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Resoconto dell'Assemblea

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XVII LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 212 di martedì 15 aprile 2014

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PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ROBERTO GIACHETTI

  La seduta comincia alle 9.

  ANNA MARGHERITA MIOTTO, Segretario, legge il processo verbale della seduta di ieri.
  (È approvato).

Missioni.

  PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Baretta, Bindi, Bonafede, Chiarelli, Damiano, Epifani, Galan, Galati, Gasbarra, Guerra, Lauricella, Mattiello, Meta, Mogherini, Piepoli, Sereni, Sisto, Taglialatela e Vito sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.
  I deputati in missione sono complessivamente ottantasette, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell’allegato A al resoconto della seduta odierna.
  Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell’allegato A al resoconto della seduta odierna.

Svolgimento di una interpellanza e di interrogazioni.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di una interpellanza e di interrogazioni. Ahimè, però devo segnalare che non è presente il Governo, cosa della quale mi rammarico formalmente.
  Sono costretto a sospendere la seduta, che riprenderemo tra 15 minuti. Quindi la seduta riprenderà alle 9,15.

  La seduta, sospesa alle 9,05, è ripresa alle 9,15.

  PRESIDENTE. Prima di passare agli argomenti all'ordine del giorno, vorrei ricordare che la Camera era convocata alle 9, qui sono presenti i deputati, i funzionari e tutti i dipendenti della Camera ed è auspicabile, signor sottosegretario, che anche il Governo sia presente alle 9, quando comincia la seduta. La ringrazio.

(Misure per un adeguato finanziamento del cosiddetto Piano Sulcis – n. 3-00326)

  PRESIDENTE. Passiamo alla prima interrogazione all'ordine del giorno Pinna ed altri n. 3-00326, concernente misure per un adeguato finanziamento del cosiddetto Piano Sulcis (Vedi l'allegato A – Interpellanza e interrogazioni).
  Il sottosegretario di Stato per lo sviluppo economico, Claudio De Vincenti, ha facoltà di rispondere.

  CLAUDIO DE VINCENTI, Sottosegretario di Stato per lo sviluppo economico. Signor Presidente, in data 2 agosto 2013 è stato sottoscritto un protocollo d'intesa per lo sviluppo di un polo tecnologico per la ricerca sul carbone pulito e la realizzazione di una centrale elettrica Clean Coal Technology, con il quale è stato previsto di procedere all'abrogazione dell'articolo 11, comma 14, del decreto-legge 14 marzo 2005, n. 35, convertito nella legge 14 maggio 2005, n. 80, che aveva Pag. 2dato luogo ad una procedura di indagine formale, riformulando la normativa in questione anche per tener conto delle osservazioni fatte dai servizi della Commissione europea nel corso della procedura di notifica in atto. La nuova norma, contenuta nell'articolo 1, comma 11 e seguenti, del decreto-legge 23 dicembre 2013, n. 145, convertito con modificazioni nella legge 21 febbraio 2014, n. 9, recante interventi urgenti di avvio del piano «Destinazione Italia», ha previsto quanto segue. Al fine di promuovere le tecnologie per il carbone pulito, considerando anche l'intrinseca debolezza del sistema elettrico sardo, la regione autonoma Sardegna bandisce una gara per la realizzazione di una centrale a carbone dotata di una sezione per la cattura e lo stoccaggio dell'anidride carbonica prodotta, da realizzare nell'area del Sulcis Iglesiente. Tale centrale, per la quale è stato previsto un incentivo a carico delle tariffe elettriche limitatamente all'energia prodotta con la cattura e lo stoccaggio dell'anidride carbonica, non può definirsi integrata con la miniera in quanto non utilizzerà il carbone estratto dal giacimento, del quale peraltro è già programmata la progressiva chiusura. Il giacimento potrebbe invece essere utilizzato come serbatoio per lo stoccaggio della CO2. Sono in corso i lavori per la messa a punto delle norme attuative previste da parte del Ministero dello sviluppo economico e dell'Autorità per l'energia elettrica, il gas e il sistema idrico. In base anche al decreto «Destinazione Italia», tale centrale potrà essere realizzata a partire dal 2016, a seguito della sperimentazione che prima si farà in materia di ossicombustione. Nel protocollo d'intesa è stata anche prevista la realizzazione del Polo tecnologico del Sulcis per la ricerca sul carbone pulito. I finanziamenti per coprire tale azione – 30 milioni di euro per il progetto di ossicombustione, 3 milioni di euro l'anno per dieci anni per il piano pluriennale delle attività di ricerca – dovrebbero far capo per 30 milioni di euro a risorse regionali già destinate alla realizzazione del Piano Sulcis, nei limiti delle risorse effettivamente disponibili e dei vincoli normativi di utilizzo delle medesime, ad altre risorse gestite dal Ministero e riprogrammabili per tale attività e ad ulteriori risorse da rinvenire eventualmente in sede di modifica della normativa, mentre, per i 3 milioni di euro all'anno relativi al programma di ricerca si dovrebbe provvedere con risorse provenienti dalla ricerca nell'ambito del sistema elettrico nazionale. Circa quest'ultima parte del finanziamento, le risorse sono state previste nel piano operativo annuale 2013 «Ricerca Sistema Elettrico», nell'ambito della linea «Cattura e sequestro della CO2 prodotta dall'utilizzo di combustibili fossili».
  Per quanto riguarda le altre iniziative del Piano Sulcis queste consistono in interventi infrastrutturali, interventi di bonifica, interventi di riqualificazione industriale sul territorio anche attraverso contratti di sviluppo con aziende che impiantino attività nell'area del Sulcis e, da ultimo, con la zona franca urbana, il cui bando è stato varato lo scorso dicembre, si è concluso di recente il periodo per la presentazione delle domande e sono state presentate numerose domande per accedere alle facilitazioni della zona franca urbana.
  Segnalo, in risposta alle domande che gli onorevoli interroganti rivolgono al Governo che, per quanto riguarda le multe per le infrazioni comminate dalla Commissione europea, queste sono state interamente pagate alla Cassa conguagli del settore elettrico e sono interamente destinate alla zona franca urbana e che ammontano, per quanto riguarda la zona franca urbana, a 125 milioni di euro.
   Ricordo che la parte restante delle multe non è destinata al Sulcis perché fa riferimento ad attività che si sono svolte in altre aree del Paese, in particolare in Veneto e quindi saranno destinate a interventi sul Veneto. Quelle destinate al piano Sulcis per quasi 125 milioni di euro sono interamente destinate alla zona franca urbana, non alla cattura e allo stoccaggio della CO2.

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  PRESIDENTE. L'onorevole Pinna ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatto per la risposta alla sua interrogazione.

  PAOLA PINNA. Signor Presidente, sottosegretario, sono parzialmente soddisfatta della risposta perché ancora non si intravede nei piani del Governo un programma di sviluppo sostenibile del Sulcis.
  Leggo alcuni appunti che vorrei fossero messi agli atti: com’è noto, a livello europeo, l'obiettivo precipuo è quello di creare le premesse per una crescita e un'occupazione sostenibili, sconfiggendo il cosiddetto divario dell'innovazione, che rischia di compromettere la competitività dell'Unione e dei suoi Stati membri.
  A tal riguardo, ritengo che le future misure economiche debbano concentrarsi maggiormente su strumenti che possano migliorare la specializzazione tecnologica e la commercializzazione dell'innovazione stessa. Purtroppo, in Italia assistiamo da anni al protrarsi di una crescita deludente della produttività a cui dovremmo dare risposte immediate, certe ed efficaci, che tuttavia stentano ad essere formulate.
  Un esempio tristemente noto è quello del Sulcis Iglesiente, oggetto della mia interrogazione. Le ingenti risorse pubbliche spese non hanno prodotto effetti strutturali apprezzabili e ci hanno lasciato in eredità un territorio devastato. Mi auguro che in questo, come in altri contesti, si provi ad affrontare la crisi come un'opportunità e non come una sconfitta, da cui dobbiamo ripartire. Ma per farlo c’è bisogno di una progettazione seria e di lungo periodo, che si smarchi finalmente dalla cattiva gestione e dalle logiche del profitto di pochi, a discapito delle condizioni economiche, lavorative e di salute di molti altri. Questa catena va spezzata. Mi duole riconoscere che, ancora una volta, le azioni adottate a livello governativo e regionale non vanno in questa direzione.
  Lo stesso bando sulla fiscalità di vantaggio, per quanto parta da propositi positivi, manca di una prospettiva strategica. Non voglio smorzare l'entusiasmo generato ma semplicemente rimarcare il bisogno di una pianificazione dell'attività economica, di una visione globale delle esigenze, dei risultati attesi e degli strumenti finalizzati al loro raggiungimento, altrimenti tra un paio d'anni ci ritroveremo punto e a capo.
  Spesso, per non dire sempre, gli investimenti fatti in Sardegna e le misure adottate risultano scollegate dal contesto. Perché questa volta non si è scelto di cambiare verso e di utilizzare l'approccio metodologico che si sta applicando per la programmazione dei fondi europei con l'accordo di partenariato, ossia le modalità per garantire l'allineamento con la strategia Europa 2020 ? In fondo, si tratta di misure nate in seguito a un'accorta analisi delle criticità emerse nella precedente programmazione. Impariamo dagli errori del passato e ripartiamo !
  Constatato il forte impegno dell'Unione per la protezione dell'ambiente e per la mitigazione degli effetti dei cambiamenti climatici, in Sardegna ci si dovrebbe concentrare sulla politica industriale a lungo termine, mirante allo sviluppo di prodotti e tecnologie pulite, elemento trasversale per la promozione della competitività dell'industria europea e che potrebbe costituire la base per un'importante iniziativa di politica industriale da sviluppare specialmente nelle aree indicate.
  Urgono dunque un impegno di finanziamento a lungo termine per la ricerca e un piano industriale sostenibile che tuttavia dovrà essere accompagnato dalla definizione delle specifiche attività da sviluppare al fine di creare una rete di aziende capace di raggiungere gli obiettivi di risanamento e crescita stabiliti per non cadere, ancora una volta, negli errori del passato.
  L'esperienza vissuta nel Sulcis mi induce a domandarle se non sia il caso di iniziare a ragionare in termini di attività sostenibili nel tempo, finalizzate a reggere una concorrenza non più basata sul sistema dei prezzi ma su quello della qualità.
  Il mio sguardo, coerentemente con il programma europeo «Horizon 2020» e con la nuova politica di coesione 2014-2020 in materia di fondi strutturali, è rivolto alle tecnologie abilitanti e fondamentali Pag. 4che, in base alla definizione data dalla Commissione europea, sono tecnologie ad alta intensità di conoscenza, associate ad elevata intensità di ricerca e sviluppo, a cicli di innovazione rapidi, a consistenti spese di investimento e a posti di lavoro altamente qualificati.
  Cosa osta alla loro implementazione in Sardegna ? Tali tecnologie, ormai, rivestono un'importanza cruciale per la competitività industriale a livello europeo e internazionale e dovrebbero essere rafforzate, individuando con rapidità i progetti di interesse europeo. Si tratta di strumenti in grado di alimentare il valore della catena del sistema produttivo e di innovare processi, prodotti e servizi in tutti i settori economici dell'attività umana.
  Come ho detto, vorrei che questa fosse un'opportunità di ripresa per la Sardegna e un trampolino per l'espansione di competenze strategiche della regione, sviluppando settori e attività che possano concorrere a realizzare le politiche dell'Unione europea mediante l'utilizzo, efficace ed efficiente, dei fondi per la coesione.

(Elementi ed iniziative in merito alle procedure di autorizzazione relative al progetto di impianto di rigassificazione di Zaule, nel comune di Trieste – n. 2-00018)

  PRESIDENTE. Passiamo all'interpellanza Pellegrino n. 2-00018, concernente elementi ed iniziative in merito alle procedure di autorizzazione relative al progetto di impianto di rigassificazione di Zaule, nel comune di Trieste (Vedi l'allegato A – Interpellanza e interrogazioni).
  Chiedo all'onorevole Pellegrino se intenda illustrare la sua interpellanza o se si riservi di intervenire in sede di replica.

  SERENA PELLEGRINO. Signor Presidente, intendo illustrare la mia interpellanza.
  L'interpellanza in oggetto io l'ho presentata il 9 aprile 2013, quindi ormai esattamente un anno fa, e riguarda il travagliato iter autorizzativo relativo all'impianto di rigassificazione proposto a Trieste, nello specifico nella zona di Zaule, dalla società spagnola Gas Natural Fenosa, tramite la Gas Natural Rigassificazione Italia Spa.
  Contro la realizzazione del suddetto impianto ricordiamo che erano stati presentati diversi ricorsi: il ricorso del comune di Muggia al TAR del Lazio contro il decreto VIA del 2009, al quale, ad adiuvandum, si sono aggiunti il comune di Trieste, il comune di Capodistria e la Repubblica di Slovenia, con nuove motivazioni aggiunte; il ricorso del comune di San Dorligo della Valle al TAR del Lazio, sempre contro il decreto VIA del 2009; il ricorso dell'associazione ambientalista WWF sempre al TAR del Lazio, ancora contro il decreto VIA del 2009; il ricorso dell'associazione ambientalista Greenaction Transnational, sempre al TAR del Lazio sempre contro lo stesso decreto di VIA; il ricorso del comune di Trieste al TAR del Lazio, contro il parere AIA del 2012; il ricorso della provincia di Trieste sempre sullo stesso parere.
  È stata inoltre presentata una petizione, la n. 483 del 2007, dell'associazione ambientalista Greenaction Transnational alla Commissione petizioni del Parlamento europeo per la violazione della «direttiva Seveso»; e anche una petizione della medesima associazione ambientalista, sempre la Greenaction Transnational, alla Commissione petizioni del Parlamento europeo per violazione della procedura VIA, a cui si è aggiunta un'ulteriore petizione, n. 1472/2009, dell'associazione ambientalista Alpe Adria Green sempre alla Commissione petizioni del Parlamento europeo per violazione della procedura VIA.
  Ricordo che il progetto relativo al suddetto impianto di rigassificazione è stato presentato disgiuntamente dagli altri impianti complementari a rischio di incidente rilevante a questo sinergici, costituiti dal metanodotto afferente alla rete metanifera nazionale e dalla centrale termoelettrica a turbogas a ciclo combinato, sinergica al funzionamento invernale, omettendo la valutazione degli effetti domino Pag. 5prodotti dai suddetti impianti sia nei confronti della loro stessa ubicazione (risultando adiacenti l'uno all'altro), che nei confronti delle altre sette attività a rischio di incidente rilevante già esistenti ed operanti sul medesimo territorio.
  Dalle osservazioni relative alla sicurezza dell'impianto, espresse nel documento redatto dal referente per la sicurezza antropica del coordinamento regionale Friuli Venezia Giulia UIL-PA vigili del fuoco, professor ingegner Marino Valle, inoltrato alla direzione regionale dei vigili del fuoco, al comune di Trieste ed al comune di Muggia, per quanto di loro competenza e pertinenza, emerge lo sconcertante fatto che tale progetto è stato ammesso prima in forma preliminare alla procedura autorizzativa della valutazione di impatto ambientale e poi, in forma definitiva, alla procedura autorizzativa dell'autorizzazione integrata ambientale con rilevanti parti redatte in lingua diversa da quella italiana, nella fattispecie inglese e spagnola, in contrasto con quanto previsto dalla legge 15 dicembre 1999, n. 482, che stabilisce chiaramente che l'italiano debba essere la lingua ufficiale della Repubblica che deve venir usata per produrre effetti giuridici negli atti destinati ad uso pubblico; omettendo di tradurre i documenti del progetto nella lingua della minoranza slovena insistente sul territorio di insediamento del sopra citato progetto, in contrasto con i dettami della recente direttiva europea 2011/92/UE, che sostituisce ed assorbe le precedenti direttive 85/337/CEE, 97/11/CE, 2003/35/CE.
  La confinante Repubblica di Slovenia ha più volte ribadito la sua ferma contrarietà all'insediamento di tale attività, che va vista non già come un'attività a rischio di incidente rilevante da insediare sul territorio italiano – il rigassificatore – ma come tre attività a rischio di incidente rilevante tra loro strettamente sinergiche – costituite dal rigassificatore, dal metanodotto e dalla centrale a turbogas – da insediare in una ristrettissima zona di confine transfrontaliera, sulla quale gravano già sette attività a rischio di incidente rilevante, nella quale la presenza della minoranza di lingua slovena richiede obbligatoriamente l'uso di detta lingua per garantire loro la corretta informazione dei rischi connessi alle suddette attività.
  Tutto quanto a me sembra ampiamente sufficiente per rischiare di vedere aperta una procedura di infrazione europea contro l'Italia, qualora la procedura autorizzativa di detto impianto continuasse ad ignorare quanto appena esposto. Peraltro, l'elevato numero di progetti di impianti di rigassificazione, attualmente in valutazione su tutto il territorio nazionale, impone una seria riflessione sulla materia.
  A questo punto, noi vorremmo conoscere dal Ministero dell'ambiente, ma in questo caso nella sua persona, qual è l'effettivo stato dell'arte dell'impianto di rigassificazione a Trieste, nella zona di Zaule, e quali provvedimenti siano stati adottati nei confronti di coloro che, con il mancato uso della lingua italiana e della lingua slovena, omettendo quindi la corretta comunicazione del rischio alle popolazioni interessate, hanno posto in essere condotte in contrasto con la legge n. 482 del 1999, la legge n. 38 del 2001 e la direttiva europea 2011/92/UE, esponendo quindi il nostro Paese ad una possibile apertura di procedura di infrazione europea e alla conseguente necessità di dover rifare completamente l'intera procedura di valutazione di impatto ambientale, con evidente e ulteriore danno per l'erario.

  PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per lo sviluppo economico, Claudio De Vincenti, ha facoltà di rispondere.

  CLAUDIO DE VINCENTI, Sottosegretario di Stato per lo sviluppo economico. Signor Presidente, prima di tutto chiedo scusa all'onorevole Pellegrino e agli altri interpellanti del fatto che la risposta arriva a un anno di distanza dall'interpellanza, il che naturalmente implica che alcuni dei dati di riferimento della risposta saranno diversi da quelli dell'interpellanza stessa e, quindi, mi atterrò alla situazione ad oggi.
  Il progetto del terminale di Zaule, che risponde pienamente ai requisiti previsti Pag. 6per le infrastrutture strategiche previste dalla SEN – Strategia energetica nazionale – è stato incluso anche nella lista dei Progetti di interesse comune delle Commissione europea, recentemente redatta secondo il nuovo regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio del 17 aprile 2013, recante gli orientamenti per le infrastrutture energetiche transeuropee.
  Tale elenco, fondamentalmente è stato composto dai piani decennali dei gestori delle reti energetiche e integrato da richieste d'inserimento di progetti effettuate direttamente dagli investitori privati. Tali progetti sono stati vagliati da gruppi di esperti della Commissione in funzione dell'interesse transfrontaliero, requisito che ha ovviamente privilegiato le interconnessioni tra reti di Stati membri; nel caso di stoccaggi di gas e terminali di rigassificazione di GNL, che per definizione non possono che essere collocati nel territorio di un solo Stato membro, sono stati mantenuti solo quelli per i quali le autorità di regolazione abbiano attestato il beneficio transfrontaliero, circostanza che si è verificata nel caso del terminale di Zaule, per l'intervento del regolatore austriaco.
  Ai sensi del citato regolamento, venne convocato, in data 6 giugno 2013, il cosiddetto Decisional Body, costituito dagli Stati membri e dalla Commissione, nel corso del quale il progetto è stato mantenuto nelle liste dei progetti d'interesse prioritario europeo (i cosiddetti PCI, i projects of common interest), redatte, nei mesi precedenti, dai gruppi regionali di cui fanno parte anche i regolatori nazionali e i gestori nazionali delle reti. Per i progetti presenti, nell'ambito del citato regolamento, sono previste procedure autorizzative semplificate e la possibilità di ottenere limitati finanziamenti comunitari. Il 24 luglio 2013 si è tenuta a Bruxelles la riunione del gruppo decisionale sui progetti di interesse comune, che ha definito la lista dei progetti energetici da sottoporre alla Commissione europea per l'adozione della lista definitiva con atto delegato. In tale lista, nonostante il parere sfavorevole della Slovenia, è rimasto il progetto con il nome «Onshore LNG terminal in the northern Adriatic».
  A ogni buon fine, si comunica che proseguono i lavori del tavolo di coordinamento, a livello trilaterale (Italia, Slovenia, Croazia), di tutte le iniziative infrastrutturali nell'alto Adriatico, come proposto nella riunione del Comitato ministri di Italia e Slovenia nell'ottobre 2012, nel corso dei quali lavori sono esaminati tutti i progetti infrastrutturali dell'area, tra cui, oltre a quelli d'interesse italiano, anche i progetti di terminali di rigassificazione in Slovenia, nel porto di Koper, e nell'isola di Krk, in Croazia. Si fa presente, inoltre, che nella succitata lista il progetto è denominato come «rigassificatore in terraferma nel nord Adriatico» proprio per tener conto di una sua possibile diversa localizzazione, ma sempre nell'area del nord Adriatico, come previsto dal decreto di sospensione della VIA, impugnato dalla società proponente al TAR Lazio.
  Questa delocalizzazione dell'impianto avrebbe potuto essere valutata dal Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare alla scadenza del termine, 18 ottobre, fissato dal decreto, in funzione del verificarsi o meno di una delle due circostanze alternative previste nel decreto ministeriale, cioè lo spostamento dell'impianto in altra località da parte della società proponente o la revisione del piano regolatore portuale, per renderlo compatibile con la presenza dell'impianto.
  Successivamente, l'autorità portuale di Trieste ha deliberato in merito all'incompatibilità della localizzazione del terminale nell'area portuale; di conseguenza, dato che, alla data del 18 ottobre fissata dal decreto, nessuna delle due ipotesi presenti nel decreto ministeriale di sospensiva si è realizzata, il Ministro dell'ambiente ha avviato il procedimento di revoca, che, presumibilmente, potrà chiudersi con la revoca della valutazione di impatto ambientale positiva a suo tempo adottata.
  Conseguentemente, con l'emissione del decreto di revoca della VIA positiva, questo Pag. 7Ministero dovrà rigettare la domanda di autorizzazione alla costruzione dell'impianto. Si precisa, infine, come anche rilevato dalla commissione tecnica VIA-VAS nel suo parere di supporto al decreto ministeriale di sospensiva, che non compete alle amministrazioni specificare i siti dove ubicare i terminali di rigassificazione, essendo queste infrastrutture realizzate in regime di mercato libero da operatori privati che presentano direttamente istanze di autorizzazione, sulle quali, poi, si pronunciano le amministrazioni competenti, locali e centrali, sulla base del rapporto ambientale e dei piani territoriali interessati.
  Il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, per quanto di sua competenza, ha precisato che lo schema di decreto di revoca in questione, già firmato dal Ministro pro tempore, onorevole Andrea Orlando, era stato inoltrato per la firma del Ministro dei beni e delle attività culturali e del turismo in data 13 febbraio 2014, ma, essendo nel frattempo mutata la compagine governativa, lo stesso decreto è stato restituito dal Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo al Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare ai fini dell'acquisizione della firma dei Ministri ora in carica.
  Lo schema di decreto è attualmente al vaglio del nuovo Gabinetto, in quanto il Ministro dell'ambiente appena insediato sta procedendo ai controlli e agli approfondimenti procedurali e amministrativi di rito sulla questione prima della firma. Relativamente, infine, alla seconda richiesta fatta dagli interpellanti sui provvedimenti per il mancato uso della lingua italiana e della lingua slovena e così via, il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare evidenzia che la procedura di valutazione di impatto ambientale, conclusasi nel 2009 con il decreto di pronuncia di compatibilità ambientale positiva con prescrizioni, è stata svolta dallo stesso nel pieno rispetto della normativa nazionale e comunitaria di settore e che il supplemento istruttorio svolto nel 2012 è stato eseguito ai fini dell'attuazione del principio di precauzione.
  Pertanto, a parere del Ministero dell'ambiente, non ricorrono in alcun modo i presupposti per l'avvio da parte della Commissione europea di alcuna procedura di infrazione.

  PRESIDENTE. L'onorevole Pellegrino ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatta per la risposta alla sua interpellanza.

  SERENA PELLEGRINO. Signor Presidente, per quello che riguarda la prima parte direi di sì e forse possiamo anche, in qualche modo, portarci a casa qualche merito, visto che, appena insediato questo Parlamento, come prima firmataria ho proposto una mozione in cui mettevo in evidenza tutte le criticità relative al progetto di Zaule. Da quel momento in poi si sono aperte le procedure successive che hanno evidenziato con chiarezza quali erano veramente tutte le criticità all'interno del porto di Trieste, e lo dobbiamo chiamare Trieste e non Zaule, perché se si dice Zaule sembra quasi di diminuirne la potenzialità. In realtà, il progetto era, all'interno del porto di Trieste, vicino ad una dimensione antropica.
  Per quello che riguarda la seconda parte della risposta, prendo atto, e quindi accolgo, quello che mi dice il sottosegretario. Però non voglio dimenticare una cosa sostanziale: con questi rigassificatori è chiaro che diminuiamo la possibilità di importare gas anche da altri Paesi; è vero, la possibilità di importare gas via mare riduce – è chiaro – la nostra dipendenza dai metanodotti di alcuni fornitori. Questo è evidente. Probabilmente, ne basterebbe uno solo, dal nostro punto di vista, e non i quattordici, quindici, che sono stati proposti complessivamente dalle varie multinazionali in tutti questi anni.
  Ci sono poi mille altri settori dove promuovere e produrre energia, questo ormai lo sappiamo da vent'anni, sottosegretario, è inutile che ci nascondiamo dietro questa pagliuzza. Inoltre, tutti i provvedimenti che stiamo mettendo in atto Pag. 8per quanto riguarda la riduzione energetica vanno nella direzione opposta. Per cui, direi che forse sarebbe il caso veramente di porre in essere un serio piano energetico nazionale che stabilisca quanto necessita di produzione, anche a fronte di tutto quello che stiamo mettendo in campo per la riduzione e il risparmio energetico.
  Quello che evidenziamo – nella nostra mozione è anche questo, cioè i progetti di questi rigassificatori onshore; certo, non ci fanno piacere, non sono la panacea o la soluzione di tutti mali, però eventualmente, se proprio sono necessari, vediamo di poterli fare offshore, quindi esterni in mare, lontano dagli insediamenti antropici.
  Rimane sempre il grosso problema emergente dai dati ufficiali proposti da Eurostat: per esempio, in Francia, dove ci sono tre rigassificatori in funzione, il gas costa alle famiglie il 2,2 per cento in più rispetto all'Italia, mentre in Spagna, dove ci sono cinque rigassificatori, costa il 14,55 per cento in più. Quindi, il tema dei rigassificatori è evidente che non è la soluzione, la panacea di tutti i mali per quello che riguarda la produzione energetica. Noi continueremo la nostra battaglia contro i rigassificatori, qualsiasi insediamento di rigassificazione nel nostro Paese, e cercheremo di sollecitare continuamente il Governo a produrre energia con fonti rinnovabili.

(Iniziative per la messa in sicurezza e la bonifica del sito di interesse nazionale di Bussi sul Tirino (Pescara) – nn. 3-00760, 3-00761, 3-00763, 3-00764 e 3-00765)

  PRESIDENTE. Passiamo alle interrogazioni Vacca n. 3-00760 e n. 3-00761, Melilla n. 3-00763 e n. 3-00764, Realacci n. 3-00765, concernenti iniziative per la messa in sicurezza e la bonifica del sito di interesse nazionale di Bussi sul Tirino (Pescara), che, vertendo sullo stesso argomento, saranno svolte congiuntamente (Vedi l'allegato A – Interpellanza e interrogazioni).
  Il sottosegretario di Stato per l'ambiente e la tutela del territorio e del mare, Silvia Velo, ha facoltà di rispondere.

