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Resoconto dell'Assemblea

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XVII LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 254 di martedì 1 luglio 2014

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PRESIDENZA DEL PRESIDENTE LAURA BOLDRINI

  La seduta comincia alle 16,05.

  EDMONDO CIRIELLI, Segretario, legge il processo verbale della seduta del 26 giugno 2014.
  (È approvato).

Missioni.

  PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Angelino Alfano, Gioacchino Alfano, Alfreider, Alli, Amendola, Amici, Artini, Baretta, Bellanova, Biondelli, Bobba, Bocci, Michele Bordo, Borletti Dell'Acqua, Boschi, Brescia, Bressa, Brunetta, Caparini, Casero, Castiglione, Cicchitto, Costa, Dambruoso, Damiano, De Girolamo, Del Basso De Caro, Dellai, Di Gioia, Di Lello, Luigi di Maio, Ferranti, Fico, Gregorio Fontana, Fontanelli, Formisano, Fraccaro, Franceschini, Fratoianni, Giachetti, Giacomelli, Gozi, La Russa, Legnini, Leone, Locatelli, Lorenzin, Lotti, Lupi, Marcolin, Merlo, Mogherini, Monaco, Orlando, Picchi, Gianluca Pini, Pisicchio, Pistelli, Portas, Rampelli, Ravetto, Realacci, Domenico Rossi, Rughetti, Sani, Scagliusi, Scalfarotto, Scopelliti, Sisto, Tabacci, Taglialatela, Tidei, Velo, Vignali, Vito e Zanetti sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.
  I deputati in missione sono complessivamente settantanove, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell’allegato A al resoconto della seduta odierna.

  Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell’allegato A al resoconto della seduta odierna.

Annunzio della presentazione di un disegno di legge di conversione e sua assegnazione a Commissione in sede referente (ore 16,10).

  PRESIDENTE. Comunico che il Presidente del Consiglio dei ministri, con lettera in data 27 giugno 2014, ha presentato alla Presidenza il seguente disegno di legge, che è stato assegnato, ai sensi dell'articolo 96-bis, comma 1, del Regolamento, in sede referente, alla II Commissione (Giustizia):
   «Conversione in legge del decreto-legge 26 giugno 2014, n. 92, recante disposizioni urgenti in materia di rimedi risarcitori in favore dei detenuti e degli internati che hanno subito un trattamento in violazione dell'articolo 3 della Convenzione europea per la salvaguardia dei diritti dell'uomo e delle libertà fondamentali, nonché di modifiche al codice di procedura penale e alle disposizioni di attuazione, all'ordinamento del Corpo di polizia penitenziaria e all'ordinamento penitenziario, anche minorile» (2496) – Parere delle Commissioni I, III, V e XI.

  Il suddetto disegno di legge, ai fini dell'espressione del parere previsto dal comma 1 del predetto articolo 96-bis, è stato altresì assegnato al Comitato per la legislazione.

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Modifica nella composizione di una componente politica del gruppo parlamentare Misto.

  PRESIDENTE. Comunico che, con lettera pervenuta in data 27 giugno 2014, il deputato Pino Pisicchio ha dichiarato di dimettersi dalla componente politica «Centro Democratico», continuando ad aderire al gruppo parlamentare Misto.

In morte dell'onorevole Bruno Antonucci.

  PRESIDENTE. Comunico che è deceduto l'onorevole Bruno Antonucci, già membro della Camera dei deputati nella X legislatura.
  La Presidenza della Camera ha già fatto pervenire ai familiari le espressioni della più sentita partecipazione al loro dolore, che desidera ora rinnovare anche a nome dell'Assemblea.

Discussione delle mozioni Giancarlo Giorgetti ed altri n. 1-00489 e Binetti ed altri n. 1-00423 concernenti iniziative volte alla tutela della libertà religiosa, con particolare riferimento ai cristiani e alle minoranze perseguitate (ore 16,12).

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione delle mozioni Giancarlo Giorgetti ed altri n. 1-00489 e Binetti ed altri n. 1-00423 (Nuova formulazione) concernenti iniziative volte alla tutela della libertà religiosa, con particolare riferimento ai cristiani e alle minoranze perseguitate (Vedi l'allegato A – Mozioni).
  Avverto che lo schema recante la ripartizione dei tempi riservati alla discussione delle mozioni è pubblicato in calce al vigente calendario dei lavori dell'Assemblea (vedi calendario).
  Avverto che è stata presentata un'ulteriore nuova formulazione della mozione Binetti ed altri n. 1-00423 (Vedi l'allegato A – Mozioni). Il relativo testo è in distribuzione.
  Avverto che sono state altresì presentate le mozioni Fratoianni ed altri n. 1-00518 e Rampelli ed altri n. 1-00519, che, vertendo su materia analoga a quella trattata dalle mozioni all'ordine del giorno, verranno svolte congiuntamente. I relativi testi sono in distribuzione (Vedi l'allegato A – Mozioni).
  Avverto, infine, che la mozione Binetti ed altri n. 1-00423 (Ulteriore nuova formulazione) è stata sottoscritta anche dai deputati Dorina Bianchi, Fabrizio Di Stefano, Vignali e Balduzzi.

(Discussione sulle linee generali)

  PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione sulle linee generali delle mozioni.
  È iscritto a parlare il deputato Guido Guidesi, che illustrerà anche la mozione Giancarlo Giorgetti ed altri n. 1-00489, di cui è cofirmatario. Ne ha facoltà.

  GUIDO GUIDESI. Signora Presidente, noi siamo contenti di quest'occasione e abbiamo presentato questa mozione perché si discuta di quello che sta succedendo in merito alla persecuzione dei cristiani nel mondo. Dal nostro punto di vista, c’è un silenzio assordante e vogliamo che questo Parlamento ne discuta. Soprattutto, chiediamo al Governo impegni precisi al riguardo, perché professare la fede al cristianesimo, in alcuni Paesi del mondo, vuol dire rischiare la vita. Non cito tutte le centinaia di casi che si sono succeduti anche negli ultimi mesi (l'ultimo è stato quello della Nigeria, con l'assassinio di alcuni cristiani) ma abbiamo preso ad esempio, anche in funzione della tutela delle donne, che tanto abbiamo discusso all'interno di quest'Aula, il caso di una ragazza di 27 anni – che è stato uno dei pochissimi casi argomentati anche dalle TV nazionali – che nel mese di maggio ha provocato numerosi appelli in tutto il mondo, essendo stata condannata all'impiccagione dopo aver ricevuto cento frustate. Questa ragazza sudanese di 27 anni, madre di un bambino di venti mesi e Pag. 3incinta di sette mesi, è stata condannata a morte per apostasia e alle frustate per adulterio, essendo il matrimonio con il marito cristiano non riconosciuto dalla religione islamica. La condanna a morte sarebbe eseguita dopo la nascita del figlio. Questo perché, per legge islamica, il padre musulmano determina che i figli siano musulmani, indipendentemente da qualunque libertà di scelta dei figli stessi. Se il padre cristiano diviene musulmano, tutti i figli autonomamente cambiano religione. Ciò non vale solo per il Sudan ma per tutto il mondo islamico, contro qualunque principio di libertà religiosa. Una donna musulmana non ha diritto di sposare un non musulmano ma deve scegliere sempre un marito musulmano o che deve diventare musulmano prima del matrimonio. Questo per noi è uno dei tanti casi e, ripeto, un'occasione di discussione affinché il Governo possa intervenire, perché l'ultimo rapporto del gruppo di lavoro del Parlamento europeo ha citato 25 Paesi nel mondo come Paesi pericolosi per coloro i quali professano la religione cristiana e 15 di questi 25 Paesi addirittura vengono ritenuti pericolosissimi, perché addirittura c’è come pena per la libertà religiosa, per la propria scelta religiosa, la pena di morte. E noi abbiamo ritenuto giusto che in quest'Aula se ne potesse parlare; l'abbiamo fatto, presentando la nostra mozione, che chiede al Governo impegni precisi dal punto di vista diplomatico, dal punto di vista dei rapporti istituzionali e anche da quello dei rapporti economici con questi Paesi, perché questo Paese tutela la libertà religiosa e questo Paese ha nei valori cristiano-cattolici le radici fondamentali anche della propria identità e cultura. Credo sia giusto e doveroso che anche gli altri Paesi rispettino le regole della libertà religiosa, affinché coloro i quali professano il cristianesimo in questi Paesi non debbano per forza diventare martiri. Noi chiediamo al Governo impegni precisi affinché si prenda a cuore questa situazione perché la riteniamo una priorità, perché se ne parli e perché finisca questo silenzio assordante. Chiediamo al Governo che si impegni dal punto di vista diplomatico, ma che prenda anche atto di alcune situazioni irrisolte e di alcuni problemi, anche segnalati dal gruppo di lavoro del Parlamento europeo, che ad oggi determinano un'inciviltà in alcuni Paesi. Noi chiediamo al Governo che questi Paesi garantiscano la libertà religiosa e la tutela della libertà religiosa, e se non lo fanno chiediamo al Governo di intervenire, bloccando i rapporti istituzionali, diplomatici ed economici.
  Noi riteniamo che questa sia una priorità, ma che, soprattutto, oggi e domani siano momenti attraverso cui si possa parlare di un problema serio che, troppe volte, viene nascosto (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie).

