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Resoconto dell'Assemblea

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XVII LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 261 di giovedì 10 luglio 2014

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PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ROBERTO GIACHETTI

  La seduta comincia alle 9.

  CLAUDIA MANNINO, Segretario, legge il processo verbale della seduta di ieri.
  (È approvato).

Missioni.

  PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Boccia, Michele Bordo, Casero, Dambruoso, Di Lello, Epifani, Fico, Fontanelli, Franceschini, Losacco, Manciulli, Pes, Ravetto, Realacci, Scotto, Speranza, Tabacci e Taglialatela sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.
  I deputati in missione sono complessivamente ottantasei, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell’allegato A al resoconto della seduta odierna.

  Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell’allegato A al resoconto della seduta odierna.

Seguito della discussione della proposta di legge: Causi e Misiani: Modifica all'articolo 11-quaterdecies del decreto-legge 30 settembre 2005, n. 203, convertito, con modificazioni, dalla legge 2 dicembre 2005, n. 248, in materia di disciplina del prestito vitalizio ipotecario (A.C. 1752-A) (ore 9,05).

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione della proposta di legge n. 1752-A, di iniziativa dei deputati Causi e Misiani: Modifica all'articolo 11-quaterdecies del decreto-legge 30 settembre 2005, n. 203, convertito, con modificazioni, dalla legge 2 dicembre 2005, n. 248, in materia di disciplina del prestito vitalizio ipotecario.
  Ricordo che nella seduta di ieri si è concluso l'esame degli emendamenti e degli ordini del giorno presentati.

(Dichiarazioni di voto finale – A.C. 1752-A)

  PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto finale.
  Onorevole Busin, dato che l'onorevole Di Gioia è in Commissione e pregava di dargli una mano, se lei non ha nulla in contrario, le darei la parola per primo. Prego, onorevole Busin.

  FILIPPO BUSIN. Signor Presidente, questo provvedimento ci ricorda quella che è la vera e propria tragedia che vivono i potenziali interessati a questo strumento del prestito vitalizio ipotecario. Non mi viene in mente una parola diversa per definire la condizione di quegli ultrasessantenni che sono costretti, per avere un po’ di liquidità, ad ipotecare la propria abitazione che, senza essere retorici, si sa, è frutto di una vita di sacrifici e di risparmio, molto probabilmente in alcuni casi è stata anche ereditata ed è comunque troppo grande per essere mantenuta con dei redditi evidentemente insufficienti.Pag. 2
  Io penso di poter usare la parola «tragedia» in modo consapevole perché – come molti colleghi, credo, e come molti esponenti del Governo – ho esperienza diretta dei casi di questi anziani indigenti che, presi dalla disperazione, sono costretti a vendere o a ricorrere a strumenti come quello che offriamo oggi loro per poter pagare i propri debiti e le proprie spese.
  Del resto, chi non ha esperienza diretta o chi non conosce queste situazioni può farsene facilmente un'idea leggendo i dati pubblicati ieri dall'ISTAT, che fotografano una situazione direi drammatica del nostro Paese, dove 6,8, quasi 7 milioni di nostri concittadini vivono con una pensione di meno di mille euro e – cosa ancora più grave – 2, 1 milioni di questi nostri concittadini vivono con una pensione che ammonta a di meno di 500 euro al mese. Colpa della crisi, senz'altro, colpa di una crisi che forse colpisce in modo generalizzato tutto l'Occidente, ma diciamo anche, in piccola parte, colpa di alcune scelte sbagliate o scellerate di questo, come dei due Governi che l'hanno preceduto e che hanno riversato sugli immobili e, in particolare anche sulla prima abitazione, una vera e propria mannaia di tasse, che non solo sono in aumento costante, ma sono anche completamente variabili, imprevedibili e quindi mettono chi ha già scarse risorse in uno stato d'ansia perenne perché non sa quanti soldi deve risparmiare e quanti ne deve mettere via per pagare tasse che non si sa quante saranno e quando verranno.
  Non ci si nasconda dietro l'alibi che le tasse che gravano sulla prima abitazione sono soprattutto di tipo municipale e quindi rientrano nell'autonomia impositiva degli enti municipali; questo sappiamo benissimo che non è vero perché, nel momento in cui diamo la possibilità ai comuni di variare queste tasse solo in aumento, è chiaro che non si può parlare di autonomia, ma è quasi una presa in giro, è in realtà chiedere ai sindaci dei nostri comuni di sostituirsi allo Stato nel ruolo di esattori.
  Richiamo le tasse e le imposte sulla casa perché con molta probabilità, anche qui per esperienza diretta, devo dire che una parte di questa liquidità, che le persone anziane indigenti sono costrette a chiedere ai finanziatori, servirà proprio per pagare le imposte. Servirà per pagare le imposte sulla propria casa e le tariffe che sono diventate, via via, sempre più care e insostenibili. Uno studio del CGIA di Mestre, pubblicato nei giorni scorsi, contiene delle cifre impressionanti: in dieci anni – tasse a parte, quindi – le tariffe sull'acqua e sui rifiuti sono aumentate dell'85 per cento, 85 per cento che ha come riferimento una moneta, che è l'euro, assolutamente troppo forte per la nostra economia e che, quindi, ha un effetto moltiplicatore su ciò su cui grava, cioè sui redditi e sulle possibilità soprattutto dei pensionati.
  Nonostante questo e facendo questo doveroso richiamo e, anzi, cogliendo proprio l'occasione di questo provvedimento per richiamare e tenere sempre presente il dramma e a volte la tragedia in cui sono costretti a vivere una grande parte dei nostri concittadini, la parte più debole perché è la parte anziana, dobbiamo dire che siamo comunque favorevoli a questo provvedimento, non fosse altro perché si aggiorna un istituto che c'era ma che non veniva utilizzato, perché era normato in modo insufficiente. Adesso la norma c’è e, quindi, offriamo una possibilità in più ai nostri cittadini, che si trovano in queste condizioni, di potere avere della liquidità, evitando – almeno questi sono la speranza e l'augurio, richiamati anche ieri dal presentatore di questo progetto di legge –, con uno strumento che è regolamentato, il ricorso a forme di finanziamento improprie, che sono non solo vessatorie ma, in certi casi, anche pericolose per chi vi ricorre.
  Apprezziamo anche il richiamo, in questo provvedimento, a un intervento diretto del Ministero dello sviluppo economico nella fase regolamentativa di questo strumento e nella definizione dei casi, diciamo eccezionali, in cui il finanziatore può chiedere l'estinzione del prestito. Questo a Pag. 3maggiore garanzia dei cittadini, che in queste occasioni, quando si trovano in queste situazioni, sono ovviamente la parte debole e la parte da tutelare.
  Quindi, diciamo di sì, diciamo che questa è un'alternativa migliore senz'altro di quella più usata comunemente, che è la cessione della nuda proprietà, se non altro perché salva questo diritto, che è il diritto della proprietà, che a nostro parere, e credo e spero a parere di molti, va preservato, perché è fondamento non solo della nostra economia ma della nostra civiltà. Quindi, salutiamo il provvedimento con favore, però ricordiamoci, mentre lo facciamo, che dietro queste parole, queste norme, questi tecnicismi e queste cifre c’è il dramma delle persone che devono ipotecare le prime case e devono ricorrere a questo strumento, purtroppo, credo, loro malgrado (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Lavagno. Ne ha facoltà.

  FABIO LAVAGNO. Grazie, Presidente. Per dare un giudizio su questo provvedimento occorre assolutamente fare una riflessione prima di tutto sul momento di congiuntura economica, sulle difficoltà che le famiglie incontrano e sulle famiglie, soprattutto, a cui questo provvedimento è rivolto, famiglie che vedono diminuire progressivamente il loro reddito, diminuire le loro condizioni economiche ma non la ricchezza in senso assoluto da loro detenuta, perché questa è una tipicità tutta italiana, per cui la naturale propensione al risparmio in Italia si chiama acquisto di prima casa, acquisto di prima casa frutto di risparmio, frutto di lavoro, frutto di vite, che rappresenta, allo stato dell'arte attuale, tuttavia, un'immobilizzazione di ricchezza che non può essere rimessa in circolo.
  Quindi, iniziamo a dare alcuni giudizi su questo tipo di provvedimento. Un primo giudizio è rispetto al fatto che è un provvedimento finalmente di natura parlamentare. Quindi, non può che vedere il nostro plauso il fatto che si ponga alla base della filosofia di questo progetto di legge la smobilitazione di risorse per reindirizzarle e reintrodurle nel sistema economico-finanziario.
  Il secondo aspetto è quello di correggere errori presenti nell'attuale normativa: il prestito vitalizio ipotecario non si inventa con questo provvedimento, semplicemente lo si rende utilizzabile, cosa che non è avvenuta lungo questi anni, preferendovi altre forme ben meno utili a garantire i finanziati e i finanziatori rispetto all'insorgere della necessità di liquidità. E qui e in ultimo aspetto, quello più generale, è il fatto che si tratta di un provvedimento assolutamente attuale, nel senso che si inserisce in un'analisi di bisogni, necessità e di mutate condizioni socio-economiche che fanno sì che gli ultrasessantacinquenni possano disporre di questa ricchezza immobilizzata e possano farlo in maniera virtuosa. Io credo che abbia anche altri aspetti positivi questo provvedimento. Prima di tutto il fatto che non è stato e non è una mera richiesta delle associazioni bancarie, ma deriva dal concorso tra quella che è l'associazione bancaria, e quindi il mondo del credito e della finanza, ma soprattutto del mondo delle associazioni dei consumatori. E soprattutto si inserisce in quelle mutate condizioni socio-economiche che vedono nel nostro Paese la vita media allungarsi e riferirsi in particolar modo a quell'aspetto rispetto alle mutate condizioni della capacità di reddito che gli ultrasessantacinquenni hanno nel nostro Paese, rispetto alla capacità appunto di avete reddito e alla loro capacità di spesa, a fronte di una ricchezza netta invariata, proprio perché considerata nella rendita fondiaria. E quindi la necessità fondamentale a cui risponde questo provvedimento è quella di smobilitare ricchezza, come abbiamo detto, e correggere quelle storture della normativa attuale che l'hanno reso, come dicevamo, inutilizzabile. Se si stima che in Italia possono essere 200 mila gli interessati da questo provvedimento, considerando che l'80 per cento delle case adibite ad abitazione principale sono di proprietà, Pag. 4non sappiamo se queste stime possano essere così rosee. Possiamo però fare dei raffronti laddove questo istituto è prassi da più di quindici anni come nel Regno Unito, dove nell'arco di quindici anni sono state smobilitati in questo senso più di 5 miliardi di euro e la destinazione per lo più di questa smobilitazione di capitali è andata in una sorta di solidarietà, di rinnovo di patto di solidarietà generazionale, favorendo l'acquisto delle prime case degli eredi o di quelli che sarebbero gli eredi dei mutuatari in questo caso, e credo che sia un effetto assolutamente positivo. Crediamo anche che sia un valido strumento molto più garantista dell'attuale utilizzo della vendita della nuda proprietà, della cosiddetta nuda proprietà, proprio perché garantisce effetti di garanzia e meno speculativi rispetto a quello che è l'istituto della nuda proprietà. Così come le correzioni che ne vengono fatte sono assolutamente condivisibili, perché danno principi di garanzia nei confronti di chi ottiene il finanziamento e soprattutto nell'istituto e nella capacità di produrre effetti a questo istituto, nel senso di accedervi, soprattutto per quanto riguarda l'applicazione di agevolazioni fiscali, così come sono previste per le operazioni di credito a medio e lungo termine. Quindi avere garanzie anche dal punto di vista del beneficio fiscale non è irrilevante rispetto alla capacità di far sì che politiche possano trovare efficacia e applicazione nel nostro Paese. Inoltre, poi la natura ipotecaria della garanzia essa stessa sul prestito dà capacità di garanzie non solo nei confronti del creditore, e quindi nella capacità di esigere poi un credito fornito, ma dà anche le necessarie garanzie, per come è stato disposto nell'articolato, nei confronti degli eredi, e quindi della totale libertà rispetto all'attuale istituto della nuda proprietà, così largamente utilizzato per far fronte a necessità di natura economica impellente rispetto agli eredi. E quindi dà la capacità anche di garantire una libera scelta una volta finito il contratto, ovvero accaduto il decesso dei contraenti di questo contratto, agli eredi, che hanno la libertà di riscattare oppure di procedere alla vendita dell'immobile dato in garanzia.
  Si tratta di un aspetto non irrilevante, proprio perché interviene anche su quelle ragioni che possono permettere, nel senso anche degli affetti, nel senso della qualità della vita, di fare una scelta di questo genere. Le condizioni economiche attuali imporrebbero altre scelte ben più drastiche, anche sulle condizioni e sul benessere della vita, di trasferirsi piuttosto che fare scelte di natura economica diverse. Invece, in questo caso, si garantisce la possibilità di avere libertà, una maggiore libertà di scelta nelle proprie condizioni di vita, a fronte di condizioni economiche assolutamente mutate rispetto al passato.
  È per queste ragioni che, pur rilevando che tutto ciò avviene in un momento drammatico in termini economici, in cui i crediti continuano a non ripartire, come ci dicono i dati della Banca d'Italia di qualche giorno fa...

  PRESIDENTE. Onorevole Lavagno, deve concludere. È ampiamente oltre il suo tempo.

  FABIO LAVAGNO. Presidente, sto concludendo. Il gruppo Libertà e Diritti-Socialisti europei esprime il proprio voto favorevole a questo provvedimento (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Libertà e Diritti-Socialisti europei (LED)).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Fauttilli. Ne ha facoltà.

  FEDERICO FAUTTILLI. Signor Presidente, colleghi, colleghe, Viceministro, noi voteremo a favore del provvedimento in esame, che, peraltro, ricordo, era stato già da noi proposto nel corso dell'esame del decreto legge n. 102 del 2013, con un emendamento poi, di fatto, dichiarato inammissibile per estraneità di materia.
  Secondo la nostra valutazione, si tratta di un prodotto completamente diverso da tutte le altre forme tecniche di impiego tradizionali, presentandosi come un finanziamento Pag. 5garantito da una proprietà immobiliare residenziale che consente al proprietario di convertire parte del valore dell'immobile in contanti, al fine di soddisfare esigenze di consumo, senza che lo stesso sia tenuto a lasciare l'abitazione ovvero a ripagare il capitale e gli interessi sul prestito fino alla scadenza del contratto.
  Per le famiglie italiane la casa rappresenta – ha sempre rappresentato – un bene fondamentale da salvaguardare ed il punto di riferimento essenziale su cui concentrare progetti e sicurezze, frutto di anni di impegni e di sacrifici, un bene rifugio a cui finalizzare le proprie capacità di risparmio, in funzione anche di investimento per il proprio futuro e per quello delle generazioni future.
  Tuttavia, in questo periodo di forte crisi per le famiglie italiane, il prestito ipotecario vitalizio, favorendo lo smobilizzo del valore della proprietà fondiaria, può rappresentare realmente uno strumento di supporto per fare fronte ad una serie di esigenze che vanno dalla necessità di integrare il proprio reddito, ovvero di avere immediate disponibilità economiche, all'esigenza di supportare i figli nell'acquisto della casa di abitazione, attraverso il versamento del necessario anticipo in contanti, altrimenti non disponibili, o, più semplicemente, di migliorare il tenore di vita, attraverso il soddisfacimento di esigenze di consumo che comportano spese anche rilevanti.
  Si tratta di una formula che ricorda l'istituto della nuda proprietà, come già è stato detto, ma, rispetto ad esso, il prestito ipotecario vitalizio offre al mutuatario il vantaggio di non perdere la proprietà dell'immobile, e pertanto non preclude la possibilità per gli eredi di recuperare l'immobile dato in garanzia. Allo scadere del debito, infatti, gli eredi, nel caso il proprietario non decida di rimborsare anticipatamente il finanziamento, hanno l'opzione di: estinguere il debito nei confronti dalla banca e liberare l'immobile dall'ipoteca; vendere l'immobile ipotecato; per ultimo, lasciare che la banca mutuataria venda l'immobile per rimborsare il proprio credito.
  In merito, noi abbiamo anche presentato un ordine del giorno, ieri, che è stato accolto dal Governo, con il quale impegniamo il Governo a considerare l'ipotesi della morte del coniuge proprietario non in comunione dei beni, affinché l'immobile dato in garanzia possa essere messo in vendita solo alla scomparsa dell'altro coniuge erede convivente, per evitare un ulteriore impoverimento del coniuge in vita.
  Il nostro Paese fornisce due condizioni che potrebbero favorire lo sviluppo di questo prodotto: il progressivo invecchiamento della popolazione e l'ampia disponibilità di proprietà immobiliari, che potrebbero essere date in garanzia al fine di ottenere il finanziamento di cui parliamo.
  Vi è un'altra considerazione che potrebbe aiutare la diffusione di questo prodotto. È di tutta evidenza, infatti, che a fronte di una chiara erosione del reddito delle classi di età più alte, le medesime classi di età evidenziano un livello inalterato della loro ricchezza netta, che può quindi essere smobilizzata, attraverso un prestito ipotecario vitalizio, per integrare le disponibilità economiche in alcuni casi insufficienti.
  Fino ad oggi, pur essendo previsto dalla normativa sul piano letterale la diffusione del prestito ipotecario vitalizio, di fatto è stato ostacolato dalla mancanza di una puntuale regolamentazione di cui difettava la legge n. 248 del 2005, che per prima introdusse questa possibilità. Oggi finalmente questo è possibile e diventa concreto e vengono dipanati tutti quei nodi tecnici che ne avevano bloccato la diffusione.
  Vorrei ricordare, infine, che questa proposta è stata avanzata, corretta e poi condivisa da tredici sigle di associazioni di consumatori, oltre che dall'ABI, come è stato detto ieri durante la discussione sugli emendamenti.

  PRESIDENTE. Onorevole Misiani...gentilmente.

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  FEDERICO FAUTTILLI. Le associazioni sono: Acu, Adiconsum, Adoc, Asso-consum, Assoutenti, Casa del consumatore, Cittadinanzattiva, Codacons, Confconsumatori, Federconsumatori, Movimento consumatori, Movimento difesa del cittadino e Unione nazionale consumatori.
  Questa condivisione così ampia è dovuta sicuramente alla luce del credit crunch, di cui hanno sofferto le famiglie, ed alla crisi del settore immobiliare, che ha visto negli ultimi anni un evidente calo del volume di compravendite di oltre il 25 per cento. È superfluo ricordare anche in questa sede che il comparto edile è un volano eccezionale per la crescita, basti pensare che il settore delle costruzioni effettua acquisti di beni e servizi da ben l'80 per cento dell'insieme dei settori economici e che dal suo livello di salute dipende molto il futuro dell'economia italiana, grazie all'effetto moltiplicatore.
  Quindi, Presidente, per tutte queste ragioni suesposte, come gruppo Per l'Italia voteremo a favore di questo provvedimento (Applausi dei deputati del gruppo Per l'Italia).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Paglia. Ne ha facoltà.

  GIOVANNI PAGLIA. Signor Presidente, quella che approviamo oggi è un'importante innovazione a quanto previsto da una legge già esistente, la legge n. 248 del 2005, che appunto introdusse nell'ordinamento, tra le altre cose, l'istituto del prestito vitalizio ipotecario. Si tratta della possibilità, per chi disponga di un immobile e abbia almeno 65 anni di età, di ottenere da una banca credito, in un'unica soluzione, da rimborsare dopo la morte del richiedente.
  La norma presente fino ad oggi presentava alcune criticità che ne hanno di fatto molto limitato il reale utilizzo, criticità che credo e spero ci accingiamo a risolvere sulla base di un testo che ha trovato – è già stato detto – una buona condivisione delle parti centrali nell'operazione, ovvero i consumatori e il sistema bancario insieme.
  In particolare, andiamo a determinare ulteriori eventi, oltre la morte, che facciano scattare la clausola di immediato rimborso integrale, individuandoli nel trasferimento parziale o per l'intero di uno o più diritti reali di godimento a favore di terzi (quali ad esempio l'usufrutto), nella costituzione di diritti reali di garanzia a favore di terzi che vadano a gravare sull'immobile o in azioni che riducano significativamente il valore dell'immobile dato appunto in garanzia.
  Si tratta, come si può facilmente comprendere, di condizioni poste a tutela della continuità delle condizioni poste a base del finanziamento, che limitano l'incertezza e dovrebbero quindi favorire la fruibilità del dispositivo e anche – va aggiunto e sottolineato – tassi più ridotti per chi richieda di accedervi.
  Si prevede inoltre, a tutela del richiedente, che il contratto di finanziamento possa superare la pratica dell'anatocismo, che può essere giustificato – anche questo va ribadito – solo ed esclusivamente in casi come questo, data la natura stessa del contratto che abbiamo di fronte. Come dicevo, si prevede si possa superare la pratica dell'anatocismo attraverso il pagamento annuale della quota interessi, che eviterebbero in questo modo, attraverso questa scelta, di andare a capitalizzazione.
  Correttamente, io credo, si dispone poi l'applicazione delle agevolazioni fiscali previste per le operazioni di credito a medio e lungo termine anche ai prestiti disposti dagli altri enti finanziatori oltre le banche, esentandole dall'assoggettamento all'imposta di registro, all'imposta di bollo, alle imposte ipotecarie e catastali ed alle tasse sulle concessioni governative, ed applicando loro soltanto l'imposta sostitutiva, in ragione dello 0,25 per cento dell'ammontare complessivo del finanziamento agevolato erogato in ciascun esercizio.
  Qualora, invece, il finanziamento stesso non si riferisca all'acquisto della prima casa di abitazione, l'aliquota giustamente si applica nella misura del 2 per cento dell'ammontare complessivo dei finanziamenti. Si supera così un'assurda distinzione fiscale che la norma precedente Pag. 7introduceva a favore delle banche, di fatto limitando un mercato che, invece, ha la necessità di essere il più aperto possibile.
  Infine, si disciplina il grado dell'ipoteca iscrivibile sull'immobile e si declinano alcune regole per il realizzo del credito, precisando – anche qui specifichiamo –, come previsto dalla disciplina europea, che in caso di mancato rimborso integrale del debito da parte degli eredi entro dodici mesi dall'evento morte, il finanziatore possa vendere l'immobile a garanzia del credito oppure le parti possono concordare che sia fornito agli eredi stessi il mandato alla vendita per i dodici mesi successivi. Le somme così ottenute sono destinate all'estinzione del debito e, per la parte eccedente, agli eredi o al finanziato nel caso di vendita dell'immobile prima del decesso di quest'ultimo. Al tutela del mutuatario e degli eredi, non possono essere comunque richieste somme superiori rispetto al valore di vendita dell'immobile.
  Ora, si può discutere se dodici mesi siano o meno sufficienti agli eredi per vendere ad un prezzo di loro interesse e si può discutere anche se la restrizione della facoltà di riacquisto ai soli eredi di primo grado – noi avevamo presentato un emendamento che lo estendeva anche a quelli di secondo – sia sufficientemente tutelante per gli affetti familiari, che in casi come questi giocano certamente un ruolo.
  Non possiamo, tuttavia, nemmeno dimenticare che la scelta di accedere al finanziamento è comunque presa da una persona perfettamente in grado di disporre dei propri beni e consapevole del fatto che tale scelta potrebbe portare la casa in oggetto ad uscire dal patrimonio familiare. Soprattutto non possiamo dimenticare che noi dobbiamo in questa sede costruire una norma che abbia un adeguato livello di efficacia, che finora non ha avuto, auspicando che posa così diventare la strada ordinaria di liquidazione di un bene patrimoniale per le persone anziane. Oggi, infatti, la via di fatto più seguita è quella della cessione della nuda proprietà con mantenimento dell'usufrutto, che si rivela spesso, questa sì, oggetto di affari non ben congegnati, quando non di vere e proprie truffe.
  Si tratta, infatti, nel caso di cessione della nuda proprietà di un'operazione fuori procedura, in cui il valore è dato di fatto non da una perizia, ma dalla disponibilità a scommettere sulla data di morte di una persona, che mette di fronte privati in evidente condizione di asimmetria di potere contrattuale e che si espone, peraltro, a rischi giudiziari di rivalse e simili. Eppure ad oggi è di fatto l'unica possibilità reale data ad un anziano che abbia bisogno o desiderio di maggiori disponibilità liquide, senza voler con questo rinunciare alla sicurezza della propria abitazione.
  Io oggi penso a questa persona nel votare a favore di questo provvedimento, che da domani avrà, mi auguro, una possibilità in più – e questo è sempre un bene – e potrà mettere a confronto le offerte di più istituti di credito o finanziarie, prima di decidere come comportarsi, anziché aspettare la visita di qualcuno che gli offra due soldi in cambio della sua casa.
  Quanto agli eredi, devo dire che l'esperienza degli ultimi anni ci insegna che la liquidazione anticipata, o almeno molto rapida, di un bene non di pregio, per quanto forse importante sul piano sentimentale, potrebbe essere vista come una benedizione da famiglie che, già dotate di una prima casa, vedono arrivare con l'eredità anche l'IMU sulla seconda casa, che spesso si rivela quasi insostenibile. Non immaginiamoci, infatti, purtroppo, che saranno case di lusso a finire ipotecate a garanzia di un prestito come questo.
  Questo, infatti, è un tipo di operazione che ha un destinatario ben preciso e ci dice molto dell'involuzione della nostra società durante il ciclo liberista e pseudo-riformista degli anni Ottanta e Novanta. Quel destinatario è l'ex classe media, che vedeva nella pensione, in una buona pensione, il degno coronamento di una vita di lavoro, l'apertura di una stagione dell'ozio che non era mai stata consentita negli anni dell'attività, e nella casa di proprietà da tramandare ai propri eredi la destinazione Pag. 8dei risparmi della propria esistenza. Era una classe media che si era andata allargando, proprio a partire dalla proprietà della casa, che, come è noto, fu uno dei cavalli di battaglia della destra tatcheriana e reaganiana, quasi un manifesto di una visione del mondo fatta di immobiliari e di mutui. Si sa, infatti, che proprio la spinta generalizzata all'acquisto di immobili è alla base della finanziarizzazione dell'economia, che è alla base della crisi che noi oggi affrontiamo.
  Bene, proprio a quell'ex classe media ingannata a partire dagli anni ’90 nei Paesi anglosassoni sono offerti questi reverse mortgage di cui parliamo oggi, perché la parabola delle politiche tatcheriane porta a pensioni da fame che costringono alla liquidazione di quelle case che avevano rappresentato il sogno di un approdo. In quindici anni nella sola Gran Bretagna si smobilizzano 5 miliardi di euro, il prezzo di una rapina condotta ai danni della classe media e della classe lavoratrice, private nella vecchiaia del necessario sostegno economico e sanitario. Compri casa da giovane, per arricchire il sistema bancario e immobiliare, la rivendi da vecchio per garantirti la sopravvivenza, pagando ancora una volta un tributo al sistema bancario e immobiliare.
  Nulla di illecito, anzi, come ho detto prima, un'opportunità che la politica ha il dovere di concedere a condizioni accettabili. Però, questo non può impedirci di denunciare con forza il contesto, che è quello riportato anche nei giorni scorsi da Il Sole 24 Ore, che parlava per la mia generazione di un tasso di sostituzione pensionistico vicino al 50 per cento, ammesso che si arrivi ai 70 anni senza buchi contributivi, che detto in altre parole significa una cosa soltanto: garanzia della miseria. Ecco, noi oggi proviamo a dare una risposta che facilita, per chi possieda un immobile, una risposta privata a quella miseria annunciata. Io però continuo a pensare che la Tatcher avesse torto sotto ogni punto di vista, che i suoi epigoni di destra e di sinistra, tardi o recenti, non siano stati affatto meglio, e che la politica dovrebbe avere ben altre ambizioni che mettere una persona sopra un'auto, lanciarla a forza contro un muro e poi dire: non ti lamentare, io l'airbag te l'avevo dato. (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Sottanelli. Ne ha facoltà.

