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Resoconto dell'Assemblea

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XVII LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 189 di giovedì 13 marzo 2014

Pag. 1

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE MARINA SERENI

  La seduta comincia alle 12,30.

  PRESIDENTE. (Il deputato Cera espone una bandiera tricolore) Prima di invitare il deputato segretario a dare lettura del processo verbale della seduta precedente, chiederei all'onorevole Cera di riporre l'amato simbolo della nostra nazione. Apprezziamo che sia qui, ma adesso lei lo deve riporre.

  ENRICO GASBARRA, Segretario, legge il processo verbale della seduta di ieri.
  (È approvato).

  PRESIDENTE. Salutiamo gli studenti e gli insegnanti delle classi del IV e V scientifico B dell'istituto De Merode di Roma e gli studenti dell'istituto comprensivo Annibale Olivieri di Pesaro, che stanno assistendo ai nostri lavori dalle tribune (Applausi).

Missioni.

  PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Aiello, Baruffi, Bindi, Ciprini, Cirielli, Di Lello, Fanucci, Galati, Rigoni e Tidei sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.
  I deputati in missione sono complessivamente ottantatrè, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell’allegato A al resoconto della seduta odierna.
  Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell’allegato A al resoconto della seduta odierna.

Seguito della discussione del disegno di legge: S. 1248 – Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 16 gennaio 2014, n. 2, recante proroga delle missioni internazionali delle Forze armate e di polizia, iniziative di cooperazione allo sviluppo e sostegno ai processi di ricostruzione e partecipazione alle iniziative delle organizzazioni internazionali per il consolidamento dei processi di pace e di stabilizzazione (Approvato dal Senato) (A.C. 2149) (ore 12,35).

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del disegno di legge n. 2149, già approvato dal Senato: Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 16 gennaio 2014, n. 2, recante proroga delle missioni internazionali delle Forze armate e di polizia, iniziative di cooperazione allo sviluppo e sostegno ai processi di ricostruzione e partecipazione alle iniziative delle organizzazioni internazionali per il consolidamento dei processi di pace e di stabilizzazione.
  Ricordo che, nella seduta di ieri, il Governo ha posto la questione di fiducia sull'approvazione, senza emendamenti ed articoli aggiuntivi, dell'articolo unico del disegno di legge di conversione del decreto-legge in esame, nel testo delle Commissioni, identico a quello approvato dal Senato (Per l'articolo unico del disegno di legge di conversione nel testo recante le Pag. 2modificazioni apportate dal Senato e per gli emendamenti riferiti agli articoli del decreto-legge vedi l'allegato A della seduta del 12 marzo 2012 – A.C. 2149).

(Dichiarazioni di voto sulla questione di fiducia – Articolo unico – A.C. 2149)

  PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto sulla questione di fiducia dei rappresentanti dei gruppi e delle componenti politiche del gruppo Misto.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Di Lello. Ne ha facoltà.

  MARCO DI LELLO. Signor Presidente, la conversione del decreto-legge in esame è una sorta di atto dovuto e il voto di fiducia al Governo anche. Noi socialisti voteremo dunque a favore della conversione del decreto, ma abbiamo, ancora una volta, da fare alcune raccomandazioni che ci auguriamo saranno tenute in considerazione quando, a giugno, si tornerà a discutere di nuovo della proroga delle missioni internazionali.
  Il decreto-legge è costituito da numeri e tabelle, ma è alla filosofia e alla linea politica che vanno la nostra attenzione e le nostre raccomandazioni, perché siamo consapevoli di quanto le missioni internazionali siano in qualche modo la proiezione del nostro Paese sullo scenario internazionale, e sappiamo anche che queste sono composte da una presenza militare ed una cooperazione civile, un mix che credo tanti, se non tutti, in quest'Aula vorremmo bilanciare in un equilibrio diverso: più cooperazione civile, meno presenza militare.
  Sappiamo come in tanti Paesi quasi sempre la politica estera viene intesa come argomento su cui maggioranza e minoranza tendono a convergere, proprio perché si tratta dell'immagine e dell'azione del proprio Paese. Sappiamo anche che la politica estera ha bisogno di continuità; anche per questo non faremo mancare il nostro consenso, ma, come abbiamo già ricordato nei mesi scorsi in quest'Aula, le missioni internazionali hanno due anime, quella militare e la cooperazione civile, e in tema di cooperazione civile non posso non ricordare che abbiamo ancora due grandi problemi. Da un lato, le scarse risorse finanziarie; è ancora vergognosa la nostra posizione agli ultimi posti nella graduatoria dei Paesi contributori. Abbiamo, dal 2008 al 2013, quasi totalmente tagliato gli stanziamenti, ora c’è un'inversione di tendenza, ne siamo contenti, ma non ce ne sfugge l'insufficienza. Inoltre, manca ancora una legge organica su questo tema, se ne parla da anni ma quanto ai fatti stiamo ancora aspettando. Tra le riforme promesse dal premier Renzi ci auguriamo ci sia spazio anche per questa.
  Infine, le due raccomandazioni e concludo. Lo stanziamento per le future missioni deve prevedere una porzione maggiore per la parte che riguarda la cooperazione civile rispetto a quella militare. La seconda raccomandazione che oggi reitero si riferisce alla possibilità che, in futuro, i gruppi parlamentari si possano esprimere in modo differenziato sulle singole missioni, anche per evitare di usare la politica estera come strumento di contrapposizione tra le parti politiche diverse di questo Parlamento. Il Governo si impegni allora ad adottare questo metodo di discussione differenziato sulle singole missioni, anche al fine di ottenere maggior consenso nel nostro Parlamento.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Ottobre. Ne ha facoltà.

  MAURO OTTOBRE. Signora Presidente, onorevoli colleghi e colleghe, i deputati delle Minoranze linguistiche voteranno la fiducia al Governo come atto politico e perché condividono nel merito le disposizioni contenute nel decreto-legge relativo alla proroga della partecipazione italiana alle missioni internazionali e agli interventi di cooperazione allo sviluppo.
  Le disposizioni urgenti del provvedimento non si esauriscono nella sola proroga del termine della partecipazione italiana e delle autorizzazioni di spesa sino al 30 giugno 2014, ma interessano ulteriori Pag. 3aspetti e, in primo luogo, il trattamento economico e giuridico del personale impegnato, i cui profili normativi richiamano l'esigenza di introdurre una complessiva ed organica normativa di riferimento anche in ordine alla procedura da adottare in merito alla deliberazione e alla autorizzazione della partecipazione alle missioni internazionali. È materia che è già oggetto di proposte normative e di confronto nella Commissione difesa della Camera. È stata ragione di analisi nelle precedenti legislature e che opportunamente il Ministro della difesa ha evidenziato, esponendo le sue linee programmatiche ieri in Senato.
  Condividiamo pienamente l'esigenza di individuare adeguati profili giuridici ed economici funzionali ad un iter normativo di approvazione dei provvedimenti di proroga più efficace. Apprezziamo la previsione, da parte del Ministro Pinotti, di una delega legislativa per la definizione di un corpus di norme specifiche da inserire nel codice militare di pace relative alle missioni internazionali. Siamo del tutto d'accordo con il Ministro Pinotti quando osserva che, in ordine alla revisione dello strumento militare, il capitale umano è importante e strategico in un'organizzazione complessa come la difesa, in cui si richiede alle nostre Forze armate spirito di sacrificio e senso del dovere.
  La partecipazione dell'Italia alle missioni di pace è un aspetto fondamentale ai fini della nostra collocazione europea e internazionale e costitutivo della nostra politica estera di difesa. Non vi sono profili differenti che l'Italia possa assumere in un quadro della situazione internazionale caratterizzato da forti criticità e tensioni. Occorre operare al fine di individuare indirizzi strategici coerenti e razionali, fondati sugli scenari di crisi e di impiego delle missioni internazionali.
  In questa prospettiva, ribadiamo ciò che a noi appare come un obiettivo ineludibile della nostra politica di difesa: sostenere un processo di integrazione e di unificazione, in sede europea, delle politiche di difesa e della partecipazione internazionale. Il rafforzamento del ruolo dell'Agenzia europea della difesa è la condizione primaria ed è ormai urgente che l'Italia promuova in prima persona tale politica.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Cirielli. Ne ha facoltà.

  EDMONDO CIRIELLI. Signor Presidente, colleghi, componenti del Governo, intervengo per annunciare il voto contrario alla fiducia del gruppo Fratelli d'Italia. È un voto contrario che parte innanzitutto dal fatto che noi non abbiamo fiducia nel Governo Renzi, perché è un Governo formato dalla stessa maggioranza del Governo Monti, che ha provocato tanti disastri all'Italia, e dalla stessa maggioranza del Governo che da poco è stato sostituito e perché, da ultimo, vediamo anche segnali preoccupanti di «inciuci» e di accordi tra il PD e Forza Italia, che riteniamo siano la conferma di una politica malata in Italia.
  Ma siamo contro la fiducia perché riteniamo assai grave che il Governo ponga la questione di fiducia su un tema di politica internazionale, quello del rifinanziamento delle missioni di pace dei nostri militari all'estero ma anche di sostegno alle popolazioni, perché ovviamente sono tante le missioni e c’è, ancora una volta, un accorpamento tra le varie missioni, per cui ogni gruppo politico può avere posizioni differenti sulle singole missioni, così come è legittimo che sia. È chiaro che non si può mettere sullo stesso piano l'intervento in Afghanistan e quello, piuttosto, nell'Africa o nel Mediterraneo o nei Balcani o in Libano o nell'Oceano indiano. Ogni intervento ha una storia a sé ed è legittimo che le forze politiche possano concorrere alla politica internazionale in maniera chiara e lineare.
  Con il voto di fiducia – perché questo Governo, questa maggioranza, ha iniziato questa prassi del voto di fiducia sulle missioni internazionali – si tende gravemente a compromettere l'unità nazionale rispetto alle politiche estere. Nella vicenda non posso non sottolineare che il PD, che quando si è trovato all'opposizione ha Pag. 4sempre criticato l'accorpamento delle varie missioni internazionali all'interno di un unico decreto e la semestralità del provvedimento, oggi ripropone, ancora una volta, con due suoi Ministri, quello della difesa e quello degli affari esteri, la Pinotti e la Mogherini, lo stesso schema che le due stesse colleghe, che da deputate criticavano, e oggi, da Ministre, ripercorrono.
  Ma c’è un dato principale: noi siamo contrari a votare la fiducia e voteremo anche contro il decreto, innanzitutto per la vicenda vergognosa dei due marò. Non possiamo ignorare che, nel corso di missioni internazionali due nostri militari, mandati dallo Stato a contrastare la pirateria internazionale nell'Oceano indiano, a beneficio soprattutto dell'India, che trae vantaggio dal commercio internazionale libero nell'Oceano indiano, siano stati sequestrati in spregio ad ogni normativa internazionale. E l'Italia, questi Governi, con la stessa maggioranza del Governo Renzi e ancora oggi il Governo Renzi, ignorano completamente la tutela nelle sedi opportune da parte dell'Italia. E ho sentito qualcuno che dice che l'Italia fa poco per l'ONU, fa poco per le missioni internazionali. Noi facciamo troppo: l'Italia è tra i primi dieci contributori del mondo, per essere trattata a calci in faccia dalla comunità internazionale. L'Italia dovrebbe non soltanto ritirare tutti i suoi militari, ma sospendere i pagamenti all'ONU, all'Unione europea, alla Nato, perché solo così possiamo far rispettare la legalità internazionale. Invece, evidentemente, per biechi interessi finanziari, che poi accerteremo con una Commissione parlamentare di inchiesta, singoli Ministri, tradendo anche la Costituzione, probabilmente hanno abbandonato i nostri militari.
  Allora, tornando sulle missioni internazionali, è chiaro che noi siamo fermamente convinti che l'Italia debba partecipare alla lotta contro il terrorismo internazionale, alla stabilizzazione dei balcani, che sono il nostro Oriente, o alla stabilizzazione del Mediterraneo e del Libano, perché sono il nostro sud, e l'abbiamo sempre fatto, purtroppo perdendo anche decine di vite umane di nostri militari, ricordati soltanto nei funerali dalle forze politiche e poi puntualmente abbandonati, non soltanto nelle assunzioni, perché molti di quelli sono persino precari, così come oggi il Governo, proprio in Commissione affari costituzionali, ha ribadito che non gliene importa nulla di tutelare i precari delle Forze armate. Ebbene, a chiacchiere tutti si ricordano di queste persone e poi, nei fatti, due nostri militari sono ancora sequestrati in India, mentre il diritto internazionale prevedeva che avessero immunità funzionale, mentre il diritto internazionale prevedeva che, se c’è un reato, essa va accertato nelle acque internazionali dallo Stato che batte bandiera, così come è sempre avvenuto in tutte le parti del mondo.
  E a chi dice che dobbiamo internazionalizzare – e lo sta dicendo Renzi già da qualche mese, poi vedremo come lo farà, dicendo dobbiamo fare un arbitrato, ci vorrà tempo – dico che noi dovremmo andare davanti all'ONU, in base all'articolo 33 del Trattato, perché questa è una vicenda che può mettere a repentaglio anche la pace nel mondo. Altri Paesi avrebbero fatto ben altro, noi invece siamo rispettosi del diritto internazionale, siamo per la soluzione pacifica dei conflitti e, in cambio di questa nostra correttezza, di fatto, la Nato, l'ONU, l'Unione europea ci hanno completamente abbandonato. E l'India, semplicemente per motivi elettorali...perché tutti sanno che ormai la vicenda dei due marò è usata reciprocamente nello scontro tra Sonia Gandhi e il partito nazionalista, perché la Sonia Gandhi si vergogna di essere italiana e, quindi, attacca i nostri italiani per dire che lei non tutela nessuno, e i nazionalisti attaccano la Gandhi per dire che lei difende gli italiani.
  Allora, nel rispetto del diritto internazionale, dobbiamo sollevare la questione dell'articolo 33 del Trattato delle Nazioni Unite, che rivolge e lascia all'organizzazione delle Nazioni Unite la risoluzione pacifica dei conflitti e delle controversie. Ed è assurdo che noi in questa legge andiamo ancora una volta a finanziare Pag. 5missioni, l’Ocean Shield e la Atalanta dell'Unione europea e della Nato, per tutelare i traffici internazionali marittimi e commerciali nell'Oceano indiano a beneficio principale proprio dell'India. E immaginate: i nostri marò sono intervenuti persino a liberare dei pescherecci indiani, liberando marinai indiani. Per carità, bene hanno fatto, perché noi siamo un popolo pacifico, civile, ricco di storia, capace di difendere sempre il diritto internazionale e il diritto dappertutto. I nostri uomini e donne in uniforme sono apprezzati su tutti i fronti.
  Sono stato in Afghanistan, in Libano, Bosnia, in Kosovo e dappertutto gli italiani sono considerati coloro che, veramente con professionalità e con serietà, fanno rispettare il diritto internazionale. Ma tutto ciò ci costa tanti soldi, tante vite e se noi diamo questa partecipazione all'ONU, alla Nato, all'Unione europea, lo facciamo perché crediamo nel diritto e queste organizzazioni non possono poi, per motivi finanziari, solo perché l'India è un Paese di oltre un miliardo di persone e tutti vogliono fare affari con quel grande mercato, lasciare sola l'Italia grazie a Governi imbelli (gli ultimi tre) che, semplicemente, per mancanza di coraggio e di senso dello Stato, o per interesse di altra natura di tipo finanziario, hanno abbandonato i nostri militari. Oggi tutto il Parlamento, con l'ordine del giorno del presidente Vito, che ringrazio per il suo impegno, e che anche noi abbiamo firmato, si prepara a chiedere ancora una volta al Governo di fare il proprio dovere.
  Noi chiediamo al Governo Renzi di essere consequenziale e di non imbrogliare i cittadini con telefonate come quelle fatte il giorno dell'insediamento per dire ho chiamato i marò; faremo la nostra parte. La nostra parte si deve fare con atti concreti e consequenziali. Innanzitutto ritirando, almeno inizialmente, dall'Oceano Indiano tutti i nostri militari. È una missione che ci costa centinaia di milioni di euro. Abbiamo 622 uomini impegnati e sappiamo che, se magari l'India o qualche altro Paese che si trova da quelle parti li sequestra, a nessuno gliene importerà nulla. Allora, credo sia impossibile votare il decreto nel suo complesso, così come ovviamente è impossibile votare la fiducia ad un Governo che continua a prendere in giro gli italiani e purtroppo continua a prendere in giro anche i marò e i suoi familiari (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Gianluca Pini. Ne ha facoltà.

  GIANLUCA PINI. Signor Presidente, vedo che ci sono pochi colleghi in Aula nonostante il rito, che si ripresenta, della fiducia, che dovrebbe essere un pochettino più partecipato, se non altro da chi, in maniera più o meno convinta, soprattutto all'interno del Partito Democratico, crede veramente che gli spot pubblicitari di Renzi poi possano portare, in qualche modo, a far assaggiare agli italiani un prodotto (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie) che, per ora, non vediamo, ma che ci auguriamo non sia indigesto, come quello propinato dagli ultimi Governi non eletti che ci siamo dovuti sorbire all'interno di questo Paese (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie). Detto ciò, è chiaro che noi non voteremo assolutamente la fiducia al Governo Renzi per tutta una serie di motivi diversi, sia di metodo, che di sostanza. Per quanto riguarda il metodo (come ricordavo ieri, appena il Ministro Boschi è arrivata in quest'Aula a dirci, in maniera molto semplice, che ritornava il rito della fiducia quando non si riuscivano a risolvere problemi politici all'interno della maggioranza): è stata posta questa sorta di tagliola nei confronti di un dibattito parlamentare su un tema delicatissimo come quello delle missioni internazionali. Si tratta di un tema delicato non solo per la vicenda squallida dei marò che i precedenti Governi, ma mi pare anche questo, non riescono a risolvere, ma anche per come vengono affrontate le missioni internazionali. Le missioni internazionali devono essere affrontate in un Paese serio – ed evidentemente non lo Pag. 6siamo sotto questo profilo – singolarmente. Quando si decide di inviare delle truppe, che siano militari o che siano cooperanti, in Paesi che hanno bisogno di un sostegno o di una forza di interposizione, spesso e volentieri perché vi sono conflitti che vanno a toccare i civili, è chiaro che ci deve essere un dibattito serio all'interno del Parlamento, perché è la Costituzione che voi tanto sbandierate a difesa dei vostri interessi, ma non di quelli collettivi, che lo impone. Quando ci sono missioni che devono spostare comunque risorse di tutti i cittadini in Paesi stranieri è chiaro che ci dovrebbe essere un dibattito approfondito. «No», voi invece continuate con il vecchio metodo di fare cosa ? Di mettere tutto in un unico calderone, in modo che non si possa andare ad analizzare quello che è effettivamente il rapporto costi-benefici di queste missioni e magari ci buttate dentro, come è successo in questo decreto-legge, un po’ di «marchette» per qualche amico, perché magari a qualcuno possano i mal di pancia, visto che, incredibilmente, una buona parte della sinistra, quando è all'opposizione, è totalmente antimilitarista; quando va al Governo, assolutamente le missioni internazionali non si possono toccare.
  Ecco, a noi questo metodo ipocrita di affrontare quelle che sono delle vere e proprie emergenze sul piano internazionale non ci piace. Quindi, chiaramente non possiamo aderire alla richiesta del voto di fiducia, anche per un fatto politico.
  Non crediamo – e lo ripeto – che il grande show di ieri del signor Renzi possa portare a dei risultati concreti, anche perché la controprova l'abbiamo avuta pochi minuti fa. Ieri sembrava che il Presidente del Consiglio avesse vinto alla lotteria. Io mi ricordo l'ultima legge di stabilità, quando c'erano colleghi che si arrabattavano per trovare coperture da pochi milioni di euro o addirittura, certe volte, da poche centinaia di migliaia di euro, per dare copertura magari a dei servizi essenziali, come quelli sociali. Adesso, invece, si trovano miliardi di euro come se quelli che c'erano prima, evidentemente, erano tutti rimbambiti e avevano aperto i cassetti sbagliati. Il problema è che poi dalla pubblicità si va alla realtà. E mezz'ora fa, un'ora fa il Ministro del welfare ha già detto: «Attenzione, però, manca un miliardo di euro per la cassa integrazione in deroga». Ecco che iniziano ad arrivare i problemi (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie).
  Allora, a noi le cialtronate non piacciono. Questo decreto-legge è una cialtronata a tutti gli effetti, perché – ripeto – mette assieme cose delicatissime con cose che non hanno assolutamente nulla a che vedere con quella che è l'importanza di determinate missioni. Non pone, sul piano della costituzionalità, nulla di costituzionale – e questa è una cosa che abbiamo detto ieri –, perché fare un decreto-legge e, quindi, usare la decretazione di urgenza, chiedere l'urgenza per introdurre una norma semplicemente per prorogare di sei mesi missioni, che sappiamo benissimo – tipo quella afghana – che dureranno almeno fino alla fine dell'anno, è un'ennesima presa in giro nei confronti del Parlamento e dei cittadini. Viene completamente «drenato» il fondo per le missioni. Non si sa come verrà eventualmente rifinanziato. Se ci saranno emergenze, quelle sì, non potranno essere finanziate perché il fondo è stato svuotato.
  Però, a voi evidentemente questo modo di fare – ripeto – cialtronesco piace e forse è anche l'unico che conoscete. Quindi, è chiaro che per noi, anche sotto un profilo della sostanza, questo provvedimento non può assolutamente trovare il nostro favore. E non lo può trovare anche perché non avete avuto il coraggio – e chiudo, Presidente – di inserire un minimo di ragionamento. Io capisco che non è una questione che si possa risolvere con legge, ma si possono creare le condizioni affinché ci sia una tutela forte per la questione dei due marò, che sono tuttora trattenuti in India. I passi che ha fatto il Governo ultimamente in senso buono – noi riteniamo – li ha fatti perché è stato stimolato dall'opposizione, non perché ha finalmente capito qual era la strada giusta; ve l'abbiamo indicata noi, cioè il ricorso a un tribunale internazionale chiedendo di Pag. 7applicare la legge del mare di Amburgo e non le trattative, tra l'altro demandate ad un signore che era presente al Governo lo stesso giorno in cui è successo il pasticcio. Allora, io mi chiedo con quale credibilità voi potete pensare di trattare con gli indiani, mandando a trattare la stessa persona che di fatto ha combinato il pasticcio, cioè l'ex sottosegretario e attuale commissario De Mistura.
  Ripeto, il leitmotiv di questo decreto-legge e – mi sembra – anche il leitmotiv di un po’ tutto il neonato ma già vecchio Governo, se non altro per i metodi che utilizza per cercare di dare soluzioni o per lo meno di vendere in qualche modo un prodotto che evidentemente ancora, però, non è riuscito a rendere credibile, non ci piacciono. Sono assolutamente – ripeto – fumosi, sono confusi e sono molto, ma molto cialtroneschi. E, quindi, per questo noi assolutamente né daremo la fiducia né voteremo a favore nel voto finale di questo provvedimento (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Fucsia Fitzgerald Nissoli. Ne ha facoltà.

  FUCSIA FITZGERALD NISSOLI. Signora Presidente, rappresentanti del Governo e onorevoli colleghi, prendo la parola per esprimere l'orientamento favorevole del gruppo Per l'Italia a votare la fiducia posta dal Governo sulla conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 16 gennaio 2014, n. 2, concernente la proroga della partecipazione italiana alle missioni internazionali. Il decreto in questione si inquadra in uno scenario internazionale in continuo cambiamento. Esso è uno strumento necessario per la proiezione internazionale dell'Italia e come tale riscuote il nostro apprezzamento.
  Il nostro Paese ha un ruolo fondamentale da svolgere come attore internazionale e nell'ambito dell'Unione europea, nel rispetto della Costituzione e dei trattati dell'Unione. La Carta delle Nazioni Unite, nell'indicare la pace come finalità dell'organizzazione, costituisce il fondamento per lo sviluppo di missioni, per il mantenimento della pace e la sicurezza internazionale.
  La pace non è solo l'assenza di un conflitto armato, ma è il risultato di un processo articolato, volto all'affermazione di un ordine internazionale che si basa sulla sicurezza degli Stati e la creazione dei presupposti per la convivenza pacifica e lo sviluppo armonioso di tutte le nazioni. Questi sono anche degli obiettivi sanciti dall'articolo 11 della Costituzione italiana, la quale indica la pace e la giustizia fra le nazioni quale fondamento delle limitazioni di sovranità necessarie alla partecipazione alle organizzazioni internazionali rivolte a tale scopo. La norma è stata scritta in vista della partecipazione dell'Italia alle Nazioni Unite e in seguito posta a fondamento anche della partecipazione ad altre organizzazioni internazionali e alle Comunità europee.
  In tempi recenti ci siamo trovati di fronte alla necessità di partecipare, nel quadro di un'azione multilaterale, ad operazioni di peacekeeping, con l'invio di contingenti militari all'estero. È stata una necessità dettata dal diritto internazionale e dalla responsibility to protect, da esigenze che sarebbero alla base della cosiddetta ingerenza umanitaria.
  Tuttavia non abbiamo una norma costituzionale che disciplina l'autorizzazione della partecipazione dell'Italia alle missioni internazionali. Ma l'articolo 11 è sufficiente a coprire le esigenze di sicurezza internazionale, che comprendono anche il complesso contrasto al terrorismo, alla pirateria – e qui voglio ricordare i nostri Marò – che si sono manifestate nell'ambito dell'evoluzione storica dello scenario internazionale, sotto l'egida delle Nazioni Unite.
  L'endiadi pace-sicurezza sta a significare un passaggio significativo da una dimensione etica ad un obiettivo politico, in cui si legittima l'uso della forza. Ed è proprio di natura politica il ruolo che il Parlamento oggi sta esercitando in questa sede. Vi è stata, nell'arco di questi anni, una parlamentarizzazione delle missioni, Pag. 8in cui il Parlamento è stato chiamato periodicamente, per i primi sei mesi, alla conversione in legge di decreti-legge di autorizzazione o proroga di missioni all'estero, come in questo caso, in assenza di una legge organica in materia.
  Credo che il tempo sia maturo per arrivare alla definizione di una legge organica, nell'ambito di una visione strategica dell'Italia per quanto concerne le politiche di sicurezza e difesa. Esse infatti devono essere ridefinite in un contesto internazionale profondamente cambiato e ancora in evoluzione, in cui la nozione di difesa si adegua ai tempi quale bene da assicurare anche oltre i confini nazionali. Oggi i nostri militari, assieme ad operatori civili, sono presenti nei vari scenari di crisi per salvaguardare i diritti fondamentali in ogni angolo del mondo.
  Questo provvedimento introduce anche alcuni elementi che ritengo molto qualificanti per la nostra azione in tali contesti, come l'assistenza ai rifugiati, la prevenzione ed il contrasto alla violenza sulle donne e la tutela e promozione dei diritti dei minori. Punti qualificanti, che si uniscono all'aver fatto un sostegno ai processi di pace e stabilizzazione in varie parti del pianeta, dove l'Italia si è sempre contraddistinta per capacità operativa ed umanità, la sola che può ridare ad una popolazione la speranza nel futuro, che poi è speranza nell'uomo stesso e nella sua capacità di riconoscere il suo volto nell'altro e percorrere la strada della vita insieme.
  Tralascio l'elenco dei teatri di crisi in cui siamo presenti e tutto quello che ad essi è connesso. Tuttavia sento il dovere morale, oltre che politico, di esprimere una profonda riconoscenza nei confronti di chi ha sacrificato la vita per la pace e la sicurezza nel mondo. Anche per loro, oggi, siamo qui con il nostro debito di gratitudine, per dare uno strumento giuridico in grado di garantire la continuità dei lavori in corso. L'Italia ha un ruolo chiave in questi processi di pacificazione e di ricostruzione del tessuto politico e civile di molti Paesi, a partire dalla Libia per arrivare al Libano ed all'Afghanistan.
  Noi Popolari per l'Italia ne siamo convinti e riponiamo nei nostri operatori di pace la nostra piena fiducia. La stessa fiducia che vogliamo esprimere al Governo affinché abbia la forza di agire sul piano internazionale dando all'Italia il ruolo che merita. Per queste ragioni, annuncio il voto favorevole sulla questione di fiducia posta dal Governo (Applausi dei deputati del gruppo Per l'Italia).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Antimo Cesaro. Ne ha facoltà.

  ANTIMO CESARO. Signora Presidente, onorevoli colleghi, rappresentanti del Governo, il disegno di legge di conversione del decreto-legge n. 2 del 2014, approvato in prima lettura al Senato, reca una serie di disposizioni volte ad assicurare, per il periodo 1o gennaio-30 giugno 2014, la proroga della partecipazione del personale delle Forze armate e di polizia alle missioni internazionali, nonché la prosecuzione di interventi di cooperazione allo sviluppo e a sostegno dei processi di pace e di stabilizzazione. Vengono regolati, altresì, i profili normativi connessi alle missioni e si prevede, per specifici aspetti, una normativa strumentale al loro svolgimento individuata essenzialmente mediante un rinvio all'ordinamento vigente. La scelta dello strumento del decreto-legge è determinata dalla scadenza al 31 dicembre 2013 del termine previsto dal precedente provvedimento di finanziamento e dalla conseguente necessità di fornire in tempi brevi adeguata copertura giuridica e finanziaria agli interventi stabiliti, nonché all'azione dei contingenti militari e del personale appartenente alle forze di polizia impiegati nelle diverse aree geografiche.
  Con questo provvedimento siamo di fronte ad una pratica divenuta ormai costante dal 2001 che riguarda in via esclusiva le missioni previste da questo stesso provvedimento entro limiti temporali stabiliti e certi. Si torna qui, ancora una volta, alla cadenza semestrale che possiamo definire usuale e maggiormente Pag. 9ricorrente negli ultimi anni e che rappresenta certo un arco di tempo appena sufficiente a garantire continuità, stabilità e capacità di programmazione. Sappiamo che, ovviamente, una copertura almeno annuale, come osservato più volte anche da alcuni colleghi negli interventi precedenti, sarebbe preferibile sotto tutti i punti di vista. L'ultimo provvedimento di proroga del finanziamento delle missioni è venuto a scadenza, come si diceva, il 31 dicembre 2013. In vigenza delle stesse è risultato pertanto necessario procedere con urgenza a un rifinanziamento.
  Secondo quanto giustamente rilevato dai vari relatori nelle Commissioni e anche dell'onorevole Causin, i recenti sviluppi della situazione in Ucraina, per esempio, su cui ha riferito nei giorni scorsi il Ministro degli affari esteri, confermano la necessità che i Parlamenti degli Stati membri dell'Unione europea si confrontino in modo più stringente e coordinato sulle grandi questioni delle relazioni internazionali. Colgo questa occasione per auspicare la promozione di un dibattito parlamentare che, anche in vista del semestre di Presidenza dell'Unione, indichi al Governo le priorità di politica estera in forza di una discussione in Parlamento che faccia emergere le diverse e talora contrapposte sensibilità. L'obiettivo è quello di giungere all'adozione di uno strumento legislativo di carattere generale e stabile che disciplini la questione dell'impegno dell'Italia derivante dall'appartenenza all'Unione europea e alle maggiori organizzazioni internazionali con apposita legge quadro che regoli in maniera uniforme l'autorizzazione e lo svolgimento delle missioni. E ciò nella consapevolezza che il quadro generale è mutato radicalmente e progressivamente negli ultimi anni con evidenti ripercussioni sulla politica della difesa e sulla politica estera. Da tempo, infatti, si discute di come superare l'attuale procedura di autorizzazione delle missioni basata sulla decretazione d'urgenza che inevitabilmente comprime il dibattito e non riesce ad esprimere una valutazione soddisfacente da parte delle Camere. L'emergere delle crisi, le loro escalation, i rischi, la loro gestione e trasformazione, le radici dell'instabilità e delle diverse minacce sono questioni talmente complesse che meriterebbero ben altro spazio di discussione.
  Il provvedimento in esame risente certamente della nota e drammatica vicenda, con la quale peraltro è stato messo più volte in relazione in quest'Aula, che vede coinvolti dal febbraio del 2012 i due fucilieri del reggimento San Marco impiegati a bordo della petroliera Enrica Lexie con compito di proteggere l'imbarcazione da assalti pirati.
  In riferimento al trattamento riservato dall'India ai nostri fucilieri sono emersi interrogativi legittimi, – ripeto: interrogativi legittimi – in relazione al forte impegno dell'Italia nell'ambito della comunità internazionale. Senza ripercorrere qui retoricamente l'intera cronologia della vicenda ormai conosciuta ai più, l'attuale evoluzione, che vede ancora trattenuti in India i nostri marò, ostaggi di un'aberrante controversia internazionale che risente non poco e ingiustamente della temperie politica di quel Paese, è ormai diventata questione prioritaria da risolvere al più presto anche e soprattutto in riferimento all'approvazione di questo decreto-legge. In questa sede mi limiterò a biasimare l'ennesimo rinvio temporale per la definizione del capo di imputazione e dell'organismo competente alle indagini e al dibattimento. Infatti la Corte suprema indiana su questo aspetto non ha ancora fatto chiarezza e ciò è francamente inaccettabile. Ricordo che l'impegno italiano contro la pirateria ha finora visto in campo oltre 500 uomini unitamente all'esborso di 50 milioni di euro l'anno. Tra le novità positive non si può non segnalare il fatto che, di fronte a svariate sollecitazioni parlamentari, le disposizioni relative alle missioni sono ora organizzate per ambiti geografici e non più semplicemente sulla base di singoli interventi. La partecipazione alle missioni di pace di stabilizzazione ha una fondamentale valenza politica ed è uno dei principali strumenti di Pag. 10politica estera che garantisce la presenza autorevole italiana nei principali consessi internazionali.
  Il nostro impegno va anzitutto nella direzione di ristabilire la legalità e di pacificare con la stabilizzazione delle crisi belliche. Ma non solo questo: il nostro contributo vuole anche sostenere un sistema di relazioni culturali, economiche e sociali, traducendo così, con comportamenti adeguati e apprezzatissimi nella comunità internazionale, lo spirito più autentico dell'articolo 11 della nostra Costituzione. Tutte le missioni internazionali dell'Italia – oltre 130 negli ultimi 20 anni – hanno ottenuto riconoscimenti unanimi dalle autorità sia politiche che militari dei Paesi in cui essi hanno operato. Inoltre i militari italiani hanno saputo sempre entrare in sintonia con le popolazioni e con i civili dei vari teatri di guerra in cui si sono trovati ad intervenire. Sono davanti agli occhi di tutti le bellissime immagini dei nostri soldati che accudiscono un bambino, danno sostegno ad una madre, accompagnano un ragazzo a scuola. Questo nostro sforzo si profila ancor più necessario nel momento in cui la crisi economica e finanziaria alimenta a livello globale tensioni politiche e sociali gravissime, da cui scaturiscono forti rischi di instabilità anche ai confini del nostro Paese.
  La collega Fucsia Nissoli, intervenendo poc'anzi, ricordava a ragione l'endiadi pace e sicurezza. Il tema dunque è dei più delicati, scuote le coscienze e chiama in causa temi sensibili come la libertà e la dignità della vita umana che richiedono un altissimo senso di responsabilità nell'approccio alla loro trattazione. Ed è un errore perciò contaminare il dibattito, come hanno fatto gli amici della Lega che ora vedo assenti dall'aula, l'alto orizzonte della politica estera con imbarazzanti riferimenti alla politica interna italiana per un mero calcolo propagandistico.
  In questa stessa aula, una settimana fa, abbiamo ricordato la figura e il sacrificio di Nicola Calipari: è questo lo spirito che sostiene le nostre missioni. Le Forze armate sono diventate strumenti funzionali alla sicurezza e alla stabilità della comunità internazionale e ciò comporta dunque inevitabilmente il coraggio politico di impiegare lo strumento militare con queste finalità. Siamo perciò orgogliosi che oggi le nostre Forze armate siano impegnate su questo versante e a loro rivolgiamo, anche attraverso il convinto voto di fiducia che esprimerà Scelta Civica per l'Italia, il nostro saluto e la manifestazione della nostra più alta gratitudine (Applausi dei deputati del gruppo Scelta Civica per l'Italia).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Alli. Ne ha facoltà.