  SILVIA VELO, Sottosegretario per l'ambiente e la tutela del territorio e del mare. Signor Presidente, i problemi ambientali del sito di Bussi sul Tirino hanno assunto rilievo nazionale già nel 2006, con la nomina del commissario delegato per la realizzazione degli interventi urgenti necessari per il superamento della situazione di emergenza socio-economica ambientale determinatasi in quell'area e nell'asta fluviale del bacino del fiume Aterno.
  Rilevata la gravità della situazione, nel 2008 l'area in questione è stata inclusa nel sito di interesse nazionale di Bussi sul Tirino, perimetrato dal decreto ministeriale 29 maggio 2008. La fonte primaria di contaminazione del suolo, del sottosuolo e delle acque di falda è comunque identificata con l'area produttiva ex Montedison-Ausimont, ora Solvay, e con le aree della discarica Tre Monti nonché con un'area a nord di circa 5 ettari e mezzo, dove sono state smaltite illecitamente ingenti quantità di rifiuti. Proprio in queste aree si è concentrata l'azione del Ministro e del commissario delegato, con misure e interventi di tutela della salute e dell'ambiente.
  Stante la contaminazione delle falde, uno dei primi interventi del commissario è stata l'inibizione dell'uso civile delle acque dei pozzi interessati, che dal 2007 ad oggi ancora permane senza che vi sia, quindi, alcun rischio di pericolo per la popolazione. Per far fronte alla conseguente situazione di emergenza idrica, il commissario ha approvato la realizzazione di due pozzi di captazione nella falda della sorgente Tirino inferiore e cinque pozzi in località San Rocco.
  Il commissario delegato ha provveduto, altresì, in danno alla proprietaria Montedison, oggi Edison, a mettere in sicurezza, in attesa degli interventi di bonifica, la discarica sita in località Tre Monti, nonché i rifiuti stoccati. A novembre 2013 è stato dato avvio alle attività di caratterizzazione dell'area, la cui ultimazione, prevista per il 28 febbraio 2014, ha subito rallentamenti Pag. 9per acquisire le necessarie autorizzazioni da parte della procura di Pescara, atteso che l'area è stata poi posta sotto sequestro. Nel contempo sono stati realizzati tutti i sondaggi previsti dal piano di caratterizzazione e attualmente sono in corso le analisi su campioni di suolo, rifiuti e acqua di falda.
  Da parte sua, la Solvay, nelle aree interne allo stabilimento chimico ex Montedison, ha realizzato due barriere idrauliche per contenere la diffusione di contaminanti dalle acque di falda sottostanti e un sistema di pozzi spia per la verifica dell'efficacia delle misure adottate a valle del confinamento idraulico.
  Le campagne periodiche di monitoraggio delle acque di falda hanno comunque evidenziato il permanere di superamenti dei limiti normativi di concentrazione di soglia e di contaminazione per il parametro monocloroetilene e, pertanto, sulla base della caratterizzazione integrativa, sono state richieste alla Solvay ulteriori attività di messa in sicurezza di emergenza, che la Solvay ha iniziato provvedendo ad acquisire l'impianto che sostituirà il trattamento acqua di falda (TAF) esistente.
  Nelle aree esterne allo stabilimento Solvay, site a monte dello stesso, sono ubicate le discariche 2A e 2B. La prima raccoglie rifiuti inerti per circa 12 mila metri quadri e la seconda rifiuti speciali industriali per circa 8 mila metri quadri. Entrambe risultano contenere rifiuti diversi da quelli autorizzati e prive di qualsiasi opera di copertura e di messa in sicurezza, così come è risultata, a monte dello stabilimento, una terza discarica abusiva, sita in prossimità di quelle autorizzate, occupante un'area di 35 mila metri quadri, in cui i rifiuti sono stati depositati direttamente sul suolo, commisti con il terreno, senza alcun sistema di impermeabilizzazione, contenimento o copertura.
  Il Ministero ha intimato alla Solvay di provvedere ad adottare le necessarie misure di messa in sicurezza e la società ha presentato il progetto in data 13 marzo 2014. Ma nel frattempo le discariche, il 5 febbraio scorso, sono state sequestrate dalla procura della Repubblica di Pescara, presso il cui tribunale dal 2006 pende il procedimento penale per inquinamento al suolo, al sottosuolo e alle acque di falda, causato dalle attività svolte dal gruppo Montedison, oggi Edison.
  Rispetto al citato provvedimento penale, il Ministero dell'ambiente si è costituito parte civile per il risarcimento del danno ambientale. Per la compiuta valutazione dei danni sono stati nominati alcuni consulenti tecnici, che forniranno supporto all'Avvocatura dello Stato nelle successive fasi processuali.
  Il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare ha inoltre diffidato la società Edison a rimuovere tutti i rifiuti depositati in modo incontrollato nelle discariche realizzate in località Tre Monti, a ripristinare integralmente lo stato dei luoghi, a procedere alla bonifica delle matrici ambientali che, all'esito della completa rimozione dei rifiuti, dovessero risultare contaminate. Il provvedimento è impugnato innanzi al TAR di Pescara.
  Seguiremo con grande attenzione, naturalmente, l'evolversi della vicenda e non mancheremo di intervenire prontamente là dove occorra per riportare alla normalità le attuali condizioni di degrado ambientale e sanitario conseguente.
  Riguardo alle risorse finanziarie, si evidenzia che il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare ha stanziato, per la bonifica di tale sito, la somma di 3 milioni di euro, già trasferita alla regione Abruzzo, che ne ha stanziati 100 mila.
  L'accordo di programma inerente la bonifica del SIN Bussi sul Tirino è stato sottoscritto il 28 febbraio 2011 tra Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, regione Abruzzo, provincia di Chieti, provincia di Pescara e i comuni interessati ed è in corso una rimodulazione su richiesta della regione Abruzzo. Con riferimento alla reindustrializzazione, è stato assegnato un ulteriore stanziamento di 50 milioni di euro per le opere e gli interventi di bonifica e messa in sicurezza, da attuarsi prioritariamente Pag. 10sulle aree industriali dismesse e siti limitrofi, al fine di consentirne la reindustrializzazione, risorse che, seppure decurtate parzialmente dalle successive leggi di stabilità, risultano poste nella disponibilità del commissario delegato, con trasferimenti effettuati in data 16 ottobre 2013 e 13 febbraio 2014. Il commissario delegato, d'intesa con il Ministero, l'Avvocatura dello Stato, con l'attuale proprietà dei siti Solvay, con il comune di Bussi sul Tirino e la società Toto Spa, individuata dal comune quale potenziale idoneo investitore, ha promosso e favorito la definizione di un accordo di programma finalizzato a consentire, appunto, la reindustrializzazione ovvero, in particolare, il subentro della società Toto Spa, seppure con un proprio progetto industriale, alla disponibile cedente società Solvay.
  Tale percorso, inizialmente condiviso e partecipato, non è pervenuto a buon fine. Conseguentemente, il comune di Bussi sul Tirino ha avviato un'altra ricerca di operatori interessati a realizzare insediamenti produttivi nelle aree industriali dismesse. Contemporaneamente all'accertata disponibilità dei fondi trasferiti ex legge n. 10 del 2011, l'ufficio commissariale ha approntato un piano di interventi di bonifica e messa in sicurezza delle aree esterne al sito dello stabilimento Solvay (le ex discariche 2A e 2B), la cui esecuzione è prevista all'esito della procedura di gara comunitaria, il cui bando è in fase di predisposizione.
  La qualificazione delle modalità di attuazione dell'intervento è stata partecipata dal commissario delegato alla competente procura della Repubblica di Pescara titolare del procedimento penale di sequestro delle aree interessate ai lavori, nonché al Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, come di seguito riportato.
  Per quanto attiene alla corresponsione delle indennità previste in favore del commissario delegato, ai sensi dell'ordinanza di protezione civile, si rappresenta che sono riconosciute e totalmente corrisposte esclusivamente le seguenti indennità: un compenso corrispondente alle attività ricomprese nell'asta fluviale del bacino Aterno-Pescara, di cui all'ordinanza del Presidente del Consiglio dei ministri nn. 3504 e 3536 del 2006, decurtato del 20 per cento decorsi 12 mesi dalla pubblicazione dell'ordinanza n. 118 del 2013, che mira al graduale subentro nelle attività di gestione della regione Abruzzo; un compenso aggiuntivo per le attività relative alla discarica abusiva «I Tre Monti» di Bussi sul Tirino, di cui all'ordinanza del Presidente del Consiglio dei ministri n. 3614 del 2007; nessun compenso aggiuntivo è riconosciuto, invece, per le attività del decreto-legge n. 255 del 2010, relative alle opere di bonifica del sito.
  In ultimo, il Ministero della salute ha riferito che è già in corso la richiesta dell'Istituto superiore di sanità di tutti gli elementi informativi utili alla valutazione dell'opportunità di avviare uno studio epidemiologico dedicato all'accertamento dei danni sulla salute della popolazione dei territori in esame.
  Ha aggiunto, inoltre, che l'Istituto superiore di sanità era già stato incaricato dall'Avvocatura generale dello Stato di espletare una consulenza tecnica nell'ambito del procedimento penale incardinato presso la corte d'assise di Chieti, circa la valutazione dei rischi tossicologici associati all'esposizione della popolazione del sito in questione alle sostanze inquinanti e l'analisi di rischio relativo alla contaminazione delle acque potabili. L'elaborato peritale redatto all'uopo è stato trasmesso all'Avvocatura e da essa depositato presso la corte d'assise di Chieti e la procura della Repubblica presso il tribunale di Pescara.

  PRESIDENTE. L'onorevole Colletti ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatto per la risposta alle interrogazioni Vacca nn. 3-00760 e 3-00761, di cui è cofirmatario.

  ANDREA COLLETTI. Signor Presidente, non posso assolutamente dichiararmi soddisfatto.
  Iniziamo con la storia: quasi ormai otto anni fa è stato nominato un commissario nella persona dell'architetto Goio, ex politico Pag. 11democristiano, sindaco di Trento, che era stato piazzato come commissario per risolvere la questione sociale, ambientale e produttiva del sito in oggetto ovvero dell'area industriale sita a Bussi sul Tirino, ex Montedison.
  Con il decreto-legge n. 225 del 2010, quindi quattro anni fa, erano stati stanziati 50 milioni di euro. Oggi, lei sottosegretario, ci dice che questi soldi, stanziati nel 2010, sono stati consegnati in due tranche: ottobre 2013 e febbraio 2014. Questo vuol dire che sono passati, magari, tre e quattro anni dal momento in cui è stato convertito il decreto-legge. Ovviamente senza questi soldi cosa è stato fatto ? Praticamente nulla. Bonifica non è stata fatta. L'attività di caratterizzazione lei ci dice che doveva essere fatta. Dal 2006, è stata iniziata, lei ci dice, nel 2013: quindi sette anni per l'attività di caratterizzazione. I soldi sono stati decurtati, però il suo Ministero sa che, in realtà, per bonifica, messa in sicurezza e caratterizzazione servono almeno 600 milioni di euro in quel sito. È stato fatto l'accordo di programma, per fortuna non andato a buon fine. Ci domandiamo come mai questi 50 milioni di euro siano stati stanziati solo ad ottobre del 2013.
  La nostra paura è che questi soldi siano stati bloccati per poi essere dati ai soliti noti, i soliti imprenditori amici della politica come Toto, il quale teoricamente aveva due progetti: un bel cementificio, che in un'area da bonificare è un'ottima cosa, soprattutto perché vi è un cementificio a venti chilometri di distanza dove gli operai sono tutti in cassa integrazione, e anche una cava. Questa è la vostra idea di bonifica, di rilancio occupazionale di quella zona ? Di sicuro non è la nostra.
  Inoltre, il commissario Goio avrebbe dovuto consegnare l'elenco dei provvedimenti adottati e degli interventi conclusi al Dipartimento per la protezione civile e anche alla regione per il passaggio delle consegne. A quanto pare nulla è stato fatto: siamo andati anche sul sito web del commissario dove la trasparenza, a quanto pare, non è di casa: nulla è stato scritto. Purtroppo quell'area, sottosegretario, è stata abbandonata dalla politica, abbandonata dalla politica dei vari Governi che si sono succeduti, abbandonata dalla politica della regione Abruzzo. È stato un abbandono bipartisan da parte della politica di centrosinistra e di centrodestra.
  Però i cittadini della zona, ma anche della Val Pescara, che per anni, fino almeno al 2007, hanno ingerito sostanze inquinanti e contaminate, vogliono, in primo luogo, conoscere la verità e, in secondo luogo, sapere cosa verrà fatto subito, non fra venti o trent'anni, ma subito: già sono passati sette anni, senza che nulla sia stato fatto.

  PRESIDENTE. La invito a concludere.

  ANDREA COLLETTI. Secondo quanto ci risulta, il commissario ha preso indennità per, magari, un milione di euro circa per fare nulla. La politica è stata per troppo tempo ferma a guardare. Sottosegretario, la popolazione di tutta la zona, di tutta la Val Pescara vi chiede di darvi una mossa e, forse, l'unico modo per darsi una mossa è cacciare finalmente il commissario Goio, cosa che doveva essere fatta già anni fa, quando si è dimostrato inconcludente e incompetente per mettere mano alla questione e per rilanciare davvero tutta la zona e, almeno, per metterla in sicurezza, visto che oggi ci dice che permangono superamenti dei limiti nell'acqua di falda.

  PRESIDENTE. Deve concludere.

  ANDREA COLLETTI. Questo dimostra che non avete fatto nulla e che il problema, forse, non è stato neanche risolto, e noi siamo ancora qui ad aspettare. Siamo ancora qui ad aspettare e non c’è più tempo per aspettare, sottosegretario.

  PRESIDENTE. L'onorevole Melilla ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatto per la risposta alle sue interrogazioni nn. 3-00763 e 3-00764.

  GIANNI MELILLA. Signor Presidente, fatta salva la cortesia con la quale la Pag. 12sottosegretaria ci ha risposto, ovviamente, non posso che manifestare la mia profonda insoddisfazione sullo stato dell'arte.
  Noi siamo in presenza di una vicenda criminale. La criminalità non è soltanto l'omicidio, la strage, il furto: la criminalità è anche quella di un'industria di rapina, che non esita a sotterrare rifiuti tossici, cancerogeni, nei territori del proprio insediamento industriale. Vicenda criminale perché vi sono omissioni, omissioni nelle attività di prevenzione, nell'attività di controllo e nell'attività di repressione di questi fenomeni di inquinamento ambientale.
  Il Corpo forestale dello Stato scoprì un'area estesa 30 mila metri quadri alla confluenza dei fiumi Tirino inferiore e Pescara vicino ad una stazione ferroviaria, in cui sono stati interrati, nel corso del Novecento, rifiuti di ogni tipo, rifiuti che hanno un elemento in comune: sono sostanze altamente cancerogene. Parliamo del cloroformio, dell'esacloroetano, del tetracloruro di carbonio, di idrocarburi aromatici, che producono effetti letali per la salute dei cittadini, soprattutto, quando vengono a contatto con l'acqua, con le falde acquifere, inquinano il suono e il sottosuolo, e determinano una situazione di grandissimo allarme sanitario e sociale.
  Gli interventi di messa in sicurezza che sono stati fatti dal commissario Goio sono sicuramente parziali: stiamo parlando di un telo di copertura per evitare le infiltrazioni dell'acqua piovana e lo scivolamento delle sostanze tossiche verso il basso e, poi, dei diaframmi metallici che sono stati costruiti lungo la sponda sinistra del fiume Pescara per cercare di isolarlo. Ma sappiamo tutti che l'acqua non può essere fermata, l'acqua di un fiume comunque va in mare. E quando, alcuni anni fa, il fiume Pescara, che sbocca nel mare Adriatico attraverso il porto canale, situato appunto nel capoluogo adriatico, è stato intasato dai rifiuti che non venivano più smaltiti e il porto ha dovuto interrompere le sue attività per anni, la flotta peschereccia ha dovuto interrompere per anni le sue attività perché il porto non era più praticabile; quando sono andati a prelevare con la draga quelle sostanze per cercare, appunto, di dragare la foce del fiume Pescara, i risultati sono stati terribili.
  Si trattava di sostanze altamente inquinanti che non potevano essere stoccate nel mare Adriatico, come era successo per tanto tempo nel passato, ma dovevano essere stoccate in discariche appropriate perché altamente tossiche. Quindi, noi siamo in presenza di una zona inquinata per decine e decine di chilometri, che coinvolge due province, le più popolose, tra l'altro, della regione Abruzzo. Ci sono centinaia e centinaia di migliaia di cittadini inconsapevoli e innocenti che sono stati inquinati. Naturalmente, il popolo inquinato è costituito da cittadini e da lavoratori, perché quei lavoratori della fabbrica chimica di Bussi, che sorta agli inizi del secolo ha prodotto sostanze altamente tossiche (a partire dal gas nervino, dall'iprite, utilizzata nella guerra in Abissinia, dalla dinamite, fino ad arrivare al cloroformio, alle ultime sostanze che sono state trattate), hanno subito sulla loro pelle i frutti di quell'inquinamento sul posto di lavoro. Quindi, loro, al pari dei cittadini, sono le vittime di questa attività criminale di un'industria peraltro anche di Stato, per un certo periodo.
  Allora, noi vogliamo, signor sottosegretario, che il Ministero dell'ambiente si assuma fino in fondo la responsabilità di fare il punto della situazione, magari istituendo anche un tavolo tecnico, subito, con la regione, con il comune di Bussi, con le province, per vedere come rendere operativo il disinquinamento delle varie discariche.

  PRESIDENTE. Concluda, onorevole Melilla.

  GIANNI MELILLA. ... inoltre, come utilizzare anche i 50 milioni di euro che sono stati stanziati nell'ambito dei fondi per la ricostruzione post-sisma del 2009, ma che sono finalizzati non ad una reindustrializzazione tout court ma una reindustrializzazione che venga dopo la bonifica del sito.

Pag. 13

  PRESIDENTE. L'onorevole Cominelli ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatta per la risposta all'interrogazione Realacci n. 3-00765, di cui è cofirmataria.

  MIRIAM COMINELLI. Signor Presidente, purtroppo anch'io devo dichiarare la mia non completa soddisfazione per la risposta, per le motivazioni che sono state citate anche nell'intervento che mi ha preceduto.
  È dal 1972 che la questione viene posta e ancora non sono state messe in atto delle azioni veramente incisive per la risoluzione del problema, oltre allo stanziamento di risorse economiche che, in realtà, dovrebbe ammontare a circa 500-600 milioni di euro per un danno ambientale che è stato stimato dall'ISPRA in 8,5 miliardi di euro. Io credo che l'importanza del caso di Bussi sia come quella di tutti i casi che si verificano anche nel resto dell'Italia. Io ne ho uno nel mio territorio, il caso del sito di interesse nazionale della Caffaro di Brescia. Lungo tutto il territorio nazionale ci troviamo ad avere a che fare con le conseguenze di uno sfruttamento delle risorse naturali che puntava esclusivamente alla produttività delle imprese e non alla tutela del territorio.
  Quello che ci troviamo a dover fare oggi è riuscire a definire il reale stato del danno, individuare i colpevoli, che devono essere puniti e devono pagare, e soprattutto riuscire a trovare il miglior modo di agire per porre rimedio al danno causato. Il caso di Bussi, ma non solo questo, presenta secondo me una duplice sfida: la bonifica del territorio, in questo caso del polo chimico e di tutta l'area contaminata, quindi anche delle discariche citate prima, con le verifiche anche su quello che è il fondo (perché vi sono dei dubbi anche sulla reale natura dell'argilla che si trova sul fondo di una di queste discariche, che potrebbe fare arrivare il percolato fino alla falda); poi, la seconda grande sfida da affrontare è quella della riqualificazione industriale del polo produttivo, perché uno dei grandi obiettivi sarebbe anche quello di far ripartire un paese, una realtà di 2.800 abitanti che risulta avere il reddito pro-capite più basso d'Abruzzo. Quindi, oltre al danno ambientale, anche il danno economico deve essere colmato.
  Credo che questa sia una delle possibilità che ci troviamo di fronte, cioè il fatto di riuscire, con la collaborazione di tutti i diversi livelli istituzionali, a far diventare realtà dei laboratori per le bonifiche che riescano a mettere in campo modelli che possano essere applicati in tutto il territorio nazionale, e, perché no, anche a livello sovranazionale, quindi da esportare fuori dal nostro territorio.
  Per questo, sollecito anch'io l'istituzione di un tavolo tecnico per la risoluzione di questo problema, e ricordo che in uno degli ultimi provvedimenti di questa legislatura, nel decreto-legge «destinazione Italia», si sono apportate delle modifiche al Codice ambientale per cercare di facilitare il recupero dei siti di interesse nazionale.

  PRESIDENTE. È così esaurito lo svolgimento dell'interpellanza e delle interrogazioni all'ordine del giorno.
  Sospendiamo ora la seduta, che riprenderà alle ore 15 con il seguito della discussione del disegno di legge di ratifica ed esecuzione del Protocollo concernente le preoccupazioni del popolo irlandese relative al Trattato di Lisbona, fatto a Bruxelles il 13 giugno 2012.
  La seduta è sospesa.

  La seduta, sospesa alle 10,10 è ripresa alle 15.

Missioni.

  PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Boccia, Bonifazi, Capezzone, Pannarale, Portas, Rossomando e Vargiu sono in missione a decorrere dalla ripresa pomeridiana della seduta.
  I deputati in missione sono complessivamente novantaquattro, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell’allegato A al resoconto della seduta odierna.

Pag. 14

Seguito della discussione del disegno di legge: Ratifica ed esecuzione del Protocollo concernente le preoccupazioni del popolo irlandese relative al Trattato di Lisbona, fatto a Bruxelles il 13 giugno 2012 (A.C. 1619).

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del disegno di legge di ratifica n. 1619: Ratifica ed esecuzione del Protocollo concernente le preoccupazioni del popolo irlandese relative al Trattato di Lisbona, fatto a Bruxelles il 13 giugno 2012.
  Ricordo che, nella seduta del 31 marzo 2014, si è conclusa la discussione sulle linee generali e il rappresentante del Governo è intervenuto in sede di replica mentre il relatore vi ha rinunziato.
  La V Commissione (Bilancio) ha espresso il parere sul testo del provvedimento che è in distribuzione (Vedi l'allegato A – A.C 1619).

Preavviso di votazioni elettroniche (ore 15,05).

  PRESIDENTE. Dovremmo passare, a questo punto, all'esame degli articolo: poiché nel corso della seduta potranno aver luogo votazioni mediante procedimento elettronico, decorrono da questo momento i termini di preavviso di cinque e venti minuti previsti dall'articolo 49, comma 5, del Regolamento.
  Sospendo, pertanto, la seduta che riprenderà alle ore 15,25. La seduta è sospesa.

  La seduta, sospesa alle 15,05, è ripresa alle 15,25.

Si riprende la discussione del disegno di legge di ratifica n. 1619.

(Esame degli articoli – A.C. 1619)

  PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli articoli del disegno di legge di ratifica.
  Poiché non sono stati presentati emendamenti li porrò direttamente in votazione.
  Passiamo dunque all'esame dell'articolo 1 (Vedi l'allegato A – A.C. 1619), al quale non sono state presentate proposte emendative.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Rosato. Ne ha facoltà.

  ETTORE ROSATO. Signor Presidente, in questo momento importante per il nostro Paese, nel quale ci prepariamo ad avere la responsabilità della guida dell'Europa nel prossimo semestre, vorrei richiamare il fatto che questo Trattato è particolarmente rilevante sotto il profilo della costruzione di rapporti nuovi nell'Unione europea che sempre più rimarca la necessità di essere una comunità di popoli: non sia, pertanto, solo guidata da meccanismi burocratici, ma rappresenti veramente, nello spirito e nell'anima, le necessità di Paesi che vogliono condividere insieme il loro futuro, le loro ambizioni e le loro aspirazioni.
  Questo Trattato va in questa direzione, ossia quella di mettere in comunità preoccupazioni che riguardano l'Irlanda, ma che, nel corso di questi anni e di questi mesi, hanno attraversato anche l'Europa, dove, colpiti dalla crisi, abbiamo avuto la sensazione, spesso, della debolezza delle istituzioni europee, di fronte a situazioni con riferimento alle quali si richiedeva un intervento più forte delle autorità europee, che mettesse insieme, nella propria azione, non solo quella delle istituzioni europee, ma anche quella dei Governi.
  Penso che l'impostazione che questo nuovo Governo ha anche dato nella dimensione della politica europea e le relazioni che sono state costruite anche dal Premier Matteo Renzi nei suoi primi viaggi internazionali, tesi ad incontrare i presidenti di Germania, Francia e degli altri Paesi importanti negli equilibri europei, vadano proprio in questa direzione, nella direzione necessaria a costruire un'Europa diversa, rafforzando le sue istituzioni e Pag. 15contribuendo, in maniera rilevante, a far sì che queste istituzioni possano essere più adeguate a meccanismi, di tipo diverso, che siano attenti a costruire le condizioni, non solo per il rigore dei conti pubblici, ma anche per lo sviluppo delle fattispecie economiche, che questo continente, preso dalla competizione che i Paesi emergenti sempre di più lanciano, dovrebbe avere la capacità di dare.
  Quindi, in questo senso, anche la ratifica di questo Trattato, così come il lavoro preparatorio al semestre di presidenza europea, ci servono per costruire un'Europa nuova e più forte, ma anche per rafforzare le politiche europee ed italiane intese nell'ambito dello sviluppo economico della nostra economia (Vivi applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

  PRESIDENTE. Complimenti, onorevole Rosato, una popolarità straordinaria questa.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Sibilia. Ne ha facoltà.

  CARLO SIBILIA. Signor Presidente, avrei potuto rinunciare a quest'intervento per far fare un'altra figuraccia magari alla maggioranza, perché probabilmente avremmo votato senza avere il numero legale oppure con numeri bassissimi (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
  Faccio i complimenti, invece, al collega Rosato che è stato strepitoso: riuscire a parlare del nulla per fare rientrare i colleghi in tempo per votare è veramente una nota di merito ! Tra l'altro, ha fatto, per così dire, la solita prosopopea di parole vuote sull'Europa.
  Però io gli faccio i complimenti e, soprattutto, mi viene da pensare, se Rosato fosse deputato di un altro movimento, siccome è così bravo, pensate quante belle cose potrebbe fare nel MoVimento 5 Stelle, magari, se avesse la libertà giusta che gli venisse concessa dal suo partito (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). In realtà, mi dispiace che, naturalmente, non siamo riusciti ad entrare nel merito, perché questo Protocollo, che noi andiamo a votare, esprime i dubbi e le preoccupazioni sul trattato di Lisbona da parte del popolo irlandese; allora questo è un dettaglio non da poco signori, perché il Partito Democratico, il partito unico dell'euro, in realtà, è quello che, come sempre sta dicendo in tutte le trasmissioni, sarà prono ai dettami della Merkel e dell'Unione europea, quindi non cambierà nulla rispetto, ad esempio, a trattati come il Fiscal compact che ci costringerà a tagliare 50 miliardi di spesa pubblica, ma oggi votiamo a favore dei dubbi e delle preoccupazioni dal popolo irlandese. Allora, io mi chiedo, se loro sanno e capiscono che effettivamente in Europa ci sono dei problemi relativi all'Unione europea, per quale motivo anche loro non si schierano coerentemente contro questi trattati e contro il meccanismo europeo di stabilità, contro il Fiscal compact, trattati che loro stessi hanno votato (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) ?
  Questo è il vero dubbio che ci viene; oggi diamo la solidarietà ad un popolo, che è quello irlandese, che concede ai suoi cittadini dal 1972 ad oggi di effettuare ben 38 referendum sull'Unione europea, e noi italiani neanche uno siamo riusciti a farne (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle), perché, in realtà, noi accettiamo in maniera prona e disinvolta tutto ciò che ci viene proposto dall'Unione europea, tra parentesi, la Germania, diciamo la verità. In tutto questo c’è da notare, ad esempio, come abbiamo fatto una norma che è ancora più realista del re, ossia quella che all'articolo 3 del Fiscal compact ci dice che, preferibilmente, sarebbe stato opportuno introdurre il pareggio di bilancio in Costituzione, ma noi, proni alla troika, alla BCE e alla Commissione europea, abbiamo inserito questo articolo in Costituzione: il pareggio di bilancio in Costituzione. Uno scempio incredibile, la nostra Repubblica è fondata sul lavoro, non sul pareggio di bilancio (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle), cari colleghi del PD. Scusate per i «colleghi», scusate per la parola «PD», in realtà.Pag. 16
  Quindi, oggi finalmente abbiamo la possibilità di esprimerci in solidarietà con il popolo irlandese, che è stato devastato dalle misure di austerità, misure che hanno messo in ginocchio la piccola e media impresa irlandese, hanno distrutto le famiglie e hanno distrutto il lavoro in Irlanda. Quand’è che noi prenderemo il coraggio a due mani e, finalmente, anche noi andremo a cambiare queste cose ? L'unica forza politica in Italia e in Europa che, con forza, vuole cambiare questi trattati e far diventare un'Europa non più della finanza e delle banche ma dei cittadini, è l'Europa che vuole il MoVimento 5 Stelle, è quella che avremo il 25 e il 26 maggio dopo le elezioni europee (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Locatelli. Ne ha facoltà.

  PIA ELDA LOCATELLI. Signor Presidente, questo Protocollo sancisce il primato delle norme costituzionali irlandesi in materia di...

  PRESIDENTE. Onorevole Locatelli, scusi se la interrompo, noi stiamo in questo momento esaminando gli articoli, non siamo ancora al voto...

  PIA ELDA LOCATELLI. Pensavo di intervenire in dichiarazione di voto...

  PRESIDENTE. L'ho immaginato ! Lei vuole intervenire sull'articolo ?

  PIA ELDA LOCATELLI. No, vorrei parlare per dichiarazione di voto finale.

  PRESIDENTE. Allora dopo, grazie onorevole Locatelli.

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Avverto che è stata chiesta la votazione nominale mediante procedimento elettronico.
  Passiamo dunque ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 1.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Giorgis, Marantelli, Zardini, Civati... Abbiamo votato tutti ? Mi riferisco a coloro che sono in Aula... Buonanno, Baroni... Colleghi, vi prego di accelerare... Portas...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti e votanti  374   
   Maggioranza  188   
    Hanno votato  374.

  La Camera approva (Vedi votazioni).

  (I deputati Zampa, Rotta e Tripiedi hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole).

  Passiamo all'esame dell'articolo 2 (Vedi l'allegato A – A.C. 1619), al quale non sono state presentate proposte emendative.
  Passiamo dunque ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 2.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Onorevoli Tripiedi, Corda, Nicodemo, Cassano, Ventricelli...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:
   Presenti e votanti  393   
   Maggioranza  197   
    Hanno votato  393.

  La Camera approva (Vedi votazioni).

  Passiamo all'esame dell'articolo 3 (Vedi l'allegato A – A.C. 1619), al quale non sono state presentate proposte emendative.
  Passiamo dunque ai voti. Pag. 17
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 3.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Pisano, Di Gioia, Grillo...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:
   Presenti e votanti  398   
   Maggioranza  200   
    Hanno votato  398.

  La Camera approva (Vedi votazioni).

  (La deputata Malpezzi ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto favorevole).

(Dichiarazioni di voto finale – A.C. 1619)

  PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto finale.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Locatelli. Ne ha facoltà.

  PIA ELDA LOCATELLI. Signor Presidente, questo Protocollo sancisce il primato delle norme costituzionali irlandesi in materia di famiglia, diritto alla vita e diritto all'istruzione su quelle della Carta dei diritti fondamentali, che è parte del Trattato di Lisbona. Previene ogni intervento dell'Unione europea in materia di fiscalità e garantisce che non si condizioni né si pregiudichi la tradizionale politica di neutralità militare dell'Irlanda.
  Nella sostanza, il popolo irlandese ha considerato troppo invasivo il Trattato di Lisbona ed ha posto delle condizioni per la sua accettazione, condizioni da accettare per il «sì» nel referendum irlandese. Pur non potendo fare a meno di tenere conto dei timori di questo popolo, noi socialisti dichiariamo il nostro voto favorevole ma non possiamo non esprimere preoccupazione per il processo di integrazione europea che, ancora una volta, è frenato dai particolarismi degli Stati nazionali.
  Voglio ricordare il motto previsto dal Trattato costituzionale mai approvato e che, a mio parere, mantiene la sua validità e la sua bellezza. Dice: «Uniti nella diversità». Quel motto indicava chiaramente che l'Unione europea non significava perdita delle identità degli Stati nazionali, perché ciascuno con la propria storia, cultura, tradizioni, bellezze – e anche bruttezze – contribuisce all'Unione. Questi anni, al contrario, ci hanno mostrato che diversità e particolarismi sono prevalsi sul concetto di unità.

  PRESIDENTE. La prego di concludere.

  PIA ELDA LOCATELLI. Ho finito. Però, il risultato è sotto gli occhi di tutti. Abbiamo interrotto il processo di un'integrazione sempre più vicina a favore del metodo di coordinamento aperto. Vi è la moneta unica, considerata grande conquista e fatta propria solo da due terzi dei Paesi membri, mentre la disoccupazione è cresciuta. Dunque, in queste condizioni cresce la disaffezione e l'ostilità verso questa Unione.

  PRESIDENTE. Concluda !

  PIA ELDA LOCATELLI. Dobbiamo cambiare. È ora di cambiare rotta e di impegnarci a cambiare le nostre politiche, perché abbiamo bisogno di più Europa, non di meno Europa.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Fitzgerald Nissoli. Ne ha facoltà.

