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Resoconto dell'Assemblea

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XVII LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 176 di mercoledì 19 febbraio 2014

Pag. 1

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE LAURA BOLDRINI

  La seduta comincia alle 11,05.

  ENRICO GASBARRA, Segretario, legge il processo verbale della seduta del 14 febbraio 2014.
  (È approvato).

Missioni.

  PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Amici, Baretta, Bindi, Michele Bordo, Brunetta, Caparini, Dellai, Epifani, Ferranti, Fico, Giancarlo Giorgetti, Kyenge, Leone, Lorenzin, Migliore, Gianluca Pini, Ravetto, Rigoni, Sani, Speranza, Tabacci e Vito sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.
  I deputati in missione sono complessivamente sessantuno, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell’allegato A al resoconto della seduta odierna.

  Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell’allegato A al resoconto della seduta odierna.

Discussione del disegno di legge: S. 1213 – Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 28 dicembre 2013, n. 149, recante abolizione del finanziamento pubblico diretto, disposizioni per la trasparenza e la democraticità dei partiti e disciplina della contribuzione volontaria e della contribuzione indiretta in loro favore (Approvato dal Senato) (A.C. 2096) (ore 11,10).

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione del disegno di legge, già approvato dal Senato, n. 2096: Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 28 dicembre 2013, n. 149, recante abolizione del finanziamento pubblico diretto, disposizioni per la trasparenza e la democraticità dei partiti e disciplina della contribuzione volontaria e della contribuzione indiretta in loro favore.

(Discussione sulle linee generali – A.C. 2096)

  PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione sulle linee generali.
  I presidenti dei gruppi parlamentari del Partito Democratico e del MoVimento 5 Stelle ne hanno chiesto l'ampliamento senza limitazioni nelle iscrizioni a parlare, ai sensi dell'articolo 83, comma 2, del Regolamento.
  La I Commissione (Affari costituzionali) si intende autorizzata a riferire oralmente.
  Ha facoltà di intervenire il relatore per la maggioranza, deputato Fiano.

  EMANUELE FIANO, Relatore per la maggioranza. Signora Presidente, onorevoli colleghi, rappresentante del Governo, prima di passare all'illustrazione del contenuto del provvedimento in esame, ricordo che il decreto-legge n. 149 del 2013, nel testo adottato dal Governo e trasmesso al Senato, recepiva integralmente, ad eccezione delle disposizioni di delega, il testo Pag. 2del disegno di legge approvato dalla Camera in prima lettura nella seduta del 16 ottobre 2013 al termine di un ampio lavoro svolto dalla I Commissione nel corso dell'esame in sede referente e trasmesso quindi al Senato. Il testo oggi all'esame dell'Assemblea, suddiviso in quattro capi, è stato oggetto in più punti di modifiche approvate dal Senato nel corso del relativo esame. Segnalo, inoltre, che la II Commissione e la Commissione parlamentare per le questioni regionali, competenti in sede consultiva, hanno espresso parere favorevole sul testo in discussione.
  Passando al dettaglio, all'illustrazione del contenuto del provvedimento, ricordo che il capo I, composto dal solo articolo 1, indica la finalità dell'intervento normativo individuata nell'abolizione dei contributi pubblici ai partiti come attualmente disciplinati e la loro sostituzione con forme di contribuzione volontaria fiscalmente agevolate e di contribuzione indiretta fondate sulle scelte espresse dai cittadini, di cui all'articolo 11 (detrazione per le erogazioni liberali) e all'articolo 12 (destinazione volontaria del 2 per mille IRPEF). L'accesso a queste forme di contribuzione è condizionato al rispetto dei requisiti di trasparenza e di democraticità indicati nel capo II del disegno di legge in cui si prevede, tra l'altro, l'istituzione di un registro dei partiti politici ai fini dell'accesso ai benefici (articolo 3 e 4). Il capo II, che contiene articoli dal secondo al nono, reca disposizioni riguardanti la democrazia interna dei partiti, la trasparenza ed i controlli. L'articolo 2, al comma 1, definisce i partiti come libere associazioni, non conferendo, dunque, ad essi personalità giuridica, attraverso le quali i cittadini concorrono con metodo democratico a determinare la politica nazionale. Il comma 2 pone un'espressa relazione tra l'osservanza delle disposizioni contenute nel decreto-legge e il rispetto del metodo democratico che, ai sensi dell'articolo 49 della Costituzione, deve presiedere al concorso alla determinazione della politica nazionale. L'articolo 3 prevede che per fruire dei benefici previsti dal decreto-legge i partiti si dotino di uno statuto nella forma dell'atto pubblico nel quale è descritto il simbolo che, come specificato da una modifica approvata al Senato, deve essere chiaramente distinguibile da quello degli altri partiti. Sono quindi individuati gli elementi necessari dello statuto ai quali il Senato ha aggiunto l'indirizzo della sede legale nel territorio dello Stato e le regole per assicurare la trasparenza, in particolare della gestione economico-finanziaria, nonché il contenuto eventuale. Per quanto riguarda le minoranze interne, un emendamento approvato dal Senato prevede che lo statuto debba promuovere la loro tutela e non assicurarla, come previsto nel testo originario. Inoltre, viene prevista espressamente l'eventualità di mancanza di opposizione interna ai partiti.
  L'articolo 4 istituisce il registro nazionale dei partiti politici che accedono ai benefici previsti dalla legge, consultabile dal portale Internet del Parlamento. I partiti politici che intendono avvalersi dei benefici, di cui a questa legge, devono trasmettere tramite il legale rappresentante, come specificato dal Senato, copia autentica del proprio statuto alla Commissione di garanzia degli statuti e per la trasparenza e il controllo dei rendiconti dei partiti e dei movimenti politici. La Commissione, previa verifica della presenza nello statuto medesimo degli elementi indicati all'articolo 3, provvede all'iscrizione nel registro ovvero, in caso negativo, invita il partito ad apportarvi le necessarie modifiche entro un termine da 30 a 60 giorni. L'individuazione di tale termine per legge è stata introdotta dal Senato mentre nel testo originario spettava alla Commissione di stabilire il termine. Sempre al Senato è stato introdotto l'obbligo di motivazione in caso di diniego e la possibilità di impugnare l'atto di diniego presso il giudice amministrativo. Nel registro sono evidenziate due sezioni: l'una relativa ai partiti che soddisfano i requisiti per essere ammessi al finanziamento privato agevolato, l'altra relativa ai partiti politici ammessi alla ripartizione delle risorse del 2 per mille dell'Irpef.Pag. 3
  L'articolo 5 prescrive ai partiti politici la realizzazione di un sito Internet dal quale devono risultare le informazioni relative all'assetto statutario, agli organi associativi, al funzionamento interno e ai bilanci complessivi compresi i rendiconti, come specificato dal Senato. Le informazioni relative a statuti e bilanci sono pubblicate, entro il 15 luglio di ogni anno, nel sito del partito e in quello del Parlamento dove deve essere resa nota, inoltre, la situazione reddituale e patrimoniale di titolari di cariche di Governo e dei parlamentari. Nel corso dell'esame al Senato è stata eliminata l'estensione di tale obbligo ai parlamentari europei. Vi sono ulteriori disposizioni relative ai casi in cui non è applicabile l'obbligo di presentare alla Presidenza della Camera la dichiarazione congiunta da parte del finanziatore e del ricevente prevista dall'articolo 4 della legge n. 659 del 1981.
  Il testo reca poi le sanzioni conseguenti e gli obblighi di pubblicità. L'articolo 6 prevede che ai bilanci dei partiti siano allegati i bilanci regionali o corrispondenti a più regioni come specificato al Senato e quelli delle fondazioni e associazioni controllate dai partiti. Come disposto a seguito dell'approvazione di un emendamento al Senato, l'applicazione di tale disposizione è rinviata all'esercizio 2014.
  L'articolo 7 reca l'obbligo per i partiti iscritti nel registro, ossia quelli che intendono usufruire dei benefici previsti dalla legge, di avvalersi di una società di revisione esterna per il controllo della gestione contabile e finanziaria. Anche le articolazioni regionali dei partiti iscritti al registro che siano dotati di autonomia amministrativa e che abbiano ricevuto proventi di almeno 150 mila euro sono tenuti alla certificazione esterna a partire dal 2014 e ricordo che questo passaggio è frutto peraltro di un emendamento presentato qui alla Camera dall'opposizione, dal MoVimento 5 Stelle, se non vado errato dalla collega Lombardi, e poi modificato in sede di votazione.
  L'articolo 8 del decreto-legge ribadisce le funzioni di controllo della Commissione di garanzia sulla regolarità e sulla conformità alla legge dei rendiconti dei partiti politici e dei relativi allegati, già previste dall'articolo 8 della legge n. 2 del 1997. Viene inoltre delineato un articolato apparato sanzionatorio che, nei casi più gravi come l'inottemperanza dell'obbligo di certificazione esterna, di cui precedentemente parlavo, all'articolo 7 e dell'obbligo di presentare il rendiconto ed il relativo verbale di approvazione, prevede come sanzione la cancellazione per un anno da parte della Commissione del partito politico dal registro, cui consegue la perdita del diritto di accedere ai benefici previsti dalla legge. La cancellazione del partito politico comporta l'esclusione del tesoriere per cinque anni dalla possibilità di sottoscrivere i bilanci. Negli altri casi sono previste sanzioni consistenti nella decurtazione fino ai due terzi delle somme derivanti dalla destinazione volontaria dell'Irpef loro spettanti. L'obbligo di presentazione dei bilanci grava sui partiti fino al proprio scioglimento e, comunque, non oltre il terzo esercizio successivo a quello di percezione dell'ultima rata dei rimborsi elettorali.
  L'articolo 9 dispone in ordine alla parità di genere per l'accesso alle cariche elettive, prevedendo la riduzione delle risorse spettanti ai partiti che presentino nelle elezioni politiche ed europee meno del 40 per cento dei candidati di uno dei due sessi, in particolare la riduzione è pari allo 0,5 per cento per ogni punto percentuale al di sotto del 40 per cento fino, al massimo, al 10 per cento.
  Inoltre, per i partiti che non hanno destinato almeno il 10 per cento delle risorse derivanti dalla disciplina del 2 per mille in iniziative volte ad accrescere la partecipazione attiva delle donne alla politica, è applicata una sanzione amministrativa pecuniaria pari ad un quinto delle somme loro spettanti a seguito della destinazione del 2 per mille dell'Irpef. La sanzione è stata così aumentata nel corso dell'esame del Senato, nel testo approvato era pari ad un ventesimo. Le risorse eventualmente reperite a seguito delle sanzioni di cui sopra, sono distribuite in maniera proporzionale tra i partiti che Pag. 4hanno rispettato la soglia del 40 per cento di rappresentanza di genere tra gli eletti.
  Il capo III, comprensivo degli articoli dal 10 al 13, disciplina la contribuzione volontaria ai partiti politici. L'articolo 10 disciplina le modalità di accesso alle nuove forme di contribuzione previste dal decreto-legge e definisce i requisiti per poter accedere al finanziamento privato agevolato di cui all'articolo 11.
  Sono, inoltre, previsti limiti ai finanziamenti privati, i cui importi massimi sono stati ridotti dal Senato a 100 mila euro – si ricorderà che alla Camera il limite previsto nell'approvazione del disegno di legge era 300 mila euro – sia per le persone fisiche, sia per le persone giuridiche. La norma vigente, appunto, prevedeva il limite di 300 mila euro per le persone fisiche e 200 mila euro per le persone giuridiche.
  Tali limiti sono estesi anche ai pagamenti effettuati in adempimento di obbligazioni connesse a garanzie concesse a favore dei partiti e si applicano alle erogazioni effettuate successivamente alla data di entrata in vigore del decreto-legge.
  Le erogazioni di donazioni per importo superiori comportano una sanzione amministrativa pecuniaria sia per il donatore, sia per il partito.
  Il Senato ha soppresso la previsione del limite delle donazioni da parte di persone fisiche pari al 5 per cento dell'importo dei proventi iscritti al conto economico del partito. Parimenti, è stata soppressa la disciplina transitoria che prevede, solamente per gli anni 2014, 2015 e 2016, la possibilità di accettare donazioni di persone fisiche, pari rispettivamente al 15, al 10 e al 5 per cento, norma che era stata introdotta nel corso della discussione alla Camera.
  Inoltre, il Senato ha introdotto l'obbligo di effettuare le donazioni liberali, sia da parte di persone fisiche, sia di persone giuridiche, tramite banca o ufficio postale o altre forme di pagamento che, comunque, consentano la tracciabilità dell'operazione e l'identificazione dell'autore.
  L'articolo 11 modifica il regime vigente in materia di detrazioni fiscali per le erogazioni liberali in denaro in favore dei partiti politici. La detrazione spetta per le erogazioni liberali effettuate a partire dal 2014 per i partiti iscritti nella prima sezione del registro di cui all'articolo 4 e, come aggiunto dal Senato, anche alle erogazioni effettuate ai partiti e alle associazioni promotrici dei partiti prima della loro iscrizione nel suddetto registro, purché essi risultino iscritti entro la fine dell'esercizio. Per le erogazioni liberali da 30 euro a 30 mila euro, effettuate da persone fisiche, è prevista una detrazione del 26 per cento. Sono detraibili, inoltre, le erogazioni effettuate esclusivamente tramite bonifico bancario o postale, tracciabili a decorrere dall'anno di imposta 2007.
  Le società possono detrarre un importo pari al 26 per cento per importi, anch'essi, fra 30 euro e 30 mila euro, ad eccezione di alcune tipologie di enti, tra cui le società concessionarie dello Stato o di enti pubblici. I versamenti devono essere eseguiti mediante modalità idonee a garantire la tracciabilità dell'operazione e l'identificabilità dell'autore, e a consentire all'amministrazione finanziaria lo svolgimento di efficaci controlli.
  L'onere derivante dal minor gettito dovuto alle detrazioni è valutato in 27,4 milioni di euro per il 2015 e in 15,65 milioni di euro per il 2016. La relativa copertura è garantita dai risparmi di spesa disponibili con l'abrogazione graduale dei contributi ai partiti politici disposta dal provvedimento. In caso di insufficienza delle predette risorse si prevede la riduzione del tetto massimo delle risorse destinate alla devoluzione del 2 per mille dell'Irpef ai partiti politici; viceversa, ove l'onere risulti inferiore, la differenza positiva andrà ad integrare le risorse destinate al 2 per mille.
  L'articolo 11-bis, introdotto durante l'esame del provvedimento al Senato, assoggetta a IMU gli immobili dei partiti politici, indipendentemente dalla loro destinazione d'uso, in deroga alla disciplina generale dell'imposta applicabile agli immobili degli enti non commerciali.
  L'articolo 12 introduce, a decorrere dall'anno finanziario 2014, un meccanismo Pag. 5volontario di contribuzione ai partiti, riconoscendo a ciascun contribuente la facoltà di destinare il 2 per mille della propria imposta sul reddito delle persone fisiche in favore di un partito politico purché iscritto in apposita sezione del registro dei partiti politici. La facoltà è riconosciuta anche ai contribuenti esentati dall'obbligo di presentare la dichiarazione dei redditi.
  L'articolo 13 sottopone la raccolta in via telefonica di fondi per campagne promozionali della partecipazione alla vita politica al codice di autoregolamentazione tra i gestori telefonici. Tale raccolta è qualificata erogazione liberale e gli addebiti, in qualunque forma effettuati dai soggetti che forniscono servizi di telefonia, degli importi destinati dai loro clienti alle suddette campagne promozionali sono esclusi dal campo di applicazione dell'imposta sul valore aggiunto IVA.
  Il Capo IV, con gli articoli dal 13-bis al 19, contiene le disposizioni transitorie e finali. L'articolo 13-bis, introdotto nel corso dell'esame al Senato attribuisce alla giurisdizione esclusiva del giudice amministrativo le controversie derivanti dall'applicazione del decreto-legge e dispone che alle stesse si possa applicare il cosiddetto rito abbreviato.
  L'articolo 14 consente di mantenere la fruizione del sistema di contribuzione pubblica vigente prima dell'entrata in vigore del decreto-legge per i partiti e i movimenti politici che se ne avvalgano per l'esercizio finanziario in corso e i tre esercizi successivi. Tale fruizione è sottoposta a progressive riduzioni nel suddetto arco temporale per cessare completamente nel 2017. La progressione comporta la fruizione integrale nell'esercizio in corso al momento dell'entrata in vigore del presente decreto-legge e successive riduzioni per i restanti esercizi, rispettivamente, con una riduzione nel primo anno del 25 per cento, nel secondo del 50 per cento e nel terzo anno del 75 per cento dell'importo spettante, fino a giungere all'anno 2017 dove cessa la fruizione del sistema di contribuzione pubblica vigente. In ogni caso non è previsto alcun finanziamento pubblico per le spese relative alle elezioni che si svolgano successivamente alla data di entrata in vigore del decreto-legge che stiamo convertendo. La medesima disposizione elenca le disposizioni di legge abrogate in virtù della nuova disciplina introdotta, al comma 4.
  L'articolo 14-bis, introdotto dal Senato, introduce due modifiche alle norme in materia di controllo delle spese elettorali. La prima di esse prevede che i rappresentanti di partiti che hanno presentato candidature alle elezioni politiche debbano presentare direttamente alla Corte dei conti il consuntivo delle spese elettorali e non ai Presidenti delle rispettive Camere che attualmente provvedono all'inoltro alla Corte, come richiesto dall'articolo 12, comma 1, della legge n. 515 del 1993. La seconda individua in un collegio istituito presso la sezione regionale di controllo della Corte dei conti il soggetto sanzionatorio in caso di mancato deposito dei consuntivi delle spese elettorali da parte dei partiti.
  L'articolo 15 prevede che le norme in materia di anagrafe patrimoniale, la cui applicazione è stata estesa ad opera della legge n. 96 del 2012, attualmente vigente, anche ai tesorieri dei partiti che non sono anche parlamentari, si applichino a costoro solamente nel caso il partito di riferimento abbia almeno un rappresentante eletto alla Camera o al Senato. Con un emendamento approvato al Senato tali disposizioni sono inoltre estese al responsabile nazionale del partito, ai componenti dell'organo di direzione politica nazionale e al presidente di organi nazionali deliberativi o di garanzia.
  L'articolo 16 estende ai partiti politici, purché iscritti nel registro nazionale, la normativa in materia di trattamento straordinario di integrazione salariale dei contratti di solidarietà, a prescindere, come specificato dal Senato, dal numero dei dipendenti.
  L'articolo 17 stabilisce un vincolo di destinazione residuale delle economie di spesa derivanti dalla riduzione del finanziamento pubblico ai partiti, disposta ai Pag. 6sensi dell'articolo 14 del decreto-legge, in favore del Fondo per l'ammortamento dei titoli di Stato.
  L'articolo 17-bis, introdotto dal Senato, attribuisce all'Avvocatura dello Stato il patrocinio e la rappresentanza in giudizio della Commissione di garanzia degli statuti e per la trasparenza e il controllo dei rendiconti dei partiti politici.
  L'articolo 18, al comma 1, individua i destinatari delle disposizioni del provvedimento; il comma 1-bis, aggiunto in Senato, prescrive l'obbligo ai partiti di fornire i dati richiesti ai sensi del presente provvedimento in formato aperto.
  Infine, Presidente, l'articolo 19 dispone in ordine all'entrata in vigore del provvedimento, stabilita nel giorno stesso della sua pubblicazione.

  PRESIDENTE. Ha facoltà di intervenire il relatore di minoranza, deputato Matteo Bragantini, che però non mi pare sia in Aula... non è in Aula.
  Ha facoltà di intervenire il rappresentante del Governo.

  SESA AMICI, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri. Signor Presidente, ringrazio il relatore Fiano per la I Commissione, perché ha spiegato, in maniera sintetica ma abbastanza lineare, l'iter complesso di questo provvedimento, a cui il Governo, già nella fase iniziale della formazione, aveva dato molta importanza, soprattutto la scelta, che il Governo ha compiuto nel passaggio al Senato: aver recepito l'intera legge discussa lungamente sia in Commissione che in Aula, modificandola in un decreto-legge. È del tutto evidente che l'azione che il Senato aveva portato, anche di ulteriori modifiche, comporta oggi una discussione nel merito.
  Si tratta di un decreto-legge molto atteso, perché mette insieme due elementi che attengono ad una sensibilità democratica che nel Paese si è sviluppata ed è cresciuta: da un lato una trasparenza netta nei rendiconti dei partiti, ma anche la possibilità che nella definizione di un partito esistano dei livelli di minimi di democraticità che sono legati al deposito degli statuti. E insieme a questo un'abolizione del finanziamento pubblico, così come porta il titolo al primo articolo, che è legata ovviamente ad una modifica totale della legge che noi fino adesso abbiamo avuto, che era quella sui rimborsi elettorali; immettendo due elementi di novità, che sono anche una scommessa per il funzionamento delle formazioni politiche: la contribuzione volontaria degli stessi cittadini, e una serie di norme che li rendono vincolati.
  Alla luce di questi elementi e della complessità, e però anche dell'urgenza che, in maniera sintetica e forse del tutto inappropriata, svolgo il mio intervento; essendo questa probabilmente una materia che mi auguro noi riusciamo a convertire il decreto-legge nei tempi utili, ma è uno degli atti di un Governo che in questo momento svolge delle funzioni completamente diverse da quelle su cui era nato. E quindi anche il mio intervento è più un auspicio a quest'Aula a rendere proficue le ore di discussione che ci separano dall'eventuale conversione in legge del decreto-legge.

  PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Francesco Sanna. Ne ha facoltà.

  FRANCESCO SANNA. Presidente, colleghi, rappresentante del Governo, siamo alla conclusione di una fase in cui il dibattito circa l'opportunità del finanziamento dei partiti, la sua modalità di esecuzione, la riforma degli istituti, che sono tragicamente falliti nella scorsa legislatura, a presidio della trasparenza dell'uso dei fondi dei partiti, volge al termine; e con l'auspicio che volga al termine secondo un esito riformista, non secondo un esito parolaio, evocativo di cose da fare che non si riescono mai a fare.
  Volge ad un esito fattivo e di immediata efficacia nel nostro ordinamento, da una parte perché le forze politiche si sono cimentate alla Camera dei deputati in una discussione qualche volta non semplice, ma sempre trasparente e sempre capace di evidenziare la delicatezza e il cuore democratico Pag. 7e di garanzia democratica del tema che stavamo trattando, da una parte, quindi il Parlamento e le forze politiche capaci di un'autoriforma, perché il finanziamento delle forze politiche, dei partiti politici è un tema della loro autoriforma.
  D'altra parte il Governo, che in un momento di particolare impasse dei lavori nel Senato della Repubblica... devo dire che la dialettica del bicameralismo paritario in questa sua ultima fase si è manifestata in tutta la gamma dispiegabile della differenziazione delle posizioni, dell'accentuazione di alcuni tratti rispetto ad altri e del non ritenere una Camera rispetto all'altra esaurito il compito con il semplice scrutinio, la semplice delibazione di quanto deciso nell'altra Camera. Comunque, dicevo, il Governo, nel momento in cui in Senato la vicenda riformista stagnava, ha avuto il coraggio, la determinazione e la volontà di assumere con un atto, non voglio dire extra ordinem, ma sicuramente del tutto originale, cioè la sussunzione in decreto-legge dei risultati del lavoro parlamentare conclusosi nella Camera dei deputati, ha avuto questo esercizio positivo, a mio avviso, e che va a merito del Presidente del Consiglio Enrico Letta e dei Ministri proponenti, di mettere in immediata efficacia la riforma. Se non vi fosse stato quell'atto, probabilmente saremmo ancora nelle «sabbie mobili» di una riforma annunciata e non praticata, avremmo offerto un'arma in più al populismo, a chi contesta al sistema, al nostro sistema democratico, la capacità di autoriforma e ai partiti la volontà di cambiare sotto questo profilo, il profilo della gestione finanziaria, il loro modo di essere.
  Quindi, un giudizio positivo e io sono contento se questo sarà uno degli ultimi atti del Governo presieduto da Enrico Letta, perché uno degli elementi evocati nelle dichiarazioni programmatiche dell'aprile dell'anno scorso è stato sicuramente portato alla conseguenza estrema del massimo di iniziativa politica del Governo con l'adozione del decreto-legge.
  Sui contenuti ritengo che, anche con alcune bizzarrie – diciamo così – nell'ultima lettura da parte della Camera che ci rimanda il provvedimento, sono totalmente confacenti a mio avviso ai principi ispiratori sia dei disegni di legge di origine parlamentare che hanno consentito di iniziare in Parlamento una discussione su un nuovo strumento di finanziamento dei partiti, sia rispetto ai principi costituzionali.
  Per evitare, anche se non c’è una grande dialettica in Parlamento stamattina sul provvedimento, che si ritorni con la vieta riproposizione del luogo comune per cui non si sta abolendo il finanziamento pubblico dei partiti perché in qualche modo vi sono – come vi sono – degli incentivi al finanziamento privato, diciamo pure che noi stiamo riformando e abolendo il finanziamento pubblico diretto, cioè il diritto dei partiti e delle forze politiche che si presentano alle elezioni a ottenere rimborsi rispetto alla loro spesa in campagna elettorale, da una parte, e rimborsi rispetto alla loro attività ordinaria.
  Questo sistema non esiste più e quindi non esiste più nemmeno la polemica su cosa stiamo facendo. Stiamo abolendo il finanziamento pubblico diretto, cade con ciò l'esigenza costituzionale per la quale i partiti, che sono lo strumento principale attraverso il quale i cittadini si organizzano e si associano per determinare la politica del Paese, perdono la loro caratteristica di soggetti costituzionalmente rilevanti ? Perdono la possibilità di vedere lo Stato e anche, quindi, uno sforzo finanziario dello Stato del tutto limitato, del tutto circoscritto, del tutto rimpicciolito rispetto alle entità degli anni passati e delle legislature passate ? Si perde questa esigenza ? No, non si perde, ma la si rimette totalmente nelle mani della volontà dei cittadini.
  Certamente, come ci ha insegnato dal 2006 la Corte costituzionale, i partiti non sono un potere dello Stato, ma la loro rilevanza costituzionale è confermata, se possibile «esentata», nel provvedimento che noi stiamo andando a convertire. Il principio della totale volontarietà della contribuzione da parte dei cittadini è di tutta evidenza laddove si tratti di erogazioni Pag. 8liberali assistite da un'agevolazione fiscale ed è di tutta evidenza anche quando si tratta dell'utilizzazione del 2 per mille. Anche qui ricorre il solito tema polemico per cui vi sarebbe una maggiore capacità nelle mani dei cittadini disposti a finanziare un partito con questo sistema rispetto a quella di un cittadino che vuole finanziare altri istituti, tipo per esempio l'associazionismo onlus per la ricerca scientifica. Beh, ma non è così, andiamo a vedere dentro le norme. Ai partiti si dà la possibilità di conferire liberamente, se si vuole, il 2 per mille del proprio gettito IRPEF, non esiste – sgombriamo il campo – la possibilità di distribuzione di quote inoptate e non decise da ogni singolo cittadino, per la propria quota, la propria singola quota di gettito IRPEF.
  L'altro sistema gode di una più elevata intensità nella possibilità di conferimento da parte del singolo cittadino, si tratta del 5 per mille, e soprattutto, anche se quel 5 per mille va stabilizzato nell'ambito degli impegni finanziari dello Stato, e non ogni anno, come facciamo noi da molto, troppo tempo, determinato appunto in sede di legge di stabilità, però l'entità dell'impegno finanziario dello Stato con il 5 per mille è di circa mediamente 500 milioni di euro. Noi invece qui ci attestiamo su una cifra che è all'incirca, nel suo massimo possibile, di un decimo, quindi le due entità sono ben differenti, il valore costituzionale che ciascuna disponibilità dei cittadini a vedere incentivata l'erogazione liberale del 2 per mille e del 5 per mille è ugualmente degno, ma riportiamo alla realtà questa discussione ed evitiamo questa polemica.
  Concludo dicendo che, al di là dei dati tecnici, ritengo importantissima la prima valorizzazione e applicazione in legge ordinaria dell'articolo 49 della Costituzione per quanto attiene i contenuti minimi che definiscono cosa è un partito. Certo, abbiamo detto quali debbono essere i contenuti minimi di uno statuto in relazione alla possibilità di accedere ai benefici finanziari della contribuzione volontaria agevolata da parte dei cittadini, ma è un primo passo fondamentale, vuol dire che non avremo più partiti che si costituiscono per semplici aggregazioni successive alle elezioni e movimenti parlamentari.
  Vuol dire che non avremo più partiti che si vantano, sempre che vogliano avere ovviamente il contributo da parte dei cittadini in forma agevolata, di non avere uno statuto, ma facendo questo manteniamo una cornice di libertà per cui, se non lo voglio avere uno statuto e se voglio vivere nella totale anarchia, che vuol dire anche mancanza di tutela delle minoranze, mancanza di tutela della parità di genere, incapacità di attribuire le rappresentanze nei territori degli organi di partito dove queste invece si manifestano, opacità nella scelta e nella selezione dei candidati alle elezioni politiche e amministrative, tutto questo sarà certamente possibile in un ambito di grande libertà del nostro Paese, ma intanto diciamo che quelli non sono i partiti definiti e voluti dall'articolo 49 della Costituzione, che rimane il nostro orizzonte ideale e la cui attuazione, umanamente e politicamente imperfetta, spetta alla responsabilità e all'azione quotidiana di ciascuno di noi, anche in Parlamento.

  PRESIDENTE. Saluto i docenti e gli studenti della Scuola media Convitto nazionale Vittorio Emanuele II, che stanno assistendo ai nostri lavori dalle tribune (Applausi). Ben arrivati ragazzi.
  È iscritto a parlare l'onorevole Leone. Ne ha facoltà.

  ANTONIO LEONE. Signora Presidente, sarò brevissimo. Il provvedimento al nostro esame prevede una serie di misure dirette al superamento dei rimborsi delle spese delle consultazioni elettorali e dei contributi pubblici erogati per l'attività politica dei partiti.
  Il Nuovo Centrodestra ritiene sia giunto il momento di intervenire con nuove modalità di finanziamento, eliminando le vecchie norme ed aprire così una fase nuova in cui ogni cittadino possa liberamente decidere a chi destinare i contributi.
  Il decreto in conversione disciplina le condizioni per l'accesso ad una nuova forma di contribuzione ai partiti politici Pag. 9attraverso forme di erogazione volontaria, fiscalmente tra l'altro agevolate, e di contribuzione indiretta, fondate sulla scelta espressa dei cittadini in favore dei partiti politici, che rispettano i requisiti di trasparenza e di democraticità interna.
  A tale proposito, è utile ricordare come all'articolo 2 siano previste disposizioni in merito alla democrazia interna, alla trasparenza dei controlli sui partiti politici in attuazione dell'articolo 49 della Costituzione. È una sorta di avvio a quello che deve essere il completamento del riconoscimento dell'attuazione piena dell'articolo 49 della Costituzione. Queste ultime disposizioni sono finalizzate alla concreta ed effettiva partecipazione dei cittadini alla vita politica del Paese attraverso lo strumento dei partiti, come è giusto che avvenga in un sistema democratico di rappresentanza parlamentare come il nostro, e – aggiungo – in un momento direi quasi di crisi dei rappresentanti dei cittadini attraverso i partiti, nella vita politica del Paese. A tale proposito, si segnala l'obbligo per i partiti politici che intendano avvalersi dei benefici previsti dal decreto-legge in esame di dotarsi di un proprio statuto e di regole di democrazia interna; il tutto allo scopo di garantire finalmente quel quadro di trasparenza dell'attività politica dei partiti, da tanto tempo invocato dall'opinione pubblica e nell'occhio del ciclone nell'ondata di antipolitica che ci sta interessando.
  Da sottolineare inoltre come l'articolo 4 preveda l'istituzione del registro dei partiti politici, cui necessariamente gli stessi dovranno iscriversi al fine di ottemperare quanto previsto dal decreto-legge. Il controllo sulla regolarità dei requisiti per iscriversi al registro è affidato alla Commissione di garanzia degli statuti e per la trasparenza ed il controllo dei rendiconti dei partiti politici stessi. Essa avrà il compito di verificare la conformità dello statuto del partito ai requisiti previsti dal provvedimento di cui ci stiamo occupando, un modo questo appena citato, per assicurare una forma di controllo vero ed efficace non sottoposto, o sottoponibile ad eccezioni o deroghe di alcun tipo, che garantisce i requisiti di trasparenza. Non si dimentichi che l'iscrizione e la permanenza nel registro dei partiti politici rappresentano condizioni necessarie per l'ammissione degli stessi ai benefici previsti dal provvedimento di cui stiamo trattando.
  Vengono altresì stabilite una serie di disposizioni che assicurano l'accesso alle informazioni relative all'assetto statutario dei partiti politici, al funzionamento interno ed ai bilanci, compresi i rendiconti.
  L'articolo 7 prevede, allo scopo di garantire proprio la trasparenza e la correttezza della gestione contabile e finanziaria dei partiti politici, l'applicazione delle disposizioni in materia di revisione contabile, previste dall'articolo 9, commi 1 e 2, della legge 6 luglio 2012, n. 96, laddove la società di revisione esprime, con apposita relazione, un giudizio sul rendiconto di esercizio dei partiti e dei movimenti politici, secondo quanto previsto dalla normativa vigente in materia (una equiparazione oramai necessaria). Il controllo sul rendiconto dei partiti è affidato, invece, alla commissione. Appare evidente, quindi, l'impegno per garantire l'assoluta correttezza della gestione dei bilanci dei partiti nonché la trasparenza delle attività contabili, caratteristiche queste ultime che devono costituire la normalità all'interno di un sistema democratico come il nostro.
  Allo scopo di incentivare ed assicurare le stesse opportunità di partecipazione alle donne nella vita politica del nostro Paese si segnalano le disposizioni sulla parità di accesso alle cariche elettive. Un aumento della presenza femminile nell'attività pubblica è sicuramente da ritenere estremamente necessario se si vuole portare l'Italia agli stessi livelli esistenti in altri Paesi europei o, direi, mondiali.
  Tornando agli aspetti di natura fiscale e tributaria del decreto, si noti come l'articolo 10 stabilisca criteri per l'ammissione dei partiti politici al finanziamento privato in regime fiscale agevolato previsto dall'articolo 11, mentre l'articolo 12 prevede la destinazione volontaria del 2 per mille dell'imposta sul reddito delle persone fisiche. È stata richiamata la diversità con Pag. 10altri tipi di contribuzione e percentualmente parlando direi che siamo nel giusto nell'aver messo un paletto anche nella soglia di contribuzione.
  Per quanto riguarda la contribuzione volontaria si stabilisce che ciascuna persona fisica non potrà effettuare erogazioni liberali in denaro o, comunque, corrispondere contributi in beni o servizi sotto qualsiasi forma ed in qualsiasi modo erogati, anche per interposta persona o per il tramite di società controllate, fatta eccezione per i lasciti mortis causa in favore di un singolo partito politico per un valore complessivamente superiore ai 100 mila euro annui. Inoltre, i soggetti diversi dalle persone fisiche non possono effettuare erogazioni liberali in denaro o comunque corrispondere contributi in beni e servizi, sotto qualsiasi forma ed in qualsiasi modo erogati, in favore di partiti politici per un valore complessivamente superiore alla soglia di cui parlavamo. Le erogazioni liberali in denaro, effettuate dalle persone fisiche in favore dei partiti politici, sono ammesse a detrazione ai fini dell'imposta sul reddito delle persone fisiche. È da ricordare altresì che al Senato è stata introdotta una norma, su proposta proprio del Nuovo Centrodestra, che prevede anche la regolamentazione dell'IMU per gli immobili posti ad uso dei partiti politici.
  Si tratta, pertanto, e per concludere, di un provvedimento che cerca sicuramente di superare le vecchie norme in materia di rimborsi elettorali e di contributi pubblici erogati per l'attività politica. Il provvedimento introduce, infatti, criteri quantomeno innovativi per la contribuzione ai partiti con la partecipazione volontaria e diretta dei cittadini, che in questo modo possono concorrere a finanziare i partiti stessi.
  Si tratta di un cambiamento sicuramente che da tempo veniva richiesto dall'opinione pubblica e che era necessario attuare. Però, non bisogna esimersi dal sottoporre una riflessione che non inficia naturalmente la condivisione del provvedimento, in ordine ad alcuni punti che non sono stati recepiti, sebbene sollevati, cosa dovuta forse alla fretta con cui siamo costretti a portare a termine questo provvedimento. Dico «siamo costretti» perché anche in questo provvedimento, purtroppo, viene alla luce una sorta di forma di pressione da parte dell'antipolitica, dell'opinione pubblica e di tutto quello che è fuori da queste Aule, per fare portare a termine provvedimenti che sono di natura quasi «spottistica», mi si passi il termine, e per fare apparire agli occhi dei cittadini la nostra volontà di cambiamento. Con la fretta molte volte il cambiamento non si fa e si peggiorano anche determinate situazioni.
  Noi non ci vogliamo sottrarre, anzi, non vogliamo essere additati, in un momento come questo, come coloro i quali possono frapporre quanto meno lentezze all'approvazione di un provvedimento come questo, che tutti si aspettano. Per cui, il voto sarà sicuramente favorevole; una riflessione, comunque, va fatta, non solo su questo provvedimento, ma, forse, sul perché siamo costretti a legiferare in questo modo (Applausi dei deputati del gruppo Nuovo Centrodestra).

  PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Andrea Mazziotti Di Celso. Ne ha facoltà.

  ANDREA MAZZIOTTI DI CELSO. Signor Presidente, onorevoli colleghi, vorrei, innanzitutto, ricollegarmi alla conclusione del presidente Leone, perché credo che il modo in cui noi arriviamo ad approvare la riforma del finanziamento ai partiti sia un'ennesima dimostrazione delle disfunzioni che ha avuto il procedimento parlamentare in questi mesi, che nascono non soltanto dal bicameralismo, come si tende oggi a dire, ma, soprattutto, dalla difficoltà di arrivare rapidamente a discutere dei provvedimenti, di avere un procedimento ordinato, e anche dalle disposizioni dei Regolamenti parlamentari, che, credo, andremo ancora una volta a pagare anche nella discussione di questo provvedimento.
  Quindi, credo che il primo messaggio sia che arrivare davvero alla riforma di un tema di importanza vitale, come quello del finanziamento ai partiti, della struttura Pag. 11dei partiti e della trasparenza, in sede di conversione di un decreto-legge, sia una sconfitta del nostro sistema, perché questo è il tipico esempio di provvedimento legislativo che dovrebbe passare per un disegno di legge ordinario. Ci siamo arrivati, adesso andremo avanti, ma sicuramente, per il futuro, questo è un segnale ancora più forte della necessità di riformare il meccanismo di funzionamento del nostro Parlamento.
  Entrando nel merito della discussione, abbiamo assistito, nei vari interventi e nelle varie fasi che abbiamo avuto sia in Aula sia in Commissione, a un dibattito tra due posizioni abbastanza preconcette sulla necessità assoluta del finanziamento ai partiti – addirittura, si è arrivati ad affermare che sia richiesta dalla Costituzione, da parte di alcuni – e alla totale contrarietà, come se la politica non potesse funzionare con un sistema di finanziamento pubblico.
  La realtà non è né l'una né l'altra: si possono avere delle preferenze, il problema è che in Italia si stanno scontando anni nei quali il sistema del finanziamento ai partiti, dopo avere ignorato gli esiti di un referendum – che non imponeva l'eliminazione di qualsiasi finanziamento, ma che sicuramente era in contrasto con quello che si è fatto –: per anni l'entità, la gestione, gli esempi dati dai partiti politici che erano in Parlamento sono stati tali da rendere, di fatto, necessaria una fase, diciamo così, di «dieta economica» dei partiti.
  Ce la chiede, direi, la maggioranza degli italiani, è evidente che è necessario un intervento di questo tipo. Però, questo tipo di passaggio dal finanziamento pubblico al finanziamento privato richiede una riflessione. Per poter arrivare a un sistema di finanziamento privato che funzioni, sono necessarie due cose: innanzitutto, degli incentivi (su questi tornerò dopo, perché credo che al Senato la qualità delle norme sia stata peggiorata significativamente, dal punto di vista, soprattutto, delle detrazioni fiscali), ma poi vi è bisogno di una cultura politica, e cioè la cultura, la libertà dei cittadini di fronte ai partiti e una presenza molto meno invasiva della politica nella vita dei cittadini e delle imprese.
  Infatti, la realtà con la quale ci siamo confrontati tutti nel finanziamento, nella ricerca di finanziamento privato, che, ovviamente, non era vietato neanche prima, è che esiste una riluttanza ad essere coinvolti nella politica, nel vedere reazioni da parte della politica. Si è soggetti a continue influenze della politica, di imprese controllate dalla politica, di strutture pubbliche o parapubbliche che controllano la vita o, comunque, interferiscono con la vita delle imprese e dei cittadini.
  Non ci si sente totalmente liberi. Io credo che, per arrivare a un meccanismo nel quale i cittadini e le imprese siano disponibili a finanziare un partito politico, si debba anche riformare il sistema della politica e l'invasività della politica nella vita del nostro Paese.
  Noi abbiamo una presenza della politica, nella nostra economia, gigantesca, e questo tipo di presenza e di influenza sul mondo del lavoro, delle imprese e dei privati cittadini fa sì che ci sia una sorta di preoccupazione o riluttanza ad essere coinvolti direttamente, a finanziare direttamente, e a dichiarare di finanziare un partito. Molti italiani sono preoccupati dell'idea che il loro nome sia pubblicato, il che è chiaramente il frutto del timore dell'eccessiva presenza della politica e di quello che potrebbe in astratto accadere: probabilmente nulla, però io credo che abbiamo vissuto tutti questa difficoltà nella ricerca del finanziamento privato. Io credo che per questo anche l'abolizione graduale, che tanto è stata criticata, abbia una sua ratio, che non è solo quella di giustificare e di sostenere i partiti che hanno preso soldi fino ad oggi e che avrebbero difficoltà in futuro, ma sia anche quella di cercare di creare una cultura del finanziamento privato che oggi, sostanzialmente, in Italia esiste in misura molto limitata.
  Passando invece al merito del provvedimento, vi sono sicuramente delle cose positive. Il fatto che si sia introdotta una forma di regolamentazione dei partiti e Pag. 12della struttura dei partiti è sicuramente positivo per dare attuazione alle disposizioni della Costituzione. È positivo il fatto che siano stati introdotti dei tetti alle donazioni private, perché è evidente che non si può avere una situazione nella quale qualcuno finanzia illimitatamente la propria parte politica: l'abbiamo vissuta in questi anni e non è stata sicuramente un'esperienza positiva. Così come è positivo il fatto che si siano introdotti ulteriori meccanismi di limitazione e di controllo della trasparenza e della gestione da parte dei partiti dei propri conti.
  Vi sono stati altri interventi che, secondo me, sono stati negativi e soprattutto al Senato, nel senso che gli interventi per quel che riguarda soprattutto le detrazioni fiscali sono stati, a mio modo di vedere, in senso opposto a quelle che sono le finalità del provvedimento. Aver ridotto da 70 mila a 30 mila la soglia per la detraibilità dei finanziamenti delle persone fisiche e da 100 mila a 30 mila addirittura quella per le imprese, credo che sia stato un passo indietro totalmente irragionevole rispetto a quelli che sono gli obiettivi dichiarati del provvedimento.
  Altri elementi negativi sono stati, in sede parlamentare, l'aver respinto, ad esempio, al Senato, un emendamento che noi avevamo presentato, ossia quello che limitava la possibilità per gli enti e le società pubbliche di finanziare le fondazioni politiche, in primo luogo perché è un'abitudine che esiste: molte fondazioni politiche hanno ricevuto i soldi da società pubbliche, e questo non ha francamente senso in un momento in cui si sta cercando di ridurre il finanziamento pubblico, e ha ancora meno senso quando al Senato è stata introdotta una norma che fa riferimento, ai fini dei finanziamenti ai privati, ai finanziamenti ai comitati politici costituiti a sostegno di candidati e partiti. In realtà, spesso, queste fondazioni hanno esattamente quella funzione. Era un'esigenza di trasparenza: è stata respinta al Senato a larga maggioranza, nel senso che tutti i partiti si sono «ritrovati» in senso contrario, ed è stata addirittura dichiarata inammissibile qui alla Camera con una motivazione che non abbiamo condiviso. Così come negativo noi riteniamo sia l'ennesimo esempio di creazione di ammortizzatori sociali ad hoc per i dipendenti dei partiti politici, scelta che è comprensibile, nel senso che è facilmente spiegabile che i partiti non volessero difficoltà e contestazioni sul proprio personale, ma che non trova nessuna giustificazione dal punto di vista del trattamento e della parità di trattamento nei confronti dei dipendenti di aziende in difficoltà. Noi avevamo proposto di creare un meccanismo di applicazione della Aspi a questa dipendenti, ma la nostra proposta è stata ancora una volta respinta in Commissione, con il voto dei partiti di maggioranza.
  Ora per concludere, io credo che questo provvedimento non sia il meglio e che il passaggio, come è stato detto dal collega Leone prima, dal finanziamento pubblico al finanziamento privato si potesse fare sicuramente meglio, senza essere inseguiti da istanze di antipolitica eccessive, seguendo un percorso parlamentare razionale, evitando anche alcune accelerazioni e rallentamenti che hanno peggiorato la qualità del lavoro. E non c’è dubbio.
  Alcune cose le ho citate e sono negative. Alcune modifiche introdotte non sono quelle che noi avremmo voluto, però da qui a dire che il provvedimento non vada votato e vada fatto decadere, come sostanzialmente ha preannunciato una parte politica, che peraltro lotta contro il finanziamento pubblico, ce ne passa. Infatti, sostanzialmente, dire che è meglio non approvare una legge che riduce molto pesantemente il finanziamento pubblico e lo abolisce nel tempo, lasciando soltanto la contribuzione fiscale, e dire che è meglio far decadere questo tipo di provvedimento e tornare alla situazione precedente, è totalmente irrazionale per qualcuno che ha messo nel proprio programma l'abolizione totale. Se qualcuno vuole un'abolizione totale, un primo pezzo di abolizione non può considerarlo un fatto negativo. Può criticare la maggioranza, può dire che il provvedimento è negativo, può votare contro perché non lo approva, ma arrivare ad ottenere l'effetto contrario a quello che Pag. 13viene propagandato continuamente come un punto fondamentale del programma è totalmente irrazionale, non è nell'interesse degli italiani ed è finalizzato esclusivamente ad utilizzare questo argomento nella battaglia politica (Applausi dei deputati del gruppo Scelta Civica per l'Italia).

