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Resoconto dell'Assemblea

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XVII LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 229 di giovedì 15 maggio 2014

Pag. 1

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE
ROBERTO GIACHETTI

  La seduta comincia alle 9,30.

  ANNA MARGHERITA MIOTTO, Segretario, legge il processo verbale della seduta di ieri.
  (È approvato).

Missioni.

  PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Adornato, Alfreider, Amici, Bobba, Michele Bordo, Brescia, Caparini, Damiano, Dellai, Di Lello, Fico, Gregorio Fontana, Galati, Manciulli, Pisicchio, Ravetto, Ricciatti, Speranza, Vargiu e Vignali sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.
  I deputati in missione sono complessivamente novantatré, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell’allegato A al resoconto della seduta odierna.

  Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell’allegato A al resoconto della seduta odierna.

Seguito della discussione del disegno di legge: Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 20 marzo 2014, n. 34, recante disposizioni urgenti per favorire il rilancio dell'occupazione e per la semplificazione degli adempimenti a carico delle imprese (Approvato dalla Camera e modificato dal Senato) (A.C. 2208-B) (ore 9,35).

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del disegno di legge, già approvato dalla Camera e modificato dal Senato, n. 2208-B: Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 20 marzo 2014, n. 34, recante disposizioni urgenti per favorire il rilancio dell'occupazione e per la semplificazione degli adempimenti a carico delle imprese.
  Ricordo che, nella seduta di ieri, si è concluso l'esame degli ordini del giorno.

(Dichiarazioni di voto finale – A.C. 2208-B)

  PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto finale.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Gebhard. Ne ha facoltà.

  RENATE GEBHARD. Signor Presidente, il provvedimento in esame risponde ai criteri di flessibilità in entrata e alla previsione di forme progressive di tutela che possano consentire reali opportunità sul mercato del lavoro. Il decreto-legge del Governo è stato modificato in modo positivo al Senato nei punti che, anche a nostro giudizio, presentavano le maggiori criticità, con una significativa riduzione di oneri e vincoli, in particolare per le piccole e medie imprese, in ordine alla nuova disciplina del contratto a termine e con Pag. 2disposizioni più agevoli, relative al piano formativo nell'ambito dell'apprendistato.
  Il provvedimento – come modificato al Senato sulla base anche delle proposte che avevamo presentato alla Camera su iniziativa dei senatori del Südtiroler Volkspartei (SVP) e del Partito Autonomista Trentino Tirolese (PATT) – prevede, infatti, la possibilità di utilizzare l'apprendistato per la qualifica e per il diploma professionale anche mediante contratti stagionali a tempo determinato. È stata, dunque, riconosciuta la facoltà per le province autonome di Trento e Bolzano, realtà nelle quali è definito un sistema di alternanza scuola-lavoro, di prevedere specifiche modalità di utilizzo del contratto di apprendistato anche a tempo determinato per lo svolgimento di attività stagionali.
  Le misure previste nel presente decreto-legge sono espressione di politiche attive che possano determinare opportunità di ingresso nel mercato del lavoro, semplificazione burocratica e delle procedure di accesso al lavoro, attenzione alle realtà territoriali e sostegno alle imprese che competono, possano costituire una alternativa reale alla disoccupazione ed alla precarietà senza tutele, e rispondere ad una visione dinamica che restituisca lavoro ai giovani.
  Con il decreto-legge siamo ai passi iniziali, in attesa della legge delega sul lavoro che dovrà dare un quadro organico e di politiche economiche di sostegno alle offerte di lavoro. Nel corso della precedente lettura alla Camera abbiamo sostenuto e oggi ribadiamo che, in tema di tutele, vi debba essere in primo luogo attenzione per il lavoro femminile, al fine di permettere alle donne di conciliare impegni lavorativi e familiari. Nel provvedimento vi sono aspetti non marginali a tutela del diritto alla maternità, laddove, ad esempio, il diritto di prelazione nell'assunzione delle donne in congedo di maternità fino ai dodici mesi successivi è la premessa sostanziale a che nella legge delega sul lavoro si introduca una disciplina incentivante ed organica che introduca, al di là della fase transitoria, tipologie contrattuali a protezione crescente. Per queste ragioni voteremo a favore del presente provvedimento.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Gitti. Ne ha facoltà.

  GREGORIO GITTI. Signor Presidente, il provvedimento che andiamo – lo anticipo subito – ad approvare con il voto convinto del gruppo dei Popolari Per l'Italia, abbraccia solo una piccola, vorrei dire modesta, parte di quello di cui il nostro Paese, sul fronte della regolamentazione del lavoro, ha bisogno.
  Stiamo semplicemente e modestamente modificando la disciplina dei contratti a tempo determinato e fissando alcuni principi di una disciplina dell'apprendistato che è ancora tutta da immaginare e configurare.
  Questo provvedimento è stato accompagnato da grandi discussioni, in qualche caso da petizioni di principio che hanno avuto una vasta eco mediatica. Qui si partorisce un topolino, quindi un primo passo positivo nella direzione giusta, però dobbiamo dirlo con molta chiarezza.
  Uno dei temi di cui, invece, non si è parlato e non so con quanta consapevolezza o premeditazione, è il rapporto tra legislazione e contrattazione collettiva. È un tema che non è stato ancora risolto dal legislatore, fin dalla codificazione civile che aveva disciplinato questo legame e questa gerarchia delle fonti, agli articoli 2077 e seguenti del codice civile, immaginando, però, una soluzione che, all'epoca, andava a toccare la costituzione del sistema corporativo delle fonti. Ebbene, da allora, ha solo prestato il fianco alla giurisprudenza sostanzialmente riconoscendo il livello della contrattazione collettiva insieme con l'inadempimento dell'articolo 39 della Costituzione.
  Ebbene, nella distrazione di quest'Aula, dico con molta chiarezza che l'inadempienza grave dell'articolo 39 della Costituzione ha messo i sindacati in un'area di sostanziale e incontrollata autonomia regolatoria di passaggi importanti dei rapporti Pag. 3di lavoro. Anche questa legge dà delega alla contrattazione collettiva senza fissare principi precostituiti.
  È ora che con grande onestà intellettuale, oltre che con consapevolezza culturale, questo Parlamento prenda di petto il tema di come regolare la contrattazione collettiva depositaria e destinataria di importanti deleghe regolamentari, sulla base di un principio di rappresentatività. Oggi i sindacati non sono più rappresentativi dei lavoratori. I sindacati, che vivono sulla base dei contributi di pensionati, non reggono il confronto della rappresentatività.
  Il voto su questo provvedimento non può – non può –, alla luce di quanto sto dicendo e agli occhi del mio gruppo, consentire ulteriormente delle deleghe di potere regolatorio a enti che non sono in grado – ribadisco – di testimoniare, in modo concreto e sostanziale, una rappresentatività.
  Il nostro gruppo porrà all'attenzione dei prossimi provvedimenti in materia di lavoro questo importante tema e, dunque, il collegamento tra legge e contrattazione collettiva. Le norme della contrattazione collettiva sono qualificabili, ai sensi civilistici, come clausole d'uso, ma la clausola d'uso, ribadisco, presuppone la rappresentatività. Oggi, in Italia, non ci sono sindacati in grado di avere questi requisiti.

  PRESIDENTE. Constato l'assenza degli onorevoli Di Lello, Formisano e Rampelli, che avevano chiesto di parlare per dichiarazione di voto: s'intende che vi abbiano rinunziato.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Caon. Ne ha facoltà.

  ROBERTO CAON. Signor Presidente, le considerazioni di questo decreto-legge all'esame, per noi, non sono sufficienti per quanto riguarda le nostre imprese che devono competere. Mi spiego: oggi ci ritroviamo a dover fare sempre la stessa cosa, a cercare sempre di creare competitività dai nostri dipendenti. I nostri dipendenti, le posso garantire, e io parlo anche da industriale, sono i migliori del mondo, non trovo maestranze in giro per il mondo del nostro livello. Abbiamo forse le maestranze migliori, però, sono mal pagate e sono mal pagate perché c’è uno Stato che ha questo famoso cuneo fiscale troppo elevato. In più l'imprenditore non è che assuma di più perché gli diamo qualcosa per le assunzioni o facciamo qualcosa per poter riuscire a fare assumere di più, per cui il dipendente costa meno o diamo qualche agevolazione; l'imprenditore assume se ha lavoro e tutto quanto questo deriva, prima di tutto, da un sistema economico che non è più competitivo, anche con la stessa Europa di cui noi facciamo parte. Un'Europa con cui, purtroppo per noi, non riusciamo a stare al passo, passa attraverso qualche svalutazione, anche dell'euro, per riuscire a portare a casa quel lavoro che poi serve, naturalmente, per fare nuove assunzioni. Per le nuove assunzioni qui ci rabattiamo tra sistemi di ingresso agevolati e quant'altro, mentre invece l'imprenditore chiede una cosa molto semplice, chiede che licenziare qualche volta, purtroppo, per salvare la propria azienda non debba essere molto più difficile che divorziare.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Matteo Bragantini. Non è presente in Aula...

  MATTEO BRAGANTINI. Signor Presidente, sono quassù, ho cambiato posto.

  PRESIDENTE. Prego, onorevole Bragantini. Ne ha facoltà.

  MATTEO BRAGANTINI. Signor Presidente, ogni tanto cambiare punto di vista è utile per la discussione e per agevolare un vero dibattito e certe volte vedere in modo differente, come vedono altre persone, può favorire una discussione veramente più approfondita e può migliorare i testi e le leggi. In questo caso questo decreto-legge a noi non piace e non piace per moltissimi motivi, perché è andato, sì, a modificare alcune piccole parti per quanto riguarda la riforma Fornero che era stata fatta e dei provvedimenti che Pag. 4aveva preso il Governo Monti, ma non è stata così incisiva da rilanciare veramente l'occupazione, da andare a fermare delle storture che ci sono nel nostro mercato del lavoro. Un mercato del lavoro per certi versi troppo ingessato e per altri troppo precarizzato. Mi ricordo, sono della generazione dei famosi Co.co.co., li ho fatti anch'io i Cococo, che avevano una funzionalità, un diritto di esistere, ma che, purtroppo, troppo spesso, sono stati utilizzati per andare contro il diritto del lavoro, contro i diritti dei lavoratori e soprattutto dei giovani, perché un giovane a 40, 45 anni che è ancora precario, che ancora non sa se l'anno dopo avrà ancora quel lavoro, se avrà un futuro, con uno stipendio bassissimo, di sicuro non è una convenienza.
  Qualcuno ci dice che dobbiamo avvicinarci al mercato americano che è un mercato del lavoro molto, molto fluido, però è anche vero che nel mercato, ad esempio, americano, dove la disoccupazione è bassissima dove c’è, è vero, un mercato molto libero, dove è più facile licenziare come è più facile assumere, c’è anche una contrattazione e degli stipendi differenti. Dunque è vero che con un contratto «precario» o molto flessibile, in teoria dovrebbe esserci anche un aumento del compenso, del rischio, perché un lavoratore dice sì, a me conviene, ci sto...

  PRESIDENTE. Mi scusi, onorevole Bragantini. Colleghi, se c’è bisogno di sospendere per fare una riunione del Comitato dei nove della Commissione, basta che lo fate sapere al Presidente che la facciamo; però chi parla ha diritto di essere ascoltato.

  MATTEO BRAGANTINI. Grazie, Presidente. Dicevo, in contrattazione uno ci può stare e dice: bene, so che posso star qui uno, due, sei mesi, non sono sicuro, c’è il rischio, però ho un compenso maggiore del 10-15 per cento di uno che invece è a tempo indeterminato. È una logica; come è una logica il fatto che soprattutto alcune aziende possano aver bisogno di alcune professionalità solo per un periodo di tempo limitato, per alcuni anni, perché gli servono lavoratori – come era scritto nell'ordine del giorno – per ricerca e sviluppo e dunque per l'ingegnerizzazione del prodotto, il marketing del prodotto, oppure che ne abbiano bisogno anche solo per alcuni mesi; penso, ad esempio, ai gommisti, soprattutto quelli di una certa dimensione che hanno moltissime filiali e dunque moltissimi dipendenti, che hanno un carico di lavoro in alcuni periodi dell'anno (a ottobre-novembre, quando ad esempio c’è un aumento del lavoro per cambiare tutte le gomme e mettere quelle invernali, e in aprile, quando devono essere smontate tutte) e hanno bisogno di un aumento di manodopera che, invece, in altri periodi dell'anno, non servirebbe e rappresenterebbe un appesantimento della propria azienda.
  Dunque, si doveva fare una riforma del lavoro vera, una riforma del lavoro che andasse sia verso gli interessi dei lavoratori ma anche gli interessi degli imprenditori. In più, dobbiamo mettere in conto una cosa molto importante: non è che solo con la riforma del lavoro riusciamo a creare nuovi posti di lavoro. Infatti, il problema maggiore in questo Stato è che finché non ci sarà la certezza che ci sarà un aumento delle commesse, un aumento della ricchezza, moltissimi imprenditori che magari hanno anche la possibilità di aumentare la forza lavoro non lo fanno perché non sono sicuri, perché se devono assumere una persona a tempo indeterminato adesso che gli va bene sanno che se fra sei non dovesse essere così ciò potrebbe far fallire tutta l'azienda. È questa la problematica ! Dunque dovremmo avere una visione di lungo respiro e in più dovremmo, come Parlamento, come Stato, smettere di continuare a fare riforme, perché non possiamo continuare a cambiare le regole del gioco ai nostri imprenditori e agli imprenditori che vogliono venire in Italia. Non possiamo dirgli di fare un piano economico-finanziario della durata di cinque, sei anni, quando ogni anno c’è una normativa nuova sia per quanto riguarda il mercato del lavoro sia per quanto riguarda la burocrazia sia per Pag. 5quanto riguarda le tasse, perché in questo modo è sempre una roulette. È vero che i nostri imprenditori, soprattutto quelli piccoli, sono molto flessibili, hanno molta inventiva e riescono ad adeguarsi in modo molto semplice, ma di sicuro questo non comporta un aumento di occupazione, un aumento di ricchezza di questo Stato e dunque un aumento del benessere dei nostri cittadini. È questo che noi dovremmo andare veramente a cambiare. E questa legge che state per approvare non va a risolvere questi problemi endemici di questo Stato.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Fedriga. Ne ha facoltà.

  MASSIMILIANO FEDRIGA. Signor Presidente, ci troviamo, in terza lettura, a discutere nuovamente su un «decreto lavoro» che nella sostanza di lavoro non ne garantisce nessuno. Dico questo perché più volte, durante i lavori della Commissione ed anche durante la trattazione in Aula, sia alla Camera che al Senato, la Lega ha chiesto con forza che venissero introdotte quelle misure, le uniche che riteniamo fondamentali, per rispondere veramente alle esigenze occupazionali del nostro Paese. E come ho avuto modo di dire nella mia dichiarazione di voto in prima lettura, queste misure sono due. Ovvero, una prima che guardi a un periodo medio-lungo e che possa ristrutturare l'offerta occupazionale nel nostro Paese. Come si fa ?
  L'unico modo per creare lavoro è far lavorare le imprese, dare la possibilità alle imprese di competere, dare la possibilità alle imprese di produrre, dare quindi la possibilità alle imprese di assumere. E qual è il principale problema che hanno le imprese in questo momento ? Una tassazione elevatissima, che le tiene totalmente fuori dalla competizione internazionale; e devo dire anche nazionale, perché noi siamo diventati un Paese di import: i prodotti delle nostre aziende nemmeno sul territorio nazionale vengono più consumati.
  Questo è stato dovuto in parte a scelte scellerate del passato, sulle quali ci siamo opposti: un esempio su tutti è l'apertura nel WTO anche a mercati come quello cinese, e a produzioni come quelle cinesi; in secondo luogo, è stato dovuto ad un mercato unico europeo nel quale ci sono delle differenziazioni normative e di tassazione che sono insostenibili per le nostre aziende. Noi abbiamo il doppio della pressione fiscale di altri Paesi europei: una nostra azienda fino a luglio produce per pagare le tasse.
  Abbiamo avuto delle misure drammatiche del precedente Governo Monti, di quello Letta, che hanno infierito ancor di più sul costo per le nostre aziende. Proprio negli scorsi giorni mi è capitato di incontrare degli imprenditori, in particolar modo un'impresa, che solo per uno dei suoi capannoni – ed è un'impresa di quelle eroiche, che continuano a produrre e continuano anche ad assumere – paga 50 mila euro dell'IMU voluta da Monti e votata dal Partito Democratico e da altri gruppi che stanno appoggiando questo Governo.
  Dunque, se si vuole intervenire sul lavoro, servono risorse: pensare di fare una riforma del lavoro e venderla ai cittadini, come sta facendo questo Governo, come la panacea ai mali della disoccupazione, una riforma che di riforma non si tratta, ma soprattutto di soldi per il lavoro mette zero, vuol dire semplicemente prendere in giro cittadini e imprese nel nostro Paese.
  Come dicevo, c’è una misura a medio-lungo periodo, ed è quella di cui ho trattato; c’è una misura che può avere effetti, anzi, avrebbe effetti nell'immediato. Questa riforma si chiama abrogazione della legge Fornero sulle pensioni. È la prima cosa da fare ! È una prima cosa da fare perché andrebbe ad affrontare diverse criticità su più fronti. La prima, quella verso le aziende: è stato aumentato il costo aziendale, mantenendo di più le persone sul posto del lavoro. È stato creato un dramma degli esodati, sul quale ancora adesso il Governo sta prendendo in giro queste centinaia di migliaia di persone, Pag. 6che stanno protestando, giustamente, per una situazione che si protrae ormai dal lontano dicembre 2011 e a cui, malgrado le promesse dei vari Governi, non è mai stata data una risposta in modo strutturale.
  Ci sono queste persone, che sono rimaste o rischiano di rimanere senza alcun tipo di reddito, né da lavoro né da pensione; e che si trovano in questo momento a veder aperto l'ennesimo tavolo, che – e lo dico ovviamente con dispiacere – non darà, ho paura, alcun tipo di risposta. E le risposte che si stanno profilando, quelle poche risposte che si stanno profilando, sembrano più che altro una presa in giro per queste persone.
  Ma dicevo, oltre a questo problema, l'abrogazione della riforma delle pensioni Fornero ridarebbe slancio al mercato del lavoro. È inutile che ci prendiamo in giro: in un momento di crisi internazionale aver aumentato fino a 8 anni la permanenza sul posto di lavoro prima di accedere ai benefici previdenziali, vuol dire escludere le giovani generazioni dal lavoro, vuol dire non permettere alle persone che il lavoro non ce l'hanno di potere sostituire quelle che sarebbero dovute andare in pensione, vuol dire congelare il mercato del lavoro ed avere la responsabilità – ed è una responsabilità diretta del Ministro Fornero e di tutti quei partiti che hanno votato quella riforma, e sto parlando in particolar modo del partito che è in maggioranza in questo momento in quest'Aula, e si chiama Partito Democratico del Presidente del Consiglio Renzi – di quel 42,7 per cento di disoccupazione giovanile e di quel 13 per cento di disoccupazione generale.
  Io non so se il Presidente del Consiglio sia in buona fede, ma se fosse in buona fede vuol dire che non è all'altezza di fare il Presidente del Consiglio e di ricoprire incarichi politici. Oppure, ancor peggio, se è in cattiva fede perché vuol dire che fa il Presidente del Consiglio raccontando una cosa ai nostri cittadini, imbrogliando e mentendo ai nostri cittadini e, poi, facendone un'altra. Dico ciò perché un Presidente del Consiglio che più volte dichiara che lui condivide e apprezza la riforma delle pensioni Fornero è un Presidente del Consiglio perlomeno irresponsabile.
  Non voglio usare parole più forti in questa Aula, Presidente, anche se servirebbero perché la drammaticità che stanno vivendo alcune persone, anzi moltissime persone, in questo momento nel nostro Paese non può essere trattata con questa superficialità e questa inerzia. Troppo semplice presentare delle slide ad una conferenza stampa dicendo che si faranno decine di riforme e dopo, trovarci quest'oggi, con un numero di disoccupati nel nostro Paese elevatissimo e drammatico e un decreto lavoro che mette zero risorse per queste persone.
  L'iter parlamentare di questa norma si è svolto in modo alquanto particolare, con un teatrino all'interno della maggioranza che doveva semplicemente decidere – questo teatrino, quindi queste lotte tra una parte del Partito Democratico, il Nuovo Centrodestra, qualcuno di Scelta Civica che in modo molto più dignitoso si sono tenuti un po’ più fuori da questo teatrino – se fare otto o cinque rinnovi, se dare o non dare la multa per chi sfora il 20 per cento oppure costringerlo ad assumere a tempo indeterminato. Non ho visto assolutamente una battaglia per dire di stanziare delle risorse per affrontare il problema della disoccupazione.
  Il significato di tutto ciò qual è ? È che per piccoli e inutili cambiamenti della norma si è sviluppato un dibattito, ovviamente sui mezzi di comunicazione di massa, per cercare di dare visibilità all'una o all'altra formazione politica in questa Aula. Ma questa battaglia è stata fatta solo per la visibilità, non per difendere i nostri cittadini, non per dare una risposta ai nostri cittadini.
  Dobbiamo essere sinceri: io penso che nessun collega – e sono convinto anche molti colleghi della Commissione e anche i relatori che sono persone oneste intellettualmente – possa pensare che si possa fare – e parlo anche al relatore che era anche sottosegretario – una vera riforma del lavoro per affrontare la disoccupazione Pag. 7mettendo a disposizione zero risorse. È ridicolo, dobbiamo essere sinceri e dircelo.
  Per questo noi abbiamo fatto opposizione: non per dire che volevamo una parolina in più o in meno in questa norma ma per dire che bisognava dare sostanza alla norma. Il Governo coraggioso che corre di Renzi dov’è finito ? Mi sembra che il Presidente del Consiglio corra solo verso la Merkel, a chiedere i favori della Merkel, ma correndo verso la Merkel corre allontanandosi dai problemi reali del nostro Paese.
  Presidente, noi su questo decreto-legge annunciamo un voto decisamente contrario perché penso sia arrivato il momento di dare risposte ai cittadini e finirla di prenderli in giro come molto abilmente e con una grande arte oratoria fa il Presente del Consiglio Renzi.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Pannarale. Ne ha facoltà.

  ANNALISA PANNARALE. Signor Presidente, colleghe e colleghi, Governo, voteremo contro perché non capiamo. Non capiamo come si possa rispondere a tanta precarietà con altra precarietà, non capiamo perché mai – e ripeto, mai – ci sia un sussulto dinanzi a tanta sofferenza sociale, dinanzi a tanta ingiustizia, a tanta discriminazione.
  Un sussulto tale da provare a dire: forse queste politiche fallimentari vanno ribaltate, forse se insistiamo in maniera così pervicace nella distruzione del lavoro il fallimento non riguarderà più soltanto le vite delle persone, ma il sistema Paese, la tenuta produttiva ed economica di questo Paese. Invece, non solo questo sussulto non c’è stato, ma ancora una volta avete blindato – e lo dico al sottosegretario e alle Aule parlamentari – con una fiducia posta per ben tre volte su un decreto che avrebbe meritato altro: confronto, discussione, lavoro emendativo, possibilità di trasformarne gli aspetti più conservatori, più liberisti e più lesivi dei diritti.
  Ci abbiamo provato noi di Sinistra Ecologia Libertà a modificare questo decreto, abbiamo utilizzato tutti gli strumenti che il Regolamento ci ha offerto per strappare minuti alla vostra indifferenza e restituirli da quest'Aula alla voce di precari, disoccupati, lavoratori, donne inoccupate, donne dimissionate per gravidanza. Lo avete chiamato ostruzionismo, per noi è stato conflitto.
  Uno spazio di lotta parlamentare che facesse uscire dal buio in cui li avete collocati milioni di corpi invisibili. E tutto questo abbiamo dovuto farlo in totale solitudine, perché in questo mondo di propaganda così superficiale, banale, rabbiosa, quella che non entra mai nel merito delle cose ma sa ferire nel profondo, in questo mondo in cui vince chi urla prima e urla più forte, evidentemente sventolare il nastro di un politico da arrestare conta molto di più della lotta per i diritti violati di persone senza nome, e conta di più persino quando si è all'opposizione, quando si dovrebbe sentire il dovere di fare tutto il possibile su materie fondamentali per bloccare scelte irreversibili e sbagliate.
  Bloccare l'approvazione di un decreto significa farlo decadere quel decreto, significa fare da argine a una palese violazione dei principi costituzionali e dello stesso diritto comunitario, il diritto di quell'Unione europea che continua a chiederci molte cose. In genere sono sacrifici, in genere sono politiche di rigore che si trasformano sempre e puntualmente in tagli dei servizi e della spesa pubblica per investimenti e su queste richieste bisogna dire che il nostro Paese è sempre pronto, è sempre rapido, è sempre solerte e allora ci chiediamo perché la stessa attenzione ossequiosa questo Governo non ce l'ha quando l'Europa ci ricorda che i contratti a tempo indeterminato sono la forma comune di rapporto di lavoro, perché è esattamente questo che dice la direttiva 1999/70/CE di cui tanto abbiamo parlato in queste ore; dice che il ricorso ai contratti a termine deve essere limitato, deve essere temporaneo, deve essere giustificato da ragioni specifiche, produttive, occupazionali, stagionali. Dice che va rimossa ogni forma Pag. 8di discriminazione e di abuso e invece il Governo con questo decreto trasforma il contratto a termine in norma, in regola di base, in criterio che orienta tutto il mercato del lavoro. Ma, mettiamo anche un attimo da parte il diritto comunitario e persino quella Costituzione fondata sul lavoro che state riscrivendo a poco a poco, che state ribaltando a poco a poco materialmente e legislativamente. Neanche i dati reali, neanche la fotografia fedele della realtà disinnescano i dubbi sull'efficacia delle vostre scelte e sulla veridicità delle vostre tesi.
  Una tesi su tutte: per anni ci avete detto che la legislazione a protezione dei lavoratori e delle lavoratrici in questo Paese fosse troppo rigida, che troppa rigidità fosse inversamente proporzionale alla crescita occupazionale, e allora si è scelto di rispondere con più mobilità in uscita, con la reiterazione senza limite dei contratti a termine, con la moltiplicazione a dismisura delle forme contrattuali, addirittura 46 perché almeno di fantasia ne avete, con la soppressione di tutele e con l'assottigliamento delle retribuzioni.
  Lo avete fatto con le riforme Treu, con Sacconi, con Tremonti, con la Fornero, il risultato dell'applicazione di questa vostra tesi sono 4 milioni di precari, sono tre milioni e mezzo di disoccupati, sono il 43 per cento dei giovani disoccupati. Questi dati veramente non fanno sorgere il dubbio che forse la vostra tesi sia inattendibile, che forse l'idea che più flessibilità riesca a creare maggiore occupazione non riesce ad agganciare quella che è la realtà sotto i nostri occhi ?
  Non solo. Il risultato di questa tesi, che avete applicato così bene in questi anni, è anche la minore produttività rispetto alla media europea delle piccole e medie imprese italiane, le quali nel 2013, insieme a Spagna, Grecia e Cipro, registrano tra i maggiori cali nell'Unione europea, sia nel fatturato, con il 29 per cento in meno, sia nei profitti, con il 49 per cento in meno.
  La precarietà non è soltanto sottrazione di futuro alle vite delle persone, negazione ad una vita libera, perché poi è l'autonomia reddituale, la soddisfazione personale e professionale che ti dà condizioni di libertà e di liberazione. La precarietà è anche sottrazione di competitività al sistema Paese. Sottrae competenze, intelligenze, possibilità nuove al sistema d'imprese, spegne i cervelli, spegne gli apporti conoscitivi altamente professionali, ossifica l'apparato produttivo, ne sterilizza la capacità di crescita e di investimento progettuale e tecnologico. Ecco perché le nostre imprese perdono in competitività, perché livellano verso il basso le professionalità con contratti precari e stipendi da fame, perché pensano di ricavare profitto dalla compressione del costo del lavoro invece di investire, in maniera lungimirante, in nuove professionalità e in nuovi settori produttivi puliti, in ricerca, in innovazione di processo e di prodotto.
  Allora, la tesi è una: la precarietà fa male e la precarietà impoverisce ed è l'unica tesi validata da anni di riforme del mercato del lavoro sbagliate e fallimentari, da dati alla mano che sono imbarazzanti nel loro fotografare senza mezze misure un presente di impoverimento e un futuro di schiavitù. È di altro di cui abbiamo bisogno e di cui avremmo avuto bisogno: di un piano di lavoro vero, strutturato, ecocompatibile, capace di creare il lavoro, di mettere al centro settori strategici, territori dissestati da riqualificare, strade da rifare, immobili scolastici da ristrutturare, edifici da aprire all'efficientamento energetico, infrastrutturazioni da adeguare, mobilità sostenibile su cui investire, settori produttivi da innovare, ricerca da finanziare. Tutto questo dovrebbe esserci in una programmazione seria, in una pianificazione capace di rispondere, in maniera adeguata ed efficace, alla fame di lavoro, alla crescita della povertà e ad una crisi recessiva che non mostra varchi di uscita.
  Invece, ancora una volta avete preferito non studiare, non analizzare, non approfondire. Avete scelto di non tentare altre strade, di non assumervi la responsabilità di un Paese che non ha più spinta, che non ha più potenzialità, che non ha più entusiasmo. E mentre distruggete il lavoro e marginalizzate desideri e progettualità di Pag. 9vita, vi dovrete porre il problema di un reddito che non c’è quasi più, che non dà più alcuna possibilità di accedere ai consumi e di riaccendere quella domanda interna di cui tanto parlate. Con una mancanza così strutturale di lavoro, c’è l'urgenza di prevedere subito, senza più rinvii, il reddito minimo garantito e noi, come abbiamo fatto su questo decreto, vi incalzeremo senza tregua, senza risparmiarci, perché non ci rassegniamo – e ho concluso – ad una classe dirigente che si sta assumendo, indisturbata, la gravissima responsabilità di lasciare nella disperazione e nell'anonimato milioni di persone (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà).

Trasmissione dal Senato di un disegno di legge di conversione e sua assegnazione a Commissione in sede referente (ore 10,15).

  PRESIDENTE. Il Presidente del Senato, con lettera in data 14 maggio 2014, ha trasmesso alla Presidenza il seguente disegno di legge, che è stato assegnato, ai sensi dell'articolo 96-bis, comma 1, del Regolamento, in sede referente, alla VIII Commissione (Ambiente):
   S. 1413. – «Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 28 marzo 2014, n. 47, recante misure urgenti per l'emergenza abitativa, per il mercato delle costruzioni e per Expo 2015» (approvato dal Senato) (2373) – Parere delle Commissioni I, II, V, VI (ex articolo 73, comma 1-bis, del Regolamento, per gli aspetti attinenti alla materia tributaria), X e XIV e della Commissione parlamentare per le questioni regionali.

  Il suddetto disegno di legge, ai fini dell'espressione del parere previsto dal comma 1 del predetto articolo 96-bis, è stato altresì assegnato al Comitato per la legislazione.

Si riprende la discussione.

(Ripresa dichiarazioni di voto finale – A.C. 2208-B)

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Francesco Ferrara. Ne ha facoltà.

  FRANCESCO detto CICCIO FERRARA. Signor Presidente, avremmo preferito, come Sinistra Ecologia Libertà, non essere l'unica forza di opposizione a cambiare o provare a cambiare o a fare decadere questo decreto. Abbiamo difeso e rappresentato per davvero, in quest'Aula, interessi generali delle lavoratrici, dei lavoratori, dei giovani precari.
  L'abbiamo fatto senza infingimenti, abbiamo dichiarato la nostra contrarietà a questo provvedimento sin dalla sua prima stesura e abbiamo lavorato per contrastarlo e modificarlo, prima attraverso gli emendamenti e poi con gli ordini del giorno, sperando fino all'ultimo di trovare nel Governo un interlocutore attento ai problemi del Paese. Invece non solo il Governo, ma anche la maggioranza di questo Parlamento si è mostrata sorda alle richieste del mondo del lavoro e preferisce anteporre i propri interessi di bottega, tenendo insieme una maggioranza che riesce a sopravvivere solo strozzando e impedendo il dibattito all'interno di questa Aula.
  È la decima volta che questo Governo abusa dello strumento del voto di fiducia per varare un provvedimento che non incontrerà quel segnale di cambiamento necessario al Paese per rimettere in moto l'economia, creare sviluppo e aumentare l'occupazione. Eppure, il decreto lavoro doveva servire a questo, doveva servire ad aiutare quelle famiglie che vivono senza reddito da lavoro a trovare un'occupazione. Doveva e poteva servire ad aiutare coloro che vivono oggi sotto la soglia di povertà, che vivono di sola cassa integrazione, coloro che, nonostante la giovane età e l'alta scolarizzazione e specializzazione, non riescono a trovare un impiego, un posto di lavoro.Pag. 10
  Invece, come ha fatto chi vi ha preceduto da vent'anni a questa parte, continuate a raccontare al Paese la favola della flessibilità che crea sviluppo, della flessibilità che crea occupazione, come se possa esistere una precarietà dal volto buono, da assumere come uno strumento utile per la vita lavorativa di una persona. In fondo si tratta di rinunciare a qualche diritto superfluo, di abbandonare lacci e lacciuoli inutili, che non favoriscono gli investimenti e inducono le aziende ad andare via dall'Italia e non assumere.
  Insomma, continuate a mentire a voi stessi e al Paese intero, raccontando bugie colossali. È così che si interviene ancora una volta sull'abbassamento dei diritti e delle tutele di chi lavora, si aumenta la precarietà, si liberalizzano i licenziamenti, si frammenta ancora una volta di più il lavoro.
  La verità è che, mentre noi discutiamo, le agenzie di stampa pubblicano il numero di disoccupati dell'intera area OCSE, che ammontano a 46 milioni, oltre 11 milioni in più rispetto al luglio del 2008, e in Italia la disoccupazione giovanile si attesta intorno al 43 per cento. La disoccupazione non si combatte rendendo più semplici i licenziamenti, incentivando i contratti precari e i finti contratti di apprendistato previsti in questo decreto lavoro. L'assenza di causale nei contratti a termine non crea un solo posto di lavoro in più; serve solo ad allungare fino a tre anni la possibilità per il datore di lavoro di poter licenziare senza pagare alcuna indennità, senza preoccuparsi di dare alcun motivo o motivazione.
  Con tutta la flessibilità che già esiste in Italia e con tutti i disastri che ha già provocato, perché continuate a colpire i diritti delle lavoratrici e dei lavoratori, mettendo sotto il ricatto perenne dei contratti in scadenza, che mortificano la dignità di chi lavora, anziché semplificare il licenziamento, perché non si è scelto di semplificare quella giungla di competizione al ribasso, alla quale continuate a sottoporre le migliori risorse del Paese, cancellando le decine di forme contrattuali esistenti e introdotte dalla riforma Sacconi e Fornero ? Finché continuerete nel solco delle politiche di austerità, i cui effetti nefasti abbiamo già sperimentato sulle spalle degli uomini e delle donne di questo Paese, non vi sarà nessuna ripresa. Se non si interviene sulle vere cause che hanno generato la crisi economica e finanziaria che attraversa l'Italia e l'Europa, nessun cambiamento sarà possibile e nessun freno potrà essere posto al progressivo impoverimento delle popolazioni.
  L'impressione che abbiamo è che si continui a navigare a vista, che non vi sia chiaro quali siano le priorità per il Paese. Eppure, più volte in quest'Aula abbiamo chiesto di sapere quali politiche industriali ha in mente il Governo, quanto intende investire in innovazione tecnologica, cosa intende fare per porre un freno alla desertificazione del nostro sistema industriale. Ad oggi l'unica risposta sembra essere quella della riduzione dei diritti, che non si capisce come dovrebbe miracolosamente rimettere in moto l'economia e lo sviluppo.
  Lo stesso coraggio che state dimostrando nel colpire al cuore la dignità di chi lavora quando lo dimostrerete nel valorizzare e rilanciare le nostre eccellenza, investendo in ricerca e sviluppo ? O, in quel caso, preferite privatizzare, svendere o far chiudere fabbriche, pur di non assumervi le vostre responsabilità ? Piuttosto che perdere le vostre giornate per decidere se cinque proroghe siano meglio di otto, perché non immaginiamo insieme come si può arrivare ad un nuovo modello di produzione compatibile con l'ambiente, efficiente dal punto di vista energetico che sfrutti al massimo le energia rinnovabili ? Forse, un intervento straordinario contro il dissesto idrogeologico che metta in sicurezza gli uffici pubblici, le scuole, gli ospedali può servire a generare nuova e buona occupazione, può servire a rimettere in moto le imprese e l'economia più di quanto possa fare l'ennesima riscrittura delle regole del mercato del lavoro. Purtroppo, siete troppo impegnati a salvare voi stessi e i vostri ruoli, di chi governa e di opposizione sterile, urlata, per concentrarvi su un disegno strategico complessivo Pag. 11per il Paese. I salari italiani sono tra i più bassi d'Europa, 6 milioni di pensionati sono poveri e a stento arrivano a fine mese; giornalmente si moltiplicano i precari, i cassintegrati, i disoccupati e le fabbriche chiudono o delocalizzano con una rapidità spaventosa e la risposta della politica non può essere la legalizzazione di manodopera a basso costo ad uso e consumo delle aziende.
  Preannunzio, quindi, il voto contrario sulla conversione di questo decreto-legge il cui titolo è vero soltanto a metà, in quanto se da una parte è vero che si semplificano gli adempimenti a carico delle imprese, dall'altra non vi è traccia di disposizioni urgenti per favorire il rilancio dell'occupazione. Si continua ancora una volta a far pagare il prezzo della crisi ai soliti, ai più deboli, a quei milioni di lavoratori giovani e meno giovani che da domani saranno ancora più invisibili, più precari e più deboli, ma non saranno soli perché noi di Sinistra Ecologia Libertà continueremo a batterci in questo Parlamento e nel Paese affinché davvero si inverta la rotta e ci si allontani da quelle politiche economiche che hanno impoverito il Paese e da quei parametri imposti dall'Europa dell'austerità che impediscono qualsiasi ripresa. Votiamo «no» ad un pessimo decreto-legge varato da un Governo incapace di offrire al Paese le soluzioni adeguate alle sfide che è chiamato ad affrontare (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà).

