Camera dei deputati

Vai al contenuto

Sezione di navigazione

Menu di ausilio alla navigazione

MENU DI NAVIGAZIONE PRINCIPALE

Vai al contenuto

Resoconto dell'Assemblea

Vai all'elenco delle sedute

XVII LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 250 di lunedì 23 giugno 2014

Pag. 1

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE LUIGI DI MAIO

  La seduta comincia alle 14.

  DAVIDE CAPARINI, Segretario, legge il processo verbale della seduta del 9 giugno 2014.
  (È approvato).

Missioni.

  PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Aiello, Angelino Alfano, Gioacchino Alfano, Amici, Baldelli, Bellanova, Bindi, Biondelli, Bobba, Bocci, Michele Bordo, Borletti Dell'Acqua, Brambilla, Brescia, Bressa, Brunetta, Capezzone, Casero, Castiglione, Censore, Centemero, Cicchitto, Cirielli, Costa, Dambruoso, De Girolamo, Del Basso De Caro, Dellai, Di Battista, Di Gioia, Di Lello, Manlio Di Stefano, Ferranti, Fico, Gregorio Fontana, Fontanelli, Formisano, Franceschini, Frusone, Galati, Gentiloni Silveri, Giacomelli, Gozi, La Russa, Leone, Lorenzin, Lotti, Lupi, Marazziti, Merlo, Migliore, Mogherini, Nicoletti, Orlando, Pes, Pisicchio, Pistelli, Portas, Rampelli, Ravetto, Realacci, Rigoni, Rossi, Rughetti, Sani, Santerini, Scalfarotto, Speranza, Tabacci, Taglialatela, Valentini, Velo, Vignali, Vito e Zanetti sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.
  I deputati in missione sono complessivamente settantasette, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell’allegato A al resoconto della seduta odierna.

  Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell’allegato A al resoconto della seduta odierna.

Discussione del disegno di legge: S. 1479 – Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 12 maggio 2014, n. 73, recante misure urgenti di proroga di Commissari per il completamento di opere pubbliche (Approvato dal Senato) (A.C. 2447) (ore 14,05).

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione del disegno di legge, già approvato dal Senato, n. 2447: Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 12 maggio 2014, n. 73, recante misure urgenti di proroga di Commissari per il completamento di opere pubbliche.
  Ricordo che nella seduta del 17 giugno 2014 sono state respinte le questioni pregiudiziali Grimoldi ed altri n. 1 e De Rosa ed altri n. 2.

(Discussione sulle linee generali – A.C. 2447)

  PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione sulle linee generali.
  Avverto che il presidente del gruppo parlamentare MoVimento 5 Stelle ne ha chiesto l'ampliamento senza limitazioni nelle iscrizioni a parlare, ai sensi dell'articolo 83, comma 2, del Regolamento.
  Avverto, altresì, che la VIII Commissione (Ambiente) si intende autorizzata a riferire oralmente.
  Ha facoltà di intervenire la relatrice per la maggioranza, deputata Maria Chiara Gadda.

Pag. 2

  MARIA CHIARA GADDA, Relatore per la maggioranza. Signor Presidente, onorevoli colleghi, oggi l'Assemblea è chiamata ad avviare l'esame del decreto-legge n. 73 del 2014, recante misure urgenti di proroga di Commissari per il completamento di opere pubbliche, già approvato dal Senato.
  Nel dettaglio, il decreto-legge reca all'articolo 1, modificato durante l'esame al Senato, la proroga dal 31 marzo 2014 al 31 dicembre 2016 – il testo vigente fa riferimento al 31 dicembre 2015 – della durata della gestione commissariale istituita per fronteggiare le condizioni di emergenza connesse alla vulnerabilità sismica della galleria Pavoncelli.
  In particolare, la disposizione modifica l'articolo 4, comma 1, del decreto-legge n. 43 del 2013, che prevedeva che la predetta gestione commissariale, disciplinata dall'ordinanza del Presidente del Consiglio dei ministri n. 3858 del 2010, operasse fino al 31 marzo 2014, in considerazione del permanere di gravi condizioni di emergenza connesse alla vulnerabilità sismica della galleria Pavoncelli. Agli oneri derivanti dalla proroga della gestione commissariale della galleria, si provvede con le risorse già previste per la copertura finanziaria dell'ordinanza n. 3858 del 2010, stimate in 95 milioni di euro.
  Con riferimento alla galleria Pavoncelli, ricordo come lo stato di emergenza in relazione alla vulnerabilità sismica della galleria medesima sia stato dichiarato fino al 30 novembre 2010 con il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 6 novembre 2009 e, successivamente, con il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 17 dicembre 2010 sia stato prorogato fino al 30 novembre 2011.
  Con l'ordinanza del Presidente del Consiglio dei ministri n. 3858 del 2010 è stato nominato un Commissario delegato per provvedere alla realizzazione delle opere di completamento della galleria Pavoncelli-bis, costituente bypass alla galleria Pavoncelli, e alla realizzazione delle ulteriori opere infrastrutturali comunque necessarie al superamento dell'emergenza.
  Quanto allo stato dei lavori e alle risorse impegnate per la messa in sicurezza e il completamento della galleria alternativa alla galleria Pavoncelli, il cui soggetto titolare è il Commissario straordinario, l'allegato Infrastrutture al Documento di economia e finanza del 2014, che reca lo stato di avanzamento relativo al programma delle infrastrutture strategiche di cui alla legge n. 443 del 2001, riporta un costo dell'opera di 166,54 milioni di euro, interamente disponibili.
  Il comma 1-bis dell'articolo 1, inserito nel corso dell'esame al Senato, prevede che il rapporto sulla gestione commissariale della galleria Pavoncelli, trasmesso al Parlamento e al Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, sia inviato anche all'Autorità per la vigilanza sui contratti pubblici di lavori, servizi e forniture, e che la relazione contenga, in un'ottica di assoluta trasparenza, informazioni sull'entità dei lavori ancora da eseguire.
  L'articolo 2, sostituito integralmente nel corso dell'esame al Senato, differisce fino al 31 dicembre 2016 l'operatività della gestione commissariale finalizzata al completamento dell'asse stradale Lioni-Grottaminarda.
  In particolare, il comma 1 modifica i commi 1, 2 e 3 dell'articolo 49 del decreto-legge n. 83 del 2012, al fine di differire dal 31 dicembre 2013 al 31 dicembre 2016 il termine per la cessazione dell'incarico del commissario ad acta nominato ai sensi dell'articolo 86 della legge 27 dicembre 2002, n. 289, ai fini della definitiva chiusura dell'intervento infrastrutturale in questione; differire dal 31 dicembre 2013 al 31 dicembre 2016 l'obbligo in capo al commissario ad acta, previa ricognizione delle pendenze, di provvedere alla consegna di tutti i beni, trattazioni e rapporti in capo alle amministrazioni individuate secondo le ordinarie competenze, con decreto interministeriale emanato di concerto dai Ministri delle infrastrutture e dei trasporti e dello sviluppo economico, e di presentare ai medesimi ministri la relazione conclusiva dell'attività svolta. Chiede, inoltre, di prevedere, come per il biennio 2012-2013, fino al 2016, la copertura Pag. 3dell'onere per il compenso a saldo e per il funzionamento della struttura di supporto del commissario ad acta, nel limite di 100 mila euro, gravante sulle disponibilità della contabilità speciale intestata al commissario ad acta.
  Il comma 2 prevede poi che il commissario invii al Parlamento, all'Autorità per la vigilanza sui contratti pubblici e al Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, con periodicità semestrale e al termine dell'incarico commissariale, un rapporto contenente la relazione sulle attività svolte e sull'entità dei lavori ancora da eseguire, nonché la rendicontazione contabile delle spese sostenute; riferisca alle competenti Commissioni parlamentari, con periodicità almeno semestrale, sullo stato di avanzamento degli interventi, nonché in maniera dettagliata sull'utilizzo delle risorse a tal fine stanziate.
  Come già anticipato, faccio presente come il nuovo testo approvato dal Senato modifichi la disposizione inizialmente prevista dal decreto-legge, che prevede un coordinatore di apposita struttura temporanea istituita presso il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, riprendendo quasi integralmente il contenuto dell'articolo 2, comma 1, del decreto-legge n. 150 del 2013, che era stato soppresso nel corso dell'esame parlamentare, e che prevedeva una proroga fino al 31 dicembre 2014.
  Con riferimento all'infrastruttura Lioni-Grottaminarda, segnalata al Governo come opera di importanza strategica dai sindaci dei comuni della zona interessata in vista dell'annunciato decreto-legge denominato «sblocca-Italia», e rientrante nel programma infrastrutture strategiche già a partire dalla delibera CIPE n. 121 del 2001, e sempre confermata per il suo intero importo anche nell'ultimo Allegato infrastrutture al DEF 2014, faccio presente che con la delibera CIPE n. 62 del 2011, nell'ambito delle risorse destinate a infrastrutture strategiche interregionali e regionali per l'attuazione del Piano nazionale per il sud, è stato assegnato all'asse nord-sud tirrenico-adriatico, Lauria-Contursi-Grottaminarda-Termoli-Candela, tratta Lioni-Grottaminarda 1o lotto funzionale, individuato dal commissario tra lo svincolo di Grottaminarda e lo svincolo intermedio di Frigento, un finanziamento di 220 milioni di euro, a valere sulle quote regionali 2007-2013 del Fondo per lo sviluppo e la coesione.
  Con la delibera del CIPE n. 94 del 2013 è stata, tra l'altro, disposta la proroga al 30 giugno 2014 del termine per l'assunzione delle obbligazioni giuridicamente vincolanti, già stabilito al 31 dicembre 2013 dalla delibera n. 14 del 2013, con riferimento agli interventi finanziati con la delibera n. 62 del 2011.
  La Lioni-Grottaminarda rappresenta pertanto un'infrastruttura di primaria importanza per il Mezzogiorno, svolgendo una funzione di trasversale tirrenico-adriatica tra l'autostrada Napoli-Reggio Calabria e l'autostrada Napoli-Bari, e rappresentando anche un asse di connessione a scorrimento veloce per i poli industriali della Valle del Sele, con le principali direttrici autostradali A16 e A3 verso il nord Italia e verso i porti di Napoli, Salerno, Bari e Gioia Tauro.
  L'articolo 3 reca la proroga della gestione degli impianti di collettamento e depurazione in Campania.
  In particolare, il comma 1, in relazione all'emergenza nella gestione degli impianti di collettamento e depurazione di Acerra, Marcianise, Napoli nord, Foce Regi Lagni, Cuma e dell'impianto di grigliatura e derivazione di Succivo, nella regione Campania, dispone che fino al 30 novembre 2014 – nel testo del decreto-legge vigente è previsto il termine del 31 luglio 2014 – continui a produrre effetti l'ordinanza del Presidente del Consiglio dei ministri n. 4022 del 9 maggio 2012, nonché i provvedimenti rispettivamente presupposti, conseguenti e connessi alla citata ordinanza. La disposizione, al fine di non determinare soluzioni di continuità nella gestione degli impianti suddetti, opera nelle more del completamento da parte della regione Campania delle attività avviate per l'affidamento delle gestioni degli stessi impianti, la cui realizzazione, in virtù di una modifica introdotta dal Senato, deve avvenire nel rispetto delle normative Pag. 4nazionali e dell'Unione europea in materia di gestione delle acque reflue e rifiuti.
  Relativamente all'ordinanza del Presidente del Consiglio dei ministri n. 4022 del 2012, ricordo che essa ha previsto il subentro alla regione Campania dell'ingegner Luigi Bosso, poi sostituito con l'ordinanza del 10 agosto 2012 n. 16 dal dottor Nicola Dell'Acqua, in qualità di commissario delegato nella gestione fino al 31 marzo 2013, termine prorogato al 31 marzo 2014 dal decreto-legge n. 43 del 2013, degli impianti di collettamento e depurazione di Acerra, Marcianise Napoli nord, Foce Regi Lagni e Cuma, stabilendo altresì che il commissario delegato provveda in termini di somma urgenza all'adeguamento alla normativa vigente in materia degli impianti predetti.
  Il comma 1-bis dell'articolo 3, inserito durante l'esame al Senato, prevede che il commissario provveda ad inviare al termine del proprio incarico al Parlamento, all'Autorità per la vigilanza sui contratti pubblici, ai Ministeri dell'ambiente e delle infrastrutture e dei trasporti una relazione sulle attività svolte e la rendicontazione contabile, a riferire entro 90 giorni dalla data di entrata in vigore della legge di conversione del presente decreto alle competenti Commissioni parlamentari sullo stato di avanzamento degli interventi, nonché in maniera dettagliata sull'utilizzo delle risorse.
  Il comma 2 individua la copertura finanziaria per fronteggiare gli oneri recati dal comma 1 a carico delle risorse previste per la richiamata ordinanza n. 4022, che sono stimati in 65 milioni di euro. Relativamente all'attività svolta dal commissario, faccio presente che nella requisitoria del pubblico ministero della procura regionale campana della Corte dei conti si evidenzia come il commissario subentrato alla regione Campania dall'ottobre 2012 abbia posto in essere ad oggi parte delle opere di rifunzionalizzazione che, sebbene programmate, non erano ancora state realizzate, così migliorando la qualità del servizio pubblico di depurazione e, nel contempo, realizzando risparmi di spesa attraverso il ricorso a gare di evidenza pubblica per l'affidamento dei servizi di competenza.
  L'articolo 3-bis, introdotto durante l'esame al Senato, proroga dal 31 luglio al 31 dicembre 2014 il termine fino al quale continuano a produrre effetti le ordinanze di protezione civile adottate per la prosecuzione dei compiti finalizzati alla rimozione del relitto della nave Costa Concordia dal territorio dell'isola del Giglio e per l'istituzione dell'osservatorio di monitoraggio delle operazioni connesse al progetto di rimozione e recupero proposto dalla Costa Crociere Spa.
  Agli oneri conseguenti alla proroga si provvede nel limite massimo di 5 milioni di euro con le risorse già previste per la copertura finanziaria delle citate ordinanze di protezione civile. Ricordo come il termine del 31 luglio 2014 sia stato fissato dall'articolo 2, comma 1, del decreto-legge n. 150 del 2013 al fine di consentire il proseguimento degli interventi previsti nell'ordinanza del Presidente del Consiglio n. 3998 del 20 gennaio 2012 e nell'articolo 2 dell'ordinanza del Presidente del Consiglio dei ministri n. 4023 del 2012. L'ordinanza n. 3998 del 2012 ha, in primo luogo, nominato commissario delegato il capo del dipartimento della protezione civile e indicato i compiti ad esso assegnati. Relativamente alle vicende conseguenti all'incidente della Costa Concordia, si ricorda che con il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 20 gennaio 2012 è stato dichiarato lo stato di emergenza per il naufragio della nave Costa Concorda nel comune dell'isola del Giglio fino al 31 gennaio 2013.
  Successivamente, gli effetti delle ordinanze citate sono stati prolungati fino al 31 dicembre 2013 per effetto dell'articolo 2, comma 1, del decreto-legge n. 1 del 2013 e fino al 31 luglio 2014, in conseguenza di quanto disposto dall'articolo 2, comma 1, del decreto-legge n. 150 del 2013.
  Prima di avviarmi alla conclusione, permettetemi alcune brevi considerazioni di carattere generale. In primo luogo, vorrei richiamare l'attenzione sul fatto che Pag. 5il decreto-legge contiene, nei suoi diversi articoli, proroghe di gestioni commissariali, in deroga all'articolo 3, comma 2, del decreto-legge n. 59 del 2012, che ha stabilito come le gestioni commissariali operanti ai sensi della legge n. 125 del 24 febbraio 1992 non siano suscettibili di proroga o rinnovo, se non una sola volta. Vorrei evidenziare, al riguardo, come si tratti di proroghe disposte dal Governo al fine di scongiurare la paralisi delle attività relative al completamento di opere fondamentali per le comunità ed i territori interessati. In particolare, sottolineo che solo un rapido completamento della galleria Pavoncelli, perseguibile attraverso la proroga della gestione commissariale, potrà scongiurare il rischio di perdere gli ingenti finanziamenti oggi ancora disponibili per restituire piena funzionalità all'acquedotto del Sele-Cadore, che costituisce l'unica fonte di approvvigionamento idrico per un elevato numero di utenti in Campania, Basilicata e Puglia, superando la situazione di grave menomazione della capacità di trasporto idrico dell'acquedotto, determinata dal crollo di un tratto della galleria avvenuto negli anni Novanta.
  Quanto alla proroga della gestione commissariale relativa all'asse stradale Lioni-Grottaminarda, osservo che lo stato dell'opera, a livello di realizzazione della stessa, così come a livello di risorse, sia decisamente migliorato rispetto agli inaccettabili ritardi del passato, anche grazie al lavoro svolto dal commissario straordinario, peraltro audito dalle Commissioni parlamentari in fase di esame al Senato.
  In via generale è comunque innegabile che le gestioni commissariali siano sintomo di uno scorretto funzionamento del sistema e debbano essere considerate come situazioni del tutto eccezionali, come nei casi specifici del decreto-legge, in cui la revoca dei poteri dei commissari straordinari rischierebbe di tradursi nel blocco totale di opere pubbliche ormai in corso di realizzazione pratica e nella conseguente perdita di ingenti finanziamenti, nazionali, regionali ed europei. Ed è su questo che si innesta il mio secondo ordine di considerazioni: il fatto che le gestioni commissariali, pur rappresentando un'anomalia ed una condizione di eccezionalità, costituiscano uno strumento efficace per garantire in tempi rapidi il conseguimento dell'obiettivo prioritario di realizzazione di opere pubbliche fondamentali e strategiche per le comunità ed i territori interessati deve indurre a riflettere sull'improrogabilità di una revisione della normativa degli appalti pubblici, che vada nella giusta direzione della semplificazione delle procedure relative ai contratti, con conseguente riduzione del contenzioso, e della massima efficacia e trasparenza del sistema dei controlli.
  Auspicando che il recepimento delle recenti direttive europee in materia di appalti pubblici diventi un'occasione per una revisione organica della materia degli appalti nel senso indicato, concludo il mio discorso evidenziando come la semplificazione, che necessariamente dovrà conseguire a tale revisione, potrà senza dubbio costituire un tassello fondamentale per riportare la realizzazione di opere pubbliche nell'alveo della gestione ordinaria e della massima efficienza (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

  PRESIDENTE. A questo punto ha facoltà di intervenire il relatore di minoranza, deputato Grimoldi, che non vedo.
  Ha facoltà di intervenire il rappresentante del Governo.

  UMBERTO DEL BASSO de CARO, Sottosegretario di Stato per le infrastrutture e i trasporti. Signor Presidente, il Governo si riserva di intervenire nel prosieguo del dibattito.

  PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Mazzoli. Ne ha facoltà.