  PRESIDENTE. È iscritta a parlare la deputata Paola Binetti, che illustrerà anche la sua mozione n. 1-00423 (Ulteriore nuova formulazione). Ne ha facoltà.

  PAOLA BINETTI. Signor Presidente, sottosegretari, illustri colleghi, una serie di eventi drammatici mi ha spinta a presentare nell'arco di poche settimane due mozioni sul tema della libertà di religione: la prima è quella che trovate nell'ordine del giorno, e risale al 3 aprile, e l'ultima è quella riformulazione che abbiamo presentato nelle ultime ore. Questo perché si tratta di un tema in costante e continua evoluzione; un tema in cui l'evoluzione però è caratterizzata da un trend sempre più aggressivo, sempre più drammatico, un trend che vede veramente i cristiani oggetti di una sorta di aggressione che ne fa il punto principale di riferimento. Anche se è evidente che, quando noi parliamo di libertà di religione, non parliamo soltanto dei cristiani: parliamo di tutti coloro che hanno il diritto a vivere la propria fede.
  Siamo totalmente convinti, totalmente convinti che la libertà religiosa è uno dei diritti fondamentali della persona, che ogni Stato dovrebbe tutelare e rispettare. La dichiarazione universale dei diritti dell'uomo, all'articolo 18 recita: «Ogni individuo ha diritto alla libertà di pensiero, coscienza e religione»; e tale diritto include la libertà di cambiare religione, Pag. 4credo, la libertà di manifestare isolatamente o in comune, in pubblico o in privato, la propria religione o il proprio credo, nell'insegnamento, nelle pratiche, nel culto e nell'osservanza dei riti. Queste dichiarazioni esigono reciprocità, esigono il diritto di aprire luoghi di culto, anche però luoghi di culto cristiani, in quelle aree dove vige la sharia; esige il diritto-dovere degli Stati di garantire questi diritti e della comunità internazionale di pretenderlo dagli Stati.
  La Costituzione italiana, all'articolo 19, riconosce in modo ampio la libertà di religione intesa come libertà di fede religiosa, per evidenziare il diritto di ogni individuo a professare la propria fede, a farne propaganda, e contempla il diritto di esercitare in privato e in pubblico il culto, cioè di svolgere o prendere parte a preghiere o riti religiosi.
  È da questo spirito che io voglio partire per illustrare la mia mozione, perché questo è anche il quadro tracciato dal Rapporto del 2013 sulla situazione della libertà di religione o di fede nel mondo, un dossier preparato dal gruppo di lavoro sul tema, del Parlamento europeo, guidato dagli europarlamentari olandesi De Jong e Peter van Dalen. Si tratta di un gruppo creato sulla scorta delle decisioni del Consiglio dell'Unione europea di varare delle linee guida per la tutela del diritto alla libertà di religione nel mondo.
  Secondo il Rapporto presentato pochi giorni fa a Bruxelles, sono 25 i Paesi di particolare preoccupazione, 15 dei quali – come diceva anche prima il collega – sono segnalati addirittura come gravi violatori della libertà di religione e di fede. Noi intendiamo veramente richiamare l'attenzione nel semestre europeo sulla responsabilità che il nostro Paese ha in questo momento.
  L'affermarsi del pluralismo religioso pone quotidianamente le istituzioni dinanzi a casi che riguardano la concretezza della vita personale e familiare dei cittadini, italiani, comunitari e non, che si evidenziano per la loro novità e per la comune caratteristica di avere origine da un'appartenenza religiosa. Anche di fronte a situazioni che fanno parte della dimensione ordinaria della vita umana, come l'alimentazione, e per quanto tragica, la sepoltura, o altre che invece attengono a circostanze straordinarie, come le restrizioni in un carcere, ci si può trovare dinanzi all'esigenza di assicurare l'esercizio del diritto di libertà religiosa.
  Come per molti altri diritti fondamentali, la libertà religiosa si collega strettamente con il principio di non discriminazione, principio sancito anche dalla nostra Costituzione all'articolo 3. Per garantire un godimento effettivo del principio di uguaglianza, lo Stato ha il compito di adottare le pertinenti misure per favorire l'esercizio della libertà religiosa, in particolare nell'ambito delle azioni per contrastare la discriminazione su base religiosa.
  Ma sono alcuni punti concreti, alcuni punti se vuole, se volete colleghi, punti geografici, punti molto particolari in cui in questo momento si sta scatenando veramente la discriminazione sul piano religioso. In questo crescente clima di odio e di intolleranza, per esempio, che colpisce molte aree nel Medio Oriente, il silenzio delle organizzazioni internazionali, a cominciare dall'Organizzazione delle Nazioni Unite, e la flebile risposta dell'Unione europea sono preoccupanti.
  Si nota in modo stridente la mancanza di un'iniziativa forte e decisa da parte della diplomazia internazionale. L'ONU si dice costernata, ma non risulta aver preso iniziative di qualsiasi tipo. L'Occidente democratico assiste, pressoché muto, distratto, tra l'indifferenza e la rassegnazione, al massacro dei cristiani in Oriente, come se non ci si trovasse davanti ad un'intollerabile aggressione ai diritti umani.
  La cultura dei diritti umani stenta a trovare una voce forte ed autorevole che si schieri dalla parte della libertà religiosa, con energia e determinazione. La laicità positiva di uno Stato si esprime anche nella tutela di tale valore, essenziale nella vita di tutti i cittadini, perché uno Stato che tacesse davanti alla violazione di un diritto inviolabile se ne renderebbe immediatamente complice e perderebbe credibilità Pag. 5e autorevolezza. La pace è necessaria per lo sviluppo umano ed economico, ma proprio per questo occorre fondarla su uno sviluppo umano ed economico che tenga conto del rispetto della libertà di religione, anche per quelle minoranze che si trovano in diverse aree geografiche.
  Un fatto recente induce a riprendere la riflessione sulla libertà di religione, sollecitando la responsabilità di tutti gli uomini nel difendere e tutelare la libertà di religione come il primo e principale dei diritti civili dell'uomo ed è l'ennesima storia di cristianofobia, quella che ci proviene dal Pakistan e su cui non mi soffermerò perché molte volte siamo tornati su questo punto.
  Ma ci sono anche altri aspetti: il 2 aprile 2014, mi rivolgo a pochi giorni fa e giusto il giorno successivo io ho presentato la mia prima mozione, nella sala stampa della Camera dei deputati, nel corso di una conferenza stampa promossa dall'associazione Pakistani Cristiani in Italia, in collaborazione con alcuni parlamentari italiani, è stata presentata la campagna «Salviamo Sawan Masih». Le firme saranno presentate al Presidente del Pakistan per chiedergli di intervenire in difesa delle minoranze, sempre più deboli davanti all'abuso della legge.
  Ma non c’è soltanto la situazione del Pakistan che, insisto, è una situazione drammatica, gravissima. Ci sono anche due aree geografiche ritenute ad altissimo rischio per le comunità cristiane e mi riferisco alla piana di Ninive, dove vive circa la metà dei cristiani che sono rimasti in Iraq e dove la situazione potrebbe precipitare per l'avanzata delle milizie dell'Isis, il cosiddetto Stato islamico dell'Iraq e del Levante, appoggiate da altri gruppi che, dopo la presa di Mosul, hanno bombardato la città di Karakosh. Vi è poi lo Stato del Borneo, in Nigeria, dove domenica gli estremisti di Boko Haram hanno ucciso 54 cristiani, ma nessuno di noi dimentica le 120 ragazze rapite qualche settimana fa.
  È per questo che, con questa mozione, noi impegniamo il Governo ad attivarsi con determinazione per la tutela della libertà religiosa, come uno dei diritti inviolabili dell'uomo, fondamento di tutte le altre libertà, denunciando ogni forma di cristianofobia nei Paesi in cui i cristiani sono perseguitati.
  Vogliamo impegnare il Governo a promuovere misure di prevenzione dell'intolleranza, attraverso la messa al bando di ogni forma di incoraggiamento del fanatismo e dell'odio religioso, sia in ambito educativo e culturale, sia attraverso i mezzi di comunicazione di massa. Vogliamo impegnare il Governo a promuovere, specie in occasione del semestre italiano, quello che è iniziato oggi, e devo dire che io sono particolarmente contenta che noi discutiamo oggi questa mozione, oggi 1o luglio, primo giorno del semestre italiano. È un buon giorno da parte nostra per impegnare il Governo italiano su questo punto. Come dire, se il buongiorno si vede dal mattino, è da questo mattino che noi vogliamo vedere un nuovo modo di intendere anche la politica estera del nostro Paese, assumendo la tutela del diritto di religione come uno degli obiettivi primari per costruire davvero quella civiltà della pace che è pre-requisito per lo sviluppo di tutti i popoli.
  Per questo impegniamo il Governo a promuovere, in sede di Unione europea e di Unione per il Mediterraneo, una iniziativa finalizzata all'adozione di un Libro bianco sulla libertà religiosa, per analizzare e far conoscere all'opinione pubblica il dramma delle persecuzioni religiose e per monitorare periodicamente lo stato della libertà religiosa nella comunità internazionale. Vogliamo impegnarlo a rafforzare le politiche per la cooperazione internazionale, specialmente nei Paesi in cui le minoranze cristiane sono pesantemente discriminate. Vogliamo mantenere gli impegni multilaterali già assunti dall'Italia, promuovendo in sede di Unione europea e di Unione per il Mediterraneo la definizione di linee guida sulla libertà religiosa alle quali condizionare le scelte di cooperazione allo sviluppo, favorendo in questo modo i Paesi che mostrano progressi nel campo della libertà religiosa e Pag. 6segnalando i Paesi nei quali vengono alimentati e non contrastati l'odio e l'intolleranza.
  Perché se oggi – e l'abbiamo preso come un auspicio – è il primo giorno del semestre europeo in cui l'Italia esercita la sua leadership culturale e morale, oggi è anche il primo giorno in cui il nuovo Parlamento europeo si insedia e noi contiamo sul fatto, a cominciare dai nostri colleghi presenti nel Parlamento europeo e da tanti altri colleghi che condividono, venendo da altri Paesi, questi ideali e questi valori, che vi sia un nuovo modo di intendere l'Europa: un'Europa che non sia più indifferente, che non sia indifferente all'immigrazione e che sappia che molte volte, dietro a fattori di immigrazione così importanti e così drammatici, che strappano veramente ad ognuno di noi un grido di dolore, c’è gente che fugge, ci sono nostri fratelli cristiani che fuggono dai Paesi del Medio Oriente cercando spazio per sé e per le loro famiglie, per poter vivere in libertà la propria fede.
  Vogliamo quindi affermare nelle relazioni internazionali il principio di piena reciprocità in materia di libertà religiosa, in particolare per quanto concerne l'edificazione dei luoghi di culto nelle minoranze religiose. Noi assistiamo al fatto che non solo non si creano opportunità per costruire nuovi luoghi di culto, ma addirittura – come è successo in Nigeria recentemente, ma anche come sta accadendo in Siria, in Iraq – vengono distrutte le chiese cristiane e vengono distrutte chiese che appartengono alle radici stesse della nostra fede, perché non ci dimentichiamo che la Chiesa, la Chiesa cattolica, la Chiesa cristiana è nata proprio in quei Paesi, è nata in Siria, in Giordania, è nata in Paesi dell'Oriente ed è lì che noi non possiamo permettere che venga sradicata.
  Infine, vogliamo promuovere in sede ONU una conferenza internazionale sulle libertà religiose. Ci auguriamo davvero che il nostro sottosegretario del Ministero degli esteri ma anche tutta l'ondata positiva che questo semestre italiano potrà creare, di convergenza sui valori che qualificano la dignità di un Paese, consentano di promuovere un monitoraggio permanente delle persecuzioni religiose per impegnare i diversi Stati ad intervenire tempestivamente nel contrasto e nella prevenzione dell'intolleranza e del fanatismo religioso, posto che le numerose sfide, anche drammatiche, di questo 2014 vanno affrontate insieme: cristiani, musulmani, ebrei, credenti in altre fedi e non credenti nei Paesi sviluppati, nei Paesi emergenti e nei Paesi poveri, in modo anche da dare speranza alle nuove generazioni di ogni Paese.
  Vi vogliamo infine chiedere che nei Paesi partner una quota dei posti nel pubblico impiego sia riservata alle minoranze religiose e che venga introdotto nei diversi livelli dell'istruzione lo studio storico delle religioni cui appartengono le minoranze religiose. Siamo convinti che attraverso la conoscenza, il rispetto e la collaborazione molti ostacoli potranno essere superati e una nuova era si potrà aprire anche per questo nostro terzo Millennio.

  PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Scotto, che illustrerà anche la mozione Fratoianni ed altri n. 1-00518, di cui è cofirmatario. Ne ha facoltà.

  ARTURO SCOTTO. Signora Presidente, è ormai patrimonio comune, di tutto il mondo, l'idea che la libertà religiosa sia un diritto fondamentale per ciascun individuo, eppure, come troppo spesso capita, in questi anni abbiamo avuto prova di come in realtà la pratica sia ben diversa dalla teoria e quello che viene affermato non automaticamente diventa realtà.
  Nonostante siano tantissime le Costituzioni che affermano la libertà religiosa e danno pari dignità ad ogni culto, esattamente come la nostra con gli articoli 8 e 19, sono sempre più diffusi i fenomeni di cristianofobia, di antisemitismo, di islamofobia ed oltre il 70 per cento della popolazione mondiale vive in Paesi in cui la religione professata è motivo di restrizioni, limitazioni e persecuzioni. In alcune zone del Medio Oriente, dell'Africa settentrionale, dell'Asia meridionale, le violenze nei confronti di chi professa fedi diverse sono Pag. 7ormai la normalità e a parte i casi più noti, come quelli delle persecuzioni in Afghanistan, in Pakistan, in Sudan e in Cina, che non sono nemmeno probabilmente tra i più gravi, tutto ciò avviene nel totale silenzio dei grandi media internazionali.
  L'indignazione part-time lascia in tempi brevissimi spazio all'indifferenza, al disinteresse e anche la politica tante e troppe volte ha scelto di limitarsi a frasi di rito, scontate, magari da affidare a qualche comunicato stampa, invece di intervenire con politiche di inclusione capaci di creare le condizioni per una migliore e maggiore integrazione tra le diverse culture.
  Noi siamo dentro un passaggio estremamente preoccupante e lo ricordava prima anche la collega Binetti. L'Iraq: che cosa significa l'avanzata dell'Isis e cosa significa anche la reazione, molto spesso sbagliata, dell'Occidente nei confronti dell'avanzata del jihadismo islamico, sbagliata perché non riesce a individuare gli strumenti giusti della politica per evitare che il fondamentalismo religioso prenda piede e avanzi ? Invece, si continua a immaginare che la soluzione militare sia quella da portare avanti e da affermare.
  Così come il dramma della Nigeria, gigantesco, con le 120 ragazze ancora oggi prigioniere di Boko Haram e i rischi molto concreti per la comunità cristiana, che vede tantissime vittime nel corso degli ultimi mesi.
  La libertà religiosa tuttavia non va semplicemente affermata, va anche tutelata e garantita; e va garantita e tutelata anche nella vecchia Europa, laddove emergono con sempre più forza fenomeni di intolleranza nei confronti dei migranti, intolleranza che molto spesso significa marginalità, sia sul terreno economico che sul terreno sociale, dei diritti di cittadinanza, ma anche la ripresa di una marea nera che fa vomitare sul terreno delle subculture più reazionarie e più arretrate un pezzo di vecchio continente che vede riemergere l'antisemitismo e vede riemergere cose che immaginavamo fossero oramai da considerare passate.
  C’è una nuova destra che, sul terreno della ripresa del nazionalismo e della critica all'Europa, sul terreno esclusivamente dell'idea di un'Europa minima, sta provando – diciamo – a rompere alcuni tabù che immaginavamo fossero superati e fossero ormai archiviati sul terreno politico e sul terreno anche della rappresentanza democratica.
  L'abbiamo detto al Presidente Renzi, che oggi si appresta a dirigere per i prossimi sei mesi il semestre europeo: l'avvento dei neonazisti nel Parlamento di Strasburgo dovrebbe provocare uno scandalo maggiore e non esclusivamente essere derubricato a un fatto naturale o a un fatto eccezionale.
  Non si può dunque immaginare una realizzazione del principio e del diritto alla libertà religiosa puramente sul terreno teorico, senza porre anche le basi legislative perché essa possa essere pienamente espressa nella quotidianità degli individui. Il rischio di uno scontro indotto tra le civiltà, che è stato la base della dottrina neoconservatrice negli anni Novanta, ha avuto anche uno sbocco drammatico nelle guerre cosiddette per la democrazia di cui oggi vediamo gli effetti nefasti sul terreno della stabilità geopolitica, ma anche sul terreno drammatico dei morti che si contano ancora, ma anche la necessità di evitare che ci sia un'ulteriore crescita di intolleranza, di fanatismo e di conflitti tra identità culturali.
   Abbiamo dunque deciso di presentare una mozione in tema di libertà religiosa perché riteniamo che il Governo debba impegnarsi a fare pressione diplomatica e politica su quei Paesi che ancora oggi non consentono la piena espressione della libertà religiosa, affinché facciano immediatamente cessare ogni forma di discriminazione e di persecuzione.
  Riteniamo, inoltre, che l'Italia debba diventare centrale nella costruzione, nell'ambito dell'Unione europea come nell'ambito di altre organizzazioni internazionali di cui siamo parte, di un percorso di dialogo tra le diverse fedi e di ampliamento Pag. 8del fronte di solidarietà contro le esortazioni alla violenza di esponenti del radicalismo di qualsiasi natura.
  Infine, riteniamo che il Governo debba rafforzare i processi di cooperazione, per garantire l'affermazione del diritto alla libertà religiosa e di parola in un'ottica di reciprocità, intendendosi quale libertà religiosa la libertà di praticare la propria fede, di cambiarla o di non averne alcuna. Solo in questo modo potremo fare un deciso passo in avanti verso la piena tutela di diritti fondamentali dell'uomo.
  Signora Presidente, voglio chiudere su un punto che crea particolare angoscia in queste ore. Lo vediamo dalle immagini di un Medio Oriente incendiato, di un grande Medio Oriente attraversato, in Siria e in Iraq, da guerre drammatiche e dal rischio che si riapra una nuova stagione di guerra nel Medio Oriente più vicino, in quel conflitto tra Israele e Palestina che ancora oggi vede crescere ulteriori tensioni dopo la morte drammatica, dopo l'assassinio barbaro, di tre ragazzi, dopo un lungo rapimento durato 18 giorni, ed oggi il rischio di un’escalation militare torna nel Medio Oriente. Noi pensiamo che su questo terreno l'azione diplomatica e l'azione politica siano prioritarie, perché non è immaginabile che ci sia un'ulteriore escalation e un ulteriore precipizio verso la guerra.
  Chiediamo anche, da questo punto di vista, che il Governo si attivi presso tutte le sedi per evitare che ci siano altri morti innocenti, che i colpevoli di questi barbari assassini vengano assicurati alla giustizia e che si eviti davvero di inaugurare una nuova stagione di conflitti (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà).

  PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Emanuele Fiano. Ne ha facoltà.

  EMANUELE FIANO. La ringrazio, Presidente. Sono effettivamente ore particolari quelle in cui caliamo questo nostro dibattito parlamentare, come ha appena ricordato – e lo ringrazio – l'onorevole Scotto. Sono le ore in cui è stato scoperto il barbaro omicidio di tre ragazzi israeliani, uccisi in quanto israeliani – e anche a loro e alle loro famiglie, ovviamente, va il mio personale cordoglio e l'augurio che a loro sia lieve la terra e che sia benedetto il loro ricordo – e le ore in cui si fa sempre più pressante la preoccupazione internazionale per l'attività e per i propositi della cosiddetta «coalizione Isis», per questa idea di califfato, di nuovo califfato, che si espanderebbe su una parte molto cospicua delle terre orientali e del nord Africa a noi vicine.
  Sono ore, dunque, nelle quali la drammaticità della cronaca interseca questioni di diritto e di principio che sono esplicitate nelle mozioni che oggi discutiamo. Sono ore nelle quali probabilmente, come mi pare volesse dire anche il collega Scotto, l'idea dell'integralismo, del fondamentalismo religioso riluce ai nostri occhi con più chiarezza quando questa idea di integralismo religioso veste i panni di una forza militare espansiva.
  Il pluralismo delle convinzioni religiose, ma anche secolari, come scriveva John Rawls, è la precondizione della democrazia e la democrazia deve poi impegnarsi a realizzare e mantenere tale pluralismo. La pacifica convivenza tra i popoli è possibile non eliminando lo spazio che occupa la religione nella sfera pubblica né assolutizzando quello spazio, cosa che invece avviene in tutti i casi che sono stati individuati, per esempio, nella mozione che porta la prima firma della collega Binetti, dalla Nigeria al Pakistan, ma comprendendo il posto esatto che la religione occupa o può occupare nella vita degli uomini.
  Purtroppo, il quadro descritto nella premessa della mozione che porta la prima firma della collega Binetti e che anche la stessa collega ha ripetuto qui, oggi, nel suo intervento è tragicamente dettagliato e ci consegna l'immagine di una parte del mondo in cui il pluralismo religioso, e non solo, è combattuto. I casi che sono citati sono quelli in cui più fonti religiose esterne limitano l'autonomia dello Stato e dunque impediscono che lo Stato assicuri il pluralismo confessionale. Pag. 9
  Non essendo ora possibile – e comunque in parte è già stato fatto – addentrarsi in un ragionamento sul rapporto tra Islam e democrazia, dibattito che pure andrebbe fatto visto il posto e lo spazio che oggi l'Islam occupa anche nelle società occidentali per l'effetto delle migrazioni, mi limito a constatare che le persecuzioni per motivi religiosi, un tempo purtroppo presenti anche in Europa, rappresentano la negazione ab origine di un diritto fondamentale tanto nella sua declinazione individuale quanto in quella collettiva e associata. Non si tratta infatti di discutere, come pure è lecito fare nell'ambito di ordinamenti pianamente liberaldemocratici, di come concretamente si articolino i rapporti Stato-Chiesa oppure di quale modello di laicità meglio si attagli ad un determinato ordinamento, per esempio laicità uguale alla libertà delle religioni rispetto all'ordinamento statale, oppure se questa significhi totale indifferenza dello Stato e della sfera pubblica rispetto al fenomeno religioso. Si tratta invece di contrastare l'intolleranza religiosa nelle sue forme più violente e disumane, che generano una limitazione del pluralismo religioso e una privazione di quella libertà che è stata una delle prime ad affermarsi nell'ambito del costituzionalismo liberaldemocratico, seguita poi dalla libertà di coscienza e dalla libertà di manifestazione del pensiero.
  Come è già stato detto e come è importante ribadire, a livello internazionale la libertà religiosa è riconosciuta nell'articolo 18 della Dichiarazione universale dei diritti dell'uomo dell'ONU ed è stata oggetto anche di una più ampia Dichiarazione ad hoc dedicata all'eliminazione di tutte le forme di intolleranza e di discriminazione fondate sulla religione o il credo, adottata dall'Assemblea generale dell'ONU il 25 novembre 1981, il cui articolo 1 stabilisce che nessun individuo sarà soggetto a coercizioni di storta che pregiudichino la sua libertà di professare una religione o un credo di propria scelta.
  Il quadro descritto dalla mozione a prima firma dell'onorevole Binetti è proprio quello di un mondo dove, soprattutto a causa delle organizzazioni dell'Islam radicale, tanti non musulmani ed in particolare, anche se non solo, cristiani vengono perseguitati. Come appunto dicevo, il quadro delineato nella premessa di questa mozione è completo e dettagliato. Potremmo aggiungere a questo il rapporto 2014 della United States Commission on international religious freedom (USCIRF), una Commissione bipartisan di nomina parlamentare e governativa che ha individuato alcuni Paesi nei quali vengono perpetrate da differenti soggetti alcune violazioni della libertà religiosa particolarmente gravi. Tra questi, nel rapporto del 2014, questa Commissione ha segnalato particolari preoccupazioni, particular concern, per i seguenti Paesi: Arabia saudita, Birmania, Cina, Corea del nord, Egitto, Eritrea, Iraq, Iran, Nigeria, Pakistan, Siria, Sudan, Tagikistan, Turkmenistan, Uzbekistan, Vietnam. Tuttavia, mi pare che il giudizio sugli avvenimenti di cui parliamo in quei Paesi sia comune a tutto il Parlamento e diversa è la reazione che le due mozioni che sono qui state presentate propongono a tutto ciò che accade in questi Paesi.
  Noi non condividiamo la reazione che propone la mozione Giancarlo Giorgetti n. 1-00489. In un passaggio degli impegni governativi quella mozione propone di sospendere ogni accordo o rapporto multilaterale verso i Paesi nei quali è applicata, anche parzialmente o su porzioni di territorio, la legge islamica. Questo impegno, generale o generico, non tiene conto delle differenti situazioni sociali e politiche esistenti in quei Paesi, dando per scontato che tutti i Governi siano, a priori, conniventi o scarsamente oppositori di quelle milizie islamiche radicali che, per esempio, in quei Paesi fanno dello strumento dell'applicazione integralista della legge coranica un elemento della propria identità, e ancora più dando per scontato che sia, comunque, sempre facile individuare un Governo da punire, con le proposte che quella mozione suggerisce come impegno al Governo. Quale sarebbe, dunque, il risultato di un impegno sostanzialmente generico, se non quello di aumentare l'isolamento Pag. 10di Governi, legittimi in alcuni casi, che rimarrebbero ancora più soli dinanzi alla avanzata delle milizie paramilitari, oppure di abbandonare la popolazione a se stessa ?
  Condividiamo, invece, l'approccio della mozione che reca la prima firma della collega Binetti, che chiede al Governo impegni internazionali ed europei multilaterali di carattere politico-culturale. Ci preme, però, solo fare una precisazione, sottolineare un punto che suggeriremmo avesse un diverso svolgimento nel dispositivo, che è quello che tratta la questione della reciprocità in materia di libertà religiosa tra noi e i Paesi che abbiamo prima menzionato e nei quali la libertà religiosa non esiste.

  PRESIDENTE. Concluda.

  EMANUELE FIANO. In particolare, per quanto concerne l'edificazione dei luoghi di culto delle minoranze religiose, tema rispetto al quale, una maggiore chiarezza di quel testo sarebbe auspicabile.
  Occorre utilizzare il concetto di reciprocità con molta attenzione, anche rispetto al nostro dettato costituzionale, che sancisce la difesa di determinati diritti, a prescindere da altre condizioni, per esempio dei Paesi di provenienza delle persone che in questo Paese risiedono. La reciprocità, o, più esattamente, la conformità di tutti i Paesi agli standard, esigenti, delle dichiarazioni internazionali va perseguita con forza come obiettivo politico, purché essa non venga cristallizzata in formule giuridiche. In altre parole, qualcuno potrebbe interpretare questa reciprocità non soltanto in senso positivo, come certamente fa la mozione dell'onorevole Binetti, ma anche in senso negativo, declinando la reciprocità in termini giuridici, punendo i cittadini di fede islamica che vivono in Italia, molti dei quali ovviamente cittadini italiani, perché gli Stati islamici negano tali diritti, per noi fondamentali, alle minoranze di questi Paesi.
  Chiediamo, quindi, un'attenzione a quel passaggio sulla reciprocità, pur nella convinzione che i temi trattati in questa mozione siano preziosi per il nostro dibattito politico (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

  PRESIDENTE. È iscritta a parlare la deputata Roccella. Ne ha facoltà.