  PRESIDENTE. Onorevoli colleghi, l'onorevole Rampelli ha comunicato alla Presidenza che ha avuto un problema e, quindi, non avrebbe potuto essere presente nel momento in cui era iscritto a parlare; se non vi sono obiezioni, così come la Presidenza ha fatto anche in altre fasi del dibattito, recupererei l'intervento dell'onorevole Rampelli anche perché è l'unico per il gruppo Fratelli d'Italia-Alleanza Nazionale.
  Prego, onorevole Rampelli ha facoltà di parlare per dichiarazione di voto.

  FABIO RAMPELLI. La ringrazio signor Presidente per la cortesia e ringrazio anche i colleghi. Il provvedimento che vi state apprestando a votare, perché noi non lo voteremo davvero, avrebbe voluto rappresentare nel vostro codice il cambiamento della politica, mi riferisco ovviamente al Governo e alla maggioranza. Il cambiamento delle sue pessime regole, della sua scarsa operatività, della sua credibilità residuale. Non è così. Le promesse del Presidente del Consiglio, che noi abbiamo ribattezzato ironicamente per farci due risate Matteo Do Nascimento, sulla metafora del noto millantatore brasiliano che faceva da spalla a Wanna Marchi, sono rimaste tali. Andavano sotto il titolo della «svolta buona» con tanto di hashtag, ricordate ? Lo scorso marzo, il Consiglio dei ministri ha varato due provvedimenti sull'emergenza lavoro, già annunciati ancor prima che l'ex rottamatore diventasse Premier. Perché due provvedimenti ? Uno di propaganda pura, a costo zero, ecco il perché ! Si è potuto infatti adottare subito, senza dover affrontare la fastidiosa ricerca delle coperture così da poter affermare che la «svolta buona» non perdeva tempo. Si tratta di quello attuale, che dovrebbe favorire il rilancio dell'occupazione, stando al titolo, e garantire la semplificazione degli adempimenti per le imprese; lo stesso sul quale ieri il Governo ha posto la sua settima fiducia in una manciata di settimane.
  Ufficialmente, il continuo ricorso alla questione di fiducia è legato ai tempi stretti di cui si disporrebbe, ma la realtà è ovviamente diversa.
  È sotto gli occhi di tutti che la maggioranza non è coesa su molti, troppi argomenti: l'immigrazione, l'abolizione delle province, la riforma elettorale, la droga, la riforma del Senato. Mi pare che il cosiddetto Nuovo Centrodestra, che governa con la sinistra e sostiene il segretario del maggiore partito di sinistra italiano, soccomba sempre e regolarmente. Le politiche di questo Governo sono infatti di sinistra piena, salvo il servilismo verso i poteri forti, le consorterie e l'euro-burocrazia. Quello è perfettamente trasversale e prevede, dalla popolare leader, la Cancelliera Angela Merkel al socialista Pag. 12Schulz, la stessa idea d'Europa antidemocratica, elitaria, arrogante, dirigista ed egemonizzata dal marco tedesco, cui l'Europa ha voluto cambiare solo il nome, succube della grande finanza. Hai voglia a stringere i pugni ed a fingere una vittoria, caro Ministro Alfano: i valori del centrodestra con lei sono morti e sepolti !
  Il decreto-legge si compone essenzialmente di quattro parti: i contratti a tempo determinato, la disciplina dell'apprendistato, la smaterializzazione del Documento unico di regolarità contributiva e il rifinanziamento dei fondi per i contratti di solidarietà: ordinaria amministrazione, per giunta malfatta.
  Per quanto attiene al primo punto, vorrei ricordare che la forma contrattuale a tempo determinato è stata sdoganata nel 2001, quando si ribaltò l'impostazione con la quale il lavoro a tempo determinato era vietato, salvo singole eccezioni. Da allora, il ricorso a questo strumento è in continuo aumento, fino ad un inaccettabile abuso. I dati del periodo compreso tra il 2010 e il 2012 registrano un aumento dal 12,8 al 13,8: un punto in soli due anni.
  La quantità di lavoratori impiegati con simili contratti – ci dicono sono sempre le statistiche – è in linea con gli altri Stati europei, ma un dato salta tuttavia agli occhi: mentre in Italia il ricorso al tempo determinato aumenta, nelle altre nazioni diminuisce. Questo perché, come è stato più volte richiamato nel corso di questo dibattito, al livello europeo già dal 1999 esiste una direttiva, che i Governi fin qui non hanno voluto recepire, che stabilisce la marginalità e la residualità dei contratti a termine. Al contrario, il Presidente Renzi con questo decreto-legge intende renderli ancora più agevoli, estendendone ulteriormente l'applicazione.
  Con le modifiche approvate in Senato salta anche l'ultima clausola di salvaguardia a tutela del lavoratore precario, vale a dire l'obbligo di assunzione a tempo indeterminato dei precari impiegati in eccesso dall'azienda rispetto al tetto del 20 per cento, sanzionato con il solo pagamento di una multa. Certamente, in tempi di crisi, la cosiddetta flessibilità del mercato del lavoro può costituire un utile strumento per sostenere l'occupazione, ma al contempo non vanno sottovalutati gli effetti sui lavoratori.
  In un Paese in deficit demografico ormai da decenni, con quello che comporta avere sempre meno forza lavoro, che deve pagare la previdenza ad un esercito di anziani, dove l'instabilità lavorativa è uno dei fattori cardini che impedisce ai giovani di formare una famiglia ed avere figli, proprio perché è assente una certezza economica di lungo periodo, la maggiore diffusione dei contratti che alimentano l'incertezza sul lavoro non è un bene tout court, come qualche iperliberista con la casacca rossa vorrebbe farci credere.
  Peraltro, ci fa sorridere la previsione appena inserita al Senato, con la quale questo decreto-legge interviene sulla disciplina del contratto a termine solo «nelle more dell'adozione di un testo unico semplificato» – leggo tra virgolette – «della disciplina dei rapporti di lavoro con la previsione in via sperimentale del contratto a tempo indeterminato a protezione crescente». Chiuse virgolette. Praticamente è una sorta di supercazzola, alla Tognazzi maniera. Sarà interessante vedere come si riuscirà a conciliare, nell'applicazione pratica, due impianti normativi sostanzialmente antitetici: il solito pasticcio all'italiana.
  Ma tornando agli interventi di cui il mercato del lavoro avrebbe bisogno, notiamo come non si consideri il problema principale del lavoro in Italia: la carenza di domanda.
  Nel solo 2013, infatti, si sono persi 413 mila posti di lavoro – citiamo dati ISTAT – ed è difficile anche pensare che l'ulteriore precarizzazione del lavoro favorisca la ripresa ovvero la competitività delle nostre imprese. È, infatti, un forte scoraggiamento ad investire sulla forza lavoro, specie su quella in ingresso, dato che l'orizzonte temporale della prova si allunga a dismisura e assume, ancora più di prima, un carattere sottilmente minaccioso o ricattatorio. Pag. 13
  Se questo è il modo di investire sui giovani, di offrire loro un orizzonte di vita meno incerto dell'attuale, non ci siamo proprio. Infatti, sono loro i primi cui si applicherà questa doppia estensione della precarietà, fatta di contratti brevi, senza alcuna ragionevole garanzia di stabilizzazione dopo tre anni di rinnovi, se va bene. Sono loro i primi a rischiare di entrare in una porta girevole all'infinito, che oltretutto difficilmente consentirà di maturare diritti a un'indennità di disoccupazione decente tra un rinnovo e l'altro, senza che si crei un solo posto di lavoro in più e probabilmente senza fermare l'emorragia di quelli in atto, moltissimi dei quali stabili, a tempo indeterminato.
  Per le donne, poi, vi saranno costi aggiuntivi. La possibilità di fare contratti brevi, rinnovabili più volte, consentirà ai datori di lavoro di ignorare – come è stato più volte riportato nel dibattito – del tutto legalmente la norma sul divieto di licenziamento durante il cosiddetto periodo protetto. Non occorrerà neppure più far firmare illegalmente dimissioni in bianco o indagare, sempre illegalmente, sulle intenzioni procreative al momento dell'assunzione. Basterà fare loro sistematicamente contratti brevi, non rinnovabili alla scadenza in caso di gravidanza, con l'ulteriore conseguenza negativa che molte donne non riusciranno a maturare il diritto all'indennità di maternità piena e faranno fatica a iscrivere il bambino all'asilo nido, dato che non potranno dimostrare di avere un contratto di lavoro almeno annuale.
  Ancora, né questo decreto-legge né tanto meno il disegno di legge ordinario intervengono sul problema principale che attanaglia la nostra economia: l'eccessivo carico fiscale. Allo stato, la riduzione dell'IRAP è ancora una promessa, peraltro abbastanza vana, se si considera che la questione delle coperture si sta rivelando molto più spinosa del previsto. E nulla in materia di defiscalizzazione o di decontribuzione in favore delle imprese è previsto dal Job Act. Ancora, nulla è previsto per far sì che le banche diano più credito alle aziende, soprattutto a quelle in difficoltà, costringendole spesso e volentieri all'insolvenza.
  Forti perplessità vogliamo esprimere anche sulla modifica dell'apprendistato – vado a concludere –, che costituisce un vero e proprio ritorno indietro, con l'eliminazione sia dell'obbligo a garantire formazione sia di quello ad assumere a tempo determinato almeno un 20 per cento degli apprendisti prima di avviare nuovi contratti di questo tipo. Mentre alcuna attenzione è dedicata ai collegamenti tra scuola e mondo della formazione. Nella sostanza, la differenza tra contratti di apprendistato e contratti a termine si annulla di nuovo, esponendo l'Italia al rischio di nuove sanzioni in sede europea.
  Per tutti questi motivi Fratelli d'Italia – Alleanza Nazionale voterà contro questo provvedimento, perché non aiuterà la tanto declamata emergenza occupazione...

  PRESIDENTE. Deve concludere.

  FABIO RAMPELLI. ... perché costituisce una misura spot, una misura propagandistica, non affronta le difficoltà strutturali del sistema, non creerà nuovi posti di lavoro, piuttosto porterà una sostituzione sistematica dei contratti...

  PRESIDENTE. Onorevole Rampelli, deve concludere, sia gentile.

  FABIO RAMPELLI. ... a tempo indeterminato con quelli a termine. Presidente Renzi, anche sul lavoro lei ha fallito: nessuna rivoluzione, nessuna rottamazione.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Nicchi. Ne ha facoltà.

  MARISA NICCHI. Signor Presidente, anche Matteo Renzi, che aveva promesso fuoco e fiamme del rinnovamento, come chi lo ha preceduto, ha agito come se il problema principale del nostro Paese fosse un mercato del lavoro rigido sul piano Pag. 14delle modalità contrattuali e non ha tenuto conto che esiste un connubio tra precarietà e mancanza di lavoro: per esempio, solo nel 2013 si sono persi 413 mila posti di lavoro, dati ISTAT.
  Il decreto che noi oggi respingiamo con contrarietà propone un'ulteriore precarizzazione dei contratti di lavoro, con la possibilità, quindi, di legalizzare ormai la norma del lavoro a tempo determinato.
  Si permette di spezzettare nell'arco di tre anni un rapporto di lavoro in più contratti e poi si ricomincia daccapo, con un nuovo lavoratore o lavoratrice. Dov’è finito l'annuncio numero 1, l'annuncio principe di Matteo Renzi che prometteva un contratto unico a tutele crescenti ?
  È difficile pensare che l'ulteriore precarizzazione dei rapporti di lavoro favorisca la ripresa economica, ovvero favorisca la competitività delle nostre imprese a livello internazionale. Le misure invece che sono contenute nel decreto suonano come un disincentivo ad investire sulla forza lavoro, specie quella in ingresso, che sarà sottoposta, secondo la filosofia del decreto, ad una lunga prova, su cui graverà pesantemente la minaccia o il ricatto del rinnovo o del mancato rinnovo del contratto. Così, per esempio, è grave la modifica dell'apprendistato, un vero e proprio ritorno indietro, Presidente. Per il 90 per cento delle imprese italiane, infatti, salta l'obbligo di assumere almeno il 20 per cento degli apprendisti. La differenza tra contratti di apprendistato e contratti a termine rimane solo formale e ciò probabilmente aprirà a nuove sanzioni europee.
  È questo il modo di investire sui giovani ? Di offrire loro un orizzonte di vita meno incerto dell'attuale ? Siamo tutti madri e padri di figli che hanno davanti a sé questa condanna della precarietà e questo decreto nulla fa contro questa condanna. Non ci siamo proprio. Noi voteremo contro. I nostri giovani saranno i primi a soffrire la doppia precarietà, quella fatta di contratti brevi, senza alcuna ragionevole garanzia di stabilizzazione dopo tre anni di rinnovi, magari, e quella che non consentirà loro di maturare diritti a un'indennità di disoccupazione decente tra un rinnovo ed un altro e questo senza che si crei un posto di lavoro in più e senza fermare le espulsioni dal lavoro, che sono ancora pesanti.
  Per le donne, poi, vi saranno costi aggiuntivi: la possibilità di fare contratti brevi renderà più facile aggirare il divieto di licenziamento durante il cosiddetto periodo protetto, malgrado anche le limitate misure di garanzia introdotte dal lavoro parlamentare. Molte donne non riusciranno a maturare il diritto ad un indennità di maternità piena e questo rende urgente il riconoscimento universale del sostegno alla maternità, a prescindere dalla condizione di lavoro. Questa opposizione su questo tema sarà coerentemente sempre all'attacco. Molte donne avranno difficoltà ad iscrivere il bambino all'asilo nido, dato che non potranno dimostrare di avere un contratto di lavoro almeno annuale, che è una delle condizioni che spesso viene richiesta. Conseguenze negative, che si aggiungono ad un decreto che propone ricette che hanno evidentemente fallito. Mentre la legge sulle dimissioni in bianco – e riprendo la discussione di ieri – come una specie di gioco di prestigio, viene sottratta al Parlamento.
  Allora, intendiamoci bene, colleghe e colleghi, questa legge tribolatissima è nata per iniziativa parlamentare nel 2007, nel Parlamento ha trovato un trasversale consenso, così come è stata sostenuta unitariamente nella società. In Parlamento deve tornare. Il Governo Renzi non può imbucarla in un decreto, sottraendola al nostro contributo, al contributo di un'opposizione costruttiva che, con testardaggine e con pervicacia, l'ha proposta, pensata, voluta, difesa e riproposta.
  Siamo contro questo decreto, decreto del lavoro che invece è un decreto per la precarizzazione del lavoro ed abbiamo presentato molte proposte per poterlo cambiare. Molte di queste sono state trasformate in ordini del giorno, approvati ieri dall'Aula: è la doppiezza di questa maggioranza, è la doppiezza del Partito Democratico. Perché sì, tante proposte Pag. 15vanno bene negli ordini del giorno, ma avete voluto evitare il confronto per modificare in positivo questo decreto.
  Le opposizioni unite – e mi rivolgo a tutte le opposizioni, anche a quelle che in questo momento sono molto distratte e non sono presenti – potevano far decadere il decreto-legge, potevano smascherare il vecchio che avanza, cioè la precarietà proposta dal decreto-legge di Matteo Renzi. E si poteva anche contribuire, dare un colpo alla pessima politica di Genovese. Si poteva fare l'una e l'altra cosa. Non è stato così, per una scelta, non perché non si potesse. Non è stato così perché ha prevalso il gioco cinico delle opposte propagande elettorali, della sfida tra Renzi e Grillo, la sfida che ormai sembra ottenebrare tutta la discussione politica, sembra schiacciare la democrazia, democrazia oggi a rischio visto che persino le manifestazioni pacifiche vengono fermate. Abbiamo saputo che sono stati fermati cento giovani, tra cui Luca Casarini e Beppe Caccia, un consigliere comunale di Venezia, che manifestavano pacificamente contro le politiche di austerity dell'Europa.
  Noi abbiamo patito in questi giorni una sottrazione democratica, abbiamo perso un'occasione di far decadere questo decreto-legge verso cui noi manteniamo la nostra opposizione e la nostra contrarietà. Sulla pelle dei precari, quelli attuali e quelli futuri. Sulla testa di un'Italia che non si riconosce nelle semplificazioni dell'attuale politica. Noi vogliamo rappresentare democraticamente una terza via, quella di un'opposizione costruttiva, ferma, fortemente contraria a questo dannoso decreto-legge (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Marcon. Ne ha facoltà.

  GIULIO MARCON. Signor Presidente, sottosegretario Bobba, colleghi e colleghe, vorrei riprendere le ultime parole della deputata Nicchi relativamente ai fatti che sono successi questa mattina. Questa mattina c'era una manifestazione promossa dai sindacati belgi, dalle organizzazioni dell'Alter Summit, dai movimenti europei in occasione della riunione della Confindustria europea, dell'associazione delle confindustrie europee. È stata organizzata una manifestazione con dei blocchi non violenti. Durante queste manifestazioni sono state arrestate circa cento persone...

  PRESIDENTE. Mi scusi, onorevole Marcon.

  GIULIO MARCON. Prego.

  PRESIDENTE. Colleghi, siamo nella fase delle dichiarazioni di voto. Peraltro, ce ne sono parecchie e, quindi, non c’è nessuna esigenza di stare in Aula se non si è interessati. Onorevole Rampelli, mi riferisco anche a lei. Sto dicendo che non c’è nessuna esigenza di stare in Aula perché siamo in fase di dichiarazioni di voto, però c’è l'esigenza per chi parla di poter essere ascoltato come è stato ascoltato anche lei e come sarà ascoltata la collega Bianchi. Pregherei, quindi, tutti di abbassare un po’ la voce altrimenti di uscire. Prego, onorevole Marcon.

  GIULIO MARCON. Dicevo che sono state arrestate centinaia di persone tra cui alcuni italiani, ricordo il consigliere comunale di Venezia Beppe Caccia e il candidato della lista Tsipras Luca Casarini ed altri che stavano manifestando in modo non violento, sono stati caricati sui cellulari della polizia. Noi chiediamo e abbiamo già chiesto al Ministero degli affari esteri di intervenire. Chiediamo anche alla Presidenza dell'Aula di farsi carico di quello che è successo questa mattina a Bruxelles e di intervenire per ottenere la liberazione dei nostri concittadini e ottenere la possibilità che a Bruxelles si possa manifestare e si possa manifestare e protestare anche contro delle riunioni e degli incontri che si stanno appunto svolgendo in queste ore e contro i quali noi abbiamo promosso anche in passato manifestazioni per chiedere una diversa Europa, un'Europa fondata sui diritti, sul lavoro e contro la precarietà.Pag. 16
  A questo riguardo, io voglio iniziare la mia dichiarazione di voto ricordando che noi voteremo «no», come hanno ricordato anche altri colleghi di Sinistra Ecologia Libertà, a questo provvedimento perché contiene, a nostro avviso, misure che creano maggiore sfruttamento per i lavoratori, minori diritti, più incertezze sui posti di lavoro e sulle vite delle persone.
  Questo provvedimento, come veniva ricordato, è un favore ai datori di lavoro, soprattutto a quei datori di lavoro che pensano di competere nella crisi riducendo i costi e i diritti della manodopera e aumentando la precarietà, quei datori di lavoro che pensano di tenere sotto ricatto i lavoratori, quei datori di lavoro che pensano di poter sopravvivere nella crisi facendo delle loro imprese delle imprese di bassa qualità, puntando tutto sullo sfruttamento dei lavoratori e rinunciando a quello che sarebbe necessario oggi, cioè innovare e fare investimenti.
  Oggi le imprese che si fondano sulla precarizzazione del lavoro, un lavoro senza diritti e senza dignità, sono imprese senza futuro, sono imprese destinate al fallimento. La vera competizione, vorrei ricordarlo, non è verso il basso, riducendo il costo del lavoro, ma è verso l'alto, investendo nell'innovazione, nella ricerca e nella qualità. La competizione verso il basso porta le imprese a uscire dal mercato, a diventare imprese di serie «b». Ecco perché questo provvedimento non solo è un provvedimento sbagliato e ingiusto verso i lavoratori e i loro diritti, ma è un provvedimento anche miope, diseducativo verso le imprese, che ha alla base un'idea di un modello di industria, di sistema produttivo, di crescita economica e di sviluppo assolutamente inadeguato rispetto alla crisi che stiamo vivendo.
  Questo è un provvedimento che non è a favore dei lavoratori, crea maggiori incertezze, crea maggiori possibilità per chi vuole ricattare i lavoratori nel loro posto di lavoro. Questo è un provvedimento che non creerà, come è stato già ricordato, più posti di lavoro, come non ne hanno creati in questi anni i quarantasei contratti di lavoro atipico, al massimo hanno creato più lavori precari e hanno sostituito i lavori con regole con lavori senza regole e senza diritti.
  Questo provvedimento, questo decreto-legge non avrà significativi effetti macroeconomici, sono risibili quelli previsti dal Documento di economia e finanza, ma non ci saranno nemmeno quelli, come importanti istituti di ricerca autonomi hanno già sottolineato.
  Fermare questo provvedimento significa anche fermare l'illusione che si crei lavoro sul lato dell'offerta, cioè attraverso maggiori condizioni di precarietà per i diritti dei lavoratori, quando sappiamo benissimo che questa impostazione non ha avuto alcun impatto, alcun successo nella creazione di posti di lavoro in questi anni. Bisognerebbe, invece, puntare su una politica della domanda e di investimenti pubblici capace di creare lavori veri, di alimentare una dinamica reale di crescita e di occupazione buona, di qualità, fondata sulle regole e sui diritti. È questa la direzione che andrebbe presa.
  Il Governo e il Partito Democratico, invece, hanno preferito cedere al ricatto di Sacconi, invece di ascoltare la voce delle organizzazioni sindacali e della CGIL. Servirebbe un vero e proprio piano del lavoro, come ha proposto Sinistra Ecologia Libertà, anche con un ruolo attivo dello Stato e delle istituzioni pubbliche nella creazione di lavoro. E questo si potrebbe fare, come ricordava l'onorevole Pannarale, in settori nevralgici della nostra economia e dei bisogni sociali fondamentali di questo Paese: la messa in sicurezza delle scuole, il riassetto idrogeologico del territorio, le energie rinnovabili, le piccole opere.
  Vorrei ricordare che la Carta, lo statuto dell'Organizzazione internazionale del lavoro, l'OIL, nel 1944, alla prima frase affermava: «labour is not a commodity», ossia il lavoro non è una merce. E non era lo statuto di un sindacato, di un forum sociale o di un movimento, ma di una organizzazione internazionale del sistema delle Nazioni Unite, eppure voi avete ridotto ancor di più, con questo decreto-legge, il lavoro ad una merce, lo avete Pag. 17esposto ai ricatti delle imprese, dell'incertezza e della precarietà, e alla licenziabilità dei lavoratori.
  E mentre rendete ancora di più precario il lavoro, continuate a violare i diritti di chi sta ancora al lavoro da troppi anni, come succede al personale della scuola di Quota 96, che, per un errore della manovra Fornero, non riesce ancora ad andare in pensione, o come succede per i macchinisti dei treni, che sono costretti a guidare treni a 300 chilometri orari a 65-66 anni. Tutto questo è inaccettabile.
  Come è stucchevole e inaccettabile la retorica sui giovani, come fate con questo decreto-legge, come se fosse questo decreto-legge a creare posti di lavoro per i giovani, come se questo decreto-legge fosse a loro favore. Non è vero ! Questo provvedimento non è per i giovani, non è un provvedimento che faciliterà la creazione di posti di lavoro per i giovani, ma è un provvedimento per la precarietà dei giovani, è un provvedimento che non creerà più posti di lavoro per i giovani, ma più incertezza esistenziale, più insicurezza.
  Voi dite: ce lo chiede l'Europa. No: ve lo chiede la Confindustria ! L'Europa non solo ci chiede cose sbagliate, come il fiscal compact o come il pareggio di bilancio, alle quali noi ci adeguiamo, ma ci chiede anche cose giuste. Ci chiede, ad esempio, con la strategia Europa 2020, di investire sul futuro dei giovani; ci chiede di investire sulla lotta per la dispersione scolastica, e noi non lo facciamo; ci chiede di investire sul numero di laureati che servono a rendere più competitive le qualità della nostra economia; e noi non lo facciamo.
  Ci chiede di investire sulla ricerca e sull'innovazione, e noi non lo facciamo; ci chiede di investire sulla parità di accesso delle donne al mercato del lavoro, e noi non lo facciamo; ci chiede di investire maggiormente sull'occupabilità di gran parte della nostra società, e noi non lo facciamo. Questo è un decreto, come ricordavo prima, scritto insieme all'ex Ministro Sacconi, con il pervicace scopo di indebolire le tutele sindacali e i diritti dei lavoratori. Non ci sarà più formazione per gli apprendisti, non ci saranno più tutele per i lavoratori a tempo determinato, ma ci saranno meno formazione e meno tutele.
  Non avete ascoltato le parole della CGIL, dei lavoratori e delle organizzazioni sindacali: noi di queste parole vogliamo farci interpreti, di queste parole noi ci siamo fatti portavoce in quest'Aula, in questi giorni, e vogliamo dirvi che il precariato non creerà maggiore lavoro, il precariato non rilancerà l'economia, il precariato non darà più futuro ai giovani. Ecco perché voteremo contro questo provvedimento e ci batteremo in Parlamento e nel Paese per dare voce agli invisibili, a quelli che non hanno avuto rappresentanza qui, per avere veramente quelle risposte che loro meritano e per creare veramente lavoro e sviluppo per questo Paese (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Franco Bordo. Ne ha facoltà.

  FRANCO BORDO. Signor Presidente, colleghi, l'atteggiamento del Governo con l'ennesima fiducia, l'indifferenza di questa maggioranza e, purtroppo, anche le opposizioni virtuali, sono l'emblema di quello che dovranno subire i lavoratori e fa capire anche cosa pensa questo Governo della democrazia. Facciamo un breve promemoria di tutto quello che è successo in questo Paese negli ultimi anni e che ha portato al disastro.
  Governo Berlusconi: Ministro del lavoro Sacconi, disoccupazione che sale alle stelle, riforme antioperaie, indebolimento del testo unico sulla sicurezza del lavoro, discriminazione nei luoghi di lavoro senza precedenti, deroghe ai contratti e alle leggi con l'introduzione dell'articolo 8. Insomma, coesione sociale ai minimi storici, mentre l'allora Presidente del Consiglio – lo ricordo a tutti – diceva che le pizzerie e i ristoranti erano pieni e la crisi di fatto non c'era. Evitiamo di dire cosa pensava e diceva il Partito Democratico dell'allora Ministro Sacconi, Pag. 18però vogliamo ricordare che, dal 2011 ad oggi, l'ex Ministro Sacconi è parte organica della maggioranza, di questa maggioranza.
  Ma passiamo al Governo Monti: l'occupazione scenda ancora, sale la disoccupazione, massacro per chi doveva e deve ancora andare in pensione, potere d'acquisto dei salari sempre più ridotto; ricordiamo l'attacco all'articolo 18: a detta dei soliti riformisti, c'erano le nostre dogane piene e si aspettava che si aprissero le frontiere perché c'erano le file di imprenditori esteri pronti a venire ad investire in Italia; tutti hanno fatto le lacrime di coccodrillo, allora.
  Quello che ci è stato detto è che però era un Governo tecnico; ma ora abbiamo un Governo politico, a tutto tondo, con il segretario nazionale del Partito Democratico Presidente del Consiglio, l'uomo delle imprese cooperative, il dottor Poletti, come Ministro del lavoro. Ma la ricetta è sempre la stessa: le cosiddette riforme sono sempre le solite e la disoccupazione reale è sempre quella.
  Vediamo quanto è innovatore questo Governo. Mentre pensa ad ammortizzatori sociali, che da paracadute sociale diventeranno una sorta di assicurazione privata e non saranno a disposizione di tutti i lavoratori e non saranno uguali per tutti i lavoratori – perché questo c’è scritto nel Jobs Act che è stato presentato al Senato – e mentre, di fatto, non si danno le risposte necessarie al dramma degli esodati, ecco, si impone questo decreto, che anticipa, appunto, la legge delega al Governo in materia di riorganizzazione del mercato.
  E qui, cari colleghi, mi tremano i polsi a pensare che questo Parlamento si esautori del tutto in materia di regolamentazione del mercato del lavoro a favore del Governo. Non possiamo, dal mio punto di vista, andare sulla strada della legge delega su questo strumento, sarebbe pericolosissimo: vorrebbe dire togliere al Parlamento il suo ruolo di mediazione, che è necessario per un confronto e un provvedimento di questo tipo e della portata di questo tipo, vorrebbe dire che le parti sociali non avrebbero più il confronto con il Parlamento.
  Ma torniamo al decreto lavoro; esso stabilisce che un datore di lavoro, appunto, è libero di fare un contratto a tempo indeterminato, e questa è la novità – noi italiani siamo proprio fantasiosi, l'abbiamo inventata solo noi –, in maniera acasuale e questo per tre anni, con un limite massimo di cinque proroghe; ricordo che in tutti gli altri Paesi europei, lo ripeto, nei quali l'acasualità non è neanche immaginata, non sono più di due. In più, mentre in tutta Europa, Germania in testa, vige un sistema duale del mercato del lavoro, nel quale la formazione del lavoratore e il lavoro effettivo si compenetrano in quello che si chiama apprendistato – il giovane lavoratore, appunto, ti costa meno proprio perché lo formi e investi su di lui per il futuro suo e dell'azienda – con questo decreto-legge la dualità sparisce quasi del tutto.
  Insomma, quel che d'ora in poi accadrà sarà, con questo decreto-legge, molto chiaro: si faranno contratti di lavoro come ai tempi del caporalato. Un lavoratore potrà rimanere nello stesso posto di lavoro, nello stesso capannone, sulla stessa macchina, con gli stessi compagni di lavoro per tre anni, ma senza tutela e sotto ricatto, con un salario sensibilmente inferiore e, qualora per sbaglio si incappasse in qualche controllo, o non si paga o, se si paga, pur sempre ci si guadagna. E sul fatto del pagare, cari colleghi, non è casuale che si vada a pagare una multa ad un ente pubblico e non un risarcimento al lavoratore, perché il risarcimento farebbe scattare la logica del diritto, di un diritto che è venuto meno; invece, si vuol far passare, appunto, questa mancanza di diritto. Questo è, significativamente, molto, molto grave, i lavoratori perciò non verranno formati dalle aziende, non si passerà in nessun caso da un contratto a tempo determinato a uno a tempo indeterminato.
  Tutto questo succede mentre il Ministro del lavoro Poletti in televisione sostiene che bisogna creare lavoro stabile e far sì Pag. 19che quello precario costi di più di quello fisso. Parla di semplificazione proprio nel momento in cui il suo Governo batte il record, non solo europeo, di 46 tipologie di contratti di lavoro. Trovo veramente stucchevole e insopportabile sentire, sempre, la solita cantilena, quella che ce lo chiede l'Europa; l'Europa non ci sta chiedendo questo, dobbiamo finirla con questa tiritera. L'Europa ci sta chiedendo ben altro, le direttive europee corrono su un altro binario. È vero che serve produttività, è vero che il nostro Paese è fermo e lo sanno anche i bambini, ma è fermo perché si è smesso da decenni di investire in ricerca, innovazione, tecnologia, perché non si investe sulla formazione, sulla formazione vera. Invece, con queste scelte che non sono difformi da quelle dei Governi precedenti avete deciso di competere esclusivamente sulla manodopera, cioè sulla pelle dei nostri lavoratori, il che non produrrà nessuna buona occupazione.
   Abbiamo parlato, tanti di noi parlano con gli imprenditori, o spero perlomeno che lo facciano, io lo faccio nel mio territorio; gli imprenditori, quelli veri, piccoli e medi, vi dico che non chiedono questo tipo di politica, chiedono ben altro. Vogliono condizioni per formare un lavoratore e che come tale possa diventare un patrimonio su cui investire come azienda, hanno bisogno di sostegno per l'accesso al credito, di minore burocrazia, di lotta alla corruzione, di politiche pubbliche a sostegno dei comparti strategici su cui puntare per la ripresa economica, siderurgia e meccanica di qualità, chimica verde, filiera agroalimentare, energie rinnovabili, tutela e valorizzazione del nostro territorio che, come sappiamo tutti, è unico al mondo. Al nostro Paese, e mi avvio a concludere, lo ricordo, serve un piano industriale vero, un piano industriale che dia lavoro, un lavoro degno e che dia sicurezza, che agevoli gli investimenti pubblici e privati, in cui prevalgano la ricerca e l'innovazione.
  Ecco, cari colleghi, il nostro «no» oggi è un «no» determinato, ma il nostro «no» non finirà in quest'Aula, lo porteremo in tutto il Paese, in tutti i luoghi di lavoro, perché il nostro impegno sarà quello di cambiare le politiche sul lavoro di questo Governo e di questa maggioranza (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà).

Preavviso di votazioni elettroniche (ore 11).

  PRESIDENTE. Poiché nel corso della seduta potranno aver luogo votazioni mediante procedimento elettronico, decorrono da questo momento i termini di preavviso di cinque e venti minuti previsti dall'articolo 49, comma 5, del Regolamento.

Si riprende la discussione.

(Ripresa dichiarazioni di voto finale – A.C. 2208-B)

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Dorina Bianchi. Ne ha facoltà.

  DORINA BIANCHI. Signor Presidente, siamo alla conclusione di un provvedimento che ha avuto un iter legislativo lungo e complesso: giunge infatti in terza lettura alla Camera, dopo essere stato modificato dalla stessa in prima lettura e successivamente modificato e migliorato, come avevamo richiesto, al Senato. Il Nuovo Centrodestra, infatti, aveva accolto favorevolmente l'impianto originario del decreto-legge così come approvato dal Consiglio dei ministri e pubblicato in Gazzetta Ufficiale. Noi, al contrario di quello che dice il collega di Fratelli d'Italia, ci siamo battuti affinché l'impianto fosse modificato da come era stato approvato in Commissione lavoro alla Camera in maniera peggiorativa e anche con il contributo di Forza Italia. Le modifiche apportate, in effetti, risentivano di un'impostazione ideologica conservatrice, superata, non in linea con gli intendimenti che noi del Nuovo Centrodestra sulla questione specifica avevamo espresso e che animava Pag. 20la volontà di riformare e ammodernare il Paese in termini più generali. Ci dispiace che prima di noi il vero centrodestra – di cui faceva parte anche l'onorevole Rampelli –, insieme con la sinistra, abbia partorito e votato la legge Fornero.
  Noi del Nuovo Centrodestra, invece, oggi abbiamo fatto rilevare tale contraddizione, non solo sul piano politico, ma soprattutto perché tali modifiche penalizzavano i giovani, le imprese e l'occupazione. La rigidità sui contratti a termine, così come era stata concepita, contrastava con la flessibilità e la semplificazione che non tanto noi ma la situazione sociale del nostro Paese richiede. Noi volevamo in realtà modificare e superare i vincoli della legge Fornero, frutto di una costruzione elaborata in vitro e che non ha tenuto conto delle reali esigenze delle imprese e della grave crisi economico-sociale che ha colpito il nostro Paese. Una visione peraltro condivisa dal testo varato in Consiglio dei ministri su cui noi avevamo espresso il parere favorevole. Chi come noi ha la responsabilità di decidere si deve chiedere cosa significhi intraprendere e fare lavoro oggi in Italia, in un tempo in cui vanno liberate energie per fare imprese e quindi per creare e dare lavoro. Su argomenti di questa rilevanza non si può intervenire in termini ideologici o in base a preconcetti, perché le situazioni vanno affrontate per come sono e le risposte vanno affrontate con concretezza e flessibilità rispetto ai tempi e alle condizioni date. I dati di partenza, infatti, sono già chiari a tutti: un'economia che non cresce; il perdurare della crisi, che colpisce l'Italia ormai da molti anni e che ha portato una riduzione del PIL nazionale, ha determinato un tasso di disoccupazione del 13 per cento, con punte che arrivano al 40 per cento per quanto riguarda la disoccupazione giovanile. Era necessario, pertanto, dare una risposta adeguata e concreta, che andasse incontro a quelle che erano le esigenze delle imprese, semplificando e non aggravando ancora di più il quadro normativo sul mercato del lavoro, liberandolo finalmente da quelle rigidità che ne hanno caratterizzato il percorso.
  Entrando nel merito: i contratti a termine sono diventati più semplici e più certi, perché privati dall'obbligo della causale, riproducibili tra datori di lavoro e lavoratori attraverso i rinnovi, suscettibili di cinque proroghe nel triennio e sanzionabili quando sono in eccesso, ma con una pena pecuniaria. Inoltre, i contratti di apprendistato diventano più convenienti quando si riferiscono ai giovani che vogliono conseguire un diploma o una qualifica, e più liberi, perché il vincolo delle precedenti stabilizzazioni si applica ora solo a un terzo dei lavoratori che è occupato nelle aziende sopra i 50 addetti. Questi contratti di apprendistato favoriscono, inoltre, anche quel felice rapporto scuola/lavoro che già in Germania ha dato grandi risultati.
  Particolare significato, direi persino simbolico, assume il lavoro che si esplica nei contratti di ricerca e di innovazione, consentendo l'organizzazione di contratti a termine oltre i limiti percentuali per tutta la durata legata, appunto, al tempo di ricerca.
  La sfida quindi è tra chi vuole conservare lo status quo, e chi invece crede che per il bene dell'Italia serva un profondo cambiamento, soprattutto di cultura e di mentalità. È necessario infatti eliminare quelle rigidità e l'eccessiva burocratizzazione che non consentono al Paese di crescere in modo adeguato. Noi del Nuovo Centrodestra crediamo che il risultato è di buonsenso, e che il Governo deve ulteriormente incidere, e deve continuare ad andare avanti su un sistema fiscale straordinariamente penalizzante verso il lavoro e la produzione, su un numero di lavoratori delle partite IVA che aumenta, ma che non riceve sostegno nella disoccupazione e che non ha la speranza di essere stabilizzato, e su un sistema di imprese che viene osteggiato invece che incentivato da una burocrazia pervasiva.
  Il Nuovo Centrodestra non avrebbe dovuto accettare, dunque, che sul tema del lavoro e dell'occupazione prevalesse quell'elemento antistorico e dannoso, frutto di ideologie che nulla hanno a che vedere con il mondo in cui viviamo. Siamo consapevoli Pag. 21del difficile cammino che ci aspetta, delle resistenze ancora presenti nel nostro Paese, contrarie ad un suo profondo rinnovamento. Ed è quello che l'Esecutivo, con il nostro sostegno e la nostra partecipazione, sta cercando di realizzare, eliminando i privilegi e modernizzando l'Italia con politiche innovative. E in questo noi ci troviamo oggi soltanto alla punta dell'iceberg: è soltanto l'inizio di quel processo di cambiamento del mondo del lavoro, che vede anche di nuovo protagonista in questo momento il Senato, che sta approntando, ed ha in discussione, il disegno di legge sul lavoro.
  Siamo convinti che le sceneggiate fatte da Grillo e da SEL con manette e cartelli sulla schiavitù sono campagna elettorale. Siamo convinti che le imprese devono essere trattate come una risorsa per il nostro Paese, siamo convinti che le imprese considerano il lavoro un investimento.