  PRESIDENTE. È iscritta a parlare la deputata Lombardi. Ne ha facoltà.

  ROBERTA LOMBARDI. Signor Presidente, siamo di nuovo qui, a parlare di finanziamento pubblico ai partiti. Da maggio, dall'epoca del primo tweet dell'ormai de cuius Presidente Letta, sono passati più di nove mesi. Personalmente ho fatto in tempo anche a fare un figlio in questo lasso di tempo. Sono passati nove mesi dalle prime discussioni in Commissione su quello che prima era un disegno di legge del Governo e che oggi è stato trasformato nell'ennesimo decreto-legge, nell'ennesima urgenza, come se il tema dei soldi alla politica fosse diventato importante ed urgente solo ora, come se non aspettasse una risposta seria da parte della politica dal 1993, che è la data del famoso referendum che ha sancito, da parte dei cittadini, l'abolizione del finanziamento pubblico.
  È chiaro però – ormai è chiaro ed evidente – che questo del finanziamento pubblico è il cavallo su cui puntare quando si arriva in crisi di consenso popolare e, quindi, viene rispolverato come tema, ributtato in pasto ai media e si fa finta come al solito di lavorarci su.
  Così, la scorsa estate, sembrava che il Governo Letta non aspettasse altro che abolire il finanziamento pubblico ai partiti. Lo aveva annunciato attraverso l’house organ di Twitter della Presidenza del Consiglio, poi evidentemente non è apparso più urgente. Ci siamo occupati della modifica costituzionale relativa alla deroga all'articolo 138 della Costituzione che, grazie al ferreo ostruzionismo del MoVimento 5 Stelle sul decreto-legge cosiddetto «del fare», è slittata, in modo che i cittadini non si vedessero la loro Carta derogata dai partiti in piena estate, con l'attenzione quindi dell'opinione pubblica distolta, ma si arrivasse a trattare il tema – si sperava – con l'opinione pubblica ben attenta.
  Nel frattempo poi la storia ci racconta che le fragili larghe intese che nel frattempo hanno cambiato dimensioni svariate volte, hanno fatto sì che si sfilasse uno dei deroganti, Forza Italia, e che quindi la maggioranza dei due terzi, che serviva per far passare questa deroga senza la consultazione popolare del referendum confermativo, potesse più accadere. Da lì, poi, ci sono stati mille altri decreti-legge – uno più vergognoso ai nostri occhi dell'altro, ad onor del vero – che ci è toccato convertire, più meno blindati, più o meno ghigliottinati, senza che fosse più o meno consentita la voce delle opposizioni. Oggi ci troviamo di fronte ad un testo che, non solo non abolisce il finanziamento pubblico dei partiti, ma consegna tutto nelle mani delle lobby.
  Lo avevamo già spiegato la prima volta come funzionava e lo ribadiamo in questa sede. Innanzitutto, se poi mai questo decreto-legge sarà convertito in legge, i partiti continueranno a ricevere dallo Stato una valanga di soldi.
  Ci siamo fatti qualche conto – perché noi siamo madri e padri di famiglia, gente che lavora con i soldi, con i budget, con quello con cui dobbiamo vivere – e abbiamo visto che, a legislazione vigente, le voci di spesa per il 2014 sono 91 milioni di euro di finanziamento pubblico, che sono rimborsi elettorali più cofinanziamento, 8,7 milioni di euro di agevolazioni fiscali su erogazioni da persone fisiche, sempre ex articolo 7 della legge n. 96 del 2012, e 1,2 milioni di euro di agevolazioni fiscali sulle erogazioni di società, cifra ottenuta calcolando il 19 per cento di sgravio IRES sull'ammontare complessivo delle erogazioni, un dato che è stato stimato dal dossier della Camera. Totale per il 2014, quindi – come abbiamo detto – a legislazione vigente, a bocce ferme, così come siamo oggi: 100 milioni e 900 mila euro.
  Con la nuova normativa, con la stima effettuata su questo testo di decreto-legge, così come ci è arrivato dal Senato, si parla Pag. 14di 68 milioni di euro di finanziamento pubblico – il primo scalino o scalone, come vogliamo chiamarlo –, 8,7 milioni di euro di agevolazioni sulle erogazioni delle persone fisiche, utilizzando lo stesso dato di prima, 1,2 milioni di euro di agevolazioni fiscali sulle erogazioni delle società, sempre il dato di cui sopra, 7,5 milioni di euro di una quota stimata del 2 per mille e 15 milioni di euro di cassa integrazione. Infatti, gli stessi partiti della maggioranza, che hanno votato la riforma Fornero, creando disagi enormi ai cittadini comuni, i loro dipendenti se li tengono in cassa integrazione ad libitum, cioè all'infinito, senza nessun genere di limite. Hanno creato un reddito di cittadinanza pro domo loro, per una cifra stimata, per il solo 2014, pari a 15 milioni di euro.
  Facendo un rapido conto sono 100 milioni e 400 mila euro. Facciamo una sottrazione: il risparmio per quest'anno è di 500 mila euro. Avete capito bene, 500 mila euro in un anno. Se pensiamo che noi del MoVimento 5 Stelle abbiamo restituito, solo per quest'anno, 42 milioni di euro, possiamo fare una rapida valutazione e ci rendiamo conto che questa cifra suscita una certa ilarità in chi ci ascolta.
  Lo stesso deve dirsi per il 2015, sempre in base a delle stime puramente teoriche, e, quindi, lo Stato dovrebbe risparmiare circa 8 milioni di euro. Solo che questa normativa quando entrerà a regime (presumibilmente nel 2018, sempre che non intervenga qualche nuovo intervento normativo, perché, come al solito, in Italia fatta la legge trovato l'inganno, come successe nel 1993) allora si potrà risparmiare 20 milioni di euro l'anno.
  È innegabile che è meglio di niente. Figuriamoci, noi da padri e madri di famiglia i 20 milioni di euro magari averceli ! Ma i milioni di cittadini, che in questi anni, dal 1993 ad oggi, si sono visti rubare 2 miliardi e 253 milioni di euro di finanziamenti non dovuti – lo dice anche la Corte dei conti – non ci hanno certo eletto per queste briciole, per queste caramelle, ma per dare un segnale forte e reale di cambiamento.
  Se oggi tutti i partiti rappresentati in quest'Aula rinunciassero al finanziamento pubblico – come abbiamo fatto noi, semplicemente non prendendo i soldi, quindi, non c'era bisogno di una legge, non c'era bisogno di un decreto-legge, bastava semplicemente non passare alla cassa a ritirare –, la cifra che si otterrebbe avrebbe molti più zeri di queste caramelle che vogliamo dare in pasto a un'opinione pubblica affamata.
  Già, perché, sebbene siamo riusciti a introdurre un limite alle erogazioni liberali in favore dei partiti, questo limite è ancora troppo alto. Sono 100 mila euro annui per le persone fisiche e giuridiche, che è un tetto ben lontano dai 30 mila euro, che per noi è sempre una cifra enorme, che però abbiamo proposto per le società, per cercare di arrivare in maniera costruttiva a una mediazione, visto che questa, che è la casa della buona politica, dovrebbe essere un luogo di incontro e di accordo sui temi che riguardano la nostra vita.
  Poi, se pensiamo alle nostre micro donazioni con cui abbiamo pagato una sobria campagna elettorale, che ha portato comunque quasi al 26 per cento dei consensi, ovviamente l'idea di tutti questi soldi, che vengono comunque dati ai partiti, ci suona quasi come una bestemmia. Infatti, noi possiamo contare su queste micro donazioni che arrivano ogni volta che chiamiamo i cittadini a farsi partecipi, anche economicamente, della vita politica del MoVimento 5 Stelle e che, grazie al nostro movimento, hanno riacquistato fiducia nelle istituzioni e sono tornati a sperare che un modo diverso di fare politica sia possibile.
  Ora ci domandiamo su quali personaggi invece voi facciate affidamento per finanziare le vostre campagne elettorali.
  Qualcuno lo abbiamo visto nel corso dell'esame della legge di stabilità e siamo riusciti anche a cacciarli: i lobbisti. Parlo di Tivelli, che siamo riusciti a tirar fuori dal mercato del Parlamento, ma tanti altri ce ne sono e tanti altri ne tireremo fuori nei prossimi mesi. Quindi, voi fate affidamento Pag. 15su questi personaggi, che sono portatori di interessi di grossi gruppi di potere e non certo dei cittadini.
  Come se non bastasse, i soldi devoluti dal vostro benefattore di turno vi vengono anche detratti, con un'aliquota che farebbe impallidire il più liberista degli economisti e che fa ancora di più arrabbiare il cittadino semplice, che invece, per tutte le sue spese sanitarie, di istruzione, di assistenza e via dicendo gode di detrazioni fiscali con aliquote molto, molto più basse.
  Tutto ciò poi per tacere degli escamotage a cui si ricorre nel decreto per aggirare il limite dei 100 mila euro: i lasciti mortis causa infatti sono ammessi senza limite alcuno, per poi ritrovarsi magari immobili a Montecarlo o comproprietà varie acquisite a propria insaputa, perché abbiamo visto anche questo in questi anni.
  Chi può godere poi di tutti questi vantaggi ? Tutti i partiti che si iscrivono nell'apposito registro, anche se nati in seguito a scaramucce interne, vere o presunte, purché abbiano i loro scranni in Parlamento. Abbiamo visto in questa legislatura, ma non solo in questa, l'assetto variabile delle maggioranze, che danno un'immagine di sé e portano un programma elettorale per vendere fumo nel momento della campagna elettorale e poi, quando arrivano in Parlamento, si accomodano in gruppi e gruppetti, perché anche lì il contributo al funzionamento dei gruppi parlamentari sono altri soldi della contribuzione pubblica che arrivano in tasca ai partiti dalle tasche dei cittadini.
  Se poi si scopre che i partiti hanno ricevuto donazioni per un importo superiore a quello concesso, niente paura, perché adesso sono decurtate le spettacolari risorse spettanti dal 2 per mille, anno per anno, fino a concorrenza di quello che è stato ricevuto in eccedenza: ciò vuol dire che, se il finanziamento è stato – mettiamo – di 5 milioni di euro, per recuperare l'eccedenza potrebbero servire secoli. Tanto, vista la velocità con cui le maggioranze cambiano qui dentro e i partiti nascono, muoiono, cambiano tesoriere, cambiano denominazione e cambiano simbolo, valli a ripijà quei soldi.
  Lo stesso relatore di maggioranza, Fiano, del PD, in Commissione, nella prima discussione che facemmo mesi or sono, ha ammesso poi che, visto il clima generale di disaffezione dei cittadini nei confronti dei partiti – chissà perché poi: cattivi questi cittadini, eh ? – lo strumento del 2 per mille potrebbe essere poco incisivo. Collega Fiano, ho preso lo stenografico del verbale della Commissione di allora.

  EMANUELE FIANO, Relatore per la maggioranza. Non ho detto niente !

  ROBERTA LOMBARDI. Sarà talmente poco incisivo che i partiti ci hanno costruito su, infatti, il loro finto apparato sanzionatorio, tanto per continuare a buttare fumo negli occhi dei cittadini. E poi dicono che questi cattivoni dei cittadini non sono loro affezionati: cattivi, cattivi, cattivi cittadini.
  Per quanto ci riguarda, chiunque violi le regole sulla trasparenza dei bilanci non ha diritto nemmeno ad un centesimo. Chiaro, semplice, come è chiaro che il finanziamento pubblico deve essere abolito e quindi pari a zero, diretto o indiretto che esso sia. Se tu violi una regola devi essere sanzionato. Controllo e sanzione, concetti che in questo Paese sono amenità, praticamente.
  Questo decreto-legge, ahimè, non prevede niente di tutto ciò. Serve solo ad un Esecutivo, qualunque esso sia – perché siamo in questa sorta di guado – un Esecutivo comunque delle larghe intese, perché su questo passano i Presidenti del Consiglio, ma mi pare che siamo in perfetta continuità con gli ultimi tre mandati. Quindi, questi cari Esecutivi delle larghe (strette o medie intese lo usano come spot elettorale) tutti a far finta di non volere più sostentare i partiti attraverso i soldi dei cittadini, ma in realtà il fatto è che ad oggi questa legge continua a fare la spola tra una Commissione, l'Aula, poi decade, poi va in un ramo del Parlamento, poi Pag. 16diventa un decreto-legge, poi si converte, non si converte, chissà che fine farà.
  Ciò che sembra essere evidente è che manca la reale volontà di chiudere i rubinetti.
  Si sa come la pensate poi in quest'Aula: l'opposizione, la nostra soprattutto, non deve avere un ruolo di protagonista, ma al massimo può fare una comparsata, quando poi non le venga tolta la voce.
  Miei cari colleghi, se quella a cui stiamo assistendo increduli fosse una rappresentazione teatrale, si potrebbe intitolare: «Finanziamento pubblico ai partiti: storia di una truffa che va avanti da vent'anni». In verità, più che di una commedia, si tratterebbe di una farsa, in cui ognuno dei protagonisti è chiamato ad interpretare un canovaccio e ad improvvisare le scene di maggiore pathos. Ma si sa che qui dentro tanto è un teatro e ognuno recita una parte del suo copione. Mi sono andata a rivedere degli interventi dei lavori passati su questo provvedimento e ho preso, ad esempio, un paio di spunti dal pregevole onorevole Bressa del PD che tuonava: «Per quanta degenerazione possa esserci stata, per quanto malaffare possa essere intercorso tra la finanza pubblica e l'attività di un partito, tutto questo non legittima la cancellazione di una regola fondante della nostra democrazia, che è quella del finanziamento pubblico». In altre parole, per quanta degenerazione possa esserci stata, per quanto malaffare possa essere intercorso, noi cittadini non siamo legittimati a cancellare quel finanziamento pubblico alimentato con i nostri soldi dopo il referendum del 1993. Lascio ai derubati la risposta. Memorabile, poi, la chiusa, sempre dell'intervento del pregevole Bressa, che cito anche qui testualmente: «Bando, quindi, alla demagogia, bando al populismo, e facciamo almeno una volta in quest'Aula un discorso che abbia la capacità di guardare oltre» – evidentemente un grillino a sua insaputa – «il proprio ombelico e oltre il proprio naso». Ha ragione il collega Bressa: facciamo almeno una volta un discorso che guardi oltre la propria tasca, ops, volevo dire il proprio ombelico e il proprio naso, soprattutto l'ombelico e il naso di quei partiti che da vent'anni sono in questo Parlamento e che oggi sentono il bisogno di superare questa nauseabonda dose di demagogia e populismo che permea la loro politica da quando vi è entrato il MoVimento 5 Stelle.
  A testimonianza di ciò, vi riporto una citazione che trovo terribile per la sua demagogia: «Pensate ai rimborsi elettorali: tutte le leggi introdotte dal 1994 ad oggi sono state ipocrite e fallimentari. Non rimborsi, ma finanziamento mascherato». E chi è stato ad usare queste parole populiste ? Nientepopodimeno che il nostro amato de cuius Presidente Letta nel discorso tenuto per ottenere la fiducia. Evidentemente, abbiamo trovato qualche perché adesso lo stiano «trombando», che non è un termine non consono all'Aula, ma è un termine tecnico che si usa per indicare quei politici che vengono fatti fuori o dall'elettorato o dalle correnti di partito. A testimonianza di ciò, abbiamo riportato questa citazione. Diceva, nel discorso del dibattito sulla fiducia, che il sistema andava rivoluzionato e che si dovevano introdurre misure di controllo e di sanzione. Belle parole rimaste sulla carta o in qualche altro tweet mentre i partiti che sorreggevano la sua maggioranza hanno litigato al punto da non trovare alcuna mediazione in Commissione, ma che oggi ci hanno tranquillizzato avendo però trovato il modo di spartirsi evidentemente il malloppo, tanto che questo provvedimento arriva blindato in quest'Aula, come ormai è usanza e costume.
  Vi risparmio tutto l’excursus storico sulla saga del finanziamento ai partiti che ha inizio nel 1974 con gli scandali delle tangenti del caso Trabucchi e Petroli poi arrivò Tangentopoli, il referendum del 1993 dall'esito ultraplebiscitario, la reintroduzione del finanziamento pubblico sotto le mentite spoglie dei contributi per le spese elettorali e, senza più freni inibitori, si è passati all'istituto del rimborso per le spese elettorali e ad altri bizantinismi vari. Peccato che la sostanza non sia cambiata.Pag. 17
  Uno dei ruoli più divertenti di questa farsa di cui parlavamo prima è interpretato poi dai tesorieri dei partiti. Vi ricordate i vari Lusi, Belsito, Fiorito ? Loro erano i tesorieri di quei partiti che oggi, sotto vari nominativi e simboli diversi, affermano che gli emendamenti finalizzati a rafforzare il sistema di finanziamento pubblico non servono a difendere i privilegi dei partiti, bensì a salvare la democrazia. Ahò, nientemeno ! Ed ecco il colpo di scena: il decreto-legge diventa all'improvviso un baluardo antipartitocratico. Di fronte all'ennesima dimostrazione, quindi, di tracotanza ed arroganza da parte di queste larghe intese, pensiamo che questo Governo, o il futuro o il passato, non si sa bene, anziché mantenere il finanziamento pubblico per qualche anno, promettendo una sua più o meno nebulosa rimodulazione futura, dovrebbe azzerarlo subito ed eventualmente reintrodurlo se e quando i cittadini dimostreranno di volerlo, magari attraverso un nuovo referendum. Perché è vero che il finanziamento pubblico esiste in quasi tutta Europa, ma è anche vero che in nessun Paese europeo i partiti sono corrotti e clientelari come qui da noi in Italia. Volgiamo un attimo lo sguardo alle principali democrazie del nostro continente. È vero, in Francia, in Spagna e in Germania, esistono forme di finanziamento pubblico ai partiti. Ebbene sì.
  Ma vogliamo parlare del rigoroso regime sanzionatorio previsto in caso di violazione delle rispettive prescrizioni ? In Francia, non solo ai partiti, ma anche ai singoli candidati che superino i limiti fissati dalla legge per le spese elettorali, vengono applicate sanzioni che vanno dall'obbligo di restituzione delle somme eccedenti fino alla detenzione fino ad un anno – questi giustizialisti dei francesi ! – oltre alla decadenza dal diritto di ottenere il finanziamento statale per l'anno successivo e all'ineleggibilità del candidato trasgressore per un anno dalla contestazione. Considerato quanto ci si mette qui, in Italia, a «tirar fuori» un ineleggibile dalla Camera o dal Senato, praticamente a vita ce lo ritroviamo qua dentro.
  In Germania, se il partito riporta i dati relativi alle spese elettorali sostenute in modo inesatto nella rendicontazione, perde il diritto a godere di una somma pari al doppio di quella riportata in modo irregolare; non solo, è anche prevista l'applicazione di sanzioni penali, tanto per i partiti quanto per le società di revisione contabile responsabili. Il modello tedesco, inoltre, parametra l'entità del soccorso federale alla contribuzione degli iscritti, per rimarcare l'indipendenza dei partiti dallo Stato.
  Nel Regno Unito, il finanziamento pubblico è previsto solo per i partiti di opposizione (follie qui !), nel presupposto che ciò valga a compensare i vantaggi – non solo economici – che il partito di maggioranza trae dall'avere la disponibilità dell'apparato di Governo.
  Questo solo per tacere del regime di controlli e sanzioni previsto da tutti quei Paesi europei per la violazione delle norme sul finanziamento privato, quindi il lobbismo mascherato: le sanzioni pecuniarie irrogate possono arrivare fino a tre volte gli importi illegalmente ottenuti (come nel caso della Germania). Perché a noi «ce lo chiede l'Europa» è sempre a senso unico, cioè l'Europa ci chiede sempre di prendere i soldi dalla tasca dei cittadini mai però di guardarli, controllare e sanzionare gli abusi.
  Tornando a noi, mi piacerebbe che chi tra le fila del Pd e del PdL sostiene di essere contrario al finanziamento pubblico dica in modo chiaro di essere contrario a questo decreto-legge: mi sembra che questo fu uno dei punti di rottura tra Bersani e Renzi, ormai eoni fa, durante la campagna elettorale, più o meno un anno fa: che fine hanno fatto allora i dissidenti o semplicemente i dissenzienti ? Hanno cambiato idea ? O anche loro non vogliono intralciare l'opera di questo Governo, quello futuro, quello passato, non si sa bene ? È di pochi mesi fa la dichiarazione rilasciata da Renzi, secondo cui: «I finanziamenti statali dei partiti sono uno spreco di denaro. Occorre perseguire un altro modello per cui i cittadini decidono chi Pag. 18votare e gli eletti compongono i partiti»: se lo ha detto Renzi, ragazzi, bisogna crederci !
  Non è tutto, però. Nel marasma generale, c’è chi, non pago che i partiti abbiano ancora almeno quattro anni di generosi introiti garantiti, ha anche il coraggio di proporre la cassa integrazione per i dipendenti dei partiti, in un Paese in cui i lavoratori che non possono ricorrervi sono milioni e milioni. L'abbiamo spiegato prima: i dipendenti dei partiti godono di una cassa integrazione all'infinito, il vero reddito di cittadinanza.
  Colleghi, ve lo diciamo e concludo una volta per tutte perché rimanga agli atti: noi possiamo permetterci di fare i moralizzatori, perché noi abbiamo rinunciato a 42 milioni di euro di soldi dei cittadini. E questo è l'unico fatto e questo umile e semplice gesto ci ha dato tutta quella credibilità che voi avete sbriciolato in venti anni di vane parole.
  Voglio concludere esortando quest'Aula a riflettere: la riduzione dei finanziamenti è stata varata, come sostenuto da autorevoli giornalisti (Stella e Rizzo che, nei corridoi forse non lo sanno e colgo l'occasione per dirlo, vengono citati dai politici come la fonte di tutti i mali dei poveri partiti, i poveri Stella e Rizzo), solo perché nelle piazze ormai scintillavano i forconi; tuttavia, questa potrebbe essere una buona occasione per voi per dimostrare realmente che su queste poltrone siedono cittadini come gli altri, come dite sempre adesso quando andate nei talk, e non gli esponenti della tanto vituperata casta: non perdete quest'occasione ! Se invece lo farete, ancora una volta, non accusate noi di antipolitica, perché la causa del dilagante e preoccupante disprezzo per le istituzioni, in questo Paese, siete voi e nient'altro che voi (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) !

  PRESIDENTE. È iscritta a parlare la deputata Centemero. Ne ha facoltà.

  ELENA CENTEMERO. Signor Presidente, onorevoli colleghi, il tema dell'abolizione del finanziamento pubblico ai partiti torna alla Camera dei deputati dopo una discussione che, a partire dalla scorsa estate, ci aveva portato ad approvare nel mese di ottobre un testo che poi il Governo Letta ha pensato di utilizzare come contenuto del suo ennesimo decreto-legge.
  Il Governo Letta ha, quindi, interrotto l'iter fisiologico che avrebbe dovuto seguire il provvedimento, peccando – lasciatemelo dire – di un po’ di demagogia e ponendosi in una maniera contraddittoria rispetto ad ogni principio di collaborazione tra le forze politiche, ai diversi ruoli istituzionali, ai tanto conclamati e purtroppo poco rispettati limiti dell'uso della decretazione d'urgenza.
  Ad ogni modo, la discussione dello scorso anno alla Camera ci vedeva ancora «protagonisti» nella maggioranza di Governo, e seguimmo con attenzione la genesi e le modifiche poi intervenute rispetto al testo iniziale di iniziativa governativa, in particolare attraverso il lavoro in Commissione Affari costituzionali, portato avanti dalla relatrice di allora, l'onorevole Gelmini, insieme all'onorevole Fiano.
  Sul punto, va chiarito innanzitutto che la nostra posizione, la posizione di Forza Italia, è sempre stata chiara ed è sempre stata nota a tutti in quest'Aula e anche fuori di quest'Aula: noi siamo da sempre favorevoli all'abolizione del finanziamento pubblico ai partiti e alla valorizzazione del finanziamento privato, nella chiarezza democratica della trasparenza e della certezza delle regole.
  Siamo di fronte, con questo decreto-legge, con il disegno di legge precedente che è stato interamente recepito da questo decreto-legge, indubbiamente ad un passaggio importante, a un cambiamento storico nella vita politica di questo Paese, innanzitutto nel modo di concepire la politica e poi, non secondario ma anzi in primo luogo, di primo grado, nel rapporto tra i partiti e la società civile.
  Questo passaggio – permettetemi di dirlo – va compiuto in tempi rapidi, e questo infatti è l'impegno che Forza Italia ha assunto in campagna elettorale. È un principio che non può e non deve essere messo in discussione, e per questo ci Pag. 19auspichiamo che vi sia una rapida conversione del decreto-legge nei tempi richiesti dalle norme costituzionali.
  Innanzitutto, questo passaggio serve a rinsaldare – lo dicevo prima – il rapporto tra la politica e i cittadini, che è stato caratterizzato in questi anni dalla sfiducia e dalla scarsa empatia, per invertire, dunque, una tendenza che ci vede tutti quanti protagonisti, tutte le forze politiche che sono presenti, che siedono in quest'Aula e che sono state regolarmente elette all'interno di questo consesso. E l'obiettivo è riportare tre parole, che non sono solo parole ma sono concetti che non possono essere separati dalla vita politica, anzi che ne costituiscono l'essenza stessa dell'azione e l'essenza stessa di ciascun politico che opera qui e nei diversi livelli di amministrazione: sto parlando di dignità, di credibilità e di decoro, che, per alcuni aspetti, purtroppo legati alle singole persone, sono andati perduti.
  Solo la fiducia dei cittadini nella politica può portare alla piena legittimazione delle istituzioni che li rappresentano e questa fiducia parte da qui, parte da noi, parte all'interno delle istituzioni, parte dai partiti e dai gruppi politici che sono in grado, attraverso questo provvedimento, di autoriformarsi per creare quel «ponte», che è necessario e che troppe volte si è interrotto, tra società civile e società politica. È un punto, per noi, questo, di non ritorno.
  Questo provvedimento avrebbe, però, potuto avere più coraggio, rendendo realmente corrispondente al titolo i contenuti. Tuttavia, al netto dei suoi evidenti limiti, esso rappresenta un punto – lo dicevo prima – da cui noi non vogliamo e non possiamo retrocedere.
  Mi preme, però, ricordare un punto importante: noi siamo arrivati qui ad un punto, oggi, con questo decreto-legge, che non nasce dal nulla, non nasce all'interno di questa legislatura dal niente, ma nasce da un passo, da passi che sono stati compiuti in precedenza: in modo particolare io faccio riferimento alla precedente legislatura, all'approvazione della legge del 6 luglio 2012, n. 96, durante il Governo Berlusconi che, oltre a realizzare degli importanti risparmi di spesa in un momento di crisi economica, ha dato vita, proprio con il Governo Berlusconi, al dimezzamento del finanziamento pubblico, ed ha introdotto il principio di cofinanziamento, aprendo la strada al finanziamento privato e, quindi, avviando il superamento dell'automatismo tra finanziamento ai partiti e finanziamento pubblico.
  Questo, lo dico con orgoglio, e dico, ancora di più, che ci deve essere riconosciuto, è un punto di partenza ineliminabile, il tassello senza il quale noi non saremmo arrivati qui oggi. Il decreto-legge che oggi noi discutiamo fa un passo avanti, ovviamente, va oltre, perché definisce la strada per abolire definitivamente il finanziamento pubblico, partendo dalla dimostrazione della capacità della politica di autoriformarsi, ma anche di attirare quel consenso, perché sia ricreata una fiducia con il corpo elettorale, per far sì che il suo finanziamento derivi proprio dalla scelta libera dei cittadini. È una rivoluzione culturale perché, appunto, la libera contribuzione ai partiti è un contributo alla democrazia. Credo che questo meccanismo dovremmo incentivarlo, incentivarlo con la nostra azione politica, dovremmo sostenerlo in modo serio e dovremmo portarlo avanti nel rapporto con i cittadini.
  Tre sono i pilastri di questo decreto-legge che mi permetto di rilevare con forza che sono tra loro collegati e rappresentano tre aspetti di una medaglia importante che questo Parlamento può portare davanti ai cittadini e sono: trasparenza, tracciabilità e pubblicità. Un nuovo sistema, che vede nel finanziamento privato il cuore pulsante in grado di assicurare le risorse ai partiti, non può non prevedere, di pari passo, regole stringenti in termini di trasparenza. È fondamentale, infatti, garantire una disciplina rigorosa dei finanziamenti privati ai partiti, ispirata al criterio di massima trasparenza, libertà di scelta dei cittadini e diritto dei cittadini di conoscere accanto ad un altro termine importantissimo, un altro principio e valore Pag. 20essenziale: la responsabilità dei partiti. Diverse norme del provvedimento in esame, infatti, mirano a garantire la piena tracciabilità dei finanziamenti privati; si tratta di disposizioni strettamente connesse alla piena responsabilità dei partiti nella gestione delle risorse. Perché, se è vero che non può esserci nessun ingerenza di poteri esterni, neppure di altre istituzioni, sulla vita interna dei partiti, altrimenti si uccide uno dei criteri fondamentali della democrazia liberale, bisogna sempre ricordare che ogni libertà comporta, necessariamente, una responsabilità e a questa libertà dei partiti deve corrispondere una assoluta trasparenza ossia la libertà e il diritto dei cittadini di conoscere e quindi di giudicare e, poi, un assoluto rigore che si conviene e che si deve a chi svolge ed esercita una funzione pubblica.
  Nel rispetto dell'articolo 49 della Costituzione, il decreto-legge, inoltre, offre una più ampia definizione dei partiti e traccia la via verso la loro progressiva e ulteriore democratizzazione; questo è un altro punto importante. In questa direzione vanno le linee guida che hanno ispirato l'adozione dello statuto come strumento cardine e indispensabile per l'accesso ai fondi e ai benefici previsti da questo decreto-legge, oltre che, naturalmente, per la regolarità dei contenuti e delle procedure dello statuto stesso.
  Ma non nascondiamoci, questo decreto-legge presenta, e l'abbiamo già rilevato in sede di discussione sia qui alla Camera e poi in altre sedi, alcune criticità, soprattutto nella nitidezza dei suoi obiettivi. È evidente, infatti, come non sia logico far corrispondere l'abolizione del finanziamento pubblico, a favore di un finanziamento privato, tracciabile e trasparente secondo delle norme stringenti e delle regole chiare, all'introduzione di un tetto. Aprire definitivamente la strada al finanziamento privato e, contemporaneamente, porre dei limiti rigidissimi alle erogazioni dei privati è un po’ un controsenso, un po’ contraddittorio rispetto all'obiettivo primario che ci si voleva porre.
  Tra l'altro, i limiti sono stati modificati al Senato e sono stati resi ancora più stringenti rispetto a quelli che originariamente avevamo approvato qui alla Camera. Il tetto per le erogazioni liberali, infatti, è stato portato a 100 mila euro, e i limiti delle detrazioni fiscali, che inizialmente erano più ampi, snaturano lo spirito liberale che una simile proposta deve avere. In questa logica sembra essere passata l'errata convinzione che il limite alle erogazioni dei privati ai partiti possa rappresentante un valore aggiunto, magari un valore morale, al pari della trasparenza, della semplificazione, della tracciabilità.
  Al contrario, noi riteniamo che chi sostiene un partito con i propri denari, con i propri mezzi, meriti di essere considerato un cittadino benemerito e non fonte di sospetto. Proprio perché è un gesto di altissimo valore civico, va agevolato attraverso disposizioni che non limitano la volontà di cittadini.
  Nonostante queste evidenti criticità, Forza Italia ha deciso di non negare il proprio sostegno alla conversione in legge del decreto-legge. Voteremo a favore per senso di responsabilità rispetto alla promessa che noi abbiamo fatto ai cittadini che ci hanno votato, alla promessa che noi abbiamo fatto a questo Paese. Ciò perché siamo consapevoli che in questo provvedimento vi sono strumenti in grado di riannodare il legame tra cittadini e politica, tra cittadini e istituzioni, che pian piano sono in grado di avvicinare e di incontrare sempre di più i nostri cittadini, la loro volontà, le loro parole, i loro pensieri, ciò che pensano, ciò che vogliono dalla politica e, soprattutto, di incontrare la volontà dei cittadini di sostenere finanziariamente il partito in cui credono, le idee in cui credono, sperando, però, di poter trovare presto una strada un po’ più corretta (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia – Il Popolo della Libertà – Berlusconi Presidente).

  PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Arcangelo Sannicandro. Ne ha facoltà.

  ARCANGELO SANNICANDRO. Egregia Presidente, egregi colleghi, il mio gruppo Pag. 21voterà contro questo disegno di legge di conversione del decreto-legge n. 149, per ragioni di metodo e per ragioni di merito, nonché per la profonda contraddittorietà che sussiste nel merito di questo provvedimento legislativo.
  Le ragioni di metodo. Una premessa, che è illuminante: si tratta di un decreto-legge che ha ad oggetto l'abolizione del finanziamento pubblico diretto e disposizioni per la trasparenza e la democraticità dei partiti, nonché disciplina della contribuzione volontaria e della contribuzione indiretta in loro favore.
  A prescindere dal fatto che avrei preferito che nell'economia del testo e del titolo le disposizioni per la trasparenza e la democraticità dei partiti avessero il primo riferimento, vorrei richiamare la vostra attenzione sul fatto che noi stiamo dando attuazione all'articolo 49 della Costituzione. La demagogia è imperversante e ormai non ha più contrasti, perché, in fin dei conti, questo disegno di legge della maggioranza non fa altro, sostanzialmente, che avvalorare la demagogia imperversante. Stiamo dando attuazione all'articolo 49 della Costituzione con un decreto-legge. Con un decreto-legge ! Non so se ci rendiamo conto ! E vado al di là del fatto che non sussistono ragioni straordinarie di necessità e d'urgenza. È come se noi dessimo attuazione all'ordinamento regionale attraverso un decreto-legge, oppure al Consiglio di Stato o al sistema delle province con un decreto-legge, al sistema degli enti locali con un decreto-legge.
  È evidente che non si avverte la gravità di ciò che stiamo facendo. D'altronde, tutti gli interventi che ho finora ascoltato – tranne forse l'ultimo – si sono concentrati appunto nella polemica se è stata realizzata o meno l'eliminazione del finanziamento pubblico dei partiti.
  Da dove nasce questa negligenza ? Nasce dal fatto che all'attuazione dell'articolo 49 arriviamo molto tardi: praticamente siamo a sessant'anni dopo il varo della Costituzione italiana. Nasce molto tardi, e nasce in un clima in cui è al massimo, all'acme un processo di svalutazione, di svalorizzazione della Costituzione italiana.
  È evidente che arriviamo in ritardo. E non ci sono giustificazioni su questo punto, perché le giustificazioni erano plausibili nell'immediato dopoguerra, quando vi era la divisione della politica in due blocchi: da un lato, il Partito Comunista, il Fronte Popolare col Partito Socialista, dall'altro lato, la Democrazia Cristiana, il Partito Liberale, i Repubblicani, i Socialdemocratici erano su sponde contrapposte; e si temeva, anche alla luce della recente esperienza del regime fascista, una sorta di statualizzazione del partito politico, e nel caso dato è evidente che si temeva che i partiti al Governo, soprattutto dopo la spaccatura tra le due alleanze, tra i due fronti potessero incidere negativamente sulla libertà dei partiti che stavano all'opposizione.
  Ora noi diamo attuazione all'articolo 49, sancendo anche in questa legge ordinaria quanto è scritto nell'articolo 49 della Costituzione circa la natura privatistica dei partiti politici, ma con funzioni sostanzialmente pubbliche, comunque almeno collettive; e dall'altro lato, non appena facciamo nascere pubblicisticamente il partito politico, cerchiamo di azzopparne la vitalità, di mortificarne la vitalità, eliminando praticamente le risorse di cui per vivere i partiti hanno bisogno. Questa è la profonda contraddizione !
  Io non parlo a coloro i quali ritengono che i partiti siano un'associazione a delinquere, che disprezzano i partiti; anche perché probabilmente hanno scarsa memoria storica di quando i partiti abbiano giovato all'Italia, e a tutti noi in particolare per quello che hanno contribuito a realizzare. Io parlo a coloro i quali hanno un retroterra politico-culturale che affonda le radici in pensieri forti: mi riferisco ai cattolici, ai socialisti, ai laici, a chi affonda il proprio pensiero nel passato marxista. Mi riferisco a costoro; e dico: come è possibile che si sia arrivati a questo livello, ad assecondare i sentimenti più volgari nei confronti di un istituto previsto dalla Costituzione italiana ?
  Ascoltavo la collega Lombardi, e veramente – voglio dire alla collega Lombardi – ero sdegnato. Ero sdegnato, perché si Pag. 22tratta di sputare su una storia che con tutte le ombre ha avuto notevoli luci, una storia dei partiti che hanno creato questa Italia della quale voi oggi vi giovate, questa democrazia della quale tutti noi ci gioviamo. La questione del finanziamento pubblico, o se preferite la questione della corruzione dei pubblici poteri, è antica: va biasimata, ma è antica ! Affonda le sue radici in tempi antichissimi: uomini oggi ancora apprezzati, che sono dei miti, sono stati anche loro addirittura lambiti dal sospetto di corruzione nel passato. Cito per tutti l'incorruttibile: mi riferisco a Pericle, il quale era sospettato di aver lucrato sui lavori pubblici per la costruzione del Partenone.
  Al di là di questo, è evidente che se in un ospedale ci sono dei medici corrotti, non è che chiudiamo gli ospedali.
  Se in una scuola ci sono dei professori corrotti non è che chiudiamo le scuole. Se in una università qualcheduno si vende le lauree, non chiudiamo le università. Ora, che la storia dei partiti politici sia stata anche caratterizzata da notevoli ombre, questo è indiscutibile e poi, quale è la medicina ? La distruzione dei partiti politici ? E non basta dire, per gli affondi che qui sono stati manifestati, che all'estero i partiti politici sono meno corrotti di quelli italiani. Perché di tanto in tanto scopriamo che anche nelle apprezzate democrazie straniere, padri della patria, come Kohl, sono stati costretti ad abbandonare il ruolo pubblico per motivi appunto di scorretto finanziamento dei partiti.
  Quindi, lasciamo stare questi facili giochini dialettici che possono soddisfare la polemica spicciola, ma non possono essere adoperati quando bisogna legiferare. Il problema del finanziamento pubblico non è che è nato così, e neanche è nato con la vicenda dello scandalo dei petrolieri del 1973-74. Il problema del finanziamento pubblico, del finanziamento della politica si è posto già all'indomani della Costituente, se non addirittura durante la Costituente. E non nego che l'accelerazione si ebbe appunto nel 1973-74, perché ci fu lo scandalo dei petrolieri, quando si scoprì che alcune leggi erano state remunerate da chi ne aveva beneficiato. Ma era già successo anche prima, se è per questo, era successo nel 1968, lo dico ai più giovani, con il famoso «scandalo delle banane», quando il Ministro delle finanze, se non ricordo male si chiamava Trabucchi, all'epoca prese delle tangenti da qualcuno che voleva avere il monopolio della importazione dei frutti esotici in Italia. Quindi, da un lato, qualche episodio di corruttela, dall'altro lato invece un dibattito su come sostenere la politica.
  Nel 1974 si arrivò alla famosa legge che oggi stiamo tanto vituperando. Se noi andassimo a ripercorrere il dibattito di quei giorni, che cosa si disse ? Si disse che indubbiamente era prematuro disciplinare la vita interna dei partiti, infatti in quella legge non v’è sostanzialmente, neanche in embrione, una normativa come quella che noi oggi stiamo varando. Ma nel contempo si ritenne indispensabile, per sottrarre i partiti politici o i politici ad ogni tentazione, per togliere qualunque alibi a chicchessia di fronte alla pressione di gruppi o di lobby, trovare un sistema che mettesse al riparo la politica da incidenti di percorso.
  Ora, qualcuno oggi vanta il finanziamento privato, ma chi lo vanta è perché non ne ha avuto bisogno o non lo ha sostanzialmente praticato e non sa che cosa significa praticamente. Voi immaginate cosa significa il finanziamento privato ad un partito da parte di possidenti, chiamiamoli così, e che significa il finanziamento privato da parte di cittadini che hanno diritto di non fare la dichiarazione dei redditi perché sono incapienti.
  Ora, io vengo da un partito che ha praticato fortemente il finanziamento privato. Io mi posso vantare di essere appartenuto ad un partito che con il bollino sulla tessera mese per mese finanziava le sezioni, finanziava l'attività politica, finanziava l'acquisto delle sezioni. Io ho partecipato a quelle iniziative e so di cosa parlo; ho conosciuto i compagni che si mettevano lì davanti all'ufficio postale, mensilmente, per ricordare ai compagni che c'era il bollino mensile per la tessera Pag. 23e c'era il bollino mensile perché avevamo il mutuo per pagarci la sede della federazione.
  C'erano compagni che poi diffondevano il giornale. Periodicamente, ogni domenica, anziché andare a giocare a bocce, giravano per le case distribuendo l'Unità, perché era dovere di un partito avere un giornale per far conoscere la propria linea politica, non era un gioco, e i partiti all'epoca, senza finanziamento pubblico, avevano i giornali: il Partito Comunista aveva l'Unità, il Partito Socialista aveva l’Avanti ! – non quello di Lavitola, ovviamente – anche il Partito Repubblicano aveva un giornale, La Voce Repubblicana, lo ricordo a qualcuno dei giovani, perché qua siamo tutti giovani, siete tutti giovani. Il Partito Socialdemocratico aveva – mi pare – un settimanale, si chiamava L'umanità, la Democrazia Cristiana anche il suo giornale, Il Popolo, e aveva poi altri giornali. I partiti assolvevano veramente ad una funzione pubblica importante, incomparabile con l'individualismo sfrenato di un click su un computer, incomparabile ! Noi avevamo l'Unità, Rinascita, Noi donne, Vie nuove, e il compagno che mi portò alla politica era un lettore di Vie nuove, un autodidatta !

