Camera dei deputati

Vai al contenuto

Sezione di navigazione

Menu di ausilio alla navigazione

MENU DI NAVIGAZIONE PRINCIPALE

Vai al contenuto

Resoconto dell'Assemblea

Vai all'elenco delle sedute

XVII LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 200 di venerdì 28 marzo 2014

Pag. 1

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE SIMONE BALDELLI

  La seduta comincia alle 9,05.

  ANNA ROSSOMANDO, Segretario, legge il processo verbale della seduta di ieri.
  (È approvato).

Missioni.

  PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Gioacchino Alfano, Alfreider, Michele Bordo, De Girolamo, Epifani, La Russa, Pes, Ravetto, Rughetti, Sani, Speranza e Tabacci sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.
  I deputati in missione sono complessivamente settanta, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell’allegato A al resoconto della seduta odierna.

  Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell’allegato A al resoconto della seduta odierna.

Svolgimento di interpellanze urgenti (ore 9,10).

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di interpellanze urgenti.

(Chiarimenti in merito alle procedure di affidamento, progettazione e realizzazione del sistema di tracciabilità dei rifiuti «Sistri» – n. 2-00473)

  PRESIDENTE. Passiamo all'interpellanza urgente Terzoni n. 2-00473, concernente chiarimenti in merito alle procedure di affidamento, progettazione e realizzazione del sistema di tracciabilità dei rifiuti «Sistri» (Vedi l'allegato A – Interpellanze urgenti).
  Chiedo all'onorevole Terzoni se intenda illustrare la sua interpellanza o se si riservi di intervenire in sede di replica.

  PATRIZIA TERZONI. Signor Presidente, sottosegretaria, l'interpellanza che presentiamo oggi ci porta a raccontare una storia tipicamente e tristemente italiana. Una storia che qualcuno si ostina a raccontare in modo diverso da come è nata nella realtà, ma che ormai non lascia più spazio a interpretazioni.
  Stiamo parlando della storia del Sistri, il sistema che avrebbe dovuto consentire la tracciabilità dei rifiuti, combattendone il traffico illecito e che invece sta raccogliendo indagini e arresti.
  L'ultima notizia in questo senso è stata data dagli organi di stampa all'inizio di questa settimana. Nella giornata di lunedì 24 marzo si è saputo dell'esecuzione, da parte della Guardia di finanza, di quattro arresti nell'ambito dell'inchiesta della Direzione distrettuale antimafia di Napoli sulle procedure di affidamento, progettazione e realizzazione del sistema. Del progetto non si salva nulla !Pag. 2
  Ma cerchiamo di capire cos’è questo Sistri, o meglio, cosa avrebbe dovuto essere. È interessante in questo senso andare a leggere direttamente quanto riportato nel sito del Ministero dell'ambiente: «Il Sistri» – si legge – «nasce nel 2009 su iniziativa del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare nel più ampio quadro di innovazione e modernizzazione della pubblica amministrazione per permettere l'informatizzazione dell'intera filiera dei rifiuti speciali a livello nazionale e dei rifiuti urbani per la regione Campania. Il Sistema semplifica le procedure e gli adempimenti, riducendo i costi sostenuti dalle imprese e gestisce in modo innovativo ed efficace un processo complesso e variegato con garanzie di maggiore trasparenza, conoscenza e prevenzione dell'illegalità. La lotta all'illegalità nel settore dei rifiuti speciali costituisce una priorità del Governo per contrastare il proliferare di azioni e comportamenti non conformi alle regole esistenti e, in particolare, per mettere ordine a un sistema di rilevazione dei dati che sappia facilitare, tra l'altro, i compiti affidati alle autorità di controllo[...]. I vantaggi per lo Stato, derivanti dall'applicazione del Sistri» – si legge ancora – «saranno quindi molteplici in termini di legalità, prevenzione, trasparenza, efficienza, semplificazione normativa, modernizzazione. Benefici ricadranno anche sul sistema delle imprese». Tutto questo sul sito del Ministero.
  Bene. Da dove iniziamo il commento a questa favola ? Si legge: «Il Sistri nasce nel 2009». Giusto: nasce. Peccato che manchino poi tutte le tappe successive che normalmente dovrebbero segnare il percorso di un progetto.
  Facciamo un rapido riepilogo della storia del Sistri, che sarebbe dovuto partire a luglio del 2010 e che è costellato da continui rinvii: il progetto del sistema integrato di gestione dei rifiuti viene avviato nel 2007 dall'allora Ministro dell'ambiente Pecoraro Scanio, durante il Governo Prodi.
  5 settembre del 2008: l'allora Presidente del Consiglio Berlusconi firma il decreto-legge che pone il segreto di Stato sul progetto, giustificato dal fatto che si stava impiegando una «avanzatissima tecnologia militare». 19 dicembre 2009: il Ministero dell'Ambiente firma con la società Selex del gruppo Finmeccanica l'accordo per la progettazione e la gestione del Sistri. 17 dicembre 2009: nasce il Sistri. Poi i rinvii, fino ad arrivare all'ultimo che proroga l'avvio al 1o gennaio 2015.
  In tutto nove rinvii in 4 anni. Non male per un progetto che, riprendendo la magnifica descrizione già ricordata, si propone di rappresentare un modello «nel più ampio quadro di innovazione e modernizzazione della pubblica amministrazione».
  Sono passati sei anni dalla sua ideazione e ancora prima che si sia riusciti ad attivarlo e farlo funzionare tutto l'apparato tecnologico risulta chiaramente obsoleto. Nel frattempo però sono fioccate denunce, indagini e arresti ed è stato individuato un sistema di subappalti, false fatturazioni, conti aperti nei paradisi fiscali e affidamenti di lavoro agli amici degli amici, che ha causato il ritardo a cui stiamo assistendo da anni.
  Sempre tornando alla favola riportata nel sito del Ministero, leggiamo che «i vantaggi per lo Stato, derivanti dall'applicazione del Sistri, saranno quindi molteplici in termini di legalità, prevenzione, trasparenza, efficienza, semplificazione normativa, modernizzazione». Da non crederci ! «Legalità, trasparenza e semplificazione». Un sistema partito dietro la cortina fumosa del segreto di Stato, che ha permesso di affidare un appalto dal valore complessivo di oltre 400 milioni di euro senza passare attraverso una gara e viene definito «trasparente».
  Allora, vediamo un po’ le vicende giudiziarie che hanno coinvolto il sistema Sistri e cerchiamo di capire cosa si intende quando si parla di vantaggi in termini di legalità.
  Gli ultimi arresti sono seguiti alle dichiarazioni rilasciate agli inquirenti da Sabatino Stornelli, ex amministratore delegato di Selex, e del fratello Maurizio Pag. 3Stornelli e hanno fin qui coinvolto: Lorenzo Borgognoni, ex direttore delle relazione esterne di Finmeccanica, già protagonista dell'indagine Finmeccanica e della commessa degli elicotteri Agusta; Stefano Carlini, ex direttore operativo della Selex; Luigi Malavisi, uno dei manager che nel tempo si sono succeduti alla direzione strategica dell'azienda Urmet, società che ha ricevuto delle commesse da parte di Selex e che controlla la RCS – Research Control System –, che è la società coinvolta, nei primi anni del 2005, nella vicenda dell'intercettazione di una conversazione telefonica svoltasi tra Consorte, amministratore delegato di Unipol, e Fassino, segretario dei DS. Ricordate quella famosa frase «abbiamo una banca» ? Vincenzo Angeloni, dentista, ex parlamentare di Forza Italia e Alleanza Nazionale, fondatore ed ex presidente della società di calcio Avezzano Calcio e Valle del Giovenco – dentro i cui borsoni avrebbero viaggiato milioni di euro destinati alla corruzione – e già indagato nel 2010 per i presunti casi di corruzione nella ricostruzione post-terremoto a L'Aquila.
  La società di calcio Valle del Giovenco è stata nel tempo guidata, dopo Angeloni, dal già citato Sabatino Stornelli e da Francesco Di Martino, l'ultimo presidente delle Eldem Security, subappaltatrice di Selex per la produzione delle pennette usb che, associate alle black box, dovevano assicurare la tracciabilità dei rifiuti, e che venne anche coinvolto nelle indagini del 2009 quando venne intercettata una sua e-mail indirizzata all'amministratore delegato di Selex, appunto Stornelli, nella quale, secondo il GIP di Napoli, si svelava un chiaro accordo, individuando in loro due i presunti grandi artefici del vortice di false fatturazioni che ha affossato il progetto Sistri. In quella indagine venne coinvolto anche Malinconico, ex sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri all'epoca di Monti (ormai si parla di epoche, come per i dinosauri estinti).
  Già un anno fa, sul sito lanotiziagiornale.it, si poteva leggere che Malinconico ricevette dal Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare un doppio mandato, prima in qualità di consulente per la valutazione del contratto di assegnazione dell'incarico a Selex, poi come presidente della commissione di vigilanza sulla realizzazione del progetto. Secondo il GIP, lo stesso Malinconico fu prima decisivo nella scelta di affidare l'incarico a Selex e poi, nel ruolo di vigilante, ebbe un atteggiamento che definire benevolo sarebbe stato un eufemismo, quando all'indomani del «click day» dell'11 maggio 2011, il giorno della messa in esecuzione del progetto Sistri, rivelatosi un vero e proprio flop, dichiarò che era andato tutto bene. E nonostante «entro il termine previsto dall'accordo contrattuale tra il Ministero e Selex», scrive il GIP, «non solo il progetto non era partito, ma non era nemmeno in grado di essere programmato. Ciononostante, non vengono adottati provvedimenti risolutori o sanzionatori nei confronti del concessionario».
  La polizia giudiziaria non ha dubbi e individua le ragioni del ritardo, rispetto alla tabella di marcia, nella produzione delle scatole nere destinate agli automezzi impegnati nello smaltimento dei rifiuti, che sarebbe stata subappaltata in gran parte a un soggetto esterno, senza dare comunicazioni al Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare né avere l'autorizzazione dalla stazione appaltante. Mentre i ritardi nell'attivazione vengono attribuiti al cattivo funzionamento degli strumenti, alla necessità di intervenire per provvedere alla riparazione ed alla relativa sostituzione, «tutte circostanze», scrive il GIP, «nascoste dalla Selex al Ministero».
  Tutto ciò è avvenuto in contrasto con quanto previsto dall'articolo 18 del contratto stipulato tra Selex e Ministero – eccolo qui il contratto –, dove si legge chiaramente che: «Selex non potrà subappaltare neanche in parte le prestazioni e i servizi oggetto del presente contratto, se non previa autorizzazione del Ministero».
  A fronte di questa situazione disastrosa, la Commissione, presieduta da Malinconico, incaricata di verificare la corretta e tempestiva attuazione del progetto, Pag. 4riscontrando la piena conformità alle richieste del Ministero dell'ambiente, concludeva così l'analisi sull'iter del progetto Sistri: «La verifica effettuata ha dato esito positivo sotto il profilo infrastrutturale, strumentale e funzionale». Nonostante queste notizie, il 13 settembre 2013 il Ministero dell'ambiente, rispondendo all'interrogazione n. 5-00913, con la quale si chiedeva di relazionare sullo stato di avanzamento del sistema Sistri ed eventualmente sulla possibilità di superarlo, dichiarò che il contratto non poteva che essere considerato valido e legittimo e dopo aver sottolineato l'impossibilità di azzerare il sistema Sistri per non incorrere in responsabilità contrattuali, il Ministero aggiunge che: «In una realtà quale quella italiana, connotata da continue e plurime emergenze rifiuti e da continue e comprovate infiltrazioni di criminalità organizzata nel ciclo dei rifiuti, è irrinunciabile che lo Stato si doti di un efficiente ed efficace sistema di tracciamento dei rifiuti, che non può non passare per un sistema informatico meno eludibile di quello cartaceo». E qui starebbe bene da parte di tutti noi un minuto di silenzio. Ma prendiamo forza e andiamo avanti.
  Passiamo alla parte della favola raccontata sul sito del Ministero, nella quale si dice che con il sistema Sistri «i benefici ricadranno anche sul sistema delle imprese». Ebbene, Confartigianato, a maggio 2012, quantificava le spese sostenute da 325.470 imprenditori in 70 milioni di euro per iscriversi al Sistri, acquistare oltre 500 mila chiavette usb e quasi 90mila black box. A proposito di queste spese, in una inchiesta della trasmissione Report, andata in onda nel 2012, si puntava l'attenzione sugli elevati costi dei singoli elementi: 500 euro più IVA per le black box, mentre sul mercato se ne trovano di simili a 70 euro, e 75 euro più IVA per le pennette usb, come questa qua, mentre il prezzo di mercato si aggira intorno ai 4 euro. Tutto questo a fronte di un servizio che non è mai partito e che ad oggi non offre certezze sulla platea di aziende che saranno costrette ad aderirvi.
  Ricapitolando, sembra chiaro che un'idea che avrebbe potuto effettivamente avere risvolti positivi nel controllo del ciclo dei rifiuti è diventata l'ennesima occasione per far arricchire quelli che, giornalisticamente parlando, vengono definiti i furbetti del quartierino e che invece noi chiamiamo con il loro nome: truffatori.
  Quello che stupisce in tutto questo è l'immobilismo della politica. Non riusciamo a capire come sia stato possibile che tutto questo sia successo senza che nessuno al Ministero e qui in Parlamento abbia preteso di vederci chiaro. O forse lo capiamo anche troppo bene, visto che è proprio per denunciare queste storie che è nato il MoVimento 5 Stelle.
  La storia del Sistri è tappezzata di continui tentativi di rianimare un organismo nato morto. Una sorta di continuo accanimento terapeutico praticato per mantenere in stato vegetativo un organismo solo per permettere ai parassiti di continuare a cibarsene.
  Vogliamo darci un taglio ? Vogliamo mettere un punto e andare a capo e cercare di ricominciare ? Il sistema non funziona, la tecnologia è obsoleta e le persone che hanno gravitato intorno al progetto nella fase di ideazione e avvio si sono dimostrate, come dire, inadeguate ? Per le imprese ha comportato solo costi e aumento della burocrazia e quello che doveva essere un sistema che avrebbe dovuto garantire legalità sembra abbia attratto illegalità come una calamita. Può funzionare un progetto nato in questo modo ?
  Per questo, oggi il MoVimento 5 Stelle è qui per chiedere al Governo delle cose molto semplici: se intenda confermare le notizie riportate sugli organi di stampa secondo le quali i subappalti realizzati da Selex non sarebbero stati comunicati e autorizzati dal Ministero come previsto nell'articolo 18 del contratto e, in caso, quali provvedimenti si intendano adottare nei confronti dell'impresa contraente; se non ritenga opportuno valutare la possibilità di recedere il contratto con la Selex e procedere con un nuovo procedimento amministrativo per riaffidare il servizio Pag. 5con meccanismi che garantiscano trasparenza e legalità, prevedendo nel contenuto del nuovo assetto contrattuale anche l'applicazione di nuove e più efficienti tecnologie; se il contratto di affidamento del servizio a Selex sia stato rinnovato nei tempi e nei modi previsti e, nel caso, quali siano le eventuali modifiche inserite, in modo particolare rispetto alle procedure di recesso anticipato; se nel procedimento giudiziario lo Stato, segnatamente il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, non intenda costituirsi parte civile ai sensi dell'articolo 1 della legge 3 gennaio 1991, n. 3; se possano essere prese in considerazione forme di rimborso da destinare alle imprese, che fino ad oggi si stima abbiano versato oltre 70 milioni di euro a fronte di un servizio del quale non hanno mai potuto usufruire, tenuto conto che il Governo, nell'accogliere l'ordine del giorno del MoVimento 5 Stelle, a prima firma Busto, il 24 ottobre 2013, si era impegnato ad adottare un piano di intervento che prevedesse che ogni onere versato dalle imprese a titolo di contributo di iscrizione al Sistri per le annualità 2010, 2011 e 2012 fosse restituito o compensato.
  E infine, per quale motivo, a fronte di tutto quanto premesso, il Ministero non abbia ritenuto di dovere intervenire prima, anche adottando le misure qui ipotizzate.

  PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per l'ambiente e la tutela del territorio e del mare, Silvia Velo, ha facoltà di rispondere.

  SILVIA VELO, Sottosegretario di Stato per l'ambiente e la tutela del territorio e del mare. Signor Presidente, in merito all'interpellanza urgente presentata dall'onorevole Terzoni ed altri, concernente le problematiche che recentemente hanno investito il sistema di tracciabilità dei rifiuti (Sistri), si premette che il Ministero della giustizia ha comunicato i seguenti elementi: «Con riferimento all'atto ispettivo in oggetto, si rappresenta che l'ordinanza di custodia cautelare agli arresti domiciliari citata dall'interpellante, eseguita il 24 marzo 2014 nei confronti delle persone indicate nell'atto di sindacato ispettivo in oggetto, è stata emessa in relazione a numerosi delitti, tra i quali quelli previsti dagli articoli 416, 319, 379, 640 e 648-bis del codice penale e dagli articoli 2 e 8 del decreto legislativo n. 74 del 2000 (associazione per delinquere, corruzione, favoreggiamento reale, truffa, riciclaggio e altri delitti in materia tributaria).
  Sono stati, inoltre, sottoposti a sequestro ventotto conti correnti e due cassette di sicurezza, riconducibili alle persone fisiche a vario titolo coinvolte nell'indagine. Le indagini hanno riguardato la correttezza delle procedure di affidamento, progettazione e realizzazione del sistema di tracciabilità dei rifiuti denominato «Sistri». L'attività in questione nasce dagli sviluppi investigativi conseguenti all'esecuzione di analoghe misure cautelari nell'aprile del 2013, a seguito delle quali è stato possibile delineare ulteriori responsabilità ed interessi personali volti a condizionare le scelte nella fase della individuazione e realizzazione del progetto Sistri, che, nelle previsioni contrattuali, avrebbe dovuto essere operativo già nel 2010, ma che tuttora non ha trovato il suo integrale avvio.
  Poiché sul progetto era stato apposto il segreto di Stato, il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare aveva proceduto, nel dicembre 2009, ad un affidamento diretto alla società Selex Service Management Spa, che già autonomamente aveva proposto il progetto al predetto Dicastero. Una volta aggiudicatosi l'affidamento, tuttavia, la Selex Service Management Spa, in violazione delle previsioni contrattuali, nonché delle esigenze di sicurezza nazionale poste a base dell'apposizione del citato segreto di Stato, faceva ricorso a soggetti terzi per realizzare gran parte del sistema (progettazione, realizzazione e distribuzione dei dispositivi tecnici, tenuta dei corsi per la formazione del personale, costruzione e realizzazione dei centri presso i quali collocare le infrastrutture tecnologiche, gestione del call center).Pag. 6
  Le indagini hanno, quindi, consentito di accertare che, attraverso un articolato sistema di false fatturazioni e sovrafatturazioni nei rapporti tra la Selex Service Management Spa e le molteplici società affidatarie compiacenti, sono stati creati cospicui fondi neri destinati al pagamento di tangenti, anche mediante la costituzione di società estere in paradisi fiscali del Delaware e l'apertura di conti correnti cifrati in Svizzera da parte di alcuni degli indagati. Le investigazioni hanno consentito di accertare anche un episodio di corruzione per 4 milioni di euro, parte dei quali consegnati per contanti direttamente negli uffici di Finmeccanica, celati all'interno di due borsoni della società sportiva Valle del Giovenco. In relazione al medesimo contesto, perquisizioni domiciliari sono state eseguite nei confronti dell'ex presidente e amministratore delegato di Finmeccanica e di un imprenditore abruzzese».
  Questo è quanto pervenuto dal Ministero della giustizia. Ovviamente, ove tali elementi venissero definitivamente accertati nella sede giudiziaria penale, il Ministero dell'ambiente verificherà in modo rigoroso le conseguenti iniziative da assumere in merito alla sorte del contratto in questione, dando seguito ad ogni incombente che la legge prescrive al riguardo. Peraltro, già prima della diffusione delle notizie rilevanti in sede penale a cui si fa riferimento nell'interpellanza, il Ministero dell'ambiente, sul piano squisitamente, in questo caso, contrattuale, aveva già avviato una serie di iniziative volte a verificare la legittimità e la congruità delle procedure negoziali e del contratto, riservandosi, comunque, ogni ulteriore attività necessitata dagli esiti degli accertamenti che sono ancora in corso.
  In particolare – faccio riferimento alle singole questioni poste –, in merito alla violazione del divieto di subappalto e sulle iniziative che il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare intende assumere, come correttamente riportato dagli onorevoli interpellanti, il contratto prevede che Selex può affidare in subappalto parte delle prestazioni e dei servizi solo previa autorizzazione del Ministero. La violazione di tali clausole è causa di risoluzione del contratto. Nel caso specifico segnalato, Selex non ha mai presentato al Ministero istanza di autorizzazione per l'affidamento di tali attività a Viasat, né prima della richiesta degli onorevoli interpellanti il Ministero aveva avuto conoscenza di tale affidamento, tanto che sono stati chiesti immediatamente alla Selex i dovuti chiarimenti sulle attività svolte dalla società Viasat per la produzione delle black box, al fine di valutare se tale comportamento viola il divieto di subappalto contrattualmente previsto. Una volta acquisiti questi chiarimenti, sarà cura di questa amministrazione acquisire dall'Avvocatura generale dello Stato un parere sulle iniziative da assumere, anche ai fini appunto della risoluzione del contratto, ove ne ricorrano i presupposti.
  Riguardo alla richiesta rivolta sulla costituzione di parte civile ai sensi dell'articolo 1 della legge 3 gennaio 1991, n. 3, l'amministrazione continuerà a monitorare le attività giudiziarie e, all'esito delle indagini, qualora venga disposto il rinvio a giudizio degli imputati, si procederà a richiedere alla Presidenza del Consiglio dei ministri la costituzione di parte civile nel processo. Circa la possibilità di recedere dal contratto con la Selex e procedere con nuovo procedimento amministrativo, anche con l'applicazione di nuove e più efficienti tecnologie, si richiama quanto approfondito precedentemente ai fatti di questa settimana a cui fa riferimento l'onorevole interpellante. In altre parole, l'ipotesi di risoluzione del contratto è stata valutata dall'amministrazione nel 2012 che, a tal fine, ha chiesto uno specifico parere all'Avvocatura generale dello Stato sulla legittimità della complessiva operazione negoziale. Quest'ultimo ufficio ha, però, ritenuto valido e legittimo il contratto con la Selex. Nel parere a suo tempo reso, l'Avvocatura generale dello Stato concludeva per la legittimità dell'affidamento diretto. Successivamente, il Ministero ha posto in essere le iniziative indicate nel decreto-legge n. 101 del 2013, convertito, con modificazioni, dalla legge Pag. 7n. 125 del 30 ottobre 2013, per assicurare la funzionalità del Sistri senza soluzione di continuità. In particolare, ha previsto azioni di semplificazione e razionalizzazione del funzionamento del sistema attraverso l'emanazione di uno o più decreti che assicurino anche la modifica, la sostituzione o l'evoluzione degli apparati tecnologici. Inoltre, è stata istituita la commissione di collaudo per la verifica di conformità del sistema Sistri che, in data 20 dicembre 2013, ha rilasciato il certificato di verifica di conformità attestando la piena funzionalità del sistema e la sua corrispondenza alle norme e alle specifiche del contratto.
  Per completezza, si segnala che il sistema Sistri è operativo dal 1o ottobre 2013 per i trasportatori e i gestori di rifiuti speciali pericolosi e dal 3 marzo 2014 per i produttori iniziali di rifiuti pericolosi, per i comuni e per le imprese di trasporto dei rifiuti urbani prodotti nella regione Campania. L'analisi dei dati relativi al periodo di operatività febbraio-marzo 2014 evidenzia che il sistema è utilizzato regolarmente dagli utenti, con una crescita progressiva del numero di accessi e registrazioni compiuti, nonostante la sospensione del regime sanzionatorio che è stata predisposta fino al gennaio 2015.
  Per quanto concerne la durata del contratto stipulato con la società Selex, il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare non ha, ad oggi, effettuato alcuna comunicazione circa la possibilità di rinnovo quinquennale del contratto che, in base ai patti negoziali vigenti, scade il prossimo 30 novembre 2014. Tuttavia, il comma 9 dell'articolo 11 del decreto-legge n. 101 citato, disciplina le procedure e le condizioni per la modifica del contenuto e della durata del contratto con la società Selex. Tali modifiche, però, sono consentite solo dopo che al sistema saranno apportate le semplificazioni e le ottimizzazioni indicate dalle associazioni rappresentative degli utenti e, soprattutto, previa verifica tecnica e di congruità economica dei costi da parte dell'Agenzia per l'Italia digitale. Ovviamente, come ripeto, tutto questo, da un punto di vista meramente contrattuale e al netto di quanto sopra riportato, ci è stato fornito dal Ministero della giustizia. Circa le forme di rimborso per le imprese che hanno versato il contributo Sistri negli anni 2010, 2011 e 2012, di cui all'ordine del giorno accolto come raccomandazione dal Governo il 24 ottobre 2013, la raccomandazione prevedeva l’ adozione di un piano di intervento destinato alla restituzione o compensazione dei contributi versati. Tali soluzioni potranno essere valutate e applicate, nei limiti consentiti dall'autonomia negoziale, in sede di modifica del contratto, in attuazione della disciplina dettata a tal fine dall'articolo 11 del decreto-legge 101 del 2013.

  PRESIDENTE. L'onorevole Terzoni ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatta per la risposta alla sua interpellanza.