  PAOLO ALLI. Signora Presidente, signori rappresentanti del Governo, la necessità di rafforzare il posizionamento internazionale di un Paese è preoccupazione fondamentale per qualsiasi Governo, e io credo che oggi, in particolare per l'Italia, ciò costituisca una priorità assoluta.
  Chi ha avuto la possibilità di lavorare, magari di vivere, all'estero, ha toccato con mano, soprattutto negli ultimi anni, quanto sia importante l'immagine che un Paese ha a livello internazionale, non solo per gli interlocutori istituzionali, ma anche per il sistema economico, per gli investitori, per i mercati. Quindi, la cura dell'immagine internazionale di un Paese è un elemento che ha un influsso diretto sull'economia, e qui non parlo soltanto delle tematiche relative all'Unione europea, che ci vedono protagonisti in quanto membri di questa istituzione, ma anche, su scenari più vasti, la considerazione che il mondo ha di noi.
  Ho fatto questa premessa perché storicamente l'Italia ha sempre goduto di grande considerazione negli equilibri europei e mondiali, ma oggi questa immagine, ahimè, rischia di essere offuscata da atteggiamenti isolazionistici, che sono in realtà fuori dal mondo, fuori dalla realtà. Quindi, vorrei mettere in evidenza come anche la discussione sul decreto di rifinanziamento delle missioni rientri in un quadro più complessivo. Al di là delle tecnicalità contenute in questo decreto – Pag. 11peraltro simili, pur con miglioramenti, a quanto già discusso pochi mesi fa per il rifinanziamento dell'ultimo trimestre del 2013 – l'Italia, attraverso questo decreto, ribadisce in qualche modo di voler continuare a lavorare seguendo due linee guida fondamentali: da un lato, la collaborazione con gli organismi con i quali storicamente siamo stati in rapporto e che ci vedono da sempre come attori principali, in particolare l'ONU e la NATO, dall'altra parte, sulla linea della vocazione specifica dell'Italia alla cooperazione, la costruzione di processi di pace stabili e duraturi.
  In questo senso, bisogna sottolineare ancora una volta come il contributo dei militari italiani e del sistema del mondo della cooperazione italiana si sia sempre distinto in questa direzione, basta citare missioni importanti come quelle in Libano e in Kosovo. Ma, mi permetta, signora Presidente, di citare anche un elemento puntuale che deriva da una mia esperienza personale, quando, pochi mesi fa, a Kabul, durante un incontro con il Vicepresidente del Parlamento dall'Afghanistan, questo Vicepresidente, originario della provincia di Herat dove opera il nostro contingente in seno all'operazione ISAF, disse alcune semplici parole, non senza suscitare un momento di forte commozione; disse, testualmente: per noi i militari italiani non sono più stranieri, ma sono fratelli. Questo a testimonianza di quanto la presenza delle nostre forze militari sia importante per i processi di ricostruzione e di costruzione di una pace stabile e duratura.
  Dunque, il decreto-legge sul quale oggi votiamo la fiducia si colloca a pieno titolo nei provvedimenti strategici in materia di politica internazionale del nostro Paese, il quale, mai come oggi, deve evitare di dare al mondo l'immagine di una realtà ripiegata su se stessa, sui propri problemi e sui propri autolesionismi. Non intendo entrare nei dettagli del provvedimento, sui quali è intervenuta già ieri, per il Nuovo Centrodestra, l'onorevole Scopelliti, in modo preciso e puntuale. Voglio, invece, sottolineare che gli scenari internazionali cambiano molto rapidamente, come sappiamo e come dimostra, per esempio, la natura stessa della NATO, un'alleanza che si è trasformata, via via, da una realtà puramente militare ad un'alleanza che usa gli strumenti militari per altri scopi: la prevenzione dei conflitti, la gestione delle crisi, la gestione dei post-conflitti, la prevenzione del terrorismo, l'esempio dell'antipirateria, le azioni di antipirateria. Questo significa che il cambiamento degli scenari impone un cambiamento anche di strategie, su cui bisogna essere molto attenti.
  Ma voglio sottolineare come questo cambiamento non significhi necessariamente una riduzione dei problemi, anzi, la complessità degli scenari in costante trasformazione non appare, ahimè, destinata a diminuire, contro i nostri auspici, ma semmai ad aumentare. In questo senso, le recenti vicende ucraine ne sono un'ulteriore dimostrazione. Mi permetto di dire che anche la perdurante situazione di delicatezza nei rapporti tra Italia e India per la vicenda, già richiamata molte volte in quest'Aula, che riguarda i nostri due marò è un'altra sottolineatura di questa complessità che assume forme sempre nuove, sulle quali bisogna essere pronti a reagire e intervenire anche con strumenti sempre nuovi e diversi. La stessa NATO ha recentemente riaffermato che, al di là che si chiuda di tanto in tanto un conflitto, non si può prevedere che non se ne aprano altri, purtroppo.
  Quindi, in questo senso, ribadisco quanto già sottolineato ieri dal nostro gruppo durante la discussione sulle linee generali e, cioè, l'assoluta necessità che venga predisposta, in tempi brevi, una legge-quadro, proprio perché la complessità delle situazioni internazionali non è destinata a ridursi; quindi, non possiamo illuderci che, terminando la missione ISAF, alla fine di quest'anno, non ci possano essere altri scenari sui quali il nostro Paese e le forze internazionali siano chiamati a doversi schierare e a dover intervenire. Dico «purtroppo», contro l'auspicio di ciascuno di noi, ma la realtà è questa.
  Dunque, come dicevo, vi è l'assoluta necessità che venga predisposta in tempi Pag. 12brevi una legge-quadro, che disciplini la partecipazione italiana a queste missioni, evitando il reiterarsi di provvedimenti di breve respiro – quali quello che ancora oggi siamo chiamati ad approvare attraverso il voto di fiducia –, in quanto io ritengo che la mancanza di una legge adeguata in questo senso ci costringa ogni volta a discussioni lunghe, faticose, spesso stucchevoli e piene di luoghi comuni, dove un pacifismo superficiale, qualunquistico e demagogico, rischia di rafforzare anche nei nostri cittadini un'immagine distorta dello sforzo che i nostri militari, con serietà, professionalità, sacrificio e rischio della propria incolumità, quotidianamente mettono in atto. Una delle conseguenze della mancanza di questo strumento è anche la necessità, poi, di ricorrere continuamente allo strumento del voto di fiducia, che auspichiamo non debba più essere messo in atto.
  Allora, meglio fare una volta per tutte in quest'Aula una lunga, seria e profonda discussione su questi temi, perché si possa stabilire la verità dei fatti, le ragioni e le modalità dei nostri interventi in un contesto mondiale, ahimè, tutt'altro che pacifico. Ciò contro qualsiasi forma di isolazionismo antistorico, autolesionistico, dannoso per il nostro Paese, e utile invece solo a coloro che vogliono continuare a demolire l'immagine dell'Italia. Siamo certi che il Governo si farà carico con sollecitudine di mettere mano ad un provvedimento che vada in questa direzione. Nel frattempo, il Nuovo Centrodestra voterà la fiducia sul provvedimento di rifinanziamento delle missioni internazionali (Applausi dei deputati del gruppo Nuovo Centrodestra).

  PRESIDENTE. Saluto gli studenti e i docenti della scuola media «D'Ovidio-Nicolardi» di Napoli e gli studenti dell'Istituto superiore «Savoia Benincasa» di Ancona, che stanno assistendo ai nostri lavori dalle tribune. Ben arrivati alla Camera (Applausi).
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Scotto. Ne ha facoltà.

  ARTURO SCOTTO. Signora Presidente, trovo intollerabile che un Governo che pone la fiducia, tagliando la discussione, impedendo all'opposizione di portare al voto i propri emendamenti, sia presente a ranghi così ridotti in quest'Aula nel giorno in cui si vota la fiducia (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà).
  Siete la stessa cosa rispetto a quelli che vi hanno preceduto, siete semplicemente una brutta copia della vecchia politica. E questo fatto è un segnale negativo nei confronti del Paese, negativo, perché siamo in un passaggio delicatissimo della storia del mondo. E i rumori che ascoltiamo di una ripresa di un riarmo globale – e la vicenda ucraina è paradigmatica – dovrebbero consigliare a voi una maggiore attenzione e anche una maggiore prudenza nell'affrontare passaggi delicati come le missioni internazionali.
  Non è colpa della minoranza e dell'opposizione se avete costretto questo Parlamento a discutere il decreto missioni all'indomani della legge elettorale. Si poteva invertire l'ordine, perché la legge elettorale, che è fondamentale, è sicuramente meno importante del destino dei nostri soldati in Afghanistan, in Libano, in Kosovo, in tanti teatri di guerra, così come è assolutamente prioritario poter mettere al centro di una riflessione seria il destino di queste missioni.
  Avete provato a fare un passo in avanti, lo abbiamo anche riconosciuto nella discussione nelle Commissioni e abbiamo dato atto anche al relatore per la maggioranza che c'era un'attenzione nei confronti del tentativo dell'opposizione, di SEL, in particolare, che aveva scelto la pratica ostruzionistica qualche mese fa rispetto al rinnovo trimestrale, lo ripeto trimestrale, delle missioni, che c'era la necessità di superare lo strumento del decreto, e c'era anche, allo stesso tempo, un tentativo di articolare le singole missioni almeno per aree geografiche. Questo tentativo è stato vanificato dalla scelta di porre la questione di fiducia. Lo avete vanificato voi, mentre noi avevamo riconosciuto, Pag. 13invece, uno sforzo che era stato messo in campo; lo avete vanificato perché voi siete attratti in maniera, come dire, totale dal mito della velocità.
  Ma quando c’è il mito della velocità e si sfugge al merito questo produce dei disastri come quelli a cui stiamo assistendo in questo decreto, quando vediamo, ad esempio, che si spendono in sei mesi 619 milioni di euro – è questo il volume della manovra – ma di questi soltanto 34 milioni sono destinati alla cooperazione. Avevate fatto meglio nel decreto trimestrale, quando avevate stanziato 27 milioni di euro per tre mesi, mentre ora ne stanziate 34 milioni; ma chi volete prendere in giro quando dite che volete riaprire la partita di un impegno più serio dell'Italia sulla cooperazione allo sviluppo (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà) ?
  Noi aspettiamo che venga incardinata in tempi rapidi la legge sulla cooperazione e non vogliamo anche qui una discussione frettolosa che noi riteniamo una riforma di sistema perché – e lo dico con grande rispetto, con riferimento ad alcuni interventi che qui ho ascoltato dotati di verve eccessivamente retorica rispetto alla funzione delle nostre missioni all'estero – ribadiamo che una riforma di sistema fondamentale, l'altro volto positivo dell'Italia, quello di provare a dare una mano a quella società civile organizzata che opera nei teatri di conflitto e di cui nessuno parla mai ! E sono quelli che danno una mano ai profughi, che danno una mano ai bambini che vanno nelle scuole nei campi profughi, e sono quelli che vanno a ricostruire le infrastrutture civili, sono quelli che provano a costruire la pace dal basso. Parlate anche di loro qualche volta, anziché dimenticarli sempre !
  Il nostro Paese deve scegliere, deve scegliere se investire sulla strada del disarmo, se provare a invertire una tendenza che nel mondo sta riprendendo in maniera pericolosa; guardate, manca completamente questo tema dalla nostra discussione: che cos’è la crisi Ucraina, se non anche una reazione tra due potenze che scelgono di nuovo la strada della deterrenza e, da un lato, si procede alla costruzione e alla stabilizzazione di uno scudo missilistico lungo il confine polacco e, dall'altro, c’è la reazione della Russia che mette i missili scrambler di nuovo lì ? Noi ci troviamo di fronte al rischio, lo ha detto la Ministra degli affari esteri e lo condividiamo, di una ripresa di una guerra fredda.
  Ci vorrebbe maggiore solennità e non un'attenzione così povera nei confronti della difficoltà che vive oggi l'Europa. Abbiamo depositato una mozione sull'Ucraina in cui chiediamo un processo autentico di pace e una soluzione sul modello che è stato proposto da Romano Prodi, da Brzezinski e da Kissinger, il modello della neutralità finlandese. Chiediamo che venga discussa in tempi rapidi perché il Parlamento non può essere estromesso da cose così importanti, e vogliamo allo stesso tempo che l'Italia scelga una strada diversa sul teatro afgano. Speriamo che non ci comunicherete all'ultimo minuto che ne sarà di Resolute Support. Non vorremmo l'ennesimo decreto, vorremmo che questo Parlamento avesse la possibilità di entrare nel merito del futuro post-ISAF dopo il 2014, perché è vero che è una missione no combat, ma è vero anche che gli Stati Uniti d'America stanno valutando seriamente, rispetto alle scelte, sbagliate, dell'attuale amministrazione afgana, l'ipotesi della zero option. Perché non se ne parla in Italia ?
  Contemporaneamente, noi chiediamo altre due cose, lo abbiamo detto, che sono state oggetto di una battaglia che ha attraversato anche il Paese. Ieri abbiamo ascoltato le parole della Ministra Pinotti: il Governo non esiterà a rivedere, ridurre o ripensare anche grandi progetti avviati o ipotizzati qualora mutati scenari internazionali o economici lo indicheranno come opportuno. Non esiterà. Cara Ministra Pinotti, non esiti, cancelli il programma sugli F-35 (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà) !
  E vorremmo che la stessa esitazione non ci fosse anche rispetto alla vicenda marò. Anche qui, bastano ancora gli ordini Pag. 14del giorno ? Ne abbiamo fatti a bizzeffe, ne abbiamo firmato un altro, siamo animati da spirito costruttivo e unitario, davvero, autentico. Ma anche qui ho ascoltato un Ministro del Governo precedente parlare di un'ipotesi, quella della sospensione, fino a quando non venisse risolta la controversia dei due italiani trattenuti in India, della partecipazione dell'Italia alle missioni antipirateria, mentre leggo in questo decreto che è stata addirittura aumentata la presenza nelle nostre missioni antipirateria da 200 a 600. Ma insomma, di che cosa stiamo parlando ?
  Allora, non avrete la nostra fiducia, avrete invece soltanto un segnale di attenzione profonda se la prossima volta si ripartirà dalla Camera non avendo più a che fare esclusivamente con un decreto missioni che sembra un suk arabo, all'interno del quale c’è di tutto, ma con una legge di iniziativa parlamentare, che noi chiediamo venga calendarizzata subito e licenziata entro poche settimane, per poter garantire a tutto il Parlamento, in particolare all'opposizione, di discutere in maniera seria, nel merito, e senza dover ancora una volta assistere alla manifestazione propagandistica sulle missioni militari che questo Governo e i Governi precedenti hanno fatto. Provate a cambiare tutto, rottamate almeno questo (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Cicu. Ne ha facoltà.

  SALVATORE CICU. Signor Presidente, rappresentanti del Governo, onorevoli colleghi, ci troviamo ancora una volta a recitare lo stesso rito in maniera indecorosa e falsata, perché ogni volta ci inseriamo in un contesto che non è quello esatto: oggi noi non stiamo discutendo in maniera trasparente, con il coinvolgimento del Parlamento, della destinazione di una strategia di difesa estera e di sicurezza.
  Noi dovremmo attenerci in maniera esclusiva, rigorosa e limitata a quello che questo decreto ci imporrebbe, cioè parlare di una copertura, di una semplice copertura finanziaria che riguarda peraltro il solito periodo di sei mesi. Io credo che questo sia offensivo rispetto allo strumento che noi adoperiamo in maniera credibile e autorevole all'estero nei contesti internazionali, e cioè quello della partecipazione alle cosiddette missioni di pace. Io credo che sia arrivato il momento, colleghi, senza più ritardi, di trovare l'occasione e l'opportunità di redigere una legge-quadro, una legge organica, una legge cioè che coinvolga in maniera totale e trasparente il Parlamento, perché sia il Parlamento a dare gli indirizzi e gli obiettivi che poi il Governo può e deve seguire.
  Dico questo, colleghi, perché a mio giudizio è accaduto un fatto grave da parte di questo nuovo Governo, secondo me è un fatto veramente grave. Noi abbiamo inviato due militari in Ucraina come osservatori in una missione per verificare le condizioni che in Ucraina si vivono, senza che il Parlamento sia stato coinvolto, o meglio, essendo un fatto ordinamentale, non si può pensare in maniera truffaldina, senza che sia inserito il tema all'ordine del giorno, di assegnare a un sottosegretario di turno la comunicazione attraverso la lettura di una lettera, che è quella della Ministra Pinotti, in cui essa stessa riconosce di trasferire alle Commissioni in maniera insolita e inconsueta una comunicazione di questo genere. Io non ho avuto modo di rappresentare in maniera diretta al Ministro Pinotti la vicenda, sono stato liquidato con delle battute, come dire, non disturbate il manovratore che esiste.
  Vorrei ricordare al sottosegretario presente che nella precedente legislatura il Governo ha reso comunicazioni sull'invio di personale militare non armato in Siria nel corso della seduta delle Commissioni riunite esteri e difesa del 9 maggio 2012. Non scherziamo su questi passaggi ! Non possiamo tollerare nessuna fuga in avanti, il Parlamento non va scavalcato, il Parlamento deve essere coinvolto (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia – Il Popolo della Libertà – Berlusconi Presidente e del deputato Scanu), la comunità italiana ha necessità di capire come e in che modo, Pag. 15soprattutto in una fase così delicata, noi andiamo a verificare, perché vorremmo anche capire cosa andiamo a verificare, in quale copertura legislativa sono inseriti questi due militari e come agiscono, perché noi abbiamo delle responsabilità precise.
  È evidente che mi esimo dal leggere tutti i precedenti che sono accaduti in questo senso, però un richiamo forte, sottosegretario, lo voglio fare perché noi abbiamo la necessità non solo che questo tipo di missioni vengano comunicate, ma che ci sia l'opportunità della discussione. Sappiamo benissimo che in alcuni altri precedenti ci sono state delle risoluzioni delle stesse Commissioni che hanno in qualche modo approvato l'operato del Governo.
  Allora è evidente che, anche riprendendo un discorso, un tema, quello dei sistemi d'arma, noi dobbiamo certamente fare una riflessione: i sistemi d'arma, ma soprattutto il tema più attuale degli F-35, come sappiamo, nasce nel 1996-1998; da allora i tempi sono cambiati, da allora la geo-strategia politica, militare e di difesa è stata modificata. Credo che noi dobbiamo sì, ma da subito, attivare un percorso che vada a ridimensionare immediatamente un progetto che non può più essere considerato di questa portata rispetto alle esigenze del Paese. Noi abbiamo la necessità di approfondire sicuramente una valutazione, ma abbiamo necessità di decisioni immediate che riguardano il sistema Paese; noi non possiamo renderci disponibili a coperture finanziarie di tale livello e di tale portata nel momento in cui il Paese richiede con urgenza risposte sul suo sistema economico, delle piccole e medie imprese in maniera particolare (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia – Il Popolo della Libertà – Berlusconi Presidente e del deputato Scanu). Allora è evidente che io, provocatoriamente, oggi non voglio parlare del solito rito, delle solite cose decise, ma voglio porre l'attenzione su alcuni temi che sono fondanti.
  Noi in Commissione difesa stiamo affrontando l'altro grande tema, quello dell'indagine conoscitiva sulle servitù militari. Ebbene, anche in questo caso, signor sottosegretario, non ci è piaciuta ieri la valutazione che il Ministro Pinotti ha fatto nella cosiddetta informativa sul suo programma, perché non possiamo dare nulla per scontato, soprattutto se non c’è un confronto; e mi fa piacere che da soli, ancora una volta, avete deciso quando si terrà la cosiddetta conferenza sulle servitù militari. Ma le servitù militari oggi non possono essere più viste dalle comunità locali come un'imposizione o un obbligo senza, peraltro, alcun rispetto degli adempimenti assunti. Il concetto va modificato. Occorre una razionalizzazione, occorre una redistribuzione, occorre che il sacrificio delle comunità vada in qualche modo soppesato e valutato e non più individuato in territori, tipo quello della Sardegna, che troppo soffrono rispetto ad un progetto di sviluppo che viene ancora oggi vietato, limitato e senza alcuna possibilità di prospettiva (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia – Il Popolo della Libertà – Berlusconi Presidente e del deputato Scanu).
  Allora, è evidente che su questi concetti, rappresentante del Governo, io chiedo che si apra immediatamente una discussione e una valutazione. Noi abbiamo la necessità di onorare gli uomini e le donne che danno credibilità, che danno autorevolezza e che si inseriscono in un sistema che bisogna conoscere, bisogna capire, bisogna vivere. Noi non siamo solo a realizzare esercitazioni militari nei cosiddetti teatri di pace. Noi rappresentiamo l'Italia, e rappresentiamo l'Italia nel confronto con le altre nazioni con le quali partecipiamo a queste missioni. Allora, è evidente che dobbiamo immediatamente, anche rispetto a questo tema, attuare con precisione una valutazione, che è quella di essere pronti in Europa ad attivare un sistema europeo che possa avere una sfera di capacità, una sfera ampia di intervento, che finalmente ci ponga fuori dalla cosiddetta subordinazione che viviamo costantemente rispetto anche alla mancanza di capacità di un processo di determinazione decisionale vero.Pag. 16
  Insomma, noi non dovremmo prendere ordini più da nessuno. Noi dovremmo confrontarci con i nostri partner ma attivare una strategia europea che ponga finalmente l'Italia al centro dell'Europa rispetto all'essere protagonista, così come è sempre stata in questo ultimo decennio, per rafforzare una strategia che non può essere più quella di stare a guardare e di stare ad aspettare. Vogliamo, invece, parlare ma soprattutto agire e soprattutto determinare.
  Allora, è evidente, signor rappresentante del Governo, che noi non possiamo votare questa fiducia. Noi non possiamo in alcun modo dare fiducia ad un Governo che riteniamo abbia iniziato male, abbia iniziato, così come qualche altro collega ha detto, frettolosamente, senza un approfondimento rispetto a temi che sono il cuore del sistema nazionale e della strategia della sicurezza e della difesa.
  È evidente, però, che, accanto a questo tema, nella dichiarazione di voto finale il presidente della Commissione difesa, Elio Vito, farà una valutazione di altro tipo, che riguarda soprattutto la necessità di sostenere i nostri soldati all'estero, di non fargli mancare la nostra stima, la nostra vicinanza, il nostro affetto, ricordando anche il sacrificio di tanti uomini e di tante donne che ancora consentono di realizzare la condizione che questa nazione sia credibile (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia – Il Popolo della Libertà – Berlusconi Presidente).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Basilio. Ne ha facoltà.

  TATIANA BASILIO. Signor Presidente, colleghi deputati, Governo, voglio dire al sottosegretario Alfano, che è presente in Aula, che sono ancora in attesa di una sua risposta, dal tempo dell'esame in Commissione, in merito al mio emendamento. Però, va bene, andiamo oltre; sono sicura che me la darà in altra occasione, magari al prossimo decreto.
  Devo ammettere che il premier non poteva scegliere argomento peggiore per chiedere il suo primo voto di fiducia. È un argomento scottante: il rifinanziamento della proroga alle missioni internazionali, da voi dette «di pace». È un argomento molto scottante, ed è un termine utilizzato per mascherare gli scempi che si nascondono dietro queste operazioni armate. Una fiducia posta per impedire una libera discussione su un decreto che proroga la nostra partecipazione alla guerra in Afghanistan, nonché un decreto che comporta l'ulteriore sperpero di milioni, ben 619 circa – forse qualcosa di più – in 6 mesi.
  Il Presidente Renzi, appena undici giorni fa, illustrando il programma del suo nuovo – io direi vecchio che avanza a questo punto – e fiammante Governo, ha citato più volte Giorgio La Pira e don Lorenzo Milani, entrambi uomini di pace. Voglio sottolineare uomini di pace. Fatichiamo a riscontrare nel decreto missioni un qualsivoglia spirito di assonanza con l'azione dell'illustre predecessore a Palazzo Vecchio, che segnò quell'epoca per le sue iniziative e per promuovere la pace e il disarmo. Proprio la lezione di La Pira, che sfidò il senso comune dominante, andando direttamente a parlare con il nemico, dovrebbe indicare nel dialogo, nel riconoscimento delle ragioni altrui e nella diplomazia, la forza di una vera politica di pace nel nostro Paese, che non stiamo assolutamente avendo.
  Giorgio La Pira, insieme ai padri e alle madri costituenti del calibro di Dossetti, Fanfani, Laura Bianchini, Giuseppe Lazzati, faceva parte della cosiddetta Comunità del Porcellino, che contribuì a scrivere le parti migliori della nostra Costituzione. La domanda che sorge è legittima: di quale Comunità del Porcellino, signor Presidente, fa parte il nostro nuovo Presidente del Consiglio ? Forse quella con Berlusconi, Verdini e Alfano, ovvero dell'arco incostituzionale ? Nella celebre lettera di don Lorenzo Milani ai cappellani militari, quel don Milani chiamato in causa troppe volte a sproposito in questa Aula, sia da Renzi che dal collega Speranza, scrive: se voi avete il diritto di insegnare che italiani e stranieri possono lecitamente, anzi eroicamente Pag. 17squartarsi a vicenda, allora io reclamo il diritto di dire che anche i poveri possono e debbono combattere i ricchi. Almeno nella scelta dei mezzi sono migliori di voi. Le armi che voi approvate sono orribili macchine per uccidere, mutilare, distruggere, fare orfani e vedove (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Le uniche armi che approvo io, signor Presidente, sono nobili e incruente: lo sciopero e il voto.
  Forse sarà per questo che Renzi, insieme alla sua eversiva «comunità del porcellinum», ha deciso di sottrarre anche l'arma del voto ai cittadini italiani, approvando una vergognosa legge elettorale truffa. Attraverso un rocambolesco iter tra un pasticcino ed un caffè, una domenica pomeriggio, ha stretto un patto con Silvio Berlusconi per riesumare il cadavere del Porcellum, già demolito dalla Corte costituzionale. La principale ossessione che li ispira è quella di cancellare il MoVimento 5 Stelle e chiunque sia fuori dal nuovo «patto della crostata», i cui ingredienti obbligatori sono quelli dell'Europa dell'austerità e del fiscal compact (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
  Tra le innumerevoli slide della conferenza stampa a palazzo Chigi, Presidente, ce ne saremmo aspettata almeno una sul taglio del programma dei caccia bombardieri F-35. Invece da parte vostra solo il silenzio. Non trovate la copertura per adeguare stipendi e pensioni al costo della vita, ma per finanziare strumenti di morte, anche in grado di portare armi nucleari – e voglio sottolineare armi nucleari – non vi fate nessuno scrupolo. È una vergogna (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) !
  In quest'Aula, rispondendo al collega Frusone, il Viceministro degli esteri, Lapo Pistelli, ha affermato che la coalizione dei volenterosi che nel 2001 ha portato la guerra in Afghanistan fosse legittimata dal diritto internazionale. Bugia: l'invasione dell'Afghanistan è stata fatta contro ogni diritto internazionale e come punizione di un intero popolo per l'orribile attentato alle torri gemelle di quel famoso ormai 11 settembre. Quella invasione militare che è costata anche tanto sangue italiano ci ha consegnato un mondo più insicuro, ha espanso il raggio di influenza di Al Qaeda fino al Mediterraneo. Ha finito per alimentare lo stesso terrorismo che a parole volevate voi stessi combattere. Forse abbiamo creato un mostro, ma da questo mostro ora non sappiamo più come tornare indietro (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
  Nel 2013, Presidente, secondo i dati dell'Unama, missione delle Nazioni Unite in Afghanistan, le vittime civili in quel Paese sono cresciute del 14 per cento rispetto al 2012. Donne e bambini rappresentano, come sempre più, un terzo dei feriti. D'altronde, anche gli stessi Stati Uniti hanno premura di ritirarsi dall'Afghanistan perché la situazione è sempre più ingovernabile e, mentre si adotta la sharia nei confronti delle donne, della transizione verso la democrazia non se ne vede nemmeno la traccia, tanto che le elezioni presidenziali sono slittate per l'ennesima volta in Afghanistan.
  Si propone ancora un decreto-legge confusionario che mette insieme missioni di guerra, come quella in Afghanistan, e missioni di pace rispettose della Carta delle Nazioni unite, come quella in Libano, impedendo così al Parlamento di poter votare liberamente contro la prima e a favore della seconda. Si tratta dell'ennesimo decreto missioni omnibus, lo definirei, ma tanto ormai siamo abituati ai decreti omnibus, anche quello delle missioni internazionali è un decreto omnibus perché non si possano accorpare tutte queste missioni in un unico decreto con finalità assolutamente differenti di pace e di guerra (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Continuiamo a chiedere quindi con forza una legge quadro sulle missioni che consenta finalmente al Parlamento di esercitare la sovranità che il popolo ha riposto in noi, in tutti noi, in questa Assemblea.
  Per la seconda volta in questa legislatura questo Governo, e anche il precedente, per sottrarre al Parlamento la possibilità di cambiare il testo e, quindi, per impedire che i cittadini vengano pienamente Pag. 18rappresentati, appone il voto di fiducia. Si tratta di una fiducia che si «fa beffe», arrivata dopo un interminabile stallo del decreto missioni al Senato e culminata con la grottesca votazione degli emendamenti in Commissione congiunta esteri e difesa. Abbiamo fatto tutto velocemente come un treno espresso. Una votazione che è avvenuta alla velocità del suono e con modalità, sottolineerei, notevolmente discutibili, e chi c'era in Commissione sa benissimo ciò di cui sto parlando. Ci avevate promesso, appena poche settimane fa, all'atto del vostro insediamento, che il vostro Governo non avrebbe mai più fatto uso, come i precedenti Governi, della fiducia e invece solo dopo poche settimane siamo ancora qua a votare una fiducia (applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). E questa fiducia è stata utilizzata per bloccare la discussione parlamentare, per portare a casa semplicemente il risultato; ormai si parla di risultati come per le partite di calcio. Invece eccoci qui, ancora una volta, bloccati in attesa della chiama, per il penoso e insopportabile «si» o «no» e andiamo avanti così. Non è vero che il fine giustifica i mezzi, signor Presidente, se questo decreto è prossimo alla scadenza la colpa è vostra e del vostro partito, il PD (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle), dei sui sodali, finti oppositori e dei suoi alleati, nemici quando occorre, ma solo per finta ovviamente.
  L'accordo extraparlamentare con Berlusconi dimostra ancora una volta che di Renzi non ci si può fidare. Il Paese stava tentando di voltare pagina e voi avete riesumato un cadavere in decomposizione e non contenti avete dato il colpo finale alla democrazia e al diritto dei cittadini italiani di scegliere del loro futuro. È vero, il premier non viene eletto dal popolo, non tecnicamente almeno, ma di sicuro dovrebbe godere di credibilità comprovata, acquisita con un sano e doveroso passaggio alle urne, e ciò non è avvenuto. Renzi è peggiore dei suoi predecessori, signor Presidente, è un mentitore di professione, un azzeccagarbugli costruito in tivù, nei salotti buoni (Commenti dei deputati del gruppo Partito Democratico).