  ALESSANDRO MAZZOLI. Signor Presidente, signor sottosegretario, onorevoli colleghi, il decreto-legge n. 73 oggi in discussione, recante misure urgenti di proroga di commissari per il completamento di opere pubbliche, potrebbe apparire, ad una prima lettura, un atto dovuto oppure un provvedimento di routine. In realtà non Pag. 6è così, e nel lavoro parlamentare non è stato così. Lo dice il fatto che nei due rami del Parlamento, al Senato prima ed alla Camera poi, sono state sollevate questioni pregiudiziali di costituzionalità che hanno richiesto una discussione, un approfondimento ed un voto. Lo dice anche il fatto che questo decreto, una volta approvato definitivamente dalla Camera, come noi auspichiamo, esce sostanzialmente modificato rispetto alla proposta originaria del Governo. Ciò è avvenuto non certo in una logica di contrapposizione tra maggioranza parlamentare e Governo, ma in un rapporto di collaborazione e di condivisione.
  L'attività parlamentare, in particolare nel passaggio al Senato, ha consentito di migliorare il provvedimento e renderlo più coerente con la finalità di completare in tempi certi e definiti alcuni interventi infrastrutturali fondamentali, non solo per le aree interessate, ma per il Paese. Parliamo delle opere di completamento per la messa in sicurezza sismica della galleria Pavoncelli; parliamo del completamento dell'asse stradale Lioni-Grottaminarda; parliamo dell'emergenza nella gestione degli impianti di collettamento e depurazione di Acerra, Marcianise, Napoli Nord, Foce Regi Lagni, Cuma e dell'impianto di grigliatura e derivazione di Succivo, nella regione Campania.
  La vicenda della galleria Pavoncelli si snoda lungo un secolo di storia. Fu realizzata agli inizi del Novecento; era allora – ed è oggi – l'unica via d'acqua che consente di servire un'utenza di circa 1.700.000 abitanti trasferendo in Puglia, attraverso l'acquedotto del Sele, le acque prelevate dalla sorgente di Caposele. Su questa infrastruttura, nel corso dei decenni, numerosi sono stati gli interventi di rinforzo e consolidamento, sia precedenti, sia successivi al sisma del 1980. Ciò è avvenuto tanto per i limiti delle caratteristiche costruttive dell'opera, quanto per la natura dei terreni interessati. In ogni caso, la galleria ha continuato a subire cedimenti che rischiavano, in assenza di alternative, di provocare crolli capaci di impedire l'approvvigionamento idrico della Puglia, e non soltanto della Puglia. Di qui la necessità e l'urgenza di realizzare la galleria Pavoncelli-bis, cioè un bypass alla galleria Pavoncelli, opera per la quale nel 2010 fu nominato un commissario straordinario con scadenza 31 marzo 2014. Ora, la scelta di prorogare il commissariamento fino al 31 dicembre 2016 è del tutto coerente con la necessità di completare l'opera e tutti gli interventi infrastrutturali necessari per superare l'emergenza, e di farlo senza interruzioni, cioè senza soluzione di continuità.
  L'asse stradale Lioni-Grottaminarda era previsto dalla legge n. 219 del 1981 e con quei fondi fu realizzato nel tratto da Contursi a Lioni. Il suo completamento rientrò, poi, nella legge obiettivo come opera di interesse nazionale. In realtà, si tratta di un'opera strategica perché si inserisce nel Corridoio VIII, uno di quelli che unisce il mar Tirreno con l'Adriatico, cioè un collegamento trasversale alla dorsale appenninica, in particolare completando il collegamento fra la A3 Salerno-Reggio Calabria e la A16 Napoli-Bari. In questo caso fu nominato, in base alla legge n. 289 del 2002, un commissario ad acta per il completamento del programma dei lavori. Trattandosi di lavori da realizzare con fondi CIPE, calendarizzati fino al 2016, è del tutto conseguente differire dal 31 dicembre 2013 al 31 dicembre 2016 il termine del mandato commissariale per portare a compimento l'intera opera.
  In relazione, poi, all'emergenza nella gestione degli impianti di collettamento e depurazione di Acerra, Marcianise, Napoli Nord, Foce Regi Lagni, Cuma e dell'impianto di grigliatura e derivazione di Succivo, è bene tenere presente che parliamo dell'impianto che gestisce la depurazione di tutta la costa nord della Campania e in parte anche del basso Lazio. Il commissariamento, intervenuto nel 2012, si è reso necessario perché in quel momento non sussistevano le condizioni per il subentro della regione Campania nella gestione diretta degli impianti per mancanza di una struttura tecnica gestionale interna e per l'impossibilità di provvedere all'assunzione di personale da adibire al funzionamento Pag. 7e alla messa a norma degli impianti medesimi. E, quindi, le possibili interruzioni o disfunzioni nella gestione degli impianti di depurazione stavano generando una situazione di pericolo per la tutela dell'ambiente, della salute e dell'igiene pubblica e per la sicurezza delle persone e delle cose.
  Il decreto in esame dispone la proroga del commissario per otto mesi, dal 31 marzo 2014 al 31 novembre 2014. E la proroga è necessaria, intanto per consentire lo svolgimento di tutta una serie di contratti in essere, e, poi, per accompagnare i comuni e la regione affinché siano messi in condizione di provvedere in proprio, secondo i meccanismi ordinari, alla gestione di questo fondamentale impianto di collettamento e depurazione.
  Ora, a parte l'ultimo caso citato, i primi due richiamano ad opere pubbliche risalenti agli inizi degli anni Ottanta, alla fase immediatamente successiva al terremoto dell'Irpinia, cioè oltre trent'anni fa. Due esempi di opere pubbliche fondamentali e strategiche e, nello stesso tempo, due esempi di incompiute per un lunghissimo tempo. Non sono le uniche due. In Italia sono molte le opere incompiute. Sarebbe importante discutere qui e prendere le decisioni conseguenti su come si consegna definitivamente alla storia l'Italia delle incompiute, su come si riparte, lasciandoci alle spalle un'idea di politica e di esercizio del potere fatta di promesse, di evocazioni, di annunci, di lungaggini e complicazioni burocratiche e di rare o tardive realizzazioni.
  Questo è uno dei nostri compiti più importanti. Se vogliamo veramente sbloccare il Paese, dobbiamo affrontare e risolvere questo groviglio di questioni e a me sembra che il Governo stia dando segnali importanti in questa direzione. E lo dico senza sentirmi minimamente coinvolto da quella cultura che ha usato a piene mani la pratica dei commissariamenti: per me, per noi, il commissariamento non rappresenterà mai la regola ma sempre l'eccezione.
  Su questi tre interventi che stiamo esaminando, soltanto un confronto di merito sulla situazione delle singole realtà poteva e può aiutare ad individuare le soluzioni più adeguate. E, proprio attraverso le audizioni dei tre commissari svolte in Senato, è stato possibile comprendere lo stato dei lavori e la possibilità di giungere al completamento delle opere. Sia per la galleria Pavoncelli sia per il tratto stradale Lioni-Grottaminarda i lavori saranno completati entro la fine del 2016, mentre, per la gestione degli impianti di collettamento e depurazione della fascia nord della Campania, la fase di emergenza si concluderà prima della fine di quest'anno.
  I tre commissari hanno espresso in questi anni e hanno confermato in audizione grande professionalità e competenza, offrendo un rendiconto della loro attività contrassegnato da trasparenza, efficacia degli interventi realizzati e significativo avanzamento dei lavori. Il tutto senza aggravio dei costi o maggiori oneri a carico dello Stato e della finanza pubblica. Soltanto proseguendo su questa strada sarà possibile portare a compimento questi interventi, naturalmente continuando, come Parlamento, a seguire il percorso nei prossimi mesi con verifiche periodiche: quelle verifiche previste proprio dal decreto-legge. Ogni sei mesi i commissari saranno tenuti a riferire al Parlamento circa lo svolgimento e l'avanzamento dei lavori e in merito allo stato della contabilità. Noi pensiamo che si debba esprimere fiducia verso questa responsabilità dimostrata e verso la credibilità di un lavoro portato avanti con serietà. In fondo quella responsabilità, quel senso delle istituzioni e quel rispetto per il Paese sono condizioni essenziali per ognuno di noi per rendere il servizio dovuto ai cittadini (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

  PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Mottola. Ne ha facoltà.

  GIOVANNI CARLO FRANCESCO MOTTOLA. Signor Presidente, colleghi, il provvedimento che stiamo per adottare presenta diverse criticità dal punto di vista sia formale che sostanziale.Pag. 8
  Sotto il primo profilo, viene utilizzato dal Governo, ancora una volta, uno strumento di carattere emergenziale, il decreto-legge, in modo inappropriato. È carente, infatti, l'omogeneità del contenuto del decreto-legge, dal momento che gli articoli del provvedimento evidenziano disposizioni su infrastrutture stradali, insieme a disposizioni che riguardano il servizio idrico integrato; interventi che non si amalgamano l'uno con l'altro ma che sono accomunati soltanto dalla circostanza di essere rimasti tuttora incompiuti e privi di un'adeguata e consolidata governance.
  Sotto il profilo sostanziale, le disposizioni che stiamo esaminando lasciano aperte le consuete questioni di copertura economica e di scarsa chiarezza nella programmazione degli interventi. Per nessuno degli interventi previsti dal decreto-legge (messa in sicurezza della galleria Pavoncelli, completamento della viabilità Lioni-Grottaminarda e gestione degli impianti di collettamento e depurazione in Campania) sono state fornite dal Governo informazioni complete ed esaustive circa le risorse economiche ad oggi disponibili nei capitoli di bilancio o l'effettivo stato di avanzamento dei lavori. Con informazioni così imprecise e incomplete, purtroppo, il Parlamento non viene messo in grado di svolgere i compiti di verifica e di indagine cui pure è chiamato nei confronti dell'operato dell'Esecutivo. Qualche informazione aggiuntiva è stata fornita nel corso delle audizioni richieste dalle Commissioni del Senato ma non è sicuramente un criterio sufficiente né serio per procedere.
  Passando ad analizzare il provvedimento, la proroga della scadenza della gestione commissariale per la messa in sicurezza della galleria Pavoncelli, prevista dall'articolo 1, appare insufficiente sulla base del programma dei lavori per il completamento delle opere necessarie ed è stata opportunamente estesa in sede di discussione nelle Commissioni del Senato.
  Nonostante il pressappochismo del Governo, che prevedeva un termine chiaramente incongruente con il programma dei lavori, è sembrato fondamentale assicurare con realismo la definitiva messa in sicurezza della galleria, che garantisce l'approvvigionamento idrico a circa un milione 300 mila cittadini. A mio avviso, in merito alla gestione, e quindi guardando al futuro, sarebbe stato necessario richiedere al commissario la predisposizione di un piano di impresa che permetta il finale trasferimento dell'opera all'acquedotto pugliese, alla luce di precisi ed analitici costi di conduzione e gestione delle opere e del relativo impatto nella tariffa del servizio, in modo che siano chiarite sin da ora le condizioni richieste per la sostenibilità tariffaria.
  Inoltre, il Governo avrebbe forse dovuto procedere ad una più attenta analisi della concreta utilità operativa della centrale idroelettrica connessa con le opere e l'effettiva remunerazione dell'investimento, alla luce della cessione dell'energia prodotta; si ha, infatti, la sensazione che molto si investa a fronte di un ricavo o di un'utilità assai modesta.
  Per quanto riguarda la seconda proroga dell'attività del commissario per il completamento dell'asse stradale Lioni-Grottaminarda, ex articolo 2, rimane una certa perplessità sulla copertura individuata; se la dotazione iniziale dei fondi sulla contabilità dello Stato è stata fatta con riferimento a un determinato periodo di tempo, dove si vanno a prendere le risorse se si prorogano i termini della relazione commissariale ?
  Infine, relativamente all'emergenza degli impianti di raccolta delle acque reflue e di depurazione di Acerra, Marcianise, Napoli nord, Foce Regi Lagni, Cuma e dell'impianto di grigliatura di Succivo, ex articolo 3, sono emerse, durante i lavori delle Commissioni riunite del Senato, importanti criticità circa i tempi di proroga; anche in questo caso, come per la galleria, il Governo aveva individuato termini troppo ravvicinati per la cessazione dell'intervento commissariale e l'inizio delle gare d'appalto relative alla gestione ordinaria degli impianti. Ancora una volta, le Commissioni riunite hanno supplito a una grave carenza informativa, ampliando la proroga. Si sono in tal modo assicurati i Pag. 9tempi necessari per l'espletamento delle procedure del caso, anche a fronte di una gestione commissariale che si è dimostrata efficiente.
  Su quest'ultimo punto, va sottolineato un altro profilo problematico relativo ai servizi di depurazione delle acque, di cui all'articolo 3, e che riguarda i costi sostenuti dai cittadini. Durante le audizioni presso la Commissione del Senato è emerso che i canoni che i cittadini campani puntualmente versano ai comuni di appartenenza per il servizio di depurazione e collettamento non vengono corrisposti per intero dai comuni stessi ai gestori del servizio idrico integrato, ma solo per una quota di circa il 60-70 per cento, mentre per il complemento a cento interviene la regione. Perciò, chi onestamente paga quanto richiesto dall'amministrazione è costretto a sopportare, direttamente o indirettamente, un costo pari al 130-140 per cento rispetto al servizio pubblico ricevuto, con un sovraccarico economico che si giustifica solamente con la cattiva gestione delle fonti finanziarie dei comuni interessati. Occorre intervenire, pretendendo la necessaria chiarezza, a fronte degli ingenti investimenti pubblici messi in atto.
  È il caso di dire che si sono comunque apportate alcune soddisfacenti modifiche del testo originario tese ad assicurare una continua informazione al Parlamento. I relativi emendamenti presentati durante l'esame del provvedimento al Senato hanno corretto, anche in questo caso, un testo poco ragionato ed orientato esclusivamente alla proroga senza migliorie aggiuntive. È un po’ poco per chi si prefigge di rinnovare il modo di governare. Il gruppo parlamentare di cui faccio parte è comunque dell'avviso che, probabilmente, questa sia l'ultima azione di proroga da gestire, appunto, alla luce dell'informativa puntuale e continua in merito all'andamento dei lavori e delle attività commissariali. Occorre, pertanto, riportare le opere pubbliche in un sentiero virtuoso, con tempi certi di esecuzione, massima vigilanza, semplificazione delle procedure e stazioni appaltanti che vanno premiate dallo Stato, dall'Unione europea, dalle regioni, concedendo deroghe rispetto ai limiti di spesa e al Patto interno di stabilità, qualora le stesse stazioni appaltanti favoriscano o mettano in campo utilità finalizzate al proseguimento della correttezza, della celerità, della rendicontazione e dei collaudi.
  In sostanza, con questo decreto-legge, che si presenta male articolato e confusionario, non si fa altro che stabilizzare e prolungare situazioni emergenziali, situazioni che dovrebbero, invece, essere gestite all'interno di una programmazione infrastrutturale efficace, articolata e orientata alla soluzione di problemi stratificati da anni.
  Concludendo, il gruppo di Forza Italia non condivide l'impostazione che il Governo ha voluto dare al decreto-legge, limitandosi ad una azione di mera proroga, anziché di adeguata programmazione in merito alle opere in esame. Concorda, invece, nell'interesse dei cittadini e dei territori interessati, sulla necessità che gli interventi di cui si tratta e le relative opere pubbliche possano procedere rapidamente e concludersi, con l'obiettivo di ammodernare importanti infrastrutture e di riavviare ingenti lavori bloccati da troppo tempo. Per questa volta, per quest'ultima ragione, preannunzio il voto favorevole del gruppo parlamentare di Forza Italia.

  PRESIDENTE. È iscritta a parlare la collega Mannino. Ne ha facoltà.