  MAURIZIO BIANCONI. Un pioniere ! Un pioniere !

  ARCANGELO SANNICANDRO. Era un autodidatta. Il Movimento Sociale aveva il Secolo d'Italia. I partiti veramente avevano questa funzione ed era gente che nelle tasche, o meglio, alle spalle, non aveva il papà professore che lo ha fatto diventare ingegnere, ma ingegnere si diventava partendo molto spesso dal lavoro in fabbrica e dal lavoro nei campi, cosa consentita appunto grazie alle politiche di quei partiti, che vi hanno consegnato la scuola media unica, che poi vi hanno consegnato la legge sugli asili nido, sulla scuola materna, e via discorrendo su tutto lo Stato sociale che voi oggi tanto allegramente e disinvoltamente vituperate. Andate a chiederlo ai giovani che stanno in mezzo alla strada e che rischiano di non vedere mai la pensione perché non hanno un contributo. Andate a dirlo a quelli, voi figli di papà, mi riferisco a chi sta qua dentro, che con tanta nonchalance parla di queste cose.
  Quindi, i partiti avevano i loro organi di informazione, facevano cultura e nella mia sezione ricordo sempre quello che si chiama il bidello della sezione che imparò a parlare e a scrivere ascoltando e interpretando il labiale del segretario bracciante che la sera leggeva l'Unità all'assemblea. Questa è la questione, l'abbiamo conosciuto il finanziamento privato: era fatto di tanti piccoli sacrifici, non era fatto di un assegno staccato dal padrone delle ferriere. Dico questo perché qualcuno nel dibattito nel 1974 disse che i partiti politici erano sopravvissuti comunque anche senza l'aiuto del finanziamento pubblico, ma c’è un piccolo però, c’è quel comunque che spiega la situazione, ve la dico in senso pratico: in una manifestazione fra le vie di Bari un compagno vicino guardò in alto verso un palazzo di sette-otto piani e mi disse: «Così fai sette piani per andare a distribuire l'Unità o un volantino !». In quel modo spiegò senza tanti giri di parole qual era la differenza fra il sacrificio che dobbiamo fare noi e il non sacrificio che faceva il padrone delle televisioni e delle radio emergenti. Questa la questione a cui bisogna porre riparo, questa è la disuguaglianza fondamentale che esiste nella società, perché è una menzogna che siamo tutti cittadini eguali, questo è un fatto già smentito nella nostra Costituzione, la quale sì recepisce all'articolo 3 che tutti siamo eguali di fronte alla legge senza distinzioni di sesso, di razza, di lingua, di religione e di altre condizioni personali e sociali, però un attimo dopo questo principio sacro della Rivoluzione francese viene smentito, viene smentito, perché ci si è accorti in questi due secoli che una cosa è dire che tutti possono andare all'università, ma un'altra cosa è il figlio del bracciante il cui padre non ha i soldi per arrivare a fine mese e deve alla fine sborsare non una bella retta, ma un semplice abbonamento per mandarlo alla città capoluogo per fare l'università.Pag. 24
  È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli che di fatto impediscono l'effettiva uguaglianza – ecco la smentita alla prima parte dell'articolo 3 – e oggi noi siamo ritornati ancora a proclamarci tutti cittadini. Quali cittadini siamo ? Tutti uguali ? Mettiamo fuori le dichiarazioni dei redditi qui dentro e vediamo se siamo tutti quanti uguali. Mettiamole fuori e vediamo se tutti possiamo contribuire a fare il partito politico nella stessa maniera. Oggi, i partiti non hanno più giornali, altri hanno i giornali. Riflettete sui giornali che sono ancora in campo. Gli industriali hanno il loro bel quotidiano, alcune industrie hanno il loro bel quotidiano, alcuni gruppi economici importanti hanno il loro buon quotidiano, le loro televisioni e le loro radio. Ma chi è incapiente, i 10 milioni di cittadini che vivono sotto la povertà dove si devono incontrare ? Gli si può dire: «vatti a comprare un computer» ? Gli si può dire, non lo so: «vediamoci sul muretto». Dove ci vediamo ? Di che parliamo ? E i 7 milioni di incapienti che non fanno neanche la dichiarazione dei redditi che fine fanno ? Per fortuna, ho letto nella versione ultima – di questo si sono ricordati credo al Senato – che a un certo punto, quando si parla del 2 per mille, si dice che chi non può fare la dichiarazione dei redditi può però designare un partito a cui versare una quota, e qui nascono i problemi e così via.
  Ora, dicevo che il finanziamento privato l'abbiamo conosciuto, e su questo punto non accettiamo lezioni da nessuno ! Specialmente da chi si può permettere il lusso di rifiutare il finanziamento pubblico – perché qui non ci si può permettere di rifiutare il finanziamento pubblico, questo è il punto e questa è la differenza fondamentale – o da chi non ha l'esigenza di avere una sede o di avere un giornale. Noi preferiamo avere una sede e un giornale ! Se altri preferiscono avere un computer sono fatti loro, ma non ci possono imporre la loro tecnologia e i loro metodi e questo non significa che rifiutiamo il computer.
  Ora, lo abbiamo dicevo conosciuto, ma andiamo un po’ a questo provvedimento. È un provvedimento che nasce male, ripeto, un decreto-legge in questa materia è inaccettabile e nessuno lo grida ! Nessuno lo dice. Non l'ho sentito neanche dai colleghi del MoVimento 5 Stelle, o almeno oggi non l'ho sentito e non so se lo hanno detto in qualche altra occasione. Una pregiudiziale di costituzionalità nessuno, neanche noi credo che l'abbiamo presentata, nessuno, tanta è la pressione ormai di fronte alla quale si soccombe. Quale migliore eccezione pregiudiziale di costituzionalità doveva essere proposta in questo caso ? Si sta dando attuazione ad un pezzo della Costituzione in questa maniera.
  Andiamo al disegno di legge di conversione. Ho detto che votiamo contro, e le ragioni sono già molto chiare, molto chiare: si vuol sostituire un finanziamento pubblico, che veniva erogato – badate bene – anche con una logica democratica smarrita. Mi spiego, ma se poi sbaglio il nostro tesoriere mi correggerà. La legge elettorale del 1975 prevedeva innanzitutto la pari dignità dei partiti, per cui il finanziamento pubblico era diviso in due quote: una quota paritaria – diciamo così – tra i partiti e l'altra in relazione alla rappresentatività. Poi, se mal non ricordo, era previsto anche un finanziamento a chi superava la soglia appena del 2 per cento anche se non riusciva ad andare in Parlamento.
  Bene, riflettete un attimo adesso invece su un altro aspetto della democrazia: la legge elettorale.
  Qui si sta portando avanti una legge elettorale, su cui faccio un paragone che è significativo, in cui c’è uno che fa l'asso che prende tutto, «pigliatutto» si dice quando si gioca a carte. Si sta facendo una legge elettorale per cui due partiti faranno piazza pulita degli altri, salvo miracoli di qualche altro partito, mentre la legge sul finanziamento pubblico del 1974 partiva, appunto, dal riconoscimento della pari dignità delle forze politiche presenti in Parlamento oppure, per avventura, non ancora presenti in Parlamento. Questo dà la cifra della involuzione della democrazia italiana e non si può invocare ogni volta, in modo ormai stucchevole, questo referendum del 1993. Perché stucchevole ? Pag. 25Perché noi ricordiamo quello precedente, del 1978 (l'altro referendum non superò il vaglio dell'opinione pubblica). Perché non citiamo quello ?
  E, poi, che cosa è questa teoria che l'esito di un referendum è immutabile nei secoli ? Si può cambiare la Costituzione italiana, si può fare un nuovo Stato, non si può cambiare l'esito di un referendum dopo, praticamente, trent'anni ? Certo, mi rendo che se andassimo a fare un referendum oggi può darsi che quella volontà sia ribadita, perché ormai, come dire, in questi anni mica si è stati con le mani in mano, mica si è stati con le mani in mano.
  Poi, diciamoci un'altra verità: non è che il MoVimento 5 Stelle è in disaccordo con Forza Italia e con la maggioranza. La lite, da quello che ho ascoltato oggi, non è se il finanziamento pubblico deve essere abolito o meno, ma è che deve essere del tutto abolito e subito, cioè non deve rimanere neanche il 2 per mille. Chiaro ? Qui la farsa è proprio questa, che qualcuno fa finta di fare l'opposizione ma non dice «io faccio l'opposizione perché il massacro dei partiti che la maggioranza sta realizzando e il ripudio della politica è poca cosa rispetto a quello che dobbiamo fare». Questa è la verità ! Quale opposizione ? Quale opposizione su questo argomento ? Quale opposizione ?
  Ma non solo, perché poi vorrei capire un'altra cosa – e lì comincio a terrorizzarmi – perché ho ascoltato dire che tra gli escamotage c’è anche la possibilità che mortis causa si possa lasciare un bene a un proprio partito. Io ho pensato a mia moglie, che voleva lasciare alla sezione del partito. Cioè, qui andiamo a mortificare finanche, come dire, la libertà individuale delle persone nelle proprie idealità. Cioè, noi abbiamo costruito le sezioni. Il lascito alla Chiesa si può fare, ma non si può fare al partito politico. Questo si vagheggia e lo si biasima. Ma, qui stiamo scherzando ? Stiamo veramente a scherzare ?
  Ma cosa volete ? Se il partito per voi è una criminalità organizzata sono fatti vostri. Per noi non lo è, e riteniamo che i partiti siano un pilastro fondamentale della vita democratica. Devono rimanere in piedi e noi votiamo contro questa maggioranza che ne propone un ridimensionamento effettivo perché, come dice quel proverbio, il nemico lo si può affogare togliendogli l'acqua, facendolo morire di sete, perché questa è la manovra che è in atto.
  Condivido che poi c’è un pizzico di demagogia in questo decreto-legge, perché noi stavamo discutendo tranquillamente, era passato già qui, era tranquillamente al Senato il disegno di legge del Governo. Quale necessità c'era di rifare un decreto-legge ? L'unica necessità qual è ? È la gara nella demagogia. Ma, che questa gara venga intrapresa da un Governo è un fatto censurabile, perché non porta da nessuna parte, perché la demagogia è vorace, non si ferma mai, c’è sempre un di più che si chiede. Quel ventre è sempre gravido, per parafrasare un'espressione di un altro.
  Voglio aggiungere un'altra cosa su quanto i tempi sono diversi o, meglio, come le situazioni vengono diversamente strumentalizzate. Ci si chiede, come è stato detto, come si possano dare, non so, 40, 50, 90, 100 milioni di euro ai partiti.
  In Germania il finanziamento pubblico base è di 133 milioni di euro, 133 milioni di euro ! Qui, con i tagli che si sono operati, stiamo sotto, ben sotto, i 133 milioni di euro e la Germania, se non ricordo male, sta più o meno agli stessi livelli. Ora, la gente ha fame ! Ogni volta viene strumentalizzata la fame delle persone e viene dato in pasto alle persone, non un aumento di stipendio, ma una legge, un vaffa... contro i partiti (scusate l'espressione, ma è diventata ormai di moda). Questo si offre alle fauci spalancate della gente che ha fame, per dirottarne la rabbia dai veri obiettivi.
  La stessa cosa si ascoltò negli anni 1974-1975: «non si può spendere tanto denaro pubblico, la gente non ci capirà», ma tutti i partiti, comunque – badate, tutti i partiti –, tranne il Partito Liberale, erano tutti quanti d'accordo per il finanziamento pubblico; ma i liberali erano contrari al finanziamento pubblico non perché ritenevano i partiti un'associazione a delinquere. I liberali erano contrari al finanziamento Pag. 26pubblico per una ragione etica e ideale, e cioè per il fatto che per loro il finanziamento pubblico era il «vitello d'oro». Questa fu l'espressione di un deputato liberale, all'epoca: il vitello d'oro, bisogna stare lontani dal vitello d'oro, altrimenti viene snaturata la natura dei partiti. Invece, se noi mantenessimo il finanziamento privato, al di là dell'illecito, che è sempre ripudiabile...

  PRESIDENTE. Deputato, concluda.

  ARCANGELO SANNICANDRO. ... facendo la tara di tutto questo, i partiti saranno sospinti a coltivare la passione politica, alla ricerca del consenso effettivo. Questo fu il motivo dell'opposizione dei liberali. Ho esaurito il tempo, Presidente ? Ha scampanellato a me ?

  PRESIDENTE. Sì, ho scampanellato. Dovrebbe concludere, onorevole Sannicandro, grazie.

  ARCANGELO SANNICANDRO. Va bene, concludo, un momento solo. Dicevo che i partiti dell'epoca erano divisi solo da questo motivo: se il finanziamento pubblico avrebbe fatto bene o male alla coltivazione della passione politica. Questa è la ragione, ma nessuno si permetteva di dire che i partiti politici erano un'associazione a delinquere (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà).

  PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Gaetano Piepoli. Ne ha facoltà.

  GAETANO PIEPOLI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, non nascondo che anche nel nostro gruppo dei Popolari per l'Italia questo tema apre, ha aperto e continua ad aprire un dibattito in cui le opinioni diverse cercano di arrivare a un punto comune. Vorrei solo dire che vi è una singolare bizzarria nel tema di cui stiamo discutendo: solo una settimana fa si è svolto in questo palazzo un bellissimo seminario su Enrico Berlinguer, a cui ho avuto occasione di partecipare. Devo dire che ho avuto veramente la sensazione di ripensare a un mondo che non esiste più e che è lontano anni luce rispetto alla nostra condizione presente. Quindi, il confronto che oggi stiamo facendo deve fare i conti con i vincoli con cui questo provvedimento deve misurarsi.
  Il primo vincolo è che siamo in una crisi di sistema, una crisi di sistema politico-istituzionale, aperta con i giorni, mi consentirete di dire folli, dell'elezione del Presidente della Repubblica, che continuiamo a trascinarci e che rende possibile, in particolare, una condizione, come dire, bizzarra, che è quella di dover ridiscutere, dopo qualche mese, sotto una veste formale diversa, un provvedimento che, per tanti versi, noi, forse sia pure frettolosamente, abbiamo approvato in prima lettura solo qualche mese fa.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ROBERTO GIACHETTI (ore 13,15)

  GAETANO PIEPOLI. Lo abbiamo approvato, io credo, frettolosamente perché lo abbiamo approvato sotto il peso, l'onere, di una cattiva coscienza. C’è tuttora bisogno di trovare un luogo in cui bene o male doverci interrogare in ordine a una domanda molto semplice: com’è che siamo arrivati a questo punto ? Ovverosia: com’è che ci voltiamo dietro le spalle e vediamo il lungo cammino che la repubblica dei partiti ha fatto nella direzione sbagliata, e che avrebbe richiesto, e tuttora richiede, perché ci sia un recupero di legame tra cittadini e politica, un atto di verità e di autocritica ? In particolare, rispetto all'uso distorto del finanziamento pubblico, che pur rimane, nonostante tutto, l'orizzonte di una democrazia che non voglia essere sempre più destinata ad essere una democrazia senza la linfa della partecipazione politica. Perché l'orizzonte del finanziamento pubblico è infatti l'orizzonte della tradizione europea, e che ci piaccia o no, a questa tradizione europea noi dobbiamo fare riferimento. Ma per fare riferimento a questa tradizione europea dobbiamo avere soggetti politici credibili, e in realtà noi qui celebriamo la fine Pag. 27della repubblica dei partiti. La fine della repubblica dei partiti ha aperto, che ci piaccia o no, un vuoto che è istituzionale e costituzionale, e quindi noi dobbiamo fare i conti con questo frutto amaro, che è questo vuoto.
  Ecco perché, io credo che ci sarebbe stato bisogno di levare una voce più forte a difesa delle prerogative parlamentari su questa materia. Perché non stiamo parlando della legge elettorale, rispetto alla quale non c’è una zona franca della discrezionalità etico-politica del legislatore, ma ci sono i paletti molto precisi che, in particolare, la supplenza della Corte costituzionale ha dovuto definire. Noi qui, per quanto riguarda il finanziamento della politica, siamo all'interno di una specifica competenza del Parlamento. Ecco perché – lo dico con molta franchezza – la scelta del decreto-legge, in un certo qual modo, testimonia l'eclissi del Parlamento. E non è un fatto puramente formale: perché la questione del finanziamento delle formazioni politiche è controversa, non c’è una tesi unica, ha bisogno di un lungo dibattito, che in quest'Aula, nella verità delle posizioni, nella ricchezza delle sfaccettature di questo problema, perché fosse credibile, occorreva che ci fosse. E dunque, la forma del decreto-legge è sicuramente il segno di una cultura costituzionale che si va facendo sempre più fragile.
  Mi permetto di rivendicare questa centralità dell'Assemblea elettiva, della rappresentanza e della politica in questa materia, perché è nelle nostre mani, questa materia, non ci può essere espropriata. Ma se noi siamo inconcludenti, se noi per una coscienza cattiva fingiamo di dover delegare a soggetti o a poteri altri quello che invece è oggetto della nostra responsabilità politica, poi dobbiamo trarne le conseguenze, cioè di una democrazia stanca e, in particolare, di una inettitudine e di una inconcludenza della centralità della rappresentanza politica.
  Sul merito di questo provvedimento sono state dette, anche dai colleghi che mi hanno preceduto, e in particolare, con grande abbondanza di argomentazioni da parte del collega Sannicandro, tante cose. Molte di esse noi le condividiamo. In particolare, noi crediamo ancora al partito come strumento di legame tra cittadini e istituzioni. La società che si fa Stato senza la mediazione politica è destinata a perdersi, è destinata a illanguidire il senso stesso della democrazia. Ma noi vogliamo che la democrazia viva e non muoia, e per questo abbiamo bisogno non semplicemente di riaffermare retoricamente la centralità dei partiti, ma abbiamo bisogno di creare partiti credibili.
  Questa credibilità si è persa, e probabilmente questa repubblica dei partiti che è alle nostre spalle non risorgerà mai più nelle forme del passato, ossia i grandi partiti di massa che noi abbiamo conosciuto nella nostra vita precedente (parlo per le persone anziane come me). Ma vorrei sommessamente dire, e qui concludo, che un paio di anni fa è uscito un libretto di Michel Rocard, grande Primo ministro socialista della Repubblica francese, un manuale di politica per adolescenti.
  Lui ritiene e riteneva che anche in Francia i problemi che noi abbiamo e che pensiamo siano problemi domestici, invece, tocchino nel cuore il futuro della democrazia ed il futuro della politica e addirittura, in un certo qual modo, pensa che siano già perse le generazioni che stanno al di là degli adolescenti.
  Noi abbiamo bisogno di ricostruire una tradizione politica e non siamo certi che questo provvedimento, anche in questa veste che getta veramente dubbi sulla centralità della nostra istituzione parlamentare, non si traduca in una parabola che dal passato ci riporta al passato (Applausi dei deputati del gruppo Per l'Italia).

  PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Cozzolino. Ne ha facoltà.

  EMANUELE COZZOLINO. Signor Presidente, in premessa mi sia consentito di ringraziare i colleghi del mio gruppo in Commissione e l'intero gruppo del MoVimento 5 Stelle per avermi inserito tra coloro a cui spetta illustrare la posizione del nostro gruppo, ma più in generale del Pag. 28nostro movimento politico, su un tema, quale quello del finanziamento pubblico ai partiti, che rappresenta uno degli asset strategici del nostro impegno in politica fin dalle origini più remote.
  Il decreto che oggi iniziamo ad esaminare, nella sua versione originaria, era di fatto la fotocopia del testo del disegno di legge che la Camera approvò in prima lettura ormai molti mesi fa. La posizione del MoVimento 5 Stelle in tema di finanziamento pubblico ai partiti e più in generale sul tema dei costi della politica è ormai nota sia nelle linee generali, sia nelle posizioni di natura più ideologica. Per quanto riguarda invece il giudizio politico, ma anche tecnico, sul primo provvedimento varato dal Governo e la nostra proposta alternativa, fanno fede le posizioni espresse compiutamente nella relazione di minoranza e nel testo alternativo che in quell'occasione presentammo e che avemmo modo di illustrare compiutamente nel corso di quell'esame.
  Il decreto-legge che oggi è qui alla Camera, ha però subito delle modifiche nel corso della sua prima lettura al Senato. E se per onestà intellettuale è giusto riconoscere che tra quelle modifiche apportate vi è qualche miglioramento rispetto al testo originario, come ad esempio la parte che riguarda il vantaggio fiscale previsto per le erogazioni liberali ai partiti – che è stato abbassato –, o anche la norma che assoggetta al pagamento dell'IMU le sedi di partito, con altrettanta onestà intellettuale bisogna riconoscere che sono stati apportati anche molti peggioramenti, sia da un punto di vista economico, sia da un punto di vista di norme ordinamentali delle quali è francamente difficile individuare la razionalità o, per essere più precisi, il fine è chiaro, ma non è ovvio come giustificarlo politicamente.
  Mi scuso, se potrò essere un po’ pedante, ma in questo intervento, almeno nella prima parte, vorrei procedere ad un esame tecnico delle norme che abbiamo di fronte, illustrando punto per punto, ma soprattutto dati alla mano, i motivi del dissenso del MoVimento 5 Stelle in merito a questo provvedimento, sia rispetto agli elementi che erano già presenti nel primo provvedimento del Governo, sia rispetto alle novità introdotte al Senato.
  Il primo e più marcato elemento di dissenso lo troviamo dunque in ambito economico, per quanto riguarda i costi totali prodotti a regime da questo provvedimento. A legislazione vigente, ovvero sulla base della legge n. 96 del 2012, è ormai arcinoto che lo Stato spende 91 milioni di euro all'anno per quello che un po’ genericamente possiamo definire finanziamento pubblico ai partiti. Con le norme di questo decreto-legge nel 2014 lo Stato ne spenderebbe 100 di milioni, cifra che si raggiunge sommando semplicemente le coperture finanziarie che lo stesso decreto-legge indica per il 2014 nei suoi articoli.
  La matematica, come si suol dire, non è un'opinione. E questo, colleghi, non mi sembra affatto un buon aperitivo. Qualcuno potrebbe correttamente sostenere che il provvedimento deve essere valutato a regime. Facendo il calcolo dei costi teorici a regime, il che significa dei costi che il provvedimento produrrà solo nel 2017, il totale è di circa 72 milioni. Dunque vi è certamente una riduzione di 19 milioni che però, almeno a nostro avviso, appare molto limitata e la si otterrà tra quattro anni ed in politica quattro anni sono tanti, anche pochi mesi. Ma soprattutto il pregresso, ovvero la montagna di denaro pubblico incassato dai partiti dal 1993 a luglio scorso.
  Addentrandoci poi tra i singoli articoli del decreto-legge, il nostro principale dissenso riguarda il combinato disposto dell'articolo 1 e dell'articolo 14, ovvero la lenta riduzione, fino alla sua totale abolizione, della vecchia forma di finanziamento pubblico diretto. Come è noto, infatti, questa forma di finanziamento continuerà a persistere per tre anni, riducendosi percentualmente del 25, 50 e 75 per cento. Ovviamente, però, le nuove forme di finanziamento previste dal provvedimento entreranno in vigore da subito e dunque si sovrapporranno al vecchio finanziamento morente per un triennio.Pag. 29
  Vediamole, dunque, queste nuove forme di finanziamento. Quella principale è il 2 per mille, per il quale lo Stato preventiva un costo a regime di 45 milioni di euro sotto forma di minori introiti fiscali. Anche su questo punto – e lo abbiamo già detto in tempi non sospetti, ovvero in occasione dell'esame del disegno di legge – noi siamo contrari in linea di principio perché, anche se sotto forma di minore gettito fiscale, lo Stato sostiene comunque un costo a vantaggio di formazioni politiche; a nostro avviso invece – e se non sbaglio un paio di primarie fa lo diceva anche un giovane in camicia bianca – i partiti politici debbono autofinanziarsi completamente.
  Oltre ad un dissenso di principio nei confronti del 2 per mille, nutriamo anche un dissenso che nasce da un sospetto, ovvero che alla fine della fiera il rischio è che, in barba alle norme, si possano fare giochi poco chiari per spartirsi la torta.
  Purtroppo, colleghi, il passaggio al Senato ha confermato questi nostri sospetti, non tanto per il comma 2-bis, che prevede di dare un acconto del 40 per cento prima di conoscere gli importi effettivi delle destinazioni da parte dei contribuenti, ma soprattutto per il comma 3 dell'articolo 12 novellato dal Senato. Intendiamoci, l'acconto non ci piace per principio, perché se proprio si deve procedere con il 2 per mille quanto meno si destinino solo i soldi realmente assegnati dai contribuenti, così si eliminano spiacevoli incidenti.
  Ci piace ancora meno, però, che i criteri per il riparto e la corresponsione del 2 per mille siano stati affidati ad un decreto del Presidente del Consiglio dei ministri di natura non regolamentare. Cosa significa ? Tradotto, che questo provvedimento di grande rilevanza, come tutti possiamo intuire, sarebbe sottratto non solo ad ogni forma di controllo parlamentare, anche per un semplice parere delle Commissioni, ma anche al vaglio del Consiglio di Stato. Questa cosa, colleghi, è molto, molto sospetta, in particolare perché nel testo del Governo si prevedeva, invece, un regolamento del Ministro dell'economia e delle finanze che sarebbe stato sottoposto al parere delle Commissioni. «Capisci a me !» ci limitiamo a dire su questo punto.
  Ma rimanendo sempre sull'articolo 12, relativo al 2 per mille, troviamo anche un'altra brutta sorpresa, a nostro avviso assolutamente ingiustificata, introdotta al Senato, che riguarda la possibilità per i partiti di fare propaganda tra i cittadini per farsi destinare più risorse possibili, ovviamente a spese dello Stato. E il costo, colleghi, non è esiguo, visto che sono 9 milioni di euro nel 2014, 7,5 milioni di euro nel 2015 e 6 milioni di euro nel 2016.
  C’è qualcuno che vuole negare che questa norma non configuri un ingiusto, ulteriore privilegio, pagato anche a caro prezzo, a favore dei partiti, che non esiste a favore dei tanti enti che concorrono al 5 per mille ? E la nostra domanda è sempre la stessa: perché ai partiti sì e agli altri no ? Mistero della fede.
  Per quanto riguarda il vantaggio fiscale previsto per le erogazioni liberali, su questo aspetto non siamo contrari in linea di principio, riteniamo che il limite previsto dal decreto-legge per gli sgravi fiscali sia comunque troppo alto, anche se riconosciamo, per onestà, che in questo caso le novelle del Senato hanno ridotto gli importi previsti dal testo originario.
  Allo stesso tempo, però, non possiamo non sottolineare un aspetto stonato. Infatti, se, come detto, il Senato ha ridotto in totale il volume dei vantaggi fiscali previsti in origine e ha anche eliminato i vantaggi previsti per le scuole di partito, ha lasciato, però, intatta la copertura finanziaria prevista, il che potrebbe sembrare una disattenzione. Se, invece, si legge il comma 11 dell'articolo 11 ci accorgiamo che la disattenzione è voluta, dal momento che si prevede che, se la spesa sostenuta per gli sgravi fiscali sarà inferiore alla cifra stanziata, la differenza verrà automaticamente trasferita al fondo del 2 per mille e quindi ripartita tra gli aventi diritto. Anche qui, colleghi, rimando al «capisci a me !» di cui sopra.
  Già che ci sono, vorrei anche far notare che la clausola di salvaguardia finanziaria che il comma 10 sembra recare è fittizia, Pag. 30o meglio è sterilizzata dal riferimento alla possibilità di intervenire in sede di legge di stabilità per correggere eventuali scostamenti che si dovessero produrre. «Capisci a me ter !».
  Sempre rimanendo in tema di disposizioni che recano un costo economico, ci corre l'obbligo di citare la cassa integrazione prevista per i dipendenti dei partiti, solo per sottolineare che il testo del decreto-legge la equipara ad un diamante De Beers, ovvero è per sempre: una copertura di 11,25 milioni di euro a decorrere dal 2016. «Capisci a me quater !».
  Passiamo ora alle norme di carattere ordinamentale che meno ci convincono. E partiamo dal comma 1 dell'articolo 10, dove la novella apportata al Senato esclude dall'iscrizione al registro dei partiti e, quindi, dall'accesso ai benefici previsti i partiti che non hanno più rappresentanza in Parlamento. Premesso che noi non ci iscriveremmo comunque a questo registro, così come abbiamo rifiutato i finanziamenti pubblici previsti per quest'anno, qui non poniamo una questione pro domo nostra, ma una semplice questione di giustizia e anche di equilibrio della norma. Di giustizia, perché non si capisce per quale motivo chi sta fuori dal Parlamento, e dunque, non disponendo dei fondi dei gruppi, di visibilità eccetera, ha più bisogno di qualche sostegno economico e di qualche agevolazione, debba, invece, essere escluso da quelle che la legge prevede. Di equilibrio della norma, perché si escludono partiti veri non presenti in Parlamento, ma poi si consente l'iscrizione al registro e l'accesso ai benefici non solo alle formazioni nate in Parlamento da una scissione parlamentare – il riferimento a Nuovo Centrodestra, Per l'Italia e gruppuscoli vari, è casuale –, ma anche alle componenti del gruppo Misto, che alla Camera significano tre persone. Nella scorsa legislatura, ad esempio, avrebbe significato quel trio Lescano con il tricolore sulla cravatta formato da Scilipoti, Calearo e un altro deputato che poi è diventato sottosegretario.
  «Capisci a me quinquies».
  Passando alla trasparenza, impossibile non citare la novella apportata al comma 3 dell'articolo 5. Quell'articolo, nella versione originaria, ha abolito le dichiarazioni congiunte, ma ha obbligato i partiti a predisporre un elenco di donatori per ogni donazione superiore a 5 mila euro, elenco del quale proprio il MoVimento 5 Stelle alla Camera nell'esame del disegno di legge impose la pubblicazione su Internet. Ora si prevede che l'elenco sarà pubblicato, ma senza riportare i nomi e i dati dei soggetti che non hanno firmato un'apposita liberatoria al fine di tutelarne la riservatezza e, quindi, finisce lo scopo della pubblicità e trasparenza.
  Colleghi, non giochiamo e, soprattutto, non pigliamoci in giro fra noi e non prendiamo gli italiani per deficienti. «Capisci a me sexies».
  Concludo questa disamina con un accenno all'articolo relativo alla rappresentanza femminile. Giustamente si prevedono sanzioni per gli inadempienti. Meno giustamente i proventi delle eventuali sanzioni vengono destinati al fondo del 2 per mille, invece, chessò, di destinarli al fondo pari opportunità, come sarebbe stato giusto e corretto. A Roma, in questi casi, si dice «ammucchia Gasperino», che in questa sede si traduce in «capisci a me septies».
  I motivi per i quali siamo contrari a questo decreto mi sembra di averli illustrati con chiarezza e a sufficienza, ed è per questo che abbiamo presentato un numero rilevante di emendamenti. Ovviamente siamo consapevoli, colleghi, che qualora decadesse il decreto, la prima conseguenza sarebbe il ristoro dei 91 milioni di euro anche per il 2014. Se dovessi fare una battuta, potrei dire che comunque, almeno per il 2014, risparmieremmo qualche milione. Seriamente, invece, siamo consapevoli che sarebbe un esito inaccettabile, al punto che fummo noi a sollevare la questione già nel 2013, e chi vi parla fu il promotore di una mozione per congelare il finanziamento dell'anno 2013, prendendosi in quell'occasione pernacchie e contumelie politiche.Pag. 31
  Colleghi, se qualcuno pensa di intimorirci, o anche solo imbarazzarci, paventando che, se il decreto decadesse, noi del MoVimento 5 Stelle ne pagheremmo le conseguenze politiche, sbaglia di grosso, perché è una tesi risibile e da asilo «Mariuccia».
  Infatti, in primo luogo, a questo decreto non si doveva proprio arrivare. In secondo luogo, il problema non è del MoVimento 5 Stelle se, invece di esaminarlo a maggio, il disegno di legge sul finanziamento lo abbiamo esaminato, «schiacciato» dalla riforma costituzionale, tra fine luglio e ottobre, e poi questo disegno di legge è stato insabbiato al Senato. Terzo: è un problema del Governo aver varato un grappolo di decreti che ha intasato le Camere. Perché il Governo uscente ha varato il decreto a metà dicembre e l'ha pubblicato in Gazzetta Ufficiale solo il 28 dicembre ? Infatti sotto Natale stavamo aspettando la pubblicazione, perché se non fosse stato pubblicato entro la fine dell'anno, nel 2014 i fondi sarebbero stati completi, quindi al cento per cento.
  Quinto: se vi stava tanto a cuore, amici del PD, potevate rimandare di una settimana la crisi di Governo che avete costruito in provetta, che avete esaminato nel laboratorio del Quirinale, e che è arrivata qui alla Camera sotto forma di un signore in camicia bianca che riceve i gruppi parlamentari in una sala del secondo piano, ma senza che quest'Aula abbia potuto svolgere un dibattito sul perché il Governo Letta è stato dimissionato.
  Colleghi, scommettiamo che, se il decreto decade, avrà l'effetto di varare la nave del nuovo Governo, e soprattutto la premiership di Renzi non con lo champagne, ma con una bottiglia di acido muriatico ?
  Ai posteri, perché al momento gli elettori non vanno più di moda, l'ardua sentenza (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Balduzzi. Ne ha facoltà.

  RENATO BALDUZZI. Signor Presidente, se siamo qui, in questo qualificato manipolo di parlamentari – e includo in essi anche il rappresentante del Governo – è perché non accettiamo la logica del tanto peggio tanto meglio. Dunque, auspichiamo che il procedimento non si interrompa, ma siamo consapevoli delle sue anomalie.
  L'aver trasformato il testo approvato da questa Camera a contenuto di un decreto-legge sarà stato anche, come ha detto poc'anzi l'onorevole Sanna, un gesto coraggioso, da parte del Governo in carica, ma certamente – e il collega ne conveniva – singolare ed eccentrico e non privo di profili di perplessità sotto l'angolatura costituzionale, non per quanto attiene alla necessità e all'urgenza della parte relativa all'abolizione del finanziamento pubblico diretto (la valutazione di questo sta nella disponibilità di Governo e Parlamento), ma per la parte attuativa dell'articolo 49 della Costituzione sulle garanzie di trasparenza e democraticità dell'organizzazione interna dei partiti.
  Una disciplina, Presidente, attesa da anni. Dopo aver superato nel tempo ostacoli culturali, politici e anche giuridico-istituzionali che ne avevano in passato sconsigliato l'adozione, finalmente si è riusciti a ritornare al punto di vista che in Assemblea costituente espresse Aldo Moro dicendo: ma come è possibile che i partiti possano portare democrazia in questo Paese se essi stessi non ne sono momenti forti ?
  Una disciplina che ha i caratteri di attuazione organica dell'articolo 49 della Costituzione, una volta superati, come dicevo prima, quegli ostacoli e quelle remore che sconsigliavano l'applicazione del metodo democratico, previsto dall'articolo 49, alla democrazia interna dei partiti.
  Tuttavia, trattandosi, appunto, di una riforma organica, di attuazione di una norma costituzionale, la sua presenza in un decreto-legge, anche alla luce di quanto la Corte costituzionale ancora nella sentenza n. 220 del 2013 ha avuto modo di precisare, non può non essere fonte di perplessità.Pag. 32
  In sede di dichiarazione di voto finale, quando quest'Aula approvò, lo scorso 16 ottobre, il testo poi sussunto nel decreto-legge, motivai il voto favorevole di Scelta Civica per l'Italia come un voto di speranza e di fiducia, non privo di preoccupazioni in quanto quel testo era reputato da noi al di sotto di alcune delle esigenze costituzionali rappresentate, sia dall'articolo 49, sia dall'articolo 3 della Costituzione. Lo valutavamo, dunque, come suscettibile di miglioramento. L'articolo 3 è ugualmente importante perché evidentemente, nel momento in cui il nostro ordinamento si fa forte di un principio di eguaglianza sostanziale per rimuovere quegli ostacoli di ordine economico e sociale, l'affidare al criterio della disponibilità economica il finanziamento della politica e dei partiti crea dei problemi molto seri da questo punto di vista.
  Se oggi dovessi rispondere, Presidente, alla domanda se questi miglioramenti che noi avevamo auspicato sono stati portati in sede di conversione al Senato sul testo sussunto, quindi sul testo Camera, onestamente non potrei dare una risposta affermativa e lo ha già sottolineato nel suo intervento precedente in modo puntuale il collega Mazziotti Di Celso.
  Ci sono tre punti in particolare su cui vorrei sollecitare l'attenzione. Il primo è la garanzia delle minoranze. Allora avevamo detto che ci sembrava una norma un po’ timida quella uscita dalla Camera perché si limitava a dire che gli statuti dovevano indicare i criteri con i quali è assicurata la presenza delle minoranze negli organi collegiali non esecutivi. Stiamo parlando di organi collegiali non esecutivi, quindi la norma era timida già di per sé. Ebbene, anche questo evidentemente è stato reputato troppo coraggioso o troppo sfacciato dall'altro ramo del Parlamento e il Senato ha sostituito: «è assicurata» con: «è promossa». Nessun commento verrebbe da dire su questa sostituzione. Aggiungendo, tra l'altro: «ove presenti», quelle minoranze, nel senso, insomma, di fare in modo di non incentivare un'articolazione democratica e un confronto democratico all'interno del partito.
  Non contenta – ed è il secondo punto che volevo sottolineare – l'Aula che ci ha inviato questo testo ha modificato in modo significativo il testo della Camera prevedendo che la commissione di garanzia non debba più verificare la conformità dello statuto alle disposizioni che la legge prevede in ordine al contenuto degli statuti stessi, ma semplicemente di verificarne la presenza. Quindi, non verificare la conformità, ma solo la presenza di quegli elementi. Lascio evidentemente alla valutazione di ognuno stabilire la portata della differenziazione. Inoltre – e qui è un problema forse più di drafting o di coerenza del legislatore – aggiungendo subito, al comma successivo, un inopinato richiamo al fatto che la commissione deve verificare la conformità alle disposizioni di cui all'articolo 3.
  L'armonizzazione delle due disposizioni sarà sicuramente, ove questo testo dovesse arrivare alla sua vigenza, oggetto di una difficile opera di interpretazione.
  C’è un terzo punto: la modifica e la soppressione di disposizioni in tema di detrazione in particolare sopprimendo la previsione della detrazione sino al 75 per cento delle spese sostenute dalle persone fisiche per la partecipazione a scuole o corsi di formazione politica con un tetto annuale per persona. Qui mi ha molto colpito questa soppressione. Era una norma particolarmente cara al gruppo parlamentare di Scelta Civica, ma mi ha molto colpito soprattutto l'argomento cioè che si dicesse: come facciamo a trattare meglio la partecipazione a corsi di formazione politica rispetto alla partecipazione a corsi di volontariato o altre cose ? Questo sembra essere stato l'argomento che ha motivato la soppressione. Perché mi preoccupa questo tipo di argomento, signor Presidente ? Perché vuol dire che noi abbiamo una concezione recessiva e negativa del partito politico, antitetica a quella dell'articolo 49 della Costituzione, l'unica Costituzione tra quelle europee che assegna al partito politico quel compito di fare da tramite perché i cittadini possano concorrere a determinare la politica nazionale; non semplicemente fare da tramite Pag. 33perché i cittadini possano concorrere a formare la volontà politica, come nella Costituzione tedesca o in quella spagnola, ma a determinare la politica nazionale, un compito altissimo. Se non fosse una citazione un po’ eccentrica in quest'Aula mi verrebbe da sottolineare che, tanto tempo fa, Tommaso D'Aquino parlava dell'attività politica come divinius, l'attività più simile alla divinità che un uomo o una donna potessero fare. E, da questo punto di vista, l'articolo 49 della Costituzione, assegnando all'attività politica per il tramite dei partiti quel compito, sicuramente – non so con quanta espressa consapevolezza ma forse era così perché i nostri costituenti la storia e la filosofia la conoscevano – tale connotazione probabilmente voleva dare.
  Dire che una detrazione per la formazione politica è troppo alta in quanto questo squilibrerebbe rispetto ad altre apprezzabili attività, secondo me vuol dire avere una concezione del partito politico non in linea con l'articolo 49 della Costituzione.
  C’è infine Presidente, un punto problematico che, per la verità, era già presente nella formulazione da noi approvata ad ottobre. E cioè, nel momento in cui noi abbiamo cambiato nome giustamente ma abbiamo soprattutto cambiato la funzione della commissione per il controllo sui rendiconti, che diventa commissione di garanzia sulla trasparenza e anche sul controllo dei rendiconti, probabilmente la composizione di questa commissione, rimasta uguale quando aveva compiti molto diversi, avrebbero potuto utilmente essere rimeditata. Ma, appunto, ci sarà certamente tempo di farlo. La conversione in legge di questo decreto-legge non esaurirà il potere normativo delle Assemblee in materia di democrazia e trasparenza dei partiti, ed ecco perché voglio concludere con una nota di maggiore speranza rispetto a quella ascoltata poco fa nell'intervento, pur molto interessante, del collega Piepoli.
  Certamente, siamo in presenza di una situazione dove la nozione di partito, di movimento politico è molto diversa da quella del passato. Il tavolo è saltato. La credibilità dei partiti politici va riconquistata. Questo strumento, ancorché imperfetto, come probabilmente è trapelato anche dal mio intervento, potrebbe essere (e qui la speranza c’è tutta) un pur modesto elemento, un avvio di una nuova fase dei rapporti tra cittadini e potere politico nel nostro Paese ed è in questo senso che va l'auspicio di Scelta Civica (Applausi dei deputati del gruppo Scelta Civica per l'Italia).

  PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Bianconi. Ne ha facoltà.

  MAURIZIO BIANCONI. Signor Presidente, ho chiesto di parlare perché, secondo me, si è arrivati a un passaggio di una gravità storica, di un peso storico, in questo Parlamento, un passaggio che, sicuramente, né questo intervento, né gli emendamenti che ho presentato potranno variare. Però, desidero che agli atti di questa Camera rimanga questo intervento, le mie opinioni, perché, se qualcuno poi in un futuro vorrà vedere quando decidemmo di sotterrare il Parlamento, potrà ritrovarne forse qualche traccia in questo intervento.
  Noi non abbiamo fatto un provvedimento per eliminare il finanziamento ai partiti. Noi abbiamo fatto un decreto-legge «manifesto» per placare le folle e che ottiene, tra parentesi, tutti i risultati contrari a quelli dichiarati negli assunti mediatici e negli assunti della legge medesima.
  Intanto, Presidente, lo dico a lei, perché lei, oltre a rappresentare questa istituzione, in verità giustamente disadorna (perché quando si fanno le discussioni sulle linee generali è correttamente disadorna, ma gli atti, quello che diciamo rimangono), lei è uno che, di questioni istituzionali, se ne è sempre interessato personalmente, e forse, insieme al collega Baldelli, è il più profondo conoscitore del nostro Regolamento, e si è impegnato con uno sciopero della fame assolutamente condivisibile su alcuni temi importanti istituzionali. Io lo dico a lei, perché lei è una persona che, sicuramente, nell'Ufficio Pag. 34che ricopre, qualcosa potrà dirlo, su questa non anomalia, ma su questa cosa che, se fosse stata fatta in diritto penale o in diritto civile da un cittadino qualsiasi avrebbe avuto tutte le sanzioni possibili e immaginabili.
  Noi stiamo intervenendo su un provvedimento che, al suo articolo 2, secondo comma – se ha un secondo di pazienza, siccome si può parlare con tranquillità visti i tempi concessi, glielo dico subito – fa di questo decreto-legge una variazione della Costituzione. Questo è un decreto-legge che ha valore costituzionale, in pratica è il secondo comma dell'articolo 49. Glielo devo leggere ? Penso di no, lei lo conosce bene, comunque, a scanso di ogni equivoco, glielo leggo: «l'osservanza del metodo democratico, ai sensi dell'articolo 49 della Costituzione, è assicurata anche attraverso il rispetto delle disposizioni del presente decreto». Che significa, per il colto e per l'inclita, ma anche per il popolo ? Significa che questo provvedimento dà una spiegazione costituzionale alla finalità del metodo democratico, detta la democrazia costituzionale dei partiti.
  Presidente, dov’è l'urgenza per ritenere che questa materia possa essere determinata con un decreto-legge ? Presidente, dov’è la bestemmia istituzionale, ritenendo che su una materia così delicata non debba essere il Parlamento a decidere con un provvedimento di legge, ma possa essere delegata al Governo con un decreto-legge ? È già stato detto, in maniera lata, questo ragionamento. Io glielo stringo: com’è possibile che la Costituzione sia variata, interpretata, modificata e letta con un provvedimento di carattere governativo, che la Costituzione prevede soltanto in casi di governo di esecuzione particolarmente gravi ed urgenti ?
  So che questa dizione ha avuto dei contorni slabbrati, ma su questioni di Governo, non su questioni metodologiche, non su questioni di Costituzione. Già si comincia a capire cosa si è combinato, perché già il Governo Monti è stato un vero tornado per le prerogative di questo Parlamento; non so se abbiamo votato a scatola chiusa, tappandoci occhi, orecchie, bocca: io no, ma, insomma, dico come Aula, 54 o 55 fiducie, abbiamo fatto di tutto con il Governo Monti. Già in quel caso il Parlamento ha avuto il suo primo colpo di grazia, con tutte le responsabilità della Presidenza della Repubblica e della Presidenza delle Camere del tempo. Vorrei non continuarla questa china, anche perché, Presidente, la prova che si va ad esprimere per far approvare un «manifesto» è data dal fatto che, grosso modo, questo testo il primo grado di approvazione qui alla Camera l'aveva avuto ed era al Senato, insabbiato da niente, perché, se non si approvava a febbraio, sarebbe stato approvato a marzo, se non si approvava a marzo, sarebbe stato approvato ad aprile, era in Commissione e veniva discusso. Tuttavia, siccome c'era da liquidare un Presidente del Consiglio, al quale dicevano che non faceva niente e, poverino, qualcosa cercava di fare, con la mia piena opposizione, io non ho fatto niente perché sono all'opposizione, tutto quello che si vuole ma svolgeva comunque il suo ruolo, non sapendo cosa fare, che ha fatto ? «Non vi vogliono togliere i finanziamenti ai partiti ? Ve lo faccio vedere io come si fa» ! Ha preso questo provvedimento, che era già passato alla Camera, era al Senato, l'ha preso e l'ha messo in circolo come decreto-legge, per far vedere che lui – sì – era un uomo energico. Quindi, c’è stato l'utilizzo anche strumentale, politico, propagandistico di un sistema legislativo, di un modo di legiferare tipico per le urgenze governative ed è stato usato ad usum delphini. Qui il Presidente della Repubblica, dottor Giorgio Napolitano – non so se ha mai fatto l'esame da avvocato, ma laureato in legge lo è – non ha mica detto niente ! Ma se lo ricorda lei, Presidente, quando faceva il segretario d'Aula del suo partito e poi il vicepresidente, quante letterine ci mandava il Presidente della Repubblica italiana quando era il Governo Berlusconi a mandare i decreti-legge che ritornavano dopo poco ? Qui lui firma, come firmò per Monti, ha firmato anche per il suo protetto, onorevole Letta.
  Questo è il quadro nel quale si inserisce questo provvedimento, con riferimento al Pag. 35quale sono qui a dimostrare che è un manifesto e non è una legge, non ha altre finalità. Siccome, come in tutti i film gialli, è sempre il particolare che «fotte» l'assassino, il particolare del manifesto lo leggiamo già dal titolo di questa legge, Presidente. Il titolo di questo provvedimento è: conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge e così via, recante abolizione del finanziamento pubblico diretto – cittadini, il Governo Letta e il Parlamento vi hanno abolito il finanziamento pubblico diretto, ma con quali finalità ? –, disposizioni per la trasparenza e la democraticità dei partiti. Presidente, io faccio l'avvocato da 41 anni, ho una laurea in legge con il massimo dei voti e la lode, sono un cultore di diritto costituzionale da anni, tutta la mia vita istituzionale l'ho passata nelle Commissioni affari costituzionali. Guardi che «trasparenza» è un termine prettamente politico e non giuridico e nell'ambito giuridico si riferisce agli atti amministrativi, cioè all'accesso agli atti amministrativi del cittadino: trasparenza della pubblica amministrazione. Usato qui è usato soltanto per dare fumo negli occhi ai cittadini dicendo che siamo diventati trasparenti; non si dice in una legge «trasparenti», è un'improprietà grave; come non esiste nel dizionario giuridico la parola «democraticità» che è una parola prettamente politica. È una parola che non ha senso all'interno di una norma di legge, perché la dizione giusta era, Presidente, se la volevano fare: disposizioni sull'amministrazione, sull'organizzazione e sulla pubblicità dei partiti.
  Questa era la dizione. Ma qui la gente non avrebbe capito che Letta ci faceva il manifesto e allora hanno detto «trasparenza e democraticità», completando ancora di più la negazione dell'efficacia legislativa di questo Parlamento, che è qui soltanto a rispondere alle folle vocianti, senza poi rispondergli nei fatti. Ma poi, l'assassino si vede perché si dice: «e disciplina della contribuzione volontaria e della contribuzione indiretta in loro favore». Allora, la contribuzione volontaria è quella dei privati; la contribuzione indiretta cos’è ? Viene Nembo Kid ? Vengono gli angeli del paradiso ? Vincono al Gratta e Vinci, i partiti, oppure manca una parola, che c'era nel provvedimento di legge, che hanno capito che dovevano togliere per mettere sempre fumo negli occhi ai cittadini ? Qui manca la parola «pubblica»: contribuzione pubblica indiretta. Allora, la dizione esatta di questo disegno di legge è: «abolizione del finanziamento pubblico diretto e istituzione della contribuzione pubblica indiretta». Cioè, vale a dire che si fruga sempre in tasca ai cittadini, cioè vale a dire che il denaro pubblico va sempre a beneficio dei partiti e il buon Letta, l'onorevole Letta, bisogna che si rassegni. Ha fatto una cosa per gettare fumo negli occhi ai cittadini e vendergli una cosa che non è.
  Nessuno fiata, tutto va bene; nessun commentatore televisivo naturalmente ascolterà questo sproloquio, perché è giusto che non l'ascolti. Continueremo ad andare ai talk show a dire che abbiamo abolito; non si è abolito niente ! Non solo, Presidente, non si è abolito niente, ma la spesa è identica ! Anzi, la spesa è superiore, perché con il décalage, cioè con i contributi fino al 2017, c’è in più quella spesa. La spesa, se no, è uguale, perché sono 75 i milioni di euro previsti per le detrazioni fiscali e 15 quelli previsti per la cassa integrazione; 75 più 15 fa 90, la legge che sopprimono ne spendeva 91, il che significa che, nel passaggio dal finanziamento diretto al finanziamento indiretto, si guadagna 1 milione di euro, cioè neanche l'1 per cento, lo 0,70 per cento, senza contare i soldi in décalage con i quali – anche se non ho fatto il conto – sarebbero molto di più. Cioè, si è abolito il finanziamento pubblico dei partiti, si è ottenuto il finanziamento indiretto pubblico dei partiti, lo si è fatto con un decreto-legge, contrariamente a tutte le regole, perché si intacca la Costituzione, lo si è fatto come manifesto, e si spende di più ! Ma dove sono i cultori del finanziamento privato, questi giornalisti che ci chiamano alla televisione e che non vogliono neanche sentirsela dire questa storia ? Chi voterà, mio partito compreso, questo provvedimento Pag. 36voterà un manifesto volto alla truffa nei confronti dei cittadini, perché questo è e non cambierà. Secondo elemento, molto grave: si è reso conto il professore Quagliariello, senatore, Ministro ancora oggi, che ha scritto questo capolavoro di legge, che con il comma 2 dell'articolo 2 ha determinato la democraticità, il tasso di democrazia dei partiti, andando a mettere le mani in un vespaio ? Io le ricordo, Presidente – lei è un uomo colto, lo sa –, che il professor Sartori, che sarà un rompiscatole come tutti dicono, ma, insomma, ci capisce, ha scritto due volumi, di circa 500 pagine ciascuno, in cui ha scritto: Democrazia. Cosa è. Leggendo queste 1.000 pagine ci si accorge che in fondo anche lui dice che non sa cos’è la democrazia, che cioè è una cosa indefinibile, che si capisce ma non si può definire, mentre Quagliariello, in un tonfo, scrive il secondo comma dell'articolo 9 e determina qual è la democraticità e la democrazia dei partiti, con una legge che determina regole di funzionamento. Siamo a Disneyland ! Siamo a Fantasilandia !
  Non c’è un giornalista parlamentare che lo dica ! Non c’è un professore di diritto costituzionale che lo rappresenti ! Non c’è nessun deputato di questo Parlamento che dica che siamo a Disneyland !
  Non si determina la democraticità: si determina con una legge ordinaria un certo tipo di organizzazione. Sono cose gravi, che spaccano il rispetto delle istituzioni: perché, Presidente, io mi sono alzato in quest'Aula e ho detto che rispetto a quello che facevano i colleghi di 5 Stelle mi sentivo disonorato, pur dicendo delle cose che – noto – io condividevo in grande parte, ma per come lo facevano, dicevo che non mi stava bene, perché disonoravano questo Parlamento. Ma questo Parlamento si disonora in molti modi: si disonora come hanno fatto loro, ma si disonora facendo finta di tenere una democrazia formale e uccidendo la base della democrazia e della libertà.
  Presidente, lo sa quando ci si accorge che l'acqua è preziosa ? Quando il pozzo è asciutto. E lo sa quando si asciuga il pozzo ? Quando il primo ci fa un buco. E noi lo abbiamo fatto il buco qui, perché questo Parlamento conta sempre di meno, a forza di approssimazioni, di necessità e di urgenze. E allora il professor Quagliariello, in barba a Sartori, determina la democraticità dei partiti. Presidente, e come la determina ? La determina sulla base del PC e dell'Unione Sovietica: perché un partito è democratico se ha una sede, un partito è democratico se ha un segretario e un presidente eletto, un partito è democratico se ha un simbolo; cioè fa la figura, la storicizzazione di un partito-Potëmkin. Mi domando: i colleghi del 5 Stelle, con i quali non è che mi uniscano molte cose, che attraverso il computer determinano qual è la loro democrazia interna, non hanno un comitato centrale, non hanno una direzione nazionale, non hanno un esecutivo; aprono un computer e scrivono: voi che volete fare ? Cinquanta o cento rispondono e allora si fa così. Non è una forma di democrazia anche questa ? La puoi criticare: per me fa ridere i polli, però per loro è valida. No: loro, secondo il professor Quagliariello, che non ha letto Sartori, non sono democratici; i quattrini non li potrebbero avere. E anche qui poi c’è del subdolo: che vorrà dire in fondo ? Siamo pazzi ?
  Addirittura si prevede che il tasso di democraticità di un partito si determini dalle sue emanazioni regionali, cioè esattamente come il PD ! Il PdL, che io ho amministrato per cinque anni, non ha sedi regionali: ho dovuto scrivere come emendamento «ove esistenti», perché non figurava a nessuno che ci potesse essere un partito che non aveva emanazioni regionali. Noi abbiamo disegnato in questo decreto-legge un partito ad immagine e somiglianza del PD, che probabilmente è a immagine e somiglianza del PCI. Tranne le primarie: ci volevano le primarie qui ! Perché si sono fatte un mese prima, altrimenti scrivevano che chi non faceva le primarie non era democratico. Perché oggi la democrazia è quella del Partito Democratico, a paradigma costituzionale secondo il professor Quagliariello e i suoi amici. Ma le pare una cosa che può funzionare questa ?Pag. 37
  Ma c’è di più: ci si iscrive in un registro ! L'ho già detto, ci si iscrive in un registro. Questo esiste solo in Iran, non c’è neanche in Ucraina il registro. C’è solo in Iran, e l'ayatollah considerano se uno si può candidare o non si può candidare. E noi abbiamo i nostri ayatollah ! Perché quello che diceva il professor Balduzzi, la presenza nel registro e la conformità con tutte le disquisizioni giuridiche che ha detto e che sono condivisibili, da chi vengono analizzati ? Da una commissione. Lo sa, lei, Presidente, in nome dell'autodichia del Parlamento... Perché i cittadini non sanno che la libertà di questo Parlamento ha anche definito che il Parlamento ha una sua giustizia interna: se un lavoratore di questo Parlamento fa una causa di lavoro, non può andare al tribunale ordinario, va ad un tribunale interno di questo Parlamento. È tutto qui dentro: il Parlamento è sottratto alle influenze esterne perché se ne deve garantire l'autonomia, l'immunità, la garanzia della sovranità.
  E che si fa ? Nel registro dei partiti si dice, aspetti che voglio essere preciso che tanto c’è tempo, il Presidente della Corte di Cassazione, il Presidente del Consiglio di Stato e il Presidente della Corte dei conti, quindi tre magistrati, nominano cinque magistrati che determinano se un partito si può iscrivere o non si può iscrivere. Ma come: e l'autodichia ? In cavalleria. L'autodichia non c’è più. Noi ci rimettiamo in mano alla magistratura che sarà il migliore dei poteri ma, per il principio della separazione dei poteri, le mani sul Parlamento non ce le può mettere a nessun titolo. Lo sanno i ragazzi piccini. Altro colpo alla Costituzione e al Parlamento.
  Ma non è finita qui, perché, se non ci sta bene ciò che accertano costoro, secondo la loro mentalità, perché non c’è un regolamento dei parametri, sono loro che, insindacabilmente, dicono se sei conforme o non lo sei... Lo sapete, secondo questo decreto-legge, chi è che deve dire se va bene o no ? Il TAR. Il Tribunale regionale amministrativo: il Parlamento e i partiti sanzionati dall'articolo 49 della Costituzione in un Paese dove non c’è democrazia diretta, dove la democrazia parlamentare è stata ancora una volta ribadita, dove il Presidente ha il potere di indicare il Primo ministro e nominare i ministri, dove non c’è Peron, dove non c’è De Gaulle, dove c’è un Presidente del Consiglio che non ha neanche il potere di nominare i ministri, in cui il Parlamento è ancora centralissimo, l'iscrizione al registro dei partiti che determinano tutto questo meccanismo e che la Costituzione definisce come momenti unici, non essenziali ma unici, per la democrazia è in mano al TAR.
  Ma vi rendete conto cosa avete messo insieme o no ? Ma non c’è nessuno di voi che dice qualche cosa ? Non vale questo uno sciopero della fame, Presidente ? Io non li faccio, lei sì. Lo faccia uno sciopero della fame, sia corretto, salvi il Parlamento da questa ignominia. Questo provvedimento è subdolo. Basta essere dilettanti di diritto costituzionale – capisco che non si può essere digiuni ma basta essere dilettanti –, per sapere che per il principio più volte menzionato della pari dignità sociale e del tentativo di uguaglianza, della rimozione degli ostacoli e via seguitando è impensabile che ci siano partiti A e partiti B. È impensabile che, in un prosieguo di attività democratica, un partito possa essere iscritto nel registro ed avere soldi e un partito non possa essere iscritto e non averli. Quindi, se la Corte costituzionale, una volta tanto, farà il suo dovere, dovrà dire che questa differenziazione è incostituzionale e, se rimane il registro, è chiaro che i partiti, che non sono iscritti, non possono competere per le elezioni. Il che, in pratica, avvalora fino in fondo l'eccesso di, come posso dire, mania di grandezza del professor Quagliariello perché, effettivamente, avrebbe stabilito un tasso di democraticità definitivo e la definizione di democraticità per i partiti politici italiani. Quindi, è impensabile che tutto questo venga fuori con l'imbroglio di dire agli italiani che il finanziamento pubblico è abolito.
  L'ultima iniquità. Con il finanziamento pubblico diretto: tanti voti, tanti soldi. Con il finanziamento pubblico indiretto, con Pag. 38limiti anche a centomila, cinquemila da 100 mila fanno una cifra che non fa cinque milioni di persone, se non sbaglio, da un euro.
  Si crea cioè la dazione pubblica, cioè la detrazione fiscale, che sono i soldi pubblici, non in funzione della rappresentanza democratica, ma della capacità delle tasche di coloro che possono contribuire, e si crea un'iniquità pazzesca, perché il costo pubblico della democrazia non è legato alla rappresentanza, ma è legato alla capacità contributiva dei simpatizzanti, degli iscritti e anche degli eletti. Questo avete fatto per far contento il popolo, questo fa non solo schifo da un punto di vista contenutistico, questo è lesivo delle basi di questo Parlamento, del potere legislativo, della sua dignità e della sua indipendenza, e io, nonostante quello che ho sentito, né per me, né per i miei, né per i miei figlioli, né per chi mi vota, per chi mi legge ma soprattutto per me, non voterò mai un provvedimento così.

  PRESIDENTE. È iscritta a parlare l'onorevole Dadone. Ne ha facoltà.

  FABIANA DADONE. Signor Presidente, innanzitutto vorrei ringraziare il deputato Sannicandro per la lezione di storia di politica e di diritto degli ultimi settant'anni, anche se noi che siamo un pelino più giovani vorremo ricordare anche la storia più recente, quella per esempio di un finanziamento ai partiti da parte di famiglie, quali quella dei Riva di Taranto. Ecco perché nella nostra proposta abbiamo sì sostenuto la raccolta di fondi, ma accostata a dei limiti e a delle sanzioni molto severe. Ma torniamo al merito del provvedimento che i miei colleghi, Cozzolino e Lombardi, hanno illustrato in maniera direi eccellente. Ci troviamo ancora una volta a ribadire, questa volta lo diciamo all'interno del palazzo mentre prima lo facevamo dalle piazze...

  PRESIDENTE. Mi scusi onorevole Dadone, colleghi, potrei pregarvi...grazie. Prego, onorevole Dadone.

  FABIANA DADONE. Ci ritroviamo – dicevo – ancora una volta a ribadire che i partiti non possono e non devono continuare a vivacchiare, a spendere e soprattutto a sprecare il denaro sulle spalle dei cittadini, dei contribuenti e degli elettori. Lo hanno gridato a gran voce loro stessi con oltre il 90 per cento dei voti nel 1993, con lo stucchevole referendum popolare, come l'ha definito il collega Sannicandro, che avrebbe dovuto consegnare alla storia la vergognosa esperienza di scandali giudiziari che travolsero i partiti di allora, voltando per sempre pagina. Invece questo referendum, lo ricordo, è stato poco fa definito stucchevole, ma dal collega Giorgis in Commissione è stato definito in maniera molto simile.
  A frustrare e a deludere le aspettative di due generazioni ci hanno pensato gli stessi partiti in questa sede, non solo riprendendosi quello che era stato giustamente sottratto dalla volontà popolare, ma facendo, come dire, la cresta, diciamolo in questa maniera poco istituzionale. Ovviamente parte della classe politica di allora, che ancora siede tra questi scranni, qui o al Senato, ricorse ad un metodo e un approccio tipicamente italiano, che Alessandro Manzoni questi due secoli fa descrisse e raffigurò in forma umana, quello dell'avvocato Azzeccagarbugli, una forma mentis tutta improntata sull'uso di cavilli, di nozioni, di concetti, termini come ad esempio quello di rimborso, la sostituzione del termine «finanziamento» con «rimborso», un abile modo per raggirare l'ostacolo, un rimborso elettorale, nella fattispecie, che ha obbligato singoli cittadini, famiglie, professionisti e aziende a sborsare quasi 1,7 miliardi di euro allo Stato per mantenere in vita partiti, liste, movimenti e associazioni politiche coinvolte nelle varie elezioni, partendo dal livello delle regioni fino a quello delle europee, passando ovviamente dal livello nazionale. Dicevo, quasi 1,7 miliardi di euro, perché a tanto ammonta la differenza tra quanto i partiti hanno dichiarato di aver speso nel corso delle varie elezioni tra il 1994 e il 2008 e quanto è stato erogato dallo Stato a questi stessi partiti.Pag. 39
  Se volessimo descrivere dal punto di vista meramente gestionale e produttivo la condizione delle imprese italiane e delle realtà economiche in senso più ampio, diciamola così, tra le aziende al top di fatturato e di utile ci sarebbero le già tristemente note mafie, come la criminalità organizzata, camorra, ’ndrangheta, sacra corona unita, per citarne alcune, e dovremmo aggiungere i partiti politici.
  Se infatti un alieno sbarcasse nel nostro Paese e dovesse riportare ai propri simili chi guadagna più, o meglio in Italia, la risposta da dare sarebbe questa: la criminalità organizzata e la politica. Ma questi sono temi da antipolitica, roba da grillini, da Bar sport, da popolino.
  Allora passiamo a quelli che sono i temi e le questioni meno inclini alla critica di questa Aula. Abbiamo proposto – come tutti sanno ed è bene ricordarlo – una controproposta a quello che era il disegno di legge di abolizione del finanziamento pubblico ai partiti, quello che è stato ricompreso in questo decreto-legge, nel quale prevedevamo l'abolizione totale di ogni forma di rimborso elettorale e di cofinanziamento ai partiti. Non certo perché non riconosciamo l'articolo 49 della Costituzione e l'assoluta importanza di permettere a ciascun cittadino di associarsi in partiti al fine di concorrere alla determinazione della politica nazionale, ma perché riteniamo che ci siano strade ben più efficaci e ben più idonee per evitare il malcostume dei partiti già rilevato tanto con la legge del 1993, quanto con quella in vigore fino al 2012 e che crediamo resterà in vigore con il testo oggi in discussione.
  Riporto, per opportuna conoscenza, qualche esempio ulteriore che troverete nei nostri emendamenti, che non sono ostruzionistici, ma propositivi: la riduzione del tetto massimo dell'erogazione liberale prevista per le persone fisiche e per altri soggetti, la riduzione del tetto massimo prevista per le donazioni del 2 per mille. Al pari, riteniamo che sia indispensabile inasprire le sanzioni per i partiti che non rispettano le leggi in materia di trasparenza e pubblicazione dei dati necessari e l'ha spiegato molto, molto bene prima la mia collega Lombardi. E ancora, permettere a chiunque di sapere chi ha donato, quanto ha donato e a quale determinato tipo di partito, eliminare la possibilità a chi sostenga liberamente un partito politico o un'associazione promotrice di partiti di godere di agevolazioni fiscali maggiori di chi ad esempio ha un figlio alla scuola materna.
  Ecco, Presidente, il MoVimento si batterà con tutte le proprie forze e con tutte le armi che sono concesse dal Regolamento per impedire l'approvazione di questo tipo di provvedimento. Io vorrei invitare i miei colleghi, anche se l'Aula ormai è quasi vuota, a guardare al di fuori di questo palazzo e a non guardare chi ha votato noi, ma guardare, per una volta, chi ha portato loro ad essere nuovamente qui. Guardate loro e rendetevi conto del grosso errore che state commettendo nel perpetrare la cattivissima prassi ereditata dalla prima e dalla seconda Repubblica.

  PRESIDENTE. Non vi sono altri iscritti a parlare e pertanto dichiaro chiusa la discussione sulle linee generali.

(Repliche dei relatori e del Governo – A.C. 2096)

  PRESIDENTE. Prendo atto che il relatore di maggioranza, onorevole Emanuele Fiano, e il relatore di minoranza, onorevole Matteo Bragantini, non sono in Aula e quindi si intende che abbiano rinunciato alla replica. Il rappresentante del Governo si riserva di intervenire nel prosieguo della discussione.

(Esame dell'articolo unico – A.C. 2096)

  PRESIDENTE. Passiamo al seguito della discussione del decreto-legge n. 2096, in materia di abolizione del finanziamento pubblico ai partiti.
  Avverto che la Presidenza non ritiene ammissibili, ai sensi dell'articolo 96-bis, comma 7, del Regolamento, l'articolo aggiuntivo Pag. 40Boccadutri 1.01, già dichiarato inammissibile in Commissione, in quanto reca, nella parte relativa alla copertura finanziaria in materia di utilizzo delle «auto blu», norme che appaiono eccedere la loro funzione compensativa e che intervengono su materie non strettamente attinenti a quelle oggetto del decreto-legge (si veda, al riguardo, il parere della Giunta per il Regolamento del 26 giugno 2013).
  Avverto, inoltre, che la Presidenza non ritiene ammissibili, ai sensi degli articoli 86, comma 1, e 96-bis, comma 7, del Regolamento, le seguenti proposte emendative, non previamente presentate in Commissione, in quanto relative a materie non trattate nel provvedimento e negli emendamenti presentati e giudicati ammissibili in sede referente: Nuti 7.50, volto a prevedere l'azione risarcitoria di classe in caso di pregiudizio derivante ai cittadini dall'irregolare certificazione dei bilanci dei partiti e dei movimenti politici; Terzoni 9.65, Busto 9.66, Mannino 9.67, De Rosa 9.68, Segoni 9.69, che destinano le risorse del Fondo di cui all'articolo 9, comma 4, a ulteriori finalità rispetto a quelle del provvedimento in oggetto (a titolo esemplificativo, risparmio energetico, dissesto idrogeologico, mobilità sostenibile).
  Avverto che non saranno posti in votazione, ai sensi del punto 5.5) della Circolare del Presidente della Camera del 10 gennaio 1997, in quanto meramente formali, gli emendamenti Colletti 3.62, 3.120, 3.101, 3.111, 3.112, 3.113, 3.90, 3.99, 3.100, 12.88, 12.66 e 12.71.
  Avverto infine che, prima dell'inizio della seduta, sono stati ritirati dal presentatore gli emendamenti Lauricella 1.3 e 14.2.
  Passiamo all'esame dell'articolo unico del disegno di legge di conversione (Vedi l'allegato A – A.C. 2096), nel testo recante le modificazioni apportate dal Senato (Vedi l'allegato A – A.C. 2096). Avverto che le proposte emendative presentate sono riferite agli articoli del decreto-legge, nel testo recante le modificazioni apportate dal Senato (Vedi l'allegato A – A.C. 2096).
  Nessuno chiedendo di parlare sul complesso degli emendamenti ed essendo previste le votazioni a partire dalle ore 15 sospendo a questo punto la seduta, che riprenderà a tale ora, con il seguito dell'esame del provvedimento.

  La seduta, sospesa alle 14,20, è ripresa alle 15,05.

Missioni.

  PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Adornato, Gioacchino Alfano, Bonifazi, Capezzone, Damiano, Guerra, Giorgia Meloni, Meta, Pes, Portas, Andrea Romano e Rossomando sono in missione a decorrere dalla ripresa pomeridiana della seduta.
  I deputati in missione sono complessivamente settantatré, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell’allegato A al resoconto della seduta odierna.

Sull'ordine dei lavori.

  GIUSEPPE D'AMBROSIO. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  GIUSEPPE D'AMBROSIO. Signor Presidente, siamo qui a chiederle, a nome del gruppo del MoVimento 5 Stelle, o una sospensione dei lavori fino alle ore 16,30 o, per lo meno, che sino a quell'ora non vi siano votazioni, in maniera tale comunque da proseguire i lavori d'Aula, perché il MoVimento 5 Stelle ha bisogno di svolgere una propria assemblea sia per confrontarsi, dopo le vicende di stretta attualità, con Beppe Grillo, sia anche per analizzare con lo stesso il provvedimento in esame in Aula.

  ETTORE ROSATO. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

Pag. 41

  ETTORE ROSATO. Signor Presidente, intervengo semplicemente per chiarire che, anche in una situazione di palese e dichiarato ostruzionismo, noi riteniamo che sia corretto concedere, come abbiamo sempre fatto con tutti i gruppi parlamentari, una sospensione per l'Assemblea.

  SERGIO BOCCADUTRI. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  SERGIO BOCCADUTRI. Signor Presidente, anche il nostro gruppo accede a questa richiesta, perché noi non «ce ne freghiamo» dei momenti di confronto degli altri gruppi. E dico, anche con una certa polemica, che quando abbiamo fatto richieste di questo tipo, invece, ci si è risposto così. Ma, invece, noi pensiamo che sia utile per i gruppi discutere, perché questo aiuta anche a risolvere le questioni.

  PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Boccadutri. Non darei la parola ad altri, onorevole Pini, perché altrimenti dovremmo mettere la proposta in votazione.

  RENATO BRUNETTA. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Onorevole Pini ? Rinuncia... Prego, onorevole Brunetta. Vorrei soltanto segnalare che su questo argomento tendenzialmente non apriamo un dibattito. Se vi sono obiezioni lo mettiamo in votazione e a quel punto do la parola a un oratore a favore e a uno contro. Lei ha obiezioni, onorevole Brunetta ?

  RENATO BRUNETTA. Signor Presidente, noi siamo assolutamente d'accordo. Però questo deve essere un precedente che deve valere per tutti, in tutti i momenti e in tutte le occasioni. Non ci possono essere decisioni opportunistiche prese di volta in volta.

  PRESIDENTE. Come è del tutto evidente, il precedente è marcato dal fatto che non vi sono obiezioni in Aula. Se si manifestano obiezioni in Aula, anche questo precedente viene meno, perché ovviamente il voto dell'Aula decide su come comportarsi. Quindi, noi prendiamo atto del fatto che non vi sono obiezioni e, come in tutti gli altri casi quando non vi sono obiezioni, la richiesta è accolta. Diversamente, onorevole Brunetta, ovviamente si pone la proposta ai voti e intervengono un oratore a favore e uno contro.
  A questo punto, sospendo la seduta che riprenderà alle ore 15,45 con l'espressione del parere sugli emendamenti da parte dei relatori e del rappresentante del Governo.
  Ricordo, colleghi, che, alla ripresa dei lavori, la Presidenza saluterà i familiari dei due fucilieri di marina detenuti in India, che saranno presenti in tribuna.

  La seduta, sospesa alle 15,10, è ripresa alle 16,05.

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE LAURA BOLDRINI

  PRESIDENTE. Cari colleghi, per favore, un momento di attenzione. Vi informo che sono presenti e stanno assistendo ai nostri lavori dalle tribune del pubblico i familiari, le signore Paola e Giovanna, dei due fucilieri marò (Generali e prolungati applausi, cui si associano i membri del Governo – L'intera Assemblea e i membri del Governo si levano in piedi).
  
Io le ho appena incontrate e ho espresso loro tutta la nostra solidarietà e l'impegno di questa Camera ad una rapida risoluzione della questione che va avanti da troppo tempo, da oltre due anni.

Preavviso di votazioni elettroniche (ore 16,05).

  PRESIDENTE. Poiché nel corso della seduta potranno aver luogo votazioni mediante procedimento elettronico, senza registrazione dei nomi, decorre da questo momento il termine di preavviso di cinque minuti previsto dall'articolo 49, comma 5, del Regolamento.Pag. 42
  Il preavviso è per i cinque ma, come d'abitudine, anche per i venti minuti previsti dall'articolo 49, comma 5, del Regolamento.

Si riprende la discussione.

(Ripresa esame articolo unico – A.C. 2096)

  PRESIDENTE. Avverto che, prima dell'inizio della seduta, sono stati ritirati dai presentatori gli emendamenti Dadone 1.50, Kronbichler 7.1 e Boccadutri 11-bis.01.
  La Commissione bilancio e il Comitato per la legislazione hanno espresso i prescritti pareri, che sono in distribuzione.
  Invito i relatori ed il rappresentante del Governo ad esprimere il parere sugli emendamenti.
  Prego, onorevole Fiano.

  EMANUELE FIANO, Relatore per la maggioranza. Signor Presidente, proprio in ragione del fatto che ho ricordato questa mattina, relazionando alla Camera sulla conversione in legge del decreto-legge n. 149 del 2013, e ricordando quindi che questo decreto-legge, giunto al Senato, recepiva integralmente il testo elaborato in discussione del disegno di legge da parte della Camera e non trascurando la singolare situazione politica che stiamo vivendo, io sono qui ad esprimere, anche in ragione di una comune opinione tra i partiti della maggioranza e anche di alcuni della minoranza, un parere di invito al ritiro o contrario sugli emendamenti che adesso le citerò in ordine.
  Quindi, la Commissione invita al ritiro, altrimenti il parere è contrario, dell'emendamento Bianconi 1.1. Non ho preso nota dei tre emendamenti che lei prima ha citato, poi magari mi interromperà se cito un emendamento che non è più...

  PRESIDENTE. Va bene.

  EMANUELE FIANO, Relatore per la maggioranza. Invito al ritiro, altrimenti il parere è contrario, degli emendamenti Bianconi 1.1, Cozzolino 1.59, Dadone 1.61, Lombardi 1.58, Toninelli 1.52, 1.53 e 1.54, Dadone 1.51, Bianconi 1.2, Lombardi 1.55, dell'articolo aggiuntivo Boccadutri 1.01...

  PRESIDENTE. Ma questo non è inammissibile ?

  EMANUELE FIANO, Relatore per la maggioranza. Signor Presidente, non sono riuscito a prendere nota.

  PRESIDENTE. Sì è inammissibile questo.

  EMANUELE FIANO, Relatore per la maggioranza. Allora, ritiro il parere, perché l'emendamento non è presente. La Commissione formula un invito al ritiro, altrimenti il parere è contrario, sugli emendamenti Lombardi 2.52 e 2.51, Cozzolino 2.50, Dieni 2.54, Lombardi 2.56, Dieni 2.53, 2.55 e 2.57, sugli identici emendamenti Bianconi 2.1 e Nuti 2.58, sugli emendamenti Lombardi 2.59, Colletti 3.51, Dieni 3.54, 3.55, 3.53 e 3.52, sugli identici emendamenti Di Lello 3.1 e Dieni 3.56, sugli emendamenti Dieni 3.57, Bianconi 3.3, Dieni 3.58, Colletti 3.59, Bianconi 3.2, Dieni 3.60 e 3.61, Colletti 3.62, Dieni 3.63, 3.64, 3.65 e 3.66, Cozzolino 3.67, sugli identici emendamenti Bianconi 3.4 e Colletti 3.68, sugli emendamenti Dieni 3.71 e 3.69, Cozzolino 3.70, Colletti 3.120, Dieni 3.72, Colletti 3.73 e 3.74, Bianconi 3.50, sugli identici emendamenti Bianconi 3.5 e Colletti 3.75, sugli identici emendamenti Bianconi 3.6 e Colletti 3.76, sugli emendamenti Colletti 3.77, Dieni 3.78 e 3.79, Colletti 3.80, 3.81, 3.111 e 3.112, Dieni 3.82 e 3.83, Colletti 3.84, sugli identici emendamenti Bianconi 3.7 e Colletti 3.85, sugli emendamenti Dieni 3.86, Colletti 3.113, 3.87 e 3.114, Dieni 3.88, sugli identici emendamenti Bianconi 3.8 e Colletti 3.89, sugli emendamenti Bianconi 3.9, Dieni 3.91, Colletti 3.90, Bianconi 3.10, Dieni 3.92, Dadone 3.121, Colletti 3.93, 3.94, 3.95 e 3.96, sugli identici emendamenti Bianconi 3.11 e Colletti 3.97, sugli emendamenti Colletti 3.98, 3.99, 3.100 e 3.101, Pag. 43Dieni 3.102 e 3.103, Frusone 3.104, Colletti 3.105, Dadone 3.106 e 3.107, Dieni 3.108, 3.109 e 3.110, Bianconi 4.1, Luigi Gallo 4.51, Simone Valente 4.52, Marzana 4.53, Battelli 4.54, Simone Valente 4.55, Luigi Gallo 4.56, Simone Valente 4.57 e 4.58, Luigi Gallo 4.62, Battelli 4.59 e 4.60, Marzana 4.63, Brescia 4.61, Luigi Gallo 4.64, Di Benedetto 4.65, 4.66, 4.67 e 4.68, Marzana 4.69.
  La Commissione formula altresì un invito al ritiro, altrimenti il parere è contrario, sugli emendamenti Luigi Gallo 4.70 e 4.71, Battelli, 4.72 e 4.73, Dadone 4.74, D'Uva 4.75 e 4.76, Luigi Gallo 4.77 e 4.78, Vacca 4.79, D'Uva 4.50, Di Benedetto 4.80, Cozzolino 4.81, Dadone 5.50 e 5.51, Ottobre 5.6, Lombardi 5.52, Matteo Bragantini 5.2, Fraccaro 5.53...

  PRESIDENTE. Onorevole Fiano, mi scusi, i pareri sono tutti di questo tenore, tutti uguali ? Allora a questo punto penso che ...

  EMANUELE FIANO, Relatore per la maggioranza. Per rispetto nei confronti dei proponenti, io leggevo tutto. Come lei crede.

  PRESIDENTE. Lei ha ragione. Se però vi è un invito al ritiro altrimenti il parere è contrario su tutti gli emendamenti, ci è chiaro. Se non ci sono eccezioni...Casomai mi dica l'emendamento eccezione.

  EMANUELE FIANO. Relatore per la maggioranza. Nessuna eccezione. Io lo facevo per rispetto dei presentatori.

  PRESIDENTE. Lei ha fatto la cosa giusta, la ringrazio. Il relatore di minoranza, onorevole Bragantini ?

  MATTEO BRAGANTINI, Relatore di minoranza. Signor Presidente, il parere è contrario sull'emendamento Bianconi 1.1 e favorevole sugli emendamenti Cozzolino 1.59 e Dadone 1.61. Il parere è contrario sull'emendamento Dadone 1.50. Sull'emendamento 1.58...

  PRESIDENTE. No, aspetti un secondo, scusi un attimo. Allora: emendamento Bianconi 1.1 favorevole. Sull'emendamento Cozzolino 1.59 ?

  MATTEO BRAGANTINI. Relatore di minoranza. Favorevole. Sull'emendamento Dadone 1.61 il parere è favorevole mentre sull'emendamento Dadone 1.50 è contrario.
  Il parere è favorevole sugli emendamenti Lombardi 1.58, Toninelli 1.52, 1.53 e 1.54. Il parere è contrario sugli emendamenti Dadone 1.51, Bianconi 1.2, Lombardi 1.55, Lauricella 1.3...

  PRESIDENTE. Aspetti, perché cambiano le pagine. L'emendamento Lauricella 1.3 è stato ritirato prima della seduta e l'articolo aggiuntivo Boccadutri 1.01 è inammissibile.

