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Resoconto dell'Assemblea

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XVII LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 252 di mercoledì 25 giugno 2014

Pag. 1

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE
ROBERTO GIACHETTI

  La seduta comincia alle 10,05.

  DAVIDE CAPARINI, Segretario, legge il processo verbale della seduta di ieri.
  (È approvato).

Missioni.

  PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Adornato, Alfreider, Balduzzi, Biondelli, Bonifazi, Michele Bordo, Dambruoso, Dellai, Fava, Fico, Gregorio Fontana, Fratoianni, Legnini, Merlo, Pisicchio, Portas, Ravetto, Realacci, Speranza, Valeria Valente e Vignali sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.
  I deputati in missione sono complessivamente novantotto, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell’allegato A al resoconto della seduta odierna.

  Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell’allegato A al resoconto della seduta odierna.

Annunzio della presentazione di un disegno di legge di conversione e sua assegnazione a Commissione in sede referente.

  PRESIDENTE. Il Presidente del Consiglio dei ministri, con lettera in data 24 giugno 2014, ha presentato alla Presidenza il seguente disegno di legge, che è assegnato, ai sensi dell'articolo 96-bis, comma 1, del Regolamento, in sede referente, alla I Commissione (Affari costituzionali):
   «Conversione in legge del decreto-legge 24 giugno 2014, n. 90, recante misure urgenti per la semplificazione e la trasparenza amministrativa e per l'efficienza degli uffici giudiziari» (2486) – Parere delle Commissioni II (ex articolo 73, comma 1-bis, del Regolamento), III, IV,V, VI (ex articolo 73, comma 1-bis, del Regolamento, per gli aspetti attinenti alla materia tributaria), VII, VIII (ex articolo 73, comma 1-bis, del Regolamento), IX, X, XI (ex articolo 75 del regolamento, nonché ex articolo 73, comma 1-bis, del Regolamento, relativamente alle disposizioni in materia previdenziale), XII e XIV e della Commissione parlamentare per le questioni regionali.

  Il suddetto disegno di legge, ai fini dell'espressione del parere previsto dal comma 1 del predetto articolo 96-bis, è stato altresì assegnato al Comitato per la legislazione.

Modifica nella composizione di gruppi parlamentari.

  PRESIDENTE. Comunico che, con lettera pervenuta in data 24 giugno 2014, il deputato Nazzareno Pilozzi, già iscritto al Pag. 2gruppo parlamentare Sinistra Ecologia Libertà, ha dichiarato di aderire al gruppo Misto, cui risulta pertanto iscritto.

Annunzio di petizioni (ore 10,10).

  PRESIDENTE. Invito il deputato segretario di Presidenza a dare lettura delle petizioni pervenute, che saranno trasmesse alle sottoindicate Commissioni.

  DAVIDE CAPARINI, Segretario, legge:
   SALVATORE ACANFORA, da Roma, chiede:
   provvedimenti per la riduzione del carico fiscale a carico delle imprese (667)alla VI Commissione (Finanze);
   misure per rendere più efficiente la gestione dell'INPS (668)alla XI Commissione (Lavoro);
   nuove norme in materia di protezione umanitaria e di diritto di asilo (669) – alla I Commissione (Affari costituzionali);
   interventi per il completamento delle opere pubbliche e infrastrutturali incompiute (670) – alla VIII Commissione (Ambiente);
   nuove norme in materia di pubblicità dei bilanci di partiti, sindacati e istituzioni ed enti pubblici (671) – alla I Commissione (Affari costituzionali);
   misure per la riduzione dei costi dell'energia e delle tariffe telefoniche (672) – alle Commissioni riunite IX (Trasporti) e X (Attività produttive);
   MARINO SAVINA, da Roma, chiede:
    misure per verificare la corrispondenza tra le fatture emesse dalle società elettriche e telefoniche e i consumi effettivi degli utenti (673) – alle Commissioni riunite IX (Trasporti) e X (Attività produttive);
    misure per potenziare i controlli sui bilanci dei Paesi dell'Unione europea (674) – alla V Commissione (Bilancio);
    la riorganizzazione e il potenziamento dell'Ufficio centrale di statistica del Ministero dell'interno (675) - alla I Commissione (Affari costituzionali);
   MORENO SGARALLINO, da Terracina (Latina), chiede nuove norme in materia di tassazione degli immobili (676) – alla VI Commissione (Finanze);
   MICHELE VECCHIONE, da Alatri (Frosinone), chiede:
    misure per garantire l'applicazione delle vigenti riduzioni delle spese postali per gli ultrasettantenni (677) – alla IX Commissione (Trasporti);
    interventi volti a soccorrere i migranti nei Paesi di provenienza (678) – alla I Commissione (Affari costituzionali);
   CARMELA CAIAZZO e altri cittadini, da Marano di Napoli (Napoli), chiedono la riapertura della procedura di rimborso delle cosiddette «polizze vita dormienti» (679) – alla VI Commissione (Finanze);
   ROSANNA OCCHIODORO, da Ancona, chiede la ratifica della Convenzione europea sullo stato giuridico dei figli nati fuori dal matrimonio, fatta a Strasburgo il 15 ottobre 1975 (680) – alla III Commissione (Affari esteri);
   SILVIO RODOLFO MARIA GIURLANI, da Lucca, chiede norme in materia di equipollenza dei titoli di studio ai fini dell'ammissione agli albi dei periti agrari e dei periti industriali (681) – alla VII Commissione (Cultura);
   EDOARDO GROSSI, da Cassino (Frosinone), e altri cittadini chiedono l'approvazione della proposta di legge atto Camera n. 1671, recante modifica all'articolo 3 della legge 12 giugno 1973, n. 349, in materia di requisiti dei presentatori autorizzati al servizio dei protesti cambiari e degli assegni bancari (682) – alla XI Commissione (Lavoro);
   GABRIELLA CUCCHIARA, da Roma, chiede nuove norme in materia di diritto Pag. 3di difesa nell'ambito del processo amministrativo, civile e penale (683) – alla II Commissione (Giustizia);
   MATTEO LA CARA, da Vercelli, chiede nuove norme in materia di accesso agli atti delle elezioni amministrative da parte dei candidati (684) – alla I Commissione (Affari costituzionali);
   PASQUALE CATALANO, da Rossano (Cosenza), e numerosi altri cittadini chiedono interventi urgenti per rimediare al deficit infrastrutturale dei territori della costa ionica calabrese (685) – alla VIII Commissione (Ambiente);
   MICHELE VANZULLI, da Tradate (Varese), e numerosi altri cittadini chiedono misure per la riduzione della spesa pubblica improduttiva e per la destinazione dei relativi risparmi allo sviluppo del sistema scolastico (686) – alle Commissioni riunite I (Affari costituzionali) e VII (Cultura).

Preavviso di votazioni elettroniche (ore 10,15).

  PRESIDENTE. Poiché nel corso della seduta potranno aver luogo votazioni mediante procedimento elettronico, decorrono da questo momento i termini di preavviso di cinque e venti minuti previsti dall'articolo 49, comma 5, del Regolamento.

Seguito della discussione del disegno di legge: Ratifica ed esecuzione della Convenzione sulla competenza, la legge applicabile, il riconoscimento, l'esecuzione e la cooperazione in materia di responsabilità genitoriale e di misure di protezione dei minori, fatta all'Aja il 19 ottobre 1996, nonché norme di adeguamento dell'ordinamento interno (A.C. 1589-A) (ore 10,16).

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del disegno di legge di ratifica n. 1549-A: Ratifica ed esecuzione della Convenzione sulla competenza, la legge applicabile, il riconoscimento, l'esecuzione e la cooperazione in materia di responsabilità genitoriale e di misure di protezione dei minori, fatta all'Aja il 19 ottobre 1996, nonché norme di adeguamento dell'ordinamento interno.

(Esame di una questione pregiudiziale – A.C. 1589-A)

  PRESIDENTE. Ricordo che è stata presentata la questione pregiudiziale di costituzionalità Rondini ed altri n. 1 (Vedi l'allegato A – A.C. 1589-A).
  A norma del comma 3 dell'articolo 40 del Regolamento, la questione pregiudiziale può essere illustrata per non più di dieci minuti da uno solo dei proponenti. Potrà altresì intervenire un deputato per ognuno degli altri gruppi per non più di cinque minuti.
  L'onorevole Rondini ha facoltà di illustrare la sua questione pregiudiziale n. 1.

  MARCO RONDINI. Signor Presidente, il provvedimento in esame di ratifica ed esecuzione della Convenzione sulla competenza, la legge applicabile, il riconoscimento, l'esecuzione e la cooperazione in materia di responsabilità genitoriale e di misure di protezione dei minori, fatta all'Aja il 19 ottobre 1996, nonché norme di adeguamento dell'ordinamento interno presenta profili di manifesta incostituzionalità. La Convenzione che il disegno di legge in esame si propone di ratificare è stata firmata dall'Italia il 1o aprile 2003 e consta di 63 articoli.
  Il disegno di legge in oggetto detta norme di adeguamento dell'ordinamento interno ai principi espressi dalla Convenzione, in particolare per dare una veste giuridica a quella sorta di affidamento familiare...

  PRESIDENTE. Colleghi, pregherei di lasciare libero il banco del Governo, grazie. Prego.

  MARCO RONDINI. ... previsto come misura di protezione del minore in stato di abbandono negli ordinamenti islamici, la cosiddetta kafala.Pag. 4
  Gli articoli 1 e 2 del disegno di legge contengono, rispettivamente, l'autorizzazione alla ratifica della Convenzione e l'ordine di esecuzione. Gli articoli seguenti sono volti a dettare alcune norme di adeguamento dell'ordinamento nazionale ai principi espressi dalla Convenzione, in particolare per dare una veste giuridica a quella sorta di affidamento familiare, previsto come unica misura di protezione del minore in stato di abbandono negli ordinamenti islamici, la cosiddetta kafala.
  Nei Paesi che ispirano la propria legislazione ai precetti coranici non esiste rapporto di filiazione diverso dal legame biologico di discendenza che derivi da un rapporto sessuale lecito. La legge islamica, inoltre, vieta l'adozione, in quanto artificioso legame giuridico creato dall'uomo e, come tale, non equiparabile alla procreazione che, invece, è determinata dal volere divino.
  Per evitare che figli senza genitori restino del tutto sprovvisti di tutela, il diritto islamico prevede un istituto di derivazione dottrinale tramite il quale è garantita la protezione ai minori orfani, abbandonati o, comunque, privi di un ambiente familiare idoneo alla loro crescita. Per effetto della kafala un adulto musulmano, o una coppia di coniugi, ottiene la custodia del minorenne in stato di abbandono che non sia stato possibile affidare alle cure di parenti nell'ambito della famiglia estesa. La disciplina dell'istituto assume connotazioni specifiche nei diversi ordinamenti islamici. È, tuttavia, possibile individuare i tratti essenziali e comuni di questa particolare forma di affidamento. Il rapporto che si instaura tra l'affidatario e il minore non crea vincoli ulteriori rispetto all'obbligo del primo di provvedere al mantenimento e all'educazione del secondo, fino a quando questi raggiunga la maggiore età. Tra i due non si determina alcun rapporto di filiazione e, quindi, non si producono effetti legittimanti. Il bambino non assume il cognome di chi ne ha ottenuto la custodia, non acquista diritti, né aspettative successorie nei suoi confronti, non instaura legami giuridici con la famiglia di accoglienza, né interrompe i rapporti con il proprio nucleo familiare di origine. La kafala è in sostanza un affidamento che si protrae fino alla maggiore età e non trova ad oggi espresse corrispondenze nell'ordinamento giuridico italiano.
  Per questo la Corte di cassazione, da ultimo con la sentenza della sezione I, n. 19450 del 23 settembre 2011, ha affermato che deve essere dichiarata inammissibile la domanda, proposta ai sensi degli articoli 66 e 67 della legge 31 maggio 1995, n. 218, di riconoscimento in Italia del provvedimento di affidamento in kafala di un minore in stato d'abbandono ad una coppia di coniugi italiana, emessa dal tribunale di prima istanza di Casablanca, in Marocco, atteso che l'inserimento di un minore straniero in stato di abbandono in una famiglia italiana può avvenire esclusivamente in applicazione della disciplina dell'adozione internazionale regolata dalle procedure richiamate dagli articoli 29 e 36 della legge 4 maggio 1983, n. 184, come modificata dalla legge 31 dicembre 1998, n. 476, con la conseguenza che, in tali ipotesi, non possono essere applicate le norme generali di diritto internazionale privato relative al riconoscimento dei provvedimenti stranieri, ma devono essere applicate le disposizioni speciali in materia di adozione, ai sensi dell'articolo 41, secondo comma, della legge n. 218 del 1995.
  Nel diritto islamico la discendenza viene riconosciuta esclusivamente dai vincoli di sangue, che vietano di fatto l'adozione e di conseguenza la totale trasmissione dei diritti parentali al bambino adottato. Lo scopo è quello di mantenere vivi i valori patriarcali. In tutti i Paesi islamici, fatta eccezione per la Turchia, la Somalia e il Libano, l'adozione è vietata e non le viene riconosciuto alcun valore legale. La soluzione che viene utilizzata in sostituzione dei normali modelli di adozione è l'istituto giuridico della kafala, ed è l'unica pratica che permette agli adulti di crescere bambini abbandonati in conformità con la legge islamica.
  Quanto al divieto coranico, ordinariamente si ritiene che esso discenda dal versetto XXXIII, 4-5, secondo cui «Dio non ha posto nelle viscere dell'uomo due Pag. 5cuori, né ha fatto delle mogli vostre che voi ripudiate col zihar, delle madri, né dei vostri figli adottivi dei veri figli. Questo lo dite voi con la vostra bocca, ma Dio dice la verità e guida sulla via. Chiamate i vostri figli adottivi dal nome dei loro veri padri, siano essi vostri fratelli nella religione e vostri protetti. E non vi saranno imputati a peccato gli errori che ignari abbiate commesso a questo riguardo, ma solo quel che intenzionalmente avranno voluto i vostri cuori».
  Se la libertà religiosa, di credenza e di coscienza, è un diritto inviolabile consolidato nella cultura del popolo italiano e in tutto l'Occidente e riconosciuto in modo inequivocabile dal combinato disposto degli articoli 3, 8, 19 e 20 della Costituzione italiana, è innegabile che il patrimonio storico culturale del nostro Paese affonda le proprie radici sul principio costituzionale della laicità dello Stato. Presupposto ineliminabile perché si possa parlare di Stato laico è che questo non abbia leggi basate su precetti della religione. Il riconoscimento dell'istituto della kafala, che, per giunta, prescrive che possa essere esercitato soltanto ed esclusivamente dai fedeli musulmani, prevedendo, di fatto, una conversione all'islam coercitiva, si presenta in contrasto con il principio costituzionale della laicità dello Stato, ed è manifestamente incostituzionale rispetto alle disposizioni di cui agli articoli 2, 3, 8, 19, 30 e 31 della nostra Costituzione.
  Il cardine della nostra adozione, però, è proprio la definizione di un rapporto giuridico di filiazione tra adottato e genitori adottivi, con scissione tra la filiazione giuridica e quella biologica e rescissione di ogni vincolo di parentela con la famiglia di origine dell'adottato; proprio tali effetti caratterizzanti, tuttavia, sono esclusi nella kafala. La kafala non può essere assimilata neppure ad un affidamento preadottivo. Da un lato, infatti, l'affidamento preadottivo è pur sempre, contrariamente alla kafala, una misura temporanea e tutta interna ad un procedimento; dall'altro, esso è finalizzato all'adozione e, dunque, è finalisticamente orientato ad un istituto che, con la kafala, condivide soltanto la ratio solidaristica, ma non anche la regolazione giuridica dei rapporti interpersonali. Quindi, il primo problema che si pone al momento di stabilire se la kafala possa produrre effetti nell'ordinamento italiano è quello dell'eventuale operatività, rispetto all'istituto ed in ragione dei suoi tratti caratterizzanti, del limite dell'ordine pubblico. Occorre, di fatto, prendere atto della contrarietà all'ordine pubblico della kafala e, di conseguenza, impedire che essa produca alcun effetto nel foro.
  L'Islam si presenta fin dalle origini come un progetto globale che include tutti gli aspetti della vita. Include un modo di vivere, di comportarsi, di concepire il matrimonio, la famiglia, l'educazione dei figli, perfino l'alimentazione. In questo sistema di vita è compreso anche l'aspetto politico: come organizzare lo Stato, come agire con gli altri popoli, come rapportarsi in questioni di guerra e di pace, come relazionarsi agli stranieri, eccetera. Tutti questi aspetti sono stati codificati a partire dal Corano e dalla sunna e sono rimasti «congelati» nei secoli. La legge religiosa determina la legge civile e gestisce la vita privata e sociale di chiunque vive in un contesto musulmano, e se questa prospettiva è destinata a rimanere immutata, come è accaduto finora, la convivenza con chi non appartiene alla comunità islamica non può che risultare difficile.
  La legge islamica, rivolgendosi l'Islam a tutta l'umanità, è una legge personale e non dipende in nessun modo dall'elemento territoriale. La stessa nazionalità non è collegata, come avviene nella tradizione occidentale, allo ius sanguinis ma allo ius religionis, cioè, alla appartenenza ad una comunità di credenti che non è legata all'esistenza di un entità statuale.
  L'assenza di azioni istituzionali volte a scoraggiare tale fenomeno ha, come conseguenza, portato alla diffusione e può portare alla diffusione di uno stato di illegalità; da ultimo riteniamo che sia necessario evitare che il riconoscimento della kafala possa indurre – o almeno facilitare – atteggiamenti elusivi della normativa sulle adozioni internazionali oggi vigente. È necessario evitare il rischio che Pag. 6i cittadini intravedano nell'affidamento sub kafala una facile scorciatoia rispetto alle procedure previste dalla legge n. 184 del 1983. È evidente, quindi che non si deve in alcun modo incoraggiare, o perfino solo non ostacolare, la frode alla legge in generale.
  Quindi, noi chiediamo di votare per questa questione pregiudiziale di costituzionalità su questo vostro provvedimento (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il presidente Leone. Ne ha facoltà.

  ANTONIO LEONE. Signor Presidente, dico subito che il Nuovo Centrodestra voterà contro la questione pregiudiziale di costituzionalità presentata al disegno di legge concernente la ratifica della Convenzione dell'Aja del 1996 in materia di responsabilità genitoriale e protezione dei minori. Il disegno di legge in esame, infatti, riguarda la ratifica della Convenzione dell'Aja del 1996 sulla competenza, sulla legge applicabile, sul riconoscimento e sulla esecuzione e la cooperazione in materia di responsabilità genitoriale e di misure di protezione dei minori nonché norme di adeguamento dell'ordinamento interno ai principi espressi dalla Convenzione.
  La Convenzione è stata firmata dal nostro Paese sette anni dopo, il 10 aprile 2003, risale al 1996 ed è finalizzata all'integrale revisione del testo del 1961 sulla competenza delle autorità e la legge applicabile nel campo della protezione dei minori. In particolare, essa mira a superare talune criticità emerse nel funzionamento della Convenzione del 1961, soprattutto in ragione dell'entrata in vigore della Convenzione delle Nazioni Unite sui diritti del fanciullo, fatta a New York il 20 novembre 1989 e ratificata poi dal nostro Paese con la legge 27 maggio 1991 n. 176.
  Questa Convenzione, all'articolo 20, recita testualmente: «Ogni fanciullo il quale è temporaneamente o definitivamente privato del suo ambiente familiare, oppure che non può essere lasciato in tale ambiente nel suo proprio interesse, ha diritto a una protezione e ad aiuti speciali dello Stato». E questa è sostanzialmente la ratio che viene trasfusa nel provvedimento che stiamo per adottare. Gli Stati, quindi, prevedono per il fanciullo «una protezione sostitutiva, in conformità con la loro legislazione nazionale».
  Attraverso tale atto giuridico multilaterale è intervenuto un profondo mutamento circa l'approccio al diritto internazionale posto a tutela dell'infanzia, perché sono stati introdotti alcuni importanti principi, volti proprio a garantire ai minori e ai loro diritti una collazione privilegiata all'interno di ciascun sistema giuridico.
  La Convenzione...

  PRESIDENTE. Attenda, onorevole Leone. Per favore, lasciare liberi i banchi del Governo. Onorevole Gallo, deve lasciare liberi i banchi del Governo, grazie. Prego, onorevole Leone.

  ANTONIO LEONE. Grazie, Presidente. La Convenzione riguarda, in particolare, la possibilità di dare una veste normativa, nell'ordinamento italiano, alla cosiddetta kafala, unico istituto giuridico di diritto islamico in grado di consentire l'accoglienza in famiglia dei minori il cui Paese di origine non conosce o comunque non riconosce l'adozione, come avviene in alcuni Paesi, tra cui il Marocco, nei cui istituti vivono decine di migliaia di minori abbandonati.
  Si rileva in proposito che la kafala, anche se si tratta di un istituto sconosciuto all'ordinamento italiano, nonché agli ordinamenti di stampo occidentale, risulta contemplata da specifiche norme internazionali come l'articolo 20, paragrafo 3, della richiamata Convenzione delle Nazioni Unite sui diritti del fanciullo, per l'appunto quella del 1989, che la annovera tra le misure di protezione sostitutiva accanto all'affidamento familiare e, proprio, all'adozione.
  Si tratta, pertanto, di assicurare e garantire una tutela ai minori abbandonati. È in sostanza una tutela sociale con la Pag. 7quale il soggetto si obbliga a mantenere il minore, ad educarlo ed a proteggerlo. Ritorniamo proprio alla ratio per cui andiamo ad adottare il provvedimento in seguito, questa mattina.

  PRESIDENTE. La invito a concludere.

  ANTONIO LEONE. Sempre più frequentemente cittadini italiani di origine nord-africana e cittadini di Paesi islamici da anni residenti in Italia chiedono di utilizzare nel nostro Paese d'origine l'istituto della kafala nei confronti di un bambino abbandonato. Questo non è possibile, o meglio, l'eventuale procedura realizzata all'estero non può facilmente perfezionarsi con l'ingresso in Italia del bambino. Occorre, pertanto, ratificare la Convenzione de L'Aja, come hanno già fatto molti Paesi europei quali Francia, Spagna, Polonia, Malta e Irlanda. La ratifica, infatti, consente all'Italia di rispettare pienamente il Trattato di Lisbona e di tutelare i minori. Essa, infatti, all'articolo 3, afferma che «l'Unione combatte la esclusione sociale e le discriminazioni e promuove la giustizia e la protezione sociali, la parità tra donne e uomini, la solidarietà tra le generazioni e la tutela dei diritti del minore».
  E concludo in maniera sintetica, Presidente, perché qui non si tratta di sollevare questioni di pregiudizialità in ordine ad un provvedimento che stiamo adottando, che apre indefinitamente la strada al riconoscimento di misure di protezione. La procedura, che è nelle nostre leggi, non sarà poi non rispettata. Quello che facciamo oggi è aprire la strada alla protezione di quei bambini abbandonati perché vi è una differenza netta, legislativamente parlando, tra quelle che sono le norme in quei Paesi rispetto alle nostre, ma non ha nulla a che vedere – anzi, direi il contrario – con quanto il nostro dettato costituzionale prevede in materia, a proposito proprio di determinate libertà e di diritti riconosciuti addirittura in maniera costituzionale.
  È questo il motivo per cui ci sembra pretestuosa la proposizione della questione pregiudiziale di costituzionalità; noi voteremo contro tale questione e voteremo, invece, a favore del provvedimento che sarà portato all'attenzione dell'Aula.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Daniele Farina; contestualmente pregherei tutti i colleghi di abbassare un pochino il tono della voce, in maniera che i colleghi che intervengono possano farlo nel migliore dei modi.
  Prego, onorevole Farina, ne ha facoltà.

  DANIELE FARINA. Signor Presidente, colleghi, la Convenzione de L'Aja del 1996, anche a giudizio di numerose associazioni che si occupano di tutela dei diritti delle persone in età minore, è un atto assolutamente condivisibile, atteso da tempo, considerato che è stato firmato dal nostro Paese fin dal 2003. In direzione della ratifica della Convenzione de L'Aja va anche, peraltro, una pronuncia recente delle Sezioni unite della suprema Corte di cassazione del 2013, 17 settembre.
  La questione pregiudiziale presentata dai colleghi della Lega ha come epicentro – è stato illustrato – l'istituto della kafala, l'istituto di diritto musulmano che, stante il divieto coranico dell'adozione, è recepito in quasi tutti gli ordinamenti di diritto musulmano, salvo la Tunisia, la Somalia, l'Indonesia. Il riconoscimento di tale istituto non può far derivare nel nostro ordinamento effetti identici a quelli dell'adozione, svolgendo piuttosto la funzione di giustificare l'attività di cura materiale ed affettiva del minore, con esclusione di ogni vincolo di natura parlamentare.
  Pure, ricordavo, le Sezioni unite della Cassazione affermano che, correttamente, il minore affidato alla kafala può e deve essere considerato familiare e, cioè, appartenente alla famiglia del nostro ordinamento interno. È evidente, dunque, che, con la kafala, le persone che accolgono il minorenne hanno una responsabilità genitoriale piena per quanto riguarda cura, assistenza morale e materiale, mantenimento, istruzione ed educazione, e che dura per tutta l'età del minore.
  Il timore paventato dalla pregiudiziale, che il riconoscimento dei provvedimenti di Pag. 8kafala possa comportare un aggiramento delle norme sulle adozioni internazionali, laddove ostinatamente persista, può essere del tutto superato con accordi bilaterali tra il nostro Paese e i singoli Paesi di diritto islamico, come, ad esempio, stanno facendo altri Paesi europei, ad esempio la Francia. In ogni caso, risulta discriminatorio nei confronti dei cittadini italiani di religione musulmana cui è stato affidato all'estero un minore straniero in forza del predetto istituto vietare l'ingresso del minore in Italia sostenendone la contrarietà con la normativa in materia di adozione internazionale e di ricongiungimento familiare, considerato che, invece, è riconosciuto il diritto di ottenere il visto d'ingresso per il minore in kafala se la coppia è straniera musulmana e solo residente in Italia, senza averne la cittadinanza.
  Nel nostro ordinamento, va ricordato, è tutelata la libertà religiosa e non è assolutamente possibile riservare un trattamento diverso ai musulmani, a seconda che siano italiani o stranieri residenti. A tale proposito, tengo a sottolineare che i rilievi contenuti nella pregiudiziale inerenti al principio della laicità dello Stato vanno comunque inquadrati nel contesto della più generale tutela della libertà religiosa, riconosciuta nel nostro ordinamento.
  Quanto agli altri rilievi sollevati dalla pregiudiziale, essi appaiono pretestuosi: è lo stesso disegno di legge di ratifica che rinvia, all'articolo 12 del testo, ad appositi regolamenti la disciplina delle modalità operative per attuare in modo adeguato le disposizioni che attengono all'affidamento e all'assistenza legale del minore non in stato di abbandono: attività attribuita al Ministero della giustizia, Dipartimento per la giustizia minorile e l'assistenza legale del minore in stato di abbandono; attività attribuita alla Commissione per le adozioni internazionali.
  Detto questo, esprimo il voto contrario del gruppo di Sinistra Ecologia Libertà alla pregiudiziale in esame.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Campana. Ne ha facoltà.

  MICAELA CAMPANA. Presidente, colleghi deputati, oggi ci troviamo di fronte ad una tematica di particolare rilievo e che tocca un tema particolarmente sensibile: i diritti dei minori e, in particolare, quelli che si trovano in gravi difficoltà e in condizioni di abbandono. Ed è proprio in questo quadro, colleghi, che rientra il tentativo di recepire, così come ci è chiesto dalle convenzioni internazionali, un istituto giuridico che, per tradizione e cultura, non ha trovato fino ad ora accoglimento nei principi generali del nostro ordinamento giuridico.
  Il disegno di legge in esame prevede la ratifica della Convenzione de L'Aja del 1996 sulla competenza, la legge applicabile, il riconoscimento, l'esecuzione e la cooperazione in materia di responsabilità genitoriale e di misure di protezione dei minori e detta norme di adeguamento dell'ordinamento interno ai principi espressi dalla Convenzione, in particolare per dare una veste giuridica a quella sorta di affidamento familiare previsto come unica misura di protezione del minore in uno stato di abbandono negli ordinamenti islamici, la cosiddetta kafala.
  La kafala si radica in un contesto estremamente particolare agli occhi dell'osservatore occidentale. Infatti, l'istituto dell'adozione, per come noi lo conosciamo, è vietato dal Corano, coerentemente con i molti precetti di matrice religiosa che impediscono la rottura del legame naturalistico sotteso alla filiazione. Tale divieto è recepito in moltissimi ordinamenti nazionali. Tuttavia, fra i doveri del buon musulmano rientra senza dubbio quello di occuparsi dei bisognosi e, tra essi, in particolare degli orfani. La kafala è appunto lo strumento giuridico attraverso il quale offrire protezione ai minori in stato di bisogno, senza però infrangere alcun divieto di diritto divino. Un adulto, più spesso una coppia di adulti, si impegna a prendersi cura di un minore, con atto revocabile i cui effetti sono ordinariamente destinati ad interrompere solo con la maggiore età, senza però che si instauri alcun legame giuridico di filiazione.Pag. 9
  L'adulto e il minore. Il minore, insomma, non assume il nome del soggetto cui è affidato né lo status di figlio ed alcun fine giuridicamente rilevante può al più essere previsto con apposita dichiarazione. Anche la Corte di cassazione, a sezioni unite, ha affermato il seguente principio di diritto: non può essere rifiutato il nulla osta all'ingresso nel territorio nazionale per il ricongiungimento familiare richiesto nell'interesse del minore cittadino extracomunitario affidato a cittadino italiano residente in Italia...

  PRESIDENTE. Ha ragione, onorevole Campana. Purtroppo stanno rientrando i colleghi. Colleghi, gentilmente vi pregherei di abbassare il tono della voce, in maniera che anche la collega Campana possa concludere il suo intervento.

  MICAELA CAMPANA. Grazie, Presidente. Dicevo che non può essere rifiutato il nulla osta all'ingresso nel territorio nazionale per ricongiungimento familiare richiesto nell'interesse del minore cittadino extracomunitario affidato a cittadino italiano residente in Italia con provvedimento di kafala pronunciato dal giudice straniero, nel caso in cui il minore stesso sia a carico o conviva nel Paese di provenienza con il cittadino italiano, ovvero gravi motivi di salute impongono che debba essere da questi personalmente assistito. La suprema Corte ha in tal modo interpretato in maniera costituzionalmente orientata le norme nazionali in materia di ricongiungimento familiare del cittadino straniero e di quello europeo, ed ha ritenuto di far prevalere, nell'ottica del superiore interesse del fanciullo, il principio di uguaglianza formale e sostanziale garantito dall'articolo 3 sulle norme in materia di salvaguardia delle frontiere, consapevole che i principi che regolano le norme sull'adozione internazionale possono essere garantiti senza ledere i diritti di alcuno.
  Di fronte ad una materia come questa, estremamente sensibili, le Commissioni II e III riunite hanno svolto un lavoro estremamente approfondito e scrupoloso. Vi è stata comunque, da parte dei relatori e delle Commissioni, una sostanziale condivisione dell'impostazione di base del provvedimento, che configura gli istituti di cui agli articoli 4 e 5. Non sono state accolte le proposte emendative volte, con varie formulazioni, ad estendere l'ambito di tale rapporto fino ad equipararlo sostanzialmente al rapporto di filiazione.
  La pregiudiziale della Lega, con assoluta sommaria approssimazione, lo paragona alla nostra adozione, ritenendo che entrambi gli istituti intendono garantire i diritti del minore che versa in stato di abbandono. In realtà, vi è una differenza fondamentale, della quale abbiamo avuto cura di assicurarci, che sta nella totale assenza di un vero rapporto di filiazione, nessun diritto successorio né altri effetti civili che possano in alcun modo permettere una commistione che vada oltre il rapporto di cura e di accoglienza. E non vi è proprio nessuna violazione dell'ordine pubblico interno, perché è stata messa a punto una normativa che prevede il riconoscimento della misura di protezione del minore adottata dall'autorità competente in uno Stato estero contraente, previo necessario vaglio dell'autorità centrale competente del Tribunale dei minori.
  L'Italia rimane l'unico Paese europeo che non ha ancora approvato un disegno di legge di ratifica della Convenzione. Concludo dicendo che attualmente sono decine i bambini e le famiglie in attesa della legge. Tante coppie di genitori italiani di religione islamica sono bloccati in vari Paesi perché il Ministero degli affari esteri nega il visto ai bambini affidati in kafala. Ed è proprio alla luce di queste motivazioni che il Partito Democratico respinge con forza le argomentazioni contenute nella pregiudiziale della Lega e intende convintamente procedere all'esame del disegno di legge di ratifica e di esecuzione della Convenzione sulla competenza, il riconoscimento, l'esecuzione e la cooperazione in materia di responsabilità genitoriale e di misure di protezione dei minori, fatta all'Aja il 19 ottobre 1996 (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

Pag. 10

  PRESIDENTE. Sono così esauriti gli interventi sulle questioni pregiudiziali.
  Passiamo ai voti
  Avverto che è stata chiesta la votazione nominale mediante procedimento elettronico.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla questione pregiudiziale di costituzionalità Rondini ed altri n. 1.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Causi, Tinagli, Ruocco, Pilozzi, Attaguile, Romano, Del Grosso, Monchiero...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  390   
   Votanti  388   
   Astenuti    2   
   Maggioranza  195   
    Hanno votato  18    
    Hanno votato no  370    

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

(Esame degli articoli – A.C. 1589-A)

  PRESIDENTE. Essendo stata respinta la questione pregiudiziale, passiamo all'esame degli articoli del disegno di legge di ratifica, nel testo della Commissione (Vedi l'allegato A – A.C. 1589-A).
  Ricordo che nella seduta del 19 giugno 2014 si è conclusa la discussione sulle linee generali e i relatori ed il rappresentante del Governo hanno rinunciato ad intervenire in sede di replica.
  La V Commissione (Bilancio) ha espresso il prescritto parere sul testo del provvedimento, che è distribuito in fotocopia (Vedi l'allegato A – A.C. 1589-A).
  Avverto che le Commissioni hanno presentato l'emendamento 2.200, che è in distribuzione, e in relazione al quale risulta alla Presidenza che i gruppi abbiano rinunciato alla fissazione dei termini per la presentazione dei subemendamenti.
  Passiamo all'esame dell'articolo 1 (Vedi l'allegato A – A.C. 1589-A), al quale non sono state presentate proposte emendative.
  Passiamo dunque ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 1.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Bargero, Currò, Schullian...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  395   
   Votanti  394   
   Astenuti    1   
   Maggioranza  198   
    Hanno votato  378    
    Hanno votato no   16    

  La Camera approva (Vedi votazioni).

  Passiamo all'esame dell'articolo 2 e dell'unica proposta emendativa ad esso presentata (Vedi l'allegato A – A.C. 1589-A).
  Nessuno chiedendo di parlare, invito il relatore ad esprimere il parere delle Commissioni.

  DONATELLA FERRANTI, Relatore per la II Commissione. Signor Presidente, le Commissioni raccomandano l'approvazione del proprio emendamento 2.200.

  PRESIDENTE. Il Governo ?

  COSIMO MARIA FERRI, Sottosegretario di Stato per la giustizia. Signor Presidente, il parere è favorevole, conforme al relatore.

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 2.200 delle Commissioni, con il parere favorevole delle Commissioni e del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Cominardi, Di Benedetto...Pag. 11
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  403   
   Votanti  402   
   Astenuti    1   
   Maggioranza  202   
    Hanno votato  384    
    Hanno votato no  18    

  La Camera approva (Vedi votazioni).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 2, nel testo emendato.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Ermini, Gandolfi, Marco Di Stefano, Duranti, Di Salvo, Dall'Osso, Terzoni, Fucci, Sanga, Bianchi...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  409   
   Votanti  408   
   Astenuti    1   
   Maggioranza  205   
    Hanno votato  391    
    Hanno votato no  17    

  La Camera approva (Vedi votazioni).

  (La deputata Polverini ha segnalato che non è riuscita a votare).

  Passiamo all'esame dell'articolo 3 (Vedi l'allegato A – A.C. 1589-A), come modificato a seguito dell'approvazione dell'emendamento 2.200 delle Commissioni.
  Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 3, nel testo emendato.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Cera, Valente...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  409   
   Votanti  408   
   Astenuti    1   
   Maggioranza  205   
    Hanno votato  392    
    Hanno votato no  16    

  La Camera approva (Vedi votazioni).

  (La deputata Terzoni ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto favorevole e il deputato Bossi ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario).

  Passiamo all'esame dell'articolo 4 (Vedi l'allegato A – A.C. 1589-A), al quale non sono state presentate proposte emendative.
  Passiamo dunque ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 4.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Saltamartini, Lo Monte...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  413   
   Votanti  412   
   Astenuti    1   
   Maggioranza  207   
    Hanno votato  395    
    Hanno votato no  17    

  La Camera approva (Vedi votazioni).

  Passiamo all'esame dell'articolo 5 (Vedi l'allegato A – A.C. 1589-A), al quale non sono state presentate proposte emendative.
  Passiamo dunque ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 5.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Schirò Planeta.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  413   
   Votanti  412   Pag. 12
   Astenuti    1   
   Maggioranza  207   
    Hanno votato  394    
    Hanno votato no  18    

  La Camera approva (Vedi votazioni).

  Passiamo all'esame dell'articolo 6 (Vedi l'allegato A – A.C. 1589-A), al quale non sono state presentate proposte emendative.
  Passiamo dunque ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 6.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Cera, Marchi, Brandolin, Borghi...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  416   
   Votanti  415   
   Astenuti    1   
   Maggioranza  208   
    Hanno votato  397    
    Hanno votato no  18    

  La Camera approva (Vedi votazioni).

  Passiamo all'esame dell'articolo 7 (Vedi l'allegato A – A.C. 1589-A), al quale non sono state presentate proposte emendative.
  Passiamo dunque ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 7.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Cera, Tancredi...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  419   
   Votanti  418   
   Astenuti    1   
   Maggioranza  210   
    Hanno votato  400    
    Hanno votato no  18    

  La Camera approva (Vedi votazioni).

  Passiamo all'esame dell'articolo 8 (Vedi l'allegato A – A.C. 1589-A), al quale non sono state presentate proposte emendative.
  Passiamo dunque ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 8.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Garavini, Pastorelli, Terzoni, Zanin...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  421   
   Votanti  420   
   Astenuti    1   
   Maggioranza  211   
    Hanno votato  402    
    Hanno votato no  18    

  La Camera approva (Vedi votazioni).

  Passiamo all'esame dell'articolo 9 (Vedi l'allegato A – A.C. 1589-A), al quale non sono state presentate proposte emendative.
  Passiamo dunque ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 9.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  423   
   Votanti  422   
   Astenuti    1   
   Maggioranza  212   
    Hanno votato  404    
    Hanno votato no  18    

  La Camera approva (Vedi votazioni).

  (Il deputato Cassano ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole).

  Passiamo all'esame dell'articolo 10 (Vedi l'allegato A – A.C. 1589-A), al quale non sono state presentate proposte emendative.
  Passiamo dunque ai voti.Pag. 13
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 10.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Roberta Agostini, Murer, Tancredi, Malpezzi, Cariello. Onorevole Malpezzi...è riuscita, bene. Cariello è riuscito a votare.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti e votanti  423   
   Maggioranza  212   
    Hanno votato sì  405    
    Hanno votato no  18    

  La Camera approva (Vedi votazioni).

  Passiamo all'esame dell'articolo 11 (Vedi l'allegato A – A.C. 1589-A), al quale non sono state presentate proposte emendative.
  Passiamo dunque ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 11.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Pizzolante, Ragosta.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  427   
   Votanti  426   
   Astenuti    1   
   Maggioranza  214   
    Hanno votato sì  408    
    Hanno votato no  18    

  La Camera approva (Vedi votazioni).