  FUCSIA FITZGERALD NISSOLI. Signor Presidente, onorevoli deputati, il gruppo Per l'Italia voterà favorevolmente la ratifica del Protocollo che l'Italia ha firmato il 16 maggio 2012, per dare una risposta positiva alle preoccupazioni espresse dal popolo irlandese in occasione della loro accoglienza con referendum del Trattato di Lisbona.
  Voglio ricordare che il Trattato di Lisbona è stato approvato dall'Irlanda a seguito del risultato positivo del referendum Pag. 18del 3 ottobre 2009, con il 20,5 per cento di irlandesi che cambiò opinione rispetto all'anno precedente, un consenso che raggiunse il 67,13 per cento e che portò l'Irlanda ad abbracciare l'Europa in maniera chiara ed evidente. In quella occasione l'opinione pubblica irlandese risentì sicuramente della necessità dell'utilità di beneficiare del supporto dell'Unione nella strategia di ripresa economica, pur manifestando le sue preoccupazioni sui valori. Allora, da Dublino arrivò un messaggio di speranza verso il futuro dell'Unione. Oggi dobbiamo cogliere l'occasione della ratifica di questo Protocollo per fare in modo che si possa rilanciare la fiducia nell'Unione europea, alla vigilia delle elezioni che rinnoveranno il Parlamento europeo, e lavorare per costruire delle istituzioni al servizio dei cittadini europei e, allo stesso tempo, costruire un soggetto forte e unitario sulla scena mondiale. Allo stesso tempo, il richiamo a determinati valori molto sentiti da una comunità, così come espressi dal Protocollo in questione, rilancia la necessità di un accorciamento delle distanze tra i cittadini e le istituzioni dell'Unione europea, in modo da aumentare la fiducia in essa, visto che la sfiducia nell'Europa non dipende da un'ostilità preconcetta.
  Il nostro voto oggi sarà favorevole, perché questa ratifica va nella giusta direzione del rafforzamento e non dell'indebolimento dell'Unione, perché è un passo avanti verso l'Europa dei popoli. Lo sappiamo: gran parte dei sentimenti antieuropei, alcuni comprensibili ma figli di una lettura dell'Europa senza memoria, senza realismo, a volte senza scrupolo e sempre senza visione, si basano su questioni economiche. Nascono dalla crisi economica e sociale e, in qualche misura, hanno sempre a che fare con il timore del danno economico. Sono spesso, questi timori e questi sentimenti, anche infondati, perché senza l'Unione europea questa crisi, la più grave crisi finanziaria, economica e sociale da un secolo, più grave di quella di Wall Street del 1929, avrebbe lasciato sul campo molte più vittime.
  L'uscita dall'euro e l'annullamento unilaterale del debito porterebbe all'azzeramento di molti servizi pubblici e al disastro sociale non per i ricchi, ma per chi sta peggio. Quella crisi che dopo il 1929, meno grave di quella di questi ultimi anni, portò ai fascismi, al nazismo e alla Seconda guerra mondiale. L'Unione europea – lo ricordo anche alle giovani generazioni, quella dei miei figli – con la sua esistenza ha impedito tutto questo. Questa ratifica dice che dobbiamo rispettare profondamente in Europa e in Irlanda i diritti della persona e risponde a questa preoccupazione.
  Non tutto ciò che ci arriva dall'Europa è un obbligo se va contro il diritto naturale e la Costituzione. Il diritto naturale e le Costituzioni contano, i popoli contano, noi ratifichiamo questo, oggi. Voglio solo fare un esempio: nei giorni scorsi, nel nostro Paese si sono create divisioni sulla strategia contro la discriminazione. Un manuale diffuso nelle scuole italiane ha sollevato con le sue definizioni forti resistenze da parte delle famiglie. Far passare come un obbligo che deriva dalla nostra adesione all'Europa questa strategia semplificatrice, che complica le idee e la vita di tanti, in Irlanda non si sarebbe nemmeno posto. L'Irlanda chiede che si faccia un esplicito riconoscimento del diritto naturale, un diritto naturale che sostiene una serie di diritti non scritti nelle leggi e che tuttavia, per la stessa Corte costituzionale irlandese, più volte sono stati richiamati e indicati come tra i più ovvi e importanti diritti personali.
  Il diritto naturale l'Irlanda lo richiama con forza quando, per esempio, sostiene che lo Stato riconosce il diritto alla vita del nascituro, che non vuol dire che lo Stato non abbia la responsabilità di tutelare la salute e le donne. Lo richiama quando sostiene che lo Stato riconosce la famiglia come gruppo naturale primario e fondamentale della società e come istituzione morale che possiede diritti inalienabili, che precedono e stanno sopra e prima di ogni legge positiva e che lo Stato ha solo il compito di riconoscere come fa la nostra Costituzione.Pag. 19
  Giorgio La Pira si batté per questo quando si discusse qui in Parlamento dell'articolo 3. Lo Stato riconosce diritti che stanno prima dello Stato stesso. Per questo, lo Stato irlandese riconosce la famiglia e per questo riconosce il ruolo educativo della famiglia, l'articolo 42 della Costituzione irlandese, come luogo naturale dell'educazione del bambino che garantisce ai genitori il diritto di provvedere secondo i propri mezzi all'educazione morale, religiosa, intellettuale, fisica e sociale dei loro figli.
  Questa ratifica fa bene all'Europa, l'Europa dei popoli e non solo economica e tecnocratica. È un modo di rispettare i sentimenti dei popoli e di costruire un'Europa più unita perché plurale e senza forzature, che generano sentimenti antieuropeisti. Per questo, convintamente voteremo a favore di questa ratifica.

  PRESIDENTE. Saluto gli alunni e i docenti dell'Istituto tecnico commerciale Cesare Battisti, di Fano, che stanno assistendo ai nostri lavori dalle tribune (Applausi).
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Prataviera. Ne ha facoltà.

  EMANUELE PRATAVIERA. Signor Presidente, onorevoli colleghi, stiamo oggi ratificando un atto unico nel suo genere e niente affatto banale, anche se potrebbe apparire così agli occhi di tanti e soprattutto dai discorsi retorici che siamo oramai abituati ad ascoltare in quest'Aula.
  La lettura dei contenuti del Protocollo evidenzia una serie di precisazioni riguardo a ciò che il Trattato di Lisbona e la Carta dei diritti che esso incorpora non hanno il potere di fare in Irlanda, e cioè violare i principi valoriali, morali e anche civili e politici che la Costituzione irlandese garantisce. L'affermazione dovrebbe risultare sorprendente, eppure nessuno si stupisce. Il Trattato di Lisbona, con il resto del diritto comunitario, dovrebbe trovare la sua ragion d'essere nella capacità di garantire più diritti e di tutelare meglio i valori fondanti dell'identità europea, di cui Irlanda ha pieno titolo. Assistiamo invece al paradosso per cui una nazione come quella irlandese deve ottenere un protocollo scritto di garanzie dalla governance comunitaria per tutelarsi da un diritto comunitario. Forse solo il popolo irlandese avverte queste minacce ? E forse questa necessità di tutela dall'Europa è espressa solo dal popolo irlandese ? No, assolutamente no.
  Ma il punto è un altro: è il fatto che solo i cittadini irlandesi hanno avuto la possibilità di esprimersi sulla questione; gli altri non hanno avuto questo privilegio. A noi, ad esempio, non è stato possibile e, visti i risultati, è comprensibile, anche se inaccettabile, che i costruttori del Leviatano europeo, chiusi dentro le stanze vetrate di Bruxelles, si guardino bene dal sottoporre alla volontà popolare le decisioni chiave della costruzione dell'Unione. Infallibilmente, infatti, ogni volta che si è sottoposto a referendum un Trattato europeo, la risposta negativa dei cittadini è stata chiarissima.
  Lo stesso Trattato di Lisbona, elaborato nel dicembre 2007, è in realtà il Trattato di un ripiego, dopo che il progetto di una Costituzione per l'Europa, che conteneva la stessa Carta dei diritti e gran parte dei contenuti del Trattato poi approvato, si è infranto clamorosamente sugli scogli dei referendum popolari in Francia e in Olanda, nel 2005.
  La declassificazione da Costituzione a Trattato, appunto, al Trattato di Lisbona, non ha avuto altra ragione che quella di classificare il testo ad un livello meno importante, per evitare di dover indire nuovi referendum dall'esito contrario oramai scontato. Quello di Lisbona, come quelli che lo hanno preceduto, sono Trattati di portata dirompente per la vita concreta, la vita quotidiana di ogni cittadino dell'Unione, invasivi nella vita familiare e personale, ma sono stati decisi, negoziati e contrattati senza che il popolo fosse coinvolto e senza nemmeno che il popolo se ne accorgesse: e poi, oggi, ci chiediamo perché vi sia tutta questa disaffezione nei confronti dell'Unione europea ! Sono stati bocciati dal popolo, ma Pag. 20sono stati comunque imposti ad esso, con l'inganno di riproporre, sotto diverse spoglie, un testo molto simile a quello bocciato. Difficile credere, in queste circostanze, che essi possano fare del bene a quello stesso popolo.
  All'indomani della bocciatura della Costituzione europea, nel 2005, tutti gli analisti – ripeto, tutti gli analisti – hanno detto a gran voce quello che noi leghisti ripetiamo da sempre: la gente non ama e non vuole questa Unione europea e, ribadisco e sottolineo, questa impostazione dell'Unione europea. Vuole qualcos'altro !
  Sono passati oramai quasi dieci anni: nel frattempo, vi è stato un solo nuovo referendum, quello con il quale gli irlandesi hanno bocciato il Trattato di Lisbona, che stiamo, appunto, discutendo oggi, mentre altri Stati sono divenuti membri dell'Unione europea, come la Croazia. Sono stati approvati altri due Trattati, come il fiscal compact e l'ESM, di portata dirompente. Si è parlato e si sono scritti fiumi di parole su una necessità di riforma in senso democratico della costruzione comunitaria, ma nulla è cambiato, se non in peggio, ovviamente. Stando agli ultimi Trattati e leggendo gli articoli sul board dei governatori del Fondo salva-Stati, si ha l'impressione che la strada intrapresa dall'Europa sia ancor più in direzione opposta a quella del confronto con il popolo: sempre più accentramento e sempre meno controllo da parte dei popoli europei, dei cittadini, delle famiglie, di chi fa impresa, di chi vuole continuare a vivere in questo contesto.
  A ben guardare, anche questo Protocollo è, di fatto, una forzatura – sì, una forzatura – perché non si può chiamare consenso il 60 per cento del 20 per cento degli irlandesi che si sono recati alle urne, perché si tratta del 13 per cento di consenso, a conti fatti. Questo è, di fatto, un appiglio per poter ripetere il referendum e ottenere un esito positivo: quello che è avvenuto, appunto, nel 2008. Probabilmente, avrebbero fatto rivotare gli irlandesi all'infinito, finché la risposta non fosse stata quella che volevano a Bruxelles, cioè «sì».
  Mentre l'Europa prosegue nel suo percorso tecnocratico e assolutamente autoreferenziale, cresce ovunque il desidero dei popoli di esprimersi, e non solo di ribellarsi ad un sistema di Europa economica che ha acuito, anziché alleviare, la crisi economica, come molti hanno cercato di leggere, banalmente, nelle scelte di voto più recenti in alcuni Paesi europei. Li chiamano populismi.
  La richiesta di avere voce e di farsi artefici nel contesto politico e istituzionale di cui fanno parte nasce dai popoli, in Scozia come in Catalogna, ma anche nel mio Veneto, nel nostro Veneto, in virtù di una spinta antica, con radici molto profonde; radici che la cultura massimalista vuole cancellare, vuole assottigliare, radici che vogliono contrastare le istituzioni illegittime per una collocazione che né gli Stati tradizionali né l'Europa hanno mai voluto accogliere. È il popolo che legittima le istituzioni, colleghi, perché il potere è del popolo, appartiene al popolo. Me lo hanno insegnato e ce lo hanno insegnato fin dalla prima elementare.
  Un amministratore della cosa pubblica che si permette il lusso di decidere per tutti prima o poi verrà rovesciato. Un'Europa che ha paura del popolo, che ha paura della democrazia non può essere l'Europa in cui noi ci riconosciamo ed è un'Europa che noi vogliamo combattere a testa alta e fieri della nostra posizione. Un'Europa che costringe le famiglie e le aziende a non credere più nel futuro, usando la potente arma della moneta unica, è un'istituzione che crea disordine e disobbedienza, che crea invidia e rivalità. È un progetto destinato a creare conflitti sociali, anziché preservare la pace e la convivenza sociale e civile tra i popoli, motivo per cui è nata la Comunità europea. Attenzione, la convivenza tra i popoli che compongono l'Unione europea, non gli Stati. Ho detto i popoli che compongono l'Unione europea, non gli Stati, perché ad avere paura dell'invadenza dell'Europa sui principi valoriali, morali, ma anche civili e politici sono stati i cittadini irlandesi, è stato, quindi, il popolo.Pag. 21
  Sono, quindi, i cittadini e le famiglie che compongono l'Europa, non gli Stati che vogliono cambiare l'Europa, perché l'Europa appartiene ai cittadini e alle famiglie che, oltre a pagare le tasse, pagano anche il prezzo della propria vita e delle proprie passioni (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Andrea Romano. Ne ha facoltà.

  ANDREA ROMANO. Signor Presidente, noi di Scelta Civica esprimeremo un voto favorevole su questo provvedimento, non solo perché esso rappresenta un atto, in un certo senso, dovuto a livello internazionale, ma anche perché il Protocollo che discutiamo oggi costituisce – secondo noi – una risposta realistica alla crisi di fiducia che a lungo in molti, in Europa e in Italia, si sono illusi di poter rinviare definitivamente.
  Si tratta anche – a nostro avviso – di una soluzione che rinvia a un quadro europeo di coesione istituzionale, ma è anche in grado di valorizzare le culture dei Paesi membri, come – nel caso specifico – la cultura del Paese dell'Irlanda, rispettando, quindi, le sensibilità di ciascun popolo europeo e ribadendo, quindi, la natura pluralistica dell'ordinamento giuridico europeo. Natura pluralistica che è il tratto distintivo della civiltà europea sul piano culturale e linguistico, ma anche sul piano giuridico e, quindi, comunitario, anche secondo il fondamentale principio di sussidiarietà.
  D'altra parte, l'idea di un'Europa matrigna e autoritaria – lo abbiamo sentito anche poco fa negli interventi di alcuni colleghi –, che impone con la forza le sue leggi e i suoi ordinamenti, è una caricatura, per carità, legittima, ma è una caricatura che non corrisponde a quella che è stata non solo la realtà del percorso comunitario negli ultimi decenni, ma anche la realtà secolare del nostro continente.
  Natura pluralistica che è alla base del percorso comunitario, che noi siamo orgogliosi di difendere e che è anche il principio che ispira il Protocollo che discutiamo e votiamo oggi. D'altra parte, il riconoscimento del pluralismo non è un elemento di debolezza dell'Unione europea, ma anzi è un segno distintivo della sua forza, di una forza che non consiste nell'imposizione per l'appunto di un unico modello, ma nel riconoscimento di un sistema in cui i diritti fondamentali delle persone vengono garantiti e al tempo stesso coniugati con le tradizioni e con i sistemi giuridici locali.
  Il provvedimento – come sappiamo – sottolinea l'esigenza di ascoltare un'opinione pubblica, come quella irlandese, soprattutto sui temi più sensibili legati all'integrazione europea. Nella discussione sulle linee generali il Governo, per bocca del sottosegretario Gozi, e anche il Parlamento hanno già ricordato di disporre degli strumenti per incentivare il dibattito nella direzione dell'ascolto nei confronti della società civile. Se ci impegniamo, infatti, ad attuare insieme e pienamente la legge n. 234 del 2012, ovvero le norme generali sulla partecipazione dell'Italia alla formazione e all'attuazione della normativa e delle politiche sull'Unione europea – una legge che è stata concepita in questa Camera, che è stata voluta nella passata legislatura da tutti i gruppi politici e che dà un ampio spazio al dialogo con la società civile, al dialogo con le regioni e al dialogo con gli enti locali, al ruolo del Parlamento nell'orientamento della politica europea dell'Italia e, quindi, del Governo –, credo che anche da questo punto di vista daremo un contributo importante ad aumentare la consapevolezza del tema europeo nella nostra opinione pubblica e, quindi, anche la partecipazione democratica del nostro Paese alle questioni europee.
  D'altra parte, dobbiamo ricordare anche in questa occasione che il progetto comunitario ha una valenza essenzialmente politica e non burocratica, essendo nato da una scelta libera dei popoli europei dopo il secondo conflitto mondiale.
  Popoli europei che, guardando oltre i propri confini, hanno creato, nel corso dei Pag. 22decenni, un ordinamento che è ispirato ai valori della pace e della tolleranza e che è un esempio per tutto il pianeta.
  L'Italia, attualmente Paese fondatore dell'Unione, deve farsi portatrice di questo processo anche nei passaggi più difficili, stando attenti, come siamo, a rispettare il nucleo fondante dello stesso concetto di Europa comunitaria.
  Per queste ragioni – voglio approfittare di questa occasione – è auspicabile che il prossimo semestre, l'imminente semestre di Presidenza italiana dell'Unione, possa rappresentare, anche attraverso un'adeguata informazione e partecipazione dell'opinione pubblica, l'occasione per una riflessione approfondita sul concetto di identità comune europea, basata quindi sul principio della pluralità e della sussidiarietà dei popoli, al fine naturalmente di una sempre maggiore integrazione.
  Il protocollo che oggi votiamo è già stato ratificato da ben 25 Paesi. Noi siamo in ritardo anche su questo. Un simile ritardo italiano nell'adeguarsi anche a questo provvedimento non costituisce, a nostro parere, il modo migliore per acquistare quella credibilità e quell'influenza a livello europeo che l'Italia acquisterà soltanto se saprà fare bene e meglio dei suoi partner europei.
  L'occasione quindi del semestre di presidenza, così come l'occasione delle elezioni europee e quindi la consapevolezza che deve ancora aumentare, in Italia, sulla centralità della costruzione comunitaria in Italia e nelle Aule parlamentari, mi sia permesso di dire, spero quindi che ci spinga, nel futuro, ad agire in maniera più rapida ed efficace anche nell'approvazione di tutti i passi comunitari che vengono chiesti al nostro Paese (Applausi dei deputati del gruppo Scelta Civica per l'Italia).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Tancredi. Ne ha facoltà.

  PAOLO TANCREDI. Signor Presidente, credo sia un peccato che il Parlamento italiano possa affrontare con un po’ di superficialità, qualche luogo comune e comunque molta fretta, un passaggio di questo tipo, Presidente, che è un passaggio importante, forse unico. Un atto unico e non banale lo ha definito il collega Prataviera; sono completamente d'accordo, anche se non condivido le conclusioni ed i giudizi che dà lui sul Trattato di Lisbona. È l'atto finale di una vera e propria procedura formale di modifica del Trattato, procedura formale avviata a seguito della bocciatura di un referendum, nel 2008, quindi di una espressione popolare riguardo ad un percorso, come quello del Trattato di Lisbona, che aveva invece l'intenzione di riportare, rispetto alla sovranità popolare...

  PRESIDENTE. Colleghi !

  PAOLO TANCREDI. ...e al coinvolgimento dei Parlamenti, aveva proprio l'obiettivo opposto, quello di ridare protagonismo ai Parlamenti, ai cittadini e ai popoli dei Paesi dell'Unione europea.
  E infatti, il Trattato in sé si occupa appunto di questo. Ripeto, non è importante il suo valore sostanziale, ma credo di più il suo valore formale: lo spazio di libertà, sicurezza e giustizia del popolo irlandese. Dovremmo fare una riflessione anche rispetto al nostro approccio e al nostro rapporto con le istituzioni delle Unioni rispetto all'istituzione europea.
  Certo, si è già detto: la legge 234 del 2012 ha fatto un passaggio fondamentale in questo, ha dato uno strumento al Parlamento, alle istituzioni, agli enti locali, ai popoli, al popolo italiano per intervenire sui meccanismi di formazione delle decisioni a livello europeo. Ma è ancora poco, Presidente. Così come sono ancora poco le modifiche e le innovazioni introdotte nel Trattato di Lisbona, modifiche ed integrazioni, alcune, che applicheremo nella prossima elezione del Parlamento europeo. Ma, ripeto, è ancora poco rispetto ad un reale coinvolgimento democratico.
  L'adozione del Protocollo, che sarà allegato al Trattato sull'Unione europea una volta ratificato da tutti gli Stati membri, era stata decisa dai Capi di Stato e di Governo dei 27 Stati membri dell'Unione Pag. 23riuniti in sede di Consiglio europeo il 18 e il 19 giugno 2009, come ho detto un anno prima, a seguito della bocciatura del testo del Trattato di Lisbona, giudicato dal corpo elettorale irlandese troppo invasivo per molti motivi. L'adozione di tale decisione sulle preoccupazioni del popolo irlandese ha, quindi, agevolato l'approvazione, in una nuova consultazione referendaria svoltasi il 2 ottobre 2009, del Trattato di Lisbona da parte irlandese. Con l'adesione della Croazia all'UE, un'apposita Conferenza intergovernativa ha predisposto il testo del Protocollo previsto dalla decisione del giugno 2009 e sottoscritto da tutti gli Stati membri il 13 giugno 2012 a Bruxelles. Tale vicenda ha costituito un punto di svolta sotto il profilo politico, istituzionale, culturale e di governo, evidenziando chiaramente un cambiamento di clima nell'opinione pubblica europea circa il sostegno ai processi di integrazione europea. Sono stati ricordati gli altri fallimenti precedenti e passati rispetto a consultazioni popolari. Questione che assume oggi contorni inquietanti con l'avvento in numerosi Paesi, compresa l'Italia, di movimenti di chiaro sapore populista che vedono nel progetto europeo la causa di tutti i mali.
  La soluzione sottesa al Protocollo costituisce una risposta realistica, anche se evidentemente parziale, come ho detto, a tale crisi di fiducia che postula, tuttavia, un radicale mutamento nell'approccio sinora seguito nella costituzione europea. Vi è una sfiducia dei cittadini verso la costruzione europea che trova, infatti, il suo principale fondamento nella palese inadeguatezza delle risposte dell'Unione a fronte di questioni globali, quali la crisi economica o i flussi migratori. Per superare questa grave fase critica occorre, quindi, aprire una fase nuova della costruzione europea che, superando i nazionalismi e le esigenze di politica interna dei singoli Stati membri, abbia come obiettivo il completamento dell'unione economica e soprattutto la realizzazione di una vera e compiuta unione politica. Solo un'Unione dotata di un governo economico, di un'autonoma capacità fiscale, di una reale politica estera e di politiche comuni efficaci negli altri settori chiave può rispondere alle aspettative dei nostri cittadini e giocare un ruolo a livello globale. La prossima legislatura europea dovrà essere chiaramente percepita dai cittadini, speriamo anche nella campagna elettorale per le elezioni europee, come legislatura costituente, volta ad avviare un processo di riforma dell'Unione in senso federale e democratico, con il pieno coinvolgimento dei Parlamenti. L'obiettivo dell'integrazione politica in senso federale sarà, pertanto, uno dei pilastri del semestre di Presidenza del Consiglio che l'Italia assumerà nella seconda metà del 2014. Presidente, noi, al contrario di quanto è stato detto da molti gruppi, anche in questa circostanza, pensiamo che l'Unione europea sia invece la soluzione per ridare credibilità alla rappresentanza e ridare sovranità al popolo. Per questi motivi, il Nuovo Centrodestra voterà a favore del Protocollo (Applausi dei deputati del gruppo Nuovo Centrodestra).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Scotto. Ne ha facoltà.

  ARTURO SCOTTO. Signor Presidente, ho ascoltato con grande attenzione questo dibattito e penso che dobbiamo evitare di affrontare questa ratifica come un fatto rituale perché quello che può apparire un Protocollo – tale è – sulle preoccupazioni del popolo irlandese relative al Trattato di Lisbona, in realtà nasconde una serie di elementi di arretramento e di battuta di arresto dentro il processo di costruzione politica dell'Europa che vanno analizzati seriamente, non soltanto perché di fronte a noi ci sono appuntamenti importanti quali le prossime elezioni al Parlamento europeo del 25 maggio, ma perché questo Protocollo inserisce...

  PRESIDENTE. Mi scusi, onorevole Scotto. Onorevole Bianconi...

  ARTURO SCOTTO. ...alcune «zeppe» dentro il Trattato di Lisbona che possono Pag. 24rappresentare dei precedenti preoccupanti sulla strada di chi vuole un'Europa laica, multiculturale e cosmopolita.
  Attenzione, lo dico con rispetto ai colleghi del MoVimento 5 Stelle e della Lega: questo referendum non è una vittoria di chi vuole cambiare l'Europa del fiscal compact. Questo referendum è una sconfitta per chi immagina l'Europa come uno spazio denso di diritti. Andiamo a guardare quello che c’è scritto dentro il Protocollo. Leggiamo attentamente l'articolo 40 e l'articolo 41 e vediamo cosa significa in termini di politiche della famiglia e di politiche di autodeterminazione delle donne e del loro diritto di libertà. Basti pensare che all'interno dell'articolo 41 c’è il riconoscimento costituzionale della famiglia naturale e all'interno dell'articolo 40 il grande tema del diritto del nascituro e, quindi, di una legislazione quale quella irlandese che rifiuta il diritto all'aborto.
  Allora, se questi sono i temi, noi dobbiamo guardare con grande preoccupazione, pur sapendo che è necessario tenere agganciato il popolo irlandese all'Unione europea ed è giusto dunque approvare questa ratifica. Ma guardarla come un grande successo e un grande risultato sarebbe un elemento, a mio avviso, di miopia politica e non parlerebbe, invece, alle grandi questioni che oggi attraversano l'Europa e interrogano la prossima legislatura e interrogano la necessità di accelerare un processo costituente e la necessità di dare vita davvero e definitivamente ad una Costituzione europea fondata sulla difesa e la tutela del modello sociale europeo, ma anche sulla difesa e la tutela dei cardini principali del diritto costituzionale che l'Europa ha sempre avuto parlando sempre di diritti civili, di diritti dei più deboli, dei più fragili. Io penso che su questo terreno bisognerà fare, prima o poi, una chiarezza maggiore, più di fondo.
  Noi che scommettiamo tutto su un processo federalista, noi che siamo il Paese che ha scritto quelle pagine magnifiche del Manifesto di Ventotene e siamo il Paese che ha sempre e dovrà sempre investire di più dentro un processo di unificazione dell'Europa, della costruzione di uno spazio politico europeo, dobbiamo sapere che queste battute d'arresto sono pericolose anche perché, nel corso degli ultimi anni, l'Europa ha avuto un altro volto ed ha avuto il volto del fiscal compact ed ha avuto il volto delle politiche del rigore senza equità, di un’austerity che ha cancellato i diritti del lavoro e i diritti delle persone, di un'Europa che con la Cancelliera Merkel, due giorni fa, si reca ad Atene e dice: la cura della troika ha funzionato, e quindi Atene è in grado di nuovo di stare sui mercati. Tuttavia si dimentica i dati impietosi della vita quotidiana delle persone, che ci parlano del 32 per cento della disoccupazione in quel Paese e di un bambino su due che soffre di denutrizione e non fa tre pasti al giorno.
  Quale è l'Europa che dobbiamo costruire ? E, dentro questo quadro, quale nuova cittadinanza del futuro siamo in grado di garantire ai giovani, a quella generazione Erasmus che vede l'Erasmus ridotto, a quella generazione della Garanzia giovani, che ha bisogno di investimenti più strutturali e duraturi, che mettano da parte il principio della precarietà e diano lo spazio di un lavoro duraturo e denso di diritti, a quell'Europa della ricerca e dell'innovazione che ha vissuto in questa Commissione europea, a guida conservatrice di Barroso, tagli enormi che hanno messo in ginocchio l'idea stessa dell'Europa, quella sì contenuta nel processo di Lisbona, come prima potenza culturale e del sapere del mondo ?
  L'Europa del salario minimo, l'Europa del reddito di cittadinanza e anche l'Europa che riesce a costruirsi una sua soggettività politica, anche dentro un passaggio delicatissimo, come quello che stiamo vivendo alla frontiera Ucraina, e propone una propria autonoma iniziativa per risolvere quel conflitto e per attutire i rischi di venti di guerra che riprendono a spirare alle porte del nostro continente.
  Due giorni fa, il Presidente della Repubblica, parlando ad una nota trasmissione televisiva, dell'Europa citava una frase lapidaria, molto famosa, di Henry Kissinger, quando parlava dell'Europa e Pag. 25diceva: è un bel progetto, ma non se ne conosce il numero telefonico; e, quindi, non sappiamo chi chiamare, non abbiamo ancora la percezione esatta di un interlocutore stabile, affidabile, in grado di decidere, in grado di poter avere un mandato sulle questioni principali.
  Noi pensiamo che bisogna lavorare in questa direzione, restituire una soggettività politica all'Europa, riuscire a darle un segno distintivo, in un mondo che rischia di rinchiudersi dentro vecchi recinti; in un'Europa assalita da populismi, che vogliono le piccole patrie, ricostruiscono una mitologia dello spazio ristretto fondato sul Volk, sull'etnia, su un'idea del Governo del basso contro l'alto, contro le burocrazie e contro le tecnocrazie, che rischia però di lasciare per strada una parola che è fondamentale e che non è negoziabile: la parola democrazia (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà).

  PRESIDENTE. Constato l'assenza dell'onorevole Ravetto, che aveva chiesto di parlare per dichiarazione di voto: s'intende che vi abbia rinunziato.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Grande...

  GUGLIELMO PICCHI. Signor Presidente, intervengo io in dichiarazione di voto !

  PRESIDENTE. Onorevole Picchi, non è che noi abbiamo il sesto senso. Se qualcuno non ce lo comunica...

  GUGLIELMO PICCHI. L'onorevole Ravetto l'ha comunicato alla Presidenza.

  PRESIDENTE. Bene. Prego, onorevole Picchi. Ne ha facoltà.

  GUGLIELMO PICCHI. Signor Presidente, chiedo scusa, ma l'onorevole Ravetto...

  PRESIDENTE. È colpa del Presidente, non si preoccupi. È colpa mia. Prego.