  MATTEO BRAGANTINI, Relatore di minoranza. Esatto. Il parere è favorevole sugli emendamenti Lombardi 2.52 e 2.51. Il parere è contrario sugli emendamenti Cozzolino 2.50, Dieni 2.54 e Lombardi 2.56.
  Sull'emendamento Dieni 2.53 mi rimetto all'Assemblea.
  Il parere è favorevole sugli emendamenti Dieni 2.55 e 2.57. È contrario sugli identici emendamenti Bianconi 2.1 e Nuti 2.58.
  Il parere è favorevole sull'emendamento Lombardi 2.59.
  Esprimo parere contrario sugli emendamenti Colletti 3.51, Dieni 3.54, 3.55 e 3.53.
  Esprimo parere favorevole sull'emendamento Dieni 3.52.
  Il parere è contrario sugli identici emendamenti Di Lello 3.1 e Dieni 3.56. Sull'emendamento Dieni 3.57 mi rimetto all'Assemblea. Esprimo parere contrario sugli emendamenti Bianconi 3.3, Dieni 3.58, Colletti 3.59. Sull'emendamento Bianconi 3.2 mi rimetto all'Assemblea. Il parere è favorevole sull'emendamento Dieni 3.60.
  Il parere è contrario sugli emendamenti Dieni 3.61 e Colletti 3.62. Sull'emendamento Pag. 44Dieni 3.63 mi rimetto all'Assemblea. Esprimo parere contrario sugli emendamenti Dieni 3.64, 3.65 e 3.66, Cozzolino 3.67, e sugli identici Bianconi 3.4 e Colletti 3.68.
  Il parere è altresì contrario sugli emendamento Dieni 3.71 e 3.69, Cozzolino 3.70, Colletti 3.120.
  Il parere è favorevole sull'emendamento Dieni 3.72.
  Esprimo parere contrario sugli emendamenti Colletti 3.73 e 3.74, Bianconi 3.50, sugli identici emendamenti Bianconi 3.5 e Colletti 3.75, sugli identici emendamenti Bianconi 3.6 e Colletti 3.76, nonché sull'emendamento Colletti 3.77.
  Il parere è favorevole sugli emendamenti Dieni 3.78 e 3.79.
  Il parere è contrario sugli emendamenti Colletti 3.80, 3.81, 3.111 e 3.112. Il parere è favorevole sugli emendamenti Dieni 3.82 e 3.83.
  Esprimo parere contrario sull'emendamento Colletti 3.84, sugli identici emendamenti Bianconi 3.7 e Colletti 3.85. Il parere è altresì contrario sugli emendamenti Dieni 3.86, Colletti 3.113, 3.87 e 3.114, Dieni 3.88, nonché sugli identici emendamenti Bianconi 3.8 e Colletti 3.89 e sull'emendamento Bianconi 3.9.
  Il parere favorevole sull'emendamento Dieni 3.91.
  Esprimo parere contrario sugli emendamenti Colletti 3.90 e Bianconi 3.10.
  Sull'emendamento Dieni 3.92 mi rimetto all'Assemblea.
  Il parere è favorevole sull'emendamento Dadone 3.121.
  Esprimo parere contrario sugli emendamenti Colletti 3.93, 3.94, 3.95 e 3.96, nonché sugli identici emendamenti Bianconi 3.11 e Colletti 3.97. Il parere è altresì contrario sugli emendamenti Colletti 3.98, 3.99, 3.100 e 3.101 e Dieni 3.102.
  Sull'emendamento Dieni 3.103 mi rimetto all'Assemblea.
  Il parere è favorevole sull'emendamento Frusone 3.104.
  Il parere sull'emendamento Colletti 3.105 è contrario. Sull'emendamento Dadone 3.106 mi rimetto all'Aula. Sull'emendamento Dadone 3.107 mi rimetto all'Aula. Il parere sull'emendamento Dieni 3.108 è favorevole. Il parere sull'emendamento Dieni 3.109 è favorevole. Il parere sull'emendamento Dieni 3.110 è favorevole.
  Il parere sull'emendamento Bianconi 4.1 è contrario. Il parere sull'emendamento Luigi Gallo 4.51 è contrario. Il parere sull'emendamento Simone Valente 4.52 è contrario. Il parere sull'emendamento Marzana 4.53 è contrario. Il parere sull'emendamento Battelli 4.54 è contrario. Il parere sull'emendamento Simone Valente 4.55 è contrario. Il parere sull'emendamento Luigi Gallo 4.56 è contrario. Il parere sull'emendamento Simone Valente 4.57 è contrario. Il parere sull'emendamento Simone Valente 4.58 è contrario. Il parere sull'emendamento Luigi Gallo 4.62 è contrario. Il parere sull'emendamento Battelli 4.59 è contrario. Il parere sull'emendamento Battelli 4.60 è contrario. Il parere sull'emendamento Marzana 4.63 è contrario. Il parere sull'emendamento Brescia 4.61 è contrario. Il parere sull'emendamento Luigi Gallo 4.64 è contrario. Il parere sull'emendamento Di Benedetto 4.65 è contrario. Il parere sull'emendamento Di Benedetto 4.66 è contrario. I pareri sono poi contrari fino all'emendamento Cozzolino 4.81 a pagina 27.
  Il parere sull'emendamento Dadone 5.50 è favorevole. Il parere sull'emendamento Dadone 5.51 è contrario. Il parere sull'emendamento Ottobre 5.6 è contrario. Il parere sull'emendamento Lombardi 5.52 è contrario. Il parere sull'emendamento Matteo Bragantini 5.2 è favorevole. Il parere sull'emendamento Fraccaro 5.53 è contrario, così come su tutti gli altri emendamenti fino all'emendamento Danone 5.58. Il parere sull'emendamento Boccadutri 5.4 è favorevole. Il parere sull'emendamento Matteo Bragantini 5.3 è favorevole. Il parere sull'emendamento Boccadutri 5.5 è favorevole. Il parere sull'emendamento Rizzo 5.050 è favorevole.
  Il parere sull'emendamento Bianconi 6.1 è favorevole. Il parere sull'emendamento Cozzolino 6.50 è contrario. Pag. 45
  Il parere sull'emendamento Kronbichler 7.1 è contrario. Sull'emendamento Nuti 7.50 mi rimetto all'Aula.

  PRESIDENTE. Aspetti, l'emendamento Kronbichler 7.1 è ritirato e il successivo emendamento Nuti 7.50 è inammissibile.

  MATTEO BRAGANTINI, Relatore di minoranza. Il parere sull'emendamento Cozzolino 7.51 è contrario. Il parere sull'emendamento Cozzolino 7.52 è favorevole. Il parere sull'emendamento Lombardi 7.053 è contrario.
  Sull'emendamento Cozzolino 8.50 mi rimetto all'Aula. Sull'emendamento Lombardi 8.53 mi rimetto all'Aula. Il parere sull'emendamento Lombardi 8.54 è contrario. Sull'emendamento Lombardi 8.52 mi rimetto all'Aula. Sull'emendamento Lombardi 8.55 mi rimetto all'Aula. Il parere sull'emendamento Lombardi 8.56 è contrario. Il parere sull'emendamento Lombardi 8.010 è contrario. Sull'emendamento Lombardi 8.011 mi rimetto all'Aula.
  I pareri sono contrari dall'emendamento Cozzolino 9.50 fino all'emendamento Cozzolino 10.53 a pagina 42.
  Il parere sugli identici emendamenti Boccadutri 10.1 e Dieni 10.82 è favorevole. Il parere sull'emendamento Dadone 10.54 è contrario. Il parere sull'emendamento Dadone 10.55 è contrario. Il parere sull'emendamento Di Lello 10.2 è favorevole. Il parere sull'emendamento Dadone 10.56 è contrario. Il parere sull'emendamento D'Ambrosio 10.57 è contrario. Il parere sull'emendamento Lombardi 10.58 è contrario. Il parere sull'emendamento Di Lello 10.3 è favorevole. Il parere sull'emendamento Lombardi 10.59 è contrario. Il parere sull'emendamento D'Ambrosio 10.77 è contrario. Il parere sull'emendamento D'Ambrosio 10.76 è contrario. Il parere sull'emendamento D'Ambrosio 10.79 è contrario. Il parere sull'emendamento D'Ambrosio 10.78 è contrario. Il parere sull'emendamento D'Ambrosio 10.71 è contrario. Il parere sull'emendamento D'Ambrosio 10.70 è contrario. Il parere sull'emendamento D'Ambrosio 10.75 è contrario. Il parere sull'emendamento D'Ambrosio 10.74 è contrario. Il parere sull'emendamento Toninelli 10.60 è contrario. Il parere sull'emendamento Toninelli 10.61 è contrario. Il parere sull'emendamento D'Ambrosio 10.62 è contrario. Il parere sull'emendamento D'Ambrosio 10.63 è contrario. Sull'emendamento Bianconi 10.6 mi rimetto all'Aula. Il parere sull'emendamento Bianconi 10.7 è contrario. Il parere sull'emendamento Ottobre 10.4 è contrario. Il parere sull'emendamento Nuti 10.50 è contrario. Il parere sull'emendamento Nuti 10.81 è contrario. Il parere sull'emendamento D'Ambrosio 10.64 è contrario. Il parere sull'emendamento D'Ambrosio 10.66 è contrario. Il parere sull'emendamento Bianconi 10.8 è contrario. Il parere sull'emendamento D'Ambrosio 10.67 è contrario. Il parere sull'emendamento D'Ambrosio 10.80 è contrario. Il parere sull'emendamento D'Ambrosio 10.68 è contrario. Il parere sull'emendamento D'Ambrosio 10.69 è contrario. Il parere sull'emendamento Di Lello 10.5 è contrario.
  Il parere sull'emendamento Matteo Bragantini 11.1 è favorevole. Il parere sull'emendamento Cozzolino 11.51 è contrario.

  PRESIDENTE. Contrario ?

  MATTEO BRAGANTINI. Sì, contrario. Esprimo parere contrario su tutti gli emendamenti restanti che si riferiscono all'articolo 11, mentre sull'articolo aggiuntivo Cozzolino 11.01 mi rimetto all'Assemblea.

  PRESIDENTE. L'articolo aggiuntivo Boccadutri 11-bis.01 è stato ritirato.

  MATTEO BRAGANTINI. Sull'articolo aggiuntivo Boccadutri 11-bis.02 mi rimetto all'Assemblea, mentre esprimo parere contrario su tutti gli emendamenti che si riferiscono all'articolo 12.
  Esprimo parere contrario sugli emendamenti Dadone 13.50 e 13.51, mentre esprimo parere favorevole sugli identici emendamenti Matteo Bragantini 14.1 e Cozzolino 14.50 e sugli emendamenti Dadone Pag. 4614.51 e 14.52, Cozzolino 14.53 e 14.54, Dadone 14.55 e Cozzolino 14.56.

  PRESIDENTE. L'emendamento Lauricella 14.2 è stato ritirato.

  MATTEO BRAGANTINI. Esprimo parere favorevole sull'emendamento Dadone 16.50, mentre esprimo parere contrario sull'emendamento Mazziotti Di Celso 16.1. Sull'emendamento Cozzolino 16.51 mi rimetto all'Assemblea, mentre esprimo parere favorevole sugli emendamenti Dadone 16.58, 16.56, 16.59, 16.57, 16.55, 16.54, 16.53, 16.52 e 16.60.
  Esprimo, infine, parere contrario sugli emendamenti Dadone 18.50, Cozzolino 18.52 e 18.51 e Bianconi Tit. 1.

  PRESIDENTE. Il Governo ?

  SESA AMICI, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri. Signor Presidente, il parere del Governo è conforme a quello espresso dal relatore per la maggioranza.

  PRESIDENTE. Colleghi, poiché abbiamo deciso di non votare fino alle ore 16,30, io sospenderei la seduta per cinque minuti, grazie. La seduta è sospesa.

  La seduta, sospesa alle 16,25, è ripresa alle 16,30.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ROBERTO GIACHETTI

  PRESIDENTE. Passiamo alla votazione dell'emendamento Bianconi 1.1 sul quale la Commissione e il Governo hanno espresso un invito al ritiro mentre il relatore di minoranza ha espresso parere favorevole.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Bianconi. Ne ha facoltà.

  MAURIZIO BIANCONI. Signor Presidente, questo è un emendamento che tiene conto delle promesse del Governo il quale promette l'abolizione del finanziamento pubblico ma, in realtà, lo trasforma da finanziamento pubblico diretto a finanziamento pubblico indiretto, anche se poi ha avuto il pudore di chiamare il finanziamento indiretto senza definirlo come pubblico. Questo emendamento dice molto semplicemente che il finanziamento pubblico ai partiti è abolito a far data dall'entrata in vigore della conversione di questo decreto e l'unica cosa che rimane è il Fondo per la cassa integrazione perché, bene o male, ci sono oltre 350 persone che devono in qualche modo uscire da questo tipo di impiego per rimettersi nella vita lavorativa, impiego che vorrei precisare: sono ragionieri, commercialisti, giornalisti e segretarie, non è che ci siano impieghi politici in questi che collaborano nei partiti. Se è vero che si vuole abolire il finanziamento pubblico, non resta che votare questo emendamento e non se ne parlerà più.

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione... chiedo scusa, revoco la votazione. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Cozzolino. Ne ha facoltà.

  EMANUELE COZZOLINO. Signor Presidente, ringrazio l'onorevole Bianconi per averci aperto la strada su questa discussione sul decreto-legge riguardante l'abolizione del finanziamento pubblico ai partiti. In realtà, il decreto-legge proposto non è una vera abolizione, ma semplicemente una riduzione, una rimodulazione da qui al 2017 e, nel merito, siamo favorevoli a quanto detto dal nostro collega Bianconi perché anche lui si è dimostrato molte volte anche in Commissione favorevole alle nostre posizioni, però per altri motivi non poteva sostenerci. Quindi invito l'Aula a valutare: siccome abbiamo un nuovo segretario del PD che si è fatto portavoce di una vera abolizione, del fatto che i partiti debbano guadagnarsi in strada, tra la gente, la stima per poter avere i finanziamenti e il fatto che abbiano la struttura è frutto di passati finanziamenti forse abnormi e, in questo caso qui, noi andiamo a toglierli subito. Quindi valutate, signori, valutate, perché l'aria sta cambiando e Pag. 47quindi dobbiamo dare un segno all'Italia: vediamo se cambiate verso. Vi invito a votare positivamente a questo emendamento. Il MoVimento 5 Stelle sosterrà questo emendamento (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto a titolo personale l'onorevole Toninelli. Ne ha facoltà. Scusi, onorevole Toninelli, volevo dire che il relatore di minoranza non esprime parere favorevole ma contrario su questo emendamento Bianconi 1.1.

  DANILO TONINELLI. Signor Presidente, anche da parte mia c’è un ringraziamento al collega Bianconi, perché con questo emendamento crea davvero una cornice a quello che saranno tutti gli emendamenti che il MoVimento 5 Stelle di qui in avanti presenterà, ovverosia il fatto che non si può intendere il contenuto di questo decreto-legge come un'abolizione di un finanziamento pubblico diretto, ma neppure come un'abolizione di un finanziamento pubblico indiretto. Infatti ricordo all'Aula che stiamo andando a trattare un provvedimento che permette ai privati, alle persone fisiche, tramite il 2 per mille, di trasferire quote importanti delle tasse dallo Stato ai partiti. Ciò significa che questo provvedimento mantiene in vita il finanziamento pubblico diretto ai partiti.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto a titolo personale l'onorevole Colletti. Ne ha facoltà.

  ANDREA COLLETTI. Signor Presidente, siamo qui a votare questa ennesima legge-truffa perché così si chiama. Ora in parte sull'emendamento del collega Bianconi ci potremmo anche trovare d'accordo, soprattutto sul primo comma, ovvero dove abolisce il finanziamento pubblico ai partiti in ogni forma anche in quelle truffaldine, quelle forme post-referendum.
  Su un punto, però, non si può per essere d'accordo, ovvero sul fondo della casa integrazione verso i dipendenti dei partiti. I dipendenti dei partiti sono stati scelti sappiamo come e, magari, gli stessi dipendenti sono ex parlamentari, come Livia Turco, oppure, da rumors della segreteria di Renzi, attuali parlamentari, come Cuperlo. E ci domandiamo: non solo li abbiamo pagati a sfregio per tutto questo tempo, dobbiamo anche pagarli con la cassa integrazione ?

  PRESIDENTE. La invito a concludere.

  ANDREA COLLETTI. E ricordo che con riferimento alla cassa integrazione, i partiti, in realtà, non hanno dato i soldi, i contributi per il fondo. Quindi ruberebbero fondi (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)...

  PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Colletti.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Fraccaro. Ne ha facoltà.

  RICCARDO FRACCARO. Signor Presidente, questo emendamento fondamentalmente rivoluziona l'impianto del decreto, un decreto particolarmente interessante, perché emblematico un po’ della logica che i partiti hanno adottato in questi anni per ottenere consensi truffando i cittadini. Io mi chiedo, ad esempio, se il Partito Democratico, durante la campagna elettorale, non avesse detto ai suoi elettori «siamo contro il finanziamento pubblico e lo vogliamo abrogare», ma avesse detto ai suoi elettori «lo vorremo abrogare a partire dal 2017», quanti voti avrebbero preso. Quanti voti avrebbero preso ? Io immagino pochissimi. C’è un altro elemento però molto importante.

  PRESIDENTE. Concluda, onorevole Fraccaro.

  RICCARDO FRACCARO. Sì, qui c’è, in questo provvedimento, la volontà di sperimentare il reddito minimo di cittadinanza. Questo è interessante...

  PRESIDENTE. La ringrazio.Pag. 48
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Dadone. Ne ha facoltà.

  FABIANA DADONE. Signor Presidente, io non sono del parere del mio collega Cozzolino, che è favorevole a questo emendamento, anche perché, se il primo comma mi convince – il finanziamento pubblico ai partiti è abolito in ogni sua forma alla data di entrata in vigore della legge di conversione del decreto-legge, e fino a qui noi siamo più che favorevoli –, è il secondo comma che mi lascia perplessa, perché si dà la concessione della cassa integrazione in deroga per i dipendenti di tutti i partiti – e fino a qui sono concorde, perché i lavoratori vanno sempre tutelati –, ma viene costituito un fondo di 20 milioni di euro. Non c’è un limite temporale: è questo quello che mi lascia maggiormente perplessa.

  PRESIDENTE. La invito a concludere.

  FABIANA DADONE. È vero che si stabilisce un limite del fondo, per cui, teoricamente, quando finiranno questi 20 milioni di euro, questi lavoratori dovranno trovare altra occupazione, ma è altrettanto vero che, non essendoci un limite temporale alla cassa integrazione, pare che questi lavoratori vengano trattati in maniera difforme rispetto agli altri lavoratori.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Boccadutri. Ne ha facoltà.

  SERGIO BOCCADUTRI. Signor Presidente soltanto per annunciare che noi voteremo, invece, contro questo emendamento e contro tutti i successivi che aboliscono il finanziamento pubblico, già oggi il mio collega Sannicandro ha spiegato il perché. Pensiamo che, al di là di tutte le chiacchiere, abolirlo significa di fatto uscire dall'Europa: in tutta Europa c’è il finanziamento pubblico dei partiti, in tutto il mondo c’è il finanziamento dei partiti, tranne negli Stati in cui c’è il partito-Stato. A questo punto, i promotori, diciamo, di questa idea dovrebbero probabilmente anche proporre una revisione dell'articolo 49 della Costituzione, perché non si può ipoteticamente pensare di lasciare ai partiti il concorso alle scelte della politica nazionale e, poi, non dare ai partiti gli strumenti per concorrere alla politica nazionale.
  Affidare soltanto ai privati, come propone il decreto, l'attività di finanziamento delle attività politiche significa lasciare anche ai privati la possibilità che le rappresentanze parlamentari vengano decise grazie e sulla base dei finanziamenti privati e, quindi, degli interessi privati, che possono attivare i partiti. Per questo, annuncio il voto contrario a questo e a tutti i successivi emendamenti all'articolo 1 (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Dieni. Ne ha facoltà.

  FEDERICA DIENI. Signor Presidente, io invece mi asterrò relativamente a questo emendamento, in quanto è parzialmente condivisibile nella parte in cui abolisce il finanziamento diretto ai partiti, ma non è condivisibile nella parte in cui prevede la cassa integrazione per i lavoratori del PD, in questo caso.
  Quindi, questo andrà in contrasto ai diritti di tutti gli altri lavoratori che invece non possono usufruire di un regime agevolato, quindi di cassa integrazione, e non è coerente, appunto, con quella politica che noi vogliamo adottare affinché nessuno rimanga indietro.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Silvia Giordano. Ne ha facoltà.

  SILVIA GIORDANO. Signor Presidente, voglio esprimere il mio parere favorevole purtroppo, però, solo per il primo comma di questo emendamento. Per quanto riguarda il secondo comma, invece, vado anche in contrasto con la dichiarazione di Pag. 49voto fatta dalla collega Dadone perché devo dire che apprezzo almeno lo sforzo fatto dall'onorevole Bianconi in quanto istituisce la cassa integrazione almeno a 20 milioni di euro a differenza di quanto fa, invece, questo decreto-legge che dà una cassa integrazione a tutti i componenti del partito vita natural durante, quindi, almeno, apprezzo questo sforzo. Purtroppo, però, non sono proprio d'accordo con il principio della cassa integrazione e, quindi, sarò costretta a votare astenuto. Peccato perché era un buon compromesso.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Dell'Orco. Ne ha facoltà.

  MICHELE DELL'ORCO. Rinuncio, signor Presidente.

  PRESIDENTE. Bene, a questo punto passiamo ai voti.
  Avverto che è stata chiesta la votazione nominale mediante procedimento elettronico.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Bianconi 1.1, con il parere contrario del relatore per la maggioranza, del Governo e del relatore di minoranza.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Grillo, Giuliani, Polverini, Distaso, Fitzgerald Nissoli, Misuraca...

  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  429   
   Votanti  349   
   Astenuti   80   
   Maggioranza  175   
    Hanno votato   32    
    Hanno votato no   317.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  (I deputati Rughetti, Gasbarra e Richetti hanno segnalato di non essere riusciti ad esprimere voto contrario).

  Passiamo alla votazione dell'emendamento Cozzolino 1.59.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Cozzolino. Ne ha facoltà.

  EMANUELE COZZOLINO. Signor Presidente, con questo emendamento, come è evidente, eliminiamo ogni forma di finanziamento pubblico, sia quello previsto dalla vecchia legge n. 96 del 2012 eliminando per intero da subito e non procedendo invece, come prevede questo decreto-legge, ad una serie di rate che si riducono successivamente. L'emendamento prevede anche l'eliminazione della nuova forma di finanziamento introdotta da questo decreto-legge che è quella tramite il 2 per mille. Ne proponiamo l'eliminazione perché, a nostro avviso, costituisce, comunque, una forma di finanziamento pubblico il cui costo è direttamente sostenuto dallo Stato, attraverso la tassazione dei cittadini.
  Nel corso della discussione sulle linee generali abbiamo avuto modo di illustrare come questo decreto-legge nell'immediato non produce alcun risparmio, anzi, aumenta i costi rispetto alla normativa vigente mentre a regime, il che significa solo tra quattro anni, questo risparmio sarà minimo, 19 milioni di euro. Questo emendamento, colleghi, rappresenta quella che è la posizione del MoVimento 5 Stelle sul tema del finanziamento pubblico. Noi siamo contrari a qualsiasi forma di finanziamento, perché riteniamo che la politica non debba produrre un costo per la collettività e soprattutto perché è evidente che la politica ed i partiti sono costati fino ad oggi troppo alla collettività e in un Paese che è in crisi dobbiamo dare un segnale.
  È un costo che è nell'ordine dei 2 miliardi, un costo che un'istituzione come la Corte dei conti ha definito incostituzionale. Non si può più procedere come si è proceduto fino ad oggi e, soprattutto, non Pag. 50c’è più spazio né tempo per finte riforme, come questo decreto è di fatto.
  È per questo motivo che proponiamo l'eliminazione di ogni forma di finanziamento a partire da ora. Lo facciamo anche perché il MoVimento 5 Stelle è la prova provata che la politica si può fare senza gravare sulle tasche dei cittadini. Il finanziamento lo si deve guadagnare, come dicevo prima, sui fatti che facciamo qui in Parlamento per i cittadini e non per gli amici degli amici. Quindi, invito a votare positivamente sul mio emendamento (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Colleghi, vi pregherei semplicemente di comunicare prima le vostre richieste, all'inizio dell'intervento di 5 minuti, in modo da aiutare la Presidenza. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole D'Uva. Ne ha facoltà.

  FRANCESCO D'UVA. Signor Presidente, intanto ringrazio il Governo per essere presente, anche se non ho ben capito quale Governo è. Allo stesso tempo, vorrei esortare i colleghi a votare questo emendamento, perché c’è stato un referendum negli anni Novanta che chiedeva l'abolizione dei rimborsi elettorali. Anzi, chiedeva l'abolizione del finanziamento ai partiti. Voi avete cambiato nome e li avete chiamati rimborsi elettorali: è una cosa vergognosa questa, a mio parere.
  Come ha già detto il mio collega precedentemente, il Partito Democratico si è presentato dicendo sempre che vuole «rimuovere» i soldi. In campagna elettorale è sempre convinto su una cosa, poi, quando bisogna veramente votare, quando bisogna fare, alla fine non fa, non vota ! Non vota, è questa la cosa grave. Qui c’è una totale incoerenza. Questa è incoerenza totale, Presidente. Io sono abbastanza arrabbiato per questo. Vorrei tanto che le cose cambiassero, ma sentendo poi...

  PRESIDENTE. La ringrazio. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Toninelli. Ne ha facoltà.

  DANILO TONINELLI. Signor Presidente, nell'ascoltare il collega devo intervenire, in quanto, seppur d'accordo, vorrei capire e chiedere una specifica di quella che è un'abolizione immediata del finanziamento pubblico, cui ovviamente noi vogliamo aderire, anche perché nella specifica non si è trovata e non si è capita la differenza tra quello che è stato indicato come finanziamento pubblico e come rimborsi. Sappiamo perfettamente, come la storia ci insegna, come dopo il referendum del 1993 fossero state inserite le parole «rimborso elettorale» quando in realtà – e lo prova il disegno di legge portato alla Camera alcuni mesi fa – si parlò di abolizione del finanziamento ai partiti, implicitamente provando il fatto che non ci furono mai, dopo il 1993, dei rimborsi elettorali ma dei veri e propri finanziamenti pubblici ai partiti.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Dadone. Ne ha facoltà.

  FABIANA DADONE. Signor Presidente, i miei colleghi Toninelli e D'Uva evidentemente non hanno assistito alla discussione sulle linee generali di questa mattina, altrimenti saprebbero che, per i nostri colleghi, il referendum del 1993 sul finanziamento è roba stucchevole. Non è che si può ri-tirare in ballo costantemente il fatto che i cittadini abbiano detto «no» al finanziamento pubblico ai partiti, per cui ci si è inventati questa nuova modalità di accostare il finanziamento diretto, ovviamente fino al 2017, a quelle indiretto: risparmio praticamente pari a zero.
  Il senso dell'emendamento del mio collega Cozzolino è buono, tant’è che io ne ho proposto uno simile: l'emendamento successivo. Chiediamo che l'abolizione avvenga, come hanno chiesto i cittadini in maniera stucchevole nel 1993, immediatamente e non dal 2017, perché si insedieranno altri Governi nel frattempo e chissà cosa potrà succedere. Questa è una sede legislativa, per cui ognuno potrà decidere di farsi una nuova legge sul finanziamento pubblico.

Pag. 51

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Pesco. Ne ha facoltà.

  DANIELE PESCO. Signor Presidente, questo emendamento è molto importante, perché va a descrivere quello che, secondo noi, dovrebbe essere questo decreto, ovvero la totale abolizione del finanziamento pubblico ai partiti, o dei rimborsi elettorali, come li volete chiamare voi. È un emendamento molto molto importante, perché descrive bene quello che vogliamo fare, cioè eliminare del tutto il finanziamento pubblico ai partiti, anche perché questo decreto – spieghiamolo bene una volta per tutte – utilizzando il metodo del 2 per mille, non fa diventare una cosa volontaria una donazione.
  Non è una donazione ai partiti, in quanto se si usa il 2 per mille, vuol dire utilizzare già una parte delle tasse versate dai cittadini: quindi vuol dire fare la stessa cosa che viene fatta attualmente, ovvero prendere soldi già destinati alle tasse e utilizzarli per i partiti politici. Noi siamo totalmente contrari a questa forma, in quanto siamo anche la prova comprovata che in Parlamento si può arrivare tranquillamente...

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Crippa. Ne ha facoltà.

  DAVIDE CRIPPA. Signor Presidente, finalmente arriviamo a parlare di finanziamento pubblico e rimborsi elettorali. Questo emendamento è fondamentale, perché incominciamo a dire «lo sopprimiamo da ora», e non previsioni tempistiche di cinque anni, quattro anni, che non hanno nulla a che vedere con le esigenze attuali del Paese e le condizioni economiche in cui versa il Paese.
  Ci continuate a dire che non ci sono i fondi per attuare nulla, dalla politica industriale, dalla ricerca, dallo sviluppo al sostegno della famiglia. Noi crediamo che i soldi ci sono, e questo è un bacino da cui attingere queste risorse. Limitarsi a dire che dobbiamo sostenere i partiti è drammatico da parte vostra, e non vi rendete conto che il Paese ha bisogno di altre risposte (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Castelli. Ne ha facoltà.

  LAURA CASTELLI. Signor Presidente, il mio collega D'Uva non capisce qual è il Governo che oggi è in carica. Glielo diciamo noi, glielo dico io: è il Governo Renzi, il Governo di quel Fonzie che disse di voler eliminare i rimborsi elettorali. Ora...

  PRESIDENTE. Onorevole Castelli, le faccio recuperare il tempo. Abbiamo...

  LAURA CASTELLI. Ho detto Renzi.

  PRESIDENTE. No, ha detto Fonzie. Le sto dicendo: onorevole Castelli, la pregherei...

  LAURA CASTELLI. Sì, se posso concludere... Per cui io...

  PRESIDENTE. Sì, lei può concludere. Le ho fermato il tempo, però lei sappia che può concludere se conclude bene; se conclude male, conclude prima. Bene.

  LAURA CASTELLI. Perfetto, vado avanti.
  Quindi, invito i colleghi del Partito Democratico a scegliere due strade: o quella di seguire il diktat del suo nuovo padrone, oppure di chiedere alla rete che cosa vogliono fare col finanziamento pubblico (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Colleghi ! Grazie.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Carinelli. Ne ha facoltà.

  PAOLA CARINELLI. Signor Presidente, con questo nostro emendamento chiediamo che i rimborsi elettorali siano aboliti Pag. 52a decorrere dalla data di entrata in vigore della legge di conversione del presente decreto-legge, cioè da subito. Allora, mi sono domandata: ma, invece, nel testo di questo decreto-legge da quand’è che si vogliono abolire, se non da subito ? Perché andando a leggere l'articolo 1, devo dire è ben nascosto, perché è molto in risalto il fatto che i rimborsi siano aboliti; poi in fondo, forse piccolo piccolo: «ai sensi di quanto disposto dall'articolo 14».
  Ma, allora, andiamolo a vedere questo articolo 14. Dice che i partiti continueranno ad usufruire dei rimborsi elettorali nell'esercizio finanziario in corso e nei tre esercizi successivi: il che vuol dire che i rimborsi continueranno tranquillamente ad esserci fino al 2017. Questa non si chiama abolizione, ma questa è una finta abolizione. Con il nostro emendamento chiediamo che vengano aboliti da subito.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Dell'Orco. Ne ha facoltà.

  MICHELE DELL'ORCO. Signor Presidente, dopo il referendum il finanziamento pubblico è stato ripristinato più volte, ogni volta cambiando il nome ma non la sostanza: 2,7 miliardi sono finiti nelle casse dei partiti e nelle tasche dei politici. Letta aveva annunciato l'abolizione del finanziamento pubblico, ma ha mentito e non ha fatto nulla. L'unica forza politica a comportarsi secondo il volere espresso dai cittadini nel referendum è stato il MoVimento 5 Stelle, che ha rifiutato 42 milioni di finanziamento che gli sarebbero spettati.
  Con questo emendamento noi chiediamo l'abolizione totale dei rimborsi elettorali. Il decreto-legge del Governo, o quello che è rimasto, è un contentino: continuerete lo stesso a prendere parecchi soldi. La politica si può fare anche senza soldi, e noi siamo la dimostrazione vivente (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Fraccaro. Ne ha facoltà.

  RICCARDO FRACCARO. Signor Presidente, a sostegno di questo emendamento vorrei portare un antefatto, ricordarlo all'Aula. Proprio nell'ambito della discussione sulla finta abolizione del finanziamento pubblico ai partiti, io presi la parola ormai l'anno scorso, e utilizzai una parola un po’ forte, sicuramente: dissi «ladri».
  Non so se si ricorda, Presidente. Sì, sicuramente molti di voi lo ricorderanno e in quella occasione l'Aula scoppiò, iniziarono ad insultarmi e addirittura un collega si tolse la scarpa nel tentativo di lanciarmela addosso. Quindi, adesso io non dirò più quella parola perché ci tengo alla mia incolumità fisica, anche perché questo Governo finirà, andrà avanti fino a fine legislatura, al 2018, quindi...

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Caso. Ne ha facoltà.

  VINCENZO CASO. Signor Presidente, con questo emendamento noi vogliamo, appunto, abolire completamente il finanziamento pubblico ai partiti e quindi mi sono domandato: ma com’è possibile che c’è bisogno di un emendamento per abolire il finanziamento pubblico ai partiti se c’è un decreto che ha questo titolo ? Quindi, evidentemente sono dovuto andarmi a rivedere sul vocabolario cosa significhi «abolizione» perché non mi era così chiara. Quindi diamo anche un po’ di dati su quella che sarà la vostra abolizione del finanziamento pubblico ai partiti: i risparmi saranno, nel 2014, di 7,75 milioni sui 91 che prendete; 25,9 nel 2015; 25,4 nel 2016 e 21,80 nel 2017. Quindi, da 90 passate a 70 milioni. Questa per voi è l'abolizione, complimenti !

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Brugnerotto. Ne ha facoltà.

  MARCO BRUGNEROTTO. Signor Presidente, a volte, invece di parlare e straparlare, basterebbe semplicemente leggere. Pag. 53Io invito qualsiasi deputato del PD o chi sosterrà questo decreto-legge, di andarsi a leggere in piazza o a un comizio davanti ai propri elettori due semplici frasi che ci sono nel decreto, che sono queste: «Considerato che la grave situazione economica del Paese impone con urgenza l'adozione di misure che intervengano sulla spesa pubblica, in linea con le aspettative dei cittadini di superamento del sistema del finanziamento pubblico dei partiti ed in coerenza con la linea di austerità e di rigore della politica di bilancio adottata in questi ultimi anni». Voi direte: noi comunque ci teniamo il malloppo. Mollate il malloppo !

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Liuzzi. Ne ha facoltà.

  MIRELLA LIUZZI. Signor Presidente, io vorrei fare alcune puntualizzazioni rispetto a ciò che hanno detto alcuni miei colleghi. Innanzitutto, al collega Fraccaro, ovvero lui ha detto che gli volevano tirare una scarpa, ma in realtà si trattava di un sandalo, collega Fraccaro, proprio per evidenziare lo stile francescano dei partiti che ricevono i finanziamenti – ops, scusate – i rimborsi elettorali per via della propria attività. Per cui è proprio sbagliato ciò che ha detto.
  In più vorrei anche dire qualcosa in relazione a ciò che hanno detto i miei colleghi Castelli e D'Uva. In realtà questo Governo, sta cambiando, ma è esattamente lo stesso perché non è che, cambiando le personalità, cambierà molto in quest'Aula. Per cui noi parliamo adesso di un emendamento che sarebbe il manifesto del MoVimento 5 Stelle, ovvero l'abolizione totale di ogni forma di finanziamento ai partiti politici...

  PRESIDENTE. Grazie. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Gallinella. Ne ha facoltà.

  FILIPPO GALLINELLA. Signor Presidente, l'emendamento 1.59 del collega Cozzolino, che ringrazio per averlo presentato, torna nuovamente a ribadire che non occorre dare soldi alla politica. Questo è stato sempre un nostro cavallo di battaglia, l'abbiamo detto, anche perché la legge in questione non è che toglie tanti soldi, alla fine è un po’, diciamo, un escamotage forse per farsi belli.
  Quindi, chiediamo di riflettere su questa votazione proprio per smetterla di finanziare una classe politica in questa maniera che poi ha portato l'Italia in queste condizioni, anche perché io mi prenderò la briga di far conoscere i nomi e cognomi di tutti coloro che vogliono mantenere i soldi alla politica. Noi siamo un esempio di come la politica si può fare senza soldi.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Barbanti. Ne ha facoltà.

  SEBASTIANO BARBANTI. Signor Presidente, io non riesco a capire che difficoltà c’è nel votare questo emendamento che non fa nient'altro che ribadire quello che è un principio che è stato legittimato dal popolo, cioè nella politica i soldi non devono entrarci. Questo era quello che diceva il referendum e questo è quello che si vuole reinserire attraverso questo emendamento. Non servono i soldi per fare politica, noi ne siamo un esempio, abbiamo speso praticamente nulla per prendere il 25 per cento dei voti e adesso ci apprestiamo anche ad andare oltre, e semplicemente con dei contributi volontari. Questo perché ? Perché evidentemente è la forza delle idee quello che valida e non la forza dei soldi. Se cacciamo fuori i soldi dalla politica, la politica torna ad essere una cosa bella e soprattutto alla portata di tutti (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Alberti. Ne ha facoltà.

  FERDINANDO ALBERTI. Signor Presidente, vorrei ricollegarmi all'intervento Pag. 54fatto dal mio collega Castelli perché, Presidente, io poco fa, un'oretta fa, le giuro, ho visto il futuro Premier di questo Paese – come si chiama, non mi viene più il nome, Renzi, giusto – che diceva appunto che voleva ridurre i costi della politica. Io proprio non capisco, le strade sono due: o fare come ha fatto il MoVimento 5 Stelle, quindi rinunciare completamente a 42 milioni di euro di rimborsi elettorali così, sull'unghia e senza fare tanto clamore, senza andare tanto in televisione a dire chissà che cosa, oppure votare favorevolmente questo emendamento, dove non si fa altro che abolire definitivamente i rimborsi elettorali e così si riducono anche i costi della politica (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Dieni. Ne ha facoltà.

  FEDERICA DIENI. Signor Presidente, il titolo di questo decreto appunto non rende giustizia, molto spesso si gioca con le parole. I cittadini devono sapere che con questo decreto non si vanno ad abolire i finanziamenti pubblici ai partiti, bensì si trasforma questo tipo di finanziamento da diretto a indiretto, quindi sono previste delle agevolazioni per chi decide di donare il proprio contributo ai partiti nonché quindi la possibilità di destinare la quota del proprio 2 per mille in dichiarazione dei redditi, e questo ovviamente comporta che molti italiani che sceglieranno questo tipo di soluzione impediranno che quel 2 per mille possa essere intascato dallo Stato e utilizzato per i servizi pubblici, che adesso invece non ci sono più.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Silvia Giordano. Ne ha facoltà.

  SILVIA GIORDANO. Signor Presidente, con questo emendamento è fin troppo chiara la posizione del MoVimento 5 Stelle, perché puntiamo ad eliminare ogni tipo di finanziamento pubblico ai partiti sia quello previsto dalla legge n. 96 del 2012 e noi proponiamo di eliminarlo subito, immediatamente e per intero, sia quello previsto da questo nuovo decreto con la storia del 2 per mille, perché anche in questo nuovo decreto si prevede il finanziamento a partiti. Ora, al di là che c’è un referendum che è andato chiaramente contrario a questa direzione che voi state prendendo e che avete preso anche negli anni passati, capisco che il collega di SEL stamattina ha detto che quel referendum era stucchevole ed è giusto che si ripeta, perché lui ha detto che quel referendum era stucchevole, però in ogni caso state continuando a fare sempre la stessa cosa, a trovare escamotage per continuare a prendervi i soldi dei cittadini, senza il loro consenso e nel modo più subdolo possibile.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Lupo. Ne ha facoltà.

  LOREDANA LUPO. Signor Presidente, immagino che con tutta questa decretazione d'urgenza magari qualcosa sfugge ogni tanto, quindi quando parliamo di abolizione magari non ci rendiamo conto che intendiamo subito e immediatamente perché gli italiani non possono più aspettare, perché quando chiediamo a loro il rimborso delle tasse, lo chiediamo subito, immediatamente o li pignoriamo (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
  Quindi in questo caso noi stiamo chiedendo di fare la stessa cosa alla classe dirigente, nulla di più e nulla di meno, quindi immagino che con questo nuovo che avanza non abbiate nessuna difficoltà a votare un emendamento come questo, quindi correggiamo quello che è nato sbagliato !

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Luigi Gallo. Ne ha facoltà.

  LUIGI GALLO. Signor Presidente, io mi chiedo se quest'Aula lavori all'interno Pag. 55della democrazia o meno, perché se così impunemente si va contro le decisione democratiche di un referendum, le istituzioni si devono porre un problema.
  Il referendum dei Radicali, di cui il Presidente faceva parte, del 1993 aveva abolito il finanziamento pubblico ai partiti. La Corte dei conti ci dice che dal 1997 sono state fatte leggi incostituzionali: nel 1997, nel 1999, nel 2002, nel 2006 e nel 2012. Non so se si può dire questa parola, ma è una «truffa con destrezza», una «truffa con destrezza». Forse non si può dire che siete «ladri», ma che si tratta di una truffa con destrezza lo dice un radicale.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Bonafede. Ne ha facoltà.

  ALFONSO BONAFEDE. Signor Presidente, ci sono fatti che sono oggettivi e ci sono realtà che non sono contestabili. È oggettivo che i partiti hanno intascato soldi che non potevano intascare; è oggettivo perché sono andati contro la volontà dei cittadini in un referendum; è oggettivo perché l'ha detto anche la Corte dei conti che erano soldi che i partiti non potevano intascare.
  Ma quello che tante volte dimentichiamo di dire è che, ogni volta che i partiti hanno intascato dei soldi – solo il Partito Democratico 2 miliardi e mezzo di euro –, ogni volta che l'hanno fatto, hanno privato questo Paese di risorse che potevano essere impiegate per ospedali, tribunali, carceri, temi di cui vi riempite la bocca, e per tutti quei problemi che utilizzate soltanto per i vostri spot elettorali.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole De Lorenzis. Ne ha facoltà.

  DIEGO DE LORENZIS. Signor Presidente, io credo che, con questo emendamento, noi cerchiamo fondamentalmente di ristabilire quattro parole, quattro parole semplici. La questione del finanziamento pubblico ai partiti è una questione di rispetto, di coerenza, di democrazia e di credibilità.
  Abolire il finanziamento pubblico ai partiti non è una prerogativa di una forza politica, ma è semplicemente la volontà degli italiani, espressa nel 1993, quindi più di vent'anni fa, con il 90 per cento dei consensi a quel referendum.
  Allora, io mi chiedo, chiedo a quest'Aula e chiedo soprattutto al Partito che si dice «Democratico»: «chi è che ha paura dei cittadini» ? Interpellateli e vedrete che sapranno sicuramente indicarvi la strada migliore da percorrere.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Colletti. Ne ha facoltà.

  ANDREA COLLETTI. Signor Presidente, rispetto all'emendamento che abbiamo votato in precedenza ovviamente si è costretti a dare un contributo positivo alla votazione. Questo perché l'emendamento in questione ovviamente non presenta – come faceva l'emendamento del collega Bianconi – il Fondo per la Cassa integrazione in deroga, giacché, come è giusto, non riteniamo giusto pertanto favorire ancora più delle imprese, le piccole e medie imprese che sono sul mercato e i partiti politici, soprattutto in questo momento di grave crisi.
  Siamo anche consapevoli però che tutte le persone che in buona fede lavoravano per i partiti siano talmente capaci da saper subito ricrearsi un buon humus lavorativo: magari potrebbero essere riprese dagli stessi parlamentari che le hanno messe nel partito come loro assistenti.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Da Villa. Ne ha facoltà.

  MARCO DA VILLA. Signor Presidente, io vorrei leggere l'articolo che andiamo ad emendare: «Il rimborso delle spese per le consultazioni elettorali e i contributi pubblici erogati per l'attività politica, a titolo Pag. 56di cofinanziamento, sono aboliti ai sensi di quanto disposto dall'articolo 14. Il presente decreto disciplina le modalità per l'accesso a forme di contribuzione volontaria fiscalmente agevolata e di contribuzione indiretta, fondate sulle scelte espresse dai cittadini in favore dei partiti politici che rispettano i requisiti di trasparenza e democraticità da essa stabiliti».
  Io credo che, a distanza da 21 anni dal referendum che ha sancito l'abolizione del finanziamento pubblico ai partiti, ogni italiano possa dirsi orgoglioso che questa Camera, dopo 21 anni, affronti questo problema.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Sannicandro. Ne ha facoltà.