  Passiamo all'esame dell'articolo 12 (Vedi l'allegato A – A.C. 1589-A), al quale non sono state presentate proposte emendative.
  Passiamo dunque ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 12, come modificato a seguito dell'approvazione dell'emendamento 2.200 delle Commissioni.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Ci siamo ? Onorevole Cera. Onorevole Ragosta, forse se lei votava al suo posto l'operazione era più semplice. Non vedo mani alzate...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti e votanti  424   
   Maggioranza  213   
    Hanno votato sì  406    
    Hanno votato no  18    

  La Camera approva (Vedi votazioni).

  Passiamo all'esame dell'articolo 13 (Vedi l'allegato A – A.C. 1589-A), al quale non sono state presentate proposte emendative.
  Passiamo dunque ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 13.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Marchi. Marchi ha votato; non ho altre richieste, quindi... Carbone. Onorevole Biasotti; Biasotti ha votato. Hanno votato tutti.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  424   
   Votanti  423   
   Astenuti    1   
   Maggioranza  212   
    Hanno votato sì  405    
    Hanno votato no  18    

  La Camera approva (Vedi votazioni).

  Passiamo all'esame dell'articolo 14 (Vedi l'allegato A – A.C. 1589-A), al quale non sono state presentate proposte emendative.
  Passiamo dunque ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 14.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

Pag. 14

  Savino, Cera, Pili. Bene, l'onorevole Savino ha votato. Hanno votato tutti.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  425   
   Votanti  424   
   Astenuti    1   
   Maggioranza  213   
    Hanno votato sì  406    
    Hanno votato no  18    

  La Camera approva (Vedi votazioni).

  Passiamo all'esame dell'articolo 15 (Vedi l'allegato A – A.C. 1589-A), al quale non sono state presentate proposte emendative.
  Passiamo dunque ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 15.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Cera, Pellegrino, Luigi Gallo. Ha votato; mi pare che abbiano votato tutti.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  427   
   Votanti  426   
   Astenuti    1   
   Maggioranza  214   
    Hanno votato sì  408    
    Hanno votato no  18    

  La Camera approva (Vedi votazioni).

(Esame di un ordine del giorno – A.C. 1589-A)

  PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'unico ordine del giorno presentato (Vedi l'allegato A – A.C. 1589-A).
  Se nessuno chiede di intervenire per l'illustrazione, invito il rappresentante del Governo ad esprimere il parere sull'ordine del giorno Scagliusi n. 9/1589-A/1.

  COSIMO MARIA FERRI, Sottosegretario di Stato per la giustizia. Signor Presidente, il Governo, come raccomandazione, esprime parere favorevole. Quindi, se l'ordine del giorno viene trasformato in raccomandazione, il Governo può esprimere un parere favorevole. Comunque...

  PRESIDENTE. Più propriamente, diciamo che l'ordine del giorno viene accolto come raccomandazione.

  COSIMO MARIA FERRI, Sottosegretario di Stato per la giustizia. Esatto, grazie.

  PRESIDENTE. Onorevole Scagliusi, insiste per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/1589-A/1, accolto dal Governo come raccomandazione ?

  EMANUELE SCAGLIUSI. Signor Presidente, accetto l'accoglimento come raccomandazione.

  PRESIDENTE. A questo punto, non si chiede, immagino, la votazione.
  È così esaurito l'esame dell'unico ordine del giorno presentato.

(Dichiarazioni di voto finale – A.C. 1589-A)

  PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto finale.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Pastorelli. Ne ha facoltà.

  ORESTE PASTORELLI. Signor Presidente, signori rappresentanti del Governo, onorevoli colleghi, una breve dichiarazione per dire che finalmente ce l'abbiamo fatta, stiamo approvando una Convenzione attesa da anni, una Convenzione che sostituisce quella del 1961 e, addirittura, una del 1902, sulla competenza in materia di protezione dei minorenni.
  Per dare la sveglia al Governo, nella scorsa legislatura furono presentati ben quattro disegni di legge, in attesa che l'Esecutivo si attivasse e ne preparasse uno che autorizzasse il Parlamento alla ratifica di questa Convenzione, che risale al 1996. Pag. 15Poi ci furono atti di indirizzo del Senato, ci fu pure la decisione del Consiglio dell'Unione europea, del giugno 2008, che dava due anni di tempo, quindi entro il 2010, per la ratifica. Vi fu perfino la prospettiva dell'apertura di una procedura di infrazione. Anche in questa legislatura ci sono state nuove proposte di legge, come quella del collega Khalid Chaouki. Pare che finalmente siamo in dirittura d'arrivo; finalmente, appunto.
  Il merito del provvedimento: la Convenzione dell'Aja definisce la competenza, la legge applicabile, il riconoscimento, l'esecuzione e la cooperazione in materia di responsabilità genitoriale e di misure di protezione dei minori, ed è stata firmata dall'Italia il 10 aprile 2003, ossia più di 11 anni fa. Alla base della Convenzione vi è l'interesse del e della minore, che deve sempre prevalere, sia rispetto alla rigida applicazione della legislazione nazionale del Paese ospitante sia rispetto alla sua appartenenza ad una determinata nazionalità.
  L'appartenenza ad una data nazionalità ha costituito un problema: dovevamo definire le norme per adeguare il nostro ordinamento nazionale ai principi contenuti nella Convenzione, in particolare per dare una veste giuridica a quella sorta di affidamento familiare previsto come unica misura di protezione del minore in stato di abbandono negli ordinamenti islamici, la cosiddetta kafala, che non prevedono l'adozione al di fuori della famiglia, perché non vengono mai meno i rapporti tra il minore e la famiglia di origine. Questo problema è stato risolto attraverso una sorta di affidamento che si protrae fino alla maggiore età; fattispecie che non trova, ad oggi, espresse corrispondenze nell'ordinamento giuridico italiano. Ma va bene così. Finalmente ci siamo: ratifichiamo la Convenzione e impegniamoci a non perdere più tempo per una ratifica per la quale, come dicevo, abbiamo rischiato l'apertura di un'ulteriore procedura di infrazione. E per questo motivo esprimo la posizione favorevole della componente socialista (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Partito Socialista Italiano).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Sberna. Ne ha facoltà.

  MARIO SBERNA. Signor Presidente, onorevoli colleghi, giunge con estremo ritardo all'esame dell'Assemblea la ratifica di questa importante, quanto delicata, Convenzione risalente al 1996, finalizzata ad integrare la revisione del testo del 1961 sulla competenza delle autorità e la legge applicabile nell'ambito della protezione dei minori.
  La Convenzione dell'Aja del 1996 è il trattato che norma la competenza, la legge applicabile, il riconoscimento, l'esecuzione e la cooperazione in materia di responsabilità genitoriale e di protezione dei minori.
  La Convenzione, che aggiorna quella dell'Aja del 5 ottobre 1961 oggi vigente nel nostro Paese, è stata sottoscritta dall'Italia nel maggio del 2003 e reca importanti provvedimenti di protezione del minore che integrano quelli relativi a materie già regolamentate, come l'adozione, gli obblighi alimentari, la sottrazione dei minori e altri, da adottarsi da parte degli Stati membri, oltre a porsi nell'ottica di contribuire alla costituzione di un comune spazio giudiziario.

  PRESIDENTE. Onorevole Sberna, attenda un attimo. Colleghi, c’è una serie di interventi che porteranno via un po’ di tempo. Pregherei tutti i colleghi che hanno bisogno di parlare di farlo fuori dall'Aula. Prego, onorevole Sberna.

  MARIO SBERNA. Grazie, signor Presidente. Gli obiettivi specifici cui la Convenzione è finalizzata sono di estrema importanza anche per il nostro Paese, in quanto consentono di: determinare quale Stato è competente ad adottare le misure volte alla protezione della persona o dei beni del minore; determinare la competenza Pag. 16delle autorità del Paese in cui il minore si trova fisicamente per l'adozione di tutti i provvedimenti d'urgenza; determinare la legge applicabile dalle autorità competenti; determinare, in particolare, quale è la legge applicabile alla responsabilità genitoriale; garantire il riconoscimento e l'esecuzione delle misure di protezione del minore in tutti gli Stati contraenti e stabilire una cooperazione fra gli Stati coinvolti nell'emanazione e nel riconoscimento dei provvedimenti sui minori.
  La ratifica della Convenzione consente inoltre all'Italia di rispettare pienamente il Trattato di Lisbona, che, nel tutelare i minori, afferma all'articolo 3 che: «L'Unione combatte l'esclusione sociale e le discriminazioni e promuove la giustizia e la protezione sociale, la parità tra donne e uomini, la solidarietà tra le generazioni e la tutela dei diritti del minore».
  La revisione del testo del 1961 si era resa, quindi, necessaria soprattutto a seguito dell'entrata in vigore della Convenzione delle Nazioni Unite sui diritti del fanciullo, fatta a New York appunto il 20 novembre 1989 e ratificata nel nostro Paese con la legge del 27 maggio 1991, n. 176, con la quale sono stati introdotti alcuni importanti principi volti a garantire ai minori e ai loro diritti una collocazione privilegiata all'interno di ciascun sistema giuridico e sociale.
  Con questa nuova versione, la Convenzione introduce, in particolare, un nuovo criterio per l'individuazione dell'autorità competente ad emettere la misura di protezione, quella del luogo di residenza abituale del minore, ove si radicano i suoi interessi e il suo ambiente familiare, permettendo anche dal punto di vista giuridico l'applicazione della lex fori in via ordinaria e, salvo casi particolari, eliminando le difficoltà operative che emergevano ogni volta che veniva applicato il diritto di uno Stato diverso da quello in cui si trova l'autorità competente ad emettere la misura.
  Tra i vari provvedimenti, la norma, nel ratificare la Convenzione, introduce nell'ordinamento italiano la kafala, un istituto, previsto negli ordinamenti di matrice religiosa musulmana, quale unica misura di protezione dei minori abbandonati a causa del generale divieto dell'adozione che vige in quegli Stati. Dunque, con questa Ratifica, si interviene finalmente nel nostro ordinamento, dando una veste normativa ad un istituto giuridico in grado di consentire l'accoglienza in famiglia anche dei minori cui Paesi di origine non conoscono l'adozione, richiamata già nella Convenzione delle Nazioni Unite sui diritti del fanciullo del 1989 già citata, che la considera tra le misure di protezione sostitutiva accanto all'affidamento familiare e all'adozione, istituti che noi invece conosciamo bene.
  Gli articoli in questione sono il 4 e il 5 del disegno di legge. Entrambi evitano di menzionare apertamente la kafala, ma il riferimento alla stessa è evidente dal richiamo dell'articolo 33 della Convenzione dell'Aja del 1996, che promuove appunto la cooperazione tra le autorità del Paese d'origine e quelle del Paese di accoglienza, nel caso in cui il minore sia dalle autorità del suo Paese d'origine affidato, in modo tendenzialmente stabile, ad una famiglia residente in un altro Paese, ossia collocato, sempre in modo tendenzialmente stabile, in una struttura assistenziale di un altro Paese.
  L'obiettivo della Convenzione dunque, del tutto condivisibile, è che le autorità dei due Paesi prendano contatti e concordino sulla misura di protezione prima della sua realizzazione, proprio in considerazione del fatto che essa è disposta in uno Stato, ma dovrà essere eseguita in un altro e che si tratta di una misura di protezione di lungo periodo: di regola infatti la kàfala dura fino alla maggiore età del minore.
  L'articolo 4 concerne l'affidamento e l'assistenza legale del minore che non si trova in stato di abbandono. Prima della sua realizzazione occorre l’«ok» del Tribunale per i minorenni italiano del luogo di residenza degli affidatari, che deve verificare la loro idoneità e ha anche poteri di indagine sulla situazione del minore nel Paese di origine.
  L'articolo 5 riguarda invece l'assistenza legale del minore in situazione di abbandono. Pag. 17Il minore viene accolto da coniugi che devono essere in possesso del decreto di idoneità per l'adozione internazionale e devono incaricare di curare la fase estera della procedura un ente autorizzato all'intermediazione nelle adozioni. Ai coniugi viene poi attribuita la tutela del minore.
  Seppure in grave ritardo, abbiamo dunque dato una risposta alla tutela dei minori abbandonati provenienti da Paesi di diritto islamico. Ora, il nostro auspicio è che, con l'approvazione di questa ratifica, si possa rapidamente introdurre una completa disciplina della kafala, in grado di affrontare e muoversi tra le diverse versioni dei provvedimenti di kafala previste dagli ordinamenti di matrice islamica.
  Nel corso dell'esame, il provvedimento è stato modificato e migliorato: alcune nostre proposte emendative sono state pienamente accolte, altre parzialmente, altre respinte. In particolare, riteniamo che, rispetto alle limitazioni dell'istituto giuridico che si vuole introdurre con l'articolo 4 del disegno di legge – che, a tutti gli effetti, configura una forma di affidamento internazionale –, occorrerebbe escludere almeno la fascia di età prescolare, che risponde a criteri fondamentali desumibili anche dall'esperienza degli affidamenti nazionali e in cui il collocamento del bambino, che non si trova in condizione di abbandono, fuori dal contesto familiare di appartenenza viene di regola escluso o comunque limitato al massimo quando è ancora in tenera età, negli anni in cui si formano e si strutturano, come sappiamo, i legami fondamentali. Ecco, il collocamento del minore in una famiglia di accoglienza è espressamente previsto dall'articolo 3 della Convenzione tra le materie trattate. La possibilità di limitare l'istituto in ragione di una soglia minima di età non è esclusa dalla Convenzione al momento dell'atto della ratifica, come invece ritenuto dal relatore.
  Del resto, questo disegno di legge contiene altre integrazione e limitazioni: per esempio quella prevista dall'articolo 5 sulle procedure e i requisiti soggettivi delle famiglie che accolgono i minori, che la Convenzione espressamente non prevede, ma in ogni caso, visto anche il ritardo con il quale ratifichiamo questa Convenzione, onorevoli colleghi, come detto, noi accogliamo con favore l'approvazione di questo provvedimento fortemente atteso, e dunque il voto del gruppo Per l'Italia sarà certamente favorevole (Applausi dei deputati del gruppo Per l'Italia).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Rondini. Ne ha facoltà.

  MARCO RONDINI. Signor Presidente, molto brevemente, ricollegandomi a quanto già detto in fase di illustrazione della nostra pregiudiziale, noi riteniamo, alla fine, che questo atto altro non sia se non l'ennesimo cedimento a culture e religioni altre, irriducibili al tentativo perseguito con perseveranza dai cantori del meticciato culturale, di inglobazione in qualcosa di indistinto. Religioni e culture altre che, nel corso degli ultimi decenni, hanno radicalizzato ed esaltato le loro specificità, che però si esplicitano spesso in modo violento, poco o nulla compatibili con i principi su cui si fondano le democrazie occidentali.
  Questo è l'Islam, in sostanza. Questo è l'Islam con il quale dovremmo avere il coraggio di confrontarci, forti dei principi sui quali si basano le nostre democrazie. Invece, ancora oggi, anche con questo atto, noi dimostriamo di cedere rispetto alla capacità e alla volontà di incistarsi all'interno del nostro diritto civile, che dovrebbe regolare il vivere civile della nostra comunità. Dietro la maschera di un intervento che dovrebbe essere volto a garantire misure di protezione dei minori, si agevola il riconoscimento di questo istituto.
  Come ho già avuto modo di dire, come affermato dalla sentenza della Corte di cassazione n. 19450 del 23 settembre 2011, deve essere dichiarata inammissibile la domanda, proposta ai sensi degli articoli 66 e 67 della legge 31 maggio 1995, n. 218, di riconoscimento in Italia del provvedimento di affidamento in kafala di un Pag. 18minore in stato di abbandono ad una coppia di coniugi italiana emessa dal tribunale di prima istanza di Casablanca in Marocco, atteso che l'inserimento di un minore straniero in stato di abbandono in una famiglia italiana può avvenire esclusivamente in applicazione della disciplina dell'adozione internazionale, regolata dalle procedure richiamate dagli articoli 29 e 36 della legge 4 maggio 1983, n. 184, con la conseguenza che, in tale ipotesi, non possono essere applicate le norme generali di diritto internazionale privato relative al riconoscimento dei provvedimenti stranieri, ma devono essere applicate le disposizioni speciali in materia di adozione, ai sensi dell'articolo 41 della legge n. 18 del 1995.
  Ebbene, noi riteniamo che questo atto è l'ennesimo esempio di come si vuole, di fatto, far accettare regole sulle quali si fondano i diritti di una comunità che assolutamente non cerca di trovare un modo di convivenza pacifica all'interno dei territori delle nostre democrazie europee occidentali.
  Noi riteniamo che, dal momento in cui è stato deciso l'accoglimento di tanti popoli diversi, si sono dovute – e questo è un esempio di tale volontà – cancellare, come se mai fossero esistite, le conoscenze accumulate dalle scienze umane, a cominciare dall'antropologia culturale fino alla fenomenologia religiosa, alla linguistica e alla psicologia. Queste scienze rilevano l'importanza delle differenze culturali e talvolta anche l'incompatibilità dei principi su cui si fondano le nostre democrazie occidentali con i precetti di questa comunità, che non differenzia – ricordiamolo – la sfera religiosa dalla sfera delle regole che regolano le loro comunità, e ciò, secondo noi, è in palese violazione del principio di laicità dello Stato.
  Oggi è strano ascoltare o verificare il silenzio, la voce che non c’è, che non si leva a difesa della laicità dello Stato, spesso magari invocata, spesso evocata, magari quando si cerca di portare avanti le legittime battaglie di difesa di quella che è la nostra identità, anche religiosa. Noi, nel corso dei secoli, nel corso degli anni, siamo riusciti a costruire uno Stato laico che, però, affonda le proprie radici anche nella cultura e nella religione cattolica cristiana, però, separando le sfere di influenza: cosa che non avviene nella comunità islamica.
  Ebbene, c’è il tentativo di fare accettare, comunque, anche precetti di una religione che, imponendosi e dettando le regole della propria comunità, rende praticamente non inglobabile all'interno della nostra comunità, quasi incompatibile, la loro presenza, la presenza di quei precetti che fanno in modo, appunto, che, magari, la donna venga riconosciuta come un essere inferiore. Oggi, invece, noi, attraverso un atto che apparentemente, come dicevo, è inoffensivo, di fatto, facciamo in modo che il nostro diritto...

  PRESIDENTE. Scusi, onorevole Rondini: onorevole Romano ! Grazie.

  MARCO RONDINI. ... soggiaccia ad un istituto del diritto islamico. Ecco, perché noi crediamo che eventualmente, se si volevano tutelare i minori in stato di abbandono, regole e norme per l'adozione in Italia ci sono e noi riteniamo – e lo ribadisco chiudendo – che non è sicuramente attraverso il cedimento culturale al diritto di altri che si possono ottenere questi risultati.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Tinagli. Ne ha facoltà.

  IRENE TINAGLI. Signor Presidente, il disegno di legge all'esame dell'Aula si propone la ratifica della Convenzione dell'Aja del 1996, come è già stato ricordato dai miei colleghi, firmata dall'Italia ben sette anni dopo – e che quindi andiamo a ratificare con ben altri 11 anni di ritardo rispetto alla firma –, in merito alla competenza, alla legge applicabile, al riconoscimento, all'esecuzione e alla cooperazione in materia di responsabilità genitoriale e di misure di protezione dei minori e detta inoltre norme di adeguamento dell'ordinamento interno ai principi espressi dalla Convenzione.Pag. 19
  Il fine è quello di dare una veste giuridica a quella sorta di affidamento familiare che è previsto come unica misura di protezione del minore in stato di abbandono negli ordinamenti islamici, la cosiddetta kafala, che è una misura che l'articolo 20 della Convenzione delle Nazioni Unite sui diritti del fanciullo del 1989 annovera tra le misure di protezione sostitutive, accanto all'affidamento familiare e all'adozione.
  Il motivo è che, nei Paesi che ispirano la propria legislazione ai precetti coranici, non esiste un rapporto di filiazione che sia diverso dal legame biologico di discendenza che derivi da un rapporto sessuale lecito, quindi dentro ad un matrimonio. La legge islamica, inoltre, vieta l'adozione, in quanto artificioso legame giuridico creato dall'uomo e come tale non equiparabile alla procreazione, che invece è determinata, secondo loro, dal volere divino.
  Per evitare quindi che figli senza genitori restino del tutto sprovvisti di tutela, il diritto islamico prevede un istituto di derivazione dottrinale, che in qualche modo perlomeno consente di garantire ai minori orfani o abbandonati un minimo di protezione. Questa è la kafala. Per effetto della kafala, un adulto musulmano o una coppia di coniugi ottiene la custodia del minorenne in stato di abbandono, che non sia stato possibile affidare alle cure di altri parenti nell'ambito della famiglia stessa.
  Questo rapporto che si instaura tra l'affidatario ed il minore non crea però vincoli ulteriori rispetto al semplice obbligo di provvedere al mantenimento e all'educazione del minore, cioè tra i due non si determina alcun tipo di rapporto di filiazione, quindi non si producono effetti legittimanti: il bambino non assume il cognome di chi ne ha ottenuto la custodia, non acquista diritti né aspettative successorie, non instaura legami giuridici con la famiglia di accoglienza e neppure interrompe i rapporti con il nucleo familiare di origine.
  La kafala, in sostanza, è un affidamento che si protrae fino alla maggiore età, ma che non trova, ad oggi, espresse corrispondenze nell'ordinamento giuridico italiano.
  Segnaliamo inoltre la sentenza n. 21108 del 2013 delle sezioni unite della Cassazione, che, nell'auspicare proprio la ratifica della Convenzione dell'Aja, ribadisce che, in ogni situazione nella quale venga in rilievo l'interesse del minore, deve esserne assicurata la prevalenza sugli eventuali interessi confliggenti, e che, nell'interpretazione delle norme e nella doverosa loro produzione nel quadro costituzionale, devono essere evitate delle disparità di trattamento nei confronti di minori bisognosi che siano anche cittadini islamici.
  Viene inoltre affermato che il minorenne affidato in kafala può e deve essere considerato familiare e cioè appartenente alla famiglia del nostro ordinamento interno. In definitiva, si afferma che le persone che accolgono il minorenne hanno una responsabilità genitoriale piena per quanto riguarda cura, assistenza morale e materiale, mantenimento, istruzione ed educazione, anche se la rappresentanza rimane però nell'autorità straniera. Qui la Convenzione ha come scopo proprio la fissazione di regole finalizzate a determinare lo Stato la cui autorità sia competente ad adottare misure di protezione della persona o dei beni del minore.
  La legge è applicabile da tali autorità nell'esercizio della loro competenza; la legge è applicabile alla responsabilità genitoriale, nonché per assicurare il riconoscimento e l'esecuzione delle misure di protezione emesse da uno Stato contraente negli altri Stati contraenti e stabilire, quindi, le regole per la cooperazione necessaria alla realizzazione degli obiettivi di questa stessa Convenzione.
  In sintesi, l'obiettivo della Convenzione è proprio quello di superare le difficoltà che erano state create in materia nell'applicazione di quella precedente del 1961, che erano difficoltà derivanti dal fatto che prevedeva, nella materia di protezione dei minori, la competenza concorrente delle autorità della residenza abituale del minore e delle autorità dello Stato in cui il Pag. 20minore è cittadino, risolvendo gli eventuali conflitti in favore dell'autorità di cittadinanza, non di quella dove il minore era al momento residente. Questo evidentemente provocava moltissimi problemi e gli inconvenienti derivati nella pratica sono stati in modo particolare, da una parte, quello di aver favorito decisioni delle autorità nazionali, a volte non pienamente accettate da parte di quelle dello Stato di residenza del minore e, dall'altra parte, in caso di minori con doppia nazionalità, quello di avere di fatto originato delle situazioni di totale paralisi nell'applicazione della disciplina internazionale privatistica in presenza di conflitti fra le autorità dei diversi Stati di cittadinanza. Quindi, questa Convenzione, invece, semplifica moltissimo e rispetta molto di più anche la situazione in cui il minore si trova attualmente a vivere e si ispira al principio secondo cui il collegamento principale non è tanto la nazionalità del minore, ma il luogo della sua residenza abituale, dove si radicano i suoi interessi e il suo vero ambiente familiare.
  Quanto alla legge applicabile alle misure di protezione del minore, è infatti prevista, come principio generale e salve alcune eccezioni, l'applicazione della lex fori da parte delle autorità competenti, superando anche in questo ambito le rilevanti difficoltà operative che derivano dall'applicazione del diritto di uno Stato diverso da quello dello Stato in cui si trova l'autorità competente ad emettere la misura. Poi, naturalmente, la ratifica della Convenzione ha implicato anche la necessità di dettare alcune norme specifiche di adeguamento dell'ordinamento interno, sia con riferimento ai profili concernenti il riconoscimento di alcune misure di protezione, sia per la necessità di modificare la legge n. 218 del 1995, recante riforma del sistema italiano di diritto internazionale privato.
  Quindi, con questo atto giuridico multilaterale, è intervenuto in sostanza un profondo mutamento d'approccio nel diritto internazionale posto a tutela dell'infanzia, perché sono stati introdotti degli importanti principi volti a garantire ai minori e ai loro diritti una collocazione privilegiata all'interno di ciascun sistema giuridico e sociale. Finalmente, quindi, dopo un iter lunghissimo, inspiegabilmente così lungo, viene data risposta ad una vasta aspettativa che si è determinata in modo particolare nel mondo dell'associazionismo con finalità umanitarie e di tutela dei minori abbandonati, considerato che in tanti Stati, primo fra tutti il Marocco, vivono negli orfanotrofi e negli istituti decine di migliaia di minori abbandonati. A seguito del costante aumento dei flussi di persone provenienti dai Paesi di fede islamica, anche in Italia si è registrata l'emersione sempre più frequente di rapporti giuridici familiari non solo fra cittadini appartenenti agli Stati suddetti, ma anche fra tali persone e cittadini italiani o stranieri non islamici residenti nel nostro Paese.
  Quindi, finalmente, con la ratifica di questa Convenzione andiamo a risolvere moltissimi problemi che sono insorti all'interno di queste realtà. Per tutte queste ragioni, il gruppo parlamentare di Scelta Civica per l'Italia dichiara il proprio voto favorevole al provvedimento in esame (Applausi dei deputati del gruppo Scelta Civica per l'Italia).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Leone. Ne ha facoltà.

  ANTONIO LEONE. Signor Presidente, brevemente per ribadire quello che ho già detto in apertura per quanto riguarda la questione pregiudiziale di costituzionalità, cioè che il gruppo del Nuovo Centrodestra voterà a favore di questo provvedimento.
  Si tratta, sì, di dare attuazione ad una Convenzione dell'Aja del 1996 ma si tratta, in buona sostanza, anche di dare attuazione a principi elementari di civiltà e a diritti che incontrovertibilmente sono da tutelare, che non fanno parte quindi solo e soltanto di una buona normazione ma anche di una buona sensibilità di natura sociale.
  Il succo del provvedimento è questo: saremo in grado di aprire la strada al Pag. 21riconoscimento di misure di protezione che non hanno un corrispettivo in Italia sino ad ora e di superare le difficoltà che incontrano migliaia di minori in condizioni di difficoltà familiare. Direi che si tratta di un atto dovuto e, come ho già detto prima, che è in linea tranquillamente anche con quello che è il nostro dettato costituzionale.
  In conclusione, signor Presidente, mi consenta una riflessione, da qualcuno forse già toccata, in ordine al fatto che stiamo parlando di una Convenzione che risale al 1996, che è stata firmata dal nostro Paese il 10 aprile 2003 e siamo qui oggi, nel 2014, a ratificarla. Una riflessione forse va fatta sul ritardo dei tempi italiani rispetto al recepimento di direttive che oramai incombe da parecchio tempo e che ritengo che, anche attraverso un ritocco dei nostri Regolamenti, possa essere portata all'attenzione del Parlamento in maniera molto ma molto più veloce.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Nicchi. Ne ha facoltà.

  MARISA NICCHI. Signor Presidente, ratifichiamo finalmente la Convenzione sulla responsabilità genitoriale e sulle misure di protezione dei minori dell'Aja del 1996, firmata nel nostro Paese nel 2003: quindi finalmente, perché colmiamo un ritardo grave. La protezione dei minori è tema che deve stare in cima all'esercizio della responsabilità pubblica sia nazionale che internazionale. È uno dei risvolti umani più delicati, più drammatici, ad esempio delle immigrazioni dei popoli alla ricerca della sopravvivenza e di una vita dignitosa, un fenomeno che nessuna barriera di nessun tipo, materiale e immateriale, potrà mai arginare.
  La Convenzione dell'Aja del 1996 ha fatto propria la novità introdotta dalla Convenzione delle Nazioni Unite sui diritti del fanciullo, che aveva introdotto un profondo mutamento nel diritto internazionale contemplando la preminenza del superiore interesse dei bambini e dell'infanzia e dei loro diritti all'interno di ciascun sistema giuridico e sociale. Nella Convenzione dell'Aja si individua l'autorità competente ad emettere le misure di protezione, quella cioè del luogo di residenza abituale del minore ove si radicano i suoi interessi, il suo ambiente familiare, e viene anche individuata la legge applicabile. In tal modo le autorità potranno applicare la legge che meglio conoscono e le misure generalmente verranno eseguite direttamente nello Stato cui appartengono le autorità che le hanno adottate. Fermo restando che, in via eccezionale, si potrà applicare la legge di un altro Stato coinvolto nel percorso del bambino se questa legge comporta una migliore tutela.
  Infine, si norma la legge applicabile in caso di trasferimento della residenza abituale del minore. In questo modo si superano le numerose difficoltà operative registrate nel corso degli anni derivanti dall'applicazione del diritto di uno Stato diverso da quello dello Stato in cui sui trova l'autorità competente ad emettere le misure di protezione. Ma, in particolare, la ratifica nostra della Convenzione risponde ad una aspettativa decennale espressa dall'associazionismo umanitario di tutela dei minori abbandonati, quella di dare adeguata veste normativa nell'ordinamento italiano alla kafala, unico istituto giuridico di diritto islamico in grado di consentire l'accoglienza in famiglia dei minori nel cui Paese di origine non è riconosciuta l'adozione per ragioni religiose, come avviene in alcuni Paesi.
  È stato citato il Marocco, nei cui orfanotrofi e istituti vengono lasciati decine e migliaia di minori nello stato di abbandono. Il non riconoscimento di questo istituto rappresenta un ritardo grave del nostro Paese. Chi ne è responsabile ha una responsabilità gravissima in merito alla protezione e ai diritti dell'infanzia ed è oggi positivo colmare questo ritardo. Era necessario. Anche in Italia sono frequenti rapporti giuridici familiari e di filiazione che riguardano, a vario titolo e per varie situazioni, persone che provengono da Stati di ispirazione islamica. Sono le sfide culturali e giuridiche inedite richieste da un Paese mescolato, multietnico, multiculturale, Pag. 22uno dei più grandi cambiamenti avvenuto nella nostra società, una nostra società connotata da incroci di diverse storie e vite, che compongono un mosaico meticcio della realtà quotidiana, quella che incontriamo nelle scuole dei nostri figli, nei luoghi di lavoro e che spesso viene stigmatizzata con la paura. È un fenomeno complesso.
  Si parla spesso di figli di coppie miste, di figli di seconda, terza generazione di migranti. Si dimentica – e oggi lo ricordiamo – un'altra parte dei nuovi italiani: i figli e le figlie che sono in Italia tramite l'istituto giuridico della kafala, un affido sino alla maggiore età, che in Italia sinora non era riconosciuto, mentre in tanti Stati europei sì, come in Convenzione internazionale. Questo non riconoscimento è stato fonte di diseguaglianza, di discriminazione tra bambini e bambini, tra i bambini che sono stati affidati alle famiglie italiane attraverso questo istituto e che non sono sullo stesso piano. Infatti, il non riconoscimento della kafala nel nostro ordinamento nega ai minori musulmani di essere giuridicamente considerati pienamente figli: sono addirittura esclusi dall'asse ereditario.
  Tante coppie italiane realizzano il proprio sogno di famiglia grazie all'adozione in questi Paesi. Meravigliosa scelta di vita che dà ai tanti bambini abbandonati nella solitudine, negli orfanotrofi, negli angoli più lontani del mondo, il dono più bello: la speranza e la sicurezza. Ma i bambini abbandonati nei Paesi islamici spesso non possono essere accolti dalle famiglie residenti in Italia, non possono entrare nel territorio italiano persino per il ricongiungimento familiare. Un non riconoscimento voluto per ragioni discriminatorie, disumane, che non si censurano nemmeno di fronte alla sofferenza dei bambini.
  Per questo, Presidente, noi riteniamo che la ratifica di questa Convenzione rappresenti un avanzamento importante per tutelare i diritti dei minori in stato di abbandono, soprattutto in quei Paesi che ne vietano l'adozione. È una battaglia civile per la protezione dei minori e oggi noi compiamo, per questo, un passo avanti. E noi, però – mi permetta un'ultima considerazione anche laterale –, la vogliamo inserire nel rilancio di un progetto di riforma della politica delle adozioni, comprese quelle internazionali, oggi in crisi.
  Cogliamo questa occasione per ricordare la necessità, l'urgenza di dare risposte ai genitori adottivi che sono in attesa, da molti anni, dei contributi previsti dal Fondo per il sostegno delle adozioni internazionali, fondo finalizzato al rimborso delle spese sostenute da quei genitori. Attualmente le famiglie che hanno adottato dal 2011 in poi non hanno ricevuto quanto dovuto. Sarebbe importantissimo per loro riuscire ad ottenere i rimborsi previsti in tempi più rapidi e con procedure trasparenti. Anche qui sfidiamo la modernizzazione di questo sistema, soprattutto in un periodo di crisi, come quello attuale. Voglio ricordare che il costo di un'adozione internazionale va dai 20 ai 30 mila euro, spese per cui si è costretti a chiedere prestiti in banca e ai familiari. È un altro risvolto inaccettabile della diseguaglianza, che noi vogliamo combattere e superare.
  Ecco, con questi propositi e con questa speranza il gruppo di Sinistra Ecologia Libertà vota la ratifica alla Convenzione dell'Aja (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Palese. Ne ha facoltà.

  ROCCO PALESE. Signor Presidente, questo provvedimento, già nella passata legislatura, era arrivato in dirittura d'arrivo, ma poi, per l'interruzione che ci fu della legislatura, non ci fu il pronunciamento definitivo da parte del Parlamento.
  Noi voteremo a favore, perché il provvedimento che stiamo esaminando in quest'Aula oggi prevede la ratifica della Convenzione de L'Aja, già effettuata da tutti gli altri Paesi dell'Unione europea, tranne che dal Belgio e dall'Italia. Tuttavia, il Belgio già da anni dispone di una legge che specificamente disciplina il riconoscimento della kafala realizzata all'estero.Pag. 23
  L'articolo 20 – così com’è stato richiamato espressamente – della Convenzione delle Nazioni Unite sui diritti del minore del 20 novembre 1989 sembra conferire una sorta di legittimazione internazionale alla kafala, laddove recita che: «Ogni fanciullo, il quale è temporaneamente o definitivamente privato del suo ambito familiare oppure che non può essere lasciato in tale ambiente nel suo proprio interesse, ha diritto ad una protezione e ad aiuti speciali dello Stato. Gli Stati parti prevedono per questo fanciullo una protezione sostitutiva, in conformità con la loro legislazione nazionale. Tale protezione sostitutiva può, in particolare, concretizzarsi per mezzo di sistemazione in una famiglia, della kafala di diritto islamico, dell'adozione o, in caso di necessità, del collocamento in un adeguato istituto per l'infanzia. Nell'effettuare una selezione tra queste soluzioni si terrà debitamente conto della necessità di una certa continuità dell'educazione del fanciullo, nonché della sua origine etnica, religiosa, culturale e linguistica».
  A differenza delle proposte di legge della scorsa legislatura, riunite poi in un testo finale come ho accennato precedentemente, che prevedevano che l'autorità centrale fosse esclusivamente la Commissione per le adozioni internazionali e che il minore che faceva ingresso nello Stato italiano in base ad un provvedimento straniero di protezione del minore che vive fuori dalla sua famiglia d'origine godesse di tutti i diritti del minore italiano in affidamento familiare, il disegno di legge governativo di cui discutiamo oggi in quest'Assemblea è senza dubbio più dettagliato e detta una disciplina differenziata, a seconda che si tratti di assistenza legale di un minore non abbandonato o di un minore abbandonato. Nel primo caso, si segue tale procedura: l'autorità competente straniera propone all'autorità centrale italiana il collocamento o l'assistenza legale del minore presso una persona, una famiglia o una struttura di accoglienza in Italia, motivando la proposta e illustrando la situazione del minore. Il Ministro della giustizia-Dipartimento per la giustizia minorile, trasmette gli atti al tribunale per i minorenni; l'autorità competente è individuata in base alla residenza della famiglia o struttura di accoglienza. Le Commissioni hanno precisato che gli atti vanno trasmessi al procuratore della Repubblica presso il tribunale per i minorenni e il procuratore, valutata la regolarità della proposta, presenta il ricorso al tribunale stesso. Il tribunale per i minorenni, poi, può chiedere ulteriori informazioni sul minore tramite il Ministero e deve assumere informazione, tramite i servizi sociali o le ASL, sulle persone o la struttura individuate per l'assistenza.
  In particolare, il tribunale dovrà, poi, verificare che le persone e le strutture siano capaci di provvedere all'educazione, all'istruzione, al mantenimento del minore e siano disponibili a favorire il contatto tra il minore e la famiglia e la cultura d'origine e rispettino specifici requisiti di onorabilità e relativi alla normativa sull'immigrazione.
  In esito a tale istruttoria, il tribunale per i minorenni approva o respinge con decreto motivato la proposta, comunicando la decisione al Ministero. Le Commissioni hanno stabilito che il decreto del tribunale sulla proposta misura di protezione sia reclamabile entro 15 giorni dal pubblico ministero e dagli aspiranti all'assistenza legale. Il Ministero trasmette il decreto del tribunale all'autorità competente straniera, all'ufficio consolare italiano, al giudice tutelare, ai servizi socio-assistenziali e alla questura del luogo in cui si stabilirà il minore, nonché alla persona, famiglia o struttura di accoglienza identificata.
  Le Commissioni hanno previsto, inoltre, che, in ogni caso, il decreto definitivo debba essere comunicato al tribunale per i minorenni, all'autorità centrale italiana. L'ufficio consolare italiano del Paese in cui si trova il minore rilascia il visto di ingresso; spetta al Ministero della giustizia dare comunicazione del visto alle competenti autorità straniere. Il questore rilascia al minore che non sia cittadino dell'Unione europea un permesso di soggiorno per l'assistenza legale della durata Pag. 24di due anni, rinnovabile per periodi di uguale durata, se permangono le condizioni che ne hanno giustificato il rilascio.
  Il minore che entra in Italia in base a questa procedura può beneficiare di tutti i diritti riconosciuti al minore in affidamento familiare e l’excursus delle procedure non a caso è stato da me citato e illustrato in modo dettagliato, proprio per tranquillizzare rispetto a quella che sarà la decisione su un problema così importante. Il Parlamento, insieme alle Commissioni, ha determinato questo iter, che è abbastanza dettagliato e abbastanza sicuro in riferimento anche ai tanti problemi che purtroppo presenta quella situazione generale di tutti gli interessati, soprattutto dei bambini.
  Nell'ipotesi, invece, di assistenza legale al minore straniero che si trova nel proprio Paese in stato di abbandono si seguono le norme dell'adozione internazionale, che è consentita ai coniugi residenti in Italia rispetto ai quali il tribunale abbia emesso un decreto di idoneità all'adozione e in possesso dei requisiti per l'adozione stessa. In tale ipotesi il procedimento da seguire è il seguente: la richiesta degli interessati è presentata alla commissione per le adozioni internazionali con indicazione dell'ente o del servizio che li assiste nelle procedure, la commissione per le adozioni internazionali inoltra la richiesta all'autorità competente straniera unitamente alla documentazione comprovante l'idoneità dei richiedenti, l'ente autorizzato o servizio pubblico svolgono le attività previste dall'articolo 31 della legge sulle adozioni e la commissione per le adozioni internazionali, a questo punto, riceve dall'autorità competente straniera la proposta di accoglienza del minore in regime di assistenza legale unitamente a tutte le informazioni relative allo stato di abbandono del minore, all'impossibilità di un suo collocamento familiare nel Paese di provenienza, al consenso degli interessati, alle informazioni sulla situazione personale del minore, le sue necessità particolari e le informazioni che sono state fornite tenendo conto dell'età e della maturità personale. La commissione, anche in questo caso, poi, decide, sulla scorta di tali informazioni, di approvare o respingere la richiesta di assistenza legale, dandone, in caso di esito positivo, comunicazione all'ente a ciò autorizzato, al tribunale per i minorenni e ai servizi sociali. La stessa commissione riceve dall'autorità straniera l'autorizzazione al trasferimento permanente del minore in Italia e ne autorizza a sua volta l'ingresso in Italia. Anche in questo caso l'ufficio consolare italiano nel Paese in cui si trova il minore rilascia poi il visto di ingresso e il questore rilascia al minore che non sia cittadino dell'Unione europea un permesso di soggiorno per l'assistenza legale della durata di due anni, rinnovabile per periodi di eguale durata se permangono le condizioni che ne hanno giustificato il rilascio.
  Anche il minore che entra in Italia in base a questa procedura può beneficiare di tutti i diritti riconosciuti al minore in affidamento familiare. I servizi sociali assistono il minore e la famiglia che lo accoglie, riferendo periodicamente al tribunale per i minorenni. Il giudice tutelare conferisce ai coniugi le funzioni di tutore o protutore e si applicano, ove compatibili, le disposizioni sulla scelta del tutore previste dall'articolo 348 del codice civile.
  In pratica, con questa ratifica non c’è dubbio che il nostro Paese si dota di uno strumento di disciplina, ma anche di grande civiltà, civiltà che è anche un problema di responsabilità e di solidarietà nei confronti di questi minori totalmente indifesi, figure assolutamente deboli che hanno poi questa grande necessità, in un iter di regole abbastanza rigorose e abbastanza precise e dettagliate, di poter raggiungere effettivamente lo scopo principale, che è quello di dare un segnale di assistenza, di tutela e di protezione a questi minori che sono essenzialmente sconvolti rispetto a quella che è la loro situazione di grande disagio, di grande bisogno, di grande necessità di solidarietà.
  Questi sono i motivi per cui noi voteremo convintamente a favore di questo provvedimento (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Il Popolo della Libertà-Berlusconi Presidente).