  GIULIO CESARE SOTTANELLI. Signor Presidente, signor Viceministro, onorevoli colleghi, Scelta Civica apprezza e condivide la proposta di legge in esame e ritiene che sia necessario ogni sforzo volto a soddisfare le esigenze di liquidità degli italiani in relazione all'ormai ineludibile necessità di convertire il valore dei beni immobili in risorse finanziarie. Vorrei ricordare che di questo patrimonio, ereditato o realizzato negli anni dagli italiani, l'81 per cento circa è composto da abitazioni (prime, seconde e terze case). Sino ad oggi gli immobili hanno rappresentato il bene rifugio per cui il debito delle famiglie italiane, seppur in crescita, resta sotto la soglia di un 70-80 per cento circa del reddito disponibile contro parametri più elevati ad esempio di Francia, Germania Stati Uniti d'America e Giappone. Da qualche tempo, però, la situazione immobiliare delle famiglie italiane ha subito una trasformazione: dall'essere un privilegio è diventata una penalizzazione. La crisi delle compravendite, la difficoltà nel ricevere credito bancario, la riduzione dei volumi delle locazioni e le alte morosità, le imposte che gravano sugli immobili non produttivi, l'aumento dei costi di manutenzione, la perdita di valore degli immobili e la conseguente riduzione patrimoniale, nonché la scarsa liquidità delle famiglie e la forte difficoltà a smobilizzare, diventano veri e propri presupposti per il default di tante famiglie.
  Una riflessione, quindi, va fatta per favorire e dare un'opportunità di finanziarizzazione degli immobili privati. Per questi motivi, sosteniamo la riforma al prestito vitalizio ipotecario. E avremmo voluto fare ancora di più. Avremmo voluto, ad esempio, abbassare il rischio che Pag. 9vendite massicce e contemporanee di immobili, accompagnate da uno sconto obbligatorio del 15 per cento dopo due anni, portino a danneggiare gli eredi. Avremmo voluto che la capitalizzazione annuale degli interessi e delle spese, prevista sul finanziamento, fosse una capitalizzazione annuale semplice di interessi, senza che in tale computo rientrassero le spese. Avremmo voluto facilitare le modalità di rimborso graduale della quota di interessi e delle spese attraverso l'obbligo di accettazione della rateizzazione da parte finanziatore. Avremmo voluto, infine, ampliare la tipologia degli immobili di proprietà oggetto del prestito vitalizio, non limitando la misura solo a quelli residenziali. Una possibilità, questa, che, seppur lasciata alla libera contrattazione delle parti, aprirebbe comunque la strada per altre ulteriori forme di smobilizzo. In ogni caso, è nostro auspicio che alcune chiare indicazioni possano essere recepite dal Governo e adottate in sede di regolamento tenendo conto di alcuni parametri che aiutano a definire meglio gli aspetti applicativi della norma. Tra queste indicazioni vogliamo ricordare la possibilità che la stima dell'importo finanziabile possa essere effettuata da un perito immobiliare indipendente; che l'importo minimo finanziabile non sia inferiore al 50 per cento del valore dell'immobile, fatto salvo il minore importo richiesto dal finanziato; che le spese e i costi di perizia, le commissioni di istruttoria, le spese notarili, l'imposta sostitutiva e gli altri eventuali costi per il reperimento di documentazione necessaria all'istruttoria restino a carico del finanziatore e non possano essere addebitate in alcun modo al finanziato.
  Ma ci auguriamo anche che l'iscrizione ipotecaria non possa essere superiore ad una percentuale massima del valore di perizia dell'immobile ipotecato, che il finanziamento possa essere concesso per gli immobili non gravati da altra ipoteca e finanziato in unica soluzione o con erogazioni periodiche e che le imposte previste restino a carico del finanziatore senza che questi possa addebitarle in alcun modo al finanziato.
  Ma speriamo anche, infine, che si possa favorire il finanziato che potrà locare od affittare l'immobile finanziato o vendere l'immobile rimborsando il finanziamento ricevuto in unica soluzione ovvero mediante soluzione rateale.
  Nell'equilibrio tra le necessità dei cittadini ed il sistema bancario e finanziario la proposta di legge in esame non ha forza cogente nei confronti di quest'ultimo, lasciando la piena facoltà ai finanziatori di valutare ed accettare o meno le proposte degli interessati. Proprio per questo motivo, qualora dette istanze venissero accolte sarebbe utile, almeno, tracciarne i contenuti e le modalità di erogazione per favorire le necessità finanziarie dei proprietari degli immobili. L'assenza di precise indicazioni o quanto meno di un quadro di riferimento entro cui lasciare la libera contrattazione alle parti vanificherebbe la portata della proposta di legge che risulterebbe orfana della sua peculiare funzione d'impulso per cui è stata concepita.
  Infine, signor Viceministro, auspichiamo che i regolamenti che saranno adottati contengano strumenti che evitino che le banche sottraggano troppe risorse dall'economia reale e destinandole a questo tipo di strumento più sicuro. Certi che le istanze e proposte d'intervento, già presentate dal nostro Gruppo parlamentare, possano essere valutate nel prosieguo dell'iter parlamentare, e anche in fase di regolamento, esprimiamo quindi il nostro voto favorevole alla proposta di legge (Applausi dei deputati del gruppo Scelta Civica per l'Italia).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Bernardo. Ne ha facoltà.

  MAURIZIO BERNARDO. Signor Presidente, Viceministro Casero, colleghi, solo alcune brevissime considerazioni rispetto a quanto già i colleghi che mi hanno preceduto hanno detto nel contenuto. Io intervengo perché, come sa anche l'onorevole Palese, siamo favorevoli a questo provvedimento, oggi soprattutto anche alla Pag. 10luce della crisi reale che non solo il nostro Paese attraversa e che attraversano le nostre famiglie. Si mette al centro la persona e quello che è il bene di maggiore interesse che, di generazione in generazione, si trasferisce e su cui la gente ha speso la propria vita, la propria casa. Si decide di utilizzare quello che con grande sacrificio, nella gran parte dei casi, si è fatto per realizzare questo sogno e perché, in un momento come questo, si è trovata una soluzione che consente ai proprietari, che hanno un'età ormai da pensione, di poter usufruire di quel bene che, nel caso attuale, non potrebbero utilizzare per realizzare quello che resta della propria vita, quello che può essere un intervento a favore dei propri figli, quello che ognuno di noi può decidere di fare, anche con i diversi cambiamenti che sono stati fatti andando a guardare per un attimo quello che fu approvato alcuni anni fa sempre su questa materia.
  Ecco perché rimango sorpreso nel sentire alcuni colleghi che non condividono una misura che non favorisce assolutamente le banche perché, al di là della propaganda, poi ci sono i bisogni reali, ci sono le esigenze di coloro che vivono in una casa di proprietà ma non hanno quelle risorse e quella liquidità di cui in questo momento ci sarebbe bisogno e non è soltanto immaginare che vi sia un atto di indirizzo, laddove ci fossero le competenze da parte del Governo italiano ma più facilmente riconducibili alla Banca europea, al Governatore Draghi, piuttosto che alla Banca d'Italia, finalizzato a invitare le banche ad aprire, come si suol dire, i rubinetti.
  Noi sappiamo anche, infatti, che, se da una parte l'accesso al credito vede le banche chiuse in se stesse, dall'altra gli stessi imprenditori e le stesse famiglie decidono di non accedervi. Ecco perché – e mi avvio alla conclusione – in un momento come questo, consci del fatto che questo è uno dei diversi provvedimenti che il Governo sta varando e il segnale di avere anche forze, che non sono all'interno della maggioranza, che condividono lo spirito, i contenuti aderenti alla realtà delle cose, che diano la possibilità, come è stato ricordato, agli eredi, a quel passaggio di generazione, di poter fare una scelta piuttosto che un'altra, mettendo a profitto il patrimonio verso cui ognuno di noi ha proteso tutta la vita e si è impegnato a realizzare un sogno, ebbene, è per questo che noi decidiamo, come Nuovo centrodestra, di approvare questo provvedimento.

Preavviso di votazioni elettroniche (ore 9,50).

  PRESIDENTE. Poiché nel corso della seduta potranno aver luogo votazioni mediante procedimento elettronico, decorrono da questo momento i termini di preavviso di cinque e venti minuti previsti dall'articolo 49, comma 5, del Regolamento.

Si riprende la discussione.

(Ripresa dichiarazioni di voto finale – A.C. 1752-A)

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Palese... parlare con noi, onorevole Palese, parlare con noi ! Prego, ne ha facoltà.

  ROCCO PALESE. Signor Presidente, grazie...

  PRESIDENTE. Lei è troppo impegnato, onorevole Palese ! Ha un sacco di cose...

  ROCCO PALESE. Signor Presidente, cerchiamo di fare né più, né meno che il nostro dovere !
  Forza Italia è a favore di questo provvedimento. È a favore perché è un provvedimento ad alto contenuto sociale. È un provvedimento che si colloca in un contesto di crisi straordinaria, non solo del mercato immobiliare, ma sotto il profilo della povertà, di prodotto interno lordo, che crolla continuamente, di aumento dei casi di usura e di tutto quello che si Pag. 11riscontra, purtroppo, a partire dal 2008 ad oggi nell'ambito della società, della popolazione italiana.
  Certamente è un provvedimento straordinario. Non è un provvedimento di natura ordinaria quello che si sta facendo, perché ciò che era stato fatto in via ordinaria era già in vigore a partire dal 2007: c'era già una legge, una legge però che non era appetibile anche dalla controparte, perché il sistema creditizio e bancario in questo caso – è inutile girare intorno al problema – in un sistema, cioè, di mercato, è la controparte. Una controparte di tanti cittadini, che si trovano in stato chiaramente di bisogno di liquidità, di bisogno di poter andare avanti nella vita quotidiana, nella spesa quotidiana, nella spesa corrente minima quotidiana, e non sono più nelle condizioni, per vari motivi: c’è chi ha perso il lavoro, c’è chi non è ancora nell'età pensionabile, c’è chi ha avuto altri problemi e quant'altro, rispetto a questo, c’è pure chi ha diversi figli, senza lavoro, ormai quarantenni, che non hanno alcuna speranza e che magari si sono pure sposati e hanno anche qualche figlio a carico e quant'altro, i quali, nella continuità quotidiana, sono ancora sostenuti dal punto di vista finanziario da parte dei genitori e, qualche volta, visto l'aumento dell'età media della vita, anche eventualmente dai nonni.
  Tutte queste situazioni hanno determinato, da parte dei presentatori, la necessità di dare nuovi stimoli rispetto alle norme esistenti, visto peraltro che anche in Paesi vicini – mi riferisco all'Inghilterra – ha avuto grande successo questa norma. Ora, non ritengo che sia sbilanciata, così come ho sentito ieri, fortemente a favore delle banche: no, si è cercato un riequilibrio che ha chiaramente la base di una natura – non c’è dubbio – commerciale, quindi servirà anche l'augurio e l'auspicio di prendere anche il mercato immobiliare, che è completamente falcidiato da tutte le situazioni che noi conosciamo, ma soprattutto consentirà liberamente a persone che hanno un'età di 60 anni, che hanno difficoltà e quant'altro, di poter procedere a quello che la norma prevede per poter avere liquidità e quant'altro nel contesto dell'attuazione di questa situazione che si è venuta a creare.
  Davanti ad una situazione del genere, è fin troppo evidente che ogni soggetto che fa questa scelta, ovviamente, la fa a malincuore; è ovvio che è una scelta sofferta, ma l'alternativa qual è ? O rimanere in quelle condizioni super precarie, senza liquidità e senza niente o finire in mano agli usurai; oppure, il bene stesso, che dà come garanzia rispetto alla liquidità e quant'altro, può essere dagli stessi istituti di credito o da altri creditori pignorato, messo in vendita, così come, pure, dal mercato illegale e quant'altro. Ora, è proprio questo che si tenta, si cerca di arginare e, veramente, c’è da augurarsi, c’è da sperare che funzioni un po’ tutto; e con riferimento a ciò, mi rivolgo, in particolare, al Governo, con certi strumenti, non solo quelli indipendenti dalla Banca d'Italia e quant'altro, ma anche il CICR e una serie enorme di situazioni (il Ministero dell'economia e delle finanze sicuramente ne è a conoscenza) perché possa anche vigilare affinché non ci siano poi attuazioni o applicazioni con storture, con forzature, con cose del genere. Questo è il senso del provvedimento. Quindi, un voto convinto e favorevole da parte di tutto il gruppo di Forza Italia (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia – Il Popolo della Libertà – Berlusconi Presidente).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Barbanti. Ne ha facoltà.

  SEBASTIANO BARBANTI. Signor Presidente, colleghi, oggi dovremmo esprimere il nostro parere in merito ad un vecchio, ma allo stesso tempo nuovo prodotto di credito. Si tratta, infatti, di una forma tecnica già disciplinata, come ha detto qualcuno prima di me, dalla legge n. 248 del 2005, ma che questa proposta di legge ha pensato di completare con riguardo ad alcuni vuoti normativi, ad alcune lacune della normativa. Di fatto, queste specificazioni vorrebbero aprire un nuovo mercato, un nuovo orizzonte sul fronte del Pag. 12credito, visto che finora questo prodotto è stato utilizzato con poco successo. Ciò non ha attinenza, almeno in maniera diretta, con il più vasto problema relativo al credit crunch. Infatti, il credit crunch ha radici molto più profonde, da ricercarsi in un insieme di concause riguardanti la debolezza della banca sotto un profilo patrimoniale, della redditività e della liquidità, il contesto macroeconomico negativo, le carenze negli assetti economico-patrimoniali delle imprese e il malfunzionamento del mercato monetario. In questi frangenti, il prestito vitalizio ipotecario interverrà in luogo dello Stato, sancendone, di fatto, il fallimento.
  La finanza si sostituisce al welfare che lo Stato non è in grado di sostenere ed assicurare sia alla fascia più anziana della popolazione che a quella più giovane. Stiamo mettendo il cittadino al servizio della finanza quando, invece, è la finanza che dovrebbe essere al servizio del cittadino ! Perché, infatti, un padre di famiglia dovrebbe ipotecarsi la casa per garantirsi l'assistenza sanitaria ? Perché dovrebbe impegnare la casa per garantirsi la sopravvivenza, sfamandosi e riscaldandosi ? Non è questo un fallimento dello Stato, almeno per quanto riguarda questa particolare accezione in cui potrebbe essere utilizzato questo prodotto ? Invece di calendarizzare la nostra proposta del reddito di cittadinanza, permettiamo alla finanza speculante di sopperire alle deficienze dello Stato. Speculante, perché, per sua natura, questa forma tecnica prevede l'anatocismo; il calcolo degli interessi sugli interessi vedrà raddoppiato dopo soli dieci anni il capitale prestato (lo ripeto, dopo solo dieci anni, largo circa) e visto che si tratta di immobili, parliamo di cifre molto, molto elevate.
  E quale sarà l'esito di tutto ciò ? L'erede, probabilmente, si troverà nella sostanziale impossibilità di ripagare il prestito e, quindi, di riscattare l'immobile. Ma con la perdita materiale del bene da parte dell'erede, il rischio a cui si espone questa forma di credito può diventare sistemico: il numero degli immobili posti in vendita sul mercato potrebbe crescere in maniera incontrollata potendo accentuare, il sistema delle aste di vendita, il calo dei prezzi degli immobili, innescando dinamiche finanziarie e reali tristemente note alla fine del decennio scorso. Potrebbero essere fino a due milioni gli immobili messi sul mercato in questo modo, in un breve lasso di tempo, visto anche il numero di pensionati over 65 che abbiamo in Italia. Ciò assume una valenza ancora maggiore se si considera che, pur nella mancanza di dati statistici conclusivi, data la breve vita della normativa, la richiesta del prestito vitalizio riguarda soprattutto i single che hanno, al contempo, più difficoltà ad affrontare le spese e che hanno possibilità di ampliare maggiormente l'entità del finanziamento interiorizzando, in tale forma creditizia, una sorta di azzardo morale oltre al suddetto rischio di sistema.
  Il calo demografico è un dato sterile che non restituisce il senso di ciò che comporta, nella successione intergenerazionale, visto che ne abbiamo parlato anche prima, la consegna della propria esperienza e del bagaglio più importante nell'educazione umana, quello affettivo. Nella moltiplicazione dei single c’è l'affermazione della solitudine con tutte le sue degenerazioni psicologiche e comportamentali, che vanno dalla paura del bisogno alla sua esorcizzazione, comunque insane e che vivono una pericolosa escalation, un’escalation che segna il tramonto della nostra società solidale di origine contadina verso l'affermazione di un moderno egoismo contemporaneo, tragico, considerando che la speranza di vita è mediamente più alta in Italia.
  Pure in una sostanziale indifferenza nel nostro Paese del prestito vitalizio rispetto ad altri Paesi, l'Italia ha inoltre una caratteristica che potrebbe rendere di successo questa forma di credito: la maggior componente immobiliare rispetto a quella mobiliare del patrimonio degli over 65. Insomma, rischiamo di continuare a perpetrare gli stessi errori del passato; rischiamo di continuare a far crescere una società basata sul debito, sull'eccessivo debito, instillando l'illusione che si possa vivere al di sopra delle proprie possibilità Pag. 13senza conseguenze. Mai come in questo caso, vista l'onerosità del prodotto, il debito di oggi si riverbererà in maniera molto pesante sui singoli costituenti le generazioni future.
  Ma la caratteristica più abnorme di questa forma tecnica è l'abdicazione di fatto della peculiarità del mestiere bancario: la valutazione del merito creditizio. Tutto l'impianto finanziario di tale prodotto si basa, infatti, sulla mera aspettativa di vita (più si campa più la banca ci guadagna) e sull'individuazione del tasso di interesse. Ciò che è a fondamento del credito, ovvero la valutazione della capacità di rimborso, non viene minimamente considerata. Si è arrivati ad una nuova tendenza del fare banca, quella di approfittare delle esigenze delle persone lucrando sui loro disagi. Il sistema finanziario, al contrario, deve esaltare la sua natura di servizio mettendo il cittadino e l'impresa al centro della sua attività. Dev'essere l'economia reale al centro dell'attenzione, e non la finanza speculativa. Le banche devono investire sul territorio e per il territorio ciò che dal medesimo traggono, valutando correttamente il merito creditizio ed instaurando un circolo virtuoso che porta ad un naturale impiego delle risorse, sganciandosi dai pericolosi investimenti in ingegneria finanziaria che quotidianamente intossicano il mercato.
  I profitti dell'attività creditizia dovranno essere messi a riserva, così da favorire l'autofinanziamento e generare allo stesso modo un circolo virtuoso che, rafforzando il patrimonio delle banche, consenta un'erogazione sana del credito. Non è più accettabile continuare ad assistere all'erogazione di dividendi enormi e di bonus milionari a manager perdenti, per poi ricorrere al mercato – e quando non basta ai contribuenti – al fine di garantire una normale operatività del sistema. Insomma, basta con il vecchio adagio di privatizzare gli utili e socializzare le perdite.
  Per tali motivi annunzio il voto contrario del MoVimento 5 Stelle (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Causi. Ne ha facoltà.

  MARCO CAUSI. Presidente, le riforme sono di varia natura: ci sono quelle strutturali, come ad esempio la riforma costituzionale che in questi giorni, in queste ore, il Senato è impegnato a fare, o la riforma delle leggi e della regolamentazione del mercato del lavoro; ci sono le riforme con lo sviluppo a medio termine, la delega fiscale, ad esempio, il cui primo decreto viene incardinato oggi nelle Commissioni finanze di Camera e Senato (105 pagine di semplificazione negli adempimenti fiscali); e poi ci sono le riforme che intervengono in modo chirurgico su singole questioni, qualcuno ha detto lavorando con il cacciavite. La modifica delle norme vigenti sui prestiti ipotecari vitalizi appartiene alla “tecnica del cacciavite”.
  La proposta di legge prende spunto da un accordo fra Associazione bancaria italiana e 13 associazioni dei consumatori. L'obiettivo è di rendere pienamente funzionante anche in Italia quello che nei Paesi anglosassoni è noto come reverse mortgage. Si tratta di uno strumento che rende possibile per il settore creditizio attivare prestiti ad una categoria di persone, quelle anziane e molto anziane, le quali sono invece generalmente considerate non bancabili.
  L'abitazione è posta a garanzia del prestito, con un meccanismo più efficiente e più equo, anche sul piano delle valutazioni attuariali, di quello generato dalla vendita della nuda proprietà: strumento, la vendita della nuda proprietà, che oggi viene usato da ben 20 mila persone all'anno in Italia. Si tratta in questo caso, invece, di prestiti a medio-lungo termine, non di mutui, poiché non c’è un rateo annuo da pagare. Una delle modifiche che viene introdotta in questo provvedimento è la facoltà di pagare anno dopo anno i soli interessi.
  Le altre novità sono tre. Primo, una maggiore garanzia per gli eredi, per i quali il debito da restituire dopo l'evento negativo della morte della persona da cui Pag. 14ereditano non potrà superare il valore dell'immobile. Secondo, una maggiore garanzia per le banche, le quali, passati 12 mesi, se gli eredi non hanno ancora ottemperato alla restituzione, possono mettere in vendita l'immobile posto a garanzia, fermo il diritto degli eredi a percepire l'eventuale differenza fra prezzo di vendita e debito da restituire. E terzo, l'estensione anche a questo strumento delle norme vigenti in materia di agevolazione fiscale valide per tutti gli altri strumenti di prestito a lungo termine, e ciò indipendentemente dalla data del rimborso, la quale ovviamente, nel nostro caso, a priori non è conosciuta, perché non è conosciuto il momento in cui avviene in futuro l'evento negativo.
  Pensate, era questo il punto che, essendo non chiaro nella nostra normativa, perché questa stabiliva che le agevolazioni fiscali pregresse a lungo termine si applicassero solo ai prestiti di cui era nota la data del rimborso, non ha permesso in questi nove anni di vigenza della vecchia norma di estendere a questo tipo di strumento finanziario le normative, gli strumenti di agevolazione fiscale che si applicano invece per gli altri prestiti. Noi adesso qui, in questa chirurgica riforma della norma del 2005, diciamo che, indipendentemente dalla data di rimborso, si applicano le agevolazioni fiscali, poiché la data di rimborso di questi prestiti è naturalmente a priori non conosciuta.
  Nel Regno Unito, dopo la grande crisi finanziaria e immobiliare del 2008-2009, questo canale creditizio ha attivato uno stock di 5 miliardi di sterline di credito bancario per le famiglie. In base alle analisi esistenti, il 30 per cento di queste risorse è stato utilizzato dalle persone anziane per aiutare figli e nipoti nell'acquisto della casa, oppure nello start up della vita lavorativa e professionale.
  L'auspicio che i presentatori del progetto di legge formulano è che anche da parte del sistema bancario italiano ci sia una risposta positiva. Potranno così essere attivati nuovi e sperabilmente ingenti flussi di credito alle famiglie, facendo leva sulla principale forma di ricchezza delle famiglie italiane, e cioè sulla proprietà immobiliare. Questi flussi di credito potranno sostenere non solo i consumi, ma anche gli investimenti delle famiglie, giocando un ruolo positivo nella riduzione di quel razionamento creditizio che tanta parte ha avuto e sta ancora avendo come causa della perdurante stagnazione dell'economia italiana.
  Voglio sottolineare, anche alla luce del dibattito in quest'Aula, che non si tratta di un intervento di politica sociale: non si tratta certo, in questo progetto di legge, di creare un'alternativa alle misure di sostegno del reddito e di lotta all'esclusione sociale, le quali misure invece dovranno non solo essere mantenute ma anche rafforzate, in particolare attraverso l'estensione degli esperimenti di reddito minimo di inserimento e di assistenza e di lotta all'esclusione sociale. Invece, nel nostro caso, si tratta molto più modestamente di provare a far funzionare una tipologia di contratto finanziario che in Italia finora probabilmente non si è diffusa per difetti di tipo normativo.
  Ma naturalmente, visto che noi siamo delle persone laiche e razionali, adesso togliamo i difetti di tipo normativo e sperimenteremo, faremo il monitoraggio, nei prossimi mesi ed anni, se questo contratto finanziario si diffonderà oppure no, perché potrebbe anche non essersi diffuso per altre motivazioni, che non hanno a che fare con le motivazioni di tipo normativo. Ma intanto noi eliminiamo le possibili motivazioni normative della mancata diffusione in Italia di una tipologia di strumento finanziario.
  Come primo presentatore della proposta di legge, insieme ad Antonio Misiani, voglio cogliere questa occasione per ringraziare il mio gruppo parlamentare che lo ha voluto scegliere fra le sue priorità; voglio anche ringraziare tutte le colleghe e i colleghi della Commissione finanze, che hanno partecipato alla sua analisi e discussione, in particolare l'onorevole Paolo Petrini, che in qualità di relatore ha svolto un complesso lavoro di merito con grande competenza ed attenzione. Voglio ringraziare, Presidente, i gruppi parlamentari di Pag. 15opposizione i quali tutti, tranne uno, hanno annunciato il loro voto favorevole, dimostrandosi così – tutti tranne uno – capaci di un positivo confronto sul merito di una proposta di legge di iniziativa parlamentare.
  Voglio, infine, ringraziare il Governo, che nell'espressione del suo parere favorevole ha voluto cogliere l'importanza di una modifica normativa che, seppure di entità chirurgica, seppure insomma facente parte della modalità «riforme col cacciavite», può però ambire a sbloccare importanti flussi creditizi a sostegno delle famiglie italiane. Annuncio, pertanto, il voto favorevole del gruppo del Partito Democratico (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

  PRESIDENTE. Avremmo ora terminato le dichiarazioni di voto finale; volevo capire se è in Aula l'onorevole Di Gioia, che però non vedo e, quindi, evidentemente, anche sulla consegna del testo si soprassiede.
  Colleghi, gentilmente, iniziate a prendere posto.

