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Resoconto dell'Assemblea

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XVII LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 255 di mercoledì 2 luglio 2014

Pag. 1

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE MARINA SERENI

  La seduta comincia alle 9.

  EDMONDO CIRIELLI, Segretario, legge il processo verbale della seduta del 25 giugno 2014.
  (È approvato).

Missioni.

  PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Bindi, Boccia, Bonifazi, Bossa, Capezzone, D'Uva, Di Lello, Epifani, Fava, Ferrara, Giancarlo Giorgetti, Manfredi, Mattiello, Meta, Pes, Rossomando, Speranza, Tofalo, Valeria Valente, Vargiu, Villecco Calipari e Vitelli sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.
  I deputati in missione sono complessivamente novantasette, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell’allegato A al resoconto della seduta odierna.

  Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell’allegato A al resoconto della seduta odierna.

Preavviso di votazioni elettroniche (ore 9,10).

  PRESIDENTE. Poiché nel corso della seduta potranno aver luogo votazioni mediante procedimento elettronico, decorrono da questo momento i termini di preavviso di cinque e venti minuti previsti dall'articolo 49, comma 5, del Regolamento.
  Per consentire il decorso del termine regolamentare di preavviso, sospendo la seduta che riprenderà alle ore 9,30.

  La seduta, sospesa alle 9,10, è ripresa alle 9,35.

Seguito della discussione delle mozioni Giancarlo Giorgetti ed altri n. 1-00489, Binetti, Patriarca, Fucci, Roccella, Balduzzi ed altri n. 1-00423, Fratoianni ed altri n. 1-00518 e Rampelli ed altri n. 1-00519 concernenti iniziative volte alla tutela della libertà religiosa, con particolare riferimento ai cristiani e alle minoranze perseguitate.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione delle mozioni Giancarlo Giorgetti ed altri n. 1-00489, Binetti, Patriarca, Fucci, Roccella, Balduzzi ed altri n. 1-00423 (Ulteriore nuova formulazione), Fratoianni ed altri n. 1-00518 e Rampelli ed altri n. 1-00519, concernenti iniziative volte alla tutela della libertà religiosa, con particolare riferimento ai cristiani e alle minoranze perseguitate (Vedi l'allegato A – Mozioni).
  Ricordo che nella seduta di martedì 1o luglio 2014 si è conclusa la discussione sulle linee generali ed è intervenuto il rappresentante del Governo.
  Avverto che alla mozione Binetti, Patriarca, Fucci, Roccella, Balduzzi ed altri n. 1-00423 (Ulteriore nuova formulazione) è stato presentato l'emendamento Dadone e Cozzolino n. 1-00423/1 (Vedi l'allegato A – Mozioni).Pag. 2
  Quanto alle modalità di esame dell'emendamento, conformemente alla prassi seguita in analoghe occasioni (seduta del 16 dicembre 1996, 9 luglio 1998, 23 marzo 2000, 20 febbraio 2007, 27 novembre 2008, 7 luglio 2010, 9 novembre 2010, 21 luglio 2011, 27 luglio 2011, 7 febbraio 2012, 28 marzo 2012 e 6 maggio 2014), se non vi sono obiezioni, procederemo dapprima all'esame e alla votazione dell'emendamento Dadone e Cozzolino n. 1-00423/1 riferito alla mozione Binetti, Patriarca, Fucci, Roccella, Balduzzi ed altri n. 1-00423 (Ulteriore nuova formulazione), previe eventuali dichiarazioni di voto sull'emendamento medesimo, indi in sequenza al voto delle singole mozioni, preceduto da un'unica fase di dichiarazioni di voto riguardanti l'insieme delle mozioni presentate.

(Parere del Governo)

  PRESIDENTE. Invito il rappresentante del Governo ad esprimere il parere sulle mozioni all'ordine del giorno e sull'emendamento presentato.

  MARIO GIRO, Sottosegretario di Stato per gli affari esteri. Signor Presidente, sull'emendamento Dadone e Cozzolino n. 1-00423/1, riferito alla mozione Binetti, Patriarca, Fucci, Roccella, Balduzzi ed altri n. 1-00423 (Ulteriore nuova formulazione), il Governo formula un invito al ritiro, perché è già superato dalla riformulazione concordata con la stessa onorevole Binetti.

  PRESIDENTE. Sottosegretario Giro, vuole dare anche il parere sulle mozioni ?

  MARIO GIRO, Sottosegretario di Stato per gli affari esteri. Sì signor Presidente, aspettiamo...

  PRESIDENTE. Un attimo, allora, prima diamo la parola all'onorevole Dadone sull'emendamento, così risolviamo una prima questione. Prego onorevole Dadone.

  FABIANA DADONE. Signor Presidente, accetto la riformulazione e ritiro l'emendamento.

  PRESIDENTE. Adesso la parola al sottosegretario Giro per esprimersi sulle mozioni. Mi risulta che ci siano delle riformulazioni per cui a lei la parola, prego.

  MARIO GIRO, Sottosegretario di Stato per gli affari esteri. Signor Presidente, sulla mozione Binetti, Patriarca, Fucci, Roccella, Balduzzi ed altri n. 1-00423 (Ulteriore nuova formulazione) il parere del Governo è favorevole se ci sono le seguenti riformulazioni. Al capoverso dodici delle premesse, che inizia con le parole: «un fatto recente induce a riprendere la riflessione sulla», le parole: «libertà di religione, sollecitando la responsabilità di tutti gli uomini nel difendere e tutelare la libertà di religione come il primo e principale dei diritti civili dell'uomo: è l'ennesima storia di cristianofobia quella che proviene dal Pakistan», sono sostituite dalle parole: «necessità di garantire l'efficacia delle misure adottate a favore del dialogo nazionale e della tutela delle minoranze». Sempre nella premessa, al capoverso diciassette, che inizia con le parole: «la situazione (...)», al posto delle parole: «la situazione dei cristiani in Pakistan sta cambiando negli ultimi anni e c’è un'azione organizzata contro i cristiani pakistani nel costringerli ad abbandonare il Paese. È in atto un vero e proprio genocidio: basta ricordare», la nuova formulazione è la seguente: «si ricordano poi i sette cristiani morti bruciati vivi (...)» e via seguitando, poi rimane tutto uguale. Al capoverso successivo...

  PRESIDENTE. Sottosegretario Giro, l'ultima riformulazione è al capoverso quindici, lei per un errore ha detto diciassette, ma solo perché rimanga a verbale. Prego, può continuare.

  MARIO GIRO, Sottosegretario di Stato per gli affari esteri. Grazie Presidente. Al capoverso successivo, che inizia con le parole: «il Governo pakistano» togliere le Pag. 3parole: «oggi però non vuole aiutare le minoranze» e sostituirle con le parole: «deve essere incoraggiato a rendere più effettive le misure adottate a tutela delle minoranze».

  PRESIDENTE. Colleghi, un po’ di silenzio perché questo lavoro che sta facendo il sottosegretario di leggere le riformulazioni è molto complesso, almeno per poterlo sentire qui dalla Presidenza. Se fate più piano.

  MARIO GIRO, Sottosegretario di Stato per gli affari esteri. Grazie, Presidente. Al capoverso successivo, che inizia con le parole: «la comunità internazionale (...)», si chiede di sopprimere le seguenti parole: «Il Pakistan, in qualità di rappresentante dell'Organizzazione della conferenza islamica, che riunisce 56 Paesi islamici, ha presentato all'ONU una risoluzione contro la diffamazione della religione. Sotto l'apparenza positiva, si nasconde il desiderio di estendere in tutto il mondo la legge sulla blasfemia. L'Occidente deve opporsi a questo tentativo. Urge invece promuovere l'abrogazione della legge sulla blasfemia».
  Per quanto concerne il dispositivo, nel primo capoverso, dopo le parole: «ad attivarsi con determinazione per la tutela della libertà religiosa, come uno dei diritti inviolabili dell'uomo, fondamento di», eliminare le parole: «tutte le», e, dopo le parole: «altre libertà, denunciando ogni forma di», sostituire le parole: «cristianofobia nei Paesi in cui i cristiani sono perseguitati» con le seguenti: «persecuzione nei confronti delle minoranze religiose, in particolare quelle cristiane, in quei contesti in cui esse sono maggiormente vulnerabili».
  Al secondo capoverso del dispositivo,dopo le parole: «a promuovere misure di prevenzione dell'intolleranza», aggiungere le seguenti: « e di sostegno alle iniziative di promozione del dialogo interreligioso». Tutto il resto del secondo capoverso del dispositivo va eliminato.
  Il terzo capoverso del dispositivo va eliminato. Nel quarto capoverso del dispositivo, sostituire le parole: «a promuovere un'iniziativa in sede di Unione europea e in sede di Unione per il Mediterraneo, con l'obiettivo di compiere» con le seguenti: «a considerare nelle pertinenti sedi europee e internazionali l'adozione di» e poi continua con «passi formali (...)», così com’è.
  Al quinto capoverso del dispositivo, sostituire le parole: «a promuovere in sede di Unione europea e di Unione per il Mediterraneo un'iniziativa finalizzata all'adozione di un Libro bianco sulla libertà religiosa nel mondo per analizzare e far conoscere all'opinione pubblica il dramma delle persecuzioni religiose e per monitorare periodicamente lo stato della libertà religiosa nella comunità internazionale» con le seguenti: «a considerare nelle pertinenti sedi europee e internazionali l'adozione di iniziative in materia di libertà religiosa nel mondo, per analizzare e far conoscere all'opinione pubblica il dramma delle persecuzioni religiose e per monitorare periodicamente lo stato della libertà religiosa nella comunità internazionale».
  Al sesto capoverso del dispositivo, sostituire le parole: «a rafforzare le politiche per la cooperazione internazionale, specialmente nei Paesi in cui le minoranze cristiane sono pesantemente discriminate, mantenendo gli impegni multilaterali già assunti dall'Italia, promuovendo in sede di Unione europea e di Unione per il Mediterraneo la definizione di linee guida sulla libertà religiosa alle quali condizionare le scelte di cooperazione allo sviluppo, favorendo in questo modo i Paesi che mostrano progressi nel campo della libertà religiosa e segnalando i Paesi nei quali vengono alimentati o non contrastati l'odio e l'intolleranza» con le seguenti: «a considerare le possibilità di rafforzamento delle politiche per la cooperazione internazionale, specialmente nei Paesi in cui le minoranze religiose, e in particolare quelle cristiane, sono pesantemente discriminate, onde sostenere i progressi nel campo della libertà religiosa e favorire un cambiamento di attitudine nei Paesi nei quali vengono alimentati e non contrastati l'odio e l'intolleranza».Pag. 4
  Al settimo capoverso del dispositivo, sostituire le prime due parole: «ad affermare» con le seguenti: «a valutare l'opportunità e la possibilità, alla luce della libertà religiosa garantita dalla Costituzione e dalla legislazione italiana nei confronti delle confessioni religiose, di evocare »; dopo le parole: «nelle relazioni internazionali il principio di» eliminare la parola: «piena»; dopo la parola «reciprocità» eliminare le parole: «in materia di libertà religiosa, in particolare» e continuare con le parole: «per quanto concerne l'edificazione dei luoghi di culto delle minoranze religiose», così com’è scritto.
  All'ottavo capoverso sostituire le parole: «a promuovere in sede Onu una conferenza internazionale sulla libertà religiosa, che consenta di avere un monitoraggio permanente delle persecuzioni religiose e per impegnare i diversi Stati ad intervenire tempestivamente nel contrasto e nella prevenzione dell'intolleranza e del fanatismo religiosi, posto che le numerose sfide, anche drammatiche, di questo 2014 vanno affrontate insieme (...):» con le seguenti: « ad adottare le opportune iniziative anche in sede ONU in materia di libertà religiosa, al fine di continuare a monitorare gli episodi di persecuzione religiosa e di impegnare i diversi Stati ad intervenire tempestivamente nel contrasto e nella prevenzione dell'intolleranza e del fanatismo religioso, posto che le numerose sfide, anche drammatiche, di questo 2014 vanno affrontate insieme: (...)». Il resto del periodo rimane così come è.
  Al nono capoverso, dopo le parole: «ad assumere iniziative presso il Governo del Pakistan» aggiungere le seguenti: «nel quadro dell'Unione europea», per proseguire, come è scritto, con le parole: «o presso gli organismi internazionali al fine di»; sostituire poi le parole: «richiamare il» con le seguenti: «incoraggiare la sua azione per il rafforzamento del», per proseguire, come è scritto, con le parole: «rispetto dei diritti fondamentali dell'uomo e, in particolare, del diritto di libertà religiosa», sostituendo le parole: «nella speranza che non ci si limiti solo ad una formale convergenza di interventi a tutela dei cristiani minacciati, ma che queste iniziative diventino uno strumento politico, concretizzandosi in un'azione politica, concreta e coraggiosa» con le seguenti: «attraverso una più efficace attuazione delle misure adottate, mettendo in atto una convergenza di intenti».
  Al decimo capoverso sostituire le parole: «affinché parte degli aiuti destinati ad altri Paesi siano devoluti a progetti per la promozione delle minoranze religiose» con le seguenti: « a sostegno delle minoranze religiose, con particolare attenzione all'educazione», espungendo il periodo nella parentesi.
  L'undicesimo capoverso va eliminato.

  PRESIDENTE. Sottosegretario, ha anche delle proposte di riformulazione sulle altre mozioni ?

  MARIO GIRO, Sottosegretario di Stato per gli affari esteri. Sì, Signor Presidente, per quanto riguarda la mozione Fratoianni ed altri n. 1-00518 viene così riformulato: al settimo capoverso della premessa che inizia con le parole: «dal punto di vista geografico, la situazione più grave si registra nel Medio Oriente,» sostituire le parole: «nell'Africa settentrionale» con le parole: «in Africa»; le parole «tutti i » con la parola «numerosi»; ed infine le parole: «nell'Africa subsahariana, nell'Europa» con la parola «in». Il capoverso risulta nel modo seguente: «dal punto di vista geografico, la situazione più grave si registra nel Medio Oriente, in Africa e nell'Asia meridionale, dove persecuzioni religiose violente sono in atto in numerosi Paesi e, di fatto, sono divenute la norma. In particolare, tutti i Paesi dell'Asia meridionale (Afghanistan, Bangladesh, Nepal, Pakistan, India e Sri Lanka) hanno registrato elevati livelli di persecuzione. La situazione è, invece, migliore in Europa.»
  Al quarto capoverso del dispositivo sostituire le parole: «a dare continuità e a rafforzare la politica estera italiana, con particolare riferimento alla cooperazione, per l'affermazione del diritto alla libertà religiosa e di parola, contro ogni persecuzione, in un'ottica di reciprocità, intendendosi Pag. 5quale libertà religiosa la libertà di praticare la propria fede, di cambiarla o di non averne alcuna» con le seguenti: «a continuare a porre tra le priorità della politica estera italiana l'impegno per l'affermazione della libertà di religione e di espressione, in particolare in quei contesti dove la libertà di praticare la propria fede, di cambiarla o di non averne alcuna, è negata o limitata e dove le minoranze religiose sono sottoposte a persecuzioni».
  Questo, Presidente per quanto riguarda la mozione Fratoianni ed altri n. 1-00518 sulla quale, con le suddette riformulazioni, il parere del Governo è favorevole.
  Anche sulla mozione Rampelli ed altri n. 1-00519 il parere del Governo è favorevole a condizione che siano accolte le seguenti riformulazioni: al secondo capoverso della premessa che comincia con «i cristiani, infatti» sostituire le parole «nel maggior numero di» con le parole «in numerosi». Poi, dopo le parole «e contano», sostituire le parole «il più alto» con le parole «un elevato».
  Al capoverso che comincia «in base ai dati contenuti nella World Watch List 2014» – credo sia il capoverso 3 – alla fine, dopo il punto e virgola, eliminare la parte «nella Corea del Nord coloro che vengono trovati in possesso di una Bibbia affrontano lunghe detenzioni o addirittura la morte, e si stima che il numero dei cristiani trattenuti nei campi di prigionia sia compreso tra cinquantamila e settantamila persone;». Il Governo preferisce eliminare questa parte.

  PRESIDENTE. Mi scusi, sottosegretario, solo perché resti a verbale, per il resoconto, preciso che dove lei ha detto «capoverso 3» è da intendersi il punto 7.

  MARIO GIRO, Sottosegretario di Stato per gli affari esteri. Punto 7, va bene.
  Anche del punto successivo, che inizia con le parole «i Paesi» e termina con «Sudan», il Governo chiede l'eliminazione.
  Dopo la parte che comincia con «anche il Pakistan per i cristiani» e finisce con «dei cristiani;», il Governo propone l'eliminazione del capoverso successivo, dalle parole «la Somalia» fino a «diversa». Leggo la parte di cui si chiede l'eliminazione ?

  PRESIDENTE. È chiaro.

  MARIO GIRO, Sottosegretario di Stato per gli affari esteri. È chiaro, va bene.
  Nel dispositivo, al punto 1, dopo le parole «ad assumere iniziative in sede internazionale affinché sia riconosciuta la giusta importanza al tema delle persecuzioni ai danni dei cristiani», sostituire le parole da «esercitando» fino «a commerciali» con la seguente riformulazione: «e ad esercitare nelle forme ritenute opportune un'azione di sensibilizzazione diplomatica presso quei Paesi che non garantiscono o non tutelano il diritto alla libertà religiosa, in particolare delle minoranze perseguitate».
  Al punto 2 si propone la seguente riformulazione: «ad adoperarsi affinché nella negoziazione di accordi internazionali le parti coinvolte, ove pertinenti, si impegnino a garantire il rispetto dei diritti umani e delle libertà fondamentali».
  Al punto 3, dopo le parole «ad adottare ogni iniziativa utile» sostituire tutto il resto, dalle parole «garantire» fino a «in loco» con la seguente riformulazione; «promuovere la tutela delle minoranze religiose nel mondo, in particolare in quei contesti in cui esse sono minacciate o i loro diritti sono sottoposti ad indebite restrizioni». Questo per quanto riguarda la mozione Rampelli ed altri n. 1-00519.
  Infine, per quanto riguarda la mozione Giancarlo Giorgetti ed altri 1-00489, anche in questo caso, con riformulazione, c’è un parere favorevole del Governo. Vado a leggere le seguenti riformulazioni.
  Eliminare il secondo capoverso della premessa, quello che inizia con «è notizia...» fino «dopo la nascita del figlio».
  Al terzo capoverso eliminare le parole da «all'inizio di giugno» fino a «le vendette degli integralisti».
  Due capoversi dopo, sostituire la frase «la vita della giovane donna, Meriam Yehia Ibrahim Ishag, è paradigmatica delle Pag. 6ipocrisie dell'islamismo sudanese:» con la seguente: «la vicenda di Meriam Yehia Ibrahim Ishag è paradigmatica degli abusi che possono discendere da interpretazioni dell'islamismo troppo restrittive».
  Il seguito, Presidente, nella parte del dispositivo, proponiamo le seguenti riformulazioni. Al primo capoverso, dopo le parole «Ad esercitare» sostituire le parole «nelle forme ritenute opportune un'azione di sensibilizzazione diplomatica» al posto delle parole «una chiara e dichiarata forma di pressione diplomatica ed economica». Poi rimane uguale, «verso quei Paesi che non garantiscono o non tutelano il diritto alla libertà religiosa, in particolare», quindi sopprimere «dei cristiani» e aggiungere «delle», sopprimere «altre» e poi continuare con «minoranze perseguitate» e aggiungere «o dove essa risulti minacciata o compressa, per legge o per prassi,», continuare «sia direttamente dalle autorità di Governo sia attraverso un tacito assenso e l'impunità degli autori di violenze,» e sopprimere la fine del periodo da «arrivando» fino a «commerciali».
  Nel secondo capoverso del dispositivo, sostituire l'intero capoverso da «a stabilire» fino a «religione o credo», con la seguente riformulazione: «ad adoperarsi affinché nella negoziazione di accordi internazionali le parti coinvolte, ove pertinenti, si impegnino a garantire il rispetto dei diritti umani e delle libertà fondamentali» e, infine, sopprimere il terzo capoverso.

(Dichiarazioni di voto)

  PRESIDENTE. Essendo stato ritirato l'emendamento aggiuntivo Dadone n. 1-00423/1, passiamo alle dichiarazioni di voto sulle mozioni.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Cirielli. Ne ha facoltà. Onorevole Cirielli, può dirci anche se accetta la riformulazione della mozione Rampelli n. 1-00519 ?

  EDMONDO CIRIELLI. No, signor Presidente, non accettiamo la riformulazione perché proprio dalle dichiarazioni, per quanto ci riguarda incomprensibili, del sottosegretario, comprendiamo perché in tutto il mondo in maniera esponenziale sta aumentando la discriminazione e la persecuzione dei cristiani. Infatti, se in quei Paesi come l'Italia che dovrebbero essere in prima linea a difendere le persecuzioni che i cristiani stanno subendo in tutto il mondo, per omertà vengono taciuti i fatti gravi che accadono in Somalia, che accadono in Nord Corea e anche noi siamo invitati a tacere, ciò è la dimostrazione dei motivi per i quali poi le cose vanno male.
  Ma incominciamo per ordine. Ovviamente il nostro partito, Fratelli d'Italia, per principio, in quanto profondamente liberale in tema di libertà individuali, ritiene che la persecuzione di qualunque religione e aggiungo di qualunque idea o ideologia sia sempre un fatto da aborrire e da contrastare con tutta la forza culturale, economica, sociale che possiamo mettere in campo. Ma è evidente che, in quanto Paese culla del cristianesimo ma anche come Paese permeato da una profonda identità cristiana, abbiamo un compito aggiuntivo per difendere la nostra madre religione ed, invece, non lo facciamo affatto. Invito il sottosegretario ad immaginare, se in Italia ci fosse una persecuzione contro gli islamici, che cosa, non tanto l'Iran o il Pakistan, quanto i nostri alleati dell'Arabia Saudita e della Turchia farebbero contro l'Italia. È chiaro dunque che noi abbiamo un'altra visione dei rapporti tra le comunità internazionali e certamente non faremmo quello che farebbe l'Arabia Saudita e la Turchia ma ritengo che non vi sia nulla di male nel mettere in campo tutte le azioni diplomatiche e condizionare i nostri accordi economici, commerciali internazionali bilaterali con altri Paesi al rispetto di tutte le libertà religiose, a cominciare da quella dei cristiani. Ma la verità è che ormai siamo di fronte a una situazione in cui persino la Chiesa si preoccupa e si vergogna di tutelare i cristiani, se non magari con canali clandestini e diplomatici.
  L'indimenticato Papa Benedetto XVI ha gridato in maniera forte contro questa Pag. 7persecuzione e si è battuto anche contro l'omertà cioè contro il silenzio della comunità internazionale rispetto a questa persecuzione che sta assumendo proporzioni bibliche non soltanto in Paesi islamici tradizionalmente fondamentalisti come il Pakistan o come l'Iran ma in Paesi dove noi abbiamo solidi rapporti e penso ovviamente all'Arabia Saudita, alla Turchia e persino in tutti quei Paesi dove prima c'erano Governi, sebbene autoritari, laici. Penso all'Iraq, alla Siria dove improvvidi interventi militari alla fine non hanno portato nulla a beneficio di quei popoli, ne hanno invece distrutto la laicità, hanno fatto aumentare la persecuzione, hanno cancellato alla fine anche ogni forma e speranza di progresso economico e non hanno migliorato la situazione della democrazia.
  Probabilmente hanno migliorato gli interessi delle multinazionali. E allora io penso che noi dobbiamo con forza, invece, ribadire e avere il coraggio di batterci innanzitutto contro l'omertà. Nel silenzio più assoluto della comunità internazionale in tutto il mondo, l'Italia non riesce ad affermare, così come gli altri Paesi occidentali, il rispetto della libertà religiosa dei cristiani. E il cristianesimo fa paura – non è un caso che fa paura soprattutto in Corea del Nord – perché col suo messaggio di amore, di civiltà e di tolleranza contrasta e mette in difficoltà quei regimi autoritari con i quali, purtroppo, l'Italia fa affari in maniera spregiudicata e cinica.
  E oggi le parole del sottosegretario, che ci invita a «cassare» le persecuzioni nella Corea del Nord, in Somalia, in Arabia Saudita, in Pakistan, sono la conferma di quanto le lobby internazionali e i poteri finanziari riescano a influenzare i Governi che si dichiarano democratici, liberi e che si battono per la tolleranza di tutti e per i diritti di tutti, tranne di quelli che veramente soffrono. E allora, caro sottosegretario, noi invece chiediamo con chiarezza a questo Governo di assumere tutte le iniziative in sede internazionale per bloccare la persecuzione innanzitutto a quelli che la subiscono di più, quindi ai cristiani, e fare non quello che si può fare, ma pressioni diplomatiche, economiche, che devono arrivare anche a interrompere le relazioni diplomatiche e commerciali con quei Paesi canaglia e terroristi che perseguitano le libertà religiose, a cominciare da quella che deriva soprattutto dalla nostra culla di civiltà.
  Ogni volta che facciamo un accordo internazionale, dobbiamo mettere a garanzia proprio che ci sia la possibilità di professare liberamente non soltanto qualunque religione, ma, ovviamente, la religione cristiana innanzitutto. E dobbiamo fare ogni iniziativa utile per tutelare le minoranze cristiane nel mondo, anche attraverso accordi bilaterali specifici e da questo desumere il grado di affidabilità democratica dei Paesi. Certamente non vogliamo fare un'offensiva di cristianizzazione o una nuova crociata, ma neanche subirla, sottosegretario, perché difendere la libertà di chi va in galera solo perché ha la Bibbia, come avviene in Corea del Nord – e lei non ce lo vuol far scrivere, forse perché si offendono i suoi amici nord coreani –, a noi non ci sta bene !
  Facciamo le persone serie: difendiamo i diritti contenuti nella nostra Costituzione, difendiamo i diritti, come facciamo a parole, nell'ONU e battiamoci contro l'omertà. Questa è la democrazia ed è questo che mi aspettavo di sentire da lei e dal Governo Renzi !

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Binetti. Ne ha facoltà.

  PAOLA BINETTI. Signor Presidente, signor sottosegretario, colleghi, abbiamo discusso già ieri questa mozione, trovando una singolare convergenza con colleghi di tanti gruppi e con sensibilità apparentemente diverse, ma in realtà con sensibilità che convergono tutte quante verso la difesa di quello che costituisce uno dei principali diritti dell'uomo.
  Io penso che, davanti a questo tema e davanti alla responsabilità che pone ad ognuno di noi, sia che ci consideriamo come un Paese che accoglie persone che vengono da fuori e, quindi, persone che Pag. 8portano le loro istanze religiose in un contesto e in una cultura diversa, come è la nostra cultura e come sono le nostre profonde radici cristiane, sia per quello che sono le persone che vivono in contesti diversi dal nostro, dove, per esempio, le stesse persone che qui possono avere una visione cristiana della vita, forte e intensa, trovano invece delle condizioni di resistenza, trovano delle condizioni di opposizione, ma anche per qualunque altro credente, per qualunque persona che, in qualche modo, nella propria vita, scopre che il principale dei diritti umani è il diritto alla propria fede, il diritto ai propri valori, il diritto alle proprie convinzioni religiose.
  Questo perché il senso della vita noi non lo troviamo nella vita stessa che stiamo vivendo, ma abbiamo bisogno di darle un respiro che vada oltre. E ognuno di noi lo cerca, lo cerca davvero in questo rapporto con Dio, in questo rapporto con la trascendenza, che chiama in qualche modo, può chiamare anche in modi diversi, ma che, in un certo senso, è la dimensione più profonda. Non esiste un'antropologia umana che non sia contestualmente un'antropologia che si legge, si declina e acquista il suo pieno senso nella trascendenza.
  Noi sappiamo che, come per molti altri diritti fondamentali, per noi, in Italia, la libertà religiosa si collega strettamente con il principio di non discriminazione, che è il principio sancito dalla nostra Costituzione, all'articolo 3. Per garantire un godimento effettivo del principio di uguaglianza lo Stato ha il compito di adottare le pertinenti misure per favorire l'esercizio della libertà religiosa. Sappiamo che anche in Italia, a volte, può diventare difficile l'esercizio della libertà religiosa, non solo per i non cristiani e per i non credenti, ma, a volte, anche per noi stessi: basti pensare alle polemiche che ogni tanto si scatenano davanti al grande tema dei simboli religiosi, che sono il modo con cui la nostra fede si materializza, si esprime e si comunica agli altri.
  Sappiamo che in Italia la libertà religiosa è garantita dalla legge fondamentale dello Stato – la Costituzione –, sulla quale poggia l'intera normativa vigente in materia di salvaguardia dei diritti in essa contenuti e ad essa si ispira lo Stato quando regola i propri rapporti con le diverse confessioni religiose presenti sul territorio italiano. Gli articoli della Costituzione – ieri facevamo riferimento a questi passaggi – che si occupano direttamente della libertà religiosa sono molti, sono addirittura sette: l'articolo 3, l'articolo 7, l'articolo 8, l'articolo 19, l'articolo 20, ancora oltre l'articolo 19, eccetera.
  Inoltre, mi preme sottolineare questo punto: la Corte costituzionale, chiamata ripetutamente ad esprimersi su questo tema a partire dagli anni Settanta, ha interpretato la libertà religiosa nella sua più ampia accezione, facendo chiarezza laddove l'ordinamento giuridico aveva lasciato delle ombre, partendo come sempre accade in questi casi da situazioni contingenti che coinvolgevano, di volta in volta, uno degli aspetti della libertà religiosa. Le sentenze nelle quali sono contenute le valutazioni della Corte riguardano, infatti, i casi di obiezione di coscienza all'obbligo, per esempio, del servizio militare, le formule di giuramento per la testimonianza nel corso dei processi, il vilipendio, il matrimonio, la costruzione degli edifici di culto, la libertà di culto e, non poche volte, riguardano anche l'esercizio specifico della professione medica, laddove molte volte l'affermazione della propria coscienza è un'affermazione chiara, netta e forte di principi e di valori che, oltre alla loro intrinseca razionalità, esprimono davvero la dimensione di una religiosità profonda, convinta e motivata.
  Non a caso, per la Chiesa la libertà religiosa è al centro del suo magistero e costituisce la linfa vitale di molte encicliche papali della seconda metà del secolo scorso, dopo la drammatica esperienza della Seconda guerra mondiale e della feroce repressione proprio del diritto di libertà religiosa; non a caso, la Shoah è qualcosa che tocca ognuno di noi, perché ognuno di noi chiede, chiederà sempre il diritto a professare la propria fede in libertà e nel rispetto degli altri, a cominciare, Pag. 9di fatto, lo sappiamo bene, da questa esperienza drammatica, che è l'esperienza che ha toccato il popolo ebreo.
  Ma recentissimamente – e mi riferisco al maggio 2014 – Papa Francesco, rientrando dal suo viaggio in Terra Santa, ha detto: «La libertà religiosa è qualcosa che non tutti i Paesi hanno. Alcuni esercitano un controllo, altri prendono misure che finiscono in una vera e propria persecuzione. Ci sono martiri oggi, martiri cristiani, cattolici e non cattolici. In alcuni posti non puoi portare un crocifisso, avere una Bibbia, o insegnare il catechismo ai bambini. E io credo che in questo tempo ci siano più martiri che nei primi tempi della Chiesa». Ha definito, sempre Papa Francesco, la libertà religiosa come una via indispensabile per la pace ed ha denunciato coraggiosamente la grave mancanza di libertà religiosa di cui soffrono gli uomini e, in particolare, proprio i cristiani in molti Paesi del Vicino Oriente: ancora una volta, vittime innocenti di una persecuzione che, in modi e luoghi diversi, li costringe ad una sempre più massiccia diaspora dalle terre in cui vivono.
  Gli attentati alle chiese cristiane si sono intensificati negli ultimi tempi e dimostrano, chiaramente, come l'obiettivo degli integralisti sia una vera e propria pulizia etnica dei cristiani del Medio Oriente, ovvero un'espulsione dalle terre mediorientali delle comunità cristiane che da oltre duemila anni le abitano.
  Oggi, circa il 74 per cento della popolazione mondiale è soggetta a più o meno gravi violazioni e limitazioni, che si traducono, spesso, in vere e proprie persecuzioni religiose. Recenti studi dimostrano che circa i tre quarti dei casi di persecuzione religiosa nel mondo riguardano i cristiani. Sono almeno 500 milioni i cristiani che vivono in Paesi in cui subiscono persecuzioni, mentre altri 208 milioni vivono in Paesi in cui sono discriminati a causa del proprio credo. Il numero dei cristiani uccisi ogni anno in ragione della propria fede è enorme, le stime variano da centomila, anche, a volte, a poche migliaia, ma sono dati molto spesso sottaciuti. Non è tuttavia rilevante sapere quanti siano, perché anche uno solo è comunque e sempre troppo.
  Ieri, abbiamo ripercorso molti Paesi, molti luoghi, attraverso le comunicazioni anche di tanti colleghi, in cui, proprio, è stata descritta, è stata tracciata una radiografia molto precisa, molto puntuale di questa sofferenza. Da una ricerca condotta nell'ottobre del 2012, è risultato che su 1.200 cristiani uccisi in odio alla fede durante l'anno, ben 791 avevano trovato la morte in Nigeria e conosciamo tutti l'impatto drammatico di quello che Boko Haram riesce a realizzare di domenica in domenica nei confronti dei cristiani.
  Ma quello che a me colpisce – e mi avvio ad accettare ed a commentare un attimo quelle che sono le riformulazioni che il Governo ha fatto alla nostra mozione – è il silenzio dell'occidente. In questo crescente clima di odio e di intolleranza, colpisce il silenzio delle organizzazioni internazionali, a cominciare dall'Organizzazione delle Nazioni Unite, e la flebile risposta dell'Unione europea. Voglio arrivare, quindi, a dire che mentre da un lato accettiamo le riformulazioni che il Governo ci propone, e le accettiamo con convinzione, voglio però anche dire che tutte queste riformulazioni hanno una sottile linea, che è importante mettere in evidenza in quest'Aula: sono tutte riformulazioni che partono dall'affermazione contundente con cui noi avevamo scritto questa mozione, sottoscritta dai colleghi di tutti gruppi, e ce la ripropongono in una forma, potremmo dire, politicamente più corretta, in una formula più sfumata, in una formula che tiene conto delle sensibilità di altri Paesi. Valga per tutto, per esempio, l'espressione «cristianofobia» che è un'espressione che, in qualche modo, riesce a far venire l'orticaria in altre culture e in altre strutture.
  Noi le accettiamo, con questa condizione, che questo non significhi, però, abbassare la guardia, che questo non significhi ridurre l'intensità di queste proposte, che questo non significhi diminuire l'energia profonda con cui noi siamo convinti che la nostra società o riparte dalla Pag. 10libertà di religione o non ripartirà (Applausi dei deputati del gruppo Per l'Italia).

  PRESIDENTE. Con l'accettazione da parte dell'onorevole Binetti della riformulazione, ovviamente, si consolida e si conferma il ritiro dell'emendamento degli onorevoli Dadone e Cozzolino di cui avevamo dato, prima, conto.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Guidesi. Ne ha facoltà.

  GUIDO GUIDESI. Presidente, noi non accetteremo le riformulazioni proposte dal Governo e magari tenterò di spiegarne i motivi, perché noi abbiamo deciso e proposto di portare questo dibattito all'interno dell'Aula parlamentare attraverso la nostra mozione innanzitutto per un motivo, per far finire quel silenzio assordante che, da troppo tempo, aleggia e c’è rispetto alla questione. Noi viviamo una situazione – tutti i testi delle mozioni, prima delle vostre riformulazioni, lo scrivono – dove professare la fede cristiana e il cristianesimo, in alcuni Paesi, e sottolineiamo in alcuni Paesi dove vigono il diritto e la legge islamica, comporta il rischio della vita.
  L'onorevole Binetti ha citato alcuni numeri, noi potremmo citarne tantissimi altri. Abbiamo citato alcuni esempi perché in quest'Aula, nell'ultimo anno, ci siamo trovati ad affrontare questioni che riguardavano il femminicidio, questioni che riguardavano l'omofobia, e oggi la Lega porta in quest'Aula la questione che riguarda la cristianofobia, parola che voi avete chiesto di cancellare dai testi delle mozioni ma che noi, invece, vogliamo mantenere, perché di questo si tratta. Tra il 2011 e il 2012 si contano circa 2 mila assassinii di cristiani nel mondo, 2 mila persone ammazzate solo ed esclusivamente perché cristiane, e circa 300 arresti. C’è un rapporto nell'Unione europea, del gruppo di lavoro del Parlamento europeo, che cita 25 Paesi come di gravosa preoccupazione rispetto alla libertà religiosa, e di questi 25 Paesi in 15 viene violata la libertà religiosa, con pene allucinanti. Noi abbiamo citato alcuni casi, lo dico anche a chi in quest'Aula si è trovato ad affrontare ed a sostenere, anche in maniera vigorosa, le tesi sul femminicidio. Di cosa stiamo parlando quando una donna sposa un cristiano e viene sentenziata una condanna a morte solo per quel motivo ? Questo non è femminicidio (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie) ? Di cosa stiamo parlando ?
  Voi ci chiedete di togliere dalla nostra mozione questi esempi, voi ci chiedete di togliere dalla nostra mozione altre situazioni ma, lo dico al Governo, noi pensiamo che questo silenzio assordante debba assolutamente finire. Noi crediamo che un Paese come questo, che vive e che si basa su valori identitari di cultura comunque cattolica, debba prendere una posizione chiara e forte. Lo dico anche a chi ha accettato alcune riformulazioni proposte dal Governo: non è con una giornata mondiale sulla libertà religiosa che risolviamo il problema, non prendiamoci in giro da questo punto di vista ! Noi al Governo chiediamo un impegno forte e concreto, al Governo chiediamo di utilizzare la diplomazia affinché si riesca a tutelare la libertà religiosa in questi Paesi, nei Paesi con il diritto islamico. A voi chiediamo di tutelare la libertà religiosa, e se non ci riuscite, allora vi chiediamo di attuare tutte quelle politiche di blocco anche dei rapporti diplomatici ed istituzionali con questi Paesi, perché non si può più far finta di niente. Non è più possibile far finta di niente ! Ve lo chiediamo perché voi tante volte, qui dentro, vi siete professati come i tutori dei diritti e della libertà religiosa, tutori dei diritti e della libertà religiosa all'interno di questo Stato, ma ve ne fregate altamente dei diritti e della libertà religiosa e di quello che succede negli altri Paesi, e questa cosa è inaccettabile (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie).
  Noi, proprio per questo motivo, non accettiamo le vostre riformulazioni, perché sono proposte al ribasso. Lo dico chiaramente: noi non ci vergogniamo di quello che ci hanno consegnato i nostri nonni; noi difenderemo quei valori fino alla fine e lo faremo con franchezza e con totale chiarezza. E chiediamo a voi un po’ di Pag. 11coraggio, chiediamo a voi di farlo insieme a noi, perché queste situazioni sono intollerabili. Non è più possibile accettare che in questo Paese sia permesso, a coloro i quali ammazzano la nostra gente dalle altre parti, tutto quanto è possibile fare. In questo Paese non vige più nessuna regola per loro e loro stessi ammazzano le nostre persone nei loro Paesi. Noi diciamo basta a questa situazione (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie) !

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Arturo Scotto. Ne ha facoltà.

  ARTURO SCOTTO. Presidente, io vorrei sottolineare innanzitutto un punto, dentro una discussione molto appassionata e interessante: noi qui non siamo – lo dico con pacatezza al collega Cirielli – solo a discutere della libertà di una religione.
  Siamo a discutere invece del diritto fondamentale, che dev'essere garantito e che è insindacabile per ciascuna e ciascuno in ogni angolo del globo, di avere la possibilità di celebrare il proprio culto, di poter evitare di essere perseguitato, di poter evitare di essere esiliato. Non ci sfugge, ascoltando la collega Binetti, il grido d'allarme che anche Papa Bergoglio ha lanciato qualche mese fa, dicendo: oggi i cristiani sono più perseguitati di prima. E non ci sfugge cosa sta accadendo in alcune aree del Medio Oriente, e non ci sfugge cosa accade in Pakistan, e non ci sfugge cosa accade in Africa.
  Ma non deve neanche sfuggirci – lo dico per rispetto innanzitutto nei confronti della nostra storia – cosa sta accadendo nella vecchia Europa. Nella vecchia Europa avanzano vecchi pregiudizi e vecchi rancori, che ci parlano della crescita di una malattia diffusa, che è quella dell'intolleranza nei confronti di ciascun popolo che esercita liberamente la propria religione. La vecchia Europa, quella che ieri vede inaugurato il proprio Parlamento europeo, il nuovo Parlamento europeo, e vede addirittura manifestazioni di carattere folkloristico da parte di qualche ex collega, che va in giro per i corridoi del Parlamento di Bruxelles con il burqa, per denunciare i rischi dell'Islam. Non siamo stati noi quelli che nel corso degli ultimi anni sono andati fuori dalle moschee, chiedendo che venissero chiuse o addirittura lanciando dell'urina per poter sconsacrare quei luoghi. Abbiamo vissuto invece nel corso degli ultimi anni la crescita di forme di islamofobia che hanno caratterizzato la narrazione di un pezzo della politica italiana !

  NICOLA MOLTENI. Sono loro che non hanno sottoscritto le intese !

  ARTURO SCOTTO. E non siamo noi che abbiamo scelto di girarci indietro, quando è suonato, all'inaugurazione del primo giorno del Parlamento europeo, l'Inno alla gioia. Guardate, lì è un'offesa nei confronti di un tentativo fondamentale, che è stato quello di costruire un'Europa unita e in pace, che garantisse la libertà per ciascun cittadino di poter esercitare il proprio culto. Il rischio che torni nella vecchia Europa il peggio del nazionalismo, dello sciovinismo e della cultura della paura è molto forte.
  È la vecchia Europa, quella che vede nel corso delle ultime settimane, il 24 maggio scorso, alla vigilia delle elezioni europee, un episodio drammatico, un attentato alla sinagoga di Bruxelles, con quattro morti: ci parla di un ritorno anche dell'antisemitismo nel vecchio cuore dell'Europa. E ci parla quindi di un'Europa che si rinchiude anziché aprirsi, di un'Europa che sceglie il recinto, che sceglie la società della paura come paradigma fondamentale, del potere che si trasforma in senso comune diffuso. E allora dobbiamo guardarci dentro, e dobbiamo provare a lanciare questo allarme in maniera unitaria e costruire invece il rispetto massimo di quello che dice la nostra Costituzione, di quello che dicono le convenzioni internazionali rispetto alla libertà di religione.
  Anch'io condivido la preoccupazione verso quello che sta accadendo in Africa: quelle 120 ragazze, «Bring back our girls», parlano a noi. I fondamentalismi combattono innanzitutto la cultura, la scuola e il Pag. 12pensiero critico. E la persecuzione nei confronti di qualsiasi minoranza religiosa e di qualsiasi persona più fragile e indifesa, è una persecuzione verso ciascun cittadino che invece vive nella libertà la propria possibilità di essere cristiano, di essere musulmano e di essere ebreo.
  E contemporaneamente come non vedere l'incendio che c’è nel Medio Oriente e i rischi concreti dell'avanzata di fondamentalismi per responsabilità innanzitutto di chi, come Samuel Huntington, intellettuale neocon, negli anni Novanta, alla vigilia di due guerre sbagliate e drammatiche perché costruite sul principio dell'esportazione della democrazia, teorizzava che addirittura ci fosse uno scontro di civiltà. E quello scontro di civiltà ha prodotto oggi i rischi concreti di destabilizzazione di un'intera area del Medio Oriente e il rischio che ci sia addirittura la nascita di califfati e la frantumazione di Stati nazionali. Guardate, il tema per noi è enorme e non ce la caviamo esclusivamente con le belle parole; ce la caviamo con azioni politiche concrete, con pratiche di inclusione sociale, con istituzioni sovranazionali che si impegnano innanzitutto al rispetto dei diritti e dei principi che non sono negoziabili. E ce la caviamo anche con la cultura, con la scuola, con le politiche attive per evitare che l'Italia, l'Europa, il mondo tornino indietro. Per questo abbiamo deciso di presentare una mozione in tema di libertà religiosa e accettiamo la riformulazione presentata dal Governo, perché pensiamo che bisogna impegnarsi in maniera molto forte per fare pressione diplomatica e politica verso quei Paesi che ancora non consentono la piena espressione della libertà religiosa, affinché facciano cessare ogni forma di discriminazione e di persecuzione. Riteniamo, inoltre, che l'Italia debba assumere un ruolo. Il semestre europeo può essere un'occasione, ma è un'occasione in sé già la vocazione naturale dell'Italia verso il Mediterraneo e verso il Medio Oriente. Centrale è la costruzione nell'Unione europea e con le altre organizzazioni sovranazionali di cui facciamo parte di un percorso di dialogo tra le diverse fedi e di ampliamento del fronte della solidarietà contro chi esorta alla violenza, chi esorta al fanatismo, chi esorta al pregiudizio. Noi siamo una forza che considera la laicità fondamentale. La laicità è la strada necessaria e indispensabile per garantire la libertà religiosa a ciascuna e ciascuno e per questo ci batteremo sempre (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Balduzzi. Ne ha facoltà.

  RENATO BALDUZZI. Signor Presidente, rappresentante del Governo, credo che noi questa mattina non stiamo semplicemente praticando uno strumento importante dell'attività parlamentare, lo strumento ispettivo, lo strumento dell'indirizzo, lo strumento della mozione, ma stiamo anche esercitando gesti di grande solidarietà, gesti di grande attenzione, gesti di grande compartecipazione. Credo che agli occhi e alla mente di tutti noi scorrano le immagini, i racconti di Mosul e della piana di Ninive, di Karakosh, più in generale del Kurdistan iracheno e per non dire della tragedia in corso ad Aleppo, per non parlare dei tre ragazzi israeliani, dei religiosi rapiti da un anno, due anni, come il caso di padre Dall'Oglio e dei vescovi ortodossi di cui non si sa più nulla, e potremmo continuare. È già risuonato stamattina l'elenco lungo di queste grandi tragedie, con dei fantasmi del passato che ritornano, come nel caso del califfato, con un sentimento che rischia di essere, per quanto ci riguarda, un sentimento di impotenza. Allora, qual è la risposta rispetto a questo sentimento di impotenza ? La risposta che stiamo dando è la risposta di uno strumento di una mozione. Apparentemente sembrerebbe una risposta parziale, una risposta quasi derisoria. La mozione spesso nella vita parlamentare è il risultato di un'impotenza, è qualcosa che non si è riusciti a fare attraverso lo strumento principale e allora attraverso altri strumenti – mozioni o ordini del giorno – noi cerchiamo di rimediare.Pag. 13
  In questo caso credo che non sia così e, cioè, che il tenore delle mozioni, di gran parte di esse almeno, esprime una grande consapevolezza e una grande maturazione. Dalla dichiarazione Dignitatis Humanae del Concilio Vaticano II a oggi questo percorso ha permesso di capire a sempre più persone che fede, religione e libertà sono tre angoli dello stesso triangolo e che per questa ragione, dunque, non ha senso neanche in quest'Aula evidentemente – ma non ha senso mai -dividersi sulla libertà religiosa.
  Credo che se questa è la premessa, allora una maturazione di tutta questa consapevolezza passa attraverso, naturalmente, quel volano importante che sono state le norme costituzionali e la giurisprudenza della Corte costituzionale, in particolare alcuni momenti importanti di questa giurisprudenza. Da poco, da un mese e poco più, abbiamo ricordato il venticinquennale di una pronuncia del 1989, la sentenza n. 203 del 1989, cosiddetta «sentenza Casavola», che ha definito il principio di laicità, il principio supremo di laicità come laicità positiva, come attenzione a tutte le forme e le manifestazioni delle istanze della fede e della religione.
  Ecco, quindi, che noi stiamo dentro, signora Presidente, rappresentante del Governo, a questa maturazione e io credo che non sia usuale, questa mattina, che il Governo prenda così sul serio i contenuti delle nostre mozioni e da questo punto di vista invito i colleghi, che hanno avanzato perplessità circa l'atteggiamento del Governo, a fare un supplemento di attenzione. Il Governo ha riletto, considerato, preso sul serio le premesse e i dispositivi con un'attenzione, sottosegretario, che io personalmente, e anche a nome del gruppo di Scelta Civica, apprezzo. Certamente questa attenzione e questi impegni, così puntualmente riscontrati, hanno poi bisogno di una concretizzazione operativa: tanto più c’è stata attenzione, tanto più ci sarà bisogno di un'attenzione operativa.
  Queste, colleghi, non sono raccomandazioni. Il sottosegretario non ci ha detto quello che spesso è il modo con cui si esce da una situazione difficile (lo sappiamo, insomma, e chi ha avuto esperienza di Governo lo sa meglio di altri): «Li accolgo questi impegni, sì, ma come raccomandazioni», nel senso di dire: «Va bene, insomma, farò quello che posso». No, non c’è stato detto questo ! Ci è stato chiesto di precisare alcuni punti importanti delle nostre mozioni, di limare, di rettificare, qualche volta anche in modo che può sembrare a noi persino eccessivo, ma il problema è che tutto questo non è sfociato in una richiesta di raccomandazione, ma in un impegno. E io credo che questo vada riscontrato proprio perché evidentemente se non sono raccomandazioni, ma sono vincoli giuridici e politici, allora la loro concretizzazione chiede naturalmente al Governo un'attività coerente e impegnativa.
  È per questo che dichiaro, a nome del gruppo di Scelta Civica – e molti dei nostri componenti hanno sottoscritto la mozione Binetti, Patriarca, Fucci, Roccella, Balduzzi ed altri n. 1-00423 (Ulteriore nuova formulazione) – di votare a favore di questo che rappresenta per noi un momento importante, perché sappiamo e siamo fiduciosi che il Governo saprà trarre da questo lavoro comune uno stimolo operativo, uno stimolo operativo che diventa più importante, sottosegretario, perché da ieri è iniziato il semestre di Presidenza dell'Unione europea e, dunque, abbiamo più tavoli sotto i quali fare valere la nostra voce, che non è la voce dell'impotenza, ma è la voce della speranza (Applausi dei deputati del gruppo Scelta Civica per l'Italia).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Alessandro Pagano. Ne ha facoltà.