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  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Scagliusi. Ne ha facoltà.

  EMANUELE SCAGLIUSI. Presidente, la Convenzione de L'Aja del 1996, firmata dall'Italia nel 2003, detta regole uniformi tra tutti gli Stati contraenti per quanto riguarda la competenza, la legge applicabile e la cooperazione in materia di responsabilità genitoriale e di misure di protezione dei minori. Con questa ratifica si regolamenta il riconoscimento della kafala all'introduzione della possibilità di affidamento internazionale. Negli ultimi anni questa ratifica è stata sollecitata da più parti. Infatti, molti sono stati i progetti di proposte di legge di iniziativa parlamentare presentati anche nella precedente legislatura.
  Diverse associazioni che si occupano della tutela dei minori, ascoltate anche in sede di audizione in Commissione, hanno evidenziato la necessità di procedere con la ratifica della Convenzione. Una sentenza della Corte di cassazione del settembre 2013 ne ha auspicato la ratifica, proprio al fine di dare rilievo al superiore interesse dei minori, che non devono subire disparità di trattamento, in ossequio al principio di uguaglianza di cui all'articolo 3 della Costituzione. Con una decisione del 2008 il Consiglio d'Europa ha autorizzato gli Stati membri a ratificare la Convenzione proprio per dare vita ad un corpo omogeneo di disposizioni per la tutela internazionale dei minori, prospettando anche la possibile apertura di una procedura di infrazione nei confronti dell'Italia. Inoltre, riteniamo che si otterrebbe il risultato di applicare in modo uniforme le norme sulla competenza con riguardo agli strumenti di tutela dei minori, assicurando così ai soggetti interessati, nonché agli operatori del diritto, la conoscibilità delle regole giuridiche, e dunque la prevedibilità delle soluzioni.
  In estrema sintesi, la Convenzione interviene sui seguenti aspetti: si individua l'autorità giudiziaria competente ad emettere misure di protezione dei minori, salvo poche eccezioni, nell'autorità del luogo di residenza abituale del minore. In merito alla legge applicabile, si sceglie quale criterio di collegamento generale – anche qui, salvo limitate eccezioni – quello della lex fori, ossia la legge del luogo di residenza del minore.

  PRESIDENTE. Scusi, onorevole Scagliusi. Colleghi, anche lì, se ci diamo... grazie. Prego, onorevole.

  EMANUELE SCAGLIUSI. Infine, la Convenzione prevede il riconoscimento automatico delle misure di protezione emesse in un Paese contraente, salvo che per la cosiddetta ipotesi di assistenza giuridica o di kafala.
  Le principali norme di attuazione, in particolare gli articoli 4 e 5 del disegno di legge, si concentrano proprio sulla kafala, istituto giuridico derivante dal diritto islamico. Con la kafala, un soggetto può promettere davanti ad un giudice o a un notaio di curare e mantenere un minore sino al raggiungimento della maggiore età, assumendo così l'obbligo di provvedere alla sua cura, senza con ciò creare un vincolo di filiazione o interrompere i rapporti tra il minore e la famiglia di origine. Questo istituto ha creato problemi di coordinamento con due istituti giuridici di diritto italiano: con la normativa sulle adozioni internazionali, perché la kafala non crea un rapporto di filiazione come l'adozione, e pertanto non consentirebbe l'applicazione della Convenzione già ratificata dall'Italia nel 1993; con la normativa vigente in materia di ricongiungimento familiare.
  In Italia la giurisprudenza ha già in più occasioni prospettato aperture all'ingresso della kafala nell'ordinamento giudiziario italiano, senza che da ciò possa derivare una violazione dell'ordine pubblico internazionale o la violazione dei principi di diritto internazionale privato di cui alla legge n. 218 del 1995. A ciò si aggiunge che si tratta di un istituto non del tutto sconosciuto al diritto internazionale, poiché anche la Convenzione delle Nazioni Unite sui diritti del fanciullo del 1989 considera la kafala tra le misure di protezione Pag. 26sostitutive, accanto all'adozione e all'affidamento familiare.
  Durante i lavori preparatori ci siamo ovviamente posti la problematica in merito alle conseguenze della ratifica sulla previgente disciplina, soprattutto con riguardo ai rischi dell'abuso e all'aggiramento di norme di diritto interno; tuttavia una serie di considerazioni ci hanno portato a valutare positivamente nel complesso la ratifica oggetto di discussione. In primo luogo, già il campo di applicazione della Convenzione, delineato dall'articolo 4, è comunque circoscritto, in quanto da un lato l'attribuzione alla revoca della responsabilità genitoriale, la tutela e la cura dei minori e le misure di protezione esclude espressamente, dall'altro lato, tutta una serie di materie come l'accertamento dello stato di filiazione, l'adozione, la materia d'asilo e dell'immigrazione. Difatti, con la kafala, in capo al minore non si crea un vincolo di parentela o di filiazione: il minore non acquista il cognome di chi ne ha ottenuto l'assistenza, né acquisisce alcun diritto in merito agli aspetti successori. Infine, il minore, al compimento della maggiore età, non acquista diritti in merito alla cittadinanza italiana.
  In secondo luogo, la Convenzione de L'Aja del 1996, pur stabilendo il riconoscimento automatico delle misure di protezione dei minori all'interno degli Stati contraenti, prevede una serie di eccezioni, tra cui proprio l'ipotesi di assistenza giuridica e di kafala: ciò in quanto trattasi di misure di affidamento cosiddette extra-familiari del minore, con collocamento in una famiglia diversa da quella di origine.
  Ciò evidentemente necessita di una serie di cautele e di maggiore attenzione, proprio per scongiurare strumentalizzazioni ed abusi qualora non si fosse certi che la misura sia stata adottata per salvaguardare il superiore interesse del minore. Di conseguenza, in questa ipotesi le normative di attuazione del disegno di legge sanciscono procedure aggravate che coinvolgono una serie di soggetti deputati a verificare la sussistenza di tutti i requisiti normativi richiesti, nonché a valutare se la misura di protezione sia stata adottata proprio nell'esclusivo interesse del minore. A tal riguardo, l'Italia ha individuato correttamente quali autorità interverranno in questo processo di autorizzazione della misura in favore del minore. Sto parlando del Dipartimento per la giustizia minorile presso il Ministero della giustizia ed il CAI, ossia la Commissione per le adozioni internazionali. In terzo luogo si consideri che, ai sensi del disegno di legge, gli unici provvedimenti stranieri con cui vengono disposte le misure di protezione a favore dei minori ritenuti suscettibili di essere autorizzati dalle autorità italiane sono solo e soltanto quelli adottati da autorità giudiziaria e non, ad esempio, provvedimenti di tipo notarile, proprio in considerazione del fatto che solo il procedimento giudiziario è in grado di assicurare il rispetto dei diritti essenziali e la reale protezione dei minori.
  Nel complesso, il MoVimento 5 Stelle ritiene che la Convenzione in esame sia uno strumento molto importante e utile per elevare il grado di protezione dei minori. In Commissione abbiamo presentato una serie di emendamenti, che in parte sono stati, previa riformulazione, approvati. Si tratta di modifiche emendative che sono frutto del lavoro delle associazioni che da anni si occupano di queste problematiche e che hanno interessato aspetti tutt'altro che marginali, come, per esempio, l'ascolto del minore.
  Ora, ferme restando l'esigenza e l'opportunità di ratificare la Convenzione in esame, il MoVimento 5 Stelle intende sottolineare una questione che è rimasta, anche a seguito delle audizioni in Commissione, inevasa. Parlo dell'articolo 12 del disegno di legge governativo, secondo il quale dall'attuazione delle disposizioni contenute nella presente legge non derivano nuovi o maggiori oneri a carico della finanza pubblica e che le pubbliche amministrazioni vi provvedono con le risorse umane, strumentali e finanziarie disponibili. Tale norma, a nostro parere, si scontra con le funzioni e i compiti che vengano attribuiti dagli articoli 4 e 5 al Dipartimento per la giustizia minorile presso il Ministero della giustizia e alla Commissione Pag. 27per le adozioni internazionali presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri. Si tratta, come detto, delle disposizioni con cui si dà attuazione agli articoli 33 e seguenti della Convenzione, che dettano la disciplina in materia di affidamento e assistenza legale del minore tramite kafala. A noi risulta, per esempio, che annualmente la Commissione per le adozioni internazionali istruisce circa 3.500 provvedimenti di adozione, di conseguenza con le modifiche legislative l'attuazione della Convenzione de L'Aja potrebbe sensibilmente aumentare il carico di lavoro dell'amministrazione, con il rischio di ingolfare l'iter burocratico e rendere così impossibile perseguire gli obiettivi di tutela e protezione del minore. In Commissione all'ex Ministro Kyenge, audito in qualità di Presidenza della CAI, e la dottoressa Chinnici, chiedemmo se fossero in possesso di studi o dati in merito al numero di nuove pratiche che le autorità indicate nel disegno di legge dovrebbero istituire a seguito della presente ratifica. Purtroppo a queste domande non abbiamo ricevuto risposta; per tale motivo, il MoVimento 5 Stelle ha presentato l'ordine del giorno, che è stato accolto come raccomandazione, finalizzato ad impegnare il Governo a verificare, a seguito della ratifica, l'idoneità dal punto di vista numerico dell'attuale organico delle risorse umane impiegate presso il Dipartimento per la giustizia minorile...

  PRESIDENTE. I banchi del Governo, gentilmente.

  EMANUELE SCAGLIUSI. ... nonché presso la CAI.
  Alla luce di quanto esposto, il gruppo parlamentare MoVimento 5 Stelle voterà favorevolmente al presente disegno di legge, in quanto si tratta di un provvedimento legislativo che va verso un più elevato grado di tutela dei minori (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Giuliani. Ne ha facoltà.

  FABRIZIA GIULIANI. Presidente, colleghi, io credo che quando andiamo a trattare questioni come quelle che trattiamo qui oggi, che hanno a che fare con la protezione dei minori e la responsabilità genitoriale, dovremmo davvero abbandonare steccati ideologici che sono definitivamente superati e riuscire ad andare al merito delle questioni.
  Ora, io credo che siano sostanzialmente tre le ragioni che ci portano ad esprimere il nostro parere, decisamente favorevole, rispetto alla necessità di questa ratifica.
  In primis, il fattore che richiamo è l'appartenenza dell'Italia alla dimensione europea, un'Europa che non è soltanto austerità, non è soltanto vincolo economico, ma è soprattutto espansione dei diritti. Poi va riconosciuto lo sforzo che è stato iniziato dal Governo Letta e poi proseguito oggi dal Governo Renzi, perché questa legislatura porta il segno – e credo possiamo dirlo anche con qualche orgoglio – di un allargamento degli spazi democratici, di allargamento della democrazia partecipativa, di un'espansione dei diritti e delle opportunità.
  Credo che – l'hanno detto anche molti colleghi prima di me – forse siano soprattutto i numeri a ricordarci e a sollecitare la necessità del perché oggi arriviamo tardi a ratificare questa norma e perché dobbiamo farlo. Questa norma riguarda i minori che sono portati via dall'Italia verso altri Paesi: il numero arriva a 105 nel 2013 e – come è stato anche reso noto dal Ministero della giustizia – è con i Paesi dell'Europa dell'est che il nostro Paese ha il maggior numero di contenziosi. Verso la Romania le denunce sono passate da 19 del 2012 a 25 nel 2013; in totale, le denunce verso i Paesi dell'est – parlo della Lettonia, della Lituania, dell'Ucraina e poi l'Albania, la Bosnia, la Bulgaria, la Polonia, la Repubblica ceca, la Romania, la Slovacchia, la Slovenia e l'Ungheria – sono state addirittura 57 nel 2013, scendendo lievemente, e 50 nel 2012. In Germania, i contenziosi aperti erano 18 nel 2012 e 13 nel 2013. Insomma, in generale, guardando ai casi attivi e passivi, il fenomeno dell'emigrazione clandestina nel 2013 è Pag. 28cresciuto del 20 per cento, passando a 130 unità e a 160 casi. Dietro a questi numeri – lo sappiamo sempre – ci sono vite umane, nella fattispecie vite di minori, che confermano che si tratta di un problema che non conosce mappe geografiche, né confini e in cui soprattutto ogni Paese è chiamato a fare la sua parte, soprattutto quando sono in ballo i diritti delle persone e soprattutto quelle maggiormente bisognose di tutela, come i minori, ai quali la Convenzione si rivolge.
  Le ragioni che portano il nostro partito ad esprimere un parere favorevole sono sostanzialmente queste. Su questa ratifica esprimiamo un parere favorevole perché – come hanno detto con molta chiarezza la presidente Ferranti e il collega Nicoletti, che sono stati relatori per le Commissioni coinvolte – è necessario introdurre elementi sempre più precisi e puntuali, elementi di certezza e di definizione, quando sono in gioco i diritti dei minori. Il diritto deve essere capace di individuare con chiarezza le responsabilità e le autorità. Occorre individuare quale sia l'autorità competente sui minori, sottraendoli all'esposizione e al rischio di abusi.
  Questo è precisamente il segno di quell'approccio multilaterale di cui parlava la collega Tinagli, che ci porta a cooperare insieme per cercare di circoscrivere e di attribuire sempre più certezza quando parliamo del destino dei minori.
  Votando «sì» andiamo dunque oltre un atto dovuto e anche a quel linguaggio un po’ freddo che esprimono talvolta le convenzioni internazionali, andiamo oltre un atto dovuto di un obbligo comunitario. Colmando il ritardo, che altri colleghi prima di me hanno espresso, esercitiamo una responsabilità che è morale e politica, e speriamo di andare sempre più nella direzione di un tempo nel quale questa responsabilità sia condivisa e capace di superare steccati ideologici come quelli che ci hanno portato oggi addirittura ad evocare un principio di incostituzionalità. Infatti, questi fatti e questi divari sono stati superati dalla storia dei popoli, dall'incontro di culture e di religioni, che rappresentano il nostro paesaggio contemporaneo.
  È un contesto al quale non possiamo più sottrarci, ma che, invece, siamo chiamati a governare con un senso di responsabilità e, sopratutto, di umanità.
  Per queste ragioni, annunzio il voto favorevole del Partito Democratico.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Buonanno. Ne ha facoltà.

  GIANLUCA BUONANNO. Signor Presidente, intervengo, a titolo personale, in merito a quello che è stato detto fino adesso, per risottolineare, per quanto mi riguarda, che sono nettamente contrario a ciò che tra poco si andrà a votare, perché, a questo punto, se le lobby islamiche hanno la possibilità, grazie anche al Partito Democratico soprattutto, di intervenire direttamente sul nostro Paese e su quelle che sono le nostre norme e le nostre leggi, tra un po’ sarà anche legale l'infibulazione, perché tra un po’ veramente le lobby islamiche decideranno ulteriormente e ancora di più quello che possono fare nel nostro Paese.
  Questo è un Paese dove – e lo dico da sindaco – quando c’è, ad esempio, il Natale e si chiede di potere fare il presepe o di cantare le canzoncine di Natale vi sono coloro che dicono: «No, perché si va ad intervenire sulla sensibilità delle persone islamiche». Allora, io mi chiedo: ma siamo in Italia o siamo in un Paese islamico ? Questa è una cosa assurda, che ci porterà sempre di più ad abbassare la testa verso determinate leggi e verso determinate funzioni, e alla fine diventeremo tutti islamici. Siccome io non voglio diventare islamico, preannunzio che il 1o luglio, quando diventerò ufficialmente deputato europeo, mi presenterò a Strasburgo con il burqa, perché voglio vedere se a Strasburgo mi fanno entrare con il burqa, visto che in Italia si può fare (Commenti dei deputati del gruppo Partito Democratico – Applausi polemici dei deputati del gruppo Partito Democratico).Pag. 29
  Io credo che questo Paese si debba ribellare alle lobby islamiche e si debba ribellare a un Partito Democratico che, per fare tanto il democratico, si fa sottomettere, in tutto e per tutto, all'Islam. Io sono contrario !

  PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto finale.

(Correzioni di forma – A.C. 1589-A)

  DONATELLA FERRANTI, Relatore per la II Commissione. Chiedo di parlare ai sensi dell'articolo 90, comma 1, del Regolamento.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  DONATELLA FERRANTI, Relatore per la II Commissione. Signor Presidente, ai sensi dell'articolo 90, comma 1, del Regolamento, chiedo, anche a nome del Comitato dei diciotto, che si effettui la seguente correzione formale, conseguente proprio all'approvazione dell'emendamento 2.200 delle Commissioni, il quale ha soppresso la lettera e) del comma 1 dell'articolo 3, relativo al decreto di idoneità. Quindi, chiedo che si proceda alla correzione nel senso che all'articolo 5, comma 3, le parole: «al decreto di idoneità» siano soppresse.
  Colgo l'occasione, Presidente, per ringraziare le due Commissioni, in particolare il relatore per la Commissione affari esteri, Nicoletti, che oggi non è potuto essere presente perché è a Strasburgo.

  PRESIDENTE. Se non vi sono obiezioni, la correzione di forma proposta dal relatore si intende approvata.
  (Così rimane stabilito).

(Coordinamento formale – A.C. 1589-A)

  PRESIDENTE. Se non vi sono obiezioni, la Presidenza si intende autorizzata al coordinamento formale del testo approvato.
  (Così rimane stabilito).

(Votazione finale ed approvazione – A.C. 1589-A)

  PRESIDENTE. Passiamo alla votazione finale.
  Indìco la votazione nominale finale, mediante procedimento elettronico, sul disegno di legge di ratifica n. 1589-A, di cui si è testé concluso l'esame.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Paola Bragantini; ha votato, onorevole Bragantini ? Non tolga la tessera, però, che adesso arriva il tecnico. Ecco, vedo che funziona. Hanno votato tutti ? Onorevole Marzana.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:
  «Ratifica ed esecuzione della Convenzione sulla competenza, la legge applicabile, il riconoscimento, l'esecuzione e la cooperazione in materia di responsabilità genitoriale e di misure di protezione dei minori, fatta all'Aja il 19 ottobre 1996, nonché norme di adeguamento dell'ordinamento interno» (1589-A):

   Presenti  448   
   Votanti  444   
   Astenuti    4   
   Maggioranza  223   
    Hanno votato  422    
    Hanno votato no   22.

  La Camera approva (Vedi votazioni).

Seguito della discussione del disegno di legge: Ratifica ed esecuzione dell'Accordo di cooperazione tra il Governo della Repubblica italiana ed il Governo della Repubblica islamica dell'Afghanistan in materia di prevenzione e con- Pag. 30trasto al traffico illecito di stupefacenti, sostanze psicotrope e loro precursori, fatto a Roma il 2 giugno 2011 (A.C. 1743-A) (ore 12,15).

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del disegno di legge: Ratifica ed esecuzione dell'Accordo di cooperazione tra il Governo della Repubblica italiana ed il Governo della Repubblica islamica dell'Afghanistan in materia di prevenzione e contrasto al traffico illecito di stupefacenti, sostanze psicotrope e loro precursori, fatto a Roma il 2 giugno 2011.
  Ricordo che nella seduta del 19 giugno 2014 si è conclusa la discussione sulle linee generali e il relatore e il rappresentante del Governo hanno rinunciato ad intervenire in sede di replica.

(Esame degli articoli – A.C. 1743-A)

  PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli articoli del disegno di legge di ratifica, nel testo della Commissione (Vedi l'allegato A – A.C. 1743-A).
  La V Commissione (Bilancio) ha espresso il prescritto parere, che è distribuito in fotocopia (Vedi l'allegato A – A.C. 1743-A).
  Passiamo all'esame dell'articolo 1 (Vedi l'allegato A – A.C. 1743-A), al quale non sono state presentate proposte emendative.
  Passiamo dunque ai voti.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Villecco Calipari, Tidei, Rotta, Capelli, Leva...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:
   Presenti  446   
   Votanti  445   
   Astenuti    1   
   Maggioranza  223   
    Hanno votato   445    

  La Camera approva (Vedi votazioni).

  Passiamo all'esame dell'articolo 2 (Vedi l'allegato A – A.C. 1743-A), al quale non sono state presentate proposte emendative.
  Passiamo dunque ai voti.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:
   Presenti  443   
   Votanti  440   
   Astenuti    3   
   Maggioranza  221   
    Hanno votato   440    

  La Camera approva (Vedi votazioni).

  Passiamo all'esame dell'articolo 3 (Vedi l'allegato A – A.C. 1743-A), al quale non sono state presentate proposte emendative.
  Passiamo dunque ai voti.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Bossa, Zaratti, Malpezzi, Ventricelli, Mazziotti Di Celso, Vitelli, Di Salvo, Gribaudo, Sani...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  444   
   Votanti  442   
   Astenuti    2   
   Maggioranza  222   
    Hanno votato   442    

  La Camera approva (Vedi votazioni).

  (Il deputato Cominardi ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole)

  Passiamo all'esame dell'articolo 4 (Vedi l'allegato A – A.C. 1743-A), al quale non sono state presentate proposte emendative.
  Passiamo dunque ai voti.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Ventricelli, Fanucci, Ginoble, Roberta Agostini, Cuperlo, Mauri, Zampa...Pag. 31
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:
   Presenti  448   
   Votanti  447   
   Astenuti    1   
   Maggioranza  224   
    Hanno votato   447    

  La Camera approva (Vedi votazioni).

  (Il deputato Marcon ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole).

(Esame di un ordine del giorno – A.C. 1743-A)

  PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'unico ordine del giorno presentato (Vedi l'allegato A – A.C. 1743-A).
  Se nessuno chiede di intervenire per l'illustrazione, invito il rappresentante del Governo ad esprimere il parere sull'unico ordine del giorno presentato, l'ordine del giorno Sibilia n. 9/1743-A/1.

  BENEDETTO DELLA VEDOVA, Sottosegretario di Stato per gli affari esteri. Signor Presidente, il Governo, propone una riformulazione di questo tipo: mantenere la parte da «a sostenere (...)» fino a «per le terapie del dolore»...

  PRESIDENTE. Mi scusi, sottosegretario, deve ripetere e forse dare qualche elemento in più all'onorevole Sibilia per rintracciare la riformulazione.

  BENEDETTO DELLA VEDOVA, Sottosegretario di Stato per gli affari esteri. Allora, il Governo propone la seguente riformulazione: «impegna il Governo a sostenere (...)» fino alle parole: «per le terapie del dolore», quindi lasciando quella parte ed eliminando la successiva parte perché è relativa ad impegni finanziari e diventa complicato.
  Con questa riformulazione, quindi, interrompendo l'ordine del giorno a «per le terapie del dolore», il parere è favorevole.

  PRESIDENTE. Prendo atto che i presentatori accettano la riformulazione e non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Sibilia n. 9/1743-A/1, con il parere favorevole dal Governo, purché riformulato.
  È così esaurito l'esame dell'unico ordine del giorno presentato.

(Dichiarazioni di voto finale – A.C. 1743-A)

  PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto finale.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Pastorelli. Ne ha facoltà, per due minuti.

  ORESTE PASTORELLI. Signor Presidente, signor rappresentante del Governo, lo scorso dicembre la Camera ha organizzato un seminario con una delegazione di donne parlamentari afgane e la loro richiesta è stata univoca: non lasciateci sole. Le donne, la società civile, ci chiedono di rimanere in Afghanistan, perché hanno ancora bisogno della nostra presenza che non è e non è stata solo militare, ma anche e soprattutto di sostegno e protezione della popolazione. È in questo contesto che dobbiamo inserire la ratifica di quest'Accordo bilaterale, che ha l'obiettivo di rafforzare la collaborazione e la reciproca assistenza tra i due Paesi, al fine di prevenire e di contrastare il traffico illecito di stupefacenti.
  L'intesa, in piena coerenza con gli obiettivi del Governo, risponde all'esigenza di eliminare lo spaccio illegale, colpire i trafficanti di droghe nelle zone di produzione, grazie alla formazione e all'addestramento sul campo del personale impiegato nell'attività antidroga, alle nuove tecniche investigative e all'informazione aggiornata sulle norme e sulle procedure operative, ma anche di debellare all'origine lo spaccio e l'uso di stupefacenti nel nostro Paese.
  La ratifica come strumento giuridico va, dunque, ad aggiungere un tassello al blocco dei proventi ricavato dalle attività Pag. 32illecite collegate al traffico di droga, utilizzato per azioni criminali (finanziamento del terrorismo interno e internazionale) e per finalità di riciclaggio e di sviluppo delle organizzazioni criminali trasnazionali.
  Con questa ratifica si rafforza la collaborazione in un periodo decisivo per il futuro dell'Afghanistan, in vista del ritiro della missione internazionale.

  PRESIDENTE. Deve concludere, onorevole Pastorelli.

  ORESTE PASTORELLI. L'Italia è fortemente impegnata a sostenere la nascente democrazia afgana e il tema del contrasto alla produzione ed al traffico delle sostanze stupefacenti è fondamentale...

  PRESIDENTE. Grazie.

  ORESTE PASTORELLI. ... per un'economia che fino ad oggi si è retta esclusivamente su questo.

  PRESIDENTE. Grazie !

  ORESTE PASTORELLI. E per questo che esprimo il voto favorevole della componente socialista (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Partito Socialista Italiano).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Fitzgerald Nissoli. Ne ha facoltà, per sei minuti.

  FUCSIA FITZGERALD NISSOLI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, intervengo brevemente per esprimere a nome del gruppo Per l'Italia il voto favorevole all'approvazione di questo provvedimento, rivolto ad intensificare la collaborazione tra le forze di Polizia di Italia e Afghanistan nella lotta al narcotraffico.
  È un provvedimento che ha degli evidenti legami con la missione ISAF, che vede il nostro Paese presente ed in prima linea da oltre dieci anni, senza dimenticare la ratifica dell'Accordo sul partenariato e la cooperazione di lungo periodo tra la Repubblica italiana e la Repubblica islamica dell'Afghanistan, entrato in vigore nel gennaio 2013.

  PRESIDENTE. Scusi, onorevole. Il banco del Governo deve essere lasciato libero, gentilmente.

  FUCSIA FITZGERALD NISSOLI. Esiste dunque una solida e storica amicizia tra i due Paesi e l'Italia è fermamente decisa ad affiancare e sostenere l'Afghanistan fino al completamento del processo di transizione nel lungo termine, anche oltre il 2014.
  Questo Accordo di cooperazione si inserisce pienamente nel processo di transizione e stabilizzazione, ponendo particolare attenzione alla prevenzione e al contrasto al traffico illecito degli stupefacenti nonché agli interventi volti alla formazione e addestramento del personale finalizzato al perseguimento e arresto dei trafficanti di droga direttamente nelle zone di produzione delle stesse droghe.
  Oggi registriamo infatti all'interno della Mezzaluna d'oro – il cui principale produttore (ma anche del mondo intero) è l'Afghanistan, che fornisce da solo circa il 70 per cento dell'eroina consumata nel mondo – un innalzamento del livello della produzione dei sistemi di protezione da parte dei narcotrafficanti operanti attraverso l'impiego di laboratori mobili di raffinazione, sempre più numerosi nelle zone di confine, e l'impiego di esperti stranieri nel settore chimico. Da sole, le locali forze di Polizia non riusciranno a contrastare i potenti produttori che riescono a inviare le droghe nel nostro continente e nel nostro Paese attraverso le rotte dell'est Europa e dell'Africa.
  Con l'approvazione di questo Accordo, che tiene pienamente conto della Convenzione delle Nazioni Unite contro il crimine organizzato transnazionale firmata a Palermo il 12 dicembre 2000, concludiamo un percorso avviato nel 2009 su proposta della Direzione centrale per i servizi antidroga, dopo la guida italiana del progetto europeo COSPOL per il controllo del traffico illecito di droghe, e andremo a rafforzare Pag. 33la collaborazione già in atto tra le due forze di Polizia, ma anche nel campo civile, in un momento molto delicato per il paese afgano, stretto tra le recenti consultazioni elettorali per scegliere il successore di Karzai e la fine della missione internazionale ISAF, all'interno della quale, voglio ricordarlo, il tributo italiano in termini di vite perse non è stato vano.
  Per questi motivi, sosteniamo l'Accordo in esame e con esso, credo, rafforziamo il processo democratico che si sta sviluppando all'interno di quel Paese, la cui democrazia sta muovendo i primi passi, ma è ancora troppo debole per essere lasciata senza un valido supporto. Credo che le strade da percorrere per la democrazia e lo sviluppo siano la cooperazione e il lavoro delicato di sostituzione della coltivazione del papavero con altre colture, ad esempio lo zafferano, come è stato possibile anche a Herat. Tale trasformazione delle attività dei contadini deve però essere sostenuta a vari livelli, dal mercato al piano della sicurezza: una ragione in più per votare a favore di questo Accordo.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Marcolin. Ne ha facoltà.

  MARCO MARCOLIN. Grazie, signor Presidente. Onorevoli colleghi, rappresentanti del Governo, come è noto, la droga afgana è da tempo un problema di carattere globale, dal momento che concerne il grosso della produzione planetaria di oppiacei e relativi derivati. Si tratta di un business immenso dalle diramazioni complesse, posto che dai centri di raccolta e raffinazione in Afghanistan i derivati della coltura del papavero vengono estradati verso molteplici rotte. La droga afgana avvelena in prima battuta i giovani iraniani e quelli russi, ma giunge anche in Europa e persino in Africa e in Estremo Oriente, a dispetto della concorrenza dei «cartelli» sudafricani e asiatici.
  Non è quindi certamente un male che l'Italia abbia stretto un Accordo di collaborazione con lo Stato afgano sul versante della lotta antinarcotici. È obiettivamente utile infatti, anche se le dimensioni del fenomeno criminale sul suolo afgano sono tali da non autorizzare alcuna previsione ottimistica sul risultato finale di questa cooperazione, che costerà al contribuente poco più di 100 mila euro l'anno. Formeremo una ventina di poliziotti afgani qui da noi, promuoveremo seminari e conferenze e invieremo in Afghanistan esperti e dirigenti della Polizia di Stato, cosa che forse permetterà di accrescere l'efficacia dell'azione delle nostre forze dell'ordine, che ormai fanno i conti con la presenza di migranti clandestini afgani a casa nostra, ma certamente poco cambierà nel confronto che si sviluppa sul terreno afgano.
  Da un lato, dei provvedimenti della tassazione della narcoeconomia profittano da anni i talebani, dall'altro, però neanche il governo di Kabul è esente da colpe, come prova il pesante sospetto che alcuni alti funzionari del clan presidenziale abbiano lucrato anch'essi grandi profitti su questi commerci illeciti.
  Neanche noi siamo esenti da critiche. Forse non abbiamo chiesto il «pizzino» ai narcos afgani, infatti, ma, come responsabili della sicurezza afgana fino all'anno scorso, abbiamo concluso certamente poco. La NATO è, infatti, rimasta con le mani in mano, ritenendo controproducente trasformare in altrettanti nemici i poveri contadini legati all'economia del papavero. I nostri comandanti di teatro avevano probabilmente ragione, dovevano proteggere la vita dei loro soldati, ma il risultato è sotto i nostri occhi.
  Quanto agli americani, che volevano spargere sulle colture del papavero veleni appositamente studiati, a fermarli ha provveduto lo stesso Karzai. In più parti dell'Afghanistan, inclusa quella occidentale sotto il comando italiano, si è, perciò, cercato di esplorare delle alternative, incoraggiando, ad esempio, gli agricoltori a riconvertirsi allo zafferano, ma con risultati altamente incerti e, comunque, non soddisfacenti.
  Di fatto, pertanto, neanche tredici anni di occupazione militare del nostro Paese e degli Stati occidentali coinvolti nella lotta al terrorismo internazionale sono bastati a Pag. 34sradicare questa piaga, che, anzi, non cessa di allargarsi e di aggravarsi nei suoi effetti.
  Per riassumere, l'Accordo va bene, a nostro avviso, ma più per i possibili benefici nella lotta al narcotraffico nel nostro Paese che non come strumento per debellare veramente l'industria della droga afgana.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Rabino. Ne ha facoltà.

  MARIANO RABINO. Signor Presidente, rappresentanti del Governo, onorevoli colleghi, sotto il profilo tencico-operativo, l'intesa si rende necessaria per realizzare una cooperazione bilaterale di polizia in materia di lotta al narcotraffico, in modo da renderla più aderente alle attuali esigenze di entrambi i Paesi. Tutto ciò in un contesto internazionale che pone l'attenzione sulla necessità di una lotta al traffico illecito delle sostanze stupefacenti e delle attività connesse della criminalità organizzata, per garantire la sicurezza e il benessere della comunità.
  Ci preme sottolineare la peculiarità dell'Afghanistan, già considerato uno dei maggiori produttori al mondo di sostanze cannabinoidi, in quanto nel Paese insistono aree più remote di confine che registrano un proliferare di laboratori mobili di raffinazione, nonché la presenza di immigrati con esperienza nel settore chimico, che fanno presumere un collegamento a mercati illeciti. Il flusso di precursori chimici non controllabili che giungono nel Paese, attraverso le frontiere pakistane e dei Paesi centro-asiatici, aumenta la necessità del controllo di un loro probabile utilizzo nel mercato illecito.
  Questa iniziativa venne motivata dall'esigenza di intensificare i rapporti di collaborazione con gli omologhi organismi afgani e di regolamentare in un atto internazionale gli aspetti operativi della cooperazione di polizia, fino ad allora condotta nel settore, nonché dal fatto che l'Italia era allora alla guida del progetto europeo COSPOL per il controllo del traffico illecito di droga proveniente dall'Afghanistan verso l'Europa. L'intesa mira a realizzare una cooperazione bilaterale di polizia in materia di lotta al narcotraffico ben strutturata, in modo da renderla più attraente alle parti e alle attuali esigenze di entrambi i Paesi. Al fine di conseguire i predetti obiettivi, le parti si impegnano a cooperare, attraverso uno scambio continuo di informazioni tecniche e investigative, studi, ricerche e analisi congiunte sulle organizzazioni criminali dedite al narcotraffico, per pianificare strategie mirate di intervento.
  Come già ho avuto modo di rilevare nella discussione sulle linee generali, il presente Accordo costituisce un ulteriore, decisivo tassello nell'assistenza che l'Italia presta da oltre dieci anni all'Afghanistan non solo sotto il profilo militare, ma anche sotto il profilo civile, che ha condotto, peraltro, alla ratifica di un Trattato bilaterale di amicizia e di partenariato. Proprio la lotta alle coltivazioni di droga ha rappresentato uno degli obiettivi della presenza internazionale in Afghanistan, purtroppo solo parzialmente raggiunto, che occorre ribadire potenziando gli strumenti di contrasto.
  Per queste motivazioni, Scelta Civica per l'Italia dichiara il proprio voto favorevole al provvedimento (Applausi dei deputati del gruppo Scelta Civica per l'Italia).
  Chiedo che la Presidenza autorizzi la pubblicazione in calce al resoconto della seduta odierna del testo integrale del mio intervento (La Presidenza lo consente sulla base dei criteri costantemente seguiti).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Alli. Ne ha facoltà.

  PAOLO ALLI. Signor Presidente, il mio sarà un intervento breve, perché molte cose sono già state dette. È chiaro che la lotta alle coltivazioni di droga, la prevenzione ed il contrasto al narcotraffico sono state tra le caratteristiche messe in campo anche nelle missioni internazionali, in particolare nella missione ISAF, anche se certamente i risultati avrebbero potuto Pag. 35essere migliori. Però è chiaro che il narcotraffico ed il terrorismo vanno di pari passo, quindi l'obiettivo di combattere questa piaga è un obiettivo che è chiaro a tutte le forze occidentali ed in particolare al nostro Paese, che in quel contesto ha impegnato risorse e – ahimè – vite umane.
  Quindi, quello che ci apprestiamo a ratificare è un Accordo che ha valenze molteplici: certamente la lotta alla droga là dove essa viene prodotta, una maggior tutela del nostro Paese rispetto al traffico internazionale di stupefacenti, ma anche un rafforzamento dei rapporti tra l'Italia e l'Afghanistan, rapporti che sono sempre stati positivi, da tempo, e che si sono consolidati e sviluppati nel corso degli anni di presenza dei nostri contingenti militari, in particolare nella provincia di Herat, e che hanno condotto le popolazioni locali a rafforzare la percezione che il popolo italiano e l'Italia siano sensibili alla cooperazione ed all'amicizia.
  Da ultimo, questo è un Accordo che contribuisce a dare ulteriori spinte al processo di democratizzazione dell'Afghanistan, che sta procedendo anche attraverso il passaggio delle recenti elezioni, ma che ovviamente ha una serie di nemici, i principali dei quali sono certamente il terrorismo ed il narcotraffico che, come dicevo prima, sono ovviamente fortemente legati tra di loro.
  Per tutte queste ragioni, noi sosteniamo questo provvedimento, quindi il Nuovo Centrodestra voterà a favore.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Ricciatti. Ne ha facoltà.