  CLAUDIA MANNINO. Signor Presidente, quest'Aula si accinge a discutere il decreto n. 73 del 12 maggio 2014, recante misure urgenti di proroga di commissari per il completamento di opere pubbliche. Si tratta di un provvedimento esaminato e, in qualche aspetto, migliorato durante la conversione in legge da parte del Senato, ma che qui alla Camera sembra dover rimanere immutato.
  Temiamo infatti che siamo di fronte all'ennesimo decreto che arriva alla Camera per la sua conversione in legge senza che ci sia l'effettiva possibilità per i deputati Pag. 10di vedere approfonditamente esaminate e successivamente anche votate le proposte emendative. In prospettiva, la correzione del bicameralismo, alla quale questo Governo sembra stia lavorando, vedrà – si pensa – uno sbilanciamento dei poteri e delle prerogative a beneficio della Camera, ma al momento in questa legislatura sembra che si operi un tentativo di correggere il bicameralismo perfetto secondo una logica direttamente opposta, a favore quindi del Senato.
  La preoccupazione che il Governo e la maggioranza non siano disponibili a prendere in considerazione proposte emendative da parte delle opposizioni si fonda su quanto avvenuto in VIII Commissione, all'interno della quale il provvedimento è stato esaminato la scorsa settimana.
  Nel corso dei lavori in Commissione abbiamo predisposto un pacchetto limitatissimo di emendamenti costruttivi, mettendo da parte la nostra pregiudiziale opposizione all'idea di prorogare ulteriormente gestioni commissariali spesso durate decenni e più volte prorogate negli ultimi anni, in deroga a quanto previsto dalla stessa normativa di riferimento, la legge n. 225 del 1992, recante norme per l'istituzione del Servizio nazionale di Protezione civile. Ma, nel corso dell'esame del provvedimento in Commissione, non è stata offerta la possibilità di discutere realmente neanche di quelle proposte emendative che non puntavano a cancellare le disposizioni contenute nel decreto, quindi a eliminare i commissariamenti, a cui siamo comunque contrari, ma a correggerle e a dare maggiore sostanza ad alcune disposizioni introdotte dal Senato in sede di conversione del decreto.
  Prima di entrare nel merito di queste proposte emendative, è bene ricordare che in questi anni sono state approvate norme volte a impedire la durata e la proroga sine die delle dichiarazioni dello stato di emergenza, di volta in volta aggirate dai Governi in carica che, con decreti come quello in discussione oggi, hanno prorogato le gestioni commissariali.
  Con il decreto-legge del 15 maggio 2012, n. 59, venne modificata la citata legge di riferimento, la n. 225 del 1992, prevedendo, tra le altre cose, che la durata della dichiarazione dello stato di emergenza non potesse di regola superare i sessanta giorni e stabilendo che uno stato di emergenza già dichiarato, previa ulteriore deliberazione del Consiglio dei Ministri, potesse essere prorogato, ovvero rinnovato, di regola per non più di quarantacinque giorni. In sede di conversione in legge, questo decreto, al comma 1-bis dell'articolo 5, venne ovviamente modificato, stabilendo che la dichiarazione dello stato di emergenza non può di regola superare i novanta giorni e la proroga o il rinnovo della stessa dichiarazione non può superare i sessanta giorni.
  Ma nello stesso decreto-legge n. 59 del 2012, in merito alle numerosissime dichiarazioni dello stato di emergenza allora in essere, all'articolo 3, venne stabilito che le gestioni commissariali in corso non erano suscettibili di proroga o rinnovo, se non una sola volta e comunque non oltre il 31 dicembre 2012, e nella stessa norma è stato stabilito che, per la prosecuzione dei relativi interventi, dovesse trovare applicazione l'articolo 5, commi 4-ter e 4-quater, della predetta legge n. 225 di riferimento, sentite le amministrazioni locali interessate, sulla quale tornerò in seguito.
  Successivamente, con il decreto-legge 14 agosto 2013, n. 93, è stato modificato ulteriormente il comma 1-bis della legge di riferimento, stabilendo che la durata della dichiarazione dello stato di emergenza non potesse superare non più i novanta giorni, ma i centottanta giorni, e la proroga non più di ulteriori centottanta giorni.
  Questa ricostruzione di fatti e di deliberazioni del Parlamento consente di evidenziare come, dal mese di maggio del 2012, le dichiarazioni dello stato di emergenza, in particolare la proroga e il rinnovo delle stesse, siano state assoggettate a un regime che delimita e fissa in modo molto stringente i tempi e le modalità previste per le gestioni commissariali.
  Quindi, al termine di questo periodo, le iniziative e gli interventi presumibilmente ancora necessari per porre fine allo stato Pag. 11di emergenza e per superare le mille situazioni di criticità ambientale ed economico-sociale che affliggono il nostro Paese, in base alle citate disposizioni contenute all'interno dei commi 4-ter e 4-quater dell'articolo 5, devono essere condotte dalle amministrazioni ordinarie individuate per subentrare al commissario. Ma, come dimostra il provvedimento in esame quest'oggi e le norme sulle quali lo stesso provvedimento interviene, è stato trovato il modo per lasciare inosservate le disposizioni contenute nella legge n. 225 del 1992 e nella successiva legge n. 100 del 2012.
  La regola generale introdotta per legge viene aggirata e superata con atti normativi di pari efficacia, ovvero ulteriori decreti-legge, poi convertiti in legge dal Parlamento, come quello in discussione oggi, con i quali gli stati di emergenza, o meglio, l'efficacia delle disposizioni urgenti adottate con le ordinanze del Presidente del Consiglio dei ministri, vengono prorogati ben oltre il limite stabilito dall'articolo 5, comma 1-bis, della legge n. 225 del 1992.
  Vediamo adesso di cosa parla questo ennesimo decreto emergenziale, se realmente è emergenziale. L'articolo 1 coinvolge il territorio delle regioni Campania e Puglia in relazione alla vulnerabilità sismica della galleria Pavoncelli. Lo stato di emergenza è stato dichiarato nel novembre 2009 e successivamente prorogato fino al 2011. In base alla ricordata disposizione contenuta nell'articolo 3 della legge n. 100 del 2012, questo stato di emergenza sarebbe dovuto cessare entro il 31 dicembre 2012 e il subentro delle amministrazioni ordinarie competenti sarebbe dovuto avvenire con un'ordinanza del capo del Dipartimento della protezione civile, come disposto all'articolo 5 della legge di riferimento, la n. 225 del 1992. Ma, invece, con decreto-legge n. 43 del 2013, è stata disposta la proroga dello stato di emergenza e della gestione commissariale fino al 31 marzo 2014 e, con lo stesso decreto-legge del 2013, anche rispetto alla chiusura dello stato di emergenza e al subentro delle amministrazioni ordinarie rispetto al commissario delegato, si sono dettate disposizioni difformi rispetto a quanto previsto dalla legge n. 225 del 1992.
  Il comma 2 dell'articolo 4 del decreto-legge n. 43 del 2013 prevede, infatti, che l'amministrazione subentrante venga individuata non con ordinanza del capo del Dipartimento della protezione civile, ma con un accordo di programma tra la regione Puglia e la regione Campania, di intesa con il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti e sentita la società Acquedotto Pugliese.
  Ma la prima proroga, ovviamente, non è bastata. Con questo decreto, il n. 73 del 2014, il termine per la scadenza dello stato di emergenza è stato spostato dal 31 marzo 2014 al 31 dicembre 2015 e, in sede di conversione in legge dello stesso decreto, il Senato ha, secondo noi, ulteriormente peggiorato questa proroga, poiché ha accordato una proroga per un altro anno ancora, spostando, addirittura, il termine di chiusura della gestione commissariale, per ora, al 31 dicembre 2016, salvo ulteriori proroghe, che la normativa vigente non impedisce e che una nuova legge o un nuovo decreto potranno sempre concedere.
  L'articolo 3 parla della situazione di criticità degli impianti di collegamento e depurazione di Acerra, Napoli Nord, Foce Regi Lagni, e Cuma, nella regione Campania, oggetto dell'articolo 3 del presente decreto. Preliminarmente, è bene sottolineare che l'attuale regime commissariale è l'ultimo di una serie commissariamenti della regione Campania nel settore dei rifiuti, delle bonifiche e delle depurazioni delle acque, rispetto ai quali, da anni, sono impegnate le procure della Repubblica e il tribunale di Trapani.
  Tornando al regime commissariale in corso, va ricordato che lo stato di emergenza è stato dichiarato nel maggio 2012 e, con la stessa ordinanza del Presidente del Consiglio dei ministri n.  4022 del maggio 2012, sono state dettate disposizioni urgenti per fronteggiare la situazione di criticità degli impianti di collettamento e depurazione, che, per le condizioni nelle quali si trovano e per l'inadeguatezza della Pag. 12regione a porre in essere i necessari interventi, non potevano essere affidati alla gestione ordinaria.
  Anche in questo caso, in base alla ricordata disposizione contenuta nell'articolo 3 della legge n. 100 del 2012, questo stato di emergenza avrebbe dovuto cessare entro il 31 dicembre 2012 e il subentro dell'amministrazione ordinaria competente sarebbe dovuto avvenire con l'ordinanza del capo del Dipartimento della protezione civile, come stabilito dalla normativa di riferimento, la legge n. 225 del 1992. Ma invece, con il decreto in discussione oggi alla Camera, si è disposto inizialmente di prorogare l'efficacia dell'ordinanza del Presidente del Consiglio del 2012 e dei provvedimenti adottati in forza di tale ordinanza sino al 31 luglio 2014 e, in sede di conversione dello stesso decreto, il Senato ha accordato una proroga di altri quattro mesi, spostando al 30 novembre 2014 l'anno per la chiusura della gestione commissariale.
  L'ultimo periodo del comma 1 dell'articolo 3 del decreto-legge in oggetto prevede, infatti, che, decorso il termine del 30 novembre 2014, cessino comunque gli effetti dell'ordinanza del Presidente del Consiglio dei ministri. In questo modo sembra che il Governo abbia voluto introdurre una nuova deroga rispetto alla norma, in base alla quale la chiusura di uno stato d'emergenza deve essere accompagnata da un'ordinanza del capo del Dipartimento della protezione civile, che disciplini il subentro, le modalità di gestione e l'attuazione delle attività e degli interventi che si potrebbero ancora rivelare necessari per superare lo stato d'emergenza.
  Invece, per quel che riguarda lo stato d'emergenza che, com’è noto, è stato dichiarato in relazione all'inadeguatezza degli impianti a preservare l'integrità dell'ambiente e della salute della popolazione insediata e in seguito a fatti gravissimi sui quali tornerò in seguito, si stabilisce che, scaduto il termine stabilito, la regione si vedrà automaticamente riassegnare gli impianti di collettamento e di depurazione al servizio dei comuni ricordati in precedenza. Ciò significa che la regione potrà essere esonerata dagli obblighi di dare conto periodicamente delle attività e delle iniziative volte a superare definitivamente lo stato d'emergenza, che di norma sono previste dall'ordinanza del capo del Dipartimento della protezione civile, emanate appunto in base all'articolo 5 della legge di riferimento. Nello stesso tempo, le disposizioni introdotte non sembrano definire in modo adeguato le modalità con le quali avverranno la consegna e la presa in carico degli impianti da parte della regione, come pure, più in generale, il passaggio di consegne alla gestione ordinaria degli impianti e il ruolo e le responsabilità soprattutto da attribuire ai vari enti coinvolti
  Oltre alla proroga delle gestioni commissariali riferite alla galleria Pavoncelli e agli impianti di collettamento e depurazione della regione Campania, questo decreto-legge, nel momento della sua presentazione da parte del Governo, conteneva un altro articolo, dedicato al completamento della viabilità Lioni-Grottaminarda.
  In questo caso non si tratta di uno stato d'emergenza. In base alla normativa vigente in materia di protezione civile, il completamento della viabilità Lioni-Grottaminarda rientra, infatti, tra gli interventi per la ricostruzione dei comuni colpiti da eventi sismici del 1980, rispetto ai quali con l'articolo 86 della legge n. 289 del 2002 era stata disposta la nomina di un commissario ad acta, con il compito di provvedere alla realizzazione di ogni ulteriore intervento necessario al completamento delle opere che erano state già individuate in base alla legge per la ricostruzione, la legge del 1981, la cui progettazione era stata affidata entro il mese di febbraio del 1991.
  Rispetto a quest'ultima gestione commissariale, come detto sopra, con il decreto-legge n. 83 del 2012, convertito, con modificazioni, dalla legge n. 134 del 2012, era stato stabilito che il mandato del commissario straordinario sarebbe dovuto cessare il 31 dicembre 2013 e, con l'articolo 2 del decreto-legge n. 73 del 2014 presentato dal Governo, al comma 1, si Pag. 13stabiliva che con il completamento della viabilità Lioni-Grottaminarda al commissario di cui all'articolo 86 sarebbe subentrato il coordinatore di un'apposita struttura temporanea, istituita presso il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti e destinata a rimanere operativa fino all'ultimazione dei lavori, e comunque non oltre il 31 dicembre 2015. Ovviamente, in sede di conversione in legge di questo decreto-legge n. 73, il Senato ha però completamente modificato il testo dell'articolo 2.
  Il testo di conversione approvato al Senato, quindi, non prevede il coordinatore di un'apposita struttura tecnica che subentri al commissario, di cui all'articolo 86 della legge n. 289, ma interviene sul decreto-legge n. 83 del 2012 per spostare il termine di scadenza del mandato dello stesso commissario dal 31 dicembre 2013 al 31 dicembre 2016. Quindi, il testo del decreto-legge del quale discutiamo, rispetto al completamento della viabilità Lioni-Grottaminarda, rimette in funzione il commissario operante fin dal 2003 e ne proroga il mandato, non fino all'ultimazione dei lavori necessari alla realizzazione dell'opera, ma in ogni caso al 31 dicembre 2016 e comunque per altri tre anni rispetto al termine stabilito dal decreto-legge n. 83 delle 2012.
  In sede di conversione del decreto-legge, il Senato ha approvato un emendamento con il quale è stato introdotto l'articolo 3-bis, che dispone la proroga dello stato d'emergenza dichiarato in relazione al naufragio della nave Costa Concordia. Mi chiedo se quest'opera sia un'opera pubblica, tanto per non parlare di decreto omnibus.
  La proroga approvata dal Senato estende la durata dello stato di emergenza e della correlata gestione commissariale da parte del capo del Dipartimento della protezione civile dal 31 luglio fino al 31 dicembre di quest'anno. I presupposti all'origine di questa proroga sono davanti agli occhi di chiunque si rechi all'isola del Giglio e osservi il luogo del sinistro, nel quale si trova il relitto in attesa dell'approvazione del progetto di rigalleggiamento e del suo traino nel porto individuato dall'armatore per il disarmo dello stesso relitto.
  Su questa vicenda, come parlamentari del MoVimento 5 Stelle, in Commissione Ambiente, a metà giugno, abbiamo presentato un'interrogazione a risposta immediata in Commissione, a prima firma del collega Samuele Segoni, per far presente come, in base al progetto di traino presentato dalla Costa Crociere, il relitto attraverserà un tratto di mare caratterizzato dalla presenza di elevati valori naturalistici e di habitat di specie molto preziosi, come l'arcipelago toscano e il tratto di mare conosciuto come il «santuario dei cetacei».
  In relazione all'elevato valore dell'ambiente, che potrebbe essere danneggiato durante le operazioni di traino, anche perché nel relitto sono presenti – ricordiamolo – 160 tonnellate di liquidi inquinanti, abbiamo chiesto di conoscere in che modo il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare si stesse attivando perché durante le operazioni di rigalleggiamento e di traino non si verificassero altri gravissimi danni ambientali. A questo proposito, abbiamo suggerito al Governo di valutare la stringente necessità che l'armatore, le cui responsabilità in merito al naufragio stanno per essere accertate dalla magistratura, sottoscriva una polizza di fideiussione a garanzia della corretta esecuzione del progetto di trasferimento del relitto. Il sottosegretario di Stato Velo ha dato rassicurazioni in merito al ruolo che il Ministero intende assumere in seno alla conferenza decisionale che deve approvare il progetto di rigalleggiamento e di traino del relitto, fornendo anche alcune indicazioni in merito alle prescrizioni relative alle misure da adottare per prevenire la dispersione dei liquidi inquinanti, ovvero per ridurre al minimo i danni ambientali derivanti dall'eventuale dispersione degli stessi liquidi durante il trasferimento.
  A nostro giudizio, va prestata la massima attenzione, anche e soprattutto, in merito al ripristino dei luoghi interessati dal sinistro e dallo svolgimento delle operazioni Pag. 14di cantiere, nonché al corretto computo del danno ambientale arrecato, che non si può fermare alla stima fatta dallo stesso Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare in sede di costituzione come parte civile nel processo contro il comandante Schettino. Il computo dei danni deve necessariamente tenere conto dei danni procurati durante le fasi di rigalleggiamento e di traino, specialmente se, come speriamo davvero non accada, dal relitto fuoriescano liquidi inquinanti ancora presenti, a danno dei preziosi ecosistemi dell'isola del Giglio e delle matrici ambientali particolarmente esposte durante le operazioni di traino.
  Il passaggio parlamentare di questo decreto-legge avrebbe potuto essere l'occasione per mettere a punto e registrare le disposizioni urgenti emanate già all'indomani del sinistro. In questa fase i poteri straordinari conferiti al commissario devono essere adeguatamente bilanciati dal ruolo attivo del Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, che ha l'obbligo di far sentire la sua voce. La norma approvata dal Senato, invece, introduce semplicemente una proroga dello stato di emergenza, senza prevedere alcun adeguamento o aggiornamento delle disposizioni emergenziali vigenti. Nello stesso articolo 3-bis non è stato introdotto neanche, analogamente a quanto previsto per i regimi commissariali prorogati con i primi tre articoli del decreto-legge, l'obbligo, a carico del commissario, di inviare informativa al Parlamento, ai Ministeri, alle autorità di vigilanza sui contratti pubblici sulla propria attività e di riferire in corso d'opera alle Commissioni competenti.
  Insomma, Presidente, noi siamo in questo caso di fronte all'ennesimo decreto-legge che, come Camera dei deputati, non possiamo modificare. Non possiamo intervenire, non vediamo l'urgenza di questo decreto-legge. Parliamo di opere che si protraggono da più di vent'anni per quanto riguarda la Puglia e la Campania. Parliamo di un'opera, quella relativa alla Concordia, che, come MoVimento 5 Stelle, non definiamo un'opera pubblica, quindi non capiamo perché si trovi all'interno di questo decreto-legge. Sicuramente il Governo deve vigilare sulle operazioni riguardanti la Costa Concordia, però chiediamo e continuiamo a chiedere, lo continueremo a fare, chiarimenti sul destino della Concordia. Infatti, se ci atteniamo alle dichiarazioni giornalistiche, non si capisce più se la Concordia debba andare a Piombino, come vorrebbe il presidente della regione Toscana, se deve andare a Genova o se deve andare, come detto in audizioni informali, in porti dove le normative ambientali e della sicurezza sul lavoro sono sicuramente meno stringenti che in Italia o comunque nei Paesi europei.
  Quindi, anche qui, sottolineiamo l'impossibilità di operare costruttivamente per questo decreto-legge.

  PRESIDENTE. È iscritto a parlare il collega Sibilia. Ne ha facoltà.