(Coordinamento formale – A.C. 1752-A)

  PRESIDENTE. Se non vi sono obiezioni, la Presidenza si intende autorizzata al coordinamento formale del testo approvato.
  (Così rimane stabilito).

(Votazione finale ed approvazione – A.C. 1752-A)

  PRESIDENTE. Passiamo alla votazione finale.
  Indìco la votazione nominale finale, mediante procedimento elettronico, sulla proposta di legge n. 1752-A, di cui si è testé concluso l'esame.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Giorgetti...è ovvio, colleghi, perché si tratta del primo voto...Bonaccorsi...onorevole Turco...onorevole Vecchio...onorevole Anzaldi Bueno... Ragosta... Fossati... Scotto... Piras... Colleghi, sto per chiudere la votazione... anche il sottosegretario Rughetti è qui per votare dal banco del Governo, così si fa prima...onorevole Laffranco...onorevole Bianconi, è la prima votazione...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:
  «Modifica all'articolo 11-quaterdecies del decreto-legge 30 settembre 2005, n. 203, convertito, con modificazioni, dalla legge 2 dicembre 2005, n. 248, in materia di disciplina del prestito vitalizio ipotecario» (1752-A):

   Presenti e votanti  403   
   Maggioranza  202   
    Hanno votato  336    
    Hanno votato no   67    

  La Camera approva (Vedi votazioni).

  (I deputati Gnecchi, Sannicandro, Manfredi e Capodicasa hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole e i deputati Terzoni e Tripiedi hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto contrario).

Seguito della discussione della proposta di legge: Cancelleri ed altri: Soppressione della società Equitalia Spa e trasferimento delle funzioni in materia di riscossione all'Agenzia delle entrate, nonché determinazione del limite massimo degli oneri a carico dei contribuenti nei procedimenti di riscossione (A.C. 2299) (ore 10,15).

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione della proposta di legge n. 2299, d'iniziativa dei deputati Cancelleri ed altri: Soppressione della società Equitalia Spa e trasferimento delle funzioni in materia di riscossione all'Agenzia delle entrate, nonché determinazione Pag. 16del limite massimo degli oneri a carico dei contribuenti nei procedimenti di riscossione.
  Ricordo che nella seduta del 7 luglio 2014 si è conclusa la discussione sulle linee generali ed i relatori e il rappresentante del Governo hanno rinunciato ad intervenire in sede di replica.

(Esame degli articoli – A.C. 2299)

  PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli articoli della proposta di legge, della quale la Commissione propone la reiezione.
  Le Commissioni I (Affari costituzionali) e V (Bilancio) hanno espresso i prescritti pareri, che sono distribuiti in fotocopia (Vedi l'allegato A – A.C. 2299).
  In particolare, la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario sul testo del provvedimento in esame (Vedi l'allegato A – A.C. 2299).

(Esame dell'articolo 1 – A.C. 2299)

  PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 1 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A – A.C. 2299).
  Se nessuno chiede di intervenire, invito il relatore e il rappresentante del Governo ad esprimere il parere sugli emendamenti riferiti all'articolo 1.

  MICHELE PELILLO, Relatore per la maggioranza. Signor Presidente, la Commissione esprime parere favorevole sull'emendamento Causi 1.5. Su tutti gli altri emendamenti, anche relativi agli altri articoli, la Commissione esprime parere contrario.

  PRESIDENTE. Il Governo ?

  LUIGI CASERO, Viceministro dell'economia e delle finanze. Signor Presidente, il parere del Governo è conforme a quello espresso dal relatore.

  PRESIDENTE. Passiamo quindi all'emendamento Causi 1.5, sul quale il relatore ed il Governo hanno espresso parere favorevole.
  Colleghi, vorrei chiarire che l'eventuale approvazione da parte dell'Assemblea dell'emendamento Causi 1.5, soppressivo dell'articolo 1 e, conseguentemente, di tutti i restanti articoli di cui si compone il testo, equivale alla reiezione del provvedimento nel suo complesso; non procederemo, pertanto, ove tale emendamento venisse approvato, all'esame degli ulteriori emendamenti presentati, né alla votazione degli articoli. Per la medesima ragione, non si procederà all'esame degli ordini del giorno ed alla votazione finale.
  Sono stato chiaro ? È del tutto evidente il procedimento ?

  AZZURRA PIA MARIA CANCELLERI, Relatore di minoranza. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  AZZURRA PIA MARIA CANCELLERI, Relatore di minoranza. Presidente, io volevo capire, essendo relatore di minoranza, se devo anch'io esprimere i pareri o meno.

  PRESIDENTE. Onorevole Cancelleri, se lei si siede al banco del Comitato dei nove come relatore di minoranza, può certamente esprimere i pareri anche lei. Ne siamo lieti, però si accomodi al banco del Comitato dei nove, dove siedono i relatori.
  Prego, onorevole Cancelleri, esprima i pareri.

  AZZURRA PIA MARIA CANCELLERI, Relatore di minoranza. Signor Presidente, esprimo parere contrario sull'emendamento Causi 1.5 e favorevole su tutti gli altri emendamenti, anche riferiti agli altri articoli.

  PRESIDENTE. Sta bene. A questo punto, per dirla ancora più chiaramente, si interviene sull'emendamento Causi 1.5, dopodiché, se l'emendamento Causi 1.5 dovesse essere approvato, non ci saranno più interventi su questo argomento.Pag. 17
  Passiamo, dunque, alla votazione dell'emendamento Causi 1.5.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Cancelleri. Ne ha facoltà.

  AZZURRA PIA MARIA CANCELLERI. Grazie, Presidente, dichiaro sin da subito il voto contrario alla reiezione di questo testo di legge e, quindi, annunzio il voto contrario su questo emendamento. Vorrei però motivare perché non accettiamo questo atteggiamento da parte della maggioranza.
  La critica che maggiormente viene sollevata a questo testo è quella di uniformare l'ente accertatore con l'ente riscossore, determinando una minore tutela del contribuente. Premesso che la situazione attuale, che prevede una distinzione delle suddette funzioni tra Agenzia delle entrate ed Equitalia, non ha certamente garantito la tutela al cittadino, faccio inoltre presente che il MoVimento 5 Stelle, tramite un comunicato stampa, tramite il dibattito in Commissione e anche durante la discussione generale in Aula, si era dichiarato favorevole ad accogliere le modifiche proposte dai colleghi e, quindi, favorevole ad affidare la riscossione al MEF.
  A questo invito, signor Presidente, sa come hanno risposto i deputati di SEL e PD ? Continuando a ripetere sempre la solita filastrocca. Ci hanno dato anche riferimenti storici, riferimenti cinematografici, insomma hanno fatto le classiche orecchie da mercante, come se la nostra proposta di legge fosse immodificabile. Ma, dico, dall'alto della vostra esperienza politica, sapete meglio di noi che le proposte di legge sono emendabili, si possono modificare. Però, evidentemente il fatto che il Governo ci propini ormai solo decreti-legge, e tra l'altro blindati, vi ha disabituati a quello che è il lavoro parlamentare.
  Inoltre, il modus operandi di questa maggioranza è quello di votare le questioni non sul loro merito ma in base al presentatore. Quindi, qualcuno in quest'Aula, per esempio, si riconoscerà nella frase: «Non la votiamo perché è il vostro cavallo di battaglia», detta tra un divanetto e l'altro.
  L'altra critica riguardava il presunto maxi-condono che, secondo il PD, stiamo facendo. Signor Presidente, Equitalia negli anni non ha riscosso crediti per miliardi di euro. Proponendo di abolirla...

  PRESIDENTE. Scusi, onorevole Cancelleri. Onorevole Rabino !

  AZZURRA PIA MARIA CANCELLERI. Proponendo di abolirla si vanno a fare pesare questi crediti non riscossi sulle spalle degli enti creditori e questo né per colpa sua, né per colpa mia, né del MoVimento 5 Stelle e neanche dei cittadini, ma solo per colpa di un sistema imperfetto che nessuno ha mai pensato di sistemare. Quindi, noi potevamo fare finta di nulla e lasciare, per esempio, il sindaco di Torino, Fassino, che è del PD, con una grossa grana da sbrigare. Invece, abbiamo peccato e abbiamo inserito questa norma per aiutare i comuni, che voi gestite, a non andare in default, e abbiamo inserito questa revisione delle sanzioni e degli interessi non per agevolare gli evasori ma per permettere agli enti creditori di riscuotere queste somme, che altrimenti sarebbero inesigibili o comunque non recuperabili.
  Rispondo anche all'onorevole Paglia, che solleva una grave questione, cioè con quale faccia faremo la battaglia sulla voluntary. La faremo esattamente con quella che abbiamo ogni giorno, libera e pulita, perché paragonare il fatto di cercare di non fare andare in default un comune o qualsiasi ente creditore con, invece, l'agevolazione dei veri grandi evasori, che portano i propri capitali all'estero, significa paragonare due cose, appunto, imparagonabili.
  Per quanto riguarda i soldi, come copriamo questa operazione ? Questi soldi sono troppi. Noi abbiamo proposto delle coperture che chiamiamo etiche, i tagli della spesa della Difesa e la tassazione sui giochi. A voi non piacciono, a voi non convengono ? Bene, anche in questo caso lavoriamo insieme, modifichiamo il Pag. 18comma, troviamo la copertura. Niente, signor Presidente, solo parole e niente fatti, e allora lì nasce una domanda: dobbiamo delegare al Governo, dobbiamo aspettare la delega, bene, ma il Governo come intende coprire queste somme ? Come farà ? Creerà la solita bad company ? Illuminateci voi che siete dei grandi politici a dispetto di noi, poveri inesperti. Sorvolo anche, Presidente, su tutte le critiche inutili che sono state fatte, tipo: la legge ve la scrive il blog, avete speculato sui morti.
  Io vi invito – intanto, noi non abbiamo mai parlato in quest'Aula dei morti – anche a leggere quelle che sono le vostre dichiarazioni, dei vostri deputati. Faraone ha chiesto un'indagine parlamentare sulle morti legate ad Equitalia. Allora, prima di buttare il fango su di noi, facciamo il punto della situazione. Stiamo parlando di un tema che sta a cuore agli italiani, un tema per cui, come dice lei, ci sono presunti morti. Parli con quelle persone che hanno i familiari – io non l'avevo mai messo in mezzo questo tema –, ci parli lei, poi mi venga a dire se sono presunti.
  Questo tema è importantissimo, lo abbiamo trattato con una superficialità, non noi ma voi, perché noi abbiamo proposto di collaborare insieme per migliorarlo perché, come ho detto in Commissione, non abbiamo scritto il Vangelo per abolire Equitalia, ma era una cosa da fare. Lo sappiamo tutti, lo abbiamo detto tutti, noi abbiamo provato a farlo, voi invece vi siete tirati indietro, solo ed esclusivamente perché i primi a proporlo siamo stati noi. Questa è la verità delle cose (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Paglia. Ne ha facoltà.

  GIOVANNI PAGLIA. Signor Presidente, io devo dire che non mi convince questo emendamento, perché avrei preferito... L'ho già detto e non ho bisogno di ripeterlo: questa proposta di legge non mi convince per nulla e avremmo votato contro. Annuncio voto contrario, anche se mi è parso di capire che non ci sarà data la possibilità di votare sul provvedimento.
  Quello che non mi convince è un emendamento soppressivo portato in Aula, perché io credo che il presentatore, del Partito Democratico, avrebbe dovuto dare la possibilità di condurre una discussione fino in fondo anche sugli altri emendamenti. Chiudere la discussione con un emendamento soppressivo, anziché fra venti minuti, mezz'ora, un'ora, per poterci liberamente esprimere sulla proposta di legge, quindi non su un emendamento, mi convince poco, ragione per cui su questo emendamento ci asterremo, ma per una questione formale. Inviterei invece a ritirarlo e a poter dare la possibilità... Noi abbiamo un emendamento successivo, ci sarebbe piaciuto discuterlo. È un emendamento che poi avremmo ritirato per presentare un ordine del giorno analogo, eventualmente, però – ripeto – perché strozzare così la discussione ? Secondo me non c’è nessuna ragione, gli emendamenti non sono molti. La capisco, in Commissione, la scelta di presentare un emendamento soppressivo, la capisco molto meno in Aula; quindi daremo un voto di astensione, ma sull'emendamento, pur mantenendo intatta, come poi spiegheremo in sede di dichiarazione di voto, tutta la nostra assoluta contrarietà non all'abolizione di Equitalia, a cui siamo favorevoli, ma ad una impostazione come questa, che, come abbiamo già avuto modo di dire in discussione generale, denuncia fretta e totale e assoluta incapacità di trovare soluzioni ad un problema sentito (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà).

  PRESIDENTE. Onorevole Paglia, la Presidenza si sente in dovere di ribadire, siccome lei ha detto «lo spiegheremo in sede di dichiarazioni di voto», che è del tutto evidente che, nel momento in cui dovesse essere approvato questo emendamento, les jeux sont faits, come si dice.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Corsaro. Ne ha facoltà.

  MASSIMO ENRICO CORSARO. Signor Presidente, cercherò di sovrastare l'assemblea Pag. 19che si è autonomamente convocata sotto il mio seggio parlamentare per cercare di fare un breve ragionamento sul tema.
  Quello che si sta consumando questa mattina è – si sarebbe detto una volta in linguaggio pugilistico – un «uno-due» degno del miglior Cassius Clay. Il problema è che chi prende i pugni è l'italiano medio, la famiglia, il lavoratore, il contribuente.
  Da un lato, questa Camera ha approvato, pochi minuti fa, un provvedimento che rende ancora più veloce, ancora più agevole, ancora più legittimamente normato, il prelievo coatto da parte del sistema bancario, che ha difficoltà a coprire la credibilità del proprio assetto patrimoniale, sfilando ai cittadini italiani l'unica ricchezza che hanno prodotto con decenni di lavoro, che è costituita dal patrimonio immobiliare che ciascuna famiglia è riuscita faticosamente a mettere insieme.
  Ma, non contenti di questo primo gancio, arriva il colpo del knock-out, che è non solo la contrarietà a questo provvedimento, che si propone l'abolizione di Equitalia, ma, addirittura, la chiusura preventiva di ogni ipotesi di discussione, di emendamento, di valutazione, di modifica, di sistemazione, di miglioramento di questo provvedimento. La Commissione si chiude in se stessa e propone, sic et simpliciter, la reiezione immediata della proposta di legge, come se di un argomento del genere, nella massima istituzione democratica, non si potesse neanche lontanamente parlare.
  Eppure io ricordo di non essere stato il solo, non come soggetto persona fisica, ma come soggetto politico Fratelli d'Italia-Alleanza Nazionale, a segnalare, nel corso delle più recenti e anche meno recenti campagne elettorali, all'attenzione degli italiani la necessità di intervenire fortemente e pesantemente per condizionare, limitare e, se del caso, abolire la possibilità che l'esattore principe, Equitalia Spa...

  PRESIDENTE. Mi scusi, onorevole Corsaro. Colleghi, sta parlando dietro di voi !

  MASSIMO ENRICO CORSARO. Forse perché sto parlando a loro, Presidente (Applausi del deputato D'Incà). Dicevo che ricordo di non essere stato l'unico, come Fratelli d'Italia-Alleanza Nazionale, a cercare di convincere gli italiani della necessità di intervenire pesantemente in merito alla riduzione, al contenimento e, se possibile, all'abolizione della possibilità che Equitalia Spa continuasse, sfrontatamente, ad agire unilateralmente ai danni del contribuente.
  Le storie le conosciamo. Quante e quali tra le forze politiche che adesso, in questo momento, si apprestano a votare favorevolmente all'abolizione preventiva della discussione o, addirittura, a girarsi dall'altra parte, con il comodo ricorso all'astensione, quali e quante di queste forze politiche, nel corso di questi mesi e di questi anni, hanno denunciato la colpa di Equitalia rispetto a fallimenti di aziende, rispetto a suicidi di imprenditori, rispetto a famiglie ridotte sul lastrico, costrette a rivolgersi al monte dei pegni per cercare di ripagare non già il debito, eventualmente e in molti casi discutibile, maturato nei confronti dello Stato, ma sanzioni e interessi che, se parametrate al costo del denaro stabilito ufficialmente dalla Banca centrale europea, corrispondono oggi all'applicazione del tasso di usura ?
  In quali e quante occasioni, nel corso di questi mesi e di questi anni, ci si è prefissi che l'abolizione di Equitalia rappresentasse l'obiettivo primo per ridare in capo al cittadino la possibilità di sapere che il proprio interlocutore era direttamente lo Stato, che cercava di escutere un proprio credito ? Equitalia altro non è che il tentativo dello Stato di deresponsabilizzarsi e di coprire dietro una finta privatizzazione del percorso di esazione del credito la responsabilità di mettere sul lastrico le famiglie, la responsabilità di far chiudere centinaia di migliaia di imprese. Questo è il momento – se non ora quando ? – che il Parlamento, responsabilmente, e le forze politiche che hanno detto queste cose e hanno costruito anche parte sostanziale del loro consenso...

  PRESIDENTE. Onorevole Corsaro, concluda.

Pag. 20

  MASSIMO ENRICO CORSARO. ... dicendo queste cose ai contribuenti, misurino il loro tasso di credibilità. Chi, in questo momento, si renderà responsabile, non dico della mancata approvazione di questo provvedimento, ma anche solo della mancata possibilità di discuterlo, non avrà più legittimità di proferire verbo su questo argomento di fronte agli italiani, da oggi in poi.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Castelli. Ne ha facoltà.

  LAURA CASTELLI. Signor Presidente, qui il problema è anche una questione meramente contabile. Forse, la difficoltà è capire come si fa a liquidare una società che è, sì, legata allo Stato, ma che non si può pensare di liquidare mettendo coperture statali. Si liquida, si tira la riga, si vede quanto ha perso e poi lo si dà come numero, come numero finito, in mano allo Stato. Questo va fatto !
  Invece, contabilmente, per la maggioranza questa è una cosa che non si può fare. Ora, o stiamo sbagliando noi, e allora qualcuno ci deve spiegare dov’è che stiamo sbagliando, oppure il problema è meramente contabile. Ed è questo ! Non ci si può venire a dire oggi che mancano le coperture e che non ci sono i soldi, oltretutto soldi che sono stati stimati. E guardate quanti soldi ! Questo che significa ? Significa che sono buchi, grandi buchi su Equitalia. Questo è il concetto.
  Questo atteggiamento non è permesso, non è accettabile. La gente, fuori, vuole l'abolizione di Equitalia e vuole che misure illegittime e immorali come le more e gli aggi siano tolti. Questo è quello che vuole la gente ! Ora voi siete portavoce o siete solo quelli che scaldano la propria poltrona (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) ?

  PRESIDENTE. Ne approfitto per dire che ci sono alcuni interventi a titolo personale. Essendo questo, sostanzialmente, come è evidente e come spiegato prima, l'unico emendamento, con molta probabilità, che verrà discusso, il Presidente ha deciso che a titolo personale concederà comunque un paio di minuti, anziché un minuto, in modo che chi interviene può farlo in maniera più concreta.

  MAURIZIO BIANCONI. Bravo, Presidente !

  PRESIDENTE. Grazie, ne sono consapevole.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Pesco. Ne ha facoltà.

  DANIELE PESCO. Signor Presidente, insomma, la realtà è abbastanza palese a tutti: sembra che buona parte di quest'Aula sia favorevole a mantenere in vita questa società, la società Equitalia, che tanti danni ha portato ai nostri cittadini.
  Sì, perché Equitalia non è altro che lo strumento utile alla nostra Nazione per completare il ciclo della riscossione. Ebbene, noi è proprio tutta la riscossione che vogliamo riformare. Ma vogliamo partire dall'emergenza, e l'emergenza in questo caso è Equitalia. È una società che, secondo noi, va in questo momento abolita. Purtroppo, però, ci rendiamo conto che buona parte di quest'Aula la vuole mantenere. Probabilmente, buona parte di quest'Aula è amica di Equitalia ed è amica di questi metodi, che non vanno assolutamente bene per i cittadini italiani.
  Ma quali sono questi metodi ? Sono metodi coercitivi per riuscire ad incassare i debiti, che magari uno ha fatto nei confronti dello Stato riguardo alle tasse. Ebbene, i metodi sono logicamente basati sull'aggio e, oltre all'aggio, more e interessi. Insomma, facendo la somma di aggio, more e interessi, si raggiungono dei valori. Se rapportati a dei tassi d'interesse, praticamente si raggiungono dei tassi molto vicini ai tassi d'usura, e questo non va assolutamente bene. Noi vogliamo porre un rimedio a questa situazione, vogliamo dire «basta» a questo sistema di riscossione chiamato «Equitalia».
  Ma Equitalia è famosa anche per molti altri scandali: pensiamo alle cartelle doppie, Pag. 21triple, alle cartelle nulle, alle cartelle pazze. Ebbene, perché avviene questo ? Perché Equitalia è comunque un ente a sé, un ente che non è in diretto contatto e in modo ottimale con gli enti che chiedono di riscuotere i propri debiti. Il fenomeno delle cartelle pazze è un fenomeno che esiste e, purtroppo, non è ancora stato debellato. Per non parlare degli scandali, ovvero del fatto che molte cartelle sono rimaste sospese, probabilmente per fare un piacere a qualcuno, agli amici di qualcuno, agli amici anche dei politici. Per non parlare poi del fatto che molte cartelle di Equitalia, invece, sono nulle e non perché sono state duplicate, ma solo perché sono state emesse e firmate da persone che non avevano il diritto di firmare. Pensiamo ai dirigenti di Equitalia che non potevano essere nominati.

  PRESIDENTE. Deve concludere, onorevole Pesco.

  DANIELE PESCO. Insomma, Equitalia non va bene e in questo momento noi chiediamo di abolirla (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Guidesi. Ne ha facoltà.
  Colleghi ! Chiedo scusa, onorevole Guidesi, facciamo un'azione preventiva. Colleghi che siete dietro..., grazie, onorevole Bianconi, come sempre per la collaborazione..., mi rendo conto.

  GUIDO GUIDESI. Signor Presidente, noi francamente speravamo che oggi fosse un'occasione, pur non essendo magari il testo della proposta di legge condiviso da qualcuno, per poter discutere di un'attestata situazione e, quindi, della vessazione da parte della società Equitalia rispetto ai contribuenti italiani.
  Vessazione perché il metodo della riscossione di Equitalia prevede la premialità per coloro i quali riescono ad incidere nella riscossione, e non la responsabilità. Il sistema del metodo della premialità ha creato innumerevoli esempi di catastrofi singole, di aziende o di imprenditori, che già ha citato qualche mio collega.
  Allora, per noi questa era l'occasione di discutere di una situazione che va cambiata, va assolutamente cambiata, accertato ed attestato che questo sistema non funziona ed è un sistema vessatorio nei confronti dei contribuenti, proprio per il metodo utilizzato.
  Oggi la maggioranza decide di non discutere di questa situazione, decide di non discutere della situazione di Equitalia e lo fa – lo sottolineo – differentemente da quanto fatto ieri sul «decreto Franceschini», in occasione del quale tutti alla fine vi siete incensati per il metodo che avete utilizzato nella discussione e nel dibattito. Oggi questo progetto di legge non vi va bene, oggi soprattutto questo progetto di legge non volete discuterlo e vi smentite con i fatti rispetto a quanto avete detto ieri.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole D'Incà. Ne ha facoltà.

  FEDERICO D'INCÀ. Signor Presidente, intervengo solo per dire che la ferrea volontà di mantenere in piedi Equitalia è una volontà esclusivamente politica. Infatti, in Equitalia si nasconde il più grande buco di questo Paese in termini economici e lo avete fatto all'interno di questo...

  PRESIDENTE. Mi scusi, onorevole D'Incà. Colleghi che siete anche dietro l'onorevole D'Incà, vale per voi quello che valeva per gli altri. Sta parlando un vostro collega. Onorevole Vacca...

  FEDERICO D'INCÀ. È confermato..., mi scusi, posso parlare, Presidente ?

  PRESIDENTE. Non dipende da me, onorevole D'Incà.

  FEDERICO D'INCÀ. Sicuramente, Presidente, ha ragione.

  PRESIDENTE. Prego, onorevole D'Incà.

Pag. 22

  FEDERICO D'INCÀ. ... da parte dell'Agenzia delle entrate, che conferma, attraverso i nostri calcoli, che in realtà di questi 615 miliardi di euro di possibili crediti che Equitalia ha in pancia, i non esigibili ammontano in questo momento a 321 miliardi. Questo vuol dire che il nostro debito pubblico non è di 2.146 miliardi di euro, ma è di 2.500 miliardi di euro (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle), e questo dovete andarlo a spiegare alla Merkel in Europa. Diteglielo: il nostro debito è questo nella realtà dei fatti.
  L'unica volontà che si ha è di poter mantenere in piedi i vostri comuni che hanno in pancia questi debiti, come il comune di Torino. Questa è l'unica verità: a voi serve Equitalia per far rimanere in piedi la vostra piramide. Punto e basta, non c’è nessun'altra scusa. Noi la piramide la vogliamo togliere, la vogliamo smontare. Ci proviamo ogni giorno in queste Aule parlamentari e andremo avanti fin quando Equitalia non verrà finalmente dismessa e gli italiani potranno finalmente tornare a respirare (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Lavagno. Ne ha facoltà.