  ARCANGELO SANNICANDRO. Signor Presidente, il resoconto stenografico e la testimonianza dei pochi colleghi presenti questa mattina dimostreranno che qualcuno qui mente.
  Non è stato definito il referendum stucchevole, è stato definito stucchevole questo continuo richiamo al referendum, in quanto è un referendum del 1993 e non è detto da nessuna parte che un referendum od una legge non possa essere cambiata dopo ventitré anni, così com’è stato ricordato che la Carta costituzionale addirittura può essere cambiata, quindi questi sono i termini esatti della questione.
  È anche stato ricordato, d'altronde, che dieci anni prima c'era stato un referendum il quale aveva sancito che il finanziamento pubblico era legittimo; quindi se è stato possibile modificare in qualche maniera, sia pure con referendum, una decisione precedente, ben tranquillamente, dopo vent'anni, si potrebbe prendere anche un'altra strada. Questi sono i termini esatti della questione. Quindi invito i colleghi, quando soprattutto devono riferire a chi era assente come si è svolto il dibattito, ad essere più o meno seri.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Pisano. Ne ha facoltà.

  GIROLAMO PISANO. Signor Presidente, la maggior parte delle discussioni che hanno visto come argomentazione per le strutture attuali di partito, per mantenere questa sorta di transizione da qui a quattro anni nel finanziamento pubblico, è stata sempre quella della struttura esistente, dei dipendenti esistenti nelle vostre strutture, e quindi di un costo di struttura che in qualche maniera dovesse essere depotenziato, sgonfiato, per passare ad un finanziamento non pubblico. È vero però che in tutti questi anni i partiti hanno percepito una tale eccessiva quantità di somme dallo Stato che hanno accumulato un patrimonio. Secondo una ricerca di Libero del 2012 avete oltre 3.800 fabbricati. Basterebbe venderne qualcuno per superare questa fase di transizione senza farla pagare agli italiani (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Grillo. Ne ha facoltà.

  GIULIA GRILLO. Signor Presidente, colleghi, questo emendamento è per voi la dieta dell'immediato, perché questo decreto-legge, come tanti altri decreti, è la dieta del lunedì, quella dieta che non si inizia mai e si continua ad ingrassare. In questo caso ingrassano i vostri conti correnti. Allora, con questo emendamento vi diamo la possibilità di dimagrire subito a beneficio dei cittadini italiani (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Simone Valente. Ne ha facoltà.

  SIMONE VALENTE. Signor Presidente, era il 18 aprile 1993 e 31 milioni di cittadini, sfiancati dalla corruzione dilagante dei partiti sancirono la fine della vostra linfa vitale. Pochi anni dopo, nel 1997, introduceste i rimborsi elettorali e qui, per rispondere all'onorevole Sannicandro, Pag. 57dico che: sebbene sia piena facoltà del legislatore riproporre norme abrogate dai referendum, è altrettanto vero che avete calpestato la volontà dei cittadini e io dico che questa si chiama truffa, se non appropriazione indebita (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Nicola Bianchi. Ne ha facoltà.

  NICOLA BIANCHI. Signor Presidente, il Governo è più di un anno che va avanti dicendo: aboliamo il finanziamento. Prima Letta annunciava in toni trionfali, tramite twitter e nelle maggiori TV: abbiamo abolito il finanziamento, abbiamo abolito il finanziamento. Sappiamo quanto sia una dimensione grande un anno in politica e ancora ad oggi continuano a parlare dell'abolizione del finanziamento pubblico ai partiti senza nessun risultato. Noi con questo emendamento chiediamo una cosa semplicissima, ovvero che il finanziamento pubblico ai partiti venga abolito da subito, da subito nel rispetto dei cittadini, che nel 1993 con un referendum hanno detto «no» ai rimborsi, «no» al finanziamento; voi li avete chiamati rimborsi, rimborsi finti che non venivano rendicontati, quindi soldi a pioggia che voi spendevate. Noi con questo emendamento vi chiediamo una cosa semplicissima: restituite il malloppo.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Agostinelli. Ne ha facoltà.

  DONATELLA AGOSTINELLI. Signor Presidente, io richiamo all'attenzione dell'Aula un problema fondamentale, semplice ma fondamentale, perché qui con il nuovo corso di Renzi si parla tanto di trasparenza, di sincerità, di lealtà.
  Allora, qual è il problema fondamentale ? Qui è proprio la mancanza di lealtà, e mancanza di lealtà proprio nei confronti del popolo italiano, se andiamo a guardare la formulazione dell'articolo che noi abbiamo emendato. Perché dico questo ? Perché, se andiamo a leggere l'articolo, noi vediamo che il suo titolo è «Abolizione del finanziamento pubblico e finalità».
  A un povero cittadino che si trova di fronte queste parole, «abolizione del finanziamento pubblico», che cosa gli viene da credere ? Gli viene da credere che, effettivamente, il finanziamento pubblico viene abolito. Poi, andiamo a leggere il contenuto dell'articolo e che cosa leggiamo ?

  PRESIDENTE. Grazie. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole D'Ambrosio. Ne ha facoltà.

  GIUSEPPE D'AMBROSIO. Signor Presidente, è triste, ancora una volta, ritrovarsi in quest'Aula a parlare di finanziamento pubblico ai partiti, soprattutto dopo che qualcuno, addirittura, questa mattina, ha tentato di ricordare che oggi si sono ammazzate due persone per problemi economici. E noi ci ritroviamo, invece, ancora qui a parlare di finanziamento pubblico ai partiti, dopo che i cittadini avevano bocciato questa proposta.
  Allora voglio fare un esempio molto pratico per far capire cosa vuole dire finanziamento pubblico ai partiti per il MoVimento 5 Stelle: significa fare una campagna elettorale per le politiche, raccogliere oltre 700 mila euro con donazioni volontarie dei cittadini, spendere qualcosa in più di 300 mila euro, donare 420 mila euro per la ricostruzione della palestra di Mirandola e spendere la bellezza di 8 centesimi a voto, e abbiamo speso tanto.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Zolezzi. Ne ha facoltà.

  ALBERTO ZOLEZZI. Signor Presidente, in sanità si parlerà di number to treat per indicare quando bisogna fare tot visite, tot esami per evitare un problema a una persona, per riuscire a prevenire una malattia. Secondo me, potrebbe esistere anche il number to vote, che potrebbe essere la quota di denaro che potrebbe influenzare il voto di una persona.Pag. 58
  Attenzione, perché tra 90 milioni di euro di rata, 60 milioni di finanziamento privato, che sono aumentati del 50 per cento, potrebbe essere che i voti siano influenzati anche dal denaro per appalti, subappalti, cugini o zii che lavorano nei comuni o in altri enti. Per cui, per avere uno Stato e una giusta democrazia, tirare via totalmente il finanziamento può darci una classe dirigente molto migliore.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Benedetti. Ne ha facoltà.

  SILVIA BENEDETTI. Signor Presidente, noi, ovviamente, rimarchiamo il fatto che bisogna togliere il finanziamento pubblico ai partiti da ora. Perché lo rimarchiamo ? Uno, se volesse riflettere, potrebbe dire: effettivamente, i partiti politici si sono impostati su un certo tipo di gestione e diciamo che restare senza finanziamenti dall'oggi al domani potrebbe metterli in difficoltà.
  Però, vorrei fare un salto nel passato, esattamente alle elezioni politiche del 2008, e leggervi una cosa: il PdL, nel 2008, dichiarava come spesa elettorale 68.912.433 euro; poi la spesa accertata è stata di 53.662.000 euro e il rimborso effettivo è stato di 206.518.000 euro. Quindi, vi è uno scarto di...

  PRESIDENTE. Grazie. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole L'Abbate. Ne ha facoltà.

  GIUSEPPE L'ABBATE. Signor Presidente, se il Parlamento è espressione della sovranità popolare e se i cittadini si sono già espressi, con un referendum, contro il finanziamento pubblico ai partiti, allora che cosa stiamo a fare qui ? È molto semplice: basta votare questo emendamento e la faccenda è chiusa, perché, se il finanziamento i cittadini non lo vogliono, allora la questione si chiude qui.
  Altrimenti, facciamo un referendum propositivo, facciamo questo, impegniamoci in questo, ad introdurre i referendum propositivi, e chiediamo ai cittadini se vogliono finanziare i partiti, oppure no. Proviamo a fare questo e non a cambiare nome, come siete abituati a fare.
  Provate a cambiare verso e ad andare verso i cittadini, anziché voltargli le spalle e andare verso le solite lobby (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Facciamo questo e vediamo...

  PRESIDENTE. Grazie. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Nesci. Ne ha facoltà.

  DALILA NESCI. Signor Presidente, diciamo che da cittadina, cittadina qualsiasi, prima fuori dalle istituzioni e ora dentro le istituzioni, sono d'accordo con il mio collega L'Abbate. Per cambiare verso, per fare le cose, a volte non c’è bisogno né di cambiare Governo né di fare determinati provvedimenti, determinati decreti-legge o disegni di legge, come questo disegno di legge di conversione che si intitola «Abolizione del finanziamento pubblico», ma sappiamo che non è così. Per questo, il primo nostro emendamento, che è l'emendamento 1.59 a firma del mio collega Cozzolino, vuole incidere proprio sull'articolo 1, perché è già all'articolo 1 che si esplicita il contenuto di questo disegno di legge, ovvero che il finanziamento pubblico ai partiti non verrà abolito da subito, ma verrà abolito nel 2017. Ed è per questo che invece noi vogliamo inchiodarvi...

  PRESIDENTE. Grazie. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Manlio Di Stefano. Ne ha facoltà.

  MANLIO DI STEFANO. Signor Presidente, in un atto di estremo coraggio e di masochismo ho raccolto gli slogan che Renzi vi ha proposto in questi giorni, e cercherò di spiegarveli. «Cambiare»: sì, ma dal 2017. «Semplicità»: infatti è bastato un decreto per ingannare ancora una volta gli italiani. «Bravi»: colleghi onorevoli, vi siete tenuti ancora una volta il malloppo ! «Futuro»: ma che avete capito ? Mica quello degli imprenditori, Pag. 59quello vostro, sempre. «Gli italiani»: un popolo onesto, ingannato da disonesti. «Coraggio»: questo lo faccio mio, Presidente. Coraggio, presto li manderemo tutti a casa (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) !

  PRESIDENTE. Grazie. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Rizzetto. Ne ha facoltà.

  WALTER RIZZETTO. Signor Presidente, una chiosa molto veloce. Io volevo ricordare attraverso la Presidenza all'onorevole Sannicandro che ero presente stamattina in Aula quando lui ha parlato per circa venti minuti rispetto a questo provvedimento. Mi stupisce altresì che l'onorevole Sannicandro, da avvocato quale è, si stupisca a sua volta rispetto al referendum del 1993. Quindi, evidentemente, per qualche politico qui seduto, se una norma è vecchia non è più, voglio dire, vigente, si vede che è troppo vecchia per essere applicata. Ricordo ai politici e ai colleghi qui seduti, che noi siamo qui seduti per rispettare il volere dei cittadini e degli elettori.
  Tra l'altro, e concludo Presidente, immagino che l'onorevole Sannicandro non ricordi che oltre alla cassa integrazione, su questo decreto, per quanto riguarda i dipendenti, esiste, ed è vigente ancora ad oggi, la legge n. 252 del 1974, la cosiddetta «legge Mosca» e che Sinistra Ecologia e Libertà ha bocciato un emendamento da me presentato...

  PRESIDENTE. Grazie, onorevole Rizzetto. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Parentela. Ne ha facoltà.

  PAOLO PARENTELA. Signor Presidente, io sono un po’ preoccupato perché, da come ci ha detto il deputato di SEL, se un referendum è troppo vecchio, è inutile dargli ascolto. Ma non sarà che magari si userà la stessa tecnica per non rispettare i referendum per l'acqua pubblica, contro il nucleare ? Io non vorrei (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) che ci ritrovassimo qui a parlare di nucleare. È questa la mia preoccupazione.
  E poi un'altra cosa. Ci tenevo a tradurre il titolo di questo decreto: «Conversione in legge con modificazioni del decreto legge 28 dicembre 2013, n. 149, recante abolizione del finanziamento pubblico diretto, disposizioni per» arrampicarsi sugli specchi. Perché è quello che state facendo, cari onorevoli. Vi state arrampicando sugli specchi ! Bastava un giorno e si evitava tutta questa perdita di tempo di mesi, perché è da mesi che stiamo discutendo questo provvedimento. In un giorno si aboliva il finanziamento pubblico ai partiti, così come abbiamo proposto noi con questo emendamento...

  PRESIDENTE. Grazie. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Di Battista. Ne ha facoltà.

  ALESSANDRO DI BATTISTA. Signor Presidente, vorrei ricordare al collega di SEL che non sono passati ventidue anni dalla modifica dell'esito del referendum del 1993, ma l'anno dopo, il Governo Berlusconi ha reintrodotto i rimborsi elettorali. Si informi, collega Sannicandro, se informi, e la finisca di prendere in giro i cittadini, a cominciare da quelli che pensano che la sinistra sia differente dalla destra (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
  Per quanto riguarda i rimborsi elettorali, Presidente, qua ci siamo resi conto che l'eccesso di soldi, i quattrini sono la rovina di questo palazzo, continuamente e costantemente maggiormente distaccato dalla realtà.
  Qua dentro siete così alienati da non rendervi davvero conto di quello che c’è fuori dal palazzo (Commenti della deputata Bellanova). Sì, rispondete...

  PRESIDENTE. Onorevole Bellanova, per favore.

  ALESSANDRO DI BATTISTA. Rispondete ed insultate, ma mollate il malloppo, Pag. 60cacciate la grana, infilatevi le mani in tasca e restituite i soldi ai legittimi proprietari, che siamo noi cittadini. E cortesemente: vergognatevi (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle – Commenti di deputati del gruppo Partito Democratico) !

  PRESIDENTE. No, guardi, onorevole, la preavviso: «vergognatevi» è escluso e la richiamo formalmente. Ok ? La richiamo formalmente onorevole Di Battista. La richiamo formalmente. Va bene ? E non insista.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto a titolo personale il deputato Dall'Osso. Ne ha facoltà.

  MATTEO DALL'OSSO. Signor Presidente, mi è capitato – e lo dico sottovoce, come la barzelletta «tana libera tutti» che le ho raccontato la volta scorsa – di dover lavorare per sopravvivere. Purtroppo l'unico lavoro che ho ottenuto era quello di ingegnere e, quando andavo in trasferta, se pagavo dei soldi... Vuole un attimo di pausa, Presidente ? C’è il cambio ?

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE LUIGI DI MAIO (17,25)

  PRESIDENTE. Prego, vada avanti.

  MATTEO DALL'OSSO. No, va bene, fate pure. Stavo dicendo: quando mi è capitato di lavorare...

  PRESIDENTE. Ha 15 secondi.

  MATTEO DALL'OSSO. Grazie Presidente, le voglio bene anche per questo. Dicevo che, quando mi capitava di lavorare – e ho lavorato dieci anni – dovevo mostrare lo scontrino per chiedere i soldi, se no... (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. La ringrazio. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto a titolo personale il deputato Cariello. Ne ha facoltà.

  FRANCESCO CARIELLO. Signor Presidente, questo emendamento lo spiegherei con uno slogan, tra l'altro utilizzato ben volentieri da un segretario di partito che oggi si accinge a diventare Presidente del consiglio. È stato utilizzato uno slogan l'anno scorso: «Adesso». Adesso noi vi chiediamo di abolire la legge n. 96 del 6 luglio 2012. Bene, è possibile farlo da questo momento, adesso.
  Quindi vi chiediamo di votare favorevolmente a questo emendamento e di lasciare le chiacchiere agli altri. Voi fate quello che dite, noi già lo facciamo, grazie (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. La ringrazio e ricordo di rivolgersi alla Presidenza per favore.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto a titolo personale il deputato Sorial. Ne ha facoltà.

  GIRGIS GIORGIO SORIAL. Signor Presidente, dire oggi che si rinuncia ai rimborsi elettorali e presentare questo decreto è come dire: «Stai sereno» a Letta e poi fargli le scarpe. È un po’ come dire: «Mai un Governo con Berlusconi» per poi farlo con Dudù. È un po’ come dire: «Consulterò gli scritti del PD sulle larghe intese» ed invece rispondere al patron De Benedetti. È come dire: «Abolirò le province» ed invece vengono mantenute e si creano anche le città metropolitane. È come dire: «Mai Premier senza elezioni» e far dire a Speranza, in aula, che non si poteva andare al voto per difendere la democrazia. È come essere dei gran bugiardi e voler passare invece per i paladini della verità. Signor Presidente, qua ai colleghi, per suo tramite, dico: «Vi resta solo di leccarvi le dita, perché presto vi toglieremo anche i fonzies » (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto a titolo personale la deputata Spessotto. Ne ha facoltà.

  ARIANNA SPESSOTTO. Signor Presidente, io penso che questo decreto sia un Pag. 61esempio lampante di quanto la gente che si trova in quest'Aula sia distante dai cittadini e dalle situazioni che si trovano fuori, dove abbiamo appunto cittadini che frugano nei cassonetti, che si suicidano, imprese con l'acqua alla gola che chiudono tutti i giorni. E noi stiamo qui a discutere se eliminare il finanziamento pubblico ai partiti, che poi finanziamento non è, anzi, di eliminare un rimborso, che poi diviene appunto in realtà un finanziamento pubblico bello e buono, quando appunto i cittadini muoiono di fame.
  Io credo che dobbiamo guardare fuori e capire quali sono le reali necessità dei cittadini e impegnarci appunto a fare questo. Quindi, eliminare il finanziamento pubblico immediatamente sarebbe sicuramente un buon punto di partenza (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Villarosa. Ne ha facoltà.

  ALESSIO MATTIA VILLAROSA. Signor Presidente, ciò che dà più fastidio è la presa in giro che devono subire gli italiani, perché si va spesso in televisione, si va sui media e si dice che, da questo momento in poi, grazie al 2 per mille, saranno i cittadini a decidere se dare o meno con i loro soldi un finanziamento ai partiti. Questa è una truffa semantica, è una chiara truffa semantica. Perché ? Perché quei soldi fanno parte di un gettito che lo Stato sta per ottenere, sono soldi che stanno per finire nelle casse dello Stato; il cittadino li intercetta – e quindi non c’è un peso per il proprio salvadanaio – e decide che questi soldi debbano andare ai partiti. Quindi, un chiaro finanziamento pubblico indiretto, ma un chiaro finanziamento pubblico. Cerchiamo, quindi, di non mistificare la realtà...

  PRESIDENTE. La ringrazio. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Paolo Bernini. Ne ha facoltà.

  PAOLO BERNINI. Signor Presidente, l'emendamento in questione chiede una cosa che tutti gli italiani chiedono a gran voce da vent'anni, ma soprattutto esprime un principio che a noi sta molto caro: la politica si può fare senza rimborsi elettorali milionari, e noi ne siamo la dimostrazione vivente. Nel maggio 2012, quando nel consiglio regionale dell'Emilia-Romagna chiedemmo ai partiti, PD, PdL, IdV, SEL, Verdi e Federazione della Sinistra, di devolvere la rata 2011 dei rimborsi elettorali a favore dei terremotati, tutti questi votarono contro. Chiedo all'Aula di non fare come in Emilia, di votare a favore del nostro emendamento per abolire definitivamente questa vergogna (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Nuti. Ne ha facoltà.

  RICCARDO NUTI. Signor Presidente, in questo emendamento si usano parole forse troppo estreme, addirittura «sopprimere» e siccome bisogna cercare di evitare parole troppo chiare e semplici, forse non è proprio corretto dire «sopprimere» ed è meglio scrivere «provare a cancellare», se può disturbare meno i colleghi. Ma, soprattutto, che intento ha ? Quello di abolire. Secondo me anche questa è una parola troppo estrema, Presidente, troppo rigida, troppo rivoluzionaria. Io sarei per sostituirla con una «graduale e progressiva e lenta partecipata diminuzione del finanziamento pubblico» perché di questo si tratta. Allora, siccome bisogna un pochettino dirsi la verità, se si vuole abolire il finanziamento pubblico ai partiti realmente da ora, bisognerebbe farlo.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Vallascas. Ne ha facoltà.

  ANDREA VALLASCAS. Signor Presidente, qui si discute di finanziamento pubblico ai partiti e della disciplina della contribuzione volontaria. Ma questo decreto-legge è veramente trasparente ? Il Pag. 62finanziamento non viene realmente eliminato. Mentre gli italiani vedono le aziende fuggire, e con loro tutti i posti di lavoro, i partiti si preoccupano solo dei propri bilanci. Si deve pensare più a risollevare l'economia italiana e non pensare quindi ai bilanci delle varie forze politiche. Concludo dicendo: ripensiamo il decreto-legge. Sì, quindi, alle agevolazioni fiscali a favore di quei partiti che rispettano la trasparenza, e che il finanziamento sia destinato a far ripartire la macchina Italia.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, la deputata Cancelleri. Ne ha facoltà.

  AZZURRA PIA MARIA CANCELLERI. Signor Presidente, uno dei problemi di questi innumerevoli e, a seconda delle parti, anche inutili decreti-legge, è la mancanza di chiarezza e continuiamo con questo andazzo che definirei stucchevole. Infatti, io cittadino che sento che in Aula stanno discutendo un decreto-legge dal titolo: «Abolizione del finanziamento pubblico» ai partiti, mi aspetterei un articolo che dica: «Il rimborso delle spese elettorali e i contributi pubblici erogati per l'attività politica e a titolo di cofinanziamento, di cui all'articolo 1 della legge 6 luglio 2012, n. 96, sono aboliti». Cittadini, tramite il Presidente, in questo decreto-legge questo articolo non esiste e per questo motivo noi del MoVimento 5 Stelle abbiamo proposto un emendamento che, invece, abolisca subito i finanziamenti che impropriamente i partiti percepiscono (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Cozzolino 1.59, con un invito al ritiro di Commissione e Governo e il parere favorevole del relatore di minoranza.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Beni, Fioroni, Lattuca...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  466   
   Votanti  461   
   Astenuti    5   
   Maggioranza  231   
    Hanno votato  115    
    Hanno votato no  346    

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  Passiamo alla votazione dell'emendamento Dadone 1.61.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Dadone. Ne ha facoltà.

  FABIANA DADONE. Signor Presidente, questo emendamento è abbastanza simile al precedente e, se approvato, porterebbe alla cancellazione immediata di ogni forma del vecchio finanziamento che attualmente la legge n. 96 del 2012 prevede nelle forme di rimborso elettorale.
  Il decreto-legge sul quale vorremmo intervenire con questo emendamento prevede che il finanziamento pubblico diretto permanga per altri tre anni, con una decurtazione del 25 per cento per il 2014, pari a 68 milioni totali, del 50 per cento nel 2015, pari a 45,50 milioni di euro, e del 75 per cento nel 2016, pari a 22,75 milioni di euro, e che il finanziamento pubblico diretto scompaia sostanzialmente dal 2017. Ecco, per noi questa scansione temporale è completamente inaccettabile. Non solo perché abbiamo questa tendenza assai fastidiosa a continuare a citare il referendum del 1993 nel quale il 90,3 per cento degli italiani ha detto «no» al finanziamento pubblico ai partiti ma perché questo decreto-legge reca proprio questo nome.
  Presidente, se lei vuole riprenderlo in mano, c’è proprio scritto: Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 28 dicembre 2013, n. 149, recante abolizione del finanziamento pubblico diretto, disposizioni per la trasparenza eccetera, eccetera. Abolizione del finanziamento: per cui si sarebbe dovuto scrivere anche Pag. 63«abolizione ma, non vi preoccupate, tra tre anni», avrebbe avuto più senso e sarebbe stato coerente. Nel momento in cui si utilizza una decretazione d'urgenza sarebbe anche più coerente e più onesto verso i cittadini fare un'abolizione immediata del finanziamento pubblico ai partiti.
  Ha ragione l'onorevole Sannicandro, vent'anni fa si è fatto il referendum. Dopo vent'anni si può prendere un'altra strada. Non lo consiglierei. Consiglierei piuttosto di provare magari a fare un altro referendum e vedere che cosa rispondono adesso i cittadini perché la sensazione è che il Paese sia notevolmente incavolato del fatto che tutti sono costretti a ristrettezze economiche tranne la politica. È quello che ho detto oggi in discussione sulle linee generali. Voi vi siete presi, a luglio, 91 milioni di euro e noi abbiamo rinunciato. Non è per dire che noi siamo più bravi e più belli. È per dire che sarebbe opportuno eliminare il finanziamento perché è necessario da parte vostra riacquistare la fiducia e la credibilità da parte dei cittadini e sarebbe un buonissimo passo avanti dire: va bene, abbiamo fatto finta di niente per vent'anni, abbiamo chiuso gli occhi e abbiamo fischiettato guardando a destra, però da questo momento in avanti, visto che c’è un decreto-legge, ci impegniamo effettivamente a troncare il finanziamento pubblico da oggi, non dal 2017, perché, fatto così, è un'evidente presa in giro.
  Peraltro, tutte le altre proposte di legge o i decreti, per tutto il resto dei cittadini, le riforme, i tagli e gli aumenti delle tassazioni, partono immediatamente dal giorno successivo: non capisco solo perché per voi ci sia questa forma di tutela esagerata.
  Sarò stucchevole come persona, ma continuo a ribadire che i cittadini si sono espressi al 90,3 per cento contro il finanziamento pubblico ai partiti: per cui sarebbe non populista, ma quanto meno decente, rispettare quello che hanno chiesto (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Cozzolino. Ne ha facoltà.

  EMANUELE COZZOLINO. Signor Presidente, questo emendamento è simile al mio precedente e, come avete capito, abolisce da subito il finanziamento pubblico. Il vecchio Governo si è trovato a dover fare questo decreto, un copia e incolla del provvedimento che era qui in discussione alla Camera, sempre un disegno di legge governativo: ha licenziato il decreto-legge a fine anno, sotto Natale, perché, se non fosse entrato in vigore questo decreto-legge, nel 2014 non ci sarebbe stata una diminuzione dei fondi.
  Ma perché dover fare un decreto-legge e non accettare i nostri emendamenti, che erano già stati fatti nel precedente passaggio qui alla Camera e abolire da subito il finanziamento pubblico ? In questo modo, abbiamo semplicemente ritardato l'entrata in vigore di tre anni. I cittadini vogliono fatti, non promesse da qui a quattro anni: quindi, votate a favore di questo emendamento e cambiate verso (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Toninelli. Ne ha facoltà.

  DANILO TONINELLI. Signor Presidente, correva il 12 marzo 2013: «Va abolito il finanziamento pubblico ai partiti»; correva il 23 maggio 2013: «Se sarà abolito il finanziamento pubblico ai partiti sarà una vittoria dell'Italia». Ovviamente, sono le parole dell'attuale Premier con riserva, parole che noi recepiamo molto positivamente e stiamo depositando emendamenti simili, cioè che concernono e che chiedono l'abolizione immediata del finanziamento pubblico diretto ai partiti, che rappresentano un'apertura che il MoVimento 5 Stelle sta facendo a questa maggioranza che, invece, dilaziona e non fa terminare, se non al 2017, questo finanziamento pubblico diretto. Questo è un messaggio evidente che il MoVimento 5 Pag. 64Stelle sottolinea e che deve essere recepito affinché noi si possa valutare una limitazione di questi nostri strumenti parlamentari che stiamo utilizzando (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Nuti. Ne ha facoltà.

  RICCARDO NUTI. Signor Presidente, mi chiedo cosa ci sia di urgente in un decreto che, in realtà, se abolisce il finanziamento pubblico ai partiti, lo fa dal 2017 e anche dopo. Già questo dovrebbe essere abbastanza indicativo. Ma, soprattutto, perché non abolire subito questi rimborsi elettorali o questi finanziamenti pubblici ai partiti ? Cosa osta al vero rispetto della parola «abolizione» ? Allora, io chiedo ai colleghi, anziché vantarsi come hanno fatto mesi fa – renziani compresi – di aver abolito il finanziamento pubblico ai partiti, o di votare questo emendamento o, altrimenti, di dire: «vi abbiamo preso per l'ennesima volta in giro» (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Fraccaro. Ne ha facoltà.

  RICCARDO FRACCARO. Signor Presidente, le devo confessare che, da un po’ di tempo a questa parte, quando mi appresto a fare del costruzionismo, mi sento sempre un po’ in imbarazzo, sempre un po’ in soggezione, perché ho il timore che da quella porta di sinistra dell'Aula possa entrare la Presidente Boldrini e mettere la «tagliola».

  PRESIDENTE. Collega, si attenga all'emendamento.

  RICCARDO FRACCARO. Sì, mi attengo. Scusate, si chiama «ghigliottina», non «tagliola». Quindi, questo mi inibisce un po’.

  PRESIDENTE. Vada avanti.

  RICCARDO FRACCARO. Ci arrivo. Anche perché, poi, sicuramente, già immagino la scena, con la Presidente che va in TV a dire che ha dovuto salvare questo decreto perché, altrimenti, i dipendenti dei partiti sarebbero andati a casa, si sarebbero trovati in mezzo ad una strada. Perché deve sapere, Presidente, e anche i cittadini dovrebbero sapere, che questo decreto istituisce il reddito minimo garantito per i dipendenti dei partiti. E questo, e devo ricredermi per tutte le parole, anche quando avevo detto «ladri» ai partiti, che ho sollevato (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)...

  PRESIDENTE. La ringrazio.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Dall'Osso. Ne ha facoltà.

  MATTEO DALL'OSSO. Grazie Presidente, stavo dicendo che prima c’è stato un piccolo qui pro quo perché fra lei e Giachetti non sapevo con chi dovessi parlare...

  PRESIDENTE. Ci sono io adesso a presiedere, vada avanti.

  MATTEO DALL'OSSO. Grazie, non mi ha tranquillizzato. Che cosa posso dire ? Voi vi chiederete: ma che cosa diranno, lo ripeto, che cosa diranno, perché fanno questa attività ostruzionistica ? Semplice, perché veramente ci siamo stancati, ci siamo stancati che voi vi intaschiate i soldi dei cittadini. Basta, basta ! Questa è la giusta opportunità che avete per redimervi e per poter dire....

  PRESIDENTE. Si rivolga alla Presidenza, per favore, Dall'Osso.

  MATTEO DALL'OSSO. Presidente, tanto io lo so già come finirà, finirà che loro si intascheranno i soldi come sempre hanno fatto, perché solo questo sanno fare (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

Pag. 65

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il collega Sannicandro. Ne ha facoltà, per cinque minuti.

  ARCANGELO SANNICANDRO. Signor Presidente, intervengo solo per riassumere brevemente quello che stamattina già ci siamo detti, così ci chiariamo una volta per sempre. Noi siamo per il finanziamento pubblico dei partiti, lo diciamo con convinzione e andiamo annoverati tra tutti coloro i quali, nel corso della storia, hanno ritenuto che la democrazia, per essere effettiva, deve essere sostanziata. Questo vale soprattutto oggi che stiamo dando attuazione all'articolo 49 della Costituzione e non possiamo nel contempo, mentre con trent'anni di ritardo, anzi, con sessant'anni di ritardo diamo attuazione all'articolo 49, privare i partiti di risorse.
  Ora, noi non siamo i primi né gli ultimi a sostenere il finanziamento pubblico, così come i colleghi del MoVimento 5 Stelle non sono certo i primi ad essere avversi al finanziamento pubblico, perché i contrari al finanziamento pubblico sono stati, nella storia, tanti; recentemente, è inutile citarli, ma posso risalire, per esempio, ai radicali e se vado oltre le formazioni politiche posso dire che contro il finanziamento pubblico sono stati i liberali e contro il finanziamento pubblico sono stati e lo sono normalmente coloro i quali non hanno bisogno del finanziamento pubblico. Infatti, ho già ricordato stamattina che noi lo abbiamo sperimentato il finanziamento privato, potremmo dare lezioni da questo punto di vista a chicchessia e possono dare lezioni soprattutto i ceti più poveri della società italiana che, fino al 1975, hanno attinto alle povere risorse che avevano, alle povere giornate di lavoro, per finanziare le sedi e i loro giornali; quindi noi, da questo punto di vista, non accettiamo lezioni da nessuno.
  L'ho detto e lo ripeto, ci sono due scuole, non si tratta di essere ladri o non ladri, perché se ci sono i ladri di soldi, ci sono anche i ladri di democrazia e io potrei tranquillamente fare un discorso di un'ora sui ladri di democrazia. Ma non mi metto su questo piano perché è un piano indecente soprattutto quando parliamo di una cosa così seria come è, da un lato, la disciplina attuativa dell'articolo 49 della Costituzione e la ricerca di risorse per far sì che i partiti politici siano all'altezza del loro compito, economicamente parlando.
  Voglio ricordare che anche le elezioni sono pagate dai cittadini e non si può parlare degli scrutatori che si mettono in tasca i soldi dei cittadini o del presidente del seggio, sarebbe assurdo un ragionamento di questo genere. Ebbene, i partiti, tra le altre cose, concorrono alle elezioni sia prima, che durante, che dopo; addirittura, con le primarie del PD, abbiamo scoperto che con le primarie di un partito, riservate a un partito, si sceglie un Presidente del Consiglio. Quindi, scusate l'ironia ma non è un'ironia, è soltanto per rendere l'idea fino in fondo di quello che stiamo facendo. Questo per riportare la questione ai suoi veri termini.
  Il provvedimento è chiaro, noi voteremo contro perché abolisce il finanziamento diretto, lo sostituisce in modo chiaro, la maggioranza non lo sta nascondendo, con un finanziamento indiretto del 2 per mille. Ora, io dico, si consente cattolici o ad altre religioni di essere finanziate dai propri fedeli con l'otto per mille, si consente alle ONLUS di essere finanziate con un altro sistema, non capisco per quale motivo i cittadini non possano finanziare il loro partito politico nel modo indiretto anche con il 2 per mille come è stato ricordato. Questo è tutto.
  Quindi, io plaudo a quella norma che è stata inserita al Senato; il quale Senato, tenendo presente che in Italia esistono non soltanto quelli che hanno i quattrini o quelli che semplicemente fanno la dichiarazione dei redditi, ma anche quelli che la dichiarazione dei redditi non la fanno, ha inserito una norma che stabilisce che coloro i quali non fanno la dichiarazione dei redditi possono comunque indicare, su una scheda che sarà predisposta dalle autorità competenti, a quale partito ritengono che il 2 per mille possa andare.
  È stata una forma di giustizia che consente anche ai poveri, anche a chi non Pag. 66ha alle spalle un reddito sufficiente, di avere un partito, di poterlo finanziare e di non essere oppresso dal potere economico avversario (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, la deputata Dieni. Ne ha facoltà.

  FEDERICA DIENI. Signor Presidente, abolire il finanziamento pubblico non è soltanto opportuno ma è anche necessario. È necessario e doveroso nei confronti dei cittadini che fanno fatica ad andare avanti in questo periodo di crisi, in questo momento, appunto. Invece, i partiti continuano a spartirsi i rimborsi elettorali. Noi siamo contrari alla legge ordinaria vigente, ma siamo contrari anche a questa riforma, che trasforma il finanziamento da diretto ad indiretto soltanto dal 2017. Quindi, per altri tre anni i partiti potranno continuare a spartirsi i rimborsi elettorali. Diciamolo chiaramente: questo è soltanto uno spot del Governo, uno spot elettorale in vista delle europee. Non si abolisce il finanziamento pubblico ai partiti. Gli unici a volere l'abolizione siamo noi del MoVimento 5 Stelle, che abbiamo rinunciato, non presentando l'IBAN, ai 42 milioni di euro che ci sarebbero spettati e che abbiamo voluto lasciare nelle tasche dello Stato e quindi nella disponibilità di tutti i cittadini.

  PRESIDENTE. La ringrazio. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, la deputata Benedetti. Ne ha facoltà.

  SILVIA BENEDETTI. Signor Presidente, vorrei ricordare al collega Sannicandro che mi sta anche bene, eventualmente, che perori la causa del finanziamento pubblico come tutela nei confronti di influenze dei poteri forti sulla politica, peccato che l'operato visto fino ad adesso dimostri esattamente il contrario. Cioè, non solo vi prendete i rimborsi da parte dei cittadini, quindi togliendo risorse al pubblico e alla cosa pubblica, ma vi prendete pure i finanziamenti da parte delle lobby di cui puntualmente portate gli interessi. Quindi, diciamo che la motivazione non sta in piedi.
  Un'altra cosa: è inutile che parliamo di sostentamento economico. Quello che è stato fatto finora è stato lucrare, perché a fronte di una spesa accertata di 50 milioni di euro, ad esempio, del PdL, il rimborso effettivo è stato di 206 milioni di euro. Quello che ci domandiamo è: il resto dei soldi dove è andato a finire ? I soldi li avete già mangiati, ed è per questo...

  PRESIDENTE. La ringrazio. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Alberti. Ne ha facoltà.

  FERDINANDO ALBERTI. Signor Presidente, prendo spunto dalla stucchevole collega Dadone, che prima parlava del referendum del 1993. Io vorrei appunto chiedere questo: perché non facciamo un bel referendum ? Chiediamo ai cittadini cosa vogliono fare: vogliamo ancora finanziare i partiti politici oppure no ? Facciamo un referendum come si deve, cioè prendendo tutti quelli che sono per il finanziamento pubblico ai partiti e quelli che sono contro, alcuni spiegano le loro motivazioni per cui bisogna dare i soldi ai partiti e altri perché non bisogna dare i soldi ai partiti, dopodiché lasciamo decidere i cittadini. Penso che questa sia l'unica soluzione.
  Volevo dire anche un'altra cosa. Per quanto riguarda il 2 per mille, ricordiamo che è una voce di bilancio, cioè noi andiamo a prendere dei soldi che dovrebbero andare allo Stato, perché sono tasse. Direi, come membro della Commissione finanze, che non è il caso di andare a togliere ancora gettito allo Stato (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato D'Uva. Ne ha facoltà.

  FRANCESCO D'UVA. Signor Presidente, vorremmo fare anche un referendum Pag. 67per chiedere se è il caso di rispettare i referendum passati oppure no. Questa è un'altra idea, collega; potremmo farlo (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Questa è la prova del nove: dobbiamo capire se i deputati sono rappresentanti di loro stessi e dei simboli che rappresentano, appunto, oppure del popolo, dei cittadini. Ciò perché, se in un referendum del 1993 hanno detto «basta soldi ai partiti», di cosa stiamo discutendo ? Io questo vorrei sapere: di cosa stiamo discutendo ? Presidente, istruzione, ricerca, piccole e medie imprese, ci sono un sacco di destinazioni migliori a quella del 2 per mille ai partiti. Ai partiti ! Noi potremmo destinare il 2 per mille a tantissimi settori che in Italia stanno veramente male – veramente male ! –, invece ci preoccupiamo di dare soldi...

  PRESIDENTE. Concluda.

  FRANCESCO D'UVA. Sto concludendo, Presidente. Invece, ci preoccupiamo di dare i soldi ai partiti, che male non stanno. Stanno benissimo. Anzi, hanno pure troppi soldi (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Facciamo così: magari sono i partiti che danno i soldi...

  PRESIDENTE. La ringrazio. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Zolezzi. Ne ha facoltà.

  ALBERTO ZOLEZZI. Signor Presidente, ci sono due attività economiche che stanno procedendo a gonfie vele in Italia, che hanno avuto un incremento. Una è il finanziamento privato ai partiti: come dicevo prima, è aumentato del 50 per cento dal 2012 al 2013; l'altra è l'editoria on line, aumentata anche questa del 70 per cento in un anno. C’è più attenzione da parte della popolazione, c’è più interesse alla Rete; ed è la Rete che dovrà fare la politica, non servono le strutture private o quello che volete fare voi con i soldi: perché sarà la partecipazione a migliorare la politica, non serve il finanziamento pubblico (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il collega Dell'Orco. Ne ha facoltà.

  MICHELE DELL'ORCO. Signor Presidente, vorrei ricordare che alcuni tagli ai costi della politica si possono fare subito. Adesso farò alcuni esempi, da cui potete prendere spunto.
  Noi abbiamo risparmiato e restituito oltre 4 milioni di euro in taglio di stipendi e diarie. Il MoVimento 5 Stelle ha lasciato allo Stato oltre 42 milioni di euro di finanziamento pubblico ai partiti. A questi milioni tra l'altro vanno anche aggiunti quei rimborsi elettorali rifiutati nelle regioni Piemonte, Lombardia, Sicilia, Emilia-Romagna, Lazio, Molise, Basilicata, Trentino-Alto Adige e Friuli-Venezia Giulia. I parlamentari 5 Stelle eletti in cariche come vicepresidente, segretari, questori, presidenti e vicepresidenti di Commissione hanno tutti rinunciato alle indennità aggiuntive di carica, lasciando anche qui centinaia di migliaia di euro in più allo Stato (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il collega Bonafede. Ne ha facoltà.

  ALFONSO BONAFEDE. Signor Presidente, riguardo all'intervento del collega Sannicandro, che parla di ladri di democrazia, SEL ha un bel concetto di democrazia, perché, se consideriamo che il referendum è lo strumento principe della democrazia, allora ladro di democrazia è chi va contro quello strumento, ed è totalmente indifferente rispetto alla volontà dei cittadini. Se consideriamo i ladri di democrazia, allora dobbiamo considerare coloro che siedono in Parlamento in virtù del premio di maggioranza di una legge dichiarata incostituzionale (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) e che adesso sfruttano per stare seduti in Pag. 68una finta opposizione, in una costante e continua richiesta di possibile coalizione con chi dall'altra parte, a fianco, sta portando avanti un...

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il collega Sibilia. Ne ha facoltà.
  Vi chiedo solo di attenervi all'emendamento; capisco che così, richiamando sempre, contribuisco a perdere tempo, però vorrei che si intervenisse sull'emendamento.

  CARLO SIBILIA. Signor Presidente, penso che lei abbia totalmente ragione. Il problema è questo: vogliamo stare all'emendamento, però se la discussione ce la facciamo soltanto noi del MoVimento 5 Stelle sull'emendamento, e gli altri stanno zitti, lo so che non si può dire «vergognarsi», ma almeno conigli li possiamo chiamare quelli che si nascondono...

  PRESIDENTE. Collega, si rivolga con rispetto ai suoi colleghi; e tra l'altro, qui ognuno ha il diritto di stare zitto o di intervenire. La prego di utilizzare un linguaggio consono a quest'Aula e di favorire il dibattito. È richiamato all'ordine formalmente. Non c’è bisogno che si urli da questa parte. Grazie.

  CARLO SIBILIA. Va bene, però posso almeno richiedere in via formale, con questo mio intervento, a qualcun altro magari di farci capire per quale motivo loro vogliono tenersi i rimborsi elettorali ? SEL ci ha spiegato che sostanzialmente è favorevole al finanziamento pubblico; e permettetemi di dire che questo forse è anche uno dei motivi per cui SEL prende il 2 per cento, più o meno. Quindi mi aspetterei...

  PRESIDENTE. Colleghi, potete intervenire... Grazie.

  CARLO SIBILIA. Mi aspetterei la stessa onestà intellettuale magari anche da parte degli altri, perché sarebbe anche un modo per avere un confronto. Dite sempre di no a tutte le proposte che facciamo per modificare quelli che sono i decreti-legge...