  CARLO SIBILIA. Signor Presidente, questa legge di conversione del decreto-legge n. 73 del 2014 possiamo definirla «legge clientela» o anche «legge truffa», ma la definizione che più mi piace è «legge delle tre carte», perché l'iter che porta a questa legge e gli effetti di questo decreto rappresentano una sorta di truffa, in primis, nei confronti dei cittadini e, poi, delle opposizioni, cioè del solo MoVimento 5 Stelle. Perché dico questo ? Provo a spiegarlo.
  Innanzitutto, quando si istituiscono i commissari, generalmente, è sempre il momento in cui la politica ha fallito: infatti è di questi giorni la notizia che si pensa che anche lo scandalo MOSE potrebbe essere gestito da un commissario. Quindi, abbiamo visto il fallimento della politica e il commissario generalmente viene istituito quando la politica non riesce a gestire nei tempi congrui un'opera: viene decretato lo stato di emergenza e si procede alla nomina di un commissario.
  Si pone tutto il procedimento nelle mani di un soggetto, al quale spesso è concesso di andare in deroga a delle leggi: quindi, si indeboliscono i diritti dei cittadini e il controllo democratico. Proviamo a pensare a quando ciò è successo, ad Pag. 15esempio: proviamo a pensare all'Expo. L'Expo è la stessa cosa: siamo arrivati in emergenza, bisognava utilizzare certi fondi. Benissimo, si nomina un commissario e questo commissario può andare in deroga: oggi abbiamo contato circa 147 normative in deroga per quanto riguarda l'Expo. Proprio in ultimo, prima degli arresti relativi all'Expo, ricordo una frase del Ministro dell'interno, Angelino Alfano, che diceva: «Questo Expo sarà mafia free» e aveva addirittura alleggerito la normativa antimafia; cosa che poi, naturalmente, ha dato i risultati che tutti quanti conosciamo, cioè l'Expo si è rivelato un vero fallimento, un crogiolo di corruzione che ha dato l'esempio principale di cosa significhi anche passare per il commissario.
  Tante opere in Italia sono passate per il commissario, favorendo, quindi, e palesando, spesso e volentieri, un sistema di gestione in cui tutti i partiti politici, a vario titolo e in vari modi, erano coinvolti per spartirsi la torta, per rubare o, meglio, sottrarre soldi pubblici. Questo è un fatto inconfutabile, è notizia di questi giorni, e le opere pubbliche nate in regime di corruzione, come appunto citavo il MOSE, ne sono l'ennesima riconferma.
  Per questo, quattro mesi fa, avevamo avuto una certa vittoria, avevamo espresso una certa soddisfazione per l'accoglimento delle nostre proposte rispetto al decreto-legge «milleproroghe», proposte che sopprimevano le proroghe di due commissariamenti. Praticamente, con questi emendamenti, noi avevamo decretato la fine del commissario del sisma del 1980, che si occupava della realizzazione della bretella Lioni-Grottaminarda, e del commissario per la costruzione della galleria Pavoncelli-bis, esistente da più di mille giorni, quasi a voler battere il record dei record. Prima citavamo le normative, per cui dicevamo che tutti i commissari, oppure questo tipo di commissari, per queste opere, dovevano terminare il loro incarico entro il 31 dicembre 2012: bene, mille giorni di commissariamento è un record che daremo al commissario della galleria Pavoncelli-bis, perché penso che sia forse l'unico, in Italia, ad avere questa longevità. E non in ultimo era stato anche evitato, naturalmente, un ulteriore dispendio di soldi pubblici.
  L'azione che noi facemmo durante l'esame di questo decreto-legge «milleproroghe» fu anche relativamente agevole, perché usammo l'arma del «costruzionismo» e riuscimmo anche a ragionare con il PD, che comprese le nostre ragioni e con i suoi voti, in qualità di maggioranza – quindi, il PD votò insieme al MoVimento 5 Stelle –, ponemmo insieme fine a questi commissariamenti. Quindi, insieme, avevamo capito che non era il caso di prorogare questi commissari. Infatti sarebbero dovuti cessare il 31 marzo 2014, sulla carta. Eh sì, almeno sulla carta: perché, a fine marzo, il lavoro sarebbe dovuto cessare, ma vediamo cosa succede.
  Come in ogni gioco delle tre carte che si rispetti, proprio la carta che hai seguito con gli occhi fino alla fine e sei sicuro di dove sia stata posizionata, al momento di mostrarsi non è quella giusta, è quella sbagliata. E tu, caro cittadino in buona fede, sei stato ancora una volta vittima di una perfetta illusione. Questo è un po’ quello che accadeva qualche anno fa, negli anni Ottanta, magari davanti alla stazione di Napoli, qualcuno dei campani se lo ricorderà: c'erano questi personaggi che abbindolavano gli avventori, facendo vedere loro queste tre carte, selezionandone una e dicendo che era la carta vincente; con un gioco illusorio delle mani, tutti seguivano quella carta, poi si scopriva che quella carta, in realtà, non era la stessa che noi avevamo seguito con gli occhi e non era quella la carta vincente, e sembrava alle volte incredibile.
  È quello che succede anche con questo decreto. L'illusione, infatti, si chiama proprio decreto-legge n. 73 del 2014, a firma Renzi, Lupi, Guidi, Galletti, ovvero «decreto truffa», per cui una legge votata e discussa in Parlamento, dove maggioranza e opposizione avevano trovato una giusta sintesi di buonsenso, viene stravolta, annullata e cancellata da un atto di vera e propria prepotenza da parte del Governo. Io me li immagino i vari Renzi, Lupi, Guidi e Galletti che, in Consiglio dei ministri, Pag. 16mentre stavano scrivendo questo decreto, si saranno detti: i commissari fanno lavorare gli amici degli amici, ci assicurano il controllo clientelare del territorio e devono restare.
  Ovviamente, questo è tutto frutto della mia immaginazione: sicuramente si saranno fatti delle domande diverse e ci sarà stata una discussione molto più dettagliata di quella che ho appena descritto.
  Quindi, questo decreto ha appunto il compito di ripristinare le funzioni dei commissari e prorogarle fino al 2016. In altri termini, noi avevamo soppresso i commissari con quel decreto insieme – MoVimento 5 Stelle e PD –, mentre con questo decreto del Governo Renzi si ripristinano questi stessi commissari fino al 2016. Poi, siamo pronti anche a scommettere che, in un modo o nell'altro, a ridosso della scadenza si troverà un modo per prorogarli ancora ed ancora, fino all'estinzione della specie.
  C’è, però, da segnalare un fatto molto molto importante, un segnale veramente interessante, ossia l'atteggiamento del Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano. All'atto dell'emissione del decreto, nei primi giorni di aprile, il Presidente della Repubblica non firma immediatamente il decreto. Chiede che sia modificato, dando in qualche modo peso all'attività parlamentare svolta in corresponsabilità da tutte le forze politiche durante il «milleproroghe», cioè quello che ho appena descritto.
  Dunque, giustamente le indicazioni del Presidente della Repubblica vengono recepite dal Governo e il decreto viene modificato in questo modo. Il commissario per la galleria Pavoncelli-bis – sul territorio questa galleria è soprannominata «la TAV dell'acqua» – viene ripristinato comunque, perché evidentemente sono troppi gli interessi in gioco, tanti soldi, tanti ricatti, a cominciare da quello occupazionale, però di questo parlerò approfonditamente più tardi. Invece, il commissario per il terremoto del 1980 per la gestione della bretella Lioni-Grottaminarda viene sostituito – cito testualmente il testo originario del decreto come riportato a pagina 10, articolo 2, rigo dal 4 al 7 – «da una apposita struttura temporanea istituita presso il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, fino alla data di ultimazione dei relativi lavori». Quindi, in qualche modo, il commissario veniva superato da una struttura del Ministero, abbandonando così una logica che finiva per essere laboratorio di clientele e di ritardi, cioè la logica del commissario.
  È chiaro che non è questa, secondo noi del MoVimento 5 Stelle, la soluzione migliore possibile, ma almeno è un passo avanti che responsabilizza un intero Ministero che, almeno in teoria, è soggetto a un maggiore controllo parlamentare e, comunque, permette di superare definitivamente l'esistenza stessa del commissario al terremoto dell'Irpinia, che è stato istituito nel 1980. Stiamo parlando di un commissariamento durato 34 anni ! È indecente soltanto pensarlo.
  Invece, durante l'iter di questo decreto, modificato nel modo che ho descritto secondo le indicazioni del Presidente della Repubblica, lo stesso arriva in Senato e succede che le Commissioni riunite 8o e 13o, ovviamente con la contrarietà del MoVimento 5 Stelle, ritengono opportuno reinserire, in maniera identica a quella precedente alle modifiche del «milleproroghe», il commissario per il terremoto del 1980 per gestire la bretella. Avete sentito bene, è proprio quello che è stato fatto. Le due Commissioni hanno deciso di ripristinare il commissario per il terremoto del 1980 per gestire il processo di ultimazione della Lioni-Grottaminarda in maniera inspiegabile e incomprensibile.
  Ma veramente non è così, perché una spiegazione c’è, e qui chiedo l'attenzione dei cittadini italiani tutti, soprattutto di chi non sostiene il MoVimento 5 Stelle, per poter cogliere un'informazione in più su come ragiona chi hanno scelto – nelle more consentite dalla legge elettorale attuale – per fare le proprie scelte al Senato. Sapete con chi si sono confrontati i senatori al Senato per poter prendere questa decisione di ripristinare il commissario ? Sapete a chi hanno chiesto le informazioni sul da farsi ? Sapete a chi Pag. 17hanno posto la domanda: ma secondo lei è meglio ripristinare il commissario o toglierlo ? Ebbene, non ci crederete mai: lo hanno chiesto allo stesso commissario uscente, che guarda caso sarà lo stesso commissario che subentrerà. Tutto in assoluta trasparenza, naturalmente.
  Non me ne voglia l'ingegnere D'Ambrosio che era, appunto, il commissario interrogato, figura sicuramente competente e valida, ma è come chiedere al lupo di Cappuccetto Rosso: «Senti lupo, ma la nonna è più al sicuro se ti diamo le chiavi di casa o no ?» Cioè, è più o meno questo il meccanismo con cui i senatori si sono consultati con il commissario e il commissario ha detto: «Forse è meglio rimettere il Commissario», e il commissario sarà ripristinato. Questo è stato il processo di consultazione che hanno fatto i nostri senatori. Quindi, tutti i senatori uniti, tranne quelli del MoVimento 5 Stelle, hanno reinserito anche questo commissario.
  Dunque, se questo disegno di legge di conversione del decreto-legge n. 73 del 12 maggio 2014, da noi soprannominato «decreto truffa», per i motivi fin qui esposti, dovesse chiudersi qui alla Camera senza modifica alcuna, sarebbe un esempio, un monumento all'inutilità del Parlamento, che anche quando trova un'intesa, quest'ultima viene superata truffaldinamente dal Governo, così come è successo nel milleproroghe. Se vengono meno, insomma, le proposte accettate da PD e MoVimento 5 Stelle nel milleproroghe viene meno anche quella che è l'utilità del Parlamento. Facciamo fare soltanto le cose al Governo ed è inutile che noi stiamo qui. Magari riusciamo a fare altri lavori sul territorio.
  È un monumento alla clientela, è un monumento – lasciatemelo dire – al conflitto di interessi, che ripristina delle figure chiedendo alle stesse figure se sia il caso di ripristinarle. Cioè, un paradosso ! È roba da «psichiatria politica», se vogliamo. Poi, un monumento allo spreco pubblico. Inoltre, un monumento al disinteresse per l'ambiente, all'incapacità di guardare ad un nuovo modello di sviluppo futuro, dove le grandi opere non trovino più spazio.
  Ma noi non demordiamo. Proporremo con fiducia, alla maggioranza, delle modifiche: nuovamente la soppressione dei commissari, ma se non troveremo accordo allora chiederemo di ripristinare la struttura in capo al Ministero. Certo, per noi non è la soluzione migliore, ma ci sembra un passo avanti per restituire dignità al Parlamento, riprendendo i suggerimenti del Presidente della Repubblica.
  Certamente, se non passassero tali proposte ci sarebbero delle serie riflessioni da fare. Non vediamo impedimento, naturalmente. Se ci viene detto, però, che questo disegno di legge non può essere modificato – evidentemente è in scadenza a luglio e ci sono tanti altri decreti da discutere -insomma ci viene anche un po’ strano allora capire la nostra utilità. Forse, invece, nelle riforme costituzionali invece di abolire il Senato oppure ridurre il Senato bisognerebbe ridurre Senato e Camera, dare la macchina in mano al Ministro, al Governo, al Primo Ministro e fargli fare tutto in tranquillità, perché noi così facendo non abbiamo nessun modo di intervenire, nonostante la nostra ratio sia quella di reinserire delle proposte fatte dal Presidente della Repubblica stesso. Quindi, ci sembra più che altro una cosa talmente ragionevole e, insomma, talmente trasversale che vediamo difficile il fatto che non si riesca a discutere almeno di questo.
  Io adesso vorrei invece dire due parole sulla mia terra, sull'Irpinia, perché io se sto intervenendo è perché questo è un decreto che potremmo anche ribattezzare «decreto Irpinia», dal momento che due articoli di merito su tre riguardano opere che insistono sul territorio irpino. Uno dei commissari che vengono infatti restituiti e prorogati è quello della galleria Pavoncelli-bis, galleria alla cui costruzione ci siamo sempre opposti, come MoVimento 5 Stelle, innanzitutto per un semplice motivo: va ricordato, infatti, che si tratta di un doppione della già esistente galleria Pavoncelli, galleria che trasporta acqua dalle fonti del Pag. 18Sele fino alla Puglia, dove Vendola lucra grazie all'Acquedotto pugliese, in barba al referendum del 2011.
  Naturalmente, io invito tutti quelli che non lo avessero ancora fatto – e mi rivolgo a chi, magari, non è stato mai sul cantiere – di provare ad andarci. Io ci sono stato diverse volte a Caposele. Voi troverete una galleria gigante a fianco di un'altra galleria. Ovviamente, questa galleria gigante è in costruzione e con i vostri occhi vedrete a 50 metri di distanza – non vi dovete neanche spostare dall'ingresso del cantiere – l'altra galleria perfettamente funzionante che oggi sta dando l'acqua alla Puglia, come fa dal giorno della sua costruzione. Ci saranno stati dei problemi con il terremoto ? Indubbiamente. C’è da dire, però, che dal 1980 fino al 2014 non c’è stato ancora alcun problema. Magari, avremmo potuto investire questo spazio di tempo per ristrutturare questa galleria già esistente.
  Quindi, la cosa più sconvolgente è, appunto, che la prima galleria funziona benissimo e si trova a 100 metri di distanza dalla nuova costruzione e che per stessa ammissione del Governo – lo dice lo stesso Governo – è di grandezza eccessiva rispetto alla portata possibile del fiume irpino.
  Infatti il Governo stesso il 21 giugno 2013 accoglie un nostro ordine del giorno concordando sul fatto che la portata della galleria supera i 10 mila litri al secondo, ovvero una portata che non esiste più sul luogo. Quindi, praticamente anche il Governo sa che quella galleria è sproporzionata. Stiamo costruendo, quindi, con spreco di denaro pubblico, una cosa che è sovradimensionata, quindi sostanzialmente è di un'utilità molto relativa e quindi bisogna anche riflettere sul merito dell'opera, non soltanto sul commissariamento. Quindi, c’è anche da sollevare, però, un caso strano: è il caso strano della lattescenza del fiume Sele. Infatti, pare che a ridosso delle giornate di cantiere più intense il fiume Sele, che – ricordiamo – dà acqua un po’ a tutta la Puglia – ricordiamo che l'Irpinia è uno dei bacini più grandi d'Europa per quel che concerne le forniture di acqua e le risorse idriche – assuma una colorazione lattescente, insomma una colorazione simile a quella del latte. Poi, uno o due giorni dopo il fiume torna al colore di partenza, ma sulle sponde i cittadini, anche alcuni attivisti del MoVimento 5 Stelle, rilevano una certa moria di trote. Queste trote vengono trovate con dei piccoli pezzettini di cemento all'interno delle branchie che con ogni probabilità ne causano la morte. Abbiamo denunciato più volte l'accaduto, nessuno ci sa spiegare questo fenomeno. Attendiamo ancora, da circa otto mesi a questa parte, una chiara spiegazione dell'accaduto e più di una volta abbiamo anche chiesto alle autorità competenti, come l'Arpac ad esempio.
  Con queste premesse, quindi, non si capisce perché al limite non sia possibile ristrutturare la vecchia galleria, anziché realizzarne un'altra nuova. Poi ci sono i dati, perché c’è la talpa, la famosa talpa, quella che serve a perforare la montagna per farci la costruzione di questa nuova galleria, che viene dalla Germania e costa la modica cifra di 18 milioni di euro. Tra l'altro, il commissario Sabatelli, del quale sicuramente non discutiamo la professionalità, intasca la bellezza di 293 mila euro l'anno, più lo 0,5 per cento sull'importo totale dei lavori.
  Quindi ci chiediamo se la logica di dare la provvigione ad un commissario per quanto riguarda l'importo dei lavori non sia anche un po’ controproducente, perché alla fine io posso capire la responsabilità del commissario, però si tratta sempre di gestire soldi pubblici. Quindi, io più spendo – alla fine comunque direttamente non sono soldi che ci metto io – più incasserò a livello di contratto. Quindi, evidentemente c’è anche un po’ da rivedere questa logica: prendere lo 0,25 per cento di percentuale sulle spese che faccio di soldi pubblici non so fino a che punto sia sano nell'ottica del risparmio, nell'ottica della gestione ottimizzata delle risorse.
  Comunque, appena approvato l'emendamento di cui dicevo prima al milleproroghe, abbiamo subito, come MoVimento 5 Pag. 19Stelle, un attacco trasversale e anche un po’ mistificatore. Infatti lo stesso sindaco del comune di Caposele e il consigliere delegato alla Pavoncelli-bis, tra i più grandi sostenitori dell'opera, uscivano subito con delle dichiarazioni che poi sono state prontamente riprese dai giornali. Il sindaco diceva: mi domando – in caso di chiusura naturalmente – perché uno spreco – lui stesso lo definiva così – di denaro pubblico di 20 milioni di euro, quelli consumati fino ad oggi, e che ne sarà della macchina perforatrice che è già nel cantiere. Poi mi domando come sarà ripristinato il forte impatto ambientale, quindi anche lui dice che c’è un forte impatto ambientale, che si è creato in paese se i lavori saranno sospesi. Spero che gli esponenti del MoVimento 5 Stelle avranno una risposta a queste domande, visto che da sempre fanno gli ambientalisti e sono contro la Pavoncelli-bis. La risposta, caro sindaco, caro Governo, è che in una provincia che, grazie a questa politica, non offre più niente, neanche più un futuro, neanche più un posto di lavoro, una provincia che supera il 60 per cento di disoccupazione giovanile, questa è la stessa risposta alle vostre domande. Questo è stato possibile solo grazie alle scelte scellerate fatte dal sistema creato da questi partiti politici, che per anni hanno foraggiato con soldi pubblici, tutti – alcuni operatori di informazione, i sindacati – hanno comprato il consenso con il ricatto del lavoro, non con le idee. L'hanno semplicemente comprato. Allora, questa è la risposta, la risposta di un'opera inutile che viene foraggiata con soldi pubblici, gestita da un commissario e veniamo minacciati naturalmente ogni volta in maniera velata anche dalle autorità del posto, se una maggioranza parlamentare si è creata per un emendamento che sopprimeva il commissariamento e questi sono i risultati, i risultati di una provincia che è senza futuro. E anche i sindacati, CGIL, CISL e UIL, si sono subito fatti sentire quando abbiamo approvato quell'emendamento e dicevano che, siccome viene denunciato, in particolare per quanto attiene alla Pavoncelli-bis, che, oltre al danno economico per impegni già assunti di decine e decine di milioni di euro, il perdurare del blocco potrebbe dirottare le risorse verso l'Expo della Lombardia a Milano, allora si capisce più chiaramente che il «trofeo» tanto decantato dell'abolizione dei commissari con il famoso emendamento 5 Stelle e Lega Nord non ha niente a che vedere né con l'abolizione dei mastodontici stipendi dei commissari, tra l'altro inesistenti – questo è quello che dicono i sindacati – né con la tutela dell'ambiente, dove tra l'altro ribadiamo come sindacato che su problemi veri abbiano fatto da sempre una bandiera dentro e fuori i luoghi di lavoro.
  Altro giro altra corsa, cari sindacati, quindi. In Irpinia non c’è un posto di lavoro per nessuno e poi siete quelli che il lavoro dovreste difenderlo: dovreste difendere i diritti dei lavoratori e nulla avete detto durante la svendita di questi diritti, operata dal job act.
  L'Irisbus, che tante energie collettive assorbe, dovrebbe essere vista come il totem del fallimento di un sistema di sviluppo che ha curato solo l'interesse particolare e che vi vede corresponsabili.
  Dite che gli stipendi dei commissari non sono mastodontici: uno prende oltre 300 mila euro, magari, l'anno o 250 mila euro l'anno, un altro 150 mila euro l'anno. Quindi, io chiedo: quanti stipendi dei lavoratori che difendete dobbiamo sommare, per avere un solo stipendio di un commissario ? Sono pochi spicci ? Bene, con questi pochi spicci si potrebbe procedere alla bonifica dell'amianto del sito dell'ex Isochimica, che ha già ucciso più di dieci lavoratori. Pensateci, pensiamoci tutti qui, perché forse avete anche, tra l'altro, ragione: sono solo pochi spicci nelle tasche di qualcuno, ma dall'altro lato la morte di un territorio intero, dell'intero tessuto produttivo.
  Io dico solo che l'Irpinia, come l'Italia, ha bisogno di un cambio culturale, lo stesso di cui, appunto, tutta l'Italia ha bisogno e non soltanto l'Irpinia. Non possiamo più lasciare che il nostro consenso venga comprato. Una volta, negli opulenti anni Ottanta, quando sull'emergenza terremoto tutti hanno magnato (in senso Pag. 20geco, si intende) si ottenevano benefici a lungo termine: posti di lavoro nella pubblica amministrazione a tempo indeterminato (l'Alto Calore Spa è ancora un brillante esempio), finanziamenti alle aziende e così via. Ci è andata anche bene, ma purtroppo, nel lungo periodo, abbiamo perso.
  Oggi ci troviamo a parlare di una terra disperata e a volte senza speranza. Ci troviamo a parlare di una terra in crisi nera, in crisi di valori e di cultura, una terra individuata come sito per discariche, per parchi eolici selvaggi, dove passano tutti gli affari e tutto si svolge nell'ignoranza e nel silenzio, dove ogni porcheria è possibile, pur di un misero stipendio ad un giovane disperato. Il 60 per cento dei giovani in Irpinia non lavora: questo è il dato della disoccupazione. L'Irpinia ha bisogno di un cambio culturale per cui i diritti non siano più scambiati per favori e che punti sulla nostra vera ricchezza: sull'agricoltura, sul paesaggio, sulla cultura e sulla salvaguardia delle risorse naturali, non sullo sfruttamento; su uno sviluppo sostenibile, nel quale potremmo essere maestri; sulle piccole e medie imprese locali, che vengano finalmente messe a sistema per favorire il consumo. Dobbiamo andare alla bottega e comprare prodotti tipici e locali. Potremmo produrre tutto: abbiamo terra, tradizioni gastronomiche invidiabili in tutta Italia e nel mondo. Produciamo vini tra i più pregiati al mondo: il Fiano di Avellino, il Greco di Tufo, il Taurasi, formaggi unici. La terra è sempre stata la nostra ricchezza e su di essa dobbiamo puntare. Abbiamo decine di eventi turistici solo da comunicare. Serve investire nel marketing territoriale. I turisti di certo non verranno a vedere la galleria Pavoncelli-bis o la lattescenza del fiume Sele.
  Questo è il punto: andiamo ad investire su delle grandi opere che probabilmente hanno un'utilità comunque dubbia, invece di andare ad investire su quello che effettivamente potrebbe essere uno slancio di libertà, anche per quei giovani che vogliono investire nella loro terra, che ormai non ci sono più, si sono dovuti spostare, anche perché non abbiamo un'offerta culturale. Infatti, io penso anche che l'amministrazione pubblica debba solo agevolare e sostenere questo processo di sviluppo, differente, quindi creando soltanto i servizi adeguati; una rete di trasporto intelligente, non basata sul «più strade, più cemento, più auto, più benzina», ma sul «muoversi quando serve», su un ambiente sano e salvaguardato, su un nuovo sistema scolastico, basato sulla valorizzazione della propria identità e delle proprie arti e mestieri, abbandonando questo sogno capitalistico industriale che abbiamo visto quello che ha prodotto sul territorio: niente, ha distrutto sia l'Italia sia l'Irpinia.
  Quindi, insomma, siamo al cospetto di un grande cambiamento culturale e la sfida sarà quella di saperlo cogliere. Saperlo cogliere significa dare spazio ad un nuovo modello. Noi del MoVimento 5 Stelle ci saremo, a partire dalle proposte fatte in questo decreto, e promuoveremo tutti i meccanismi di democrazia diretta per far sì che ogni cittadino si senta parte di questa comunità, comunità irpina, comunità italiana.

  PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Zaratti. Ne ha facoltà.

  FILIBERTO ZARATTI. Signor Presidente, signor sottosegretario, colleghi e colleghe, oggi la Camera si trova ad esaminare la conversione del decreto-legge per la concessione di ulteriori proroghe dei commissariamenti nella realizzazione di importanti opere pubbliche. Il provvedimento in esame propone misure urgenti volte a consentire la prosecuzione delle attività finalizzate a rifronteggiare le situazioni di emergenza. Signor Presidente, ci sono aree e territori in questo Paese dove le emergenze non finiscono mai e per le quali si continua ad operare con misure eccezionali e straordinarie. Il ricorrere a continue deroghe, proroghe di emergenze e relativi commissariamenti indica, al di là del merito delle singole disposizioni, il perdurare di una complessa e duratura organizzazione extra ordinem a surroga di Pag. 21quella propria degli strumenti ordinari. Ricordiamo che proprio per cercare di mettere un primo freno al ricorso costante ai commissariamenti in nome delle emergenze, il decreto-legge n. 59 del 2012 in materia di protezione civile aveva espressamente stabilito che le gestioni commissariali che fossero già in corso non potessero essere prorogate e rinnovate, se non una sola volta, e, comunque, non oltre il 31 dicembre 2012. Ebbene, il provvedimento in esame continua a derogare ancora una volta a questa precisa disposizione. D'altro canto, da un rapido elenco delle gestioni commissariali prorogate, si evince quanto le opere in questione non abbiano un carattere davvero di emergenza. Si tratta di opere che in qualunque parte del mondo sarebbero interventi ordinari, gestiti con strumenti ordinari, come, per esempio, la proroga della gestione commissariale volta a superare la vulnerabilità sismica della galleria Pavoncelli e, quindi, a garantire l'approvvigionamento idrico della zona interessata che consente di servire un'utenza di oltre 1.300.000 utenti lucani e pugliesi. Se questa è un'emergenza, io credo che dovremmo ridefinire il concetto di emergenza. Oppure la proroga fino al 31 dicembre 2016 del commissario ad acta previsto dalla legge n. 289 del 2002 per la definitiva chiusura degli interventi infrastrutturali delle aree della Campania, della Basilicata, della Puglia e della Calabria colpite dagli eventi sismici del novembre 1980 e del febbraio 1981, in particolare per consentire il completamento dell'asse stradale Lioni-Grottaminarda. Se questa è un'emergenza, era un'emergenza trent'anni fa. Si proroga fino al 31 novembre 2014 il commissariamento relativo all'emergenza per il completamento e la gestione degli impianti di collettamento e depurazione di Acerra, Marcianise, Napoli Nord, Foce Regi Lagni, Cuma e dell'impianto di grigliatura e derivazione di Succivo nella regione Campania. In un Paese civile, le reti fognarie si fanno con strumenti ordinari. Si prorogano dal 31 luglio 2014 al 31 dicembre 2014 i termini di validità delle disposizioni previste con l'ordinanza del Presidente del Consiglio dei ministri che hanno, tra l'altro, nominato il capo del Dipartimento della protezione civile quale commissario delegato per lo stato di emergenza in relazione al naufragio della Costa Concordia.
  La deroga, reiterata e pluriennale, delle ordinarie competenze, spesso derivata dall'inefficacia dell'agire amministrativo delle amministrazioni locali e dall'inadeguatezza tecnica e finanziaria rispetto alla complessità dei problemi e dei compiti da svolgere, si pone in contrasto con lo spirito della riforma del Titolo V della Costituzione che ha delineato in modo inequivocabile un modello amministrativo basato sugli enti locali e sulla sussidiarietà. Si consolida la sfiducia nei confronti dell'amministrazione ordinaria e l'insinuarsi sempre più nei convincimenti generali della certezza che solo attraverso misure straordinarie e ricorrendo alla deroga delle norme, viste sempre più come impaccio, si possono garantire l'efficienza e l'efficacia degli interventi. Purtroppo così non è. Nella gestione dei rifiuti, ad esempio, l'istituto del commissariamento non ha mai portato alla velocizzazione dei procedimenti amministrativi necessari all'uscita dalle emergenze, ma quasi sempre all'assenza di forme di confronto democratico con le realtà locali e alla mancata applicazione delle norme di concorrenza nell'affidamento degli appalti, imponendo spesso anche, al di fuori delle norme di trasparenza imposte dalle normative comunitarie e nazionali, la realizzazione di impianti di grande impatto ambientale.
  Mi permetta, Presidente, di dire poi che tutti noi sogniamo un Paese normale, dove le opere pubbliche siano realizzate correttamente, senza il lievitare dei costi e nei tempi di realizzazione e dove un evento programmato da tempo come quello dell'Expo 2015 non abbia bisogno di carattere emergenziale per avere certezza di essere celebrato.
  Ma la gestione dei grandi eventi e delle grandi opere, equiparate di fatto alle calamità naturali ai fini dell'applicazione di procedure emergenziali e poteri straordinari, nella cronaca quotidiana di questo Pag. 22Paese troppo volte si è rivelata congeniale a meccanismi di corruzione e malaffare. Nei giorni scorsi ho sentito dire al Presidente del Consiglio che la corruzione dipende dai ladri e non dalle norme o dalle regole sugli appalti. Mi permetto, al di là dell'ovvietà di questa affermazione, di dubitare di quanto detto dal Presidente Renzi. Lo scandalo dell'Expo 2015 e quello, dai contorni ancora più terrificanti, del Mose e delle grandi opere, quale fabbrica di tangenti per politici, singoli e a gruppi, sede di spartizione della torta fra imprese protette e di moltiplicazione dei costi per i soliti contribuenti, dice che siamo esattamente fermi a venti anni fa. Ricordiamo tutti quella drammatica stagione. La reazione a tangentopoli si concretizzò in quella legge Merloni nel 1994 che doveva ridare chiarezza e rigore alla materia fangosa e opaca dell'edilizia e dei grandi lavori. Ma, subito dopo, quella buona legge, accusata di rigidità, comincia ad essere ammorbidita, devitalizzata, stravolta. Tutti i difetti strutturali del Mose e del suo general contractor, denunciati dallo stesso sindaco di Venezia Massimo Cacciari vengono immessi nella cosiddetta legge obiettivo Berlusconi-Lunardi, con il sostegno, diciamolo, delle maggiori imprese di questo Paese. E nel 2002, ancora peggio, fecero i decreti attuativi varati in funzione di una protezione civile diventata onnipresente e onnipotente. Tutti i maggiori appalti vengono assegnati con metodi discrezionali e con essi anche quelli minori, visto che i comuni possono appaltare a trattativa semplificata, senza una vera gara ad evidenza pubblica, lavori di importo fino a 500 mila euro, tanto che, nel 2011, l'inascoltata Autorità per la vigilanza sui contratti pubblici denuncia che il 28 per cento degli appalti pubblici è stato espletato senza gara per ben 28 miliardi di euro. E nel marzo scorso, poco prima che esplodesse il bubbone Expo 2015, il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, Maurizio Lupi, propone di riportare quell'Autorità dentro il suo Ministero. La colpa del malaffare è certamente di quanti rubano ma le condizioni per poterlo fare con maggiore facilità dipendono dal sistema delle regole e dei controlli che un Paese è in grado di darsi e di far rispettare. Il motto in voga è sempre quello: snellire, sburocratizzare, semplificare mentre intanto si continuano a reiterare senza fine gli stati emergenziali e i commissariamenti. Evochiamo modernità e innovazione mentre continuiamo a seguire pratiche vecchie e fallimentari. Questa è la vera riforma che serve al Paese: superare le condizioni di emergenza e straordinarietà quando questa non è più giustificabile e questo decreto-legge va esattamente nella direzione opposta. Dispiace dirlo ma per questo non possiamo votare favorevolmente alla sua conversione.

