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Resoconto dell'Assemblea

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XVII LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 193 di mercoledì 19 marzo 2014

Pag. 1

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ROBERTO GIACHETTI

  La seduta comincia alle 9.

  RICCARDO FRACCARO, Segretario, legge il processo verbale della seduta di ieri.
  (È approvato).

Missioni.

  PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Alfreider, Balduzzi, Bindi, Michele Bordo, Bossa, Brambilla, Caparini, Chaouki, Epifani, Giancarlo Giorgetti, Legnini, Losacco, Migliore, Pannarale, Pes, Picierno, Portas, Ravetto, Speranza, Tabacci, Turco e Valeria Valente sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.
  I deputati in missione sono complessivamente novantasette, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell’allegato A al resoconto della seduta odierna.

  Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell’allegato A al resoconto della seduta odierna.

Seguito della discussione del disegno di legge: Conversione in legge del decreto-legge 28 gennaio 2014, n. 4, recante disposizioni urgenti in materia di emersione e rientro di capitali detenuti all'estero, nonché altre disposizioni urgenti in materia tributaria e contributiva e di rinvio di termini relativi ad adempimenti tributari e contributivi (A.C. 2012-A) (ore 9,04).

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del disegno di legge n. 2012-A: Conversione in legge del decreto-legge 28 gennaio 2014, n. 4, recante disposizioni urgenti in materia di emersione e rientro di capitali detenuti all'estero, nonché altre disposizioni urgenti in materia tributaria e contributiva e di rinvio di termini relativi ad adempimenti tributari e contributivi.
  Ricordo che nella seduta del 17 marzo 2014 si è conclusa la discussione sulle linee generali e il Governo è intervenuto in sede di replica, mentre i relatori vi hanno rinunciato.

Preavviso di votazioni elettroniche (ore 9,05).

  PRESIDENTE. Poiché nel corso della seduta potranno aver luogo votazioni mediante procedimento elettronico, decorrono da questo momento i termini di preavviso di cinque e venti minuti previsti dall'articolo 49, comma 5, del Regolamento.
  Sospendo, pertanto, la seduta, che riprenderà alle ore 9,25.

  La seduta, sospesa alle 9,05, è ripresa alle 9,30.

Si riprende la discussione.

  PRESIDENTE. Colleghi, dovremmo riprendere la seduta, però sia la Commissione Pag. 2che gli uffici devono terminare la messa a punto dei vari speech e documenti che dobbiamo analizzare durante la seduta. Servono ancora quindici minuti, ma non è come altre volte. Alle 9,45 la seduta riprende e cominciamo con l'esame del provvedimento all'ordine del giorno.

  La seduta, sospesa alle 9,31, è ripresa alle 9,45.

(Esame dell'articolo unico – A.C. 2012-A)

  PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo unico del disegno di legge di conversione (Vedi l'allegato A – A.C. 2012-A), nel testo recante le modificazioni apportate dalla Commissione (Vedi l'allegato A – A.C. 2012-A).
  Avverto che le proposte emendative presentate si intendono riferite agli articoli del decreto-legge nel testo recante le modificazioni apportate dalla Commissione (Vedi l'allegato A – A.C. 2012-A).
  Avverto altresì che è stata presentata una proposta emendativa riferita all'articolo unico del disegno di legge di conversione nel testo della Commissione (Vedi l'allegato A – A.C. 2012-A).
  Avverto che le Commissioni I (Affari costituzionali) e V (Bilancio) hanno espresso i prescritti pareri, che sono distribuiti in fotocopia (Vedi l'allegato A – A.C. 2012-A).
  In particolare, il parere della Commissione bilancio reca alcune condizioni volte a garantire il rispetto dell'articolo 81, quarto comma, della Costituzione, che saranno poste in votazione ai sensi dell'articolo 86, comma 4-bis, del Regolamento e subordina il parere favorevole sull'emendamento Schullian 2.23 ad una condizione volta a garantire il rispetto dell'articolo 81, quarto comma, della Costituzione.
  Al fine di recepire tale condizione, la Commissione finanze ha presentato il subemendamento 0.2.23.1, che è in distribuzione.
  Avverto che la Presidenza non ritiene ammissibili, ai sensi dell'articolo 96-bis, comma 7, del Regolamento, le seguenti proposte emendative, già dichiarate inammissibili in sede referente, in quanto estranee rispetto al contenuto del provvedimento in esame: Colletti 3.13, che prevede l'assegnazione di fondi per la bonifica del sito di Bussi, per opere di ricostruzione nel territorio della provincia De L'Aquila colpite dal sisma del 2009, nonché per opere di ripristino di sedi fluviali e di opere di contrasto al dissesto idrogeologico nei territori delle regioni Marche e Abruzzo colpiti da eventi atmosferici; Colletti 3.17, che destina fondi per garantire spazi finanziari aggiuntivi, ai fini del patto di stabilità interno, in favore dei comuni delle province di Teramo e di Pescara colpiti da eventi atmosferici nel 2011 e nel 2013; Ferraresi 3.09, che istituisce una zona franca urbana nei territori dei comuni colpiti dal sisma del 20 e 29 maggio 2012.
  Avverto altresì che la Presidenza non ritiene ammissibili, ai sensi degli articoli 86, comma 1, e 96-bis, comma 7, del Regolamento, le seguenti ulteriori proposte emendative, non previamente presentate in sede referente, in quanto anch'esse estranee rispetto al contenuto del provvedimento in esame: Busin 3.101, che prevede una deroga al codice dei contratti pubblici per l'affidamento di incarichi di servizi tecnici per la riparazione e il ripristino delle opere pubbliche e dei beni culturali danneggiati dall'evento alluvionale del 17 e 19 gennaio 2014 e dagli eventi atmosferici avvenuti dal 30 gennaio al 18 febbraio in Veneto; Busin 3.102, relativo ad una revisione degli obiettivi del patto di stabilità dei comuni dei territori colpiti dagli eventi atmosferici avvenuti dal 30 gennaio al 18 febbraio in Veneto; Busin 3.103, in materia di pagamento dei crediti vantati dalle imprese nei confronti della pubblica amministrazione in relazione ai territori colpiti dagli eventi atmosferici avvenuti in Veneto.
  Se nessuno chiede di intervenire sul complesso degli emendamenti, invito i relatori ed il rappresentante del Governo ad esprimere il parere.

Pag. 3

  GIOVANNI SANGA, Relatore per la maggioranza. Signor Presidente, procediamo con gli emendamenti all'articolo 2: la Commissione esprime parere contrario sugli emendamenti Villarosa 2.1, 2.4, 2.3 e 2.5. La Commissione esprime parere contrario sugli emendamenti Paolo Nicolò Romano 2.100 e Caparini 2.17 mentre raccomanda l'approvazione del subemendamento della Commissione 0.2.23.1.

  PRESIDENTE. Scusi, il parere sull'emendamento Schullian 2.23 è favorevole ?

  GIOVANNI SANGA, Relatore per la maggioranza. L'emendamento Schullian 2.23 viene assorbito dal subemendamento della Commissione 0.2.23.1.

  PRESIDENTE. Allora, diciamo che, quando sarà votato il subemendamento, sarà assorbito. Il relatore deve esprimere il parere su tutti gli emendamenti. Per essere chiari: una volta che sarà votato il subemendamento della Commissione 0.2.23.1, il parere sull'emendamento Schullian 2.23 sarà favorevole perché lo integra.
  Passiamo ora agli emendamenti presentati all'articolo 3: vi è, per primo, l'emendamento 3.400, che è da votare ai sensi dell'articolo 86, comma 4-bis, del Regolamento, alle condizioni della Commissione bilancio.

  GIOVANNI SANGA, Relatore per la maggioranza. La Commissione esprime parere favorevole sull'emendamento 3.400 da votare ai sensi dell'articolo 86, comma 4-bis, del Regolamento, mentre esprime parere contrario sull'emendamento Ferraresi 3.109.
  La Commissione esprime parere contrario sugli emendamenti Dell'Orco 3.110, Busin 3.104, 3.105, 3.106, 3.107 e 3.108. La Commissione esprime parere favorevole sul subemendamento Lavagno 0.3.200.1, mentre raccomanda l'approvazione del suo emendamento 3.200, con la seguente riformulazione: le parole: «le banche e gli intermediari finanziari informano i mutuatari, almeno mediante avviso in filiale o sul proprio sito Internet» sono sostituite dalle seguenti: «le banche e gli intermediari finanziari informano i mutuatari, almeno mediante avviso in filiale e sul proprio sito Internet». In pratica, dobbiamo soltanto cambiare la «o» con la «e».

  PRESIDENTE. Ricordo che gli emendamenti Busin 3.102 e 3.103 sono stati dichiarati inammissibili.

  GIOVANNI SANGA, Relatore per la maggioranza. La Commissione esprime parere favorevole sull'emendamento 3.401, da votare ai sensi dell'articolo 86, comma 4-bis, del Regolamento, mentre esprime parere contrario sugli emendamenti Busin 3.100 e 3.25. La Commissione esprime parere favorevole sull'emendamento 3.402, da votare ai sensi dell'articolo 86, comma 4-bis, del Regolamento, mentre esprime parere contrario sugli articoli aggiuntivi Corda 3.04 e Pes 3.0100. La Commissione esprime parere favorevole sull'emendamento 3-bis.400, da votare ai sensi dell'articolo 86, comma 4-bis, del Regolamento, e raccomanda l'approvazione del suo emendamento Dis. 1.1.

  PRESIDENTE. Il relatore di minoranza ?

  FILIPPO BUSIN, Relatore di minoranza. Signor Presidente, esprimo parere contrario sugli emendamenti Villarosa 2.1, 2.4, 2.3 e 2.5, mentre esprimo parere favorevole sugli emendamenti Paolo Nicolò Romano 2.100 e Caparini 2.17.

  PRESIDENTE. Sul subemendamento 0.2.23.1 della Commissione che integra l'emendamento Schullian 2.23 ?

  FILIPPO BUSIN, Relatore di minoranza. Favorevole. Esprimo parere favorevole anche sull'emendamento Schullian 2.23 che viene riassorbito mi sembra, o no ?

  PRESIDENTE. Viene modificato, non viene assorbito.

Pag. 4

  FILIPPO BUSIN, Relatore di minoranza. Va bene, comunque esprimo parere favorevole. Esprimo parere favorevole sull'emendamento 3.400, da votare ai sensi dell'articolo 86, comma 4-bis, del Regolamento, e sugli emendamenti Ferraresi 3.109 e Dell'Orco 3.110. Invito al ritiro, invece, dell'emendamento Busin 3.104. Esprimo parere favorevole sugli emendamenti Busin 3.105, 3.106, 3.107 e 3.108. Esprimo, altresì, parere favorevole sul subemendamento Lavagno 0.3.200.1 e sull'emendamento 3.200 della Commissione, così come riformulato. Esprimo parere favorevole sull'emendamento 3.401, da votare ai sensi dell'articolo 86, comma 4-bis, del Regolamento, e sugli emendamenti Busin 3.100 e 3.25. Esprimo, altresì, parere favorevole sull'emendamento 3.402, da votare ai sensi dell'articolo 86, comma 4-bis, del Regolamento, e sugli articoli aggiuntivi Corda 3.04 e Pes 3.0100. Esprimo, infine, parere favorevole sull'emendamento 3-bis.400, da votare ai sensi dell'articolo 86, comma 4-bis, del Regolamento, e sull'emendamento Dis. 1.1 della Commissione.

  PRESIDENTE. Il Governo ?

  ENRICO ZANETTI, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Signor Presidente, il parere del Governo è conforme a quello espresso dal relatore per la maggioranza.

  PRESIDENTE. Passiamo alla votazione dell'emendamento Villarosa 2.1.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Pesco. Ne ha facoltà.

  DANIELE PESCO. Signor Presidente, con questo emendamento in pratica si chiede di fare un po’ di ordine con la spending review, nel senso: con queste modifiche al provvedimento di legge vengono messe a disposizione nuove somme ricavate dalla spending review per andare a coprire scelte fatte con questo decreto. Visto che la spending review, per le somme cui è riferita, fa riferimento all'utilizzazione degli spazi immobiliari, abbiamo solo chiesto, con questo emendamento, che l'utilizzazione non preveda la vendita degli spazi immobiliari solo per la parte riferita agli incrementi di spesa necessari per questo decreto. Siccome, secondo noi, non sono abbastanza precise le mosse che verranno fatte per la spending review riguardo a quanto indicato nella legge di stabilità, abbiamo preferito specificare: se ci devono essere aumenti di spesa, come quelli sanciti da questo decreto riferiti all'utilizzazione degli spazi immobiliari, chiediamo che solo per questo incremento di spesa non si faccia riferimento alla vendita di immobili pubblici.

  PRESIDENTE. Avverto che è stata chiesta la votazione nominale mediante procedimento elettronico.
  Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Villarosa 2.1, con il parere contrario della Commissione, del Governo e anche della V Commissione (Bilancio).
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Blazina... Ravetto... Oliaro... Grillo... Mazzoli... Dall'Osso... Ruocco...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti e votanti  386   
   Maggioranza  194   
    Hanno votato   89    
    Hanno votato no  297    

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Villarosa 2.4, con il parere contrario della Commissione, del Governo e anche della V Commissione (Bilancio).
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Malisani... Cera... Colonnese... Ventricelli... Latronico... Grassi... Crippa...Pag. 5
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti e votanti  388   
   Maggioranza  195   
    Hanno votato   89    
    Hanno votato no  299    

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  Passiamo alla votazione dell'emendamento Villarosa 2.3.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Pesco. Ne ha facoltà.

  DANIELE PESCO. Signor Presidente, l'argomento praticamente è lo stesso: la tutela del patrimonio pubblico. Se, in questo caso, dobbiamo aumentare la spending review, al fine di trovare risorse che abbiano un carattere strutturale, secondo noi la vendita di immobili pubblici non è una misura che può avere carattere strutturale. Visto che con questo decreto-legge occorre trovare delle risorse, affinché venga permesso di non modificare le detrazioni e le deduzioni fiscali così come sancite dal decreto, allora occorre trovare qualcosa di strutturale e, secondo noi, anche la spending review deve avere un approccio strutturale; deve, quindi, essere lontana dalla vendita degli spazi immobiliari solo nel caso in cui questi spazi immobiliari effettivamente non siano utilizzati e non siano utili: per questo abbiamo indicato che ci sia almeno lo stato di abbandono dell'immobile. Pertanto, se un immobile è abbandonato da almeno dieci anni e, quindi, non è utilizzato da almeno dieci anni, allora secondo il MoVimento 5 Stelle può essere venduto (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Villarosa 2.3, con il parere contrario della Commissione, del Governo e del relatore di minoranza, e su cui la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
  Dichiaro aperta la votazione. Ne approfitto intanto per salutare gli alunni e i docenti dell'Istituto tecnico statale Deganutti, di Udine, che stanno assistendo ai nostri lavori dalle tribune. Buongiorno e grazie di essere qui (Applausi).
  (Segue la votazione).

  Ci siamo ? Onorevole Grassi, per esserci bisogna esserci fisicamente, capisce ? Eh, lo so, l'onorevole Fioroni...Oliverio, Savino, Catania, D'Agostino, Oliaro, Garavini, Tidei...non tolga la tessera. Abbiamo votato tutti ? Chiarelli.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti e votanti  385    
   Maggioranza  193    
    Hanno votato   84     
    Hanno votato no  301     

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  (La deputata Nicchi ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto favorevole).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Villarosa 2.5, con il parere contrario della Commissione, del Governo e del relatore di minoranza, e su cui la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Abbiamo votato tutti ? Onorevole Rizzetto...faccia qualcosa, però, perché la giornata è lunga...Palma, Catania...ha votato anche Rizzetto...abbiamo votato tutti ? Giorgis, Vecchio, Nicchi, Berlinghieri...io sto per chiudere la votazione, lo dico per coloro che comodamente si avvicinano ai propri banchi.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti e votanti  395   
   Maggioranza  198   
    Hanno votato   90    
    Hanno votato no  305    

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

Pag. 6

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Paolo Nicolò Romano 2.100, con il parere contrario della Commissione e del Governo, e con il parere favorevole del relatore di minoranza.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Palma, Sannicandro, Berlinghieri, Marchi, Vecchio, Latronico, Catania, Ventricelli, Oliverio.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  396   
   Votanti  369   
   Astenuti   27   
    Maggioranza  185    
    Hanno votato   76    
    Hanno votato no  293.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Caparini 2.17, con il parere contrario della Commissione e del Governo, con il parere favorevole del relatore di minoranza, e sul quale la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Lavagno, Ventricelli, Ragosta, Paris, Albanella, Galperti. Ci siamo ? Abbiamo votato tutti ?
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  400   
   Votanti  398   
   Astenuti    2   
   Maggioranza  200   
    Hanno votato   78    
    Hanno votato no  320.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  Passiamo alla votazione del subemendamento 0.2.23.1 della Commissione.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Caparini. Ne ha facoltà.

  DAVIDE CAPARINI. Signor Presidente, il subemendamento della Commissione mi fa venire in mente – e di questo volevo rendere edotta l'Aula – che è stata appena bocciata la proposta di abolizione della tassa di concessione per quanto riguarda la telefonia mobile (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Questo è un tema che è stato ampiamente discusso: è una gabella che noi crediamo sia intollerabile ed è uno strumento sorpassato anche per la riscossione dei tributi, cosa che, in questo Stato, ormai, è assolutamente pratica utilizzando, e continuando ad utilizzare, tutti gli strumenti possibili e anche quelli che noi, invece, riteniamo assolutamente scorretti. Infatti, dal punto di vista tecnico, la tassa di concessione per quanto riguarda la telefonia mobile è uno strumento scorretto, perché, prima di tutto...

  PRESIDENTE. Scusi, onorevole Caparini. Onorevole Pes, grazie. Prego.

  DAVIDE CAPARINI. ...prima di tutto, è una tassa che diventa, a sua volta, un'altra tassa, perché su una quota parte si pagano ulteriori imposte; inoltre, costringe il consumatore a corrispondere il dovuto allo Stato e, contestualmente, lo induce ad una forzata corresponsione anche al gestore. Perché colui che, ad esempio, deve contestare un qualsiasi tipo di fattura da parte del gestore, non sapendo che nella fattura vi è anche la tassa di concessione, non può, se non pagando quota parte, fare la contestazione e, quindi, non pagare la fattura. Dunque, non può usufruire di una sua potestà, di un suo diritto, ovvero quello di verificare la congrua corresponsione del dovuto.
  Ora, tutto questo fa sì che la tassa di concessione debba essere abolita: lo Stato trovi un'altra forma, se ci deve essere – secondo noi non è necessaria –, ma trovi un'altra forma per sottrarre al cittadino consumatore quella cifra, perché è assolutamente iniqua. Quindi, noi riproporremo Pag. 7questo in altri provvedimenti: questo è stato il primo, ma ricordo che c’è anche una proposta di legge, come mi sembra che ci siano anche altre forze politiche in questo Parlamento sensibili sull'argomento.
  Se vogliamo realmente creare un mondo libero da lacci e lacciuoli, nel sistema delle comunicazioni, il primo passo che noi dobbiamo fare è proprio quello di abolire questa tassa, che ormai è una tassa che appartiene al passato, come al passato appartiene anche il canone RAI, istituito nel 1953.

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul subemendamento 0.2.23.1 della Commissione, con il parere favorevole del Governo e del relatore di minoranza.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Vecchio, Latronico, Catania, Dell'Aringa, Oliaro...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  411   
   Votanti  347   
   Astenuti   64   
   Maggioranza  174   
    Hanno votato  343    
    Hanno votato no  4.

  la Camera approva (Vedi votazioni).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Schullian 2.23, nel testo subemendato, con il parere favorevole della Commissione, del Governo e del relatore di minoranza.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Fanucci, Catania, Latronico, Romele, Locatelli, Donati, Maria Stella Bianchi, Ragosta, Catanoso, D'Ambrosio, Terzoni...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  419   
   Votanti  353   
   Astenuti   66   
   Maggioranza  177   
    Hanno votato  351    
    Hanno votato no  2.

  la Camera approva (Vedi votazioni).

  Passiamo alla votazione dell'emendamento 3.400, da votare ai sensi dell'articolo 86, comma 4-bis, del Regolamento.
  Ha chiesto di parlare l'onorevole Fanucci, in qualità di relatore del provvedimento presso la Commissione bilancio. Ne ha facoltà.

  EDOARDO FANUCCI. Signor Presidente, in qualità di relatore del provvedimento presso la Commissione bilancio avverto che, per un mero errore materiale, nel parere della Commissione bilancio la condizione che corrisponde all'emendamento 3.400, formulata ai sensi dell'articolo 86, comma 4-bis, del Regolamento, deve intendersi così modificata: le parole: «di cui al comma 1» devono intendersi sostituite dalle seguenti: «di cui al presente articolo»; sono aggiunte le parole: «al comma 2 sostituire le parole: al comma 1, con le seguenti: ai commi 1 e 1-bis».
  È un errore formale. Chiaramente i tempi per riconvocare la Commissione e intervenire non ci sono, si chiede all'Aula di apportare queste modifiche per evitare problematiche successive all'introduzione del provvedimento.

  PRESIDENTE. Sta bene. Se non vi sono obiezioni, così si intende modificato l'emendamento 3.400, da votare ai sensi dell'articolo 86, comma 4-bis, del Regolamento. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 3.400, da votare ai sensi dell'articolo 86, comma 4-bis del regolamento, nel testo modificato, con il parere favorevole dei relatori e del Governo.Pag. 8
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Onorevoli Ravetto, Latronico, Di Lello, Oliaro, Gregori, Grande...ci siamo colleghi ? Coloro che sono in Aula hanno votato ? Onorevole Catania...  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  419   
   Votanti  418   
   Astenuti  1   
    Maggioranza  210    
    Hanno votato  418    

  La Camera approva (Vedi votazioni).

  (La deputata Bargero ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto favorevole).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Ferraresi 3.109, con il parere contrario della Commissione, del Governo, della V Commissione e con il parere favorevole del relatore di minoranza.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Onorevoli Lainati, Dell'Aringa, Malisani, Cesaro...  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  421   
   Votanti  420   
   Astenuti    1   
   Maggioranza  211   
    Hanno votato  129    
    Hanno votato no  291    

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  Passiamo alla votazione dell'emendamento Dell'Orco 3.110.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Dell'Orco. Ne ha facoltà.

  MICHELE DELL'ORCO. Signor Presidente, questo è un emendamento molto semplice, si propone di allungare ulteriormente fino al 31 dicembre 2014 il periodo di sospensione dei termini dei versamenti e degli adempimenti tributari contributivi per chi ha residenza nei comuni del modenese e del Veneto che hanno subito l'alluvione. Si tratta di pochi spiccioli, perché parliamo di una copertura di mezzo milione di euro, ed è un tema molto sentito come potrete immaginare. Allunghiamo semplicemente di due mesi quello che già è stato prorogato in Commissione. Vorrei sapere, in particolare, dal Governo la motivazione per cui è contrario a questo emendamento ?

  PRESIDENTE. Mi pare che il Governo non voglia intervenire.
  Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Dell'Orco 3.110, con il parere contrario della Commissione, del Governo, della V Commissione e con il parere favorevole del relatore di minoranza.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Onorevoli Di Benedetto, Oliaro, Dell'Aringa, De Micheli, Monchiero, Tidei...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  414   
   Votanti  412   
   Astenuti    2   
   Maggioranza  207   
    Hanno votato  114    
    Hanno votato no  298    

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  Passiamo alla votazione dell'emendamento Busin 3.105.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Busin. Ne ha facoltà.

  FILIPPO BUSIN. Signor Presidente, gli emendamenti all'articolo 3 da noi presentati Pag. 9sono migliorativi del testo in quanto vanno a chiarire e a meglio definire il tipo di adempimenti e allargandoli, magari, a maggior favore per le popolazioni colpite dagli eventi calamitosi e quindi, secondo me, sono migliorativi del testo.
  Ciononostante, in considerazione del favore che ha avuto in VI Commissione (Finanze) l'emendamento presentato dalla Lega Nord che estende alle popolazioni del Veneto colpite a gennaio e febbraio dagli eventi calamitosi, appunto, che hanno colpito gravemente queste zone, il mio emendamento è stato sottoscritto – e li ringrazio – dai colleghi della maggioranza veneti e ha trovato il favore del relatore di maggioranza, nonché del rappresentante del Governo, che ringrazio personalmente, Enrico Zanetti, sottosegretario al MEF; in considerazione di questo io ritiro il presente emendamento e i successivi Busin 3.106, 3.107, 3.108 e 3.100, quindi resta solo l'emendamento Busin 3.25.

  PRESIDENTE. Sta bene, pertanto risultano ritirati gli emendamenti Busin 3.105, 3.106, 3.107, 3.108 e 3.100. Passiamo alla votazione del subemendamento Lavagno 0.3.200.1. Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul subemendamento Lavagno 0.3.200.1, con il parere favorevole della Commissione e del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Cera, Di Lello, Ravetto, Gregori, Verini, Oliverio, Nicoletti, Vecchio...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti e votanti  416   
   Maggioranza  209   
    Hanno votato  409    
    Hanno votato no  7.

  La Camera approva (Vedi votazioni).

  (Il deputato Molteni ha segnalato di aver espresso voto contrario mentre avrebbe voluto esprimere voto favorevole).

  Passiamo alla votazione dell'emendamento 3.200 della Commissione.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole De Menech. Ne ha facoltà.

  ROGER DE MENECH. Signor Presidente, intervengo solo per sottolineare che all'articolo 3, come è stato detto dal collega precedente, grazie al lavoro della Commissione e del Governo, che ringrazio, sono stati aggiunti gli eventi alluvionali che hanno colpito il Veneto tra il 30 gennaio e il 18 febbraio. Ricordo alla Presidenza e all'Aula che in quel periodo e in quei giorni la regione del Veneto è stata colpita da un'intensa ondata di maltempo eccezionale diffusa su tutto il territorio, eccezionali quantità di neve sulle Dolomiti, un'ondata di eventi eccezionali nella pianura che hanno visto coinvolti parecchi cittadini e soprattutto tante attività produttive. Tutto ciò ha compromesso pezzi importanti del sistema produttivo del Veneto in tutti i campi, in particolar modo nel campo del turismo e dell'agricoltura.
  Con questo emendamento infatti andiamo proprio incontro alle richieste, soprattutto delle attività produttive, di sospendere i termini dei versamenti e degli adempimenti tributari. Tutto questo è ovviamente una boccata d'ossigeno, ricordo però al Governo in maniera particolare che questo emendamento è subordinato alla dichiarazione dello stato di emergenza da parte del Governo stesso. La regione Veneto l'ha già fatto, quindi con questo mio intervento, ringraziando per l'intervento e ricordando che dovremmo nel futuro pensare a interventi strutturali nel campo degli investimenti sul fronte importante della prevenzione del rischio idraulico, soprattutto nelle zone che sono già state colpite, ricordo al Governo, infine e per ultimo, che abbiamo poco tempo per dichiarare lo stato di emergenza per le zone del Veneto; i danni ci sono, i nostri concittadini se lo attendono, le aziende sono in difficoltà. Questa è una boccata di ossigeno ma non basta, dobbiamo continuare su questa strada. Ringrazio quest'Aula e il Governo e stimolo ovviamente Pag. 10ai provvedimenti successivi e necessari per completare l'iter di questa procedura.

  PRESIDENTE. Saluto gli alunni e i docenti dell'istituto di istruzione superiore Leopardi-Majorana di Pordenone, che stanno assistendo ai nostri lavori dalle tribune (Applausi).
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Gigli. Ne ha facoltà.

  GIAN LUIGI GIGLI. Signor Presidente, molto brevemente per ringraziare anche da parte mia la Commissione innanzitutto e il Governo, per la sensibilità mostrata su questo tema. Gli eventi che hanno colpito il Veneto e in particolare la zona del bellunese, ancora più in particolare la zona del Cadore, sono stati certamente eccezionali e questa boccata d'ossigeno permetterà forse di risollevarsi, ma certamente servono interventi strutturali e vorrei segnalare a questo riguardo, in particolare, una riorganizzazione integrale del sistema di distribuzione dell'energia elettrica, di cui pure queste zone sono fortemente produttrici a beneficio di tutta la collettività nazionale e che ha segnato invece in questi territori una situazione di crisi che ha messo in difficoltà un'intera stagione turistica, di cui pure l'economia di quei paesi vive. Per cui speriamo che da questi provvedimenti possa partire anche un intervento strutturale per risolvere questioni che si ripetono ogni volta ad ogni evento eccezionale.

  PRESIDENTE. Ricordo che l'emendamento 3.200 della Commissione è stato riformulato dalla Commissione stessa e modificato dal subemendamento Lavagno 0.3.200.1, che abbiamo appena approvato.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 3.200 della Commissione, nel testo riformulato come subemendato, con il parere favorevole dei relatori e del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Cera, Lo Monte, Paris, Mazzoli, Vecchio, Ragosta, Ventricelli...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti e votanti  420   
   Maggioranza  211   
    Hanno votato  420.

  La Camera approva (Vedi votazioni).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 3.401, da votare ai sensi dell'articolo 86, comma 4-bis, del Regolamento, con il parere favorevole dei relatori e del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Gregori Ventricelli, Oliaro, Gigli, Berlinghieri...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti e votanti  415   
   Maggioranza  208   
    Hanno votato  414    
    Hanno votato no  1.

  La Camera approva (Vedi votazioni).

  L'emendamento Busin 3.100 è ritirato.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Busin 3.25, con il parere contrario della Commissione, del Governo e della V Commissione (Bilancio), e con il parere favorevole del relatore di minoranza.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Ventricelli, Vecchio, Oliaro, Oliverio, Di Lello, Gregori, Paris, Tidei, Sarti...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  420   
   Votanti  322   
   Astenuti   98   
   Maggioranza  162   
    Hanno votato  60    
    Hanno votato no  262.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

Pag. 11

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 3.402, da votare ai sensi dell'articolo 86, comma 4-bis, del Regolamento, con il parere favorevole della Commissione, del Governo e del relatore di minoranza.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Tartaglione, Carfagna, Gutgeld, Folino, Ventricelli, Berlinghieri, Cani, Bossi, Martella...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  426   
   Votanti  421   
   Astenuti    5   
   Maggioranza  211    
    Hanno votato  349    
    Hanno votato no  72.

  La Camera approva (Vedi votazioni).

  Passiamo alla votazione dell'articolo aggiuntivo Corda 3.04, sul quale vi è il parere contrario della Commissione, del Governo e della V Commissione (Bilancio) e il parere favorevole del relatore di minoranza.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Capelli. Ne ha facoltà.

  ROBERTO CAPELLI. Signor Presidente, intervengo per chiedere di poter sottoscrivere questo articolo aggiuntivo e per poter colloquiare, possibilmente, con il Governo.
  Dal 18 novembre la Sardegna aspetta un segnale da questo Parlamento. Il 19 novembre si sono alzati molti colleghi, molti di voi hanno manifestato la solidarietà verbale, la vicinanza ai 16 morti della Sardegna, la vicinanza a quella terra che molto ha dato al Paese e che attendeva di essere considerata in un momento, forse drammatico, forse uno dei più drammatici a cui è stata sottoposta negli ultimi anni.
  Tante attenzioni – il Presidente Letta, in quel di Olbia, ha detto: «Interverremo con 200 milioni, 50 milioni dell'ANAS» –, tante azioni di solidarietà. Bene, le uniche cose che sono arrivate sono stati i sostegni, anche economici e finanziari, della gente, degli italiani, del mondo. Chi si è tirato indietro ? Ricordavo a quest'Aula: facciamo sì che la periferia dell'impero non venga dimenticata nei giorni successivi alle interviste, alle manifestazioni di solidarietà sui media, che danno anche visibilità. Non dimentichiamolo, andiamo avanti. Non si chiede un'azione di accattonaggio, non è nella visione dei sardi.
  Vi è stato lo stralcio dal provvedimento «salva Roma». Tutti abbiamo votato perché la nostra capitale avesse le giuste attenzioni. Votiamo anche per i provvedimenti del Veneto, siamo stati i primi in Abruzzo, abbiamo sempre manifestato la nostra azione concreta di solidarietà. Bene, dove siete ? Dov’è lo Stato ? Vi è questo articolo aggiuntivo proposto dai colleghi Corda, Nicola Bianchi, Cancelleri, Ruocco, Villarosa e Barbanti; poi, vi sarà anche quello proposto dai colleghi del PD. Dov’è il Governo ? Spenda una parola, almeno una parola, per dire che domani, possibilmente stasera, l'impegno possa essere concretizzato e alle parole seguano i fatti.

  ENRICO ZANETTI, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  ENRICO ZANETTI, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Signor Presidente, con riguardo a questo articolo aggiuntivo, così come per il successivo similare articolo aggiuntivo Pes 3.0100, chiederei il ritiro. Siamo perfettamente consapevoli che, nonostante il lavoro che è stato fatto in questi giorni un po’ concitati, non tutti i nodi sono stati risolti; siamo riusciti ad affrontarne vari, non tutti.
  Per quanto riguarda il tema di questi due articoli aggiuntivi, che riguardano la Sardegna, sicuramente ci impegniamo a riconsiderarli e a cercare, come si è fatto per altre aree, di risolvere analogamente la problematica che viene posta.Pag. 12
  Chiederei, però, ai proponenti, da questo punto di vista, in questa sede, per questo emendamento come per quello successivo che richiamavo, il ritiro.

  PRESIDENTE. La ringrazio, signor sottosegretario. Un attimo solo, prima di procedere devo sapere dai presentatori se intendano accogliere l'invito del Governo. Prego, onorevole Nicola Bianchi.

  NICOLA BIANCHI. Signor Presidente, ovviamente non ritiriamo il nostro emendamento. Il Governo si deve assumere la propria responsabilità, visto che comunque noi avevamo presentato anche una mozione, sottoscritta praticamente da tutta l'Aula. Quindi, il Governo si deve assumere la responsabilità di questo emendamento. Noi non lo ritiriamo (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Cicu. Ne ha facoltà.

  SALVATORE CICU. Signor Presidente, intervengo per aggiungere la mia firma all'articolo aggiuntivo Corda 3.04 e sottolineare che il Governo non può invitare oggi ad un ritiro e ad un impegno generico.
  Credo che il ritardo sia sotto gli occhi di tutti. Credo che, peraltro, la Sardegna viva una crisi nella crisi, e non può più subire questo tipo di riflessioni, che sono semplicemente ridicole, per cui condivido l'articolo aggiuntivo e lo sottoscrivo.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Piras. Ne ha facoltà. Per il microfono deve premere il pulsante, onorevole Piras. Lo ha premuto ? Allora bisogna che qualcuno intervenga, altrimenti provi quello vicino. Ecco, bene.

  MICHELE PIRAS. Signor Presidente, anch'io vorrei sottoscrivere questo articolo aggiuntivo.
  Apprezziamo tutto, perché abbiamo una grande pazienza. In Sardegna da questo punto di vista credo che non dobbiamo prendere lezioni da nessuno. Ma ricorderei al Governo che sono passati diversi giorni dal 18 novembre, che la condizione nella mia terra non è per nulla mutata, che le infrastrutture non sono state ancora messe in sesto, che le case colpite dall'alluvione sono ancora vuote e che ancora non è stato preso alcun provvedimento che consenta ai comuni di spendere i soldi che detengono in cassa bloccati dal Patto di stabilità.
  Ricordo che per due volte è stato presentato anche un emendamento, a mia prima firma, concordato con la direzione dell'INAIL, con il quale si chiedeva che in Sardegna si potesse fare la stessa operazione che è stata fatta in Emilia-Romagna per la messa in sicurezza dei capannoni industriali e agricoli, ed è stato dichiarato due volte inammissibile. Anche quel tipo di inammissibilità e la forma attraverso la quale è stata dichiarata sanno tanto di scelta politica e non di una scelta sulla base del Regolamento.
  Non possiamo aspettare domani. Noi dovevamo aspettare ieri ! Dovevano essere già state fatte con provvedimento d'urgenza diverse cose, che non sono state fatte, e questo bubbone che state creando rischia di esplodere in pochissimi giorni in Sardegna, quando si saprà la notizia che per l'ennesima volta il Governo respinge legittime richieste di popolazioni gravemente e duramente colpite nel loro quotidiano dall'alluvione del 18 novembre (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Sibilia. Ne ha facoltà.

  CARLO SIBILIA. Signor Presidente, intervengo semplicemente per rafforzare quello che vedo essere una sorta di accordo bipartisan trasversale. È intervenuta Forza Italia (il deputato Cicu), è intervenuto Piras, io non sono sardo, però voglio anche io dare la mia voce per questo Pag. 13articolo aggiuntivo, che secondo noi è in linea con la mozione che comunque dà una mano ai territori sardi colpiti dal disastro idrogeologico.
  Inoltre, voglio rivolgermi direttamente al sottosegretario Zanetti, che fino a poco tempo fa era seduto vicino ai nostri scranni. Io so che è una brava persona – ci ho parlato tante volte – e vorrei veramente da lui un parere su questo articolo aggiuntivo e capire qual è il reale motivo per cui non si può accettare, perché sarebbe un atto di buon senso anche da parte del Governo e penso che sia di buon senso per tutta l'Aula (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Ottobre. Ne ha facoltà.

  MAURO OTTOBRE. Signor Presidente, intervengo solo per sottoscrivere anch'io l'articolo aggiuntivo in esame e per confermare l'amicizia della mia regione, Trentino-Alto Adige Südtirol, nei confronti della Sardegna per il dramma che ha subito.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Causi. Ne ha facoltà.

  MARCO CAUSI. Signor Presidente, intervengo solo per ricordare a tutti noi che la stessa norma che stiamo discutendo, e che abbiamo a lungo lavorato sia in Commissione finanze, che in Commissione bilancio, è in discussione anche al Senato. Quindi, per effetto del nostro bicameralismo, molto imperfetto, stiamo discutendo la stessa norma sia alla Camera, che al Senato. Allora, dato che il Partito Democratico tiene moltissimo a questa norma, tanto è vero che c’è il nostro emendamento successivo, io a questo punto chiedo al Governo delle parole di chiarezza, delle parole più impegnative di quelle che poco fa ho sentito, perché se il Governo ritiene che fra i due forni che sono aperti, questo tema si risolve in Senato trovando copertura certe, questo allora è un elemento di riflessione anche per i presentatori degli emendamenti. Ma se questo elemento rimane ancora poco chiaro, e quindi non c’è un impegno a risolvere almeno in Senato questo problema, allora domando anche alla Commissione bilancio se non sia il caso di risolverlo qui, visto che comunque lo risolveremo qualche giorno prima di quanto non sarebbe risolto dal Senato. Quindi, su questo chiedo al Governo e alla Commissione bilancio una pausa di riflessione e una parola chiara sul tema perché questo è un tema che va risolto o alla Camera o al Senato; forse è meglio oggi alla Camera che tra una settimana o due settimane dal Senato, ma almeno dobbiamo avere chiarezza su questo.

  ENRICO ZANETTI, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  ENRICO ZANETTI, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Signor Presidente, l'intervento di puntualizzazione dell'onorevole Causi è ottimo. Siamo di fronte ad un decreto-legge che affronta numerose emergenze rispetto alle quali si è riuscito a fare comunque in sede di lavoro di Commissione dei passi avanti, anche se come dicevo prima non sono stati sciolti tutti i nodi. La circostanza che richiamava l'onorevole Causi ha indubbiamente determinato un'inevitabile valutazione di risoluzione di quei nodi che non avevano già altre sedi di discussione rispetto a questa che ce l'ha. Qui si chiede un impegno a che in quella sede, anche per la Sardegna, si arrivi all'approvazione di questa norma. Io posso sicuramente assicurare che verrà seguito lo stesso metodo in questi giorni, cioè un'attenta istruttoria finalizzata ad individuare una possibilità di soluzione, naturalmente pur tenendo conto delle numerose difficoltà che ci sono ogniqualvolta si affrontano i temi delle coperture. Credo che come abbiamo risolto le altre situazioni in quella sede potremmo andare a risolvere anche questa. Quindi, da questo punto di Pag. 14vista l'impegno del sottosegretario «brava persona», che veniva ricordato prima, brava o non brava che sia, c’è senz'altro. Il motivo per cui sono state fatte delle valutazioni è legato alla differenza di sede normativa per alcune questioni rispetto ad altre. Sulla Sardegna per l'appunto c’è anche la sede del Senato. Vi inviterei, invece, a non fermare i lavori, ma a chiudere questo provvedimento in questa sede così come è. Vi ho detto sostanzialmente qual è l'intenzione del Governo che è in parte perfezionata già in questi lavori di Commissione circa certi nodi e che proseguirà con lo stesso approccio anche nelle altre sedi. Il mio invito è un ritiro di questi emendamenti, chiudiamo questo provvedimento, dopo di che, che il nodo Sardegna si è aperto ci è chiarissimo. C’è un altra sede e su quella ci concentreremo.

  DANIELE CAPEZZONE. Presidente della VI Commissione. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Prima di dare la parola al presidente Capezzone, così, se è possibile mi risponde, visto che c’è stato anche l'intervento del Governo, l'onorevole Causi aveva fatto una richiesta abbastanza esplicita alla quale bisogna capire come si risponde. Prego onorevole Capezzone ha facoltà di parlare.

  DANIELE CAPEZZONE. Presidente della VI Commissione. Signor Presidente, non tocca a me rispondere perché non sono il presidente della Commissione bilancio. Qui è la Commissione bilancio che ha posto un problema. Io considero molto sagge le cose che ha detto il collega Causi. Conosciamo e conosco lo scrupolo del sottosegretario Zanetti, però invito davvero i colleghi tutti, al di là di ogni schieramento, la Commissione bilancio, il Governo, ad una riflessione. Noi possiamo dirci qui molte cose tecnicamente sagge: c’è in discussione il tema al Senato, chiudiamo questo provvedimento, si fa in altro provvedimento.
  Ma come comprenderanno i cittadini della Sardegna oggi il fatto che vi sia un voto contrario rispetto a questo emendamento e all'emendamento successivo (Applausi dei deputati dei gruppi Forza Italia – Il Popolo della Libertà – Berlusconi Presidente e MoVimento 5 Stelle) ? Che bisogno c’è di una polemica che non fa bene alla maggioranza, all'opposizione, non fa bene a nessuno ? Davvero, basta un poco di buonsenso.
  Se, come voi dite ed è vero, il testo è al Senato, bastano davvero pochi minuti per affrontare e risolvere qui il problema. E lo dico al Governo, da esponente dell'opposizione, per risparmiarvi una polemica sui giornali di domani, per risparmiarvi una polemica con i cittadini della Sardegna, che ricordano l'andata di molti politici quella sera e domani rischiano di vedere sui giornali qualcosa di segno contrario.
  Quindi, da presidente di opposizione, ma che si comporta sempre – come tutti sanno – con spirito assoluto di garanzia e di buonsenso, rivolgo a tutti un invito al buonsenso e alla ragionevolezza, per questo e per il successivo emendamento (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia – Il Popolo della Libertà – Berlusconi Presidente).

  PRESIDENTE. Prego i colleghi che sono iscritti a parlare di attendere un attimo, perché a questo punto io, essendovi un parere contrario della Commissione bilancio e avendo chiesto il rappresentante del partito di maggioranza in Commissione bilancio, se non ho capito male, un ritorno in Commissione, vorrei capire cosa ne pensa il presidente della Commissione bilancio. Prego, onorevole Boccia.

  FRANCESCO BOCCIA, Presidente della V Commissione. Signor Presidente, rispondendo al collega e amico presidente Capezzone, che si è autodefinito presidente di opposizione ma votato dalla maggioranza, ricordo che i pareri della Commissione bilancio tengono conto delle relazioni tecniche che arrivano sul tavolo. Come abbiamo abbondantemente spiegato nel dibattito sia ieri che oggi e come Pag. 15brillantemente il relatore al provvedimento in Commissione bilancio, onorevole Fanucci, ha già fatto, nel momento in cui la Commissione bilancio si ritrova un parere della Ragioneria generale dello Stato che sottolinea pesanti perplessità su alcune coperture, e, in particolar modo, sul 2012 mette in evidenza come alcune classificazioni ISTAT siano state modificate e mette in evidenza il rischio dello sforamento del 3 per cento sul 2012, va da sé che il minimo che debba fare la Commissione bilancio è chiedere al Governo chiarimenti in merito. E il Governo i chiarimenti li ha dati, nel senso che ha dato parere contrario su tutti gli emendamenti che in qualche modo determinavano, non solo nel 2012, ma anche negli anni successivi, un impatto che in qualche modo il Governo riteneva di non poter sostenere e sopportare.
  Siccome il quadro è questo, non ha senso in Aula, in un momento così delicato, fare la lista degli interventi utili, migliori o più urgenti di altri, perché sono tutti interventi utili, urgenti e particolarmente delicati.
  Aggiungo e propongo ai colleghi di fare uno sforzo collettivo: istituiamo un fondo per le calamità naturali, delegifichiamo gli interventi urgenti, perché trovo folle che si stia discutendo di un decreto-legge che ha il nome del rientro dei capitali e in realtà poi discutiamo di alcuni interventi urgenti e necessari, come quelli per le regioni Veneto, Emilia Romagna e Toscana, e poi dobbiamo tener fuori altri interventi ugualmente urgenti e necessari. Assumiamoci la responsabilità delle cose che facciamo anche quando non funzionano. E io penso che questo Parlamento abbia il dovere di individuare, di costruire e di istituire un fondo per le calamità naturali e il Governo di finanziarlo. E poi ci ritroveremo qui a discutere delle emergenze sapendo che, avendo delegificato, c’è un Governo che, quando individua attraverso la Protezione civile quella emergenza, ha già le risorse per intervenire senza necessariamente passare per il Parlamento.
  Su questo intervento specifico è evidente una condizione nella quale ci ritroviamo risorse praticamente limitate, non illimitate, con il Governo che ha dato un parere contrario di fatto su tutti gli emendamenti. E rispetto a questo e con la relazione della Ragioneria generale dello Stato, la Commissione bilancio non poteva dare parere diverso e – io penso – lo ha fatto a tutela di tutti i colleghi di maggioranza e di opposizione.

  PRESIDENTE. Bene, a questo punto le questioni mi sembrano chiare. Ho appena sei iscritti a parlare, ma non penso che ci fermeremo qui.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Lavagno. Ne ha facoltà.

  FABIO LAVAGNO. Signor Presidente, quattro mesi e un giorno: tanto è il tempo trascorso tra gli eventi alluvionali in Sardegna e la discussione un po’ pelosa che stiamo facendo in quest'aula, quattro mesi e un giorno in cui rischiamo di fare una cosa, cioè che la politica degli annunci diventi qualcosa di strutturale.
  Ora, mi sembra che la proposta fatta dall'onorevole Causi sia del tutto di buonsenso, sia del tutto accettabile e toglierebbe il collega sottosegretario da una polemica spiacevole e tutt'altro che facile da gestire, proprio perché è chiaro che ci troviamo di fronte a richieste cogenti – anche se sono trascorsi quattro mesi e un giorno – a fronte di risorse limitate. Questo ci è evidente e non è possibile rimandare ad una futura delegificazione piuttosto che a un carattere emergenziale della gestione, perché la gestione a carattere emergenziale dei fenomeni di carattere sismico piuttosto che alluvionale, come in questo caso, ha già dimostrato quante lacune abbia in questo Paese e come si presti ad una certa illegalità, che risulta assolutamente inaccettabile.
  Pertanto, visto che esiste un parere fondamentalmente favorevole da parte del Governo, credo che il ritorno in Commissione, il prendersi quel tempo necessario per dirimere la questione sarda su questo articolo aggiuntivo e sul Pag. 16successivo, sia assolutamente di buon senso e da favorire, piuttosto che derubricare ad altri provvedimenti o ad altre generali forme di delegificazione. È qualcosa che credo i cittadini non possano accettare. Quella distanza fra cittadini e politica in qualche modo va ricostruita, come grado di fiducia.
  Lo diciamo sommessamente, da membri della Commissione finanze, dopo che la Commissione bilancio ha più volte bloccato il provvedimento, a quanto pare, a quanto ci viene detto da parte del presidente della stessa Commissione, non tanto per propria convinzione, quanto a seguito di un parere vincolante della Ragioneria dello Stato. Ebbene, la politica, anche nei confronti della Ragioneria dello Stato, rivendichi il proprio ruolo, rivendichi la propria dignità rispetto alle scelte, perché è inaccettabile che organi tecnici, invece, determinino la politica di questo Paese (Applausi dei deputati dei gruppi Sinistra Ecologia Libertà e MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Lavagno; per aiutare – spero di farlo – il dibattito che segue: la situazione è chiara, onorevole Lavagno. C’è stata una proposta, formulata dall'onorevole Causi, di un ritorno in Commissione, al fine del riesame di questo articolo aggiuntivo. È intervenuto il Governo, dando delle spiegazioni. Il presidente della Commissione bilancio ha spiegato che è inutile il ritorno in Commissione, perché c’è il parere contrario della Ragioneria generale dello Stato. Adesso vedremo se l'onorevole Causi – un attimo Lavagno, sto solo spiegando per coloro che interverranno dopo – manterrà la richiesta di un ritorno in Commissione per il riesame del parere, però coloro che si sono espressi, tanto il Governo quanto il presidente della Commissione bilancio, mi pare che siano stati sufficientemente chiari su questo.

  FABIO LAVAGNO. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà, in via eccezionale.

  FABIO LAVAGNO. Signor Presidente, solo per spiegare che lei, nel rispetto delle prerogative della Presidenza, ha dato prima la parola al presidente della Commissione bilancio rispetto agli iscritti a parlare, quindi in qualche modo...

  PRESIDENTE. Onorevole Lavagno, era solamente in funzione degli interventi che seguono, semplicemente per questo.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Barbanti. Ne ha facoltà.

  SEBASTIANO BARBANTI. Signor Presidente, innanzitutto i decreti-legge li fa il Governo, non li facciamo noi, e noi siamo sempre contro l'eterogeneità dei decreti-legge, tanto più che abbiamo presentato anche una pregiudiziale. Quindi, se è finita un'emergenza all'interno di un rientro di capitali, non è colpa nostra.
  Detto ciò, la questione della Sardegna va risolta qui e subito, perché è un articolo aggiuntivo di buonsenso ma sopratutto di umanità. Il Governo dei rinvii mi sembra che fosse il precedente, ma forse mi sbaglio: forse stiamo continuando sulla falsariga del precedente Governo, e noi siamo stanchi di rinvii, soprattutto lo è il popolo della Sardegna (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
  Poi, per quanto mi riguarda, mi sembra che il Parlamento sia sovrano, sovrano su tutto (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle), e siccome questo emendamento è stato firmato dalla maggioranza di questo emiciclo, dalla maggior parte di questo emiciclo, tranne forse il Partito Democratico, ora io non vorrei, visto che...

  PRESIDENTE. Mi scusi, onorevole Barbanti: onorevole Causi, capisco perfettamente la ragione, però dobbiamo consentire che il sottosegretario ascolti. Prego, onorevole Barbanti.

  SEBASTIANO BARBANTI....l'articolo aggiuntivo successivo – e termino – è del Partito Democratico, ed è quasi uguale a quello che stiamo adesso discutendo; non vorrei che appunto questo articolo aggiuntivo Pag. 17fosse affossato soltanto per delle pure logiche campanilistiche di partito. Rinnovo, pertanto, l'appello: andiamo avanti e chiudiamo subito la questione della Sardegna (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Sanna. Ne ha facoltà.

  FRANCESCO SANNA. Signor Presidente, colleghi, per capire di cosa stiamo parlando, non c’è solo in gioco l'idea che ci siano eventi calamitosi di «serie A» e eventi calamitosi di «serie B» in questo Paese. Io credo che nessuno di noi questo lo può accettare, anche perché siamo andati dietro ai decreti-legge non di questo Governo, ma di quello precedente e di quelli che ancora prima l'hanno preceduto, e abbiamo coperto con le nostre leggi i tanti eventi che non avevano il corredo dei quindici morti che ha causato l'alluvione in Sardegna. Lo voglio semplicemente ricordare, a connotazione, diciamo così, anche di un impatto emotivo che questo evento calamitoso ha provocato.
  Ma noi stiamo parlando di una disposizione che avrebbe dovuto adottare il Governo. Per quale motivo ? Perché il decreto-legge del Governo precedente, il «salva Roma», aveva dato copertura ai provvedimenti del Governo circa la proroga dei termini fiscali e degli oneri fiscali che persone che scavavano nel fango e facevano i funerali non potevano pagare in quei giorni. Abbiamo dei cittadini italiani, quindi, che si sono fidati di quello che una legge, un provvedimento con efficacia di legge, aveva detto, ben scritto in Gazzetta Ufficiale, in quei giorni. Ci siamo dimenticati, come si fa nei casi di decreti-legge non convertiti, di salvaguardare gli effetti di quel decreto-legge non convertito. Noi oggi, quindi, stiamo facendo una semplice sanatoria sotto questo profilo. C’è anche un intervento sostanziale, un primo intervento di ricostruzione. Certamente c’è, ma è anche un intervento, diciamo pure, molto più lieve rispetto al corredo di interventi per altri eventi calamitosi che sono stati supportati quanto a ricostruzione in occasioni precedenti.
  Ecco perché io ripeto quello che ha detto l'onorevole Causi e replico amichevolmente anche al presidente della Commissione bilancio, e la Commissione bilancio è da tutti rispettata sotto questo profilo: come faceva la Ragioneria generale dello Stato a dare i suoi pareri positivi quando scriveva la medesima norma nel decreto «salva Roma» e a revocare oggi in dubbio un profilo di copertura o di imputazione o di classificazione, come è scritto nel parere della Commissione bilancio, sullo stesso contenuto provvedimentale e sugli stessi impatti finanziari sui conti dello Stato ? Questa è la riflessione in più che chiediamo al Governo e gli chiediamo se ci dà, poi, l'assicurazione che domani il problema sarà risolto al Senato. Tuttavia, dobbiamo fidarci sulla base della rimozione dei dubbi che sono stati posti nel dibattito parlamentare nella Commissione bilancio di questo ramo del Parlamento, sottosegretario. Se questi dubbi sono fugati, perché stiamo parlando di un provvedimento che era già negli atti ufficiali del Governo italiano sino a qualche giorno fa, bene; se, invece, vi diamo una mano oggi a scrivere la salvaguardia di effetti di un decreto-legge non convertito, come avreste dovuto fare sin dall'origine, meglio per il Governo. È per questo che di nuovo sollecito una riflessione da parte dell'Esecutivo.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Manlio Di Stefano. Ne ha facoltà.

  MANLIO DI STEFANO. Signor Presidente, vorrei ricordare a tutti i colleghi che stiamo parlando di una terra che vive già un dramma occupazionale, un dramma ambientale, perché la Sardegna è diventata negli anni, purtroppo, scenario di tantissime problematiche, sia con eserciti vari, più o meno occupanti, sia con fabbriche che hanno lasciato un territorio veramente devastato, e vi è un problema di continuità territoriale. Pag. 18
  Sostanzialmente, la Sardegna negli anni è sempre stata l'ultima delle regioni a cui lo Stato ha pensato. Ora credo che questa Camera, il Parlamento italiano debba essere il promotore di un rilancio di questa regione, non perché vogliamo metterci la mano sulla coscienza in seguito all'alluvione ma perché, fino a prova contraria, la Sardegna fa parte del Paese Italia e noi siamo i rappresentanti di questa regione, come di tutte le altre. Possiamo restituire dignità ad un popolo che merita questa dignità, e soprattutto dobbiamo pensare che, se i soldi si trovano – e lo dico senza polemica per davvero...

  PRESIDENTE. Concluda.

  MANLIO DI STEFANO. Se i soldi si trovano per fare slogan in televisione, si devono trovare anche quei pochi soldi che servono a restituire dignità ad una regione devastata negli anni. Facciamolo insieme ora e diamo di nuovo dignità anche a questa Camera (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Pili. Ne ha facoltà.

  MAURO PILI. Signor Presidente, intervengo perché il Governo non solo non ha saputo dare una risposta compiuta su questo tema, ma ha dimenticato quello che il 28 febbraio il Governo Renzi ha approvato in Consiglio dei ministri, quando, richiamando una norma, quella del «salva-Roma», ha dato mandato perché le Camere si occupassero di un decreto-legge – lo voglio richiamare – che recita: il Consiglio dei ministri ha approvato su proposta del Presidente del Consiglio Renzi, del Ministro dell'economia Padoan, del Ministro dell'interno Alfano, del Ministro dell'istruzione Stefania Giannini un decreto-legge che contiene una norma che riguarda (lo leggo integralmente così com’è scritto nel comunicato ufficiale di Palazzo Chigi) un provvedimento che riguarda la Sardegna, dove c’è scritto sostanzialmente che i pagamenti dei tributi e gli adempimenti sospesi sono effettuati tra il 24 gennaio e il 17 febbraio. La copertura finanziaria è di 3,2 milioni di euro, la stessa che c’è qui.
  Siccome c’è un provvedimento che è un decreto-legge del Governo, mi domando oggi come possa un sottosegretario affermare che non esiste la copertura finanziaria, quando il suo stesso Governo ha approvato un decreto-legge con questa copertura. Non può esistere che la Ragioneria generale abbia negato una copertura finanziaria ad un decreto-legge che non stanzia soldi, va detto con estrema chiarezza. Questa norma, questo articolo aggiuntivo non stanzia un euro per la Sardegna: sono 90 milioni di euro di cittadini sardi che dovranno indebitarsi perché questa è l'impostazione prevista sul «salva-Roma» inizialmente e, quindi, è chiaro che il Governo deve difendere la copertura finanziaria del decreto-legge che il Governo Renzi ha approvato.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Brescia. Ne ha facoltà.

  GIUSEPPE BRESCIA. Signor Presidente, voi sapete che noi del MoVimento 5 Stelle molte volte abbiamo manifestazioni contrarie all'ipocrisia: la combattiamo proprio. Quindi, io ricordo in quei giorni tutti i messaggi di solidarietà che sono arrivati nei confronti della popolazione sarda e sono sicuro che quei messaggi fossero sinceri da parte di tutti voi e di tutti noi che li abbiamo scritti. Quindi, vorrei che ora, tutti insieme, votassimo a favore di questo provvedimento perché so, ne sono certo, che tutti voi e tutti noi lo vogliamo votare. L'unico impedimento che abbiamo è sapere che c’è il parere contrario, addirittura l'invito al ritiro da parte dal Governo e il parere contrario della Ragioneria dello Stato. Allora restituiamo la legittimità a questo luogo, a questo Parlamento e diamo noi per una volta un segnale al Governo, facciamolo insieme (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) !

Pag. 19

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Bianconi. Ne ha facoltà.

  MAURIZIO BIANCONI. Signor Presidente, se fosse qui il neo Presidente del Consiglio Matteo Renzi e fosse arrivato un'oretta prima, avrebbe avuto qualche perplessità, perché è lui quello che dice che bisogna anteporre il fare al dire, è lui che dice basta con le chiacchiere e le alchimie bizantine della politica, è lui che arriva con piglio decisionista a rompere questo schema del non fare. Basta il dire e bisogna fare. Io oggi ho visto una replica totale di quello che ho sentito negli ultimi anni da quando sono qui, perlomeno negli ultimi due o tre anni. Tutto un rimpallo di parole, di «non si può», di «si può».
  E mi è venuto anche in mente un detto antico, secondo cui per gli amici le leggi si interpretano e per i nemici le leggi si applicano. Allora, mentre per gli altri ci sono i soldi, per tutti, per la Sardegna – caso strano – sorgono dalle complicazioni, forse per lo scarso peso politico che essa ha nell'ambito nazionale. Non sono sardo, quindi parlo in maniera disinteressata, non ho un interesse elettorale in Sardegna.
  Ho anche assistito a una cosa buffa, e cioè che il Presidente eletto dall'opposizione è in maggioranza e il Presidente eletto dalla maggioranza è all'opposizione, perché è successo anche questo in questo Parlamento: abbiamo un'inversione totale dei ruoli. Non solo si fa la legge elettorale prima delle riforme istituzionali, ma abbiamo anche questa inversione di ruoli tra i Presidenti. Come abbiamo un'altra inversione dei ruoli, Presidente: la Ragioneria dello Stato è un organo tecnico; io penso che sia uno degli organi che va abolito o ripristinato in maniera diversa quanto prima: bisogna che la Presidenza del Consiglio abbia un ragioniere «con sé», non «contro» ! Noi abbiamo degli ordini tecnici che bloccano le volontà e le decisioni della politica. Allora, facciamo una bella cosa: aboliamo le elezioni e facciamo Presidente del Consiglio il Ragioniere dello Stato ! Risparmiamo un sacco di soldi e un sacco di discorsi.
  Noi abbiamo l'obbligo di imporre, in questa Camera, una decisione politica; abbiamo l'obbligo di venire incontro ai cittadini uguali agli altri, che sono i sardi; abbiamo anche l'obbligo di non essere noi i primi a far mancare le promesse a questo Presidente del Consiglio: io mi ricordo, e concludo qui, che nella sua prima «Leopolda» – lui fa le «Leopolde» – c'era un filmato nel quale Hellzapoppin’ metteva tutto a posto e lui diceva: io non posso essere quell'Hellzapoppin’. Qui invece si è presentato, per l'appunto, come l'uomo dei miracoli e vedo che già, alla prima curva, va fuoristrada. Cerchiamo di tenerlo un altro pochino in una strada e votare questo emendamento (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia – Il Popolo della Libertà – Berlusconi Presidente).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Sani. Ne ha facoltà.

  LUCA SANI. Signor Presidente, è chiaro, noi ci troviamo ancora una volta ad affrontare un dibattito sulle emergenze e sulle calamità privi di uno strumento organico a disposizione dello Stato, e siamo costretti, dunque, a intervenire per decreto-legge. Per cui, ogni volta, a seconda della calamità che si presenta e rispetto alle risorse disponibili, lo Stato interviene con modalità diverse.
  Anche qui si ripresenta il caso e mi sento, come dire, in primo luogo, di sollecitare una riflessione sulla necessità di darsi un testo unico sulle emergenze e sulle calamità che, come abbiamo visto, purtroppo, sempre con maggior frequenza accadono.

  PRESIDENTE. La invito a concludere.

  LUCA SANI. La questione che veniva posta dalla Sardegna è un tema serio. Devo dire che, nell'ambito della discussione di questo decreto-legge, altre questioni, rispetto ad altre emergenze e calamità, sono state poste, come alcuni eventi alluvionali o il terremoto dello scorso anno che ha riguardato parti della Toscana. Pag. 20Allora, io dico: se c’è una volontà di accantonamento, che però mi sembra venga esclusa dall'intervento del presidente Boccia...

  PRESIDENTE. Deve concludere, onorevole Sani.

  LUCA SANI. ...lo si faccia, però, affrontando l'insieme delle questioni ancora aperte. Altrimenti, se c’è un impegno del Governo ad affrontare la questione in altro provvedimento, lo si faccia con altrettanta volontà di affrontare tutte le questioni ancora in sospeso.

  PRESIDENTE. Colleghi, a questo punto io non ho altri iscritti a parlare e, quindi, dopo questa lunga discussione...

  ENRICO ZANETTI, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  ENRICO ZANETTI, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Signor Presidente, il motivo per cui non si è riusciti a trovare la soluzione in questa sede discende anche dal fatto che – posto che stiamo parlando comunque di provvedimenti che necessitano di un approfondimento per reperire le coperture – la circostanza che quelle coperture fossero state individuate in altri decreti purtroppo non determina automaticamente che, nell'ambito di un altro provvedimento, quelle coperture, per quanto trovate, siano da considerarsi acquisite: vanno ritrovate, al momento non ci sono.
  Le difficoltà sono state rilevanti anche in relazione alle altre misure sulle quali la soluzione è stata trovata nel tempo intercorso tra la presentazione delle proposte emendative in Commissione finanze e l'esame, poi, della Commissione bilancio.
  Gli emendamenti relativi alla Sardegna rispetto a quelli relativi ad altre situazioni – su cui, appunto, con lavoro e difficoltà, ma, alla fine, abbiamo trovato una soluzione – sono stati presentati direttamente in Aula; quindi, temporalmente, dopo, e questo non certo per una disattenzione di chi seguiva questi emendamenti, ma proprio per le situazioni contingenti che ricordava prima l'onorevole Causi: cioè, sono misure che erano già in pista, sostanzialmente, in relazione ad altri provvedimenti, rispetto alle quali, quindi, poi, solo in un secondo momento, si è pensato di valutarne anche l'inserimento in questo.
  Questi tempi più ristretti non hanno reso possibile, e vi dico che non la risolviamo in un pomeriggio o in tre ore – non la risolviamo in un pomeriggio o in tre ore –, non hanno reso possibile...

  PRESIDENTE. Onorevole sottosegretario, mi scusi, per amore della verità uno di questi due emendamenti – quello del MoVimento 5 Stelle – è stato presentato in Commissione, non in Aula. Solo perché lei lo sappia (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Prego.