  EUGENIA ROCCELLA. Presidente, quando parliamo della libertà a cui aspira ogni essere umano in modo naturale, parliamo di un valore fondamentale che deve investire ogni ambito della vita personale pubblica, ma che si fonda innanzitutto sulla piena libertà della coscienza, del proprio pensiero, della propria fede e sulla libertà di poter vivere ed esprimere i propri convincimenti profondi.
  È questo il fondamento di tutte le libertà e dei diritti di ciascuno di noi, senza il quale non si pongono le condizioni per la democrazia. Infatti, la stessa formulazione, o formulazioni simili, dell'articolo 18 della Dichiarazione universale dei diritti dell'uomo, che è stato più volte richiamato in quest'Aula, sono state inserite negli ordinamenti di tantissimi Paesi che si sono impegnati all'indomani del conflitto mondiale a rispettare questa volontà di pluralismo religioso e di tolleranza. Ma stiamo assistendo in una gran parte del mondo ad una recrudescenza delle persecuzioni a carattere religioso, in aperta violazione di questo diritto umano fondamentale soprattutto, anzi quasi esclusivamente, nei confronti dei credenti cristiani.
  Oggi si usa spesso – e talvolta si usa a sproposito – il termine «fobia» per contrassegnare i crimini di odio, i crimini che mirano a colpire una specifica minoranza. Se c’è un vero crimine d'odio che si sta diffondendo in maniera angosciante è quello contro il popolo cristiano: una «cristianofobia» – usiamo questo termine anche se non mi entusiasma – tristemente documentata da una ricca e incontrovertibile documentazione, alla quale, però, il mondo occidentale sembra rimanere indifferente o quasi.
  Io non vorrei mettere tutti i fenomeni di intolleranza, anche religiosa e non solo magari religiosa, come è stato fatto da Pag. 11qualcuno qui dentro, sullo stesso piano. Ogni fenomeno ha le sue specificità e va letto nelle sue specificità, altrimenti non riusciamo ad approntare gli strumenti per combatterlo. Quindi, non possiamo mettere sullo stesso piano – è stato ricordato qui, ed oggi è impossibile non ricordarlo – l'assassinio dei tre ragazzi israeliani, con veramente barbara ferocia, che ha colpito tutti e che si inserisce in un fenomeno ormai annoso, quasi irrisolvibile sembra, in un conflitto radicato in una zona del mondo. Ma anche questo non è leggibile nello stesso modo dei fenomeni su cui abbiamo misurato, disegnato la mozione.
  Così come non è assolutamente possibile parlare di cristianofobia – sempre se vogliamo adottare questo termine – e allo stesso modo di islamofobia. Sono fenomeni completamente diversi, sono fenomeni che hanno non solo una diffusione, ma delle motivazioni, delle spinte completamente diverse. L'onorevole Fiano ha accennato in modo problematico al rapporto tra Islam e democrazia, sarebbe interessante approfondirlo. Ma, comunque, la prima cosa è analizzare ogni fenomeno in modo specifico, riconoscerne la specificità e approntare strumenti di intervento specifici, altrimenti facciamo la solita notte in cui tutte le vacche sono grigie e non riusciamo a intervenire con efficacia, come infatti è.
  Abbiamo parlato dei dati. I dati sono incontrovertibili. Ci riferiamo, per esempio, ai dati raccolti dal Center for Study of Global Christianity, diretto da Barrett, che pubblica periodicamente la notissima Enciclopedia del mondo cristiano e l'Atlante della cristianità globale. Barrett ha iniziato a raccogliere statistiche sui nuovi martiri cristiani dal 2000. Negli anni 2000 il numero di martiri è cresciuto fino a raggiungere, verso la metà del decennio, il tasso allarmante di 160 mila nuovi martiri l'anno. E, per quanto ci sono situazioni a macchia di leopardo che sono migliorate negli anni, a seguito di accordi di pace, eccetera, rimangono o si aggravano altri focolai di martirio.
  Considerati questi fattori, una stima prudenziale già fatta per il 2011, che Barrett e Johnson propongono, è di circa 100 mila martiri in un anno, martiri cristiani. Questa cifra è considerata eccessivamente prudente in un volume importante, Il prezzo della libertà negata (The price of freedom denied) dei sociologi statunitensi Brian Grim e Roger Finke, dove la teoria sociologica detta dell'economia religiosa è applicata allo studio statistico delle persecuzioni religiose e delle loro conseguenze sociali. Grim e Finke citano altri dati, secondo cui il numero di martiri cristiani, che perdono la vita ogni anno, potrebbe essere tra i 130 mila e i 170 mila, cioè ancora più alto.
  Lo stesso Introvigne dichiara di aver voluto adottare una revisione minima della stima di Barrett e Johnson, ipotizzando comunque una cifra molto minore di quella proposta da Grim e Finke, cioè 105 mila morti l'anno, che significano tra 287 e 288 morti al giorno e 12 l'ora, cioè uno ogni 5 minuti. Può darsi che si debba seguire la stima più bassa di Barrett e Johnson e che i minuti siano 5 e mezzo anziché 5, o che abbiano ragione, invece, Grim e Finke e muoia un cristiano ogni 4 minuti e non ogni 5. I numeri, comunque, rimangono spaventosi, e non possiamo ignorarli.
  Possiamo anche riferirci all'XI edizione del Rapporto sulla libertà religiosa nel mondo, a cura di Aiuto alla Chiesa che soffre, l'associazione che pubblica dal 1999 autorevoli rapporti annuali sulla situazione della libertà religiosa nel mondo.
  Riferendosi alla Nigeria, la sintesi del rapporto recita: «Emerge la proliferazione di alcuni gruppi islamici, tra cui quello di Boko Haram, che ha rivendicato numerosi attacchi anticristiani in Nigeria. Dal 1999 alla fine del 2011 – cioè con dati quindi consolidati – sono 14 mila i nigeriani uccisi da violenze a sfondo religioso. Lo scorso anno, nella sola settimana di aprile successiva alle elezioni presidenziali del 16, almeno 800 persone sono rimaste uccise e 65 mila hanno dovuto abbandonare le proprie case. Con il dichiarato obiettivo di cancellare la presenza cristiana, la setta islamica ha colpito istituzioni, chiese e cristiani residenti negli Stati del centro e Pag. 12del nord. Nei 12 Stati che dal 1999 hanno adottato la sharia come fonte del diritto penale, si registrano numerose limitazioni della libertà religiosa: false accuse di blasfemia, mancate autorizzazioni per la costruzione di edifici di culto e di cimiteri cristiani, demolizioni di chiese, rapimenti e conversioni forzate di adolescenti».
  C’è ancora la tragica situazione in Eritrea, citata sempre dallo stesso rapporto, dove la Costituzione del 1997 che garantisce la libertà religiosa non è ancora entrata in vigore. E poi si calcola che i prigionieri di coscienza per motivi religiosi siano attualmente fra i 2 e i 3 mila e che una volta in carcere subiscano torture e soprusi. Gli atroci maltrattamenti hanno lo scopo di costringere i detenuti ad abiurare.
  C’è poi un'altra zona del mondo e l'agenzia AsiaNews ci informa dettagliatamente sulle campagne di distruzione delle chiese in Cina. Lo scorso 21 maggio sono state pubblicate le foto di 64 chiese cristiane che nella provincia meridionale dello Zhejiang sono state demolite, hanno subito la decapitazione delle proprie croci oppure sono state costrette dal governo provinciale a coprire i simboli religiosi. «Le date nella lista che pubblichiamo – cito sempre dal rapporto di AsiaNews – non sono quelle della demolizione, ma quelle in cui sono state scattate le foto». Dopo la campagna contro le chiese e gli edifici cristiani ufficiali, corre voce nella provincia che dalla fine di maggio potrebbe partire una nuova campagna contro le chiese domestiche. Secondo alcune fonti, il Governo ha intenzione di colpire almeno 85 di queste chiese dove si riuniscono i cristiani che non vogliono iscriversi alle organizzazioni preposte dal Governo per il loro controllo.
  Per quel che riguarda la Cina, secondo il rapporto sul Governo cinese e sulle persecuzioni dei cristiani e delle chiese in Cina nel 2013, un rapporto sulla libertà religiosa realizzato da China Aid, che è una grande organizzazione statunitense di sostegno ai cristiani perseguitati, nel 2013 la persecuzione del Governo contro i cristiani in Cina è aumentata del 38,8 per cento rispetto all'anno precedente, analizzando sei categorie: casi di persecuzione, persone perseguitate, persone detenute, processate, casi di abusi e persone coinvolte. Il numero totale dei casi di persecuzione ha coinvolto 7.424 persone, un aumento del 50,9 cento dall'anno precedente. In generale, è confermato il trend di peggioramento delle persecuzioni che persiste da diversi anni, con un aumento annuale che segue la media geometrica del 27,78 per cento. Ricordiamo il caso del 2012, di Ma Daqin, vescovo ausiliare della diocesi di Shanghai, che per avere espresso pubblicamente fedeltà al Papa e non al Partito Comunista è stato rinchiuso nel seminario di Sheshan, privato della sua carica vescovile, che naturalmente per la Chiesa cattolica è ancora valida, e della possibilità di celebrare messa e apparire in pubblico. Ma l'elenco sarebbe veramente lungo e impressionante, e andrebbe aggiornato con angosciante frequenza.
  Tornando ai casi di questi giorni, ai casi attuali, ricordiamo che Meriam, dopo essere stata liberata, è di nuovo in stato di fermo, ufficialmente in attesa dei documenti che le consentano di espatriare. In una delle mozioni presentate, ossia nella mozione a prima firma Binetti, abbiamo citato il caso di Sawan Masih, in Pakistan, ma ricordiamo che anche Asia Bibi è ancora in carcere, in attesa di un processo che non sembra potersi mai celebrare perché i giudici hanno paura e gli avvocati dell'accusa non si presentano. Ricordiamo quello è appena successo in Nigeria, dove il rapimento da parte dei terroristi di Boko Haram di più di 200 ragazze ha suscitato per fortuna tanta eco internazionale. Ma domenica sono state di nuovo assaltate le chiese e i morti non si contano.
  È un bollettino quotidiano di guerra, una guerra silenziosa e diffusa contro un popolo cristiano che subisce in modo non violento, senza reagire, senza rispondere alla violenza con altrettanta violenza. Il Papa e la diplomazia vaticana intervengono con estrema prudenza per evitare che la situazione si aggravi, che ci siano ritorsioni e altre vittime innocenti. Tocca dunque a noi, ai laici, alla politica, assumersi Pag. 13l'onere di ricordare le vittime, di non lasciare che le notizie diventino così abituali da diventare un'ordinaria amministrazione di morte e persecuzione a cui il mondo democratico si rassegna.
  Non ci si può rassegnare, non ci si deve abituare: bisogna innanzitutto ricordare i volti e i nomi di chi è in prigione, di chi si subisce le violenze e le ingiustizie, di chi vive nel terrore ma ha ancora l'estremo coraggio, l'eroismo quotidiano di professare la propria fede e di rischiare la vita per andare a messa. Ma bisogna anche trovare strumenti più efficaci di intervento e moltiplicare le iniziative, imporre il tema all'ordine del giorno alle Nazioni Unite e all'Unione europea, troppo silenti o troppo tiepide. È quello che chiediamo al Governo con la mozione presentata: una mobilitazione forte, autorevole, energica dei Paesi democratici, un approccio multiplo alla questione che dia priorità al tema, che lo metta al centro sollecitando l'attenzione dei Governi e che ponga in evidenza i Paesi che si rendono complici degli eccidi o che li tollerano in condizione di difficoltà non solo attraverso forme di pressione economica o negoziale, ma nei confronti dell'opinione pubblica internazionale. Sono importanti le azioni di monitoraggio e di diffusione dei dati e della loro distribuzione geografica. È importante diffondere tutto questo. Lo possiamo fare ma serve la volontà politica che finora, dobbiamo ammetterlo, non c’è stata o non c’è stata a sufficienza. Penso, quindi, che le mozioni di oggi siano una nuova data di partenza per un intervento efficace su questo tema.

  PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Balduzzi. Ne ha facoltà.

  RENATO BALDUZZI. Presidente, le mozioni di solito sono un'occasione per dare indirizzi al Governo e, nello stesso tempo, per consolidare una posizione, una condivisione parlamentare. In giornate come questa evidentemente su questo tema la mozione diventa un momento di solidarietà. È già stata espressa in quest'Aula la solidarietà alle famiglie dei tre ragazzi israeliani, la solidarietà alla famiglia, quella naturale e quella religiosa del padre Paolo Dall'Oglio, che da quasi un anno è stato rapito perché promotore di dialogo, promotore di pace, promotore di quella intercessione continua che era stata a suo tempo da parte di un'autorevole voce della Chiesa cattolica, il cardinale Carlo Maria Martini, la caratteristica della sua permanenza per alcuni anni, nella parte finale della sua vita, a Gerusalemme. E quindi sono fantasmi del passato che ritornano, fantasmi pericolosi come quello del califfato, e che ci inducono... se volessimo solo fare l'elenco delle solidarietà in varie direzioni, moltissime delle quali riferite alla solidarietà a cristiani, a famiglie di cristiani, sarebbe solo questo l'oggetto dell'intervento.
  Tutto ciò avendo sullo sfondo una nozione, quella di libertà religiosa, che ha una storia importante anche nel nostro Paese. È di ormai più di un secolo fa il fondamentale lavoro di Francesco Ruffini proprio sulla storia dell'idea di libertà religiosa. Scorrendolo oggi, anche solo su quella nozione fondamentale, diceva Ruffini che la libertà religiosa sta a metà tra due punti di riferimento diversi che contempera, così scopriamo il tempo che passa e anche la strada che è stata fatta, diceva Ruffini, in quel lavoro degli inizi del Novecento. La libertà religiosa non prende partito né per la fede né per la miscredenza. Si pone in disparte il suo intento, non è come per la fede, la salvezza ultramondana, non è come per il libero pensiero, la verità scientifica. La libertà religiosa è un principio e un concetto essenzialmente giuridico, diceva Ruffini. Ecco, noi abbiamo fatto molta strada anche da quella importante acquisizione della cultura giuridica liberale, perché sappiamo che l'esperienza religiosa non è soltanto qualche cosa che riguarda l'ultramondano, e sappiamo che la verità scientifica non è qualcosa che si oppone a questa esperienza.
  Nel nostro Paese abbiamo ormai un anniversario che ricordiamo proprio in queste settimane: i venticinque anni della sentenza della Corte costituzionale, la Pag. 14n. 203 del 1989, la cosiddetta sentenza Casavola, in cui si afferma che la laicità è un principio supremo della forma di Stato – uno dei non molti principi supremi della forma di Stato – e la si declina in termini attivi, in termini propositivi, non come disattenzione, non come puro neutralismo, ma come attenzione proprio a tutte le manifestazioni della vita umana, compresa quella importante manifestazione che è, evidentemente, la manifestazione religiosa. Noi abbiamo fatto, ripeto, tanta strada, ma attorno a noi risorgono prepotentemente e in modo violento i fantasmi del passato.
  Allora, ha un senso davvero che questa Camera dedichi attenzione, oggi e domani, a queste mozioni e, in particolare, per quanto riguarda Scelta Civica e per quanto mi riguarda, la mozione a cui alcuni dei deputati di Scelta Civica, me compreso, hanno ritenuto di non far mancare la propria firma, cioè la mozione a prima firma Binetti. Perché gli impegni che si chiedono al Governo sono impegni coerenti con questa storia, che ha fatto tanta strada, della libertà religiosa, del principio di laicità; sono impegni coerenti con l'osservazione di quello che accade attorno a noi nel mondo, con grande sofferenza che i notiziari, di giorno in giorno, quasi di ora in ora, ci trasmettono, con questa assoluta insanità che deriva dalla circostanza di legare il nome di Dio alla violenza. Non c’è nessuna religione che può essere violenta: abbiamo messo tanto tempo per capirlo, ma l'abbiamo capito. La religione è un legame orizzontale e verticale e nessun legame può essere fonte di violenza.
  Allora, gli impegni che questa mozione chiede non sono impegni astratti o semplicemente esortativi: sono impegni concreti, come quello che richiede l'attenzione alla libertà religiosa come un incentivo da includere nelle politiche di cooperazione attraverso una comunicazione adeguata: nulla che tolga, ma qualcosa che dia in più, laddove ci sia la possibilità di andare avanti, anche in contesti difficili, sulla strada della libertà religiosa, sulla strada che, per quanto riguarda, evidentemente, il mondo della cristianità, è stata aperta cinquant'anni fa dal Concilio Vaticano II.
  Sono impegni che richiamano anche, signora Presidente, un ruolo dell'Italia, un ruolo che i nostri più ispirati e illuminati uomini di Stato non hanno mai omesso di considerare: quel ruolo di ponte tra Est e Ovest, come ricordava l'allora Ministro degli affari esteri Aldo Moro; oggi potremmo aggiungere tra Nord e Sud del mondo, perché il Mediterraneo è questa cerniera dove, non a caso, i conflitti finiscono per essere più acuti. Dunque, c’è un ruolo importante dell'Europa e del nostro Paese in particolare, di questa propaggine che avanza nel Mediterraneo e che un po’ fa da spartiacque tra Est ed Ovest e tra Nord e Sud.
  Allora, evidentemente, l'occasione della Presidenza di turno dell'Unione europea è anche l'occasione per una politica estera che sia all'altezza – e abbiamo già avuto in queste settimane delle indicazioni importanti – di un ruolo che non la nostra velleità, Presidente, ma la nostra storia, la nostra collocazione geopolitica e geografica ci porta a dover assumere.
  Ho ascoltato con attenzione l'intervento del collega Fiano, ma non ritrovo neanche in quel punto della piena reciprocità in materia di libertà religiosa quelle preoccupazioni, perché l'impegno non è un impegno volto all'interno, ma ad affermare nelle relazioni internazionali quel principio di piena reciprocità.
  Quindi, nulla che possa andare contro la nostra Costituzione, la sua attuazione e il principio di laicità, come attenzione alle manifestazioni religiose, come capacità, non solo di tollerare, come si diceva un tempo, culti diversi, ma di valorizzarli e quindi di consentire a tutti di esercitare, in pubblico e in privato, proprio questa dimensione della libertà religiosa. Inoltre, signora Presidente, e qui voglio concludere, si tratta di una serie di impegni che da un lato onorano il nostro Paese e dall'altro consentono al nostro Parlamento, alla nostra Camera, di seguire, anche nei prossimi mesi, l'evoluzione di questa non facile situazione (Applausi dei deputati del gruppo Scelta Civica per l'Italia).