  LARA RICCIATTI. Signor Presidente, signor sottosegretario, colleghe e colleghi onorevoli, la ratifica che ci apprestiamo a valutare oggi in quest'Aula ha un duplice obiettivo, uno legato alle attività rientranti nella cooperazione internazionale e l'altro che potremmo definire di lotta interna alla criminalità organizzata.
  Con la ratifica dell'Accordo di cooperazione con il Governo della Repubblica islamica dell'Afghanistan in materia di prevenzione e contrasto al traffico illecito di stupefacenti ci poniamo l'obiettivo, in mancanza di un accordo quadro di riferimento, di creare uno strumento giuridico per intensificare una collaborazione operativa tra gli organismi omologhi dei due Paesi, impegnati nella lotta al narcotraffico, con riguardo sia al traffico illecito di stupefacenti che di sostanze psicotrope e loro precursori chimici.
  Nel triangolo tra Afghanistan, Pakistan ed Iran, denominato «Mezzaluna d'oro», si produce una quantità di oppiacei, eroina e droghe leggere che si aggira, secondo le stime, a circa il 90 per cento della quantità consumata nel territorio europeo. Quindi un'intensificazione della collaborazione dei due Paesi, grazie anche al nostro know how specifico sulla materia del contrasto al narcotraffico, consentirà all'Afghanistan di contrastare con maggiore efficacia la produzione di sostanze stupefacenti, causa di forti instabilità politiche e forte ostacolo per il controllo del territorio da parte dello Stato e a noi di combattere il traffico di sostanze stupefacenti là dove il traffico ha origine.
  I negoziati alla base di questo Accordo hanno avuto inizio nel 2009, su proposta della Direzione centrale per i servizi antidroga, dopo la guida italiana del progetto europeo COSPOL per il controllo del traffico illecito di droga, e il testo base è stato sottoscritto dall'Italia e dall'Afghanistan il 2 giugno 2011. L'Accordo inoltre aderisce perfettamente alla Convenzione delle Nazioni Unite contro il crimine organizzato transnazionale, firmata a Palermo il 12 dicembre 2000.
  Ci sarà il voto favorevole di Sinistra Ecologia Libertà, perché con questa ratifica renderemo più efficace il lavoro congiunto delle due forze di polizia, in un momento molto delicato per il futuro dell'Afghanistan e per questo periodo post-elezioni, che vede anche la fine della missione internazionale, che da tanti anni ha visto tanti soldati italiani impegnati nella missione militare. E noi di SEL continuiamo anche qui a chiederne il ritiro immediato e ricordiamo ancora, non Pag. 36lasciandoli alla memoria dei numeri e delle date, i numerosi morti italiani, di cui ancora si piangono lacrime amare (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Picchi. Ne ha facoltà.

  GUGLIELMO PICCHI. Signor Presidente, questa ratifica ha una duplice funzione: debellare lo spaccio e l'uso di stupefacenti nel nostro Paese e colpire i trafficanti di droga nelle zone di produzione, aiutando e formando sul campo le forze di polizia locale.
  Il rafforzamento della collaborazione tra le forze di Polizia italiane e quelle afgane è un impegno che perseguiamo da anni, anche attraverso la missione internazionale che ci ha visto in prima fila da oltre dieci anni e che, come è sempre bene ricordare, è costata al nostro Paese diverse vite umane, di cui dobbiamo sempre onorare la memoria. La collaborazione è fondamentale per la sicurezza e il benessere della comunità internazionale. Aiutare a stabilizzare politicamente ed economicamente l'Afghanistan significa aumentare le possibilità che le sacche di delinquenza e criminalità legate alla produzione e vendita di droga vengano ricondotte nella gestione corrente degli affari del Paese, il che implica anche migliori rapporti con i Paesi confinanti.
  Sappiamo che certamente questa ratifica non è risolutiva e non porterà all'eliminazione della produzione e del traffico di droga, ma certamente è un tassello ulteriore di tutte le iniziative che abbiamo preso per arrivare alla stabilizzazione dell'Afghanistan, tanto più in un momento in cui la missione internazionale sul territorio afgano, di cui noi facciamo parte, sta per concludersi.
  Come gruppo di Forza Italia, sosteniamo questa ratifica convintamente perché la lotta al narcotraffico deve essere una priorità del nostro Paese, non solo per la stabilizzazione e per la sicurezza economica dell'Afghanistan, ma anche e soprattutto per combattere sul nostro territorio tutte le mafie e tutte le criminalità organizzate che profittano del narcotraffico, e in modo particolare anche per dare una sicurezza ai nostri figli e alle future generazioni.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Sibilia. Ne ha facoltà.

  CARLO SIBILIA. Signor Presidente, con l'Accordo in esame il Governo italiano, di concerto con quello afgano, sancisce l'impegno dei due Paesi a rafforzare la collaborazione e la reciproca assistenza al fine di prevenire e di contrastare il traffico illecito di stupefacenti, sostanze psicotrope e loro precursori chimici.
  L'obiettivo che l'Accordo si pone, in mancanza di un accordo quadro di riferimento, è creare uno strumento giuridico per regolamentare la collaborazione operativa e intensificare i rapporti tra gli omologhi organismi impegnati nella lotta al narcotraffico in un contesto internazionale estremamente delicato. La collaborazione è fondamentale per la sicurezza e il benessere della comunità internazionale.
  L'Afghanistan ha una realtà particolare. Le aree più remote di confine registrano un proliferare di laboratori mobili di raffinazione, nonché la presenza di immigrati con esperienza nel settore chimico, che fanno presumere un collegamento a mercati illeciti. Il flusso di precursori chimici non controllabili, che giungono nel Paese attraverso le frontiere pakistane e dei Paesi centro-asiatici, pone l'attenzione sul controllo circa il rischio di una probabile diversione verso il mercato illecito. A ciò si aggiunga l'aumento dell'estensione delle coltivazioni di oppio, che fanno dell'Afghanistan uno dei maggiori produttori al mondo di sostanze oppiacee.
  L'intesa mira a realizzare una cooperazione bilaterale di polizia in materia di lotta al narcotraffico ben strutturata, in modo da renderla più aderente alle attuali esigenze di entrambi i Paesi, al fine di conseguire i predetti obiettivi. Le parti si impegnano a cooperare attraverso scambi Pag. 37di informazioni, tecniche, investigative, studio, ricerca e analisi congiunta sulle organizzazioni criminali dedite al narcotraffico per pianificare strategie mirate di intervento.
  Il MoVimento 5 Stelle è tristemente favorevole a questo Accordo. È favorevole alla collaborazione operativa tra i due Paesi allo scopo di combattere il traffico illecito di stupefacenti, ma è triste perché ancora una volta in Paesi come l'Afghanistan sembra di combattere le conseguenze e non le cause. L'Afghanistan è storicamente un Paese produttore di sostanze oppiacee, ma dal 2001, quindi da quando partì la missione ISAF, la produzione di queste sostanze è aumentata del 90 per cento.
  Ci sembra fin troppo chiara la relazione tra un Paese in stato di fortissima instabilità politica, sociale ed economica e l'aumento della criminalità. A questo bisogna aggiungere l'impossibilità da parte di alcuni Paesi limitrofi, ad esempio l'Iran, di effettuare presso le frontiere i dovuti controlli, alcuni mirati come conseguenza dell'intesa e della collaborazione con l'Afghanistan. Ciò avveniva sistematicamente prima del 2001, quindi prima dello scoppio della guerra in Afghanistan. Il MoVimento 5 Stelle ha già ribadito, nel corso del dibattito sul decreto missioni, la volontà di ridiscutere l'impegno dell'Italia nella missione in Afghanistan, ritenendo, in termini sia politici che sociali ed economici, che questo impegno sia distruttivo sia per l'Afghanistan che per l'Italia stessa. Siamo per il rientro immediato delle truppe dall'Afghanistan e per l'inizio di una missione di cooperazione allo sviluppo affidata alle ONG e non all'esercito.
  Oggi, con questo provvedimento, proviamo a curare una piccola parte della ferita. Tutti i gruppi parlamentari e il Governo si assumessero le proprie responsabilità e affrontassero le cause di questa malattia chiamata guerra in Afghanistan. Il MoVimento 5 Stelle voterà in senso favorevole a questo provvedimento (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Chaouki. Ne ha facoltà.

  KHALID CHAOUKI. Signor Presidente, intervengo a nome del Partito Democratico per comunicare il nostro voto favorevole alla ratifica di questo importante Accorto di cooperazione tra l'Italia e l'Afghanistan. Un Accordo che sancisce uno strumento di lavoro maggiormente concreto per il contrasto al traffico di droghe e soprattutto alla cooperazione, per mirare a prevenire il traffico internazionale di droghe che alimenta soprattutto in quelle terre il terrorismo criminale dei talebani, e non solo.
  Di fatto, in questa economia globale del commercio di oppio, sicuramente quello è uno dei luoghi dove maggiormente si produce, come è stato detto dai colleghi prima di me. Sicuramente è stato anche l'ultimo intervento oltre a quella cooperazione militare che ci fu ed è stata importante perché almeno ha dato la possibilità di un'espressione democratica, seppur con tanti limiti, e dell'emancipazione di tante iniziative importanti di tipo sociale. Pensiamo che oggi, invece, sia importante accostare a ciò anche la cooperazione a livello di formazione delle forze dell'ordine, a livello di scrittura di leggi importanti per la prevenzione, e soprattutto la formazione del personale e delle forze dell'ordine di quel Paese.
  Non basta la cooperazione militare. Abbiamo visto quanto non sia stata sufficiente. È importante in questo momento anche valorizzare quanto di buono è stato fatto, e sicuramente qualcosa è stato fatto; ed è stato citato dal collega Pastorelli l'appello accorato che le donne afgane, le associazioni e le ONG, seppur con tutte le difficoltà, ci riconoscono in termini di promozione di una forma di partecipazione civile che in quei Paesi per molto tempo è mancata.
  E allora è però importante non confondere – mi riferisco a qualche intervento fatto anche in precedenza – tra il male del terrorismo, il male del fondamentalismo, il male del radicalismo e il Pag. 38male che questi stanno facendo e quelle che, invece, sono le espressioni di queste società. Tali società, seppure hanno in quei luoghi e in quelle storie le loro radici culturali e anche religiose, sono società che oggi sono di fatto le prime vittime di questa pericolosa e minacciosa deriva terroristica e criminale. Le donne afgane e giovani afgani, i profughi e i rifugiati – e non clandestini, come ancora vi ostinate a chiamarli in queste aule –, i profughi e i richiedenti asilo afgani che arrivano e bussano anche alle nostre porte, sono le prime vittime esse stesse del terrorismo di matrice islamica.
  E allora, se noi vogliamo davvero combattere, estirpare i mali del terrorismo anche di matrice religiosa ed islamica, noi dobbiamo allungare le mani, dobbiamo abbracciare, dobbiamo sostenere con forza quelle espressioni coraggiose di coloro che in quelle terre oggi, di fatto, pagano il prezzo più alto. E in questa ottica, in questo approccio culturale credo che sia molto importante evitare di condannare tout court e confondere tout court il terrorismo con una grande religione come quella islamica. Guai a noi se confondessimo la religione dell'Islam con il terrorismo: faremmo un grosso regalo ai terroristi e al terrorismo.
  E allora, è inaccettabile quello che abbiamo sentito anche in quest'Aula poco fa: le lezioni di islamofobia. Capisco che il collega Buonanno ha bisogno di fare delle prove di islamofobia in quest'Aula prima di presentarsi davanti ai suoi maestri, davanti alla Le Pen e a Farage, e allora ci risparmi queste lezioni di islamofobia in questo Parlamento e in un Paese come l'Italia, che, grazie anche a una tradizione cristiana radicata, è stato un Paese di grande dialogo anche interreligioso e di grande incontro tra le religioni.
  Rispetto a questo, alle porte di un mese importante come il mese del Ramadan, credo sia molto importante intanto chiedere scusa ai due milioni di musulmani che in Italia lavorano e sono impegnati per la convivenza pacifica nel nostro Paese, e chiedere a Buonanno, semmai, di porgere le sue scuse a milioni di musulmani che non hanno nulla a che fare con la violenza e con il terrorismo e che, invece, sono oggi elemento anche importante di dialogo interreligioso, come il Papa Francesco (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Sinistra Ecologia Libertà) e come l'Italia, che, molto più grande delle provocazioni assurde e inaccettabili di Buonanno, ha già dato prova di sé: è un Paese aperto al dialogo e aperto alla convivenza e sicuramente in lotta con tutte le forme di estremismo (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Sinistra Ecologia Libertà).

  PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto finale.

(Coordinamento formale – A.C. 1743-A)

  PRESIDENTE. Se non vi sono obiezioni, la Presidenza si intende autorizzata al coordinamento formale del testo approvato.
  (Così rimane stabilito).

(Votazione finale ed approvazione – A.C. 1743-A)

  PRESIDENTE. Passiamo alla votazione finale.
  Indìco la votazione nominale finale, mediante procedimento elettronico, sul disegno di legge di ratifica n. 1743-A, di cui si è testé concluso l'esame.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Crippa, Mazzoli. Onorevole Magorno, io mi riferisco ai deputati che sono in Aula o a quelli che rapidamente raggiungono il proprio posto. Grassi, Mura, ci siamo ? Galperti, Mauri...senza farsi del male, la salute prima di tutto. Bene, mi pare che a questo punto...appena l'onorevole Oliverio arriva in postazione possiamo chiudere la votazione...Pizzolante, Simoni. L'onorevole Simoni ha votato.
  Dichiaro chiusa la votazione.Pag. 39
  Comunico il risultato della votazione:
  «Ratifica ed esecuzione dell'Accordo di cooperazione tra il Governo della Repubblica italiana ed il Governo della Repubblica islamica dell'Afghanistan in materia di prevenzione e contrasto al traffico illecito di stupefacenti, sostanze psicotrope e loro precursori, fatto a Roma il 2 giugno 2011» (1743-A):
   Presenti  436   
   Votanti  429   
   Astenuti    7   
   Maggioranza  215   
    Hanno votato  426    
    Hanno votato no    3    
  (La Camera approva – Vedi votazioni).

Seguito della discussione del disegno di legge: S. 1053 – Ratifica ed esecuzione dell'Accordo fra il Governo della Repubblica italiana e il Governo degli Stati Uniti d'America sul rafforzamento della cooperazione nella prevenzione e lotta alle forme gravi di criminalità, fatto a Roma il 28 maggio 2009 (Approvato dal Senato) (A.C. 1927) (ore 12,55).

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del disegno di legge di ratifica, già approvato dal Senato, n. 1927: Ratifica ed esecuzione dell'Accordo fra il Governo della Repubblica italiana e il Governo degli Stati Uniti d'America sul rafforzamento della cooperazione nella prevenzione e lotta alle forme gravi di criminalità, fatto a Roma il 28 maggio 2009.
  Ricordo che nella seduta del 19 giugno 2014 si è conclusa la discussione sulle linee generali e il relatore e il rappresentante del Governo hanno rinunziato ad intervenire in sede di replica.

(Esame degli articoli – A.C. 1927)

  PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli articoli del disegno di legge di ratifica (Vedi l'allegato A – A.C. 1927).
  Passiamo all'esame dell'articolo 1 (Vedi l'allegato A – A.C. 1927), al quale non sono state presentate proposte emendative.
  Passiamo, dunque, ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 1.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Dell'Aringa, Pellegrino, onorevole Pellegrino ha votato ? De Rosa, Busto, Della Valle. Mi pare che abbiano votato tutti.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:
   Presenti  436   
   Votanti  351   
   Astenuti   85   
   Maggioranza  176   
    Hanno votato   351    

  La Camera approva (Vedi votazioni).

  Passiamo all'esame dell'articolo 2 (Vedi l'allegato A – A.C. 1927), al quale non sono state presentate proposte emendative.
  Passiamo dunque ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 2.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Colletti, D'Incà, Ruocco, Villarosa.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:
   Presenti  441   
   Votanti  350   
   Astenuti   91   
   Maggioranza  176   
    Hanno votato   350    

  La Camera approva (Vedi votazioni).

  Passiamo all'esame dell'articolo 3 (Vedi l'allegato A – A.C. 1927), al quale non sono state presentate proposte emendative.
  Passiamo dunque ai voti. Pag. 40
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 3.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Paola Bragantini, Cani, Rostan, Malisani.

  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:
   Presenti  444   
   Votanti  353   
   Astenuti   91   
   Maggioranza  177   
    Hanno votato   353    

  La Camera approva (Vedi votazioni).

  Passiamo all'esame dell'articolo 4 (Vedi l'allegato A – A.C. 1927), al quale non sono state presentate proposte emendative.
  Passiamo dunque ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 4.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Ci siamo ?
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:
   Presenti  437   
   Votanti  351   
   Astenuti   86   
   Maggioranza  176   
    Hanno votato  350    
    Hanno votato no     1.

  La Camera approva (Vedi votazioni).

  (La deputata Nicchi ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto favorevole).

(Dichiarazioni di voto finale – A.C. 1927)

  PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto finale.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Fitzgerald Nissoli. Ne ha facoltà.

  FUCSIA FITZGERALD NISSOLI. Presidente, onorevoli colleghi, la ratifica dell'Accordo al nostro esame fra il Governo della Repubblica italiana e il Governo degli Stati Uniti d'America sul rafforzamento della cooperazione nella prevenzione e lotta alle forme gravi di criminalità rappresenta un passo avanti nella lotta alla criminalità organizzata, in linea con i programmi già avviati tra l'Italia e gli Stati Uniti d'America.
  Ritengo che il presente Accordo sia di fondamentale importanza per la cooperazione nella lotta alla criminalità organizzata transnazionale ed aggiunge un ulteriore tassello al Trattato di Prüm, che è in vigore tra alcuni Paesi dell'Unione europea, così da avere un'area di scambio di informazioni ancora più vasta ed economicamente sviluppata, che, tendenzialmente, attira la malavita organizzata quale luogo di affari illeciti. Scusi, io non riesco neanche a sentirmi !

  PRESIDENTE. Ha ragione, onorevole Fitzgerald Nissoli. Gentilmente, possiamo consentire alla collega di intervenire ? Grazie. Prego, onorevole.

  FUCSIA FITZGERALD NISSOLI. Grazie, Presidente. L'intesa, che si ispira al Trattato di Prüm, si inserisce bene nella cornice definita dalla Convenzione di Palermo del 2000, fulcro della lotta alla criminalità organizzata a livello internazionale e, pertanto, risponde pienamente alle aspettative che derivano dalla possibilità dell'impiego dell'innovazione tecnologica per rafforzare la cooperazione di polizia fra i due Paesi al fine di contrastare e stroncare le forme malavitose che hanno dimensioni transatlantiche.
  Abbiamo già una condivisione europea, se pur limitata ad alcuni Paesi, dei dati genetici e con questo Accordo individuiamo le forme opportune, nel rispetto dei diritti umani e della tutela della privacy, per condividere tali dati con gli Stati Uniti. Tale provvedimento, come pure il Trattato di Pag. 41Prüm, rispetta la Carta dei diritti fondamentali dell'Unione europea e la Convenzione europea dei diritti dell'uomo, oltre ai trattati e alle convenzioni internazionali sensibili alle tematiche in oggetto.
  Siamo convinti che la condivisione di informazioni, secondo il principio della disponibilità e reciprocità, e la facoltà di interrogazioni automatizzate dei dati dattiloscopici e dei profili del DNA tra Italia e Stati Uniti permetterà di ottenere risultati efficaci e tangibili là dove è ormai chiaro ed evidente che questi dati rappresentano un potente mezzo per la determinazione dell'innocenza o della colpevolezza di un individuo.
  Sappiamo tutti che l'uso delle nuove tecnologie pone anche un problema di metodologie e che al fine di realizzare un sistema efficace ed efficiente è necessario raggiungere un'armonizzazione delle regole scientifiche, tecniche e giuridiche relative alle banche dati del DNA e facilitare lo scambio di informazioni tra i rispettivi database dei vari Stati. Questo provvedimento affronta anche gli aspetti tecnici di adeguamento delle strutture deputate allo scambio di informazioni prevedendo anche un budget adeguato ma che tuttavia ha bisogno di maggiore trasparenza in fase di realizzazione, dati i costi rilevanti che si profilano.
  Come ha fatto notare il Viceministro Pistelli durante l'esame del provvedimento in Senato, siamo in ritardo di qualche anno nel rendere esecutivo tale Accordo e questo non giova alla lotta contro la criminalità internazionale, soprattutto quando abbiamo un interlocutore sensibile al tema come gli Stati Uniti d'America, una ragione in più, dopo l'accoglimento delle riserve manifestate dal Garante per la protezione dei dati personali, per votare a favore della ratifica di questo importante Accordo. Da italiana residente negli Stati Uniti, voglio ricordare la figura di Joe Petrosino, eroe positivo della lotta contro la criminalità organizzata in USA a capo dell’Italian Squad. Con questo provvedimento vogliamo dare un ulteriore strumento ai tanti Petrosino, ai tanti Falcone che non conosciamo ma che combattono ogni giorno il malaffare in Italia e negli Stati Uniti. Pertanto, ratifichiamo questo Accordo seguendo principio che ci trova favorevoli ad accogliere ogni iniziativa volta a migliorare la cooperazione tra Stati nella lotta contro ogni forma di criminalità transfrontaliera e di terrorismo (Applausi dei deputati del gruppo Per l'Italia).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Marcolin. Ne ha facoltà.

  MARCO MARCOLIN. Presidente, onorevoli colleghi, rappresentanti del Governo, che l'Italia e gli Stati Uniti collaborino nella prevenzione e nella lotta alle forme gravi di criminalità sembra decisamente cosa non solo buona e giusta, ma anche naturale, data la presenza di Cosa nostra in America e in Sicilia. Milita in suo favore anche l'esistenza di focolai geografici di interesse comune, in ragione dell'esposizione a minacce criminali che hanno attività tanto in Europa quanto negli Stati Uniti.
  In realtà, l'Accordo, che risale al 2009, si focalizza soprattutto sulla lotta al terrorismo e alla prevenzione dei flussi migratori illegali e contempla anche una parte relativa alla tutela della privacy, che è all'origine di alcuni adeguamenti del nostro ordinamento disposti dal provvedimento al nostro esame. Anche in questo caso le finalità dell'Intesa bilaterale italo-americana ci paiono condivisibili. La Lega sarà infatti sempre favorevole all'intensificazione di una collaborazione internazionale che abbia tra le sue finalità, anche indirettamente, il miglior controllo dei flussi migratori. Troviamo di particolare interesse, in questo senso, l'accessibilità reciproca alle banche dati contenenti informazioni sul DNA e le caratteristiche biometriche delle persone. È casomai singolare che il Governo italiano e degli Stati Uniti possano scambiarsi dati che il Ministero dell'interno si ostina invece a negare alle polizie locali del nostro Paese. Riteniamo dunque non causale che l'Accordo oggi al nostro esame risalga ad un periodo nel quale il partito che rappresento era parte della maggioranza di Governo. Nel frattempo, tuttavia, sono accadute Pag. 42molte cose importanti, in particolare con il caso Snowden, del quale si è parlato anche nel corso dei lavori in Commissione. Condividiamo alcune delle preoccupazioni emerse in quella sede. In effetti, mentre quest'Aula vota la ratifica riteniamo non inopportuno ricordare al Governo come la difesa della privacy dei nostri concittadini abbia bisogno anche di strumenti di natura non normativa. Quindi, sì ad una collaborazione con gli Stati Uniti nel controllo delle migrazioni e nella prevenzione e repressione del terrorismo, tanto più che costa anche poco (poco più di 10 mila euro), avendo cura, però, di iniziare a predisporre difese più efficaci, ovvero davvero a 360 gradi a profitto della tutela della privacy dei nostri concittadini.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Rabino. Ne ha facoltà.

  MARIANO RABINO. Presidente, per l'economia generale dei lavori consegno la mia relazione. In ogni modo, Scelta Civica esprime il proprio parere favorevole a questo provvedimento.
  Signor Presidente, chiedo che la Presidenza autorizzi la pubblicazione in calce al resoconto della seduta odierna del testo della mia dichiarazione di voto (La Presidenza lo consente, sulla base dei criteri costantemente seguiti).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Tancredi. Ne ha facoltà.

  PAOLO TANCREDI. Presidente, intervengo molto brevemente per annunciare il voto favorevole del Nuovo Centrodestra all'Accordo in esame tra Italia e Stati Uniti sulla prevenzione e la lotta alle forme più gravi di criminalità. Esso si incentra soprattutto sulle nuove metodologie di indagine, come il DNA e le impronte digitali. Su questi temi era già intervenuto tra l'altro il Trattato di Prüm, a cui l'Italia ha successivamente aderito, che viene comunque espressamente citato dalla norma del presente Trattato.
  Noi, da forza liberale quale siamo, qual è il Nuovo Centrodestra, siamo però sensibili e preoccupati – e d'altronde, a questa preoccupazione ha risposto anche l'intervento del Garante sui dati personali – su aspetti che in una ratifica del genere inevitabilmente incorrono nel rischio della violazione della privacy e della mancanza di rispetto delle persone e della dignità umana. Ripeto, un Accordo come questo inevitabilmente mette in pericolo, in discussione questi aspetti; e su tali aspetti è appunto opportunamente intervenuto anche il Garante della privacy.
  Bene, quindi: ci consentono di votare con più convinzione il presente Trattato tutte quelle norme di salvaguardia della privacy che vietano l'utilizzo improprio dei dati personali che può essere contenuto nell'applicazione di un Trattato del genere. In particolare, il comma 2 dell'articolo 2, che limita la facoltà di interrogazione contemplata nell'Accordo unicamente alla prevenzione e all'attività investigativa di relazione alle gravi forme di criminalità; così come il comma 4, che impedisce il confronto automatico digitale di dati cumulati, ma solo le interrogazioni su singoli dati tra Paesi partecipanti all'Accordo. Così come l'articolo 15, inserito appositamente per salvaguardare tutti quegli aspetti della tutela dei dati personali da distruzioni accidentali o illecite, da perdita accidentale o da indebita diffusione, da alterazione e da accessi non autorizzati, e in generale, da qualsiasi tipo di trattamento non consentito. Quindi, è anche per questi aspetti che il Nuovo Centrodestra voterà a favore del presente Accordo (Applausi dei deputati del gruppo Nuovo Centrodestra).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Ricciatti. Ne ha facoltà.

  LARA RICCIATTI. Signor Presidente, dal Senato ci arriva questo Accordo fra il Governo italiano e il Governo degli Stati Uniti d'America, che mossi dal desiderio di cooperare più efficacemente come partner nella prevenzione e nella lotta alle forme Pag. 43gravi di criminalità, in particolare al terrorismo, pongono la prevenzione e la lotta feroce e dichiarata agli estremismi come soluzione ad un problema che non è più rinviabile.
  Sì, è vero, siamo in ritardo, perché ci ispiriamo alla Convezione di Prüm, che è datata 2005. Per questo però il gruppo di Sinistra Ecologia Libertà voterà a favore di questo provvedimento, che permetterà di intensificare l'attività di polizia dei due Paesi attraverso la condivisione delle informazioni e l'implementazione di tecnologie automatizzate, che favoriranno più incisive forme di controllo.
  L'Accordo impegna dunque i due Paesi a collaborare nel quadro delle legislazioni nazionali e degli Accordi internazionali, senza incidere sulle procedure di assistenza giudiziaria internazionale e nell'azione di prevenzione e attività investigativa finalizzata al contrasto delle gravi forme gravi criminalità attraverso la facoltà di interrogazioni automatizzate dei dati dattiloscopici e dei profili del DNA.
  Tale accordo va ad inquadrarsi nel quadro generale del potenziamento della politica di coordinamento e cooperazione internazionale nella lotta alla criminalità e al terrorismo, mirando quindi allo sviluppo di nuove metodologie di lotta al crimine, con particolare riferimento a quelle sviluppatesi recentemente relative alla rilevazione di tracce di DNA e all'utilizzo di impronte digitali. Pensiamo che prevenire ed evitare attacchi di frange estremiste o forme nuove di criminalità organizzata, che ha dimostrato di avere grande forza, non solo economica ma anche militare, non sia solo un atto dovuto a quello che abbiamo visto e a una data che penso tutti abbiamo in mente e tutti ci spertichiamo nelle celebrazioni dell'11 settembre. Noi pensiamo che accadimenti e fatti come quelli che sono successi non debbano accadere mai più; per questo votiamo convintamente la ratifica di questo accordo, cercando di far sì che, attraverso la prevenzione, da una parte e la cooperazione, resa sempre migliore da questi accordi, si possa sicuramente individuare un buon punto di uscita (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Picchi. Ne ha facoltà.

  GUGLIELMO PICCHI. Signor Presidente, questo accordo mira a rafforzare la cooperazione tra Stati Uniti e Italia, in particolare sulle interrogazioni automatizzate di impronte digitali e profili del DNA, quindi dotare i due Paesi di strumenti nuovi e più efficaci per la lotta e la prevenzione delle forme gravi di criminalità. Come Forza Italia, ci importano molto le tutele che vengono poste nell'applicazione di questo trattato al fine di garantire la privacy dei singoli cittadini rispetto a elementi che vanno a identificare i cittadini stessi, ossia il DNA e le impronte dattiloscopiche. Nel corpo dell'accordo, infatti, vengono ben indicati i limiti al trattamento dei dati e delle informazioni, le procedure per la rettifica, il blocco, la cancellazione dei dati, le modalità di documentazione, le misure tecniche ed organizzative tese alla sicurezza. Le intese attuative, infatti, definiscono opportunamente i limiti quantitativi delle richieste, le modalità tecniche e procedurali di accesso alle banche dati, garantendo un elevato livello di sicurezza alla trattazione delle informazioni, dei dati personali e sensibili, i limiti al trattamento dei dati e delle informazioni, le procedure per la rettifica, il blocco e la cancellazione dei dati. Pertanto, confermo il voto favorevole di Forza Italia a questa ratifica, ratifica importante, come ho già detto, oltre che per gli obiettivi di lotta e prevenzione alla criminalità grave, anche e soprattutto per la procedura che non rifugge, anzi tiene conto dell'ottica garantista per la quale, come schieramento, ci siamo sempre battuti in questi anni.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Grande. Ne ha facoltà.

Pag. 44

  MARTA GRANDE. Signor Presidente, questo disegno di legge, già approvato in prima lettura dalla Camera nella scorsa legislatura, qualora dovesse ricevere un parere positivo da questo ramo parlamentare, ratificherebbe l'Accordo italo-statunitense del 28 maggio 2009, con il quale i due Paesi si sono impegnati a collaborare nell'azione di prevenzione ed attività investigativa di contrasto alle forme gravi di criminalità e terroriste, ispirandosi al Trattato fatto a Prüm il 27 maggio 2005, fra diversi Paesi europei, tra cui il nostro. Qualora l'accordo dovesse ricevere un voto positivo dall'Aula, questo consentirà al Dipartimento della pubblica sicurezza del Ministero dell'interno e, per gli Stati Uniti d'America, al Dipartimento di giustizia e al Dipartimento per la sicurezza interna, una condivisione delle informazioni ed un'implementazione di tecnologie automatizzate. Volendo entrare maggiormente nel dettaglio, le informazioni che si condivideranno saranno i dati dattiloscopici ed il DNA, autorizzando i rispettivi punti di contatto nazionali ad accedere, tramite interrogazioni automatizzate, ai dati di riferimento contenuti sia nei sistemi nazionali di identificazione delle impronte digitali appositamente creati, sia negli schedari dei profili del DNA. All'articolo 10, sicuramente l'articolo più dibattuto in Commissione, si autorizza lo scambio di ulteriori dati oltre alle impronte digitali e il DNA; le parti, quindi, potranno inviarsi reciprocamente elementi aggiuntivi allo scopo di perseguire reati gravi come il terrorismo e la criminalità organizzata.
  Risulta inoltre opportuno sottolineare la genericità dell'indicazione di reato.
  Il comma 4, nello specifico, argomenta come le parti non possono imporre restrizioni generiche all'invio dei dati a causa degli standard giuridici della parte richiedente. L'Italia, ad esempio, non si potrà opporre a richieste di dati adducendo, ad esempio, carenze legislative negli Stati Uniti nella gestione dei dati personali. Per questo motivo, un eventuale voto favorevole vincolerebbe fortemente l'Italia a inviare i dati che venissero richiesti dagli investigatori statunitensi senza potersi di fatto opporre.
  Inoltre, anche alla luce delle polemiche suscitate dal «Datagate» e quindi le note preoccupazioni circa il trattamento dei dati negli Stati Uniti D'America, abbiamo ritenuto importante affermare in Commissione quanto una revisione sarebbe opportuna e quanto una maggiore attenzione su taluni aspetti problematici sarebbe auspicabile dal momento che, nei cinque anni trascorsi dalla firma dell'Accordo, rivelazioni dei media hanno minato la fiducia reciproca fra i tradizionali alleati occidentali in tema di sicurezza: 46 milioni di comunicazioni al mese sono state sotto controllo da parte della NSA solamente nel nostro Paese, senza considerare poi le principali istituzioni europee e le rappresentanze diplomatiche dei Paesi europei presso organismi internazionali.
  Ebbene, una delle nostre perplessità sorge laddove la motivazione della richiesta di dati avvenga sulla base di possibilità di un reato futuro. Benché sia comprensibile come da un lato vi sia la necessità di un controllo preventivo soprattutto per le forme di criminalità che questo Accordo vuole contrastare, è pur vero che esiste il timore, tutt'altro che uno spauracchio, visto, appunto, lo scandalo citato precedentemente, di consentire che vengano forniti dati di persone innocenti alle autorità statunitensi senza un sufficiente controllo da parte della nostra autorità giudiziaria.
  È importante, quindi, che questo tipo di riflessione venga fatta, soprattutto in questa Aula parlamentare. Il rapporto storico di amicizia e cooperazione che ci lega con gli Stati Uniti non può e non vuole certamente essere messo in discussione in questa sede; riteniamo però importante sottolineare queste criticità durante questa discussione affinché il tema della sicurezza nazionale, del diritto alla privacy e della tutela dei nostri cittadini non vengano mai messe in secondo piano.
  Per questi motivi, il MoVimento 5 Stelle si asterrà (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

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  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole La Marca. Ne ha facoltà.

  FRANCESCA LA MARCA. Signor Presidente, onorevoli colleghi, il gruppo del Partito Democratico voterà a favore di questo provvedimento, che finalmente ratifica l'Accordo sul rafforzamento della cooperazione nella prevenzione e lotta alle forme gravi di criminalità, stipulato dal Governo italiano e da quello degli Stati Uniti fin dal 2009, vale a dire oltre cinque anni.
  Le ragioni di questo voto favorevole risiedono, prima di tutto, nell'esigenza di sviluppare e rendere più fluida la collaborazione tra gli Stati al fine di consentire l'uso delle più sofisticate tecnologie e lo scambio di dati sensibili per rendere più efficace l'opera di prevenzione e di contrasto alle forme più gravi ed insidiose di criminalità transfrontaliera e di terrorismo.
  Voglio sottolineare che, in genere, il livello di pericolosità di questo tipo di organizzazioni è legato al possesso di strumentazioni altrettanto complesse e al ricorso a tecnologie altrettanto avanzate, sicché è necessario ed urgente elevare il livello di difesa, ricorrendo a quanto di meglio la scienza e la tecnica possono mettere a disposizione.
  Nessuno, in un campo come questo, nel quale entrano in discussione i livelli di legalità e di sicurezza dei cittadini, può pensare di cavarsela da solo né di procedere con sistemi e tempi che non tengano conto del nesso strettissimo che c’è tra prevenzione e velocità delle informazioni. Una ragione non meno importante del nostro voto favorevole risiede nell'equilibrio che si è riusciti a creare sia nell'accordo iniziale, che nel progetto di legge di ratifica tra l'esigenza di collaborazione nell'investigazione dei dati e la preoccupazione di tutela della privacy.
  Le impronte digitali e i profili di DNA sono notoriamente tra i dati più delicati e sensibili che possano essere maneggiati in un percorso investigativo.
  Ebbene, nel provvedimento in esame le cautele e le tutele sono molteplici e ricorrenti. Intanto, l'Accordo è modellato su un precedente importante a livello europeo, quale il Trattato di Prüm, del 27 maggio 2005, tra diversi Paesi europei, al quale l'Italia ha aderito nel 2009. Un Trattato notoriamente attento alla tutela delle prerogative personali e delle legislazioni nazionali.
  Il provvedimento, inoltre, vieta i raffronti collettivi e prescrive, invece, che le interrogazioni debbano riguardare casi specifici e ben individuati. In ogni caso, è riaffermata la regola che le attività investigative in nessun caso possano forzare e travalicare le normative nazionali in materia di privacy. Sono, poi, previste precise procedure per il criptaggio e per l'accesso ai dati, sostenute da investimenti in tecnologie che possano assicurare il rispetto delle indicazioni contenute nell'accordo.
  Un importante rafforzamento del sistema di tutela, infine, è venuto da precise richieste del Garante per i dati personali, con riferimento alla compatibilità dell'Accordo con le norme europee ed internazionali. A questo scopo, come è già stato detto, è stato fissato un termine di 150 giorni dall'entrata in vigore del provvedimento che oggi approviamo per l'adozione dei decreti previsti dagli articoli 46, 49, 53 e 57 del codice in materia di protezione dei dati personali. In questo modo, si pone un decisivo elemento di salvaguardia della privacy, che consente di conciliare l'efficacia dell'azione investigativa con le prerogative di tutela personale.
  Nel ribadire, dunque, il voto favorevole del gruppo del Partito Democratico, mi sia consentito di esprimere una particolare soddisfazione di eletta nella ripartizione nord e centro America nella circoscrizione estero in ordine a due aspetti: prima di tutto, la constatazione che in questa legislatura, ad opera dei due Governi che si sono succeduti, è ripresa l'attività di ratifica di convenzioni internazionali, ferma ormai da anni, con danno dei soggetti interessati e della stessa credibilità internazionale del nostro Paese; in secondo luogo, il fatto che l'Italia si dimostri Pag. 46pronta ad una seria, moderna ed incisiva collaborazione nella lotta alla criminalità con un Paese, come gli Stati Uniti, in cui si sono storicamente radicati discutibili stereotipi sulla malavita di origine italiana, consente di dire che i tempi sono cambiati e che l'Italia oggi, nel contrasto alla criminalità organizzata, può giustamente vantare dei titoli che ne migliorano sensibilmente l'immagine a livello internazionale (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

  PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto finale.

(Votazione finale ed approvazione – A.C. 1927)

  PRESIDENTE. Passiamo alla votazione finale.
  Indìco la votazione nominale finale, mediante procedimento elettronico, sul disegno di legge di ratifica n. 1927, di cui si è testé concluso l'esame.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Giulietti, Rotta, Causi, Melilla, Sannicandro, Baroni, Ribaudo, Della Valle, Schullian, Kronbichler. Hanno votato entrambi e mi pare che, a questo punto, possiamo chiudere la votazione.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:
  S. 1053 – «Ratifica ed esecuzione dell'Accordo fra il Governo della Repubblica italiana e il Governo degli Stati Uniti d'America sul rafforzamento della cooperazione nella prevenzione e lotta alle forme gravi di criminalità, fatto a Roma il 28 maggio 2009» (Approvato dal Senato) (1927):
   Presenti  377   
   Votanti  309   
   Astenuti   68   
   Maggioranza  155   
    Hanno votato  308    
    Hanno votato no   1.

  La Camera approva (Vedi votazioni).

Sull'ordine dei lavori (ore 13,25).

  GIANLUCA BUONANNO. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  GIANLUCA BUONANNO. Signor Presidente, cari colleghi, vi volevo davvero salutare, perché adesso finisco il mio mandato (Applausi), e vi volevo ringraziare perché posso essere stato non molto educato in alcune occasioni, però vi dico che ho sempre fatto tutte le mie cose con il cuore e spero di lasciare un buon ricordo a tutti voi (Applausi).
  Voglio ringraziare tutti i colleghi, da Sinistra Ecologia Libertà al Partito Democratico e tutti gli altri, perché ho avuto sei anni di un'esperienza veramente bellissima. Voglio anche ringraziare chi lavora alla Camera dei deputati, perché, quando sono arrivato qui, criticavo molto i dipendenti della Camera dei deputati. Ce ne sono ancora alcuni che critico, ma devo dire che vi è una grande professionalità. I commessi della Camera li ho fatti lavorare parecchio, e quindi li ringrazio in maniera particolare (Applausi).
  Spero, a Strasburgo e a Bruxelles, di poter difendere la nostra gente e il nostro territorio. Vi ho già detto qual è la prima azione che voglio fare; quindi, se sentite di qualcuno che verrà arrestato il 1o luglio, sarò io. Vi ringrazio ancora tutti e ringrazio la Presidenza. Mi dispiace che non ci sia la Presidente Boldrini, perché avrei voluto ringraziarla in maniera sincera. Infatti, se oggi sono eurodeputato, lo devo anche a lei, per come mi ha trattato. Grazie ancora a tutti e arrivederci (Applausi – Congratulazioni) !