  ALESSANDRO PAGANO. Signor Presidente, il tema della libertà religiosa quale primo diritto fondamentale dell'uomo è un tema fortemente messo in discussione negli ultimi anni. Il motivo per cui è sempre Pag. 14stata considerata la libertà per eccellenza da tutelare è legato al fatto che la libertà dell'uomo parte dall'intimo, dal rapporto che egli ha con l’«invisibile» che poi si trasforma in visibile.
  Per cui tutelare questo aspetto, che è intimo, ma che è anche esteriore, visto che ha anche una refluenza di ordine morale, culturale e sociale, è necessario ed indispensabile. Faccio questa premessa per far comprendere in maniera chiara che, se quest'epoca si sta caratterizzando per una distruzione, per una forma continua di calpestio nei confronti della libertà religiosa, quest'epoca evidentemente è un'epoca che si sta avvicinando alla barbarie. È un'epoca che ha smarrito completamente la rotta del vivere civile, così tutti dicono, perché ormai tutto passa attraverso forme di distruzione dell'elemento più importante dell'uomo stesso. E allora si comprenderà che, se viene meno la libertà religiosa, a cascata verrà meno tutto il resto, a cascata verrà meno tutto quello che evidentemente caratterizza la dignità di ogni persona. Ecco perché nel mondo tanti fatti che stanno minando la libertà religiosa hanno raggiunto livelli ormai inverosimili. La libertà religiosa, quindi, va tutelata a prescindere, ma negli ultimi tempi voci autorevolissime stanno confermando tutto ciò.
  Papa Francesco, che ormai è riconosciuto da tutti come la massima autorità morale a livello mondiale, ha sottolineato, proprio nell'incontro con il Presidente Obama di qualche mese fa, l'importanza della libertà religiosa quale valore essenziale al conseguimento della pace nel mondo. Papa Francesco ha denunciato coraggiosamente questa mancanza di libertà religiosa di cui soffre l'umanità intera, e in particolare – e qui dobbiamo bandire ogni forma di ipocrisia – verso i cristiani. È evidente, infatti, che i cristiani sono in questo momento perseguitati, ma i numeri delle persecuzioni sono incredibili. Siamo ad un livello ben superiore rispetto a quello che è accaduto in epoche remote della storia, al tempo degli antichi Romani. È dimostrato che 160 mila persone vengono uccise ogni anno in ragione della loro fede cristiana, una cifra spaventosa che dovrebbe fare indignare chiunque e qualunque persona e che invece è ormai considerata alla stregua di un mero fatto di cronaca. Nessuno si indigna più, nessuno ne parla più e addirittura abbiamo sentito in quest'Aula interventi che quasi quasi sono stati a favore di altri contesti religiosi, che noi ovviamente rispettiamo, ma che non possono essere messi in parallelo rispetto a chi, i cristiani appunto, è perseguitato in maniera così mostruosa come ho appena ricordato. Si parla ormai di vera e propria pulizia etnica in Medio Oriente, in Africa e in Asia e il silenzio dell'Occidente, il silenzio dell'ONU, è non più imbarazzante, è preoccupante. Perché noi dobbiamo entrare nella logica, con questi numeri che fanno veramente venire i brividi, di provare a immaginare che cosa potrebbe accadere un giorno a casa nostra. Sì, a casa nostra, perché è chiaro che c’è anche in Europa una forma crescente di intolleranza. Lo specifico osservatorio non governativo con sede in Austria, seguito anche dall'ONU, dice in maniera molto chiara che ormai il 74 per cento degli interpellati nel Regno Unito afferma che c’è una discriminazione negativa dei cristiani, l'84 per cento del vandalismo in Francia ormai – attenzione a questo dato – è diretto verso luoghi di culto e in Scozia il 95 per cento delle violenze a sfondo religioso ha come obiettivo i cristiani. Se a tutto questo si aggiunge che assistiamo ormai quotidianamente a pubblicità esplicitamente a favore dell'ateismo militante, mentre nessuno invece osa difendere qualsiasi forma culturale di cristianità, è evidente che siamo di fronte all'anticamera della prossima persecuzione, che sarà qui in Europa. Ed ecco perché è indispensabile che queste cose vengano dette. Dobbiamo scandalizzarci, dobbiamo preoccuparci e dobbiamo lottare perché questo non accada nel resto del mondo, ma nello stesso tempo, se abbiamo un minimo di sensibilità, dobbiamo capire che tutto questo ovviamente è dietro le porte anche di casa nostra. E Pag. 15tutto questo, lo voglio ribadire, per far sì che questo Governo prenda delle misure e delle decisioni forti, signor sottosegretario, perché, sa, alla fine se l'onorevole Binetti, che è la prima firmataria dell'ottima mozione su cui oggi stiamo tutti intervenendo e che abbiamo fortemente condiviso, ha detto sì alla riformulazione, è chiaro che anche il Nuovo Centrodestra non mancherà di dire sì.
  Però, edulcorare e indorare le pillole non serve a nulla, perché è chiaro che siamo di fronte ad un clima straordinariamente e storicamente difficile e lei deve provare a immaginare, signor sottosegretario, che cosa significa per centinaia di migliaia di persone essere costrette a immigrare in massa, abbandonando le loro case per paura di essere uccise. Noi dobbiamo pensare a questi fenomeni, perché spesso li guardiamo da un punto di vista teorico.
  L'esperienza ci dice che l'eccesso di diplomazia e l'assenza di fermezza producono l'effetto che abbiamo visto. Quello, cioè, che oggi stiamo verificando, che stiamo testando, che stiamo monitorando, ormai da anni, perché queste statistiche dei 160 mila morti all'anno sono ormai monitorate dall'anno 2000, quindi il dato è impressionante, è la conferma che questa politica del «volemose bene», di essere diplomatici all'eccesso, non produce effetti positivi.
  Ecco perché ritengo che, era necessario un cambio di strategia, visto che qui c'era un Parlamento che attorno a questa mozione si stava ritrovando in maniera compiuta e completa. Voglio aggiungere un particolare: ho fatto una ricerca riferita alla passata legislatura, dove, ovviamente, c'ero anche io. Stiamo parlando di una mozione della Camera del 10 novembre 2008: non è successo nulla; naturalmente, era stata votata all'unanimità, con il parere favorevole del Governo. Mozione n. 1-00052 dei deputati Bertolini e Cicchitto: non è successo nulla. Mozione del 4 dicembre 2008, votata all'unanimità: non è successo nulla. Mozione al Senato del 9 dicembre 2009 sulle violenze in Africa e così via: nulla.
  Ma, insomma, stiamo scherzando ? È una vita che qui ci sono mozioni, che, ormai, assumono il valore dell'inutilità. Per cui, era indispensabile un cambio di rotta, era necessario un cambio di marcia. Ecco perché oggi chiedevamo impegni forti. Occorrono strumenti di maggiore pressione, sia a livello bilaterale che multilaterale: noi, questo, lo chiediamo con forza. A questo punto, lo facciamo in maniera «diplomatica» ? Bene, ma che almeno vi siano risultati concreti che siano oggetto anche di rendiconto statistico e parlamentare.
  Occorre un'azione politica coordinata e concertata con la Santa Sede, ma non perché siamo filopapalini – chi dice questo è veramente fuori dal mondo –, ma perché la Santa Sede si occupa di questo «H24» per 365 giorni all'anno. È la loro mission, e quindi è uno Stato che, da questo punto di vista, è un benchmark per chi, evidentemente, su questi argomenti è sensibile.
  Occorre richiedere nelle sedi internazionali anche l'uso della forza, nel senso che le aree di «cuscinetto» non devono essere un'invenzione astratta, così come anche le regole di ingaggio.
  Se qualcuno attacca perché vuole uccidere, ci deve essere una forza di pace, caschi blu ad esempio, pronti ad intervenire per difendere chi viene sottoposto a violenze e massacri. E, nonostante la recrudescenza e l'intensificarsi delle violenze, ammettiamo, però, che questa è la prima volta in cui le Camere affrontano un atto di indirizzo oggettivamente diverso rispetto al passato. Ecco perché siamo convinti che, tutto sommato, il gioco vale la candela.

  PRESIDENTE. Deputato, concluda.

  ALESSANDRO PAGANO. Concludo velocemente con alcuni passaggi che, a questo punto, mi limiterò ad enunciare quasi a livello di titolo. E precisamente, nonostante le persecuzioni, il numero dei cristiani nel mondo è in aumento, è in aumento di quasi mezzo punto percentuale, il che significa che sul sangue dei Pag. 16martiri possono nascere e vivificarsi «effetti» positivi, ma a dimostrazione anche che i cristiani sono portatori non soltanto di una fede, ma anche di una cultura, che diventa anche capacità di trasformazione di popoli, come è stato dimostrato ampiamente, al contrario di altre religioni, che, invece, della violenza fanno un vero e proprio motivo di vanto e che sono diplomatiche solo nelle situazioni in cui sono deboli. Nel momento stesso in cui sono deboli, accettano qualsiasi...

  PRESIDENTE. Deputato, deve concludere.

  ALESSANDRO PAGANO. ...forma di dialogo – concludo, Presidente –, poi, nel momento in cui diventano forti, le stesse religioni diventano intolleranti. Questo, è evidente, non è più accettabile, e concludo veramente, dicendo che i cristiani e la Chiesa, dove sono nelle condizioni di poter incidere, in Asia e Africa, sono coloro che, unici, difendono i diritti delle donne e degli omosessuali. È una riflessione che lascio a quest'Aula (Applausi dei deputati del gruppo Nuovo Centrodestra).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Palese. Ne ha facoltà.

  ROCCO PALESE. Signor Presidente, intervengo per annunziare il voto favorevole su tutte le mozioni che sono state presentate. Il problema è noto, noi riteniamo che ci sono diversi profili, diverse sensibilità, diverse sfaccettature, si tratta di dare un valore simbolico, perché da un punto di vista pratico non mi sembra che le mozioni possano provocare ciò che è nel mondo. Noi riteniamo che sia un problema che dal punto di vista del messaggio vada assolutamente respinto e che tutte le violenze che ci sono nei confronti dei cristiani, chiaramente, sono delle intolleranze che vanno assolutamente combattute e respinte.
  Per questo motivo, noi riteniamo che la strada maestra sia quella di individuare tutte le parti positive che ci sono nelle varie mozioni presentate e votarle.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Di Battista. Ne ha facoltà.

  ALESSANDRO DI BATTISTA. Signor Presidente, ovviamente il MoVimento 5 Stelle è favorevole a qualsiasi proposta per far sì che la libertà religiosa venga garantita in ogni angolo della terra, anche in Italia; d'altro canto ne parla l'articolo 8 della Costituzione. Però non possiamo non notare due cose, e mi rivolgo attraverso di lei, Presidente, a tutti i miei colleghi: vi invito e mi invito un po’ a guardarci dentro e a dire con chiarezza, e con onestà intellettuale – sono sicuro che il sottosegretario Giro che è persona onesta intellettualmente sia d'accordo con me – che questi strumenti non servono francamente a nulla.
  È avvilente che il Parlamento della Repubblica italiana, in un momento di crisi drammatica dal punto di vista lavorativo, sociale ed economico del nostro Paese, passi ore e ore a ratificare e a discutere delle mozioni che davvero non servono a nulla (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Abbiamo appena ricevuto i dati dal Servizio per il controllo parlamentare: in questa legislatura sono state approvate 151 mozioni e l'avviso di attuazione da parte del Governo (le mozioni sono uno strumento di indirizzo), che appunto riguarda le mozioni che sono state trasformate, più o meno, in atti vincolanti, in atti legislativi, parla di 15 mozioni su 151, meno del 10 per cento.
  Credo che dovremmo guardarci un po’ dentro e riflettere anche su quello che è forse il vizio oscuro di questo Palazzo, Presidente, che riguarda tutti noi; e non è un'accusa a nessuno in particolare, credetemi, a nessuno in particolare, ma è un'accusa a questo sistema parlamentare, a come funziona, forse all'abuso della decretazione d'urgenza, ma probabilmente al distacco dalla realtà dovuto ad una autoreferenzialità di questo Palazzo rispetto alla quale, più o meno, si è tutti vittime. Lì fuori c’è un corridoio che si chiama Transatlantico, io non ho mai ascoltato in questo anno e mezzo di legislatura, Presidente, Pag. 17quando assistevo a capannelli di deputati, parlare di problemi dei cittadini. Si entra qua parlando dei problemi dei cittadini e si finisce per parlare dei problemi dei partiti. Mai si è sentito dire: torniamo dall'Afghanistan, perché l'Afghanistan ci costa 2,6 milioni di euro al giorno; ma no, come prima manovra dobbiamo abolire l'IRAP; ma no, c’è il reddito di cittadinanza, i cittadini stanno male, non hanno davvero da riempire un piatto, questa è la condizione di tanti italiani. No, si parla di soglie di sbarramento, di premi di maggioranza, di immunità parlamentare, tutte regole atte alla autoconservazione di questo Palazzo e di questo potere (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) !
  Poi, Presidente, dovremmo occuparci, anche rispetto al tema della libertà religiosa, delle cause, non degli effetti. Ci occupiamo sempre ed esclusivamente degli effetti, come sul tema dell'immigrazione. Qui, Presidente, e la rimuoverò immediatamente, ho trovato una foto (Il deputato Di Battista mostra una fotografia) che è sconvolgente: sono delle donne afgane negli anni Settanta, a Kabul, che vanno all'università a studiare medicina; non ci sono burqa, non ci sono veli indecenti per la nostra cultura, non c’è nessuna repressione eccessiva di queste donne. Allora, io sono cristiano, anche praticante, e penso che il Vangelo sia forse uno dei libri, anche per il messaggio di sobrietà, più attuali che si possa leggere anche oggigiorno, ma se un ayatollah domani venisse qui e ci dicesse «voi sbagliate, dovete fare come noi, perché voi rendete merce, rendete prodotto commerciale la donna, perché la esibite in tutte le trasmissioni televisive nuda, con le curve di fuori, quindi dovete fare come noi», che cosa gli risponderemmo ? Fatti gli affari tuoi, questa è la nostra cultura.
  Non si sta minimamente difendendo sharia o leggi islamiche che non ci appartengono culturalmente ed eticamente, per carità. Si sta, però, analizzando il fatto – ed è oggettivo e lo sanno anche i colleghi che hanno viaggiato con me in Egitto – che le ingerenze dell'Occidente hanno prodotto un rifiuto nei confronti di tutto ciò che è occidentale, che riguarda anche la religione cristiano-cattolica (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
  Boko Haram
significa «l'educazione occidentale è peccato» e questi, terroristi per qualcuno, combattenti religiosi per altri, lottano contro tutto ciò che è occidentale, intravedendo nella religione cristiana un'ingerenza, dal loro punto di vista, negativa in fatti interni. Questo è il concetto e, ripeto, io sono cristiano.
  Nel 1990 il Presidente Fini – quindi ex Presidente della Camera dei deputati – viaggiò insieme a Jean-Marie Le Pen, il padre dell'attuale leader del Front National, e andò in Iraq a conoscere Saddam Hussein. La Lega Nord, che tanto si arrabbia rispetto a questa presenza islamica qui in Italia, oggi fa un'alleanza nel Parlamento europeo con la Le Pen. E quando Fini, fondatore del Popolo della Libertà, andò nel 1990 dichiarò che quel Governo di un dittatore...Tra l'altro, aveva già utilizzato quelle armi di distruzione di massa che gli erano state fornite dagli Stati Uniti, perché gli iraniani erano entrati e stavano per conquistare Bassora. Dove le aveva utilizzate Saddam Hussein con il beneplacito degli Stati Uniti ? Contro la popolazione curda. Perché ? Per tutelare un accordo, un «inciucio» – chiamiamolo in questo modo – con i turchi, che temevano lo strapotere e l'avanzata dei curdi, i quali ancora oggi, forse giustamente, rivendicano la creazione di uno Stato per loro, lo Stato appunto del Kurdistan (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
  Ci andarono Fini e Le Pen e parlarono dell'estrema, non democraticità, ma sicurezza di quel Paese. Ed è vero, perché Saddam Hussein fu buttato giù da un'ingerenza militare occidentale, atta esclusivamente a salvaguardare interessi economici. E quando si parla di bambini, ricordiamoci di tutti i bambini. Le bombe intelligenti – dato del Pentagono – hanno causato 166 mila morti, di cui 33 mila bambini. Le bombe intelligenti ! E i bambini iracheni non sono meno bambini dei nostri, Presidente (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Vorrei capire, Pag. 18qualora fossimo noi genitori a dover, con le mani, mani nude, dissotterrare il corpo di un bambino, di un neonato, nostro figlio, se anche noi, purtroppo, non cederemmo all'istinto della violenza e a quello che viene definito terrorismo internazionale.
  Ken Livingstone, sindaco di Londra dal 2000 al 2008, dichiarò: gli attentati terroristici sono una cosa terribile, inaccettabile, ma se la Gran Bretagna avesse dovuto subire cento anni di ingerenze dal mondo musulmano, credo che io sarei un terrorista britannico. Io no, io non credo che sarei un terrorista italiano, perché per me – e la dimostrazione è proprio questa foto, questa foto di donne afgane che vivevano in maniera differente rispetto ad oggi – la violenza provoca sempre delle reazioni violente, ancora maggiori della precedente azione.
  Oggi quel che sta succedendo in Iraq, uno dei Paesi dei quali si è parlato perché si stanno violando i diritti della minoranza cristiana...Che sta succedendo ? Sta succedendo che si è formato un fronte sunnita che vuole creare un nuovo califfato, appunto l'esercito dell'ISIS, e che sta sbaragliando l'esercito iracheno, formato – e ci rendiamo conto oggi come – anche con i soldi dei contribuenti italiani per resistere a qualsiasi attacco del fondamentalismo islamico. E con questo che sta succedendo ? Che scappano, e scappano i cristiani. Scappano dovunque, perché l'avanzata di questo esercito islamico, appunto – li consideriamo sempre terroristi, d'accordo, ci sto –, sta sbaragliando quell'esercito, formato anche con i quattrini dei contribuenti italiani.
  Questo è un dato di fatto, come è un dato di fatto che, quando si è deciso di seguire la Francia e gli Stati Uniti e buttare giù un dittatore come Gheddafi – al quale non certo il MoVimento 5 Stelle baciava le mani, ma il leader di Forza Italia baciava le mani –, si è creato un sistema di estrema insicurezza in quel Paese, non permettendo quel principio, che è un diritto umano, l'autodeterminazione dei popoli, che fa sì che noi dobbiamo pensare che Saddam Hussein, Mubarak il mullah Omar o, appunto, Gheddafi debbono essere, per così dire, scansati via dal potere dittatoriale di un Paese, ma lo devono fare le popolazioni locali.

  PRESIDENTE. Si deve avviare alla conclusione.

  ALESSANDRO DI BATTISTA. Un minuto ? Soltanto, va bene.
  Lo devono fare le popolazioni locali, non certo un Paese straniero.
  Fino a quando ci concentreremo esclusivamente sugli effetti e non sulle cause che producono questi fenomeni, questo Parlamento sarà davvero – come dire ? – castrato e credo che tutti noi ci sentiamo anche frustrati, perché non possiamo esprimere le nostre idee, ragionare su un dibattito pubblico, scontrarci anche dialetticamente, perché non abbiamo nessuno strumento, perché questo strumento che si approva oggi non serve a nulla, come non serve a nulla la mozione sulla povertà, che è stata approvata il 15 gennaio, come non servirebbe a nulla una mozione – che a questo punto possiamo pensare di scrivere – a favore della pace nel mondo o per gli abbracci internazionali (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Presentiamole queste mozioni. Ci servono per andare da alcune lobby, anche religiose, e dire: «Guardate, oggi si è approvata una mozione a favore della libertà religiosa. Come vedete io mi occupo di questo tema» e lo fanno tutti i deputati che magari devono così garantire azioni territoriali.
  Ma a che cosa serve ? A nulla. Io invito tutti quanti a guardarci nelle nostre coscienze, a riprenderci dignità lavorativa, politica e ideologica anche, per chi crede ancora nelle ideologie, e rendere questo Parlamento un luogo decisionale e non un luogo in cui si fa assurda ed indecente propaganda, con strumenti che non servono francamente a nulla (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Giorgis. Ne ha facoltà.

Pag. 19

  ANDREA GIORGIS. Signora Presidente, a dire il vero mi sfugge quale sia poi la conclusione che propone l'onorevole Di Battista, cioè non saprei ben dire qual è il rimedio e l'azione che suggerisce di intraprendere. Spero però che quando – fra poco – discuteremo della modifica del Regolamento della Camera, ci sia almeno la coerente capacità di dare seguito a quell'idea che caratterizza la discussione finora svolta, di fare in modo che quest'Aula si concentri prevalentemente su atti normativi e si riducano i tempi di discussione su ordini del giorno e su un ostruzionismo meramente declamatorio.
  Nel merito, che è importante: adoperarsi per il garantire il pieno ed effettivo esercizio della libertà religiosa e della connessa libertà di coscienza significa adoperarsi per garantire i presupposti della democrazia pluralista e della separazione tra ordine civile ed ordine religioso.
  Con l'affermarsi della libertà religiosa, lo Stato diviene infatti laico e l'obbedienza al potere politico cessa di essere configurata come un dovere di coscienza. Su questo presupposto poggia l'intero edificio costituzionale dei diritti civili, di separazione individualista, basati cioè sull'autonomia e sulla priorità dell'individuo rispetto all'istituzione politica.
  Su questo principio – come è stato anche ricordato nei precedenti interventi – poggiano tutti gli ordinamenti democratici pluralisti, che mettono al centro il valore della persona.
  In questa prospettiva e per tutelare questi fondamentali principi si muovono le mozioni proposte dagli onorevoli Binetti, Patriarca ed altri e la mozione proposta dagli onorevoli Fratoianni, Scotto ed altri. Entrambe queste mozioni chiedono al Governo un impegno concreto, affinché cessino le violenze che si consumano in diverse parti del mondo nei confronti delle minoranze religiose. Si tratta di due mozioni, specie dopo la riformulazione proposta dal Governo, che ribadiscono la necessità di contrastare ogni forma di discriminazione religiosa ed ogni forma di violenza e, in questi termini, si tratta di due mozioni che riaffermano i principi fondamentali della nostra stessa democrazia costituzionale.
  Per queste ragioni noi voteremo a favore di entrambe le mozioni. Non altrettanto, invece, purtroppo, sembrano fare le mozioni presentate rispettivamente dall'onorevole Rampelli ed altri e dall'onorevole Giancarlo Giorgetti ed altri. Non tanto perché denunciano, come è inevitabile che sia, la gravità delle violenze che si consumano in diverse parti del mondo quanto perché insistono, sia nella parte motiva sia nella parte del dispositivo, nell'affrontare il problema in termini di inasprimento e di conflittualità e soprattutto negando quelle che sono le caratteristiche di ogni ordinamento costituzionale che riconosce piena ed effettiva garanzia alla libertà religiosa. Alludo alla riproposizione dell'odioso principio di reciprocità e alludo alla proposta di interrompere ogni relazione commerciale e ogni relazione diplomatica con i Paesi che non garantiscono tale diritto.
  Il principio di reciprocità, inteso così come viene inteso dalla mozione Giancarlo Giorgetti e dalla mozione Rampelli, è, infatti, un principio che offende il nostro ordinamento costituzionale nella misura in cui pensa di subordinare l'effettività del principio pluralista e l'effettività della libertà religiosa, che è garantita negli ordinamenti costituzionali, alla analoga tutela dei Paesi dai quali provengono i cittadini che ne chiedono l'esercizio. È del tutto evidente che negare il diritto di libertà religiosa o limitare, ad esempio, il diritto ad esercitare collettivamente attraverso l'edificazione di luoghi di culto il diritto di libertà religiosa nel nostro Paese a coloro i quali provengono da Paesi che non garantiscono altrettanta libertà e altrettanto diritto significa mettere in discussione la caratteristica fondamentale del nostro ordinamento costituzionale il quale, come ha più volte ricordato la Corte, garantisce questi diritti a tutti coloro che sono sottoposti alla sovranità della nostra Costituzione indipendentemente da quello che è l'ordinamento giuridico, da quelle che sono le caratteristiche dell'ordinamento Pag. 20giuridico dal quale queste persone provengono. Ecco allora che ribadire la necessità di un forte impegno del Governo per fare sì che in tutte le parti del mondo sia pienamente garantita la libertà di religione e sia pienamente garantito l'esercizio della libertà di coscienza è un modo per riaffermare i principi di democrazia e il principio della dignità dell'essere umano. Ed è per tali ragioni, ripeto, che noi voteremo a favore, con convinzione, delle due mozioni Binetti e Fratoianni e voteremo, invece, contro le mozioni Giancarlo Giorgetti e Rampelli anche perché i presentatori non sono stati disponibili ad accogliere le equilibrate proposte di riformulazione avanzate dal Governo (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, la deputata Roccella. Ne ha facoltà.

  EUGENIA ROCCELLA. Signor Presidente, per ovvio senso di responsabilità il Nuovo Centrodestra ha accettato le modifiche alla mozione Binetti che abbiamo sottoscritto. Anche se devo dire che non capisco alcune di queste modifiche. Ad esempio non capisco perché sia stato soppresso da tutte le parti il termine «cristianofobia», quando il termine «fobia» è usato in altri ambiti con eccessiva facilità, mentre, per quanto riguarda le persecuzioni dei cristiani, le indagini divergono di pochissimo cioè il problema è se muore un cristiano ogni quattro minuti o un cristiano ogni cinque minuti, cinque minuti e mezzo. Quindi i numeri sono spaventosi e mai come in questo caso mi sembrava che il termine fobia fosse adeguato. In ogni caso volevo annunciare il mio voto favorevole non come NCD ma a titolo personale, anche consapevole del fatto che altri del mio gruppo voteranno insieme a me per tutte le mozioni che sono state presentate perché mi sembra fondamentale, in un momento come questo di particolare recrudescenza della violenza e della persecuzione contro i cristiani, esprimere un segnale di volontà politica unitaria nel dare la priorità al tema della libertà religiosa, nel combattere per la tutela della libertà religiosa con gli strumenti che abbiamo, onorevole Di Battista. Questo Parlamento serve a questo. Votiamo quindi tutte le mozioni.

  PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto.

(Votazioni)

  PRESIDENTE. Prego i colleghi di prendere posto così evitiamo l'attesa per chiudere la votazione. Se i colleghi si siedono, facciamo prima.
  Come da prassi, le mozioni saranno poste in votazione per le parti non assorbite e non precluse dalle votazioni precedenti.
  Avverto che, non avendo i presentatori delle mozioni Giancarlo Giorgetti ed altri n. 1-00489 e Rampelli ed altri n. 1-00519 accettato le riformulazioni proposte dal Governo, il parere su tali mozioni deve intendersi contrario.
  Avverto che è stata chiesta la votazione nominale mediante procedimento elettronico.
  Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Giancarlo Giorgetti ed altri n. 1-00489, su cui il Governo ha espresso parere contrario.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

   Nicchi, Ricciatti, D'Agostino, Palma, Terzoni, Ragosta, Elvira Savino, Terzoni ancora non riesce a votare, Palma anche non riesce a votare, Kronbichler, manca Palma adesso, sta andando il tecnico dall'onorevole Palma, poi mi sembra che ci siamo tutti, sta entrando l'onorevole Rotondi, Causi, onorevole Rotondi...Pag. 21
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti e votanti  462   
   Maggioranza  232   
    Hanno votato
  83    
    Hanno votato
no  379).    

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Binetti, Patriarca, Fucci, Roccella, Balduzzi ed altri n. 1-00423 (Ulteriore nuova formulazione), come riformulata su richiesta del Governo, su cui il Governo ha espresso parere favorevole.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Simoni, Santerini, Oliverio, Santerini ha votato, Oliverio ha votato, Bianconi... veloce ! Aspettiamo l'onorevole Bianconi.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

   (Presenti  461   
   Votanti  437   
   Astenuti   24   
   Maggioranza  219   
    Hanno votato
 436    
    Hanno votato
no    1).    

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Fratoianni ed altri n. 1- 00518, come riformulata su richiesta del Governo, su cui il Governo ha espresso parere favorevole.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Malisani, Simoni, Ermini, Raciti, Malisani ancora non riesce a votare, Dell'Aringa, Basso, Lauricella, Dell'Aringa ancora non riesce a votare, provi onorevole. Non vedo altre mani alzate.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

   (Presenti  463   
   Votanti  461   
   Astenuti    2   
   Maggioranza  231   
    Hanno votato
 438    
    Hanno votato
no   23).    

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Rampelli ed altri n. 1-00519, su cui il Governo ha espresso parere contrario.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Ravetto, Chiarelli, Palma.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  462   
   Votanti  460   
   Astenuti    2   
   Maggioranza  231   
    Hanno votato
  90    
    Hanno votato
no  370).    

(I deputati Fregolent e Andrea Romano hanno segnalato di aver espresso voto favorevole mentre avrebbero voluto esprimere voto contrario).

Seguito della discussione del disegno di legge: Ratifica ed esecuzione dell'Accordo tra la Repubblica italiana e Gibilterra per lo scambio di informazioni in materia fiscale, fatto a Londra il 2 ottobre 2012 (A.C. 2089) (ore 11,10).

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del disegno di legge n. 2089: Ratifica ed esecuzione dell'Accordo tra la Repubblica italiana e Gibilterra per lo scambio di informazioni in materia fiscale, fatto a Londra il 2 ottobre 2012.
  Ricordo che nella seduta del 1o luglio 2014 si è conclusa la discussione sulle linee generali.

Pag. 22

(Esame degli articoli – A.C. 2089)

  PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli articoli del disegno di legge di ratifica.
  Passiamo all'esame dell'articolo 1 (Vedi l'allegato A – A.C. 2089), al quale non sono state presentate proposte emendative.
  Passiamo dunque ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 1.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Basso, Colaninno, Monchiero, D'Incecco, De Rosa, Plangger, Rizzetto, Dambruoso, Bombassei.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

   (Presenti e votanti  464   
   Maggioranza  233   
    Hanno votato
 464).    

  Passiamo all'esame dell'articolo 2 (Vedi l'allegato A – A.C. 2089), al quale non sono state presentate proposte emendative.
  Passiamo dunque ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 2.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Grassi, Raciti, Ravetto, Nicchi, Gasparini, Carloni.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

   (Presenti e votanti  465   
   Maggioranza  233   
    Hanno votato
 465).    

  (Il deputato Realacci ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole).

  Passiamo all'esame dell'articolo 3 (Vedi l'allegato A – A.C. 2089), al quale non sono state presentate proposte emendative.
  Passiamo dunque ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 3.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Nicchi, Colaninno, Silvia Giordano.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

   (Presenti e votanti  458   
   Maggioranza  230   
    Hanno votato
 457    
    Hanno votato
no    1).    

(Il deputato Capodicasa ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole).

(Dichiarazioni di voto finale – A.C. 2089)

  PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto finale.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Marazziti. Ne ha facoltà.

  MARIO MARAZZITI. Signor Presidente, l'Accordo che noi stiamo esaminando è stato redatto sulla base del modello del Tax Information Exchange Agreements proposto dall'OCSE nell'aprile 2002 e consiste in un accordo finalizzato allo scambio di informazioni tra gli Stati, i quali, in ragione del ridotto interscambio commerciale, non ritengano necessario stipulare una convenzione contro le doppie imposizioni.
  Quindi, questo Accordo è un elemento che fluidifica un settore che aveva bisogno di un piccolo intervento e mira a stabilire che le informazioni siano fornite senza considerare se la persona a cui si riferiscono o quella che le detiene abbia la residenza o la nazionalità di una delle due parti; cioè, segnala, per quanto riguarda l'Italia, le imposte oggetto degli accordi che sono l'imposta sul reddito delle persone fisiche, cioè l'IRPEF, l'imposta sul reddito Pag. 23delle società, l'IRES, l'imposta regionale sulle attività produttive, cioè l'IRAP, l'imposta sul valore aggiunto, che è l'IVA, l'imposta sulle successioni, sulle donazioni e le imposte sostitutive. Quindi, vengono disciplinate le modalità con cui queste informazioni sono richieste da una delle due parti e fornite dall'altra.
  Viene superato, ed è positivo, il segreto bancario, che attualmente comporta l'inserimento di Gibilterra nella black list dei paradisi fiscali, conformemente all'obiettivo prioritario della lotta all'evasione e agli standard dell'OCSE in questa materia, e l'Accordo va nella direzione che questo Parlamento, in Commissione su altri provvedimenti e in Aula, è già andato prendendo. Non comporta, quindi, specifici oneri di attuazione, rappresenta un utile, significativo passo in avanti per aggredire il nodo dell'evasione e dell'elusione fiscale nei paradisi fiscali; alcuni di questi, come in questo caso, sono anche posti all'interno dell'Unione europea. Per questo, il nostro voto è favorevole (Applausi dei deputati del gruppo Per l'Italia).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Marcolin. Ne ha facoltà.

  MARCO MARCOLIN. Signora Presidente, l'Aula della Camera è oggi chiamata ad esprimersi su un Accordo bilaterale con Gibilterra che mira ad agevolare lo scambio di informazioni in materia fiscale, con l'obiettivo di contrastare il fenomeno dell'evasione contributiva.
  Gibilterra, come è noto, è dipendenza continentale, europea, della Corona britannica, ma non è territorio dell'Unione europea, come ben sanno coloro che dalla Spagna cercano di raggiungerla, sottraendosi all'ostilità dei doganieri spagnoli. Proprio in quanto tale, la Rocca si è creata la reputazione di essere un paradiso fiscale e finanziario, in modo non diverso dalle isole del canale della Manica; di qui l'ambizione di intervenire per turare la falla da parte italiana.
  L'intesa bilaterale non comporta oneri aggiuntivi per il bilancio dello Stato, né tanto meno la creazione di nuovi uffici o strutture. Non sembrano sussistere motivi particolari per opporsi, in primo luogo perché è evidente che l'eventuale evasione fiscale realizzata a Gibilterra non può certamente essere una forma di vessazione poliziesca del cittadino comune o del piccolo imprenditore, alla quale noi ci opponiamo da sempre come movimento politico. Immaginiamo, infatti, molto differente il profilo dell'evasore che va a Gibilterra. A noi, inoltre, piace il fatto che uno degli effetti dell'Accordo sia quello di rafforzare la legittimità di Gibilterra, la cui popolazione ha più volte fatto conoscere la propria opinione circa il futuro politico della Rocca, respingendo con forza l'idea di tornare alla Spagna. Noi della Lega Nord siamo amici dei popoli che si autodeterminano e ci auguriamo che l'intesa con la Rocca dia i frutti sperati. Voteremo, pertanto, a favore (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Scotto. Ne ha facoltà.

  ARTURO SCOTTO. Signora Presidente, voteremo a favore dell'Accordo con Gibilterra. L'Accordo tra il Governo della Repubblica italiana e Gibilterra sullo scambio di informazioni in materia fiscale, fatto a Londra nell'ottobre del 2012, il terzo sulla materia, è stato redatto sul modello TIEAs (Tax Information Exchange Agreements) predisposto dall'OCSE nell'aprile del 2002, che consiste in un accordo finalizzato allo scambio di informazioni tra gli Stati i quali, in ragione del ridotto interscambio commerciale, non ritengano necessario stipulare una convenzione contro le doppie imposizioni.
  Le informazioni oggetto dell'Accordo rilevano per la determinazione, l'accertamento, l'applicazione e la riscossione delle imposte, ovvero per le indagini sulle questioni fiscali e procedimenti per reati tributari. In ordine alla giurisdizione, le parti vengono salvaguardate dall'obbligo di fornire informazioni che non siano in loro Pag. 24possesso o non siano nella disponibilità delle persone ricomprese nella loro giurisdizione territoriale. Per l'Italia, le imposte oggetto dell'Accordo sono: l'imposta sul reddito delle persone, l'imposta sul reddito delle società, l'imposta regionale sulle attività produttive, l'IVA, l'imposta sulle successioni e l'imposta sulle donazioni. Per Gibilterra si fa riferimento alle imposte di qualsiasi natura e denominazione.
  Si prevede, peraltro, il superamento del segreto bancario, conformemente all'obiettivo prioritario della lotta all'evasione fiscale nonché agli standard dell'OCSE in materia. Per ciascuna parte contraente si consente che rappresentanti delle autorità competenti dell'altra parte possano effettuare o presenziare ad attività di verifica fiscale nel proprio territorio. È prevista la possibilità, infine, di avviare una procedura amichevole al fine della risoluzione di controversie tra le parti riguardante l'applicazione o l'interpretazione dell'Accordo. Per questo, voteremo a favore.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Rabino. Ne ha facoltà.

  MARIANO RABINO. Signora Presidente, onorevoli colleghi, rappresentante del Governo, l'Accordo tra il Governo della Repubblica italiana e Gibilterra sullo scambio di informazioni in materia fiscale, stipulato a Londra nell'ottobre del 2012, è stato redatto sulla base del modello TIEAs (Tax Information Exchange Agreement) predisposto dall'OCSE nell'aprile 2002 e consiste in un accordo finalizzato allo scambio di informazioni in materia fiscale fra gli Stati i quali, in ragione del ridotto interscambio commerciale, non ritengono necessario stipulare una convenzione contro le doppie imposizioni. Oltre ad esso, anche gli altri due accordi con le dipendenze del Regno Unito, le isole di Guernsey e di Man, presentano la medesima articolazione e mirano a stabilire che le informazioni siano fornite, salvaguardando le parti dall'obbligo di fornire dati che non siano in loro possesso ovvero non rientrino nella disponibilità di persone ricomprese nella loro giurisdizione territoriale.
  Le informazioni oggetto dello scambio sono quelle rilevanti per la determinazione, l'accertamento, l'applicazione e la riscossione delle imposte previste nell'Accordo ovvero per le indagini su questioni fiscali e procedimenti per reati tributari. Per quanto riguarda l'Italia, le imposte oggetto delle intese sono: l'IRPEF, l'IRES, l'IRAP, l'IVA, l'imposta sulle successioni, l'imposta sulle donazioni e le imposte sostitutive. Nell'ambito della disciplina sulle modalità con cui dette informazioni sono richieste da una delle due parti e fornite dall'altra, particolare rilievo assume la previsione del superamento del segreto bancario, che attualmente comporta l'inserimento dei tre territorio nella black list dei paradisi fiscali, conformemente all'obiettivo prioritario della lotta all'evasione nonché agli standard dell'OCSE in materia.
  Vengono altresì regolamentate le ipotesi in cui è consentito il rifiuto di una richiesta di informazioni, ad esempio quelle in cui la divulgazione delle stesse sia ritenuta contraria all'ordine pubblico o potrebbe rivelare segreti commerciali, industriali o professionali, con esclusione dell'opportunità, in ogni caso, del segreto bancario. Di rilievo è la possibilità di avviare una procedura amichevole, al fine della risoluzione di controversie tra le parti, riguardanti l'applicazione o l'interpretazione dell'Accordo, che rappresenta un veicolo per inserire l'altra parte contraente nella cosiddetta white list dei Paesi e territori che seguono corrette pratiche sullo scambio di informazioni fiscali ai sensi delle più recenti normative internazionali in materia, come previsto dal Testo unico delle imposte sui redditi, norma istituita in base alla delega contenuta nella legge finanziaria del 2008.
  Nello specifico caso di Gibilterra, l'applicazione dei Trattati dell'Unione europea a tale territorio avviene in base alla Dichiarazione 55 allegata all'Atto finale della Conferenza intergovernativa che a suo tempo adottò il Trattato di Lisbona. Tale Dichiarazione prevede che i Trattati si Pag. 25applicano a Gibilterra come territorio europeo, di cui uno Stato membro assume la rappresentanza nei rapporti con l'estero, senza modifiche delle posizioni degli Stati membri interessati. In ossequio a tali previsioni, Gibilterra è stata autorizzata dal Regno Unito a negoziare accordi sullo scambio di informazioni in materia fiscale: oltre che con l'Italia, tali accordi sono stati conclusi con l'Austria, il Belgio, la Danimarca, la Finlandia, la Francia, la Germania, l'Irlanda, i Paesi Bassi, il Portogallo, il Regno Unito e la Svezia.
  L'approvazione dell'Accordo, che peraltro non comporta specifici oneri di attuazione – ne è prevista l'attuazione con le ordinarie risorse umane, tecniche e finanziarie, mentre eventuali costi straordinari della collaborazione con Gibilterra in materia fiscale saranno coperti con appositi provvedimenti legislativi –, rappresenta un significativo passo in avanti per aggredire il nodo dell'evasione e dell'elusione fiscale nei paradisi fiscali, alcuni dei quali, come in questo caso, posti all'interno della stessa Unione europea.
  La trasparenza fiscale può essere considerata come uno degli antidoti più efficaci contro la corruzione e lo spreco di risorse pubbliche. La sua importanza è tornata alla ribalta di recente, in seguito alla crisi finanziaria globale: il FMI, che definisce la trasparenza come la chiarezza, affidabilità, frequenza, puntualità e rilevanza delle informazioni fiscali disponibili al pubblico e l'apertura allo stesso del processo di politica fiscale del Governo, ha stimato che grazie all'opacità dei conti pubblici vari Paesi hanno potuto nascondere il vero livello del loro indebitamento, peggiorando ulteriormente l'impatto della crisi. Anche e soprattutto in quelli in via di sviluppo, la trasparenza dei conti pubblici permette di valutare l'impegno di ogni Governo nell'investire risorse per fornire servizi pubblici e ridurre i livelli di povertà.
  Alla luce di tali considerazioni, Scelta Civica per l'Italia esprimerà con convinzione il proprio voto favorevole sul provvedimento (Applausi dei deputati del gruppo Scelta Civica per l'Italia).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Alli. Ne ha facoltà.

  PAOLO ALLI. Presidente, una breve dichiarazione per dire che il gruppo del Nuovo Centrodestra voterà a favore di questa ratifica, peraltro del tutto simile a quella già recentemente approvata da quest'Aula relativa alle isole Guernsey e all'isola di Man. È un provvedimento ispirato ai modelli OCSE, come è stato richiamato: è un provvedimento quindi volto a migliorare la trasparenza nelle relazioni internazionali, la lotta ai paradisi fiscali; è un provvedimento che permetterà di togliere Gibilterra dalla black list dei paradisi fiscali stessi.
  Quindi, per queste ragioni e senza ripetere le motivazioni che i colleghi che mi hanno preceduto hanno già richiamato, ribadisco il voto favorevole del Nuovo Centrodestra

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Palese. Ne ha facoltà.

  ROCCO PALESE. Signor Presidente, brevissima la dichiarazione di voto a favore di questa ratifica da parte del gruppo di Forza Italia.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Spadoni. Ne ha facoltà.

  MARIA EDERA SPADONI. Presidente, la ratifica al nostro esame riguarda nella fattispecie un Accordo tra il nostro Paese e Gibilterra, una dipendenza d'oltremare del Regno Unito dove, fin dalla riduzione della guarigione britannica, l'economia si è convertita alla finanza off-shore e al turismo e dove ci sono più società registrate che abitanti. Tra l'altro, il Governo spagnolo, come parte della sua campagna per reclamare la Rocca, ha sempre sostenuto che le banche di Gibilterra sono usate per l'evasione fiscale e il riciclaggio di denaro.
  Dunque, per Gibilterra come per altri cosiddetti paradisi fiscali quali l'isola di Pag. 26Man, il Baliato di Guernsey e altri ancora, di cui ci siamo già occupati nelle scorse settimane e di cui ancora ci occuperemo perché sono tante le ratifiche in tal senso ancora da approvare, questo Accordo rientra nel novero di quelli siglati in ambito G20 e OSCE per lottare contro l'evasione fiscale, abolire il segreto bancario e determinare significativi effetti di recupero del gettito.
  L'Accordo prevede l'instaurarsi di un percorso di mutua assistenza e scambio di informazioni che abbiano rilevanza per le rispettive amministrazioni fiscali dei due Paesi, allorché per entrambi non si verifichino condizioni ostative all'instaurarsi di tale scambio. Trattasi delle informazioni rilevanti per la determinazione, l'accertamento e la riscossione delle imposte, il recupero e l'esecuzione dei crediti oppure per le indagini e procedimenti relativi a questioni fiscali.
  La lotta dell'OSCE e della comunità internazionale nei confronti dei paradisi fiscali ha portato, soprattutto nell'ultimo triennio, a un buon allineamento agli standard internazionali di trasparenza e scambio di informazioni da parte di molti Paesi. L'Accordo in esame, come anche gli altri già affrontati che seguiranno, è basato sostanzialmente sul modello di TIEAS, Tax information exchange agreements, predisposto in sede OSCE, come detto, e allo scopo di favorire la cooperazione tra le amministrazioni fiscali delle parti con uno scambio di informazioni in materia fiscale che garantisca un adeguato livello di trasparenza. Da parte italiana, la conclusione di questo Accordo è conforme alla prossima evoluzione normativa in quanto la stipula di TIEAS può costituire l'assunto in base al quale inserire la parte estera contraente nelle white list degli Stati e territori con un regime fiscale conforme agli standard di legalità e trasparenza adottati dall'Unione europea.
  La legge 24 dicembre 2007, n. 244, la cosiddetta legge finanziaria 2008, all'articolo 1, comma 83, ha previsto infatti una riformulazione delle disposizioni antielusive italiane sostituendo il criterio incentrato sull'individuazione degli Stati aventi un regime fiscale privilegiato, i cosiddetti paradisi fiscali, elencati in una serie di liste approvate con decreto ministeriale, con un nuovo sistema incentrato sull'individuazione degli Stati con un regime fiscale conforme agli standard di legalità e trasparenza adottati dall'Unione europea, la cosiddetta white list.
  Il MoVimento 5 Stelle dichiara di essere favorevole all'approvazione di questo provvedimento e auspica che lo stesso risultato che si ottiene oggi possa essere raggiunto anche nei confronti di altri paradisi fiscali, in particolare Jersey e le isole Cayman (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Cimbro. Ne ha facoltà.

  ELEONORA CIMBRO. Presidente, colleghi, rappresentanti del Governo, siamo chiamati con questo voto ad esprimerci a favore di un Accordo che, come per altri votati di recente in quest'Aula, costituisce un esempio di modernità, trasparenza e lungimiranza in un settore, quello della lotta all'evasione fiscale internazionale, che oggi più che mai è diventato una priorità. È una priorità per due ordini di motivi: il primo riguarda la possibilità di configurare per l'erario italiano un potenziale recupero di gettito consentendo l'emersione di una maggiore base imponibile e contrastando fenomeni fraudolenti; il secondo riguarda l'opportunità di condividere delle buone pratiche a livello fiscale internazionale, che possono e devono diventare pratiche comuni di Stati che vogliono definirsi moderni. È evidente infatti che la diffusione di modalità eticamente migliori e più eque di cooperazione in questo campo agiscono in un contesto globale imponendo una regolamentazione che altrimenti difficilmente si potrebbe attuare.
  L'Accordo tra il Governo della Repubblica italiana e Gibilterra, siglato a Londra il 2 ottobre 2012, si inserisce pienamente Pag. 27nel più generale contesto di contrasto all'evasione e all'elusione fiscale mediante, appunto, la stipula di trattati internazionali che hanno come obiettivo prioritario lo scambio di informazioni tra Stati in materia fiscale. Le disposizioni presenti, oltre a favorire la cooperazione tra amministrazioni, costituiscono la base per garantire un adeguato livello di trasparenza e regolamentare buone pratiche in materie già esistenti, estendendole anche a Gibilterra. Il provvedimento è importante soprattutto perché prevede il superamento del segreto bancario, che resta condicio sine qua non anche nei casi in cui è consentito il rifiuto di una richiesta di informazione, eventualità che peraltro è prevista unicamente nel caso in cui ci siano problemi legati all'ordine pubblico o quando la divulgazione delle informazioni potrebbe rivelare segreti commerciali, industriali o professionali.
  Così come per altre ratifiche di uguale natura, l'analisi tecnico-formativa chiarisce che l'Accordo può essere veicolo per inserire l'altra parte contraente nella white list dei Paesi e territori che seguono corrette pratiche sullo scambio di informazioni fiscali, nonostante si tratti appunto di territori comunemente definiti come paradisi fiscali; e proprio questa tendenza al contrasto all'evasione fiscale è alla base di un processo che permette ai singoli Stati di siglare accordi con quei Paesi che, in ragione del ridotto interscambio commerciale, come è stato già ricordato, non ritengono necessario stipulare una convenzione contro le doppie imposizioni.
  Nel caso specifico di Gibilterra non solo l'Italia ha ritenuto importante negoziare tale Accordo, ma anche altri Stati, previa autorizzazione del Regno Unito, da cui Gibilterra dipende.
  Per concludere, dunque, e a seguito delle ragioni sopra esposte, annuncio il voto favorevole del Partito Democratico (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

  PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto finale.

(Votazione finale ed approvazione – A.C. 2089)

  PRESIDENTE. Passiamo alla votazione finale.
  Prego i colleghi di prendere posto. Vedo ancora molto movimento; aspettiamo ancora qualche...forza ! Colleghi, aspetto che prendiate posto, ma non che facciate conversazione mentre andate al posto.
  Indìco la votazione nominale finale, mediante procedimento elettronico, sul disegno di legge di ratifica n. 2089, di cui si è testé concluso l'esame.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Garofalo, Rostellato. Hanno votato tutti i colleghi ? Arriva...Centemero.
Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

  «Ratifica ed esecuzione dell'Accordo tra la Repubblica italiana e Gibilterra per lo scambio di informazioni in materia fiscale, fatto a Londra il 2 ottobre 2012» (2089):

   (Presenti e votanti  459   
   Maggioranza  230   
    Hanno votato
 459).    

  (La deputata Covello ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto favorevole).

Seguito della discussione del disegno di legge: S. 1218 – Ratifica ed esecuzione dell'Accordo tra il Governo della Repubblica italiana ed il Governo della Repubblica di Corea in materia di Vacanze-Lavoro, fatto a Seoul il 3 aprile 2012 (Approvato dal Senato) (A.C. 2275) (ore 11,35).

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del disegno di legge, già approvato dal Senato, n. 2275: Ratifica ed esecuzione dell'Accordo tra il Governo della Repubblica italiana ed il Pag. 28Governo della Repubblica di Corea in materia di Vacanze-Lavoro, fatto a Seoul il 3 aprile 2012.
  Ricordo che nella seduta del 1o luglio 2014 si è conclusa la discussione sulle linee generali.

(Esame degli articoli – A.C. 2275)

  PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli articoli del disegno di legge di ratifica.
  Passiamo all'esame dell'articolo 1 (Vedi l'allegato A – A.C. 2275), al quale non sono state presentate proposte emendative.
  Passiamo, dunque, ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 1.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Malpezzi, Oliaro.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

   (Presenti  457   
   Votanti  456   
   Astenuti    1   
   Maggioranza  229   
    Hanno votato
 455    
    Hanno votato
no    1).    

(Il deputato Lainati ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole).

  Passiamo all'esame dell'articolo 2 (Vedi l'allegato A – A.C. 2275), al quale non sono state presentate proposte emendative.
  Passiamo, dunque, ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 2.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Colaninno, Rabino, Carra, Bratti. Sta salendo Peluffo, Pellegrino.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

   (Presenti e votanti  458   
   Maggioranza  230   
    Hanno votato
 458).    

(Il deputato Lainati ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole).

  Passiamo all'esame dell'articolo 3 (Vedi l'allegato A – A.C. 2275), al quale non sono state presentate proposte emendative.
  Passiamo, dunque, ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 3.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Cera; ha votato.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

   (Presenti e votanti  459   
   Maggioranza  230   
    Hanno votato
 459).    

(La deputata Gribaudo ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto favorevole).

(Dichiarazioni di voto finale – A.C. 2275)

  PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto finale.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Marazziti. Ne ha facoltà.

  MARIO MARAZZITI. Presidente, colleghi, stiamo approvando un provvedimento che riguarda un Paese lontano, quasi esotico per molti italiani, come la Corea del sud, ma in realtà questo provvedimento serve esattamente ad accorciare le distanze. Infatti, dieci anni fa le relazioni tra Italia e Corea del sud ebbero una crescita in occasione del centoventesimo anniversario delle relazioni diplomatiche tra i due Paesi.Pag. 29
  Ora, il mondo che noi vogliamo è il mondo in cui l'interconnessione permetta ai popoli, alle persone, e non solo alle finanze, ma alle culture di incontrarsi. È il mondo sognato dopo la seconda guerra mondiale. Oggi questo nella globalizzazione diventa fatto, e questo fatto passa anche per un provvedimento piccolo come questo, che parla delle Vacanze-Lavoro tra italiani e sudcoreani. L'Accordo in materia di vacanze-lavoro tra i due Paesi infatti intensifica la reciproca collaborazione, agevolando le procedure per l'ingresso e il soggiorno dei rispettivi cittadini per lunghi periodi di vacanza, con la possibilità di svolgere un impiego occasionale e quindi completare con il lavoro la possibilità di allungare la permanenza e la non necessità di disporre fin dall'inizio di ingenti mezzi finanziari. Per questo passa la crescita anche umana, anche produttiva, anche utile della globalizzazione con un po’ più di anima. Da questo passa anche maggiore connessione culturale.
  Allora, questo serve soprattutto ai cittadini più giovani di Italia e Corea del sud e va nella giusta direzione. Il disegno di legge, che è stato approvato dal Senato il 2 aprile scorso, non comporta oneri finanziari, perché i visti per le vacanze-lavoro saranno soggetti alle stesse tariffe dei visti ordinari, e non richiede l'adozione di ulteriori atti normativi interni. Per questo è qualcosa di utile per i giovani, è qualcosa di utile per lo sviluppo, anche per la crescita di una democrazia inclusiva. Per questo gruppo Per l'Italia voterà con favore (Applausi dei deputati del gruppo Per l'Italia).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Marcolin. Ne ha facoltà.

  MARCO MARCOLIN. Presidente, l'Aula è oggi chiamata ad esprimere il suo voto sull'Accordo bilaterale italo-coreano, che mira ad intensificare le vacanze-lavoro degli studenti o comunque dei giovani cittadini nelle rispettive controparti. In sé l'intento è apprezzabile, specialmente se si considera il peso che l'Asia sta assumendo nel mondo della politica e dell'economia contemporanea. Da questi scambi, infatti, il nostro Paese può ricavare un doppio vantaggio nella prospettiva del lungo periodo, quello di acquisire giovani formati, capaci di operare sul mercato coreano grazie magari all'apprendimento dei rudimenti della lingua locale e quello di generare in Corea del sud una simmetrica crescita di interesse per il nostro Paese. Per questo motivo pensiamo sia meritevole di sostegno.
  Ciò che lascia perplessi è tuttavia la scelta di sottoporlo alla procedura prevista dalla Costituzione per gli accordi di natura politica o che importino maggiori spese per il bilancio dello Stato. Le due circostanze infatti non esistono, o sono quanto meno discutibili. Accade così che in questi giorni tanto drammatici, in cui si dibatte del futuro dell'Europa e del Medio Oriente, in seguito alla firma, avvenuta lo scorso 27 giugno, degli Accordi di associazione all'Unione europea relativi a Georgia, Moldavia ed Ucraina e agli sviluppi del drammatico sequestro ed assassinio dei tre giovani israeliani rapiti nel pressi di Hebron, la nostra Assemblea sia costretta ad occuparsi di politica estera in ragione di preoccupazioni tutto sommato trascurabili, se non del tutto risibili.
  Ci auguriamo, pertanto, che si faccia maggiore selezione in futuro e che si prediliga lo strumento dei trattati in forma semplificata, quando la loro rilevanza sia controversa. Il Parlamento, in fondo, dovrebbe essere un luogo delle grandi scelte, e non quello della microgestione della politica, anche in campo di affari esteri. Tutto ciò premesso, anche nella prospettiva dell'imminenza dell'Expo 2015, la Lega, comunque, voterà a favore dell'Accordo.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Scotto. Ne ha facoltà.