  PRESIDENTE. Onorevole Basilio.

  TATIANA BASILIO. Un chiacchierone (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle), è un chiacchierone, signor Presidente, che non prova vergogna nell'affermare tutto e il contrario di tutto e non mi vergogno di quello che sto dicendo, tutt'altro. Ormai lo sanno anche i muri che non mantiene la parola, che si sbugiarda da solo.
  Noi non voteremo questa fiducia, come non abbiamo votato anche quella dello scorso decreto missioni, perché non ci fidiamo dei bugiardi. Le promesse di Renzi, per parafrasare un messaggio di un famoso film, si perderanno molto presto nel tempo come lacrime nella pioggia.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Giuditta Pini. Ne ha facoltà.

  GIUDITTA PINI. Signor Presidente, innanzitutto volevo ricordare ai molti colleghi che mi hanno proceduto che, in realtà, non hanno dato molta fiducia al Governo Renzi, perché ricordiamo che questo decreto è stato firmato da sei Ministri dei quali ne è rimasto solo uno, per cui in realtà non possiamo dare tutta questa fiducia alle colpe di Renzi. Comunque quello che giunge oggi all'esame dell'Aula è il 28o decreto-legge recante norme di «Proroga delle missioni internazionali delle Forze armate e di polizia, iniziative di cooperazione allo sviluppo e sostegno ai processi di ricostruzione e partecipazione alle iniziative delle organizzazioni internazionali per il consolidamento dei processi di pace e di stabilizzazione».
  Nonostante il ricorso al decreto-legge per autorizzare le missioni militari all'estero si possa ormai considerare una prassi affermata e consolidata da un quindicennio circa, nella giornata di ieri abbiamo dovuto discutere una questione pregiudiziale di costituzionalità presentata Pag. 19dalla Lega Nord, che si è accorta un po’ improvvisamente, dopo averne emanati più di venti mentre era al Governo, di essere attanagliata da un dubbio sulla costituzionalità di questo strumento.
  È il ventottesimo decreto-legge – dicevamo –, se cominciamo a contarli da quello del 28 dicembre 2011. Ventotto decreti-legge che, nel corso degli ultimi quindici anni, hanno scandito una sequenza di tensioni, conflitti e veri e propri atti di guerra, nei quali si sono frantumate e ricomposte realtà statuali: eventi drammatici che hanno generato centinaia di migliaia di morti, milioni di profughi, che hanno attraversato tre continenti e, contemporaneamente, hanno definito gli impegni che il nostro Paese ha ritenuto di doversi assumere nei confronti di queste tragedie.
  Nonostante questo tempo così lungo, i nostri contingenti militari sono ancora impegnati in tre diversi continenti...

  PRESIDENTE. Scusi, onorevole Pini. Chiederei ai colleghi del MoVimento 5 Stelle di abbassare il volume...

  GIUDITTA PINI. Non si preoccupi, Presidente. Capisco che l'attenzione dopo qualche minuto scemi.
  La composizione del decreto-legge consente, per la prima volta, di distinguere questi tre continenti, anche visivamente, poiché suddivide le varie missioni militari per aree geografiche: l'Europa, l'Asia e l'Africa.
  Il totale del personale militare impegnato in questa prima parte dell'anno – il decreto-legge, infatti, vale fino al 30 giugno 2014 – ammonta circa a 4.700 uomini, con una riduzione dell'11 per centro rispetto al 2013, del 27 per cento rispetto al 2012, del 35 per cento rispetto al 2011. I costi ammontano a circa 426 milioni di euro, a cui vanno aggiunti circa 117 milioni di euro per le spese assicurative e logistiche. Anche in questo caso, si registra un decremento rispetto al 2013. Pensate, colleghi, che ci sono stati momenti in cui il numero dei nostri militari all'estero superava le 12 mila unità. Il fatto che ora si siano ridotti a meno della metà è sicuramente un segnale positivo. E, tuttavia, l'insieme di questi numeri che testimoniano l'impegno del nostro Paese ci dicono anche quanto sia elevato il prezzo da pagare, soprattutto in termini di vite umane, per contenere le crisi, evitarne il moltiplicarsi e il loro degenerare in forme di guerra aperta.
  Tutto questo ci obbliga a cercare una soluzione diplomatica per risolvere la crisi che si è aperta in Ucraina. La posizione assunta dal nostro Governo è orientata in questo senso e quindi la sosteniamo convintamente. Dobbiamo assolutamente evitare che in Ucraina dalle minacce si passi all'uso delle armi.
  Ricordo che, in Commissione, il MoVimento 5 Stelle chiese anche il ritiro delle truppe italiane che sono a Hebron e in Palestina. Proprio oggi, proprio mentre stiamo parlando, si sta combattendo in quella città e in quel territorio e questo, forse, ci fa capire, come deputati, come parlamentari, che, a volte, la realtà è un po’ più complessa di un post su Facebook. La realtà è una cosa complessa che merita strumenti complessi e discussioni complesse (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).
  Tornando al testo del decreto-legge, la missione più impegnativa per uomini e mezzi impegnati e per le decisioni politiche da assumere è quella in Afghanistan. Quest'anno, nel 2014, giunge il termine della missione ISAF e lo stesso Ministro della difesa ci ha ricordato ieri come la prosecuzione della presenza internazionale in quel Paese sia, cito testualmente, «ancora messa in dubbio dalla mancata firma, da parte del Presidente Karzai, di un fondamentale accordo sullo stato giuridico delle forze straniere che dovrebbero rimanere nel Paese». Dovremmo discuterne in Parlamento meglio e più approfonditamente, perché siamo sicuri che il Ministro prima di firmare il prossimo decreto-legge vorrà venire nelle Commissioni competenti a chiarire fino in fondo quali sono le difficoltà da superare e il tipo di accordo da sottoscrivere per decidere se e come rimanere in Afghanistan.Pag. 20
  È stato motivo di critica e di preoccupazione, come è emerso anche nella discussione in Senato, il ritiro dei nostri osservatori dal Sud Sudan. Il Governo ha chiarito che non si tratta di un disimpegno, ma di una scelta imposta dal venir meno dalle condizioni di sicurezza nel Paese, dove si sono purtroppo riaccesi scontri e violenze. Questo è un motivo in più per chiedere che l'Italia si impegni nelle sedi internazionali per consentire il ritorno degli osservatori nel Paese.
  Onorevoli colleghi, il decreto che stiamo convertendo è stato assegnato al Senato il 16 gennaio, è giunto alla Camera soltanto il 1o marzo. Sono passati quasi cinquanta giorni, anche perché qualche forza politica – e mi riferisco soprattutto a Fratelli d'Italia, che purtroppo in questo momento non vedo in Aula – insisteva per collegare la vicenda dei nostri marò ad un disimpegno dalle missioni antipirateria, sopprimendole dal decreto-legge.
  E qui si crea un paradosso perché fu proprio quando Ministro della difesa era l'onorevole La Russa, attualmente esponente di spicco di Fratelli d'Italia, che fu autorizzata la presenza dei militari italiani a bordo dei mercantili con regole di ingaggio lacunose e sbagliate che dobbiamo assolutamente correggere (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). È sbagliato, però, pensare di aiutare i nostri marò, uscendo dalle missioni antipirateria autorizzate dall'ONU. La via scelta dal nostro Governo di internazionalizzare la crisi dei marò porta semmai in tutt'altra direzione, ossia quella di ricondurre le molte missioni antipirateria sotto l'egida dell'ONU.
  Un'ultima considerazione riguarda lo stanziamento, per il biennio 2014-2015, di quasi 50 milioni di euro per la ristrutturazione della sede della NATO a Bruxelles. Ora capirete da soli che si tratta di una cifra decisamente considerevole che merita un approfondimento che sarebbe bene il Governo venisse a fornirci in Commissione con ogni possibile sollecitudine, anche per evitare che ci possano essere speculazioni o dubbi sia da parte dei colleghi, che dell'opinione pubblica.
  Non ci nascondiamo gli interrogativi e i dubbi che devono sempre accompagnare la decisione dell'uso della forza militare fuori area, ma daremo convintamente questo voto di fiducia che consente la conversione in legge di questo decreto-legge, impegnando, nello stesso momento, il Governo a superare le modalità della decretazione d'urgenza che, in alcuni casi, esaurisce i suoi effetti durante la conversione stessa del decreto-legge. Per esempio, adesso stiamo parlando, a quasi metà marzo, di un decreto-legge che va da gennaio a giugno. Queste persone, i cooperanti e i militari, sono già in questi teatri da tre mesi e noi stiamo discutendo se sia il caso che loro stiano lì anche in questi tre mesi, insomma. È un po’ paradossale. E questo serve per rispetto nei confronti del Parlamento e delle migliaia di persone impegnate, sia nelle attività di cooperazione, che nei contingenti militari.
  Presidente, Ministro, colleghi, il Partito Democratico darà la fiducia al Governo nella certezza che il Governo si impegnerà, nei prossimi mesi, a dare la fiducia al Parlamento su questi temi (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

  PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto sulla questione di fiducia.
  Poiché, in sede di Conferenza dei presidenti di gruppo, è stato stabilito che la votazione per appello nominale abbia luogo a partire dalle ore 14,30, sospendo la seduta fino a tale ora.

  La seduta, sospesa alle 14,05, è ripresa alle 14,30.

Missioni.

  PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Galan e Scagliusi sono in missione a decorrere dalla ripresa pomeridiana della seduta.
  I deputati in missione sono complessivamente ottantacinque, come risulta dall'elenco Pag. 21depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell’allegato A al resoconto della seduta odierna.

Preavviso di votazioni elettroniche (ore 14,31).

  PRESIDENTE. Poiché nel corso della seduta potranno aver luogo votazioni mediante procedimento elettronico, decorrono da questo momento i termini di preavviso di cinque e venti minuti previsti dall'articolo 49, comma 5, del Regolamento.

Si riprende la discussione.

(Votazione della questione di fiducia – Articolo unico – A.C. 2149)

  PRESIDENTE. Passiamo alla votazione sulla questione di fiducia.
  Indìco la votazione per appello nominale sull'articolo unico del disegno di legge di conversione del decreto-legge 16 gennaio 2014, n. 2, nel testo delle Commissioni, identico a quello approvato dal Senato, sulla cui approvazione, senza emendamenti ed articoli aggiuntivi, il Governo ha posto la questione di fiducia.
  Avverto che, in considerazione dell'elevato numero di richieste di anticipazione del voto, variamente motivate in relazione ad esigenze di natura istituzionale o a motivi personali, la Presidenza, come preannunciato ai gruppi, al fine di garantire un ordinato svolgimento della votazione, accoglierà un numero di richieste fino ad un massimo del tre per cento della consistenza numerica di ciascun gruppo.
  Faccio presente che i gruppi hanno già fatto pervenire alla Presidenza le relative indicazioni.
  Per quanto riguarda i membri del Governo, verranno accolte soltanto le richieste motivate da indifferibili impegni istituzionali.
  Estraggo a sorte il nome del deputato dal quale comincerà la chiama.  
  (Segue il sorteggio).

  La chiama avrà inizio dall'onorevole Basilio. Invito dunque i deputati segretari a procedere alla chiama.
  (Segue la chiama).

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE SIMONE BALDELLI (ore 15,30)

  (Segue la chiama).

  PRESIDENTE. Saluto gli studenti e gli insegnanti dell'Istituto Comprensivo «Dante Alighieri» di Castiglion Fiorentino, in provincia di Arezzo, che stanno assistendo ai nostri lavori dalle tribune (Applausi).

  (Segue la chiama).

  PRESIDENTE. Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione sull'articolo unico del disegno di legge di conversione del decreto-legge, nel testo delle Commissioni, identico a quello approvato dal Senato, sul quale il Governo ha posto la questione di fiducia:

  Presenti  504  
  Votanti  502  
  Astenuti  2  
   Maggioranza  252  
    Hanno risposto sì  325   
    Hanno risposto no  177   

  La Camera approva (Vedi votazioni).
  Si intendono conseguentemente respinte tutte le proposte emendative presentate.

  Hanno risposto sì:

  Adornato Ferdinando
  Agostini Luciano
  Agostini Roberta
  Alfano Gioacchino
  Alfreider Daniel
  Alli PaoloPag. 22
  Amato Maria
  Amendola Vincenzo
  Amici Sesa
  Antezza Maria
  Anzaldi Michele
  Argentin Ileana
  Arlotti Tiziano
  Ascani Anna
  Attaguile Angelo
  Baretta Pier Paolo
  Bargero Cristina
  Baruffi Davide
  Basso Lorenzo
  Battaglia Demetrio
  Bazoli Alfredo
  Benamati Gianluca
  Berlinghieri Marina
  Bernardo Maurizio
  Berretta Giuseppe
  Bianchi Dorina
  Bianchi Mariastella
  Bindi Rosy
  Binetti Paola
  Bini Caterina
  Biondelli Franca
  Blazina Tamara
  Bobba Luigi
  Bocci Gianpiero
  Boccia Francesco
  Boccuzzi Antonio
  Bolognesi Paolo
  Bombassei Alberto
  Bonaccorsi Lorenza
  Bonafè Simona
  Bonavitacola Fulvio
  Bonifazi Francesco
  Bonomo Francesca
  Bordo Michele
  Borghi Enrico
  Borletti Dell'Acqua Buitoni
  Ilaria Carla Anna
  Boschi Maria Elena
  Bosco Antonino
  Bossa Luisa
  Braga Chiara
  Bragantini Paola
  Brandolin Giorgio
  Bratti Alessandro
  Bray Massimo
  Bressa Gianclaudio
  Bruno Franco
  Bruno Bossio Vincenza
  Burtone Giovanni Mario Salvino
  Buttiglione Rocco
  Calabrò Raffaele
  Campana Micaela
  Cani Emanuele
  Capelli Roberto
  Capodicasa Angelo
  Capone Salvatore
  Capozzolo Sabrina
  Capua Ilaria
  Carbone Ernesto
  Cardinale Daniela
  Carnevali Elena
  Carocci Mara
  Carra Marco
  Carrescia Piergiorgio
  Carrozza Maria Chiara
  Casati Ezio Primo
  Casellato Floriana
  Casero Luigi
  Cassano Franco
  Castricone Antonio
  Catania Mario
  Causi Marco
  Causin Andrea
  Cenni Susanna
  Censore Bruno
  Cera Angelo
  Cesaro Antimo
  Chaouki Khalid
  Cicchitto Fabrizio
  Cimbro Eleonora
  Cimmino Luciano
  Civati Giuseppe
  Coccia Laura
  Colaninno Matteo
  Cominelli Miriam
  Coppola Paolo
  Coscia Maria
  Cova Paolo
  Covello Stefania
  Crimì Filippo
  Crivellari Diego
  Cuperlo Giovanni
  D'Alia Gianpiero
  Dallai Luigi
  Dal Moro Gian Pietro
  Damiano Cesare
  D'Arienzo Vincenzo
  D'Attorre Alfredo
  De Girolamo Nunzia
  Del Basso De Caro UmbertoPag. 23
  Dellai Lorenzo
  Dell'Aringa Carlo
  De Maria Andrea
  De Menech Roger
  De Micheli Paola
  De Mita Giuseppe
  Di Gioia Lello
  Di Lello Marco
  Di Maio Marco
  D'Incecco Vittoria
  Di Stefano Marco
  Donati Marco
  D'Ottavio Umberto
  Epifani Ettore Guglielmo
  Ermini David
  Fabbri Marilena
  Famiglietti Luigi
  Fanucci Edoardo
  Faraone Davide
  Farina Gianni
  Fassina Stefano
  Fauttilli Federico
  Ferranti Donatella
  Ferrari Alan
  Ferro Andrea
  Fiano Emanuele
  Fiorio Massimo
  Fioroni Giuseppe
  Fitzgerald Nissoli Fucsia
  Folino Vincenzo
  Fontana Cinzia Maria
  Fontanelli Paolo
  Formisano Aniello
  Fossati Filippo
  Fragomeli Gian Mario
  Fregolent Silvia
  Gadda Maria Chiara
  Galgano Adriana
  Galli Giampaolo
  Gandolfi Paolo
  Garavini Laura
  Garofalo Vincenzo
  Garofani Francesco Saverio
  Gasbarra Enrico
  Gasparini Daniela Matilde Maria
  Gebhard Renate
  Gelli Federico
  Gentiloni Silveri Paolo
  Ghizzoni Manuela
  Giachetti Roberto
  Giacobbe Anna
  Giacomelli Antonello
  Gigli Gian Luigi
  Ginato Federico
  Ginefra Dario
  Ginoble Tommaso
  Giorgis Andrea
  Giuliani Fabrizia
  Giulietti Giampiero
  Gnecchi Marialuisa
  Gozi Sandro
  Grassi Gero
  Greco Maria Gaetana
  Gregori Monica
  Gribaudo Chiara
  Guerini Giuseppe
  Guerini Lorenzo
  Guerra Mauro
  Gullo Maria Tindara
  Gutgeld Itzhak Yoram
  Iacono Maria
  Iannuzzi Tino
  Impegno Leonardo
  Incerti Antonella
  Iori Vanna
  Kyenge Cécile
  Laforgia Francesco
  Lattuca Enzo
  Lauricella Giuseppe
  Legnini Giovanni
  Lenzi Donata
  Leone Antonio
  Leva Danilo
  Librandi Gianfranco
  Lodolini Emanuele
  Lorenzin Beatrice
  Losacco Alberto
  Lotti Luca
  Maestri Patrizia
  Magorno Ernesto
  Malisani Gianna
  Malpezzi Simona Flavia
  Manciulli Andrea
  Manfredi Massimiliano
  Manzi Irene
  Marantelli Daniele
  Marchetti Marco
  Marchi Maino
  Marguerettaz Rudi Franco
  Mariani Raffaella
  Mariano Elisa
  Marrocu Siro
  Marroni Umberto
  Martella AndreaPag. 24
  Martelli Giovanna
  Martino Pierdomenico
  Marzano Michela
  Matarrese Salvatore
  Mattiello Davide
  Mauri Matteo
  Mazziotti Di Celso Andrea
  Mazzoli Alessandro
  Melilli Fabio
  Meloni Marco
  Meta Michele Pompeo
  Miccoli Marco
  Miotto Anna Margherita
  Misuraca Dore
  Mogherini Federica
  Mognato Michele
  Molea Bruno
  Monaco Francesco
  Monchiero Giovanni
  Mongiello Colomba
  Montroni Daniele
  Morani Alessia
  Morassut Roberto
  Moretti Alessandra
  Moscatt Antonino
  Mura Romina
  Murer Delia
  Naccarato Alessandro
  Nesi Edoardo
  Oliaro Roberta
  Oliverio Nicodemo Nazzareno
  Orfini Matteo
  Ottobre Mauro
  Pagani Alberto
  Paolucci Massimo
  Paris Valentina
  Parrini Dario
  Pastorelli Oreste
  Pastorino Luca
  Patriarca Edoardo
  Pelillo Michele
  Peluffo Vinicio Giuseppe Guido
  Petitti Emma
  Petrini Paolo
  Piccione Teresa
  Piccoli Nardelli Flavia
  Piccolo Giorgio
  Piccolo Salvatore
  Picierno Pina
  Piepoli Gaetano
  Pini Giuditta
  Pisicchio Pino
  Piso Vincenzo
  Pizzolante Sergio
  Pollastrini Barbara
  Porta Fabio
  Preziosi Ernesto
  Quartapelle Procopio Lia
  Rabino Mariano
  Raciti Fausto
  Rampi Roberto
  Ribaudo Francesco
  Richetti Matteo
  Roccella Eugenia
  Rocchi Maria Grazia
  Romano Andrea
  Rosato Ettore
  Rossomando Anna
  Rostan Michela
  Rotta Alessia
  Rubinato Simonetta
  Rughetti Angelo
  Saltamartini Barbara
  Sanga Giovanni
  Sani Luca
  Sanna Francesco
  Sanna Giovanna
  Sberna Mario
  Sbrollini Daniela
  Scalfarotto Ivan
  Scanu Gian Piero
  Schirò Gea
  Schullian Manfred
  Scopelliti Rosanna
  Scuvera Chiara
  Senaldi Angelo
  Sereni Marina
  Simoni Elisa
  Speranza Roberto
  Stumpo Nicola
  Tabacci Bruno
  Tancredi Paolo
  Taranto Luigi
  Taricco Mino
  Tartaglione Assunta
  Tentori Veronica
  Terrosi Alessandra
  Tinagli Irene
  Tullo Mario
  Vaccaro Guglielmo
  Valiante Simone
  Vazio Franco
  Vecchio Andrea
  Venittelli LauraPag. 25
  Ventricelli Liliana
  Verini Walter
  Vignali Raffaello
  Villecco Calipari Rosa Maria
  Zanetti Enrico
  Zanin Giorgio
  Zardini Diego
  Zoggia Davide

  Hanno risposto no:

  Abrignani Ignazio
  Agostinelli Donatella
  Airaudo Giorgio
  Allasia Stefano
  Archi Bruno
  Baldelli Simone
  Barbanti Sebastiano
  Basilio Tatiana
  Battelli Sergio
  Bernini Massimiliano
  Bernini Paolo
  Bianchi Nicola
  Biasotti Sandro
  Boccadutri Sergio
  Bonafede Alfonso
  Bordo Franco
  Bragantini Matteo
  Brescia Giuseppe
  Brugnerotto Marco
  Brunetta Renato
  Busin Filippo
  Businarolo Francesca
  Busto Mirko
  Calabria Annagrazia
  Cancelleri Azzurra Pia Maria
  Caon Roberto
  Capezzone Daniele
  Carfagna Maria Rosaria
  Cariello Francesco
  Carinelli Paola
  Caso Vincenzo
  Castiello Giuseppina
  Catalano Ivan
  Cecconi Andrea
  Centemero Elena
  Cesaro Luigi
  Chiarelli Gianfranco Giovanni
  Chimienti Silvia
  Cicu Salvatore
  Cirielli Edmondo
  Colletti Andrea
  Colonnese Vega
  Cominardi Claudio
  Corda Emanuela
  Corsaro Massimo Enrico
  Costantino Celeste
  Cozzolino Emanuele
  Crimi Rocco
  Crippa Davide
  Currò Tommaso
  Dadone Fabiana
  Daga Federica
  D'Alessandro Luca
  Dall'Osso Matteo
  D'Ambrosio Giuseppe
  Da Villa Marco
  Del Grosso Daniele
  Dell'Orco Michele
  Di Benedetto Chiara
  Dieni Federica
  Di Maio Luigi
  Di Salvo Titti
  Distaso Antonio
  Di Stefano Manlio
  Duranti Donatella
  D'Uva Francesco
  Faenzi Monica
  Fantinati Mattia
  Farina Daniele
  Fava Claudio
  Fedriga Massimiliano
  Ferrara Ciccio
  Fico Roberto
  Fontana Gregorio
  Fraccaro Riccardo
  Fratoianni Nicola
  Frusone Luca
  Gagnarli Chiara
  Galati Giuseppe
  Gallinella Filippo
  Gallo Luigi
  Giacomoni Sestino
  Giammanco Gabriella
  Giordano Giancarlo
  Giordano Silvia
  Giorgetti Alberto
  Giorgetti Giancarlo
  Grande Marta
  Grillo Giulia
  Guidesi Guido
  Iannuzzi Cristian
  Invernizzi Cristian
  L'Abbate GiuseppePag. 26
  Lacquaniti Luigi
  Laffranco Pietro
  Lainati Giorgio
  La Russa Ignazio
  Latronico Cosimo
  Lavagno Fabio
  Liuzzi Mirella
  Lorefice Marialucia
  Lupo Loredana
  Marcolin Marco
  Marcon Giulio
  Marotta Antonio
  Martino Antonio
  Marzana Maria
  Matarrelli Toni
  Melilla Generoso
  Meloni Giorgia
  Micillo Salvatore
  Milanato Lorena
  Molteni Nicola
  Mottola Giovanni Carlo Francesco
  Mucci Mara
  Nardi Martina
  Nastri Gaetano
  Nesci Dalila
  Nicchi Marisa
  Nuti Riccardo
  Paglia Giovanni
  Palazzotto Erasmo
  Palese Rocco
  Palmieri Antonio
  Palmizio Elio Massimo
  Pannarale Annalisa
  Parentela Paolo
  Pellegrino Serena
  Pesco Daniele
  Petraroli Cosimo
  Petrenga Giovanna
  Piazzoni Ileana Cathia
  Picchi Guglielmo
  Pili Mauro
  Pilozzi Nazzareno
  Pini Gianluca
  Piras Michele
  Pisano Girolamo
  Placido Antonio
  Polidori Catia
  Polverini Renata
  Prataviera Emanuele
  Prestigiacomo Stefania
  Prodani Aris
  Quaranta Stefano
  Ragosta Michele
  Ravetto Laura
  Rizzetto Walter
  Rizzo Gianluca
  Romano Francesco Saverio
  Romano Paolo Nicolò
  Rondini Marco
  Rotondi Gianfranco
  Ruocco Carla
  Russo Paolo
  Sarti Giulia
  Savino Elvira
  Scotto Arturo
  Spadoni Maria Edera
  Spessotto Arianna
  Squeri Luca
  Tacconi Alessio
  Terzoni Patrizia
  Tofalo Angelo
  Totaro Achille
  Tripiedi Davide
  Turco Tancredi
  Valentini Valentino
  Vallascas Andrea
  Vella Paolo
  Vignaroli Stefano
  Villarosa Alessio
  Vito Elio
  Zaccagnini Adriano
  Zan Alessandro
  Zaratti Filiberto
  Zolezzi Alberto

  Si sono astenuti:

  Borghese Mario
  Merlo Ricardo Antonio

  Sono in missione:

  Aiello Ferdinando
  Alfano Angelino
  Balduzzi Renato
  Bellanova Teresa
  Brambilla Michela Vittoria
  Caparini Davide
  Castiglione Giuseppe
  Ciprini Tiziana
  Costa Enrico
  D'Incà Federico
  Galan Giancarlo
  Locatelli Pia EldaPag. 27
  Lombardi Roberta
  Lupi Maurizio
  Madia Maria Anna
  Mannino Claudia
  Migliore Gennaro
  Nicoletti Michele
  Orlando Andrea
  Pes Caterina
  Pistelli Lapo
  Portas Giacomo Antonio
  Realacci Ermete
  Ricciatti Lara
  Rigoni Andrea
  Rossi Domenico
  Scagliusi Emanuele
  Tidei Marietta
  Valente Valeria
  Velo Silvia

  In attesa che vengano formalmente sistemati i fascicoli, sospendo brevemente la seduta per un quarto d'ora. Riprenderemo alle 16,30, con i pareri sugli ordini del giorno, se nessuno intende illustrarli. Se vi fossero, invece, richieste di illustrazione, invito a farlo presente alla Presidenza.

  La seduta, sospesa alle 16,10, è ripresa alle 16,35.

  PRESIDENTE. Riprendiamo il seguito della discussione del disegno di legge, già approvato dal Senato,: Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 16 gennaio 2014, n. 2, recante proroga delle missioni internazionali delle Forze armate e di polizia, iniziative di cooperazione allo sviluppo e sostegno ai processi di ricostruzione e partecipazione alle iniziative delle organizzazioni internazionali per il consolidamento dei processi di pace e di stabilizzazione.
  Avverto che, consistendo il disegno di legge di un solo articolo, non si procederà alla votazione dell'articolo unico ma, dopo l'esame degli ordini del giorno, si procederà direttamente alla votazione finale, a norma dell'articolo 87, comma 5, del Regolamento.

(Esame degli ordini del giorno – A.C. 2149)

  PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli ordini del giorno presentati (Vedi l'allegato A – A.C. 2149).
  Avverto che l'ordine del giorno Artini n. 9/2149/17 è stato sottoscritto anche dalla deputata Dieni.
  Avverto altresì che la Presidenza non ritiene ammissibile, ai sensi dell'articolo 89, comma 1, del Regolamento, l'ordine del giorno Bossi n. 9/2149/46 in materia di pagamento di riscatti di cittadini italiani sequestrati all'estero, in quanto riproduce il contenuto di una proposta emendativa già dichiarata inammissibile in sede referente per estraneità di materia.
  Invito, se si liberano i banchi del Governo, il rappresentante del Governo stesso ad esprimere i pareri. Prego. Invito anche i colleghi a prendere buona nota. Chiedo scusa al sottosegretario Alfano.

  GIANLUCA PINI. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Onorevole Pini, su che cosa ?

  GIANLUCA PINI. Presidente, sulla inammissibilità dell'ordine del giorno numero Bossi n. 9/2149/46. Il testo dell'emendamento che è stato respinto in fase di esame in Commissione...

  PRESIDENTE. È stato dichiarato inammissibile, non respinto, onorevole Pini. L'ordine del giorno riproduce il contenuto di una proposta emendativa che non è stata respinta, ma è stata dichiarata inammissibile, per precisione.

  GIANLUCA PINI. Mi scusi.

  PRESIDENTE. Perfetto. Prego, sottosegretario Alfano.

