 73, comma 1-bis, del Regolamento, relativamente alle disposizioni in materia previdenziale) e XIV.
  Il suddetto disegno di legge, ai fini dell'espressione del parere previsto dal comma 1 del predetto articolo 96-bis, è altresì assegnato al Comitato per la legislazione.
  Sospendo la seduta, che riprenderà alle 17,30.

  La seduta, sospesa alle 16,35, è ripresa alle 17,30.

Sull'ordine dei lavori.

  BARBARA SALTAMARTINI, Vicepresidente della V Commissione. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  BARBARA SALTAMARTINI, Vicepresidente della V Commissione. Signor Presidente, intervengo perché, in Commissione bilancio, stiamo ancora approfondendo il parere che ha espresso il relatore della Commissione bilancio e stiamo attendendo, da parte del Governo, le risposte alle condizioni che abbiamo posto. Quindi, in tal senso, la Commissione bilancio ha la necessità di poter proseguire i propri lavori, e speriamo, in massimo trenta minuti, di poter essere pronti, ovviamente insieme al Governo, per poter terminare i lavori della nostra Commissione, e quindi venire in Aula.

  PRESIDENTE. Ovviamente, la Presidenza non ha obiezioni. Volevo solo chiedere, onorevole Saltamartini, visto come vanno le cose nella nostra Aula, siamo sicuri che mezz'ora è sufficiente, onde evitare che noi facciamo ritornare qui tutti i nostri colleghi e poi ci riaggiorniamo ? Lei cosa ne pensa, a suo parere ?

  BARBARA SALTAMARTINI, Vicepresidente della V Commissione. Ancora poteri divinatori non ne abbiamo in quest'Aula, però, se il Governo, come ha appena detto in Commissione, effettivamente è pronto, credo che siano sufficienti non più di trenta minuti; ma, ovviamente, non dipende da noi, Presidente, come sa.

  PRESIDENTE. Allora, certamente, sotto questi buoni auspici, sospendo la seduta, che riprenderà alle ore 18.

  La seduta, sospesa alle 17,32, è ripresa alle 18,10.

  PRESIDENTE. Colleghi, la seduta è ripresa. Purtroppo, come era temibile, più che facilmente prevedibile, la Commissione bilancio ha ancora dei problemi e, quindi, non siamo in condizione di riprendere i nostri lavori. A questo punto tornerei a sospendere la seduta...

Pag. 70

  MASSIMILIANO FEDRIGA. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  MASSIMILIANO FEDRIGA. Signor Presidente, è la seconda settimana che ci troviamo nella stessa medesima situazione con continui rinvii del lavoro in Aula. Penso che noi, come opposizioni, abbiamo dimostrato anche la scorsa settimana estrema responsabilità. Ad oggi ci riteniamo profondamente presi in giro, perché si sapeva quando i decreti-legge sarebbero arrivati in Aula e si sapeva quando avrebbero dovuto o avrebbero potuto lavorare le Commissioni. Allo stato attuale noi ci troviamo, l'ennesima volta, senza una risposta dalla Commissione bilancio, con la Commissione referente che brancola nel buio su risposte non avute.
  Mi domando – ovviamente è una domanda retorica per me e lo domando alla Presidenza – se questo è l'iter che pensiamo di assumere per tutti i decreti successivi, per cui la maggioranza, o per problemi interni o per altri tipi di situazioni, deve lasciare l'Aula in sospeso costantemente, quando l'Aula dovrebbe avere la precedenza rispetto ai lavori delle Commissioni e sono le Commissioni che dovrebbero uniformarsi al lavoro d'Aula.

  CARLO SIBILIA. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Onorevole Sibilia, immagino sul medesimo argomento. Ne ha facoltà.

  CARLO SIBILIA. Signor Presidente, naturalmente anche il gruppo MoVimento 5 Stelle è totalmente basito da questo atteggiamento della maggioranza, anche per un semplice fatto, perché se andiamo a controllare le convocazioni della Commissione bilancio all'interno della schermata che c’è alla fine del Transatlantico, notiamo che la prima convocazione di oggi era alle 15.40. Mi chiedo se tutto questo tempo che oggi stiamo perdendo magari si poteva recuperare nella mattinata, dal momento che avevamo comunque la discussione sulle linee generali in Aula che è cominciata alle 11. Quindi credo veramente che sia assurdo.
  Tra l'altro, delle modifiche che stiamo apportando non si sa nulla e nessuno della Commissione bilancio è venuto qui a prendersi la responsabilità di dire che è necessario un ennesimo rinvio in Commissione. Spero che qualcuno della maggioranza si alzi e ci faccia capire che cosa sta accadendo, cosa sta accadendo in Commissione bilancio, dove sono i problemi e per quanto tempo ancora dovremo andare avanti con questa pantomima del rinvio.

  PRESIDENTE. Onorevole Sibilia, informo lei, l'onorevole Fedriga e anche l'onorevole Marcon, che vuole chiedere la parola, che la Commissione bilancio ha appena votato il parere e stanno scendendo in Aula. Così non è neanche necessario sospendere. Ma, ovviamente, ho colto e raccolto sia le dichiarazioni dell'onorevole Fedriga che quelle sue, onorevole Sibilia.

  GIULIO MARCON. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  GIULIO MARCON. Signor Presidente, io sono appena sceso dalla Commissione bilancio. Vorrei dire, anche per suo tramite, al collega Fedriga e al collega Sibilia che in realtà il problema vero non è quello della gestione dei lavori della Commissione bilancio. Il problema vero è che il Governo e la Ragioneria dello Stato non sono in grado, per così dire, di dare nei tempi utili i pareri e le valutazioni sulle coperture. Questo ci costringe ad un lavoro continuo.
  Ricordava giustamente il collega Sibilia che noi ci siamo riuniti per la prima volta oggi alle 15,45 e ci siamo interrotti due volte. Purtroppo la confusione nella gestione di questo provvedimento da parte del Governo e della Ragioneria dello Stato è tale per cui la Commissione bilancio si trova costretta a lavorare in queste condizioni.
  Quindi noi auspichiamo, come Sinistra Ecologia Libertà, che il Governo metta Pag. 71nelle condizioni le Commissioni competenti, e in particolare la Commissione bilancio, di fare il suo lavoro nel modo più ordinato possibile, nel modo più efficace possibile, anche per evitare di fare perdere tempo all'Aula.

  PRESIDENTE. Grazie, onorevole Marcon, il problema comunque è risolto in quanto, avendo votato la Commissione bilancio, possiamo passare al punto successivo all'ordine del giorno.

Su un lutto della deputata Emma Petitti.

  PRESIDENTE. Comunico che la collega Emma Petitti è stata colpita da un grave lutto: la perdita del padre.
  Alla collega la Presidenza della Camera ha già fatto pervenire le espressioni della più sentita partecipazione al suo dolore, che desidero ora rinnovare anche a nome dell'intera Assemblea.

Si riprende la discussione del disegno di legge di conversione n. 2568-A (ore 18,15).

(Esame di questioni pregiudiziali – A.C. 2568-A)

  PRESIDENTE. Avverto che, ai sensi dell'articolo 96-bis, comma 3, del Regolamento sono state presentate le questioni pregiudiziali Grimoldi ed altri n. 1, Scotto ed altri n. 2, Brunetta ed altri n. 3 e Da Villa ed altri n. 4 (Vedi l'allegato A – A.C. 2568-A).
  Avverto che, a norma del comma 4 dell'articolo 40 del Regolamento, nel concorso di più questioni pregiudiziali ha luogo un'unica discussione. In tale discussione, ai sensi del comma 3 del medesimo articolo 40, potrà intervenire, oltre ad uno solo dei proponenti (purché appartenenti a gruppi diversi), per illustrare ciascuno degli strumenti presentati per non più di dieci minuti, un deputato per ognuno degli altri gruppi, per non più di cinque minuti.
  Al termine della discussione si procederà, ai sensi dell'articolo 96-bis, comma 3, quarto periodo, del Regolamento, ad un'unica votazione sulle questioni pregiudiziali presentate.
  L'onorevole Allasia ha facoltà di illustrare la questione pregiudiziale Grimoldi ed altri n. 1 di cui è cofirmatario.

  STEFANO ALLASIA. Signor Presidente, onorevoli colleghi, il decreto-legge in esame quest'oggi reca «Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 24 giugno 2014, n. 91, recante disposizioni urgenti per il settore agricolo, la tutela ambientale e l'efficientamento energetico dell'edilizia scolastica e universitaria, il rilancio e lo sviluppo delle imprese, il contenimento dei costi gravanti sulle tariffe elettriche, nonché per la definizione immediata di adempimenti derivanti dalla normativa europea».
  La recente prassi legislativa nel ricorso continuo e reiterato all'uso della decretazione d'urgenza, utilizzata dall'attuale Governo e più volte censurata dalle numerose sentenze della Corte Costituzionale, che hanno sollecitato il ripristino di un corretto percorso costituzionale, produce uno svuotamento ed una mortificazione del ruolo del Parlamento.
  I decreti-legge, già composti in origine da argomenti eterogenei per materia, vengono costantemente ampliati da continui emendamenti proposti dai relatori e dal Governo con altre disposizioni che nulla o quasi hanno a che vedere con le norme contenute negli stessi, andando così ad appesantire ulteriormente la disorganicità, tanto da farli divenire sempre più decreti omnibus.
  La Corte costituzionale ha più volte censurato la carenza di omogeneità dei decreti-legge ed ha considerato quel requisito rilevante tanto quanto i requisiti espressamente prescritti dall'articolo 77 della Costituzione. Il problema dell'omogeneità è intrinsecamente connesso con quello della sussistenza dei presupposti di necessità ed urgenza, del quale costituisce una sorta di corollario. L'eterogeneità del decreto-legge all'esame si palesa a partire Pag. 72già dal titolo, in quanto si ritiene, erroneamente e per raggirare le censure della Corte Costituzionale, che sia sufficiente introdurre nel titolo tutte le materie trattate per far sembrare il testo omogeneo. Ma l'omogeneità richiesta non è riferita al titolo, bensì alle materie trattate.
  Sarebbe stato preferibile suddividere le norme del decreto all'esame in più decreti-legge, in relazione al settore interessato dagli interventi di rilancio della competitività e dal differente grado di necessità e urgenza degli stessi. Il provvedimento, infatti, riguarda materie molto diverse, ad esempio il comparto agricolo e quello energetico, la tutela ambientale e l'edilizia scolastica.
  Per di più, si tratta di cosiddette «norme a carattere ordinamentale» nel decreto-legge, che non dovrebbero trovare dunque spazio nella decretazione d'urgenza, e che, invece, in questo decreto sono previste. Le disposizioni inserite nel decreto-legge in esame non presentano caratteristiche tali da poter motivare il ricorso allo strumento della decretazione d'urgenza. La carenza dei requisiti di necessità ed urgenza si palesa, ad esempio, nell'articolo 6 relativo alla rete di lavoro agricolo di qualità.
  Neanche la genericità del preambolo, laddove si richiama la straordinaria necessità ed urgenza delle misure adottate, appare idonea a dare copertura costituzionale alle numerose disposizioni contenute nel presente decreto-legge quali, ad esempio, all'articolo 5, quelle con cui si istituisce un Fondo per il quale le risorse disponibili saranno messe a bilancio a decorrere dal 2016 oppure all'articolo 8, quelle che dispongono un rifinanziamento...

  PRESIDENTE. Scusi, onorevole Allasia. Colleghi, per favore, possiamo abbassare un pochino il tono della voce.

  STEFANO ALLASIA. Al massimo alzo il mio.

  PRESIDENTE. Prego, onorevole Allasia.

  STEFANO ALLASIA. ...di 800.000 euro, a partire dal 2018, del Fondo per interventi strutturali di politica economica di cui all'articolo 10, comma 5, del decreto-legge n. 307 del 2004. A tal proposito è necessario ricordare che l'articolo 15, comma 3, della legge n. 400 del 1988, prevede che i decreti-legge debbano contenere misure di immediata applicazione. La presenza di disposizioni a carattere ordinamentale, che differiscono nel tempo i loro effetti, accresce i vizi del presente decreto-legge, rispetto ai requisiti fondamentali dell'articolo 77 della Costituzione, portandolo al di fuori del carattere di un intervento di natura emergenziale.
  Il decreto-legge presenta diversi profili di illegittimità costituzionale anche in riferimento alla violazione dell'articolo 81. Difatti alcune disposizioni del presente decreto-legge, pur comportando oneri a carico del bilancio dello Stato, non provvedono a illustrarne l'ammontare certo, ovvero indicano in maniera vaga le modalità per farvi fronte, rivalendosi su entrate non certe. Si riscontra, quindi, la palese assenza di elementi idonei a suffragare l'ipotesi di invarianza degli effetti sui saldi di finanza pubblica.
  A tal proposito si rileva, in particolare all'articolo 7, commi 1 e 2, che molte delle norme contenute nel decreto-legge in esame, oltre a presentare profili di incostituzionalità, non possono essere condivise neanche nel merito. Perciò, chiediamo di deliberare di non procedere all'esame del disegno di legge medesimo, n. 2568-A.

  PRESIDENTE. L'onorevole Ricciatti ha facoltà di illustrare la questione pregiudiziale Scotto n. 2, di cui è cofirmataria.

  LARA RICCIATTI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, mi preme richiamare l'attenzione di questa Assemblea su un aspetto del decreto-legge in esame di natura pregiudiziale, un richiamo più volte avanzato in diverse circostanze dal mio gruppo e che nostro malgrado siamo costretti a sollevare nuovamente in questa sede. La decretazione d'urgenza, nonostante le tante resistenze, le promesse e le Pag. 73rassicurazioni di questo e degli Esecutivi precedenti, continua ad essere utilizzata quale prassi ordinaria di legislazione. Non serve richiamare a quest'Aula la lettera dell'articolo 77 della Costituzione che, con chiarezza esemplare, prevede la forma della decretazione d'urgenza quale strumento residuale di normazione predisposto per casi straordinari di necessità ed urgenza. Ora, appare evidente, per le ragioni che esprimerò compiutamente nel corso del mio intervento, come il decreto-legge che ci accingiamo a discutere quest'oggi, non solo sia carente sotto gli aspetti poc'anzi citati, ma contenga anche una serie di previsioni che, sovrapponendosi ad altri provvedimenti, rischia di alimentare quella selva normativa inestricabile che caratterizza il nostro ordinamento e che questo Governo, con tono solenne, annuncia quasi quotidianamente di voler semplificare.
  La prassi dell'abuso di decretazione d'urgenza, è bene ricordarlo, è stata più volte censurata dal Capo dello Stato, confortato da numerose sentenze della Corte costituzionale che hanno sollecitato il ripristino di un corretto percorso costituzionale. Di fatto, il ricorso alla decretazione d'urgenza, accompagnato dal ricorso, ormai consuetudinario, alla fiducia, svuota il Parlamento della sua funzione legislativa, con evidente e grave pregiudizio, non solo per i cittadini, ma anche per la natura stessa di questa Assemblea. Il provvedimento in esame, e lo dico senza remore, si è trasformato nei fatti nell'ultimo treno utile prima della pausa estiva...

  PRESIDENTE. Scusi, onorevole Ricciatti. Colleghi, vale per l'onorevole Ricciatti quello che vale per l'onorevole Allasia e lo dico anche ai colleghi della Lega: se mi aiutate a tenere l'Aula un pochino più in silenzio, grazie. Prego, onorevole Ricciatti.

  LARA RICCIATTI. Dicevo che il provvedimento in esame, e lo dico senza remore, si è trasformato nei fatti nell'ultimo treno utile prima della pausa estiva per far approvare norme che il Governo non è stato capace di emanare in via ordinaria. Ancora una volta siamo chiamati a denunciare dinanzi a quest'Aula la distorsione insopportabile del rapporto costituzionale tra poteri costituiti, Governo e Parlamento.
  Venendo al merito del provvedimento, basti osservare, colleghe e colleghi, come il decreto-legge in esame sia composto da argomenti eterogenei, quasi tutti a nostro avviso manchevoli di quei requisiti di necessità e urgenza sanciti dall'articolo 77 della Carta. Così come non pare rispettata l'altrettanto fondamentale caratteristica della straordinarietà dell'intervento governativo.
  Qualora non fossero sufficienti tali argomentazioni, e noi non lo crediamo, si aggiunga anche la circostanza che il testo in esame torna dal Senato con sovrabbondanti modifiche, con ben 32 nuovi articoli ed ulteriori numerosissimi commi inseriti, intervento che aumenta la disomogeneità del provvedimento, trasformandolo nell'ennesimo decreto omnibus visibilmente viziato da profili di incompatibilità costituzionale. Già nel titolo è possibile scorgere l'eterogeneità delle materie oggetto di tale atto con forza di legge emanato dal Governo: si passa dal comparto agricolo a quello energetico, dalla tutela ambientale all'edilizia scolastica, dal rilancio dello sviluppo delle imprese al contenimento dei costi gravanti sulle tariffe elettriche, per finire alla definizione immediata di adempimenti derivanti dalla normativa europea.
  Il provvedimento in esame contiene, poi, norme introdotte in virtù di emendamenti del Governo approvati dal Senato che ripropongono, con qualche modifica, i contenuti di un altro decreto-legge, ovverosia il decreto-legge 16 luglio 2014, n. 100, recante misure urgenti per la realizzazione del piano delle misure e delle attività di tutela ambientale e sanitaria per le imprese sottoposte a commissariamento straordinario, attualmente in corso d'esame presso il Senato della Repubblica. In questo modo, si è determinato un vero e proprio intreccio tra più provvedimenti d'urgenza, senza considerare che la confluenza in un unico testo di più articolati Pag. 74attualmente vigenti appare comunque suscettibile di ingenerare un'alterazione del lineare svolgimento della procedura parlamentare di esame dei disegni di legge di conversione dei decreti-legge come definita a livello costituzionale e specificata negli stessi Regolamenti parlamentari.
  Si evidenzia, ancora – prima delle modifiche intervenute nelle Commissioni, che hanno soppresso la norme, fortunatamente –, un ulteriore intreccio con altro disegno di legge di conversione, considerato che l'articolo 18-bis del provvedimento in esame recante «Misure a favore della riqualificazione degli esercizi alberghieri composti da una o più unità immobiliari» va ad impattare con l'articolo 10, comma 5 del decreto-legge 31 maggio 2014, n. 83, recante disposizioni urgenti per la tutela del patrimonio culturale, lo sviluppo della cultura e il rilancio del turismo, nel testo approvato dalla Camera in prima lettura e, quindi, dal Senato nella seduta del 28 luglio 2014, dispone che «il Ministro dei beni e delle attività culturali e del turismo, con proprio decreto da emanare entro tre mesi dalla data di entrata in vigore della legge di conversione del presente decreto, previa intesa in sede di Conferenza unificata, aggiorna gli standard minimi, uniformi in tutto il territorio nazionale, dei servizi e delle dotazioni per la classificazione delle strutture ricettive e delle imprese turistiche, ivi compresi i condhotel e gli alberghi diffusi, tenendo conto delle specifiche esigenze connesse alle capacità ricettive e di fruizione dei contesti territoriali e dei sistemi di classificazione alberghiera adottati a livello europeo e internazionale».
  Ad arricchire questa rassegna sugli intrecci che questo disegno di legge di conversione inopportunamente crea con gli altri provvedimenti vigenti, vi sono le disposizioni in materia di agricoltura, che riprendono i contenuti del disegno di legge, atto Senato n. 1328, «Disposizioni in materia di semplificazione, razionalizzazione e competitività agricole del settore agricolo, agroalimentare e della pesca» (collegato alla manovra di finanza pubblica).
  Stessa cosa per le disposizioni in materia ambientale: il provvedimento in esame ha riprodotto per lo più integralmente le più svariate norme contenute in diversi provvedimenti legislativi ordinari da tempo all'esame del Parlamento, a ulteriore dimostrazione dell'assenza di qualsivoglia carattere di indifferibilità e urgenza delle medesime norme.
  Tra queste, per citare solo le più evidenti: l'articolo 10, comma 10, che dispone l'esclusione dalla verifica di assoggettabilità alla VAS della parte dei piani di gestione del rischio di alluvioni per il distretto idrografico di riferimento, riguardante il sistema di allertamento, nazionale, statale e regionale, per il rischio idraulico ai fini di protezione civile, riproduce esattamente l'articolo 6 del collegato ambientale attualmente all'esame della Commissione ambiente della Camera; l'articolo 11, comma 2, che introduce per i partecipanti alla Commissione scientifica per l'attuazione della Convenzione CITES, il rimborso degli oneri di missione, quantificati in 20 mila euro annui, ripropone sostanzialmente...

  PRESIDENTE. Sottosegretario, grazie.

  LARA RICCIATTI. ... l'articolo 3 del collegato ambientale attualmente all'esame della Commissione ambiente della Camera; sempre all'articolo 11, i commi 9 e 11, riguardanti la normativa sugli impianti termici civili, ripropongono e si sovrappongono all'articolo 8 del collegato ambientale attualmente all'esame della Commissione ambiente della Camera; l'articolo 14, comma 8, lettera b), interviene in materia di gestione di materiale agricolo e forestale derivante da sfalci e potature nel caso di combustione in loco delle stesse, riproponendo – seppur in forma diversa e senza alcun tentativo di coordinare le due norme – quanto previsto dall'articolo 29 del collegato ambientale attualmente all'esame della Commissione ambiente della Camera; l'articolo 15 ripropone l'articolo 22 del disegno di legge «Disposizioni per l'adempimento degli obblighi derivanti dall'appartenenza dell'Italia all'Unione europea Pag. 75– Legge europea 2013-bis», in corso di esame presso il Senato. L'articolo modifica in più punti la disciplina relativa alla VIA ed alla VAS, contenute nella parte seconda e nei relativi allegati del Codice dell'ambiente; parte dell'articolo 16, riprende – seppur con alcune modifiche – sostanzialmente il testo dell'articolo 20 del disegno di legge «Disposizioni per l'adempimento degli obblighi derivanti dall'appartenenza dell'Italia all'Unione europea – Legge europea 2013-bis» in corso di esame presso il Senato; l'articolo 17, commi 2 e 3, riguarda il controllo e il monitoraggio dell'inquinamento, per rispondere ai rilievi della Commissione europea con la procedura di infrazione 2007/4680 per il non corretto recepimento della direttiva 2000/60/CE che istituisce un quadro per l'azione comunitaria in materia di acque. Anche in questo caso, detti commi, coincidono sostanzialmente con il testo dell'articolo 24 del disegno di legge «Disposizioni per l'adempimento degli obblighi derivanti dall'appartenenza dell'Italia all'Unione europea – Legge europea 2013-bis» in corso di esame presso il Senato.
  Insomma ... signor Presidente, è difficile, molto difficile, però intervenire in queste condizioni...

  PRESIDENTE. Io ho cercato, onorevole Ricciatti, comunque le è rimasto un minuto.

  LARA RICCIATTI. Un elenco lungo e dettagliato che rappresenta in modo evidente come la preoccupazione sollevata dal gruppo di Sinistra Ecologia Libertà per il mio tramite sia fondata e non strumentale.
  Altra fonte di preoccupazione è costituita da una discutibile tecnica di redazione del decreto-legge, che non tiene conto del rango dei provvedimenti.
  Dall'analisi complessiva del testo emerge, infatti, come esso contenga numerose disposizioni di diversa natura tese a modificare fonti di rango subordinato. Non solo, nel provvedimento sono presenti disposizioni che attribuiscono ampi poteri derogatori dell'ordinamento, ma anche catene di proroghe e differimenti di termini, modifiche di norme di recentissima entrata in vigore e, ancora, norme di interpretazione autentica, disposizioni prive di immediata applicazione, disposizioni che demandano la loro attuazione a decreti di natura non regolamentare e, infine, disposizioni che prevedono taluni adempimenti nelle more dell'adozione di altri atti già previsti. Insomma, signor Presidente, una grandissima confusione, e noi pensiamo che il provvedimento in esame viene presentato al Paese come in grado di imporre una accelerazione al processo di competitività dell'Italia.

  PRESIDENTE. Onorevole Ricciatti, concluda.

  LARA RICCIATTI. A nostro avviso la tanto invocata competitività non potrà raggiungersi con provvedimenti che intensificano il grado di confusione normativa e di incertezza del diritto, non potrà raggiungersi esautorando la Camera dalla sua funzione legislativa e non potrà raggiungersi, infine, forzando le procedure parlamentari e violando la complessità delle materie affrontate. Per questo noi chiediamo di non procedere all'esame di questo disegno di legge.

Preavviso di votazioni elettroniche (ore 18,30).

  PRESIDENTE. Poiché nel corso della seduta potranno aver luogo votazioni mediante procedimento elettronico, decorrono da questo momento i termini di preavviso di cinque e venti minuti previsti dall'articolo 49, comma 5, del Regolamento.

Si riprende la discussione (ore 18,31).

(Ripresa esame di questioni pregiudiziali – A.C. 2568-A)

  PRESIDENTE. L'onorevole Abrignani ha facoltà di illustrare la questione pregiudiziale Pag. 76di costituzionalità Brunetta ed altri n. 3 di cui è cofirmatario. L'onorevole Abrignani non è in Aula, quindi si intende che vi abbia rinunciato.
  L'onorevole Da Villa ha facoltà di illustrare la sua questione pregiudiziale n. 4.