  ENRICO ZANETTI, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. La ringrazio. Noi non siamo riusciti, relativamente a questo, ad affrontare già il tema relativo all'individuazione della copertura, perché, ribadisco, relativamente a quello che dicevo prima, non è una copertura che possiamo considerare già esistente, perché era stata individuata in altri decreti.
  Io vi chiederei di nuovo, per l'ennesima volta, il ritiro degli emendamenti, proprio per non arrivare ad un voto negativo, con un impegno – ribadisco – forte, maggiormente forte, alla luce di questo dibattito così partecipato nell'Aula, per arrivare ad una soluzione nell'ambito dell'altro provvedimento; soluzione alla quale cercheremo di attendere con lo stesso metodo di lavoro con il quale abbiamo trovato le coperture per le altre modifiche in questi giorni, cioè mettendo attorno ad un tavolo i diversi uffici legislativi, la Ragioneria dello Stato e, sostanzialmente, non uscendo dalla stanza fino a quando una quadra non si trova. La determinazione a fare questo c’è; i tempi per farlo, siccome le coperture vanno ritrovate – ribadisco –, i tempi per farlo non sono tempi da due Pag. 21o tre ore. Ok ? Quindi, io vi prego di valutare la possibilità di ritirare questi emendamenti, di chiudere questo provvedimento, dove, comunque, varie soluzioni sono state trovate con uno sforzo da parte del Governo, sforzo che sarà pari, date le tempistiche per provvedervi, anche in relazione alla questione sospesa della Sardegna e anche in relazione ad altre questioni sospese, quali, ad esempio, quelle legate alla Toscana.

  PRESIDENTE. La ringrazio, signor sottosegretario, lei per tre volte ha formulato un invito al ritiro, questa è la terza volta: per due volte è stato detto che non c’è l'accoglimento dell'invito al ritiro. Purtroppo, la situazione è questa, però andiamo avanti.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Ruocco. Ne ha facoltà.

  CARLA RUOCCO. Signor Presidente, a noi sembra di vivere una barzelletta, perché il Presidente Renzi – mi sembra che sia l'attuale Presidente del Consiglio – dice di avere ben 20 miliardi in tasca: 10 servono per delle sue coperture ai suoi provvedimenti, altri 10 gli avanzano. Noi stiamo qui discutendo per il fatto che non ci sono coperture per pochi milioni di euro, per alcune decine di milioni di euro, per gli alluvionati sardi. Ma vivo nella stessa realtà, è lo stesso Paese, oppure sono due Paesi diversi quelli di cui parla Renzi e quello che viviamo oggi qui (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) ?

  PRESIDENTE. Saluto gli alunni e i docenti dell'Istituto «Marchetti», di Gemona del Friuli, in provincia di Udine, che stanno assistendo ai nostri lavori dalle tribune. Grazie di essere qui (Applausi).
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Palese. Ne ha facoltà.

  ROCCO PALESE. Signor Presidente, io ho chiesto la parola per significare che, all'interno della Commissione bilancio, per tre sedute, si è discusso su questo emendamento e sul provvedimento e sulla copertura finanziaria. Ritengo che il Governo, indipendentemente dal ruolo della Ragioneria dello Stato, avrebbe potuto trovare tranquillamente le coperture attraverso una variazione di bilancio, uno spostamento semplice (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia – Il Popolo della Libertà – Berlusconi Presidente). Per tre giorni, noi siamo stati a parlare: non è un problema di coperture o di norme di salvaguardia, è un problema di volontà (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia – Il Popolo della Libertà – Berlusconi Presidente).
  Trovassero cioè un Ministro, un Ministero, un dirigente che dalla propria missione, dal proprio capitolo staccasse euro tot e questo si fa immediatamente, altro che tre, quattro giorni. Si mette nel mirino in maniera incredibile la Ragioneria generale dello Stato rispetto al ruolo della politica, cioè se il potere politico è sovraordinato o meno. La politica, certo, deve decidere, ma debbono trovare qualcuno nel Governo che faccia la proposta e rinunci a spostare qualche milione di euro in più. Per questo motivo noi convintamente voteremo a favore di questo articolo aggiuntivo, perché c’è una volontà politica a che non si faccia dispetto a questo tipo di impostazione (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia – Il Popolo della Libertà – Berlusconi Presidente).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Crippa. Ne ha facoltà.

  DAVIDE CRIPPA. Signor Presidente, credo che stiamo vivendo un momento molto triste nell'Aula, in quanto un sottosegretario fa riferimento ad emendamenti presentati in Aula non conoscendo il fatto che gli stessi sono stati presentati in Commissione. Quindi, in merito a quelle famose tre ore per cui lui oggi non riuscirebbe a trovare le coperture necessarie o a dipanare, come ha detto lui, quei nodi, dobbiamo dire che in realtà ci sono state 48 ore per risolvere un problema (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). E se lei, sottosegretario, non se ne Pag. 22è accorto, qualche problema e qualche domanda credo che se la debba porre. A questo punto, la domanda è: riuscite a passare da una demagogia totale e dall'ipocrisia, per cui andate in visita quando succedono le calamità, ma poi, quando c’è da mettere i soldi per gestire queste calamità, lo fate veramente o prendete in giro gli italiani ? Io credo nella seconda, a voi la risposta nel voto (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo Corda 3.04, con il parere contrario della Commissione, del Governo, della V Commissione (Bilancio) ed il parere favorevole del relatore di minoranza.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Tartaglione, Folino, Lomonte, Carinelli, Bonaccorsi...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  432   
   Votanti  422   
   Astenuti   10   
   Maggioranza  212   
    Hanno votato  195    
    Hanno votato no  227.

  La Camera respinge (Applausi polemici dei deputati dei gruppi MoVimento 5 Stelle e Forza Italia – Il Popolo della Libertà – Berlusconi Presidente – Vedi votazioni).

  Passiamo alla votazione dell'articolo aggiuntivo Pes 3.0100.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Capelli. Ne ha facoltà.

  ROBERTO CAPELLI. Signor Presidente, ho posto un problema che ha sollevato le coscienze di alcuni. Mi rivolgo ai colleghi del MoVimento 5 Stelle che sono intervenuti (ho chiesto la sottoscrizione del loro emendamento): quando si vuole portare avanti una causa, che non deve essere posta come contrapposizione tra maggioranza e opposizione, anche i termini sono importanti. Io non voglio sfidare la maggioranza su un obiettivo che voglio raggiungere e quindi portare all'attenzione dell'Aula tutti gli aspetti negativi di formazione di questa maggioranza; voglio raggiungere un risultato: ossia dare una risposta di giustizia a un territorio. Quindi non provoco la maggioranza sui temi politici, sull'affidabilità; non la provoco in tal senso. Perdonatemi, ovviamente il mio non vuole essere un consiglio, ma una considerazione.
  Quindi, riprendo l'argomento su questo emendamento, dicendo che sarà sicuramente favorevole il mio voto alla conversione, è favorevole per il Veneto a cui si dà risposta per gli eventi del 17-19 gennaio 2014 e non si dà risposta agli eventi del novembre 2013 della Sardegna. È già stato detto tutto, è stato detto come trovare le risorse, è stato detto che il Governo ha trovato le risorse nel decreto «Salva Roma». Non capisco l'atteggiamento del presidente della V Commissione bilancio che ha, come dire, istituito una nuova commissione: quella dell'ufficio «complicazione affari semplici». Bastava accedere ad una sospensione, ad una rivalutazione del parere della Ragioneria e siamo ancora in tempo. Il mio non è un voto per questa maggioranza o per l'opposizione, il mio vuole essere un voto per un atto di giustizia che non deve essere una richiesta di «accattonaggio», ripeto, ma deve essere una risposta certa.
  Sottosegretario, non voglio entrare in polemica con quanto lei ha detto, però questo è il Governo delle date certe; è stato il Governo che si è presentato e che io sostengo per le date certe, qui siamo sulle date rinviate. Allora, cerchi di dare continuità all'impostazione del Presidente Renzi. Si può anche recedere e pongo la mia firma anche su questo emendamento...

  PRESIDENTE. Concluda.

  ROBERTO CAPELLI. Si può recedere ma dia una data certa, non faccia quello Pag. 23che altri governi hanno fatto perché questo deve essere il Governo del cambiamento. E quindi...

  PRESIDENTE. Grazie.
  Saluto gli studenti e i docenti dell'Istituto comprensivo statale, Via Buozzi, Monterotondo, in provincia di Roma, che stanno assistendo ai nostri lavori dalle tribune (Applausi).
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Brescia. Ne ha facoltà.

  GIUSEPPE BRESCIA. Signor Presidente, per rispondere al collega Capelli e per dire che io mai avevo sentito i miei colleghi Sibilia e Di Stefano, per esempio, essere così dolci e delicati nei confronti della maggioranza proprio perché il nostro intento era quello di far capire a tutti quanti che c'era una volontà trasversale di votare questo emendamento e, se non lo si è fatto, è solo perché c'era il veto della Ragioneria di Stato ed il parere contrario, anzi, l'invito al ritiro del Governo. Io non ho sentito da parte nostra nessuna provocazione di alcun tipo e dico: se anche fosse, siamo in una Aula parlamentare tra adulti e responsabili o ci vogliamo nascondere dietro un dito e fare i bambini e dire «siccome mi hanno provocato non voto l'emendamento in favore delle Sardegna» ? Ma di che stiamo parlando ? Assumiamoci le nostre responsabilità, questa maggioranza non ha votato l'emendamento in favore della Sardegna e se ne assume tutte le responsabilità (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Piras. Ne ha facoltà.

  MICHELE PIRAS. Signor Presidente, intanto per apporre la mia firma anche su questo emendamento a scanso di equivoci su eventuali ritiri su richiesta del Governo. Io vorrei ricordare all'Aula che questo emendamento prevede che i pagamenti di tributi e gli adempimenti sospesi ai sensi del decreto del Ministro dell'economia e delle finanze 30 novembre 2013 e via seguitando sono effettuati entro il 30 giugno 2014, senza applicazione di sanzioni e interessi. La verità è che con questo emendamento non si stanno chiedendo soldi allo Stato ma si sta rinviando il pagamento dei tributi al 30 giugno 2014 senza pagamento di interessi. Punto primo.
  Punto secondo: sono passati quattro mesi e un giorno da quella alluvione e ancora non ci sono provvedimenti strutturali per sanare le ferite lasciate da quella alluvione, né nelle case private né per le infrastrutture già deboli della Sardegna, né nell'apparato produttivo già distrutto della Sardegna, distrutto dalla crisi evidentemente e non solamente dall'alluvione.
  Io mi chiedo quanto tempo ancora dobbiamo aspettare per i provvedimenti strutturali sull'alluvione in Sardegna se, a quattro mesi e un giorno di distanza, è ancora il tempo di dire che dobbiamo costituire fondi per le calamità naturali. Cosa stiamo aspettando a costituire i fondi per le calamità naturali ? Vi chiedo se a 90 milioni di ritardato pagamento possano essere opposti ragionamenti sulla tenuta del bilancio pubblico e opinioni negative della Ragioneria dello Stato quando questa ha dato il via libera a 614 milioni per le missioni militari votate in rapidissima esecuzione, tagliando anche la discussione in Aula e mettendo pure la fiducia per strozzare definitivamente la discussione sugli emendamenti. È un problema di volontà politica, la volontà politica evidentemente non c’è, non c'era da parte dello scorso Governo e non c’è da parte di questo Governo. Allora, non può essere chiesto l'accantonamento di emendamenti di questo tipo che sono una goccia nel mare, sono il nulla rispetto a quello di cui avrebbe bisogno la mia terra in questo momento e che i cittadini sardi stanno aspettando da quattro mesi e un giorno.
  Allora, fatemelo citare Giorgio Gaber: io non mi sento italiano, ma, per fortuna o purtroppo, lo sono. Fatemi valorizzare la prima parte della frase, per una volta, perché ci si sente discriminati ! Non è accattonaggio, ci si sente discriminati dalle decisioni del Governo e dal trattamento Pag. 24che lo Stato italiano riserva a quella regione (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Pes, alla quale chiedo se accoglie l'invito del Governo. Ne ha facoltà.

  CATERINA PES. Signor Presidente, mi lasci dire prima che noi, come deputati sardi, non possiamo considerarci totalmente soddisfatti di quello che il Governo oggi ci ha detto, perché si trattava di una norma che era già presente nel nostro ordinamento e di cui oggi non si trova traccia, che è stata ritirata, però ha determinato, prima che venisse ritirata, una serie di conseguenze nelle azioni della popolazione in Sardegna che, voglio ricordare, vivono una situazione estremamente difficile. Ci sono stati diciassette morti. Voglio ricordare ancora che i danni ammontano a 630 milioni di euro e che il Governo ne aveva promessi 90, molti meno di quelli necessari.

  PRESIDENTE. Per favore, al banco del Governo, onorevole Bombassei ! La ringrazio.

  CATERINA PES. Voglio ricordare che queste risorse non sono arrivate, neanche quelle minime che sarebbero dovute arrivare. Allora, noi abbiamo un'isola in ginocchio, voglio ricordare al Governo che non esistono le alluvioni di serie «A» e quelle di serie «B» e voglio ricordare che la nostra gente vive una situazione sociale ed economica terribile, difficilissima e che l'alluvione adesso e prima gli incendi, nella scorsa estate, hanno reso estremamente complicata e di difficile gestione.
  Allora, concludo, dicendo che, pur non ritenendomi soddisfatta, mi aspetto veramente che la prossima settimana, signor rappresentante del Governo, questa norma sia veramente non solo inserita ma votata e diventi legge al Senato, così come lei oggi ci ha promesso. Veramente, le dico solo questo, noi faremo sentinella e vigileremo tutti quanti i deputati sardi di questo Parlamento e di questa Camera perché questo avvenga (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Sibilia. Ne ha facoltà.

  CARLO SIBILIA. Signor Presidente, innanzitutto voglio accogliere anche il ragionamento del deputato Capelli, che ha parlato prima e che giustamente ha detto che non bisogna provocare quando si sta conducendo la stessa battaglia. A me non risulta che vi siano state provocazioni, anzi, ho anche detto che il Governo, secondo me, nella figura del sottosegretario, poteva fare uno sforzo; ho dato anche il mio attestato di stima, quindi, penso sia stato tutto tranne che una provocazione. Naturalmente, non condivido questo ragionamento però, proprio per far capire che c’è tutta la volontà di risolvere il problema in maniera indistinta, non ci interessa se politicamente lo presenta uno piuttosto che un altro; io mi sento di sottoscrivere l'emendamento che stiamo discutendo. Sottoscrivo l'emendamento dei colleghi del PD perché vorrei che, finalmente, si risolvesse il problema della Sardegna.
  Quindi, non è importante chi presenta la proposta migliore, noi la sottoscriviamo e la voteremo. Io mi chiedo se i deputati del PD possano fare lo stesso. Speriamo di sì, perché l'unico interesse è quello dei cittadini, quelli che vivono il problema del dissesto idrogeologico e dell'alluvione che c’è appena stata in Sardegna. Quindi, facciamo uno sforzo insieme e diamo un esempio di buona politica e di cambiamento vero a questo Paese (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Nicola Bianchi. Ne ha facoltà.

  NICOLA BIANCHI. Signor Presidente, anche io per sottoscrivere l'emendamento. L'ho già fatto, comunque lo volevo rafforzare. Pag. 25In questa Aula, però, si sentono troppe parole, troppa ipocrisia. Adesso veramente siamo chiamati tutti come deputati a dare un segno tangibile e concreto per aiutare il popolo sardo, un popolo che non ha più bisogno di sentire parole come: faremo, vedremo, ascolteremo, decideremo (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Basta ! Siamo veramente arrivati al punto che non ce la facciamo più. Basta ! In questo momento davvero bisogna dare risposte concrete e, quindi, basta con questa ipocrisia. Basta col dire: facciamo una cosa e poi votiamo un'altra. In questo momento, andremo a votare un vostro emendamento, un vostro emendamento del PD, che siete maggioranza. Assumetevi tutte le responsabilità se voterete in maniera contraria (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Palese. Ne ha facoltà.

  ROCCO PALESE. Signor Presidente, a nome del gruppo, vorrei sottoscrivere questo emendamento, ma ho chiesto anche di intervenire per un altro motivo – mi rivolgo ai rappresentanti del Governo, ove ce ne fosse bisogno – visto che (come rilevato anche da altri colleghi, sia nella scorsa settimana per l'altro provvedimento sia durante la discussione di questo provvedimento) emerge una situazione già abbastanza allarmante. Si parla di semplificazione. C’è anche un Ministro che ha la delega della semplificazione, se non mi sbaglio. Sia sul provvedimento che riguarda le missioni di pace all'estero e sia su questo provvedimento c’è la necessità di rivedere l'impianto legislativo nel caso in cui c’è necessità di accedere come fonte finanziaria rispetto a questi provvedimenti. Occorre fare una legge quadro e il Governo se ne deve far carico sia per un provvedimento sia per l'altro, perché è veramente deprimente che l'intero Parlamento debba passare ore e ore per discutere se si tratta di A, o di B, se è emergenza di serie A, quella, se c’è l'alluvione di serie B, se c’è tutto ciò ogni volta. E in ogni decreto-legge ormai viene inserito, a causa delle avversità atmosferiche o terremoti e quant'altro, che accadono purtroppo nel nostro Paese, cioè queste tragedie, un articolo specifico per questo.
  Quindi, io penso che durante la discussione del DEF, che deve essere fatta tra non molto, bisogna per forza prevedere che ci sia una dotazione finanziaria di un fondo unico per le due cose, sia cioè per le missioni di pace all'estero sia per i lavori della Protezione civile, per l'intervento della Protezione civile di somma urgenza, di emergenza per le avversità atmosferiche o peggio ancora, cioè per altri tipi di avversità tipo i terremoti, che possono poi dare la possibilità al Governo di agire senza venire ogni volta in Parlamento oppure senza intasare con dieci decreti-legge, perché vengono fatti durante il corso dell'anno dell'esercizio finanziario interventi di questo tipo.
  Gli interventi di questo tipo vanno esclusivamente lasciati solo per l'eventuale sospensione della fiscalità, nel caso dovessero intervenire queste emergenze, ma non per altro. «L'altro» dovrebbe essere una situazione o una legge quadro che, a regime, regolamenti questo. E siccome ci sono qui i rappresentanti del Governo, ma c’è anche la Presidenza, che attualmente è presieduta dal Vicepresidente, con la sua autorevolezza, Presidente, faccia presente al Presidente del Consiglio che ormai è ineludibile questa grande necessità. Ovviamente annunciamo anche il voto a favore su questo emendamento (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia – Il Popolo della Libertà – Berlusconi Presidente e di deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Rosato. Ne ha facoltà.

  ETTORE ROSATO. Signor Presidente, io svolgo un intervento in cui mi chiedo, appellandomi veramente al senso di responsabilità, al grande senso di responsabilità dei miei colleghi sardi, alla collega Pes e a tutti coloro che hanno sottoscritto Pag. 26questo emendamento di ritirarlo o, comunque, anche se l'Aula chiederà di votarlo, di procedere a non votare questo emendamento, anche per l'inefficacia che un voto su questo emendamento avrebbe, inefficacia dovuta al fatto che manca la bollinatura.
  È evidente che, se noi anche approvassimo questo articolo aggiuntivo senza il consenso esplicito sulle coperture, questo articolo aggiuntivo sarebbe inefficace. Dico anche al Governo, lo dico al sottosegretario, che le sue risposte, con grande rispetto, signor sottosegretario, non sono state per noi soddisfacenti. Noi chiediamo che su questo vi sia un impegno serio del Governo, non con un altro intervento, signor sottosegretario.
  Chiediamo che vi sia un impegno serio con un provvedimento che sani questa situazione e che consenta al gruppo del Partito Democratico, che di questa vicenda fa una bandiera di carattere ontologico rispetto al dovere della politica, di vedere su questa vicenda una soluzione in tempi rapidissimi.

  PRESIDENTE. Colleghi, è presente in tribuna il Ministro degli affari esteri e degli emigrati del Libano, Gebran Bassil, che è in visita alla Camera, accompagnato da una delegazione. Grazie e buon lavoro (Applausi).
  Colleghi, calma, perché abbiamo un certo numero di iscritti.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Cicu. Ne ha facoltà.

  SALVATORE CICU. Signor Presidente, vorrei, rispondendo al collega Rosato, richiamare, invece, la sua attenzione e l'attenzione del gruppo del PD, perché oggi non possiamo scrivere un'altra pagina di ingiustizia rispetto al popolo sardo. Non vi è più tempo, non vi sono «se» o «ma»: vi è la necessità, in questo momento, ora e qui, di decidere su un passaggio fondamentale.
  È una risposta che credo debba essere data e chiedo al mio gruppo, nell'ipotesi in cui l'articolo aggiuntivo dovesse essere ritirato, di farlo proprio. Vogliamo che oggi, qui, vi sia la verità, cioè vi sia la disponibilità di un Governo che, in pochi secondi, in pochi minuti, può trovare una copertura finanziaria, e invece vuole porre un ulteriore problema di ritardo.
  Noi sappiamo che non ci vorrà una settimana, un mese o un anno, ma questo problema, come tutti gli altri problemi di questo tipo e di questo settore, verranno accantonati e li vivremo sulla pelle di un popolo che, ancora una volta, avrà una pagina di ingiustizia. Quindi, chiedo al mio gruppo che faccia proprio questo articolo aggiuntivo nell'ipotesi in cui venga ritirato (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia – Il Popolo della Libertà – Berlusconi Presidente).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Crippa. Ne ha facoltà.

  DAVIDE CRIPPA. Signor Presidente, vorrei ricordare che nella votazione precedente sono mancati proprio una manciata di voti. Per cui, è un appello ai colleghi di Scelta Civica, che, in qualche modo, spesso sono vicini alle realtà imprenditoriali, che, forse, non si rendono conto che con questo sistema potremmo, in qualche modo, far ripartire quelle imprese che hanno subito gravi danni alle proprie attività produttive e hanno, forse, una speranza di far ripartire qualcosa, premesso il fatto che dobbiamo avere la coscienza che è un intervento da fare per rilanciare anche la Sardegna ai fini della capacità produttiva della stessa.
  Allora, non vedo il motivo per cui una forte componente della parte imprenditoriale produttiva non possa votare a favore di una misura di sostegno al rilancio di imprese danneggiate da calamità naturali. Guardatevi un po’ al vostro interno e votate questo emendamento. Ai colleghi del PD: noi voteremo il vostro emendamento, voi non lo so (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Saluto gli alunni e i docenti dell'istituto professionale Umberto Pag. 27Di Pasca, in provincia di Potenza, che stanno assistendo ai nostri lavori dalle tribune (Applausi).
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Dell'Orco. Ne ha facoltà.

  MICHELE DELL'ORCO. Signor Presidente, noi, sicuramente, in questo provvedimento, riconosciamo piccoli aiuti – in realtà sono briciole – per i territori del Veneto e dell'Emilia – comunque, riconosciamo gli interventi che sono stati fatti –, però non possiamo dimenticarci, appunto, gli altri territori che erano in questo provvedimento, come la Toscana e la Sardegna. Non si parla di miliardi di euro, come promette il Presidente del Consiglio, ma di pochi milioni di euro.
  È sinceramente ridicolo che non si riescano a trovare le coperture per questi interventi, che, è evidente, sono necessari da parecchio tempo. Va bene che tendenzialmente voi votate contro gli emendamenti dell'opposizione, i nostri emendamenti del MoVimento 5 Stelle. Siete, invece, ridicoli se votate contro i vostri stessi emendamenti.
  Quindi, un appello ai deputati del PD, che già prima hanno visto bocciare l'emendamento precedente dei colleghi Corda e Nicola Bianchi per pochi voti, a votare a favore di questo articolo aggiuntivo della collega Pes.
  Bisogna farlo subito e rendere utile questo Parlamento, in cui, fino ad ora, ci sono solo poche persone che decidono per tutti...

  PRESIDENTE. Concluda.

  MICHELE DELL'ORCO. Rendiamo utile questo Parlamento, ora (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) !

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole D'Ambrosio. Ne ha facoltà.

  GIUSEPPE D'AMBROSIO. Signor Presidente, come gruppo, riteniamo che le buone idee non hanno colore politico: non hanno frontiere e confini. Proprio per questo visto che, come ritenevamo prima importante il nostro articolo aggiuntivo, riteniamo adesso importante quello della collega, praticamente identico; a nome di tutto il gruppo MoVimento 5 Stelle, intendiamo sottoscrivere questo articolo aggiuntivo. Al Partito Democratico – visto che voi, invece, lo dite in televisione – chiediamo, noi a voi, una volta tanto, sulle buone idee di scongelarvi: scongelatevi una volta tanto e votate le buone idee che non hanno colore politico, soprattutto se partono da voi.

  PRESIDENTE. Onorevole D'Ambrosio, ovviamente la sottoscrizione cumulativa ha un valore politico, perché poi, diversamente, tutti devono sottoscrivere l'emendamento singolarmente.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Capezzone. Ne ha facoltà.

  DANIELE CAPEZZONE. Signor Presidente, spero in un estremo invito al buonsenso, che vorrei rivolgere davvero in spirito bipartisan, levandoci le casacche di parte e di partito, perché la Sardegna non è di centrosinistra, non è di centrodestra, non è 5 Stelle: è di tutti, come ogni parte del territorio nazionale.
  Io conosco ed apprezzo lo scrupolo e la serietà del sottosegretario Zanetti e del Viceministro Casero ed il loro senso liberale e la loro avvedutezza. Conoscono ed apprezzo l'attenzione dei colleghi del Partito Democratico, ma davvero non comprendo l'errore clamoroso che rischia di maturare per scelta del Governo e del Partito Democratico.
  Non c’è dubbio, sarebbe molto meglio avere decreti-legge assolutamente omogenei e lo diciamo inascoltati da tanto tempo. Non c’è dubbio, sarebbe stato meglio avere una discussione piena su tutti gli emendamenti nelle Commissioni. Non c’è dubbio, va bene. Ma ora che il problema si è determinato e c’è l'occasione di risolverlo, perché sciuparla ? È paradossale che Pag. 28il Partito Democratico rischi di votare contro un emendamento del Partito Democratico, sostenuto dalle altre forze politiche, con la motivazione che lo stesso Partito Democratico è favorevole al contenuto della cosa, da fare però al Senato in altro provvedimento. Consentitemi, lo dico nel vostro interesse, è una cosa incomprensibile.
  Aggiungo che tra poco, essendo qui previsto l'intervento del Presidente del Consiglio, noi non chiuderemo il dibattito in mattinata, quindi c’è tempo in Commissione. Davvero in tre ore si fanno veramente tante cose, se c’è una volontà politica. Consentitemi – e concludo davvero – , e consentite a me, esponente di Forza Italia, di citare Matteo Renzi che in quest'Aula ha detto: scusate, c’è uno scollamento tra quello che accade nelle Aule parlamentari e i sentimenti dei cittadini.
  Davvero, sfido chiunque a spiegare ai cittadini, non solo della Sardegna, quello che sta accadendo: le forze di maggioranza che votano contro un emendamento di maggioranza per sostenerlo tra una settimana in altro ramo del Parlamento. Davvero, è un invito al buonsenso.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Fedriga. Ne ha facoltà.

  MASSIMILIANO FEDRIGA. Signor Presidente, intervengo solamente per sottoscrivere l'emendamento a nome del gruppo e ovviamente anticipo che, se venisse accolta dai colleghi presentatori la richiesta di accedere all'invito al ritiro dell'onorevole Rosato, noi faremmo proprio questo articolo aggiuntivo.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Buonanno. Ne ha facoltà.

  GIANLUCA BUONANNO. Signor Presidente, per prima cosa volevo fare notare l'inadeguatezza del sottosegretario Zanetti, nel senso che secondo me è stato mandato qui al macello da parte dei funzionari, perché un sottosegretario che non sa neanche di che cosa stiamo parlando nella sostanza mi viene male !
  Da questo spunto ... chiedo un attimo alla Ravetto se può abbassare la voce...

  LAURA RAVETTO. Scusa, Buonanno.

  GIANLUCA BUONANNO. Grazie. Mi sono sostituito a lei e mi scuso, signor Presidente.
  Come dicevo, voglio anche fare mia una proposta, perché quando si dice di voler cambiare le istituzioni, una delle cose che secondo me manca in questo Parlamento è che non si può far diventare immediatamente deputati e poi uomini di Governo gente che non ha fatto neanche il consigliere comunale. Ci si ritrova poi ad avere dei provvedimenti per cui alla fine uno non sa neanche di che cosa parla.
  Sarà un brevissimo commercialista, ma non è certo uomo di Governo in questo momento.

  PRESIDENTE. Onorevole Buonanno, sia gentile, abbia anche rispetto del sottosegretario, e comunque ha concluso il suo tempo, concluda.

  GIANLUCA BUONANNO. Sto facendo una critica costruttiva, le sto dicendo anche, signor Presidente, che qua...

  PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Buonanno.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Sottanelli. Ne ha facoltà.

  GIULIO CESARE SOTTANELLI. Signor Presidente, ho ascoltato con interesse l'ultimo intervento del collega Buonanno e si può dire che abbiamo ascoltato di tutto in questo Parlamento negli ultimi dodici, tredici mesi, ma oggettivamente da Buonanno non accettiamo nella maniera più assoluta nessun tipo di lezione, neanche da persone come lui..

  PRESIDENTE. Sì, però parliamo del merito.

Pag. 29

  GIULIO CESARE SOTTANELLI. Signor Presidente, però non si possono dire certe cose nella maniera più assoluta, lei lo doveva interrompere perché andava anche sul personale, e non accettiamo nessuna lezione da Buonanno che deve ancora tornare a scuola.

  PRESIDENTE. Onorevole, innanzitutto, se lei forse non se ne fosse accorto, io ho tolto la parola all'onorevole Buonanno, forse era distratto. La pregherei di stare all'argomento esattamente in base allo stesso criterio per il quale ho tolto la parola all'onorevole Buonanno. La ringrazio e vada avanti.

  GIULIO CESARE SOTTANELLI. Signor Presidente, mi associo alla richiesta del collega Rosato di invitare i colleghi al ritiro dell'articolo aggiuntivo, perché vi è stato un impegno ben preciso del Governo, con la presenza del sottosegretario Zanetti, in quanto ovviamente è interesse del Governo, di tutto Parlamento e di Scelta civica, dare una risposta concreta e definitiva ai problemi della Sardegna. È ovvio che siamo arrivati qui con una carenza di copertura finanziaria, così come il collega presidente della Commissione bilancio, Boccia, ci ha certificato con il suo intervento.
  Ritengo, quindi, che abbiamo a breve una ulteriore possibilità: in Commissione finanze stiamo esaminando il decreto-legge sulla finanza locale e all'articolo 8 già sono previste delle agevolazioni per la Sardegna con l'anticipo dei trasferimenti dei fondi. Può essere un provvedimento giusto per avere il tempo idoneo a trovare la copertura finanziaria e tornare, nel più breve tempo possibile, in Aula per dare una soluzione definitiva al problema della Sardegna.
  Per quanto riguarda – ho sentito anche altre colleghi che chiedevano un intervento strutturale per creare un sistema per quanto concerne la Protezione civile – l'esigenza di dare una risposta concreta, Scelta Civica ha presentato una proposta di legge che crea un sistema di coperture sistematiche ogni qual volta vi siano degli eventi atmosferici o dei terremoti, e quindi degli eventi eccezionali. È stata depositata, e mi auguro che la Commissione ambiente la cominci ad esaminare a breve perché l'Italia è l'unico Paese in Europa che non ha una legge specifica per le calamità naturali (Applausi dei deputati del gruppo Scelta Civica per l'Italia).

  PRESIDENTE. Onorevole Sottanelli, solo per chiarirle che potrà controllare sul resoconto stenografico che io non solo ho detto all'onorevole Buonanno di essere rispettoso nei confronti del sottosegretario, ma gli ho anche tolto la parola. Quindi, francamente credo di aver fatto quello che era mio compito.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Causi. Ne ha facoltà.

  MARCO CAUSI. Signor Presidente, visto che la discussione ha assunto dei toni che vanno molto al di là dell'oggetto della materia, e che mi sembrano anche un po’ di strumentalità politica, io tengo a precisare, e lo faccio nella responsabilità di capogruppo di una forza di maggioranza che sostiene questo Governo, che stiamo parlando di una norma che, insieme ad altre, era già stata votata dalla Commissione bilancio del Senato nel decreto sugli enti locali, cosiddetto «salva Roma2», e che poi il Presidente Grasso nell'Aula del Senato ha ritenuto di togliere dal testo, per evitare che fosse eccessivamente appesantito, e di inserirla in un disegno di legge a prima firma Zanda (quindi a prima firma del capogruppo del PD al Senato), dove troverà una copertura omnicomprensiva. Non ha torto il sottosegretario Zanetti, e ha anche provato a spiegarlo l'onorevole Rosato, questa copertura piccola non c’è, ma potrebbe essercene un'altra più ampia per l'insieme dei vari provvedimenti che in questo momento sono all'esame del Senato.

  PRESIDENTE. La invito a concludere.

  MARCO CAUSI. Come forza di maggioranza dobbiamo avere il dovere di respingere Pag. 30ogni strumentalizzazione del caso Sardegna e sappiamo che la soluzione di questo tema è in corso al Senato nell'ambito di altri provvedimenti.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Di Salvo. Ne ha facoltà.

  TITTI DI SALVO. Signor Presidente, anche se a titolo personale, voglio dire che il gruppo Sinistra Ecologia Libertà sottoscrive la proposta emendativa di cui stiamo parlando con le motivazioni già dette dall'onorevole Piras. Quindi, intervengo solo per annunciare che noi sottoscriviamo come intero gruppo questa proposta emendativa.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Pesco. Ne ha facoltà.

  DANIELE PESCO. Signor Presidente, intervengo per sottoscrivere la proposta emendativa in esame, ma penso che siano già arrivati i colleghi con il foglio con tutte le nostre firme, e per dire che noi la sottoscriviamo perché crediamo veramente che possa dare aiuto ai cittadini che hanno subito dei veri danni per le alluvioni e fare in modo che il nostro Paese non sia un Paese dove si dividono le regioni in «serie A» e «serie B», come qualcuno ha già detto. Dobbiamo riuscire a condividere le idee buone e portare avanti quelle che crediamo siano veramente a favore di tutti i cittadini (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Lavagno. Ne ha facoltà.

  FABIO LAVAGNO. Signor Presidente, intervengo, visto che, come ha ricordato, la sottoscrizione dei gruppi non può avvenire se non in termini politici, per sottoscrivere la proposta emendativa e per puntualizzare l'assoluta necessità di fare chiarezza rispetto a questo tema. Qui nessuno vuole mettere in croce il sottosegretario Zanetti, che gli interventi precedenti definivano una brava persona; lo confermiamo, è una brava persona. Però ci vuole una volontà politica, che è determinata da quanto è stato ricordato dall'onorevole Palese, una banale variazione di bilancio per trovare le coperture, non nuove coperture, ma semplicemente un dilazionamento delle entrate.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Gallinella. Ne ha facoltà.

  FILIPPO GALLINELLA. Signor Presidente, ovviamente già è stato detto che il MoVimento 5 Stelle ha sottoscritto anche tecnicamente la proposta emendativa e volevo dire ai colleghi, soprattutto di Scelta Civica e del Partito Democratico, che non sempre nella vita capita una seconda possibilità. Prima, in occasione della proposta emendativa del MoVimento 5 Stelle, posso anche capire la volontà di non votarla, ma adesso, in occasione della vostra proposta emendativa, che ha lo stesso obiettivo, ovvero alleviare le sofferenze di un'isola che ha avuto un'alluvione sospendendo il pagamento dei tributi per rilanciare un po’ anche il tessuto sociale, non solo quello imprenditoriale, è la volta buona. Quindi, vi chiedo, questa volta votate la vostra proposta emendativa.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Cancelleri. Ne ha facoltà.

  AZZURRA PIA MARIA CANCELLERI. Signor Presidente, io vorrei fare un altro appello a quest'Aula, perché noi non facciamo – includo anche il mio gruppo, anche se in realtà non è proprio così – politiche di prevenzione riguardo a questi fenomeni, sebbene il nostro territorio sia comunque ricco, purtroppo, di questi fenomeni in varie zone dell'Italia. Non facciamo nulla neanche dopo, perché adesso abbiamo l'opportunità di intervenire concretamente. Abbiamo anche l'opportunità, per una volta, di collaborare, senza alcuna distinzione. La proposta emendativa l'abbiamo Pag. 31presentata noi, non è andata bene. Adesso c’è la vostra proposta emendativa, quella della maggioranza, noi l'abbiamo sottoscritta e siamo pronti a votarla. Per una volta facciamo un intervento collettivo unitario a favore del nostro Paese (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Boccia. Ne ha facoltà.

  FRANCESCO BOCCIA. Signor Presidente, intervengo solo per specificare ancora una volta che nel merito della proposta emendativa siamo tutti d'accordo. Penso non ci sia un collega, un deputato che non sia d'accordo sulla proposta emendativa. Ma ribadisco che la copertura individuata per la proposta emendativa a prima firma Pes fa riferimento al 2013, bilancio chiuso, ed è tecnicamente non sostenibile e votabile. Quindi, il tema è banalmente connesso ai 90 milioni di euro di copertura che servono, sui quali siamo tutti d'accordo. Quindi, lo dico anche al presidente Capezzone, o la Commissione di merito si assume la responsabilità di fare un'altra proposta o il Governo trova i 90 milioni di euro; altrimenti noi voteremo una proposta emendativa sui cui contenuti siamo tutti d'accordo, ma che ha coperture tecnicamente sbagliate.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Vecchio. Ne ha facoltà.

  ANDREA VECCHIO. Signor Presidente, intervengo perché credo che il collega Zanetti non abbia bisogno dei sostegni e soprattutto delle dichiarazioni di «brava persona», perché qui dentro siamo tutti brave persone. Il collega Zanetti è un grande tecnico e ricopre con professionalità e dignità la carica alla quale è stato deputato. Però io voglio dire un'altra cosa: il dibattito di questa mattina, che per certi versi...

  PRESIDENTE. Scusi, onorevole Vecchio: gentilmente, i colleghi deputati, Ministri e sottosegretari che non sono interessati al dibattito... grazie. Prego, onorevole Vecchio, ha 20 secondi ancora.

  ANDREA VECCHIO. Il dibattito di questa mattina, che per certi versi mi sembra patetico, è la prova chiara e lampante che questo Paese è governato dalla malaburocrazia, e questa dobbiamo aggredire; il Governo Renzi a questo si è impegnato e per questo lo dobbiamo aiutare (Applausi dei deputati del gruppo Scelta Civica per l'Italia).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Colletti. Ne ha facoltà.

  ANDREA COLLETTI. Signor Presidente, considerato quanto ha appena riferito il collega Boccia, io a questo punto...

  PRESIDENTE. Scusi, onorevole Colletti: forse non ci siamo capiti, il banco del Governo deve essere lasciato libero, grazie. Prego, onorevole Colletti.

  ANDREA COLLETTI. A questo punto chiedo anche ufficialmente, e visto che è presente il Governo quasi interamente, una sospensione per l'eventuale riformulazione dell'articolo aggiuntivo. Abbiamo tutto il tempo per trovare la copertura, perché penso che, considerate anche le cifre che ha nominato Cottarelli ieri di 3 e 5 miliardi di euro, c’è tutto il tempo e tutta la possibilità di trovare milioni di euro necessari per la prevenzione e anche per fare qualcosa per la martoriata Sardegna. Quindi, ufficialmente chiedo una sospensione per la riformulazione dell'articolo aggiuntivo, insieme al collega Boccia alla collega proponente e al sottosegretario Zanetti (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. La devo intendere, mi pare di capire, una proposta di accantonamento. A questo punto chiedo al relatore qual è la sua posizione.

Pag. 32

  GIOVANNI SANGA, Relatore per la maggioranza. Signor Presidente, il Governo già si è espresso su questa materia e le posizioni mi sembrano ormai abbastanza chiare, quindi penso che ci siano tutte le condizioni per procedere.

  PRESIDENTE. Allora, bisogna porre questa proposta in votazione, dopo l'intervento di un oratore a favore ed uno contro.

  ROBERTO CAPELLI. Chiedo di parlare a favore.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  ROBERTO CAPELLI. Signor Presidente, mi sembra una proposta di buon senso per apportare tutte le modifiche tecniche che ha sottolineato il presidente Boccia e; credo si possa in breve trovare la giusta copertura, tecnicamente parlando, ad un articolo aggiuntivo che è, a quanto pare, per le stesse dichiarazioni dei colleghi che sono intervenuti, unanimemente condiviso. Quindi, se c’è una copertura finanziaria nel provvedimento in discussione al Senato, richiamato dal collega Causi, quella stessa copertura venga riportata nell'emendamento in discussione qui oggi.

  PRESIDENTE. Chi parla contro ? Nessuno. Passiamo ai voti.
  Pongo in votazione, mediante procedimento elettronico senza registrazione di nomi, la proposta di accantonamento.
  Dellai ? Locatelli ? Folino ? Berlinghieri ?
  (È respinta).

  La Camera respinge per 73 voti di differenza.

  ALESSIO MATTIA VILLAROSA. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  ALESSIO MATTIA VILLAROSA. Signor Presidente, volevo solo precisare, visto che dopo verrà il Presidente Renzi, quanto sia ridicolo questo Governo che deve chiamare i suoi componenti per bocciare una proposta della sua maggioranza (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Dove volete arrivare ? Non ci arriverete mai al 2018 (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)!

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo Pes 3.0100, con il parere contrario della Commissione, del Governo e della V Commissione (Bilancio) e con il parere favorevole del relatore di minoranza.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Arlotti, Folino, Paris, Piepoli, Vecchio, Berlinghieri, Gutgeld, Dellai, Scalfarotto...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:
   Presenti  455   
   Votanti  445   
   Astenuti   10   
   Maggioranza  223   
    Hanno votato  190    
    Hanno votato no  255.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  Passiamo alla votazione dell'emendamento 3-bis. 400, da votare ai sensi dell'articolo 86, comma 4-bis, del Regolamento.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Marchi. Ne ha facoltà.

  MAINO MARCHI. Signor Presidente, torniamo per certi versi su un argomento che ha delle similitudini con quello precedente. In questo caso io propongo certamente di votare quanto propone l'emendamento, ma non posso sottrarmi a rendere consapevole quest'Aula anche delle contraddizioni che abbiamo vissuto nella discussione in questi giorni.
  In sostanza, con questo emendamento passa da tre a due anni la proroga del Pag. 33periodo di rimborso della quota capitale dei finanziamenti bancari per il pagamento dei tributi e dei contributi nelle aree delle tre regioni colpite dal sisma del 2012. È un miglioramento rispetto alla normativa attuale, che prevede la proroga di un anno di cui al decreto cosiddetto milleproroghe, e un peggioramento rispetto a quello che aveva previsto il testo, così come approvato dalla Commissione di merito, che, invece, prevedeva tre anni.
  La motivazione per cui abbiamo dovuto dare il parere di modifica in Commissione bilancio è che la Ragioneria generale dello Stato ci ha segnalato che la riclassificazione dell'incasso dei tributi e dei contributi nei conti nazionali, che sarebbe imputato non più all'anno di competenza 2012 ma in base al profilo dell'effettivo incasso, a causa del mancato differimento dell'effettivo onere gravante sul contribuente rispetto all'anno di competenza delle somme dovute, questa possibile riclassificazione, come diceva il presidente Boccia, potrebbe avere effetti anche sul rapporto deficit/PIL relativo al 2012. Questa era una questione che era stata sollevata proponendo inizialmente di sopprimere quanto previsto dalla Commissione. Il Governo ha fatto una mediazione, di cui lo ringrazio, portando la proroga a due anni.
  La questione che voglio però far presente è la seguente. È difficile per i parlamentari di quel territorio spiegare ai propri cittadini perché, in dicembre, un simile articolo fu approvato nel decreto-legge «salva Roma»: c'era la fiducia, venne qui, lo approvammo con la fiducia, poi il decreto-legge fu ritirato ma soprattutto, nella relazione di accompagnamento delle modifiche fatte al Senato predisposta dalla Ragioneria, c'era la «bollinatura» di questo articolo simile.
  E non è cambiato assolutamente nulla, non è una questione relativa al 2013 e adesso siamo nel 2014, non cambia l'articolazione del provvedimento, non ci sono effetti derivanti da altre norme, per cui è del tutto incomprensibile, a mio avviso, o comunque si tratta di una questione grave che, alla fine dell'autunno, la Ragioneria dica che va bene e, alla fine dell'inverno, dica che ci sono problemi. Questo rende difficile per il Parlamento legiferare, e credo che sia una questione sulla quale è opportuno che il Governo faccia il dovuto approfondimento perché comunque il problema di arrivare a tre anni resta aperto.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Guidesi. Ne ha facoltà.

  GUIDO GUIDESI. Grazie Presidente, colgo l'occasione per ribadire quello che ho già detto in Commissione bilancio. Approfitto dell'intervento del collega Marchi, che è lo stesso che ha fatto in Commissione bilancio, perché effettivamente il collega non ha tutti i torti, nel senso che, quando parla di un atteggiamento ondivago a volte della Ragioneria dello Stato, per lo meno sul metodo e magari non sui contenuti, ha perfettamente ragione: bisogna che ci chiariamo da questo punto di vista.
  Ciò non toglie – e lo dico a lei, Presidente, per dirlo a tutta l'Aula – che, se l'atteggiamento del nuovo Governo è quello di dire «non preoccupatevi delle coperture: ci sono sempre e per tutti», noi ci troveremo di fronte più che ad una valutazione sul metodo della Ragioneria ad un vero e proprio scontro. Per cui l'invito che rivolgo al Governo è anzitutto di chiarirsi sul metodo a livello comunicativo e poi valutare il lavoro della Ragioneria.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Baruffi. Ne ha facoltà.

  DAVIDE BARUFFI. Signor Presidente, per annunciare il mio voto in dissenso dal gruppo su questo emendamento. Non ce l'ho naturalmente né con il mio gruppo né con i componenti della Commissione bilancio, che hanno svolto un lavoro importante così come i colleghi della Commissione finanze.
  Io credo che siamo di fronte a fatto grave. Lo richiamava con parole, secondo Pag. 34me, importanti il collega Marchi. Vorrei usarne di ancor più chiare. Abbiamo già avuto modo, come Aula, di approvare un provvedimento analogo dentro altra norma. Oggi cambia il parere della Ragioneria dello Stato. Il nostro gruppo ci ha messo la faccia, deve tirare indietro la mano come nel provvedimento di prima. Il Governo è costretto ad usare parole di incertezza e a balbettare: non fa buona figura nemmeno il Governo. Il Parlamento non è nella condizione di conoscere, nel momento in cui vota, se il parere della Ragioneria potrà cambiare anche in futuro.
  Faccio presente che, se ci trovassimo davvero nella condizione di aver votato in altra circostanza un provvedimento che avrebbe fatto sforare il rapporto deficit/PIL per l'Italia, ne sarebbe derivato un grande guaio per questo Paese, per quest'Aula e per chi ha votato. Credo che qualcuno della Ragioneria dello Stato dovrà rispondere. Il Governo farebbe bene a mettere mano a questo nodo che sta diventando francamente imbarazzante.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Buonanno. Ne ha facoltà.

  GIANLUCA BUONANNO. Signor Presidente, volevo solo ricordare che, circa un paio di anni fa, questo Parlamento, con il Partito Democratico in testa, ha votato per dare ai terremotati di Messina e Reggio Calabria, per il terremoto – lo ricordo – del 1908, molti soldini perché, dopo oltre un secolo, ce ne volevano altri. Mentre oggi per la Sardegna non riescono a trovare tre milioni e duecentomila euro. Questo per dire che, se questo provvedimento fosse arrivato prima delle elezioni regionali di qualche settimana fa, questo atteggiamento non ci sarebbe stato da parte del Partito Democratico.
  Inoltre, vorrei sapere dai sottosegretari sardi di questo Governo che cosa ne pensano dell'atteggiamento del Governo stesso.

  FILIPPO BUSIN, Relatore di minoranza. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  FILIPPO BUSIN, Relatore di minoranza. Signor Presidente, solo per cambiare il parere in contrario su questo emendamento.

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 3-bis.400, da votare ai sensi dell'articolo 86, comma 4-bis, del Regolamento, con il parere favorevole della Commissione e del Governo e con il parere contrario del relatore di minoranza.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Cera, Simoni, Folino, Locatelli, Dellai. Approfitto per salutare gli alunni e i docenti dell'Istituto di istruzione superiore Boscardin di Vicenza, che stanno assistendo ai nostri lavori dalle tribune (Applausi). Grazie di essere qui. Ci siamo colleghi ? Abbiamo votato ?
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  449   
   Votanti  376   
   Astenuti   73   
   Maggioranza  189   
    Hanno votato  281    
    Hanno votato no  95.

  La Camera approva (Vedi votazioni).

  (I deputati Fiorio e Marazziti hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole e il deputato D'Attorre ha segnalato di aver espresso voto contrario mentre avrebbe voluto esprimere voto favorevole).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Dis. 1. 1. della Commissione, con il parere favorevole del Governo e del relatore di minoranza.Pag. 35
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Cera, Tartaglione, Beni, Folino... ci siamo colleghi ? Faenzi.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  443   
   Votanti  439   
   Astenuti    4   
   Maggioranza  220   
    Hanno votato  372    
    Hanno votato no  67.

  La Camera approva (Vedi votazioni).

  (La deputata Pes ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto favorevole).

  Avverto che, consistendo il disegno di legge di un solo articolo, non si procederà alla votazione dell'articolo unico, ma, dopo l'esame degli ordini del giorno, si procederà direttamente alla votazione finale, a norma dell'articolo 87, comma 5, del Regolamento.

(Esame degli ordini del giorno – A.C. 2012-A)

  PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli ordini del giorno presentati (Vedi l'allegato A – A.C. 2012-A).
  Avverto che l'ordine del giorno n. 9/2012-A/4 deve intendersi a prima firma Ghizzoni.
  Se nessuno chiede di intervenire per illustrare gli ordini del giorno, invito il rappresentante del Governo ad esprimere il parere.

  ENRICO ZANETTI, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Signor Presidente, il Governo accetta l'ordine del giorno Scuvera n. 9/2012-A/1; il Governo accetta, altresì, l'ordine del giorno Piras n. 9/2012-A/2, a condizione che la parte iniziale del dispositivo sia riformulata nel modo seguente: «impegna il Governo a valutare l'opportunità di».

  PRESIDENTE. Poi c’è l'ordine del giorno Paglia n. 9/2012-A/3.

  ENRICO ZANETTI, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Sull'ordine del giorno Paglia n. 9/2012-A/3, il Governo esprime parere contrario, oppure è accolto come raccomandazione.

  PRESIDENTE. No, mi scusi, è accolto come raccomandazione oppure, eventualmente, parere contrario ?

  ENRICO ZANETTI, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Esatto, ovviamente, sì.

  PRESIDENTE. Bene.

  ENRICO ZANETTI, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Il Governo accetta, altresì, l'ordine del giorno Ghizzoni n. 9/2012-A/4, a condizione che la parte iniziale del dispositivo sia riformulata nel modo seguente: «impegna il Governo, compatibilmente con gli obiettivi di finanza pubblica, a valutare l'opportunità di».

  PRESIDENTE. Bene, poi c’è l'ordine del giorno Capezzone n. 9/2012-A/5.

  ENRICO ZANETTI, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Il Governo accetta l'ordine del giorno Capezzone n. 9/2012-A/5, a condizione che il dispositivo sia riformulato nel senso di sopprimere le parole da: «nonché» fino alla fine, quindi ci si interrompe dopo la parola: «conclusa».

  PRESIDENTE. Quindi, è accettato con riformulazione ?

  ENRICO ZANETTI, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Sì.

  PRESIDENTE. Sta bene, la ringrazio.Pag. 36
  Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Scuvera n. 9/2012-A/1, accettato dal Governo.
  Prendo atto che i presentatori accettano la riformulazione e non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Piras n. 9/2012-A/2, accettato dal Governo, purché riformulato.
  Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Paglia n. 9/2012-A/3, accolto dal Governo come raccomandazione.
  Onorevole Ghizzoni, accetta la riformulazione del suo ordine del giorno n. 9/2012-A/4, accettato dal Governo, purché riformulato ?

  MANUELA GHIZZONI. Signor Presidente, chiederei al Governo una riflessione e un ripensamento su questa espressione del parere, in considerazione della straordinaria eccezionalità, che non è accaduta mai nella nostra storia nazionale, di un territorio che subisce prima un evento sismico e poi un evento alluvionale. È veramente una situazione straordinaria ed eccezionale. Quindi, io chiedo al sottosegretario, che forse in questo momento è impegnato...

  PRESIDENTE. Onorevole Causi...

  MANUELA GHIZZONI. ... di rivedere il parere e di accogliere questo ordine del giorno.

  PRESIDENTE. Signor sottosegretario ?

  ENRICO ZANETTI, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Va bene, aderisco alla richiesta.

  PRESIDENTE. Sta bene, quindi è accettato senza riformulazione.
  Chiedo ai presentatori se accettino la riformulazione dell'ordine del giorno Capezzone n. 9/2012-A/5, accettato dal Governo, purché riformulato.

  DANIELE CAPEZZONE. Signor Presidente, ringrazio il sottosegretario per l'attenzione, ma davvero lo prego di rivedere la richiesta di riformulazione soppressiva. Lo dico per lui, lo dico per i colleghi: qui si tratta di salvaguardare – è un punto di certezza del diritto – decine di cittadini che hanno presentato validamente un'istanza. Noi dobbiamo salvaguardarli, ma anche garantire che la documentazione e le informazioni che hanno fornito non possano essere usate a loro danno. Sarebbe paradossale. Io mi auguro che questo non accada mai da parte dell'Agenzia delle entrate, ma non vedo cosa osti a che il Governo precisi questo aspetto con un'indicazione positiva a tutela dei cittadini e della certezza del diritto.
  Quindi, davvero mi affido al Governo: trattandosi di un ordine del giorno che non è sottoscritto solo da me, ma dal capogruppo del partito di maggioranza in Commissione, dal capogruppo della Lega in Commissione, è assolutamente bipartisan, è assolutamente di buon senso, mi parrebbe davvero curioso mutilarlo. Altrimenti, devo chiederne la votazione integrale.

  PRESIDENTE. Il Governo ?

  ENRICO ZANETTI, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Signor Presidente, questo quinto ordine del giorno è arrivato proprio all'ultimo momento. L'inciso probabilmente dovrebbe essere superfluo rispetto alla norma transitoria introdotta, però, a maggior chiarezza, teniamolo, e va bene.

  PRESIDENTE. Prendo, dunque, atto che l'ordine del giorno Capezzone n. 9/2012-A/5 è accolto e che i presentatori non insistono per la votazione.
  È così esaurito l'esame degli ordini del giorno presentati.
  Come già preannunziato ai gruppi per le vie brevi, poiché il Presidente del Consiglio dei ministri ha fatto sapere di essere ancora impegnato nella riunione del Consiglio supremo di difesa presso la Presidenza della Repubblica, le comunicazioni previste per le ore 12 avranno luogo a Pag. 37partire dalle ore 12,30 circa. Sospendo, pertanto, la seduta fino a tale ora.

  La seduta, sospesa alle 12,15, è ripresa alle 12,40.

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE LAURA BOLDRINI

Comunicazioni del Presidente del Consiglio dei ministri in vista del Consiglio europeo di Bruxelles del 20 e 21 marzo 2014, nonché sullo stato dell'economia e della finanza pubblica.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di comunicazioni del Presidente del Consiglio dei ministri in vista del Consiglio europeo di Bruxelles del 20 e 21 marzo 2014, nonché sullo stato dell'economia e della finanza pubblica.
  La ripartizione dei tempi è pubblicata in calce al resoconto stenografico della seduta del 12 marzo 2014.

(Intervento del Presidente del Consiglio dei ministri)

  PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare il Presidente del Consiglio dei ministri, Matteo Renzi.