  GIOACCHINO ALFANO, Sottosegretario di Stato per la difesa. Grazie, Presidente.
  Il parere sull'ordine del giorno n. 9/2149/1, a prima firma Vito, è favorevole. È Pag. 28firmato da tutti i gruppi delle Commissioni difesa ed esteri. Lo dico perché ci sono ordini del giorno successivi che sono sulla stessa materia ma che non avranno probabilmente un parere favorevole, perché in questo ordine del giorno abbiamo recepito le richieste di tutti i proponenti.
  Sull'ordine del giorno Quartapelle n. 9/2149/2, il parere è favorevole con riformulazione. Nel dispositivo si propone, nel primo periodo di eliminare tutta la prima parte fino a «lavori». Quindi diventa «impegna il Governo a avviare i lavori» e poi prosegue.
  Il Governo esprime parere contrario sull'ordine del giorno Gregorio Fontana n. 9/2149/3.
  I pareri li leggo tutti io, Presidente, anche se alcuni sono di competenza del Ministero degli affari esteri.
  Il Governo esprime parere favorevole sull'ordine del giorno Cozzolino n. 9/2149/4.
  Il Governo esprime parere contrario sull'ordine del giorno Paolo Bernini n. 9/2149/5, così come sull'ordine del giorno Barbanti n. 9/2149/6.
   Il Governo esprime parere favorevole sull'ordine del giorno Luigi Gallo n. 9/2149/7, purché il dispositivo sia riformulato eliminando «rafforzare» e aggiungendo «continuare ad implementare».
  Il Governo esprime parere favorevole sull'ordine del giorno Di Stefano n. 9/2149/8.
  Il Governo esprime parere favorevole sull'ordine del giorno Di Benedetto n. 9/2149/9, con questa riformulazione: sostituire il dispositivo con il seguente: «a continuare anche nel quadro UE a monitorare in Qatar il rispetto dei diritti umani, in particolare quelli delle donne».
  Il Governo esprime parere contrario sugli ordini del giorno Villarosa n. 9/2149/10, Daga n. 9/2149/11 e Tofalo n. 9/2149/12. Circa quest'ultimo, la conferenza di cui parla si è già svolta il 5 marzo.
  Il Governo accoglie come raccomandazione l'ordine del giorno Sibilia n. 9/2149/13, mentre esprime parere favorevole sull'ordine del giorno Colonnese n. 9/2149/14, purché il dispositivo sia così riformulato: eliminare il periodo da: «ad assumere» fino a: «Presidenza italiana» e sostituirlo con il seguente: «continuare a sostenere gli sforzi della comunità internazionale»; eliminare, inoltre, la parola: «contestuale».
  Il Governo esprime parere favorevole sull'ordine del giorno Basilio n. 9/2149/15, mentre sull'ordine del giorno Battelli n. 9/2149/16 il parere è contrario.
  Il Governo esprime parere favorevole sull'ordine del giorno Artini n. 9/2149/17, purché il dispositivo sia così riformulato: al posto della parola: «organizzare», da eliminare, inserire l'espressione: «a continuare ad assicurare»; eliminare, inoltre, i successivi tre periodi. Quindi, il dispositivo si ferma alle parole: «sul territorio», nel primo periodo.
  Il Governo esprime parere contrario sugli ordini del giorno Scagliusi n. 9/2149/18 e Brescia n. 9/2149/19.
  Il Governo esprime favorevole sull'ordine del giorno Ciprini n. 9/2149/20, a condizione che il dispositivo sia riformulato nel modo seguente: aggiungere, all'inizio del periodo, le parole: «a rafforzare le misure», poi eliminare il periodo successivo, che riprende dall'espressione: «volte al riconoscimento» e prosegue.
  Il Governo accoglie come raccomandazione l'ordine del giorno Spadoni n. 9/2149/21, mentre esprime parere contrario sull'ordine del giorno Frusone n. 9/2149/22.
  Il Governo esprime parere favorevole sull'ordine del giorno Colletti n. 9/2149/23, a condizione che il dispositivo sia riformulato nel senso di eliminare il primo periodo, che inizia dal termine: «provvedere», fino a: «infine a». Quindi, il periodo rimane: «il Governo a favorire costantemente l'aggiornamento del sito con riferimento soprattutto» e prosegue fino alla fine.
  Il Governo esprime parere contrario sugli ordini del giorno Ruocco n. 9/2149/24, Pisano n. 9/2149/25 e Mucci n. 9/2149/26, mentre esprime parere favorevole sull'ordine del giorno Micillo n. 9/2149/27.
  Il Governo esprime parere favorevole sull'ordine del giorno Grande n. 9/2149/Pag. 2928, con la seguente riformulazione: eliminare l'ultima parte del periodo, ossia dalle parole: «ed evitando così» fino alla fine.
  Il Governo accoglie come raccomandazione l'ordine del giorno Crippa n. 9/2149/29, mentre esprime parere contrario sull'ordine del giorno Bonafede n. 9/2149/30.
  Il Governo esprime parere favorevole sull'ordine del giorno Prodani n. 9/2149/31, mentre il parere è favorevole sull'ordine del giorno Corda n. 9/2149/32, purché il dispositivo sia riformulato nel modo seguente: «impegna il Governo a valutare l'opportunità di mantenere costante l'attenzione in materia assicurando lo scrupoloso rispetto dei relativi protocolli di somministrazione».
  Il Governo esprime parere contrario sugli ordini del giorno Dadone n. 9/2149/33 e Del Grosso n. 9/2149/34, mentre esprime parere favorevole sull'ordine del giorno Baldassarre n. 9/2149/35, con la seguente riformulazione: il periodo, invece di far riferimento al 31 marzo 2014, deve fare riferimento al 30 aprile 2014.
  Il Governo esprime parere favorevole sull'ordine del giorno Rizzo n. 9/2149/36, con la seguente riformulazione: l'impegno del Governo finisce a: «ATR-72»; il resto viene eliminato.
  Il Governo esprime parere contrario sugli ordini del giorno D'Ambrosio n. 9/2149/37 e La Russa n. 9/2149/38; quest'ultimo per la premessa che ho fatto all'ordine del giorno Vito n. 9/2149/1.
  Il Governo esprime parere contrario sugli ordini del giorno Piras n. 9/2149/39 e Duranti n. 9/2149/40, mentre esprime parere favorevole sull'ordine del giorno Scotto n. 9/2149/41, purché il dispositivo sia riformulato nel modo seguente: eliminare le parole: «attivarsi affinché si possa» sostituendole con le seguenti: «valutare l'opportunità di».
  Il Governo esprime parere favorevole sull'ordine del giorno Allasia n. 9/2149/42, a condizione che il dispositivo sia riformulato nel modo seguente: dopo la parola: «risorse» aggiungere la parola: «disponibili» ed eliminare il resto del periodo.
  Il Governo esprime parere contrario sugli ordini del giorno Borghesi n. 9/2149/43, Rondini n. 9/2149/44 e Prataviera n. 9/2149/45.

  PRESIDENTE. Ricordo che l'ordine del giorno Bossi n. 9/2149/46 è inammissibile.

  GIOACCHINO ALFANO, Sottosegretario di Stato per la difesa. Il Governo esprime parere favorevole sull'ordine del giorno Caparini n. 9/2149/47, con la seguente riformulazione, che leggo perché è abbastanza complessa: l'impegno diventa «a presentare nel più breve tempo possibile – eliminando quindi: entro il prossimo 30 aprile – una dettagliata relazione». Poi tutto il periodo che segue va eliminato e vanno aggiunte le seguenti parole: «sulle attività svolte nell'ambito dell'operazione MARE NOSTRUM».
  Il Governo esprime parere contrario sugli ordini del giorno Matteo Bragantini n. 9/2149/48, Molteni n. 9/2149/49, Buonanno n. 9/2149/50, Marcolin n. 9/2149/51 e Busin n. 9/2149/52, mentre esprime parere favorevole sull'ordine del giorno Invernizzi n. 9/2149/53, a condizione che il dispositivo venga riformulato nel senso di terminarne il periodo alle parole: «armi chimiche siriane», eliminando tutto il resto. Esprime altresì parere contrario sull'ordine del giorno Caon n. 9/2149/54, mentre esprime parere favorevole sull'ordine del giorno Guidesi n. 9/2149/55, a condizione che il dispositivo venga riformulato nel senso di impegnare il Governo ad informare sull'esito delle missioni dei due osservatori, precisandone il mandato, lo status giuridico ed i costi sostenuti.
  Esprime altresì parere contrario sugli ordini del giorno Grimoldi n. 9/2149/56, Gianluca Pini n. 9/2149/57 e Giancarlo Giorgetti n. 9/2149/58, mentre esprime parere favorevole sull'ordine del giorno Fedriga 9/2149/59.

  PRESIDENTE. Chiedo ai presentatori se insistano per la votazione dell'ordine del giorno Vito n. 9/2149/1, su cui il Governo ha espresso parere favorevole.

Pag. 30

  ELIO VITO. Signor Presidente, colleghi, ringrazio il Governo per il parere favorevole e ringrazio tutti i colleghi delle Commissioni esteri e difesa, che hanno sottoscritto questo ordine del giorno in rappresentanza di tutti i gruppi della Camera; un ordine del giorno a sostegno dei nostri marò e che invita il Governo a fare alcune cose molto importanti ed urgenti per risolvere la vicenda, in rispetto delle nostre ragioni, delle ragioni di Latorre e Girone, che sono quelle del diritto internazionale, della competenza territoriale, dell'immunità funzionale.
  Credo, signor Presidente, che, con l'accoglimento da parte del Governo, sia anche importante e utile che l'Aula voti questo ordine del giorno e che registri, se possibile, auspicabilmente, l'unanimità. Un atto che dobbiamo anche a Latorre e Girone, che attendono loro e le loro famiglie; il Ministro Pinotti è stata poco fa in India e ha portato a Latorre e Girone anche questo ordine del giorno, a testimonianza dell'impegno e della vicinanza del Parlamento.
  Credo sia importante continuare a dimostrare loro il nostro impegno e continuare a dimostrare loro come il Parlamento, su questa vicenda, non solo è costantemente attento ma è anche unito e non diviso. Per questo, Presidente, chiedo che l'ordine del giorno sia posto ai voti e, essendo stato sottoscritto dai capigruppo delle due Commissioni della Camera di tutti i gruppi parlamentari, chiedo anche che venga votato conseguentemente da tutti i colleghi, non per dare importanza a me e al nostro ordine del giorno ma come segno tangibile del sostegno del nostro Parlamento che noi dobbiamo loro.
  Lo scorso ordine del giorno, ricordo, fu anche tempestivamente trasmesso all'India e credo abbia contribuito a far assumere un maggior peso internazionale alla vicenda. Chiedo quindi che il mio ordine del giorno venga votato.

  PRESIDENTE. Lo porremo, quindi, in votazione.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Scanu. Ne ha facoltà. Colleghi, per favore, se si riesce ad abbassare il tono della voce...stiamo parlando di un tema molto sensibile.

  GIAN PIERO SCANU. Signor Presidente, intervengo sul medesimo argomento per sottolineare, posto che ve ne fosse necessità, il convinto sostegno che, a questo ordine del giorno, unanime, ha conferito il gruppo del Partito Democratico.
  Vorrei mettere in evidenza un aspetto che è presente nel dispositivo dell'ordine del giorno ma che, in una circostanza importante come questa, noi riteniamo debba essere ulteriormente esplicitato. Noi, come gruppo del Partito Democratico, siamo infatti convinti che, in luogo di una interruzione delle missioni antipirateria, una targata Unione europea e l'altra targata NATO, debba intervenire, viceversa, una piena assunzione di responsabilità e di titolarità da parte delle Nazioni Unite.
  Soltanto, infatti, con un riconoscimento ab origine della pienezza della titolarità delle Nazioni Unite potrà essere possibile che quell'Assemblea generale affronti un argomento così delicato, e per certi versi ancora inspiegabile, con un'autorevolezza ed una credibilità internazionali che ancora purtroppo in questa vicenda non sono state conferite e non sono emerse. Quindi, è un ordine del giorno convinto, che però contiene in sé una proposta dinamica, finalizzata alla ricerca di nuovi scenari, senza i quali temiamo che la soluzione possa tardare ad arrivare (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

  PRESIDENTE. Prego i colleghi di prendere posto e se possibile di tenere un volume basso della voce, se non addirittura di stare in silenzio. Colleghi, per favore ! Allora !
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Scotto. Ne ha facoltà.

  ARTURO SCOTTO. Signor Presidente, noi abbiamo sottoscritto volentieri, come Sinistra Ecologia Libertà, questo ordine del giorno unitario. Lo riteniamo un bel segnale che questo Parlamento dà ai nostri Pag. 31due fucilieri detenuti ingiustamente in India. Siamo convinti che la comunità internazionale, come sta facendo, debba attivarsi in maniera molto forte affinché questa situazione volga verso un esito positivo. Ovviamente, poi ci sarà il tempo per poter riflettere anche su cosa non è andato e su cosa bisognerà modificare, a partire da una legislazione imperfetta, che vede la presenza dei nostri militari a bordo delle navi e che ovviamente, da questo punto di vista, andrà rivista, secondo noi, anche in tempi rapidi. Per questo, vogliamo salutare questo impegno tutti insieme e voglio dire che il nostro gruppo voterà convintamente a favore (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà).

  PRESIDENTE. A questo punto, nessun'altro chiedendo di parlare, lo poniamo in votazione, come chiesto dal presidente Vito.
  Avverto che è stata chiesta la votazione nominale mediante procedimento elettronico.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Vito n. 9/2149/1, accettato dal Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Totaro... Giammanco (che saluta la Presidenza)... Prataviera... Rabino... Provi a votare, onorevole Gutgeld... Attaguile... Abrignani... Cimmino... Bossa...

  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera approva all'unanimità (Vedi votazioni) (Applausi).

   (Presenti e votanti  391   
   Maggioranza  196   
    Hanno votato
 391).    

  (Il deputato Matteo Bragantini ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole).
  Chiedo alla presentatrice se accetti la riformulazione dell'ordine del giorno Quartapelle Procopio n. 9/2149/2, accettato dal Governo, purché riformulato.

  LIA QUARTAPELLE PROCOPIO. Signor Presidente, accetto la riformulazione.

  PRESIDENTE. Sta bene. Chiedo ai presentatori se insistano per la votazione dell'ordine del giorno Gregorio Fontana n. 9/2149/3, non accettato dal Governo.

  ROCCO PALESE. Signor Presidente, intervengo per annunciare il ritiro di questo ordine del giorno.

  PRESIDENTE. Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Cozzolino n. 9/2149/4, accettato dal Governo.
  Prendo atto che i presentatori insistono per la votazione dell'ordine del giorno Paolo Bernini n. 9/2149/5, non accettato dal Governo.
  Abbiamo un problema tecnico. Un momento perché abbiamo un problema di blocco del sistema. Ci siamo.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Paolo Bernini n. 9/2149/5, non accettato dal Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Nesci non riesce a votare... Pilozzi... Corsaro... non metta a repentaglio la sua persona, onorevole Corsaro, aspettiamo.... Costantino... Lauricella... Sanna... Furnari, con la scheda, se no è difficile, per alzata di mano è un'altra procedura, anche dal suo banco, è meglio...

  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti e votanti  405   
   Maggioranza  203   
    Hanno votato
  95    
    Hanno votato
no  310).    

  (La deputata Paola Bragantini ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto contrario).

Pag. 32

  Prendo atto che i presentatori insistono per la votazione dell'ordine del giorno Barbanti n. 9/2149/6, non accettato dal Governo. Passiamo dunque ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Barbanti n. 9/2149/6, non accettato dal Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Cera... Lorefice...

  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  406   
   Votanti  379   
   Astenuti   27   
   Maggioranza  190   
    Hanno votato
 108    
    Hanno votato
no  271).    

  Chiedo ai presentatori se accettino la riformulazione dell'ordine del giorno Luigi Gallo n. 9/2149/7, accettato dal Governo, purché riformulato.

  LUIGI GALLO. Signor Presidente, accetto la riformulazione.

  PRESIDENTE. Sta bene. Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Manlio Di Stefano n. 9/2149/8, accettato dal Governo.
  Chiedo ai presentatori se accettino la riformulazione dell'ordine del giorno Di Benedetto n. 9/2149/9, accettato dal Governo, purché riformulato.

  CHIARA DI BENEDETTO. Non accetto la riformulazione ed insisto per la votazione.

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Di Benedetto n. 9/2149/9, non accettato dal Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Capezzone, Adornato, D'Uva, Bechis, Villarosa...

  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti e votanti  411   
   Maggioranza  206   
    Hanno votato
 109    
    Hanno votato
no  302).    

  Prendo atto che i presentatori insistono per la votazione dell'ordine del giorno Villarosa n. 9/2149/10, non accettato dal Governo. Passiamo dunque ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Villarosa n. 9/2149/10, non accettato dal Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Cera, Malpezzi, Tartaglione... onorevole Cera, provi a votare, non a sbloccarla, provi a votare... vede funziona... Capezzone anche non riesce a votare...Grillo...

  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  410   
   Votanti  397   
   Astenuti   13   
   Maggioranza  199   
    Hanno votato
  73    
    Hanno votato
no  324).    

  Prendo atto che i presentatori insistono per la votazione dell'ordine del giorno Daga n. 9/2149/11, non accettato dal Governo. Passiamo dunque ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del Pag. 33giorno Daga n. 9/2149/11, non accettato dal Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Bossa, Luigi Gallo, Turco, Giampaolo Galli, Prestigiacomo, Chimienti, Piepoli... con comodo... veloci colleghi su, se volete che vi aspettiamo, altrimenti andiamo avanti...

  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti e votanti  417   
   Maggioranza  209   
    Hanno votato
 102    
    Hanno votato
no  315).    

  L'ordine del giorno Tofalo n. 9/2149/12 è ritirato.
  Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Sibilia n. 9/2149/13, accettato dal Governo come raccomandazione.
  Prendo atto che i presentatori accettano la riformulazione e non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Colonnese n. 9/2149/14, accettato dal Governo, purché riformulato.
  Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Basilio n. 9/2149/15, accettato dal Governo.
  Prendo atto che i presentatori insistono per la votazione dell'ordine del giorno Battelli n. 9/2149/16, non accettato dal Governo. Passiamo dunque ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Battelli n. 9/2149/16, non accettato dal Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Covello, Molea, Tancredi, Duranti, Mongiello, Ascani, Gribaudo, Paris, Capozzolo... ancora un quarto d'ora e chiudiamo la votazione... è una previsione ottimistica... Bonafede... ci siamo, c’è nessun altro in cortile, dobbiamo aspettare...

  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti e votanti  426   
   Maggioranza  214   
    Hanno votato
 114    
    Hanno votato
no  312).    

  Chiedo ai presentatori se accettino la riformulazione dell'ordine del giorno Artini n. 9/2149/17, accettato dal Governo, purché riformulato.

  FEDERICA DIENI. Grazie Presidente, non capiamo onestamente questo parere del Governo di stralciare gli ultimi due punti. In particolare, stiamo parlando di armi chimiche a Gioia Tauro e, quindi, di smaltimento di queste armi chimiche. Non capiamo come mai il Governo non si voglia impegnare a garantire la sicurezza del personale che comunque lavorerà a questo smaltimento e, al tempo stesso, informare in maniera tempestiva e dettagliata i cittadini.
  Diciamo che questo rientra nell'ottica della trasparenza e della sicurezza che il Governo dovrebbe assicurare alla popolazione interessata perché stiamo parlando sempre di un evento che potrebbe comportare un rischio per la popolazione interessata.
  Quindi, non ci spieghiamo questo parere e vorremmo dunque che il Governo lo motivasse. Ripeto, c’è una popolazione interessata che vorrebbe avere maggiori informazioni anche relativamente alla tempistica di questo trasbordo, di questo smaltimento di queste armi e ciò sarebbe il minimo sindacale che un Governo dovrebbe garantire ai propri cittadini.

  PRESIDENTE. La ringrazio. Questo ordine del giorno dunque lo poniamo in votazione, con il parere contrario del Governo.Pag. 34
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Manlio Di Stefano. Ne ha facoltà.

  MANLIO DI STEFANO. Grazie Presidente, al Ministro ma soprattutto ai colleghi, questo ordine del giorno chiede soltanto che, nel caso dello smaltimento delle armi chimiche, si rispettino i principi che garantiscono ai cittadini, che si trovano nella zona del porto e a chi ci lavorerà, i requisiti di sicurezza e di trasparenza e che si faccia informazione per i cittadini, cosa che renderebbe tutti più sereni relativamente a questo smaltimento.
  Non vedo onestamente quale sia il problema di accettare un ordine del giorno del genere che serve semplicemente a far sì che tutto vada liscio e che i cittadini siano tranquilli quando sarà effettuato lo smaltimento ((Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Scotto. Ne ha facoltà.

  ARTURO SCOTTO. Signor Presidente, io trovo di grande buon senso questo ordine del giorno perché mi sembra sia inserito nella direzione giusta di un Paese che si impegna a collaborare per la pace e, allo stesso tempo, prova a garantire alcuni diritti fondamentali, tra questi c’è la sicurezza dei lavoratori e degli operatori del porto. Mi appello al Ministro Mogherini, che ringrazio di essere qui in Aula con noi, perché credo che l'opinione del Governo possa cambiare in una direzione giusta.

  PRESIDENTE. La ringrazio. Ha chiesto di intervenire il Governo.

  GIOACCHINO ALFANO, Sottosegretario di Stato per la difesa. Presidente, il parere era favorevole con riformulazione perché le attività citate non sono di esclusiva competenza italiana...

  PRESIDENTE. Colleghi ! Se abbassiamo il tono della voce anche gli interessati riescono a capire ciò che sta dicendo il sottosegretario e magari si fanno un'idea, se si può riuscire a trovare un punto d'incontro o meno.

  GIOACCHINO ALFANO, Sottosegretario di Stato per la difesa. Signor Presidente, rimanendo comunque la riformulazione all'inizio del periodo «a continuare ad assicurare», perché questa è già un'attività che viene svolta. Quindi, con questa modifica, lasciando tutti i periodi successivi, il parere è favorevole. Però, comunque, bisogna almeno aggiungere «a continuare ad assicurare», perché questo già lo facciamo, quindi: «a continuare ad assicurare»; togliere «organizzare» e il resto rimane uguale.

  PRESIDENTE. A questo punto avrei l'onorevole Spadoni, però ha già parlato l'onorevole Dieni su questo ordine del giorno. Perfetto, prendo atto che i presentatori accettano la riformulazione e non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Artini n. 9/2149/17, accettato dal Governo, purché riformulato.
  Prendo atto che i presentatori insistono per la votazione dell'ordine del giorno Scagliusi n. 9/2149/18, non accettato dal Governo.
  Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Scagliusi n. 9/2149/18, non accettato dal Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Cassano, Marco Di Stefano, Romano...

  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti e votanti  432   
   Maggioranza  217   
    Hanno votato
 118    
    Hanno votato
no  314).    

Pag. 35

  Prendo atto che i presentatori insistono per la votazione dell'ordine del giorno Brescia n. 9/2149/19, non accettato dal Governo.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Gianluca Pini. Ne ha facoltà.

  GIANLUCA PINI. Signor Presidente, io spero e penso di aver letto male il dispositivo di questo ordine del giorno perché, io capisco in qualche modo il costrutto della premessa del collega Brescia, ma che la formazione Hezbollah sia a tutti gli effetti una formazione terroristica, questo lo dicono purtroppo le cronache e le centinaia di morti che questi signori hanno creato nel tempo.
  Chiedere a un Parlamento di uno Stato democratico che rigetta, come rigettano tutti gli Stati civili, il terrorismo, di togliere dalla lista delle formazioni terroristiche, dopo tanti anni di battaglie, dopo tanti anni di lotte, Hezbollah, proprio da quella lista di chi deve essere costantemente, quotidianamente ostacolato e combattuto penso sia una roba che non sta né in cielo né in terra. Quindi, era solo per significare il nostro assoluto voto contrario a una richiesta di questo tipo perché riteniamo che sia anche offensiva nei confronti di tutte le vittime che Hezbollah, e non solo Hezbollah, ha creato, tutto il fanatismo islamico ha creato non solo dall'11 settembre in avanti ma anche prima.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Brescia. Ne ha facoltà.

  GIUSEPPE BRESCIA. Signor Presidente, solo per dire qui che questo è un ordine del giorno a nostro parere semplicemente di buonsenso e logico perché essendoci dei nostri militari che collaborano con queste popolazioni ogni giorno, ci sembra ovvio, ci sembra logico supportarli in questo perché accusarli così, metterli nella lista nera dei terroristi, può sfavorire il loro operato. Quindi, semplicemente, questa è la nostra posizione: o si ritirano i militari e non gli si fa correre questo enorme rischio oppure si toglie dalla lista nera Hezbollah.

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Brescia n. 9/2149/19, non accettato dal Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  Onorevole Scotto, lei ha già parlato due volte, io non le posso dare la parola più di due volte.
  (Segue la votazione).

  Spadoni, Dell'Aringa, Grillo...

  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti e votanti  430   
   Maggioranza  216   
    Hanno votato
 103    
    Hanno votato
no  327).    

  Chiedo ai presentatori se accettino la riformulazione dell'ordine del giorno Ciprini n. 9/2149/20, accettato dal Governo, purché riformulato.

  MARIA EDERA SPADONI. Signor Presidente, chiedo la cortesia al Governo di ripetere la riformulazione, grazie.

  PRESIDENTE. Il Governo ?

  GIOACCHINO ALFANO, Sottosegretario di Stato per la difesa. Signor Presidente, nell'impegno, nel primo periodo, aggiungere le parole «a rafforzare le misure», poi il periodo proseguiva con le parole «ad adottare efficaci misure» che viene eliminato. Quindi, rileggo il periodo: «a rafforzare le misure volte al riconoscimento, alla prevenzione, al monitoraggio» e prosegue fino alla fine.

  PRESIDENTE. Onorevole Spadoni ?

Pag. 36

  MARIA EDERA SPADONI. Signor Presidente, va bene.

  PRESIDENTE. Sta bene. Chiedo ai presentatori se insistano per la votazione dell'ordine del giorno Spadoni n. 9/2149/21, accolto dal Governo come raccomandazione.

  MARIA EDERA SPADONI. Signor Presidente, una raccomandazione per aumentare le risorse da destinare agli interventi di cooperazione è qualcosa di molto generico, cioè si raccomanda ma io vorrei che ci fosse più che altro un impegno già in un ordine del giorno che comunque si sa che non ha la stessa forza di un emendamento, almeno che nell'ordine del giorno ci sia un impegno da parte del Governo.

  PRESIDENTE. Il Governo ?

  FEDERICA MOGHERINI, Ministro degli affari esteri. Signor Presidente, parere favorevole.

  PRESIDENTE. A questo punto deduco che il parere favorevole vada bene ai presentatori.
  Chiedo ai presentatori se insistano per la votazione dell'ordine del giorno Frusone n. 9/2149/22, non accettato dal Governo.

  LUCA FRUSONE. Signor Presidente, come vedete questo forse è l'ordine del giorno con le premesse più lunghe, proprio perché questa storia dei Corpi civili di pace ha una lunga storia alle spalle, si parte dal 2004, sono stati fatti vari tentativi per istituire questi Corpi civili fino ad arrivare ad una legge del 2013, quindi questo ordine del giorno semplicemente chiede di riattivare un tavolo del 2007 per i Corpi civili di pace e poi di utilizzare questi Corpi di civili sperimentali nell'articolo 9 di questo decreto. Quindi, semplicemente è un ordine del giorno per accelerare un dialogo, un discorso che si è arenato nel tempo, dal 2004 a oggi sono passati circa dieci anni, quindi semplicemente chiediamo di concretizzare il tutto perché di tempo già ne è stato speso abbastanza.

  PRESIDENTE. Saluto gli studenti e gli insegnanti dell'Istituto d'istruzione superiore «Don Tonino Bello» di Tricase, in provincia di Lecce, che stanno assistendo ai nostri lavori dalle tribune (Applausi). Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Marcon. Ne ha facoltà.

  GIULIO MARCON. Signor Presidente, per annunciare il voto favorevole di Sinistra Ecologia Libertà a questo ordine del giorno. Ci sembra importante anche perché è stato approvato un emendamento alla legge di stabilità che prevede un finanziamento di 9 milioni per i prossimi tre anni per i Corpi civili di pace. Poiché non c’è una legge che istituisce i Corpi civili di pace, ma questo finanziamento viene legato alla legge sul servizio civile nazionale, è importante che si attivino delle procedure per tradurre i contenuti di questo ordine del giorno nella sua realizzazione attraverso un tavolo con le associazioni e le organizzazioni che da anni sono impegnate nella promozione dei Corpi civili di pace.
  Quindi, io inviterei il Governo a riconsiderare il suo parere su questo ordine del giorno, parere che potrebbe servire ad attuare nei tempi più brevi possibili quanto previsto dalla legge di stabilità.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Gianluca Pini. Ne ha facoltà.

  GIANLUCA PINI. Signor Presidente, per annunciare il voto contrario del nostro gruppo perché una delle grandi malattie di questo Paese è continuare a insistere sui fallimenti.
  È chiaro. Si possono fare tentativi, si possono cercare delle strade per dare delle soluzioni a dei problemi, però dopo che si è sbattuto in qualche modo il muso contro situazioni che si sono create ad hoc e che si sono viste non portare ad alcun tipo di risultato, insistere direi che è alquanto Pag. 37inutile, se non addirittura stupido. Quindi, da parte nostra ci sarà un voto contrario rispetto a quella che è la richiesta del collega del MoVimento 5 Stelle.
  Ma, colgo l'occasione, per far sì che rimanga agli atti di questo dibattito parlamentare, di sottolineare una cosa secondo me gravissima. Non più tardi di qualche minuto fa, un collega del MoVimento 5 Stelle ha dichiarato serenamente che i nostri militari collaborano con un'organizzazione terroristica, cioè Hezbollah. Il Governo non ha ritenuto assolutamente di alzarsi e di smentire questa dichiarazione, che è di una gravità assoluta. Dovesse perdurare questo silenzio da parte del Governo, chiaramente sarà poi chiamato nelle opportune sedi a renderne conto e penso che la sede opportuna sia proprio quella di rendere conto in Aula, con un'informativa specifica, se questa cosa, che è stata detta e non è stata smentita, sia effettivamente vera.

  GIUSEPPE BRESCIA. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  GIUSEPPE BRESCIA. Signor Presidente, date le polemiche inutili che ogni volta si creano su questi temi, intervengo solo per precisare che con «collaborare» intendevo che stanno sullo stesso territorio e, quindi, hanno a che fare con queste persone. Va bene ?

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Frusone n. 9/2149/22, con il parere contrario del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Cera, Spadoni, Di Lello, Venittelli, Dell'Aringa, Colaninno, Monchiero. Ci siamo ? Pilozzi non riesce a votare. Ragosta. Hanno votato tutti ?

  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti e votanti  434   
   Maggioranza  218   
    Hanno votato
 106    
    Hanno votato
no  328).    

  Chiedo ai presentatori se accettino la riformulazione dell'ordine del giorno Colletti n. 9/2149/23, accettato dal Governo, purché riformulato.

  ANDREA COLLETTI. Signor Presidente, non accettiamo la riformulazione. In realtà, ci provoca dei problemi la riformulazione richiesta poiché, come da premesse, ci risulta in particolare non esserci nessuna informazione dell'Iniziativa adriatico-ionica dagli stessi che dovrebbero esserne i promotori. Quindi, risultano esserci dei finanziamenti a fondo perduto, senza avere conoscenza di quello che è stato creato.
  Il nostro ordine del giorno sembra abbastanza semplice da identificare e chiede solo degli aggiornamenti sulle iniziative che lo stesso IAI ha intrapreso in questi ultimi anni, visto che l'ultimo aggiornamento risulta essere di due anni e mezzo fa, un po’ troppo per finanziarlo ancora. Quindi, è solo una richiesta al Governo di darsi un pochino più da fare. Solo questo.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Matteo Bragantini. Ne ha facoltà.

  MATTEO BRAGANTINI. Signor Presidente, intervengo semplicemente per dire che noi voteremo a favore di questo ordine del giorno, perché anche se presentato dal MoVimento 5 Stelle noi, quando ci sono dei provvedimenti di buon senso e semplici, li votiamo senza guardare la provenienza.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Del Grosso. Ne ha facoltà.

Pag. 38

  DANIELE DEL GROSSO. Signor Presidente, questa è una richiesta semplicemente di trasparenza. Pertanto, io chiedo al Governo di rivalutare la posizione assunta, anche perché stiamo chiedendo una trasparenza da parte dell'Iniziativa adriatico-ionica già dallo scorso «decreto missioni».
  Pertanto, credo sia ora che venga fuori qualcosa di più preciso su come vengono spesi i soldi.

  GIOACCHINO ALFANO, Sottosegretario di Stato per la difesa. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  GIOACCHINO ALFANO, Sottosegretario di Stato per la difesa. Signor Presidente, chiedo se i presentatori possano, almeno all'inizio del dispositivo, aggiungere le parole: «a valutare l'opportunità di».
  Presidente, non voglio dare l'impressione che facciamo una trattativa. Purtroppo, queste attività non le facciamo da soli, come dicevo per l'altro ordine del giorno. Non sono attività che facciamo da soli.
  Quindi diamo parere favorevole. Poi comunque rimangono in quelle che sono le attività che noi abbiamo già organizzato per questa informazione che voi chiedete nell'ordine del giorno.

  PRESIDENTE. Sottosegretario Alfano lei ha facoltà di dare...

  GIOACCHINO ALFANO, Sottosegretario di Stato per la difesa. Parere favorevole, Presidente.

  PRESIDENTE. Perfetto. Prendo atto che il presentatore non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Colletti n. 9/2149/23.
  Passiamo all'ordine del giorno Ruocco n. 9/2149/24, con il parere contrario del Governo. Chiedo al presentatore se insista per la votazione.

  CARLA RUOCCO. Signor Presidente, chiederei spiegazioni al Governo perché, rileggendo il mio ordine del giorno, esso dice: impegna il Governo a prevedere il graduale disimpegno internazionale dell'Italia da tutte le missioni che la vedono impegnata militarmente e contestualmente ad alimentare con il risparmio che ne deriverebbe il fondo per la riduzione strutturale della pressione fiscale e, in particolare, gli interventi di riduzione dell'IRAP.
  È esattamente quello che il Governo dice di voler fare. Lo dice a livello mediatico tutti i giorni. Mi domando perché poi, nel momento in cui c’è da esprimere un parere in Aula, si è sempre contrari a quello che invece davanti ai media si va raccontando (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Se il Governo non intende prendere la parola, lo poniamo in votazione. C’è il parere contrario del Governo.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Ruocco n. 9/2149/24.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Marco Di Stefano, Dell'Aringa, Malpezzi, Duranti, Malisani, Gregori, Stumpo...

  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  428   
   Votanti  367   
   Astenuti   61   
   Maggioranza  184   
    Hanno votato
 88    
    Hanno votato
no  279).    

  Passiamo all'ordine del giorno Pisano n. 9/2149/25, con il parere contrario del Governo.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Spadoni. Ne ha facoltà.

Pag. 39

  MARIA EDERA SPADONI. Signor Presidente, qui noi chiediamo, visto che diamo 8 milioni all'operazione Active Endeavour, che è una operazione militare della NATO...noi stiamo in questa operazione più o meno dal 2001, all'inizio era partita appunto con l'idea di contrastare il terrorismo e poi successivamente si è sviluppata anche per cercare di fare qualcosa per i barconi di immigrati, però dal 2001 ad adesso ancora non è stato trovato nessun barcone di terroristi e, anzi, non si è contrastato invece il flusso di migranti che arrivano dalle coste africane. Quindi, noi vorremmo sapere in dettaglio sia i finanziamenti della missione Active Endeavour, perché non si capisce di cosa esattamente si occupi, e anche più o meno quali sono i progetti di questa missione. Crediamo che il Parlamento abbia il diritto anche di sapere come prosegue questa missione (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Fedriga. Ne ha facoltà.