  PRESIDENTE. Grazie, onorevole Buonanno. Dopo questo applauso, credo di interpretare il sentimento di tutti nel rivolgere gli auguri ai colleghi del Parlamento europeo che avranno sicuramente la possibilità... Arrivederci (Applausi).

Pag. 47

Cessazione dal mandato parlamentare di deputati.

  PRESIDENTE. Comunico che i deputati Simona Bonafè, Gianluca Buonanno, che abbiamo appena ascoltato, Lorenzo Cesa, Salvatore Cicu, Raffaele Fitto, Enrico Gasbarra, Cécile Kyenge, Alessandra Moretti, Alessia Mosca, Massimo Paolucci e Pina Picierno, eletti parlamentari europei, hanno dichiarato alla Presidenza (con distinte lettere) di optare per tale carica, dimettendosi dal mandato parlamentare nazionale.
  Trattandosi di un caso di incompatibilità, ai sensi dell'articolo 5-bis della legge 24 gennaio 1979, n. 18, la Camera prende atto dell'opzione espressa da questi deputati per la carica di parlamentare europeo e della conseguente loro cessazione dal mandato parlamentare nazionale, a norma dell'articolo 17-bis, comma 2, del Regolamento.
  Ritengo di interpretare un sentimento comune nel formulare a tutti i colleghi i migliori auguri per il mandato europeo che stanno per assumere e nel rivolgere loro un vivo ringraziamento per l'impegno che hanno profuso nello svolgimento dell'attività parlamentare (Applausi).

Proclamazione di deputati subentranti.

  PRESIDENTE. Dovendosi procedere alla proclamazione dei subentranti ai deputati che hanno optato per il Parlamento europeo, comunico che la Giunta delle elezioni ha accertato, ai sensi dell'articolo 86, comma 1, del testo unico delle leggi per l'elezione della Camera dei deputati, che: nella lista n. 13 – Partito Democratico nella IV circoscrizione Lombardia 2, il candidato che segue immediatamente l'ultimo degli eletti nell'ordine progressivo di lista risulta essere Paolo Rossi; nella lista n. 9 – Lega Nord nella II circoscrizione Piemonte 2, il candidato che segue immediatamente l'ultimo degli eletti nell'ordine progressivo di lista risulta essere Roberto Simonetti;
   nella lista n. 3 – Unione di Centro nella XXIII circoscrizione Calabria, il candidato che segue immediatamente l'ultimo degli eletti nell'ordine progressivo di lista risulta essere Roberto Occhiuto;
   nella lista n. 20 – Il Popolo della Libertà nella XXVI circoscrizione Sardegna, il candidato che segue immediatamente l'ultimo degli eletti nell'ordine progressivo di lista risulta essere Settimo Nizzi;
   nella lista n. 20 – Il Popolo della Libertà nella XXI circoscrizione Puglia, il candidato che segue immediatamente l'ultimo degli eletti nell'ordine progressivo di lista risulta essere Nicola Ciracì;
   nella lista n. 17 – Partito Democratico nella XV circoscrizione Lazio 1, il candidato che segue immediatamente l'ultimo degli eletti nell'ordine progressivo di lista risulta essere Emiliano Minnucci;
   nella lista n. 15 – Partito Democratico nella XI circoscrizione Emilia-Romagna, il candidato che segue immediatamente l'ultimo degli eletti nell'ordine progressivo di lista risulta essere Giuseppe Romanini;
   nella lista n. 16 – Partito Democratico nella VII Veneto 1, il candidato che segue immediatamente l'ultimo degli eletti nell'ordine progressivo di lista risulta essere Vanessa Camani;
   nella lista n. 7 – Partito Democratico nella III circoscrizione Lombardia 1, il candidato che segue immediatamente l'ultimo degli eletti nell'ordine progressivo di lista risulta essere Francesco Prina;
   nella lista n. 22 – Partito Democratico nella XIX circoscrizione Campania 1, il candidato che segue immediatamente l'ultimo degli eletti nell'ordine progressivo di lista risulta essere Anna Maria Carloni;
   nella lista n. 21 – Partito Democratico nella XX circoscrizione Campania 2, il candidato che segue immediatamente l'ultimo degli eletti nell'ordine progressivo di lista risulta essere Camilla Sgambato.

Pag. 48

  Do atto alla Giunta di questi accertamenti e proclamo quindi deputati, a norma dell'articolo 17-bis, comma 3, del Regolamento: per la II Circoscrizione Piemonte 2, Roberto Simonetti; per la III Circoscrizione Lombardia 1, Francesco Prina; per la IV Circoscrizione Lombardia 2, Paolo Rossi; per la VII Circoscrizione Veneto 1, Vanessa Camani; per la XI Circoscrizione Emilia-Romagna, Giuseppe Romanini; per la XV Circoscrizione Lazio 1, Emiliano Minnucci; per la XIX Circoscrizione Campania 1, Anna Maria Carloni; per la XX Circoscrizione Campania 2, Camilla Sgambato; per la per XXI Circoscrizione Puglia, Nicola Ciracì; per la XXIII Circoscrizione Calabria, Roberto Occhiuto; per la XXVI Circoscrizione Sardegna, Settimo Nizzi.
  S'intende che da oggi decorre il termine di venti giorni per la presentazione di eventuali ricorsi.

Sull'ordine dei lavori (ore 13,30).

  NICOLA MOLTENI. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  NICOLA MOLTENI. Signor Presidente, intervengo sull'ordine dei lavori per avanzare una richiesta all'Ufficio di Presidenza tramite la sua persona, in quanto come gruppo parlamentare della Lega Nord chiederemmo l'immediata audizione in Aula, attraverso un'informativa, del Ministro della giustizia Andrea Orlando, con riferimento ad un fatto particolarmente grave, che si è verificato la settimana scorsa, un'inquietante inchiesta giudiziaria che si è aperta sul problema delle carceri.
  La procura di Roma ha aperto un'inchiesta con riferimento a nove avvisi di garanzia e a nove soggetti che sono stati indagati, tra cui il commissario straordinario del Piano carceri, prefetto...

  PRESIDENTE. Scusi, onorevole, la prego di concludere, perché siccome altri colleghi – e lei sa che questi sono interventi che si fanno a fine seduta...

  NICOLA MOLTENI. Assolutamente, semplicemente...

  PRESIDENTE. Quindi la pregherei gentilmente...

  NICOLA MOLTENI. Semplicemente per chiedere...

  PRESIDENTE. Sì, ho capito, onorevole Colletti, purtroppo io non sapevo la ragione, quindi... Prego.

  NICOLA MOLTENI. Presidente, credo che sia un fatto estremamente grave e alquanto inquietante, anche perché il gruppo parlamentare della Lega Nord ha già presentato una proposta di legge per l'istituzione di una Commissione speciale – con il collega Attaguile – e noi chiediamo che il Ministro Orlando venga immediatamente in Aula. Infatti, a fronte di cinque provvedimenti «svuota carceri», credo che questo Parlamento abbia il dovere di sapere cosa sta accadendo con riferimento ad un sistema corruttivo legato agli appalti sulle carceri. Quindi è una richiesta tassativa e chiediamo che il Ministro Orlando venga immediatamente in Aula a riferire.

  PRESIDENTE. Onorevole Colletti, ovviamente io le do la parola. Non avrei dovuto darla neanche al collega Molteni. La pregherei però di essere rapido. Grazie.

  ANDREA COLLETTI. Sì, solo per comunicare, anche al collega Molteni, che quest'oggi durante il question time ci sarà un'interrogazione del MoVimento 5 Stelle proprio sugli appalti delle carceri (non risponderà il Ministro, perché purtroppo non c’è) e soprattutto che già due mesi fa abbiamo proposto una commissione di inchiesta parlamentare sugli appalti delle carceri, ben prima di tutte queste notizie, e che già ad ottobre e a gennaio ci siamo presi una minaccia di querela dall'ex Ministro Cancellieri, sempre sugli appalti delle carceri. Comunque oggi avremo una risposta.

Pag. 49

  ROCCO PALESE. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  ROCCO PALESE. Signor Presidente, intervengo sull'ordine dei lavori proponendo che la ripresa dei lavori sia alle 16,30, visto anche che il question time si presenta abbastanza nutrito e ricco, e anche con riferimento ai lavori delle commissioni, ove fosse possibile. Grazie, Presidente.

  PRESIDENTE. Grazie a lei. Se non vi sono obiezioni, ovviamente parliamo della ripresa dopo il question time, sospendiamo a questo punto la seduta, che riprenderà alle ore 15 per lo svolgimento di interrogazioni a risposta immediata e a partire dalle 16,30, se non vi sono obiezioni, che non mi pare ci siano, per l'esame dei disegni di legge di ratifica n. 2087 e n. 2088 e successivamente per il seguito dell'esame delle mozioni concernenti la realizzazione del MUOS.

  La seduta, sospesa alle 13,35, è ripresa alle 15.

Svolgimento di interrogazioni a risposta immediata.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di interrogazioni a risposta immediata, alle quali risponderanno il Ministro per gli affari regionali e le autonomie, il Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca e il Ministro per le riforme costituzionali e i rapporti con il Parlamento.

(Iniziative di competenza in ordine alla prevista riconversione del presidio ospedaliero «A. Maresca» di Torre del Greco (Napoli) – n. 3-00896)

  PRESIDENTE. L'onorevole Formisano ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-00896, concernente iniziative di competenza in ordine alla prevista riconversione del presidio ospedaliero «A. Maresca» di Torre del Greco (Vedi l'allegato A – Interrogazioni a risposta immediata), per un minuto.

  ANIELLO FORMISANO. Signor Presidente, per la terza volta in question time interroghiamo il Governo – il nostro Governo – su quella che è la sorte che deve riguardare l'ospedale di Torre del Greco. L'ultima volta il Ministro Lorenzin assunse anche l'impegno di recarsi sul posto, per verificare di persona quello che noi da un po’ di tempo andiamo dicendo.
  Io al Ministro per gli affari regionali, che ha sicuramente una sua competenza specifica sulla vicenda, ricordo solo che parliamo di una situazione in cui, a fronte dei 3,6 posti letti per mille abitanti che vale per l'Italia, un pezzo dell'Italia, cioè il nostro pezzo d'Italia, ha 0,3 posti letto per mille abitanti, meno di un decimo, Ministro. E credo che lei come Ministro per gli affari regionali abbia la potestà, la possibilità e, credo e spero, anche la voglia di poter utilizzare le sue prerogative per porre un freno a quella che è stata una disavventura, probabilmente. Per ridurre i costi della sanità si è tagliato a «’ndo cojo cojo», avrebbe detto qualcun'altro. Così non va bene. Aspettiamo di capire cosa intende fare, Ministro.

  PRESIDENTE. Il Ministro per gli affari regionali e le autonomie, Carmela Lanzetta, ha facoltà di rispondere per tre minuti.

  MARIA CARMELA LANZETTA, Ministro per gli affari regionali e le autonomie. Signor Presidente, l'onorevole interrogante chiede di conoscere quali iniziative possano essere avviate nell'ambito delle mie competenze per assicurare un'adeguata assistenza sanitaria ad un territorio densamente popolato, attesa la prevista riconversione del presidio sanitario ospedaliero Maresca di Torre del Greco, decisa dal commissario ad acta con decreto n. 49 del 2010. Come ricordato, sul merito della riorganizzazione della rete ospedaliera della regione Campania ha più volte, ed anche recentemente, risposto il competente Ministro della salute.Pag. 50
  La competenza del Ministro per gli affari regionali e le autonomie in materia è limitata agli aspetti di partecipazione alle funzioni di controllo della spesa sanitaria regionale, in collaborazione con i Ministri della salute e dell'economia e delle finanze, titolari delle prioritarie competenze di settore, esplicate attraverso tavoli tecnici di verifica e monitoraggio sull'andamento della spesa sanitaria e sui livelli essenziali di assistenza sanitaria.
  In particolare, poiché nel corso del 2013 la struttura commissariale regionale ha approvato ulteriori modifiche ed integrazioni al decreto n. 49 del 2010 di riorganizzazione delle reti assistenziali, è stato richiesto alla struttura commissariale di provvedere ad una ricognizione dell'attuale configurazione delle reti assistenziali, in particolare quella ospedaliera, e di riprogrammare la stessa sulla base delle indicazioni degli standard previsti dal comitato sui livelli essenziali di assistenza. Le fasi successive del controllo, che sarà effettuato da parte dei predetti tavoli tecnici di verifica, saranno seguite con particolare attenzione.
  Ritengo utile aggiungere che nel nuovo patto per la salute 2014-2016, in via di avanzata definizione e sul quale si stanno confrontando proprio in questi giorni Governo e regioni, è riservata particolare attenzione al tema dei piani di rientro dai disavanzi finanziari. Sarà un mio personale impegno, in occasione del suo passaggio in Conferenza Stato-regioni, da me presieduta, verificare che, superando il concetto di ripianamento del deficit attraverso la riduzione delle spese, vengano privilegiati concetti di razionalizzazione ed efficientamento dei servizi sanitari.

  PRESIDENTE. L'onorevole Formisano ha facoltà di replicare, per due minuti.

  ANIELLO FORMISANO. Signor Presidente, la ringrazio, Ministro, perché lei non viene meno ad una sua prerogativa quando dice che ha funzioni di controllo sulla spesa e le dico, forse non è ancora a conoscenza del suo Dipartimento, che la regione Campania è rientrata dal disavanzo sanitario. Quindi, siamo in condizioni di ordinarietà. Se siamo in condizioni di ordinarietà, dovrebbero valere i principi che valgono per il resto d'Italia. Non siamo figli di un Dio minore: se il rapporto è 3,6, evidentemente il rapporto 0,3 per mille abitanti è un rapporto che forse neanche – e senza offesa per gli africani – in Africa esiste oggi.
  Quindi, mi pare che vi siano tutte le condizioni perché quello che lei auspica, cioè una riconsiderazione da parte della regione Campania, possa effettivamente verificarsi. Io sono contento del fatto che lei non si sia sottratta alla parte di sua competenza, peraltro lei fa parte di un Governo che noi di Centro Democratico sosteniamo con convinzione, e le dico che la testardaggine sarà tale, la tenacia sarà tale che verremo in quest'Aula, davanti agli italiani, a parlare di questa vicenda fino a quando questa vicenda non avrà trovato il suo giusto epilogo.
  E il giusto epilogo non può che essere quello di assicurare i servizi primari di assistenza sanitaria a 300-350 mila abitanti. Non è pensabile, senza qui cominciare una guerra per poveri o tra poveri, che la città di Napoli mantenga tutti i policlinici sulla città di Napoli e in periferia, poi, si abbiano situazioni abnormi come quella per la quale, per la terza volta, questo Parlamento deve discutere. Grazie, Ministro, l'aspettiamo ai fatti.

(Elementi in merito alla giurisprudenza della Corte costituzionale relativa al rapporto Stato-regioni, nonché al contenzioso dinanzi alla medesima Corte a seguito della riforma del titolo V della parte seconda della Costituzione – n. 3-00897)

  PRESIDENTE. L'onorevole Palese ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-00897, concernente elementi in merito alla giurisprudenza della Corte costituzionale relativa al rapporto Stato-regioni, nonché al contenzioso dinanzi alla medesima Corte a seguito della riforma del titolo V della parte seconda della Costituzione (Vedi l'allegato A – Interrogazioni a risposta immediata), per un minuto.

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  ROCCO PALESE. Signor Presidente, è noto che la legge costituzionale del 18 ottobre 2001, n. 3, ha modificato profondamente i rapporti tra Stato, regioni ed enti locali, riguardanti in particolare la modifica del titolo V della Costituzione madre.
  Le materie concorrenti, in particolare, tra lo Stato e le regioni hanno provocato un contenzioso notevolissimo di impugnative da parte dello Stato nei confronti delle regioni sulla legislazione regionale e di impugnative da parte delle regioni sulla legislazione centrale.
  È noto anche che il Governo ha presentato un disegno di legge di modifica costituzionale per la modifica del titolo V ed è auspicabile anche che si provveda subito, perché da un punto di vista della finanza pubblica questa introduzione della modifica del titolo V, e in più la mancanza, l'abolizione di tutti i controlli, hanno provocato più danno al Paese che non le due guerre mondiali messe insieme.

  PRESIDENTE. Concluda, onorevole.

  ROCCO PALESE. Si chiede in particolare, rispetto soprattutto al contenzioso, a quanto ammonta, in 13 anni, il numero del contenzioso, a quanto ammonta...

  PRESIDENTE. Deve concludere, onorevole.

  ROCCO PALESE. ... quante sono state le pronunce da parte della Corte costituzionale e in quali materie.

  PRESIDENTE. Il Ministro per gli affari regionali e le autonomie, Maria Carmela Lanzetta, ha facoltà di rispondere, per tre minuti.

  MARIA CARMELA LANZETTA, Ministro per gli affari regionali e le autonomie. Signor Presidente, in merito a quanto richiesto dall'onorevole interrogante, si forniscono i seguenti dati: per quanto riguarda il numero e l'esito dei giudizi costituzionali nel periodo 2009-2013, nell'anno 2009, su un totale di 82 sentenze della Corte costituzionale, 37 sono state di accoglimento e in 31 casi è stata rilevata la cessazione della materia del contendere, ovvero l'estinzione del giudizio a seguito di intervenute modifiche delle norme impugnate da parte prevalentemente delle regioni e delle province autonome. Nell'anno 2010, su un totale di 141 sentenze, 67 sono state di accoglimento, 58 ricorsi si sono conclusi con la dichiarazione della cessazione della materia del contendere, ovvero con l'estinzione del giudizio a seguito di intervenute modifiche delle norme impugnate. Nell'anno 2011, su un totale di 91 sentenze, 57 sono state di accoglimento, mentre sono stati 31 i casi di dichiarazione di cessazione della materia del contendere o l'estinzione del giudizio. Nell'anno 2012, su un totale di 150 sentenze, 73 sono state di accoglimento. Sono stati 65 i casi in cui è stata dichiarata la cessazione della materia del contendere o l'estinzione del giudizio. Nell'anno 2013, su un totale di 149 sentenze, 95 sono state di accoglimento, mentre in 47 è stata rilevata la cessazione della materia del contendere o l'estinzione del giudizio.
  Quanto all'andamento percentuale dei giudizi, in via principale, rispetto alle altre tipologie di giudizi, nel periodo 2002-2013, si registra una generalizzata tendenza all'aumento del contenzioso in via principale.
  I giudizi promossi dallo Stato e dalle regioni, ai sensi dell'articolo 127 della Costituzione, hanno costituito il 5,6 per cento del totale dei giudizi nel 2002. Nell'anno 2003 erano il 14,92 per cento del totale. Nel 2004 la percentuale è ulteriormente salita, sino a raggiungere il 21,75 per cento. Nel 2005 si è registrata una lieve riduzione, in quanto la percentuale dei giudizi in via principale è scesa al 20,95 per cento.
  Nel 2006, si è registrato un notevole incremento della percentuale dei giudizi in via principale, che ha raggiunto il 24,41 per cento. Negli anni 2007-2008, la percentuale ha subito una diminuzione: i giudizi in via principale sono stati il 16,38 per cento del totale nell'anno 2007 e il Pag. 5214,25 per cento del totale nell'anno 2008. Nel 2009, tuttavia, la percentuale dei giudizi in via principale è nuovamente salita, arrivando al 24,27 per cento. Nel 2010, il 37,63 per cento e nel 2011 i giudizi in via principale sono stati il 26,61 per cento. Nel 2012...

  PRESIDENTE. Concluda.

  MARIA CARMELA LANZETTA, Ministro per gli affari regionali e le autonomie. Consegno per iscritto perché non faccio in tempo a leggerli tutti.

  PRESIDENTE. No, purtroppo, non è possibile consegnare, quindi la pregherei di sintetizzare perché non possiamo lasciare agli atti in questa fase.

  MARIA CARMELA LANZETTA, Ministro per gli affari regionali e le autonomie. Va bene. La violazione dei suddetti principi fondamentali è stata riscontrata in venti casi. Quasi altrettanto numerosi, sedici, sono stati i ricorsi avverso le leggi regionali considerate invasive della potestà legislativa statale in materia ambientale e paesaggistica, nonché quelli sollevati avverso disposizioni in materia di contratti pubblici, personale e accesso al pubblico impiego ritenute invasive della potestà legislativa statale...

  PRESIDENTE. Concluda.

  MARIA CARMELA LANZETTA, Ministro per gli affari regionali e le autonomie. ... in materia di ordinamento civile. Da menzionare anche le impugnative di quindici leggi regionali ritenute in contrasto con i principi in materia di tutela della concorrenza e di libero mercato.

  PRESIDENTE. L'onorevole Palese ha facoltà di replicare, per due minuti.

  ROCCO PALESE. Signor Presidente, mi sembra che, davanti all'evidenza dell'elenco che il Ministro ha testé reso qui al Parlamento, non ci sia ombra di dubbio, ossia l'emergenza del Paese, della finanza pubblica, del funzionamento e quant'altro è quella di intervenire immediatamente con la modifica del Titolo V della Costituzione, correggendolo. Infatti, è veramente un grande disastro, un grande problema, un grande salasso per le tasche dei cittadini, soprattutto per i ritardi, per i conflitti, per tutto quello che è stato provocato. Nell'elencazione si evidenzia una cosa stratosferica, molto più di ogni possibile immaginazione. Ritengo che questa riforma costituzionale sia addirittura più urgente di quelle annunciate, programmate e anche varate dal Consiglio dei ministri, e mi riferisco, in particolare, al Senato. La modifica del Titolo V è l'emergenza delle emergenze nel Paese, almeno quanto la disoccupazione, la crisi economica e la crisi giovanile, perché è tutto collegato.

(Intendimenti del Governo in merito alla possibile impugnazione della legge elettorale recentemente approvata dal consiglio regionale della Calabria – n. 3-00898)

  PRESIDENTE. L'onorevole Taglialatela ha facoltà di illustrare l'interrogazione Rampelli n. 3-00898, concernente intendimenti del Governo in merito alla possibile impugnazione della legge elettorale recentemente approvata dal consiglio regionale della Calabria (Vedi l'allegato A – Interrogazioni a risposta immediata), che ha sottoscritto in data odierna, per un minuto.

  MARCELLO TAGLIALATELA. Signor Presidente, Ministro, colleghi, recentemente il consiglio regionale della Calabria ha votato una riforma del sistema elettorale per le elezioni, appunto, del suo organo legislativo. Come sapete, nel prossimo mese di ottobre o di novembre si ritornerà alle urne per lo scioglimento anticipato di quel consiglio regionale. Ebbene, nella legge che è stata recentemente approvata, viene introdotta una serie di norme, non solo circa la quota di sbarramento per la singola lista all'interno della coalizione, ma anche per una quota e una soglia di sbarramento molto elevata Pag. 53per le coalizioni. Si introduce, poi, un principio molto strano, quello del consigliere supplente, inserendo una sorta di incompatibilità tra i consiglieri regionali e gli assessori, immaginando che un assessore nominato come consigliere regionale non possa rimanere nella carica. È evidente che si tratta di una forzatura, che è già all'attenzione del Consiglio dei ministri. Interrogo e mi domando quale possa essere l'intervento da mettere in atto per evitare che si svolgano le elezioni, dopo che la legge venga dichiarata illegittima e, quindi, si potrebbe ritornare di nuovo alle elezioni, ovviamente per la caducazione del turno elettorale.

  PRESIDENTE. Il Ministro per gli affari regionali e le autonomie, Maria Carmela Lanzetta, ha facoltà di rispondere, per tre minuti.

  MARIA CARMELA LANZETTA, Ministro per gli affari regionali e le autonomie. Signor Presidente, l'onorevole interrogante chiede di conoscere gli intendimenti del Governo in merito alla nuova recente legge elettorale di cui si è dotata la regione Calabria, che sembrerebbe presentare profili di incostituzionalità tali da riflettersi sulla regolarità delle elezioni regionali programmate per il prossimo autunno a seguito delle dimissioni rassegnate dal presidente della giunta regionale.
  Al riguardo, ritengo utile precisare che i termini per l'eventuale impugnativa da parte del Governo della citata legge elettorale n. 8 del 6 giugno 2014 scadono il prossimo 8 agosto, mentre quelli relativi alla modifica dello statuto, che in particolare ha introdotto la nuova figura del consigliere supplente, scadono il prossimo 9 luglio.
  In ordine alla modifica statutaria, sono già stati acquisiti i pareri del Ministero dell'interno e del Dipartimento per gli affari giuridici e legislativi della Presidenza del Consiglio dei ministri, che hanno evidenziato profili di illegittimità costituzionale sull'introduzione della figura del consigliere supplente, in relazione agli articoli 122, primo comma, e 67 della Costituzione, in quanto invasiva dell'ambito legislativo riservato al legislatore regionale nei limiti dei principi fondamentali stabiliti con legge della Repubblica e in violazione del divieto di mandato imperativo, in quanto il consigliere supplente sarebbe soggetto a revoca da parte del supplito ove quest'ultimo cessi dalle funzioni di assessore.
  Quanto ai profili di costituzionalità relativi alla legge elettorale proprio sulla soglia di sbarramento richiamata dall'onorevole interrogante, che, ad una prima lettura, in attesa delle valutazioni tecniche del competente Ministero dell'interno, già appare illegittima nella misura in cui non ammette al riparto dei seggi del consiglio regionale le liste che, non facenti parte di una coalizione di liste, non abbiano ottenuto nell'intera regione almeno il 15 per cento dei voti validi, ho ritenuto opportuno dare indicazione ai miei uffici affinché, in uno spirito di leale collaborazione, segnalassero al presidente facente funzione della giunta regionale della Calabria tali criticità, al fine di consentire un autonomo e tempestivo ripensamento delle scelte operate a tutto vantaggio della legittimità e certezza dei prossimi adempimenti che dovranno essere affrontati.

  PRESIDENTE. L'onorevole Taglialatela, cofirmatario dell'interrogazione, ha facoltà di replicare, per due minuti.

  MARCELLO TAGLIALATELA. Signor Presidente, voglio ringraziare il Ministro per la risposta precisa ed esauriente. Mi fa piacere che il Governo abbia indicato con celerità la strada sulla quale arrivare alle correzioni da parte del consiglio regionale e mi conforta anche la scadenza ravvicinata per quello che riguarda la possibilità da parte del Consiglio dei ministri di intervenire sia per quello che concerne la legge elettorale che per quello che concerne lo statuto. Le sarò grato se potesse dare notizia specifica sulla possibilità che il consiglio regionale addivenga ad una autonoma e spontanea modifica della riforma; nel caso contrario, tenendo conto che la scadenza dell'8 agosto e del 9 luglio Pag. 54sono ravvicinate, le chiederei di poter ricevere comunque delle informazioni al riguardo.
  Tra l'altro, mi permetto di sottolineare come la tipicità delle elezioni regionali, che hanno ancora in quasi tutte le loro espressioni il voto di preferenza e i premi di maggioranza, meriterebbe un'attenzione da parte del Governo in tema di riforme, per cercare di avere sistemi elettorali che siano omogenei per tutte le aree, considerando che, in presenza di un numero di componenti del consiglio regionale diverso da regione a regione, debbano comunque tener conto delle peculiarità.

(Iniziative di competenza in relazione all'utilizzo dei beni nella disponibilità delle autonomie territoriali per eventi di carattere culturale – n. 3-00899)

  PRESIDENTE. L'onorevole Rondini ha facoltà di illustrare l'interrogazione Giancarlo Giorgetti n. 3-00899, concernente iniziative di competenza in relazione all'utilizzo dei beni nella disponibilità delle autonomie territoriali per eventi di carattere culturale (Vedi l'allegato A – Interrogazioni a risposta immediata), di cui è cofirmatario, per un minuto.

  MARCO RONDINI. Signor Presidente, brillante performance rimbalzata agli onori della cronaca mondiale, sicuramente, sì, quella dei Rolling Stones. Figuraccia planetaria quella dell'amministrazione comunale capitolina, che ha gestito la manifestazione con superficialità e pressapochismo. Lo testimoniano le immagini dello stato in cui versava l'intera area dopo la manifestazione.
  A questo dato, di per sé già grave, va aggiunto quello relativo al ridicolo affitto di 7.900 euro chiesto all'organizzatore dell'evento. Ridicole poi le scuse e le giustificazioni addotte dal sindaco Marino sul fatto che per il futuro le tasse di occupazione di suolo pubblico aumenteranno di dieci volte, aumento ancora ridicolo rispetto comunque ai costi di affitto che si affrontano in altre capitali per eventi simili, e poi comunque non applicabili per l'evento dei Rolling Stones in virtù del regolamento a cui faceva riferimento il sindaco, non ancora votato dall'assemblea capitolina in quanto gli eventi culturali, come è stato classificato il concerto al Circo Massimo, non sono inclusi tra quelli che subiranno un aumento.
  Quindi, alla luce di questo, noi chiediamo se il Governo possa valutare l'opportunità di segnalare alla Corte dei conti la scelta della giunta capitolina al fine di verificare l'eventuale danno erariale.

  PRESIDENTE. Il Ministro degli affari regionali e autonomie, Carmela Lanzetta, ha facoltà di rispondere, per tre minuti.

  MARIA CARMELA LANZETTA, Ministro per gli affari regionali e le autonomie. Signor Presidente, l'onorevole interrogante richiama le modalità che hanno accompagnato la gestione del recente concerto dei Rolling Stones, tenutosi al Circo Massimo il 22 giugno scorso, da parte del comune di Roma, che non avrebbe generato per il territorio il pur possibile ritorno economico positivo, tenuto conto che si tratta di un'area monumentale di elevato valore storico ed archeologico.
  Al riguardo, accogliendo anche la sollecitazione formulata, assicuro che sarà mia cura sensibilizzare il collega di Governo, onorevole Alfano, e il Ministro dell'economia e delle finanze, Padoan, affinché nella sede propria della Conferenza Stato-città ed autonomie locali possano trovare spazio di discussione le tematiche dell'utilizzo redditizio di beni pubblici da parte degli enti territoriali, problematica tanto più rilevante in un momento di crisi economica, ma molto delicata nelle valutazioni di merito, che non possono che essere seguite soltanto dagli enti locali con riferimento ai singoli casi.

  PRESIDENTE. L'onorevole Rondini, cofirmatario dell'interrogazione, ha facoltà di replicare.

  MARCO RONDINI. Signor Presidente, ci fa piacere che il Governo intenda, Pag. 55magari attraverso i Ministri competenti o nelle sedi opportune, cercare di sollecitare intorno all'argomento una discussione, ma noi rimaniamo dell'avviso che l'amministratore, il buon amministratore Marino, abbia dato dimostrazione ancora una volta della sua incapacità di gestire la città di Roma.
  Questa occasione rappresenta un treno perso: un treno perso rispetto a chi ha un bilancio con un «buco» di 16 miliardi di debito; ha un esercito di dipendenti pubblici pari a 62 mila persone; ha 8 mila dipendenti della partecipata che dovrebbe occuparsi della raccolta dei rifiuti, con un record assoluto per l'assenteismo. Ebbene, rispetto a questi dati noi ci saremmo aspettati che il buon Marino cogliesse l'occasione per dare dimostrazione veramente di essere un buon amministratore, cosa che non è assolutamente.
  Di più: riteniamo che in un'occasione come questa, oltre alle giustificazioni poco plausibili che ha addotto, si sia anche sbilanciato, dando i numeri rispetto all'indotto che avrebbe creato questa manifestazione. Lui parlava addirittura di 25 milioni di euro: noi sappiamo, invece, per bocca dei rappresentanti degli albergatori, piuttosto che degli esercizi commerciali, che è stato un business sicuramente sì, ma per i venditori abusivi di bibite intorno al Circo Massimo e che, ancora una volta, il signor Marino ha dimostrato di essere un cattivo amministratore, che tanto non paga il conto.

(Iniziative in ordine ai parametri per la formazione delle classi scolastiche e delle cosiddette pluriclassi – n. 3-00900)

  PRESIDENTE. L'onorevole Molea ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-00900, concernente iniziative in ordine ai parametri per la formazione delle classi scolastiche e delle cosiddette pluriclassi (Vedi l'allegato A – Interrogazioni a risposta immediata), per un minuto.

  BRUNO MOLEA. Signor Presidente, signor Ministro, l'entrata in vigore della riforma Gelmini ha modificato sostanzialmente i parametri per la formazione delle pluriclassi, ossia classi con alunni iscritti ad anni di corso diversi, costituite da un massimo di alunni fino a diciotto, determinando in tal modo un maggiore affollamento delle stesse con gravi disagi per gli alunni e gli insegnanti che vi operano.
  Il decreto ministeriale n. 331 del 1998, riguardante «Disposizioni concernenti la riorganizzazione della rete scolastica, la formazione delle classi e la determinazione degli organici del personale della scuola», prevedeva, invece, un totale massimo di dodici alunni per la formazione delle pluriclassi.

  PRESIDENTE. La invito a concludere.

  BRUNO MOLEA. Diciotto alunni in una pluriclasse sono tanti: la scuola, in queste condizioni, non è in grado di offrire un ambiente favorevole alla crescita integrale dei bambini, non può garantire un servizio didattico di qualità in un ambiente educativo sereno e stimolante e non favorisce al meglio il processo di formazione di ciascun studente, nel rispetto dei suoi ritmi. Molte realtà scolastiche, come per esempio le scuole di montagna, sono costrette ad operare in condizioni di disagio, sia per quanto riguarda un positivo e stimolante svolgimento dell'attività educativo-didattica, sia per l'offerta formativa.

  PRESIDENTE. Deve concludere.

  BRUNO MOLEA. Considerato inoltre che – e concludo, Presidente – durante la conversione in legge del decreto-legge 12 settembre 2013, recante «Misure urgenti in materia di istruzione, università e ricerca», al Senato della Repubblica è stato accolto un ordine del giorno su questo argomento...

  PRESIDENTE. Deve concludere, onorevole Molea.

  BRUNO MOLEA. ... le chiedo, signor Ministro, quali interventi si ritengano necessari al fine del ripristino dei parametri Pag. 56per la formazione delle pluriclassi e classi previsti dal citato decreto ministeriale n. 331.

  PRESIDENTE. Il Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca, Stefania Giannini, ha facoltà di rispondere, per tre minuti.

  STEFANIA GIANNINI, Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. Signor Presidente, onorevole Molea, credo che condividiamo un'idea di fondo: che la scuola vada sempre difesa, protetta laddove necessario, in quanto in alcuni contesti essa costituisce un presidio fondamentale. Questo accade nei territori montani, che ha lei citato, nei territori isolani, in tutto quello che nel Paese noi definiamo tecnicamente aree interne, soprattutto. Quindi, occorre salvaguardare la funzionalità di queste piccole realtà scolastiche puntando non solo alla loro permanenza ma anche alla qualificazione della loro permanenza. Ciò passa evidentemente anche dal numero dei possibili alunni per classe.
  In particolare, come lei ha citato, le pluriclassi sono regolamentate dal decreto del Presidente della Repubblica n. 81 del 2009, che fissa i criteri e i parametri per la formazione delle classi medesime e prevede che nelle scuole, nelle sezioni staccate e funzionanti nei comuni montani e nelle piccole isole e nelle aree geografiche abitate da minoranze linguistiche, possano essere costituite in quanto tali e con un numero comunque di alunni inferiore al numero previsto e non inferiore a dieci alunni. Ora, che cosa è successo ? Che questa applicazione ha portato ad un aumento del quantitativo massimo, quello che lei ha citato, però ricordo che il numero complessivo è di 60 su 3.760 presidi di pluriclasse presenti su tutto il territorio nazionale. Sono poche in assoluto, sono troppe relativamente ai nostri obiettivi di qualità.
  L'impegno del nostro Governo, proprio nei provvedimenti che stiamo elaborando in questo momento e che in questo specifico caso hanno molto a che fare con l'assegnazione di un organico funzionale, è quello di occuparsi con molto rigore anche di questo tema.

  PRESIDENTE. L'onorevole Molea ha facoltà di replicare, per due minuti.

  BRUNO MOLEA. Signor Presidente, ringrazio il Ministro per quanto detto e mi ritengo parzialmente soddisfatto, pur volendo continuare ad evidenziare, soprattutto per le comunità montane, il problema. Mi rendo conto che non sono tanti i numeri che hanno questa situazione, però, anche nei confronti di queste situazioni, credo, e non ho dubbi, che si possa intervenire per cercare di rendere il problema meno gravoso, quantomeno per equiparare chi già di per sé vive in una situazione svantaggiata, che è appunto quella del posizionamento delle scuole in luoghi di montagna, in modo che abbia gli stessi trattamenti di chi invece ha la fortuna di vivere in zone più tranquille, quindi le pianure, in questo caso, con difficoltà minori. Comunque, spero che il Governo possa dare anche in questa direzione un segnale, perché è vero che sono poche ma nella mia regione, per esempio, ne ho diverse e mi sono state segnalate con condizioni che veramente meritano attenzione.

(Iniziative per il rifinanziamento del fondo per il miglioramento dell'offerta formativa – n. 3-00902)

  PRESIDENTE. L'onorevole Carocci ha facoltà di illustrare l'interrogazione Malpezzi n. 3-00902, concernente iniziative per il rifinanziamento del fondo per il miglioramento dell'offerta formativa (Vedi l'allegato A – Interrogazioni a risposta immediata), di cui è cofirmataria, per un minuto.

  MARA CAROCCI. Signor Presidente, signora Ministro, i fondi per il miglioramento dell'offerta formativa rappresentano lo strumento per garantire l'esercizio effettivo dell'autonomia scolastica, essendo Pag. 57destinati alla retribuzione delle attività aggiuntive svolte dal personale della scuola per l'attuazione del POF. Tale fondo, già non sufficiente in partenza per coprire tutte le effettive necessità, è stato negli ultimi anni decurtato per pagare gli scatti di anzianità e rischia per il futuro di essere praticamente azzerato. Inoltre, la comunicazione degli stanziamenti avviene praticamente a fine anno scolastico, impedendo la programmazione delle attività.
  Richiamando in questa sede le sue linee programmatiche, nelle quali ella ha rilevato la necessità di stanziare congrue risorse finanziarie già all'inizio dell'anno scolastico per consentire alle scuole una corrente programmazione, impegnandosi al progressivo reintegro del MOF per riportarlo alla capienza della 2011, le chiediamo quali iniziative urgenti stia adottando per mantenere fede all'impegno preso.

  PRESIDENTE. Il Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca, Stefania Giannini, ha facoltà di rispondere, per tre minuti.

  STEFANIA GIANNINI, Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. Signor Presidente, il Fondo per il miglioramento dell'offerta formativa, MOF in acronimo, lo sappiamo bene e condividiamo questa opinione, è uno strumento ad oggi fondamentale per tutte le attività citate. Mi permetto di integrare: esso è destinato non solo per la retribuzione accessoria del personale scolastico ma anche per gli incarichi specifici del personale ATA, per tutte le attività strumentali che sono necessarie perché l'offerta formativa possa migliorare, come dice appunto la definizione stessa del fondo, e anche per le ore eccedenti che vanno a garantire progetti di avviamento della pratica sportiva. Quindi è un fondo fondamentale.
  Io non posso, ahimè, onorevole Carocci, onorevole Malpezzi, onorevoli parlamentari, che confermare i numeri sottesi alla vostra interrogazione, cioè alla richiesta appunto di chiarimento e di question time: cioè dal 2011, dall'ottobre 2011 all'anno corrente, il MOF è disceso da un miliardo 480 milioni agli attuali potenziali, per il prossimo anno, 689 e attuali in questo momento, ma già con misura di decurtazione necessaria, per i motivi che dirò subito, un miliardo e qualche spicciolo. Questo significa che da questo fondo abbiamo necessariamente, prima di questo Governo e anche durante i primi mesi di questa legislatura, dovuto attingere per il recupero degli scatti di anzianità per il personale della scuola relativi all'utilità dell'anno 2011 e per l'altro provvedimento che è stato siglato l'11 giugno 2014 presso l'Aran, che stabilisce – naturalmente per accordo previamente stipulato – uno scatto stipendiale anche per l'anno 2012.
  Quindi, cosa si deve fare a questo punto ? Si deve, nei provvedimenti che stiamo curando in questo mese e che diventeranno poi misure o di decreto-legge o di disegno di legge – vedremo quali scelte il Governo potrà assumere, con la forza anche del sostegno parlamentare che mi sembra condiviso, all'interno delle Commissioni ne abbiamo già discusso –, far sì che quell'impegno politico-programmatico che mi sono sentita di assumere subito diventi realtà. Quindi, così come è avvenuto per le borse di studio di medicina, così come in questi giorni stiamo cercando di far avvenire per il «quota 96», sono cautamente ottimista nel dire che anche per il MOF ci sarà un ripristino delle risorse necessarie.