  PATRIZIA TERZONI. Signor Presidente, siamo in parte soddisfatti perché, finalmente, il Ministero dichiara che dietro a tutta questa vicenda ci sono associazioni a delinquere, truffa, ventotto conti correnti segreti, due cassette di sicurezza; ci sono indagini in corso, ci sono persone che effettivamente hanno corrotto e hanno truffato i cittadini italiani. Si è accertato che si sono creati cospicui fondi neri, ad esempio, quei 4 milioni di euro a Finmeccanica che ha citato la sottosegretaria. Sono contenta, onestamente, che il Ministero abbia iniziato a controllare il contratto, se veramente rispetto a questo può essere recesso oppure no, però non siamo completamente soddisfatti.
  Un altro aspetto di cui possiamo essere soddisfatti è che il Ministero ha appena dichiarato che la Selex non ha mai mandato l'informazione al Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare per i subappalti. Le ricordo che questo va in deroga all'articolo 18 del medesimo contratto: quindi, visto che state controllando il contratto, ricordatevi dell'articolo 18. Sono contenta che sia partita una commissione di collaudo e siamo contenti, moltissimo, del fatto che riporterà al Consiglio dei ministri la questione Pag. 8di costituirsi parte civile, perché credo che questo sia un passo veramente molto importante.
  Ma questa nostra interpellanza è da alcuni giorni che circola ormai sul web, perché è già stata depositata alcuni giorni fa, e ci sono state alcune dichiarazioni del Ministro Galletti. Infatti, proprio ieri mattina, è uscito un lancio dalle agenzie, in cui il Ministro Galletti, in parte, risponde alle nostre domande, raccontando che sulla possibilità che la tecnologia del Sistri possa essere superata, auspica una riflessione, perché il Sistri «parte nel 2004, siamo nel 2014 e, quando si applica una tecnologia vecchia di dieci anni, ci possono essere perdite di denaro e burocrazia. Quindi, bisogna riflettere, ma questo non deve far venir meno il principio che la tracciabilità dei rifiuti è essenziale». Per il Ministro Galletti bisogna, infatti, scongiurare il pericolo che «per rivedere quel contratto si perdano altri dieci anni. Non ce lo possiamo permettere» – conclude – «resta un progetto prioritario e vedremo di attuarlo nel più breve tempo possibile, con le migliori tecnologie possibili». Oggi, lei, comunque, nelle sue dichiarazioni ci ha dato una piccola speranza rispetto alle dichiarazioni che ha fatto il Ministro Galletti proprio ieri mattina.
  Inoltre, ha già citato come nei precedenti decreti sono state aggiunte delle forme di semplificazione e ottimizzazione: le conosciamo benissimo, perché quell'emendamento per introdurre le ottimizzazioni è proprio a mia prima firma. Le ricordo anche che c’è un ordine del giorno, sempre a mia prima firma, in cui chiediamo che nel Sistri – speriamo che sia un altro sistema, visto tutte le indagini che sono in corso –, comunque nel nuovo sistema di tracciabilità dei rifiuti, ci sia anche un'applicazione per gli smartphone e per i tablet, perché questo manca e molti imprenditori ormai usano queste nuove tecnologie.
  Ritornando alle dichiarazioni del Ministro Galletti, le parole «vedremo di attuarlo il prima possibile» le abbiamo già ascoltate proprio in questi dieci anni di cui parla. Sarebbe ora di avere rassicurazioni maggiori, non crede ? Parla anche di «migliori tecnologie possibili», e sappiamo benissimo quali utilizzare, però, anche qui, oggi, non abbiamo saputo quali tecnologie il Ministero voglia intraprendere. Nel frattempo, il Ministero cosa intende fare nei confronti di coloro i quali hanno causato questo ritardo di dieci anni ?
  In un altro lancio Ansa leggiamo: «la tracciabilità dei rifiuti pericolosi è necessaria e indispensabile, quindi non verrà meno. Poi i metodi con il quale si applicherà li vedremo nel corso dello svolgimento delle indagini, perché se l'indagine dovesse portare a conclusioni diverse e quel contratto non sarà più valido, dovremo trovare soluzioni alternative sempre nel rispetto dei tempi e degli obiettivi del progetto». Il contratto a nostro avviso non è più valido dall'inizio delle indagini che hanno portato al primo arresto e che hanno svelato come i subappalti sono stati attivati violando, come avevo ricordato prima, l'articolo 18 del contratto. Che dire poi del fatto che, a dispetto di quanto dichiarato dalla commissione che avrebbe dovuto vigilare sull'avviamento del progetto, ad oggi il sistema non ha mai funzionato ?
  Noi in questi mesi abbiamo fatto visita al centro del SISTRI, che è uno strumento operativo pubblico che purtroppo è all'interno di edifici privati della azienda Selex, e abbiamo incontrato le associazioni che rappresentano le piccole e medie imprese italiane per ascoltare dalla loro voce quello che non va nel sistema e valutare le loro proposte. In loro c’è la consapevolezza che il sistema di tracciabilità sia indispensabile, ma che così com’è stato ideato non può funzionare. Del resto come può funzionare un sistema per il quale è stato previsto un altro collaudo nel dicembre del 2013, del cui esito non si sono avute ancora informazioni chiare ? E si tratta del collaudo che prima ho citato. A quanto risulta, il 20 febbraio scorso si è riunito il tavolo tecnico di monitoraggio e concertazione del SISTRI il cui ordine del giorno recava al primo punto la presentazione degli esiti del collaudo, ma non è Pag. 9dato sapere nulla di più. Noi vogliamo avere le prove che quel collaudo è andato effettivamente a buon fine.
  Ora iniziano a girare anche i nomi di politici, che sarebbero stati finanziati dalle aziende che gravitavano intorno al sistema SISTRI, tra i quali l'onorevole Lorenzo Cesa, appena da poco riconfermato segretario dell'UDC. Secondo le dichiarazioni di Stornelli avrebbe ricevuto un versamento di 200 mila euro proprio dall'ex manager di Finmeccanica Lorenzo Borgognoni. Naturalmente anche noi attendiamo fiduciosi il prosieguo delle indagini. In questa vicenda però sono coinvolti i più alti dirigenti di Finmeccanica e di Selex per cui non si capisce come il Ministro possa venire a dichiarare che attualmente non è possibile immaginare di rivedere il contratto con chi si è dimostrato inadempiente, protagonista di illeciti a danni dello Stato e dei cittadini. Ci domandiamo: cosa altro dovrebbe succedere perché il Ministero intervenga ? In questo modo il Ministero, il Governo che lei qui rappresenta, entrerà a far parte della schiera di persone che in questi anni si è impegnata a mantenere in vita un organismo in stato vegetativo. Quindi, io la prego veramente di portare la richiesta di costituirsi parte civile al Consiglio dei ministri e di vedere finalmente questo contratto e di recedere dal contratto con la Selex, perché per molti imprenditori italiani sarebbe veramente una cosa meravigliosa.
  Siamo in perenne attesa di vedere cosa accadrà domani, in attesa di capire cosa ne sarà di noi, senza un briciolo di programmazione, senza un minimo di lungimiranza e di visione del futuro. Così, aspettiamo. Intanto si succedono arresti, indagini, e altri arresti; il Governo non deve stare a guardare e ad aspettare, deve subito agire, così non ce lo possiamo più permettere. Come se se lo potessero permettere le imprese che nel frattempo hanno sborsato soldi che, secondo le indagini in corso, avrebbero rimpinguato alcuni conti nei paradisi fiscali addirittura gli investimenti della squadra di calcio Valle del Giovenco che è stata guidata negli anni dai tre indagati e poi è fallita. Non vogliamo far fallire questo Stato, noi non lo permetteremo più ! A leggere le dichiarazioni del ministro Galletti viene in mente una poesia di Ungaretti: «Si sta come d'autunno sugli alberi le foglie», ma poi per fortuna arriva sempre la primavera.

(Intendimenti in merito alla possibilità di interrompere la distribuzione di tre opuscoli dal titolo «Educare alla diversità a scuola», redatti a cura dell'Ufficio nazionale antidiscriminazioni razziali – n. 2-00443)

  PRESIDENTE. Passiamo all'interpellanza urgente Pagano n. 2-00443, concernente intendimenti in merito alla possibilità di interrompere la distribuzione di tre opuscoli dal titolo «Educare alla diversità a scuola» redatti a cura dell'Ufficio nazionale antidiscriminazioni razziali (Vedi l'allegato A – Interpellanze urgenti).
  Chiedo all'onorevole Pagano se intenda illustrare la sua interpellanza o se si riservi di intervenire in sede di replica.

  ALESSANDRO PAGANO. Signor Presidente, è la seconda volta nell'arco di questo mese che si ritorna su questo argomento. Vi era stata già un'altra interpellanza non più tardi di 15 giorni fa a firma Gigli ed altri.
  Adesso, reiteriamo le richieste di chiarimenti al Governo non fosse altro perché quell'interpellanza evidentemente non ha sortito gli effetti sperati e anche perché, come si vede dal numero di coloro che hanno firmato la presente, è aumentata l'attenzione del Parlamento nei confronti di questa materia. Questa interpellanza urgente, ci tengo a sottolinearlo, è firmata da 46 deputati di tutti gli schieramenti, e quindi mi pare di poter dire che ormai questo emiciclo ha trovato la piena rappresentanza e quindi è evidente che il problema è serio. Il Governo non può più glissare rispetto a questa tematica ed è indispensabile che intervenga concretamente.
  Qual è il senso di questa interpellanza ? Provo a dirlo brevemente non solo per Pag. 10dare concreta traccia anche sui verbali, ma anche perché il caso ha assunto il tono della gravità assoluta. Protagonista di questa vicenda è l'UNAR (Ufficio nazionale antidiscriminazioni razziali); dal 2012 questo ente, per la prima volta, rispetto a quella che invece era la mission originaria (ricordo che l'UNAR nasce con provvedimento del 2003 dell'allora Consiglio dei ministri), va oltre la missione originaria, come dicevo, e quindi non soltanto si occupa di discriminazioni razziali (il motivo per cui era nato) ma dal 2012 si occupa anche della questione LGBT, quindi di questioni su lesbiche, gay, bisessuali, transessuali e transgender.
  Il 20 novembre 2012, a firma del direttore generale, Marco De Giorgi, in lampante violazione degli obblighi di autonomia di giudizio e di imparzialità, viene nominato un gruppo di lavoro per stabilire nuove linee guida su questa materia. Questo gruppo di lavoro è assolutamente privo di qualsiasi qualificazione scientifica e, lo dico sempre per lasciare traccia, ci sono ben ventinove associazioni che sono state tutte coinvolte in questo progetto, 29 associazioni tutte gay friendly. Nessuna associazione genitori ! Ventinove su ventinove, un grande esempio di democrazia. Soprattutto una grande attenzione nei confronti dei genitori, che fino a prova contraria sono gli unici che non soltanto possono generare il figlio, non per niente si chiamano genitori, ma sono anche coloro che hanno la patria potestà, ai sensi dell'articolo 30 della Costituzione sono garantiti i loro diritti. Eppure, nonostante tutto, l'UNAR chiama all'appello 29 associazioni, tutte autoreferenziali; i titoli sono una meraviglia ! Poi andando su Internet si scoprono cose incredibili, ci sono associazioni fatte da poche persone che forse si riuniscono nei bar – non sto scherzando, queste sono le note che emergono dalle referenze su Internet di qualcuna di queste associazioni – e che, sostanzialmente, facendo leva sulle direttive (quindi c’è anche una fonte ben precisa a cui attingere) del Comitato dei ministri del Consiglio d'Europa, raccomandazione CM/Rec(2010)5, elaborano provvedimenti che sostanzialmente dicono: vogliamo coinvolgere gli uffici scolastici regionali e provinciali nella gestione delle diversità, vogliamo creare le condizioni (almeno questa è la volontà del documento) per accreditare queste associazioni quali enti di formazione e, dulcis in fundo, vogliamo riconoscere crediti formativi agli alunni e ai professori. Tutto questo sotto l'egida di un istituto, la cui valenza scientifica è tutta da dimostrare, che si chiama A.T. Beck.
  Fin qui il tecnicismo di una certa tecnocrazia, mi si consentirà la cacofonia, che interviene motu proprio per realizzare questo tipo di iniziativa.
  C’è la copertura del Governo ? No, non c’è la copertura del Governo. Primo, perché non esiste nessun atto politico che va in questa direzione, secondo, perché i protagonisti della vicenda possono essere soltanto due, e cioè i Ministri competenti o i sottosegretari competenti; nello specifico, quindi, sicuramente Cecilia Guerra, che all'epoca era Viceministro pro tempore del Ministero competente, e Gabriele Toccafondi, che lo era allora, e lo è ancora, sottosegretario del MIUR. Entrambi, il 15 febbraio, avvertono l'esigenza di dire alla stampa in maniera chiara e indiscutibile che questa iniziativa non è assolutamente un'iniziativa del Governo. Sconfessano l'UNAR e testualmente la Guerra dice: «L'educazione alla diversità è e resta cruciale, ma questo materiale didattico è stato realizzato senza che io ne fossi informata, senza che il direttore De Giorgi me ne avesse data informazione, né che io fossi a conoscenza degli esiti della ricerca, di cui del resto ignoravo addirittura l'esistenza; non è inoltre accettabile che il materiale didattico su questi argomenti sia diffuso fra gli insegnanti da un ufficio delle pari opportunità senza alcun raccordo con il MIUR». Toccafondi va oltre, perché dice addirittura che l'UNAR: «sembra volere imporre un'impronta culturale a senso unico destando preoccupazione e confusione su tutto il sistema educativo». Ripeto, preoccupazione e confusione su tutto il sistema educativo.
  Come è evidente, in questo decreto del 20 novembre 2012 nessuna associazione Pag. 11familiare o associazione di docenti è stata mai coinvolta. Eppure, è un documento che è stato diffuso, sono stati stanziati 26 mila euro, è stato stampato e messo a disposizione in scuole-pilota. È inutile dirvi che cosa è successo a proposito dei genitori: c’è l'inferno, tutti i genitori ovviamente protestano e contestano, e sono lì, con gli occhi aperti, per capire come andrà a finire, perché sono giustamente preoccupati. La raccomandazione del Comitato dei ministri del Consiglio d'Europa, tra l'altro, quella famosa fonte cui si è appellata l'UNAR, in verità non dice esattamente quello che dice l'UNAR. Infatti, è vero che parla di discriminazione – e qui siamo tutti d'accordo che non devono esserci discriminazioni –, ma parla anche del diritto dei genitori di curare l'educazione dei propri figli.
  Quindi, il Comitato dei ministri del Consiglio d'Europa dice che i genitori sono gli unici che hanno a cura l'educazione dei propri figli, ma questi non sono stati coinvolti. E vorrei sapere che cosa potrebbero mai pensare i genitori rispetto a questa iniziativa. Non bisogna avere la palla di vetro né essere scienziati della comunicazione per capire quello che è il loro pensiero, visto che già le proteste sono enormi e visto che già tutti sono lì ad appellarsi non soltanto al buonsenso, ma anche alla Costituzione. Ricordo a tutti che, oltre all'articolo 30 della Costituzione, ci sono almeno altri due articoli che possono essere definiti non coerenti rispetto a questi atteggiamenti: precisamente gli articoli 26 e 18.
  Salto per evitare di sconfinare rispetto al tempo previsto e arrivo alle richieste della interpellanza, che sono precise e puntuali. Noi vogliamo sapere, e stavolta senza più infingimenti, senza discussioni retoriche, senza girare attorno all'ostacolo – e, ripeto, non è il Nuovo Centrodestra, di cui mi onoro di far parte, che lo chiede, ma un gruppo variegato di componenti della maggioranza e dell'opposizione –, se sul piano disciplinare – quindi la domanda è ben precisa – sono stati presi provvedimenti nei confronti di coloro che hanno diffuso questi opuscoli senza alcuna autorizzazione del Governo e in assoluta autonomia.
  Vogliamo sapere anche se realmente sono state ritirate tutte le copie. Infatti, sottosegretario, se poi alla fine il documento rimane su Internet e si può scaricare come e quando si vuole, e sul documento c’è il «bollino» del Consiglio dei ministri, lei comprenderà bene che a chiacchiere possiamo dire quello che vogliamo, ma poi nei fatti accade ben altro. E qui il Governo va messo alle strette: deve dirci concretamente cosa vuole fare su questo argomento; è una domanda ben precisa, su cui ovviamente non si accetteranno deroghe.
  Vogliamo sapere, inoltre, se la distribuzione di questa «Strategia nazionale per la prevenzione e il contrasto delle discriminazioni basate sull'orientamento sessuale e sull'identità di genere» – così recita il chilometrico titolo dell'UNAR – debba essere ovviamente rettificata nei modi e nei termini che abbiamo detto, cioè con una vera e propria censura.
  Vogliamo sapere infine quale organo ha stabilito le qualificazioni delle associazioni LGBT elencate nella nostra interpellanza. Noi vogliamo saperlo, perché, per dirne una, abbiamo dubbi sulla qualificazione del comitato provinciale arcigay di Torino o del comitato provinciale arcigay Chimera di Arezzo, o del gay center di Conegliano e della famiglia Arcobaleno. Noi vogliamo saperlo perché cominciamo ad essere un po’ dubbiosi sulla qualificazione; ci dicano che meriti scientifici hanno per essere stati chiamati all'appello su un tema così delicato, cioè decidere l'orientamento sessuale dei figli di qualcun'altro. Mi riservo di dire tutto il resto dopo e mi auguro, spero e ne sono certo che il Governo in questa risposta sia più puntuale e più preciso rispetto invece a quello che è accaduto nella risposta del 14 marzo ultimo scorso, con l'interpellanza Gigli ed altri.

  PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per l'ambiente e la tutela del territorio e del mare, Silvia Velo, ha facoltà di rispondere.

Pag. 12

  SILVIA VELO, Sottosegretario di Stato per l'ambiente e la tutela del territorio e del mare. Signor Presidente, l'Ufficio nazionale antidiscriminazioni razziali è stato istituito, con funzioni di controllo e garanzia della parità di trattamento e dell'operatività degli strumenti di tutela presso il Dipartimento per le pari opportunità della Presidenza del Consiglio dei ministri, dall'articolo 7 del decreto legislativo 9 luglio 2003, n. 215, recante «Attuazione della direttiva 2000/43/CE per la parità di trattamento tra le persone indipendentemente dalla razza e dall'origine etnica». Tale Ufficio ha, in base alla citata disposizione, il compito di svolgere «in modo autonomo e imparziale, attività di promozione della parità e di rimozione di qualsiasi forma di discriminazione fondata sulla razza o sull'origine etnica».
  Per quanto concerne le attribuzioni spettanti al citato Ufficio in materia di contrasto alle discriminazioni basate sull'orientamento sessuale e sull'identità di genere, si segnala che l'articolo 16 del decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 10 ottobre 2012, recante «Ordinamento delle strutture generali della Presidenza del Consiglio dei ministri», stabilisce che il Dipartimento per le pari opportunità è struttura di supporto al Presidente che opera nell'area funzionale inerente alla promozione ed al coordinamento delle politiche dei diritti della persona, delle pari opportunità e della parità di trattamento e delle azioni di governo volte a prevenire e rimuovere ogni forma e causa di discriminazione. L'articolo 8 del decreto ministeriale 4 dicembre 2012, recante «Organizzazione interna del Dipartimento per le pari opportunità», attribuisce all'UNAR il compito di garantire l'effettività del principio di parità di trattamento tra le persone, di vigilare sull'operatività degli strumenti di tutela vigenti contro le discriminazioni, nonché di contribuire a rimuovere le discriminazioni fondate sulla razza e l'origine etnica.
  Le direttive generali per l'azione amministrativa per gli anni 2012 e 2013 del Ministro del lavoro e delle politiche sociali con delega alle pari opportunità pro tempore, del 31 maggio 2012 e del 16 aprile 2013, hanno previsto l'assegnazione all'UNAR – in linea con l'impegno assunto dall'Italia a partire dal 2012 con l'adesione al Programma «Combattere le discriminazioni basate sull'orientamento sessuale e sull'identità di genere», promosso dal Consiglio d'Europa in attuazione della raccomandazione adottata dal Comitato dei Ministri CM/Rec(2010)5 – di obiettivi operativi rilevanti in materia di prevenzione e contrasto delle discriminazioni basate sull'orientamento sessuale e sull'identità di genere e, in particolare, la realizzazione di un Programma di prevenzione e contrasto delle discriminazioni basate sull'orientamento sessuale e sull'identità di genere e promozione dell'inclusione sociale delle persone LGBT. L'elaborazione di questo Programma, successivamente denominato «Strategia nazionale per la prevenzione e il contrasto delle discriminazioni basate sull'orientamento sessuale e sull'identità di genere (2013-2015)», adottata con decreto del Ministro del lavoro e delle politiche sociali con delega alle pari opportunità pro tempore, del 16 aprile 2013, è avvenuta attraverso la collaborazione di tutti i soggetti istituzionali a livello centrale e locale, delle associazioni LGBT e delle parti sociali, in quanto la definizione e l'attuazione della Strategia medesima ha richiesto un sistema di governance multilivello, che coinvolgesse tutti i livelli di Governo e gli attori a vario titolo interessati alle politiche in materia di prevenzione e contrasto della discriminazione per motivi di orientamento sessuale e identità di genere.
  In particolare, si rappresenta che il gruppo nazionale LGBT che ha contribuito, insieme agli altri rappresentanti istituzionali, alla definizione dei contenuti della Strategia, è stato istituito a seguito della pubblicazione di un avviso pubblico di manifestazione di interesse per la partecipazione al suddetto Programma promosso dal Consiglio d'Europa per l'implementazione della sopraccitata raccomandazione, rivolto alle associazioni di settore.
  Il gruppo, come riportato dall'onorevole interpellante, è costituito da 29 associazioni, Pag. 13individuate in base alle richieste pervenute e nel rispetto dei criteri predeterminati nel citato avviso pubblico.
  Sulla base delle analisi delle maggiori criticità esistenti in materia, nell'ambito della Strategia nazionale di cui sopra, sono stati individuati quattro settori strategici di intervento, i relativi obiettivi e le misure specifiche da mettere in campo per promuovere la parità di trattamento delle persone LGBT, quali: educazione e istruzione; lavoro; sicurezza e carceri; media e comunicazione.
  In particolare, l'asse strategico «educazione e istruzione» costituisce uno degli assi prioritari della Strategia di cui trattasi, in quanto la scuola svolge un ruolo fondamentale nella prevenzione e nel contrasto delle discriminazioni e nella promozione dei diritti umani.
  In tale ottica è stato rinnovato, in data 30 gennaio 2013, il protocollo d'intesa siglato nel 2009 tra il Ministro con delega alle pari opportunità pro tempore e il Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca pro tempore, con altro protocollo di intesa tra i medesimi Dicasteri, con il quale è stato disciplinato il raccordo tra l'attività del MIUR e quella del Dipartimento per le pari opportunità al fine di prevenire e contrastare i fenomeni di violenza e di discriminazione, compresi quelli fondati sull'orientamento sessuale e sull'identità di genere, con particolare attenzione ai fenomeni di bullismo a sfondo omofobico e transfobico.
  Il protocollo del 30 gennaio 2013 ha previsto, all'articolo 7, che il comitato attuativo, istituito dall'articolo 6, curasse la realizzazione delle attività programmate in materia, nonché gli aspetti gestionali, organizzativi, il monitoraggio e il coordinamento delle iniziative previste dal protocollo stesso.
  Proprio nell'ambito di tali attività si è collocato il progetto «Educare alla diversità a scuola», commissionato dall'UNAR, nel dicembre del 2012, all'Istituto A.T. Beck, allo scopo di elaborare uno strumento di conoscenza e di supporto specialistico per le scuole sulle delicate tematiche della prevenzione e del contrasto dell'omofobia e del bullismo a sfondo omofobico.
  Il materiale prodotto dal citato Istituto Beck non è stato diffuso presso gli istituti scolastici, in quanto tali documenti devono essere sottoposti ad una specifica valutazione da parte del comitato attuativo paritetico di cui agli articoli 6 e 7 del suddetto protocollo di intesa siglato il 30 gennaio 2013 tra il Dipartimento pari opportunità e il Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca.
  Tale valutazione dovrà essere posta in essere nel corso della prima riunione utile del citato comitato attuativo paritetico che, stante la sua composizione, determinerà anche il coinvolgimento del Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca.
  L'UNAR ha sottoposto una diffusione parziale degli strumenti informativi da parte dell'Istituto Beck consistente nella pubblicazione del materiale sul sito di detto istituto, per il cui accesso e visualizzazione è necessario acquisire un'apposita password (sono state concesse numero 40 password).
  Il Viceministro pro tempore con delega alle pari opportunità ha stigmatizzato tale parziale diffusione del materiale sul sito dell'Istituto Beck mediante nota di demerito, nella consapevolezza della delicatezza dei temi trattati e del mancato rispetto della suddetta procedura di valutazione degli strumenti prodotti. Sotto il profilo disciplinare, occorre ricordare che in base alla normativa vigente la valutazione è rimessa agli uffici competenti.
  Per quanto riguarda la richiesta dell'onorevole interpellante sull'opportunità «di riesaminare i decreti di qualificazione dell'Istituto A.T. Beck in considerazione della unilateralità delle proprie posizioni culturali», il Dipartimento per le pari opportunità si rimette agli elementi che saranno forniti dal competente Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca.
  Il Governo è ben consapevole della delicatezza dei temi e dell'ambito educazione scolastica in cui si agisce. È intenzione, pertanto, del Governo assicurare, Pag. 14anche mediante procedure individuate dal citato protocollo d'intesa del gennaio 2013, un'attenta gestione delle tematiche in questione.

  PRESIDENTE. L'onorevole Pagano ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatto per la risposta alla sua interpellanza.