  MATTEO RENZI, Presidente del Consiglio dei ministri. Signora Presidente, gentili deputati, il Consiglio europeo che è previsto per domani e dopodomani avrebbe dovuto essere prevalentemente interessato ai temi della competitività, della crescita e dell'occupazione. Dico avrebbe dovuto, perché le vicende di crisi alle quali stiamo assistendo in Ucraina, che hanno costituito oggetto di un incontro straordinario dei Capi di Stato e di Governo quindici giorni fa e che hanno visto molteplici formali incontri tra i responsabili delle delegazioni degli affari esteri, sicuramente saranno particolarmente approfondite, in particolare nel corso della cena di domani.
  Credo, però, che sia utile da parte mia tentare di proporre il punto di vista del Governo italiano e ascoltare le valutazioni del Parlamento tentando di tenere insieme i due punti che la Presidente ha appena ricordato, perché è del tutto evidente che una riflessione sullo stato economico del nostro Paese, dei nostri conti pubblici, è anche condizione e, per alcuni aspetti, oggetto della discussione europea. Tento cioè di offrire alla vostra valutazione una riflessione che tenga insieme i temi del Consiglio europeo con la discussione sullo stato dei conti pubblici e con le misure che già sono state oggetto di una prima valutazione informale anche da parte di questo Parlamento nella discussione che già c’è stata, e che comunque vedrà nei prossimi giorni e settimane l'approvazione del DEF e, più in generale, di alcune misure che il Governo porterà alla vostra attenzione.
  Parto da un non europeo, da uno degli incontri di questi giorni non con un Capo di Stato e non con un europeo. Ho incontrato – e per me è stato un incontro particolarmente importante – l'ex Presidente del Brasile, Lula. Perché dico che per me è stato un incontro particolarmente importante ? Perché ciascuno di noi ha i propri punti di riferimento, e io trovo che un Capo di Stato, un politico che riesce a portare 30 milioni di persone fuori dalla povertà e a fare un investimento sulla mobilità sociale che ha riguardato 60 milioni dei suoi concittadini costituisce giocoforza un punto di riferimento. Interpreto infatti la politica come l'occasione per cui, partendo da uno stato di uguaglianza, ciascuno possa giocare la carta della mobilità, del talento, della opportunità. E in questa discussione avuta a Palazzo Chigi con l'ex Presidente Lula, che ha anche toccato alcuni argomenti interessanti rispetto al rapporto tra Italia e Brasile e, più in generale, tra Europa e America latina, mi ha particolarmente colpito una considerazione che il Presidente Lula ha espresso e che sintetizzo in modo un po’ brutale così: non ho mai visto l'Europa e gli Stati europei così rassegnati, pessimisti e stanchi.Pag. 38
  Credo che chi rappresenta un Paese all'interno del Consiglio europeo debba partire da questa considerazione. L'Europa oggi vive una fase di difficoltà che è evidente agli occhi dei cittadini, e non importa il sondaggio di turno del talk show o della trasmissione televisiva per ricordarci come sia forte in tutto il continente il rischio di una forte affermazione di partiti populisti e antieuropeisti. Ma questo tipo di evidenza è un'evidenza che va oltre il cittadino comune, che arriva persino a quei politici di tutto il mondo che hanno sempre visto nel nostro continente un modello e un punto di riferimento.
  Allora, mi ha molto colpito e mi sono domandato: al Consiglio europeo e, in generale, nei vari Consigli che i Ministri presidiano, che cosa andiamo a dire ? Che cosa andiamo a portare al di là delle relazioni che abbiamo predisposto e che abbiamo preparato ? Al di là delle note tecniche su cui possiamo confrontarci ? Che tipo di impeto possiamo portare all'interno di un percorso, quello della costruzione e dell'implementazione dell'Unione europea che oggettivamente subisce una battuta d'arresto ? Si dirà, subisce una battuta d'arresto perché c’è la crisi. Non è così, non è solo così.
  Ho trovato una frase, e partirei da questo, di un grande europeista italiano, risale a 19 anni fa, era il momento in cui la Commissione di Jacques Santer si presentò al Parlamento europeo, forse la prima volta in cui il Parlamento europeo giocò un ruolo anche significativo. Era Alex Langer che diceva queste parole: «stiamo costruendo un'Europa di spostati e velocizzati, dove si smistano sempre più merci, persone, pacchetti azionari, ma si vuotano di vivibilità le città e le regioni».
  Perché voglio partire da Alex Langer e da quel 1995, peraltro tragico ? Peraltro tragico per lui e anche per l'Europa, il 1995, ricordiamo, è l'anno di Srebrenica, è l'anno dei caschi blu olandesi, è l'anno del fallimento delle politiche istituzionali o, meglio, delle istituzioni rispetto alla politica. Perché sono partito di lì ? Sono partito di lì per dire che il rischio di una deriva tecnocratica e burocratica europea è un rischio che non avverte questo Parlamento o questo Governo perché c’è stata la crisi economica e finanziaria degli ultimi anni, ma è un rischio che è dentro, insito nell'animo e nel cuore di chi da anni si batte per un'Unione europea degna di questo nome e al quale oggi dobbiamo dare una risposta, a maggior ragione perché nei prossimi otto mesi non soltanto ci sarà il passaggio elettorale, mai significativo come in questo caso, anche se da quando facciamo politica tutti noi sappiamo che le elezioni successive sono sempre quelle più importanti, mai abbiamo trovato qualcuno che dicesse che quelle elezioni che stiamo per fare non sono importanti, ma questo passaggio è oggettivamente importante e rilevante. Avremo il cambiamento delle istituzioni europee, a partire dal cambiamento della Commissione, e avremo il semestre italiano, il semestre europeo a guida italiana, a cui il precedente Governo guidato dal Presidente Letta, che saluto e che ringrazio, ha dato un importante stimolo e punto di riferimento.
  Bene, questo è lo scenario nel quale ci muoviamo. Possiamo parlare di crisi e competitività ? Sì, ma dobbiamo farlo partendo da questo. Possiamo parlare dei conti pubblici ? Sì, ma dobbiamo farlo partendo da questo sguardo. E anche la discussione europea, o meglio la discussione di politica estera, che in qualche modo classicamente torna oggetto della discussione all'interno delle istituzioni italiane o europee, è un paletto che dobbiamo utilizzare e avere come riferimento partendo da questo sguardo: lottare contro una Europa che sia semplicemente espressione della tecnocrazia e della burocrazia e fare dell'Europa, riprendere quello sguardo profondamente alto e ideale che l'Unione europea aveva avuto nel sogno dei padri fondatori e nel sogno dei Paesi fondatori, tra cui l'Italia.
  Se questo è lo scenario, noi parteciperemo ai lavori del Consiglio europeo incentrando naturalmente l'attenzione sul tema della competitività industriale (è stato anche oggetto in particolar modo del Pag. 39bilaterale, del summit governativo con il Governo tedesco), prendendo atto che in questi anni la crisi dell'Europa, rispetto ai modelli internazionali e rispetto in particolar modo alla crescita dei cosiddetti Paesi emergenti, è sotto gli occhi di tutti, e il tema della competitività non si pone soltanto nel nostro Paese, si pone anche nel nostro Paese, per alcuni aspetti soprattutto nel nostro Paese, e si pone dapprima che vi fosse la crisi di finanziaria del 2008.
  Chi di noi ricorda la copertina dell’Economist in cui l'Italia era vista come il vero malato d'Europa perché da quindici anni non cresceva, prima che scoppiasse la crisi finanziaria, sa che questo tema è un tema oggetto della discussione da molti anni, non da ieri. Questo è un passaggio molto importante, ma il passaggio sulla competitività dell'Europa dobbiamo farlo avendo chiaro che la cornice internazionale nella quale ci muoviamo è una cornice che ha bisogno di un'Europa che torni a fare l'Europa, che torni a fare il suo mestiere di guida, almeno dal punto di vista ideale, valoriale, quello a cui ci richiamava il Presidente Lula nell'incontro che ho appena ricordato.
  Il tema della competitività industriale, per quello che ci riguarda, sarà inserito all'interno di quello che è stato definito il «Progetto sul rinascimento industriale europeo» anche nel corso dell'incontro del G2G con i tedeschi, ma che pone per la prima volta un'interessante innovazione di metodo di cui credo sia giusto non porre a conoscenza il Parlamento, che lo sa sicuramente, ma che vede per la prima volta la competitività industriale inserita all'interno di un ragionamento che comprenda l'energia – con tutti i problemi ad essa collegati, e vista sia come costo sia come impiego efficiente delle risorse – e l'occupazione, non inserite quindi in un quadro intersettoriale, ma in un quadro complessivo, unitario.
  In questo senso, in particolar modo la relazione «Clima, energia, competitività», che vede oggi oggettivamente una divisione all'interno dei ventotto, e noi siamo tra i Paesi che spingono per un livello più avanzato, ma c’è oggettivamente una divisione in due, almeno in due, su questo specifico settore, bene questo tema sarà poi oggetto della discussione ovviamente in sede di semestre europeo, anche approfittando del summit di settembre delle Nazioni Unite e, per quello che ci riguarda, immaginando un percorso che possa vedere nel 2015, anche nella fase di preparazione del vertice di Parigi, l'Expo come un'occasione di valorizzazione delle specificità italiane. Quindi, per la prima volta, competitività, energia, clima, occupazione inseriti in un quadro unitario d'insieme. Mi sembra che sia un fatto molto importante e molto significativo.
  Sui temi e gli obiettivi che ci siamo dati rispetto a clima ed energia, con gli obiettivi precisi in materia di emissioni e rinnovabili alla scadenza del 2030, è evidente che questo sarà un tema di discussione profondo perché sia la percentuale di rinnovabili sia gli obiettivi che ci siamo dati e che noi condividiamo vedono oggi una parte dei Paesi europei decisamente perplessi rispetto alla possibilità di raggiungere i target che ci siamo dati e che sono già stati oggetto anche di una valutazione nel corso del bilaterale.
  Credo che su questi temi sarà importante utilizzare il semestre come occasione per approfondimenti specifici e settoriali e, per quello che riguarda l'Italia, sarà importante riuscire ad utilizzare il semestre in termini di competitività anche ponendo alcune sfide innovative di cui, forse, a livello europeo si è discusso in modo soltanto settoriale, ma che possono essere invece occasioni trasversali. Faccio un riferimento esplicito: abbiamo convenuto di organizzare nel mese di ottobre un importante appuntamento sull'Agenda digitale in tutti e ventotto i Paesi, immaginando di arrivarci con un lavoro ancora più approfondito da parte del nostro Governo e delle nostre istituzioni, dopo ciò che già è stato fatto dalla Commissione guidata dal presidente Francesco Caio. Perché ? Perché una parte della competitività del sistema deriva dall'investimento sulla STI e deriva dalla capacità delle forze politiche e dei Governi di tradurre in Pag. 40atti concreti tutto il grande tema dell'Agenda digitale. Di questo abbiamo discusso sia con François Hollande che con Angela Merkel negli scorsi incontri e abbiamo deciso che a ottobre, in Italia, svolgeremo un appuntamento ad hoc centrato su questi temi per mostrare come un pezzo della competitività sia anche l'investimento sull'innovazione e sullo sviluppo delle reti, non solo delle reti tradizionali.
  Il secondo tema di discussione che affronteremo all'interno del vertice del Consiglio di domani è ovviamente relativo alla questione Ucraina.
  Mi permetterete però, anche in coerenza con quanto annunciato qui in sede di replica nel corso del dibattito sulla fiducia, di sottolineare come una delle cifre del semestre europeo e del lavoro di queste primissime settimane di azione del Governo sia quello di tentare di affermare, con grande determinazione e forza per quanto possibile, il valore di una politica estera europea che vada oltre la gestione delle emergenze e che sia capace di avere nel Mediterraneo il cuore naturale della nostra azione. Per questo, il primo viaggio all'estero da parte del nuovo Governo – come ricorderete dissi qui – si è svolto in Tunisia; per questo, nel corso dei primi colloqui, abbiamo sottolineato la rilevanza strategica di quell'area; per questo, abbiamo sottolineato come siano stati importanti i risultati che abbiamo ottenuto nel corso del vertice del 6 marzo a Roma sulla Libia, e per questo sottolineiamo come il Mediterraneo debba uscire da una dimensione di frontiera dell'Europa per essere il centro dell'azione di sviluppo del nostro Paese e dell'Unione europea.
  Questo, naturalmente, senza dimenticare l'attenzione che ha portato, per esempio, questa notte, all'interno dell'operazione «Mare Nostrum», le nostre strutture – che vorrei ringraziare una ad una – ad intervenire per salvare 2.077 persone all'interno del nostro mare nostrum, 2077 persone (Applausi). Credo che, da questo punto di vista, sia particolarmente significativo che teniamo insieme le due cose senza uno sguardo ideologico per cui si pensa che, chiudendosi, saremo in grado di essere più sicuri.
  Noi abbiamo bisogno di pattugliare, di controllare, di presidiare e di avere una capacità profonda di intervento, a partire dai singoli Paesi d'origine, e poi di pattugliamento da parte dei nostri mezzi, ma, contemporaneamente, di affermare che il Mediterraneo è quel luogo privilegiato della politica continentale che porta, ad esempio, a considerare un valore che l'Italia insista sul tema dell'attenzione alle «primavere arabe», con tutte le difficoltà, le contraddizioni, i limiti e gli squilibri che quel processo ha messo in atto.
  Io ho voluto incontrare in Tunisia cinque giovani esponenti della società civile tunisina – perché quel Paese, da cui tutto ha preso le mosse, è anche l'unico Paese che oggi è arrivato a dotarsi di una Costituzione – per dare un segnale che, mentre anche tra di noi discutiamo – questa Camera ha discusso a lungo durante l'esame della legge elettorale, ad esempio, del grande tema dell'equilibrio di genere e questo Governo è un Governo composto per la metà di donne – non ci sia uno sguardo miope ma ci sia uno sguardo capace di rendersi conto che, a qualche decina di chilometri da noi, dalle nostre coste, esiste una grande questione culturale, direi morale, civile e, per alcuni aspetti, politica, per tanti aspetti politica, che è quella che si collega al nostro sguardo sul Mediterraneo.
  Anche per questo motivo, credo che, nell'affrontare il tema dell'Ucraina, non ho che da ripetere le parole che il Ministro Mogherini Rebesani ha già pronunciato, intervenendo sia in Aula che in Commissione, e cioè che riteniamo, insieme alla comunità internazionale, che il referendum svolto in Crimea sia un referendum illegittimo e che vi sia la necessità di un'azione concreta da parte di tutte le istituzioni, e in particolar modo i Paesi europei che fanno parte del G8, per cercare di addivenire rapidamente ad una soluzione, che non può naturalmente prescindere dal ruolo della Russia e che noi immaginiamo di stare a fianco dei nostri Pag. 41alleati. Già è accaduto lunedì a Bruxelles e immagino che continueremo in questa direzione giovedì prossimo, ossia a partire da domani, sul tema delle prime iniziative in termini di sanzioni, e che siano sanzioni graduali e reversibili, questa è l'espressione che noi abbiamo utilizzato perché immaginiamo che vi sia bisogno di tenere aperto un canale di dialogo proprio mentre giudichiamo illegittimo il referendum e le conseguenze che esso sta producendo.
  Bene, in questo scenario, nello scenario ucraino, la chiave, la stella polare dell'azione del Governo, che immaginiamo sia condivisa da questo Parlamento, è quella di riuscire a collaborare con tutti i livelli istituzionali per una soluzione della crisi che sia una soluzione politica, che sia una soluzione rispettosa del diritto internazionale e che sia una soluzione che non ci faccia tornare indietro rispetto ad un disegno di cortina di ferro che, probabilmente, è soltanto negli incubi di alcuni tra i protagonisti di questa vicenda, ma che noi dobbiamo scongiurare. E trovo – lo segnalo all'attenzione del Parlamento – di sicuro interesse un documento che è stato pubblicato anche dalla stampa italiana, che è l'intervento dell'ex Segretario di Stato americano, Henry Kissinger, quando ha sottolineato la necessità di uno sguardo attento e approfondito sulla situazione ucraina e più in generale sul rapporto tra l'Europa e la Russia, tra l'Europa, gli Stati Uniti, naturalmente, e la Russia naturalmente.
  Bene, il terzo e ultimo punto di discussione all'interno del Consiglio europeo mi costituisce l'occasione per legare le due parti della relazione e intervenire sulle questioni più legate alla vicenda interna del nostro Paese, perché riguarda la situazione economica in attesa che i documenti dei vari Governi siano vagliati dalla Commissione europea nel mese di aprile e, quindi, in attesa del percorso che vedrà arrivare allo stato dell'arte, al punto della situazione sui conti nazionali europei, su cui naturalmente si inseriscono e si innestano le considerazioni che il Governo ha posto all'attenzione dell'opinione pubblica nell'annunciare un pacchetto di riforme, che peraltro erano già state annunciate nel corso della discussione sulla fiducia, e che riguardano la situazione economica del nostro Paese.
  Su questo punto, trovo che sia assolutamente fondamentale che si esca da una visione per la quale l'Europa ci controlla i compiti o l'Europa ci fa le pulci. L'Europa non è un'istituzione «altra» rispetto a ciò che siamo noi e, prima saremo in grado di affermare con decisione che Italia e Europa, a dispetto di una certa propaganda facilmente smontabile dalla realtà, non sono due controparti, ma sono – fatemelo dire fuori dai tecnicismi – sulla stessa barca, per cui o l'Italia è in grado di cambiare se stessa, per dare slancio al processo europeo, e, contemporaneamente, o l'Europa è in grado di uscire da una visione totalmente incentrata sull'austerity per aiutare la crescita come il Consiglio europeo, ma anche sia l'Ecofin che il Consiglio degli affari esteri e varie realtà istituzionali hanno iniziato a sottolineare, o siamo in grado di tenere insieme queste due battaglie qui, oppure non c’è spazio per la politica.
  Rimaniamo a quella frase di Langer che risale al 1995. Rimaniamo ad una visione dell'Europa che è una visione totalmente tecnocratica ed incapace di offrire alcuna speranza, totalmente rassegnata. Ecco il punto centrale per il quale tengo insieme – e vado a concludere – le due questioni. Noi abbiamo offerto un pacchetto di riforme che parte dalla riforma costituzionale e istituzionale, che – non credo di svelare nessun segreto – è quella che più ha colpito anche i nostri partner europei. Perché la riforma costituzionale e istituzionale è il segno che l'Italia è pronta a fare la propria parte nel percorso di cambiamento in corso.
  Come possiamo essere credibili a chiedere un'altra Europa, se da trent'anni, la discussione sul bicameralismo è sempre quella ? Come possiamo essere credibili a chiedere un'altra Europa più attenta alla stabilità, se il nostro sistema elettorale non garantisce la stabilità ? Come possiamo essere in grado di chiedere di superare l'euroburocrazia se, per primi noi, in tutti Pag. 42i nostri documenti, in tutte le nostre campagne elettorali, combattuti su fronti diversi, continuiamo a dire che abbiamo un programma di riforma della pubblica amministrazione e a non affrontarlo ?
  Come possiamo essere credibili a chiedere di cambiare le regole del gioco sull'occupazione giovanile, quando noi abbiamo dei numeri sulla disoccupazione giovanile che gridano vendetta ? Provate a controllare i numeri di partenza: in Francia la disoccupazione non è molto più bassa che da noi. Sono circa due punti percentuali, ma la differenza fra la disoccupazione giovanile francese e quella italiana è di oltre 20 punti; no, non di oltre, precisamente di 20 punti percentuali, 22 a 42 per cento.
  È evidente, dunque, che l'Italia ha bisogno, se vuole essere soggetto credibile in Europa, di cambiare se stessa. Allora, rapidamente, noi abbiamo proposto, e lo faremo in modo dettagliato nella discussione di domani e dopodomani, di considerare il triplice sforzo che l'Italia sta facendo non come concessione all'Europa, «vi facciamo questo, almeno ci date qualche margine di flessibilità», ma come condizione della dignità del dibattito politico italiano.
  Noi non stiamo concedendo all'Europa di fare le riforme che l'Europa ci chiede. Noi stiamo concedendo a noi stessi di guardarci allo specchio, convinti che le cose che abbiamo promesso finalmente le facciamo. Ecco il pacchetto di riforme, ecco perché questo Parlamento, questa Camera dei deputati, ha un ruolo centrale, perché da questa Camera dipende, al di là delle singole posizioni, che sono, naturalmente, legittime in un'assise democratica, che la legge elettorale si faccia o no, e che sia una legge elettorale che dia un vincitore certo, e che sia una legge elettorale che riduca il potere di veto.
  Ecco perché è fondamentale che si superi il livello istituzionale delle province, perché vi è un eccesso di livelli istituzionali in Italia, e lo diciamo da anni. Ecco perché è fondamentale che la riforma costituzionale, nel superare il bicameralismo, detti regole più chiare sul rapporto tra regioni e Stato centrale. Ecco perché è fondamentale che alcune istituzioni che hanno fatto il loro tempo, ancorché previste dalla Costituzione – ogni riferimento al CNEL è puramente voluto – possano vedere nella discussione parlamentare un loro superamento definitivo, per dare il segno che, prima di andare a tagliare negli interventi che riguardano i cittadini, partiamo da noi, diamo noi il buon esempio, e che, quando siamo in condizioni di parlare all'Europa per eliminare le sacche di burocratismo che l'Europa ha, iniziamo da casa nostra.
  Ecco perché è fondamentale che, nei prossimi mesi, la pubblica amministrazione, il fisco, in ossequio alla delega fiscale, e il tema della giustizia siano affrontati prima del 1o luglio. Non è colpa di un commissario europeo se ci viene detto che, sulla giustizia civile, siamo gli ultimi. Non possiamo pensare che l'Europa sia il nostro alibi. I dati che vengono offerti dall'Europa non sono dati della «strega brutta e cattiva», che pone dei numeri a caso, ma sono i dati delle nostre debolezze. Risolvere il problema della giustizia civile è una priorità per il nostro Paese.
  Alla luce di questo, credo che le riforme istituzionali e costituzionali che abbiamo inserito nella discussione siano una grande novità, non nei contenuti, ma nella consapevolezza di tutte le forze politiche – non ignoro che su questo tema si è registrata una convergenza più ampia rispetto a quella della maggioranza di Governo – che sono viste di assoluto buon occhio, perché sono la premessa, per noi, per stare al tavolo europeo.
  Vi è un secondo elemento, che è quello del lavoro. So che vi è una discussione, anche aperta, ma la modifica delle regole sul lavoro non è una materia a piacere da portare, che possiamo togliere o mettere. Credo che il Parlamento, nella legge delega sul lavoro, avrà l'occasione per una grande riflessione su come sono andate le cose in questi venti anni. Si è pensato di creare lavoro per decreto, e si è fallito; si è Pag. 43pensato di ridare garanzie a una generazione attraverso il moltiplicarsi di norme, e si è ugualmente fallito.
  E oggi abbiamo la disoccupazione giovanile che è a livelli atroci.
  Questa consapevolezza deve spingere il Parlamento, attraverso – spero che sia stato apprezzato – lo strumento della delega, a una grande discussione sui principi generali e poi ad un approfondimento che tocchi alcuni temi innovativi: come modifichiamo il sistema degli ammortizzatori sociali, come interveniamo sul salario minimo, come diamo l'occasione di un assegno universale di disoccupazione, garantendo anche chi oggi garanzie non ha avuto, ma come contemporaneamente consentiamo a degli imprenditori che vogliano investire, di potere assumere, senza bisogno di avere la difficoltà pratica di farlo.
  Questo punto, il secondo delle tre riforme, è un punto centrale, non è un argomento che si può spostare perché poi c’è da discutere e da litigare tra di noi, perché è il secondo punto, non che viene richiesto in Europa, ma che viene richiesto dal 42 per cento dei disoccupati giovani.
  E poi c’è un terzo elemento, un terzo elemento che è fondamentale, che sono le misure di natura economica. La prima misura di natura economica – consapevoli come siamo che sarà questo Parlamento, questa Camera e il Senato, a dover votare con una maggioranza qualificata – è stata l'offerta, la scelta, l'individuazione di un nome per l'Autorità contro la corruzione. Si dirà: ma che misura economica è ? Io sono consapevole che questa misura, prima ancora di essere una misura economica, che corrisponde a un impegno preso dai precedenti Governi, dal Governo Monti prima e dal Governo Letta poi, è una misura di natura culturale.
  Lasciatemelo dire perché, individuando una figura che combatte la camorra e che è il magistrato Raffaele Cantone, mi viene naturale oggi, 19 marzo, svolgere e dedicare un pensiero a don Peppe Diana, un pensiero commosso a chi allora fu ucciso in modo atroce (Prolungati applausi), e che comunque non ci esime dal prendere atto che si continua a morire di criminalità, persino a tre anni, come è accaduto a Taranto due giorni fa.
  Ma per chi di noi ha iniziato a fare politica, venendo da alcuni movimenti associativi, c’è la figura di don Peppe Diana e, per chi di noi lo aveva conosciuto quando aveva scritto «Per amore del mio popolo non tacerò», per chi di noi ha visto in alcune figure, come quella di don Peppe, qualcosa di più che un punto di riferimento, ebbene, il collegamento alla lotta contro la corruzione va oltre l'aspetto economico, ma è un passaggio economico: in tutte le graduatorie internazionali perdiamo 20-30 posti, perché abbiamo un sistema che viene considerato – talvolta devo dire persino a torto, ma in molti casi a ragione – ancora foriero di grandi miglioramenti. E noi dobbiamo andare in questa direzione.
  Il secondo elemento di misura economica, che noi abbiamo predisposto – e vado rapidissimamente a terminare che sono stato fin troppo lungo, come sempre – è quello dell'immediato intervento a favore del ceto medio.
  In questi anni, l'Italia i compiti li fatti. I Governi che mi hanno preceduto, che ci hanno preceduto, non sono stati a girarsi i pollici e noi abbiamo la certezza che, dalla nostra parte, non ci sono gli slogan. Ci sono i numeri: questo è un Paese che, da anni, ha un avanzo primario; questo è un Paese che rispetta i vincoli europei; questo è un Paese che ha il secondo export dei 28 Paesi europei; questo è un Paese che ha una manifattura che continua ad avere dei risultati straordinari; questo è un Paese di cui siamo orgogliosi ed è un Paese che ha bisogno di un racconto diverso anche di se stesso all'estero.
  Detto questo e detto che noi non abbiamo paura a confrontarci con nessuno sui numeri, non abbiamo paura a confrontarci con nessuno sui dati, non abbiamo paura a confrontarci con nessuno sul rispetto dei parametri europei, sappiamo di avere una grande zavorra, anche in questo caso culturale prima ancora che economica, che è quella del debito pubblico e del rapporto con il PIL.Pag. 44
  Negli ultimi tre anni abbiamo fatto dei netti miglioramenti dal punto di vista dell'avanzo primario, eppure il rapporto debito pubblico/PIL è cresciuto a quanto ? Dal 120 al 132 per cento, e ciò per due motivi che ho visto che nelle bozze di risoluzione sono ampiamente illustrati.
  Il primo, per una contribuzione da parte del nostro Paese ai Fondi salva Stati, perché non dimentichiamoci mai che l'Italia dà all'Europa più di quello che economicamente riceve. Siamo un contribuente attivo. Poi abbiamo il problema di come spendiamo le cose che abbiamo, poi abbiamo il problema di come spendiamo i Fondi di coesione, poi abbiamo il problema di come noi siamo in grado di utilizzare le risorse che ci vengono assegnate e che ci andiamo a prendere, ma questa è un'altra storia, è una storia che attiene alla nostra capacità di cambiare noi stessi, precondizione di uno sforzo di cambiamento possibile per l'Europa. Ma il passaggio dal 120 al 132 per cento è arrivato anche e soprattutto per il fatto che il PIL è crollato, non soltanto è diventato negativo, ma è uno dei peggiori dell'Eurozona, e tra i Paesi del G20 siamo gli unici a non essere cresciuti; perché ? Perché ci sono mancate le riforme strutturali.
  Ecco allora il punto centrale: siamo partiti da un'operazione di taglio del cuneo a doppia cifra, specificando proprio in quest'Aula che si trattava di 10 miliardi, e abbiamo deciso di prendere questi 10 miliardi che derivano da un margine ampio che ancora abbiamo in ordine alla spending review, che presenteremo nelle sedi parlamentari, come è giusto che sia, dopo un'analisi politica, perché il commissario ci ha fatto l'elenco e toccherà a noi come parte politica individuare dove tagliare o «no». Se una famiglia non ce la fa più, è evidente che deve fare i conti in casa, poi saranno il babbo e la mamma, il papà e la mamma, a decidere cosa tagliare e cosa «no». Quindi noi ci presenteremo in modo chiaro in Parlamento con l'elenco delle voci dove vogliamo intervenire e dove «no».
  Ma accanto all'analisi e all'intervento sulla spending review, abbiamo ancora dei margini che stanno dentro il mondo della finanza pubblica e il mondo dei conti pubblici e che illustreremo nel DEF, come è naturale che sia. Però questi primi dieci miliardi li vogliamo dare immediatamente come detrazioni a quei 10 milioni di italiani che guadagnano meno di 1.500 euro al mese; perché questo ? Innanzitutto, per un fatto economico. Noi pensiamo che questa misura aiuti a sostenere non l’export che è già forte, certo si può sempre migliorare, ma il mercato interno che è totalmente bloccato (Commenti di deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle ). Non è difficile capire, basta impegnarsi e poi uno lo capisce, non è difficile, vi facciamo lo schemino (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Scelta Civica per l'Italia). Il punto centrale è che questa misura è innanzitutto una misura di sostegno all'economia. È, secondo, poi, una misura di giustizia sociale. Oggi abbiamo vissuto, in questo periodo abbiamo vissuto, una fase in cui abbiamo visto crescere il costo della vita in condizioni particolarmente dure e contemporaneamente una situazione dei salari che è rimasta praticamente bloccata.
  Il terzo punto – attenzione che questo è importante – è andare a restituire un elemento di speranza e di fiducia agli italiani. Trovo che questo passaggio sia molto importante, noi abbiamo una significativa parte dei nostri concittadini che negli ultimi anni hanno smesso di sperare, oltre che di spendere, in parte per un'evidente situazione di difficoltà economica, ma in un'altra parte perché, e chi è più bravo di me nelle previsioni economiche sa perfettamente come anche la componente psicologica sia un elemento fondamentale, si è creato un clima di terrore intorno al nostro Paese, si è creato un clima di rassegnazione, si è creato un clima nel quale l'impressione era che l'Italia fosse finita.
  Bene, in questo scenario la prima mossa è questa. La seconda è quella di intervenire riequilibrando, a parità di tassazione, l'intervento sulle aziende rispetto Pag. 45all'intervento sulle rendite finanziarie. Il terzo elemento è quello dell'intervento sull'energia, sul costo dell'energia per le piccole e medie imprese, che sono quelle che sono fuori dagli sgravi per le imprese energivore e che sono contemporaneamente sopra la media europea. Chi conosce – e le affronteremo domani e dopodomani – le grandi questioni di politica energetica comunitaria, sa come oggi la concorrenza americana è particolarmente forte nel mercato globale e che, quindi, c’è un tema vero che riguarda l'Europa. Però, se io penso a un'azienda del nord est penso a un'azienda che nel nord est ha il costo dell'energia che è più o meno il 25-30 per cento più alto di quello che ha il concorrente della Baviera. E allora è evidente che noi dobbiamo dire che chi riesce a stare sul mercato globale nonostante questa difficoltà è un eroe. È un eroe (Applausi della deputata Malpezzi). Fare dei piccoli interventi in questo senso è un primo passo che noi vogliamo fare.
  Io sono stato – l'ho detto – troppo lungo e vado a chiudere. Il pacchetto di misure che presentiamo all'Unione europea, non viene presentato per ottenere un imprimatur o una bollinatura, o ottenere il timbro. Sono misure che il timbro lo debbono avere da questo Parlamento. Vorrei essere chiaro con chi in queste ore sta dicendo: «Andiamo in Europa a chiedere la linea». La linea la chiediamo a chi è stato eletto e che ha sicuramente la possibilità di raccontare che c’è un grande alibi, che è l'Europa, ma non si rende conto che la sfida che tiene insieme tutti gli argomenti di cui ho discusso – dalla politica estera al clima, all'energia, alle misure economiche – è affermare che la politica ha ancora uno spazio, è affermare il fatto, l'idea, il concetto, che in questo momento nel nostro Paese esiste uno spazio per la politica. E se esiste uno spazio per la politica, noi pensiamo che l'Italia debba non semplicemente aspettare il cambio della Commissione, ma debba iniziare dal cambiare le idee che stanno dentro il dibattito europeo. E pensiamo che, se questo è vero, il futuro non è uno spazio da aspettare, il futuro è un luogo da conquistare. E se questo è vero, noi siamo stanchi di chi va in televisione a dire: «Non faremo la fine della Grecia» (Commenti dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie). Fa piacere il buonumore, perché è un elemento importante della crescita economica di un Paese (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). Quando qualcuno dice: «Non faremo la fine della Grecia» e immagina di poter offrire al nostro Paese un orizzonte fatto di difficoltà e di disagio, non si rende conto che il punto non è che fine noi vogliamo fare. Il punto è quale inizio vogliamo costruire. Ma perché questo accada, abbiamo una priorità, che è una priorità reale: quella di dire che la politica ha ancora un valore.
  Deputate e deputati, ci aspettano otto mesi di discussione molto dura. Noi proponiamo a questo Parlamento di avere il coraggio di cambiare se stesso per cambiare l'Europa. Noi proponiamo a questo Parlamento di avere il coraggio di affrontare temi che sono nell'agenda politica da vent'anni e dimostrare ai nostri concittadini che siamo in grado di farle, le cose. Se saremo in grado di realizzare quello di cui abbiamo parlato, dalla riforma costituzionale, istituzionale ed elettorale al cambio di politica economica, legandosi a una visione non incentrata sull’austerity, ma incentrata sulla crescita e sullo sviluppo, che combatta la disoccupazione non a parole, ma attraverso un cambio di paradigma, se saremmo in grado di fare questo, allora anche il passaggio politico del 25 maggio non sarà un derby tra europeisti e antieuropeisti. Infatti, voglio dirlo con molta franchezza, chi immagina di dare tutte le colpe all'Europa non inganna se stesso, inganna i propri elettori. E c’è un unico modo per avere più euro in tasca: avere più Europa dentro le nostre istituzioni (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico, Scelta Civica per l'Italia, Per l'Italia, Nuovo Centrodestra e di deputati del gruppo Misto).

  MASSIMILIANO FEDRIGA. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

Pag. 46

  MASSIMILIANO FEDRIGA. Signora Presidente, in relazione ai tempi del discorso del Presidente del Consiglio e legittimamente utilizzati, io però le chiedo formalmente la possibilità di ampliare i tempi a disposizione dei gruppi per poter approfondire il dibattito, anche dato dagli spunti del Presidente del Consiglio, perché i tempi utilizzati sono stati più che ampi e quindi chiederei perlomeno la cortesia di rivedere anche i tempi ristretti concessi in questa occasione ai gruppi parlamentari.

  PRESIDENTE. Onorevole Fedriga, come lei sa i tempi a disposizione del Governo sono sempre orientativi. Detto questo, poi il Presidente del Consiglio dovrà recarsi al Senato alle 16,30, quindi noi possiamo chiedere al Senato eventualmente una flessibilità, però non posso darle la risposta ora. Mi faccia chiedere e vediamo se c’è la possibilità almeno di una trentina di minuti in più.

(Discussione)

  PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione sulle comunicazioni del Presidente del Consiglio dei ministri.
  È iscritta a parlare la deputata Garavini. Ne ha facoltà. Colleghi, per favore !

  LAURA GARAVINI. Signor Presidente del Consiglio, il pacchetto di misure da lei proposto dentro e fuori quest'Aula in vista del prossimo Consiglio d'Europa, è quello di un'Italia coraggiosa, non certo rassegnata (questo per fare riferimento all'aneddoto da lei preannunciato sull'intervento dell'ex Presidente del Brasile Lula), un'Italia coraggiosa, capace di impressionare l'Europa.
  Basta guardare le reazioni al suo tour di questi giorni: forte apprezzamento da parte dei principali leader europei che lei ha incontrato, dalla stampa internazionale e dall'opinione pubblica. Apprezzamento e rispetto per il nostro Paese e rispetto per un'Italia che sta tornando in Europa a testa alta. E questa è una gran bella notizia, di cui essere fieri.
  Il messaggio è chiaro: l'Italia vuole dare una svolta alla sua economia e dare un futuro alla sua gente, soprattutto ai giovani del nostro Paese. Ma al tempo stesso l'Italia non vuole sfondare il tetto del 3 per cento e intende continuare a rispettare i vincoli del bilancio. E questo non è affatto scontato, anzi: ricordiamo che solo 10 anni fa la Germania, allora in crisi, si mosse in modo diverso, sforando in modo netto il tetto imposto dal trattato di Maastricht. Significa che l'Italia di oggi fa meglio della Germania di ieri. Questa è una cosa che possiamo sottolineare con molta chiarezza a quei tedeschi e a quei colleghi europei che, a volte, vogliono dare lezioni all'Italia o vogliono fare le pulci all'Italia.
  Noi non vogliamo risolvere i nostri problemi facendo nuovi debiti e questo non perché ce lo chiede la Merkel o perché ce lo chiede l'Europa: è frutto di una chiara scelta politica. Lo facciamo perché non è giusto vivere alle spalle delle nuove generazioni, continuando a produrre debiti destinati a soffocare i nostri figli, cosa che in Italia è stata fatta sin troppo a lungo.
  Allora bisogna dare una svolta alla politica in Italia, ma anche in Europa: non possiamo continuare a puntare solo sull'austerità. Una politica fatta solo di risparmi è destinata ad uccidere l'economia. Proseguire con la politica voluta a suo tempo dalle destre conservatrici sarebbe uno schiaffo ai tanti giovani italiani ed europei che chiedono un futuro, che vogliono uscire dal vicolo cieco in cui ci ha portato la politica di austerità ideologica. In periodi di crisi non ci si può trincerare nel risparmio più bieco. Al contrario, per un periodo limitato è giusto investire, anche come Stato. Poi, una volta superata la crisi, allora è importante saldare i debiti. Necessario è che le spese sostenute non vengano utilizzate per coprire spese correnti, bensì solo per investimenti finalizzati a creare nuovi posti di lavoro. E questo è esattamente ciò che si propone il suo piano di riforme, Presidente, e questo Pag. 47è un bene per il Paese, perché viene messo nelle condizioni di rimettersi in moto e di ricominciare a correre.
  Iniziamo allora a mettere finalmente in atto politiche per la crescita, politiche di investimento e dello sviluppo, capaci di creare nuovo lavoro in Italia ed in Europa. I tagli apportati negli anni passati dalle destre europee hanno ridotto sul lastrico interi Paesi ed hanno provocato la disoccupazione e la conseguente povertà di 19 milioni di persone nel nostro continente. È drammaticamente grave che in molte parti del sud dell'Europa oltre la metà dei giovani sia senza lavoro e senza prospettive per il futuro.
  Allora, proprio e soprattutto per le nuove generazioni, l'Europa ha bisogno di una politica diversa che produca benessere. In Europa serve una politica che pensi di più alla gente e meno al destino dei mercati finanziari. Non può essere che abbiamo speso oltre 700 miliardi di euro per salvare le banche e contro la disoccupazione giovanile si stanzino appena 6 miliardi di euro.
  Nei prossimi anni a livello europeo bisogna dunque concentrarsi sulla creazione di lavoro. Abbiamo bisogno di un grande Piano Marshall di investimento volto a promuovere occupazione, soprattutto giovanile. Bisogna investire in innovazione, in specializzazione professionale, in capitale umano. In altre parole, dobbiamo puntare su lavoro, lavoro e ancora lavoro, innanzitutto, partendo dal rilancio dell'industria europea, in un'ottica di sviluppo eco-compatibile. Perché competitività industriale – lo diceva bene lei nel suo intervento –, politiche ambientali e politiche energetiche possono andare di pari passo. Non devono essere per forza di cose in conflitto tra di loro, anzi possono essere complementari e contribuire fortemente alla crescita economica e alla creazione di posti di lavoro nel rispetto dell'ambiente. Particolare attenzione va dunque riservata al risparmio energetico, alle nuove tecnologie, alla green economy, ai settori industriali strategici, alla ricerca e all'innovazione. Va potenziata, inoltre, la rete infrastrutturale, sottraendo interi territori da un isolamento, non solo geografico, ma anche socio-economico. Va contrastato duramente il dumping salariale. Non può essere che in Italia un lavoratore venga assunto per soli 4,4 euro all'ora con un contratto stipulato in un altro Paese europeo che gli garantisce contributi pensionistici da fame. Va allora pensato all'introduzione di un salario minimo in tutti i Paesi europei. E vanno rafforzati anche i diritti sociali in Europa perché un'Europa in cui le differenze sociali crescono anziché diminuire, non può funzionare. Abbiamo bisogno di armonizzare gli standard sociali europei. L'Europa non può significare perdere i diritti acquisiti, bensì i diritti sociali vanno estesi a quei Paesi che non ce li hanno.
  Ma favorire l'occupazione significa anche frenare la povertà dilagante e contrastare i massicci fenomeni di immigrazione per bisogno dall'est Europa e dal resto del mondo. Anche alla luce del particolare ruolo che l'Italia vuole giocare nel Mediterraneo e in vista del prossimo vertice Unione europea-Africa, è importante rimarcare che tanti di quei disgraziati che arrivano in Europa via mare vengono spesso costretti ad andarsene a causa di quella stessa fame che viene provocata dalla stessa Europa attraverso politiche agricole e marittime che appunto danneggiano i Paesi del Mediterraneo, in particolare del nord Africa. E poi dobbiamo attuare politiche serie contro il cambiamento climatico.
  Oggi l'Europa, Presidente, si trova davanti ad un passaggio cruciale della propria storia. I singoli Paesi, con i loro egoismi nazionalistici, cercano di fare la parte del leone attraverso politiche di parte, spesso dettate più dagli appuntamenti elettorali che dall'interesse collettivo. Ma la politica dell'uno contro l'altro non ci porta da nessuna parte. Al contrario, i singoli Stati devono essere messi nelle condizioni di superare insieme, in modo solidaristico, la crisi che stiamo vivendo, scrollandosi di dosso interessi di parte. Solo così l'Europa potrà crescere, politicamente e socialmente. Solo così Pag. 48avremo un'Europa forte e democratica (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

  PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Palese. Ne ha facoltà.

  ROCCO PALESE. Signor Presidente, signor Presidente del Consiglio, noi affrontiamo questa nostra prima discussione sulle prospettive dell'economia italiana in un momento particolare. L'entrata in vigore delle nuove leggi europee, rappresentate dal cosiddetto two pack, rendono più stringenti i vincoli finanziari cui siamo sottoposti. Non conta solo il tradizionale 3 per cento quale limite invalicabile alla crescita del deficit. Questo parametro è integrato dall'andamento del deficit strutturale che è ancora più stringente a causa, come lei ben sa, dei trattati sottoscritti e dei vincoli di carattere costituzionale derivanti dal nuovo articolo 81 della Costituzione e dalla filiera di leggi, anch'esse di rilievo costituzionale, ad esso collegate. Esiste, pertanto, una questione pregiudiziale da affrontare in riferimento a cui ella non ha dato alcuna risposta in maniera sorprendente, atteso che l'ordine del giorno su iniziativa del mio gruppo era stato integrato anche sullo stato dell'economia e della finanza pubblica. Non mi sembra che ci siano state date tali risposte o riscontri.
  Sull'andamento effettivo dei conti pubblici italiani, le rivolgo questa domanda, ricordando quanto ella stessa ebbe a dire al momento del suo insediamento come Presidente del Consiglio, perlomeno quanto riportato dalle agenzie di stampa. Disse che i conti lasciati dal precedente Governo erano peggiori di quelli che ci si poteva attendere ma non mi riferisco solo a questo. A lei non può sfuggire che esiste un rapporto della Corte dei conti del 19 febbraio di quest'anno dove la Corte dei conti manifesta grandi preoccupazioni rispetto alla possibilità delle entrate per una cifra di 14,7 miliardi nel triennio 2014-2017 e noi siamo stati tra quelli che per la legge attuale di stabilità, quella in vigore, abbiamo più volte messo in luce che le entrate previste sarebbero state di difficile attuazione. Fornire questo elemento di valutazione, come ella può ben comprendere, rappresenta una vera e propria pregiudiziale per la continuazione di questa nostra discussione: se i conti vanno meglio del previsto (cosa che noi ci auguriamo) allora ci sono i margini per una politica espansiva. Ma se così non è, allora non solo non c’è alcuno spazio ma c’è il rischio concreto di dover ricorrere ad una manovra correttiva che rinvierebbe sine die ogni proposito espansivo. Restiamo quindi in attesa anche perché i dati iscritti al bilancio della precedente legge di stabilità non offrono lumi in proposito. Le ricordo che i tagli ipotizzati ed ancora del tutto ipotetici ammontano per il 2014 a poco più di un miliardo, di cui più della metà (688 milioni) a carico degli enti locali mentre per le cifre mancanti, per circa 3 miliardi, si rimanda ad una clausola di salvaguardia che comunque prevede un aumento di entrate sotto forma di aumento di imposta o riduzione delle agevolazioni fiscali.
  Questi sono i dati di base che, come ella può vedere, sono in netto contrasto con la politica degli annunci alla quale abbiamo assistito sinora senza avere, peraltro alcun dato tangibile di riferimento. Il decreto-legge annunciato dal Ministro Poletti ha ancora un oggetto sconosciuto per non parlare della delega per il riordino del mercato del lavoro. Cito solo questi due progetti senza voler infierire sui propositi del dottor Cottarelli, che esamineremo quando e semmai prenderanno forma, visto che si tratta solo di annunci e, anche lì, di conferenze stampa senza che fosse prodotto un atto vero. Li cito perché resto convinto che solo aggredendo questi problemi che rappresentano un elemento centrale delle raccomandazioni con cui il Consiglio europeo ha deliberato la chiusura della procedura di infrazione riusciremo a portare l'Italia fuori dalle secche di una crisi che è durata troppo anni. Per il resto non sottovalutiamo le novità che ella ha introdotto nelle dinamiche interne del suo partito. Lei ne ha cambiato i tradizionali profili anche a Pag. 49costo di determinare uno sbigottimento generale. Registriamo il fenomeno con un pizzico di soddisfazione: quel misto di dinamismo e innovazione è infatti il figlio diretto della cultura del fare, il prodotto cioè di un'impostazione che è la nostra impostazione, quella di Forza Italia che i vecchi dirigenti del suo partito hanno sempre contrastato in nome del conservatorismo e dell'immobilismo. Le auguriamo, pertanto, un maggior successo anche se resta il rimpianto per le cose che si potevano fare e che non sono state fatte e che, se si fossero fatte, oggi l'Italia non sarebbe in queste condizioni.
  Buone intenzioni, quindi, quelle che ha dimostrato, anche se siamo, nostro malgrado, costretti a ricordarle che di buone intenzioni è lastricata la via che porta all'inferno. Per lei questo inferno è rappresentato da quel reticolo di norme, da quell'intreccio perverso di leggi e di accordi internazionali che renderanno difficile il suo cammino.
  Lei non è più il primo cittadino di una bella città come Firenze. Lo dico perché lei ama ricordare quell'esperienza ed ama ispirarsi a quelle tecniche di Governo del territorio. Ma lei oggi non è il sindaco d'Italia, è invece il Presidente del Consiglio di uno Stato sovrano che ha firmato importanti accordi internazionali, che, insieme ad altri Paesi, ha costruito l'Europa che conosciamo con le sue regole di funzionamento, i suoi vincoli, i suoi Trattati: tutte cose a cui non è possibile derogare, pena l'inevitabile reazione che avrebbe sulla realtà italiana un effetto distruttivo. Ne andrebbe, infatti, della nostra credibilità, con conseguenze sul terreno economico e finanziario che è difficile prevedere.
  Lei si trova, pertanto, al centro di una grande contraddizione: da un lato la necessità di avere subito i risultati tangibili anche perché le elezioni europee sono alle porte e lei spera di ottenere in quelle elezioni una legittimazione democratica; dall'altro l'esistenza di vincoli robusti che le impediscono scorciatoie e aggiramenti. Il risultato probabile di questo conflitto – noi speriamo di no – potrebbe essere la paralisi operativa. Promesse lanciate a piene mani e l'impossibilità di conseguire un minimo di risultati concreti. La negazione di quella cultura del fare di cui dicevo all'inizio. In questo labirinto Forza Italia può fornirle il filo di Arianna per uscire dal cul de sac in cui si è cacciato: lo farà volentieri nella consapevolezza che questa cura serva all'Italia e serva all'Europa.
  Da troppo tempo il nostro Paese soffre per la decrescita, che, a differenza di quanto sostiene una parte del suo partito, non è mai felice, al contrario si nutre delle grandi sofferenze di migliaia di persone che si vedono ogni strada sbarrata, che patiscono per la costante deprivazione, non solo economica ma psichica ed affettiva, un sommarsi di vecchie – penso al mio Mezzogiorno – e nuove povertà, che stanno cambiando pelle a quello che una volta era definito il bel Paese e che oggi sta regredendo verso la frontiera del sottosviluppo.
  Ma il nostro non è un atteggiamento antieuropeo. Vogliamo cambiare questa Europa per evitare che si verifichi il suo congedo dalla storia, come ebbe modo di dire qualche tempo fa Benedetto XVI, l'uomo che veniva dal cuore dell'Europa e che, quindi, conosceva vizi e virtù dei propri connazionali. Vogliamo, quindi, batterci perché nel vecchio continente torni la luce, perché la cieca austerità, che rischia di virare nel buio di una deflazione generalizzata, sia evitata. Insieme possiamo fare molto perché questo non avvenga, possiamo smuovere gli scettici, rafforzare le alleanze con chi, da altre sponde, si batte per la prospettiva, sfruttare una vasta rete di rapporti, e così via.

  PRESIDENTE. La invito a concludere.

  ROCCO PALESE. Lei, signor Presidente, dovrà rispettare le promesse che in questi giorni ha fatto e ha profuso a piene mani. Se saranno superate, ripeto, tutto quanto è previsto dal Trattato internazionale, le preoccupazioni della BCE, dovrà superare quanto è stabilito dalla Costituzione italiana con l'articolo 81, il tutto Pag. 50attraverso un preventivo accordo con la Commissione europea. Lei sa bene che non c’è alcuno spazio per una politica in deficit, e lei sa benissimo che le presunte coperture annunciate non sono reali: annunci che non rispondono a criteri consolidati da un'esperienza ventennale ed ora resi ancora più cogenti dal nuovo articolo 81 della Costituzione.
  Forza Italia le chiede di operare fattivamente per ottenere quei risultati, sui quali concordiamo, ma agendo nell'unico modo possibile: presenti prima al Parlamento e poi all'Europa un vasto ed impegnativo programma di riforme.

  PRESIDENTE. Deve concludere.

  ROCCO PALESE. I suoi contenuti – mi avvio alla conclusione, Presidente – sono quelli indicati nelle raccomandazioni che hanno accompagnato la fuoriuscita dell'Italia dalle procedure di infrazione: mercato di lavoro, competitività, riduzione del perimetro dello Stato, abbattimento della pressione fiscale, giustizia, privatizzazioni e liberalizzazioni.
  Ed è fin troppo evidente, signor Presidente, che per poter intraprendere il cammino della crescita nel nostro Paese, non abbiamo bisogno dell'Europa dei burocrati e dell'Europa che ci detta i «compitini» da fare a casa, ma abbiamo bisogno dell'Europa di De Gasperi, di Kohl, di Mitterrand, dell'Europa di Jacques Delors, che nel 1993 impose con una dura battaglia che l'Europa non si fermasse semplicemente al Patto di stabilità...

  PRESIDENTE. Deve concludere.

  ROCCO PALESE. ... ma che l'Europa doveva prevedere, sì, il Patto di stabilità, ma anche di crescita. Per questo, signor Presidente...

  PRESIDENTE. Concluda, onorevole Palese.

  ROCCO PALESE. Subito. ... che sia all'innovazione, alla ricerca, alla competitività, ma faccia sentire la sua voce, la voce di questo Parlamento, al Consiglio europeo, anche in merito alla sacrosanta e necessaria nettizzazione dal calcolo del Patto di stabilità interno per la spesa dei fondi strutturali, sia per le risorse che ancora non sono state spese del piano 2007-2013 e sia, soprattutto, per quelle del piano 2013-2020, e che ammontano a 117 miliardi di euro.
  Se farà tutto ciò, l'impegno di Forza Italia per il bene del Paese non potrà mancare e non mancherà a lei e al suo Governo (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia – Il Popolo della Libertà – Berlusconi Presidente).

  PRESIDENTE. Prego i colleghi di stare nei tempi, per favore.
  È ora iscritto a parlare il deputato Paolo Tancredi. Ne ha facoltà.

  PAOLO TANCREDI. Signor Presidente, colleghi, Presidente del Consiglio, per la prima volta capita a lei e al suo Governo di partecipare a questo momento – previsto dall'articolo 4 della legge n. 34 del 2012 – dedicato all'illustrazione della posizione che il Governo intende assumere in sede di Consiglio dell'Unione europea e recepire gli indirizzi che il Parlamento le darà e le vorrà dare.
  L'auspicio nostro, Presidente, è che il suo Governo voglia valorizzare, quanto e più di quelli che lo hanno preceduto, questo momento e questo passaggio. È chiaro che il particolare tempo in cui si colloca questo passaggio dà un'importanza storica, così come le impostazioni della sua interlocuzione a livello europeo, al passaggio che ci troviamo ad affrontare. E io credo che, Presidente, lei possa cogliere l'importanza di questo passaggio, il fatto che il Parlamento venga maggiormente coinvolto, il fatto che il Governo porti al Consiglio europeo una posizione forte del Parlamento e il fatto che poi ritorni con un Parlamento consapevole di dover attuare quelle misure per cui il suo Governo si impegnerà sul tavolo del Consiglio europeo.
  Voglio subito dirle che noi, io sono d'accordo con la sua impostazione, d'accordo Pag. 51con lei: l'Europa è una prospettiva politica e ideale, l'Europa non può essere l'esito di un dibattito sulla convenienza contabile dello stare in Europa oppure no. Sicuramente è così.
  L'attenzione al deficit, ai conti, al rigore, che lei ha sottolineato dando i numeri delle performance che questo Paese negli ultimi sei anni, direi, ha avuto a livello di deficit, di avanzo primario – maggiori rispetto a tutte le altre performance più illustri di tutti gli altri partner europei, forse ad esclusione della Germania –, non sono impegni e sacrifici che abbiamo fatto per rispettare vincoli formali imposti dall'Europa.
  Quei problemi li avremmo avuti comunque, anche al di fuori dell'Europa, li avremmo avuti in ogni caso, perché abbiamo una situazione del debito pubblico pesante, però, d'altro canto, Presidente, non possiamo pensare che temi come la mutualizzazione del debito, come le emissioni di titoli di debito comuni, siano temi tabù in sede europea. È chiaro che bisogna cominciare a parlare di una solidarietà anche sulla questione dei debiti sovrani.
  Il vero tema, invece, è la prospettiva ideale e politica, la prospettiva di un'Europa più politica. Mi dispiace, dirlo: Lisbona è stato un passo avanti, ma Lisbona è troppo poco, perché, ancora oggi, con l'esito delle nostre elezioni, delle elezioni europee, eleggeremo un Parlamento europeo, certo, con una maggiore forza rispetto al passato, ma è ancora poco perché esso sia riconosciuto dai cittadini europei come il luogo vero della rappresentanza politica europea. In questo, credo che l'Italia abbia fatto molto in questi decenni, ma deve fare ancora di più per occuparsi di questa prospettiva.
  Voglio dire che un'importante novità sia quella dell'attenzione, in questo momento, io credo da salutare con favore, a una politica industriale europea, un po’ un altro tabù che fino a adesso la Commissione e il Consiglio non avevano affrontato. Ebbene, il cosiddetto Industrial compact, con le due comunicazioni, per una rinascita industriale europea e una prospettiva per il mercato interno dei prodotti industriali, sono sicuramente un punto di partenza per questo, anche se sono ancora troppo linee generali di principio, ancora troppo un'enunciazione delle tante misure messe in campo dai Paesi e dall'Unione.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE LUIGI DI MAIO (ore 13,50)

  PAOLO TANCREDI. Va costruita insieme ai nostri partner una politica industriale equilibrata, e sono d'accordo sull'obiettivo di riportare al 20 per cento l'incidenza sul PIL del settore manifatturiero. È un obiettivo che, ancor di più per noi, per l'Italia che, come lei ha detto, è un grande Paese di produzione manifatturiera, è ancora importantissimo.
  Così come salutiamo con favore anche l'approccio integrato alle politiche industriali: parliamo di energia, parliamo di occupazione. Per quanto riguarda l'energia, io ho una mia opinione che è più vicina a quella dei Paesi balcanici che non alla nostra: io sono convinto che gli obiettivi quantitativi sulle rinnovabili abbiano causato distorsioni.
  È un dibattito su cui dobbiamo un attimo fermarci: non possiamo andare a testa bassa su obiettivi di percentuale quantitativa, che, lei sa meglio di me, hanno portato a distorsioni sulla bolletta energetica, hanno portato ad aggravamenti di costi e non hanno portato ad un miglioramento vero dell'offerta di produzione di rinnovabili, a una crescita tecnologica sulla produzione di rinnovabili e dell'energia. Quindi, è un tema su cui vanno fatte delle distinzioni e vanno fatti degli approfondimenti, non ci si può appiattire a – ripeto – meri obiettivi quantitativi sulla riduzione delle emissioni di gas serra, obiettivi, pur condivisibili, sulla percentuale di produzione di rinnovabili.
  Quindi, adesso noi affronteremo – ed è per questo anche che è importante, prima delle elezioni europee, una fase importante del semestre, della calendarizzazione dei nostri impegni di comunicazione e trasparenza verso l'Unione – il DEF con il programma di stabilità e il Piano nazionale di riforme.Pag. 52
  Io credo, Presidente, che questo nuovo approccio che il Governo, in cui noi ci riconosciamo, sta portando avanti deve essere calato fortemente nel piano nazionale di riforme che andremo a scrivere, perché non sia ancora una volta semplicemente una carta dei sogni ma, con il ritmo che la contraddistingue in queste prime settimane di Governo, un vero e proprio scadenzario degli impegni che l'Italia dovrà assumere nelle riforme sostanziali, che ci devono portare a un Paese più competitivo dove l'accesso al lavoro sia più facile, un Paese in competizione e in equilibrio con i partner europei. Noi pensiamo che il percorso che abbiamo avviato sia quello giusto; pensiamo che non vada buttato a mare il lavoro dei Governi precedenti, del Governo Letta, del Governo Monti, del Governo Berlusconi. Sono i Governi che, come lei ha appena detto, hanno conseguito quei risultati di performance importanti su aspetti importanti della finanza pubblica come il deficit. Io ricordo a tutti che, quando nel 2008 si insediò il Governo Berlusconi, l'obiettivo del ritorno all'avanzo primario – perché allora non eravamo in una situazione di indebitamento netto che ci consentisse un avanzo primario – era un obiettivo importante, e quell'obiettivo è stato conseguito, anche se sappiamo che non è sufficiente.
  In merito all'Europa politica, un altro equivoco nel dibattito pubblico nazionale è il problema della sovranità, della sovranità ceduta, persa, della sovranità nazionale ed europea. Io non credo che ci sia sovranità europea. L'Europa ha bisogno, per avere una sovranità, di aspetti importanti; l'Europa non ha un potere di imposizione fiscale, lo dovrà avere, e il bilancio federale ha una quota dell'1 per cento del prodotto interno lordo della somma degli Stati. Insomma, siamo davvero a un piccolo albore dell'Europa federale, però il vero punto sulla cessione di sovranità è quanto questa sovranità rimanga al popolo. Infatti, un Governo e un Parlamento di un Paese democratico devono chiedersi in realtà se la sovranità appartiene all'unico che dovrebbe averla; come dice l'articolo 1 della nostra Costituzione: sovranità del popolo.
  Ebbene, questa Europa, a cui oggi ci approcciamo con fiducia, ma anche con fermezza su queste posizioni, questa Europa sembra sempre più un meccanismo intergovernativo dove comandano i Capi di Stato e poco un meccanismo dove ci sia una vera rappresentanza e si prendano percorsi che siano appoggiati dalla maggioranza dei Paesi ma soprattutto dalla maggioranza del popolo europeo.
  Auguri, Presidente, per questo impegno importante al Consiglio europeo. Io credo che possiamo dire che questa maggioranza, ma anche questo Parlamento, saranno tutti con lei a sostenerla (Applausi dei deputati del gruppo Nuovo Centrodestra).

  PRESIDENTE. È iscritta a parlare la deputata Galgano. Ne ha facoltà.

  ADRIANA GALGANO. Signor Presidente, signor Presidente del Consiglio, siamo molto d'accordo con lei quando dice che dobbiamo cambiare l'Italia per i nostri bambini, anche perché, subito dopo, anzi, meglio ancora contemporaneamente, dobbiamo cambiare l'Europa per tutti i bambini europei. L'Europa è infatti una luminosa costruzione di pace che ha un po’ di artrite, e aria nuova ed energia sono molto utili anche all'Europa in questo momento.
  Abbiamo bisogno di lavorare su tanti cambiamenti, nel pieno sostegno all'azione del suo Governo, in Europa, in particolare sugli obiettivi che ha delineato per la situazione in Ucraina. Io sottopongo alla sua attenzione alcuni punti specifici. Partiamo dagli squilibri macroeconomici.
  C’è una grandissima attenzione sugli squilibri che riguardano i parametri della soglia del debito o del deficit di competitività. C’è molta meno attenzione invece per gli eccessi nel surplus della bilancia commerciale e per le azioni di rilancio dei consumi nei Paesi che li registrano; è un tema a cui si è sempre opposto nel passato il timore che politiche espansive dei consumi portassero inflazione. Questo è un Pag. 53momento in cui in Europa l'inflazione è l'ultima delle preoccupazioni e quindi le chiediamo di porre sul tavolo europeo anche questo tema.
  Passiamo poi a parlare degli obiettivi che si dà l'Europa. Un obiettivo importante è sicuramente la reindustrializzazione del Paese. Lei ha parlato di occupazione, di occupazione giovanile; ebbene, un nuovo posto nell'industria genera da mezzo a due posti in altri settori, quindi parlare della rinascita dell'industria è particolarmente importante. In particolare, ne parlava l'onorevole Tancredi, l'obiettivo che l'Europa si è data di raggiungere nel 2020 la quota parte di PIL prodotta dall'industria del 20 per cento, però, l'anno scorso ha registrato un passo all'indietro. Abbiamo fatto come i gamberi, siamo passati dal 15,4 al 15,1, anziché andare tendenzialmente verso il 20 e di questo, se noi andiamo a vedere la comunicazione sul rinascimento industriale, è facile comprendere il perché.
  Perché quella comunicazione è un'insieme di progetti, studi, monitoraggi non collegati da una visione strategica e che non ha individuato quali sono le priorità; per raggiungere gli obiettivi invece l'individuazione delle priorità è assolutamente indispensabile.
  Allora, siamo ancora una volta d'accordo con lei sul fatto che il tema dell'energia per l'industria è una priorità; l'industria europea non potrà tollerare a lungo un differenziale, nel costo al dettaglio dell'energia, di due volte rispetto alla Russia e agli Stati Uniti e addirittura un differenziale di tre-quattro volte rispetto al prezzo del gas.
  Il secondo obiettivo, rispetto alla ripresa industriale, è sicuramente l'abbattimento del costo degli adempimenti amministrativi che pesa sulle nostre imprese. L'anno scorso il Piano europeo per l'acciaio aveva quantificato in 18 euro a tonnellata il peso della normativa europea e si era ripromesso di ridurlo. Se però noi andiamo a vedere il pacchetto legislativo, che è arrivato recentemente in Parlamento, sulla qualità dell'aria, vediamo che questo pacchetto prevede dei nuovi adempimenti amministrativi che appesantiscono inutilmente il lavoro delle aziende e, in più, si prevede anche un ampliamento degli inquinanti rispetto al Protocollo di Göteborg.
  Quindi, è assolutamente importante che si sviluppi una visione unitaria tra la reindustrializzazione d'Europa e la difesa importantissima dell'ambiente, in un'ottica di competizione globale.
  Una cosa molto importante accanto a tutti questi obiettivi di cui l'abbiamo caricata, un'ultima considerazione sul brevetto europeo. L'adesione al brevetto europeo e al sistema di tribunale europeo è molto importante. Noi, in XIV Commissione, abbiamo intenzione di fare una valutazione dettagliata e per questo, sei mesi fa, avevamo chiesto al Governo una relazione tecnica sui costi dell'adesione.
  Non abbiamo ancora ricevuto questa relazione; anche su questo noi le chiediamo maggiore velocità, in cambio le offriamo...

  PRESIDENTE. Deve concludere.

  ADRIANA GALGANO. ...dedizione e competenza per cambiare il nostro Paese e l'Europa (Applausi dei deputati del gruppo Scelta Civica per l'Italia).

  PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Scotto. Ne ha facoltà.

  ARTURO SCOTTO. Signor Presidente, signor Presidente del Consiglio, il Consiglio europeo del 20 e 21 marzo cade a due mesi esatti dalle elezioni più rilevanti della storia europea, oserei definirle, con una certa enfasi, elezioni costituenti.

  PRESIDENTE. Chiedo di liberare i banchi del Governo, per favore !

  ARTURO SCOTTO. La battuta d'arresto del disegno federalista immaginato dai padri fondatori, mandato in soffitta da classi dirigenti che hanno scelto di rifugiarsi talvolta dentro ottusi recinti nazionali, impone a noi, impone all'Italia, una scommessa radicale per rilanciare Pag. 54un'Unione che non può essere meramente economica e finanziaria, burocratica e tecnocratica, come lei stesso ha detto. Se dovessimo rinunciarvi, metteremmo a rischio due secoli di civiltà democratica e liberale, riducendo il vecchio continente ad un luogo di impotenze e di rancori. La crisi del modello sociale europeo, l’austerity come paradigma del lungo ciclo delle destre, l'affacciarsi di nuovi player regionali, capaci di giocare in autonomia sulla scena globale, possono segnare il declino definitivo della centralità politica dell'Europa, aprendo la strada ad una nuova stagione di instabilità e di recessione.
  Signor Presidente, le nuove generazioni si misureranno con la grande politica soltanto se sapranno rilanciare la missione di un'Europa unita e solidale, non la gabbia delle frustrazioni ma lo spazio nel quale praticare un nuovo modello di sviluppo fondato sulla conversione ecologica della produzione – mi interessa citare anche Alex Langer – e sui diritti civili e sociali. Occorre recuperare la dimensione euromediterranea della nostra azione; ci salviamo se apriamo all'Africa che cambia, se non abbiamo paura di potenti e irreversibili processi migratori, se aggrediamo il declino demografico e se ci intestiamo il tema della riforma della finanza mondiale, se recuperiamo lo spirito di Lisbona rilanciando il continente come volano di innovazione tecnologica e di sapere sociale diffuso.
  Questa agenda le chiediamo di portare avanti con determinazione, sarà impossibile salvare il progetto europeo se non ridurremo lo scarto tra la retorica degli annunci e la ricaduta concreta sulla vita di milioni di cittadini che hanno perso il lavoro o che non lo hanno mai avuto, e di quel 42 per cento di giovani che ha smarrito il senso stesso della speranza.
  Signor Presidente, l'antidoto al populismo e alla xenofobia sono politiche economiche inclusive, anti-cicliche, a sostegno della domanda, non l'europeismo della domenica, dei sacerdoti del rigore senza equità e del 3 per cento come dogma intoccabile.
  Un'ultima parola: viviamo con angoscia e preoccupazione gli sviluppi della crisi Ucraina, di nuovo venti di guerra si affacciano alle porte dell'Europa, torna l'incubo di una corsa al riarmo, di una deterrenza fondata sulla geopolitica dei blocchi contrapposti, una guerra fredda strisciante nella quale rischia di scomparire la capacità della diplomazia di individuare compromessi alti per comporre conflitti. Lei ha citato Henry Kissinger, come Sinistra Ecologia Libertà abbiamo subito avanzato l'ipotesi di un'Ucraina ponte tra Est e Ovest, neutrale e dotata di doppia partnership, sul modello finlandese. Ieri, il Ministro Mogherini ha dichiarato che questa crisi non si risolve in ambito NATO; pratichiamo questa strada, lanciamo un piano per la stabilizzazione e la pacificazione della regione. Nella testa di milioni di europei vive un bisogno di pace, di dialogo, di prevenzione che va corrisposto subito. Anche qui si misurerà la qualità della costruzione di un'altra Europa (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà).

  PRESIDENTE. È iscritta a parlare la deputata Schirò. Ne ha facoltà.

  GEA SCHIRÒ. Signor Presidente, Presidente del Consiglio, Governo, voglio unirmi al ricordo di Alex Langer da lei formulato, signor Presidente, ricordando però che la frase di Langer non era un mero esercizio retorico, bensì denunciava la crisi di un modello culturale e politico di cui lui è stato il primo e più sofferto, come sappiamo, interprete e per anni uno sguardo litico ha voluto evitare di riconoscere quei segni: questo ce lo dobbiamo dire qui.
  Andiamo avanti con l'argomento sul Consiglio europeo.
  La concentrazione in capo al Consiglio europeo delle funzioni di indirizzo politico e strategico delle più importanti scelte legislative dell'Europa rende fondamentale il raccordo preventivo tra Camere e Governo nel definire una posizione nazionale forte e coerente sui punti all'ordine del giorno di ciascuna riunione.Pag. 55
  Lei ha già ricordato che il Consiglio europeo di dicembre 2013 ha approvato le principali priorità strategiche per l'Unione europea nella cornice della strategia Europa 2020. Le conclusioni del Consiglio del 20 e del 21 marzo, secondo le prime bozze disponibili, dovrebbero contenere in merito al semestre indicazioni di carattere macroeconomico che devono essere delineate e declinate nei contesti nazionali.
  Su questi punti il Governo italiano si è già impegnato e ha dimostrato di poter parlare a livello europeo, predisponendo il programma nazionale di riforma e il programma di stabilità in coerenza con le raccomandazioni specifiche indirizzate al nostro Paese.
  Occorre che anche il prossimo Documento di economia e finanza sia predisposto secondo lo stesso approccio, tenendo conto delle recenti analisi della Commissione. Il punto principale su cui il Consiglio europeo chiederà di costruire i prossimi programmi nazionali di riforma è quello della competitività industriale, con la richiesta degli Stati membri di investire in ricerca, competizione e rilocalizzazione. Non dimentichiamo però che la rilocalizzazione non governata può diventare un baratro clientelare e – guardiamo ad esempio al modello cinese – anche estremamente inquinante. Contemporaneamente, gli Stati membri sono invitati ad eguagliare a livello nazionale le misure europee destinate a rafforzare la competitività dell'industria. Su questo punto non sottovalutiamo che il patrimonio culturale italiano è fonte di ricchezza per il terziario, ma la competitività richiede un contesto stabile, propizio alla crescita e all'innovazione.
  In questa prospettiva, la priorità della nuova politica industriale europea e italiana deve consistere nella semplificazione della regolamentazione e nella riduzione degli oneri da essa derivanti, soprattutto per le piccole e medie imprese, e qui mi scuso per reiterare un argomento che ho già affrontato nelle discussioni sulle precedenti comunicazioni per il Consiglio europeo.
  Occorre che il Consiglio indichi con chiarezza obiettivi precisi e vincolanti per una riduzione immediata degli oneri nei settori indicati dalle stesse PMI, quali la disciplina IVA, la protezione dei dati, i rifiuti, il mercato del lavoro, gli apparecchi di controllo nel settore dei trasporti su strada e gli appalti pubblici.
  Una considerazione attenta riguarda l'unione bancaria. Giustamente, la priorità su cui il Consiglio europeo si concentrerà è costituita dal Fondo unico di risoluzione delle crisi bancarie, presupposto per ripristinare un corretto funzionamento del settore e ristabilire la fiducia di mercati e risparmiatori. Tuttavia, insistiamo che, per il rilancio dell'economia europea e la prevenzione di crisi del credito, sia prioritaria anche una riforma strutturale delle banche volta a separare le attività di deposito, risparmi e finanziamenti a imprese e famiglie da quelle di trading ad alto rischio in titoli e derivati; riforma – lo sottolineo – raccomandata anche dal gruppo di lavoro Liikanen in numerose risoluzioni del Parlamento europeo.
  Ultimo, ma non meno importante, l'invito al nostro Governo affinché si impegni a sanare in sede europea l'anomalia causata dalla non appartenenza delle Borse di Francoforte e Parigi alla rete integrata delle Borse di Milano e di Londra.
  Questo punto potrebbe essere vieppiù importante se legato ad uno dei punti del prossimo Consiglio del 20 e del 21 marzo, che sarà incentrato sui preparativi per il prossimo vertice Unione europea-Africa e, più in generale, sulle relazioni con il continente madre.
  Una capacità comune dei Paesi membri di affrontare, in modo collaborativo e non paternalistico, lo sviluppo delle potenzialità africane ci arricchirebbe. Come hanno scritto i miei amici Andrea Riccardi e Mario Marazziti, usando una bella locuzione di Léopold Senghor: Eurafrica è il nostro destino.
  E veniamo all'Ucraina. La crisi è ancora in fieri, quindi di difficile analisi. Incoraggiamo il Governo a proseguire con la misura e la saggezza fin qui dimostrate. Lo preghiamo però di non sottovalutare Pag. 56come l'unione doganale di Putin stia diventando un potente raccordo commerciale, oggettivo ma non positivo, con i Paesi del partenariato orientale, nell'ottica della ricostruzione della grande Russia (Applausi dei deputati del gruppo Per l'Italia).

  PRESIDENTE. È iscritta a parlare la collega Di Salvo. Ne ha facoltà, per due minuti.

  TITTI DI SALVO. Signor Presidente, Presidente Renzi, lei lo sa che la prima vittima dell’austerity è l'Europa, nel senso comune, nel sentimento dei popoli europei, nel sentimento dei nostri concittadini. L'idea cioè che il modello sociale europeo è stato messo in soffitta, è stata messa in soffitta, come scelta competitiva, la giustizia sociale, la civiltà del lavoro, e la convinzione che i diritti non sono un lusso, ma una scelta e una leva economica, come i diritti della Carta fondamentale di Nizza, che all'articolo 33, per esempio, dice che una donna non deve scegliere tra maternità e lavoro. Di questo parla l'articolo 33 della Carta di Nizza, oltre che le leggi italiane.
  Lei sa anche un'altra cosa. Lo dice spesso che l'autorevolezza di un premier, di un Governo, di un Paese, passa dalla sua capacità di mantenere fede agli impegni, di fare ciò che si dice. Lei ha detto, domenica sera, in un'autorevole trasmissione, che l'autorevolezza delle scelte di sostegno alle donne non passa tanto dalle presenze in Parlamento, dalla legge elettorale, ma da alcune cose: dalla legge contro le dimissioni in bianco, dagli asili nido, dalle politiche che si vogliono fare. Bene, Presidente del Consiglio, noi oggi siamo senza democrazia paritaria nella legge elettorale, una legge europea che rimanda a magnifiche sorti e progressive la doppia preferenza di genere, siamo senza la legge sulle dimissioni in bianco, perché dopo quattro mesi avrebbe dovuto andare in Aula domani e la sua maggioranza, una parte della sua maggioranza, l'NCD la ostacola fino ad eliminarla, domani, dal calendario d'Aula. Allora, io di questo le voglio chiedere conto, signor Presidente, perché naturalmente si può essere d'accordo o no su una proposta di legge, e naturalmente il calendario parlamentare non spetta a lei, non è un problema suo e non è lei che deve risolverlo.