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  PRESIDENTE. Non vi sono altri iscritti a parlare e pertanto dichiaro chiusa la discussione sulle linee generali delle mozioni.

(Intervento del Governo)

  PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare il sottosegretario di Stato per gli affari esteri, Mario Giro.

  MARIO GIRO, Sottosegretario di Stato per gli affari esteri. Signor Presidente, brevemente volevo ringraziare tutti coloro che sono intervenuti e gli onorevoli proponenti delle mozioni, perché per il Governo italiano la tutela della libertà religiosa è e rimane una priorità politica e una priorità, in particolare, di politica estera.
  Ricordo a tal proposito che il Ministro Mogherini, rispondendo in quest'Aula, ha dichiarato, il 7 maggio, che il Governo intende continuare a mantenere un approccio a tutto campo in materia di tutela della libertà religiosa in tutte le sedi europee, multilaterali e nei rapporti bilaterali con i Paesi terzi e con le organizzazioni regionali, in sinergia costante con la società civile italiana e attraverso la promozione del dialogo interreligioso.
  Quindi, per il Governo, il sostegno ai diritti delle minoranze e la promozione del dialogo interreligioso restano ambiti di azione privilegiati su cui il Governo continuerà ad impegnarsi, come dimostrano le molteplici iniziative condotte in questi ultimi anni, tanto sul piano multilaterale che bilaterale. Oltre a un ruolo profilato in ambito di Nazioni Unite, dove continuiamo ad essere in prima fila nei negoziati e nelle iniziative in materia di libertà di religione, questo tema è tradizionalmente sollevato nelle occasioni di incontro bilaterale – voglio assicurare in questo gli onorevoli che sono intervenuti – tra le autorità politiche nostre, italiane, e tutti i nostri omologhi stranieri, in tutte le circostanze in cui tale azione si renda necessaria.
  Per questo, voglio dire che noi siamo molto coscienti di tutto ciò che è stato detto; il Governo segue le situazioni che sono state citate, e in particolare ringrazio l'onorevole Binetti di avere ricordato la situazione difficile di Karakosh, cioè della Valle di Ninive, dove quarantamila cristiani sono dovuti fuggire dopo gli attacchi dell'ISIS e resta solo una debole difesa, dovuta, peraltro, alle forze militari curde. Il Governo segue tutte le situazioni di violazione dei diritti delle minoranze religiose, in particolare dei cristiani; ci è ben nota la situazione in Centrafrica, ci è ben nota la situazione in Nigeria, ci è ben nota la situazione nel Corno d'Africa e, naturalmente, in Siria. Qui, voglio ricordare – e ringrazio l'onorevole Balduzzi che ha ricordato padre Dall'Oglio – anche i due vescovi rapiti prima di padre Dall'Oglio ad Aleppo, e la tragica situazione di Aleppo. Circola in questi giorni un appello esteso dal professor Andrea Riccardi a cui hanno aderito moltissimi deputati e senatori; Aleppo è la terza città cristiana d'Oriente, ci sono trecentomila cristiani accerchiati, sappiamo bene qual è questa situazione e la seguiamo con attenzione.
  In questo senso anch'io mi associo con tristezza ai sentimenti che ci animano tutti per la morte dei tre ragazzi israeliani; in un certo senso la compattezza del mondo ebraico ci deve essere di esempio in una situazione del genere e questo Governo pensa che sia giusto parlare di questi argomenti, sia nel Paese che in Parlamento, contro quell'indifferenza che, certamente, non ha nulla di buono e non produce nulla di buono. Ringrazio ancora.

  PRESIDENTE. Il seguito della discussione è rinviato ad altra seduta.

Organizzazione dei tempi di discussione dei disegni di legge di ratifica (ore 17,20).

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione dei disegni di legge di ratifica nn. 2089 e 2275.
  Avverto che lo schema recante la ripartizione dei tempi riservati all'esame di tali disegni di legge è pubblicato in calce al vigente calendario dei lavori dell'Assemblea (vedi calendario).

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Discussione del disegno di legge: Ratifica ed esecuzione dell'Accordo tra la Repubblica italiana e Gibilterra per lo scambio di informazioni in materia fiscale, fatto a Londra il 2 ottobre 2012 (A.C. 2089).

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione del disegno di legge n. 2089: Ratifica ed esecuzione dell'Accordo tra la Repubblica italiana e Gibilterra per lo scambio di informazioni in materia fiscale, fatto a Londra il 2 ottobre 2012.

(Discussione sulle linee generali – A.C. 2089)

  PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione sulle linee generali.
  Avverto che la III Commissione (Affari esteri) si intende autorizzata a riferire oralmente.
  Avverto, inoltre, che con lettera trasmessa in data odierna il presidente della Commissione affari esteri ha comunicato che il relatore Guglielmo Picchi ha rinunciato al mandato e che la funzione di relatore sarà svolta dalla deputata Francesca La Marca.
  Ha facoltà dunque di intervenire la relatrice, deputata La Marca.

  FRANCESCA LA MARCA, Relatore. Signora Presidente, colleghi deputati, l'intesa con Gibilterra per lo scambio di informazioni fiscali si inserisce in una tendenza delineata a livello OCSE nell'aprile 2002 con la predisposizione dell'accordo modello TIEA (Tax Information Exchange Agreement), che costituisce, in un certo senso, una soluzione alternativa per gli Stati con limitato interscambio commerciale alle tradizionali convenzioni contro le doppie imposizioni. In questo caso l'ambito oggettivo di applicazione dell'Accordo è rappresentato per l'Italia dalle seguenti imposte: sul reddito delle persone fisiche (IRPEF), sul reddito delle società (IRES), l'imposta regionale sulle attività produttive (IRAP), sul valore aggiunto (IVA), sulle successioni, sulle donazioni e le imposte sostitutive.
  Le previsioni riguardanti lo scambio di informazioni fiscalmente rilevanti potrà consentire il superamento del segreto bancario, ancora vigente a Gibilterra, e la sua cancellazione dalla black list dei paradisi fiscali. Anche in questo caso, l'approvazione di questo disegno di legge, che non implica oneri attuativi, ci permetterà di realizzare un significativo progresso sul versante della trasparenza e della correttezza nel campo della fiscalità internazionale.

  PRESIDENTE. Prendo atto che il rappresentante del Governo, sottosegretario Giro, si riserva di intervenire nel prosieguo del dibattito.
  Constato l'assenza del deputato Alli, iscritto a parlare: s'intende che vi abbia rinunziato.
  Non vi sono altri iscritti a parlare e pertanto dichiaro chiusa la discussione sulle linee generali.
  Il seguito del dibattito è rinviato ad altra seduta.

Discussione del disegno di legge: S. 1218 – Ratifica ed esecuzione dell'Accordo tra il Governo della Repubblica italiana ed il Governo della Repubblica di Corea in materia di Vacanze-Lavoro, fatto a Seoul il 3 aprile 2012 (Approvato dal Senato) (A.C. 2275) (ore 17,25).

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione del disegno di legge, già approvato dal Senato, n. 2275: Ratifica ed esecuzione dell'Accordo tra il Governo della Repubblica italiana ed il Governo della Repubblica di Corea in materia di Vacanze-Lavoro, fatto a Seoul il 3 aprile 2012.

(Discussione sulle linee generali – A.C. 2275)

  PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione sulle linee generali.Pag. 17
  Avverto che la III Commissione (Affari esteri) si intende autorizzata a riferire oralmente.
  Ha facoltà di intervenire la relatrice, deputata Francesca La Marca.