  MARCO DA VILLA. Signor Presidente, colleghi, già dal titolo si poteva evincere che il decreto-legge n. 91 violasse in maniera lampante il requisito di omogeneità stabilito per i decreti-legge dalla legge n. 400 del 1988, precondizione logica indispensabile affinché si possa formulare un giudizio sul rispetto dei requisiti di necessità e urgenza, giacché non è possibile che l'urgenza di uno specifico oggetto si propaghi a materie ampiamente eterogenee tra loro.
  Si è perseverato anche qui nel vizio sempre più frequente di attribuire titoli molto lunghi, sperando furbescamente che l'omogeneità dell'articolato al titolo potesse sopperire, in qualche modo, alla mancanza di omogeneità tra le materie trattate, che è l'unica che conti. Parole al posto delle cose: è il nuovo corso in tutto, per un Governo retto da gente che ricorda sempre più da vicino gli anni d'oro del vecchio leone della frottola, oggi riciclatosi nel più discreto ambito del concorso esterno in smantellamento costituzionale.
  Possiamo stare certi, l'omogeneità di materia è una chimera introvabile in un provvedimento che abbraccia: controlli sulle imprese agricole, istituzione del registro unico dei controlli sulle imprese agricole e potenziamento dell'istituto della diffida nel settore agroalimentare, rilancio del settore vitivinicolo, efficientamento energetico degli edifici scolastici e universitari pubblici, protezione di specie animali, onde elettromagnetiche, parametri di verifica per gli impianti termici civili, organi di verifica ambientale, spesa per la programmazione unitaria 2007-2013, operazioni di bonifica e di messa in sicurezza e per il recupero di rifiuti anche radioattivi, poteri sostitutivi e sistema di tracciabilità dei rifiuti, smaltimento rifiuti nella regione Campania, recepimento della direttiva 2011/92/UE in materia di valutazione di impatto ambientale, credito d'imposta per investimenti in beni strumentali nuovi, modifiche alla disciplina aiuto crescita economica, principi contabili internazionali, copertura di oneri sostenuti dai gestori dei servizi energetici, tariffe incentivanti dell'elettricità prodotta da impianti fotovoltaici, sistema tariffario dei dipendenti del settore elettrico, costi del sistema elettrico per le isole minori non interconnesse, sistema tariffario elettrico delle Ferrovie dello Stato, semplificazione amministrativa e di regolazione a favore di interventi di efficienza energetica e impianti a fonti rinnovabili, decorrenza delle valute e calcolo degli interessi, garanzia dello Stato in favore di SACE e, se non vi basta, pensate che questo non è ancora tutto.
  Con il presente decreto-legge è stata sfrontatamente trasgredita anche la norma per cui i decreti-legge devono contenere soltanto disposizioni di immediata applicazione poiché, se fossero invece destinati ad avere effetti pratici differiti nel tempo, cadrebbero assolutamente al di fuori della legittima portata di un provvedimento emergenziale. Ed è proprio ciò che succede con l'articolo 5, comma 2, che istituisce un fondo per il quale le risorse disponibili saranno messe in bilancio a decorrere dal 2015, e con l'articolo 8, comma 1, ove si dispone un rifinanziamento a partire dal 2018.
  Questo decreto-legge interviene anche sulle tariffe incentivanti dell'elettricità prodotta in impianti fotovoltaici, con una loro sostanziale riduzione attuata mediante due vie alternative. Oltre a incontrare una ben nota contrarietà di merito da parte del MoVimento 5 Stelle, questa riduzione a posteriori interviene su rapporti di durata già costituiti e sugli effetti di decisioni già assunte dai produttori, che hanno effettuato i relativi investimenti in base a previsioni economiche di cui era parte determinante l'incentivo.
  Ebbene, quando il privato intraprende attività economiche che comportino oneri per investimenti, egli gode della tutela dell'affidamento nella sicurezza giuridica, più volte ribadita dalla Corte Costituzionale come un elemento fondamentale dello Pag. 77Stato di diritto. La norma di cui all'articolo 26, inoltre, incide su rapporti già oggetto di convenzioni stipulate dagli operatori privati con il GSE, con il risultato di andare a violare unilateralmente obbligazioni esigibili sorte in forza di un contratto. E se questo non bastasse, la norma cozza anche contro la previsione dei Trattato sulla Carta europea dell'energia, secondo cui «ogni Parte contraente incoraggia e crea condizioni stabili, eque, favorevoli e trasparenti per gli investitori di altre Parti contraenti...

  PRESIDENTE. Mi scusi. Onorevole Crippa...

  MARCO DA VILLA. ... che effettuano investimenti nella sua area»: una condizione non rispettata da quest'articolo del decreto-legge, che secondo noi contiene un vizio di legittimità costituzionale essendo perciò in contrasto con l'articolo 117, primo comma, della Costituzione. E non è finita: questa cosiddetta rimodulazione degli incentivi, facendo ridurre gli incassi delle società che producono energia con il fotovoltaico, comporterà una perdita di gettito IRES (e relativa addizionale, cosiddetta «Robin tax») e IRAP dalle imprese in questione, senza che gli effetti corrispondenti per la finanza pubblica siano stati in alcun modo contabilizzati.
  Un'ulteriore aperta confessione della non appropriatezza del decreto è contenuta nella stessa relazione illustrativa del provvedimento, a proposito degli interventi di politica energetica, dove si afferma che l'azione da porre in essere, dunque, risponde ad un disegno unitario e che questo, per essere attuato, richiede interventi molteplici e diversificati, di natura legislativa ed amministrativa; il presente provvedimento intende dare avvio a questo processo. Giova ricordare che lo strumento del decreto-legge è ritenuto dalla Corte costituzionale palesemente inadeguato a realizzare una riforma organica e di sistema, tanto più quando tale riforma è motivata da esigenze manifestatesi da non breve periodo e richiede processi attuativi necessariamente protratti nel tempo, tali da poter rendere indispensabili sospensioni di efficacia, rinvii e sistematizzazioni progressive, che mal si conciliano con l'immediatezza di effetti connaturata al decreto-legge, secondo il disegno costituzionale (sentenza n. 220 del 2013).
  Non posso entrare qui nel merito di diversi altri profili critici pur documentati nella questione pregiudiziale consegnata, salvo segnalare in breve la forte inopportunità dell'attribuzione di prerogative sostanzialmente pubblicistiche nel campo della regolamentazione contabile nazionale e internazionale a una fondazione di diritto privato, meccanismi anomali di nomina di dirigenti dello Stato, una procedura semplificata per le operazioni di bonifica o di messa in sicurezza di siti contaminati che permette al privato di autocertificare determinate condizioni senza un controllo nemmeno campionario dell'ente pubblico competente e, infine, due provvedimenti, oltre che incongrui, costituzionalmente davvero odiosi: un regime di deroghe sistematiche illegittimo che permette un via libera indefinito alla pratica esecrabile della cattura per l'inanellamento e della cessione a fini di richiamo e la decisione sull'inceneritore di Salerno e relativo commissario straordinario, che va nella direzione opposta a quella prevista dalla cosiddetta direttiva rifiuti, recepita in Italia con il decreto legislativo n. 205 del 2010, che per il trattamento dei rifiuti fissa un ordine di priorità (prevenzione, preparazione per il riutilizzo, riciclaggio, recupero di altro tipo e smaltimento) in totale contrasto con la disposizione qui prevista, che pertanto risulta anch'essa in contrasto con l'articolo 117 della Costituzione.
  Ma la cosa più grave di tutte è aver travasato nella legge di conversione di questo decreto-legge l'intero testo di un diverso decreto-legge, il decreto-legge n. 100 del 16 luglio 2014, con un emendamento fuori termini del Governo al Senato. Se fosse accompagnato poi dalla questione di fiducia, si andrebbe a infrangere ogni record di abuso. Il fatto che i provvedimenti stiano in origine in due decreti distinti è la confessione dell'autore Pag. 78stesso circa la disomogeneità delle relative materie. Imporre al Parlamento una discussione su un testo che è già vigente seppure temporaneamente è una forzatura intimidatoria che per di più, nel caso di una bocciatura – auspicabile, visto che quelle disposizioni fanno prevalere il principio di continuità aziendale su quelli della tutela dell'ambiente e della salute riferibili agli articoli 9 e 32 della Costituzione – metterebbe in una situazione assai paradossale sul piano politico sia la successiva conversione del decreto n. 100 sia eventualmente i rapporti giuridici sorti durante il suo periodo di vigenza come decreto-legge.
  Vedete, colleghi, quello che noi cerchiamo di chiarire in ogni sede, a proposito dell'abitudine ormai compulsiva di trattare le procedure istituzionali come uno sgabello se non proprio come un vespasiano, di cui il vertice di questo Governo fa ormai uno spudorato vanto pseudo-efficientistico, è che il mancato rispetto della procedura non è solo un abuso puntuale che fa sorgere obiezioni in chi viene colpito dalle illegittime decisioni in questione.
  Questa modalità è più grave, perché rade al suolo le ragioni, í valori e i beni giuridici e sociali dei quali una procedura corretta è stata posta a presidio, ma soprattutto rade al suolo quel cardine della moralità politica che risiede nella consapevolezza pubblica che esistano tali ragioni, valori e beni. Ossia che una corretta e rispettosa prassi istituzionale sia una garanzia della qualità non solo della produzione giuridica, ma della vita di una comunità politica e della civiltà sostanziale del confronto politico.
  Quando questo Governo sarà, tra non molto, spazzato via dal discredito per il vuoto di risultati tangibili per l'economia reale, la finanza pubblica e il benessere dei cittadini, con un fallimento ancor più macroscopico dei precedenti – esito che per noi è da sempre inevitabile, vista la premessa di conservare intatti tutti i grandi pilastri sbagliati della politica seguita dal 1992 e soprattutto dal 1997-1998 in qua, su, su fino al demenziale fiscal compact – allora della vostra sete di potere e dello stile spiccio e borioso dei più istrionici tra voi, non resterà molto ma, e parlo soprattutto ai colleghi del Partito Democratico; così facendo lascerete in eredità un danno grave e durevole. Un danno non solo alla capacità di resistenza dell'ordinamento liberal-democratico e alla qualità della sua legislazione ma, ancor più deleterio, nella corruzione di mentalità propagandata presso la cittadinanza, anche quella cosiddetta progressista che vi presta ancora ascolto, messa nelle condizioni – e concludo – di pensare che il sopruso politico sul diritto sia un male minore in vista di beni maggiori che da esso peraltro non arriveranno mai e nella storia, non solo italiana, non sono mai arrivati, perlomeno da quando si è stabilita la democrazia liberale.

  PRESIDENTE. Concluda, onorevole Da Villa.

  MARCO DA VILLA. Sono a 10 minuti e 3 secondi. Grazie Presidente.

  PRESIDENTE. Appunto deve concludere. Onorevole Abrignani, lei è stato dichiarato decaduto, ma semplicemente per la consegna del testo le do la parola.

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE LAURA BOLDRINI (ore 17,40)

  IGNAZIO ABRIGNANI. Presidente, purtroppo c’è stato un piccolo disguido e allora chiedo che la Presidenza autorizzi la pubblicazione in calce al resoconto della seduta odierna del testo integrale del mio intervento, relativo alla nostra dichiarazione sulla pregiudiziale di costituzionalità così come presentata dal gruppo Forza Italia – Il Popolo della Libertà – Berlusconi Presidente (La Presidenza lo consente, sulla base dei criteri costantemente seguiti).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Dorina Bianchi. Ne ha facoltà.

Pag. 79

  DORINA BIANCHI. Presidente, questo provvedimento contiene, è vero, delle norme diversificate ma che sono rispondenti ai criteri di necessità e di urgenza di cui all'articolo 77 della Costituzione. Infatti, in primo luogo il decreto-legge prevede norme finalizzate a coordinare il sistema dei controlli e a semplificare i procedimenti amministrativi, nonché a prevedere disposizioni concernenti la sicurezza alimentare dei cittadini. Si tratta di norme che hanno come obiettivo quello di eliminare dei vincoli, quindi di facilitare la vita degli imprenditori, soprattutto quegli imprenditori agricoli che possono rilanciare un settore così importante per il nostro Paese, settore che è costituito per gran parte da piccole e medie imprese che rappresentano il vero motore economico del nostro Paese.
  Il decreto va ad incidere soprattutto sulle imprese agricole che decidono di investire sui giovani anche incentivando le assunzioni a tempo indeterminato o comunque sulla stabilizzazione dei giovani in agricoltura e riducendo quello che è il costo del lavoro con le norme che sono contenute nell'articolo 5.
  Dobbiamo ricordare quanto sia importante l'agricoltura per il nostro Paese e quanto rappresenti realmente, soprattutto i prodotti agricoli, il vero made in Italy che è conosciuto in tutto il mondo e che è un settore così importante per la nostra economia tenendo conto che oggi le imprese agricole sono sicuramente in aumento, le imprese agricole sono quelle in cui sono più presenti sia donne che giovani che sono le categorie sicuramente più deboli dal punto di vista della ricerca del lavoro. Quindi, in questo senso noi crediamo che queste misure che vanno a incidere proprio su queste due categorie, donne e giovani, siano sicuramente un motivo di urgenza e di necessità.
  Altro settore su cui si interviene con questo decreto-legge è quello relativo alle disposizioni destinate a superare alcune criticità ambientali e all'immediata mitigazione del rischio geologico.
  Noi abbiamo assistito in questi giorni – su questo esprimiamo il nostro cordoglio – a quello che è successo e ai morti che ancora noi stessi piangiamo in quest'Aula, quindi crediamo che sul dissesto idrogeologico bisogna avere una particolare attenzione, intervenendo con semplificazioni procedurali e promuovendo interventi di incremento dell'efficienza energetica negli usi finali dell'energia nel settore pubblico, soprattutto per quanto riguarda gli edifici scolastici dei comuni, nonché razionalizzando le procedure in materia di impatto ambientale.
  Altro capitolo centrale è quello dedicato alla semplificazione dei procedimenti di bonifica e alla messa in sicurezza dei siti contaminati. Affronta le problematiche relative al sistema di tracciabilità dei rifiuti al fine di superare eccezionali situazioni di crisi connesse alla gestione dei rifiuti solidi urbani.
  Si tratta di norme, come abbiamo detto, diversificate ma che hanno all'interno l'intento di fronteggiare situazioni straordinarie, complesse e variegate che richiedono interventi eterogenei afferenti a materie diverse, ma indirizzate all'unico scopo di affrontare in maniera determinata i rimedi.
  Riteniamo pertanto che questo decreto-legge sia un'opportunità per attuare da subito misure incisive per il rilancio della nostra economia, a partire da quelle di incentivo allo sviluppo delle imprese, di semplificazione e di rafforzamento e attuazione delle liberalizzazioni, confermiamo quindi il nostro voto contrario alle pregiudiziali presentate su questo decreto-legge.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Mazziotti Di Celso. Ne ha facoltà.

  ANDREA MAZZIOTTI DI CELSO. Presidente, le questioni pregiudiziali che discutiamo oggi fanno parte oramai di un procedimento più o meno routinario in cui su quasi tutti i decreti-legge si discute parlando dei problemi della necessità e urgenza o dell'omogeneità. Qui il decreto che stiamo discutendo contiene una serie di norme che ritoccano vari e diversi argomenti, come il titolo correttamente Pag. 80indica – il titolo è molto lungo e riporta più o meno tutte le categorie di interventi – e nel provvedimento originario sicuramente le varie materie erano sufficientemente legate, dal punto di vista dei fini, nel tentativo di prevedere un rilancio della competitività delle imprese in diversi settori, partendo dall'agricoltura con norme in vari altri settori, sulle imprese in generale, sull'energia, e varie altre. Ora, questo per dire che il provvedimento dal punto di vista dell'originario iniziale non presentava, a nostro giudizio, quei problemi che vengono sollevati nelle questioni pregiudiziali, questi problemi sono emersi invece nel testo che è stato discusso al Senato, dove sono state inserite una serie di norme che obiettivamente avevano poco a che fare con le finalità e con il contenuto del decreto iniziale e direi fortunatamente, in sede di esame alla Camera se ne sono eliminate alcune; tra i principali di questi argomenti, si parlava un po’ di tutto, dal denaro contante ai «condhotel», ai finanziamenti alle Poste. Ecco, queste norme erano effettivamente estranee alle finalità che il provvedimento si proponeva e quindi giustamente si è scelto di sopprimerle nell'esame.
  Quindi, riteniamo che per una volta, perché in altri casi questo è avvenuto con meno efficacia, l'omogeneità del decreto sia stata ripristinata in sede di discussione parlamentare e pertanto oggi non ci siano quei problemi che invece dall'opposizione sono stati sollevati. Naturalmente questo non elimina il fatto che l'esame di tutti questi decreti-legge, la frequenza del ricorso alla decretazione d'urgenza e, se vogliamo dirlo, anche un po’ la confusione che si crea nei due passaggi parlamentari, suggerirebbero al Governo e alla maggioranza di ricorrere con più frequenza ai disegni di legge parlamentari, anche perché vengono spesso ignorati gli strumenti del Regolamento che consentirebbero in molti casi di discutere in Aula dei disegni di legge.
  Spesso i decreti riflettono norme contenute in disegni di legge che non sono stati portati a buon fine e allora si decide di inserirli in un decreto. Ecco, credo che questo sia un pensiero che il Governo dovrebbe fare e soprattutto che la maggioranza, allo stesso tempo, dovrebbe intervenire sul Regolamento, perché qui con l'argomento che si attende la riforma del Senato si è bloccata la riforma dei Regolamenti, e credo che questo sia molto grave in questo momento. Mi viene anche da dire che il Governo dovrebbe iniziare a valutare il ricorso maggiore ai disegni di legge parlamentare in vista della revisione costituzionale perché, quando ci sarà una sola Camera a giudicare sia dei provvedimenti normativi in generale sia anche della conversione dei decreti-legge è chiaro che sarà importante adottare una minore fretta, un maggior ricorso alle corsie preferenziali che si prevede di inserire e una maggiore attenzione nell'esame dei disegni di legge di conversione perché è indubbio che il bicameralismo che noi viviamo produce tante storture, ma in molti casi consente di correggere degli sbagli dovuti alla fretta.
  Ecco, credo che dovremmo iniziare a lavorare di più sui disegni di legge parlamentari e anche ad abituarci ad un'analisi un pochino più tranquilla e – come posso dire ? – meditata dei disegni di legge di conversione, che troppo spesso sono adottati di fretta e ci costringono a delle correzioni che francamente espongono anche a delle brutte figure, come a dei continui palleggi. Credo che se si evitasse a livello parlamentare di ficcare dentro – e questa è una responsabilità dei partiti, e non del Governo – ogni genere di emendamenti in tutti i disegni di legge di conversione che arrivano qui, in futuro la qualità della nostra legislazione non potrebbe che beneficiarne (Applausi dei deputati del gruppo Scelta Civica per l'Italia).

  PRESIDENTE. Ha chiesto infine di parlare il deputato Taranto. Ne ha facoltà.

  LUIGI TARANTO. Signora Presidente, signori sottosegretari, colleghe e colleghi, le questioni pregiudiziali di costituzionalità sollevate propongono tutte un percorso di lettura delle disposizioni recate dal decreto-legge 24 giugno 2014, n. 91, il cui Pag. 81intento è quello di evidenziarne in buona sostanza la carenza dei presupposti di necessità e urgenza di cui all'articolo 77, secondo comma, della Costituzione, nonché di sottolinearne disomogeneità e disorganicità. Conseguentemente, il provvedimento risulterebbe non conforme alle previsioni costituzionali in materia di urgenza e privo di quella necessaria e intrinseca coerenza delle norme contenute in un decreto-legge o dal punto di vista oggettivo e materiale, o dal punto di vista funzionale e finalistico, più volte richiamato dalla giurisprudenza costituzionale e particolarmente sottolineata dalla sentenza della Corte n. 22 del 2012.
  Il percorso di lettura e le sue conclusioni non possono però essere accolti, perché già il preambolo del provvedimento evidenzia necessità e urgenza degli interventi recati, interventi certo anche eterogenei e tuttavia coerenti con quanto annotato dalla Corte nella citata sentenza, laddove si osserva – come pure ricorda lo stesso testo della pregiudiziale della Lega Nord – che l'urgente necessità del provvedere può riguardare una pluralità di norme accomunate dalla natura unitaria delle fattispecie disciplinate, ovvero – ed è il nostro caso – anche dall'intento di fronteggiare situazioni straordinarie, complesse e variegate che richiedono interventi oggettivamente eterogenei. Giustamente comunque la I Commissione, nel rendere parere favorevole al provvedimento, ha segnalato che l'eterogeneità del testo trasmesso a questa Camera l'effetto anche dei 32 nuovi articoli e dei numerosi commi introdotti al Senato, ricordando al riguardo che la legge di conversione, ad avviso della Corte, deve osservare la necessaria omogeneità del decreto-legge e che, sempre secondo il parere della Corte, tale omogeneità deve valere anche nel caso di provvedimenti governativi ab origine a contenuto plurimo. In relazione a questa tipologia di atti, ogni ulteriore disposizione introdotta in sede di conversione deve – così la Corte – essere strettamente collegata ad uno dei contenuti già disciplinati dal decreto-legge, ovvero alla ratio dominante del provvedimento originario nel suo complesso.
  Come è noto, si tratta di un'esigenza che è stata avvertita nel caso in discussione anche da parte del Governo ispirando, attraverso la presentazione di un'articolata serie di emendamenti soppressivi, una determinata operazione di riconduzione del testo esitato dal Senato ai fondamentali dell'originario impianto del decreto e delle sue condizioni formali e sostanziali di necessaria e intrinseca coerenza delle norme recate o dal punto di vista oggettivo e materiale o dal punto di vista funzionale e finalistico, operazione giusta e necessaria, la cui attuazione è stata resa possibile per il clima di collaborazione – è giusto darne atto – ricercato tra Governo e Parlamento, tra forze di maggioranza e forze di opposizione.
  Così il testo che approda oggi all'esame dell'Assemblea risulta anzitutto espunto delle norme introdotte nel corso dell'esame parlamentare al Senato, la cui valutazione era stata particolarmente richiesta dalla I Commissione nel formulare condizioni di accompagnamento del parere, non configurandosi esse come strettamente collegate ad uno dei contenuti già disciplinati dal decreto-legge, ovvero alla ratio dominante del provvedimento originario.
  Sono stati, infatti, tra l'altro approvati, nell'ambito di un ancora più ampio intervento, gli emendamenti soppressivi riguardanti l'articolo 1-bis, comma 15, l'articolo 7-sexies, l'articolo 9, comma 10-bis, gli articoli 12-bis e 12-ter, l'articolo 18-bis, l'articolo 33-bis. È stato altresì soppresso l'articolo 22-ter, poiché esso incideva su disposizioni dichiarate costituzionalmente illegittime. Nel complesso, pertanto, risulta nella fattispecie superata la censura, formulata nel testo della pregiudiziale di Forza Italia, circa un «decreto-legge ad incastro variabile».
  Quanto al tema della sostanziale confluenza dei contenuti del decreto-legge 16 luglio 2014, n. 100, nell'articolo 22-quater dal provvedimento in esame, certo ciò non giova al lineare svolgimento, come ha Pag. 82notato il Comitato per la legislazione, della procedura parlamentare di esame dei disegni di legge di conversione dei decreti-legge, ma va pure ricordato che si agisce qui davvero di necessità e davvero d'urgenza per consentire ad impresa commissariata di contrarre finanziamenti funzionali a porre in essere le attività di tutela ambientale e sanitaria o alla continuazione dell'esercizio dell'attività di impresa.
  Per l'insieme di queste ragioni le pregiudiziali di costituzionalità sollevate nei confronti del decreto-legge non possono essere accolte e per l'insieme di queste ragioni preannunzio, dunque, il voto contrario del gruppo del Partito Democratico (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

  PRESIDENTE. Sono così esauriti gli interventi sulle questioni pregiudiziali.

Sui tragici eventi alluvionali che hanno colpito l'area del trevigiano (ore 18,55).

  PRESIDENTE. Prima di passare al voto, per favore vorrei un attimo di attenzione da parte vostra (si leva in piedi e, con lei, l'intera Assemblea e i rappresentanti del Governo).
  Colleghi, come sapete, il territorio del trevigiano, nella notte di sabato scorso, è stato colpito da una grave calamità naturale. A seguito di un violento ed intenso nubifragio e della conseguente esondazione del torrente Lierza, una massa di acqua, fango e detriti si è abbattuta sull'area prospiciente il Molinetto della Croda, nel comune di Refrontolo, in cui si stava svolgendo una festa popolare e questo ha provocato la morte di quattro persone e il ferimento di diverse altre.
  In questo drammatico momento per le popolazioni di quella terra colpita da una grave sciagura, voglio esprimere loro i più sinceri sentimenti di solidarietà e di vicinanza dell'intera Assemblea e, attraverso di essa, di tutto il Paese.
  Alla solidarietà si unisce un commosso omaggio alle vittime di questa tragedia nonché l'espressione del più profondo cordoglio ai loro familiari. Desidero, inoltre, augurare pronta guarigione ai feriti e manifestare l'apprezzamento di tutta la Camera, e mio personale, nei confronti di tutti coloro che con coraggio e con dedizione hanno prestato la propria opera di soccorso.
  Invito ora l'Assemblea ad osservare un minuto di silenzio (L'Assemblea osserva un minuto di silenzio – Generali applausi, cui si associano i rappresentanti del Governo).
  Adesso, colleghi, ci sono degli interventi sulla vicenda delle vittime del Trevigiano. Ha chiesto di parlare la deputata Simonetta Rubinato. Ne ha facoltà.