  PRESIDENTE. La prego di concludere.

  TITTI DI SALVO. Ma invece – ho finito Presidente – una risposta alla domanda la deve dare lei. Siccome l'NCD sostiene che tra la legge contro le dimissioni in bianco e il Job Act c’è una grande contraddizione, perché se si fa il Job Act, non si potrà fare la legge contro le dimissioni in bianco, questa è una risposta che compete a lei.
  E di questo io le chiedo conto, chiedo conto al Governo, poi naturalmente in Aula ognuno si assume la responsabilità di votare contro una legge che impedisce che una donna debba scegliere tra lavoro e maternità e che debba andare al posto di lavoro fasciata per non far vedere la pancia (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà).

  PRESIDENTE. È iscritto a parlare il collega Guidesi. Ne ha facoltà.

  GUIDO GUIDESI. Signor Presidente, nel poco tempo che ho, Presidente del Consiglio, le volevo parlare più che della nostra risoluzione – dove trova alcuni impegni da noi formalizzati – che tutto il gruppo ha firmato... In quegli impegni, ci tengo a sottolinearle, visto che lei ha parlato dell'operazione mare nostrum, c’è anche la parola sicurezza, che lei non ha citato, ma alla quale noi teniamo molto e tengono tanto anche i cittadini.
  Utilizzo questo mio poco tempo perché lei nel suo lungo discorso ha fatto un passaggio dicendo che non contano gli slogan, ma contano i numeri. Allora di numeri noi vogliamo parlarle, rispetto alla situazione anche economica di questo Paese.
  Infatti, nelle sue ultime giornate di campagna elettorale – parlo della scorsa settimana –, lei, attraverso una specie di puntata di una televendita, con delle slide, Pag. 57ha presentato i provvedimenti che vorrebbe fare, ma che non ha fatto, perché tutti qui conosciamo come è andato quel Consiglio dei ministri, e sappiamo che in quei provvedimenti lei ha bisogno di coperture economiche, che non ci sono. Proprio per questo, è giusto risalire un attimo alla verità rispetto al suo tour nell'Unione europea e al suo incontro con la Cancelliera Merkel, dove, dal nostro punto di vista, legittimamente, probabilmente, ha chiesto anche un po’ di flessibilità rispetto ai vincoli europei.
  In risposta, in contrapposizione alle sue richieste, i tedeschi le hanno ricordato del fiscal compact, e oggi è arrivato un po’ il cambio di comunicazione da parte del suo Governo: lei ci dà una visione prettamente romantica dell'Unione europea e il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, oggi, in un'intervista, tenta di far credere ai lettori che il fiscal compact può essere un'opportunità per questo Paese.
  Qualche minuto prima del suo ingresso in quest'Aula, oggi, non si sono riuscite a trovare le coperture per l'emergenza rispetto all'alluvione che vi è stata in Sardegna, e oggi la stampa ci dà comunicazione – sta a lei, poi, dirci se è vero o meno – che una commissione insediata da parte dell'Unione europea sta pensando – cito testualmente – ad «un prelievo annuo automatico delle entrate fiscali di ciascuno Stato per un importo pari ad un ventesimo del debito pubblico, in maniera tale di rispettare il cosiddetto fiscal compact».
  Presidente, lei dovrebbe sapere che, stanti i vincoli europei attuali, stante la richiesta del rispetto del fiscal compact, nella situazione in cui siamo, questo Paese non riuscirà mai a rispettare quei vincoli. Non riuscirà a farlo nonostante la sua ottimistica comunicazione, non riuscirà a farlo perché i tagli lineari della tabella presentata da Cottarelli non basteranno, e non riuscirà a farlo neanche, dal nostro punto di vista, rispetto alle nomine delle società che andrà a fare, ma rispetto, soprattutto, alle paventate privatizzazioni di quelle società, che, magari, all'interno del contesto europeo, tanto potrebbero interessare a qualcuno.
  Presidente, noi siamo convinti di una cosa: vi era ancora una condizione in più che avrebbe peggiorato il devastante disagio sociale ed economico dei cittadini di questo Paese, ed era il dare false speranze ai cittadini di questo Paese. Per questo, noi oggi le chiediamo di fermarsi, di fermarsi dal punto di vista della sua comunicazione e dei suoi paventati provvedimenti, ma di lavorare, innanzitutto, con umiltà e con un principio di verità, che, dal nostro punto di vista, in una situazione del genere, diventa assolutamente fondamentale. Se, invece, lei, Presidente – glielo dico, ovviamente, metaforicamente – continuerà a tentare il suo «cammino sulle acque», noi le diciamo di indossare un gran bel salvagente (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie).

  PRESIDENTE. È iscritta a parlare la deputata Carinelli. Ne ha facoltà.

  PAOLA CARINELLI. Signor Renzi, due giorni fa, durante la conferenza stampa successiva al suo incontro con la Cancelliera Merkel, lei ha detto che bisogna mantenere il limite del 3 per cento, ma lei è la stessa persona che lo scorso 2 gennaio ha affermato che il limite del 3 per cento è un parametro vecchio, che va superato. Le riporto le sue esatte parole di gennaio: «È evidente che si può sforare. È un vincolo anacronistico che risale a venti anni fa». Era solo due mesi fa !
  Lei è la stessa persona che, due settimane prima di licenziare il suo collega Letta, gli diceva di stare sereno. Lei è la stessa persona che il 14 gennaio, un mese prima di prendersi il Governo, diceva: «Il rimpasto di Governo non è all'ordine del giorno. L'idea che uno vinca il congresso e chieda posti di Governo è quanto di più vecchio e stantio si possa immaginare». Sappiamo tutti, poi, come è andata solo un mese dopo.
  E che dire delle eterne promesse del suo PD su preferenze e conflitto di interessi ? Vi abbiamo proposto un emendamento per superare il conflitto di interessi e il suo finto, nuovo PD ce lo ha bocciato. «Non è il momento», ci avete risposto. Pag. 58Non è il momento ? È vent'anni che l'Italia aspetta di risolvere la questione del conflitto di interessi e ora non è il momento (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) ?
  Vi abbiamo proposto anche il ripristino delle preferenze nella legge elettorale. Non solo: vi abbiamo fatto notare che se i cittadini sono liberi di scegliere premiano le donne competenti. Ci avete detto che le donne del PD sono qui grazie alla generosità di Bersani, cioè non perché lo meritano ma perché Bersani è generoso. Questo ci avete detto (pagina 77 del resoconto stenografico della seduta dell'11 marzo).
  Nelle sue grottesche nonché superate slide lei parlava di candidati legati al territorio. Ma, come: nella sua legge elettorale ci sono le liste bloccate, i candidati sono decisi dalle segreterie di partito e avete pure inserito le pluricandidature per cui una stessa persona può essere candidata in ben otto collegi diversi, e lei parla di candidati legati al territorio. Ma, cosa sta dicendo (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) ?
  E ancora, sempre nelle succitate slide si legge: «Rafforzare il Fondo di garanzia per le PMI» (così è scritto). Bella idea ! Noi ci abbiamo già pensato mesi fa e vi chiediamo: perché al posto di rafforzarlo con i soldi dello Stato, non lo rafforzate con i vostri stipendi, come facciamo noi ?
  Dopo tutta questa sfilza di baggianate, dopo mesi di sparate bugie, come facciamo a credere alle sue parole ? Lei oggi ci ha parlato di lavoro, di economia, di riforme, ma crederle dopo tutte queste menzogne sarebbe assurdo. L'Italia, anche in ambito internazionale, ha bisogno di credibilità e di serietà. Un uomo delle televendite, come lei, è evidentemente inadatto a questo scopo.

  PRESIDENTE. Colleghi, chiedo di liberare i banchi del Governo, per favore.

  PAOLA CARINELLI. Parlare per slogan è facile, di fare promesse sono capaci tutti ed è quello che la politica fa da anni. Promesse: snelliremo la burocrazia, creeremo lavoro, diminuiremo le tasse.

  PRESIDENTE. Chiedo scusa. Collega D'Incà ! Prego.

  PAOLA CARINELLI. Snelliremo le burocrazie, creeremo lavoro, diminuiremo le tasse, le stesse cose che promette lei ora le ha già promesse qualcun altro in passato, in particolare il suo amico di Arcore, e abbiamo visto come è andata.
  Quando noi diciamo che vogliamo fare una cosa indichiamo anche come attuarla. Abbiamo parlato di semplificazione. Ebbene, già a luglio abbiamo depositato una proposta di legge per la fatturazione elettronica e per la semplificazione degli adempimenti tributari. A luglio, e l'avete insabbiata.
  Noi vogliamo tagliare le pensioni d'oro. A novembre vi abbiamo fatto una proposta che tagliava le pensioni d'oro, pur senza incappare in problemi d'incostituzionalità. Ce l'avete bocciata.
  Noi parliamo di sostegno alle piccole e medie imprese e, oltre a dare parte dei nostri stipendi al Fondo di garanzia per le PMI, vi abbiamo anche detto come concretamente si possono aiutare le PMI: il microcredito, la sospensione delle cartelle esattoriali per le imprese creditrici della PA, la regolarizzazione degli orari degli esercizi commerciali, la tutela del made in Italy, l'armonizzazione delle aliquote a livello europeo, l'abolizione dell'IRAP. Queste sono tutte proposte concrete, già depositate da noi. Noi alle parole facciamo seguire i fatti, noi (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) !
  Quando lei è stato qui, qualche settimana fa, ci ha chiesto la fiducia, ma sappiamo che la vera fiducia l'ha incassata l'altro giorno in Germania e il fatto che la Merkel sia entusiasta dell'incontro con lei ci fa preoccupare non poco. Evidentemente, la Merkel ha capito perfettamente che lei, Renzi, sta facendo gli interessi della Germania.
  Lei quando è stato qui, qualche settimana fa, ci ha detto che l'Italia non deve andare in Europa a prendere ordini. Invece, ha fatto proprio così: è andato dalla Cancelliera Merkel e ha fatto il bravo suddito. Due mesi fa, ribadisco, lei aveva Pag. 59affermato che il tetto del 3 per cento si poteva sforare. Ora, che ha parlato con la Merkel, ha cambiato idea: il 3 per cento non si sfora. Germania ordina, Italia esegue, come sempre.
  Alla Cancelliera lei ha promesso riforme. Ma le ha detto che la vostra riforma elettorale è incostituzionale (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) ? Le ha spiegato che le riforme le state decidendo con Berlusconi, uno che è stato condannato in via definitiva ed espulso dal Senato ? Uno che in Europa lo conoscono bene, tanto è vero che non vogliono che si candidi.
  Noi siamo stufi che l'Europa ci imponga regole assurde. Le sembra possibile che noi, ogni anno, diamo all'Europa più di quanto dobbiamo ? Secondo il Bollettino della Ragioneria di Stato, nel 2012, abbiamo versato al bilancio dell'Unione europea 16 miliardi. In teoria avremmo dovuto riceverne altrettanti sotto forma di fondi europei, invece ne abbiamo ricevuti 9,7 ovvero 6,2 miliardi in meno. Nel 2013 idem, in un solo trimestre abbiamo versato 4 miliardi e ce ne sono tornati indietro 1,6, una differenza in negativo di 2,4 miliardi in un solo semestre.
  I previsionali del 2014 hanno una differenza in negativo di almeno 700 milioni. Sono numeri della Ragioneria dello Stato, non del mago Zurlì. E non si preoccupi: non c’è bisogno di un foglio excel, basta una calcolatrice (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
  E poi ancora, il fiscal compact ci impone di portare il rapporto tra debito e PIL dal 130 al 60 per cento in vent'anni. Il fiscal compact significa 50 miliardi di euro l'anno che l'Italia deve tirare fuori dissanguando i contribuenti e devastando le aziende.
  Altra regola: il MES, il cosiddetto Meccanismo europeo di stabilità. Al MES, un fondo internazionale che aiuta le banche private, abbiamo già pagato 12 miliardi di euro e, nel mese prossimo, ad aprile, dovremmo versargliene altri 3 miliardi.
  Queste sono le regole che ci sta imponendo l'Europa, queste regole ci stanno strangolando; perché non ne ha fatto parola con frau Merkel ?
  Dobbiamo ridiscutere queste regole e dobbiamo ridiscutere le condizioni cui partecipiamo, a partire dalla cancellazione del fiscal compact, dalla emissione degli eurobond che tutelino le economie più deboli e dalla rinegoziazione del debito pubblico. O si ridiscutono le regole o ce ne andiamo. L'Europa deve essere una comunità in cui ci si aiuta vicendevolmente, non una prigione (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Oliverio. Ne ha facoltà.

  NICODEMO NAZZARENO OLIVERIO. Signor Presidente, signor Presidente del Consiglio, onorevoli colleghi, a parte le inutili polemiche di qualche collega che mi ha preceduto, il Consiglio d'Europa di domani rappresenta un appuntamento straordinario per rilanciare, a partire dai valori fondativi, l'economia e la coesione europea e, parallelamente, è una prima occasione di dialogo sulle scelte coraggiose e riformatrici del Governo presieduto da Matteo Renzi.

  PRESIDENTE. Colleghi, per favore ! Chiedo scusa se la interrompo. Colleghi, abbassiamo il tono della voce, c’è eco in Aula per ovvie ragioni. Prego, deputato Oliverio.

  NICODEMO NAZZARENO OLIVERIO. Il Consiglio d'Europa, tra l'altro, si svolge quasi alla vigilia del semestre di Presidenza europeo, che sarà molto atipico, con il nuovo Parlamento europeo ai primi mesi di vita e la Commissione in allestimento.
  La fase di rodaggio delle nuove istituzioni comunitarie limiterà l'attività legislativa, ciò nonostante occorre cogliere ogni opportunità a partire proprio dal Consiglio d'Europa di domani per contribuire all'integrazione europea e alla partecipazione italiana allo sviluppo d'Europa. La Presidenza italiana ha la possibilità di far Pag. 60maturare nel semestre dossier e decisioni. Fra le priorità italiane ricordiamo: il Mediterraneo e l'immigrazione, la lotta alla disoccupazione e il completamento dell'unione bancaria. Ma il settore agroalimentare, sul quale voglio soffermarmi specificatamente, è da sempre un punto focale, visto che la spesa per la PAC rappresenta il 38 per cento del bilancio complessivo dell'Unione europea.
  Il Consiglio d'Europa si svolge in un momento molto particolare per la politica agricola europea: il 17 dicembre 2013 si è chiuso un importantissimo negoziato sulla PAC. La palla ora è passata agli Stati membri che devono adottare, entro il 1o agosto, tante e significative decisioni. Il Ministro Martina potrà trovare nel Parlamento disponibilità, competenze e amore per l'agricoltura. Il semestre di Presidenza italiana sarà coinvolto in alcuni dossier particolarmente rilevanti: l'agricoltura biologica, la frutta nelle scuole, i negoziati commerciali con USA, Giappone e Sudafrica.
  La Commissione europea prevede di pubblicare la proposta di revisione del negoziato sulla produzione biologica e sull'etichettatura dei prodotti biologici nel corso dell'attuale semestre. Il settore biologico – lo ha detto bene anche lei, signor Presidente – sta crescendo rapidamente. Negli ultimi dieci anni la superficie dei terreni agricoli dell'Unione europea è aumentata ogni anno di mezzo milione di ettari. L'Italia è il leader dell'agricoltura biologica europea; pertanto, il dossier che saremo chiamati a curare nel semestre di Presidenza sarà particolarmente importante. Se la Presidenza greca non riuscirà a chiudere i lavori entro giugno 2014, l'Italia potrebbe anche essere coinvolta nel dossier riguardante la promozione dei prodotti agricoli e agroalimentari.
  Altro tema di estremo interesse per l'Italia riguarda i cambiamenti climatici e le relative politiche per il contrasto alle alluvioni, alle frane, all'erosione e alla siccità. Il tema va affrontato a livello europeo, rafforzando gli strumenti della gestione del rischio. L'Italia è il Paese più avanzato nelle politiche di gestione del rischio. Questo nostro interesse va inserito nell'agenda delle politiche europee. Sono sicuro che sotto la Presidenza italiana potrà esserci qualche passo avanti anche su questo dossier.
  Il 2014 sarà sicuramente un momento chiave nell'ottica dei primi scambi tra Unione europea e USA. Le prime fasi negoziali sono anche le più delicate e decisive, nonostante la conclusione del negoziato non sia prevista prima della fine del 2015. La creazione di una zona di libero scambio Unione europea e USA cambierà la geografia politica ed economica del mondo nei prossimi anni. Ad essere in gioco è un enorme volume di affari.
  Nonostante il perdurare della fase di crisi e di stagnazione dei consumi, le relazioni commerciali tra Stati Uniti e Unione europea restano, infatti, le più importanti del mondo. Basti pensare che, nei primi nove mesi del 2012, tra le due massime superpotenze economiche gli scambi commerciali hanno superato i 338 miliardi di euro.
  L'area di libero scambio potrebbe portare alla creazione di un'entità commerciale che comprenderebbe circa la metà della produzione economica mondiale. Questo potrebbe voler dire ogni anno un valore aggiunto pari a 116 miliardi di euro per l'Unione europea, 92 miliardi di euro per gli USA e 98 miliardi di euro per il resto del mondo: un'occasione fondamentale di crescita economica, anche e soprattutto per il settore agroalimentare europeo, che riequilibrerà gli scambi commerciali potenziando l’export e favorirà il rispetto e la tutela delle dominazioni comunitarie, togliendo importanti quote di mercato al cosiddetto italian sound. Per capire le proporzioni del problema, solo negli Stati Uniti e di fronte a un export di 2 miliardi di dollari di alimentare italiano, c’è un giro di affari di ben 20 miliardi di dollari di italian sound: dieci volte tanto.
  Per l'Italia, il semestre europeo può rappresentare un momento in cui massimizzare il risultato, a partire proprio dal Consiglio d'Europa di domani, per combattere il problema dell’italian sound. Un Pag. 61esempio concreto del danno economico e di immagine che la contraffazione e l’italian sound producono al made in Italy è rappresentato da quello che è accaduto in quest'ultimo periodo all'olio di oliva. L'agricoltura è, quindi, un punto centrale e sensibile del negoziato.
  L'auspicio, signor Presidente, è che il nostro Paese, sfruttando il ruolo di leadership europea negli ultimi sei mesi dell'anno, possa contribuire attivamente a rimettere al centro dell'Europa e del suo Governo la nostra agricoltura e il nostro straordinario patrimonio enogastronomico, contribuendo alla sua difesa e tutela, anche rispetto ai sempre più diffusi fenomeni di imitazione e usurpazione.
  Siamo sicuri, signor Presidente, che con l'azione di Governo del Presidente Renzi anche l'agricoltura cambierà verso. Auguri, signor Presidente (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico) !

  PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Formisano. Ne ha facoltà.

  ANIELLO FORMISANO. Signor Presidente, signor Presidente del Consiglio, la necessaria sinteticità che contraddistingue i nostri interventi in questa fase della discussione sarà ulteriormente estrinsecata dai deputati di Centro Democratico nella stesura della risoluzione di maggioranza che già abbiamo dichiarato di sottoscrivere.
  Da essa si evince con chiarezza la condivisione di Centro Democratico, dei deputati di Centro Democratico, rispetto alla linea, anzi alle linee programmatiche che lei ha illustrato oggi in Aula. In particolare ci convince il nuovo modo, il nuovo approccio che viene proposto. Lei ha avuto modo di fare riferimento ad alcune considerazioni del Presidente Lula: rassegnata, pessimista, stanca. Ora, ancorché rassegnata, pessimista e stanca, l'Europa però è istituzione altra. Qui lei coglie nel segno e probabilmente dà l'idea di qual è il nuovo modo attraverso il quale l'Italia, e quindi per essa il Governo, vuole rapportarsi in questa istituzione altra, che non è tale, e quindi vale il ragionamento «l'Italia è l'Europa, l'Europa è l'Italia».
  In questo quadro, che è un modo nuovo rispetto a quello che finora avevamo visto essere l'approccio nostro verso l'Europa – c’è da rilevarlo, per la verità –, c’è un'autonomia totale, nella quale ci si sente effettivamente compartecipi di una realtà più grande di noi, ma nella quale siamo e della quale siamo. In questo nuovo quadro, l'accenno che lei fa – e andrebbe ulteriormente specificato – alla nuova centralità del Mediterraneo è un'azione importante, che non va sottovalutata e che probabilmente caratterizzerà non solo la nostra attività politica, ma quella di tutti i Paesi che sul Mediterraneo affacciano in Europa.
  Un'ultima rapidissima considerazione, perché ci è piaciuto il riferimento che lei ha fatto alla battaglia contro la corruzione. Io ricordo a quest'Aula e ricordo a lei, laddove ne avesse bisogno, ma non credo – ho completato, Presidente –, che fra corruzione ed evasione fiscale, secondo i dati delle nostre istituzioni, in Italia sommiamo 60 più 180, uguale 240 miliardi di euro l'anno. Pensi per un attimo, Presidente: 240 miliardi di euro l'anno che ci vengono sottratti, che vengono sottratti ai nostri figli per evasione e corruzione.

  PRESIDENTE. Deve concludere.

  ANIELLO FORMISANO. Ho concluso: nel giro di 10 anni avremmo esaurito i poco più di 2 mila miliardi di debito pubblico che abbiamo. Ha fatto bene a fare riferimento alla battaglia contro la corruzione. Faccia altrettanto per la battaglia contro l'evasione e consenta a noi di continuare a sperare che le cose possano andar meglio nel prossimo futuro.

  PRESIDENTE. Invito i colleghi a stare nei tempi, anche perché dobbiamo rispettare quelli del Senato. È iscritto a parlare il collega Taglialatela. Ne ha facoltà.

  MARCELLO TAGLIALATELA. Presidente Renzi, Fratelli d'Italia non ha votato la fiducia al suo Governo e ha pur dichiarato, nel corso della discussione, che avrebbe valutato di volta in volta i provvedimenti, Pag. 62non avendo alcuna difficoltà a votare quelli che si fossero dimostrati utili per gli italiani.
  Quindi, abbiamo una grande libertà di giudizio, che intendiamo esercitare durante questo periodo, e ci auguriamo che la stessa libertà l'abbia lei, quando avrà l'opportunità – a cominciare da domani, nel corso del Consiglio europeo – di spiegare i motivi per i quali – e cito una sua frase – il 58 per cento di atteggiamento favorevole che gli italiani avevano nei confronti dell'Europa, nel giro di qualche anno si è ridotto alla metà, arrivando al 28 per cento. Il motivo di una caduta così verticale di consenso nei confronti dell'Europa è evidente che deve essere riscontrato rispetto alla crisi economica, alla sensazione, che gli italiani hanno, che l'Europa rappresenti un vincolo, un ostacolo e non un vantaggio. Ed è evidente che nei vincoli e negli ostacoli ci sono certamente i trattati europei e i parametri che i trattati europei hanno descritto ed ai quali siamo obbligati.
  Bene, io ho ascoltato i suoi interventi, ho ascoltato anche le dichiarazioni, ovviamente, successive agli incontri di carattere internazionale che ha avuto sia in Francia che in Germania, e in tutte le sue dichiarazioni non solo viene confermata la valutazione e l'impegno che l'Italia continuerà a rispettare parametri e trattati, ma lei ha anche rivendicato con orgoglio che quei parametri e quei trattati fino ad oggi l'Italia li ha sempre rispettati.
  Allora, ho una valutazione molto semplice: se non si vuole cambiare l'atteggiamento, se quei parametri e quei trattati sono stati già rispettati dall'Italia e, ciononostante, la crisi economica continua ad aggredire soprattutto l'Italia – basta fare un confronto con quello che è l'andamento economico delle altre nazioni europee –, mi domando qual è la ricetta miracolosa che dovrebbe portare gli italiani ad avere fiducia nei confronti di un'Europa che non cambia, di trattati europei che non mettiamo in discussione, di parametri che non si vogliono modificare.
  È evidente che ci troviamo di fronte ad una situazione di gravissima difficoltà. E anche negli interventi che lei ha fatto, a cominciare dall'ultimo, quello di oggi, interventi durante i quali sono stati elencati una serie di obiettivi da perseguire, non si è mai fatto riferimento a una diversa valutazione delle politiche economiche italiane. Io non ho mai sentito parlare di un diverso atteggiamento nei confronti delle politiche fiscali delle banche, e sappiamo bene che il Governo italiano, non lei, ma il suo predecessore, anzi il predecessore del suo predecessore, il Governo Monti, ha finanziato il Monte dei Paschi di Siena. Anche il suo Governo continua ad avere un atteggiamento sostanzialmente cieco e sordo nei confronti di politiche bancarie che tutto fanno tranne che aiutare gli italiani e gli imprenditori italiani. E lo stesso ragionamento vale per i grandi gruppi internazionali.
  Tenendo conto, quindi, che noi siamo liberi e lo dimostriamo ogni giorno, ci auguriamo che anche la sua libertà possa manifestarsi avendo un atteggiamento diverso, profondamente diverso, nei confronti delle banche, della politica fiscale delle banche, e nei confronti dei grandi gruppi internazionali finanziari, che certamente fino ad oggi hanno contribuito a creare lo stato di crisi della nostra nazione. Ci auguriamo che lei sia libero, come siamo liberi noi, e ci aspettiamo fatti concreti e non promesse (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia – Alleanza Nazionale).

  PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Causi. Ne ha facoltà.

  MARCO CAUSI. Signor Presidente, fra due mesi avremo le elezioni europee, le prime in cui il voto popolare determinerà, non solo la composizione del Parlamento, ma anche il Presidente della Commissione europea, con un primo storico inizio di sburocratizzazione degli organismi di governo dell'Europa. Fra tre mesi avrà inizio il semestre italiano di Presidenza dell'Unione.
  È chiaro, quindi, che questa è una fase di opportunità per un cambiamento dell'asse delle politiche europee verso la crescita Pag. 63e verso l'occupazione. I segnali sono tanti, come la proposta della Commissione per uno scambio fra riforme strutturali e flessibilità degli obiettivi a medio termine del bilancio. In più, le recenti dichiarazioni di Draghi, della Banca centrale europea, che legano la politica monetaria accomodante e i bassi tassi di interesse alla perdurante situazione europea di bassa crescita e di elevato stock di potenziale inutilizzato. Un fatto, questo, di grande rilievo. Se la politica monetaria usa come parametro di riferimento il divario fra crescita effettiva e crescita potenziale e, quindi, di fatto la disoccupazione, come può la politica fiscale di bilancio non fare altrettanto ? E, poi, il rapporto Gualtieri-Trzaskowski, approvato a larga maggioranza dal Parlamento europeo, che indica la strada di una vera capacità fiscale europea e la necessità di utilizzarla per la crescita e il contrasto della disoccupazione, in particolare giovanile. La strada, insomma, di un bilancio davvero federale.
  In questa fase di movimento e di opportunità, l'Italia può cogliere risultati, anche capitalizzando il faticoso lavoro compiuto negli ultimi due anni per mettere in sicurezza i conti pubblici. Risultati che consentono nell'immediato una manovra espansiva a sostegno del potere d'acquisto dei lavoratori e delle lavoratrici di reddito basso e medio – fino a 25 mila euro – e a sostegno della competitività delle imprese, con la riduzione dell'IRAP e della bolletta elettrica.
  Ma i risultati di stabilizzazione delle pubbliche finanze ottenuti nel recente passato, anche dal Governo Letta, permettono in prospettiva di far pesare la posizione italiana su temi di enorme rilievo per la prospettiva europea: la golden rule per gli investimenti, o almeno per alcuni tipi di investimenti a più elevato impatto occupazionale o ambientale; la piena e simmetrica attuazione dell'unione bancaria, senza regole punitive per le nostre banche; la valutazione degli obiettivi di finanza pubblica che tenga conto della capacità produttiva inutilizzata e della grave crisi occupazionale; la mutualizzazione di parte dei debiti sovrani dentro schemi in cui ciascuno continua comunque a pagare gli interessi della sua quota di debito, ma che consentono un risparmio importante su questa spesa.
  È davvero singolare, Presidente, che, nel momento in cui il Governo italiano decide per una manovra espansiva e per esercitare una forte pressione affinché l'Europa torni a pensare alla crescita, alcune forze politiche di opposizione lo critichino perché le sue proposte di intervento non sarebbero abbastanza austere. È molto singolare leggere dichiarazioni di Renato Brunetta che addirittura sfida il Governo a restare all'interno delle regole europee dopo averle, lo stesso Brunetta, criticate per mesi e per anni anche contro governi che la sua forza politica appoggiava, come «il Monti» e «il Letta», costantemente accusati di essere poco coraggiosi. E travolto dall'istinto polemico, poi, il presidente Brunetta compie madornali errori come quando, il 13 marzo, afferma, in merito alle rendite finanziarie, che portando l'aliquota dal 20 al 26 per cento si realizza un aumento del 6 per cento e quindi di soli 780 milioni su 13 miliardi dell'attuale gettito; peccato che un aumento di 6 punti su 20 valga il 30 per cento, non il 6 per cento e che, quindi, la stima di Brunetta sia del tutto sballata. Noi professori quando ci impegniamo in politica e nel Parlamento corriamo sempre il rischio di perdere rigore e smalto analitico; in questo caso, lo dico sorridendo e invitando al sorriso anche Renato Brunetta, i conti li ha fatti molto meglio il Governo.
  È singolare e speculare l'atteggiamento del MoVimento 5 Stelle, il quale, mentre fa un asse centrale della sua politica la critica all'Europa, al tempo stesso attacca il Governo su una manovra che restituisce capacità di acquisto ai redditi bassi e medio bassi e riduce il cuneo fiscale alle imprese. Se i 5 Stelle fossero conseguenti con ciò che proclamano dovrebbero applaudire il pacchetto di misure economiche proposte dal Governo. Ma i 5 Stelle preferiscono, invece, soffiare sulla demagogia antieuropea riempiendo la discussione pubblica di allarmismi e di bugie, come quella che dai vincoli europei deriverebbe la necessità di ridurre il debito di Pag. 6450 miliardi di euro all'anno, che non è vero, perché dai vincoli europei deriva l'obiettivo di un equilibrio strutturale del bilancio e di una tendenziale riduzione del debito e questi vincoli, quindi, servono a non creare nuovo debito; un dovere che dobbiamo nei confronti dei nostri figli e non certo l'effetto di una sudditanza nei confronti dell'Europa.
  Ma questa singolarità rappresenta un vizio tutto italiano, un vizio che dovremmo cercare di superare, una delle vere riforme che dovremmo portare avanti accanto a quella della legge elettorale, del bicameralismo, del mercato del lavoro, del fisco e della giustizia, cioè il vizio di dividersi invece che unirsi quando c’è da difendere un interesse nazionale, non soltanto in Europa, ma nell'intero contesto internazionale globalizzato. È facile rigettare sull'Europa tutte le colpe della crisi, si evita così di analizzare le responsabilità che ciascuno ha – politica, società, imprenditoria – per le mancate riforme e si evita, per le nuove forze politiche, di assumersi le proprie responsabilità per le riforme che oggi, e se non ora quando, vanno realizzate.
  Presidente Renzi, vada al prossimo Consiglio europeo a testa alta e a schiena dritta; ci metta tutta la sua energia e la sua capacità politica; lei rappresenta un Paese che ha la seconda base industriale d'Europa, che ha portato il saldo della bilancia dei pagamenti da meno 3,5 punti di PIL a più 0,7 fra il 2010 e il 2013, che ha migliorato il saldo strutturale del bilancio pubblico, quello che veramente conta, cioè quello al netto del ciclo, di due punti e mezzo di PIL, tra il 2011 e il 2013, che ha uno dei più elevati avanzi primari – lo ha detto poco fa – al netto degli interessi nell'intera Unione, ma che però ha un divario di 4,3 punti tra PIL effettivo e PIL potenziale e quindi tanto, tanto spazio da riprendersi per tornare su un sentiero di sviluppo e per creare nuova occupazione.
  Lei rappresenta un Paese, l'Italia, che se davvero, come il suo Governo ha cominciato a fare, mette l'acceleratore sulla strada delle riforme, può contribuire in modo decisivo a cogliere l'opportunità politica di questa nuova fase per riportare non solo se stesso, ma l'intera Europa su un sentiero di stabile e duratura crescita economica e sociale (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico e Sinistra Ecologia Libertà).

  PRESIDENTE. È iscritta a parlare la deputata Locatelli. Ne ha facoltà.

  PIA ELDA LOCATELLI. Signor Presidente, signor Presidente del Consiglio, desidero esprimere a lei e alla Ministra Mogherini l'apprezzamento del gruppo socialista per aver finalmente concluso positivamente il percorso di avvicinamento del Partito Democratico alle famiglie del socialismo europeo. Un percorso iniziato ben 22 anni fa a L'Aia quando fu fondato il PSE e che dopo un'iniziale adesione dell'allora PDS ha visto continui tentennamenti e battute d'arresto in nome di una presunta specificità dell'esperienza italiana.
  Apprezziamo che sia stata posta fine a questa ambiguità, confermando che anche per i partiti la dimensione ineludibile è quella europea. Le elezioni europee sono alle porte e, saggiamente, quest'Aula ha approvato, l'11 febbraio, una mozione di iniziativa socialista, grazie alla quale l'Italia è il primo Paese a recepire la raccomandazione delle istituzioni europee, affinché i partiti nazionali per queste elezioni indichino ai cittadini a quale famiglia europea sono affiliati e quale candidato intendono sostenere alla Presidenza della Commissione. Questo passo...

  PRESIDENTE. La invito a concludere.

  PIA ELDA LOCATELLI. Io credo di avere due minuti, non uno.

  PRESIDENTE. Sì, infatti, io di solito suono quando manca un minuto. Prego

  PIA ELDA LOCATELLI. Grazie. Questo passo importantissimo – sapere che il voto di ciascuno di noi avrà una conseguenza diretta su come saranno costituite, da chi Pag. 65saranno presiedute e quale indirizzo politico avranno le istituzioni europee – può contribuire ad arginare la deriva euroscettica figlia anche e, forse, soprattutto, di quelle politiche di austerità particolarmente dure per tante persone che vivono in Europa.
  Certamente, scontiamo errori iniziati a Maastricht, quando i Paesi membri scelsero il metodo intergovernativo anziché quello comunitario a sostegno dell'euro per difendere la propria sovranità finanziaria e credettero, o fecero finta di credere, che bastasse organizzare la convergenza delle politiche economiche nazionali per sostenere la moneta. Errore fatale. E la crisi ci ha presentato il conto di quell'errore con effetti rovinosi sui rapporti tra Stati membri, sulle istituzioni europee e sulla vita dei cittadini.

  PRESIDENTE. Deve concludere.

  PIA ELDA LOCATELLI. Ora bisogna rimediare: bisogna scegliere se limitarsi a gestire il declino dell'Europa assecondando nei fatti la deriva burocratica e tecnocratica, oppure se vogliamo interrompere questo declino, rilanciando il protagonismo dell'Europa nel mondo. Noi socialisti, appassionati d'Europa, europeisti convinti, la sollecitiamo ad osare e a farsi protagonista, insieme ad altri, ovviamente, non in solitudine, di questo rilancio. E auguriamo a lei e alla Ministra Mogherini buon lavoro.

  PRESIDENTE. È iscritto a parlare il collega Ottobre. Ne ha facoltà.

  MAURO OTTOBRE. Signor Presidente, signor Presidente del Consiglio dei ministri, onorevoli Ministri, onorevoli colleghi, come deputati del Trentino-Alto Adige Südtirol apprezziamo la comunicazione che lei ha reso in relazione al Consiglio europeo del 20 e 21 marzo e del semestre europeo a guida italiana. Le autonomie guardano all'Europa come ambito essenziale per l'adozione di politiche di promozione regionale che sappiano utilizzare i fondi europei per progetti di sistema.
  L'obiettivo di una macroregione alpina in questo contesto è un progetto che consideriamo strategico per l'Italia e per l'Europa ai fini della competitività e della crescita, perché interessa una delle aree turistiche più sviluppate entro la quale sia possibile sostenere investimenti per progetti ad alta innovazione.
  Condividiamo l'obiettivo di un'Unione europea che avvii una forte accelerazione dell'integrazione politica in senso federale, che promuova politiche industriali di sostegno alla crescita, che introduca criteri più efficienti in ordine ai fondi strutturali. Il percorso che l'Italia ha avviato con le riforme istituzionali ed economiche è la condizione per un ruolo credibile entro la dimensione totale europea.

  PRESIDENTE. La invito a concludere.

  MAURO OTTOBRE. L'Europa deve essere, in primo luogo, comunità politica nella quale sia possibile utilizzare i margini assicurati dal rispetto dei vincoli di finanza pubblica ai fini della competitività e della crescita economica.

  PRESIDENTE. Dichiaro chiusa la discussione sulle Comunicazioni del Presidente del Consiglio dei ministri.

(Annunzio di risoluzioni)

  PRESIDENTE. Avverto che sono state presentate le risoluzioni Speranza, De Girolamo, Andrea Romano, Dellai, Pisicchio e Di Lello n. 6-00056, Gianluca Pini ed altri n. 6-00057, Ricciatti ed altri n. 6-00058, Brunetta ed altri n. 6-00059 e Carinelli ed altri n. 6-00060 (vedi l'allegato A - Risoluzioni). I relativi testi sono in distribuzione.

(Replica del Presidente del Consiglio dei ministri)

  PRESIDENTE. Ha facoltà di replicare il Presidente del Consiglio dei ministri, che esprimerà altresì il parere sulle risoluzioni presentate. Prego.

Pag. 66

  MATTEO RENZI, Presidente del Consiglio dei ministri. Signor Presidente, molto brevemente, la replica puntuale credo che sarebbe particolarmente interessante partendo dai quindici interventi che ho avuto il piacere di ascoltare. Mi paiono tutti decisamente protesi ad una discussione positiva, concreta, puntuale, anche a cercare di fare di questo luogo sempre di più il luogo della politica. La questione europea è questione propriamente politica, non è questione tecnica, non è questione burocratica, è questione politica: o la politica torna a fare il proprio mestiere e, allora, l'Europa ha la possibilità di cambiare, o, se ciò non avverrà, non ci sarà spazio per nessun processo di riforme che tocchi il cuore delle persone e dei cittadini.
  Mi limito ad alcune considerazioni. Sulla politica estera dell'Europa, sulla crisi in Ucraina e non solo, confermo all'onorevole Scotto e a chi è intervenuto su questo l'intenzione, l'intendimento del Governo italiano, ma devo dire delle istituzioni europee, di valorizzare molto il ruolo dell'OSCE come luogo capace di costituire una piattaforma di dialogo e uno spazio di discussione con le parti coinvolte. Sottolineo all'onorevole Schirò, adesso non in Aula, che ho ben presente come la citazione di Alex Langer sia una citazione impegnativa. Quella citazione era una citazione fortemente critica contro il mancato rinnovamento della Commissione Santer; era una citazione particolarmente dura rispetto a un modello economico – è interessante andarla a rileggere – basato sulla competitività; come sono cambiate anche le parole nel corso di questi vent'anni. Ma quello che mi ha colpito nel rileggere la dichiarazione di Langer è l'idea che i problemi europei, i problemi della mancanza di politica in Europa, non nascono con questa crisi. Lo ha detto, del resto, il Presidente della Repubblica in un intervento al Parlamento europeo che invito tutte le deputate e i deputati a leggere, anche se so che probabilmente non è il massimo dello stile permettermi di invitare a leggere qualcosa, ma lo faccio contando sulla vostra comprensione. Infatti, quell'intervento del Presidente della Repubblica è stato un intervento che dà il senso profondo, ampio, di grande orizzonte rispetto ai temi di cui abbiamo discusso.
  Vorrei, invece, sui temi legati alle politiche economiche, rassicurare l'onorevole Palese che le coperture e le discussioni che noi abbiamo avuto nel corso di queste settimane troveranno negli atti una naturale conseguenza e concretizzazione. Soprattutto, essendoci dati delle scadenze, trovo abbastanza difficile non prendere atto che saranno le prossime settimane e i prossimi mesi a verificare se quelle scadenze saranno rispettate o meno. Certo è che i dati che ella ha posto all'attenzione del Parlamento sono dati oggettivi rispetto alla situazione del nostro Paese e che l'onorevole Causi ha impreziosito e implementato con l'abilità e la competenza tecnica e politica che tutti noi siamo soliti riconoscergli.
  Garantisco all'onorevole Oliverio l'attenzione sui temi della PAC, l'attenzione alla battaglia sui prodotti dell’italian sounding, che sono oggi un'autentica piaga, ma anche una gigantesca opportunità. Sostanzialmente, noi fatturiamo nel settore dell'agroalimentare una cifra che è pari alla metà di quello che fatturano aziende concorrenti che utilizzano i nomi italiani. Questo elemento è un elemento di sofferenza profonda, intanto per l'economia, per l'occupazione, ma permettetemi anche di dire per l'orgoglio italiano. Vorrei rassicurare gli interventi fatti a vario titolo dagli onorevoli Tancredi, Galgano, Formisano e da ultimo dall'onorevole Locatelli, che ha avuto anche la pazienza di ricordare come una parte delle forze politiche che sostengono questo Governo hanno avuto un appuntamento importante con l'ingresso all'interno della famiglia socialista europea. Da Capo del Governo non sottovaluto come altre componenti di questo Governo si riconoscano pienamente all'interno del Partito popolare europeo, stante la natura decisamente peculiare dell'Esecutivo per come è nato alla luce del risultato elettorale. È importante, però, come ella ha evidenziato, come l'appartenenza a delle famiglie politiche europee Pag. 67costituisca il presupposto per poter fare delle battaglie di merito e di contenuto, di dare un valore politico e un significato profondamente e intrinsecamente politico alle questioni di cui stiamo discutendo.
  Su questo collego anche le riflessioni che sono state fatte da altri colleghi; con estrema libertà, lo dico all'onorevole Taglialatela, noi abbiamo la libertà nel DNA quindi da questo punto di vista non soffriamo di nessun tipo di rischio e di pericolo sotto questo profilo. Quello però che voglio evidenziare ai due gruppi più euroscettici che ho sentito intervenire in questo assise, vale a dire la Lega Nord, con l'onorevole Guidesi, e il MoVimento 5 Stelle, con l'onorevole Carinelli, è che sono molto contento che la battaglia antieuropea rafforzi lo spirito nazionalista della Lega, è forse l'unico aspetto positivo che ha mai avuto la Lega, diciamo, la battaglia antieuropea (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico) perché vedere e sentirmi dire come..., no io vi capisco... (Commenti dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie).

  NICOLA MOLTENI. Porta rispetto !

  PRESIDENTE. Colleghi, poi dopo c’è la possibilità di replicare per favore. Per favore colleghi, per favore.

  MASSIMILIANO FEDRIGA. Un po’ di rispetto per il Parlamento. Non sei in televisione !

  PRESIDENTE. Deputato Fedriga, la prego.

  MATTEO RENZI, Presidente del Consiglio dei ministri. L'onorevole Guidesi, il cui gruppo mi ha richiamato al rispetto del Parlamento, intervenendo in questa Aula mentre i colleghi ragionevolmente erano impegnati in altre faccende, e io però l'ho ascoltato, ha detto di me che da quando utilizzo le slide sono un venditore, una televendita. Ora, vorrei sottolineare all'onorevole Guidesi, per rispetto del punto essendo un noto esponente delle televendite italiane, che le televendite stavano anche prima della creazione di PowerPoint (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Scelta Civica per l'Italia), e se PowerPoint gli fa questo effetto evidentemente c’è un problema legato al rapporto tra l'innovazione e la Lega (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Scelta Civica per l'Italia – applausi polemici dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie), che è un problema che lascio volentieri a lui mantenendo a me soltanto il punto specifico che riguarda il tema europeo e che è quello che non consentiamo a nessuna forza politica di dire, come ha fatto la Lega in questo passaggio, che noi andiamo «con il cappello in mano». Perché sostenere che un Paese come l'Italia che ha fondato l'Europa, che ha un'economia che è particolarmente forte e significativa, che ha dei numeri straordinariamente rilevanti, ha bisogno di andare, parole utilizzate dal segretario nazionale della Lega Nord, «con il cappello in mano»...

  NICOLA MOLTENI. Segretario federale !

  MATTEO RENZI, Presidente del Consiglio dei ministri. Segretario federale, bene vedete che siete nazionalisti a giorni alterni come le targhe (Commenti dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie).

  PRESIDENTE. Colleghi !

  MATTEO RENZI, Presidente del Consiglio dei ministri. Bene, il fatto che continuiate a distinguere il bisogno di una relazione e di una partnership con i Paesi europei all'espressione «vado con il cappello in mano», umilia quegli imprenditori del nord-est che sono il punto di forza del nostro Paese e che noi andiamo a rappresentare, umilia quegli artigiani che lottano per un'Europa diversa, umilia quel mondo produttivo che ha diritto di essere rappresentato da forze europeiste e moderne (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Scelta Civica per l'Italia), e non da forze che vedono nell'Europa il luogo dove si va con il cappello in mano.Pag. 68
  Infine, no perché il bello di partecipare ai dibattiti parlamentari – mi hanno detto che non posso assentarmi neanche per andare in bagno, quindi son rimasto qui – è che poi si fa la replica vera, non è che si fa la replica finta, quindi si può replicare punto per punto alle considerazioni.
  Così mi hanno spiegato, io essendo un novizio devo imparare.
  All'onorevole Carinelli che ha svolto tutta una importante e significativa analisi sulla legge elettorale, cioè sui provvedimenti che il PD ha preso, in particolar modo l'onorevole Carinelli si è rivolta al PD, esiste evidentemente un bisogno costante del MoVimento 5 Stelle di interloquire con il PD che è probabilmente anche una forma ancestrale anche di bisogno di relazione che credo sia molto significativa dal punto di vista psicologico.
  Rispetto ai temi della legge elettorale sottolineo che mi sembra di essere andati leggermente fuori tema e quindi non rispondo nel merito (Commenti dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Colleghi !

  MATTEO RENZI, Presidente del Consiglio dei ministri. Aspetterò la prossima seduta del Parlamento per rispondere nel merito delle considerazioni sull'Europa. Un punto però lo voglio dire adesso ed è il tema del 3 per cento. Quando si sta dentro un dibattuto politico, come è accaduto e come continuerà ad accadere a me come segretario del mio partito, o anche semplicemente come iscritto a un partito che ha questa simpatica abitudine di discutere al proprio interno senza espellere gli altri – si chiama Partito Democratico apposta – (Applausi polemici dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Quando noi discutiamo di questo, abbiamo una caratteristica...

  PRESIDENTE. Colleghi, colleghi per favore.

  MATTEO RENZI, Presidente del Consiglio dei ministri. La ringrazio, signor Presidente. Abbiamo una caratteristica, che è quella di provare ad affrontare i problemi, di studiarli, di conoscerli meglio e di cercare di farsi un'opinione. Il tema del 3 per cento come parametro oggettivamente è un parametro anacronistico, lo è oggettivamente (Applausi polemici del deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Mi fa molto piacere che voi approviate. C’è un passaggio in più nella discussione politica di questi partiti che si chiamano democratici e anche di quelli che non si chiamano democratici ma che lo sono: approfondendo il tema uno cerca di capire come è nato, e allora risale a Maastricht, e allora risale al bisogno di un approfondimento, di un confronto e magari anche – perché no – di una battaglia politica per provare a cambiare le regole. Il Presidente del Consiglio, che rappresenta un Governo e che rappresenta degli impegni, non è persona diversa da quella che ha delle proprie idee politiche e che affronta in sede politica, ma nel momento in cui ha il compito istituzionale di rappresentare un Paese, degli accordi e degli impegni mantiene il proprio desiderio politico e lo affronta nelle sedi opportune perché si possa addivenire a una discussione vera – se oggi il 3 per cento serve ancora o no – ma prima di tutto di fronte al Parlamento e di fronte ai partner europei garantisce circa il rispetto degli impegni. Quello che però non avete ancora profondamente messo a fuoco (Proteste dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)...

  PRESIDENTE. Collega D'Incà, io la richiamo formalmente ! Per favore, cerchiamo di far concludere il discorso al Presidente del Consiglio.

  MATTEO RENZI, Presidente del Consiglio dei ministri. La ringrazio molto, signor Presidente. Quello che però in queste ore sfugge non è la discussione sul sopra o sotto il 3 per cento, ma è il fatto che alcune forze politiche, tra cui la vostra, ha sostenuto che il fatto che il Governo immaginasse, all'interno di un pacchetto di coperture molto ampio, molto più ampio di ciò che è necessario per corrispondere all'impegno dei mille euro annuali a dieci Pag. 69milioni di lavoratori, quello che è necessario non è lo sforamento del 3 per cento, ma è il rispetto del 3 per cento con un'eventuale possibile – verificheremo se è necessaria – modifica dal 2,6 al 3 per cento. Allora vorrei che su questo tema ci fosse approfondimento tra di noi. Quando abbiamo sottolineato questo dato – e devo dire che le risoluzioni che ho visto in discussione sono molto chiare su questo – non c’è oggi la conferma del limite del 3 per cento in tutti i Paesi, anzi, molti Paesi sono decisamente sopra questa percentuale. La Francia, che pure è la Francia, quindi un Paese che merita non soltanto la nostra amicizia ma il nostro rispetto e la nostra stima, è – mi pare di ricordare – al 4,2 per cento, è in un percorso di rientro ma è al 4,2 per cento – lo dico perché è stato argomento di discussione proprio con il Presidente Hollande. È chiaro, la Francia ha un rapporto tra debito e PIL che è diverso rispetto al nostro, sia perché nel corso degli anni il debito era meno alto sia perché il PIL – anche se ha qualche problema anche la Francia – è cresciuto a più di quanto siamo cresciuti noi. Allora, la discussione oggi non è sul 3 per cento, per il quale – ripeto – non ci sarà nessuno sforamento da parte nostra, né sulla discussione di politiche in prospettiva. È evidente che se cambiamo la Commissione noi vogliamo cambiare anche le regole del gioco all'interno dell'Unione europea, è naturale che noi abbiamo il desiderio profondo di riflettere sul fatto che è inutile fare convegni sulla disoccupazione giovanile – come faremo se non cambieremo il modo di concepire la battaglia contro la disoccupazione giovanile –, ma è importante sottolineare ai nostri concittadini che il tema in discussione oggi è prendersi lo spazio che noi abbiamo e non andare a sforare i limiti che vengono dall'Europa.
  Concludo, questo dibattito è stato particolarmente interessante perché ci ha consentito..., per chi lo ha ascoltato sì, per me sì, io sono rimasto qui. No, succede (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico – Commenti dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)... uno rimane qui, ascolta e quindi trova degli elementi di particolare interesse.

  PRESIDENTE. Colleghi, andiamo avanti ?

  MATTEO RENZI, Presidente del Consiglio dei ministri. Poi io parto dal presupposto che saper ascoltare gli altri è una delle condizioni del fare politica e saper ascoltare gli altri è un elemento che rende quest'Aula un luogo autenticamente democratico (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).
  Posso non condividere le tue idee, ma il fatto di ascoltarle rende ciascuno di noi una persona più ricca. Io la vedo in questo modo, probabilmente soffro di una beata ingenuità che però, in questi anni di esperienza anche a livello amministrativo mi è stata particolarmente utile.
  Dicevo: qual è il punto finale e conclusivo, perlomeno per quello che ci riguarda, prima di ascoltare con interesse le dichiarazioni di voto ? Che, quella dell'Europa, sempre di più, è una questione politica, non è una questione tecnica, non è una questione di numeri, non è questione di vincoli, non è questione di paletti. Certo, esiste un problema di politica economica, certo, ma il punto vero è se noi siamo in grado di dedicare per i nostri figli una pagina nuova dell'Europa o se viviamo del ricordo di ciò che hanno fatto le generazioni costituenti che hanno segnato la pagina di pace e le generazioni successive – Mitterrand e Koll che si prendono per mano – che, avendo fatto la guerra, erano state capaci di creare un'infrastruttura istituzionale nuova.
  C’è una terza fase per l'Europa o no ? Io credo di sì, ma credo che dipenderà da quello che i Paesi membri saranno in grado di fare. L'Italia si presenterà a questo appuntamento, a partire dal 1o luglio, con le carte in regola se avrà nel corso di queste settimane affrontato con velocità, speditezza, decisione e anche con coraggio i temi che l'hanno tenuta ferma a terra in questi anni. Se, avendo fatto la nostra parte e avendo iniziato a cambiare Pag. 70l'Italia, ci presenteremo sul palcoscenico europeo con le carte in regola, a quel punto, sarà l'Europa ad avere bisogno di noi (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico, Scelta Civica per l'Italia, Nuovo Centrodestra e Per l'Italia).

  PRESIDENTE. Presidente, avremmo bisogno dei pareri.
  Prego, Ministro Boschi.

  MARIA ELENA BOSCHI, Ministro per i rapporti con il Parlamento e le riforme costituzionali. Signor Presidente, il Governo esprime parere favorevole sulla risoluzione Speranza ed altri 6-00056 e parere contrario sulle altre.

(Dichiarazioni di voto)

  PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Locatelli. Ne ha facoltà.

  PIA ELDA LOCATELLI. Signor Presidente, intervengo brevemente per dichiarazione di voto.
  Confermando il voto favorevole del gruppo socialista alla risoluzione che porta anche la nostra firma, riprendo da dove ho chiuso il mio intervento, il rilancio dell'Europa e non gestione, magari ordinata, del suo declino.
  La risoluzione che la maggioranza ha presentato contiene tutte le indicazioni necessarie – clima, energia, competitività, occupazione giovanile, sì, ma anche e forse soprattutto femminile – perché siamo fermi al 46 per cento, cioè meno di una donna su due in età da lavoro è nel mercato del lavoro, disoccupazione compresa. Ci vuole la politica di respiro europeo e l'ambizione all'altezza degli ideali che ha fatto nascere questa Europa.
  Quindi, all'Europa non chiediamo sconti, ma dobbiamo stare in Europa per rilanciare insieme l'interesse nazionale e l'interesse europeo concentrandoci sui temi della crescita, dell'occupazione, della competitività e dello sviluppo sostenibile, della cittadinanza e dei diritti.
  Due parole sul semestre europeo. È occasione unica anche se difficile. Sarà un semestre difficile quanto a possibilità di fare perché ci sono le scadenze che lo segnano: l'insediamento del nuovo Parlamento, la costituzione della nuova commissione esecutiva, l'elezione del suo presidente che per la prima volta sarà eletto dal Parlamento e mi pare anche il rinnovo del Consiglio d'Europa. Ma noi dobbiamo trasformare queste difficoltà oggettive in opportunità e caratterizzare la nostra presidenza con un'ambizione – come diceva il Presidente – del taglio politico del nostro semestre. Visione e ambizione sono due parole che devono caratterizzare la nostra presidenza. Misureremo le capacità del Presidente del Consiglio e di tutto il Governo per vedere se sono all'altezza di queste ambizioni e ovviamente ce lo auguriamo. Buon lavoro.

  PRESIDENTE. Avverto che la risoluzione Speranza, De Girolamo, Andrea Romano, Dellai, Pisicchio e Di Lello n. 6-00056 è stata sottoscritta anche dal deputato Alfreider.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Alfreider. Ne ha facoltà.

  DANIEL ALFREIDER. Signor Presidente, come deputati della SVP Volkspartei condividiamo le sue comunicazioni sul Consiglio europeo del 20 e del 21 marzo e sul semestre europeo a presidenza italiana. Le condividiamo perché gli obiettivi che lei ha indicato per il semestre europeo sono coerenti alla sfida politica di una nuova Europa in cui si avvii un processo strutturale di riforme.
  Per cambiare l'Europa dobbiamo cambiare soprattutto anche noi stessi. Ne siamo, come lei, del tutto convinti, Presidente.
  Il rilancio del processo di integrazione politica in senso federale in un'Europa che sia costituente, le scelte da compiere che impegneranno la futura Commissione europea, Pag. 71in primo luogo sui fondi strutturali per il 2014-2020, l'avvio e la realizzazione delle riforme istituzionali ed economiche in Italia prima delle elezioni europee per assumere un ruolo fortemente propositivo in Europa, sono le condizioni che insieme a lei riteniamo fondamentali. Come autonomie speciali consideriamo determinante il ruolo italiano per un'Europa che sia modello globale di convivenza fra i cittadini e che abbia, come priorità, politiche di promozione regionale e federale. Il rispetto delle regole e degli obiettivi per l'attuazione dei programmi di stabilità, che assicurano anche all'Italia maggiori margini di sostenibilità, è la condizione primaria per essere credibili nelle proposizioni di politiche economiche e sociali che sostengono la crescita e l'economia.
  Ciò sarà possibile attraverso investimenti nei settori strategici, come progetti infrastrutturali, in primo luogo i corridoi di trasporto, la ricerca e l'innovazione tecnologica, soprattutto la riduzione degli oneri burocratici, regolamentari e amministrativi, l'adozione delle misure in materia di energia, il turismo quale patrimonio e realtà di sviluppo del tutto unici dell'Italia in Europa. Adeguate politiche, quindi, di impiego dei fondi strutturali possono costituire uno dei fattori di svolta immediata per la nostra economia ai fini di una maggiore competitività e dunque di sostegno all'occupazione. Per queste ragioni riteniamo che il rispetto dei parametri finanziari, rapporto deficit-PIL e la riduzione del debito sovrano, debbano essere contestuali ad un'azione di Governo in cui, come lei opportunamente ha affermato, non vi sia contrapposizione proprio fra i cittadini e le istituzioni europee.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Tabacci. Ne ha facoltà, per tre minuti.

  BRUNO TABACCI. Signor Presidente, signor Presidente del Consiglio, il nostro voto favorevole alla risoluzione Speranza ed altri. Seguo la sua scaletta dedicata al Consiglio europeo. Anche io, come lei ben sa, ho la libertà nel DNA. L'idea di Europa, pace, storia, economia, cultura, welfare, deve essere degna degli ideali dei padri fondatori. Lì c’è l'ispirazione. La competitività industriale, come ha detto stamani, va inserita in un quadro più ampio, che comprende energia, occupazione, clima e ambiente. E in questo senso la valorizzazione di Expo 2015 è una carta importante che raccomando molto alla sua attenzione.
  La questione ucraina è il tema centrale di una politica estera europea. È un passaggio necessario, ma serve una politica di difesa europea. La difesa della moneta, l'euro, postula una comune difesa dei confini. Non si capisce perché noi dovremmo dissanguarci nella difesa della moneta e non aspirare ad una politica europea comune e ad una comune politica di difesa. È una contraddizione enorme, dove anche le missioni internazionali hanno un verso comunitario e non nazionale. Terzo – ed ho finito – l'Europa non ci fa le pulci, perché noi siamo l'Europa. Io condivido questo suo giudizio, ma noi dobbiamo cambiare l'Italia per rilanciare l'Europa. Ecco, non si può contestare l'Europa dei burocrati se noi affondiamo nella complicazione e nella burocrazia, cioè rispetto alla burocrazia europea noi ci facciamo un baffo, siamo campioni del mondo da questo punto di vista. Come Commissione bicamerale per la semplificazione, abbiamo concluso in questi giorni l'indagine conoscitiva e siamo pronti anche a formulare una proposta complessiva entro il 31 marzo, quindi tra pochi giorni. Il Governo ne tenga conto. È questa l'indicazione che mi permetto di rivolgerle. I nostri conti sono in regola sull'avanzo primario sicuramente, ma non sull'area dell'elusione e dell'evasione fiscale, che incorpora anche un 5-6 per cento di PIL che origina dalla malavita organizzata. La invito a leggersi in maniera approfondita le ultime indagini dell'ISTAT, che incorporano, oltre a quella che viene considerata, diciamo, la parte dell'economia che in qualche modo viene tollerata, anche un'altra che viene considerata strutturale, che sta tra il 18 e il 20 per cento.Pag. 72
  Ma poi ce n’è una malavitosa, che sta tra il 5 e il 6 per cento. Noi arriviamo al 30 per cento ! Ora, lei capisce che questo determina una contraddizione profonda...

  PRESIDENTE. Ha esaurito il tempo.

  BRUNO TABACCI. ...all'interno dell'equilibrio – ho capito, Presidente, ho già finito – civile del Paese. Buon lavoro, comunque. La speranza è fondamentale, e lei la interpreta al meglio; ha anche un valore economico. Su questo, il nostro sostegno è profondo (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Centro Democratico).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Corsaro. Ne ha facoltà.

  MASSIMO ENRICO CORSARO. Signor Presidente, signor Presidente del Consiglio, lei ha iniziato la sua avventura governativa con una visita all'estero, cui ha fatto menzione anche nel suo intervento questa mattina, in Tunisia. In quell'occasione, oltre a dare sfoggio di apprezzata e discreta padronanza della lingua francese, ha assicurato che una sua visione della strategia di Governo sarebbe stata indirizzata a mantenere e a preservare la centralità mediterranea.
  Da lì ci ha, come dire, ammansito con la canzonetta dei bambini che l'hanno accolta in una scuola in Sicilia e poi ci ha impressionato con una roboante conferenza stampa. Il 14 marzo, cinque giorni fa, non cinque settimane né cinque mesi fa, lei ha testualmente dichiarato: «L'Unione europea è distante dai cittadini. Basta sudditanza dell'Italia in Europa».
  Ed è per questo che ci aspettavamo che nella sua visita alla Cancelliera Merkel dell'altro ieri, 17 marzo, compleanno dell'Italia, signor Presidente del Consiglio, lei facesse menzione di questa necessità, di questa volontà, di questo bisogno dell'Italia di rivedere il modo di stare in Europa, e che l'Europa rivedesse il modo di determinare le condizioni dello stare insieme.
  Invece, purtroppo, signor Presidente del Consiglio, non abbiamo sentito una parola. A lei dispiace che qualcuno le dica che si è presentato con il cappello in mano dalla Cancelliera, ma il fatto è che in quell'occasione, come oggi, vi è stato un silenzio totale da parte sua riguardo alla voce dell'Italia in Europa. Oggi ci aspettavamo di dover sentire da lei, così recitava l'ordine del giorno, un'informativa sul Consiglio europeo di domani e dopodomani e sulla situazione economico-finanziaria dello Stato.
  Lei ci ha dato l'ennesima dimostrazione di essere un degno erede del suo concittadino più famoso, il conte Mascetti: ha parlato a braccio, perché lei è bravo a fare questo, ma non ha sostanzialmente detto alcunché. Sostanzialmente, l'unico argomento che lei ha sciorinato è che, siccome le cose da noi, in Italia, non funzionano, è meglio che in Europa stiamo zitti. Non ha detto una parola, invece, signor Presidente del Consiglio, sulla necessità che sia l'Europa, contemporaneamente alle giuste, sacrosante e necessarie modifiche che noi dobbiamo fare in Italia, a cambiare la strategia.
  Lei è apparso esattamente uguale al suo predecessore, Letta, esattamente uguale al predecessore del suo predecessore, Monti. Non ha detto una parola sulle regole rigide che l'Europa impone e che, in tempo di crisi, comportano l'asfissia di tutti i Paesi. Non ha detto una parola sul fatto che il fiscal compact deve necessariamente essere rinegoziato, perché nessuna delle tre regole che sono inserite nel fiscal compact può essere tollerata da un Paese in una situazione di crisi finanziaria ed economica che lo continua a pervadere: né il rapporto deficit/PIL al 3 per cento, né la definizione del pareggio di bilancio, né l'obbligo di rientro del debito in 20 anni, cosa che costa, per l'Italia, qualche cosa come 45 miliardi di euro all'anno. Ma di questo, lei, nelle sue slide, ha continuato a non fare menzione.
  Nessuno di questi elementi, senza un aumento del prodotto interno lordo, può essere esercitato e nessuna possibile crescita del prodotto interno lordo si può Pag. 73generare senza che si liberi una capacità di risorse da spendere per gli investimenti, e cioè rinegoziando il fiscal compact e mettendo lo Stato nelle condizioni di poter fare questi interventi. Allora, signor Presidente del Consiglio, la domanda che noi le vogliamo fare è: ma lei è davvero convinto che si possa morire perché qualcuno decide di non voler toccare delle regole fissate da quattro ragionieri in Europa ? Noi non siamo convinti, noi non ci arrendiamo a questa crisi nichilista e a questa assenza di dignità e di rispetto delle esigenze nazionali.

  PRESIDENTE. Chiedo di liberare i banchi del Governo, per favore.

  MASSIMO ENRICO CORSARO. Grazie, Presidente, ma, ovviamente, siamo disposti ad aspettare che il Presidente del Consiglio termini...