  PRESIDENTE. Non vi sono altri iscritti a parlare e pertanto dichiaro chiusa la discussione sulle linee generali.

(Repliche dei relatori e del Governo – A.C. 2447)

  PRESIDENTE. Prendo atto che i relatori e il rappresentante del Governo si riservano di intervenire nel prosieguo del dibattito.
  Il seguito del dibattito è rinviato ad altra seduta.

Discussione della mozione Palazzotto, Rizzo, Beni, Sberna ed altri n. 1-00344 concernente iniziative in ordine alla realizzazione del sistema di trasmissione satellitare denominato MUOS nella base militare di Niscemi (ore 15,33).

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione della mozione Palazzotto, Rizzo, Beni, Sberna ed altri n. 1-00344 concernente iniziative in ordine alla realizzazione del sistema di trasmissione satellitare denominato MUOS nella base militare di Niscemi (Vedi l'allegato A – Mozioni).
  Avverto che la ripartizione dei tempi riservati alla discussione è pubblicata in calce al resoconto stenografico della seduta del 18 giugno 2014.Pag. 23
  Avverto che è stata altresì presentata la mozione Dorina Bianchi e ad altri n. 1-00511 che, vertendo su materia analoga a quella trattata dalla mozione all'ordine del giorno, verrà svolta congiuntamente (Vedi l'allegato A – Mozioni). Il relativo testo è in distribuzione.

(Discussione sulle linee generali)

  PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione sulle linee generali delle mozioni.
  È iscritto a parlare il deputato Palazzotto, che illustrerà anche la sua mozione n. 1-00344. Ne ha facoltà.

  ERASMO PALAZZOTTO. Signor Presidente, la ringrazio signor sottosegretario per l'attenzione che vorrà prestare a questa discussione. La discussione che iniziamo oggi in quest'aula è tutt'altro che irrilevante.
  Questa mozione, infatti, non vuole aprire semplicemente una discussione su una singola installazione militare, ma ha l'ambizione di porre all'attenzione di questo Parlamento il modo in cui in questo Paese si affrontano le questioni relative alla sovranità territoriale del Paese e di porre davanti alle proprie responsabilità i rappresentanti di questa Camera. Ma prima di affrontare nel merito questa parte della discussione, mi permetta di partire dalla vicenda specifica e di fare una completa ricostruzione dei fatti, mettendo sul tavolo di questa discussione tutti gli aspetti che la complessa vicenda relativa alla costruzione del MUOS di Niscemi comporta per il nostro Paese e, nello specifico, per la Sicilia.
  Il MUOS, infatti, tecnicamente Mobile User Objective System, è un moderno sistema di radio telecomunicazioni satellitari ad altissima frequenza della marina militare statunitense. Sarà utilizzato per coordinare in maniera capillare tutti i sistemi militari statunitensi dislocati in ogni parte del globo e potenzialmente per guidare sistemi d'arma di ultima generazione quali gli aerei privi di pilota, i cosiddetti droni. Il MUOS comprenderà quattro impianti di stazione a terra, ognuno dei quali servirà uno dei quattro satelliti attivi, e saranno ubicati in Australia, nelle Hawaii, a Niscemi, a circa 60 chilometri dalla base di Sigonella, e in Virginia, in un sito non ben specificato.
  La stazione terrestre che doveva essere posta nell'area del Mediterraneo in un primo momento era prevista all'interno della base militare americana di Sigonella, ma, a seguito dei risultati di uno studio sull'impatto delle onde elettromagnetiche generate dalle antenne e commissionato dallo stesso Governo statunitense, il progetto è stato spostato a Niscemi. Nello specifico, fu elaborato un modello di verifica dei rischi di irradiazione sui sistemi d'armi, munizioni, propellenti ed esplosivi, ospitati nella base militare siciliana. Si prevedeva, infatti, l'immissione di fasci di onde elettromagnetiche di portata tale da interferire con le apparecchiature poste sugli aeromobili in volo in quella zona per i vicini aeroporti di Comiso e di Fontanarossa e, in loco, per quello militare di Sigonella. A seguito di questo studio, i vertici militari americani si convinsero a spostare la stazione MUOS da Sigonella a Niscemi, nella base NRTF-8, già all'epoca sotto il comando delle forze militari americane e sotto il comando di Sigonella.
  La base di Niscemi si trova all'interno della riserva naturale orientata denominata Sughereta di Niscemi che è stata istituita nel 1997 e inserita nella rete ecologica Natura 2000, come sito di importanza comunitaria, SIC. Questa si trova ad una distanza di circa 6 chilometri a sud-est del centro abitato di Niscemi e ad una distanza di circa due chilometri dai primi agglomerati edilizi. Ci sono prove fotografiche al vaglio anche della magistratura che dimostrano come, per la costruzione dell'installazione militare, sia stata completamente devastata una parte della riserva, in violazione di tutte le norme sulla tutela paesaggistica, e come, quindi, i nullaosta forniti dall'allora Governo regionale fossero illegittimi, perché in deroga a tali norme.Pag. 24
  A tutt'oggi non ci risulta che siano state richieste, né fornite le concessioni edilizie per la costruzione delle infrastrutture e che, al contrario di quanto da lei sostenuto qualche giorno fa nell'Aula del Senato durante la discussione di una analoga mozione, sarebbero invece necessarie, in quanto, alla disciplina per le installazioni militari della difesa italiana, non sono automaticamente assoggettabili le forze militari straniere. A tal proposito, giova far notare come le ditte utilizzate dal Governo statunitense per la costruzione delle infrastrutture relative al MUOS siano prive di certificazione antimafia, come invece richiederebbe la normativa italiana se si trattasse di opere relative alla difesa italiana.
  Nel 2009 diverse forze della società civile, molti cittadini di Niscemi, hanno dato vita ai primi comitati No MUOS, preoccupati in primo luogo delle conseguenze che l'installazione militare potesse avere sulla salute dei cittadini di Niscemi. Tali preoccupazioni venivano avvalorate, in primo luogo, dalla decisione di spostare l'installazione del MUOS da Sigonella a Niscemi, ritenendo che, se le onde elettromagnetiche potevano interferire con i sistemi d'arma presenti nella base di Sigonella e con le apparecchiature degli aerei civili in volo su Comiso e Fontanarossa, avrebbero sicuramente avuto degli effetti devastanti sulla salute dei cittadini. Ad oggi, non ci sono studi scientifici che dimostrino chiaramente che le onde elettromagnetiche abbiano un effetto diretto sulla salute degli esseri umani, ma non ve ne sono, però, neppure, che possano escludere che tali onde non incidano sulla nascita di malformazioni neonatali, sulla diffusione di malattie tumorali, neoplasie e leucemie che spesso si sono verificate in vicinanza di installazioni di tale natura.
  Il 5 febbraio del 2013 il Governo regionale siciliano, appellandosi al principio di precauzione di cui all'articolo 191 del trattato europeo, aveva, infatti, revocato l'autorizzazione dell'installazione e subordinato un'eventuale nuova autorizzazione ad uno studio che l'Istituto superiore di sanità avrebbe effettuato congiuntamente ad alcuni consulenti della regione siciliana stessa, tra cui il professor Massimo Zucchetti del politecnico di Torino e autore, tra l'altro, insieme al professor Corrado, di uno studio sull'impatto delle onde elettromagnetiche prodotte dal MUOS sulla popolazione di Niscemi, in cui si affermava che, in caso di errore di puntamento dovuto ad incidente o malfunzionamento, è associato il rischio di irraggiamento accidentale di persone che, entro un raggio di 20 chilometri, potrebbero subire gravi danni e irreversibili anche per brevi esposizioni e che a tale rischio è esposta l'intera popolazione di Niscemi.
  Il 20 aprile dello stesso anno il Ministero della difesa ha impugnato con ricorso al TAR di Palermo la stessa delibera di giunta regionale con la quale era stata revocata l'autorizzazione, chiedendone l'annullamento previa sospensione cautelare, nonché il ristoro dei danni conseguenti quantificati in 25 mila euro al giorno. Sorvolando sulle motivazioni addotte dall'allora Ministro della difesa sul presunto interesse del Governo italiano all'istallazione MUOS su cui poi torneremo, come opera strategica per il Governo italiano, è sull'opportunità di potere agire nei confronti della regione siciliana che nasce qualche perplessità, soprattutto relativamente a quello che poi successivamente si è scoperto essere il parere dell'Istituto superiore di sanità rispetto all'impatto che il MUOS poteva avere sui cittadini di Niscemi.
  Proprio sul punto relativo alla salute, mi preme ripetere in quest'Aula quelle che sono le conclusioni del parere dell'Istituto superiore di sanità che, a differenza di quanto molte volte affermato anche in quest'Aula del Parlamento, non escludono un rischio per la salute dei cittadini, ma danno un quadro ben preciso ed ovvio che è stato, purtroppo, spesso interpretato a seconda delle opportunità. Quello studio dice che il profilo di salute della popolazione del comune di Niscemi, basato sull'analisi sia della mortalità che dell'ospedalizzazione, presenta un quadro critico Pag. 25degno di attenzione che, per molteplici aspetti, risulta sovrapponibile a quello del comune vicino di Gela.
  Le cause selezionate da questa analisi sono numerose e molte di esse sono strettamente connesse a documentate fonti di esposizione ambientale.
  Nello specifico, l'Istituto superiore di sanità precisa che il comune di Niscemi è già sottoposto ampiamente a cause di esposizioni ambientali che hanno inciso sulla salute e sulla diffusione di quelle malattie di cui prima sulla popolazione di Niscemi e che, pur non essendoci, sulla base dei dati forniti dalle Forze militari americane, nessun elemento che lasci presagire o immaginare che ci possano essere degli effetti aggravanti, dice – testuali parole – alla fine del suo parere che: in tali condizioni è opportuno disporre di uno specifico sistema di sorveglianza e epidemiologico dello stato di salute delle persone residenti in quel luogo al fine di poter rilevare eventuali variazioni di frequenza di patologie e fornire dati tempestivi alla popolazione residente.
  La presenza nella popolazione di Niscemi di una componente per età giovanile più accentuata che nell'intera regione richiede particolare attenzione e cautela, in linea anche con la dichiarazione finale della quinta conferenza ministeriale europea su ambiente e salute e secondo l'Organizzazione mondiale della sanità, dove afferma che c’è un'evidenza diretta che i bambini sono più suscettibili degli adulti ad almeno alcuni cancerogeni, incluse alcune sostanze chimiche e varie forme di radiazione.
  Nello specifico, la mozione di oggi interviene su un altro tipo di fattore e non solo sulle questioni legate alla salute dei cittadini, ma mi premeva in questa discussione immettere questo elemento, che è uno degli elementi centrali che riguarda la scelta del Governo italiano di autorizzare la costruzione di un'istallazione come quella del MUOS.
  Ma nello specifico la nostra mozione si incentra sull'articolo 80 della Costituzione, che prevede che i trattati internazionali di natura politica debbano essere autorizzati dalle Camere con apposita legge di ratifica ed il sito di Niscemi è regolato da un accordo sottoscritto il 6 aprile tra il nostro Governo e il Governo degli Stati Uniti d'America, anzi nello specifico a sottoscrivere erano degli esponenti delle Forze armate italiane e non esponenti diretti del nostro Governo.
  L'Accordo, che prevede una serie di statuizioni, prevalentemente tecniche, relative alle infrastrutture in forza alle Forze armate statunitensi nella sede di Sigonella, specifica, nell'allegato 1, che il sito di Niscemi è tra quelli da considerarsi a uso esclusivo delle Forze armate statunitensi, e non un sito NATO, come lei impropriamente aveva affermato, sempre nella discussione del Senato di qualche giorno fa. Questo fa il paio con altre affermazioni, di cui non si ha alcun riscontro, fatte dal Governo a proposto del MUOS, come quella che avrebbe legittimato, in qualche modo, il Governo ad intervenire contro la regione siciliana a proposito della revoca delle autorizzazioni date.
  Ma voglio tornare a quello che è il ruolo e la funzione di questo Parlamento e a quello che dicevamo all'inizio di questa discussione, ovvero qual è la funzione di un Parlamento relativamente alla sovranità territoriale del proprio Paese e, soprattutto, se è questo Parlamento che deve discutere e indirizzare anche il Governo relativamente al ruolo strategico che l'Italia avrà nei futuri scenari di guerra, soprattutto con quello che sta accadendo oggi nel mondo.
  Penso che noi abbiamo da fare una discussione abbastanza ampia: il MUOS ci offre l'opportunità per aprire questa discussione. La base militare di Niscemi, come dicevo prima, è una base a uso esclusivo delle Forze armate americane. Il MUOS è un sistema su cui gli Stati Uniti hanno investito moltissimo, che entrerà in funzione, verosimilmente, a novembre, quando è previsto il lancio dei satelliti, e che serve a coordinare tutte le forze sul territorio globale degli Stati Uniti d'America.
  Senza una sola di quelle antenne, quel sistema non può funzionare. Noi ci chiediamo, Pag. 26se quella è una base americana e quello è un sistema che può veicolare anche sistemi d'armi americani, cosa potrebbe accadere qualora l'Italia si trovasse a dover negare l'uso, per esempio, delle basi militari sul nostro territorio in caso di conflitto e quella infrastruttura, invece, venisse utilizzata dentro un conflitto di cui l'Italia non vuole far parte.
  Penso che questo sia un tema che dobbiamo affrontare. Noi abbiamo, in questo momento, una situazione internazionale particolarmente complicata e ci troviamo, molto spesso, ad avere avuto, in questo Parlamento, ma anche in molte dichiarazioni pubbliche, Ministri del nostro Governo – più di uno – che hanno definito, proprio in virtù di questa delicata situazione, soprattutto sul fronte sud dell'Europa e sulla sponda del Mediterraneo, la Sicilia un punto cruciale, tanto da essere definita nuovo Checkpoint Charlie del nuovo millennio o, a volte, anche una piattaforma militare nel Mediterraneo, strategica per futuribili conflitti e scenari di guerra.
  Penso che queste siano affermazioni intollerabili. È intollerabile che un Governo, qualunque esso sia, nel silenzio anche, purtroppo, delle istituzioni regionali della mia terra, perché io sono siciliano, possa definire una porzione del suo territorio, un pezzo della nazione italiana, dove vivono circa cinque milioni di cittadini italiani, una piattaforma militare, e sottoponga il popolo siciliano a un'esposizione di tale natura senza che ne sia stato informato e che ne abbia discusso questo Parlamento.
  Tutte le installazioni militari – la Sicilia è uno dei territori a più ampia densità e, soprattutto, è sottoposto a una forte militarizzazione – hanno un impatto sicuramente sulla salute, come abbiamo visto relativamente al MUOS, ma hanno anche un impatto economico, sociale e politico, e, soprattutto, espongono quelle porzioni di territorio ad essere anche possibile obiettivo sensibile in nuove fasi di guerra, anche nel caso in cui, come abbiamo visto, l'Italia, magari, non venga coinvolta, perché, se oggi volessi colpire il sistema di comunicazioni satellitari degli Stati Uniti, la Sicilia e la base di Niscemi sarebbero sicuramente un obiettivo sensibile. E allora noi vorremmo riportare la discussione nel luogo dove si esercita la sovranità popolare, che è il Parlamento.
  Il testo di questa mozione – e vado a concludere – chiede esattamente questo, cioè noi chiediamo al Governo di sospendere gli accordi e la relativa installazione del MUOS di Niscemi, in attesa che questo Parlamento possa discutere di quali sono le controindicazioni e di quali sono gli effetti che produrrà un processo di militarizzazione di quel tipo, in attesa che si possa assumere la responsabilità davanti ai cittadini italiani e davanti ai cittadini siciliani.
  Lo dico soprattutto ai miei colleghi siciliani che dovranno – io mi auguro – assumersi la responsabilità delle loro scelte, a partire dal voto di questa mozione. Ma questa mozione non impegna questo Governo a non costruire più installazioni militari. Questa mozione impegna questo Governo a fare discutere il Parlamento, che è il luogo dove si esercita la sovranità popolare nel nostro Paese secondo la nostra Carta costituzionale. Così come previsto dall'articolo 80 della nostra Costituzione, impegna questo Parlamento a discutere ed assumersi le proprie responsabilità.

  PRESIDENTE. È iscritta a parlare la deputata Grillo. Ne ha facoltà.