  SIMONETTA RUBINATO. Signor Presidente, la ringrazio davvero per questo momento di commemorazione e partecipazione di tutto il Parlamento e, quindi, di tutto il Paese al grande dolore per un evento eccezionale che ha trasformato uno degli angoli davvero più belli, poetici e caratteristici della Marca trevigiana in un luogo di morte, in una vera e propria strage. Credo che nei momenti di grande lutto e dolore, la buona politica sia quella che unisce e non quella che divide e, quindi, di questo la ringrazio. Anche il gruppo del Partito Democratico esprime il più sentito cordoglio alle famiglie delle vittime le cui vite sono state tragicamente recise in un momento di semplice festa paesana. Vorrei ricordare i nomi di queste vittime rapidamente: Maurizio Lot, cinquantadue anni, operaio di Farra di Soligo, Luciano Stella, cinquant'anni, di Pieve di Soligo, Giannino Breda, sessantasette anni, un falegname in pensione di Falzè di Sernaglia della Battaglia, e Fabrizio Bortolin, quarantotto anni, di Santa Lucia di Piave, che lascia un bambino di appena due anni. Oltre a ricordare le vittime e le famiglie e ad essere vicini al loro dolore, vogliamo anche noi augurare ai feriti una pronta guarigione e siamo rassicurati dal fatto che soprattutto per i due più gravi le condizioni in questo momento sono stabili. Esprimiamo anche noi davvero un sentito ringraziamento ai circa 400 soccorritori che sono accorsi di notte in una zona completamente buia e travolta da un Pag. 83evento eccezionale e che si sono prodigati con generosità, tempestività ed efficacia per salvare quanti più dispersi possibili. In particolare vorrei ricordare gli uomini del soccorso alpino, dei Vigili del fuoco, della Guardia forestale e della Protezione civile. Infine, termino dicendo che oggi è prematuro formulare giudizi nel merito che spetteranno ai tecnici competenti, ma riteniamo anche che, seppure si è trattato di un evento meteorologico straordinario, che ha portato un torrente da cinque metri di larghezza del suo bacino ad arrivare ad oltre sessanta metri di larghezza, sia giusto interrogarci, dovremo interrogarci sulle ragioni per cui questo evento straordinario ha avuto così gravi conseguenze, ovvero se questa tragedia sia anche la conseguenza di un modello di sviluppo intensivo del nostro territorio che, da una parte, ha portato allo sfruttamento a favore di alcune attività più redditizie e, dall'altro, all'abbandono di ampia parte delle nostre colline. Quanto sta avvenendo a livello climatico non può lasciarci indifferenti o rassegnati ma deve indurci tutti senza polemiche dai rappresentanti delle istituzioni ai cittadini...

  PRESIDENTE. Concluda, deputata.

  SIMONETTA RUBINATO. ... ad un cambio di rotta che passi dallo sfruttamento ad una nuova cura da parte dell'uomo di un paesaggio così bello e, proprio per questo, così delicato e fragile (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

  PRESIDENTE. Colleghi, atteniamoci ai tempi per favore. Ha chiesto di parlare il deputato D'Incà. Ne ha facoltà.

  FEDERICO D'INCÀ. Signor Presidente, colleghi, le colline dell'Alta Marca, tra incuria dei boschi e massicci sbancamenti per l'impianto intensivo di nuovi vigneti di prosecco, negli ultimi anni sono state segnate da smottamenti ed esondazioni di torrenti e la notte di sabato 2 agosto, purtroppo, hanno avuto un tragico epilogo con la «bomba d'acqua» abbattutasi sul territorio di Refrontolo e dei comuni vicini. Oggi siamo vicini alle famiglie colpite dalla perdita dei propri cari, vittime di una morte assurda ancora una volta provocata dalla natura e dall'incuria dell'uomo. Luciano Stella, cinquant'anni, Maurizio Lot, cinquantadue anni, Giannino Breda, sessantasette anni, e Fabrizio Bortolin di anni quarantotto non ci sono più. Oggi non saranno al lavoro come al solito, da sabato notte non torneranno più alle loro case. Cinque sono i feriti ricoverati negli ospedali di Conegliano e Treviso, uno è grave.
  Presidente è questa l'Italia che vogliamo ? Un'Italia che piange le vittime il giorno dopo, con le solite promesse che questo non deve più succedere ? Ieri alle nove del mattino ero a Rolle, frazione di Cison di Valmarino colpita dalla «bomba d'acqua».
  Ho visto con i miei occhi decine di frane, tante volte sono passato al Molinetto di Refrontolo in momenti di festa, come la sera della tragedia: sono luoghi bellissimi e mai avrei detto così mortali. Il clima è cambiato. Dobbiamo capire che ciò che anni fa era un evento metereologico straordinario, adesso è divenuto ordinario. Il problema è già noto: l'82 per cento dei comuni italiani è esposto a rischio idrogeologico per frane ed alluvioni. Il MoVimento 5 Stelle ha iniziato a lavorare a questo problema fin da subito, mettendo in rete le proprie competenze e interfacciandosi con esperti, tecnici, professori universitari, ricercatori, professionisti, amministratori.

  PRESIDENTE. Deputato, concluda.

  FEDERICO D'INCÀ. Ma il Governo non agisce, promette miliardi di euro in opere di cui nessuno vede l'inizio. Parole, solo parole. Oggi chiediamo che il Ministro dell'ambiente, Gian Luca Galletti, venga a riferire in Aula su quanto accaduto nell'Alto Trevigiano. Il MoVimento 5 Stelle continua a proporre delle soluzioni concrete, nelle quali si punta alla prevenzione e alla corretta gestione del territorio, al contenimento del consumo del suolo e alla tutela del paesaggio.Pag. 84
  Abbiamo portato una mozione sul rischio idrogeologico e sismico, abbiamo chiesto lo svincolo dal Patto di stabilità per le spese degli enti territoriali relative al rischio idrogeologico e sismico e delle agevolazioni fiscali per chi investe in sicurezza e difesa del suolo. Se a livello nazionale non si forniscono subito gli strumenti concreti per intervenire e prevenire, alla prossima «bomba d'acqua», con l'ennesima tragedia, saremo nuovamente qui, come prima, a piangere i morti, senza avere dato soluzioni ai problemi di un territorio sempre più fragile.
  Infine, vogliamo dire grazie ai volontari, al soccorso alpino, ai vigili del fuoco, ai sanitari e alla Protezione civile, che hanno lavorato duramente in queste ore per aiutare le persone in difficoltà e a recuperare le salme.

  PRESIDENTE. Concluda, deputato D'Incà.

  FEDERICO D'INCÀ. A loro grazie, alle famiglie di Luciano, Giannino, Fabrizio e Maurizio le nostre condoglianze, e perdonateci se non abbiamo fatto abbastanza per proteggervi (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Sandra Savino. Ne ha facoltà.

  SANDRA SAVINO. Signor Presidente, onorevoli colleghi, il gruppo di Forza Italia partecipa con commozione al lutto delle famiglie delle quattro vittime della «bomba d'acqua» che si è abbattuta sul Trevigiano nella nottata di sabato scorso, così come esprimiamo un caloroso augurio di pronta guarigione a chi è rimasto ferito e si trova a lottare per superare le ferite e i traumi riportati nel corso del rovinoso evento.
  Un dramma che ha coinvolto in maniera subdola e devastante i partecipanti ad un momento di svago, una festa all'aperto, come se ne vedono tante altre, in giro per l'Italia, in questo periodo estivo. E le circostanze avrebbero potuto essere ancora più gravi, se la festa avesse visto la partecipazione anche di bambini, visto che, di fronte alla furia della massa d'acqua e di fango sopraggiunta, avrebbero avuto di certo poche possibilità di salvarsi.
  Come spesso accade nel nostro Paese, pur di fronte al dolore per le vittime e all'incertezza che lega la sorte delle persone ferite gravemente, già si registrano le prime prese di posizione sommarie e, in qualche caso, strumentali: un rito dal quale il gruppo di Forza Italia ritiene opportuno dissociarsi, credendo sia più opportuno attendere indagini e analisi del caso, prima di esprimere giudizi ed opinioni.
  Va detto, comunque, che mai come quest'anno ci siamo trovati, specialmente nella zona del nord-est, a dover fare i conti con una stagione estiva anomala e quanto mai in linea con quello che viene più spesso evocato come «cambiamento climatico». Il numero e la portata delle precipitazioni sembrano essere il segnale che qualcosa effettivamente stia mutando, e che quindi i nostri sistemi di prevenzione e di cura del territorio debbano adeguarsi ad affrontare queste nuove emergenze.
  Quando parlo di cura del territorio, siamo tutti consapevoli che non è mai stato fatto abbastanza e che, ancora una volta, dobbiamo comprendere che quello che ci è stato dato in termini di ambiente deve essere curato e salvaguardato come bene comune, anche per la sicurezza nostra e delle generazioni a venire.
  Esprimiamo, quindi, il nostro dolore per l'accaduto e siamo vicini ai familiari delle vittime, così come a quelli dei feriti, in due casi ancora in terapia intensiva, ai quali va tutto il nostro incoraggiamento (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia – Il Popolo della Libertà – Berlusconi Presidente).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Paolo Alli. Ne ha facoltà.

  PAOLO ALLI. Signor Presidente, oggi è un giorno di lutto per il nostro Paese e il Parlamento si stringe attorno alle famiglie che oggi piangono i loro cari, vittime di Pag. 85una tragedia terribile e indicibile, che, purtroppo, si ripete non infrequentemente. Alle otto persone rimaste ferite i nostri auguri più sinceri di veloce guarigione e la nostra vicinanza.
  Non è la prima volta che il Paese piange vittime di tragedie come quella accaduta nel trevigiano: tre anni fa l'alluvione in Liguria, un mese prima l'altra bomba d'acqua che aveva messo in ginocchio la Liguria e la Toscana, lo scorso anno la Sardegna e, ancora, la Calabria e le Marche. Purtroppo, sono fatti che si ripetono ormai troppo spesso.
  Oggi la comunità di Refrontolo si è svegliata con il cielo sereno, perché questo Paese, quando sa rimboccarsi le maniche, sa rialzarsi. Le autorità preposte, le istituzioni, a cominciare dal Ministro Galletti, che oggi si è recato sul luogo e che ringraziamo per questo doveroso gesto, sono intervenute con solerzia e rapidità per cercare di riportare la cittadina alla normalità, insieme ovviamente al grande sforzo dei volontari, che sono intervenuti e che ringraziamo.
  Ci si sta interrogando sulle possibili cause di questo evento e, come sempre in questi casi, si parla di tragica fatalità. Noi aspetteremo che ogni aspetto di questa vicenda sia vagliato dalle autorità competenti, per capire se ci sono responsabilità che, purtroppo, molto spesso in questi casi sussistono. Perché il dolore che oggi proviamo in quest'Aula insieme ai nostri concittadini non sia e non divenga una consuetudine, dobbiamo oggi comunque ribadire qui il nostro impegno a tenere sempre alta la guardia per impedire con ogni mezzo e ad ogni livello che qualsiasi forma di speculazione ci possa mettere di nuovo di fronte a tragedie, come quella che abbiamo vissuto nel nostro recente passato e che viviamo oggi.
  A questo Governo più di altri va riconosciuto l'impegno sul fronte della tutela del territorio, della difesa del suolo, della prevenzione e della sicurezza. Lo sblocca-dissesto, finanziato con un miliardo di euro, è un segnale importante, ma c’è ancora molto da fare: serve maggiore coordinamento tra Ministero ed enti locali, diretti responsabili di quella difesa del suolo che deve diventare una priorità assoluta. Non possiamo fermare la natura né opporci a tragiche fatalità, ma possiamo e dobbiamo fare di tutto perché la mano dell'uomo non sia corresponsabile in tragedie come questa (Applausi dei deputati del gruppo Nuovo Centrodestra).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Marcon. Ne ha facoltà.

  GIULIO MARCON. Signor Presidente, Sinistra Ecologia Libertà esprime il proprio cordoglio per le vittime del nubifragio abbattutosi sabato notte su Molinetto della Croda, mentre era in corso una festa che prevedeva una partecipazione intensa, come è stata. È una tragedia dovuta non solo al maltempo, all'eccezionalità delle piogge di questi giorni e al nubifragio. Sono anni che il rischio idrogeologico nell'Alta Marca trevigiana è evidente e si è evidenziato da tanti episodi e con tanti segnali concreti, che le autorità regionali e nazionali hanno, purtroppo, sottovalutato.
  Nel corso degli anni sbancamenti, disboscamenti, nonché l'incuria delle sponde naturali e degli argini dei corsi d'acqua, hanno messo l'intera provincia a rischio. La località di Refrontolo era stata già minacciata in passato da ben tre frane, ma in tutta la zona ed in altri centri (a Follina, a Tarzo, a Farra di Soligo) vi sono stati eventi che hanno interessato questi comuni e hanno messo a rischio le comunità. Il torrente Lierza è esondato nel mese di febbraio e la stessa Pieve di Soligo, che ha dato i natali ad Andrea Zanzotto, che negli ultimi anni della sua vita ha criticato la devastazione del territorio del Veneto, è stata colpita da un'esondazione molto seria.
  Rinnovando il nostro cordoglio alle vittime e ai familiari e ringraziando ancora i soccorritori, noi vogliamo ricordare che non è giusto – e concludo – ricorrere sempre alla categoria della fatalità e all'eccezionalità del maltempo. Il miglior modo per onorare le vittime, i feriti e i soccorritori è avere cura del nostro territorio, investire nel riassetto idrogeologico, Pag. 86dedicare sempre più attenzione al nostro paesaggio. Bisogna investire più risorse per mettere in sicurezza le colline, per mettere in sicurezza i corsi d'acqua, per salvaguardare i nostri boschi, per permettere – e concludo davvero – a chi vuole fare una festa di farlo tranquillamente, senza la paura di un fiume che esonda e di una collina che possa crollare (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Marcolin. Ne ha facoltà.

  MARCO MARCOLIN. Signor Presidente, il gruppo della Lega Nord ed io personalmente, desideriamo in questo momento di lutto per il territorio trevigiano e per tutti i Veneti e per tutto il Paese, stringerci alle famiglie di Luciano Stella, Giannino Breda, Maurizio Lot e Fabrizio Bortolin.
  La vicinanza commossa ai loro cari si accompagna ad un ringraziamento ai tantissimi che si sono prodigati in questi giorni nei soccorsi, sia sotto una divisa che come volontari o volenterosi, e che – sono certo – continueranno a sostenere le famiglie nel loro dolore, con la solidarietà che non manca al popolo veneto.
  Questo stesso Veneto che non può accettare, soprattutto in un momento così doloroso, vergognose strumentalizzazioni politiche o superficiali ricostruzioni giornalistiche. È proprio l'agricoltura, compresa la coltivazione della vite, uno degli strumenti più efficaci per la tutela del territorio, se fatta nel rispetto di tutte le normative e con l'amore per la terra, da cui deriva l'eccellenza del proprio prodotto. Amore che non manca certo sulle nostre colline del prosecco.
  Le mancanze sono altrove, in un Governo centrale che ci prende in giro con i suoi proclami, che si prodiga in annunci dopo che la tragedia è già avvenuta, ma che impedisce alle amministrazioni territoriali e locali di agire in chiave preventiva. Gli lega le mani davanti al proprio territorio e ai propri cittadini, anche e soprattutto laddove le amministrazioni sono virtuose, concrete, con piani d'azione pronti, con progetti immediatamente cantierabili per 800 milioni di euro contro il dissesto, bloccati colpevolmente da leggi assurde e criteri contabili aridi, che se ne fregano del rischio per le persone, che con la loro ipocrisia mancano di rispetto ai nostri quattro amici veneti sorpresi dalla furia della natura, che – ammettiamolo, per onore di verità – ha forze superiori alle nostre.
  Nella schifosa ricerca della polemica ad ogni costo sento da più parti invocare responsabilità politiche di chi oggi governa il territorio. Credo sia questo il momento di chiedere per il Veneto ciò che gli è semplicemente dovuto e non solo per i 21 miliardi di euro di residuo fiscale che i veneti hanno verso il Paese, ma perché ci spetta (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Gian Luigi Gigli. Ne ha facoltà.

  GIAN LUIGI GIGLI. Signor Presidente, il nubifragio che ha colpito così duramente Refrontolo ha investito un'area di grande bellezza, dove natura e cultura convivono, seppure non sempre facilmente. Un'area che fa grande onore all'Italia nella produzione vitivinicola, attraverso prodotti di vera eccellenza. Un'area colpita durante un momento di festa, una delle tante feste che in questa stagione tipicamente creano aggregazione all'interno delle nostre comunità.
  Il gruppo Per l'Italia si associa alle manifestazioni di cordoglio che lei, così nobilmente, ha inteso presentare. Si associa al dolore per le vittime, al lutto delle famiglie. Si associa alla sofferenza dei feriti, augurando loro pronta guarigione. Si associa al disagio di tutta la comunità, lodando l'impegno di tutti i volontari che hanno contribuito a dare solidarietà in questo momento difficile.
  Quanto è accaduto è certamente responsabilità innanzitutto di precipitazioni eccezionali, che ormai avvicinano le nostre regioni sempre più drammaticamente al clima tropicale. Si è evocata la bomba Pag. 87d'acqua e tutto questo certamente è vero. Occorre, tuttavia, ricordare che anche dei cambiamenti climatici, anche di cambiamenti climatici così accelerati l'uomo è responsabile e corresponsabile.
  Così come sono imputabili all'opera dell'uomo anche il consumo selvaggio del suolo, visioni superate ed eccessive di uno sviluppo che purtroppo non conosce regole, una cementificazione selvaggia. Ecco, di fronte a tutto questo noi siamo tutti responsabili. Siamo responsabili noi parlamentari e ci sentiamo impegnati nel dare attuazione a provvedimenti, come anche quello che abbiamo in discussione, il decreto-legge n. 91, così come abbiamo fatto in legge di stabilità. Ma tutta la nostra comunità dovrebbe sentirsi responsabile. Dovrebbero sentirsi responsabili gli amministratori locali, le regioni, tutti quanti, perché il dissesto idrogeologico si combatte innanzitutto ripensando il proprio modello di sviluppo, uno sviluppo che diventi veramente capace di far convivere natura e cultura armoniosamente, nel rispetto del creato: qualcosa che purtroppo non possiamo ricreare con le nostre mani (Applausi dei deputati del gruppo Per l'Italia).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Nardi. Ne ha facoltà.

  MARTINA NARDI. Signora Presidente, ci risiamo, ancora un'altra volta siamo qui a commemorare l'ennesima disgrazia. L'ennesima disgrazia, però, che è annunciata, annunciata sistematicamente e ripetutamente nel corso degli anni. A nome di Libertà e Diritti, non solo porgo le condoglianze alle vittime e al territorio colpito, ma in qualche modo gli chiedo anche scusa perché ognuno di noi, come ricordavano prima anche i colleghi che mi hanno preceduto, è responsabile. E siamo qui perché siamo responsabili e perché vorremmo cambiare questo Paese e vorremmo cambiare soprattutto il rapporto economico e, in particolare, la spesa che il Governo e il Parlamento mettono a disposizione per la messa in sicurezza del territorio. Io penso che questa sia la vera guerra che bisogna combattere, cioè quella che in qualche modo fa i conti sul serio con il dissesto idrogeologico dell'Italia, del nostro Paese, che è continuamente a rischio per le piogge, che ormai si sono oggettivamente tropicalizzate, e per le quali dobbiamo mettere mano a tale dissesto, non solo con interventi strutturali. Chiedo, quindi, al Governo che, non solo venga a riferire, ma soprattutto venga a proporre un piano ordinario, non straordinario, per la messa in sicurezza del nostro territorio, che investa risorse, ma che investa anche strumenti su questo e, cioè, ad esempio, che ponga all'Europa il tema del Patto di stabilità e che svincoli dal Patto di stabilità i comuni per gli interventi di manutenzione ordinaria e straordinaria. Questa è la vera grande opera pubblica di cui il nostro Paese ha bisogno. Un serio intervento, che sia coordinato, che prenda in considerazione tutti gli aspetti, appunto, della messa in sicurezza del nostro Paese. Forse solo così ci sentiremo di fare a pieno il nostro dovere e di essere sinceramente rappresentanti della nostra terra (Applausi dei deputati del gruppo Misto – Libertà e Diritti – Socialisti Europei (LED)).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Capua. Ne ha facoltà.

  ILARIA CAPUA. Signora Presidente, la tragedia nel Trevigiano è l'ultima di una serie di eventi meteorologici gravissimi che colpiscono il Veneto. Più volte la regione del Veneto ha chiesto aiuto al Governo e io sono qui a chiedervi di ascoltare gli appelli del presidente Zaia e degli esperti del territorio in modo che queste tragedie non si verifichino mai più, né in Italia, né in Veneto (Applausi dei deputati del gruppo Scelta Civica per l'Italia).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Pastorelli. Ne ha facoltà.

  ORESTE PASTORELLI. Signora Presidente, onorevoli colleghi, nell'esprimere solidarietà alle famiglie e all'intero territorio trevigiano, colpito da questa ennesima Pag. 88tragedia legata ad eventi meteorologici, ribadisco con grande forza la presa di posizione che ho assunto dall'inizio di questa legislatura, anche a nome dei parlamentari socialisti, a favore della prevenzione e della salvaguardia del territorio contro il rischio idrogeologico. Il dissesto idrogeologico è un problema centrale in Italia. Prova ne è il fatto che le questioni ad esso inerenti si ripresentano puntualmente all'indomani di ogni evento atmosferico di particolare intensità. La fragilità del territorio italiano è ormai un dato conclamato. Gli eventi alluvionali che hanno colpito, anche negli ultimi mesi, diverse parti del territorio nazionale, dimostrano che non è più rinviabile un coordinamento di azioni a difesa del suolo, di prevenzione e di gestione attenta delle risorse idriche, così come rimane centrale la repressione di ogni forma di abusivismo. È un fatto positivo la cabina di regia istituita dal Governo sul dissesto idrogeologico. Sono d'accordo con la previsione contenuta nel disegno di legge di conversione del decreto legge n. 91 del 2014, che andremo ad approvare nei prossimi giorni, di un'autorizzazione unica per gli interventi di prevenzione, così come sono favorevole all'ipotesi che il Patto di stabilità possa essere derogato dagli enti competenti in favore della messa in sicurezza dei territori (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Partito Socialista Italiano (PSI) – Liberali per l'Italia (PLI)).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Bueno. Ne ha facoltà.

  RENATA BUENO. Signor Presidente, vorrei in poche parole manifestare anche la solidarietà dei Trevigiani nel mondo. Sono milioni di persone che hanno lasciato la provincia di Treviso negli ultimi cento anni, ma che portano con sé l'amore per la terra e per le famiglie che rimangono. In un momento come questo, di fronte ad una strage, partecipiamo al lamento e alla tristezza di tutte le famiglie che rimangono sempre dentro il nostro cuore come fratelli. Come mio nonno, che nel 1926 ha lasciato Treviso, siamo sempre italiani.

  PRESIDENTE. La ringrazio, deputata Bueno.
  Questo era l'ultimo intervento sul ricordo delle vittime del trevigiano.

Si riprende la discussione del disegno di legge di conversione n. 2568-A (ore 19,25).

(Ripresa esame delle questioni pregiudiziali – A.C. 2568-A)

  PRESIDENTE. Passiamo al voto sulle questioni pregiudiziali.
  Avverto che è stata chiesta la votazione nominale mediante procedimento elettronico.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulle questioni pregiudiziali Grimoldi ed altri n. 1, Scotto ed altri n. 2, Brunetta ed altri n. 3 e Da Villa ed altri n. 4.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Folino, Spadoni.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   (Presenti e votanti  419   
   Maggioranza  210   
    Hanno votato  155    
    Hanno votato no  264).

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  (La deputata Bergamini ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto favorevole. Il deputato Lattuca ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario).

(Esame dell'articolo unico – A.C. 2568-A)

  PRESIDENTE. Essendo state respinte le questioni pregiudiziali, passiamo all'esame dell'articolo unico del disegno di legge di conversione e degli emendamenti riferiti agli articoli del decreto-legge.Pag. 89
  Avverto che la V Commissione (Bilancio) ha espresso il prescritto parere sul testo del provvedimento, che è in distribuzione e che reca due condizioni volte a garantire il rispetto dell'articolo 81 della Costituzione (Vedi l'allegato A – A.C. 2568-A).
  Avverto altresì che le Commissioni hanno presentato l'emendamento 26.200, che è in distribuzione (Vedi l'allegato A – A.C. 2568-A).
  Risulta alla Presidenza che i rappresentanti di tutti i gruppi abbiano rinunciato alla fissazione del termine per la presentazione dei subemendamenti.

  ERMETE REALACCI, Presidente dell'VIII Commissione. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  ERMETE REALACCI, Presidente dell'VIII Commissione. Signor Presidente, come i colleghi sanno, abbiamo avuto il parere della Commissione bilancio mentre era in corso una discussione sull'eccezione di costituzionalità. Chiedo per questo un breve rinvio di 45 minuti del provvedimento nelle Commissioni, al fine di recepire le condizioni poste dalla V Commissione (Bilancio) per garantire il rispetto dell'articolo 81 della Costituzione, per esaminare l'emendamento 26.200 che, come lei ha detto, è stato già sottoposto al Comitato dei diciotto e al fine di provvedere al coordinamento del testo, nonché a talune possibili correzioni di forma.