  ARTURO SCOTTO. Signor Presidente, noi voteremo a favore della ratifica e dell'esecuzione dell'Accordo tra il Governo della Repubblica italiana e la Repubblica Pag. 30di Corea, perché siamo favorevoli all'intensificazione di una reciproca collaborazione, agevolando le procedure per l'ingresso e il soggiorno dei rispettivi cittadini per lunghi periodi di vacanza, con possibilità di svolgere anche un impiego occasionale.
  In particolare, l'Accordo prevede il rilascio ai cittadini dell'altra parte contraente, attraverso le rispettive reti diplomatico-consolari, di visti multipli per vacanze-lavoro valevoli 12 mesi, purché i richiedenti non abbiano precedentemente usufruito di un visto dello stesso tipo, siano cittadini coreani o italiani residenti nei rispettivi Paesi e abbiano come obiettivo prioritario di trascorrere un periodo di vacanza nel territorio dell'altra parte, all'interno del quale un lavoro sia soltanto un aspetto marginale, e non la ragione principale del soggiorno.
  L'età individuata è compresa fra i 18 e i 30 anni e l'Accordo prevede che non vi siano familiari al seguito e che i cittadini dell'altra parte siano in possesso di un passaporto di validità non inferiore a 18 mesi, oltre che di un titolo di viaggio di andata e di ritorno o di fondi sufficienti per acquistarlo. I due Governi potranno rilasciare ai cittadini dell'altra parte fino a 500 visti per vacanze-lavoro ogni anno, ma eventuali variazioni sul numero dei visti non saranno considerate emendamenti all'Accordo in esame, bensì confermate esclusivamente attraverso canali di carattere diplomatico.
  Tuttavia, il permesso di soggiorno per vacanze-lavoro non può essere esteso né convertito in un altro tipo di permesso di soggiorno. I cittadini italiani o coreani che hanno fatto ingresso nel territorio dell'altra parte, muniti di un visto per vacanze-lavoro, potranno svolgere attività lavorativa, per un periodo complessivo non superiore a sei mesi, con lo stesso datore di lavoro, alle condizioni legislative del Paese ospitante in materia di lavoro e previdenza sociale.
  È richiesto ai cittadini di ciascuna parte il rispetto delle leggi e dei regolamenti del Paese ospitante, nonché di non assumere impegni di lavoro contrari allo spirito della vacanza-lavoro. Non è consentito assumere lavori a tempo indeterminato. Dal provvedimento, dunque, non derivano peraltro nuovi o maggiori oneri a carico dello Stato, non essendo previste riduzioni nei costi amministrativi di rilascio dei visti di ingresso nel nostro Paese.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Vezzali. Ne ha facoltà.

  MARIA VALENTINA VEZZALI. Signor Presidente, Governo, colleghi, le già ottime relazioni diplomatiche tra l'Italia e la Corea del Sud vivono un momento particolarmente dinamico, positivo e fruttuoso. La visita di Stato del Presidente Napolitano nel settembre del 2009 ha segnato il coronamento dell'eccellente collaborazione sul piano politico, sia a livello bilaterale, sia sotto il profilo del coordinamento G20. Ricordo anche l'incontro nel marzo 2012 tra l'allora Presidente del Consiglio dei ministri, il senatore Mario Monti, e il Presidente della Repubblica, Lee Myung-bak, a margine del vertice sulla sicurezza nucleare tenutosi a Seul.
  L'accordo italo-coreano in materia di vacanze-lavoro, approvato dal Senato il 2 aprile scorso, riveste una fondamentale importanza nell'ambito dei rapporti bilaterali tra i due Paesi ai quali è stato dato un rinnovato impulso a partire dal 2004 in occasione del 120o anniversario delle relazioni diplomatiche tra gli stessi. In questo contesto sono stati organizzati eventi e manifestazioni promozionali dall'Italia, sia dal punto di vista culturale, che economico e commerciale, quali la rassegna «Italia in Corea» del 2008 e la missione imprenditoriale italiana del 2011. Viene intensificata la reciproca collaborazione, agevolando le procedure per l'ingresso ed il soggiorno dei rispettivi cittadini per lunghi periodi di vacanza, con possibilità di svolgere un impiego occasionale a completamento della disponibilità dei mezzi finanziari richiesti, soprattutto in favore di quelli più giovani dell'Italia e della Corea del Sud. In particolare, l'Accordo, che si integra nel quadro normativo previgente Pag. 31tra l'Italia e la Corea del Sud in materia di lavoro, prevede il rilascio ai cittadini dell'altra parte contraente, attraverso le rispettive reti diplomatico-consolari, di visti multipli per le vacanze lavoro valevoli 12 mesi, a condizione che i richiedenti non abbiano precedentemente usufruito di un visto dello stesso tipo, siano cittadini coreani o italiani residenti nei rispettivi Paesi, si prefiggano come obiettivo prioritario quello di trascorrere un periodo di vacanza nel territorio dell'altra parte, all'interno del quale un lavoro costituisca solo un aspetto marginale e non la ragione principale del soggiorno, abbiano un'età compresa tra i 18 e i 30 anni e senza familiari al seguito, siano possesso di un passaporto di validità non inferiore ai 18 mesi nonché di un viaggio di andata e ritorno o di fondi sufficienti per acquistarlo, riescano a provvedere in maniera sufficiente al proprio mantenimento durante il periodo di soggiorno nel territorio dell'altra parte contraente in conformità alla normativa in essa vigente, siano forniti di un'assicurazione medica di copertura globale delle spese ospedaliere valida per tutta la durata del loro soggiorno nel territorio dell'altra parte contraente e dimostrino, infine, di non avere condanne penali a carico. In questo contesto i due Governi potranno rilasciare ai cittadini dell'altra parte fino a 500 visti per vacanza-lavoro ogni anno, ma eventuali variazioni sul numero dei visti non saranno considerati emendamenti all'Accordo in esame, bensì meramente confermati tramite i canali diplomatici. I permessi di soggiorno così rilasciati consentiranno ai beneficiari di svolgere occasionalmente un'attività lavorativa per completare i mezzi finanziari a loro disposizione, senza possibilità di ottenere visti per il ricongiungimento familiare o comunque per motivi familiari. È richiesto ai cittadini di ciascuna parte il rispetto delle leggi e dei regolamenti del Paese ospitante, nonché di non assumere impegni di lavoro contrari allo spirito della vacanza-lavoro.
  Il disegno di legge non comporta oneri finanziari, poiché i visti per vacanza-lavoro saranno soggetti alle stesse tariffe di quelli ordinari, né richiede l'adozione di ulteriori atti normativi interni. Esso costituisce, pertanto, un valido strumento per favorire il rafforzamento dei rapporti con la Corea del Sud ed in particolare per l'incremento, già registrato in tempi recenti, dei afflussi turistici sudcoreani verso l'Europa. L'Accordo in esame ha l'intento di offrire maggiori opportunità ai cittadini delle due parti, in modo particolare ai giovani che possono così apprezzare la cultura e i costumi dell'altro Paese e di acquisire o perfezionare la conoscenza linguistica di quello ospitante, oltre ad avere la possibilità di svolgere un'esperienza lavorativa. Per queste motivazioni Scelta Civica per l'Italia voterà con convinzione a favore del provvedimento (Applausi dei deputati del gruppo Scelta Civica per l'Italia).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Alli. Ne ha facoltà.

  PAOLO ALLI. Signor Presidente, la Corea del Sud costituisce una realtà sempre più importante nello scacchiere mondiale, sia sotto il profilo politico, basta pensare alla scomoda contiguità territoriale con un mondo misterioso come quello della Corea del Nord, sia sotto il profilo economico. Ricordo che da questo punto di vista la Corea del Sud è molto meno lontana di quanto possa apparire, visto che molti di noi usano telefonini, televisori e automobili che provengono da quel Paese.
  Ed è importante anche dal punto di vista culturale. Chi ha avuto l'occasione, per esempio nel 2012, di partecipare e di assistere all'Esposizione universale di Yeosu, ha avuto concretamente la sensazione di un'attenzione all'Occidente da parte del mondo sudcoreano veramente notevole, addirittura, come sensazione, superiore a quella stessa che il Giappone o la Cina hanno nei confronti dell'Occidente e in particolare del nostro Paese. Pag. 32
  Ci sono certamente più giovani coreani che vengono in Italia rispetto a quanti giovani italiani ci siano che vanno in Corea del Sud. Anche dal punto di vista culturale questo è visibile. Basti pensare a quanti giovani vengono a studiare musica, canto, con risultati anche eccellenti. Quindi, ben venga un accordo che favorisce e stimola i nostri giovani, i nostri ragazzi, ad andare in Corea del Sud, per quanto sia un accordo di piccole dimensioni. Ricordo che si parla di 500 visti, quindi è un accordo apparentemente molto ridotto. Però, certamente, la formula della vacanza-lavoro è interessante per i giovani tra i 18 e i 30 anni, con tutte le cautele del caso, perché stimola certamente a muoversi verso questi mondi e a capirne meglio la cultura, la tradizione e anche la lingua, che certamente è una delle barriere più importanti che i nostri giovani hanno verso il mondo orientale.
  Quindi, credo che il valore simbolico di questo provvedimento, di questa ratifica, vada ben oltre quello concreto-operativo. Per questa ragione, il Nuovo Centrodestra voterà favorevolmente.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Palese. Ne ha facoltà.

  ROCCO PALESE. Signor Presidente, preannunzio il voto a favore del gruppo di Forza Italia anche per questa ratifica, così come per tutte queste ratifiche che in queste ultime settimane il Parlamento è stato chiamato ad esaminare e a votare (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Il Popolo della Libertà-Berlusconi Presidente).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Manlio Di Stefano. Ne ha facoltà.

  MANLIO DI STEFANO. Signor Presidente, annuncio il voto favorevole del MoVimento 5 Stelle.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Nicoletti. Ne ha facoltà.

  MICHELE NICOLETTI. Signor Presidente, il Governo italiano, come è noto, è impegnato in un percorso di rilancio dei rapporti tra l'Italia e la Corea del Sud, a partire in particolare dal 2004, l'anno in cui è ricorso il 120o anniversario delle relazioni diplomatiche tra i due Paesi.
  La ratifica dell'Accordo in esame si colloca, quindi, in una strategia di rafforzamento delle relazioni politiche e commerciali già ottime con la Corea del Sud. Questo provvedimento prevede il rafforzamento della reciproca collaborazione tra i due Paesi, agevolando le procedure per l'ingresso e il soggiorno dei rispettivi cittadini per lunghi periodi di vacanza, con possibilità di svolgere un impiego occasionale a completamento della disponibilità dei mezzi finanziari richiesti, soprattutto in favore dei cittadini più giovani dell'Italia e della Corea del Sud.
  La Corea del Sud è ormai la quarta potenza economica dell'Asia, dopo il Giappone, la Cina e l'India. Fa parte dei Paesi OCSE e ha svolto un ruolo significativo nel nuovo G20. Nel 2013 la Presidenza della Repubblica, per la prima volta, è stata affidata ad una donna, Park Geun-hye. Si tratta di un Paese che ha scelto di investire risorse significative, non solo nello sviluppo economico, ma anche in quello culturale e formativo. In seguito a questi investimenti la Corea del Sud è collocata al settimo posto tra i Paesi per indice di sviluppo umano.
  Anche per questo si sono incrementati in modo particolare i flussi turistici sudcoreani verso l'Europa. Nel 2011 le presenze coreane in Italia sono state 358 mila, con un incremento del 14 per cento rispetto al 2010, verso destinazioni tradizionali, le città d'arte, ma anche destinazioni minori.
  L'Accordo che discutiamo oggi non solo va a toccare, dunque, un tema importante per il nostro Paese, ma assume anche una Pag. 33valenza politico-diplomatica, perché testimonia la vicinanza dell'Italia alla Repubblica della Corea del Sud.
  È per questa ragione che vediamo con grande favore la semplificazione di procedure amministrative, i soggiorni turistici e lavorativi, in particolare dei giovani, tra il nostro Paese e la Corea del Sud e per questo voteremo a favore della ratifica dell'Accordo (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

  PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto finale.

(Votazione finale ed approvazione – A.C. 2275)

  PRESIDENTE. Se i colleghi prendono posto, passiamo alla votazione finale.
  Indìco la votazione nominale finale, mediante procedimento elettronico, sul disegno di legge di ratifica, già approvato dal Senato, n. 2275, di cui si è testé concluso l'esame.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Palma, Segoni, Ravetto, Ragosta, Molea, Nicodemo, Oliverio, Mannino ?
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

  S. 1218 – «Ratifica ed esecuzione dell'Accordo tra il Governo della Repubblica italiana ed il Governo della Repubblica di Corea in materia di Vacanze-Lavoro, fatto a Seoul il 3 aprile 2012» (Approvato dal Senato) (2275):

   (Presenti e votanti  451   
   Maggioranza  226   
    Hanno votato
 451).    

(I deputati Zampa e Cassano hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole).

Discussione del disegno di legge: Conversione in legge del decreto-legge 24 giugno 2014, n. 90, recante misure urgenti per la semplificazione e la trasparenza amministrativa e per l'efficienza degli uffici giudiziari (2486) (Esame e votazione di questioni pregiudiziali) (ore 12).

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione delle questioni pregiudiziali Matteo Bragantini ed altri n. 1, Colletti ed altri n. 2, Brunetta e Palese n. 3, presentate al disegno di legge n. 2486: Conversione in legge del decreto-legge 24 giugno 2014, n. 90, recante misure urgenti per la semplificazione e la trasparenza amministrativa e per l'efficienza degli uffici giudiziari (Vedi l'allegato A – A.C. 2486).
  A norma del comma 4 dell'articolo 40 del Regolamento, nel concorso di più questioni pregiudiziali ha luogo un'unica discussione. In tale discussione, ai sensi del comma 3 del medesimo articolo 40, potrà intervenire, oltre ad uno dei proponenti, purché appartenenti a gruppi diversi, per illustrare ciascuno degli strumenti presentati per non più di dieci minuti, un deputato per ognuno degli altri gruppi, per non più di cinque minuti.
  Al termine della discussione si procederà, ai sensi dell'articolo 96-bis, comma 3, quarto periodo, del Regolamento, ad un'unica votazione sulle questioni pregiudiziali presentate.
  Ha facoltà di illustrare la questione pregiudiziale Matteo Bragantini ed altri n. 1, il deputato Matteo Bragantini.

  MATTEO BRAGANTINI. Onorevole Presidente, onorevole Ministro e onorevoli colleghi, il decreto-legge in esame reca misure per la semplificazione, la trasparenza amministrativa e per l'efficienza degli uffici giudiziari. Le disposizioni inserite nel decreto-legge in esame non presentano caratteristiche tali da poter motivare il ricorso allo strumento della decretazione d'urgenza.
  Al di là delle accademiche considerazioni riportate nella relazione introduttiva al decreto-legge a giustificazione dei presupposti Pag. 34ex articolo 77 della Costituzione, l'unica reale motivazione, riconducibile ad elementi di necessità ed urgenza, è assunta de facto dalla necessità politica di trattare in tempi rapidi argomenti ritenuti rilevanti sotto il profilo generale di una riforma del sistema Paese in un'ottica di efficienza ed efficacia, attraverso provvedimenti di semplificazione e trasparenza amministrativa. È necessario ricordare come tali aspetti di degenerazione dell'utilizzo della decretazione d'urgenza furono censurati dalla Corte costituzionale con la sentenza n. 29 del 27 gennaio 1995. La Consulta esplicitò nella citata sentenza la propria competenza a sindacare la sussistenza dei presupposti di necessità ed urgenza da un punto di vista strettamente giuridico, salvaguardando il controllo iniziale del Governo e quello successivo del Parlamento in sede di conversione, dove le valutazioni politiche potrebbero essere prevalenti.
  La Corte costituzionale stabilì che, a norma dell'appena citato articolo 77, la preesistenza di una situazione di fatto comportante la necessità e l'urgenza di provvedere tramite l'utilizzazione di uno strumento eccezionale, quale il decreto-legge, costituisce un requisito di validità costituzionale dell'adozione del predetto atto, di modo che l'eventuale evidente mancanza di quel presupposto configura tanto un vizio di legittimità costituzionale del decreto-legge, in ipotesi adottato al di fuori dell'ambito delle possibilità applicative costituzionalmente previste, quanto un vizio in procedendo della stessa legge di conversione, avendo quest'ultima, nel caso ipotizzato, valutato erroneamente l'esistenza di presupposti di validità in realtà insussistenti e, quindi, convertito in legge un atto che non poteva essere legittimo oggetto di conversione. Pertanto, non esiste alcuna preclusione affinché la Corte costituzionale proceda all'esame del decreto-legge e/o del disegno di legge di conversione sotto il profilo del rispetto dei requisiti di validità costituzionale relativi alla preesistenza dei presupposti di necessità e urgenza, dal momento che il correlativo esame delle Camere in sede di conversione comporta una valutazione del tutto diversa e, precisamente, di tipo prettamente politico sia con riguardo al contenuto della decisione, sia con riguardo agli effetti della stessa.
  Pur se, da un lato, si ritiene l'operato del Governo, nel caso specifico, opportuno sotto il profilo del merito, dall'altro lato, è inaccettabile, al fine della garanzia dello Stato di diritto, non evidenziare come tale articolato sia manifestamente incostituzionale. Proprio ai fini, quindi, della necessità di operare nella direzione che si intende perseguire con il provvedimento in esame, sarebbe grave convertire il presente decreto-legge, così viziato rispetto ai profili di costituzionalità, rischiando che la Consulta, chiamata ad esprimersi, possa dichiararlo incostituzionale, facendone conseguentemente venire meno gli effetti, violando, nei fatti, nuovamente la buona fede dei cittadini.
  La mancanza dei requisiti della necessità ed urgenza sanciti ex articolo 77 della Costituzione si manifesta in tutta la sua gravità nelle numerose norme transitorie presenti nel decreto.
  L'articolato del presente decreto-legge introduce disposizioni in violazione dei presupposti di costituzionalità dell'omogeneità delle norme contenute e del divieto di prevedere norme ordinamentali.
  L'eterogeneità dei contenuti del presente decreto-legge contrasta apertamente con l'articolo 15 della legge 23 agosto 1988, n. 400, di diretta attuazione costituzionale dell'articolo 77 della Costituzione. In base alla citata disposizione, infatti, i decreti-legge devono contenere misure di immediata applicazione e il loro contenuto deve essere specifico, omogeneo e corrispondente al titolo.
  Per l'ennesima volta, il Governo utilizza lo strumento della normativa d'urgenza in modo improprio, svuotando il Parlamento delle proprie prerogative.
  Il ricorso alla decretazione d'urgenza si configura ormai da anni come una forma di sbilanciamento e di forzatura degli equilibri dei poteri previsti dal dettato costituzionale vigente, che ha spostato di fatto in capo al Governo ogni potere regolatorio ed imposto una compressione Pag. 35dei poteri legislativi delle Camere. Il continuo e reiterato uso della decretazione d'urgenza, come normale prassi legislativa, utilizzato dall'attuale Governo e che riprende una modalità introdotta dai precedenti, e più volte censurata dai richiami del Capo dello Stato e da numerose sentenze della Corte costituzionale, che hanno sollecitato il ripristino di un corretto percorso costituzionale, produce, da un lato, un vulnus all'articolo 70 della Carta costituzionale, che affida la funzione legislativa collettivamente alle due Camere, e, dall'altro lato, uno svuotamento e una mortificazione del ruolo del Parlamento e dei parlamentari.
  Dopo aver letto la parte dell'illustrazione già presentata, vorrei chiedere soprattutto all'onorevole Ministro, se ha la bontà di ascoltarmi ma vedo che né il Ministro né i sottosegretari hanno interesse ad ascoltare le minoranze...

  PRESIDENTE. Onorevole Martella, onorevole Martella, scusi ma si stanno rivolgendo al Ministro. Anche le colleghe, se possono evitare di distrarre il sottosegretario... prego, scusi onorevole Bragantini.

  MATTEO BRAGANTINI. Se, da un lato, questo decreto-legge comporta molte modifiche a nostro avviso positive, che noi auspichiamo da moltissimi anni e, dunque, veramente potrebbe avere una valenza politica molto importate, non riteniamo corretto lo strumento. Non possiamo con i decreti-legge continuare a svuotare la funzione del Parlamento. Qui non c’è alcuna necessità ed urgenza, come ho illustrato nel dettaglio nella pregiudiziale. Si doveva presentare un disegno di legge oppure un progetto di legge di iniziativa parlamentare, magari della forza politica che sostiene questo Governo e il Premier Renzi e, in questo modo, forse, tornare ad istituzionalizzare veramente quali sono i poteri legislativi e quali sono i poteri di Governo.
  Questa, a mio avviso, è una grande mancanza che non solo questo Governo, ma anche i Governi precedenti, per carità, hanno fatto, ma alla fine stanno svuotando le nostre istituzioni e stanno svuotando la forma della nostra Costituzione. E questo, a mio avviso, è un grave danno alla politica e a questo Stato.
  Se noi vogliamo veramente, come politici, ritornare ad essere protagonisti e a fare quello che i cittadini ci hanno detto di fare votandoci, dovremo ritornare ad avere una nostra valenza politica e il Parlamento è il luogo dove devono essere fatte le leggi, non dev'essere un luogo dove vengono semplicemente approvati dei decreti a nostro avviso incostituzionali solo perché c’è un motivo di fretta politica che non ravvisiamo. Si possono fare le cose in velocità, anche semplicemente partendo dal Parlamento, che è l'unico organo che ha la funzione legislativa. Per questo motivo noi abbiamo presentato questa pregiudiziale, non nel merito del provvedimento, che, invece, riteniamo, per molti aspetti, positivo perché auspicato da tanti anni.

  PRESIDENTE. Il deputato Colletti ha facoltà di illustrare la sua questione pregiudiziale n. 2.

  ANDREA COLLETTI. Signor Presidente, l'articolo 77 della Costituzione prevede che: «Il Governo non può, senza delegazione delle Camere, emanare decreti che abbiano valore di legge ordinaria». Questo è il primo comma. Il secondo comma prevede: «Quando, in casi straordinari di necessità e d'urgenza (...)»; lo ripeto: casi straordinari di necessità e d'urgenza. Oltre a questi requisiti, che sono tre, vi è un altro requisito che riguarda l'omogeneità dei decreti.
  Andando a vedere questo decreto-legge, esso tratta di incarichi direttivi ai magistrati, personale delle regioni ed enti locali, borse di studio per specializzazione medica, banche dati delle società partecipate, soppressione dei TAR, processo civile telematico, norme sull'ANAC, aumento delle tasse per l'accesso alla giustizia. Ovvero, tutti contenuti che differiscono l'uno dall'altro, tanto è vero che il Governo non ha fatto un solo titolo con un solo Pag. 36capo, per questo decreto, ma ha previsto addirittura quattro titoli diversi, proprio per dimostrare, già dalla conformazione del decreto stesso, la sua totale disomogeneità.
  Ora, purtroppo, siamo abituati a votare e analizzare questi decreti che neanche dovrebbero essere presentati a queste Camere. Ci sarebbe o, per meglio dire, ci dovrebbe essere un controllo di legittimità quando viene firmato un decreto-legge e questo dovrebbe essere dato teoricamente dal Presidente della Repubblica. Purtroppo, attualmente, abbiamo un mero inquilino del Quirinale piuttosto che un vero Presidente della Repubblica e, quindi, siamo costretti, ogni volta, a discutere di provvedimenti che non sono straordinari, non sono urgenti, non sono nemmeno omogenei.
  D'altro canto, da anni, siamo in uno stato di eccezione costituzionale: eccezione, almeno nella dottrina costituzionalistica, ha sempre una valenza negativa piuttosto che una valenza positiva. Però, ovviamente, accettiamo sempre quello che viene fatto dal Governo, purtroppo, perché la dignità delle Camere ormai è andata sotto terra. Non c’è nessuno che protegge le prerogative di queste Camere o anche della Costituzione stessa a causa dell'occupante, sine titulo, del Quirinale. E quindi tanto vale abrogare, come vorrebbe fare una certa riforma della Costituzione, l'articolo 77 della Costituzione. Ci domandiamo ormai a cosa serva, se non a una parvenza di costituzionalità.
  Ma non c’è solo questo. Ci sono anche delle norme, in questo caso entrando nel merito, che vanno contro alcuni principi costituzionali. Parliamo, ad esempio, dell'articolo 11 del decreto-legge: con questo articolo 11 si prevede che possano entrare, come dirigenti all'interno degli enti locali e regionali, persone, derogando all'articolo 97 della Costituzione, quindi derogando alla garanzia di trasparenza e di meritocrazia attraverso dei concorsi pubblici.
  Ma non è solo questo: l'articolo 53 del decreto-legge prevede un aumento del 15 per cento delle tasse per chi voglia tutelare i propri diritti davanti a un giudice terzo ed imparziale.
  Tale aumento c’è da anni, ormai: è stato aumentato con il Governo Berlusconi, è stato aumentato con il Governo Monti, è stato aumentato con il Governo Letta e, giustamente, viene aumentato del 15 per cento – una somma mostruosa – dal Governo Renzi.
  Solo per fare una comparazione, in Svezia e Finlandia vi è l'esenzione del pagamento di ogni tassa per accedere alla giustizia; in Irlanda, si paga un massimo di 125 euro; in Belgio, 82 euro; in Austria, 175 euro; in Gran Bretagna 180 sterline; in Olanda, 150 euro. Noi, in Italia, possiamo pagare; un cittadino, per vedere tutelati i propri diritti, può pagare fino a 1.600 euro per un primo grado, fino a 2.500 euro in grado di appello e fino a 3.200 euro per la Cassazione.
  Peccato, però, che ci sia una norma – l'articolo 24 della Costituzione, che mi risulta ci sia ancora e sia ancora in vigore – che tutela il diritto di accesso alla giustizia: lo tutela anche per quelle persone che non sono ricche, perché ci risulta alquanto ingiusta una giustizia di classe. Oltretutto, vi è anche l'articolo 53 della Costituzione, che prevede la progressività della tassazione: che parolone, però la progressività si basa sul reddito. Purtroppo, in realtà, l'attuale tassazione sull'accesso alla giustizia non si basa sul reddito, bensì si basa sul valore della causa, che è una cosa ben diversa dal reddito: anzi, forse, più ha valore una causa, più viene meno tutelata la persona che agisce in giudizio.
  Vi è anche la lesione dell'articolo 3 della Costituzione: l'uguaglianza di fronte alla legge. Una giustizia classista, che permette solo ai ricchi di accedere alla giustizia statale, è una lesione dell'articolo 3, comma 1 e comma 2, della Costituzione. So che non sono molto interessanti questi profili di doglianza, giustamente stiamo parlando della Costituzione, e sappiamo anche bene che, purtroppo, ormai, in questo Pag. 37Parlamento, le pregiudiziali di costituzionalità vengono votate così, per spirito di partito, piuttosto che per verificare, punto per punto, quali sono gli articoli della Costituzione che vengono continuamente derogati da questi decreti-legge.
  Ovviamente, però, non solo perché siamo all'opposizione, ma perché ci sentiamo parlamentari che devono tutelare – ahimè, tutelare – le prerogative di questo Parlamento – le prerogative di una Camera che dovrebbe essere legislativa e non una Camera che mira solo a ratificare decreti-legge come avviene ormai da troppo tempo –, siamo costretti a fare una forma di supplenza rispetto alle prerogative del Presidente della Repubblica...

  PRESIDENTE. Onorevole Colletti, è la seconda volta: la richiamo...

  ANDREA COLLETTI. Per cosa ? Mi dica pure.

  PRESIDENTE. A stare al tema e a non tirare in ballo la più alta carica dello Stato, lei lo sa.

  ANDREA COLLETTI. Sì, il tema è l'articolo 77 della Costituzione. Questa è una pregiudiziale di costituzionalità...

  PRESIDENTE. Concluda.

  ANDREA COLLETTI. ...quindi, lei lo sa anche meglio di me, immagino. Quindi, cara Presidente, Ministro Madia, dovremmo capire qual è il futuro della legislazione che vogliamo dare in queste Camere: se dobbiamo fare solo i «pigia bottoni», ebbene, noi del MoVimento 5 Stelle non ci stiamo. In realtà, basterebbe discutere meglio su molti provvedimenti, che potrebbero anche trovarci d'accordo in alcune parti – e mi riferisco, in questo caso, ad alcune parti relative all'ANAC, anche se sono stati fatti molti errori –, ma non ci potremmo mai trovare d'accordo nel derogare l'articolo 77 della Costituzione e neanche l'articolo 24 della Costituzione.
  Non c’è chi non veda come questo decreto-legge sia palesemente incostituzionale: non serve un fine giurista o costituzionalista, basterebbe uno studente al primo anno di giurisprudenza o di scienze politiche per vederlo. Ed è per questo che noi, come MoVimento 5 Stelle, proponiamo questa pregiudiziale di costituzionalità, sicuri che tanto non avrà il valore che, teoricamente, le fonti del diritto prevedono per queste pregiudiziali (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Il deputato Palese ha facoltà di illustrare la questione pregiudiziale Brunetta e Palese n. 3.

  ROCCO PALESE. Signora Presidente, l'ennesimo decreto-legge da parte del Governo, il n. 90, che reca già come titolazione: Misure urgenti per la semplificazione e la trasparenza amministrativa e per l'efficienza degli uffici giudiziari, di fatto presenta una anomalia costante dei decreti-legge, varati dal Governo Renzi, che sono, innanzitutto, omnibus, e poi vi è il fatto di chiedere la fiducia su tutto. Il testo presenta, quindi, un contenuto estremamente vasto e articolato, recando un insieme di misure che incidono su materie diverse, tra cui: pubblico impiego, organizzazione della pubblica amministrazione, autorità indipendenti, appalti pubblici, attività delle imprese appaltanti oggetto di indagine, poteri dell'Autorità nazionale anticorruzione, organizzazione degli uffici giudiziari, processo amministrativo digitale, Expo 2015.
  Da quanto sopra richiamato, si evince la totale disorganicità ed eterogeneità del contenuto del decreto-legge, nonché l'assenza dei presupposti di necessità ed urgenza chiaramente sanciti dall'articolo 77 della Costituzione: pertanto, il testo in esame si pone in contrasto con quanto stabilito dalla Costituzione in materia di decretazione d'urgenza. Il rilievo del criterio di omogeneità nel contenuto costituisce uno dei perni fondamentali sui quali la Corte costituzionale ha da ultimo fondato i percorsi argomentativi legati alla Pag. 38verifica del rispetto degli indispensabili requisiti di straordinaria necessità e urgenza richiesti dall'articolo 77 della Costituzione per la legittima adozione dei decreti-legge. In particolare, con la sentenza n. 22 del 2012, la Corte costituzionale ritiene tout court illegittimo il decreto-legge qualora il suo contenuto non rispetti il vincolo della omogeneità, vincolo che la Corte ritiene implicitamente previsto dall'articolo 77 della Costituzione, ed esplicitato dall'articolo 15, comma 3, della legge 23 agosto 1988, n. 400. Quest'ultima disposizione, infatti, là dove prescrive che il contenuto del decreto-legge «deve essere specifico, omogeneo e corrispondente al titolo», pur non avendo, in sé e per sé, rango costituzionale e non potendo quindi assurgere a parametro di legittimità in un giudizio davanti a questa Corte, costituisce esplicitazione della ratio implicita nel secondo comma dell'articolo 77 della Costituzione, il quale impone il collegamento dell'intero decreto-legge al caso straordinario di necessità e urgenza.
  A ulteriore supporto di tale tesi, anche nella sentenza n. 220 del 2013, la Corte torna ad evocare la previsione generale di cui all'articolo 15, comma 3, della legge 23 agosto 1988, n. 400.
  È evidente, quindi, come il Governo abbia erroneamente utilizzato lo strumento del decreto-legge, anche se in nome dell’«obiettivo di risparmio e di perequazione perseguito con l'intera riforma», obiettivo che sicuramente non può costituire il presupposto di necessità ed urgenza di cui all'articolo 77 della Costituzione.
  Entrando nel merito delle disposizioni, vale la pena in questa sede citare la norma introdotta all'articolo 11, in merito al personale delle regioni e degli enti locali; tale disposizione, che aumenta fino ad un terzo la possibilità per regioni ed enti locali di assumere dirigenti dall'esterno, con una «selezione pubblica» non meglio specificata, crea i presupposti per una futura stabilizzazione in violazione palese e discriminatoria nei confronti dell'amministrazione centrale, e di quanto disposto dall'articolo 97 della Costituzione in materia di concorso pubblico. Inoltre, viene confermata la possibilità di incarichi nelle dirette collaborazioni dei sindaci a prescindere dal titolo di studio, contraddicendo ogni regola di buon senso e di meritocrazia e sicuramente lontana da quel principio di imparzialità di cui all'articolo 97 della Costituzione.
  La disposizione di cui all'articolo 9, che riduce gli onorari degli avvocati dello Stato, introduce un'odiosa disparità di trattamento tra le varie categorie di avvocati dipendenti nell'ambito della pubblica amministrazione, poiché ne vieta espressamente l'applicazione agli avvocati degli altri enti pubblici e degli enti territoriali in palese violazione del principio di eguaglianza dell'articolo 3 della Costituzione. Inoltre, l'articolo 18, che sopprime, con decreto-legge, quindi, le sezioni staccate dei Tribunali amministrativi regionali, è una vera barbarie giuridica in quanto adottata senza alcuna preventiva istruttoria in ordine al carico di lavoro delle sezioni ed al costo di funzionamento. I dati ufficiali avrebbero potuto, ove consultati, portare ad un risultato di reale razionalizzazione a beneficio dell'organizzazione della giustizia e, quindi, in ultima analisi, dei cittadini che ne sono gli utenti. Di seguito i numeri più significativi: la sezione staccata di Salerno, ad esempio, ha introitato ben 2.431 ricorsi nel 2013 ed è al sesto posto, su 29 TAR, per volume di contenzioso.
  Il numero di ricorsi decisi nello stesso anno è di 4.554. Le spese di gestione sono irrilevanti, atteso che l'edificio è demaniale, mentre lo spostamento al TAR di Napoli verrebbe a costare all'erario una cifra importante (peraltro né prevista né quantificata in violazione dell'articolo 81 della Costituzione) in termini di affitto di locali (non essendo sufficiente la sede di Napoli), di informatizzazione, di trasloco. Questo identico discorso vale per tutte le altre sedi staccate, come, per esempio, quella di Lecce, che ha un'utenza che copre ben tre province: Brindisi, Lecce e Taranto.
  Nel 2013, per esempio, sono stati depositati al TAR di Lecce 2.286 ricorsi, a Pag. 39fronte della sede centrale di Bari dove ne sono stati presentati 1.727. Nel 2014 i ricorsi già presentati a Lecce sono 1.403, contro i 770 di Bari, praticamente il doppio. Inoltre, quanto a smaltimento dell'arretrato, la sezione di Lecce è molto più veloce del TAR di Bari e i costi di funzionamento sono molto più bassi: per Bari si parla di un milione di euro per il costo della sede, attualmente insufficiente per la sede centrale. Cioè, il Governo prevede addirittura che debba essere trasferita anche la sede periferica, la sede distaccata di Lecce, quindi con ulteriori risorse sia per quanto riguarda la situazione logistica, come immobili che dovrebbero essere in affitto con altissimi costi, per non parlare poi dell'informatizzazione e di tutto il resto.
  Lecce paga, invece, solo 25.000 euro all'anno di locazione alla provincia, affitto riferito ad una piccola parte dell'immobile (ufficio accettazione e archivio), perché tutto il resto è un bene demaniale. Ma la situazione più preoccupante è che se l'obiettivo del Governo è quello di attuare una semplificazione ed un'accelerazione rispetto alle decisioni del TAR, in questa maniera, cioè per tutte le sezioni distaccate, il Governo purtroppo riesce a realizzare esattamente l'opposto di quello che è l'obiettivo, perché per almeno un anno non si capirà niente, ci sarà cioè una grande confusione rispetto alle notifiche, rispetto a quello che sarà il carico di lavoro, alla logistica, all'implementazione della informatizzazione e all'aumento dei costi. Ma soprattutto, grandissimi ritardi, esattamente l'obiettivo opposto di ciò che il Governo vorrebbe o penserebbe di fare rispetto al beneficio e alla garanzia dei cittadini.
  Il decreto-legge in esame contiene, quindi, norme di natura ordinamentale (estranee quindi al contenuto proprio del decreto-legge), e del tutto irrazionali, persino dannose per l'efficienza della pubblica amministrazione, dettate da spinte demagogiche e corporative, come quelle che ridistribuiscono il potere dal centro alla periferia creando nei comuni delle ingiustificate zone d'ombra in cui è possibile eludere norme costituzionali, come per esempio il citato obbligo di assunzione tramite concorso dei dipendenti pubblici (articolo 97 della Costituzione). È evidente, infatti, come il decreto preveda un doppio binario: restrizione per le amministrazioni statali e maggiori possibilità per regioni ed enti locali.
  Per questi ultimi la possibilità di assumere sale, negli anni 2014 e 2015, al 60 per cento delle cessazioni, contro un 20 per cento delle amministrazioni statali: una differenza che non si spiega con motivazioni oggettive. Non c’è dubbio pure che, in base alle statistiche e i dati fornitici dalla Corte dei conti sulla corruzione, il Governo in questa maniera si pone...cioè il rafforzamento anche di quelli che sono i fenomeni di corruzione in periferia, in riferimento a quello che hanno determinato gli studi e i monitoraggi della Corte dei conti.
  Il ricambio generazionale di cui all'articolo 1 si concretizza nell'abrogazione del trattenimento in servizio, peraltro corretta per alcune categorie, senza attivare altri istituti e senza dare risposte ai tanti che attendono le assunzioni. Se si considera che i trattenimenti in servizio sono circa 1.200 l'anno, e che di questi la metà sono per i magistrati (per i quali l'abolizione varrà dal 1o gennaio 2016), è facile dedurre che non ci sarà nessuna staffetta generazionale. Quindi, si propone al Parlamento, a seguito di questi ma anche di tanti altri profili di illegittimità costituzionale, di non votare a favore della continuazione della discussione e dell'esame di questo decreto-legge, ma di procedere esattamente allo stop, al fermo dell'esame del decreto-legge A.C. 2486 (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Il Popolo della Libertà-Berlusconi Presidente).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Antonio Leone. Ne ha facoltà.

  ANTONIO LEONE. Signor Presidente, il decreto-legge al nostro esame in effetti si compone di 53 articoli, tra loro diversificati, ma che si riferiscono a diversi ambiti normativi sicuramente, con un unico Pag. 40scopo, che è quello di intervenire su settori riconducibili alla semplificazione ed alla trasparenza amministrativa, e per assicurare maggiore efficienza agli uffici giudiziari. Un provvedimento la cui importanza, nell'ambito delle misure assunte per il rilancio del Paese, risulta di vitale interesse per il Governo: elemento, questo, che sicuramente giustifica, e direi proprio in maniera piena, il richiamo ai presupposti di necessità e di urgenza previsti dall'articolo 77 della Costituzione.
  Infatti, la necessità e l'urgenza del provvedimento sono riscontrabili nelle disposizioni che intendono favorire una più razionale utilizzazione dei dipendenti pubblici, realizzare interventi di semplificazione dell'organizzazione amministrativa dello Stato ed introdurre ulteriori misure di semplificazione per l'accesso dei cittadini e delle imprese ai servizi della pubblica amministrazione. Un solo esempio potrebbe essere quello di cui all'articolo 1, che contiene disposizioni per il ricambio generazionale nelle pubbliche amministrazioni, e all'articolo 2, che accelera le procedure di conferimento delle funzioni direttive e semidirettive dei magistrati; ancora, altro esempio è quello sulla semplificazione e flessibilità del turnover. Sono altresì urgenti le disposizioni volte a garantire un miglior livello di certezza giuridica, correttezza e trasparenza sul corso delle procedure relative ai lavori pubblici, anche con specifico riferimento al completamento dei lavori e delle opere necessarie – tant’è, più urgenza di quella ! – a garantire lo svolgimento dell'evento Expo 2015: si veda, ad esempio, l'articolo 30, che conferisce maggiori poteri e risorse al presidente dell'ANAC per un più efficace adempimento dei propri compiti di controllo e garanzia; e l'articolo 40, che detta disposizioni acceleratorie in materia di rito processuale degli appalti.
  Di grande pregio sono le norme riguardanti l'informatizzazione del processo civile, amministrativo, contabile e tributario, nonché le misure per l'organizzazione degli uffici giudiziari: misure che tendono a garantire la ragionevole durata del processo attraverso l'innovazione dei modelli organizzativi ed il più efficace impiego delle tecnologie dell'informazione e della comunicazione. In proposito, rivestono particolare significato le disposizioni in materia di informatizzazione del processo contabile e quelle riguardanti le comunicazioni e notificazioni per via telematica nel processo amministrativo, nonché l'obbligatorietà del deposito degli atti processuali.
  La Corte costituzionale ha precisato che l'urgente necessità del provvedere, da parte nostra, «può riguardare una pluralità di norme accomunate dalla natura ordinaria delle fattispecie disciplinate, ovvero anche dall'intento di fronteggiare situazioni straordinarie, complesse e variegate, che richiedono interventi oggettivamente eterogenei, ma indirizzati all'unico scopo di approntare rimedi urgenti a situazioni venutesi a determinare». Gli oggetti quindi possono riguardare materie diverse, purché accomunate da uno scopo unitario: motivo per cui i relativi provvedimenti, condizionati dalla complessità e varietà delle situazioni che si intendono fronteggiare, possono risultare assai articolati.
  Nello specifico, i presupposti di necessità e di urgenza sono quindi evidenti, proprio in considerazione delle ragioni prevalenti del Governo nell'affrontare delicati problemi che attengono alla vita dei cittadini, delle imprese, della giustizia e della sanità. Ho ascoltato numerosi richiami sul merito del provvedimento, ma l'unico argomento di pregio, che è quello della diversità di materie contenute in questo provvedimento, è superato proprio dalla sentenza della Corte costituzionale che ho testé richiamato. C’è una riflessione da fare, che è quella del coinvolgimento di alcune specifiche Commissioni: mi riferisco per esempio alla Commissione giustizia, che può dare oltre ad un parere stringato, un apporto notevole anche al prosieguo di questo provvedimento. Il gruppo del Nuovo Centrodestra voterà contro le pregiudiziali presentate.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Gianpiero D'Alia. Ne ha facoltà.

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  GIANPIERO D'ALIA. Signor Presidente, noi voteremo contro le pregiudiziali di costituzionalità che sono state presentate dai colleghi dei gruppi d'opposizione, anche se riteniamo che introducano elementi di discussione e profili di merito che sono apprezzabili e debbano essere oggetto di una discussione parlamentare. È chiaro che – cito alcune delle questioni che i colleghi hanno sottolineato nei loro atti parlamentari – discutere sull'aumento del contributo unificato unitamente alla soppressione delle sezioni distaccate dei TAR, alcune delle quali con carichi di lavoro superiori alle sedi principali e contemporaneamente dell'eliminazione dell'istituto del trattenimento in servizio che riguarda in questa fattispecie prevalentemente le magistrature amministrative e contabili e l'introduzione di regole nuove – ad esempio sulla condanna nelle spese, quindi sul regime della soccombenza –, l'insieme di queste norme è giusto che sia valutato da un punto di vista dell'opportunità e del merito e cioè se rende più efficiente il sistema di esercizio della funzione giurisdizionale rispetto alla pubblica amministrazione o meno.
  Ma un conto è una discussione che tenda a trovare un punto di equilibrio su queste norme rispetto all'obiettivo del Governo di migliorare il sistema della giustizia amministrativa, altra questione è ritenere che non si possa intervenire d'urgenza su questa materia che è collegata al miglior esercizio della funzione amministrativa.
  Stessa questione riguarda ad esempio il tema – sempre citato da alcune delle questioni pregiudiziali – dell'aumento dello spoil system nel sistema degli enti locali. Si tratta di norme che rendono più flessibile – e sono giustificate da questo punto di vista – il sistema e l'organizzazione degli enti locali; altra questione è discutere in Commissione e in Aula se questo sia funzionale a rendere più efficiente il complesso sistema amministrativo degli enti locali o se viceversa non sia un modo per aggravare, e non semplificare. Questa è una discussione che secondo me va fatta, ma va fatta dal punto di vista del merito e non dalla pregiudiziale di costituzionalità, perché ad esempio in questo provvedimento c’è una norma che io credo sia molto importante e che riguarda la costrizione di un crono-programma sulla semplificazione amministrativa attraverso l'agenda delle semplificazioni. Ciò serve a far che ? A supplire ad un sistema istituzionale che ha creato un sistema amministrativo elefantiaco ed inefficiente, distribuito su troppi livelli territoriali di governo e a cui si deve ovviare imponendo al complesso mondo dei comuni, delle regioni e di ciò che resta delle province, un unico modello amministrativo che abbia determinati standard e parametri di efficienza. Allora è evidente che si tratta di norme la cui urgenza nasce dal fatto di dover introdurre correttivi migliorativi del sistema amministrativo per renderlo più semplice e più accessibile a cittadini e imprese. Io ricordo che ad esempio se l'amministrazione dello Stato avesse dato attuazione piena a tutte le norme di semplificazione amministrativa che i diversi Governi, dal 2008 ai nostri giorni, hanno introdotto oggi noi avremmo stimato un risparmio di oneri amministrativi a carico delle piccole e medie imprese per circa 9 miliardi di euro, cioè una manovra economica e finanziaria. Quindi, si tratta di interventi che si giustificano necessariamente dal punto di vista anche della copertura costituzionale dell'articolo 77.
  Si può discutere se la norma, che è giusta, che tende a introdurre un tetto alle retribuzioni pubbliche anche per quanto riguarda gli avvocati che lavorano per le amministrazioni, sia scritta correttamente o non possa introdurre elementi di depotenziamento della difesa del settore pubblico. Allora, io credo che queste siano questioni che devono essere oggetto di un apprezzamento nel merito ma che, dal punto di vista dei rilievi di costituzionalità, non hanno alcuna fondatezza, sia quanto all'omogeneità delle materie trattate sia con riferimento alla sussistenza dei presupposti di necessità e urgenza. Per queste ragioni noi voteremo contro le questioni pregiudiziali che sono state presentate.

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  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Richetti. Ne ha facoltà.

  MATTEO RICHETTI. Signor Presidente, intervengo non senza qualche difficoltà in questo dibattito perché in realtà io faccio fatica ad intravedere le ragioni dell'incostituzionalità.
  Ci vedo, piuttosto, un provvedimento che va verso la piena attuazione della Costituzione. Infatti, non vorrei che sfuggisse a nessuno di noi la portata della discussione che abbiamo davanti. Dicevo di piena attuazione perché all'articolo 97 della nostra Costituzione è previsto che i pubblici uffici siano organizzati secondo disposizioni di legge che assicurino il buon andamento e l'imparzialità della pubblica amministrazione. Noi o inquadriamo questo provvedimento in questo tipo di obiettivo o ci limitiamo ad elementi di dettaglio.
  Io ho apprezzato che il collega Bragantini abbia messo l'appunto, abbia messo l'accento su questioni di metodo, aprendo anche a riflessioni di merito che possono essere condivisibili. Però, collega Bragantini, visto che ogni tanto accorciamo anche le distanze tra di noi, discutere sull'urgenza di un provvedimento sulla pubblica amministrazione è chiedersi come se fosse giusto intervenire su una frana, visto che sono vent'anni che la terra è in smottamento. Sì, io penso che sia giusto intervenire sulla frana, perché – non che il pubblico impiego rappresenti la frana di questo Paese – è un impegno assunto in maniera ufficiale dal Governo in quest'Aula. È la necessità urgente di un cambio di paradigma, anche per nostre responsabilità.
  Diciamolo a tutta quest'Aula: chi ha stereotipato in questi anni l'idea del pubblico impiego linkandolo al termine «improduttivo» si è preso una bella responsabilità, perché ha fatto dimenticare agli italiani che quando si parla di pubblica amministrazione si parla di persone che prendono a cuore il sapere, la cura, la sicurezza, la giustizia. O noi guardiamo a questo tipo di discussione, sapendo che questo siamo chiamati a riordinare, oppure discuteremo nel dettaglio, ed è importante.
  Io sugli elementi di merito non mi soffermo, perché sono legittimi, ma attengono alla discussione di merito ed è difficile individuare incostituzionalità circa provvedimenti che riordinano le sezioni distaccate dei TAR, ed è difficile ravvisare incostituzionalità sui provvedimenti che riguardano il contributo unificato. Certo, avrei preferito che Colletti avesse ricordato che, oltre al contributo unificato, con il processo civile telematico riduciamo anche qualche onere e qualche bollo. Ma può succedere qualche elemento di dimenticanza. Il tema è la sfida centrale che abbiamo davanti a noi.
  E se vogliamo stare agli elementi di merito e risponderci perché è urgente – permettetemi il richiamo forse troppo squisitamente politico e troppo poco tecnico –, non possiamo continuare un giorno a commentare i dati allarmanti sulla disoccupazione e il giorno dopo chiedere in quest'Aula di bloccare le riforme, perché le due cose vanno insieme. Bisogna che cominciamo a dircelo. Siccome oggi si apre un semestre nel quale chi si prende impegni a fare le riforme ha anche possibilità di fare investimenti pubblici, smettiamola «di raccontarla», perché a un certo punto lo streaming finisce, i riflettori si spengono e rimane il lavoro che siamo in grado di produrre per questo Paese. E il lavoro che siamo in grado di produrre per questo Paese si misura proprio in questo: nella capacità di produrre quel cambiamento che libera energia e risorse.
  Allora, forse dovremmo chiederci insieme se è costituzionale aprire nella pubblica amministrazione un turnover reale che dà opportunità di impiego ai giovani e allora forse commentare in maniera un po’ coerente i dati sulla disoccupazione. È costituzionale finalmente applicare il fatto che chi va in pensione ci rimane e le opportunità sono per chi è fuori dal mercato del lavoro ? Io credo che a queste domande dovremmo tentare di dare una risposta e, confortato dal fatto che abbiamo l'esercizio di una supplenza nel Pag. 43caso che il Capo dello Stato avesse impedimenti – ma Colletti si è candidato a svolgere una supplenza impegnativa, grazie al cielo l'ordinario sta bene e svolge lui quel tipo di funzione –, voglio ricordare che il Partito Democratico non voterà contro questa pregiudiziale per spirito di partito. Ma voterà contro questa pregiudiziale perché non è sufficiente spiegare che, poiché queste cose le fa dopo vent'anni il Governo Renzi, questo è un motivo sufficiente per non votarle (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Sannicandro. Ne ha facoltà.

  ARCANGELO SANNICANDRO. Egregi colleghi, non è in discussione che si debba intervenire su tanti aspetti dell'ordinamento italiano. Non è in discussione che le falle sono enormi e che lo sono anche i ritardi, tanto per sottolineare che non vi è alcuna volontà di impedire che il sistema italiano venga ammodernato. Il problema è un altro: come si fa per evitare, come accade in questa occasione, che con un decreto-legge, con l'ennesimo decreto-legge si modifichi, come potete tranquillamente constatare scorrendo il testo, un altro decreto-legge convertito in legge appena, appena, nell'aprile ultimo scorso ?
  Dobbiamo anche dire che ciò che merita un restauro è anche il modo con cui noi facciamo le leggi. In questa occasione non soltanto è incostituzionale il metodo, ma sono incostituzionali anche tante delle norme che in questo decreto sono contenute. Il tempo a disposizione non ci consente una disamina dettagliata. Spero di poterlo fare quando entreremo nel merito. Perché dico «spero» ? Perché ormai questo Governo, così come i precedenti, procede sempre per decreti-legge e normalmente anche con la questione di fiducia, il che impedisce di entrare seriamente nel merito delle questioni e impedisce al Parlamento di dare il proprio contributo, per cui dobbiamo alla fine concludere che le leggi oggi in Italia sono scritte dalle burocrazie ministeriali oppure di Palazzo Chigi, anch'esse compulsate dalla esigenza degli spot pubblicitari del nostro Presidente del Consiglio.
  D'altra parte, è recente l'eco di una grande campagna pubblicitaria, per esempio, a proposito della giustizia. Linee guida per stabilire che cosa ? Che i processi in Italia durano a lungo ! E ci voleva il Presidente Renzi per spiegarci che in Italia i processi durano in una misura sproporzionata ? Dalle mie parti, se metti a ruolo oggi un ricorso di lavoro fissano la prima udienza nel 2019, nel 2019 ! Ci vuole Renzi per spiegare che abbiamo 5 milioni di processi civili pendenti e che è urgente dimezzarne i tempi ? Non è con un articolo di legge che si dimezzano i tempi, non basta scrivere: «entro un anno il processo deve finire». Informo il Presidente del Consiglio che norme di tale natura già esistono, norme che addirittura introducono, nell'ambito del processo, la programmazione del lavoro. Lui non lo sa, però se avremo la possibilità di spiegarglielo in quest'Aula glielo spiegheremo se non porrà, ripeto, per l'ennesima volta la questione di fiducia, che ci impedirà di parlare, discutere e di approfondire le questioni.
  In questo decreto-legge c’è un po’ di tutto. Io non dico che quelle questioni non debbano essere affrontate; esigo proprio di poterle affrontare e questo Governo impedisce al Parlamento di affrontare queste questioni, caro collega che mi hai preceduto. Questo significa dire: «come, non è costituzionale semplificare la pubblica amministrazione» ? E che abbiamo scoperto l'acqua calda ? Anzi, devo dire che con il Presidente Renzi abbiamo inaugurato proprio la stagione dell'acqua calda, perché abbiamo soltanto annunci pubblicitari. Quando in un dibattito cerco di mettere insieme le cose che questo Governo avrebbe fatto in materia istituzionale, mi ricordo soltanto una cosa: il tentativo disperato di abolire il diritto di voto degli italiani. Lo abbiamo fatto con le province, che sono rimaste ma non si vota più; lo vuole fare con il Senato, che rimane ma non deve essere elettivo; lo ha fatto, sostanzialmente, con l’Italicum. Queste sono Pag. 44le riforme istituzionali. In materia di lavoro abbiamo Poletti e abbiamo l'insabbiamento del provvedimento sulle dimissioni in bianco. A questo si racchiudono le riforme strutturali. Torna dall'Europa e dice: «L'Europa vuole le riforme». Siamo d'accordo. Ma quali riforme ? Quelle che indicano i capitalisti o le banche, come preferite dire, dell'Europa ? Quali riforme ? È sempre lì il problema. In quale verso si muove il Presidente Renzi ? Ripeto: sono convinto che, nonostante il conformismo della stampa italiana e di tutti i mass media, forse molto prima di quanto pensiamo la bolla di sapone scoppierà (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà).