  GIULIA GRILLO. Signor Presidente, gentili colleghi, sottosegretario, ebbene, dopo sei anni, dal 2006 ovvero dalla data di stipula di quest'accordo, finalmente, nel 2014 – scusate, otto anni –, il Parlamento viene interpellato su una materia così delicata. Questo avviene non per caso, ma perché tutto questo iter è stato caratterizzato da una serie di anomalie, per non dire da una serie di violazioni. E vediamole nel dettaglio.
  Il 21 dicembre 2012 il TAR di Palermo, a seguito di alcuni ricorsi, fatti anche tra l'altro dal comune di Niscemi, nominava Pag. 27un verificatore, nella persona del professore D'Amore dell'università «La Sapienza», per conoscere: quali siano la consistenza e gli effetti delle emissioni elettromagnetiche generate dall'impianto MUOS e se tali emissioni siano o meno conformi alla normativa nazionale e regionale in materia di tutela delle esposizioni elettromagnetiche. Ciò vuol dire che le precedenti autorizzazioni erano state date senza avere acquisito queste informazioni.
  Il 29 marzo 2013, in un momento di illuminazione, il presidente della regione siciliana Crocetta, grazie al pressing del MoVimento 5 Stelle, si convinceva a revocare queste autorizzazioni e il coraggiosissimo Ministero della difesa, tutelando non si sa quale interesse legittimo, proponeva ricorso. E, caro Ministero della difesa, poiché, secondo l'allegato 1 dell'accordo sottoscritto, il sito di Niscemi è tra quelli classificati a finanziamento degli USA e di uso esclusivo degli USA, non c'era nessuno specifico interesse del Ministero della difesa nell'impugnare la revoca della regione siciliana.
  Il 27 giugno 2013 il professor D'Amore diceva, concludendo – udite –, che tutti gli studi e i dati posti a base delle autorizzazioni regionali sono erronei ed inattendibili, sottolineando che non sono stati adeguatamente valutati i rischi per la popolazione e per le interferenze strumentali con i vicini aeroporti. Quisquilie.
  Il 9 luglio 2013 il TAR di Palermo, grazie a Dio, rigettava la vostra domanda di sospensiva. Poi, però, cos’è successo ? Avete fatto questo bel tavolo di lavoro con il Ministero della salute ed è venuta fuori una relazione che ora criticheremo puntualmente e, in base a questa relazione, il presidente Crocetta regrediva da quel grande momento di illuminazione e diventava il revocatore delle revoche di se stesso.
  Abbiamo già detto che tutto quello che avete fatto è in palese contrasto con gli articoli 87 e 80 della Costituzione, ma diciamo anche che viola il principio di precauzione, che vi spiego che cos’è, perché evidentemente lo ignorate. Il principio di precauzione è un principio generale che fa parte della normativa italiana, non stiamo parlando degli UFO. Il principio di precauzione è il principio generale del diritto comunitario che fa obbligo alle autorità competenti di adottare provvedimenti appropriati al fine di prevenire taluni rischi potenziali (potenziali, non solo attuali !) per la sanità pubblica, per la sicurezza e per l'ambiente, facendo prevalere le esigenze connesse alla protezione di tali interessi sugli interessi economici, che in questo caso non sono neanche economici (ancora stiamo cercando di capire quali siano questi interessi).
  Io lascerò poi agli atti di questo Parlamento, affinché non si dica che voi non sapevate, anche che cosa sono e quali sono gli effetti biologici dei campi elettromagnetici.
  C’è una letteratura scientifica molto recente secondo cui gli effetti biologici e sanitari delle radiazioni elettromagnetiche, sia a frequenza bassa che alta e altissima frequenza, sono chiaramente noti e si verificano anche a livelli molto bassi. Ci sono «solamente» 4 mila studi sperimentali che dimostrano rischi di conseguenze genotossiche, cancerogene e neurodegenerative a lungo termine, danni al singolo e doppio filamento del DNA, aberrazioni cromosomiche, danni ai micronuclei, scambi di cromatidi, alterazioni o perdita dei processi di riparazione del danno al DNA; interferiscono con i processi normali del corpo, impediscono al corpo di riparare il DNA danneggiato, producono squilibri del sistema immunitario, interruzioni metaboliche e minore resistenza alle malattie attraverso molteplici vie. Vi lascio anche la bibliografia, cari colleghi, cosicché un giorno non si possa parlare solo di colpa nei vostri confronti, ma anche di dolo, ovviamente, perché siete stati informati.
  A proposito degli effetti biologici delle radiazioni elettromagnetiche, io voglio far notare come ci sia un punto, nella relazione dell'Istituto superiore di sanità (pagine 5 e 6), che è fortemente manipolativo, ai limiti del falso ideologico. Infatti, loro scrivono che nel 2011 l'International Pag. 28Agency for Research on Cancer, la IARC, ha valutato il potenziato rischio cancerogeno associato all'esposizione ai campi elettromagnetici a radiofrequenza, classificando i campi elettromagnetici a radiofrequenza come possibilmente cancerogeni per l'uomo, inserendoli così nel gruppo 2B del sistema di classificazione IARC. Omettono, però, poi, continuando, a pagina 6, di dire che questi quattro gruppi comprendono anche il gruppo 3 (che sono agenti non classificabili) e il gruppo 4 (agenti probabilmente non cancerogeni per l'uomo). Quindi, se volevamo stare tranquilli da cittadini, probabilmente dovevano essere nel gruppo 4, ma, ancora ancora, nel gruppo 3. Certo, l'Istituto superiore di sanità non può farci pensare che noi dobbiamo stare sereni solamente perché sono nel gruppo 2B e questo per chiarire che l'Istituto superiore di sanità dovrebbe difendere la salute dei cittadini.
  E sempre sull'Istituto superiore di sanità, abbiamo dei punti critici da fare rilevare sulla base non di quattro amici al bar, ma sulla base di relazioni fatte da professori: Mario Palermo, Zucchetti, Cottone, Coraddu, Lombardo, eccetera. Innanzitutto, va detto che nella relazione dell'Istituto superiore di sanità, non si sa per quale arcano motivo, hanno fatto riferimento non alle norme italiane, ma a norme internazionali. Il ricorso ad altre norme – scrivono i professori – estranee al quadro normativo italiano e, in particolare, i riferimenti alle linee guida ICNIRP 1998, alla raccomandazione dell'UE (valori di attenzione) 1999/512/CE, al rapporto EPA 520/1-85-14 del 1986, possono essere un adeguato complemento, ma non possono essere assunte come riferimento principale, relegando la normativa italiana, che è basata su precisi e affidabili fondamenti scientifici, in secondo piano.
  Dicono ancora che particolari cautele vanno adottate nella scelta dei dati da utilizzare per l'analisi delle emissioni del MUOS, specie – attenzione ! – in seguito al fatto che l'ambasciata USA, tramite il Ministero della difesa italiano, qui presente, ha fornito all'Istituto superiore di sanità una versione del progetto manipolata e difforme da quella depositata al momento della richiesta di autorizzazione del 2006, cioè: gli Stati Uniti fanno quello che vogliono e noi, genuflessi, glielo facciamo fare, questo è ovvio.
  Dicono ancora i professori che le eventuali future emissioni dovute agli impianti MUOS si devono sommare a quelle dell'attuale impianto NRTF, per cui è richiesta un'accurata valutazione preliminare delle attuali emissioni, da effettuarsi ai sensi del codice delle comunicazioni elettroniche, che non è stato mai considerato (articolo 87, commi 1 e 3, allegato 13, modello A, del decreto legislativo 1o agosto 2003, n. 259).
  Le considerazioni svolte a questo proposito nella relazione dell'Istituto superiore di sanità, al paragrafo 1.6, sono eccessivamente semplificate, oltre che parziali. Infatti, non tengono in alcun conto i rilievi effettuati da ARPA Sicilia. Questo è un altro vulnus: la relazione dell'Istituto superiore di sanità non ha tenuto conto di cinque anni di rilievi fatti dall'ARPA Sicilia in cui più volte sono stati trovati valori delle radiazioni elettromagnetiche superiori al valore massimo consentito. Non è possibile accettare questo: state violando anche l'articolo 32 della Costituzione...

  PRESIDENTE. Si rivolga alla Presidenza, per favore.

  GIULIA GRILLO. I valori di campo stimati in via approssimativa lungo l'asse principale del MUOS superano i limiti di sicurezza per gli effetti acuti già per distanze inferiori a 17 chilometri, seguendo le procedure descritte nelle norme CEI e indicano come il limite di esposizione previsto dalla normativa italiana possa essere superato di oltre quattro volte a distanze inferiori. Questa volta, la relazione dell'Istituto superiore di sanità ci dà atto che un errore di puntamento delle parabole è un evento da prendere seriamente in esame, anche in considerazione del fatto che il comune di Niscemi si trova in una zona, tra l'altro, ad alto rischio sismico.Pag. 29
  Ancora, diciamo che la relazione tecnica di ISPRA, che è stata il fondamento su cui gli esperti dell'Istituto superiore di sanità si sono espressi, può essere considerata come un rapporto preliminare relativo alla fase iniziale dello studio, utile per raccogliere elementi necessari per le fasi successive. Infatti, non è stato prodotto un modello previsionale dell'irraggiamento prodotto, previsto dalla normativa e assolutamente indispensabile anche solo per interpretare i risultati delle misure. Un tale modello risulta al momento di difficile elaborazione, anche perché le informazioni relative al numero e alle modalità di funzionamento delle sorgenti attualmente presenti all'interno della base NRTF di Niscemi sono state fornite in modo incoerente. Inoltre, le condizioni prescelte per le misurazioni non risultano adeguate al caso: non sembra siano state rispettate le condizioni di massima emissione possibile previste sempre dalla normativa per queste verifiche e i punti di misura prescelti sono in numero troppo ridotto e non comprendono le zone di massimo irraggiamento precedentemente individuate; oltretutto, la procedura prescelta non consente un confronto semplice e diretto con le misure di ARPAS, cosa che, invece, sarebbe di grande utilità.

  PRESIDENTE. La invito a concludere.

  GIULIA GRILLO. Concludo, perché lascio tutto questo al resoconto parlamentare, affinché non si dica che non si sappia e che non si è discusso di questa materia. Questa è una materia che va discussa in questo Parlamento, perché ci sono troppi dati e troppe considerazioni che vanno fatte nella tutela dell'interesse dei cittadini italiani, che è quello per cui noi siamo chiamati qui a lavorare oggi. Quest'opera, il MUOS, è un'opera che non serve ai cittadini siciliani, non serve ai cittadini italiani; è fatta in spregio a tutte le regole amministrative, di buonsenso, del principio di precauzione, costituzionali; è fatta in una zona ad alto rischio ambientale, a rischio sismico, già inserita come zona ad alto rischio ambientale, con percentuali di tumori, di mieloma multiplo, signori. Non è allegro ammalarsi di mieloma multiplo e sapere che te lo causa l'ambiente in cui vivi, perché ci sono degli amministratori politici che non fanno il proprio dovere. Il MUOS non s'ha da fare (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Collega Grillo, chiede che la Presidenza autorizzi la pubblicazione in calce al resoconto della seduta odierna della parte del suo intervento che ha richiamato e che consegna ?

  GIULIA GRILLO. Si, Signor Presidente (La Presidenza lo consente, sulla base dei criteri costantemente seguiti).

  PRESIDENTE. È iscritta a parlare la collega Cancelleri. Ne ha facoltà.

  AZZURRA PIA MARIA CANCELLERI. Signor Presidente, oggi in quest'Aula parliamo di un'importantissima mozione che racchiude in sé un tema che riguarda da vicino i cittadini italiani che in quest'ultima campagna elettorale è stato molto utilizzato: la speranza. Oggi discutiamo del MUOS. Potrei darvi la definizione ufficiale di cosa è il MUOS – la trovate, tra l'altro, nella mozione –, ma preferisco darvi quella mia, quella del MoVimento 5 Stelle, quella condivisa da molti cittadini.
  Il MUOS è un abominevole gruppo di antenne piantato in una sughereta ormai rovinata, vicina al centro abitato, che servirà agli americani per scopi bellici. A noi basta questo scenario per cercare di trovare una soluzione che ponga la parola «fine» a questo scempio, ma abbiamo il sospetto che a qualche partito e al Governo questo non basti. Per questo motivo, ho pensato di elencare i motivi del «no» al MUOS e anche quelli del «sì». Vi annuncio già da subito che i primi sono più numerosi e corposi dei secondi e, anche per questo motivo, se io fossi uno di quei deputati che, domani o, quando voteremo, per indicazione del proprio partito dovrà votare «no», mi farei delle domande.Pag. 30
  Passiamo a quest'analisi. I motivi del «no». Il primo: il procedimento di autorizzazione è illegittimo. Ripercorriamo, infatti, i passaggi. I comitati «No MUOS» esprimono delle preoccupazioni; in data 21 dicembre 2012, la sezione I del TAR di Palermo dispone con ordinanza la nomina di un verificatore – che è il preside della facoltà di ingegneria di Roma «La Sapienza» – che dichiari quali sono la consistenza e gli effetti delle emissioni elettromagnetiche generate dall'impianto MUOS e se tali emissioni siano o meno conformi alla normativa nazionale e regionale.
  Tale verificazione ha confermato che tutti gli studi e i dati posti alla base delle autorizzazioni regionali sono erronei ed inattendibili, sottolineando che non sono stati adeguatamente valutati i rischi per la popolazione e le interferenze strumentali con i vicini aeroporti. Mentre risulta certo l'impatto ambientale negativo legato alle onde elettromagnetiche emesse dall'impianto, la Regione siciliana, con atti del 29 marzo 2013, revoca le autorizzazioni ambientali rilasciate per la realizzazione del MUOS, grazie al lavoro svolto dalla Commissione ambiente presieduta dal nostro deputato Giampiero Trizzino.
  Cosa succede a questo punto ? Che il Ministero della difesa, con due distinti ricorsi innanzi al TAR di Palermo, chiede l'annullamento della revoca, previa sospensione. Il TAR rigetta la domanda di sospensiva ritenendo che vi fossero seri dubbi sulla nocività dell'impianto per la salute pubblica, per l'ambiente e per la sicurezza del traffico aereo dei vicini aeroporti.
  E cosa succede nuovamente ? Che sempre il Ministro della difesa impugna questi atti di fronte al Consiglio di giustizia amministrativa per la Regione siciliana, il quale fissava per la discussione la camera di consiglio del 25 luglio 2013. Magicamente, signor Presidente, il 24 luglio 2013 succede una cosa gravissima, tanto grave quanto assurda: interviene la revoca dei provvedimenti di revoca del 29 marzo 2013 ad opera della Regione siciliana in forza di un procedimento concordato con il Ministero della difesa, che subordinava la ripresa dei lavori di realizzazione del MUOS al parere positivo di una commissione formata dall'Istituto superiore di sanità. Praticamente il presidente Crocetta, del PD, dopo aver condotto tutta la campagna elettorale regionale a fianco dei comitati «no MUOS» e a loro sostegno, durante la campagna elettorale, guarda caso, per il rinnovo di alcuni consigli comunali delle città siciliane, collabora col MoVimento 5 stelle, ottiene e firma la revoca e poi magicamente, finita la campagna elettorale, revoca se stesso, fa la revoca della revoca. Giusto, perché le elezioni future erano lontane e quindi poteva risponderne ai cittadini dopo molto tempo.
  Altri motivi: non si tutela la salute dei cittadini, si va contro l'articolo 36 della Costituzione (invito a leggere il comunicato stampa dell'Istituto superiore di sanità) è stata rovinata una sughereta, che era un'area SIC di interesse comunitario; è un'area a rischio ambientale, come ha detto anche la mia collega, ad alto rischio sismico e che andrebbe bonificata: Niscemi si trova tra il petrolchimico di Gela e quello di Priolo. Concludo: l'area è ad esclusivo utilizzo degli USA, non è NATO, non c’è stato nessun passaggio parlamentare e ultimo, ma non per importanza, ma solo per dargli più risonanza, non la vogliono i cittadini siciliani.
  Motivi del si: questo è un accordo internazionale, quindi tale accordo, o motivi oscuri che non conosciamo, valgono più di tutti i motivi che vi ho citato. È un paese al contrario, signor Presidente, dove il Ministro della giustizia, che deve rappresentare il popolo, va contro il popolo, va contro la scelta di un rappresentante del popolo...

  PRESIDENTE. Ha esaurito il tempo.

  AZZURRA PIA MARIA CANCELLERI. ... si, concludo, dicevo è un paese al contrario e mi ricollego al tema iniziale, che è quello della speranza: non lasciamolo uno slogan, facciamolo diventare una realtà e diamo un parere positivo a questa Pag. 31mozione e votiamola tutti allo stesso modo, favorevolmente.

  PRESIDENTE. È iscritta a parlare la collega Mannino. Ne ha facoltà.

  CLAUDIA MANNINO. Signor Presidente, prima di parlare di questa mozione bisogna fare un passo indietro. La scorsa settimana il Senato ha approvato un ordine del giorno sul MUOS di Niscemi proposto dai senatori della maggioranza. Vorrei però partire proprio da questo atto per ragionare insieme a quest'Assemblea sulla contraddittorietà delle scelte politiche finora prese sulla questione MUOS e sulla distanza siderale che troppo spesso esiste tra le parole e i fatti.
  Nell'ordine del giorno si impegna il Governo a: rispondere alle preoccupazioni espresse dai cittadini; ad accelerare l'adozione di un sistema di monitoraggio dei campi elettromagnetici; a prevedere misure di compensazione in caso di danni accertati alla popolazione; a prevedere un'immediata sospensione del sistema ove dal monitoraggio emergessero risultati nocivi per la popolazione; infine, a presentare al Parlamento una relazione annuale. Mi viene da dire: ma di cosa stiamo parlando ? Di cosa stiamo parlando sì, perché già da quanto vi ho detto si capisce tutta l'assurdità dell'affare MUOS.
  Ma voglio procedere per punti, cercando di dare un'analisi razionale ai fatti. Il Governo deve rispondere alla preoccupazioni espresse dai cittadini. Sembra una frase meravigliosa. Da anni i cittadini siciliani, e in particolare quelli di Niscemi, manifestano – e lo voglio dire chiaramente – pacificamente, democraticamente e con valide argomentazioni, anche tecniche, il proprio dissenso rispetto all'installazione del MUOS. Vi ricordo che si tratta di un territorio che è già stato martoriato da assurde scelte di politica industriale e che da oltre un decennio rientra nei siti di interesse nazionale, senza che la tragica situazione sanitaria e ambientale sia migliorata, nonostante i milioni di euro spesi (ma questo è un altro argomento). Questo non lo dico io, parlamentare di opposizione, ma l'ultima relazione sui SIN fatta dalla Commissione parlamentare competente.
  Dovremmo aprire qui un altro capitolo, quello dei cittadini siciliani tanto richiamati quando si parla di questione meridionale. Questi cittadini non hanno mai avuto un momento di coinvolgimento nel processo decisionale e autorizzativo relativo al MUOS e, cosa peggiore, non hanno avuto e ad oggi non hanno, informazioni chiare, tecniche, univoche e trasparenti su quello che accade a pochi metri dalle loro case. In realtà mi correggo, rettifico. Gli unici momenti istituzionali di ascolto, confronto, coinvolgimento e chiarimento sono stati promossi proprio dal MoVimento 5 Stelle, con delle audizioni che si sono tenute, sin dall'inizio del 2013, presso la Commissione ambiente dell'Assemblea regionale siciliana, presieduta dal nostro deputato Giampiero Trizzino, che ha svolto la prima seduta fuori sede a Niscemi.
  Il MUOS è già installato e funzionante e la politica ora, dopo, sempre dopo, dopo che avvengono le cose, si interesserebbe di rispondere alle preoccupazioni dei cittadini ? Dopo che è rimasta sorda al grido disperato delle mamme di Niscemi, sconvolte per lo stato nel quale si trovano i luoghi in cui vivono i loro figli. Queste domande non meritano una risposta ? Non l'hanno meritata fino ad oggi; vediamo nei prossimi giorni cosa succederà.
  Ma passiamo a un altro punto approvato al Senato: si impegna il Governo ad accelerare l'adozione di un sistema di monitoraggio e a prevedere l'immediata sospensione delle attività del MUOS qualora emergessero risultati nocivi per la popolazione. Penso che ce ne rendiamo tutti conto, ma voglio sottolineare che questa frase, scritta e approvata dalla maggioranza, è una dichiarazione di consapevolezza, una candida confessione di come il MUOS sia stato autorizzato e sia funzionante in spregio alle normative europee e nazionali e al buon senso stesso. Nella nostra normativa esistono parole bellissime che, però, raramente hanno, per la classe politica, un significato reale a cui Pag. 32attenersi. Una di queste è il principio di precauzione, il che significherebbe che non si può autorizzare nulla fino a quando non si abbia consapevolezza degli effetti nocivi di un intervento di questo tipo. Invece, il MUOS è già lì, attivo e installato e noi, secondo quello che dichiara la maggioranza al Senato, a posteriori dovremmo cominciare ad effettuare il monitoraggio costante e a valutare gli effetti potenzialmente negativi per la salute e per l'ambiente.
  E se dal monitoraggio, come è prevedibile immaginare, emergesse che il MUOS ha effetti nocivi per la salute della popolazione, voglio sapere adesso chi, di coloro che voteranno contro questa mozione, si recheranno a Niscemi, a dire a quelle famiglie, guardandole in faccia: «Scusate ci siamo sbagliati. Il MUOS fa male. Ecco qui a voi un obolo per la compensazione». Insomma, malati e infelici, ma con qualche migliaio di euro in tasca. Questa è la prospettiva che questo Parlamento sta offrendo in questo momento a circa 30 mila siciliani e nessuno di noi potrà dire che non lo sapeva.
  Le carte ci sono e parlano chiaro: tutti gli studi lasciano emergere i rischi potenziali per la popolazione di Niscemi derivanti dalla costruzione del MUOS nonché la necessità di ben più approfondite indagini sul concreto impatto di tale installazione.
  Solo il parere dell'Istituto superiore di sanità sembra, ad una prima lettura, affermare che «non sono prevedibili rischi dovuti agli effetti noti dei campi elettromagnetici». Ed è sulla base di questa unica nota che il presidente Crocetta ha fatto marcia indietro, intimata dall'allora Ministro della difesa Mario Mauro. Eppure l'assoluta inadeguatezza di tale parere – non si tratta neanche di un vero studio – è ammessa dallo stesso Istituto superiore di sanità, quando afferma e scrive nel documento che questo si basa su valutazioni meramente teoriche, per di più utilizzando esclusivamente i dati forniti dall'Ambasciata USA. Quindi noi cosa stiamo facendo ? Basiamo la nostra decisione sulla salute di decine di migliaia di cittadini italiani su dati forniti da chi chiede l'autorizzazione ? Ma le parole «conflitto di interesse» che significato hanno ?
  Per non parlare del fatto che adesso si invita il Governo a relazionare annualmente al Parlamento dopo che il Parlamento stesso è stato privato delle sue prerogative costituzionali previste dagli articoli 80 e 87 con la stessa autorizzazione del MUOS che non è mai stata discussa né concordata in queste Aule, ma decisa dall'allora Ministro La Russa.
  Insomma, anche in questo caso un inutile tentativo che non altera la sostanza dei fatti: il MUOS si è deciso di farlo per fare un inciucio con gli USA, in barba a tutte le normative ambientali, sanitarie e alle procedure previste dalla Costituzione stessa. E l'unica contro-argomentazione che viene usata è che ce lo chiede la NATO. C’è sempre qualcuno che ce lo chiede, qualche esigenza di «real politik» alla quale dobbiamo sottostare, l'interesse dei cittadini e il loro pensiero sono sempre un contorno. Non sia mai che i cittadini siano veramente coinvolti nei processi decisionali. Eppure la Costituzione parla chiaro.
  E con questo ci colleghiamo alla nostra mozione, una mozione che ci auguriamo venga votata favorevolmente da questo ramo del Parlamento, a prescindere da quello che si è votato al Senato, non perché la propone una forza politica, ma perché lo chiedono i cittadini; i cittadini chiedono alle classi politiche tutte di rispettare gli articoli della Costituzione, annullando accordi bilaterali intrapresi senza il coinvolgimento dei cittadini; chiedono di avere tutte le informazioni specifiche dell'impianto di Niscemi, non del sistema MUOS in genere; chiedono di escludere l'uso di tale impianto per azioni belliche, anche perché la nostra Costituzione ci dice che l'Italia ripudia la guerra.