  DAVIDE CRIPPA. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  DAVIDE CRIPPA. Signor Presidente, per esprimere la nostra contrarietà al ritorno del provvedimento nelle Commissioni, in quanto sono parecchi giorni che noi chiediamo alla Commissione bilancio di esprimersi nel merito: devo dire che il comportamento del Governo in questo caso è stato vergognoso, perché ha accettato un emendamento proposto dalla minoranza in quella che si suol chiamare una trattativa sugli emendamenti, sui segnalati. Uno di questi segnalati è stato dichiarato inammissibile dalla Commissione bilancio.
  Peccato che però riguardi l'accatastamento degli impianti fotovoltaici, quindi è materia di una risoluzione a firma PD in Commissione finanze, approvata in Commissione attività produttive e ambiente all'unanimità, sottoscritta tra l'altro anche dai colleghi nelle Commissioni degli altri gruppi. Però oggi arriva il sottosegretario Legnini, che forse non fa parte del Governo, ma a me sembra che esprima sempre una forza governativa, e viene a dirci che la clausola di invarianza che era legata a questo emendamento non può essere accolta. Allora andiamo a capire cosa in realtà quell'emendamento dovrebbe andare a modificare: è una circolare dell'Agenzia delle entrate nella quale veniva sancito l'obbligo di accatastare gli impianti sopra i 3 kilowatt. Mi spiegate dove e come qua dentro è scritto che tipi di introiti ciò avrebbe potuto portare allo Stato ? Quali ? Qui dentro non c’è scritto nulla, qui dentro viene detto soltanto, a un certo punto, che l'Agenzia ha definito i criteri, e nel definire i criteri ha stabilito che – cito testualmente – «non hanno rilevanza catastale e costituiscono semplici pertinenze gli impianti sotto i 3 kilowatt», allora, questa è stata una decisione presa in autonomia dell'Agenzia delle entrate. Allora, stiamo dicendo che l'Agenzia delle entrate ha un potere legislativo più alto della Camera dei deputati (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle), stiamo dicendo che quello che c’è scritto dentro una circolare dell'Agenzia delle entrate vieta, di fatto, a questo Parlamento di mettere nero su bianco che possono essere accatastati gli impianti sopra i 7 kilowatt, perché qua dentro c’è scritto 3, allora la differenza tra i 3 e i 7 kilowatt costituisce un mancato introito. Nessuno ha dato mandato all'Agenzia di scrivere questo, nessuno l'ha dato, non c’è un atto normativo di legge che preveda che l'Agenzia delle entrate dovesse stabilire 3 kilowatt. Se avesse messo 10 chi è che avrebbe in qualche modo sottolineato questa Pag. 90necessità di invarianza, questa necessità di mancato introito per lo Stato ?
  Allora, credo che questo sia un errore, perché questo è un emendamento di minoranza e come al solito la Commissione bilancio, quando si tratta della minoranza si scatena, perché in ogni caso chiede il parere alla Ragioneria dello Stato, a Bankitalia; abbiamo visto cancellare alla minoranza un sacco di emendamenti mentre, andiamo a citare, questo è il fascicolo della Commissione bilancio, che in realtà, riferito all'articolo 26, sullo «spalma incentivi» del vostro senatore Mucchetti, ad un certo punto viene sancito che potrebbe comportare degli oneri sulla finanza pubblica. Valuti il MEF, addirittura c’è scritto nel testo: valuti il MEF se possa comportare degli oneri per la finanza pubblica all'interno di un decreto-legge. Il Governo scrive a se stesso di valutare... è una cosa che non sta in piedi. Allora, noi accettiamo il ritorno in Commissione se, in questo caso, incominciate a bocciare anche gli altri parametri; invece no, bocciate soltanto quelli della minoranza (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) perché sugli altri punti state zitti.

  PRESIDENTE. Deputato Crippa, concluda.

  DAVIDE CRIPPA. Quando abbiamo specificato, e mi avvio a concludere, signora Presidente, che c'erano anche dei profili problematici riferiti alle norme comunitarie... Vi ricordo che neanche un mese fa la Commissione bilancio ha bocciato un emendamento a firma Prodani del MoVimento 5 Stelle che prevedeva il tax refund; sostanzialmente prevedeva, e chiudo Presidente, – quanto scritto dalla Commissione bilancio – un'ipotesi di infrazione comunitaria. Cosa significa oggi dare la possibilità all'Ilva di spendere dei soldi in deroga a quello che potrebbe essere, ovviamente, un netto aiuto di Stato; cioè è sancito che siano messe a garanzia dell'Ilva alcune somme. C’è scritto nel fascicolo che possono essere attribuite e potrebbero essere considerate aiuti di Stato. Allora, anche quella la dovete valutare con la stessa serietà con cui avete valutato il tax refund altrimenti ci sono due pesi e due misure, io ne ho ormai la certezza (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Chiede di parlare a favore il deputato Rosato. Ne ha facoltà.

  ETTORE ROSATO. Signora Presidente, intervengo a favore della richiesta del presidente della Commissione, perché mi sembra che sia ragionevole che noi consentiamo alla Commissione di esaminare le richieste e le prescrizioni che ci ha mandato la Commissione bilancio. Intervengo a favore anche rasserenato dall'intervento del collega Crippa, perché il collega Crippa, senza intervenire nel merito, sulla ragione o sul torto rispetto a quanto citava sulla circolare dell'Agenzia delle entrate e così via, tocca un punto che sarà oggetto, anzi, che è oggetto del mandato che noi diamo alla Commissione.
  Perché dando mandato alle Commissioni di esaminare le condizioni poste dalla Commissione bilancio diamo mandato alle Commissioni di intervenire proprio sul punto che il collega Crippa citava. Quindi, noi non possiamo qui stabilire quale sarà l'esito di quella verifica, che faranno le Commissioni di merito, però possiamo dire che quella discussione che il collega Crippa ha anticipato in Aula può essere risolta utilmente all'interno del provvedimento. Aggiungo, poi, perché è chiaro che questo decreto è stato esaminato non con il tempo che avremmo gradito, che il Governo mi sembra abbia dato grande disponibilità a ragionare non solo nel merito del processo legislativo ma anche impegnandosi su punti specifici, anche con ordini del giorno che poi possano dare seguito, rispetto agli impegni del Governo, su questo punto, se non verrà risolto con la soddisfazione da parte dei colleghi del MoVimento 5 Stelle, ma anche su altri punti che possono essere rimasti in sospeso. Quindi, credo che il rinvio in Commissione sia una procedura corretta e penso che anche la tempistica fissata dal presidente Realacci sia realistica.

Pag. 91

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Pongo in votazione, mediante procedimento elettronico senza registrazione di nomi, la proposta di rinvio nelle Commissioni del provvedimento, nei termini e nei limiti precisati dal presidente Realacci.
  (È approvata).

  La Camera approva per 207 voti di differenza.

  FILIPPO BUSIN. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  FILIPPO BUSIN. Presidente, intervengo solo per specificare che noi abbiamo votato a favore del rinvio in Commissione a condizione che si ridiscuta l'abrogazione dell'articolo 30-quinquies, che si configura come un vero e proprio furto ai danni della regione Veneto, e per dare l'occasione a tutti i deputati veneti che hanno parlato attraverso mezzi di stampa dicendo che non c'era più occasione per rimediare a questo scempio, di far vedere da che parte stanno, se dalla parte del territorio o dalla parte delle segreterie dei loro partiti. Ricordo che questo rigassificatore che è a Porto Viro, per cui è stata prevista questa giusta somma di ristoro, fornisce oltre il 10 per cento del gas naturale per tutto il Paese, non per il Veneto – per tutto il Paese ! – in una situazione in cui i gasdotti provenienti dall'Ucraina e dalla Libia sono a grave rischio per le guerre civili che sono in atto in questi Paesi.

  PRESIDENTE. Deputato Busin, senza entrare nel merito, però i termini del rinvio sono stati fissati dal presidente Realacci.
  Sospendo la seduta.

  La seduta, sospesa alle 19,40, è ripresa alle 20,40.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il Vicepresidente Iannuzzi. Ne ha facoltà.

  TINO IANNUZZI, Vicepresidente della VIII Commissione. Presidente, per comunicare a lei e a tutta l'Assemblea che è in corso la discussione in seno alle Commissioni riunite VIII e X a seguito del rinvio deliberato dall'Assemblea. La discussione si sta svolgendo, sono in corso gli approfondimenti e i confronti di opinione, per cui è necessario – sottoponiamo la richiesta – uno spazio temporale di almeno mezz'ora per consentire alle Commissioni di tornare a lavoro completato in Aula. Quindi formalizzo questa richiesta a nome delle due Commissioni riunite.

  PRESIDENTE. Va bene, allora alle 21,15 ci rivediamo in Aula.

  ANDREA CECCONI. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  ANDREA CECCONI. Presidente, intervengo a fine seduta, anche se non è propriamente vero. Farei una richiesta a lei, Presidente, perché qui si sta praticamente verificando quello che abbiamo vissuto alla fine della settimana scorsa. Non è possibile rimandare di mezz'ora in mezz'ora, di quarti d'ora, la seduta. La sospende e domani mattina la riprendiamo con molta tranquillità.

  PRESIDENTE. Deputato Cecconi, capisco la sua richiesta e adesso direi di fare così: diamo questa mezz'ora e poi chiaramente ci aggiorniamo a quel punto, perché non è che possiamo andare avanti all'infinito. Quindi diamo questa mezz'ora e sulla base di questo poi ci riaggiorniamo e prendiamo una decisione, ma sono d'accordo con lei che non si può andare avanti a singhiozzo.

  La seduta, sospesa alle 20,42, è ripresa alle 21,30.

  PRESIDENTE. La seduta è ripresa.

  STEFANO ALLASIA. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

Pag. 92

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  STEFANO ALLASIA. Presidente, intervengo sull'ordine dei lavori, sulla vicenda capitata prima del precedente rinvio in Commissione, perché non è stata data la parola al collega Busin, che aveva intenzione di integrare la proposta del presidente Realacci sul rinvio stesso in Commissione. Chiedo che l'Aula voti il rinvio in Commissione per la trattazione dell'articolo 30-quinquies del decreto medesimo. Perciò, chiedo che si possa mettere ai voti il rinvio in Commissione; esclusivamente, come è stato fatto precedentemente su proposta del presidente Realacci esplicitamente su alcune parti, chiediamo che il rinvio venga integrato, dato che non c’è stata la possibilità di farlo in precedenza perché è stata data la parola ad un deputato a favore e ad uno contro. Effettivamente c’è da tener conto che il collega Busin, siccome il collega Rosato poneva la questione in modo positivo, era assolutamente favorevole al rinvio in Commissione e in questo caso, chiedo che il provvedimento venga ulteriormente rinviato in Commissione per la trattazione dell'articolo 30-quinquies.

  PRESIDENTE. Colleghi, normalmente non dovrei, però c’è stato un fraintendimento evidentemente. Dunque, darò la parola ad un oratore a favore e ad uno contro. Ha chiesto di parlare il deputato Crippa. Interviene per un richiamo al Regolamento o a favore del rinvio in Commissione ? Adesso deve parlare a favore.

  DAVIDE CRIPPA. Presidente, parlo anche a favore. Mi associo all'apertura della discussione perché, in qualche modo, in Commissione bilancio sono stati dati dei pareri.
  Devo dire, Presidente, che collego questo intervento anche con un richiamo al Regolamento perché mi serve anche per spiegare la motivazione del voto.
  Nelle Commissioni congiunte attività produttive e ambiente sono stati presentati gli emendamenti teoricamente dei relatori, che recepivano il parere della Commissione Bilancio però sull'emendamento 26.200 menzionato dal collega Realacci, sul quale era stata chiesta la riapertura della discussione e su quelli della Commissione bilancio le dico che sono stati presentati e votati a firma: le Commissioni, mentre in realtà dovevano essere presentati, a mio avviso, dai relatori perché non vi è stato il passaggio dovuto all'interno del Comitato dei diciotto. Quindi, se veniva dato all'interno del Comitato dei diciotto il parere della Commissione bilancio, a quel punto gli emendamenti venivano fatti propri e posti in votazione come emendamenti delle Commissioni. Sono stati presentati come emendamenti delle Commissioni senza aver fatto il passaggio necessario all'interno del Comitato dei diciotto. Le chiedo se questo è un errore o un errore di valutazione mio.
  A seguito di questo, io ovviamente mi trovo a dover esprimere il parere favorevole del nostro gruppo sulla richiesta del collega Allasia perché, in qualche modo, avendo aperto ad altri tipi di emendamenti la discussione delle due Commissioni, ci teniamo perfettamente anche noi a tornare nel merito del provvedimento prima che venga messa l'ennesima tagliola, dato che avete cassato un emendamento della minoranza, accettando che una circolare dell'Agenzia delle entrate facesse legge per questo Stato.
  Allora, avete accettato che l'Agenzia delle entrate, d'ora in avanti, faccia provvedimenti legislativi più forti di quelli che può fare un Parlamento, secondo quello che avete detto e che la Commissione bilancio ha approvato e pertanto noi voteremo a favore della richiesta del collega Allasia.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare contro la proposta di rinvio in Commissione il deputato Rosato. Ne ha facoltà.

  ETTORE ROSATO. Presidente, brevemente per dire che il lavoro di Commissione è stato un lavoro proficuo anche nella ristrettezza dei tempi. C’è stato un lavoro attento e chi ha voluto partecipare Pag. 93ha avuto modo di esprimere le sue posizioni. Molte richieste presentate anche dai gruppi di opposizione sono state raccolte e discusse con il Governo che ha avuto un atteggiamento assolutamente disponibile, così come il gran lavoro svolto dai relatori.
  Nella fase di questa sera della Commissione sono stati questi esattamente i punti per cui l'Aula aveva dato un mandato alla Commissione a riunirsi.
  Oggi io ribadisco quello che ho detto poco tempo fa rispetto alla richiesta del collega della Lega e, cioè, che il Governo ha manifestato la sua disponibilità a ragionare in merito a un ordine del giorno che recepisca la problematica che è stata sottolineata, che è una problematica reale, di cui noi sentiamo il dovere di farci carico, lo hanno detto in più occasioni anche altri colleghi del mio gruppo, quali il collega Martella, lo hanno detto in tanti. Ribadiamo, però, che il percorso oggi è quello di dichiarare conclusi i lavori di Commissione e di procedere con il voto sul provvedimento.

  ERMETE REALACCI, Presidente della VIII Commissione. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  ERMETE REALACCI, Presidente della VIII Commissione. Presidente, il collega Crippa sa bene che l'emendamento di cui si parla era stato discusso nel Comitato dei diciotto e c'era un consenso generale, tanto è vero che alla fine anche i colleghi dei 5 Stelle al momento del voto hanno espresso consenso sull'emendamento.
  Però, capisco le motivazioni di questo voto a favore del rinvio in Commissione e, dunque, votiamo.

  PRESIDENTE. Dunque, passiamo ai voti.

  CARLO SIBILIA. Chiedo di parlare per un richiamo al Regolamento.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà se il suo intervento verte sulla votazione, perché sto per indire la votazione. Il suo intervento verte sulla votazione ? Prego.

  CARLO SIBILIA. Presidente, io intervengo innanzitutto perché ai fini della buona riuscita di questa votazione penso sia fondamentale che venga data un'interpretazione in merito alla richiesta che faceva il mio collega Crippa sulla firma dell'emendamento e a carico...

  PRESIDENTE. Ho dato la parola, infatti, al presidente Realacci su questo.

  CARLO SIBILIA. ...però evidentemente l'interpretazione del presidente non è stata corretta. Forse c’è stato un misunderstanding. Comunque, non è questo il problema...

  PRESIDENTE. Adesso, però, non entriamo nel merito.

  CARLO SIBILIA. ...infatti. Io volevo fare un richiamo ai sensi dell'articolo 8 del Regolamento per un semplice motivo. Presidente, il gruppo del collega Allasia le ha fatto una richiesta, che è quella di tornare in Commissione su un articolo specifico del decreto in questione. Per quale motivo si fa una richiesta al Presidente ? Perché lei, proprio grazie all'articolo 8 del Regolamento, rappresenta tutti gli interessi di tutta questa Camera, quindi l'equilibrio parlamentare (Commenti dei deputati del gruppo Partito Democratico)...se è possibile continuare senza problemi.
  Il motivo per cui io faccio questa richiesta a lei è perché la richiesta non venga posta in votazione, per un motivo molto semplice: perché sarà sempre la maggioranza a decidere su una minoranza...

  PRESIDENTE. È la regola della democrazia (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico) !

  CARLO SIBILIA. ...questo appello...

  PRESIDENTE. Non è che io posso cambiare le regole della democrazia ! La prego.

Pag. 94

  CARLO SIBILIA. No, no, le spiego. È una questione di opportunità politica. Questo appello io l'ho sentito fare al Senato al Presidente Grasso, perché su certe questioni (Commenti dei deputati del gruppo Partito Democratico)...scusate, scusate, posso finire ?

  PRESIDENTE. Onorevole Sibilia, la prego di andare nel merito, perché queste sono le regole della democrazia (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico) !

  CARLO SIBILIA. Lo so perfettamente.

  PRESIDENTE. Io sto applicando il nostro Regolamento. Dunque, se lei ha da aggiungere qualcosa nel merito lo dica; altrimenti, pongo in votazione.

  CARLO SIBILIA. Lo so perfettamente. Io sto soltanto...

  PRESIDENTE. E allora concluda, la prego !

  CARLO SIBILIA. ...sì, sto soltanto cercando di spiegare il motivo del mio appello a lei, Presidente, perché secondo me in alcune situazioni, c’è stato già un precedente perché c’è già stata la possibilità di tornare in Commissione su una richiesta specifica di un gruppo. Secondo me, in questo caso è il Presidente che si deve prendere la responsabilità di questa scelta e non rimetterla al voto dell'Aula. Non voglio sovvertire nessuna regola democratica.

  PRESIDENTE. La ringrazio del consiglio. La Presidente si prende le sue responsabilità e pone in votazione, con il procedimento elettronico...

  MASSIMILIANO FEDRIGA. Presidente ! Presidente !

  PRESIDENTE. Che c’è ? Sto per indire la votazione, onorevole Fedriga !

  MASSIMILIANO FEDRIGA. È lo stesso richiamo al Regolamento che ha fatto il collega !

  PRESIDENTE. No, mi scusi, però. A questo punto indico la votazione, perché è su vostra richiesta. Qual è il problema ?

  MASSIMILIANO FEDRIGA. Chiedo di parlare, Presidente.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  MASSIMILIANO FEDRIGA. Presidente, ha fatto un richiamo al Regolamento il collega del Movimento 5 Stelle. Ovviamente io concordo con lei (Commenti dei deputati del gruppo Partito Democratico)...

  PRESIDENTE. Colleghi, per favore !

  MASSIMILIANO FEDRIGA. Non ho un intento ostruzionistico. Se abbiamo un minuto in più non è volere bloccare i lavori.

  PRESIDENTE. Prego.

  MASSIMILIANO FEDRIGA. Io capisco che lei giustamente dica che è la maggioranza che decide. Però, io vorrei, anche in futuro, che tenesse in considerazione, vista la particolare situazione in cui stanno procedendo i lavori dell'Aula, che questa situazione che si è venuta a creare nell'Aula è dovuta al fatto che la maggioranza sa già che verrà posta la fiducia, perché altrimenti quegli emendamenti potevano essere approvati in Aula.
  Detto questo, quindi, è vero che la maggioranza è la democrazia, però quando vengono fatti degli abusi dei poteri della maggioranza, ovvero far tornare il provvedimento in Commissione per non votare in Aula, per mettere una fiducia sugli emendamenti che l'opposizione non potrà nemmeno discutere, a quel punto non è più democrazia, ma la mia preoccupazione è che sia un abuso di maggioranza.

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.Pag. 95
  Pongo in votazione, mediante procedimento elettronico senza registrazione di nomi, la proposta di un ulteriore rinvio del provvedimento in Commissione al solo fine di esaminare l'articolo 30-quinquies.
  Palese, D'Agostino, Folino, Ribaudo, Rossomando...

  STEFANO ALLASIA. Martella, vota !

  EMANUELE PRATAVIERA. Manca un voto.

  PRESIDENTE. La Camera respinge per 192 voti di differenza.

(Posizione della questione di fiducia – Articolo unico – A.C. 2568-A/R)

  PRESIDENTE. Ha chiesto di intervenire la Ministra per le riforme costituzionali e i rapporti con il Parlamento, deputata Maria Elena Boschi. Ne ha facoltà.

  MARIA ELENA BOSCHI, Ministro per le riforme costituzionali e i rapporti con il Parlamento. Signor Presidente, onorevoli deputati, a nome del Governo, autorizzata dal Consiglio dei Ministri, pongo la questione di fiducia sull'approvazione, senza emendamenti ed articoli aggiuntivi, dell'articolo unico del disegno di legge di conversione in legge del decreto-legge 24 giugno 2014, n. 91, recante disposizioni urgenti per il settore agricolo, per la tutela ambientale e l'efficientamento energetico dell'edilizia scolastica universitaria, il rilancio e lo sviluppo delle imprese, il contenimento dei costi gravanti sulle tariffe elettriche, nonché per la definizione immediata di adempimenti derivanti dalla normativa europea, già approvato dal Senato, nel testo licenziato dalle Commissioni a seguito del rinvio deliberato dall'Assemblea.

  PRESIDENTE. A seguito della posizione della questione di fiducia, la Conferenza dei presidenti di gruppo è immediatamente convocata al piano Aula per l'organizzazione del dibattito fiduciario. Quindi, sospendo la seduta, che riprenderà al termine della riunione della Conferenza dei presidenti di gruppo. La seduta è sospesa.

  La seduta, sospesa alle 21,40 è ripresa alle 22,35.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ROBERTO GIACHETTI

  PRESIDENTE. Comunico che, a seguito della riunione della Conferenza dei presidenti di gruppo, è stato stabilito che domani, martedì 5 agosto, a partire dalle ore 19,45, avranno luogo le dichiarazioni di voto sulla questione di fiducia posta oggi dal Governo sull'articolo unico del disegno di legge di conversione n. 2568-A/R (approvato dal Senato – scadenza: 23 agosto 2014), cui seguirà, alle ore 21,40, la relativa votazione per appello nominale (Per l'articolo unico del disegno di legge di conversione, nel testo recante le modificazioni apportate dal Senato e dalle Commissioni nonché per gli emendamenti riferiti agli articoli del decreto-legge vedi l'allegato A – A.C. 2568-A/R).
  Il termine per la presentazione degli ordini del giorno è fissato per domani, martedì 5 agosto, alle ore 11.
  La Conferenza dei presidenti di gruppo tornerà a riunirsi domani per l'organizzazione delle ulteriori fasi di esame del decreto-legge.
  Ha chiesto di intervenire l'onorevole Spessotto che però non vedo in Aula ... si intende che vi abbia rinunciato.

Ordine del giorno della seduta di domani.

  PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della seduta di domani.

  Martedì 5 agosto 2014, alle 19,45:

  Seguito della discussione del disegno di legge:
   S. 1541 – Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 24 giugno Pag. 962014, n. 91, recante disposizioni urgenti per il settore agricolo, la tutela ambientale e l'efficientamento energetico dell'edilizia scolastica e universitaria, il rilancio e lo sviluppo delle imprese, il contenimento dei costi gravanti sulle tariffe elettriche, nonché per la definizione immediata di adempimenti derivanti dalla normativa europea (Approvato dal Senato) (C. 2568-A/R).
  — Relatori:
Braga, (per l'VIII Commissione) e Basso, (per la X Commissione), per la maggioranza; Grimoldi e Terzoni (per l'VIII Commissione) e Allasia e Crippa (per la X Commissione), di minoranza.

  La seduta termina alle 22,40.