  GUGLIELMO PICCHI. Grazie, Presidente. Questo Protocollo, dal titolo curioso che fa quasi sorridere, concernente le preoccupazioni del popolo irlandese, pone in realtà una serie di problemi politici molto, molto, molto rilevanti. Innanzitutto ricordiamo che il popolo irlandese aveva bocciato il Trattato di Lisbona e, quindi, questa è stata una risposta per continuare il processo di inclusione europeo.
  Ricordiamo a tutti che questo Protocollo è parte integrante – sebbene nasca nella forma di una serie di Trattati multilaterali con la Repubblica d'Irlanda –, fa parte del Trattato sul funzionamento dell'Unione europea e del Trattato sull'Unione europea e pone il primato della Costituzione irlandese su una serie di materie estremamente delicate, come il diritto di famiglia, il diritto alla vita, il diritto di istruzione e, non meno importante, il diritto alla neutralità della Repubblica d'Irlanda. Infine – altro articolo estremamente importante –, fa sì che vengano fatte salve tutte le previsioni sulla fiscalità, ossia che ogni Paese possa continuare a mantenere la propria potestà fiscale. In questo modo, si è posto un problema serio circa il processo di integrazione europea, un forte rallentamento di integrazione europea. È un Trattato che fa salvo sicuramente tutto ciò che gli irlandesi avevano come preoccupazione – rifiutando con quel famoso referendum il Trattato di Lisbona – e il Protocollo è una soluzione che valorizza le specificità e le culture di Paesi membri – in questo caso dell'Irlanda –, rispettandone le sensibilità e rispondendo a legittime preoccupazioni; tuttavia, pone il problema politico di stare in modi diversi in Europa.
  L'Italia ha aderito, sin dall'inizio, al progetto europeo «senza se e senza ma», vedendo come finalità sempre gli Stati uniti d'Europa e poi, oggi, invece, ci troviamo a ratificare un Protocollo che autorizza gli irlandesi ad avere condizioni diverse rispetto agli altri Paesi membri.
  Seppure, quindi, siamo assolutamente favorevoli a questo Protocollo perché permette che gli irlandesi rimangano attaccati al carro dell'Europa e che in qualche Pag. 26modo si possa proseguire sull'integrazione europea, però si pone un problema serio, che credo sia una priorità per il nostro Governo, in occasione del semestre europeo che andrà a guidare dal 1o luglio, ossia dobbiamo ripensare il modo di stare in Europa e quali strumenti il nostro Paese debba avere per far sì che la nostra partecipazione all'Europa possa essere a pieno titolo e salvaguardi i nostri interessi.
  Pertanto, confermo il voto favorevole di Forza Italia alla ratifica di questo Protocollo, ma il monito al Governo deve essere forte per ripensare l'attuale Unione europea e far sì che tutti coloro che partecipano a questa Europa possano sentirsi cittadini di pieno diritto e non vittime di una macchina burocratica che penalizza molti dei popoli europei, come è stato nell'ultimo periodo.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Grande. Ne ha facoltà.

  MARTA GRANDE. Signor Presidente, oggi stiamo per votare il Protocollo concernente le preoccupazioni del popolo irlandese relative al Trattato di Lisbona, un documento che può apparire distante dal nostro Paese, dalle nostre preoccupazioni e dalle nostre necessità. In realtà, questo Protocollo è molto più vicino di quanto si possa pensare. Questo documento non poteva non incontrare il favore del nostro movimento perché difende, di fatto, alcune delle peculiarità, delle caratteristiche proprie che sono parte irrinunciabile del sentire nazionale e che caratterizzano marcatamente la storia, la cultura e la tradizione irlandese.
  Con l'articolo 1 si stabilisce che nessuna disposizione del Trattato di Lisbona possa pregiudicare l'ambito e l'applicabilità della tutela del diritto alla vita, della protezione della famiglia e i diritti di istruzione presenti nella Costituzione irlandese. Allo stesso modo, i seguenti articoli vogliono tutelare la sovranità fiscale di tutti gli Stati membri dell'Unione europea così come quella di azione in materia di politica di difesa e sicurezza. Inoltre, il Protocollo ricorda come l'Irlanda sia, come del resto è nel suo più pieno diritto, solitamente mossa da una politica di neutralità e come intenda riaffermare, muovendo proprio da questo stesso Protocollo, la propria autonomia politica e con essa, vogliamo sperare, quella di tutti gli altri Stati membri.
  Se, da un lato, questo atto pone le basi per una sana divergenza di vedute in materia di politica di difesa comune, dall'altro, proprio in questo momento particolare, vuole creare le condizioni per innescare quel cambiamento che è auspicato da gran parte dell'Unione europea, ovvero il rispetto per le diversità economiche, culturali e sociali europee e la tutela di ogni differente sensibilità e tradizione nazionale.
  Siamo voluti partire dall'assunto che le criticità poste in essere dal popolo irlandese e le conseguenti richieste da esso formulate, ponendo finalmente l'accento sul dibattito paneuropeo relativamente alla rinegoziazione di molti ambiti strategici, meritino la più piena legittimazione. Non possiamo, infatti, più illuderci che sia sufficiente tenere in piedi una comune e purtroppo anche assai traballante politica estera o di difesa autocondannandoci all'immobilismo, restando fermi nella convinzione di aver contribuito alla costituzione di un solido ed efficiente strumento governativo.
  Serve piuttosto, capitalizzando ai massimi termini, questa fase di grande revisione politico-culturale. Dobbiamo stabilire una linea strategica che sia davvero comune e inclusiva e che sappia sinceramente partire dal basso, senza ricorrere con miope insistenza al troppo spesso sterile strumento del trattato o del vincolo. Strumenti che, quantunque utili e democratici, non possono non risultare, alla luce di questa fondamentale fase storica, un mero e per giunta assai debole palliativo per contrastare i mali che affliggono l'Unione europea, impedendogli di compiere quel lungo passo in avanti di cui necessita, con palese evidenza agli occhi del mondo intero, ormai da troppo tempo.Pag. 27
  Puntare i piedi, rigettare ciecamente le opportunità che un popolo sa e vuole ricavarsi, rigettando dei vincoli politici e legislativi che troppo spesso intrappolano le capacità dei singoli, oggi delegittima il concetto e il senso stesso di democrazia, di spinta dal basso, di partecipazione.
  Ecco il senso di questo voto, dunque: rammentare al mondo che l'Europa non deve trasformarsi in qualcosa di diverso ma semplicemente deve autolegittimarsi nella propria autonomia, perché è qualcosa che nel passato, come oggi, potenzialmente può fare per ricreare un orizzonte di comunità, solidarietà, rispetto e tolleranza (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Nicoletti. Ne ha facoltà.

  MICHELE NICOLETTI. Signor Presidente, il Protocollo che il nostro Parlamento si appresta a ratificare è stato sottoscritto dal nostro Governo, così come dagli altri Governi europei, il 13 giugno del 2012. La maggior parte dei Parlamenti europei ha approvato la ratifica del Protocollo nello spazio di sei, quindici mesi. Noi oggi ci troviamo in prima lettura alla Camera a distanza di più di ventuno mesi, e siamo il terzultimo Paese; mancano solo, insieme a noi, il Belgio e la Repubblica Ceca. A causa di questo ritardo, il Protocollo non è entrato in vigore l'anno scorso e si attende che possa entrare in vigore quest'anno.
  Rispetto a tutte le cose che diciamo sull'Europa, non sembra che l'integrazione europea sia al primo posto dei nostri interessi ed invece la solidarietà europea si esprime anche facendo la propria parte sul piano legislativo, mettendo cioè l'Europa politica in grado di funzionare pienamente. Tanto più dobbiamo fare questo nel momento storico che stiamo attraversando, in cui la durezza dei tempi ci sbatte in faccia il senso radicale dell'essere o non essere Europa.
  È di ieri il volteggiare di un caccia russo per novanta minuti sopra un cacciatorpediniere americano nel mar Nero in acque extraterritoriali, al largo della Crimea. In occasione delle imminenti elezioni del Parlamento europeo, pensavamo di poterci occupare di una politica economica europea, di una politica sociale europea e di aver lasciato alle spalle per sempre le questioni della pace e della guerra, quelle per cui l'Europa è nata, come non si stancavano di ripetere i padri fondatori. Invece, ci ritroviamo ricacciati di fronte al caso serio, quello che mette in questione l'esistenza dei soggetti individuali e collettivi.
  È di fronte a questo caso serio che dobbiamo decidere se essere o non essere Europa, se essere uno spazio su cui altre potenze esercitano il loro potere sovrano o se essere invece un soggetto politico, una comunità di popoli che prende tra le mani il proprio destino e decide di stare nella storia come una unità politica, ossia come un soggetto che decide, che determina le proprie mete ultime e non come mero agente economico.
  «Essere o non essere Europa» è l'espressione che Paul Valéry usava nel 1919, quando parlava di un Amleto europeo che contemplava milioni di spettri. Anche allora l'Europa, che vedeva declinare il proprio primato mondiale, doveva decidere se essere o non essere una comunità politica. Sappiamo qual è stata la risposta: il sorgere di devastanti nazionalismi che hanno prodotto le macerie della Seconda guerra mondiale. È di fronte a quelle macerie che l'Amleto europeo si è deciso e ha cominciato il suo cammino di una comunità politica centrata sulla pace, sul rispetto dei diritti dell'uomo, sulla democrazia.
  Dentro questo cammino sta il Trattato di Lisbona, e ancora una volta i popoli europei hanno dovuto decidere se essere o non essere Europa.
  I popoli e le loro istituzioni: si è detto che il popolo italiano non ha potuto decidere su questo tema. Ma il Trattato di Lisbona non è una Costituzione europea: è un Trattato internazionale che rispetta le Costituzioni esistenti, e in tutti i Paesi europei sono stati i Parlamenti, come Pag. 28previsto dalle loro Costituzioni, a ratificare questo Trattato. È solo l'Irlanda che, all'interno del proprio ordinamento costituzionale, prevede la possibilità di consultare con referendum il proprio popolo e di integrare all'interno della carta Costituzionale con emendamenti i trattati internazionali.
  Il popolo irlandese ha detto «no» una prima volta per questioni che sono già state ricordate: questioni di vita o di morte, questioni di obblighi fiscali, questioni di neutralità. Si può naturalmente discutere nel merito di queste preoccupazioni, ma alla radice sta la domanda se la comunità politica europea è in grado di tutelare più efficacemente quei diritti fondamentali, quelle scelte di fondo che per secoli sono state affidate allo Stato moderno, che ha compiuto tragici misfatti, ma ha conquistato anche straordinari risultati in termini di diritti della persona e di democrazia.
  L'Europa ha risposto rassicurando il popolo irlandese: ancora una volta l'Europa ha voluto riaffermare la natura di entità plurale, rispettosa delle diversità, delle identità di persone e di comunità anche minori, basata sul principio di sussidiarietà che non toglie l'autonomia e la responsabilità dei corpi inferiori, dunque non sovverte il loro ordinamento costituzionale.
  L'onorevole Scotto citava gli articoli non di questo disegno di legge, ma della Costituzione irlandese, che sono rispettati dal Trattato di Lisbona come gli articoli di tutte le altre Costituzioni, inserendoli tuttavia all'interno di una tutela universalistica dei diritti; e già la giurisprudenza europea e la Corte dei diritti dimostrano come i diritti fondamentali dell'uomo in tutto il territorio europeo vengano garantiti anche con possibilità di ricorrere direttamente alla Corte, e quindi facendo prevalere il diritto europeo su quello nazionale.
  Con ciò l'Europa ha ribadito, anche dal punto di vista del metodo, la via che già Jean Monnet aveva indicato, ossia la via dell'integrazione progressiva, la via del gradualismo: la democrazia non è un club all'interno del quale si è dentro o si è fuori, ma è una forma di vita a cui dobbiamo uniformare sempre di più la nostra vita e cercare di coinvolgere sempre di più la vita degli altri.
  Il Governo e il Parlamento irlandesi hanno svolto un ruolo fondamentale in questo processo. Non hanno aizzato i sentimenti popolari contro l'Europa, ma hanno posto i cittadini di fronte alla posta in gioco: essere o non essere Europa, ripristinare vecchi confini, vecchie monete, vecchie incomunicabilità e pagare un prezzo altissimo alla possibilità di sviluppo culturale, sociale ed economico, oppure accettare la sfida di una più forte integrazione in una comunità più grande. Perché di questo si tratta: una comunità più grande che meglio garantisca i diritti.
  All'articolo II del Trattato che istituisce l'Unione come comunità politica, si legge che l'Unione si fonda sui valori del rispetto della dignità umana, della libertà, della democrazia, dell'uguaglianza. L'Amleto europeo se si è deciso per l'Europa, è stato perché su quelle macerie della Seconda guerra mondiale non c'era solo la tragedia del nazionalismo, c'era anche la tragedia della disumanizzazione. L'Europa ha ritrovato se stessa anche di fronte ad Auschwitz: una tragedia che non era solo una tragedia del popolo ebreo, ma di tanti altri uomini ritenuti non uomini.

  PRESIDENTE. La invito a concludere.

  MICHELE NICOLETTI. Per questo non si può fare ironia sui cancelli di Auschwitz: i popoli europei da anni custodiscono quella memoria storica (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico) e vi accompagnano i propri figli a vedere con i loro occhi, perché si veda ciò che è stato compiuto, ciò che l'uomo europeo ha compiuto.
  Né si può fare ironia sulle parole straordinarie con cui la tragedia della disumanizzazione è stata, con pudore inaudito, descritta da Primo Levi nel suo Se questo è un uomo. Quello che Levi chiedeva a noi che viviamo nelle nostre tiepide case era: «Meditate che questo è Pag. 29stato: vi comando queste parole. Scolpitele nel vostro cuore. Ripetetele ai vostri figli o vi si sfaccia la casa, la malattia vi impedisca, i vostri nati torcano il viso da voi».
  Per questo si può discutere di tutto ma non su tutto si può ironizzare.
  Nessuno si sogna di entrare nella casa del vicino che ha avuto un lutto e di ironizzare; con ciò si perderebbe la sua umanità e la nostra umanità. Per questo la memoria di questa disumanizzazione e il suo rispetto è così strettamente connessa alla storia e all'essere dell'Europa, come luogo dell'infinita dignità dell'essere umano. Anche su questo diritto dobbiamo decidere se essere o non essere Europa (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Antonio Martino. Ne ha facoltà.

  ANTONIO MARTINO. Signor Presidente, onorevoli colleghe e colleghi, come europeista credo di conoscere e condividere le preoccupazioni del popolo irlandese. Quanto perpetrato dall'Unione europea in nome dell'Europa sta screditando l'ideale europeo. Benedetto XV era convinto che la prova dell'origine divina della Chiesa dovesse ricercarsi nel fatto che il clero non era ancora riuscito a distruggerla. La prova della bontà dell'ideale europeo è offerta dal fatto che l'Unione europea non è ancora riuscita a screditarlo. Ma non illudiamoci, Cristo ha promesso l'immortalità alla Chiesa ma nessuno ha promesso l'immortalità all'Europa, per cui, Presidente, io questo provvedimento non lo voto.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Buttiglione. Ne ha facoltà.

  ROCCO BUTTIGLIONE. Signor Presidente, solo per attirare l'attenzione dell'Aula su di un punto che, forse, da qualcuno degli interventi è stato frainteso. Qui non stiamo votando un diritto dell'Irlanda di fare cose diverse da quelle che sono contenute nella Dichiarazione dei diritti dell'uomo dell'Unione europea o nel Trattato di Lisbona. Qui stiamo votando una dichiarazione interpretativa la quale ci dice che né il Trattato di Lisbona né la Carta dei diritti contengono nulla che obblighi un qualunque Paese europeo a fare una politica di aborto libero o a riconoscere l'aborto come un diritto oppure ad accettare una famiglia la quale non sia quella tradizionale difesa dalla Costituzione irlandese ma anche da quella italiana. Stiamo votando una dichiarazione interpretativa.
  Devono ricordarlo tutti quelli che periodicamente ci dicono «L'Europa ci chiede di ...». L'Europa non ci chiede nulla in questo ambito, prevale la sovranità nazionale.

  PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto finale.

(Votazione finale ed approvazione – A.C. 1619)

  PRESIDENTE. Passiamo alla votazione finale.
  Indìco la votazione nominale finale, mediante procedimento elettronico, sul disegno di legge di ratifica n. 1669, di cui si è testé concluso l'esame.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Onorevoli Segoni, Stumpo, Chiarelli, Palma, Grassi, Sberna, D'Incecco...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:
  «Ratifica ed esecuzione del Protocollo concernente le preoccupazioni del popolo irlandese relative al Trattato di Lisbona, fatto a Bruxelles il 13 giugno 2012» (1619):

   Presenti  427   
   Votanti  426   
   Astenuti    1   
   Maggioranza  214   
    Hanno votato  426    
  La Camera approva (Vedi votazioni).

  (Il deputato Zan ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole).

Pag. 30

Seguito della discussione delle mozioni Molea ed altri n. 1-00327, Lacquaniti ed altri n. 1-00388, Abrignani e Palese n. 1-00394, Schirò ed altri n. 1-00395, Allasia ed altri n. 1-00396, Prodani ed altri n. 1-00397, Benamati ed altri n. 1-00401 e Pagano ed altri n. 1-00402 concernenti iniziative a sostegno del settore del turismo (ore 16,40).

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione delle mozioni Molea ed altri n. 1-00327, Lacquaniti ed altri n. 1-00388, Abrignani e Palese n. 1-00394, Schirò ed altri n. 1-00395, Allasia ed altri n. 1-00396, Prodani ed altri n. 1-00397, Benamati ed altri n. 1-00401 (Nuova formulazione) e Pagano ed altri n. 1-00402, concernenti iniziative a sostegno del settore del turismo (Vedi l'allegato A – Mozioni).
  Ricordo che nella seduta di lunedì 24 marzo 2014 si è conclusa la discussione sulle linee generali ed è intervenuto il rappresentante del Governo.
  Avverto che la mozione Molea ed altri n. 1-00327 è stata testé riformulata e, con l'accordo dei presentatori, deve intendersi a firma Benamati, Molea, Pagano e Schirò. Il relativo testo è in distribuzione. Contestualmente, le mozioni Schirò ed altri n. 1-00395, Benamati ed altri n. 1-00401 (Nuova formulazione) e Pagano ed altri n. 1-00402 sono state ritirate dai presentatori.

(Intervento e parere del Governo)

  PRESIDENTE. Ha facoltà di intervenire il rappresentante del Governo, il Ministro Franceschini, che esprimerà altresì il parere sulle mozioni all'ordine del giorno.

  DARIO FRANCESCHINI, Ministro dei beni e delle attività culturali e del turismo. Signor Presidente, avrei voluto cogliere quest'occasione importante delle mozioni in esame per fare un ragionamento più complessivo sui temi del turismo, dall'inizio di quest'esperienza di Governo. Però, da un lato, ricordo quello che lei, nel suo precedente ruolo, faceva, ovvero richiamava i componenti del Governo ad esprimere soltanto il parere, e, dall'altro, domani sarò in audizione presso le Commissioni riunite di Camera e Senato competenti per materia e, quindi, quella sarà la sede per un ragionamento approfondito.
  Vorrei soltanto dire che la lettura delle mozioni di maggioranza e di opposizione ed il dibattito mostrano, con molta soddisfazione da parte del sottoscritto e del Governo, che c’è una consapevolezza comune non solo dei ritardi che abbiamo accumulato in materia di politiche turistiche, ma anche delle enormi potenzialità che abbiamo.
  Del resto, è abbastanza evidente che, nel mondo globalizzato, ogni Paese dovrà investire su ciò che lo rende più competitivo e non sarà più possibile essere competitivi su tutto. Il patrimonio storico-artistico, la bellezza del nostro Paese, il paesaggio e la storia possono avere potenzialità di richiamo turistico ad oggi totalmente non utilizzate. Non è sempre stato così in passato. Sapete tutti che l'Italia, che è stata per molti decenni in testa alla classifica dei Paesi per capacità di attrazione turistica, oggi è scesa al quinto posto, ma è rimasta al primo posto rispetto alla lista dei desideri. Anche per quanto riguarda tutti i flussi turistici nuovi dei grandi Paesi emergenti che entrano nel mercato del turismo globale, come la Cina, i turisti di quei Paesi hanno come primo desiderio la volontà di venire in Italia.
  Quindi, abbiamo potenzialità enormi che dobbiamo sfruttare. Noi crediamo che l'avere accorpato il Ministero della cultura e del turismo non con un semplice trasferimento di delega, ma con una scelta legislativa, consenta di sfruttare appieno queste potenzialità, perché è del tutto evidente che i turisti che vengono in Europa – e dico in Europa e non in Italia perché ormai i flussi turistici scelgono Pag. 31l'Europa come destinazione e poi si distribuiscono quasi sempre in un unico viaggio nei diversi Paesi europei – lo fanno per l'offerta culturale che questo continente propone.
  Ci sono naturalmente molte cose da fare – lo spiegherò domani nelle Commissioni riunite –, a cominciare da una ristrutturazione delle strutture dello Stato che devono occuparsi di turismo nell'ambito di un ridisegno della riforma del Titolo V, che è all'ordine del giorno delle Camere e che prevede una diversa distribuzione delle competenze con un maggior ruolo dello Stato, soprattutto in materia di promozione turistica. Infatti, non è più possibile vedere che, fuori dai nostri confini, la promozione venga fatta dalle singole regioni, a volte in concorrenza o in competizione tra di loro, anziché come sistema Paese.
  C’è da discutere e prenderemo iniziative nei prossimi giorni rispetto al ruolo dell'Enit, come sollecitato dalle mozioni, e al destino di Promuovi Italia, una società partecipata dallo Stato di cui noi proponiamo il superamento; e c’è soprattutto un grande lavoro di investimento nel settore della digitalizzazione, anche questo richiamato in molte mozioni, che è urgente, perché ormai il turismo non si svolge più sui canali tradizionali, ma è il settore che più di ogni altro si svolge sulla rete e attraverso un meccanismo molto avanzato di digitalizzazione dell'offerta.
  Con riferimento alle mozioni, proprio in nome di questo e dello spirito che ha animato la redazione delle diverse mozioni da parte dei gruppi di maggioranza e di opposizione, vorrei vedere se è possibile, almeno su questo tema, raccogliere un consenso condiviso. Per questo, sulle mozioni vorrei esprimere un parere positivo, se vengono accettate alcune riformulazioni.
  Le dico velocemente una per una. La prima mozione, a prima firma Benamati, che...

  PRESIDENTE. Scusi, signor Ministro. Colleghi, onde evitare che poi ritorniamo sul punto: se ascoltiamo le riformulazioni, facendo magari un po’ più di silenzio, evitiamo di ritornarci.

  DARIO FRANCESCHINI, Ministro dei beni e delle attività culturali e del turismo. Sulla mozione Benamati, Molea, Pagano e Schirò n. 1-00327, che accorpa le mozioni dei gruppi di maggioranza, la richiesta di riformulazione è che, al punto 21 del dispositivo, dove si afferma: «a reperire le risorse finanziarie necessarie a realizzare una seria programmazione strutturale», vengano aggiunte le parole: «nei limiti delle compatibilità di bilancio».
  Sulla mozione Lacquaniti ed altri n. 1-00388, la richiesta di riformulazione è sempre di aggiungere, al penultimo capoverso del dispositivo, dopo le parole: «a sostenere il turismo culturale», le parole: «nel quadro delle compatibilità di bilancio», mentre, al capoverso, in cui si afferma: «ad aprire un tavolo di lavoro sul turismo marittimo tra l'Agenzia nazionale del turismo, regioni (...)», questo punto chiederemmo che fosse superato perché, accogliendo il punto 17 della mozione di maggioranza, dove c’è un impegno a discutere con l'Unione europea una possibile revisione della «normativa Bolkestein», è difficile aprire un tavolo nazionale mentre si è in discussione a livello europeo.
  Sulla mozione Abrignani e Palese n. 1-00394, all'ultimo capoverso del dispositivo, dove si parla della riforma del titolo V e la proposta è che il turismo torni ad essere materia di competenza esclusiva dello Stato, il Governo ha presentato un disegno di legge che è in discussione e che prevede che torni allo Stato la competenza in materia di norme generali. Non è la stessa cosa della competenza esclusiva, che sottrarrebbe ogni competenza alle regioni, quindi lo accoglieremmo togliendo l'inciso finale «torni ad essere materia di competenza esclusiva dello Stato».
  Per quanto riguarda la mozione Allasia ed altri n. 1-00396, anche in questo caso viene accolta con una riformulazione, ossia al secondo capoverso del dispositivo, dove si afferma: «a destinare ulteriori risorse allo sviluppo di progetti (...)», anche in questo caso aggiungere: «con i Pag. 32limiti delle compatibilità di bilancio»; si chiede, inoltre, di sopprimere il primo capoverso dell'impegno, dove si propone una cosa che sarebbe anche gradevole ma che non rientra nelle nostre regole di finanza pubblica, cioè la possibilità di detrarre per intero le spese sostenute per le vacanze in Italia, cosa che creerebbe anche una qualche discriminazione tra chi le vacanze le può fare e chi le vacanze non le può fare.
  Con riferimento alla mozione Prodani ed altri n. 1-00397, anche in questo caso è accolta con una riformulazione. La riformulazione sarebbe di sopprimere la lettera a), anche perché nella lettera a) si parla esclusivamente di dedicare un Dicastero solo al turismo, mentre ho spiegato le ragioni per cui noi abbiamo appena creato, su proposta del Governo precedente in Parlamento, un Dicastero per cultura e turismo. In merito alla lettera m), non è possibile che il Governo si impegni a promocommercializzare percorsi e pacchetti turistici; può incentivarli, quindi si tratta di eliminare le parole: «e promocommercializzare» e sostituire le parole: «pacchetti turistici» con le parole «progetti turistici». Non è possibile accogliere l'impegno di cui alla lettera n) perché prevede un dato prescrittivo che non siamo in questo momento in condizioni di accogliere, quando si dice di riformare immediatamente il sistema normativo italiano delle concessioni demaniali; peraltro l'indicazione è quella data nella mozione di maggioranza che abbiamo accolto.
  Se le riformulazioni non verranno accolte, naturalmente il parere è negativo.

(Dichiarazioni di voto)

  PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto.
  Ovviamente, i rappresentanti dei gruppi sono anche pregati di esprimere l'accettazione o meno delle riformulazioni proposte dal Governo.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Di Gioia. Ne ha facoltà.

  LELLO DI GIOIA. Signor Presidente, signor Ministro, la nostra Costituzione recita in modo chiaro che la Repubblica deve sviluppare la cultura, la tecnica e la ricerca scientifica nonché la tutela del paesaggio e dei beni artistici e storici.
  Ebbene, nonostante questo, abbiamo assistito in questi anni ad un aumento e ad un incremento di turismo nel mondo del 3,3 per cento, mentre nel nostro Paese, definito «museo a cielo aperto», il bel Paese, decantato da scrittori e da poeti, oggi vi è una contrazione del trend di crescita, una contrazione notevole e tuttavia incide per il 10,3 per cento sul prodotto interno lordo. Vi sono circa due milioni e 500 mila addetti nel settore, in buona sostanza moltissime piccole e medie imprese che lavorano e che oggi purtroppo sono in crisi.
  Abbiamo necessità di incentivare questo settore; abbiamo necessità di dare una risposta impositiva; abbiamo soprattutto la necessità di avere una nuova governance anche in virtù di quelli che sono i nuovi compiti che il suo Ministero oggi ha avuto ed è per questo che noi chiediamo con forza che si intervenga, per esempio, sulle start up innovative, che guardano alle aziende e a quelle di giovani, che si intervenga per esempio sul nuovo piano strategico, sul piano nazionale del turismo, in buona sostanza ad incentivare questo settore per creare quelle condizioni affinché questo Paese possa recuperare interventi per realizzare lo sviluppo e creare occupazione.
   Io credo che vi siano le condizioni; vi sono le condizioni per fare questo; vi è la necessità di intervenire sui servizi, vi è la necessità di intervenire sul settore viario in tutta la sua complessità. In buona sostanza, signor Ministro, lei ha molto da lavorare. Noi lavoreremo con lei affinché questo settore possa avere quella crescita necessaria e voteremo a favore di questa mozione, della mozione di maggioranza perché siamo fortemente convinti che questo settore può essere realmente il settore trainante per lo sviluppo del nostro Paese.

Pag. 33

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Schirò. Ne ha facoltà.

  GEA SCHIRÒ. Signor Presidente, signor Ministro, onorevoli colleghi, molto è stato detto durante l'illustrazione delle mozioni presentate e abbiamo avuto, altresì, la fortuna di essere supportati da un dibattito diffuso – giornalistico e politico – che è la sponda di senso comune che dimostra l'emergenza che ha il Paese di dare un nuovo valore aggiunto al suo patrimonio culturale.
  Così come la qualità del dibattito (soprattutto quello scientifico) dimostra come sempre il Paese reale sia più avanti della retorica che a volte usiamo con il linguaggio bizantino di molti dei nostri interventi parlamentari. Per esempio: il fatto che Finmeccanica, come Impregilo, prima di lei, vogliano dare dei danari (e non delle sponsorizzazioni) – e non possano – dimostra che esiste una esigenza di riforma di diversi mattoni del nostro sistema: dalla defiscalizzazione delle donazioni, alla possibilità di usare in spesa corrente i fondi ottenuti, alla semplificazione burocratica.
  Non dimentichiamo che siamo vessati da una «sestupla» burocrazia in quasi ogni campo dello scibile amministrativo: Europa, Ministero, regione, ex-Provincia, comune, beni culturali, quando non si intersecano e non si sovrappongono. E qui proporrei una semplificazione...

  PRESIDENTE. Mi scusi, onorevole Schirò. Per favore, onorevole Misiani. Onorevole Misiani. Capisco che...Prego, onorevole.

  GEA SCHIRÒ. Cosa ha capito ? Io no...
  Qui proporrei una semplificazione, con una autorizzazione a monte e una a valle, ovviamente con tutte le necessarie responsabilità, verifiche, ammende e interdizioni.
  Vorrei aggiungere un altro dettaglio della relazione ormai satura del rapporto tra il Paese e la politica come, forse inconsapevolmente, lo narrano le cronache; è quello di un Paese pronto a dei cambiamenti, pronto e disponibile a sopportare dei sacrifici, a cambiare il proprio stile di vita pur di vedere uno spiraglio di cambiamento in noi e quindi nell'amministrazione, di cui questo Parlamento sarebbe l'espressione più alta. Un cambiamento che permetta a un intero popolo di avere delle visioni, un orgoglio e delle speranze.
  Non vorrei che sembrasse psico-politica, ma la disponibilità che i cittadini hanno dimostrato finora, sia ai cambiamenti politici sia a quelli sociali, è maggiore delle risposte che abbiamo dato. La nostra mozione, saggiamente confluita in una mozione comune di maggioranza, è nata dall'esigenza di rispondere a questa analisi e a queste esigenze, scevra da qualsiasi visione paternalistica verso i beni pubblici, i beni culturali, i beni paesaggistici, i beni dell'intelligenza umana di cui siamo ricchi e di cui i nostri giovani, i nostri figli sono eredi frustrati.
  Scusate quella che può sembrare una intemerata eccessiva ma ho l'orgoglio, e forse l'ingenuità, di pensare che all'interno dei beni culturali vivano la cultura, l'ambiente, il senso civico, l'agricoltura, il progresso. L'Italia finora si è sostenuta grazie alla vitalità delle economie locali, che sono la forza competitiva del Paese, cioè la forza delle comunità unite alle specificità e ai talenti. Essa è stata finora il baluardo dell'economia e dell'unità nazionale. A questo proposito, vorrei ricordare le incredibili iniziative dei giovani che hanno appena vinto gli Oscar Green.
  Però, il nostro territorio, per fortuna o sfortuna, è lo specchio del Paese, particolarismo e frammentazione che finora sono state le caratteristiche dei terroir e la forza della sopravvivenza politica di questo Paese, sono bastate. Ormai, però, siamo lanciati nel mondo e chi governa ha il compito di capire, raccogliere e rendere funzionale il valore aggiunto che questo sistema Paese ha prodotto finora.