  PRESIDENTE. Sono così esauriti gli interventi sulle questioni pregiudiziali.
  Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulle questioni pregiudiziali Matteo Bragantini ed altri n. 1, Colletti ed altri n. 2 e Brunetta e Palese n. 3.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Ciracì, Romele, Nizzi, Lauricella, Simoni...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti e votanti  458   
   Maggioranza  230   
    Hanno votato  175    
    Hanno votato no  283.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  Dovremmo ora passare alla votazione per l'elezione di un segretario di Presidenza. Per consentire l'installazione delle cabine di voto, sospendo la seduta fino alle ore 13,10. La seduta è sospesa.

  La seduta, sospesa alle 12,50, è ripresa alle 13,10.

Votazione per l'elezione di un Segretario di Presidenza, ai sensi dell'articolo 5, comma 8, del Regolamento.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la votazione per l'elezione di un Segretario di Presidenza, ai sensi dell'articolo 5, comma 8, del Regolamento, a seguito della cessazione dalla carica del deputato Enrico Gasbarra, che, eletto parlamentare europeo, ha optato per tale carica, dimettendosi dal mandato parlamentare nazionale.
  Avverto che ciascun deputato può scrivere sulla scheda un solo nome.
  Le schede recanti più di un nominativo saranno considerate nulle.
  Le preferenze espresse in favore di deputati aventi lo stesso cognome non saranno considerate valide ove non rechino anche il nome del deputato ovvero – quanto meno – la lettera iniziale del nome.
  Risulterà eletto il deputato che otterrà il maggior numero di voti.
  Indìco la votazione per schede.
  Per agevolare le operazioni di voto, invito i deputati ad avvicinarsi al banco della Presidenza seguendo il proprio turno di votazione, che è evidenziato sul tabellone elettronico, evitando quindi di stazionare nell'emiciclo e di rendere così più difficoltosa l'espressione del voto.
  Avverto che, in considerazione dell'elevato numero di richieste di anticipazione del voto, variamente motivate in relazione ad esigenze di natura istituzionale o a motivi personali, la Presidenza, come preannunciato ai gruppi, al fine di garantire un ordinato svolgimento della votazione, accoglierà un numero di richieste fino ad un massimo del tre per cento della consistenza numerica di ciascun gruppo.
  Faccio presente che i gruppi hanno già fatto pervenire alla Presidenza le relative indicazioni.
  Invito i deputati segretari a procedere alla chiama dei deputati.

  (Segue la chiama).Pag. 45
  PRESIDENTE. Dichiaro chiusa la votazione e invito i deputati segretari a procedere allo spoglio delle schede.
  Sospendo, a questo punto, la seduta, che riprenderà alle ore 15 per lo svolgimento di interrogazioni a risposta immediata e, a partire dalle ore 16,10, dopo l'annuncio dell'esito della votazione per l'elezione del Segretario di Presidenza, per l'esame delle proposte di legge in materia di deroghe riguardanti l'accesso al trattamento pensionistico.

  La seduta, sospesa alle 14,45, è ripresa alle 15.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE SIMONE BALDELLI

Svolgimento di interrogazioni a risposta immediata.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di interrogazioni a risposta immediata, alle quali risponderanno il Ministro della salute e il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti.

(Intendimenti in ordine all'aggiornamento delle linee guida in materia di procreazione medicalmente assistita, alla luce della recente sentenza n. 162 del 2014 della Corte costituzionale – n. 3-00911)

  PRESIDENTE. L'onorevole Nicchi ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-00911, concernente intendimenti in ordine all'aggiornamento delle linee guida in materia di procreazione medicalmente assistita, alla luce della recente sentenza n. 162 del 2014 della Corte costituzionale (Vedi l'allegato A – Interrogazioni a risposta immediata).

  MARISA NICCHI. Signor Presidente, la Corte costituzionale, con la sentenza del 9 aprile 2014, n. 162, ha dichiarato l'illegittimità della legge n. 40 nella parte che vieta di ricorrere alla donazione di gameti. Diventa, quindi, lecita sia l'ovodonazione che la donazione del seme. È un altro colpo alla legge n. 40, legge che noi abbiamo giudicato pessima per il suo impianto ideologico e perché non garantisce il diritto alla salute.
  A seguito della sentenza, i centri pubblici e privati possono eseguire la fecondazione eterologa, possono dare risposte alle 9 mila coppie disponibili che richiedono oggi questo tipo di pratica medica; coppie che non saranno più discriminate e potranno ricevere tutte le cure e l'assistenza senza andare all'estero.
  Chiediamo al Ministro se non ritenga urgente rendere operativa la sentenza e aggiornare le linee guida che oggi risalgono al decreto del Ministero della salute del 2008.

  PRESIDENTE. La ringrazio anche per la puntualità.
  Il Ministro della salute, Beatrice Lorenzin, ha facoltà di rispondere.

  BEATRICE LORENZIN, Ministro della salute. Signor Presidente, voglio innanzitutto ribadire con forza che la condizione delle coppie affette da infertilità e sterilità mi sta molto a cuore e che è mia ferma intenzione arrivare ad una corretta e completa attuazione della sentenza n. 162 del 2014 della Consulta nei tempi più brevi possibili. Tale percorso attuativo non può, ovviamente, prescindere dal soddisfacimento della primaria esigenza di garantire la massima sicurezza dei trattamenti sanitari praticati. In tale ottica, il Ministero sta già lavorando per individuare tutte le misure, anche normative, necessarie per permettere l'attivazione della fecondazione eterologa nel rispetto della disciplina comunitaria, non ancora recepita in Italia.
  Attuare la fecondazione eterologa, infatti, significa introdurre una nuova attività nel percorso della fecondazione assistita: la selezione dei donatori sani. A questo proposito, ricordo che le normative europee su sicurezza, qualità e tracciabilità riguardanti cellule e tessuti e, quindi, anche i gameti, prevedono azioni specifiche per donazioni da persone diverse dal Pag. 46partner, non recepite in precedenza proprio a causa del previgente divieto della fecondazione eterologa; azioni che adesso debbono necessariamente entrare nel nostro ordinamento. Mi riferisco all'allegato III della direttiva n. 17 del 2006, che riguarda i test di tipo infettivo e genetico, che dovranno essere messi in atto per una corretta selezione dei donatori, in modo da garantire la salute delle persone che accedono alla fecondazione eterologa e dei nascituri.
  La donazione dei gameti, libera, volontaria e gratuita, deve prevedere una serie di misure di sicurezza sanitaria, alcune delle quali già indicate nella sentenza n. 162, stabilire il numero massimo di donazioni consentite a ciascun donatore, predisporre gli strumenti per contare tali donazioni e verificare che il numero massimo sia rispettato. A tal fine, è necessario assicurare la tracciabilità nazionale del donatore al nato, anche con riferimento ai gameti eventualmente importati dall'estero. Occorre altresì: a) affrontare il problema del rischio di donazioni fra gameti fra consanguinei; b) regolamentare le modalità di accesso alle informazioni sanitarie relative al donatore, sia per evitare abusi che per non penalizzare i dati da eterologa; c) garantire che l’import-export avvenga escludendo qualsiasi carattere commerciale; d) disciplinare il consenso informato di coppie e donatore; e) individuare la fascia d'età in cui si può donare; f) disciplinare il cosiddetto egg sharing, cioè la possibilità per le donne che si sottopongono a fecondazione assistita di donare gli ovociti sovrannumerari.
  Per sciogliere le citate criticità ho convocato proprio oggi un apposito gruppo di lavoro formato da rappresentanti delle società scientifiche di settore, delle regioni, operatori della PMA e giuristi, insieme a funzionari ed esperti del mio Ministero e dell'Istituto superiore di sanità. Il gruppo dovrà completare i lavori in qualche settimana, al fine di valutare tutte le possibili iniziative, anche normative, da avviare entro il 31 luglio per le predette finalità. La definizione delle tematiche sopra sintetizzate è necessaria anche ai fini della revisione delle linee guida del 2008, che non potranno non tener conto del nuovo quadro regolatorio.

  PRESIDENTE. L'onorevole Nicchi ha facoltà di replicare.

  MARISA NICCHI. Signor Presidente, signor Ministro, noi siamo ben felici che lei si preoccupi, però nella risposta che ci ha dato ci sono troppi rimandi, rimandi a nuove norme, nuove normative.
  Invece, noi pensiamo che, oggi, sia indispensabile rendere operativa e immediata la sentenza, anche perché la Corte costituzionale ha ribadito più volte che non esiste assenza di vuoto normativo determinata dalla cancellazione del divieto di fecondazione eterologa, che già la legge n. 40 del 2004 regolamenta la donazione dei gameti e che c’è una disciplina su tessuti e cellule già in vigore, in grado di dare quelle sicurezze di cui lei parlava. Il nostro Paese è, quindi, nella possibilità e nella condizione di poter rendere pienamente operativa questa pratica medica e i centri potranno, di fatto, predisporre tutte le iniziative necessarie, anche in attesa di un provvedimento che si può fare facilmente, quello del recepimento dell'allegato III della direttiva europea 2006/17/CE, riguardante la donazione di cellule riproduttive da soggetto diverso dal partner. Tra l'altro, molte regioni si sono già attivate, la Toscana in agosto comincerà ad assicurare questa pratica.

  PRESIDENTE. Onorevole Nicchi, concluda.

  MARISA NICCHI. Vorrei ricordare alla fine del mio intervento che, tra le motivazioni con cui la Consulta abolisce il divieto dell'eterologa in Italia, ce n’è una per noi fondamentale che dovrebbe, anche questa, accelerare tutta l'operatività di questa sentenza, il fatto, cioè, che il divieto dell'eterologa creava una disuguaglianza di diritti tra ceti abbienti e ceti meno abbienti, visto, appunto, che chi aveva soldi poteva andare all'estero e garantirsi un Pag. 47diritto. Noi che siamo Sinistra Ecologia Libertà siamo per i diritti civili e per i diritti sociali insieme.

(Iniziative per il ricorso alla fecondazione di tipo eterologo a seguito della recente sentenza n. 162 del 2014 della Corte costituzionale – n. 3-00912)

  PRESIDENTE. L'onorevole Murer ha facoltà di illustrare l'interrogazione Lenzi n. 3-00912 concernente iniziative per il ricorso alla fecondazione di tipo eterologo a seguito della recente sentenza n. 162 del 2014 della Corte costituzionale (Vedi l'allegato A – Interrogazioni a risposta immediata), di cui è cofirmataria, per un minuto.

  DELIA MURER. Signor Presidente, vorrei sottolineare un aspetto della sentenza della Consulta che a me pare molto rilevante. La Consulta, se abolisce il divieto di fecondazione eterologa, però, in qualche modo, ridisegna la legge n. 40 del 2004 e, quindi, non prevede alcun tipo di vuoto legislativo, in particolare, nelle relazioni tra i genitori, il donatore o la donatrice e il nato e stabilendo l'impossibilità per il donatore stesso di avanzare diritti sul nato. Inoltre, la Consulta, nelle motivazioni, fa riferimento esplicito alla regolamentazione vigente della PMA, cioè al decreto legislativo n. 191 del 2007 dove si danno le modalità sull'uso dei gameti. Noi con l'interrogazione vogliamo capire come il Ministro dia un'immediata attuazione alla sentenza della Corte, mettendo pienamente in azione sia le strutture sanitarie che i centri che si occupano di procreazione medicalmente assistita.

  PRESIDENTE. Il Ministro della salute, Beatrice Lorenzin, ha facoltà di rispondere.

  BEATRICE LORENZIN, Ministro della salute. Signor Presidente, come già dichiarato in risposta all'interrogazione precedente è mia intenzione agire con la maggiore rapidità possibile affinché il percorso della fecondazione eterologa sia effettivamente attivo in Italia. Come Ministro della salute ho però il dovere di garantire che la tecnica di fecondazione eterologa, come anche ricordato dalla Consulta, sia eseguita all'interno di strutture operanti sotto i rigorosi controlli delle autorità, nell'osservanza dei protocolli elaborati dagli organismi specializzati a ciò deputati. A tale proposito, il primo passo necessario per l'attuazione della sentenza è il completamento del recepimento delle normative europee su cellule e tessuti, in particolare di quelle parti relative ai criteri di selezione e di esami di laboratorio richiesti per i donatori di cellule riproduttive. Si tratta di una parte della direttiva non recepita in precedenza, proprio perché disciplinava un'attività vietata in Italia.
  È necessario introdurre una serie di misure di sicurezza sanitaria alcune delle quali già indicate dalla sentenza n. 162; è innanzitutto necessario stabilire il numero massimo di donazioni consentite a ciascun donatore. Ecco perché dobbiamo dotarci di strumenti per contare tali donazioni a livello nazionale. Preciso, infatti, che, ad oggi, la tracciabilità dei percorsi rimane all'interno di ciascun centro di procreazione medicalmente assistita.
  Occorre altresì, come già ricordato: affrontare il problema del rischio di donazione di gameti fra consanguinei, cioè evitare che possano esserci involontari concepimenti fra persone strettamente imparentate; disciplinare le modalità di accesso alle informazioni sanitarie relative al donatore, sia per evitare abusi che per non penalizzare i nati da eterologa; garantire che l'import-export avvenga escludendo qualsiasi carattere commerciale; disciplinare il consenso informato di coppia e del donatore; individuare la fascia di età in cui si può donare; disciplinare, poi, il cosiddetto egg sharing, cioè la possibilità, per le donne che si sottopongono a fecondazione assistita, di donare gli ovociti soprannumerari.
  Avendo già costituito un gruppo di lavoro, entro il 31 luglio sarò in grado di definire con certezza gli strumenti normativi adeguati per i diversi aspetti da disciplinare, Pag. 48che comprendono senz'altro anche l'aggiornamento delle linee guida del 2008. Di conseguenza, intendo rassicurare gli onorevoli interroganti che i tempi di attuazione della sentenza saranno brevi, ma soprattutto saranno al servizio dei nascituri e della sicurezza dei genitori, che credo sia una questione che tutti ci dobbiamo porre, anche come obiettivo.

  PRESIDENTE. L'onorevole Barbara Pollastrini cofirmataria dell'interrogazione ha facoltà di replicare.

  BARBARA POLLASTRINI. Signora Ministra, lei comprenderà, perché ci conosce, se il gruppo del Partito Democratico, su questa materia, sarà esigente e particolarmente vigilante. Noi, dieci anni fa, votammo contro questa legge, e poi la Corte costituzionale ha fatto giustizia di quelle norme cattive. Ma da allora, lei lo sa meglio di me, c’è stato uno sciupio enorme di speranze, tante sofferenze per le coppie portatrici di malattie o colpevoli solo di non essere fertili. Ecco perché noi abbiamo l'esigenza che non si perda tempo. Come spiegano le motivazioni della Corte e come diceva poc'anzi l'onorevole Murer, non c’è alcun vuoto legislativo. Il Governo, come lei stessa ora affermava, ha il dovere di assicurare nell'immediato il diritto alla genitorialità, anche con la donazione di gameti; di garantire – questo è il punto, Ministra – sull'intero territorio nazionale la fecondazione col servizio sanitario nazionale, con una rete pubblica e con i centri privati accreditati. Ma in una rete pubblica ! Le chiediamo, dunque, signora Ministra, che tramite le Commissioni competenti il Parlamento venga coinvolto da subito sul programma e le linee di applicazione della legge, concordato con la Conferenza Stato-regioni e con l'ascolto dei soggetti interessati.
  Lei parlava di un gruppo di lavoro: al Parlamento, alle Commissioni competenti, interessa moltissimo sapere criteri, modalità e finalità di quel gruppo di lavoro che lei stessa ha proposto. Insomma, la sicurezza – questo ci sta a cuore – non sia un alibi per rinvii e tavoli separati. Noi lo dobbiamo a tante coppie e anche, me lo lasci dire, a livello di civiltà del Paese. Il Parlamento ci sarà, chiediamo al Governo, alla Conferenza Stato-regioni-città, a quel gruppo di lavoro, di unirsi al Parlamento per un traguardo che è nell'interesse di tutti raggiungere (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

(Chiarimenti in merito ai costi sostenuti per le cure sanitarie degli immigrati entrati in Italia dall'inizio dell'operazione Mare Nostrum e alla dotazione di strumenti idonei per la tutela sanitaria degli operatori – n. 3-00913)

  PRESIDENTE. L'onorevole Rondini ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-00913 concernente chiarimenti in merito ai costi sostenuti per le cure sanitarie degli immigrati entrati in Italia dall'inizio dell'operazione Mare Nostrum e alla dotazione di strumenti idonei per la tutela sanitaria degli operatori (Vedi l'allegato A – Interrogazioni a risposta immediata), per un minuto.

  MARCO RONDINI. Presidente, da notizie di stampa, abbiamo appreso come dieci poliziotti siano risultati positivi alla TBC, di cui uno ha contratto l'infezione. Inoltre, da settimane, con l'accrescere degli arrivi di immigrati, nei centri di accoglienza del Paese si susseguono gli allarmi sanitari in seguito alla scoperta di ulteriori diverse patologie infettive di cui sono portatori gli immigrati che approdano sulle nostre coste. Inoltre, come è noto, nelle zone di provenienza dei nuovi immigrati vi è una presenza elevata dei ceppi del bacillo della tubercolosi multiresistente alla terapia antibiotica. Lo stesso sindaco di Roma, Marino, ha scritto ai Ministri Alfano e Lorenzin per esprimere le proprie preoccupazioni.
  Chiediamo, infine, con questa nostra interrogazione, se il Ministro sia a conoscenza dei costi sostenuti per le visite e la cura degli immigrati entrati nel nostro Paese e se negli stessi capitoli di spesa siano previsti tutti gli strumenti idonei per Pag. 49la tutela sanitaria degli agenti che devono fronteggiare l'emergenza, al fine di evitare che si ripetano altri casi di contagio come quelli riportati.

  PRESIDENTE. Il Ministro della salute, Beatrice Lorenzin, ha facoltà di rispondere.

  BEATRICE LORENZIN, Ministro della salute. Presidente, rispondo al presente question time, che presenta prevalenti profili di competenza del Ministero dell'interno, che proprio oggi mi ha comunicato che dall'inizio dell'anno sono arrivati in Italia, attraverso le rotte del Mediterraneo, quasi 64 mila migranti, sia nell'ambito dell'operazione Mare Nostrum sia con altre modalità – attraverso mercantili privati – nel corso di 395 eventi di sbarco.
  Per quanto attiene all'aspetto sanitario, la gestione dei flussi migratori prevede che già nella fase di soccorso in mare sia assicurata ai migranti l'assistenza sanitaria da parte di personale medico e paramedico a bordo delle imbarcazioni della Guardia costiera e della Guardia di finanza impiegate nelle operazioni di soccorso in occasione di eventi migratori nel canale di Sicilia e sulla terraferma ciò nell'ambito del progetto SAR Operation finalizzato nel quadro delle Community action 2013 ed approvato dalla Commissione europea.
  Le attività sanitarie svolte sono finalizzate ad assicurare interventi tempestivi ed efficaci che consentano, ove ricorrano casi di particolare gravità, un trasferimento immediato dei migranti presso ospedali collocati sulla terraferma. Al momento dello sbarco gli stranieri sono sottoposti ad un triage medico da parte delle ASL, in collaborazione con la Croce rossa italiana nell'ambito del Progetto praesidium. All'atto dell'ingresso nei centri di accoglienza è effettuato uno screening diretto a verificare se sussistono patologie o sospetti di patologie che non consentano la permanenza nella struttura, ma richiedono invece il ricovero in ospedale.
  Aggiungo, inoltre, che il Ministero dell'interno ha promosso un tavolo tecnico di lavoro a cui partecipano anche i rappresentanti del Ministero della salute, della CRI, dell'Istituto nazionale per le popolazioni migranti e di altre organizzazioni non governative, per definire i requisiti sanitari da inserire nel nuovo capitolato d'appalto per la gestione dei centri di accoglienza per migranti.
  Nel merito della specifica questione del personale della Polizia di Stato impiegato nelle operazioni di soccorso, comunico che dal gennaio 2014 ad oggi sono stati effettuati circa 300 test per lo screening tubercolare. Inizialmente i predetti test venivano effettuati solo su personale entrato in contatto con gli immigrati affetti da patologia tubercolare nel rispetto delle linee guida del Ministero della salute; attualmente, a causa del susseguirsi di sbarchi, tali controlli sono effettuati in modo sistematico, indipendentemente dalla segnalazione di contatto a rischio, su tutti gli operatori coinvolti nell'emergenza.
  Colgo l'occasione per rassicurare sul fatto che i risultati effettuati non destano preoccupazione, in considerazione della assoluta sovrapponibilità delle percentuali degli operatori risultati positivi con quella usualmente riscontrabile nella popolazione non esposta. Da ultimo, comunico che ad oggi non risultano fra gli operatori di Polizia casi di scabbia.

  PRESIDENTE. L'onorevole Rondini ha facoltà di replicare.

  MARCO RONDINI. Presidente, noi diciamo che non ci rassicurano le cose che ci ha illustrato il Ministro. Noi riteniamo che l'allarme lanciato da chi giustamente rivendica il diritto alla tutela della salute dei militari e delle forze di Polizia impiegati nell'operazione Mare Nostrum raccolto e poi rilanciato dalla stampa, dimostra ancora una volta la superficialità con la quale si affronta questo fenomeno, che ha assunto ormai le dimensioni di una vera e propria invasione.
  Noi sappiamo, perché lo riportava un articolo del Corriere della sera pubblicato ieri, che dava conto delle affermazioni di Mario Raviglione, che è il direttore del Pag. 50programma globale contro la TBC all'Organizzazione mondiale della sanità. Egli ha affermato: «Tutti pensano che la tisi sia una malattia scomparsa, ma si dà il caso che colpisca ancora 9 milioni di persone ogni anno, e di queste ne uccida 1.300.000, 3.500 al giorno, uguale all'AIDS» che sono poi le due epidemie che si contendono il triste primato per le morti infettive.
  Due miliardi di persone portano l'infezione in modo latente e di questi il 10 per cento svilupperà la malattia. Si dà il caso che buona parte dei Paesi dai quali partono gli emigrati hanno la TBC come endemica. Quindi noi riteniamo che, se veramente vogliamo affrontare in maniera seria questa che potrebbe poi trasformarsi anche in un'emergenza dal punto di vista sanitario che non possiamo permetterci il lusso di accollarci, forse la soluzione ve l'abbiamo già suggerita, ve la suggeriamo ancora: fermate questa operazione, riprendete la politica dei respingimenti e realizzate dei campi dove raccogliere gli immigrati direttamente in Africa, sulle coste di quegli Stati da dove partono i viaggi della speranza.

  PRESIDENTE. Concluda.

  MARCO RONDINI. Lo dovete alla comunità che dovreste rappresentare e tutelare.

(Chiarimenti in merito ai contenuti ed ai tempi per l'adozione e l'attuazione del patto per la salute 2014-2016 – n. 3-00914)

  PRESIDENTE. L'onorevole Calabrò ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-00914, concernente chiarimenti in merito ai contenuti ed ai tempi per l'adozione e l'attuazione del patto per la salute 2014-2016 (Vedi l'allegato A – Interrogazioni a risposta immediata), per un minuto.

  RAFFAELE CALABRÒ. Signor Presidente, signor Ministro, è di questi giorni, notizie di stampa, che è stato messo a punto finalmente il patto per la salute 2014-2016 e se non sbaglio, giovedì scorso è stato anche presentato agli assessori alla sanità e dovrebbe essere in settimana la prima riunione, forse – mi auguro – anche l'ultima della Conferenza Stato-regioni per decidere sul patto. Ci sono alcuni punti, all'interno di quanto risultava dalla stampa, che avremmo piacere potessero essere chiariti. Innanzitutto quali sono gli obiettivi fondamentali ? Sembrava che fosse la conferma del budget che era stato precedentemente annunziato ? Allora, vorrei avere delle certezze intorno a questo, intorno al budget, la possibilità che i risparmi derivati dalla spending review possano in qualche modo far...

  PRESIDENTE. Onorevole Calabrò, la invito a concludere.

  RAFFAELE CALABRÒ. ...ho già finito, Presidente ?

  PRESIDENTE. Ha dieci secondi.

  RAFFAELE CALABRÒ. ...possano in qualche modo ritornare all'interno del Servizio sanitario nazionale ? L'aggiornamento finalmente dei livelli essenziali di assistenza e del nomenclatore tariffario per le protesi e gli ausili protesici, che è fermo dal 1999 ? Non ultimo, quello che si attende da molto, la razionalizzazione dei posti letto ospedalieri che in qualche modo devono trovare una loro forma di inquadramento.
  Ecco, signor Ministro, noi vorremmo in qualche modo avere chiarezza che tutto questo possa veramente avvenire e sui tempi in cui possa avvenire.

  PRESIDENTE. Il Ministro della salute, Beatrice Lorenzin, ha facoltà di rispondere.

  BEATRICE LORENZIN, Ministro della salute. Signor Presidente, ringrazio l'onorevole interrogante, mi ci vorrebbe mezz'ora per rispondere, ma cercherò di essere assolutamente sintetica.Pag. 51
  Ebbene sì, abbiamo licenziato il patto della salute, almeno nella parte che mi riguardava come Ministero della salute, e come Ministero dell'economia, nella Commissione indicata dalla Conferenza Stato-regioni per trattare gli articolati del patto, che si inserisce in un contesto economico-finanziario molto particolare e che avvia una nuova fase di programmazione della sanità per tutto il Servizio sanitario nazionale.
  Per rispondere alle sue domande, diciamo che l'inquadramento è questo, c’è una certezza di budget per i prossimi tre anni, con un finanziamento dello Stato, tenuto conto dei dati del DEF, che è di 109.928 miliardi, quindi quasi 110 miliardi di euro per l'anno 2014, 112.062 per il 2015 e 115.444 per il 2016. Quindi, abbiamo una fissazione di budget, con la clausola appunto che tutti i risparmi che saranno effettuati all'interno del patto della salute in base a tutte le procedure che sono state attivate verranno reimpiegati nel Sistema sanitario nazionale, anche con una cabina di controllo, una regia politica, che vigila che il patto venga attuato nelle sue parti e nei tempi che sono stati predisposti.
  C’è l'aggiornamento dei livelli essenziali di assistenza, attesissimo da tutti gli operatori, ma anche dalle associazioni delle famiglie, dei malati, soprattutto di malattie rare, ormai da più di dieci anni, e l'aggiornamento avverrà entro il 31 dicembre 2014. La stessa cosa per quanto riguarda il regolatore del nomenclatore tariffario per le protesi audiovisive che, ricordiamolo, non era aggiornato dagli anni Novanta, questo ovviamente in attuazione dei principi di equità, innovazione e appropriatezza e nel rispetto degli equilibri programmatici della finanza pubblica.
  Non vi è dubbio poi che il tema dell'assistenza ospedaliera sia fra i più rilevanti, e all'interno della Commissione si è discusso dei nuovi parametri proprio per il regolamento, che era rimasto inattuato ormai da più di due anni. Quindi, il testo del regolamento sarà immediatamente trasmesso alla Conferenza Stato-regioni per la previa intesa, dopo l'approvazione del patto.
  Vorrei dire che questo nuovo patto della salute segna un percorso di sostenibilità del sistema per i prossimi anni, mette in sicurezza il Sistema sanitario e attua un sistema anche innovativo di monitoraggio e di controllo per le regioni in piano di rientro per favorire e aiutare anche le regioni a uscire dal piano di rientro, oltre che a nuovi criteri per i commissariamenti ad acta.

  PRESIDENTE. Grazie, Ministro, per essere rimasta nei tre minuti. L'onorevole Calabrò ha facoltà di replicare, per due minuti.

  RAFFAELE CALABRÒ. Presidente, Ministro, ritengo pienamente soddisfacente questa risposta e queste considerazioni che lei andava facendo. Mi auguro veramente che questo, nell'arco della settimana, possa arrivare a definizione ultima nella Conferenza Stato-regioni.
  Tra le altre cose, mi piace sottolineare quanto diceva, ossia che questo veramente possa rappresentare il sistema di sostenibilità del Sistema sanitario nazionale.
  Noi abbiamo grandissime difficoltà in questo momento – lei lo sa molto meglio di tutti quanti noi – e credo che una revisione di questo tipo possa portarci a riaffrontare seriamente il problema della sostenibilità, sostenibilità soprattutto in quelle regioni che sono le regioni in piano di rientro, dove l'invito che vorrei fare al Ministro è che ci sia sempre una maggiore presenza del Ministero della salute nell'affrontare la qualità dell'assistenza all'interno delle regioni e un po’ meno del Ministero dell'economia e delle finanze, nell'affrontare i termini ragionieristici dell'economia delle regioni.

(Tempi di adozione del decreto interministeriale di riparto del fondo destinato agli inquilini morosi incolpevoli – n. 3-00915)

  PRESIDENTE. L'onorevole Piazzoni ha facoltà di illustrare la sua interrogazione Pag. 52n. 3-00915, concernente tempi di adozione del decreto interministeriale di riparto del fondo destinato agli inquilini morosi incolpevoli (Vedi l'allegato A – Interrogazioni a risposta immediata), per un minuto.

  ILEANA CATHIA PIAZZONI. Signor Presidente, signor Ministro, con il decreto-legge n. 102 del 31 agosto 2013, il cosiddetto decreto IMU, è stato istituito presso il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti un fondo destinato al sostegno degli inquilini morosi incolpevoli, risorse poi incrementate e stabilizzate dal successivo piano casa, una fondamentale prima boccata di ossigeno per migliaia di famiglie in difficoltà. Tuttavia, l'utilizzo di queste risorse era condizionato all'emanazione di un apposito decreto ministeriale che avrebbe dovuto stabilirne il riparto tra le regioni.
  Sono trascorsi ben dieci mesi dall'emanazione del decreto e ben otto mesi dall'approvazione della legge di conversione del decreto IMU e il decreto ministeriale in questione ancora non è stato emanato.
  Per questa ragione, chiedo al Ministro se non intenda intervenire urgentemente per l'emanazione dello stesso.

  PRESIDENTE. La ringrazio, anche per la concinnitas.
  Il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, Maurizio Lupi, ha facoltà di rispondere.

  MAURIZIO LUPI, Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. Signor Presidente, ringrazio l'onorevole Piazzoni per l'interrogazione che ha posto al Governo un tema su cui da sempre il Governo stesso, ma anche l'intero Parlamento, ha dimostrato grande sensibilità, che è quello dell'affrontare l'emergenza abitativa nel nostro Paese.
  In particolare, ovviamente l'interrogazione riguarda la nuova costituzione del fondo che il Governo ha destinato rivolgendosi agli inquilini cosiddetti morosi incolpevoli, cioè coloro che hanno sempre pagato l'affitto e, per condizioni di disagio economico perché hanno perso il lavoro, si ritrovano nella condizione di non poterlo pagare.
  L'interrogante sottolinea due aspetti. Il primo, e più generale, che è la vera sfida che il Governo ha: a fronte delle leggi che vengono approvate, poi queste leggi devono essere attuate attraverso dei decreti; il non attuare questi decreti praticamente rende vana e inutile l'approvazione della legge e cioè non la fa applicare. Il secondo è ovviamente legato invece al merito: il decreto che spettava al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti e al MEF, recante i criteri e le priorità, in modo che immediatamente possano essere messe a disposizione dal Ministero le risorse alle regioni e ai comuni per destinarle alle famiglie bisognose.
  Sul primo aspetto il Ministero si è mosso immediatamente...

  PRESIDENTE. Chiedo scusa, Ministro Lupi...se è possibile, colleghi...

  MAURIZIO LUPI, Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. ...e ha presentato il suo decreto, l'ha proposto alla Conferenza Stato-regioni; è stato approvato, il MEF l'ha sottoscritto. Le posso dare, alla fine di questo iter, la buona notizia che la Corte dei conti ha approvato il decreto, lo ha registrato e quindi adesso, con la pubblicazione nella Gazzetta Ufficiale, il decreto diventerà immediatamente operativo e pertanto diventerà immediatamente operativa la disponibilità della dotazione relativa al 2014, tenendo conto delle priorità riconosciute dalla legge alle regioni che sono già intervenute sul problema, riservando ad esse il 30 per cento dei fondi disponibili e ripartendo il restante 70 per cento tra tutte le altre regioni, in proporzione al numero dei provvedimenti di sfratto per morosità. Compete infine alle regioni individuare i comuni ad alta tensione abitativa, ivi compresi i comuni capoluogo di provincia non inclusi nella predetta delibera a cui destinare le risorse del fondo, unitamente agli eventuali stanziamenti regionali.Pag. 53
  Quindi, mi sembra che stiamo entrando immediatamente, e per fortuna, nella fase applicativa e operativa.
  Come lei ha ricordato, si è intervenuti non solo con un primo decreto sul Fondo per la morosità incolpevole nella costituzione e nella dotazione di una prima risorsa, ma nel secondo decreto, quello che è diventato legge convertito dal Parlamento, che ha affrontato proprio il tema complessivo dell'emergenza abitativa, abbiamo dotato e reso strutturale il Fondo per la morosità incolpevole, con un complesso di risorse intorno ai 100 milioni.

  PRESIDENTE. L'onorevole Piazzoni ha facoltà di replicare per due minuti.

  ILEANA CATHIA PIAZZONI. Signor Presidente, ringrazio ovviamente il Ministro. È una buona notizia sapere che il decreto vedrà finalmente la luce tra poco. Approfitto per chiedere, però, la disponibilità a comprendere il fatto che – e ricordo anche la discussione che abbiamo avuto in passato rispetto all'approvazione del piano casa – purtroppo è vero che c’è un grossissimo problema legato al fatto che quando il Governo e il Parlamento ricorrono a interventi e a provvedimenti di urgenza poi quell'urgenza viene completamente resa vana dal tempo necessario per rendere le risorse stanziate utili e utilizzabili dagli enti locali.
  Tuttavia, Ministro, una cosa che vorrei mettere in luce è che nel frattempo, però, alcuni provvedimenti messi nel piano casa, come per esempio la cosiddetta «norma antioccupazione», sono entrati invece in vigore da subito. Anche la richiesta del blocco degli sfratti, che noi avevamo avanzato, derivava proprio da questa consapevolezza, ossia che la partita è esattamente quella di cambiare questo sistema e, cioè, far sì che rapidamente i provvedimenti possano essere resi subito disponibili. Nel frattempo, finché non è così, chiediamo che ci sia maggiore attenzione nel mettere insieme la volontà di regolarizzare e di mettere comunque mano a questa situazione, sapendo che quelle risorse gli enti locali non le avranno per un tempo troppo lungo.
  Quindi, se possibile, faccio veramente appello a lei e al Governo perché facciate veramente un monitoraggio serio di quello che sta accadendo in questi giorni e in queste ore relativamente all'emergenza abitativa, perché altrimenti il rischio è che, al di là della volontà, che sicuramente c’è, di affrontare tale situazione, mettere insieme norme diverse, che hanno tempi di attuazione diversi, fa sì che la situazione resti drammaticamente esplosiva.

(Iniziative per l'ammodernamento e la messa in sicurezza delle strade statali 96 e 172 in Puglia – n. 3-00916)

  PRESIDENTE. L'onorevole Matarrese ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-00916, concernente iniziative per l'ammodernamento e la messa in sicurezza delle strade statali 96 e 172 in Puglia (Vedi l'allegato A – Interrogazioni a risposta immediata), per un minuto.

  SALVATORE MATARRESE. Signor Presidente, signor Ministro, noi siamo tutti impegnati nel liberare risorse e dare occupazione e lavoro ai cittadini. È con rammarico che verifico che nella mia regione, in Puglia, come si legge dai media, ci sono due strade che sono bloccate proprio da inadempienze delle pubbliche amministrazioni. La strada n. 172, da Laureto a Fasano, registra l'assenza totale nella Conferenza di servizi di tutte le rappresentanze delle pubbliche amministrazioni, ad eccezione dell'ANAS e dalla Snam. Si tratta di una strada dove ci sono stati morti, una strada che crea condizioni di pericolo e sulla quale da tempo non si riesce ad arrivare a capo, oltre che della Conferenza di servizi, anche del progetto esecutivo che è a valle per iniziare rapidamente i lavori.
  Ma ancora più clamoroso credo sia il caso della statale n. 96, la Bari-Altamura, dove sono a rischio fondi comunitari nell'ambito dei POR e sui quali ci sono ancora due pareri che devono essere inviati dalla regione Puglia al Ministero dell'ambiente, tutela del territorio e del Pag. 54mare per preoccuparsi del problema dei chirodotteri, che sono sicuramente degli animali importanti ma non tanto quanto la sicurezza dei cittadini o il lavoro e l'occupazione.

  PRESIDENTE. La prego di concludere.

  SALVATORE MATARRESE. L'altro è un parere della sovrintendenza su uno spostamento di soli tre metri del tracciato per opere sicuramente minori, ma che non hanno la valenza dell'impegno che noi tutti mettiamo...

  PRESIDENTE. Concluda !

  SALVATORE MATARRESE. ... ma sul quale credo si debba intervenire drasticamente a livello di Governo, perché le pubbliche amministrazioni locali non dimostrano la sensibilità e l'amarezza che noi abbiamo da questi tavoli.

  PRESIDENTE. Il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, Maurizio Lupi, ha facoltà di rispondere.

  MAURIZIO LUPI, Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. Signor Presidente, mi permetta di ringraziare anche l'onorevole Matarrese per l'interrogazione che ha posto al Governo. Tra l'altro, non è la prima delle interrogazioni che l'onorevole Matarrese fa sulla dotazione infrastrutturale della regione Puglia, ma con questa interrogazione si evidenzia uno di quei problemi che il Governo vuole affrontare in maniera sistematica e molto forte, che è quello, appunto, delle opere che sono finanziate e che poi non si riescono a realizzare per iter burocratici, perché i tempi sono lunghi. Cercheremo di affrontare la questione nel decreto «sblocca Italia» di fine mese, che il Presidente Renzi ha già annunciato.
  Nel merito, il programma operativo nazionale delle reti mobilità 2007-2013 finanziava, appunto, le due tratte della statale n. 96, richiamate dall'onorevole, in particolare per i seguenti importi: lavori di ammodernamento del tronco fine variante di Toritto-Modugno compresa la variante di Palo del Colle, per un importo di 102 milioni di euro; lavori di ammodernamento e adeguamento del tratto compreso tra la fine della variante di Altamura e l'inizio della variante di Toritto per un importo di 62 milioni di euro.
  Tuttavia devo segnalare che gli importanti ritardi attuativi registratisi e denunziati ovviamente dall'interrogante nella realizzazione dei suddetti interventi hanno condotto a ritenere che l'ultimazione dell'opera non fosse possibile nei tempi previsti dalla normativa comunitaria.
  L'Autorità di gestione e di programma ha ciclicamente organizzato con i beneficiari degli incontri di sorveglianza rafforzata per monitorare da vicino lo stato di avanzamento degli interventi, al fine di rilevare per tempo possibili criticità. Nell'ambito di tale operatività è emerso come in fase di verifica e di ottemperanza siano sorti problemi in merito al rilascio delle autorizzazioni ambientali da parte delle diverse amministrazioni regionali, ARPA Puglia, regione Puglia servizio agricoltura, commissione tutela ulivi monumentali, regione Puglia soprintendenza per i beni architettonici e paesaggistici di Bari e Ministero dell'ambiente. Tale problematica è stata anche sollevata in sede di comitato di sorveglianza lo scorso 25 giugno alla presenza della Commissione europea e dei rappresentanti del Ministero dello sviluppo economico. In tale sede è stato chiesto al beneficiario ANAS di fornire al più tardi entro il mese di ottobre 2014 un aggiornamento relativo all'evoluzione della problematica, dal momento che il persistere della situazione di criticità potrebbe comportare sensibili slittamenti delle tempistiche di realizzazione dell'intervento. Tengo comunque ad evidenziare, sulla base anche delle informazioni assunte presso il dipartimento per lo sviluppo e la coesione economica, che, in conseguenza delle decisioni assunte, il ritardo di attuazione non comporterà in questo momento alcuna perdita dei fondi comunitari. Almeno una notizia positiva in tutto quello che abbiamo descritto. Con riferimento poi all'intervento relativo alla statale 172, ricordo Pag. 55che l'opera è finanziata dalla regione Puglia e gestita da ANAS come soggetto attuatore. Il provveditorato è stato interessato su richiesta dell'ANAS ai soli fini dell'accertamento della conformità urbanistica mediante intesa Stato-regioni. Non ripercorro, anche perché ormai abbiamo concluso il tempo credo, signor Presidente, l'iter procedurale, ma evidenzio che l'ANAS ha inviato a tutti gli enti interessati il progetto definitivo e il 17 giugno scorso è stata convocata la Conferenza dei servizi. Detta conferenza è stata rinviata al prossimo 29 luglio e assicuro che la conclusione di tale iter sarà oggetto di costante monitoraggio da parte del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti. Infine, faccio presente che ANAS, per migliorare le condizioni di sicurezza della circolazione, ha eseguito importanti interventi di manutenzione sulla statale 172 e sulla statale 172 direttissima, in particolare segnalo che il 6 giugno scorso nel tratto Martina Franca-Masseria sono stati ultimati i lavori della nuova pavimentazione per un importo di 387 mila euro. Il problema rimane – lo ha denunciato l'onorevole Matarrese – e dobbiamo assolutamente far sì che si possa cambiare e cambiare radicalmente.

  PRESIDENTE. L'onorevole Matarrese ha facoltà di replicare, per due minuti.

  SALVATORE MATARRESE. Signor Presidente, la ringrazio della risposta esaustiva. Le chiedo un impegno a che, qualora ci siano perdite di finanziamenti, siano chiamati in responsabilità coloro che hanno procurato questo grave danno alla collettività in questo particolare momento, perché sono inadempienze proprio da pubblica amministrazione. Le evidenzio, come è chiaro, che le Conferenze di servizi, che avrebbero un alto valore dal punto di vista pratico, di fatto sono un grande impedimento. Quindi, colgo l'occasione per chiederle, anche nella rivisitazione del codice degli appalti, che è anche su direttiva europea una necessità di questo Governo, se non si possa intervenire drasticamente per risolvere il problema procedurale che è alla base della non spesa e della non garanzia di opportunità di lavoro, che in questo momento sono assolutamente fondamentali. Bisogna intervenire drasticamente perché questi soldi oggi aiuterebbero molto le collettività sia dal punto di vista della sicurezza della viabilità sia della sicurezza del lavoro, che è una rarità soprattutto nella mia regione di questi tempi con questa grave crisi. Quindi, le chiedo un impegno di monitoraggio che ha già dimostrato di aver posto in essere e soprattutto in futuro che ci sia davvero una mano pesante su chi impedisce di far sviluppare questo Paese e di far superare la crisi come deve essere superata.

(Intendimenti del Ministro delle infrastrutture e dei trasporti in relazione alla permanenza dell'ingegner Ercole Incalza a capo della struttura tecnica di missione – n. 3-00917)

  PRESIDENTE. L'onorevole Dell'Orco ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-00917, concernente intendimenti del Ministro delle infrastrutture e dei trasporti in relazione alla permanenza dell'ingegner Ercole Incalza a capo della struttura tecnica di missione (Vedi l'allegato A – Interrogazioni a risposta immediata).

  MICHELE DELL'ORCO. Signor Presidente, la struttura tecnica di missione è un organismo che svolge una funzione delicatissima che decide la sorte di tanti miliardi di fondi pubblici, che segue la progettazione e l'approvazione sulle grandi opere, quelle opere di cui si sente spesso parlare per indagini legate a mafia, corruzione e tangenti. Attualmente a capo di questa struttura c’è Ercole Incalza, che ricopre questo ruolo dal 2008. Il suo nome è spuntato nelle intercettazioni sul Mose e sull'Expo, mentre risulta indagato per la TAV di Firenze con l'accusa gravissima di associazione a delinquere finalizzata alla corruzione e all'abuso.Pag. 56
  Inoltre, da fonti di stampa, sembrerebbe coinvolto, seppur non formalmente indagato, in una vicenda simile al caso Scajola, per l'acquisto di una casa in centro, a Roma, per la figlia. Per questi motivi, riteniamo inopportuno che l'ingegner Incalza ricopra ancora questo delicato ruolo e richiediamo l'immediata revoca dall'incarico.

  PRESIDENTE. Il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, Maurizio Lupi, ha facoltà di rispondere.

  MAURIZIO LUPI, Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. Signor Presidente, ringrazio anche l'onorevole Dell'Orco e gli altri colleghi parlamentari per avere posto la questione all'attenzione del Governo. Una brevissima premessa: è evidente che le recenti indagini e inchieste della magistratura in materia di appalti sulle grandi opere – al riguardo, il Governo ha dato una risposta immediata con il decreto-legge n. 90 del 2014, con la costituzione dell'Autorità anticorruzione e con provvedimenti che sono già stati presi in materia di appalti per quanto riguarda la segnalazione all'Autorità anticorruzione delle varianti in corso d'opera – esigono una rafforzata e moltiplicata azione di vigilanza e di controllo da parte delle istituzioni dell'ente pubblico e, dall'altra parte, una grande radicale azione di semplificazione e di certezza delle norme, in modo che l'eccezione non diventi la regola.
  Abbiamo affrontato prima, appunto, uno degli esempi in cui le procedure e la burocrazia portano poi al rallentamento nella realizzazione delle opere. Nel merito, invece, dell'interrogazione, che è stata riferita al Governo, in oggetto all'indagine condotta dalla procura di Venezia relativa alla realizzazione del Mose, l'ingegner Ercole Incalza non risulta indagato e non è mai stato sentito neppure come persona informata dei fatti. Più precisamente, come risulta da numerosi organi di stampa, i magistrati di Venezia hanno proceduto all'arresto di alcuni indagati, altri sono semplicemente iscritti nel registro degli indagati, ma non arrestati, altri soggetti hanno subito perquisizioni, pur non essendo indagati.
  L'ingegner Incalza non appartiene a nessuna delle tre categorie indicate e viene qualificato tra i «sospetti», categoria sconosciuta all'ordinamento giuridico ed appartenente solo al linguaggio giornalistico. In ordine al conferimento dell'incarico all'ingegner Incalza alla guida della struttura tecnica di missione, devo far presente che il predetto ingegnere ha sostenuto, sempre con esito favorevole, ben tre concorsi pubblici per l'assegnazione di tale incarico. I concorrenti che hanno partecipato ai citati concorsi sono stati valutati da apposita commissione, composta negli anni da più membri, con giudizi inferiori rispetto a quelli dell'ingegner Incalza.
  L'ingegner Incalza è stato effettivamente indagato in numerosi procedimenti, ma sempre prosciolto o archiviato, laddove la doverosa verifica del suo operato da parte del magistrato penale sia pervenuta a conclusione prima del termine previsto dalla legge per la dichiarazione di prescrizione del reato. In ordine al procedimento dinanzi alla procura di Firenze citato dall'interrogante, l'ingegner Incalza risulta effettivamente indagato per una doverosa verifica sul suo operato e del suo operato in ordine alla realizzazione della TAV di Firenze.
  Per questo procedimento l'ingegner Incalza non è mai stato interrogato e non è neppure mai stato richiesto il suo rinvio a giudizio. Infine, anche con riferimento alla questione, per ultimo citata, sull'affare immobiliare, riportato da organi di stampa, l'ingegner Incalza non è mai stato indagato, non è mai stato sentito neppure come persona informata dei fatti e non è mai stato chiamato da alcun organo di polizia giudiziaria a fornire chiarimenti.

  PRESIDENTE. Ministro, concluda.

  MAURIZIO LUPI, Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. L'ingegner Incalza, per la sua particolare competenza in materia di trasporti ed opere pubbliche, ha ricoperto, come ha sottolineato l'interrogante, da molti anni, importanti, e concludo, Pag. 57incarichi: responsabile del Piano generale dei trasporti del Paese, direttore generale del Ministero dei trasporti, amministratore delegato della TAV, responsabile, per l'Italia, per la definizione delle reti di trasporto comunitarie ed altro.
  In ragione della delicatezza delle funzioni a lui assegnate e della rilevantissima responsabilità ricoperta, è stato oggetto, come è stato detto, di numerose e doverose verifiche da parte dell'autorità giudiziaria, che non hanno mai rilevato, nel suo operato, non solo elementi di reato, ma neanche mere irregolarità amministrative.

  PRESIDENTE. L'onorevole Di Battista, cofirmatario dell'interrogazione, ha facoltà di replicare per due minuti.

  ALESSANDRO DI BATTISTA. Signor Ministro, è stato prosciolto grazie all'ex Cirielli, un'indecente legge che voi avete approvato – questo giusto per mettere le cose in chiaro –, e credo che, in una fase drammatica come quella di oggi, in cui dovunque vengono effettuate grandi opere – Expo, Mose, TAV – vi è del marcio, vi sono infiltrazioni mafiose, vi sono tangenti e furti da parte del sistema partitocratico e di grandi imprenditori, non considerare l'importanza dell'opportunità politica rispetto ad altissimi funzionari del genere sia gravissimo.
  Il giudice Borsellino, fatto fuori da Cosa Nostra perché scoprì che lo Stato stava trattando con la mafia, disse che gli uomini delle istituzioni non soltanto devono essere onesti, ma devono apparire come tali. Non so se a lei questa frase le risuona accettabile, d'altro canto lei ancora siede in quel posto nonostante anche lei sia sotto inchiesta per abuso d'ufficio, ma per quanto riguarda il funzionario in questione è intollerabile che ancora abbia a che fare, e anche lei Ministro, con i nostri soldi, in un momento drammatico in cui la corruzione ci costa 70 miliardi di euro all'anno.
  Lei dovrebbe riflettere su quello che è il concetto di opportunità politica e rimuovere al massimo quelle persone dal passato e dal presente torbido che gestiscono i nostri soldi (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)

(Iniziative per la conclusione della trattativa tra Alitalia e Etihad – n. 3-00918)

  PRESIDENTE. L'onorevole Laffranco ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-00918, concernente iniziative per la conclusione della trattativa tra Alitalia e Etihad, per un minuto (Vedi l'allegato A – Interrogazioni a risposta immediata).

  PIETRO LAFFRANCO. Signor Presidente, Signor Ministro stando agli annunci del Governo di cui lei è autorevole esponente, in particolar modo del Presidente Consiglio che negli annunci appare essere particolarmente ferrato, la crisi di Alitalia sembra giunta a conclusione grazie all'accordo con la compagnia degli Emirati arabi uniti Etihad e con il suo ingresso nel capitale di Alitalia con il 49 per cento. Restano, tuttavia, oggi sul tavolo due questioni assolutamente rilevanti per la quali noi le chiediamo chiarimenti. La prima è l'intesa tra Alitalia e i sindacati per la definizione degli esuberi, ossia dei licenziamenti, che paiono essere nell'ordine di oltre 2.200 e la seconda è il consenso delle banche a cancellare debiti finanziari della compagnia per oltre 560 milioni di euro. Siccome la vicenda è seria ci è apparso necessario chiedere immediati chiarimenti sulla trattativa nel suo complesso e, soprattutto, sulle due questioni che abbiamo segnalato.

  PRESIDENTE. Il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, Maurizio Lupi, ha facoltà di rispondere.

  MAURIZIO LUPI, Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. Signor Presidente, la questione Alitalia, dell'accordo con Etihad non è la prima volta che ritorna, anche grazie all'attenzione dell'onorevole Laffranco, qui in Parlamento ed è oggetto, come è giusto che sia, di interrogazioni da parte dei colleghi parlamentari. Alitalia e Pag. 58il sistema del trasporto aereo italiano rappresentano uno degli asset strategici di un Paese come l'Italia che innanzitutto vuole essere un grande Paese industriale, oltre che un grande Paese turistico. Per questo il Governo, in questi mesi, ha seguito con grande attenzione, sempre nell'ambito dei compiti che un Governo deve avere, lo sviluppo del futuro dell'azienda Alitalia e della possibile partnership con un grande soggetto internazionale, in questo caso Etihad, che potesse permettere il rilancio della compagnia di bandiera, il riposizionamento strategico da parte del sistema aeroportuale italiano e della nostra compagnia di bandiera finalmente nello scenario intercontinentale, tornando a giocare Alitalia in questo settore un ruolo da protagonista.
  Siamo arrivati ormai alla conclusione, come ha sottolineato l'onorevole Laffranco, delle trattative. C’è stata la disponibilità, anche formale, da parte di Etihad di chiudere l'accordo con Alitalia, in questi giorni, in queste settimane, dovremmo arrivare alla conclusione.
  Due sono le questioni sottolineate dall'onorevole Laffranco aperte. Ricordo che noi siamo di fronte ad un grande investimento industriale: 560 milioni di investimento nel capitale sociale di Alitalia da parte di Etihad, un progetto industriale di grande rilancio, per un totale complessivo, tra patrimonio e investimenti che per ogni anno saranno fatti, per oltre un miliardo e 200 milioni di euro. Le due questioni riguardano i soci, le banche e in particolare gli esuberi. Sia ieri che oggi il Governo ha continuato a lavorare in questa direzione. Per quanto riguarda le banche e i soci privati siamo alla conclusione dei lavori, dell'accordo e nei prossimi giorni dovremmo andare alla definizione completa e alle risposte complete per quanto riguarda la posizione dei soci privati e dell'assetto societario e dei debiti dell'azienda con le banche. Per quanto riguarda, invece, la questione dell'esubero e dei sindacati, 2.251 persone nel piano industriale che dovrebbero essere identificate come esubero, oggi il Governo ha incontrato i sindacati, venerdì aveva incontrato l'azienda, ha convocato un tavolo permanente che dovrà arrivare alla conclusione ovviamente degli accordi e all'assunzione di responsabilità da parte di tutti a partire da martedì prossimo dalle ore 12,30.
  L'obiettivo che il Governo ha è un obiettivo molto chiaro e condiviso: rilanciare la compagnia di bandiera (l'occupazione si crea solo se finalmente c’è sviluppo e sviluppo industriale), entrare nel merito degli esuberi e dare il minore impatto sociale che questi esuberi possono avere, ovviamente attraverso la verifica di un'eventuale ricollocazione degli esuberi riguardo ad esternalizzazioni o a rinnovo di attività che possono tornare in Italia, e poi ovviamente mettendo a disposizione, come è giusto che sia, gli ammortizzatori sociali e gli strumenti preposti, perché – e ho concluso – con attenzione venga data risoluzione anche a questo problema.
  Per la prima volta ci troviamo non solo di fronte alla prospettiva del baratro, ma finalmente di fronte alla prospettiva di un grande piano industriale di rilancio. Credo che questo dovrebbe essere l'interesse di tutto il Paese, che si concluda nel miglior modo possibile.