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE LAURA BOLDRINI (ore 11,10)

  DORINA BIANCHI. Rivendichiamo il lavoro fatto in questo decreto-legge, in cui per la prima volta si dà dignità ai contratti a termine, che tutto sono meno che forme di precariato, ma semmai un investimento verso rapporti di lavoro a tempo indeterminato. Riconosciamo l'importanza dell'interlocuzione con i sindacati e i corpi intermedi della società, che si trovano anche loro davanti alla sfida del cambiamento. Voglio ricordare il ruolo determinante che ha avuto il sindacato tedesco nelle riforme che sono avvenute già qualche anno fa in Germania, e che hanno portato il Paese fuori dalla crisi. Ma crediamo che sia inutile inseguire i disegni ipervincolistici, le gabbie di regole e di obblighi. Due sono le parole che vorremmo fossero sempre presenti quando noi decidiamo di lavoro: innovazione, che dobbiamo aumentare, e fisco, che dobbiamo ridurre. Solo così creeremmo lavoro e occupazione stabile.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Celeste Costantino. Ne ha facoltà.

  CELESTE COSTANTINO. Signora Presidente, dieci è il numero delle fiducie chieste dall'attuale Governo Renzi; ben tre di queste sono state dedicate al decreto-legge lavoro, detto anche decreto-legge Poletti-Sacconi, per evidenziare ancora una volta come queste ristrette larghe intese siano sempre più comode ai partiti della maggioranza, e non certo al nostro Paese.
  Con il decreto-legge lavoro aumenta la precarietà e la ricattabilità per i lavoratori e le lavoratrici. Abbiamo scelto di fare un ostruzionismo responsabile, di informazione e approfondimento: visto che non c’è stata data l'opportunità di discutere, ci siamo presi il tempo che ci spettava durante la presentazione degli ordini del giorno.
  Abbiamo chiesto al Governo di impegnarsi e fare chiarezza sulle politiche che vuole intraprendere; in Italia ci sono 46 tipologie di contratto diversi, tipologie che questo decreto non scalfisce minimamente. Gli aspetti negativi sono tanti e la confusione delle informazioni e sovrapposizioni non fanno altro che far sembrare che questo decreto, gli 80 euro di detrazioni IRPEF e il job act facciano parte tutte di un unico provvedimento, ma non è così. È solo propaganda vuota che continuate a far passare nei media.
  Il Ministro Poletti, che firma in calce questo testo, dice di fare in fretta perché le imprese stanno aspettando. Bene, noi vogliamo dire al Ministro Poletti che in Italia ci sono tante cittadine e cittadini che stanno aspettando con la stessa fretta il lavoro, i diritti, la continuità di reddito, proprio quel 42,7 per cento di giovani disoccupati e i due milioni di Neet, coloro che non studiano, non lavorano e non si formano. Stanno aspettando anche le famiglie monoreddito o quel milione e 130 mila senza alcun reddito da lavoro; nuclei familiari al cui interno tutti i componenti attivi sono disoccupati. Proprio in queste ultime famiglie stanno crescendo un milione Pag. 22di bambini; secondo Save the children, in condizione di indigenza mentre sono già 3 milioni 500 mila i bambini a rischio esclusione a casa della scarsa qualità educativa.
  Stanno aspettando gli anziani che non riescono con pensioni da fame a vivere con dignità una vita fatta di sacrifici e lavoro. Il welfare non aiuta le famiglie, sono le famiglie che fanno il welfare. Avete detto «rilanciamo l'occupazione», voi come al solito avete individuato i contratti a termine come soluzione di tutti i mali, avete indebolito ancora una volta i diritti dei lavoratori senza alcun vantaggio per l'occupazione e per la capacità degli imprenditori di migliorare le performance o concorrere sul mercato. Il decreto-legge, liberalizzando i contratti a termine divenuti ora sempre acasuali, estende il precariato a tutti i lavoratori giovani ed anziani che troveranno o cambieranno lavoro.
  Nel testo non si distingue più tra primo contratto a termine o contratti successivi tra le stesse parti e non si richiede più nessuna causale obiettiva, né per il contratto e neanche per le sue proroghe o rinnovi. Il Governo sta creando un altro circolo vizioso: il susseguirsi dei contratti precari e a tempo pongono, specie ai giovani, un serio problema di reddito, problema al quale gli attuali ammortizzatori sociali non riescono a dare una risposta universale. Per questo serve il reddito minimo garantito che non è demagogia ma una realtà in tutta Europa.
  I costi economici della disoccupazione sono incalcolabili, generano costi derivanti dalla perdita di produttività del lavoro e comportano costi sociali quali povertà, perdita della casa – e lo vedremo probabilmente già oggi – criminalità, mafie, denutrizione, abbandoni scolastici, crisi familiari, pensioni sociali, xenofobia.
  Crediamo, e sottolineiamo, che le disposizioni del decreto-legge sono in evidente contrasto con la normativa europea sui contratti a termine. La direttiva europea richiede, infatti, ragioni obiettive per la stipula di un contratto a termine o almeno per le sue proroghe o rinnovi ed impedisce con una clausola di non regresso peggioramenti della disciplina. Ci avete detto che questo decreto, passato dalla Camera in un modo, arrivato al Senato in un altro, ritornato alla Camera di nuovo modificato, è l'esempio classico della macchinosità della attività legislativa.
  Ecco, cari colleghi e care colleghe, vi presento la democrazia che state continuando a svilire con questi rimpalli di fiducie. Se tutto questo fosse stato proposto da qualcun altro si sarebbe urlato allo scandalo, come in una recente passato anzi come un futuro decisamente anteriore (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Arturo Scotto. Ne ha facoltà.

  ARTURO SCOTTO. Signor Presidente, mi consentirà di non svolgere un intervento tradizionale ma di leggere alcuni passaggi di un libro scritto da un sociologo importante, Luciano Gallino, dedicato al lavoro precario, si chiama Vite rinviate. Questo libro inizia con un diario postumo di un lavoratore flessibile ritrovato alla fine del terzo millennio.
  Gli storici si sono interrogati, nell'ambito di questo prologo, di cosa volesse significare lavoro flessibile, e questo diario racconta le vicissitudini, gli alterni umori di un ragazzo della mia generazione che si è trovato a dover vivere la giungla della precarietà e della flessibilità.
  Parto dall'ottobre del 2001, la prima cosa scritta in questo diario: A me la flessibilità piace. Mi lascia libero di organizzare il mio tempo. Sono indipendente. Si incontrano facce nuove. Lavorare in aziende sempre diverse è una bella esperienza. È vero, ogni tanto devo chiedere i soldi ai miei per andare in discoteca, perché tra un lavoro e l'altro magari passa qualche mese. Ma insomma, se penso a loro che hanno passato tutta la vita nello stesso barboso posto, io sono molto più soddisfatto.
  Poi passano quattro anni, giugno 2005: la ditta in cui ho lavorato tre mesi mi ha rinnovato il contratto per altri sei. Giusto Pag. 23un paio di giorni prima che scadesse quello precedente. Si vede che mi apprezzano. Certo, se me lo avessero detto un po’ prima avrei gradito, così mi sarei risparmiato di girare le agenzie e passare le nottate in Internet, alla ricerca di un altro lavoro.
  Nel frattempo, fra ottobre 2001 e giugno 2005 il Ministro del lavoro di questo Paese lo aveva fatto un certo Maroni. Gennaio 2006: la mia compagna vorrebbe fare un figlio. Pure a me piacerebbe. Però anche lei è una flessibile, è a tempo parziale e se dovesse capitarci di restare tutti e due senza lavoro, tra un impiego e l'altro, non ce la faremmo proprio. Dunque meglio aspettare. In fondo, siamo ancora giovani.
  Marzo 2009: la ditta in cui lavoro da sei mesi mi ha rinnovato il contratto per altri tre. Il capo del personale dice che, in attesa dei giudizi dei mercati sui loro prodotti, non possono fare di più. Mi invita ad avere fiducia. Altri hanno avuto prima o poi il tempo indeterminato. Visto che dove lavoro siamo almeno in duecento, gli domando quanti sono. Potrebbero essere addirittura il 20 per cento. Insomma, le cose vanno meglio.
  Maggio 2010, nel frattempo il Ministro del lavoro è diventato Sacconi: io e S., la mia compagna, siamo andati in banca. Vorremmo comprarci un alloggetto. Anche se non lavoriamo in media più di otto o nove mesi l'anno, guadagniamo abbastanza. Però avremmo bisogno di un prestito o di un mutuo. L'impiegata sta a sentire, fa qualche domanda, poi dice che non si può. I prestiti e i mutui si concedono solo a chi ha un lavoro stabile.
  Novembre 2014, sento arrivare Poletti: dopo sette rinnovi consecutivi di vari contratti – un paio di interinali, tre o quattro a tempo determinato, altri due in collaborazione continuativa – la ditta mi ha proposto un contratto a tempo indeterminato. Finalmente. In cambio mi chiede soltanto, per via della flessibilità, di rendermi disponibile al lavoro a turni, sei ore comprese in un qualsiasi intervallo tra le 7 e le 24.
  Continua, gennaio 2015: ormai con la compagna si scambiano soltanto bigliettini sul frigorifero, perché la loro vita è diventata molto complicata, ciascuno fa turni diversi. A 35 anni una donna è anziana per avere un primo figlio. Lei però è ancora indecisa. Adesso ha un contratto di collaborazione, ma sta per scadere e se lei non trova lavoro non paghiamo l'affitto, altro che il latte in polvere e una tata. Ci vorrebbe una legge apposta, per le madri flessibili.
  Luglio 2016: mia madre vorrebbe sapere con precisione quale lavoro faccio. Per dirlo ai parenti, agli amici che chiedono notizie. Sostiene che la mette a disagio non poter rispondere che suo figlio fa l'elettricista o l'impiegato all'anagrafe o il disegnatore di dépliant. Vorrei risponderle, perché ormai ha l'aria proprio vecchia. Il fatto è che, dopo tanti lavori, non lo so nemmeno io.
  Dato che bisogna essere previdenti, ho chiesto a un'esperta a quanto potrebbe ammontare la mia pensione. Mi ha parlato di ricongiungimenti, casse separate, regime contributivo, eccetera, eccetera, eccetera. Posso aspettarmi, in conclusione, una pensione pari a circa un terzo di quello che prendo al mese, quando lavoro.
  Settembre 2018. Non sono ancora riuscito ad andare dal medico. Ogni volta che faccio la prenotazione capita che sono di turno.
  Dicembre 2018. La ditta che ho sentito dire che sta andando benissimo mi ha licenziato. Ho protestato, ricordando che il mio contratto a tempo indeterminato non prevedeva il licenziamento. Mi hanno gentilmente spiegato che, da quando lo Statuto dei lavoratori è stato abolito, il tempo indeterminato significa soltanto che è l'azienda a decidere quando il contratto termina.
  Mese illeggibile del 2022. Quest'anno sono riuscito a lavorare solo 6 mesi. Le aziende mi fanno difficoltà, perché alla mia età non ho abbastanza formazione. I giovani che arrivano adesso dalla scuola sono più preparati e più flessibili. Per fortuna, nell'azienda in cui lavoro adesso ho trovato un ex compagno di scuola. È Pag. 24diventato capo settore. Un uomo importante. Gli ho chiesto come è riuscito a fare carriera. Beh – dice – ho cercato di restare nella stessa azienda il più a lungo possibile. Se uno salta di qua e di là, da un posto all'altro mica lo promuovono. Ti pare ?.
  Se questa è l'Italia che Matteo Renzi e la strana maggioranza che lo sostiene sta cercando di costruire, il rischio è che gli storici, quando ritroveranno un altro diario, vero questa volta, di un precario vissuto in questo tempo, si interrogheranno sulle occasioni perse di una classe dirigente, sulle occasioni smarrite di un centrosinistra che ha provato a fare tutto il contrario di quello per il quale era nato: ricostruire un senso di solidarietà in questo Paese, ridare diritti e felicità ai lavoratori, dare un futuro alle giovani generazioni. E quegli stessi storici – e concludo – ricorderanno questo dibattito parlamentare, ricorderanno la completa distrazione della compagine di maggioranza verso le indicazioni che un piccolo partito, come Sinistra Ecologia Libertà, cercava di dare, anche attraverso lo strumento ostruzionistico, e troveranno, però, anche l'obiezione di coscienza di chi ha immaginato che per recuperare qualche voto in più, attraverso magari un arresto anticipato, ha smesso di lottare per la vita dei precari (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Serena Pellegrino. Ne ha facoltà.

  SERENA PELLEGRINO. Signor Presidente, vorrei portare l'attenzione di quest'Aula a una vicenda che mi ha coinvolto personalmente in quanto deputata friulana, per dimostrare come il tema del rilancio occupazionale in questo Paese c'entri poco o nulla con l'ennesima riscrittura delle regole del mercato del lavoro, così come sono previste in questo decreto-legge che noi ci accingiamo a votare.
  La vicenda è quella dell'Electrolux, che noi di SEL abbiamo seguito con particolare interesse sin da quando la multinazionale svedese ha annunciato la chiusura dello stabilimento di Porcia. Riduzioni di personale e tagli ai salari, gettando nello sconforto 4.500 persone – persone – tra diretti e indotto e tra questi donne, nuclei familiari, marito e moglie che lavorano entrambi in Electrolux. Finalmente e per fortuna, in queste ore si è trovato un accordo tra l'azienda e i sindacati, che scongiura esuberi e licenziamenti fino al 2017 – e dopo ? – e mantiene in produzione tutti e quattro i siti italiani. E dico di nuovo: e dopo ?
  È necessaria questa premessa, perché è importante citare un caso concreto di crisi industriale e perché ritengo che, quando affrontiamo dei provvedimenti che hanno delle ricadute reali e immediate sugli uomini e sulle donne di questo Paese, dovremmo aver ben chiaro cosa accade nel mondo reale.
  L'Electrolux, quando ha deciso di chiudere uno stabilimento in Italia e di ridurre l'organico, ha posto dei temi che nulla hanno a che vedere con quello che stiamo votando oggi e che voi del Governo e della maggioranza state spacciando come misure volte al rilancio dell'occupazione.
  Precarizzare ulteriormente il lavoro e favorire i licenziamenti, snaturare il contratto di apprendistato, rendendolo solo un ulteriore espediente per pagare meno i dipendenti e ridurre i loro diritti, non incontra le esigenze delle lavoratrici e dei lavoratori e non incontra nemmeno le richieste delle aziende che in questa fase di crisi e sofferenza avrebbero bisogno invece di provvedimenti di ben altra natura, come l'abbattimento del cuneo fiscale, la riduzione del costo dell'energia, i programmi europei per la manifattura.
  Negli anni della crisi l'industria manifatturiera ha perso più di 750 mila occupati. Numeri allarmanti che dimostrano in tutta la loro crudezza lo stato di sofferenza e di agonia che sta attraversando la nostra industria. Siamo il secondo Paese manifatturiero in Europa grazie anche alle miriadi di aziende che hanno fatto dell'Italia il vanto del made in Italy, tanto invidiato in tutto il mondo. Sono ormai vent'anni che però abbiamo abdicato in Pag. 25favore delle banche e della finanza. Ancor prima di intervenire sui contratti a termine e sull'apprendistato bisogna ridisegnare un progetto complessivo che abbia una visione di lungo respiro per questo Paese e allo stesso tempo sappia affrontare anche le emergenze in modo adeguato. Noi di SEL, sin dalla prima stesura di questo decreto, non abbiamo notato né un progetto di lungo respiro né l'adeguatezza nell'affrontare le emergenze.
  In questo Paese le aziende decidono di aprire, chiudere, licenziare, tagliare i salari, delocalizzare, ristrutturare – è terribile questa parola, perché in altri contesti evoca positività, invece in questo evoca morte – e tutto sempre sulla pelle dei lavoratori.
  E voi, con il presente decreto state cercando e creando le condizioni per rievocare quel sapore un po’ anni Cinquanta, quando gli operai si accalcavano davanti ai cancelli delle fabbriche in attesa di essere tra i prescelti della giornata lavorativa. Noi questo non lo vogliamo più !
  Un Governo che ha davvero a cuore l'interesse generale del Paese dovrebbe concentrarsi su come favorire la sostenibilità e la competitività degli insediamenti industriali e delle produzioni, salvaguardando l'occupazione, il salario e i diritti. Le dichiarazioni d'intenti non servono quando i fatti che seguono vanno nella direzione opposta. È come dire, signora Presidente, che i titoli sono sempre più distanti dai paragrafi.
  Non neghiamo che possa esistere un problema di costo del lavoro che va affrontato e risolto. Ricordiamoci però che in Italia è più basso che in Germania e Francia, ma è inaccettabile che s'intervenga solo e sempre a discapito delle lavoratrici e dei lavoratori. E l'idea di voler parificare i costi e i diritti con quelli dei Paesi con minori tutele sociali e sindacali è pericoloso e va arginato immediatamente.
  Occorre piuttosto intervenire con tutti gli strumenti che la legislazione fornisce e nel rispetto della dignità delle persone. Per questo noi crediamo nell'istituto dei contratti di solidarietà come strumento utile per affrontare nell'immediato le emergenze che scaturiscono dalle tante crisi industriali sparse su tutto il nostro territorio, da Nord a Sud, e su questo tema abbiamo presentato un ordine del giorno, fortunatamente accolto senza vincoli e senza vane riformulazioni, per impegnare il Governo ad aumentare le risorse disponibili per l'utilizzo di questo dispositivo come argine ai licenziamenti di massa. Abbiamo anche presentato una proposta di legge sulla decontribuzione dei contratti di solidarietà, di cui nessuno sta più parlando, per ridistribuire l'orario di lavoro e salvaguardare l'occupazione senza toccare i salari, perché pensiamo che questa sia la via che possa trovare una soluzione per tante aziende che sarebbero così nelle condizioni di mantenere in Italia quelle produzioni che rischiano di essere delocalizzate altrove.
  Noi immaginiamo che un vera politica industriale debba proiettare l'Italia in una dimensione davvero europea, valorizzando e mettendo in sicurezza il territorio, facendo dei concreti piani di riconversione ambientale per rendere ecosostenibili e bonificare le produzioni più inquinanti.
  Invece, cosa fate ? Tagliate la spesa. Il tema dell'energia è incentrato prevalentemente sulla sua produzione senza un effettivo piano a favore dei soliti noti. Il fisco strangola, la burocrazia insabbia e rallenta qualsiasi possibilità di rinascita. Vi ostinate a perseguire quelle politiche fallimentari già sperimentate in Italia negli ultimi venti anni che non hanno prodotto un solo posto di lavoro in più, ma hanno solamente frammentato il lavoro, abbassato le tutele, reso precarie le vite di milioni di giovani e meno giovani.
  Sottosegretario, l'Italia oggi ha bisogno di sperare, di investire nel suo capitale umano, che si declini anche in un nuovo umanesimo, se necessario, che dia forza al suo capitale artistico, architettonico, paesaggistico unico al mondo e che tutto questo diventi reale investimento e non considerato sempre insostenibile spesa !
  Immaginando una riconversione ecologica dell'economia e dell'intero sistema produttivo del Paese che porti innovazione, Pag. 26che attragga investimenti e che produca nuova occupazione, altrimenti è meglio per tutti, per il bene del Paese, che togliate subito il disturbo ! Non potete continuare ad umiliare così le istituzioni e i cittadini (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà) !

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Melilla. Ne ha facoltà.

  GIANNI MELILLA. Signora Presidente, la Camera si appresta a votare un decreto-legge che contrasta con la normativa europea sui contratti a termine (la n. 70 del 1999) e anche con la Costituzione. Già sono stati annunciati da autorevoli giuslavoristi ricorsi alla Commissione europea e alla Corte di giustizia.
  Secondo il giuslavorista il professor Alleva esiste la possibilità che qualsiasi giudice italiano possa disapplicare questa legge rivolgendosi alla Corte costituzionale, così come si è fatto con la FIAT di Marchionne quando la FIOM-CGIL ha vinto 64 cause di lavoro. Siamo in presenza di una legge falsa e disonesta nei suoi principi ispiratori: si è sostituita la causalità del contratto a termine con la riduzione delle proroghe a cinque, come se non fosse possibile farne altre cinque, e poi altre cinque ancora. Questo decreto-legge completa il lavoro sporco iniziato 20 anni fa con il «pacchetto Treu». C’è chi ritiene che sia più importante la vicenda personale di un deputato su cui pende la richiesta di un'autorizzazione all'arresto su cui noi di SEL abbiamo già votato a favore nella Giunta per le autorizzazioni.
  Questo decreto-legge, secondo questi deputati, doveva essere liquidato al più presto per passare alla palingenesi liberatoria dell'arresto di un parlamentare per evidenti ragioni elettoralistiche. E anche oggi tutti i giornali e le televisioni, senza alcuna eccezione, dipingono in modo surreale questo dibattito, quasi uno scontro per opposte ragioni politiche ed elettorali tra il Partito Democratico e il MoVimento 5 Stelle.
  Del merito di questo decreto-legge non c’è traccia, i precari sono invisibili nell'attuale teatrino della politica italiana. Addirittura sul blog di Grillo ieri una deputata del MoVimento 5 Stelle ha scritto falsamente che il Partito Democratico stava facendo l'ostruzionismo a se stesso presentando e discutendo tanti ordini del giorno. No, cara deputata del MoVimento 5 Stelle non era il Partito Democratico, era Sinistra Ecologia Libertà ieri a fare ostruzionismo e anche oggi lo stiamo facendo, perché di lavoro in Italia e in questo Parlamento si parla poco nonostante la gravissima crisi occupazionale. È più facile aizzare il fuoco dell'antipolitica con le manette, le forche, la gogna giustizialista e più difficile, invece, fare i conti con la grande questione sociale di questo Paese, con milioni di disoccupati che aumenteranno ancora quando la cassa integrazione sarà sostituita dall'ASPI che è una misura che fa pena. Nessuno qui tranne noi parla di una vera riforma degli ammortizzatori sociali, visto che l'ASPI è solo un'indennità di disoccupazione. Andando avanti così il lavoro diventerà sempre più precario e del resto molti a partire dal Ministro del lavoro Poletti dicono che è meglio essere precari che disoccupati, c’è un ricatto e un'ovvietà nello stesso tempo.
  Come dice il professor Luciano Gallino, il lavoro precario è una filiazione diretta della finanziarizzazione dell'economia. L'obiettivo è massima libertà dei capitali, elasticità della produzione, creare lavoro usa e getta.
  Rischiamo lo scenario inglese dei contratti a zero ore. Chi è assunto, non sa se lavorerà, per quanti giorni e per quante ore: deve essere solo sempre mobile, saltare da un lavoro all'altro. Tra l'altro, ciò è un grave danno economico, perché in qualunque professione l'esperienza è fondamentale. L'occupazione non può essere affidata al mercato, in presenza di una crisi che ha messo spietatamente in luce proprio le sue insufficienze.
  Bisognerebbe pensare invece ad un progetto simile al New Deal americano degli anni Trenta, fondato su robuste politiche keynesiane. Soprattutto servirebbe Pag. 27che lo Stato assumesse il difficile, ma indispensabile compito di datore di lavoro in ultima istanza. Invece negli ultimi anni gli Stati europei, in particolare, si sono assunti il compito di salvatori in ultima istanza delle banche, senza occuparsi di quanto accade nella produzione e nell'occupazione.
  Anche questo decreto-legge è figlio di una concezione mercantile del lavoro. Il credo liberista vuole il lavoro sempre più flessibile, o meglio precario. Produttività del lavoro e salari stagnanti significano, invece, meno domanda interna e più disoccupazione. La legislazione degli ultimi vent'anni andrebbe buttata in un cestino, seppellendo decine e decine di tipologie diverse di lavoro precario.
  Per noi occorre tornare al primato del contratto unico a tempo indeterminato ed a orario pieno, corredato di poche deroghe motivate per il lavoro a termine. Il lavoro non può essere una merce a scadenza, come quelle alimentari degli scaffali dei nostri supermercati. La pensiamo diversamente e lo diciamo con grande serietà, modestia e, se volete, con umiltà, anche ai colleghi del centrosinistra del Partito Democratico, che evidentemente hanno abdicato ad una concezione assolutamente inaccettabile dei diritti e delle tutele del lavoro.
  Per questo, noi siamo di sinistra e vogliamo continuare ad esserlo, perché, per noi, il lavoro viene prima di ogni altra cosa. Voteremo «no» a questo decreto-legge, convinti che ci sia bisogno di una svolta nella politica sociale ed economica del nostro Paese, di cui non vediamo nessuna traccia nella politica del Governo Renzi (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Placido. Ne ha facoltà.

  ANTONIO PLACIDO. Signor Presidente, noi voteremo convintamente «no» su questo provvedimento, per ragioni che abbiamo provato lungamente ad argomentare in queste ore di lavori parlamentari, ma anche per le ragioni chiare che, anche stamattina, abbiamo ascoltato nel corso della nostra discussione.
  Noi crediamo che questo sia un provvedimento inutile e dannoso e sulla sua inutilità probabilmente, più efficacemente di come noi potremmo ora continuare ad argomentare, hanno detto i colleghi, Gitti questa mattina, quando ha detto che la montagna ha partorito un topolino, ed il collega Caon, che, pur essendo dell'opposizione, essendo un industriale, vi ha spiegato in italiano, per così dire, che questo decreto-legge non produrrà un solo posto di lavoro in più. Ha spiegato che lui, da industriale, punta alla qualità delle relazioni di lavoro dentro la sua azienda e sa meglio di chiunque altro che esse dipendono in larga misura dalle garanzie di cui gode chi lavora e dal salario che riceve chi lavora.
  D'altro canto, ove mai vi fosse bisogno di altri argomenti, tutti sanno e nessuno credo onestamente possa qui sostenere il contrario che misure come queste – ce lo diceva finanche il Ministro Giovannini nella prima audizione in Commissione lavoro, aprendo questa legislatura –, quando intervengono a rendere più flessibile l'offerta di lavoro, hanno una loro efficacia solo ed unicamente nei momenti in cui i livelli della disoccupazione sono fisiologici, i tecnici dicono «frizionali».
  In tutti gli altri momenti non hanno alcuna efficacia dal punto di vista della creazione di nuove occasioni di lavoro. Non bisogna, quindi, essere degli esperti per comprendere quello che tutti sanno e, tuttavia, nella discussione di questi giorni, noi non abbiamo visto, da parte della maggioranza, nessuno sforzo per misurarsi seriamente con i temi che abbiamo proposto. Non c’è chi non sappia che i problemi di cui soffre questo Paese sono legati ad un modello di specializzazione produttiva che è in crisi da alcuni decenni e che, caro onorevole Caon, per qualche tempo, abbiamo coperto con la tecnica della svalutazione competitiva, a cui lei questa mattina faceva riferimento, ma a cui – ahimè ! – non è più possibile fare ricorso.Pag. 28
  Occorrerebbero, dunque, politiche industriali e, invece, noi inseguiamo emergenze continue. Sebbene sia vero che questo resta il secondo Paese manifatturiero nel continente, è vero che il suo sistema manifatturiero cade a pezzi e, quando tutto va bene, come nel caso dell'Electrolux, riusciamo a metter pezze. Occorrerebbero politiche industriali, ma di questo ormai non si discute più.
  Così come tutti sanno che una disoccupazione di massa, che ha le dimensioni di quella che affligge il nostro Paese in questo momento, non si fronteggia con provvedimenti di questo tipo né può essere fronteggiata, come ci è stato detto ieri quando si discutevano gli ordini del giorno, con pannicelli caldi come le leggi di inserimento lavorativo: gli strumenti di inserimento lavorativo pensati in luogo di una misura universale come quella del reddito minimo garantito, a cui si è riferita la legge di stabilità.
  Io non so, non oso immaginare quali siano le ipotesi di riforma degli ammortizzatori sociali, anch'esse citate ieri, a cui si sta lavorando, se non si parte dalla considerazione di ciò che è necessario per fronteggiare quella che ormai è un'eccedenza strutturale prodotta dal mercato del lavoro e rappresentata da milioni di giovani e giovanissimi, un'intera generazione, si è detto, e come si possano immaginare riforme degli ammortizzatori sociali che non abbiano a che fare con una radicale revisione del welfare dello Stato sociale, con un ripensamento profondo del rapporto tra tempi di vita e tempi di lavoro.
  E allora, perché, nonostante il fatto che i colleghi della maggioranza siano consapevoli della verità delle cose che stiamo dicendo, non c’è un sussulto, non si registra nell'Aula di questo Parlamento una variazione di atteggiamento apprezzabile ? Io credo che non si possa sfuggire all'impressione, che amaramente abbiamo avuto in questi giorni e in queste ore, che noi siamo purtroppo al cospetto di un atto di colossale ed irresponsabile subalternità culturale: subalternità culturale a quelle teorie che hanno imperato in questi anni e che hanno ispirato le oligarchie che governano il continente; un atto colossale e irresponsabile di subalternità a quello che nel nostro Paese è stato il più lucido, coerente, cinico e determinato interprete delle politiche che hanno puntato a disarticolare, a scassare il sistema di relazioni sindacali e sociali che abbiamo ereditato dal ciclo di lotte degli anni sessanta e settanta.
  Mi riferisco al senatore Sacconi, il quale è riuscito ad ottenere più di quanto non avesse ottenuto dai Governi presieduti dal senatore Berlusconi in questa tornata. Riesce addirittura a dettare l'agenda al Governo, imponendo la derubricazione di un'iniziativa parlamentare proveniente dalle opposizioni, l'unica presentata dal gruppo di SEL, ed imponendo a tutto quanto il Senato che la legge sulle dimissioni in bianco dovesse diventare un capitolo della delega sul lavoro che ci arriverà probabilmente nelle prossime settimane. Il vostro dunque credo sia un atto di disperazione, una scelta dovuta alla necessità di soggiacere al ricatto rappresentato dall'utilità marginale del voto di un gruppo parlamentare che, al Senato, regge questa maggioranza e che, in ordine a molte materie, ahimè, ne detta e determina la linea. Questa legge è dannosa per tutte le ragioni che abbiamo sostenuto ed è un'ulteriore occasione sprecata, in un momento nel quale non abbiamo più tempo perché la disoccupazione di massa – guardate le cifre raccapriccianti del rapporto Svimez di quest'anno – per esempio in interi territori meridionali produce ormai aree di disperazione, consegnandole alla droga, alla criminalità organizzata, alla più nera devastazione sociale. Non è in questione semplicemente un problema di numeri, di Pil o di domanda aggregata, è in questione un tema ben più ampio che riguarda, per intere parti di questo Paese, la qualità della vita democratica, la qualità del vivere civile, il tessuto e la permanenza in vita del tessuto sociale e comunitario.
  Io credo che questo Paese in questo momento avrebbe meritato ben altro sforzo, ben altro impegno, ben altro slancio. Pag. 29Questa è un'occasione mancata e nei prossimi anni le giovani generazioni di questo Paese ce ne chiederanno conto, io credo ve ne chiederanno conto (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Di Salvo. Ne ha facoltà.

  TITTI DI SALVO. Signora Presidente, se dovessimo chiedere alle persone che incontriamo – e noi lo facciamo, lo faranno anche i colleghi – che cosa serva all'Italia oggi, noi avremmo un'unica risposta, la stessa che si trova, consultando le statistiche internazionali, ascoltando e leggendo gli atti dei convegni economici e dei forum (Cernobbio, Ambrosetti, il contro-forum). C’è un'unica risposta a questa domanda: oggi all'Italia serve lavoro. Serve più lavoro, serve più occupazione. Allora la domanda per questo luogo, la politica, come si dice, per intendere i partiti, il Parlamento, le istituzioni, quelli che le scelte devono prendere, la domanda principale oggi è: come si crea questo lavoro che serve ? E poi che tipo di lavoro ? Per quale Paese ?
  Come si crea questo lavoro che serve ? Ci sono diverse scuole di pensiero, però, oltre alle scuole di pensiero, ci sono anche le esperienze, il bilancio delle scelte fatte e dei risultati di quelle scelte. Le scuole economiche, quella liberista, che dice e ci propone come ricetta per creare lavoro e affrontare le crisi, meno regole, meno Stato, più mercato.
  Ma come è andata in questi anni ? Che così ci siamo infilati nella crisi che stiamo ancora vivendo, da molti anni.
  E l'applicazione di questa ricetta, di questa teoria, con modalità diverse, che si può chiamare in modo sintetico, come noi facciamo, austerity, anche nella patria del modello sociale europeo in Europa, è negativa. L'esperienza, di fronte a queste ricette, è un'esperienza negativa. E questo non è un giudizio politico preventivo, potrebbe pure esserlo. No, io sto parlando dell'esperienza. Allora, oggi, di fronte alla domanda, non solo di che cosa serve all'Italia, ma di come si crea lavoro, la risposta dovrebbe essere, da parte di chi ha la responsabilità di fare le scelte che servono, quella di sperimentare un'altra strada.
  Noi abbiamo proposto un'altra strada. Sinistra Ecologia Libertà ha proposto un'altra strada. L'abbiamo proposta con concretezza, associando alle nostre scelte le risorse per creare lavoro, per creare lavoro buono, per mettere in sicurezza questo Paese e prendersene cura. Un intervento pubblico a questo finalizzato. Ma la nostra proposta ha già avuto anche delle esperienze che dicono che questa strada che noi proponiamo di fronte al fallimento delle altre ha risultati e riscontri. Venivano citate prima, in termini antichi e classici, le ricette keynesiane. Io vi parlo dell'America, dell'America di Obama, dei risultati che una scelta politica differente e diversa da meno Stato, meno regole e più mercato può realizzarsi.
  Ma perché comincio da questa considerazione, forse scontata, ma forse no, visto che non stiamo andando in questa direzione ? Perché, invece, oggi, noi qui stiamo discutendo, per l'ennesima volta, per la terza volta, con l'ennesimo voto di fiducia, di un modo per creare lavoro che non c'entra nulla con quello di cui stiamo parlando o che almeno io sto sostenendo e che il mio gruppo sostiene, ossia di un intervento sulle regole del mercato del lavoro. Non un intervento qualunque, un intervento specifico sulle regole del mercato del lavoro per rendere libera la possibilità di assumere le persone con un contratto che scade, a tempo determinato. Già provata questa strada, già provata con imbarazzo. Le stesse classi dirigenti la ripropongono ? Un imbarazzo anche nei confronti delle imprese perché uno Stato che alle imprese mette solo a disposizione la possibilità di precarizzare il lavoro è uno Stato che ha rinunciato a sostenere quelle imprese con le politiche che servono di sistema, aumentando le risorse negli investimenti in ricerca, innovazione e nelle infrastrutture materiali e immateriali. Questo chiedono le imprese e a questo Pag. 30servirebbe, a un sistema produttivo italiano che è fatto di piccole imprese. Alcune di queste, la maggioranza, non possono da sole sostenere questo sforzo di investimento in ricerca e innovazione. E la politica mette loro a disposizione, invece che questo, la precarietà e la competizione sul lavoro, magari accogliendo la domanda della classe imprenditoriale più retriva, non di quella più innovativa.
  Ecco, noi diciamo che si deve fare in modo diverso e diciamo che non è modificando e aumentando la precarietà che si può creare lavoro. Diciamo che questo è un elemento dell'esperienza empirica, che altri Paesi fanno diversamente (l'America) e che l'OCSE sostiene che è una strada sbagliata. Diciamo tutto questo e non ci arrendiamo di fronte a questa evidenza.
  Ma, dicevo, cosa serve al Paese ? Creare lavoro ? Ma serve anche al Paese – secondo tema – ridare speranza. La speranza non si ridà attraverso i giovani leader, che sono certamente importanti. Il rinnovamento delle classi dirigenti con tante donne, tanti giovani, tante giovani donne, tante donne e tanti giovani, è importante, ma non è questa la chiave di volta esclusiva. Ridare speranza vuol dire ridare la possibilità di immaginare un futuro.
  Ora noi, con il decreto-legge di cui stiamo parlando, invece alle ragazze e ai ragazzi diciamo che la loro condizione normale è la precarietà. In altre parole, in questa fase storica la classe politica gli propone come futuro possibile quello di un lavoro incerto e comunque a scadenza e il fatto di essere precari.
  Ma cosa vuol dire essere precari ? Essere ricattabili, non avere tutele, non avere certezze, non essere tutelati dalla legge o dai contratti siglati dal sindacato nella sua funzione di rappresentanza collettiva ed essere nelle mani del potere che viene agito nei loro confronti dall'impresa. In altre parole, noi, ai ragazzi e alle ragazze, gli diciamo che la speranza sta nel fatto che vi sono i giovani leader e, poi, però, la loro vita è una vita per definizione precaria.
  Ridare speranza vuol dire esattamente il contrario.
  Poi a questo Paese servirebbe riprendersi credibilità internazionale, in queste ore si parla di complotti, si trovano teorie strane, tutte per allontanare da sé le responsabilità. Riprendersi credibilità internazionale vuol dire, per esempio, che le scelte politiche devono avere come riferimento anche le indicazioni prevalenti, per esempio, del modello sociale europeo, che ci dice che il rapporto di lavoro è a tempo indeterminato normalmente, che ci dice che le carceri devono essere umane e che non possono essere sovraffollate, che ci dice tante cose sui diritti civili.
  Ecco, in questo caso, l'Italia, che in questi anni ha scelto pesantemente di agire secondo l'idea dell’austerity europea, però, viola questi temi e, per esempio, diciamo per l'ennesima volta che il fatto di rendere il lavoro precario per definizione, strutturalmente precario, il fatto di rendere il tempo determinato la normalità, vuol dire il contrario di quello che ci dice l'Europa. E poi ci serve per creare futuro, investire sulla scuola e sulla formazione, sull'idea che le persone hanno il destino nelle loro mani, se studiano, se si impegnano, ma nelle mani di quei giovani c’è la condizione precaria e, attraverso un intervento sull'apprendistato, si dice che la formazione si indebolisce e che, quindi, non è quello un elemento importante.
  Allora – e concludo – noi abbiamo criticato nel modo maggiore possibile il contenuto, il senso, l'idea, la visione di Paese che propone questo decreto-legge. Abbiamo scelto di fare ostruzionismo. Pensavamo, se non lo avessimo fatto da soli, che forse potevamo anche mettere in discussione la conversione del decreto-legge, ma soprattutto noi consideriamo questo luogo, il Parlamento, un luogo autorevole. Abbiamo scelto di tenere impegnato il Parlamento per il tempo maggiore a nostra disposizione a parlare di questo, a materializzare in quest'Aula la condizione, i corpi, le persone di cui stiamo parlando, le crisi di cui hanno parlato le mie colleghe e i miei colleghi, la Electrolux, la Agrati, le dimissioni in Pag. 31bianco, a parlare della condizione materiale delle persone del Paese e abbiamo scelto di farlo perché pensiamo che sia questa la nostra funzione, sicuramente quella che Sinistra Ecologia Libertà intende assumere nella sua responsabilità.
  Lo abbiamo fatto e non c'entra nulla – lo vorrei dire per l'ultima volta – la scelta, attraverso l'ostruzionismo che abbiamo fatto per queste ragioni, di spostare in là il voto sull'arresto di un parlamentare, già deciso dalla Giunta per le autorizzazioni, che in quest'Aula verrà discusso e che – abbiamo detto – per noi si deve discutere il minuto dopo che sarà finita la discussione sul decreto-legge lavoro. Pensiamo sia stata profondamente sbagliata la violenta aggressione che Sinistra Ecologia Libertà ha subito su questo punto, non siamo mai stati ambigui su questo. La chiarezza ci ha guidato, la convinzione delle nostre idee anche, e invitiamo, quindi, tutta l'Aula, la politica e il Parlamento a scegliere, anche in campagna elettorale, la sobrietà, l'autorevolezza, il profilo che questo Paese si merita, senza scadere, in campagna elettorale, all'esaltazione della polemica politica che non fa merito a nessuno e discredita quest'Aula e chi si propone in questi termini (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Airaudo. Ne ha facoltà.