  FRANCESCA LA MARCA, Relatore. Signora Presidente, l'Accordo fra l'Italia e la Corea del Sud si colloca in una linea di sviluppo delle relazioni tra i due Paesi che hanno ricevuto un chiaro impulso, a partire dal 2004, a seguito delle iniziative legate al 120o anniversario delle relazioni diplomatiche tra i due Paesi. Il disegno di legge autorizza la ratifica dell'Accordo tra il Governo della Repubblica italiana e il Governo sudcoreano in materia di vacanze-lavoro.
  L'Accordo in materia di vacanze-lavoro tra i due Paesi agevola le procedure per l'ingresso e il soggiorno dei rispettivi cittadini per lunghi periodi di vacanza. Esso dà la possibilità di svolgere un impiego occasionale per integrare la disponibilità dei mezzi finanziari necessari, soprattutto in favore dei cittadini più giovani dei due Paesi.
  L'Accordo in esame si compone di otto articoli. In particolare, esso prevede il rilascio ai cittadini dell'altra parte contraente di visti multipli per vacanze-lavoro valevoli 12 mesi, purché i richiedenti non abbiano precedentemente usufruito di un visto dello stesso tipo; che siano cittadini coreani o italiani residenti nei rispettivi Paesi; che abbiano come obiettivo prioritario di trascorrere un periodo di vacanza nel territorio dell'altro Paese, all'interno del quale il lavoro non sia la ragione principale del soggiorno; che abbiano un'età compresa tra i 18 e i 30 anni, e non abbiano familiari al seguito; siano in possesso di un passaporto valido per non meno di 18 mesi; siano in possesso altresì di un titolo di viaggio di andata e ritorno o dei fondi sufficienti per acquistarlo, nonché di risorse adeguate al proprio mantenimento durante il periodo di soggiorno nel territorio dell'altra parte contraente; che abbiano un'assicurazione medica e di copertura globale delle spese ospedaliere valida per tutta la durata del loro soggiorno; e che dimostrino infine di non avere condanne penali a carico. In base a questi presupposti, i due Governi potranno rilasciare ai cittadini dell'altra parte fino a 500 visti per vacanze-lavoro ogni anno, ma eventuali variazioni sul numero di visti non potranno essere stabilite tramite i soli canali diplomatici.
  I permessi di soggiorno così rilasciati consentiranno ai beneficiari di svolgere un'attività lavorativa occasionale per completare i mezzi finanziari a loro disposizione. In ogni caso, il permesso di soggiorno per vacanze-lavoro non può essere esteso, né convertito in un altro tipo di permesso di soggiorno. Esso, inoltre, non dà diritto ad ottenere visti per ricongiungimento familiare o comunque per motivi familiari.
  I cittadini italiani o coreani che hanno fatto ingresso nel territorio dell'altro Paese, muniti di visto per vacanze-lavoro, potranno svolgere attività lavorativa per un periodo complessivo non superiore a sei mesi con lo stesso datore di lavoro, nel rispetto delle normative del Paese ospitante in materia di lavoro e previdenza sociale. È richiesto ai cittadini di ciascuna parte il rispetto delle leggi e dei regolamenti del Paese ospitante, nonché di non assumere impegni di lavoro contrari allo spirito della vacanza-lavoro. In particolare, non è consentito di assumere lavori a tempo indeterminato.
  Il disegno di legge, già approvato dal Senato il 2 aprile scorso, non comporta oneri finanziari, poiché i visti per vacanze-lavoro saranno soggetti alle stesse tariffe dei visti ordinari, né richiede l'adozione di ulteriori atti normativi interni. In una fase come questa, caratterizzata da una crescente mobilità dei nostri giovani e dall'esplorazione dei mercati e delle società dei Paesi emergenti, tra i quali a giusto titolo si può annoverare la Corea del Sud, è evidente l'utilità di questo provvedimento, che autorizza la ratifica di un Accordo che viene incontro alle esigenze di molti concittadini, in particolare delle giovani generazioni. Per questo si raccomanda un consenso condiviso ed esteso.

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  PRESIDENTE. Prendo atto che il rappresentante del Governo non intende intervenire.
  Constato l'assenza del deputato Alli, iscritto a parlare: s'intende che vi abbia rinunziato.
  Non vi sono altri iscritti a parlare e pertanto dichiaro chiusa la discussione sulle linee generali, avvertendo che pertanto non avranno luogo le repliche della relatrice e del rappresentante del Governo.
  Il seguito del dibattito è rinviato ad altra seduta.

Sull'ordine dei lavori (ore 17,30).

  PINO PISICCHIO. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  PINO PISICCHIO. Signor Presidente, è solo per un dovere legato a quel galateo della memoria che lei, con gentilezza, ha già offerto a quest'Aula ricordando la scomparsa dell'onorevole Bruno Antonucci. Io ho conosciuto l'onorevole Antonucci, nel momento nel quale faceva ingresso in questo Parlamento; lui ha rappresentato una parte della Puglia, delle genti di Puglia, è stato un deputato del Salento nelle file della Democrazia Cristiana, una personalità che ha sempre saputo legare un grande rigore in termini di costume e di percorso personale di vita pubblica con il rigore anche dello studio, della ricerca e dell'attività parlamentare da lui svolta nella Commissione lavoro nell'XI legislatura.
  Io credo sia opportuno, signora Presidente – e concludo –, lasciare un ricordo, un memento, una scheggia di riflessione ad un Parlamento che, troppo spesso, diventa immemore rispetto a figure che, pur non avendo rivestito posizioni apicali nell'ambito della vita politica del nostro Paese, tuttavia, hanno saputo rappresentare, in modo pieno, in modo giusto, in modo corretto, le genti che le avevano elette.
  La ringrazio per avermi dato questa possibilità, ma credo fosse anche giusto e necessario farlo.

  ROCCO PALESE. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  ROCCO PALESE. Signor Presidente, anch'io mi associo alle riflessioni e alle richieste che le ha fatto il collega Pisicchio, avendo conosciuto personalmente l'onorevole Bruno Antonucci, che è della provincia di Lecce. Un momento per ricordarlo, non solo per quello che è stato l'impegno politico da segretario provinciale della Democrazia Cristiana e da onorevole di quel partito, ma soprattutto per l'impegno nel contesto dei problemi del lavoro.
  Lui, Antonucci, è stato portatore di tantissime istanze e innovazioni soprattutto nel campo dell'artigianato, della Confartigianato, perché ne era anche responsabile; e quindi io penso che debba esserci, poi vedremo nella Conferenza dei presidenti di gruppo di proporlo, un momento di ricordo ma anche e soprattutto una situazione che riguarda l'espressione vera di quello che è stato l'impegno molto forte in quella legislatura – fu eletto nel 1987 – in particolare per quanto riguarda i problemi del lavoro.

Sui lavori dell'Assemblea.

  PRESIDENTE. Avverto che, con lettera trasmessa in data odierna, il presidente della Commissione finanze ha richiesto che la discussione in Assemblea della proposta di legge n. 1752 in materia di prestito vitalizio ipotecario, prevista a partire da domani, mercoledì 2 luglio, sia differita a lunedì 7 luglio, in considerazione dell'esigenza di acquisire su tale provvedimento il parere delle Commissioni competenti in sede consultiva e alla luce dell'orientamento in tal senso espresso dai gruppi in Commissione.
  Conseguentemente, la discussione della proposta di legge n. 1752 sarà iscritta all'ordine del giorno a partire dalla seduta di lunedì 7 luglio.

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Ordine del giorno della seduta di domani.

  PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della seduta di domani.

  Mercoledì 2 luglio 2014, alle 9:

  1. – Seguito della discussione delle mozioni Giancarlo Giorgetti ed altri n. 1-00489, Binetti, Patriarca, Fucci, Roccella, Balduzzi ed altri n. 1-00423, Fratoianni ed altri n. 1-00518 e Rampelli ed altri n. 1-00519 concernenti iniziative volte alla tutela della libertà religiosa, con particolare riferimento ai cristiani e alle minoranze perseguitate.

  2. – Seguito della discussione dei disegni di legge:
   Ratifica ed esecuzione dell'Accordo tra la Repubblica italiana e Gibilterra per lo scambio di informazioni in materia fiscale, fatto a Londra il 2 ottobre 2012 (C. 2089).
  – Relatore: La Marca.
   S. 1218 – Ratifica ed esecuzione dell'Accordo tra il Governo della Repubblica italiana ed il Governo della Repubblica di Corea in materia di Vacanze-Lavoro, fatto a Seoul il 3 aprile 2012 (Approvato dal Senato) (C. 2275).
  – Relatore: La Marca.

  3. – Esame e votazione delle questioni pregiudiziali riferite al disegno di legge:
   Conversione in legge del decreto-legge 24 giugno 2014, n. 90, recante misure urgenti per la semplificazione e la trasparenza amministrativa e per l'efficienza degli uffici giudiziari (C. 2486).

  4. – Votazione per l'elezione di un Segretario di Presidenza, ai sensi dell'articolo 5, comma 8, del Regolamento.

  (ore 15)

  5. – Svolgimento di interrogazioni a risposta immediata.

  (ore 16)

  6. – Discussione del testo unificato delle proposte di legge:
   FEDRIGA e CAPARINI; MURER ed altri; DAMIANO ed altri; POLVERINI; FEDRIGA ed altri; DI SALVO ed altri; AIRAUDO ed altri: Modifiche alla disciplina dei requisiti per la fruizione delle deroghe riguardanti l'accesso al trattamento pensionistico (C. 224-387-727-946-1014-1045-1336-A).
  – Relatori: Gnecchi, per la maggioranza; Fedriga, di minoranza.

  La seduta termina alle 17,35.

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