  FABIO LAVAGNO. Signor Presidente, rispetto a una proposta, quando è una proposta di legge, bisognerebbe chiedere a chi serve e se è efficace. Mi sembra che questa proposta di legge serva molto di più a chi ha fatto della propaganda la propria ragione d'essere, che a risolvere i problemi reali del Paese, ad affrontarli nello specifico. Mi sembra che questa proposta non affronti minimamente le storture, gli errori, gli orrori che Equitalia nella propria gestione ha, a partire dall'incongruenza tra quanto accertato e quanto riscosso.
  Ebbene, a fronte di un sistema problematico, odioso e antipatico, come quello della riscossione dei tributi, che è difficile far diventare simpatico come sistema, si utilizza uno strano sillogismo e si dirà fuori da quest'Aula: «Abbiamo provato ad abolire Equitalia, ma ce lo hanno impedito». Però ciò è basato su una logica malata, una logica malata di un sillogismo sbagliato, ovvero in Italia la riscossione dei tributi in capo ad Equitalia ha dei problemi, eliminiamo Equitalia ed eliminiamo i problemi. Non è così che si fa. Si affrontano le questioni e realmente si affrontano le priorità delle questioni.
  Oggi la priorità è eliminare la sigla che fa riscossione, anche in maniera sbagliata, o è aumentare la giustizia fiscale diminuendo la pressione fiscale e l'evasione fiscale ? Questa è la domanda che noi dovremmo porci quando andiamo a guardare l'efficienza e l'utilità di un provvedimento.
  Quindi, francamente vi chiediamo: avete tentato di eliminare Equitalia o forse avete tentato di licenziare 4 mila persone, la metà dei dipendenti di Equitalia, oppure di fare un maxiemendamento e, quindi, un maxicondono rispetto alla soppressione degli aggi e delle more, rendendo praticamente inutile pagare i tributi che vengono dovuti a titolo corretto o a titolo sbagliato ? Io credo che forse andrebbe affrontata la discussione in maniera meno propagandistica, meno urlata e meno utile alle piazze e alle campagne elettorali.
  Lo dovremmo fare in ogni circostanza, affrontando realmente la divisione tra le riscossioni dei tributi nazionali e quelle dei tributi locali, perché gli uni sono funzionanti, gli altri molto meno. Capire effettivamente quanto c’è di accertato e quanto c’è di riscosso perché questo è un altro dei problemi, come evidenziate negli interventi che state svolgendo. E, soprattutto, assicurare anche una garanzia nei confronti dei diritti dei contribuenti. Non credo, nel momento in cui vengano accentrati nell'Agenzia delle entrate l'accertamento e la riscossione, che questa garanzia nei confronti dei contribuenti sia altrettanto assicurata (Applausi dei deputati del gruppo Misto – Libertà e diritti – Socialisti Europei (LED)).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Ruocco. Ne ha facoltà.

Pag. 23

  CARLA RUOCCO. Signor Presidente, da quando siamo qui dentro abbiamo capito perfettamente, lavorando in Commissione finanze, da che parte stanno i partiti e quale tipo di evasioni cercano di coprire. Infatti, lavorando lì dentro, si capisce che tutto è impossibile quando si tratta di salvare la povera gente (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Tutto è possibile quando si tratta di salvare i grandi evasori. Per esempio, in Commissione finanze stiamo trattando della cosiddetta voluntary disclosure che depenalizza i reati per grandi evasioni fiscali. Però, poi, Equitalia non si può abolire.
  Ieri abbiamo fatto – ha visto anche il mio intervento – una transazione fiscale per alcuni enti che hanno accumulato debiti con l'erario per 300 milioni di euro. Mi piace dirlo in lire: 600 miliardi, che si sono trovati. Evidentemente, chi è intervenuto prima di me non sa che cosa significa ricevere una cartella di Equitalia e non avere i soldi per pagarla. Per la povera gente i soldi non si trovano mai. Per la povera gente la Commissione finanze non ha mai il tempo di riflettere. Ecco, dovevamo venire fin qui dentro per capirlo fino in fondo (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Di Battista. Ne ha facoltà.

  ALESSANDRO DI BATTISTA. Signor Presidente, qua l'accusa è il populismo, la propaganda, sempre la stessa. Ci tagliamo i soldi, gli stipendi, e li restituiamo alle piccole e medie imprese e vogliamo fare propaganda elettorale e vogliamo fare populismo. Non è facile lavorare contro tutti e tutto, tagliarsi gli stipendi quando magari qui, a destra o a sinistra, persone non vengono in Aula e si intascano tre volte quello che prendiamo noi. Non è facile sentirci regolarmente in questo Palazzo staccati dalla realtà.
  Qualcuno parla di propaganda, noi che vogliamo licenziare – devo stare calmo – dipendenti di Equitalia. Semplicemente leggiamo le lettere delle persone che ricevono cartelle esattoriali, dei loro figli di sette anni che ricevono cartelle esattoriali e delle persone che guadagnano 467 euro di pensione al mese che ricevono queste cartelle esattoriali e non possono pagare, quando i Dini, gli Amato, che continuate a tutelare, guadagnano 30-40 mila euro di pensioni d'oro al mese. Scopriamo che Equitalia non ha mai pignorato, mai, uno yacht a un amico di un amico.
  Presentiamo una proposta che per noi è fondamentale, una proposta di legge sulla quale abbiamo lavorato. È un anno e mezzo che ci ragioniamo. E questa non è propaganda elettorale. Io credo che questo Palazzo ormai sia così staccato dalla realtà che, pur di non dare un risultato al MoVimento 5 Stelle, che non sarebbe un risultato del MoVimento 5 Stelle, ma del popolo italiano, a partire dalla povera gente, come diceva la collega Ruocco, pur di fare questo, volete continuare a mettervi contro le persone che stanno male. Io penso questo: che in realtà la volontà politica non sia quella di respingere immediatamente la nostra proposta di legge e presentare un emendamento soppressivo, ma quella di evitare che se ne discuta perché fa male, non soltanto la possibile approvazione o meno di una proposta, ma la discussione, cioè che questo Parlamento non si occupi più delle mozioni contro la povertà – bellissimo – o delle mozioni sulle monete da 1,2 e 5 centesimi, ma di problemi reali che stanno davvero creando – e concludo – problemi sociali, che possono sfociare nel prossimo anno in sollevazioni di piazza. Prendetene atto, per una volta (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Villarosa. Ne ha facoltà.

  ALESSIO MATTIA VILLAROSA. Signor Presidente, è chiaro a tutti che non si voglia discutere di Equitalia. È chiaro a tutti che Equitalia non si voglia sopprimere. Anche perché Equitalia già doveva Pag. 24essere soppressa il 1o gennaio 2012, poi doveva essere soppressa il 31 dicembre 2012 e poi il 30 giugno 2013. Ad oggi, ancora esiste Equitalia. E quali sono le problematiche che vengono sollevate ?
  Sentite bene: Causi, in Commissione, ci ricorda come la delega della riforma del fisco già contenga questi criteri. Collega Causi, ma il bollo auto presentato da Capezzone non è presente anch'esso nella delega fiscale ? Però lei non ha detto niente su questa proposta di legge, e ne stiamo discutendo in Commissione (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Cos'altro ci ha detto ? Ci ha detto che il problema che noi abbiamo affrontato è quello della riscossione locale. Studi, onorevole Causi: 6.100 comuni vengono gestiti da Equitalia ma – studi, onorevole Causi – l'1,9 per cento è stato riscosso da Equitalia. Ripeto: l'1,9 per cento.
  La rateizzazione l'abbiamo prorogata noi, onorevole Causi. La proposta sui dipendenti di Equitalia c’è: l'emendamento presentato qui in Aula che risolve il problema sui dipendenti di Equitalia, così come l'avete proposto voi. Preciso: come l'avete proposto voi. E voi cosa presentate ? Un emendamento soppressivo, e neanche lo discuteremo, quell'emendamento. Quali altre fesserie ci avete detto ? I conflitti di interesse dell'Agenzia delle entrate.
  Vi abbiamo presentato un emendamento per far sì che Equitalia andasse sotto il Ministero dell'economia e delle finanze, come volete voi, e non sotto l'AgE, ma vi siete mai posti il problema che Befera era presidente di Equitalia ma era anche direttore dell'Agenzia delle entrate o che l'Agenzia delle entrate avesse il 51 per cento di Equitalia, o che l'INPS avesse il 49 per cento di Equitalia ed Equitalia gli gestisse i crediti ? Di questi conflitti di interesse non vi è mai interessato. Signor Presidente, sono scuse: non si vuole abolire Equitalia !

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Di Gioia. Ne ha facoltà.

  LELLO DI GIOIA. Signor Presidente, è chiaro che nel momento di crisi che stiamo vivendo, crisi economica, finanziaria, crisi sociale; ci sono stati in tempi passati degli episodi spiacevoli: imprenditori, cittadini che si sono suicidati per problemi inerenti alla tassazione, alle questioni che riguardano cartelli esattoriali. Però, credo anche che in questo periodo, in periodi passati, essendosi accentuato questo conflitto tra Equitalia e i cittadini, tanti lavoratori di Equitalia hanno subito vessazioni e anche atti vandalici. Credo che sia opportuno fare qui, in Parlamento, al di là di quelli che possono essere i toni e le comuni opinioni o le singole opinioni, un momento di verità nel dire che cos’è Equitalia e di chi sono le responsabilità.
  Equitalia è una società per azioni ma partecipata totalmente dal pubblico ed Equitalia è una società che è regolamentata da leggi dello Stato. Ebbene, credo in un momento in cui si dice con chiarezza che non bisogna più fare la coattiva, perché questo è il problema vero: la coattiva chi la decide ? La decide Equitalia o una legge dello Stato ?
  Allora, dobbiamo essere noi capaci di dire che bisogna cambiare le leggi. Bisogna cambiare la percentuale dell'aggio, ma non si dice, ad esempio, che le aziende private che oggi sono iscritte, ad esempio, nell'elenco del Ministero dell'economia e delle finanze, che stanno fallendo, che hanno determinato danni ai cittadini e ai loro dipendenti, hanno un aggio che si aggira tra il 20 e il 30 per cento. Bene, ecco perché è giusto che si discuta in una delega fiscale, che affronti con chiarezza i problemi che concernono come riformare quegli istituti che vessano sicuramente i cittadini ma che riguardano lo Stato e, quindi, le leggi che noi abbiamo approvato.
  Credo che questo sia il problema serio che dobbiamo affrontare con grande determinazione e con grande convinzione, non mettendo – concludo, signor Presidente – in contrapposizione i lavoratori di Equitalia e i cittadini italiani. Dobbiamo tutelare sia i cittadini che i lavoratori di Equitalia.

Pag. 25

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Buttiglione. Ne ha facoltà.

  ROCCO BUTTIGLIONE. Signor Presidente, io ho ascoltato con profonda commozione gli interventi così pieni di pathos dei colleghi del MoVimento 5 Stelle. Poi mi è venuta in mente una frase di Federico Nietzsche: dove c’è l'indignazione, io sento l'odore del briccone.

  PRESIDENTE. Scusi, onorevole Buttiglione. Onorevole Baroni...onorevole Baroni.

  ROCCO BUTTIGLIONE. L'odore del briccone: non lo dico io, lo dice Federico Nietzsche. Cosa vuol dire Nietzsche ? Che molte volte, dietro l'indignazione, c’è la strumentalizzazione di qualcuno che utilizza il caso singolo o terribile che è successo per far passare una norma generale che è sbagliata e che serve interessi diversi da quelli che si intende tutelare, in perfetta buona fede, di cui do atto ai colleghi del MoVimento 5 Stelle.
  Prima di Equitalia, l'evasione fiscale in Italia era sostanzialmente libera. Equitalia ha comportato un recupero importante di risorse per lo Stato italiano, nell'ordine di decine di miliardi di euro – decine di miliardi di euro –, e credo che questo vada detto. Ci sono stati errori, ci sono imperfezioni, ci sono casi pietosi che non sarebbero dovuti succedere. Certo che ci sono. Si può porre rimedio a questo ? Certo. Ma si può abbandonare la lotta all'evasione fiscale ? Perché questo è uno strano Paese; a parole tutti dicono: gli evasori fiscali, a morte, fuciliamoli, in galera ! Poi, quando qualcuno applica sanzioni per combattere l'evasione fiscale diventa un mostro. Ma da dove volete cominciare a combatterla, l'evasione fiscale ? Da quella che non conosciamo o da quella che conosciamo e che risulta e che è stata messa a ruolo per la discussione ? Vogliamo cominciare da quello che non possiamo fare o da quello è alla nostra portata e che possiamo fare ? Non voglio difendere gli errori di Equitalia, non voglio negare la necessità di una riforma, voglio soltanto invitare a controllare un attimo di più il pathos, perché a volte può condurre in errore.
  E poi, l'idea di riassorbire Equitalia nella pubblica amministrazione è sbagliata. Noi dobbiamo sforzarci di ridurre il perimetro dello Stato, non di ampliarlo. Riportare dentro la pubblica amministrazione Equitalia significa creare le condizioni per un di più di burocrazia ed un di meno di efficienza. Ma non voglio adesso soffermarmi più a lungo sulla proposta di legge, sulla quale ero intenzionato convintamente a votare «no». Tra l'altro, soltanto un'osservazione: con la vostra proposta, sapete cosa pagherebbe il contribuente moroso ? Lo 0,486 per cento. Un mutuo, oggi, è al 4 per cento: è un invito a non pagare. Più tempo guadagno senza pagare, meglio sto. È un invito a non pagare ed è un'offesa ai contribuenti onesti.
  Detto questo, però, devo dire qualcosa anche all'altra parte dell'Aula. Il nostro Regolamento dà all'opposizione dei tempi per discutere le proprie proposte. Dal punto di vista formale, tutto è in regola: la proposta arriva in Aula e, prima ancora di essere discussa, viene bocciata. Questo corrisponde alla lettera del Regolamento, non sto dicendo che stiamo violando il Regolamento o che la Presidenza sta violando il Regolamento; corrisponde alla lettera del Regolamento, ma non corrisponde allo spirito del Regolamento. Lo spirito del Regolamento è che ci sia la possibilità di discutere, per cui loro dicono quello che pensano, io dico quello che penso, le poche cose che ho detto ma magari anche altre, tutti quanti intervengono e, con una discussione seria, io credo che ci sarebbero pochi dubbi sul fatto che questa proposta va respinta.
  Però, stiamo facendo una forzatura, che non è determinata da grandi strategie...

  PRESIDENTE. La invito a concludere.

  ROCCO BUTTIGLIONE. ...è determinata dal fatto di cercare di guadagnare Pag. 26tempi parlamentari, cosa che poi non si ottiene neanche, perché sollecita l'ostruzionismo.
  Per tutte queste ragioni, io sono convintamente contrario alla proposta, ma non sono favorevole a questo emendamento. Credo che nel nostro gruppo parlamentare, ognuno in coscienza si determinerà come riterrà opportuno, bilanciando questi due fatti: la proposta è sbagliata, ma il metodo che è stato scelto per bocciarla è un metodo che limita i diritti dell'opposizione.

  PRESIDENTE. Da parte della Presidenza una sola precisazione. Onorevole Buttiglione, è del tutto evidente, e accade normalmente, che i deputati siano nella piena libertà di presentare degli emendamenti soppressivi. È altrettanto evidente che la Presidenza, essendosi perfettamente resa conto della situazione, non solo ha ampiamente spiegato quali fossero le conseguenze, ma si è assunta anche, come è nelle sue facoltà, la responsabilità di ampliare i tempi degli interventi a titolo personale, proprio al fine di consentire a tutti coloro che intendano farlo, soprattutto a chi ha presentato questa proposta di legge, di intervenire nel modo più ampio che il Regolamento ci consente.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole l'Abbate. Ne ha facoltà.

  GIUSEPPE L'ABBATE. Signor Presidente, mi rivolgo direttamente al Presidente Renzi, dato che nella campagna elettorale del 2012, la campagna elettorale per le primarie del PD, in un noto salotto televisivo, disse che Equitalia era figlia di Tremonti, ma che aveva avuto i poteri da un «decreto Visco-Bersani». Bene, allora questo è il momento in cui si può riparare a quell'errore, errore che ha portato anche alla morte di centinaia di cittadini italiani. Allora, ripari l'errore ! Dov’è finito il famigerato cambio di verso ? Questo è il momento per cambiare verso !
  Vorrei dire, anche, al collega Buttiglione che forse dovrebbe studiare un po’ i numeri per capire che la riscossione attuale di Equitalia non dà più garanzie e non riesce a recuperare più nulla rispetto ai primi tre anni e, sia ben chiaro, questo non deve passare come il fatto che noi siamo a favore degli evasori, gli evasori semmai sono ospitati in qualche altro partito, noi siamo contro gli evasori (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle), ma siamo per una riscossione giusta ed efficace. Basta, adesso se sopprimerete Equitalia, condannerete migliaia di cittadini e aziende italiane all'oblio e ve ne prenderete la responsabilità (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) !

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Grillo. Ne ha facoltà.

  GIULIA GRILLO. Signor Presidente, questo emendamento 1.5 a firma Causi sancisce la contraddizione formale di una maggioranza prepotente e assolutista, che vuole trasferire il suo modello oligarchico, anche nella sostanza, al sistema costituzionale vigente. Abbiamo, infatti, da una parte, una calendarizzazione, con parere unanime dell'Ufficio di Presidenza, di questa proposta di legge, abbiamo un Presidente del Consiglio che nel corso della campagna elettorale diceva «Equitalia è forte con i deboli, ma i vari evasori non li prendiamo»; e poi continuava: Equitalia non l'abbiamo creata noi ma il nostro Governo – e, riferendosi a Bersani – con te, e Visco ha dato i poteri ad Equitalia, siamo stati al Governo e non abbiamo fatto niente !
  E poi abbiamo questo emendamento che cancella il senso del voto unanime dell'Ufficio di Presidenza e testimonia palesemente la deriva governativa di questo modello costituzionale che è già modificato, di fatto; per cui rassicuriamo Napolitano e la Merkel che le riforme sono già state fatte, Presidente, da tempo, da molto tempo e voi, oggi, con questo emendamento a prima firma Causi lo avete scritto nero su bianco.

  PRESIDENTE. Onorevole Grillo, solo una precisazione: la decisione di iscrivere Pag. 27all'ordine del giorno questa proposta di legge l'ha presa la Conferenza dei presidenti di gruppo non all'unanimità, ovviamente, ma perché l'opposizione, come è noto, da Regolamento, ha diritto a che siano calendarizzate, in percentuale, le proprie proposte di legge. Quindi, non è stato l'Ufficio di Presidenza, è stata la Conferenza dei presidenti di gruppo, e non all'unanimità. Questo solo per sua informazione.

  MICHELE PELILLO, Relatore per la maggioranza. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  MICHELE PELILLO, Relatore per la maggioranza. Signor Presidente, non ho particolare esperienza in questa Camera, ma mi è stato rappresentato che è piuttosto raro che accada che la Commissione di merito conferisca al relatore il mandato ad esprimere parere contrario su una proposta di legge. In questa legislatura è la prima volta che accade (Commenti)...è una delle prime volte, e allora penso che sia opportuno offrire all'Aula qualche delucidazione.
  Che la figura dell'esattore, nella storia dell'uomo, sia la figura più odiata, è cosa assolutamente risaputa. Nei lavori preparatori in Commissione ho scoperto che addirittura è stata rinvenuta recentemente un'iscrizione, risalente alla civiltà dei Sumeri – seimila anni avanti Cristo –, dove c’è scritto che il vero despota è l'esattore delle imposte. Diciamo che non bisogna sforzarsi di ricordare, nel corso del tempo, quale sia stato il rapporto odioso tra chi doveva riscuotere le tasse e il popolo; sono tante le rappresentazioni nella letteratura, nelle arti figurative, nel cinema, anche nella tradizione popolare. Allora, in questa condizione di atavico rapporto di odio tra l'esattore e il popolo, la politica può cadere in tentazione. Io penso, e la maggioranza pensa, che sia accaduto proprio questo: i proponenti sono caduti in tentazione, nella tentazione di lucrare un po’ di facile consenso.
  Qual è il torto principale di questa proposta di legge ? Il torto principale di questa proposta di legge è ritenere che tutti i problemi legati alla riscossione dei tributi in Italia, e in modo particolare alla riscossione coattiva dei tributi, siano in capo ad Equitalia e ai suoi dipendenti. Sopprimiamo Equitalia, licenziamo la metà dei dipendenti di Equitalia e risolviamo i problemi della riscossione dei tributi ! Purtroppo non è così e lo sanno tutti, lo sanno anche i proponenti di questa proposta di legge. Equitalia agisce in forza di leggi. Equitalia agisce in forza di richieste che gli vengono fatte dagli enti impositori, che sono lo Stato, che sono gli enti locali, gli enti territoriali, gli enti pubblici. Se c’è qualcosa che non va, la colpa non è di Equitalia o dei suoi 8 mila dipendenti, la responsabilità è nel caso che la legislazione italiana in materia di riscossione, soprattutto riscossione coattiva, non è all'altezza dei desiderata.
  Allora, inutile accanirsi con Equitalia; cerchiamo di ragionare in positivo. Perché la maggioranza ritiene che sia del tutto fuori luogo approfondire tale questione in questa occasione ? La maggioranza non vuole eludere l'argomento, tutt'altro. Noi siamo stati mesi, Presidente, a lavorare sulla legge di delega fiscale. Questo Parlamento è stato impegnato per mesi ad elaborare una proposta da offrire al Governo. Nella legge di delega fiscale, Presidente, il Governo ha la possibilità di rivedere profondamente gli istituti della riscossione...

  PRESIDENTE. Deve concludere, relatore.

  MICHELE PELILLO, Relatore per la maggioranza. Non solo, un'altra questione davvero...

  PRESIDENTE. Deve concludere, forse non mi sono spiegato.

  MICHELE PELILLO, Relatore per la maggioranza. Concludo, Presidente. Il luogo per discutere lo abbiamo avuto nella legge di delega fiscale. Siamo in attesa da Pag. 28parte del Governo dei decreti delegati. In questi decreti delegati troveremo risposte sulla governance di Equitalia, troveremo risposte sul fatto...

  PRESIDENTE. Onorevole, deve concludere, sia gentile. Non mi metta in difficoltà.

  MICHELE PELILLO, Relatore per la maggioranza. Sto concludendo. Troveremo risposte sul fatto di riportare Equitalia sotto l'egida del Ministero dell'economia e delle finanze e avremo...

  PRESIDENTE. La ringrazio. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Sibilia. Ne ha facoltà.

  CARLO SIBILIA. Presidente, noi oggi portiamo questa proposta di legge, che è uno dei venti punti del MoVimento 5 Stelle, finalmente in Aula. Io per questo ringrazio tutti i colleghi che ci hanno lavorato (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
  Questo è il secondo provvedimento che il MoVimento 5 Stelle porta in Aula, ed è la seconda volta che come risponde la maggioranza ad una discussione parlamentare ? Questa è la risposta: un solo emendamento, sopprimere l'articolo 1 e conseguentemente sopprimere gli articoli 2, 3 e 4, quindi uccidere, cancellare il provvedimento del MoVimento 5 Stelle senza discussione (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) !
  Io non sto dicendo che abolire Equitalia è la cosa giusta per tutti: era un nostro punto, una promessa che abbiamo fatto e oggi la stiamo mantenendo. Una promessa che abbiamo fatto a 9 milioni di persone, e oggi la stiamo mantenendo. Si poteva discutere: non fa niente che poi ad Equitalia sono stati affidati 894 miliardi di euro, ed Equitalia ne ha soltanto riscossi il 7,7 per cento, quindi solo 60 miliardi. Evidentemente senza efficienza: è un ente inefficiente !
  Allora, io adesso mi rivolgo a voi, mi rivolgo a Causi, a Bernardo, a Sottanelli, a Sberna, a Gebhard: ma non c'era nessun altro modo per affrontare questa proposta di legge, con una discussione seria, con degli emendamenti seri per modificarla (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) ? In più dico: se questo emendamento dovesse essere approvato, ma chi glielo dice a Silvio Buttiglione, che è uno degli imprenditori vessato da Equitalia, che sta perdendo anche la prima casa, che voi date dei soldi ad un carcerato come Francantonio Genovese, e lui invece deve pagare le tasse e i soldi ad Equitalia ? Ma come glielo dite ? Io lo dico a tutti voi, cari colleghi: chi oggi vota per questo emendamento sta commettendo un delitto politico, che avrà sulla coscienza per tutto il resto della sua vita politica (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ne approfitto, onorevole Sibilia, e mi rivolgo anche all'onorevole Grillo: il Presidente ha detto un'inesattezza, e quindi la correggo subito. Preciso che, in riferimento alla calendarizzazione del provvedimento in esame, lo stesso è stato inserito nel calendario dei lavori di questa settimana con l'unanimità dei gruppi e, sempre con l'unanimità, senza la formula «ove concluso dalla Commissione». Questo per l'esattezza, perché, pur essendo un provvedimento dell'opposizione, è stato calendarizzato con l'unanimità dei gruppi.
  Bene. Proseguiamo nel nostro dibattito. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Causi. Ne ha facoltà.