  GIORGIO AIRAUDO. Signor Presidente, vede, cara Presidente e cari onorevoli colleghi, è difficile trovare nuove parole per provare a convincervi a fermarvi su un decreto-legge inutile per creare nuova occupazione, inutile per aumentare l'occupazione netta, che è quello di cui noi avremmo bisogno, dannoso per i lavoratori precari, che vedono allungarsi e sprofondare nel tempo la loro condizione di precarietà e dannoso anche per i lavoratori stabili, che vedono nell'insicurezza della crisi l'unica possibilità di scambiare i loro diritti per mantenere un reddito magari a tempo.
  È difficile trovare nuove parole, dicevo, anche se questo è un luogo delle parole, e le parole noi possiamo e dobbiamo usare in questo luogo per cercare fino all'ultimo minuto di convincervi a fare altro, a fermarvi, visto che lo facciamo per la seconda volta, alla terza fiducia su questo decreto.
  E, allora, anche io, come ha fatto il mio compagno di gruppo, l'onorevole Arturo Scotto, userò parole non mie, non romanzate, ma dell'ultimo libro recensito pochi giorni fa su l'Unità, un giornale che ha una storia dalla parte del lavoro e vicino al mondo del lavoro. È un'inchiesta, che si chiama «Storie precarie»: sono 470 interviste, curate da uno dei più importanti sociologi della sinistra e di questo Paese, che il lavoro lo ha fatto, ha lavorato, era un operaio, Aris Accornero, credo che molti lo conoscano.
  Bene, in queste interviste, ce n’è una in particolare, che recita così, che si racconta così: «Il precariato è logorante, logora la stima di te stessa» – è una giovane lavoratrice – «la fiducia in te stessa, la voglia di lottare, la voglia di costruire. Costruire in modalità precaria vuol dire scavare in riva al mare: non sai mai quando arriverà l'onda che cancellerà tutta la strada che hai fatto».
  In questo libro, si fa notare che in tutte le interviste – 470 –, per ben 2.804 volte, si dice, quasi a descrivere una generazione «senza», si usa l'avverbio di negazione. E si usa una definizione in questo libro, si parla di quei 5,4 – 5 milioni e mezzo di nostri concittadini, italiani e italiane, giovani e meno giovani, che vivono non la flex security che spesso viene citata a sproposito per giustificare ideologicamente provvedimenti che non hanno mai generato sicurezza, ma si parla di generazione flessibile insicura.
  Ecco, voi con questo provvedimento, state aumentando la flessibilità sporca, la flessibilità sommersa, la flessibilità insicura, indebolite chi è già debole. E dovreste almeno ascoltare le loro parole, dovreste almeno leggere i vostri giornali, i nostri giornali, ascoltare le nostre indagini, le vostre indagini e gli uomini migliori e le Pag. 32donne migliori che queste indagini fanno sul campo: la nostra, la vostra cultura politica vi chiederebbe di fermarvi.
  E sappiamo che molti di voi vivono con contraddizione questo aspetto, però, ricordo tutte le norme che avete inserito e che io non riciterò: l'abnorme periodo di prova; il debito di tempo a cui sottoponete una generazione (36 mesi); l'ipocrisia delle proroghe, che avete ridotto ma avete mantenuto; l'assenza delle motivazioni, che rende la forma stabile di lavoro il lavoro a tempo, a termine; un apprendistato che avete svuotato; una soglia in cui avete eliminato il diritto soggettivo, liberale – mi riferisco ai liberali che siedono in quest'Aula –, cioè l'idea che uno che perda il posto di lavoro non abbia il diritto soggettivo al reintegro, ma si debba pagare una multa a un soggetto terzo – lo Stato – e, per beffa, per interventi straordinari sull'occupazione. C’è la mia non conferma, l'azienda che viola la legge dello Stato, e invece di avere un parziale risarcimento – a me non sufficiente, perché ciò che dovrebbe essere risarcito è il lavoro, con le sue garanzie di stabilità, di reddito, di consumi per l'economia di questo Paese –, invece no, si paga a un terzo. Signori liberali, se lo siete davvero, state votando qualcosa che va contro le vostre ragioni e i vostri principi.
  E, allora, resta un po’ di tempo per qualche considerazione politica. Questo passaggio tra Camera e Senato ci consegna il vero Ministro del lavoro del Governo Renzi, che è l'onorevole Sacconi, che fa il Ministro per procura, probabilmente il Ministro Poletti, esperto di subappalti nel sistema delle cooperative, ha subappaltato anche il suo ruolo. Per cui il Ministro del lavoro di questo Governo è il Ministro Sacconi, che ha contato molto di più dei tentativi generosi di altri deputati di correggere e modificare, e a, dire il vero, in quest'Aula non ci si era riusciti.
  Quindi, la mano del Ministro Sacconi, il vero Ministro del lavoro, si vede; una mano che divide, una mano anche ha vantato la divisione dei lavoratori del movimento sindacale, una mano che divide i lavoratori e le lavoratrici e che li lascia soli dentro la crisi, con una vaghissima speranza di trovare un lavoro purchessia, precario e instabile, a disposizione nel tempo, nel salario, nei diritti e nelle libertà. Quindi, a Matteo Renzi diciamo che sul lavoro non ha svoltato, la svolta non c’è sul lavoro, siamo in perfetta continuità con le politiche del grande centrodestra camuffato nel piccolo centrodestra con cui governate questo Paese. Sul lavoro non state facendo quello che serve, non state facendo quello che dovreste fare cioè cambiare verso, sì, alle politiche di questi anni che non hanno funzionato, come abbiamo detto con le storie, con le testimonianze e con i numeri.
  È per questo che noi avevamo apprezzato, e concludo, venerdì scorso, quando insieme, tutte le opposizioni, diverse tra di loro, nella Commissione di questa Camera, di fronte alla notizia che il testo arrivato dal Senato non era modificabile in terza lettura alla Camera, hanno abbandonato la Commissione. Avremmo voluto che quella opposizione dalla Commissione si trasferisse in quest'Aula. Qualcuno dice: ma tanto scade lunedì, non ce l'avremmo mai fatta; però vedete, per chi vive la condizione di precarietà, per chi si sente cancellato da un'onda come una scritta sulla sabbia, sapere che qualcuno si occupa di lui, sapere che quelle maschere bianche che abbiamo indossato possono essere calate – e poi si può dare un nome, una storia, un'età, una vicenda ad ognuno di loro – vuol dire sentirsi meno solo e anche un minuto in più di opposizione contro quel decreto-legge avrebbe significato una speranza che quel decreto-legge, non solo si poteva provare a fermare, qui, oggi, ora, ma si poteva provare a cambiare domani. Perché se non costruisci la speranza oggi non si può cambiare neanche domani e noi abbiamo fatto una battaglia per questo, perché si possa cambiare domani con tutti quelli che sono coerenti.
  Anche perché, come abbiamo già detto più volte, noi voteremo a favore dell'autorizzazione a procedere. Saremmo stati disposti a votarla in qualunque momento e lo vedrete, se la si porterà in Aula come ha deciso e ha calendarizzato la Conferenza Pag. 33dei presidenti di gruppo, calendario che noi siamo per mantenere. Se qualcuno pensa di spostarlo, se ne assuma la responsabilità verso tutti, anche verso quei lavoratori per cui potevamo, come opposizioni, tutti insieme, fare di più e fare meglio, per domani, non oggi (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà) !

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Simone Baldelli. Ne ha facoltà.

Testo sostituito con errata corrige volante   SIMONE BALDELLI. Grazie, Presidente, mi consenta una premessa, innanzitutto, in ambito di occupazione: l'occupazione non si crea per legge, non si crea per decreto-legge; esiste, però, questo è vero, la possibilità che ci siano decreti-legge o leggi che limitino, che rendano più difficoltosa la creazione di nuova occupazione, specie in un momento di crisi come questa. La crisi porta contrazione, porta licenziamenti, porta timore nell'investire e porta timore nelle assunzioni e, quindi, l'unica vera ricetta per creare lavoro è quella di ingenerare, di favorire, di non contrastare lo sviluppo.
  Forse nelle migliori intenzioni di chi al Governo ha dato vita a questo decreto c'era quella, appunto, di agevolare o di correggere leggi sbagliate che limitavano la creazione di nuovo lavoro; il risultato finale, probabilmente, è diametralmente opposto. Questa è la prima premessa.
  La seconda premessa è la seguente, e mi rivolgo in particolare a coloro i quali, da sinistra, in questo emiciclo e, spesso e volentieri, nei dibattiti pubblici utilizzano la parola precarietà come una scure contro l'avversario: coloro che attaccano la flessibilità chiamandola precarietà dovrebbero ricordarsi che tale flessibilità, o precarietà come loro la chiamano, fu introdotta alla fine degli anni Novanta, esattamente tra il 1997 e il 1998, in questo Paese, dai governi di sinistra che avevano al loro interno maggioranze che oggi vedono in Parlamento come eredi il Partito Democratico e Sinistra Ecologia Libertà.
  Infatti, c'erano Rifondazione Comunista e l'allora PCI-PDS-DS, non ricordo quale acronimo in quel momento avesse quel gruppo parlamentare, ma, insomma, questa era la loro provenienza e quella era la maggioranza che introdusse la cosiddetta legge Treu, i Co.co.co e, il resto.
  Quindi, cominciamo a capire che, se c’è un precariato in questo Paese, come qualcuno ama chiamarlo, beh, questo precariato ha un nome e un cognome e soprattutto ha un padre e una madre: il padre fu il Governo Prodi, la madre fu la maggioranza di sinistra che lo introdusse (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Il Popolo della Libertà-Berlusconi Presidente).
  Quindi, noi riteniamo che la flessibilità sia un elemento virtuoso che ha portato una grande espansione nei momenti in cui la nostra economia permetteva alle imprese di poter assumere. Oggi abbiamo probabilmente esigenze diverse e a queste esigenze diverse, in questo Parlamento e a questo provvedimento, non abbiamo visto offrire grandi risposte.
  Abbiamo visto, quello sì, una grande lite all'interno del PD e, successivamente, composta questa lite da parte del Governo, una lite tra il PD e altri gruppi di maggioranza. Mi riferisco al Nuovo Centrodestra e a Scelta Civica per l'Italia, che pure in sede di prima lettura di questo provvedimento, in Commissione, lo ricordo, non votò il mandato al relatore, al pari del Nuovo Centrodestra. Una lite che è passata per un confronto interno alla maggioranza, un confronto ruvido, un confronto dopo il quale, qui alla Camera, si decise di soprassedere e rinviare al Senato la definizione di un ulteriore accordo. Noi dicemmo, in quell'occasione, che saremmo stati disposti anche a perdere qualche ora, un giorno, se necessario, per far comporre quell'accordo ed evitarci la situazione che stiamo vivendo in questo momento: cioè il ritorno in terza lettura, ancora una volta, con la terza fiducia, solo perché le forze di maggioranza di allora non erano in grado di mettersi d'accordo su alcune piccole modifiche che pure adesso andiamo ad affrontare.
  La cifra di questo decreto è comprensibile in modo molto semplice dalla lettura Pag. 34dal preambolo dell'articolo 1, dove si scrive: considerata la perdurante crisi occupazionale e l'incertezza dell'attuale quadro economico nel quale le imprese devono operare (questo fior fior di riflessione è stata introdotta al Senato, forse anche questa è stata frutto di un accordo, non lo so), nelle more dell'adozione di un testo unico semplificato della disciplina dei rapporti di lavoro con la previsione in via sperimentale del contratto a tempo indeterminato a protezione crescente. Questo è un altro colpo di genio che è stato introdotto al Senato. Tra le varie modifiche che si potevano fare a questo provvedimento si è introdotto il concetto che forse domani, in via sperimentale, si farà questa cosa, ma nel frattempo c’è il decreto-legge. Siamo a questo livello, stiamo scrivendo queste cose, stiamo introducendo, in un decreto-legge che è già in vigore e che adesso viene convertito, norme manifesto per far contenti settori della maggioranza, per comporre un accordo di un provvedimento che poi, in fondo, che cosa fa ? Sì, le proroghe, i rinnovi, porta avanti e supera alcune rigidità della legge Fornero, ma cosa grave noi abbiamo scritto, addirittura in prima lettura, che se un'impresa supera la quota del 20 per cento – calcolata in base a tutto un meccanismo complicato – dell'organico dei suoi assunti a tempo indeterminato, con i lavoratori a tempo determinato è obbligata all'assunzione a tempo indeterminato ! Ora si passa, grazie all'intervento fulgido del Nuovo Centrodestra, alle sanzioni amministrative. Cioè, noi siamo riusciti a vedere una maggioranza che conclude un accordo all'interno del quale si stabilisce che un'impresa che assume un dipendente in più, che dà un posto di lavoro in più, venga in qualche modo penalizzata dovendo versare al fondo sociale il 20 per cento della retribuzione, nel caso in cui si tratti di un dipendente, oppure il 50 per cento. Insomma, noi stiamo stabilendo sanzioni per le imprese che assumono in tempo di crisi.
  Questa è la logica in fondo, volendo fare una sintesi abbiamo un provvedimento all'interno del quale si stabiliscono sanzioni per le imprese che assumono a tempo determinato; magari poi col rischio che l'imprenditore ci pensi due volte ad assumere, e che magari, volendo prendere qualcuno, lo prenda in nero, o lo prenda addirittura con forme, come la somministrazione, più flessibili e con meno garanzie. Questo è il quadro !
  La maggioranza allora, in particolare su richiesta del PD, aveva inserito la norma che una quota parte dei lavoratori assunti per l'apprendistato dovessero obbligatoriamente essere assunti: è un obbligo assolutamente forzoso. È stata spostata l'asticella dei dipendenti di queste imprese a 50. Ora, basta capire di che cosa stiamo parlando. Stiamo parlando del tessuto produttivo italiano: non è che ne esistano milioni di imprese sopra i 50 dipendenti. Quindi, di fatto, anche quella norma lì è stata vanificata: la parte politica che l'aveva voluta introdurre si è beccata la fiducia, la terza fiducia, tra l'altro apposta in questo ramo dell'Assemblea in presenza di una sessantina di emendamenti, in assenza di volontà ostruzionistiche, con la disponibilità da parte dei gruppi, anche di SEL, che aveva evidentemente dato un contributo emendativo più importante, al ritiro o alla discussione serena di alcuni emendamenti.
  Quindi evidentemente la discussione ha fatto comodo, per tanti aspetti; tra tanti di questi aspetti, uno è certamente quello di aver impedito la possibilità, da parte di questa maggioranza, di dividersi sul ritorno al testo della Camera, rispetto alle modifiche svolte al Senato.
  E quindi complessivamente, volendo chiudere una ragionamento politico su questo decreto-legge, che però dà la cifra della situazione che si affronta è bene dirci che ogni tanto i Governi fanno un decreto-legge lavoro: abbiamo visto il Giovannini. Non ci ha regalato grandi sorrisi, ma almeno stabiliva qualcosa sulle garanzie per i giovani, almeno aveva un obiettivo. Questo decreto introduce delle modifiche marginali, in più, però, combina qualche guaio rispetto ai lavori a tempo determinato, come spiegavo prima.Pag. 35
  Manca – e questo è il problema – la visione di insieme. Manca che cosa ? Perché il decreto-legge si modifica man mano, con arretramenti – avanzamenti, a seconda dei punti di vista – in corso d'opera ? Perché siamo costretti a tre letture, e a tre fiducie ? Perché, signori miei, in una democrazia il programma lo si scrive prima delle elezioni ! Poi ci si presenta con il programma agli elettori, si fa la campagna elettorale e se si vince si governa ! Il problema di questo Governo è che non solo non ha vinto le elezioni, ma non ha neanche scritto il programma (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia – Il Popolo della Libertà – Berlusconi Presidente) ! E allora è inevitabile che poi il programma si vada facendo in corso d'opera, tra mille pasticci, improvvisazioni, guai, mancanza di coperture ! Ed è questo l'elemento politico di fondo !
  Allora, attenzione: siamo al terzo Governo che guida questo Paese senza un voto popolare; e ogni giorno scopriamo dettagli su Governi che invece venivano eletti col voto popolare, e che attraverso spinte, internazionali o meno (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia – Il Popolo della Libertà – Berlusconi Presidente)... . Noi acquistiamo ogni giorno notizie di ombre sulla nostra democrazia: forse questa è la cosa che dovrebbe preoccuparci di più in questo Paese ! Continuiamo ad occuparci di decreti o decretini; che non è una traslazione dell'ablativo latino: nel senso di piccoli decreti, ma anche di altre cose, volendo. Ecco, continuiamo ad occuparci di decreti e decretini, ma consapevoli del fatto che abbiamo un problema di fondo: abbiamo un problema democratico, abbiamo un problema di un'improvvisazione costante e continua di un'azione di Governo, che non è sancita né da un consenso elettorale né da un patto di maggioranza, e che quindi ogni giorno inevitabilmente si improvviserà. E questa improvvisazione, Presidente Boldrini, ricadrà sistematicamente sulle dinamiche parlamentari: per cui noi attenderemo giornate intere per capire se la maggioranza riuscirà o meno a mettersi d'accordo su questo o sull'altro punto, se troverà le coperture su questa o sull'alta manovra. È inevitabile che questo succederà !
  Noi, come Forza Italia, abbiamo fatto una scelta molto chiara da questo punto di vista.
  C’è un percorso che va scritto insieme che è quello delle regole comuni e su quello, se ci sarà spazio, noi abbiamo dato la disponibilità e la prova di saper collaborare in maniera leale, coerente e concreta. Sull'azione di Governo non possiamo certamente sostenere né votare a favore a tutti gli esempi di improvvisazione che ci arrivano di fronte agli occhi quotidianamente, a partire da questo decreto-legge, che non solo è stato frutto di improvvisazione, ma che ha visto nel suo percorso un iter lacerato dalle dinamiche interne a questa maggioranza, dai comodi di questa maggioranza e che ha visto per tre volte strozzare un dibattito politico che avrebbe potuto essere, specie in questa ultima terza lettura – anche per la possibilità esigua di modificarlo – serio, sereno, dinamico e lineare, dall'ennesima questione di fiducia. Per questo e per tutte le ragioni che abbiamo espresso anche in sede di dichiarazione del voto di fiducia il gruppo di Forza Italia voterà no a questo decreto-legge (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia).
  SIMONE BALDELLI. Grazie, Presidente, mi consenta una premessa, innanzitutto, in ambito di occupazione: l'occupazione non si crea per legge, non si crea per decreto-legge; esiste, però, questo è vero, la possibilità che ci siano decreti-legge o leggi che limitino, che rendano più difficoltosa la creazione di nuova occupazione, specie in un momento di crisi come questa. La crisi porta contrazione, porta licenziamenti, porta timore nell'investire e porta timore nelle assunzioni e, quindi, l'unica vera ricetta per creare lavoro è quella di ingenerare, di favorire, di non contrastare lo sviluppo.
  Forse nelle migliori intenzioni di chi al Governo ha dato vita a questo decreto c'era quella, appunto, di agevolare o di correggere leggi sbagliate che limitavano la creazione di nuovo lavoro; il risultato finale, probabilmente, è diametralmente opposto. Questa è la prima premessa.
  La seconda premessa è la seguente, e mi rivolgo in particolare a coloro i quali, da sinistra, in questo emiciclo e, spesso e volentieri, nei dibattiti pubblici utilizzano la parola precarietà come una scure contro l'avversario: coloro che attaccano la flessibilità chiamandola precarietà dovrebbero ricordarsi che tale flessibilità, o precarietà come loro la chiamano, fu introdotta alla fine degli anni Novanta, esattamente tra il 1997 e il 1998, in questo Paese, dai governi di sinistra che avevano al loro interno maggioranze che oggi vedono in Parlamento come eredi il Partito Democratico e Sinistra Ecologia Libertà.
  Infatti, c'erano Rifondazione Comunista e l'allora PCI-PDS-DS, non ricordo quale acronimo in quel momento avesse quel gruppo parlamentare, ma, insomma, questa era la loro provenienza e quella era la maggioranza che introdusse la cosiddetta legge Treu, i Co.co.co e, il resto.
  Quindi, cominciamo a capire che, se c’è un precariato in questo Paese, come qualcuno ama chiamarlo, beh, questo precariato ha un nome e un cognome e soprattutto ha un padre e una madre: il padre fu il Governo Prodi, la madre fu la maggioranza di sinistra che lo introdusse (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Il Popolo della Libertà-Berlusconi Presidente).
  Quindi, noi riteniamo che la flessibilità sia un elemento virtuoso che ha portato una grande espansione nei momenti in cui la nostra economia permetteva alle imprese di poter assumere. Oggi abbiamo probabilmente esigenze diverse e a queste esigenze diverse, in questo Parlamento e a questo provvedimento, non abbiamo visto offrire grandi risposte.
  Abbiamo visto, quello sì, una grande lite all'interno del PD e, successivamente, composta questa lite da parte del Governo, una lite tra il PD e altri gruppi di maggioranza. Mi riferisco al Nuovo Centrodestra e a Scelta Civica per l'Italia, che pure in sede di prima lettura di questo provvedimento, in Commissione, lo ricordo, non votò il mandato al relatore, al pari del Nuovo Centrodestra. Una lite che è passata per un confronto interno alla maggioranza, un confronto ruvido, un confronto dopo il quale, qui alla Camera, si decise di soprassedere e rinviare al Senato la definizione di un ulteriore accordo. Noi dicemmo, in quell'occasione, che saremmo stati disposti anche a perdere qualche ora, un giorno, se necessario, per far comporre quell'accordo ed evitarci la situazione che stiamo vivendo in questo momento: cioè il ritorno in terza lettura, ancora una volta, con la terza fiducia, solo perché le forze di maggioranza di allora non erano in grado di mettersi d'accordo su alcune piccole modifiche che pure adesso andiamo ad affrontare.
  La cifra di questo decreto è comprensibile in modo molto semplice dalla lettura Pag. 34dal preambolo dell'articolo 1, dove si scrive: considerata la perdurante crisi occupazionale e l'incertezza dell'attuale quadro economico nel quale le imprese devono operare (questo fior fior di riflessione è stata introdotta al Senato, forse anche questa è stata frutto di un accordo, non lo so), nelle more dell'adozione di un testo unico semplificato della disciplina dei rapporti di lavoro con la previsione in via sperimentale del contratto a tempo indeterminato a protezione crescente. Questo è un altro colpo di genio che è stato introdotto al Senato. Tra le varie modifiche che si potevano fare a questo provvedimento si è introdotto il concetto che forse domani, in via sperimentale, si farà questa cosa, ma nel frattempo c’è il decreto-legge. Siamo a questo livello, stiamo scrivendo queste cose, stiamo introducendo, in un decreto-legge che è già in vigore e che adesso viene convertito, norme manifesto per far contenti settori della maggioranza, per comporre un accordo di un provvedimento che poi, in fondo, che cosa fa ? Sì, le proroghe, i rinnovi, porta avanti e supera alcune rigidità della legge Fornero, ma cosa grave noi abbiamo scritto, addirittura in prima lettura, che se un'impresa supera la quota del 20 per cento – calcolata in base a tutto un meccanismo complicato – dell'organico dei suoi assunti a tempo indeterminato, con i lavoratori a tempo determinato è obbligata all'assunzione a tempo indeterminato ! Ora si passa, grazie all'intervento fulgido del Nuovo Centrodestra, alle sanzioni amministrative. Cioè, noi siamo riusciti a vedere una maggioranza che conclude un accordo all'interno del quale si stabilisce che un'impresa che assume un dipendente in più, che dà un posto di lavoro in più, venga in qualche modo penalizzata dovendo versare al fondo sociale il 20 per cento della retribuzione, nel caso in cui si tratti di un dipendente, oppure il 50 per cento. Insomma, noi stiamo stabilendo sanzioni per le imprese che assumono in tempo di crisi.
  Questa è la logica in fondo, volendo fare una sintesi abbiamo un provvedimento all'interno del quale si stabiliscono sanzioni per le imprese che assumono a tempo determinato; magari poi col rischio che l'imprenditore ci pensi due volte ad assumere, e che magari, volendo prendere qualcuno, lo prenda in nero, o lo prenda addirittura con forme, come la somministrazione, più flessibili e con meno garanzie. Questo è il quadro !
  La maggioranza allora, in particolare su richiesta del PD, aveva inserito la norma che una quota parte dei lavoratori assunti per l'apprendistato dovessero obbligatoriamente essere assunti: è un obbligo assolutamente forzoso. È stata spostata l'asticella dei dipendenti di queste imprese a 50. Ora, basta capire di che cosa stiamo parlando. Stiamo parlando del tessuto produttivo italiano: non è che ne esistano milioni di imprese sopra i 50 dipendenti. Quindi, di fatto, anche quella norma lì è stata vanificata: la parte politica che l'aveva voluta introdurre si è beccata la fiducia, la terza fiducia, tra l'altro apposta in questo ramo dell'Assemblea in presenza di una sessantina di emendamenti, in assenza di volontà ostruzionistiche, con la disponibilità da parte dei gruppi, anche di SEL, che aveva evidentemente dato un contributo emendativo più importante, al ritiro o alla discussione serena di alcuni emendamenti.
  Quindi evidentemente la discussione ha fatto comodo, per tanti aspetti; tra tanti di questi aspetti, uno è certamente quello di aver impedito la possibilità, da parte di questa maggioranza, di dividersi sul ritorno al testo della Camera, rispetto alle modifiche svolte al Senato.
  E quindi complessivamente, volendo chiudere una ragionamento politico su questo decreto-legge, che però dà la cifra della situazione che si affronta è bene dirci che ogni tanto i Governi fanno un decreto-legge lavoro: abbiamo visto il Giovannini. Non ci ha regalato grandi sorrisi, ma almeno stabiliva qualcosa sulle garanzie per i giovani, almeno aveva un obiettivo. Questo decreto introduce delle modifiche marginali, in più, però, combina qualche guaio rispetto ai lavori a tempo determinato, come spiegavo prima.Pag. 35
  Manca – e questo è il problema – la visione di insieme. Manca che cosa ? Perché il decreto-legge si modifica man mano, con arretramenti – avanzamenti, a seconda dei punti di vista – in corso d'opera ? Perché siamo costretti a tre letture, e a tre fiducie ? Perché, signori miei, in una democrazia il programma lo si scrive prima delle elezioni ! Poi ci si presenta con il programma agli elettori, si fa la campagna elettorale e se si vince si governa ! Il problema di questo Governo è che non solo non ha vinto le elezioni, ma non ha neanche scritto il programma (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia – Il Popolo della Libertà – Berlusconi Presidente) ! E allora è inevitabile che poi il programma si vada facendo in corso d'opera, tra mille pasticci, improvvisazioni, guai, mancanza di coperture ! Ed è questo l'elemento politico di fondo !
  Allora, attenzione: siamo al terzo Governo che guida questo Paese senza un voto popolare; e ogni giorno scopriamo dettagli su Governi che invece venivano eletti col voto popolare, e che attraverso spinte, internazionali o meno (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia – Il Popolo della Libertà – Berlusconi Presidente)... . Noi acquisiamo ogni giorno notizie di ombre sulla nostra democrazia: forse questa è la cosa che dovrebbe preoccuparci di più in questo Paese ! Continuiamo ad occuparci di decreti o decretini; che non è una traslazione dell'ablativo latino: nel senso di piccoli decreti, ma anche di altre cose, volendo. Ecco, continuiamo ad occuparci di decreti e decretini, ma consapevoli del fatto che abbiamo un problema di fondo: abbiamo un problema democratico, abbiamo un problema di un'improvvisazione costante e continua di un'azione di Governo, che non è sancita né da un consenso elettorale né da un patto di maggioranza, e che quindi ogni giorno inevitabilmente si improvviserà. E questa improvvisazione, Presidente Boldrini, ricadrà sistematicamente sulle dinamiche parlamentari: per cui noi attenderemo giornate intere per capire se la maggioranza riuscirà o meno a mettersi d'accordo su questo o sull'altro punto, se troverà le coperture su questa o sull'alta manovra. È inevitabile che questo succederà !
  Noi, come Forza Italia, abbiamo fatto una scelta molto chiara da questo punto di vista.
  C’è un percorso che va scritto insieme che è quello delle regole comuni e su quello, se ci sarà spazio, noi abbiamo dato la disponibilità e la prova di saper collaborare in maniera leale, coerente e concreta. Sull'azione di Governo non possiamo certamente sostenere né votare a favore a tutti gli esempi di improvvisazione che ci arrivano di fronte agli occhi quotidianamente, a partire da questo decreto-legge, che non solo è stato frutto di improvvisazione, ma che ha visto nel suo percorso un iter lacerato dalle dinamiche interne a questa maggioranza, dai comodi di questa maggioranza e che ha visto per tre volte strozzare un dibattito politico che avrebbe potuto essere, specie in questa ultima terza lettura – anche per la possibilità esigua di modificarlo – serio, sereno, dinamico e lineare, dall'ennesima questione di fiducia. Per questo e per tutte le ragioni che abbiamo espresso anche in sede di dichiarazione del voto di fiducia il gruppo di Forza Italia voterà no a questo decreto-legge (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, la deputata Gessica Rostellato. Ne ha facoltà.

  GESSICA ROSTELLATO. Signor Presidente, egregi colleghi, eccoci all'approvazione definitiva di questo decreto. Un decreto che è arrivato al termine del suo percorso a suon di fiducie e che ha visto le forze di Governo barcollare nei momenti cruciali della sua discussione. Ricordiamo che in fase di prima lettura gli alleati di governo del PD, quindi Nuovo Centrodestra e Scelta civica, non avevano neppure voluto votare il mandato al relatore su questo decreto, perché insoddisfatti del suo contenuto.
  Immagino che ora siano estremamente soddisfatti del risultato ottenuto. Cosa volere Pag. 36più di così ? Se da una parte si è riusciti a scalfire solo in parte il contratto di apprendistato, si è riusciti però a snaturare completamente il contratto a tempo determinato. Complimenti ! E la cosa che più fa male è vedere che questo decreto è intitolato «Disposizioni per favorire il rilancio dell'occupazione».
  E io mi chiedo se veramente pensiate che queste misure possano favorire l'occupazione, ma probabilmente sì. Ne eravate così certi anche col decreto Giovannini e poi abbiamo visto i grandi risultati ottenuto (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
  Continuate a prendere in giro gli italiani dando nomi altisonanti ai vostri decreti, ma poi i contenuti (e i risultati) sono totalmente differenti da quanto promesso. Noi non sappiamo più in che lingua dirvelo, l'italiano faticate a capirlo. Col decreto Giovannini vi avevamo detto che con gli incentivi contributivi non si crea lavoro e niente ! Ora vi dobbiamo forse dire che il lavoro non si crea neppure togliendo diritti ai lavoratori e snaturando i contratti di lavoro ?
  È vero che lo Stato deve sostenere le imprese per fare in modo che creino lavoro, ma per l'ennesima volta, ve lo diciamo: se il lavoro non c’è le aziende non assumeranno neppure con gli incentivi o con i contratti più favorevoli del mondo. Dobbiamo puntare sugli investimenti, dobbiamo spingere i settori in cui l'Italia può primeggiare e allora forse qualcosa si smuoverà. E non venite a dirci che state già facendo qualcosa, che adesso ristrutturerete le scuole; lo sapete quanto noi che questa era una nostra proposta che voi ci avete bocciato nella legge di stabilità e che ora avete impacchettato e ripresentato come vostra, avvolta da un bel fiocco rosso. Il fatto è, che non sapete neppure da dove partire e quindi ci copiate.
  Ma tornando al decreto, noi possiamo anche tentare di capire le motivazioni che vi hanno spinto a scriverlo e, vi assicuro, posso anche comprendere una maggiore apertura verso le esigenze aziendali soprattutto delle piccole e medie imprese italiane ma non pensate di avere un tantino superato i limiti ? Se proprio volevate rendere più fruibile il lavoro a tempo determinato potevate almeno bilanciarlo con delle misure di sostegno al reddito, come il reddito di cittadinanza ad esempio, forse allora questo decreto sarebbe stato, per così dire, più digeribile.
  L'eliminazione della causale per tutti i contratti a termine è stato un errore. Avete mantenuto troppe proroghe, tenuto conto che ci sono pure gli eventuali rinnovi e il limite del 20 per cento dei contratti a termine rispetto all'organico che senso ha se non avete messo i controlli ? Sembra il solito decreto a favore dei furbi. Vi abbiamo proposto i controlli, li hanno proposti addirittura i vostri deputati, e non li avete accettati, perché ? Tra l'altro in questo caso il controllo sarebbe stato semplicissimo e si poteva mettere in pratica già con i dati a disposizione dell'INPS, aggiornati mese per mese.
  Perché siete così ostili ai controlli ? Poi ci stupiamo se in questo Paese ognuno fa ciò che gli pare. Tra l'altro, non volete controllare il limite del 20 per cento ma andate a normare il superamento di tale limite, già dando per scontato che ci sarà. Attenzione, è giusto prevedere sanzioni per gli abusi, ma ci chiediamo: perché agire sempre sugli abusi e mai sulla prevenzione ? Per quanto riguarda l'apprendistato, neppure il Governo è riuscito a spiegarci bene in cosa consista il piano formativo in forma sintetica, sinceramente ci sembra una presa in giro. Volevate eliminarlo e poi di fronte alle critiche avete fatto un passo indietro, l'avete reinserito, ma per far vedere che avevate fatto qualcosa, che avevate fatto la semplificazione, avete aggiunto queste magiche parole: «forma sintetica», che tutti adesso si stanno chiedendo nel pratico in cosa consistano, ma sappiamo che la praticità non è il vostro forte. Noi avevamo proposto un monitoraggio continuo e una certificazione seria che eliminasse ogni forma di abuso e di sfruttamento dell'apprendistato, ovviamente, anche questa, neppure presa in considerazione. Ed è un peccato, è un Pag. 37peccato perché poi ci ritroviamo sempre a cercare nuove forme per prevenire gli abusi, senza renderci conto che il controllo va fatto alla base, senza mettere mille paletti poi alle aziende. Se vi fosse il monitoraggio della formazione interna non servirebbe neppure pretendere la stabilizzazione di una percentuale di apprendisti, perché un'azienda che investe per anni nel formare un dipendente mai si sognerebbe di non qualificarlo al termine del percorso. Se invece noi lasciamo che le cose vadano così, mettiamo la stabilizzazione obbligatoria, e poi questa ci sembra restrittiva, e allora la togliamo per le piccole aziende, ci ritroviamo nella situazione che andiamo a favorire solo le aziende che usano l'apprendistato in maniera distorta, solo per risparmiare e per sfruttare giovani a rotazione. Siamo molto dubbiosi anche sull'estensione dell'apprendistato di primo livello al lavoro stagionale, o meglio, può essere una risorsa, ma andava normato meglio, limitando la possibilità di usare l'apprendistato solo per la prima stagione o al massimo per le prime due. Ma non vorremmo che anche questa forma di lavoro diventasse semplicemente uso dell'apprendistato non per formare, ma per ridurre il costo del lavoro. Infine, avete raggiunto l'apice con la formazione esterna delle regioni, in cui avete eseguito un triplo salto mortale, per poi ritrovarvi con un nulla di fatto. Eravate partiti dicendo che da ora in poi la formazione esterna sarebbe stata facoltativa, poi avete previsto che le regioni si dovessero organizzare entro 45 giorni dall'inizio del rapporto di lavoro, altrimenti le aziende erano esonerate, e infine ? Avete deciso che la formazione esterna va fatta e che le regioni si devono adeguare per forza entro 45 giorni. E capiamoci, va benissimo mantenere la formazione esterna, ma ci spiegate dove sta la differenza rispetto ad ora ? E le regioni che non si adegueranno e non forniranno formazione entro il termine ? Non avete previsto nulla in merito. Quindi significa che tornerà tutto in capo all'azienda che dovrà prendersene la responsabilità, così come è stato finora ? Vedremo, nel frattempo attendiamo la solita circolare del Ministero. Per quanto riguarda il pagamento delle ore di formazione al 35 per cento, è rimasta poco chiara la norma e ci chiediamo come verranno conteggiate e separate le ore di formazione, soprattutto quelle in azienda, rispetto al lavoro e se anche qui, data la norma così scarna e nebulosa, ci saranno degli abusi a discapito della formazione dei ragazzi. Per il DURC c’è poco da dire, è forse l'unica parte del decreto veramente accettabile, si tratta di una semplificazione che andava fatta da tempo, ci auguriamo solo che gli enti preposti all'emissione siano pronti per questo passo avanti. Si sarebbe potuto fare un po’ di più per evitare disagi e aiutare le aziende in difficoltà, ci auguriamo che almeno il nostro ordine del giorno approvato in merito venga portato avanti dal Governo. Per quanto riguarda i contratti di solidarietà, ci lascia perplessi questo rimando ad un decreto ministeriale che potrebbe ampliare o restringere a piacimento i criteri di accesso al beneficio, sarebbe stato preferibile che fosse tutto già normato qui, era possibile già farlo. Non vorremmo che poi il decreto attuativo si trasformasse in un decreto «ad aziendam». Concludo quindi dicendo che, tenuto conto della superficialità con cui è stato scritto questo decreto e dei metodi inaccettabili con cui è stato portato avanti, il MoVimento 5 Stelle esprimerà parere contrario (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Ciprini. Ne ha facoltà.