  PRESIDENTE. Prego, andiamo avanti, deputato Corsaro.

  MASSIMO ENRICO CORSARO. ...il suo fare.
  Noi abbiamo la necessità che in Europa l'Italia alzi la voce per la rinegoziazione degli accordi, perché si ridefinisca il ruolo della Banca centrale europea che deve, signor Presidente del Consiglio, convincerci che l'euro funziona per davvero, perché tutti i dati economici stanno lì a segnalare esattamente il contrario. Auspichiamo che sia una Banca centrale garante del debito esposto di tutti gli Stati membri, che sia una Banca centrale che si occupi di limitare il differenziale degli spread tra gli Stati membri della stessa Comunità.
  Noi vogliamo vedere l'Europa, signor Presidente, di fianco a noi sul tema dell'immigrazione, sul tema del governo dei flussi. Non ha detto una parola, lei, alla Merkel l'altro ieri, non ha detto una parola oggi a noi su quella che deve essere la nostra pretesa del ruolo dell'Europa, insieme a noi, sul governo dell'immigrazione. Noi pretendiamo di avere l'Europa di fianco a noi nella rivendicazione del ritorno in Italia dei due marò. Ancora oggi c’è stato l'ennesimo silenzio da parte sua su questo tema, signor Presidente !
  Non abbia paura di andare in Europa e risultare una volta tanto antipatico, perché quando le danno le pacche sulle spalle significa che non hanno bisogno di lei e che l'hanno già «fatta su», come si dice in gergo. Per questo lei ha bisogno certamente di svolgere i compiti a casa, ma anche sui compiti a casa, signor Presidente, ci lasci dire, per ora, molte belle parole e pochissimi riscontri. Lei, nella sua roboante conferenza stampa, ci ha detto che abbasserà di 10 punti percentuali l'IRAP per le imprese. Però, ha detto che finanzierà questo taglio dell'imposta con l'aumento dal 20 al 26 per cento della tassazione sulle rendite. Lei sa bene che anche solo sotto il profilo aritmetico ha detto una bugia, perché l'eventuale innalzamento di 6 punti percentuali dell'imposizione sulle rendite finanziarie non sarebbe in grado di coprire l'abbassamento di 10 punti di IRAP, anche ammesso e non concesso – e non sarà così – che, aumentando le imposte, tutti quelli che hanno degli investimenti finanziari in Italia li mantengano in Italia e non vadano, invece, a trasferirli all'estero, dove evidentemente la caratteristica finanziaria li renderebbe maggiormente appetibili.
  Ci ha detto che avrebbe scontato subito l'indebitamento al 2,6 per cento allargandolo al 3 per cento, per poter utilizzare quelle risorse per finanziare le sue politiche. Lei si è dimenticato di raccontarci che quell'ipotesi di deficit al 2,6 per cento formulata dall'ISTAT sconta già una crescita del PIL che è ancora tutta da dimostrare e ha già impegnato, ora per allora, dei denari che non sappiamo se l'Italia sarà in grado di mantenere in casa.
  Per non parlare della spending review, che per lei servirebbe per abbassare l'Irpef. Noi siamo favorevoli a ogni iniziativa tesa ad abbassare le imposte, signor Presidente del Consiglio. Però, c’è qualcosa che non è chiaro, perché lei ha parlato dell'abbassamento del 7 per cento; poi, il suo commissario straordinario ha detto che, sì, il 7 per cento, però per il momento Pag. 745 per cento, ma nella realtà garantisce il 3 per cento. Non si sa nulla della spending review, se non una cosa sola: che non avete escluso che quello che voi taglierete ricadrà sulle spalle degli enti locali, il che sarebbe una presa in giro ulteriore degli italiani, perché quello che non applicate voi dovrà essere poi un aumento di tassazione da parte dei comuni e delle regioni.
  E, soprattutto, si è dimenticato di dire che l'unico taglio della spesa pubblica che in questo momento ha garantito il suo Governo è il taglio sulle spese della sicurezza, cioè sulla sicurezza degli italiani, sulle decine di migliaia di operatori delle forze dell'ordine, che per quattro lire devono garantire la sicurezza di tutti noi, ai quali non vengono garantiti né gli scatti né la permanenza in ruolo né, soprattutto, la possibilità di avere un organico in grado di garantire con credibilità il governo del nostro territorio.
  Signor Presidente del Consiglio, noi abbiamo preso atto negli ultimi giorni che lei si è dato ad un nuovo sport, che è quello dello scambio delle maglie. Lei ha portato alla Presidente Merkel la maglia della sua squadra, la Fiorentina. Ieri sera ha ricevuto dal presidente D'Alema la maglia della Roma. Per carità, sono manifestazioni simpatiche che rappresentano una orgogliosa quanto legittima partigianeria. Quello che però noi le chiediamo, signor Presidente, perché oggi lei è il Presidente del Consiglio di tutti gli italiani, è di avere chiaro in testa che il Presidente del Consiglio non può permettersi di «gigioneggiare» sulle partigianerie perché ha l'obbligo, sacro e supremo, di rappresentare l'interesse nazionale, che in questo momento collide – e collide eccome – con i manovratori dell'Europa comunitaria, con la quale lei dovrà trovarsi a confrontare dalle prossime settimane, a partire dall'assunzione del ruolo apicale nel semestre europeo.
  Allora, il gruppo Fratelli d'Italia-Alleanza Nazionale, signor Presidente del Consiglio, per farle memoria di questo suo importante e nobile compito, per fare in modo che lei non dimentichi mai la responsabilità per tutti gli italiani e per l'interesse nazionale, abbiamo pensato che, nella sua collezione di maglie, manchi la più importante e, quindi, abbiamo deciso di farle dono della maglia della nazionale italiana (Il deputato Corsaro mostra una maglia della nazionale italiana)...

  PRESIDENTE. Deputato Corsaro, rimuova quella maglia, chiedo ai commessi di rimuoverla !

  MASSIMO ENRICO CORSARO. ...perché lei abbia modo di ricordarsi quello che deve rappresentare per l'interesse di tutti noi (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia-Alleanza Nazionale).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il collega Buttiglione. Ne ha facoltà.

  ROCCO BUTTIGLIONE. Signor Presidente, onorevoli colleghi, signor Presidente del Consiglio, la devo ringraziare per due motivi, per una cosa che lei ha detto e per un'altra che non ha detto. Quella che non ha detto poi... (Il deputato Corsaro si avvicina ai banchi del Governo e fa il gesto di consegnare la maglia della nazionale italiana al Presidente del Consiglio dei ministri).

  PRESIDENTE. Collega Corsaro, questa cosa la fate un'altra volta, è meglio liberare i banchi del Governo. Per favore, collega Corsaro, si allontani dai banchi del Governo, per favore !

  ROCCO BUTTIGLIONE. Mi pare un'ottima idea.

  PRESIDENTE. Collega Corsaro, si allontani dai banchi del Governo, per favore ! Prego.

  ROCCO BUTTIGLIONE. Dicevo, una cosa che lei ha detto e una cosa che lei non ha detto fin quando non gliel'hanno fatta dire per forza. La cosa che lei ha detto è che l'Italia è un grande Paese. L'Italia è un Paese che ha un'economia Pag. 75straordinaria: su 5.144 sezioni merceologiche considerate dal WTO, le imprese italiane sono nei primi tre posti in più di 1.200 sezioni. Abbiamo delle imprese straordinarie, della gente che ha una grande voglia di lavorare, una grande cultura, una grande storia, una grande tradizione. Abbiamo diritto di essere orgogliosi e di guidare l'Europa o almeno di partecipare alla pari alla guida dell'Europa.
  La cosa che invece lei non ha detto, fin quando non gliel'hanno fatta dire a forza, è che non ha parlato del 3 per cento; bravo ! Io le faccio una raccomandazione: a Bruxelles non vada a parlare della soglia del 3 per cento, non lo faccia. Non lo faccia per evitare una brutta figura, perché potrebbero risponderle che la regola non è quella del 3 per cento, ma quella del pareggio tendenziale di bilancio, che è scritta non solo nel six pack e nel fiscal compact, ma anche nella Costituzione italiana.
  Sarebbe brutto dare l'impressione di non conoscere la Costituzione italiana. Non lo faccia perché potrebbero dirle che il vincolo vero alla nostra spesa non è il 3 per cento, non è l'Europa, sono i mercati. La crisi non è cominciata perché l'Europa ci ha vietato di indebitarci, la crisi è cominciata perché i mercati, cioè noi tutti in quanto risparmiatori, non abbiamo più accettato di comprare i BOT, perché avevamo paura che lo Stato non fosse in grado di pagarli. Questa è la verità. L'Europa è venuta dopo, l'Europa è venuta garantendo il nostro debito. Lo so che non si può dire, soprattutto in Germania, ma la realtà è questa: alla fine, tramite Draghi abbiamo avuto il sostegno al nostro debito. Certo, ci hanno chiesto qualche garanzia, la garanzia di rientrare come fa qualunque banca quando hai sfondato e sembra che non ce la fai.
  È il debito il nostro problema, non è l'Europa. Se noi ricominciassimo ad indebitarci senza criterio, rischieremmo rapidamente di perdere di nuovo la fiducia di quelli che devono prestarci i soldi, cioè noi tutti in quanto risparmiatori. Potrebbero dirci, poi, che di fatto questi vincoli europei sono molto elastici.
  Dirò una cosa che spero non venga riportata dai giornali tedeschi: noi siamo ben oltre il 3 per cento. Volete sapere la verità ? Con la grande operazione che abbiamo negoziato per poter pagare i debiti pregressi, detti commerciali, ma in realtà finanziari, dello Stato italiano, noi abbiamo un deficit reale di 4,5 punti nel 2013 e nel 2014. Certo, possiamo dire con un artificio giuridico che questi denari erano stati già computati, ma quello che conta è l'aumento del debito, perché il vincolo sul deficit è posto per evitare che facciamo troppi debiti e l'abbiamo ottenuto con uno straordinario risultato, a cui siamo debitori, anche per buona parte della nostra fragile ripresa, del senatore Monti e del Ministro Moavero Milanesi, che tengo a ringraziare in quest'occasione.
  Colgo l'occasione per dire che anch'io, nel mio piccolo, sono stato il primo a indicare, in quest'Aula e in molti luoghi, il percorso da seguire e che poi il Governo ha seguito. Ci potrebbero dire che altri allentamenti del vincolo per fare investimenti produttivi si possono ottenere a condizione non di parlarne troppo. Uno è stato già negoziato, ed è quello per il cofinanziamento dei fondi europei. A proposito, quel margine va usato per cofinanziare i fondi europei. Non possiamo usarlo per altre cose, nemmeno per diminuire le tasse. Signor Presidente del Consiglio, questo sarà bene non dimenticarlo (Applausi di deputati del gruppo Forza Italia – Il Popolo della Libertà – Berlusconi Presidente).
  Non si lasci ingannare, signor Presidente, da chi le chiede cose strane, da chi le suggerisce nuove, improvvisate ricette di politica economica e di politica europea. Proceda, magari con maggiore baldanza, sul cammino iniziato da Monti e continuato da Letta. È un buon cammino, che ci sta portando fuori dalla crisi. Possiamo accelerare, ma lungo quel sentiero.
  Sta cambiando in senso europeo il modello dell'economia italiana: questo è il nodo. Il vecchio modello era un modello Pag. 76trainato dalla spesa pubblica e dal mercato interno. Il nuovo modello è trainato dalla crescita di produttività e dalle esportazioni. L'onorevole Causi lo ha ricordato molto bene: le imprese italiane, messe alla frusta, hanno reagito benissimo. Abbiamo avuto un aumento straordinario delle esportazioni e la ripresa è trainata oggi dalla produttività e dalle esportazioni. È il modello al quale dobbiamo rimanere fedeli.
  Se lei chiederà aiuto in Europa per procedere più speditamente su questo modello, lei l'aiuto lo troverà. Il modo di contabilizzarlo poi si vedrà, si troverà anche quello. Ma se chiederà aiuto, come tanti le suggeriscono, per tornare al vecchio modello non spunterà nulla, perché il vecchio modello è morto. L'idea di una crescita trainata dalla spesa pubblica, l'idea di una crescita trainata dal debito pubblico è un'idea che non ha diritto di cittadinanza in Europa.
  Diciamoci la verità, se noi in Europa contiamo poco non è per i trattati, è perché noi non abbiamo mai interiorizzato la filosofia dell'Europa. E la filosofia dell'Europa è che il modello economico è un modello in cui il debito pubblico non ha il ruolo che noi gli abbiamo dato nel modello italiano. Dobbiamo abbandonare quel modello italiano: questo è il grande ostacolo a che l'Italia possa svolgere un grande ruolo in Europa, possa guidare l'Europa.
  In questa prospettiva, signor Presidente, esplori con coraggio il percorso che si sta aprendo delle partnership per lo sviluppo. Se vogliamo fare riforme che vengono incontro alle raccomandazioni della Commissione – e sono tutte riforme che mirano al recupero di competitività di sistema –, allora troveremo comprensione, non solo allentamento dei vincoli, anche sostegno diretto. Certo, è da vedere come.
  Io penso che la grande riforma del mercato del lavoro, per esempio, possa rientrare in questo ambito. Veda se è possibile negoziarla dentro questo ambito, perché è una bella riforma, ma costa un sacco di soldi. È buona per le imprese, è buona per i lavoratori, ma farla partire costa un sacco di soldi. E lì noi potremmo – possiamo e dobbiamo – andare a parlare e trovare punti di convergenza.
  Infatti, il problema del debito è importante, ma il problema della produttività è ancora più importante. Se noi diamo segno di camminare speditamente sul percorso del recupero di competitività, sul debito scostamenti limitati e per finalità ben definite – io le dico, signor Presidente – possono essere accettati in Europa, anche a condizione che non si faccia la parte tonitruante di chi va lì a battere i pugni sul tavolo e a rivendicare cose che non stanno né in cielo né in terra, ma quella di chi fattivamente sa difendere con durezza i propri interessi, ma dentro una visione complessiva dell'interesse europeo.
  Signor Presidente, dica anche un'altra cosa in Europa: il nostro futuro, come europei e come italiani, dipende interamente dalla capacità che avremo o non avremo di inserirci nella grande rivoluzione scientifica e tecnologica che oggi è in corso nel mondo, la rivoluzione informatica e telematica, che non è finita, quella delle biotecnologie, quella delle nano tecnologie, quella dei nuovi materiali, quella delle nuove tecniche di ricerca e trattamento degli idrocarburi, delle nuove tecniche di produzione dell'energia.
  L'Europa deve riprendere l'antico disegno, enunciato a Lisbona nel marzo 2000, di diventare la più grande economia della conoscenza sulla faccia della terra. Per questo abbiamo bisogno di investire massicciamente nelle infrastrutture dell'economia della conoscenza, tutti insieme, come europei.
  L'idea degli eurobond, scartata a suo tempo perché la si è vista come uno strumento per finanziare i Paesi in crisi eludendo le riforme necessarie, potrebbe essere accettata se la si ripresenta come il modo di finanziare le nuove infrastrutture dell'economia della conoscenza, per incrementare la produttività di sistema e conquistare la nuova frontiera del mondo di domani.Pag. 77
  Vorrei concludere, signor Presidente, là dove lei ha iniziato. Lei si è domandato: l'Europa è ferma perché c’è la crisi ? No, io le dico di no.
  C’è la crisi perché l'Europa è in stallo. Noi abbiamo vissuto un momento alto del progetto europeo. Davanti alla grande testimonianza intellettuale, morale e religiosa, guidata idealmente da Giovanni Paolo II, il totalitarismo comunista è crollato senza sangue. Helmut Kohl ha guidato la costruzione di un'intelaiatura istituzionale della nuova Europa. Abbiamo fatto l'euro per legare la Germania all'Europa occidentale ed impedire la rinascita di un imperialismo tedesco, per una Germania europea e non per un'Europa tedesca. E abbiamo fatto l'allargamento ad est perché la Russia, quando è tornata ad essere una potenza mondiale, trovasse un confine che la contiene.

  PRESIDENTE. È scaduto il tempo, collega.

  ROCCO BUTTIGLIONE. Solo un momento ancora.
  Alla fine però siamo stati sconfitti. Non hanno voluto le radici cristiane nella Costituzione, la Costituzione è stata bocciata, il processo di Lisbona per costruire l'economia della conoscenza più grande del mondo in Europa è stato abbandonato. È passata la cosiddetta Europa dei diritti, cioè l'Europa di tutti gli egoismi, individuali e di gruppo. L'Europa è come una casa bellissima, che però non ha il tetto, quindi ci piove dentro.
  Signor Presidente, con prudenza, con saggezza e con coraggio, riprenda in mano quel progetto originario, quello di un'Europa orgogliosa della propria cultura, capace di generosa solidarietà fra i popoli che la compongono, decida di dare un avvio...

  PRESIDENTE. Collega, deve concludere.

  ROCCO BUTTIGLIONE. ... per completare una vera unione politica (Applausi dei deputati del gruppo Per l'Italia).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il collega Pini. Ne ha facoltà.

  GIANLUCA PINI. Signor Presidente e signor Presidente del Consiglio, io penso e mi auguro che sia stata una svista il parere negativo dato dalla collega Boschi alla nostra risoluzione (e non mozione), anche perché il dispositivo del testo – e la invito a rileggerlo, senza polemica, ma proprio a guardare i contenuti – ricalca di fatto le richieste che arrivano da tutti i territori, principalmente dal nord, certo, perché è quello produttivo e che in qualche modo mantiene, tiene in piedi questo sistema Paese, e in qualche modo ricalca, seppur con sfumature diverse, quello che lei, con slide o senza slide, attraverso dirette televisive o meno, va dicendo da qualche settimana a questa parte.
  Quindi la invito, prima di fare dichiarazioni su quelli che sono i contenuti di questa risoluzione e delle altre risoluzioni, a rileggerla, perché è lei che ci ha detto in qualche modo che obbligatoriamente, visto che lei è stato (è ancora, ancora per poco) un noto amministratore locale, il patto di stabilità – anzi, ribattezziamolo pure col suo nome: il patto di stupidità – imposto dall'Europa è un vincolo che...

  PRESIDENTE. Collega Buttiglione, per favore, si allontani dai banchi del Governo.

  GIANLUCA PINI. Sì, ma non c’è problema, Presidente: so che il Presidente Renzi, seppur twittando, sta ascoltando quello che stiamo dicendo.

  PRESIDENTE. Andiamo avanti, collega.

  GIANLUCA PINI. Non sta twittando ? Va bene, sta facendo altre slide per (Applausi dei deputati dei gruppi Lega Nord e Autonomie e MoVimento 5 Stelle)...

  PRESIDENTE. Collega, io direi che è il caso di andare avanti e di rivolgersi con rispetto al Governo. Prego.

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  GIANLUCA PINI. Mi sto rivolgendo con rispetto, semplicemente sto...

  PRESIDENTE. Collega Marazziti, lo stesso vale per lei, grazie.

  GIANLUCA PINI. Grazie. Lei stesso ha detto a più riprese – su questo concordiamo, penso che concordino tutte le formazioni politiche – che il patto di stabilità non solo deve essere rivisto, ma deve essere assolutamente cancellato per come è fatto, perché alla fin fine va a premiare enti che sprecano e va a colpire, invece, gli enti che risparmiano, gli enti virtuosi.
  Quindi, ci aspettavamo che ci fosse un passaggio forte oggi nel suo discorso, tanto nell'illustrazione quanto nella replica, relativamente a questo punto, cosa che non mi pare assolutamente vi sia stata. Comunque, abbiamo in qualche modo sopperito a questa sua mancanza e lo abbiamo messo nel dispositivo.
  Così come abbiamo messo nel dispositivo quello che è assolutamente necessario fare, cioè una rivalutazione complessiva di quelli che sono gli impegni che questo Paese ha preso; non è colpa sua, però è onere suo, in questa fase, visto che ha voluto di corsa prendere le redini del Governo, senza essere eletto, glielo ricordo. Perché prima lei parlava di rappresentanza, però qui, se c’è qualcuno che rappresenta il popolo, siamo noi: lei, al limite, rappresenta qualche (pochi) milione di italiani che l'hanno votata a delle primarie ed è una differenza non solo di forma, ma anche di sostanza. Comunque, a parte questo inciso, lei è chiamato in qualche modo a dover rinegoziare con l'Europa dei vincoli che ci stanno letteralmente distruggendo.
  E quanto alla storiella del 3 per cento, del fatto che lei può in qualche modo giocare dal 2,6 al 3 per cento, le ricordo che è un po’ anacronistica la situazione.
  Infatti, noi abbiamo un qualcosa in Costituzione, che lei prima o poi dovrà rispettare e mi auguro che lo faccia perlomeno, che si chiama vincolo di pareggio di bilancio. Può giocare quanto vuole sui numeri, quindi, può puntare tutto, come ha cercato di fare, su questi 10 miliardi di euro che non ci sono. Magari qualcuno le permetterà così di giocare, come se fosse una scommessa, più elettorale che di sostanza perché, guarda caso, la caduta temporale di quando questi soldi dovrebbero finire nelle tasche degli italiani è singolarmente coincidente con una scadenza elettorale che lei stesso ha ricordato oggi essere molto importante, forse più importante per lei, per la tenuta del suo Governo, rispetto a quella che invece è l'importanza per gli italiani (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie).
  Però, vede, i giochini a prendere in giro, la vacuità delle slide e delle sue presentazioni in powerpoint, poi si scontrano con i testi che il suo stesso Governo deposita nei rami del Parlamento. Infatti, è vero che se, da una parte, dice di voler mettere 10 miliardi di euro nelle tasche del ceto medio, anzi diciamo del ceto medio-basso perché 1.500 euro al mese sono veramente una miseria per poter campare in questo Paese, dall'altra parte, però, vediamo che le coperture nascono dal fatto che vengono tolte le detrazioni, e a chi ? Soprattutto alle famiglie monoreddito, cioè a quelle che sono ancora più in difficoltà.
  Lei è venuto qui oggi in qualche modo a rendere l'ennesimo show. Questo suo giochino non ci convince e, quindi, chiaramente, noi voteremo convintamente contro la risoluzione di maggioranza. Ma le ricordo, Presidente Renzi, che lei oggi doveva venire qui a dirci che cosa avrebbe portato sul tavolo del Consiglio europeo, non a convincere per l'ennesima volta l'elettorato che alle elezioni europee devono votare il PD perché, altrimenti, lei è costretto ad andare a casa anzitempo (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie).
  Le dico molto onestamente che io, stamattina, ascoltandola, ad un certo punto ho chiuso gli occhi e mi sembrava di ascoltare Berlusconi. Glielo dico molto serenamente (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie – Commenti dei deputati del gruppo Partito Democratico).

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  PRESIDENTE. Colleghi, lasciamo andare avanti il collega Pini.

  GIANLUCA PINI. C'era un mio compianto conterraneo, che lei conoscerà, Tonino Guerra, che diceva: «L'ottimismo è il profumo della vita». È vero, lei cerca di spargere ottimismo, lei pensa che mettendo 10 miliardi di euro nelle tasche degli italiani in qualche modo poi l'economia riparta.
  Le faccio presente, purtroppo, che i numeri sono totalmente diversi, che l'economia non può ripartire con questi trucchi che hanno anche un fiato molto corto perché non sono assolutamente strutturali.
  Oltretutto, le rammento quello che c’è scritto, come ho detto prima, nel disegno di legge che avete depositato: date 10 miliardi di euro in busta paga, ma ne togliete altri 10 attraverso le detrazioni. Con una mano date e con l'altra togliete. Alla fin fine, quindi, questi 10 miliardi di euro nel circolo dell'economia assolutamente non si vedranno.
  È sparita la questione del pagamento dei debiti della pubblica amministrazione. Anche qui, poteva essere in qualche modo un volano per far ripartire l'economia. Però, vede, il problema vero dell'economia è che nessuno può permettersi realmente, neanche la Germania, di pensare ad una riduzione del debito se non ci sono, sia una ristrutturazione di quelli che sono i patti, sia un aumento vero e concreto di quello che è il prodotto interno lordo, ma un aumento che superi il 2-2,5 per cento. Solo questo può essere il volano per far ripartire in qualche modo l'economia e per cercare sì a quel punto di dare maggiore ricchezza, per distribuire maggiore benessere o maggiore ricchezza nelle tasche di tutti i cittadini, soprattutto di quelli che lavorano, non di quelli che campano alle spalle di quelli che lavorano.
  Allora, vede, per fare questo lei dovrebbe, non solo a parole, ma anche nei fatti, puntare un pochettino di più i piedi in Europa. E ci auguriamo che lo faccia. Al di là delle posizioni, come ripeto, noi ci auguriamo che domani e dopodomani lei lo faccia veramente perché non è verosimile che chi non ha da mangiare – perché questo è un Paese che non riesce a dar da mangiare ai propri figli – faccia beneficenza a favore di altri Paesi che magari stanno meglio di noi. Infatti, questo è quello che sta avvenendo con gli attuali vincoli che ci siamo dati nel passato rispetto all'Europa.
  Lei ha detto una cosa che non condividiamo, che per uscire dai problemi dobbiamo avere maggiore Europa. No, ne dobbiamo avere meno. Dobbiamo avere maggiore autonomia guardando in maniera se vogliamo anche cinica, sì. Lei ricordava il buon padre di famiglia che deve tagliare là dove è necessario. Per fortuna, ha detto padre e madre e non ha detto genitore 1 e genitore 2. Di questo lo ringraziamo (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie – Commenti dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà).

  PRESIDENTE. Colleghi.

  GIANLUCA PINI. Deve tagliare, bene, e, allora, se deve tagliare, vada in Europa dicendo una cosa che potrebbe essere assolutamente, non solo condivisibile da parte nostra, ma potrebbe avere anche il nostro sostegno.
  Vada in Europa a dire la verità, che non sono i tre punti che lei ha citato, le ricordo i dieci miliardi di euro, la famosa misura elettorale, poi ha parlato di un intervento simile sulle aziende però non si capisce bene con quali contenuti e la terza mossa è la questione dell'energia; no, questo Paese ha bisogno di una cura da cavallo che è legata alla burocrazia. La burocrazia in questo Paese va rasa al suolo ! Lei questo deve fare, se vuole veramente rendere competitivo il Paese (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie), lei deve radere al suolo la burocrazia, deve avere questo tipo di coraggio ! Vede, se avrà questo tipo di coraggio magari le slide potranno diventare anche un qualcosa di concreto e il consenso, non solo elettorale, ma nei confronti della gente comune, potrebbe ampliarsi. Io capisco che lei abbia dimostrato Pag. 80un certo tipo di egocentrismo, ma ci sta, in politica, serve soprattutto nei momenti e nelle situazioni difficili. Chiudo perché manca poco...

  PRESIDENTE. Ha ancora 30 secondi.

  GIANLUCA PINI. Grazie Presidente, chiudo facendo un passaggio velocissimo sulla questione della Crimea e non solo della Crimea. La invito, Presidente Renzi, a rileggere bene il dispositivo perché tanto sulla questione della Crimea quanto su un'altra questione che non è stata minimamente citata, ma che in qualche modo deve essere affrontata, cioè la questione del Venezuela, sarebbe bene che venissero prese in sede europea delle decisioni non eventuali, non light come sono state prese fino adesso, ma venisse riconosciuto, soprattutto, il principio dell'autodeterminazione democratica dei popoli, perché lei ha detto che ci deve essere il rispetto del diritto internazionale (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie). Prima del rispetto del diritto internazionale ci deve essere il rispetto per il voto democraticamente espresso dai cittadini; io capisco che il Venezuela è una dittatura comunista e magari a voi qualche imbarazzo lo crea, però i morti che ci sono in Venezuela hanno la stessa dignità dei morti che ci sono stati in Ucraina (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie).

  PRESIDENTE. Avverto che la risoluzione Speranza, De Girolamo, Andrea Romano, Dellai, Pisicchio, Di Lello e Alfreider n. 6-00056 è stata sottoscritta anche dal deputato Formisano.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il collega Andrea Romano. Ne ha facoltà.

  ANDREA ROMANO. Signor Presidente, Presidente del Consiglio, colleghi, io credo che quando parliamo di Europa parliamo di interesse nazionale, un termine che è stato usato poco fa da un collega, sebbene, a mio parere, molto impropriamente.
  Quando parliamo di Europa parliamo del modo in cui l'Italia afferma il proprio interesse concreto, tutela il futuro dei propri figli, promuove il benessere dei propri cittadini e garantisce, appunto, un futuro alla propria dignità. È un termine «interesse nazionale» che, va ricordato, soprattutto quando parliamo di Europa, perché l'Europa non è una religione, non è una retorica, non è una ritualità.
  L'Europa è il modo concreto attraverso il quale l'Italia nel corso del Novecento è sfuggita a un destino che doveva essere un destino di isolamento, di catastrofe, di guerra e di miseria. Un destino a cui ci aveva condannato chi aveva puntato all'isolamento dell'Italia, chi aveva puntato a contrapporre l'Italia alla comunità internazionale, a contrapporla all'Europa e a puntare tutto sulla politica di potenza, svincolata per l'appunto dagli obblighi internazionali.
  Sembrano pagine un po’ antiche, ma non lo sono, perché i padri fondatori dell'Europa che lei, Presidente del Consiglio, ha ricordato poco fa, non avevano scommesso sull'Europa solo in virtù di buoni sentimenti, di un sentimento irenico di amore per la pace o di un afflato retorico; avevano scommesso sull'Europa, quei padri fondatori italiani, perché avevano capito che, dopo le catastrofi del Novecento, di quella prima metà del Novecento, era solo scommettendo sull'Europa che l'Italia avrebbe avuto un futuro diverso da quello che aveva avuto nei decenni precedenti e, solo attraverso l'Europa, l'Italia avrebbe tutelato il proprio interesse nazionale.
  Vi ricordo ciò, ancora oggi, non tanto per un senso della storia, che pure non fa poi così male, ma perché ancora oggi, fuori e dentro da quest'Aula, c’è chi vorrebbe contrapporre l'Italia all'Europa, c’è chi vorrebbe scommettere su un futuro in cui l'Italia sia contrapposta all'Europa e alla comunità internazionale e quindi c’è chi vorrebbe, fuori e dentro da quest'Aula, ricacciare l'Italia in un destino di isolamento, quell'isolamento che è stato concretamente, Pag. 81per il nostro Paese e per i nostri cittadini, un destino di declino, di miseria, di guerra e di catastrofe.
  Chi predica l'isolamento dell'Italia contro l'Europa lavora contro il nostro futuro e scava quella stessa fossa dove poco più di mezzo secolo fa, non molti secoli fa, poco più di mezzo secolo fa, voleva cacciarci chi fece quella stessa scommessa.
  E, allora, oggi, alla vigilia del Consiglio europeo, ma, soprattutto, alla vigilia di elezioni europee che saranno per la prima volta elezioni nelle quali vedremo, purtroppo, una fioritura di tanti antieuropeismi diversi e non solo di un antieuropeismo, alla vigilia di queste elezioni dobbiamo dirlo con ancora più forza che quella scommessa contro l'Europa è una scommessa contro l'Italia e dobbiamo denunciare l'irresponsabilità e l'autolesionismo di chi predica un futuro per l'Italia senza l'Europa.
  L'irresponsabilità di coloro che, un po’ come accade all'asilo, non sono in grado di ammettere i propri errori, non sono in grado di vedere che il problema è il loro – un po’ ci è successo a tutti quando eravamo bambini –, ma vogliono sempre dare la colpa a qualcun altro. E chi dà la colpa all'Europa delle nostre magagne, si comporta un po’ come quei bambini, come chi non vede che le magagne non sono italiane e, quindi, devono essere affrontate con gli strumenti della politica dagli italiani, ma attribuisce all'Europa colpe che sono soltanto nostre.
  Allora, il cammino, cari colleghi e caro Presidente del Consiglio, è esattamente opposto a questo ed è un po’ il cammino sul quale si è incamminata questa maggioranza, che sostiene questo Governo. È, quindi, una scommessa sull'Europa, una scommessa su più Europa, perché è solo attraverso questa scommessa che l'Italia può guadagnare prestigio e visibilità, facendo meglio di altri quelle riforme che sono necessarie. Fare meglio degli altri non vi sembri una scommessa un po’ su una grandezza nazionale, ma fare meglio degli altri è la chiave attraverso la quale possiamo rilanciare il nostro prestigio e la nostra visibilità in Europa e nella comunità internazionale. Ma, soprattutto, fare meglio degli altri è il modo in cui possiamo prenderci cura meglio del futuro nostro e del futuro dei nostri figli.
  È esattamente – lo ripeto a costo di essere ripetitivo – il contrario, esattamente il contrario di coloro che predicano un destino di isolamento e che vorrebbero che gli altri Paesi europei facessero un passo indietro, che rallentassero la propria crescita per non darci fastidio, che ci facessero un favore. L'Italia – lo abbiamo detto in tanti, ma è una verità – è un grande Paese che non può essere condannato al declino, ma uscire da questa condanna spetta soltanto a noi e solo noi potremo e dovremo fare ciò che è necessario per dimostrare di essere in grado di uscire da questa condanna.
  Oggi siamo considerati il malato d'Europa, non siamo soli, ma siamo considerati il malato d'Europa. Allora, dobbiamo ricordarci che, in passato, altri Paesi europei sono stati considerati il malato d'Europa: tra i tanti, ricordiamo la Francia, la Germania, Paesi verso i quali noi non abbiamo niente da invidiare.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ROBERTO GIACHETTI (ore 16)

  ANDREA ROMANO. Sono tutti Paesi che sono usciti dalla malattia, da quella malattia, non in virtù di condizioni meteorologiche, ma facendo riforme che sono state riforme coraggiose, anche costose in termini di consenso immediato, costose per quegli stessi politici che le promossero, ma che hanno portato benessere a quei Paese e ai loro figli. Pensiamo alla Germania che fu di Schröder e che oggi è di Angela Merkel: quella Germania, che era il malato l'Europa – come oggi noi siamo il malato d'Europa – e che, oggi è la locomotiva d'Europa, non è diventata la locomotiva d'Europa in virtù di un caso, ma lo è diventata attraverso riforme che furono soprattutto riforme di un mercato del lavoro che, allora, era forse più ingessato del mercato del lavoro italiano. E solo attraverso quelle riforme la Germania è Pag. 82riuscita ad essere oggi quel Paese così autorevole e importante che è diventato.
  Allora, oggi, tocca a noi seguire quello stesso metodo di riforme impegnative e coraggiose e, quindi, scommettere sull'Europa a tutti i livelli: puntare ad una qualità europea dei servizi, puntare ad una qualità europea del mercato del lavoro, puntare ad una qualità europea anche delle statistiche sulla disoccupazione, l'ha ricordato, a mio parere propriamente, il Presidente del Consiglio poco fa; una qualità europea dovunque, una qualità europea che noi dobbiamo costruire oggi e concretamente nelle prossime settimane.
  Quindi, colleghi, e concludo, più Europa è quello che ci serve, non in virtù di buoni sentimenti, non in virtù di una retorica a cui è facile fare omaggio, perché chi era, in particolare in passato, contro l'Europa ? Ma l'Europa non è che ci piace perché è buona: l'Europa ci piace, perché è il solo cammino attraverso il quale possiamo fare bene il nostro mestiere e prenderci cura del futuro dei nostri figli. Quindi, per queste ragioni, noi sosterremo la risoluzione che abbiamo presentato (Applausi dei deputati del gruppo Scelta Civica per l'Italia).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Cicchitto. Ne ha facoltà.

  FABRIZIO CICCHITTO. Signor Presidente, signor Presidente del Consiglio, il nostro dibattito si svolge mentre ancora stiamo vivendo la recessione più lunga del dopoguerra e questa recessione così prolungata si intreccia con la crisi del sistema istituzionale e, per certi aspetti, essa stessa provoca o accentua la crisi di agibilità e di credibilità dei partiti. I presupposti storici, economico-sociali e geopolitici di tutto ciò sono, a nostro avviso, due.
  Sia i liberisti sia i neomarxisti hanno fatto una previsione sbagliata quando hanno entrambi affermato che la globalizzazione sarebbe stata per l'Occidente una sorta di pranzo di gala (ovviamente i primi lo dicevano per esaltare questa ipotesi e i secondi per condannarla). Nella realtà le cose sono andate in modo assai diverso, così è esplosa la forza economica dei cosiddetti BRICS, che hanno espresso insospettabili capacità concorrenziali e comunque energie economiche e finanziarie del tutto fuori dagli schemi, come dimostra il paradosso cinese: uno Stato integralmente comunista, un'economia ultracapitalista. Ma contemporaneamente a questa esplosione di nuovi Paesi nell'economia sono entrate in crisi entrambe le grandi operazioni ideologiche, politiche e socio-economiche che nel XX secolo hanno governato l'Occidente, cioè prima il compromesso social-democratico basato sul welfare, che, però, a un certo punto, si è inceppato ed è stato bucato dalla successiva esplosione degli spiriti animali del capitalismo imprenditoriale impersonificati da Reagan e dalla Thatcher. A un certo punto, però, su quel capitalismo liberista si è innescata quella che un grande economista come Hilferding affermava essere il grande rischio del capitalismo imprenditoriale puro, cioè l'innesto su di esso del capitalismo finanziario, la finanziarizzazione dell'economia.
  Quindi, all'origine di tutti i nostri guai, a mio avviso, non c’è il liberismo in quanto tale, ma una finanziarizzazione selvaggia che ha finito per comprimere tutte le forze produttive, quelle imprenditoriali e quelle del lavoro. La conseguenza è stata che nel 2008 gli Stati Uniti hanno inondato di titoli tossici tutto il mondo provocando danni a non finire e che poi nel 2010 la crisi è esplosa in Europa, frutto anche di come è nato l'euro, una moneta unica senza una politica economica omogenea, senza una Banca centrale di riferimento e un Governo politico degno di questo nome.
  Ma di fronte alla crisi, da un lato gli Stati Uniti e poi il Giappone, dall'altro lato l'Europa, hanno seguito due strade di segno opposto: gli USA e il Giappone hanno inondato il sistema di liquidità e in questo modo non solo hanno salvato le banche, responsabili di tanti guai, ma anche le imprese e l'occupazione; in Europa l'Unione europea si è messa l'armatura dei parametri rigidi e di una politica Pag. 83rigorista. Con questo durissimo vincolo dobbiamo fare i conti, sapendo per un verso che esso, nella sua interpretazione statica, produce recessione e quindi fa da propellente agli euroscettici e al populismo protestatario, e che per altro verso non è certo un'alternativa quella di uscire dall'Europa e dall'euro, perché su questa ipotesi si può fare un bel comizio domenicale, ma se essa diventasse reale produrrebbe una svalutazione del 20-30 per cento, l'esplosione degli spread, il collasso in Borsa, un'inflazione a due cifre; insomma, un'autentica catastrofe economica e sociale.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE LUIGI DI MAIO (ore 16,05)

  FABRIZIO CICCHITTO. Di conseguenza, siamo davanti a due possibili e ben diverse gestioni politiche dei vincoli e dei parametri: da un lato una gestione statica, difensiva, passiva, che si traduce inevitabilmente nella gestione della recessione, ma questa scelta ha come inevitabile conseguenza quella di favorire l'esplosione di una contestazione sociale e politica sempre più radicale; la seconda risposta consiste nell'impegnarsi in un'autentica operazione rivoluzionaria, quale quella che lei ha rivendicato anche nel suo discorso di oggi e che è condivisibile, perché la sua ispirazione di fondo è del tutto a-ideologica e nelle indicazioni pratiche essa combina insieme materiali e proposte derivanti sia dalla destra che dalla sinistra e sul piano reale è organicamente interclassista.
  Di qui le proposte che da un lato consistono nella riduzione dell'IRPEF per le aree sociali più povere, allo scopo di rimettere in moto i consumi, e dall'altro lato nella riduzione dell'IRAP per le imprese, in modo da rimettere in moto investimenti e occupazione. Ciò si intreccia con due misure decisive: la liquidazione della legge Fornero e una nuova legislazione del lavoro, di cui lei ha fatto una descrizione che noi condividiamo in modo profondo, perché essa si riallaccia all'impostazione di Marco Biagi, di cui oggi ricorre l'anniversario della morte (Applausi), e i massicci investimenti in infrastrutture proposti dal Ministro Lupi.
  La cornice di tutto ciò è costituita dalla riforma delle istituzioni e della legge elettorale, che hanno un rilievo decisivo.
  Nel contempo dobbiamo avere piena coscienza che l'altra operazione, davvero rivoluzionaria, è quella che va fatta sul terreno della spending review che deve incidere in profondità, e le cui scelte decisive però non sono tecniche ma sono squisitamente politiche, anche perché essa è la leva decisiva per realizzare l'obiettivo fondamentale che è quello di ridurre la pressione fiscale, misura decisiva per la crescita, e quindi per la ripresa dell'occupazione.
  Tutto ciò è possibile, signor Presidente del Consiglio, perché noi del Nuovo Centrodestra nell'autunno del 2013 abbiamo respinto la deriva estremista, purtroppo affermatasi in Forza Italia, e abbiamo tenuto ferma la scelta del Governo. Grazie a quella scelta noi adesso stiamo discutendo di una nuova politica economica e di riforme istituzionali ed elettorali e non siamo impegnati in una selvaggia rissa elettorale. Questa nostra scelta politica è stata così forte che gli amici di Forza Italia, dopo averci amabilmente presentato come dei traditori che fornicavano con i carnefici, successivamente, a loro volta, si sono recati nella sede dei carnefici cercando addirittura di realizzare con essi un'intesa diretta e una sorta di doppia maggioranza.
  Nella stesura della legge elettorale abbiamo allontanato dal nostro collo il tentativo di strozzarlo con una sorta di garrota e siamo qui, quindi, per riconfermare il nostro contributo positivo, perché molte delle misure di cui si parla, in primis il decreto sul lavoro, fanno parte della nostra impostazione programmatica di centro-destra.
  Diciamo tutto ciò avendo la profonda convinzione che il nostro sistema democratico oggi si salva solo se esso si trasforma alla radice e che altrettanto deve valere per ciò che riguarda uno Stato oggi Pag. 84imbalsamato e un'economia tuttora per larga parte inceppata. In sostanza la missione del nostro Paese deve essere quella di far rinascere l'idea d'Europa passando dall'Europa dei poteri finanziari e della recessione a quella dell'Europa dello sviluppo e dell'occupazione. È su questa base che noi riconfermiamo la fiducia al Governo e votiamo la mozione che è stata firmata dai nostri capigruppo (Applausi dei deputati del gruppo Nuovo Centrodestra).

  PRESIDENTE. Saluto gli studenti e i docenti dell'Istituto tecnico Leonardo da Vinci di Borgomanero in provincia di Novara, che stanno assistendo ai nostri lavori dalle tribune (Applausi).
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Migliore. Ne ha facoltà.

  GENNARO MIGLIORE. Signor Presidente, colleghe e colleghi, signor Presidente del Consiglio, signore e signori del Governo, lei ha fatto risuonare in questa Aula un nome che è caro a tutti noi, a me in particolare, quello di don Peppino Diana. Lo ha fatto parlando d'Europa, parlando di una vicenda drammatica come quella in cui in uno spicchio dell'Italia, in una parte che può sembrare quasi un crocevia del mondo, si consumava una vicenda umana e anche politica, che intorno a don Peppino Diana vedeva tanti altri attori. Per me fu importante avere un contatto con lui proprio nella stagione che precedette il suo barbaro assassinio, quando il Governo dell'epoca voleva spostare a Casal di Principe, il ghetto di Villa Literno, un ghetto di 2.500 uomini africani completamente cancellato dalle mappe dell'epoca e che poi fu cancellato dalle fiamme della camorra. In quel luogo c'erano degli schiavi e preti coraggiosi, vorrei ricordare anche il vescovo Nogaro, che si occuparono di quella che era una questione molto legata al tema di come noi siamo in Europa e di come possiamo essere cittadini di questo mondo. Si occupavano della dignità degli ultimi e del fatto che da quel lembo di terra che ancora oggi è sulle pagine dei giornali per le stesse denunce che venivano fatte allora – oggi lo chiamiamo la «Terra dei fuochi» – in realtà si misuravano quelle che erano le responsabilità della grande politica.
  Bene, quando noi parliamo di messa in sicurezza del territorio, di investimenti infrastrutturali per bonificare ciò che il crimine organizzato ha avvelenato o per mettere in sicurezza tante parti del nostro territorio, non lo facciamo perché abbiamo un'ideologia di sinistra che ce lo propone, ma perché osserviamo la realtà e la osserviamo così come quel don Peppe Diana che fu ucciso, come spesso fa la camorra, simbolicamente nel giorno del suo onomastico, a San Giuseppe, perché noi vogliamo essere contro il senso comune, perché è importante osservare la realtà e andare anche contro il senso comune, non è sempre indicata l'idea di voler accarezzare il senso comune, perché il senso comune può portare fuori strada. Come quando si dice che bisogna governare un Paese con il piglio del buon padre di famiglia: sappiamo bene che uno Stato non è una famiglia e sappiamo bene che noi abbiamo una responsabilità diversa, quella di produrre ricchezza, dignità e civiltà e ciò non può essere affidato a regole che sono estranee alla nostra idea di come si può cambiare questa società.
  Lei ha parlato di dare il buon esempio e io sui buoni esempi sono sempre d'accordo, ma voglio anche ricordare che i cittadini italiani, le donne, i giovani, i pensionati, gli esodati, i precari, i disoccupati, i sottoccupati, le false partite IVA, il piccolo commercio, la piccola impresa, i lavoratori pubblici, i lavoratori privati, gli emigrati, gli emigranti, tutti questi l'hanno già dato non il buon esempio, ma hanno dato l'esempio di come si paga la crisi e noi su quelli ci dovremmo concentrare, perché questa è l'idea di Europa che dobbiamo portare, perché vede, se io su un punto posso essere d'accordo con lei che bisogna portare l'Italia in Europa, bisogna portarci anche gli italiani e anche quelli che italiani non sono, o almeno non lo sono ancora, perché altrimenti parleremmo troppo di cifre, di numeri e non di cosa significa questa comunità, che non è Pag. 85una comunità di destino, ma è una comunità fatta di tante storie diverse che si intrecciano.
  Per questo non mi piacciono i discorsi giustificativi ed è per questo che capisco che – per un certo verso mi fa anche piacere – abbiate espresso un parere negativo nei confronti della nostra risoluzione. Vorrei dire all'Aula perché a mio giudizio avete dato un parere negativo, lo avete dato perché noi abbiamo detto che il fiscal compact va completamente cambiato, lo avete dato perché ritenete che i nostri obiettivi sulla politica energetica rinnovabile siano troppo ambiziosi. Bene, bene, guardi Presidente, noi non faremo come quel personaggio medievale, quello spadaccino che citava sempre Bruno Trentin, che si chiamava Tecoppa e che diceva: stai fermo, che ti devo colpire. Noi non le diremo: stai fermo perché ti dobbiamo fare l'opposizione. Noi siamo convinti che bisogna fare molto di più anche di quelli che sono gli intenti che lei ha qui rappresentato e devo dire che se voi ci dite di no rispetto al fiscal compact che va cambiato e alla politica energetica rinnovabile, fate bene a dircelo perché fuori da quest'Aula ci saranno molti che invece ci diranno di sì perché questa è una politica per un'altra Europa ed è una politica per farla crescere (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà).
  Nel momento in cui non bisogna immaginare solo gli ultimi vent'anni, perché i vent'anni sono una specificità italiana, ma la cosa importante di quest'ultimo ciclo storico sono i trent'anni che vanno dall'inizio degli anni Ottanta, quando si sono cambiate completamente le regole dell'economia che hanno poi prodotto i germi della crisi, le uova di serpente che si sono poi schiuse all'interno della nostra vicenda.
  Allora, guardi, io voglio più rigore dall'Europa ma non voglio rigore per i poveri Cristi, vorrei che questo rigore ci fosse stato con maggiore attenzione quando facevano scoppiare le bolle finanziare in Spagna per esempio, ed è inutile che anche nei talk-show si citi sempre la Spagna.
  La Spagna ha il 26 per cento di disoccupazione. Non si può dire che quella è un'economia che sta ritornando a volare: c’è un uomo su quattro che non lavora. Così come io penso che noi dovremmo essere rigorosi nell'impedire che anche le banche tedesche – lo devono fare anche i tedeschi – immettano tutti i titoli tossici che poi sono diventati uno dei veleni che è circolato in questo nostro continente. Devono essere rigorosi quando si fanno i bailout, cioè i salvataggi delle banche e si deve ricordare che il 3 per cento è una stima che era stata fatta nel Trattato di Maastricht quando l'Europa cresceva del 3 per cento, ma che in tutta Europa il debito è cresciuto del 30 per cento dal 2007 ad oggi.
  Allora, vede noi vogliamo più rigore nei confronti di chi fa i soldi con i soldi. Vogliamo una tobin tax almeno europea; vogliamo che sia reintrodotta una distinzione tra banche d'affari e banche commerciali, così come prevedeva il Glass-Steagall Act, e poi vorremmo una sincera immissione di mutualizzazione e cooperazione tra i Paesi europei.
  Ma mi lasci dire una cosa: se lei vuole portare le riforme in Europa – energia e quindi credo smart cities, pubblica amministrazione, agenda digitale e lotta agli sprechi – con chi lo vuole fare ? Con chi ? Con una pubblica amministrazione che progressivamente invecchia perché bloccherete, se sono vere le parole di Cottarelli, anche il turnover, quello minimo del 20 per cento che in questo momento c’è ? Veramente noi pensiamo che si possano affrontare le sfide del futuro con le energie – Dio ci guardi dal non invocarle – del passato ? Nel momento in cui bisogna sapere di informatica, di legge europea, di regolamenti e di tutte queste cose non dobbiamo fare un'immissione di forze nuove, di quelle che servono ad uno Stato efficiente ? Più rigore per queste scelte, più rigore nel taglio degli F-35, più rigore nella riforma della difesa europea anche di fronte ai problemi e ai rischi che sono in Ucraina, ma anche in Europa con Orban, in Ungheria, i problemi di civiltà europea.Pag. 86
  Concludo: ci sono tre invenzioni originali che il nostro continente ha regalato a tutto il mondo: la pace, che deriva da un piano economico, dal piano Schumann del 1951, il welfare, che fu introdotto da Beveridge in Gran Bretagna e che aprì la strada dell'uguaglianza come motore economico, anche quando molti dell'ordo liberalismo non ci credevano e il progetto politico federale di Altiero Spinelli. Sono tre invenzioni dell'Europa. Noi da qui vogliamo partire. Non è la data che ci spaventa, ma il fatto che ancora oggi non siano state ancora realizzate. E allora noi, dall'opposizione, dal punto di vista nostro, dal punto di vista di chi non ha né voce, né potere vorremmo lavorare a questa Europa, ad un'altra Europa (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il collega Brunetta. Ne ha facoltà.

  RENATO BRUNETTA. Signor Presidente del Consiglio, è con rammarico che le devo esprimere la mia grande delusione rispetto al suo discorso di oggi e anche e forse soprattutto rispetto alla sua replica, che ho con attenzione seguito. Delusione perché l'avevamo chiamata qui, signor Presidente, innanzitutto per fare chiarezza sui conti e da lei non è arrivata alcuna chiarezza e alcun chiarimento sui conti del nostro Paese.
  Lei era anche qui, come è prassi, per avere un mandato da questa Aula rispetto alle sue intenzioni relativamente al Consiglio europeo di domani, ma anche su questo non abbiamo sentito nulla. Abbiamo purtroppo sentito il solito repertorio, signor Presidente del Consiglio, anzi il solito repertorio un po’ meno scoppiettante del solito senza mani in tasca – io ero affezionato alle mani in tasca – un repertorio che si ripete, un repertorio che sta diventando stucchevole nel non dire e nel parlare d'altro.
  Siccome non è il momento di parlare d'altro, signor Presidente del Consiglio, la mia delusione è ancora maggiore, proprio perché in questo momento abbiamo bisogno di parlare dei problemi veri, degli impegni veri, di chiamare le cose con il loro nome e prendere impegni veri. Lei aveva già citato Lula, signor Presidente del Consiglio. Basta ! Adesso vogliamo altro. Di una sola cosa la ringrazio di oggi, della citazione di Marco Biagi. Marco Biagi era mio amico. Marco Biagi è morto per tutti noi, perché siamo stati tutti colpevoli nel non difenderlo. Marco Biagi era stato attaccato dal suo partito, dalla CGIL, non dimentichiamolo questo. Delusione, signor Presidente del Consiglio perché il 5 marzo l'Europa, l'Unione europea, aveva – semplifico – declassato l'Italia rispetto ai suoi andamenti di medio periodo, rispetto al deficit, rispetto al debito, rispetto alla crescita, e lei, nella sua versione originaria, il giorno dopo si era detto molto preoccupato dei conti lasciati dal suo predecessore. È proprio per questa ragione, signor Presidente del Consiglio, che io lo stesso giorno delle sue preoccupazioni chiesi in Capigruppo che lei venisse a riferire in Parlamento, perché evidentemente lei sui conti lasciati dal Governo precedente aveva delle informazioni che noi non avevamo e che preoccupavano anche noi e soprattutto noi, anche in ragione della difficile stagione che andavamo percorrendo e anche e soprattutto della collocazione particolare del semestre europeo, che, come lei ben sa, prevede tra poco l'elaborazione da parte del Governo, la discussione da parte del Parlamento del documento economico e finanziario, del programma di riforme, del programma di stabilità, che poi avrà a maggio e a giugno la sua bollinatura europea. Vede, o noi abbiamo i conti chiari prima, senza sorprese, o noi non possiamo programmare, non possiamo dire cose chiare in questi tre documenti fondamentali che, una volta bollinati dalla Commissione europea, diventeranno poi la prossima legge di stabilità a conclusione del secondo semestre della procedura di bilancio europea.
  Bene, proprio per questa ragione noi avevamo chiesto che lei venisse qui a mettere insieme chiarezza sui conti e chiarezza strategica. Quale piano nazionale Pag. 87delle riforme ? Quale programma di stabilità ? Quale documento di economia e finanza, stante i conti ?
  Bene, da lei, signor Presidente del Consiglio, non abbiamo sentito nulla, nulla sui conti, non ci ha né rassicurato né preoccupato. Non ha detto assolutamente nulla. Perché questo è importante ? Perché poi, dal 6 di marzo in poi, lei ha cominciato con la sua strategia d'annuncio, interessante, molto interessante strategia d'annuncio, strategia d'annuncio di riforme molto interessanti, strategia d'annuncio di riduzione della pressione fiscale per i redditi medio o bassi, strategia d'annuncio per la riduzione della pressione fiscale sulle imprese, sull'IRAP, della riduzione dei costi dell'energia, delle riforme del mercato del lavoro. Strategie d'annuncio assolutamente interessanti, salvo che da quegli annunci, signor Presidente del Consiglio, non so se gliel'hanno riferito, non è derivato alcun provvedimento ancora. Non c’è una riga di nulla. Non c’è una riga ancora conosciuta del decreto del Ministro del lavoro sulla flessibilizzazione dei contratti a termine, sul quale le posso dare il mio assenso di massima, ma non l'ho visto questo decreto, non c’è. Come sulla delega di riforma del mercato del lavoro, bene anche il metodo e lo strumento, non c’è, non l'ho vista, non l'ha vista nessuno. Come non c’è il provvedimento – probabilmente un decreto in corso d'opera – sull'aumento delle detrazioni per quanto riguarda i redditi medio-bassi. Non c’è, non c’è nulla, Presidente. Per cui vedo tutti i giornali, tutti i talk show dibattere sulle sue riforme, sulle quali non esiste un rigo ufficiale di atto pubblico.
  Lei è andato a parlare con la Cancelliera Merkel e la Cancelliera Merkel si è pronunciata – almeno così dicono le cronache – favorevolmente su questi provvedimenti. Ma quali provvedimenti ? Cosa ha letto la Merkel ? Probabilmente, la Merkel ha letto i giornali che riportavano la sua conferenza stampa, che dava degli annunci. Quindi, siamo in un circuito di specchi, che rischiano di ingannare la gente, di ingannare i cittadini italiani.
  Per questo, la mia delusione, signor Presidente del Consiglio: sei anni di crisi, sei anni di recessione di questo nostro Paese non meritano un altro inganno. Per favore, non inganni ancora gli italiani ! Se vuole fare delle cose, le faccia, e poi le annunci e le comunichi; non faccia viceversa. Infatti, per quanto riguarda le coperture che lei ha annunciato, mi sono esercitato anch'io nel passato con il difficile esercizio delle coperture e avevo sempre dei «cerberi» alla Ragioneria generale dello Stato e al Ministero dell'economia e delle finanze che dicevano no, no, no, no.
  Oggi questi «cerberi» sono silenti. Li ha silenziati lei ? Ha messo lei sotto silenzio il Ragioniere generale dello Stato, il Ministro Padoan ? Infatti, lei ha annunciato delle coperture per le quali la Ragioneria generale dello Stato e il Ministero dell'economia e delle finanze avevano già detto di no. La Ragioneria generale dello Stato e il Ministero dell'economia e delle finanze hanno cambiato idea ? Le ricordo, per copyright – ma lei sa che io le regalo volentieri il copyright –, che, sul tema dei pagamenti della pubblica amministrazione, ormai il provvedimento ha quasi un anno di vita.
  Nasce in Europa, nasce con Tajani, Olli Rehn, nasce con il Governo Monti dimissionario, con il decreto dell'allora maggioranza uscita dalle elezioni. Vi sono enormi problemi, anche se intervenisse la Cassa depositi e prestiti: enormi problemi di contabilità, enormi problemi di copertura, enormi problemi che riguardano debito e deficit.

  PRESIDENTE. Deputato, concluda.

  RENATO BRUNETTA. Per questa ragione – e vado a concludere, signor Presidente – le dico: non giochi con due decimali. Primo, perché non glieli daranno: il 2,6, il 2,8 per cento. Secondo, perché non siamo al 2,6 per cento e Dio sa a quale livello di tendenziale siamo già arrivati. Le frasi di Angela Merkel, l'altro giorno, non lasciavano presagire nulla di buono. Abbia più coraggio, signor Presidente del Consiglio, affronti l'Europa attraverso Pag. 88grandi riforme, da fare subito, da fare qui, da fare in Parlamento, con le maggioranze più larghe possibili: la riforma fiscale, che è già stata approvata da questo Parlamento e che il suo Governo deve solo attuare; la riforma del mercato del lavoro ce l'ha a disposizione; implementi la riforma burocratica, anch'essa ce l'ha a disposizione. Faccia liberalizzazioni e privatizzazioni, l'attacco al debito.
  Tutte queste cose lei ce le ha già, sono grandi riforme. Con queste grandi riforme, contratti con l'Unione europea più flessibilità. Non si accontenti di due miseri decimali, che l'Europa non le darà (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia – Il Popolo della Libertà – Berlusconi Presidente).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Pisano. Ne ha facoltà.

  GIROLAMO PISANO. Signor Presidente, onorevoli colleghi, signor Presidente del Consiglio, volevo rassicurarla. Noi, in realtà, ascoltiamo, ascoltiamo benissimo voi del Governo, lei e anche i nostri colleghi. Infatti, volevo ritornare un attimo sul discorso dei 10 miliardi con i quali lei vuole restituire un po’ di soldi alle persone che hanno un reddito basso e ridurre leggermente il cuneo fiscale.
  Nella situazione attuale di grande crisi del mercato interno, quindi della domanda interna, vi è un grandissimo rischio: che quei 10 miliardi finiscano per aggravare la bilancia dei pagamenti a cui faceva riferimento Causi. Siamo in una situazione di controllo esclusivamente perché vi è una riduzione di fatto dei consumi. Infatti, la domanda interna è in crisi e, come sa, molti prodotti vengono importati. Sapeva lei che il pane viene prodotto in gran parte all'estero, congelato e poi importato dai panifici locali, che lo cuociono e lo vendono alla sua famiglia e anche alla famiglia degli altri italiani ?
  Dove crede che andranno mai spesi, su quali beni, quei 10 miliardi ? Beh, verranno spesi su prosciutti fatti con cosce di suino tedesche, nei pelati a basso costo prodotti con pomodori cinesi, nelle calzature e nell'abbigliamento a marco italiano, made in Italy, ma prodotti in Cina, in India, in Bangladesh, dove vengono fatti lavorare bambini ed adulti per 18 ore al giorno per 50 dollari al mese. Questo non è difficile e se vuole glielo spiego io con un disegnino dopo (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
  Ma tornando alla risoluzione, anche io sono dell'opinione che è un punto importante...

  PRESIDENTE. Chiedo di liberare i banchi del Governo, per favore, anche su richiesta delle persone che stanno intervenendo. Prego.

  GIROLAMO PISANO. ... un punto importante dell'ordine del giorno sia proprio la competitività industriale. Infatti, anche io ho focalizzato il mio intervento su quel punto. Devo dire, però, che il sistema manifatturiero, che lei ha citato prima, ha subito un'usura del 25 per cento dall'inizio della crisi (si è ridotto del 25 per cento, è stato distrutto). Ci sono sofferenze bancarie per 155 miliardi. Secondo lei, che cosa sono ? Non sono persone ed aziende che non riescono a pagare i propri debiti ?
  Quindi, la distruzione della domanda interna, che è stata opera delle politiche di austerità avviate dall'ultimo Governo Berlusconi e poi massicciamente implementate da Monti e Letta – e tutto ci fa pensare che saranno implementate anche da lei – sono un vero grandissimo problema per l'Italia, ma anche per i Paesi europei.
  Mentre lei era impegnato a «scalare» il suo partito per essere nominato Presidente non eletto, noi in Commissione finanze – glielo dico così lo sa e magari si informa – abbiamo audito economisti, costituzionalisti e tributaristi, e la invito ad andare ad ascoltare le audizioni perché potrebbero essere per lei molto istruttive. Le politiche di rigore hanno prodotto un disastro, come era ampiamente prevedibile, portando il PIL europeo a meno 3 per cento rispetto al 2008, la disoccupazione al 12 e quella giovanile dal 25 al 50 per Pag. 89cento. Questo non l'ho dichiarato io o il MoVimento 5 Stelle; lo ha dichiarato, in audizione, il professor Vincenzo Visco, che notoriamente non è un attivista del MoVimento 5 Stelle, bensì è stato Ministro dei Governi Amato, Prodi, D'Alema e Ciampi. Non solo il MoVimento 5 Stelle ma lo stesso Visco sottolinea che siamo arrivati a questo non attraverso trattati internazionali ma regolamenti, che possono essere contestati e modificati senza l'onta del disonore ma con la determinazione del realismo. Sono sbagliati ed economicamente impercorribili (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Al primo punto su cui discutere per una nuova Europa vi è proprio la contestazione della logica politica, economica ed anche giuridica delle scelte compiute nel passato, per suscitare finalmente un dibattito per una rapida inversione di tendenza.
  Presidente, siamo in un momento di forte disuguaglianza, sociale, economica e politica, di fronte al fallimento del sistema di tassazione basato sulle rendite, da lavoro e da impresa ovviamente, e al fallimento della tassazione progressiva dell'IRPEF, poiché le rendite si sono trasferite dall'economia reale all'economia dell'investimento finanziario, sul mercato finanziario. La disuguaglianza da tassazione è stata definita «discriminatoria» da Franco Gallo, ex Ministro delle finanze del Governo Ciampi, e non da eretici scettici economisti come Bagnai, Rinaldi, Savona, Mosler (ma potrei andare avanti per molto).
  In momenti del genere, di fronte a queste disuguaglianze, è imprescindibile una politica tributaria di ridistribuzione della ricchezza, che è più o meno quello che sta cercando di fare lei. Ma noi pensiamo che questa cosa non vada fatta in Italia ma vada fatta in Europa, perché noi dobbiamo trovare delle fonti di gettito per gli Stati europei nuove, moderne, con innovazioni legate anche agli indici di misura della ricchezza. Non più lo schema del reddito e dei beni patrimoniali, ma attraverso beni che, pur non essendo nel mercato, indicizzano la disuguaglianza: ambiente, salute, giustizia sociale, accesso alla conoscenza, servizi sanitari, che sono tutti beni intangibili, ma sono, di fatto, differenziali della qualità della vita delle persone (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Sono stati indici che sono stati indicati negli studi fatti non ovviamente da noi, che siamo poco credibili dal suo punto di vista, ma da studi fatti negli Stati Uniti d'America, in Inghilterra e dalla Francia. Ci vuole una tassazione sulla carbon tax, che è già pronta e bisogna solo attuarla. Noi per una volta potremmo essere più rapidi nel recepimento delle direttive comunitarie. Ma ci vuole anche una tassazione sull'acquisizione delle informazioni: google, facebook, twitter, tutti questi colossi internazionali fanno valore in Borsa grazie alle informazioni che detengono; forse, è arrivato il momento di risolvere il problema della famosa web-tax, sulla quale ha ampiamente dibattuto questo Parlamento alla fine dell'anno scorso, passando da una tassazione che vede la «stabile organizzazione», dettata dall'OCSE, a questo concetto di acquisizione delle informazioni.
  Noi abbiamo una risoluzione che contiene come primo punto di politica tributaria proprio questo: promuovere politiche fiscali comuni con l'obiettivo primario di correggere le distorsioni sociali, economiche e finanziarie, dovute all'eterogeneità del contesto economico dei Paesi membri, ridistribuire la ricchezza concentratasi a causa della deregolamentazione del settore finanziario, incentivando anche il ritorno degli investimenti di capitale sulle attività produttive dell'economia reale.
  Però abbiamo un altro problema. Noi dobbiamo andare contro gli accordi come il fiscal compact, trovare alternative più percorribili, sicuramente gli eurobond, altro punto della nostra risoluzione, perché riducono i tassi di interesse applicati agli Stati membri sui loro titoli. Ma abbiamo anche il debito pubblico che deve essere ristrutturato, lo diciamo da anni come MoVimento 5 Stelle, ma anche in questo caso le nostre posizioni sono confermate da esponenti della vostra parte politica. Adesso mi riferisco a Causi, che ho appena ascoltato, il quale promuove il trasferimento Pag. 90dei debiti sovrani nazionali della zona euro, oltre il 60 per cento, ad un apposito fondo che ristrutturi quel debito attraverso l'emissione di obbligazioni trentennali a tassi più bassi perché garantiti da tutti gli Stati. Questo, signor Presidente, risolverebbe il problema dei costi dei tassi di interesse sul debito pubblico italiano e degli altri Paesi europei in difficoltà, rendendo del tutto inutile l'apocalisse del fiscal compact (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
  Altro punto per promuovere la competitività industriale è quello di fare investimenti; ma davvero crediamo che sia possibile nella situazione di sofferenza dell'economia italiana fare investimenti mantenendo, come lei ha dichiarato, il vincolo del 3 per cento ? Non è così. Perché nei trattati è previsto che quando finanziamo meccanismi come il MES ci viene scomputato dal rapporto debito/PIL, mentre quando dobbiamo fare investimenti voi non riuscite ad ottenere lo stesso trattamento per investimenti in infrastrutture, sul rischio sismico e idrogeologico, sulla sicurezza degli edifici pubblici, sugli investimenti in ricerca, sull'informatizzazione della pubblica amministrazione ? Ciò significherebbe dare una risposta proprio a quel punto dell'ordine del giorno sulla competitività industriale (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle), e anche questi sono punti della nostra risoluzione.
  Lei è andato in Germania con l'approccio dello scolaro che affermava di voler fare i compiti chiedendo di non essere messo in castigo, dietro alla lavagna tedesca, come se avessimo qualcosa in meno da spendere in Europa. Poi viene qui e ci dice che il futuro è un luogo da conquistare, come se avesse letto uno di quei biglietti che escono dai cioccolatini. Ma lei lo sa che la Germania ha un surplus di bilancia dei pagamenti di 7 punti di PIL ? Lo sa che nelle nostre audizioni ci è stato detto che sappiamo bene che ciò è un pericolo, non solo per la stabilità europea, ma anche per l'economia mondiale ? Lei questo gliel'ha spiegato alla signora Merkel ? (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
  Dobbiamo fare tante cose, tra cui combattere l'importazione di prodotti pericolosi o combattere le importazioni di prodotti da Paesi che usano leggi non paragonabili alle nostre riguardo alla sicurezza sul lavoro, alla tutela dei minori e alla tutela della comunità attraverso politiche previdenziali. Le lascio la risoluzione sulla quale lei non esprime parere favorevole, gliela lascio come spunto di tantissime idee interessanti dalle quali potrà attingere; però, la rassicuro, non si preoccupi, «keep calm», saremo noi ad andarlo a dire alla Merkel (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Saluto gli studenti e i docenti dell'Istituto «Valle Seriana» di Gazzaniga, in provincia di Bergamo, che stanno assistendo ai nostri lavori dalle tribune (Applausi).
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Martella. Ne ha facoltà.