  PRESIDENTE. L'onorevole Malpezzi ha facoltà di replicare, per due minuti.

  SIMONA FLAVIA MALPEZZI. Signor Presidente, signor Ministro, chiaramente è positivo sentire dalle sue parole che l'impegno c’è, non ne avevamo assolutamente dubbio, ma a fianco dell'impegno a noi preme sottolineare la grande preoccupazione che sta emergendo in tutte le scuole.
  Noi spesso siamo costretti a chiamare il Ministero che lei presiede «Ministero delle emergenze», perché ci siamo trovati a doverne risolvere e affrontare tante, però di questa emergenza noi lo sapevamo, ne eravamo a conoscenza e per noi diventa Pag. 58prioritaria, perché è l'unico modo davvero per garantire alle scuole quella autonomia che noi vogliamo difendere e ai nostri ragazzi la possibilità di scegliere di avere un'offerta formativa che possa chiamarsi davvero tale.
  Per questo motivo noi le chiediamo di spingere affinché questo si risolva, il tempo deve essere quello del presente. Sono anche particolarmente felice che lei abbia citato nel suo intervento anche «quota 96», che è un tema estremamente caro al Partito Democratico, e ci aspettiamo una soluzione anche di questo; però è chiaro che in questo momento il MOF deve essere reintegrato, e deve essere reintegrato prima di settembre, perché altrimenti noi non mettiamo le nostre scuole in condizioni di funzionare così come abbiamo detto. Per cui avrà tutto l'appoggio possibile dal Partito Democratico, presumo anche da altre forze politiche; chiaramente noi le chiediamo di fare il massimo perché con questo impegno lei si è presentata, con questo impegno noi l'appoggiamo con tutta la nostra forza.

(Iniziative per il tempestivo pagamento dello stipendio a favore dei supplenti del personale docente e del personale ausiliario, tecnico e amministrativo – n. 3-00903)

  PRESIDENTE. L'onorevole Giancarlo Giordano ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-00903, concernente iniziative per il tempestivo pagamento dello stipendio a favore dei supplenti del personale docente e del personale ausiliario, tecnico e amministrativo (Vedi l'allegato A – Interrogazioni a risposta immediata), per un minuto.

  GIANCARLO GIORDANO. Signor Presidente, parliamo di ciò che diceva appunto il Presidente adesso, cioè del ritardo nel pagamento delle supplenze ma anche dei ritardi nel pagamento del salario accessorio sia dei docenti di ruolo sia di quelli che di ruolo non sono. Le chiedo: sono state sanate tutte le situazioni di mancato pagamento, tutte ? Soprattutto le chiedo cosa farete per evitare che si ripropongano situazioni del genere.

  PRESIDENTE. Il Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca, Stefania Giannini, ha facoltà di rispondere, per tre minuti.

  STEFANIA GIANNINI, Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. Come lei sa, onorevole Giordano, gli stipendi del personale scolastico sono corrisposti mediante due diversi mezzi di pagamento in funzione della tipologia contrattuale, uno è lo stipendio del personale di ruolo, degli incaricati di religione, dei supplenti annuali e dei supplenti sino al termine dell'attività didattica, nonché dei supplenti brevi, che viene pagato e corrisposto utilizzando i ruoli di spesa fissa, e alla liquidazione dello stipendio provvede la Ragioneria territoriale dello Stato, avvalendosi del servizio Noi PA del MEF.
  La seconda modalità è lo stipendio dei supplenti brevi, di cui stiamo parlando, e saltuari, che è pagato invece utilizzando gli ordini collettivi di pagamento e alla cui liquidazione provvedono le scuole. Il pagamento poi è effettuato, naturalmente, successivamente sulla base della liquidazione effettuata dalle scuole.
  Ora, su questo punto specifico, i problemi – sintetizzo schematicamente – erano due: le scuole talvolta – talvolta – ritardavano nel fornire i dati, o li fornivano con qualche elemento mancante, e il Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca attinge, anche oggi, al fondo di supplenza, che è un fondo di funzionamento che, per esempio nel primo trimestre dell'anno, non ha una cassa – così come tutti gli altri fondi della finanza pubblica – e, quindi, la supplenza fatta a gennaio veniva, o viene, fino ad oggi molto spesso pagata ad aprile. Questi sono alcuni esempi chiari.
  Che cosa stiamo facendo per risolvere questa tipologia di problemi ? L'assegnazione delle risorse alle scuole sulla base del calcolo del fabbisogno non è automatizzata, ad oggi, e quindi riteniamo che Pag. 59l'automatizzazione, che dovrà avvenire entro e non oltre il 1o gennaio 2015, risolva una parte del problema. La liquidazione dei compensi è effettuata talvolta – come dicevo – in maniera non omogenea e dal 1o gennaio 2015, cioè non oltre, la liquidazione verrà fatta a carico del service Noi PA, in modo che ci sia una omogeneità dei dati e una possibilità di corrispondere.
  Queste sono due misure specifiche e molto concrete di soluzione. Resta il fatto – anche qui è inutile nasconderlo – che c’è insufficienza del fondo: quest'anno siamo in recupero su fondi del MIUR, avremo ancora 20 milioni già approvati per quelli che erano mancanti; ne mancano ancora dieci, ma stiamo cercando di recuperarli e lo faremo per l'annualità corrente.

  PRESIDENTE. L'onorevole Giordano ha facoltà di replicare, per due minuti.

  GIANCARLO GIORDANO. Signor Presidente, signor Ministro, c’è un problema, un problema che riguarda le risposte che ho ascoltato fin qui, e non è un problema di buona volontà, quella gliela riconosco. C’è il problema che non si riscontra traccia di un'attività programmata di sistema per dare risposte che in qualche modo la pretendono. A me non sfugge che ci sono difficoltà burocratiche e lungaggini e che il sistema va semplificato, il problema è che mi sarei aspettato un diverso passo nel dare quelle risposte. Per questo, le dico che sono parzialmente soddisfatto, in attesa di esserlo totalmente, riconoscendo poi a quel punto l'impegno che lei ci sta mettendo.

(Intendimenti del Ministro dell'istruzione dell'università e della ricerca in ordine agli organi direttivi dell'Accademia nazionale di danza – n. 3-00904)

  PRESIDENTE. L'onorevole Tancredi ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-00904, concernente intendimenti del Ministro dell'istruzione dell'università e della ricerca in ordine agli organi direttivi dell'Accademia nazionale di danza (Vedi l'allegato A – Interrogazioni a risposta immediata) per un minuto.

  PAOLO TANCREDI. Signor Presidente, Ministro, la mia iniziativa tende a chiarire qual è il destino dell'Accademia nazionale di danza, inserita nel compartimento dell'AFAM, riguardo alla nomina del direttore che, come lei sa, dal 1996, cioè da diciotto anni, non risponde ai criteri della legge vigente e alle norme che la regolano tramite l'articolo 3 del suo statuto.
  Essendo il commissario incaricato in questo momento in scadenza a ottobre 2014, ci interessava sapere se non riteneva opportuno non rinnovare il commissariamento, ma dare la possibilità all'Accademia di procedere all'elezione del direttore secondo le norme previste dal suo statuto.

  PRESIDENTE. Il Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca, Stefania Giannini, ha facoltà di rispondere, per tre minuti.

  STEFANIA GIANNINI, Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. Signor Presidente, onorevole Tancredi, il Ministero, come credo sappia, ha seguito con particolare attenzione le difficoltà di gestione anche e di organizzazione delle attività dell'Accademia dell'ultimo periodo, tant’è che il 20 giugno 2013 il Ministero medesimo ha disposto una verifica ispettiva per verificare il contesto, appunto, amministrativo, gestionale e organizzativo delle attività didattiche ed artistiche dell'Accademia. A seguito di questa verifica è stato designato un commissario straordinario nella persona del maestro Bruno Carioti, nominato il 13 novembre 2013 e la cui gestione commissariale scadrà il 31 ottobre 2014. A tale data risulterà, quindi, vacante il posto di direttore, sia per il collocamento in quiescenza del direttore, professoressa Parrilla, sia per la scadenza dell'incarico commissariale del medesimo maestro Carioti.
  Voglio assicurarla, convenendo con lei che questa Accademia abbia bisogno sicuramente, per il suo prestigio e per la sua Pag. 60importanza funzionale nel sistema AFAM, di essere organizzata e gestita secondo modalità funzionali fisiologiche e con tutto il potenziale che essa esprime, che verrà prestata massima attenzione alla ricostituzione di un sistema di governo in grado di garantire questi obiettivi e, quindi, che le procedure elettorali verranno svolte in tempo utile, nel rispetto dello statuto dell'Accademia da lei citato, che fa espresso riferimento a questo specifico aspetto all'articolo 6 dello statuto medesimo. Questo è ciò che ci aspettiamo che avvenga.

  PRESIDENTE. L'onorevole Tancredi ha facoltà di replicare.

  PAOLO TANCREDI. Presidente, la replica è brevissima, perché sono soddisfatto della risposta del Ministro e dell'impegno a ripristinare le regole previste dallo statuto dell'Accademia. Ricordo che, probabilmente per far sì che il nuovo direttore sia operativo per l'anno accademico prossimo, 2014/2015, forse sarebbe bene che il Ministero consentisse l'avvio delle procedure elettorali già prima della scadenza del commissario.
  Mi preme anche sottolineare che questa iniziativa non aveva niente a che fare con l'assoluta professionalità e autorevolezza del maestro Bruno Carioti, che è riconosciuta e che non volevamo assolutamente mettere in discussione in questa sede.

(Iniziative volte al superamento della gestione commissariale dell'edilizia carceraria – n. 3-00905)

  PRESIDENTE. L'onorevole Businarolo ha facoltà di illustrare per un minuto l'interrogazione Colletti n. 3-00905, concernente iniziative volte al superamento della gestione commissariale dell'edilizia carceraria (Vedi l'allegato A – Interrogazioni a risposta immediata), di cui è cofirmataria.

  FRANCESCA BUSINAROLO. Signor Presidente, Ministro, in Italia i detenuti sono circa 58.500 a fronte di una capienza regolamentare di 47.045. Per risolvere il sovraffollamento carcerario nel 2010 era stato nominato un commissario delegato, al quale erano stati stanziati 675 milioni di euro, ridotti a 468 milioni nel 2012, che ha potuto agire in deroga alla normativa in materia di appalti.
  Siamo a metà del 2014 e l'ultimazione dei lavori dei nuovi istituti appare ancora lontana e, anzi, sono emersi profili di illegittimità nelle operazioni, oltre che conflitti di interessi. Sul punto è stato aperto anche un fascicolo di inchiesta dalla procura di Roma.
  Allo stato degli atti, chiediamo che il Ministro si attivi per promuovere la revoca dell'attuale commissario straordinario e, al fine di cancellare la previsione commissariale, per fare tornare l'edilizia carceraria al Dipartimento dell'amministrazione penitenziaria.

  PRESIDENTE. Il Ministro per le riforme costituzionali e i rapporti con il Parlamento, Maria Elena Boschi, ha facoltà di rispondere, per tre minuti.

  MARIA ELENA BOSCHI, Ministro per le riforme costituzionali e i rapporti con il Parlamento. Signor Presidente, prima di rispondere al quesito devo esprimere il rammarico del Ministro Orlando per non potere essere presente di persona ma, come sanno anche gli onorevoli interroganti, è impegnato ad un incontro con gli altri Ministri della giustizia e i ministri per gli affari interni dell'Unione europea e degli Stati Uniti ad Atene proprio oggi in queste ore. Ovviamente, la mia risposta si basa sugli elementi di informazione che sono stati forniti dal Ministro Orlando come Ministro competente, vista anche la delicatezza del tema.
  Al riguardo, il Ministro della giustizia, nel corso dell'audizione innanzi alla Commissione giustizia di questa Camera il giorno 30 aprile 2014, ricordando l'attività svolta dal Governo verso una razionalizzazione del patrimonio di edilizia carceraria, ha osservato di ritenere ormai maturo il ripensamento del metodo commissariale nella gestione del cosiddetto Pag. 61«piano carceri», ciò tanto più in un momento nel quale iniziano ad essere evidenti gli effetti di riduzione della popolazione detenuta, derivanti dagli interventi normativi adottati dal Governo a seguito della «sentenza Torregiani». Alla data del 23 giugno 2014 negli istituti penitenziari risultavano presenti 58.370 detenuti, a fronte delle 66.028 presenze alla data del 30 giugno 2013.
  Si segnala che l'ufficio del Commissario straordinario per le infrastrutture carcerarie, in data odierna, ha comunicato al Ministero della giustizia che sono stati attivati quarantuno dei quarantotto interventi per i quali il piano carceri prevede finanziamenti e che, rispetto ai 468 milioni di euro circa assegnati alla contabilità speciale, risultano già impegnati 335 milioni di euro, nonché che dei posti carcerari inseriti all'interno del piano ne sono già stati consegnati e resi fruibili 4215. Con riferimento all'inchiesta giudiziaria menzionata nell'interrogazione, la procura della Repubblica di Roma ha riferito di procedere nei confronti dell'attuale commissario straordinario per le infrastrutture carcerarie per i reati di falsità ideologiche in atti pubblici ed abuso d'ufficio commessi, nell'ipotesi accusatoria, con riferimento ai lavori per la rifunzionalizzazione della casa circondariale di Arghillà ed ha comunicato che le indagini preliminari sono in corso. Nei giorni scorsi sono state eseguite perquisizioni domiciliari ed è stata acquisita documentazione e pertanto non è possibile allo stato fornire ulteriori notizie.
  In ordine al provvedimento di segretazione dei lavori di completamento della predetta casa circondariale, è opportuno precisare che esso è stato adottato dal Capo del dipartimento dell'amministrazione penitenziaria, previo parere favorevole del Capo di gabinetto dell'allora Ministro della giustizia Severino sulla ricorrenza delle esigenze di sicurezza di cui all'articolo 17, comma 2, del decreto legislativo n. 163 del 2006. Al riguardo è doveroso precisare che il Ministro Cancellieri, con nota del 16 gennaio 2014, indirizzata alla presidente della Commissione giustizia alla Camera, ha fornito i chiarimenti richiesti dallo stesso onorevole Colletti nel corso dell'audizione innanzi alla Commissione giustizia alla Camera, confermando che per i lavori in questione era stata disposta la segretazione, trattandosi di opere del Ministero della giustizia. Occorre infine precisare che l'attenzione del Ministero della giustizia sui fatti segnalati è costante, tanto che a seguito di relazione inviata dal Dipartimento dell'amministrazione penitenziaria, ove venivano segnalate anomalie nella gestione delle procedure d'appalto in tema di edilizia penitenziaria, è stata disposta la trasmissione della predetta relazione alla procura della Repubblica di Roma, nonché si è provveduto a conferire mandato all'Ispettorato generale per procedere con l'inchiesta amministrativa.

  PRESIDENTE. L'onorevole Colletti ha facoltà di replicare, per due minuti.

  ANDREA COLLETTI. Signor Presidente, Ministro, come sempre la politica arriva sempre dopo, sempre dopo le inchieste della magistratura, mai prima. In realtà in questa vicenda noi già a luglio 2013 abbiamo pregato di riflettere sulla gestione commissariale. Già a ottobre 2013 con l'audizione del Ministro Cancellieri, che voi avete difeso da una mozione di sfiducia del MoVimento 5 Stelle, avevamo chiesto di far luce. A gennaio 2014 in audizione del Ministro Cancellieri alla Commissione giustizia lo stesso Ministro Cancellieri aveva paventato la possibilità di querelarci perché avevamo insinuato della segretazione dei lavori del carcere di Arghillà. Guarda caso la segretazione del carcere di Arghillà fa parte del fascicolo penale delle indagini della procura di Roma, come fa parte del fascicolo penale la divisione dell'appalto di Arghillà sotto i 5 milioni di euro per non fare un bando di natura europea, come anche altre questioni e altre consulenze sin dall'epoca Ionta.
  Ricordo una consulenza, anzi plurime consulenze all'avvocato Andrea Gemma, che ci risulta molto amico del Ministro Pag. 62dell'interno Alfano, che era stato nominato nel CDA di ENI dal Governo Renzi. Come quindi è dimostrato, voi siete sordi e ciechi quando vi vogliamo far sentire e vedere la realtà dei fatti, quando poi alla fine c’è la magistratura che interviene cercate di metterci una pezza, pezza che ancora non avete messo con la revoca. Ora forse dovreste ascoltare meglio le questioni che vengono poste qui in quest'Aula dalle opposizioni, perché forse le opposizioni si leggono le carte meglio della maggioranza parlamentare, e proprio per questo non posso essere soddisfatto della risposta.

(Intendimenti del Governo in merito allo sviluppo e alla promozione della cultura italiana e della ricerca scientifica e tecnologica – n. 3-00901)

  PRESIDENTE. L'onorevole Binetti ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-00901, concernente intendimenti del Governo in merito allo sviluppo e alla promozione della cultura italiana e della ricerca scientifica e tecnologica (Vedi l'allegato A – Interrogazioni a risposta immediata), per un minuto

  PAOLA BINETTI. Signor Presidente, il primo secondo è per scusarmi e il resto dei cinquantanove secondi che mi restano sono per dire che il tema della ricerca è un tema assolutamente chiave nel nostro sistema. Noi siamo abituati a considerare la ricerca sotto, come dire, la responsabilità e il coordinamento del Ministro dell'università, il presupposto della ricerca scientifica. Però sappiamo che la ricerca si fa anche facendo riferimento ad altri Ministeri. Penso per tutti al Ministero della salute, al Ministero dello sviluppo economico, al Ministero dell'agricoltura, per citarne soltanto alcuni, e a tutta una serie di enti che di fatto si occupano di ricerca. Molti sono enti con una lunga tradizione culturale, molti sono enti forse che hanno una nascita più recente, ma tutti sono fortemente impegnati.
  Quello che a noi manca è, da un lato, il piano nazionale di ricerca del prossimo triennio che avrebbe dovuto aver visto la luce e, dall'altra parte, il tema vero del coordinamento di questi enti di ricerca e – mi permetto di dire, perché è un po'sullo sfondo di quest'interrogazione...

  PRESIDENTE. Concluda, onorevole.

  PAOLA BINETTI. ... i rumor che ci sono rispetto alla possibilità che vengano chiusi, che vengano tagliati, alcuni enti di ricerca, cosa che crea ansia, preoccupazione e che ovviamente mi sta straordinariamente a cuore.

  PRESIDENTE. Il Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca, Stefania Giannini, ha facoltà di rispondere, per tre minuti. La ringraziamo anche per avere atteso.

  STEFANIA GIANNINI, Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. Signor Presidente, grazie onorevole Binetti per l'importanza del quesito.
  Parto dal programma nazionale per la ricerca, che è un tema specifico ma cruciale, cercando di evidenziare ciò che è stato fatto nella parte preparatoria, necessariamente competente al Governo Letta, e ciò che stiamo facendo e che faremo nei prossimi trenta giorni prima del 31 luglio.
  Sostanzialmente sono state per così dire attivate, attraverso un ampio lavoro di consultazione, delle manifestazioni di interesse da parte del mondo della ricerca italiana, universitaria e non, tali da fare pervenire 2 mila manifestazioni di interesse, che corrispondono alle grandi sfide di Horizon 2020.
  Ecco, da un lato, questo testimonia una grande vivacità ed una grande ricchezza, a noi peraltro nota per altri aspetti, del mondo della ricerca italiana; dall'altro, devo confessare che questo patrimonio, così come si presenta, è caratterizzato da una certa disomogeneità e disarticolazione interna. Quindi, il lavoro di oggi è riclassificazione coerente e traduzione in indirizzi strategici e ampi, che siano intimamente collegate agli asset prioritari, le grandi sfide di Horizon, in modo che ci sia Pag. 63una corrispondenza tra il nazionale e l'europeo, come peraltro anche la Presidenza dell'Unione, che inizierà tra pochi giorni, ci impone e ci segnala di fare. Un esperto è designato per ciascuna area, incaricato di fare questo lavoro di riclassificazione, e stiamo addivenendo, credo, ad un'ottima razionalizzazione di questa parte.
  La redazione del piano nazionale della ricerca è prevista entro il 31 luglio prossimo e, quindi, all'interno delle scadenze previste e in combinazione con il piano nazionale delle infrastrutture. Le azioni e gli strumenti all'interno del programma vanno dai fattori abilitanti, che sono il capitale umano altamente qualificato, le infrastrutture, le tecnologie chiave abilitanti e gli strumenti di finanza innovativa e consolidata, che si tenderà a mettere in campo perché questo sistema diventi, appunto, come è stato da lei ben detto, un asset strategico del Paese, non solo nel semestre, ma ben oltre.
  Per quanto riguarda gli indirizzi tematici che abbiamo ritenuto fondamentali, quindi, le scelte strategiche a cui ispirare sia il piano nazionale sia il secondo capitolo, quello a cui allude, cioè il grande tema del riordino degli enti di ricerca – ispirato senz'altro non a un criterio di eliminazione di qualcosa o di qualcos'altro, ma di messa in prospettiva di questo importante settore – sono tre i punti: sviluppo e attrazione di capitale umano altamente qualificato, da inserire nel tessuto produttivo del Paese; identificazione di un numero limitato di grandi sfide tematiche di forte impatto sul benessere dei cittadini; promozione della capacità di innovazione e di produzione di competenze del sistema industriale attraverso il partenariato pubblico-privato.
  Alla luce di questi criteri sapremo sicuramente dare una proposta coerente, che possa, per così dire, far fede alla convinzione condivisa nel Governo che la ricerca è uno strumento strategico fondamentale.

  PRESIDENTE. L'onorevole Binetti ha facoltà di replicare, per due minuti.

  PAOLA BINETTI. Signor Presidente, ringrazio il Ministro, anche se prendo le sue affermazioni come un auspicio. Vedremo il 30 luglio il piano di ricerca nazionale e in quel momento potremo dire fino a che punto quel piano, di fatto, soddisfa questi obiettivi.
  Certamente apprezzo molto il fatto che venga messa bene a fuoco la necessità di definire obiettivi strategici del Piano nazionale che siano anche obiettivi di convergenza in cui il mondo delle università ed il mondo degli enti di ricerca trovino spazi positivi e concreti di collaborazione a livello nazionale e poi chiaramente a livello europeo ed internazionale.
  Secondo, che la revisione degli enti di ricerca venga fatta secondo una logica che privilegi il merito, privilegi la capacità potenziale della ricerca che c’è in questi enti e in qualche modo, invece, controlli quelli che sono gli sprechi dovuti ad una disorganizzazione e ad una disomogeneità, come diceva lei, e probabilmente a volte ad una moltiplicazione del personale di gestione, non tanto del personale scientifico, che è quello che invece noi intenderemmo potenziare in modo proprio.
  Terzo, noi sappiamo come l'attività della ricerca è davvero il patrimonio della gioventù di un paese, sappiamo che la creatività è legata anche ad una freschezza dell'intelligenza che è in grado di andare oltre quello che è un pensiero conformista, ma laddove altri vedono problemi invece riescono a vedere in qualche modo soluzioni. Abbiamo bisogno di creare attraverso questo un volano positivo per il giovani ricercatori. Il Ministro sa che si è appena concluso il primo giro dell'abilitazione scientifica nazionale, superata peraltro con successo in molte università, e ci sono molte di queste persone che aspettano un loro inserimento strutturato, positivo, concreto, capace di dare garanzie che permettono di liberare risorse per quella che è un'attività di ricerca in senso proprio. Io mi auguro con tutto il cuore che il mondo della ricerca veda davvero un coordinamento.

Pag. 64

  PRESIDENTE. Concluda, onorevole Binetti.

  PAOLA BINETTI. Io lo immagino sotto il Ministero dell'università e della ricerca, ma un coordinamento interministeriale, un coordinamento interdisciplinare, un coordinamento anche tra le diverse generazioni legando talenti e capacità sulla base di un merito efficace e che restituisca al potenziale creativo italiano quella freschezza che da sempre gli viene garantita, e in particolare in questo semestre italiano abbiamo bisogno di voglia.

  PRESIDENTE. Grazie, onorevole Binetti.
  È così esaurito lo svolgimento delle interrogazioni a risposta immediata.
  Sospendiamo a questo punto la seduta, che riprenderà alle ore 16,30, con l'esame dei disegni di legge di ratifica Accordo tra l'Italia e il Baliato di Guernsey sullo scambio di informazioni in materia fiscale e Accordo tra l'Italia e il Governo dell'Isola di Man sullo scambio di informazioni in materia fiscale.
  La seduta è sospesa.

  La seduta, sospesa alle 15,55, è ripresa alle 16,35.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE LUIGI DI MAIO

Missioni.

  PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Gioacchino Alfano, Alfreider, Michele Bordo, Antimo Cesaro, Ferranti, Fico, Leone, Manciulli, Merlo, Pannarale, Pisicchio, Rampelli, Sani, Taglialatela, Valeria Valente e Vito sono in missione a decorrere dalla ripresa pomeridiana della seduta.
  I deputati in missione sono complessivamente centouno, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell’allegato A al resoconto della seduta odierna.

Modifica nella composizione di gruppi parlamentari.

  PRESIDENTE. Comunico che i deputati Vanessa Camani, Anna Maria Carloni, Emiliano Minnucci, Francesco Prina, Giuseppe Romanini, Paolo Rossi e Camilla Sgambato, proclamati in data odierna, hanno dichiarato di aderire al gruppo parlamentare Partito Democratico.
  Comunico inoltre che il deputato Roberto Simonetti, proclamato anch'esso in data odierna, ha dichiarato di aderire al gruppo parlamentare Lega Nord e Autonomie.
  Comunico infine che i deputati Nicola Ciracì, Settimo Nizzi e Roberto Occhiuto, proclamati anch'essi in data odierna, hanno dichiarato di aderire al gruppo parlamentare Forza Italia-Il Popolo della Libertà-Berlusconi Presidente.

Approvazione in Commissione.

  PRESIDENTE. Comunico che, nella seduta di oggi mercoledì 25 giugno 2014, la VII Commissione permanente (Cultura) ha approvato, in sede legislativa, la seguente proposta di legge: Madia ed altri: «Modifica al codice dei beni culturali e del paesaggio, di cui al decreto legislativo 22 gennaio 2004, n. 42, in materia di professionisti dei beni culturali e istituzione di elenchi nazionali dei suddetti professionisti» (Approvata dalla Camera dei deputati e modificata dalla 7a Commissione permanente Istruzione pubblica, Beni culturali del Senato della Repubblica).

Organizzazione dei tempi di discussione dei disegni di legge di ratifica.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione dei disegni di legge di ratifica nn. 2087 e 2088.Pag. 65
  Avverto che lo schema recante la ripartizione dei tempi di tali disegni di legge è pubblicato in calce al resoconto stenografico della seduta della del 24 giugno 2014.

Discussione del disegno di legge: Ratifica ed esecuzione dell'Accordo tra il Governo della Repubblica italiana e il Baliato di Guernsey sullo scambio di informazioni in materia fiscale, fatto a Londra il 5 settembre 2012. (A.C. 2087) (ore 16,40).

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione del disegno di legge n. 2087: Ratifica ed esecuzione dell'Accordo tra il Governo della Repubblica italiana e il Baliato di Guernsey sullo scambio di informazioni in materia fiscale, fatto a Londra il 5 settembre 2012.

(Discussione sulle linee generali – A.C. 2087)

  PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione sulle linee generali.
  Avverto che la III Commissione (Affari esteri) si intende autorizzata a riferire oralmente.
  Ha facoltà di intervenire il relatore, deputato Picchi.

  GUGLIELMO PICCHI, Relatore. Signor Presidente, colleghi deputati, l'Accordo al nostro esame tra la Repubblica italiana e il baliato di Guernsey è stato redatto sulla base del modello del Tax Information Exchange Agreements predisposto dall'OCSE nell'aprile del 2002. Si tratta di un modello finalizzato allo scambio di informazioni tra Stati i quali, in ragione del ridotto interscambio commerciale, non ritengono necessario stipulare una Convenzione contro le doppie imposizioni. Questo Accordo al pari di analogo contenuto mira a stabilire che le informazioni fiscali siano fornite senza considerare se la persona a cui si riferiscono o quella che le detiene abbia la residenza o la nazionalità di una delle due parti. Per quanto riguarda il nostro Paese, le imposte oggetto degli Accordi sono l'IRPEF, l'IRES, l'IRAP e l'IVA, l'imposta sulle successioni, quella sulle donazioni e le imposte sostitutive. L'Accordo disciplina le modalità con cui queste informazioni sono richieste da una delle due parti e fornite dall'altra. Particolare rilievo assume la previsione del superamento del segreto bancario che attualmente comporta l'inserimento dell'isola di Guernsey nella black list dei paradisi fiscali, conformemente all'obiettivo prioritario della lotta all'evasione nonché agli standard OCSE in questa materia. Vengono altresì regolamentate le ipotesi in cui è consentito il rifiuto di una richiesta di informazioni, ad esempio quella in cui la divulgazione delle informazioni richieste sia ritenuta contraria all'ordine pubblico o potrebbe rivelare segreti commerciali, industriali o professionali con l'esclusione dell'opponibilità in ogni caso del segreto bancario.
  Inutile sottolineare come sia importante procedere ad una rapida approvazione di questo Accordo che non comporta specifici oneri di attuazione però rappresenta un significativo passo in avanti per aggredire il nodo dell'evasione e dell'elusione fiscale nei paradisi fiscali alcuni dei quali seppur non direttamente posti all'interno dell'Unione europea sono fisicamente contigui a questa.

  PRESIDENTE. Ha facoltà di intervenire il rappresentante del Governo.

  MARIO GIRO, Sottosegretario di Stato per gli affari esteri. Signor Presidente, mi associo a quanto detto dal relatore.

  PRESIDENTE. Prendo atto che la deputata Laura Ricciatti rinuncia ad intervenire.
  Non vi sono altri iscritti a parlare e pertanto dichiaro chiusa la discussione sulle linee generali alla quale non seguiranno, pertanto, le repliche.

Pag. 66

(Esame degli articoli – A.C. 2087)

  PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli articoli del disegno di legge di ratifica.
  Passiamo all'esame dell'articolo 1 (Vedi l'allegato A – A. C. 2087), al quale non sono stati presentati emendamenti, e quindi lo porrò direttamente in votazione. Colleghi stiamo per votare.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Amendola. Ne ha facoltà. Prego, intervenga. Mi segnalava il suo delegato d'Aula che voleva intervenire.

  VINCENZO AMENDOLA. Assolutamente, stavo riflettendo prima di intervenire perché credo che questo articolo, così come il provvedimento – e anche quello che voteremo dopo –, rientra in una fattispecie che il nostro Paese, dopo tanto tempo, riesce a portare a termine.
  Come diceva giustamente il relatore, noi con queste ratifiche e con questi accordi riusciamo a dare una nuova normativa e anche una chiarezza su un tema che riguarda la comunità internazionale, cioè gli accordi che danno una sicurezza in materia fiscale. Ne abbiamo discusso tante volte in Commissione Affari esteri, ne abbiamo discusso anche con altre ratifiche che riguardano la doppia imposizione fiscale.
  Dobbiamo dare, anche in base ai requisiti del G20, dell'OCSE, del Global Forum on Taxation e anche in base a quelle che sono le linee dell'Unione europea, una chiarezza alla comunità internazionale. Ricordo che proprio qui, in apertura della legislatura, siamo riusciti, nel nostro territorio e con accordi, come per esempio quello con la Repubblica di San Marino, a chiudere delle procedure anche di black list. Lo abbiamo fatto con San Marino, lo abbiamo fatto con il Lussemburgo. Adesso con queste ratifiche noi procediamo anche al di fuori dell'Unione europea, con quelli che sono considerati paradisi fiscali, con quelli che sono considerati cioè delle realtà che un procedimento economico globale deve portare a chiarezza e compimento.
  Per questo su questo articolo, come sugli altri, come Partito Democratico esprimiamo parere favorevole. Sono delle ratifiche importanti..., mi consenta, Presidente, dei secondi in più solo per completare...

  PRESIDENTE. No, no, suonavo per far abbassare il tono della voce ai suoi colleghi, che non la stanno ascoltando tutti.

  VINCENZO AMENDOLA. Grazie, ci tenevo a completare. Quindi, facendo queste ratifiche – questa e quella successiva relativa all'Accordo con l'Isola di Man – l'Italia si mette in regola e, insieme ai nostri partner europei, con firme a livello transnazionale, noi diamo più certezza a un mondo globale che dal 2008 ha visto una finanza spesso fuori regolamento e fuori regola e che ci ha portato, spesso anche in questo nostro Paese, ad avere delle compatibilità interne molto aleatorie. Per questo – ripeto –, a nome del Partito Democratico, su questo articolo e sugli altri esprimiamo un parere favorevole (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 1.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Folino, Cera, Palma, Cassano, Piccione, Carinelli, Mannino, D'Uva, Causin, Vitelli, Turco, Occhiuto, Monchiero, Gelmini ?
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:
   Presenti  383   
   Votanti  381   
   Astenuti    2   
    Maggioranza  191    
    Hanno votato  381    

  La Camera approva (Vedi votazioni).

  (Il deputato Busto ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole).

Pag. 67

  Passiamo all'esame dell'articolo 2 (Vedi l'allegato A – A.C. 2087) al quale non sono stati presentati emendamenti.
  Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 2.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Ermini, Villarosa, Antezza, Pesco, Battelli ?
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  384   
   Votanti  383   
   Astenuti    1   
    Maggioranza  192    
    Hanno votato  383    

  La Camera approva (Vedi votazioni).

  Passiamo all'esame dell'articolo 3 (Vedi l'allegato A – A.C. 2087) al quale non sono stati presentati emendamenti.
  Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 3.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Ragosta, Vignaroli, Tancredi, Di Salvo, Piazzoni, Nizzi ?
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  395   
   Votanti  393   
   Astenuti    2   
    Maggioranza  197    
    Hanno votato  393    

  La Camera approva (Vedi votazioni).

(Dichiarazioni di voto finale – A.C. 2087)

  PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto finale.
  Constato l'assenza del deputato Alli, s'intende che abbia rinunziato ad intervenire per dichiarazione di voto.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Grande. Ne ha facoltà.

  MARTA GRANDE. Signor Presidente, dichiariamo il nostro voto favorevole.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Cimbro. Ne ha facoltà.

  ELEONORA CIMBRO. Signor Presidente, onorevoli colleghi, rappresentanti del Governo, ci apprestiamo oggi a ratificare l'Accordo tra il Governo della Repubblica italiana e il Baliato di Guernsey sullo scambio di informazioni fiscali, siglato a Londra il 5 settembre 2012. Tale Accordo, finalizzato, appunto, allo scambio di informazioni tra Stati che non ritengono necessario stipulare una convenzione contro le doppie imposizioni, si inserisce in una tendenza più ampia che si è delineata a livello europeo e nel quadro dell'OCSE di forte contrasto all'evasione e all'elusione fiscale, fenomeni, questi, che vengono attuati attraverso i cosiddetti paradisi fiscali. Nel caso specifico, l'Italia ha stipulato l'Accordo con l'arcipelago sito nel canale della Manica che prende appunto il nome dall'isola più estesa, quella di Guernsey, e che, in quanto Baliato, espressione che sta a indicare quella che dall'epoca medioevale era l'area di giurisdizione di un balivo, non fa parte direttamente del Regno Unito da un punto di vista formale, ma che di fatto dipende dalla corona britannica attraverso Governi interni autonomi. La scelta da parte di Stati come questi di non stipulare convenzioni contro le doppie imposizioni in ragione del ridotto interscambio commerciale non deve altresì costituire un elemento di ostacolo per la corretta circolazione di informazioni e per garantire la massima trasparenza fiscale. Infatti, con la crisi economica globale si è fatta più forte l'esigenza Pag. 68di garantire buone pratiche per il raggiungimento di una maggiore linearità nel campo della fiscalità. E proprio in questa direzione vanno le raccomandazioni del forum sulla trasparenza costituito presso l'OCSE.
  L'Accordo, che di fatto è un passo in avanti per la lotta contro l'evasione fiscale in ambito internazionale, mette in campo strategie e strumenti concreti che denotano la determinazione, sia ad una reale forma di collaborazione tra le autorità competenti dei due Paesi, sia ad un lavoro in itinere che deve essere sostenuto con forza da qui in avanti. Come già esposto in discussione sulle linee generali, l'Accordo sviluppa in modo puntuale l'oggetto della stipula ed in particolare individua l'ambito di applicazione del medesimo che, evidentemente, interviene su questioni fiscali e procedimenti per reati tributari, stabilisce le modalità di scambio delle informazioni che vengono fornite a prescindere dal fatto che la persona a cui si riferiscono o quella che le detiene abbia la residenza e la nazionalità dei due Paesi ratificanti ed elenca, infine, per entrambe le parti le imposte su cui è previsto il passaggio di informazioni, precisando che rientrano nell'Accordo anche quelle entrate in vigore successivamente alla stipula, purché di natura identica o analoga.
  Il punto fondamentale caratterizzante dell'Accordo è il superamento del segreto bancario, proprio in linea, come già ribadito prima, con l'obiettivo prioritario della lotta all'evasione. Un ultimo elemento che ritengo sia importante da valorizzare politicamente e che viene chiarito dall'analisi tecnico-normativa è che l'Accordo può essere...

  PRESIDENTE. Colleghi, il tono della voce, per favore.

  ELEONORA CIMBRO. ... veicolo per inserire l'altra parte contraente nella cosiddetta white list dei Paesi e territori che seguono corrette pratiche sullo scambio di informazioni fiscali, ai sensi delle più recenti normative internazionali in materia.
  Per concludere, dunque, il Partito Democratico annuncia il voto favorevole alla ratifica dell'Accordo che si inserisce pienamente nel solco delle buone pratiche internazionali in materia fiscale e che contribuisce a rendere trasparenti e coerenti i rapporti con altri Paesi con effetti positivi sulla lotta all'evasione e all'elusione fiscale. Garantire la piena trasparenza delle operazioni fiscali all'estero non significa, tuttavia, sostenere le ragioni di un fisco oppressivo e invadente, ma, al contrario, garantire le condizioni essenziali per una efficiente economia di mercato (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Ricciatti. Ne ha facoltà.