  TIZIANA CIPRINI. Grazie Presidente. Abbiamo sopravvalutato il sindaco Renzi. Non è un venditore, ma uno svenditore, uno svenditore dell'Italia. Se Berlusconi, l'unto dal Signore, era l'utilizzatore finale dello Stato, per i suoi meri interessi personali e di business, e il propulsore di legge ad personam per farsi i fatti suoi, Renzi, l'unto da Napolitano, è lo svenditore finale dello Stato italiano nelle mani dei predoni stranieri (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).Pag. 38
  L'abbiamo capito, l'abbiamo capito a che vi serve questo decreto. Ci ha illuminato l'illustre professorone, giuslavorista, senatore della Repubblica italiana, dottor Ichino, che ha esclamato: «Finalmente ci siamo adeguati agli standard internazionali». Ma di quali standard parla, se nessuna legislazione europea contiene una liberalizzazione così ampia e totale del contratto a tempo determinato. Nei Paesi del nord Europa il modello del mercato del lavoro flessibile funziona perché c’è il reddito di cittadinanza, che supporta i cittadini con una rete di protezione sociale. Voi, invece, il lavoratore che rimane senza lavoro lo lasciate sfracellare nel cemento. Votando «sì» su questo decreto voi state condannando l'Italia alla flex insecurity. Gli standard di riferimento sono quelli del terzo mondo, quelli dell'Europa dell'est. Invece che esportare all'estero il nostro Stato sociale di comunità, il Governo sta importando i modelli sociali a tutela zero dei Paesi dell'est Europa, con paghe da miseria e un mercato del lavoro senza più tutele.
  Con questo decreto, Renzi, Poletti e Sacconi ubbidiscono servili agli ordini della Troika e della politica dell'austerità (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle), a favore delle multinazionali che stanno arrivando, attratte dalle vostre proposte del mercato del lavoro a tutela zero. Ecco il vostro modo per attrarre gli investimenti dall'estero. Votate «sì» su questo decreto e sarete chiamati in correità dalla storia per lo smantellamento dello Stato sociale italiano, per renderlo appetibile ai predoni stranieri.
  E dietro le delocalizzazioni vi sono precise strategie economiche, che mirano a spostare la produzione in altri Paesi per trovare condizioni più precarie dei lavoratori, sia in termini di salario che di tutele. All'interno dell'Unione europea questo fenomeno – il dumping sociale – sta diventando la causa per cui i vari Governi stanno portando avanti gli attacchi scellerati ai lavoratori, contribuendo a creare una vera e propria lotta tra poveri.
  Questo decreto del lavoro, che permette di licenziare in assoluta libertà, rientra nel pacchetto di austerity volto a indebolire la forza lavoro. Pertanto, denuncio pubblicamente, nell'Aula del Parlamento italiano, il funzionamento di questo sistema, in modo che siate ben consapevoli su cosa state per fare votando «sì». Le riforme strutturali che l'Europa della finanza impone ai Paesi coloni consistono nel liberalizzare l'economia, privatizzare beni, sussidi statali, servizi, industrie e risorse.
  Grazie alla crisi, pianificata a tavolino, si agevola lo sfruttamento e l'acquisto a basso costo della ricchezza nazionale da parte di multinazionali e banche estere. Svendendo le industrie e gli asset strategici per un pugno di mosche, in realtà gli Stati si privano di reddito a lungo termine. Falso anche il mito della «creazione di posti di lavoro» per merito delle multinazionali che entrano sul mercato italiano. Ma la realtà è nota a tutti: le multinazionali comprano le industrie e le chiudono per delocalizzarle dove la manodopera costa meno. Ciò significa licenziamenti di massa e anche che bisogna smantellare i diritti dei lavoratori e tenere la popolazione in riga, sotto controllo.
  Le misure di austerity mirano a ridistribuire la ricchezza dalle masse a gruppi ristrettissimi, attraverso tasse più alte, licenziamenti di massa, tagli alla spesa sociale, alla sanità, al welfare, all'istruzione, attraverso l'imposizione ai Paesi membri di: riforme delle pensioni con l'aumento dell'età pensionabile, come già avvenuto in Italia con il Governo Monti; abbassamento del salario minimo; minori prestazioni sociali; riduzione della protezione dai licenziamenti, come sta avvenendo proprio con questo decreto; sospensione della contrattazione collettiva a favore della contrattazione di impresa più favorevole ai datori di lavoro. Come è prevedibile, ciò porta a una massiccia crisi sociale.
  Negli ultimi trent'anni, queste politiche sono state imposte nel Terzo Mondo dal Fondo monetario internazionale, Banca mondiale, banche, multinazionali e potenze imperiali occidentali. C’è, pertanto, una specifica regia della crisi da parte della Troika, per spingere gli Stati membri Pag. 39a fare riforme strutturali dall'altissimo costo sociale. Si sostituisce il governo con la governance per espropriare i Paesi della loro sovranità, per garantirsi il controllo di settori strategici dell'economia. Denuncio, pertanto, pubblicamente, nell'Aula del Parlamento italiano, l'organigramma di questo potere. Al vertice dell'Europa c’è la finanza, c’è la Banca centrale europea, con a capo un uomo della Goldman Sachs, Mario Draghi.
  Il cuore del potere è il sistema finanziario degli Stati Uniti costituito da banche d'investimento (come la Goldman Sachs, Morgan Stanley, Merrill Lynch), da società finanziarie (come la J.P. Morgan), da società di assicurazione e da società di rating. La Deutsche Bank è il punto di incontro tra la finanza americana e quella europea. Il sistema delle crisi indotte si avvale anche delle banche d'affari italiane, oltre che di quelle tedesche e francesi, come UniCredit, Banca Intesa, Monte dei Paschi di Siena, istituite da Mario Draghi negli anni Novanta.
  Garanti di questo sistema nei singoli Paesi sono i politici come Mario Monti, Enrico Letta, accaniti partecipanti del Club Bilderberg e della Commissione Trilateral. E guarda caso i nostri Ministri dell'economia degli ultimi anni sono sempre stati scelti fedelmente tra quelli provenienti dalle organizzazioni come Gruppo Bilderberg, Commissione Trilaterale, Aspen Institute, Gruppo dei trenta, riconducibili alle élite politiche-finanziarie, che hanno tutte gli stessi ideatori e gli stessi finanziatori legati alle dinastie Rockefeller e Rothschild e che fanno riferimento tutte agli stessi gruppi bancari.
  Ebbene denuncio nell'Aula del Parlamento italiano gli attuali garanti in Italia di questo sistema: il Ministro dell'economia del Governo Renzi, Padoan, che è stato responsabile per conto del Fondo monetario internazionale della Grecia. È stato l'uomo che ha gestito per conto del Fondo monetario internazionale la crisi argentina. Nel 2001, Buenos Aires fu costretta a dichiarare fallimento dopo che le politiche liberiste imposte dal FMI, distrussero il tessuto sociale del Paese. In quegli anni il Ministro si occupò anche di Grecia e di Portogallo. Padoan, definito dal premio Nobel per l'economia Paul Krugman: l'uomo dai cattivi consigli (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
  
Padoan, consulente della Banca mondiale, della Commissione europea, della Banca centrale europea, membro OCSE, è stato direttore esecutivo per l'Italia del Fondo monetario internazionale, è membro di «Italiadecide» una lobby di stampo piduista. Scrive per Aspenia, rivista dell'Aspen Institute fondato da Rockfeller. Ricordo che Padoan assieme a Renzi salutò con entusiasmo la riforma previdenziale Fornero che ha gettato l'Italia nel caos.
  Garante di questo sistema è Napolitano, con un interventismo onnipresente e costituzionalmente discutibile del Presidente della Repubblica, che ha esteso i suoi poteri ben oltre i confini dell'ordine repubblicano.
  I Governi Monti, Letta e Renzi sono tutti espressione diretta del Quirinale. Queste persone, con i loro servili cortigiani, sono i garanti attuali della scomparsa dell'Italia.
  Monti, Draghi, Prodi, Berlusconi, Letta e Renzi, Napolitano ci state trasformando in una colonia delle superpotenze (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle), in un luogo di saccheggio. Sarete anche italiani, ma con uno scarsissimo senso di lealtà verso il vostro Paese.
  In soli vent'anni avete permesso che il Paese passasse da una condizione di nazione prospera e leader industriale in una condizione di desertificazione economica. Avete negoziato e firmato numerosi accordi e trattati internazionali, senza mai considerare il reale interesse economico del Paese. Diciamo pertanto «no» a questo decreto, diciamo «no» a questo sistema ! Siamo qui per rovesciarlo, per rovesciare le vostre piramidi (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) !
  Ma gli italiani si sono svegliati, cari signori, ora sappiamo i nomi e i cognomi dei colpevoli. Il MoVimento 5 Stelle ha risvegliato i cittadini e ora la sveglia la Pag. 40diamo anche a voi, perché la vostra ora è suonata (La deputata Ciprini mostra un orologio sveglia con suoneria attivata) !

  PRESIDENTE. Per favore tolga quell'oggetto !

  TIZIANA CIPRINI. Meno dieci per andare in Europa per cambiare idea...

  PRESIDENTE. Tolga quell'oggetto !

  TIZIANA CIPRINI. ...per cambiare l'Italia. Meno dieci giorni e sarete spazzati via definitivamente (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) !

  PRESIDENTE. Invito gli assistenti parlamentari a rimuovere quell'oggetto (Gli assistenti parlamentari ottemperano all'invito del Presidente – La deputata Ciprini mostra un orologio sveglia con suoneria attivata). Tolga, per favore ! Onorevole Ciprini, la richiamo all'ordine (Commenti) ! Colleghi, per favore, continuiamo con i lavori.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Cominardi. Ne ha facoltà.

  CLAUDIO COMINARDI. Grazie, signora Boldrini (Proteste dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà). Dove i peggiori Governi di destra non sono arrivati, è arrivato... (Proteste dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà).

  PRESIDENTE. Colleghi !

  CLAUDIO COMINARDI. Posso parlare, signora (Proteste dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Sinistra Ecologia Libertà) ?

  PRESIDENTE. Colleghi, lasciatelo iniziare, deve iniziare il suo intervento, prego.

  CLAUDIO COMINARDI. Va bene, tanto non vi sento. Dove i peggiori Governi di destra non sono arrivati, arriva il duo Poletti-Renzi a toccare, a modificare e a neutralizzare quelli che sono stati decenni di lotte civili e sociali. E come lo fanno ? Lo fanno subdolamente, perché non hanno gli attributi e il coraggio di intervenire direttamente sullo Statuto dei lavoratori, sull'articolo 18, sul diritto di maternità, sul diritto di malattia, sul diritto di sciopero.
  Come lo fanno ? Lo fanno attraverso la contrattualistica, questi furbetti; liberalizzandola, di fatto, via via, verrà meno il contratto a tempo indeterminato, e con esso si andranno a perdere tutti questi diritti. Ve ne dovete assumere la responsabilità ! Come se non bastasse, quello che comporterà sarà anche una sanatoria rispetto a tutti i contenziosi aperti sui contratti a termine. Infatti, non mi vengano a dire che i magistrati danno ragione, nove volte su dieci, al lavoratore, perché, come dire, la magistratura non è indipendente, perché questa cosa l'ho già sentita.
  L'ho sentita, due settimane fa, ad un incontro a Paderno Dugnano, da parte del Ministro Poletti, il presidente della Legacoop, che si permette di dire, in un certo senso, in una maniera, diciamo, implicita, che la magistratura non è indipendente; quindi, bisogna fare questa sorta di sanatoria per eliminare i contenziosi. Siete antistorici ! Perché ve lo dico ? Perché è dal 1997 che state facendo, con il pacchetto Treu, poi con la legge Biagi, delle manovre per creare ancora più precarietà. Ma quanti posti di lavoro in più sono stati creati (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) ?
  Sono stati creati una serie innumerevole di contratti, di contratti, perché, se stipulo in un anno dieci contratti, ho dieci contratti in più, non ho dieci posti di lavoro in più. Manco la matematica (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) ! E manco i decreti sapete scrivere, perché questo decreto viola la direttiva 1999/70/CE. Vi voglio sentire, ora, dire «ce lo chiede l'Europa». L'Europa ci chiede che il contratto a tempo indeterminato deve essere quello più utilizzato, il contratto principe, mentre gli altri devono essere marginali, residuali. Già oggi, nel 2013, i nuovi contratti stipulati, per il 68 Pag. 41per cento, sono a termine e, se mettiamo insieme anche gli altri contratti precari, la soglia si alza ulteriormente.
  E la multa, perché noi chiederemo una procedura di infrazione da parte della Commissione europea, che se la paghino Renzi e Poletti, e non i cittadini italiani (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) ! Facendo parte di un gruppo di persone comuni, di piccoli imprenditori, di disoccupati, di studenti, di lavoratori, mi sento orgoglioso. Ma per quale ragione ? Perché io sono stufo di sentire parlare di lavoro delle persone che non hanno mai lavorato un giorno in vita loro (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle – Proteste dei deputati del gruppo Partito Democratico) !
  Non è demagogia, non è demagogia ! Sto parlando di Renzi, che è in politica dal 1991 con la Democrazia Cristiana (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle – Proteste dei deputati del gruppo Partito Democratico) – sto dicendo balle ? – e l'unico contratto precario che ha conosciuto è quello di Cococo, quando si è fatto assumere dall'azienda di famiglia, per farsi pagare i contributi dallo Stato, prima di essere eletto presidente della provincia (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Ricordatevelo !
  E sono stufo di sentire dire «noi abbiamo discusso lungamente, il MoVimento 5 Stelle non fa mai proposte». Ma cosa diavolo state dicendo ? Su questo provvedimento avete messo tre, tre voti di fiducia ! Tre ! In Commissione abbiamo presentato 300 emendamenti: accolti due, due (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) !
  Le proposte: un paracadute sociale, reddito di cittadinanza che restituisca il diritto e la facoltà di dire «no» a qualsiasi lavoro, la possibilità di poter creare un'indennità di precarietà, che esiste anche in Francia, e quindi non ce la inventiamo, per chi ha dei contratti precari, perché chi ha dei contratti precari deve essere retribuito maggiormente. Lo dice Joseph Stiglitz, un premio dell'economia; non lo dico io, lo dice Joseph Stiglitz ! E voi ci date dei populisti ! Abbiamo fatto mille proposte: tra queste, anche quella di avere una causale o, comunque, una ragione di essere del contratto.
  E cosa avete fatto ? Vi siete blindati in Commissione, il presidente Damiano in prima lettura ha impedito ai membri, non della Commissione lavoro, di tutte le altre, di prendere parte, di ascoltare solamente quello che si discuteva. Ha vietato le riprese in Commissione, ha vietato inoltre la possibilità che ci dà il Regolamento all'articolo 51 del voto nominale in Commissione e i funzionari, i funzionari ci hanno dato delle motivazioni a dir poco ridicole. Io non sono un giurista, però, noi abbiamo dei costituzionalisti e i precedenti che ci hanno dato, rispetto all'impossibilità di avere il voto nominale, erano del 1958, antecedenti al Regolamento della Camera che è del 1971: un assurdo giuridico ! Un assurdo giuridico (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) ! Poi, siccome sono dei geni, ci hanno fornito un altro precedente del 1996 ma che si rifaceva alla circolare del ’58; un altro precedente del 2005 si rifaceva a un altro articolo del Regolamento.
  Quindi, le proposte ci sono, basta solo leggere quelli che sono stati i nostri emendamenti: dall'indennità di precarietà, al fatto di avere una ragione d'essere nel contratto, al fatto di avere un reddito di cittadinanza. Sono tutte proposte, perché la flessibilità ci può essere ma non deve essere subìta, non deve essere una costrizione, deve essere un'opportunità (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) !
  Poi sono stufo di sentire parlare di disoccupazione giovanile quando voi tutti, praticamente tutti ad eccezione di pochi, avete firmato la manovra Fornero che, a pieno regime, manda in pensione le persone a settant'anni. Cioè, voi da un lato avete negato il diritto alla pensione a molti, che creperanno prima di lavoro, e, nel contempo, avete negato il ricambio generazionale all'interno dei luoghi di lavoro. Ma di che cosa stiamo parlando (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) ? Perché l'avete fatto ? Forse, perché avete ricevuto la letterina Pag. 42della BCE nel 2011 di Mario Draghi che ci consigliava come dovevamo tagliare le nostre spese sociali, come ci dovevamo comportare rispetto alle pensioni. Un banchiere che manda una lettera allo Stato italiano e dice cosa dobbiamo fare. Probabilmente un Governo di cittadini con i «controcosi» l'avrebbe rispedita immediatamente al mittente quella lettera (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) ! Nel 1864 Abramo Lincoln con il tredicesimo emendamento abolì la schiavitù; con il decreto-legge n. 34, Renzi e Poletti reintroducono la schiavitù, la schiavitù moderna (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) ! Forse, perché siete asserviti al capitalismo di rapina che chiede e ottiene la vendita dei diritti, perché è di questo che si tratta, no ?
  Guardate, io c'ho provato in tutti i modi a chiedere anche al Ministro Poletti: l'ho incontrato alla stazione ferroviaria e gli ho chiesto per cortesia di ritirare questo vergognoso decreto-legge; l'ho incontrato a Paderno Dugnano in un'assemblea, in un incontro del PD e gli ho chiesto la stessa cosa; gliel'ho chiesto al Comitato bicamerale Schengen, in ogni modo; come «cavolo» ve lo dobbiamo chiedere ? Deve arrivare qua tutto il popolo italiano per farvi capire che non siete veramente nemmeno in grado di intendere e di volere (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) ?
  Vorrei chiudere sempre con le parole di Abramo Lincoln: la democrazia è il Governo del popolo, dal popolo e per il popolo. Mentre per Renzi, evidentemente, la democrazia è il Governo delle banche, dalle banche e per le banche. Vergogna (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) !

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Simoni. Ne ha facoltà.

  ELISA SIMONI. Signora Presidente, colleghi, il decreto n. 34 che votiamo oggi in terza lettura alla Camera contiene disposizioni importanti in materia di lavoro e, come era prevedibile, è stato oggetto di un dibattito acceso tra diverse filosofie, anche diverse soluzioni, per affrontare la più importante emergenza del Paese. In un sistema di bicameralismo paritario il testo ha fatto il suo iter tra le due Camere, ma dopo il passaggio dell'approvazione al Senato conserva sostanzialmente l'impostazione che il testo aveva alla Camera con il voto del 24 aprile e mantiene tutte quelle modifiche migliorative che la Commissione lavoro proprio della Camera aveva garantito, garantendo appunto un maggiore equilibrio tra le ragioni delle imprese, quelle dei lavoratori e delle lavoratrici.
  Ma quando le ragioni elettorali hanno la meglio sulla responsabilità verso il Paese, come abbiamo sentito nel dibattito di questi giorni, abbiamo chiaro che sta a noi tentare di chiarire la differenza tra la realtà dei fatti e la propaganda.
  Vedete, colleghi, quando ci viene detto di essere contemporaneamente «sotto dettatura» di Confindustria e della CGIL è evidente che la schizofrenia politica non è la nostra. Con questo decreto-legge, colleghi, non si aumenta la precarietà, ma si offre alle imprese la possibilità di ampliare le assunzioni favorendo gli strumenti di semplificazione e di flessibilità. Si tenta di togliere l'alibi alle stesse imprese di usare impropriamente i contratti come le partite IVA, che sono in Italia – lo ricordo – sono 2 milioni e mezzo e nascondono in realtà lavoro subordinato. Si inizia un processo di chiarezza sugli strumenti principali per formare al lavoro e, quindi, indirettamente, si parla anche degli stage e di come vengono sfruttati i nostri ragazzi oppure del lavoro parasubordinato, che in realtà molto spesso è molto subordinato. Si vuole, colleghi, contrariamente a quanto viene strumentalmente detto, spostare il rapporto di lavoro in favore del tempo determinato e dell'apprendistato.
  Da deputato, ma anche da donna e madre ed in un Parlamento composto da tante donne giovani, permettetemi di esprimere appunto soddisfazione per le modifiche migliorative introdotte dal Senato in materia di diritto di precedenza per le lavoratrici. Già nella prima approvazione alla Camera avevamo avuto l'occasione Pag. 43di sottolineare l'importante risultato raggiunto dalla Commissione rispetto a questo punto, garantendo che fosse riconosciuto il periodo di maternità obbligatorio come periodo di prestazione effettiva di lavoro. Le modifiche apportate al Senato hanno aggiunto il diritto di precedenza rispetto ai contratti a tempo determinato.
  Ma non solo questo. Per l'apprendistato leggo con soddisfazione nel nuovo testo la conferma dell'obbligo di formazione contenuta nel contratto e la possibilità, per quelle regioni – e sono tante, colleghi – che hanno l'alternanza scuola-lavoro, di attivare contratti di apprendistato legati alla stagionalità, consentendo a quei tanti giovani e quei tanti studenti la possibilità di un lavoro regolare, non a nero come accade spesso adesso.
  Abbiamo tutti chiaro che in questi ultimi anni l'apprendistato non ha funzionato, che la realtà italiana è differenziata e che da molte parti le nostre aziende fanno effettivamente difficoltà ad utilizzare lo strumento finora proposto. Ma questo non accade perché la formazione pubblica è un limite. Vorrei dire ai colleghi del centrodestra, di maggioranza e non, che la formazione pubblica, ma anche quella privata, diventa un limite quando è inutile, perché è fatta impropriamente, ed il dibattito ideologico tra formazione pubblica e formazione privata non ci aiuterà ad ottenere un sistema formativo migliore.
  Affinché il nostro sistema di formazione al lavoro funzioni, dobbiamo affiancare, a quello che già questo decreto-legge tenta di fare, una riforma dei servizi al lavoro, che comporti un intervento organico di politiche passive ed attive, che sposti le risorse in favore delle politiche attive e dei servizi, pubblici e privati, e riveda l'intero impianto degli ammortizzatori sociali, che dovrà mantenere gli strumenti necessari per le ristrutturazione aziendali – la Germania ha fatto così –, quando appunto i lavoratori devono rimanere legati all'imprese, per non disperdere il patrimonio di professionalità accumulato negli anni, ma dovrà anche necessariamente introdurre un sistema di tutele universalistico per chi un'azienda dove tornare non ce l'ha.
  Garantisco ai colleghi di Sinistra Ecologia Libertà, che ho sentito intervenire stamane, che questo è anche il nostro obiettivo e consiglio a chi ha parlato prima di me di leggere la delega su questo punto, anche se devo dire non mi dispiace che ci sia convergenza sulla riforma degli ammortizzatori, che noi proponiamo. Infatti, questo noi facciamo con la legge delega che è al Senato. A chi sostiene che l'azione del Governo sulle materie del lavoro sia ridotta a questo decreto-legge ed ai suoi limitati, anche se importanti contenuti, chiedo maggiore onestà intellettuale. La legge delega affronta i grandi temi che hanno occupato il dibattito sulle riforme in tema di lavoro in questi anni e Il Sole 24 Ore di oggi dice che quello che vi è contenuto si aspetta da vent'anni.
  Riforma degli ammortizzatori sociali, riforma dei servizi per il lavoro e le politiche attive, riordino delle forme contrattuali, sostegno alla maternità e alla conciliazione: quello di cui ci occuperemo nel merito sono le riforme che chiedono le nostre imprese, i nostri giovani, le nostre lavoratrici.
  Avremo modo, colleghi, non più di confrontarci sulla teoria, ma sulle idee, sulle scelte da fare per il Paese. Gli inglesi distinguono tra politics e policy, ossia tra contenuti e schieramenti, tra le politiche e il potere. Le prime, le idee, le scelte sono più importanti e determineranno la politica del Partito Democratico. Sarà il modo in cui il PD rafforzerà il suo rapporto di fiducia con gli italiani.
  Con questo decreto e con la delega ci stiamo occupando di lavoro, colleghi, ma con la consapevolezza che i provvedimenti sulla contrattualistica, sulle politiche attive e passive e sui servizi non risolvono il problema della crescita da soli e, sopratutto, che non è arretrando sulle tutele e sui diritti che renderemo più forte l'economia del nostro Paese. E noi non arretreremo, ve lo posso garantire, anzi tenteremo di garantire maggiore equità. Ma abbiamo chiaro che il tempo non è una Pag. 44variabile secondaria e che sta a noi riformare il Paese per garantire progresso. Per questo, a una settimana dal voto per l'Europa, il Governo continua e accelera le azioni di riforme, chieste, sì, anche dall'Europa, ma sopratutto – diciamocelo con onestà – dai cittadini e dalle cittadine italiane.
  Ma il Partito Democratico ha un'ambizione più grande, quella di aprire un dibattito sul lavoro che riguardi tutta l'Europa, e di diventare protagonista, con il risultato anche del voto, in Europa di questo dibattito. Il lavoro, come diritti, e le tutele connesse non possono continuare ad essere così eterogenei nel continente. Serve lavorare perché esista un nucleo forte di diritti garantiti in ogni Paese, assieme a tutele assicurate per ogni lavoro. Un codice del lavoro europeo sarebbe fondamentale per disinnescare il gioco al ribasso innescato in questi anni, che ha visto erodere i redditi da lavoro e aumentare quelli da capitale, che ha visto erodere i diritti, aumentando precarietà e povertà.
  Davanti ai dati della disoccupazione l'Europa deve trovare, nei volti degli europei senza lavoro, la sua ragione. Un grande piano di investimenti, con un forte contributo pubblico – ha ragione l'onorevole Di Salvo –, che va rilanciato, prima di tutto, a livello comunitario. Bisogna affiancare ad un piano europeo per l'innovazione e l'occupazione, l'introduzione di una golden rule, che scorpori gli investimenti nazionali in innovazione, green economy, istruzione e ricerca nel computo della spesa, ai fini del calcolo del rapporto deficit/PIL.
  Il dumping tra i Paesi membri va ridimensionato, riducendo il gap di produttività, lavorando sia sul lato dei salari, da aumentare in quei Paesi che sono ad alta produttività, sia sul lato delle unità di prodotto e soprattutto del contenuto di innovazione, da alzare dove è ancora bassa.
  Un'Europa forte, finalmente forte dovrebbe imporsi ai tavoli del commercio internazionale su aspetti cruciali per le nostre economie, che devono essere sottratte ad una concorrenza falsata e dannosa sui nostri prodotti, sopratutto sui prodotti italiani del made in Italy, che devono competere, ad oggi, sui mercati non solo con beni contraffatti o di bassa qualità, ma anche con prodotti qualitativamente poco dignitosi, perché realizzati in Paesi in cui il rispetto dell'ambiente e dei diritti dei lavoratori non sono rispettati. Questa è la vera competitività. E a chi si chiede se le nostre aziende sarebbero più competitive senza l'euro, chiedo cosa farebbe la nostra industria pesante, comprando materie prime ed energia con una moneta svalutata.
  Il Partito Democratico di lavoro e di diritti se ne occuperà. Se ne occuperà in Italia e in Europa e se ne occuperà in Europa per l'Italia. Questo decreto è il nostro inizio, il primo passo verso un processo di riforme che mettono il lavoro al centro e tentano di recuperare gli sbagli fatti e il tempo perso.
  Questo non è il tempo di incatenarsi, colleghi, ma quello di togliere le catene che frenano la nostra economia e il nostro futuro. E noi non abbiamo bisogno di sveglie, lo abbiamo dimostrato ieri con l'accordo sull'Electrolux: niente licenziamenti, niente tagli del salario. Il Governo c’è stato e ha risolto una delle grandi questioni (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).
  Noi, colleghi, il lavoro lo conosciamo e conosciamo anche le fabbriche, in molti di noi le abbiamo vissute. In questi giorni mi è capitato di leggere un piccolo libro sugli scritti di Adriano Olivetti e mi sembra che si possa concludere bene e così la nostra idea di progresso, di economia, di fabbrica: «La nuova economia che immaginiamo contribuisce al progresso materiale e accompagna l'individuo mentre perfeziona la propria personalità e le proprie vocazioni.
  E, tuttavia, non impedisce di volgere l'animo verso una meta più alta: non un fine individuale o un profitto personale, ma un contributo alla vita di tutti sul cammino della civiltà». Adriano Olivetti.Pag. 45
  Questa è la nostra idea di lavoro, questa è la nostra idea di progresso (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).
  Per questo e per le ragioni che ho appena sintetizzato, preannunzio il voto favorevole del Partito Democratico sulla conversione del decreto-legge n. 34 (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

  PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto finale.

(Votazione finale ed approvazione – A.C. 2208-B)

  PRESIDENTE. Passiamo alla votazione finale.
  Indìco la votazione nominale finale, mediante procedimento elettronico, sul disegno di legge n. 2208-B, di cui si è testé concluso l'esame.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Di Battista ? Simoni ? Locatelli ? Lo Monte ? Dorina Bianchi ? Lupo ? Cassano ? Ottobre ?
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:
  «Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 20 marzo 2014, n. 34, recante disposizioni urgenti per favorire il rilancio dell'occupazione e per la semplificazione degli adempimenti a carico delle imprese» (Approvato dalla Camera e modificato dal Senato) (2208-B):

   Presenti  425   
   Votanti  422   
   Astenuti    3   
   Maggioranza  212   
    Hanno votato  279    
    Hanno votato no  143    

  La Camera approva (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico) (Vedi votazioni).

  (Il deputato Marrocu ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole).

Sull'ordine dei lavori (ore 13,03).

  ETTORE ROSATO. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  ETTORE ROSATO. Signora Presidente, intervengo per chiederle, considerata la comunicazione che ci ha fatto la Presidenza sull'arrivo del decreto, fatto noto, di convocare la Conferenza dei presidenti di gruppo, come di consueto, per il suo inserimento all'ordine del giorno.

  PRESIDENTE. Allora, se non vi sono...

  GIUSEPPE BRESCIA. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Stavo dicendo: «Se non vi sono obiezioni». Deputato Brescia, ne ha facoltà.

  GIUSEPPE BRESCIA. Vi sono ovviamente obiezioni, Presidente: non c’è nessun motivo per accelerare questa procedura. Possiamo tranquillamente procedere con l'ordine dei lavori che è stato previsto dalla Conferenza dei presidenti di gruppo.
  Quando avremo terminato l'atto importantissimo che abbiamo da votare, dopo potremo fare tranquillamente una Conferenza dei presidenti di gruppo, anche perché il decreto che l'onorevole Rosato vuole calendarizzare il prima possibile è appena arrivato alla Camera; non è stato ancora discusso dalle Commissioni ed il Regolamento prevede 15 giorni per la discussione di quel decreto in Commissione. Se si devono fare delle deroghe, c’è bisogno di tantissimo tempo. Quindi, ora possiamo votare il caso Genovese, ci vogliono al massimo 3 ore, ma ce ne può volere anche una e poi andiamo a fare la Conferenza dei presidenti di gruppo (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

Pag. 46

  PRESIDENTE. Allora, chiaramente ci sono obiezioni.

  MARCO DI LELLO. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  MARCO DI LELLO. Signora Presidente, intervengo per un richiamo anche all'orgoglio ed alla dignità di quest'Aula. A me personalmente fa orrore il tentativo di strumentalizzazione che è in atto: che si possa barattare la discussione e la decisione sulla libertà personale di un cittadino per qualche voto in più. È il più indegno dei voti di scambio (Commenti dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) !
  Allora, siccome sotto la spinta del voto popolare... (Commenti dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)...

  PRESIDENTE. Per favore, colleghi !

  MARCO DI LELLO. ...in passato la storia ci insegna che è stato mandato...

  PRESIDENTE. Sta parlando il deputato Di Lello.

  MARCO DI LELLO. ...in esilio Aristide il Giusto e in libertà il ladrone Barabba. Io chiedo che questo Parlamento possa esprimersi liberamente e serenamente, sottratto dalla vicenda elettorale perché questo avviene solo nei regimi peggiori da cui questo Parlamento dovrebbe rifuggire.

  PRESIDENTE. Deputato Rosato, lei, quindi, chiede di sospendere per fare una Conferenza dei presidenti di gruppo adesso ?

  ETTORE ROSATO. Signor Presidente, sì, mi sembra una cosa naturale e mi sembra anche una cosa dovuta. Poi se c’è voglia di una strumentalizzazione, possiamo farla, siamo più bravi di loro però, solo che non la facciamo.

  TITTI DI SALVO. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  TITTI DI SALVO. Signor Presidente, soltanto per ribadire quello che per la verità abbiamo detto in tutti questi giorni e abbiamo detto ancora in questi ultimi interventi. Per carità, il punto non è se fare o no la Conferenza dei presidenti di gruppo. Noi, se lei deciderà di convocare la Conferenza dei presidenti di gruppo, naturalmente diremo in quella sede ciò che abbiamo già detto qui: per noi, dopo il decreto-legge lavoro, c’è in Aula la discussione su Genovese. Poi sulla sua colpevolezza decideranno altri e non decide quest'Aula che non è un tribunale (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà e di deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Detto ciò, per noi, nella Conferenza dei presidenti di gruppo, in Aula, comunque, la posizione è questa.

  PRESIDENTE. Sì, non sarò io a decidere comunque, ma eventualmente sarà l'Aula. Questo deve essere chiaro (Commenti dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Essendovi, quindi, obiezioni rispetto all'ipotesi di prevedere ora una sospensione e una Conferenza dei presidenti di gruppo...

  LUIGI DI MAIO. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  LUIGI DI MAIO. Signor Presidente, la convocazione della Conferenza dei presidenti di gruppo, come è successo già altre volte, dipende da lei. È lei che decide se dobbiamo convocare o no questa Conferenza dei presidenti di gruppo, al di là della sospensione dell'Aula. Rosato ha chiesto una Conferenza dei presidenti di gruppo. Io la invito in questo momento a valutare se sia il caso di esaminare prima il prossimo punto all'ordine del giorno e poi indire una Conferenza dei presidenti di gruppo o indirla prima, ma sta a lei. Io non voglio votare per indire una Conferenza dei presidenti di gruppo perché è lei che la deve indire. Secondo: c’è una fretta perché, se si chiede l'arresto cautelare, è perché c’è il rischio che la persona continui Pag. 47a delinquere. Dobbiamo muoverci e votare l'arresto (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Allora, io ritengo che sia stata chiesta la sospensione. Infatti, ho chiesto prima all'onorevole Rosato se lui chiedeva la sospensione della seduta per convocare la Conferenza dei presidenti di gruppo ed è questo di cui stiamo parlando (Commenti dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). No, scusate, se mi si chiede di sospendere la seduta per fare la Conferenza dei presidenti di gruppo, io devo mettere in votazione questa richiesta (Commenti dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Prima si mette in votazione la richiesta di sospensione e poi la Conferenza dei presidenti di gruppo (Proteste dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Scusate, è possibile lavorare senza gridare e insultare ? Per favore !

  ETTORE ROSATO. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  ETTORE ROSATO. Signor Presidente, a me la situazione sembra chiara. Io ho chiesto una sospensione per la Conferenza dei presidenti di gruppo. Se non c’è nessun collega che è contrario, allora non occorre votare. Se ci sono dei colleghi contrari, allora metteremo in votazione. Se il MoVimento 5 Stelle non ha obiezioni, allora si fa la Conferenza dei presidenti di gruppo, altrimenti lei ha il dovere di mettere in votazione come è sempre accaduto in quest'Aula.

  PRESIDENTE. Allora, sono due cose diverse: lei può chiedere la sospensione e poi io deciderò sulla Conferenza dei presidenti di gruppo.

  ALESSIO MATTIA VILLAROSA. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  ALESSIO MATTIA VILLAROSA. Signor Presidente, sono due cose differenti. Io le vorrei ricordare che, quando c’è stata la decisione della Consulta sulla legge elettorale e noi abbiamo chiesto di andare immediatamente in Conferenza dei presidenti gruppo, lei si è presa la responsabilità di non andarci. Lei, quindi, deve essere super partes e si deve prendere le sue responsabilità. La responsabilità su questa richiesta di arresto è solo ed esclusivamente sua (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) !

  PRESIDENTE. Adesso io porrò in votazione la proposta di sospendere la seduta al fine di convocare – e deciderò io quando – la Conferenza dei presidenti di gruppo, dopo aver concesso la parola, a norma dell'articolo 41, comma 1, del Regolamento, ad un deputato contro e ad uno a favore, per non più di cinque minuti ciascuno. Chi chiede di parlare contro ? Prego, onorevole Nuti.