TESTO INTEGRALE DELLE RELAZIONI DEI DEPUTATI CHIARA BRAGA E LORENZO BASSO IN SEDE DI DISCUSSIONE SULLE LINEE GENERALI DEL DISEGNO DI LEGGE DI CONVERSIONE N. 2568-A

  CHIARA BRAGA, Relatore per la maggioranza per la VIII Commissione. Signor Presidente, onorevoli colleghi, l'Assemblea avvia oggi l'esame del decreto-legge n. 91 del 2014, che reca una serie di misure urgenti per il settore agricolo, la tutela ambientale e l'efficientamento energetico dell'edilizia scolastica e universitaria, il rilancio e lo sviluppo delle imprese, il contenimento dei costi gravanti sulle tariffe elettriche, nonché per la definizione immediata di adempimenti derivanti dalla normativa europea.
  Il decreto, sostanzialmente modificato nel corso dell'iter al Senato, è stato ulteriormente modificato nel corso dell'esame alla Camera; l'esame nelle Commissioni congiunte X e VIII, ancorché avvenuto in tempi particolarmente ristretti per consentirne l'approdo in aula nella giornata di oggi, secondo il calendario stabilito, ha consentito di apportare significativi miglioramenti al testo, di cui renderò conto.
  Al riguardo desidero preliminarmente ringraziare in maniera non formale l'apporto qualificato ai lavori di commissione delle forze parlamentari, sia di maggioranza che di opposizione, che ha reso possibile un confronto costruttivo con il Governo. L'ampia condivisione di alcuni importanti passaggi emendativi ha consentito non solo di ricondurre il testo del DL ad una maggiore omogeneità e coerenza rispetto agli obiettivi propri del provvedimento – una finalità perseguita prioritariamente dagli emendamenti .governativi, esclusivamente soppressivi di alcuni articoli – ma anche di rafforzare l'efficacia di alcune misure particolarmente rilevanti: penso, a solo titolo di esempio, alle norme in materia di autoconsumo e a sostegno della generazione distribuita da fonti rinnovabili.
  Prima di passare a illustrare l'articolato nelle parti relative all'ambiente e all'agricoltura, lasciando l'illustrazione della restante parte al collega della X Commissione, mi preme sottolineare come questo provvedimento si inserisca in una linea del Governo che ha fatto della ripresa economica il punto chiave della propria strategia. Si tratta di un provvedimento che pone al centro l'esigenza di dare una spinta alla competitività del nostro Paese, in modo che la ripresa ancora incerta e sperequata si rafforzi e prenda vigore. Ecco perché nell'esprimere ampia condivisione per le finalità perseguite dal decreto, vorrei citare in particolare la parte relativa all'energia con l'obiettivo della riduzione del 10% del costo dell'energia per le PMI, per la quale è fondamentale che si sia ribadita la centralità delle fonti rinnovabili sia ai fini del raggiungimento dei target europei in materia di ambiente sia ai fini del rilancio del settore della green economy fondamentale per lo sviluppo economico del Paese; per questo le misure a cui prima facevo riferimento – (scambio sul posto fino a 500 kw, esenzione oneri di sistema per impianti fino a 20 kw) – sono un punto particolarmente qualificante del testo licenziato dalle Commissioni congiunte e che oggi discutiamo in quest'aula.
  Passo quindi ad illustrare sinteticamente gli articoli del decreto in materia di Pag. 97agricoltura e ambiente, dando conto delle modifiche approvate nel corso dell'esame presso le Commissioni riunite.
  I primi otto articoli del DL contengono disposizioni riferite al settore agricolo.
  All'articolo 1, i commi 1 e 2 intervengono in materia di semplificazioni dei controlli sulle imprese agricole e di istituzione del registro unico dei controlli ispettivi. In particolare, il comma 1 dispone che l'attività di vigilanza nel settore agroalimentare debba essere svolta in forma coordinata, evitando sovrapposizioni e duplicazioni di accertamenti, tenendo conto del piano nazionale integrato previsto dalla normativa europea. Il comma 3 dell'articolo, inoltre, dispone che per le violazioni alle norme in materia agroalimentare, per le quali è prevista l'applicazione della sola sanzione amministrativa pecuniaria, l'organo di controllo, nel caso in cui accerti violazioni sanabili, diffida l'interessato ad adempiere alle prescrizioni violate; è stato specificato che l'istituto della diffida deve intendersi applicabile solo al primo accertamento di una violazione sanabile.
  Il comma 3-bis abroga specifiche disposizioni che prevedono l'applicazione dell'istituto in esame alla normativa relativa alla commercializzazione dell'olio di oliva e dei fertilizzanti.
  Ai sensi del comma 4 dell'articolo 1, per le violazioni alle norme in materia agroalimentare per le quali è prevista l'applicazione della sola sanzione amministrativa pecuniaria, se già consentito il pagamento in misura ridotta, la somma dovuta è ridotta del trenta per cento se il pagamento è effettuato entro cinque giorni dalla contestazione o dalla notificazione. La disposizione si applica anche alle violazioni contestate anteriormente alla data di entrata in vigore del decreto legge.
  Nel corso dell'esame presso le Commissioni riunite sono stati soppressi i commi 4-bis e 4-ter dell'articolo 1, introdotti al Senato (che prevedevano che il Comando generale della Capitanerie di porto predisponesse un programma triennale ed un piano annuale di coordinamento per la vigilanza sulle attività della pesca e disponevano che gli armatori delle navi potessero avere informazioni sul traffico marittimo in possesso del Comando generale del Corpo delle capitanerie di porto).
  L'articolo 1-bis reca una serie di semplificazioni in materia agricola. Il comma 1 dispone che gli imprenditori agricoli che utilizzano depositi di prodotti petroliferi di capienza non superiore a 6 metri cubi non sono tenuti agli adempimenti procedurali previsti dalla disciplina relativa alla prevenzione degli incendi di cui al decreto del Presidente della Repubblica n. 151/2011. Ai sensi del comma 2, si considera assolto l'obbligo di registrazione presso l'autorità territorialmente competente in materia igienico-sanitaria, qualora le imprese agricole siano in possesso – per l'esercizio dell'attività – di autorizzazioni o nulla osta sanitario, di registrazione o di comunicazione o segnalazione certificata di inizio dell'attività d'impresa. Durante l'esame presso le Commissioni riunite è stato soppresso il comma 3 (che integra la disciplina sulla tenuta del fascicolo aziendale da parte degli olivicoltori esentando dall'obbligo di tenere e aggiornare il predetto fascicolo gli olivicoltori che producono olio destinato all'autoconsumo. È stato, altresì, soppresso il comma 4, che riduce da 180 a 60 giorni il termine per l'adozione da parte della pubblica amministrazione del provvedimento relativo alle istanze per l'esercizio dell'attività agricola). Il comma 3, nella nuova numerazione a seguito della soppressione dei commi precedenti, dispone in ordine alla divisione della produzione agricola per le piccole e medie imprese agricole, nei contratti di rete, mentre il comma 4 elimina taluni adempimenti per i magazzini di deposito all'ingrosso di burro. Il comma 5 dispone la dematerializzazione e la realizzazione dei registri dei prodotti vitivinicoli e la realizzazione degli stessi nell'ambito del Sistema informativo agricolo nazionale (SIAN). I commi 6-9 dispongono la dematerializzazione nell'ambito del Sistema informativo agricolo nazionale (SIAN) di diversi registri di carico e scarico. Il comma 11 abroga l'articolo 59-bis del decreto legge n. 83 del 2012, che demandava Pag. 98a un regolamento la disciplina di taluni profili concernenti i sistemi di sicurezza contro le contraffazioni dei prodotti agricoli e alimentari. Il comma 12 dispone l'esonero dall'obbligo di disporre del titolo di conduzione – ai fini della costituzione del fascicolo aziendale – per i soggetti iscritti all'anagrafe delle aziende agricole che operano su terreni agricoli contraddistinti da particelle fondiarie di estensione inferiore a 5.000 metri quadrati. Durante l'esame presso le Commissioni riunite è stato soppresso il comma 15, che demanda alle regioni e alle province autonome di Trento e di Bolzano l'individuazione di percorsi preferenziali per la pastorizia transumante. Il comma 13, nella nuova numerazione conseguente alla soppressione precedente, reca una norma di interpretazione autentica relativamente ai controlli sanitari ufficiali effettuati negli stabilimenti nazionali, mentre il comma 14 consente alle organizzazioni professionali agricole ed agromeccaniche, comprese quelle di rappresentanza delle cooperative agricole come è stato specificato nel corso dell'esame presso le Commissioni riunite di attivare le procedure di collegamento al sistema operativo di prenotazione del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, ai fini dell'immatricolazione e della gestione delle situazioni giuridiche inerenti la proprietà delle macchine agricole. Il comma 15 interviene sulla disciplina relativa alle misure di protezione contro l'introduzione e la diffusione nella Comunità di organismi nocivi ai vegetali o ai prodotti vegetali. Il comma 16 reca una norma di interpretazione autentica relativa alle competenze degli iscritti nell'albo professionale degli agrotecnici. Durante l'esame presso le Commissioni riunite sono stati soppressi il comma 21, che elimina la necessità dell'apposita abilitazione alla guida per i soggetti che siano titolari da almeno due anni di una patente Al, ovvero B, ovvero Cl, e il comma 19 (in materia di consorzi di tutela per le bevande spiritose).
  L'articolo 1-ter, ai commi da 1 a 6, prevede l'istituzione di un quadro nazionale omogeneo in materia di consulenza aziendale in agricoltura. Il comma 7, inoltre, attribuisce ai Centri autorizzati di assistenza agricola (CAA) una ulteriore competenza, che consiste nell'accertare ed attestare fatti o circostanze di ordine meramente tecnico concernenti situazioni o dati certi relativi all'esercizio dell'attività di impresa.
  Nel corso dell'esame presso le Commissioni riunite, è stato soppresso l'articolo 1-quater, introdotto nel corso dell'esame al Senato, che disponeva l'istituzione presso il sistema delle Camere di commercio di un Servizio telematico integrato, a domanda individuale, rivolto a imprese e loro associazioni, consorzi, istituzioni ed enti pubblici territoriali, per il monitoraggio dei marchi di qualità delle produzioni agroalimentari italiane e la loro prima tutela.
  L'articolo 2, in prevalenza con modifiche in più punti alla legge 20 febbraio 2006, n. 82 che contiene norme per l'attuazione della normativa comunitaria concernente l'Organizzazione comune di mercato del vino (OCM vino), consente una serie di semplificazioni per gli operatori vitivinicoli. Il comma 1-ter modifica inoltre la disciplina relativa all'utilizzo delle denominazioni DOCG, DOC e IGT.
  L'articolo 3, ai commi 1-6, riconosce e detta una specifica disciplina per la concessione di un credito d'imposta nella misura del 40 per cento delle spese per nuovi investimenti finalizzati alla realizzazione e all'ampliamento di infrastrutture informatiche per il potenziamento del commercio elettronico, per nuovi investimenti per lo sviluppo di nuovi prodotti, pratiche, processi e tecnologie, nonché per la cooperazione di filiera, da parte delle imprese che producono prodotti agricoli ed agroalimentari e che operano nel settore della pesca e dell'acquacoltura. Nel corso dell'esame presso le Commissioni riunite, è stato aggiunto un nuovo comma 4-bis, il quale dispone che i crediti di imposta sopra commentati, per le imprese diverse dalle piccole e medie, si applicano nei limiti previsti dai regolamenti sugli aiuti de minimis per l'agricoltura e la pesca. In conseguenza di tale modifica, il Pag. 99comma 6 dell'articolo – che subordina il riconoscimento dei crediti di imposta all'autorizzazione della Commissione UE – è stato sostituito con una nuova previsione secondo la quale il Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali effettua gli adempimenti conseguenti ai regolamenti europei in materia di aiuti compatibili con il mercato interno. I commi da 7 a 9 dell'articolo 3 recano disposizioni volte a sbloccare l'attuazione della legge sull'etichettatura, mentre il comma 10 dell'articolo 3 include, tra le finalità del Fondo per il finanziamento dei programmi nazionali di distribuzione delle derrate alimentari agli indigenti, quella legata all'efficientamento della filiera della produzione e dell'erogazione.
  L'articolo 4, commi da 1 a 3, 5-bis e 7 e commi sa 4 a 6, reca nuove disposizioni sulla produzione della Mozzarella di bufala campana a denominazione di origine protetta, e sulla tracciabilità del latte di bufala e dei prodotti trasformati derivanti dall'utilizzo di latte bufalino, sostitutive dalla disciplina attualmente vigente in materia, nonché sanzioni varie per chi viola gli obblighi introdotti dalla nuova disciplina. Il comma 8 introduce il delitto, punito con la multa da 25.000 euro a 50.000 euro, di violazione dei divieti di coltivazione previsti dalla normativa europea in materia di sicurezza alimentare sul territorio dell'UE.
  All'articolo 5, i commi da 1 a 12 riguardano una misura sperimentale di incentivo alle assunzioni da parte dei datori di lavoro imprenditori agricoli, mentre i successivi commi 13 e 14 consentono, per i produttori agricoli che rientrino nell'ambito di applicazione dell'IRAP, alcune deduzioni dalla base imponibile del medesimo tributo, con riferimento ai lavoratori agricoli dipendenti a tempo determinato.
  L'articolo 6 prevede l'istituzione presso l'INPS della «Rete del lavoro agricolo di qualità» alla quale possono partecipare le imprese agricole in possesso di precisi requisiti di regolarità sotto il profilo lavoristico, previdenziale e tributario.
  L'articolo 6-bis, al comma 1, dispone che le risorse del Fondo rotativo per il sostegno alle imprese e gli investimenti in ricerca (FRI), sono destinate anche al finanziamento agevolato di investimenti in ricerca ed innovazione tecnologica, effettuati da imprese agricole, forestali e agroalimentari che partecipano ad un contratto di rete, per le finalità proprie del medesimo contratto. Il comma 2 stabilisce che le imprese agricole, alimentari e forestali aderenti a contratti di rete possono accedere prioritariamente alle risorse previste per i programmi di sviluppo rurale regionale e nazionale nell'ambito del nuovo ciclo di programmazione dei fondi europei 2014-2020.
  L'articolo 7 riconosce, al comma 1, ai coltivatori diretti e agli imprenditori agricoli professionali di età inferiore ai trentacinque anni una detrazione del 19 per cento delle spese sostenute per i canoni di affitto dei terreni agricoli – diversi da quelli di proprietà dei genitori – entro il limite di 80 euro per ciascun ettaro preso in affitto e fino a un massimo di 1.200 euro annui. Tale disposizione, ai sensi del comma 2, si applica a decorrere dal periodo d'imposta 2014, senza tuttavia incidere sull'acconto dovuto nel medesimo anno. Ulteriori norme in materia di fiscalità agricola sono recate dai commi 3 e 4 recano misure di carattere fiscale, relativamente all'abrogazione delle agevolazioni per mancata coltivazione del terreno per un'intera annata agrari e alla rivalutazione dei redditi dominicali e agrari ai fini della determinazione delle imposte sui redditi.
  L'articolo 7-bis interviene riformando gli interventi a sostegno dei giovani imprenditori agricoli contenuta nel Capo III del Titolo I del decreto legislativo n. 185 del 2000 stabilendo la tipologia dei benefici consistenti in mutui agevolati a tasso zero.
  Durante l'esame presso le Commissioni riunite è stato soppresso l'articolo 7-ter, introdotto al Senato, che modificava il codice penale e il codice di procedura penale per inasprire la repressione del delitto di contraffazione di indicazioni geografiche o denominazioni di origine dei prodotti agroalimentari. È stato, altresì, soppresso l'articolo 7-quater, introdotto Pag. 100nel corso dell'esame al Senato, che era volto a uno snellimento degli adempimenti burocratici in capo agli operatori nel settore dell'agricoltura biologica e all'istituzione dell'Elenco pubblico degli operatori dell'agricoltura biologica.
  Il nuovo articolo 7-ter, sulla base della rinumerazione del testo, estende alle società cooperative che hanno almeno la metà degli amministratori e dei soci come coltivatori diretti, il diritto di prelazione per l'acquisto del fondo goduto a titolo di locazione.
  L'articolo 8 reca l'incremento dello stanziamento del Fondo per interventi strutturali di politica economica di 800.000 euro a decorrere dall'anno 2018 e reca la norma di copertura finanziaria degli oneri relativi ad alcuni articoli del provvedimento in esame.
  L'articolo 16, ai commi da 1 a 3-bis, contiene interventi di adeguamento dell'ordinamento a rilievi mossi a livello europeo alla normativa interna relativa alla protezione della fauna selvatica omeoterma e per il prelievo venatorio (legge n. 157 del 1992). In particolare, il comma 1 interviene sulla disciplina della cattura temporanea e dell'inanellamento, il comma 2 integra la disciplina dei mezzi per l'esercizio dell'attività venatoria e i commi 3 e 3-bis intervengono sui divieti di vendita detenzione e commercio di esemplari vivi e di caccia contenuti nella legge n. 157.
  L'articolo 34-bis reca una norma di interpretazione autentica prevedendo che l'esenzione dell'accisa sulla benzina si applica anche per l'esercizio della pesca professionale in acque interne e lagunari.
  Passo ora a dare conto delle principali disposizioni in materia ambientale, sulle quali hanno inciso alcune modifiche approvate dalle Commissioni riunite. Si tratta di norme, che recano misure che vanno a modificare la disciplina in materia di rifiuti, bonifiche, aree protette, contrasto al dissesto idrogeologico, solo per citare i principali ambiti su cui intervengono tali norme.
  L'articolo 10 reca, ai commi da 1 a 7, nonché 9, 11 e 13, una serie di disposizioni, che intervengono sulla disciplina per l'utilizzo delle risorse finanziarie e la realizzazione degli interventi di mitigazione del rischio idrogeologico. Si tratta di una serie di norme importanti in una materia sulla quale da sempre la Commissione ambiente ha posto una particolare attenzione anche con un'intensa attività conoscitiva e di indirizzo. L'assoluta priorità di questo tema è tragicamente confermata dall'evento che ha sconvolto il Veneto e l'intero Paese proprio nei giorni scorsi: l'alluvione generata da un eccezionale evento meteorologico a Refrontolo che ha sconvolto la comunità causando anche la perdita di vite umane. Nell'esprimere la solidarietà e la vicinanza ritengo di tutta l'Aula per questa ennesima tragedia e la riconoscenza alla Protezione civile e ai tanti volontari che hanno soccorso nell'emergenza le persone coinvolte, è nostro dovere riaffermare con ancora più forza l'urgente necessità di dare risposte efficaci a una condizione di fragilità strutturale del nostro paese. Sappiamo come la prevenzione del dissesto idrogeologico e la manutenzione di un territorio come quello italiano, in cui l'82 per cento dei Comuni si trova in aree ad elevato rischio idrogeologico, rappresenti la prima e più importante opera pubblica da realizzare, superando le lentezze burocratiche e l'inefficacia di un sistema di programmazione degli interventi e spesso anche di gestione di risorse economiche già disponibili ma inutilizzate. In questo senso la costituzione dell'unità di missione «#italiasicura» presso la Presidenza del Consiglio è il segno di un'assunzione in carico, per la prima volta ai massimi livello di governo, della centralità delle politiche di contrasto al dissesto idrogeologico. La pronta ricognizione (24 mld euro) delle risorse incagliate nei bilanci di Stato e Regioni e lo sblocco immediato di oltre 570 cantieri sono il primo passo di un'azione coordinata ed immediatamente operativa che si vuole costruire con le regioni e gli altri soggetti istituzionalmente competenti. In questo provvedimento sono contenute norme funzionali a rendere più efficaci le politiche di prevenzione: nel DL si prevede, in primo luogo, l'immediato subentro Pag. 101dei Presidenti delle regioni nelle funzioni dei Commissari straordinari delegati e nella titolarità delle relative contabilità speciali, la possibilità per i Presidenti della Regione di avvalersi di una serie di soggetti pubblici per l'espletamento di alcune funzioni; la sostituzione di tutti i visti, i pareri, le autorizzazioni, i nulla osta ed ogni altro provvedimento necessario all'esecuzione degli interventi urgenti di messa in sicurezza del territorio; la fissazione del termine per il completamento dei lavori al 31 dicembre 2015 e la previsione di modalità di monitoraggio che evitino il protrarsi infinito di lavori urgenti e mai realizzati.
  Durante l'esame presso le Commissioni riunite è stato inserito il comma 2-bis, secondo cui nei casi di cessazione anticipata, per qualsiasi causa, dalla carica di Presidente della Giunta regionale, si prevede la cessazione delle funzioni commissariali eventualmente conferite allo stesso Presidente con specifici provvedimenti legislativi. Qualora normative di settore o lo statuto della Regione non prevedano apposite modalità di sostituzione, viene prevista la nomina di un nuovo commissario, che opera fino all'insediamento del nuovo Presidente. La disciplina dettata dal nuovo comma 2-bis si applica anche agli incarichi commissariali conferiti in base a specifici provvedimenti legislativi, per i quali è già intervenuta l'anticipata cessazione dalla carica di Presidente della Giunta regionale, ferma restando la disciplina prevista dal comma 2 dell'articolo 10 relativamente alla nomina di un commissario ad acta in sostituzione del Presidente della regione in caso di dimissioni o di impedimento di quest'ultimo. Ulteriori disposizioni all'articolo 10 prevedono: la possibilità di stipulare apposite convenzioni con i conduttori di aziende agricole per la realizzazione di opere minori di pubblica utilità (comma 7-bis); l'esclusione dalla verifica di assoggettabilità alla VAS (valutazione ambientale strategica) della parte dei piani di gestione del rischio di alluvioni riguardante il sistema di allertamento, nazionale, statale e regionale, per il rischio idraulico ai fini di protezione civile, con particolare riferimento al governo delle piene (comma 10); la proroga, dal 22 giugno 2015 al 22 dicembre 2015, del termine entro il quale si prevede l'ultimazione e la pubblicazione dei Piani di gestione del rischio di alluvioni da parte delle Autorità di bacino (comma 11-bis); la modifica dei criteri di nomina del collegio dei revisori dei conti dell'Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale (commi 8 e 8-bis); lo stanziamento di risorse finanziarie, nel limite di 6 milioni di euro per l'anno 2014, da destinare agli interventi di ricostruzione conseguenti ad alcuni eccezionali eventi meteorologici verificatisi nel territorio della regione Liguria (commi 13-bis, 13-ter e 13-quater).
  Segnalo che il comma 12 dell'articolo 10 modifica, inoltre, talune disposizioni del decreto legge n. 136 del 2013, volte a far fronte alla grave situazione di emergenza ambientale nel territorio compreso tra le province di Napoli e Caserta, interessato dal fenomeno dei roghi di rifiuti tossici, denominato «Terra dei fuochi», al fine di: ridefinire i termini delle indagini dirette sui terreni destinati all'agricoltura, (lett. a e b); attribuire carattere di priorità, nell'assegnazione di contributi e finanziamenti europei, agli investimenti in infrastrutture irrigue e di bonifica, finalizzati a privilegiare l'uso collettivo della risorsa idrica, al fine di limitare il prelievo privato di acque da falde superficiali e profonde nelle province di Napoli e Caserta (lettera c).
  Anche il comma 12-bis dell'articolo 10, modifica il citato decreto-legge 10 dicembre 2013, n. 136, al fine di consentire l'interconnessione diretta al SISTRI da parte del Corpo forestale dello Stato al fine di contrastare le attività illecite nella gestione dei rifiuti, con particolare riferimento al territorio campano.
  Relativamente all'articolo 11, i commi da 1 a 3 recano misure volte rispettivamente a: promuovere intese e accordi per la conservazione di specie di particolare interesse a rischio di estinzione; provvedere agli oneri di funzionamento della Commissione scientifica CITES; prevedere la responsabilità del proprietario del carico, Pag. 102in caso di dolo o colpa, in relazione a eventi che determinano danni all'ambiente marino. I commi 12 e 12-bis recano norme concernenti il controllo delle specie alloctone e l'inserimento delle nutrie tra le specie non tutelate. Il comma 5 prevede un differimento di 9 mesi per l'applicazione delle sanzioni per la mancata eliminazione di sistemi di protezione antincendio contenenti sostanze lesive dell'ozono, mentre il comma 6 modifica la disciplina per l'adozione delle linee guida finalizzate a consentire la misurazione e il rilevamento dei livelli di esposizione alle emissioni elettromagnetiche. Al riguardo, segnalo che tale ultimo comma è stato modificato durante l'esame presso le Commissioni riunite, al fine di prevedere che le linee guida saranno adottate con uno o più decreti del Ministro dell'ambiente (e non, come dispone il testo iniziale del decreto-legge, con decreti dirigenziali). È stato altresì modificato l'iter di emanazione di tali decreti, prevedendo che vengano adottati entro 90 giorni dall'entrata in vigore della legge di conversione del decreto, previo parere delle competenti Commissioni parlamentari (comma 6-bis).
  Segnalo che il comma 2-bis dell'articolo 11 dispone l'entrata in vigore (a partire dall'entrata in vigore della legge di conversione del presente decreto-legge) della sanzione amministrativa pecuniaria prevista, dall'articolo 2, comma 4, del decreto-legge 2 del 2012, per la commercializzazione di sacchi per l'asporto merci (shoppers) monouso realizzati con polimeri non conformi alla norma tecnica armonizzata UNI EN 13432:2002, nonché di shoppers riutilizzabili non conformi alle caratteristiche di spessore e di presenza di materiale riciclato fissate dal decreto interministeriale 18 marzo 2013.
  Il comma 1-bis dell'articolo 11 interviene sulla disciplina relativa all'istituzione di zone di protezione ecologica oltre il limite esterno del mare territoriale, mentre il comma 4 disciplina con una specifica procedura la nomina del direttore del Parco nazionale delle Cinque Terre e il comma 8 dispone in merito al trasferimento o alla delega delle funzioni statali per la governance del Parco nazionale dello Stelvio alla Regione Lombardia e alle province autonome di Trento e di Bolzano.
  I commi 7, 9, 10 e 11 dell'articolo 11 recano disposizioni in materia di impianti termici civili finalizzate a superare talune problematiche applicative nella normativa vigente al fine di disciplinare il rispetto degli adempimenti relativi all'integrazione del libretto di centrale, a cura del responsabile dell'esercizio e della manutenzione dell'impianto, le caratteristiche tecniche degli impianti e gli obblighi di comunicazione delle dichiarazioni di installazione degli impianti alle autorità competenti (commi 7-9-11). Si introduce, inoltre, una disciplina transitoria per l'adeguamento degli impianti termici civili che erano assoggettati all'autorizzazione alle emissioni in atmosfera (comma 10).
  Segnalo che l'articolo 12, nei commi da 1 a 3, interviene sulla composizione della Commissione tecnica di verifica dell'impatto ambientale, tra l'altro riducendo il numero dei componenti e incidendo sui requisiti di nomina, mentre al comma 4 detta misure derogatorie per consentire l'utilizzo dei contributi dell'Unione europea destinati dai Programmi nazionali, interregionali e regionali alla riqualificazione e alla messa in sicurezza di edifici pubblici, compresi gli interventi di efficientamento energetico. Il comma 4-bis dell'articolo 12, prevede che le autorità ambientali componenti la Rete Nazionale cooperano sistematicamente con i soggetti responsabili delle politiche di coesione.
  Durante l'esame presso le Commissioni riunite sono stati soppressi alcuni articoli, che erano stati aggiunti al Senato e che erano finalizzati rispettivamente a: dettare una nuova disciplina in materia di requisiti acustici passivi degli edifici (articolo 12-bis), nonché a modificare diverse disposizioni in materia di inquinamento acustico al fine di prevedere, tra l'altro, da un lato, l'applicazione di tali disposizioni anche alle attività degli eliporti, e, dall'altro, di modificare le norme riguardanti le emissioni sonore prodotte dalle attività riguardanti le aviosuperfici e i luoghi in cui si svolgono attività sportive di discipline Pag. 103olimpiche in forma stabile (articolo 12-ter). Le Commissioni hanno, altresì, soppresso l'articolo 12-quinquies, che interveniva sulla disciplina autorizzativa dell'immersione in mare di materiali di escavo di fondali marini o salmastri o di terreni litoranei emersi e di movimentazione dei fondali marini derivante dall'attività di posa in mare di cavi e condotte.
  L'articolo 12-bis, nella nuova numerazione del testo, sopprime la Commissione competente in materia di inquinamento acustico derivante da traffico ferroviario e prevede il trasferimento delle relative funzioni.
  Segnalo che l'articolo 13 reca una serie di disposizioni molto importanti che riguardano la disciplina in materia di bonifiche e di rifiuti. In particolare, il comma 1 introduce una procedura semplificata, su istanza e a spese dei soggetti interessati, per l'effettuazione degli interventi di bonifica dei siti contaminati finalizzati a ridurre la contaminazione a livelli non superiori ai valori di concentrazione soglia di contaminazione. Nel corso dell'esame presso le Commissioni riunite, sono stati soppressi, nell'ambito del comma 1, gli articoli 242-ter e 242-quater del d.lgs. 152/2006, introdotti dal medesimo comma 1 al Senato, che disciplinavano la considerazione, nelle attività di bonifica, dei «valori di fondo» e il censimento e la mappatura di tali valori esistenti nei suoli.
  Durante l'esame presso le Commissioni riunite sono stati soppressi i commi 3-bis e 3-ter, che contenevano una serie di modifiche alla disciplina relativa alla caratterizzazione e alla bonifica delle matrici materiali di riporto, nonché alle modalità di valutazione delle «concentrazioni attese in falda». Non sono invece stati modificati i commi che contengono modifiche relative alle concentrazioni soglia di contaminazione (CSC) per i composti organo-stannici e alla procedura da seguire per la bonifica della rete di distribuzione dei carburanti (ora 3-bis e 3-ter).
  Il comma 4 dell'articolo 13 reca disposizioni volte ad assoggettare alle procedure semplificate di recupero dei rifiuti le attività di trattamento disciplinate dai regolamenti europei, che fissano le condizioni per la cessazione della qualifica di rifiuto (end of waste – EOW), e a definire il regime di autorizzazioni da applicare agli enti e alle imprese che effettuano operazioni di recupero di materia prima secondaria (MPS) da specifiche tipologie di rifiuti alle quali sono applicabili i predetti regolamenti. Ulteriori disposizioni recate dal comma 4 attengono, per un verso, all'applicazione delle procedure semplificate anche al mero controllo dei rifiuti, per verificare se soddisfino i criteri dell'EOW e, per l'altro, all'utilizzo dei rifiuti contemplati dall’«elenco verde» del Regolamento UE n. 1013/2006 negli impianti industriali in possesso di dell'autorizzazione integrata ambientale (AIA).
  Il comma 4-ter dell'articolo 13 consente, inoltre, l'utilizzo di materie prime secondarie per recuperi ambientali, rilevati, sottofondi e piazzali, mentre il comma 4-bis modifica l'articolo 10 del decreto legislativo n. 49 del 2014, che disciplina i sistemi collettivi per la gestione dei rifiuti di apparecchiature elettriche ed elettroniche (RAEE),
  I commi 5 (lettera a) e 6 modificano la disciplina relativa alla gestione dei rifiuti e alle bonifiche dei siti inquinati da materiali derivanti da sistemi d'arma, mezzi, materiali e infrastrutture destinati alla difesa militare e alla sicurezza nazionale. Durante l'esame presso le Commissioni riunite, tale disciplina è stata modificata al fine di prevedere che i limiti delle sostanze inquinanti da considerare ai fini della messa in sicurezza e della bonifica (vale a dire le concentrazioni soglia di contaminazione, CSC) non siano, solo quelli relativi ai siti ad uso commerciale e industriale, ma anche quelli per i «siti ad uso verde pubblico e privato e residenziale», sulla base di valutazioni che tengano conto delle diverse destinazioni e delle attività effettivamente condotte nell'area militare (il comma 5, lettera b), altresì, introduce una disciplina di dettaglio in materia di bonifica e messa in sicurezza delle aree militari).Pag. 104
  La lettera b-bis) del comma 5 dell'articolo 13 elenca i principi di classificazione dei rifiuti e le modalità per stabilire se il rifiuto è pericoloso o non pericoloso. Nel corso dell'esame presso le Commissioni riunite, è stato specificato che la nuova disciplina si applica decorsi 180 giorni dalla data di entrata in vigore della legge di conversione del decreto.
  L'articolo 13 reca, infine, al comma 7, una deroga ai limiti di emissione per gli scarichi in mare delle installazioni assoggettate ad AIA (autorizzazione integrata ambientale) nel rispetto dei limiti, fissati a livello europeo, che non devono essere comunque superati, come è stato precisato nel corso dell'esame presso le Commissioni riunite. I commi 8 e 9 rispettivamente sono volti alla definizione di un'apposita categoria di lavorazioni specificatamente riferita alla realizzazione di opere di smantellamento e messa in sicurezza di impianti nucleari e alla destinazione di risorse del Fondo per lo sviluppo e la coesione (FSC) anche al finanziamento di interventi riguardanti la bonifica dei beni contenenti amianto.
  L'articolo 14 reca una serie di disposizioni di rilevante importanza in materia di rifiuti, anche al fine di fronteggiare talune situazioni di criticità in atto nel territorio nazionale. Su tale specifico punto segnalo che il comma 1, infatti, introduce una speciale disciplina per l'adozione, nella Regione Lazio, di ordinanze contingibili e urgenti in materia di rifiuti. Il comma 3 dispone l'ulteriore proroga, fino al 31 dicembre 2014, della gestione da parte dei comuni della regione Campania delle attività di raccolta, di spazzamento e di trasporto dei rifiuti e di smaltimento o recupero inerenti alla raccolta differenziata. Il comma 3-bis differisce al 31 dicembre 2015 il termine entro il quale – per le esigenze della Regione Campania e nelle more del completamento degli impianti di compostaggio nella regione stessa – gli impianti di compostaggio in esercizio sul territorio nazionale possono aumentare la propria autorizzata capacità ricettiva e di trattamento sino all'8 per cento. La stessa finalità, e con la stessa scadenza temporale, è perseguita dal comma 8-ter, che estende le disposizioni anche alla Regione Lazio. Il comma 3-ter dell'articolo 14 autorizza, per un periodo non superiore a 6 mesi lo stoccaggio dei rifiuti in attesa di smaltimento, il deposito temporaneo e l'esercizio degli impianti dei rifiuti nelle more del funzionamento a regime del sistema di smaltimento dei rifiuti della regione Campania e sino al completamento degli impianti di recupero e trattamento dei rifiuti medesimi. Il comma 4 dell'articolo 14 prevede la nomina di un commissario straordinario per la realizzazione di un impianto di termovalorizzazione dei rifiuti in Provincia di Salerno, di cui vengono disciplinate le funzioni.
  Il comma 2 dell'articolo 14 detta alcune norme molto importanti con riguardo al SISTRI. Vengono, infatti, disciplinate le modalità per adottare un intervento di semplificazione del sistema, mentre il comma 2-bis fissa al 31 dicembre 2015 il termine finale di efficacia del contratto per la concessione del servizio di realizzazione, gestione e manutenzione del SISTRI disponendo, nel contempo l'avvio delle procedure di affidamento della nuova concessione del servizio medesimo. Viene, altresì, disciplinato il pagamento dei costi di produzione consuntivati alla concessionaria del servizio.
  Un'altra norma molto importante, la cui tematica è stata oggetto di trattazione in numerose occasioni presso la Commissione ambiente, è quella che riguarda la lettera b) del comma 8, modificata nel corso dell'esame al Senato, che considera normali pratiche agricole consentite le attività di raggruppamento e abbruciamento di paglia, sfalci e potature, nonché altro materiale agricolo o forestale naturale non pericoloso (vale a dire i materiali indicati dall'articolo 185, comma 1, lett. f) alle condizioni fissate nella norma. Durante l'esame presso le Commissioni riunite tale disposizione è stata modificata al fine di precisare che la disposizione si applica ai soli materiali vegetali e integrata al fine di consentire, ai comuni e alle altre amministrazioni competenti in materia Pag. 105ambientale, di sospendere, differire o vietare la combustione del materiale vegetale qualora sussistano condizioni meteorologiche, climatiche o ambientali sfavorevoli e dalla combustione possano derivare rischi per l'incolumità e la salute, con particolare riguardo al rispetto dei livelli annuali delle polveri sottili (PM10). La lettera b-sexies) del comma 8 esclude, per l'abbruciamento di materiale agricolo o forestale naturale, anche derivato da verde pubblico o privato, l'applicazione delle sanzioni riguardanti la combustione illecita di rifiuti.
  Quanto alle disposizioni contenute nelle ulteriori lettere del comma 8 segnalo che si tratta di: modalità per l'emanazione del decreto di definizione dei parametri fondamentali di qualità delle acque destinate ad uso irriguo su colture alimentari (lettera a); dell'esclusione dalle attività di gestione dei rifiuti delle operazioni di prelievo, raggruppamento, cernita e deposito preliminari alla raccolta di materiali o sostanze naturali derivanti da eventi atmosferici o meteorici, ivi incluse mareggiate e piene (lettera b-bis); dell'introduzione di una disciplina dettagliata per l'utilizzo dei materiali derivanti da operazioni di dragaggio (lettera b-ter); di modifiche alla disciplina sulla responsabilità nella gestione dei rifiuti (lettera b-quater); dell'individuazione dei beni e in polietilene (lettera b-quinquies).
  Segnalo, inoltre, che il comma 8-bis dell'articolo 14 consente agli imprenditori agricoli produttori iniziali di rifiuti pericolosi di sostituire il registro di carico/scarico con la conservazione della scheda SISTRI in formato fotografico digitale inoltrata dal destinatario (smaltitore o recuperatore), mentre i commi 8-quater e quinquies intervengono sulle regole concernenti la miscelazione di rifiuti speciali e di oli usati.
  Nel corso dell'esame presso le Commissioni riunite è stato soppresso il comma 8-quater, che esclude l'amianto dai parametri considerati nell'esecuzione del test di cessione,
  Infine passando alle norme di recepimento di obblighi comunitari segnalo:
  L'articolo 15 modifica in più punti la disciplina di carattere generale relativa alla valutazione di impatto ambientale (VIA) ed alla valutazione ambientale strategica (VAS), contenute nella parte seconda e nei relativi allegati del decreto legislativo n. 152 del 2006 (c.d. Codice ambientale), al fine di superare le censure mosse dalla Commissione europea nell'ambito della procedura di infrazione 2009/2086, relativamente: alla definizione di «progetto»; ai progetti soggetti a verifica di assoggettabilità alla VIA (screening); all'accesso alle informazioni ed alla partecipazione al pubblico ai processi decisionali in materia di VIA e VAS. Nel segnalare che si tratta di disposizioni analoghe a quelle contenute nel disegno di legge europea 2013-bis faccio presente che, nel corso dell'esame al Senato, è stato soppresso il comma 4 che disciplina, nel testo vigente, i casi in cui devono essere sottoposti a screening «postumo», anche a seguito di annullamento dell'autorizzazione in sede giurisdizionale, impianti già autorizzati e in esercizio per i quali lo screening era stato escluso sulla base della normativa vigente e della legislazione regionale di attuazione.
  Nel corso dell'esame presso le Commissioni riunite è stato soppresso l'articolo 15-bis, che demandava a un decreto ministeriale l'adozione delle misure necessarie al fine di semplificare le operazioni di trasporto, stoccaggio e preparazione per il riutilizzo degli imballaggi e dei rifiuti di imballaggio non pericolosi, prodotti nell'ambito delle attività delle imprese.
  I commi 4 e 5 dell'articolo 16 modificano la disciplina nazionale che istituisce un'infrastruttura per l'informazione territoriale nell'Unione europea (Inspire), al fine di consentire lo scambio, la condivisione, l'accesso e l'utilizzo di dati geografici e ambientali interoperabili e dei servizi collegati a questi dati. Il comma 5-bis del citato articolo 16 detta norme sulla partecipazione del pubblico nel procedimento relativo ai piani o ai programmi non assoggettati alla valutazione ambientale strategica.Pag. 106
  L'articolo 17, comma 1, interviene sulla disciplina per la salvaguardia dell'ambiente marino, contenuta nel decreto legislativo n. 190 del 2010, al fine di adeguare la normativa nazionale a rilievi mossi in sede europea attraverso la procedura d'infrazione comunitaria 2013/2290. Il comma 2, infine, reca misure per la prevenzione dell'inquinamento nei bacini idrografici.
  I predetti commi dell'articolo 16 e in parte l'articolo 17 recano disposizioni coincidenti con norme contenute nel disegno di legge europea 2013-bis, in corso di esame al Senato, e anticipano di fatto la vigenza di tali norme proprio per superare i rilievi europei e adeguare l'ordinamento nazionale alla disciplina europea.