  MARCO CAUSI. Signor Presidente, i firmatari di questo emendamento, cioè i presidenti di gruppo di maggioranza in Commissione finanze, non ritengono che l'assetto della riscossione coattiva nel nostro Paese venuto fuori dalla riforma del 2005 sia di per sé soddisfacente: noi riteniamo che i punti critici siano numerosi e le esigenze di riforma urgentissime. E infatti su questo tema è già intervenuta la legge delega di riforma del sistema fiscale, approvata in via definitiva da quest'Aula il 26 marzo scorso, che, all'articolo 10, avvia un'importante riforma del sistema di riscossione Pag. 29e dell'organizzazione di Equitalia, una riforma che il Governo attuerà nei prossimi mesi.
  In particolare, noi abbiamo già votato due norme molto importanti, e cioè: primo, una revisione della riscossione coattiva con l'obiettivo di differenziare le modalità di recupero e di renderle più semplici e leggere per i crediti di modesta entità; secondo, una riforma completa della riscossione locale dentro cui potrà essere anche riorganizzato totalmente il sistema di Equitalia. Questo è il cantiere di riforma che la maggioranza vuole portare avanti.
  Ricordo che, oggi, incardiniamo in Commissione il primo decreto delegato della riforma fiscale, un decreto sulle semplificazioni fiscali: 105 pagine di semplificazioni fiscali. A questo cantiere noi invitiamo tutte le opposizioni ad associarsi, anche ricordando che sull'articolo 10 nella votazione non c’è stato alcun voto contrario, e anche i presentatori di questa proposta di legge si astennero.
  Io ribadisco questa proposta, che avevamo già fatto ai presentatori della proposta di legge oggi in discussione, cioè di riportare questa discussione in Commissione e di collegarla però – dobbiamo essere chiari – non al testo di questa proposta di legge, ma al cantiere di riforme e di costruzione dei decreti delegati della riforma fiscale, sulla riforma della riscossione e sulla riforma di Equitalia. Se i presentatori di questa proposta di legge volessero aderire a questo invito, e potessimo quindi tutti votare il suo ritorno in Commissione, la maggioranza riterrebbe molto utili alcuni dei contributi che i presentatori di questa proposta di legge vogliono portare in questo dibattito. Solo alcuni, naturalmente, perché su altri invece siamo radicalmente contrari. In particolare, per quello che ha già detto l'onorevole Buttiglione, che quindi la riscossione coattiva è una cosa molto brutta e molto orrenda ma non si può far pagare chi non paga le tasse meno di quanto, per esempio, paga qualcuno che prende a prestito, perché, se gli interessi del ritardato pagamento sono troppo bassi, l'indicazione sarebbe: non paghi nessuno, perché conviene non pagare.
  Infine, voglio ricordare a tutti noi che, nel corso del 2013, anche col concorso di maggioranze più ampie in Aula rispetto alle maggioranze politiche, noi abbiamo già fatto in questo Parlamento numerosi interventi per rendere meno pesante la mano dell'esattore nazionale. Oggi la facoltà di rateizzare i debiti è stata portata fino a centoventi rate mensili, cioè dieci anni; per i casi ordinari, la rateizzazione arriva fino a 72 mesi, quindi sei anni, e, in caso di comprovato peggioramento della situazione economica del contribuente, può essere raddoppiato per altre 72 rate; è stata esclusa la pignorabilità sull'unica casa di proprietà e di residenza; è stata limitata la pignorabilità della casa ai soli debiti superiori a 120 mila euro; è stata limitata ad un quinto la pignorabilità sui beni strumentali di impresa; è stata aperta per sei mesi una procedura di pagamento facilitato dei debiti fiscali, con abbattimento dei costi per interesse.
  Quindi, è anche sbagliato dire che oggi la riscossione coattiva è cattiva come ieri, l'abbiamo resa molto meno cattiva tanto è vero che il rapporto tra somme riscosse e somme messe a ruolo è in declino da 2 anni.
  Io ripropongo ai presentatori di questa proposta di legge un patto politico chiaro e trasparente. Il cantiere della riforma della riscossione e della riforma di Equitalia è in corso, tramite i decreti di attuazione della delega fiscale. Partecipiamo tutti dalle nostre idee, che possono anche essere legittimamente diverse, a questo cantiere, riportando il provvedimento in Commissione, ma la maggioranza è disponibile a questo passo solo se votiamo tutti il ritorno in Commissione...

  PRESIDENTE. Concluda, onorevole Causi.

  MARCO CAUSI. ... perché questa non è certamente una imposizione da parte della maggioranza.

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  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Cera. Ne ha facoltà.

  ANGELO CERA. Signor Presidente, mi è capitato di accompagnare sei cittadini – alcuni di questi erano imprenditori – agli uffici di Equitalia di Foggia e non sempre, successivamente ho saputo, la cosa si è risolta, anzi. Quasi tutti, tutti e sei, hanno dovuto, e io stesso ho dovuto prendere atto che Equitalia è stata matrigna in quella occasione. Alcune aziende hanno chiuso i battenti, perché, come è successo ad una che svolgeva attività lattario-casearie, hanno dovuto prendere atto che, ad esempio, 300 mila euro iniziali di debito nei confronti dello Stato, dopo alcuni anni, con le ripetute rateizzazioni imposte da Equitalia, è andato oltre il milione di euro, per cui hanno dovuto chiedere.
  Ebbene, io non parlerò di soppressione ma cominciamo a parlare, una volta per tutte, di riforma, e io sfido il Presidente Renzi a partire da questa esigenza piuttosto che parlare di Italicum, legge elettorale e di altre cose. Queste cose servono al cittadino per non morire.

  PRESIDENTE. Colleghi, un attimo di attenzione. Il collega Causi ha avanzato una proposta formale, in qualche modo condizionata però all'unanimità da parte dei gruppi, se non ho capito male, ossia di ovviare al voto sull'emendamento in questione, decidendo, le forze politiche – all'unanimità, se ho capito bene, altrimenti la proposta non è in campo, onorevole Causi –, il ritorno in Commissione del provvedimento. Allora, è del tutto evidente che la Presidenza, che pure ha un numero non indifferente di iscritti a parlare a titolo personale e non solo, ha bisogno di sapere quale è l'orientamento delle forze politiche, in maniera da capire se questa proposta va anticipata rispetto al dibattito oppure se cade perché le condizioni che sono state avanzate non sono soddisfatte.
  Quindi, pregherei, in particolare i colleghi del MoVimento 5 Stelle, nel frattempo che do la parola all'onorevole Luigi Gallo, di farmi sapere quali sono gli orientamenti, in maniera che poi decidiamo come organizzare i nostri lavori.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Luigi Gallo. Ne ha facoltà.

  LUIGI GALLO. Signor Presidente, voglio dire al Parlamento e ai parlamentari del PD e di Forza Italia che siete lontani dai cittadini, ma non è una frase fatta. Lo dico qui in Aula per esperienza personale: nella città di Torre del Greco, da dove provengo, gli amministratori hanno eliminato la riscossione di Equitalia. Quando è accaduto ? È accaduto durante l'amministrazione del PD. Allora cosa è successo ? C’è stata un'illuminazione sulla via di Damasco ? No, il MoVimento 5 Stelle ha fatto pressione dall'esterno, con cittadini semplici, non all'interno delle istituzioni, con nessuna carica politica, e ha adottato gli strumenti di democrazia territoriale, le petizioni comunali, ha raccolto migliaia di firme e le ha portate all'interno del comune; dopodiché ha lottato all'interno delle Commissioni, sempre presentando dei cittadini, per un anno intero, finché non ha convinto la maggioranza ad eliminare gli aggi e la riscossione comunale di Equitalia.
  Allora, questo è avvenuto anche attraverso strumenti di democrazia diretta permessi a livello comunale, gli stessi strumenti di democrazia diretta che voi volete eliminare a livello parlamentare e state eliminando al Senato, gli stessi strumenti che state rendendo più difficili e complicati per i cittadini.
  Ma la democrazia scompare anche ora in Aula, nel momento in cui si decide semplicemente di trasformare i provvedimenti dell'opposizione in una lettera bianca. Dov’è la proposta del PD ? Dov’è il dialogo del PD ? Non c’è.
  Allora, i cittadini di Torre del Greco, con questo provvedimento spinto da altri cittadini fuori dalle istituzioni, hanno risparmiato un milione di euro: è questo il risultato che hanno ottenuto. Allora, io dico al PD che è inutile crogiolarsi nel 40 Pag. 31per cento ottenuto alle elezioni europee perché, così com’è accaduto all'interno delle amministrazioni locali...

  PRESIDENTE. Deve concludere, onorevole Gallo.

  LUIGI GALLO. ... così come è accaduto nelle amministrazioni locali, che sono gli elementi più vicini al cittadino, accadrà pure qui se si sceglie un'altra strada.
  Prima o poi i cittadini verranno a chiedervi il conto qui intorno al Palazzo di Montecitorio.

  PRESIDENTE. Prima di dare la parola all'onorevole Brescia, volevo informare i colleghi del MoVimento 5 Stelle che sono molti quelli che hanno chiesto di intervenire a titolo personale. Il fatto che il Presidente abbia ampliato la possibilità di intervento, ovviamente, non può consentire di uscire dai tempi del contingentamento, quindi, suggerirei di armonizzare l'esigenza dei tempi di contingentamento con l'esigenza di parlare, altrimenti sono costretto a ritornare al tempo iniziale.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Brescia. Ne ha facoltà.

  GIUSEPPE BRESCIA. Signor Presidente, lei ha detto cose giuste in teoria, quando ha detto che l'opposizione ha diritto ad una certa percentuale per la calendarizzazione in Aula. In teoria, sappiamo che questo è giustissimo, ma, da quando i cittadini sono entrati nelle istituzioni e da quando il MoVimento 5 Stelle è qui dentro, ci siamo potuti rendere conto di come questa ormai sia diventata una battaglia da vincere, un qualcosa da conquistare. Ciò che prima dai Regolamenti della Camera, dalla Costituzione era garantito come un diritto per le opposizioni è diventato un qualcosa da conquistare, facendo delle battaglie.
  Io, da capogruppo uscente, ho dovuto fare questa battaglia e sono riuscito a far arrivare in Aula questa proposta di legge del MoVimento 5 Stelle. Non è esattamente come diceva lei, in qualche modo facendo credere ai cittadini, all'esterno di questo Palazzo, che le cose filano lisce e vanno così come prevede il Regolamento.
  Inoltre, lei ha anche detto che è diritto di qualsiasi deputato, come hanno fatto i deputati del PD, presentare un emendamento soppressivo. È chiaro che è un diritto, però noi ci aspettiamo, da un partito che si chiama «democratico», che sia aperto al dialogo e che una volta che – ormai è un miracolo – si discute in Aula una proposta di legge – e non un decreto, come si fa sempre, o atti del Governo – ci sia un dialogo aperto e si decida insieme.
  Noi lasciamo giudicare ai cittadini se questo comportamento sia un comportamento dittatoriale o meno (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Sorial. Ne ha facoltà.

  GIRGIS GIORGIO SORIAL. Grazie Presidente, qui si parla di una questione concreta, scritta nero su bianco, perché si parla dell'abolizione di Equitalia che, Presidente, non è uno strumento di riscossione, è uno strumento di morte a causa degli aggi, delle more, dei pignoramenti e del lucrare sulle difficoltà di migliaia di cittadini.
  Solo uno stupido oggi qui dentro non capirebbe che noi siamo a favore di tutti i lavoratori, ma siamo contro le consulenze e gli interessi dei partiti in Equitalia. Quali interessi ? Per esempio, il «disco per l'estate», ossia la lista degli intoccabili, che mai riceveranno cartelle esattoriali da Equitalia che, invece, è obbligata a disinteressarsi di loro, mentre tutti gli altri cittadini sono perennemente vessati.
  Allora, Presidente, come sempre qui dentro si vuole distogliere l'attenzione dal provvedimento. Il relatore Pelillo parla dei sumeri, Buttiglione cita Nietzsche e ci dà dei «bricconi», a noi ! Caro Presidente, io le chiedo di ricordare all'onorevole Rocco Buttiglione, che è qui da vent'anni, che l'abolizione di Equitalia è una cosa buona, ed essendo una cosa buona, come dice Nietzsche, se non piace è perché non si è Pag. 32all'altezza di quella cosa buona; e lei, Rocco Buttiglione, non è all'altezza dell'abolizione di Equitalia (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. L'onorevole Causi è in Aula ? Sì. Onorevole Causi, semplicemente prendo atto che le condizioni che lei proponeva non ci sono e, quindi, io considero non in campo la proposta che lei ha avanzato.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Bernardo. Ne ha facoltà.

  MAURIZIO BERNARDO. Signor Presidente, vorrei ricordare a noi stessi che la delega fiscale è stata approvata recentemente in Commissione finanze e poi tutti quanti conosciamo quello che è stato il procedimento successivo, perché si arrivasse, quindi, all'approvazione della delega stessa. Se io non ricordo male, i colleghi del MoVimento 5 Stelle, sia in Commissione che in Aula, in quel momento si astennero, con i distinguo del caso.
  Questo lo dico perché la delega fiscale contiene tanti punti importanti. Non vorrei fare l'esegeta dei colleghi del MoVimento 5 Stelle, rispetto alle ragioni per cui arrivarono a esprimere quella posizione, ma probabilmente è perché trovavano nel merito una serie di argomenti importanti; importanti per il Paese, perché finalmente l'Italia si dota di una nuova riforma fiscale dopo ben 35 anni, riforma che contempla anche la rivisitazione di Equitalia e, più in generale, dell'amministrazione finanziaria.
  Concludo dicendo che la ragione per cui arriviamo oggi all'emendamento soppressivo è che, come maggioranza, ma come anche altre forze che compongono questo Parlamento, abbiamo chiesto in Commissione di ritirare il testo e di poter discutere con il Governo, visto che noi siamo nella fase ultima di quella delega fiscale per la quale voi vi esprimeste astenendovi e, quindi, condividendo una serie di punti e certamente anche questo. Scusatemi, ma leggendo il vostro testo mi sembra di leggere il testo della delega fiscale che noi abbiamo predisposto e preparato e di cui abbiamo anche discusso.
  L'invito – e concludo davvero – è stato e rimane tuttora quello di affrontare, maggioranza e opposizione e indipendentemente dalle magliette che indossiamo, quell'interlocuzione giusta nei confronti del Governo perché si possano apportare anche ulteriori miglioramenti a quanto il Governo stesso ha fatto.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Colonnese. Ne ha facoltà.

  VEGA COLONNESE. Signor Presidente, noi qui stiamo portando una proposta di legge; è quello che vi abbiamo detto in campagna elettorale, ma non eravamo gli unici, altri hanno parlato in campagna elettorale dell'abolizione di Equitalia. Allora, vengono alcune domande e non riesco a capire come si limiti il dibattito parlamentare su un provvedimento, su una proposta di legge, fatta esclusivamente dal MoVimento 5 Stelle. Questa è la seconda volta che capita.
  È assurdo che si proponga soltanto un emendamento chiedendo di abrogare, di sopprimere, l'intero articolato. Questa è una cosa che, come hanno detto altri miei colleghi, vi mette davanti ad una responsabilità politica. Lo so, non siete abituati alla responsabilità politica, ma è la cosa che avviene ed è la cosa di cui terranno conto. Loro chiederanno perché oggi non si è parlato della proposta di Equitalia. È un'altra cosa di metodo che noi stiamo portando qui, perché noi abbiamo portato innovazione, noi abbiamo portato degli incensurati in Parlamento; non solo, abbiamo fatto in modo che, anche se la maggioranza non aveva alcuna voglia di discutere questa proposta di legge, perché non hanno neanche proposto emendamenti, i miei colleghi della Commissione finanze hanno deciso di prendere le vostre proposte e di inserirle come emendamenti nella propria proposta di legge (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
  Questo deve essere chiaro, perché significa che noi stiamo portando anche un Pag. 33metodo diverso nella discussione e nel dibattito. Il dibattito si fa anche in Aula, non esclusivamente in Commissione. Questo deve essere chiaro, perché il cittadino deve poter partecipare ed ascoltare le cose che state dicendo, perché un domani dovrà capire chi sta votando (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  MASSIMO ENRICO CORSARO. Chiedo di parlare per un richiamo al Regolamento.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà. Mi dice anche l'articolo, gentilmente ?

  MASSIMO ENRICO CORSARO. Signor Presidente, certamente, il richiamo al Regolamento è all'articolo 24, segnatamente ai commi 2 e 3. In due commi successivi dell'articolo 24 è sancito dal nostro Regolamento che sia prevista la possibilità di riservare, o meglio che vi sia l'obbligo di riservare una quota di tempo disponibile per la trattazione degli argomenti indicati dai gruppi dissenzienti, così viene definito il tema quando si tratta delle decisioni in seno all'Ufficio di Presidenza, e dai gruppi di opposizione, così sono definiti quando si tratta di stabilire il calendario dei lavori dell'Aula.
  Ora, signor Presidente, non vi è chi non veda, direbbero i giuristi, nella duplicata affermazione del nostro Regolamento, l'intento di garantire che comunque ci sia la possibilità di discutere, confrontare, emendare, valutare, votare e cassare, eventualmente, all'interno di un margine discrezionale di tempo nell'ambito più vasto della definizione del calendario, dei provvedimenti che sono destinati all'espressione delle opposizioni.
  E questo è un caso di specie, Presidente. Noi oggi stiamo discutendo se affrontare un tema che è stato inserito nel calendario in ragione di quella quota che è destinata ai gruppi di opposizione, e segnatamente su proposta del gruppo MoVimento 5 Stelle. Ora mi chiedo, e le chiedo, signor Presidente: ma la proposizione in apertura di discussione, esattamente di un tema che fa parte di quella quota garantita all'espressione richiesta dell'opposizione, di un emendamento soppressivo che ne impedisce di fatto l'espressione, non è una norma anti-regolamentare ? Non è l'applicazione di un sistema che va contra legem e abolisce una garanzia che pure per ben due volte è stata ribadita all'interno di questo Regolamento ?
  Io non capisco davvero il timore di discutere. Vige attualmente un Parlamento in cui c’è una maggioranza multicolore schiacciante nei numeri. Se davvero siete così contrari ad un provvedimento, non c’è che da affrontare la discussione e bocciare il provvedimento nella votazione finale. La proposizione di una votazione in partenza che ne esclude la possibilità di discussione davvero indebolisce le tesi di chi si afferma contrario al testo che è stato presentato, ma soprattutto costituisce un precedente pericolosissimo, un vulnus assai periglioso alla libera espressione delle opposizioni, il cui diritto è riconosciuto per due volte nel Regolamento che ancora vige per i lavori della nostra Camera.

  PRESIDENTE. Sul medesimo argomento mi pare che abbiano chiesto la parola sia l'onorevole Crippa sia l'onorevole Rosato. L'onorevole Crippa rinuncia. Comunque, do al massimo la parola per un richiamo al Regolamento su questo tema ad un rappresentante per gruppo e poi rispondo. L'onorevole Crippa rinuncia, quindi do la parola all'onorevole Rosato. Prego.

  ETTORE ROSATO. Signor Presidente, volevo intervenire anch'io sull'articolo 24 del Regolamento, a seguito delle cose che diceva il collega Corsaro, per precisare che su questa vicenda, invece, il comportamento del gruppo del Partito Democratico – e mi dispiace che non sia riconosciuto ciò dai colleghi del MoVimento 5 Stelle, che sanno bene l'iter che ha avuto questo provvedimento – è stato non solo corretto, ma ha favorito, anche, si può dire, in maniera serena, contro un suo interesse politico di discutere o meno questa proposta di legge, che essa arrivasse in Aula.Pag. 34
  Noi, che all'opposizione ci siamo stati, ricordiamo qual è il sistema: basta votare cinque minuti, un intervento a favore e uno contro, si chiede il rinvio in Commissione – cosa che il collega Causi, invece, ha proposto chiedendo l'unanimità dei gruppi, in maniera più che corretta – e così la discussione viene tarpata. Invece, noi siamo intervenuti in Conferenza dei presidenti di gruppo – ci sono i verbali della Conferenza dei presidenti di gruppo, se i colleghi del MoVimento 5 Stelle non lo ricordano – per chiedere che questo provvedimento venisse calendarizzato a prescindere dalla conclusione del suo esame in Commissione.
  Dopo questo, i colleghi del MoVimento 5 Stelle, in Commissione, hanno protestato perché i tempi erano brevi e non potevano svolgere il ciclo di audizioni, ma sono stati sempre loro a chiedere che questo provvedimento arrivasse in Aula con urgenza. Abbiamo scelto la modalità con cui è garantito il dibattito in quest'Aula, anche per la correttezza con cui la Presidenza ha concesso i tempi all'opposizione in deroga alle norme regolamentari, e quindi pensando al raddoppio dei tempi per gli interventi a titolo personale. Con quella modalità noi abbiamo garantito che tutto il tempo a disposizione dei gruppi verrà esaurito, se i gruppi vogliono parlare.
  Quindi, non vedo quale sia l'ostacolo alla discussione. Vi è un emendamento soppressivo, che, di fatto, è il «no» alla proposta di legge con le modalità che il nostro Regolamento consente. Su questa proposta di legge vi sono solo emendamenti del MoVimento 5 Stelle, cioè dei presentatori della proposta di legge, che presentano emendamenti che modificano la loro proposta di legge. Di cosa dovevamo discutere, degli emendamenti modificativi di chi ha presentato la proposta di legge ? Mi sembra che sia fortemente inutile. Abbiamo consentito il dibattito in Commissione, stiamo consentendo il dibattito in Aula.
  Noi siamo contrari al provvedimento. Il perché è stato anche ben spiegato dai colleghi che sono intervenuti, proprio per dare attenzione e importanza al dibattito che è in corso su un tema proposto dal MoVimento 5 Stelle: perché su questa materia abbiamo già legiferato, peraltro con la vostra astensione, con la legge delega che riguarda tutta la riforma del sistema fiscale, con la vostra astensione proprio su questo argomento.
  Quella era la sede per proporre, se volevate, l'abolizione di Equitalia. Non l'avete proposta perché, evidentemente, vi andava bene un'altra strada, che abbiamo percorso, ma questo è il merito. Sul metodo, però, considero inaccettabile che non vi sia un riconoscimento, invece, da parte del MoVimento 5 Stelle, del fatto che è stato garantito il loro diritto a discutere. Vi è il tempo per discutere, vi sono le modalità per discutere un provvedimento di legge che è costruito solo con emendamenti del MoVimento 5 Stelle.
  Noi siamo contrari, nel merito, a questo provvedimento, e lo esprimiamo con il nostro voto contrario e con la soppressione del primo articolo, che è il cuore del provvedimento. Quindi, penso che da parte nostra vi sia stato un atteggiamento comprensibile, attento, istituzionalmente corretto e rispettoso del Regolamento; rispettoso del Regolamento non solo nella forma, ma anche nella sostanza, nel metodo di approccio, e credo che questo dovrebbe essere riconosciuto, non contestato (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

  GIOVANNI PAGLIA. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  GIOVANNI PAGLIA. Signor Presidente, ho ascoltato con attenzione anche l'onorevole Rosato, però devo dire che non sono d'accordo. Non si può invocare la correttezza formale di un dibattito che vi è stato. Formalmente è stato tutto corretto, però rimane il fatto che credo si debba anche rispettare la rappresentazione normale di un dibattito che vi è all'interno di un'Aula, il modo in cui può venire letto dai cittadini.
  Diceva il proverbio evangelico: «Il tuo sì sia sì, il tuo no sia no». Vi è il diritto Pag. 35che una proposta di legge venga discussa, non secondo i formalismi parlamentari, ma secondo la sua ordinaria via. Se si dice «no» a questa proposta di legge, noi lo diciamo, si dica «no». Discutere attraverso un emendamento, anziché attraverso la discussione della proposta di legge, è sbagliato, formalmente sbagliato, nel metodo sbagliato, nella sostanza politica sbagliato.
  E dire che il dibattito è permesso e garantito solo perché c’è un'interpretazione da parte del Presidente, che allunga di fatto il dibattito; anche questo, cioè non ci possiamo rassegnare che il dibattito dipenda dal fatto che conveniamo che si debba fare. Il dibattito andava fatto secondo l'ordinamento corrente e corretto. C’è stata una forzatura e dal nostro punto di vista questa forzatura è inaccettabile, è arrogante ed è scorretta.
  Detto questo, per noi, il provvedimento può anche tornare in Commissione, anzi dovrebbe tornare in Commissione il provvedimento, non doveva nemmeno arrivare qui. È, infatti, evidente che non eravamo pronti a fare fino in fondo questa discussione. Non era maturo il tempo, ci voleva un approfondimento e io inviterei a fare tornare in Commissione il provvedimento. Però fare la discussione in questo modo, dal nostro punto di vista, è di una scorrettezza che non si può accettare.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare sul medesimo argomento, l'onorevole Colletti. Ne ha facoltà.

  ANDREA COLLETTI. Signor Presidente, in realtà non vorrei intervenire nel merito dell'attuale proposta, come è intervenuto il collega Rosato, ma più nel dibattito che si è instaurato sull'interpretazione del Regolamento fatta magari dall'onorevole Corsaro. Infatti qui, ancora una volta, in realtà dimostriamo come il Regolamento, come altre leggi ed in sé anche la Costituzione non abbiano più quel valore sostanziale, ma abbiano un mero valore formale, una parvenza di legittimità.
  Ed è ancora più triste che questa parvenza di legittimità, questo teatro, che è rappresentato dalle norme scritte nel Regolamento parlamentare e nella Costituzione, venga aumentato con la nostra discussione in questo momento. Infatti, ci trinceriamo dietro le parvenze, senza però andare ad incidere in quello che sono i valori che dovrebbero essere alla base della discussione parlamentare. Quindi, siamo sempre a discutere di regole, che in realtà non sono più regole, ma sono imposizioni di una maggioranza avverso una minoranza, un'opposizione che in realtà, a dire la maggioranza, è diventata minoranza. È una scorrettezza non formale, ma sostanziale.
  Quindi, vorrei che riflettessero su questo e sul valore che si dovrebbe dare, un valore ancora maggiore, al dibattito parlamentare, dibattito che nonostante la sua disponibilità – e di questo la ringrazio, Presidente – viene strozzato dalle maggioranze. Questo perché ovviamente qui, questo luogo non deve essere più luogo di dibattito e di discussione parlamentare, anche accesa, ma deve essere luogo di ratifica, un luogo che non deve più servire a dare l'indirizzo del Paese, ma deve servire solo a dare un simulacro di legalità, che in realtà si tramuta in illegalismo di Stato.