  LARA RICCIATTI. Signor Presidente, l'Accordo che ci accingiamo a ratificare qui oggi rappresenta un passo avanti rispetto all'impegno che questo Parlamento ha assunto nei confronti dei cittadini nel recupero di risorse da destinare alle fasce più deboli attraverso politiche redistributive.
  L'elusione e l'evasione fiscale, colleghe e colleghi, lo sappiamo bene, sottraggono all'erario risorse vitali, tanto più in un periodo come questo, in cui la crisi continua a colpire una fascia, purtroppo troppo ampia, della popolazione.
  L'Accordo, sottoscritto a Londra il 5 settembre del 2012 in materia di scambio di informazioni in materia fiscale, è il punto di partenza di una strategia da sostenere a livello europeo per porre argine alle attività elusive che colpiscono non solo l'Italia, ma anche gli altri Paesi, seppure in misura diversa, attività che si annidano nel cuore dell'Europa.
  In fase consultiva, il nostro gruppo non ha ritenuto di dover presentare emendamenti, considerando positivo l'Accordo nella sua formulazione originaria, che ha il merito di riportare i rapporti fra Italia e Baliato di Guernsey all'interno degli Pag. 69standard dell'OCSE. Lo scambio di informazioni fra gli Stati aderenti incide positivamente innanzitutto su due aspetti: la ricerca di eventuali patrimoni sottratti al fisco, da un lato, e la dissuasione di tali attività, dall'altro.
  Una previsione di particolare rilievo è sicuramente il superamento del segreto bancario, utilizzato come scudo per numerose attività elusive. In questi anni, le politiche dell'Italia in materia di contrasto ai fenomeni di evasione, nonostante i tanti proclami, sono state marginali, nella migliore delle ipotesi, se non addirittura premianti per chi ha fatto dell'elusione e dell'evasione modalità ordinarie di gestione patrimoniale.
  Anche i limiti allo scambio di informazioni previsti nell'Accordo per ragioni di ordine pubblico e tutela dei segreti commerciali appaiono coerenti con la ratio e l'impianto dell'Accordo stesso. Altrettanto positiva è la valutazione sull'assenza di particolari oneri di attuazione. Per queste ragioni, Sinistra Ecologia Libertà esprime voto favorevole al provvedimento in discussione.

  PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto finale.

(Votazione finale ed approvazione – A.C. 2087)

  PRESIDENTE. Passiamo alla votazione finale.
  Indìco la votazione nominale finale, mediante procedimento elettronico, sul disegno di legge di ratifica n. 2087, di cui si è testé concluso l'esame.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Oliaro, Gadda, Cassano, Rossi, Roberta Agostini. Chi altro non ha votato ?
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:
   «Ratifica ed esecuzione dell'Accordo tra il Governo della Repubblica italiana e il Baliato di Guernsey sullo scambio di informazioni in materia fiscale, fatto a Londra il 5 settembre 2012» (A.C. 2087):

   Presenti  400   
   Votanti  398   
   Astenuti    2   
   Maggioranza  200   
    Hanno votato  398.

  (La Camera approva – Vedi votazioni).

Discussione del disegno di legge: Ratifica ed esecuzione dell'Accordo tra il Governo della Repubblica italiana e il Governo dell'Isola di Man sullo scambio di informazioni in materia fiscale, fatto a Londra il 16 settembre 2013 (A.C. 2088) (ore 17).

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione del disegno di legge di ratifica n. 2088: Ratifica ed esecuzione dell'Accordo tra il Governo della Repubblica italiana e il Governo dell'Isola di Man sullo scambio di informazioni in materia fiscale, fatto a Londra il 16 settembre 2013.

(Discussione sulle linee generali – A.C. 2088)

  PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione sulle linee generali.
  Avverto che la III Commissione (Affari esteri) si intende autorizzata a riferire oralmente.
  Ha facoltà di intervenire il relatore, deputato Picchi.

  GUGLIELMO PICCHI, Relatore. Signor Presidente, l'accordo sottoscritto tra la Repubblica italiana e l'Isola di Man ricalca quanto già argomentato per la precedente ratifica con l'Isola di Guernsey. Tengo a sottolineare (e mi riservo di consegnare il mio intervento) come sia fondamentale questo Accordo, perché prevede il superamento del segreto bancario e, quindi, rafforza la possibilità del nostro Paese di lottare contro l'evasione ed elusione fiscale. Pag. 70Quindi, ci potranno essere in futuro dei benefici rilevanti per il nostro fisco.
  L'ultima cosa che vorrei dire sull'Isola di Man è che è stato l'ultimo Paese in Europa ad abolire, nel 1991, il reato di sodomia.

  PRESIDENTE. Prendo atto che il rappresentante del Governo si riserva di intervenire nel prosieguo del dibattito.
  Non vi sono iscritti a parlare e pertanto dichiaro chiusa la discussione sulle linee generali. Il relatore, deputato Picchi, e il rappresentante del Governo, pertanto, non replicano.

(Esame degli articoli – A.C. 2088)

  PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli articoli del disegno di legge di ratifica.
  Passiamo all'esame dell'articolo 1 (Vedi l'allegato A – A.C. 2088), al quale non sono state presentate proposte emendative.
  Passiamo dunque ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 1.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Murer, Moscatt, Dadone, Lavagno.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  399   
   Votanti  397   
   Astenuti    2   
   Maggioranza  199   
    Hanno votato sì  397.

  La Camera approva (Vedi votazioni).

  (La deputata Rubinato ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto favorevole).

  Passiamo all'esame dell'articolo 2 (Vedi l'allegato A – A.C. 2088), al quale non sono state presentate proposte emendative.
  Passiamo dunque ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 2.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Ricciatti, Ruocco, Folino, Brandolin.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  401   
   Votanti  399   
   Astenuti    2   
   Maggioranza  200   
    Hanno votato sì  399.

  La Camera approva (Vedi votazioni).

  (La deputata Gribaudo ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto favorevole).

  Passiamo all'esame dell'articolo 3 (Vedi l'allegato A – A.C. 2088), al quale non sono state presentate proposte emendative.
  Passiamo dunque ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 3.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Folino, Grassi, Magorno, Giammanco.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  405   
   Votanti  403   
   Astenuti    2   
   Maggioranza  202   
    Hanno votato sì  403.

  La Camera approva (Vedi votazioni).

(Dichiarazioni di voto finale – A.C. 2088)

  PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto finale.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Paolo Tancredi. Ne ha facoltà.

Pag. 71

  PAOLO TANCREDI. Signor Presidente, dichiaro il voto favorevole del Nuovo Centrodestra.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Ricciatti: prendo atto che vi rinuncia.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Quartapelle Procopio. Ne ha facoltà.

  LIA QUARTAPELLE PROCOPIO. Signor Presidente, dichiaro il voto favorevole del Partito Democratico per le ragioni enunciate dal collega Amendola e dalla collega Cimbro sul provvedimento precedente.

  PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto finale.

(Votazione finale ed approvazione – A.C. 2088)

  PRESIDENTE. Passiamo alla votazione finale.
  Indìco la votazione nominale finale, mediante procedimento elettronico, sul disegno di legge di ratifica n. 2088, di cui si è testé concluso l'esame.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Dadone, Giammanco.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:
   «Ratifica ed esecuzione dell'Accordo tra il Governo della Repubblica italiana e il Governo dell'Isola di Man sullo scambio di informazioni in materia fiscale, fatto a Londra il 16 settembre 2013» (2088):

   Presenti  409   
   Votanti  407   
   Astenuti    2   
   Maggioranza  204   
    Hanno votato  407    

  La Camera approva (Vedi votazioni).

  (Il deputato Distaso ha segnalato che avrebbe voluto astenersi).

Seguito della discussione delle mozioni Palazzotto, Rizzo, Sberna ed altri n. 1-00344, Dorina Bianchi ed altri n. 1-00511 e Scanu ed altri n. 1-00513 concernenti iniziative in ordine alla realizzazione del sistema di trasmissione satellitare denominato MUOS nella base militare di Niscemi (ore 17,05).

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione delle mozioni Palazzotto, Rizzo, Sberna ed altri n. 1-00344, Dorina Bianchi ed altri n. 1-00511 e Scanu ed altri n. 1-00513 concernenti iniziative in ordine alla realizzazione del sistema di trasmissione satellitare denominato MUOS nella base militare di Niscemi (Vedi l'allegato A – Mozioni).
  Avverto che, dopo la conclusione delle discussione sulle linee generali, che ha avuto luogo nella seduta di lunedì 23 giugno 2014 e nella quale è intervenuto il rappresentante del Governo, è stata presentata la mozione Scanu ed altri n. 1-00513, che è già stata iscritta all'ordine del giorno.

(Parere del Governo)

  PRESIDENTE. Invito il rappresentante del Governo ad esprimere il parere sulle mozioni all'ordine del giorno.

  GIOACCHINO ALFANO, Sottosegretario di Stato per la difesa. Signor Presidente, il parere è contrario sull'unico impegno della mozione Palazzotto, Rizzo, Sberna ed altri n. 1-00344, mentre è favorevole su tutti gli impegni, sono cinque, della mozione Dorina Bianchi ed altri n. 1-00511.

  PRESIDENTE. Anche sulle premesse ?

  GIOACCHINO ALFANO, Sottosegretario di Stato per la difesa. Sì. Il parere è poi favorevole su tutti gli impegni della mozione Scanu ed altri n. 1-00513.

Pag. 72

  PRESIDENTE. Anche sulle premesse, ovviamente ? Sì.

(Dichiarazioni di voto)

  PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Marcolin. Ne ha facoltà.

  MARCO MARCOLIN. Signor Presidente, onorevoli colleghi, rappresentanti del Governo, la questione concernente il MUOS non può facilmente essere derubricata... scusate...

  PRESIDENTE. Va tutto bene ? Colleghi !

  MARCO MARCOLIN. ... soltanto al rispetto del diritto fondamentale dei nostri cittadini di Niscemi a veder tutelata la propria salute e l'ambiente circostante, perché coinvolge gli equilibri fondamentali della nostra politica estera e di sicurezza nazionale e mette in discussione il rapporto con il principale alleato della Repubblica.
  Per questo motivo, occorre distinguere con attenzione i due diversi aspetti. Se non lo si fa, si cede al disegno di strumentalizzazione dei legittimi diritti della cittadinanza niscema. Ciò ha l'obiettivo di fare un inutile dispetto agli Stati Uniti, un atto politico controproducente, che ci complicherebbe, e di molto, la vita sotto il profilo della difesa del nostro territorio nazionale.
  Agli amici del MoVimento 5 Stelle, del PD e di SEL, che hanno sottoscritto la mozione Rizzo, in questo senso è da ricordare come proprio il nostro rapporto con gli Stati Uniti sia la condizione che ci permette di limitare le spese nazionali per la difesa. Non si può infatti avere la botte piena e la moglie ubriaca. Se il nostro rapporto con Washington si incrina, la nostra sicurezza nazionale finirà con il richiedere investimenti supplementari che vi porterebbero ugualmente ad essere contrari: gli ospedali in più, le scuole in più, il welfare in più, che voi volete, che tutti noi vogliamo, che si ottengono anche ospitando il MUOS a casa nostra.
  Ecco perché la Lega Nord non può votare a favore della mozione Rizzo, che pure non manca di spunti di un certo interesse nelle premesse. Diverso invece è il caso delle mozioni concorrenti, tanto sul testo del collega Scanu quanto su quello presentato da Dorina Bianchi e dal collega Sammarco, che ci paiono infatti condivisibili. Chiediamo il rispetto dei diritti della popolazione locale di Niscemi e dintorni, in particolare del diritto di sapere e del diritto di veder tutelata dallo Stato la propria salute e l'ambiente. Come si fa ad opporsi a richieste del genere ?
  Noi siamo pertanto disponibili a sostenere questo tipo di istanze perché crediamo in una politica che tuteli i diritti dei territori e di chi li abita e siamo consapevoli che, in questo caso, per quanto riguarda i testi Scanu e Dorina Bianchi e Sammarco, non è all'opera un tentativo surrettizio di cambiare l'architettura della politica estera e di sicurezza nazionale del nostro Paese; quello invece è l'obiettivo cui tende il testo presentato anche dal collega Rizzo, cui vorremmo anche chiedere a quale tipo di allineamento internazionale stanno pensando gli amici e i colleghi che hanno sottoscritto la sua proposta di risoluzione.
  L'America è cattiva, par di capire. L'Europa tedesca pure. Putin, non ne parliamo. Cosa dovremmo fare ? Procedere da soli alla nostra difesa in questa fase di alte turbolenze, contrassegnata dalla proliferazione delle crisi, dei conflitti e dei motivi di tensione ? Non sta in piedi, amici, non è prudente. Capiamo il livore e la delusione di chi è stato a lungo coccolato e ora non lo è più, ma questa non è la base di un ragionamento politico serio e nel lungo periodo la capacità di governare un Paese si vede anche da queste cose.
  Le mozioni Dorina Bianchi ed altri n. 1-00511 e Scanu ed altri 1-00513 chiedono al Governo anche l'attivazione di meccanismi di compensazione, peraltro previsti dagli accordi raggiunti nei mesi Pag. 73scorsi. Non è certamente uno scandalo. Noi riteniamo giusto che i sacrifici dei territori trovino giusta compensazione e pensiamo che lo schema applicato a Niscemi possa essere riprodotto anche altrove. È però essenziale vigilare che il denaro e il sostegno all'Expo niscemo non diventino un'altra occasione perduta e vengano veramente destinati ad un progetto di sviluppo serio e sostenibile. Anche se siamo Lega Nord, che la popolazione di Niscemi possa ricevere compensazioni non ci dispiace e oltretutto crea anche un precedente per le regioni padane che ospitano molti siti sensibili, seppure aventi caratteristiche differenti.
  Proprio per questo, in questo periodo la Commissione difesa, nel nostro ramo del Parlamento, sta conducendo un'indagine approfondita sul problema delle servitù militari. Quanto viene detto, fatto e votato oggi, può avere un impatto anche su quella più ampia questione.
  Un punto ulteriore della mozione Dorina Bianchi ed altri n. 1-00511 chiede anche che la base del MUOS venga usata compatibilmente con i limiti previsti dagli accordi NATO, e questo è un suo punto debole perché l'infrastruttura è americana, non NATO, e ricade quindi nel campo di applicazione delle intese raggiunte con Washington durante la guerra fredda. È quindi vero che sarà molto difficile controllare l'effettivo utilizzo.
  Come Stato sovrano che concede in uso ad un alleato il proprio territorio, potremmo però chiedere agli alleati un maggiore scambio di informazioni, ad esempio nel critico settore del controllo dei flussi migratori, anche se siamo consapevoli che, finché la politica del nostro Paese è quella di «porte aperte a tutti», non ci saranno radar, antenne e droni che tengano perché tutti questi strumenti verrebbero comunque utilizzati per meglio raccogliere i clandestini in mare.
  Speriamo tuttavia che gli assetti politici interni del nostro Paese cambino. Per questo, ci auguriamo che il Governo prenda dagli Stati Uniti almeno questa maggior condivisione di informazioni.
  Signor Presidente, onorevoli colleghi, rappresentanti del Governo, sulla base delle argomentazioni appena esposte, la Lega Nord voterà contro la mozione Palazzotto, Rizzo e altri n. 1-00344 ed a favore delle altre mozioni (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Causin. Ne ha facoltà.

  ANDREA CAUSIN. Signor Presidente, onorevoli colleghi, il MUOS è – come è stato ampiamente dibattuto in discussione generale – un sistema militare avanzato di comunicazioni satellitari ad altissima frequenza composto da quattro satelliti e da quattro stazioni a terra, una delle quali, che è quella in questione di cui stiamo discutendo, è in fase di realizzazione a Niscemi, in provincia di Caltanissetta.
  La costruzione di questo impianto è stata accompagnata in questi anni da una crescente preoccupazione da parte della popolazione residente, in relazione alla paura per i potenziali danni ambientali e anche i potenziali effetti negativi per la salute delle persone causati dalle emissioni elettromagnetiche delle attuali installazioni e anche da quelle previste per il futuro, anche sopratutto alla luce di una sempre non puntuale ed esaustiva informazione da parte degli organismi competenti.
  L'impianto di Niscemi, che verrà realizzato negli ambiti dei trattati previsti dalla NATO, sarà composto a regime da tre antenne paraboliche basculanti del diametro di circa 18 metri e da due antenne elicoidali di 150 metri.
  In termini di accordi internazionali, il sito in questione è un'installazione non esclusivamente statunitense, bensì funzionale al rafforzamento del sistema di difesa della NATO. Il provvedimento autorizzativo è stato perciò disposto nell'ambito dell'accordo bilaterale Italia-USA del 2001, poi ratificato nel 2006, ed è stato affidato all'iter autorizzativo della regione Sicilia.
  La popolazione di Niscemi ha conosciuto purtroppo i dettagli del progetto Pag. 74soltanto nel 2008 e da allora è cresciuta da parte dei cittadini – giustamente – una preoccupazione sugli effetti delle emissioni elettromagnetiche.
  Come è noto, sono stati organizzati comitati e presidi per contrastare la costruzione delle antenne e il 6 ottobre 2012, anche in ragione di queste proteste, la procura di Caltagirone, a seguito di approfondimenti, ha disposto il fermo dei lavori dei cantieri per la violazione delle norme ambientali; tuttavia alcune settimane dopo il tribunale della libertà di Catania ha annullato il provvedimento e revocato il sequestro del cantiere.
  La questione certamente è complessa ed è necessario che il Governo operi per tenere in giusta considerazione almeno tre aspetti di fondamentale importanza: in primo luogo, c’è la necessità, da parte dell'Alleanza atlantica, di procedere con rapidità ed efficienza all'ammodernamento dei sistemi di difesa, in un contesto internazionale che nell'area mediorientale e nell'area mediterranea è divenuto, in questi mesi, progressivamente più instabile e insicuro; in secondo luogo, vi è la necessità di non fermare lo sviluppo tecnologico della ricerca militare nel campo delle telecomunicazioni e la prospettiva del trasferimento di questi sistemi in ambito civile, come è successo, una ventina di anni fa, con le reti Internet; in terzo luogo, ma non terzo perché forse è il primo e più importante, c’è il dovere di sviluppare questo progetto nelle condizioni di massima sicurezza per l'ambiente e soprattutto per la salute dei cittadini che sono coinvolti.
  Proprio la carenza di passaggi informativi e l'assenza di dati certi, in merito alla probabilità che possano essere prodotti gravi danni all'ambiente e soprattutto alla salute delle persone come conseguenza delle emissioni elettromagnetiche, hanno contribuito alla crescente ostilità, da parte della gente, a questo sistema. È per questa ragione che a nostro avviso non si può prescindere da un potenziamento dei meccanismi di monitoraggio e di controllo che in tutta evidenza non hanno trovato un riscontro positivo negli accordi internazionali originari, che pure contenevano le formule di salvaguardia del sistema. Nonostante dal 2008 a oggi sia stato dato pienamente seguito agli accordi internazionali stipulati, coinvolgendo anche le istituzioni e tenendo conto degli studi realizzati dall'Istituto superiore di sanità in collaborazione con l'OMS, l'Ispra e il Ministero della salute, è necessario, tuttavia, che si proceda con il massimo scrupolo nei prossimi mesi.
  Il tema dell'inquinamento elettromagnetico – ed i suoi effetti sulla salute delle persone, rispetto al quale è notevolmente aumentata la sensibilità dei cittadini – deve essere affrontato, perciò, con la necessaria e massima attenzione. Il sistema dei controlli e della valutazione dei rischi negli ultimi anni si è molto evoluto e non si può prescindere, anche rispetto al MUOS, dall'applicare tutte le misure di controllo previste dalla legge e contemplate dalle nuove tecniche di monitoraggio. Riteniamo, perciò, importante che vengano rispettati gli impegni del Governo, soprattutto in merito all'individuazione del sistema di monitoraggio continuo dei campi elettromagnetici, secondo quanto già previsto dal Protocollo di intesa del 2011, e alla continua e tempestiva informazione della cittadinanza circa gli effetti sulla salute. Congiuntamente, come previsto dall'accordo del 2011 e così come evidenziato nelle mozioni di maggioranza, siamo convinti della necessità di valutare l'immediata interruzione della costruzione e del funzionamento del sistema laddove dal monitoraggio dovessero emergere risultati che evidenziassero effetti nocivi per la popolazione.
  Per questi motivi il gruppo di Scelta Civica esprimerà il proprio voto favorevole sulle mozioni di maggioranza Dorina Bianchi ed altri n. 1-00511 e Scanu ed altri n. 1-00513 e contrario sulla mozione Palazzotto, Rizzo, Sberna ed altri n. 1-00344.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il collega Paolo Tancredi. Ne ha facoltà.

Pag. 75

  PAOLO TANCREDI. Signor Presidente, il gruppo parlamentare del Nuovo Centrodestra voterà a favore della mozioni relative al sistema di comunicazione MUOS, quindi a favore delle mozioni di maggioranza Scanu ed altri n. 1-00513 e Dorina Bianchi ed altri n. 1-00511 e contro, naturalmente, sulla mozione Palazzotto, Rizzo, Sberna ed altri n. 1-00344, nel rispetto non solo degli accordi internazionali e bilaterali che intercorrono tra Italia e Stati Uniti, ma anche dell'attenta valutazione circa l'impatto della stazione terrestre MUOS, nell'area di demanio militare di Niscemi in Sicilia, in materia di sicurezza e salute, ambiente e mobilità.
  Ripercorrendo per sommi capi il quadro entro cui si colloca la politica di difesa italo-americana e, in particolar modo, la cooperazione bilaterale in materia di comunicazioni satellitari, abbiamo: il Trattato del Nord Atlantico del 1949, il quale, tra le altre cose, sancisce l'obbligo di assistenza reciproca fra le parti per mantenere e sviluppare la capacità individuale e collettiva di resistenza a un attacco armato; la Convenzione tra gli Stati partecipanti al Trattato del Nord Atlantico sullo statuto delle loro Forze armate, nota come NATO SOFA del 1951, in attuazione del patto di alleanza NATO; il BIA del 1954, ovvero l'accordo relativo ad infrastrutture bilaterali in applicazione del Trattato del Nord Atlantico, il cui preambolo specifica che l'esistenza delle basi alleate è fondata, giustifica e finalizzata all'attuazione del principio di assistenza militare reciproca; lo Shell Agreement, sull'uso di installazioni e infrastrutture delle forze americane del 1995, che ha tecnicamente integrato il via in forza del quale le Forze armate italiane potranno usufruire delle comunicazioni satellitari americane, anche instradate via MUOS.
  Il MUOS è il programma di comunicazione satellitare a banda stretta di nuova generazione del dipartimento della difesa degli Stati Uniti, creato per sostenere le operazioni militari NATO e USA in tutto il mondo, nonché per assicurare una copertura affidabile durante operazioni di assistenza in situazioni di emergenza nazionale, interventi a seguito di calamità naturali e operazioni umanitarie. Se attualmente gli utenti sono obbligati a stazionare con un'antenna puntata in direzione di un satellite, il nuovo programma invece permetterà di essere mobili mentre si comunica e di inviare dati con una capacità dieci volte superiore a quella odierna, adattando una normale rete di telefonia cellulare 3G a banda larga ai satelliti geostazionari. La costellazione del MUOS sarà costituita da quattro satelliti posizionati in maniera strategica, più uno di scorta in orbita. Attenti studi per garantire che la stazione di terra del MUOS ottemperi a tutte le disposizioni applicabili in materia di salute e sicurezza fatti dall'Agenzia per la protezione dell'ambiente ARPA della regione Sicilia, dalla Marina statunitense e l'anno scorso dall'Istituto superiore di sanità su commissione del nostro Governo, hanno dato esiti univoci. Si parla pertanto di piena compatibilità delle emissioni radio previste con la vigente normativa e di insussistenza di rischi per la salute. Inoltre, precisi studi sulla sicurezza indicano che dopo l'installazione del MUOS le emissioni elettromagnetiche presso il sito vicino di Niscemi rimarranno ben al di sotto dei limiti previsti dalla legge e che il MUOS non interferirà con i sistemi di comunicazione dell'aeroporto di Comiso.
  È stato poi assicurato l'impegno a condurre un monitoraggio continuo e a trasmettere tutti i risultati all'ARPA e al Ministero della difesa attraverso canali di comunicazione dedicati e l'installazione di una rete di cavi e connessioni a fibra ottica che consentano di effettuare costanti rilevamenti nell'area circostante al sito. Dalle esperienze poi delle preesistenti basi americane MUOS, Hawaii e Virginia, con aree e cittadini che si trovano rispettivamente almeno a due-tre chilometri e con l'aeroporto internazionale di Honolulu a meno di venti chilometri dal sito hawaiano, non si sono riscontrate problematiche né in termini di sicurezza dei cittadini né in termini di sicurezza e interferenza aeroportuale.Pag. 76
  Dal 2005 inoltre gli Stati Uniti collaborano con le autorità italiane per far sì che il sito MUOS in Sicilia ottemperi alla normativa italiana e dell'Unione europea e degli Stati Uniti in modo che si rispettino rigorosi standard in materia di sicurezza, salute e ambiente, gli stessi già applicati alle installazioni presenti negli Stati Uniti, che si adottino inoltre tutte le misure di mitigazione tecnicamente compatibili per ridurre i livelli di esposizione ai campi elettromagnetici e si continuino ad esplorare tecnologie alternative e innovative per ridurre i consumi energetici e le emissioni presso il sito. L'operatività della costellazione MUOS, che è prevista nel 2015 e che garantirà inoltre la disponibilità della banda stretta ben oltre il 2025, sarà pienamente effettiva solo a seguito della certificazione da parte delle autorità italiane di un rapporto post installazione sugli effetti ambientali.
  Quindi, dato tutto quanto premesso, viste le condizioni favorevoli per l'installazione della quarta base MUOS, le mozioni chiedono un impegno appunto del Governo ad attivare e mantenere in stato di perfetta e costante efficienza la rete di rilevazione dell'attività elettromagnetica già prevista dal protocollo di intesa sottoscritto dal Ministro della difesa e dalla Regione siciliana, con il coinvolgimento diretto dell'ARPA, a dare immediato corso a tutte le compensazioni previste in vista della realizzazione, a sospendere immediatamente l'attività anche dopo che sarà stato attivato il MUOS, qualora emerga da detta rete di rilevazione un segnalato pericolo per la salute pubblica, a fare una verifica costante dell'attività per l'installazione del MUOS e ogni altra attività eventualmente militare connessa svolta da Forze armate alleate sul suolo nazionale, a dare una piena, immediata e rispettosa attuazione alle decisioni delle competenti autorità giudiziarie in ordine alla legittimità degli accordi tecnici sanciti con i Paesi alleati.
  Concludo, quindi, ribadendo il voto favorevole del Nuovo Centrodestra al testo delle due mozioni di maggioranza (Applausi dei deputati del gruppo Nuovo Centrodestra).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il collega Palazzotto. Ne ha facoltà.

  ERASMO PALAZZOTTO. Signor Presidente, signor sottosegretario, onorevoli colleghi, richiamo per un attimo la vostra attenzione su quella che può sembrare una semplice discussione su un'infrastruttura militare lì in una periferia del nostro Paese, a Niscemi, nella mia terra, la Sicilia.
  Richiamo in particolare l'attenzione dei colleghi siciliani, perché vorrei che non sfuggisse l'importanza di questa discussione, oggi in quest’ Aula per la prima volta, su quella che non è una semplice installazione militare del Governo statunitense, ma su quello che rappresenta quel sistema di telecomunicazioni, il MUOS, per il futuro di quella terra, la Sicilia, e anche per il futuro di questo Paese.
  Il MUOS – veniva ricordato – è un sistema modernissimo di radiocomunicazione satellitare ad altissima frequenza, che verrà utilizzato per coordinare i sistemi militari statunitensi in ogni parte del globo: cinque satelliti in orbita e quattro stazioni a terra, alle Hawaii, in Virginia, in Australia e una in Sicilia, nel cuore della Mediterraneo.
  Attorno a questa infrastruttura si è sviluppata una complessa vicenda giudiziaria, che riguardava i procedimenti autorizzativi. Si è sviluppata anche una complessa vicenda scientifica, che riguardava gli effetti delle onde elettromagnetiche prodotte da tre antenne paraboliche che hanno un diametro di 18 metri e sugli effetti che queste onde potevano avere sulla salute dei cittadini di Niscemi, il centro abitato che dista sei chilometri dall'installazione.
  Ecco, noi vorremmo ricordare a quest'Aula la questione al netto di quella vicenda complessa. Infatti sulla vicenda giudiziaria pesa l'illegittimità delle autorizzazioni ambientali, visto che è stato Pag. 77distrutto un pezzo di un'importantissima riserva, la Sughereta di Niscemi, pesa il fatto che le imprese che hanno lavorato alla costruzione di quell'opera, che oggi in quest'Aula viene definita un'opera di interesse nazionale, sono tutte imprese che non hanno la certificazione antimafia, pesa il fatto che c’è una complessa e controversa vicenda di pareri contrastanti rispetto all'effetto che le onde elettromagnetiche hanno sulla salute dei cittadini di Niscemi. E il parere preso a metro di giudizio da tutti i soggetti coinvolti in questa vicenda è il parere dell'Istituto superiore di sanità, non di un organismo terzo, ma di un organismo e di un ente del Governo italiano che, mentre quell'istituto stava elaborando il parere, in quest'Aula, per bocca del Ministro Mario Mauro, si definiva soggetto che aveva un legittimo interesse alla costruzione di quell'opera.
  Ecco, io oggi, per un istante, vorrei che noi mettessimo da parte questa componente della discussione controversa e vorrei che non ci fosse l'ipocrisia, soprattutto quella del Partito Democratico, di presentare qui una mozione che risolve il problema con un monitoraggio ex post degli effetti che quell'opera ha sulla salute dei cittadini. Ma vorrei che si focalizzasse il tema della mozione che con l'intergruppo dei parlamentari per la pace, insieme ai comitati no-MUOS e insieme al gruppo di avvocati no-MUOS che hanno studiato la vicenda, abbiamo presentato per portare la discussione dentro questo Parlamento.
  Il tema in questo momento non è l'effetto che quelle antenne avranno sulla salute dei cittadini. Su quello ci sarà ancora una grande battaglia politica, sociale, di piazza e anche una battaglia giudiziaria che è ancora in corso e vedremo chi sarà responsabile degli effetti che si avranno in quel territorio sulla salute dei cittadini.
  Ma quello di cui stiamo discutendo oggi...

  PRESIDENTE. Colleghi, il tono della voce, per favore.

  ERASMO PALAZZOTTO. Grazie Presidente. Ma quello di cui stiamo discutendo noi qui oggi in quest'Aula è il ruolo di questo Parlamento, il luogo in cui si esercita la sovranità popolare e se sulle scelte strategiche che coinvolgeranno il nostro Paese questo Parlamento ha ancora una funzione ed una voce in capitolo.
  Gli accordi che hanno dato vita all'installazione del MUOS sono accordi bilaterali, fatti tra il Governo degli Stati Uniti ed il Governo italiano e a sottoscriverli non sono stati neanche i nostri ministri, ma sono stati dei generali della difesa italiana.
  Il MUOS riguarderà il futuro strategico e legherà indissolubilmente il nostro destino a quello delle scelte belliche degli Stati Uniti d'America. È un'opera strategica centrale per le forze armate americane e governerà i sistemi d'arma ultramoderni, come per esempio i droni, in zone di conflitto. E quindi questo trasformerà la Sicilia in un obiettivo sensibile, perché se io volessi colpire il sistema di comunicazione americano, quello sarebbe uno degli obiettivi sensibili.
  Ma non solo. Dalla Sicilia partirebbero gli impulsi per le comunicazioni per gli aerei che vanno a bombardare in luoghi di guerra. E come farà il Governo italiano a negare l'uso delle basi, a riacquisire la sua sovranità popolare, a non essere coinvolto nelle operazioni belliche degli Stati Uniti d'America ? Questo è il punto vero su cui noi stiamo discutendo qui: quale sarà il ruolo strategico dell'Italia negli scenari di conflitti bellici del futuro.
  E stiamo discutendo anche del ruolo di una porzione del territorio italiano, di una terra dove vivono 5 milioni di italiani, la mia terra, la Sicilia, che è stata definita impunemente da più ministri del precedente Governo come il nuovo Checkpoint Charlie del nuovo millennio. È stato definito una piattaforma militare, un'intera porzione del nostro territorio. È stata definita una piattaforma militare, nel silenzio più totale della politica, nel silenzio delle classi dirigenti siciliane, nel silenzio del mio Presidente della Regione, che non ha ritenuto di dover dire una parola davanti al fatto che il Governo nazionale definisse una piattaforma militare la Sicilia. Pag. 78E al Senato è stata approvata da poco una legge che sta ancora trattando dei rimborsi che bisogna dare all'aeroporto di Trapani per i danni subiti durante la guerra in Libia, per i danni subiti dall'economia siciliana.
  E allora noi oggi discutiamo qua di questo, e discutiamo del fatto che quest'opera è incostituzionale, perché l'articolo 80 della nostra costituzione dice chiaramente che gli accordi, i trattati internazionali di natura politica – e una scelta di questo tipo è una scelta di natura politica – devono essere discussi e approvati dal Parlamento con una legge di ratifica. Invece noi abbiamo affidato a un generale della difesa, il generale Mario Marioli, il compito di decidere il futuro di una terra come la Sicilia e il futuro strategico dell'Italia. Io penso, e oggi faccio appello alla vostra coscienza, che noi abbiamo il dovere e il compito di restituire a quest'Aula l'esercizio della sovranità popolare, perché guardate se noi oggi, ancora una volta con un escamotage, spostiamo questa discussione fuori da questo Parlamento, la domanda cui dovremo rispondere è se c’è ancora la democrazia in questo paese, la domanda a cui dovremo rispondere è se serve ancora a qualche cosa questo Parlamento, o se le decisioni le possiamo appaltare direttamente ai generali dell'esercito, su quanto riguarda le scelte belliche del Paese. Ecco di questo noi stiamo discutendo oggi.
  La nostra mozione non chiede di non costruire più il MUOS. Evitiamo la semplice demagogia. Chiede di sospendere gli accordi bilaterali in attesa che questo Parlamento discuta e si assuma la responsabilità di decidere se quell'opera deve essere costruita. Questo è quello che stiamo chiedendo noi. Poi tutto il resto sarà oggetto di ulteriori discussioni. Ma intanto c’è un conflitto di attribuzioni se spetta a questo Parlamento decidere del futuro dell'Italia, del ruolo che Sicilia avrà nel Mediterraneo, se siamo una terra di pace come dice l'articolo 11 della nostra Costituzione o se siamo l'avamposto militare di una potenza straniera come gli Stati Uniti d'America. E allora questo è quello su cui oggi voi singoli parlamentari siete chiamati a votare. È questo è quello di cui risponderete davanti ai cittadini italiani, e lo dico, lo dicevo in premessa, ai deputati siciliani, perché poi dovranno tornare su quell'isola e spiegare ai cittadini che rappresentano che il MUOS non è un'installazione militare pericolosa. Dovranno spiegare che hanno condannato la Sicilia ad essere una vera piattaforma militare, e non una terra di pace e di incontro di popoli com’è stata nella sua storia millenaria. Grazie Signor Presidente.

  PRESIDENTE. La ringrazio.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Rampelli. Ne ha facoltà.

  FABIO RAMPELLI. Grazie Presidente. Colleghi deputati. Penso che questa discussione sia stata tuttavia utile, e l'auspicio è che il Parlamento in piena libertà possa definire la propria posizione, e che questa posizione, nonostante si tratti di argomenti di politica internazionale, di convenzioni e trattati già sottoscritti da precedenti governi lungo l'arco di qualche decennio, vengano poi effettivamente contemplate, perché sarebbe ancor più grave, qualora le indicazioni date dalla Camera, da questa assemblea, fossero emesse con chiarezza ma dovessero risultare di fatto inefficaci.
  La natura di questo dibattito è comunque importante nella misura in cui, penso, ci offre la possibilità di mettere un punto rispetto, da un lato, alle cosiddette installazioni militari o, comunque, a quelle stazioni radio che possono essere per l'occasione utilizzate anche da un punto di vista geo-politico e militare, e, dall'altro, ci consente di affrontare, per l'ennesima volta, e purtroppo non con la cogenza di un provvedimento di legge, la materia dell'impatto ambientale, la materia dell'impatto con il tessuto socio-economico di una regione che viene coinvolta. In questo caso parliamo della Sicilia, quindi parliamo di un tessuto socio-economico che si articola sulla dorsale del turismo e su quella dell'agricoltura, in modo particolare Pag. 79di un certo tipo di agricoltura, evidentemente non massiva, ma di qualità.
  Quindi, noi abbiamo tentato di mantenere un profilo di assoluto buonsenso, ben sapendo che in Italia l'opposizione alla realizzazione di grandi infrastrutture spesso è pregiudiziale, talvolta in maniera autolesionistica, persino quando l'opera che viene realizzata offre un reale e concreto beneficio per l'Italia stessa. Noi, quindi, abbiamo accertato, prima di questa discussione, che non è stato certamente da imputarsi a un solo Governo l'atto che si sta discutendo. Abbiamo potuto constatare obiettivamente che la realizzazione di questa stazione produce un danno per la Sicilia e per le attività economiche che in quel quadrante in particolare, della Sicilia meridionale, animano l'economia stessa della regione.
  Penso che si possa anche invitare il Governo – ma perché no, anche i gruppi parlamentari – a mettere in campo dal punto della normativa di impatto ambientale qualche provvedimento che sia magari più simile a quello che noi conosciamo ed esiste in altri Paesi europei occidentali, dove forse i principi democratici sono maggiormente tutelati e dove, quando c’è da esprimere un giudizio sull'impatto ambientale di una determinata struttura, di un certo tipo di insediamento, il soggetto che prende una decisione è un soggetto terzo, che quindi convoca da un lato lo Stato, dall'altro i cittadini, le associazioni, il territorio, e compone le eventuali controversie con una sintesi. Noi solitamente siamo abituati a pensare che una sintesi in questo caso sia solo e soltanto possibile elargendo prebende, facendo compensazioni, cercando solo e soltanto la ricaduta positiva di tipo materiale su un territorio che viene investito da una grande opera.
  Quindi, noi siamo stati perplessi sulla realizzazione del MUOS, siamo perplessi sulla sua attivazione, per le ragioni che ho poco fa evidenziato – quindi, di natura ambientale, di impatto socio-economico –, ma siamo anche perplessi sul fatto che l'Italia, ormai a qualche decennio di distanza dalla fine della Seconda guerra mondiale, non riesca, a nostro giudizio, a maturare un suo concetto di sovranità e di indipendenza militare, oltre che politica, perché parliamo comunque di un insediamento che viene da un altro Paese. In teoria, un Accordo prevede che ci sia un reciproco beneficio, e questo reciproco beneficio, allo stato, non è molto chiaro. È probabilmente chiaro il beneficio in termini di ricaduta occupazionale: ci saranno alcune decine di persone che lavoreranno in questa stazione radio, ma non è molto chiara la convenienza, da un punto di vista strategico dell'Italia, nella presenza di questa infrastruttura. Quindi, ci sono più dubbi che certezze al riguardo.
  Ribadisco il principio – perché molti, sbagliando, o scarsamente documentati, hanno cercato di attribuire la responsabilità di questa opera ad una determinata parte politica o a un determinato Governo – che ormai la vicenda si protrae da decenni e che, a nostro giudizio, potrebbe essere questa l'occasione utile per fare un po’ di chiarezza.
  Noi abbiamo rinunciato a presentare una nostra mozione, su cui pure ci eravamo interrogati, su cui avevamo trovato anche, come gruppo Fratelli d'Italia – Alleanza Nazionale, un punto di sintesi, proprio per evitare di essere catalogati dall'una o dall'altra parte. Ma riteniamo che sia sacrosanto il diritto della popolazione siciliana di avere una certificazione oggettiva, da un punto di vista scientifico, in ordine al fatto che l'attivazione di questa stazione radio non produca un danno alla salute dei cittadini e non produca un danno – mi riferisco, in particolare, alle emissione delle onde elettromagnetiche – per le coltivazioni di qualità che vengono realizzate in quel quadrante della nostra isola.
  Quindi, queste sono le nostre principali preoccupazioni: anteporre la salute dei cittadini, come è giusto che sia, coinvolgerli, convincerli, esibire i dati, e non soltanto farlo con i dati che vengono dall'Istituto superiore di sanità, che poi automaticamente trovano come controparte altrettanti dati scientifici fatti da istituti privati, ma fare in modo che si possa addivenire comunque a un confronto Pag. 80pubblico, con un soggetto terzo che dia un parere intelligibile da questo punto di vista, che rassicuri gli abitanti, sia in ordine alla propria salute fisica sia in ordine alla tutela delle loro attività produttive.
  Questi sono i due argomenti per i quali non ci siamo sentiti di formalizzare una nostra mozione, ma che, comunque, segnano il nostro ragionamento a protezione, a tutela, a salvaguardia della popolazione siciliana e a salvaguardia, comunque, di un concetto di sovranità nazionale e di indipendenza che – pensiamo – sarebbe anacronistico tacere a così tanti anni di distanza dalla fine di un grande conflitto mondiale, che oggi deve vedere l'Italia nelle condizioni, in presenza di accordi bilaterali o multilaterali, di tutelare i propri legittimi interessi, con la volontà di consolidare rapporti di alleanza, ma con una volontà altrettanto chiara di non essere servile nei confronti di nessuno. Penso che questo si debba a una nazione che, comunque, ha attraversato qualche decina di secoli di storia, e penso che questo si debba alle generazioni che verranno affinché abbiano uno Stato che possa mantenere in vita la propria indipendenza, i valori che ci sono stati tramandati da generazione in generazione, talvolta con tanti sacrifici, anche a prezzo della propria vita.
  Per queste ragioni, noi ci regoleremo sulle varie mozioni che sono all'ordine del giorno di volta in volta, quando saranno votate, senza comunque esprimere una nostra intenzione formale attraverso una mozione di riferimento del nostro gruppo.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la collega Giulia Grillo. Ne ha facoltà.