  PRESIDENTE. La prego di concludere.

  GEA SCHIRÒ. Salto alle conclusioni e mi riservo di consegnare il testo del mio intervento.Pag. 34
  Allora, passiamo ai costi. Abbiamo a disposizione le risorse di Horizon 2020, di Cosme, di Europa creativa e di Live More, con fondi rivolti al turismo utile al miglioramento della qualità ricettiva e a tutti gli investimenti nel turismo. Potrà sembrare strano che non abbia né citato né evocato i beni archeologici o altro del patrimonio culturale italiano. È stata una scelta voluta: come si vede, si può concepire un sistema economico-funzionale disgiunto dalla conservazione, valorizzazione e recupero dei beni culturali. Sono l'uno servo dell'altro, senza però assimilarsi e correndo il rischio di perdere le risorse.
  Arrivo alle conclusioni, signor Presidente...

  PRESIDENTE. Deve concludere, onorevole Schirò.

  GEA SCHIRÒ. Concludendo, possiamo dire che la trasversalità che lo sviluppo turistico permette, e di cui si nutre, può trasformare le differenze in progresso. Sapessimo gestire l'enorme opportunità che abbiamo, potremmo davvero cercare di creare un Paese migliore.
  Signor Presidente, chiedo che la Presidenza autorizzi la pubblicazione in calce al resoconto della seduta odierna del testo della mia dichiarazione di voto (La Presidenza lo consente, sulla base dei criteri costantemente seguiti).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Totaro. Ne ha facoltà.

  ACHILLE TOTARO. Signor Presidente, nell'annunciare il voto favorevole del gruppo Fratelli d'Italia-Alleanza Nazionale alle mozioni, presento il testo del mio intervento alla Presidenza.
  Pertanto, signor Presidente, chiedo che la Presidenza autorizzi la pubblicazione in calce al resoconto della seduta odierna del testo della mia dichiarazione di voto (La Presidenza lo consente, sulla base dei criteri costantemente seguiti).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Allasia. Ne ha facoltà.

  STEFANO ALLASIA. Signor Presidente, ringrazio il Governo che si è dovuto trovare a fare sintesi su otto mozioni corpose, in cui praticamente si poneva l'attenzione su un tema a tutti caro, che è il turismo. Anche la Lega Nord ha voluto proporre una mozione, per cercare di impegnare il Governo su una serie di problematiche e cercare di fare delle proposte concrete e alle volte con progettazioni molto ambiziose.
  Accettiamo le riformulazioni del Governo sull'impegno, anche se non condividiamo questa impostazione perché alle volte ci dovrebbe essere maggior coraggio da parte del Governo, soprattutto su quelle tematiche che il Paese sta richiedendo, soprattutto su quelle direttive che arrivano da lontano, tipo la «direttiva Bolkestein», e ci dovrebbe essere la volontà da parte del Governo di andare a trattare, una volta per tutte, queste direttive e rimodularle all'esigenza dei nostri territori.
  Non troviamo sicuramente un accordo perché vediamo, sulla riformulazione, che in Svizzera si sta svolgendo una situazione analoga per cercare di detassare e di creare le condizioni per lo sgravio fiscale a favore di chi effettua le vacanze direttamente sul proprio territorio, in questo caso sul territorio nazionale.
  Non vediamo assolutamente una discriminazione per chi può fare un'azione del genere. Troviamo sicuramente un ulteriore beneficio per quei territori che oggi sono svantaggiati per una serie di problemi. Siamo molto perplessi sulle mozioni che vengono a creare quelle condizioni e poi staremo ad aspettare domani nell'audizione del Ministro stesso, che verrà a relazionarci, per vedere quali sono le proposte per il futuro su questo tema. Sicuramente dobbiamo riconoscere come caposaldo che le competenze sul turismo sono territoriali, sono regionali, e noi riconosciamo un valore aggiunto. Sicuramente non è un valore aggiunto nell'interezza del Paese, del Paese Italia, perché si è visto e siamo qua a discutere che c’è una gran parte del Paese che queste competenze non le utilizza e le lascia un po’ a Pag. 35sé. Il degrado strutturale che è avvenuto in questi ultimi anni forse è dovuto al fatto che le regioni e gli enti locali, province e comuni, in alcuni territori, quelli del sud, non si sono occupati di turismo. Perciò è anche abbastanza discriminatorio; è lì la vera discriminazione: andare a togliere una competenza a quelle regioni che stanno ottenendo dei bei risultati. Ricordo, come hanno fatto altri colleghi, che una parte consistente del prodotto interno lordo del Paese è riferito al settore del turismo, contando oltre 160 miliardi di fatturato e toccando più di 2 milioni di operatori. Tutte le situazioni che si sono create in questi anni sono dettate anche da azioni legislative alle volte veloci, incoerenti con se stessi, perché si cercava di fare uno spot elettorale per cercare di sistemare alle volte delle precarietà di urgenza.
  I nostri impegni, come enunciati e come si sono sviluppati: chiediamo un maggior potenziamento delle infrastrutture con i collegamenti con i principali aeroporti di rilevanza internazionale, chiediamo la tracciabilità dell'impegno delle risorse ottenute attraverso la tassa di soggiorno recuperando le finalità originarie per cui la tassa stessa era stata concepita, chiediamo il rilancio del settore turistico italiano attraverso l'adozione di misure per la riduzione del carico fiscale, la semplificazione burocratica e la facilitazione all'accesso al credito per le imprese turistiche, con particolare riferimento a quelle di medie e piccole dimensioni. Perché dobbiamo...

  PRESIDENTE. Mi scusi l'onorevole Allasia. Onorevole Gigli...

  STEFANO ALLASIA. Dobbiamo eventualmente riconoscere che il settore del turismo e le aziende stesse sono una parte fondamentale del nostro tessuto sociale e della nostra imprenditoria e ci deve essere la stessa attenzione come per tutte le altre aziende. Non solo le grandi aziende sopra i cinque, i dieci o i cento dipendenti devono essere trattate in quest'Aula e nelle Commissioni, ma ci deve essere una maggiore attenzione soprattutto sulle imprese artigianali, le medie e sopratutto le micro imprese. È su quelle aziende lì che la tassazione purtroppo è elevata e non ci sono le condizioni, non ci sono state mai le possibilità e la volontà da parte di nessun Governo di poterle agevolare. Ma se non c’è mai fine al peggio, c’è sempre una possibilità per sistemare e migliorare le condizioni. È sopratutto con il sistema creditizio che il sistema produttivo italiano, le micro imprese e il sistema artigianale, sta soffrendo un'enorme crisi, ulteriormente riferito anche agli ultimi eventuali decreti o proposte che questo Governo vorrà fare, e si è già visto che ci sarà un'ulteriore stretta da parte del sistema bancario sul sistema creditizio. Noi voteremo a favore delle altre mozioni, perché lo riteniamo opportuno, con grande distinzione da mozione a mozione, perché vorremmo non tanto fare dei distinguo dei buoni e dei cattivi, come è stato fatto nella rendicontazione da parte del Governo, ma perché riconosciamo in questa mozione una bontà di fondo per cercare di migliorare un sistema produttivo, cosa su cui alle volte non c’è stata la volontà politica da parte dei partiti di maggioranza. Oggi come oggi un tassello si sta mettendo a compimento, sperando che poi gli impegni continuino...

  PRESIDENTE. Mi scusi, onorevole Allasia. Onorevole Di Gioia, il Governo sta qui per ascoltare.

  STEFANO ALLASIA. Ma riconosco che il Governo ha possibilità inumane e può assolutamente seguire più discorsi, avendo noi il sottosegretario Amici che ci segue sempre; perciò, ho questa possibilità e non nego che ci sia un piacere nel suo interesse. Comunque, detto questo, sappiamo benissimo l'interesse che vi è stato, perché, ripeto, non «riprendo» di certo il Governo in queste situazioni, visto che sta cercando di attuare delle riforme anche nel campo turistico.
  Ripeto, come ho già detto prima, che aspetteremo l'audizione e aspetteremo le parole direttamente del Ministro, per cercare Pag. 36di capire ed eventualmente rimodulare le proposte che la Lega vorrà fare nel futuro con riguardo a questa competenza. Noi dobbiamo, però, essere coscienti che ci deve essere una volontà da parte di tutti, e la volontà vi è stata da parte di tutti fino ad oggi, di proporre una serie di mozioni e proposte, anche legislative, in tal senso, per cercare di riuscire a risolvere o almeno di agevolare un settore come quello turistico, un settore imprenditoriale.
  La nostra idea e la nostra proposta è stata accolta in gran parte dallo stesso Governo, anche se rimodulata e riformulata, a esigenza, sulla contabilità di bilancio, perché, come si suole dire, tutto soffre, e sicuramente soffrono la crisi economica anche questo Governo e questo Paese. Per cui, prendiamo l'impegno da parte del Governo come un buon auspicio per il futuro, cercando poi, eventualmente, di riproporre, senza falsi moralismi e senza false pretese, il fatto che non vi siano modifiche, soprattutto sul Titolo V della Costituzione, quella parte fondamentale per cui, oggi come oggi, vi sono competenze ben precise e una devolution sul territorio, cose che noi vorremmo ribadire e mantenere coscienti, perché, laddove si governa bene, vi è stata la possibilità di utilizzare queste competenze a favore dei cittadini e, indirettamente, anche del Paese stesso (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Antimo Cesaro. Ne ha facoltà.

  ANTIMO CESARO. Signor Presidente, onorevoli colleghi, signor Ministro, settore significativo dell'economia del nostro Paese, il turismo contribuisce al prodotto interno lordo con oltre 130 miliardi di euro e con oltre 2 milioni di persone occupate direttamente o nell'indotto, il 63 per cento delle quali giovani. Il turismo rappresenta una risorsa naturale per la nostra economia, anzi, potremmo affermare che è l'unica materia prima del nostro Paese. Proprio il patrimonio storico-artistico, naturalistico e paesaggistico rappresentano le nostre materie prime. Lo sviluppo del comparto turistico rappresenta, perciò, una preziosa opportunità, che l'Italia non può sprecare, visto che si colloca al primo posto nel mondo per il numero di siti patrimonio dell'umanità dell'UNESCO; tuttavia, è solo al 76o posto per le politiche governative di sostegno al comparto.
  Occorre, perciò, che il turismo venga posto immediatamente al centro dell'attività politica del Governo. L'unico atto concreto che ha riguardato il comparto recentemente è stato il trasferimento, prima dell'estate, nel «decreto emergenze ambientali», delle competenze in materia di turismo dalla Presidenza del Consiglio dei ministri al Ministero dei beni e delle attività culturali, anche se la corrispondente direzione generale risulta non ancora costituita.
  Il rilancio del comparto si fonda su un profondo rinnovamento della governance della promozione e bene ha fatto lei, Ministro, a sottolineare come talvolta non manchino i fondi, ma sia un difetto di governance quello che blocca le politiche di valorizzazione. Ha preso ad esempio il caso di Pompei e ha perfettamente ragione: occorre semplificare, migliorare la governance, spendere bene le risorse, che talvolta sono sufficienti, ma mal spese. Nel contempo, deve affermarsi un sistema imprenditoriale le cui necessarie trasformazioni vanno accompagnate seguendo l'iter del piano strategico nazionale.
  In questa prospettiva, è necessaria una sinergia con il Parlamento al fine di individuare, nell'ottica più generale di una riforma del Titolo V della Costituzione, come lei ha ricordato introducendo questo dibattito, le forme migliori per l'assetto delle competenze nel settore turistico.
  È necessario, inoltre, intervenire con un sistema organico di politiche economiche e fiscali a favore degli operatori del settore, con particolare attenzione alle start up di imprese, soprattutto giovanili, e con sgravi fiscali per sostenere il mecenatismo di imprenditori privati che vogliono investire o sostenere azioni di recupero e Pag. 37valorizzazione del nostro patrimonio, semplificando la loro vita, il loro intervento, la loro buona volontà.
  Credo opportuno ricordare che tra gli obiettivi della spending rewiev del commissario Cottarelli è stato inserito anche l'ENIT, l'Ente nazionale del turismo, un ente che ha sicuramente bisogno di una riforma radicale, visto che – come è stato ricordato nel dibattito che ha preceduto la presentazione delle varie mozioni – l'ENIT occupa l'85 per cento delle sue risorse per pagare gli stipendi dei suoi dipendenti: un'autoreferenzialità che certo non aiuta a promuovere il nostro Paese all'estero.
  La ripresa dell'economia e, quindi, dell'occupazione non può non partire da quei settori che più interpretano l'immagine che dell'Italia si ha nell'immaginario collettivo del mondo, a cominciare proprio dal settore turistico. L'Italia – lo abbiamo più volte sottolineato – ha un patrimonio naturale enorme, materiale e immateriale. E un'attenzione straordinaria deve essere riservata al nostro patrimonio immateriale: quindi, non solo musei ed aree archeologiche, ma anche le nostre tradizioni popolari, i nostri monumenti, ma anche i nostri sapori, il nostro dialetto, i nostri costumi, le nostre feste patronali e tradizionali. Si tratta di un unicum nel mondo, con 5 mila attrattori culturali e – abbiamo detto – 49 siti UNESCO non delocalizzabili, è bene sottolinearlo.
  Nonostante queste enormi potenzialità, il patrimonio storico, ambientale e monumentale italiano è stato trascurato e, in alcuni casi, abbandonato per decenni. Occorre cambiare diametralmente prospettiva. Dobbiamo tornare alla politica della valorizzazione dei nostri beni culturali e ambientali, perché la valorizzazione produce utili che servono a tutelare, in un circolo virtuoso, il nostro immenso patrimonio e ciò in ossequio all'articolo 9 della nostra Carta costituzionale, che non a caso, al primo comma, insiste sulla promozione e, al secondo comma, sulla tutela, gettando le premesse di un rapporto funzionale tra promozione e tutela.
  Passando dagli aspetti dottrinali a quelli statistico-economici, dobbiamo purtroppo constatare che in campo turistico l'Italia negli ultimi dieci anni, in quanto a business turistico, ha perso terreno; è stata superata da Francia, Stati Uniti, Spagna, ma anche Croazia e Portogallo. Persino il turismo termale, da sempre nostro vanto, risulta in calo. Per competitività turistica l'Italia scivola al diciassettesimo posto in Europa e al ventiseiesimo nel mondo, sostanzialmente incapace di attrarre il turismo dei Paesi emergenti e delle nuove economie (la Russia, il Brasile, la Cina) e questo perché i nostri servizi turistici non sono né efficienti né competitivi.
  La comunicazione risulta inadeguata, talvolta stantia e superata; è carente la diffusione del digitale; è inadeguata la copertura della banda larga. I mezzi di trasporto non sono sufficienti, soprattutto nel Mezzogiorno d'Italia, e, quanto al trasporto aereo, sappiamo le difficoltà gravi in cui versa la nostra compagnia di bandiera. Il personale del comparto risulta non adeguatamente formato e troppo legato alla stagionalità. Lo sviluppo di una vera e propria cultura ricettiva si fonda necessariamente su una formazione professionale degna di questo nome, che risponda in maniera dinamica alle esigenze del mercato nel riconoscimento dell'importanza strategica del turismo.
  Il sostegno, in sinergia con le imprese e gli operatori, a percorsi formativi specifici di scuole alberghiere e corsi universitari rappresenterebbe sicuramente uno degli stimoli principali alla crescita qualitativa e occupazionale del settore. Un settore che risente negativamente anche della tutela a dir poco inadeguata del nostro made in Italy. È un problema che abbiamo già affrontato in quest'Aula in occasione dell'istituzione della Commissione di inchiesta contro la contraffazione.
  Il made in Italy non è solo strumento di promozione di prodotti frutto della nostra creatività o del nostro ricco territorio (si pensi all'enogastronomia e alla moda), ma anche un mezzo formidabile di promozione turistica.
  In conclusione, ritengo che cultura e turismo siano leve cruciali su cui far forza per il futuro del nostro Paese. Il rilancio Pag. 38del turismo in Italia passa dunque anche attraverso una rinnovata assunzione di responsabilità.

  PRESIDENTE. Pregherei gentilmente di lasciare libero il banco del Governo.

  ANTIMO CESARO. Chiediamo perciò che il Governo si impegni, attraverso provvedimenti adeguati, nel valorizzare le enormi potenzialità che questo Paese possiede, rilanciando l'intero comparto: si valorizzi l'Agenzia nazionale del turismo portandola al livello delle migliori agenzie internazionali, dotandola di risorse e competenze specifiche; si sfrutti l'importante vetrina di Expo 2015 per promuovere l'offerta turistica dell'intero territorio nazionale; infine, prima che abbia inizio il semestre europeo a guida italiana, il Governo presenti al Parlamento e al Paese una rinnovata strategia di rilancio del turismo con l'assegnazione di risorse adeguate.
  Per questo il gruppo di Scelta Civica voterà a favore della mozione unitaria a prima firma Molea e di tutte le mozioni che accoglieranno le indicazioni propositive del Governo. Con queste mozioni intendiamo richiamare l'attenzione del Governo, perché siamo profondamente convinti che il turismo rappresenti un asset strategico per il nostro Paese, non solo come occasione per far conoscere le bellezze naturali e lo straordinario patrimonio artistico e culturale di cui disponiamo, ma soprattutto come leva per sostenere la ripresa economica e come concreta possibilità per creare nuova imprenditorialità giovanile e nuova occupazione, in un settore – è bene ricordarlo, in conclusione – che incide non poco sull'attivo della nostra bilancia valutaria (Applausi dei deputati del gruppo Scelta Civica per l'Italia).

  PRESIDENTE. Saluto i docenti e gli studenti del Liceo Linguistico di Trento, che stanno assistendo ai nostri lavori dalle tribune (Applausi).
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Pizzolante. Ne ha facoltà.

  SERGIO PIZZOLANTE. Signor Ministro, lei, il giorno in cui è diventato ed è stato nominato Ministro del turismo, ha detto: «Mi sento come il Ministro del petrolio in un Paese arabo». Io penso che non poteva trovare un'immagine migliore per descrivere il suo ruolo, la sua funzione e l'importanza della sua funzione in questo momento storico. È proprio così, è proprio così. Lei voleva mettere in evidenza il fatto che è andato a guidare un Ministero importante rispetto all'importanza di altri Ministeri, ed è così.
  Infatti, nei Paesi arabi il Ministero del petrolio è il Ministero più importante. Ma lì è il Ministero più importante perché quei Paesi hanno dimostrato, nei decenni passati, di avere una grande capacità di utilizzo e di sfruttamento dei pozzi di petrolio, di avere una propria capacità di individuarli, di cercarli e di utilizzarli al meglio.
  Noi invece, negli ultimi decenni, siamo stati incapaci, spesso, di saper individuare ed utilizzare al meglio i nostri pozzi di petrolio, che si chiamano Pompei, si chiamano Colosseo, si chiamano Salento, Puglia, Sardegna, Romagna, le nostre città d'arte. Questi sono i nostri pozzi di petrolio, purtroppo ad un basso utilizzo, con una bassa capacità di sfruttamento nel senso bello e positivo della parola.
  Poi oggi ha detto un'altra cosa importante: ha detto che questo Paese deve recuperare capacità di essere competitivo, deve recuperare competitività. E non possiamo farlo ovunque, non possiamo pensare di poter tornare ad essere competitivi ovunque. Bisogna fare delle scelte. Ed è evidente che quella del settore del turismo è una delle realtà in cui le potenzialità di crescita, di produzione e di produttività sono quelle più alte.
  Quindi, è importante aver confermato ancora una volta un Ministero dedicato al turismo e affrontare questo incarico e questo compito come lei ha detto di voler fare il giorno in cui è diventato Ministro dei beni e delle attività culturali e del turismo.
  Nelle mozioni ci sono alcune cose che si ripetono. Nella mozione unitaria della Pag. 39maggioranza noi abbiamo voluto dare grande peso, grande rilievo ad un tema soprattutto, oltre ad altri che poi dirò, ossia al tema della riforma del Titolo V. Nel momento in cui abbiamo assegnato tutte le competenze del turismo alle regioni, segmentando, appunto, le attività e le competenze sul turismo, disperdendo risorse e facendo venire meno una regia unica nazionale, noi abbiamo commesso un delitto, l'Italia ha continuato ad andare indietro rispetto ai flussi turistici. Quindi, con la riforma del Titolo V diventa assolutamente urgente e prioritario riassegnare a livello centrale alcune funzioni fondamentali del turismo, così come hanno fatto bene altri Paesi, come la Francia e la Spagna. In primo luogo, quella della promozione turistica.
  I francesi e gli spagnoli, pur avendo un patrimonio culturale, storico e ambientale inferiore rispetto al nostro, hanno saputo costruire una strategia centrale per lo sviluppo del turismo e hanno saputo fare del turismo una grande industria nazionale, sulla promozione, ma non soltanto sulla promozione, anche sulla capacità di sostenere l'impresa, di sostenere e far crescere in quei Paesi la cultura dell'accoglienza. Infatti, il turismo non è soltanto luogo. Ormai, da tanto tempo, il turismo non è soltanto luogo. Le motivazioni per scegliere una destinazione turistica non sono più soltanto legate al luogo. Noi abbiamo dei luoghi e, quindi, questo sarebbe già un fatto importante, un fattore competitivo importante.
  Il turismo non è soltanto destinazione e luogo, ma è anche esperienza, è l'esperienza che il turista fa in quel luogo. Sono le motivazioni che portano a visitare un luogo, le emozioni che quel luogo esprime. E lì, ripeto, non è soltanto la questione legata al bene ambientale, storico e al luogo, ma è anche la capacità delle imprese di essere imprese, di saper produrre offerte materiali, ma anche offerte immateriali, offerte motivazionali, esperienziali. E tutto questo è legato, appunto, alla valorizzazione dell'impresa, alla crescita delle professionalità presenti in quei luoghi o in quei settori, alla crescita della cultura dell'accoglienza.
  Questo è un grande Paese, però il turismo funziona a macchia di leopardo. Ci sono realtà in cui noi abbiamo costruito grandi industrie di valore internazionale e realtà che potrebbero produrre molto di più e che sono, invece, molto indietro. Noi dobbiamo cercare di portare queste realtà che sono rimaste indietro molto più in avanti. Ma per far questo, appunto, bisogna agire a livello centrale, costruire una regia, valorizzare le imprese. Significa tutto quello che ho detto prima. Bisogna promuovere sistemi integrati di trasporto, sostenere sistemi di integrazione delle imprese, di fortificazione delle imprese, mettere mano ad un grande processo di riqualificazione dell'offerta turistico-alberghiera, perché se il Paese sta andando indietro, questo è dovuto anche al fatto che i nostri alberghi e le nostre strutture sono invecchiati, hanno fatto passi indietro e, quindi, bisogna mettere mano ad un processo di rottamazione del sistema dell'offerta turistico-alberghiera italiana. E questo lo si può fare soltanto, ripeto, avendo una strategia centrale.
  Il mondo, anche per quanto riguarda i flussi turistici, è cambiato moltissimo negli ultimi anni. Prima i flussi turistici erano tutti interni all'Occidente, dalla Germania verso l'Italia, dall'Italia verso l'Inghilterra; oggi, i grandi flussi turistici del futuro sono quasi sempre dall'est europeo, dall'Oriente verso l'Occidente. Si calcola, ad esempio, che soltanto nei prossimi dieci anni ci saranno centinaia di milioni di turisti cinesi che verranno verso l'Europa, ma sapete chi si è attrezzata meglio in Europa ad attrarre e a ricevere questi flussi ? Non certo l'Italia, nemmeno la Francia, nemmeno la Spagna, ma la Germania, perché ha sistemi aeroportuali di trasporto integrati molto forti, ha sistemi industriali e imprese nel settore del turismo che hanno la capacità di trattare con i grandi tour operator cinesi e attrarre centinaia di milioni di turisti in Europa Pag. 40che, però, passeranno dalla Germania e sarà la Germania a decidere come distribuirli in Europa.
  Quindi, molto bisogna fare in questo settore. Questa mozione è molto importante, ascolteremo quello che lei dirà domani nelle Commissioni riunite della Camera e del Senato.
  Poi un'ultima questione, le voglio ricordare il tema delle spiagge; noi abbiamo bisogno di risolvere questo problema. Noi abbiamo avuto la proroga al 2015 e poi al 2020, ma se non diamo stabilità alle spiagge, stabilità alla gestione degli attuali operatori, noi commetteremo un delitto. Non possiamo immaginare di cancellare per decreto 30 mila imprese italiane o cancellarle in base ad una direttiva europea: quelle imprese sono nate perché esisteva una legge dello Stato che garantiva il diritto automatico del rinnovo della concessione, che abbiamo tolto...

  PRESIDENTE. Onorevole Pizzolante, concluda.

  SERGIO PIZZOLANTE. ... Concludo. Però quelle imprese sono nate sulla base di una legge italiana che glielo permetteva e che dava loro una garanzia di continuità nel tempo. Oggi noi abbiamo bisogno di trovare una soluzione che tenga conto, certo, dei criteri europei della concorrenza ma, nello stesso tempo, del fatto che lì sono nate delle imprese e non possono essere spazzate via, non possiamo farlo. Su questo stiamo ragionando, stiamo lavorando per trovare una soluzione, ma sarà fondamentale trovarla subito, perché non possiamo cancellare 30 mila imprese italiane di un settore, che è quello del turismo balneare, che, rispetto ad altri, funziona meglio (Applausi dei deputati del gruppo Nuovo Centrodestra).

  PRESIDENTE. Saluto gli alunni e docenti della scuola media statale «Ugo Foscolo», di Bogliasco, in provincia di Genova, che stanno assistendo ai nostri lavori dalle tribune (Applausi).
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Lacquaniti. Ne ha facoltà.

  LUIGI LACQUANITI. Signor Presidente, signor Ministro, colleghe e colleghi, nell'interessante dibattito che si è sviluppato in sede di discussione sulle linee generali è emersa un po’ da parte di tutti i gruppi che vi hanno preso parte la consapevolezza della grave crisi in cui versa il comparto del turismo e della necessità, direi dell'impellenza, di un intervento che tutti chiediamo al Governo, anche in considerazione della prossimità di Expo 2015, e a cui il Governo, mi pare, ha appena dato una risposta positiva.
  I numeri impietosi ci dicono che l'Italia, rispetto agli altri Paesi, sta perdendo posizioni importanti e fette consistenti di mercato sono conquistate non solo da Paesi europei a noi prossimi, ma anche da regioni remote del pianeta, ormai capaci di promuoversi e di offrire attrattive e servizi adeguati più di quanto riusciamo a fare noi.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE LUIGI DI MAIO (ore 17,30)

  LUIGI LACQUANITI. Abbiamo un patrimonio artistico pressoché illimitato, paesaggi di struggente bellezza e di enorme varietà e non riusciamo a raggiungere il turismo internazionale. Non solo quello tradizionale – tedeschi, americani, inglesi, scandinavi – che da sempre si sono innamorati del nostro Paese ma, quel che è peggio, non riusciamo a svolgere un ruolo da protagonisti presso il turismo delle nuove economie: Russia, Brasile e, soprattutto, quella Cina che è diventata negli ultimi anni il primo Paese al mondo per turismo internazionale, con 102 miliardi di dollari impiegati per viaggiare nel solo 2012, più degli Stati Uniti e più della Germania. Invece il nostro Paese pare procedere per forza di inerzia: i crolli di Pompei ci ammoniscono non solo su quanto questo sito archeologico abbia necessità di estesi e immediati interventi di manutenzione, ma anche su come stiamo trattando male un comparto della nostra economia che, se adeguatamente valorizzato, da solo potrebbe risollevare i nostri Pag. 41conti pubblici e creare migliaia di posti di lavoro.
  Incalcolabili sono le ferite che abbiamo inferto all'ambiente in questi ultimi decenni: inarrestabile è stato il consumo di terreno divorato da cemento ed asfalto. E poi ci sono l'arretratezza del nostro sistema trasporti, l'inadeguatezza del digitale, la difficoltà di accesso alle risorse da parte delle stesse imprese.
  La crisi del comparto ha indotto alla chiusura ben 1.800 nostre aziende alberghiere che, al pari di tutta quanta la piccola e media impresa, non hanno trovato adeguato credito presso le banche. Dare soldi alle banche è una delle condizioni necessarie per far ripartire l'economia, lo sappiamo, ma è sbagliato dare soldi alle banche, signor Presidente, senza porre la condizione imprescindibile che riprendano, a loro volta, a concedere credito alla piccola e media impresa. Tutto questo, dunque, è emerso chiaramente nel dibattito, nella fase di discussione generale.
  Ben vengano, allora, gli aiuti all'imprenditoria giovanile e alle start up che vogliono impegnarsi in questo comparto e la stessa revisione della tassa di soggiorno, come è espresso nella mozione a prima firma Benamati, prima formulazione, che dice cose che noi condividiamo anche nella nuova formulazione.
  Condividiamo anche le riflessioni e le proposte della mozione a prima firma Molea, prima formulazione, che si sofferma, fra l'altro, sul valore sociale del turismo. Il turismo come strumento che permette la socializzazione e, in prospettiva internazionale, aggiungo, lo scambio e il rapporto fra i popoli; e, poi, il turismo sociale in quanto accessibile fisicamente ed economicamente a tutti: il riconoscimento di un diritto inedito alla vacanza, al riposo è una riflessione che condividiamo.
  Concordiamo anche con le riflessioni del collega Abrignani, che si è soffermato sul valore marginale che hanno svolto le regioni, in questi dieci anni, nel promuoversi, da quando la riforma dell'articolo 117 della Costituzione ha spostato, appunto, alle regioni la competenza primaria sul turismo. È un tema che ho reso centrale nella mozione di SEL a mia prima firma: non si tratta, beninteso, di disconoscere il ruolo primario che devono avere le regioni nella promozione del proprio territorio, della cultura, dei tesori artistici di cui sono depositarie, ma non c’è dubbio che una delle cause della crisi del nostro turismo si annida proprio nella riforma del 2001 dell'articolo 117 della Costituzione.
  Spostare la competenza primaria in materia di turismo alle regioni ha causato l'assenza di una riconoscibile politica nazionale, l'assenza di scelte chiare e univoche, l'assenza di risorse adeguate in grado di qualificare l'offerta del prodotto Italia, in grado di aggiungere e indirizzare la domanda. Ripeto: non si tratta di disconoscere il ruolo delle regioni in materia di turismo, ma all'origine vi deve essere una politica unitaria, un input primario, un linguaggio comune, una strategia che coinvolga l'intero territorio nazionale.
  Il nostro turismo appare asfittico, privo di risorse, tutto ripiegato sulla stagionalità. Come possiamo superare questi limiti senza una sinergia centrale fra politica dei trasporti, politica del lavoro, politica ambientale, produzione e commercio ? Meritorio è l'impegno dei lavoratori addetti all'accoglienza e insostituibile è l'esperienza che hanno acquisito sul campo, ma come creare un percorso formativo completo in questo settore e un percorso di aggiornamento adeguato, ancora assenti nel nostro Paese, se non con opportune scelte di politica nazionale ?
  Tocca al Governo e alla politica nazionale intervenire per creare percorsi formativi; tocca al Governo e alla politica nazionale sanare le ferite ambientali, senza cui sarà vano qualsiasi tentativo di rilancio del turismo; tocca al Governo e alla politica nazionale intervenire sui trasporti perché, con scelte di investimento limitate alla sola alta velocità, rischiamo, al contrario, di tagliare dai percorsi turistici quei piccoli borghi che sono oggi oggetto di grande riscoperta e protagonisti di nuove forme di turismo. Ribaltiamo, dunque, la prospettiva del legislatore del Pag. 422001: all'origine deve essere posta una competenza chiara, definita dal Governo; complementare rimarrà la competenza delle amministrazioni regionali.
  Interessanti e originali sono pure le proposte che suggeriscono un rilancio del turismo facendo leva su strumenti di natura fiscale, come la detraibilità delle spese sostenute per le vacanze in strutture italiane: faccio riferimento sia alla mozione a prima firma Allasia, sia alla mozione a prima firma Prodani, pur con le riserve espresse dal Governo.
  Esprimiamo, pertanto, parere favorevole su tutte le mozioni e concordiamo pure sulle richieste di riformulazione espresse dal Governo.
  Signor Presidente, durante il dibattito sulle linee generali avevo modo di citare Stendhal e Goethe, viaggiatori del XIX secolo, il secolo del Grand Tour. La collega Schirò, ricollegandosi al mio intervento, ricordava a sua volta un curioso episodio di Goethe, che nel suo viaggio in Italia narrava di aver ammirato Palermo dalla terrazza naturale di Monreale, senza spendere, tuttavia, una sola parola per il duomo di Monreale, che doveva essere a lui prossimo proprio mentre scriveva. Il duomo di Monreale è un capolavoro del medioevo normanno siciliano, e il tempo di Goethe non amò particolarmente il medioevo, e Goethe è figlio del suo tempo. Tuttavia, questo lontano episodio ci ricorda che il nostro Paese è fatto di opere e paesaggi di folgorante bellezza e che, a volte, nemmeno ce ne accorgiamo. La bellezza è davanti ai nostri occhi e noi vi siamo tanto avvezzi che abbiamo perso la capacità di distinguerla.
  Onorevole Pizzolante, lo dico con molta bonarietà, forse paragonare la bellezza a un pozzo petrolifero non è appropriato. La bellezza è davanti ai nostri occhi di amministratori e politici e noi vi siamo tanto avvezzi da non comprendere che nella sua promozione, nella promozione di siti e opere d'arte, di borghi e parchi, di spiagge e litorali, della nostra cultura e della nostra enogastronomia si cela il rilancio sostenibile dell'economia e il superamento della crisi economica. Ma per tutto questo, e qui, signor Presidente, per suo mezzo mi rivolgo ancora al Governo, occorre bloccare il consumo scriteriato di territorio, occorre rilanciare il turismo di qualità, occorre porre riparo alle ferite inferte all'ambiente, occorre investire in un turismo sostenibile.
  Siamo alla vigilia di Expo 2015 e certo il Governo è sensibile a tutte queste tematiche. È tempo di robusti investimenti per promuovere il nostro Paese, per un rilancio in grande scala del turismo e, non dimentichiamolo, per creare, anche per questa via, migliaia di nuovi posti di lavoro (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà).