  PRESIDENTE. Allora, colleghi, tenterò di dare una risposta. Ovviamente non entro minimamente nelle considerazioni politiche che hanno riguardato il dibattito che si è svolto, ancorché sul richiamo al Regolamento. Vanno fatte, però, alcune precisazioni, con una prima nota che vorrei rivolgere all'onorevole Colletti.
  Io credo che non sia mai utile mettere in discussione il valore delle regole, perché le regole devono valere per tutti e oggi possono trovare qualcuno che è all'opposizione e che domani potrebbe essere in maggioranza. Il perno di avere delle regole, che siano riconosciute da tutti, è un elemento, a mio avviso, fondante per il dibattito democratico e lo svolgimento democratico dei nostri lavori. Ovviamente poi ciascuno, leggendo le norme, può interpretarle in un modo piuttosto che in un altro. Io penso però – e rispondo all'onorevole Pag. 36Corsaro che è un collega che è con me in Aula da parecchi anni e, quindi, ha visto sicuramente lo svolgimento di situazioni simili anche in anni passati – che l'articolo 24 del Regolamento, e nella fattispecie i commi che sono stati richiamati, riguarda l'inserimento in calendario dei provvedimenti, cessa nel momento in cui il provvedimento, inserito in calendario, arriva in Aula.
  Infatti, in Aula, ovviamente, come ci siamo sempre detti e come è normale, poi c’è la sovranità della decisione dell'Aula. La garanzia delle minoranze e delle opposizioni e tutto quello di cui abbiamo parlato è nel fatto che nel predisporre il calendario e nella programmazione dei lavori dell'Aula le opposizioni possano avere, ancorché non hanno la maggioranza nella Conferenza dei capigruppo, la riserva a che l'Aula deliberi sovranamente su proprie proposte, in modo che domani possano, se passano, rivendicarle come un successo o diversamente, se non passano, rivolgere contro la maggioranza che le ha bocciate la responsabilità politica.
  L'esigenza dell'opposizione è che ci sia la deliberazione su quelle proposte. Quindi, nel momento in cui la Conferenza dei capigruppo trasferisce all'Aula, dopo che vi è stato il passaggio in Commissione, la decisione e la deliberazione su quella proposta – a mio avviso, non c’è molto da interpretare nelle norme regolamentari – è compiuta la tutela per le opposizioni e per le minoranze.
  Aggiungo, nella fattispecie, che questo è un provvedimento, come tanti altri, che ha un contingentamento. Preciso all'onorevole Rosato che non siamo in deroga a quanto previsto dal Regolamento sui tempi, siamo nella piena attuazione del Regolamento che affida al Presidente la discrezionalità, di fronte a determinate situazioni, di stabilire e di quantizzare il tempo per gli interventi a titolo personale.
  Per quale ragione il Presidente ha esteso il tempo per gli interventi a titolo personale ? Perché non c’è dubbio che l'emendamento soppressivo, essendoci stata una sola dichiarazione da parte del gruppo MoVimento 5 Stelle, avrebbe impedito al MoVimento 5 Stelle di utilizzare i 20 minuti che erano riservati dal contingentamento agli interventi del gruppo, che ovviamente si sarebbero potuti svolgere soltanto sugli eventuali emendamenti. Il Presidente ha deciso di dare quel tempo – e anche una parte aggiuntiva – riversandolo sugli interventi a titolo personale, perché, dopo l'eventuale approvazione di quell'emendamento, non ci sarebbe stato più lo spazio per interventi di alcun tipo. Quindi, il MoVimento 5 Stelle non avrebbe potuto utilizzare la parte contingentata.
  Mi sembra che, al di là delle legittimissime valutazioni di carattere politico, abbiamo cercato, su una questione che indubbiamente era a cuore all'opposizione, di garantire che comunque vi fosse un dibattito che consentisse di esprimere le posizioni sia da parte di chi ovviamente ha presentato la proposta di legge sia da parte di chi, legittimamente, come è accaduto tante altre volte ha presentato proposte emendative soppressive. Infatti, sarebbe assurdo che fosse sottratta a un deputato, di maggioranza o di opposizione, la possibilità di esercitare un diritto regolamentare che è quello di presentare un emendamento soppressivo e fare in modo che l'Aula lo voti, perché creeremmo, questo sì, un vulnus dal punto di vista regolamentare. Abbiamo cercato di salvare le esigenze di chi ha presentato l'emendamento soppressivo e le esigenze di chi, comunque, avrebbe voluto che questa proposta fosse discussa e votata in Aula. Più di questo mi pare impossibile. Adesso, però, pregherei veramente tutti di accelerare un pochino perché ovviamente i nostri lavori devono proseguire.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Barbanti. Ne ha facoltà.

  SEBASTIANO BARBANTI. Signor Presidente, innanzitutto ci terrei a dire che eliminare Equitalia non significa, come è stato ripetuto più volte, tornare al passato. Noi abbiamo proposto di mettere Equitalia sotto l'Agenzia dell'entrate. Ci sono problemi di conflitti vari ? Nessun problema, mettiamola sotto il MEF. Così come non Pag. 37significa neanche lasciare a casa la metà dei dipendenti. Infatti, non abbiamo presentato alcun emendamento in tal senso. Non significa tornare meramente al passato: non lo trovate scritto da nessunissima parte.
  Se ci sono dei punti condivisibili, come è stato detto anche da chi mi ha preceduto, parliamone qui. Questo è il luogo deputato a parlare di questi argomenti. In Commissione di questa proposta di legge se ne è parlato per soli due giorni, due. Abbiamo richiesto anche delle audizioni per poterci formare tutti un'idea, una coscienza un po’ più diffusa. Ci sono state negate. È stata forse l'analisi più veloce che questo Parlamento ricordi.
  Allora, adesso è questo il luogo in cui bisogna parlarne: qui, davanti a tutti quanti. Lei, Presidente, ha detto che i deputati hanno la libertà di presentare emendamenti soppressivi e io sono d'accordo con lei. Ma aggiungerei che, a fianco di questa libertà, i deputati che presentano questi emendamenti devono assumersi la responsabilità di voler tagliare il processo democratico decisionale. Questo è.
  Oggi dobbiamo solo andare avanti e discutere questa proposta di legge. Noi abbiamo proposto addirittura degli emendamenti sulla nostra stessa proposta di legge...

  PRESIDENTE. Deve concludere, onorevole Barbanti.

  SEBASTIANO BARBANTI. ... ma semplicemente perché volevamo recepire comunque le istanze anche in questo caso della maggioranza. Noi siamo aperti e disponibili al dialogo, ma non ci sta bene che il processo democratico venga tagliato (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Sottanelli. Ne ha facoltà.

  GIULIO CESARE SOTTANELLI. Signor Presidente, Scelta Civica voterà favorevolmente all'emendamento di soppressione a firma Causi perché riteniamo che la proposta di legge del MoVimento 5 Stelle, magari buona nelle intenzioni, va in senso diametralmente opposto rispetto anche agli stessi interventi che questa mattina ho ascoltato. E, allora, mi rivolgo a lei, Presidente, ovviamente in maniera indiretta, e agli altri colleghi che hanno parlato prima di vessazione. Io penso che accorpare Equitalia all'Agenzia delle entrate sia un modo maggiore di vessare i cittadini. E, allora, è una proposta di legge che non possiamo condividere, una proposta di legge che si poteva evitare di presentare e in maniera anche accanita di portare qui in Aula perché, come è già stato ricordato, noi, proprio come Scelta Civica, abbiamo voluto inserire all'articolo 9 della legge delega fiscale il rafforzamento della presenza del MEF e del controllo rispetto a Equitalia. Noi riteniamo che Equitalia ha delle storture, che vada, quindi, migliorata la convenzione, ma vada tolta dal controllo dell'Agenzia delle entrate. Noi riteniamo che Equitalia debba essere emanazione diretta del MEF e, quindi, non mettere nello stesso organigramma, nello stesso ombrello organizzativo, l'Agenzia delle entrate ed Equitalia. Riteniamo che debbano essere due braccia diverse, una che si occupa di fare l'accertamento e l'altra che si occupa della riscossione. Io ritengo che possa essere anche il modo giusto per dare delle risposte ai cittadini quello di pretendere, ad esempio nel decreto che il Governo andrà ad emanare rispetto alla delega fiscale, un'efficienza e un'efficacia nella gestione di Equitalia per fare in modo che l'aggio venga abbassato, quel 9 per cento che oggi i cittadini debitori pagano. Mettere, quindi, quei criteri che danno l'opportunità di avere una società pubblica di riscossione che sia più amica dei cittadini. Allora, noi siamo favorevoli per rivedere, ovviamente, il rapporto tra cittadini e Equitalia, ma in maniera opposta rispetto alla proposta di legge presentata dal MoVimento 5 Stelle. Pertanto, Scelta Civica voterà favorevolmente all'emendamento di soppressione della proposta di legge (Applausi dei deputati del gruppo Scelta Civica per l'Italia).

Pag. 38

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Zaratti. Ne ha facoltà.

  FILIBERTO ZARATTI. Signor Presidente, intanto volevo ringraziare anche il Presidente per la gestione dell'Assemblea con una situazione molto delicata come quella che stiamo affrontando oggi. Dopodiché, per quanto riguarda le vicende di merito, mi associo a quanto detto dal mio collega Giovanni Paglia. Dal punto di vista di metodo, però, io credo che sia davvero grave il fatto che si voglia oggi approvare un emendamento che di fatto sopprime la discussione sulla proposta di legge. Credo che sarebbe stato meglio, anche da parte dei colleghi del PD, articolare il loro pensiero, affrontare il dibattito come previsto dal Regolamento, dopodiché dare un voto contrario ad una proposta di legge che non si condivide. Com’è noto, anche Sinistra Ecologia Libertà ha una posizione critica rispetto alla proposta di legge in questione, anche perché, attraverso l'approvazione della proposta di legge presentata dal MoVimento 5 Stelle, non avremmo di fatto la soluzione del problema, ma soltanto il trasferimento e per certi versi il peggioramento della situazione trasferendo le competenze di Equitalia agli uffici dell'Agenzia delle entrate, di fatto con un accentramento eccessivo di potere su questi uffici. Pertanto, io penso che sarebbe ragionevole che il Partito Democratico e i gruppi di maggioranza potessero in qualche modo ritirare l'emendamento proposto e ritornare a una discussione così come previsto dal Regolamento. Aiuterebbe noi, aiuterebbe l'Aula e aiuterebbe anche i diritti delle opposizioni.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Marcon. Ne ha facoltà.

  GIULIO MARCON. Signor Presidente, come ha ricordato il collega Zaratti, la posizione di Sinistra Ecologia e Libertà è chiara: noi siamo per l'abolizione di Equitalia e siamo per una soluzione che però è radicalmente diversa da quella che hanno prospettato i colleghi del MoVimento 5 Stelle. Io però vorrei soffermarmi solo sulla questione di metodo. A noi sembra un atto di brutalità istituzionale, anche se ovviamente corroborata dal rispetto del Regolamento, impedire che si discuta questa proposta di legge, che si possa votare su questa proposta di legge e che, attraverso un emendamento soppressivo, si impedisca il libero dibattito e soprattutto si impedisca il diritto delle opposizioni, della minoranza di questo Parlamento di portare in aula la discussione sui temi e sulle leggi che sono propri dell'azione politica che le opposizioni fanno. Quindi noi riteniamo, come già veniva ricordato, che sia un atto arrogante e inaccettabile che, di fatto, viola il diritto delle opposizioni e anche per questo Sinistra Ecologia Libertà voterà contro l'emendamento Causi 1.5.

  PRESIDENTE. Essendosi cancellati molti che avevano chiesto di parlare in dichiarazione di voto, passiamo ai voti.
  Avverto che è stata chiesta la votazione nominale mediante procedimento elettronico.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Causi 1.5, con il parere favorevole della Commissione e del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Abrignani... Toninelli... Corsaro... colleghi, per favore, evitiamo di fare fotografie con i telefonini, grazie... Piepoli.... Ruocco, gentilmente grazie...... Tabacci... Tripiedi...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  458   
   Votanti  451   
   Astenuti    7   
   Maggioranza  226   
    Hanno votato  271    
    Hanno votato no  180    

  La Camera approva (Vedi votazioni).

Pag. 39

  Come preannunciato, essendo stato approvato l'emendamento Causi 1.5 soppressivo dell'articolo 1 e, nella parte consequenziale, degli altri articoli del testo, la proposta di legge si intende respinta nel suo complesso (Applausi polemici dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

Sull'ordine dei lavori (ore 11,55)

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Covello, Relatore sul testo unificato delle proposte di legge n. 303 ed abbinate-A. Ne ha facoltà.

  STEFANIA COVELLO. Signor Presidente, dal momento che siamo in attesa del parere della Commissione Bilancio, soltanto per chiedere il rinvio alla prossima seduta del seguito dell'esame del testo unificato delle proposte di legge: Disposizioni in materia di agricoltura sociale (A.C. 303 e abb.-A), iscritta all'ordine del giorno.

  PRESIDENTE. Se non vi sono obiezioni – mi sembra che sia un problema proprio pratico e tecnico – possiamo passare al successivo punto all'ordine del giorno.

Seguito della discussione delle mozioni Bergamini ed altri n. 1-00524, Fratoianni ed altri n. 1-00525, Fantinati ed altri n. 1-00526, Fitzgerald Nissoli ed altri n. 1-00527, Dorina Bianchi ed altri n. 1-00528, Senaldi ed altri n. 1-00529, Rampelli ed altri n. 1-00530 e Allasia ed altri n. 1-00532 concernenti iniziative per la tutela del made in Italy (ore 12).

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione delle mozioni Bergamini ed altri n. 1-00524, Fratoianni ed altri n. 1-00525, Fantinati ed altri n. 1-00526, Fitzgerald Nissoli ed altri n. 1-00527, Dorina Bianchi ed altri n. 1-00528, Senaldi ed altri n. 1-00529, Rampelli ed altri n. 1-00530 e Allasia ed altri n. 1-00532 concernenti iniziative per la tutela del made in Italy (Vedi l'allegato A – Mozioni).
  Avverto che, dopo la conclusione della discussione sulle linee generali, che ha avuto luogo nella seduta di lunedì 7 luglio 2014 e nella quale è intervenuto il rappresentante del Governo, è stata presentata la mozione Allasia ed altri n. 1-00532, che è già stata iscritta all'ordine del giorno.

(Parere del Governo)

  PRESIDENTE. Invito il rappresentante del Governo ad esprimere il parere sulle mozioni all'ordine del giorno.

  CARLO CALENDA, Viceministro dello sviluppo economico. Signor Presidente, per quanto riguarda la mozione dell'onorevole Bergamini ed altri n. 1-00524, il Governo accoglie tutti gli impegni.
  Per quanto riguarda la mozione dell'onorevole Fratoianni ed altri n. 1-00525, il Governo la accoglie, proponendo la seguente riformulazione: al secondo capoverso del dispositivo, sostituire la parte in cui reca «ad assumere ogni iniziativa, anche normativa, volta a potenziare il controllo della diffusione delle merci contraffatte su ebay» con la seguente riformulazione: «ad assumere ogni possibile iniziativa volta a potenziare il controllo della diffusione delle merci contraffatte su Internet»; per quanto riguarda il terzo capoverso del dispositivo, sostituire la parte recante le parole: «ad adottare con urgenza ogni iniziativa di competenza (...)» eccetera, con la seguente riformulazione: «ad adottare con urgenza ogni iniziativa di competenza anche presso le competenti sedi europee, volta ad arginare il dirompente fenomeno della contraffazione, che minaccia i consumatori e le imprese del nostro Paese»; per quanto riguarda il quarto capoverso del dispositivo, proponiamo di sostituire la parte recante le parole: «ad adottare ogni atto di competenza volto a dotare le dogane italiane di strumenti tecnologici (...)» con Pag. 40la seguente riformulazione: «ad adottare ogni atto di competenza volto a dotare le dogane e l'ispettorato centrale della tutela della qualità e della repressione frodi dei prodotti agroalimentari italiani, di strumenti tecnologici adeguati al controllo qualitativo delle merci, al fine di individuare la presenza di sostanze vietate per legge e pericolose per la salute pubblica»; per quanto riguarda il nono capoverso del dispositivo, recante le parole: «a porre in essere ogni atto di competenza finalizzato a garantire la piena attuazione della citata legge n. 4 del 2011», proponiamo la seguente riformulazione: «a porre in essere ogni atto di competenza finalizzato a garantire la piena attuazione della citata legge n. 4 del 2011, attraverso l'emanazione di disposizioni nazionali sulle indicazioni obbligatorie complementari, come previsto dall'articolo 39 del Regolamento UE n. 1169/2011 in materia di etichettatura.». Per il resto, gli altri impegni sono tutti accolti.
  Per quanto riguarda la mozione Fantinati ed altri n. 1-00526, gli impegni sono tutti accolti.
  Per quanto riguarda la mozione Dorina Bianchi ed altri n. 1-00528, proponiamo la seguente riformulazione del dispositivo: al secondo capoverso, sostituire le parole: «a promuovere la piena attuazione della legge n. 4 del 2011 relativa all'etichettatura dei prodotti, in modo conforme al diritto comunitario e, quindi, in grado di fornire un'ulteriore tutela dei prodotti italiani, agroalimentari e non» con le parole: «a porre in essere ogni atto di competenza finalizzato a garantire la piena attuazione della finalità della legge n. 4 del 2011, attraverso l'emanazione di disposizioni nazionali sulle indicazioni obbligatorie complementari, come previsto dall'articolo 39 del Regolamento UE n. 1169/2011 in materia di etichettatura». Per il resto, accogliamo tutto relativamente a questa mozione.
  Per quanto riguarda la mozione Fitzgerald Nissoli ed altri n. 1-00527, proponiamo le seguenti riformulazioni: per quanto riguarda la lettera a) del dispositivo, recante le parole: «ad assumere iniziative per istituire, presso ogni Paese nel quale vi è una rappresentanza diplomatica italiana, un ufficio anticontraffazione con il compito precipuo di tutelare il made in Italy», proponiamo la seguente riformulazione: «ad assumere iniziative per valutare l'ulteriore istituzione, presso ogni Paese nel quale vi è un'intensa attività di contraffazione made in Italy, di un ufficio anticontraffazione presso le rappresentanze diplomatiche italiane in loco, con il compito precipuo di tutelare i diritti delle nostre imprese, come già provveduto per le rappresentanze di Istanbul, Pechino, Mosca e New York».
  Per quanto riguarda la lettera c), dove dice: «ad adottare ogni utile iniziativa finalizzata a tutelare la qualità dei prodotti italiani, in primo luogo favorendo l'attuazione da parte dei singoli Stati membri dell'articolo 26 del regolamento (UE) 25 ottobre 2011 (...)», proponiamo la seguente riformulazione: «ad adottare ogni utile iniziativa finalizzata a tutelare la qualità dei prodotti italiani, in primo luogo favorendo l'attuazione da parte dei singoli Stati membri dell'articolo 26 del regolamento (UE) 25 ottobre 2011, n. 1169, relativo alla fornitura di informazioni sugli alimenti ai consumatori ed assicurando, ai sensi dell'articolo 39 dello stesso Regolamento, ai singoli Stati la possibilità di integrare la disciplina comunitaria con provvedimenti nazionali di maggior tutela».
  Alla lettera d) dove dice: «a sensibilizzare i Paesi partner dell'Unione europea sull'opportunità di monitorare l'applicazione delle norme di cui al regolamento (CE) 178/2002 relative alla sicurezza degli alimenti che circolano nel mercato interno», proponiamo la seguente riformulazione: «a sensibilizzare per quanto di competenza i Paesi partner dell'Unione europea sull'opportunità di monitorare l'applicazione delle norme di cui al regolamento (CE) 178/2002 relative alla sicurezza degli alimenti che circolano nel mercato interno anche attraverso l'eventuale introduzione di un quadro di controllo Pag. 41e di monitoraggio della produzione, nonché di prevenzione e di gestione dei rischi.

  PRESIDENTE. Signor viceministro, tenga conto che chi sente deve anche seguirla, quindi un po’ più lento...

  CARLO CALENDA, Viceministro dello sviluppo economico. Sulla lettera e), dove dice: «a favorire in tempi rapidi la modifica del regolamento doganale (articolo 24 del regolamento n. 2913 del 1992, e successive modifiche), al fine di dare la certezza della provenienza dei prodotti che circolano nell'Unione europea», proponiamo la seguente riformulazione: «a sensibilizzare i Paesi partner dell'Unione europea sull'opportunità di prevedere un'eventuale modifica dell'articolo 36 del nuovo codice doganale comunitario – codice doganale aggiornato, regolamento (CE) n. 450/2008 del Parlamento europeo e del Consiglio del 23 aprile 2008 – nel senso di precisare le caratteristiche della trasformazione sostanziale da cui dipende l'acquisizione delle origini delle merci, alla cui produzione abbiano contribuito due o più Paesi o territori, che circolano nell'Unione europea».
  Per quanto riguarda la lettera g), dove dice: «ad adottare al più presto i decreti ministeriali di attuazione dell'articolo 4 della legge 3 febbraio 2011, n. 4, al fine di rendere immediatamente applicabile la normativa sull'etichettatura di origine dei prodotti agroalimentari a tutela dei consumatori e degli operatori della filiera», proponiamo la seguente riformulazione: «ad adottare ogni atto di competenza finalizzato a garantire la piena attuazione delle finalità della legge n. 4 del 2011 attraverso l'emanazione di disposizioni nazionali sulle indicazioni obbligatorie complementari come previsto dall'articolo 39 del regolamento (UE) n. 1169/2011, in materia di etichettatura».
  Sulla lettera h) dove dice: «ad assumere ogni iniziativa di competenza per rilanciare la ristorazione italiana di qualità nel mondo, ad esempio sostenendo il marchio “Ciao Italia”, in maniera che il vero ristorante italiano sia distinto dalle tante imitazioni che non fanno onore alla vera tradizione italiana e spesso offrono prodotti che non hanno nulla a che vedere con la cucina italiana e la filiera di cui essa è il punto di arrivo», proponiamo la seguente riformulazione: «ad assumere ogni iniziativa di competenza per rilanciare e valorizzare i prodotti italiani di qualità nel mondo».
  Alla lettera i) dove dice: «ad implementare il sostegno alle piccole e medie imprese, espressione dell'eccellenza italiana, nel processo di internazionalizzazione ed a valorizzare l'associazionismo italiano all'estero quale strumento di promozione dell'autentico made in Italy», proponiamo la seguente riformulazione: «ad implementare il sostegno alle piccole e medie imprese, espressione dell'eccellenza italiana, nel processo di internazionalizzazione ed a valorizzare l'associazionismo imprenditoriale all'estero quale strumento di produzione dell'autentico made in Italy».
  Per quanto riguarda gli altri impegni, sono accolti.
  Mozione Senaldi 1-00529. Alla lettera b), dove si dice «ad attivare una decisa negoziazione al fine di aggiornare l'insieme delle norme europee in materia agroalimentare, in particolare per l'accoglimento in sede europea dei principi della legge 3 febbraio 2011, n. 4, garantendone la piena attuazione in materia di etichettatura di origine a tutela dei consumatori e degli operatori della filiera, proponiamo la seguente riformulazione: «a porre in essere ogni atto di competenza finalizzato a garantire la piena attuazione della finalità della legge 3 febbraio 2011, n. 4, attraverso l'emanazione di disposizioni nazionali sulle indicazioni obbligatorie e complementari come previsto dall'articolo 39 del regolamento UE n. 1169/2011 in materia di etichettatura».
  Alla lettera c), dove si dice, «a sviluppare una lotta più dura ai fenomeni di contraffazione in campo alimentare ed extralimentare, anche potenziando la rete dei sistemi di vigilanza e di repressione in ambito europeo sui confini e nel sistema Pag. 42dei porti e delle dogane», proponiamo la seguente riformulazione: «a promuovere a livello europeo controlli più rigidi da parte delle autorità di tutti gli Stati membri».
  Alla lettera d), dove si dice «a farsi promotore di una normativa organica e dettagliata che consenta agli Stati membri di dotarsi di misure più flessibili e rispettose delle tradizioni locali riguardo all'indicazione obbligatoria del Paese di origine, sia nel campo alimentare che in quello extralimentare», proponiamo la seguente riformulazione: «a vigilare sulla puntuale osservanza della normativa nazionale e comunitaria in materia di denominazione di origine e in particolare degli articoli 26 e 39 del regolamento UE n. 1169/2011, al fine di garantire l'adozione di misure più flessibili e rispettose delle tradizioni locali riguardo all'indicazione obbligatoria del Paese di origine sia nel campo alimentare che in quello extralimentare».
  Alla lettera e), dove si dice «a promuovere una rete di monitoraggio delle importazioni comunitarie ed extracomunitarie, al fine di garantire la piena attuazione dei divieti e delle relative sanzioni», proponiamo la seguente riformulazione: «a valutare l'opportunità di promuovere una rete di monitoraggio delle importazione comunitarie ed extracomunitarie al fine di garantire la piena attuazione dei divieti e delle relative sanzioni».
  Alla lettera f), dove si dice «ad aumentare il contrasto alla contraffazione via Internet e ad assumere iniziative per introdurre regole condivise nell'Unione europea, con particolare riferimento ai domini Internet che fanno riferimento generico a particolari produzioni o marchi senza rispettare le regole sull'origine dei prodotti, né possedere i suddetti marchi», proponiamo la seguente riformulazione: «ad aumentare il contrasto alla contraffazione via Internet e ad attivare tutte le iniziative con il massimo dell'efficienza possibile al fine di trovare le fattibili declinazioni specifiche anche nell'ambito dei nomi a dominio».
  Alla lettera g), dove si dice «ad adottare ogni ulteriore iniziativa volta a promuovere, in sede di Unione europea, il rispetto del termine del 13 dicembre 2014, imposto dal regolamento UE n. 1169/2011, per l'attuazione dell'obbligo di indicazione del Paese d'origine o del luogo di provenienza, con riferimento al latte ed ai prodotti lattiero-caseari, alle carni suine fresche, refrigerate o congelate ed altre produzioni interessate dal suddetto regolamento», proponiamo la seguente riformulazione: «a promuovere in sede europea rispetto del termine della 13 dicembre 2014 imposta dal regolamento UE n. 1169/2011 per l'attuazione dell'obbligo di indicazione del Paese di origine o del luogo di provenienza con riferimento al latte e prodotti lattiero-caseari, alle carni suine fresche, refrigerate o congelate ed altre produzioni interessate dal suddetto regolamento».
  Alla lettera h), dove si dice «a sostenere la diffusione di tecnologie in grado di offrire una tracciabilità certa dei prodotti, attestata da sistemi non seriali e non replicabili, al fine di consentire ai consumatori finali di conoscere la vera origine dei prodotti italiani, alimentari e non alimentari» proponiamo la seguente riformulazione: «a sostenere la diffusione di tecnologie volontarie in grado di offrire una tracciabilità certa dei prodotti attestata da sistemi non seriali e non replicabili, al fine di consentire consumatori finali di conoscere la vera origine dei prodotti italiani, alimentari e non alimentari».
  Alla lettera l), dove dice «a rafforzare i presidi territoriali, applicando le migliori buone pratiche nella lotta alla contraffazione, prevedendo un coordinamento delle forze dell'ordine ed un'adeguata formazione delle stesse», proponiamo la seguente riformulazione: «a valutare l'opportunità di rafforzare ulteriormente i presidi territoriali, peraltro già massimi livelli, applicando le migliori buone pratiche nella lotta alla contraffazione, prevedendo un coordinamento delle forze dell'ordine e un'adeguata formazione delle stesse».
  Sugli altri punti, accogliamo gli impegni.

Pag. 43

  PRESIDENTE. Cerchiamo di...mi rendo conto che è in contraddizione con quello che ho detto prima, di accelerare un po’, signor Viceministro, perché siamo in grande difficoltà.