  ALESSANDRO PAGANO. Signor Presidente, onorevole sottosegretario, le dico subito che ovviamente non c’è nulla di personale, anche perché so perfettamente che lei ha una delega ed una responsabilità di tipo diverso. Lei oggi è venuta qui a leggere una relazione per conto di un altro Ministero e quindi, da questo punto di vista, ha la massima considerazione mia personale.
  Ma da un punto di vista politico ed istituzionale io manifesto il mio più profondo dissenso e la mia più profonda indignazione. Non sono assolutamente soddisfatto, perché queste risposte che sono state date sono gravissime. Pensavo che, dopo l'attenzione e il focus che erano stati puntati su quest'argomento, il Governo mettesse massima attenzione. Invece abbiamo sentito tesi vecchie, trite e ritrite, che non solo non ci soddisfano, ma che da questo momento in poi fanno alzare il livello di attenzione.
  Io ritengo che sia giusto, forse già da subito, che lei avvisi il Ministro competente per i rapporti con il Parlamento perché, se su questa vicenda si continua a sottovalutare il tutto, vuol dire che c’è una mancanza di rispetto nei confronti del Parlamento, ma anche della maggioranza che sostiene il Governo, ma anche, devo dire, nei confronti del buon senso.
  Vado in ordine, spiegando e cercando di confutare, una per una, le tesi che le hanno scritto nella relazione. Il riferimento all'articolo 16 del DPCM 10 ottobre 2012 che prevede un supporto dalla Presidenza del Consiglio dei ministri per prevenire le diversità. Ma com’è chiaro e com’è evidente qui non siamo in presenza di un documento che va per prevenire le discriminazioni. Qui siamo in presenza di un documento che mira a realizzare una vera e propria rivoluzione antropologica, un vero e proprio cambiamento culturale sulla testa dei ragazzi e dei bambini. Quindi, è cosa ben diversa rispetto ad altri documenti, su cui ci potremmo trovare d'accordo e su cui potremmo tranquillamente operare e lavorare. Questo, invece, è un vero e proprio orientamento, come anche il titolo dice.
  E ancora. Il Consiglio d'Europa che viene richiamato. Lo ho anche detto prima e per fortuna lo ho citato nell'interpellanza. Il riferimento non può essere solo la frase del Consiglio d'Europa, quando dice che bisogna operare per prevenire le discriminazioni. Il Consiglio d'Europa infatti nella raccomandazione CM/Rec(2010)5 dice anche, testualmente, che bisogna far sì che gli Stati membri tengano conto del diritto dei genitori di curare l'educazione dei propri figli.
  Il diritto dei genitori di curare l'educazione dei propri figli ! Questo è il punto ! Monsieur de La Palice non avrebbe saputo dire di meglio e di più rispetto a questa ovvietà ! E rispetto a tutto questo, invece, c’è qualcuno che si arroga il diritto di predisporre ed attuare politiche scolastiche e piani di azione, che invece vanno in una direzione esattamente opposta ! Ma di che cosa stiamo parlando ? Ma perché ci dobbiamo prendere in giro ?
  Il Governo non può più fuggire: è messo di fronte alle proprie responsabilità. Qui c’è la tecnocrazia di un Ministero che è andato oltre rispetto alle proprie competenze. Anziché censurare, visto che avete citato più volte il dato della nostra interpellanza, anziché dire quali sono i provvedimenti censori che sono stati predisposti nei confronti di questi signori, anziché spiegare quali sono i sistemi per ritirare questa documentazione, anziché dire quali sono le qualificazioni che ha avuto l'istituto A.T. Beck o queste LGBT, ci venite a dire che avete fatto leva su una parte del documento del Consiglio d'Europa per giustificare il tutto ! Ma questa è veramente una cosa gravissima !
  E poi queste associazioni come sono state selezionate ? Qua veramente ci sentiamo Pag. 15presi in giro. Avviso pubblico di chi e di cosa, che non risulta da nessuna parte ?
  Ma di che stiamo parlando ? Questo è il modo con cui si elabora un documento che va a costruire il futuro dei nostri ragazzi ? Quella che si vuole realizzare è una vera e propria rivoluzione antropologica. Qui non ci stiamo, non è possibile ! Il documento viene messo su Internet con il «bollino» del Consiglio dei ministri e la password ce l'hanno quaranta persone, cioè il mondo.
  Io ritengo che, da questo punto di vista, non ci sia più ritegno. È una risposta gravissima e inaccettabile, su cui certamente non ci fermeremo perché questa Strategia nazionale 2013-2015 dell'UNAR, si ripropone di rieducare l'Italia, altro che di eliminare le discriminazioni. Su questo non siamo disponibili a fare nessun tipo di sconto.
  Quello che qui si vuole contestare infatti è proprio l'ideologia gender, signor sottosegretario, che vuole realizzare appunto una nuova cultura, che evidentemente va contro quella che è la natura delle cose. Ognuno può fare quello che vuole, ognuno può scegliere quello che vuole. Nella vita, la libertà è una cosa sacra, l'Italia è il Paese più tollerante del mondo; sesto Paese al mondo in materia di tolleranza sulle discriminazioni di questo genere, e non abbiamo bisogno di lezioni da nessuno su questa materia, abbiamo anche presidenti delle regioni che sono pure di altro genere.
  Allora, da questo punto vista, non abbiamo bisogno di avere questo tipo di azioni, abbiamo però bisogno che venga garantita l'educazione dei ragazzi. Questo sì, e il modo in cui questo avviene non ci tranquillizza per nulla.
  Il Comitato dei ministri del Consiglio d'Europa – tra l'altro, in questo documento famoso – dice espressamente che la famiglia viene assolutamente prima. Dove sono le associazioni familiari ? Dove sono ? Su ventinove, quante ne sono state invitate ? E dire che il MIUR ha impostato tutta la sua logica educativa, dal primo giorno che esiste questa Repubblica ad oggi, sempre con la logica del coinvolgimento dei docenti e delle famiglie, dei docenti e dei genitori. E qui, per la prima volta, succede qualcosa di strano, in maniera autonoma senza che il Governo ne sappia niente. E ci sono le coperture. Non è possibile, non è proprio possibile. I crediti formativi agli alunni e ai professori: questo è quello che sta accadendo. Andate a vedere quello che dice questo documento.
  Quindi, il problema qui non è combattere né il bullismo, né la discriminazione – su questo siamo tutti d'accordo – qui il problema è evitare che succeda l'irreparabile.
  Chiudo: il 95 per cento delle scuole italiane sono scuole statali, il 95 per cento, quindi quando noi andiamo a prevedere curricula di un certo tipo per i docenti, crediti formativi per coloro che si formano, testi che vengono impostati, è chiaro che qui si vuole realizzare una nuova antropologia. Non bisogna essere proprio cultori o essere previdenti, ma bisogna essere semplicemente attenti al reale.
  Da questo punto di vista, oltre a manifestare la nostra insoddisfazione, aggiungiamo anche che non ci fermeremo e che quindi questo Parlamento continuerà ad andare avanti. Invito il signor sottosegretario – lei non c'entra niente – a procedere immediatamente alla comunicazione di quello che ha appena sentito perché penso che il problema sia stato realmente sottovalutato.

(Misure volte a rendere immediatamente disponibili le risorse necessarie all'assistenza ed all'accoglienza dei minori stranieri non accompagnati – n. 2-00474)

  PRESIDENTE. Passiamo all'interpellanza urgente Amoddio n. 2-00474, concernente misure volte a rendere immediatamente disponibili le risorse necessarie all'assistenza ed all'accoglienza dei minori stranieri non accompagnati (Vedi l'allegato A – Interpellanze urgenti).Pag. 16
  Chiedo all'onorevole Amoddio se intenda illustrare la sua interpellanza o se si riservi di intervenire in sede di replica.

  SOFIA AMODDIO. Signor Presidente, sottosegretario, io e l'onorevole Zappulla ci siamo determinati, insieme ad altri colleghi, a presentare questa interpellanza urgente, perché effettivamente di urgenza si tratta, in quanto c’è la necessità di avere una risposta in merito agli sbarchi che avvengono nella provincia di Siracusa, in particolare ad Augusta.
  Il 21 marzo di quest'anno sono sbarcati nel porto di Augusta 1.606 migranti, di cui 116 minori non accompagnati, ed è notizia di ieri, Presidente e sottosegretario, che ancora un altro sbarco con 156 minori non accompagnati, e ancora un altro, è stato avvistato vicino Portopalo, in provincia di Siracusa. Molti sono stati ricoverati in ospedale affetti da varicella e malattie anche piuttosto serie e molte donne in procinto di partorire.
  Allora, si verifica – voi lo sapete benissimo – che con l'operazione «Mare Nostrum» vengono intercettati barconi al largo, in alto mare, e quindi quotidianamente Augusta vede lo sbarco di migliaia, a volte, di migranti e spessissimo di centinaia di minori non accompagnati.
  Nonostante, devo dire, gli sforzi molto generosi e lodevoli della popolazione, perché noi ci siamo recati in questi centri di prima accoglienza, che non sono centri di prima accoglienza ma sono strutture, diciamo, di emergenza, e ci siamo recati, appunto, a visionare queste strutture e nonostante, devo dire, la grande generosità degli abitanti però la situazione è veramente estremamente difficile e non dignitosa assolutamente, perché, nell'attesa che questi minori vengano collocati in altre strutture idonee, in questo momento sono collocati presso il Palajonio di Augusta, che è una struttura, un pallone tensostatico, utilizzata per lo sport dei ragazzi di Augusta e provincia, e vengono anche «ricoverati» – tra virgolette uso questo termine – i minori non accompagnati presso il Palasport di Brucoli in condizioni, devo dire, di freddo, carenti dal punto di vista igienico e di scarsa assistenza sanitaria.
  Lo sbarco di ieri, Presidente e sottosegretario, è veramente, a dir poco, annunciato e noi siamo molto preoccupati perché ci avviciniamo alla bella stagione e si prevedono tantissimi altri sbarchi. La situazione è grave perché negli ultimi due mesi è stato registrato il passaggio di 5 mila persone solo nel comune di Augusta e altri casi di scabbia e di tubercolosi sono stati anche registrati. Ad Augusta la comunità, devo dire, ha manifestato interesse e quindi, come ho già detto prima, si è attivata anche dal punto di vista del volontariato, ma ha anche chiesto di individuare sedi e servizi nello stesso territorio o presso altri comuni.
  La gestione dei minori non accompagnati è divenuta economicamente insostenibile per gli enti locali. Perché ? Perché il Ministero dell'interno rimborsa esclusivamente le somme per coloro che richiedono asilo politico, mentre il Ministero del lavoro e delle politiche sociali copre solamente parte dell'importo relativo ai minori non accompagnati, quindi delle spese che ogni comune deve affrontare. Voglio sottolineare che sul comune di Augusta grava un peso economico notevole, oltre 50 milioni di euro di debito, perché il comune di Augusta è già un comune commissariato e un comune anche indebitato. Quindi, questa situazione derivante da «Mare nostrum», nonostante siamo felici di accogliere ovviamente i nostri fratelli di altri Paesi, è veramente divenuta insostenibile e il Governo necessariamente deve dare oggi una risposta seria. È veramente iniquo addossare l'onere economico dei minori ad un ente locale che già è in sofferenza.
  Concludo, ricordando che il 13 giugno 2013, nel corso di un'altra interrogazione del deputato Moscatt, l'allora sottosegretario di Stato per l'interno, aveva risposto che per i minori stranieri non accompagnati era necessario consolidare gli interventi relativi all'accoglienza e reperire risorse dedicate da parte anche del Ministero del lavoro e delle politiche sociali. Il Ministero del lavoro e delle politiche sociali aveva avviato – ripeto, il 13 giugno Pag. 172013 – contatti con la regione Sicilia, istituito un tavolo tecnico, eccetera. Allora, al fine di assicurare – come disse il sottosegretario allora – la prosecuzione degli interventi a favore dei minori non accompagnati, sappiamo tutti che era stato istituito un fondo, nel 2012, presso il Ministero del lavoro e delle politiche sociali, appositamente dedicato alla copertura dei costi per l'accoglienza e l'integrazione lavorativa.
  Dunque, io concludo per il momento chiedendo che cosa è avvenuto da allora, se sono stati definiti percorsi chiari procedurali anche economici, cosa intende fare il Governo per questa situazione di estrema urgenza, se il Ministero del lavoro e delle politiche sociali ha notizie in merito al tavolo tecnico e quali sono i dati del sistema informativo online per la tracciabilità dei minori, perché si sono verificati tantissimi casi di scomparsa dei minori e noi sappiamo quanto sia forte il pericolo che vengano anche impiegati dalla criminalità organizzata.

  PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per il lavoro e le politiche sociali, Franca Biondelli, ha facoltà di rispondere.