  PRESIDENTE. L'onorevole Laffranco ha facoltà di replicare, per due minuti.

  PIETRO LAFFRANCO. Signor Presidente, signor Ministro, l'equilibrio delle sue dichiarazioni mi fa francamente essere un po’ più ottimista, nel senso che lei ci ha detto alcune cose e quelle strategiche le condividiamo totalmente, perché è anche nelle nostre corde l'importanza del rilancio di una compagnia di bandiera e la sua ricollocazione sullo scenario strategico intercontinentale. D'altronde, il centrodestra lavora a quest'operazione da anni e il nostro auspicio è che essa si concluda positivamente e favorevolmente nel più breve tempo possibile.
  Devo dirle che, in merito alla vicenda più specifica degli esuberi, naturalmente un po’ di preoccupazione, come è scontato, resta, così come in merito alla definizione della cancellazione dei debiti con le banche Pag. 59e con i soci privati, perché vorremmo capire qual è poi, per così dire, l'accordo, in che cosa si traduce e che cosa costa questa cancellazione.
  Allora, io mi sento di dirle questo. Lei ci ha dato anche una data, un incontro, che potrebbe essere quello definitivo. Noi continueremo, ovviamente, a monitorare. Ecco, sappia che, se noi non apprezziamo molto la politica degli annunci del suo Governo, e in particolare del Presidente Renzi, siamo comunque totalmente disponibili a collaborare quando c’è di mezzo l'interesse del Paese.

(Iniziative per garantire la continuità territoriale con riguardo allo Stretto di Messina – n. 3-00919)

  PRESIDENTE. L'onorevole D'Alia ha facoltà di illustrare, per un minuto, la sua interrogazione n. 3-00919, concernente iniziative per garantire la continuità territoriale con riguardo allo Stretto di Messina (Vedi l'allegato A – Interrogazioni a risposta immediata).

  GIANPIERO D'ALIA. Signor Presidente, signor Ministro, è noto che un servizio di collegamento veloce sullo Stretto di Messina è di vitale importanza, non solo per quella che è comunemente definita l'area integrata dello Stretto, ma soprattutto per l'economia della Sicilia e della Calabria. Sono, infatti, circa 22 mila i pendolari che quotidianamente si muovono sullo Stretto; sono 400 mila i cittadini residenti nei comuni di Messina, Reggio Calabria e Villa San Giovanni, che ricadono nella cosiddetta area integrata dello Stretto, e sono 200 i comuni che gravitano in quest'unica area vasta con circa un milione e mezzo di abitanti interessati.
  Tale servizio ha carattere di universalità, perché garantisce la continuità territoriale e funge da volano per il turismo delle due regioni, oltre che per il trasporto pubblico integrato. Nonostante il suo impegno e quello del Governo, da qualche giorno è stato sospeso nei fine settimana e non vi è alcuna certezza che possa riprendere con efficienza e continuità per ragioni, a quanto pare, di natura economica.
  Le chiediamo, signor Ministro, di conoscere quali sono i motivi reali che hanno portato a questa situazione precaria e soprattutto quali sono i rimedi.

  PRESIDENTE. Il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, Maurizio Lupi, ha facoltà di rispondere.

  MAURIZIO LUPI, Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. Signor Presidente, come è noto all'onorevole D'Alia, la regolazione del servizio di collegamento marittimo veloce passeggeri sullo Stretto di Messina è affidato al consorzio Metromare dello Stretto.
  Come ha sottolineato anche l'onorevole D'Alia, questo servizio ha cessato di validità il 28 giugno 2013. A tale data il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti ha provveduto ad assicurare, in considerazione delle risorse disponibili, la prosecuzione del servizio con procedura d'urgenza per un periodo di sei mesi, ossia fino al 31 dicembre 2013. Successivamente, la legge di stabilità per il 2014 ha assegnato, per l'espletamento del predetto servizio, complessivi 8,4 milioni di euro per l'anno 2014. Tale stanziamento è stato così ripartito: 3 milioni di euro per un'ulteriore prosecuzione del servizio fino al 30 giugno 2014, mentre la residua parte è stata destinata all'indizione di una gara a procedura ristretta, bandita in data 15 marzo per l'affidamento del servizio per sei mesi, prorogabili per due volte.
  Agli esiti della valutazione delle due domande di partecipazione pervenute, l'associazione di rete Lauro Blueferries non è stata ammessa al prosieguo della gara per un vizio insanabile, mentre la società Ustica Lines, invitata a presentare l'offerta, ha comunicato di ritirare la propria partecipazione alla gara. Pertanto, in data 6 giugno 2014 la gara è stata dichiarata deserta.
  Lo scorso 26 giugno, sulla base delle risorse allo stato disponibili, è stata bandita una nuova gara a procedura aperta per l'affidamento del servizio. Pertanto, al Pag. 60fine di assicurare la continuità di tale servizio, nelle more dell'espletamento della citata procedura di gara, è stato nuovamente chiesto alle due società esercenti in servizio sulle due tratte (rispettivamente la società Blueferries, sulla linea Messina – Villa San Giovanni, e la società Ustica Lines, sulla linea Messina – Reggio Calabria) di proseguire questo servizio fino al 31 dicembre 2014. Mentre la società Blueferries ha accettato la proposta dell'amministrazione, la società Ustica Lines, che in un primo momento si era dichiarata non disponibile, proprio ieri, invece, ha comunicato la propria disponibilità a mantenere la continuità del collegamento, ma esclusivamente nei giorni feriali.
  Voglio comunque precisare che nello scorso mese di giugno i competenti uffici del MIT hanno provveduto a chiedere a otto società armatrici la propria disponibilità ad assicurare il predetto collegamento, con esito negativo, purtroppo, da parte di tutti gli interpellati.
  Assicuro il massimo impegno del MIT, inteso al reperimento dei finanziamenti necessari ad assicurare il servizio nel periodo triennale e a individuare le iniziative di tipo normativo più idonee.

  PRESIDENTE. L'onorevole D'Alia ha facoltà di replicare, per due minuti.

  GIANPIERO D'ALIA. Signor Ministro, io credo che su questo argomento, come lei ha detto, dovremmo tornare e penso sia necessario un suo ulteriore, autorevole, diretto intervento, che sia funzionale a definire in positivo una questione che ha gravi risvolti economici e sociali.
  I soldi bisogna trovarli. Credo che una prima cosa importante sia quella di fare una ricognizione di tutte le risorse pubbliche che in via diretta o indiretta sono destinate al trasporto pubblico integrato in quell'area per capire se si possono ottimizzare. Poi c’è da verificare la possibilità dell'utilizzo delle somme relative alla messa in liquidazione della società Stretto di Messina.
  Si tratta, come diceva anche lei, di un servizio insopprimibile, per cui occorre fare contratti triennali, garantendo la stabilità dello stesso ed evitando che società private – lo dico senza voler fare polemica con alcuno, anche ovviamente con le società private – facciano cartello, soprattutto quando sono partecipate dal Tesoro, come Ferrovie dello Stato. Infatti, questo determina condizioni capestro per lo Stato, che vengono caricate sui cittadini e sugli utenti che usufruiscono del servizio.
  Non le sfuggirà, infine, signor Ministro, che questa vicenda particolare, cioè l'interruzione del servizio in tutti i fine settimana estivi, determina un grave ed irreparabile danno all'immagine dell'economia della Sicilia e della Calabria, considerato, peraltro, che questo servizio di collegamento è indispensabile per l'aeroporto Tito Minniti di Reggio Calabria e che la sospensione nei fine settimana e nel periodo estivo significa sostanzialmente privare di un servizio fondamentale territori che vivono prevalentemente di turismo.

(Misure per garantire trasparenza e sostenibilità dei costi nel settore delle grandi opere – n. 3-00920)

  PRESIDENTE. L'onorevole Corsaro ha facoltà di illustrare per un minuto l'interrogazione Rampelli n. 3-00920, concernente misure per garantire trasparenza e sostenibilità dei costi nel settore delle grandi opere (Vedi l'allegato A – Interrogazioni a risposta immediata), di cui è cofirmatario.

  MASSIMO ENRICO CORSARO. Signor Presidente, signor Ministro, puntuale come il sorgere del sole – forse sarebbe più giusto dire certo come la morte –, ogni tentativo di celebrare in Italia una cosiddetta grande opera è accompagnato dall'emersione di fenomeni di corruzione, di concussione, di malversazione, di dispersione del denaro pubblico.
  Gli episodi di cronaca che stanno accompagnando in queste settimane le vicende legate al MOSE di Venezia e all'Expo di Milano – la sua, la mia città, Pag. 61signor Ministro – sono solo l'ennesima, drammatica dimostrazione di questo assunto. Da noi, a differenza di altre realtà, non è prevista un'analisi terza sulla fattibilità economica di queste opere che dia certezza di trasparenza. Quelli che possono essere degli spunti per arricchire il prodotto interno lordo si traducono tristemente in opportunità di sviluppo del debito pubblico per la dispersione del denaro.
  Noi le chiediamo, onorevole Ministro, di sapere che cosa intende fare, con la sua responsabilità, per evitare ulteriori sprechi di denaro, per un aumento dei requisiti essenziali di trasparenza e per l'inserimento dei potenziali controlli esterni sulla fattibilità economica delle opere.

  PRESIDENTE. Il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, Maurizio Lupi, ha facoltà di rispondere.

  MAURIZIO LUPI, Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. Signor Presidente, l'onorevole Corsaro – lo ha detto bene nell'introduzione – come me, da anni, si batte in diversi ruoli perché nel nostro Paese, da una parte, si possano realizzare finalmente le opere necessarie per la competitività, per la dotazione infrastrutturale del sistema Paese e, dall'altra, perché questo possa avvenire nel massimo della trasparenza, con la certezza – purtroppo non accade – dei costi di realizzazione delle opere e con la semplificazione e la sburocratizzazione.
  L'indirizzo è molto chiaro da parte dell'amministrazione: la certezza fino in fondo dell'esercizio del controllo. Purtroppo, tutte le premesse che l'onorevole Corsaro ha fatto, seppur sinteticamente, nell'illustrazione della sua interrogazione, non solo sono condivisibili. Adesso spetta di iniziare ad introdurre e a lavorare perché si riesca a modificare e ad invertire la rotta. Sotto quale aspetti ?
  Il primo su cui noi siamo intervenuti è quello di garantire con forza la certezza dei controlli. Nel decreto-legge n. 90 del 2014 c’è un primo segnale che viene individuato, non attraverso l'ulteriore irrigidimento delle norme: troppa burocrazia, troppa incertezza dei tempi sono l’humus in cui si possono generare anche fenomeni corruttivi. È evidente che si moltiplicano le eccezioni per raggiungere l'obiettivo della realizzazione delle infrastrutture, mentre la norma, la regola, è talmente non rispettata che è come se non ci fosse.
  Da una parte, quindi, grande funzione dell'esercizio del controllo: le varianti in corso d'opera dovranno essere segnalate all'Autorità nazionale anticorruzione. Dall'altra, invece – e le rispondo nel merito –, un lavoro molto forte per realizzare che cosa ? Da una parte, uniformare alle prassi internazionali le distinte fasi del ciclo del progetto, riconnettendo a ciascuna di esse la documentazione qualitativamente idonea a supportare la scelta del decisore pubblico.
  L'onorevole Corsaro sa molto bene che quando un progetto preliminare viene bandito è nella sua definizione iniziale e c’è un certo numero di costi che vengono imputati. Alla fine di quel processo, quando si arriva al progetto esecutivo, quell'importo non viene mai assolutamente rispettato. Semplificazione, quindi, dei processi di progettazione: come in Europa, due fasi di progetto, quello definitivo e quello esecutivo. Ad ogni intervento deve essere avviata e associata una progettazione solo dopo essere stato identificato uno studio di previa fattibilità.
  La realizzazione – e vado verso la conclusione – di un'opera potrà essere aggiudicata solo sulla base di un progetto con un livello di provvedimento tale da chiudere in modo attendibile costi e cronoprogrammi. Garantire poi una misurabile certificazione della qualità del progetto, inclusivo di tutte le indagini necessarie. Occorre dare seguito a questa iniziativa.
  Ci sarebbero altri punti, ma il tempo è tiranno.
  Abbiamo una grande opportunità: quella dei decreti di attuazione delle direttive europee 2014/23/UE, 2014/24/UE e 2014/25/UE. Per una volta l'Italia non vuole essere a seguito delle direttive, ma vuole anticipare queste direttive. Entro Pag. 62fine luglio sarà presentato un disegno di legge delega per il riordino del codice degli appalti che vada in questa direzione. Il Viceministro Nencini sta coordinando il gruppo di lavoro. Dobbiamo dare urgentemente e immediatamente questi segnali, perché la sfida non è bloccare le opere, ma – e credo che lei condivida – ovviamente evitare che ci siano i fenomeni di corruzione, bloccare i ladri ed evitare che tutto questo accada.

  PRESIDENTE. L'onorevole Corsaro, che ha sottoscritto l'interrogazione in data odierna, ha facoltà di replicare, per due minuti.

  MASSIMO ENRICO CORSARO. Grazie, signor Presidente. Signor Ministro, lei, nella sua risposta, nel condividere le nostre preoccupazioni e nel formulare degli auspici che noi per primi ci auguriamo possano arrivare a positivo compimento, citava il tema delle gare al massimo ribasso. Ora, questa è una procedura davvero da cancellare, signor Ministro, perché lei sa che se una pubblica amministrazione fa un bando di gara e determina che quella base di offerta debba partire ipoteticamente da 100, lo fa non perché se lo è sognato, ma perché qualcuno lì ha stabilito che 100 sia un numero ragionevole.
  Se poi la gara viene assegnata al 40, delle due l'una: o è un incapace il responsabile della struttura pubblica che ha stabilito a 100 la base dell'asta pubblica e, a quel punto, deve essere defenestrato dalla pubblica amministrazione nel giro di dodici secondi; oppure è ragionevole pensare che chi sta facendo quell'offerta poi si sta tenendo in serbo la possibilità di chiedere qualcosa in cambio. E questo fa perdere credibilità, fa perdere drammaticamente tempo.
  Siamo a pochi mesi dall'apertura dell'Expo nella nostra città e non sappiamo se e come ci arriveremo, e – quel che è peggio – si perde credibilità nel rapporto tra le istituzioni e i cittadini. Vede, signor Ministro, il dato drammatico è che sempre, sempre e sempre, di fronte a questi episodi, c’è di mezzo la responsabilità di personale politico.
  Approfitto di questa replica, signor Ministro, per comunicarle che Fratelli d'Italia ha depositato una proposta di legge che, proprio in queste settimane, in cui sembra determinarsi la volontà di ribadire il sistema delle cosiddette liste bloccate nella selezione del personale pubblico, avocando alla segreteria dei partiti una scelta che, dal nostro punto di vista, dovrebbe essere invece di stretta appartenenza dei cittadini, noi chiediamo l'istituzione dell'istituto della responsabilità oggettiva per i partiti, esattamente come avviene per le società di calcio, che devono pagare una penale se un loro tesserato compie un illecito di carattere sportivo. Se un partito che avoca a sé la formazione delle liste e, quindi, sceglie chi lo deve andare a rappresentare scopre ex post che ha mandato nelle istituzioni un ladro, evidentemente dopo i tre gradi di giudizio (perché bisogna rispettare la procedura legislativa), si chieda a quel partito di corrispondere una penale allo Stato, all'erario, alla pubblica amministrazione affinché, da un lato, si imponga alle segreterie dei partiti una maggiore e più prudenziale analisi del personale politico, dall'altro si ricostruisca una seria credibilità di queste istituzioni nei confronti dei cittadini.

  PRESIDENTE. È così esaurito lo svolgimento delle interrogazioni a risposta immediata.
  Sospendo la seduta, che riprenderà alle ore 16,15.

  La seduta, sospesa alle 16,05, è ripresa alle 16,15.

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE LAURA BOLDRINI

Missioni.

  PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, Pag. 63i deputati Alfreider, Balduzzi, Michele Bordo, Brunetta, Caparini, Capezzone, Dambruoso, Del Basso De Caro, Di Lello, Fico, Gregorio Fontana, Fontanelli, Fraccaro, Fratoianni, Giancarlo Giorgetti, La Russa, Leone, Madia, Manciulli, Pisicchio, Rampelli, Ravetto, Realacci, Sani, Speranza, Tabacci, Taglialatela, Vargiu e Vignali sono in missione a decorrere dalla ripresa pomeridiana della seduta.
  I deputati in missione sono complessivamente novantaquattro, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell’allegato A al resoconto della seduta odierna.

Comunicazione del risultato della votazione per l'elezione di un Segretario di Presidenza, ai sensi dell'articolo 5, comma 8, del Regolamento (ore 16,18).

  PRESIDENTE. Comunico il risultato della votazione per l'elezione di un Segretario di Presidenza, ai sensi dell'articolo 5, comma 8, del Regolamento:
   Presenti e votanti  426.

  Hanno ottenuto voti: Sanga: 262; Fioroni: 14.
    Voti dispersi   24.    
    Schede bianche  114    
    Schede nulle   12    

  Proclamo eletto Segretario di Presidenza il deputato Giovanni Sanga (Applausi). È presente Sanga ? No, non lo vedo. Allora gli auguri glieli faremo in un'altra occasione.

  Hanno preso parte alla votazione:

  Abrignani Ignazio
  Agostinelli Donatella
  Agostini Luciano
  Agostini Roberta
  Airaudo Giorgio
  Albanella Luisella
  Alberti Dino
  Albini Tea
  Alfreider Daniel
  Alli Paolo
  Amato Maria
  Amoddio Sofia
  Antezza Maria
  Anzaldi Michele
  Archi Bruno
  Arlotti Tiziano
  Ascani Anna
  Attaguile Angelo
  Baldassarre Marco
  Baldelli Simone
  Balduzzi Renato
  Bargero Cristina
  Baroni Massimo Enrico
  Basso Lorenzo
  Battaglia Demetrio
  Battelli Sergio
  Bazoli Alfredo
  Bechis Eleonora
  Benamati Gianluca
  Benedetti Silvia
  Beni Paolo
  Berlinghieri Marina
  Bernini Massimiliano
  Bernini Paolo
  Berretta Giuseppe
  Bianchi Dorina
  Bianchi Nicola
  Binetti Paola
  Bini Caterina
  Blazina Tamara
  Boccadutri Sergio
  Boccuzzi Antonio
  Bolognesi Paolo
  Bombassei Alberto
  Bonomo Francesca
  Bordo Franco
  Bordo Michele
  Borghi Enrico
  Braga Chiara
  Bragantini Paola
  Brandolin Giorgio
  Bratti Alessandro
  Brugnerotto Marco
  Bruno Franco
  Bruno Bossio Vincenza
  Burtone Giovanni Mario Salvino
  Businarolo Francesca
  Busto Mirko
  Buttiglione Rocco
  Campana Micaela
  Cancelleri Azzurra Pia MariaPag. 64
  Cani Emanuele
  Capelli Roberto
  Capezzone Daniele
  Capodicasa Angelo
  Capone Salvatore
  Capozzolo Sabrina
  Capua Ilaria
  Carbone Ernesto
  Cardinale Daniela
  Carella Renzo
  Cariello Francesco
  Carinelli Paola
  Carloni Anna Maria
  Carnevali Elena
  Carocci Mara
  Carra Marco
  Carrescia Piergiorgio
  Carrozza Maria Chiara
  Casati Ezio Primo
  Caso Vincenzo
  Cassano Franco
  Castelli Laura
  Castricone Antonio
  Catania Mario
  Catanoso Genoese Francesco detto
   Basilio Catanoso
  Causi Marco
  Causin Andrea
  Cenni Susanna
  Censore Bruno
  Cera Angelo
  Cesaro Antimo
  Cesaro Luigi
  Chaouki Khalid
  Chiarelli Gianfranco Giovanni
  Chimienti Silvia
  Cimbro Eleonora
  Cimmino Luciano
  Ciprini Tiziana
  Ciracì Nicola
  Cirielli Edmondo
  Civati Giuseppe
  Coccia Laura
  Colaninno Matteo
  Colletti Andrea
  Colonnese Vega
  Cominardi Claudio
  Cominelli Miriam
  Coppola Paolo
  Corda Emanuela
  Corsaro Massimo Enrico
  Costantino Celeste
  Cova Paolo
  Covello Stefania
  Cozzolino Emanuele
  Crimì Filippo
  Crippa Davide
  Crivellari Diego
  Culotta Magda
  Dadone Fabiana
  Daga Federica
  D'Agostino Angelo Antonio
  D'Alessandro Luca
  D'Alia Gianpiero
  Dal Moro Gian Pietro
  D'Ambrosio Giuseppe
  Dambruoso Stefano
  D'Arienzo Vincenzo
  D'Attorre Alfredo
  Da Villa Marco
  Del Basso De Caro Umberto
  Del Grosso Daniele
  Dell'Aringa Carlo
  Della Valle Ivan
  Dell'Orco Michele
  De Lorenzis Diego
  De Maria Andrea
  De Menech Roger
  De Micheli Paola
  De Rosa Massimo Felice
  Di Battista Alessandro
  Di Benedetto Chiara
  Di Lello Marco
  Di Maio Marco
  D'Incà Federico
  D'Incecco Vittoria
  Di Salvo Titti
  Distaso Antonio
  Di Stefano Fabrizio
  Di Stefano Manlio
  Di Stefano Marco
  Donati Marco
  D'Ottavio Umberto
  Duranti Donatella
  Ermini David
  Fabbri Marilena
  Faenzi Monica
  Famiglietti Luigi
  Fanucci Edoardo
  Farina Daniele
  Farina Gianni
  Fassina Stefano
  Fauttilli Federico
  Fedi MarcoPag. 65
  Ferraresi Vittorio
  Ferrari Alan
  Ferro Andrea
  Fiano Emanuele
  Fico Roberto
  Fiorio Massimo
  Fioroni Giuseppe
  Fitzgerald Nissoli Fucsia
  Folino Vincenzo
  Fontana Cinzia Maria
  Fontana Gregorio
  Fontanelli Paolo
  Fossati Filippo
  Fraccaro Riccardo
  Fragomeli Gian Mario
  Fregolent Silvia
  Frusone Luca
  Gadda Maria Chiara
  Gagnarli Chiara
  Galgano Adriana
  Galli Carlo
  Gallinella Filippo
  Gallo Luigi
  Gallo Riccardo
  Galperti Guido
  Gandolfi Paolo
  Garavini Laura
  Garofalo Vincenzo
  Garofani Francesco Saverio
  Gasparini Daniela Matilde Maria
  Gebhard Renate
  Gelli Federico
  Ghizzoni Manuela
  Giachetti Roberto
  Giacobbe Anna
  Giacomoni Sestino
  Ginato Federico
  Ginefra Dario
  Ginoble Tommaso
  Giordano Giancarlo
  Giordano Silvia
  Giorgis Andrea
  Giuliani Fabrizia
  Giulietti Giampiero
  Gnecchi Marialuisa
  Grassi Gero
  Gregori Monica
  Gribaudo Chiara
  Guerini Giuseppe
  Guerini Lorenzo
  Guerra Mauro
  Gullo Maria Tindara
  Iacono Maria
  Iannuzzi Tino
  Impegno Leonardo
  Incerti Antonella
  Iori Vanna
  Kronbichler Florian
  L'Abbate Giuseppe
  Lacquaniti Luigi
  Lainati Giorgio
  Latronico Cosimo
  Lattuca Enzo
  Lauricella Giuseppe
  Lavagno Fabio
  Lenzi Donata
  Leone Antonio
  Leva Danilo
  Liuzzi Mirella
  Lodolini Emanuele
  Lombardi Roberta
  Lorefice Marialucia
  Losacco Alberto
  Lupo Loredana
  Maestri Patrizia
  Magorno Ernesto
  Maietta Pasquale
  Malisani Gianna
  Malpezzi Simona Flavia
  Manciulli Andrea
  Mantero Matteo
  Manzi Irene
  Marantelli Daniele
  Marazziti Mario
  Marchetti Marco
  Marchi Maino
  Marcolin Marco
  Marguerettaz Rudi Franco
  Mariani Raffaella
  Mariano Elisa
  Marotta Antonio
  Marrocu Siro
  Marroni Umberto
  Martella Andrea
  Martelli Giovanna
  Marti Roberto
  Martino Pierdomenico
  Marzana Maria
  Marzano Michela
  Matarrelli Toni
  Matarrese Salvatore
  Mauri Matteo
  Mazziotti Di Celso Andrea
  Mazzoli AlessandroPag. 66
  Melilla Generoso
  Meloni Marco
  Miccoli Marco
  Micillo Salvatore
  Migliore Gennaro
  Milanato Lorena
  Minardo Antonino
  Minnucci Emiliano
  Mognato Michele
  Molea Bruno
  Monchiero Giovanni
  Mongiello Colomba
  Montroni Daniele
  Morani Alessia
  Morassut Roberto
  Moretto Sara
  Moscatt Antonino
  Mottola Giovanni Carlo Francesco
  Mucci Mara
  Mura Romina
  Murer Delia
  Naccarato Alessandro
  Nardi Martina
  Narduolo Giulia
  Nastri Gaetano
  Nesi Edoardo
  Nicchi Marisa
  Nicoletti Michele
  Nizzi Settimo
  Nuti Riccardo
  Oliaro Roberta
  Oliverio Nicodemo Nazzareno
  Orfini Matteo
  Ottobre Mauro
  Pagani Alberto
  Pagano Alessandro
  Palese Rocco
  Palma Giovanna
  Palmieri Antonio
  Palmizio Elio Massimo
  Pannarale Annalisa
  Paris Valentina
  Parisi Massimo
  Parrini Dario
  Pastorelli Oreste
  Pastorino Luca
  Patriarca Edoardo
  Pelillo Michele
  Pellegrino Serena
  Peluffo Vinicio Giuseppe Guido
  Pesco Daniele
  Petitti Emma
  Petraroli Cosimo
  Petrenga Giovanna
  Petrini Paolo
  Piazzoni Ileana Cathia
  Piccoli Nardelli Flavia
  Piccolo Giorgio
  Piccolo Salvatore
  Piepoli Gaetano
  Pili Mauro
  Pini Giuditta
  Piras Michele
  Pisicchio Pino
  Piso Vincenzo
  Placido Antonio
  Plangger Albrecht
  Polverini Renata
  Preziosi Ernesto
  Prina Francesco
  Prodani Aris
  Quaranta Stefano
  Quartapelle Procopio Lia
  Quintarelli Giuseppe Stefano
  Raciti Fausto
  Ragosta Michele
  Rampi Roberto
  Ravetto Laura
  Realacci Ermete
  Ribaudo Francesco
  Ricciatti Lara
  Richetti Matteo
  Rizzetto Walter
  Roccella Eugenia
  Rocchi Maria Grazia
  Romanini Giuseppe
  Romano Andrea
  Romele Giuseppe
  Rosato Ettore
  Rossi Paolo
  Rossomando Anna
  Rostan Michela
  Rotta Alessia
  Rubinato Simonetta
  Ruocco Carla
  Sammarco Gianfranco
  Sanga Giovanni
  Sani Luca
  Sanna Francesco
  Sanna Giovanna
  Sannicandro Arcangelo
  Santerini Milena
  Sarro CarloPag. 67
  Sarti Giulia
  Sberna Mario
  Sbrollini Daniela
  Scanu Gian Piero
  Schirò Gea
  Schullian Manfred
  Scopelliti Rosanna
  Scotto Arturo
  Scuvera Chiara
  Segoni Samuele
  Senaldi Angelo
  Sgambato Camilla
  Simoni Elisa
  Sorial Girgis Giorgio
  Sottanelli Giulio Cesare
  Spadoni Maria Edera
  Speranza Roberto
  Spessotto Arianna
  Squeri Luca
  Stumpo Nicola
  Tancredi Paolo
  Taranto Luigi
  Taricco Mino
  Tartaglione Assunta
  Tentori Veronica
  Terrosi Alessandra
  Terzoni Patrizia
  Toninelli Danilo
  Totaro Achille
  Tripiedi Davide
  Tullo Mario
  Turco Tancredi
  Vacca Gianluca
  Valentini Valentino
  Valiante Simone
  Vallascas Andrea
  Vargiu Pierpaolo
  Vazio Franco
  Vecchio Andrea
  Vella Paolo
  Venittelli Laura
  Ventricelli Liliana
  Verini Walter
  Vezzali Maria Valentina
  Vignali Raffaello
  Vignaroli Stefano
  Villarosa Alessio
  Zampa Sandra
  Zan Alessandro
  Zanin Giorgio
  Zappulla Giuseppe
  Zaratti Filiberto
  Zardini Diego
  Zoggia Davide
  Zolezzi Alberto

  Sono in missione:

  Alfano Angelino
  Alfano Gioacchino
  Amendola Vincenzo
  Amici Sesa
  Baretta Pier Paolo
  Bellanova Teresa
  Bindi Rosy
  Biondelli Franca
  Bobba Luigi
  Bocci Gianpiero
  Boccia Francesco
  Bonifazi Francesco
  Borletti Dell'Acqua Buitoni
   Ilaria Carla Anna
  Boschi Maria Elena
  Bossa Luisa
  Brescia Giuseppe
  Bressa Gianclaudio
  Camani Vanessa
  Casero Luigi
  Castiglione Giuseppe
  Cicchitto Fabrizio
  Costa Enrico
  Damiano Cesare
  De Girolamo Nunzia
  Dellai Lorenzo
  Di Gioia Lello
  Di Maio Luigi
  D'Uva Francesco
  Epifani Ettore Guglielmo
  Fava Claudio
  Ferranti Donatella
  Formisano Aniello
  Franceschini Dario
  Giacomelli Antonello
  Gozi Sandro
  Legnini Giovanni
  Locatelli Pia Elda
  Lorenzin Beatrice
  Lotti Luca
  Lupi Maurizio
  Manfredi Massimiliano
  Mattiello Davide
  Merlo Ricardo Antonio
  Meta Michele Pompeo
  Mogherini Federica
  Monaco FrancescoPag. 68
  Orlando Andrea
  Pes Caterina
  Picchi Guglielmo
  Pini Gianluca
  Pistelli Lapo
  Portas Giacomo Antonio
  Rossi Domenico
  Rughetti Angelo
  Scagliusi Emanuele
  Scalfarotto Ivan
  Sereni Marina
  Sisto Francesco Paolo
  Tidei Marietta
  Tofalo Angelo
  Velo Silvia
  Villecco Calipari Rosa Maria
  Vitelli Paolo
  Vito Elio
  Zanetti Enrico

Discussione del testo unificato delle proposte di legge: Fedriga e Caparini; Murer ed altri; Damiano ed altri; Polverini; Fedriga ed altri; Di Salvo ed altri; Airaudo ed altri: Modifiche alla disciplina dei requisiti per la fruizione delle deroghe riguardanti l'accesso al trattamento pensionistico. (A.C. 224-387-727-946-1014-1045-1336-A) (ore 16,20).

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione del testo unificato delle proposte di legge d'iniziativa dei deputati Fedriga e Caparini; Murer ed altri; Damiano ed altri; Polverini; Fedriga ed altri; Di Salvo ed altri; Airaudo ed altri: Modifiche alla disciplina dei requisiti per la fruizione delle deroghe riguardanti l'accesso al trattamento pensionistico.
  Avverto che lo schema recante la ripartizione dei tempi è pubblicato in calce al vigente calendario dei lavori dell'Assemblea (vedi calendario).

(Discussione sulle linee generali – A.C. 224-A ed abbinate)

  PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione sulle linee generali.
  Avverto che i presidenti dei gruppi parlamentari MoVimento 5 Stelle e Sinistra Ecologia Libertà ne hanno chiesto l'ampliamento senza limitazioni nelle iscrizioni a parlare, ai sensi dell'articolo 83, comma 2, del Regolamento.
  Avverto, altresì, che la XI Commissione (Lavoro) si intende autorizzata a riferire oralmente.
  Ha facoltà di intervenire la relatrice per la maggioranza, deputata Gnecchi.

  MARIALUISA GNECCHI, Relatore per la maggioranza. Signor Presidente, noi siamo qui, siamo in Aula, con questo provvedimento, che ha avuto un iter significativo in Commissione, ha visto un lavoro molto attento e proficuo all'interno della Commissione lavoro. Noi sappiamo che i comitati degli esodati, che anche oggi sono qui davanti alla Camera a manifestare, si sono anche incontrati con la Presidente, la quale aveva assunto con loro l'impegno di arrivare in Aula il più presto possibile con la proposta che avevamo in Commissione.
  Noi, ovviamente, pensiamo che il termine «esodati» sia un termine molto riduttivo, nel senso che bisogna pensare a tutte le donne e gli uomini che sono stati pesantemente penalizzati dalla manovra Fornero. Noi sappiamo che il provvedimento «salva Italia», nel dicembre del 2011, è arrivato in un momento di grande crisi economica del Paese, tanto da chiamarsi, per l'appunto, «salva Italia». Quello che era difficile da accettare, anche per noi – per noi della Commissione lavoro dell'altra legislatura e per noi che ci occupiamo di lavoro e pensioni anche in questa legislatura – era che la parte più significativa del risparmio fosse stata tutta sulle pensioni. Ovviamente, colgo questa occasione per dire che forse...

  PRESIDENTE. Colleghi, per favore.

  MARIALUISA GNECCHI, Relatore per la maggioranza. ...la penalizzazione maggiore l'hanno subita le donne. L'hanno subita le donne perché tutte le donne nate fino al 31 dicembre 1951, nel settore Pag. 69privato e se autonome, potevano andare in pensione a sessant'anni, mentre già quelle nate il 1o gennaio 1952 si sono ritrovate a dover andare in pensione cinque anni dopo.
  Dico cinque anni anche se, apparentemente, la norma prevede una gradualità, ma avendo previsto che il requisito anagrafico dal 1o gennaio 2012 sia 62 anni – e, quindi, nessuna donna aveva la possibilità di compiere due anni nella notte tra il 31 dicembre 2011 e il 1o gennaio 2012 –, tutte si sono ritrovate a rincorrere la possibilità di età per la pensione di vecchiaia e, quindi, tutte si sono ritrovate a dover pagare al debito pubblico, come pagare di tasca propria, cinque anni di mancata pensione. Questo era già successo nel 2009 per le donne del pubblico impiego, però le donne del pubblico impiego, almeno, potevano, comunque, continuare a lavorare.
  Perché dico che chiamare «esodati» le persone che si stanno mobilitando nel Paese dal dicembre del 2011 è riduttivo ? Perché ovviamente la platea è ampia; ho già parlato della platea delle donne, ma si potrebbe ricordare la platea dei disabili che si sono visti anche loro penalizzati, ma potrei dire anche tutte le persone che possono aspirare alla pensione sociale, all'assegno sociale, che si sono viste comunque l'anno in più da attendere per poter riscuotere anche questa prestazione.
  Poi, ovviamente, di grave c’è il fatto che non sono stati tutelati tutti gli accordi firmati prima del 31 dicembre 2011, quindi, accordi di esodo o accordi di mobilità e, quindi, questo è quello che viene chiamato normalmente, l'aver dovuto assistere alla rottura di un patto tra lo Stato e il cittadino.
  Noi, dal primo giorno dopo l'approvazione del decreto cosiddetto salva Italia, abbiamo iniziato a lavorare, lo dico in modo esplicito, per la riduzione del danno. Eravamo arrivati a cinque salvaguardie, quindi, a tutelare 162 mila lavoratori e lavoratrici, però riconosco anch'io – che pur sono stata una di quelle attive nella richiesta di queste salvaguardie – che in queste salvaguardie si sono create tante contraddizioni. Quindi, la nostra proposta di legge in Commissione – che era una proposta di legge alla quale siamo arrivati come testo unico, e quindi con la collaborazione di tutti i gruppi presenti in Commissione lavoro – era la ricerca di superare almeno alcune delle contraddizioni che le cinque salvaguardie hanno portato. La nostra proposta però è stata quantificata dall'INPS e dalla Ragioneria in termini troppo pesanti per poterla affrontare in questo momento. Siamo stati invitati a rinviare la trattazione alla legge di stabilità, per ricercare una soluzione strutturale. Ovviamente, a noi piacerebbe molto una soluzione strutturale, noi siamo convinti, da sempre, che servirebbe una soluzione strutturale, ma servirebbe una soluzione strutturale in generale per la riforma del sistema previdenziale.
  Noi abbiamo anche in Commissione una proposta a prima firma Damiano, che vede come relatrice Renata Polverini, sulla flessibilità in uscita, abbiamo anche proposte sulla pensione di vecchiaia delle donne, abbiamo anche proposte rispetto al riconoscimento di lavori usuranti o, comunque, al riconoscimento delle categorie che si sono viste allungare troppo il tempo di attesa per la pensione, come i macchinisti, oppure, ancora, le correzioni come per «quota 96», che è la famosa situazione del personale della scuola, per cui non è stato considerato l'anno scolastico ma l'anno solare. In sostanza, noi abbiamo tante proposte e, in effetti, riconosciamo al Ministro Poletti – e, quindi, lo diciamo al sottosegretario che è qui presente e gli chiediamo di riportarlo al Ministro Poletti – di averci dato la disponibilità ad affrontare, insieme, la possibilità di discussione di una riforma strutturale (quindi, non solo per le salvaguardie), che tenga conto, anche, del fatto che la crisi dal 1o gennaio del 2012 è andata avanti.
  Lavoratori e lavoratrici sono ancora stati licenziati; lavoratori e lavoratrici sono ancora andati in mobilità, sono ancora stati incentivati all'esodo, e quindi sappiamo che la situazione è grave anche per Pag. 70tutti i lavoratori e le lavoratrici che si sono trovati in difficoltà dopo il 1o gennaio 2012.
  Quindi, noi siamo per una soluzione strutturale, ma siamo anche per riuscire a garantire realmente, a tutte le persone che secondo noi devono essere salvaguardate, una salvaguardia reale. Pertanto noi vogliamo proseguire con questi due obiettivi e quindi su queste due strade parallele. L'emendamento proposto dal Governo, sostitutivo della nostra proposta, è praticamente un emendamento che prevede lo spostamento, per perfezionare i requisiti alla decorrenza del trattamento pensionistico, dal 6 gennaio 2015 al 6 gennaio 2016. Questa è sicuramente una cosa positiva, che dà sicurezza e certezza a tutte le persone che stavano con ansia attendendo di vedere il proprio periodo di decorrenza del trattamento incluso nelle salvaguardia, e abbiamo aggiunto i lavoratori che sono cessati dal 2007 e dal 2011 con contratto a tempo determinato. Ciò perché, con grande lavoro, dal dicembre 2011 abbiamo continuato a dire che non ci poteva essere differenza tra un lavoratore di una piccola azienda licenziato e che non aveva avuto né esodo né mobilità né nessun ammortizzatore sociale, che non era salvaguardato, e un lavoratore con una salvaguardia perché in mobilità e/o esodato, quindi uscito con esodo.
  Noi volevamo riuscire a tener conto di tutti questi lavoratori, poi, invece, si sono tutelati solo i lavoratori che uscivano da un contratto a tempo indeterminato. Ma noi sappiamo che dal 2007 al 2011 un lavoratore o una lavoratrice accettavano qualunque contratto, anche a tempo determinato, pur di lavorare, quindi in questa salvaguardia includiamo anche i lavoratori e le lavoratrici cessati da contratto a tempo determinato, perché riconosciamo e pensiamo che siano i lavoratori e le lavoratrici deboli che andavano comunque tutelati. Arriviamo a 32.100 persone in più, però la stragrande maggioranza delle risorse viene dai risparmi della seconda e della quinta salvaguardia, perché erano stati stimati in eccesso 40 mila mobilitati nella seconda salvaguardia.
  Inoltre, sono state aggiunte delle risorse in più dal Ministero del lavoro. È una quota minima, ma è vi una quota da parte del Ministero del lavoro dal Fondo occupazione, che il Governo si è impegnato a restituire al Fondo occupazione in legge di stabilità, e che comunque avrebbe riguardato il 2015. Quindi, stiamo tranquilli – e questa è la conferma che dovrebbe rassicurare tutte le persone che hanno avuto la salvaguardia e che stanno aspettando una salvaguardia – che il fondo degli 11 miliardi 600 milioni di euro che abbiamo ottenuto per le salvaguardie rimane tutto a disposizione solo delle salvaguardie.
  Questa è la conferma che per noi è importante sottolineare. Abbiamo ottenuto questo comma 235 della legge n. 228 del 2012, che già lo diceva e lo prevedeva; abbiamo avuto conferma del significato di quel Fondo, perché in quel Fondo sono andati i 500 milioni dell'armonizzazione del comma 18 dell'articolo 24 della manovra Fornero, ma questa è l'ulteriore conferma che deve dare tranquillità ai lavoratori.
  Quindi, solo da questo punto di vista, noi abbiamo accettato l'emendamento sostitutivo del Governo perché è un passo avanti; non è tutto quello che volevamo, perché ovviamente noi confermiamo che la nostra proposta di legge, e il testo unico al quale eravamo arrivati era più completo, però è un passo in avanti. Quindi, questo passo in avanti noi lo vogliamo sottolineare, lo vogliamo apprezzare; non siamo completamente soddisfatti, i colleghi degli altri gruppi ovviamente hanno ripresentato in Commissione e ripresentano qui in Aula gli emendamenti che ricalcano la nostra proposta di legge, quindi il Partito Democratico e i partiti di maggioranza si ritrovano costretti – ovviamente – a bocciare gli emendamenti che pure avevano condiviso in Commissione sul testo, però è chiaro – lo vogliamo sottolineare – che è un passo avanti, che a 32.100 persone garantiamo comunque la tranquillità di avere la pensione, e quindi da questo punto di vista ci dichiariamo soddisfatti.

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  PRESIDENTE. Saluto, a nome di tutta l'Assemblea, la delegazione parlamentare della Commissione speciale per l'infanzia e le questioni giovanili della Camera dei rappresentanti del Giappone, in visita alla Camera dei deputati, che sta assistendo ai nostri lavori dalle tribune. Bene arrivati (Applausi).
  Ha facoltà di intervenire il relatore di minoranza, deputato Massimiliano Fedriga.

  MASSIMILIANO FEDRIGA, Relatore di minoranza. Presidente, oggi io speravo di trovarmi in quest'Aula a discutere un testo che andasse a risolvere in maniera strutturale il dramma che stanno vivendo decine, anzi decine di migliaia di persone. Questa non era una mia pia illusione, ma erano le parole più volte ribadite dal Governo e dal Ministro del lavoro Poletti, che aveva promesso una soluzione strutturale che finalmente avrebbe dato risposta alle persone colpite dal dramma della riforma delle pensioni Fornero.
  Lei adesso ha salutato una delegazione che si occupa anche di politiche giovanili; ebbene, magari questa delegazione dovrebbe sapere che nel nostro Paese abbiamo il 43 per cento di disoccupazione giovanile, e non è dovuto semplicemente e solamente alla crisi economica, che ovviamente è stata determinante, che ha vissuto l'Occidente e il nostro Paese in maniera ancora più drammatica, ma è dovuto anche a scelte politiche compiute dai Governi precedenti.
  Non a caso ho citato la riforma delle pensioni Fornero; quella riforma in pochi mesi ha aumentato fino a otto anni l'accesso ai benefici previdenziali per le persone che si apprestavano ad entrare nell'età pensionabile. Questo, oltre al dramma degli esodati – che dopo ovviamente andrò ad approfondire, vista la proposta di legge che stiamo trattando –, ha anche contribuito in maniera determinante ad alimentare quella disoccupazione giovanile. Anche un bambino capirebbe che, se si va ad ingessare il ricambio generazionale nei posti di lavoro, il risultato che ottengo è l'aumento della disoccupazione dei giovani, perché in un momento di contrazione dell'offerta lavorativa, se non permetto il ricambio, vuol dire che lascio delle persone per strada senza una occupazione.
  Quindi, uno dei nostri emendamenti, il primo che andremo a trattare della Lega, propone proprio l'abrogazione di quella riforma. Abbiamo raccolto delle firme per un referendum, come lei sa Presidente, visto che lei è sensibile al problema, e speriamo di poter trovarci di fronte ai cittadini di questo Paese che decidano liberamente se ritengono quella riforma giusta, equa e necessaria oppure se la ritengono, com’è, un utilizzo dei soldi dei lavoratori per pagare un debito pubblico, ovvero degli enti pubblici. Dico questo perché magari dei colleghi che non c'erano la scorsa legislatura hanno avuto modo di leggere in modo poco approfondito la riforma Fornero. In quella stessa riforma è previsto l'accorpamento di INPDAP, ovvero l'ente che pagava le pensioni ai dipendenti pubblici, e INPS. Guarda caso, INPDAP aveva un buco di 9 miliardi di euro e quel buco era dovuto al fatto che il datore di lavoro, ovvero gli enti pubblici, non pagavano la loro quota di contributi per i loro dipendenti. Cosa che nel privato sarebbe quasi un reato. Dico quasi perché in realtà il reato c’è se non si paga la quota del lavoratore, però la sostanza è quella. Non si pagavano i contributi per i propri dipendenti ed era il pubblico che lo faceva, e questo buco verrà fatto pagare – mi auguro di sbagliarmi, ma so che così non è – con i soldi dei lavoratori privati.
  Noi abbiamo presentato, siamo stati il primo gruppo a presentare una proposta di legge sulla materia esodati; infatti la riforma Fornero, oltre a questi danni macroscopici, ha creato anche una categoria che noi normalmente chiamiamo esodati, ma ci sono gli esodati in senso stretto, ovvero quelli che hanno firmato accordi di esodo, e ci sono i licenziati, ci sono i mobilitati, ci sono i contributori volontari, ci sono i cessati, insomma una serie di categorie che hanno visto violare da parte dello Stato un patto prestabilito, con delle aspettative di vita prestabilite. Pag. 72Guardi, Presidente, io ho incontrato – lo dico non per fare facile populismo, ma con la verità dei fatti e della gente – pochi giorni fa, la scorsa settimana, sotto il palazzo dei gruppi parlamentari, una signora – anche questa della categoria degli esodati – che mi ha detto: vi prego, datemi una risposta, perché io nei prossimi mesi devo vendere la casa per mantenere la mia famiglia.
  È inaccettabile che uno Stato, un Governo e un Parlamento permettano una cosa di questo tipo e lo dico, guardate, senza vena polemica ma con il senso di responsabilità che dobbiamo avere verso quei cittadini, che non è per caso che si trovano in quella situazione, ma vi si trovano per una scelta politica di un Governo e per dei voti politici di una maggioranza che al tempo appoggiava il Governo Monti. Non ci si può non assumere questa responsabilità da parte di chi ha votato quella riforma.
  Quest'oggi ci troviamo nella stessa identica situazione: in sostanza proponiamo un rinvio del problema. È vero, viene ampliata un po’ la platea, ma noi non possiamo pensare di procedere in questo modo continuando a creare delle disuguaglianze, delle differenze tra persone che vivono la stessa identica e medesima situazione. Non possiamo pensare che una legge che vuole andare ad affrontare la questione degli esodati sia una ruota della fortuna, un terno al lotto per chi è nato un giorno prima o un giorno dopo. Non possiamo pensare, e lo dico rivolgendomi al Governo, di utilizzare quest'anno 6 miliardi, il prossimo 10 (se li troverete perché le coperture non ci sono), per fare campagna elettorale per le europee a favore del Presidente del Consiglio, per 80 euro che sicuramente sono utili, sicuramente aiutano, ma si lasciano senza mangiare centinaia di migliaia di persone. Non ci stiamo al gioco della campagna elettorale con i soldi pubblici. È vero che probabilmente il bacino degli esodati è un numero inferiore rispetto ai dieci milioni a cui avete dato 80 euro, però quelle sono persone che non hanno di che mangiare. Voi avete considerato quant’è uno più uno in termini di voti, noi consideriamo le persone che possono sopravvivere.
  Dunque la battaglia che oggi conduciamo è una battaglia che riteniamo di giustizia sociale, una giustizia che oltretutto non può vedere – riguardo alle coperture che il Governo ha individuato – andare ad intaccare (lo faccio presente a lei di nuovo, Presidente, so che è sensibile al problema) il Fondo per l'occupazione del Ministero, ovvero la cassa integrazione in deroga per il prossimo anno. Mentre facevamo questa discussione, tre ore prima, il Ministro Poletti diceva che manca più di un miliardo per la cassa integrazione in deroga di quest'anno e lui promette che il prossimo anno sarà tutto a posto, che questi soldi verranno rimessi e non li trova nemmeno per quest'anno. Come facciamo a far finta di credere, stiamo giocando anche in questo caso sulla pelle delle persone. Ci sono dei lavoratori che non ricevono l'ammortizzatore sociale da diversi mesi e voi proponete come copertura di utilizzare quelle risorse, che non si trovano.
  Noi della Lega avevamo individuato – mi auguro che tutte le forze responsabili e le personalità influenti di questo Parlamento, spero che molti si sentano coinvolti – delle coperture indicate in un nostro emendamento, su cui desidereremmo provaste a ragionare. Non è un emendamento campato in aria, non è un emendamento per dire: noi abbiamo trovato qualcos'altro. È la copia precisa delle coperture che il Governo ha trovato sull'articolo 1 per la pubblica amministrazione, ovvero andare ad aumentare i risparmi sulla spending review. È una copertura sulla quale in quel caso la Ragioneria dello Stato, avendo trasmesso il provvedimento al Parlamento, ha dato l'ok, l'ha vidimata. Non riusciamo a capire – nessuno ce l'ha spiegato malgrado le sollecitazioni che abbiamo fatto in Commissione al Governo – perché il Governo sul decreto della PA può dire che, invece di «x», i risparmi della spending review sono «x più uno», senza dare alcun tipo di spiegazione, e noi invece, per un caso così delicato e così drammatico, per Pag. 73non andare a toccare i mobilitati e i cassaintegrati, non possiamo dire che, invece di «x più uno» è «x più due».
  Se effettivamente il Governo ha paura che quei risparmi potrebbero non esserci – perché sono promesse di risparmio, esattamente come sono nel «decreto PA» –, non capisco perché i soldi che ha giurato e spergiurato di rimettere dentro il fondo – e vado a concludere – del Ministero del lavoro, non potrà, visto che è così sicuro di trovarli, utilizzarli per dire che quel risparmio non sarà più «x più uno», ma tornerà ad essere «x più uno».
  Non riusciamo a comprenderlo e, allora, o si vuole alimentare la guerra tra poveri – e a questo gioco al massacro non ci stiamo –, oppure vuol dire che non c’è un minimo di senso di responsabilità e questo Governo pensa solo alla prossima campagna elettorale e non al dramma che stanno vivendo i cittadini di questo Paese.

  PRESIDENTE. Prendo atto che il rappresentante del Governo, sottosegretario Cassano, si riserva di intervenire nel prosieguo della discussione.
  È iscritta a parlare la deputata Incerti. Ne ha facoltà.