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il collega Manlio Di Stefano. Ne ha facoltà.

  MANLIO DI STEFANO. Signor Presidente, in quest'Aula vi vantate di tutto: Causi del PD si è vantato di aver scritto il Fiscal Compact, che intanto ammazza gli italiani; il collega Sannicandro di SEL si vanta di intascare i rimborsi elettorali per garantire a tutti i partiti di fare politica, e intanto fuori di qui nessuna banca dà prestiti per garantire agli imprenditori di fare impresa.
  Chi più ne ha più ne metta. Vi vantate di tutto, non c’è una cosa di cui vi vantate...

  PRESIDENTE. Si rivolga alla Presidenza collega.

  MANLIO DI STEFANO. ...che dia un vantaggio agli italiani. Forse perché, nella vostra enorme e infinita vita politica, non ne avete fatto nemmeno una. Qualcuno qui oggi ha definito questo posto «luogo del dolore». Voi che vi tenete milioni di euro di stipendi, di rimborsi, di diarie, di quant'altro parlate di «luogo del dolore» ! Io non so più davvero come definirvi, so soltanto che votando questo emendamento forse mi darete un aggettivo positivo per farlo.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole D'Ambrosio. Ne ha facoltà.

  GIUSEPPE D'AMBROSIO. Signor Presidente, vorrei parlare di questo emendamento e quindi dei finanziamenti ai partiti e dei costi che questa politica rappresenta per i cittadini; io qualche minuto fa ho ascoltato il collega dall'altra parte parlare di «ultimi», dei cittadini, di tutti i diritti e i doveri anche e allora io volevo ricordare al collega che, qualche mese fa, un Pag. 69mese fa, tra le varie norme che sono state approvate nella regione Puglia, ve ne erano, Presidente, alcune che – diciamo così, volevano favorire – è un eufemismo – i cosiddetti vitalizi baby e quindi ci siamo trovati, ad esempio, di fronte al caso di un ex assessore regionale, Marco Barbieri, che ha fatto la sessione dal 2005 al 2009, Presidente, che adesso, dopo aver sborsato appena 20 mila euro per compensare la sua pensione, prende ulteriori soldi, ulteriori 3.200 euro lordi al mese e quindi dopo 120 mila euro...

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Crippa. Ne ha facoltà.

  DAVIDE CRIPPA. Signor Presidente, ci troviamo a discutere ancora un emendamento sulla questione del finanziamento ai partiti. Io ho sentito, con un certo dispiacere, le parole del collega di SEL che, evocando articoli della Costituzione, si dimentica che lo strumento referendario deve essere rispettato, altrimenti lo prendiamo, lo cancelliamo e lo buttiamo via, perché, se c’è uno strumento per fare esprimere i cittadini non capisco quale è l'autorevolezza con la quale uno possa esimersi dall'applicare quello che i cittadini hanno chiesto. Se i cittadini hanno chiesto di non finanziare i partiti, noi non dobbiamo finanziare i partiti. Allora crediamoci fino in fondo e non prendiamo in giro gli italiani visto che l'avete fatto per anni.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Valente Simone. Ne ha facoltà.

  SIMONE VALENTE. Signor Presidente, è vero che il decreto-legge dispiega i suoi effetti immediatamente ma è altrettanto vero che il finanziamento diretto non viene abolito subito. Già perché solo dal 2017 il vostro meccanismo truffaldino entrerà in vigore a pieno regime. Certo, perché avete bisogno di vedere in via transitoria cosa diranno i cittadini italiani con il 2 per mille e dico non abbiamo la sfera di cristallo ma sono in grado di dirvelo: solo briciole. Questo vi daranno i cittadini con il 2 per mille. Ed è per questo che solo gradualmente cambierete il meccanismo, così quando nel 2016 vedrete le poche cifre arrivate con il 2 per mille infilerete in qualche decreto delle modalità compensative per mantenervi le vostre prebende. Ma allora ci arriverete al 2016 ? Sicuramente se continuate con queste leggi truffaldine, no.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Gallinella. Ne ha facoltà.

  FILIPPO GALLINELLA. Signor Presidente, l'emendamento in questione, l'1.61 della collega Dadone, recupera un po’ la discussione che abbiamo fatto precedentemente sull'1.59 del collega Cozzolino, ovvero facciamola finita di dare soldi ai partiti perché, dove ci sono i soldi, c’è anche la corruzione. Qui mi rivolgo anche al collega Alberti che ha richiamato il referendum del 1993 e ne voleva fare un altro e gli ho detto che non c’è bisogno ma facciamo rispettare questo. Pertanto, noi torniamo a ribadire, e lo faremo più e più volte credo oggi, stanotte non lo sappiamo ancora, che non ci servono i soldi per la politica, noi siamo l'esempio che non servono i soldi e quindi non vedo perché anche voi non vogliate rispettare la volontà dei cittadini. Questo Presidente lo voglio...

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Grillo. Ne ha facoltà.

  GIULIA GRILLO. Signor Presidente, sarà che sono poco dotata intellettualmente però continuo a non capire a cosa servano i soldi nella politica.
  Se servono per andare a pagare con 50 euro nel quartiere di Librino un voto, se servono per comprare la busta della spesa per fare votare il proprio candidato sindaco, se servono per fare comprare le cravatte ai gruppi consiliari, se servono per far comprare le mutande firmate, Pag. 70allora, Presidente, veramente mi sembra che dire vergognatevi sia poco, allora se non si può dire vergognatevi, io dico imbarazzatevi perlomeno.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, la deputata Silvia Giordano. Ne ha facoltà.

  SILVIA GIORDANO. Signor Presidente, è stato prima citato l'articolo 49 della Costituzione, lo voglio recitare: «Tutti i cittadini hanno diritto di associarsi liberamente in partiti per concorrere con metodo democratico a determinare la politica nazionale». Come si può leggere, non sussiste alcun principio nel nostro ordinamento, né espresso, né ricavabile, che riconosca o assegni ai partiti politici uno status privilegiato, anzi l'articolo 49 della Costituzione non fa dei partiti una categoria protetta, né privilegiata rispetto alle libere associazioni di cittadini di cui all'articolo 18 della Costituzione. Ancora una volta vi volete considerare da soli «casta», poi ve la prendete con noi se vi chiamiamo così. Da soli, autonomamente, vi state definendo una casta politica. Voglio continuare a essere stucchevole, ricordandovi sempre il referendum del 1993, dove i cittadini hanno detto che i soldi non ve li vogliano dare.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Massimiliano Bernini. Ne ha facoltà.

  MASSIMILIANO BERNINI. Signor Presidente, colleghi, con il mio intervento voglio dichiarare la mia ferma contrarietà al finanziamento pubblico ai partiti, quindi voterò favorevolmente all'emendamento Dadone 1.61. Sicuramente in una certa fase storica il finanziamento pubblico è servito a garantire l'espressione democratica di questo Paese, ma, negli ultimi vent'anni, ha purtroppo alimentato molto spesso il malaffare e lo spreco di risorse pubbliche. Quindi noi del MoVimento 5 Stelle con i nostri emendamenti chiediamo che questo sistema venga resettato, come quando si resetta una macchina o un computer in blocco, che non funzionano più o che sono fuori controllo, e lo chiediamo anche alla luce del referendum del 1993 con il quale, lo ricordo nuovamente, il 90,3 per cento dei votanti si espresse per l'abrogazione del finanziamento pubblico ai partiti.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Luigi Gallo. Ne ha facoltà.

  LUIGI GALLO. Signor Presidente, io mi chiedo: ma non doveva cambiare tutto, cambiare verso, meno male che è arrivato Renzi, finalmente un'aria nuova, finalmente si respira ? Eppure, noi qui vediamo gli stessi sprechi di prima, gli stessi soldi dati ai partiti. La realtà è in pratica uguale a quella dell'anno scorso, andiamo di nuovo su un decreto che, come abbiamo visto, prima era una proposta di legge, mentre adesso è un decreto e non c’è stata la telefonata del figlioccio di Berlusconi a nessun capogruppo del PD per dire: fatemi fare una figura iniziale decente, ritirate questo decreto e ne faremo uno serio ? No, continuiamo a stare qui, almeno votate l'emendamento.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, la deputata Liuzzi. Ne ha facoltà.

  MIRELLA LIUZZI. Signor Presidente, prima riflettevo su un dato, ovvero che una delle maggiori critiche al fatto di voler abolire il finanziamento pubblico ai partiti, o meglio i rimborsi elettorali ai partiti, è quella che in questo modo si darebbe spazio ai privati. Allora io ho fatto una considerazione anglosassone: follow the money, ovvero segui i soldi per capire come gira il mondo e come funzionano le cose. Il patron dell'ILVA, il signor Riva, ha versato al signor Bersani un po’ di anni fa 98 mila euro per la sua candidatura, mentre ha versato a Forza Italia nel 2006 345 mila euro. Allora, io invece per la mia campagna elettorale ho speso circa 200 Pag. 71euro, di cui circa una cinquantina mi è stata prestata dai miei genitori; chissà se i miei genitori, un giorno, mi chiameranno per propormi un emendamento su un decreto del Governo...

  PRESIDENTE. Grazie. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Parentela. Ne ha facoltà.

  PAOLO PARENTELA. Signor Presidente, io sul referendum da rifare, come ha proposto qualche collega, sono assolutamente contrario, cioè non possiamo ripetere un referendum, soprattutto in questo periodo di crisi, perché costa. Siccome i referendum costano agli italiani, io credo sia un atto dovuto restituire i soldi del referendum del 1993.
  Siccome voi volete ignorare il parere degli italiani, restituite almeno non solo i soldi dei rimborsi elettorali, ma anche i soldi che sono stati spesi per poter fare i referendum. Mi sembra una cosa giusta, dato che dobbiamo pensare all'economia e siamo in un periodo di crisi. Visto che avete preso in giro gli italiani, è bene che gli italiani sappiano che, in questi vent'anni, hanno finanziato i partiti senza il loro volere, partiti che a loro volta hanno approvato il MES, il fiscal compact, il lodo Alfano e non hanno mai fatto una legge contro la corruzione, per non parlare del conflitto di interesse...

  PRESIDENTE. Grazie. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, la collega Ciprini. Ne ha facoltà.

  TIZIANA CIPRINI. Signor Presidente, nel merito dell'emendamento, noi del MoVimento 5 Stelle vogliamo i soldi pubblici fuori dalla politica, senza trucchi e mistificazioni. I soldi pubblici devono rimanere ai cittadini, non ingrassare i comitati d'affare delle consorterie di partito. Sostenere che adesso la politica la fanno solo i ricchi è un falso, infatti in Italia c’è un omino, ricco, ricco che fa politica da vent'anni e fa cadere i Governi democraticamente eletti comprando i senatori. Sempre in Italia, invece, c’è un Movimento di cittadini normali che, dal 2008, fa politica senza il becco di un quattrino pubblico. L'onestà sta andando di moda evidentemente. Ditelo a Renzi, il rianimatore di espulsi dal Parlamento. Noi i corruttori li cacciamo dalla porta e lui li fa rientrare dalla finestra come i ladri.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, la collega Ruocco. Ne ha facoltà.

  CARLA RUOCCO. Signor Presidente, l'emendamento chiede che i partiti restituiscano tutto e subito, ma in realtà io ricordo che i partiti hanno un debito nei confronti dei cittadini già maturato, oltretutto di due miliardi e 700 milioni di euro circa.
  Ora, ieri, c'erano 60 mila persone in difficoltà a manifestare davanti a Montecitorio. Pensi, Presidente, quanto sarebbe importante per queste persone se oggi i partiti, non solo facessero un gesto di rinuncia per il futuro, ma saldassero anche un debito per il passato perché, pensi, se lei avesse una cambiale scaduta, i suoi creditori gliela farebbero passare così liscia ? Oggi, i partiti hanno le cambiali scadute nei confronti dei cittadini e poiché la volontà e l'interesse dei cittadini (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)...

  PRESIDENTE. La ringrazio. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, la collega Cancelleri. Ne ha facoltà.

  AZZURRA PIA MARIA CANCELLERI. Signor Presidente, volevo riprendere e rispondere al collega Sibilia che chiedeva quali sono le motivazioni degli altri partiti e ricollegarmi all'emendamento. In una precedente discussione sempre su questo tema – perché paradossalmente discutiamo sempre sugli stessi temi e non si capisce perché – gli altri partiti dicevano che i finanziamenti sono necessari per garantire la democrazia. A nulla è servito l'esempio di alcuni miei colleghi, come Pag. 72Comunardi, che portava il nostro esempio di democrazia reale fatta a costo zero da questa oscura entità che è la Rete e quindi avete continuato con questa falsa motivazione.
  Mi ricollego all'emendamento e mi ricollego anche a quanto detto dal collega Nuti sul fatto che non esiste un'urgenza in questo decreto perché se decidiamo ora con un decreto-legge sospensioni, riduzioni, ma non assolutamente l'abolizione del finanziamento, per anni successivi...

  PRESIDENTE. La ringrazio. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il collega Ferraresi. Ne ha facoltà.

  VITTORIO FERRARESI. Signor Presidente, vorrei portare all'attenzione dell'Aula un tema che non è stato affrontato. Si dice che il problema è quello di garantire ai cittadini senza soldi la possibilità di partecipare alla politica. Benissimo, ma il problema è che così oggi non è perché i soldi vengono dati in modo forfettario successivamente... e mi rivolgo anche ai colleghi di SEL.
  Quindi, se i soldi arrivano dopo, chi non ha la possibilità prima, o ha le garanzie finanziarie date da qualcuno per poter partecipare magari con mutui e riceverli dopo, oppure non partecipa. Quindi, così oggi non è, a meno che non ci sia una forza politica come il MoVimento 5 Stelle, che con il sudore, con la passione e con il sacrificio degli attivisti, anche quando c’è la neve, fa politica e riesce ad entrare comunque in Parlamento (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il collega Pesco. Ne ha facoltà.

  DANIELE PESCO. Signor Presidente, questo emendamento è ben formulato, però a me sarebbe piaciuto un emendamento diverso, più completo, nel quale si smascherava del tutto l'atteggiamento di questo Governo, che ha scritto questo decreto, in quanto mi piacerebbe che fosse più palese il fatto che c’è un trucco all'interno di questo decreto.
  Il trucco è proprio quello del 2 per mille, ovvero si fa credere che il finanziamento ai partiti è dato dal 2 per mille delle tasse, e quindi è una forma volontaria, ma in realtà non sono soldi che volontariamente il cittadino dà al partito politico, perché questi soldi fanno già parte delle tasse pagate da tutti i cittadini, quindi vuol dire spostare o allocare una voce di bilancio verso quel partito.
  Quindi noi siamo totalmente contro questa forma di utilizzo dei fondi pubblici. I partiti devono finanziarsi da soli o quantomeno devono finanziarsi grazie a vere e proprie devoluzioni da parte dei cittadini, non con le tasse pagate dai cittadini (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Nicola Bianchi. Ne ha facoltà.

  NICOLA BIANCHI. Signor Presidente, cercherò di non ripetermi anche se sarà molto, molto difficile. In questo emendamento continuiamo appunto a chiedervi di rinunciare da subito a percepire i soldi del finanziamento pubblico. Cambiare il nome per non cambiare il contenuto significa continuare come al solito a prendere in giro i cittadini. È per questo che noi siamo qua a tutelare appunto gli interessi dei cittadini. I partiti, tutti i partiti, non sono una categoria privilegiata rispetto alle associazioni, ma questo non lo dice il MoVimento 5 Stelle, questo lo dice la Costituzione con l'articolo 49. Noi siamo chiaramente contrari a qualsiasi forma di finanziamento diretto o indiretto pubblico ai partiti. I 91 milioni che sono entrati nelle vostre casse, o forse è meglio dire nelle vostre tasche, gridano vendetta in quanto...

  PRESIDENTE. La ringrazio. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole L'Abbate. Ne ha facoltà.

Pag. 73

  GIUSEPPE L'ABBATE. Signor Presidente, io avrei una domanda da fare ai colleghi in quest'Aula. Io vorrei sapere se i referendum scadono oppure no, perché se sono un po’ come i succhi di frutta che scadono, allora ce lo diciamo subito, ci diamo una scadenza e ogni volta che passa quel tempo li riproponiamo, perché l'avete fatto più volte, l'avete fatto con il nucleare, l'avete fatto con il finanziamento pubblico ai partiti...

  PRESIDENTE. Si rivolga alla Presidenza, per favore.

  GIUSEPPE L'ABBATE. Con l'acqua non potete farlo, anche perché non l'avete attuato. Quindi, non è stata proprio rispettata la volontà dei cittadini neanche per un sol giorno. Quindi se scadono questi referendum ce lo diciamo un attimo, in maniera tale da intervenire in merito. Prepariamo i cittadini così possono tornare a decidere nuovamente. Vorrei aggiungere una cosa all'intervento del collega Parentela, perché oltre a restituirli quei soldi che avete già preso dovrete aggiungere anche gli interessi, perché in questi anni... (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. La ringrazio. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Baroni. Ne ha facoltà.

  MASSIMO ENRICO BARONI. Signor Presidente, Enrico Berlinguer nel 1981 recitava: molti italiani secondo me si accorgono benissimo del mercimonio che si fa dello Stato, delle sopraffazioni, dei favoritismi, delle discriminazioni, ma gran parte di loro è sotto ricatto, hanno ricevuto vantaggi, magari dovuti, ma ottenuti solo attraverso i canali dei partiti e delle loro correnti o sperano di riceverne o temono di non riceverne più. Vuole una conferma di quanto dico ? Diceva Enrico Berlinguer. Enrico Berlinguer adesso voterebbe il nostro emendamento (Commenti dei deputati del gruppo Partito Democratico).

  PRESIDENTE. Colleghi per favore.

  MASSIMO ENRICO BARONI. I cittadini voterebbero il nostro emendamento. E su questo non avete armi di replica, se non di persone che hanno settanta anni e che vi parlano di un'interpretazione di vecchie norme che in questo momento sono fuori dalla questione... (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. La ringrazio. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Agostinelli. Ne ha facoltà.

  DONATELLA AGOSTINELLI. Signor Presidente, io vorrei sottolineare che i candidati eletti dai partiti sono costretti a pagarsi la campagna elettorale. Quindi le balle che ci venite a raccontare, secondo cui i soldi del finanziamento pubblico servono per sostenere la campagna elettorale e la politica, non sono vere, non sono assolutamente vere, perché gli eletti in Parlamento sono costretti, accendendo dei mutui, a pagarsi la campagna elettorale. Vorrei anche sottolineare dove vanno a finire i soldi che i partiti prendono dallo Stato, e lo vorrei sottolineare leggendo un articolo che appare su un'inchiesta del settembre 2013. Si dice: gli ex DS possono vantare un patrimonio di circa 2.399 immobili per un valore di almeno mezzo miliardo di euro, più 410 opere d'arte...

  PRESIDENTE. La ringrazio. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato De Lorenzis. Ne ha facoltà.

  DIEGO DE LORENZIS. Signor Presidente, le leggi che hanno in qualche modo normato i rimborsi elettorali negli ultimi anni hanno, evidentemente, un profilo di incostituzionalità, e questo non siamo noi a dirlo. Allora, in merito a questo, giustamente, qualche mio collega chiedeva ai partiti che quei soldi li hanno percepiti di fare ammenda, con un senso di vergogna, che, intendo un po’ ribadire, non è un sentimento negativo.Pag. 74
  Il sentimento di vergogna indica anche una capacità di autocritica, indica che una persona può anche ritenersi inadeguata e avere anche un po’ di senso del pudore. Noi questo chiediamo a chi, in qualche modo, ha frodato gli italiani in questi anni e, dato che non ci seguite dal punto di vista pratico, con un bell'assegno, almeno dal punto di vista morale...

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Tofalo. Ne ha facoltà.

  ANGELO TOFALO. Signor Presidente, non posso che appoggiare e sostenere l'emendamento della collega Dadone 1.61, ma è imbarazzante, veramente imbarazzante, ritrovarci ancora una volta tutti qui a discutere su questo decreto-legge relativo all'abolizione del finanziamento pubblico ai partiti. Inutile dire e ripetere quello che hanno già detto i colleghi: è imbarazzante perché sono passati ormai più di 20 anni da quel referendum del 1993 con cui oltre il 90 per cento degli italiani si espresse in maniera chiara.
  Non invito nemmeno gli altri colleghi, che in questi mesi si sono rivelati sordi e ciechi a proposte del genere, ma vorrei far notare che ogni altro euro, ogni altro quattrino che questi signori prenderanno per ingrassarsi, per barricarsi sulle poltrone e conservare i privilegi, dovranno poi restituirlo.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, la deputata Lupo. Ne ha facoltà.

  LOREDANA LUPO. Signor Presidente, ci troviamo di fronte a un emendamento analogo a quello precedente. Quello che vorrei farvi notare è che è normale avere posizioni divergenti: noi e i cittadini la pensiamo in un modo, voi in un altro. Non è che i cittadini non vorrebbero dare quei soldi alla politica, e non vorrebbero adoperare quei soldi per una politica migliore; è che in questo istante si rendono conto che quella politica non esiste.
  Quindi, mettiamoci in testa una cosa: se in questo momento noi decidessimo realmente di abolire il finanziamento pubblico ai partiti, faremmo un favore alla cittadinanza. L'indomani potrebbe essere la cittadinanza stessa a ridarveli; quindi, rifletteteci (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, la deputata Carinelli. Ne ha facoltà. Ricordo che la campanella suona a 15 secondi dalla fine del tempo a disposizione.

  PAOLA CARINELLI. Signor Presidente, vorrei ricordare, ancora una volta, che con questo decreto-legge, contrariamente a quanto si sente dire sui media, purtroppo, non si aboliscono i rimborsi elettorali, non da subito, perché, lo ripeto, nell'articolo 14 si prevede chiaramente che i partiti continuano ad usufruire dei rimborsi elettorali nell'esercizio finanziario in corso e nei tre esercizi successivi.
  Vuole dire che i rimborsi elettorali verranno forse – forse – aboliti nel 2017, non prima. Vuole dire che per questi tre anni i partiti continueranno a prendere milioni e milioni di euro, nonostante vi sia stato un referendum e il parere dei cittadini sia stato molto chiaro al riguardo. Noi abbiamo rifiutato 42 milioni di euro di rimborsi elettorali: siamo la dimostrazione che la politica si può fare anche senza questi rimborsi. Perché gli altri non lo fanno ?

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Villarosa. Ne ha facoltà.

  ALESSIO MATTIA VILLAROSA. Signor Presidente, questo emendamento serve per fugare ogni dubbio e per operare una reale abolizione del finanziamento pubblico ai partiti. Infatti, vorrei che lei facesse attenzione quando legge il decreto-legge, perché nel titolo vi è scritto chiaramente che il provvedimento riguarda l'abolizione del finanziamento pubblico diretto, ma, Pag. 75Presidente, faccia attenzione, perché l'articolo 1 parla di finanziamento pubblico, non fa distinzione tra diretto e indiretto. Quindi, lo dico per lei: faccia anche lei attenzione.
  Inoltre, per i miei colleghi, qui, vorrei dire che non è vero che rimarrete in mezzo a una strada. Infatti, correggo la mia collega Agostinelli: i partiti politici non hanno 2 mila fabbricati o quanti dicevi tu, Donatella, ma sono di più, sono 3.805 fabbricati, addirittura di più, e, addirittura, hanno anche 928 terreni.
  Quindi, se volete mantenere le vostre sedi, vendetevi quello di cui vi siete appropriati indebitamente (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, la deputata Terzoni. Ne ha facoltà.

  PATRIZIA TERZONI. Signor Presidente, l'emendamento dice esplicitamente che rimborsi e contributi pubblici per attività politiche devono essere aboliti. Cerchiamo di capire di quanti soldi stiamo parlando. Leggo da un giornale di partito, La Repubblica, che negli ultimi vent'anni questi signori che sono seduti alla mia destra e alla mia sinistra hanno ricevuto 2,7 miliardi di euro, ma le spese accertate sono solo 700 milioni di euro, il che significa che hanno accumulato un tesoretto di circa due miliardi di euro. Io voglio capire che cosa ci stanno facendo con questi due miliardi di euro, visto che la gente fuori si suicida perché non ha più un lavoro e non sa più che cosa mangiare. Vorrei dire anche, visto che molti di loro dicono che non si riesce a fare politica senza soldi, che noi ci siamo riusciti. Allora, dimostrate di essere superiori a noi ! Dimostratelo ! Ridate indietro tutto...

  PRESIDENTE. La ringrazio. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Pisano. Ne ha facoltà.

  GIROLAMO PISANO. Signor Presidente, io vorrei continuare quel discorso che facevamo prima riguardo al patrimonio accumulato dai partiti. I 3.800 immobili, più i terreni, secondo una ricerca fatta dal quotidiano Libero nel febbraio 2012, hanno un valore stimato di circa un miliardo e 100 milioni di euro. Quindi, verificando, ad esempio, il bilancio del PD, il bilancio sociale pubblicato l'anno scorso, con un valore complessivo economico di circa 60 milioni di euro, di cui 13 milioni di euro per il personale che, vedremo, avete sistemato in altro modo sempre con i soldi pubblici, in realtà voi dovreste coprire con la vendita di alcuni vostri immobili – alcuni – soltanto quattro anni. Quindi, è una operazione tutto sommato molto semplice, visto che allo Stato italiano si impone di vendere 500 milioni di euro di fabbricati e voi ne avete un miliardo e mezzo. Potreste andare avanti, penso, per almeno una quindicina di anni con il patrimonio che vi siete fatti con i soldi pubblici.

  PRESIDENTE. La ringrazio. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, la deputata Marzana. Ne ha facoltà.

  MARIA MARZANA. Signor Presidente, devo dire che nonostante i numerosi interventi che hanno fatto i miei colleghi, io continuo ad avere dei dubbi su questo provvedimento. Mi rimangono delle domande senza risposta. Infatti se è comprensibile che i decreti-legge vengono emanati per questioni urgenti e che quindi questo provvedimento sia inserito in un decreto che affronta delle tematiche urgenti, visto che è stato fatto un referendum nel lontano 1993, mi riesce difficile capire come, se gli effetti di un decreto sono immediati, invece questo provvedimento avrà i suoi effetti nel 2017. Se poi realizziamo che il finanziamento non verrà abolito e che invece noi abbiamo, ad esempio, restituito oltre 42 milioni di euro, anzi rifiutato, senza nemmeno una legge, capiamo, in pratica, che questa che si sta facendo è l'ennesima truffa a danno dei cittadini.

Pag. 76

  PRESIDENTE. La ringrazio, non essendoci altre richieste di parola pongo in votazione l'emendamento... Mantero ? Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Mantero. Ne ha facoltà. Per favore, l'unica cosa: cercate di segnalarmelo per tempo !

  MATTEO MANTERO. Signor Presidente, io avevo chiesto la parola prima, evidentemente non mi ha visto. Volevo semplicemente dire che sono rimasto abbastanza perplesso dalla votazione sull'emendamento precedente, perché stiamo lavorando su un decreto-legge il cui intento è abolire il finanziamento pubblico ai partiti e la maggioranza ha votato contro un emendamento che si proponeva di abolire il finanziamento pubblico ai partiti. Ora, siccome io sono un ingenuo e credo alla buona fede delle persone, se il segretario del PD e neopresidente del Consiglio Renzi, e il Partito Democratico, ci dicono che vogliono abolire il finanziamento pubblico ai partici, io gli credo. Quindi adesso li invito, perché probabilmente prima erano distratti: l'emendamento che stiamo per votare adesso chiede proprio di abolire il finanziamento pubblico ai partiti. Quindi, siccome hanno detto che lo vogliono fare, li invito a votare a favore. Non distraetevi ancora una volta !

  PRESIDENTE. La ringrazio. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, la deputata Nesci. Ne ha facoltà.

  DALILA NESCI. Signor Presidente, diciamo che all'indomani della tagliola, all'indomani delle finte votazioni all'interno della Commissione affari costituzionali è veramente difficile con serenità affrontare i lavori anche di quest'Aula.
  Infatti ormai qui dentro le regole non esistono più e non esiste nemmeno più lontanamente il ricordo di questo famoso referendum del 1993, dove il 90 per cento degli italiani ha scelto di abolire il finanziamento pubblico ai partiti.
  Secondo i cittadini, i partiti non hanno bisogno di rimborsi elettorali, ma qui dentro, dentro questi palazzi, ce ne freghiamo di quello che pensano i cittadini. Noi, anche con questo emendamento, chiediamo l'abolizione subitanea del finanziamento pubblico e non nel 2017 (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto a titolo personale il deputato Brugnerotto. Ne ha facoltà.

  MARCO BRUGNEROTTO. Signor Presidente, riprendo come prima il decreto-legge per leggere semplicemente le prime tre righe del provvedimento emanato dal Presidente della Repubblica, che parla di «abolizione del finanziamento pubblico diretto, disposizioni per la trasparenza e la democraticità dei partiti e disciplina della contribuzione volontaria e della contribuzione indiretta in loro favore». Poi, successivamente, parla di austerità, che si dovrebbe tenere per contenere la spesa pubblica. Ecco, mi chiedo di che austerità stiamo parlando, quando non avete limite alla fame di denaro, quando non avete limite in quello che può essere il semplice senso del pudore, visto che gli italiani vent'anni fa – ma potrebbe essere anche domani mattina – vi direbbero comunque che i soldi dalla politica devono essere immediatamente tolti (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto a titolo personale il collega Della Valle. Ne ha facoltà.

  IVAN DELLA VALLE. Signor Presidente, il MoVimento 5 stelle è l'unico gruppo che si può permettere di parlare, perché promette di non prendere soldi pubblici e lo fa. Abbiamo rinunciato a più di 40 milioni di euro, oltre ai milioni di euro già rifiutati in Piemonte, Lombardia, Friuli Venezia Giulia, Emilia-Romagna, Lazio, Molise e Sicilia. Sono vent'anni che truffate gli italiani, dal 1993, quando il 90 Pag. 77per cento dei cittadini si era espresso contro questo scempio. Non vi è nemmeno bastato il pronunciamento della Corte dei conti, che nel novembre 2013 ha definito incostituzionali tutte le leggi sul finanziamento ai partiti approvate dal 1997. Dov’è Renzi ora ? Dove sono i renziani ? Forse sta ancora piagnucolando per la magra figura di oggi ? Perché non si esprimono ? Facciano vedere che, oltre alle belle parole, riescono anche a fare realmente qualcosa per i cittadini (Commenti dei deputati dei gruppo Partito Democratico).

  PRESIDENTE. Colleghi, per favore !

  IVAN DELLA VALLE. Qui vi vogliamo vedere, alla prova dei voti (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) !

  PRESIDENTE. È scaduto il tempo, Della Valle. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto a titolo personale il deputato Paolo Bernini. Ne ha facoltà.

  PAOLO BERNINI. Signor Presidente, io vorrei capire qual è il motivo che impedisce alla maggioranza di votare questo emendamento. Perché non dovremmo abolire i rimborsi elettorali da subito ? A cosa servono tutti questi soldi ? Ma soprattutto: ricordo a chi ha la memoria corta che i partiti, oltre ai soldi pubblici per la campagna elettorale, ricevono soldi da imprenditori, cavatori, costruttori e, in più, i candidati alle liste elettorali elargiscono ai rispettivi partiti, PD e PDL, rispettivamente dai 20 mila ai 30 mila euro per stare nelle liste. Com’è possibile che abbiate bisogno anche dei rimborsi elettorali (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) ?

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto a titolo personale il deputato Colletti. Ne ha facoltà.

  ANDREA COLLETTI. Signor Presidente, alla fine rimaniamo sempre nello stesso schema, ovvero i soldi, questo costante bisogno di soldi. Come diceva il mio collega in precedenza, in realtà i singoli candidati, i singoli sindaci, i singoli presidenti di regione, assessori e consiglieri già riescono ad acchiappare parecchi soldi dagli imprenditori.
  Noi ne abbiamo un esempio nella mia regione, l'Abruzzo, dove il futuro candidato presidente governatore, un certo D'Alfonso, nonché indagato ed imputato in vari procedimenti, prendeva un mare di soldi da alcuni imprenditori, che elargivano la paghetta quotidiana.
  Uno di questi imprenditori era colui che teneva in concessione le autostrade A24 e A25, che ha ricevuto un bell'aumento dell'8 per cento proprio a gennaio, ed ogni anno ha un bell'aumento. Si chiama Toto. E vi ricordo che questo sarà il vostro futuro candidato governatore per la regione Abruzzo.
  Se volete riuscite a prendere i soldi dagli imprenditori senza il bisogno del finanziamento... (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Da Villa. Ne ha facoltà.

  MARCO DA VILLA. Signor Presidente, Luigino e Ughetta vanno all'altare poveri in canna, ma se Ughetta ha un patrimonio e Luigino ha un po’ di soldi, quello che devono dire al sindaco è: facciamo la separazione dei beni. Ecco, questa è una dichiarazione a Radio Radicale dell'ex tesoriere DS Ugo Sposetti, quindi Ughetta è Ugo Sposetti, cioè ex DS, e Luigino è Luigi Lusi, famoso tesoriere della Margherita. Questo è il problema. Il problema è che tutti i partiti in quest'Aula hanno in mente solo questo: sono dei comitati di affari. Sono dei comitati di affari e sono qui dentro solo per fare soldi (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, la deputata Businarolo. Ne ha facoltà.

  FRANCESCA BUSINAROLO. Signor Presidente, questo decreto-legge è un Pag. 78classico esempio di decreto-legge incostituzionale. Non ci sono i requisiti di necessità e urgenza. Poi c’è un'altra questione che è veramente grave e che viene rilevata molto spesso da parte del Comitato per la legislazione, ossia che ci sono delle imprecisioni, c’è una carenza di coordinamento, ci sono delle modifiche non testuali e faccio riferimento al fatto che questo decreto-legge va a integrare e a superare la legge n. 96 del 2012, ma non lo fa in maniera corretta. Poi voglio richiamare l'attenzione su un fatto: se il referendum del 1993 ha abrogato il finanziamento pubblico ai partiti, ma poi è stato rimesso dai partiti, questi si sono dimenticati due principi fondamentali che sono la trasparenza e i controlli, che non troviamo nemmeno qui, nemmeno in questa legge (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Cecconi. Ne ha facoltà.

  ANDREA CECCONI. Signor Presidente, io non riesco a capire dove sia la difficoltà per la maggioranza di questo Parlamento di cambiare finalmente verso, visto che sono mesi che sentiamo questa parola. Io capisco che voi abbiate un'idea singolare della democrazia, visto che vi permettete anche di dichiarare che le elezioni sono pericolose per la democrazia del nostro Paese, ma se i cittadini, dieci anni or sono, hanno chiesto di abolire – ripeto: abolire – il finanziamento pubblico ai partiti, io capisco poi che voi possiate anche cambiare le leggi e dire che non sono finanziamenti, ma sono rimborsi elettorali, ma i cittadini credo che siano stati abbastanza chiari. Con questo decreto-legge voi state semplicemente posticipando il finanziamento pubblico ai partiti e, quindi, non lo state abolendo. Cambiate verso, per favore, ridate i soldi ai cittadini (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, la deputata Lorefice. Ne ha facoltà.

  MARIALUCIA LOREFICE. Signor Presidente, ricapitolando, questo decreto-legge prevede, in materia di finanziamento pubblico ai partiti, prima una rateizzazione del finanziamento che dovrebbe ridursi via via negli anni, fino alla sostituzione con il 2 per mille. In pratica, continuerete a finanziarvi, continuerete a pesare sui contribuenti e la politica continuerà ad essere nelle mani dei grandi potentati economici, delle lobby e dei criminali. Noi, con questo emendamento, vogliamo abolire qualunque forma di finanziamento pubblico ai partiti. Quindi, per una volta, se volete dimostrare di essere davvero dalla parte dei cittadini, vi chiedo: votate questo emendamento (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, la deputata Spessotto. Ne ha facoltà.

  ARIANNA SPESSOTTO. Signor Presidente, io non capisco dove sia l'urgenza di questo decreto-legge visto che appunto prevede che i rimborsi elettorali verranno aboliti a partire dal 2017. Non capisco neanche perché c’è sempre tanta urgenza di fare decreti-legge che regalano soldi ai vostri amici, come è successo con le banche poche settimane fa, e, invece, quando c’è da restituire i soldi ai cittadini, l'urgenza non c’è mai. Io dico: fatevi un esame di coscienza e aboliamo subito il finanziamento pubblico, anzi, lapsus, i rimborsi elettorali che in realtà sono un finanziamento pubblico (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Melilla. Ne ha facoltà per un minuto.

  GIANNI MELILLA. Signor Presidente, per dire soltanto ad un collega del MoVimento 5 Stelle, che ha citato Luciano D'Alfonso che si appresta ad essere uno dei candidati alle primarie in Abruzzo che si svolgeranno il 9 marzo, che in quest'Aula Pag. 79forse non sarebbe il caso di rivolgere a persone che non si possono difendere accuse da cui queste persone si sono difese nei processi. Luciano D'Alfonso era sindaco di Pescara. È stato arrestato, ha subito un processo ed è stato assolto. Allora rispetto totale, assoluto per l'azione della magistratura, ma rispetto per le garanzie degli indagati soprattutto quando sono stati assolti (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà).

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti (Commenti dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)...
  Non è possibile intervenire perché, essendo il MoVimento 5 Stelle composto da 106 deputati, si sono già svolti 52 interventi a titolo personale e non posso dare la parola ad altri deputati del medesimo gruppo.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Buttiglione. Ne ha facoltà (Commenti).

  ROCCO BUTTIGLIONE. Signor Presidente, solo perché mi sento in debito di una risposta ai colleghi del 5 Stelle che hanno posto alcune domande. I referendum valgono per sempre ? No, come tutte le leggi possono essere cambiati da un Parlamento sovrano eletto dal popolo italiano. Non lo dico io, lo dice la Corte costituzionale che è la custode della Costituzione.
  Quindi, certo, si può fare una legge che cambia il risultato di un referendum. È sgradevole che nessuno risponda al MoVimento 5 Stelle, ma il MoVimento 5 Stelle vuole davvero delle risposte ? Perché risposte sono state date. Per esempio, qualcuno ha detto, io credo, che il modello di democrazia che voi proponete, fondato sulla rete, coinvolge, per vostra stessa ammissione, qualche decina di migliaia di cittadini e questi sostituiscono consultazioni come quelle fatte da altri partiti che impegnano centinaia di migliaia di iscritti o addirittura milioni di persone che vanno alle primarie ? Forse no. Bisognerebbe intendersi, discutere. Ma per discutere occorre la disponibilità ad ascoltare e a replicare ad argomenti. Non è ripetendo mille volte lo stesso argomento che diventa più convincente. Io non ho sentito molti argomenti. Ho sentito mille volte la ripetizione delle stesse cose con qualche insulto un po’ variato qua e là. Non è questo il metodo del confronto parlamentare. Voi avete il diritto di occupare un certo spazio di tempo e parlate per occupare un certo spazio di tempo...

  PRESIDENTE. Si rivolga alla Presidenza, per favore.

  ROCCO BUTTIGLIONE. È ovvio che noi non rispondiamo per non fare il vostro gioco e non perdere altro tempo.
  Chiudendo, mi viene in mente una citazione di un grande filosofo greco, Eraclito: τoũ λóγoυ δ' έóντoς ξυνoũ ζώoυσιν oί πoλλoί ώς ίδίαν ἔχoντες φρóνησιν, rimanendo estranei alla ragione vivono molti, come se ognuno possedesse una saggezza sua propria. Saggezza sua propria in greco si dice ίδία φρóνησις, ίδίoς è la stessa radice da cui deriva la parola idiota. Colui che ripete sempre la propria ragione e non ascolta mai la ragione degli altri (Applausi dei deputati dei gruppi Scelta Civica per l'Italia, Partito Democratico e Forza Italia – Il Popolo della Libertà – Berlusconi Presidente).

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Dadone 1.61, con il parere contrario della Commissione e del Governo e il parere favorevole del relatore di minoranza, sul quale la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Carfagna... Malisani... Tidei... Tacconi...
  Dichiaro chiusa la votazione.Pag. 80
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  466   
   Votanti  463   
   Astenuti    3   
   Maggioranza  232   
    Hanno votato  115    
    Hanno votato no   348.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  (Le deputate Nicchi e Palma hanno segnalato che non sono riuscite ad esprimere voto contrario e il deputato Franco Bordo ha segnalato che avrebbe voluto astenersi).

  Ricordo che l'emendamento Dadone 1.50 è stato ritirato.
  Passiamo all'emendamento Lombardi 1.58.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Colletti. Ne ha facoltà.

  ANDREA COLLETTI. Signor Presidente, premetto una piccola risposta alla critica legittima del collega Buttiglione, che contestava il fatto che prendessimo decisioni in 40-60 mila persone. Io ricordo a me stesso e ricordo ai miei colleghi che l'ultima volta che si sono riuniti quelli di Scelta Civica erano in cinquanta e sono usciti che erano in venticinque. Quindi, definire democrazia quella dove scelgono venticinque persone piuttosto che 80 mila mi sembra alquanto assurdo.
  Ovviamente, qui riparliamo nuovamente di rimborso per le spese elettorali, che vogliamo abolire con questa sostituzione interamente. Ma qui ritorno anche a quanto mi ha risposto il collega Melilla, facendo...

  PRESIDENTE. Colleghi, per favore. Colleghi...

  STEFANO ALLASIA. Dì al tuo collega di stare calmo !

  PRESIDENTE. Colleghi, non ho visto cosa è successo...

  STEFANO ALLASIA. Vedi quello che vuoi !

  PRESIDENTE. Possiamo andare avanti ? Prego, deputato Colletti.

  ANDREA COLLETTI. Volevo solamente specificare – si vede che o io mi sono espresso male o il collega non ha ascoltato bene – che, oltretutto, il candidato presidente delle primarie PD-SEL è stato prescritto per finanziamento illecito dei partiti a quanto pare, ovvero perché si è preso alcuni soldi dagli imprenditori. Quindi, questo è un fatto che deve essere rimarcato, leggendo la sentenza di primo grado, in cui è stato assolto per i fatti di corruzione, ma prescritto per finanziamento illecito ai partiti.
  Ad ogni modo, ritornando più che altro all'emendamento in questione, vorrei dire che si tratta di un emendamento simile agli altri emendamenti già presentati dal nostro gruppo, anche perché la questione che poniamo qui all'Aula è molto semplice: si deve davvero rinunciare al cosiddetto rimborso per le spese elettorali o rimborso finto per le spese elettorali, come penso che abbiano capito già tutti, poiché rimborsavano ben quattro volte o cinque volte oltre quello che era stato effettivamente speso dai partiti.
  Però, bisogna anche capire che, nonostante ci sia da parte di alcuni partiti l'esigenza di soldi per sostenere la campagna elettorale, c’è da dire anche che, in realtà, ormai si può fare campagna elettorale con meno soldi, con meno denaro. E di questo ce ne dovremmo rendere conto tutti: ci sono i soliti mezzi di informazione pilotati, ovviamente, però, c’è anche il web, che permette a chiunque di crearsi quasi gratuitamente una propria campagna elettorale. Allora, risulta alquanto poco moderno cercare rimborsi elettorali come si cercavano magari negli anni Ottanta, a inizio anni Novanta: oramai, siamo nel 2014, ci dobbiamo aggiornare, ci dobbiamo modernizzare e, per fortuna, la tecnologia ci aiuta anche nel fare campagna elettorale, come detto, low cost, ovvero senza costi per i cittadini.Pag. 81
  Perché molti non lo sanno, ma sono tutti costi per i cittadini ciò che state imponendo in questo momento e, ogni volta che si parla di bilancio, ogni volta che si parla di qualche provvedimento nel quale si aumenta la tassazione a carico della collettività, ci si deve ricordare che voi, purtroppo in questo caso voi, Presidente – voi, non come lei, Presidente, ma come i partiti qui presenti, tranne il MoVimento 5 Stelle –, non siete stati mai capaci di rinunciare a questa truffa legalizzata chiamata rimborso elettorale.
  Questo è il momento, con questo piccolo emendamento. È finalmente il momento che si presenta per poter rinunciare finalmente a qualcosa. Rinunciate a qualcosa, basta poco: basta premere il bottone giusto, quello alla vostra sinistra, quello che dà il verde su quello schermo. Basta poco (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Matarrelli. Ne ha facoltà.