  RICCARDO NUTI. Signor Presidente, penso che l'ipocrisia non debba far parte di quest'Aula e nella casa della buona politica, nel momento in cui c’è un Regolamento che dice che tassativamente la Giunta deve riferire all'Assemblea per i casi d'arresto come quello del collega renziano Genovese, sia doveroso non procedere con una sospensione, guarda caso, prima del voto dell'Aula e non c’è nessuna priorità nel cambiare il calendario, se non quella di slittare e di rimandare il voto sul collega renziano Genovese. Allora, a questo punto, Presidente, io non comprendo perché la Presidenza e tutto il Parlamento debbano accettare che una persona che può fuggire, ripetere il reato o inquinare le prove, debba ancora attendere (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) che questa Camera e questo Parlamento facciano quello che un partito – in questo caso il PD, spalleggiato da tutti gli altri partiti – vuole fare, cioè rimandare questo voto.
  Presidente, io, come ho sempre detto, non ritengo che questo tipo di comportamento sia motivabile nei confronti dei cittadini. I cittadini, quando vedono il Parlamento, devono vedere un'istituzione Pag. 48pulita, non un'istituzione che difende i propri elementi (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle), perché noi non siamo qui per dare una condanna o meno, ma per chiedere semplicemente e dire se la richiesta d'arresto è da concedere o meno, e quest'Aula ha il dovere di non sospendere i lavori e di procedere con la votazione, ricordando a tutti che il decreto-legge, in questo caso «casa-Expo» – detta «tangentopoli bis», ricordiamolo (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) – non fa altro che scadere il 27 maggio. Quindi, Presidente, non si è mai verificato che arrivi un decreto-legge dal Senato e la Camera abbia l'obbligo di sospendere o fare una Conferenza dei presidenti di gruppo per calendarizzarlo nel giro di qualche ora, lo possiamo fare tranquillamente fra tre o quattro ore, Presidente.
  Ricordo, infine, che quest'Aula non può continuare a macchiarsi di questi gesti. A voi e alla vostra coscienza è questo voto. Questo voto vi sta dicendo se voi volete rimandare ancora la richiesta d'arresto o se invece volete procedere. Guardatevi allo specchio se ne avete il coraggio (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) !

  PRESIDENTE. Deputato Nuti, non le sarà sfuggito che io ho inserito immediatamente all'ordine del giorno il caso Genovese. Questa era una mia facoltà e questo è quello che io ho fatto, spero che non le sia sfuggito questo passaggio.

  TITTI DI SALVO. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Deputata Di Salvo, adesso sto dando la parola a un deputato contro e ad uno a favore. Ha chiesto di parlare il deputato Speranza. Prego, presidente Speranza, ne ha facoltà.

  ROBERTO SPERANZA. Signor Presidente, è utile una volta per tutte esprimere parole di chiarezza su un caso importante su cui il Paese sta discutendo. Io voglio che sia molto chiara e determinata la posizione del Partito Democratico e del gruppo che mi onoro di presiedere. Noi abbiamo svolto una lunga discussione di merito, non senza problemi, perché, quando si discute della libertà di una persona, bisogna pesare con grande attenzione le cose.
  Dopo questa analisi lunga, vera, fatta nella nostra Giunta secondo l'articolo 68 della nostra Costituzione, abbiamo scelto di votare «sì», e voteremo «sì». Noi abbiamo votato senza paura nella Giunta e ancora, senza paura e alla luce del sole, voteremo in quest'Aula.
  Noi non chiederemo il voto segreto e chiederemo anche agli altri gruppi di non chiedere il voto segreto. Le parole e la posizione del Partito Democratico sono chiarissime, ma per noi c’è una cosa che è inaccettabile, che sta dentro la civiltà di questo Paese e di quest'Aula: c’è qualcuno che ha bisogno di agitare uno scalpo dentro questa campagna elettorale ! È un'indecenza che noi non permetteremo (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico) ! Avete bisogno di un trofeo, di sangue che scorre. La legalità e la giustizia sono un'altra cosa ed è per questo che, a testa alta, noi ci batteremo per la dignità delle istituzioni democratiche. Per questo, noi ora votiamo per fare una Conferenza dei presidenti di gruppo, per avere subito una data certa (Applausi polemici dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle), perché si voti, ma perché si tolga questa materia da una campagna elettorale. Non è questa materia da campagna elettorale ! (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico – Proteste dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Scusate, siccome ci sono richieste anche da parte di altri gruppi, adesso darò la parola ad un deputato per gruppo, per chi ne farà richiesta, chiaramente.
  Hanno chiesto di parlare la deputata Di Salvo, poi, il presidente Brunetta. Per adesso vi sono questi due interventi. Prego, deputata Di Salvo.

  TITTI DI SALVO. Signora Presidente, sa, io sono siciliana come l'onorevole Nuti, quindi non so se devo dirlo in siciliano, in Pag. 49palermitano poi, non so se l'onorevole Nuti è palermitano, ma insomma, noi abbiamo detto prima in assoluta chiarezza, in italiano, ma posso dirlo anche in dialetto, che Sinistra Ecologia Libertà ha considerato molto positivo che lei, Presidente, abbia messo nell'ordine dei lavori della Camera, dopo il cosiddetto decreto lavoro, la discussione sulla vicenda Genovese, che questo è il nostro intendimento, che questo intendiamo sostenere, che lo sosteniamo in Aula, che lo sosterremo nella Conferenza dei presidenti di gruppo, che lo sosterremo in ogni situazione. Quindi, affermazioni secondo le quali ci sarebbe un unico partito, un unico movimento che è votato a questa causa e tutti gli altri no, sono destituite di fondamento, in italiano e in dialetto.
  Poi, voglio dire anche al Partito Democratico che io penso che in questo momento, sicuramente, non bisogna agitare scalpi e che il Parlamento non è un tribunale, ma, detto questo, aiuta a tutti fare chiarezza esattamente sulle cose che l'onorevole Speranza ha detto. Quello che lui ha detto nella prima parte dell'intervento è chiarissimo, allora, conseguentemente, se noi procedessimo rispettando l'ordine dei lavori della Camera, forse, sarebbe la cosa migliore per tutti ed eviterebbe qualunque strumentalizzazione (Applausi dei deputati dei gruppi Sinistra Ecologia Libertà e MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il presidente Brunetta. Ne ha facoltà.

  RENATO BRUNETTA. Signora Presidente, colleghi, io non sopporto l'ipocrisia, non sopporto soprattutto la doppia ipocrisia che ho sentito in quest'Aula. Ribadisco: il gruppo che ho l'onore di presiedere voterà «no» all'arresto del collega Genovese. Avevo dato la mia disponibilità a chiedere il voto segreto, ma siccome ho visto varie interpretazioni strumentalizzanti su questa posizione garantista, noi non chiederemo il voto segreto (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia – Il Popolo della Libertà – Berlusconi Presidente e di deputati del gruppo Partito Democratico), in maniera tale da consentire a tutti di comportarsi secondo quanto detta la loro coscienza, ma anche secondo quanto dettano i loro gruppi.
  Dico al collega Speranza, con tutta la stima che ho nei suoi confronti, che se lui vuole superare la campagna elettorale e, quindi, che questo dibattito non si presti a strumentalizzazioni, che lo chieda, qui in Aula, e noi voteremo il rinvio. Ma che lo chieda, e noi saremo d'accordo.
  Anche perché vede, collega Speranza, non sempre il suo partito, il suo gruppo, ha usato lo stesso garantismo e la stessa sensibilità nei confronti di atti così importanti e così umanamente pesanti. Per altre occasioni e in altre occasioni il suo gruppo non ha avuto altrettanta sensibilità. Noi sempre e comunque garantisti ! Se lei vuole rinviare a dopo le elezioni noi siamo d'accordo, ma lo chieda in quest'Aula a testa alta; noi lo voteremo (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia – Il Popolo della Libertà – Berlusconi Presidente) !

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il presidente Dellai. Ne ha facoltà.

  LORENZO DELLAI. Signora Presidente, noi pensiamo che l'articolo 68 della Costituzione sia sempre stato, e sia particolarmente in questa fase, di difficile interpretazione e applicazione. Pensiamo, però, che ci sia un modo, forse l'unico, per evitare che una sacrosanta prerogativa diventi un ingiustificabile privilegio e questo modo è che ciascun deputato, in questo caso ciascun membro della nostra Camera, per l'appunto, possa giudicare con coscienza e con responsabilità le richieste della magistratura al di fuori di pressioni di vario genere, al di fuori di vincoli di appartenenza e al di fuori, soprattutto, di interessi immediati di tipo politico e di parte. Al di fuori di questa regola ciò che appunto la Costituzione prevede come prerogativa diventa, in ogni caso, un privilegio. A noi pare del tutto evidente che questa vicenda si è trascinata in una maniera totalmente inopportuna rispetto ai tempi del dibattito politico e elettorale Pag. 50del nostro Paese. È anche del tutto evidente, a nostro giudizio, non c’è bisogno di ricorrere ad artifici procedurali per questo, bisogna dirlo con grande onestà e trasparenza, che questi requisiti di giudizio sereno, in assoluta libertà e coscienza, in questo momento non ci sono per le contingenze politico-elettorali esterne.
  È per questa ragione che anche il nostro gruppo – riservandosi nel merito le valutazioni che faremo quando se ne parlerà – per quanto riguarda la valutazione di opportunità sul tempo è favorevole alla convocazione della Conferenza dei presidenti di gruppo (Applausi dei deputati del gruppo Per l'Italia).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la presidente De Girolamo. Ne ha facoltà.

  NUNZIA DE GIROLAMO. Signora Presidente, intervengo solo per sottolineare il fatto che il Nuovo Centrodestra voterà in quest'Aula esattamente come ha votato in Commissione in virtù della coerenza di determinati valori e del rispetto che noi abbiamo di quest'Aula e dei parlamentari di quest'Aula. Mi spiace moltissimo assistere ad un dibattito in piena campagna elettorale che non segna una grande differenza fra i gruppi che sono intervenuti, perché, con grande dispiacere, devo ricordare a qualcuno che qualcun altro lo scalpo lo ha esposto senza preoccuparsi né della vita democratica di un Paese né, tanto meno, di un partito, al momento opportuno, ma evidentemente questo fa parte della doppia morale di qualche partito che si è contraddistinto sempre in questo modo, non solo in quest'Aula, ma anche fuori da quest'Aula (Applausi dei deputati dei gruppi Nuovo Centrodestra e Forza Italia – Il Popolo della Libertà – Berlusconi Presidente ).
  In ogni caso, noi riteniamo che sia utile il rinvio, quindi, su questo concordo con la posizione del capogruppo Brunetta; pertanto, se sarà messo al voto noi siamo disponibili perché pensiamo che ci sia la necessità di organizzare i lavori al meglio (Applausi dei deputati del gruppo Nuovo Centrodestra).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il presidente Romano. Ne ha facoltà.

  ANDREA ROMANO. Signora Presidente, intervengo brevemente; noi dobbiamo ricordare anche in questo caso che il nostro compito non è quello di decidere se in questo caso il nostro collega sia colpevole o innocente, ma soltanto individuare se ci sia fumus persecutionis intorno a una richiesta di arresto e a questo ci atterremo, anche per quanto riguarda il gruppo di Scelta Civica.
  Ci atterremo a questo valutando nel merito, quando la richiesta appunto arriverà in discussione in quest'Aula. È chiaro che questo è un po’ l'ultimo episodio di una vicenda che non ha inventato questo Parlamento: l'incrocio tra giustizia e politica, una vicenda che ha visto ipocrisie moltiplicarsi in questi ultimi anni e ha visto gruppi politici diversi – Scelta Civica non era tra questi – brandire il monopolio della moralità. È nostro compito, anche oggi, riconfermare che nessun gruppo politico, così come non l'ha avuto in passato, ha oggi il monopolio della moralità.
  È vero, però, e in questo sono molto d'accordo con quanto poco fa ha detto il collega Brunetta, che se una richiesta di rinvio deve essere fatta alla luce del sole questa deve essere valutata, perché noi saremo disponibili a tenerla in considerazione. Infatti, è naturale che una richiesta di arresto deve essere valutata con la massima serenità e tranquillità. È ovvio, però, vale la pena ripeterlo, che ci troviamo in giorni in cui la nostra serenità e la nostra obiettività può essere inficiata dalla condizione elettorale nella quale ci troviamo e nella quale anche inevitabilmente ognuno di noi può essere tentato dall'usare questa vicenda a fini elettorali, legittimi e tuttavia confusi, se poi si incrociano, come in questo caso, con i destini di una persona.
  Quindi, la nostra posizione è quella che, se una richiesta di rinvio della discussione sul collega Genovese fosse presentata, noi la valuteremmo positivamente. Dopodiché, accanto a questo, noi siamo naturalmente favorevoli a discutere, nelle Pag. 51sedi appropriate, del calendario. La sede appropriata è la Conferenza dei presidenti di gruppo. Per cui, se c’è una richiesta di convocazione della Conferenza dei presidenti di gruppo noi l'appoggeremo. Dopodiché, quando ci troveremo in quest'Aula, nei tempi giusti, nei tempi che permetteranno ad ognuno di noi di valutare questa questione con il massimo equilibrio, la valuteremo nel merito, e sono sicuro che assumeremo una posizione che è davvero, nel nostro caso, priva di qualunque condizionamento e di qualunque opportunismo elettorale (Applausi dei deputati del gruppo Scelta Civica per l'Italia).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il presidente Pisicchio. Ne ha facoltà.

  PINO PISICCHIO. Signor Presidente, io rispondo alla sua richiesta rivolta ai presidenti di gruppo. Come tutti sanno, in quest'Aula, io non posso esprimere una posizione politica in questa veste, perché il gruppo Misto è un gruppo composito e si articola con orientamenti di pensiero alquanto variegati. Tuttavia, mi pare che un orientamento di massima possa essere colto anche all'interno del gruppo Misto, e questo va nella direzione di immaginare un percorso, per un dibattito così delicato, così importante, che non sia troppo a ridosso di un evento elettorale, per consentire una valutazione che sia la più attenta, la più legata al merito. Se i colleghi del gruppo Misto consentono a una valutazione di tipo personale, invece, vorrei consegnare un elemento di riflessione a quest'Aula, su cui sono tornato in altre circostanze in qualche modo comparabili a questa.
  Noi abbiamo dei presidi costituzionali e dei percorsi costituzionali obbligati (è stato non vanamente citato l'articolo 68), tuttavia siamo in una fase in cui stiamo lavorando intorno a ipotesi di riforma costituzionale. Ebbene, io vorrei consegnare, per memoria, una possibilità utile per questo Parlamento, che venne già affacciata alla Costituente: immaginare che il Parlamento non sia giudice di se stesso, consegnando valutazioni così delicate, così decisive, così importanti, ad un istituto, ad un'autorità, ad un momento – in Costituente si era persino parlato della Corte costituzionale – che sia terzo. Ecco, il recupero della terzietà, l'uscita da una valutazione che, giocoforza, essendo svolta nell'arena parlamentare, non può essere avulsa anche da valutazioni politiche. L'uscita da questa condizione credo sia una valutazione che noi tutti dobbiamo compiere in una fase delicata come questa, anche con riferimento alle riforme costituzionali.

  PRESIDENTE. Prima del voto, c'era il deputato Di Stefano che alzava il Regolamento. Prego, deputato.

  MANLIO DI STEFANO. Signor Presidente, io vorrei fare un attimo ordine in quello che sta succedendo, perché dobbiamo capire...

  PRESIDENTE. No, faccia un richiamo al Regolamento.

  MANLIO DI STEFANO. Sì, 8 e seguenti...

  PRESIDENTE. Quale articolo del Regolamento ?

  MANLIO DI STEFANO. 8 e seguenti, Presidente.

  PRESIDENTE. Deputato Di Stefano, lei ha chiesto la parola...

  MANLIO DI STEFANO. 8 e seguenti ! 8 e seguenti ... Va bene anche solo 8 ? Articolo 8.

  PRESIDENTE. Faccia quindi il richiamo sul Regolamento.

  MANLIO DI STEFANO. Il presidente Rosato, che certamente sa fare il suo mestiere, ma deve fare i conti anche col Regolamento, sa perfettamente, e lo sa anche lei, che non può chiedere la sospensione d'Aula con motivazione: «Conferenza Pag. 52dei presidenti di gruppo», perché è lei che deve convocare la Conferenza.

  PRESIDENTE. Questo l'abbiamo già specificato.

  MANLIO DI STEFANO. No, no, no, attenzione: il collega Rosato può chiedere la sospensione, dando una motivazione che è accettabile, e questa non lo è. Non vorrei mai che lei aprisse un precedente, che non c’è mai stato, di bloccare l'Aula per qualcosa che non può neanche essere chiesto da altri che non da lei (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Quindi il collega Rosato inventi una scusa ammissibile, chieda una sospensione per una scusa ammissibile, e poi si vota, in caso, ma non per la Conferenza dei presidenti di gruppo, che è sua prerogativa e non del collega Rosato (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Allora, abbiamo recepito tutti i pareri. Adesso io (Proteste dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)... No, siamo in votazione (Proteste dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Sì, siamo in votazione: abbiamo chiesto i pareri, devo indire la votazione (Proteste dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  DANILO TONINELLI. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà. Deputato Toninelli, qual è questo richiamo ?

  DANILO TONINELLI. Signor Presidente, articolo 18 del Regolamento: «La Giunta per le autorizzazioni (...) riferisce all'Assemblea nel termine tassativo di 30 giorni dalla trasmissione fatta dal Presidente della Camera sulle richieste di sottoposizione» ad autorizzazione a procedere. 18 aprile-18 maggio: il «tassativamente» significa che dev'essere per forza di cose presentata la relazione e votata la richiesta di autorizzazione a procedere. Lei si sta assumendo una responsabilità che non ha alcun senso dal punto di vista politico, dal punto di vista civile e sociale nei confronti dei cittadini, e anche dal punto di vista temporale, anche perché sarebbe una discussione di poche ore. E dico ai colleghi del Partito Democratico, i quali stanno accusando il MoVimento 5 Stelle di utilizzarla a scopo propagandistico-elettorale, che è esattamente l'opposto: noi diciamo «votiamo subito» per permettervi di fare in modo che questa non-votazione non diventi strumento propagandistico-elettorale (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Il caso Genovese è iscritto all'ordine del giorno, quindi siamo nel rispetto del Regolamento, nel rispetto del Regolamento. Onorevole Rosato, prego. Lei voleva aggiungere qualcosa ? No, sta bene.
  Passiamo ai voti.
  Come detto, indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, senza registrazione di nomi, la proposta di sospendere la seduta (Proteste dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  GIUSEPPE BRESCIA. Indegna ! Vergogna (Proteste dei deputati del gruppo Partito Democratico) !

  PRESIDENTE. Allora, dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Di Battista, Piccolo, Galli...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera approva con 154 voti di differenza.
  La Conferenza dei presidenti di gruppo è convocata alle ore 13,45 (Proteste dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). L'Ufficio di Presidenza, previsto per le 13, sarà aggiornato nel pomeriggio e vi faremo Pag. 53sapere a che ora. La seduta riprenderà al termine della riunione della Conferenza dei presidenti di gruppo.
  La seduta è sospesa.

  La seduta, sospesa alle 13,35, è ripresa alle 16,40.

Missioni.

  PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Alfreider, Artini, Bobba, Boccia, Michele Bordo, Boschi, Brescia, Brunetta, D'Arienzo, Damiano, De Girolamo, Dellai, Epifani, Ferranti, Gregorio Fontana, Fontanelli, Formisano, Marcolin, Antonio Martino, Ottobre, Palmizio, Giuditta Pini, Piras, Pisicchio, Ravetto, Realacci, Ricciatti, Rizzo, Scopelliti, Speranza, Vargiu, Vignali, Villecco Calipari e Vito sono in missione a decorrere dalla ripresa pomeridiana della seduta.
  I deputati in missione sono complessivamente centoquattro, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell’allegato A al resoconto della seduta odierna.

Elezione del presidente della Delegazione italiana presso l'assemblea parlamentare della NATO.

  PRESIDENTE. Comunico che la Delegazione italiana presso l'assemblea parlamentare della NATO ha proceduto, il 14 maggio 2014, all'elezione del suo presidente ed è risultato eletto l'onorevole Andrea Manciulli.

Sui lavori dell'Assemblea.

  PRESIDENTE. Comunico che, a seguito dell'odierna riunione della Conferenza dei presidenti di gruppo, si è convenuto che l'Assemblea passerà ora all'esame della domanda di autorizzazione ad eseguire la misura cautelare della custodia in carcere nei confronti del deputato Genovese (Doc. IV, n. 6-A). Faccio presente che tutti i gruppi hanno assunto l'impegno di non chiedere la votazione a scrutinio segreto. Al termine, la seduta sarà aggiornata per consentire alle Commissioni di esaminare il disegno di legge n. 2373 – Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 28 marzo 2014, n. 47, recante misure urgenti per l'emergenza abitativa, per il mercato delle costruzioni e per Expo 2015 (Approvato dal Senato – scadenza: 27 maggio 2014).
  Domani la seduta inizierà alle ore 8,30 con lo svolgimento di interpellanze urgenti, con eventuale prosecuzione al termine delle votazioni. A partire dalle ore 10,30 circa avrà luogo l'esame del disegno di legge n. 2373 – Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 28 marzo 2014, n. 47, recante misure urgenti per l'emergenza abitativa, per il mercato delle costruzioni e per Expo 2015 (Approvato dal Senato – scadenza: 27 maggio 2014) (ove concluso dalla Commissione), previa votazione della questione pregiudiziale presentata.
  All'ordine del giorno della seduta di domani figurerà anche il seguito dell'esame del disegno di legge n. 2325 – Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 31 marzo 2014, n. 52, recante disposizioni urgenti in materia di superamento degli ospedali psichiatrici giudiziari (Approvato dal Senato – scadenza: 31 maggio 2014) e delle mozioni Giancarlo Giorgetti ed altri n. 1-00439, Santerini ed altri n. 1-00455 e Brunetta ed altri n. 1-00459 concernenti iniziative in relazione all'operazione Mare Nostrum e al rafforzamento dei controlli alle frontiere.
  La Conferenza dei presidenti di gruppo è convocata alle ore 10 di domani, per stabilire i tempi di conclusione dell'esame del disegno di legge n. 2373 – Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 28 marzo 2014, n. 47, recante misure urgenti per l'emergenza abitativa, per il mercato delle costruzioni e per Expo 2015 (Approvato dal Senato – scadenza: 27 maggio 2014) e di discussione degli altri argomenti.

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Discussione della relazione della Giunta per le autorizzazioni sulla domanda di autorizzazione ad eseguire la misura cautelare della custodia in carcere nei confronti del deputato Genovese (Doc. IV, n. 6-A) (ore 16,44).

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'esame della relazione della Giunta per le autorizzazioni sulla domanda di autorizzazione ad eseguire la misura cautelare della custodia in carcere nei confronti del deputato Genovese.
  Avverto che lo schema recante la ripartizione dei tempi per il dibattito è pubblicato in calce al resoconto stenografico della seduta del 12 maggio 2014.

(Discussione – Doc. IV, n. 6-A)

  PRESIDENTE. Dichiaro, dunque, aperta la discussione sulla relazione della Giunta per le autorizzazioni che propone all'Assemblea di concedere l'autorizzazione.
  Ha facoltà ora di parlare il relatore per la maggioranza, deputato Vazio.

  FRANCO VAZIO, Relatore per la maggioranza. Signor Presidente, onorevoli colleghi, la Giunta per le autorizzazioni riferisce su una domanda di autorizzazione ad eseguire la misura cautelare della custodia in carcere nei confronti del deputato Francantonio Genovese.
  Presidente, voglio evidenziare all'Aula che l'esame ha riguardato 16 faldoni trasmessi dal tribunale di Messina, un'ordinanza di oltre 350 pagine, quattro memorie difensive e numerosi altri documenti e sentenze. Questo solo per dare una spiegazione dei tempi che sono stati necessari alla Giunta per le autorizzazioni per esprimersi. Non abbiamo perduto tempo. Era nostro compito lavorare e decidere con coscienza e responsabilità e ciò abbiamo fatto.
  In ragione dei tempi che mi sono concessi metterò in evidenza gli argomenti salienti sviluppati nella relazione depositata, a cui sotto ogni profilo faccio riferimento e che integralmente richiamo.
  Ebbene, la richiesta è stata avanzata dal giudice per le indagini preliminari del tribunale di Messina lo scorso 18 marzo 2014, con riferimento ai reati di associazione a delinquere, concorso nei reati di riciclaggio, peculato, truffa aggravata per il conseguimento di erogazioni pubbliche, dichiarazioni fraudolente ed emissione di fatture per operazioni inesistenti.
  Secondo l'ipotesi accusatoria, fatta propria dal giudice per le indagini preliminari, alcuni enti privati siciliani, gonfiando i costi di esercizio per lo svolgimento dei corsi di formazione professionale, erano divenuti strumento per la sottrazione di fondi regionali e comunitari dalla loro destinazione (parliamo di fondi di circa 27 milioni di euro). L'inchiesta descritta nell'ordinanza del giudice per le indagini preliminari prende le mosse dalle vicende che, già nel mese di luglio del 2013, hanno indotto la medesima autorità giudiziaria a disporre l'applicazione di misure cautelari per altri dieci indagati, tra cui persone strettamente connesse, per ragioni di parentela o legate ad altro titolo, a Francantonio Genovese.
  L'impianto accusatorio ruota intorno all'influenza politica dell'onorevole Francantonio Genovese. Ciò gli avrebbe consentito di far stipulare a tali enti contratti per beni e servizi a costi esorbitanti, ovvero consulenze o somministrazioni fittizie con società direttamente riferibili a lui e alla sua organizzazione. Il tribunale di Messina, chiamato a giudicare sulla richiesta di riesame su misure cautelari disposte a carico di uno dei soggetti coinvolti nel procedimento penale, nell'ordinanza di rigetto del 2 agosto 2013 così illustrava dettagliatamente il sistema: «Il meccanismo si basava, in particolare, su un rapporto di cointeressenza – dice il tribunale –, che spesso trasmodava nella coincidenza di centri di interesse, tra i titolari dell'ente di formazione e alcune società di servizi, le quali locavano immobili o noleggiavano attrezzature da soggetti terzi a prezzi correnti, per poi proporli in subaffitto all'ente di formazione a tariffe esorbitanti».Pag. 55
  Vale la pena di richiamare in questa sede uno degli episodi descritti dal tribunale. Un primo gruppo di capi di imputazione attiene alla vicenda della locazione dell'immobile sito in Caltanissetta: «Nel mese di febbraio del 2007, la Sicilia Service prendeva in affitto l'immobile in oggetto per il canone di euro 10 mila, comprensivo di consumi elettrici, idrici e dei costi per le pulizie. In pari data, la Sicilia Service subaffittava l'unità immobiliare all'ARAM all'iperbolico canone di euro 70 mila, IVA inclusa», dice il tribunale.
  E ancora il tribunale di Messina, in data 8 agosto 2010, precisa: «È indubbio, pertanto, il fumus commissi delicti nei termini sopra chiariti. E d'altra parte, ai fini del mero fumus, non possono smentire le conclusioni a cui si è pervenuti le consulenze prodotte dalle difese in sede di discussione. Le stesse, infatti, non sono valse neppure a ritenere scolorito il quadro di gravità indiziaria idoneo a supportare l'applicazione della misura personale». In relazione all'ipotesi di reato di associazione a delinquere, l'ordinanza del giudice afferma che Francantonio Genovese «si colloca chiaramente al vertice del sodalizio criminale», con il ruolo di «promozione e direzione, e contestualmente stratega e principale beneficiario dei proventi illeciti».
  Attraverso questa struttura complessa, secondo i giudici procedenti, l'onorevole Francantonio Genovese avrebbe, quindi, tratto profitti illeciti, confluiti nel suo patrimonio. Il giudice, preso atto delle risultanze investigative, ha ritenuto di accogliere la richiesta del pubblico ministero. Il giudice, a tal riguardo, osservava: «Tali elementi rendono l'idea di un'organizzazione criminale diffusa, ben avviata ed adeguatamente potente, che ha delinquito e ragionevolmente continuerà a delinquere. (...) Appare, dunque, ragionevolmente certa la reiterazione delle medesime condotte criminose». In ordine all'adeguatezza della misura, aggiunge il giudice, «deve ritenersi che unica misura adeguata a soddisfare le esigenze cautelari sia quella della custodia in carcere».
  Ebbene, passo ora, succintamente, alle ragioni di critica sollevate dall'onorevole Genovese da cui si desumerebbe il fumus persecutionis e alle relative deduzioni della Giunta. Un primo elemento di critica si incentra sul rifiuto di acquisire prove prodotte dalla difesa in ordine alla congruità di determinati canoni contrattuali a carico di taluni enti di formazione. Al riguardo, occorre ricordare che tale facoltà non è riconosciuta in modo assoluto nel nostro ordinamento processuale, dal momento che l'incidente probatorio, ai sensi dell'articolo 392 del codice di procedura penale, può essere legittimamente richiesto nelle sole ipotesi in cui la prova riguarda il luogo il cui stato è soggetto a modificazione non evitabile.
  Il fatto che il giudice, quindi, non abbia concesso e accolto questo incidente probatorio non può essere sintomatico del fumus persecutionis. In secondo luogo, la difesa dell'onorevole Genovese contesta il fatto che il giudice per le indagini preliminari qualifichi in termini di peculato una condotta che è, invece, derubricata nel meno grave reato di truffa, così come poi pronunciato dalla Corte di cassazione.
  Ad avviso della maggioranza dei componenti della Giunta, tale circostanza ha un peso marginale. È stato in proposito evidenziato come il citato giudicato cautelare non riveste alcun valore vincolante per il magistrato procedente. In più, l'ordinanza cautelare fa perno su ben otto capi di imputazioni, tra i quali la truffa aggravata che è già di per sé sufficiente a legittimare la custodia cautelare in carcere. Inoltre, non si può omettere di osservare che dal contesto complessivo dell'ordinanza risulta in modo incontrovertibile che l'inchiesta ruota intorno al reato associativo e a poco rileva la configurazione oscillante di altri reati.
  Dobbiamo prendere, altresì, atto che le contestazioni sono passate al vaglio di diversi organi della magistratura, monocratici e collegiali, e che tutti si sono espressi per la fondatezza dell'impianto accusatorio.
  In quarto luogo, al di là della congruità dei canoni e dei corrispettivi contrattuali Pag. 56erogati dagli enti, che saranno poi oggetto ovviamente di valutazione processuale, nel dibattito è emerso come dagli atti d'indagine si abbia l'impressione di una piena coincidenza tra gli enti predetti e la società riferibile all'onorevole Genovese. Ciò posto, appare ragionevole la tesi accusatoria fatta propria dal giudice per le indagini preliminari: se acquisire un contratto o un servizio è costato meno al soggetto che, senza scopi di lucro, dovrebbe chiederne il rimborso, questo vantaggio spetta all'ente pagatore, cioè la regione Sicilia, e non può essere surrettiziamente ed illegittimamente aumentato dallo stesso in forza di alchimie contrattuali.
  Un altro elemento di valutazione riguarda la potenziale lesione delle prerogative costituzionali concernenti il divieto delle intercettazioni telefoniche. Ebbene, su questo punto l'ordinanza del giudice per le indagini preliminari afferma che l'ordinanza non si fonda, e noi abbiamo accertato che non si fonda in alcun modo, sulle conversazioni intercettate, né nei confronti del parlamentare, né nei confronti dei suoi interlocutori; pertanto, anche sotto questo profilo, difetta il fumus persecutionis.
  Nell'ulteriore esame nel dibattito in Giunta è emersa altresì l'esigenza di precisare la portata del principio di salvaguardare la tutela del plenum assembleare; si è opportunamente rilevato che tale criterio di valutazione può trovare spazio nelle sole ipotesi in cui la misura cautelare discenda da un pericolo di inquinamento probatorio e, forse, di fuga, ma non è invece invocabile nel caso di specie. Nessun pregiudizio allo svolgimento dell'azione penale può infatti derivare dalla concessione o dal diniego dell'esecuzione di una misura cautelare per il caso di pericolo di reiterazione del reato.
  Infine, la Giunta non ritiene condivisibili i sospetti sul condizionamento e sulla terzietà dell'autorità giudiziaria, che, anzi, appare al di sopra di ogni sospetto proprio in ragione della sua iniziativa di formulare un'istanza di astensione; elemento quest'ultimo che certamente smentisce ogni ipotesi di intento persecutorio.
  Con riferimento all'ipotizzata reiterazione delle condotte dobbiamo rilevare due cose: dall'ordinanza del Giudice per le indagini preliminari emerge che il prospettato pericolo di reiterazione delle medesime condotte viene principalmente ricondotto, più che all'attività relativa agli enti di formazione, agli elementi caratterizzanti l'organizzazione criminale asseritamente gestita dal Genovese; il secondo concerne gli elementi posti all'attenzione della Giunta in merito alla Training Service. A tale proposito, è fuori dubbio, avendolo confermato lo stesso Genovese, che tale società è a lui indirettamente riconducibile e che svolge tuttora attività formativa. Pur essendo vero che il bando relativo all'attività di formazione risale al 2011, è anche vero che le istanze, le note, gli incontri e i perfezionamenti di queste istanze avvengono dall'agosto al dicembre del 2013, in un periodo in cui erano state già disposte ed erano in corso misure cautelari nell'ambito dei succitati procedimenti. Sotto altro profilo e in relazione ad altre censure, è il caso di evidenziare che il compito della Giunta è solo quello di valutare se gli atti direttamente o indirettamente viziati da illegittimità siano affetti da fumus persecutionis. Ciò che viene richiesto per far emergere tale profilo non è solo l'illegittimità dell'atto, ammesso e non concesso che vi sia, ma anche un particolare e aggiuntivo elemento che la Giunta non ritiene che sussista.
  Infine, non è apparso neppure condivisibile il parallelismo proposto dal relatore originariamente designato tra la posizione di Francantonio Genovese e la cessazione delle misure cautelari; anche in questo caso infatti le posizioni non sono sovrapponibili anche perché l'onorevole Genovese oggi è in una fase completamente differente rispetto agli altri imputati. Peraltro, è corretto evidenziare che, a seguito dell'impugnazione da parte del pubblico ministero, il collegio per il riesame Pag. 57ha comunque riconosciuto che permangono le esigenze cautelari, seppure in misura attenuata.
  È di tutta evidenza che la posizione dell'onorevole Genovese, in quanto estranea a quel processo, non sia in alcun modo assimilabile a quella dei predetti imputati.
  Mi avvio alle conclusioni. Sulla base delle predette argomentazioni, la Giunta non ha rinvenuto alcun intento persecutorio nei confronti dell'onorevole Genovese.
  Il sottoscritto relatore desidera conclusivamente chiarire che nessuna determinazione assunta dalla Giunta può e deve sostituirsi all'accertamento dei fatti e delle eventuali responsabilità penali nelle sedi opportune e proprie. Non è infatti competenza dell'organo parlamentare sviluppare un giudizio sulla fondatezza delle accuse e sulla colpevolezza o innocenza del deputato oggetto di indagine.
  La determinazione della Giunta, ben consapevole del peso e della gravità di tale scelta, si è mossa nel solco dell'articolo 68 della Costituzione nello spirito più genuino, che impone di negare l'autorizzazione ad una richiesta all'organo giudiziario solo ove si riconosca in essa un intento persecutorio. Ciò in quanto la richiamata prerogativa costituzionale è a tutela delle istituzioni e non del singolo membro, la cui libertà personale e i cui diritti individuali devono trovare piena esplicazione nelle sedi proprie e, segnatamente, nelle procedure definite dal nostro ordinamento processuale.
  Alla Giunta non spettava – e, secondo me, alla Camera non spetta – alcuna forma di giudizio parallelo rispetto a quello che si svolge nelle aule giudiziarie. All'organo parlamentare compete solo di valutare se, nel caso concreto, sia ravvisabile o meno il fumus persecutionis e in questo senso la Giunta ha concluso i propri lavori.

  PRESIDENTE. Constato l'assenza del deputato Antonio Leone, relatore di minoranza, s'intende che abbia rinunziato ad intervenire.
  Constato l'assenza del deputato Gianfranco Chiarelli, relatore di minoranza, s'intende che abbia rinunziato ad intervenire.
  Passiamo, allora, agli interventi. È iscritta a parlare la deputata Grillo. Ne ha facoltà.