  GIULIA GRILLO. Presidente, colleghe, colleghi e membri del Governo, innanzitutto vorrei dire che, essendo io già intervenuta in discussione sulle linee generali,... oggi questo discorso avrebbe dovuto farlo il nostro collega, amico e concittadino Gianluca Rizzo, che per problemi familiari è dovuto scendere giù in Sicilia, ma che ci sta comunque seguendo. Quindi, saranno prima di tutto le sue parole.
  Oggi, cari colleghi, l'attenzione di un'intera popolazione, quella siciliana, è concentrata sugli esiti di questa mozione. Dietro la scelta di ognuno di noi, dietro il tasto che premeremo in fase di votazione e dentro le nostre coscienze potrebbe manifestarsi una grande opportunità, quella di dare finalmente voce al popolo siciliano. Oggi tutti noi deputati in quest'Aula ci assumeremo la responsabilità di fare valere i dettami costituzionali, ma anche il principio di precauzione, garantendo l'assenza di rischi ai cittadini siciliani.
  Per un attimo, colleghi, mettetevi nei panni dei niscemesi, i cittadini di Niscemi, che da oltre vent'anni, affacciandosi alle finestre delle loro abitazioni, convivono con un panorama tristemente marziano: decine e decine di antenne di varie altezze giganteggiano minacciose su una spianata che rappresenta un arido vuoto in mezzo a un bosco di querce.
  Che cosa vi passerebbe per la mente se, guardando i vostri figli negli occhi, vi venisse il forte dubbio che forse quelle antenne tanto bene alla salute non hanno fatto e non fanno. Un'intera generazione è già stata inondata dalle emissioni elettromagnetiche prodotte dalla stazione di trasmissione radio della marina USA di contrada Ulmo, a Niscemi, e, con la costruzione del MUOS, lasceremo in eredità per altri vent'anni un impianto di comunicazione strategico con forti ricadute negative per la popolazione, non di meno per averlo realizzato in un'area che, potenzialmente, diventa un elemento sensibile per i nemici dell'America e dei suoi alleati.
  Come si sono sentiti, secondo voi, gli abitanti di Niscemi nel momento in cui hanno cominciato a notare un aumento del traffico di mezzi da e per contrada Ulmo, sede della base NRTF data in concessione agli USA, ricordiamolo, e non alla NATO, come erroneamente dichiarava l'altro ieri il sottosegretario Alfano ? I cittadini niscemesi, signori, non ne sapevano niente. Se ne sono dovuti accorgere, perché nessuno li aveva avvisati. Ma che Stato Pag. 81è uno Stato che tratta così i suoi cittadini (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) ? Nemmeno la dignità, nemmeno la dignità di essere avvisati, di dire: «Guardate che faremo questa costruzione»; neanche chiedere se erano d'accordo, solo e semplicemente essere avvisati. E quindi si sono posti il dubbio di quello che stava succedendo e la conferma venne loro nel momento in cui si sono visti ergere all'orizzonte tre enormi blocchi di cemento armato e tre gigantesche parabole, che non facevano presagire niente di buono.
  L'anno scorso, quando ci siamo insediati, il collega Rizzo e una delegazione del mio gruppo parlamentare, il nostro gruppo, andammo a vedere con i nostri occhi quanto stava avvenendo. Andateci, ve lo chiedo per cortesia. Andate a vedere la base NRTF di Niscemi e le tre mega-antenne. Inopportuno, ci accorgemmo, era il luogo: una splendida sughereta, dichiarata sito di interesse comunitario; inopportuna la distanza dalla base NATO di Sigonella; inopportuna la scelta di delegare gli USA alla costruzione di un impianto in una zona ad alta densità abitativa.
  Vivreste voi in luoghi come quello di Niscemi, dove un obiettivo militare non dichiaratamente italiano mette a repentaglio la sicurezza di un'intera isola ? Dove gli studi scientifici dimostrerebbero come le onde elettromagnetiche prodotte dalla stazione NRTF, quella che c’è già da vent'anni, contribuiscano all'aumento della mortalità per malattie tumorali nella zona circostante ? Dove a pochi chilometri di distanza insiste già una situazione di pericolo ambientale: area ad elevato rischio ambientale per il polo petrolchimico di Gela ? Dove le donne, signori, partoriscono già oggi prematuramente, con bambini che muoiono di cancro ? Sì, cancro, quella tragedia troppo spesso solo sussurrata, che ti casca come un macigno sulla testa. Vivreste dove i casi di malattie tumorali sono più presenti che in tutte le altre zone della Sicilia ? Credo proprio di no. Credo proprio che combattereste anche voi, affinché vengano rispettati i vostri diritti. Qui si stanno calpestando i diritti fondamentali della Carta costituzionale.
  Sia il 19 giugno scorso che l'altro ieri, in quest'Aula, il sottosegretario Alfano ha dichiarato che l'Accordo bilaterale sul sito di Niscemi rientra tra gli obblighi di assistenza difensiva previsti dalla NATO. L'impianto satellitare, che non è un sistema d'arma, egli afferma, non risponde esclusivamente ad interessi statunitensi, ma riveste interesse strategico per l'Italia. Egli ha anche ricordato che le infrastrutture militari non sono soggette a concessione edilizia ed ha evidenziato che un documento dell'Istituto superiore di sanità nega l'esistenza di pericoli per la salute dei cittadini.
  Ebbene, sull'Istituto superiore di sanità abbiamo già detto in discussione generale, ma quello che volevo dirvi è questo: pensate, dopo che abbiamo impiegato l'intera giornata di oggi a ratificare accordi internazionali che hanno una rilevanza che è un milionesimo di volte inferiore a quella di questo Accordo, che prevede una delle quattro stazioni MUOS di tutto il mondo (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Di tutto il mondo ! Non è un giocattolo, signori. Ci sono altre tre stazioni e se le sono fatte nei loro Paesi: due in America ed una in Australia. E una la vengono a fare in Sicilia e pretendono che questo Accordo non passi neanche dal Parlamento ? Un Accordo fatto tra due generali ? Ma stiamo scherzando ? Andatevi a riguardare l'ordine del giorno di oggi, andatevelo a riguardare (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) !
  Continuo. Ma al di là dei tecnicismi, già ampiamente dibattuti, crediamo che in quest'Aula corre l'obbligo di assumerci la responsabilità politica di pretendere il rispetto della Costituzione italiana. È questo che vi stiamo chiedendo, di rispettare gli articoli 80 e 87 della Costituzione italiana. Il MoVimento 5 Stelle voterà a favore della mozione presentata dall'intergruppo dei parlamentari per la pace, del quale fanno parte anche colleghi di questa maggioranza, affinché il Governo si impegni a sospendere l'esecuzione di ogni accordo Pag. 82bilaterale relativo al MUOS, rimettendo ogni Accordo al riguardo al Parlamento, ai fini dell'approvazione preventiva ai sensi, come vi dicevo, degli articoli 80 e 87 della Costituzione. E, signori, noi voteremo contro le altre due mozioni perché non ci interessa un monitoraggio ambientale ex post (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
  I cittadini non sono delle cavie da laboratorio per cui noi facciamo prima l'esperimento e poi, se stanno male, pazienza. Voi lo fareste su di voi ? Andava valutato il rischio prima. Andava effettuato un modello previsionale di studio sugli effetti prima, non dopo. Ed è questo Parlamento che si deve assumere questa responsabilità e oggi voi, con il vostro voto, in questo momento deciderete questo, se essere voi i protagonisti di questo Accordo o se delegarlo a un generale delle Forze armate.
  Salvatore, voce dei cittadini siciliani, scrive: «Ditegli che devono votarla, non per il MoVimento 5 Stelle, ma per i loro figli» – e finisco, Presidente – «che vivono in Sicilia e che rischiano la loro salute a causa di queste antenne». Simona scrive: «Non credete che i siciliani abbiano già dato tanto in termini di salute, ambiente, forza lavoro, destinati ad ammalarsi se non addirittura a morire solo per i vostri interessi ?». Vostri, perché un Governo che non tutela...

  PRESIDENTE. Collega, è scaduto il tempo.

  GIULIA GRILLO. ... i propri cittadini è un Governo complice e assassino. Chiudo, Presidente. Veramente vi chiediamo con il cuore, ma anche e soprattutto con la mente, di votare affinché il Parlamento diventi il luogo dove si prendono decisioni di vitale e fondamentale importanza...

  PRESIDENTE. Collega, ha finito il tempo.

  GIULIA GRILLO. ... per i cittadini italiani (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Zaccagnini. Ne ha facoltà, per due minuti.

  ADRIANO ZACCAGNINI. Signor Presidente, volevo esprimere il nostro voto contrario riguardo alle mozioni che sostengono un monitoraggio ex post, come quella del PD, mentre dichiaro il nostro voto favorevole e la sottoscrizione, mia e dei colleghi Furnari, Tacconi e Catalano, della mozione Palazzotto ed altri n. 1-00344.
  Questo perché crediamo che il MUOS sia un'installazione nociva e soprattutto illegittima. Illegittima nella modalità con cui si sta raggiungendo l'autorizzazione. Sappiamo, appunto, che varie decisioni riguardo la nostra vita, la vita dei cittadini italiani, europei e mediterranei, vengono prese in altre sedi. Vengono prese in sedi militari e da militari. Il Parlamento dovrebbe essere investito della decisione riguardo il MUOS e il futuro della Sicilia, ma così non è. E per questo, innanzitutto, la nostra strenua contrarietà nelle modalità, oltre che nel contenuto.
  Circa il contenuto, non possiamo che richiedere degli accertamenti che non vengano successivamente, ma che vengano preventivamente. Secondo noi non è possibile decidere per la Sicilia e i siciliani in questo modo, così come per tutti i cittadini del Mediterraneo. Il Mediterraneo non può essere il giardino degli Stati Uniti d'America, un luogo dove gli Stati Uniti d'America fanno il bello e il cattivo tempo e sostanzialmente indeboliscono l'Europa nei confronti dei partner del nord Africa e del Medio Oriente.
  Per questo, il nostro voto di contrarietà riguardo a tutte le altre mozioni, mentre il voto è a favore della mozione Palazzotto ed altri n. 1-00344.

  PRESIDENTE. Scusi, Zaccagnini, quando diceva «noi votiamo», voi chi ? In altre parole, parlava a nome (Applausi di deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)... no, no, no, colleghi, per favore. Siccome fa parte del gruppo Misto, volevo capire se lei parla a nome del gruppo Misto o di alcuni colleghi. Solo per questo.

Pag. 83

  ADRIANO ZACCAGNINI. Certo, Presidente, ho citato appunto i miei colleghi...

  PRESIDENTE. Ah, dopo li ha citati...

  ADRIANO ZACCAGNINI. ... Tacconi, Catalano e Furnari.

  PRESIDENTE. Perfetto, è chiarissimo.

  ADRIANO ZACCAGNINI. Questi i colleghi che ho citato e parlavo anche a nome loro in questo momento.

  PRESIDENTE. Benissimo, la ringrazio, collega.

  MASSIMILIANO FEDRIGA. Chiedo di parlare per un richiamo al Regolamento.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  MASSIMILIANO FEDRIGA. Signor Presidente, sa che io rispetto il suo modo di condurre l'Aula, ma che lei chieda ad un collega, indipendentemente dai vostri rapporti politici, se utilizza «io», «noi» o «voi» per sottolineare qualcosa mi sembra scorretto dal punto di vista del ruolo dal Presidente.

  PRESIDENTE. Collega, non voleva essere una scortesia.

  MASSIMILIANO FEDRIGA. Glielo dico con il massimo rispetto che ho del suo modo di condurre l'Aula.

  PRESIDENTE. Non voleva essere una scortesia: è semplicemente perché gli ho dato il tempo a titolo personale, era solo questo il punto. La questione era il tempo che ho assegnato al deputato Zaccagnini nella sua dichiarazione di voto e nient'altro.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Scanu. Ne ha facoltà.

  GIAN PIERO SCANU. Signor Presidente, il tenore delle dichiarazioni rese dai colleghi nell'esplicazione delle rispettive posizioni, a mio giudizio, è stato di altissimo valore. E non mi farò condizionare da qualche giudizio, anche tranciante, che è stato indirizzato verso il mio partito, accusato ad esempio di ipocrisia. Quando si trattano argomenti così importanti, così delicati, capita che le ideologie possano prevalere sulla sostanza.
  Il Partito Democratico ha profondamente riflettuto prima di predisporre questo atto, perché sente con grande senso di responsabilità il peso di questa decisione. Noi non crediamo che questo tipo di argomento debba essere affidato esclusivamente al rispetto pedissequo, in certi casi addirittura acritico, in taluni casi, me lo lasci dire, persino servile, dovuto ad un Accordo bilaterale nato subito dopo il secondo conflitto mondiale, che meriterebbe, a nostro giudizio, di essere riconsiderato, rivisitato. Quell'Accordo era stato calato, signor Presidente e colleghi, da un popolo vincitore ad un popolo vinto: più che un Accordo, al di là delle intenzioni di quella straordinaria nazione che sono gli Stati Uniti, che ci hanno liberato dal nazifascismo, per certi versi, si è trattato di un patto leonino.
  Abbiamo nel nostro territorio delle enclave, delle basi; abbiamo degli ambiti territoriali che, di fatto, sfuggono al controllo effettivo, pieno del nostro Paese e sono affidati al controllo di un altro Paese. Io ne so qualcosa in quanto sardo, in quanto abitante di una regione che, giusto per accogliere l'invito di alcuni colleghi isolani, ma di un'altra isola, conferisce, ad esempio, ben il 70 per cento delle servitù militari. Però, non può essere taciuto il valore etico, prima ancora che politico, di un'alleanza che è quella che ci vede presenti nella NATO, che è l'accordo politico che chi mette nella condizione di appartenere a quella schiera di Paesi che non esportano la democrazia, ma cercano di viverla e di applicarla, creando le condizioni generali perché questa nasca dal consenso.
  E, quindi, nel rigettare l'offerta che ci è pervenuta dai colleghi di SEL e del MoVimento 5 Stelle, finalizzata di fatto alla cancellazione di questo strumento definito MUOS, noi non ci pieghiamo in Pag. 84maniera servile ad esigenze di politica estera né, tanto meno, rinunciamo a considerare i problemi seri che ci sono.
  Cari colleghi, nella nostra mozione si inserisce un elemento di straordinario valore e di assoluta novità: rispetto a quella che finora era la previsione legislativa, noi inseriamo un obbligo. Non più soltanto la facoltà di esercitare dei controlli, delle verifiche di carattere sanitario, ma pretendiamo, stabilendo un obbligo, quindi ricorrendo ad una forma prescrittiva, che con regolarità le autorità italiane svolgano controlli ai vari livelli, dall'ARPA regionale fino all'Istituto superiore di sanità, coinvolgendo anche quegli ambiti scientifici che il movimento libero dei cittadini dovesse ritenere di attivare per avere le più ampie garanzie. Intendo dire, intendiamo dire, come Partito Democratico, che se da una parte ci facciamo carico scientemente di rispettare sul piano politico un'alleanza che ci consente e ci permette di far parte del mondo libero che lotta, tanto più in questo periodo, contro rigurgiti e pulsioni di tipo autoritario e dittatoriale, non di meno ci facciamo carico di farci rispettare in casa nostra, di curare la salute dei nostri concittadini e il nostro ambiente.
  Vorrei che fosse chiaro, signor Presidente, conclusivamente, che la cifra politica e direi etica di questo nostro atto di indirizzo può essere ricondotta ad un nuovo paradigma. È un paradigma del quale il nostro partito ha parlato in altre circostanze e che desidero riproporre. È un paradigma che è destinato a sovvertire lo scempio che spesso è stato determinato nel nostro Paese in nome della ricerca di presunti posti di lavoro. Noi al primo posto collochiamo la salute delle persone, successivamente collochiamo il rispetto dell'ambiente e soltanto al terzo posto, una volta che sono state ristorate queste esigenze, che definirei di carattere metafisico e che non sono nella disponibilità degli Accordi e tanto meno nella disponibilità del Parlamento, soltanto allora sarà possibile ristorare anche il primum vivere, che però non può avvenire a danno né della salute né dell'ambiente. Ecco, con questo provvedimento noi ci facciamo carico, come partito di Governo, di dare una risposta matura, di non lasciarci strattonare dalle ideologie, di non cedere alla tentazione di apparire a tutti i costi demagoghi e populisti, senza per questo far finta di niente, senza per questo fingere di non sentire le gravi preoccupazioni che ci sono nella regione siciliana.
  Niscemi e quel territorio valgono quanto vale Perdasdefogu, quanto vale Capo Teulada, quanto vale Capo Frasca, quanto vale Porto Torres, dove l'industria ha inquinato e danneggiato irrimediabilmente l'ambiente, e quanto valgono altri siti, magari definiti parchi archeologici, nei quali si continua a sparare. Noi ci impegniamo con questa mozione a portare definitivamente questi temi in Parlamento; e come partito abbiamo fatto anche una legge che democratizza queste decisioni e che affida al Parlamento la titolarità piena di decidere cosa fare del territorio italiano. Noi ci impegniamo con questo documento a riportare nelle Aule parlamentari un modo di affrontare e di vedere le cose che ci porterà, secondo le nostre intenzioni, a liberare il nostro Paese dal bisogno senza dover pagare come prezzo la catastrofe che spesso ha determinato la morte di centinaia di persone o la distruzione del nostro patrimonio naturalistico.
  Noi voteremo anche a favore della mozione a prima firma Dorina Bianchi, soprattutto per una questione di cortesia politico-istituzionale, sapendo che le prescrizioni contenute nel nostro provvedimento sono tali da garantirci quella tranquillità che prima di tutto, prima di offrirla agli abitanti della Sicilia, abbiamo bisogno di offrire alle nostre rispettive coscienze (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Scelta Civica per l'Italia).

  PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto.

(Votazioni)

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti. Come da prassi, le mozioni saranno poste in votazione per le parti non assorbite e non precluse dalle votazioni precedenti.Pag. 85
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Palazzotto, Rizzo, Sberna ed altri n. 1-00344, sulla quale il Governo ha espresso parere contrario.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Simone Valente...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  411   
   Votanti  375   
   Astenuti   36   
   Maggioranza  188   
    Hanno votato  118    
    Hanno votato no  257    

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  (Il deputato Molea ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario e la deputato Valeria Valente ha segnalato di aver espresso voto favorevole mentre avrebbe voluto esprimere voto contrario).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Dorina Bianchi ed altri n. 1-00511, sulla quale il Governo ha espresso parere favorevole.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Totaro, Fassina, Romanini...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  419   
   Votanti  371   
   Astenuti   48   
   Maggioranza  186   
    Hanno votato  270    
    Hanno votato no  101    

  La Camera approva (Vedi votazioni).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Scanu ed altri n. 1-00513, in quanto non assorbita dalle precedenti votazioni, sulla quale il Governo ha espresso parere favorevole.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Ravetto, Pesco, Abrignani, Patriarca, Ricciatti, Fossati...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  421   
   Votanti  379   
   Astenuti   42   
   Maggioranza  190   
    Hanno votato  272    
    Hanno votato no  107    

  La Camera approva (Vedi votazioni).

  (La deputata Campana ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto favorevole e la deputata Silvia Giordano ha segnalato di aver espresso voto favorevole mentre avrebbe voluto esprimere voto contrario).

Sull'ordine dei lavori (ore 18,10).

  GIUSEPPE D'AMBROSIO. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  GIUSEPPE D'AMBROSIO. Signor Presidente, voglio ricordare che in data 18 giugno...

  PRESIDENTE. Colleghi ! Scusi D'Ambrosio, colleghi, se lasciate l'Aula, fatelo, per favore, a bassa voce. Spero che serva a qualcosa questo richiamo. Prego.

  GIUSEPPE D'AMBROSIO. Dicevo che, proprio perché magari si doveva verificare qualcosa che il sottoscritto aveva in qualche modo attenzionato il 18 giugno di quest'anno nei confronti del Ministro Alfano, ieri notte, a Foggia, un commando di oltre 40 persone ha in pratica, stile far west, assaltato la città bloccando le sei Pag. 86uscite della città per assaltare un caveau. Quindi ha incendiato i mezzi, bloccando di fatto la città e bloccando i cittadini in entrata e in uscita, il tutto per assaltare. Questo è accaduto in una città che, come richiamavo a nome del MoVimento 5 Stelle al Ministro Alfano, ha ben 160 mila abitanti ed è controllata da due sole pattuglie di forze dell'ordine, che si sono dovute difendere da questi delinquenti.
  Allora, io sono per l'ennesima volta ancora a chiedere al Ministro, a questo Governo, quando finalmente si vorrà passare dalle chiacchiere, nei confronti invece dei cittadini a svolgere veramente delle azioni serie.
  Presidente, chiedo alla sua persona di farsi da tramite e di sollecitare il Ministro Alfano ad andare immediatamente nella città di Foggia per risolvere questa questione. Tra parentesi, il sindacato di polizia ha definito la città di Foggia una delle città più critiche di tutta Italia. Se si abbandoneranno ancora una volta i cittadini in questa condizione, il Ministro ne risponderà di persona e sicuramente noi del MoVimento 5 Stelle non ci fermeremo a questo semplice richiamo (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il collega Melilla. Ne ha facoltà.

  GIANNI MELILLA. Signor Presidente, per chiedere la calendarizzazione di una proposta di legge per l'istituzione di una Commissione d'inchiesta monocamerale sulla ricostruzione post-terremoto a L'Aquila.
  Proprio oggi, la magistratura...

  PRESIDENTE. Colleghi, per favore, il tono della voce.

  GIANNI MELILLA. Proprio oggi, a seguito di un'inchiesta giudiziaria, sono stati arrestati sette imprenditori e vi sono accuse molto gravi riguardanti i clan camorristici dei Casalesi, i quali sono accusati di estorsione aggravata con metodi mafiosi, intermediazione illecita e sfruttamento del lavoro; addirittura, secondo l'accusa, portavano centinaia di lavoratori dai paesi del casertano a lavorare a L'Aquila e trattenevano la metà delle retribuzioni di questi operai impegnati nei cantieri privati della ricostruzione. Si tratterebbe, se l'accusa sarà provata, di un fatto gravissimo ai danni di poveri lavoratori edili.
  Proprio per questi motivi, a seguito delle tante inchieste che stanno interessando la ricostruzione de L'Aquila ed i 56 comuni del cratere sismico, è necessario che il Parlamento istituisca questa Commissione parlamentare, per cui chiedo all'Ufficio di Presidenza di valutare la possibilità di calendarizzare questa proposta di legge ed altre, perché mi risulta che anche altri gruppi abbiano presentato proposte di legge in questo senso.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il collega Colletti sempre sullo stesso argomento. Ne ha facoltà. Chiedo preventivamente: l'onorevole Mongiello intende intervenire sempre sullo stesso argomento ?

  COLOMBA MONGIELLO. No.

  PRESIDENTE. Va bene. Allora prego, onorevole Colletti.

  ANDREA COLLETTI. Signor Presidente, grazie per la cortesia. Voglio unirmi alla richiesta fatta dal collega Melilla. D'altro canto, le inchieste di queste ultime settimane, ben due negli ultimi dieci giorni, impongono – come imponevano già anni fa – di fare luce su quella ricostruzione, non solo per le connessioni che si avevano e che si hanno, forse, con la mafia e la camorra nella ricostruzione de L'Aquila, ma anche per tutte quelle indagini relative ad elementi di corruzione o di sviamento dei fondi pubblici, che sono stati utilizzati spesso malamente appena il post-emergenza o il post-ricostruzione.
  Però, la stessa richiesta vorrei fare anche per una proposta di inchiesta parlamentare, a prima firma della mia collega Businarolo, per quanto riguarda l'inchiesta sugli appalti delle carceri.
  Dovremmo finalmente utilizzare il nostro lavoro anche per fare un vero sindacato ispettivo, come le nostre prerogative ci impongono in questo caso.

Pag. 87

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la collega Covello. Ne ha facoltà.

  STEFANIA COVELLO. Signor Presidente, questa mattina tre donne hanno perso la vita in un incidente stradale.

  PRESIDENTE. Colleghi, posso chiedervi di abbassare un po’ il tono della voce ? L'Aula è quasi vuota, quindi fa anche eco.

  STEFANIA COVELLO. Dicevo che questa mattina tre donne hanno perso la vita in un incidente stradale, mentre andavano a svolgere il proprio lavoro di bracciante agricolo. Sì, i braccianti ancora esistono e nella maggior parte dei casi sono donne, donne italiane e straniere, come le tre vittime, una italiana e due rumene. A 500 metri dallo svincolo di Sant'Onofrio, sulla A3, il loro furgone è uscito di strada ed è carambolato tra i guard-rail; ci sono anche dei feriti.
  Non è la prima volta che sulle strade calabresi muoiono braccianti: ricordo la strage del 2012, quando morirono sei braccianti investiti da un treno a Rossano e, sempre sulla 106, altre due vittime, sempre a Rossano.
  Alle vittime e alle loro famiglie va il nostro cordoglio, ma è indispensabile che su alcune tipologie di lavoro si accendano i riflettori, proprio per evitare che ci si accorga della loro esistenza solo in occasione di incidenti e per brevissimo tempo e dopo vada tutto di nuovo nel dimenticatoio.
  Sono sicura, per come il Governo sta operando, che il Governo stesso farà sentire la sua voce perché si possano approvare i jobs act e i decreti di flessibilità, con la consapevolezza di tutti noi e di tutto il Governo, sicuramente, che c’è un valore imprescindibile che è alla base di tutto e questo valore si chiama «dignità dei lavoratori».

  FRANCESCO RIBAUDO. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  FRANCESCO RIBAUDO. Signor Presidente, intervengo perché, come sapete, come avete appreso dalla stampa, ieri, l'altro ieri, a Palermo, gli incendi hanno lambito anche le case. In questi giorni la Sicilia sta bruciando e sta bruciando per un semplice motivo: non sono state avviate le procedure e i piani antincendio, cosa che non era mai avvenuta nella storia della Sicilia.
  La nostra è una terra che è più vicina all'Africa e già nel mese di maggio, a fine maggio, sono state sempre avviate le squadre antincendio boschive e sono stati sempre avviati i piani di sicurezza. Quest'anno siamo già a fine giugno e con l'annata piovosa che c’è stata evidentemente gli incendi si svilupperanno e, per come si sono sviluppati nei giorni scorsi, avranno una certa entità; eppure, ancora oggi la Sicilia non riesce ad attivare le squadre antincendio.
  Intervengo perché non si tratta più del bosco, non si tratta più della Forestale. Qui si parla di un incendio che ieri ha lambito, ha toccato le case di Palermo. Sono state sfollate alcune abitazione e nei prossimi giorni, se dura questo caldo, probabilmente ne avremo ancora di brutte. Allora, io chiedo che lo Stato italiano possa intervenire, possa intervenire subito. Voi pensate che ieri non avevamo né Canadair...

  PRESIDENTE. La prego di concludere.

  FRANCESCO RIBAUDO. Scusi, sto completando, Presidente. Non avevamo né Canadair né elicotteri né squadre antincendio. Quando non può intervenire la Sicilia, quando non può intervenire la regione, ci deve essere uno Stato che, comunque, deve garantire la sicurezza.
  Allora, io chiedo al Governo, chiedo alla Protezione civile che si faccia carico anche di questa terra, di questa nostra terra che è preziosa. Bruciare il bosco significa per noi perdere un'opportunità, perdere una prospettiva, perdere un territorio che ha tante potenzialità. Non ce lo possiamo permettere.

Pag. 88

Per la risposta a strumenti del sindacato ispettivo (ore 18,20).

  MONICA FAENZI. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  MONICA FAENZI. Grazie, Presidente. Io vorrei chiederle la calendarizzazione di un'interpellanza – le dico anche il numero, per precisione: la n. 2-00512 del 18 aprile 2014 – che afferisce ai rilievi di criticità inerenti ad un'addizionale di concessione di 40 anni che la giunta Bizzarri del comune di Scarlino, ex giunta Bizzarri, ha dato alla società Promomar, che è il gestore dell'attuale porto turistico di Scarlino.
  Siccome sono emersi anche fatti nuovi, perché in un dibattito televisivo poco tempo fa il candidato a sindaco di quel comune, Marcello Stella, affermò che questa concessione era stata data in ragione delle difficoltà economiche dell'azienda, mentre lei sa che ci sono elementi oggettivi sulla base dei quali, attraverso una conferenza dei servizi, deve essere eventualmente concessa un'addizionale di concessione, io ritengo estremamente urgente, per riferire anche nelle sedi opportune, che la mia interpellanza venga calendarizzata.

  PRESIDENTE. Lo riteniamo un sollecito della risposta all'interpellanza, in sostanza.

  COLOMBA MONGIELLO. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  COLOMBA MONGIELLO. Signor Presidente, non è la prima volta che in quest'Aula sollecito la risposta ad una mia interrogazione, che ho sollevato in merito alla questione dell'istituto zooprofilattico di Foggia. Questo istituto già da diversi mesi non ha più una governance e quella preesistente era in carica in regime di prorogatio da moltissimi anni. Voglio solo registrare – e soprattutto lo pongo all'attenzione dell'Aula – che questo era un centro di referenza per quel che riguarda l'antrace, referenza risalente al 2002 e che, proprio a causa di un'assenza totale di indirizzo politico, purtroppo non è più stato in grado di ricevere altre referenze. Io chiedo alla Presidenza, a lei Presidente in questo momento, che venga data una risposta immediata. Trovo – lo dico con disappunto – che ci sia già un gravissimo ritardo a una mia sollecitazione in quest'Aula e chiedo al Ministro Lorenzin di venire a riferire.

  FEDERICO D'INCÀ. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  FEDERICO D'INCÀ. Signor Presidente, intervengo solo per sollecitare il Governo a rispondere alle seguenti interrogazioni a risposta scritta: la n. 4-02819, la n. 4-03011, la n. 4-03283, la n. 4-03551, la n. 4-03669 e la n. 4-04055. La ringrazio.

Modifica nella composizione della Commissione parlamentare di inchiesta sui fenomeni della contraffazione, della pirateria in campo commerciale e del commercio abusivo.

  PRESIDENTE. Comunico che il Presidente della Camera ha chiamato a far parte della Commissione parlamentare di inchiesta sui fenomeni della contraffazione, della pirateria in campo commerciale e del commercio abusivo il deputato Gianluca Benamati in sostituzione della deputata Alessandra Moretti, cessata dal mandato.

Ordine del giorno della seduta di domani.

  PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della seduta di domani.

Pag. 89

  Giovedì 26 giugno 2014, alle 18:

  Svolgimento di interpellanze urgenti.

  La seduta termina alle 18,25.

TESTO INTEGRALE DELLA DICHIARAZIONE DI VOTO FINALE DEL DEPUTATO MARIANO RABINO SUL DISEGNO DI LEGGE DI RATIFICA N. 1927

  MARIANO RABINO. Signor Presidente, rappresentanti del Governo, onorevoli colleghi, la lotta al terrorismo e alla criminalità organizzata costituisce il fondamento del vivere civile e della sicurezza internazionale, oltre a rientrare tra le priorità del nostro Paese.
  Le vigilanze sono state aumentate per possibili attacchi di frange estremiste o forme nuove di criminalità organizzata transfrontaliera, che hanno dimostrato negli ultimi tempi ancora una persistenza e una forza militare ed economica.
  È ormai chiaro a tutti i singoli Stati che non si può agire da soli, senza coordinamento e senza nuove ed innovative tecnologie, innanzitutto come forma di prevenzione a questi fenomeni radicati in maniera globale.
  Il provvedimento al nostro esame, già approvato in prima lettura dalla Camera nella scorsa legislatura ed in quella corrente trasmesso dal Senato, reca l'autorizzazione alla ratifica dell'Accordo italo-statunitense del 28 maggio 2009, con il quale i due Paesi si sono impegnati a collaborare nell'azione di prevenzione ed attività investigativa di contrasto alle forme gravi di criminalità.
  I due Stati, Italia e Stati Uniti, si impegnano a rafforzare la cooperazione di polizia, nel rispetto delle competenze attribuite dalla legislazione nazionale, nella prevenzione e nell'attività investigativa di contrasto alle forme gravi di criminalità (senza incidere sulle procedure di assistenza giudiziaria internazionale già esistenti), attraverso la condivisione di informazioni, secondo il principio della disponibilità e reciprocità.
  L'Accordo internazionale presenta connotati innovativi poiché, più che individuare nuovi settori di collaborazione, si incentra sulle nuove metodologie di contrasto al crimine, quale ad esempio quella basata sui grandi progressi recenti nella rilevazione delle tracce di DNA e delle impronte digitali.
  Esso consente ai punti di contatto nazionali di accedere ai dati di riferimento contenuti sia nei sistemi nazionali di identificazione delle impronte digitali appositamente creati che negli schedari dei profili dei DNA tramite interrogazioni automatizzate.
  Le modalità di trasmissione dei dati concordanti sono disciplinate dalla legislazione nazionale, nel rispetto dei diritti fondamentali e degli accordi internazionali in materia di garanzia dei dati personali.
  Successive intese attuative definiscono le modalità tecniche e procedurali relative alle interrogazioni automatizzate dei dati dattiloscopici e dei profili del DNA.
  Va peraltro ricordato in proposito che gli scambi di dati investigativi inclusivi di informazioni dattiloscopiche e sul DNA sono già previsti per il nostro Paese dal Trattato di Prüm del 2005, un accordo multilaterale tra 7 Stati membri della UE (Austria, Belgio, Francia, Germania, Lussemburgo, Spagna e Paesi Bassi), al quale l'Italia ha aderito con la legge 30 giugno 2009, n. 85, e che l'Accordo in esame espressamente richiama.
  Lo scambio di informazioni e confronti sui profili del DNA (nonché quello di dati personali di terroristi, criminali o presunti tali) costituisce un aspetto da non sottovalutare per la cattura di criminali, come evidenziato dalle ultime vicende della cronaca.
  Il tutto avverrà, secondo quanto stabilito nel 2009 dal nostro Governo e da quello statunitense, attraverso l'accesso alle banche dati digitalizzate, create appositamente attraverso software e hardware dedicati e che saranno criptati e Pag. 90utilizzabili solo per lo scambio concordato di informazioni, utilizzando sempre le più moderne forme di tecnologia.
  Come ha giustamente ricordato il collega Alli in discussione generale, si tratta di adempiere, con cinque anni di ritardo, rispetto ad un provvedimento che riveste un'importanza strategica fondamentale nell'azione di prevenzione e nell'attività investigativa di contrasto delle forme gravi di criminalità, considerato soprattutto il fatto che esso si fonda sulla condivisione di informazioni delicate.
  Per queste ragioni, Scelta Civica per l'Italia esprime il proprio voto favorevole all'autorizzazione di questo Accordo, i cui negoziati hanno avuto inizio già nel 2009, nell'ambito del quadro del Visa waiver program.

VOTAZIONI QUALIFICATE EFFETTUATE MEDIANTE PROCEDIMENTO ELETTRONICO

INDICE ELENCO N. 1 DI 3 (VOTAZIONI DAL N. 1 AL N. 13)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
1 Nom. Ddl 1589-A - quest. preg. n. 1 390 388 2 195 18 370 90 Resp.
2 Nom. articolo 1 395 394 1 198 378 16 90 Appr.
3 Nom. em. 2.200 403 402 1 202 384 18 88 Appr.
4 Nom. articolo 2 409 408 1 205 391 17 87 Appr.
5 Nom. articolo 3 409 408 1 205 392 16 86 Appr.
6 Nom. articolo 4 413 412 1 207 395 17 86 Appr.
7 Nom. articolo 5 413 412 1 207 394 18 86 Appr.
8 Nom. articolo 6 416 415 1 208 397 18 86 Appr.
9 Nom. articolo 7 419 418 1 210 400 18 86 Appr.
10 Nom. articolo 8 421 420 1 211 402 18 86 Appr.
11 Nom. articolo 9 423 422 1 212 404 18 86 Appr.
12 Nom. articolo 10 423 423 212 405 18 86 Appr.
13 Nom. articolo 11 427 426 1 214 408 18 86 Appr.

F = Voto favorevole (in votazione palese). - C = Voto contrario (in votazione palese). - V = Partecipazione al voto (in votazione segreta). - A = Astensione. - M = Deputato in missione. - T = Presidente di turno. - P = Partecipazione a votazione in cui è mancato il numero legale. - X = Non in carica.
Le votazioni annullate sono riportate senza alcun simbolo. Ogni singolo elenco contiene fino a 13 votazioni. Agli elenchi è premesso un indice che riporta il numero, il tipo, l'oggetto, il risultato e l'esito di ogni singola votazione.

INDICE ELENCO N. 2 DI 3 (VOTAZIONI DAL N. 14 AL N. 26)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
14 Nom. articolo 12 424 424 213 406 18 86 Appr.
15 Nom. articolo 13 424 423 1 212 405 18 86 Appr.
16 Nom. articolo 14 425 424 1 213 406 18 86 Appr.
17 Nom. articolo 15 427 426 1 214 408 18 86 Appr.
18 Nom. Ddl 1589-A - voto finale 448 444 4 223 422 22 84 Appr.
19 Nom. Ddl 1743-A - articolo 1 446 445 1 223 445 84 Appr.
20 Nom. articolo 2 443 440 3 221 440 84 Appr.
21 Nom. articolo 3 444 442 2 222 442 84 Appr.
22 Nom. articolo 4 448 447 1 224 447 84 Appr.
23 Nom. Ddl 1743-A - voto finale 436 429 7 215 426 3 84 Appr.
24 Nom. Ddl 1927 - articolo 1 436 351 85 176 351 84 Appr.
25 Nom. articolo 2 441 350 91 176 350 84 Appr.
26 Nom. articolo 3 444 353 91 177 353 84 Appr.


INDICE ELENCO N. 3 DI 3 (VOTAZIONI DAL N. 27 AL N. 39)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
27 Nom. articolo 4 437 351 86 176 350 1 84 Appr.
28 Nom. Ddl 1927 - voto finale 377 309 68 155 308 1 84 Appr.
29 Nom. Ddl 2087 - articolo 1 383 381 2 191 381 89 Appr.
30 Nom. articolo 2 384 383 1 192 383 89 Appr.
31 Nom. articolo 3 395 393 2 197 393 88 Appr.
32 Nom. Ddl 2087 - voto finale 400 398 2 200 398 88 Appr.
33 Nom. Ddl 2088 - articolo 1 399 397 2 199 397 88 Appr.
34 Nom. articolo 2 401 399 2 200 399 88 Appr.
35 Nom. articolo 3 405 403 2 202 403 88 Appr.
36 Nom. Ddl 2088 - voto finale 409 407 2 204 407 88 Appr.
37 Nom. Moz. Palazzotto e a. n. 1-344 411 375 36 188 118 257 86 Resp.
38 Nom. Moz. Bianchi D. e a. n. 1-511 419 371 48 186 270 101 84 Appr.
39 Nom. Moz. Scanu e a. n. 1-513 421 379 42 190 272 107 84 Appr.