  ANTONELLA INCERTI. Signora Presidente, colleghi, una delle caratteristiche dell'efficacia e della sostenibilità del sistema previdenziale è quella di essere in grado di rispondere alle modifiche del e nel mondo del lavoro, adeguandosi ai cambiamenti sociali ed economici e quindi lavorativi con altrettante tutele e protezioni, sia a favore delle imprese, che a favore dei lavoratori.
  Questo vuol dire che è un sistema dinamico che ha bisogno di essere costantemente monitorato a garanzia di questa sostenibilità per poter assicurare, soprattutto nelle fasi di grande mutamento, ai giovani e a chi accede nel corso del tempo ad un sistema di protezione, una vecchiaia dignitosa. È quindi un sistema che, sì, ha bisogno di riforme, ma è un sistema anche che ha un principio di giustizia e di equità da cui deve essere governato.
  Molte sono state le modifiche in questi decenni, a partire dagli anni Ottanta e Novanta: il legislatore è intervenuto in più occasioni, spesso con strumenti inadeguati, come decreti o commi ai maxiemendamenti. Cito la riforma Dini del 1995, che ha segnato la spartizione tra sistema retributivo e sistema contributivo, passando per la gestione separata per i lavori lavoratori parasubordinati che non avevano fino ad allora nessuna copertura previdenziale, o arrivando al cosiddetto scalone Maroni – e qui lo rimarco ai colleghi della Lega, con i quali pure abbiamo condiviso un percorso unitario con l'approvazione del testo unico in Commissione che oggi è all'esame qui in Aula –, scalone Maroni che voglio ricordare perché nessuno è innocente rispetto alle modifiche, in virtù del quale in una notte i termini per andare in pensione si allungavano di ben tre anni. Se la legge non fosse stata abrogata dal Governo Prodi, avremmo avuto gli esodati con ben alcuni anni di anticipo.
  Fino alla manovra Fornero del 2011, la prima forse con cui si è rotto un rapporto di fiducia, con cui si sono scardinati alcuni istituti fondamentali del nostro sistema pensionistico, come ad esempio – per citarne uno – quello della ricongiunzione dei contributi a danno soprattutto delle donne del pubblico impiego, innescando tra l'altro uno scontro generazionale tra lavoratori giovani e anziani e una sorta di rivalsa, e che soprattutto ha prodotto, nell'assoluta mancanza di gradualità, una nuova categoria – che ha ricordato la nostra relatrice –, quella degli esodati, veri e propri raminghi del sistema previdenziale italiano, persone che si sono viste non avere più, allungando l'arrivo alla pensione, né la pensione, né lo stipendio.
  Sappiamo bene il contesto in cui si è mossa la manovra economica della Fornero: necessità di risorse da reperire con grande urgenza. Nel «salva Italia» si è parlato di 80 miliardi di risparmi fino al 2022. Altri studi ci dicono 300 miliardi fino al 2050, ma non possiamo non rimarcare anche la drasticità e la drammaticità, così intrecciate alla crisi economica che ha investito il nostro Paese. Mai forse nessuna riforma ha prodotto la necessità di tante azioni correttive di questa entità. Pag. 74Ne sono state necessarie cinque, come ha ricordato l'onorevole Gnecchi, per salvaguardare 162 mila lavoratori: la prima 65 mila, la seconda 55 mila, la terza 10 mila, con grande sforzo nella quarta, il decreto-legge n. 102 del 2013, con 6.500. Poi, ancora, con la legge di stabilità nel 2014 altri 23 mila, di cui ricordo 6 mila prosecutori volontari, e non da ultimo il decreto n. 101 del 2013, che ha disposto un ulteriore contingente di 2.500.
  Il Partito Democratico ha lavorato comunque fin da subito, come si dice, per riparare il danno, avviando, soprattutto nell'XI Commissione, un proficuo confronto e definendo questo testo di legge che oggi è avviato alla discussione. Con questo testo si è cercato, come ha bene ricordato l'onorevole Gnecchi, di risolvere i tanti errori e le tante incongruenze, cercando di superare tutte le contraddizioni create con le cinque salvaguardie e mirando a fare confluire le risorse non utilizzate nelle precedenti salvaguardie in questo nuovo importante intervento, utilizzando i risparmi conseguiti esclusivamente per altre operazioni a favore degli esodati.
  Si tratta di più di 11 miliardi di risorse a cui sono stati aggiunti dal Ministero del lavoro e delle politiche sociali 132 milioni di risorse per il 2015 e 119 milioni nel 2016, attingendo al Fondo occupazione. Ma mi pare veramente pretestuoso vista l'entità, dato che sono 137 milioni, come ricordava Fedriga, affermare che questo passaggio toglierebbe risorse a problemi molto grandi come quello che si ricordava, cioè il rifinanziamento delle casse integrazioni, poiché c’è stato assicurato, vista anche l'entità, che questo Fondo sarà rimpinguato. E poi riguarda, appunto, il 2016. Quindi, mi sembra davvero un elemento di grande pretestuosità.
  Delle varie soluzioni proposte nel testo unico il Governo ne ha accolta una, quella di derogare la «legge Fornero» anche per chi maturi il diritto alla pensione entro il 1o gennaio 2016 nonché per i lavoratori a tempo determinato. Si tratta di altri 32 mila lavoratori (e lo dico a chi dice che non abbiamo senso di responsabilità). Li conosciamo tutti in carne ed ossa questi lavoratori. Giustamente è un altro passo avanti. Certo, sappiamo molto bene che non è risolutivo, ma abbiamo visto che la politica dei piccoli passi quanto meno in questi tre anni ha pagato. Certo, avremmo preferito e sarebbe stata preferibile una soluzione decisiva oggi, perché rimangono ancora persone senza lavoro e senza pensione. Ne cito due in particolare: non sono state tolte le penalizzazioni per coloro che andavano in pensione prima dei 62 anni e rimarco ancora una volta la non soluzione delle cosiddette «quote 96», gli insegnanti per cui l'accesso alla pensione è stato impedito perché il conteggio degli anni necessari è stato fatto in base agli anni solari e non agli anni scolastici, cioè al 31 dicembre anziché al 31 agosto, come dovrebbe essere e come è sempre stato per questi lavoratori. L'invito è quindi rivolto al Governo, perché in questo caso si tratta di una platea ristretta, 4 mila persone, che vorrebbe dire, poi, accesso alla scuola più vecchia d'Europa ad altrettanti giovani insegnanti.
  Il Ministro Poletti – e noi lo abbiamo profondamente apprezzato – si è impegnato a ricercare la soluzione definitiva nella legge di stabilità, una soluzione strutturale e, dunque, definitiva. Questo impegno deve tradursi nella realizzazione ed è possibile anche perché non ci convince il fatto che secondo l'INPS il testo complessivamente approvato avrebbe avuto un costo di 47 miliardi nel corso del tempo.
  Rimaniamo convinti che vada recuperato lo spirito della legge n. 247 del 2007, che dà la possibilità di un'uscita flessibile verso il pensionamento, anche in ragione di un più stretto rapporto tra tipologie di lavoro svolto e soluzione previdenziale conseguente – vogliamo parlare dei lavori usuranti – e vadano individuate misure che consentano di recuperare la solidarietà tra le generazioni, che permettano anche di realizzare una redistribuzione della ricchezza e la garanzia di prestazioni dignitose per le future generazioni. Su questo va avviata una riforma seria e su Pag. 75questo noi continueremo a lavorare per una soluzione che sia davvero stavolta adeguata e definitiva (Applausi).

  PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Pizzolante. Ne ha facoltà.

  SERGIO PIZZOLANTE. Signor Presidente, io ricordo a noi e a tutti il tempo in cui abbiamo votato in quest'Aula la riforma delle pensioni della Fornero. Era un tempo drammatico, un tempo in cui l'Italia rischiava il default. Noi rischiavamo di non poter più pagare le pensioni, altro che riforma delle pensioni, di non poter più pagare gli stipendi per i dipendenti pubblici, cioè il Paese era considerato in quel momento – ricordiamolo – il focolaio della drammatica crisi finanziaria dell'Europa, dell'Occidente. Insomma, quello fu un momento drammatico e tutti noi abbiamo votato quella riforma. Molti di noi, per essere onesti, hanno votato quella riforma. Questo va detto per onestà, per verità storica, perché altrimenti noi diamo qui l'impressione di essere impazziti, andando soltanto due anni dopo a ragionare della drammaticità che produce oggi quella riforma. Naturalmente quella riforma ha prodotto situazioni drammatiche difficilissime che riguardano un numero importante ma ridotto di persone, i cosiddetti esodati, ma non ha creato soltanto quel problema, ha creato un problema di un sistema delle pensioni che, come dire, ha suoi elementi di brutalità. Questo è un sistema brutale. Noi siamo passati da un eccesso all'altro, cioè dal Paese che aveva le condizioni di accesso alle pensioni fra le più favorevoli in Europa al Paese che, nell'arco di poche ore, pochi giorni, quando si è votata la riforma, ha un sistema di accesso alla pensione, all'età pensionabile, fra i più sfavorevoli in Europa. Questo è stato il salto lungo fatto in quel momento. Noi, solo per fare un esempio concreto, andremo in pensione a sessantasette anni, che è un'età considerevole. Per alcuni, come dire, è un'età ancora giovane, come stiamo vedendo in questi giorni per alcune categorie che ancora chiedono e pretendono di essere al lavoro anche oltre i settant'anni. Parlo dei magistrati, parlo dei medici. Per altri quella è un'età eccessiva, è un'età impossibile. Parlo degli operai, parlo dei muratori, parlo di figure lavorative e professionali di questo tipo. Ma noi andremo in pensione a sessantasette anni, dieci anni dopo la Germania, che era un modello al quale noi facevamo riferimento.
  Questo è obiettivamente eccessivo, è obiettivamente una situazione brutale. Allora, nel momento in cui discutiamo della sesta salvaguardia dei cosiddetti esodati, dobbiamo poter discutere anche della possibilità, nel momento in cui le condizioni della finanza pubblica dovessero migliorare, e noi lavoriamo perché questo accada, di poter anche intervenire sul sistema in generale, e non soltanto su alcune categorie più disgraziate, che hanno subito quello che hanno subito.
  Credo che dobbiamo cambiare la riforma Fornero, non solo per le parti che riguardano questi eccessi legati ad errori di calcolo, e non soltanto ad errori di calcolo, ma anche ad errori politici veri e strutturali; dobbiamo poter superare anche il tabù dell'inamovibilità e dell'intoccabilità della riforma Fornero, perché questa è un'ingiustizia, un'ingiustizia palese, che è figlia, appunto, della struttura brutale della pensione.
  Non possiamo pensare di intervenire soltanto a pezzi, salvaguardando e salvando alcuni, e quindi compiendo un atto di giustizia doveroso nei confronti di alcuni, che però, nello stesso tempo, amplifica l'ingiustizia nei confronti di molti, nei confronti di tutti quanti gli altri. E poi bisogna distinguere: vi sono gli esodati veri e propri, che hanno subito un'ingiustizia al cubo, e cioè quelle persone che avevano costruito un contatto, un accordo, con la propria azienda e con lo Stato per uscire dal mondo del lavoro e andare, con un passaggio morbido, verso la pensione; vi sono questi, ai quali bisogna dare, come stiamo cercando di dare, come abbiamo già dato e come faremo oggi e domani, con questa nuova iniziativa legislativa, assolutamente una risposta, perché lì lo Stato ha tradito il patto nei confronti di questi lavoratori.Pag. 76
  Poi, però, vi sono tanti soggetti, migliaia, centinaia e migliaia di soggetti, di persone, che non possiamo ritenere associabili alla categoria degli esodati. Sono persone che avevano maturato l'età per andare in pensione, ci sarebbero andati pochi mesi dopo, un anno dopo, due anni dopo, o che hanno perso il lavoro a pochi mesi dall'andata in pensione con le vecchie norme e che poi, grazie alla riforma Fornero, si sono visti spostare in avanti di cinque, sei o sette anni, qualcuno di più, il tempo della pensione.
  Sono persone difficilmente ricollocabili nel mercato del lavoro, ma non possiamo pensare di poter risolvere il problema di questo gran numero di persone intervenendo con la settima, l'ottava, la nona, la decima salvaguardia e così via, con il passare degli anni. È possibile, nei confronti di queste persone, anche pensare a soluzioni diverse da quella dell'andata in pensione. È possibile utilizzare risorse per una politica attiva del lavoro, che possa, nei limiti del possibile, nei confronti di alcuni, anche costruire percorsi di ricollocazione al lavoro, se possibile, oppure ammortizzatori sociali, oppure altre soluzioni e altre forme, quando il tempo della pensione è ancora di là da venire, nonostante la tarda età e nonostante sia difficile la ricollocazione al lavoro a quella età.
  Dobbiamo pensare, da una parte, a come risolvere il problema di chi ha subito il tradimento del contratto non mantenuto con lo Stato, che riguarda gli esodati, che, però, vanno definiti in numeri certi, e dobbiamo anche intervenire nei confronti delle persone, appunto, che si sono viste allungare, nel momento in cui pensavano di esserci arrivati o quasi, l'età della pensione, anche utilizzando altri strumenti, e soprattutto, soprattutto, la riforma del sistema pensionistico della Fornero e i tempi della collocazione in pensione, e quindi anche la possibilità di prevedere un accorciamento graduale di quei tempi e di prevedere anche forme di flessibilità verso l'uscita dal lavoro.
  Abbiamo discusso di tante soluzioni, questo non può essere un tabù, cioè il Governo non può considerare questo un tabù; mi dispiace che il Governo continui ad essere rigido su questa posizione. Non può essere considerata un tabù anche la revisione della «legge Fornero», dei tempi di arrivo in pensione a 67 anni, in un momento in cui, come abbiamo detto prima, la Germania ci arriva dieci anni dopo, questo non può essere considerato un tabù.
  D'altronde, lo sappiamo: è in campo la raccolta di firme per un referendum anche su questi temi. Sarebbe suicida per il Governo pensare che la questione la risolva il referendum. Se la questione la risolve il referendum è una sconfitta per il Governo e per la maggioranza che sostiene questo Governo. Quindi, questo tema non può essere considerato un tabù, è un tema che deve entrare in una discussione, in un confronto che, insieme alla questione degli esodati, insieme alla questione delle tante persone che si sono viste allungare il tempo della pensione, insieme a tutte le cose che dicevo prima, deve anche prevedere la possibilità di una modifica strutturale non soltanto sul tema degli esodati, ma anche sul tema più generale dell'arrivo alle pensioni.
  Su questo io, per esempio, sono molto favorevole a quanto detto dal sottosegretario Delrio qualche giorno fa sul Corriere della Sera: portiamo in Europa anche un progetto per l'abbattimento del debito pubblico nella misura del 25-30 per cento attraverso gli euro union bond. Certo, quella è una strada per recuperare risorse. In quel momento drammatico di due anni fa, quella della riforma delle pensioni era la strada più immediata, più comoda, ma anche, come ho detto prima, più tragica, più brutale. Noi dobbiamo pensare di far dimagrire lo Stato e recuperare risorse e, quindi, se lavoriamo anche su quel versante, e cioè su come noi acceleriamo la crescita e su come abbattiamo il debito pubblico e la spesa pubblica, dobbiamo pensare, è giusto pensare, di introdurre in questo dibattito anche il tema della riforma delle pensioni e della «legge Fornero», senza lasciare tutto a quanto decideranno gli italiani con il referendum, Pag. 77anzi anticipando politicamente il referendum con una soluzione che sia giusta per tutti.
  Noi, naturalmente, sosteniamo questo provvedimento, sosteniamo la proposta del Governo, ma pensiamo che nei mille giorni Renzi debba considerare, insieme alla questione della crescita e del lavoro, di un nostro diverso ruolo in Europa, insieme al tema dell'abbattimento del debito pubblico, come ha ben detto Delrio due giorni fa, anche il tema della riforma delle pensioni e dell'accesso all'età pensionabile.

  PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Mottola. Ne ha facoltà.

  GIOVANNI CARLO FRANCESCO MOTTOLA. Signor Presidente, signor rappresentante del Governo, onorevoli colleghi, la proposta di legge, risultante dall'insieme di una serie di proposte, fra cui quella della collega Polverini, confluite in un unico testo adottato come nuovo testo base dal Comitato ristretto in Commissione lavoro, giunge all'esame dell'Assemblea, nel tentativo iniziale d'individuare una soluzione adeguata alla delicata problematica dei lavoratori esodati, esplosa con il Governo Monti, aggravata con il precedente Governo Letta, il quale prima di uscire di scena ha lasciato irrisolta una questione sociale ed economica che permane tuttora gravissima.
  Il testo finale, risultante dall'esame di una serie di proposte emendative approvate in sede referente, che hanno ulteriormente peggiorato l'impianto legislativo iniziale, rappresenta una soluzione tampone, come sottolineato da molti esponenti politici della maggioranza, tra cui lo stesso presidente della Commissione lavoro Damiano, che rinvia anche per questa emergenza sociale alla prossima legge di stabilità una soluzione strutturale, come promesso dal Ministro del lavoro Poletti.
  A tal fine vorrei chiedere al rappresentante del Governo se ritiene che proprio in occasione della imminente presentazione della legge di stabilità al Parlamento, ovvero agli inizi di autunno, lo scenario macroeconomico possa mutare così repentinamente da influenzare positivamente le scelte del Governo di politica del lavoro e dell'economia, su temi così gravi e importanti del nostro Paese, prevedendo le adeguate quanto importanti misure finanziarie che si rendono indispensabili per rendere effettivamente strutturali e durature le norme per salvaguardare i lavoratori esodati.
  Non condivido, infatti, l'atteggiamento del Governo di rinviare moltissime delle disposizioni contenute all'interno dei provvedimenti all'esame del Parlamento, alcuni dei quali già approvati in via definitiva attraverso la decretazione d'urgenza, alla legge di stabilità per il 2015.
  Certamente, se le intenzioni sono quelle, così come abbiamo avuto modo di verificare, di finanziare misure economiche e sociali, continuando ad innalzare i livelli già insostenibili della pressione fiscale e proseguendo l'operato del Governo Monti ed in parte di quello Letta, allora è chiaro che dalla crisi economica non ne usciremo mai definitivamente.
  Nel caso di questo provvedimento la soluzione proposta all'ultimo momento dal Governo alla questione esodati, e per la quale ha cambiato il suo orientamento inizialmente previsto, come dimostra l'approvazione dell'emendamento interamente sostitutivo dell'articolo 1, somiglia infatti ad un vero e proprio bluff.
  Le annunciate nuove 32.100 posizioni salvaguardate nascono in larga parte da una riscrittura di provvedimenti precedenti ed in più trovandoci di fronte ad un disegno di legge che dovrà essere poi approvato dal Senato, con quali tempi non è dato sapere. Si tratterebbe di misure che non andranno immediatamente in vigore.
  Aggiungo inoltre che, con questo provvedimento che riguarda gli esodati, siamo arrivati a quota sei. Sono infatti sei gli step fino ad oggi messi in campo dal Governo per tutelare gli esodati. Si tratta quindi della sesta salvaguardia per gli esodati dalla riforma delle pensioni Monti-Fornero del 2011, una nuova salvaguardia-tampone, con la quale si spostano di un Pag. 78altro anno, fino al gennaio 2016, i termini per il riconoscimento di tutti i profili di tutela aperti.
  La nuova iniziativa di tutela generalizzata allarga la platea dei beneficiari a una nuova categoria: i cessati da un rapporto a tempo determinato, che si aggiunge alle otto già previste: i lavoratori che beneficiano di prestazioni straordinarie da fondi di solidarietà (ex bancari), i lavoratori in congedo per la cura di parenti disabili, quindi i cessati per accordi individuali o collettivi, i licenziati individuali e i prosecutori volontari.
  Su un piano più generale, ritengo, infatti, che non sia possibile continuare a procedere con interventi correttivi ravvicinati e frammentari. A tal proposito ritengo che occorre rivisitare profondamente la riforma di cui al decreto-legge n. 201 del 2011, che ha apportato drastiche modifiche a un sistema pensionistico che la stessa Commissione europea riteneva equilibrato sotto il profilo finanziario.
  Complessivamente la nuova salvaguardia dovrebbe interessare, come già detto, 32.100 ex lavoratori e buona parte delle risorse necessarie per sostenere la maggiore spesa previdenziale aggiuntiva verrà reperita dalle dotazioni messe in campo per le precedenti salvaguardie, in particolare la seconda (i 55 mila del decreto ministeriale dell'ottobre 2012) e la quarta (i 9 mila del decreto-legge 102 del 2013) risultate, in entrambi i casi, superiori alle domande che hanno ottenuto il via libera dell'INPS. In particolare, però, si sconterebbero circa 20 mila casi di mobilità in meno sulla seconda salvaguardia e circa 4 mila cessazioni in meno sulla quarta, per un totale di circa 24 mila disponibilità.
  Con tale sesta salvaguardia, quindi, le tutele nette aggiuntive sarebbero dunque 8.100, facendo salire il computo totale a 170.230 esodati salvaguardati, cifra quest'ultima cui è associata una stima di maggiore spesa previdenziale per 11,6 miliardi. Per il biennio 2015-2016 la nuova iniziativa produrrà una maggiore spesa per 137 e 119 milioni di euro, mentre nei prossimi dieci anni – ha assicurato il Ministro Poletti – si avranno risparmi per 108 milioni.
  Ed i cosiddetti definiti possibili «interventi strutturali», affermati dallo stesso responsabile del Dicastero del lavoro, da inserire nella legge di stabilità, come in precedenza sostenevo, per dare risposta a tante diverse situazioni, non tecnicamente specificati come esodati, ma che rappresentano persone che perdono o hanno perso il lavoro e che con gli ammortizzatori non arrivano a raggiungere la pensione, rappresentano, a mio avviso, l'ennesimo effetto annuncio, una promessa sulla carta, a cui ormai questo Governo Renzi, insediatosi da pochi mesi ci sta abituando, attraverso roboanti proclami, a cui però non ha fatto seguito un impegno concreto, come dimostra la proposta emendativa presentata da Forza Italia, non accolta in Commissione, che impegnava chiaramente il Governo a predisporre un intervento strutturale in materia previdenziale, da attuare entro il 31 dicembre 2014, nonché all'adozione di disposizioni relative all'accesso al pensionamento del personale della scuola, offrendo una soluzione definitiva alla questione della cosiddetta quota 96, per la flessibilità nell'uscita per il personale delle scuole.
  Questo ennesimo intervento ponte, questa pezza a colori, non può rappresentare la soluzione del problema, che dovrebbe essere affrontato nella sua globalità.
  L'intervento strutturale in materia previdenziale dovrà essere volto a recuperare la flessibilità nell'età pensionabile, attraverso un meccanismo di incentivi e disincentivi, e il sistema delle quote di cui alla legge 24 dicembre 2007, n. 247, nonché a riconoscere la centralità della cura dell'infanzia e della non autosufficienza, in particolare da parte delle donne, e ad estendere la disciplina di legge prevista in caso di lavorazione in attività particolarmente faticosa e pesante ai lavoratori iscritti al Fondo speciale dei dipendenti delle Ferrovie dello Stato, istituito presso l'INPS, ai lavoratori del settore di macchina, agli addetti del settore di coperta della categoria dei marittimi e ai lavoratori esposti Pag. 79all'amianto e che hanno contratto o che potranno contrarre malattie ad esso correlate.
  È ora che ognuno assuma le proprie responsabilità per aver lasciato in mezzo alla strada migliaia di famiglie. Con gli annunci, le false promesse e il vuoto di contenuti non si può pensare di risolvere situazioni drammatiche che non possono essere ulteriormente tollerate. Occorrono interventi strutturali e nel più breve tempo possibile per trovare finalmente una soluzione definitiva, mentre il Governo continua con soluzioni tampone, che hanno solo l'effetto di esasperare ancora di più migliaia di famiglie.
  A tal proposito, in considerazione delle fondamentali ed importanti risorse che servono per finanziare in modo risolutivo la questione esodati, occorre, a mio avviso, dare un'accelerata al dormiente «Piano Cottarelli», presentato anch'esso in pompa magna dal Governo attraverso analisi, mesi di studio ed esami di valutazioni sulla spesa pubblica, per ridare fiato alle casse pubbliche ed eliminare tanta e inutile spesa inefficiente ed improduttiva. Ma evidentemente, com’è sotto gli occhi di tutti, questo Piano di spending review sembra essere scomparso dall'agenda del Governo.
  È in quella direzione che occorre insistere per finanziare in modo strutturale e stabile l'annosa questione degli esodati, dando finalmente certezza e speranza per il futuro ai lavoratori e ai concittadini coinvolti da tale dramma sociale. È quello il percorso politico e legislativo da seguire, non continuare attraverso provvedimenti tampone e di rinvio, come questo, ad affrontare una questione così grave ed emergenziale come quella degli esodati, principali vittime della riforma Fornero del 2011.
  Pertanto, colleghi, concludo il mio intervento auspicando che, in sede di esame delle proposte emendative in Assemblea, i gruppi che sostengono questo Governo possano riconsiderare le scelte compiute, sopprimendo, quanto meno, il definanziamento del Fondo sociale per occupazione e formazione e individuando una diversa copertura finanziaria per il provvedimento.
  Non è possibile vanificare un lavoro portato avanti, anche grazie al contributo di Forza Italia, da mesi. Il Governo deve intervenire in maniera più seria ed efficiente, ma non vorremmo che il Ministero dell'economia e delle finanze e la Ragioneria mettessero i bastoni tra le ruote. Il tempo è scaduto. È giusto che il Governo dia finalmente risposte concrete ed adeguate per salvaguardare la platea di lavoratori esodati e le loro famiglie (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia – Il Popolo della Libertà – Berlusconi Presidente).

  PRESIDENTE. È iscritta a parlare la deputata Irene Tinagli. Ne ha facoltà.

  IRENE TINAGLI. Signor Presidente, siamo qua a parlare di questo provvedimento, che nasce, come è stato ricordato da molti colleghi, da una riforma che ha generato indubbiamente molti problemi. Problemi nati anche e in particolare da stime e da numeri sbagliati. Ora non stiamo qua a riaprire un contenzioso sulle colpe dei numeri sbagliati, sulle stime sbagliate, sulle cifre riguardo le persone che andavano ricomprese nelle primissime salvaguardie, quelle contenute nella stessa riforma Fornero.
  Ma, di fatto, ci sono stati errori, probabilmente dettati anche da una gravissima situazione economica e finanziaria che, nell'autunno del 2011, ha spinto il Governo dell'epoca a varare questa riforma molto dura, che, però, ricordo, fu votata dalla stragrande maggioranza di questo Parlamento, anche da tutti quei partiti e quei rappresentanti che oggi ne lamentano gli effetti e vorrebbero in qualche modo abolirla.
  Fu approvata proprio in considerazione della drammaticità in cui si trovava il Paese all'epoca. E fu approvata, quindi, anche con elementi di fretta, con dati probabilmente incompleti, che hanno generato delle situazioni difficili, drammatiche a cui è necessario, si è reso necessario Pag. 80e si rende necessario dare delle risposte. Di questo siamo perfettamente consapevoli anche noi di Scelta Civica, che all'epoca non eravamo in Parlamento, quindi, non abbiamo votato questa riforma nelle prime salvaguardie.
  Ma ci rendiamo conto da un lato della necessità di una riforma che, tra l'altro, nasceva da vent'anni di mancate riforme. La drammaticità della situazione pensionistica, del debito, della spesa fuori controllo che sì è registrata nel corso degli anni è stata anche il frutto di una mancanza di coraggio che, nel corso degli anni, ha portato a volte a fare due passi avanti e poi un altro passo indietro e, in questo modo, ha ritardato gli effetti delle riforme avviate, che avrebbero potuto essere fatte probabilmente con maggior gradualità e con minor drammaticità.
  Quindi, dicevo, ci siamo ritrovati questa situazione. Noi ci rendiamo conto che da un lato è impossibile smontare completamente l'impianto di una riforma che si è resa necessaria, ma anche della necessità di dare delle risposte a situazioni drammatiche.
  Detto questo, però, noi abbiamo spesso sostenuto, anche nei lavori della Commissione, che è importante fare delle distinzioni, avere un atteggiamento molto chiaro e dire con chiarezza le situazioni che ci troviamo ad affrontare, perché sotto la dicitura di esodati ricadono in realtà moltissime situazioni, anche diverse. Quindi, non tutti sono persone per esempio vittime di accordi e che poi si sono ritrovate colpite dalla riforma, ma ci sono persone che avevano perso il lavoro, che si aspettavano magari di andare in pensione ad una certa data e che si sono viste rimandare la scadenza, quindi di fatto persone disoccupate che si sarebbero ritrovate senza ammortizzatori sociali: non sono tecnicamente esodati, ma sono certamente situazioni a cui dare delle risposte, quindi cercare di capire quali tipi di strumenti potessero essere i migliori ed i più adeguati per dare risposte a queste situazioni molto complicate e molto difficili.
  Allo stesso tempo, c'erano invece situazioni che sembravano configurarsi più come degli errori tecnici nella stesura della riforma stessa e su quelli abbiamo sollecitato degli interventi più rapidi, anche che esulassero dalle grandi salvaguardie, ma che potessero dare magari una risposta più immediata.
  Nel complesso, abbiamo quindi cercato di identificare situazioni, diversificando gli strumenti per renderli più puntuali, più efficaci e abbiamo spesso contestato la logica della salvaguardia indiscriminata, cioè tentare con ogni mezzo di fare battaglie politiche per fare in modo che anche categorie completamente diverse, anche categorie che magari non ricadevano proprio tra gli esodati, potessero tuttavia essere esonerate dall'applicazione della legge Fornero.
  Perché abbiamo criticato questo strumento ? Perché lo ritenevamo inadeguato a dare delle risposte efficaci e nei tempi adeguati e mi fa piacere che adesso anche la relatrice Gnecchi abbia riconosciuto che non sempre le salvaguardie si siano rivelate lo strumento adeguato. Innanzitutto, lo strumento delle salvaguardie si è rivelato e si sta rivelando estremamente costoso e quindi molto spesso si sono resi impossibili interventi di salvaguardia, proprio perché riportare tutto al sistema pre-Fornero si è rivelato che si incaglia con i conti e quindi con i costi ad esso associati.
  In secondo luogo perché questa logica, alla fine, crea enormi ingiustizie, perché per ogni categoria che andiamo a salvaguardare e tutelare, ce n’è un'altra che magari si è vista esclusa per delle motivazioni che non ritiene valide e che sono spesso anche difficilmente difendibili. È difficile motivare per quale ragione andiamo a salvaguardare i lavoratori in mobilità ordinaria, ma non i lavoratori in mobilità per colpa di fallimenti, perché questi lavoratori sono in una situazione analoga, che è sfuggita e che non dipendeva dal loro controllo e dalla loro volontà. Però una categoria viene salvaguardata e l'altra categoria no. Alla stessa maniera, ci sono persone in questa situazione: chi ha maturato i requisiti prima o dopo una certa data si trova salvaguardato Pag. 81o no, pertanto cadere prima o dopo una scadenza ti cambia letteralmente la prospettiva dei prossimi anni.
  Quindi le ingiustizie create da questo metodo sono atroci ed è terribile leggerle e vederle negli occhi delle persone che ci scrivono e che giustamente chiedono giustizia.
  Crea inoltre dei ritardi: i meccanismi delle salvaguardie sono stati tremendamente lenti. Ci sono i meccanismi della presentazione della domanda, della certificazione, delle liquidazioni. Il rapporto dell'INPS del marzo 2014 ci dice che neppure i salvaguardati della prima salvaguardia, quella contenuta nella stessa legge Fornero, sono riusciti ad essere liquidati. A malapena la metà ne abbiamo liquidati. Gli altri sono ancora pensioni che non sono state liquidate. Senza poi contare la confusione di nuovo sui numeri e le quantificazioni. Quindi, evidentemente, il problema della quantificazione e dell'identificazione di queste persone non è un problema che è rimasto circoscritto alla legge Fornero e al 2011, ma è un problema che continuiamo a tirarci dietro, altrimenti non si spiega come mai metà delle persone che erano previste nella seconda salvaguardia non sono state di fatto poi certificate e liquidate. Quindi, sono state sovrastimate più del doppio le categorie da salvaguardare nel secondo provvedimento.
  Dunque evidentemente abbiamo anche problemi di questo tipo che continuiamo a tirarci dietro e che non fanno che aumentare confusione, ritardi e problemi negli interventi. Per questo motivo noi avevamo proposto sin dall'inizio di adottare una logica diversa, una logica che si basasse, ad esempio, sull'adozione e l'estensione di ammortizzatori sociali, l'introduzione di incentivi, di sgravi totali per l'assunzione di queste categorie o per il trattenimento di queste persone al lavoro, accompagnata da politiche attive in ogni occasione in cui ci fosse la possibilità di reinserire nel mondo del lavoro queste persone, che comunque in molti casi sono sessantenni, persone che potrebbero tranquillamente proseguire e avere una vita attiva e lavorativa gratificante. Quindi, avevamo proposto un pacchetto di iniziative accompagnate da ammortizzatori sociali che si potevano estendere nei casi in cui non si potesse rientrare al lavoro fino all'arrivo della pensione secondo il nuovo regime. Dunque un regime transitorio basato su questi strumenti, che avrebbero consentito di evitare il centellinarsi delle salvaguardie: 30 mila una volta, altri 10 mila dopo sei mesi, i ritardi e che avrebbero consentito, anche in termini di costi, di coprire una platea molto più vasta. Non ci scordiamo che le salvaguardie varate fino ad oggi alla fine sono costate più di 11 miliardi, che è una cifra enorme. Con questa cifra si sarebbero potuti finanziarie ammortizzatori sociali per molte più categorie di persone, ben oltre la nozione degli esodati includendo disoccupati, lavoratori in mobilità e tutte le altre persone che in questi anni sono rimaste in situazioni economiche molto difficile. Purtroppo, invece, in questi anni, mi dispiace dirlo, il dramma di queste persone, le loro difficoltà sono state a volte anche sbandierate e utilizzate come arma politica, come bandiera politica e, con l'illusione di riportare tutti alla pre-riforma, sono stati avviati dei percorsi e delle battaglie pur sapendo che queste battaglie molto probabilmente non avrebbero potuto essere vincenti, perché si sarebbero incagliate con i conti della Ragioneria, perché avrebbero avuto dei costi troppo elevati e, quindi, abbiamo continuato ad illudere migliaia e migliaia di lavoratori con l'obiettivo della salvaguardia per tutti, che però poi non arrivava o non può arrivare o chissà quando arriverà.
  A me questo dispiace moltissimo perché resto convinta che, se fin dall'inizio ci fossero stati degli obiettivi politicamente meno roboanti, ma più pragmatici, forse, attivando altri strumenti, si potevano ottenere dei risultati migliori per lo meno in termini di copertura minima, perché davvero ci sono persone che in questi anni sono rimaste senza niente e, quindi, piuttosto che niente, un ammortizzatore sociale sarebbe stato, secondo me, uno strumento Pag. 82utile per loro. Quindi, in questi mesi di lavori in Commissione, abbiamo cercato di portare avanti questo tipo di logica, ed è per questo, ad esempio, che avevamo incorporato tale logica in una proposta di legge, che è l'Atto Camera n. 1304, che non è stato abbinato alle proposte che poi sono confluite nel testo unificato, proprio perché si basava su una logica diversa da quella della salvaguardia.
  Nonostante tutto, abbiamo supportato e supportiamo quest'ultimo intervento, che è proposto dalla relatrice in accordo con il Governo, perché, comunque, dà una risposta a situazioni drammatiche a cui pensiamo sia doveroso ed importante dare una risposta e anche perché, di fatto, è molto prudente, non scardina i conti pubblici; quindi, non ravvediamo dei rischi da quel punto di vista e la riteniamo una misura equilibrata. Tuttavia, ci aspettiamo, ci auguriamo che su questo tema si possa tornare, come lo stesso Governo ha dichiarato, con degli interventi di natura strutturale che possano dare risposte a questa ampia platea di persone. Per intervento strutturale non intendiamo, come alcuni auspicano, abolire completamente la riforma, perché le condizioni economiche e finanziarie di debito del nostro Paese non credo che lo consentano e, comunque, per molti versi non credo che sarebbe neanche auspicabile, ma attraverso, come dicevo prima, strumenti alternativi, strumenti di ammortizzatori sociali, di politiche attive, ritengo anche possibile lavorare su delle ipotesi di flessibilità in uscita con penalizzazione; ci possano essere delle soluzioni adottabili per mitigare questi effetti negli anni, tenendo anche presente che col tempo, andando verso un sistema sempre più contributivo, molte cose cambieranno e, quindi, ci potranno essere delle condizioni di intervento diverse.
  Quindi, ci auguriamo che questo possa essere un primo passo per un intervento più strutturale che possa dare delle risposte serie e definitive a una serie di persone che in questo momento ne hanno bisogno.

  PRESIDENTE. È iscritta a parlare la deputata Annalisa Pannarale. Ne ha facoltà.

  ANNALISA PANNARALE. Presidente Boldrini, colleghe e colleghi, sottosegretario, assistiamo ancora una volta ad una insana coazione a ripetere di questo Governo, perché anche in questa occasione si è scelto di non risolvere in maniera definitiva una questione così cruciale e prioritaria. Esodati, abbiamo dovuto fare i conti con questo termine tra il 2011 e il 2012, non un esodo da terre insicure e attraversate da guerre e conflitti armati, un esodo questa volta di natura nuova e diversa, un esodo dai diritti sociali, da una vita dignitosa, da condizioni minime di sussistenza, da ogni dovere costituzionale a rimuovere tutti gli ostacoli alla libertà e all'uguaglianza delle donne e degli uomini di questo Paese. Un esodo di ben 350 mila persone che avevano interrotto in anticipo il proprio rapporto di lavoro in cambio di incentivi economici, a seguito di crisi aziendali, ma che hanno visto bloccato, in maniera indefinita, il loro legittimo diritto alla pensione e alle tutele sociali, grazie alla sbagliata riforma Fornero. Persone sospese, persone collocate forzosamente in una condizione di anonimato, senza più uno stipendio e senza una pensione.
  Questo Governo, in questa legislatura aveva il compito di risolvere definitivamente questa pesante ingiustizia, pesante per il numero corposo dei lavoratori e delle lavoratrici coinvolte, ma anche per il portato di sofferenza sociale. Noi di SEL lo abbiamo detto costantemente: la casistica dei cosiddetti esodati è tale e tanta che, in assenza di una disposizione generale e strutturale, non c’è nessuna misura parziale, nessun intervento di deroga a situazioni specifiche che possa ricomprendere tutte le lavoratrici e tutti i lavoratori; esattamente quello che, invece, state facendo con questo provvedimento limitato ed insufficiente, la stessa salvaguardia dopo cinque precedenti garanzie.
  Solo la modifica della legge Fornero, solo l'abbassamento dell'età pensionabile e l'introduzione di disposizioni transitorie, Pag. 83assenti in quella riforma, potranno risolvere definitivamente questa enorme questione sociale; una manovra che, nei fatti, non è stata nient'altro che un intervento antisociale nel solco dell’austerity, teso a fare cassa, a far quadrare i conti, a sfuggire al commissariamento della troika europea e tutto questo è stato realizzato non a spese delle banche e della speculazione finanziaria, non a spese della rendita, dell'evasione fiscale o delle spese militari, a spese piuttosto della previdenza di lavoratori e lavoratrici che hanno pagato per anni e regolarmente i propri contributi.
  Basti pensare che i risparmi derivanti da essa erano stati calcolati dalla Ragioneria in 22 miliardi di euro in un decennio, mentre l'INPS ha certificato che i risparmi, nello stesso periodo, fino al 2022, saranno superiori a 80-90 miliardi. La riforma va bene, gli esodati sono un problema specifico, sono state queste le parole del presidente Renzi.
  E invece no, la riforma non va bene. La riforma non soltanto ha cercato di ripianare il debito depredando le entrate previdenziali e causando ingiustizia sociale, non soltanto ha escluso tanti giovani dall'accesso al mondo del lavoro nello stesso Paese in cui la disoccupazione giovanile è al 47 per cento, ma ha avuto anche il triste merito di produrre esodati in maniera strutturale, una produzione che in assenza di norme transitorie si trascinerà fino al 2022. E noi di SEL saremmo stati persino disponibili a fermarci un attimo davanti alla non volontà di procedere ad una riforma complessiva, se la Commissione lavoro fosse stata messa in condizione di portare a termine il lavoro di un anno, un lavoro cominciato addirittura nel giugno dello scorso anno. Mesi di rinvii continui, di rimpalli di responsabilità tra Governo e INPS, per ottenere ancora, dopo tre anni, come se fossimo in presenza di un segreto di Stato, informazioni puntuali e certe sulla platea degli esodati e sulle conseguenti coperture necessarie ad un intervento efficace di salvaguardia. Non solo, una relazione tecnica negativa della Ragioneria, arrivata con molti mesi di ritardo, una relazione molto più politica che tecnica da parte di un organo che dovrebbe invece essere neutro, una relazione contestata dalla stessa relatrice di maggioranza. Poi la costituzione di un tavolo istituzionale rivelatosi inutile fino all'intervento finale del ministro Poletti in Commissione qualche giorno fa, che con un emendamento del Governo ha cancellato il lavoro parlamentare di un anno e ha esteso la salvaguardia per ben 32 mila unità. Bene, diciamo noi. Bene, ma è rimasta irrisolta la questione degli esodati, tagliando fuori ancora troppi lavoratori e lavoratrici: il personale ferroviario, i lavoratori di «quota 96», i tanti esodati penalizzati da interpretazioni restrittive delle disposizioni di salvaguardia. Una riduzione del danno ? Piuttosto, un compromesso al ribasso rispetto al testo della Commissione, giustificato dai ristretti vincoli di bilancio e con il rinvio degli interventi più strutturali alla prossima legge di stabilità.
  Ma la questione degli esodati non doveva essere prioritaria ? E soprattutto, perché un intervento così parziale, se le risorse ci sono, se sono certe ? Perché l'attuazione della riforma Fornero, come indicato dall'INPS, ha realizzato risparmi extra di circa 80 miliardi di euro; risparmi che dovevano essere restituiti al sistema pensionistico. Non soltanto non restituite questi soldi che sono dei lavoratori e delle lavoratrici ma fate due cose inaccettabili: primo, drenate risorse dal Fondo sociale per l'occupazione, mettendo in discussione la cassa integrazione in deroga e sottoponendo i lavoratori a rischio di altri licenziamenti; secondo, affidate alla legge di stabilità sia il reintegro delle risorse del Fondo sia le misure più solide e strutturali, come se la legge di stabilità fosse un grande libro di sogni e di annunci cui puntualmente vengono rinviate questioni che si sceglie di non risolvere.
  Eppure, nell'ambito dell'esame dell'ultima legge di stabilità questa Assemblea aveva impegnato il Governo, ad esempio, con due ordini del giorno approvati, a sanare distorsioni normative ancora esistenti, come quelle riguardanti il personale Pag. 84ferroviario e «quota 96». E allora, se la legge di stabilità è un passaggio così affidabile, perché il personale ferroviario e «quota 96» sono fuori anche da questo disegno di legge ? I lavoratori «quota 96» non sono stati neanche previsti nel testo iniziale, per questo avete dichiarato inammissibile il nostro emendamento, che abbiamo ripresentato. E allora, perché millantate la risoluzione di questa vicenda affidandola al decreto-legge n. 90, sulla pubblica amministrazione, che per ora non contiene la questione e dunque renderà necessario l'ennesimo emendamento estraneo per materia ? Voi sapete fin troppo bene che laddove si dovesse agire a dispetto del criterio di emendabilità dei criteri dei decreti-legge e magari, in accordo con il Governo, si decidesse di inserire una norma estranea, la Corte costituzionale potrebbe dichiarare l'incostituzionalità delle disposizioni sottoponendo i lavoratori ancora ad un sopruso. Dovete avere il coraggio di dire a questi lavoratori, cui state promettendo la soluzione e il rinvio, che c’è il rischio serio di aggiungere un altro pasticcio ad una situazione già assurda e pasticciata.
  Quella di «quota 96» appunto è una storia di frustrazioni, illusioni, fatica, violazioni. Lavoratori che, per un errore, stanno ancora lavorando, una dimenticanza anzi una forma di insipienza perché un legislatore non può non sapere, non conoscere la specificità del comparto scuola. Questi lavoratori e lavoratrici sono ancora una volta oggi in presidio a Montecitorio dopo anni di lotte ostinate e coraggiose, stanchi, esausti dovrebbero stare in pensione e dedicarsi ad altri progetti di vita, non sono più in grado di assicurare energie e conoscenze innovative che spetterebbero ai giovani; molti di questi lavoratori sono donne, donne troppo adulte per lavorare bene e troppo provate da un lavoro che non è solo pubblico ma anche domestico.
  Nell'ultimo anno ci siamo scontrati contro il muro di gomma del Governo e della Ragioneria che hanno sempre dato parere negativo alle coperture finanziarie; non abbiamo mollato, forti anche del riconoscimento dell'errore e della necessità di sanarlo da parte di tutte le forze parlamentari presenti in questa Aula. Abbiamo unificato i testi Ghizzoni e Marzana, abbiamo lanciato la consultazione telematica, abbiamo prodotto una risoluzione congiunta in Commissione lavoro e Commissione bilancio, fino alle risoluzioni in sede di approvazione del Def. A cosa è servito tutto questo ?
  Questi lavoratori non hanno più tempo, di certo non possono attendere i tempi della legge di stabilità, devono poter andare in pensione al 1o settembre 2014 o li avremo definitivamente derisi e sconfitti. Questi lavoratori, così come tutti gli altri esodati che restano fuori da questo provvedimento: siamo al loro fianco. Non vogliamo questa responsabilità, non riconosciamo un Governo che svilisce ogni voce critica e ogni rappresentanza democratica. Vi incalzeremo.
  Non è a noi di Sel che dovete risposte, ma lo dovete a migliaia di lavoratori e lavoratrici che hanno diritto ad esistere (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà).

  PRESIDENTE. È iscritta a parlare la deputata Patrizia Maestri. Ne ha facoltà.

  PATRIZIA MAESTRI. Signora Presidente, due mesi fa in questa stessa Aula si è votata la conversione in legge del decreto-legge n. 34 in materia di rilancio dell'occupazione e semplificazione degli adempimenti a carico delle imprese. Intervenendo nella discussione, a conferma del mio voto favorevole, sollecitavo l'impegno del Governo ad affrontare la questione che a mio parere rientra a pieno titolo nel sostegno all'occupazione e contrasto alla disoccupazione giovanile. Parlo della correzione, della modifica della legge n. 201 del 2011, la manovra Fornero, che come hanno già detto molti altri interventi, ha rotto il patto sociale dei cittadini con lo Stato e ha creato conseguenze pesanti a danno di tante lavoratrici e di tanti lavoratori. Ha aperto contraddizioni, creato ingiustizie, penalizzazioni assurde. Una manovra economica, con consistenti Pag. 85risparmi per l'INPS, 80 miliardi, e che oggi va corretta a partire dal dare risposta urgentemente ai tanti uomini e donne espulsi da aziende che nel giro di una notte si sono trovati senza lavoro e senza reddito, parlo della categoria degli esodati diventata ormai purtroppo famosa in questi anni.
  Manovra, inoltre, che ha consistentemente aumentato l'età pensionabile penalizzando soprattutto le donne e tutti coloro che svolgono professioni particolarmente faticose e hanno una prospettiva di rimanere al lavoro fino a 67 o a 70 anni. La legge prevedeva di consentire il pensionamento a coloro che maturavano i requisiti entro il 31 dicembre 2011 e per quei lavoratori collocati in mobilità con accordi sindacali stipulati anteriormente al 4 dicembre 2011, oltre che per altre tipologie di situazioni. Tutto ciò, comunque, insufficiente ad affrontare le ricadute della manovra soprattutto nel mezzo di una profonda crisi economica e a causa del sovrapporsi delle disposizioni precedenti relative alle finestre di allungamento dei requisiti anagrafici in virtù delle aspettative di vita. Disposizioni, faccio notare, emanate dai Governi le cui forze politiche di maggioranza sono oggi all'opposizione e magari fanno anche referendum.
  Dal 2012 si sono prodotti diversi decreti di salvaguardia per ridurre il danno sostanzialmente per contingenti di lavoratori ai quali si aggiungono, con il provvedimento in discussione oggi, 32.100 uomini e donne che troveranno finalmente risposta e soluzione al loro dramma, una proposta emendativa del Governo al testo unificato prodotto in Commissione lavoro che sana una quota importante di lavoratori prorogando al 6 gennaio 2016 la data entro cui maturare i requisiti. Quindi un provvedimento positivo che consente di salvaguardare complessivamente 170 mila lavoratori in attesa però di una soluzione strutturale che dia risposte in maniera definitiva, ma noi non possiamo e non ci sentiamo di considerare chiusa questa partita. Oggi il Paese è attraversato da un forte vento di cambiamento che il Governo interpreta con proposte al Parlamento di grandi riforme in tanti campi, sono riforme che tendono a smuovere, a semplificare, a trovare soluzioni nuove a problemi vecchi. Allora non si può non considerare strategica una riforma della modifica della legge Fornero non solo per la generazione prossima alla pensione ma anche per le giovani generazioni che, se non si corregge questa legge, continueranno a ingrossare le fila dei disoccupati o dei Net, con la prospettiva di accedere alla pensione a settant'anni e condannati a una vecchiaia da poveri. Chiedo quindi al Governo un impegno specifico per sanare stabilmente e strutturalmente la stortura degli esodati, ma chiedo con altrettanta urgenza di correggere le penalizzazioni – e sono tante – previste dalla manovra Fornero, introducendo la flessibilità dell'età pensionabile, cominciando a ripristinare l'opzione donna e andando a cancellare tutte le storture previste. La crisi economica colpisce ancora duramente la nostra economia, colpisce lavoratori e lavoratrici non solo dipendenti, anche autonomi. La proposta di legge per la flessibilità dell'età pensionabile è pronta, allora il Governo faccia una vera riforma sulla previdenza, una riforma di equità per uomini e donne e dia una speranza e una prospettiva di vita futura dignitosa ai cittadini, adulti e giovani. Questa sarebbe veramente una grande riforma a sostegno dell'occupazione e della coesione sociale che potrebbe finalmente rinsaldare il patto di fiducia interrotto tra Stato e cittadini con l'introduzione della legge Fornero.

  PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Cominardi. Ne ha facoltà.

  CLAUDIO COMINARDI. Signor Presidente, siamo qui ancora oggi a parlare degli effetti della manovra Fornero, ma non stiamo approfondendo le cause. Per questa ragione vorrei fare un può di storia. Era il 5 agosto del 2011 e il banchiere Presidente della BCE dal 2011, Jean-Claude Trichet, con il suo successore Mario Draghi, scrisse una lettera indirizzata al Governo italiano nella quale dava un po’ di consigli rispetto alla nostra spesa Pag. 86sociale, del nostro Paese, cosiddetto Paese sovrano (ancora qualcuno ha il coraggio di chiamarlo così). Al punto 2 di questa lettera, lettera a), si chiede di intervenire ulteriormente nel sistema pensionistico rendendo più rigorosi i criteri di idoneità per le pensioni di anzianità e al contempo si chiedeva di adeguare quelli che erano i requisiti pensionistici del sistema pensionistico privato rispetto a quello pubblico. Cosa è successo poi ? Nel giro di pochi mesi è cambiato il Governo è più precisamente nella data del 16 novembre 2011 il Governo di Monti si insedia, Mario Monti fa giuramento. Nemmeno un mese dopo, anzi 20 giorni dopo, il 4 dicembre del 2011 il Ministro del lavoro e delle politiche sociali Elsa Fornero presenta nel «salva Italia» la manovra Fornero, dove di fatto non è che ha creato il problema degli esodati, ha creato un problema ancora più ampio perché nel momento in cui uno va a fare delle salvaguardie, a salvare qualcuno, non salverà tutti quelli che arriveranno poi. Chi sono quelli che arriveranno poi ? Sono tutti quelli che moriranno, perché la speranza di vita non è vero che aumenta ma diminuisce, così come la qualità della vita, che moriranno prima di poter raggiungere il requisito pensionistico.
  Quindi, vuol dire di fatto levare un diritto a milioni di persone. Quindi, il problema è ancora più grosso di quello che sembra apparentemente.
  Ci sono delle anomalie evidenti perché arriva un Presidente del Consiglio nominato che non aveva nessun tipo di sostegno popolare perché è arrivato così dalle nuvole, se così si può dire. Sono tutti con un certo background culturale e professionale, tutti vengono dal mondo delle banche, cioè c’è la presidente della Banca centrale europea Jean-Claude Trichet e Mario Draghi che sono due banchieri, ci dicono cosa dobbiamo fare in questo Stato; cambia la Presidenza del Consiglio, cambia il Governo e nel giro di venti giorni si fa la riforma più vergognosa della Repubblica italiana (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
  Partiamo dalle cause. Io per rafforzare quello che vi sto dicendo vorrei raccontarvi un aneddoto che è accaduto qualche mese fa in Commissione lavoro al Senato, quando abbiamo audito il commissario europeo agli affari sociali e all'occupazione, Laszlo Andor, al quale abbiamo fatto presente che, al contrario di quanto affermava lui, non è vero che gli Stati hanno la possibilità di intervenire dal punto di vista delle politiche sociali. Per quale ragione ? Perché, da un lato, c’è questa politica economica dell’austerity che non ti permette di fare investimenti di un certo tipo e politiche di un certo tipo e, dall'altro, ci sono le ingerenze delle banche ancora, della Banca centrale europea e abbiamo posto questa questione.
   Quando gli abbiamo fatto queste domande in Commissione è rimasto molto sul vago, però cos’è successo ? Successivamente, qualche minuto dopo, terminata la Commissione, ha avvicinato me e la collega Tiziana Ciprini dicendoci: rispetto a quello che avete detto precedentemente voi, io vi assicuro che quello che è stato fatto non deve accadere, cioè che un ex presidente e un presidente successore della Banca centrale europea non si deve permettere di mandare una lettera e di dire che cosa uno Stato sovrano deve fare nel proprio Paese rispetto alle politiche sociali (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Ma ce l'ha detto fuori dai microfoni, ce l'ha detto fuori dai microfoni. Voglio anche capire un po’ questi burocrati, voglio anche capire questi burocrati, queste persone senza anima, questi banchieri che ci dicono cosa dobbiamo fare. Io sono stufo di sentir parlare del nulla; noi parliamo di salvaguardie, ma la gente continua a morire prima di poter percepire le pensioni. Questo ve lo dovete ricordare.
  Noi abbiamo anche degli studi, studi dei macchinisti delle Ferrovie dello Stato: questa è una follia; è stata scritta male la legge Fornero, è stato fatto un errore formale. Lo si sa da anni, da anni che i macchinisti dovevano andare in pensione a 58 anni e ci andranno a 67 anni, cioè nove anni dopo, dalla sera alla mattina, e questi Pag. 87hanno una speranza di vita di sessantaquattro anni, cioè moriranno tre anni prima di poter percepire la pensione. È una follia, è una follia perché in venti giorni è stata fatta questa porcata e sono passati quasi tre anni e siamo ancora qui a discuterne. Quindi, vorrei veramente rimettervi di fronte alle vostre responsabilità (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) perché, da un certo punto di vista, aveva ragione la Tinagli che fa parte dell'ex gruppo di Monti, che adesso non saprei neanche come definire, «sciolta civica», cioè Scelta Civica – scusate è un refuso. Quindi, qual è la questione ? La questione è che la Tinagli ha ragione nel momento in cui se la prende, in un certo senso, con la maggioranza che adesso si rende conto dell'errore e della castroneria fatta rispetto alla manovra Fornero. Ma l'avete votata tutti, l'avete votata tutti, quindi dal mio punto di vista, l'unica risposta possibile è quella di abrogare la manovra Fornero e pensare veramente, veramente a un sistema pensionistico e a un sistema previdenziale equo, soprattutto in un Paese in cui ancora ad oggi, mentre ci sono sei milioni di persone e di pensionati che non raggiungano veramente la soglia minima di sopravvivenza, abbiamo ancora in questo vergognoso Paese persone che percepiscono pensioni di 90 mila euro al mese (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. È iscritta a parlare la deputata Giacobbe. Ne ha facoltà.