  PRESIDENTE. Saluto gli studenti e i docenti della scuola media statale Marino Guarano, di Melito di Napoli, in provincia di Napoli, che stanno assistendo ai nostri lavori dalle tribune (Applausi).
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Abrignani. Ne ha facoltà.

  IGNAZIO ABRIGNANI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, innanzitutto sottolineo come essere qui, ancora una volta, a perorare al Governo una mozione sul turismo sia già di per sé un segnale negativo. Il turismo dovrebbe essere uno dei motori con cui il Governo viene in Parlamento a chiedere aiuto con leggi e con norme su concetti che, invece, già dovrebbero essere insiti nel suo stesso programma.
  Preliminarmente, comunque, dichiaro di accettare la riformulazione proposta dal Ministro Franceschini, fidandomi anche della volontà da lui espressa di inserire nella riforma del Titolo V anche il turismo. D'altronde, signor Ministro, ancora una volta, siamo qui, e lei ce l'ha confermato, per cercare di soccorrere un settore che dovrebbe, invece, essere il fiore all'occhiello del nostro Paese. Le bellezze naturali e paesaggistiche e il ricco patrimonio culturale hanno comunque dato a tutti noi un momento di speranza quando il precedente Governo, il Governo Letta, unì nello stesso Ministero il turismo e i beni Pag. 43culturali, a significare che una delle vie per cui il nostro turismo può primeggiare nel mondo è proprio quella delle opere inestimabili di cultura che tutti ci invidiano, che tutti vogliono vedere e che spesso non sono adeguatamente valorizzate come dovrebbero.
  Visto che il Ministro si occupa di entrambi i settori, voglio sottolineare che molto spesso i sovrintendenti che in qualche modo custodiscono questi gioielli del patrimonio italiano, questi custodi tendono a tutelare troppo questi beni, invece di valorizzarli. Il problema è che come vediamo, ormai, in tutta Italia non ci sono i soldi per custodirli e per tutelarli e se non cerchiamo di valorizzarli non ci saranno neanche più i soldi per tutelarli. Invece, dalla valorizzazione di questi beni potrebbero e dovrebbero venire i fondi per poi tutelarli.
  Spero che, prima o poi, ci sia un cambio culturale di mentalità da parte di questi sovrintendenti, perché capiscano che in fondo poter far accedere, poter creare delle occasioni, degli eventi, magari sponsorizzare per certi aspetti con il privato questi beni italiani, servirebbe proprio a custodirli e a creare ulteriori motivi di crescita e di turismo, altrettanti motivi per veicolare turisti verso questi siti che molto spesso, invece, piano piano si stanno sgretolando.
  Per cui, ritengo che il primo dei percorsi che il Ministero da lei guidato dovrà portare avanti sarà proprio quello di integrare sempre più il concetto di turismo e il concetto di bene culturale.
  Il turismo, che, come dicevamo, rappresenta e dovrebbe rappresentare il fiore all'occhiello del nostro Paese, da tempo invece non è stato all'altezza delle sfide che altre potenze economiche, che però hanno meno cultura e meno bellezze naturali del nostro Paese, hanno invece portato avanti. Da qui la loro ascesa nelle indicazioni, nella scala dei Paesi a maggior vocazione turistica; e l'Italia, che primeggiava in questo settore, invece scende sempre più giù. Bisogna invertire assolutamente questa tendenza, che porta anche questo settore verso una fase di recessione.
  Allora, cosa fare ? La prima cosa che si pensa è che, per poter veicolare turismo in Italia, occorra proprio la promozione. Signor Ministro, lei giustamente ha riformulato la parte finale della mia mozione, laddove proponevo di restituire allo Stato la competenza esclusiva sulla promozione, perché ritengo questo il primo dei momenti in cui lo Stato si presenta negli altri Paesi. Pensare che le singole regioni possano competere con Francia, Spagna e Grecia è sicuramente uno dei motivi che, a mio parere, ci hanno fatto regredire in quella speciale classifica. Infatti, è chiaro che sia a livello di risorse sia a livello di conoscenza – penso, come qualcuno ha detto prima, che ormai il turismo è di oltreoceano (parliamo di Oriente, India e Cina) – vi siano difficoltà: si può conoscere il nostro Paese come Italia, ma conoscere la Basilicata o anche la stessa Lombardia o l'Emilia-Romagna è sicuramente molto più complicato. Anche questo, secondo me, dovrebbe essere il primo punto su cui dobbiamo batterci.
  E siccome ormai andiamo verso un mondo globalizzato, un mondo pieno di web di ogni tipo, le pongo anche la famosa domanda – che poi domani magari le rifarò quando ci vedremo in Commissione – sul portale, su quello che dovrebbe essere il portale, che ormai è fantomatico, su cui si sono spesi tanti soldi e che dovrebbe essere la prima vetrina di chi nel mondo, che stia a Pechino o a Shanghai o a Nuova Delhi, cerchi qualcosa della nostra Italia. Dovrebbe essere il primo motore – lo dico senza alcuna paura di dirlo – non solo di visione, ma anche di natura commerciale. Cioè, occorre che attraverso quel portale il nostro Paese possa vendere singole vicende, singoli eventi e – perché no ? – anche delle situazioni di natura logistica e turistica. Per cui, questo è il primo degli impegni che ritengo necessari: unire turismo e cultura e rappresentare questo nel mondo attraverso il nostro portale.
  Signor Ministro, più o meno le mozioni hanno tanti temi in comune, che in qualche modo si ripetono, per cui non vorrei anch'io entrare nel merito di questi, ma ne Pag. 44vorrei affrontare uno in particolare, a cui da tempo dedico molto spazio: il tema del turismo balneare. Vi è una specificità di questo turismo, che rappresenta 30 mila aziende in Italia che nel tempo hanno costituito una specificità precisa del nostro turismo. Addirittura si sono fatti anche dei film rappresentando proprio gli stabilimenti balneari. Ma attraverso questa Europa, con la famosa direttiva Bolkestein, sono state messe in precarietà queste 30 mila aziende, che occupano circa 500 mila persone in via diretta e indiretta. Ciò perché, dando un senso di precarietà, essa ha impedito loro di fare investimenti, ha impedito loro di creare altra occupazione. Soprattutto, questo tipo di situazione ha creato anche un impatto di natura negativa sui turisti che arrivavano.
  Noi su questo, proprio come partito, abbiamo combattuto a fianco degli operatori e non più di qualche mese fa eravamo riusciti, anche grazie al lavoro – e lo ringrazio ancora – del sottosegretario Baretta, a trovare un tavolo attraverso il quale si era trovata una soluzione abbastanza plausibile anche per l'Europa. Ebbene, poi, di quel tavolo, delle sue conclusioni, improvvisamente, per motivi probabilmente interni al Partito Democratico e che non voglio star qui a ripetere, non se ne è fatto più nulla.
  Io mi auguro che questo nuovo Governo, con l'impulso che lei stesso darà, prenda a cuore la sorte di queste 30 mila famiglie, di questa parte specifica del nostro Paese che, oltre ad essere un fiore all'occhiello, crea occupazione, crea PIL, perché tutti noi crediamo che anche attraverso le nostre coste e la loro specificità dobbiamo andare in Europa a chiedere il riconoscimento di questo. Non più di un mese fa, ad Atene, da parte del commissario greco c’è stata un'apertura al riguardo, ma siccome siamo alla vigilia di elezioni europee mi auguro che il nuovo Parlamento, e soprattutto la nuova Commissione europea, ascolti i nostri parlamentari e il nostro Governo su questo argomento.
  Io chiedo che il signor Ministro, e lo ripeterò anche domani, su questo si impegni perché ritengo che sia veramente qualcosa di importante. Perché, vede, signor Ministro, il turismo in Italia spesso e volentieri, e qualcuno lo ha anche dichiarato qui da poco, viene indicato come l'oro nero del nostro Paese; però, poi, quando si parla appunto di infrastrutture, quando si parla di dare dei segnali anche di natura normativa... tra l'altro, su questo argomento voglio aprire una piccola parentesi: noi è da novembre, signor Ministro, che aspettiamo un decreto specifico sul turismo che, a quanto pare, doveva essere adottato.
  Allora, voglio concludere proprio con un appello. Tutti, nessuno escluso, sono convinti che il turismo è appunto il petrolio italiano. Tutti nel tempo hanno promesso che il turismo sarebbe stato il motore della crescita del nostro Paese, per passare da un 9 per cento addirittura ad un 20 per cento almeno. Il Governo Berlusconi ricreò anche, anticipando una riforma che lei stesso oggi preannuncia, il Ministero del turismo. Però da lì, i dati, i provvedimenti, le risorse sono andati sempre in senso contrario.
  Allora, l'appello è questo, signor Ministro: che al termine di questa legislatura, breve o lunga che sarà, non si parli ancora una volta di occasione mancata. Noi di Forza Italia ci siamo, crediamo in questo e anche per questo daremo un voto favorevole su tutte le mozioni presentate. Riteniamo che sia il turismo italiano a pretenderlo (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia – Il Popolo della Libertà – Berlusconi Presidente).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Prodani. Ne ha facoltà.

  ARIS PRODANI. Signor Presidente, a prima vista gli impegni della mozione che abbiamo presentato potrebbero apparire addirittura troppi e troppo ambiziosi. In realtà, rispondono alla necessità di un settore produttivo che, oltre ad essere considerato da sempre «figlio di un Dio minore» ed essere oggetto di una caotica sovrapposizione di competenze, dovrebbe, Pag. 45anzi deve, diventare l'oggetto principe delle attenzioni politiche del Paese.
  Non vorrei soffermarmi, Presidente, sui dati o sulle statistiche disponibili, che possono solo lasciare l'amaro in bocca se osservati nel loro complesso o far gioire in maniera sproporzionata quando non sia riscontrabile un segno meno, se analizzati nel loro dettaglio. Non vorrei neanche soffermarmi sull'unica azione concreta sul turismo di questa legislatura che ha ricordato il Ministro, cioè il trasferimento del dipartimento preposto al Mibac, che dopo otto mesi – otto mesi, Presidente – non è ancora divenuto completamente effettivo. Risulta evidente come le risposte di una politica credibile non possano essere queste, né per i tempi e né per i modi.
  Abbiamo indicato con la mozione quale sia la strada da intraprendere, quali le priorità, le solide basi da gettare affinché l'industria turistica possa non solo resistere alle difficoltà dell'attuale congiuntura, ma soprattutto rappresentare un fondamentale traino per l'economia nazionale.
  Analizzando accuratamente gli articolati effetti causati dalla riforma del 2001, risulta necessaria una chiara e precisa riorganizzazione delle competenze tra Stato e regioni che individui un coordinamento condiviso ed equilibrato nei metodi, negli obiettivi, nelle strategie e nell'utilizzo delle risorse.
  Il Ministro titolare, poi, deve interfacciarsi costantemente con gli altri dicasteri chiave per l'elaborazione della politica integrata ed organica in materia, mentre fondamentale deve essere il compito organizzativo nel pianificare l'attività sul proprio territorio delle regioni.
  Lo sforzo organizzativo che riguarda principalmente l'ambito istituzionale deve essere accompagnato da strumenti operativi efficaci ed efficienti. Ad un nuovo ruolo di ENIT e del portale Italia.it quali fulcro della proposta promo commerciale e turistica, risulta necessaria una politica di sostegno, di semplificazione burocratica e di incentivo all'investimento e alla ricerca, identificabile, a nostro modo di vedere, con la visione del territorio come un unico distretto turistico nazionale. Devono essere favorite le costituzioni di reti di imprese e valorizzate e personalizzate tutte le categorie di turismo presenti, coinvolgendo attorno a strategie condivise i portatori di interesse.
  Tra i diversi impegni – ne ricordo solo alcuni – indichiamo la risoluzione di questioni irrisolte – mi riferisco alla guide turistiche, che stiamo affrontando anche in Commissione, e soprattutto ai concessionari demaniali –, che hanno lasciato moltissimi operatori nella più assoluta incertezza e da troppo tempo oggetto di interessi esclusivamente verbali, nonché il forte stimolo a investire nel turismo accessibile, sottovalutato come diritto fondamentale e sul quale non è più possibile derogare.
  Le parole del Ministro Franceschini sulla rilevanza economica del Ministero di cui è alla guida e le indicazioni, seppur generiche, contenute nel DEF dovrebbero essere il preludio a concrete azioni di Governo. Gli impegni della nostra mozione, ne siamo certi, rappresentano una seria ed ampiamente condivisibile proposta di sviluppo e di rilancio del settore nel Paese intero. Le idee e gli strumenti dunque ci sono, ci aspettiamo che a quelle parole seguano i fatti. Il tempo stringe (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Mucci. Ne ha facoltà.

  MARA MUCCI. Signor Presidente, colleghi, Ministro, tutti, maggioranza compresa, abbiamo sentito la necessità di depositare delle mozioni inerenti il turismo, dimostrando quanto sia per noi un argomento molto sentito e di necessità per il Paese.
  Il turismo è un segmento produttivo e strategico per l'Italia. È inutile ribadire che genera più o meno il 10,3 per cento del PIL e dà lavoro a circa 3 milioni di addetti, di cui il 63 per cento costituito da giovani. A seguito del trasferimento delle Pag. 46funzioni al Ministero dei beni culturali, avvenuto sotto il Governo Letta, come ha ricordato anche il mio collega, ad oggi nessuno è in grado di informarci se siano ancora in sospeso o siano stati svincolati i finanziamenti che teoricamente il Governo avrebbe voluto stanziare per il settore turistico attraverso il trasferimento a regioni ed enti locali.
  Io provengo da una regione che è una formidabile macchina da guerra per quanto riguarda il turismo, l'Emilia-Romagna. Dall'Emilia-Romagna proviene anche l'attuale direttore dell'ENIT, l'Agenzia nazionale per il turismo, ovvero l'ente che potrebbe fare la differenza nella vita imprenditoriale del settore turistico in Italia. È significativo il fatto che, se si nomina ENIT, ci si sente rispondere che l'80 per cento del bilancio viene destinato ad una infinità di stipendi in Italia e nelle oltre venti sedi europee: parliamo di circa 5 milioni di euro l'anno solo per pagare un centinaio di dipendenti all'estero. L'Italia è in cima alle mete turistiche desiderate da tutti i viaggiatori del mondo – lo ha ricordato anche lei, Ministro –, per cui un ente che promuove il nostro marchio turistico globale non dovrebbe faticare a rinnovarsi, lavorando più sulle tecnologie e meno sui bonus e sui premi di funzionari e dipendenti dell'ENIT stesso.
  La realtà è che anche in questo settore cruciale per la nostra economia manca una strategia politica e manageriale. Il risultato è che il Governo, così come in altri settori, sta sbagliando la strategia e sta, da una parte, demandando alle regioni il compito di fare da vetrina turistica per l'Italia e, dall'altra, delegando alle imprese per intero il compito di promuovere le nostre capacità produttive. La conseguenza è che le regioni italiane si trovano a dover competere con interi Paesi stranieri – ad esempio, l'Emilia Romagna si trova a competere con la Spagna – e per questo c’è un insormontabile gap che si viene a definire e che è difficile da colmare.
  Nel mondo di oggi la promozione non dovrebbe essere delle singole regioni ma del prodotto con destinazione Italia, forti del fatto che nel nostro Paese c’è la più alta concentrazione di beni artistici, architettonici, storici, paesaggistici ed enogastronomici del mondo e che, quindi, lo sforzo necessario per un salto di qualità è veramente minimo.
  La differenza la fanno, ancora una volta, le persone e la visione di un gruppo di professionisti che svolga azioni mirate di divulgazione e di marketing, orientate a rafforzare la conoscenza del nostro brand turistico nel mondo, e può essere attuata solo se voi vi convincerete a considerare veramente il turismo e le sue declinazioni come il miglior prodotto industriale che l'Italia possa vantare oggi.
  I nostri beni artistici e culturali, così come le nostre eccellenze, sono le materie prime che compongono un prodotto unico, inarrivabile ed inimitabile. Non ci servono carrozzoni o dirigenze non legate al risultato, né carriere che si costituiscono su relazioni amicali e politiche. Servono persone che conoscano bene il nostro prodotto e che sappiano collocarlo come merita per quello che vale, senza seguire l'omologazione del prodotto turistico con strutture ricettive che mortificano il nostro paesaggio, ma lavorando sulla qualità dei servizi e dell'accoglienza, perché di Italia ce n’è una sola e per fortuna ce l'abbiamo noi.
  Noi chiediamo che il Ministro dell'economia e delle finanze punti sulla crescita del mercato turistico attraverso l'azione del suo ente di promozione, tanto quanto fa sulla carta per il manifatturiero e l'alimentare.
  Come ripeto, abbiamo le migliori materie prime del mondo e la capacità per trasformarle. Pensiamo che anche questa capacità sia stata volutamente lasciata nel cassetto. Se fossimo al Governo, ci circonderemmo delle migliori figure professionali secondo criteri di merito e di buonsenso.
  Quello che vorrei raccontarvi oggi è in parte un sogno disatteso e in parte un sogno tutto da costruire. Io mi immagino di migliorare la presenza delle proposte turistiche italiane sul web non soltanto perché il 23 per cento dei viaggiatori si Pag. 47raggiunge attraverso la rete, ma perché questo è uno strumento, anzi lo strumento che, se usato bene, dà grandi risultati in termini di capillarità. Gli aspiranti viaggiatori navigano su Internet, prenotano hotel, voli low cost, studiano percorsi, ipotizzano strade, prenotano voli, comparano offerte, pesano reputazioni, lasciano recensioni, scrivono sui blog, usano filtri e snocciolano classifiche. Questa non è poesia; la poesia è altrove.
  In Italia, poche aziende del settore sfruttano le piattaforme in gran parte estere che offrono canali aggiuntivi per raggiungere i turisti, servizi, book fotografici, spazi web, prenotazioni e gestioni dell'agenda. Per vincere la partita, è necessario che anche voi, e anche noi come nazione, si investa in infrastrutture on line e off line in applicazione di condivisione e comunicazione ed occorre investire nei giovani, facendo leva sulla loro fantasia ed estro, proponendo soluzioni comunicativamente e statisticamente innovative.
  Immagino un Paese dove si parli di più di digitale e meno di brochure e dépliant paleolitici. Mi riferisco ad esempio agli open data, che cambiano la vita anche nel settore turistico perché la condivisione in rete migliora le proposte. E ritengo prioritario incentivare la creazione di applicazioni che mettano il turista nelle condizioni di essere un viaggiatore consapevole, con tutte le informazioni a disposizione di un click, cioè che il turista sappia esattamente, là dove va a cercare un certo luogo, anche gli eventi che ci sono nelle vicinanze e le attività che si svolgono all'interno del territorio.
  È stato detto che si vuole abbinare il binomio della cultura con il turismo: si può fare e le applicazioni rendono questo molto più facile per il turista. L'Italia non è solo Roma, Firenze e Venezia; sarebbe prima di tutto svilente e sarebbe sottovalutare il turista pensare tutto questo. Il turista è sempre più esigente. Se riuscirete a rendere semplice raggiungere e visitare il nostro bel Paese, il passaparola farà il resto; basta che lei, Ministro, però lo permetta.
  Immagino un nuovo modello di gestione, in cui la natura e il paesaggio siano tutelati, ad esempio guardando al di là dell'Italia, come Formentera, dove esistono pedaggi diversi di accesso alle spiagge, a seconda che ci si rechi in bici, in motorino o in auto. «Chi più inquina paga»: è un principio logico e sensato, sia dal punto di vista ambientale che economico.
  E poi c’è il sogno disatteso: ad esempio, la nostra splendida Sicilia, ribattezzata «l'isola del tesoro». I dati parlano da soli. Secondo il piano strategico per lo sviluppo del turismo in Italia, del gennaio 2013, ad esempio, nella settimana che va dal 16 al 22 luglio 2012, i voli low cost Germania-Spagna sono 522, di cui 223 diretti alle Baleari; i voli low cost Germania-Italia sono 260, di cui solo 17 con destinazione Sicilia: c’è davvero qualcosa che non torna.
  La difficoltà di raggiungere certe zone italiane e di muoversi all'interno del nostro territorio ci fa perdere di competitività, soprattutto ci allontana i turisti; così come d'altra parte fanno i servizi di trasporto pubblico scadenti e la sensazione di insicurezza nell'aspettativa di un viaggio in Italia: parlo, ad esempio, dei «pacchetti truffa», del trattamento da straniero che poco ha a che fare con l'ospitalità, della cultura turistica che stiamo perdendo.
  E poi c’è il portale Italia.it. Proprio di recente, il sottosegretario ha risposto ad una mia interrogazione in merito e la risposta è stata assai emblematica: le cifre che sono state spese per questo portale, o meglio sprecate, fanno impallidire. Dal 2005, 96 milioni di euro. Ma con quali risultati ? Definirli insoddisfacenti, se paragonati a portali di altri Paesi, è a dir poco riduttivo. Criteri di usabilità e progettualità per un portale così strategico dovevano essere il punto di partenza. Invece il sito è un agglomerato informe di contenuti che non è in grado di indirizzare il turista o offrire mete alternative, o meglio risvegliare il turista nel suo principale intento, ovvero la pianificazione del viaggio. Oggi, il turista vuole fare quello: pianificarsi da solo il viaggio, e noi in questo dobbiamo aiutarlo.Pag. 48
  Su questo tema non è ancora chiaro, però, che cosa il Governo attuale, come quello precedente, voglia fare e, se il viaggio è davvero una fuga verso un sogno, dobbiamo fare in modo che i turisti stranieri fuggano in Italia, come ai tempi del Grand Tour, e consentire ai nostri concittadini di conoscere ed apprezzare la memoria di ciò che gli appartiene.
  Internet e la rete possono essere uno strumento, ma rimangono inefficaci se attorno non ci costruiamo un progetto, se non abbiamo bene idea di dove vogliamo andare nei prossimi vent'anni e che turismo vogliamo raggiungere. Se non puntiamo sui settori che sono un valore aggiunto nel nostro sistema, su cui siamo forti e su cui investendo poco possiamo ottenere grandi risultati, vuol dire che stiamo perdendo un pezzo della nostra progettualità. L'Italia – ripeto – per fortuna ce l'abbiamo noi.
  Non avete fantasia ? I cittadini ce la metteranno al vostro posto. Mettiamoli in rete. Lasciate libera la comunità di esprimersi. Si tratta per voi di scegliere tra un sogno disatteso ed un futuro che vogliamo scrivere insieme ai cittadini (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Luigi Taranto. Ne ha facoltà.

  LUIGI TARANTO. Signor Presidente, signor Ministro, signora sottosegretario, colleghe e colleghi, la discussione delle mozioni sulle prospettive del settore del turismo del nostro Paese, sugli impegni prioritari da assumere per accompagnarne innovazione e cambiamento, sulle scelte da operare per rafforzarne produttività e competitività, è un'occasione importante, un'occasione importante per riaffermare, una volta di più, le potenzialità dell'economia turistica a sostegno della crescita e dell'occupazione ma, soprattutto, per ribadire, come si legge già in apertura del piano strategico del gennaio 2013, la necessità di avviare un cambiamento anzitutto culturale, iniziando a considerare il turismo come una grande opportunità per il Paese e coordinando gli sforzi necessari a valorizzarne il potenziale inespresso.
  Un cambiamento, dunque, che anzitutto conduca alla definitiva archiviazione dell'idea, insieme ingenua e pericolosa, che la ricchezza straordinaria del patrimonio naturalistico e storico-culturale italiano basti di per se stessa a sorreggere le sorti di una sempre asserita vocazione turistica del nostro Paese, peraltro troppo spesso vissuta secondo i tratti ed i limiti di un'economia di rendita.
  Che il cambiamento sia necessario ed urgente ce lo ricordano tutti i dati di riferimento. Ancora alla metà degli anni Novanta detenevamo la prima posizione in Europa; oggi ci collochiamo al terzo posto, dopo Spagna e Francia. Vantiamo, è vero, il primato mondiale dei siti Unesco, ma fatto 100 l'indice di valorizzazione turistica dei siti italiani, quello dei siti spagnoli risulta pari a 130 e quello dei siti francesi a 190. Storie note, certo, e che a ben vedere costituiscono l'esito specifico, nell'ambito dell'economia turistica, della più generale agenda italiana della competitività difficile e della crescita lenta.
  Sicché, parimenti, non sorprende che l'agenda del che fare per il turismo italiano largamente riproponga le esigenze di scelte ambiziose, urgenti al contempo per l'intero Paese. Scelte in materia di governance, affinché approfittando del percorso di riforma del Titolo V della Costituzione, all'insegna del disinnesco del conflitto di competenza e del perseguimento della cooperazione interistituzionale ed interamministrativa, sia data compiuta risposta alla necessità di dotare di fondamenta certe il processo di affermazione di una strategia per il turismo, secondo la dimensione di una strategia centrale per l'intero sistema Paese.
  È importante, allora, che nell'ambito del Documento di economia e finanza per il 2014 il programma nazionale di riforme utilizzi al riguardo parole inequivoche, non solo dicendo della necessità di ridefinire, così si legge, le competenze e le relative politiche pubbliche in materia di turismo attraverso la riforma del Titolo V della Costituzione, attribuendo allo Stato Pag. 49le attività di promozione, indirizzo e coordinamento delle politiche turistiche, ma anche prevedendo l'istituzione di un comitato interministeriale presieduto dal Presidente del Consiglio, che sovrintenda alla strategia del turismo. Strategia di sistema, chiamata pertanto ad intervenire sul fronte della promozione coordinata all'estero della destinazione Italia, dei suoi territori e delle sue specializzazioni ed offerte, rinnovando profondamente missione ed organizzazione dell'Agenzia nazionale del turismo e facendone soggetto concorrente all'innovazione dei prodotti turistici italiani ed allo sviluppo del capitolo turismo dell'agenda digitale del nostro Paese. Strategia di sistema e, dunque, ancora chiamata a misurarsi con la costruzione di standard condivisi per i servizi, a partire dagli standard per i servizi ricettivi, così come per la formazione per le professionalità di settore.
  Strategia di sistema, infine e in sintesi, capace di mettere in campo un set organico di politiche economiche e fiscali, di misure di semplificazione e di scelte sul versante dei trasporti complessivamente utili ad indurre, tanto dinamismo ed aggregazioni di rete delle piccole e medie imprese, quanto attrazione di investimenti esteri, ed utili ancora, attraverso il miglioramento del rapporto qualità-prezzo delle infrastrutture e della ricettività, cioè dei punti critici emergenti dalle analisi comparative internazionali, al consolidamento della domanda interna e al perseguimento di domanda estera affluente e proveniente dai Paesi BRIC. Una domanda a cui offrire i valori di lunga durata di Destinazione Italia secondo un'attenta e rinnovata segmentazione, in grado di intercettare la richiesta di una esperienza turistica sempre più diversificata e sofisticata e con un'organizzazione capace di acquisire maggiori quote della catena del valore generata dal far turismo in Italia.
  Il tutto per mettere compiutamente a frutto la straordinaria dotazione di risorse turistiche del nostro Paese, dotazione che, ove la strategia fin qui sommariamente richiamata trovasse applicazione concreta, compiuta e tempestiva, potrebbe generare, secondo le stime prudenziali al 2020, accolte dal già ricordato piano strategico, un contributo aggiuntivo al prodotto nell'ordine dei 30 miliardi di euro ed un contributo aggiuntivo all'occupazione nell'ordine delle 500 mila unità. È un punto sul quale la mozione unitaria di maggioranza giustamente insiste, delineando i tratti portanti di un possibile circuito virtuoso tra innovazione digitale ed imprenditoriale e il ruolo propulsivo dei servizi nei processi di costruzione e di nuova occupazione. Un punto sul piano...