  ANDREA MARTELLA. Signor Presidente, colleghi, signor Presidente del Consiglio, con il voto della risoluzione che abbiamo presentato le vogliamo affidare un mandato ampio e forte in vista della riunione dei Capi di Stato e di Governo che si terrà domani e dopodomani a Bruxelles. E a conclusione di questo dibattito desidero anche esprimerle, a nome del gruppo del PD, il nostro pieno sostegno all'impresa che l'attende e la nostra condivisione degli impegni che oggi lei ha qui assunto, alla vigilia di un appuntamento che può e deve essere decisivo.
  E, se questo Consiglio europeo ha tanta rilevanza, è merito dell'iniziativa italiana, delle delicate missioni dei giorni scorsi a Parigi e a Berlino, soprattutto della convinzione con cui ha posto sul tappeto temi urgenti e ineludibili, come quelli del lavoro e della crescita. E, se questo Consiglio europeo suscita tante attese, è perché lei, Presidente, si sta facendo carico di tante aspettative, di tante speranze, quelle di milioni di cittadini italiani che vivono Pag. 91l'urgenza di migliorare le proprie condizioni di vita: donne e uomini – è bene non dimenticarlo – che in questi anni hanno fatto sacrifici enormi per permettere al nostro Paese di ricollocarsi sui binari giusti.
  Ve lo ricordate, colleghi ? «Rischio default per l'Italia», «Sull'orlo del baratro», «Se il Paese fallisce»: erano questi i titoli delle prime pagine dei giornali nell'autunno del 2011. Non erano titoli esagerati, corrispondevano alla situazione reale. L'Italia era senza una guida autorevole, con tutti gli indicatori economici fuori controllo. L'Italia era sull'orlo del baratro, in gioco c'era la sua stessa salvezza. Ora, vedo, presidente Brunetta, che lei fa il rigorista, ma le ricordo che in quel Governo, nell'autunno del 2011 e negli anni precedenti, c'era anche lei e in quegli anni dicevate che la crisi non c'era, ed è bene che noi ce lo ricordiamo (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).
  Come vorrei dirle, presidente Brunetta, non si permetta in quest'Aula di accostare ad un nome come quello di Marco Biagi, di accostare legittime critiche politiche alla violenza e al terrorismo. Non lo può fare (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico) ! Lo rammento perché ci sono momenti nella vita di una nazione che non vanno rimossi, perché altrimenti la comprensione degli avvenimenti diventa difficile, o, peggio ancora, può essere piegata in malafede a interessi miopi e di parte.
  Dobbiamo saperlo tutti. È anche da quel momento storico, da quel drammatico autunno, che si sono determinate scelte come l'introduzione del pareggio di bilancio in Costituzione, nel rispetto degli accordi internazionali. Non erano in quel momento opzioni di studio, non erano argomenti su cui dibattere, erano un obbligo. E discutere oggi, senza tener conto di quel passaggio – vorrei dirlo ai colleghi del MoVimento 5 Stelle –, è tanto scorretto e pericoloso se fatto in buona fede, ma lo è ancora di più se fatto per conquistare qualche voto in più in vista delle elezioni europee, magari per cavalcare il disagio sociale, l'insicurezza, l'ansia, la paura (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). Ed è tanto più inaccettabile se è fatto oggi, come ha fatto Grillo, per criticare chi, dopo anni di sacrifici, oggi con 85 euro al mese può avere una differenza nel proprio reddito. Non saranno una differenza per un comico pieno di soldi, ma sono una differenza per insegnanti italiani, per operai. Vogliono dire una pizza, vogliono dire l'iscrizione a una squadra di calcetto, vogliono dire la possibilità di comprarsi un abito nuovo (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico) !
  Queste cose è bene che ce le ricordiamo. D'altra parte, è vero che, purtroppo, il collante, che in tutta Europa trovano i partiti e i movimenti che hanno al loro interno... stanno facendo vivere un misto di populismo e di qualunquismo, di neonazionalismo e di antieuropeismo. E questo non è possibile. Colleghi, non è così che si affrontano i problemi. Non è così che si dà una risposta all'assenza di prospettiva che vivono i cittadini dei nostri Paesi, che vivono soprattutto i giovani. Non è così che si può pensare di risolvere le questioni che la crisi economica ha accentuato e ha messo in evidenza, compresi – e voglio dirlo con assoluta onestà – i gravi difetti che ha avuto e ha il processo di costruzione europea. Ma idee, se così si possono chiamare, come quella di ripudiare i trattati o proposte come quelle di uscire dall'euro, che anche qui ho sentito, servono a ben poco, se non a soffiare sul malcontento, su chiusure repressive e su derive localistiche.
  È su altri progetti che ci si deve soffermare per criticare gli errori europei, che ci sono e che non sono pochi, se è vero, come ha detto un fine intellettuale come Jürgen Habermas, che non bisogna imboccare quella strada burocratica e post democratica di cui ha parlato anche lei oggi qui. Ma gli errori si devono correggere per andare avanti, non certo per tornare indietro. Lo ha detto il Presidente Napolitano al Parlamento europeo: va compresa la dilagante sfiducia causata dal peggioramento delle condizioni di vita di milioni di Pag. 92cittadini, ma l'Europa rimane la via maestra per progredire e per superare la crisi.
  La posta in gioco sta in primo luogo, quindi, nella capacità di cambiare la rotta della politica economica, perché non c’è costruzione europea, neanche la più sofisticata, che possa reggere l'urto di questi numeri. E quindi noi chiediamo con lei una svolta: la politica dell'austerità deve lasciare il posto ad una politica più flessibile sui vincoli e sui tempi di risanamento. Non si tratta di abbandonare gli sforzi per contenere deficit o debito, né di mettere a rischio la conquista dell'euro. Ma oggi abbiamo il dovere di far prendere alla politica economica un'altra direzione. Questa è un'emergenza, così come era un'emergenza, due anni e mezzo fa, salvare il nostro Paese dal fallimento.
  Vorrei essere chiaro: per questo cambiamento non servono continui bracci di ferro, non servono esibizioni muscolari. Serve credibilità, serve pragmatismo, vorrei dire serve buonsenso, serve la forza della propria dignità, anche perché ha ragione chi dice che, nella storia di sessant'anni di integrazione europea, l'Italia ha avuto maggiori vantaggi non certo con le spallate, ma piuttosto quando si è mossa aggregando il consenso degli altri partner, a partire anche dalla Germania.
  Dal primo luglio, come ha ricordato, 11 anni dopo l'ultima Presidenza, l'Italia sarà alla guida dell'Unione europea. È l'occasione per questa svolta, per costruire l'Europa della crescita e del lavoro. Europa della crescita e del lavoro significa interventi in settori produttivi, nel segno della sostenibilità economica. Lei qui, Presidente, giustamente ha citato Alex Langer. E allora facciamo in modo che il nostro Paese non molli, ma che sia in prima fila nel rilancio di tutto il pacchetto «clima ed energia».
  Europa della crescita e del lavoro significa un piano europeo di investimenti per progetti infrastrutturali. Significa maggiori spazi di flessibilità ai bilanci nazionali per le spese in investimenti pubblici produttivi. Significa riconoscere che l'industria manifatturiera è il cuore del nostro sviluppo economico futuro, con politiche che favoriscano l'innovazione, la riduzione del costo dell'energia, la semplificazione amministrativa. Europa della crescita e del lavoro significa lotta alla disoccupazione giovanile, estendendo e rafforzando il programma garanzia giovani; vuol dire il completamento dell'unione bancaria, garantendo al meglio l'accesso al credito per le piccole e medie imprese. Non solo: la Presidenza italiana è un'occasione straordinaria per assicurare un'adeguata attenzione ai temi delle politiche migratorie, della stabilizzazione del Mediterraneo e dei diritti umani, come anche oggi giustamente è stato ricordato.
  Del resto, se ancora non bastasse, la crisi Ucraina dimostra con quanta facilità l'incendio della guerra possa investire l'Europa e quanto sia necessario che l'Europa abbia un ruolo non marginale nelle vicende internazionali, tanto verso est, sia, naturalmente, verso il Mediterraneo.
  L'Italia ha le carte in regola per agire da protagonista in Europa, ma di fronte a noi abbiamo una sfida vera, una vera e propria prova del fuoco. È una responsabilità alla quale nessuna forza politica può sottrarsi. Oggi non solo dobbiamo mantenere e rafforzare la nostra credibilità, faticosamente riconquistata, ma dobbiamo attivare un piano radicale di riforme, riforme istituzionali, come è stato ricordato, a partire dalla legge elettorale, per dare al Paese istituzioni più efficienti e meno costose, con il superamento del bicameralismo, la trasformazione del Senato, un federalismo davvero funzionale e che si possa attuare. Se riusciremo a compierle, il nostro Paese sarà più credibile e sarà più moderno in Europa.
  Riforme sociali: innanzitutto penso a quella della scuola, con un grande piano di investimenti nell'edilizia scolastica, ma con una vera e propria edificazione civile di insegnanti e studenti motivati. E ancora: riforme economiche, con l'intento di puntare sulla domanda interna, sulla produttività del lavoro, sul sostegno al reddito.
  E poi, qui, Presidente, lei lo ha chiarito una volta per tutte in via definitiva: a proposito del 3 per cento, lo ha ribadito, non si tratta di sforare il tetto. Anzi, Pag. 93invece di fissarsi sul numeratore, concentriamoci piuttosto sul denominatore. Il piano di riduzione fiscale – e ho concluso, Presidente – significa un taglio di 10 miliardi dell'IRPEF. La riduzione dell'IRPEF e dell'IRAP significa proprio questo, significa spingere sul denominatore.
  Sono tutti risultati a portata di mano. Siamo una generazione politica che di fronte a sé ha una doppia sfida: quella di fare le riforme in Italia e quella di rimettere in cammino l'Europa. Ecco, io credo che possiamo lavorare perché questo possa avvenire, perché l'Europa abbia un'identità politica e sociale, perché abbia un'anima e perché vuol dire che più crescita significa più Europa.
  Colleghi, le visioni di oggi...

  PRESIDENTE. Dovrebbe concludere.

  ANDREA MARTELLA. ... sono la realtà di domani. Cerchiamo, allora, di costruire visioni e di trasformarle in realtà. Noi ce la metteremo tutta, ci vuole coraggio e determinazione. Lei, Presidente, li ha e anche noi pensiamo di averli e poterli mettere a disposizione (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Vecchio. Ne ha facoltà.

  ANDREA VECCHIO. Signor Presidente, signor Presidente del Consiglio, io non la invidio; non la invidio, ma ho fiducia in lei. Lei ha un compito arduo: semplificare, snellire la burocrazia, rendere efficiente questo Paese, questo Stato. Dobbiamo eliminare questa palla al piede che ci tiene bloccati.
  Non è realistico né conveniente uscire dall'Europa. Chi lo predica, chi lo dice, sbaglia. Dobbiamo, invece, andarci con forza in Europa. Con forza dobbiamo esigere un'Europa politica unita, compiuta, un solo Ministero degli esteri europeo. La crisi dell'Ucraina ce lo dimostra, ce lo chiede. Riformare le Forze armate di tutti i Paesi e fare un solo esercito, un esercito di pace, un esercito che si possa intestare le missioni di pace, fatte a nome e per conto dell'Europa intera, dell'Europa unita. L'Europa è un grande Paese e deve diventare una federazione politica di Stati.
  E a lei, signor Presidente, noi che vogliamo l'Europa grande affidiamo questo compito.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Buonanno. Ne ha facoltà.

  GIANLUCA BUONANNO. Signor Presidente, Presidente del Consiglio, ho due minuti, se aspetta un attimo...

  MATTEO RENZI, Presidente del Consiglio dei ministri. Devo andare al Senato. Dovevo essere lì alle ore 16,30.

  GIANLUCA BUONANNO. È una cosa per lei...è una cosa per lei...

  PRESIDENTE. Collega Buonanno, vada avanti e, comunque, c’è il Governo in Aula. Ci sono dei tempi da rispettare con il Senato.

  GIANLUCA BUONANNO. Mi dispiace che il Presidente del Consiglio se ne vada perché gli volevo donare un bottone, in quanto nella visita che ha fatto in Germania alla Merkel si è visto in televisione che non è capace di allacciarsi il cappotto per bene (Commenti dei deputati del gruppo Partito Democratico). E io ho avuto il dubbio quando ho visto (Commenti dei deputati del gruppo Partito Democratico)...

  PRESIDENTE. Colleghi, un attimo, per favore !

  GIANLUCA BUONANNO. Ho avuto il dubbio, passando davanti al picchetto d'onore...

  PRESIDENTE. Per favore !

  GIANLUCA BUONANNO. Posso andare avanti ?

  PRESIDENTE. Prego.

Pag. 94

  GIANLUCA BUONANNO. Ho avuto il dubbio, passando davanti al picchetto d'onore insieme ad Angela Merkel, che magari la Cancelliera si fermasse per aggiustargli il cappottino. Allora, siccome il Presidente del Consiglio rappresenta anche me all'estero e io gli voglio bene, volevo dargli un bottone, per fare in modo che dalla prossima volta, prima di scendere dalla macchina o di presenziare o di trovarsi con altri Capi di Stato o di Governo, guardi bene se la giacca è a posto e se il cappotto è a posto, onde evitare di fare la figura di Mr. Bean (Commenti dei deputati del gruppo Partito Democratico).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Librandi. Ne ha facoltà.

  GIANFRANCO LIBRANDI. Signor Presidente, volevo dare voce a tutti gli imprenditori che sono preoccupati per le sanzioni alla Russia, che potrebbero bloccare i crediti e il lavoro delle nostre aziende. Ricordiamo che lo scambio commerciale verso la Russia è di decine di miliardi e la paura di ricevere sanzioni contro di noi, nel senso di perdere il lavoro e i crediti, ci preoccupa tantissimo. Auspichiamo, quindi, soluzioni pacifiche e di dialogo.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Villarosa. Ne ha facoltà.

  ALESSIO MATTIA VILLAROSA. Signor Presidente, mi dispiace che il Presidente del Consiglio sia andato via perché gli volevo spiegare qualcosa che lui non sa. Infatti, sta andando a dire in giro e in televisione che noi attualmente siamo al 2,6 per cento. Ma lui probabilmente a dicembre non era presente, perché noi abbiamo votato una «manovrina» che portava il rapporto deficit-PIL dal 3,1 al 3 per cento. Il 2,6 per cento di cui parla il Presidente Renzi è un dato previsionale del DEF dell'anno scorso (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Noi attualmente siamo al 3 per cento. Se ha le risorse, quindi, invece di scrivere nelle bozze «puntini, puntini, puntini, zero, zero, zero», dimostri di avere le risorse, però che non vada in giro a raccontare fesserie agli italiani, cortesemente (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) !

  PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto.

(Votazioni)

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Come da prassi, le risoluzioni saranno poste in votazione per le parti non assorbite e non precluse dalle votazioni precedenti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla risoluzione Speranza, De Girolamo, Andrea Romano, Dellai, Pisicchio, Di Lello, Alfreider e Formisano n. 6-00056, su cui il Governo ha espresso parere favorevole.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Dellai, Ragosta, Berlinghieri, Capezzone, Dell'Aringa, Bossi...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  463   
   Votanti  461   
   Astenuti    2   
   Maggioranza  231   
    Hanno votato  292    
    Hanno votato no  169.

  La Camera approva (Vedi votazioni).

  (Il deputato Fontanelli ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla risoluzione Gianluca Pini ed altri n. 6-00057, su cui il Governo ha espresso parere contrario.
  Dichiaro aperta la votazione.Pag. 95
  (Segue la votazione).

  Cicchitto, Capezzone, Buttiglione...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  464   
   Votanti  417   
   Astenuti   47   
   Maggioranza  209   
    Hanno votato  93    
    Hanno votato no  324.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  (Il deputato Nicola Bianchi ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla risoluzione Ricciatti ed altri n. 6-00058, su cui il Governo ha espresso parere contrario.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Folino, Capezzone, Dell'Aringa, Amoddio...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  465   
   Votanti  464   
   Astenuti    1   
   Maggioranza  233   
    Hanno votato  126    
    Hanno votato no  338.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla risoluzione Brunetta ed altri n. 6-00059, su cui il Governo ha espresso parere contrario.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Brunetta, Berlinghieri, De Girolamo, Romele...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  464   
   Votanti  461   
   Astenuti    3   
   Maggioranza  231   
    Hanno votato  43    
    Hanno votato no  418.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla risoluzione Carinelli ed altri n. 6-00060, su cui il Governo ha espresso parere contrario.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Galperti, Paris, Cicchitto, Brunetta, Zoggia, Paolo Bernini...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   (Presenti  466   
   Votanti  466   
   Astenuti   11   
   Maggioranza  228   
    Hanno votato  99    
    Hanno votato no  356).

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  Sospendo, a questo punto, per dieci minuti la seduta che riprenderà alle ore 17,15.

  La seduta, sospesa alle 17, è ripresa alle 17,15.

Missioni.

  PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Adornato, Gioacchino Alfano, Alfreider, Amici, Baretta, Biondelli, Bobba, Boccia, Brunetta, Caparini, Casero, Cicchitto, Damiano, De Girolamo, Dellai, Di Lello, Epifani, Ferranti, Fico, Gregorio Fontana, Fontanelli, Formisano, Gasbarra, Giancarlo Giorgetti, Gozi, La Pag. 96Russa, Manciulli, Meta, Migliore, Mogherini, Pes, Gianluca Pini, Pisicchio, Ravetto, Realacci, Rossi, Rossomando, Sani, Scalfarotto, Speranza, Tabacci, Vito e Zanetti sono in missione a decorrere dalla ripresa pomeridiana della seduta.
  I deputati in missione sono complessivamente cento, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell’allegato A al resoconto della seduta odierna.

Si riprende la discussione del disegno di legge di conversione n. 2012-A.

  PRESIDENTE. Riprendiamo il seguito della discussione del disegno di legge di conversione n. 2012-A.
  Ricordo che nella parte antimeridiana della seduta si è concluso l'esame degli ordini del giorno.

(Dichiarazioni di voto finale – A.C. 2012-A)

  PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto finale.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Lello Di Gioia. Ne ha facoltà.

  LELLO DI GIOIA. Signor Presidente, voteremo a favore di questo provvedimento, pur sottolineando tutta una serie di problematicità che nell'arco dell'intervento tenterò di evidenziare.
  È chiaro che la cosa importante che è stata realizzata con il consenso di tutti è lo stralcio di quelli che sono gli elementi riguardanti i problemi del cosiddetto scudo fiscale. Importante è anche la questione che riguarda alcune norme fiscali che sono state in buona sostanza inserite nella legge di stabilità ed oggi modificate.
  Abbiamo, però, in questo provvedimento alcuni elementi che non soltanto non ci convincono, ma che destano stupore. Non mi riferisco semplicemente ed esclusivamente ai problemi dei danni alluvionali di alcune realtà dell'Emilia Romagna, mi riferisco in modo particolare e specifico a quello che sta accadendo e a ciò che è stato bocciato da parte del Governo per i problemi che hanno investito una terra, una terra devastata negli anni passati, una terra che è stata preda sicuramente di interventi inconsulti, una terra che è in credito nei riguardi di questo Paese e di questo Governo.
  Eppure quegli emendamenti sono stati bocciati e non si capisce perché non si dia attuazione a quegli interventi necessari per poter dare seguito ad una ripresa economica e sociale della regione sarda.
  Come d'altronde non si capisce perché, nonostante l'Istituto di previdenza – mi riferisco all'INPS – avesse dato garanzie, attraverso il Ministero del lavoro, che vi fossero interventi specifici per i cosiddetti contributi previdenziali, a tutt'oggi le imprese sono obbligate a pagare i contributi previdenziali.
  Credo che questo sia un qualcosa di assurdo, un qualcosa che non rientra in quella che dovrebbe essere la grande solidarietà che deve essere espressa nei riguardi di un popolo, di una regione che giustamente si sente fuori dal sistema Italia perché non considerata dallo Stato e dal Governo.
  Quindi, penso che debba essere ripreso un intervento importante, che crea quelle condizioni di recupero, di sviluppo, di crescita, e quindi ridare dignità al popolo sardo.
  Come dicevo, voteremo a favore di questo provvedimento, ma sapendo che saremo qui a guardare con attenzione e con criticità a quelli che sono gli interventi che verranno ad essere presentati alla nostra attenzione; e saremo critici ma nello stesso tempo con una grande disponibilità nel momento in cui questo Governo guarderà con interesse a quell'area debole del Paese che è la realtà sarda, e nello stesso tempo anche alle altre realtà del Mezzogiorno d'Italia che oggi sono completamente escluse dall'agenda politica e dall'agenda di Governo.
  Ecco, saremo qui, critici ma anche ben predisposti a dare un voto favorevole a quelli che sono i provvedimenti che ridiano Pag. 97dignità ad un popolo che oggi è stato totalmente, e senza nessuna considerazione, escluso da un provvedimento che ritenevamo importante.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Maietta. Ne ha facoltà.

  PASQUALE MAIETTA. Signor Presidente, in seguito allo stralcio dell'articolo 1 la parte di questo decreto che rimane vigente, si compone essenzialmente di norme in materia tributaria e contributiva e di quelle che recano misure in favore delle zone colpite dai recenti eventi alluvionali.
  Due interventi sostanzialmente condivisibili ma sicuramente disomogenei tra loro e quindi, ancora una volta, disattendendo sia la legge, in particolare la legge n. 400 del 1988, che sancisce appunto che il contenuto dei decreti-legge deve essere specifico, omogeneo e corrispondente al titolo, sia la giurisprudenza consolidata, in particolare la più recente sentenza n. 22 del 2012 che ha ritenuto illegittimo il decreto-legge il cui contenuto non rispetti il vincolo della omogeneità.
  Gli interventi previsti dai due articoli troveranno la loro copertura attraverso dei tagli alle spese dei ministeri e attraverso la riduzione del Fondo per interventi strutturali di politica economica. In primo luogo, vi sono le disposizioni in materia tributaria e contributiva che, abrogando i commi 575 e 576 dell'articolo 1 della legge di stabilità per il 2014, determinano il mantenimento delle detrazioni per oneri, così come attualmente strutturate; un approccio che consideriamo positivo, posto che rimodulare tali detrazioni per generare più cassa sarebbe stata l'ennesima ingiustizia che si stava consumando ai danni dei cittadini.
  Sui tagli siamo favorevoli, perché teniamo oggi a ricordare che, già in sede di presentazione del nostro programma elettorale, la nostra prima opzione, la nostra filosofia guida ha sempre puntato sulla riduzione della spesa pubblica in luogo dell'aumento della pressione fiscale. Abbiamo, in questo caso, però dei dubbi sulla modalità e sui criteri.
  Perché vedete quando si parla di tagli, noi parliamo in primo luogo di tagliare quello che è ingiusto e di conseguenza non possiamo accettare che mentre 33 mila italiani che percepiscono pensioni d'oro, da 90 mila euro al mese, costando al nostro Stato circa 3,3 miliardi, continua a percepire ingiustamente questi soldi, e dico ingiustamente perché frutto di leggi vergognose del passato, il Governo pur di trovare 700 milioni di euro mette a repentaglio la sicurezza e la protezione dei cittadini, andando a tagliare nel comparto difesa e sicurezza tra polizia, carabinieri e vigili del fuoco; ciò mentre i dati del Viminale attestano un incremento dei furti e delle rapine in casa unito ad una ormai diffusa percezione di insicurezza generale.
  Sulle pensioni bisogna dire che troviamo, altresì, ingiusto il piano che starebbe ponendo in essere il commissario straordinario Cottarelli. Pare, infatti, che l'Esecutivo avrebbe al vaglio una ipotesi di contributo di solidarietà non solo sulle pensioni d'oro – che andrebbero invece eliminate così come prevedeva la proposta di legge di Fratelli d'Italia – Alleanza Nazionale, di revocare le pensioni d'oro superiori ai 5 mila euro per la parte eccedente la contribuzione – ma anche sulle pensioni superiori ai 2 mila euro che certamente non si possono annoverare tra le pensioni d'oro.
  Sarebbe quindi vergognoso se il Partito Democratico, dopo aver bocciato la nostra proposta di legge, si rendesse responsabile di questa enorme ingiustizia nei confronti degli italiani.
  Un altro tema di spending review che vogliamo prendere ad esempio per il dibattito, è quello sugli F35 e le dismissioni delle caserme. Sugli F35 il tema è complesso, a mio parere sull'argomento l'Italia si deve chiedere se vuole mantenere ancora un'industria della difesa nazionale oppure no, perché nel caso l'intenzione sia quella di mantenerla, allora diventa obbligatorio alimentare i nuovi programmi con risorse statali, così come fa ogni Pag. 98nazione al mondo. Se la risposta è no, occorre vedere come si possono impiegare...

  PRESIDENTE. Chiedo di liberare i banchi del Governo, per favore.

  PASQUALE MAIETTA. ... in altri settori gli oltre centomila addetti di questo comparto. La risposta a mio avviso non può e non deve essere ideologica ma seria. In merito alla questione delle caserme, condivido la posizione di chi ha affermato più volte che il Ministro Pinotti afferma il giusto quando parla di vendita dei beni della difesa che non sono più strategici per l'assolvimento delle loro funzioni; in realtà queste caserme sono già state individuate e sono già pronte da tempo ad essere vendute, ma dobbiamo senza retorica dire che i problemi da affrontare in questo senso sono sicuramente la crisi del comparto immobiliare, ma soprattutto i tempi lunghi per le variazioni urbanistiche delle destinazioni d'uso e la tutela delle sovrintendenze che insistono sulla maggior parte di questi immobili. Finché questi due passaggi non troveranno una modalità semplificata e veloce, sarà molto difficile agire in tal senso.
  Anche l'articolo 3, che contiene interventi necessari alla soppressione degli adempimenti tributari fino al 31 luglio nelle zone del modenese colpite da eventi alluvionali nello scorso gennaio e che inoltre reca disposizioni per la semplificazione e la raccolta dei rifiuti prodotti a causa di questo evento, ci appare del tutto condivisibile, nell'ottica di dare sostegno alle popolazioni colpite. Non si capisce tuttavia per quale motivo il presente decreto non dedichi alcuna attenzione ai danni subiti dalla regione Sardegna in conseguenza dei tragici eventi alluvionali dello scorso novembre. Dopo le norme varate all'interno della legge di stabilità infatti, nulla più è stato fatto ed è da allora che questa regione, peraltro già duramente colpita dalla crisi economica che ha investito l'intero Paese, chiede alcuni interventi per affrontare le conseguenze di quegli eventi ma continua purtroppo a vedere disattese le sue richieste.
  Per questo motivo vogliamo approfittare di questo intervento per rivolgere un appello al Governo, affinché al più presto affronti la drammatica situazione della Sardegna, concertando con le sue istituzioni le soluzioni più adatte per sostenerla in questo momento di difficoltà e soprattutto mettendo in atto con urgenza le misure già richieste, quali ad esempio il varo delle norme per consentire la messa in sicurezza dei capannoni agricoli ed industriali e l'esclusione di ulteriori spese dai vincoli del patto di stabilità.
  Quindi, nel confermare il voto favorevole a questo decreto, ribadiamo che l'idea di ridurre la spesa la condividiamo, ma non si possono fare tagli con l'accetta senza considerare le fasce di reddito, impatti sociali, possibilità di realizzazione e ricadute sui territori anche in termini di sicurezza e rilancio dell'economia (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Sberna. Ne ha facoltà.

  MARIO SBERNA. Signor Presidente, colleghi, il provvedimento giunge in Aula per la sua approvazione privo del principale motivo del contendere, vale a dire delle modalità attuative per favorire il rientro dei capitali dall'estero attraverso l'attivazione della procedura della collaborazione volontaria. Sul tema c’è stata in Commissione un'intensa discussione, sorretta anche da numerose audizioni, ma alla fine, insieme a tutti i gruppi e d'intesa col presidente, si è deciso di stralciare quella parte che tante obiezioni e tanti dubbi aveva sollevato, rinviando la definizione della materia ad un prossimo disegno di legge che farà tesoro anche del proficuo dibattito svoltosi appunto in Commissione.
  La posizione mia personale e del gruppo che rappresento su tale tema è, peraltro, ben delineata e non desidero soffermarmi ora su una problematica che avremo modo di affrontare con maggior approfondimento, spero in tempi rapidi, Pag. 99sia per ovvi nobili motivi etici, che per più prosaici motivi di cassa.
  Rimane in piedi tutta l'altra parte del decreto, che contiene norme importanti ed attese, mi riferisco alle disposizioni relative alle detrazioni fiscali e ad alcune agevolazioni invece di natura tributaria per alcune aree del Paese, purtroppo coinvolte nelle emergenze alluvionali.
  Consideriamo particolarmente significativo, per le sue ricadute sui bilanci familiari, l'aver soppresso le disposizioni finalizzate al riordino delle agevolazioni tributarie. Stiamo parlando cioè di un riordino che avrebbe toccato le detrazioni per gli oneri connessi agli interessi passivi relativi all'acquisto dell'immobile, delle spese sanitarie per i genitori e per i figli, delle spese sostenute per i servizi di interpretariato dei soggetti riconosciuti sordomuti, delle spese di frequenza ai corsi di istruzione secondaria e universitaria, dei premi di assicurazione che hanno per oggetto il rischio di morte e di invalidità, delle spese sostenute da soggetti obbligati alla manutenzione, protezione e restauro di strutture vincolate e così via. Tutte voci che entrano nei bilanci familiari e che se fosse rimasta in piedi la norma, avrebbero garantito allo Stato, attraverso l'abbassamento della misura della detrazione dal 19 al 18 per cento per il 2013 e al 17 per cento a decorrere dal 2014, un gettito pari a 488 milioni di euro per l'anno 2014, a 772 milioni per il 2015 e a 564 milioni a decorrere dal 2016. Soldi tutti che sarebbero stati letteralmente tolti dalle tasche delle famiglie italiane e che certamente non sarebbero più rientrati come maggiori e migliori servizi alla famiglia.
  A questo proposito, tra le tante cose dette e le tante non dette del piano anti-crisi studiato dal Governo, ci preme anche qui anticipare e sottolineare quell'intenzione di cancellare, nemmeno ridurre, proprio cancellare, la detrazioni per il coniuge a carico. Una scelta che lascia interdetti, non tanto e non solo per i suoi significati economici, quanto per le valenze sociali e culturali che porta con se. A parte il fatto che per noi Popolari chiunque deve poter scegliere, senza penalizzazioni, se decidere di investire la propria attività e le proprie energie nelle relazioni e nella cura dei familiari o nel lavoro esterno – non per nulla tra le nostre proposte serie vi è quella di riconoscere economicamente il lavoro di cura casalingo, come peraltro avviene in altri Paesi – a parte anche il fatto, vergognoso, che essere donna e madre oggi è motivo di incentivo al licenziamento o alla non assunzione, questa proposta del Governo è una doccia fredda che riporterebbe indietro l'orologio della storia a quando la fatica esercitata nel segreto delle mura domestiche, veniva considerata come un «non-lavoro» o una mansione di «serie c». Rendere di fatto obbligatoria la scelta «esterna» servirebbe soltanto ad aprire un vulnus drammatico per molte famiglie. Quasi azzerato il welfare pubblico, l'assistenza ai bisognosi (non soltanto malati, ma anche semplicemente figli, che non è detto debbano passare dieci ore al giorno a scuola) viene affidata alla famiglia: togliere anche questa detrazione per il coniuge a carico, sarebbe davvero un segno di disprezzo per la faticosa situazione che vivono le famiglie, soprattutto quelle meno abbienti e i Popolari per l'Italia dichiarano fin d'ora il proprio forte e indignato rifiuto a che la norma venga attuata.
  Tornando a questo provvedimento, condividiamo invece la scelta del Governo di dare seguito in tempi rapidi a quanto disposto dalla legge di stabilità in materia di riduzione dei premi e dei contributi per l'assicurazione obbligatoria contro gli infortuni sul lavoro e le malattie professionali per un miliardo di euro, quasi ad anticipare quel taglio del cuneo fiscale promesso, nonché la duplicazione di tutte quelle disposizioni in materia di sospensione al 31 luglio 2014 degli adempimenti tributari e previdenziali scadenti per i territori della provincia di Modena colpiti dall'alluvione del gennaio scorso, e l'estensione delle medesime proroghe anche a molti altri comuni veneti che erano stati coinvolti dai medesimi eventi atmosferici nel periodo che va dal 30 gennaio circa al 18 febbraio 2014.Pag. 100
  Anche se purtroppo riguarda un tema calamitoso, ritengo altresì opportuna la proroga di tre anni per la restituzione dei finanziamenti ricevuti dalle imprese dell'area del sisma 2012 per il pagamento delle imposte.
  Queste due vicende, alluvioni e terremoto, devono farci riflettere e considerare non più rinviabile la destinazione di risorse adeguate per la messa in sicurezza dei territori, proprio perché, oltre al danno umano inestimabile, non dobbiamo in futuro ogni volta fare la contabilità dei danni subiti a causa di incuria e superficialità.
  Concludo dicendo che questo è un provvedimento dunque che condividiamo e per il quale il gruppo Per l'Italia esprime un voto favorevole nel merito e nel metodo adottato nel suo iter.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Busin. Ne ha facoltà.

  FILIPPO BUSIN. Signor Presidente, colleghi, innanzitutto noi dichiariamo la nostra disapprovazione per come è stato trattato questo argomento, un argomento veramente complesso, per il tipo di strumento usato, cioè la decretazione d'urgenza, perché, come è ormai noto, mancavano i presupposti di urgenza, straordinarietà e necessità, e soprattutto di omogeneità fra le materie trattate all'interno di questo provvedimento. Tra l'altro, è un abuso di questo strumento che è stato più volte condannato da organi di salvaguardia, come il Presidente della Repubblica e la Consulta.
  Ma poi nello specifico contestiamo anche le modalità e i tempi che si sono scelti per trattare questo tema. Il provvedimento è stato licenziato il 28 gennaio di quest'anno ed è rimasto per un mese in sospeso prima di giungere alle Commissioni per l'esame. E questo ritardo è assolutamente ingiustificato e incomprensibile per un provvedimento che invece avrebbe bisogno di ben altre riflessioni e di ben altri approfondimenti, sopratutto per la novità che rappresenta. Non dimentichiamoci che questa è un tipo di collaborazione volontaria che si pone in modo diverso, appunto collaborativo, nei confronti del contribuente ed è una novità, in quanto è stato suggerito, diciamo, indirizzato in questo senso dall'OCSE.
  Saggiamente il Governo ha deciso di rinviare e di scegliere un'altra forma, che è quella del disegno di legge, per consentire maggiori approfondimenti e il contributo necessario per questo tipo di materia. Cosa lamentavamo noi del testo che presentava l'articolo 1 ? La semplicità, la chiarezza e soprattutto la convenienza per i potenziali aderenti a questa collaborazione volontaria che, così com'era scritto, sicuramente sarebbero stati molto pochi e non era difficile prevedere per questo tipo di provvedimento un fallimento pressoché totale per il Governo.
  Quel che rimane è in gran parte condivisibile, innanzitutto la soppressione dei due commi previsti in legge di stabilità, che prevedevano una diminuzione automatica di un punto, poi progressivamente di altri punti negli anni successivi, delle cosiddette detrazioni fiscali: dei tagli lineari che, come è noto, sono profondamente ingiusti e vanno a colpire – e in questo caso avrebbero colpito – soprattutto i redditi bassi, per cui si sarebbe creato questa specie di corto logico di fronte al quale il neo Premier annuncia interventi a favore dei redditi bassi e, a fronte di questi annunci, la pratica poi sarebbe stata in concreto un peggioramento delle condizioni degli stessi soggetti a reddito basso. Questa è una materia molto complessa, che va riordinata, ma va riordinata secondo le direttive e secondo il tracciato che è stato esplicitato nella legge delega recentemente approvata in questo Parlamento. Del resto, per fare solo un esempio della incongruenza di queste detrazioni fiscali e della necessità di rivedere al più presto l'intera materia, basti pensare che un soggetto ad alto reddito ha diritto alle detrazioni sulle spese veterinarie, per animali domestici, il gatto o il cane che ha in casa, ma non ha diritto agli assegni familiari e alle detrazioni per il coniuge ed i figli a carico, tanto per Pag. 101mettere in evidenza un'ingiustizia e una incongruenza di questo ambito. Poi, per citarne solo un altro, quello che è richiesto a gran voce dalle aziende, di eliminare qualsiasi detrazione fiscale generalizzata e qualsiasi agevolazione specifica alle aziende e di trasformarla in una riduzione più generale della pressione fiscale che in questo Paese, come ben sappiamo, è ormai insostenibile.
  Opportuno anche appare lo spostamento al 16 maggio della scadenza per gli adempimenti e gli anticipi dei premi INAIL, visto che anche questo è comunque da sottolineare quale inadempimento da parte dell'Istituto di previdenza statale: non sono stati ancora comunicati i nuovi premi che dovrebbero recepire la diminuzione consistente, come ha detto il precedente collega, di quasi un miliardo, prevista anch'essa in legge di stabilità.
  Passiamo, quindi, all'articolo 3. Qui, ovviamente, siamo d'accordo sulle agevolazioni che sono state concesse a quelle terre gravemente colpite da eventi atmosferici eccezionali e che già in precedenza, nel maggio del 2012, avevano subito il terremoto, quali le zone del modenese. E ci riteniamo soddisfatti ancor più perché, grazie a un emendamento della Lega, che è stato poi recepito sia in Commissione sia dal Governo, queste agevolazioni sono state estese anche ai territori del Veneto duramente colpiti dalle alluvioni nello stesso periodo di gennaio-febbraio di quest'anno.
  Ricordiamo che sono stati stimati per questi eventi eccezionali danni per oltre 500 milioni e consideriamo che questo sia solo un primo passo per riconoscere un grave stato di emergenza, che è già stato chiesto dal presidente della regione Zaia e che non ha ancora trovato accoglimento da parte del Governo. Adesso il Governo si è dato 15 giorni per riconoscere lo stato di emergenza e noi siamo fiduciosi che lo faccia nei tempi che lui stesso si è dato.
  Lo consideriamo un parziale risarcimento per una regione che dà molto a questo Paese. Ricordo in questa occasione che il residuo fiscale, cioè quanto i cittadini veneti e le aziende venete versano allo Stato centrale e non ritorna in forma di trasferimenti e investimenti nel territorio, ammonta a 21 miliardi di euro annui; 21 miliardi che, tanto per fare un paragone, è circa il doppio di quanto sia il bilancio regionale del Veneto. Quindi, il Veneto, da solo, mantiene se stesso e potrebbe potenzialmente mantenere altre due regioni della stessa dimensione.
  Soprattutto in considerazione di questo e in considerazione della gravità dei danni subiti per gli eventi alluvionali, ci aspettavamo un atteggiamento diverso, per esempio non quello che è stato vissuto da noi come un vero e proprio sgarbo, cioè lo spostamento di 20 giorni della mozione da noi presentata, che sarebbe servita ad accendere un faro e portare a conoscenza di questo Parlamento e del Governo il dettaglio dei gravi danni subiti da questa regione.
  Purtroppo, dobbiamo registrare che i canali istituzionali non sono bastati, perché non è bastata la richiesta fatta dal governatore Zaia, e abbiamo dovuto esercitarci nella tecnica, che non è propria nostra, del lamento, perché pare che, se non si alza la voce oltre quella degli altri postulanti, in questo Paese non si riesca a ottenere proprio niente.
  Chiediamo, quindi, al Governo di provvedere, nei tempi da lui stesso fissati, alla dichiarazione dello stato di emergenza per i comuni del Veneto, come richiesto, e, per le considerazioni fatte e per le critiche da me sollevate in questa occasione e anche nella relazione di minoranza, dichiaro il voto di astensione della Lega Nord (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Sottanelli. Ne ha facoltà.

  GIULIO CESARE SOTTANELLI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, rappresentanti del Governo, Scelta Civica dichiara il proprio voto favorevole ad un pacchetto di provvedimenti che approda in Aula con una serie di misure utili e necessarie, soprattutto rispetto agli interventi previsti Pag. 102in favore delle zone colpite da emergenze ambientali.
  Il testo originario del provvedimento introduceva all'articolo 1 la disciplina della cosiddetta collaborazione volontaria in materia fiscale, già applicata in molti Paesi occidentali, per contrastare fenomeni di evasione ed elusione fiscale consistenti nell'allocazione fittizia della residenza fiscale all'estero di attività che producono reddito. Tuttavia, durante l'esame del provvedimento in sede referente, in Commissione finanze, si è scelto di stralciare l'articolo 1 e di fare confluire integralmente tali misure in una proposta di legge firmata da tutti i capigruppo di maggioranza della Commissione finanze.
  La decisione di stralciare dal provvedimento tali norme è stata frutto di una scelta meditata e dettata dall'esigenza di un più ampio dibattito e di un'analisi più compiuta della materia, senza i vincoli dettati dalla ristrettezza dei tempi nell'esame dei decreti-legge.
  La decisione vuole inoltre rimarcare – e non di certo sminuire – la scelta di fondo del Governo di introdurre, al di fuori della logica dei condoni, uno strumento utile ai contribuenti per ricondurre, in un contesto di piena legalità, attività precedentemente costituite all'estero, rafforzando gli strumenti di contrasto all'evasione e individuando nuove risorse per la finanza pubblica. È, quindi, nostro auspicio che tale proposta di legge, promossa dai capigruppo di maggioranza in Commissione finanze, possa al più presto essere calendarizzata, ferma restando la norma che abbiamo già votato in Aula, che fa salvi gli effetti derivanti dall'articolo 1, soppresso, e tutela, quindi, chi ha già aderito alla procedura di collaborazione volontaria per l'emersione dopo la pubblicazione del decreto-legge.
  In sintesi, infatti, con tale nuova proposta di legge i soggetti che detengono attività e beni all'estero ed hanno omesso di dichiararli potranno sanare la propria posizione nei confronti dell'erario pagando, in un'unica soluzione, imposte e sanzioni. Per effetto della volontaria collaborazione, sarà inoltre garantita la non punibilità per alcuni reati fiscali relativi agli obblighi dichiarativi e il pagamento in misura ridotta delle sanzioni tributarie.
  Tornando all'attuale contenuto del provvedimento, in votazione così come modificato dalla Commissione, importante è la norma che sopprime i commi 575 e 576 della legge di stabilità 2014, che prevedono l'adozione, entro il 31 gennaio 2014, di provvedimenti finalizzati al riordino delle agevolazioni tributarie, in mancanza delle quali la misura delle detrazioni fiscali sarebbe stata ridotta in maniera lineare dal 19 al 18 per cento per il 2013 e al 17 per cento a decorrere dal 2014.
  Vista la volontà del Governo di esercitare l'intervento di razionalizzazione delle detrazioni all'interno della delega fiscale recentemente approvata, si è quindi ritenuto di abrogare tali disposizioni al fine di evitare riduzioni delle detrazioni in vigore, garantendo la relativa copertura attraverso l'aumento degli obiettivi di risparmio della spending review previsti dalla stessa legge di stabilità 2014 e spalmati negli effetti fino al 2018.
  Altra misura rilevante è quella che prevede il differimento al 16 maggio 2014 dei termini per il pagamento dei contributi INAIL a carico delle aziende e per l'invio telematico delle denunce retributive relative ai premi assicurativi. Una boccata di ossigeno alle imprese, in attesa di una rapida attuazione della riduzione dei premi e contributi per l'assicurazione obbligatoria contro gli infortuni del lavoro e delle malattie professionali contenuta nell'ultima legge di stabilità.
  Si interviene, poi, con un'apposita norma interpretativa per dirimere un contrasto giurisprudenziale circa l'applicabilità della tassa di concessione governativa ai contratti in abbonamento per i telefoni cellulari, ponendo così fine ad una lunga controversia giurisdizionale in materia. Vengono sospesi, per il periodo compreso tra il 17 gennaio 2014 e il 31 ottobre 2014, gli adempimenti tributari e contributivi per i comuni del modenese colpiti dall'alluvione del gennaio 2014 e già coinvolti dal sisma del maggio 2012, misura estesa nel Pag. 103corso dell'esame in sede referente anche ai comuni del Veneto colpiti dagli eventi atmosferici avvenuti a gennaio e a febbraio 2014. È stato, inoltre, prorogato di tre anni il termine di restituzione dei finanziamenti per il sisma del maggio 2012, così come viene consentito di sospendere i ratei dei mutui in essere.
  Per la Sardegna, infine, si consente al commissario delegato per il ripristino della viabilità e dei danneggiamenti relativi all'alluvione del novembre 2013 di operare con poteri anche derogatori rispetto alla normativa ordinaria, per accelerare l'avvio dei lavori. Rispetto al dibattito che si è aperto in Aula questa mattina, ricordo che Scelta Civica per l'Italia è ovviamente sensibile al tema della Sardegna e pertanto si attiverà, così come il Governo ha dichiarato con il sottosegretario Zanetti, per portare avanti un provvedimento specifico che dia risposte certe e concrete in merito alle esigenze delle popolazioni alluvionate della Sardegna. Ricordo, infine, che Scelta Civica per l'Italia è promotrice di una proposta di legge, a mia prima firma, per creare un sistema di coperture finanziarie automatiche per i danni da calamità naturale, per mettere in linea l'Italia con quanto già accade in molti Paesi europei, e non solo.
  Per quanto concerne le Forze armate di polizia impegnate presso il Dipartimento della protezione civile, vengono riconosciute alcune integrazioni al trattamento economico del personale non dirigente.
  Gli interventi, nel loro complesso, rappresentano la necessità di dare risposte immediate ad alcune impellenti esigenze.
  Infine, come gruppo, ci auguriamo un'ampia e coordinata riforma fiscale che affronti compiutamente tutti gli aspetti di merito, evitando il ricorso ad aggiustamenti o interventi a singhiozzo, principalmente causa storica, nel nostro Paese, di confusione, inefficienza e non chiarezza dell'intero quadro giuridico (Applausi dei deputati del gruppo Scelta Civica per l'Italia).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il collega Garofalo. Ne ha facoltà.

  VINCENZO GAROFALO. Signor Presidente, il gruppo parlamentare del Nuovo Centrodestra voterà a favore della conversione in legge del decreto-legge n. 4 del 2014.
  Un decreto che ha avuto una vita piuttosto travagliata e ci giunge privo della sua parte principale, e cioè la parte relativa al rientro dei capitali. Bene, peraltro, ha fatto la Commissione finanze a stralciare l'articolo 1, dopo i numerosi rilievi critici che erano stati sollevati da più parti nel corso delle audizioni in Commissione. Tuttavia, la parte soppressa è di grandissimo rilievo per due motivi: in primo luogo, si tratta di adeguare la normativa italiana al nuovo corso, ma sarebbe più opportuno dire alla nuova impostazione concettuale che si è diffusa a livello internazionale in materia di esportazione di capitali, paradisi fiscali e riciclaggio. Dopo decenni di tolleranza, è ora il periodo della collaborazione tra Stati e della redazione di regole comuni su questa tematica sensibile.
  L'OCSE, già dal 2010, ha sottolineato l'opportunità e l'efficacia dei programmi di collaborazione volontaria, i quali hanno facilitato l'adesione spontanea dei contribuenti, conseguendo al contempo sia maggiori entrate per gli Stati, sia notevoli risparmi anche in termini di contenzioso fiscale e penale. Di conseguenza, l'OCSE ha elaborato un insieme di principi-guida per i Paesi che non hanno ancora attivato programmi di collaborazione volontaria.
  Nell'adottare queste linee guida, il Governo Letta ha tenuto ben presente l'importanza di concepire norme che si differenziassero in modo sostanziale dalla procedura per il rimpatrio e la regolarizzazione delle attività detenute illecitamente all'estero (il cosiddetto scudo fiscale), contenute nel decreto-legge n. 78 del 2009. In esso, infatti, l'aliquota da pagare era limitata dal 2 per cento al 5 per cento, l'adesione aveva effetti estintivi relativamente agli importi dichiarati e relative Pag. 104sanzioni e al dichiarante era garantito l'anonimato.
  Il Nuovo Centrodestra ha convenuto sulla necessità di una nuova impostazione, mirata a migliorare l'adesione spontanea agli obblighi fiscali nel lungo periodo ed a scoraggiare negli evasori la convinzione di poter perpetrare le condotte illecite, in attesa della successiva opportunità di sanare i rapporti con l'erario. Tuttavia il testo presentato è parso troppo rigoroso, dal momento che non riusciva a garantire, sia per il contribuente che addirittura per il professionista che eventualmente fornisse l'assistenza, nemmeno l'esclusione da eventuali procedimenti penali; e questo a fronte dell'integrale pagamento di quanto fiscalmente dovuto sulle somme dichiarate. A tal punto che i rappresentanti dell'Avvocatura italiana, ascoltati in Commissione, hanno espressamente richiesto l'inutilizzabilità dei dati raccolti per eventuali azioni tributarie, pena il fallimento della procedura. In sostanza, è apparso sin troppo evidente come le norme proposte impedissero al procedimento di riemersione di funzionare. Gioverà, peraltro, ricordare come l'OCSE stessa abbia sottolineato come le misure di riemersione dovrebbero fornire ai contribuenti incentivi sufficienti ad incoraggiare l'adesione ai programmi di collaborazione.
  Il disegno di legge in materia, presentato con le firme di tutti i gruppi, deve sicuramente essere approfondito sotto molti profili, di certo tuttavia non nella direzione di un minor rigore, ma di una equità maggiore. Le imposte sono dovute non più integralmente, ma sono dimezzate, salvo le sanzioni sul monitoraggio fiscale, gli importi possono essere rateizzati, infine viene ampliato il raggio della depenalizzazione.
  Il secondo importante elemento, connesso al rientro dei capitali, consiste nel fatto che dalla riemersione ci si aspettano maggiori entrate per 3 miliardi quest'anno e per 5 miliardi per il prossimo. E si tratta di una stima decisamente prudente, al ribasso, se si considera che l'Agenzia delle entrate stima in oltre 250 i miliardi non dichiarati detenuti dagli italiani all'estero. Otto miliardi di maggiori entrate sono solo il 3-4 per cento di quella somma. Il potenziale di gettito appare pertanto estremamente elevato.
  È vero che si tratta di somme che verranno incassate una sola volta, ma è anche vero che quelle somme sono indispensabili nell'immediato, per il rilancio dei consumi e degli investimenti e per dar vita ad un ciclo virtuoso che poi genererà autonomamente maggiori entrate.
  Il Nuovo Centrodestra considera essenziale, quindi, che il progetto di legge presentato dai membri della Commissione finanze proceda con la massima celerità e venga rapidamente varato. In parallelo, è opportuno che proseguano i contatti e le trattative con la Svizzera, nelle cui banche, secondo le stime del Governo, sono depositati circa l'80 per cento dei valori illegalmente detenuti all'estero, per consentire che la procedura di riemersione produca presto i suoi effetti.
  È ormai evidente come l'atteggiamento di tutti i Paesi rispetto ai capitali in fuga stia cambiando: motivo per cui dobbiamo cogliere subito tale opportunità. La Svizzera, infatti, si adeguerà presto ai parametri OCSE sullo scambio di informazioni tra Stati su attività finanziarie, immobili e altri valori. Su questo fronte, peraltro, anche il Lussemburgo ha ceduto e Stati Uniti ed Europa hanno raggiunto un accordo per la segnalazione dei conti dei non residenti.
  Con riferimento agli altri punti del decreto, il Nuovo Centrodestra è ovviamente a favore delle norme sul rinvio degli adempimenti fiscali nei comuni colpiti dagli eventi alluvionali nel gennaio-febbraio di quest'anno, nonché sulla proroga triennale del termine di restituzione per i finanziamenti contratti a seguito del sisma nell'Emilia del maggio 2012, disposizione, questa, opportunamente aggiunta in Commissione. È altresì a favore della norma che innalza da 3 a 5 dodicesimi le anticipazioni di tesoreria ai comuni, in modo da offrire loro una più elastica gestione contabile. Si tratta di una misura adottata già diverse volte, in particolare nel 2013, con riferimento all'avvio dell'intervento di Pag. 105restituzione alle imprese dei debiti della pubblica amministrazione, operazione che il Governo attuale intende proseguire con decisione. E credo, persino, che sul punto andrebbe effettuata una opportuna valutazione sulla possibilità di rendere permanente tale disposizione.
  Maggiori perplessità abbiamo nei confronti della disposizione in materia di tributi applicabili alle stazioni radioelettriche, quella contenuta all'articolo 2, comma 4, che dovrebbe essere riformulata in termini di novella. Ciò tenendo conto del fatto che, intervenendo in materia tributaria, a norma del combinato disposto dell'articolo 1, comma 2, e dell'articolo 3, comma 1, dello statuto del contribuente, la disposizione non potrebbe comunque produrre effetti pregressi in considerazione del divieto di adozione di norme fiscali retroattive. Di questa norma occorre valutare anche l'impatto negativo, in quanto parrebbe autorizzare una nuova tassa governativa per tutti i dispositivi elettronici che funzionano anche da archivi digitali (i cosiddetti smartphone, tablet, computer fissi e mobili, ma anche le chiavette USB e gli hard disk).
  Infine, all'articolo 2, si prevede l'abrogazione della norma, contenuta nella legge di stabilità per il 2014, in base alla quale il Governo avrebbe dovuto adottare provvedimenti normativi di razionalizzazione delle detrazioni fiscali. Tale disposizione avrebbe consentito l'abbassamento lineare di un punto percentuale di tutte le detrazioni dall'attuale 19 al 18 per cento nell'anno 2013 e al 17 per cento nell'anno 2014. È proprio grazie a questo provvedimento che il rischio di assai pesanti conseguenze economiche derivanti dall'applicazione di tagli lineari sulle detrazioni fiscali è stato scongiurato. Va detto, tuttavia, che le coperture sono realizzate mediante innalzamento delle somme accantonate e rese disponibili, con riferimento alle spese rimodulabili, delle Amministrazioni della difesa e della salute. Correttamente, i pareri sul decreto in esame espressi dalle Commissioni difesa e affari sociali della Camera permettono di osservare che i tagli alle spese rimodulabili impattano sulla funzionalità delle amministrazioni, le quali, non potendo più operare a pieno regime, rischiano di trasformarsi in meri «stipendifici».
  Chiediamo quindi al Governo, d'ora innanzi, di porre sotto attenta osservazione queste modalità di copertura, appunto per evitare il rischio che un loro uso sistematico finisca per comportare più danni che benefici.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Lavagno. Ne ha facoltà.

  FABIO LAVAGNO. Signor Presidente, positivo è il commento esprimiamo su questo provvedimento e anticipiamo fin da adesso il voto favorevole da parte di Sinistra Ecologia Libertà. Positivo soprattutto se consideriamo come era iniziata la discussione di questo decreto, quando Sinistra Ecologia Libertà ed altri presentarono delle questioni pregiudiziali di costituzionalità, non ravvisando i criteri né di urgenza né di necessità della decretazione d'urgenza rispetto a questo provvedimento. È positivo, quindi, il fatto che si sia stralciato l'intero l'articolo 1, relativo al cosiddetto rientro dei capitali dall'estero.
  Lo riteniamo un fatto positivo soprattutto per quanto riguarda il lavoro svolto nelle Commissioni e nelle tante audizioni che si sono tenute, con una seria discussione tra i gruppi, un confronto e una necessità di intervenire in maniera non emergenziale su un problema che non è emergenziale, ma strutturale. I numeri dei capitali all'estero e il numero delle persone coinvolte ci dicono che non è un fatto emergenziale, che si possa risolvere una tantum, ma è un fatto strutturale di un'intera economia che si basa su una filiera di illegalità.
  E quindi, rispetto ad una parte del Paese che ha fatto della scelta dell'illegalità e di questa filiera una scelta economica, ebbene, non possiamo che valutare positivamente il fatto che non si proceda ad una rapida ricerca di risorse, pressati dalla rapidità, pressati dagli annunci di questo o del precedente Governo, ma invece Pag. 106si voglia fare una trattazione più chiara, più seria e si rimandi tutto ad un progetto di legge. Ovviamente, noi non condividiamo il progetto di legge per come è stato presentato sia da parte dei gruppi della maggioranza sia da parte delle minoranze: ci riserviamo di fare la nostra valutazione ed eventualmente di presentarne uno anche noi, proprio perché quello che va riportato al centro non è tanto la depenalizzazione o la ricerca facile di risorse, quanto un criterio di legalità rispetto a queste tematiche.
  È un fatto che ci pone in una dimensione realmente europea, realmente avanzata, visto che è stato parte di una grande discussione oggi, sia nelle parole del Primo Ministro che in tutti gli interventi. Un luogo, l'Europa, che ci consideri non come fanalino di coda. Noi non siamo gli alfieri rispetto alla trasparenza bancaria o rispetto ai capitali detenuti all'estero. Altri Paesi sono ben più avanti di noi e l'annunciato – da molto tempo – accordo con la Svizzera non rimane che un annuncio, ad oggi già superato da altri Paesi, come gli Stati Uniti o la stessa Germania, che su questo hanno fatto passi avanti molto più di noi, sia sulla tracciabilità che sulla trasparenza.
  Dicevo: stimiamo e stimano, i più cauti, che siano 250 i miliardi detenuti all'estero e siano 100 mila le persone coinvolte. Ecco la dimensione di quello di cui stiamo parlando e della necessità, quindi, di parlare di questo non come di qualcosa di emergenziale, ma di qualcosa di effettivamente strutturale. È un ritardo al quale noi dobbiamo porre rimedio su una strada, che dobbiamo intraprendere, legata alle specificità italiane, e quindi non solo rispetto all'avanzamento su un progetto di legge, su una normativa chiara in materia di rientro dei capitali dall'estero, ma anche, come noi abbiamo già richiesto, rispetto all'istituzione del reato di autoriciclaggio. Se le due cose non vanno di fatto di pari passo, difficilmente si potrà passare da una filiera che è di illegalità ad una filiera, invece, di legalità e di economia emersa in maniera sana.
  Noi dobbiamo uscire dalla palude in cui in qualche modo questo decreto ci avrebbe infilato, quella degli eterni condoni, degli interni scudi, di una clemenza di Stato che è tale solo perché rincorre e ricerca risorse, appunto, per annunci elettorali o annunci rispetto all'attività di Governo. Io credo che sia assolutamente positivo, invece, ciò che rimane di questo decreto. Sono provvedimenti la cui approvazione è inderogabile; in qualche modo stravolgono il titolo del decreto, in quanto non c’è più la parte relativa al rientro di capitali dall'estero.
  Quello che rimane è assolutamente apprezzabile, necessario, inderogabile nell'approvazione. Siamo assolutamente favorevoli, ovviamente, all'eliminazione della clausola di salvaguardia della legge di stabilità del 2014, che ci fa entrare nel tema delle detrazioni e più in generale della tax expenditures. Ora, le dichiarazioni fatte dal Governo sono nel senso che nella delega fiscale questo dovrà essere fatto. Credo che la tax expenditures sia un tema fondamentale dell'attività di Governo e di riordino fiscale, nel quale dobbiamo evitare il sovrapporsi di misure che, a volte, risultano inefficaci e di storture che addirittura restano lesive e di fatto creano una vera e propria erosione fiscale non più tollerabile. E anche su questo ci richiama il Fondo Monetario Internazionale, non foss'altro per l'inefficacia: almeno questo è un richiamo al quale siamo sempre sensibili, rispetto agli organismi internazionali; credo che sia giunto il termine, soprattutto partendo dai tanti lavori positivi fatti anche nella legislatura precedente.
  Positivo anche il comma che riguarda l'autoliquidazione dei premi INAIL che inevitabilmente è boccata d'ossigeno e l'annuncio, nella legge di stabilità 2014, del cuneo fiscale rispetto alle imprese. Credo che questo sia assolutamente necessario. Gli altri articoli superstiti sono quelli che hanno come cuore i drammatici eventi che costellano la storia e la cronaca italiana. Sono i drammatici eventi di natura atmosferica, piuttosto che sismica, che fanno del nostro Paese uno tra i più deboli da Pag. 107questo punto di vista al mondo e certamente in Europa. E su questo, ovviamente, le importanti modifiche di carattere tributario previste dalla legge di stabilità sono ormai indifferibili, come dicevo precedentemente, e il dibattito ancora questa mattina ci ha dimostrato quanto ampie siano queste ferite, quanto necessari siano interventi di carattere anche in questo caso non solo emergenziale, ma strutturale.
  Abbiamo positivamente svolto, sia in Commissione, che in Aula, una buona attività emendativa. Voglio segnalare l'emendamento di Sinistra Ecologia Libertà accolto rispetto alla sospensione dei ratei dei mutui, non solo per gli immobili, ma anche per attrezzature e macchinari per quelle regioni colpite dalle alluvioni nei mesi scorsi. Dobbiamo, però, vedere con rammarico come la discussione di questa mattina abbia escluso delle regioni interessate e toccate da questo decreto-legge, che sono Toscana, Emilia-Romagna e Veneto, la Sardegna. Lo diciamo con estremo rammarico perché, a fronte di un'unanimità rispetto alla necessità di dare risposte serie rispetto all'alluvione di quattro mesi fa, abbiamo lasciato fuori dalla finestra, invece, un'emergenza che chiede di avere risposte e di essere considerata al pari di tutte le altre.
  Io credo, però, che noi dobbiamo assolutamente considerare anche in questo caso la necessità di non intervenire più attraverso forme emergenziali, non intervenire rispetto alla lettura dei giornali il giorno dopo. Invitiamo, quindi, quest'Aula e il Governo in primis a creare soluzioni strutturali rispetto a problemi che lo sono, come è un problema strutturale quello della debolezza del territorio e dell'ambiente italiani. Abbiamo colto questa mattina la necessità espressa dal presidente della Commissione bilancio della creazione di un fondo nazionale per le calamità. Credo che sia qualcosa di inderogabile che ci accomuna ad altri Paesi europei e che dà la possibilità di dare risposte pronte rispetto a necessità impellenti delle popolazioni che si trovano in difficoltà. E, allo stesso tempo, visto che per quarantotto ore neanche gli F-35 sono stati un tabù per il Governo – lo sono tornati, lo vediamo con drammatica evidenza –, vorremmo che non fosse un tabù anche una proposta che Sinistra Ecologia Libertà fa con forza, la fa da tempo, rispetto alla necessità di creare occupazione attraverso un serio piano di attenzione al territorio e all'ambiente, soprattutto a partire dalla messa in sicurezza del territorio negli aspetti idrogeologici, piuttosto che quelli sismici. Sono fenomeni che creano probabilmente una spesa immediata, ma certamente creano, dall'altro lato, occupazione e senz'altro una minore spesa quando gli eventi calamitosi si creano. Credo che sarebbe opportuno cedere questa iniziativa, farla propria da tutta l'Aula, visto che sui criteri generali ci siamo rispetto a queste tematiche e soprattutto perché risulta molto imbarazzante da parte della politica dare cordoglio quando ci sono le vittime, dare solidarietà quando ci sono i danni e poi non avere la possibilità di dare risposte concrete. Credo che un serio piano di prevenzione possa garantire a questo Paese di uscire da un'emergenzialità cronica che non possiamo più permetterci, anche in termini di spesa (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Capezzone. Ne ha facoltà.