  MASSIMILIANO FEDRIGA. Signor Presidente, noi siamo contrari e voteremo contro questo ordine del giorno, perché proprio forse la missione nel Mediterraneo ha disincentivato l'arrivo di terroristi sul nostro territorio nazionale. Anzi, io penso che questo rappresenti un successo e, quindi, siamo convinti che debba continuare questo tipo di iniziativa, per cercare di evitare il più possibile che terroristi possano arrivare nel nostro Paese e mettere in pericolo la sicurezza dei nostri cittadini (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Basilio. Ne ha facoltà.

  TATIANA BASILIO. Signor Presidente, io vorrei chiedere al sottosegretario per quale motivo a questo ordine del giorno è stata data una valutazione contraria, in quanto nel precedente decreto missioni era stato approvato un ordine del giorno che impegnava il Governo per il piano di rientro per la missione in Afghanistan entro il 30 gennaio 2014. In questo caso perché non è fattibile invece questo impegno ? Ed inoltre nel mio ordine del giorno, che è stato ovviamente accettato, chiedevo la relazione da parte del Parlamento per il dettaglio dell'ammontare delle spese sostenute dallo Stato italiano in questi corsi di addestramento e se e quanto le autorità libiche contribuiscono economicamente ai costi degli stessi.
  Ora le chiedo per quale motivo, invece, per la missione Active Endeavour non è possibile che venga espresso parere favorevole sull'ordine del giorno.

  GIOACCHINO ALFANO, Sottosegretario di Stato per la difesa. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  GIOACCHINO ALFANO, Sottosegretario di Stato per la difesa. Signor Presidente, credo che chi ha predisposto l'ordine del giorno voleva raggiungere un obiettivo stringente e, quindi, se noi dall'impegno eliminiamo i 30 giorni che voi avete previsto come termine, ma prevediamo: «entro il più breve tempo possibile» ed eliminiamo anche l'ultima parte del dispositivo ovvero le parole: «nonché un prospetto delle operazioni svolte e dei risultati concreti raggiunti», perché voi aggiungete un'adempimento che non può essere stabilito da noi, il parere diventa favorevole.

  MATTEO DALL'OSSO. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  MATTEO DALL'OSSO. Signor Presidente, intervengo solo per chiedere secondo lei quanto tempo è necessario ? Perché senza una scadenza, come sa bene...

  PRESIDENTE. «Secondo lei» immagino sia rivolto al Governo, ma lei si rivolge alla Presidenza, però a questo Pag. 40punto non posso fare un'interlocuzione, vedremo se il Governo vuole precisare questo aspetto, però poi dobbiamo procedere. Ho bisogno che uno dei firmatari mi dica se accetta la riformulazione. Onorevole Spadoni, visto che è intervenuta lei, mi dica se accettate questa riformulazione oppure se l'ordine del giorno va posto in votazione.

  MARIA EDERA SPADONI. Signor Presidente, andrebbe anche bene di togliere il limite di 30 giorni, non ci sono problemi, ma il punto è che avere il prospetto delle operazioni svolte, dei risultati concreti, serve proprio a capire esattamente se questa missione ha una funzione o no. Lo stanziamento già c’è, lo abbiamo nel decreto missioni.

  PRESIDENTE. Onorevole Spadoni, lei è già intervenuta, quindi, io non posso darle due volte la parola sullo stesso ordine del giorno, lei mi deve dire se lo accoglie con questa nuova riformulazione del Governo oppure no. Altrimenti io lo pongo in votazione.
  Prendo atto che i presentatori insistono per la votazione dell'ordine del giorno.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Pisano n. 9/2149/25, non accettato dal Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  419   
   Votanti  386   
   Astenuti  33   
   Maggioranza  194   
    Hanno votato
 102    
    Hanno votato
no  284).    

  Saluto gli insegnanti e gli studenti del Liceo Scientifico «Leonardo Da Vinci», di Treviso, che stanno assistendo ai nostri lavori dalle tribune (Applausi).
  Passiamo all'ordine del giorno Mucci 9/2149/26 sul quale vi è il parere contrario del Governo.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Mucci. Ne ha facoltà.

  MARA MUCCI. Signor Presidente, con questo ordine del giorno noi vorremmo spostare i soldi destinati a alle missioni in cooperazione. O meglio, a partire dal 30 giugno 2014, il 30 per cento di quanto risparmiato nella spesa militare vorremmo investirlo in cooperazione civile. Ad esempio, per risolvere problemi impellenti in Afghanistan riguardo all'accesso all'acqua potabile, all'elettricità che resta ancora un privilegio per pochi. Ricordiamo che un bambino su cinque continua a morire prima del compimento del quinto anno di età; rabbrividiamo ! Mentre addirittura il 15 per cento delle donne afgane non sono alfabetizzate e l'87 per cento fra loro è oggetto di diversi tipi di abuso tra le pareti domestiche. Il 90 per cento delle risorse destinate agli aiuti è andato a sostenere l'intervento militare e solo per il 10 per cento, e per l'Italia ancora meno, è stato impiegato in progetti di cooperazione civile. Quindi, ci interessava andare a «colpire» in questo senso, e quindi spostare investimenti dalle operazioni militari verso investimenti per la cooperazione civile.

  PRESIDENTE. Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Mucci ed altri n. 9/2149/26, non accettato dal Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Ventricelli, Abrignani.  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  421   
   Votanti  420   
   Astenuti  1   
   Maggioranza  211   
    Hanno votato
 104    
    Hanno votato
no  316).    

  (Il deputato D'Arienzo ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario).

Pag. 41

  Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Micillo ed altri n. 9/2149/27, accettato dal Governo.
  Chiedo ai presentatori se accettino la riformulazione dell'ordine del giorno Grande ed altri n. 9/2149/28, accettato dal Governo, purché riformulato.

  MARTA GRANDE. Sì, accetto.

  PRESIDENTE. Chiedo ai presentatori se insistano per la votazione dell'ordine del giorno Crippa n. 9/2149/29, accolto dal Governo come raccomandazione.

  DAVIDE CRIPPA. Signor Presidente, chiedo che il mio ordine del giorno sia posto in votazione.

  PRESIDENTE. Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Crippa n. 9/2149/29, non accettato dal Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Rotondi, Lorefice, Patriarca.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti e votanti  426   
   Maggioranza  214   
    Hanno votato
 101    
    Hanno votato
no  325).    

  (Il deputato Marantelli ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario).

  Prendo atto che i presentatori insistono per la votazione dell'ordine del giorno Bonafede ed altri n. 9/2149/30, non accettato dal Governo.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Bonafede ed altri n. 9/2149/30, non accettato dal Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Gregori, Giammanco, Bossa, Ventricelli, Adornato, Burtone, Montroni.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti e votanti  425   
   Maggioranza  213   
    Hanno votato
 114    
    Hanno votato
no  311).    

  (Il deputato Marantelli ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario).

  Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Prodani ed altri n. 9/2149/31, accettato dal Governo.
  Passiamo all'ordine del giorno Corda ed altri n. 9/2149/32.

  GIOACCHINO ALFANO, Sottosegretario di Stato per la difesa. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  GIOACCHINO ALFANO, Sottosegretario di Stato per la difesa. Signor Presidente, per andare incontro all'ordine del giorno, nella riformulazione, materia già trattata al Senato, propongo di eliminare il dispositivo, così come ho detto già prima, ma aggiungere un altro periodo. Quindi, il primo periodo aggiunto era: «A mantenere costante l'attenzione in materia, assicurando lo scrupoloso rispetto dei relativi protocolli di somministrazione». Quindi, propongo di aggiungere a questa parte: «A valutare l'opportunità di adeguare alla normativa vigente in esito ad ulteriori futuri sviluppi della ricerca scientifica».

  PRESIDENTE. Onorevole Corda, accetta la riformulazione del suo ordine del giorno n. 9/2149/32, accettato dal Governo, purché riformulato ?

Pag. 42

  EMANUELA CORDA. Io preferirei che il Governo riconsiderasse la riformulazione, perché ritengo che comunque questa riformulazione depotenzi l'ordine del giorno, già di per sé comunque un mero impegno. Si tratta di un argomento particolarmente delicato. Parliamo dei vaccini militari, che tutti comunque in quest'Aula dovrebbero conoscere, perché c’è stata anche una Commissione parlamentare di inchiesta in materia e, quindi, sono state stabilite proprio delle criticità nella somministrazione di questi vaccini; somministrazioni di farmaci che avvengono in un arco temporale talvolta anche molto ristretto, procurando evidentemente in certi casi dei danni ai pazienti.
  Quindi, ribadisco: trattandosi di una materia molto delicata, trattandosi comunque della vita delle persone e della salute del nostro personale militare, io invito il Governo a riconsiderare la riformulazione perché, ripeto, già di per sé l'ordine del giorno resta un impegno, se vogliamo anche indebolirlo ulteriormente, sinceramente non so. Non accetto comunque la riformulazione.

  PRESIDENTE. Prego, sottosegretario.

  GIOACCHINO ALFANO, Sottosegretario di Stato per la difesa. Presidente, se il presentatore insiste nel mantenere la sua formulazione, bisogna iniziare il periodo con «a continuare a verificare la corretta applicazione (...)». Almeno aggiungere «a continuare a verificare la corretta applicazione», e quindi lasciare il primo dispositivo, quello originario.

  PRESIDENTE. Onorevole Corda ?

  EMANUELA CORDA. No, chiedo che sia posto in votazione.

  PRESIDENTE. Va bene, lo poniamo in votazione, con il parere contrario del Governo.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Corda n. 9/2149/32, non accettato dal Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Piepoli, Grassi, Zardini, Spadoni, Saltamartini, Merlo, Grillo. Zardini non riesce a votare. Provi a votare, non a sbloccarla. Ci siamo ?
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  421   
   Votanti  420   
   Astenuti    1   
   Maggioranza  211   
    Hanno votato
 114    
    Hanno votato
no  306).    

  (La deputata Terzoni ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto favorevole).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Dadone n. 9/2149/33, non accettato dal Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Spadoni, Tartaglione, onorevole Leone, è riuscito ? Perfetto, abbiamo votato tutti ?
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

    (Presenti e votanti  419   
    Maggioranza  210   
    Hanno votato
 101    
    Hanno votato
no  318).    

  Passiamo all'ordine del giorno Del Grosso n. 9/2149/34, su cui vi è il parere contrario.
  Ha chiesto di parlare l'onorevole Del Grosso. Ne ha facoltà.

  DANIELE DEL GROSSO. Signor Presidente, molto brevemente. Approfitto di questo ordine del giorno innanzitutto perché avevo dato per scontato che bisogna Pag. 43rivedere la legge del 2011 a prima firma La Russa, soprattutto dopo quello che è accaduto con i nostri marò. È una legge che va rivista assolutamente. Pertanto, chiediamo al Governo di rivedere la propria posizione. Approfitto inoltre per invitare il Governo a venire qui in Aula a dichiarare la propria posizione sulla vicenda marò, perché attualmente non abbiamo ancora avuto la possibilità di sapere cosa ne pensa il nuovo Governo Renzi.

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Del Grosso n. 9/2149/34, non accettato dal Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE MARINA SERENI (ore 17,45).

  PRESIDENTE. Fiano...Cassano, Mucci. Ha votato ?
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  414   
   Votanti  413   
   Astenuti    1   
   Maggioranza  207   
    Hanno votato
 101    
    Hanno votato
no  312).    

  Passiamo all'ordine del giorno Baldassarre n. 9/2149/35, sul quale il Governo ha proposto una riformulazione.

  MATTEO BRAGANTINI. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  MATTEO BRAGANTINI. Signor Presidente, semplicemente per sottoscrivere, a nome di tutto il gruppo, questo ordine del giorno.

  PRESIDENTE. Va bene. Prendo atto che i presentatori accettano la riformulazione e non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Baldassarre n. 9/2149/35, accettato dal Governo, purché riformulato.
  Chiedo ai presentatori se accettino la riformulazione dell'ordine del giorno Rizzo n. 9/2149/36, accettato dal Governo, purché riformulato.

  GIANLUCA RIZZO. Signor Presidente, accetto la riformulazione, però, siccome in questo ordine del giorno si riparla degli ATR-72, i nuovi aerei, e visto che c’è la presenza del Governo, vorrei approfittarne per sollecitare una risposta del Governo medesimo ad un'interrogazione scritta, la n. 4/03155 del 15 gennaio 2014, nella quale chiedevo qual è lo stato di avanzamento del programma di acquisto degli aerei. Semplicemente questo.

  PRESIDENTE. Va bene. Il Governo ha registrato la sollecitazione.
  Prendo atto che i presentatori insistono per la votazione dell'ordine del giorno D'Ambrosio n. 9/2149/37, non accettato dal Governo.
  Passiamo quindi ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno D'Ambrosio n. 9/2149/37, con il parere contrario del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Bragantini, Gutgeld, Villecco Calipari, Oliverio, Cassano...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  416   
   Votanti  389   
   Astenuti   27   
   Maggioranza  195   
    Hanno votato
  84    
    Hanno votato
no  305).    

  (La deputata Terzoni ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto favorevole).

Pag. 44

  Chiedo ai presentatori se insistano per la votazione dell'ordine del giorno La Russa n. 9/2149/38, non accettato dal Governo.

  ACHILLE TOTARO. Signor Presidente, noi faremo mettere in votazione questo ordine del giorno perché prendiamo atto dell'ordine del giorno approvato prima all'unanimità, che abbiamo votato all'inizio della seduta, però riteniamo che il Governo sulla questione dei marò debba prendere una posizione che finora non abbiamo visto. Un collega prima è intervenuto e lo ha ribadito prima di me. Non sappiamo cosa ne pensa il Governo e chiediamo che venga a riferire in Aula prossimamente su tale questione perché tra, frizzi e lazzi del Presidente del Consiglio, non si è saputo ancora niente.
  Inoltre, nel nostro ordine del giorno chiediamo un intervento concreto. Abbiamo letto, infatti, l'ordine del giorno approvato e ci sono questioni di principio che tutti possiamo condividere, però concretamente, oltre a quello che è stato fatto finora per far tornare questi due militari in Italia, non vediamo altre iniziative in termini di impegno che vengono assunte dal nostro Governo.
  Noi, con questo ordine del giorno, che invitiamo a votare, impegniamo invece il Governo ad andare su una strada in cui vengono coinvolti, ovviamente, gli organismi internazionali come l'ONU e la NATO, però anche ad assumere delle decisioni importanti. Infatti, i nostri militari fanno parte di queste spedizioni internazionali e sono uomini, quindi, che fanno parte dei contingenti ONU e NATO, ma non possono esserlo soltanto in alcune occasioni. Quando, come in questo caso, svolgono un ruolo in acque internazionali, svolgono un ruolo e sono militari anche di organismi internazionali; non possono esserlo soltanto quando conviene.
  Quindi, noi chiediamo che, se su questi punti non viene assunto un impegno da questi organismi, si possa addirittura arrivare al ritiro dei nostri contingenti. Infatti, i nostri militari non è che sono buoni soltanto in alcune situazioni e in altre c’è qualche organismo internazionale che se ne lava le mani.
  È una questione di dignità nazionale, è una questione in cui l'Italia deve alzare la voce. Speriamo che questo Governo prenda posizione su questo argomento, perché finora non abbiamo ascoltato niente. Quindi, mettiamolo in votazione e il nostro voto sarà favorevole.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Manciulli. Ne ha facoltà.

  ANDREA MANCIULLI. Signor Presidente, naturalmente nel rispetto delle opinioni di tutti, e su questo capiamo anche le ragioni di chi ha presentato questo ordine del giorno, però vorrei dire che oggi in quest'Aula abbiamo approvato un ordine del giorno con un voto unanime del Parlamento. Qualsiasi altra approvazione con un voto differenziato indebolirebbe l'unica cosa che serve per i marò, ossia un pronunciamento unanime del nostro Parlamento proprio nel giorno nel quale il Ministro, tra le altre cose, si trova a Nuova Delhi.
  Io invito accoratamente al ritiro dell'ordine del giorno, perché non dobbiamo indebolire nemmeno di un millimetro quello che questo Parlamento può e deve fare (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

  PRESIDENTE. Siccome mi sembra, però, che i proponenti non intendano ritirare questo ordine del giorno, passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno La Russa n. 9/2149/38, non accettato dal Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Folino ...
  Dichiaro chiusa la votazione.Pag. 45
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  415   
   Votanti  413   
   Astenuti    2   
   Maggioranza  207   
    Hanno votato
  89    
    Hanno votato
no  324).    

  Chiedo al presentatore se insista per la votazione dell'ordine del giorno Piras n. 9/2149/39, su cui il Governo ha espresso parere contrario.

  MICHELE PIRAS. Signor Presidente, io francamente non capisco la ragione della rigidità del Governo. È stato fatto un passo avanti rispetto al precedente decreto, che era un corpo unico. È stato diviso per articoli, ma alla fine di questa fiera, di questa discussione, peraltro strozzata dalla richiesta di un voto di fiducia, compressa nel tempo della discussione all'interno delle Commissioni riunite esteri e difesa, noi non siamo messi in grado di esprimere, neanche stavolta, un giudizio diversificato missione per missione.
  Capisco che può essere un elemento di farraginosità nell'intenzione di qualcuno, nell'idea di qualcuno, l'espressione di un voto democratico, ma io credo anche che vada segnalato che una cosa è la missione in Afghanistan, una cosa è la missione nel Libano, una cosa è Mare Nostrum, una cosa è la missione in Libia.
  Dovrebbe essere data al Parlamento la possibilità di esprimersi missione per missione e di non essere chiamato a un giudizio definitivo che traccia un rapporto in positivo o in negativo, mettendo a saldo le missioni che non ci vanno bene con le missioni che vanno bene.
  Non capisco la rigidità per una semplice ragione, perché su un ordine del giorno – notoriamente tanti ne fa questo Parlamento, e molti meno sono conseguenti – anche una riformulazione avrebbe potuto essere accolta da parte del proponente o dei proponenti. Si sarebbe potuto dire «si valuti la possibilità di», ma neanche questo.
  Evidentemente, noi crediamo che vada sottoposto al voto dell'Aula e lasciata ai verbali la decisione di questo Parlamento (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà).

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Piras n. 9/2149/39, con il parere contrario del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Pilozzi, Famiglietti, Ferro, Guidesi ...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  409   
   Votanti  408   
   Astenuti    1   
   Maggioranza  205   
    Hanno votato
 118    
    Hanno votato
no  290).    

  Chiedo al presentatore se insista per la votazione dell'ordine del giorno Duranti n. 9/2149/40, con il parere contrario del Governo.

  DONATELLA DURANTI. Signora Presidente, immaginavamo che su questo ordine del giorno il Governo avrebbe espresso un parere non favorevole. Noi siamo qui con un ordine del giorno, dopo aver presentato emendamenti in Commissione sia su questo decreto sia sul decreto precedente, a chiedere durante questo anno, il 2014, il ritiro delle truppe italiane in Afghanistan.
  Il 2014 è l'anno in cui la missione ISAF terminerà e comunque, a nove mesi dalla sua conclusione e dalle operazioni di combattimento, sono ancora tante le incognite sul futuro del Paese e sull'impegno dell'Alleanza atlantica.
  Tali incognite sono legate sia alla situazione strategica, in relazione all'insorgenza Pag. 46talebana, sia alla situazione politica, visto che ad aprile si voterà per le presidenziali in quel Paese.
  Noi adesso abbiamo ancora in Afghanistan, nella regione ovest, 2.200 militari. C’è stato un taglio di mille unità rispetto al 2013, però noi crediamo che questo sia il momento per il ritiro delle nostre truppe, anche perché, siccome dal 1o gennaio del 2015 la missione ISAF, quindi la missione Combat, dovrebbe terminare, bisognerebbe intanto dare la possibilità a questo Parlamento di discutere e di confrontarsi su quello che accadrà dopo, dopo la cosiddetta fase di transizione, la fase che è definita Resolute Support, in cui appunto l'Alleanza atlantica e il nostro Paese dovranno comunque mantenere una presenza militare, e però pare appunto che la natura della missione dovrà cambiare.
  Intanto, io voglio stigmatizzare l'impegno che ha già assunto il nostro Paese attraverso il Ministro Mauro, l'ex Ministro della difesa, che ha portato appunto presso la NATO una decisione dell'Italia secondo cui pare che noi dovremo lasciare lì 700-800 militari nella fase di Resolute Support. Noi non siamo d'accordo, pensiamo che non dobbiamo mantenere forze militari in Afghanistan e che anzi in questa fase, la cosiddetta fase di transizione, nel momento in cui lo stesso Presidente americano Obama sta valutando la cosiddetta «Zero option», cioè l'idea, la possibilità di ritirare subito il contingente americano, l'Italia debba fare la sua parte e riportare i militari in Italia (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà).

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Duranti n. 9/2149/40, con il parere contrario del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Folino ? Iacono ? Rotondi ? Spessotto ? Oliverio ? Gutgeld ?
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti e votanti   402   
   Maggioranza  202   
    Hanno votato
 110    
    Hanno votato
no  292).    

  Prendo atto che il presentatore accetta la riformulazione e non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Scotto n. 9/2149/41, su cui c’è il parere favorevole del Governo, purché riformulato.
  Prendo atto che i presentatori accettano la riformulazione e non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Allasia n. 9/2149/42, su cui c’è il parere favorevole del Governo, purché riformulato.
  Prendo atto che i presentatori insistono per la votazione dell'ordine del giorno Borghesi n. 9/2149/43, con il parere contrario del Governo.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Borghesi n. 9/2149/43, con il parere contrario del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Colletti ? Gandolfi ? Bonafè ?
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  398   
   Votanti  396   
   Astenuti    2   
   Maggioranza  199   
    Hanno votato
  38    
    Hanno votato
no  358).    

  Prendo atto che i presentatori insistono per la votazione dell'ordine del giorno Rondini n. 9/2149/44, con il parere contrario del Governo. Pag. 47
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Rondini n. 9/2149/44, con il parere contrario del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Pilozzi ? Pastorelli ? Villarosa ?
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  398   
   Votanti  326   
   Astenuti   72   
   Maggioranza  164   
    Hanno votato
  14    
    Hanno votato
no  312).    

  (Il deputato Gasbarra ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario).

  Passiamo all'ordine del giorno Prataviera n. 9/2149/45, non accettato dal Governo.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Claudio Fava. Ne ha facoltà.

  CLAUDIO FAVA. Signor Presidente, per annunciare il nostro voto contrario a questo ordine del giorno e, per la storia, anche ai due ordini del giorno precedenti, perché l'idea di legare le funzioni, le ragioni, i rischi, la nobiltà di una politica estera alla necessità di prevenire flussi migratori o a interessi nazionali inderogabili o a vantaggi politici significativi fa pensare ad una politica estera da «invincibile armada» o alla rifondazione dell'impero. Io non riesco a capire in una missione di peace keeping quale sia l'interesse nazionale inderogabile o cosa c'entri il controllo dei flussi migratori. La domanda da fare, quando si partecipa ad una missione internazionale, che dovrebbero farsi anche i colleghi della Lega Nord, non è quanto convenga all'Italia la pace, ma quanto convenga la pace punto. (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà).

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Prataviera n. 9/2149/45, non accettato dal Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Faenzi... Oliverio... Rampi... Zardini... Censore...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  396   
   Votanti  395   
   Astenuti    1   
   Maggioranza  198   
    Hanno votato
  12    
    Hanno votato
no  383).    

  (Il deputato Gasbarra ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario).

  Ricordo che l'ordine del giorno Bossi n. 9/2149/46 è inammissibile.
  Prendo atto che i presentatori accettano la riformulazione e non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Caparini n. 9/2149/47, accettato dal Governo, purché riformulato.
  Prendo atto che i presentatori insistono per la votazione dell'ordine del giorno Matteo Bragantini n. 9/2149/48, non accettato dal Governo.
  Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Matteo Bragantini n. 9/2149/48, non accettato dal Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Bossa... Dell'Aringa... Quartapelle... Mognato...
  Dichiaro chiusa la votazione.Pag. 48
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  396   
   Votanti  326   
   Astenuti   70   
   Maggioranza  164   
    Hanno votato
  14    
    Hanno votato
no  312).    

  Prendo atto che i presentatori insistono per la votazione dell'ordine del giorno Molteni n.9/2149/49, non accettato dal Governo.
  Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Molteni n. 9/2149/49, non accettato dal Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Tartaglione... Malpezzi... Marroni... Carrozza... Capelli... Pilozzi...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  390   
   Votanti  320   
   Astenuti   70   
   Maggioranza  161   
    Hanno votato
  12    
    Hanno votato
no  308).    

  Prendo atto che i presentatori insistono per la votazione dell'ordine del giorno Buonanno n. 9/2149/50, non accettato dal Governo.
  Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Buonanno n. 9/2149/50, non accettato dal Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Bossa... Malpezzi... Casellato... Pilozzi... Carbone... Ginefra... Moretti...Colletti...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  394   
   Votanti  393   
   Astenuti    1   
   Maggioranza  197   
    Hanno votato
 106    
    Hanno votato
no  287).    

  Prendo atto che i presentatori insistono per la votazione dell'ordine del giorno Marcolin n. 9/2149/51, non accettato dal Governo. Passiamo dunque ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Marcolin n. 9/2149/51, non accettato dal Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Blazina, Di Lello, Pastorelli, Colonnese...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  389   
   Votanti  363   
   Astenuti   26   
   Maggioranza  182   
    Hanno votato
  81    
    Hanno votato
no  282).    

  Prendo atto che i presentatori insistono per la votazione dell'ordine del giorno Busin n. 9/2149/52, non accettato dal Governo. Passiamo dunque ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Busin n. 9/2149/52, non accettato dal Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Bossa, Bolognesi, Pastorelli, Gribaudo, Monchiero, Zardini, Pesco...
  Dichiaro chiusa la votazione.Pag. 49
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  393   
   Votanti  392   
   Astenuti    1   
   Maggioranza  197   
    Hanno votato
 108    
    Hanno votato
no  284).    

  Prendo atto che i presentatori accettano la riformulazione e non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Invernizzi n. 9/2149/53, accettato dal Governo, purché riformulato.
  Prendo atto che i presentatori insistono per la votazione dell'ordine del giorno Caon n. 9/2149/54, non accettato dal Governo. Passiamo dunque ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Caon n. 9/2149/54, non accettato dal Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Bossa, Malpezzi, Berlinghieri, Zaratti...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  395   
   Votanti  327   
   Astenuti   68   
   Maggioranza  164   
    Hanno votato
  40    
    Hanno votato
no  287).    

  Prendo atto che i presentatori accettano la riformulazione e non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Guidesi n. 9/2149/55, accettato dal Governo, purché riformulato.
  Prendo atto che i presentatori insistono per la votazione dell'ordine del giorno Grimoldi n. 9/2149/56, non accettato dal Governo. Passiamo dunque ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Grimoldi n. 9/2149/56, non accettato dal Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Carrozza, Berlinghieri, Rotondi, Prodani, Capezzone, Moscatt, Dell'Aringa...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  391   
   Votanti  390   
   Astenuti    1   
   Maggioranza  196   
    Hanno votato
  83    
    Hanno votato
no  307).    

  Prendo atto che i presentatori insistono per la votazione dell'ordine del giorno Gianluca Pini n. 9/2149/57, non accettato dal Governo. Passiamo dunque ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Gianluca Pini n. 9/2149/57, non accettato dal Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Tartaglione, Malpezzi, Monchiero...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  386   
   Votanti  385   
   Astenuti    1   
   Maggioranza  193   
    Hanno votato
  83    
    Hanno votato
no  302).    

  (Le deputate Di Salvo e Piccione hanno segnalato che non sono riuscite ad esprimere voto contrario).

  Prendo atto che i presentatori insistono per la votazione dell'ordine del giorno Giancarlo Giorgetti n. n. 9/2149/58, non accettato dal Governo.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Fedriga. Ne ha facoltà.

Pag. 50

  MASSIMILIANO FEDRIGA. Signora Presidente, ci sorprende il parere contrario del Governo in quanto il nostro Paese ha firmato proprio nel 1985 il Trattato di Helsinki, oltretutto ratificato dal nostro Paese, che prevede proprio l'autodeterminazione dei popoli. Un'autodeterminazione ovviamente decisa solamente dai popoli interessati.
  Adesso, che il Governo dia parere contrario a un ordine del giorno che va nella stessa direzione nella quale il nostro Paese si è impegnato, sembra assolutamente contrario anche a qualsiasi, se posso dirlo, se il Governo non si offende, posizione di serietà rispetto alla comunità internazionale, nella quale io penso che gli accordi sottoscritti e ratificati dal nostro Paese debbano valere.
  Quindi, lascerei da parte le convenienze del Governo a strizzare l'occhio all'una o all'altra parte, ma perlomeno starei in un sistema di giustizia per il quale, ripeto, il nostro Paese si è impegnato. Credo che la dignità dei popoli stia sopra a qualsiasi altro tipo di interesse che il Governo ritiene di avere e per questo, ovviamente, io credo alle votazioni. Mi auguro però che in un ultimo minuto di buonsenso il Governo si ravveda rispetto alla sua posizione.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Di Stefano. Ne ha facoltà.

  MANLIO DI STEFANO. Signor Presidente, con questo ordine del giorno giungiamo al termine della discussione e io voglio cogliere l'occasione per chiedervi che questa sia l'ultima volta che discutiamo un tema così importante con un decreto-legge. Spero che questa sia l'ultima volta, perché dalla prossima ci possa essere una legge-quadro sulle missioni e una legge, speriamo, anche sulla cooperazione internazionale, che è un tema che a tutti, o quanto meno a molti di noi, sta a cuore e quindi potremmo fare un bel lavoro davvero in tal senso.
  Chiedo questo perché non è da Italia, non è da Paese normale non avere una riforma di una normativa vecchia di trent'anni e non riuscire veramente ad andare un pochino oltre la prassi che si è instaurata, di stanziare finanziamenti di mese in mese sulle missioni, non riuscendo neanche a scinderli dalla cooperazione, che era un tempo il nostro fiore all'occhiello.
  Quindi, utilizzo questo minuto in realtà per chiedervi questo e far sì che non ci sia una nuova discussione su tali argomenti, cosa che non sarebbe veramente da Paese civile (Applausi dei deputati dei gruppi MoVimento 5 Stelle e Sinistra Ecologia Libertà).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Buttiglione. Ne ha facoltà.

  ROCCO BUTTIGLIONE. Signor Presidente, colgo l'occasione per dire che sono d'accordo con la proposta fatta dal collega del MoVimento 5 Stelle; facciamo un provvedimento ogni anno, non ogni tre mesi, il quale sia articolato con articoli, ognuno dei quali riguarda una missione, in modo che si possa evitare questa farsa per cui ogni tre mesi torniamo a ridiscutere delle stesse cose in un modo confusivo, che non permette di valutare adeguatamente pregi e difetti di ogni situazione.
  Ma il motivo per cui ho chiesto la parola è un altro. Spiegare il voto contrario del mio gruppo all'ordine del giorno Giancarlo Giorgetti n. 9/2149/58, perché vedete, nella mia lunga vita, tra le altre cose, ho insegnato anche ermeneutica e io insegnavo agli studenti che un testo si legge in un contesto: quello che vuol dire, si capisce se leggi il testo nel contesto. Nel contesto dell'attuale crisi ucraina questo ordine del giorno significa: a noi va bene che la Russia, intimidendo, con i suoi soldati che circolano per le strade della Crimea, la popolazione della Crimea, imponga un referendum con il quale la Crimea viene staccata dalla Ucraina.

Pag. 51

  GIANLUCA PINI. Leggi... invece di fare il professore. Studia !

  ROCCO BUTTIGLIONE. Questo è il significato vero di questo ordine del giorno e per questo motivo votiamo contro.

  FEDERICA MOGHERINI, Ministro degli affari esteri. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  FEDERICA MOGHERINI, Ministro degli affari esteri. Signor Presidente, condividendo le argomentazioni dell'onorevole Buttiglione, che erano alla base del parere già espresso dal Governo sull'ordine del giorno, colgo anch'io l'occasione, rispondendo all'onorevole Manlio Di Stefano e ad altri che hanno parlato prima, per confermare qui, così come ho avuto modo di fare nell'Aula del Senato su questo stesso decreto-legge qualche settimana fa, il pieno sostegno del Governo al processo che il Parlamento vorrà fare rispetto alla legge quadro sulle missioni internazionali, che è nelle mani e nella responsabilità del Parlamento ma il Governo sarà ben lieto di accompagnarlo in questo processo in modo tale da arrivare, anche volendo, alla prossima scadenza di giugno già con una legge quadro sulle missioni.
  Noi ne saremo ben felici, così come ribadisco qui, cogliendo l'occasione – il collega me ne scuserà – per affermare la stessa volontà politica anche sul processo di riforma della legge sulla cooperazione. Scusate l'irritualità della procedura, ma visto che è stata introdotta, colgo l'occasione per rispondere.

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Giancarlo Giorgetti n. 9/2149/58, con il parere contrario del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Duranti, Spadoni, Causi, Zan, Alli...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  371   
   Votanti  280   
   Astenuti   91   
   Maggioranza  141   
    Hanno votato
  16    
    Hanno votato
no  264).    

  (La deputata Di Salvo ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto contrario).

  Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Fedriga n. 9/2149/59, accettato dal Governo. È così esaurito l'esame degli ordini del giorno presentati.
  Poiché in sede di Conferenza dei presidenti di gruppo è stato stabilito che la votazione finale, con ripresa televisiva diretta, abbia luogo a partire dalle ore 19, sospendo la seduta fino a tale ore.

  La seduta, sospesa alle 18,15, è ripresa alle 19.

(Dichiarazioni di voto finale – A.C. 2149)

  PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto finale.
  Ricordo che è stata disposta la ripresa televisiva diretta delle dichiarazioni di voto finale dei rappresentanti dei gruppi e delle componenti politiche del gruppo Misto.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Lello Di Gioia. Ne ha facoltà.

  LELLO DI GIOIA. Signor Presidente, noi come socialisti voteremo a favore di questo decreto, anche se dobbiamo sottolineare che non è possibile che dal 2001 si continui sistematicamente a perseguire la strada dei sei mesi in sei mesi. Sarebbe stato più opportuno costruire un percorso della durata di almeno un anno, ma nello stesso tempo anche definire in modo chiaro un quadro di riferimento definitivo che consentisse, appunto, non soltanto ai Pag. 52parlamentari, alle Commissioni, di avere certezza del quadro più generale delle situazioni che abbiamo di fronte.
  Dobbiamo anche sottolineare, in virtù di quello che sta accadendo per esempio in Ucraina, che oggi più che mai vi è la necessità di potere fare in modo che i Governi e i Parlamenti, che fanno capo agli Stati dell'Unione europea, siano sempre più coordinati, affinché vi possa essere una politica estera comune e una politica di difesa comune.
  Riteniamo che bisogna intervenire con forza affinché vi possano essere riduzioni di spesa nei riguardi degli interventi per ciò che riguarda le missioni e che vanno indirizzati soprattutto forti somme alla cooperazione internazionale. Quello deve essere l'obiettivo, la cooperazione internazionale per risolvere i problemi che esistono in quelle aree.
  Voglio concludere, signor Presidente, ringraziandola per il tempo che ci ha concesso e che ci ha messo a disposizione, dicendo che questo semestre europeo dovrà significare, appunto, un grande impegno per una politica estera comune e per fare in modo che si intervenga in quell'area del Mediterraneo, oggi scenario certamente non di pace, ma che può diventare e deve diventare un grande scenario di pace.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Roberto Capelli. Ne ha facoltà.

  ROBERTO CAPELLI. Signor Presidente, è indubbio che a tre mesi di distanza ci dovremo ripetere. Avremmo preferito confrontarci sulle singole missioni italiane all'estero e valutando le peculiarità di ognuna di esse, magari senza la strozzatura del voto di fiducia. Siamo consapevoli e fortemente convinti che le donne e gli uomini delle nostre Forze armate e di Polizia stanno svolgendo, nelle diverse zone calde del pianeta, il loro compito in maniera ineccepibile. A loro va l'unanime apprezzamento del Parlamento, come è emerso durante il dibattito odierno, e in particolare quello dei partner internazionali. Proprio per questo l'impegno del nostro Paese, che in questi anni ci ha visti impegnati in Africa come in Medio Oriente, nel Mediterraneo come nei Balcani, in Afghanistan come nell'Oceano Indiano, richiederebbe un salto di qualità da un piano nazionale a uno europeo.
  Le continue tensioni che attraversano varie aree del mondo hanno enormi ripercussioni geopolitiche, economiche e sociali – basti pensare alle migrazioni di massa – e non possono più essere affrontate dai singoli Stati. L'Unione europea non può essere solo monetaria. La politica estera, la difesa, la solidarietà, sono temi europei, non più solo di esclusiva portata nazionale, a tutto vantaggio, tra l'altro, dei bilanci dei singoli Stati oltre che dell'efficacia e dell'autorevolezza delle azioni che il nostro Paese, che altri Paesi e che l'Europa devono portare avanti.
  Abbiamo una grande opportunità. Nei prossimi mesi avremo la responsabilità del semestre europeo, la Presidenza del semestre europeo, e noi crediamo fortemente che si dovrà parlare anche di questo, di un'Europa unita non solo monetaria ma un'Europa unita nell'organizzazione della difesa, della solidarietà, un'Europa economica e politica.
  Noi del Centro Democratico voteremo a favore del decreto proposto, dell'ennesima riproposizione del finanziamento delle missioni all'estero delle Forze armate, delle forze di Polizia. Ma votiamo a favore perché non si può tornare indietro, si deve necessariamente andare avanti. Non si può tornare indietro, perché l'Italia e gli italiani devono e sono affidabili, seri nei confronti dei partner internazionali e soltanto se saremo anche credibili e continueremo ad esserlo potremo anche essere più esigenti. Esigiamo un'Europa realmente unita che guardi sì avanti alla difesa, allo sviluppo, alla solidarietà e anche, di conseguenza, ai bilanci dei singoli Stati.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Ottobre. Ne ha facoltà.

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  MAURO OTTOBRE. Signor Presidente, signora Ministro, egregi colleghi, i deputati delle Minoranze linguistiche condividono le disposizioni contenute nel decreto-legge relative alla proroga della partecipazione italiana alle missioni internazionali e agli interventi di cooperazione allo sviluppo al fine di dare adeguata copertura giuridica e finanziaria all'azione dei contingenti militari.
  La partecipazione dell'Italia alle missioni di pace è un aspetto fondamentale della nostra collocazione europea e internazionale e costitutivo della nostra politica estera e di difesa. In una situazione internazionale caratterizzata da forti criticità e tensioni occorre operare in modo da individuare indirizzi strategici fondati sugli scenari di crisi e d'impiego delle missioni internazionali. Ciò che a noi appare come un obiettivo ineludibile della nostra politica di difesa è sostenere un processo d'integrazione e unificazione delle politiche di difesa e di partecipazione internazionale in sede europea.
  È fondamentale sotto questo profilo il rafforzamento del ruolo dell'Agenzia europea per la difesa, ed è essenziale che l'Italia promuova in prima persona tale politica. Ed è apprezzabile l'obiettivo da parte del Ministro Pinotti di un libro bianco per pianificare nel medio e lungo termine le nostre capacità di difesa e che dovrà nascere già proiettato in una dimensione europea e internazionale nella quale sia anche affrontato il tema del ruolo che il Paese vuole svolgere.
  Le disposizioni urgenti del provvedimento riguardano la proroga del termine della partecipazione italiana e dell'autorizzazione di spesa fino 30 giugno 2014 e interessano ulteriori aspetti. In un primo luogo, il trattamento economico e giuridico del personale impegnato, i cui profili normativi richiedono una complessiva ed organica normativa di riferimento per la procedura da adottare in ordine alla deliberazione e autorizzazione alla partecipazione alle missioni internazionali.
  Condividiamo pienamente, come ha affermato il Ministro della difesa, l'esigenza di pervenire a una legge quadro sulle missioni internazionali ed individuare adeguati profili giuridici ed economici funzionali ad un iter normativo di approvazione dei provvedimenti di proroga più efficace. Giudichiamo positivamente la previsione da parte del Ministro della difesa di una delega legislativa per la definizione di un corpus di norme specifiche relative alle missioni internazionali da inserire nel codice militare di pace. Siamo del tutto d'accordo con il Ministro Pinotti quando osserva che in ordine alla revisione dello strumento militare il capitale umano sia importante e strategico in un'organizzazione complessa come la difesa in cui si richiede alle nostre Forze armate spirito di sacrificio e senso del dovere. È necessario assicurare alle Forze armate le strutture indispensabili per il loro ruolo e la loro operatività perché è nostra opinione da sempre: l'Italia non deve avere Forze armate di facciata da esibire alle parate.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato La Russa. Ne ha facoltà.

  IGNAZIO LA RUSSA. Signor Presidente, non parlerò leggendo un intervento, che pure ho preparato, perché credo che di interventi sull'autorizzazione al Governo per finanziare le missioni internazionali ne abbiamo fatti tanti e basta – per me o per chi volesse mai – andarsi a rileggere i precedenti e si troverebbero le ragioni per cui concettualmente, emotivamente e politicamente, sono dalla parte dei nostri militari che in ogni parte del mondo ogni giorno fanno davvero qualcosa per la pace. Non agitano bandiere multicolori, non fanno caroselli o girotondi, ma quando occorre combattono, e purtroppo qualche volta muoiono per difendere la libertà, la democrazia e l'indipendenza dei popoli.
  E perciò ho sempre, da deputato e anche da Ministro, sostenuto i decreti-legge che ne hanno autorizzato la permanenza nelle missioni internazionali. Anticipo subito che questa volta non sarà così, che, mio malgrado, questa volta, a nome di Fratelli d'Italia Alleanza Nazionale – ed è Pag. 54la prima volta che parlo con il nuovo nome del mio movimento politico, che unisce alla tradizione di Alleanza Nazionale quella che per noi è una prospettiva di futuro, e cioè Fratelli d'Italia –, per la prima volta, debbo annunciare che voteremo contro questo decreto-legge.
  Come mai ? Perché un movimento dichiaratamente di destra, di centrodestra – ma in Europa si dice di destra – vota contro ? Perché riteniamo – almeno noi, noi che ne sentiamo l'urgenza e la necessità – che occorra dare un segnale chiaro, un segnale forte su una vicenda che, passato qualche attimo in cui sembrava che il potere politico volesse dare corpo a una protesta popolare, sta tornando di nuovo nell'oblio: la vicenda dei due nostri marò prigionieri da oltre due anni in India per essere stati, con l'inganno – con l'inganno ! –, arrestati dopo che la nave era stata fatta rientrare, con l'inganno, in un porto indiano e da due anni sono in attesa di un giudizio che non potrebbe e non dovrebbe esserci. Infatti, i fatti, comunque qualificabili – e sono convinto comunque che si sono comportati nel migliore dei modi, ma non importa –, sono certamente e comunque avvenuti in acque internazionali.
  E allora l'Italia lo ha sostenuto. Ha detto che non potevano essere processati in India, ma poi ha accettato il processo, ha mandato De Mistura a trattare, ci vanno ogni tanto i Ministri, ci va anche – ma spero faccia meglio degli altri – il Ministro Pinotti, che ha la mia stima personale. Ma, di fatto, non ha mai voluto, prima che saputo, trasformare questa vicenda in una vicenda di dignità nazionale, in una vicenda prioritaria. Non ha voluto mettere in gioco la possibilità di interrompere i rapporti con l'India, di interrompere i rapporti, anche a livello europeo, con lo Stato indiano, di rivolgersi alla NATO e all'ONU dicendo che, senza il loro appoggio concreto e vincente, avremmo deciso di uscire da tutte le missioni internazionali, a partire almeno – lo avevamo chiesto sei mesi fa – dalla missione antipirateria che è proprio nell'Oceano Indiano e che vede i nostri soldati operare, sotto l'egida internazionale, a vantaggio anche o soprattutto dell'India. Un atteggiamento così vergognoso, così privo di vera volontà politica di affrontare la questione non lo potevamo immaginare.
  Non possono i nostri soldati essere buoni per combattere in Afghanistan, per contrastare gli eccessi degli Hezbollah o, comunque, in quella zona del mondo, per fare i gendarmi della pace ovunque occorra e poi essere abbandonati come persone senza diritti da noi e dagli organismi internazionali, sotto l'egida dei quali sono andati a svolgere la loro missione, la loro sacra missione per la pace e la democrazia.
  Io ho qui con me sul tavolo le loro foto. (Espone un manifesto recante l'immagine dei fucilieri di marina Latorre e Girone). Le piego prima che lei me le faccia levare...

  PRESIDENTE. Per rispetto non solo del Regolamento, ma anche dei nostri due fucilieri, le chiedo di...

  IGNAZIO LA RUSSA. Evito a lei l'ignominia di farmeli togliere. Li tolgo solo per questo, perché ho rispetto per lei...

  PRESIDENTE. Grazie.

  IGNAZIO LA RUSSA. ...perché, altrimenti, lei direbbe che non possono stare in quest'Aula le foto di due militari (Espone un manifesto recante le immagini dei fucilieri di marina Latorre e Girone).

  PRESIDENTE. La prego, onorevole La Russa.

  IGNAZIO LA RUSSA. Lei me lo direbbe se io non li levassi e sarebbe una doppia vergogna. Quindi, li levo io. Ma dico che sono presenti in quest'Aula, che, anche se non ci sono, attraverso gli occhi di chi la pensa come me stanno guardando la Camera dei deputati, i rappresentanti del popolo che, al di là di qualche telefonata, di qualche visita, di qualche sussulto d'orgoglio, nulla di concreto dopo due anni hanno fatto per riportarli a casa.Pag. 55
  Anzi, quando a casa erano, per biechi motivi innominabili di interesse economico, per schifosi interessi di grandi potentati economici, li hanno rimandati vergognosamente nelle fauci del sistema indiano che prevede la pena di morte.
  Sarà una ferita indelebile delle nostre istituzioni, per sempre. Sarà una macchia che dovremo in qualche modo cercare di eliminare dalla nostra storia e dalla nostra vita politica. E io ci credo, Presidente, che singolarmente i deputati, come i Ministri, nella stragrande maggioranza, magari non tutti, hanno sentimenti perlomeno simili ai miei o perlomeno non mi danno torto. Si tratta di passare dall'adesione teorica all'attività concreta; si tratta di andare all'ONU e chiedere un arbitrato internazionale in tempi rapidissimi; si tratta di andare in Europa e di dire non soltanto una dichiarazione di principio, ma che va interrotto il trattato Europa-India sul commercio; si tratta di richiamare definitivamente l'ambasciatore italiano in India e poi di interrompere i rapporti con l'India; si tratta, in una parola sola, di considerare prioritaria questa questione e non alla guisa di una qualsiasi vicenda burocratico-diplomatica da affrontare nei ritagli di tempo.
  Ci sono questioni per le quali altri Paesi farebbero fuoco e fiamme. L'abbiamo visto anche in Italia.
  Mi dica lei quando manca un minuto al mio tempo, grazie, perché non voglio essere poi interrotto.

  PRESIDENTE. Un minuto.

  IGNAZIO LA RUSSA. Ma io immagino cosa farebbero gli Stati Uniti d'America, cosa hanno fatto altri Paesi in occasioni simili. Noi, noi no, noi quando si tratta dei militari chissà perché, al di là di qualche applauso o lacrimuccia di maniera nelle occasioni in cui la telecamera ci riprende bene, pensiamo che sia una questione che poi non debba essere affrontata.
  Allora, Presidente, votiamo contro questo decreto-legge perché ci aspettiamo un sussulto. Questo è un segnale che vogliamo dare. Noi dobbiamo uscire da queste missioni se non tornano i due marò. Anche perché – ed è l'ultimo argomento – come potremmo dire ai militari che sono nelle missioni internazionali che vi è una copertura giuridica a loro favore ? E se in Libano un lince per sbaglio mette sotto un cittadino, cosa fanno, lo arrestano le autorità libanesi ? Non possiamo, Presidente, lasciare che i nostri soldati, a cui va il mio pensiero, il mio abbraccio, la mia vicinanza, non abbiano alle spalle uno Stato che sa che sono la migliore gioventù d'Italia (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Adornato. Ne ha facoltà.

  FERDINANDO ADORNATO. Signora Presidente, signora Ministro, onorevoli colleghi, parliamo di missioni mentre a Kiev si vivono ore drammatiche. Ed essendo questa una delle più importanti sessioni di discussione sulla politica estera, a me non sembra giusto lasciare fuori dalle porte di quest'Aula i drammatici avvenimenti di Ucraina.
  Perciò vorrei innanzitutto esprimere, a nome del mio gruppo, i più fraterni e profondi sentimenti di attiva solidarietà al popolo ucraino, ai combattenti per la libertà di piazza Maiden, a Yulia Tymoshenko e a sua figlia, che è stata recentemente ospite del nostro Parlamento.
  Attenzione, lo dico anche a chi ci ascolta da casa: il loro futuro è il nostro futuro, perché se tornano a prevalere in Europa i nazionalismi che l'hanno messa a ferro e fuoco nel Novecento, anche noi ne subiremo le conseguenze.
  Vede signora Presidente, la storia a volte si diverte a creare paradossi: noi facciamo i conti con un'Europa che sembra a tutti o a quasi tutti un'arida terra di contabilità, di burocrazia, e invece gli ucraini guardano alla nostra Unione come a una terra promessa di valori e di libertà.
  Solo attraverso la loro speranza, forse, dovremmo riscoprire l'orgoglio di essere europei. Ma ci riusciremo ? Riusciremo a ritrovare questo orgoglio ?Pag. 56
  Lo dico soprattutto ai più giovani; la crisi ucraina può permetterci di capire cosa dovrebbe voler dire davvero Europa: libertà, pace, centralità della persona e non della razza o dello Stato, tutti i valori che ci hanno portato ad essere Europa.
  Per ciò, tanti anni fa, nomi che tra i più giovani vogliono dire poco – De Gasperi, Adenauer, Spinelli – hanno immaginato l'unione dei popoli europei dopo la Seconda guerra mondiale: per impedire che quello che sta avvenendo a Kiev, in Crimea, potesse ripetersi.
  La dislocazione delle truppe russe in Crimea viola la Carta dell'ONU ed il Trattato di Helsinki.
  Vorrei dirlo con molta nettezza anche al Ministro: guai a sottovalutare il dittatore di Mosca. C’è finora stata troppa accondiscendenza verso di lui, anche in Italia. E dopo il genocidio ceceno, la guerra in Georgia, l'aiuto dato alle stragi chimiche di Assad, ora la minaccia di affamare il popolo ucraino – come la Russia fece già all'inizio degli anni Trenta, con l'Holomodor, che è l'Olocausto, così come lo chiamano gli ucraini – egli si configura come un vero e proprio piccolo Hitler dell'est, che considera la Crimea come i propri Sudeti.
  Ci auguriamo che la comunità internazionale non ceda, che l'Unione europea continui a parlare con una sola voce e chiediamo al Governo italiano di fare per intero la sua parte, in questo crocevia tra passato e futuro.
  Il Governo oggi può farlo con la forza che oggi gli viene, riconfermata dalla grande unità delle forze politiche. Per tanti anni tanti di noi, soprattutto da questi banchi (popolari, liberali), hanno chiesto a destra e a sinistra di smetterla di vedersi come espressione di nazioni diverse, una sorta di caricatura di quella nazione atlantica e nazione comunista che hanno segnato i decenni della Guerra fredda.
  Oggi finalmente è così, oggi l'Italia ha fatto uno straordinario grande passo in avanti, perché sui valori condivisi – e la politica estera chiama i valori condivisi per eccellenza – c’è la stragrande maggioranza delle forze politiche unite.
  E anche l'opposizione di SEL e anche dei 5 Stelle, devo dire, è stata costruttiva. Oggi non ci sono significative divisioni nell'appoggiare i nostri militari, a cui anche noi, da questi banchi, vogliamo lanciare un saluto ed un ringraziamento, a nome di tutto il Parlamento italiano.
  Grazie anche al lavoro di Ciampi e di Napolitano oggi il tricolore ci unisce. Ma noi oggi, tutti noi oggi, sappiamo che questa bandiera non sta qui. Questa bandiera oggi sta a Nuova Delhi, nelle mani di Girone e Latorre, perché chi tocca loro tocca l'Italia.
  Vede, onorevole La Russa, io ho apprezzato moltissimo la sua passione, che condivido, che condividiamo, perché tutti abbiamo a cuore questo. C’è un piccolo particolare, però, che vorrei farle osservare: se fossero qui, i due Marò, oggi non voterebbero mai contro le missioni di loro colleghi, di altri ragazzi che stanno combattendo in tutto il mondo per difendere la pace.
  Loro non voterebbero, ne sono certo – se vuole glielo può chiedere – contro queste missioni, perché il senso del dovere è quello che li ha portati lì, che li fa resistere, che fa resistere le loro famiglie e che fa resistere tutti gli altri nostri militari.
  E ringrazio il presidente Vito per l'impulso che ha voluto dare all'iniziativa parlamentare e all'ordine del giorno che tutti insieme abbiamo approvato.
  Infine, signora Presidente e signora Ministro, consentitemi una riflessione finale.
  Ma prima di arrivarci voglio prendere l'impegno del Ministro a fare in modo che questa sia l'ultima volta che rivotiamo ogni tre o ogni sei mesi.
  Ci vuole una legge quadro, come lei ha detto, e bisogna anche poter distinguere, come qualche collega dell'opposizione ha chiesto, tra missione e missione, è legittimo e doveroso, per un grande Paese, dare importanza.
  Ma la riflessione finale che volevo fare è questa: Afghanistan, Libia, Libano, Sudan Pag. 57sono nomi di problemi ancora non risolti. Le nostre missioni hanno avuto insieme a tutta la comunità internazionale un grande significato, hanno ottenuto grandi risultati. Eppure, i problemi dai quali erano nati quelle missioni non sono ancora risolti.
  Dunque, noi votiamo pure le missioni. Guai se pensassimo di distrarci dai rapporti di alleanza internazionale o di isolarci dalla comunità internazionale. Guai ! Però, una riflessione, signora Ministro, dobbiamo cominciare a farla, e non riguarda le missioni in realtà, ma un dato più di fondo. Vede, dopo il 1989 non c'era chi non chiedesse un nuovo ordine mondiale. Ebbene, questo nuovo ordine mondiale non è stato mai raggiunto.
  Lei si ricorderà: abbiamo usato il concetto di ingerenza umanitaria. La comunità internazionale poi ha discusso molto sul concetto di guerra preventiva. Al di là del giudizio di merito su questi concetti, è chiaro che la comunità internazionale era alla ricerca di un nuovo ordine di principi, di nuovi valori che giustificassero in modo obiettivo il suo intervento. Non ci è riuscita.
  L'ONU è sempre in difficoltà. Allora, ecco che il problema è che forse la Carta di San Francisco e anche il Trattato di Helsinki non corrispondono più del tutto, nei principi fondamentali certamente, ma non più del tutto ai mutamenti che il mondo ha subito. E forse, allora, il compito della nostra generazione, il compito della generazione che oggi sta al Governo, è quello di premere per la comunità internazionale, perché si scriva una nuova carta dei diritti e delle libertà del XXI secolo, una nuova alleanza intorno a nuovi principi e valori che possano essere esibiti ogni volta che un signore simile a Putin considera la Crimea come i suoi sudeti e che dia alla comunità internazionale non il balbettio di non sapere che fare magari all'inizio, ma la convinzione di dover intervenire in nome di principi universali. Anche perché il rischio che corriamo, signora Ministro, è che il primato degli affari commerciali soffochi i diritti umani e i diritti di libertà, che l'importanza di avere rapporti commerciali possa far finire in ultimo piano il fatto che ci sono diritti di libertà da difendere.
  E, vede, poi c’è un altro rischio: che prevalga «l'occhio non vede e il cuore non duole». Se le telecamere ci mostrano crimini e dolori, magari abbiamo improvvise fiammate, la comunità internazionale si anima, poi magari si placa il giorno dopo. Ma quello che non vediamo ? Quello che non ci viene mostrato dalle televisioni ? Ed è forse il 70 per cento di quello che accade nel mondo.
  Nel mondo di oggi centinaia di migliaia di persone muoiono senza le telecamere e, quindi, senza che il mondo possa vederli e, quindi, senza che si possa accendere anche solo quella fiammella di trepidazione di quel giorno che vediamo i bambini sui carri o altrove. Muoiono i cristiani massacrati in tutto il mondo, muoiono le donne islamiche stuprate e lapidate, ma guai a dire che quello che non vediamo non esiste.

  PRESIDENTE. La prego di concludere.

  FERDINANDO ADORNATO. Ho finito, signora Presidente. Guai soprattutto ai più giovani, ancora lo dico, a pensare che la libertà sia anche per noi ormai un dato scontato. Vede, nel momento in cui l'Occidente pensasse alla libertà come una certezza acquisita per la quale non c’è più da combattere, bene in quel giorno stesso comincerebbe il suo tramonto.
  Per la libertà si combatte, combattono i nostri militari all'estero, combattiamo noi con i nostri principi. Anche per tenere desta questa coscienza servono le missioni alle quali oggi noi diciamo ancora una volta «sì» (Applausi dei deputati del gruppo Per l'Italia).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Marco Marcolin. Ne ha facoltà.

  MARCO MARCOLIN. Signor Presidente, onorevoli colleghi, rappresentanti del Governo, permettetemi, prima di iniziare questo mio discorso sul decreto missioni, Pag. 58di salutare Massimiliano e Salvatore (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie).
  
Permettetemi di farlo anche senza alcuna voglia di far polemica, ma vorrei ricordare all'onorevole Adornato che proprio il Governo da lei sostenuto ha fatto sì che queste due persone siano ancora a Nuova Delhi in India, dove oggi il nostro Ministro è in visita, e quando avevamo la possibilità di trattenerli a casa forse non lo abbiamo fatto, non abbiamo avuto il coraggio di farlo, non abbiamo avuto il coraggio di tutelare i nostri uomini (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie).
  
Quindi, giungiamo questa sera all'epilogo di una sconcertante vicenda parlamentare che concerne i nostri militari in missione all'estero. Abbiamo infatti davanti a noi l'ennesimo decreto di proroga delle missioni all'estero con interventi che si protraggono, in qualche caso, da oltre dieci anni. Si rinnovano, ancora una volta, missioni nei Balcani partite nel lontano 1995 o nel 1999. C’è la missione in Afghanistan, Paese nel quale siamo con i nostri soldati ininterrottamente dal 2002 e c’è il Libano, dove ci troviamo dal 2006 con un mandato che è rimasto invariato, anche se i nemici di quel tempo sono diventati forza di Governo a Beirut. Tutte operazioni di cui era da tempo nota la prosecuzione e di cui già oggi sappiamo che dureranno ben oltre la scadenza di questo decreto. Ed allora perché ricorrere alla decretazione d'urgenza ?
  Abbiamo voluto porre il problema in modo più solenne possibile, presentando una pregiudiziale di costituzionalità che è stata respinta. Temiamo quindi che questo andazzo proseguirà.
  Non ci piace sapere inoltre che, per prorogare le missioni sino al prossimo 30 giugno, sono già stati spesi tutti i soldi accantonati a questo scopo dall'ultima legge di stabilità: 614 milioni di euro. Ne serviranno inesorabilmente altri, probabilmente 400 o 500 per arrivare fino a dicembre. Un bel regalo del Governo Letta a quello diretto da Matteo Renzi, che dovrà trovare una soluzione e soprattutto trovare i soldi.
  Proprio per questo motivo avevamo presentato in Commissione e in Aula alcuni emendamenti che speravamo di poter discutere più approfonditamente oggi qui. Il loro scopo era di chiedere che si cambiasse metodo. I nostri soldati debbono avere certezze, onorevoli colleghi, ed oggi non ne hanno. Nessuno può dir loro, infatti, ora come ora, come saranno pagate le loro operazioni all'estero a partire dal 1o di luglio.
  Dobbiamo fornire una cornice più sicura e questo può, a nostro avviso, essere fatto soltanto in un modo, rendendo compatibile il complesso delle missioni prorogate con le risorse disponibili. Solo così si potrà evitare la ricerca di fondi addizionali da capitoli di bilancio improbabili. Un processo che svilisce la dignità delle istituzioni di fronte a chi, per esse, rischia la vita.
  Abbiamo cercato di indicare come raggiungere l'obiettivo, tagliando cioè gli interventi e ricalibrandoli sulla base degli interessi concreti del Paese. Mostrare bandiera su tre continenti non ha molto senso, specie laddove siamo presenti soltanto con un pugno di uomini e di donne, mentre magari un Paese per noi essenziale, come la Libia, da cui prendiamo l'energia e dal quale ci giungono i migranti clandestini provenienti dall'Africa, sprofonda nel baratro del caos.
  Abbiamo chiesto di razionalizzare il quadro degli interventi, e non da oggi, sopprimendo la nostra presenza simbolica nelle missioni più piccole, come quelle in atto nei territori palestinesi e a Cipro.
  Abbiamo altresì posto il problema dall'Afghanistan, dal quale è in corso un ritiro che secondo noi potrebbe essere ulteriormente accelerato. Andarsene oggi che lo stanno facendo gli inglesi – e lo hanno già fatto i canadesi, i francesi e gli olandesi – non ha infatti nulla di indecoroso. Non tradiamo nessuno. È su altro che verremo giudicati dai nostri cittadini e dai nostri alleati, a partire dagli Stati Pag. 59Uniti, che peraltro stanno considerando anche loro l'idea di abbandonare Kabul.
  Il Libano è diventata una passività. Lo abbiamo visto la scorsa estate, quando i nostri soldati hanno rischiato di divenire un bersaglio di rappresaglie, qualora il nostro Paese avesse partecipato ad un eventuale attacco multinazionale al regime di Assad, fortunatamente almeno per ora accantonato.
  Onorevoli colleghi, Signor Presidente, signori rappresentanti del Governo, la Lega Nord non è pregiudizialmente contraria all'uso della forza da parte del nostro Paese. E lo ha dimostrato negli anni della campagna contro il terrorismo internazionale, appoggiando interventi assai impopolari. È però ostile alla prosecuzione di operazioni che spesso sfuggono al buonsenso. Anche un bambino capirebbe che l'Italia non può decidere del destino di uno Stato tanto lontano e problematico come l'Afghanistan. Con l'abnegazione dei nostri militari possiamo servire cause migliori, come ad esempio la sicurezza dei nostri approvvigionamenti energetici e la limitazione dei flussi migratori. Abbiamo provato a farlo capire, a stimolare almeno un dibattito; ma niente da fare: è stata chiusa ogni possibilità di seria interlocuzione. Per questo, e mi avvio con ciò a concludere, esprimiamo un apprezzamento al contributo che le Forze armate del nostro Paese danno alla causa della pace e della stabilità. Anche questa volta però, la Lega Nord voterà contro la conversione di questo decreto-legge e continuerà a farlo finché non interverranno elementi sostanziali di novità. Occorre infatti che questo Paese torni a mettere i suoi piedi per terra. Non siamo una potenza mondiale e non possiamo ragionare come se lo fossimo; non possiamo permettercelo nella misura attuale. Abbiamo debiti che ci obbligano a tagliare servizi basilari al cittadino, come quelli collegati alla sua sicurezza urbana. Ci auguriamo vivamente di vedere, già a partire dal prossimo luglio, maggiore realismo, ma ci crediamo poco. Ecco perché, signor Presidente, la Lega Nord voterà no (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie – Congratulazioni) !

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Rabino. Ne ha facoltà.