  ANNA GIACOBBE. Grazie Presidente. Il provvedimento che discutiamo riguarda questioni che, come ha detto la relatrice, con molti interventi hanno impegnato i lavori della XI Commissione già nella scorsa legislatura, con interventi che via via hanno operato una riduzione del danno, come è stata definita, e che hanno man mano messo sempre più in evidenza due cose: da un lato, quanto sia necessario entrare nell'ordine di idee di una soluzione strutturale, che in quanto tale non può che intervenire sull'impianto del sistema, del sistema previdenziale, con i costi relativi; dall'altro, come sia pressante insieme la necessità di salvare, letteralmente salvare, le persone in carne ed ossa che man mano arrivano a fare i conti con la modifica delle regole che li lasciano senza pensione nel momento in cui, in base ai patti dei quali era anche lo Stato garante, avrebbero maturato i requisiti per averla.
  Il Partito Democratico è stato protagonista di tutti i provvedimenti che hanno salvaguardato, in cinque riprese diverse, un numero crescenti di ex lavoratori. Il gruppo del PD ha chiaro, chiarissimo, il problema. Mentre approva un ulteriore provvedimento parziale ha e si sente la responsabilità di dovere affrontare, fuori finalmente da una logica di pura emergenza finanziaria e con una stabilità politica ora possibile, il cammino che deve portarci ad un intervento risolutivo. È stata la mancanza di qualsiasi vera gradualità nel passaggio alle nuove, pesanti regole per il pensionamento a determinare una situazione grave, un fenomeno sociale e un dramma per la vita delle singole persone e delle loro famiglie.
  Il sistema di uscita dal lavoro ha perso con la «manovra Fornero» tutte quelle possibilità di scelta e di flessibilità che consentono di equilibrare età e contributi, ad esempio possibile con il sistema delle quote, o di anticipare o ritardare il pensionamento con premi e penalizzazioni. Ci sono poi gli errori: macchinisti delle ferrovie, che sono già stati ricordati, «quota 96», ricongiunzioni onerose, eccetera.
  L'acuirsi e il prolungarsi della crisi ha messo in evidenza quanto la rigidità e la pesantezza di quelle regole per l'accesso alla pensione creino per i lavoratori anziani, oltre al fenomeno degli esodati ad un livello di massa, un vuoto di reddito e di sicurezza.
  Prima e dopo il 2011, molti uomini e donne hanno perso la propria occupazione ad un'età che rende difficilissima la ricollocazione al lavoro, spesso dopo una lunga vita lavorativa e contributiva (non sono pensionati baby), senza l'approdo al pensionamento.Pag. 88
  C’è un altro problema di sistema. Lo accenno riportando dati che riguardano la mia provincia: tra il 2012 e il 2013 il tasso di occupazione giovanile, fino a 29 anni, in provincia di Savona è sceso ulteriormente del 5,6 per cento; il tasso di occupazione dei lavoratori anziani, dai 55 anni, è cresciuto del 5,6 per cento. Ma, nello stesso tempo la disoccupazione degli over 50 è cresciuta quasi del 20 per cento: sono esodati, più o meno riconosciuti come tali. Intendiamoci: è giusto allargare la possibilità di lavorare anche per i lavoratori anziani. L'aspettativa di vita si allunga davvero, anche se quella di vita in salute si allunga meno. Così come è vero che risolvere il problema della perdita di lavoro con il pensionamento precoce, come è accaduto in passato, è un sistema che ha mostrato la corda. Ma quando si riducono, come è accaduto, le opportunità di lavoro, obbligare ad andare in pensione così avanti negli anni, come accade con il sistema che abbiamo ora, porta con sé due conseguenze: più che l'occupazione aumenta la disoccupazione dei lavoratori anziani e i giovani hanno meno opportunità.
  La sostenibilità, anche economica, del sistema previdenziale è una cosa seria, con la quale nessuno di noi può permettersi di scherzare, altrimenti ci rimettono, come al solito, quelli che hanno pagato e quelli che hanno più bisogno. Quello della sostenibilità è un problema, però, che va affrontato soprattutto dal lato di ciò che entra nel sistema, dal fatto che se non c’è lavoro non ci sono contributi.
  Certo, contano anche le regole con cui si ottiene e si calcola la pensione, ma se il risultato è che ci sono più disoccupati, sia giovani sia anziani, e le pensioni si avviano ad essere sotto la soglia di povertà, il sistema non regge, non solo socialmente, ma anche economicamente alla lunga. Ad affrontare questo insieme di questioni è stato dedicato il lavoro della Commissione lavoro, del nostro gruppo, anche, che non è stato dietro a nessuno in questo. Lo dico sommessamente: non accettiamo da nessuno lezioni sul senso di responsabilità né sulla piena consapevolezza del peso di queste questioni sulla vita delle persone.
  Abbiamo lavorato per costruire soluzioni sia per chi è rimasto senza lavoro a ridosso dell'emanazione della manovra Fornero e senza pensione, sia per affrontare il problema di coloro che, anche negli anni successivi, si sono trovati e si troveranno in condizioni analoghe.
  I testi che avevamo costruito, insieme agli altri gruppi, sono stati considerati molto onerosi. Su questo una sola osservazione e attirerei anche l'attenzione del Governo: il risparmio totale della manovra Fornero era stato stimato in 45 miliardi, anche se ora l'INPS ci dice che sono 80, come possa una soluzione per i soli esodati costarne 47 rimane, per me, un mistero.
  E tuttavia, un costo comunque rilevante, fuori dalle sedi e dai tempi della sessione di bilancio, è stato considerato impraticabile. È un argomento di cui non possiamo non tenere conto; salvo chi pratica giustamente la polemica politica o la propaganda, che però invece porta meno lontano.
  Vale però una questione, che vale davvero: c’è un residuo dei precedenti provvedimenti di salvaguardia, una quota degli oltre 11 miliardi che complessivamente sono stati investiti in questi anni per gli esodati: sono soldi di chi è senza lavoro e senza pensione, a queste persone devono rimanere, per queste persone, per salvarne il maggior numero possibile oggi e nel prossimo futuro; e non era scontato, come è già stato detto, che quelle risorse non fossero trattate come tanti altri residui.
  Con quelle risorse è possibile costruire un altro intervento che salva alcune decine di migliaia di persone. È solo un passo del cammino necessario. Serve a mettere in sicurezza almeno quegli esodati che sono più vicini alla possibilità di andare in pensione con le vecchie regole, e alcune categorie di lavoratori che non hanno ancora tutele pari ad altri pur avendo condizioni analoghe, perché usciti da un contratto a termine, anziché a tempo indeterminato.Pag. 89
  Solo un passo, ma dico molto convinta nella direzione giusta. Vogliamo fare questo passo ora e tenere aperta, da qui a fine anno, la possibilità e la battaglia per una soluzione definitiva.
  La legge di stabilità può e deve essere la sede e lo strumento per raggiungere quel risultato, per impostare quella nuova storia. Noi pensiamo che debbano essere anche rimosse le penalizzazioni per chi va in pensione prima dei sessantadue anni; ci sono i veri e propri errori, come si diceva, quelli che riguardano i macchinisti delle ferrovie e gli insegnati cosiddetti quota 96 (ora, in realtà, è una quota 100) cui rimediare.
  Il provvedimento che oggi discutiamo e che vogliamo approvare ha un senso in sé, per quelle 32.100 persone, persone in carne ed ossa, non numeri anche loro, come non sono numeri le persone che questo provvedimento lascia ancora a terra, senza reddito e senza certezze. Una parte di queste, tra l'altro, continua a versare contributi volontari, per decine di migliaia di euro, persone senza un proprio reddito, per mettere insieme faticosamente quel che consentirebbe loro di arrivare a pensione. Ora non sanno più se ne valga la pena. È un tema questo.
  E dunque, questo provvedimento ha un senso vero se nel frattempo assumeremo e il Governo assumerà davvero, tra le proprie priorità, la soluzione dei problemi rilevanti che la manovra sulle pensioni del 2011 ha creato, consentendo allo Stato un risparmio molto superiore a quello calcolato allora: una quota di quelle risorse, il dividendo degli esiti del risanamento che è stato realizzato grazie a quella gigantesca revisione della spesa, devono ritornare alla previdenza per dare soluzioni sia ai lavoratori anziani sia ai ragazzi che faticano a costruirsi una posizione previdenziale dignitosa.
  Dobbiamo sapere, Parlamento e Governo, e noi, sua maggioranza parlamentare, che ci giochiamo qualcosa di più della credibilità di ciascuno di noi. Chi è in quella situazione non solo vive una condizione materiale difficilissima, ma prova un senso di ingiustizia profondo, al quale chi ha la nostra visione del mondo e della società deve saper rispondere (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

  PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Marcon. Ne ha facoltà.

  GIULIO MARCON. Gentile Presidente, rappresentante del Governo, colleghe e colleghi, anche per questo progetto di legge sugli esodati si sceglie la strada della soluzione parziale e si rinvia in modo taumaturgico la soluzione definitiva a provvedimenti futuri, magari alla nota di aggiornamento del DEF e alla legge di stabilità. Si salvaguardano 32 mila lavoratori non ancora andati in pensione e questo va bene, ma per il resto è la solita tattica del rinvio, una strada costellata in questi anni da mozioni e risoluzioni parlamentari, ordini del giorno, tavoli interistituzionali, commissioni di studio e impegni solenni sempre disattesi.
  Se si guarda non solo alla vicenda degli esodati, ma a quella più specifica dei lavoratori di quota 96 e dei macchinisti dei treni, come ricordava prima l'onorevole Pannarale, ci si rende conto del livello insopportabile delle false promesse, delle ipocrisie e degli inganni di cui sono stati oggetto i lavoratori così tanto penalizzati dalla manovra Fornero, da quella cosiddetta e sbagliata manovra voluta da voi che state al Governo e di cui pure voi del PD di Renzi ora vi lamentate.
  Per i lavoratori di quota 96 e per i macchinisti dei treni basterebbero poche centinaia di milioni di euro per sistemare la loro posizione previdenziale e sanare l'errore della manovra Fornero. Eppure, anche questa volta, le loro speranze saranno disattese: ad ogni appuntamento legislativo che potrebbe essere quello buono, il PD di Renzi e la maggioranza di Governo ci dicono che la volta buona sarà sempre la prossima.
  Ai lavoratori di quota 96 ora dite che risolverete il loro problema con il decreto della pubblica amministrazione: è un'altra promessa falsa, un'altra ipocrisia, un'ulteriore presa in giro sulla pelle e sulla Pag. 90sofferenza delle persone. Non succederà niente, ma non avete il coraggio di dirglielo e li illudete. Ipocritamente, continuate a fare promesse che continuate a non mantenere.
  Prima gli avete promesso una legge, che anche noi abbiamo sostenuto e che avete abbandonato appena la Ragioneria si è messa di traverso, poi una mozione in Commissione, poi una mozione nel DEF, poi un tavolo interistituzionale, che si è riunito una volta sola e si è già sciolto, poi un emendamento, che non si è fatto, al decreto Irpef, poi una soluzione all'interno di questa legge, poi la soluzione nel decreto della pubblica amministrazione, poi una soluzione nella prossima legge di stabilità. Niente, zero, tutte promesse che sono carta straccia.
  Così è assai stucchevole rimandare ora la discussione ad una Nota di aggiornamento del DEF e alla legge di stabilità, come fossero, quei due provvedimenti, il provvedimento della legge di stabilità e il documento del DEF, la panacea di tutti i problemi irrisolti dei provvedimenti di questi mesi. Ma quanti problemi dovrà risolvere la prossima legge di stabilità ? Gli esodati, la stabilizzazione degli 80 euro, il finanziamento di nuovi provvedimenti sul lavoro, il finanziamento della cassa in deroga, il 5 per mille, l'edilizia scolastica, le missioni militari e tante altre cose ancora.
  Tutto quello che non si risolve oggi lo si demanda alla legge di stabilità. Non ci sono i 400 milioni per quota 96 ? Ci pensa la legge di stabilità ! Mancano 70 milioni per estendere alle famiglie numerose monoreddito il beneficio degli 80 euro ? Ci pensa la legge di stabilità ! Mancano un po’ di milioni per sanare l'ingiustizia previdenziale ai danni dei macchinisti dei treni ? Ci pensa la legge di stabilità ! Si prendono i soldi dal Fondo per l'occupazione per questo provvedimento e al reintegro ci penserà la legge di stabilità !
  La legge di stabilità, nelle vostre mani, diventa una specie di lampada di Aladino, con la quale, abracadabra, il Governo spera di poter realizzare tutte le promesse irrealizzate in questi mesi. In realtà, da quella lampada è probabile che arrivino una serie di brutte sorprese per gli italiani e, purtroppo, nessuna buona novità per gli esodati, per i macchinisti dei treni, per i lavoratori di quota 96. Il quadro macroeconomico è noto a tutti: il DEF prevedeva nel 2014 una crescita del PIL dello 0,8 per cento. È una previsione irrealistica, considerata tale ormai da tutti. La crescita del PIL, trainata dai mitici 80 euro, è stata nulla. Ci aspettiamo, tra un mese, il dato ISTAT sul PIL del secondo trimestre e, dalle notizie delle nostre fonti dell'istituto, il dato sarà incredibilmente deludente e, probabilmente, con il segno negativo.
  La legge di stabilità del 2015 dovrà dunque trovare un sacco di euro: 14 miliardi, secondo la Banca d'Italia, per garantire la continuità anche nel 2015, e anche per gli incapienti, se Renzi mantiene la sua promessa, del decreto Irpef. Poi, sei o sette miliardi per garantire la copertura dei provvedimenti previsti dalla legge, li ricordavo prima: cassa in deroga, missioni militari, 5 per mille e così via. A tutto ciò dovrà aggiungersi una manovra correttiva, che nessuno oggi ammette, ma che tutti sanno che dovrà esserci, di sette o otto miliardi.
  È quello che ci ha chiesto implicitamente la Commissione europea il 2 giugno scorso ed è questo che inevitabilmente dovremo fare, se la crescita del PIL, nel 2014, invece dello 0,8 per cento, sarà dello 0,1 o 0,2 per cento, come probabilmente sarà e come anche la Confindustria ci dice. E dove troveremo questi soldi ? Il Governo non lo sa ancora bene: si dice che ci penserà la spending review di Cottarelli. Ben 17 miliardi nel 2015 – anche in questo caso mi permetto di dire che è una stima sovradimensionata –, che sono tagli alla sanità, agli enti locali, al trasporto pubblico locale, al welfare, alla pubblica amministrazione. Un vero massacro ! E gli altri 10-12 miliardi che servono ? Non si sa !
  Renzi sperava di avere più margine in Europa, ma si è dovuto accontentare di un «piatto di lenticchie», nonostante la maggior parte dei giornali del nostro Paese, delle piccole Pravda, abbiano avvalorato la Pag. 91versione di un Renzi vittorioso. Ma di che cosa ? L'unica cosa che ci è stata concessa al Consiglio europeo della settimana scorsa è il miglior uso dei margini di flessibilità esistenti e non è granché. Si tratta comunque di un'austerità flessibile, e un'austerità flessibile è sempre austerità, come un'austerità espansiva è sempre austerità. L'aggettivo non cambia la sostanza e con quel miglior uso dei margini Renzi non porta a casa quello che veramente ci serve.
  Quello che è certo è che i soldi per gli esodati, per tutti gli esodati, per i «quota 96» e per i macchinisti dei treni, non ci sono; ma ci sarebbero se voi lo decideste. Ci sarebbero, basterebbe attingere ad una piccola parte degli oltre 80-90 miliardi di risparmi previsti dalla manovra Fornero.
  Al contrario, per dare una parziale copertura alla salvaguardia degli esodati, la sesta salvaguardia, si prendono per una parte i milioni che servono dal Fondo per l'occupazione del 2015. I soldi dei lavoratori ancora non in pensione si prendono dai fondi che dovrebbero essere usati per combattere la disoccupazione, e questo non va bene. Potevate prendere i soldi da qualche altra parte, ad esempio potevate prendere i soldi, come dicevo prima, dai risparmi della manovra Fornero e non lo fate. Potevate prendere i soldi dai grandi patrimoni e non lo fate. Potevate prendere i soldi dalle spese militari degli F35 e non lo fate. Potevate prendere i soldi fermando i finanziamenti di quella fabbrica di tangenti che è il MOSE e non lo fate.
  Questo progetto di legge è l'ennesima soluzione parziale e pilatesca di un problema drammatico. Bene le 32.000 persone che ne potranno beneficiare, ma tutti gli altri ? I lavoratori di quota 96, i macchinisti dei treni ? Per Renzi i lavoratori non sono la priorità o lo sono per fare un favore a Confindustria.
  Non volete toccare la manovra Fornero, pensate che si crei lavoro precarizzandolo, continuate a non mettere in campo una politica del lavoro che sia fondata sulla domanda e sugli investimenti pubblici. Pensate di creare lavoro mettendo in mano alle imprese contratti per i lavoratori fondati sullo sfruttamento. Ma se questa è l'idea di lavoro che avete, questo è un fallimento. È questa l'idea di impresa che avete ?
  Imprese fondate sul lavoro senza diritti e meno pagato sono imprese senza qualità destinate a fallire sul mercato. Altro che critica dell'austerità, caro Renzi ! Quella politica non la mettete in discussione. Se fosse così, dovreste subito mettere mano alla manovra Fornero che dell'austerità in Italia è stata il battistrada. Continuate a rinviare, a rabberciare soluzioni tampone, a fare promesse vane in Italia, come in Europa. Così non si cambia verso, caro Premier, ma si va sempre nella stessa direzione; purtroppo, è quella sbagliata (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

  PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Tripiedi. Ne ha facoltà.

  DAVIDE TRIPIEDI. Signor Presidente, io in quest'Aula sento ancora ad oggi la manovra Fornero, la manovra Fornero: la politica tende a personalizzare le leggi. Questa non è la manovra Fornero, questa è la manovra del Partito Democratico e di Forza Italia che hanno votato questa legge infame e hanno ridotto i pensionati alla fame (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle ) ! Questa è la verità ! Siamo ancora qua, alla sesta salvaguardia, ancora a ridurre in povertà le persone perché vivono di speranza: speriamo che nella prossima salvaguardia rientro anch'io.
  Dobbiamo andare oltre le salvaguardie, dobbiamo fare una riforma strutturale per dare una risposta a quelle persone che sono state violentate da questa manovra. Io voglio ricordare il grande problema dei macchinisti, ricordare anche il problema di quota 96. Voglio anche ricordare a tutto il Parlamento che la Commissione lavoro ha dedicato tempo per fare un testo unificato, per mettere insieme tutte le forze politiche e dare una risposta definitiva a queste persone.
  Cosa succede ? Mentre la Commissione trova un accordo e cerca di portare avanti Pag. 92una legge, ci troviamo, il 7 maggio, in un incontro al Ministero del lavoro. Cerchiamo di dire al Ministro: guardi che qua ha tutte le forze politiche dalla sua parte, cerchiamo di dare una risposta definitiva. Il Ministro, dopo il 7 maggio, non lo abbiamo più visto, quindi la presa in giro. Abbiamo modificato con un subemendamento tutto l'articolato che abbiamo fatto in Commissione per poi non dare neanche risposta a quelle persone che avevano bisogno.
  Questa è democrazia ? Questa è la democrazia ? Per noi questa non è democrazia: il Parlamento è sovrano e la Commissione deve poter lavorare, senza inventarsi scuse dicendo «non ci sono soldi, non ci sono soldi». I soldi ci sono. Voi trovate 10 miliardi per dare 80 euro in più in busta paga ai lavoratori dipendenti e abbandonate le persone senza reddito (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Senza reddito ! Oppure compriamo cacciabombardieri oppure spendiamo i soldi per rifinanziare le missioni di guerra (non le missioni di pace, le missioni di guerra !).
  E allora manca solo la volontà politica di aiutare le persone più deboli. I soldi – ripeto – ci sono e dobbiamo investire sui giovani. Oggi ci ritroviamo una riforma Fornero, una manovra Fornero votata dalle larghe intese del Parlamento, quando c'era Monti, che manda in pensione i lavoratori a 67 anni. Un muratore, vi faccio un esempio: un muratore, a 67 anni, sul ponteggio, a meno dieci gradi a Milano. Ma vi sembra morale ? Ma vi sembra giusto ? Ma io vi faccio questa domanda: ma voi, che avete votato questa roba qua, sapevate i danni che stavate creando ?
  Ma non solo: la vita delle persone. Qua si parla della vita delle persone, di mettere a rischio la vita ! Sembra quasi che voi vogliate negare il diritto alla pensione a quelle persone che non hanno la possibilità di lavorare fino a 67 anni. La cosa strana è che, sempre in quel tavolo del 7 dicembre, abbiamo incontrato Sacconi che dice: bisogna fare una riforma strutturale; Ichino: bisogna fare una riforma strutturale; il presidente Damiano: bisogna fare una riforma strutturale; l'onorevole Gnecchi: bisogna fare una riforma strutturale.
  Oggi ancora salvaguardie, quindi rendete la vita difficile a quelle persone che campano di speranza: speriamo che rientro io nella prossima salvaguardia. Poi abbiamo Renzi da una parte che dice: no, la riforma Fornero va bene, bisogna solo aggiustare quelle disavventure capitate agli esodati.
  Allora, qua non si capisce cosa si vuole fare: bisogna fare una riforma strutturale o mandiamo in pensione la gente a 67 anni ? Boh, qua non si capisce. Non si capisce perché in Commissione il Partito Democratico dice una cosa, Renzi ne dice un'altra, Padoan ne dice un'altra, Poletti ne dice un'altra ancora. È la confusione (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) ! La confusione e la menzogna, perché si prendono in giro le persone, i cittadini vengono presi in giro.
  Un altro appunto: i sindacati. Dove erano i sindacati quando hanno approvato questa manovra ? Tre ore di sciopero ? Questa è la risposta (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) ? Tre ore di sciopero ?
  Io voglio sapere dal sottosegretario come mai non c’è il Ministro in Aula: un tema così importante e Poletti non c’è. Non c’è Poletti e non c'era neanche sul decreto-legge n. 34, con cui si precarizzava il lavoratore. Non c’è. Forse si vergognano delle proprie azioni ? Io non lo so, Presidente, ma mi sa che è così (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
  Anche la Presidente Boldrini ha voluto dire a tutto il Parlamento: diamo una risposta agli esodati, agli esuberati, ai licenziati, a quelle persone che non hanno reddito. Presidente, qualunquismo, questo è il qualunquismo del Parlamento, perché lei ha capito che c’è un problema e il Governo non lo capisce.
  Cosa facciamo ? Vi faccio un altro esempio, Presidente. Un macchinista di 67 anni, che guida un treno a 400 all'ora, sotto una galleria di 30 chilometri. Facciamo le corna, ma se succede qualcosa al Pag. 93macchinista, cosa può succedere per la sicurezza pubblica del trasporto ferroviario ? Cosa succede ?
  E voglio ricordare anche quel macchinista morto di infarto tre settimane fa a 56 anni: giovane, una persona giovane morta. E immaginatevi se non era su un treno cargo, ma era su un Frecciarossa cosa poteva succedere. E qui dobbiamo dare una risposta immediata a queste persone che lavorano e sgobbano, e hanno un'aspettativa di vita che è pari a 64 anni, e voi li volete mandare in pensione a 67. Quindi, di fatto, gli state togliendo il diritto alla pensione.
  Noi vogliamo una riforma strutturale che vada a coprire quel disastro sociale, quella macelleria sociale che avete creato voi, che ha creato la politica.

  PRESIDENTE. Concluda, onorevole Tripiedi: il suo tempo è scaduto.

  DAVIDE TRIPIEDI. Io spero che nella legge di stabilità – l'ennesima promessa di Poletti e del Governo Renzi – si dia una risposta a queste persone, queste persone che sono l'anello debole di questo Paese. E noi abbiamo fatto anche la campagna elettorale dicendo: «Nessuno deve rimanere indietro». Questo Parlamento, invece, sta lasciando indietro i cittadini, e il MoVimento 5 Stelle è dalla parte dei cittadini, dei lavoratori e di quelle persone che vogliono veramente cambiare questo Paese in meglio (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Antonio Placido. Ne ha facoltà.

  ANTONIO PLACIDO. Presidente, io credo che si debba prendere atto, da parte del Governo, che nel corso della discussione di questa giornata nessuna parte della maggioranza abbia convintamente difeso il provvedimento in esame. C’è chi ha sostenuto che il metodo delle salvaguardie, utilizzato ad ondate successive, è insufficiente a produrre soluzioni normative organiche. C’è chi ha sostenuto, altrettanto autorevolmente, che probabilmente altre e diverse avrebbero dovuto essere le soluzioni da adottarsi. Nessuno, in ogni caso, sostiene un provvedimento così concepito.
  Non è vero, contrariamente a quello che abbiamo ascoltato, che non ci sia in quest'Aula chi può dirsi innocente, perché in quest'Aula c’è – e SEL sicuramente lo è – chi non ha né sostenuto la cosiddetta riforma Fornero – più correttamente dovrebbe definirsi la manovra Fornero – né ha sostenuto scaloni precedentemente concepiti e votati da altri parlamentari che oggi a questo provvedimento si oppongono. Quello che è vero è che c'era, ed era stato lungamente studiato – è stato detto – dalla Commissione, anche attraverso uno sforzo faticoso di incontro e di mediazione tra i gruppi parlamentari e politici diversi, un testo unificato soddisfacente, che provava a metter fine a questa ingiustizia colossale, che – come è stato detto – lede il patto di cittadinanza su cui si regge il rapporto tra cittadini e Stato, ponendo in discussione diritti acquisiti sulla base di contributi versati, e che, peraltro, è un provvedimento insufficiente a garantire anche – anche questo è stato detto ed è stato detto da parte della maggioranza, lo abbiamo ascoltato qui stasera – una soluzione sostenibile, economicamente e socialmente, nel lungo periodo.
  Noi immaginavamo che si potesse e si dovesse, in questo momento, procedere all'adozione di una vera soluzione strutturale, quella che la Commissione unitariamente aveva elaborato. Infatti riteniamo che sia ovvio e semplice per chiunque fare una semplice operazione aritmetica, attraverso la quale viene fuori con chiarezza che ciò che si è recuperato attraverso la previdenza va ben al di là del taglio che all'epoca era stato richiesto ed ottenuto dal Governo Monti. Si è detto: 22 miliardi, a fronte di 80 o 90. È del tutto evidente, dunque, che un minimo di equità avrebbe richiesto la restituzione di queste somme al sistema previdenziale e ai cittadini che avrebbero dovuto essere destinatari.
  Così non si è proceduto. Questa è una scelta che non è il risultato semplicemente Pag. 94dei vincoli di bilancio, sempre sistematicamente utilizzati a copertura di scelte politiche effettive, ed è una scelta, perché il Premier ha dichiarato, in maniera solenne, che la riforma Fornero va bene così com’è e che il problema degli esodati è un problema specifico, che va trattato con provvedimenti a sé stanti. Io vorrei sottolineare per un attimo la contraddizione che c’è fra le dichiarazioni del Premier e i documenti che ci accingiamo a votare quando si passerà all'esame degli ordini del giorno, che è una contraddizione stridente. Saremmo facili profeti, se dicessimo ora che sappiamo già quello che succederà quando sarà esaminata da questo Parlamento la legge di stabilità: si dirà, anche in quell'occasione, che ci sono vincoli di bilancio stringenti, che non ci sono risorse. La verità è un'altra: è che a capo di questa maggioranza vi è chi ritiene che la manovra Fornero vada bene così come sta.
  Noi ovviamente, sia in Commissione sia in Aula, siamo pronti a valutare con interesse e con attenzione tutte quelle misure e quei provvedimenti che risolvano almeno una parte dei problemi, ma mettiamo in guardia tutti i parlamentari da un approccio che, fino a questo momento, nell'intenzione di limitare i danni, non ha prodotto alcuna soluzione definitiva.
  L'andamento degli indicatori macroeconomici di cui disponiamo ad oggi è quello che tutti quanti conoscete: non c’è nulla che autorizzi a credere che soluzioni che non sono adottabili oggi saranno adottabili nei prossimi mesi. Il colmo dell'ingiustizia e dell'iniquità è che neppure – è stato già ricordato – gli errori cosiddetti di quota 96 dei lavoratori INPDAP e dei ferrovieri, che attingendo a risorse assai esigue avrebbero potuto essere corretti, sono stati corretti. Il problema è che nemmeno quello che appariva alla nostra portata si è potuto realizzare.
  Noi dunque attendiamo di capire quando e se l'ufficio statistico dell'INPS e la Ragioneria dello Stato decideranno di fornire a questo Parlamento dati attendibili sull'ampiezza delle platee e dunque sulle coperture finanziarie necessarie a salvaguardarle. Noi attendiamo di capire, essendo oramai legittimo il sospetto che questi disguidi, questi rinvii non siano semplicemente frutto del caso, ma il prodotto di una scelta politica calcolata, quando e se si potrà porre fine a questa beffa, consumata ai danni di lavoratori che hanno consumato la propria esistenza onestamente, versando i contributi.
  Per la parte che ci riguarda, ci riserveremo di valutare il prosieguo della discussione e di comprendere se e come il Parlamento si atteggerà rispetto agli emendamenti correttivi che abbiamo immaginato e che proporremo, e su questa base decideremo il nostro voto finale (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà).

  PRESIDENTE. Non vi sono altri iscritti a parlare e pertanto dichiaro chiusa la discussione sulle linee generali.
  Adesso dovremmo passare alla replica del relatore di minoranza, deputato Fedriga, ma il sottosegretario chiedeva di allontanarsi...

  MASSIMILIANO FEDRIGA, Relatore di minoranza. Presidente, se vuole possiamo sospendere per due minuti.

  PRESIDENTE. Sospendo la seduta per due minuti.

  La seduta, sospesa alle 18,25, è ripresa alle 18,30.

(Repliche dei relatori e del Governo – A.C. 224-A ed abbinate)

  PRESIDENTE. Ha facoltà di replicare il relatore di minoranza, onorevole Fedriga.

  MASSIMILIANO FEDRIGA, Relatore di minoranza. Presidente, ho cinque minuti per la replica e vorrei solo rispondere a beneficio dei colleghi; ho sentito, soprattutto da parte di alcuni esponenti del gruppo del Partito Democratico, che qualcuno ha avuto il coraggio di paragonare la riforma delle pensioni Maroni alla riforma Fornero, dicendo addirittura che se non ci Pag. 95fosse stato Prodi ad abrogare la riforma delle pensioni Maroni ci sarebbero stati chissà quanti altri migliaia di esodati. Io invito i colleghi del Partito Democratico che forse seguono con poca attenzione la materia previdenziale ad andarsi a leggere, per esempio, le norme della riforma Maroni, che entrava in vigore cinque anni dopo la propria approvazione. Come possiamo pensare che se si cambiano le regole, e si dice cinque anni prima, si possono creare degli esodati ? È ovvio che le firme sugli accordi sarebbero state fatte in relazione alle nuove norme che già si sapevano; non quello che avete votato voi, deputati del PD, che in due mesi avete portato avanti di otto anni, lo ripeto, di otto anni, l'accesso ai benefici previdenziali. Quindi, invito veramente a un po’ di attenzione e a non fare propaganda, perché la propaganda sulle pensioni da parte del PD diventa un boomerang inesorabile che si scaglia sulle teste di coloro che hanno premuto quel pulsante e hanno votato quel dramma delle pensioni.
  Infine, Presidente, faccio un auspicio, l'auspicio che adesso, nella replica, il Governo ci dica con chiarezza cosa vuole fare della riforma Fornero. Ci dica con chiarezza se le coperture degli emendamenti della Lega Nord che vanno ad incidere sulla spending review il Governo le condivide, perché se non le condivide, deve dire che la riforma della pubblica amministrazione non è coperta, visto che le coperture sono identiche. Ma chiediamo – e faccio appello all'opera di moral suasion della Presidente Boldrini – al Governo una risposta, nella replica, sulla modifica di coperture che noi abbiamo individuato se la ritiene accettabili; se non le ritiene accettabili, lo ripeto anche a suo beneficio, Presidente, vuol dire che il decreto-legge sulla pubblica amministrazione non è coperto. Dunque, o è una cosa o è l'altra, o la nostra copertura va bene e possiamo andare a salvare i mobilitati e i cassintegrati, oppure, se non va bene, anche il decreto-legge sulla pubblica amministrazione non è coperto. Attendiamo con ansia una replica del Governo, ovviamente non possiamo accettare a livello politico, a livello regolamentare purtroppo sì, un imbarazzante silenzio.

  PRESIDENTE. Ha facoltà di replicare il relatore per la maggioranza, deputata Gnecchi.

  MARIALUISA GNECCHI, Relatore per la maggioranza. Presidente, ovviamente dico subito che il collega Fedriga ha ricordato la riforma Maroni e, allora, devo dire che l'unica riforma che ha trovato consenso dopo un lungo confronto con le parti sociali, l'unica legge che ha cercato di dare risposta ai futuri redditi pensionistici dei giovani di oggi e ha posto le basi per affrontare organicamente le criticità del sistema pensionistico, sia rispetto alla sostenibilità finanziaria, sia per approntare idonee misure in grado di garantire alle nuove generazioni un tasso di sostituzione non inferiore al 60 per cento dell'ultima retribuzione, è la riforma Damiano, nota anche come protocollo welfare, legge n. 247 del 2007.
  Quindi, vale la pena ricordare, allora, che ci sono anche state riforme condivise sulle pensioni e riforme non condivise. Poi riconosco, invece, alla Lega, ovviamente, e al collega Fedriga, che loro non hanno votato il decreto cosiddetto salva Italia. È vero, questo è vero, c'era un Governo di tecnici che ha proposto il decreto cosiddetto salva Italia e noi siamo stati tutti costretti, data la situazione di emergenza, a votare quella che sembrava l'unica forma possibile per portare una situazione di sicurezza, anche rispetto a tutte le altre situazioni gravi, tipo Grecia, che si stavano vivendo.
  Però rivendico e rivendichiamo con forza il fatto che subito dopo il «salva Italia» noi ci siamo impegnati da subito per la riduzione del danno. E vogliamo credere all'impostazione del ministro Poletti, che ci ha già detto in quest'Aula e ripetuto più volte, nei vari incontri, che lui è per il monitoraggio costante delle misure e delle nuove norme. Lo ha detto per il decreto sul lavoro, lo dice e lo ripete rispetto alla delega, lo ha detto anche a Pag. 96noi rispetto al discorso pensioni. Quindi noi vogliamo credere che il Ministro Poletti si impegnerà ad un confronto con la Commissione lavoro e con in gruppi parlamentari rispetto ad una possibile riforma organica e quindi anche rispetto ad un possibile intervento strutturale. Quindi, noi a questo crediamo ed è per questo che abbiamo accettato l'emendamento sostitutivo della nostra proposta di legge. Dopo di che, comunque noi crediamo che in Commissione lavoro continueremo ad andare avanti rispetto ai temi sui quali noi ci impegniamo, quindi lavoro e pensioni, ovviamente. La situazione economica è una situazione ancora difficile, però proprio perché c’è questa situazione economica difficile, proprio perché i lavoratori e le lavoratrici sono ancora a rischio anche di perdere il posto di lavoro c’è assolutamente bisogno di ammortizzatori sociali e c’è bisogno di sicurezza. Ma c’è bisogno anche di un sistema previdenziale che dia certezze e soprattutto c’è la necessità che le aziende, oltre alle pubbliche amministrazioni, possano anche creare un ricambio di lavoratori e lavoratrici, possano anche assumere dei giovani. È evidente che per assumere dei giovani bisogna anche cercare di favorire il fatto che le persone meno giovani, per non dire anziane, possano comunque andare in pensione. Quindi, è chiaro che questi sono i binari sui quali ci vogliamo muovere e siamo assolutamente convinti che questo si possa fare nonostante le difficoltà del momento.
  A tutti i colleghi che sono intervenuti lo ripeto: neanche noi avremmo voluto una sesta salvaguardia; anche noi avremmo voluto risolvere il problema; anche noi avremmo voluto, fin dal primo giorno, che si scrivesse in modo chiaro che tutti gli accordi fatti e firmati, che fossero di esodo, di mobilità o di altro, firmati prima dell'entrata in vigore del «salva Italia», fossero rispettati e garantiti proprio per mantenere questo patto tra lo Stato e i lavoratori e le lavoratrici. Questo non è stato possibile. Dico anche che per la prima volta si sono tolti fondi dal sistema previdenziale per coprire il debito pubblico. Da questo punto di vista, anche ai colleghi che sono intervenuti dicendo che il sistema previdenziale ha già pagato troppo, dico che questo è un dato di fatto. Lo ha detto la Ministra Fornero qui in quest'Aula nel giugno del 2012, che tutti i risparmi sono andati e sarebbero andati a copertura del debito pubblico. Questo per noi è difficile ovviamente da accettare, perché è chiaro che noi vorremmo che si tenessero i risparmi all'interno del sistema previdenziale proprio per garantire pensioni più alte, visto che le pensioni sono basse e bassissime, e pensioni ai giovani. Quindi, è chiaro che queste sono anche le nostre intenzioni, ovviamente. Quindi, ripeto questa sesta salvaguardia è un passo avanti ma non è sufficiente rispetto a risolvere la situazione. All'ultimo collega di SEL intervenuto, che si augurava che gli emendamenti potessero dare una svolta a questo testo, devo ovviamente dire, e lo dico prima di quello che dirò come relatrice rispetto agli emendamenti, che molti degli emendamenti ricalcano il nostro testo unitario della Commissione.
  Se non siamo riusciti a trovare le risorse con il Ministro e con l'aiuto del Ministro in Commissione prima di arrivare in Aula è evidente che oggi pomeriggio non troviamo le risorse e siamo nella stessa identica situazione di ieri. Quindi, lo dico, gli emendamenti purtroppo o verranno ritirati o verranno bocciati.

  PRESIDENTE. Ha facoltà di replicare il rappresentante del Governo.

  MASSIMO CASSANO, Sottosegretario di Stato per il lavoro e le politiche sociali. Signor Presidente, rinuncio alla replica.

(Esame degli articoli – A.C. 224-A ed abbinate)

  PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli articoli del testo unificato delle proposte di legge.
  La I Commissione (Affari costituzionali) e la V Commissione (Bilancio) hanno Pag. 97espresso i prescritti pareri, che sono distribuiti in fotocopia (Vedi l'allegato A – A.C. 224-A ed abbinate).
  Informo l'Assemblea che, in relazione al numero di emendamenti presentati, la Presidenza applicherà l'articolo 85-bis del Regolamento, procedendo in particolare a votazioni per principi o riassuntive, ai sensi dell'articolo 85, comma 8, ultimo periodo, ferma restando l'applicazione dell'ordinario regime delle preclusioni e delle votazione a scalare.
  A tal fine il gruppo Lega Nord e Autonomie e la deputata Di Salvo sono stati invitati a segnalare gli emendamenti da porre comunque in votazione.
  Avverto che la deputata Donatella Duranti ha sottoscritto tutti gli emendamenti a prima firma Airaudo e Placido.

(Esame dell'articolo 1 – A.C. 224-A ed abbinate)

  PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 1 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A – A.C. 224-A ed abbinate).
  Se nessuno chiede di intervenire sul complesso degli emendamenti, invito il relatore e il rappresentante del Governo ad esprimere il parere sugli emendamenti riferiti all'articolo 1.

  MARIALUISA GNECCHI., Relatore per la maggioranza. Signor Presidente, sui seguenti emendamenti la Commissione formula un invito al ritiro altrimenti il parere è contrario: Tripiedi 1.1, Fedriga 1.100, Fedriga 1.101, Polverini 1.2, Polverini 1.3, Fedriga 1.4 e Di Lello 1.5...

  PRESIDENTE. L'emendamento Fedriga 1.4 non è tra i segnalati.

  MARIALUISA GNECCHI, Relatore per la maggioranza. Allora su Di Lello 1.5 vi è invito al ritiro altrimenti il parere è contrario. Però io non li ho tutti i segnalati.

  PRESIDENTE. Aspetti, l'aiuto. Le dico io i non segnalati: Fedriga 1.102, Fedriga 1.6, Fedriga 1.8. L'emendamento Fedriga 1.104 è segnalato.

  MARIALUISA GNECCHI, Relatore per la maggioranza. Su questo vi è un invito al ritiro altrimenti il parere è contrario.

  PRESIDENTE. Gli altri non segnalati sono: Fedriga 1.105, Fedriga 1.9, Fedriga 1.10, Fedriga 1.106 e Fedriga 1.11.
  A questo punto il parere del Governo ?

  MASSIMO CASSANO, Sottosegretario di Stato per il lavoro e le politiche sociali. Signor Presidente, il parere del Governo è conforme a quello espresso dal relatore.

  PRESIDENTE. Invito il relatore di minoranza ad esprimere il parere. Deputato Fedriga, prego.

  MASSIMILIANO FEDRIGA, Relatore di minoranza. Signor Presidente, il parere è favorevole sui seguenti emendamenti: Tripiedi 1.1, Fedriga 1.100, Fedriga 1.101, Polverini 1.2, Polverini 1.3, Di Lello 1.5 e Fedriga 1.104.

  PRESIDENTE. Passiamo alla votazione dell'emendamento Tripiedi 1.1. Onorevole Tripiedi ?

  DAVIDE TRIPIEDI. Non lo ritiro.

  PRESIDENTE. Lo ritira ?

  DAVIDE TRIPIEDI. No, assolutamente.

  PRESIDENTE. Lo votiamo ?

  DAVIDE TRIPIEDI. Sì, ma voglio fare l'intervento prima.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Tripiedi. Ne ha facoltà.

  DAVIDE TRIPIEDI. Signor Presidente, ecco, qua si potrebbero risolvere tutti i problemi. Votando questo emendamento si dice «basta» definitivamente alla legge Fornero, si dice: basta, cambiamo musica perché i cittadini non ne possono più. Una legge che è stata fatta proprio in una maniera vergognosa, senza tener conto di Pag. 98tutti i problemi che poteva creare, perché abbiamo una disoccupazione giovanile che supera il 44 per cento ! Presidente, stiamo parlando di abrogare la riforma Fornero e il Parlamento sta veramente..., mi dispiace di questa cosa qua, mi ferisce...

  PRESIDENTE. Ma lei continui pure nel suo intervento, vada avanti.

  DAVIDE TRIPIEDI. Allora cosa succede ? Possiamo dare una risposta definitiva a tutti quei pensionati, diciamo «basta» alla riforma Fornero, con un voto favorevole finisce la storia e ripartiamo da capo. Non è difficile. Voglio dire un'altra cosa: la disoccupazione giovanile supera il 44 per cento, purtroppo noi importiamo manovalanza ed esportiamo gli ingegneri laureati, persone che potrebbero dare una mano a questo Paese, perché siamo i migliori al mondo. Allora io voglio vedere cosa fa questo Governo, anche se la relatrice, l'onorevole Gnecchi, ha dato parere negativo, a noi dispiace, perché l'onorevole è una di quelle persone che vuole definitivamente abbattere questa riforma. Con un voto favorevole possiamo dire «basta» a questa vergognosa legge delle larghe intese (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Airaudo. Ne ha facoltà.

  GIORGIO AIRAUDO. Signor Presidente, per dire che noi non eravamo presenti in quel Parlamento che ha approvato la manovra Fornero, con i suoi effetti devastanti sul sistema pensionistico e sulle condizioni sociali di molti lavoratori allora e di molti non pensionati oggi. Per dire anche che per queste ragioni, perché non avremmo mai votato quella riforma se fossimo stati in quel Parlamento, questo emendamento e il seguente a firma Fedriga, che sono simili e che provano ad abrogare la riforma Fornero, avranno il nostro consenso.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Fedriga. Ne ha facoltà.

  MASSIMILIANO FEDRIGA. Signor Presidente, è troppo facile e troppo semplice dare la colpa a una crisi internazionale perché qualcuno si possa giustificare per aver massacrato i nostri lavoratori, chi doveva andare in pensione, coloro che sono rimasti scoperti da qualsiasi tutela sociale (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie). È troppo facile, è troppo facile fare cassa con le tasche di chi sta peggio. Non possiamo accettare una logica di questo tipo, altrimenti qualsiasi cosa sarebbe lecita.
  Noi su questo tema, come ho avuto modo di dire qualche ora fa durante la discussione sulle linee generali, abbiamo raccolto 570 mila firme e mi auguro che i cittadini saranno liberi di esprimersi per dire «no» a una riforma vergognosa. Sento tutti che si schierano contro la riforma Fornero, personalmente, ad eccezione di qualche gruppo di opposizione, in particolar modo della Lega, non ho visto proposte di legge da parte dei gruppi di maggioranza che mirano ad eliminare quella vergognosa riforma. Se mi permette, in questo intervento – avrò modo anche sull'emendamento successivo che riguarda la stessa materia di intervenire – io faccio di nuovo appello al Governo perché si liberi da questo silenzio. Cosa pensa Renzi ? Cosa pensa il Governo Renzi della riforma Fornero ?
  Avrà il Parlamento il diritto di sentire una parola dal Governo su un tema così delicato e così importante ? Non possiamo, non può il Governo e non può il sottosegretario sempre trincerarsi dietro: non intendiamo interloquire con il Parlamento. Ricordo al Governo che, malgrado il Regolamento, deve rispondere al Parlamento. Il Governo, malgrado il delirio di onnipotenza del Presidente del Consiglio, deve rispondere ancora al Parlamento e non possiamo accettare che su un provvedimento così delicato il Ministro del lavoro sia un desaparecido e il sottosegretario presente non proferisca parola (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie).

Pag. 99

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Buttiglione. Ne ha facoltà.

  ROCCO BUTTIGLIONE. Signor Presidente, io ho votato per la riforma Fornero convintamente e, nella medesima situazione, voterei di nuovo la riforma Fornero e mi fa specie che tanti in quest'Aula che l'hanno votata oggi tacciano.
  Vedete, amici miei, in un mondo in cui ci fossero risorse illimitate, ci sarebbero molti sistemi pensionistici migliori di quello che la riforma Fornero ha introdotto; in un mondo in cui il debito pubblico italiano stava per crollare e in cui c'era la forte possibilità non che ci fosse la riforma Fornero, ma che non ci fosse nessuna pensione perché lo Stato non aveva i soldi per pagare le pensioni, la riforma Fornero è stato un segnale politico forte che ha contribuito a salvarci.
  È una riforma perfetta ? No. Si può migliorare ? Sì. Si possono trovare aggiustamenti che salvino persone che da essa sono stati ingiustamente sacrificati ? Man mano che abbiamo le risorse, abbiamo il dovere di farlo. Ma dire che noi oggi aboliamo la riforma Fornero è come dire che tutto quello che ha detto Renzi al Parlamento europeo non conta nulla; non conta nulla perché viene a mancare la base prima della credibilità dell'Italia in Europa, che è la sua capacità di tenere in ordine i suoi conti.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Marchi. Ne ha facoltà.

  MAINO MARCHI. Signor Presidente, negli interventi della relatrice per la maggioranza e delle deputate del Partito Democratico mi pare siano state dette con chiarezza, da una parte, le condizioni in cui ci siamo trovati nel 2011, quando si è approvato il «salva Italia» e, all'interno del «salva Italia», quindi la riforma Fornero, e cioè una situazione in cui il Paese rischiava il default, il fallimento e quindi occorreva un provvedimento forte di finanza pubblica per superare quella fase. Dall'altra, è indubbio – l'abbiamo riconosciuto immediatamente – che quella riforma ha creato un problema enorme, quello degli esodati, e non è un caso che questa è la materia sulla quale penso ci sia stato il maggior numero di provvedimenti per modificare quella situazione gradualmente, ma anche con l'obiettivo di risolverla definitivamente perché questo non è un obiettivo che abbiamo abbandonato.
   Detto questo, mi sembra molto semplicistico dire che basta un emendamento per risolvere il problema. Questo emendamento prevede – bisogna averlo presente – oneri di questa misura: 3 miliardi nel 2014, 6 miliardi e mezzo nel 2015, 9 nel 2016, più di 12 nel 2017, circa 14,5 nel 2018.
  Ora, da una parte, non si ha nemmeno la certezza della quantificazione – questo c’è l'ha anche scritto il Servizio bilancio oggi, quando abbiamo esaminato gli emendamenti –, quindi questa quantificazione sarebbe comunque da verificare, ma, ammesso che sia buona, la modalità di copertura è quella di un ulteriore taglio attraverso la revisione della spesa.
  Allora, certamente la strada della spending review è una strada da perseguire insieme a quella della lotta all'evasione fiscale per recuperare risorse per ridurre, in primo luogo, le tasse sul lavoro alle imprese e anche certamente per finanziare provvedimenti importanti.
  Credo che, per quanto riguarda la questione degli esodati, noi dobbiamo cercare la soluzione innanzitutto all'interno del sistema previdenziale, ma soprattutto non credo che sia possibile pensare, per esempio per quest'anno, di poter approvare tranquillamente un emendamento in cui si dice che si devono tagliare altri 3 miliardi, quasi fosse una cosa semplicissima da fare.
  Questa è la dimensione del problema che quest'Aula deve avere presente. Lo sforzo per andare nella direzione della revisione della spesa è uno sforzo che il Governo sta facendo in misura molta ampia e con modalità innovative. Però, non è che possiamo dire ogni giorno che basta aggiungere qualche miliardo e abbiamo Pag. 100risolto tutti i problemi. In questo caso non avremmo risolto nulla, ma credo che avremmo creato ulteriori notevoli problemi per quanto riguarda la finanza pubblica e per l'insieme delle prestazioni che lo Stato deve dare ai cittadini.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, la deputata Ciprini. Ne ha facoltà.

  TIZIANA CIPRINI. Grazie, Presidente. Prima di procedere alla votazione di questo emendamento, volevo ricordare a quest'Aula come votarono i gruppi parlamentari la scorsa volta, nel 2011, in riferimento alla manovra previdenziale Fornero. Votarono favorevolmente, con il 100 per cento dei deputati, il PD, l'UdC, Futuro e Libertà. Votò con il 91,3 per cento dei deputati in maniera favorevole il gruppo Misto e il PdL con il 90,7 per cento dei deputati. Seguirono, poi, Popolo e Territorio, con il 21,4 per cento, l'IdV con il 4,8 per cento e solo la Lega Nord votò contro con il 100 per cento dei deputati.
  Ora siamo sicuri che molti di voi riconfermeranno e si manterranno coerenti con le votazioni del 2011 (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Polverini. Ne ha facoltà.

  RENATA POLVERINI. Signor Presidente, intervengo solo per annunciare il voto favorevole su questo emendamento da parte del gruppo di Forza Italia, in coerenza anche con la decisione assunta in sede di partito di sottoscrivere il referendum promosso dalla Lega (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie).
  Voglio dire che, pure non essendo io presente in questo contesto nella scorsa legislatura, il gruppo del Popolo della Libertà, come ci è stato appena ricordato, decise esclusivamente per senso di responsabilità di votare quel provvedimento. Ma da allora ad oggi molte cose sono cambiate e comunque abbiamo delle certezze, anche rispetto ai risparmi, che prima non avevamo.
  È passato, purtroppo, troppo inosservato un comunicato che fece l'INPS, ormai qualche mese fa, in cui dichiarava che con la riforma Fornero dall'anno 2012 all'anno 2021 si sarebbero risparmiati ben 80 miliardi. Allora, io mi domando se in questa Aula noi siamo ancora convinti che è necessario fare pagare soltanto ai lavoratori dipendenti e ai pensionati quasi l'intero debito pubblico. Io penso di no. Io penso che oggi ci siano le condizioni per tornare indietro e, quindi, votiamo convintamente intanto il primo emendamento.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Cominardi. Ne ha facoltà.