  DANIELE CAPEZZONE. Signor Presidente, signor rappresentate del Governo, per annunciare il voto di astensione del nostro gruppo in una logica di dialogo e di collaborazione in positivo su questi temi.
  E mi permetto di dire anche nella logica davvero positiva che ha animato il nostro lavoro; consentitemi di spendere un paio di minuti su questo, ci tengo davvero anche levandomi per un momento la casacca del mio partito. Lo spirito positivo che ha caratterizzato il nostro modo di lavorare in Commissione finanze in questi 9-10 mesi, cercando di tenere fuori le ragioni della propaganda, cercando naturalmente, come è naturale, di distinguerci Pag. 108sul terreno dei contenuti rispetto ai temi della tassazione della casa, della tassazione del risparmio – com’è naturale, ognuno fa la propria parte – ma cercando, però, su alcuni grandi filoni di collaborare in modo positivo.
  È avvenuto così quest'estate con una riforma storica pro contribuenti, quella di Equitalia, è avvenuto a maggior ragione con un provvedimento che è ora a disposizione del Governo, una delega fiscale che è passata senza voti contrari in Commissione e poi nell'Aula della Camera e che ora è un terreno per il Governo per qualificarsi, se vorrà e potrà, in senso riformista e per noi per qualificare la nostra azione liberale. Io spero sia così, con questo possibile terzo goal della legislatura per noi, se arriveremo in fondo al tema del rientro di capitali che, saggiamente, in questa occasione abbiamo stralciato.
  Breve cronistoria: durante la scorsa campagna elettorale, in tanti, noi di Forza Italia avevamo detto: questa è una via; naturalmente ci furono polemiche in campagna elettorale, non tutti dando necessariamente il meglio di sé, e da sinistra ce ne dissero di tutti i colori, poi ci si è resi conto che quella era una strada da percorrere; è iniziato un dialogo con il Governo svizzero, in modo, a mio avviso, un poco improvvido il Governo Letta-Alfano mise il carro davanti ai buoi presentando un decreto-legge in corso d'opera, un decreto-legge dai contenuti non efficaci, al di là di ogni giudizio politico e persino etico sulla materia delicata dei capitali all'estero: è noto che questi provvedimenti funzionano se hanno le caratteristiche della chiarezza, della semplicità e della convenienza.
  La norma all'articolo 1 del decreto-legge non era né chiara, né semplice, né conveniente e ne è buona testimonianza il fatto che con grande correttezza il sottosegretario Zanetti ci ha fatto sapere che finora solo poche decine di persone avevano deciso di tentare la procedura, testimonianza della inefficacia di quelle misure. Allora, di comune accordo, Governo, maggioranza e opposizioni, abbiamo deciso di stralciare quell'articolo 1, di sopprimere l'intervento via decreto-legge, di rinviare a delle proposte di legge che ci impegniamo però a votare rapidamente in 90 giorni; la sinistra, la maggioranza ha presentato una proposta che, di fatto, trasfonde in un progetto di legge i contenuti del decreto-legge; io mi sono fatto carico di presentare una proposta che spero divenga un punto di riferimento per il dibattito in Commissione e in Aula e che, a mio avviso, tiene più conto delle indicazioni che ci sono venute nelle audizioni, che può funzionare di più, senza derive condonizie, ma assicurando efficacia e – lo dico al Governo – assicurando anche un gettito a mio avviso, in quel caso, importante. Ma questo è un dibattito che faremo a partire dalla prossima settimana.
  Intanto, in questo provvedimento, come è giusto, di intesa con il Governo, abbiamo salvaguardato la posizione, anche se poche, di quelle poche persone che hanno avviato la procedura; con un ordine del giorno che abbiamo presentato in modo bipartisan e che questa mattina è stato accolto abbiamo fatto di più, abbiamo stabilito che si dia all'Agenzia delle entrate una indicazione per cui devono essere salvaguardati tutti quelli che hanno presentato validamente l'istanza e le documentazioni da loro fornite non potranno essere usate contro di loro. Questo sarebbe francamente paradossale e poco leale da parte dello Stato. Quindi, questa è una parte positiva.
  È altresì positivo, nella parte residua del decreto-legge, che abbiamo evitato un intervento a gamba tesa che c'era stato nella legge di stabilità del vecchio Governo che interveniva su alcune detrazioni; noi abbiamo detto di no, non si interviene sulle detrazioni scegliendo un frutto dal cesto di frutta, non è così; anche qui la strada maestra è quella della delega fiscale. Disboscamento vasto delle agevolazioni fiscali, ma restituendole sotto forma di meno tasse per tutti e, anche sulle imprese, disboscamento dei sussidi a pioggia, ma restituiti sotto forma di meno tasse alle imprese, e anche questa è una parte positiva. Restavano poi, a partire dal caso Pag. 109del modenese, una serie di misure di favore per le popolazioni che hanno avuto la sfortuna di essere colpite da calamità naturali.
  Ecco, qui forse si è verificato l'unico episodio, fatta salva la buona fede e lo scrupolo di tutti. Questa mattina, forse, il pasticcio della Sardegna si poteva affrontare diversamente. È un peccato che non si sia potuto risolvere oggi dando soddisfazione anche a quel territorio e che si sia rinviato ad altro momento. Però, prendiamo per buono l'impegno che solennemente è venuto, da parte del Governo e della maggioranza, a risolvere sollecitatatamente la questione.
  Alla luce di tutto ciò, questo provvedimento risulta oggi molto svuotato ma noi, diciamo così, lo accogliamo con una astensione dialogante e collaborativa, sperando che sia il prodromo, la premessa, di un dialogo efficace sulle proposte di legge che interverranno su ciò che è rimasto del titolo, e cioè sulla vera questione del rientro di capitali. Grazie e buon lavoro a noi tutti (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia – Il Popolo della Libertà – Berlusconi Presidente).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Dell'Orco. Ne ha facoltà.

  MICHELE DELL'ORCO. Signor Presidente, questo è un decreto un po’ confuso, che non ci lascia completamente soddisfatti.
  Il punto fondamentale del decreto originario era il rientro di capitali dall'estero, ovvero l'ennesima sanatoria per gli evasori fiscali. Praticamente si era di fronte al solito trucchetto di mescolare provvedimenti utili ed indispensabili, attesi dalla popolazione, all'interno di un disegno di legge che trattava di tutt'altro. Sapete bene che non ci saremmo piegati al ricatto e che, come al solito, avremmo sentito gridare ai «grillini contro gli alluvionati», come è già successo per il terremoto, sul cosiddetto decreto emergenze, quando la prima pagina de l'Unità, nel 2013, titolava: «Grillo contro i terremotati». Fortunatamente, per una volta, non è finita da copione perché l'articolo 1 sul rientro di capitali è stato stralciato, anche grazie alle pressioni del MoVimento 5 Stelle.
  Mentre un punto dolente è quello della concessione governativa sugli abbonamenti dei telefoni cellulari. Noi ovviamente non siamo a favore di questa vera e propria ruberia legalizzata. Noi ci dissociamo da questa misura fiscale, ma confidiamo che, tra qualche mese, le sezioni unite della Corte di Cassazione torneranno a fare definitivamente giustizia.
  Tornando all'alluvione e al terremoto, l'Italia del dissesto idrogeologico, l'Italia dei mille terremoti non ha una legge organica sulla prevenzione, né sulle emergenze; si interviene a danni fatti, di volta in volta in modo diverso, con cittadini prima colpiti, poi discriminati.
  Arrivano provvedimenti spot, dispersi in «decreti minestrone», frullati indigesti che ci tocca anche votare – o spesso bocciare – per pura necessità di avere quel minimo indispensabile dato da un bisogno urgente (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
  L'urgenza, l'emergenza, l'improvvisa calamità non aspetta i tempi ed i ritmi romani, i tempi sono quelli della vita reale; il bisogno di ricostruire una casa inagibile, di vuotare l'officina dal fango, far ripartire le macchine, i negozi, recarsi al lavoro. Sono migliaia i posti di lavoro persi in Emilia, a Modena, i risparmi sono finiti, non ci stiamo ad essere piegati e messi in ginocchio quando vediamo regalare soldi alle banche, o ad inutili missioni all'estero, soldi tolti al lavoro e all'impresa (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) !
  Abbiamo gli sfollati dal terremoto costretti a pagare ugualmente i mutui sulle case che non abitano, quelle crollate, inagibili; ma il commissario straordinario Errani non ci sente, mentre le sue tasche si gonfiano di indennità e di incarichi: è presidente della regione, è commissario straordinario ed è a capo della Conferenza dei presidenti delle regioni. Ed in questo guazzabuglio di poltrone, lo sappiamo bene, si rischia di perdere la misura, come Pag. 110dimostra anche la vicenda Terremerse, con procedura giudiziaria ancora in corso.
  Errani non è in grado di far ripartire la ricostruzione post terremoto; le centinaia di ordinanze hanno ingolfato di provvedimenti nebulosi e contradditori le pratiche che gli incolpevoli cittadini vittime degli eventi sono costretti a presentare per accedere ai contributi. Non è in grado Errani, e neppure il suo staff, che comprende l'assessore alle attività produttive Giancarlo Muzzarelli, il quale, dopo aver dimostrato la sua inutilità nell'affrontare la situazione in quasi due anni di assessorato, ora ha pure il coraggio di candidarsi a sindaco di Modena per il PD (tra l'altro vincendo le primarie, secondo alcuni suoi colleghi, in odor di broglio).
  C’è la moda di portare stranieri a destra e sinistra. Dovrebbe vergognarsi tutto il suo partito, che, salito al Governo praticamente in concomitanza con gli eventi sismici, finora non è stato capace di esprimere una forte azione per dare sostegno alle popolazioni terremotate, mentre con l'alluvione si è addirittura tentato di scaricare le responsabilità sulle nutrie ! Neppure quando vi consegniamo i soldi in mano riuscite a concludere qualcosa di buono, come accaduto per i 320 mila euro che il MoVimento 5 Stelle ha donato al comune di Mirandola per la ricostruzione della palestra comunale, di cui, ad un anno dalla donazione, non si è visto neppure un mattone (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) !
  Ogni tanto qualche eccezione c’è: devo dare atto dell'ottimo lavoro fatto in Commissione dalla collega Ghizzoni, che ci ha permesso di arrivare ad un emendamento a firma congiunta che ha prorogato per due anni la restituzione dei finanziamenti avuti per pagare le imposte delle imprese colpite dal terremoto del 2012 e alla sospensione dei tributi per i comuni alluvionati di Veneto ed Emilia, almeno fino ad ottobre 2014. Naturalmente, è ancora troppo poco rispetto a quanto è stato fatto in altre situazioni di emergenza, ma è un piccolo passo. Speriamo che questo clima prosegua anche con la mozione del MoVimento 5 Stelle sugli eventi alluvionali, in modo da continuare a lavorare sui diritti dei territori in difficoltà.
  Per quale motivo chi ha avuto la casa distrutta, la bottega inagibile, i mobili di casa da buttare, ora dovrebbe sentirsi ancora in dovere di pagare le tasse al Governo di Roma ? Ormai è argomento della discussione: si parla apertamente di non pagarle, di tenersi i soldi che servono e che non arrivano. Per i più ragionevoli si tratta di veder riconosciuta una no tax area, una zona francaurbana, o almeno una serie di significative agevolazioni fiscali. È possibile farlo, lo si è già fatto, la stessa Comunità europea lo consente. Se si vuole ridurre la pressione fiscale lo si cominci a fare, da subito, in tutti i casi di calamità naturale. Renzi alla Merkel chiederà l'allentamento del Patto di stabilità ? Il Patto di stabilità imposto ai comuni che hanno subito una calamità naturale è altrettanto assurdo quanto lo è quello imposto dai rigidi paletti europei, che non tengono conto del contesto di recessione in cui ci troviamo. Sono, queste ovvie misure di buon senso che, come MoVimento 5 Stelle, chiediamo; le abbiamo articolate in una mozione in discussione, che ci auguriamo venga accolta dal Governo.
  Pur nelle sue lacune, questo provvedimento porta qualche piccola agevolazione – sono briciole, in un bilancio dello Stato – per i territori in difficoltà di Emilia e Veneto. Tra l'altro, riteniamo ridicolo che l'emendamento del MoVimento 5 Stelle per l'alluvione in Sardegna, e soprattutto l'emendamento del PD, siano stati bocciati dalla maggioranza e dal PD stesso (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle), anche perché stiamo parlando di poche decine di milioni di euro ! Il Governo di Renzi promette decine di miliardi e poi non trova pochi milioni di euro per gli alluvionati in Sardegna (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) ? Ci auguriamo almeno che le promesse fatte stamattina dal sottosegretario vengano mantenute, sempre per gli alluvionati in Sardegna. Nonostante i nostri dubbi, nonostante ci riteniamo non certo soddisfatti del risultato, il MoVimento 5 Stelle Pag. 111voterà a favore del provvedimento (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Pesco. Ne ha facoltà.

  DANIELE PESCO. Signor Presidente, questo decreto-legge, il n. 4 del 2014, porta ancora la firma del vecchio Primo Ministro, Enrico Letta, e in pratica prende il titolo da un articolo, l'articolo 1, che è stato soppresso, concernente il rientro di capitali dall'estero.
  Ma cosa prevedeva questo articolo 1 che è stato soppresso ? In pratica, per chi lo legge magari in modo approssimativo, esso sembrerebbe quasi prevedere uno scudo fiscale, ma in realtà non è proprio uno scudo, si potrebbe definire uno scudo piccolo, quasi uno scudetto fiscale. Sì, perché in pratica le tasse verrebbero fatte pagare. Lo sconto, cioè il premio per chi decide di riportare i soldi in Italia, soldi che ha nascosto al fisco, è rappresentato da uno sconto sulle pene e da uno sconto su alcune sanzioni amministrative.
  Lo sconto sulle pene è riferito a quattro articoli molto importanti di un decreto legislativo molto importante, che è quello riferito ai reati fiscali. Gli articoli sono il 2, il 3, il 4 e il 5 del decreto legislativo n. 74 del 2000.
  Gli articoli 4 e 5 prevedevano una pena da uno a tre anni per chi fa una dichiarazione dei redditi erronea per valori sostanziali; tale pena con questo condono fiscale, viene del tutto eliminata, quindi, la persona che volesse accedere a questa procedura verrebbe praticamente salvata da queste pene.
  Per quanto riguarda, invece, gli articoli 2 e 3, qui le cose si complicano un po’ perché i reati sono un po’ più marcati. Si parla proprio di reati riferiti a dichiarazioni fraudolente e all'utilizzo di strumenti fraudolenti quali, ad esempio, le false fatture; in questo caso la pena viene diminuita della metà. Uso ancora il presente perché in realtà la procedura, pur essendo stato soppresso l'articolo, è ancora in vigore; se ci sono delle persone che volessero aderire a questa procedura, lo possono ancora fare perché il decreto non è ancora stato ritirato.
  Quindi, sono sconti di pena ancora attuali e vedremo che cosa succederà in futuro, in quanto questo articolo è stato sì soppresso, ma c’è un impegno della maggioranza a fare per forza, a tutti i costi, questo condono fiscale, o chiamatelo come volete.
  Il MoVimento 5 Stelle, se è qua, in quest'Aula, è perché negli ultimi vent'anni sono state fatte molte cose poco pulite e, guarda caso, il condono fiscale – lo scudo fiscale, pardon – è una di quelle operazioni che non hanno digerito molte persone che sono all'interno di quest'Aula e probabilmente, grazie anche a queste operazioni, hanno deciso di prendere parte a questa attività politica.
  Ebbene, come dicevo prima, non c’è solo lo sconto di pena, ma c’è anche uno sconto di sanzioni, guarda caso le sanzioni legate a un quadro chiamato quadro RV delle dichiarazioni dei redditi. Questo quadro RV è diventato famoso negli ultimi tempi perché la stessa Commissione europea ci ha chiesto di essere un po’ meno fiscali, cioè di abbassare le pene in quanto vede come un discriminare i nostri Paesi partner europei il fatto di chiedere troppe informazioni riguardanti i capitali e le attività all'estero.
  Al che nasce un dubbio: la Commissione europea già ci chiede di diminuire le sanzioni e in più facciamo un provvedimento per abbassarle ulteriormente; sembra quasi che ci sia un disegno europeo che domina un po’ questo nostro legiferare.
  Insomma, questo ci lascia solo un po’ perplessi. Ma non è tutto. Perché la Commissione europea, quando ci intima di fare delle cose, lo fa attraverso dei documenti chiamati EU Pilot. Questi documenti sono documenti che ci spiegano come dovremmo intervenire per modificare le nostre leggi e, guarda caso, in questo caso proprio anche a livello di sanzioni, laddove dovremmo essere liberi di fare le sanzioni come vogliamo. Comunque, una cosa Pag. 112molto strana che mi ha lasciato molto perplesso, sia a me che ai miei colleghi, è che questi documenti praticamente sono nascosti all'opinione pubblica, cioè la Commissione europea ci chiede di fare certe cose e le motivazioni non vengono rese pubbliche. Un deputato, se vuole vedere questi documenti, lo può fare quasi in segretezza, deve recarsi presso la segreteria della Commissione competente su questi argomenti e leggere, senza poter stampare o divulgare questi argomenti. A noi questo lascia veramente molto, molto perplessi con riferimento al disegno europeo relativo a molte scelte che vengono fatte in questa nazione (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Questo è riferito alla legge n. 234 del 2000, e sicuramente a breve la cambieremo (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
  In sostanza, volevo solo affermare che il nostro voto sarà positivo grazie anche al fatto che l'articolo 1 è stato soppresso.
  Il MoVimento 5 Stelle, comunque, resterà molto cauto rispetto al vostro disegno di legge sul rientro dei capitali dall'estero, perché vuole tutelare sì tutti i cittadini, ma vuole tutelare soprattutto i cittadini che decidono di rispettare le regole e per «rispettare le regole» intendo non nascondere soldi al fisco.
  Ora, ci sono persone che magari non riescono a pagare le tasse perché non ce la fanno, perché devono sfamare la propria famiglia e le famiglie dei propri dipendenti; in questo caso magari si può essere più tolleranti. Ma nel caso in cui una persona nasconde soldi al fisco per portarli all'estero, per pagare meno tasse, per avere maggiori vantaggi economici, ecco che il MoVimento 5 Stelle non ci sta.
  Su questo siamo e saremo veramente fermi. Non ho nient'altro da aggiungere (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Ghizzoni. Ne ha facoltà.

  MANUELA GHIZZONI. Signor Presidente, il decreto che ci apprestiamo ad approvare è un piccolo decreto, ma io lo definirei anche un decreto prezioso, perché contiene delle misure utili e positive per le famiglie e per le imprese. Poi, stranamente, presenta un elemento positivo che però attiene ad una assenza, lo hanno richiamato molti gruppi, cioè il fatto che sia stato deciso unanimemente – non credo che si sia trattato di ricatti ma di una discussione approfondita – di stralciare il primo articolo, quello che riguarda il rientro dei capitali, e affidarlo a un progetto di legge (nel frattempo ne sono stati depositati anche altri) e, quindi, ad una discussione approfondita; ma c’è l'impegno – credo importante, è stato valorizzato anche da altri – che questa discussione di una materia molto complessa e molto delicata sia però conclusa entro il mese di maggio.
  Io, quindi, credo che si possa dire che non si tratta di una rinuncia ad affrontare un tema di questo spessore, semmai si tratta insieme di affrontarlo meglio e di affrontarlo bene.
  Perdendo il primo articolo, perdendo la testa, però credo che il decreto abbia anche acquisito un'apprezzabile omogeneità nel resto del contenuto, su cui vorrei soffermarmi brevemente. Lo hanno fatto alcuni gruppi, ma credo che ci siano delle norme che è bene richiamare nella discussione conclusiva. Per esempio, la cancellazione della riduzione delle detrazioni fiscali, che ci coinvolgono tutti come contribuenti quando andiamo a compilare la denuncia dei redditi e presentiamo le spese sanitarie, le spese per l'iscrizione all'università dei figli, le spese per affrontare il mutuo. Ecco, se fosse stata ancora in campo questa riduzione, i danni sarebbero stati evidenti, ne ha parlato a lungo il relatore Sanga in discussione generale. Quindi, bene che il provvedimento abbia cancellato questa riduzione.
  Voglio anche ricordare una cosa di cui si è parlato poco nell'ultima ora e mezza, ma io penso che sia importante, cioè il differimento del pagamento dei premi assicurativi INAIL, che da febbraio slittano alla metà di maggio. Si tratta, in effetti, di un'applicazione molto veloce, celere e Pag. 113quindi appropriata di una norma già approvata in legge di stabilità. Questa disposizione di fatto è un'anticipazione del taglio del cuneo fiscale per le imprese, perché l'intervento, che assomma a circa un miliardo, consente alle imprese di beneficiare di questo risparmio già nell'esercizio in corso.
  Dopo lo stralcio dell'articolo 1, il cuore di questo provvedimento – lo testimonia anche la discussione di stamattina – è diventato l'articolo 3, quello che riguarda le emergenze. Io, signor Presidente, vorrei soffermarmi su questo aspetto e lo farò – spero di riuscirci – in assenza di demagogia, lavorando nello stile di quella scuola politica nella quale sono cresciuta che dice che alcuni argomenti, come le alluvioni e le ricostruzioni, non sono appannaggio di una parte politica, sono semmai l'impegno delle forze politiche a dare risposte concrete ai cittadini, e questo noi lo abbiamo fatto nei due anni passati (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico) e continueremo a farlo. E lo abbiamo fatto chiedendo l'aiuto di tutti e insieme, perché i risultati si portano a casa insieme. Non sono appannaggio di una parte politica, si portano a casa insieme perché i cittadini sono interessati a sapere cosa conquistiamo per loro e non tanto chi l'ha proposto. Al netto naturalmente di una polemica politica, che ci sta, francamente, io non capisco cosa c'entri questa ossessione per le primarie del PD, peraltro quelle locali modenesi, se non una sorta di invidia, perché francamente non riesco a spiegarmelo.
  Detto questo, vengo al merito della questione. L'articolo 3 dava una risposta veloce. Io voglio ricordare che il Consiglio dei ministri si è riunito quattro giorni dopo l'alluvione modenese, che è accaduta il 19, e ha ottenuto per quelle popolazioni una sospensione di circa sei mesi per il pagamento delle tasse con la discussione che abbiamo fatto insieme; con tutti i gruppi abbiamo conquistato un altro risultato, abbiamo portato il termine al 31 ottobre. È un termine importante, sono tre mesi importanti perché così arriviamo al periodo in cui viene definita la legge di stabilità, che è la sede opportuna per verificare se lì potremmo chiedere altre agevolazioni.
  Da valutare positivamente una norma che è stata presentata da SEL, e che tutti noi abbiamo sostenuto, che è quella relativa alla sospensione delle rate dei mutui a beneficio delle famiglie e delle imprese. Peraltro, così fissiamo un principio. Lo dico: è da tempo che tentavamo di approvare questa norma a vantaggio delle famiglie e delle imprese coinvolte nelle alluvioni e, ci auguriamo, per estensione applicata anche ai terremoti; finalmente ci siamo riusciti e ora è una norma nero su bianco, grazie al lavoro di tutti.
  C’è poi, infine, la proroga dei due anni. Certo, su questo mi soffermo un attimo perché è una vicenda che – come dire – ci portiamo dentro, non tanto per l'esito perché io non voglio negare che si tratta di un risultato positivo. È un passo importante: dalla proroga di un anno siamo passati ad una proroga di due anni.
  Però c’è un tema – e lo dico anche a vantaggio del lavoro e dell'impegno che ha mostrato il sottosegretario Zanetti in questa vicenda – e cioè che non possiamo, come legislatori, lavorare nella contraddizione in cui ci siamo trovati a lavorare questa mattina in Commissione bilancio. Perché io ritengo – e mi riferisco anche alle parole del Premier Renzi, che ha parlato poco fa in questa stessa Aula di una deriva tecnocratica – che non possiamo più tacere sul fatto che le tardive perplessità della Ragioneria dello Stato e i mutevoli pareri della Ragioneria dello Stato rendono incerto – e insisto su questo aspetto – il nostro lavoro di legislatori, rendono incerta anche la programmazione delle aziende, mentre quello che noi dobbiamo fare è dare certezza ai cittadini e alle imprese. Noi gliela dobbiamo dare e questo questa mattina non è stato possibile.
  Io voglio anche ricordare l'impegno che si è assunto – e chiudo con la vicenda modenese – a dare risposta con un atto appropriato a un territorio che ha vissuto Pag. 114in venti mesi la tragedia prima del terremoto e poi dell'alluvione, e su questo naturalmente noi saremo sentinelle.
  Grazie al lavoro di tutti – è stato ricordato dai colleghi della Lega – le norme che ho qui velocemente richiamato sono state estese anche ai territori veneti. Veneto e Modena sono accomunati da una recente comune vicenda alluvionale, che sarà oggetto anche di una mozione in discussione credo già in Aula da domani. Ma io penso che le norme che qui abbiamo «conquistato» insieme siano già un buon viatico per i contenuti della mozione futura.
  Il Partito Democratico ha contribuito, insieme agli altri, a migliorare questo testo e quindi noi voteremo favorevolmente.
  Però, per i pochi minuti che mi restano, vorrei sottolineare un elemento. Mi soffermo su un elemento di riflessione che affido ai colleghi perché nessuno, a mio avviso, ha sottolineato questo elemento; è anche un elemento di riflessione per il Governo.
  Lo faccio a partire dall'esclusione delle vicende toscane e sarde dal decreto, regioni che hanno subito lo sfregio e la ferita di recenti alluvioni, ma potrei ricordare anche la Liguria, di cui questa mattina non si è parlato. Questo è un destino che, purtroppo, coinvolge molti territori nel nostro Paese, che però – guardate – sono accomunati non solo dai danni, forse lo dico da terremotata e poi da alluvionata – ma dal fatto della pena, della fatica di non vedere immediatamente riconosciuto questo danno. È questo l'elemento che è mancato nella nostra discussione perché non è possibile oggi che questo riconoscimento dei danni si debba strappare con i denti – lo dico figurativamente parlando, ma in realtà è proprio così – e lo si debba alla capacità di pressione e alla tenacia dei propri rappresentati in Parlamento.
  Questo fatto, da una parte; dall'altra, il fatto che il nostro territorio vive emergenze continue – che siano sismiche o alluvionali, poco importa – evidenzia una cosa: a noi non mancano solo i soldi. Certo, il Fondo per le emergenze alluvionali e sismiche è importante, ma quello che manca nella nostra discussione è l'impegno ad una legge nazionale e ad una cornice nazionale, perché sennò noi saremo sempre abbandonati, ogni territorio sarà abbandonato a conquistarsi la propria ricostruzione. Questo non è giusto e non è possibile.
  Oggi, nell'assenza di una legge nazionale per la ricostruzione, al verificarsi di analoghe situazioni – come quelle che adesso stanno vivendo l'Emilia, il Veneto, la Sardegna, la Liguria e la Toscana – non abbiamo identiche risposte – ho concluso, signor Presidente – non abbiamo gli stessi provvedimenti a sostegno delle popolazioni e del tessuto economico e produttivo. Ci sono figli e figliastri e questo non è giusto, lo ripeto.
  Come ha dimostrato anche la discussione in Aula questa mattina e come hanno dimostrato le norme per affrontare le crisi sismiche dell'Abruzzo, dell'Emilia o quella umbra, in assenza di una legge quadro, continueremo ad incorrere inevitabilmente in una disparità di trattamento, una disparità di trattamento che tradisce il principio di equità e che appare ancora più insensata perché ci rivolgiamo a chi sta soffrendo, ma soprattutto mina la solidarietà dei territori su cui si basa il nostro patto sociale.
  Questa legge – e ho concluso, signor Presidente – è un impegno morale che noi abbiamo nei confronti del Paese. La dobbiamo a chi sta soffrendo proprio in questo momento per i danni di una calamità naturale. La dobbiamo al diritto che hanno i cittadini di essere protetti. Lo dobbiamo ai cittadini italiani che devono sentirsi tutti di serie A (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

  PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto finale.

(Correzioni di forma – A.C. 2012-A)

  PRESIDENTE. Ha chiesto di intervenire, ai sensi dell'articolo 90, comma 1, del Regolamento, il relatore per la maggioranza, deputato Sanga. Ne ha facoltà.

Pag. 115

  GIOVANNI SANGA, Relatore per la maggioranza. Signor Presidente, vi sono alcune proposte di correzioni di forma. La prima è una correzione necessaria per coordinare il testo del comma 2-bis, come sostituito dall'emendamento 3.200, con il contenuto dell'emendamento 3.400, conseguente ad una condizione formulata ai sensi dell'articolo 81, quarto comma, dalla Commissione bilancio.
  Pertanto all'articolo 3, comma 2-bis, dopo le parole: «di cui al comma 1» sono aggiunte le seguenti: «e al comma 1-bis».
  La proposta successiva apporta una mera correzione di carattere formale, perché c’è un errore di riferimento temporale nel contenuto del comma 7 dell'articolo 3.
  Pertanto, all'articolo 3, comma 7, le parole: «dell'ordinanza del Presidente del Consiglio dei ministri n. 3536/2003» sono sostituite dalle seguenti: «dell'ordinanza del Presidente del Consiglio dei ministri n. 3536/2006».

  PRESIDENTE. Se non vi sono obiezioni, le correzioni di forma proposte dal relatore si intendono approvate dall'Assemblea.
  (Così rimane stabilito).

(Coordinamento formale – A.C. 2012-A)

  PRESIDENTE. Se non vi sono obiezioni, la Presidenza si intende autorizzata al coordinamento formale del testo approvato.
  (Così rimane stabilito).

(Votazione finale ed approvazione – A.C. 2012-A)

  PRESIDENTE. Passiamo alla votazione finale.
  Indìco la votazione nominale finale, mediante procedimento elettronico, sul disegno di legge di conversione n. 2012-A, di cui si è testé concluso l'esame.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Berlinghieri, Folino, Palma, Oliaro, Venittelli... Che cosa sta indicando, deputato Luigi Gallo ? C’è una luce accesa senza persona ? Possiamo verificare. I segretari di Presidenza possono verificare ? È tutto a posto, perfetto. Sono praticamente a fianco. L'Abbate, Rabino, Terzoni...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:
  «Conversione in legge del decreto-legge 28 gennaio 2014, n. 4, recante disposizioni urgenti in materia di emersione e rientro di capitali detenuti all'estero, nonché altre disposizioni urgenti in materia tributaria e contributiva e di rinvio di termini relativi ad adempimenti tributari e contributivi.» (2012-A):

   Presenti  404   
   Votanti  354   
   Astenuti   50   
   Maggioranza  178   
    Hanno votato  347    
    Hanno votato no    7    

  La Camera approva (Vedi votazioni).

Seguito della discussione della proposta di legge: Fioroni ed altri: Istituzione di una Commissione parlamentare di inchiesta sul rapimento e sulla morte di Aldo Moro (A.C. 1843-A) (ore 18,45).

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione della proposta di legge, d'iniziativa dei deputati Fioroni ed altri, n. 1843-A: Istituzione di una Commissione parlamentare di inchiesta sul rapimento e sulla morte di Aldo Moro.
  Ricordo che nella seduta del 17 marzo 2014 si è conclusa la discussione sulle linee generali e il relatore e il rappresentante del Governo sono intervenuti in sede di replica.

Pag. 116

(Esame degli articoli – A.C. 1843-A)

  PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli articoli della proposta di legge, nel testo della Commissione, e degli emendamenti presentati.
  Avverto che la Commissione ha presentato gli emendamenti 2.100 e 5.100, che sono in distribuzione.
  La V Commissione (Bilancio) ha espresso il prescritto parere, che è distribuito in fotocopia (Vedi l'allegato A – A.C. 1843-A).
  Avverto che, ai sensi dell'articolo 86, comma 1, e 89, del Regolamento, la Presidenza non ritiene ammissibile l'emendamento Rampelli 1.51, non previamente presentato in Commissione, in quanto recante un contenuto estraneo rispetto a quello del provvedimento.
  Tale proposta emendativa, infatti, è volta ad attribuire alla Commissione parlamentare di inchiesta il compito di accertare anche le eventuali attività di depistaggio che abbiano causato la mancata individuazione dei responsabili del disastro aereo avvenuto a largo dell'isola di Ustica il 27 giugno 1980, laddove, invece, la proposta di legge in esame si limita ad attribuire alla Commissione di inchiesta il compito di accertare eventuali nuovi elementi e responsabilità in ordine al sequestro e all'assassinio di Aldo Moro.

(Esame dell'articolo 1 – A.C. 1843-A)

  PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 1 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A – A.C. 1843-A).
  Se nessuno chiede di intervenire, invito il relatore ad esprimere il parere della Commissione sull'emendamento Cozzolino 1.50.

  FRANCESCO PAOLO SISTO, Relatore. Signor Presidente, sull'emendamento Cozzolino 1.50 la Commissione formula un invito al ritiro, altrimenti il parere è contrario. Mi sembra che l'altro emendamento, l'emendamento Rampelli 1.51, sia stato dichiarato inammissibile dalla Presidenza.

  PRESIDENTE. Il Governo ?

  FILIPPO BUBBICO, Sottosegretario di Stato per l'interno. Signor Presidente, il parere del Governo è conforme a quello espresso dal relatore.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Cozzolino. Ne ha facoltà.

  EMANUELE COZZOLINO. Signor Presidente, solo poche parole su questo emendamento, che in maniera evidente è la conseguenza della nostra perplessità in merito all'istituzione di questa Commissione per motivi che ho spiegato già in sede di discussione sulle linee generali e che anticipa, di fatto, quello che sarà il nostro voto finale sul provvedimento da qui a qualche minuto. Il nostro gruppo ritiene che non vi siano le condizioni minime per ipotizzare che la Commissione di inchiesta possa ottenere risultati concreti e con questo emendamento ci assumiamo l'onere e la responsabilità non solo di dirlo prima, ma di metterlo agli atti.
  È bene ribadire che non siamo contrari all'istituto della Commissione di inchiesta parlamentare in sé, ma va anche riconosciuto che in questo Parlamento vi sono state commissioni e commissioni. Vi è stato, ad esempio, l'ottimo e prezioso lavoro della Commissione sulla P2, presidente Tina Anselmi, ma vi è stata anche la Commissione Telekom-Serbia, istituita sulla base delle accuse di una persona che sta scontando dieci anni di galera proprio per l'infondatezza di quelle accuse.
  Ovviamente, non abbiamo neppure il minimo timore che questa Commissione possa anche solo lontanamente produrre gli esiti di quella su Telekom-Serbia. Riteniamo, invece, che una commissione di inchiesta parlamentare vada istituita a ragion veduta, a fronte di fatti oppure di novità concrete su una determinata vicenda, che, purtroppo, in questo caso, Pag. 117almeno noi, non riusciamo proprio a vedere. Quindi, invito i colleghi a votare favorevolmente a questo emendamento (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Poiché è stato presentato un unico emendamento interamente soppressivo dell'articolo 1, sarà posto in votazione il mantenimento di tale articolo.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul mantenimento dell'articolo 1.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Pellegrino, Vecchio, Oliaro, Paris, Caparini, Verini, Schirò, Peluffo, Crippa... Stiamo votando, lo ripeto, per il mantenimento dell'articolo 1. Mi sembra che abbiano votato tutti.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  395   
   Votanti  390   
   Astenuti    5   
   Maggioranza  196   
    Hanno votato  319    
    Hanno votato no  71    

  La Camera approva (Vedi votazioni).

(Esame dell'articolo 2 – A.C. 1843-A)

  PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 2 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A – A.C. 1843-A).
  Se nessuno chiede di intervenire sul complesso degli emendamenti, invito il relatore ad esprimere il parere della Commissione.

  FRANCESCO PAOLO SISTO, Relatore. Signor Presidente, nell'ordine la Commissione esprime parere contrario sull'emendamento Cozzolino 2.51. La Commissione raccomanda l'approvazione del suo emendamento 2.100 e invita il ritiro dell'emendamento Grassi 2.50; altrimenti il parere è contrario, di seguito all'approvazione dell'emendamento 2.100 della Commissione.
  La Commissione esprime parere contrario sull'emendamento Dadone 2.52 e, dopo essermi sentito con i componenti del Comitato dei nove, la Commissione esprime parere favorevole sull'emendamento Nuti 2.1, a condizione che sia riformulato nel seguente modo: «Al decorrere di dodici mesi dalla sua costituzione, la Commissione presenta al Parlamento, entro i quindici giorni successivi, un documento sull'attività svolta». Chiedo ai presentatori di accettare tale riformulazione. Credo che poi non vi siano più emendamenti.

  PRESIDENTE. Infatti, le avevo chiesto i pareri solo sugli emendamenti riferiti all'articolo 2.
  Il Governo ?

  FILIPPO BUBBICO, Sottosegretario di Stato per l'interno. Signor Presidente, il parere del Governo è conforme a quello espresso dal relatore.

  PRESIDENTE. Passiamo alla votazione dell'emendamento 2.100 della Commissione.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Grassi. Ne ha facoltà.

  GERO GRASSI. Signor Presidente, io credo che su questo emendamento vada esplicitato il senso della richiesta di ampliamento del tempo. Dagli interventi fatti durante la discussione sulle linee generali sembra quasi che la dinamica complessiva dei 55 giorni del caso Moro siano un fatto statico del nostro passato. Non è così ! Il mondo è andato avanti. Rispetto al 1978 tante cose sono mutate e tante altre stanno per mutare. Ci sono tanti avvenimenti, da via Fani a via Caetani, che sono in evoluzione, nonostante qui non appaia. Ci sono tanti punti oscuri di quei drammatici eventi che se dovessero prendere una piega diversa – e secondo me stanno per prendere una piega diversa rispetto alla verità ufficiale, ma molto contigua a Pag. 118quanto la magistratura e le Commissioni di inchiesta hanno disegnato in questi anni – tutta la dinamica del caso Moro muterà. Ecco perché io ritengo che il tempo ci aiuti. Io penso che i 24 mesi favoriranno l'evoluzione delle coscienze, ma anche delle storie di molti uomini viventi ancora coinvolti in quel drammatico caso.
  Noi dobbiamo favorire questo processo. Lo possiamo fare con una visione unitaria del problema. Lo possiamo fare cercando di smuovere quelle che sono le incrostazioni, ma io penso che lo dobbiamo fare innanzitutto essendo noi coscienti della possibilità, ma anche del dovere, di contribuire alla verità sul caso Moro, una verità che va sempre letta in termini di dinamicità e non di staticità.
  Ecco il perché dei 24 mesi, ma anche per questo motivo l'ampliamento numerico della Commissione d'inchiesta è la conseguenza di una grande volontà di partecipazione di parlamentari.
  Io credo che questa volontà non possa essere soppressa o compressa, ma debba essere accettata anche perché, sia detto una volta per tutte, questa Commissione non va ad aggiungere a nulla e a nessuno «mostrine» da capitano di giornata. Questa Commissione tende a studiare, esaminare, sviscerare e a portare a galla tutti quei misteri che sono racchiusi in quei cinquantacinque giorni. Ecco perché è pretestuoso, per esempio, nonostante la nobiltà dell'intento, inserire in questa Commissione il caso Ustica che è un caso sul quale ci saranno mille ragioni per indagare, ma non c'entra nulla con il caso Moro. L'equiparazione dei due cose così diverse porta, in realtà, a farci allontanare dall'obiettivo. Ecco perché chiedo all'Aula il voto favorevole su questo emendamento (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Cozzolino. Ne ha facoltà.

  EMANUELE COZZOLINO. Signor Presidente, colleghi, purtroppo questo emendamento approvato nel Comitato dei nove e, dunque, presentato a nome della Commissione ci sorprende in maniera fortemente negativa. Questo perché, a nostro avviso, aumentare di sei mesi la durata della Commissione è una sorta di gioco delle tre carte. Il testo della proposta di legge, infatti, prevede una durata di un anno e mezzo, una scelta innovativa rispetto alle prassi delle Commissione di inchiesta. Si è detto che un tempo oggettivamente delimitato stava a significare materialmente la volontà da parte dei presentatori della proposta di legge di provare ad ottenere risultati concreti in breve tempo. Rappresentava, o almeno così lo abbiamo interpretato, una sorta di garanzia che questa Commissione d'inchiesta fosse diversa; è come dire che è vero che torniamo sulla vicenda di 36 anni fa, ma non lo facciamo tanto per istituire una «manciatina» d'incarichi da spartire e con la garanzia della durata limitata. In Commissione colleghi, e correggetemi se ricordo male, nessuno ha proposto modifiche alla durata della Commissione sia nel primo esame sulla Commissione monocamerale, sia nell'esame su questa proposta di legge. Ciò significa che, almeno in Commissione, tutti eravamo d'accordo sul fatto che la durata non dovesse andare oltre i 18 mesi. Mi domando, e domando ai colleghi non dell'Aula ma della Commissione, cos’è cambiato su questo punto ? Perché all'improvviso la Commissione ritiene che si debbano aggiungere altri sei mesi alla durata prevista dei lavori ? Che una simile proposta fosse presentata in Aula, come ha appena fatto il collega Grassi da chi non è parte della Commissione e non ha preso parte ai lavori lo posso capire ed è legittimo, anche se nel merito non la condividiamo, ma che su questa operazione ci metta la faccia la Commissione affari costituzionali, sarà pure un formalismo il mio, ma mi sembra una contraddizione. Per questo il MoVimento 5 Stelle voterà contro questo emendamento, anche perché temiamo che questo emendamento possa costituire una sorta di breccia di Porta Pia e magari giustificare al Senato una modifica che preveda Pag. 119un ulteriore allungamento dei tempi (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Kronbichler. Ne ha facoltà.

  FLORIAN KRONBICHLER. Signor Presidente, mi trovo del tutto d'accordo con il collega Cozzolino. Su questo aspetto, già molto prima, eravamo d'accordo in Commissione di abbassare, in un primo momento, il numero dei componenti della Commissione da cinquanta a quaranta. Adesso si aumenta da quaranta a sessanta, trenta più trenta e si aumenta pure il tempo a disposizione da 18 a 24 mesi. La logica chiederebbe che lavorando di più si dovrebbe adoperare meno tempo. Quindi votiamo contro anche noi.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Palese. Ne ha facoltà.

  ROCCO PALESE. Signor Presidente, intervengo per annunciare, invece, che noi voteremo a favore di questo emendamento perché riteniamo che questa proposta emendativa fatta dalla Commissione sia alquanto pertinente ed essenziale. Non sta scritto da nessuna parte che non si raggiungano, così come è l'auspicio di tutti, certi obiettivi che sono prefissati all'interno della proposta di legge di questa ennesima Commissione di inchiesta su un caso in cui tutto il Paese da 36 anni ha necessità di verità; questo Paese ha sete di verità sul caso Moro. Io comprendo i colleghi del MoVimento 5 Stelle che quando è successo questo atto gravissimo nei confronti della Repubblica e dello Stato – il famoso attacco al cuore dello Stato da parte delle Brigate Rosse e chissà pure di chi altro – loro non erano neanche nati.
  Noi lo abbiamo vissuto e abbiamo la presunzione di poter dare un ulteriore tassello di verità a questo grande punto oscuro che è successo all'interno del nostro Paese, riguardo a una persona, insieme a quelli che erano i componenti della scorta e a tutta quella stagione, in cui ogni mattina, quando si accendeva la radio, si sentiva pesantemente che erano successi omicidi, che erano successi attentati: tutta la parte del terrorismo che si era innestato in tutto quel periodo, in quella fase. Quindi, che siano 24 mesi è per non tornare eventualmente di nuovo qui in Parlamento per prorogare il termine e quant'altro. Mi sembra un termine abbastanza congruo e non è detto che venga utilizzato tutto. Infatti, l'augurio, l'auspicio è quello di raggiungere prima questi obiettivi rispetto a quella che è stata la proposta di questo emendamento. Quindi, io ritengo che sia un errore non accogliere questa proroga per allungare i termini.

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Avverto che dall'eventuale approvazione dell'emendamento 2.100 della Commissione discenderà la preclusione o l'assorbimento degli emendamenti Cozzolino 2.51, Grassi 2.50 e Grassi 7.50.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 2.100 della Commissione, con il parere favorevole del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Campana, Terzoni, Gutgeld.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  394   
   Votanti  389   
   Astenuti    5   
   Maggioranza  195   
    Hanno votato  285    
    Hanno votato no  104.

  La Camera approva (Vedi votazioni).

  A questo punto, quindi, risultano preclusi gli emendamenti Cozzolino 2.51, Grassi 2.50 e Grassi 7.50.Pag. 120
  Passiamo alla votazione dell'emendamento Dadone 2.52, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Dadone. Ne ha facoltà.

  FABIANA DADONE. Signor Presidente, con questo emendamento chiediamo semplicemente che i mesi relativi alla durata della Commissione decorrano non dalla data della costituzione della Commissione stessa, ma dalla nomina dei suoi commissari. Perché ? Perché, lo abbiamo già visto con altre Commissioni di inchiesta, ma anche con le Commissioni permanenti, si tende a prolungare le tempistiche, soprattutto per assegnare la nomina delle presidenze e stabilire l'assegnazione dei posti nell'ufficio di presidenza. Per cui, per ottimizzare al massimo il tempo limitato di questa Commissione, chiediamo che inizi dal momento della nomina effettiva dei suoi commissari. Peraltro, il testo originario aveva una formulazione di questo genere e ricordo che era stato modificato con un emendamento del relatore Bressa. Per cui chiederemo semplicemente di ritornare a quella che era la previsione del testo originario (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Dadone 2.52, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Paris, Galperti, Dell'Aringa, Di Salvo, Terzoni.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  391   
   Votanti  386   
   Astenuti    5   
   Maggioranza  194   
    Hanno votato  102    
    Hanno votato no  284.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  Passiamo alla votazione dell'emendamento Nuti 2.1.
  Prendo atto che i presentatori dell'emendamento Nuti 2.1 accettano la riformulazione. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Nuti 2.1, nel testo riformulato, con il parere favorevole della Commissione e del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Tartaglione ? Patriarca ?
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

   (Presenti  390   
   Votanti  386   
   Astenuti    4   
   Maggioranza  194   
    Hanno votato
 381    
    Hanno votato
no  5).    

  (Il deputato Capodicasa ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 2, nel testo emendato.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Malpezzi ? Locatelli ? Luigi Gallo ? Marti, Russo ? Caon ? Fantinati ?
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

   Presenti  397   
   Votanti  390   
   Astenuti    7   
   Maggioranza  196   
    Hanno votato  321    
    Hanno votato no  69    

Pag. 121

(Esame dell'articolo 3 – A.C. 1843-A)

  PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 3 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A – A.C. 1843-A).
  Nessuno chiedendo di intervenire, invito il relatore ad esprimere il parere della Commissione.

  FRANCESCO PAOLO SISTO, Relatore. Signor Presidente, la Commissione esprime parere favorevole sull'emendamento Grassi 3.50.
  La Commissione esprime parere contrario sull'emendamento Toninelli 3.51.
  La Commissione esprime parere contrario sull'emendamento Dieni 3.2.
  La Commissione esprime parere contrario sugli identici emendamenti Migliore 3.4 e Dadone 3.52.

  PRESIDENTE. Il Governo ?

  FILIPPO BUBBICO, Sottosegretario di Stato per l'interno. Signor Presidente, il parere del Governo è conforme a quello espresso dal relatore.

  PRESIDENTE. Passiamo alla votazione dell'emendamento Grassi 3.50.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Cozzolino. Ne ha facoltà.

  EMANUELE COZZOLINO. Signor Presidente, il nostro voto su questo emendamento sarà contrario e la motivazione riguarda il fatto che la riduzione del numero totale dei componenti della Commissione di inchiesta è stata l'unica modifica accolta con voto largamente maggioritario nel corso dell'esame in Commissione. Fermo restando, ovviamente, che l'Aula è sovrana, emendare ora l'unica modifica apportata dalla I Commissione ci sembra non una sconfessione dell'emendamento presentato in quella sede dal MoVimento 5 Stelle, bensì la sconfessione dell'intero lavoro della Commissione. Una sconfessione, tra l'altro, dello stesso testo originario della proposta di legge in esame, visto che si propone un numero di membri ancora maggiore a quello previsto da quel testo. Ferma restando la nostra contrarietà all'intero impianto della proposta di legge, ritengo inoltre che aumentare il numero dei componenti della Commissione di inchiesta non sia utile neppure ad assicurare maggiore efficienza ai suoi lavori rispetto ad una composizione più snella. Per questo motivo ribadiamo il voto contrario all'emendamento in esame (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Grassi 3.50, con parere favorevole di Commissione e Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Romele ? Guidesi ? Duranti ? Moscat ? Gregori ? Causi ? Abrignani ?
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

   Presenti  396   
   Votanti  391   
   Astenuti    5   
   Maggioranza  196   
    Hanno votato  284    
    Hanno votato no  107    

  (Il deputato Tripiedi ha segnalato di aver espresso voto favorevole mentre avrebbe voluto esprimere voto contrario).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Toninelli 3.51, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Lavagno, Abrignani, Decaro, Vazio...
  Dichiaro chiusa la votazione.Pag. 122
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  399   
   Votanti  360   
   Astenuti   39   
   Maggioranza  181   
    Hanno votato  71    
    Hanno votato no  289.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Dieni 3.2, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Carfagna, Placido, Berlinghieri, Villarosa, Di Benedetto...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  395   
   Votanti  390   
   Astenuti    5   
   Maggioranza  196   
    Hanno votato   86    
    Hanno votato no  304.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  Passiamo alla votazione degli identici emendamenti Migliore 3.4 e Dadone 3.52.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Dadone. Ne ha facoltà.

  FABIANA DADONE. Signor Presidente, sarò brevissima per illustrare questo emendamento con il quale chiediamo che i componenti dell'ufficio di presidenza di questa Commissione d'inchiesta non percepiscano indennità. Tutto qua, niente di più logico, siamo in un momento di spending review, di fatica per il Paese. Se vogliamo costituire una Commissione d'inchiesta, anzi se volete farla, fatela pure, ma chiediamo semplicemente che coloro che saranno componenti dell'ufficio di presidenza non percepiscano ulteriori indennità.

  FRANCESCO PAOLO SISTO, Relatore. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  FRANCESCO PAOLO SISTO, Relatore. Signor Presidente, solo per chiarire che il parere contrario è dovuto al fatto che c’è una norma regolamentare che non consente di accogliere questi identici emendamenti sui componenti l'ufficio di presidenza. Per parità con tutte le altre Commissioni di questo genere, quindi, non è stato possibile accogliere questi identici emendamenti. Si tratta soltanto, quindi, del rispetto di una norma regolamentare.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Luigi Gallo. Ne ha facoltà.

  LUIGI GALLO. Signor Presidente, mi chiedo allora per quale criterio sono stati resi ammissibili gli identici emendamenti, se qualche regolamento lo vieta. Vorrei dei chiarimenti, grazie (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Sibilia. Ne ha facoltà.

  CARLO SIBILIA. Signor Presidente, se non vado errato questa è una proposta di legge, quindi teoricamente la proposta di legge dovrebbe essere superiore al Regolamento. Siamo noi che legiferiamo, non è che il Regolamento deve adattarsi alla legge. Mi sembra abbastanza normale. Questo, quindi, penso sia di buonsenso accettarlo, anche perché bisogna tenere presente che comunque noi del MoVimento 5 Stelle, al di là dei regolamenti, già rifiutiamo questa indennità di carica. Sarebbe bene ricordarlo (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Va precisato in ogni caso che questi sono emendamenti ammissibili, quindi se non ci sono altri interventi li pongo in votazione.

Pag. 123

  Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti Migliore 3.4 e Dadone 3.52, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  392   
   Votanti  370   
   Astenuti   22   
   Maggioranza  186   
    Hanno votato  114    
    Hanno votato no  256.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 3, nel testo emendato.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  396   
   Votanti  390   
   Astenuti    6   
   Maggioranza  196   
    Hanno votato  298    
    Hanno votato no  92.

  La Camera approva (Vedi votazioni).

  (La deputata Fregolent ha segnalato di aver espresso voto favorevole mentre avrebbe voluto esprimere voto contrario e la deputata Albanella ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto favorevole).

(Esame dell'articolo 4 – A.C. 1843-A)

  PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 4 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A – A.C. 1843-A).
  Se nessuno chiede di intervenire sul complesso degli emendamenti, invito il relatore ad esprimere il parere della Commissione.

  FRANCESCO PAOLO SISTO, Relatore. Signor Presidente, sull'emendamento Pilozzi 4.1 la Commissione esprime un invito al ritiro altrimenti il parere è contrario, così come sull'emendamento Dadone 4.50.
  La Commissione esprime parere contrario sugli emendamenti Dadone 4.4 e Nuti 4.5.

  PRESIDENTE. Il Governo ?

  FILIPPO BUBBICO, Sottosegretario di Stato per l'interno. Signor Presidente, il parere del Governo è conforme a quello espresso dal relatore.

  PRESIDENTE. Passiamo all'emendamento Pilozzi 4.1.
  Chiedo ai presentatori se accedano all'invito al ritiro dell'emendamento Pilozzi 4.1, formulato dal relatore.

  FLORIAN KRONBICHLER. Signor Presidente, qui i promotori della legge si contraddicono manifestamente. Si dice sempre che la verità dopo 36 anni, nonostante tante Commissioni, tanti libri e tante sentenze, non è ancora venuta a galla. Se non si è disposti, adesso, a togliere l'opponibilità del segreto di Stato, finirà nello stesso modo pure questa Commissione. Per cui siamo perché venga tolta questa opposizione del segreto di Stato e del segreto bancario.

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Pilozzi 4.1, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.Pag. 124
  (Segue la votazione).

  Piras, Luigi Gallo...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  394   
   Votanti  388   
   Astenuti    6   
   Maggioranza  195   
    Hanno votato  122    
    Hanno votato no  266.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  Passiamo all'emendamento Dadone 4.50.
  Chiedo ai presentatori se accedano all'invito al ritiro dell'emendamento Dadone 4.50 formulato dal relatore.

  FABIANA DADONE. Signor Presidente, questo emendamento è del tutto simile a quello del collega Pilozzi; chiediamo anche noi che non siano opponibili, a questo particolare tipo di Commissione, il segreto di Stato, il segreto d'ufficio e quello bancario, perché questa Commissione deve indagare su un fatto nel quale ci si è persa persino la magistratura; ci sono già state altre due Commissioni di inchiesta ma non sono arrivate a un risultato; se si continua ad opporre il segreto di Stato, mai si riuscirà a capire nulla; per cui se proprio c’è l'intenzione di farla, quanto meno evitiamo che sia opponibile, a una Commissione di inchiesta di questo genere, il segreto di Stato.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Colletti. Ne ha facoltà.

  ANDREA COLLETTI. Ancora troppo spesso in questo Paese viene azionato il segreto di Stato. Da ultimo lo abbiamo visto azionato per salvare il generale Pollari dalle accuse della magistratura per il rapimento di Abu Omar. Allora, il problema che si pone qui, questa Commissione d'inchiesta viene fatta eventualmente per scoprire la verità o viene fatta tanto per dire perché stiamo facendo qualcosa e ci stiamo interessando del problema ? Perché se davvero deve essere fatta per scoprire la verità non vedo il motivo per il quale si deve opporre il segreto di Stato, perché qualora ci fosse il segreto di Stato noi la verità non la scopriremmo mai (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  FRANCESCO PAOLO SISTO, Relatore. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  FRANCESCO PAOLO SISTO, Relatore. Presidente, solo per chiarire che il segreto è modulato nella Commissione di cui ci stiamo occupando esattamente per come è modulato nella Commissione antimafia. Quindi, diciamo che il modello è sperimentato ed è stato, come posso dire, già ampiamente utilizzato nella Commissione che si occupa di questi problemi per antonomasia; quindi mi sembra che la scelta abbia una sua coerenza con il sistema.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Riccardo Nuti. Ne ha facoltà.

  RICCARDO NUTI. Grazie Presidente. Io mi aspettavo una motivazione maggiormente valida su questo emendamento perché, mi scusi Presidente Di Maio, ma che motivazione è da parte del relatore Sisto quella che nella Commissione antimafia è così e, quindi, in una Commissione d'inchiesta sul caso Aldo Moro, che va avanti non da un anno o due ma da parecchi anni allora dobbiamo fare anche così ? Se si può migliorare questa proposta per far sì che questa Commissione non sia una Commissione fatta per immagine ma sia sostanziale, è chiaro che dobbiamo levare il segreto di Stato e anche quello bancario e d'ufficio come chiede questo emendamento, altrimenti la critica o la considerazione che questa è una proposta di legge per creare una Commissione fantoccio è Pag. 125più che legittima. Non si possono accettare giustificazioni di questo tipo, cioè, siccome nella Commissione antimafia è così, allora noi lo ripetiamo. Quindi, se c’è un miglioramento che si può apportare, noi non lo apportiamo.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Fabbri. Ne ha facoltà.

  MARILENA FABBRI. Solo per precisare che la norma vigente precisa già che in tema di segreto viene estesa alla Commissione la disciplina sul segreto anche professionale, articolo 200 del codice di procedura penale, e per quanto riguarda il segreto di Stato si prevede l'applicazione della legge n. 124 del 2007, che prevede tra l'altro l'inopponibilità del segreto di Stato per fatti di terrorismo o eversivi dell'ordine costituzionale. È esclusa l'opponibilità anche del segreto d'ufficio, come da articolo 201 del codice di procedura penale, per i fatti rientranti nei compiti della Commissione. È, infine, fatta salva solo l'opponibilità del segreto fra difensore e parte processuale, precisando che il richiamo dell'articolo 203 del codice di procedura penale è solamente temporaneo e comunque viene meno nel momento in cui il procedimento giudiziario termina. Quindi, riteniamo che gli emendamenti che sono stati proposti sono già ricompresi nelle norme vigenti e quindi, diciamo, tutela l'attività della Commissione.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Attaguile. Ne ha facoltà.

  ANGELO ATTAGUILE. Prendo la parola proprio per dichiararmi favorevolmente al segreto di Stato. Perché è importantissimo per la Commissione, per mantenere il segreto e scoprire veramente la verità sui lati bui. Quindi, ritengo che è importate il segreto di Stato per i lavori della Commissione.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Dall'Osso. Ne ha facoltà.

  MATTEO DALL'OSSO. Grazie Presidente. Io vorrei solo ricordare a tutti che male non fare, paura non avere (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Dadone 4.50, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Paris, Marzano, Tancredi...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  393   
   Votanti  384   
   Astenuti    9   
   Maggioranza  193   
    Hanno votato  107    
    Hanno votato no  277.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  Passiamo alla votazione dell'emendamento Dadone 4.4.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Dadone. Ne ha facoltà.

  FABIANA DADONE. Signor Presidente, questo emendamento interviene sempre sulle norme relative al segreto di Stato, ma su un aspetto circoscritto e particolare, cioè quello sui documenti acquisiti da Stati esteri trasmessi al nostro Paese con un vincolo di non divulgazione. Quando ci si imbatte in un documento simile gli uffici sono autorizzati a non consegnare il documento e si innesta una procedura che vede intervenire il Presidente del Consiglio e che prevede contatti con le fonti da cui proviene il documento, per vedere se sia possibile consegnarlo all'autorità giudiziaria e dunque renderlo pubblico. L'emendamento mira ad evitare questa procedura macchinosa, sempre nel senso di riuscire ad arrivare, ammesso e concesso che lo si voglia, ad una sorta di conclusione.

Pag. 126

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Dadone 4.4, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Stumpo, Marco Di Stefano, Martella...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  399   
   Votanti  393   
   Astenuti    6   
   Maggioranza  197   
    Hanno votato  109    
    Hanno votato no  284.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  Passiamo alla votazione dell'emendamento Nuti 4.5.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Cozzolino. Ne ha facoltà.

  EMANUELE COZZOLINO. Signor Presidente, l'emendamento aggiunge una specifica disposizione che conferma l'opponibilità da parte dell'avvocato del segreto per fatti che attengono alla parte processuale di cui detiene il mandato. Il nostro emendamento specifica che questo vale solo per i mandati relativi a procedimenti giudiziari ancora in corso.
  Anche in questo caso si vuole evitare di vedersi precluso l'accesso ad eventuali informazioni per un mandato svolto molti anni fa da un avvocato. Va sottolineato, infatti, che l'avvocato è tenuto al segreto e alla riservatezza anche nei confronti degli ex clienti. Se è giusto e comprensibile rispettare il segreto per vicende giudiziarie in corso, nell'ambito dell'inchiesta parlamentare tale segreto può non valere – e noi lo specifichiamo – per i mandati che si sono conclusi, anche perché il tema di cui ci si occupa, ovvero l'omicidio Moro, è talmente rilevante che deve avere la precedenza su altri elementi.

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Nuti 4.5, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Malisani, Zoggia, Pesco...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  395   
   Votanti  376   
   Astenuti   19   
   Maggioranza  189   
    Hanno votato  93    
    Hanno votato no  283.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 4.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Tartaglione, Ghizzoni, Gigli, Tancredi, Biffoni...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  392   
   Votanti  386   
   Astenuti    6   
   Maggioranza  194   
    Hanno votato  291    
    Hanno votato no  95.

  La Camera approva (Vedi votazioni).

(Esame dell'articolo 5 – A.C. 1843-A)

  PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 5 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A – A.C. 1843-A).
  Se nessuno chiede di intervenire sul complesso degli emendamenti, invito il relatore ad esprimere il parere della Commissione.

Pag. 127

  FRANCESCO PAOLO SISTO, Relatore. Signor Presidente, sull'emendamento Cozzolino 5.50 la Commissione formula un invito al ritiro, altrimenti il parere è contrario. La Commissione raccomanda l'approvazione del suo emendamento 5.100.

  PRESIDENTE. Il Governo ?

  FILIPPO BUBBICO, Sottosegretario di Stato per l'interno. Signor Presidente, il parere del Governo è conforme a quello espresso dal relatore.

  PRESIDENTE. Passiamo alla votazione dell'emendamento Cozzolino 5.50.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Cozzolino. Ne ha facoltà.

  EMANUELE COZZOLINO. Signor Presidente, colleghi, ci tengo a spiegare la finalità di questo emendamento che è quella di lasciare più libertà di azione possibile, e dunque più possibilità di ottenere qualche successo da parte di questa Commissione.
  Proponiamo di sopprimere la parte che vieta alla Commissione di adottare provvedimenti attinenti alla libertà e alla segretezza della posta e di qualsiasi altra forma di comunicazione. Non perché riteniamo che in sede di Commissione d'inchiesta ci si debba mettere a scimmiottare la Stasi della DDR o a girare un remake del film Le vite degli altri. Piuttosto, ci è venuto il dubbio se la formulazione che sta ora scritta nel testo della proposta di legge non possa impedire di acquisire un biglietto, una lettera, un carteggio magari di trent'anni fa, ma che si trovi in un archivio privato e che non si vuole rendere pubblico anche solo per motivi familiari e di affetto amicale.
  A nostro avviso, nel valutare questo emendamento, non si può non considerare che la Commissione si appresta a lavorare su vicende di 36 anni or sono e, dunque, se non poniamo almeno le basi per non doverci bloccare davanti a una corrispondenza ormai datata, è assolutamente inutile tornare su quelle vicende dando vita a una Commissione d'inchiesta. Anche perché sono troppi gli anni che ci separano dalle vicende oggetto di indagine per ipotizzare che la Commissione possa eventualmente avvalersi della possibilità di violare la segretezza della corrispondenza in merito a vicende contemporanee. Anche perché credo che, se io mi presentassi in Commissione proponendo di mettere sotto controllo la mail o il telefono del mio vicino di casa, non solo non mi verrebbe consentito, ma la Commissione stessa mi prenderebbe per un TSO.