  LORENZO BASSO, Relatore per la maggioranza per la X Commissione. Signor Presidente, rappresentanti del Governo, onorevoli colleghi, il decreto legge n. 91 che ci apprestiamo a discutere, contiene le misure per il settore agricolo e la tutela ambientale appena ricordate dall'onorevole Braga ed anche altre numerose misure, che mi appresto ad illustrarvi, per l'efficientamento energetico dell'edilizia scolastica e universitaria, per il rilancio e lo sviluppo delle imprese, nonché per il contenimento dei costi gravanti sulle tariffe elettriche.
  Il testo è stato ampiamente modificato ed integrato nel corso dell'esame al Senato. Nelle commissioni Attività Produttive ed Ambiente della Camera, nel corso dell'esame in sede referente, abbiamo inoltre approvato alcune ulteriori modifiche, con l'obiettivo di «asciugare» il testo e non aggiungere nuove disposizioni, ma solo migliorare un provvedimento già molto articolato.
  La mia relazione si concentrerà sulle disposizioni di competenza della X e della VI Commissione, e cercherò di evidenziare solo gli aspetti principali di questo provvedimento – che come ricordavo si presenta molto ricco e articolato – chiedendo fin d'ora a Lei, Signor Presidente, di consentirmi di consegnare agli uffici il testo completo della relazione perché sia pubblicato in calce al resoconto della seduta odierna.
  Durante l'esame presso le Commissioni riunite è stato soppresso l'articolo 7-sexies che stabiliva che per l'acquisto di beni e servizi nei settori del commercio al minuto e delle agenzie di viaggi da parte di cittadini dell'Unione europea (o di Paesi appartenenti allo Spazio economico europeo) non residenti in Italia il limite per il trasferimento di denaro contante è quello vigente nel Paese di residenza dell'acquirente.
  Con riguardo alle misure concernenti l'efficientamento energetico, l'articolo 9 disciplina la possibilità di concedere finanziamenti a tasso agevolato, nel limite di 350 milioni di euro, a valere sulle risorse del Fondo rotativo per il finanziamento delle misure finalizzate all'attuazione del Protocollo di Kyoto (cd. Fondo Kyoto), al fine di realizzare interventi di incremento dell'efficienza energetica degli edifici scolastici, inclusi gli asili nido, e universitari, nonché degli edifici dell'Alta formazione artistica, musicale e coreutica (commi 1-9).
  Durante l'esame presso le Commissioni riunite è stato modificato il comma 4 (che disciplina l'utilizzo delle risorse del citato Fondo per interventi di efficientamento energetico) al fine di specificare che possono essere concessi finanziamenti a tasso agevolato anche ai progetti di investimento:
   presentati dai fondi immobiliari chiusi, come prevede il testo approvato dal Senato, insieme ai soggetti privati incaricati della realizzazione degli interventi di efficientamento energetico;
   selezionati a seguito di procedura ad evidenza pubblica da parte dell'ente proprietario.

  In conseguenza della modifica al comma 4 non si fa più riferimento, nel novero dei soggetti destinatari dei finanziamenti, alle società ESCO (Energy Service Companies), che vi erano state inserite nel corso dell'esame al Senato.Pag. 107
  Si prevede, inoltre, che il coordinamento degli interventi in materia di edilizia scolastica è assicurato dalla Presidenza del Consiglio dei ministri, anche mediante un'apposita struttura di missione (comma 10).
  Durante l'esame presso le Commissioni riunite è stato soppresso il comma 10-bis dell'articolo 9, che dispone l'obbligo, a decorrere dalla data di entrata in vigore della presente disposizione e nel momento in cui necessitino di sostituzione, di sostituire le lampade ad incandescenza, nei semafori, con lampade a basso consumo energetico, ivi comprese le lampade realizzate con tecnologia a LED, con marcatura CE e attacco normalizzato E27, che ne assicurino l'accensione istantanea.
  Durante l'esame presso le Commissioni riunite è stato soppresso l'articolo 7-sexies che stabilisce che per l'acquisto di beni e servizi nei settori del commercio al minuto e delle agenzie di viaggi da parte di cittadini dell'Unione europea (o di Paesi appartenenti allo Spazio economico europeo) non residenti in Italia il limite per il trasferimento di denaro contante è quello vigente nel Paese di residenza dell'acquirente.
  L'obiettivo di incrementare la competitività del tessuto produttivo è il filo conduttore di una serie di misure a favore delle imprese.
  L'articolo 17-bis contiene norme volte ad ampliare la base imponibile delle società cooperative di consumo e loro consorzi e delle banche di credito cooperativo. Sono previste inoltre misure volte a migliorare i livelli di coinvolgimento dei soci nei processi decisionali delle cooperative di consumo con più di centomila soci. L'articolo 18 attribuisce – a decorrere dalla data di entrata in vigore del provvedimento e fino al 30 giugno 2015 – ai soggetti titolari di reddito d'impresa che effettuano investimenti in beni strumentali nuovi compresi nella divisione 28 della tabella ATECO un credito d'imposta nella misura del 15 per cento delle spese sostenute in eccedenza rispetto alla inedia degli investimenti in detti beni strumentali realizzati nei cinque periodi di imposta precedenti. Gli investimenti devono essere destinati a strutture produttive ubicate nel territorio dello Stato.
  Il credito d'imposta non spetta per gli investimenti di importo unitario inferiore a 10.000 euro e va ripartito nonché utilizzato in tre quote annuali di pari importo. La fruizione del beneficio è subordinata alla regolarità degli adempimenti in materia di rischio di incidenti sul lavoro per le attività industriali; il beneficio è altresì revocato se l'imprenditore cede a terzi o destina i beni oggetto degli investimenti a finalità estranee all'esercizio di impresa prima del secondo periodo di imposta successivo all'acquisto.
  Nel corso dell'esame del provvedimento al Senato sono state apportate alcune modifiche alla disciplina dei finanziamenti per l'acquisto di nuovi macchinari, impianti e attrezzature da parte delle piccole e medie imprese (nuova legge Sabatini). L'obiettivo è quello di accelerare la concessione di finanziamenti agevolati semplificando l'accesso al Fondo centrale di garanzia tramite l'attribuzione della valutazione economico-finanziaria e del merito di credito dell'impresa direttamente agli intermediari finanziari richiedenti la garanzia entro i limiti di rischiosità delle stesse imprese, da fissare con decreto del Ministro dello sviluppo economico, e tramite la previsione di una contabilità speciale per l'accesso ai contributi a valere sul Fondo per la crescita sostenibile (comma 9-bis).
  Durante l'esame presso le Commissioni riunite è stato soppresso l'articolo 18-bis che fornisce una definizione degli esercizi alberghieri qualificabili come condhotel, demandando ad un'intesa tra lo Stato, le Regioni e le Autonomie Locali l'individuazione delle condizioni di esercizio degli stessi.
  L'articolo 19 prevede un rafforzamento dell'aiuto alla crescita economica (ACE), con una maggiorazione del 40 per cento, per le società che vengono ammesse alla quotazione nei mercati regolamentati o in sistemi multilaterali di negoziazione di Stati membri della UE o aderenti allo Spazio Economico Europeo; la disciplina Pag. 108si applica per il periodo di imposta in cui avviene l'ammissione alla quotazione e per i due successivi. Il rafforzamento dell'ACE per le imprese che decidono di quotarsi è volto ad agevolare il finanziamento mediante il capitale proprio attraverso un sussidio di natura fiscale.
  Nel caso in cui l'agevolazione ACE non sia utilizzata interamente per incapienza degli utili, è previsto che l'impresa possa usufruire di un credito di imposta (pari al 27,5 per cento del valore non utilizzato nel caso di impresa soggetta a IRES) a valere sui debiti IRAP e fruibile in cinque anni. In tal modo, le imprese con reddito imponibile negativo o inferiore all'importo dell'agevolazione possono anticipare la fruizione del beneficio fiscale.
  L'articolo 19-bis interviene in materia di semplificazione delle procedure di attestazione della sussistenza dei requisiti per la realizzazione, la trasformazione, il trasferimento e la cessazione dell'esercizio dell'attività di impresa, tramite l'ampliamento delle facoltà e il potenziamento dell'efficienza delle Agenzie per le imprese.
  L'articolo 20, comma 1, apporta modifiche e integrazioni al Testo unico delle disposizioni in materia di intermediazione finanziaria (TUF), finalizzate a favorire e semplificare l'accesso al mercato dei capitali di rischio delle imprese, in particolare di quelle piccole e medie. Tali modifiche sono dirette, in sintesi:
   ad introdurre nel Testo unico la definizione di piccole e medie imprese con azioni quotate, necessaria per applicare un nuovo regime agevolato per dette società di minori dimensioni;
   a modificare – secondo quanto previsto al Senato – la regola di neutralizzazione nell'offerta pubblica di acquisto, ai sensi della quale non possono essere computate (oltre alle maggiorazioni di voto) le azioni a voto plurimo (che conferiscono quindi un solo voto);
   ad incentivare la quotazione delle piccole e medie imprese, prevedendo per le PMI la possibilità di modificare in via statutaria, entro un intervallo prestabilito, la soglia rilevante per le offerte pubbliche di acquisto (OPA) obbligatorie e consentire alle PMI di prevedere nei propri statuti che nei primi cinque anni dall'inizio della quotazione non sia applicabile la disciplina dell'OPA da consolidamento;
   a modificare la soglia delle partecipazioni rilevanti da comunicare alla Consob e alla società partecipata, che viene elevata dal 2 per cento al 5 per cento qualora l'emittente sia una PMI;
   a novellare la disciplina dei limiti alle partecipazioni reciproche prevista per le società con azioni quotate;
   ad introdurre nel TUF la disciplina della maggiorazione del voto, con la quale si rimette all'autonomia statutaria delle società la possibilità di prevedere azioni a voto maggiorato a beneficio degli azionisti di lungo periodo.

  Il comma 1-bis prevede che in prima applicazione le delibere di modifica statutaria volte a consentire la creazione di azioni con voto maggiorato sono prese con il voto favorevole della maggioranza, anche in prima convocazione.
  Durante l'esame presso le Commissioni riunite è stato soppresso il comma 7-ter che autorizza la CONSOB a procedere all'assunzione di personale, in particolare mantenendo «fermo» quanto previsto dall'articolo 34, comma 57 del decreto-legge n. 179 del 2012.
  Il comma 2 dell'articolo 20 reca modifiche alla normativa nazionale (decreto legislativo 28 febbraio 2005, n. 38) che disciplina l'utilizzo a fmi fiscali dei principi contabili internazionali. Tali modifiche sono dirette, da un lato, a semplificare l'utilizzo degli IAS/IERS (International Accounting Standards/International Financial Reporting Standards) da parte delle c.d. società chiuse e, dall'altro, a definire il ruolo e le funzioni svolte dall'Organismo Italiano di Contabilità (OIC).
  L'articolo 20, ai commi da 3 ad 8-quinquies reca una serie di modifiche alle disposizioni del codice civile in materia di società.Pag. 109
  In particolare il comma 3 novella i criteri di determinazione del valore delle azioni delle società quotate nel caso di recesso; viene eliminato, tra l'altro, il riferimento all'utilizzo esclusivo del criterio della media aritmetica dei prezzi di chiusura di mercato nei sei mesi precedenti la pubblicazione dell'avviso di convocazione dell'assemblea.
  I commi 4 e 5 recano modifiche, rispettivamente, alla disciplina dell'acquisto della società da promotori, fondatori, soci e amministratori e della trasformazione di società di persone del codice civile: si prevede che in tali fattispecie possa applicarsi una procedura di valutazione semplificata dei beni societari (prevista dall'articolo 2343-ter del codice civile nell'ipotesi del conferimento di beni in natura o crediti senza relazione di stima) ove ne sussistano i presupposti di legge.
  Il comma 6 novella il secondo comma dell'articolo 2441 del codice civile, dedicato al diritto di opzione. In particolare:
   si introduce la pubblicazione nel sito internet della società (con modalità tali da garantire sicurezza, autenticità e certezza di dati e documenti) di un avviso sull'offerta in opzione ovvero, in alternativa, il deposito dell'avviso presso la sede sociale;
   si riduce la durata minima del termine previsto per l'esercizio del diritto di opzione da trenta a quindici giorni.