  PRESIDENTE. Colleghi, vi chiedo di abbassare il tono della voce, per favore.

  LUIGI TARANTO. ...che certo ricorda la necessità di ridare in Europa ed in Italia impulso e fiato alla domanda interna, ma che insieme evidenzia l'esigenza, sul terreno delle politiche per la competitività, di un'integrazione sempre più avanzata tra politica industriale e politica per i servizi, di cui l'industria della cultura e del turismo potrebbe davvero essere nel nostro Paese interpretazione di eccellenza.
  Come non ricordare, allora e da una parte, che circa il 48 per cento del patrimonio storico-culturale insiste sui territori del Mezzogiorno e che, secondo analisi della Svimez, investimenti integrati in cultura e turismo potrebbero portare alla costruzione di circa 250 mila qualificati posti di lavoro, di cui 100 mila per giovani laureati ? Ma come non ricordare anche, dall'altra parte, quanta necessità e quali opportunità di miglioramento vi siano nell'utilizzazione delle risorse europee proprio negli assi di programmazione che riguardano il combinato disposto tra turismo e cultura ?
  Bene, dunque, che lo schema di accordo di partenariato per i fondi europei 2014-2020 sottolinei l'esigenza di un'effettiva discontinuità di strategia rispetto al ciclo di programmazione 2007-2013 segnato, così si annota, da una cooperazione istituzionale e tecnica inefficace, da forte frammentazione degli interventi, da carenza generalizzata di progetti di qualità, da difficoltà e lentezze nella realizzazione. Pag. 50È bene, ancora, che nuova strategia significhi per il nuovo ciclo facilità di accesso e di integrazione delle misure attivabili a valere sulle risorse allocate su più programmi, ma significhi anche, intanto, valorizzazione degli interventi ad avanzato stato di progettualità individuati, nell'ambito dell'esperienza del programma «Attrattori culturali», come ponte per un positivo avvio della nuova fase di programmazione.
  Resta in definitiva confermato quanto efficacemente osserva la mozione di maggioranza. La sfida del turismo, perno di un possibile rilancio della crescita dell'Italia, si concentra in poche mosse che attengono tutte alla capacità del nostro Paese di fare squadra. È l'impegno che si propone e il cui accoglimento può davvero far sì che anche per il turismo sia arrivato il tempo della svolta buona, perché, facendo ancora ricorso al programma nazionale di riforma, l'Italia rimane in cima ai desideri di viaggio, ma deve ora essere posta in condizione di intercettarli pienamente (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Petitti. Ne ha facoltà.

  EMMA PETITTI. Signor Presidente, signor Ministro, onorevoli colleghi, noi oggi parlando di turismo sappiamo che parliamo di un'industria trainante a livello mondiale, europeo e nazionale. È stato ricordato: uno dei pilastri su cui si regge l'economia di molti territori. L'Italia ha un patrimonio culturale, ambientale e imprenditoriale ineguagliabile.
  Alcuni dati li voglio ricordare molto rapidamente, perché fanno sì che l'Italia possegga la maggior parte dei siti mondiali dell'UNESCO: 5 mila chilometri di costa balneabile, 146 riserve naturali, 2.100 siti e monumenti archeologici, oltre 20 mila rocche e castelli e 40 mila dimore storiche, 128 parchi, oltre alle 180 località termali. È chiaro che parliamo di luoghi meravigliosi, che gli ultimi dati Censis dicono essere serviti quotidianamente da più di 33 mila alberghi, 2.374 campeggi e villaggi turistici, più di 11 mila aziende agrituristiche, 77 mila ristoranti, trattorie e pizzerie.
  Chiaramente, parliamo di numeri importanti, che testimoniano quello che hanno detto i colleghi che mi hanno preceduto, cioè che il turismo genera, oggi, il 9 per cento del PIL a livello mondiale e 120 milioni di posti lavoro diretti, a cui se ne aggiungono oltre 125 milioni in settori correlati. E nonostante la fragilità dell'economia globale, noi sappiamo che il turismo nel mondo resta l'unico settore in sicura crescita, tanto che nel 2012 ha superato, per la prima volta nella storia, quota un miliardo di arrivi.
  Ora, malgrado ciò, secondo il World economic forum, l'indice della competitività del turismo nel 2013 colloca l'Italia al ventiseiesimo posto su 131 Paesi: tutti gli altri Paesi del Club Med sono davanti all'Italia. Tra l'altro, dalle indicazioni sullo stato del turismo italiano, nel 2013 è emerso uno scenario desolante proprio per quanto riguarda la dolorosa situazione riguardante l'occupazione. Allora, è chiaro che nel nostro Paese siamo arrivati a un momento di svolta, perché in materia di turismo l'Italia può fare di più e deve fare di più.
  È chiaro che, per questo settore, che potrebbe muovere tutta l'economia, se solo fosse davvero considerato per il suo immenso valore, il problema della governance è centrale. È stato ricordato: la situazione che si evidenzia, infatti, dopo il succedersi nei decenni di scelte di governance alternativa, nessuna delle quali ha portato a una rinascita del comparto, ha fatto sì che il turismo sia rimasto un settore orfano di politiche pubbliche e di risorse all'altezza della situazione.
  Inoltre, a differenza dell'Italia, se noi guardiamo a Paesi come la Spagna e la Francia, che si sono dotati di piani strategici come strumenti di pianificazione che hanno permesso di assorbire in maniera più contenuta anche la crisi economica e finanziaria, noi possiamo vedere alcuni strumenti di settore che hanno agito principalmente su alcune leve.Pag. 51
  Li voglio ricordare molto rapidamente: penso al rafforzamento dell'immagine e alla promozione, partendo dagli strumenti che sono già previsti, tra l'altro, nei piani di medio e breve periodo. Se pensiamo agli incentivi alle imprese del settore, che possono agire sulle leve fiscali, dando uno stimolo anche alle banche per l'accesso al credito, se pensiamo alla rivitalizzazione delle destinazioni mature attraverso il lancio di nuovi prodotti o alla riqualificazione delle imprese ricettive, sia attraverso il piano di qualità che con interventi mirati per la ristrutturazione degli immobili, e al tema, su cui noi dobbiamo assolutamente agire in modo rapido, che è quello dell'omogeneizzazione dell'imposta di soggiorno, se noi guardiamo a questi vettori e a queste linee, sappiamo che cosa dobbiamo fare.
  Noi, cioè, dobbiamo agire in modo rapido attraverso una fase operativa che porti alla definizione di azioni concrete per tutto il comparto e far sì che il piano strategico già elaborato dal precedente Governo, il Governo Monti – penso, ovviamente, a Turismo Italia 2020 –, con alcuni opportuni aggiustamenti, possa essere approvato rapidamente. Dobbiamo dotarci di risorse adeguate per rinnovare questo settore, e penso, soprattutto, alle risorse che, da questo punto di vista, veramente possono dare al Mezzogiorno un passaggio di svolta. Il turismo potrebbe costituire, proprio per il sud dell'Italia, un'enorme fonte di occupazione e di ricchezza, se solo riuscissimo a spendere bene i fondi europei, e a spenderli in un settore adatto all'inserimento dei giovani, che ormai vende e venderà sempre di più su Internet.
  E poi abbiamo di fronte la sfida di Expo 2015, un evento che potrebbe davvero divenire epocale per il turismo nazionale, se è vero che sono previsti arrivi pari a 20 milioni di visitatori. Il decreto «Destinazione Italia» ha già inserito risorse, che vanno ora affiancate ad un progetto di sviluppo del turismo: misure che devono servire a consentire al comparto di approfittare pienamente di questa occasione. Allora è necessario che il Governo si doti, a nostro parere, di una piattaforma di svolta nel turismo, identificando politiche urgenti da attuare nel breve periodo, da aprile 2014 fino a dicembre, quindi alla fine dell'anno, da realizzare di intesa con le regioni.
  Così come è importante la definizione di una governance stabile e complessiva del turismo, collegata con la necessaria riforma del Titolo V della Costituzione e che deve ripensare l'attuale assetto di competenze, in modo da favorire anche l'emergere di una strategia nazionale per il settore e la cooperazione e il coordinamento di ogni livello istituzionale-amministrativo.
  Non voglio entrare nel merito di tutte le proposte che, come maggioranza, abbiamo presentato nella nostra mozione, ma voglio soffermarmi su alcuni aspetti che sono – a nostro parere – urgenti. Ovviamente, lo ricordava anche lei, Ministro, nella sua introduzione, serve riformare l'ENIT, l'Agenzia nazionale per il turismo. E, sulla definizione di un piano di promozione internazionale e nazionale del turismo, noi dobbiamo prevedere un maggior apporto dei privati e dei vettori nazionali di trasporto alla sua gestione, anche per una definizione di quello che è un piano promozionale internazionale del turismo.
  Serve, poi, in tempi molto rapidi, estendere il bonus per le ristrutturazioni e le riqualificazioni energetiche agli immobili adibiti ad attività turistiche, finalizzandoli anche alla sicurezza antincendio. Così come sono urgenti – a nostro parere – specifici incentivi per gli affittuari che intendono acquistare, invece, gli immobili che gestiscono.
  Fondamentale, poi – veniva ricordato anche dagli altri gruppi politici –, è che noi dobbiamo dare certezze ad un comparto come quello balneare e definire, con la Commissione europea – perché questo è il passaggio essenziale –, una soluzione al problema delle concessioni balneari, che tenga conto chiaramente di quella che è la specificità della gestione delle nostre spiagge. Da questo punto di vista, voglio ricordare che ci sono stati recentemente Pag. 52dei segnali incoraggianti da parte delle istituzioni europee per quanto concerne l'annosa questione della proroga delle concessioni demaniali. Proprio il Commissario europeo agli affari marittimi ha riconosciuto una rigidità nell'applicazione della direttiva Bolkestein rispetto al comparto balneare, ammettendo appunto che questa direttiva pone vincoli troppo stringenti. Ora, la revisione dovrebbe prevedere – questo pare – meno vincoli per gli operatori e una rimodulazione coerente con le peculiarità di ogni Paese. Solo questo passaggio potrà permettere la tutela delle nostre 30 mila imprese del settore.
  Un altro passaggio, un altro elemento per noi fondamentale, è considerare il personale che lavora nel turismo un patrimonio irrinunciabile per la crescita del settore. Noi prevediamo che ci possano essere veramente maggiore formazione, una formazione permanente degli addetti, il riconoscimento anche di nuove figure professionali turistiche e ricreative, ai fini di una loro riqualificazione, ed evitando anche che si sviluppi un'area di lavoro nero e precario in questo settore. Per questo, occorre mettere il turismo al centro anche dei piani giovani per sviluppare l'occupazione qualificata.
  Dal dibattito di oggi in Aula, dalle dichiarazioni di voto che abbiamo ascoltato da parte dei gruppi, ci compiacciamo dell'ampia convergenza che è emersa, perché testimonia la consapevolezza che abbiamo tutti che il turismo può rappresentare davvero uno dei driver più potenti di crescita per superare la crisi. Questo, però, a condizione che il nostro Paese sappia lanciare una vera sfida di innovazione sulle politiche industriali turistiche, perché è solo così che crediamo si possano far emergere tutte le potenzialità, le enormi potenzialità di sviluppo del settore, dando anche un importante contributo alla crescita economica ed occupazionale dell'Italia (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

  PRESIDENTE. Saluto gli studenti e i docenti dell'Istituto professionale di Stato Elena Cornaro, di Jesolo, in provincia di Venezia, che assistono ai nostri lavori (Applausi).
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, la deputata Argentin. Ne ha facoltà.

  ILEANA ARGENTIN. Signor Presidente, Ministro, intervengo veramente in modo breve. Vorrei scusarmi se posso sembrare una tuttologa, che vuole a tutti i costi intervenire su ogni argomento, ma credo che il mio ruolo in quest'Aula sia di dar voce alle fasce deboli, a chi non ha la forza per parlare e per rivendicare il diritto – perché no ? – anche del turismo.
  Io ho visto che nella mozione presentata dal PD c’è un'attenzione al turismo sociale. Ma volevo sottolineare che più volte, quando si parla di turismo e di disabilità, non ci si rende conto che il mondo dell'handicap, ad esempio, spende moltissimo nel turismo e lo fa perché ha sempre bisogno di una persona accanto: invece di acquistare un caffè, ne acquisterà due quasi sempre, perché accompagnato.
  Eliminare le barriere architettoniche, quindi, ha un senso, non sui monumenti – non mi fraintenda, Ministro –, perché io non vorrei che la scalinata di Trinità dei Monti venisse messa in discussione in nessun modo: è bella e va salvaguardata per tutti. Ma credo che sia necessario rendere accessibili i musei, i locali, le situazioni ricettive (soprattutto aeroporti, stazioni), e questo purtroppo non avviene.
  Volevo soltanto ricordare, Presidente – mi scuso e finisco qui – che i nostri soldi hanno lo stesso valore di quelli degli altri e che potrebbero essere un grande patrimonio per il nostro Paese (Applausi).

  PRESIDENTE. Sono così concluse le dichiarazioni di voto.

(Votazioni)

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Come da prassi le mozioni saranno poste in votazione per le parti non assorbite e non precluse dalle votazioni precedenti.Pag. 53
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Benamati ed altri n. 1-00327 (Nuova formulazione), come riformulata su richiesta del Governo e su cui il Governo ha espresso parere favorevole.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Palma, Colaninno, Marzana, Balduzzi.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:
   Presenti e votanti  440   
   Maggioranza  221   
    Hanno votato  440    

  La Camera approva (Vedi votazioni).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Lacquaniti ed altri n. 1-00388, come riformulata su richiesta del Governo, in quanto non assorbita dalla precedente votazione e su cui il Governo ha espresso parere favorevole.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Gregori.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:
   Presenti e votanti  439   
   Maggioranza  220   
    Hanno votato  439    

  La Camera approva (Vedi votazioni).

  (Il deputato Cassano ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Abrignani e Palese n. 1-00394, come riformulata su richiesta del Governo, in quanto non assorbita dalle precedenti votazioni e su cui il Governo ha espresso parere favorevole.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Pastorelli, Taricco, Franceschini, Tancredi.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  440   
   Votanti  439   
   Astenuti    1   
   Maggioranza  220   
    Hanno votato  439    

  La Camera approva (Vedi votazioni).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Allasia ed altri n. 1-00396, come riformulata su richiesta del Governo, in quanto non assorbita dalle precedenti votazioni e su cui il Governo ha espresso parere favorevole.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Abrignani, Bolognesi, Casellato.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  441   
   Votanti  440   
   Astenuti    1   
   Maggioranza  221   
    Hanno votato  439    
    Hanno votato no    1    

  La Camera approva (Vedi votazioni).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Prodani ed altri n. 1-00397, come riformulata, su richiesta del Governo, in quanto non assorbita dalle precedenti votazioni, su cui il Governo ha espresso parere favorevole.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Gregori, Fitzgerald Nissoli, Letta, Mauri, Carbone...Pag. 54
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  441   
   Votanti  440   
   Astenuti    1   
   Maggioranza  221   
    Hanno votato  440.

  La Camera approva (Vedi votazioni).

  A questo punto, mi sembra vi sia un'intesa tra tutti i gruppi nel senso di interrompere qui i nostri lavori al fine di consentire l'attività delle Commissioni. Sempre al fine di consentire l'attività delle Commissioni, comunico che, secondo le intese intercorse tra i gruppi, nella mattinata di domani non vi saranno argomenti con votazioni. La seduta inizierà alle ore 12 con l'informativa urgente del Governo sulle dichiarazioni del Ministro dell'interno relative ad un ingente incremento del flusso di migranti e sulle misure che si intende adottare per farvi fronte. L'esame degli argomenti con votazioni avrà inizio a partire dalle ore 16, dopo il question time, con le mozioni sul dissesto idrogeologico e di seguito con gli altri argomenti non esaminati dalla seduta odierna.

Per richiami al Regolamento, sull'ordine dei lavori e per la risposta a strumenti del sindacato ispettivo (ore 18,29).

  TIZIANA CIPRINI. Chiedo di parlare per un richiamo al Regolamento.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  TIZIANA CIPRINI. Signor Presidente, ex articolo 51, comma 2. Presidente, chiederei il permesso di poter finire l'intervento anche se riguarda fatti estranei agli attuali lavori dell'Aula. Vorremmo denunziare un fatto abbastanza grave secondo noi che è avvenuto questa mattina in Commissione lavoro. Questa mattina abbiamo chiesto la votazione nominale, ex articolo 51 del Regolamento, durante la votazione degli emendamenti al DL n. 34 del 2014, e ci è stata negata dal presidente della Commissione lavoro adducendo delle motivazioni sulla base di una circolare del 1958, quindi addirittura antecedente l'adozione dei Regolamenti parlamentari che sono del 1971, e sulla base di due casi precedenti del 1996 e del 2008. Noi riteniamo che la risposta che ci è stata fornita sia inaccettabile in quanto pretestuosa e che sia un'interpretazione distorta del contenuto dell'articolo 51, comma 2. Pertanto, chiediamo, per il suo tramite, alla Presidente Boldrini di intervenire sulla vicenda per fornire un'interpretazione dell'articolo 51, comma 2, ed eventualmente convocare una Giunta per il Regolamento perché esprima un parere sull'interpretazione del comma 2 dell'articolo 51. Grazie, Presidente (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. La ringrazio. Sottoporrò alla Presidente della Camera la sua osservazione e la sua richiesta.

  PIA ELDA LOCATELLI. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  PIA ELDA LOCATELLI. Signor Presidente, questa mia lettura è parte dell'iniziativa lanciata dall'onorevole Kyenge, condivisa trasversalmente, per mantenere viva l'attenzione della Camera sul tema della cittadinanza, dando voce a chi questa voce non ha. Do, quindi, voce a Oumaima, leggendo una sua lettera. Ho tagliato un poco il testo per rispettare i due minuti, ma la storia resta intatta. Mi chiamo Oumaima, sono una ragazza di 16 anni...

  PRESIDENTE. Colleghi, il tono della voce.

  PIA ELDA LOCATELLI. ... vivo a Loiano da ormai dodici anni, ma sono nata a Casablanca da genitori marocchini. Io e mio fratello abbiamo imparato l'italiano guardando la televisione e giocando Pag. 55con i nostri coetanei. Poi siamo andati a scuola dove, con il sostegno dei docenti e dei compagni, siamo riusciti ad inserirci presto. Dopo le elementari, il passaggio alle medie è stato semplice e così il liceo che frequentiamo tuttora. Da quando sono arrivata in Italia ho sempre condotto uno stile di vita italiano: adoro la pasta, la pizza, frequento italiani e mi sento orgogliosamente italiana. L'unico problema è che sui miei documenti c’è scritto: cittadinanza marocchina. Nel 2010 mio padre ha iniziato la pratica per la richiesta di cittadinanza, ma a fine 2013 – è la data della lettera – siamo ancora ad un punto morto. Io mi sento già italiana, ma per la burocrazia non lo sono.
  A volte, quando mi capita di viaggiare all'estero e di incontrare gente del posto che mi chiede di quale nazionalità sono, vorrei tanto rispondere italiana, anzi, vorrei urlare il fatto di essere italiana, ma non posso farlo. Sembrerà puerile, ma quando in un film straniero si cita l'Italia, mi sento fiera del Paese che considero mio e mi sento chiamata in causa.
  L'idea di scrivere una lettera mi è venuta il 31 maggio scorso: quel giorno andai allo stadio a vedere un'amichevole tra l'Italia e la Repubblica di San Marino. Quando giunse il momento dell'inno nazionale, mi alzai in piedi e con la mano sul cuore, cominciai a cantare a squarciagola e le parole mi uscivano in modo del tutto spontaneo e naturale. Mi sentivo così felice ed a mio agio, ed ero così orgogliosa di stare in mezzo a persone che considero miei connazionali da provare un vero sentimento di unione e fratellanza. In quel momento capii che avrei passato il resto della mia vita in Italia, con o senza la cittadinanza (Applausi dei deputati dei gruppi Misto-Partito Socialista Italiano e Partito Democratico).

  EMANUELE FIANO. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  EMANUELE FIANO. Ieri, signor Presidente, il signor Giuseppe Grillo, ha scelto di utilizzare una poesia che fu scritta da Primo Levi al ritorno dal campo di sterminio di Auschwitz – lo stesso campo dove la mia famiglia è stata sterminata, eccetto mio padre – ha scelto di utilizzare quella poesia che per molti italiani e per molti europei rappresenta il testamento morale più alto del lascito del campo di sterminio di Auschwitz, quella poesia che ci racconta che cosa può diventare un uomo o cosa possa diventare una donna se l'odio guida i Governi e i popoli, se una donna o un uomo vengono affamati, torturati, gasati o bruciati in ragione della loro fede o della loro appartenenza politica o della loro scelta esistenziale o del fatto di essere nati ebrei, per la sola colpa di essere nati ebrei o di essere nati disabili o di essere antifascisti o antinazisti o di essere resistenti. Quella poesia, che ha insegnato al popolo europeo che cosa può diventare l'odio tra i popoli, non può essere utilizzata da nessuno nel gioco cinico della politica. Non si può paragonare nessuno dei protagonisti della politica di oggi e di ieri a quello che è successo al popolo europeo, non agli ebrei: alla civiltà umana in quel campo di sterminio. Non è permesso a nessuno, neanche al più frustrato dei comici italiani, a nessuno che partecipi alla politica italiana (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico) e oggi Beppe Grillo, signor Presidente, ha detto una frase ancora peggiore – le assicuro che terminerò anche se lei dovesse togliere la voce a questo microfono – ha detto una cosa anche peggiore. Ha detto, pochi minuti fa, in una conferenza stampa: sono loro – ed io ho pensato a me – che si nascondono dietro la Shoah e ha definito il presidente dell'Unione delle comunità ebraiche, al quale va tutta la mia solidarietà e che oggi non può rispondere, perché è una festa ebraica, lo ha definito stupido e ignorante.
  Sappia Beppe Grillo che quelli come me, non solo gli ebrei, ma tutti coloro che hanno tratto la lezione da Se questo è un uomo, non abbasseranno mai la testa di fronte a chi crede di poter disporre della storia come crede e che fascismo e antifascismo Pag. 56siano la stessa cosa (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico)...

  PRESIDENTE. Deve concludere.

  EMANUELE FIANO. Non abbasseremo mai la testa ! Se ha occasione di incontrarlo, Presidente, glielo dica di persona (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico, Sinistra Ecologia Libertà, Per l'Italia, Forza Italia e di deputati del gruppo Misto-Partito Socialista Italiano).

  ANDREA FERRO. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  ANDREA FERRO. Signor Presidente, intervengo per annunciare la presentazione di un'interrogazione a firma del sottoscritto e degli onorevoli Tidei, Gregori e Carella, deputati democratici della provincia di Roma.
  A Guidonia Montecelio, che è il comune più grande della provincia di Roma, dopo Roma, il terzo nel Lazio, quasi 100 mila abitanti, si voterà il 25 maggio per il rinnovo del consiglio comunale e del sindaco. In questi giorni, l'amministrazione uscente ha provveduto alla selezione di trenta ragazzi per lo svolgimento di tirocini formativi della durata di sei mesi e a pagamento, come riportato dalla stampa locale puntualmente. Tra i tirocinanti numerosi sarebbero i figli e i parenti dei consiglieri comunali della maggioranza che governa la città. Sono stati banditi concorsi per assistenti sociali, agenti di polizia municipale, dirigente tecnico e dirigente amministrativo. I sindacati si sono già rivolti alla Corte dei conti; le selezioni finiscono il 22 maggio, cioè tre giorni prima del voto per il rinnovo del consiglio comunale e del sindaco.
  Certo, questo rappresenta un modo grave e assai discutibile di condizionare la libera scelta degli elettori e, più in generale, il normale svolgimento di una campagna elettorale già difficile e impegnativa in un comune importante della provincia di Roma. Sarebbe più utile per tutti – certamente per i cittadini, ma anche per i candidati – una campagna elettorale nel merito dei progetti e delle idee per rilanciare una città importante come Guidonia, centro dell'area nordest della provincia di Roma, la terza del Lazio dopo Roma e Latina, che polemiche...

  PRESIDENTE. Dovrebbe concludere.

  ANDREA FERRO....per una nuova Parentopoli, sospetti di voto di scambio e certezza di inquinamento del voto (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

  PRESIDENTE. Saluto gli studenti dell'università di Bolzano, che stanno assistendo ai nostri lavori dalle tribune (Applausi).

  MASSIMO ENRICO BARONI. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  MASSIMO ENRICO BARONI. Signor Presidente, mi fa piacere che in quest'Aula si parli anche di tragedie. Con riferimento a queste tragedie, voglio ricordare al deputato Fiano, che io sono una di quelle persone che ha letto Se questo è un uomo tre volte. Probabilmente, il deputato Fiano non sa o non ricorda il motivo e la ragione per cui Primo Levi si suicidò dopo la stesura del suo terzo libro, il cui titolo era I sommersi e i salvati. Tutti i critici sono unanimi nel dire che c'era un particolare capitolo in questo libro e questo capitolo si intitolava La zona grigia. Ebbene, era in questo j'accuse alla società di quel tempo, di tutta quella classe dirigente, di indifferenti, che non faceva nulla, nulla per prendere posizione, mai sulle questioni (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). E qui dentro, in Italia, in questo momento, i sommersi sono i cittadini italiani e «i salvati» è questa classe dirigente che ha la P2, che sta al Senato e alla Camera, per cui non fate lezioni a nessuno (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle – Proteste dei deputati del gruppo Partito Democratico)...

Pag. 57

  PRESIDENTE. Si rivolga alla Presidenza ! Colleghi, per favore !

  MASSIMO ENRICO BARONI. Va bene ? Grazie mille (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle – Proteste dei deputati del gruppo Partito Democratico) !

  PRESIDENTE. Colleghi ! Collega Baroni, si rivolga alla Presidenza. Ha finito ? Va bene.

  ALESSIA ROTTA. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà (Una voce dai banchi del MoVimento 5 Stelle: Mafiosi piduisti di merda) ! Abbiamo finito ? Colleghi !

  ALESSIA ROTTA. Signor Presidente, quando per cortesia, nell'Aula si è riportato l'ordine...

  PRESIDENTE. Colleghi, possiamo far continuare con gli interventi ? Un attimo !

  ALESSIA ROTTA. ... e questo scempio potrà finire...

  PRESIDENTE. Prego, deputata.

  ALESSIA ROTTA. Grazie. Sabato notte, a Vicenza, colleghi, Presidente, la venticinquenne veronese, Laura Roveri è stata colpita con numerose coltellate dal suo fidanzato, il quarantaduenne, Enrico Sganzerla. La sua colpa – diciamo così – era stata quella di avere trasgredito alle sue indicazioni, cioè di essere andata ad una festa senza il suo consenso. Fortunatamente, la ragazza è salva, è fuori pericolo, ma questo non basta per noi per non lanciare un nuovo allarme, se anche ieri, in Umbria, un uomo ha ucciso la moglie.
  Questo per dire che il femminicidio non deve essere legato ai fatti di cronaca, non deve essere legato ad una legge, una volta che questa venga approvata, come è successo in questo Parlamento.
  Si tratta, ancora una volta, di un episodio di una violenza vigliacca, alla quale occorre, una volta di più, opporre una risposta fatta non solo di parole e non solo di leggi, ma di una cultura che deve cambiare anche attraverso gli strumenti come la norma, appunto, che abbiamo approvato nel settembre scorso. Allora diamo un nuovo impulso e applicazione alla norma e trasformiamo la norma in una cultura che naturalmente deve coinvolgere tutti in azioni di prevenzione, di educazione e di formazione attraverso, sì, il recupero del maltrattanti, ma il coinvolgimento dell'intera società, perché ancora una volta si tratta di un male sociale che non conosce censo, età e cultura (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

  PRESIDENTE. Adesso il deputato Fedriga. Prendo atto che rinuncia.

  IGNAZIO LA RUSSA. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  IGNAZIO LA RUSSA. Signor Presidente, la ringrazio di avermi dato la parola, avrei potuto tentare di prenderla, magari, riferendomi all'ordine del lavori o con un'altra motivazione, ma per evitare ogni accusa, eventuale, di provocazione ho aspettato pazientemente che finisse la seduta, che parlassero i colleghi che si sono iscritti prima di me, per poter sommessamente ricordare a quest'Aula, o attraverso quest'Aula a chi vorrà ricordarlo, un evento che questa Italia sta lasciando senza alcuna sottolineatura. Certo non è un evento accaduto ieri, è accaduto settant'anni fa. Il 15 di aprile di settant'anni fa, un uomo, un uomo anziano tornava a casa senza scorta, era nella Firenze occupata dai nazisti, arrivato davanti al cancello di casa sua scese, venne visto e affrontato da cinque uomini – uno si chiamava Fanciullacci, morirà suicida l'anno dopo in carcere, ma in carcere per altri motivi – e alla domanda: «sei tu Giovanni Gentile ?», e alla sua risposta: «Sì», venne barbaramente assassinato. Non era un fascista qualsiasi o un uomo Pag. 58qualsiasi, era uno degli uomini di cultura che tutta l'Europa, anche oggi, ci invidia. Certo, si era schierato con il fascismo, certo, aveva persino inneggiato all'olio di ricino, ed è uno dei motivi per cui forse gliela fecero pagare. Ma poi...

  PRESIDENTE. Deputato La Russa, concluda.

  IGNAZIO LA RUSSA. Non credo che ci sia un tempo prefissato.

  PRESIDENTE. Ci sono due minuti per gli interventi di fine seduta.

  IGNAZIO LA RUSSA. Per questo, dopo settant'anni chiedo a lei di darmene cinque in più. Se non vuole, mi tolga la parola.

  PRESIDENTE. Non ha cinque minuti in più, ha già sforato di venti secondi.

  IGNAZIO LA RUSSA. Per questo si dedicò, poi, però alla cultura e, per accelerare, capisco la sua impazienza, voglio usare le parole de L'Osservatore Romano di oggi, uno dei pochi a ricordarlo: la sua riforma della scuola sintetizzava quanto di meglio la cultura antifascista – anche da parte di quella che era antifascista – aveva elaborato negli ultimi vent'anni, poi l'Enciclopedia Italiana era stata una realizzazione prodigiosa. Certo, Giovanni Gentile contraddiceva...

  PRESIDENTE. Collega, la ringrazio, le ho dato un minuto in più.

  IGNAZIO LA RUSSA. Ho finito, ho finito. Aspetti...