  PRESIDENTE. Ha esaurito il tempo.

  CLAUDIA MANNINO. Concludo: ci chiedono trasparenza economica su quanto ci costano questi affraternamenti con altri Paesi in azioni belliche.Pag. 33
  Il MUOS è l'emblema di quelle scelte politiche e noi combatteremo senza mai arretrare un passo indietro. Bastano due parole per fermare il MUOS: no MUOS.

  PRESIDENTE. È iscritto a parlare il collega Rosato. Ne ha facoltà.

  ETTORE ROSATO. Signor Presidente, stiamo discutendo di un documento che fa riferimento ad una vicenda molto lunga e molto complessa, questa del MUOS, che è partita negli anni Novanta con un accordo sottoscritto tra il nostro Governo, il Governo italiano, e quello americano, un accordo che è stato sottoscritto nel 2001, ratificato nel 2006, a cui è seguito un complesso iter – che è stato ricordato anche da alcuni colleghi – di permessi, di ricorsi, di Commissioni, di scontri, di riferimenti ai tribunali, di autorizzazioni date e tolte.
  È una vicenda che ha a che fare comunque con la realizzazione di un centro di comunicazione importante per il Governo americano, importante per il nostro Paese ed importante per le forze della NATO, che si è deciso di realizzare in un luogo strategico, perché al centro del Mediterraneo: strategico per la difesa del nostro Paese e strategico per gli interessi della NATO. Su questo iter non ritengo di soffermarmi, perché – ripeto – è stato già segnalato e poi verrà riepilogato anche nel documento che presenteremo.
  Concludo dicendo che su questo iter l'ultimo punto fa riferimento al 2013, quando un incontro fissato alla Presidenza del Consiglio dei ministri ha affidato all'Istituto superiore di sanità il compito di redigere una relazione che tenesse conto degli studi epidemiologici e delle ricadute che comunque le onde elettromagnetiche potevano avere sulla popolazione residente nell'area, un'area peraltro anche di pregio ambientale.
  Questa relazione ha prodotto un risultato e, cioè, che la regione Sicilia ha annullato la revoca all'autorizzazione che aveva predisposto con un avvio di un percorso partecipato, attenzionato dalle autorità e indirizzato a tener conto dei due interessi che sono in ballo: da una parte, l'interesse a realizzare un impianto che serve alla difesa complessiva della NATO e degli interessi americani e italiani e, dall'altra parte, quello di attenzionare e considerare sempre come primario il diritto alla salute dei cittadini che risiedono in quell'area. È un tema che riguarda questo impianto – che è un impianto importante, grande anche come inquinamento elettromagnetico potenziale che può essere prodotto – ma che riguarda, nel nostro territorio italiano, centinaia di siti dove antenne per la telefonia, antenne per la trasmissione, ripetitori, insistono sul nostro territorio. È un tema, quello dell'inquinamento elettromagnetico, su cui ci deve essere sicuramente maggiore attenzione da parte del legislatore. Ma su questo si sono fatti passi avanti importanti. Io ricordo che su questo punto specifico e su questo sito, l'Organizzazione mondiale della sanità, l'ISPRA e l'Istituto superiore di sanità hanno costruito una relazione che conclude raccomandando alcune cose, che poi sono state riprese nel documento approvato dal Senato, come un monitoraggio continuo sulle emissioni, un monitoraggio che deve essere effettuato dalle autorità italiane a verifica e a controllo che le emissioni non superino la soglia di tolleranza fissata dalla nostra normativa, con un'attenzione speciale sulle categorie più sensibili e, in particolare, sui bambini. Io credo che la strada che è stata tracciata nel documento che è stato approvato al Senato con il concorso del Governo e dei gruppi di maggioranza sia una strada importante, utile, che tiene insieme le esigenze del Paese, che sono anche quelle dei cittadini, non è che le esigenze del Paese sono diverse da quelle dei cittadini. Io penso che questa strada sia quella giusta, altrimenti c’è la strada della demagogia, quella che urla sempre di no: qualsiasi cosa si vuole realizzare, non si deve fare, salvo poi il saper trasformare le parole anche in fatti. Mi veniva in mente, ascoltando anche alcuni degli ultimi interventi, che le stesse parole erano usate sull'inceneritore di Parma, erano le stesse identiche parole. Dopodiché, Pag. 34quando alla prova dei fatti, ci si trova di fronte alle esigenze di mettere insieme gli interessi generali del Paese, alla fine gli interessi generali del Paese sono stati appunto quelli di proseguire su una decisione che era stata già assunta.

  PRESIDENTE. Non vi sono altri iscritti a parlare e pertanto dichiaro chiusa la discussione sulle linee generali delle mozioni.

(Intervento del Governo)

  PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare il sottosegretario di Stato per la difesa, Gioacchino Alfano.

  GIOACCHINO ALFANO, Sottosegretario di Stato per la difesa. Signor Presidente, il Governo intende relazionare sulle due mozioni presentate cercando di essere quanto più possibile lineare in quelli che sono i quesiti posti, consapevole del fatto che tutti quelli che sono intervenuti hanno cercato anche di dare alcune risposte a quelle che sono le preoccupazioni legittime della popolazione siciliana e di tutto il Paese. Poiché, però, la prima mozione, Palazzotto ed altri, e quella aggiuntiva presentata oggi da Dorina Bianchi ed altri fanno riferimento anche alle procedure, è ovvio che da lì bisogna partire, facendo soltanto una premessa velocissima. Avete citato il Senato in più occasioni, il Senato è riuscito a fare, a mio giudizio, un lavoro importante. Tra l'altro, questo lavoro ha visto partecipare insieme, non solo la Commissione difesa, ma anche le Commissioni che si interessano di ambiente e di salute. Tornando, quindi, ai quesiti posti, partiamo dal primo, quello che fa riferimento al Ministro della difesa pro tempore dell'epoca, che era Mario Mauro. Si dice, in effetti, nella prima mozione, quella a prima firma Palazzotto, che il Ministro Mario Mauro ha risposto in maniera volutamente inesatta all'interrogazione dello stesso Palazzotto perché non avrebbe fornito, secondo i proponenti, motivata giustificazione in merito alla legittimazione ad agire della difesa.
  E soprattutto perché avrebbe affermato che il Ministero agiva per un interesse proprio trattandosi di opera strategica militare. Le rilevate inesattezze, sempre a dire degli onorevoli proponenti, confermerebbero la circostanza che il Ministro della difesa abbia sottoscritto ed applicato accordi bilaterali illegittimi perché formalizzati al di fuori delle procedure disciplinate dagli articoli 80 e 87 della Costituzione.
  Sembra utile a questo punto in premessa specificare che tutti gli elementi prospettati nella mozione Palazzotto ed altri n. 1-00344 sono contenuti anche, come avete detto più volte, nel ricorso davanti al TAR Sicilia presentato nell'ottobre 2013. In questo ricorso, infatti, viene posta particolare enfasi sulla supposta incostituzionalità degli accordi con gli americani, sulla presunta destinazione bellica del MUOS, sulla asserita destinazione ad uso esclusivo statunitense della base di Niscemi.
  Il tribunale, che pure viene definito rigoroso, basta leggere le motivazioni allegate già ai provvedimenti emessi, rigettando le istanze cautelari del Ministero, ha accolto le istanze dei ricorrenti ai soli fini della fissazione dell'udienza di merito e senza sospensione degli effetti del provvedimento impugnato. Sarà, quindi, quel giudice – l'udienza è stata già fissata – a rilevare, nel pieno esercizio del suo potere giurisdizionale, se l'agire della pubblica amministrazione sia stato o meno conforme alla norma in vigore, in primis alla Costituzione. È di conforto, però, già la pronuncia in sede di giudizio cautelare del TAR, il quale dice che viene escluso ogni errore manifesto. Quindi, in effetti, nel provvedimento che poi fissa l'udienza, comunque viene stabilito che non ci sono errori manifesti. Questo lo dico perché voi anche di questo, specialmente di questo vi preoccupate.
  Tanto chiarito, la delicatezza della questione rende opportuno anche adesso a questo punto fare una valutazione degli accordi internazionali: capire se è un accordo tra l'Italia e gli Americani, se va al di là di queste realtà che sono chiamate in causa. In realtà i due Paesi sono legati da Pag. 35un Trattato, che voi conoscete, che è il Trattato Nord Atlantico. Questo Trattato è stato firmato a Washington nel lontano 1949 e l'iter si è completato il 1o agosto dello stesso anno. Esso sancisce, tra l'altro, l'obbligo di assistenza reciproca tra le parti al fine di mantenere e sviluppare la capacità individuale o collettiva di resistenza ad un attacco armato. Si tratta, quindi, di un obbligo di assistenza squisitamente difensiva. In attuazione del patto di alleanza è stata costituita la NATO e i Paesi che vi hanno aderito hanno stipulato un apposito Trattato per disciplinare lo status giuridico delle rispettive Forze armate quando sono ospitate nel territorio di un alleato. Trattasi della Convenzione fra gli Stati partecipanti al Trattato Nord Atlantico sullo stato delle Forze armate, comunemente denominato NATO/SOFA. Questa è stata firmata a Londra il 19 giugno 1951, ratificata il 30 novembre 1955.
  Sul piano dei rapporti bilaterali Italia-America, questi hanno poi sottoscritto un Accordo intergovernativo per disciplinare lo status giuridico delle basi alleate in territorio italiano. Questo Accordo viene comunemente denominato BIA ed è stato perfezionato a Roma il 20 ottobre del lontano 1954. Come precisato nel preambolo del Trattato, l'esistenza delle basi alleate è fondata, giustificata e finalizzata all'attuazione del principio di assistenza militare reciproco di cui agli articoli dello stesso Trattato, non quindi ad esigenze proprie ed esclusive degli Americani. Il BIA è tuttora coperto da classifica di segretezza. Però è importante dire che nel 1995 è stato integrato da un ulteriore accordo tecnico non coperto da segretezza denominato comunemente Shell Agreement e questo è stato firmato a Roma il 2 febbraio 1995.
  L'articolo 1 di detto memorandum prevede che la collaborazione per la difesa comune si svolga a livello bilaterale e nei limiti del Trattato NATO. Tanto premesso, in termini di accordi internazionali, occorre evidenziare che il sito di Niscemi, area di demanio militare, è, quanto a destinazione d'uso, un'installazione non esclusivamente statunitense, bensì dell'Alleanza NATO. Esso, infatti, è disciplinato dal cosiddetto BIA che trae il proprio fondamento dall'articolo 3 del Trattato Nord Atlantico e che, all'articolo 1, conferma l'obbligo di cooperazione militare bilaterale Italia-America nel contesto più ampio di assistenza fra i Paesi della NATO.
  La destinazione d'uso del sito di Niscemi, peraltro, per esigenze alleate è confermato dal verbale con cui esso fu concesso in uso il 30 marzo del 1987, da cui si evince, al primo capoverso, che il sedime in argomento è destinato per le esigenze TLC3-NATO. In particolare, l'interesse del Ministro della difesa alla realizzazione del MUOS, che non è un sistema d'arma, discende dal fatto che esso rappresenterà, una volta completato, un sistema strategico di comunicazione di cui si serviranno anche le Forze armate italiane, in attuazione del più volte citato principio di assistenza reciproca.
  Questo l'interesse in termini generali; per quanto riguarda invece la legittimazione ad agire in giudizio, si rende noto che la Difesa è proprietaria delle opere destinate alla difesa nazionale oltre che delle aree in cui esse insistono: quindi, il fatto che venga costruito con fondi non italiani non ci allontana dalla proprietà del bene. Il documento su cui si basa l'attività infrastrutturale delle Forze armate USA in Italia è il già citato BIA, che disciplina la concessione e l'uso delle infrastrutture in Italia a supporto delle Forze armate americane. Tale accordo dispone che gli immobili costruiti con fondi americani o italo-americani su terreni messi a disposizione dal Governo italiano divengono di proprietà dello Stato italiano. Si tratta di una disposizione chiara che va collegata in modo sistematico all'istituto generale della cessione di diritto civile, strumento di acquisto della proprietà a titolo originario disciplinato dagli articoli 934 e successivi del codice civile. Segnatamente, attraverso il BIA trova applicazione nei rapporti tra Italia e America il principio di diritto desumibile dall'articolo 936 del codice civile con conseguente Pag. 36acquisto istantaneo della proprietà delle opere da parte del proprietario del fondo e il diritto del costruttore ad utilizzarle e a vedersi riconosciuto un corrispettivo per il valore aggiunto al fondo. In realtà, quella struttura è italiana.
  Il successivo memorandum di intesa, già definito Shell Agreement, ribadisce e conferma nel preambolo la volontà di agire in accordo con i trattati e le intese bilaterali, ivi incluso l'accordo bilaterale Italia-America sulle infrastrutture stipulato il 20 ottobre del 1954. Coerentemente con le suesposte fonti normative di diritto internazionale di matrice convenzionale, il decreto del Presidente della Repubblica del 19 aprile 2005 n. 170 recita che la realizzazione di infrastrutture sul territorio nazionale finanziate da Paesi alleati è disciplinata da appositi memorandum di intesa. Il memorandum d'intesa, come abbiamo già detto, è il BIA del 30 ottobre 1954, poi aggiornato con l'accordo cosiddetto Shell Agreement, del 2 febbraio 1995.
  In concreto, le procedure di gara e le regole di esecuzione dell'appalto sono direttamente gestite dagli Stati Uniti, mentre il rispetto delle normative sulla sicurezza sul lavoro, sull'utilizzo e la dismissione del materiale pericoloso, sulle emissioni nocive, sulla staticità delle opere, sui limiti alle emissioni nocive e quant'altro è collegato all'applicazione della normativa vigente in Italia. Proprio per questo il Ministro della difesa ha sempre inteso e quindi preteso dalle autorità alleate di ricevere i relativi progetti al fine di valutarne la piena compatibilità e conformità alle normative tecniche italiane. Voglio dire che, in realtà, quando diciamo che non ci vogliono le autorizzazioni, non significa che vengano fatte senza autorizzazione; la competenza di quest'opera è del Ministero della difesa. A conclusione della disamina della questione relativa all'interesse della Difesa occorre evidenziare come non appaia inesatto quanto affermato dal Ministro della difesa pro tempore, lo ha fatto il 21 maggio dell'anno scorso, in riscontro ad un'altra interrogazione a risposta immediata presentata sempre in Aula dall'onorevole Migliore, in cui veniva affermato che la Difesa ha anche un interesse diretto alla realizzazione del MUOS.
  Infatti, esso rappresenterà, qualora completato, subordinatamente agli esiti dello studio dell'Istituto superiore di sanità – voi stessi avete detto che lo studio comunque è vincolante – un sistema strategico di comunicazione satellitare, di cui potranno servirsi anche le Forze armate italiane, in attuazione del principio di assistenza reciproca in ambito NATO.
  Il Ministro della difesa e il Dipartimento di difesa americano hanno sottoscritto un accordo tecnico, siglato il 6 novembre 2006, che prevede proprio lo scambio reciproco di servizi e supporti nelle comunicazioni satellitari, in base al quale le Forze armate italiane potranno usufruire delle comunicazioni satellitari installate via MUOS non appena sarà operativo, per supportare le proprie operazioni soprattutto nelle aree non coperte dai propri assetti satellitari militari. È quindi evidente che il MUOS costituisce un'installazione di primario interesse strategico anche per le Forze armate italiane.
  Per quanto riguarda invece il concetto di opera strategica per l'Italia, di cui vi è cenno nella prima mozione, si osserva che l'area interessata dai lavori, per quanto racchiusa all'interno di una riserva naturale orientata, istituita successivamente, è demanio militare dal 1986. Pertanto, i lavori in argomento, che costituiscono opere destinate alla difesa nazionale non richiedono alcun permesso di costruire, cosiddetta concessione edilizia, ma questo non perché non vengono fatte le indagini indispensabili per garantire tutto quello che abbiamo detto fino ad adesso.
  Secondo un consolidato indirizzo giurisprudenziale, infatti, tutte le opere eseguite all'interno di basi, impianti o installazioni militari sono considerate infrastrutture militari e quindi opere destinate alla difesa nazionale, con la conseguenza, tra l'altro, che esse non sono soggette alla richiesta di rilascio di concessioni edilizie chiamate ordinarie, per capirci, perché sono sottoposte a una procedura cosiddetta Pag. 37militare. Le esigenze di difesa ovviamente non sono solo quelle necessarie in caso di guerra, ma, più in generale, sono tutte quelle finalizzate ad assicurare la sicurezza esterna ed interna allo Stato e ciò, indipendentemente dal soggetto che realizzi l'opera, che può essere il Ministero della difesa o altre amministrazioni.
  Non può certo disconoscersi, per la natura o lo scopo dell'installazione, che il MUOS – bisogna dirlo – faccia parte di opere destinate alla difesa militare. La conferma si trae peraltro dall'articolo 2, comma 9, del citato decreto del Presidente della Repubblica, n. 170 del 2005, secondo cui «si definiscono infrastrutture per la difesa militare le installazioni permanenti e quelle temporanee relative a specifiche esigenze di dispiegamento destinate al sostegno operativo, addestrativo e logistico dei reparti militari operanti sia all'interno che all'esterno del territorio nazionale».
  Inoltre, l'articolo 231 del decreto legislativo n. 66 del 2010, codice dell'ordinamento militare, rubricato «demanio militare e demanio culturale in consegna alla Difesa» testualmente recita: «Appartengono al demanio militare del Ministero della difesa le opere destinate alla difesa nazionale». L'esame delle citate disposizioni ed il regime del tutto eccezionale di cui godono le installazioni militari destinate alla difesa nazionale consentono di affermare senz'altro che è stata appaltata un'opera pubblica destinata alla difesa militare all'interno del demanio militare a sua volta localizzato all'interno di una riserva naturale istituita successivamente.
  Occorre infine ricordare che il Governo, sulla complessa questione relativa all'installazione di un sistema di comunicazione satellitare, il cosiddetto MUOS, nel comune di Niscemi ha già avuto modo di riferire in Parlamento in risposta a numerosi atti di sindacato ispettivo. In quelle sedi, nel fornire ogni possibile elemento di dettaglio richiesto, era stata altresì chiarita anche la posizione del Dicastero che, in questa sede si intende confermare, in merito all'interesse diretto alla realizzazione dell'opera. In tale occasione, peraltro, era stato anche rimarcato come il principale obiettivo della difesa fosse quello di realizzare il sistema trasmissivo solo ed esclusivamente nel rispetto della salute dei cittadini e delle leggi che la tutelano.

  PRESIDENTE. Il seguito del dibattito è rinviato ad altra seduta.

Su un lutto della deputata Marina Sereni.