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Cozzolino 5.50, con il parere contrario di Commissione e Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Onorevoli Gigli, Berlinghieri, Abrignani, Nesci, Sottanelli, Ghizzoni...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  389   
   Votanti  384   
   Astenuti    5   
   Maggioranza  193   
    Hanno votato  95    
    Hanno votato no  289    

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  (I deputati D'Arienzo e Dallai hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto contrario).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 5.100 della Commissione, con il parere favorevole del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Onorevoli Berlinghieri, Gregori, Giammanco, Sarti, Anzaldi...
  Dichiaro chiusa la votazione.Pag. 128
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  394   
   Votanti  387   
   Astenuti    7   
   Maggioranza  194   
    Hanno votato  373    
    Hanno votato no  14    

  La Camera approva (Vedi votazioni).
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 5, nel testo emendato.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Paris, Marti, Rostan, Locatelli, Malisani...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  389   
   Votanti  385   
   Astenuti    4   
   Maggioranza  193   
    Hanno votato  310    
    Hanno votato no    75.

  La Camera approva (Vedi votazioni).

  (La deputata Terzoni ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto contrario).

(Esame dell'articolo 6 – A.C. 1843-A)

  PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 6 (Vedi l'allegato A – A.C. 1843-A), al quale non sono state presentate proposte emendative.
  Passiamo dunque ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 6.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Albanella, Paris, Oliverio...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  396   
   Votanti  392   
   Astenuti    4   
   Maggioranza  197   
    Hanno votato  319    
    Hanno votato no    73.

  La Camera approva (Vedi votazioni).

  (La deputata Terzoni ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto contrario, la deputata Piccioni ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto favorevole e il deputato Tripiedi ha segnalato di aver espresso voto favorevole mentre avrebbe voluto esprimere voto contrario).

(Esame dell'articolo 7 – A.C. 1843-A)

  PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 7 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A – A.C. 1843-A).
  Se nessuno chiede di intervenire sul complesso degli emendamenti, invito il relatore ad esprimere il parere della Commissione.

  FRANCESCO PAOLO SISTO, Relatore. Signor Presidente, la Commissione esprime parere contrario sull'emendamento Dadone 7.53, formula un invito al ritiro, altrimenti il parere è contrario, sull'emendamento Dadone 7.51, mentre esprime parere contrario sull'emendamento Dadone 7.54. Mi sembra che l'emendamento Grassi 7.50 sia stato già dichiarato precluso, giusto ?

  PRESIDENTE. Sì, l'emendamento Grassi 7.50 è precluso dalla votazione dell'emendamento 2.100 della Commissione. Il Governo ?

  FILIPPO BUBBICO, Sottosegretario di Stato per l'interno. Signor Presidente, il parere del Governo è conforme a quello espresso dal relatore.

Pag. 129

  PRESIDENTE. Passiamo alla votazione dell'emendamento Dadone 7.53.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Dadone. Ne ha facoltà.

  FABIANA DADONE. Signor Presidente, questi tre emendamenti sono tutti volti a limitare il rischio che ci sia un eccesso di spesa, per cui, rafforzativo, si indica che le spese dovranno contenersi in quelle indicate nella proposta di legge. In particolar modo, anche nell'emendamento successivo si specifica che la Commissione potrà avvalersi solo ed esclusivamente del personale della Camera e del Senato. Perché si sa come funziona quando si fanno le Commissioni di inchiesta: si dice che sono a basso costo e poi lentamente ci si allarga e poi si prende qualche consulente in più e lentamente il costo lievita. Per cui, per evitare questo rischio, abbiamo presentato questi emendamenti che sono a titolo rafforzativo.

  PRESIDENTE. Colleghi, per favore. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Dadone 7.53, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  383   
   Votanti  374   
   Astenuti    9   
   Maggioranza  188   
    Hanno votato  110    
    Hanno votato no   264.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  (Il deputato Aiello ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Dadone 7.51, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Lavagno, Arlotti, Berlinghieri, Paris, Marti, Famiglietti...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  387   
   Votanti  380   
   Astenuti    7   
   Maggioranza  191   
    Hanno votato   88    
    Hanno votato no   292.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Dadone 7.54, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Giammanco, Piepoli, Martella, Pes...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  393   
   Votanti  373   
   Astenuti   20   
   Maggioranza  187   
    Hanno votato   73    
    Hanno votato no   300.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  Ricordo che l'emendamento Grassi 7.50 – come abbiamo detto – è precluso dalla votazione dell'emendamento 2.100 della Commissione.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 7.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Dell'Aringa, Berlinghieri, Di Salvo...
  Dichiaro chiusa la votazione.Pag. 130
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  395   
   Votanti  391   
   Astenuti    4   
   Maggioranza  196   
    Hanno votato  300    
    Hanno votato no    91.

  La Camera approva (Vedi votazioni).

(Esame dell'articolo 8 – A.C. 1843-A)

  PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 8 (Vedi l'allegato A – A.C. 1843-A), al quale non sono state presentate proposte emendative.
  Passiamo dunque ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 8.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Berlinghieri, Crippa, Gribaudo, Fico, Segoni...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  394   
   Votanti  389   
   Astenuti    5   
   Maggioranza  195   
    Hanno votato  315    
    Hanno votato no    74.

  La Camera approva (Vedi votazioni).

(Dichiarazioni di voto finale – A.C. 1843-A)

  PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto finale.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato La Russa, ma non è in Aula.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il collega Piepoli. Ne ha facoltà.

  GAETANO PIEPOLI. Signor Presidente, a nome dei Popolari per l'Italia annuncio il voto favorevole alla istituzione della Commissione di inchiesta. Lo facciamo, da una parte, perché la verità storica e la verità giuridica sono, nonostante tutto, su questo tema, precarie e ancora in via di definizione, ma noi crediamo però, nello stesso tempo, che esiste una ragione che ci riguarda più da vicino ed è il fatto che ci muoviamo con questa Commissione d'inchiesta su una materia incandescente. E, quindi, è nostro auspicio che questo fuoco purifichi anche noi che in questa Aula abbiamo deciso di partecipare a questa nuova iniziativa perché, in un certo qual modo, una Commissione di inchiesta sulla morte di Aldo Moro significa accettare la sfida di far ritrovare le radici alla crisi di sistema che noi stiamo vivendo. Infatti, la crisi di sistema che noi stiamo vivendo è il punto di arrivo di una lunga deriva che in quei terribili giorni trova la sua radice e il suo fatto scatenante, perché la morte di Moro fu, in un certo senso, non solo la fine del sogno delle condizioni di una democrazia compiuta, ma anche nello stesso tempo l'equivalente, in un certo qual modo, dell'invasione sovietica in Cecoslovacchia, ovverosia l'indicazione di una difficile sovranità del nostro Paese.
  Ecco perché noi crediamo che lavorare in questa Commissione significa innanzitutto rivedere un lunga parabola nera della nostra storia e anche rinvigorire le ragioni della democrazia politica, perché la memoria di Aldo Moro in un certo qual modo è per noi questa indicazione e questo viatico. In una lettera a Zaccagnini Moro ammonisce: io ci sarò come un punto irriducibile di contestazione e di alternativa. Questo non riguardò solo gli attori politici di quella fase, riguarda ancora anche noi e riguarda anche i nostri propositi di voler uscire per un progresso e un arricchimento della democrazia di fronte a una sfida che vede la crisi morale della democrazia anche in Europa.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il collega Attaguile. Ne ha facoltà.

Pag. 131

  ANGELO ATTAGUILE. Signor Presidente, onorevoli colleghi, prima di ogni altra argomentazione desidero sgombrare il campo dai dubbi che potrebbero scaturire dalle parole che andrò a pronunziare. Il gruppo della Lega Nord e Autonomie voterà a favore della proposta di legge in esame. Voteremo a favore, ma allo stesso tempo saremo sentinelle sull'andamento dei lavori che verranno portati avanti da questa Commissione di inchiesta. Quanto io fossi personalmente legato alla figura politica, istituzionale e umana di Aldo Moro l'ho esplicitato in modo chiaro nel mio intervento in discussione generale. In quella occasione ho ricordato quando io, giovane impegnato in politica, ho potuto apprendere da questa straordinaria figura il profondo rispetto verso i cittadini che deve contraddistinguere chiunque, con giusta passione, decida di mettersi al servizio delle istituzioni nella ricerca continua del bene comune.
  Sono passati trentacinque anni dal rapimento e dall'assassinio di Aldo Moro. È chiaro dunque che se si fosse trattato esclusivamente di un evento drammatico, legato alla degenerazione violenta della lotta armata contro le istituzioni, non avrebbe alcun interesse oggi, dopo tutti questi anni, prevedere, attraverso l'approvazione di una proposta di legge, l'istituzione dell'ennesima Commissione di inchiesta parlamentare. Ma così non è. Il caso Moro ha dei risvolti ancora oscuri, talmente aberranti che coinvolgono direttamente personaggi ancora presenti nello scenario della nostra vita politica attiva e non possono non essere esaminati nei più minimi particolari verso i quali abbiamo il dovere, una volta per tutte, di fare chiarezza. Non si perda quindi questa occasione per dare quelle risposte che i cittadini pretendono. Si abbia il coraggio di sviscerare in modo chiaro quei risvolti più nascosti ed oggi maggiormente pregni di significato. Questa Commissione spieghi veramente quali responsabilità, pur se indirette, sono attribuibili in questa vicenda all'apparato Stato. Questa Commissione deve avere il coraggio di andare a leggere i rapporti di complicità diretti e indiretti che i partiti politici presenti nell'arco costituzionale mantenevano con le organizzazioni violente e terroristiche, per essere in grado di dire perché lo Stato in quella occasione fu così integerrimo nel non voler aprire una trattativa con i terroristi. Si facciano i nomi e i cognomi dei responsabili e questa Commissione allora veramente avrà un senso.
  Se si deciderà, si proceda con tutti gli sforzi ad un lavoro che conduca alla verità e che contribuisca a voltare pagina, senza pregiudizi, senza barricarsi nel segreto di Stato, senza il timore di far vacillare le istituzioni sotto il peso di responsabilità accertate, trovando il coraggio di urlare che chi definiva i brigatisti rossi «compagni che sbagliano» si è macchiato di una grave responsabilità e va ritenuto complice di quanto accaduto.
  Questa Commissione non faccia giustizia solo per Aldo Moro e la sua famiglia, ma restituisca, con questa inchiesta, dignità a tutte le vittime della stagione degli «anni di piombo», a partire dai servitori dello Stato, le alte cariche istituzionali, fino, non ultimo, ad arrivare ai giovani militanti politici uccisi dal bieco odio ideologico. Se questo accadrà, la Commissione e la sua istituzione saranno quanto di meglio fatto in questa legislatura. Si abbia il coraggio, dobbiamo essere determinati a chiarire il perché altri Stati erano interessati alla vicenda Moro, perché il nostro Paese ha bisogno di una verità piena, e non delle mezze verità.
  Abbiamo l'obbligo di fare chiarezza profonda in questa vicenda, anche per il nostro impegno onesto di parlamentari. Scoprire la verità non è un interesse di parte, di una parte politica, di qualche gruppo politico, che possa essere ex o di nuova costituzione politica. Questa deve essere la verità che l'Italia pretende, che la storia pretende (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Scopelliti. Ne ha facoltà.

  ROSANNA SCOPELLITI. Signor Presidente, colleghi, rappresentanti del Governo, Pag. 132sono trascorsi ben 36 anni dal giorno in cui venne assassinato Aldo Moro e le lancette dell'orologio hanno compiuto infiniti giri da allora. E da allora sono state dette innumerevoli parole, scritte altrettante pagine: sono stati realizzati film, trasmissioni televisive, organizzati dibattiti. Sono stati celebrati procedimenti giudiziari, emesse una decina di sentenze.
  Su questo hanno indagato commissioni parlamentari: la Commissione Moro e la Commissione stragi. Eppure, sul rapimento dell'onorevole Aldo Moro e l'uccisione degli uomini della sua scorta, o i suoi 55 giorni di prigionia, sulle vicende che lo hanno realizzato ed attraversato, insistono e si accentuano i misteri, i dubbi, le domande. Una lunga teoria di fatti e di dati a cui nessuno, sino ad oggi, è riuscito ad aggiungere un elemento essenziale: le risposte.
  La cronaca di un avvenimento è un racconto di quello che si vede, di quello che si avverte e si percepisce in quel momento, ma la storia, la storia no. La storia richiede lavoro, approfondimento, valutazioni scevre da emozioni ed interessi. Il tempo passato, se si vuole, può aiutarci in questo senso, e possono aiutarci i nuovi elementi, i nuovi dati che sono emersi nei periodi più recenti.
  Se vi è volontà di fare bene, di arrivare alla verità, tutti devono impegnarsi per arrivare a questo risultato: nessuno può permettersi di dimenticare. Sarebbe un atto grave e, di sicuro, non lo si potrebbe attribuire al tempo che passa. Benedetto Croce, nei suoi Frammenti di etica, sostiene, infatti, che il tempo è un essere che non esiste, perché ogni dimenticanza «... è opera nostra, che vogliamo dimenticare e dimentichiamo».
  Ma noi non vogliamo dimenticare, questo è il punto. Quindi, il Nuovo Centrodestra è disponibile a sostenere questo ulteriore tentativo di pervenire alla verità sul caso Moro. La speranza, però, questa volta, è che le attività che tale organismo porterà avanti, siano esse indagini conoscitive, audizioni, acquisizioni di atti e documentazione, come, tra l'altro, previsto dall'articolato del progetto di legge istitutivo, possano finalmente svolgersi in un contesto di obiettività e imparzialità, il cui unico obiettivo sia quello di giungere non ad una verità, una tra tante, bensì «alla verità».
  I tempi in cui viviamo sembrano maturi per poter effettuare un lavoro di inchiesta sereno, in una società finalmente libera da antagonismi ideologici di cui conserviamo solo ricordi di tragedie e lutti, di scontri e minacce all'integrità dello Stato e delle proprie istituzioni democratiche.
  L'Italia di quella che è stata definita come la «Notte della Repubblica», ebbene quell'Italia seppe resistere a queste manifestazioni di eversione che ne misero in pericolo la stessa esistenza e lo fece utilizzando gli strumenti che ogni Stato democratico deve avere per potere respingere gli attacchi portati al proprio ordinamento, ovvero la legge, la Costituzione e gli uomini al servizio di essa. Sono gli stessi uomini che quella mattina del 1978 persero la vita, a seguito di un attacco alle fondamenta democratiche e liberali del nostro Paese.
  La Commissione, di cui si chiede l'istituzione, avrà diciotto mesi di tempo per potere svolgere la propria attività conoscitiva, così come stabilito dall'articolo 2 della proposta di legge al nostro esame. Io ritengo che se si potrà lavorare in condizioni tali da concentrarsi esclusivamente sui dati raccolti dalle passate attività d'inchiesta parlamentare e su quelli che, mi auguro, i membri della nascente Commissione raccoglieranno nel corso del tempo messo loro a disposizione, sarà possibile, una volta per tutte, fare chiarezza sul rapimento e sull'uccisione dell'onorevole Moro e degli uomini della sua scorta.
  Noi non siamo più in un'epoca di scontro ideologico, non abbiamo fortini da difendere dagli attacchi nemici. Abbiamo l'obbligo di dare all'onorevole Moro e alla sua scorta nonché alle loro famiglie le risposte che attendono da tanti, da tanti e da troppi anni. Abbiamo il dovere di chiudere un'epoca contrassegnata dal sangue, con la verità e con la consapevolezza di avere fatto finalmente giustizia, non Pag. 133solo per quanti morirono in quella primavera del 1978 ma per tutte le vittime della drammatica stagione stragista.
  Sentiamo forte la necessità di chiudere, nel modo più chiaro possibile, quella stagione degli anni di piombo, un periodo in cui le parole lasciarono il posto alle armi e in cui il Paese pagò un pesantissimo tributo sociale a quell'estremizzazione.
  Le centinaia di pagine, frutto del lavoro di due Commissioni parlamentari, riposano negli archivi del Parlamento, ma non riposano in pace, questo è certo, perché troppi sono i buchi neri e i punti drammaticamente oscuri che ancora ad oggi non sono stati chiariti.
  Avvertiamo ancora la necessità di fare chiarezza, ancora una volta di fare chiarezza perché non possono essere liquidati come incomprensibili, confusi o inspiegabili i fatti che si riferiscono al ruolo di Moretti, alle carte sparite – la scomparsa di resoconti sulle indagini e le riunioni al Viminale – e a via Gradoli. Già, il «caso di via Gradoli», nato dal gioco del piattino a cui parteciparono Prodi e altri professori, perché a fronte di fatti drammaticamente concreti e gravidi di conseguenze per il Paese in questo mistero c’è anche spazio per tale incredibile o ineffabile episodio: un elemento del quale tutti avrebbero fatto volentieri a meno, ma che ci inquieta e ci inquieta comunque, al pari di altri misteri ancora irrisolti.
  Ebbene, colleghi, per tutti questi motivi, quindi, il Nuovo Centrodestra esprimerà un voto favorevole all'istituzione di una nuova Commissione d'inchiesta sul rapimento e sull'uccisione dell'onorevole Aldo Moro e della sua scorta, per non dimenticare.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Kronbichler. Ne ha facoltà.

  FLORIAN KRONBICHLER. Signor Presidente, purtroppo non si enfatizza sufficientemente il momento in cui torniamo a dibattere di quanto in oggetto. Il 16 marzo 1978: quindi, domenica scorsa sono ricorsi i 36 anni esatti dall'accaduto. È imbarazzante. Il Parlamento si arroga di indagare su questioni accadute in tempi in cui considerevole parte dei suoi componenti non era neanche nata. Per dire, ci accingiamo non a fare politica ma, piuttosto, a riscrivere di nuovo un pezzo di storia. La cosa è difficile da capire qui dentro e pressoché impossibile da comunicare fuori.
  Di fatti, stamattina, chiacchierando al caffè con il mio padrone di casa, su sua richiesta su che cosa avremmo fatto oggi al Parlamento, io, non senza imbarazzo e sensi di colpa, gli ho risposto: interverrò sull'istituzione della Commissione d'inchiesta sulla morte e sul sequestro di Aldo Moro. La reazione fu, ovviamente, sarcastica: «Vuol dire che come prossima istituite la Commissione d'inchiesta sul caso Enrico Mattei ?». Che pure è un caso di 52 anni addietro ed altrettanto irrisolto. Eppure, noi, il nostro gruppo di Sinistra Ecologia Libertà, ha detto convintamente «sì» alla proposta di aprire il caso, di istituire un'apposita Commissione d'inchiesta sul rapimento e sulla morte di Aldo Moro. Ho avuto modo in discussione sulle linee generali di spiegare la differenza di veduta che c’è in proposito fra noi e il MoVimento 5 stelle, per il quale il collega Emanuele Cozzolino ha spiegato la sua contrarietà alla Commissione. Per il collega il caso Moro sarebbe ormai: «materia d'archivio e come tale compito degli storici studiarlo e non della politica e di una Commissioni d'inchiesta». Cozzolino lamenta la mancanza di «materiale concretamente nuovo» in proposito. Ci sono buone ragioni per ironizzare che «anche questa Commissione servirà al massimo a fare scrivere qualche libro di successo in più a chi fra i futuri commissari è più portato alla scrittura di noir o delle spy-story». Il rischio c’è, è innegabile. Ma perché lo stesso, nonostante tutto, una Commissione d'inchiesta a 36 anni da quell'evento ? Il collega Gero Grassi, particolarmente competente nello specifico, ha detto nella discussione sulle linee generali: «Perché la verità sul caso Moro non c’è ancora completa. Non perché lo dicono i libri – dice – ma perché lo dice Pag. 134la magistratura». Questo è anche il nostro parere, occuparsi del delitto Moro non è un anacronismo, è un dovere. E certo, verità è una grossa parola e stento a sperare che vi si arrivi. Sarebbe già un successo, se la Commissione portasse ad ammettere e far accettare che ciò che sappiamo fino ad ora non è la verità, almeno non tutta la verità. Per rispetto dei futuri componenti della Commissione e del suo lavoro, mi astengo dal dar consigli e suggerimenti. Ci permettiamo però di ricordare: non esiste Paese che si porti dietro il peso di tante colpe senza colpevoli: da Piazza Fontana, alle stragi di Palermo, passando per Brescia, l'Italicus, Ustica. Abbiamo collezionato molti, troppi vuoti di memoria e debiti di verità.
  Il sequestro e la morte del presidente della Democrazia Cristiana Aldo Moro, al di là dei molti processi che si sono collezionati su questa vicenda, resta una storia oscura, opaca, carica di reticenze istituzionali e giudiziarie. Bastano queste poche considerazioni per farci ritenere sommamente utile istituire una Commissione d'inchiesta sul caso Moro, chiedendo a questa Commissione di aprire almeno alcune delle troppe porte che per 36 anni sono rimaste ostinatamente sbarrate. Come ho detto all'inizio, molti in questa Aula, nei giorni della passione e morte del presidente Moro, non erano ancora nati. Anche per loro, per il loro diritto a sapere e a capire, noi, nonostante critiche ai dettagli, noi di Sinistra Ecologia Libertà sosteniamo con convinzione l’ istituzione di questa Commissione, e vi parteciperemo sapendo che ancora molto deve essere scritto e detto su ciò che il magistrato Ferdinando Imposimato ha chiamato: I 55 giorni che hanno cambiato l'Italia. (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Paese. Ne ha facoltà.

  ROCCO PALESE. Signor Presidente, Forza Italia ha già espresso durante la discussione sulle linee generali la quasi totalità delle motivazioni del perché è d'accordo su questa proposta di legge, del perché sosterrà e voterà questa proposta di legge di istituzione della bicamerale di inchiesta sul rapimento e sulla morte di Aldo Moro. Ha ragione chi dice che l'inchiesta è sia su via Fani, sul rapimento con l'uccisione della scorta, sia su via Caetani, sulla morte di Aldo Moro, con in mezzo i 55 giorni.
  Così come bisogna fare piena luce – cosa che ancora non è stata fatta – su tutto ciò che è successo prima dei 55 giorni, su tutta la situazione preparatoria, su come lo Stato non si sia accorto e su che cosa c'era dietro la predisposizione e la preparazione di questo rapimento. Durante i 55 giorni, peggio ancora, con tutto quello che è successo, che è stato ricordato, dal clamoroso ritrovamento della tipografia di via Pio Foa, con Triaca, al Lago della Duchessa, a via Gradoli, fino a quello che è successo dopo, con via Montalcini, via Monte Nevoso: di tutto di più ! Tranne che la verità.
  Tutti sono convinti, non solo per quello che sono stati i sei processi penali, non solo per quello che sono stati i numerosi libri, le numerose ricerche. Imposimato parla dei «55 giorni della Repubblica», Sergio Zavoli parla della «La Notte della Repubblica» e mi sembra sia stato il primo giornalista che sia andato a intervistare una serie enorme di terroristi: Balzerani, Morucci, Faranda, Moretti, Maccari, Casimirri, che ancora sta in Nicaragua, Gallinari, Franceschini, Bonisoli, Azzolini, Micaletto, Peci, Piancone, Curcio, Malagoli, Corrado Alunni: questi erano i terroristi che ogni mattina in quel periodo, in quegli anni, gli anni di piombo, facevano stare con l'angoscia e con il cuore in gola tutti. Infatti, non c'era mattina – lo ricordavo poco fa nel precedente intervento – che non veniva annunciato un attacco o un rapimento nelle periferie della città, nelle università e quant'altro. Vittorio Bachelet, uno per tutti, ma tantissimi altri, come magistrati. Accadeva di tutto in quel contesto. Per non parlare anche poi delle grosse stragi che ci sono Pag. 135state durante il periodo degli anni di piombo, del terrorismo, della strategia della tensione.
  Ora c’è necessità che si faccia luce rispetto non solo a tutto quello che fu la gestione, ma anche e soprattutto a quello che furono gli ultimi giorni. Da più parti, da più fonti è risaputo che il Presidente Aldo Moro stava per essere liberato e, invece, successe qualcosa, che ancora non è sufficientemente chiara, che produsse una tragedia incredibile con l'omicidio e il ritrovamento del corpo.
  Ora, è fin troppo evidente che molti dei protagonisti dell'epoca non ci sono più, ma è altrettanto vero che ancora la ricostruzione può essere fatta, ma può essere fatta attraverso il reperimento e l'accesso agli archivi storici, non solo di quelli all'interno del nostro Paese, ma anche e soprattutto agli archivi storici dell'est. Infatti, Gotor scrive questo e stimola la ricerca da parte della Commissione in quella direzione. Sta di fatto che la Repubblica, lo Stato in quegli anni terribili perdono e hanno perso, insieme alla politica e alle istituzioni, uno dei politici più avveduti: un sacrificio enorme su cui tutto il Parlamento e lo Stato italiano devono un momento di verità: i momenti drammatici che scioccarono il Paese, non solo per le direzioni strategiche, i documenti.
  Quanto fu emozionante l'annuncio di Massimo Valentini, nel Tg delle 20,30 del sabato del 6 maggio 1978, che, alla fine di un telegiornale, annunciò, prima di chiudere la trasmissione e prima di chiudere il telegiornale, che in quel momento era stato ritrovato uno dei tanti bollettini, l'ultimo del rapimento di Moro, delle Brigate Rosse, con cui si annunciava che il processo fatto dal tribunale del popolo era concluso, che era stato condannato a morte e che stava per essere eseguita la condanna a morte. Momenti che certamente comprende, non solo dal punto di vista emotivo ed umano, ma anche dal punto di vista storico, chi ha avuto la sfortuna di viverli dal punto di vista non solo personale, ma anche dal punto di vista emozionale in quel periodo terribile.
  Certamente noi dovremo cercare, in tutti i modi e in tutte in tutte le maniere, dopo 36 anni, di riuscire ad arrivare ad un punto almeno di verità, cosa che né i processi penali né ancora le ricerche storiche sono riusciti a fare. Io penso che non bisogna mai stancarsi di guardare con dolore e chiarezza di giudizio all'assassinio di Aldo Moro e vale la pena ricordare che l'insegnamento che oggi viene da lui è soprattutto quello di perseguire la pacificazione nazionale, rendendola effettiva e stabile, attraverso una cultura di coalizione che oggi, specie in certi settori della politica italiana, latita.
  Per questo motivo, io penso che questa Commissione – mi auguro, auspico – possa giungere ad un momento di ricerca della verità ed al raggiungimento della verità, perché non solo questo lo attende il Paese, lo attendono le vittime, lo attendono i familiari, lo attende anche una ricostruzione storica, lo attende il presente, ma anche il futuro delle generazioni di questo Paese (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Il Popolo della Libertà-Berlusconi Presidente – Congratulazioni).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la collega Dadone. Ne ha facoltà.

  FABIANA DADONE. Signor Presidente, siamo oggi a votare la proposta di istituzione di una Commissione – dapprima monocamerale, poi, dopo varie vicissitudini di ordine regolamentare, logico e politico, divenuta bicamerale – sul rapimento e la morte del Presidente della DC Aldo Moro. Ma davvero, a distanza di 36 anni, si vuole sostenere che una Commissione di inchiesta possa servire a far luce su un episodio dimostratosi tanto complesso già dalle prime ore del suo accadimento ? Non è vero che sussistono fonti ed elementi nuovi, o meglio, non è vero che sarà possibile sentire e risentire i protagonisti di quei giorni, o almeno la stragrande maggioranza. Oltre all'allora Presidente del Consiglio Giulio Andreotti e all'allora Ministro dell'interno, Francesco Cossiga, sono deceduti, nel corso degli Pag. 136anni, tra gli altri, Zaccagnini, Lettieri, Guerzoni, Cazora, Labruna, Santovito, Giovannone, Ferraro, Gallinari, Chichiarelli, Balducci, Bontate e Fonti.
  Allora, Presidente, la domanda che sorge spontanea è: quale luce ? Quali informazioni di prima mano ? Quali verifiche puntuali si potranno svolgere con una schiera di morti ? Non è vero, d'altra parte, che le informazioni e le nozioni, le ipotesi disseminate e raccolte lungo il percorso di questi 36 anni, siano oggettivamente utili a giustificare l'istituzione di una Commissione d'inchiesta, che, facendo fede alla ratio che la istituisce, dovrebbe fare luce su aspetti inediti, che di inedito, però, non hanno proprio nulla, considerato che sono riscontrabili su documentazioni completamente pubbliche, pertanto alla portata di chiunque. Si tratterebbe, infatti, semplicemente di rammendare i pezzi di un puzzle che, di volta in volta, qualcuno ha potuto, voluto o dovuto mischiare.
  Noi non vogliamo negare l'esistenza di evidenti punti d'ombra, di opacità, di misteri e persino di passaggi surreali. Ma le indagini, le inchieste e l'individuazione dei colpevoli non sono un lavoro per una Commissione parlamentare. Questa proposta di legge punta a garantire alla politica uno spazio tra quello dell'autorità giudiziaria e quello della ricerca storica. Il problema è che la politica non ha più il diritto di occuparsene. Lo ha perduto nel corso degli ultimi 36 anni.
  Lo ha perduto in quella latente e a volte esplicita conflittualità tra i membri della Commissione che riproduceva quella manifestatasi tra i partiti del cosiddetto arco costituzionale che Leonardo Sciascia denunciò nella sua relazione di minoranza del 22 giugno 1982. Lo ha perduto, a detta dell'ex presidente della Commissione stragi, Giovanni Pellegrino, quando nella recentissima intervista ha dichiarato, e cito testualmente: «Ho detto con sincerità che non mi faccio illusioni. Avendone fatto parte a lungo, confesso che non credo più molto nello strumento delle Commissioni il cui ottimo lavoro, lo ricordo, è stato poi vanificato e frenato da apriorismi e pregiudizi politici».
  Ecco, Presidente, noi non abbiamo alcun apriorismo o pregiudizio politico, ma crediamo che, qui, in quest'Aula, si necessiti di un approccio di efficienza, di efficacia, di utilità e di validità. E, quindi, ci siamo chiesti se questa Commissione, che seguirebbe ad altre due Commissioni di inchiesta e a ben cinque processi giudiziari, possa essere efficiente, efficace, utile e valida. E le risposte che ci siamo dati sono quattro no. Non sarebbe né efficiente, né efficace, né utile, né valida.
  Cito testualmente le parole dell'onorevole Grassi, espresse in discussione sulle linee generali: «Io sarei prudente a dire che non ci sono fatti nuovi, sarei molto prudente, perché la presunzione che tutto si sappia è sempre sbagliata. Probabilmente, qualche cosa sfugge anche a noi».
  Siamo perfettamente d'accordo con l'onorevole Grassi, sicuramente qualcosa sfugge anche a noi. Lo siamo talmente tanto che, ringraziandola per il dettagliato lavoro del dossier che è scaricabile dal sito del PD, qualora fosse in possesso o conoscesse elementi nuovi provati o comprovanti ulteriori sviluppi e dinamiche di interesse in relazione ai fatti che vanno dal 16 marzo al 9 maggio 1978, lo invitiamo – a lui, chiaramente, e ai suoi colleghi – a rivolgersi tempestivamente alla procura più vicina per sottoporre alla competente autorità giudiziaria ogni documento, ipotesi o informazione utile. Ma lo invito seriamente a farlo. Fatelo, perché in questo modo permetterete a questo Paese di conoscere la verità o quantomeno di provarci. Di provarci, però, non con una Commissione costituita da esponenti politici, come quelle passate, ma con lo strumento che è idoneo in questi casi, quello della magistratura. La magistratura, quella stessa che ha disposto il sequestro della registrazione dell'intervista rilasciata dal consulente del Dipartimento di Stato Steve Pieczenik, per il quale è stata richiesta una rogatoria internazionale. Questo consulente, inviato da Washington nei giorni successivi il sequestro di Moro per collaborare Pag. 137con il comitato di crisi del Viminale, nel corso di un'intervista ha, infatti, sostenuto l'esistenza di – e cito testualmente – «una manipolazione strategica al fine di stabilizzare la situazione dell'Italia». E, ancora, sempre testualmente: «Cossiga se ne rese conto solo nelle ultime settimane. Aldo Moro era il fulcro da sacrificare attorno al quale ruotava la salvezza dell'Italia». Questo consulente si è assunto la paternità della strategia che portò le BR ad uccidere Moro. E se voi, in quest'Aula, foste coerenti, chiedereste conto e soddisfazione al Dipartimento di Stato degli Stati Uniti d'America che lo inviò in Italia, ma ovviamente non lo farete mai (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ROBERTO GIACHETTI (ore 20,30)

  FABIANA DADONE. Un altro aspetto è stato, inoltre, troppo spesso sottovalutato ed è passato in subordine, un aspetto che voglio evidenziare leggendo lo stralcio di una delle lettere che il Presidente Moro scrisse nei giorni da prigioniero politico, come lui stesso si definì: «Caro Zaccagnini, scrivo a te, intendendo rivolgermi a Piccoli, Bartolomei, Galloni, Gaspari, Fanfani, Andreotti e Cossiga ai quali tutti vorrai leggere la lettera e con i quali tutti vorrai assumere le responsabilità, che sono ad un tempo individuali e collettive. Parlo innanzitutto della DC, alla quale si rivolgono accuse che riguardano tutti, ma che io sono chiamato a pagare con conseguenze che non è difficile immaginare. Io sono sottoposto ad un difficile processo politico del quale sono prevedibili gli sviluppi e le conseguenze. Sono un prigioniero politico che la vostra brusca decisione di chiudere un qualsiasi discorso relativo ad altre persone parimenti detenute pone in una situazione insostenibile». Aldo Moro, 4 aprile 1978.
  Presidente, in tutta sincerità non vediamo alcuna ragione razionale e logica, men che meno politica e procedurale, per la quale andrebbe istituita una nuova Commissione bicamerale di inchiesta. Questa Commissione, a nostro parere, è un'arma scarica, anche perché la sensazione è che quest'Aula voglia indagare sulla morte di Moro, ma non voglia fare indagini sulle stragi di mafia o sui crimini bancari e la sensazione è che, forse, il fatto è che i colpevoli di questi altri tipi di reati sono ancora vivi, a differenza dei precedenti.
  Noi esprimiamo un voto contrario all'istituzione di questa Commissione di inchiesta non solo per la procedura rattoppata con la quale si è proceduto, non solo perché pensare che la politica possa indagare sulla responsabilità, evidentemente politica, della morte e del rapimento di Aldo Moro sia per noi paradossale, ma per un profondo e sentito rispetto verso la famiglia del presidente Moro e verso la figura del presidente Moro stesso.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE LUIGI DI MAIO (ore 20,32)

  PRESIDENTE. Deputata Dadone, concluda.

  FABIANA DADONE. Chiuderei questo discorso con il comunicato che la famiglia Moro diffuse all'epoca, parole che la politica italiana non ha mai ascoltato, ma che spero ascolterà in questo momento: «La famiglia desidera che sia pienamente rispettata dalle autorità dello Stato e di partito la precisa volontà di Aldo Moro. Ciò vuol dire: nessuna manifestazione pubblica o cerimonia o discorso, nessun lutto nazionale né funerali di Stato né medaglie alla memoria. La famiglia si chiude nel silenzio e chiede silenzio. Sulla vita e sulla morte di Aldo Moro giudicherà la storia» (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Fioroni. Ne ha facoltà.

  GIUSEPPE FIORONI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, più volte prima Pag. 138di presentare questa proposta di legge per istituire la Commissione bicamerale di inchiesta sulla morte di Aldo Moro e della sua scorta, mi sono chiesto un po’ le stesse cose che stasera hanno detto i colleghi del MoVimento 5 Stelle. È la cosa giusta, è la cosa utile, è una cosa che serve al Paese, serve al suo futuro ? Nel pormi la domanda, la memoria correva a quel 16 marzo del 1978 quando giovane studente della facoltà di medicina venni fermato con un collega all'angolo con via Calasanzio, a poca distanza da dove Moro era stato rapito, e ricordo ancora, non solo lo stupore dell'annuncio del rapimento di Moro, ma anche l'imbarazzo, perché allora si facevano le esercitazioni di anatomia e avevamo con noi ancora le ossa su cui avevamo fatto, quella mattina, l'esercitazione.
  Anche allora, militando nei giovani della Democrazia Cristiana, mi ponevo domande: perché era successo tutto questo, chi aveva voluto colpire l'uomo, il politico, lo statista ? I 55 giorni susseguenti furono un prosieguo di domande, di attese e di speranze, fino al giorno della morte.
  Dopo 36 anni è cambiato il mondo, sono cambiate le nostre vite, le nostre storie personali, la politica, è cambiato il mondo in cui viviamo che è profondamente e radicalmente mutato sotto tutti i punti di vista, dall'innovazione alla scienza, alla tecnologia; a tante domande abbiamo dato risposte e a tanti quesiti abbiamo dato certezze. Ma non alla vicenda di Moro; continuiamo a ricordare, a celebrare il rapimento e la morte come un rito e un giusto tributo, qualche volta anche come una cosa che va fatta, perché si deve. Ma per non dimenticare Aldo Moro io credo che abbiamo il dovere morale, prima ancora che politico, di conoscere la verità, una verità che ci renderà più liberi, una verità che farà maturare la nostra democrazia, rimuovendo le nebbie dei sospetti, i silenzi assordanti alle domande non poste e alle tante risposte non date.
  La verità su Moro farebbe guardare al futuro del Paese con più certezze e più serenità e soprattutto contribuirebbe a dare al nostro Paese un'immagine di maggiore serietà. Cercare la verità dopo tanti anni si può, ci possiamo riuscire senza strumentalizzazioni, senza interessi di parte, senza perseguire altro che la voglia di sapere, di conoscere, di fare luce. La politica non può, deve farlo.
  Il Parlamento, che è l'espressione più alta della nostra democrazia, deve farlo, senza paura e con determinazione. Altre autorità faranno il loro corso, emetteranno i loro giudizi e le loro sentenze. Ad una democrazia matura, ad una politica autorevole e che soprattutto vuole tornare ad essere credibile spetta accertare la verità senza più segreti di Stato. E non mi riferisco a quello che questa sera abbiamo votato, ma mi riferisco alla nuova normativa, che consentirà al Presidente del Consiglio e alle autorità preposte di poter togliere il segreto su quelle parti che sono ancora oggetto di valutazione alla luce della normativa.
  Credo che in questo senso la Presidenza della Camera si sia già rivolta alla Presidenza del Consiglio, ma anche avendo l'opportunità di visionare documenti di Stati esteri al di fuori del nostro Paese e all'interno del nostro Paese, come avendo la possibilità anche di ascoltare coloro che fino ad oggi non sono mai stati ascoltati, senza più nessuna remora e con il discernimento e la forza di cancellare e rimuovere ogni eventuale depistaggio ed ostacolo.
  Qualunque esito, qualunque risposta trovata aiuterà l'Italia ed il nostro futuro; ci aiuterà veramente a voltare pagina e a costruire un domani senza ombre. Fatti nuovi non sono stati forniti da produzioni letterarie anche pregevoli o cinematografiche, ma dalle carte delle nostre Commissioni, dalle decine e decine e migliaia di pagine che in quest'Aula tanti colleghi, a cominciare dal collega Gero Grassi, hanno illustrato e che contengono quelle domande che non sono state poste, quelle risposte che non sono state date, quei testimoni che non sono stati auditi, quelle carte che non sono state visionate e quelle inchieste che improvvisamente si sono fermate e che rappresentano un utile elemento Pag. 139di riflessione, un elemento di riflessione che abbiamo la necessità di trasformare in accertamenti concreti.
  Un esempio per tutti: pensiamo alla drammaticità degli ultimi cinque dei quei 55 giorni mentre in vario modo si costruiva la liberazione di Aldo Moro, mentre in vario modo si era pronti ad attendere la sua liberazione ed improvvisamente ci si è trovati di fronte alla sua morte, il 9 maggio, senza avere ancora capito il perché e cosa è successo. Credo che una democrazia matura queste risposte deve darcele, e dobbiamo darcele per la prima volta – ed è il bello di questo provvedimento – tutti assieme; non noi contro voi o voi contro noi, ma tutti assieme per l'Italia. Il 28 febbraio 1978 ci fu l'ultimo discorso di Aldo Moro ai gruppi della Democrazia Cristiana e c’è un passo che sembra essere scritto per noi prima che decidiamo come votare sull'istituzione di questa Commissione bicamerale: Se fosse possibile dire: saltiamo questo tempo e andiamo direttamente a questo domani, credo che tutti noi accetteremmo di farlo, ma, cari amici, non è possibile; oggi dobbiamo vivere, oggi è la nostra responsabilità; si tratta di essere coraggiosi ma anche fiduciosi al tempo stesso, si tratta di vivere il tempo che ci è stato dato con tutte le sue difficoltà e con le nostre responsabilità. Queste profetiche parole si devono applicare al futuro lavoro della Commissione. Per 36 anni abbiamo provato ad andare al domani senza fare i conti con il nostro passato, con le verità nascoste. Ma per voltare veramente pagina e per dare all'Italia un futuro diverso e migliore credo che quelle nebbie dobbiamo diradarle e quelle risposte dobbiamo darle. Questo credo afferisca alla nostra responsabilità, alla responsabilità di questo Parlamento e di tutte le forze politiche (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

  PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto finale.

  FRANCESCO PAOLO SISTO, Relatore. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  FRANCESCO PAOLO SISTO, Relatore. Signor Presidente, intervengo per un solo minuto per ringraziare veramente la Commissione per il lavoro effettuato, per ringraziare il precedente relatore di cui ho indegnamente preso il posto, onorevole Bressa, e per in qualche maniera dare atto all'onorevole Grassi di un lavoro intenso in Commissione che credo ci abbia condotto, una volta tanto, a un risultato che ha un valore non soltanto politico ma soprattutto storico. Buon lavoro a questa Commissione; sono convinto che faremo assolutamente bene e soprattutto cercheremo di fare chiarezza.

(Coordinamento formale – A.C. 1843-A)

  PRESIDENTE. Se non vi sono obiezioni, la Presidenza si intende autorizzata al coordinamento formale del testo approvato.
  (Così rimane stabilito).

(Votazione finale ed approvazione – A.C. 1843-A)

  PRESIDENTE. Passiamo alla votazione finale.
  Indìco la votazione nominale finale, mediante procedimento elettronico, sulla proposta di legge n. 1843-A, di cui si è testé concluso l'esame.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Ravetto, Romele, Tancredi, Sarti...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:
  «Istituzione di una Commissione parlamentare di inchiesta sul rapimento e sulla morte di Aldo Moro » (1843-A):

   Presenti  346   
   Votanti  342   
   Astenuti    4   
   Maggioranza  172   
    Hanno votato  269    
    Hanno votato no   73    

Pag. 140

  La Camera approva (Vedi votazioni).

  (La deputata Argentin ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto favorevole).

Sull'ordine dei lavori e per la risposta a strumenti del sindacato ispettivo (ore 20,40).

  ETTORE ROSATO. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  ETTORE ROSATO. Signor Presidente, volevo informare l'Assemblea, e naturalmente acquisire il consenso della Presidenza, rispetto a un accordo che è stato raggiunto tra i gruppi e che dovrebbe essere unanime e che prevede per domani di proseguire con le discussioni generali delle mozioni ancora all'ordine del giorno; quindi, concentrare nella giornata di domani le discussioni generali per poi riprendere martedì, in un'ora pomeridiana o comunque in un'ora da definire con la Presidenza non troppo presto perché ci sono delle Commissioni che devono svolgere dei loro lavori nella mattinata, per cominciare con la mozione relativa alle alluvioni che hanno colpito il Veneto e l'Emilia Romagna e procedere poi con il provvedimento sulle dimissioni in bianco. Per poi proseguire con tutti gli altri argomenti previsti all'ordine del giorno dalla Conferenza dei presidenti di gruppo inserendo anche, dopo i provvedimenti sulla giustizia, anche le altre mozioni che verranno discusse domani in discussione generale.

  PRESIDENTE. Dal momento che mi dice che c’è un accordo unanime, la Presidenza ne prende atto e se non ci sono obiezioni rimane così stabilito.

  MICHELA MARZANO. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  MICHELA MARZANO. Signor Presidente, molto velocemente per ricordare all'Aula l'appello che ci è stato fatto, che è stato fatto a tutto il Parlamento, dal Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano.
  Nella lettera inviata all'Associazione Luca Coscioni, che si era rivolta a lui per lamentare il silenzio della Camera su un progetto di iniziativa popolare sul fine vita, il Presidente Napolitano ci invita a riflettere su questa questione. Questione complessa sulla quale si dibatte da molto tempo ma su cui non si riesce a trovare una soluzione. Perché negare a chi è in fase terminale di una malattia incurabile il diritto di partire, di andarsene ? Forse il problema che incontriamo in Parlamento è che dietro questa questione ci sono troppe ideologie, si tende a contrapporre il concetto di dignità al concetto di autonomia e di autodeterminazione dei pazienti; ci si sente così in pace con la propria coscienza, ma ci si interroga veramente sul senso della vita, sul senso del dolore, sul senso della morte ?
  Ne I fratelli Karamazov, Dostoevskij scriveva: « Ama la vita più del senso e anche il senso troverai». Ma quale senso resta quando non c’è più niente da fare ? Quale dignità si rispetta quando qualcun altro decide al posto nostro ? Certo il concetto di dignità è centrale, è il valore intrinseco che caratterizza ogni persona, ogni essere umano, è la differenza che c’è tra le persone e le cose – come spiegava Kant –, perché le cose hanno un prezzo laddove le persone hanno sempre e solo una dignità. Ma anche l'autonomia è parte di quella stessa dignità; è espressione di dignità poter...

  PRESIDENTE. Deve concludere.

  MICHELA MARZANO. ...essere soggetti della propria vita, concludo Presidente, dall'inizio fino alla fine e poter esprimere il proprio punto di vista senza che altri decidano al posto nostro. Morire è parte della condizione umana, ma perché togliere il diritto di essere ascoltati fino in fondo come soggetti della propria vita fino alla fine ?Pag. 141
  Forse uno dei problemi che blocca il dibattito in Parlamento è proprio questo, ci si appella al valore inalienabile della vita, ma il valore inalienabile della vita di ognuno di noi...

  PRESIDENTE. Collega, ha concluso il tempo.

  MICHELA MARZANO. Concludo, finisco solo la frase, Presidente.

  PRESIDENTE. L'ha già detto.

  MICHELA MARZANO. ...non lo si rispetta anche quando si prende sul serio la parola di chi soffre (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico) ?

  FRANCESCO D'UVA. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  FRANCESCO D'UVA. Signor Presidente, il PD è peggio del PdL: per la Presidenza fu un'offesa, per i messinesi è una realtà. Messina, città feudale per eccellenza, dove il clientelismo è la norma e la libertà non è più neanche un sogno, sta attraversando una fase di risveglio e presa di coscienza senza precedenti, grazie anche a un diretto impegno elettorale di comuni cittadini in regione e in Parlamento con il MoVimento 5 Stelle e al comune con il sindaco Accorinti e con assessori che vengono minacciati telefonicamente da fantomatici squali.
  A contribuire a strappare questa pesante coperta di schiavitù e silenzio che ha avviluppato la città è stata la magistratura. Era nell'aria, ma è notizia di oggi che il GIP ha chiesto l'arresto per l'onorevole di Messina Francantonio Genovese (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle), il più votato d'Italia alle Primarie del PD, mister 20 mila preferenze, salvato dal comitato dei garanti del PD certo non per la sua enorme dote di voti. Accusato di associazione per delinquere, riciclaggio, peculato e truffa per il conseguimento di erogazioni pubbliche nell'ambito dell'inchiesta sugli scandali nella formazione in Sicilia. Oggi si autosospende dal partito e dal gruppo parlamentare, non prima però di aver appoggiato Renzi alle ultime primarie per eleggere il segretario di partito. Ma non è certo una novità che Renzi sia appoggiato da indagati, del resto basta guardare all'interno del suo Esecutivo.
  Il MoVimento 5 Stelle chiede all'onorevole Genovese di evitarci la solita difesa a spada tratta della casta attraverso il voto sull'autorizzazione a procedere e di consegnarsi alle autorità come ogni comune cittadino (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) !

  KHALID CHAOUKI. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  KHALID CHAOUKI. Signor Presidente, io vorrei intervenire intanto per esprimere una grande solidarietà a un ragazzo di 14 anni che è stato vittima di un grave attacco razzista da parte di due compagni che con un casco e una pinza l'hanno aggredito fuori da una scuola, una scuola superiore nel casertano. Un'aggressione razzista, come già accertato dalle forze dell'ordine, e frutto di un clima che tutti noi conosciamo e viviamo ma su cui purtroppo c’è ancora troppo silenzio.
  Nella settimana nazionale contro il razzismo questo ennesimo gesto ci dice che oggi c’è un clima pericoloso anche nelle nostre scuole tra i ragazzi, sui social network, un clima frutto di irresponsabili campagne politiche e frutto di azioni e gesti di razzismo anche nei nostri stadi e soprattutto frutto di una magistratura che molte volte ancora non chiama le cose con il loro nome. Si chiama razzismo e non bullismo, si chiama omofobia e non semplicemente spavalderia fra ragazzi.
  Allora, di fronte a quello a cui abbiamo assistito anche appunto con questo atto di cronaca grave, su cui chiediamo l'intervento immediato da parte dell'autorità, diciamo che va supportata quella che è l'attività dell'Ufficio nazionale antidiscriminazioni razziali, un'agenzia sotto la Presidenza Pag. 142del Consiglio che però appunto non gode ancora di quel sostegno e supporto che le è dovuto.
  Chiediamo che venga fatta appunto una campagna di sensibilizzazione forte nella scuola e soprattutto che ci sia un'iniziativa da parte del Governo per prevenire il razzismo e le discriminazioni (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

  FILIPPO GALLINELLA. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  FILIPPO GALLINELLA. Signor Presidente, questo è il mio primo sollecito al nuovo Governo, quindi mi sento anche abbastanza emozionato. Vorrei richiedere la risposta alle interrogazioni nn. 5-01330, 5-01335, 5-01336, 5-01436, 5-01817, 5-01925 che riguarda la patata di Colfiorito e 5-02092 relativamente all'Antitrust e al confronto fra i prezzi degli agrofarmaci e delle sementi.

  PAOLO PARENTELA. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  PAOLO PARENTELA. Signor Presidente, volevo portare all'attenzione di quest'Aula quanto in questi giorni sta succedendo a Catanzaro.
  Grazie alle indagini del sostituto procuratore Dominijanni, è finalmente emerso quello che dalla stampa è stato battezzato come il «modello Catanzaro». Le intercettazioni hanno portato ad essere iscritti nel registro degli indagati otto, tra politici e dipendenti del comune. Tra gli indagati anche il sindaco Sergio Abramo ed il consigliere Domenico Tallini, che ricopre anche il ruolo di assessore regionale. Il «modello Catanzaro» è già noto a miei concittadini, al di là delle indagini giudiziarie, e va ben oltre eventuali reati commessi dagli indagati.
  A Catanzaro c’è da sempre un sistema politico corrotto, che rende i cittadini schiavi ed i politici padroni, insieme ad alcuni imprenditori loro amici. Un sistema in cui il voto di scambio è all'ordine del giorno e la preferenza nelle urne viene barattata in cambio di soldi o una carta d'identità rilasciata senza fare la fila allo sportello.
  Qui il sistema decide quale negozio o centro commerciale aprire e quale chiudere, quale area cementificare e quale devastare con una discarica illegale. Ho già depositato un'interrogazione al Ministro dell'interno per chiedere lo scioglimento del consiglio comunale di Catanzaro.
  Ma coltivo poche speranze che ciò avvenga, perché voi questa gente la conoscete bene. È la stessa gente che vi porta i voti per poter governare, la stessa gente che costringe i calabresi a cedere ai loro ricatti oppure ad emigrare lontano da questo Paese, la stessa gente che ha distrutto la terra in cui sono nato e l'ha costretta ad essere considerata pattumiera in cui nascondere rifiuti, siano essi rifiuti tossici, urbani o semplicemente rifiuti politici (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PATRIZIA TERZONI. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  PATRIZIA TERZONI. Signor Presidente, volevo anch'io sollecitare la risposta ad un'interrogazione, la n. 4-03441 a mia prima firma, che è rivolta al Ministero degli affari regionali. Chiedo di sollecitare la risposta a questa interrogazione visto l'avvicinarsi delle prossime elezioni comunali. Non chiedo chissà che cosa, ma semplicemente di chiarire un'ambiguità nell'interpretazione dell'articolo 37 del decreto-legge del 18 agosto 2000, n. 267, a seguito della legge 23 dicembre del 2009, articolo 2, comma 184, e cioè l'assegnazione del numero dei consiglieri di maggioranza e di opposizione a seconda dell'arrotondamento per eccesso o per difetto dei risultati ottenuti durante lo scrutinio.
  Questo è molto importante perché può succedere che in alcuni comuni, per esempio, servono, per chiedere la sfiducia al Pag. 143sindaco, dieci consiglieri, ma per un arrotondamento in eccesso alla maggioranza i consiglieri di opposizione sono nove e quindi non possono portare avanti alcune istanze.
  Quindi, credo che questa sia un'ambiguità da risolvere prima del 24 e del 25 maggio 2014.

  ANDREA DE MARIA. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  ANDREA DE MARIA. Signor Presidente, è stato ricordato anche nel dibattito precedente – ma ci tengo a farlo anche in questo momento – che il 19 marzo del 2002 Marco Biagi veniva assassinato a Bologna dalle Brigate rosse. L'hanno colpito mentre era da solo, inerme, l'hanno colpito da vigliacchi a tradimento.
  Marco Biagi – come è noto – era un giuslavorista, uno studioso acuto e intelligente che aveva messo le sue competenze e le sue capacità e il suo impegno al servizio del mondo del lavoro, un uomo che ha reso onore alla sua terra, a cui è sempre stato molto legato, un padre di famiglia presente e affettuoso.
  Marco Biagi è stato insieme docente, formatore e studioso di diritto del lavoro e consulente e consigliere di diversi Governi, a partire dagli anni Novanta. È stato riformista, capace di dialogo e di mediazione, ma tenace e determinato nel suo lavoro e proprio perché è stato riformista – come è accaduto anche a Massimo D'Antona – è stato colpito da un terrorismo cieco e brutale che temeva la capacità delle istituzioni democratiche di rispondere ai bisogni e ai travagli del mondo del lavoro.
  Oggi, nell'anniversario del suo assassinio, il gruppo del Partito Democratico vuole rendergli onore (Applausi).

  GIANLUCA BUONANNO. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  GIANLUCA BUONANNO. Signor Presidente, volevo farle presente che andando a una trasmissione televisiva, «Quinta Colonna», su Rete4, tra i vari collegamenti, c’è stato un collegamento con degli ambulanti del mercato Trionfale di Roma.
  Pur essendo della Lega, in quella trasmissione di lunedì scorso mi ero fatto interprete attraverso un'interrogazione parlamentare per sapere che fine avesse fatto il loro ricorso in tribunale rispetto alla vicenda che riguarda gli ambulanti che sono in questo mercato Trionfale che ha avuto una serie di vicissitudini. Ho predisposto un'interrogazione e mi è stato detto dai funzionari che io quell'interrogazione, così come è stata fatta, non la posso presentare.
  Quindi, mi rivolgo a lei, signor Presidente, se è possibile, solo per sapere, per gli ambulanti del mercato Trionfale, che fine ha fatto la loro richiesta presso il tribunale, perché dopo quattro anni non hanno avuto nessuna risposta in merito a tutto il procedimento.
  Chiudo il mio intervento, signor Presidente, con una cosa che non c'entra niente con quello che ho detto poc'anzi, ma per ricordare – e chiudo veramente – che oggi, 19 marzo, è la festa dei papà. Siccome nessuno in Aula oggi l'ha detto, io ho il piacere di essere padre come tanti altri e, quindi, lo dico e spero sempre che sia la festa del papà e non del genitore uno e del genitore due.

  PRESIDENTE. Ovviamente gli uffici si limitano esclusivamente al vaglio di ammissibilità delle interrogazioni, quindi quando non c’è ammissibilità è perché non è di competenza del Ministero interrogato o addirittura del Governo.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Luigi Gallo. Ne ha facoltà.

  LUIGI GALLO. Signor Presidente, voglio segnalare tramite lei al Governo che nel decreto «enti locali» è previsto un articolo, l'articolo 19, che dà una proroga agli appalti che attualmente sono vigenti per i servizi di pulizia nelle scuole. Per Pag. 144sostenere questa proroga il Governo ha dato anche 20 milioni, e questo dovrebbe consentire alle ditte di aumentare i servizi di pulizia e garantire maggiori diritti ai lavoratori. Infatti, a causa di una scelta scellerata del Governo Letta, oggi gli stessi lavoratori di un tempo che fanno questo servizio si trovano o licenziati o a stipendi dimezzati.
  Ebbene, alcune ditte non stanno attuando questa proroga e quindi, nonostante il decreto sia subito attuativo, ci sono delle ditte che stanno procedendo come se nulla fosse accaduto.
  Io chiedo al Governo che ci sia una adeguata vigilanza, perché così anche l'intervento «toppa» – che noi contestiamo, perché vorremmo una soluzione definitiva a questa vicenda con l'internalizzazione del servizio e dei lavoratori – è fallace, perché poi le ditte non accettano la proroga e provocano comunque danni alla scuola, all'igiene nelle scuole e ai lavoratori.

Modifica nella composizione della Giunta per le autorizzazioni.

  PRESIDENTE. Comunico che il Presidente della Camera ha chiamato a far parte della Giunta per le autorizzazioni il deputato Mariano Rabino in sostituzione del deputato Alessio Tacconi, dimissionario.

Modifica nella composizione della Commissione parlamentare di inchiesta sui fenomeni della contraffazione, della pirateria in campo commerciale e del commercio abusivo.

  PRESIDENTE. Comunico che il Presidente della Camera ha chiamato a far parte della Commissione parlamentare di inchiesta sui fenomeni della contraffazione, della pirateria in campo commerciale e del commercio abusivo il deputato Cosimo Latronico in sostituzione della deputata Lorena Milanato, dimissionaria.

Annunzio della sostituzione di un membro supplente del Comitato parlamentare per i procedimenti d'accusa.

  PRESIDENTE. Comunico che il Presidente della Camera, ai sensi dell'articolo 3, comma 4, del Regolamento parlamentare per i procedimenti di accusa, ha inserito nell'elenco di deputati ai fini delle eventuali sostituzioni di cui all'articolo 3, comma 3, del medesimo Regolamento il deputato Giovanni Monchiero, in luogo del deputato Ivan Catalano, dimissionario.

Ordine del giorno della seduta di domani.

  PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della seduta di domani.

  Giovedì 20 marzo 2014, alle 10:

  1. – Discussione delle mozioni Bergamini ed altri n. 1-00217, Schirò ed altri n. 1-00345, Pannarale ed altri n. 1-00353, Gianluca Pini ed altri n. 1-00359, Colonnese ed altri n. 1-00361, Galgano ed altri n. 1-00366 e Berlinghieri ed altri n. 1-00384 concernenti iniziative per un efficace utilizzo degli strumenti finanziari messi a disposizione dalla Banca di sviluppo del Consiglio d'Europa e per favorire l'integrazione tra tali risorse e quelle dell'Unione europea (per la discussione sulle linee generali).

  2. – Discussione delle mozioni Castelli ed altri n. 1-00348, Marcon ed altri n. 1-00362, Guidesi ed altri n. 1-00363 e Giorgia Meloni ed altri n. 1-00372 concernenti lo scostamento dai parametri europei in materia di deficit pubblico (per la discussione sulle linee generali).

  3. – Discussione delle mozioni Giancarlo Giorgetti ed altri n. 1-00340, Zan ed altri n. 1-00354, Gigli ed altri n. 1-00364, Brunetta ed altri n. 1-00365, Ferraresi ed altri n. 1-00367, Pizzolante e Dorina Bianchi n. 1-00370 e Moretto ed altri n. 1-Pag. 14500385 concernenti iniziative in merito agli eccezionali eventi meteorologici che hanno colpito di recente il Veneto e l'Emilia Romagna (per la discussione sulle linee generali).

  4. – Discussione delle mozioni Brunetta ed altri n. 1-00290, Roberta Agostini ed altri n. 1-00273, Vezzali ed altri n. 1-00319, Prataviera ed altri n. 1-00379 e Dorina Bianchi n. 1-00381 concernenti iniziative per promuovere la parità di genere nel settore dello sport (per la discussione sulle linee generali).

  La seduta termina alle 20,50.

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VOTAZIONI QUALIFICATE EFFETTUATE MEDIANTE PROCEDIMENTO ELETTRONICO

INDICE ELENCO N. 1 DI 4 (VOTAZIONI DAL N. 1 AL N. 13)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
1 Nom. Ddl 2012-A – em. 2.1 386 386 194 89 297 86 Resp.
2 Nom. em. 2.4 388 388 195 89 299 85 Resp.
3 Nom. em. 2.3 385 385 193 84 301 85 Resp.
4 Nom. em. 2.5 395 395 198 90 305 85 Resp.
5 Nom. em. 2.100 396 369 27 185 76 293 85 Resp.
6 Nom. em. 2.17 400 398 2 200 78 320 85 Resp.
7 Nom. subem. 0.2.23.1 411 347 64 174 343 4 85 Appr.
8 Nom. em. 2.23 419 353 66 177 351 2 85 Appr.
9 Nom. em. 3.400 419 418 1 210 418 85 Appr.
10 Nom. em. 3.109 421 420 1 211 129 291 85 Resp.
11 Nom. em. 3.110 414 412 2 207 114 298 85 Resp.
12 Nom. subem. 0.3.200.1 416 416 209 409 7 85 Appr.
13 Nom. em. 3.200 rif. 420 420 211 420 85 Appr.

F = Voto favorevole (in votazione palese). – C = Voto contrario (in votazione palese). – V = Partecipazione al voto (in votazione segreta). – A = Astensione. – M = Deputato in missione. – T = Presidente di turno. – P = Partecipazione a votazione in cui è mancato il numero legale. – X = Non in carica.
Le votazioni annullate sono riportate senza alcun simbolo. Ogni singolo elenco contiene fino a 13 votazioni. Agli elenchi è premesso un indice che riporta il numero, il tipo, l'oggetto, il risultato e l'esito di ogni singola votazione.

INDICE ELENCO N. 2 DI 4 (VOTAZIONI DAL N. 14 AL N. 26)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
14 Nom. em. 3.401 415 415 208 414 1 85 Appr.
15 Nom. em. 3.25 420 322 98 162 60 262 85 Resp.
16 Nom. em. 3.402 426 421 5 211 349 72 84 Appr.
17 Nom. articolo agg. 3.04 432 422 10 212 195 227 82 Resp.
18 Nom. articolo agg. 3.0100 455 445 10 223 190 255 66 Resp.
19 Nom. em. 3-bis.400 449 376 73 189 281 95 66 Appr.
20 Nom. Dis. 1.1 443 439 4 220 372 67 66 Appr.
21 Nom. Risoluz. Speranza e a. n. 6-56 463 461 2 231 292 169 55 Appr.
22 Nom. Risoluz. G. Pini e a. n. 6-57 464 417 47 209 93 324 55 Resp.
23 Nom. Risoluz. Ricciatti e a. n. 6-58 465 464 1 233 126 338 55 Resp.
24 Nom. Risoluz. Brunetta e a. n. 6-59 464 461 3 231 43 418 54 Resp.
25 Nom. Risoluz. Carinelli e a. n. 6-60 466 455 11 228 99 356 54 Resp.
26 Nom. Ddl 2012-A – voto finale 404 354 50 178 347 7 83 Appr.


INDICE ELENCO N. 3 DI 4 (VOTAZIONI DAL N. 27 AL N. 39)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
27 Nom. Pdl 1843-A – mantenimento articolo 1 395 390 5 196 319 71 83 Appr.
28 Nom. em. 2.100 394 389 5 195 285 104 83 Appr.
29 Nom. em. 2.52 391 386 5 194 102 284 83 Resp.
30 Nom. em. 2.1 rif. 390 386 4 194 381 5 83 Appr.
31 Nom. articolo 2 397 390 7 196 321 69 83 Appr.
32 Nom. em. 3.50 396 391 5 196 284 107 83 Appr.
33 Nom. em. 3.51 399 360 39 181 71 289 83 Resp.
34 Nom. em. 3.2 395 390 5 196 86 304 83 Resp.
35 Nom. em. 3.4, 3.52 392 370 22 186 114 256 82 Resp.
36 Nom. articolo 3 396 390 6 196 298 92 82 Appr.
37 Nom. em. 4.1 394 388 6 195 122 266 82 Resp.
38 Nom. em. 4.50 393 384 9 193 107 277 82 Resp.
39 Nom. em. 4.4 399 393 6 197 109 284 82 Resp.
INDICE ELENCO N. 4 DI 4 (VOTAZIONI DAL N. 40 AL N. 51)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
40 Nom. em. 4.5 395 376 19 189 93 283 82 Resp.
41 Nom. articolo 4 392 386 6 194 291 95 82 Appr.
42 Nom. em. 5.50 389 384 5 193 95 289 82 Resp.
43 Nom. em. 5.100 394 387 7 194 373 14 82 Appr.
44 Nom. articolo 5 389 385 4 193 310 75 82 Appr.
45 Nom. articolo 6 396 392 4 197 319 73 81 Appr.
46 Nom. em. 7.53 383 374 9 188 110 264 81 Resp.
47 Nom. em. 7.51 387 380 7 191 88 292 81 Resp.
48 Nom. em. 7.54 393 373 20 187 73 300 81 Resp.
49 Nom. articolo 7 395 391 4 196 300 91 81 Appr.
50 Nom. articolo 8 394 389 5 195 315 74 81 Appr.
51 Nom. Pdl 1843-A – voto finale 346 342 4 172 269 73 80 Appr.