  FRANCA BIONDELLI, Sottosegretario di Stato per il lavoro e le politiche sociali. Signor Presidente, l'onorevole Amoddio con il presente atto parlamentare richiama l'attenzione sulla situazione di forte criticità vissuta dal comune di Augusta nella gestione dell'accoglienza dei minori stranieri non accompagnati nell'ambito dell'operazione denominata «Mare Nostrum».
  Al riguardo, informo in modo preliminare, sulla base dei dati in possesso della competente direzione generale del Ministero che rappresento che – nel primo trimestre del corrente anno – risultano sbarcati nella regione siciliana 421 minori stranieri non accompagnati, 354 dei quali, quindi l'84 per cento, accolti nel comune di Augusta nell'ambito della predetta operazione.
  Tanto premesso, passo comunque ad affrontare i quesiti posti dall'onorevole Amoddio. Riguardo alla prima parte del quesito, relativo alla necessità che le risorse occorrenti all'assistenza e all'accoglienza dei minori stranieri non accompagnati vengano rese immediatamente disponibili e per intero, occorre tener presente che il Ministero del lavoro e delle politiche sociali copre solo una parte delle spese affrontate dal comune per il soggiorno dei minori stranieri non accompagnati.
  In proposito, l'articolo 23, comma 11, del decreto-legge n. 95 del 2012, convertito, con modificazioni, dalla legge n. 135 del 2012, nell'istituire il Fondo nazionale per l'accoglienza dei minori stranieri non accompagnati, prevede esplicitamente che il Ministero del lavoro e delle politiche sociali provveda, con proprio decreto, sentita la Conferenza permanente per i rapporti tra lo Stato, le regioni e le province autonome di Trento e Bolzano, alla definizione della modalità di ripartizione delle risorse per la copertura dei costi sostenuti dagli enti locali per l'accoglienza dei minori non accompagnati. Ne consegue, pertanto, la inevitabile erogazione ex post di tali contributi agli enti locali.
  Per quanto concerne, invece, i risultati dei lavori svolti nell'ambito del tavolo tecnico istituito presso il Ministero che rappresento con la regione Sicilia, faccio presente che, nello scorso mese di febbraio, il competente ufficio del Ministero che rappresento, nel confermare la propria piena disponibilità ad ogni forma di collaborazione, si è reso disponibile a prendere parte all'istituzione di una cabina di regia che coinvolga tutti i soggetti preposti all'accoglienza dei minori stranieri non accompagnati, al fine di coordinare la programmazione del collocamento dei minori che giungono nella citata regione siciliana. Allo stato, si è in attesa di una convocazione per l'avvio dei lavori.
  Riguardo al Sistema informativo on line per la tracciabilità dei minori, occorre rilevare che lo stesso è realizzato nell'ambito di quanto previsto dall'articolo 2, comma 2, lettera i) e dall'articolo 4 del DPCM n. 535 del 1999, con l'obiettivo di rendere più funzionale l'attività di censimento e di favorire la cooperazione tra Pag. 18tutti i soggetti a diverso titolo coinvolti nei sistemi di protezione dei minori stranieri non accompagnati. Tali soggetti, infatti, possono accedere ad un data base condiviso nel quale ciascuno, nel rispetto delle proprie competenze, può inserire e visualizzare le informazioni sul minore straniero.
  Il Sistema informativo è in grado di monitorare la presenza del minore sin dal suo arrivo in Italia, tracciandone gli spostamenti sul territorio nazionale e registrando le fasi dell'accoglienza sino al raggiungimento della maggiore età. Il Sistema informativo facilita, dunque, la tracciabilità del percorso dei minori, consentendo così una migliore cooperazione fra gli attori per la programmazione dei percorsi di accoglienza e di integrazione.
  Attualmente, il Sistema informativo è sottoposto ad una fase di sperimentazione territoriale, attraverso il coinvolgimento di sette aree geografiche dove sono stati istituti tavoli territoriali di sperimentazione. Al termine di questa fase, il Sistema verrà dapprima implementato sulla base dei risultati emersi e successivamente diffuso ed utilizzato sull'intero territorio nazionale. Preciso, inoltre, che – in attesa della messa a sistema definitiva del Sistema informativo – i dati relativi ai minori stranieri non accompagnati presenti in Italia sono registrati nella banca dati istituita presso il competente ufficio del Ministero che rappresento, sulla base delle segnalazioni effettuate ai sensi dell'articolo 5 del già citato DPCM n. 535 del 1999.
  Per quanto attiene invece all'esigenza prospettata nel presente atto parlamentare, di definire percorsi procedurali chiari che consentano interventi coordinati in una logica di condivisione delle responsabilità, faccio presente che la normativa vigente in materia definisce un sistema complesso di governance sulla migrazione.
  Sul punto è anche intervenuta la Consulta, che, con sentenza n. 134 del 2010, ha ribadito la competenza esclusiva dello Stato limitatamente agli «aspetti che attengono alle politiche di programmazione dei flussi di ingresso e di soggiorno nel territorio nazionale». Rientrano, invece, nell'ambito della competenza regionale i compiti relativi all'adozione di misure di integrazione sociale e la gestione delle relative risorse.
  In tale contesto, appare, inoltre, opportuno evidenziare che le competenze relative all'accoglienza e all'assistenza dei minori stranieri non accompagnati, e i relativi costi, sono attribuiti ai servizi sociali dei comuni, in applicazione dell'articolo 23, lett. c), del decreto del Presidente della Repubblica n. 616 del 24 luglio 1977 e dell'articolo 6, comma 4, della legge n. 328 del 2000, in base al quale «per i soggetti per i quali si renda necessario il ricovero stabile presso strutture residenziali, il comune nel quale essi hanno la residenza prima del ricovero, previamente informato, assume gli obblighi connessi all'eventuale integrazione economica».
  La stessa legge n. 328 del 2000 attribuisce ai comuni e alle regioni anche le competenze relative alle attività di autorizzazione, accreditamento e vigilanza delle strutture di accoglienza a ciclo residenziale e semiresidenziale, e dei servizi sociali ad esse connessi. Per quanto detto, il Ministero che rappresento, consapevole delle criticità affrontate dagli enti locali delle regioni in cui vi sia una forte concentrazione di minori stranieri non accompagnati, si è fatto parte attiva nel promuovere un sistema che preveda l'equa ripartizione dei minori non accompagnati sull'intero territorio nazionale, attraverso l'individuazione di criteri oggettivi su base regionale. Tale sistema, al fine di una sua effettiva implementazione, necessita dell'accordo in tal senso di tutte le amministrazioni competenti.
  Per gli aspetti di competenza, il Ministero dell'interno ha fatto, invece, sapere che, con particolare riferimento ai richiedenti asilo, il sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati nel corso del 2013 è stato potenziato, sino ad ora, di circa 9.400 posti e che per il triennio 2014-2016 è stato emanato il nuovo bando di finanziamento per altri 16 mila posti. Proprio al fine di migliorare la flessibilità del sistema di accoglienza, il nuovo bando prevede l'obbligo per l'ente locale di rendere Pag. 19immediatamente disponibile una percentuale di posti aggiuntivi in occasione di incrementi improvvisi di flussi migratori. Gli enti locali hanno messo a disposizione complessivamente circa 20 mila posti: sono stati approvati 456 progetti per richiedenti e titolari di protezione internazionale, di cui 367 progetti ordinari, 57 per minori non accompagnati e 32 per persone con disabilità o disagio mentale.
  I minori stranieri non accompagnati richiedenti asilo, già prima della nomina del tutore, sono inseriti nel percorso protetto di accoglienza del sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati e collocati in una delle strutture operanti nell'ambito del sistema di protezione stesso. Nel caso in cui non sia possibile l'immediato inserimento del minore in una di queste strutture, l'assistenza e l'accoglienza del minore sono temporaneamente assicurate dal comune dove si trova. I minori non accompagnati in nessun caso possono essere trattenuti presso i CARA e presso i CIE.
  Per quanto riguarda la somma di 5 milioni di euro destinata, per l'anno 2013, al rimborso degli enti locali per l'accoglienza prestata al minore straniero non accompagnato sino all'inserimento dello stesso in una struttura del sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati, secondo quanto previsto nella circolare congiunta Ministero dell'interno-Ministero del lavoro e delle politiche sociali del 24 aprile 2013, richiamata in premessa, i competenti uffici del Ministero dell'interno hanno fatto presente che tali risorse, tutte impegnate, sono risultate sufficienti per corrispondere alle richieste di rimborso presentate dagli enti locali, e quindi non sono state chieste risorse aggiuntive.
  Faccio, infine, presente che, con particolare riferimento all'operazione Mare Nostrum, nell'ambito dei lavori del Tavolo di coordinamento nazionale istituito presso il Ministero dell'interno, il Ministero che rappresento ha posto l'attenzione sul fatto che i numeri di ingressi legati all'operazione stessa facciano, invece, emergere la necessità di ripensare l'intero sistema di ingresso, accoglienza e protezione dei migranti in arrivo via mare, laddove le attuali soluzioni prospettate, pur rispondendo a situazioni emergenziali contingenti, non prevengono il formarsi di nuove situazioni emergenziali e non offrono soluzioni adeguate, comunque, nel medio e lungo periodo.
  Mi creda, è un problema molto sentito da parte del Governo.

  PRESIDENTE. La deputata Amoddio ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatta per la risposta alla sua interpellanza.

  SOFIA AMODDIO. Signor Presidente, cercherò di essere breve. Intanto, ringrazio il sottosegretario per l'analiticità delle risposte che sicuramente ci soddisfano, seppur parzialmente, perché, qui, il nostro problema serio, che abbiamo anche sottolineato in una delle domande all'interpellanza, è quello appunto di farci capire quali sono le risorse disponibili e necessarie per l'assistenza e l'accoglienza. Ovviamente, non si intendono solo risorse economiche, ma anche risorse strutturali. E noi ribadiamo l'assoluta inadeguatezza delle attuali strutture dei palazzetti dello sport di Brucoli e di Augusta. È vero che il sottosegretario risponde correttamente, ossia che è ovvio che l'autorizzazione alle strutture di accoglienza deve essere individuata dal comune, però ribadiamo che qui si tratta di un comune con un grave dissesto finanziario e di un comune commissariato. Essendo commissariato ed essendo il commissario inviato dal Governo, noi preghiamo nuovamente questo Ministero, poiché si tratta di minori non accompagnati, ad attenzionare e a mettere un focus particolare su questo comune perché, come ripeto, è un comune di frontiera nel quale sbarcano tantissimi minori non accompagnati e che veramente sta facendo di tutto per adempiere all'accoglienza.
  Voglio chiudere con una notizia importante. Due giorni fa è stata svolta una manifestazione da parte di moltissimi cittadini, quegli stessi cittadini che hanno offerto la loro forza di volontariato, che hanno fornito scarpe e vestiti ai migranti, Pag. 20proprio perché il comune non è in grado di caricarsi questi costi. Addirittura, hanno anche fornito volontariamente supporto medico perché l'ASP non è in grado se non di mandare un solo medico. Questi stessi cittadini, però, hanno manifestato in strada e non in una manifestazione razzista, ma in una manifestazione in cui chiedevano migliori strutture per gli immigrati e chiaramente anche la liberazione del Palajonio e del Palasport perché, chiaramente, sono strutture per i ragazzi augustani e del territorio che non hanno altri posti dove recarsi a fare sport. La situazione, quindi, è particolarmente grave e noi chiediamo veramente che il Ministero si impegni soprattutto per questo comune di frontiera che non può rischiare di addebitarsi un costo oneroso economico e strutturale per tutta l'Italia.

(Iniziative per l'inserimento del farmaco Avastin nella lista dei medicinali per i quali è autorizzato l'uso off-label ai sensi della legge n. 648 del 1996 – n. 2-00459)

  PRESIDENTE. Passiamo all'interpellanza urgente Kyenge n. 2-00459, concernente iniziative per l'inserimento del farmaco Avastin nella lista dei medicinali per i quali è autorizzato l'uso off-label ai sensi della legge n. 648 del 1996 (Vedi l'allegato A – Interpellanze urgenti).
  Chiedo all'onorevole Kyenge se intenda illustrare la sua interpellanza o se si riservi di intervenire in sede di replica.

  CÉCILE KYENGE. Signor Presidente, l'interpellanza presentata oggi ha un'importanza fondamentale per quanto riguarda la salute e il diritto all'accesso alle cure e alla salute dei pazienti, ma anche per quello che riguarda la nostra economia e anche il risparmio all'interno del Servizio sanitario nazionale. Pochi giorni fa i principali quotidiani e la stampa hanno riportato la notizia che l'Autorità garante della concorrenza e del mercato ha condannato le aziende farmaceutiche Novartis e Roche a pagare rispettivamente una multa di 90,5 milioni di euro e 92 milioni di euro per aver alterato il mercato, con l'obiettivo di favorire la vendita del farmaco più costoso, chiamato Lucentis, rispetto a quello meno costoso, chiamato Avastin, destinato appunto alla cura di una grave malattia degli occhi che si chiama maculopatia. Forse è utile una piccola precisazione anche per far capire di che patologia si tratta, in modo da far capire l'importanza di questo tema.
  La maculopatia è una patologia degenerativa che colpisce una parte centrale degli occhi, con una perdita progressiva della vista: quindi, questa patologia rende i pazienti meno autonomi ed è altamente invalidante. Colpisce una persona su tre, dopo i 75 anni, ma la maculopatia colpisce anche i giovani, soprattutto verso i vent'anni, soprattutto coloro che soffrono anche di miopia. Quindi, essi devono avere diritto all'accesso alle cure, di fronte anche all'esigenza di poter essere abbastanza autonomi: vi è, quindi, anche un costo sociale che viene calcolato rispetto allo stato delle persone, ma che può essere affrontato in un modo diverso.
  Lucentis, prodotto dalla Novartis, ha l'indicazione registrata per la maculopatia e un costo per confezione che è intorno ai 900 euro: io vorrei rimarcare anche questa differenza tra il costo del Lucentis, pari a 900 euro la confezione, rispetto a quello dell'Avastin, che va da 15 a 80 euro, quindi con una media di 40 euro la confezione. Ce ne vogliono almeno sei di Lucentis, nel corso dell'anno, per poter fare una cura intera. L'Avastin, che, appunto, è prodotto dalla Roche, ha l'indicazione per patologie oncologiche, ma è largamente utilizzato, fino al 2012, off-label, quindi, fuori indicazione di registrazione prescritta dal medico sotto la sua responsabilità, in quanto incluso dall'Aifa nella lista della legge n. 648 del 1996.
  Dunque, come ho detto prima, il farmaco è stato ampiamente utilizzato in moltissimi ospedali, cliniche ed anche dallo stesso Sistema sanitario nazionale dal 2007: credo che, da quel momento, l'Aifa avrebbe dovuto avviare uno studio per capire anche l'efficacia del farmaco, onde evitare l'elevato costo che, ad oggi, Pag. 21noi verifichiamo con l'uso dell'Avastin, che risale, soltanto nel 2012, a circa 45 milioni. Quindi, è un costo che viene imputato al Sistema sanitario nazionale: questo costo potrebbe ulteriormente aumentare – viene stimato addirittura in 600 milioni all'anno –, utilizzando un farmaco molto costoso.
  Quindi, di fronte anche ad una differenza così elevata, credo che le misure dovevano essere prese già dal 2007, dal momento in cui veniva utilizzato il farmaco. A fine 2012, è stata diffusa una nota del direttore generale dell'Aifa, in cui si ribadiva la natura off-label del trattamento con Avastin intravitreale e l'esclusione della lista di farmaci autorizzati dalla «lista 648», che ne preclude la rimborsabilità per il Sistema sanitario nazionale. Da quel momento, come ho specificato prima, la sanità pubblica rimborsa solo il più costoso Lucentis, con 45 milioni di euro nel 2012.
  Nella maggior parte dei Paesi europei, soprattutto negli Stati Uniti – quindi, tengo a precisare, da un punto di vista internazionale, – i medici scelgono l'Avastin, quindi la possibilità di utilizzare l'Avastin, pur essendo un farmaco off-label. Del resto, anche il National Eye Institute del National Institute of Health degli Stati Uniti, ha pubblicato, nell'aprile scorso, dopo aver provato i due farmaci su 1.200 pazienti, dimostrando che Lucentis e Avastin hanno gli stessi effetti contro la degenerazione maculare.
  Detto questo, vorrei riprendere anche alcune note di una lettera ufficiale, che il presidente della Società oftalmologica italiana ha inviato al nostro Premier per riuscire anche a sottolineare alcune questioni che sono fondamentali per andare avanti.
  Chiaramente, la lettera mette in evidenza il fatto che sono stati fatti dei passi avanti per quanto riguarda la legge però, a dispetto della sentenza che è stata emessa, l'utilizzo dell'Avastin in ospedale è risultato a tutto oggi impossibile. Il ministro della salute, Lorenzin, ha voluto, con l'ultimo decreto, regolamentare ex novo l'uso dei farmaci off-label; decisione generale che, purtroppo, non risolve il problema; dal 2007 vi è stato l'impegno della società oftamologica, certificando l'equivalenza sia per la sicurezza sia per l'efficacia terapeutica dei farmaci, a fronte della battaglia e la lotta che stanno conducendo i cittadini con Altroconsumo e una class-action, che sta portando avanti la voce degli stessi per riuscire a capire per quale motivo non possano avere accesso alle cure, se non a quelle più costose, che, giustamente, in un periodo come questo, non riescono ad affrontare. Ciò vuol dire condannare i pazienti ad una cecità sicura.
  Per quanto riguarda i quesiti che ho posto al Governo nella mia interpellanza, chiedo al ministro, in seguito al pronunciamento dell'Autorità garante della concorrenza e del mercato, se non ritenga doveroso intervenire, reinserendo nella lista dei farmaci off-label autorizzati dalla legge n. 648 del 1996 l'utilizzo di «Avastin uso oculistico». Per capire ciò, le cito dei punti ben precisi; la possibilità di poter rivedere questa legge rientra nell'utilizzo del farmaco perché bisogna mettere mano alla legge anche per quanto riguarda il frazionamento dei farmaci confezionati che, in qualche modo, impedisce l'utilizzo del farmaco. Gli oculisti non sono liberi di scegliere, di poter utilizzare l'Avastin, come succede in tanti altri paesi del mondo. Sono costretti ad utilizzare cioè il «Lucentis», il più costoso, e ne ricordo di nuovo il costo: 900 euro di fronte a 40 euro, con un costo elevatissimo sulla spesa del Servizio sanitario nazionale; quindi, occorre mettere mano al frazionamento del farmaco, acquisire, soprattutto rivedere le prassi, quindi pubblicare i risultati del monitoraggio, effettuati dall'Aifa, nonché regolamentare e cercare di capire i tempi e le modalità. Credo che bisogna essere precisi e puntuali, soprattutto di fronte ad una differenza di costo come quella che ho appena rilevato.
  Il secondo quesito dell'interpellanza è il seguente: quali sono le misure urgenti che il ministro intenda adottare, in seguito alla condanna delle due aziende farmaceutiche per aver alterato il mercato e non solo per tutelare i malati ma anche per gli interessi Pag. 22economici del Sistema sanitario nazionale. Per ultimo, per quanto riguarda il costo più elevato per i pazienti e la società, quindi, il danno sociale per la nostra comunità, se non ritenga opportuno assumere iniziative per prevedere una qualche forma di rimborso a tutti coloro che, dal 2012 ad oggi, si sono visti negare i rimborsi a causa della decisione dell'Aifa ed escludere il Novartis dalla «lista 648» per l'uso off-label.
  A tale riguardo, vi è un numero elevato di pazienti che ancora aspetta l'utilizzo di questo farmaco quando, da un'altra parte del mondo, in Europa stessa, ma anche negli Stati Uniti, questa possibilità viene offerta ai giovani, alle persone, una su tre, dopo 75 anni, che soffrono di questa patologia, diventando più autonomi, poiché la stessa diventa meno invalidante, e ciò è utile per riuscire ad andare avanti nella loro attività.
  Chiedo, quindi, al sottosegretario, di fronte ai tre quesiti, di fornire una risposta a chi, fuori da quest'aula, sta aspettando il ripristino dell'utilizzo dell'Avastin all'interno del Servizio sanitario nazionale.