  CLAUDIO COMINARDI. Grazie. Uno dei problemi che ha creato questa manovra, cioè la conseguenza, è stato anche l'accorpamento dell'INPDAP all'INPS, che aveva allora 9 miliardi di euro di buco. C’è un problema di sostenibilità, ma c’è un problema anche di responsabilità, in primo luogo.
  Un'altra questione è quella di avere un sistema che sia solidaristico. È ovvio che ad oggi la questione non sta in piedi ma, come dicevo nella discussione sulle linee generali, se c’è chi percepisce 90 mila euro di pensione al mese, è chiaro che è difficile che tutti possano beneficiarne. Serve un sistema più solidale.
  Poi vorrei aggiungere un altro aspetto: se c’è un problema di sostenibilità, ciò è dovuto anche alle forme contrattuali, che creano una contribuzione sempre più frammentata. L'eccessiva flessibilità, dovuta anche al decreto-legge n. 34 del 2014, quello di recente approvazione, il decreto «Poletti-Renzi», crea, anche quella, dei problemi di sostenibilità, perché più flessibilità vuole dire meno contribuzione.
  Quindi, vorrei concludere dicendo questa cosa: se Buttiglione e gli altri qui presenti sono favorevoli e sono contenti di aver votato quella proposta, vuol dire che loro sono favorevoli ad eliminare il diritto Pag. 101alla pensione a milioni di persone, che moriranno prima (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Di Salvo. Ne ha facoltà.

  TITTI DI SALVO. Signor Presidente, questo Governo non ha certo votato la legge Fornero, che è del 2011, ma io vorrei dire all'Aula e al Governo, nella persona del sottosegretario, che sul cambiamento di questa legge e sulla soluzione del tema degli esodati il Governo Renzi, che non ha votato la legge, si gioca però parte della sua credibilità. Perché la sostenibilità di un sistema previdenziale, quando vuol dire futuro dei giovani, un futuro senza speranza di giovani poveri, l'aumento brutale dell'età pensionabile per le donne e gli esodati, è altrettanto simbolicamente significativo del raggiungimento di un equilibrio finanziario peraltro a carico esattamente di queste persone. Per cui io chiedo al sottosegretario, al Ministro e al Governo di non sottovalutare, né materialmente né simbolicamente, l'effetto dell'atteggiamento del Governo rispetto alla correzione della legge Fornero.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Manlio Di Stefano. Ne ha facoltà.

  MANLIO DI STEFANO. Signor Presidente, io sto assistendo ad una discussione surreale, perché da una parte sento il collega Buttiglione, al quale per carità va dato merito del coraggio, perché ci vuole coraggio a dire certe cose. Buttiglione, lei è qui da vent'anni e settantotto giorni, vent'anni e settantotto giorni nei quali vive nella ricchezza che quei cittadini, che oggi mette al muro, le hanno garantito con le loro tasse; vent'anni e settantotto giorni (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) !
  Sento Marchi dire che mancano le coperture. Caro Marchi, quest'anno, se guardiamo il suo profilo su Openpolis, lei ha votato per non cancellare le province, per non eliminare gli F-35, per non ritirarci dall'Afghanistan, per non tagliare le auto blu, per non ridursi lo stipendio, per non tassare le slot machine, tutte cose che creano coperture perché creano risparmio allo Stato (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  MAINO MARCHI. Balle ! Ballista !

  PRESIDENTE. Deputato Di Stefano, si rivolga a me quando parla.

  MANLIO DI STEFANO. Parlavamo proprio questa mattina del fatto che questo Palazzo ha il brutto vizio della autoreferenzialità. Questo Palazzo ha quel brutto vizio perché voi non vi occupate dei problemi dei cittadini, non ve ne occupate più, pensate soltanto al consenso. E, allora, vi do un'arma in più per il vostro consenso, vi aiuto: la riforma Fornero ha creato la più grande sacca di malcontento che in Italia oggi ci sia. Andate a prendere voti pure da lì, però aiutateli, fatelo quanto meno per il vostro egoismo. Noi siamo con quella sacca di persone che voi avete rovinato, non abbiamo interesse...

  PRESIDENTE. Deve concludere.

  MANLIO DI STEFANO. ... a trovare le coperture dove c’è già disperazione e vogliamo aiutarli. Fatelo oggi con questo emendamento e proviamo poi a pensare alle coperture (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Sannicandro. Ne ha facoltà. Per favore, colleghi, state nei tempi.

  ARCANGELO SANNICANDRO. Signor Presidente, solo per esprimere la mia preoccupazione quando sento la parola responsabilità, soprattutto se è declinata a spese di altri. Ho l'impressione che, quando questa espressione è usata da chi Pag. 102è satollo, dovrebbe preoccuparci molto e chiederci se rappresentiamo veramente l'intera società.
  Faccio presente che il Governo Renzi promette ad ogni piè sospinto di cambiare verso. Allora sarebbe proprio questa una buona occasione di cambiare verso, verso i disoccupati, verso i pensionati che non lo sono più o che non lo sono ancora. Altrimenti, vuol dire che siamo nella perfetta continuità dei Governi precedenti, siano essi Monti, Letta, Berlusconi, eccetera.
  Allora, non ci si venga a dire che ci sono delle prospettive positive per gli italiani. Le prospettive sono quelle di sempre, quelle che sono dettate dall'Unione europea e sono fatte di cinghia che deve essere sempre più stretta, di disoccupazione giovanile sempre maggiore, di disoccupazione generale a livelli sempre più alti.

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Tripiedi 1.1, con il parere contrario della Commissione, del Governo e della V Commissione (Bilancio), e con il parere favorevole del relatore di minoranza.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Palma, Nizzi, Latronico, Fantinati, Terzoni, Fanucci...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  468   
   Votanti  459   
   Astenuti    9   
   Maggioranza  230   
    Hanno votato  171    
    Hanno votato no   288.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  Passiamo alla votazione dell'emendamento Fedriga 1.100, sul quale vi è un invito al ritiro, altrimenti il parere è contrario, della Commissione e del Governo, il parere favorevole del relatore di minoranza e il parere contrario della V Commissione (Bilancio).
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Fedriga. Ne ha facoltà.

  MASSIMILIANO FEDRIGA. Signor Presidente, questo emendamento della Lega è anch'esso mirato, come il precedente che abbiamo trattato, all'eliminazione dell'articolo 24 del decreto «salva Italia», ovvero della riforma Fornero. Colgo questi minuti per ricordare ai colleghi che hanno avuto modo di partecipare al dibattito sull'emendamento precedente – e mi rivolgo, in particolar modo, al collega Buttiglione, che, forse, non ha avuto modo di seguire la discussione sulle linee generali – che i risparmi della riforma Fornero, ovvero i soldi scippati ai lavoratori del nostro Paese, verranno utilizzati per coprire il buco INPDAP: nove miliardi di buco, che sono i soldi che gli enti pubblici non davano come contribuzione, per pagare i contributi dei propri dipendenti.
  Altro che crisi ! È una situazione che in particolar modo certi enti, da anni, si portavano dietro, non pagando i contributi per i propri dipendenti. Dunque, i soldi dei lavoratori privati per pagare il debito del pubblico.
  Inoltre, ho visto qualche dubbio e qualche voto particolare anche da parte dei gruppi di opposizione. Voglio ricordare a quest'Aula che la riforma delle pensioni Fornero è stata quella che non solo ha colpito chi doveva andare in pensione, ma ha colpito in modo drammatico le giovani generazioni, ha bloccato il ricambio generazionale. Quel 43 o 46 per cento, rispetto ai dati che ci vengono forniti, di disoccupazione giovanile è dovuto anche, anzi, in modo consistente, al mancato ricambio generazionale nei posti di lavoro. In un momento di contrazione economica, Fornero, insieme al Partito Democratico, ha voluto ingessare il ricambio generazionale e non permette ai giovani di entrare in quei posti di lavoro, lasciandoli per strada, lasciandoli in situazioni drammatiche, che oggi viviamo.Pag. 103
  Allora, è troppo semplice lavarsi le mani dicendo che c'era lo spread. Non ci stiamo più a questo gioco, la scusa dello spread non funziona più e non voglio parlare di strani e particolari complotti, oltretutto raccontati però da importanti personalità internazionali, non voglio parlare di questo.
  Voglio però dire che non può essere la giustificazione di una scelta politica così drammatica lo spread, non ci può stare. Non posso sentire dire che sono stati massacrati milioni di lavoratori, centinaia e migliaia di esodati perché c'era il rischio Grecia. È una balla, dobbiamo dirlo con chiarezza (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie e di deputati del gruppo Forza Italia-Il Popolo della Libertà-Berlusconi Presidente) ! A questa balla non ci stiamo più.
  E, dunque, chiedo per l'ennesima volta al Governo: Governo parla. Noi non possiamo sentire una maggioranza che spara stilettate contro la riforma Fornero e poi vota l'esatto contrario di quanto dice, e il Presidente del Consiglio che invece ha più volte ribadito la sua condivisione di quella riforma. Con quale spirito votiamo in quest'Aula ? Renzi, sottosegretario, il Governo che lei oggi rappresenta, vuole abolire la riforma Fornero, sì o no ? Se non vuole farlo, metta l'anima in pace ai belli interventi che ho sentito dai colleghi di maggioranza e abbiano la coerenza di Buttiglione nel dire quanto è bella e giusta la riforma Fornero.
  Fortunatamente noi, con la coerenza che ci ha contraddistinto la scorsa legislatura nel non votarla, oggi ribadiamo la nostra forte e pesante battaglia volta ad eliminare questa iniquità sociale (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie e di deputati del gruppo Forza Italia-Il Popolo della Libertà-Berlusconi Presidente).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Buttiglione. Ne ha facoltà. Non facciamo però un «botta e risposta», vi prego.

  ROCCO BUTTIGLIONE. Signor Presidente, ad un inqualificabile attacco personale non rispondo, perché non lo merita. Invece, l'onorevole Fedriga è una persona intelligente e onesta.
  Onorevole Fedriga, il problema è che in quel momento i soldi non c'erano. Il problema non è lo spread, il problema è che ai tassi di interesse di allora non eravamo in grado di finanziare il debito pubblico. C'erano alternative ? Forse c'erano alternative. Io feci una proposta, la mia proposta era quella che si chiama una tassa sul capitale. Si poteva fare, in quel momento sarebbe stata utile, ma non ha raccolto il consenso.
  Chi in un Parlamento responsabile propone di distribuire dei benefici alla popolazione, ha il dovere di indicare in che modo si recuperano le risorse necessarie e non semplicemente mettendo in fila dei numeri, ma spiegando in che modo questo non blocchi la sostenibilità dell'economia italiana, cioè non ci faccia precipitare in una crisi nella quale non siamo in grado di finanziare lo Stato, di pagare le pensioni, né quelle di prima, né quelle di dopo la riforma Fornero.
  La riforma Fornero può essere migliorata ? Certo che può essere migliorata. Sono insensibile al dolore ? No, non sono insensibile, ci sono anche dei miei parenti tra quelli che sono stati danneggiati dalla riforma Fornero; ma il problema è un altro: dobbiamo farlo nella misura, nei modi e nei tempi che le condizioni della finanza pubblica ci permettono.
  C’è un dato che nessuno può ignorare: i soldi che non ci sono non si possono distribuire, altrimenti si entra in un circuito che distrugge l'economia del Paese e alla fine provoca la miseria di tutti.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Tripiedi. Ne ha facoltà.

  DAVIDE TRIPIEDI. Signor Presidente, sa qual è il vero problema in questo Paese ? È che ci sono persone come Buttiglione che si vantano di aver votato una porcata del genere. Questo è un grande problema (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) ! Si vanta di aver Pag. 104votato una riforma che manda in pensione un muratore a 67 anni. Domanda all'onorevole Buttiglione: lei nella sua vita ha mai fatto fatica a lavorare (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle -Applausi polemici del deputato Buttiglione) ?

  PRESIDENTE. Non personalizzi l'intervento, per favore deputato Tripiedi, la prego.

  DAVIDE TRIPIEDI. Invece sì, Presidente.

  PRESIDENTE. Non personalizzi il suo intervento, vada avanti.

  DAVIDE TRIPIEDI. Il problema è che mandare in pensione un lavoratore che fa tutti i giorni fatica, magari alzando un sacco di cemento che pesa 25 chili tutti giorni, è un grosso problema. È un grosso problema aver accollato alle persone che hanno lavorato una vita (Commenti)...

  PRESIDENTE. Colleghi, per favore.

  DAVIDE TRIPIEDI. ... i debiti che ha creato l'INPDAP. Questo è un grosso problema. Con i soldi degli altri si va a fare festa. E no, belli, ci dobbiamo prendere tutte le nostre responsabilità.
  E questo Parlamento si deve prendere la responsabilità di avere votato una riforma infame (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Tinagli. Ne ha facoltà.

  IRENE TINAGLI. Presidente, intervengo solo per specificare un paio di cose. In Italia abbiamo evidentemente la memoria molto corta. Ho già detto in sede di discussione sulle linee generali che certamente ci sono stati effetti indesiderati, frutto anche di errori di quella manovra. Ma, come ha ricordato l'onorevole Buttiglione, anche per senso di serietà e di onestà intellettuale nei confronti dei cittadini, dovremmo riconoscere la situazione in cui l'Italia era a fine del 2011: centinaia di miliardi di capitali in fuga dal nostro Paese, perché nessuno più credeva nella sostenibilità del nostro debito pubblico e della nostra intenzione di riformare alcune questioni fondamentali e non più rimandabili nel nostro sistema.
  Il sistema pensionistico italiano era il più squilibrato, 280 miliardi l'anno di spesa perché per troppi anni abbiamo fatto errori – dico anche i legislatori –, spendendo e impegnando miliardi su miliardi, magari per mandare in pensione i quarantenni e i cinquantenni, e poi tutto questo debito si riversava sulle spalle dei giovani. Anche questa era iniquità sociale perché, per mantenere quella spesa pensionistica che era esplosa, noi abbiamo azzerato i fondi per le università, i fondi per le non autosufficienze, i fondi per i disoccupati, i fondi per le famiglie, i fondi per i bambini.
  Allora, si trattava di ristabilire un equilibrio di spesa. Chiaramente è stato fatto in modo traumatico e io stessa e tutti noi penso che avremmo preferito un metodo diverso. È diverso quando però sei con uno spread ai livelli a cui si era alla fine del 2011, con i capitali che fuggono, con il rischio di non poter rifinanziare il nostro debito pubblico, che non sono gli 8 miliardi dell'INPDAP, ma 2.160 miliardi di euro che noi ci troviamo sulla schiena. Quindi, quando rischi di non rifinanziare quel debito, significa non rimandare la pensione a qualcuno: significa poi non essere più capaci di pagare gli stipendi, di pagare i servizi, di pagare nulla !
  Invocare il default, come qualcuno pure in maniera del tutto irresponsabile fece all'epoca e mi riferisco anche alla parte politica dell'onorevole Tripiedi, che all'epoca invocava il default come l'Argentina – e oggi sui giornali leggiamo le condizioni in cui versa la popolazione argentina –, ecco io penso che non ci sia da vergognarsi dell'atto di responsabilità che l'Italia ha fatto (Applausi dei deputati del gruppo Scelta Civica per l'Italia, Partito Democratico e Per l'Italia) e certamente anche degli interventi correttivi che questo Pag. 105Parlamento ha cercato di fare in questi anni e sta cercando di fare anche in questi mesi e in questo momento.
  Non parlo di interventi migliori. Noi stessi ci siamo battuti per interventi di tipo diverso, perché riteniamo che lo strumento della salvaguardia non sia stato e non sia lo strumento migliore, perché non è smontando un pezzetto alla volta una riforma che si può rettificare gli errori, ma mettendo in piedi dei sistemi di ammortizzatori sociali che si possono offrire a tutta la platea delle persone al momento senza reddito e senza pensione. Ma questo è un altro capitolo. Però credo che dobbiamo essere onesti e anche non illudere e non brandire la bandiera degli esodati come propaganda politica, illudendo migliaia di persone che si smonterà una riforma, che tutti sanno che non si può smontare, per questioni di sostenibilità e nel frattempo rimandare, aspettare e lasciare queste persone senza nessuna copertura.
  Si stanno cercando di fare degli interventi per rettificare gli errori. Per favore, facciamolo con onestà intellettuale, con serietà e con responsabilità (Applausi dei deputati dei gruppi Scelta Civica per l'Italia e Partito Democratico).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Romele. Ne ha facoltà.

  GIUSEPPE ROMELE. Presidente, per la verità avevo chiesto di intervenire prima, in risposta all'accalorato intervento del collega grillino, solo per una piccola precisazione di carattere tecnico: i sacchi di cemento non pesano 25 chili, ma 50 chilogrammi (Commenti dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Airaudo. Ne ha facoltà.

  GIORGIO AIRAUDO. Presidente, io in edilizia ho lavorato e le assicuro che esistono sacchi di 25 chili. Mi è capitato di lavorare più volte nella mia vita.
  Detto questo, io ho apprezzato l'onestà intellettuale dell'onorevole Buttiglione, che ci dice che c'erano delle alternative.
  Quindi, ci dice che in quei pochi giorni è stata fatta una scelta ed è quella scelta che noi contestiamo, perché quella scelta ha colpito i più fragili, ha lasciato soli quelli che non erano capaci di pesare, di contare. Era possibile trovare altro, lei ha indicato una strada. Ma, invece, si è scelto di usare i risparmi, che erano tanti, perché era facile. Si sono tosati i pensionati, li si è usati come bancomat. Si è acuita la spirale della crisi anche rispetto ai consumi, quei consumi su cui questo Paese non si riprende e si avvita in una crisi che altri hanno saputo, in parte, recuperare. Ed è qui l'errore.
  Guardate, noi in Commissione avevamo lavorato per un testo comune, il più ampio possibile. Per queste ragioni io trovo importante che la riforma Fornero la si chiami manovra Fornero, perché è stata una manovra e non una riforma, e noi dobbiamo tornare a una riforma, lo dobbiamo ai cittadini e alle cittadine, i più poveri e i più deboli prevalentemente, che hanno consentito di salvare i conti pubblici, ma hanno compromesso i conti propri, il loro futuro. E noi quel futuro glielo dobbiamo restituire. Quindi, serve una riforma delle pensioni che distingua i lavori, che riconosca la fatica e i soldi ci sono perché tra i tanti errori del Governo Monti c’è anche un errore sui numeri, onorevole Tinagli. Infatti, i risparmi sono stati – come vi stiamo dicendo, approfittando di questo dibattito, da campi diversi dell'opposizione, e lo sapete voi, perché avete avuto i dati, come noi, in Commissione – tendenzialmente 4,5 volte quelli che il Governo Monti, sbagliando, aveva previsto.
  E allora, i soldi delle pensioni tornino ai pensionati (Applausi dei deputati dei gruppi Sinistra Ecologia Libertà e MoVimento 5 Stelle) ! Se siete onesti e leali verso i cittadini, quello che è stato tolto dall'emergenza venga oggi riconosciuto di fronte alla virtuosità di quei risparmi (Applausi dei deputati dei gruppi Sinistra Ecologia Libertà e MoVimento 5 Stelle).

Pag. 106

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Cera. Ne ha facoltà.

  ANGELO CERA. Presidente, volevo significare che io sono stato uno di quelli che ha votato la legge Fornero. Io e mia moglie siamo del 1952 e abbiamo votato evidentemente contro noi stessi, pur di salvare in un momento particolare (Commenti dei deputati dei gruppi MoVimento 5 Stelle e Lega Nord e Autonomie) quello che c'era da salvare...

  PRESIDENTE. Colleghi, però lasciatelo parlare. Abbiate pazienza. Prego, continui, onorevole Cera.

  ANGELO CERA. C'era da salvare quello (Commenti dei deputati dei gruppi MoVimento 5 Stelle e Lega Nord e Autonomie)...

  PRESIDENTE. Per favore, lasciamo perdere questi commenti.

  ANGELO CERA. ... che c'era da salvare. In un momento drammatico per l'Italia è venuta fuori la riforma Fornero e ci è stata propinata in una gran confusione. I numeri erano sotto gli occhi di tutti. Si sparavano cifre: 380, 200, 180. Bene, adesso siamo ritornati nella norma, siamo ritornati ad un Governo eletto. Si ritorni a non fare come si fa questa sera, si riprenda per intero, in maniera ragionevole e in maniera seria, per risolvere tutto il problema degli esodati. Non si può andare avanti...

  PRESIDENTE. Concluda, onorevole Cera.

  ANGELO CERA. ... a pezzettini, a pezzettini.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Villarosa. Ne ha facoltà. Per favore, i tempi, colleghi.

  ALESSIO MATTIA VILLAROSA. Presidente, sarò velocissimo. Intervengo, semplicemente, per dire alla collega, visto che ha parlato di onestà intellettuale e di mancanza di fondi, dicendo che quella riforma era necessaria perché i fondi non c'erano, di spiegare ai cittadini, anche a quelli che l'hanno votata, perché i soldi li avete trovati per comprare cacciabombardieri F-35 o per non far pagare le tasse alle concessionarie dei giochi d'azzardo (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Là i soldi li avevate, mentre per i lavoratori che devono salire su un ponteggio a 65 anni di età, rischiando la vita, i soldi non ci sono. Spieghi questo ai cittadini che l'hanno votata (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Grimoldi. Ne ha facoltà.

  PAOLO GRIMOLDI. Signor Presidente, innanzitutto il gruppo della Lega fa una raccolta fondi per l'onorevole Cera, visto il sacrificio personale (Commenti del deputato Cera), aperta comunque a tutti i colleghi.
  Non sapevo, tra l'altro, che nella riforma Fornero c'era anche il vitalizio parlamentare (Commenti del deputato Cera).
  Detto questo, io volevo rispondere alla collega Tinagli, che ha fatto un intervento sicuramente di merito e competente: non è per difendere i colleghi del MoVimento 5 Stelle, che si difendono da soli, però, collega, se lei giustamente dice che «qualcuno parlava apertamente di default», la invito a leggere i giornali anche di oggi, che riprendono tutti quanti l'intervista del sottosegretario alla Presidenza del consiglio Delrio – quindi non l'ultimo dei membri del Governo che comunque lei sostiene convintamente – che dice testualmente «di valutare una ristrutturazione del debito, magari anche tenendo conto dell'esperienza greca».
  Adesso, se l'italiano è chiaro, vuol dire sostanzialmente tagliare quello che è il Pag. 107debito che noi dobbiamo ripagare attraverso i titoli di Stato. Questo vuol dire – ed è quello che ha fatto la Grecia – non rimborsare i debiti, questo vuol dire in parte default o fallimento.
  Però, collega Tinagli, è il Governo che lei sostiene che fa queste dichiarazioni, non gli esponenti che invece lei ha attaccato prima (Applausi dei deputati dei gruppi Lega Nord e Autonomie e MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Crippa. Ne ha facoltà.

  DAVIDE CRIPPA. Presidente, parte del mio intervento è una precisazione, perché il collega di Forza Italia è stato anche applaudito quando ha detto una castroneria assurda: i sacchi da 50 chili esistevano prima che ci fosse una normativa sulla sicurezza sul lavoro (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle), che obbliga tutti i lavoratori a non portare pesi individualmente superiori ai 25 chili, ma è una normativa non dell'altro ieri, bensì di qualche anno fa. Probabilmente lei l'ha anche votata, ma non sa neanche che cosa ha votato negli ultimi anni (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
  Per quanto attiene alla collega Tinagli, ha fatto un ragionamento molto ampio e complesso. Nella parte iniziale, però, diceva: «Qualcuno ha dato delle pensioni anche a chi, dopo pochi anni, si è trovato a 40 anni già in pensione: ce le ricordiamo le baby-pensioni». Sì, però peccato che qualcuno di quei soggetti oggi viene a parlare di contingenza: l'onorevole Buttiglione, essendo vent'anni che è qui, non si è mai accorto, fino al 2011, che c'erano degli evidenti problemi, che c'erano delle baby pensioni (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). No, lui è stato qua vent'anni e ancora oggi parla di emergenza che dobbiamo risolvere.
  Per vent'anni non ti sei mai accorto che c'era un'emergenza, Buttiglione (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) ?

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale. il deputato Cominardi. Ne ha facoltà.

  CLAUDIO COMINARDI. Presidente, quando si parla di debito pubblico bisogna fare molta attenzione, perché, come è vero che buona parte del debito è stata fatta da una classe dirigente vergognosa, spendacciona e corrotta, è vero altresì che il debito è stato alimentato dalla speculazione finanziaria, che hanno fatto determinate banche, come per esempio nel 2011 la Goldman Sachs, che ha speculato pesantemente sul nostro debito pubblico. E questo non lo dico io, lo dice MilanoFinanze, proprio nel periodo in cui Monti venne nominato Presidente del Consiglio. E guardate bene che caso: chi era consultant advisor della Goldman Sachs ? Mario Monti. Mario Monti: memoria (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) !

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Luigi Gallo. Ne ha facoltà.

  LUIGI GALLO. Presidente, io non riesco ad accettare la narrazione che ho ascoltato dalla deputata di Forza Italia, che poi alla fine è un po’ la narrazione dei media, cioè: i soldi per sostenere i pensionati si prendono dalla scuola, dalla sanità, si prendono dagli altri settori. Quindi dobbiamo incolpare i pensionati perché vengono a mancare queste risorse. Invece la narrazione nostra, la narrazione del cittadino comune, è un'altra. Ci sono dei nomi ben precisi: c’è Gelmini, Tremonti, ma anche oggi, con l'intervista di Repubblica, il sottosegretario Reggi, di questo Governo, dice che dobbiamo tagliare un altro miliardo e mezzo alla scuola, perché ha troppe risorse.
  Allora, qui il problema è che le risorse non le hanno mangiate i pensionati: il problema è che le ha mangiate la corruzione, con 60 miliardi l'anno.

  PRESIDENTE. Concluda.

Pag. 108

  LUIGI GALLO. Le hanno mangiate i carrozzoni, dove ci sono i vostri figli e i vostri nipoti, all'interno di queste strutture.

  PRESIDENTE. Concluda: onorevole Gallo è fuori tempo, grazie.

  LUIGI GALLO. ...(Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Sannicandro. Ne ha facoltà.

  ARCANGELO SANNICANDRO. Presidente, è stato chiaramente detto che bisognava rimettere i conti in ordine e che, per fare questo, è stata scelta la strada di far pagare alle categorie più deboli. Tutti i colleghi della ex maggioranza, con Monti, lo hanno confessato tranquillamente.
  Orbene, ciò detto, parliamo del futuro: questo Governo che vuole apparire come il Governo della discontinuità, che vuole cambiare verso, voglio capire dai partiti della maggioranza se intende porre questo problema, così come in generale il problema del lavoro, al centro di una cosiddetta nuova politica che io non riesco a vedere ? Questo è il problema, altrimenti qui facciamo polemica soltanto sul passato. Abbiamo assodato – l'ha detto tranquillamente la collega, l'ha detto l'onorevole Buttiglione, l'ha detto un altro collega del PD – tutti quanti hanno confessato che i conti non erano in ordine e bisognava metterli in ordine. Ci è stato anche detto abbiamo capito chi ha pagato. Adesso vediamo se queste persone possano essere ripagate e se questo è l'intento del Governo o meno. Altrimenti Renzi non ci venga a raccontare le solite storie (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Paglia. Ne ha facoltà.

  GIOVANNI PAGLIA. Presidente, è sempre piacevole avere la conferma qui dentro di essere nato e costretto a vivere in un Paese in cui, quando si deve pensare a salvare l'Italia, la si salva sempre e solo da un verso unico. La si salva sempre sulle spalle dei lavoratori, la si salva sempre sulle spalle dei disoccupati, la si salva sempre sulle spalle di chi ha pagato sempre in questo Paese e mai su chi non ha dato. Io faccio parte di quella categoria, di quelli che hanno pagato da alcuni anni e di quelli che pagheranno domani. Faccio parte di una generazione che, grazie alla riforma Fornero – è bene saperlo ma lo sappiamo tutti – in pensione non andrà mai. Forse ci andrà a settant'anni e ci andrà con una pensione che non gli consentirà di vivere: questa è la riforma Fornero. Una riforma che dovrà far sì che questo Stato dia in servizi sociali ai nostri anziani quello che non dà in salario, quello che non dà in pensione. Quindi, anziché diritti, anziché riconoscenza del lavoro, si darà ancora una volta un sussidio perché noi crediamo almeno che questo Stato vorrà evitare di fare degli anziani la nuova generazione dei poveri tra trent'anni. La riforma Fornero è questo. Io credo che questo Parlamento guardando al futuro, come ha detto il collega Sannicandro, debba dire al Paese che in questo futuro non vuole portare il Paese (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Marcon. Ne ha facoltà.

  GIULIO MARCON. Gentile Presidente, rappresentante del Governo, l'onorevole Buttiglione l'ha detto chiaramente: c'era un'alternativa quando si trattava di mettere i conti in ordine. Ha parlato di tassa sui capitali. L'alternativa era mettere la tassa sui grandi patrimoni, la tassa sulle rendite finanziarie, magari tagliare quelle spese inutili come le spese militari. Da lì si sarebbero potuti trovare i soldi per mettere i conti in ordine. Invece avete scelto un'altra strada: far pagare il prezzo Pag. 109del mettere i conti in ordine ai lavoratori. Siccome il Premier Renzi dice che vuole mettere in discussione, criticare le politiche di austerità, proprio sulla legge Fornero ha la prima possibilità. Infatti la legge Fornero, anzi la manovra Fornero è stato il primo grande esempio delle politiche di austerità. Se Renzi vuole mettere in discussione le politiche di austerità, cominci dalla manovra Fornero e restituisca ai lavoratori i soldi che sono loro (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà).

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Fedriga 1.100, con il parere contrario della Commissione, del Governo e della V Commissione (Bilancio) e il parere favorevole del relatore di minoranza.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Folino...Rizzetto...Ragosta...Battaglia...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  463   
   Votanti  455   
   Astenuti    8   
   Maggioranza  228   
    Hanno votato  169    
    Hanno votato no   286.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  (Il deputato Cuperlo ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario).

  Passiamo alla votazione dell'emendamento Fedriga 1.101, sul quale la Commissione ha formulato un invito al ritiro, altrimenti il parere è contrario, e altrettanto ha fatto il Governo, mentre la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario e il relatore di minoranza ha espresso parere favorevole.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Fedriga. Ne ha facoltà.

  MASSIMILIANO FEDRIGA. Signora Presidente, questo emendamento ricalca in modo preciso il testo che la Commissione, quasi all'unanimità, aveva approvato dopo un anno di lavoro; un testo che, anche per quanto ci riguardava rispetto alle nostre proposte di legge che sono entrate in questo testo unificato, era una mediazione al ribasso, ma una mediazione che abbiamo cercato di utilizzare con senso di responsabilità perché potesse arrivare ad una via condivisa, al fine di affrontare e risolvere il problema esodati nel modo più ampio possibile. Ovviamente, non risolveva tutti i problemi, ma dava una risposta vera a quelle difficoltà che questi cittadini stanno vivendo.
  Per fare un riassunto all'Aula, dopo che la Commissione lavoro, lo ripeto, quasi all'unanimità, aveva votato gli emendamenti e approvato questo testo, è arrivato il Governo che con un colpo di spugna non ha eliminato il lavoro della Commissione, ma ha eliminato i diritti sacrosanti di centinaia di migliaia di lavoratori o di persone che dovevano, magari, andare in pensione. Quindi, chiediamo, lo ripeto, mettendo sul piatto l'accordo raggiunto, un senso di coerenza anche da parte della maggioranza. Mi verrà risposto: non ci sono le coperture. Bene, noi abbiamo, come avrò modo di ripetere più volte in questa discussione, individuato le coperture – lo potete vedere negli ultimi emendamenti, in particolare nell'ultimo emendamento Fedriga 4.68 – andando ad utilizzare lo stesso identico sistema, lo ripeto se non fosse chiaro al Governo, utilizzato dal Governo nel decreto-legge sulla pubblica amministrazione. Sarò noioso, sarò monotono, ma risposte su questo, dal Governo, non ne ho ancora viste. Sto aspettando, e diventano quasi comiche le domande che non ottengono risposte, una risposta dal Governo; voglio capire perché le nostre coperture non vanno bene, quando il Parlamento le utilizza non vanno bene, quando il Governo negli stessi medesimi giorni, presenta un decreto-legge alla Camera dei deputati, quelle coperture vanno benissimo. Qualcuno mi spieghi perché così non è.Pag. 110
  Presidente, rivolgo un appello sulla libertà di legiferare del Parlamento, noi vogliamo capire se possiamo utilizzare lo stesso metodo di copertura del Governo o no. Oppure, quando il Governo decide, quelle coperture vanno bene, quando un parlamentare eletto decide non vanno bene. È anche un problema di rapporti di potere, ma ovviamente nel senso positivo, tra Governo e Parlamento, perché il Parlamento non può legiferare utilizzando lo stesso metodo ? A noi viene tolta la possibilità di legiferare se questo è il sistema.
  Dunque, facciamo l'ennesimo appello al Governo, aspettiamo una risposta; sono convinto che il sottosegretario potrà farsi dare una risposta, mi auguro soddisfacente, da parte del Ministero dell'economia e delle finanze, da parte della Ragioneria generale dello Stato e possa alzarsi e darci almeno un chiarimento perché al Parlamento viene impedita la possibilità di legiferare.

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Fedriga 1.101, con il parere contrario della Commissione e del Governo, sul quale la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario e con il parere favorevole del relatore di minoranza.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Carra, Piepoli, Ginefra, Abrignani, Argentin, Rossi Paolo...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  456   
   Votanti  422   
   Astenuti   34   
   Maggioranza  212   
    Hanno votato  142    
    Hanno votato no   280.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  (La deputata Malpezzi ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto contrario).

  Passiamo alla votazione dell'emendamento Polverini 1.2, sul quale vi è un invito al ritiro da parte della Commissione, altrimenti il parere è contrario, il parere contrario della V Commissione e il parere favorevole del relatore di minoranza.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Polverini. Ne ha facoltà.

  RENATA POLVERINI. Presidente, io credo che questo possa rappresentare un emendamento di sintesi rispetto alle tante questioni sulle quali, in questo anno, abbiamo dibattuto e che intervengono nella materia previdenziale ed in particolare sui danni, anche oggi ricordati, prodotti dalla riforma Fornero, ai quali non abbiamo ancora dato una risposta strutturale.
  Io questa volta voglio sollecitare, come ha fatto fino a poco fa il collega Fedriga, il Governo a prendere una posizione, perché rispetto a tutte le cose che ci siamo ripetuti anche oggi – in particolare rispetto alla volontà più volte manifestata nelle sedi opportune, anche in Commissione lavoro e non solo, dal Ministro Poletti – in ordine al fatto di intervenire in maniera strutturale nella manovra finanziaria di fine d'anno, non c’è alcun impegno che garantisca che ciò appunto avvenga.
  Allora io credo che questo emendamento voglia esplicitare l'impegno del Governo di intervenire in maniera strutturale in legge di stabilità, e interviene anche definendo il campo d'azione, che è quello sul quale, come è stato ricordato anche dai colleghi della Commissione lavoro, si era trovata comunque un'intesa che aveva di fatto portato quasi tutti i commissari a votare in maniera positiva.
  Quindi, un intervento che risolve definitivamente la questione dei salvaguardati od esodati (ormai hanno diversi nomi), che dovrà recuperare la flessibilità in uscita ed il sistema delle quote, che recupera anche e definisce in maniera esaustiva la questione degli occupati nella scuola, gli ormai cosiddetti «quota 96», che riconosce al lavoro, in particolare delle donne, di cura dell'infanzia e della non autosufficienza Pag. 111uno status diverso, che guarda con attenzione al lavoro usurante, in particolare per le attività ferroviarie, del trasporto marittimo e dei lavoratori esposti all'amianto. Queste sono le questioni sulle quali c’è un impegno verbale da parte di tutti, ma che non trova appunto nessun impegno scritto in nessun provvedimento legislativo da parte del Governo.
  Quindi, mi auguro che almeno in questo emendamento il Governo voglia rappresentare in quest'Aula dov’è la certezza che, se questo emendamento verrà bocciato e si procederà esclusivamente col testo della relatrice di maggioranza, noi troveremo quelle risposte strutturali nella manovra finanziaria o comunque entro il 31 dicembre 2014.

  PRESIDENTE. Comunque lo vuole porre in votazione ?

  RENATA POLVERINI. Certo.

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Polverini 1.2, con il parere contrario della Commissione, del Governo e della V Commissione (Bilancio), ed il parere favorevole del relatore di minoranza.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Covello, Iori, Romele, Chaouki, Causi.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  456   
   Votanti  432   
   Astenuti   24   
   Maggioranza  217   
    Hanno votato  150    
    Hanno votato no  282.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  Passiamo alla votazione dell'emendamento Polverini 1.3 sul quale vi è l'invito al ritiro da parte del relatore di maggioranza, altrimenti il parere è contrario, così anche da parte del Governo e parere contrario anche della Commissione V e con il parere favorevole del relatore di minoranza.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Polverini. Ne ha facoltà.

  RENATA POLVERINI. Signor Presidente, naturalmente votiamo anche questo emendamento il quale è identico al precedente, ma tiene ferma la questione della «quota 96», i cosiddetti lavoratori della scuola, perché ci sarebbe da parte del Governo un impegno a definire la questione nel decreto della pubblica amministrazione. Quindi è un'ulteriore possibilità che viene data al Parlamento di risolvere la questione degli esodati, anche rispetto agli impegni che lei, Presidente, ha preso in questa sede quando ha incontrato i lavoratori esodati, quando ha annunciato che saremmo arrivati con una definitiva soluzione il 23 in Aula, quando ha rimandato di una settimana perché noi si potesse giungere, appunto, ad una soluzione definitiva.
  Quindi questo emendamento darebbe almeno a lei la possibilità di aver preso un impegno coerente con i lavori del Parlamento e con gli esodati.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Cera. Ne ha facoltà.

  ANGELO CERA. Signor Presidente, volevo sottolineare che «quota 96» ormai è diventata «quota 98» e se non ci spicciamo diventerà «quota 100», fermo restando che c'erano già nel provvedimento che stava a «quota 100» ed è stato costretto ad andare con il contributivo. Volevo dire che è una battaglia di tutti ed è importante che si capisca che è una battaglia di tutti perché il problema deve essere risolto per intero con tutti coloro i quali, in tempo utile, avevano fatto domanda per andare in pensione.

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Polverini 1.3.Pag. 112
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Fitzgerald, Marzano, Bratti, Gribaudo, Colaninno..., la deputata Fitzgerald ha ancora un problema..., è riuscita a votare.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  449   
   Votanti  428   
   Astenuti   21   
   Maggioranza  215   
    Hanno votato  150    
    Hanno votato no   278.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  Passiamo alla votazione dell'emendamento Di Lello 1.5 sul quale vi è l'invito al ritiro da parte del relatore di maggioranza, altrimenti il parere è contrario, così anche da parte del Governo e con il parere favorevole del relatore di minoranza.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Di Lello. Ne ha facoltà.

  MARCO DI LELLO. Signor Presidente, solo per illustrare l'emendamento unitamente al successivo 2.49. L'obiettivo evidente è quello di allargare la platea dei beneficiari di questo provvedimento; do per scontato che in questa Aula si sia tutti d'accordo in astratto.
  Il Governo ha comprensibilmente posto un problema di copertura. Comprendo e perciò ci facciamo carico con i due emendamenti di indicare una fonte di finanziamento.
  Sono, come è credo noto a tutti in quest'Aula, giorni di passione calcistica, assistiamo ai mondiali in televisione, spesso siamo interrotti da insopportabili spot che invitano a giocare d'azzardo – viene scomodato finanche il Redentore – tutto questo in orario di fascia protetta. Ora, siccome l'industria dell'azzardo, anche in un anno che viene dichiarato di crisi, come il 2013, ha fatturato oltre 85 miliardi di euro, con un prelievo erariale inferiore agli 8 miliardi (7,8 per la precisione) quello che chiediamo è: è tanto scandaloso immaginare di chiedere alle multinazionali del gioco di contribuire allo Stato sociale ? Noi immaginiamo un prelievo una tantum – è questa la proposta dell'emendamento socialista –: è tanto scandaloso diminuire le vincite degli italiani, pure pari a 68 miliardi, e aumentare il PREU ? Oggi su una scommessa sportiva l'introito dello Stato è del 3 per cento, sulla videolottery il 5 e mezzo, è scandaloso immaginare di alzare queste aliquote ? Mi si risponde spesso: ma in questo modo diminuiscono i giocatori. Magari, aggiungo io, abbiamo quasi 1 milione di malati di ludopatie, il Sistema sanitario nazionale valuta in 38 mila euro il costo di ogni malato. Meno gioco significherebbe meno costi, meno disperazione sociale e magari più esodati garantiti. È questo l'emendamento che noi poniamo in votazione (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Partito Socialista Italiano (PSI) – Liberali per l'Italia (PLI)).

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Di Lello 1.5, con il parere contrario della Commissione e del Governo e con il parere favorevole del relatore di minoranza. Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Fanucci, Berlinghieri, Grassi, Gribaudo, Battaglia...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  447   
   Votanti  446   
   Astenuti    1   
   Maggioranza  224   
    Hanno votato  173    
    Hanno votato no   273.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  (Il deputato Allasia ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole e la deputata Argentin ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto contrario).

Pag. 113

  Passiamo alla votazione dell'emendamento Fedriga 1.104.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Fedriga. Ne ha facoltà.

  MASSIMILIANO FEDRIGA. Signor Presidente, per spiegare in pochi secondi che questo emendamento mira ad ampliare la platea delle persone tutelate. Ci sono infatti dei casi di persone in mobilità, semplicemente l'accordo aziendale prevedeva una mobilità che si diluiva nel tempo, quindi qualcuno poteva andare prima, qualcuno dopo, ma sempre nello stesso medesimo accordo. Succede che una persona che è andata prima in mobilità rischia di rimanere esclusa dalla salvaguardia perché la finisce non nei tempi utili previsti dalle salvaguardie o durante la mobilità o di qualche mese successivo. La persona che invece è andata dopo, quella salvaguardia ce l'ha. Noi chiediamo di uniformare la platea senza creare mobilitati di serie A e di serie B, ripeto, persone che hanno firmato lo stesso, medesimo accordo.

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti. Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Fedriga 1.104, con il parere contrario della Commissione, del Governo e della V Commissione (Bilancio), e con il parere favorevole del relatore di minoranza.
  (Segue la votazione).

  Pesco, Roberta Agostini, Argentin, Nuti...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  453   
   Votanti  452   
   Astenuti    1   
   Maggioranza  227   
    Hanno votato  168    
    Hanno votato no   284.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 1.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Pastorelli, Grassi, Mauri, Nuti, Palazzotto...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  446   
   Votanti  321   
   Astenuti  125   
   Maggioranza  161   
    Hanno votato  321.

  La Camera approva (Vedi votazioni).

  (Il deputato Rosato ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole e il deputato Sibilia ha segnalato che avrebbe voluto astenersi).

  Colleghi, a questo punto, proporrei di sospendere la nostra seduta per riaggiornarci a domani mattina alle ore 9.

Modifica nella composizione della Commissione parlamentare di vigilanza sull'anagrafe tributaria.

  PRESIDENTE. Comunico di aver chiamato a far parte della Commissione parlamentare di vigilanza sull'anagrafe tributaria il deputato Paolo Petrini, in sostituzione del deputato Itzhak Yoram Gutgeld, dimissionario.

Modifica nella composizione della Commissione parlamentare per l'infanzia e l'adolescenza.

  PRESIDENTE. Comunico di aver chiamato a far parte della Commissione parlamentare per l'infanzia e l'adolescenza la deputata Michela Marzano, in sostituzione del deputato Luigi Bobba, entrato a far parte del Governo.

Pag. 114

Dimissioni del presidente della delegazione italiana presso l'Assemblea parlamentare del Consiglio d'Europa.

  PRESIDENTE. Comunico che il deputato Sandro Gozi, ha trasmesso la seguente lettera in data odierna con la quale ha rassegnato le dimissioni dalla carica di presidente della delegazione italiana presso l'Assemblea parlamentare del Consiglio d'Europa.
  Leggo il testo: «Gentile Presidente, in ragione dell'incarico di Governo conferitomi, desidero rassegnare le mie dimissioni dall'ufficio di Presidente della delegazione italiana presso l’ Assemblea parlamentare del Consiglio d'Europa.
  Grato per l'attenzione con cui ha sostenuto l'attività della delegazione in questi mesi, desidero porgerle i miei migliori saluti».
  Firmato Sandro Gozi.

Sull'ordine dei lavori e per la risposta a strumenti del sindacato ispettivo (ore 20).

  GIANNI MELILLA. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  GIANNI MELILLA. Signora Presidente, la Corte europea dei diritti dell'uomo ha condannato nuovamente l'Italia per violazione dell'articolo 3 della Convenzione per le violenze operate dalle forze dell'ordine su persone fermate e arrestate. Si tratta di trattamenti inumani e degradanti.
  Dopo il caso di Dimitri Alberti, stavolta la Corte europea riconosce le violenze subite dal detenuto Valentino Saba il 3 aprile del 2000 nel carcere di Sassari. La Corte europea condanna l'Italia non solo per la violenza esercitata su questo detenuto, ma anche perché non ha saputo punire i responsabili di questa violenza, per la maggior parte dei quali è scattata la prescrizione.
  Il partito radicale e l'associazione Antigone hanno denunciato questa situazione intollerabile. Ottenere giustizia dalla Corte europea e non da un tribunale italiano è veramente incredibile.
  Forse ai nostri giudici queste vicende minori, tra virgolette, non interessano, perché non hanno l'attenzione della grande stampa.
  Chiedo – e concludo – che venga calendarizzata qui in Parlamento l'emergenza che riguarda la situazione che vivono i nostri detenuti nelle carceri italiane, come ci dice ripetutamente, da alcuni mesi a questa parte, il Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano.

  GIORGIO AIRAUDO. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  GIORGIO AIRAUDO. Grazie Presidente. Da notizie di stampa oggi apprendiamo che vi è un'infiltrazione mafiosa e ’ndranghetista nei subappalti della TAV Torino-Lione. Sono a chiedere che il Governo venga, nella figura del Ministro dell'interno, a riferire urgentemente. Noi sappiamo quanto le grandi opere siano esposte dal punto di vista corruttivo e dal punto di vista dell'infiltrazione. Peraltro, approfitto dell'occasione per ricordare – rivolgendo un sollecito al riguardo – che il mio gruppo ha presentato la richiesta, a mia prima firma, di una Commissione di inchiesta straordinaria sull'alta velocità e sui suoi costi sulla dimensione nazionale.
  Quindi, credo che il Governo ci debba venire a dire cosa sta succedendo in Val di Susa dal punto di vista della trasparenza di quegli appalti e dal punto di vista del rischio dell'infiltrazione.

  PRESIDENTE. Non ho altri iscritti a parlare, ma vedo una mano alzata, quella della deputata Castelli. Vi chiederei, però, la cortesia di comunicarci prima gli interventi a fine seduta.Pag. 115
  Ha chiesto di parlare la deputata Castelli. Ne ha facoltà.

  LAURA CASTELLI. Scusi, mi è venuto in mente ora. Le chiedo scusa.

  PRESIDENTE. Prego.

  LAURA CASTELLI. Il mio intervento di fine seduta è perché chiaramente oggi è una giornata importante, come quella di ieri, dove parecchi arresti, legati a questioni di ’ndrangheta e di criminalità organizzata, legati agli appalti della Val di Susa, sono venuti alla luce. Quindi, di certo in questi prossimi giorni lavoreremo a questo.
  Certo, guardiamo con un certo sospetto o più che altro, insomma, con un certo punto di domanda quelli che oggi puntano il dito – e lo hanno fatto anche tante altre volte – sul TAV, ma hanno fatto coalizione con il PD per essere seduti qui e chi in altri comuni, come per esempio Milano, sostiene l'Expo e, invece, va contro il TAV, perché la mafia nel TAV non va bene, ma nell'Expo sì (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  ROBERTO CAPELLI. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  ROBERTO CAPELLI. Presidente, sarò brevissimo. Intervengo solo per sollecitare, per l'ennesima volta, un suo autorevole intervento perché possano avere risposta le mie interrogazioni. Tra le altre, oggi ne segnalo solo due: la n. 4-01168, del 5 luglio 2013, e la n. 4-04413, del 17 ottobre 2013.
  In particolare, la prima mette in evidenza la necessità di alcuni cittadini italiani di un piccolo paese di potere avere finalmente giustizia e riconosciuto all'anagrafe il loro stato di cittadinanza e il loro stato di nascita perché a seguito – è troppo lungo da spiegare in questa sede – di un'errata interpretazione da parte degli uffici oggi non hanno un'identità certa e un'identità propria.

  EMANUELE FIANO. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà. Vale sempre il principio che se mi avvisate prima degli interventi di fine seduta è meglio. Prego, deputato Fiano.

  EMANUELE FIANO. Presidente, sono stati giorni di dolore, di lutto e di tragedia in Medio Oriente questi giorni e queste ore. Prima la scoperta dell'orribile e tragico omicidio di tre giovani israeliani uccisi e poi bruciati, ai quali rivolgo il mio pensiero e alle cui famiglie va il mio cordoglio. Oggi la scoperta dell'omicidio di un giovane palestinese, le cui motivazioni non sono conosciute.
  Voglio fare mie questa sera le parole, signora Presidente, della madre, la signora Fraenkel, di uno dei ragazzi israeliani uccisi, trucidati, nei giorni scorsi alla notizia del ritrovamento del giovane palestinese ucciso quest'oggi.
  La mamma del ragazzo sedicenne ucciso ha dichiarato: l'uccisione del palestinese di oggi è un atto orrendo – così come aveva già dichiarato il Primo Ministro israeliano – non c’è differenza tra sangue e sangue. Se un giovane arabo fosse stato ucciso per motivi nazionalistici sarebbe stato un atto orrendo e orribile. Non c’è differenza tra sangue arabo e sangue ebraico.
  Ecco, io mi auguro che questo senso della giustizia morale e dell'etica prevalga in quelle terre insanguinate e che sia lieve la terra per tutte le morti innocenti in quelle latitudini e che siano forti i vivi che continuano a perseguire la pace (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

Ordine del giorno della seduta di domani.

  PRESIDENTE. Ricordo che domani, giovedì 3 luglio, è convocato alle ore 12 il Parlamento in seduta comune per procedere alle votazioni per l'elezione di due giudici della Corte costituzionale e di otto Pag. 116componenti il Consiglio superiore della magistratura. La chiama avrà inizio dai senatori.
  Comunico l'ordine del giorno della seduta di domani.

  Giovedì 3 luglio 2014, alle 9:

  (ore 9 e al termine della riunione del Parlamento in seduta comune)

  Seguito dell'esame del testo unificato delle proposte di legge:
   FEDRIGA e CAPARINI; MURER ed altri; DAMIANO ed altri; POLVERINI; FEDRIGA ed altri; DI SALVO ed altri; AIRAUDO ed altri: Modifiche alla disciplina dei requisiti per la fruizione delle deroghe riguardanti l'accesso al trattamento pensionistico (C. 224-387-727-946-1014-1045-1336-A).
  — Relatori: Gnecchi, per la maggioranza; Fedriga, di minoranza.

  La seduta termina alle 20,05.

VOTAZIONI QUALIFICATE EFFETTUATE MEDIANTE PROCEDIMENTO ELETTRONICO

INDICE ELENCO N. 1 DI 2 (VOTAZIONI DAL N. 1 AL N. 13)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
1 Nom. Moz. Giorgetti G. e a 1-489 462 462 232 83 379 81 Resp.
2 Nom. Moz. Binetti e a 1-423 u.n.f. 461 437 24 219 436 1 80 Appr.
3 Nom. Moz. Fratoianni e a 1-518 rif. 463 461 2 231 438 23 80 Appr.
4 Nom. Moz. Rampelli e a 1-519 462 460 2 231 90 370 80 Resp.
5 Nom. Ddl 2089 - articolo 1 464 464 233 464 79 Appr.
6 Nom. articolo 2 465 465 233 465 79 Appr.
7 Nom. articolo 3 458 458 230 457 1 79 Appr.
8 Nom. Ddl 2089 - voto finale 459 459 230 459 77 Appr.
9 Nom. Ddl 2275 - articolo 1 457 456 1 229 455 1 77 Appr.
10 Nom. articolo 2 458 458 230 458 77 Appr.
11 Nom. articolo 3 459 459 230 459 77 Appr.
12 Nom. Ddl 2275 - voto finale 451 451 226 451 74 Appr.
13 Nom. Ddl 2486 - Quest. preg. n. 1,2 e 3 458 458 230 175 283 71 Resp.

F = Voto favorevole (in votazione palese). - C = Voto contrario (in votazione palese). - V = Partecipazione al voto (in votazione segreta). - A = Astensione. - M = Deputato in missione. - T = Presidente di turno. - P = Partecipazione a votazione in cui è mancato il numero legale. - X = Non in carica.
Le votazioni annullate sono riportate senza alcun simbolo. Ogni singolo elenco contiene fino a 13 votazioni. Agli elenchi è premesso un indice che riporta il numero, il tipo, l'oggetto, il risultato e l'esito di ogni singola votazione.

INDICE ELENCO N. 2 DI 2 (VOTAZIONI DAL N. 14 AL N. 21)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
14 Nom. TU pdl 224 e abb.-A - em. 1.1 468 459 9 230 171 288 76 Resp.
15 Nom. em. 1.100 463 455 8 228 169 286 71 Resp.
16 Nom. em. 1.101 456 422 34 212 142 280 71 Resp.
17 Nom. em. 1.2 456 432 24 217 150 282 71 Resp.
18 Nom. em. 1.3 449 428 21 215 150 278 71 Resp.
19 Nom. em. 1.5 447 446 1 224 173 273 71 Resp.
20 Nom. em. 1.104 453 452 1 227 168 284 71 Resp.
21 Nom. articolo 1 446 321 125 161 321 71 Appr.