  CARLO CALENDA, Viceministro dello sviluppo economico. Mozione Rampelli ed altri n. 1-00530. Dove dice «ad adottare le opportune iniziative, nell'ambito del semestre di Presidenza», primo impegno, proponiamo una nuova formulazione: «ad adottare le opportune iniziative, nell'ambito del semestre di Presidenza italiana dell'Unione europea, al fine di giungere alla rapida e definitiva approvazione del regolamento sulla sicurezza dei prodotti di consumo».
  Per quanto riguarda il secondo impegno, dove dice «ad adoperarsi, in ambito sovraeuropeo e con particolare riferimento all'Organizzazione mondiale del commercio», l'impegno non è accolto.
  Per quanto riguarda il terzo impegno, «in ambito nazionale, ad attivarsi», è accolto.
  Ultima mozione, Allasia ed altri n. 1-00532. Dove dice «a farsi promotore, durante il semestre di Presidenza dell'Unione europea, di iniziative che prevedano la possibilità per gli Stati membri di dotarsi di un sistema di etichettatura obbligatoria dei prodotti, adottando specifiche iniziative per permettere una maggiore tracciabilità dei prodotti stessi attraverso l'indicazione del Paese di origine e dei luoghi in cui avvengono le successive fasi di lavorazione», l'impegno non è accolto.
  Per quanto riguarda il quarto impegno, «ad adottare iniziative, anche normative, per rendere più incisive le misure sanzionatorie previste dal codice penale in modo che facciano da deterrente alle sopradette pratiche illecite», proponiamo la seguente riformulazione: «ad adottare iniziative, per rendere più incisive le misure sanzionatorie previste dal codice penale in modo che facciano da deterrente alle sopraddette pratiche illecite». Sul resto accogliamo.

  PRESIDENTE. La ringrazio.
  Adesso mi rivolgo ai presidenti di gruppo o delegati d'Aula, perché abbiamo un problema che dobbiamo risolvere all'istante. Oggi alle 13,30 è convocato il Parlamento in seduta comune per procedere alla votazione per l'elezione dei due giudici della Corte costituzionale e di otto componenti il Consiglio Superiore della Magistratura; la chiama avrà inizio dai senatori. Il che implica che noi alle 13,15 dobbiamo sospendere i lavori per allestire per il voto.
  È del tutto evidente che o c’è una disponibilità ed impegno da parte di tutti coloro, che sono dieci, iscritti a parlare a contenere i loro interventi in cinque minuti, o diversamente – perché ovviamente questa non è una questione che si può imporre – dobbiamo rinviare le dichiarazioni di voto e il voto finale a dopo la seduta del Parlamento in seduta comune. Quindi io vi pregherei, nell'ambito degli interventi in dichiarazione di voto, di dare anche il vostro parere sulle riformulazioni che sono state proposte dal Governo; se siete d'accordo io a cinque minuti scampanello a tutti: «scampanello» significa «avverto l'oratore», onorevole Prataviera.

(Dichiarazioni di voto)

  PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Lacquaniti. Ne ha facoltà.

  LUIGI LACQUANITI. Signor Presidente, signor rappresentante del Governo, onorevoli colleghe e colleghi, dunque la tutela del made in Italy: ancora, mi verrebbe da dire, giacché è un tema che abbiamo affrontato in più occasioni in questa sede durante questa legislatura. Ma la gravità del problema, unitamente all'avvio del semestre europeo a guida italiana, è motivo sufficiente per tornare ad affrontarlo nell'ambito delle mozioni oggi in discussione.
  Lo scorso 15 aprile il Parlamento europeo ha approvato, con 485 voti a favore, Pag. 44le norme che rendono obbligatorie le cosiddette etichette «made in» sui prodotti non alimentari.
  Una maggioranza ancora più ampia, bisogna aggiungere, ha approvato un regolamento che chiede pene più severe alla vendita di articoli che violano le norme di sicurezza comunitarie. A questo risultato meritorio ha contribuito l'impegno dei parlamentari europei, in particolare di alcuni Paesi, in testa proprio i parlamentari italiani, che hanno così dimostrato di aver ben presente il problema in tutta la sua gravità. La lotta sferrata al made in Italy – perché di questo si tratta di una lotta commerciale ormai senza quartiere – è lotta contro la tipica eccellenza delle nostre produzioni, l'abbigliamento, la pelletteria, l'agroalimentare, e poi i prodotti più disparati, cartoleria, farmaceutici, cosmesi, persino giocattoli.
  Noto è ormai il fenomeno dell’italian sounding, l'ultima frontiera della contraffazione alimentare: il commercio di prodotti che per nomi e definizioni suonano, per così dire, italiani, prodotti smerciati utilizzando immagini e marchi che richiamano per assonanza il nostro Paese, ma che non sono prodotti in Italia e nulla hanno a che fare con la nostra qualità. Sugli scaffali della grande distribuzione internazionale per ogni prodotto italiano autentico, importato dal nostro Paese, spesso registrato con marchio DOP e IGP, vi sono tanti altri prodotti che di autentico non hanno niente, nemmeno le materie prime. Ci copiano così il parmigiano reggiano, il prosciutto di Parma, la mozzarella di bufala campana, il gorgonzola, ovviamente senza la qualità dei rispettivi prodotti autentici.
  E poi vi sono le forme nuove di contraffazione. La contraffazione viola il design industriale, il digitale avanzato e arriva a riprodurre macchinari e dispositivi sofisticati. Nuove preoccupazioni desta la recente frontiera della stampa 3D. Come si sa, la legge n. 99 del 2009 ha rivisto gli articoli 473 e 474 del codice penale: le pene sono state innalzate, è stata prevista la confisca diretta e obbligata degli articoli contraffatti per equivalente, poiché poter sequestrare beni per un valore pari al profitto ottenuto, anche se derivanti da attività diversa, è oggi mezzo efficace nella lotta alla contraffazione e alla pirateria commerciale.
  SOS Impresa Confesercenti calcola in sette miliardi di euro il giro d'affari della contraffazione nel nostro Paese. Sette miliardi di euro è il valore dei beni contraffatti anche per Confindustria. Il Censis calcola in oltre cinque miliardi di euro la perdita per la mancata realizzazione di imposte dirette, indirette ed entrate fiscali varie. Centotrentamila i nuovi posti di lavoro che in Italia si potrebbero ricavare dalla rimozione definitiva di contraffazione e pirateria commerciale. Questi sono i numeri impressionanti con cui abbiamo a che fare.
  Libertà e Diritti – Socialisti europei voterà a favore di tutte le mozioni oggi in discussione, così come riformulate dal Governo, però invita il Governo ad un'azione forte e decisa contro la contraffazione in ogni campo. Concludo. Si avviino campagne informative. Si investano nuove risorse per combattere questo fenomeno e promuovere all'estero l'autentico made in Italy.
  Si utilizzi la Presidenza italiana dell'Unione europea per far approvare in via definitiva il regolamento del «made in», che ha già ottenuto il voto favorevole dal Parlamento europeo. La violazione del made in Italy, prima che essere un danno economico di rilevantissime dimensioni alla qualità dei nostri prodotti e al nostro fatturato, è un'offesa quotidiana al lavoro e alla professionalità dei nostri lavoratori e dei nostri artigiani che il mondo ci invidia, spesso eredi di tradizioni secolari del nostro manifatturiero agricolo, oltre che industriale. Quel made in Italy che la crisi economica non è riuscita a cancellare.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Corsaro. Ne ha facoltà.

  MASSIMO ENRICO CORSARO. Signor Presidente, io accolgo la sua richiesta di Pag. 45brevità ciò nondimeno non mi posso sottrarre dal considerare come questa mattina si stia trasformando una prassi parlamentare che vede il momento di valutazione delle mozioni come una legittima espressione di condivisione o meno sul parere dei partiti, ad una sorta di riscrittura, da parte del Governo, di tutte le mozioni.
  Non era mai avvenuto come questa mattina che ci fosse una lettura puntuale, virgola per virgola, delle mozioni presentate, tutte, riga per riga, riscritte dal Governo. Allora, se le mozioni devono diventare uno strumento per il quale il Governo viene in Aula per parlare a sé stesso, forse sarebbe il caso di economizzare i tempi e abolire l'utilizzo e il ricorso di questo strumento. Detto questo, peraltro, per non rubare, come ho promesso in premessa – mi scusi il bisticcio – troppo tempo ai lavori d'Aula, il parere di Fratelli d'Italia – Alleanza Nazionale è di non accogliere la richiesta di modifica proposta dal Governo sulla mozione a prima firma Rampelli, anche perché francamente la non accettazione da parte del Governo di un semplicissimo comma nel quale, leggo testualmente, impegniamo il Governo «ad adoperarsi, in ambito sovraeuropeo e con particolare riferimento alla Organizzazione mondiale del commercio, affinché siano adottate politiche e procedure volte a tutelare i marchi di origine dei prodotti commerciali dei singoli Paesi» la dice lunga sull'inefficacia, o peggio, sulla mancanza di volontà da parte del Governo di affrontare in modo serio il tema della tutela della produzione DOC, IGP e della produzione del made in Italy in campo agroalimentare e direi, in genere, della tutela del prodotto italiano.
  Quindi, non accettiamo la richiesta di modifica del Governo e chiediamo che venga messa in votazione la nostra mozione così come è stata depositata.

  PRESIDENTE. Grazie, anche per la sintesi straordinaria, onorevole Corsaro.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Fitzgerald Nissoli. Ne ha facoltà.

  FUCSIA FITZGERALD NISSOLI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, signor rappresentante del Governo, abbiamo presentato delle mozioni sul made in Italy con l'intento di porre l'attenzione al tema in occasione del semestre di Presidenza italiana dell'Unione europea e per rilanciare il nostro prodotto di qualità sia per quanto concerne i consumi interni che nei mercati internazionali. In particolare, nella mozione di cui sono prima firmataria, oltre all'impegno in seno al Consiglio dell'Unione europea per arrivare al più presto all'approvazione del regolamento recante la disciplina sul «made in», abbiamo chiesto, anche in base alla mia sensibilità di italiana all'estero, di implementare, presso le nostre sedi diplomatiche, la presenza di uffici anticontraffazione con il compito preciso di tutelare il made in Italy. Tralascio le cifre sul danno prodotto dalla contraffazione, ne abbiamo già parlato in sede di discussione generale, ma mi preme richiamare quanto la contraffazione sia nociva per la nostra economia sotto ogni punto di vista, visto che il made in Italy comprende, da un lato, i prodotti tipici, espressione di un determinato territorio che conferisce loro particolare qualità e gusto, circa il 10 per cento dell'intera nostra produzione, dall'altro lato il made in Italy è rappresentato da altri prodotti, la cui italianità è l'espressione viva della nostra tradizione culturale, del nostro know-how, della sapienza imprenditoriale degli agricoltori e degli industriali.
  È un know-how che comprende anche la capacità di mettere insieme le cose per creare un novum in grado di costruire l'immagine dell'Italia nel mondo. Purtroppo ci troviamo in un momento in cui il nostro Paese perde competitività, non riesce ad attirare gli investimenti esteri a sufficienza, mentre l'agricoltura ha in sé stessa le caratteristiche per competere sul piano della qualità. Basta ripartire dal territorio, dall'ambiente e dalla cultura del nostro Paese e comunicarli al mondo attraverso i prodotti della nostra enogastronomia. L'Italia ha questa grande opportunità, oltre alla tecnologia, alla scienza, all'arte, ha quel di più di cui gli altri Paesi Pag. 46non possono godere e che deve essere valorizzato nel nostro export, anche attraverso una filiera che garantisca la qualità e riduca al minimo le manovre di contraffattori e truffatori. Una filiera che trova nel ristorante italiano di qualità la sua espressione ultima, proteggendo dalla concorrenza sleale chi investe nella ristorazione di qualità.
  Oggi possiamo contare circa 72 mila punti di ristorazione nel mondo, tra trattorie, ristoranti e pizzerie, pari, all'incirca, al numero presente sul territorio nazionale. Una rete importante, che serve circa 3 milioni di clienti al giorno, con un giro di affari di ben 30 miliardi di dollari, che affiancata a quella delle comunità italiane nel mondo può contribuire al rilancio del made in Italy, oltre che a vigilare sulla qualità del vero prodotto italiano, oggi messo in crisi dalla contraffazione e dal cosiddetto italian sounding.
  Il made in Italy è attrattivo perché attrattiva è la nostra cultura; oggi, con questa mozione, vogliamo spingere il Governo a serrare le fila ed a lavorare per tutelarlo, oltre che promuoverlo nei vari contesti interni ed internazionali, nell'ambito delle trattative per gli accordi commerciali e nell'implementare percorsi di qualità per i consumatori.
  Per queste ragioni chiedo di votare la nostra mozione, chiedo di votare per il made in Italy e per la tutela del nostro patrimonio culturale.

  PRESIDENTE. Scusi, forse è colpa mia, non ho capito se accetta la riformulazione del Governo. Onorevole Fitzgerald Nissoli, accetta la riformulazione ?

  FUCSIA FITZGERALD NISSOLI. Sì, signor Presidente, accetto la riformulazione.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Allasia. Ne ha facoltà.

  STEFANO ALLASIA. Signor Presidente, onorevoli colleghi, la mozione presentata dal gruppo della Lega Nord tratta una materia che è cara al nostro gruppo...

  PRESIDENTE. Onorevole Guerini, ci consente, insieme ai suoi colleghi, di andare avanti ? Grazie. Prego, onorevole Allasia.

  STEFANO ALLASIA. Grazie, Presidente...e già, nella scorsa legislatura, aveva reso possibile la promulgazione della legge n. 55 del 2010, che assicura la tracciabilità dei prodotti del comparto tessile, pelletteria e calzaturiero, attraverso l'introduzione...

  PRESIDENTE. Grazie, onorevole Polidori.

  STEFANO ALLASIA. Pensavo di aver già finito il tempo, mi scusi.

  PRESIDENTE. Stavo cercando di consentirle di parlare nelle migliori condizioni, ma non è semplice, onorevole Allasia. Prego.

  STEFANO ALLASIA. ... attraverso l'introduzione di un sistema di etichettatura obbligatoria che evidenzi il luogo di origine di ciascuna delle fasi di lavorazione dei prodotti stessi. La legge non è stata, tuttavia, pienamente attuata, come tante altre.
  Abbiamo già proposto la mozione e trattato ampiamente l'argomento in più fasi, in più decreti, nella scorsa legislatura, in questa legislatura; e, poi, successivamente, il nostro gruppo ha avuto la fortuna di avere, nella scorsa legislatura, un presidente della Commissione parlamentare d'inchiesta sui fenomeni della contraffazione e della pirateria in campo commerciale, come l'onorevole Fava, che ha attuato egregiamente una relazione conclusiva sui problemi che assillano il Paese sul tema stesso.
  Noi abbiamo necessità e abbiamo relazionato nella discussione e nella mozione le motivazioni per cui, anche a livello numerico, la Lega ha proposto questa mozione. Noi accettiamo la riformulazione nostro malgrado, anche perché non ci capacitiamo delle motivazioni per cui il Governo non ha il coraggio di andare in Pag. 47Europa a fare una serie di richieste. Vediamo le proposte degli altri gruppi, che sicuramente sono molto più blande, per cercare di fare in modo e promuovere il Governo nel prossimo semestre europeo, e ci accorgiamo che non c’è la volontà di risolvere il problema a livello europeo.
  La nostra speranza è che si possano risolvere, almeno, a livello nazionale, a livello locale, quei problemi a livello di polizia locale per la contraffazione, soprattutto, cercando di affrontare – come ho già annunciato e detto più volte in Commissione e in quest'Aula – quella spiacevole situazione che riscontriamo nei nostri territori e nelle nostre piazze, in cui c’è il mercato libero, assolutamente libero. Ciò potrebbe assolutamente suonare piacevole, ma di troppa libertà, purtroppo, rischiamo di morire, rischiamo di affogare economicamente.
  Il nostro impegno è un impegno reale, c’è la necessità di far presto. Le posizioni sulle altre sette mozioni, da parte del gruppo della Lega, sono assolutamente favorevoli, perciò voteremo su tutte le mozioni, ovviamente compresa anche la nostra, in modo positivo, perché c’è necessità, come ho già detto, di essere celeri e di far capire, come ha già posto in evidenza nei mesi scorsi direttamente il Parlamento europeo, come anche in Italia ci sia la possibilità di legiferare e bloccare questa spiacevole situazione in cui il made in Italy è oppresso e strozzato.

  PRESIDENTE. Onorevole Fragomeli, lei ha un posto diverso da quello dove sta parlando. Grazie.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Ciccio Ferrara. Ne ha facoltà.

  FRANCESCO detto CICCIO FERRARA. Signor Presidente, come abbiamo già detto in fase di illustrazione delle mozioni sulla tutela del made in Italy, la manifattura in Italia costituisce ancora il cuore pulsante della nostra economia e quindi ben vengano tutte le iniziative volte a sostenerla e a rilanciarla.
  In Europa siamo ancora il secondo Paese manifatturiero e per questo dobbiamo intervenire per difendere il nostro primato in settori come il tessile, l'abbigliamento, il cuoio, la pelletteria e le calzature, la meccanica e i manufatti. Abbiamo un grande patrimonio da tutelare e sul quale dobbiamo investire per porre rimedio al diffuso stato di sofferenza in cui versa il nostro sistema produttivo.
  In questo contesto la battaglia per la difesa, la tutela e il rilancio del made in Italy diventa fondamentale per vendere in Italia e nel mondo un prodotto di qualità che contenga al suo interno la storia, la tradizione, il saper fare italiano.
  Un prodotto made in Italy è tale solo se l'intero ciclo produttivo avviene realmente in Italia e non se le aziende producono in giro per il mondo e in Paesi dove il costo del lavoro è tra i più bassi e senza tutele per le lavoratrici e i lavoratori, lasciando all'Italia solo la parte finale della produzione, così da poter aggiungere un marchio e per questo essere considerato made in Italy.
  Siamo consapevoli di come la contraffazione e la concorrenza sleale sul costo del lavoro e sulla qualità delle materie utilizzate contribuiscano a danneggiare il nostro sistema manifatturiero, specialmente quelle medie e piccole realtà che in questi anni hanno resistito al peso della crisi e alla competizione internazionale.
  Le imprese che producono merce contraffatta sfuggono a qualsiasi controllo da parte dello Stato, sia dal punto di vista fiscale, che da quello più strettamente legato alle condizioni di lavoro e i capitali utilizzati spesso sono legati alla criminalità organizzata che gestisce sia le produzioni che la vendita per strada dei prodotti contraffatti.
  Il nostro compito deve essere quello di far emergere questa economia parallela che si fonda sullo sfruttamento delle persone e sull'utilizzo di materie di cui non si conosce la provenienza, lanciando una sfida chiara agli interessi della criminalità che stanno dietro a questo ampio mercato.
  Occorre mettere in campo tutti gli strumenti possibili affinché si producano azioni di tipo culturale che mettano il Pag. 48consumatore nelle condizioni di prestare più attenzione alla merce che acquista, valutando la reale qualità del prodotto e in alcuni casi anche le controindicazioni che tali prodotti di scarsa qualità e di ignota provenienza possono avere sulla salute e sulla sicurezza. Su questo aspetto abbiamo apprezzato quanto ha dichiarato il Governo in Aula.
  Auspichiamo che il Governo si impegni davvero a potenziare le campagne informative tra i consumatori sulla gravità del fenomeno della contraffazione che contribuisce a danneggiare le imprese del nostro Paese, sollecitando gli Stati membri dell'Unione Europea ad attuare un efficace e continuo monitoraggio in tempo reale delle importazioni extracomunitarie così da garantire la piena attuazione dei divieti e delle correlative sanzioni previste a livello nazionale ed europeo.
  Il made in Italy deve essere promosso all'estero anche attraverso il contrasto degli abusi di mercato e della contraffazione. Infine, il Governo dovrà spendersi in Europa per far approvare in via definitiva le disposizioni del regolamento del «Made in» che rende obbligatoria l'indicazione di origine controllata in etichetta per garantire la piena tracciabilità del prodotto.
  Nell'accettare quindi la proposta di riformulazione del Governo, la nostra, noi dichiariamo il nostro voto favorevole, oltre che sulla mozione presentata da SEL, anche sulle mozioni presentate da Senaldi, Fantinati, Bianchi e Rampelli, mentre sulle altre ci riserviamo di decidere al momento del voto (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Librandi. Ne ha facoltà.

  GIANFRANCO LIBRANDI. Gentile Presidente, signori del Governo, onorevoli colleghi, le mozioni presentate richiamano la nostra attenzione, seppure con qualche sfumatura diversa, su un tema cruciale per l'economia italiana: quello della tutela e della promozione della produzione nazionale, nota nel mondo come made in Italy.
  È un argomento che interessa più settori: quello alimentare, quello tecnologico, del design, dell'abbigliamento, fino ad arrivare – per portare il discorso all'estremo – ad un concetto onnicomprensivo di made in Italy che ricomprenda il turismo, i beni monumentali e più in generale la nostra cultura.
  Per stare alle attività produttive, parliamo di un insieme di produzioni che da sole garantiscono, come stimato dall'Istat, un contributo di 30 punti percentuali al prodotto interno lordo. Ed è un contributo in espansione, nonostante la crisi, che quest'anno, secondo Eurostat, raggiungerà il 32,2 per cento del PIL.
  Per questo motivo, ma anche per continuare a innalzare con orgoglio la nostra bandiera in tutto il mondo, il made in Italy va difeso, protetto e sostenuto. Dobbiamo essere consapevoli di questa enorme ricchezza, tutelarla e svilupparla, perché ciò significa crescita economica e, soprattutto, occupazione.
  Tornando alle mozioni, esiste certamente una forte complementarietà fra protezione e promozione del made in Italy, ed è proprio su questa complementarietà che vorrei concentrare il mio intervento. Comincio dal primo dei due aspetti, quello della protezione. Ad oggi la discussione parlamentare sul made in Italy e la conseguente produzione normativa si sono concentrate, in modo quasi esclusivo, sulla dimensione protezionista.
  Questa attività legislativa ha sicuramente dei grandi meriti, ma non è sufficiente. L'approccio protezionistico sul made in Italy non ha infatti potuto garantire, da solo, tutti i benefici che ci aspettavamo e che la difesa dello stesso made in Italy richiede. I dati in nostro possesso parlano chiaro. A cinque anni dalla entrata in vigore della prima legge anticontraffazione dobbiamo perciò prendere atto del fatto che il Paese soffre ancora la concorrenza, spesso sleale, di taluni produttori stranieri. In dieci anni, ci dice il Censis, la pirateria e la contraffazione hanno sottratto decine di migliaia di posti Pag. 49di lavoro. Eliminandola, si stima, si garantirebbe, solamente in Italia, un'occupazione a 130 mila persone.
  Ecco perché, onorevoli colleghi, ritengo sia necessario insistere, con ancora maggiore incisività, sulla strada della tutela del prodotto italiano, allineandosi alle indicazioni che provengono dall'Europa. Le due ipotesi di soluzione presentate dalla Commissione europea nel 2013 ci indicano già i passi da seguire: la prima punta al coordinamento delle autorità di sorveglianza dei Paesi membri; la seconda proposta adotta un approccio a più ampio respiro, suggerendo l'adozione di norme che, prima ancora di sanzionare la violazione, sappiano garantire la piena tracciabilità del prodotto, tutelando produttori, importatori e distributori e garantendo la sicurezza di chi consuma. È un cambio di paradigma importante. Si va oltre la sanzione e si incentiva la produzione per arrivare alla piena sicurezza del consumatore.
  Vengo al secondo punto del mio intervento. Il protezionismo da solo non basta per tutelare il made in Italy. La lotta alla contraffazione e, più in generale, l'approccio difensivo seguito dal legislatore italiano è e deve restare una delle forme per tutelare i nostri distretti produttivi. Al tempo stesso, abbiamo bisogno di una normativa più ampia, che si inscriva nel solco della seconda proposta della Commissione europea, una visione che, appunto, non si arrocchi su posizioni difensive ma che, al contrario, miri all'esaltazione del prodotto italiano, che accompagni, cioè, per mano le imprese nazionali sui mercati esteri.
  Parliamo – vorrei ricordarlo – di quasi 600 mila imprese, che danno lavoro a più di 16 milioni di persone. L'Italia non può rinunciare al tentativo di dotarsi di una normazione all'avanguardia, che amplifichi la diffusione del prodotto nazionale, che riduca gli oneri amministrativi, che garantisca il piccolo produttore e che sappia educare il consumatore al valore della qualità.
  Concludendo, onorevole colleghi...

  PRESIDENTE. Onorevole Fragomeli, è la terza volta ! Se devo richiamarla formalmente me lo dica. Prego.

  GIANFRANCO LIBRANDI. ... è dalla cultura per la qualità, dalla riduzione degli oneri per le imprese e dalla originalità dei nostri prodotti che dobbiamo ripartire, per dare linfa, in Europa e nel mondo, al nostro sistema produttivo. Le mozioni presentate oggi muovono in questa precisa direzione e sono meritevoli del nostro sostegno, secondo le indicazioni del Governo. Prennunzio, pertanto, il voto favorevole di Scelta Civica per l'Italia.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Garofalo. Ne ha facoltà.