  PRESIDENTE. Saluto gli studenti e gli insegnati dell'Istituto comprensivo statale «Barbara Rizzo» di Formello, in provincia di Roma, che stanno assistendo ai nostri lavori (Applausi).
  Il sottosegretario di Stato per la salute, Vito De Filippo, ha facoltà di rispondere.

  VITO DE FILIPPO, Sottosegretario di Stato per la salute. Signor Presidente, onorevoli deputati, la questione sollevata ci consente di rendere una necessaria informativa sulla questione Avastin-Lucentis, che in queste ultime settimane sta coinvolgendo, come riferiva l'interpellante, sia le istituzioni competenti che lo stesso mondo scientifico. Ricordo, peraltro, che sulla questione il Ministro ha già risposto al question time in Aula il 12 febbraio scorso, e ha svolto, anche, una apposita audizione presso la XII Commissione del Senato.
  Ritengo utile, prima di entrare nel merito della questione, ricordare che, ai sensi dell'articolo 1, comma 4, del decreto-legge n. 536 del 1996, convertito con la legge n. 648 del 1996, citata, è previsto che, qualora non esista valida alternativa terapeutica, possano essere erogati a totale carico del Servizio sanitario nazionale i medicinali da impiegare per un'indicazione terapeutica diversa da quella autorizzata, purché inseriti in un apposito elenco predisposto e periodicamente aggiornato dalla commissione tecnico-scientifica dell'Aifa conformemente alle procedure ed ai criteri adottati dalla stessa.
  Nell'ambito del contesto normativo delineato e in assenza di una valida alternativa terapeutica per il trattamento della degenerazione maculare senile, patologia dell'occhio estremamente diffusa, nel 2007, l'Aifa ha incluso nell'elenco dei medicinali off-label l'Avastin, farmaco antitumorale dell'azienda farmaceutica Roche, il cui uso intravitreale ha dimostrato effetti curativi della degenerazione maculare senile e delle cosiddette maculopatie essudative. Nonostante il largo utilizzo off-label dell'Avastin, l'azienda produttrice non ha mai avviato l'iter necessario a ottenere l'autorizzazione per le nuove indicazioni terapeutiche, degenerazione maculare senile e maculopatie essudative, come dicevo, circostanza che avrebbe reso possibile l'ordinario impiego dell'Avastin per la cura delle predette patologie.
  Nel marzo 2009, la Novartis ha immesso sul mercato un farmaco, denominato Lucentis, con la specifica indicazione «trattamento della degenerazione maculare neovascolare correlata all'età». Tale farmaco è stato riclassificato fra i farmaci erogabili dal sistema sanitario nazionale in classe H. Evidenzio che, nonostante una forte prossimità del meccanismo di azione dei relativi principi attivi, nonché delle modalità operative di terapia e somministrazione per la cura (iniezione intra-oculare), i due farmaci Avastin e Lucentis presentano prezzi, come è stato fatto notare e come è noto, molto diversi.
  Nel contempo sono stati finanziati da autorità sanitarie di Stati stranieri studi clinici sull'efficacia, invece, dei due prodotti, tra i quali quello americano del Pag. 23National Health Instututes, che citava l'interpellante, pubblicati nel 2011 e nel 2012 (cosiddetti studi CATT), nonché uno studio finanziato nel Regno Unito, pubblicato nel 2012, più notoriamente conosciuto come studio IVAN. Tali studi sono stati divulgati in Italia anche dalla società di oftalmologia italiana, la SOI, che si è espressa affermando che essi confermano la validità della terapia intravitreale con Avastin e la sostanziale equivalenza fra Avastin e Lucentis nel trattamento delle maculopatie essudative legate all'età. Nel mese di agosto 2012, l'Agenzia europea dei medicinali, L'EMA, ha modificato il riassunto delle caratteristiche del prodotto dell'Avastin, inserendo la specificazione che tale farmaco «non è formulato per uso intravitreale» ed evidenziando i rischi che potrebbero derivare da tale uso.
  Sul tema in esame, ritengo opportuno ricordare che con il decreto-legge n. 158 del settembre 2012, più noto come decreto Balduzzi, si era tentato di disciplinare – mediante una norma poi soppressa nel corso dei lavori parlamentari di conversione dello stesso decreto-legge – l'utilizzazione di un medicinale per una indicazione terapeutica non autorizzata, anche nell'ipotesi dell'esistenza di una alternativa terapeutica eccessivamente onerosa per il Servizio sanitario nazionale. A seguito della decisione dell'EMA, l'Aifa ha adottato il 18 ottobre 2012 la determinazione per escludere totalmente l'Avastin dalla lista dei medicinali cosiddetti off-label della legge n. 648 del 1996, determinando di fatto l'impossibilità per il Servizio sanitario nazionale di utilizzare tale medicinale anche per forme di maculopatie essudative non correlate all'età.
  In data 13 novembre 2013, la SOI ha presentato formale esposto all'Autorità garante della concorrenza e del mercato in relazione ad una presunta intesa restrittiva della concorrenza tra Roche e Novartis finalizzata a impedire l'uso di Avastin a vantaggio di Lucentis, nonostante il primo sia in tutto equivalente al secondo in ambito oftalmico, come dimostrano i numerosi studi clinici esistenti anche a livello internazionale.
  Alla luce dell'esposto presentato, nonché degli specifici atti di sindacato ispettivo presentati anche presso la Commissione parlamentare (interrogazione dell'onorevole Bini), oltre che delle segnalazioni del mondo scientifico, delle associazioni dei pazienti, della SOI e di alcune regioni, il Ministro ha chiesto urgenti informazioni all'AIFA in ordine alle ragioni che avevano giustificato la cancellazione dell'Avastin dall'elenco dei farmaci utilizzati off-label, alla possibilità di rivalutare sotto il profilo scientifico la sussistenza di condizioni per consentire il completamento del trattamento off-label con l'Avastin per i pazienti che avevano avviato il trattamento e successivamente alla determinazione dell'Aifa del 18 ottobre 2012 non lo hanno potuto completare, nonché in ordine al profilo di rischio.
  In risposta, l'AIFA, tenuto conto del parere della commissione tecnica, ha confermato, a maggioranza, la posizione adottata il 18 ottobre 2012; in particolare, sulla posizione della commissione tecnico-scientifica, va detto che si è dissociato un solo membro della commissione, il quale ha sostenuto, a contrario, che il profilo di rischio di Avastin è del tutto sovrapponibile a quello di Lucentis e pertanto non ha ritenuto giustificata, sulla base delle evidenze disponibili, l'esclusione dell'Avastin dalla summenzionata lista. Anche dopo la conferma del parere da parte dell'AIFA, nonostante questa conferma a maggioranza, ripeto, il Ministero non si è ritenuto soddisfatto delle motivazioni rese dall'ente, e dal mese di novembre 2013 fino ai primi mesi del 2014 ha chiesto a più riprese ulteriori chiarimenti alla medesima Agenzia, che ha sempre confermato la posizione già assunta.
  Inoltre, anche a seguito della risposta al question time del 12 febbraio 2014 in Aula, in questa Camera, cui mi sono riferito all'inizio della mia risposta, il Ministro, illustrando la vicenda, ha anticipato che avrebbe interessato anche il Consiglio superiore di sanità (massimo organo tecnico-scientifico consultivo dello stesso Ministro) per accertare, anche alla luce delle esperienze di Paesi stranieri in cui Avastin è Pag. 24utilizzato, se sussistano effettivi rischi per i pazienti e se si rinvengano i presupposti per chiedere all'AIFA una possibile revisione della decisione assunta. Ad oggi si è in attesa del parere del Consiglio superiore di sanità che, secondo le mie informazioni di queste ore, dovrebbe essere reso da qui a qualche giorno.
  Come è noto, sulla questione in esame, in data 27 febbraio 2014, l'Autorità garante della concorrenza e del mercato, nell'accertare l'esistenza di un'intesa restrittiva della concorrenza, ha condannato Roche e Novartis al pagamento di somme pari a un totale di 182 milioni di euro. Alla luce della sanzione irrogata da Agcom, il Ministro ha chiesto immediatamente all'Avvocatura dello Stato quali iniziative occorra intraprendere per tutelare gli interessi pubblici di cui il Ministero è portatore, interessi che sembrerebbero pregiudicati nella vicenda Avastin-Lucentis.
  Da quanto sopra esposto, è emersa univocamente la necessità di intervenire anche e soprattutto a livello normativo per rivedere la disciplina dell'uso off-label dei farmaci. Ecco perché il Ministro, in occasione del Consiglio dei ministri del 14 marzo scorso, come riferito dall'interpellante, ha proposto un intervento normativo urgente, approvato in quella seduta, con il duplice obiettivo di: permettere di avviare, anche a spese dell'Aifa, sperimentazioni cliniche sulla efficacia e sicurezza di indicazioni terapeutiche diverse da quelle autorizzate; in secondo luogo, inserire in via provvisoria tali farmaci, e per dette indicazioni terapeutiche, nell'elenco di cui all'articolo 1, comma 4, della legge n. 536 del 1996, considerate le risultanze scientifiche anche da esperienze di Paesi stranieri e della eccessiva onerosità per il sistema sanitario nazionale dei farmaci autorizzati aventi efficacia terapeutica equivalente.
  Tale iscrizione provvisoria potrà, secondo la norma che stiamo citando, trasformarsi in iscrizione definitiva qualora si pervenga a risultati positivi per la sperimentazione almeno di fase II. All'Aifa spetterà di monitorare costantemente la sperimentazione avviata e di assumere ogni determinazione necessaria per la salvaguardia dei pazienti, quali la immediata cancellazione dall'elenco del farmaco a fronte di risultati negativi, anche parziali, della sperimentazione stessa.
  La disposizione normativa urgente del decreto-legge – di questo si tratta – del 20 marzo scorso, come è noto, è contenuta nell'atto Camera n. 2215. Mi rendo conto delle osservazioni che fa l'interpellante, che non ritiene ancora completa e sufficiente questa norma di tipo generale che ovviamente interviene erga omnes, come di fatto nel meccanismo normativo, ma io, come ho già riferito anche in Commissione, sono pronto insieme al Ministero, in sede di conversione del decreto-legge, ad apportare tutti gli interventi rafforzativi ancora più puntuali che possono rendere questa norma ancora più robusta e resistente a vicende come quelle descritte in questa circostanza.
  Per quanto riguarda l'ultimo punto dell'interpellanza, quello del rimborso, c’è un focus giuridico che stiamo mettendo in campo, la materia è molto complicata, la risposta si presenta dubitativa in questa fase, se non incerta, e mi premurerò, nel caso l'istruttoria giuridica sul punto relativo al rimborso dovesse giungere ad una formulazione negativa o positiva, di riferire all'interpellante esattamente lo stato e anche la decisione finale del Ministero.

  PRESIDENTE. L'onorevole Bini ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatta per la risposta all'interpellanza di cui è cofirmataria.