  Il comma 7 riduce il capitale minimo richiesto per la costituzione di una società per azioni da 120.000 euro a 50.000 euro.
  Il comma 8 abroga l'obbligo di nominare un organo di controllo o un revisore unico per le srl aventi un capitale sociale non inferiore a quello minimo stabilito per le società per azioni, fermo restando tale obbligo negli altri casi previsti dal codice civile.
  I commi 8-bis e 8-ter apportano modifiche alla disciplina delle azioni con diritto di voto limitato, consentendo a tutte le società per azioni (anche a quelle «aperte», che fanno ricorso al mercato di capitale di rischio) di prevedere che, in relazione alla quantità di azioni possedute da uno stesso soggetto, il diritto di voto sia limitato ad una misura massima o siano disposti scaglionamenti. Viene introdotta la possibilità per gli statuti di consentire l'emissione di azioni con diritto di voto plurimo per particolari argomenti, ovvero subordinato al verificarsi di determinate condizioni non meramente potestative.
  Sono conseguentemente modificate le disposizioni di attuazione del codice civile, fissando in due terzi del capitale rappresentato in assemblea, anche in prima convocazione, la maggioranza valida per le modifiche statutarie volte a consentire la creazione di azioni a voto plurimo, per le società iscritte nel registro delle imprese alla data del 31 agosto 2014.
  Il comma 8-quater fissa al 31 dicembre 2014 il termine entro il quale la Consob deve emanare la disciplina attuativa delle nuove norme sulla maggiorazione di voto nelle società per azioni quotate.
  Il comma 8-quinquies consente alle società di gestione del risparmio (SGR) che gestiscono fondi chiusi per i quali, alla data del 25 giugno 2014, non sia scaduto il termine entro cui devono essere sottoscritte le quote, di modificare il regolamento del fondo per prorogare il termine di sottoscrizione delle quote per un periodo non superiore a dodici mesi, per il completamento della raccolta del patrimonio.
  Il comma 7-bis dell'articolo 20 semplifica le procedure di iscrizione nel registro delle imprese, quando tale iscrizione è richiesta sulla base di un atto pubblico o di una scrittura privata autenticata. La nuova disciplina non si applica alle società per azioni.
  L'articolo 21 reca modifiche al regime fiscale di obbligazioni, titoli similari e cambiali finanziarie.
  Al comma 1 si estende l'applicazione dell'imposta sostitutiva (in luogo della ritenuta del 26 per cento) agli interessi e agli altri proventi derivanti da obbligazioni, titoli similari e cambiali finanziarie non negoziati, purché detenuti da uno o più investitori qualificati.
  Ai sensi del comma 2, si precisa l'ambito di operatività dell'esenzione dalla predetta Pag. 110ritenuta in favore degli organismi di investimento collettivo del risparmio (OICR), specificandone le caratteristiche che danno luogo alla disapplicazione. Si chiarisce che la ritenuta non è applicata ai proventi dei titoli emessi nell'ambito delle operazioni di cartolarizzazione.
  Durante l'esame presso le Commissioni riunite è stato soppresso il comma 2-bis dell'articolo 21, che esenta le società quotate e le società emittenti strumenti finanziari quotati o che rilasciano titoli scambiati nei mercati regolamentati dall'applicazione delle norme in tema di compensi per gli amministratori e per i dipendenti delle società non quotate controllate dalle pubbliche amministrazioni.
  L'articolo 21-bis proroga al 31 dicembre 2015 il termine per continuare ad esercitare l'attività di consulenza in materia di investimento, nelle more dell'attuazione della normativa relativa all'Albo delle persone fisiche consulenti finanziari.
  L'articolo 22 reca un complesso di disposizioni volte a favorire la concessione di credito alle imprese.
  In sintesi, il comma 1 esenta da ritenuta alla fonte gli interessi e altri proventi derivanti da finanziamenti a medio e lungo termine alle imprese, erogati da enti creditizi, imprese di assicurazione, organismi di investimento collettivo del risparmio che non fanno ricorso alla leva finanziaria costituiti negli Stati membri dell'Unione europea e negli Stati aderenti all'Accordo sullo spazio economico europeo cd. «white list».
  Il comma 2 intende ampliare l'ambito di applicazione dell'imposta sostitutiva sui finanziamenti a medio e lungo termine, rendendo tale regime operativo – tra l'altro – anche per le operazioni di finanziamento di durata superiore ai diciotto mesi poste in essere da società di cartolarizzazione, imprese di assicurazione ed OICR.
  I commi da 3 a 6, con lo scopo di estendere le fonti di finanziamento al sistema imprenditoriale, autorizzano lo svolgimento dell'attività di concessione di finanziamento sia le imprese di assicurazione che le società di cartolarizzazione a specifiche condizioni di legge.
  Il nuovo comma 3-bis aggiunge un nuovo articolo 150-ter al decreto legislativo 1o settembre 1993, n. 385 (TUB) in tema di partecipazione a banche di credito cooperativo, cui viene consentita l'emissione di azioni di finanziamento in caso di inadeguatezza patrimoniale ovvero in presenza di procedure di amministrazione straordinaria.
  I commi da 5-bis a 5-decies sono volti a consentire alla società di gestione del risparmio (Sgr) di modificare i regolamenti dei fondi immobiliari quotati da esse gestiti per prorogare il termine di durata dei fondi stessi, nell'esclusivo interesse dei partecipanti.
  Il comma 6-bis modifica la disciplina in materia di cancellazione delle segnalazioni di ritardato pagamento presenti nelle banche dati (pubbliche e private) di informazione creditizia.
  In particolare, la norma precisa che il termine di dieci giorni entro il quale le segnalazioni relative ai ritardi di pagamento sono integrate con la comunicazione dell'avvenuto pagamento decorre dalla ricezione della notifica dell'avvenuta regolarizzazione dei pagamenti. Si precisa inoltre che la richiesta del creditore al gestore della banca dati deve essere effettuata entro e non oltre quindici giorni dall'avvenuto pagamento.
  In caso di ritardo di pagamento di una rata,qualora la stessa sia regolarizzata entro i successivi sessanta giorni, le segnalazioni riferite a tale ritardo devono essere cancellate trascorsi i successivi sei mesi dall'avvenuta regolarizzazione.
  Il comma 7 abroga la norma che sottoponeva ad alcune specifiche condizioni la prededucibilità dei crediti nelle procedure di concordato preventivo.
  Durante l'esame presso le Commissioni riunite è stato soppresso il comma 7-bis, che dispone la restituzione a Poste Italiane di 535 milioni di euro nel 2014 per ottemperare alla sentenza del Tribunale dell'Unione europea del 13 settembre 2013 di annullamento della precedente decisione Pag. 111della Commissione europea 2009/178, la quale aveva ritenuto aiuto di Stato illegittimo la remunerazione, ritenuta eccessiva, dei conti correnti di Poste Italiane SpA presso la Tesoreria dello Stato. Anche il comma 7-ter, che provvede alla relativa copertura finanziaria, è stato soppresso durante l'esame in sede referente.
  Il comma 7-quater modifica l'articolo 37 del decreto-legge n. 66 del 2014, comma 1, lettera a); con tale intervento viene spostato al 31 agosto 2014 il termine per la presentazione dell'istanza di certificazione da parte dei soggetti creditori, in luogo del 23 agosto 2014 (60 giorni dalla data di entrata in vigore della legge – 24 giugno 2014 –; legge n. 89 del 2014, di conversione del decreto-legge n. 66).
  Nel corso dell'esame in Commissione il termine entro il quale le imprese possono presentare l'istanza di certificazione è stata portato dal 31 agosto al 31 ottobre 2014, concedendo in tal modo un'ulteriore opportunità per l'utilizzo dello strumento, ferma restando comunque la possibilità di presentare l'istanza nei termini già previsti in modo da ottenere la certificazione in tempo utile per riscuotere il credito entro settembre.
  La disposizione modifica inoltre anche il terzo periodo del comma 7-bis dell'articolo 37 in modo da ricomprendere anche le disposizioni di cui all'articolo 7 della legge n. 52 del 1991 e all'articolo 67 del Regio decreto n. 267 del 1942, tra le norme che non si applicano alle cessione dei crediti tramite piattaforma elettronica.
  Il comma 7-quinquies prevede che per le regioni che, alla data di entrata in vigore della legge di conversione del presente decreto-legge, siano ancora sottoposte al piano di rientro dai disavanzi sanitari o a programmi operativi di prosecuzione degli stessi, le disposizioni relative al divieto di rilascio della certificazione previste dall'articolo 9, comma 3-ter, del decreto-legge n. 185 del 2008, non si applicano in relazione ai debiti riferiti a fatture o richieste equivalenti di pagamento emesse dopo 30 giorni dall'entrata in vigore della legge di conversione del presente decreto-legge.
  L'articolo 22-bis introduce la semplificazione di alcune tipologie di operazioni promozionali escludendo dalla definizione di concorsi e operazioni a premio le manifestazioni nelle quali i premi sono costituiti da buoni da utilizzare su una spesa successiva nel medesimo punto vendita che ha emesso detti buoni.
  Durante l'esame presso le Commissioni riunite è stato soppresso l'articolo 22- ter, che differisce al 31 dicembre 2014 il termine – scaduto a dicembre 2012 – che l'articolo 3, comma 3 del decreto-legge 138/2011, prevedeva per l'emanazione dei regolamenti di delegificazione che avrebbero dovuto individuare le disposizioni abrogate per effetto del contrasto con il principio di liberalizzazione. La disciplina modificata dall'articolo in esame era stata dichiarata costituzionalmente illegittima.
  L'articolo 22-quater circoscrive la possibilità da parte di Regioni ed enti locali di interdizione di attività produttive e commerciali alle sole ipotesi di necessità di garantire la tutela della salute, dei lavoratori, dell'ambiente, ivi incluso l'ambiente urbano, e dei beni culturali.
  I commi 1, 4, 5 e 6 dell'articolo 22-quinquies riproducono le disposizioni del decreto-legge 16 luglio 2014, n. 100, che contiene misure urgenti per la realizzazione del piano delle misure e delle attività di tutela ambientale e sanitaria (c.d. piano ambientale) per le imprese sottoposte a commissariamento straordinario. Tali misure sono finalizzate a consentire all'impresa commissariata di contrarre finanziamenti funzionali al risanamento ambientale o all'esercizio dell'impresa; a disciplinare la tempistica per l'attuazione del c.d. piano ambientale e per lo spegnimento di alcuni impianti già previsto dal medesimo piano.
  I restanti commi dell'articolo 22-quinquies contengono disposizioni finalizzate a consentire l'utilizzo delle somme sottoposte a sequestro penale (comma 2) e ad affidare al sub-commissario la responsabilità per l'attuazione del «piano ambientale», nonché a velocizzare le procedure di approvazione dei progetti (comma 3).Pag. 112
  L'articolo 22-sexies, introdotto al Senato, modifica l'articolo 5 del decreto-legge 30 settembre 2003, n. 269, con il quale è stata disposta la trasformazione della Cassa depositi e prestiti in società per azioni, al fine di parificare a quello dei titoli di Stato il trattamento fiscale dei proventi sui buoni fruttiferi postali e sugli altri titoli emessi da CDP per finanziare le amministrazioni pubbliche. Si introducono inoltre alcune variazioni al regime fiscale, diretto e indiretto, cui è assoggettata la stessa CDP, al fine di equipararlo a quello delle banche.
  Una serie di interventi significativi sono adottati nel settore energetico. Il filo conduttore delle disposizioni più rilevanti è l'individuazione di misure di risparmio sugli oneri generali di sistema delle tariffe elettriche a favore delle piccole e medie imprese (PMI).
  L'articolo 23 individua le piccole e medie imprese (PMI) come beneficiarie dei risparmi sugli oneri generali di sistema delle tariffe elettriche derivanti dalle misure contenute:
   nei successivi articoli da 24 a 30 del decreto legge in esame (comma 1);
   nelle disposizioni del decreto-legge n. 145/2013 («destinazione Italia»), che ha previsto con il cosiddetto «spalma incentivi volontario» la facoltà di diluire in un periodo più lungo gli incentivi per le fonti rinnovabili (comma 2).

  L'agevolazione per le piccole e medie imprese consiste nella riduzione delle tariffe elettriche, che dovrà essere ripartita in modo proporzionale tra i soggetti aventi diritto e non dovrà essere cumulabile con gli incentivi già previsti per le imprese a forte consumo di energia (cosiddette «energivore»).
  L'obiettivo del Governo è quello di pervenire a regime ad un risparmio in bolletta pari a circa il 10 per cento del costo attuale per le PMI.
  Durante l'esame al Senato l'articolo è stato integrato (comma 3-bis) per definire «essenziali per la sicurezza del sistema elettrico» tutti gli impianti siciliani sopra i 50 MW di potenza (escluse quelli rinnovabili non programmabili, come il fotovoltaico e l'eolico) fino all'entrata in funzione dell'elettrodotto Sorgente-Rizziconi, e per disporre nel contempo la rimozione delle macrozone Sicilia e Sardegna.
  Nel corso dell'esame presso le Commissioni riunite è stata apportata una modifica in base alla quale è ampliato a 90 giorni (da 60) il termine entro il quale l'AEEGSI definisce le modalità di offerta e remunerazione di tali impianti. Ulteriore modifica riguarda i criteri che l'Autorità deve seguire per tale definizione con riferimento all'equa remunerazione del capitale residuo (e non più al capitale netto residuo) investito riconducibile alle stesse unità.
  L'articolo 24 sottopone alcune forme di autoconsumo di energia (Reti interne di utenza; Sistemi efficienti di utenza e equiparati), che nella normativa previgente al decreto versavano i corrispettivi tariffari e gli oneri di sistema solo sull'energia prelevata dalla rete, al pagamento di una quota di tali oneri in relazione all'energia consumata e non prelevata dalla rete, cioè su quella autoprodotta.
  Nel corso dell'esame presso le Commissioni riunite è stato introdotto il comma 8-bis che esclude dall'applicazione delle disposizioni dello stesso articolo 24 gli impianti a fonti rinnovabili di potenza non superiore a 20 kw.
  L'articolo 25 dispone che gli oneri per lo svolgimento dell'attività del Gestore dei servizi energetici (GSE) relativi ai meccanismi di incentivazione e sostegno alle imprese in materia di fonti rinnovabili ed efficienza energetica non ricadano più sull'onere generale A3 in capo ai consumatori, imprese e famiglie, ma siano posti a carico dei beneficiari dell'attività del GSE, ad esclusione degli impianti destinati all'autoconsumo entro i 3 KW (secondo l'integrazione apportata dal Senato).
  Nel corso dell'esame presso le Commissioni riunite è stato introdotto l'articolo 25-bis che demanda all'Autorità per l'energia elettrica e il gas la revisione, con effetto a partire dal 1o gennaio 2015, della disciplina dello scambio sul posto. La Pag. 113revisione deve essere effettuata entro 90 giorni dalla data di entrata in vigore della legge di conversione del decreto in esame secondo determinati criteri direttivi: l'applicazione della disciplina dello scambio sul posto è estesa a tutti gli impianti alimentati a fonti rinnovabili con potenza nominale fino a 500 kw (e non più fino a 200 kw); per gli impianti con potenza fino a 20 kw non sono applicati i corrispettivi che l'articolo 24 introduce per alcune forme di autoconsumo di energia (in tal senso l'articolo aggiuntivo ripete quanto già previsto dal comma 8-bis dell'articolo 24 introdotto nel corso dell'esame presso le Commissioni riunite); per gli impianti operanti in regime di scambio sul posto non esentati (ossia quelli superiori a 20 kw) è prevista l'applicazione dei corrispettivi a copertura degli oneri generali di sistema sull'energia elettrica consumata e non prelevata dalla rete, in misura pari al 5 per cento dei corrispondenti importi unitari dovuti sull'energia prelevata dalla rete (si applica cioè l'articolo 24, comma 3 del decreto legge in commento).
  L'articolo 26 si compone di una prima parte (commi 1-6), volta a generare risparmi sull'incentivazione dei grossi impianti fotovoltaici (di potenza superiore a 200 kW), e di una seconda parte introdotta al Senato (commi 7-13) che riguarda invece tutti i produttori di energia elettrica da fonti rinnovabili che beneficiano di incentivi pluriennali.
  La prima parte della norma (cd. spalma-incentivi obbligatorio), per ottenere una riduzione annua degli incentivi erogati agli impianti fotovoltaici di grossa taglia, lascia ai produttori la scelta tra tre opzioni:
   l'estensione da 20 a 24 anni del periodo di incentivazione, a fronte di una rimodulazione del valore unitario dell'incentivo di entità dipendente dalla durata del periodo incentivante residuo;
   il mantenimento del periodo di erogazione ventennale, a fronte di una riduzione dell'incentivo per un primo periodo, e di un corrispondente aumento dello stesso per un secondo periodo, secondo percentuali definite dal MiSE;
   il mantenimento del periodo di erogazione ventennale, a fronte di una riduzione percentuale fissata dal decreto, crescente a seconda della taglia degli impianti (tale opzione è quella applicata in assenza di comunicazioni da parte dell'operatore).

  Nel corso dell'esame presso le Commissioni riunite è stata introdotta una modifica alle riduzioni percentuali, dal 5 per cento al 6 per cento per gli impianti da 200 a 500 kW e dal 9 per cento all’ 8 per cento per impianti oltre i 900 kW.
  La seconda parte della norma prevede la possibilità per i beneficiari di incentivi pluriennali per la produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili, di cedere una quota fino all'80 per cento degli incentivi per le fonti rinnovabili a operatori finanziari internazionali attraverso un'asta organizzata dall'Autorità per l'energia. Alle quote di incentivi cedute agli acquirenti selezionati non si applicano, a decorrere dalla data di cessione, le rimodulazioni precedenti. Peraltro, tale possibilità di cessione è subordinata alla verifica da parte del ministero dell'Economia della compatibilità degli effetti delle operazioni sottostanti sui saldi di finanza pubblica.
  L'articolo 27 sopprime i rimborsi che l'Autorità per l'energia elettrica e il gas e il sistema idrico (AEEGSI) corrisponde alle aziende elettriche per gli sconti da esse applicati ai dipendenti in virtù dei relativi contratti collettivi nazionali di lavoro.
  L'articolo 28 riguarda i sistemi elettrici delle isole minori non interconnesse con la rete di trasmissione nazionale, in cui operano imprese elettriche minori ammesse al regime di integrazione tariffaria. La norma prevede la revisione della regolazione e della remunerazione di questi sistemi elettrici, sulla base di criteri di efficienza e di stimolo all'efficienza energetica, al fine di conseguire una riduzione degli oneri gravanti sulla bolletta elettrica dei consumatori (comma 1).Pag. 114
  Durante l'esame presso le Commissioni riunite il comma 1-bis, introdotto dal Senato, è stato integralmente sostituito. La nuova disposizione introdotta prevede il termine di emanazione di 120 giorni dall'entrata in vigore della legge di conversione del decreto in esame, per il decreto del ministro dello sviluppo economico, previsto dal decreto-legge n. 145/2013 («destinazione Italia», articolo 1, comma 6-octies) con cui, sentita l'Autorità per l'energia, devono essere individuate le disposizioni per un processo di progressiva copertura del fabbisogno delle isole minori non interconnesse attraverso energia da fonti rinnovabili, gli obiettivi temporali e le modalità di sostegno degli investimenti, anche attraverso la componente tariffaria UC4.
  L'articolo 29 limita l'applicazione delle tariffe elettriche agevolate di cui gode Rete Ferroviaria Italiana S.p.A. (RFI) ai soli consumi relativi al servizio di trasporto ferroviario universale e anche al trasporto ferroviario delle merci. Nel corso dell'esame presso le Commissioni riunite è stato soppresso il riferimento al trasporto delle merci transfrontaliero che veniva incluso tra le tariffe elettriche agevolate. A partire dal 2015, dunque, gli altri tipi di trasporto, come ad esempio l'alta velocità e le merci, dovranno pagare l'energia elettrica secondo i costi effettivi del servizio. Per il servizio ferroviario universale e il trasporto ferroviario e delle merci vige il divieto di traslazione sui prezzi, mentre per gli altri tipi di trasporto è stato introdotto al Senato un criterio di gradualità per tale traslazione. Sempre nel corso dell'esame presso le Commissioni è stato modificato il comma 2 che contiene una norma di carattere transitorio, fino all'entrata in operatività delle modalità di individuazione dei consumi sopra citati. In conseguenza della modifica apportata, nel periodo transitorio, la componente tariffaria compensativa annua, riconosciuta in attuazione del regime tariffario speciale, è ridotta – sulla parte eccedente il quantitativo di 3300 GWh – di un importo di 80 milioni di euro (invece che di 120 milioni di euro).
  L'articolo 30 punta ad introdurre una serie di semplificazioni amministrative riguardanti la comunicazione per la realizzazione, la connessione e l'esercizio degli impianti di produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili e di unità di microcogenerazione (secondo l'integrazione apportata dal Senato).
  Per gli interventi già realizzabili con semplice comunicazione, viene previsto dal 1o ottobre 2014 un modello unico approvato dal Ministro dello Sviluppo Economico, che sostituisce i modelli adottati dai Comuni, dai gestori di rete e dal GSE per le attività di rispettiva competenza. Si stabiliscono inoltre modalità semplificate per l'acquisizione degli atti di assenso eventualmente necessari. Per i piccoli impianti fotovoltaici collocati sugli edifici non vincolati, la norma esclude la necessità di atti amministrativi di assenso.
  Durante l'esame al Senato, l'articolo 30 ha subito numerose integrazioni volte a introdurre semplificazioni anche per:
   l'installazione di pompe di calore destinate alla produzione di acqua calda e aria o di sola acqua calda, con esclusione delle pompe di calore geotermiche;
   la comunicazione per l'installazione e l'esercizio di unità di microcogenerazione;
la costruzione e l'esercizio degli elettrodotti.