  PRESIDENTE. Comunico che la collega Marina Sereni è stata colpita da un grave lutto: la perdita del padre.
  La Presidenza della Camera ha fatto pervenire alla collega le espressioni della più sentita partecipazione al suo dolore, che desidero ora rinnovare anche a nome dell'intera Assemblea.

Proposta di assegnazione a Commissione in sede legislativa di una proposta di legge.

  PRESIDENTE. Comunico che sarà iscritta all'ordine del giorno della seduta di domani l'assegnazione, in sede legislativa, della seguente proposta di legge, che proporrò alla Camera a norma del comma 1 dell'articolo 92 del Regolamento:
   Alla VII Commissione permanente (Cultura):
    S. 1249 – MADIA ed altri: «Modifica al codice dei beni culturali e del paesaggio, di cui al decreto legislativo 22 gennaio 2004, n. 42, in materia di professionisti dei beni culturali, e istituzione di elenchi nazionali dei suddetti professionisti» (Approvata dalla Camera e modificata dalla 7a Commissione permanente del Senato) (362-B) – Parere della I Commissione.

Pag. 38

Modifica nella composizione di gruppi parlamentari.

  PRESIDENTE. Comunico che, con lettera pervenuta in data odierna, il deputato Claudio Fava, già iscritto al gruppo parlamentare Sinistra Ecologia Libertà, ha dichiarato di aderire al gruppo Misto, cui risulta pertanto iscritto.

Ordine del giorno della seduta di domani.

  PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della seduta di domani.

  Martedì 24 giugno 2014, alle 9,30:

  1. – Assegnazione a Commissione in sede legislativa della proposta di legge n. 362-B.

  2. – Comunicazioni del Presidente del Consiglio dei ministri in vista del Consiglio europeo del 26 e 27 giugno e sulle linee programmatiche del semestre di presidenza italiana del Consiglio dell'Unione europea.

  (a partire dalle ore 15,30)

  3. – Seguito della discussione del disegno di legge:
   S. 1479 – Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 12 maggio 2014, n. 73, recante misure urgenti di proroga di Commissari per il completamento di opere pubbliche (Approvato dal Senato) (C. 2447).
  — Relatori: Gadda, per la maggioranza; Grimoldi, di minoranza.

  4. – Seguito della discussione delle mozioni Binetti ed altri n. 1-00209, Palese ed altri n. 1-00497, Dall'Osso ed altri n. 1-00498, Zampa ed altri n. 1-00501, Palazzotto ed altri n. 1-00502, Rondini ed altri n. 1-00504 e Dorina Bianchi ed altri n. 1-00506 concernenti iniziative in relazione al fenomeno dei minori stranieri non accompagnati.

  5. – Seguito della discussione del disegno di legge (previo esame e votazione della questione pregiudiziale di costituzionalità presentata):
   Ratifica ed esecuzione della Convenzione sulla competenza, la legge applicabile, il riconoscimento, l'esecuzione e la cooperazione in materia di responsabilità genitoriale e di misure di protezione dei minori, fatta all'Aja il 19 ottobre 1996, nonché norme di adeguamento dell'ordinamento interno (C. 1589-A).
  — Relatori: Ferranti, per la II Commissione; Nicoletti, per la III Commissione.

  6. – Seguito della discussione dei disegni di legge:
   Ratifica ed esecuzione dell'Accordo di cooperazione tra il Governo della Repubblica italiana ed il Governo della Repubblica islamica dell'Afghanistan in materia di prevenzione e contrasto al traffico illecito di stupefacenti, sostanze psicotrope e loro precursori, fatto a Roma il 2 giugno 2011 (C. 1743-A).
  — Relatore: Rabino.
   S. 1053 – Ratifica ed esecuzione dell'Accordo fra il Governo della Repubblica italiana e il Governo degli Stati Uniti d'America sul rafforzamento della cooperazione nella prevenzione e lotta alle forme gravi di criminalità, fatto a Roma il 28 maggio 2009 (Approvato dal Senato) (C. 1927).
  — Relatore: Alli.
  7. – Seguito della discussione delle mozioni Palazzotto, Rizzo, Beni, Sberna ed altri n. 1-00344 e Dorina Bianchi e Sammarco n. 1-00511 concernenti iniziative in ordine alla realizzazione del sistema di trasmissione satellitare denominato MUOS nella base militare di Niscemi.

Pag. 39

PROPOSTA DI LEGGE DI CUI SI PROPONE L'ASSEGNAZIONE A COMMISSIONE IN SEDE LEGISLATIVA

  alla VII Commissione (Cultura):
   S. 1249 – MADIA ed altri: «Modifica al codice dei beni culturali e del paesaggio, di cui al decreto legislativo 22 gennaio 2004, n. 42, in materia di professionisti dei beni culturali, e istituzione di elenchi nazionali dei suddetti professionisti» (approvata dalla Camera e modificata dalla 7a Commissione permanente del Senato) (362-B) – Parere della I Commissione.

  La seduta termina alle 16,40.

CONSIDERAZIONI INTEGRATIVE DELL'INTERVENTO DEL DEPUTATO GIULIA GRILLO IN SEDE DI DISCUSSIONE SULLE LINEE GENERALI DELLA MOZIONE N. 1-00344

  GIULIA GRILLO. In premessa, ai fini della presente esposizione è utile procedere con l'indicazione delle date più significative dell'intera vicenda:
   Il 21 dicembre 2012 la sezione prima del Tar di Palermo, nell'ambito del procedimento iscritto al n. 1864 del 2011, disponeva, con ordinanza, la nomina di un verificatore, nella persona del preside della facoltà di ingegneria di Roma «La Sapienza», per conoscere «quali siano la consistenza e gli effetti delle emissioni elettromagnetiche generate dall'impianto MUOS e se tali emissioni siano o meno conformi alla normativa nazionale e regionale in materia di tutela delle esposizioni elettromagnetiche e di tutela ambientale dei siti di importanza comunitaria».
   Il 29 marzo 2013 la Regione Sicilia revocava le autorizzazioni ambientali rilasciate per la realizzazione del MUOS; avverso tali revoche proponeva ricorso il Ministro della difesa, con due distinti ricorsi innanzi al TAR di Palermo iscritti ai numeri 808 e 950 del 2013, chiedendone l'annullamento previa sospensione.
   Il 27 giugno 2013 veniva depositata la relazione del verificatore nominato dal TAR che affermava: tutti gli studi e i dati posti a base delle autorizzazioni regionali sono erronei ed inattendibili, sottolineando che non sono stati adeguatamente valutati i rischi per la popolazione e per le interferenze strumentali con i vicini aeroporti. Mentre risulta certo l'impatto ambientale negativo legato alle onde elettromagnetiche emesse dall'impianto.
   Il 9 luglio 2013 il TAR di Palermo rigettava la domanda di sospensiva, ritenendo che vi fossero seri dubbi sulla nocività dell'impianto per la salute pubblica, per l'ambiente e per la sicurezza del traffico aereo dei vicini aeroporti. Le ordinanze del 9 luglio 2013 venivano impugnate, sempre dal Ministro della difesa, innanzi al Consiglio di giustizia amministrativa per la Regione siciliana, il quale fissava per la discussione la camera di consiglio del 25 luglio 2013.
   Il 24 luglio 2013 interveniva la revoca dei provvedimenti di revoca del 29 marzo 2013 ad opera della Regione siciliana in forza di un procedimento concordato con il Ministero della difesa che subordinava la ripresa dei lavori di realizzazione del MUOS (ed il ripristino delle autorizzazioni regionali) al parere positivo di una commissione formata dall'Istituto superiore di sanità.

  Tutto ciò è avvenuto in palese contrasto con gli articoli 80 (Le Camere autorizzano con legge la ratifica dei trattati internazionali che sono di natura politica, o prevedono arbitrati o regolamenti giudiziari, o importano variazioni del territorio od oneri alle finanze o modificazioni di leggi), 87 e 11 (l'Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali; consente, in condizioni di parità con gli altri Stati, alle limitazioni di sovranità necessarie ad un ordinamento che assicuri la pace e la giustizia fra le Nazioni; promuove e favorisce Pag. 40le organizzazioni internazionali rivolte a tale scopo).

  Il principio di precauzione.
  Oltre alla violazione dei dettami costituzionali tutto l'iter autorizzativo del MUOS viola il principio di precauzione che è stato oggetto di specifica Comunicazione della Commissione delle Comunità Europee del 2 febbraio 2000.
  In particolare la controversa questione è stata riassunta in questa frase: «I responsabili politici debbono quindi costantemente affrontare il dilemma di equilibrare la libertà e i diritti degli individui, delle industrie e delle organizzazioni con l'esigenza di ridurre i rischi di effetti negativi per l'ambiente e per la salute degli esseri umani, degli animali e delle piante. L'individuazione di un corretto equilibrio tale da consentire l'adozione di azioni proporzionate, non discriminatorie, trasparenti e coerenti, richiede pertanto una procedura strutturata di adozione delle decisioni sulla base di informazioni particolareggiate e obiettive di carattere scientifico o di altro tipo.»
  Secondo il Tribunale di Caserta, Seconda Sezione ampliata, 26 novembre 2002, T-74/00 Artegodan si è sancito che «il principio di precauzione è il principio generale del diritto comunitario che fa obbligo alle autorità competenti di adottare provvedimenti appropriati al fine di prevenire taluni rischi potenziali per la sanità pubblica, per la sicurezza e per l'ambiente, facendo prevalere le esigenze connesse alla protezione di tali interessi sugli interessi economici».

  Effetti biologici dei campi elettromagnetici
  Riteniamo utile che rimanga agli atti di questa discussione anche una trattazione specifica sul tema.
  Letteratura scientifica recente e molto recente indica che gli effetti biologici e sanitari delle radiazioni EMF – dai campi magnetici a frequenza estremamente bassa (ELF/EMF) alle radiofrequenze ad alta e altissima frequenza (RF/EMF) – sono chiaramente stabiliti e si verificano anche a livelli molto bassi di esposizione.
  Nel complesso, sono disponibili quasi 4.000 studi sperimentali che riportano una serie di effetti a breve e medio termine dei campi elettromagnetici, e che supportano la plausibilità biologica dei rischi a livello di conseguenze genotossiche, cancerogene e neurodegenerative a lungo termine sulle popolazioni umane esposte.
  Per esempio, esposizioni a campi elettromagnetici di cellule di mammiferi coltivate, di animali e di soggetti umani, si è rilevato possano indurre effetti genetici ed epigenetici, quali danni al singolo e doppio filamento del DNA, aberrazioni cromosomiche, danni ai micronuclei, scambi di cromatidi, alterazione o perdita dei processi di riparazione del danno al DNA, trascrizione del DNA anormale, stimolazione della sintesi proteica dovuta a shock termico, inibizione della apoptosi (morte cellulare programmata), danni alle macromolecole cellulari dovute al deterioramento della inattivazione dei radicali liberi e il conseguente stress ossidativo a causa dell'inibizione della sintesi della melatonina e la stimolazione della reazione di Fenton, modificazione della permeabilità della membrana cellulare e conseguente alterazione del flusso di ioni biologicamente importanti come il calcio, alterazione della funzione del sistema immunitario, gravi effetti sulla morfologia e funzionali, con conseguenti effetti nella progenie, alterazioni delle funzioni cerebrali come conseguenza l'interferenza di un EMF sulle frequenze cerebrali, eccetera.
  Per molti di questi effetti biologici si può ragionevolmente ritenere che essi possano provocare effetti negativi sulla salute se le esposizioni sono prolungate o croniche. Questo perché essi interferiscono con i processi normali del corpo (alterazione dell'omeostasi), impediscono al corpo di riparare il DNA danneggiato, producono squilibri del sistema immunitario, interruzioni metaboliche e minore resistenza alle malattie attraverso molteplici vie.
  Una importante sintesi delle acquisizioni più recenti in merito si può trovare in: BioInitiative Working Group 2012 «A Rationale for Biologically-based Exposure Standards for Low-Intensity Electromagnetic Pag. 41Radiation», C. Sage and D. Carpenter Editors, December 2012, http://www.bioinitiative.org/.
  A proposito degli effetti biologici delle radiazioni elettromagnetiche va rilevato che nella relazione dell'ISS è stata affrontata con una certa superficialità ed incompletezza la parte relativa alla classificazione IARC.
  Alle pagine 5 e 6 della relazione ISS si legge:
   Nel 2011, l’International Agency for Research on Cancer (IARC) ha valutato il potenziale rischio cancerogeno associato all'esposizione ai campi elettromagnetici a radiofrequenza, classificando i campi elettromagnetici a radiofrequenza come «possibilmente cancerogeni per l'uomo», inserendoli così nel Gruppo 2B del sistema di classificazione della stessa IARC. Tale classificazione, basata essenzialmente sui risultati di alcuni studi condotti sugli utilizzatori di telefoni cellulari per indagare l'esistenza di associazioni con i tumori intracranici, ha confermato l'assenza di un'evidenza coerente di cancerogenicità dei campi elettromagnetici a radiofrequenza che, se esistente, avrebbe potuto invece condurre la IARC ad una loro allocazione nei Gruppi 2A («probabilmente cancerogeni per l'uomo») o 1 («cancerogeni per l'uomo»).
   Riteniamo grave che l'ISS si sia espresso in questi termini come a voler minimizzare la classificazione in 2B dei campi elettromagnetici ed è per questo che riportiamo l'intera CLASSIFICAZIONE IARC.

  Gruppo 1. Agenti cancerogeni per l'uomo e gli animali: polveri di legno, benzina, tabacco, amianto.
  Gruppo 2A. Agenti probabilmente cancerogeni per l'uomo, evidenza di cancerogenesi negli animali: gas di scappamento di veicoli diesel, uso di lampade abbronzanti.
  Gruppo 2B. Agenti che potrebbero essere cancerogeni per l'uomo, sufficiente cancerogenesi negli animali: caffè, benzina, liquido per pulitura a secco, verdure in salamoia.
  Gruppo 3. Agenti non classificabili quanto alla loro cancerogenicità per l'uomo: lane minerali, caffeina, saccarina, tè.
  Gruppo 4. Agenti probabilmente non cancerogeni per l'uomo: caprolattame.

  PUNTI CRITICI RELAZIONE ISS. Dott. Mario Palermo, Prof. Massimo Zucchetti del Politecnico di Torino, Dr. Eugenio Cottone del Consiglio Nazionale dei Chimici, Prof. Massimo Coraddu del Politecnico di Torino, Alberto Lombardo dell'Università di Palermo, Angelo Levis dell'Università di Padova, Cirino Strano, medico di Medicina Generale consulente WWF Sicilia per il MUOS.
  La normativa italiana (L. n. 36 del 2001) ha assunto esplicitamente il principio di precauzione anche sulla base delle indicazioni della relazione congiunta ISS-ISPEL del 1998; scelta che ha ricevuto un autorevole riconoscimento, con l'inserimento recente da parte dell'IARC dei c.e.m. di radiofrequenza tra i possibili agenti cancerogeni per l'uomo (Gruppo 2b). Una delle conseguenze dell'adozione del principio di precauzione è la fissazione di limiti di sicurezza per l'esposizione a lungo termine della popolazione (valori di attenzione). Tale limite, come giustamente puntualizzato nella relazione ISS non garantisce in assoluto l'assenza di rischio; vi sono anzi evidenze scientifiche sufficienti, anche se non definitive, del fatto che gli effetti biologici e sanitari a lungo termine delle radiazioni elettromagnetiche sono chiaramente stabiliti e si verificano anche a livelli molto bassi di esposizione. Il ricorso ad altre norme, estranee al quadro normativo italiano ed in particolare i riferimenti alle linee guida ICNIRP 1998, alla Raccomandazione dell'UE (valori di attenzione) 1999/512/CE, al rapporto EPA 520/1-85-14 del 1986 possono essere un adeguato complemento, ma non possono essere assunte come riferimento principale, Pag. 42relegando la normativa italiana, che è basata su precisi ed affidabili fondamenti scientifici, in secondo piano.
  Particolari cautele vanno adottate nella scelta dei dati da utilizzare per l'analisi delle emissioni del MUOS, specie in seguito al fatto che l'Ambasciata USA tramite il Ministero della Difesa italiano, ha fornito all'ISS una versione del progetto manipolata e difforme da quella depositata, al momento della richiesta di autorizzazione del 2006. Giustamente la relazione di ISS si richiama al principio generale che vuole che le valutazioni del rischio si basino sull'analisi del «peggiore dei casi possibili» (come ribadito per il caso in questione anche dalle norme CEI 211-7 e 211-10) e adotta il valore di 1600 W per la potenza di trasmissione massima delle antenne paraboliche MUOS operanti in banda Ka. Tale valore è oltretutto il più realistico.
  Le eventuali future emissioni dovute agli impianti MUOS sarebbero destinate a sommarsi a quelle dell'attuale impianto NRTF, perciò è richiesta un'accurata valutazione preliminare delle attuali emissioni, da effettuarsi ai sensi del «Codice delle comunicazioni elettroniche» (D. Lgs. 1o agosto 2003, n. 259, articolo 87, commi 1 e 3, allegato 13 mod. A). Ciò non è stato possibile realizzarsi per l'impianto NRTF di Niscemi attualmente esistente, né per la valutazione delle emissioni delle antenne dell'impianto MUOS proposto; specie per quelle dovute alle grandi parabole operanti in banda Ka, da analizzare in regime di campo vicino. In mancanza di un tale modello previsionale non è possibile valutare in modo complessivo l'effetto congiunto del futuro impianto MUOS e quello delle attuali sorgenti. Le considerazioni svolte a questo proposito nella relazione ISS al paragrafo 1.6 (pag. 16) sono eccessivamente semplificate oltre che parziali: infatti non tengono in alcun conto i rilievi effettuati da ARPA-Sicilia dal 2008 a oggi, e si basano esclusivamente sul confronto con i pochi punti indagati nella relazione ISPRA del luglio 2013, che a loro volta non comprendono neppure le zone a più alto irraggiamento individuate da ARPA-Sicilia nelle sue indagini precedenti e attuali (si vedano le osservazioni in merito alla relazione ISPRA luglio 2013).
  I valori di campo stimati in via approssimata lungo l'asse principale del MUOS superano i limiti di sicurezza per gli effetti acuti già per distanze inferiori a circa 17 Km, seguendo le procedure descritte nelle norme CEI, e indicano come il limite di esposizione previsto dalla normativa italiana possa essere superato di oltre quattro volte a distanze inferiori. Un errore di puntamento delle parabole, a detta della stessa relazione ISS (nota 13 a pag. 19), è un evento da prendere seriamente in esame, anche in considerazione del fatto che il comune di Niscemi si trova in una zona ad alto rischio sismico.
  Una valutazione predittiva in campo vicino del c.e.m. prodotto dall'antenna a 46 kHz e dalle altre antenne NRTF, secondo le metodiche raccomandate dal CEI risulta particolarmente necessaria anche alla luce dei risultati evidenziati dal Rapporto di ISPRA recentemente acquisito. Il rapporto sostiene l'impatto delle emissioni delle attuali antenne attive nella base NRTF di Niscemi essere talmente basso da risultare in pratica irrilevante ai fini della valutazione delle future emissioni delle antenne MUOS, il cui impatto potrebbe essere considerato separatamente da quello delle antenne attualmente in funzione. La Relazione tecnica di ISPRA può essere considerata come un rapporto preliminare, relativo alla fase iniziale dello studio, utile per raccogliere elementi necessari per le fasi successive. Infatti non è stato prodotto un modello previsionale dell'irraggiamento prodotto, previsto dalla normativa e assolutamente indispensabile anche solo per interpretare i risultati delle misure.
  Un tale modello risulta al momento di difficile elaborazione, anche perché le informazioni relative al numero e alle modalità di funzionamento delle sorgenti attualmente presenti all'interno della base NRTF-Niscemi sono state fornite in modo incoerente. Inoltre le condizioni prescelte per le misurazioni non risultano adeguate al caso: non sembra siano state rispettate Pag. 43le condizioni di «massima emissione possibile» previste dalla normativa per queste verifiche e i punti di misura prescelti sono in numero troppo ridotto e non comprendono le zone di massimo irraggiamento precedentemente individuate. Oltretutto la procedura prescelta non consente un confronto semplice e diretto con le misure di ARPAS, cosa che sarebbe invece di grande utilità, anche perché, dove un confronto è stato possibile, almeno in forma indiretta, si sono evidenziate discrepanze e incongruenze tra i rilievi di ISPRA e quelli effettuati da ARPAS, sia in simultanea che in precedenza. Le differenze sono talmente forti da rendere i risultati di difficile interpretazione, in mancanza di un modello previsionale con il quale confrontarsi. Si deve rimarcare come il confronto tra i risultati delle campagne di misurazioni simultanee ARPAS-ISPRA abbia dimostrato la particolare difficoltà e delicatezza di questi rilievi, spesso influenzati da elementi accidentali e contingenti, che ne rendono particolarmente difficile l'interpretazione in mancanza di un modello previsionale di riferimento, che risulta quindi imprescindibile già nella fase preliminare dell'indagine.