  MARIANO RABINO. Signora Presidente, onorevoli colleghi, rappresentante del Governo, il tema delle missioni internazionali di pace si pone in termini sempre più urgenti ed attuali, in considerazione anche di quanto sta accadendo e che risulta ancora irrisolto in India, relativamente alla drammatica vicenda dei nostri marò, e in Ucraina dove continua il braccio di ferro con la Russia per la Crimea, delineando una situazione sempre più delicata a livello internazionale.
  Entrambi i temi sono stati affrontati, nel corso dei dibattiti nelle Commissioni riunite Affari esteri e Difesa di Camera e Senato, con estrema attenzione da parte dei gruppi politici appartenenti ai diversi schieramenti. A seguito dei dibattiti, aperti nelle Commissioni di merito, è emersa, pur nelle diverse sensibilità e proposte, la necessità e l'importanza dell'impegno e del contributo da parte italiana alla costruzione di un coordinamento che assicuri la pace e la giustizia fra le nazioni, nel rispetto di quanto disposto dall'articolo 11 della nostra Costituzione. In tal senso è opportuno precisare che è opinione largamente condivisa in Parlamento, con ampio riscontro in una buona parte della opinione pubblica, la fondamentale valenza politica della partecipazione alle missioni di pace e di stabilizzazione, strumento cardine di politica estera e in grado di garantire la presenza italiana nei principali fori internazionali.
  Le missioni internazionali non sono missioni di guerra ma, come ha ricordato con forza il collega Andrea Causin, interventi necessari per la messa in sicurezza di paesi dove altrimenti sarebbero impossibili le minime condizioni di vita civile, come l'accesso alla scuola, l'informazione, le infrastrutture e la sanità. L'impegno del nostro Paese è stato indispensabile alla Pag. 60stabilizzazione di scenari bellici che, se lasciati a se stessi, avrebbero potuto degenerare ulteriormente o divenire l'humus ideale per l'insediamento delle centrali globali del terrore.
  Nel confermare il voto favorevole di Scelta Civica a questo provvedimento, voglio evidenziare la necessità e l'importanza della partecipazione dell'Italia alle missioni di pace anche in funzione della nostra sicurezza nazionale, che non si pone in termini antitetici alla cooperazione, ma ne è parte integrante, dal momento che l'instabilità degli altri Paesi costituisce sempre un fattore di rischio anche per noi.
  Il testo che ci apprestiamo a votare si pone d'altronde in continuità con il progressivo decremento dell'utilizzo di risorse umane e finanziarie già registrato nei precedenti provvedimenti di proroga delle missioni 2012-2013. A tal proposito può essere utile fare un breve inciso di ordine quantitativo. Nel 2012 il numero dei militari impiegati fuori area è stato di circa 6 mila unità; nel 2013 è stato di 5296 militari. Questo decreto-legge riduce ulteriormente, per il primo semestre 2014, la presenza militare a 4725 unità. I costi per il nostro bilancio ammontano a circa 426 milioni di euro, a cui vanno aggiunti circa 117 milioni per le spese assicurative e logistiche. Anche in questo caso si registra un decremento rispetto al 2013.
  La riduzione dell'impegno finanziario e dell'impiego di personale non può e non deve essere una ragione per pensare che il contesto internazionale sia più sicuro e che possa concedere un disimpegno dell'Italia e dell'Unione europea. Sta accadendo purtroppo l'opposto. In sede di ultima Assemblea parlamentare della NATO, gli Stati Uniti hanno ribadito la volontà, anche in ordine alla necessità di razionalizzare la spesa militare, di abbandonare rapidamente il teatro del Mediterraneo e di focalizzare la propria presenza nell'area del Pacifico. La scelta dell'amministrazione statunitense accade proprio in una fase storica in cui il Maghreb, il Medio Oriente, la fascia dell'Africa saheliana sono attraversati da grandi cambiamenti e sono caratterizzati da un altissimo tasso di instabilità, che ha segnato negli ultimi anni un arretramento della capacità delle istituzioni locali di governare e presidiare territori vastissimi, che in molti casi sono diventati terreno ideale di vecchi e nuovi fondamentalismi. La velocità con cui gli Stati Uniti stanno compiendo questa scelta e la frammentazione delle politiche di difesa e di spesa militare dei Paesi membri dell'Unione europea devono essere un monito per il nostro Paese, che di fatto confina con queste aree di crisi, per essere preparato sia dal punto di vista tecnico che dal punto di vista degli strumenti legislativi ad affrontare nuovi probabili scenari di crisi.
  I dati tracciano dunque una tendenziale riduzione di spesa dell'impegno italiano, che evidenzia comunque un bilancio complessivamente positivo degli interventi sostenuti in particolare nei Balcani e soprattutto in Libano. In questo quadro di riduzione progressiva della nostra presenza militare «fuori area» non viene meno l'iniziativa del nostro Paese sul fronte degli interventi di cooperazione e di stabilizzazione dei processi di pace. È bene ribadire ancora una volta quanto emerso nelle Commissioni di merito in relazione alla necessità di fare ricorso ad una legge quadro sulle missioni internazionali piuttosto che alla continua decretazione di urgenza. Più specificatamente in materia di missioni internazionali di pace, sono stati emanati numerosi decreti-legge che hanno di volta in volta autorizzato la partecipazione italiana a nuove missioni militari internazionali, oppure prorogato i termini per ciascuna delle missioni internazionali in corso. È necessario ripeterci pertanto che il ricorso ad una legge organica è ormai imprescindibile nella consapevolezza che il quadro delle missioni è mutato radicalmente negli ultimi anni con ripercussioni attuali e sempre più inevitabili, per il futuro, sulla politica della difesa e sulla politica estera.
  Il testo contiene diversi aspetti positivi come, ad esempio, l'organizzazione delle disposizioni relative alle missioni per ambiti geografici e non più semplicemente Pag. 61per singoli interventi. Abbiamo evidenziato e discusso i tratti più significativi per quanto attiene al merito delle operazioni maggiormente rappresentative in Afghanistan, Libano, Balcani e di antipirateria.
  A proposito di antipirateria, nel dettaglio, mi auguro davvero che il lavoro svolto da tutti i gruppi possa rappresentare un passaggio il più possibile costruttivo e responsabile ai fini del positivo evolvere della crisi tra Italia e India relativa allo stato di detenzione effettivo in cui versano i due fucilieri di marina, Massimiliano Girone e Salvatore Latorre. Le Commissioni esteri e difesa di Camera e Senato hanno rappresentato l'unanimità di intenti di tutte le forze politiche presenti in Parlamento impegnate a conseguire l'obiettivo comune del rientro in Italia dei due militari con l'onore oltre che in dignità. La vicenda dei nostri marò si inserisce nell'ambito delle missioni antipirateria con un impatto negativo sulla lotta a questo crimine internazionale: nonostante ciò è importante rilevare che le operazioni antipirateria, in generale, hanno prodotto risultati importanti, se consideriamo che nel 2013 non vi sono stati più attacchi.
  Giova ricordare che il proliferare di questo fenomeno, la pirateria, produce conseguenze indirette molto gravi con il rischio di una marginalizzazione del Mediterraneo. Lo spostamento in Atlantico delle rotte mercantili avvantaggerebbe i porti nordeuropei, a scapito di quelli del nostro Paese che oggi rappresentano il punto di ingresso di significativi traffici commerciali.
  Per questi motivi, nell'ambito della missione antipirateria Ocean Shield, che si procede a rifinanziare, è di estrema rilevanza che il nostro Paese si esprima in termini più assertivi in ambito ONU e NATO per chiarire, una volta per tutte, che non possono essere costretti in stato di detenzione militari in servizio, come è il caso dei fucilieri di marina Girone e Latorre. Il nostro Paese è sempre stato in prima linea per quanto riguarda l'impegno nelle missioni internazionali di pace, ottenendo riconoscimenti unanimi dalle autorità sia politiche che militari dei Paesi in cui ha operato. Quello dei nostri militari impegnati nelle missioni internazionali, mi piace ripetere testualmente le parole del collega Antimo Cesaro, è stato un impegno innanzitutto per la legalità e la pacificazione, condotto con altissimo senso del dovere e di responsabilità. Per questi motivi va ai nostri soldati, in modo particolare oggi, il nostro saluto e la nostra riconoscenza.
  Con la conversione in legge di questo decreto-legge non andiamo semplicemente a rinnovare di sei mesi la dotazione finanziaria delle missioni internazionali in cui il nostro Paese è impegnato, ma andiamo a confermare un ruolo primario dell'Italia e dell'Unione europea nello scenario internazionale, nello spirito dell'articolo 11 della Costituzione, ovvero nell'azione che è volta ad assicurare la pace e la giustizia tra le nazioni in un contesto mondiale dove i conflitti locali e la dimensione globale del terrorismo pongono quotidianamente a rischio la dimensione della sicurezza collettiva e individuale.
  Concludo, signora Presidente, ribadendo la grande opportunità che abbiamo oggi, anche attraverso l'approvazione di questo decreto-legge, di creare condizioni sempre più idonee e funzionali al raggiungimento degli obiettivi di sicurezza internazionale che sono strettamente collegati, e non antitetici, alla cooperazione internazionale (Applausi dei deputati del gruppo Scelta Civica per l'Italia).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Rosanna Scopelliti. Ne ha facoltà.

  ROSANNA SCOPELLITI. Signora Presidente, onorevoli colleghi, Governo, Ministri, mentre mi accingo a parlare del provvedimento che riguarda le missioni internazionali alle quali partecipa il nostro Paese, non riesco veramente a togliermi dalla mente alcune immagini, sono le figure dei nostri militari in perlustrazione sui loro mezzi, dei nostri militari che aiutano le popolazioni tra le macerie, all'alzabandiera, dei nostri militari che tornano in patria, unita e sgomenta per il Pag. 62dolore e pronta all'ultimo saluto, avvolti nel tricolore, perché questo, questo, lo ripeto, significa « missioni di pace»; soprattutto questa è la storia vera, umana, la storia di tutti i giorni, che scrivono i nostri militari nel corso delle missioni internazionali. Uomini che con il sacrificio e con la professionalità da tutti riconosciuta ed altamente apprezzata servono il bene contro il male, interpretano al meglio il concetto di solidarietà, assicurano al nostro Paese il rispetto e il prestigio nella comunità internazionale nella quale, pure, ha un preciso ruolo di responsabilità. Noi intendiamo ricordarli e ringraziarli per tutto questo e per quanto faranno ancora.
  Con queste immagini, credetemi, non intendo cedere a un inutile e sterile sentimentalismo o a una simbologia e a una retorica che desideriamo ardentemente superare una volta per tutte, ma semplicemente rispettare i valori alti a cui si ispira e che ci indica la nostra Costituzione. Costituzione che all'articolo 11 non fissa solo il principio del rifiuto della guerra se non per legittima difesa, ma impegna il Paese ad intervenire attivamente, anche con il suo concreto contributo e attraverso le organizzazioni sovranazionali, per sostenere ed assicurare un assetto internazionale fondato sulla giustizia e sulla pace; concetti tra l'altro espressi dal Presidente Napolitano nel suo intervento all'Assemblea generale dell'ONU a New York il 28 marzo 2011 quando, con parole apprezzate da tutti, chiarì il nostro impegno e la nostra tradizionale scelta multilateralista. Una scelta, peraltro, che pur orientata alla salvaguardia della sicurezza nazionale contro minacce esterne, privilegia e sostiene il ruolo essenziale delle Nazioni Unite nell'indispensabile opera di stabilizzazione e pacificazione nelle aree di crisi e sempre nel fermo rifiuto di una inutile, negativa posizione neutralista e isolazionista.
  Certo, le missioni internazionali costano tanto, impegnano enormemente il Paese e generano anche dei sacrifici, dolore, speranze; e anche purtroppo dei fallimenti. Il loro valore, peraltro, non è solo simbolico, richiamandosi ad alti principi umani, a valori di democrazia ma anche, più concretamente, ad assetti sociali, a stabilizzazione di aree di crisi dalle quali potrebbero derivare pericoli e minacce che, purtroppo, tutti i Paesi democratici hanno già conosciuto.
  Se, fino ad ora, ho parlato di valori, di sentimenti, di principi, non l'ho fatto per sfuggire al cuore della questione, ma semplicemente per sollecitare una riflessione che ci spinge a rispondere ad una domanda essenziale: perché opporsi a questo impegno del nostro Paese ? Perché contrastare il processo virtuoso che le missioni internazionali sostengono e difendono ?
  A me sembra, al contrario, che questa potrebbe costituire l'occasione in cui, al di là di ogni appartenenza politica, dovrebbe prevalere il principio, fondante per tutti noi, dell'unità nazionale, con un consenso che, in questa sede, dovrebbe arrivare da ognuno senza dubbi, senza perplessità, con una forte convinzione. Con un atteggiamento di questo tipo non si darebbe solo il rispetto dovuto ai nostri militari in prima linea sul fronte delle missioni, ma si onorerebbero gli impegni internazionali che il nostro Paese ha assunto e dei quali porta una grande e positiva responsabilità.
  La pace, l'assetto democratico dei Paesi, la libertà, non sono di destra o di sinistra ma appartengono semplicemente all'uomo, segnano il fondamento ed il percorso dei Paesi civili e delle società democratiche.
  Dal secondo dopoguerra l'Italia è intervenuta con la propria partecipazione ad oltre cento missioni. Negli ultimi vent'anni il nostro Paese ha fortemente aumentato il peso e la qualità della nostra partecipazione, in sinergia con altri Stati, al fine di contribuire, con il proprio impegno, alla pace ed alla sicurezza internazionale.
  C’è un errore di fondo in tutto ciò ? È un'impostazione sbagliata quella della nostra politica estera in questo senso ? Bene, io credo di no. Credo, anzi, che possiamo trarre un forte, indiscutibile vanto da un tale comportamento e da una tale impostazione.
  Io ho sentito parlare, in occasione dell'esame di decreti sulle missioni e proprio oggi di quello che stiamo discutendo, di un Pag. 63copia-incolla, di un sistema di reiterazione che parrebbe un modo quasi scorretto o addirittura subdolo di intervenire sulla materia.
  Ecco, desidero evitare valutazioni poco eleganti su tale atteggiamento: dobbiamo però dedicare alla questione, per la delicatezza e l'importanza che essa riveste, un impegno che privilegi la competenza, l'onestà intellettuale e gli interessi nazionali.
  Gli scenari di crisi, è sin troppo evidente, mutano in continuazione e non si può stabilire facilmente la data o l'ora in cui iniziano o si concludono; non si possono fissare, in termini assoluti ed immodificabili, le modalità di intervento, la qualità delle risorse necessarie o addirittura i tempi d'azione. E non si può neanche fare a meno di considerare la situazione interna, le condizioni economico sociali di ogni Paese che contribuisce alla missione. È proprio per questo motivo che, negli ultimi tempi, il nostro impegno economico rispetto alle missioni internazionali si è ridotto per più della metà, proprio in relazione al mutamento degli scenari di crisi e delle nostre stesse esigenze di carattere interno.
  Ricordo a questo proposito che noi, oggi, partecipiamo a ventisette missioni internazionali in ambito NATO, ONU, UE ed impegniamo in questa attività 4875 militari, per una spesa complessiva, fino al giugno scorso, di circa 424 milioni di euro.
  C’è poi un altro dato, un numero del quale dobbiamo tenere conto. Un numero che non può essere relegato tra quelli che fanno parte di una contabilità ordinaria perché, questo dato, parla di centosettantuno militari caduti nell'adempimento del proprio dovere. E dobbiamo dire con forza da questi banchi, da quest'Aula che noi siamo con loro, che l'Italia tutta è con loro; che ne apprezziamo il lavoro, li sosteniamo, siamo fieri e orgogliosi del loro comportamento.
  Per quanto riguarda i contenuti del provvedimento al nostro esame, esso prevede la proroga dal 1o gennaio al 30 giugno 2014 della partecipazione del personale delle Forze armate e di polizia alle missioni internazionali, nonché la prosecuzione degli interventi di cooperazione allo sviluppo e sostegno ai processi di pace e stabilizzazione anche attraverso operazioni anti-pirateria.
  In particolare, dal decreto-legge, si evince con chiarezza la consistenza dell'impegno italiano nei vari scenari internazionali di crisi attraverso il cospicuo impiego di uomini, mezzi, risorse economiche.
  Tra gli impegni italiani ho citato le missioni anti-pirateria nell'Oceano Indiano. Ed è qui che si inscrive una delle vicende più complesse e controverse che, purtroppo, vede coinvolti due nostri militari che hanno risposto e stanno rispondendo con onore e con estrema dignità ai soprusi delle autorità indiane.
  Il Governo italiano ha certamente commesso diversi errori in una circostanza nella quale occorreva tenere la barra dritta, al contrario si è agito in maniera incerta, contraddittoria e sicuramente inefficace. Ed è evidente come, anche sulla scorta di valutazioni compiute da esperti italiani e di altri Paesi, spettasse all'Italia il diritto di giudicare La Torre e Girone avendo loro agito nell'ambito di un'operazione di polizia internazionale. Ma ciò non è stato fatto ed oggi dobbiamo pervenire alla internazionalizzazione di un caso per il quale pare opportuno il giudizio di una corte sovranazionale.
  Diverse sono le opzioni e le prese di posizione di politici o esperti della materia nel nostro Paese, nella circostanza si è parlato persino di disimpegno da missioni di peacekeeping o da quelle legate strettamente ad operazioni antipirateria. Qualcuno ha anche chiesto al Governo di pubblicare un Libro bianco, con una raccolta di documenti ufficiali sul caso (elemento, quest'ultimo, sul quale forse sarebbe opportuno riflettere). Ecco, io non mi inoltro in un terreno così complesso, che richiede approfondimenti ed azioni corrette e mirate, ma non posso e non voglio esimermi dal sostenere che la vicenda e le questioni da essa sollevate non costituiscono solamente un interesse nazionale ma debbono riguardare anche i Pag. 64nostri alleati. E sarebbe opportuno che l'Europa facesse davvero il proprio mestiere intervenendo finalmente con forza per affrontare il prosieguo di un caso che non possiamo pensare venga risolto in termini corretti ed esaustivi dalle autorità indiane, perché le stesse risultano troppo impegnate in questioni di politica interna e sembrano trattare il caso utilizzandolo esclusivamente a tali fini. La cattiva gestione della vicenda prima, il mancato utilizzo di prove sottovalutate poi, la stessa fiacchezza e la contraddittorietà delle nostre azioni, non possono e non devono influenzare minimamente l'impegno del nuovo Governo per affrontare e risolvere finalmente il problema.
  Ci aspettiamo, pertanto, che l'attuale Esecutivo ponga la questione sui binari giusti, agisca con tutta la forza e la volontà necessarie per riportare a casa i due marò e ne faccia uno dei punti prioritari della propria azione, perché La Torre e Girone, ai quali va il nostro affetto, la nostra solidarietà e la nostra stima, convinti come siamo della loro innocenza, li rivogliamo subito tra di noi (Applausi dei deputati del gruppo Nuovo Centrodestra) e quanto prima e quanto meglio il nuovo Esecutivo saprà agire in questo senso, tanto maggiore sarà l'apprezzamento positivo del Paese nei suoi confronti. Un sostegno fondamentale nel momento in cui dobbiamo e vogliamo fortemente portare il Paese fuori dalle difficoltà in cui oggi naviga. Ed è per questi motivi che il Nuovo Centrodestra voterà a favore del provvedimento al nostro esame (Applausi dei deputati del gruppo Nuovo Centrodestra).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Duranti. Ne ha facoltà.

  DONATELLA DURANTI. Signora Presidente, colleghe e colleghi, signore e signori del Governo, annuncio il voto contrario del gruppo Sinistra Ecologia Libertà a questo ennesimo decreto di proroga del finanziamento delle missioni internazionali, un decreto che tratta di scelte in materia di politica di difesa e di sicurezza e di politica estera, eppure trattato con grande superficialità dal Governo. Attiene a un tema fortemente politico e delicato e non abbiamo potuto neppure audire le nuove responsabili dei Dicasteri degli esteri e della difesa nelle Commissioni di merito, abbiamo dedicato alla discussione su questo decreto soltanto due giorni e in quest'Aula sapete bene come è andata, con il taglio della discussione sulle linee generali.
  Noi voteremo contro, anche perché ancora una volta non è stato tenuto conto delle osservazioni del Comitato per la legislazione, che ha rilevato la non coerenza con le esigenze di stabilità e di certezza del decreto-legge sotto il profilo dell'efficacia temporale. Il decreto interviene retroagendo di sedici giorni rispetto alla sua entrata in vigore, è entrato in vigore il 17 gennaio ma va a valere dal 1o gennaio. Inoltre, sotto il profilo dei rapporti con la normativa vigente, il Comitato per la legislazione rileva che il decreto non può rapportarsi ad una disciplina unitaria che regolamenti i profili giuridici ed economici, cioè siamo alle solite. Disciplinate invece una materia così delicata con un decreto che autorizza lo svolgimento delle missioni e che le rifinanzia.
  Non va bene, è necessario arrivare al più presto all'approvazione di una legge quadro sulle missioni. Lo so che molti in quest'Aula sono d'accordo, è stato detto, è stato detto anche ieri dalla Ministra Pinotti, ma noi pensiamo che sia necessaria una legge quadro sulle missioni non come strumento che conferisca stabilità ai profili tecnico-contabili, come è stato detto ieri in quest'Aula da uno dei due relatori di maggioranza, ma come una norma che abbia rango superiore per la definizione legislativa degli ambiti di intervento delle operazioni e delle missioni internazionali.
  Noi abbiamo presentato una nostra proposta di legge e il titolo è: «Partecipazione ad operazioni internazionali di mantenimento o di imposizione della pace, nonché a missioni internazionali di assistenza umanitaria». Cioè, «no» a missioni con assetti combat, «no» a missioni che Pag. 65non rispettino l'articolo 11 della Costituzione italiana e la Carta delle Nazioni Unite.
  Occorre arrivare, altresì, al più presto, all'approvazione di una nuova legge sulla cooperazione internazionale e sull'aiuto allo sviluppo che consenta, anche in questo caso, di avere un chiaro quadro giuridico-normativo di riferimento in relazione ai cambiamenti che sono intervenuti, strumenti legislativi, cioè, che una volta per tutte consentano di evitare decreti omnibus, decreti fotocopia, decreti falsamente urgenti e che hanno consolidato nel tempo una prassi parlamentare che, voglio ricordare, fu inaugurata dall'ex Ministro Martino; una prassi parlamentare in cui l'acquisizione – quindi, parliamo del 2001 – del consenso parlamentare viene considerata come una linea di massima trasparenza nei confronti del Parlamento e dell'opinione pubblica, anziché un obbligo giuridico fondato su norme precise.
  Voglio dirlo ai rappresentanti del Governo. In questo caso viene chiesto il consenso parlamentare su un decreto che porta le firme di Ministri che non sono più in carica. Su sette Ministri firmatari di quel decreto ne è rimasto uno solo. Anche per questo sarebbe stato necessario che si svolgessero non solo le audizioni delle Ministre nelle Commissioni, ma che il Governo partecipasse, dall'inizio della nostra discussione, ai lavori dell'Aula.
  Il gruppo di SEL voterà contro. Le ragioni sono di carattere politico, evidentemente, oltre che di carattere giuridico-normativo. Abbiamo riconosciuto lo sforzo fatto, lo sforzo di dividere le missioni secondo una classificazione per aree geografiche, ma noi crediamo che sia uno sforzo minimo e che non sia sufficiente. Le missioni, secondo noi, vanno classificate secondo la natura, la loro natura, e i decreti separati per missione.
  Le risorse per le operazioni militari, cioè le operazioni combat nei teatri di guerra, sono molto ingenti. Con questo provvedimento utilizzate, peraltro, tutti i fondi appostati nel bilancio del MEF per il 2014. Parliamo di cifre enormi e sono cifre che utilizzerete, anziché in un anno, solo per i primi 6 mesi.
  Viceversa, le risorse per la cooperazione diminuiscono, perché passano da 23 milioni per 3 mesi a 34 milioni per 6 mesi. Continua, cioè, l'enfatizzazione del profilo militare delle missioni e delle operazioni internazionali.
  Avete posto la fiducia su un provvedimento che indica scelte importanti in materia di politica estera e di difesa e, a questo proposito, anche in vista del semestre di Presidenza UE dell'Italia e dopo il Consiglio europeo del dicembre scorso, penso che ci sia anche qui solo un'insopportabile retorica sulla politica di difesa unica in Europa.
  Noi, che siamo europeisti convinti e che vogliamo un'altra Europa, un'Europa dei diritti e dell'uguaglianza, pensiamo che la strada intrapresa, come si vede anche dalle risultanze del Consiglio europeo, sia sbagliata. Il documento è tutto basato sul rafforzamento della base industriale della difesa, senza riferimento alcuno alla riduzione delle spese militari, e sul rafforzamento della sorveglianza delle frontiere contro l'immigrazione. Non c’è un riferimento a un corpo europeo di polizia internazionale, alla prevenzione e mediazione diplomatica e non violenta dei conflitti, mentre parlate di Forze armate uniche sapendo e conoscendo l'avversione che, da questo punto di vista, hanno due attori fondamentali dell'Europa, cioè la Francia e la Germania.
  L'Europa e l'Italia hanno abdicato ad un proprio protagonismo. Hanno scelto di aderire o non aderire a guerre contro un nemico scelto da altri. È così per l'Afghanistan ed è stato così per l'Iraq.
  È lo stesso spirito che guida la missione in Libia, i bombardamenti in Libia; è lo stesso spirito che ha guidato la partecipazione alle missioni antipirateria. E a questo proposito, a proposito dei due marò che sono imprigionati in India, lo dico sommessamente perché penso che questo tema non vada strumentalizzato e meriti attenzione e riflessione da parte di tutti, mi dispiace che l'onorevole La Russa non Pag. 66sia in questa Aula, non ho la prova contraria, ma credo che ci sia una responsabilità della norma a prima firma La Russa che nel 2011 stabilì (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà) la partecipazione dell'Italia alle missioni antipirateria e stabilì una delle norme, che non c’è in quella normativa, in quel provvedimento, ma è quella che riguarda le linee di comando a bordo delle navi mercantili dove sono impegnati i nostri militari. Forse se quella normativa fosse stata diversa da questo punto di vista le cose non starebbero così.
  Noi voteremo contro, ma vi facciamo ancora un appello: vi chiediamo, visto il pessimo inizio, di restituire un ruolo decisionale al Parlamento a partire dalla missione in Afghanistan, relativamente alla fase di transizione che è cominciata il 1o gennaio 2014, e a quella di avvio di Resolute Support. Vi chiediamo di restituire un ruolo decisionale a questo Parlamento perché abbiamo bisogno di un bilancio di una guerra davvero infinita, di un bilancio che ci dica che cosa sono stati questi orribili dodici anni in quella terra così lontana, ma così vicina. L'Italia dovrebbe farsi promotrice di un cambio di passo in Europa e nel mondo. Non più missioni militari, e lo dico all'onorevole Adornato, affinché le guerre non siano necessarie, ma missioni e operazione civili perché le guerre vanno sempre ripudiate (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Vito. Ne ha facoltà.

  ELIO VITO. Signor Presidente, Forza Italia voterà a favore del rinnovo della nostra partecipazione alle missioni internazionali per la pace. Forza Italia darà, quindi, anche oggi un voto responsabile, di responsabilità verso il Paese, verso la nostra immagine e il nostro ruolo all'estero, un voto di responsabilità e di gratitudine soprattutto nei confronti dei nostri militari, di quelle migliaia di donne e uomini che in questo momento sono impegnati in tutto il mondo in complesse, rischiose e delicate missioni per la pace, la sicurezza e la democrazia. Non faremo, quindi, come la sinistra che quando era all'opposizione utilizzava anche la politica estera e la politica dall'estero per delegittimare il Governo Berlusconi che era stato scelto e votato liberamente degli italiani e dagli elettori. Votiamo a favore per il bene del nostro Paese che noi abbiamo sempre privilegiato, nonostante il provvedimento contenga lacune e contraddizioni che appartengono al sistema stesso dei ripetuti decreti-legge di proroga della nostra partecipazione alle missioni internazionali in assenza di una legge quadro, di una normativa generale di riferimento che è sempre più necessaria proprio a tutela dei nostri militari impegnati all'estero; prendiamo atto con soddisfazione dell'annuncio del Governo che si intende finalmente procedere in questa direzione.
  E quando parliamo di tutele e garanzie per i nostri militari impegnati all'estero il pensiero naturalmente corre subito a Massimiliano Latorre e Salvatore Girone ancora in India. È la vicenda sulla quale vogliamo dire alcune cose, senza alcuno spirito polemico, perché su questo è giusto che la verità prevalga sulla polemica. Possiamo pensare di potere in futuro continuare a partecipare alla missione antipirateria se le Nazioni Unite, la Nato, l'Unione europea non interverranno concretamente e non ci sosterranno per la giusta risoluzione del caso ?
  Ci sono state delle dichiarazioni in tal senso nell'ultimo periodo, ma restano per ora, signor Ministro, solo e soltanto delle dichiarazioni.
  Il nostro Paese non può continuare più ad accettare che due nostri concittadini, due nostri militari siano, da oltre due anni, ingiustamente trattenuti in India, senza alcun capo di imputazione, essendo innocenti, non solo perché si proclamano innocenti, ma perché hanno il diritto ad essere considerati innocenti sino a che un processo giusto non proverà il contrario e il processo giusto – lo sappiamo tutti – non può essere celebrato in India.Pag. 67
  Sono da oltre due anni sottratti alle loro famiglie ed al loro Paese, in contrasto ed in violazione di tutte le norme del diritto internazionale, dei diritti umani, dei principi di immunità funzionale e di competenza territoriale ed anche, semplicemente, in contrasto con qualsiasi norma elementare di giustizia.
  L'ordine del giorno che abbiamo approvato anche oggi alla Camera all'unanimità – e ringrazio i colleghi che lo hanno sottoscritto e votato – impegna il Governo, tra l'altro, a fare della giusta risoluzione del caso una priorità della sua politica estera. Su questa difficile, drammatica situazione il Parlamento non tollererà, non accetterà che il Governo si limiti a fare delle pur utili visite, telefonate e dichiarazioni. Per la liberazione e il rientro in patria con onore dei nostri marò, Presidente Renzi – che non c’è –, non si possono presentare, purtroppo per lei, delle semplici slide e non bastano le pur brillanti conferenze stampa.
  A Massimiliano Latorre e Salvatore Girone, che abbiamo avuto il piacere e l'onore di conoscere e, con loro, abbiamo conosciuto la loro dignità, il loro senso di appartenenza, il loro senso del dovere, il loro senso di attaccamento alla Marina, alle Forze armate, alla patria, diciamo che il Governo non deve lasciarli soli.
  Il Governo, il Paese, l'Italia non li deve lasciare soli nemmeno in quel procedimento giudiziario, tuttora pendente in India, che ora, solo ora, l'Italia non vuole più accettare. Si è finalmente decisa, dunque, la strada di ricorrere all'arbitrato internazionale ? Di ricorrere alle Nazioni Unite ? Bene, è giusto. Lo si faccia e lo si faccia presto e lo si faccia bene. Ma occorre che tutti sappiamo, colleghi, che anche questa strada può essere una strada lunga, forse anche molto lunga e non facile da percorrere. Ma non per questo non è la strada giusta. Lungo questa strada lunga e difficile Latorre e Girone non vanno lasciati soli. Non vanno lasciati soli in India, non vanno lasciate sole le loro famiglie, non vanno lasciati soli nel processo.
  Lo diciamo con franchezza, signor Ministro, noi capiamo le ragioni per le quali oggi l'Italia vuole dimostrare di non dare credibilità e riconoscenza al processo in India. Ma occorre trovare delle altre forme, anche visive, che non lascino soli i nostri marò in India durante le udienze del processo e che consentano anche di non considerare come atto solitario l'istanza che sono stati costretti a presentare personalmente e recentemente nei confronti della NIA.
  E il Parlamento dovrà essere tenuto costantemente informato. È stato richiamato in Italia l'ambasciatore Mancini, cosa si intende farne del nostro ambasciatore in Italia o in India ? E per questo le nostre Commissioni – e ringrazio il presidente Cicchitto e tutti i colleghi per la disponibilità –, dopo avere ascoltato ieri il Ministro Pinotti e lei la settimana prossima, Ministro Mogherini, ascolteranno di nuovo il 26 l'ambasciatore De Mistura, inviato speciale del Governo per la risoluzione della vicenda.
  Il Parlamento su questo è unito. Ha già testimoniato il suo impegno e continuerà a farlo, forte del fatto che questo impegno è stato riconosciuto utile ed apprezzato da tutti, a partire naturalmente dai soggetti purtroppo interessati alla vicenda.
  Vede, signora Ministra, vedete, colleghi, noi siamo stati anche in India e quando siamo ripartiti dall'India abbiamo assunto con Massimiliano Latorre e Salvatore Girone degli impegni che intendiamo mantenere e degli impegni che so per certo il Parlamento manterrà. Abbiamo assunto per primo l'impegno di continuare ad essere vicini alle loro famiglie, come avevamo già fatto, e l'abbiamo mantenuto ospitando e incontrando simbolicamente anche qui, in quest'Aula, alla Camera, le loro famiglie. Abbiamo assunto con loro anche l'impegno, fondamentale direi, di non dividerci, che sulla loro vicenda, sulla risoluzione della loro vicenda, il Parlamento e le forze politiche non si sarebbero divise. Ed è un impegno che abbiamo mantenuto anche oggi, e ringrazio di nuovo tutti, con il voto unanime che c’è stato al nostro ordine del giorno. Sembra Pag. 68poca cosa un ordine del giorno di un Parlamento, ma, invece, è un voto importante del Parlamento di un Paese importante nei confronti di un altro Paese della comunità internazionale. E abbiamo assunto anche un altro impegno che intendiamo continuare a mantenere, l'impegno, naturalmente signor Ministro, che almeno noi, il Parlamento italiano, non li avremmo lasciati soli. È un impegno che noi manterremo, che il Parlamento manterrà, quello di non lasciare soli i nostri marò in India. Al Governo adesso tocca l'onere e la responsabilità di rispettare le iniziative decise dal Parlamento per ottenere il loro rientro in patria (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia – Il Popolo della Libertà – Berlusconi Presidente - Congratulazioni).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Spadoni. Ne ha facoltà.