  Durante l'esame al Senato sono state anche introdotte misure di semplificazione per la realizzazione di impianti di produzione di biometano e la conversione a biometano di impianti di produzione di energia elettrica da biogas.
  Durante l'esame presso le Commissioni riunite è stata soppressa la lettera b) del comma 1-bis, che prevede la partecipazione al procedimento di rilascio dell'autorizzazione unica dei soggetti titolari e/o gestori di beni demaniali interessati dal passaggio di elettrodotti. In seguito al rilascio dell'autorizzazione unica, tali soggetti sono tenuti ad indicare le modalità di attraversamento degli impianti autorizzati.
  Durante l'esame presso le Commissioni riunite è stato inoltre introdotto un ulteriore Pag. 115comma in materia di revisione della normativa relativa all'accatastamento e all'ammortamento di impianti fotovoltaici. Al riguardo, si prevede l'obbligatorietà della variazione della rendita catastale dell'immobile che ospita impianti fotovoltaici solo se questi ultimi hanno una potenza maggiore dí 7 kw e il valore dell'impianto incrementa di oltre il 40 per cento la rendita catastale. Ad un decreto del Ministero dell'economia e delle finanze, da adottare entro 90 giorni, è rimessa l'individuazione delle modalità applicative della disposizione introdotta.
  Il comma 2-novies proroga dal 30 giugno 2014 al 31 dicembre 2014 il termine per l'adozione del decreto del Ministero dello sviluppo economico – di concerto con il Ministero dell'economia e delle finanze – per la determinazione della tassazione applicabile ai combustibili impiegati negli impianti cogenerativi (produzione combinata di energia elettrica e calore).
  L'articolo 30-bis riguarda le gare d'ambito per la distribuzione del gas naturale, prorogandone ulteriormente – tra i 4 e gli 8 mesi – i termini per l'avvio (commi da 2 a 4) e stabilendo un termine (1'11 febbraio 2012) per la validità degli accordi tra gestore ed ente locale ai fini del calcolo valore dei rimborsi al gestore uscente (comma 1).
  L'articolo 30-ter modificando l'articolo 29 del decreto-legge n. 5/2012, prevede che i progetti di riconversione del comparto bieticolo saccarifero rivestano carattere strategico e costituiscano priorità a carattere nazionale; essi rientrano nell'ambito dei progetti di riconversione industriale che interessano la produzione di energia da fonti rinnovabili e sono finalizzati anche al reimpiego dei lavoratori dipendenti delle imprese saccarifere italiane dismesse. Il Comitato interministeriale appositamente istituito è chiamato a nominare un Commissario ad acta qualora i procedimenti autorizzativi non risultino ultimati e siano decorsi infruttuosamente i termini di legge per la conclusione di tali procedimenti, nonché per dare esecuzione agli accordi per la riconversione industriale sottoscritti.
  L'articolo 30-quater include i consumatori del servizio idrico integrato tra coloro che possono beneficiare dei progetti finanziati con il fondo in cui confluiscono le sanzioni irrogate dall'Autorità per l'energia elettrica, il gas ed il sistema idrico.
  L'articolo 30-quinquies esclude gli impianti fissi offshore da quelli la cui presenza all'interno di una Regione permette ai residenti di beneficiare della riduzione del prezzo alla pompa dei carburanti (cd. «bonus idrocarburi»), finanziata tramite l'apposito fondo istituito nello stato di previsione del Ministero dello sviluppo economico.
  Durante l'esame presso le Commissioni riunite è stato soppresso l'articolo 30-sexies che riguarda i criteri di tracciabilità dei biocombustibili liquidi ammessi agli incentivi per la produzione elettrica rinnovabile.
  L'articolo 30-septies, inserito nel corso dell'esame presso le Commissioni riunite, demanda a un decreto di natura non regolamentare del Ministro dello sviluppo economico, sentito il Comitato tecnico consultivo biocarburanti – da emanare entro il 15 settembre 2014 – la fissazione e i successivi aggiornamenti della quota minima di biocarburanti e degli altri carburanti rinnovabili, nonché di combustibili sintetici purché esclusivamente ricavati dalle biomasse, compresa la sua ripartizione in quote differenziate tra diverse tipologie di biocarburanti (inclusi quelli avanzati), per gli anni successivi al 2015. Si tratta del decreto già previsto dall'articolo 1, comma 15, quarto periodo, del decreto-legge n. 145/2013 al fine di aggiornare le condizioni, i criteri e le modalità di attuazione dell'obbligo, per i soggetti che immettono in consumo benzina e gasolio, prodotti a partire da fonti primarie non rinnovabili e destinati ad essere impiegati per autotrazione, di immettere in consumo nel territorio nazionale una quota minima di biocarburanti e degli altri carburanti precedentemente citati. Si prevede, inoltre, che con decreto Pag. 116del Ministro dello sviluppo economico, sentito il Comitato tecnico consultivo biocarburanti, sono fissate le sanzioni amministrative pecuniarie, (che devono essere proporzionali e dissuasive), per il mancato raggiungimento degli obblighi stabiliti dal citato decreto.
  L'articolo 31, che demandava al CICR di stabilire modalità e criteri per la produzione, con periodicità non inferiore a un anno, di interessi sugli interessi maturati nelle attività svolte nel territorio della Repubblica dalle banche e dagli intermediari finanziari (reintroducendo, in sostanza, la capitalizzazione degli interessi con periodicità almeno annuale), è stato soppresso nel corso dell'esame al Senato.
  L'articolo 32 reca disposizioni volte a rafforzare le esportazioni e l'internazionalizzazione delle imprese, consentendo che la garanzia dello Stato per rischi non di mercato possa operare in favore della società Sace S.p.A. relativamente ad operazioni da essa effettuate nei settori strategici ovvero in società di rilevante interesse nazionale, laddove esse possano costituire, in termini di livelli occupazionali o di fatturato, un rilancio per il sistema economico produttivo del Paese, ma che siano in grado di determinare, in capo a Sace medesima, elevati rischi di concentrazione verso controparti o paesi di destinazione.
  La garanzia non opera sull'intera operazione ma soltanto a copertura di eventuali perdite eccedenti le soglie e fino a un ammontare massimo di capacità, compatibile con i limiti globali degli impegni assumibili in garanzia. La garanzia è rilasciata con decreto del Ministro dell'economia e delle finanze, previo parere dell'Istituto per la vigilanza sulle assicurazioni (Ivass), nei limiti delle risorse messe a disposizione nell'ambito dell'apposito fondo istituito a copertura delle garanzie medesime concesse dallo Stato in favore di Sace S.p.a., ai sensi della disposizione in esame, iscritto nello stato di previsione del Ministero dell'economia finanze con una dotazione iniziale di 100 milioni per l'anno 2014.
  Per disciplinare il funzionamento della garanzia, è prevista la stipula di una convenzione tra il Ministero dell'economia e Sace S.p.A.
  L'articolo 32-bis limita, al comma 1, l'esenzione IVA attualmente prevista per le prestazioni del servizio postale universale nonché per le cessioni di beni a queste accessorie effettuate da Poste italiane S.p.a., escludendo quelle prestazioni che, pur rientrando nel servizio postale universale, siano state, nelle loro condizioni, negoziate individualmente. In base al comma 2, sono fatti salvi i comportamenti posti in essere da Poste italiane fino all'entrata in vigore della legge di conversione.
  L'articolo 33 interviene su alcune tipologie di controllo della Corte dei conti (sia di tipo preventivo, sia di tipo successivo) con l'obiettivo di semplificare le modalità di esecuzione e, in alcuni, casi, di ridurre il numero di atti ad essi sottoposti.
  Il comma 1 interviene sulla disciplina dei controlli esterni sugli enti locali rendendo annuale (anziché semestrale) il controllo preventivo delle sezioni regionali della Corte dei conti quale verifica del funzionamento dei controlli interni. Del pari annuale (anziché semestrale) diviene l'obbligo (in capo al sindaco, per Comuni sopra 15.000 abitanti, o al presidente della Provincia) di trasmissione (alla volta della sezione regionale della Corte dei conti) di un referto sul sistema dei controlli interni. Il referto del sindaco dovrà tener conto anche dei controlli effettuati nell'anno.
  Il comma 2 apporta alcune semplificazioni ai controlli della Corte dei conti sulle regioni introdotti dal decreto-legge 174/2012, in parte analoghe a quelle disposte dal comma precedente per gli enti locali, e introduce un rafforzamento della possibilità della Sezione centrale delle autonomie della Corte dei conti di emanare delibere vincolanti nei confronti delle sezioni regionali.
  Il comma 3 amplia il novero dei comuni sottratti dal controllo delle sezioni regionali della Corte dei conti sui consuntivi dei partiti politici relativi alle spese elettorali nelle elezioni per il sindaco e per Pag. 117il consiglio comunale, innalzando la soglia demografica dei comuni esentati da 15.000 a 30.000 abitanti; esso esclude per i comuni con popolazione inferiore a 30.000 abitanti la sanzione amministrativa pecuniaria (da 50.000 a 500.000 euro) per il mancato deposito dei consuntivi delle spese elettorali da parte dei partiti.
  Il comma 4 modifica la procedura relativa ai controlli preventivi prevedendo che gli atti sottoposti a duplice controllo (di legittimità e di regolarità amministrativa e contabile) anziché essere inviati dalle amministrazioni interessate agli uffici di controllo (per la verifica contabile) e da questi alla Corte dei conti (per il controllo di legittimità) devono essere inviati contestualmente agli uffici di controllo e alla Corte dei conti.
  Nel corso dell'esame presso le Commissioni riunite è stato soppresso l'articolo 33-bis, volto ad estendere alle società di ingegneria previste dal Codice degli appalti e costituite in forma di società di capitali la disciplina delle società tra professionisti introdotta dal c.d. decreto Bersani. Fa inoltre salvi i contratti stipulati dalle società di ingegneria dall'il agosto 1997.
  L'articolo 34, al comma i abroga una serie di disposizioni concernenti la determinazione delle tariffe elettriche agevolate. Al comma 2 contiene una clausola di invarianza degli oneri a carico del bilancio dello Stato per gli articoli da 23 a 30.
  Il comma 1-bis prevede l'esenzione dal pagamento dell'imposta di bollo per le istanze presentate dai volontari del Corpo nazionale del soccorso alpino e speleologico del Club alpino italiano (CAI), che siano lavoratori autonomi, all'ufficio provinciale del lavoro ai fini del riconoscimento dell'indennità per il mancato reddito relativo ai giorni in cui si sono astenuti dal lavoro per le operazioni di soccorso alpino e speleologico o per le relative esercitazioni, nonché per il giorno successivo ad operazioni di soccorso che si siano protratte per più di otto ore, ovvero oltre le ore 24.
  Mi avvio alla conclusione, Signor Presidente.
  Abbiamo cercato, nel lavoro delle Commissioni congiunte Ambiente e Attività Produttive – vorrei dirlo ringraziando tutti i colleghi – di compiere il compito che ci eravamo proposti e, cioè, di asciugare il testo, modificandolo il meno possibile – per rispetto al grande lavoro fatto dai colleghi del Senato – ma provando comunque a migliorarlo, ove possibile, ascoltando le istanze che ci giungevano dai cittadini e dalle moltissime categorie interessate da questo provvedimento. Abbiamo cercato di renderlo un testo più snello, più efficace e più capace di incidere nel tessuto economico del Paese per rendere le nostre imprese più forti e più competitive nello scenario economico globale.
  Voglio ringraziare, oltre ai colleghi delle Commissioni Attività Produttive ed Ambiente ed ai loro Presidenti che ci hanno costantemente supportato, anche tutti gli uffici che a questo lavoro hanno collaborato, lavorando anche le sere e i giorni festivi per rispettare gli strettissimi tempi che ci sono stati assegnati.
  Ovviamente, un decreto-legge che spaziava su così tanti argomenti ha creato una certa difficoltà nell'azione di coordinamento del lavoro degli emendamenti. Molti miglioramenti sono avvenuti durante il lavoro svolto dai commissari, con il contributo attivo del Governo. Permettetemi quindi di ringraziare l'impegno e la presenza costante del Ministro dell'Agricoltura Maurizio Martina, della sottosegretaria all'Ambiente Silvia Velo, del sottosegretario ai Rapporti con il Parlamento Ivan Scalfarotto.
  Un ringraziamento particolare al Viceministro allo Sviluppo Economico Claudio De Vincenti che non si è mai sottratto al confronto né con la maggioranza né tanto meno con l'opposizione, durante tutto il lavoro preparatorio e di Commissione. Un confronto con i gruppi di opposizione che è stato molto netto ma sempre nel merito delle questioni. Un ringraziamento particolare va quindi anche a loro per aver scelto di non far ricorso a inutili e logoranti tattiche ostruzionistiche, ma di aver accettato il terreno del confronto – a volte Pag. 118anche dello scontro – ma sempre sul merito dei molti temi concreti contenuti in questo provvedimento.
  Concludo, Signor Presidente, dicendo che oggi possiamo offrire al dibattito parlamentare un buon testo, migliorato ma non stravolto rispetto a quello inviatoci dal Senato.
  Un provvedimento che mette in campo misure importanti su alcuni fronti strategici per provare a semplificare, sostenere ed innovare il sistema Paese. Agricoltura, ambiente, energia, imprese piccole e medie sono – infatti – facce della stessa medaglia: uno sviluppo sostenibile, equilibrato ed inclusivo, in grado, da un lato, di rimettere in moto un'economia in crisi da molto tempo, e, dall'altro, di indicare la sostenibilità come paradigma nel quale collocare le scelte sullo sviluppo futuro.
  Se l'Aula deciderà di approvare il testo che abbiamo qui velocemente illustrato, doterà il nostro Paese di nuovi strumenti, utili ed efficaci, per la competitività del sistema economico ed imprenditoriale italiano, che ci consentiranno di affrontare, con maggior forza e con rinnovata fiducia, le complesse sfide economiche e sociali che ci attendono nel prossimo futuro.

TESTO INTEGRALE DELL'INTERVENTO DELLA DEPUTATA PAOLA BINETTI IN SEDE DI DISCUSSIONE SULLE LINEE GENERALI DEL DISEGNO DI LEGGE DI CONVERSIONE N. 2568-A.

  PAOLA BINETTI. Un decreto eterogeneo e complesso, nel quale però ritengo rilevanti: le disposizioni dirette ad incentivare le attività economiche, quelle che prevedono la riduzione del 10 per cento del costo dell'energia per le piccole e medie imprese; le semplificazioni amministrative e le sburocratizzazioni in materia agricola; gli incentivi e gli sgravi fiscali per le assunzioni da parte dei datori di lavoro imprenditori agricoli; i finanziamenti per investimenti in ricerca e innovazione tecnologica nel comparto agricolo, forestale ed agroalimentare.
  Considero anche significative le norme che intervengono su una tematica, da anni al centro della attività parlamentare: la realizzazione degli interventi di mitigazione del rischio idrogeologico. Occorre attuare un piano permanente di lavori e di opere per il risanamento e la tutela idrogeologica del territorio, destinando ogni anno adeguate risorse e dimostrando capacità realizzativa in tempi certi e rapidi degli interventi progettati. Importanti sono poi le disposizioni che estendono i controlli sui terreni ad utilizzazione agricola nella c.d. Terra dei Fuochi. Vanno nella giusta direzione le norme di cui all'articolo 13 che reca misure rilevanti in materia di bonifiche. Condivido convintamente l'articolo 9, che prevede la possibilità di concedere finanziamenti fino a 350 milioni di euro, per interventi di incremento della efficienza energetica negli edifici scolastici.
  Mi soffermerò su alcuni punti qualificanti del decreto-legge n.66 del 2014, convertito dalla legge n.89 del 2014, che prevede tra le altre misure, alcuni punti che sembrano particolarmente qualificanti, che vanno dall'agricoltura all'energia, dalla scuola al dissesto idrogeologico, in particolare:
   misure di carattere fiscale per il rilancio dell'economia soprattutto nel settore dell'agricoltura, alcune delle quali rivolte in modo particolare alle famiglie e alla transizione generazionale; è un punto di grande interesse per ricondurre in campagna generazioni che ne sono fuggite ed ora davanti alla disoccupazione colgono il senso di un ritorno a casa per una valorizzazione degli spazi che negli anni sono stati trascurati, rinunciando a realizzare proprio in quel contesto una sana e positiva competitività, oggi anche la disoccupazione giovanile fa da traino a questa inversione di tendenza;
   norme in materia di revisione ed efficienza della filiera alimentare per garantire i prodotti del made in Italy e ostacolare contraffazioni, nella speranza radicata e improcrastinabile che si configurino come misure di contrasto alla falsificazione e alla corruzione. In questo senso è essenziale che il cambiamento introdotto con la nuova agenzia di controllo Pag. 119non assorba le risorse che finora sono state dedicate alle classi economicamente più fragili per sostenerle sul piano alimentare. Nutrire il pianeta, tema EXPO 2015, per noi è prima di tutto nutrire le classi più povere del Paese;
   proroga per il pagamento dell'IMU con una maggiore e migliore identificazione delle aree protette: la tormentata storia del rapporto dei cittadini non solo con la loro casa ma anche nella «loro» campagna, nella prospettiva di un contesto istituzionale spesso più ostile che solidale. Un fisco meno ostile favorisce un rapporto diretto tra cittadini e Agenzia delle entrate;
   interventi per ristrutturare e migliorare l'efficienza energetica soprattutto nelle scuole: dal nido alla Università per rendere più sicura la presenza a scuola delle future generazioni. Il problema amianto continua ad essere attivo e minaccioso per la salute delle persone e la norma non è chiarissima in tal senso. Ristrutturare risponde ad un criterio di sicurezza che guarda alla tutela della salute anche in modi più sofisticati di quanto non sia stato fatto finora; scuole più sicure significano generazioni più consapevoli del patto intergenerazionale.

  Una riflessione a parte la merita il riferimento all'ILVA e alla necessità di sbloccare il rapporto drammatico tra tutela della salute e tutela del lavoro: è impossibile assistere a manifestazioni come quelle appena viste a Taranto nei recenti telegiornali dove sfilavano lavoratori contro giovani disoccupati e famiglie in cerca di lavoro e famiglie con la drammatica presenza di malati in casa ! Fino alla toccante immagine del bambino recentemente morto per un brutto tumore, contratto mentre suo padre e sua madre lavoravano negli stabilimenti ILVA. L'ILVA è una risorsa del Paese, ma va bonificata nel senso di buone pratiche: buone pratiche di tutela del lavoro e buone pratiche di tutela della salute. È questa la sana competitività di cui abbiamo bisogno !
  Intervenire tempestivamente ed efficacemente sul rischio idrogeologico: basta pensare ai recenti fatti di questa estate, o se si vuole risalire indietro basta spingersi fino all'inverno scorso ! Servono interventi strutturali, serve una maggiore e migliore educazione ambientale, serva una consapevolezza del rischio che non escluda più nessuno ! L'ultimo dramma si è svolto durante una festa paesana, pochi giorni prima a Roma, Milano, Napoli, lungo gli argini dei fiumi, ma anche nelle città in cui si sono aperte voragini che hanno inghiottito macchine e camion. Nessuno può restare indifferente !
  Sembra che ci sia una decadenza complessiva del Paese, di cui il dissesto idro-geologico è metafora drammaticamente eloquente.
  La crisi economica e finanziaria che sta coinvolgendo tutti i settori industriali impone alle aziende di ripensare tempestivamente e strategicamente il proprio modello; il cambiamento è oggi, come non mai, elemento imprescindibile per mantenere la propria posizione competitiva e sfruttare le opportunità presenti sul mercato. Nel ripensare il proprio modello e per orientare le decisioni strategiche di sviluppo, l'azienda Italia deve necessariamente avviare un processo di profonda comprensione del contesto competitivo in cui opera, dei propri concorrenti e delle possibili alternative strategiche di crescita.
  Nell'attuale contesto economico e finanziario, caratterizzato da una crisi strutturale del mercato, da processi di internazionalizzazione e da fenomeni di concentrazione nei settori industriali, le aziende possono riuscire a mantenere la propria posizione competitiva solo se sono in grado di ripensare tempestivamente e strategicamente il proprio modello di business; il cambiamento è oggi, come non mai, elemento imprescindibile per la continuità aziendale.
  Nel ripensare il proprio modello di sviluppo l'Italia deve necessariamente avviare un processo di profonda comprensione, non solo di se stessa, ma anche del contesto competitivo in cui opera, dei propri competitors e delle possibili alternative Pag. 120strategiche di sviluppo, per realizzare un processo di cambiamento in grado di garantire nel tempo la generazione di adeguati flussi di reddito e di cassa atti alla creazione di valore per gli azionisti.
  Le prospettive di crescita del Paese dipendono, infatti, non solo dalla sua capacità di innovare mediante un cambiamento interno e dalla tempestività con cui riesce a realizzarlo, ma anche dal suo grado di competitività rispetto ai propri concorrenti e cioè dalla capacità di mantenere un vantaggio competitivo sfruttando le opportunità presenti sul mercato.
  Dalla raccolta sistematica di informazioni inerenti il sistema competitivo e dall'analisi e comprensione delle sue dinamiche, infatti, il nostro Paese può trarre utili spunti di riflessione:
   per conoscere se stesso e il contesto in cui opera;
   per individuare le opportunità e le minacce derivanti dall'ambiente esterno;
   per valutare i propri punti di forza e debolezza;
   per analizzare le competenze distintive delle imprese concorrenti;
   per comprendere le maggiori differenze tra le combinazioni produttive delle imprese operanti nel medesimo settore;
   per valutare la posizione dell'Italia e gli elementi di vulnerabilità strategica.

  Il processo di analisi competitiva comporta la raccolta d'informazioni quali-quantitative riguardanti i diversi soggetti coinvolti nella catena del valore del business (clienti, fornitori, concorrenti), le tendenze evolutive del settore e delle variabili macroeconomiche che maggiormente lo influenzano. Tale processo richiede, pertanto, la creazione di un'organizzazione finalizzata all'individuazione delle fonti e delle informazioni rilevanti, allo sviluppo di una metodologia di elaborazione e di analisi dei dati raccolti e una governance aziendale atta ad attivare e gestire processi interni di condivisione dei risultati ottenuti, affinché gli stessi possano di fatto orientare efficacemente le strategie di cambiamento e definire meglio gli obiettivi economici, finanziari e patrimoniali. Solo così potrà comprendere le relazioni tra diverse variabili e indirizzare la strategia di crescita del Paese in modo sostenibile ed equilibrato, verificando se, in termini prospettici, i risultati attesi a seguito di particolari interventi sono raggiungibili nel contesto competitivo in cui opera.
  Questo processo è fortemente agevolato dall'esistenza sul mercato di banche dati, più o meno ampie, in grado di fornire con immediatezza, per ciascun settore industriale, l'elenco delle aziende operanti nei diversi mercati geografici, i loro bilanci, corredati dai relativi allegati e già riclassificati gestionalmente secondo una struttura omogenea e comparabile, nonché informazioni sul capitale e sulla governance; l'accesso a tali fonti esterne, direttamente o attraverso consulenti, riduce sensibilmente i tempi di raccolta ed elaborazione dei dati, garantendo nel contempo una visione globale del mercato competitivo.

TESTO INTEGRALE DELL'INTERVENTO DEL DEPUTATO IGNAZIO ABRIGNANI IN SEDE DI ESAME DI QUESTIONI PREGIUDIZIALI SUL DISEGNO DI LEGGE DI CONVERSIONE N. 2568-A.

  IGNAZIO ABRIGNANI. Signor Presidente, Onorevoli colleghi, il decreto-legge n. 91 del 2014 all'esame dell'Aula della Camera dei deputati in seconda lettura, recante «Disposizioni urgenti per il settore agricolo, la tutela ambientale e l'efficientamento energetico dell'edilizia scolastica e universitaria, il rilancio e lo sviluppo delle imprese, il contenimento dei costi gravanti sulle tariffe elettriche, nonché per la definizione immediata di adempimenti derivanti dalla normativa europea», reca più che mai un complesso di interventi volti ad incidere su diversi settori dell'ordinamento e su svariati oggetti, che hanno poco a che fare con il rilancio di una presunta «competitività» del Paese, ponendosi tra l'altro in evidente contrasto con i principi costituzionali che caratterizzano la decretazione d'urgenza.Pag. 121
  Il testo appare come uno scomposto assemblaggio di norme in palese violazione dei criteri di omogeneità e coerenza interna (fondamenti della struttura di un decreto legge), nonché carente dei presupposti di straordinaria necessità ed urgenza previsti, a pena di illegittimità, dall'articolo 77 della Costituzione e dall'articolo 15 della legge n. 400 del 1988.
  Gli ambiti tematici affrontati dal decreto (che nel passaggio al Senato si è «arricchito» di ben 32 nuovi articoli rispetto ai 35 iniziali) passano dal comparto agricolo a quello energetico, dall'ambiente all'edilizia scolastica, dal fisco al diritto societario.
  La Corte costituzionale, in un'ampia giurisprudenza (in particolare, nella sentenza n. 22 del 2012), ha più volte collegato il riconoscimento dell'esistenza dei presupposti fattuali per l'emanazione di un decreto-legge sanciti dall'articolo 77, secondo comma, della Costituzione, ad una intrinseca coerenza delle norme contenute nel decreto, o dal punto di vista oggettivo e materiale, o dal punto di vista funzionale e finalistico.
  La Corte ha affermato che l'articolo 15, comma 3, della legge n. 400 del 1988 – che prescrive che il contenuto del decreto-legge deve essere specifico, omogeneo e corrispondente al titolo – pur non avendo, in sé e per sé, rango costituzionale, costituisce esplicitazione della ratio implicita nel secondo comma dell'articolo 77 Cost., il quale impone il collegamento dell'intero decreto-legge al caso straordinario di necessità e urgenza.
  Sulla base di queste premesse, ricordiamo che è stata di recente dichiarata l'illegittimità costituzionale di disposizioni introdotte nel corpo del decreto-legge per effetto di emendamenti approvati in sede di conversione. Da ultimo infatti, la sentenza n. 32 del 2014 ha dichiarato l'illegittimità costituzionale della nuova disciplina dei reati in materia di stupefacenti (la cosiddetta «Fini-Giovanardi), che era stata inserita nel corso dell'iter parlamentare del decreto-legge n. 272 del 2005, che riguardava le olimpiadi invernali del 2006.
  La pregiudiziale di costituzionalità presentata dal gruppo Forza Italia intende denunciare l'impiego del decreto-legge come strumento ad incastro variabile, e un utilizzo dell'articolo 77 assolutamente arbitrario e intollerabile.
  È doverosa una riflessione di sistema relativa alla gestione dei provvedimenti da parte del Governo nei confronti del Parlamento: basta ricordare quanto sta accadendo in questi giorni con i decreti-legge n. 91 del 2014 e n. 90 (pubblica amministrazione), attualmente all'esame di Camera e Senato, che si inseguono con modifiche che avvengono per le ragioni più svariate (da questioni squisitamente politiche a ragioni di copertura) con una incapacità di controllo da parte delle Camere dei contenuti degli stessi.
  Lo stesso Governo, dopo un passaggio complesso in una delle due Camere, sembra rendersi conto improvvisamente di «errori« madornali, di coperture che non reggono, di disposizioni che scontentano troppe persone, di norme che potrebbero creare solo danni.
  A questi «errori», tenta affannosamente di porre rimedio nell'altro ramo del Parlamento, in un gioco di equilibri scomposto e, soprattutto, scorretto. È successo con il decreto competitività, che è stato «riaperto« alla Camera proprio su richiesta del Governo. Sta succedendo ora al Senato con il decreto PA. E in questo caso il discorso è ancora più grave, perché il Senato stralcerà per problemi di copertura una norma approvata dalla Camera (quella relativa alla cosiddetta «quota 96») che avrebbe offerto una risposta ai 4.000 esodati della scuola a cui la riforma Fornero ha negato il diritto di andare in pensione, e che questo Governo prende doppiamente in giro, cambiando parere sulla questione, salvo poi mettere in campo le solite forzature approvate con una maggioranza confusa ed eterogenea, pronta a «coprire» gli errori del Governo Renzi pur di mantenere la propria poltrona.
  Il decreto all'esame dell'Aula è quindi simbolo di assoluta eterogeneità: con il passaggio in prima lettura al Senato è Pag. 122sicuramente venuto meno quel «nesso funzionale» richiamato dalla Corte, che ha affermato che la legge di conversione deve osservare la necessaria omogeneità del decreto-legge. L'inserimento di norme eterogenee all'oggetto o alla finalità del decreto spezza il legame essenziale tra decretazione d'urgenza e potere di conversione; in tal caso, la violazione dell'articolo 77, secondo comma, della Costituzione, deriva dall'uso improprio, da parte del Parlamento, di un potere che la Costituzione gli attribuisce.
  La questione della sostanziale omogeneità delle norme contenute nella legge di conversione è stata inoltre affrontata in interventi ripetuti della Presidenza della Repubblica. Fra gli interventi più recenti del Presidente Napolitano, possono richiamarsi le lettere inviate il 9 aprile 2009, il 15 luglio 2009, il 22 maggio 2010, il 22 febbraio 2011, il 23 febbraio 2012 e, da ultimo, la lettera del 27 dicembre 2013, inviata ai Presidenti delle Camere, relativa all'iter parlamentare di conversione del cd. Decreto «salva-Roma», nel corso del quale erano stati aggiunti al testo originario del decreto 10 articoli, per complessivi 90 commi.
  Il Capo dello Stato ha sottolineato la necessità di verificare con il massimo rigore l'ammissibilità degli emendamenti ai disegni di legge di conversione, dichiarando di non poter più rinunciare ad avvalersi della facoltà di rinvio. A seguito del richiamo dello scorso 27 dicembre, ricordiamo che il Governo rinunciò alla conversione del provvedimento.
  Ad ogni modo, il contenuto eterogeneo, le coperture dubbie, e altri interventi di tipo scomposto, come la duplicazione di norme (sia il decreto competitività che il decreto PA intervengono in maniera confusa e contraddittoria sugli incentivi alla progettazione) o la modifica di disposizioni dichiarate incostituzionali e quindi non più presenti nell'ordinamento, determinano l'uso improprio dell'articolo 77 della Costituzione da parte del Governo e rendono il provvedimento illegittimo: pertanto, dichiaro fin da ora il voto favorevole di Forza Italia alle pregiudiziali presentate.

VOTAZIONI QUALIFICATE EFFETTUATE MEDIANTE PROCEDIMENTO ELETTRONICO

INDICE ELENCO N. 1 DI 1 (VOTAZIONI DAL N. 1 AL N. 1)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
1 Nom. Ddl 2568 – quest.preg.cost.1,2,3,4 419 419 210 155 264 57 Resp.

F = Voto favorevole (in votazione palese). – C = Voto contrario (in votazione palese). – V = Partecipazione al voto (in votazione segreta). – A = Astensione. – M = Deputato in missione. – T = Presidente di turno. – P = Partecipazione a votazione in cui è mancato il numero legale. – X = Non in carica.
Le votazioni annullate sono riportate senza alcun simbolo. Ogni singolo elenco contiene fino a 13 votazioni. Agli elenchi è premesso un indice che riporta il numero, il tipo, l'oggetto, il risultato e l'esito di ogni singola votazione.