  CATERINA BINI. Signor Presidente, onorevole sottosegretario, ci dichiariamo parzialmente soddisfatti della risposta; soprattutto vorrei in questa occasione anche rammaricarmi, senza togliere nulla ovviamente al sottosegretario De Filippo, che è qui presente, insediato da pochi mesi, dell'assenza del Ministro Lorenzin rispetto all'interpellanza di questa mattina, perché credo che in relazione anche a quello che è avvenuto nei mesi scorsi sarebbe stato utile che venisse a chiarire personalmente Pag. 25alcuni aspetti, nonostante ovviamente il sottosegretario rappresenti pienamente il Ministero, ma non era a quel tempo competente in materia.
  Avevamo sollevato tale questione da tempo, da mesi, e anche nella scorsa legislatura altri colleghi l'avevano fatto. La Società oftalmologica italiana l'ha sollevato da molto più tempo di noi, per la verità, e ci sono state in seguito numerose interrogazioni e un'indagine dell'Antitrust – come veniva ricordato – partita appunto a seguito della denuncia della Società oftalmologica italiana. La fase istruttoria dell'indagine dell'Antitrust si era già chiusa nel mese di novembre segnalando gravissime irregolarità. Nel mese di luglio del 2013, l'Organizzazione mondiale della sanità aveva già espresso un giudizio chiaro, aveva diramato l'elenco dei farmaci indispensabili e tra questi aveva inserito Avastin come unico farmaco per il trattamento della DMS neovascolare. Nell'elenco erano stati inseriti i farmaci che sono considerati più efficaci, più sicuri e con un buon rapporto costo-efficacia per la cura di condizioni cliniche prioritarie. L'elenco ha una sezione complementare in cui sono inseriti i farmaci essenziali per malattie prioritarie per l'impegno dei quali però è necessaria una diagnosi e un monitoraggio specialistico. Avastin era stato opportunamente inserito in questo elenco.
  La risposta all'interrogazione che la sottoscritta ha presentato nel mese di luglio 2013, dopo due mesi dall'inizio di questa legislatura, arrivò dopo questi eventi, nel mese di novembre 2013 e, nonostante questo, direi senza grandi esiti, per usare un eufemismo: tutt'altro, perché nel mese di novembre il sottosegretario Fadda venne in Commissione a dare risposta alla mia interrogazione dicendo appunto che all'Aifa risultava che questo farmaco non aveva le stesse funzioni e che comunque provocava grandi danni per la salute del paziente, addirittura la cecità. Ricordo che nella mia replica chiesi al Governo di monitorare, di verificare attentamente la questione, perché se si fossero riscontrati danni nei pazienti saremmo stati i primi ad essere attenti alla questione; ma se, invece, ci fossero state altre ragioni, di natura diversa, che portassero in qualche modo a non utilizzare questo farmaco meno costoso, avremmo ovviamente portato avanti una battaglia molto dura. Questo lo dicemmo proprio a seguito dell'indagine della fase preliminare, conclusa dall’Antitrust, del parere dell'Organizzazione mondiale della sanità – che non è il mio parere, ma è il parere dell'Organizzazione mondiale della sanità – e anche dell'utilizzo generale che viene fatto di questo farmaco in tutti i più grandi Paesi del mondo; e, allora, pare strano che tutte le Autorità garanti degli altri Paesi non pensino a tutelare la sanità dei cittadini dei loro Paesi.
  Il Ministro ha comunicato, nei giorni scorsi, tramite una presa di posizione pubblica, che nei mesi antecedenti aveva approfondito lungamente la questione, che aveva ricevuto numerosi oculisti, che aveva approfondito ulteriormente il tema in occasione anche della risposta ad un'interrogazione del Nuovo Centrodestra. Noi pensiamo che questa sia stata una svista dettata dal partito a cui la Ministra appartiene, visto che di interrogazioni del Nuovo Centrodestra non ne abbiamo trovate; ci sono state interrogazioni da parte di tutti i partiti, e sicuramente, tra le prime, del nostro; però questo non è il tema che ci interessa oggi, crediamo che sicuramente sia stata una svista. Però pensiamo che ci sia stata comunque da parte del Governo in quei mesi una grande sottovalutazione, perché se in altri Paesi quel farmaco viene utilizzato, se l'Organizzazione mondiale della sanità dice quello che dice, perché non è stato approfondito fino in fondo questo tema ? Dobbiamo sempre aspettare le sentenze per prendere dei provvedimenti certi ? Perché lo chiediamo formalmente ? L'Aifa sostiene che ci sono danni per la salute, vorremmo – in modo trasparente, pubblico – vedere i dati sui quali l'Aifa si è basata per dare questo tipo di valutazione, per verificarli, per potere in qualche modo confrontarli, perché pensiamo che questo sia oggi dovuto, visto che ci sono delle mailPag. 26pubbliche che certificano che in qualche modo le due società si sono messe d'accordo per falsare il mercato.
  Ora, bisogna agire con urgenza: crediamo che si debba inserire immediatamente il farmaco e trovare delle forme risarcitorie. Abbiamo capito, dalla sua risposta, che è una cosa complessa, ma comunque il risarcimento spetta al Servizio sanitario nazionale e ai pazienti, almeno a quelli che se lo sono potuto pagare di tasca propria, perché a quelli che non l'hanno potuto utilizzare purtroppo il risarcimento non potrà arrivare.
  Chiediamo inoltre, da qui in avanti, un monitoraggio più attento, non più casi come questi. Condividiamo quanto affermato dal Ministro nella sua presa di posizione pubblica, quando ha detto che gli enti terzi, per essere davvero terzi, devono vedere un ricambio: lo pensiamo anche noi, perché riteniamo che per evitare incrostazioni di ruoli e di poteri, quando si vanno a trattare materie delicate come queste, è bene che non rimangano sempre le stesse persone al proprio posto, soprattutto quando si tratta di ruoli di garanzia. Ora chiediamo, quindi, che questo decreto riesca a giungere a buon fine, perché come abbiamo capito il farmaco può essere inserito in fase provvisoria, ma deve proseguire il monitoraggio dell'Aifa.
  Un'altra cosa che ci preme sottolineare in replica è la seguente: quanto deve durare questo monitoraggio, sottosegretario ? È durato diciotto mesi, non abbiamo capito bene su quali dati si è basato e, nonostante diciotto mesi di tempo, che hanno provocato danni al Servizio sanitario nazionale ed ai pazienti, ci viene detto che ancora non è terminato. Noi riteniamo che si possa e si debba, quando si parla della salute dei cittadini, utilizzare tempi più rapidi e dare risposte più certe. Non è possibile oggi pensare di dovere attendere ancora per avere delle risposte certe e, soprattutto, in questa fase, comunque, riteniamo che questo farmaco debba essere subito disponibile, come lo è negli altri Paesi del mondo. Anche perché risulta assurdo che oggi, nelle aziende sanitarie dove si ritiene in qualche modo di utilizzarlo, debba essere il medico ad assumersi personalmente la responsabilità di farlo, senza avere una copertura da questo punto di vista. Non riteniamo che sia possibile, e non riteniamo che sia giusto che solo la coscienza personale del medico che vuole curare un paziente possa consentire di procedere in questi termini.
  I danni purtroppo ci sono stati, sono importanti, ora cerchiamo, almeno per quanto possibile, di riparare subito, per oggi e per il futuro.

(Iniziative di competenza volte ad eliminare il prelievo automatico della tassazione del 20 per cento a titolo di acconto di imposta su tutti i trasferimenti dall'estero – n. 2-00455)

  PRESIDENTE. Passiamo all'interpellanza urgente Garavini n. 2-00455, concernente iniziative di competenza volte ad eliminare il prelievo automatico della tassazione del 20 per cento a titolo di acconto di imposta su tutti trasferimenti dall'estero (Vedi l'allegato A – Interpellanze urgenti).
  Chiedo all'onorevole Garavini se intenda illustrare la sua interpellanza o se si riservi di intervenire in sede di replica.

  LAURA GARAVINI. Signor Presidente, provvederò ad illustrarla brevemente.
  Signor sottosegretario, con questa interpellanza noi chiediamo che il Governo intervenga affinché venga abolita definitivamente la ritenuta d'acconto che è stata introdotta attraverso un'interpretazione estensiva della legge europea 2013, interpretazione estensiva sancita con una circolare dell'Agenzia delle entrate, che sarebbe dovuta entrare in vigore il 1o febbraio di quest'anno.
  Noi chiediamo che il Governo abolisca definitivamente questa ritenuta d'acconto, perché riteniamo che abbia un approccio estremamente vessatorio nei confronti dei tanti italiani residenti o operanti all'estero, Pag. 27i quali si sono visti applicare questa ritenuta d'acconto. Abbiamo molto apprezzato il fatto che il precedente Ministro dell'economia e delle finanze, Saccomanni, prima di rimettere il suo mandato, abbia congelato questa misura ed abbia reso retroattivi, per così dire, anche gli effetti prodotti con l'introduzione del 1o febbraio.
  Riteniamo che sia opportuno che il Governo intervenga affinché il 30 giugno, data nella quale dovrebbero riprendere, queste misure non si adottino. Infatti, in primo luogo c’è stata una interpretazione, come dicevo, forse esagerata della legge europea, la quale nella sua ratio prevedeva, sì, ai fini di contrasto all'evasione fiscale, uno scambio di informazioni, ma non prevedeva appunto che ci fossero misure operative di questa misura, quali la ritenuta a cui facevo riferimento. Inoltre, è vero che si prevedeva la possibilità attraverso un'autocertificazione di evitare tali ritenute, però attraverso un iter estremamente burocratico e contorto, che rischia poi di essere vessatorio nei confronti dei cittadini, i quali a priori verrebbero ritenuti tutti evasori fiscali.
  Inoltre, anche alla luce dell'accelerazione determinata dall'accordo intergovernativo (IGA) tra Stati Uniti ed altri Paesi, che introduce lo scambio automatico multilaterale di informazioni, riteniamo che misure di questo tipo possano considerarsi del tutto superate. Dunque, ci auguriamo che il Governo in tempi celeri possa intervenire proprio per evitare che, alla data del 1o luglio, entrino in vigore misure di questo tipo.

  PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per la salute, De Filippo, ha facoltà di rispondere.

  VITO DE FILIPPO, Sottosegretario di Stato per la salute. Signor Presidente, al documento ispettivo in esame rispondo secondo le indicazioni del Ministero dell'economia e delle finanze.
  L'onorevole interpellante ha rappresentato le difficoltà applicative dei nuovi obblighi di sostituzione tributaria a carico degli intermediari finanziari, di cui all'articolo 4, comma 2, del decreto-legge 28 giugno 1990, n. 167, convertito, con modificazioni, dalla legge 4 agosto 1990, n. 227, e dei relativi adempimenti di carattere burocratico in capo ai contribuenti.
  In particolare, la citata norma prevede che gli intermediari che intervengono nella riscossione di taluni redditi di capitale e redditi diversi di fonte estera devono applicare le ritenute alla fonte o le imposte sostitutive previste anche nei casi in cui non abbiano ricevuto un espresso incarico dal contribuente o dal soggetto erogante, a meno che il contribuente non attesti, mediante un'autocertificazione resa in forma libera, che detti flussi non rivestono profili reddituali in detto ambito.
  Gli onorevoli riferiscono che, con provvedimento del direttore dell'Agenzia delle entrate del 19 febbraio 2014, è stato disposto il rinvio della decorrenza degli adempimenti connessi alle sopracitate disposizioni alla data del 1o luglio 2014, e, pertanto, chiedono al Governo se non intenda intervenire con urgenza al fine di scongiurare definitivamente qualsiasi forma di applicazione della ritenuta alla fonte sui flussi esteri non suscettibili di produrre redditi imponibili in Italia.
  Al riguardo, l'Agenzia delle entrate evidenzia che in aggiunta al citato provvedimento, quello dello spostamento al 1o luglio, di sospensione degli effetti della norma, è stata predisposta – nell'ambito del disegno di legge concernente disposizioni per l'attuazione dell'accordo IGA, citato dall'interpellante, con gli USA e per l'implementazione del cosiddetto Common reporting standard –, in attesa, previo concerto con il Ministero degli affari esteri, di essere iscritto all'ordine del giorno di uno dei prossimi Consigli dei Ministri – una norma di abrogazione della ritenuta in questione, al fine di superare definitivamente le problematiche evidenziate nella interpellanza.Pag. 28
  Sarà cura dell'Amministrazione finanziaria provvedere a segnalare l'urgenza del concerto al Ministero degli affari esteri in modo che il provvedimento possa essere esaminato al più presto in uno dei Consigli dei ministri che si svolgeranno nelle prossime settimane.

  PRESIDENTE. L'onorevole Garavini ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatta per la risposta alla sua interpellanza.

  LAURA GARAVINI. Signor Presidente, non possiamo che esprimere grande apprezzamento per quanto appena appreso dal sottosegretario, anche perché temevamo che si potesse incorrere in misure di infrazione, dal momento che questa misura in qualche modo era anche lesiva di quelli che sono i valori fondativi dell'Unione europea, tant’è che erano state anche presentate interrogazioni da parte di europarlamentari.
  Dunque, non possiamo che esprimere grande apprezzamento anche per il fatto che sia stata rilevata la necessità di procedere d'urgenza, proprio al fine di scongiurare questo intervento a partire dal 1o luglio, e dunque non possiamo che in questo modo concludere il nostro intervento.

Ordine del giorno della prossima seduta.

  PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della prossima seduta.

  Lunedì 31 marzo 2014, alle 15:

  1. – Discussione del disegno di legge:
   
Ratifica ed esecuzione del Protocollo concernente le preoccupazioni del popolo irlandese relative al Trattato di Lisbona, fatto a Bruxelles il 13 giugno 2012 (C. 1619).
  — Relatore: Picchi.

  2. – Discussione della mozione Giancarlo Giorgetti ed altri n. 1-00339 concernente iniziative per l'esclusione dai vincoli previsti dal Patto di stabilità interno delle spese volte a finanziare interventi di contrasto al dissesto idrogeologico.

  La seduta termina alle 11,10.

Pag. 29 Pag. 30