  VINCENZO GAROFALO. Grazie. Il gruppo parlamentare del Nuovo Centrodestra accetta la riformulazione proposta dal Governo sulla propria mozione sulla tutela del made in Italy. Quando parliamo di made in Italy parliamo di una realtà complessa, sulla quale incide profondamente il problema della contraffazione, che per il mercato italiano si attesta su un valore di circa 6 miliardi e mezzo di euro (e forse anche più, ormai).
  Secondo Confindustria il valore complessivo dei prodotti contraffatti in Italia ammonterebbe a 7 miliardi di euro, mentre, a livello mondiale, l'OCSE stima che il commercio costituito da tali merci riguardi l'8 per cento del totale, una cifra enorme. Stando ad una ricerca pubblicata dal Censis di qualche anno fa, il commercio del falso nel nostro Paese, con il solo riferimento al mercato interno, ha prodotto, solo nel 2008, un fatturato di 7 miliardi e più, con una perdita per il bilancio dello Stato, in termini di contribuzione fiscale, di circa 5 miliardi e oltre, cioè una quota pari al 2,5 per cento del totale del gettito dello Stato (e siamo fermi al 2008; ovviamente in questi anni, purtroppo, il fenomeno non si è arrestato ma è accresciuto).
  Tra l'altro, questo tipo di problema ovviamente ha una grande ricaduta anche Pag. 50sotto il profilo occupazionale, quindi a livello sociale. Infatti, i danni che le imprese subiscono a causa della contraffazione e della pirateria si riflettono anche sul numero di posti di lavoro che loro offrono. Sono circa 250 mila i posti di lavoro persi negli ultimi dieci anni a livello mondiale, di cui 100 mila solo nell'Unione europea. Per quanto riguarda il settore dell'agroalimentare, secondo le informazioni più volte sottolineate dall'Eurispes sui crimini agroalimentari in Italia, questa filiera, la cosiddetta filiera chiamata agromafia, della criminalità in tavola, rappresenta nel nostro settore ovviamente...Intanto si è insinuata in uno dei settori di maggiore tradizione del nostro Paese. Per approfondire questo tema, siamo partiti da una ricostruzione della genesi dei passaggi più significativi di questa evoluzione. Il ruolo, tra l'altro, delle forze nell'ordine e degli istituti di controllo è stato determinante ed è determinante perché difende le produzioni italiane dalle falsificazioni e combatte la penetrazione degli interessi mafiosi in un comparto di importanza vitale per la nostra economia. Questo tipo di fenomeno, ovviamente sempre in riferimento all'industria alimentare italiana, che si rivela la terza in Europa dopo quelle di Germania e Francia, rappresenta un pilastro dell'economia nazionale appunto ed è la seconda manifattura – parliamo sempre di quella agroalimentare – che, dopo il metalmeccanico, vanta un fatturato di 124 miliardi di euro, acquistando e trasformando oltre il 72 per cento del prodotto agricolo nazionale, a fronte di un valore di export di 21 miliardi di euro, che dal 2009 ha una crescita costante fino ad arrivare in questi ultimi 5 anni al più 10 e oltre per cento. L'industria alimentare italiana riveste anche un ruolo determinate in ambito comunitario, contribuendo con il 13 per cento alla produzione agricola totale. In termini di export, la quota italiana sul commercio mondiale si attesta oramai da diversi anni su una quota che supera il 3,5 per cento. L'esportazione dei prodotti tipici vale complessivamente circa 24 miliardi sulla bilancia dei pagamenti del nostro Paese. Dalle indagini svolte dalla Commissione antipirateria, risulta che la contraffazione è un fenomeno fortemente diffuso nell'ambito dell'intero comparto. Danneggia tutti, ovviamente produttori e consumatori, i primi si trovano chiaramente ad operare in condizioni di concorrenza sleale e i secondi invece nella stragrande maggioranza dei casi effettuano i propri acquisti nella convinzione di ottenere un prodotto caratterizzato da una determinata origine, da una elevata qualità, corrispondente a quanto riportato in etichetta, ma in effetti non di rado gli alimenti sono di qualità inferiore rispetto alle attese e addirittura a volte anche nocivi per la salute. Rispetto ad altri segmenti merceologici una peculiarità della contraffazione nel settore agroalimentare si trova nel fatto che il fenomeno consiste nella copia illegale di un marchio industriale e, quindi, in un inganno al consumatore, nei confronti del quale c’è spesso ovviamente una truffa. Sarebbe da approfondire tutto il fenomeno della contraffazione, come ho detto prima, nei termini della criminalità organizzata e su questo il tempo a mia disposizione non è più sufficiente. Comunque ci batteremo affinché tutto quello che è la difesa del made in Italy e dell’italian sounding possa essere una delle battaglie fondamentali non solo del nostro partito, ma dell'intero Parlamento.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Palese. Ne ha facoltà.

  ROCCO PALESE. Signor Presidente, onorevoli colleghi, la nostra battaglia a favore della tutela del made in Italy ha cominciato a dare dei risultati. L'impegno che Forza Italia ha sempre profuso in questo particolare settore si è trasformato in un impegno sia sul fronte europeo che su quello nazionale: la recente istituzione di una Commissione parlamentare di inchiesta sui fenomeni della contraffazione, della pirateria in campo commerciale e del commercio abusivo, che da noi è stata chiesta attraverso la presentazione di un'apposita proposta di legge fra i primi Pag. 51atti di questa legislatura, ne è una prova concreta, così come lo è anche la mozione che è stata presentata dalla collega Bergamini, fortemente impegnata in questo settore. Sul fronte europeo mi riferisco, in particolare, alle norme sull'etichettatura e alla campagna portata avanti dal Commissario europeo per l'industria e l'imprenditoria, Antonio Tajani, che nel suo mandato ha ottenuto che quella per il «made in» diventasse una battaglia condivisa da altri Paesi europei, in primis Francia e Spagna. Infatti il 15 aprile 2014 il Parlamento europeo ha approvato con 485 voti a favore, 130 contrari e 27 astensioni, le norme per rendere obbligatorie le etichette «made in» sui prodotti non alimentari venduti sul mercato comunitario ed è stato approvato anche un regolamento, che chiede pene più severe per le imprese che non rispettano le norme di sicurezza e vendono prodotti potenzialmente pericolosi.
  Per questo motivo, accogliamo con favore l'espressione del parere favorevole alla mozione presentata dall'onorevole Bergamini e da altri componenti il gruppo di Forza Italia e, comunque, preannunziamo il voto a favore anche di tutte le altre mozioni, così come riformulate dal Governo, perché presentano spunti integrativi oppure uguali a quelli presentati, nella mozione, da Forza Italia, e che quindi hanno la stessa valutazione favorevole da parte del nostro gruppo (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Il Popolo della Libertà-Berlusconi Presidente).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Fantinati. Ne ha facoltà.

  MATTIA FANTINATI. Signor Presidente, con questa mozione sul made in Italy noi ci chiediamo se, effettivamente, in Italia, quando non si vogliono risolvere i problemi, si aprano tavoli, si istituiscano Commissioni o si facciano mozioni. Ricordiamo come la Commissione sulla contraffazione sia stata ratificata nove mesi fa e inizi i lavori oggi. Per carità, una mozione sul made in Italy è importantissima, come si fa a non essere d'accordo sul made in Italy. Noi voteremo a favore di tutte le altre mozioni, però la questione che voglio sottolineare è un'altra: cosa significa difendere veramente il made in Italy. Non significa solo difendere la provenienza di un prodotto, significa tutelare il terzo marchio al mondo dopo la Visa e la Coca Cola.
  Ricordiamoci che il made in Italy significa design, creatività, eccellenza, qualità, e, quando parliamo di produttività, di crescita, ricordiamoci che il polo industriale di qualsiasi megalopoli asiatica lo facciamo domani mattina in qualsiasi parte del mondo, il made in Italy no. Il made in Italy è il prodotto secolare di eccellenza e di qualità, e quindi noi dobbiamo mettere in campo tutti gli strumenti per preservarlo. Cosa abbiamo fatto finora ? Visti i 6,5-7 miliardi che ci costa la contraffazione, poco o nulla ! Avremmo altri 130 mila posti di lavoro, se combattessimo effettivamente la contraffazione.
  Una delle prime cause della contraffazione che mi viene mente, ai primi posti, è la delocalizzazione, una vera piaga del sistema produttivo, e non solo perché sottrae posti di lavoro, ma anche perché i segmenti produttivi vengono portati lontani dall'azienda madre, e quindi il know-how viene portato lontano, viene diffuso e portato fuori, e quindi è molto più facile copiarlo.
  Soprattutto, la criminalità organizzata ringrazia, anche perché la delocalizzazione è un regalo che facciamo all'industria della contraffazione, un'industria che ha imparato bene come sfruttare questa occasione: all'interno dei laboratori che producono per le imprese legali viene sempre realizzata una quantità in più di merce, sotto forma di sovrapproduzione; merce che poi viene venduta al mercato nero, con i ringraziamenti della criminalità organizzata.
  La delocalizzazione non si combatte, forse, con leggi, ma si combatte creando un sistema produttivo stabile, favorevole, in Italia. Non dico nulla di nuovo, perché le aziende che hanno delocalizzato finora Pag. 52sono state molto e solo, dico solo, il MoVimento 5 stelle ha presentato una soluzione per impedire alle aziende che ricevono contributi statali di scappare con il bottino (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
  Prima di noi nessuna forza politica si era mai azzardata a dire qualcosa, proprio per non disturbare chi aveva fatto profitto anche grazie ai soldi pubblici e poi aveva chiuso e riaperto in Paesi dove la manodopera costava meno. E di esempi illustri, anche qui in Parlamento, ce ne sono tantissimi, dalla senatrice del PD eletta con Monti, Maria Paola Merloni (ricordiamo la Indesit, l'azienda di famiglia), a qualcuno di addirittura più illustre, al nostro Ministro dello sviluppo economico in carica, la Guidi. La sua Ducati Energia ha licenziato 95 persone tra il 2005 e il 2009 e, nello stesso periodo, ha beneficiato di un finanziamento pubblico, tramite Simest, per aprire un'azienda all'estero e delocalizzare in Croazia (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle), o meglio, come definito da lei stessa, per multilocalizzare in Croazia; poi, dopo, ricordo al MoVimento 5 Stelle che ha licenziato 95 persone.
  Mi chiedo allora: cosa possiamo aspettarci da un Governo all'interno del quale il Ministro che dovrebbe tutelare l'industria italiana dà questo esempio ? Noi continuiamo a chiedere azioni che penalizzino quelle aziende che delocalizzano e che sostengano, invece, le imprese che investono in internazionalizzazione, perché questo è l'unico modo sano per andare all'estero, questa è la vera difesa del made in Italy.
  Servono leggi italiane di sicuro, ma la battaglia principale viene fatta in Europa. Il Consiglio europeo non ha mai discusso la proposta di regolamento relativa alle indicazioni del Paese di origine di alcuni prodotti industriali. Ha sempre approvato mozioni e risoluzioni, ma evidentemente tutto ciò non basta, cari colleghi.
  In Italia addirittura le cose vanno peggio e vengono fatti passi indietro. Un esempio, una legge: la legge n. 350 del 2003, che anche l'Agenzia delle dogane ha chiesto di riscrivere.
  Con questa mozione impegniamo ad utilizzare, proprio in sede di Unione europea, tutti gli strumenti idonei a far sì che venga adottato il regolamento per la denominazione di origine dei prodotti extraeuropei e l'etichettatura obbligatoria del made in. Lo scopo è tutelare le imprese, i cittadini, i consumatori e le loro famiglie.
  Sono contento che sia qui il Viceministro Calenda. A lui mi rivolgo, perché con lui ho partecipato ad una missione di Confindustria e sa bene quanto il made in Italy sia apprezzato all'estero e come gli imprenditori americani ci abbiano chiesto di conoscere come utilizzare made in Italy, la differenza tra un Valdobbiadene e un Franciacorta...

  PRESIDENTE. Onorevole Fantinati, deve concludere.

  MATTIA FANTINATI. Concludo, concludo. Pertanto, chiedo il voto favorevole di tutta l'Aula, di tutte le forze politiche, perché queste sono azioni che potrebbero davvero tutelare il made in Italy, il terzo marchio più famoso nel mondo, l'unico marchio che aggiunge al prodotto che lo porta quella qualità e quella creatività che ci hanno resi famosi in tutto il mondo (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Senaldi. Ne ha facoltà.

  ANGELO SENALDI. Signor Presidente, egregi colleghi, la denominazione made in Italy risulta, come diceva anche il collega in precedenza, il terzo marchio al mondo per notorietà ed è evocativo, nel mercato globale, non solo di una nazione, ma di un modo di essere, di valori e di cultura, di una qualità della vita elevata. Questo è il motivo di fondo per un'azione che, con decisione, proceda nella strada della tutela delle nostre produzioni.Pag. 53
  I numeri della contraffazione e della pirateria commerciale rappresentano cifre considerevoli e si stima che queste disfunzioni del sistema economico italiano abbiano determinato una perdita di almeno 40.000 posti di lavoro negli ultimi 10 anni nel nostro Paese, con un mancato introito fiscale pari all'8 per cento del gettito Irpef e al 21 per cento del gettito IVA.
  Nello scorso anno, in Italia, sono stati oltre 130 milioni i prodotti contraffatti sequestrati recanti falsa indicazione d'origine o pericolosi per la salute, con una crescita superiore al 25 per cento rispetto al 2012.
  Esiste nel nostro Paese una diffusa percezione di un attacco al made in Italy, operato essenzialmente da Paesi extraeuropei. In realtà la geografia del fenomeno coinvolge anche importanti Paesi comunitari, tra cui l'Italia, prima nell'Europa dei Paesi avanzati per diffusione dei fenomeni di illegalità ed intreccio con la criminalità organizzata, del lavoro irregolare (12 per cento del totale degli occupati) e dell'evasione fiscale (17 per cento del prodotto interno lordo).
  Non si tratta, quindi, di innalzare anacronistiche barriere protezionistiche, ma di operare perché la legalità e la tutela della proprietà industriale ed intellettuale siano salvaguardate ed entrino come valore nella consapevolezza dei consumatori italiani e mondiali.
  Le barriere sono anacronistiche, a maggior ragione, oggi, nell'era di Internet. La filiera del falso e della contraffazione utilizza ampiamente la comunicazione via web a fini commerciali, strumento idoneo a raggiungere una platea mondiale di potenziali consumatori a costi limitati, con grande facilità di accesso, garanzia di anonimato ed ampia gamma di offerta. Si stima che per alcuni marchi particolarmente famosi l'incidenza dei siti contraffattivi può avvicinarsi all'80 per cento.
  Tutti i prodotti e i settori produttivi sono coinvolti dal fenomeno della contraffazione del made in, dall'agroalimentare, con l'incredibile mole di prodotti non originali del fenomeno dell’italian sounding, che non si configura propriamente come contraffazione di marchio e prodotto, ma rappresenta, in termini di fatturato, più del doppio delle nostre esportazioni agroalimentari.
  Così come altri settori fondamentali della nostra manifattura sono oggetto del proliferare del mercato del falso, non solamente nei rapporti con il consumatore finale ma anche nei rapporti business-to-business. Pensiamo al settore della moda, del tessile, della pelletteria, della occhialeria, ma anche la farmaceutica, la cosmetica e la meccanica fine, con grandissimi rischi non solo economici, ma soprattutto per la salute e la sicurezza personale.
  In questa direzione riteniamo che la possibilità volontaria di etichettature, utilizzando le nuove tecnologie e l'operatività degli strumenti mobili di comunicazione di ultima generazione, possa servire a permettere la tracciabilità univoca dei prodotti, attraverso una verifica puntuale a totale garanzia degli acquirenti.
  Nel semestre europeo appena iniziato siamo certi che il nostro Governo e il Presidente del Consiglio, che ha fatto della capacità dei nostri concittadini e della bellezza e creatività del nostro Paese, del nostro modo di vivere, della capacità manifatturiera dei nostri imprenditori e dei nostri lavoratori un punto di leva su cui costruire il rilancio del Paese, opereranno per innalzare i controlli e le garanzie sulle merci di importazione e sulle produzioni interne.
  Molte norme sono state promosse, approvate ed applicate negli ultimi anni. Dobbiamo operare perché tutta l'Europa condivida la necessità di norme comuni di tutela delle merci e dei consumatori, superando la storica differenza di posizioni tra Paesi importatori e Paesi produttori all'interno del mercato comune.
  Signor Presidente, accettiamo le riformulazioni proposte, anche se riteniamo necessario non depotenziare gli impegni indicati nella nostra mozione e ci adopereremo anche in altri atti a sostenerli. Infatti, attraverso la mozione che ci accingiamo a votare, insieme alle altre mozioni condivise dal Governo, intendiamo supportare e sostenere il Governo nella Pag. 54sua opera di promozione e salvaguardia del nostro marchio, riconoscendo i passi che si stanno facendo. Un esempio su tutti è l'istituzione di servizi anticontraffazione nelle nostre ambasciate, così come l'azione continua delle forze dell'ordine a salvaguardia della correttezza e veridicità delle merci sul mercato interno, affinché la denominazione made in Italy rappresenti sempre nel mondo la cifra di paragone per la bellezza, la qualità, il gusto, la cultura del vivere, la salubrità e la sicurezza (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

  PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto sulle mozioni. Consentitemi di ringraziare tutti gli oratori che ci hanno consentito di stare perfettamente nei tempi.

(Votazioni)

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Come da prassi, le mozioni saranno poste in votazione per le parti non assorbite e non precluse dalle votazioni precedenti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Bergamini ed altri n. 1-00524, su cui il Governo ha espresso parere favorevole.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Rizzetto, Piepoli, Cesaro, Alli.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:
   Presenti  415   
   Votanti  395   
   Astenuti    20   
   Maggioranza  198   
    Hanno votato  394    
    Hanno votato no   1    

  La Camera approva (Vedi votazioni).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Fratoianni ed altri n. 1-00525, come riformulata su proposta del Governo, in quanto non assorbita dalla precedente votazione, su cui il Governo ha espresso parere favorevole.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Ricciatti, Malpezzi, Carbone, Grande, Gitti, Marcon...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  440   
   Votanti  438   
   Astenuti    2   
   Maggioranza  220   
    Hanno votato   438    

  La Camera approva (Vedi votazioni).

  (I deputati Covello e Zardini hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Fantinati ed altri n. 1-00526, in quanto non assorbita dalle precedenti votazioni, su cui il Governo ha espresso parere favorevole.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Paris, Duranti...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:
   Presenti  439   
   Votanti  437   
   Astenuti    2   
   Maggioranza  219   
    Hanno votato   437    

  La Camera approva (Vedi votazioni).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Fitzgerald Nissoli ed altri n. 1-00527, come riformulata su proposta del Governo, Pag. 55in quanto non assorbita dalle precedenti votazioni, su cui il Governo ha espresso parere favorevole.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Albanella, Carloni...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:
   Presenti  435   
   Votanti  434   
   Astenuti    1   
   Maggioranza  218   
    Hanno votato   434    

  La Camera approva (Vedi votazioni).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Dorina Bianchi ed altri n. 1-00528, come riformulata su proposta del Governo, in quanto non assorbita dalle precedenti votazioni, su cui il Governo ha espresso parere favorevole.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Ricciatti, Nuti, Albanella, Rabino, Capua, Fossati, Lorefice, Lombardi, Fraccaro...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:
   Presenti  449   
   Votanti  446   
   Astenuti    3   
   Maggioranza  224   
    Hanno votato   446    

  La Camera approva (Vedi votazioni).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Senaldi ed altri n. 1-00529, come riformulata su proposta del Governo e in quanto non assorbita dalle precedenti votazioni, su cui il Governo ha espresso parere favorevole.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Lavagno... Gadda... Causin... Tripiedi... Placido...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:
   Presenti  448   
   Votanti  446   
   Astenuti    2   
   Maggioranza  224   
    Hanno votato  446    

  La Camera approva (Vedi votazioni).

  (I deputati Marazziti e Marcon hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Rampelli ed altri n. 1-00530. Avverto che, non avendo i presentatori della mozione accettato le riformulazioni proposte dal Governo, il parere deve intendersi contrario.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Carra... Gadda... Capua... Luigi Gallo... Milanato...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:
   Presenti  445   
   Votanti  442   
   Astenuti    3   
   Maggioranza  222   
    Hanno votato  167    
    Hanno votato no   275    

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Allasia ed altri n. 1-00532, come riformulata su proposta del Governo e in quanto non assorbita dalle precedenti votazioni, su cui il Governo ha espresso parere favorevole.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

Pag. 56

  Dadone...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:
   Presenti  445   
   Votanti  442   
   Astenuti    3   
   Maggioranza  222   
    Hanno votato  416    
    Hanno votato no   26    

  La Camera approva (Vedi votazioni).

  Colleghi, i deputati che si sono iscritti sull'ordine dei lavori sono gli unici che posso far parlare a fine seduta perché dobbiamo concludere e bisogna stare nel minuto, altrimenti non abbiamo il tempo di far montare le urne.

Sull'ordine dei lavori (ore 13,10)

  GIULIA SARTI. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  GIULIA SARTI. Signor Presidente, colleghi, oggi noi ci siamo chiesti, e in realtà ce lo chiediamo tutti i giorni, che cosa bisogna fare in quest'Aula per riuscire ad affrontare i problemi del Paese. La politica italiana è «impappinata» nella discussione sulle riforme costituzionali, su una riforma del Senato che praticamente diventerà un dopolavoro per inquisiti, su riforme che non servono a nessuno, non servono agli italiani. Allora quella di oggi, la nostra proposta di legge di oggi è stato e voleva essere un primo passo, è stato un monito, visto che a voi piacciono tanto i moniti, e speriamo e vogliamo che da qui in avanti l'attenzione del Parlamento italiano ritorni sui problemi veri.

  ARTURO SCOTTO. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  ARTURO SCOTTO. Signor Presidente, credo che tutti quanti noi guardiamo con grande turbamento e preoccupazione a cosa sta accadendo a Gaza, dove un'operazione militare di risposta ai razzi di Hamas sta producendo morti e grande sconcerto in tutta la comunità internazionale.
  È opportuno e urgente che ci sia un'iniziativa dell'Europa per riaprire il negoziato tra Israele e Palestina. E visto che, come è noto, la Ministra Mogherini si recherà in Terra Santa la settimana prossima, credo sia importante che il Governo venga qui per svolgere un'informativa urgente rispetto agli atti che vorrà mettere in campo.

  ALESSANDRO DI BATTISTA. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  ALESSANDRO DI BATTISTA. Signor Presidente, il Premier Netanyahu ha appena dichiarato: non ci sarà tregua in Palestina. Ottanta morti a Gaza, di cui decine di bambini, 326 obiettivi colpiti da parte di Israele, 365 razzi partiti da Gaza verso Israele, decine di risoluzioni ONU non rispettate da parte dello Stato di Israele, giovani ebrei rapiti e poi uccisi in barbaro modo, un giovane palestinese rapito e bruciato vivo, la consapevolezza che l'amministrazione Obama e la politica statunitense hanno fallito completamente rispetto al processo di pace. Quindi anche io, a nome del MoVimento 5 Stelle, chiedo che il Ministro Mogherini venga a riferire in Aula. Riteniamo di avere delle proposte da suggerire al Governo per la risoluzione del conflitto o per ripartire con il processo di pace. Chiediamo che venga e chiediamo a tutti i gruppi parlamentari di unirsi alla nostra proposta di convocazione del Ministro Mogherini qui in Aula (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  VINCENZO AMENDOLA. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  VINCENZO AMENDOLA. Signor Presidente, è ovvio che a fine seduta le parole Pag. 57mancano, perché è una tragedia, perché è un conflitto, perché sono atti che hanno coinvolto civili innocenti e dei ragazzi: sangue israeliano, sangue palestinese. Noi ne abbiamo discusso con la Ministra proprio in Commissione, perché sappiamo che l'Italia, da Presidente del semestre europeo, ha un grande ruolo: andare lì anche dove è fallito il negoziato dell'amministrazione americana, fermare il lancio di razzi che in queste ore – più di 365, uno ogni dieci minuti – partono da Gaza e far sì che un'operazione di difesa faccia quello che sempre abbiamo visto nella storia del passato, faccia un errore più drammatico di quello a cui si vuole far fronte. Noi sappiamo che le vittime civili e innocenti sono il terreno, la palude su cui cresce l'odio degli estremisti. Ci associamo alla richiesta di discutere...

  PRESIDENTE. Concluda.

  VINCENZO AMENDOLA. ... perché questo Parlamento lo ha già fatto e perché l'Italia sia protagonista di questo semestre per riportare l'Europa alla risoluzione dei conflitti, e il più drammatico di tutti è quello tra Israele e Palestina (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

  PRESIDENTE. Raccolgo, ovviamente, l'invito che arriva da parte di tutti i gruppi e immediatamente farò avere alla Presidente l'informazione sulla richiesta che è stata avanzata dall'Aula, in maniera che poi, attraverso i canali ufficiali con il Governo, sia possibile il raggiungimento di questo obiettivo.
  Ricordo che alle ore 13,30 è convocato il Parlamento in seduta comune per procedere alla votazione per l'elezione di due giudici della Corte costituzionale e di otto componenti del Consiglio superiore della magistratura. La chiama avrà inizio dai senatori.

Ordine del giorno della seduta di domani.

  PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della seduta di domani.

  Venerdì 11 luglio 2014, alle 9:

  Svolgimento di interpellanze urgenti.

  La seduta termina alle 13,15.

ERRATA CORRIGE

  Nel resoconto stenografico della seduta del 9 luglio 2014:

   a pagina 56, prima colonna, trentottesima riga, il nome «Abrignani» si intende sostituito dal seguente: «Polidori».
   a pagina 60, prima colonna, quarantaduesima riga, il nome «Abrignani» si intende sostituito dal seguente: «Polidori».

Pag. 58

VOTAZIONI QUALIFICATE EFFETTUATE MEDIANTE PROCEDIMENTO ELETTRONICO

INDICE ELENCO N. 1 DI 1 (VOTAZIONI DAL N. 1 AL N. 10)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
1 Nom. Pdl 1752-A - voto finale 403 403   202 336 67 76 Appr.
2 Nom. Pdl 2299 - em. 1.5 458 451 7 226 271 180 72 Appr.
3 Nom. Moz. Bergamini e a. 1-524 415 395 20 198 394 1 71 Appr.
4 Nom. Moz. Fratoianni e a. 1-525 rif. 440 438 2 220 438   70 Appr.
5 Nom. Moz. Fantinati e a. 1-526 439 437 2 219 437   70 Appr.
6 Nom. Moz.Fitzgerald Niss. e a.1-527 rif 435 434 1 218 434   70 Appr.
7 Nom. Moz. Bianchi D. e a. 1-528 rif. 449 446 3 224 446   70 Appr.
8 Nom. Moz. Senaldi e a. 1-529 rif. 448 446 2 224 446   70 Appr.
9 Nom. Moz. Rampelli e a. 1-530 445 442 3 222 167 275 70 Resp.
10 Nom. Moz. Allasia e a. 1-532 rif. 445 442 3 222 416 26 70 Appr.

F = Voto favorevole (in votazione palese). - C = Voto contrario (in votazione palese). - V = Partecipazione al voto (in votazione segreta). - A = Astensione. - M = Deputato in missione. - T = Presidente di turno. - P = Partecipazione a votazione in cui è mancato il numero legale. - X = Non in carica.
Le votazioni annullate sono riportate senza alcun simbolo. Ogni singolo elenco contiene fino a 13 votazioni. Agli elenchi è premesso un indice che riporta il numero, il tipo, l'oggetto, il risultato e l'esito di ogni singola votazione.