  KHALID CHAOUKI. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  IGNAZIO LA RUSSA. Presidente, la sua modestia è pari alla sua ignoranza ! La sua modestia è pari alla sua ignoranza !

  PRESIDENTE. Collega, la richiamo all'ordine.
  Prego, onorevole Chaouki.

  KHALID CHAOUKI. Signor Presidente, questo è un intervento che non avrei mai voluto fare, ma che parla di una storia tragica, l'ennesima, ma forse la più grave sulle nostre terre. Ieri abbiamo appreso dalle agenzie di stampa che all'interno del centro di accoglienza di Siracusa, purtroppo, è morto un giovane migrante nato in Gambia nel 1985, arrivato sulle coste siciliane l'11 aprile del 2014. Un ragazzo, un giovane, poco più che nostro coetaneo, che già al momento dello sbarco veniva segnalato appunto come persona vulnerabile, che aveva dei problemi medici molto gravi, con forti disturbi alla vista. Era stato segnalato da parte dell'Organizzazione internazionale per le migrazioni, ma nonostante questa segnalazione i gestori, le forze pubbliche non hanno ritenuto che sarebbe stato forse importante inviarlo in una struttura ospedaliera e non trattenerlo in questo centro che è privo di qualsiasi assistenza medica.
  Noi abbiamo depositato oggi come intergruppo parlamentare sull'immigrazione un'interrogazione urgente al Ministro Alfano e alla Ministra Lorenzin e speriamo che già nella giornata di domani il Ministro Alfano possa aggiornarci su questa gravissima vicenda che riguarda un giovane richiedente asilo che è morto all'interno di un centro di accoglienza e che avrebbe dovuto essere curato immediatamente, invece questo non è accaduto. È l'ennesima tragedia delle migrazioni nel nostro Paese, speriamo che domani ci venga chiarito e che si dia risposta immediata alla nostra interrogazione (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

  NICOLA BIANCHI. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  NICOLA BIANCHI. Signor Presidente, gentili colleghi, ieri sera intorno alle 20,15 si è verificato una drammatico incidente in Pag. 59Sardegna lungo la strada statale n. 200, nel tratto che collega Sennori, il mio paese di origine, con Sorso. È morto Gennaro Mura, un giovane di 29 anni. L'uomo, un marmista di Porto Torres stava rientrando a caso sulla sua moto, una Yamaha R1, dopo essere stato con tre amici a Sennori. Voleva vendere la sua moto, lo stesso mezzo che è stato fatale per lui poco minuti dopo. Mura, che indossava regolarmente il casco, stava effettuando un sorpasso lungo i tornanti a circa 200 metri dal paesino della Romagna, nella manovra ha perso il controllo del mezzo ed è rotolato a terra. L'urto contro il guard-rail è stato fortissimo e purtroppo non c’è stato niente da fare: il colpo alla testa è stato mortale. Senza essere retorico, lo vorrei ricordare come un uomo con la testa sulle spalle; amava la motocicletta, ma non aveva una guida spericolata; era un marito e un padre di un bambino di due anni; un lavoratore, un appassionato di sport, in particolare la boxe, ieri un uomo come tanti altri, oggi un'altra vittima della strada. Ha perso la vita su un tratto di strada che anch'io ho percorso migliaia di volte, una strada buia e molto pericolosa, già nota per numerosi incidenti che sono avvenuti in passato.
  Oltre ad unirmi fortemente al dolore della famiglia e degli amici di Gennaro, vorrei ricordare in questa sede quanto siano alti i rischi che quotidianamente corrono i cittadini della Sardegna a bordo dei propri mezzi di trasporto lungo le strade della regione che, da nord a sud, sono estremamente pericolose, di giorno, ma soprattutto di notte. Non possiamo continuare ad elencare i morti e i feriti. Non ricordiamoci dei pericoli che nascondono le strade soltanto quando muore qualcuno.

  ROCCO BUTTIGLIONE. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  ROCCO BUTTIGLIONE. Signor Presidente, la ringrazio per avermi dato la parola, volevo soltanto unire la mia voce a quella del collega Fiano e dirgli che anche noi siamo profondamente commossi e colpiti, io in modo particolare. Sono un ex allievo del liceo D'Azeglio, andavo a scuola con Lisetta Levi e ricordo la figura di Primo Levi quando veniva talvolta a prendere la figlia: un volto scarno su cui gravava come un'ombra perenne di tristezza. Voglio esprimere la mia solidarietà alla comunità ebraica. Qualcuno penserà che c’è una sensibilità esagerata: chi ha sofferto un dolore così terribile ha diritto ad una sensibilità esagerata. Nell'ambito di quel dolore bisogna addentrarsi con il massimo rispetto, sapendo che tutti noi come italiani abbiamo contribuito a creare quel dolore, che è anche un nostro delitto. Allora, davanti a questo non c’è spazio per la satira, non c’è spazio per la comicità, c’è spazio soltanto per la condivisione, per la domanda di perdono, per la speranza insieme di poter costruire una realtà italiana in cui cose del genere non possano mai più accadere.

  SILVIA CHIMIENTI. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  SILVIA CHIMIENTI. Signor Presidente, vorrei sollecitare il Governo a rispondere alla mia interrogazione n. 5-00925, depositata in data 9 agosto 2013, quindi ormai circa un anno fa, interrogazione che riguarda la paradossale situazione di reale disperazione che stanno vivendo i docenti che hanno ottenuto l'abilitazione all'insegnamento a seguito del primo ciclo di TFO ordinario, che è constato di tre prove selettive molto ardue: un tirocinio di 475 ore, un corso con numerosi esami e un esame finale. Questi docenti sono stati clamorosamente presi in giro perché dopo aver studiato, dopo essersi impegnati per superare un concorso altamente selettivo, con numero di posti estremamente contingentato per ogni regione, dopo aver speso circa 4 mila euro, tra iscrizione alle prove e iscrizione al corso, ad oggi, 15 aprile 2014, quindi a distanza di un anno, non hanno potuto neppure spendere il proprio titolo nell'anno scolastico che si Pag. 60sta chiudendo ora, perché non sono state riaggiornate per tempo le graduatorie di istituto.
  Ci appelliamo al Ministro non solo perché risponda alla nostra interrogazione, ma soprattutto perché risponda finalmente a questi insegnanti meritevoli che hanno seguito il percorso stabilito per loro dalla legge e ne hanno ottenuto solo svantaggio, così come accaduto anche a tutte le altre categorie di docenti prese in giro dai Governi che si sono succeduti finora e che perseverano nel calare dall'alto misure scellerate e capaci solo di creare caos e guerre tra poveri.
  Il 17 aprile, questo giovedì, questi docenti manifesteranno davanti al Ministero dell'istruzione e noi ci ha auguriamo davvero che il Ministro li riceva e che questa volta finalmente abbia delle risposte da dare loro.

  ETTORE ROSATO. Chiedo di parlare per richiamo al Regolamento.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  ETTORE ROSATO. Signor Presidente, nella fase precedente il collega Iannuzzi, come potrà essere testimoniato da numerosi miei colleghi che hanno sentito e riconosciuto la persona, ha rivolto verso il mio gruppo una frase che ripeto, letterale: «mafiosi, piduisti di merda». Io la pregherei di istruire la questione, di fare tutte le verifiche che la Presidenza, come del caso fa, e di prendere tutti i provvedimenti che sono necessari, perché non accettiamo questo tipo di insulti e penso che questo tipo di insulti non devono essere fatti nei confronti di nessuno in questa Aula.

  PRESIDENTE. La Presidenza prende atto.

  DANILO TONINELLI. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  DANILO TONINELLI. Signor Presidente, questo è il mio secondo intervento per sollecitare l'arrivo in Aula del Presidente Renzi per riferire a questa Aula lo stato di avanzamento dell'Agenda digitale. L'Agenda digitale nasce nel giugno del 2012 con la costituzione dell'Agenzia per l'Agenda digitale, che dopo più di due anni non ha ancora neppure depositato uno statuto. Prosegue con il «decreto del fare» nel giugno 2013, con la istituzione di una cabina di regia e di un tavolo tecnico. Entrambi non sono mai partiti. Sull'Agenda digitale si punta al rilancio dell'economia e dell'occupazione. Io tutte le settimane interverrò per chiedere al Primo ministro Renzi di venire in Italia, di non raccontare balle sull'attuazione della Agenda digitale, scritta, ma che non è mai stata attuata da un punto di vista pratico.

TESTO AGGIORNATO AL 16 APRILE 2014

Irrogazione di sanzioni ai sensi dell'articolo 60 del Regolamento.

Testo sostituito con l'errata corrige del 16 APRILE 2014   PRESIDENTE. Comunico che l'Ufficio di Presidenza, nella riunione odierna, ha preso in esame gli episodi verificatisi nella seduta del 4 dicembre 2013, con riferimento alla posizione di alcuni dei deputati che vi hanno preso parte.
  L'Ufficio di Presidenza, visti gli articoli 12 e 60, comma 3, del Regolamento della Camera dei deputati ha deliberato di irrogare la sanzione della censura con interdizione di partecipare ai lavori parlamentari per un periodo di giorni 4 di seduta, con decorrenza dal prossimo giovedì 8 maggio, ai seguenti deputati: Agostinelli, Alberti, Affini, Basilio, Benedetti, Bonafede, Busto, Cariello, Chimienti, Dell'Orco, Della Valle, Di Battista, Di Benedetto, Di Stefano Manlio, Gallinella, L'Abbate, Nesci, Petraroli, Rizzo, Sarti, Scagliusi, Sibilia e Terzoni.
  Ricordo che, ai sensi dell'articolo 60, comma 3, del Regolamento, le decisioni in tema di sanzioni adottate dall'Ufficio di Presidenza sono comunicate all'Assemblea e in nessun caso possono essere oggetto di discussione.
  PRESIDENTE. Comunico che l'Ufficio di Presidenza, nella riunione odierna, ha preso in esame gli episodi verificatisi nella seduta del 4 dicembre 2013, con riferimento alla posizione di alcuni dei deputati che vi hanno preso parte.
  L'Ufficio di Presidenza, visti gli articoli 12 e 60, comma 3, del Regolamento della Camera dei deputati ha deliberato di irrogare la sanzione della censura con interdizione di partecipare ai lavori parlamentari per un periodo di giorni 4 di seduta, con decorrenza dal prossimo giovedì 8 maggio, ai seguenti deputati: Agostinelli, Alberti, Artini, Basilio, Benedetti, Bonafede, Busto, Cariello, Chimienti, Dell'Orco, Della Valle, Di Battista, Di Benedetto, Di Stefano Manlio, Gallinella, L'Abbate, Nesci, Petraroli, Rizzo, Sarti, Scagliusi, Sibilia e Terzoni.
  Ricordo che, ai sensi dell'articolo 60, comma 3, del Regolamento, le decisioni in tema di sanzioni adottate dall'Ufficio di Presidenza sono comunicate all'Assemblea e in nessun caso possono essere oggetto di discussione.

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Ordine del giorno della seduta di domani.

  PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della seduta di domani.

  Mercoledì 16 aprile 2014, alle 12:

  1. – Informativa urgente del Governo sulle dichiarazioni del Ministro dell'Interno relative ad un ingente incremento del flusso di migranti e sulle misure che si intenda adottare per farvi fronte.

  (ore 15)

  2. – Svolgimento di interrogazioni a risposta immediata.

  (ore 16)

  3. – Seguito della discussione delle mozioni Giancarlo Giorgetti ed altri n. 1-00339, Palese ed altri n. 1-00414, Piccone e Dorina Bianchi n. 1-00415, Braga ed altri n. 1-00416, Zan ed altri n. 1-00417, Gigli ed altri n. 1-00418, Segoni ed altri n. 1-00419 e Matarrese ed altri n. 1-00421 concernenti iniziative per l'esclusione dai vincoli previsti dal Patto di stabilità interno delle spese volte a finanziare interventi di contrasto al dissesto idrogeologico.

  4. – Seguito della discussione del testo unificato delle proposte di legge:
   REALACCI ed altri; BRATTI ed altri; DE ROSA ed altri: Istituzione del Sistema nazionale a rete per la protezione dell'ambiente e disciplina dell'Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale. (C. 68-110-1945-A).
  — Relatore: Zaratti.

  5. – Seguito della discussione delle mozioni Cirielli ed altri n. 1-00248, Verini, Leone, Dambruoso, D'Alia, Pisicchio ed altri n. 1-00432 e Mottola e Palese n. 1-00433 concernenti iniziative per la tutela delle vittime di reato.

  6. – Seguito della discussione della mozione Boccadutri ed altri n. 1-00216 concernente iniziative per la sospensione del conio delle monete da 1 e 2 centesimi.

  La seduta termina alle 18,55.

TESTO INTEGRALE DELLE DICHIARAZIONI DI VOTO DEI DEPUTATI GEA SCHIRÒ E ACHILLE TOTARO SULLE MOZIONI CONCERNENTI INIZIATIVE A SOSTEGNO DEL SETTORE DEL TURISMO

  GEA SCHIRÒ. Molto è stato detto durante l'illustrazione delle mozioni presentate e abbiamo avuto, altresì, la fortuna di essere supportati da un dibattito diffuso – giornalistico e politico – che è la sponda di senso comune che dimostra l'emergenza che ha il Paese di dare un nuovo valore aggiunto al suo patrimonio culturale.
  Così come la qualità del dibattito (soprattutto quello scientifico) dimostra come sempre il paese reale sia più avanti della retorica che a volte usiamo con il linguaggio bizantino di molti dei nostri interventi parlamentari.
  Per esempio: il fatto che Finmeccanica, come Impregilo prima di lei, vogliano dare dei danari (e non delle sponsorizzazioni) – e non possano – dimostra che esiste una esigenza di riforma di diversi mattoni del nostro sistema: dalla defiscalizzazione delle donazioni, alla possibilità di usare in spesa corrente i fondi ottenuti, alla semplificazione burocratica (non dimentichiamo che siamo vessati da una sestupla burocrazia in quasi ogni campo dello scibile amministrativo: Europa, Ministero, Regione, ex-Provincia, Comune, Beni culturali quando non si intersecano e non si sovrappongono. E qui proporrei una semplificazione con una autorizzazione a monte e una a valle ovviamente con tutte le necessarie responsabilità, verifiche, ammende e interdizioni).
  Vorrei aggiungere un altro dettaglio della relazione ormai satura del rapporto tra il Paese e la politica come, forse inconsapevolmente, lo narrano le cronache; Pag. 62è quello di un paese pronto a dei cambiamenti, pronto e disponibile a sopportare dei sacrifici, a cambiare il proprio stile di vita pur di vedere uno spiraglio di cambiamento in noi e quindi nell'amministrazione, di cui questo Parlamento sarebbe l'espressione più alta.
  Un cambiamento che permetta a un intero popolo di avere delle visioni, un orgoglio e delle speranze.
  Non vorrei che sembrasse psico-politica ma la disponibilità che i cittadini hanno dimostrato finora sia ai cambiamenti politici sia a quelli sociali è maggiore delle risposte che abbiamo dato.
  La nostra mozione, saggiamente confluita in una mozione comune di maggioranza, è nata dall'esigenza di rispondere a questa analisi e a queste esigenze, scevra da qualsiasi visione paternalistica verso i beni pubblici, i beni culturali, i beni paesaggistici, i beni dell'intelligenza umana di cui siamo ricchi e di cui i nostri giovani, i nostri figli sono eredi frustrati.
  Scusate quella che può sembrare una intemerata eccessiva ma ho l'orgoglio, e forse l'ingenuità, di pensare che all'interno dei Beni culturali vivano la cultura, l'ambiente, il senso civico, l'agricoltura, il progresso.
  L'Italia finora si è sostenuta grazie alla vitalità delle economie locali che sono la forza competitiva del Paese, cioè, la forza delle comunità, unite alle specificità e ai talenti, è stata finora il baluardo dell'economia e dell'unità nazionale.
  A questo proposito vorrei ricordare le incredibili iniziative dei giovani che hanno appena vinto gli Oscar Green.
  Però, il nostro territorio, per fortuna o sfortuna, è lo specchio del Paese, particolarismo e frammentazione che finora sono state le caratteristiche dei terroir e la forza della sopravvivenza politica di questo Paese, sono bastate.
  Ormai, però, siamo lanciati, gettati potremmo dire (mai più opportunamente), nel Mondo e chi governa ha il compito di capire, raccogliere e rendere funzionale il valore aggiunto che questo sistema paese (particolare e frammentato) ha prodotto finora.
  L'alfabetizzazione tecnologica è lo strumento delegato a dare uguale velocità alle particolarità che sono la nostra fortuna e che, opportunamente governate, sono anche la nostra ricchezza.
  Cito dall'importante rapporto sull'economia turistica da poco presentato qui alla Camera, alla presenza del Presidente della Repubblica: Il Grand Tour del XXI secolo: l'Italia e i suoi territori, l'analisi proposta dal sociologo professore Aldo Bonomi – che da una interpretazione dei fenomeni che stiamo analizzando.
  Dice Bonomi: «la dialettica del ’900 tra capitale e lavoro, radicata in ciascun territorio, è sostituita da quella tra flussi e luoghi, che crea ricchezza attraverso il collegamento, la comunicazione e l'interconnessione, e si fonda sulla mobilità e sulla competizione tra territori.»
  Domando a Lei signor Ministro, che ha appena firmato il decreto che istituisce il Laboratorio per il Turismo Digitale, di farsi garante di una sorveglianza particolare affinché tutto ciò non si limiti a richieste, e proposte, generiche ma sia in grado di costruire una vera strategia digitale per il turismo.
  La mole di dati prodotti quotidianamente deve ancora esprimere il suo potenziale, bisognerà capire il modo in cui il turismo viene promosso, come vengono distribuiti tempo e risorse.
  Proprio il Sole 24 Ore ha dedicato una importante inchiesta all'uso dei Big Data, l'insegnamento che ne possiamo trarre è che, ad esempio: «i Big Data offrono un modo di studiare i flussi e l'impatto delle policy effettuate» così si potranno monitorare i flussi turistici e si potranno costruire servizi e stimoli.
  «Così come si deve lavorare alla costruzione della web reputation. A questo proposito l'Università di Lugano che ospita una cattedra di Cultural Heritage Site analizzerà il brand dei 981 Unesco per capire il loro posizionamento in rete e come questo cambi nel tempo.»
  Giusto per ricollegarmi a quanto detto all'inizio sulla capacità di cambiamento delle persone, tutti viaggiano on line, comprano on line, si fidanzano on line.Pag. 63
  La capacità di comprendere l'ipertesto dei gusti può ampliare la proposta sia verso gli imprenditori che verso i potenziali visitatori.
  Immaginiamo come una disponibilità informativa meglio governata possa diventare una risorsa formidabile sia nella creazione di nuove professionalità sia di recepimento di istanze sociali.
  Passiamo ai costi, abbiamo a disposizione le risorse di Horizon 2020, di Cosme, di Europa creativa e di Live+ con fondi rivolti al turismo utili al miglioramento della qualità ricettiva, agli investimenti nella destagionalizzazione, alla diversificazione dell'offerta, alla sostenibilità, alla formazione professionale.
  Potrà sembrare strano che non abbia né citato né evocato i beni archeologici, o altro del patrimonio culturale italiano.
  È stata una scelta voluta, come si vede, si può concepire un sistema economico, funzionale disgiunto dalla conservazione, valorizzazione e recupero dei beni culturali. Sono l'uno servo dell'altro senza però assimilarsi e correndo il rischio di perdere uno risorse l'altro energie.
  Mentre il turismo è un prodotto commerciale (il migliore del marchio Italia), il settore culturale in Italia che è un patrimonio dell'umanità, non solo nostro, è prioritariamente no profit, può godere di tutte le liberalità possibili, ma è un investimento, il turismo.
  La nostra idea è che si dovrebbero disgiungere le due responsabilità, non per gusto antiquario ma per onestà intellettuale verso una situazione che rischia di diventare aporetica tenendo sempre la conservazione come emergenziale e l'industria turistica residuale.
  Il nostalgico attaccamento che è stato finora dimostrato corrisponde a una visione dell'Italia e dei suoi beni comuni che non aderisce più agli italiani e al mondo.
  Vi sono, ovviamente, anche le infrastrutture, che con i mezzi di trasporto efficienti, sono dei parametri indispensabili per uno sviluppo funzionale del settore.
  Ma la rivoluzione che abbiamo in mente deve andare di pari passo con l'idea di comunità solidale e includente con tutti i propri cittadini, si deve potere offrire anche a coloro che rientrano in parametri meno avvantaggiati l'opportunità di conoscere il proprio paese, la conoscenza, l'accesso e infine il merito creano le vere pari opportunità.
  Come ho già avuto modo di dire al momento dell'illustrazione della mozione, l'Italia è un paese con una forte stratificazione e poca mobilità sociale. Finora. Dobbiamo creare e garantire pari possibilità anche di conoscenza e di investimento culturale a tutti i cittadini.
  Uno strumento efficace sono stati i Buoni Vacanza: usati da 25.000 famiglie solo nel 2012, hanno prodotto profitti per 22 milioni di euro.
  Essi sono stati sospesi e sono in attesa di riattivazione. Questo strumento, incentivato da una parziale o totale esenzione dagli oneri contributivi fiscali, rappresenterebbe un tassello importante del turismo sociale.
  Concludendo possiamo dire che la trasversalità che lo sviluppo turistico permette, e di cui si nutre, può trasformare le differenze in progresso.
  Sapessimo gestire l'enorme opportunità che abbiamo potremmo davvero cercare di dare un paese migliore ai nostri figli.

  ACHILLE TOTARO. Gentile Presidente, onorevoli deputate e deputati, Fratelli d'Italia-Alleanza nazionale concorda con lo spirito delle mozioni presentate. Ne condivide la sostanza e le conclusioni. Alcune di queste, mi riferisco in particolare a quella presentata dal gruppo Per l'Italia, sono molto ben articolate e complete.
  Tutte hanno centrato i punti critici del turismo in Italia, l'assenza di politiche turistiche centrali, le difficoltà della governance, il peso della pressione fiscale, l'incertezza e la confusione del quadro normativo legato alla sovrapposizione di competenze nazionali, regionali, comunali.
  Tuttavia, c’è ancora un aspetto da sottolineare e che, a mio parere, non è stato completamente focalizzato. E si tratta della natura stessa del turismo così come Pag. 64si sta configurando in questo ultimi anni che è innegabilmente legato alla rivoluzione della rete, al web.
  Il turismo in questo ultimo decennio ha cambiato radicalmente le sue modalità organizzative, i suoi flussi, i generi, gli strumenti. Rispetto a due decenni fa, l'Italia riusciva a intercettare l'interesse dei tour operator mondiali, sia perché il turismo – in quanto fattore generatore di economie e di sviluppo – era considerato strategico e pertanto inserito a tutti gli effetti dell'agenda politica italiana, sia perché le modalità attraverso cui si organizzavano i flussi erano di fatto più semplici. Gli strumenti per la selezione di un viaggio e il suo svolgimento erano misurabili e controllabili. Una volta si viaggiava attraverso le agenzie di viaggio che organizzavano o i pacchetti turistici all inclusive o i viaggi su misura. Le mete predilette erano i cosiddetti poli globali con le città artistiche italiane quali Roma, Venezia, Firenze, Milano, o naturali come il Lago di Garda.
  I soggiorni si svolgevano in alberghi o pensioni, o in campeggi. Il comfort era determinato dalla presenza o meno di bagno in camera, l'aria condizionata e la piscina.
  Oggi lo scenario nel quale si muove il turista è radicalmente cambiato. Forse in nessun altro settore produttivo si è registrato cambiamento di così profonda portata. E una delle ragioni per le quali il nostro Paese ha perso importanti posizioni nella graduatoria del turismo mondiale è proprio legata alla incapacità di intercettare, per governarlo, questo radicale cambiamento. Ci sono problemi, criticità da risolvere certo a livello istituzionale, infrastrutturale, fiscale, sul fronte della formazione professionale. Ma siamo certi che tutto si possa risolvere se si riuscirà a inserire il turismo come uno degli elementi primari di sviluppo dell'economia italiana. Nelle mozioni esaminate sono stati citati i dati economici dell'economia turistica, la sua incidenza sul PIL e sull'occupazione. Ma le statistiche citate si riferiscono esclusivamente al settore turistico stricto sensu quantificate in presenze turistiche, pernottamenti, ricettività turistica, visite dei poli d'interesse. E soltanto questa analisi ha definito l'immane giacimento «petrolifero» italiano. Eppure ci sono stati elementi di altrettanta importanza che sono stati ignorati: la moda, l'enogastronomia, l'artigianato, il design, la produzione culturale come l'Opera, il cinema, l'ambiente, le città minori, le tradizioni locali. Insomma, si tratta di segmenti di attività economica strettamente, direi intrinsecamente, legati al turismo. Laddove i flussi turistici sono considerevoli, considerevole è la sua incidenza sugli altri comparti produttivi e di fornitura di servizi. L'economia turistica genera un indotto almeno tre volte superiore alla sua consistenza economica. A fronte di queste considerazioni, risulta davvero sconfortante, desolante, incomprensibile il bassissimo tasso di presenza sulla rete del nostro sistema turistico integrato, la mancanza di una politica finalizzata alla creazione di una vetrina virtuale dell'Italia in cui vengano inseriti per aree tematiche il nostro patrimonio artistico, museale digitalizzato. Quello che è stato fatto con il portale Italia.it non è sufficiente, come non appare sufficiente, anzi molto al di sotto della soglia della tolleranza, quanto è stato fatto dall'Enit.
  Perché il problema non è legato alle performance e ai risultati dei singoli, ma è legato alla mancanza di una politica turistica che parta da Palazzo Chigi e riformi in primo luogo il Titolo V della Costituzioni avocando allo Stato la promozione del turismo al livello internazionale. Non è accettabile, anzi è addirittura ridicolo, che l'Italia vada all'estero frazionata in venti Regioni più due province autonome.
  Come possono regioni come la Calabria o la Basilicata, realtà di incomparabili ricchezze archeologiche e ambientali ma tra le ultime nella graduatoria italiana per attrattività turistica internazionale, promuoversi all'estero con competitors internazionali, giganti come lo Shandong cinese, o l'Uttar Pradesh indiana o la California ? Abbiamo ben in mente di quali sistemi a confronto parliamo ?Pag. 65
  Oggi il turista internazionale cosa cerca ? Non si accontenta più di una bella residenza dove soggiornare: vuole servizi, attenzione per la famiglia, non a caso si stanno sviluppando, in modo del tutto autonomo ben inteso, portali per il turismo familiare dove massima attenzione è rivolta ai bambini; il turista vuole poter avere un accesso alla rete possibilmente gratuito; vuole spa, centri benessere dove alla cura del corpo si possa coniugare la cura dell'anima, la ricerca della pace e del relax. C’è il turismo termale, il turismo sportivo, il golf per esempio un comparto da 32 miliardi di euro, in Italia pressoché ignorato.
  C’è il turismo in bicicletta che genera ricchezza di circa 1 miliardo di fatturato. Il turismo religioso che vale 15 miliardi di euro e nel quale l'Italia si pone dietro alla Francia. Oltre alle tradizionali strutture alberghiere, sono nate alternative come le case per ferie, i bed & breakfast, le strutture agrituristiche, l'albergo diffuso, lo scambio casa. Ci sono, rari ma esistono anche in Italia, le camere sugli alberi, diffusissime all'estero ma di fatto inesistenti in Italia a causa della miopia legislativa che considera una casa sull'albero un aumento di cubatura e quindi sottoposta alle procedure burocratico-urbanistiche dell'ente locale.
  Basta la lettura dei dati aggregati o disaggregati per comprendere quanto poco è stato fatto in Italia. Diciamo la verità: il turismo nel nostro Paese è considerata un'economia da cannibalizzare grazie all'aumento del PIL che determina entrate fiscali ingenti e dalla quale far fruttare rendite per lo Stato senza che lo Stato dia alcunché in cambio. Ci troviamo per esempio a competere con aziende straniere che pur lavorando in Italia e con l'Italia pagano il 10% di IVA mentre aziende italiane che offrono lo stesso identico servizio pagano l'IVA al 22 con un aumento dei costi per il consumatore finale e per gli operatori. Sulla formazione, ci auguriamo che si possa creare una scuola di alta formazione per il Turismo e l'accoglienza in grado di migliorare le prestazioni e i servizi di ricettività turistico-alberghiera e di lavorare a un processo di destagionalizzazione dei flussi turistici tali da poter incentivare gli arrivi turistici per tutto l'anno. In questo senso, un coinvolgimento attivo deve essere favorito per alimentare politiche virtuose nel Mezzogiorno d'Italia, che vive una condizione di oggettivo svantaggio rispetto ai poli aggreganti dell'Italia centrale e settentrionale. Strutture ricettive inadeguate e scarse, coste abbandonate, formazione professionale approssimativa, servizi per il cliente pari a zero. Siamo in attesa che il Governo vari finalmente questo piano per il turismo approfittando anche del semestre europeo a guida italiana. Ma mi auguro che la Camera possa comunque procedere autonomamente organizzando una serie di audizioni informali degli operatori del settore coinvolgendo tutti gli attori del comparto e di coloro che anche indirettamente lavorano con il turismo.
  Pertanto, Fratelli d'Italia-Alleanza nazionale voterà a favore delle mozioni presentate.

VOTAZIONI QUALIFICATE EFFETTUATE MEDIANTE PROCEDIMENTO ELETTRONICO

INDICE ELENCO N. 1 DI 1 (VOTAZIONI DAL N. 1 AL N. 9)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
1 Nom. Ddl 1619 - articolo 1 374 374 188 374 87 Appr.
2 Nom. articolo 2 393 393 197 393 87 Appr.
3 Nom. articolo 3 398 398 200 398 86 Appr.
4 Nom. Ddl 1619 - voto finale 427 426 1 214 426 81 Appr.
5 Nom. Moz. Benamati e a. 1-327 n.f. 440 440 221 440 79 Appr.
6 Nom. Moz. Lacquaniti e a. 1-388 rif. 439 439 220 439 79 Appr.
7 Nom. Moz. Abrignani e a. 1-394 rif. 440 439 1 220 439 79 Appr.
8 Nom. Moz. Allasia e a. 1-396 rif. 441 440 1 221 439 1 79 Appr.
9 Nom. Moz. Prodani e a. 1-397 rif. 441 440 1 221 440 78 Appr.

F = Voto favorevole (in votazione palese). - C = Voto contrario (in votazione palese). - V = Partecipazione al voto (in votazione segreta). - A = Astensione. - M = Deputato in missione. - T = Presidente di turno. - P = Partecipazione a votazione in cui è mancato il numero legale. - X = Non in carica.
Le votazioni annullate sono riportate senza alcun simbolo. Ogni singolo elenco contiene fino a 13 votazioni. Agli elenchi è premesso un indice che riporta il numero, il tipo, l'oggetto, il risultato e l'esito di ogni singola votazione.