  GIULIA GRILLO. Signor Presidente, colleghi, dobbiamo esprimere un voto sulla richiesta di autorizzazione a procedere all'arresto nei confronti del deputato Francantonio Genovese, su richiesta del giudice delle indagini preliminari di Messina. Nell'applicare l'articolo 68, secondo comma, della Costituzione non dobbiamo sostituirci alla magistratura nell'accertamento dei fatti contestati, ma limitarci ad esprimere un voto – un voto – sull'insussistenza del fumus persecutionis, nei confronti del deputato Francantonio Genovese e limitarci a constatare che l'ordinanza di arresto è un fatto dovuto in relazione alla necessità di interrompere urgentemente un'attività illecita, commessa da un'associazione a delinquere operante nel territorio siciliano, in aggiunta alla necessità di prevenire la reiterazione di reati della stessa indole da parte del deputato Genovese.
  Presidente e colleghi, è inconcepibile l'enorme lasso di tempo intercorso, per causa vostra, tra la ricezione degli atti e il voto di questa Assemblea. Mi faccia dire, Presidente, che, come possono testimoniare i resoconti della Giunta, nessun deputato della Giunta per le autorizzazioni ha fatto interventi nel merito prima del quarantatreesimo giorno di decorrenza dalla richiesta da parte del giudice delle indagini preliminari. E mi faccia anche sollevare un'accusa di superficialità sul lavoro di questi deputati, che, ad un certo punto nella discussione in Giunta, non sapevano neanche che, nei faldoni trasmessici dalla procura della Repubblica, era presente la richiesta di sospensione da parte del GIP, rifiutata poi, con allegato rifiuto, da parte del presidente del tribunale di Messina sul caso Genovese.
  Ma andiamo avanti. Il provvedimento cautelare di cui trattiamo scaturisce dalle Pag. 58complesse e articolate indagini condotte sotto il coordinamento del procuratore aggiunto, dottore Sebastiano Ardita. Riguarda 25 soggetti, Presidente, e ben 54 capi di imputazione. Infatti, guardate, la cosa particolare è che questo deputato, Genovese, definito dal GIP come capo e promotore di un'associazione a delinquere, si era circondato di una struttura che potrebbe essere una Spa o una «Spd», appunto associazione per delinquere, di circa 20 soggetti: 10 più o meno familiari e 10 collaboratori.
  Aveva indirettamente o direttamente il controllo di quasi 13 enti di formazione siciliani e numerose società (la Caleservice Srl, la Sicilia Service Srl, Centro Servizi 2000 Srl) che si interponevano tra la regione siciliana e questi enti. Allora la storia degli enti di formazione è una storia curiosa, perché gli enti di formazione, come dice la parola stessa, sono degli enti che dovrebbero occuparsi della formazione e già lì c’è qualcosa che ci torna e suona male, perché la formazione è qualcosa che poteva essere tranquillamente fatta all'interno delle istituzioni pubbliche, ma siccome questa classe politica malata ha avuto questo vizio di portare sempre fuori attività da ciò che era pubblico, però sempre pagate con i soldi pubblici, perché è facile fare imprenditoria con i soldi pubblici (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle), guarda caso, gli enti di formazione sono stati portati fuori.
  Ma cosa sono questi enti di formazione (perché guardate, io ho dovuto studiare anche questo) ? Sono degli enti no profit. Ente no profit significa che un ente di formazione non può acquistare niente, non può possedere niente, non può avere dei locali, non può avere neanche dei computer. Pensate che genio chi ha previsto questi enti di formazione, perché senza gente specializzata, che so, magari su una materia, il turismo, ognuno di questi enti ogni volta partecipava a bandi relativi a materie completamente diverse, non avendo gli strumenti per insegnare alle persone. Quindi dovevano noleggiare le attrezzature e lì la prima batosta, perché lì hanno fatto fatture sovrafatturate, appunto, in cui si sono presi appunto le tangentine o le mazzette di turno, quindi, non avendo gli strumenti, financo le tastiere del computer. Ma quale classe politica può andare a pensare ad una formazione concepita in questa maniera (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) ?
  Dovevano locare ovviamente le strutture, quindi affittare dei locali e lì c’è la sfilza di appartamenti affittati dalle società dell'onorevole Genovese a questi enti di formazione generosamente pagati con i nostri soldini di contributi siciliani; generosamente, perché poi, quando queste fatture venivano portate alle regione siciliana per essere rendicontate, c'erano anche le persone che facevano finta di non vederle, queste fatture.
  E allora, quindi, qual è la sequenza degli eventi ? Bando della regione siciliana: abbiamo i nostri bei contatti all'interno della regione siciliana, all'interno dell'assessorato alla formazione, che ci garantiscono, ovviamente illecitamente, l'aggiudicazione del bando; fatto il bando, io mi acquisisco piano piano tutti i vari enti di formazione, in modo tale che riesco a guadagnare, soprattutto, perché non ne bastavano 1 o 2: 13 almeno enti di formazione. E poi lì, con le mie belle società, faccio le fatturine con i noleggi sovrafatturati, con le locazioni sovrafatturate e formo i cittadini siciliani per il mondo del lavoro (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
  E come li formo, i cittadini siciliani (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) ? Li formo così: mi vado a cercare ovviamente chi deve fare questi corsi e me li vado a cercare nei supermercati, me li vado a cercare negli alberghi, perché questo facevano queste persone con i soldi pubblici della regione, della nazione e dell'Unione europea. Questo facevano.
  Adesso, siccome sento dire qua fuori che ci sono deputati che dicono che i reati contestati non sono gravi, allora io vi dico che sono contestate due specifiche ipotesi di riciclaggio in concorso. I cittadini devono sapere che il riciclaggio è punito da Pag. 594 a 12 anni di carcere. Poiché, come ho detto, dopo che erano stati commessi i delitti di truffa aggravata mediante noleggio di attrezzature e servizi, nonché locazioni, e peculato da parte di soggetti indagati operanti per conto di società erogatrici di servizi in favore degli enti di formazione – le famose società che noleggiavano tutte le attrezzature, financo la tastiera del computer – avrebbe compiuto operazioni di trasferimento delle somme di denaro di provenienza delittuosa e comunque volta ad ostacolare l'identificazione della loro illecita provenienza. Quindi guardiamo che i reati non ci sono, o sì ?
  Allora, io volevo anche spendere due parole, però, sull'onorevole Francantonio Genovese, perché è un figlio d'arte, l'onorevole Francantonio Genovese. È figlio di Luigi Genovese, senatore dal 1972 al 1994, e nipote del più volte Ministro Nino Gullotti, entrambi esponenti della Democrazia Cristiana, ovviamente.
  Francantonio Genovese, già a diciotto anni, ovviamente in quale partito militava ? Nella Democrazia Cristiana. Imprenditore, socio assieme a Franza nella Caronte & Tourist SpA fondata originariamente assieme al padre di Amadeo Matacena (a volte ritornano) oggi latitante in Libano, società Caronte & Tourist SpA che si occupa di navigazione, oggi titolare di una concessione statale per il traghettamento nello Stretto di Messina e il collegamento tra la Sicilia e la Campania, che agisce in regime di monopolio. Ancora socio in società titolare della concessione pubblica di Wimax, socio di società che si occupano di smaltimento rifiuti, interessi nel settore alberghiero e poi sindaco di Messina, segretario regionale del Partito Democratico, insomma una persona che per i cittadini siciliani avrebbe potuto fare non poco, non poco e, invece... nonostante tutto, signor Presidente, nonostante questo però io lo voglio rassicurare perché io lo so che l'onorevole Genovese è in compagnia, perché ci sono tanti altri onorevoli insieme a lui che hanno fatto queste cose (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) e quindi, come ho detto in Giunta per le autorizzazioni (perché l'ho detto ed è agli atti) non è l'unico che ha fatto queste cose e addirittura nei faldoni della Giunta ci sono anche riferimenti a politici nazionali.
  Quindi voglio dire di stare tranquilli perché noi vogliamo semplicemente che la giustizia faccia il proprio corso. Quindi non vogliamo un accanimento, non proviamo un accanimento nei confronti dell'onorevole Genovese ma semplicemente vogliamo che venga trattato come tutti i cittadini italiani sarebbero stati trattati (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Bianconi. Ne ha facoltà.

  MAURIZIO BIANCONI. Signor Presidente, fare un discorso sereno su questi temi con i tempi che corrono è quasi impossibile. L'opinione pubblica ritiene che i politici siano tutti ladri, tutti mascalzoni, tutti bugiardi, tutti da mandare in galera. Figuriamoci quando ce n’è uno che ci sta per andare per davvero, se la canea non si debba sciogliere nel grido di Bracardi che vi ricorderete tutti: in galera ! In galera !
  Noi non possiamo stare a questo gioco populista. Noi vorremmo fare un ragionamento un pochino più articolato e più sereno. Vorremmo anche con umiltà ricordare che da quando c’è la democrazia, dalla Atene di Pericle, che tutti voi avete studiato, salendo su per la Roma repubblicana e venendo sempre più su, arrivando agli Stati Uniti d'America e anche alla nostra Italia post-bellica dopo il fascismo, neodemocratica, fresca di Costituzione, anzi di Costituente, i politici sono sempre stati visti come portatori di corruzione, a contatto con il potere, pericolosamente invischiati in questioni di interesse. L'Uomo Qualunque è un partito che in Italia è nato del 1946, quando ancora questa democrazia doveva dimostrare cos'era, e già era stato istituito il nomignolo di «forchettoni» per coloro che erano in servizio permanente effettivo.
  In questo clima fare un discorso sereno è difficile e la politica ha le sue responsabilità. Pag. 60La prima responsabilità è che, in effetti, tra noi c’è chi si è approfittato del ruolo e ha fatto ciò che non doveva fare. Ma c’è anche chi tra noi ha assecondato le pulsioni popolari e si è messo a capo di canee populiste pericolosissime. Ma non tanto perché esse reclamano la pulizia, ma perché esse indeboliscono, insieme a chi fa quello che non deve fare, il presidio delle istituzioni democratiche che sono portate alla tutela del popolo, non tanto e non soltanto dai membri immeritevoli ma soprattutto dai poteri esterni che minano...

  PRESIDENTE. La invito a concludere.

  MAURIZIO BIANCONI. Mi hanno detto che ho tredici minuti, Presidente.

  PRESIDENTE. No, il gruppo ha tredici minuti di cui tre ora e dieci per dichiarazione di voto.

  MAURIZIO BIANCONI. Allora mi scusi tanto. Finisco questa parte dell'intervento e lo continuo dopo. Le chiedo scusa perché avevo articolato diversamente il ragionamento.

  PRESIDENTE. Sì, la prego, così non consuma i dieci minuti per dopo. Ho visto la sua sorpresa. Prego, concluda.
  Finisco qui, dicendo soltanto che articolare il populismo nei confronti della tutela delle istituzioni danneggia il popolo, perché danneggia le istituzioni e favorisce l'ingresso di poteri estranei, quali la magistratura, i poteri finanziari, i poteri forti, la signora Merkel e la finanza degli altri Paesi. Siamo in queste condizioni anche per questo. Continueremo dopo (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia – Il Popolo della Libertà – Berlusconi Presidente).

  PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Franco Bruno. Ne ha facoltà.

  FRANCO BRUNO. Signor Presidente, qui non stiamo giudicando se Genovese è innocente o colpevole: se non è innocente lo giudicherà un tribunale e pagherà la sua pena, la sua giusta pena. Qui stiamo vedendo se la domanda di autorizzazione ad eseguire la misura cautelare della custodia in carcere – questa è la definizione, non «arresto» – è una domanda che risponde almeno a due criteri: che non ci sia fumus persecutionis e che sia una cosa talmente grave da poter, in qualche modo, non tutelare il plenum.
  Velocemente, perché abbiamo due minuti per dire il nostro pensiero, sul fumus vorrei dire che ci sono due anni di intercettazioni su una persona e sui suoi familiari. Sì, è vero, il giudice dice: non userò le intercettazioni per motivare quello che sto chiedendo, ma io ho come la sensazione che, dopo due anni, non si è cercato il reato, non si è trovato e colpito il reato. Si è cercato nella vita di una persona se ha commesso un reato, dopo di che non si usano le intercettazioni. Per me c’è fumus eccome.
  Per quanto riguarda il plenum, velocemente, sembrerebbe che sia ragionevole solo la misura dell'arresto. E perché ? Non perché può scappare: è qua, non sta scappando, da anni ormai. Perché può inquinare le prove ? No, persino la Giunta dice che non può inquinare le prove. E allora perché ? Perché può reiterare il reato. Sapete perché ? Perché, nel 2011 una sua società ha partecipato ad un bando e, nel 2013, chiede il pagamento. Quindi, non si blocca la regione Sicilia dicendogli di non pagarlo, in modo che non possa reiterare il reato: l'unico modo per non reiterare il reato è arrestare un deputato.

  PRESIDENTE. La invito a concludere.

  FRANCO BRUNO. Secondo me, anche qui, la vicenda del plenum riguarda direttamente la Presidenza, è una vicenda che deve essere, secondo me, valutata attentamente.
  Io dico che chi si è voluto intestare anche questa accelerazione per farci decidere durante la campagna elettorale, sotto la spinta delle pulsioni dell'opinione pubblica, ha fatto un errore clamoroso. Secondo me, nessuno placherà la belva del Pag. 61giustizialismo; secondo me quest'oggi non si rispetta l'articolo 68 della Costituzione né il senso di giustizia che in questo Paese dovrebbe prevalere. Secondo me è solo un tributo a forcaioli e manettari professionisti.

  PRESIDENTE. Non vi sono altri iscritti a parlare e pertanto dichiaro chiusa la discussione.
  Il deputato Chiarelli non è presente. Constato l'assenza dei relatori di minoranza: s'intende che rinunzino alla replica.
  Prendo atto che il relatore per la maggioranza, deputato Franco Vazio, che aveva facoltà di intervenire in sede di replica, vi rinunzia.

(Dichiarazioni di voto – Doc. IV, n. 6-A)

  PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Locatelli. Ne ha facoltà.

  PIA ELDA LOCATELLI. Signora Presidente, noi socialisti siamo garantisti, sempre: lo siamo stati quando ad essere sotto accusa erano esponenti di centrodestra, lo siamo stati quando chiamati a votare sulla colpevolezza di Ministri della Repubblica, lo siamo oggi di fronte al tentativo di alcuni colleghi che hanno già emesso una sentenza, sostituendosi a giudice e tribunali.
  Come ha sottolineato questa mattina il nostro capogruppo Marco Di Lello, questo atteggiamento ci fa orrore: è una vergogna voler barattare la libertà personale di un cittadino per qualche voto in più (Applausi del deputato Baldelli). È una storia che abbiamo già visto: l'altro ieri era il cappio portato in Aula dalla Lega, ieri il tintinnio di manette di Di Pietro, oggi il giustizialismo del MoVimento 5 Stelle, che sembra più dettato dalla rabbia e dal desiderio di vendetta che dalla sete di giustizia.
  Noi non possiamo dire se il deputato Genovese sia innocente o colpevole, non lo sappiamo e non è nostro compito saperlo; così com’è non è nostro compito decidere o meno l'arresto di un cittadino. Questo spetta sempre e solo alla magistratura.
  Questa vicenda, invece, è stata strumentalizzata, legata strettamente alla scadenza elettorale, come avviene nei peggiori regimi, e noi non ci stiamo. Questo gioco al massacro ci è estraneo e non vogliamo parteciparvi.
  Per questa ragione, noi socialisti non saremo presenti ad un voto il cui esito è già deciso. Il sangue deve scorrere alla fiera e l'imputato Genovese va dato in pasto alle belve; ecco, noi usciamo dal Colosseo, signora Presidente (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Partito Socialista Italiano (PSI) – Liberali per l'Italia (PLI)).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Pino Pisicchio. Ne ha facoltà.

  PINO PISICCHIO. Signora Presidente, se c’è un voto in cui più fortemente si riverbera il significato dell'autonomia di scelta che è posta in capo ad ogni deputato ebbene questo è sicuramente il voto a cui ci apprestiamo, dall'esito del quale potranno discendere effetti che concernono, come è stato ricordato, la libertà di un parlamentare. La brutale semplificazione cui ci conduce la mediatizzazione della politica, trasforma quest'Aula in qualcosa che non è, e non può essere, un organo giurisdizionale e lo fa, attenzione, in un contesto politicamente sensibile come può essere la vigilia di un voto importante come quello delle europee. Quale che possa essere il voto che scaturirà da quest'Aula, sia di accoglimento sia di rigetto della relazione di maggioranza della Giunta, resterebbe questo voto solo un vessillo elettorale da issare sulle piazze.
  Le Camere non sono organi giurisdizionali e non devono valutare la colpevolezza o meno dei loro membri, ma solo il fumus persecutionis di cui potrebbe essere oggetto il parlamentare, in ragione del suo incarico politico, e deve, la Camera, valutare anche, come ricordava poc'anzi il collega Bruno, se esistono condizioni ancora più gravi che ricorrono. Bene faremmo, Pag. 62come questa mattina ricordavo nel mio intervento, a riformare il meccanismo costituzionale devolvendo alla Corte costituzionale il compito di dare le autorizzazioni a procedere, perché noi, comunque, votiamo con un vizio di politicità rispetto ad una scelta che non può che essere una scelta avulsa da questo colore.

  PRESIDENTE. Deputato Pisicchio, concluda.

  PINO PISICCHIO. Concludo Presidente, dicendo che per le ragioni che ho esposto avrei di fronte solo due possibilità: o fare come hanno fatto i colleghi socialisti, non partecipando o scegliendo di non partecipare al voto, oppure votare «astenuto»; io scelgo di marcare la mia presenza in quest'Aula, non mi sottraggo e voterò «astenuto».

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Gea Schirò. Ne ha facoltà.

  GEA SCHIRÒ. Signora Presidente, onorevoli colleghi, il lavoro e l'impegno parlamentare che ha finora connotato gli appartenenti al mio gruppo, è stato volto in buona parte alla ricerca, attraverso le nostre proposte e i nostri interventi, di dare un volto più umano a tante delle forme di inciviltà del diritto che ancora sono zavorra per il futuro di una nazione madre benevola dei suoi figli.
  Non nascondiamoci, la proposta di abrogazione dell'ergastolo, le nuove cittadinanze, i diritti dei migranti, del malato, del malato di mente, delle frodi sanitarie, la democrazia paritaria, la democrazia parlamentare, la tutela delle persone più deboli, sono alcune delle nostre proposte. Ho voluto ricordare questo, per cercare di far capire con quale travaglio di coscienza e con quale coscienziosità abbiamo affrontato il caso Genovese in Giunta per le autorizzazioni a procedere.
  Sinceramente abbiamo fatto la scelta di una lettura trasparente e letterale dell'articolo 68, perché non riteniamo che la nostra istituzione sia tenuta a condannare, ma debba soltanto permettere che altre autorità dello Stato possano esercitare pienamente le loro funzioni senza intralci o sovrapposizioni di potere.
  Mai in Giunta abbiamo pensato di trasformare e approfittare delle nostre prerogative in un privilegio giustizialista. Nello stesso tempo, non possiamo abdicare ai nostri punti cardinali né tanto meno trasformarci, approfittando di quest'Aula, nel meno garantista dei pubblici accusatori. La vicenda che ha portato alla costruzione del quadro indiziario a carico del deputato Genovese mostra onestamente alcune incongruenze e genera perplessità sul fatto che il magistrato inquirente, nella prima relazione alla Giunta, abbia definito le indagini svolte frammentarie e incomplete e poi emetta un'ordinanza di custodia cautelare in carcere sulla base delle medesime. Se l'indagato non fosse stato un deputato, ma un normale cittadino cui non sono riconosciute le prerogative di cui all'articolo 68 della Costituzione, come avrebbe proceduto quel magistrato ? Siamo preoccupati per tanti e troppi imputati ignoti, così come per la differenza di provvedimenti presi nei confronti degli altri coindagati, salvo verso colui che è considerato il vertice, sottovertice, Genovese, dell'organizzazione a delinquere, da parte del collegio per il riesame, per cui, peraltro, la cui custodia in carcere non è mai stata eseguita. Dubbi che aumentano considerando che nei mesi intercorsi tra la fase iniziale e la domanda di autorizzazione ad eseguire la misura cautelare della custodia in carcere di Genovese quest'ultimo non sia mai stato destinatario di nessun provvedimento restrittivo (ritiro del passaporto).
  Non voglio entrare ulteriormente nel terreno strettamente penalistico né giuridico costituzionale. Detto ciò, però, non dimentichiamo che esistevano sin dall'origine tutte le indicazioni per la non candidabilità di Genovese in questa legislatura. Noi consideriamo Genovese un rappresentante negativo e antistorico della politica italiana e, permettetemi, soprattutto siciliana, una zavorra sociale del rapporto tra i partiti, il territorio e le Pag. 63istituzioni. Non riteniamo, però, per rispetto delle istituzioni e dei cittadini, di dover approfittare di questo proscenio per tagliare un nodo, anziché scioglierlo. Non riteniamo, dicevo, di dover risolvere noi un'aporia nata da una storia politica diversa, che abbiamo magari patito e non condiviso.
  Veniamo al punto. Nei giorni scorsi abbiamo assistito, apprezzato, condiviso e votato il nobile gesto del collega Nardella, dimessosi ovviamente per altri motivi; ecco, Genovese finora è stato incapace di compiere il gesto più semplice e lineare che avrebbe dovuto fare se avesse avuto senso delle istituzioni. Avremmo preferito che questo dibattito avvenisse dopo le votazioni incipienti, perché nessuno potrà togliere ai cittadini italiani il dubbio che, a prescindere dal risultato del voto, ci si sia sottoposti ad una masochistica macchina mediatica da cui tutti, i partiti o i movimenti, escono moralmente sconfitti.
  Il gruppo Per l'Italia, in Giunta, si è espresso, attraverso il mio voto, contro l'arresto, per coerenza con lo spirito dell'articolo 68 della Costituzione, perché riteniamo che sia nostro compito obbedire alla Carta, e non interpretarla.
  Poiché siamo sufficientemente piccoli da poter essere liberi ma sufficientemente significativi da avere il coraggio delle nostre posizioni e nessun interesse a esercitare sciacallaggio politico, abbiamo deciso di affrontare questo voto con libertà di coscienza, rispettando, al netto della posizione garantista e quindi non pregiudizialmente giustizialista, l'esercizio delle diverse sensibilità che ogni deputato vorrà mostrare. Il nostro parere in Giunta, meditato e sofferto, è anche espressione della consapevolezza che la presenza di Genovese tra di noi è il simbolo del fallimento di alcune scelte politiche, neanche il punto di non ritorno, spero, con scelte di paleopolitica o, peggio, di malapolitica (Applausi dei deputati del gruppo Per l'Italia).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Paolo Vitelli. Ne ha facoltà.

  PAOLO VITELLI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, il gruppo Scelta Civica voterà in linea con quanto deliberato dalla Giunta in merito alla domanda di autorizzazione a procedere nei confronti dell'onorevole Francantonio Genovese. È opportuno premettere che la Giunta per le autorizzazioni ha svolto un'indagine molto accurata al riguardo, avvalendosi anche di una proroga del termine entro cui riferire all'Assemblea, proprio per esaminare tutti gli atti processuali acquisiti ed il quadro, estremamente complesso, che ne è derivato.
  Dall'ordinanza del giudice per le indagini preliminari emerge che il prospettato pericolo di reiterazione delle condotte criminose viene per lo più ricollegato all'attività dell'organizzazione criminale, secondo quanto sostenuto e affermato, gestita proprio dall'onorevole Genovese. Pur conoscendo il peso e la gravità di questa scelta, nonché le conseguenze sul piano umano, dobbiamo quindi attenerci a quanto stabilito dalla legge, non rilevandosi il fumus persecutionis lamentato dal deputato e non assolutamente rinvenuto dalla Giunta per le autorizzazioni.
  La Camera non può, quindi, che autorizzare l'esecuzione della misura cautelare della custodia in carcere nei suoi confronti. L'articolo 68 della nostra Costituzione offre, infatti, una tutela dell'istituzione parlamentare e non del suo singolo membro, la cui libertà personale e i cui diritti individuali devono trovare pieno riconoscimento nelle sedi proprie e in particolare nelle procedure definite dall'ordinamento processuale.
  Non spetta a noi, quindi, sostituirci all'accertamento dei fatti e delle eventuali responsabilità penali, né formulare un giudizio sulla fondatezza delle accuse e sulla colpevolezza o innocenza del deputato. Questo compito attiene in via esclusiva alla autorità giudiziaria, nei confronti della quale riponiamo la massima fiducia. La Camera dei deputati non può e non deve ricorrere ad alcuna forma di giudizio parallelo rispetto a quella che si svolge nelle aule giudiziarie e riteniamo importante in questa sede invocare il pieno Pag. 64rispetto per le funzioni della magistratura (Applausi dei deputati del gruppo Scelta Civica per l'Italia).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Calabrò. Ne ha facoltà.

  RAFFAELE CALABRÒ. Signor Presidente, non intendo entrare nel merito di una vicenda sulla quale si è compiutamente pronunziato e soffermato il nostro relatore di minoranza. Intendo parlare brevemente di questioni di principio. Per noi la libertà personale era ed è sacra e inviolabile, Genovese risponderà, se è colpevole, in giudizio e alla presenza di magistrati, ma questa Aula non può diventare un tribunale e, come in altri casi, un quarto grado di giudizio.
  Lo status di parlamentare rientra in un contesto di garanzia che i padri costituenti avevano previsto per i parlamentari e per preservare la funzione giurisdizionale nei confronti di tutti i cittadini e dell'interesse circa la salvaguardia dell'integrità dell'organo parlamentare. Noi coerentemente tuteliamo i principi e i valori della Costituzione e del nostro agire politico, tanto con gli amici che con gli avversari.
  Voteremo contro l'arresto fino a quando non ci sarà una riforma della giustizia che riporti le libertà inviolabili dei cittadini al primo posto, senza nulla togliere alla sacrosanta azione della magistratura che deve accertare i reati, perseguire i colpevoli e, in caso di condanna, far scontare la pena fino all'ultimo giorno.
  Ci sono enormi contraddizioni, e l'abbiamo visto questa mattina, anche in questa Aula tra chi oggi siede nei banchi del Governo e questo parlamentare in attesa di giudizio; sono contraddizioni talmente evidenti che non mi sembra il caso di riaccendere in questo contesto, ma che il partito di maggioranza relativa ha il dovere di verificare, senza usare metodi ispirati a una doppia morale (Applausi dei deputati del gruppo Nuovo Centrodestra).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Daniele Farina. Ne ha facoltà.

  DANIELE FARINA. Signor Presidente, colleghi, il passaggio che abbiamo di fronte e che stiamo attraversando è certamente il più difficile: lo è collegialmente per la Giunta delle autorizzazioni e lo è singolarmente per ogni deputato. Mette di fronte tutti noi al tema della privazione della libertà personale. Questo succede tutti i giorni a centinaia di cittadini nelle aule di tribunale e fuori dalle aule ma di loro, di questi cittadini, non si occupa individualmente il Parlamento. Non hanno cioè il filtro dell'articolo 68 della Costituzione che è stato già ricordato più volte e che è lungimirante presidio democratico posto dai nostri padri costituenti sul confine della separazione dei poteri. E tornerò ad insistere su questo concetto della separazione dei poteri anche perché, a fronte di questa delicatezza, di questa difficoltà che citavo, noi abbiamo assistito per giorni in questa Aula a tutt'altro scenario, a tutt'altro spettacolo e cioè ad una tifoseria di carattere elettorale, francamente fuori tema e fuori luogo.
  Il relatore, Vazio, a nome della maggioranza della Giunta, ha già evidenziato i caratteri salienti di questa vicenda. Il giudice per le indagini preliminari di Messina ci ha chiesto l'arresto del collega Genovese, è un'inchiesta corposa, che andrà al vaglio della magistratura giudicante perché esiste ancora una magistratura giudicante, nonostante qualcuno ha in mente una riforma della giustizia per cui esiste solo quella requirente, ma esiste ancora una magistratura giudicante. Sono ipotesi di reato importanti: truffa aggravata, peculato, riciclaggio e altro, e siamo – perché questo è lo sfondo – nell'ambito della formazione professionale sicula e anche della politica siciliana. C’è una responsabilità personale che verrà acclarata e però c’è una personalità politica che ci interroga e che già vive.
  Oggi siamo di fronte al riemergere di meccanismi di corruttela probabilmente mai sradicati, e non parlo dello specifico reato, ma di una corruttela della vita pubblica e della politica. È la cronaca di queste settimane, anzi la cronaca perenne, si potrebbe dire. Ma se noi pensiamo che Pag. 65tocchi solo alla magistratura la funzione di anticorpo e che la politica sia spettatrice, il nostro destino credo sarà abbastanza tristo, per cui io credo – e mi rivolgo in questo caso ai colleghi del PD – che forse c'erano tutte le condizioni, tutte le avvisaglie già al momento della formazione delle liste per non arrivare qui al punto in cui siamo.
  Quattro sono i profili di difficoltà che venivano ricordati, mi piace ripeterli anch'io: la qualificazione giuridica del reato, la natura dell'attività di intercettazione, la particolarità dell'iter processuale e, in ultimo, le motivazioni addotte per giustificare la misura cautelare. Se qualcuno non l'avesse capito, parliamo del vecchio carcere preventivo, perché questa è la dizione antica della misura cautelare in carcere. Mi soffermo sull'ultima perché è quella che è risultata la più debole nonché decisiva, perché l'arresto viene chiesto in relazione alla possibile reiterazione del reato e al collega Nuti, che è intervenuto stamani dicendo che Genovese è una persona che può fuggire, ripetere il reato o inquinare le prove, faccio presente che forse ha letto un altro incartamento o forse non l'ha letto affatto, perché di reiterazione del reato soltanto parliamo. Ed è la più debole quella su cui si è riflettuto di più perché questa motivazione era utile e pienamente robusta e si è avanzata a luglio 2013, all'epoca della prima ondata di arresti, ove la presunta associazione criminosa era operativa e laddove erano esistenti i veicoli societari, tutti i veicoli societari, utili alla reiterazione del reato.
  Se la motivazione fosse stata inquinamento della prova credo che nessuno di noi – possibile inquinamento della prova – avrebbe riflettuto così intensamente, avremmo riflettuto con la stessa attenzione, ma non così intensamente, perché lì, in questa cosa, non c’è il fumus persecutionis che andiamo individualmente e istituzionalmente cercando, ma una qualche nebbiolina ci è parsa in qualche momento di intravederla, ma una nebbiolina non è un fumus persecutionis in grado di mettere in discussione una richiesta minuziosamente dettagliata.
  Un ultimo passaggio lo faccio su questo: nei lavori della Giunta su questo caso è accaduto qualcosa che nella storia della Giunta per le autorizzazioni a procedere della Camera dei deputati non si è mai realizzata, cioè che una forza politica – mi riferisco al MoVimento 5 Stelle – ha prodotto alla Giunta degli atti processuali che non erano acquisiti dalla Giunta stessa. Questo io penso sia un fatto particolarmente grave, perché se qualche magistrato o qualche giornalista o entrambi vogliono influire sul processo legislativo, collegato, io penso nulla osta, ma si devono fare eleggere. La prossima volta, io penso, non sia un problema del presidente se succede questo. Non credo che sia un problema del presidente della Giunta o del Presidente della Camera, ma sia un problema della procura di Roma, in cui si prendono questi incartamenti, si portano con un esposto alla procura di Roma e si fa verificare se sono coperti da segreto, se non lo sono; nel primo caso, da dove sono usciti e comunque la conformità all'originale degli atti che vengono prodotti.
  Io credo che questo sia un precedente non sufficientemente stigmatizzato nel lavoro in Giunta, ma di cui l'Aula credo debba avere contezza.
  Per queste ragioni, il gruppo di Sinistra Ecologia Libertà, con un esame – come vedete – molto critico, assai meno entusiasta di quello di altri colleghi, voterà a favore della proposta del relatore (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Bianconi. Ne ha facoltà.

  MAURIZIO BIANCONI. Signor Presidente, ricordando dove avevo concluso e cioè che lo scenario è di un indebolimento generale della politica in casi di questo genere, dirò che il caso Genovese oggi non è più il caso Genovese in sé, ma è l'ennesimo caso emblematico, è l'ennesimo Pag. 66caso esemplare, è la verifica triste, non solo sulla pelle di un uomo, ma sulla tenuta delle istituzioni se il Partito Democratico è il protettore dei suoi membri, oppure è il Torquemada che dice di essere nelle piazze e sono tutti lì, con gli occhi fuori dalle orbite per vedere se questa decapitazione avverrà e quanto costerà al Partito Democratico tener fede alla sua fama.
  E così, attraverso questo meccanismo, un altro presidio sacro di una democrazia liberale va a farsi friggere, perché, quando si parla di cose di coscienza, quando si parla di cose che riguardano persone, quando la coscienza veramente deve funzionare esiste il voto segreto, il gruppo dà una traccia, ma poi ci deve essere la capacità di indugiare con il proprio foro interno. Ma siccome il sangue deve schizzare nell'arena, abbiamo dovuto rinunciare anche a quest'ultimo presidio e tutela della libertà individuale dei rappresentanti del popolo in una scelta così grande, segnando ancora un altro scalino di degrado di questa istituzione.
  Vedete, in mezzo a questo caos generale, l'articolo 68, secondo comma della Costituzione, che è il presidio della inviolabilità della funzione parlamentare ed è la garanzia del plenum e dell'Assemblea, perché i padri costituenti non è che si fecero un hatù, i padri costituenti determinarono la inviolabilità e la sacralità della funzione parlamentare e l'integrità del plenum, ritenendo che i poteri estranei alle Assemblee costituenti e alle Assemblee elettive fossero più forti e tali da poterne inquinare l'indipendenza, cioè temevano quello che è successo, che i poteri finanziari filtrassero nelle Assemblee, che i poteri forti filtrassero nelle Assemblee e che la magistratura filtrasse nelle Assemblee. Ha questo senso l'articolo 68: non è un presidio di privilegi, è un presidio di democrazia (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Il Popolo della Libertà-Berlusconi Presidente) !
  Bene, abbiamo grossolanamente tolto il voto segreto e il presidio dell'articolo 68 e si è voluta la ghigliottina in piazza. Io ricordo ai giovani colleghi del 5 Stelle – perché sono quasi tutti giovani – che la storia ci insegna una cosa: che chi porta la ghigliottina in piazza, prima o poi la testa sotto la ghigliottina ce la mette (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Il Popolo della Libertà-Berlusconi Presidente), che è un esercizio pericolosissimo, che troveremo uno che è sempre più Robespierre di te e distruggerai le istituzioni, le libertà personali, i presidi storici della democrazia liberale.
  Tutto per tre voti in più. E nell'analisi specifica, ricordo che qui ho sentito – dico purtroppo e con dispiacere – fare quello che non si deve fare quando si guarda all'applicazione dell'articolo che ci preserva – l'articolo 68 – dalla custodia cautelare in carcere. Si fa il processo, si guarda quanto Genovese è colpevole o quanto sembri colpevole. Noi non siamo mica un tribunale. Quanto Genovese apparisse colpevole – l'ha già detto un collega – toccava accertarlo al Partito Democratico prima di candidarlo (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia – Il Popolo della Libertà-Berlusconi Presidente). L'esame vero doveva essere fatto prima. Il clan Gullotti non è una novità in Italia. Messina non è New York. I meccanismi utilizzati, da quello che si ricava dalle carte, non sono meccanismi strani. Il processo era cominciato nel 2011, ma lo avete candidato lo stesso.
  Allora, quell'esame lì non può scaricare sull'efficienza delle istituzioni un errore di candidatura e questo non è stato detto soltanto da me, ma è stato detto anche da gente diversa rispetto al centrodestra, come abbiamo sentito oggi.
  Allora, non c'entra niente quanto è colpevole. Noi dobbiamo valutare il fumus e anche qui ho visto che l'analisi è fatta, diciamo così, un po’ grossolanamente, un po’ grossier. Non è che noi dobbiamo vedere se ci sono prove del fumus; dobbiamo vedere se non ci sono prove del fumus. L'analisi è sempre negativa, perché il faldone che ci arriva l'ha fatto il pubblico ministero, che vuole l'arresto. Le carte dentro ce le ha messe lui. Non abbiamo la visione integrale del processo.Pag. 67
  Allora, c’è sempre una cartina di tornasole, una, per fare vedere se c’è il fumus: se c’è la prevenzione contro il politico; e qui c’è, perché si dice che, siccome quest'uomo è un deputato, siccome quest'uomo ha relazioni, siccome quest'uomo è importante, e dunque è pericoloso, allora va tenuto in carcere in via preventiva. Questa è la prova del fumus, cioè si arresta perché è deputato (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia – Il Popolo della Libertà – Berlusconi Presidente). Cioè, il fatto di essere deputato costituisce un fatto inalienabile per essere incarcerati comunque.
  E, allora, dal decadimento del costume, dal decadimento delle istituzioni, dalla ghigliottina in piazza si passa alla farsa: basta essere deputati per andare in galera, altro che privilegi ! Così facendo, faremo ben più alla svelta di quello che desidera la Merkel a fare cappottare questa democrazia. Noi voteremo contro (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia – Il Popolo della Libertà – Berlusconi Presidente – Congratulazioni).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Francesco D'Uva. Ne ha facoltà.

  FRANCESCO D'UVA. Signor Presidente, oggi siamo chiamati a votare sulla richiesta d'arresto per il deputato renziano Francantonio Genovese, anche definito da famosi giornalisti il «ras di Messina», accusato di peculato, truffa aggravata, riciclaggio, falso in bilancio e reati finanziari contro la pubblica amministrazione. Secondo gli inquirenti, infatti, costui sarebbe a capo di un'organizzazione criminale finalizzata all'appropriazione indebita di fondi pubblici destinati alla formazione dei cittadini siciliani. Sono questi, infatti, che hanno pagato più di tutti la condotta del Genovese. Una popolazione, che soffre più di ogni altra la disoccupazione ed il mancato sviluppo infrastrutturale ed industriale, non meritava questo furto. È un furto di soldi e di futuro per i messinesi, per i siciliani, per gli italiani.
  Genovese rappresenta la politica così come è sempre stata intesa nella mia terra: più gestione del potere che servizio civile (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle), più arricchire se stessi che aiutare la collettività, perché oggi si parla di formazione, ma in Sicilia accade anche altro, Presidente (lo ha già ricordato la collega Grillo).
  Ma, tra le altre cose, l'Antitrust ha aperto un'istruttoria a carico di varie società per il trasporto marittimo dello Stretto, tra cui spicca la società Caronte & Tourist, sempre collegata al collega Genovese. Un servizio essenziale, quello della continuità territoriale, in cui sembrerebbe vi sia stata una restrizione della concorrenza, causando un incremento dei prezzi del 150 per cento nell'ultimo triennio. Ma questa, colleghi, è un'altra storia. Il PD sapeva tutto ciò ? Sapeva della cosiddetta «parentopoli» o l'ha scoperta ora ? Lo sapeva !
  Infatti, nel 2013, il comitato dei garanti salvò Genovese dalla lista degli impresentabili e questo, in cambio, portò in dote tanti voti, si presentò con 20 mila preferenze, classificandosi come deputato più votato d'Italia. Questo era l'unico modo per il PD di ottenere risultati dignitosi in Sicilia (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
  E sempre il PD, fino all'ultimo, ha tentato di far slittare questa votazione dopo le elezioni europee, facendo fare anche ostruzionismo alla stampella di Governo, SEL (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle – Commenti dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà). Il tutto per insabbiare questo scandalo e continuare a truffare gli elettori del PD, ancora convinti che la «D» stia per democratico. Basta vedere come sono state fatte le liste per le europee: nominati tutti da Renzi. Nel MoVimento 5 Stelle noi li eleggiamo, li votiamo (Commenti dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Sinistra Ecologia Libertà). Questa, Presidente, è la democrazia...

  PRESIDENTE. Colleghi, per favore.

  FRANCESCO D'UVA...zittire l'opposizione. Bravi, bravi, democratici, democratici Pag. 68(Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle – Commenti dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Sinistra Ecologia Libertà) !

  PRESIDENTE. Per favore, lasciatelo finire. Prego.

  FRANCESCO D'UVA. Molti dicono che vi è un PD da rifare (Commenti dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà)...

  PRESIDENTE. Per favore, colleghi !

  FRANCESCO D'UVA. Molti dicono che vi è un PD da rifare a Messina. Sarà, ma sono certo che lo rifaranno le stesse persone che finora hanno accettato il «sistema Genovese». La verità è che il PD è da rifare in tutta Italia; un partito che parla di legalità per l'Expo e poi tenta, fino alla fine, di stare con un Genovese, che ha in Aula, lo ha avuto per un anno.
  La musica, Presidente, è cambiata, e il fatto che si vota oggi ne è la dimostrazione. Non vi è più spazio in quest'Aula per ipocrisia e finti moralismi. Vi sarebbe piaciuto, qui da soli, destra e sinistra, proteggervi l'un l'altro, lasciando i cittadini ignari e inconsapevoli delle vostre manovre di palazzo (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
  E invece ci siamo noi, pronti a sbugiardarvi, costringendovi alla coerenza con quanto andate professando nelle campagne elettorali. Un modo diverso di fare politica è possibile, è da più di un anno che ve lo dimostriamo quotidianamente. Nel MoVimento 5 stelle, per potersi candidare, bisogna avere il casellario giudiziale immacolato (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle – Commenti dei deputati del gruppo Partito Democratico) e in Sicilia, per le passate elezioni regionali, visto l'andazzo, abbiamo chiesto pure il certificato dei carichi pendenti. Sono qua, sono tutti atti pubblicati, tutti qua, uno e due (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Un eletto del MoVimento 5 Stelle, se sbaglia, si autosospende o viene sospeso (Commenti dei deputati del gruppo Partito Democratico).