  MARIA EDERA SPADONI. Signor Presidente, eccoci di nuovo a parlare del decreto-legge missioni, un altro decreto-legge che dà 619 milioni di euro alle missioni internazionali per sei mesi. 619 milioni di euro per sei mesi. Un rifinanziamento, perché manca ancora una legge quadro, cioè una riforma totale che regoli la partecipazione dei militari italiani all'estero. Ancora una volta un decreto-legge in cui non si può valutare ogni singola missione, impedendo di fatto al Parlamento di poterle approvare o bocciare singolarmente. Partendo dal presupposto che avete investito pochissimo in cooperazione e che vorremmo che la cooperazione venga supportata maggiormente, state utilizzando l'intera dotazione finanziaria del 2014 per coprire solo sei mesi. E a giugno che farete ? Sborserete altri soldi. E dove li prenderete ? Ve lo dico io: sempre dalle tasche degli italiani (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
  Ma vediamo nel dettaglio come li spendete questi soldi: 700 mila euro per la missione EULEX che, secondo il rapporto della Corte dei conti europea 2012, non ha assolutamente migliorato la situazione del crimine organizzato e della corruzione in Kosovo; 8 milioni di euro per la missione Active Endeavour che dovrebbe prevenire movimenti di terroristi e traffico di armi nel Mediterraneo e dovrebbe combattere lo sfruttamento dei migranti. Peccato che nel Mediterraneo terroristi a bordo non se ne siano mai scoperti. Mercantili sospetti sono stati abbordati senza risultati e lo schieramento internazionale di incrociatori, portaelicotteri, sottomarini e velivoli radar non ha mai bloccato o segnalato un solo barcone in difficoltà o uno scafo di immigrati in viaggio. Sostanzialmente, giocate a «battaglia navale» nei nostri mari con i soldi di noi italiani (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
  Ma andiamo alla sostanza di questo decreto-legge: 235 milioni di euro per ISAF, la missione in Afghanistan. Smettetela di chiamarla missione. Siete in guerra per avere il predominio su un'area geografica dall'altissimo valore strategico, vista la sua vicinanza a Cina, Iran, Pakistan, India ed ex Repubbliche Sovietiche. 12 anni di guerra, la più lunga dalla Seconda guerra mondiale in poi, più lunga delle due guerre mondiali messe insieme. Una guerra inutile. Non è servita a migliorare le condizioni di vita del popolo afgano e non ha riappacificato la zona. Ma, ancor peggio, ha visto aumentare del 90 per cento la produzione di oppio da cui deriva l'eroina che arriva anche sul mercato italiano e uccide anche i nostri ragazzi. Una guerra che non ha sconfitto il terrorismo internazionale e non ha scalfito il potere dei talebani.
  Una guerra d'invasione, che è costata la vita a 3 mila soldati della sola coalizione, di cui 53 italiani; per non parlare degli oltre 3 mila civili innocenti (donne, uomini e bambini), che ci è costata oltre 5 miliardi di euro: 5 miliardi di euro.
  Trovo una certa corrispondenza tra la violenza a cui assistiamo in Afghanistan e la violenza che voi fate a noi italiani.
  Ci fate violenza quando decidete di finanziare una missione invece di aiutare le imprese abbassando la pressione fiscale.Pag. 69
  Ci fate violenza quando decidete di mandare i militari all'estero, invece di contrastare il dissesto idrogeologico.
  Ci fate violenza quando contribuite con 50 milioni di euro al palazzo della Nato a Bruxelles, invece di aiutare le scuole che crollano sui nostri bambini (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
  Il punto è che voi seguite i più forti, seguite gli Stati Uniti, gli Stati Uniti accusati di autorizzare, attraverso la CIA, tecniche di interrogatorio che vanno dalle percosse a metodi di tortura più crudeli, come il soffocamento tramite acqua.
  Ma si sa, siete forti con i deboli e deboli con i forti e questo lo abbiamo capito.
  Siete proni ai potenti, siete proni agli Stati Uniti, che con la loro ideologia guerrafondaia ci trascinano in guerre contro Paesi che non ci hanno mai fatto nulla.
  Siete proni all'Unione europea con i suoi trattati suicidi, siete proni agli accordi economici con Israele e ciechi alle sue violazioni dei diritti umani confermate dall'Alto commissario dei diritti umani dell'ONU Pillay.
  Stanziate anche 25 milioni per la missione Ocean Shield.
  Non riuscite a risolvere la questione dei Marò, ma continuate a finanziare una missione antipirateria.
  Se voi aveste credibilità internazionale, smettereste di finanziarla fino al ritorno di Massimiliano Latorre e Salvatore Girone e non accettereste la prova di forza che l'India fa sulla pelle dei due militari (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
  Tra l'altro, chi è che ha votato la legge che ha permesso che i Marò fossero su una nave mercantile privata ? Tutto il Parlamento, incluso lei, collega La Russa, che ha posto la prima firma su questa legge (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
  Continuate a blaterare, continuate a blaterare di soluzione prossima della questione, ma siete talmente ininfluenti, a livello di politica estera, che non riuscite ad imporvi con l'India e sappiamo tutti benissimo il motivo: gli accordi commerciali di Finmeccanica con l'India sono più importanti, per voi, della vita dei due fucilieri.
  Ora mi rivolgo – attraverso lei, Presidente – al presunto centrosinistra, quel centrosinistra che nei circoletti di quartiere sventola le bandiere della pace, quel centrosinistra che parla di pacifismo e poi autorizza la compravendita dei cacciabombardieri F35, quel centrosinistra radical chic ipocrita, che inganna gli italiani con false promesse e prese in giro (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
  Voi la fiducia del popolo italiano l'avete persa. L'avete persa nel 1993, sotto il Governo Amato, quando avete permesso che l'Italia pagasse la percentuale di interessi sul debito pubblico più alta d'Europa, il 13 per cento.
  Nello stesso anno l'avete persa di nuovo, quando non voi, ma tre cittadini hanno denunciato l'ineleggibilità di Berlusconi e voi li avete ignorati, contribuendo di fatto al più gigantesco conflitto d'interessi della storia della Repubblica italiana (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
  Avete perso la fiducia del popolo italiano con i folli accordi per l'ingresso dell'Italia nell'euro, mentre sapevate che non avevamo i requisiti economico-finanziari, ma lo avete fatto per ragioni di opportunità politica. Lo sapeva la Germania di Helmut Kohl, e lo sapevate voi, che avete fatto finta di niente.
  E infine, dopo aver perso definitivamente la fiducia del popolo italiano, ci avete pugnalato alle spalle nel 2012, quando, con le vostre già amate larghe intese, PD, PDL, Monti e chi più ne ha più ne metta avete approvato il fiscal compact, che, con i suoi 50 miliardi all'anno da prelevare dalle tasche degli italiani, ci ha messo definitivamente il cappio al collo (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
  Sappiamo cosa succederà da qui a tre anni, dato che con Renzi non è cambiato e non cambierà proprio nulla.
  Lo sapete voi, come lo sappiamo noi. State percorrendo la stessa identica strada Pag. 70della Grecia: una strada di dolore e dramma sociale. Voi ne siete responsabili e continuate ad esserlo.
  Ma c’è una via d'uscita: dobbiamo cambiare rotta ed andare oltre. Dobbiamo andare in Europa con una nuova consapevolezza, con una nuova determinazione politica e rivedere questi accordi che ci stanno già portando, giorno dopo giorno, alla rovina.
  Noi sappiamo che voi non lo farete mai e per questo, insieme ai cittadini italiani, lo faremo noi (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle – Congratulazioni).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Gentiloni Silveri. Ne ha facoltà.

  PAOLO GENTILONI SILVERI. Signor Presidente, signora Ministro, noi voteremo naturalmente per il rinnovo delle missioni. Io lo considero, da un certo punto di vista, un dovere: siamo a metà marzo, stiamo rinnovando le missioni che vanno dal 1o gennaio al mese di giugno. Ci sono migliaia di nostri connazionali militari, cooperanti, volontari che sono in tanti Paesi del mondo e non rappresentano la maggioranza o l'opposizione, rappresentano l'Italia e penso che abbiano il diritto, queste migliaia di nostri connazionali, di sentire che il Parlamento italiano, possibilmente unito o comunque quanto più possibile in modo unitario, sia a loro fianco.
  Quindi, oggi confermiamo questo sostegno e lo facciamo in primo luogo ovviamente nei confronti di quei due fucilieri di Marina che tutti abbiamo ricordato nei nostri interventi, Girone e Latorre, che da oltre due anni sono trattenuti in India. Io credo che il Governo debba fare ogni sforzo, e penso che sia orientato in questa direzione, per ottenere il risultato di un loro ritorno in patria con dignità, ma non credo, colleghi, e lo voglio dire molto chiaramente, che a questo obiettivo si arrivi con una logica di piccole ripicche che non ha nulla a che fare con la politica internazionale e tantomeno con il codice d'onore delle Forze armate e mi dispiace che sia stato un ex Ministro della difesa in quest'Aula che, tra l'altro, è stato, se non ricordo male, l'estensore delle regole di ingaggio che sono alla base dell'incidente che è capitato in quell'area, ad invocare una sorta di ripicca nei confronti di questa situazione (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). Il risultato non si ottiene in questo modo, ma si ottiene con l'impegno di internazionalizzare la questione e di chiedere solidarietà alla posizione italiana per isolare il comportamento del Governo indiano che su questa questione è davvero insostenibile.
  Colleghi credo che non dobbiamo vivere il voto di oggi semplicemente come un atto dovuto, come una proroga. È stato ripetuto in tutti gli interventi, lo voglio dire anche io: oggi è un'occasione per discutere, per cominciare a discutere delle priorità del nostro lavoro come Paese in politica estera; quelle priorità che dovranno orientare la legge quadro che è stata richiesta a gran voce dai nostri colleghi, da Manciulli, dall'onorevole Pini, dall'onorevole Quartapelle, da tantissimi colleghi di tutti i gruppi, e che rappresenta un impegno che unitariamente il Parlamento deve perseguire. In quella legge quadro devono essere indicate, e deve essere il Parlamento ad indicarle, alcune priorità per la nostra strategia di presenza all'estero. Io dovrei dare in questa occasione un messaggio chiaro al Governo: penso che il nostro impegno all'estero vada concentrato soprattutto dove maggiori sono i rischi, le opportunità e gli interessi del nostro Paese. In una parola nel Mediterraneo.
  Certamente non come area esclusiva del nostro impegno, perché ci sono teatri in cui è indispensabile la nostra presenza, ma come area di grande priorità; un'area che è tuttavia crocevia di grandi instabilità, basti pensare quello che è successo ieri, due notizie ieri: da una parte, tra Israele e la striscia di Gaza riesplode una tensione militare pericolosissima, dall'altra in Libia il Premier Zeidan, ospite qualche giorno fa alla Farnesina per la Conferenza internazionale, viene deposto e scappa in Germania. Questo è il Mediterraneo con il Pag. 71quale abbiamo a che fare e rispetto al quale credo che dobbiamo concentrare innanzitutto il nostro impegno, non per fare i poliziotti del mare o per immaginare chissà quale carta militare, ma per rafforzare i processi di democratizzazione, diminuire l'instabilità dei diversi Governi, promuovere la cooperazione, aiutare i Paesi che sono in maggiore difficoltà economiche.
  In questo quadro, signora Ministro, credo che dobbiamo ragionare con chiarezza nei prossimi mesi su quale debba essere nel futuro il nostro impegno in Afghanistan, che tuttora rappresenta oltre un terzo dell'impegno economico del decreto-legge che stiamo convertendo. Non si tratta naturalmente di dar vita a ritirate precipitose che sarebbero, tra l'altro, sul piano logistico molto complicate e persino pericolose per la nostra sicurezza.
  Tanto meno, io dico, si tratta di pronunciare abiure o giudizi liquidatori. Lo voglio dire molto esplicitamente anche perché c'ero in Aula dopo l'11 settembre 2001: dopo quell'attentato noi dicemmo che ci sentivamo in qualche modo tutti americani, non solo vicini a quelle vittime e, quindi, abbiamo fatto bene – io credo – a partecipare ad una missione che ha combattuto e sconfitto il santuario del terrorismo che era all'origine dell'attentato dell'11 settembre. Ma sappiamo anche che la minaccia jihadista è tuttora viva in tante aree del mondo e sappiamo che il compito di costruire un nuovo Afghanistan ha dato risultati quanto meno controversi.
  E allora proprio perché l'Italia ha fatto tanto in quella zona pagando anche un tributo di sangue – noi abbiamo avuto 53 vittime tra i nostri militari in Afghanistan – credo che abbia il dovere di dire con chiarezza quello che, secondo noi, si deve fare a partire dal 2015. Da mesi la coalizione internazionale è ostaggio del Presidente afgano Karzai che si è rifiutato di firmare l'accordo decennale di sicurezza con gli Stati Uniti, provocando una reazione del Congresso americano che, come sapete, ha diminuito stanziamenti economici e perfino i fondi a disposizione del Pentagono per iniziative straordinarie sulla sicurezza. Ora si aspetta il voto delle presidenziali del 5 aprile ma sappiamo che i risultati di questo voto potrebbero arrivare ad una conclusione operativa addirittura tra luglio e agosto, tra ballottaggi e formazione del nuovo Governo.
  Penso, signora Ministro, che noi dobbiamo dire con chiarezza ai nostri alleati qual è il punto di vista dell'Italia e cioè che il passaggio dal 2014 al 2015, da ISAF a Resolute Support non è un passaggio formale: è un cambio di natura della nostra presenza in quell'area del mondo (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). È un cambio di natura da una presenza massiccia sul piano militare ad una presenza che si concentra sulla cooperazione economica, sull'assistenza alle forze militari afgane che da giugno scorso hanno il comando delle operazioni, sull'assistenza alla ricostruzione dello Stato. Valuti il Governo le modalità per dare questo messaggio e per farlo naturalmente in un quadro di coerenza con le nostre alleanze. Ma sia chiaro che il lungo addio all'Afghanistan non può significare per molti anni ancora che il nostro principale impegno economico e militare sia concentrato in quella zona. Dobbiamo concentrarci in altre aree del mondo e dobbiamo recuperare risorse per la cooperazione che sempre più è centrale ai fini della nostra politica.
  Concludo, Presidente, vorrei soltanto farlo ricordando anche ai colleghi di 5 Stelle, di cui ho sentito adesso l'intervento e che si sono impegnati molto su tali questioni ma nei cui interventi sento affiorare una tentazione (a parte alcuni toni antiamericani, nell'ultimo l'intervento, di cui non capisco l'origine visto che stiamo parlando di una grande democrazia, non di un Paese fascista, autoritario, imperialista), ho sentito toni quasi autarchici come se noi potessimo, visto che c’è la crisi economica, rinunciare ad essere presenti nel mondo, come se noi potessimo di fronte alla crisi economica chiuderci nel nostro recinto. Se noi rinunciassimo alla nostra presenza internazionale i problemi del mondo ci verrebbero a cercare a casa, verrebbero a bussare alle porte delle nostre Pag. 72case (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico) con il terrorismo, con i massacri e la povertà che scuotono le nostre coscienze, con le situazioni incontrollabili delle ondate migratorie.
  Un grande Paese deve contribuire a rendere il mondo più sicuro e più giusto, non deve sperare che qualcun altro, l'America magari, si occupi della sua, della nostra sicurezza finché non sarà l'Europa ad occuparsene. L'Italia deve fare l'Italia e votando la conversione in legge di questo decreto, oggi, io penso che facciamo un passo in questa direzione (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico – Congratulazioni).

  PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto finale per le quali è stata disposta la ripresa televisiva diretta.

(Votazione finale ed approvazione – A.C. 2149)

  PRESIDENTE. Passiamo alla votazione finale.
  Indìco la votazione nominale finale, mediante procedimento elettronico, sul disegno di legge di conversione n. 2149, di cui si è testé concluso l'esame.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Marco Di Stefano, Abrignani, Fitzgerald Nissoli... non riesce a votare, arriva un tecnico onorevole... un momento... c’è una collega che non riesce a votare, non lo sto facendo per aspettare i ritardatari, ma perché c’è una persona in Aula che ha diritto di votare poiché è qui.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:
  S. 1248 – «Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 16 gennaio 2014, n. 2, recante proroga delle missioni internazionali delle Forze armate e di polizia, iniziative di cooperazione allo sviluppo e sostegno ai processi di ricostruzione e partecipazione alle iniziative delle organizzazioni internazionali per il consolidamento dei processi di pace e di stabilizzazione» (Approvato dal Senato) (2149):

   Presenti  373   
   Votanti  372   
   Astenuti    1   
   Maggioranza  187   
    Hanno votato  283    
    Hanno votato no   89    

  La Camera approva (Vedi votazioni).

  (Il deputato Losacco ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole).

Modifica nella composizione di gruppi parlamentari (ore 20,39).

  PRESIDENTE. Comunico che, con lettera pervenuta in data odierna, il deputato Alberto Giorgetti, già iscritto al gruppo parlamentare Nuovo Centrodestra, ha chiesto di aderire al gruppo Forza Italia – Il Popolo della Libertà – Berlusconi Presidente.
  La presidenza di tale gruppo, con lettera pervenuta in data odierna, ha comunicato di aver accolto la richiesta.

Sull'ordine dei lavori e per la risposta a strumenti del sindacato ispettivo (ore 20,40).

  MICHELA MARZANO. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà. Prego i colleghi di uscire un po’ in silenzio, se possibile, così da consentire ai colleghi di parlare. Prego, onorevole Marzano, ha due minuti.

  MICHELA MARZANO. Signora Presidente, sarò rapidissima, non si preoccupi. Solo poche parole per ricordare all'Aula, ai colleghi e alle colleghe che il 15 marzo, sabato prossimo, sarà la giornata nazionale del «Fiocchetto lilla». Ora, sono Pag. 73sicura che pochi di noi sanno che cos’è questa giornata. Ebbene, è il terzo anno che si festeggia la giornata per sensibilizzare nei confronti di un problema che è sempre più profondo nel nostro Paese, quello dei disturbi del comportamento alimentare. Questa giornata è stata voluta tre anni fa da Stefano Tavilla; Stefano Tavilla ha creato l'associazione Mi nutro di vita, che fa parte delle altre associazioni della consulta nazionale delle associazioni di volontariato nei confronti dei disturbi del comportamento alimentare.
  Stefano ha perso la sua bambina, Giulia. Giulia aveva 17 anni ed è morta in seguito ad attacchi di bulimia. È in memoria di Giulia che Stefano ha deciso di impegnarsi, di creare un'associazione, di lottare, di istituire questa giornata nazionale di sensibilizzazione, perché pochi sanno fino a che punto questi disturbi colpiscono tante e tanti adolescenti: il 5 per cento dei giovani tra i 15 e i 18 anni sono colpiti da disturbi del comportamento alimentare (tra gli altri l'anoressia e la bulimia). Il 30 per cento delle donne ne soffre a partire già dall'infanzia, fino anche all'età più adulta, più matura. È stato depositato un progetto di legge firmato in maniera trasversale per cercare di sensibilizzare, di mettere in atto una diagnosi precoce, di prevenire questo problema.
  Concludo, signora Presidente, sperando di sollecitare la sua attenzione e quella dell'Aula nei confronti di questo tema: prevenire significa diffondere cultura, diffondere cultura significa aiutare a capire, aiutare a capire significa trovare le parole per dirlo, trovare le parole per dirlo è il solo modo per contrastare e per dare forza a chi è impantanato in questi disturbi che sono sintomo di un malessere molto grave e molto preoccupante nella società contemporanea e nella nostra Italia (Applausi).

  CÉCILE KYENGE. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  CÉCILE KYENGE. Signor Presidente, oggi voglio riportare all'attenzione un tema delicato di diritti negati e norme discriminatorie sulla libertà di informare che riguarda le giornaliste e i giornalisti stranieri in Italia. Una normativa che risale al 1948, impedisce ai giornalisti che non hanno il passaporto italiano di diventare direttori, anche se esercitano da anni in Italia e sono iscritti all'Ordine dei giornalisti. Norma discriminatoria perché compromette l'esercizio di un diritto fondamentale, ovvero impedisce l'esercizio di un'attività economica legittimamente intrapresa da uno straniero regolarmente soggiornante in Italia, soltanto in ragione della sua condizione di straniero.
  Alcuni giorni fa, il Ministero della giustizia ha affermato che la norma contenuta nell'articolo 3 della legge sulla Stampa, nella parte in cui richiede che il direttore responsabile di una testata possa essere solo un cittadino italiano, fosse abrogata. Questo infatti equipara tendenzialmente la condizione del cittadino straniero fornito di regolare permesso di soggiorno sul territorio dello Stato a quella del cittadino italiano attribuendogli, appunto, gli stessi diritti.
  Da anni questa battaglia è portata avanti dall'Associazione nazionale stampa interculturale e dal Consiglio nazionale dell'Ordine dei giornalisti e anche dalla nostra magistratura. L'UNAR ha bocciato questo limite come discriminatorio e ha chiesto al Parlamento, ecco il motivo del mio intervento, di portare in questa Aula l'abrogazione di questa norma che è contenuta già in un disegno di legge depositato in questo Parlamento, per cercare di eliminare o abrogare tutte le norme discriminatorie che ci sono nel nostro ordinamento, a pochi mesi dalle elezioni europee, dall'approvazione del Patto per un'Europa delle diversità e anche dal nostro semestre europeo.
  Chiedo appunto di affrontare questo tema di diritti e anche di libertà di informare per dare una risposta importante al nostro Paese e cercare di essere uguali agli altri Paesi in una Comunità europea che tende sempre di più ad essere un continente, una grande famiglia di libertà.

Pag. 74

  GIUSEPPE D'AMBROSIO. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  GIUSEPPE D'AMBROSIO. Signor Presidente, due giorni fa abbiamo, violando il Regolamento, mostrato un cartello in quest'Aula e probabilmente, ancora una volta, non abbiamo sbagliato perché oggi guardando le dichiarazioni sulla stampa di una persona mi sono ricordato di una lettera mandata agli italiani prima delle scorse elezioni politiche, in cui si parlava della restituzione dell'IMU 2012 addirittura fatta con i propri averi e che gli italiani ancora oggi stanno aspettando. Parlo logicamente del probabilmente più bugiardo della storia degli ultimi vent'anni, che è Silvio Berlusconi. Oggi però un'altra persona è andata a Porta a Porta dicendo questo: il 27 maggio 2014 darò 80 euro in più nelle buste paga degli italiani, altrimenti sono buffone.
  Allora io magari così, per prudenza, voglio fare semplicemente un invito ai cittadini italiani: visto che comunque di fregature ne abbiamo avute tante, intanto il 25 aprile votate MoVimento 5 Stelle, poi dopo, magari, vediamo (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  ANDREA COLLETTI. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  ANDREA COLLETTI. Signor Presidente, ovviamente ha detto «25 aprile» perché sarà la giornata di liberazione da questi partiti, festeggeremo prima (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) !
  Ad ogni modo oggi c’è stata un'intervista su un giornale a diffusione nazionale di un certo Marco Carrai, che è il cosiddetto «Gianni Letta di Renzi», il quale afferma – speriamo però di essere smentiti – di aver pagato per tre anni l'affitto di casa del nostro Presidente del Consiglio a Firenze. In passato il Ministro Idem si è dimessa perché aveva omesso di pagare l'IMU della propria casa-palestra per cifre molto minori rispetto ad un affitto per tre anni di un attico a Firenze. Una persona, l'altra parte, un imprenditore molto vicino a Comunione e Liberazione e all'Opus Dei, le cui società hanno avuto contratti dalla provincia di Firenze e dal comune di Firenze, di cui si è interessata anche la Corte dei conti, oltretutto perché è stato nominato dirigente senza avere la dovuta laurea, però, visto che il Ministro Idem si è dimesso, noi non chiediamo ovviamente la stessa cosa perché sappiamo che non lo farà mai. Crediamo sicuramente che Renzi non pagasse l'affitto come Scajola a sua insaputa, quindi non sapesse che ogni mese normalmente si paga l'affitto come fanno tutti gli italiani, però sarebbe interessante sapere dal Presidente del Consiglio e avere contezza di quello che effettivamente è successo; quindi, potrebbe anche venire a riferire se queste voci maligne che ci sono in giro siano vere oppure siano solo false e messe in giro solo perché adesso è diventato Presidente del Consiglio.

  PRESIDENTE. Grazie.

  ANDREA COLLETTI. Non ho finito !

  PRESIDENTE. Ha finito il tempo, però.

  ANDREA COLLETTI. È sicura ? Perché quello segnala qualche secondo prima...

  PRESIDENTE. Stavo comunicando che ha già preso tre-quattro secondi in più. Comunque finisca.

  ANDREA COLLETTI. Ad ogni modo, ufficialmente siamo qui a richiedere che, qualora volesse il Presidente del Consiglio, noi saremmo grati se venisse a riferire sulla vicenda e se sia vero che non abbia pagato per tre anni l'affitto, perché molti italiani vorrebbero fare la stessa cosa (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  MAURO OTTOBRE. Chiedo di parlare.

Pag. 75

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  MAURO OTTOBRE. Signor Presidente, sono a sollecitare una mia interrogazione a risposta scritta, la n. 4-00502, datata 17 maggio 2013. Chiedo il suo intervento perché qui siamo di fronte a un grande errore palese. Trattasi della società Automobile Due Snc di Rovereto, ormai ex, perché a causa del fisco ha dovuto chiudere, di Stefano Nucida e Rolando Gerola.
  Brevemente e semplicemente, gli sono state contestate delle vendite di autovetture regolarmente fatturate, mentre per il fisco queste macchine non esistono e, quindi, ogni fattura di ogni macchina venduta è fasulla. Peccato che le automobili, signora Presidente, hanno già fatto la revisione e sono state regolarmente immatricolate. Gli hanno chiesto una multa di 6 milioni di euro e rotti.
  Di fronte a questi casi palesi io non so a chi devo chiedere aiuto, anche perché vorrei capire qual è la necessità poi di chiedere il voto se non diamo le risposte neanche per iscritto a degli errori talmente evidenti. Da chi devo andare ? Dal Presidente della Repubblica ? Da Renzi ? Dal Gabibbo ? Io vorrei sapere come devo fare a salvare questi signori che sono stati sfrattati – dei cittadini onesti – anche dalla loro attività. Sono padri e genitori di famiglie oneste, e ricordo che si tratta di una Snc e non di una Srl (eventualmente se volessero fare evidentemente qualche cavolata).
  Quindi, bisogna dare delle risposte, signora Presidente. Non è possibile! Adesso sarà un anno che queste persone non rispondono a questo tipo di questione. Quindi, siamo di fronte a un grande errore, madornale. Evidentemente dobbiamo dare delle risposte, o cosa dobbiamo fare ? Aspettare che succeda il peggio ?

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Dadone. Ne ha facoltà.

  FABIANA DADONE. Signor Presidente, vorrei che rimanesse a verbale che oggi ho perso quattro votazioni perché era convocata la Commissione bicamerale d'inchiesta antimafia in contemporanea all'Aula. Ho fatto avvisare dai delegati d'Aula perché fosse a conoscenza di tutti che era convocata la Commissione bicamerale. L'ho fatto presente alla Bindi, ma mi è stato detto che non era possibile sconvocarla.
  Ho capito, ma non è corretto e voglio che rimanga a verbale il fatto che una Commissione bicamerale di questo tipo non possa essere sconvocata e, quindi, costringa i deputati come me, che ne fanno parte, a scegliere tra la Commissione d'inchiesta e le votazioni in Aula. Questo non solo perché è un fatto di principio, ma perché non è questo il modo di lavorare. Per cui, vorrei che si facesse presente.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Nesci. Ne ha facoltà.

  DALILA NESCI. Signor Presidente, devo sollecitare alcune interrogazioni perché è ormai da mesi che non ricevo alcuna risposta. Allora, si tratta dell'interrogazione n. 4-00244, sull'invaso dell'Alaco; la n. 4-00246, sull'intimidazione all'associazione «Il Brigante», di Serra San Bruno; la n. 4-00294, sull'intimidazione all'imprenditore di Gioia Tauro Antonino De Masi; la n. 4-00312, sulla centrale a carbone di Montebello Ionico; la n. 4-01056, sull'emergenza rifiuti in Calabria, che ormai di fatto si protrae da oltre 17 anni; poi l'interrogazione n. 4-01564, sul gravissimo decesso del signor Cesare Ruffolo nell'ospedale di Cosenza; l'interrogazione n. 4-01596, sul parco archeologico di Rosarno; la n. 4-01815, sull'abbazia florense di San Giovanni in Fiore, in provincia di Cosenza; la n. 4-02008, sull'esplosione del silo Ilsap Biopro a Lamezia; poi, la n. 4-02124, per una presunta truffa all'ENEL; la n. 4-02193, per il pagamento della Tares in Calabria, visto che in Calabria questo servizio non l'abbiamo mai ricevuto chiediamo al Governo di risponderci su questo; poi, l'interrogazione n. 4-02396, sulla sicurezza del testimone di giustizia Pietro Di Costa; la n. 4-02428, per il decesso a Roma della giovane Simona Pag. 76Riso; la n. 4-02728, per il rinvio del processo «Poison» a Vibo Valentia per mancanza di giudici togati; infine, la n. 4-02923, per l'improprio utilizzo della tonnara di Bivona, in provincia di Vibo Valentia.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Tripiedi. Ne ha facoltà.

  DAVIDE TRIPIEDI. Signor Presidente, anch'io voglio sollecitare la risposta a delle interrogazioni, perché veramente è indecente.
  Signor Presidente, è una vergogna, le dico una data: il 14 novembre 2013 ho presentato un'interrogazione che è ancora in corso e non mi rispondono, è una roba impressionante; il 9 settembre 2013 ho presentato un'interrogazione e non mi rispondono.
  Adesso le dirò, signor sottosegretario, quali sono queste interrogazioni: la n. 4-03677, la n. 4-02377, la n. 4-01762, la n. 4-02174 e la n. 4-01761. Sono cinque interrogazioni che vanno da Privalia che licenzia le persone, alla Jabil dove vi sono delle persone che stanno occupando la fabbrica da quasi un anno e non hanno ancora una risposta. Veramente non dovete rispondere a me, dovete rispondere ai cittadini che chiedono queste risposte.

Ordine del giorno della seduta di domani.

  PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della seduta di domani.

  Venerdì 14 marzo 2014, alle 9:

  Svolgimento di interpellanze urgenti.

  La seduta termina alle 20,55.

VOTAZIONI QUALIFICATE EFFETTUATE MEDIANTE PROCEDIMENTO ELETTRONICO

INDICE ELENCO N. 1 DI 3 (VOTAZIONI DAL N. 1 AL N. 13)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
1 Nom. Ddl 2149 - odg 9/2149/1 391 391   196 391   32 Appr.
2 Nom. odg 9/2149/5 405 405   203 95 310 32 Resp.
3 Nom. odg 9/2149/6 406 379 27 190 108 271 32 Resp.
4 Nom. odg 9/2149/9 411 411   206 109 302 32 Resp.
5 Nom. odg 9/2149/10 410 397 13 199 73 324 33 Resp.
6 Nom. odg 9/2149/11 417 417   209 102 315 32 Resp.
7 Nom. odg 9/2149/16 426 426   214 114 312 32 Resp.
8 Nom. odg 9/2149/18 432 432   217 118 314 32 Resp.
9 Nom. odg 9/2149/19 430 430   216 103 327 32 Resp.
10 Nom. odg 9/2149/22 434 434   218 106 328 32 Resp.
11 Nom. odg 9/2149/24 428 367 61 184 88 279 32 Resp.
12 Nom. odg 9/2149/25 419 386 33 194 102 284 32 Resp.
13 Nom. odg 9/2149/26 421 420 1 211 104 316 32 Resp.

F = Voto favorevole (in votazione palese). - C = Voto contrario (in votazione palese). - V = Partecipazione al voto (in votazione segreta). - A = Astensione. - M = Deputato in missione. - T = Presidente di turno. - P = Partecipazione a votazione in cui è mancato il numero legale. - X = Non in carica.
Le votazioni annullate sono riportate senza alcun simbolo. Ogni singolo elenco contiene fino a 13 votazioni. Agli elenchi è premesso un indice che riporta il numero, il tipo, l'oggetto, il risultato e l'esito di ogni singola votazione.

INDICE ELENCO N. 2 DI 3 (VOTAZIONI DAL N. 14 AL N. 26)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
14 Nom. odg 9/2149/29 426 426   214 101 325 32 Resp.
15 Nom. odg 9/2149/30 425 425   213 114 311 32 Resp.
16 Nom. odg 9/2149/32 421 420 1 211 114 306 32 Resp.
17 Nom. odg 9/2149/33 419 419   210 101 318 32 Resp.
18 Nom. odg 9/2149/34 414 413 1 207 101 312 32 Resp.
19 Nom. odg 9/2149/37 416 389 27 195 84 305 32 Resp.
20 Nom. odg 9/2149/38 415 413 2 207 89 324 32 Resp.
21 Nom. odg 9/2149/39 409 408 1 205 118 290 32 Resp.
22 Nom. odg 9/2149/40 402 402   202 110 292 32 Resp.
23 Nom. odg 9/2149/43 398 396 2 199 38 358 32 Resp.
24 Nom. odg 9/2149/44 398 326 72 164 14 312 32 Resp.
25 Nom. odg 9/2149/45 396 395 1 198 12 383 32 Resp.
26 Nom. odg 9/2149/48 396 326 70 164 14 312 32 Resp.


INDICE ELENCO N. 3 DI 3 (VOTAZIONI DAL N. 27 AL N. 35)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
27 Nom. odg 9/2149/49 390 320 70 161 12 308 32 Resp.
28 Nom. odg 9/2149/50 394 393 1 197 106 287 32 Resp.
29 Nom. odg 9/2149/51 389 363 26 182 81 282 32 Resp.
30 Nom. odg 9/2149/52 393 392 1 197 108 284 32 Resp.
31 Nom. odg 9/2149/54 395 327 68 164 40 287 32 Resp.
32 Nom. odg 9/2149/56 391 390 1 196 83 307 32 Resp.
33 Nom. odg 9/2149/57 386 385 1 193 83 302 32 Resp.
34 Nom. odg 9/2149/58 371 280 91 141 16 264 32 Resp.
35 Nom. Ddl 2149 - voto finale 373 372 1 187 283 89 30 Appr.