  PRESIDENTE. Colleghi !

  FRANCESCO D'UVA. Non viene cancellato, per poi restare seduto nello stesso identico scranno, senza nemmeno passare al gruppo Misto (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Questi sono piccoli accorgimenti che faranno sì che in questo palazzo si possa respirare aria sana, e non il puzzo di compromesso morale, dell'indifferenza, della continuità, e quindi della complicità.
  Concludo, Presidente: il MoVimento 5 Stelle voterà a favore della richiesta di arresto per il deputato Francantonio Genovese (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
  Le manette che la magistratura richiede oggi per lui non sono nulla, se paragonate alle manette che i politici corrotti hanno messo per anni, decenni, ai polsi dei siciliani. I siciliani avranno una speranza in più quando le manette, finalmente, avranno la loro giusta collocazione (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle – Congratulazioni).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Villarosa. Ne ha facoltà.

  ALESSIO MATTIA VILLAROSA. Signor Presidente, anche io voglio precisare quali sono i delitti richiamati da questa inchiesta: associazione per delinquere finalizzata alla commissione di una serie indeterminata di delitti, peculato, truffa aggravata, riciclaggio, falso in bilancio, nonché reati finanziari contro la pubblica amministrazione.
  Vi avviso: non so se avete gli occhi addosso di tutti gli italiani, ma vi posso assicurare che cinque milioni di cittadini siciliani sono incollati davanti al video e aspettano di vedere un comportamento degno di quest'Aula (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle), ricordandovi che in altri Paesi abbiamo assistito a dimissioni volontarie per una tesi universitaria copiata.Pag. 69
  Le lacrime che ho versato vedendo la mia terra depredata da loschi personaggi solo io le posso conoscere (Commenti dei deputati del gruppo Partito Democratico). Ho studiato fuori dalla Sicilia perché non c'erano opportunità, mi sono specializzato fuori dalla Sicilia perché non c'erano possibilità, ho cercato lavoro fuori dalla Sicilia perché non c'era nessuna speranza nella mia isola. E lo sapete perché non c'era nessuna speranza ? Perché, vedete, tutte le risorse che venivano erogate per la formazione o per lo sviluppo sono sempre, sempre, sempre finite nelle mani sbagliate. E smettetela di stupirvi e di mistificare la realtà (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) !
  Io vi devo ricordare gli ultimi due nostri presidenti della regione, ve li ricordate ? Lombardo e Cuffaro, in galera sono stati, tutti e due; presidenti di regione. Questa è un'umiliazione che noi non ci meritiamo.
  Non posso più sopportare di essere additato come un mafioso, come un ladro, come un parassita, spesso anche qua dentro, spesso anche qua dentro. Nessuno si deve permettere perché, capite, il rovescio della medaglia è anche questo: umiliare i cittadini che non c'entrano assolutamente niente perché quei soldi ai siciliani non sono mai arrivati; come delle sanguisughe, i politici corrotti li hanno sempre intercettati e rubati ai cittadini siciliani (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
  Noi siamo persone oneste e lavoratrici con un cancro interno che però stiamo riuscendo a sconfiggere, ma che voi spesso difendete e, quindi, abbiamo contro anche voi spesso.

  PRESIDENTE. La invito a concludere.

  ALESSIO MATTIA VILLAROSA. Questi palazzi, che dovrebbero essere l'esempio della pulizia, della trasparenza e dell'onestà, hanno visto seduti su questi scranni corrotti, corruttori, mafiosi, ladri e delinquenti di ogni genere.
  Avete cinque milioni di occhi addosso qui sopra. Voi che avete messo vicino alle stanze, Presidente, alle sue stanze, le immagini dei miei eroi: Giovanni Falcone e Paolo Borsellino (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) e che ricordate spesso in quest'Aula il lavoro fatto da Giovanni Falcone. Voi che avete intitolato una biblioteca a Paolo Borsellino vi dovreste vergognare perché non avete il minimo rispetto per le persone che hanno dato la vita per questo Paese (Vive proteste dei deputati del gruppo Partito Democratico)...

  PRESIDENTE. Ma la smetta, basta ! Allora, concluda ha dieci secondi, concluda !

  ALESSIO MATTIA VILLAROSA. Concludo, se mi fanno parlare (Vive proteste dei deputati del gruppo Partito Democratico)...

  PRESIDENTE. Colleghi !

  ALESSIO MATTIA VILLAROSA. Presidente, il tempo Presidente.

  PRESIDENTE. Se lei può concludere senza provocare... per favore !

  ALESSIO MATTIA VILLAROSA. Concludo, concludo. Vi dovreste vergognare (Vive proteste dei deputati del gruppo Partito Democratico) perché Paolo...

  PRESIDENTE. Colleghi, per favore, lasciatelo concludere.

  ALESSIO MATTIA VILLAROSA. ... perché Paolo Borsellino le idee le aveva molto chiare e lui stesso affermava che un politico non solo deve essere onesto, ma deve anche sembrare onesto. Ma non vi preoccupate, il MoVimento 5 Stelle candida solo persone pulite e richiede i documenti probatori. A breve (Vive proteste dei deputati del gruppo Partito Democratico)...

  PRESIDENTE. Colleghi, basta per favore ! Lo abbiamo stigmatizzato che non si deve permettere. Allora, continui nel suo intervento, continui.

Pag. 70

  ALESSIO MATTIA VILLAROSA. Vi dovreste vergognare perché Paolo (Vive proteste dei deputati del gruppo Partito Democratico)...

  PRESIDENTE. Colleghi credo che non sia un bello spettacolo. Allora, Villarosa continui.

  ALESSIO MATTIA VILLAROSA. ...Paolo le idee le aveva molto chiare e lui stesso affermava che un politico non solo deve essere onesto, ma deve anche sembrare onesto.

  PRESIDENTE. Concluda.

  ALESSIO MATTIA VILLAROSA. Ma non vi preoccupate cittadini perché il MoVimento 5 Stelle candida solo persone pulite e chiede i documenti probatori e finalmente in questo Governo noi governeremo e riusciremo finalmente a garantire l'onestà. La delinquenza è destinata a scomparire (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Rossomando. Ne ha facoltà.

  ANNA ROSSOMANDO. Signor Presidente, colleghi, parlo a nome del Partito Democratico, il partito che si sente fondatore di questa democrazia e oggi con questo voto meditato, difficile e responsabile intende esercitare pienamente la funzione democratica in questo Parlamento con tutte le responsabilità che comporta.
  Un partito che, quando va al sud, si sente di rappresentare il sacrificio di Pio La Torre e che non accetta lezioni da nessuno – da nessuno ! – soprattutto da chi è andato in Sicilia dicendo che la mafia non esiste, facendo le buffonate, attraversando lo Stretto (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Sinistra Ecologia Libertà) ! Vergognatevi voi ! Vergognatevi !
  E ci siamo arrivati con molta attenzione. Non abbiamo detto, prima ancora di iniziare i lavori in Giunta: «L'onorevole Francantonio Genovese si consegni», frasario degno della Convenzione di Ginevra e non delle istituzioni democratiche !
  E, allora, non è compito di quest'Aula, come è stato detto più volte, condividere o provare un impianto accusatorio, approvare questa piuttosto che un'altra misura cautelare. Lasciamo ad altri l'applauso o l'idea che la giustizia sia una corda lanciata su un ramo di un albero, sulla pubblica piazza. No, questa non è la nostra idea di giustizia.
  Noi siamo per la cultura delle garanzie che, nel processo, con tutte le garanzie del contraddittorio, per tutti i cittadini, trova piena attuazione, anche per voi, colleghi 5 Stelle: quando manifestate in modo un po’ ardito io sono perché abbiate le garanzie del processo. Noi siamo per queste garanzie.
  Per questo non vogliamo e non dobbiamo sostituirci ai giudici – è stato detto – e non lo dobbiamo fare perché ce lo dice la Costituzione. Io ringrazio anche i colleghi che sono giunti a una convinzione diversa dalla nostra, perché hanno ragionato su come, in questo caso concreto, si applica l'articolo 68, che tutela il Parlamento e la sua libertà politica e che interviene solo se questa è minacciata; solo a queste condizioni è ammessa un'interferenza con l'organo giudiziario.
  Sempre la Costituzione contiene la libertà della persona e, quindi, del singolo, anche quando è parlamentare, attraverso il giusto processo previsto dall'articolo 111 della Costituzione, dentro il processo, con le norme che lo regolano, sin dalla fase delle indagini preliminari.
  Noi siamo anche per migliorare queste garanzie; ci battiamo e ci batteremo per questo, insieme, spero. Noi siamo per il pieno rispetto della funzione del Parlamento ed è questa funzione che oggi esercitiamo con grande responsabilità, con la scelta del nostro voto e che ribadiamo con una forza, una forza pacata – forse non va molto di moda –, ancorata saldamente nella Costituzione, che distingue chiaramente tra i poteri dello Stato. Ed è proprio nell'equilibrio tra questi poteri che Pag. 71si trovano e si fondano le garanzie per le libertà politiche e le libertà del singolo come persona.
  E intendiamo, con questo voto e con questa responsabilità, difendere il Parlamento da chi quotidianamente lo vuole delegittimare e indebolire. Non accettiamo frasi tipo: «Ripuliremo il Parlamento», che ci ricordano il bivacco di manipoli di triste memoria (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).
  Voteremo a favore, sì. Abbiamo ben chiaro qual è il nostro ruolo, non abdichiamo, non intendiamo abdicare. E quindi, non abdicando, valutiamo se esiste o non esiste il fumus persecutionis. Ma noi non vogliamo abdicare anche a un altro ruolo che riguarda tutti, tutti: il ruolo della politica, affinché la politica faccia in modo che non debba intervenire la magistratura, ma possa intervenire la politica prima che la magistratura intervenga e su questo credo che dobbiamo essere molto responsabili.
  Vengo alle conclusioni e ai dati tecnici sul fumus persecutionis. I reati contestati consentono l'irrogazione di una misura cautelare: associazione a delinquere – è stato detto –, truffa aggravata, peculato, riciclaggio. Il processo stabilirà le qualificazioni giuridiche più corrette. Il primo requisito è la gravità degli indizi. Non tocca a noi condividere un impianto, non tocca al Parlamento. Il quadro è argomentato e motivato e ci sono state diverse pronunce di diversi giudici collegiali, anche su altre persone, che, pur attenuando le misure, hanno ribadito la gravità degli indizi e l'esigenza cautelare.
  Le intercettazioni – è stato detto – non fanno parte degli argomenti posti a fondamento. Quando ci verranno sottoposte le giudicheremo, come abbiamo già fatto in altri casi, esprimendoci o in un modo o in un altro, a seconda del caso concreto, e lo faremo con grande serenità e serietà, come abbiamo sempre fatto.
  Quindi, cosa rimane da valutare ? La scelta della misura. Si potrà valutare nel processo, ci possono essere profili di criticità in questa scelta, come è stato detto, ma la scelta della misura non può costituire il presupposto o l'elemento per denunciare il fumus persecutionis, che attiene appunto alla funzione che abbiamo detto. Nel processo ci sono tutti gli strumenti di appello e di discussione per far valere queste ragioni.
  Per questi motivi, voteremo a favore della relazione e cioè a favore dell'autorizzazione del provvedimento cautelare emesso nei confronti dell'onorevole Francantonio Genovese (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, la deputata Bindi. Ne ha facoltà.

  ROSY BINDI. Signora Presidente, intervengo senza nessuno spirito di polemica, che la gravità del momento certo non ci consente, ma perché vorrei che restasse agli atti di questa Camera, nel rispetto del sacrificio della loro vita, dei loro familiari e delle migliaia di giovani che anche quest'anno partiranno con la nave della legalità, che nessuno può appropriarsi di Falcone e di Borsellino (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico, Forza Italia – Il Popolo della Libertà – Berlusconi Presidente, Scelta Civica per l'Italia, Sinistra Ecologia Libertà, Nuovo Centrodestra, Per l'Italia e Misto): sono di tutta la nazione, sono di tutta l'Italia e, da quando abbiamo messo le loro immagini nel Parlamento europeo, sono di tutta l'Europa (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico, Forza Italia – Il Popolo della Libertà – Berlusconi Presidente, Scelta Civica per l'Italia, Sinistra Ecologia Libertà, Nuovo Centrodestra, Per l'Italia e Misto).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Attaguile. Ne ha facoltà.

  ANGELO ATTAGUILE. Signora Presidente e colleghi, intervengo per dare il mio contributo e spero fare chiarezza in questa delicatissima discussione. Purtroppo, la discussione mi pare che sia orientata più alla campagna elettorale che alla certezza del diritto.Pag. 72
  Colleghi, intervengo senza alcun interesse personale o politico, ma lo faccio con serenità, trasparenza e correttezza, quindi desidero riportare la discussione sul diritto ed evitare qualsiasi strumentalizzazione.
  Oggi avrei potuto tacere, ma non sarei stato a posto con la mia coscienza. Prendo la parola per il mio dovere di parlamentare e nelle vesti di un cittadino che vuole parlare alla coscienza degli italiani con il coraggio delle proprie azioni.
  Oggi votiamo sugli eventuali arresti di un nostro collega. Un voto che deve farci molto riflettere, perché giudichiamo una persona che vive un momento particolare di tensione, che senza dubbio avrà ripercussioni nella sua vita anche familiare. Quindi, chiedo a voi di essere garantisti e di non chiedere la vita di un essere umano, che sarà strumentalizzata per motivi politici ed elettorali. Infatti, avrei preferito che l'argomento fosse stato trattato dopo la campagna elettorale, perché, qualunque sarà il risultato della votazione, essa diverrà oggetto e motivo di strumentalizzazione elettorale. Ma non voglio essere io a fare ipotesi di questo genere, perché non ne ho nessun vantaggio politico personale.
  Chiedo anche a voi di rispettare il codice di procedura penale. Infatti, per gli arresti, si chiedono tre motivi affinché un imputato possa avere le misure restrittive: fuga, inquinamento delle prove, reiterazione del reato. Di questi elementi non ne esiste nemmeno uno.
  Non voglio entrare nel processo, oltretutto non conosco le carte e non voglio accusare nessuno. Un giudice deve giudicarle e non voglio dire neanche che il giudice ha atti di persecuzione nei confronti di Genovese.
  Io stimo il magistrato che richiede gli arresti per Genovese. Sapete perché ? È stato il mio PM nel mio processo e, quando sono stato assolto, incontrandomi, mi ha detto che io sono una persona per bene e mi chiedeva scusa. Sì, non vorrei che, nei confronti di altri, dovessero ripetersi le scuse (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Il Popolo della Libertà-Berlusconi Presidente). Io parlo con la mia esperienza purtroppo di una sofferenza durata vent'anni....

  PRESIDENTE. Deputato Attaguile, concluda.

  ANGELO ATTAGUILE. Mi faccia almeno parlare lei, i giudici non mi hanno fatto parlare.

  PRESIDENTE. Sì, la capisco, però abbiamo già concesso un tempo più lungo, dunque per favore...

  ANGELO ATTAGUILE. ...ma il mio gruppo non ha parlato, sto parlando io, è una cosa molto importante ...

  PRESIDENTE. Sì, lo so, comunque è a titolo personale, lo capisco però...

  ANGELO ATTAGUILE. ....a titolo personale nell'interesse della nazione. Sono stato assolto con la revisione del processo, cioè in quarto grado, e con la condanna del PM che aveva chiesto il mio arresto il quale, avendo nascosto le prove della mia innocenza, è stato censurato al CSM. Con questa grande differenza, che io ho sofferto, sono stato penalizzato e sono stato lontano dalla politica e dalla mia vita professionale, avendo subito la morte civile, mentre il magistrato continua a giudicare. E questo non fa onore alla magistratura né a tanti magistrati perbene. Un atto persecutorio solo perché ero presidente dello IACP e del Calcio Catania. Quindi stiamo attenti a giudicare Genovese...

  PRESIDENTE. Deputato Attaguile, concluda.

  ANGELO ATTAGUILE...e chiedo ai miei colleghi di stare attenti ma che sia...concludo... che sia dato ai giudici bravi e sereni che se ne occupino e, poi, se si dovesse condannare, che sconti la sua pena. Mi ricordo che Mino Martinazzoli, che era anche il mio difensore, mi disse che noi siciliani avevamo l'autonomia dal Pag. 73diritto. Non vorrei che, con questo voto, sia la Camera dei deputati ad avere l'autonomia dal diritto. Mi sembra...

  PRESIDENTE. Concluda, veramente deve concludere.

  ANGELO ATTAGUILE. Sì, concludo veramente ma mi faccia parlare che è una cosa importante...

  PRESIDENTE. Concluda, perché lei è già andato oltre.

  ANGELO ATTAGUILE. Mi sembra che stiamo assistendo ad un film western dove, per placare alcuni ... giustizialisti si impicca ... mi fa innervosire, Presidente, mi scusi, è una cosa che mi ricorda tanti tristi motivi...

  PRESIDENTE. Capisco la sua memoria, però lei veramente deve concludere.

  ANGELO ATTAGUILE. Oggi ho certezza...concludo... oggi ho certezza che si gioca una partita di calcio tra due squadre: a vincere sarà chi piglia più voti (Applausi di deputati dei gruppi Lega Nord e Autonomie e Forza Italia-Il Popolo della Libertà-Berlusconi Presidente).
   (La Presidenza consente, sulla base dei criteri costantemente seguiti, la pubblicazione in calce al resoconto della seduta odierna del testo integrale della dichiarazione di voto).

  PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto.

(Votazione – Doc. IV, n. 6-A)

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla proposta della Giunta di concedere l'autorizzazione ad eseguire la misura cautelare della custodia in carcere nei confronti del deputato Francantonio Genovese. Ricordo che chi intende concedere l'autorizzazione deve votare «sì» e chi intende negarla deve votare «no».
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Di Battista... Lo Monte... Dall'Osso.... Dellai... Chaouki.... Dall'Osso... Lodolini.... Di Salvo... Lainati...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  423   
   Votanti  410   
   Astenuti   13   
   Maggioranza  206   
    Hanno votato  371    
    Hanno votato no  39.

  La Camera approva (Vedi votazioni).

  Come preannunziato, gli ulteriori argomenti iscritti all'ordine del giorno sono rinviati alla seduta di domani.

Sull'ordine dei lavori (ore 18,05).

  PAOLO BENI. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  PAOLO BENI. Signor Presidente, mi unisco all'iniziativa promossa dall'onorevole Kyenge per leggervi una lettera pubblicata qualche tempo fa da una ragazzina.
  «Mi chiamo Lamiaa, ho undici anni, sono nata a Reggio Emilia e faccio la prima media. A scuola va tutto bene, vivevo felice fino a due anni fa, quando un giorno presi un 10 in grammatica. Ero felice, perché non succedeva spesso, ma il commento della maestra mi lasciò perplessa. Mi disse: ”Lamiaa sei stata brevissima, hai superato gli italiani !”. ”Cosa ?” – dicevo fra me – ”Non sono forse italiana ?”. Quando tornai a casa, mia mamma notò la mia rabbia e mi disse: ”Ma non c’è niente di male se ti chiamano straniera”. Per lei non era un insulto. Ma Pag. 74infatti non era un insulto, era capire se io sono straniera, oppure no. E dissi: ”Mamma, ma non mi sento straniera, sono nata in Italia, casa mia è in Italia. Il Marocco lo adoro, ma lo sento il Paese dei miei genitori, non il mio”. Passa un anno e vado alle medie. Siccome durante l'estate avevo imparato un po’ di francese, la mia insegnante fin dalla prima lezione mi disse: ”Brava, hai una bella pronuncia, da dove vieni ?”. E io pensai: ”Ancora ? Ma cosa vuol dire da dove vengo ? Da Reggio Emilia”. Allora ho detto: ”I miei genitori vengono dal Marocco, ma io sono nata a Reggio Emilia”.
  Adesso, per favore, chiariamo una faccenda: non chiamatemi immigrata, potete chiamarmi italo-marocchina se volete, ma non sono straniera. I miei genitori, tanti anni fa, sono emigrati in Italia, ma io sono nata in Italia e mi sento italiana, non so con quale percentuale, però lo sono. Come se il Marocco fosse il mio papà e l'Italia la mia mamma, e nessuno potrebbe mai togliermi dal cuore uno dei due. Questa non è solo la mia storia, è la storia di tanti figli di immigrati. Concedete loro la cittadinanza italiana, risparmiateci problemi inutili, smettetela di farci vivere situazioni che ci fanno sentire quello che non siamo. Lasciateci studiare e costruire il nostro futuro con serenità» (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE LUIGI DI MAIO (ore 18,10)

  GIULIA SARTI. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  GIULIA SARTI. Signor Presidente, pochi minuti fa è stata detta in quest'Aula una cosa giustissima dall'onorevole Bindi e, cioè, che Paolo Borsellino e Giovanni Falcone sono di tutti gli italiani e non di una parte politica o di un'altra. Questo è giustissimo. Il problema però è che sono trascorsi ventidue anni e ancora, in questo Paese, non si sa la verità sui motivi che hanno fatto scoppiare le bombe di Capaci e, soprattutto, di via d'Amelio. Dopo ventidue anni, ci sono ancora processi in corso e non si conoscono i legami tra politica, mafia, servizi deviati, che hanno permesso lo scoppiare di quelle bombe (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
  E un'altra cosa: dopo ventidue anni, abbiamo un Presidente della Repubblica che ha fatto distruggere le intercettazioni tra lui e Nicola Mancino, ex Ministro dell'interno. Dopo ventidue anni, abbiamo un Presidente della Repubblica che dice: «Io non ho niente da dire», quando viene chiamato a testimoniare nei processi (Proteste dei deputati del gruppo Partito Democratico) !

  PRESIDENTE. Colleghi...

  GIULIA SARTI. Dopo ventidue anni – e concludo – abbiamo un giurista, Fiandaca, che afferma in un libro che la trattativa Stato-mafia di ventidue anni fa è stata fatta per evitare altre stragi (Proteste dei deputati del gruppo Partito Democratico) !

  PRESIDENTE. Colleghi, se urlate io non sento (Proteste dei deputati del gruppo Partito Democratico) ! Colleghi ! Colleghi, abbiate pazienza. Prego, ha esaurito il tempo, concluda.

  GIULIA SARTI. Concludo, e dico solo che, dopo ventidue anni di tutto questo, abbiamo un giurista, Fiandaca, che ha ammesso che la trattativa Stato-mafia, secondo la sua visione, è stata fatta per evitare altre stragi e, davanti a questa abnormità, il Partito Democratico lo candida alle elezioni europee. La coerenza è un'altra cosa (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle – Proteste dei deputati del gruppo Partito Democratico) !

  GIANNI MELILLA. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  GIANNI MELILLA. Signor Presidente, vorrei invitare la Presidenza a fare quanto Pag. 75di sua competenza, anche in termini di comunicazione alla procura di Roma, rispetto alle circostanze evidenziate nell'intervento fatto in questa seduta dal collega Daniele Farina, in riferimento a questioni inerenti la richiesta di autorizzazione a procedere nei confronti del deputato Genovese.

  SERENA PELLEGRINO. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  SERENA PELLEGRINO. Signor Presidente, voglio sollecitare una questione che riguarda una Commissione e più precisamente l'istituzione della Commissione parlamentare d'inchiesta sul ciclo dei rifiuti, perché a cinque mesi dalla pubblicazione in Gazzetta e a quasi un anno dalla presentazione alla Camera e al Senato dei provvedimenti relativi, non abbiamo ancora notizia dell'effettiva istituzione della Commissione bicamerale di inchiesta sul ciclo dei rifiuti. La cosa è assolutamente inaccettabile dal nostro punto di vista ed è un pessimo segnale per il Paese, la cui sensibilità è particolarmente aumentata nel settore ambientale e, in generale, nell'emergenza sui rifiuti. Il Parlamento si è espresso chiaramente sulla necessità di istituire ancora una volta questa importante Commissione bicamerale e i numerosi casi ancora aperti nel Paese e alcuni nuovi che la magistratura e le forze dell'ordine hanno segnalato ci dicono che l'operatività della Commissione è quanto mai urgente e necessaria.
  Questa situazione per noi è incomprensibile, considerato che la Presidente della Camera ha compiuto atti rilevanti in questo settore, penso in particolare alla desecretazione di audizioni delle scorse Commissioni contro l'ecomafia che hanno fornito il quadro drammatico della situazione dei rifiuti in Campania. Proprio perché ci siamo particolarmente impegnati in questa legislatura su questi temi, la Terra dei fuochi, l'Ilva, ne posso citare tantissimi, non è francamente ammissibile che fuori da quest'Aula si abbia l'impressione di poco interesse o addirittura di mancata volontà del Parlamento di occuparsi di queste vicende, purtroppo ancora incombenti nel nostro Paese.
  Chiediamo, quindi, signor Presidente che lei si faccia portatore di questo pensiero e chiediamo che la Commissione ecomafia diventi subito operativa, anche perché della spartizione delle presidenze delle Commissioni, tra la maggioranza, poco ci interessa. Dell'ambiente, della salute dei cittadini e del rispetto della legge, siamo molto, molto più interessati (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà).

  EMANUELE FIANO. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  EMANUELE FIANO. Signor Presidente, innanzitutto vorrei fare una critica al suo comportamento sulla presidenza di quest'Aula pochi minuti or sono, perché lei ha sostenuto che per le urla che giungevano in difesa di quella nobile persona che è il Presidente della Repubblica, che anche lei dovrebbe onorare, si sono sollevate le grida da questo gruppo per le parole che la collega del MoVimento 5 Stelle ha appena pronunziato e lei ha sostenuto di non averle sentite perché qui si urlava. Ma la collega le ha pronunziate e lei le avrebbe dovute ascoltare prima che noi urlassimo e lei ha consentito che si infangasse il nome del Presidente della Repubblica in quest'Aula (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Sinistra Ecologia Libertà).
  Io le chiedo di far pervenire all'Ufficio di Presidenza dell'Aula il testo delle parole sostenute dalla collega, di verificare se quelle parole siano lesive della persona del Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, che mi pregio di onorare in quella funzione e che sono contento che sia qui a rappresentarci e a difendere le istituzioni, perché non è consentito a nessuno in quest'Aula di infangare il suo nome, pronunziando, peraltro, parole che contengono ipotesi di comportamenti lesivi delle leggi. Quindi, prego che l'Ufficio di Pag. 76Presidenza della Camera visioni e valuti le parole che sono state pronunciate sul nome del Presidente della Repubblica e prego il Presidente pro tempore di quest'Aula di ascoltare le parole che qui si dicono, a prescindere dal gruppo di appartenenza del parlamentare che le dice. Qui dentro non è permesso ledere l'onorabilità del Presidente della Repubblica (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Sinistra Ecologia Libertà).

  LUIGI GALLO. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  LUIGI GALLO. Signor Presidente, la ringrazio perché i fatti non sono mai lesivi, quindi, quando si dicono dei fatti non possono essere lesivi.
  Quello che voglio denunciare è un malcostume che avviene in campagna elettorale ormai un po’ in tutti i comuni d'Italia. Il malcostume è quello di affiggere i manifesti elettorali non come prevede la legge negli spazi consentiti. Vedo i colleghi che affrontano il tema con nonchalance, non sono abituati alla legalità, al rispetto della legalità (Commenti dei deputati del gruppo Partito Democratico)...

  PRESIDENTE. Collega, siamo alla fine della seduta, quindi chi vuole può uscire. Prego, vada avanti.

  LUIGI GALLO. In questa occasione, degli attacchini, che erano mandati da deputati della lista di Alfano e da deputati che erano insieme al candidato del PD a Torre del Greco, Raia, hanno minacciato i nostri candidati del MoVimento 5 Stelle, che denunciavano l'azione illegale dei loro attacchini. Allora, l'operazione è molto semplice: date un numero contato di manifesti, perché voi avete solo trenta spazi per affiggere il vostro manifesto. È inutile che fate stampare mille e mille manifesti e poi insozzate la città !

  GIULIA GRILLO. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  GIULIA GRILLO. Signor Presidente, volevo solo dire che il MoVimento 5 Stelle, rispetto a quello che ha detto la collega Sarti, quindi tutti i deputati del MoVimento 5 Stelle, è come se avessero pronunciato le stesse parole della collega Sarti, la quale ha semplicemente riportato un fatto, Presidente, ossia la distruzione delle intercettazioni, che sono note a tutti. Mi faccia anche aggiungere una nota, Presidente: noi rispettiamo l'istituzione della Presidenza della Repubblica innanzitutto, ma c’è una differenza tra rispettare e venerare. Qui c’è un atteggiamento di venerazione, che sinceramente ci preoccupa alquanto (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  MATTEO DALL'OSSO. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  MATTEO DALL'OSSO. Signor Presidente, questo mio intervento di fine seduta è solo per ringraziare le persone elette deputate che non sono potute essere presenti in Aula perché sospese, però si trovavano in tribuna ed è come se fossero state accanto a noi. Quindi, le ingiurie che ci sono piovute addosso, in questi banchi, ora, proprio mi rimbalzano, mi fanno veramente scoppiare il cuore di gioia e con un sorriso fragoroso: l'onestà tornerà di moda. Ringraziando ancora i deputati che erano qui con noi, io Presidente la ringrazio. Vinciamo noi.

  ROCCO BUTTIGLIONE. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  ROCCO BUTTIGLIONE. Signor Presidente, il rispetto è dovuto ad ogni persona umana, al Presidente della Repubblica italiana è dovuto qualcosa di più, perché il Presidente della Repubblica italiana incarna l'unità della nazione italiana. E l'onore che è dato al Presidente della Repubblica italiana è onore dato alla Repubblica italiana, è onore dato al popolo Pag. 77italiano. E sulle insinuazioni, le accuse, i fatti non verificati... certo, i fatti sono fatti quando sono veri, e quando non sono veri ? Quando si raccoglie qualunque spazzatura per buttarla addosso al Presidente della Repubblica italiana, si reca offesa all'onore del popolo italiano e credo che sia giusto censurare questa offesa in quest'Aula.

Ordine del giorno della seduta di domani.

  PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della seduta di domani.

  Venerdì 16 maggio 2014, alle 8,30:

  (ore 8,30 e, eventualmente, al termine del punto 5)

  1. – Svolgimento di interpellanze urgenti.

  (ore 10,30)

  2. – Esame e votazione della questione pregiudiziale riferita al disegno di legge:
   S. 1413 – Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 28 marzo 2014, n. 47, recante misure urgenti per l'emergenza abitativa, per il mercato delle costruzioni e per Expo 2015 (Approvato dal Senato) (C. 2373).

  3. – Discussione del disegno di legge (ove concluso dalla Commissione):
   S. 1413 – Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 28 marzo 2014, n. 47, recante misure urgenti per l'emergenza abitativa, per il mercato delle costruzioni e per Expo 2015 (Approvato dal Senato) (C. 2373).

  4. – Seguito della discussione del disegno di legge:
   S. 1417 – Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 31 marzo 2014, n. 52, recante disposizioni urgenti in materia di superamento degli ospedali psichiatrici giudiziari (Approvato dal Senato) (C. 2325).
  — Relatori: Mattiello (per la II Commissione) e Patriarca (per la XII Commissione), per la maggioranza; Rondini, di minoranza.

  5. – Seguito della discussione delle mozioni Giancarlo Giorgetti ed altri n. 1-00439, Santerini ed altri n. 1-00455, Brunetta ed altri n. 1-00459, Rampelli ed altri n. 1-00461, Palazzotto ed altri n. 1-00466, Fiano, Andrea Romano ed altri n. 1-00467 e Dorina Bianchi e Leone n. 1-00468 concernenti iniziative in relazione all'operazione Mare Nostrum e al rafforzamento dei controlli alle frontiere.

  La seduta termina alle 18,25.

TESTO INTEGRALE DELLA DICHIARAZIONE DI VOTO DEL DEPUTATO ANGELO ATTAGUILE SUL DOC. IV, N. 6-A.

  ANGELO ATTAGUILE. Presidente, colleghi, intervengo per dare il mio contributo e spero chiarezza in questa delicatissima discussione. Purtroppo la discussione mi pare che si sia orientata più alla campagna elettorale che alla certezza del diritto. Colleghi, intervengo senza alcun interesse personale o politico ma lo faccio con serenità, trasparenza e correttezza quindi desidero riportare la discussione sul «diritto» ed evitare qualsiasi strumentalizzazione.
  Scusatemi se avrò qualche momento di emozione nel corso del dibattito ma per coloro che conoscono la mia vicenda giudiziaria o per coloro che hanno letto il mio libro sarà comprensibile. Oggi avrei potuto tacere ma non sarei stato a posto con la mia coscienza. Prendo la parola per il mio dovere di parlamentare e nelle vesti di un cittadino che vuole parlare alla coscienza degli italiani, con il coraggio delle proprie azioni.
  Oggi votiamo sugli eventuali arresti di un nostro collega ! Un voto che deve farci Pag. 78molto riflettere perché giudichiamo una persona che vive un momento particolare di tensione che senza dubbio avrà ripercussioni nella sua vita anche familiare. Quindi chiedo a voi di essere garantisti e non chiedere la vita di un essere umano che sarà strumentalizzata per motivi elettorali e politici.
  Infatti avrei preferito che l'argomento fosse stato trattato dopo la campagna elettorale perché, qualunque sarà il risultato della votazione, essa diverrà oggetto e motivo di strumentalizzazioni elettorali. Ma non voglio essere io a fare ipotesi di questo genere per averne vantaggi politici, quindi chiedo anche a voi di rispettare il codice di procedura penale; infatti per gli arresti si richiedono tre motivi affinché un imputato possa avere le misure restrittive: fuga, inquinamento delle prove, reiterazione del reato. Di questi elementi non ne esiste nemmeno uno. Non voglio entrare nel processo, oltretutto non conosco le carte né voglio accusare nessun giudice di persecuzione nei confronti di Genovese ma ripeto che non esistono i motivi giuridici !
  Io stimo il magistrato che richiede gli arresti per Genovese. Sapete perché ? È stato il PM del mio processo e quando sono stato assolto incontrandomi mi ha detto che io sono una persona per bene ! Sì ! Non vorrei che nei confronti di altri si dovessero ripetere le scuse.
  Io parlo con la mia esperienza, purtroppo, di una sofferenza durata vent'anni.
  Sono stato assolto con la revisione del processo, cioè in quarto grado, e con la condanna del PM che aveva chiesto il mio arresto, il quale, avendo nascosto le prove della mia innocenza, è stato censurato dal CSM !
  Con una grande differenza, che io ho sofferto, penalizzato e sono stato lontano dalla politica e dalla mia attività professionale, avendo subito la morte civile, mentre il magistrato continua a giudicare ! E questo non fa onore alla magistratura e ai tanti magistrati per bene ! Un atto persecutorio solo perché ero presidente dello IACP e del Calcio Catania. Quindi stiamo attenti a giudicare e condannare Genovese, cosa che hanno fatto alcuni colleghi chiedendone gli arresti. Ma che siano dei giudici bravi e sereni, che se ne occupino e poi, se dovesse essere condannato, sconti la sua pena.
  Mi ricordo che Mino Martinazzoli che era anche il mio difensore mi disse (e si può leggere anche nel libro che ho regalato a tanti amici giuristi), che noi siciliani avevamo anche l'autonomia dal diritto. Non vorrei che con questo voto sia la Camera dei Deputati ad avere l'autonomia dal diritto ! Non si può condannare un cittadino, anche se parlamentare, senza un giusto processo. Mi sembra che stiamo assistendo a un film western dove, per placare alcuni giustizialisti, si impicca subito in piazza il presunto colpevole. Oggi ho la certezza che si giuoca una partita di calcio fra due squadre, chi prende più voti dribblando la giustizia, sia nel diritto penale sia nella procedura penale.
  Colleghi, chi vi parla vi trasmette le emozioni, per non dire le ripercussioni, che un uomo libero, non ancora condannato e quindi non ancora un delinquente, subisce e trasferisce alla propria famiglia e, in particolare, ai propri figli. A che cosa servirà domani un'eventuale assoluzione ? Colleghi, spero che lo svuota-carceri, al quale mi sono opposto, non sia stato approvato per fare stare comodi i detenuti in attesa di giudizio. Io sono per i processi giusti, celeri e trasparenti e per fare scontare la pena inflitta senza alcuna indulgenza. Chi sbaglia deve pagare ! Il mio discorso è un impegno senza nessuno spirito di rivalsa ma solo per la tutela di tutti i cittadini onesti affinché siano giudicati senza nessun abuso con un processo attento, corretto e celere. Parlo da uomo libero senza nessuna interferenza del mio gruppo politico, senza nessun input ! Libero e forte della mia onestà, trasparenza e coscienza ! Chi vuole, il mio libro potrà chiederlo alla mia collaboratrice.

VOTAZIONI QUALIFICATE EFFETTUATE MEDIANTE PROCEDIMENTO ELETTRONICO

INDICE ELENCO N. 1 DI 1 (VOTAZIONI DAL N. 1 AL N. 2)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
1 Nom. Ddl 2208-B – voto finale 425 422 3 212 279 143 67 Appr.
2 Nom. Doc. IV, n. 6-A 423 410 13 206 371 39 52 Appr.

F = Voto favorevole (in votazione palese). - C = Voto contrario (in votazione palese). - V = Partecipazione al voto (in votazione segreta). - A = Astensione. - M = Deputato in missione. - T = Presidente di turno. - P = Partecipazione a votazione in cui è mancato il numero legale. - X = Non in carica.
Le votazioni annullate sono riportate senza alcun simbolo. Ogni singolo elenco contiene fino a 13 votazioni. Agli elenchi è premesso un indice che riporta il numero, il tipo, l'oggetto, il risultato e l'esito di ogni singola votazione.