  TONI MATARRELLI. Signor Presidente, è evidente che sul tema che affrontiamo oggi ci sono tre posizioni distinte: c’è quella maggioritaria che prevede un'abrogazione graduale del finanziamento pubblico, quella dei 5 Stelle che prevede un'abrogazione immediata e quella nostra che prevede una rivisitazione del sistema di finanziamento pubblico, ossia il mantenimento di una forma di finanziamento pubblico alle forze politiche che sia di garanzia rispetto alla democrazia, così come avviene in tutta Europa, ma anche negli Stati Uniti d'America, evidentemente intervenendo su tutte le storture che hanno caratterizzato tante di quelle schifezze che si sono verificate negli ultimi anni con il finanziamento pubblico, perché così è stato.
  Però, al di là di questa mia considerazione, perché nel merito sono entrati in maniera egregia il nostro rappresentante Boccadutri e in maniera anche verace il nostro Sannicandro, vorrei rivolgere alcuni quesiti al collega Di Battista che quando viene in quest'Aula parla poche volte, ma è sempre molto, molto pungente e sempre molto deciso rispetto alle affermazioni che fa.
  Questo, evidentemente, mi porta ad avere anche una stima nei suoi confronti perché è sempre convinto delle argomentazioni che porta all'interno di questa Aula, ma anche Di Battista rischia di essere travolto dal teatrino della politica, perché quando si viene in questo posto, nel luogo della democrazia, in maniera così convinta e con argomentazioni così veementi, occorre poi essere coerenti. Ed io voglio fare riferimento a ciò che è accaduto ieri sera a Sanremo, davanti al teatro che ospitava il noto festival. Abbiamo visto un Grillo in grande spolvero che accusava la RAI delle peggiori nefandezze, che accusava Fazio di guadagnare troppo – e fa bene a farlo, io condivido questo punto di vista di Grillo – ma evidentemente lui, come Di Battista (e spero che non sia così, perché voglio essere smentito da Di Battista), hanno dimenticato che, nel lontano 25 febbraio del 1988, Beppe Grillo partecipò come ospite al festival di Sanremo e guadagnò, in una sola serata, in pochi minuti di comparsata molto coloriti, 350 milioni di lire, lo ripeto, 350 milioni di lire. Ai tempi, un operaio guadagnava 900 mila lire al mese, lui in una sera ha guadagnato 32 anni di stipendio di un lavoratore metalmeccanico (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà).
  Il buon Grillo parla del nano malefico e parla delle malefatte del nano malefico, parla della sua evasione fiscale, rimuovendo sistematicamente quello che è il suo trascorso, il suo pregresso: nel 2002 e nel 2003 la Gestimar Srl, società di cui era proprietario al 99 per cento Beppe Grillo, ha chiesto di poter avere due condoni tombali perché non aveva pagato le tasse e Grillo in questo Paese oggi fa il moralizzatore. Poco dopo ha chiesto il condono edilizio per una veranda di 100 metri, non una casa, una veranda di una villa enorme, immensa, che aveva costruito abusivamente.Pag. 82
  Vorrei che lei si esprimesse per mantenere viva questa sua coerenza che sta facendo innamorare una generazione che evidentemente si fida molto di lei. Ma lei, per essere credibile, deve esprimersi nel merito di queste questioni. Pochi giorni fa lei ha dichiarato, di fronte alla richiesta di nove mesi di arresto di Grillo dalla procura di Torino....

  PRESIDENTE. Collega, se si può rivolgere alla Presidenza, per favore.

  TONI MATARRELLI. Lei ha detto che anche Gandhi era stato in galera in Sudafrica. Qualcuno ha tentato di deriderla pensando che lei avesse confuso il Sudafrica con l'India, invece lei dice bene, lei è preparato, quindi dice bene...

  PRESIDENTE. Mi auguro che c'entri con questo emendamento. Io con molta pazienza sto seguendo il discorso per capire...

  TONI MATARRELLI. Quindi dice bene, lui è stato in galera in Sudafrica, ma questo paragone con Gandhi, cosa c'entra ? Voi potete mai immaginare che Gandhi potesse rivolgersi nei confronti di Rita Levi Montalcini, una delle maggiori scienziate che questo Paese ha conosciuto, mai si sarebbe potuto rivolgere a lei con l'integrazione: «vecchia puttana» ?
  Non credo. Tra l'altro, Grillo è stato anche condannato, perché ha patteggiato una condanna per aver fatto queste dichiarazioni. Non c'entra niente. Io la invito veramente... (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà).

  PRESIDENTE. La ringrazio. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il collega Fantinati. Ne ha facoltà.

  MATTIA FANTINATI. Signor Presidente, effettivamente noi siamo qui da poco tempo, rispetto a molti altri colleghi, però abbastanza da accorgerci che, quando si vogliono dare degli aiuti alle grandi lobby, si fa un decreto-legge – lo hanno fatto per le grandi aziende di energia, l'hanno fatto per le banche, lo hanno fatto per le assicurazioni –, quando invece non si vuole parlare di qualcosa, si fa un disegno di legge e lo si affossa in Commissione, come quello, per esempio, sugli orari degli esercizi commerciali. Quando si vuole cambiare qualcosa per far vedere che si cambia qualcosa si cambia nome: l'IMU cambia e diventa TRISE, IUC, eccetera eccetera. Quando non si vuole risolvere un problema si fa un tavolo di lavoro. Ma io mi chiedo: quand’è che diamo il giusto peso alle cose ? Quando faremo un decreto-legge per le cose urgenti, per le aziende, per i cittadini ? Quand’è il loro turno ? Quando faremo un tavolo di lavoro per i disegni di legge ? Quando, davvero, faremo le cose urgenti ?

  PRESIDENTE. La ringrazio. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato collega Bonafede. Ne ha facoltà.

  ALFONSO BONAFEDE. Signor Presidente, non mi stupisce il fatto che il collega Buttiglione sia legato a un vecchio modo di vedere la politica e che sia ancorato a tempi in cui la politica sfacciatamente intascava soldi dei cittadini; mi stupisce che un Parlamento, che quotidianamente va in trasmissioni televisive a parlare del nuovo che avanza, trovi nella voce di Rocco Buttiglione la sua voce principale, rappresentativa di tutti e applaudita da tutti. La realtà è che quando si parla di leggi si deve parlare in maniera semplice ai cittadini. Cioè, se noi oggi diciamo che vogliamo abolire il finanziamento pubblico ai partiti dobbiamo abolirlo, perché quando spendiamo queste parole nelle campagne elettorali non specifichiamo che ci sono dei cavilli, non specifichiamo nulla, diciamo solo che li vogliamo abolire (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il collega Luigi Gallo. Ne ha facoltà.

Pag. 83

  LUIGI GALLO. Signor Presidente, tutti quanti ci stiamo accorgendo sempre di più, giorno dopo giorno, come siano distanti le parole dai fatti, e di questa distanza si nutrono i partiti. In realtà, io mi pongo il problema: perché non si vuole abolire il finanziamento pubblico ai partiti così come vuole il referendum, così come vuole il MoVimento 5 Stelle ? Perché quella è una delle gambe che mantiene in piedi questo sistema di potere dei partiti, l'altra gamba è il finanziamento pubblico all'editoria. In Commissione – questa è la democrazia del PD –, dall'inizio della legislatura stiamo chiedendo semplicemente la calendarizzazione di una proposta di legge e il PD lo nega perché non si vuole...

  PRESIDENTE. La ringrazio. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il collega Baroni. Ne ha facoltà.

  MASSIMO ENRICO BARONI. Signor Presidente, rispondo in parte alle accuse che sono state sollevate in merito alla discussione di questo emendamento, in quanto la citazione che è stata fatta dall'onorevole Buttiglione a mio avviso non è corretta. Infatti, io credo che l'onorevole Buttiglione, che da tanti anni siede in questo Parlamento, oltre a rendersi conto di subire il pericolo di essere diventato un oggetto di arredamento...

  PRESIDENTE. Si rivolga con rispetto ai suoi colleghi.

  MASSIMO ENRICO BARONI. E di aver perso il contatto con i cittadini, ricordo delle parole: confronti il voto che gli italiani hanno dato in occasione dei referendum e quello delle normali elezioni politiche e amministrative; il voto ai referendum non comporta favori, non coinvolge rapporti clientelari, non mette in gioco e non mobilita ...

  PRESIDENTE. La ringrazio. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il collega Frusone. Ne ha facoltà.

  LUCA FRUSONE. Signor Presidente, vorrei far notare una cosa, anche con questo emendamento: che tutto il lavoro che stiamo facendo potrebbe essere effettivamente inutile. Perché dico che è inutile ? Per un semplice motivo: perché, per quanto riguarda i rimborsi elettorali, nessuno ha mai obbligato un partito a prendere i soldi. Non c’è mai scritto: voi dovete prendere per quest'anno i soldi, nessuno ha mai tuonato dall'alto, per esempio: il PD per quest'anno deve prendere all'incirca 18 milioni di euro, o SEL per esempio per quest'anno deve prendere 1 milione di euro. Nessuno ha mai fatto tale violenza su questi partiti, perché questi rimborsi devono essere richiesti. Quindi effettivamente, se ci fosse un attimo l'onestà, quando si parla della gente che muore di fame, se ci fosse un attimo di spirito critico, e dire: guardate che noi per quest'anno di 18 milioni di euro non abbiamo bisogno, possiamo darli a queste persone...

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il collega L'Abbate. Ne ha facoltà.

  GIUSEPPE L'ABBATE. Signor Presidente, certo che i risultati del referendum si possono poi cambiare, però forse sarebbe più giusto chiedere nuovamente ai cittadini quello che vogliano: perché i Lusi ci sono stati, i Belsito ci sono stati, i Fiorito ci sono stati. Quindi questo non possiamo negarlo, c’è qualcosa che non va nel finanziamento pubblico ai partiti.
  Non si venga allora a dire che non si può cambiare, con la scusa che il risultato di un referendum non si può cambiare; anche perché la Corte dei conti ha dichiarato che tutte le leggi fatte dal 1997 in poi, che andavano a regolare i finanziamenti pubblici ai partiti, sono incostituzionali: quindi di cosa stiamo parlando ? Stiamo parlando dell'ennesimo decreto-legge incostituzionale ! Allora se la maggioranza vuole continuare su questo solco, e fare continuamente...

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il collega Melilla. Ne ha facoltà.

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  GIANNI MELILLA. Signor Presidente, avendo un grande senso della giustizia, non posso non prendere le veci di chi è accusato e non può rispondere in quest'Aula. Luciano D'Alfonso, candidato del Partito Democratico (non di SEL, come sbagliando ha detto il mio collega), semplicemente è stato assolto in un giudizio di primo grado. La prescrizione – lei è un avvocato – sa benissimo, per uno dei tanti reati cui era accusato, non equivale assolutamente ad una condanna, lo sanno tutti. Quindi io ritengo che non sia il caso in una discussione che riguarda il finanziamento pubblico, andare a coinvolgere delle persone che non si possono difendere e che sono state assolte già in due procedimenti diversi in primo grado. Ogni indagato, ogni rinviato a giudizio è innocente addirittura fino al terzo grado di giudizio...

  PRESIDENTE. La ringrazio. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, la collega Castelli. Ne ha facoltà.

  LAURA CASTELLI. Signor Presidente, mi perdoneranno i miei colleghi, perché forse il collega Buttiglione ha ragione, quando dice che i referendum non possono durare per sempre. Ma vorrei ricordare che c’è un referendum, quello sull'acqua pubblica che un sacco di cittadini italiani hanno votato, e che riguardava anche i servizi pubblici – cosa che molti deputati che siedono su queste sedie non ricordano e non sanno, come alcuni sottosegretari che purtroppo abbiamo incalzato su questo –, che quel referendum per la politica italiana, per questi Governi non è valso un solo giorno !
  Fatelo allora durare quanto volete, ma per un po’ almeno fatelo durare ! E quando vi incaponite sull'utilizzo di questi soldi, non vi chiedete quanto durava quel referendum, ma chiedetevi cosa vuole la gente che vi vota (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il collega D'Uva. Ne ha facoltà.

  FRANCESCO D'UVA. Signor Presidente, facciamo un attimo il punto della situazione. Il punto della situazione è questo: abbiamo Buttiglione che è a favore di questo decreto-legge, e noi che siamo contrari. Allo stesso tempo, Renzi, che è il rottamatore, quindi il nuovo, è d'accordo con Buttiglione; e su questo non ci sono dubbi, giusto ?
  Detto questo – e quindi siamo un po’ confusi pure noi perché ero convinto che il rottamatore dovessero rottamare, invece è d'accordo –, torniamo al merito. Non facciamo come fanno quelli di SEL, che parlano di altro: parliamo del merito del discorso.
  Finanziamento ai partiti. Al riguardo ci sono molti edifici sparsi per Roma, bellissimi, di partiti che non sono nemmeno più qui dentro: mi viene in mente l'Italia dei Valori, qua vicino, poi ho visto quelli di Alleanza Nazionale. Ora mi spiegate come è possibile questa cosa ? Cioè i soldi pubblici sono utilizzati per palazzi bellissimi per i partiti. Io penso a Messina: c’è l'emergenza case in questo momento...

  PRESIDENTE. Grazie. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Di Battista. Ne ha facoltà.

  ALESSANDRO DI BATTISTA. Signor Presidente, volevo rispondere al collega ma non lo vedo in Aula; comunque, lo ringrazio per interventi così confusionari e se continuano così quelli di SEL il 2 per cento lo vedranno come un miraggio. Per quanto riguarda invece la questione nel merito, Presidente, vorrei leggere una citazione: «La questione dei costi ed i finanziamenti della politica sono considerati prioritari per molti elettori. C’è l'opportunità di intervenire sui rimborsi elettorali e Bersani dovrebbe essere più esplicito e più dichiarato nell'abolirli e arrivare ad una soluzione completamente diversa rispetto a questo regime di automatismo rispetto ai voti». Lo ha dichiarato Pippo Civati a Omnibus nel 2013. Mi rendo conto che qui la coerenza è difficile da mantenere e io esorto solamente i miei colleghi Pag. 85a pensare che almeno alcuni avversari sono coerenti e sono trasparenti mentre alcuni che si presentano come possibili amici o alleati dichiarano una cosa e poi ne votano una completamente differente.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Tripiedi. Ne ha facoltà.

  DAVIDE TRIPIEDI. Signor Presidente, è scandaloso sentire Matarrelli, il collega di SEL, che paragona l'incasso di Beppe con lo stipendio di un operaio. Io vorrei ricordare al signor Matarrelli che prende 16 mila euro di stipendio e quindi non si può paragonare (Commenti dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà). Perché non va nelle fabbriche a dirgli che guadagna questi soldi, perché non va a distribuire i soldi che incassa dal finanziamento pubblico ai partiti per risollevare le aziende in crisi almeno – sì – c’è dignità. È veramente scandaloso ciò che ha dichiarato Matarrelli. È una vergogna ! Comincino loro a dare l'esempio, rinunciando ai soldi del finanziamento pubblico ai partiti; almeno si dà una certa credibilità ai partiti. Politica si può fare anche senza soldi e io sono un operaio che guadagnava 1.100 euro al mese. Sono pertanto la prova che la politica si può fare senza soldi (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Pisano. Ne ha facoltà.

  GIROLAMO PISANO. Signor Presidente, ho visto, sempre dal bilancio sociale del PD, che c’è un bell'investimento in «formazione». Da questo punto di vista, svolgo una riflessione: noi sappiamo che in Italia vi è forse l'istruzione peggiore d'Europa, soprattutto nelle fasce di ingresso. Abbiamo una carenza di strutture inverosimile, abbiamo tanti genitori della mia età e anche più giovani che hanno difficoltà a far accedere i propri figli alle scuole statali, soprattutto per quanto riguarda l'inizio, alle scuole primarie e nella scuola dell'infanzia. Ora immaginate che questo finanziamento di 90 milioni di euro, che già dal 2014 potrebbe essere lasciato allo Stato, potrebbe essere investito nelle regioni italiane, consentendo di lasciare, ad esempio, a tre regioni, Campania, Sicilia e Lombardia, 48 mila euro per ogni scuola primaria o dell'infanzia. Oppure, potrebbero essere costruite ben 50 scuole all'anno, per sempre.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Dell'Orco. Ne ha facoltà.

  MICHELE DELL'ORCO. Signor Presidente, prima cercavo su Internet e ho trovato alcune dichiarazioni di marzo 2013 di Matteo Renzi che, precisamente, ha detto: «Rinunciamo ai rimborsi elettorali subito, la gente si è rotta le scatole». La proposta di Matteo Renzi era quella di rinunciare al rimborso immediatamente da queste elezioni e utilizzare questi soldi per una risposta concreta all'emergenza abitativa. Sempre, continuando, diceva: «Se i partiti rinunciassero al finanziamento pubblico, che vale 45 milioni di euro per il PD e 43 milioni per Grillo, io credo che daremo risposte a migliaia di famiglie che in questo momento sono fuori casa».
  Quindi, sostanzialmente il MoVimento 5 Stelle è contro i rimborsi elettorali e lo ha già fatto, Renzi è d'accordo; aveva già detto a marzo che era d'accordissimo. Noi ci aspettiamo che, nelle prossime settimane, arrivi qui Renzi e approvi subito la proposta di legge del MoVimento 5 Stelle per abolire...

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Rizzetto. Ne ha facoltà.

  WALTER RIZZETTO. Signor Presidente, mi sembra che la piega di questi interventi – non tanto da parte nostra – sia quella, a tutti gli effetti, di delegittimare il referendum del 1993 per poter poi affermare, come ha appena fatto l'onorevole Buttiglione, insomma che, sì, va bene, Pag. 86i cittadini si sono espressi a larghissima maggioranza, ma le cose si possono cambiare, tra l'altro, sdoganando anche il termine «idioti» che, confermo, come dice il professor Buttiglione, è un termine dispregiativo ma, in questo caso, non offensivo. Ora, ricordo al professor Buttiglione che sì, il termine «idiota» deriva dal greco «idios», che significa, in traduzione, «proprio, privato» ed è un uomo che guarda soltanto quindi ai propri interessi, al proprio orticello e contro quindi il pubblico, molto spesso al pubblico politico, ma è anche – chiudo velocissimamente, Presidente – un uomo che a tutti gli effetti ignora il male, che ignora e non concepisce la bassezza e l'ipocrisia dell'uomo pubblico, che in questo caso viene rappresentato dalla politica; ed è da qui, lo voglio ricordare all'onorevole Buttiglione, che prende il «là» lo splendido romanzo di Dostoevskij «L'idiota» (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Fraccaro. Ne ha facoltà.

  RICCARDO FRACCARO. Signor Presidente, intervengo in dissenso dal gruppo. Il problema principale di questo decreto per me è la mancanza di trasparenza, e mi spiego meglio: per voi la trasparenza è pubblicare l'elenco dei finanziatori privati ai partiti e ai parlamentari dopo le elezioni, per me trasparenza è pubblicarli prima. Faccio un esempio: se io fossi un elettore del PD e avessi votato un candidato del PD, magari sapendo che questo aveva preso finanziamenti – faccio un esempio – dalla lobby delle slot machine magari non l'avrei votato, perché magari poi me lo ritrovo Presidente del Consiglio.
  Quindi, la trasparenza vera è, come succede nei paesi civili, che l'elettore deve sapere durante le elezioni chi ha preso soldi e da chi ha preso soldi. Questa è la trasparenza. Per quanto riguarda invece il finanziamento pubblico, abrogarlo adesso o abrogarlo nel 2017, io sono convinto che ormai sia chiaro, voi il malloppo lo volete...

  PRESIDENTE. Grazie. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato D'Ambrosio. Ne ha facoltà.

  GIUSEPPE D'AMBROSIO. Signor Presidente, quando parliamo di finanziamento pubblico ai partiti parliamo anche di tutte quelle che sono poi le prebende che i partiti in qualche modo prendono al di fuori di quelli che sono i soldi che normalmente girano all'interno e di tutti quelli che sono anche i favori che girano intorno ai partiti.
  Allora, giusto per dimostrare che il MoVimento 5 Stelle qui dentro è anche a far memoria, memoria, ripeto, al collega Matarrelli vorrei ricordare che, oltre ai problemi di SEL, nella provincia di Brindisi denunciati da membri stessi di SEL riguardo proprio alle loro primarie, in provincia di Brindisi un'indagine dei NAS di Taranto ha portato a 22 arresti e 132 indagati – il collega non è fra gli indagati – ma guarda caso – è un male tipico di SEL – viene pizzicato anche lui in una telefonata con un soggetto tra gli arrestati in cui raccomanda una persona. Allora mi chiedo: Matarrelli, ma prima di fare la predica a Beppe Grillo, guardati allo specchio (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) !

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, la deputata Dadone. Ne ha facoltà.

  FABIANA DADONE. Signor Presidente, con questo emendamento di nuovo proponiamo – per la serie: repetita iuvant – la possibilità di togliere immediatamente il finanziamento pubblico ai partiti. Io sono particolarmente fastidiosa, lo confesso, sul referendum del 1993, e adesso ho trovato un articolo del Sole 24 Ore nel quale c’è scritto: il procuratore del Lazio della Corte dei conti, Raffaele De Dominicis, ha sollevato la questione di legittimità costituzionale di tutte le leggi, a partire dal 1997, che hanno reintrodotto il finanziamento pubblico ai partiti, per averlo fatto in Pag. 87difformità con quanto proclamato dai cittadini con il referendum dell'aprile del 1993.
  Allora, o questo signore è un altro signore assai fissato con il referendum, come lo siamo noi, o altrimenti evidentemente la volontà dei cittadini non va in prescrizione, è illegittimo che voi riteniate di fare quello che vi pare – lo avete fatto fino adesso – però finché ci saremo noi, sosterremo che se c’è un referendum, quello va rispettato (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) !

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, la deputata Ciprini. Ne ha facoltà.

  TIZIANA CIPRINI. Signor Presidente, nel merito dell'emendamento, la collega Agostinelli mi ha fatto tornare alla memoria un'altra storia dal titolo: «I soldi ai partiti non bastano mai», che, se fosse vera, sarebbe gravissima.
  In alcune realtà, i candidati dei partiti avrebbero pagato belle cifre per avere assicurato un posto nei listini blindati. Mi hanno detto cifre che si aggirano sui 20 mila euro per avere un posto assicurato nel listino bloccato. Inoltre, ogni mese, ciascun deputato eletto nei partiti, ad esempio nel PD, verserebbe una cifra di circa mille euro alla sede nazionale e di 1.500 alla sede territoriale con i soldi presi dalla diaria evidentemente.
  Mi dicono anche che SEL sia il partito più esoso, cioè piccolo ma vorace. Quindi, i partiti si finanziano due o tre volte con i soldi pubblici. Deputati, ma almeno le ricevute ve le danno, oppure i soldi se li intascano in nero ?
  Noi 5 Stelle restituiamo invece parte dell'indennità e la diaria non spesa al Fondo di garanzia...

  PRESIDENTE. La ringrazio. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il collega Cominardi. Ne ha facoltà.

  CLAUDIO COMINARDI. Signor Presidente, dal 1994 ad oggi, 2,7 miliardi di euro sono stati erogati sotto forma di rimborsi pubblici, tra il voto per le politiche, le europee e le regionali. 1, 9 miliardi di euro è l'ammontare del surplus che i partiti si sono ritrovati al netto delle spese accertate.
  Ecco, mi sarebbe piaciuto discutere quest'oggi non tanto sul fatto dell'abolizione o meno del finanziamento pubblico e dei rimborsi elettorali ai partiti, ma di quando e come restituire tutti quei soldi che si sono mangiati in questi ultimi vent'anni.
  Rivolgendomi brevemente, con una piccola chiosa rispetto a quanto ha detto, all'onorevole Matarrelli: chi non è in grado di attaccare il ragionamento, attacca il «ragionatore» o uno dei «ragionatori».

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, la collega Daga. Ne ha facoltà.

  FEDERICA DAGA. Signor Presidente, io sono d'accordo con il finanziamento pubblico ai partiti perché questi possano essere indipendenti da pressioni esterne e sono d'accordo con il rimborso elettorale quando i soggetti che lo ricevono lavorano a favore degli interessi dei cittadini. I partiti ormai hanno dimostrato ampiamente di non aver fatto gli interessi dei cittadini, ma i propri interessi e quelli delle lobby, a partire dal non rispetto della volontà popolare del referendum del 1993 e, successivamente, di quello del 2011, quando è stata scelta una gestione pubblica, partecipativa e senza profitto dell'acqua.
  27 milioni di persone sono rimaste completamente inascoltate a oltre due anni da una vittoria straordinaria. In entrambi i casi, quanto è uscito dalla porta, è stato fatto rientrare dalla finestra e tuttora continua a ricadere sulle spalle dei cittadini.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il collega Sannicandro. Ne ha facoltà.

  ARCANGELO SANNICANDRO. Signor Presidente, voglio velocemente dire questo: Pag. 88ci si meraviglia che il collega Matarrelli abbia fatto un intervento pesante, ma, egregi colleghi, ci rendiamo conto che, da ore e ore e da giorni e giorni, ci chiamate sempre «ladri» e ci dite «restituite il malloppo» ! «pentitevi» ! Dovete redimervi, e altre...

  PRESIDENTE. Si rivolga alla Presidenza, per favore.

  ARCANGELO SANNICANDRO. Certamente, mi rivolgo alla Presidenza, non ad altri. A chi mi devo rivolgere ? È chiaro, Presidente.
  Stavo dicendo che qui c’è una sequela di insulti e con una parola ne colpiscono cento, non uno solo, anzi 630, mettendoci anche quelli delle passate legislature e poi ci si meraviglia perché il compagno Matarrelli ha preso posizione nei confronti di Beppe Grillo.
  E cosa hanno scoperto ? Che il compagno Matarrelli avrebbe fatto una raccomandazione ! Ma vogliamo veramente portare a questo livello il dibattito qui dentro ? Possiamo discutere del finanziamento pubblico senza parlare ogni volta di ladri, di malloppi, o di malloppi trafugati ? Possiamo parlare della legge che dà attuazione all'articolo 49 ?

  PRESIDENTE. La ringrazio. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il collega Vignaroli. Ne ha facoltà.

  STEFANO VIGNAROLI. Signor Presidente, io volevo ringraziare i miei colleghi del MoVimento 5 Stelle che, per coerenza con i propri valori e i propri ideali e in coerenza con il referendum del 1993, hanno restituito tanti soldi e fanno politica allo stesso modo e con tanta passione. Quindi, ragazzi, abbiamo scritto una delle più belle pagine della Repubblica italiana (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il collega Balduzzi. Ne ha facoltà.

  RENATO BALDUZZI. Signor Presidente, non sarei intervenuto se non avessi avvertito in alcuni interventi di colleghi una nota di sincerità; cioè vengono fatte delle affermazioni che io considero inesatte – e dirò brevemente il perché – ma vengono fatte con una nota di sincerità. Quindi credo che sia corretto, forse doveroso, da parte di chi le considera inesatte, rappresentarlo ai colleghi. È completamente inesatto fare riferimento ai risultati del referendum del 1993 riguardo al testo in esame, per due ragioni. La prima: la dottrina costituzionalistica è pacifica nel valutare che gli effetti di un referendum abrogativo con esito positivo non riguardano le legislature successive; si discute se riguardino la legislatura in cui il referendum è intervenuto e si propende per la maggioranza che in quella legislatura il Parlamento non possa ritornare in modo diverso sull'argomento. Ma, al di là di questo, l'aspetto più inesatto, Presidente, riguarda l'oggetto del referendum del 1993, che erano gli articoli 3 e 9 della legge n. 195 del 1974, che non riguardavano i rimborsi elettorali, ma il contributo ai partiti politici (Commenti dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). È così, poi...

  PRESIDENTE. Colleghi ! Vada avanti, collega.

  RENATO BALDUZZI. I cittadini italiani sono andati a votare su un quesito che riguardava gli articoli 3 e 9, sul contributo all'attività dei partiti, non sui rimborsi elettorali, che erano da un'altra parte. Questa critica avrebbe potuto essere fatta, più politica che giuridica per la prima parte del mio discorso, nei confronti di quelle normative che avevano riproposto parzialmente il contributo per l'attività. Possono essere fatte altre critiche a questo testo che stiamo discutendo, ma non quella di non rispettare l'esito di un referendum, semplicemente perché quel referendum non aveva come oggetto i rimborsi elettorali, ma aveva come oggetto il contributo per l'attività dei partiti, che non è il testo di cui stiamo parlando.

Pag. 89

  PRESIDENTE. La ringrazio. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il collega Villarosa. Ne ha facoltà.

  ALESSIO MATTIA VILLAROSA. Signor Presidente, speravo di essere proprio in questo momento dopo Balduzzi. Quindi la Corte dei conti non conta niente ? Ha ragione lei e non la Corte dei conti probabilmente, no (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) ? La verità è un'altra. La verità è che siete dei bugiardi...

  PRESIDENTE. Prima di tutto si rivolga alla Presidenza. Eviti di offendere suoi colleghi.

  ALESSIO MATTIA VILLAROSA. Presidente, per quanto riguarda l'argomento, se si parla di rimborsi elettorali, il PD nel 2008 ha preso 180 milioni di euro di rimborsi elettorali. Lo sapete quanto ha speso ? 18 milioni di euro, mille volte quanto realmente avete speso. Allora se volete prendere in giro gli italiani fatelo, ma guardate che se ne sono accorti (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) !

  PRESIDENTE. La ringrazio. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il collega Bruno. Ne ha facoltà.

  FRANCO BRUNO. Signor Presidente, io credo che la discussione, così com’è impostata, copra di per sé la sostanza della vicenda che, a mio avviso, riguarda la qualità della democrazia. Il finanziamento pubblico è un pezzo della discussione che riguarda la qualità della democrazia nei Paesi occidentali e nel nostro Paese. Dico anche la verità, che farò un paio di interventi per lasciare agli atti la posizione, sapendo che non è una posizione che può trovare accoglimento nel clima che c’è nell'Aula e sapendo che, per quanto mi riguarda, è legittimo che una forza politica faccia propaganda vera, con un atto forte quale quello della restituzione del finanziamento pubblico, come per esempio ha fatto il MoVimento 5 Stelle. Credo che sia legittimo ed è giusto che loro agitino un atto importante e significativo. Loro hanno scelto volontariamente di restituire il finanziamento pubblico e con questo, anche con questo, si presentano agli elettori chiedendo un consenso. Fanno bene a farlo, è un atto forte e importante. Secondo me sbagliano quando vogliono imporre questa gabbia complessivamente al sistema, superando anche valori che stanno scritti nella nostra Costituzione.
  Anche perché mi permetto di osservare che spesso e volentieri gli orientamenti dell'opinione pubblica, sono influenzati da chi gestisce gli strumenti con cui si orienta e si forma l'opinione pubblica, che li utilizza alcune volte, favorendo la nascita di forze anti-sistema, come legittimamente il MoVimento 5 stelle si definisce. In qualche modo, favorisce la nascita di forze anti-sistema per far saltare gli equilibri esistenti, alcuni dei quali sono equilibri che è giusto che saltino per il nuovo, la modernità; altri, invece, sono equilibri che riguardano la democrazia, la faticosa e lenta costruzione della convivenza democratica nel nostro sistema.
  Per cui, sono più preoccupato di chi tenta di inseguire su questa strada coloro che hanno fatto una bandiera politica della restituzione del finanziamento pubblico. Non è il MoVimento 5 Stelle a sbagliare: è chi li insegue su questa strada, chi non si assume la responsabilità di dire che, per quanto riguarda un'altra parte della politica, che parla ai propri elettori, è giusto che vi sia un finanziamento pubblico e che gli errori del passato non saranno più commessi, perché vi saranno dei meccanismi che impediranno degenerazioni. Questa, secondo me, è la discussione da fare in quest'Aula; quando sarà possibile, tenteremo di svilupparla.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Gallinella. Ne ha facoltà.

  FILIPPO GALLINELLA. Signor Presidente, arrivo subito all'emendamento in Pag. 90questione, che è l'emendamento Lombardi 1.58, ringraziando, però, prima il collega Balduzzi per la semantica e l'onorevole Sannicandro per l'omelia che ci ha offerto (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Il problema è questo: noi abbiamo presentato una serie di emendamenti, gli emendamenti 1.59, 1.60 e 1.61, che vanno nella direzione che abbiamo sempre ripetuto: basta soldi ai partiti.
  Gli italiani lo hanno detto, i soldi sono dei cittadini e voi, giocando con le parole, volete ancora tenervi questi soldi, che non vi spettano. Quindi, è inutile che combattiate una battaglia che è persa in partenza: i soldi non vi spettano e noi faremo in modo di non farveli prendere (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Nicola Bianchi. Ne ha facoltà.

  NICOLA BIANCHI. Signor Presidente, volevo concludere il mio precedente intervento, nel quale dicevo che noi siamo contrari al finanziamento diretto o indiretto ai partiti, e lo stiamo già dicendo da diverse ore. Inoltre, volevo anche citare un filosofo della fine del 1500, Giordano Bruno, che diceva: chiedere al potere di riformare il potere è un'ingenuità.
  Infatti, solo il Movimento 5 stelle ha dimostrato che si può fare politica senza soldi pubblici, rinunciando al finanziamento pubblico diretto (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato De Lorenzis. Ne ha facoltà.

  DIEGO DE LORENZIS. Signor Presidente, con l'emendamento Lombardi 1.58, ovviamente, chiediamo l'abolizione reale, e non quella fittizia, del finanziamento pubblico ai partiti. Questo lo diciamo perché la politica, effettivamente, ha bisogno di soldi, perché le campagne elettorali le abbiamo fatte tutti e ci sono delle spese da affrontare. La differenza, però, è che quello che ammazza la democrazia è l'eccesso di questi soldi; quello che uccide la partecipazione è che questo meccanismo diretto di finanziamento non fa altro, in qualche modo, che creare delle sacche di clientelismo.
  La differenza, signor Presidente, tra noi e i partiti è che noi non abbiamo l'ansia di essere riconfermati in questo Parlamento, noi come persone. Abbiamo, evidentemente, un vantaggio che gli altri partiti non hanno e purtroppo non riescono a...

  PRESIDENTE. La ringrazio. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Parentela. Ne ha facoltà.

  PAOLO PARENTELA. Signor Presidente, rimborsi o finanziamenti: prima sentivo questo gioco di parole, sempre con la semantica, e così via. Quello che vorrei chiarire è che si tratta, appunto, dei soldi degli italiani che vi siete comunque intascati. Possiamo chiamarli come volete: sono sempre i soldi degli italiani che vi siete intascati (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
  Non solo dovreste restituire questi soldi e, come ho detto prima, anche i soldi del referendum, visto che non lo consideriamo più, quindi sono sempre soldi degli italiani, ma se lo fate vi promettiamo che organizziamo un bell'evento. Lo chiameremo Restitution Day. Vi compriamo un bell'assegno gigante da far vedere ai vostri media di regime, così almeno vi facciamo un bel regalino (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Almeno qualcosina, diciamo, in cambio ve la diamo (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle ) ! Tutto qui.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Pesco. Ne ha facoltà.

  DANIELE PESCO. Signor Presidente, vorrei ringraziare anche il collega Buttiglione, ma lo faccio rivolgendomi a lei, per Pag. 91averci dato indirettamente degli idioti, per il fatto che continuiamo a ripetere cose che invece il popolo italiano ha asserito e ha messo nero su bianco, dicendo che i politici e i partiti non devono prendere soldi (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) attraverso i rimborsi elettorali.
  Allo stesso modo, mi piacerebbe ricordare come questa spesa non è una spesa, quindi, voluta dai cittadini, ma è una spesa che però è andata a incrementare il debito pubblico. Questo è uno di quei motivi per i quali noi potremmo rinnegare il debito pubblico, almeno parzialmente, in quanto questa spesa, parte della spesa pubblica, è una spesa che i cittadini non volevano e lo hanno detto bene, nero su bianco, come dicevo prima, tramite il referendum. E quando un referendum viene ignorato, vuol dire che il popolo viene tradito (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Sorial. Ne ha facoltà.

  GIRGIS GIORGIO SORIAL. Signor Presidente, io le chiedo di aiutarmi per capire un attimo se i colleghi dei partiti qui credono che effettivamente i cittadini siano degli stupidi, perché probabilmente questo è l'effetto che portano i soldi: avere questa credenza che i cittadini non capiscano quello che succede. Perché la vergogna effettiva è la truffa e la fregatura con cui oggi qui tutti quelli che appartengono ai partiti che intascano i soldi fanno una recita con cui dicono che aboliranno i finanziamenti pubblici, ma in realtà, a regime, si intascheranno ancora 72 milioni di euro l'anno, che sono un bel po’ di soldi.
  Allora, anche ai miei colleghi che dicono di chiedere al sindaco, invece ricordo che dovrebbero chiedere direttamente all'ingegnere Carlo De Benedetti, e capire cosa vuole fare lui con i finanziamenti pubblici e – perché no ? – chiediamogli anche cosa vuole fare con i finanziamenti all'editoria, visto che avete il gruppo l'Espresso, e chiediamogli anche...

  PRESIDENTE. La ringrazio. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Crippa. Ne ha facoltà.

  DAVIDE CRIPPA. Signor Presidente, si tratta di un emendamento sempre nello stesso senso e le orecchie ad ascoltare sono sempre tappate, credo. Stiamo parlando di riduzione e cancellazione dei rimborsi elettorali che, secondo quanto l'ex Ministro Balduzzi ci ha detto, attenzione: quello era contributo all'attività dei partiti, questi sono finanziamenti elettorali. Ma alla gente questa distinzione... Se avessimo fatto un referendum del tipo «Volete che i partiti si prendano i vostri soldi, in generale ?», io credo che la risposta sarebbe stata identica. Pertanto, bisogna prendere il senso del referendum e applicarlo alla legislazione, e non far finta di nascondersi dietro le parole, perché altrimenti, quando un'azienda si trova a pagare una tassa nuova che si chiama Tares o Tarsu non gli cambia niente, la deve pagare lo stesso e gli dà solo fastidio questo distinguo di termini che voi mettete in atto (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)...

  PRESIDENTE. La ringrazio. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Paolo Bernini. Ne ha facoltà.

  PAOLO BERNINI. Signor Presidente, il 3 aprile 2013 Europa, il quotidiano della ex Margherita, riporta il testo di una proposta presentata al Senato in cui è scritto: «Il rimborso elettorale ai partiti va interamente abrogato perché rappresenta una forma impropria di finanziamento pubblico alla politica. Il meccanismo disciplinato dalla legge attualmente in vigore non fa infatti alcun riferimento alle spese sostenute dai partiti nelle competizioni elettorali, ma eroga un finanziamento sulla base dei voti ricevuti». Questa è la premessa della proposta presentata da dieci senatori del PD. Continuo a non capire come mai qui in Aula non votiate Pag. 92contro l'abolizione. Con il nuovo Presidente del Consiglio non dovevamo cambiare verso ? As ved !

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, la deputata Liuzzi. Ne ha facoltà.

  MIRELLA LIUZZI. Signor Presidente, qui noi stiamo parlando praticamente di espedienti semantici per eludere apertamente la volontà popolare. Diciamolo chiaramente: sono artifici del tutto manipolatori perché evidentemente non si vuole ammettere cosa è stato detto in questo referendum del 1993.
  Allora, io mi chiedo: ma perché i partiti hanno bisogno di tutti questi soldi ? Hanno bisogno di questi soldi perché le loro idee non sono così forti come quelle, per esempio, di un movimento politico come il MoVimento 5 Stelle ?
  Ma io mi chiedo anche: ma voi, nelle piazze, mi scusi, Presidente, se non mi rivolgo direttamente a lei...

  PRESIDENTE. No, si deve rivolgere a me.

  MIRELLA LIUZZI. Sì, allora mi rivolgo a lei, da tramite, per capire chissà come fanno questi esponenti dei partiti che ricevono rimborsi elettorali ad andare nelle piazze. Chissà se ne parlano con i loro elettori, con i loro attivisti. Non ne ho la più pallida idea perché vorrei davvero capire (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)...

  PRESIDENTE. La ringrazio. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Cariello. Ne ha facoltà.

  FRANCESCO CARIELLO. Signor Presidente, vorrei riproporre l'iniziativa del collega Paolo Parentela, perché mi sembra veramente una bella idea quella di fare un assegno per i nostri colleghi qui, degli altri partiti, in Parlamento. Ma se dovessimo applicare la ratio di questo decreto, si tratterebbe di un assegno postdatato e, anche in questo caso, andremmo contro la legge.
  Quindi, signori: come la fate la fate, stiamo sempre con delle leggi truffa (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, la deputata Grillo. Ne ha facoltà.

  GIULIA GRILLO. Signor Presidente, io vorrei parlare di un partito più piccolo, il Movimento per le Autonomie di Raffaele Lombardo, che ha speso 880 mila euro e ha preso 4 milioni e 776 mila euro di rimborsi elettorali, dati ad una persona che, due ore fa, è stata condannata per concorso esterno in associazione mafiosa: ma non parliamo di ladri però, no (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Zolezzi. Ne ha facoltà.

  ALBERTO ZOLEZZI. Signor Presidente, il finanziamento ai partiti va, per esempio, ai circoli di partito. Nei circoli di partito io ho ritrovato spesso un quadro neurologico che si chiama «affaccendamento inoperoso»: si sta lì, si discute, magari anche di politica, senza interferire minimamente con la vita politica del Paese, nel senso che poi la direzione del partito fa tutt'altro rispetto anche alle legittime aspettative che avrebbero i cittadini che frequentano questi inutili circoli.
  Pertanto, suggerisco, invece di finanziare quelli, di finanziare centri laici di aggregazione, centri sociali in qualche modo, anche perché ci sono persone, qui dentro, che non hanno mai fatto altro che la politica ed uno è il neodesignato Presidente del Consiglio. Quindi, per favorire il vostro reinserimento, forse vi consiglio di finanziare qualche altra attività (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

Pag. 93

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Toninelli. Ne ha facoltà.

  DANILO TONINELLI. Signor Presidente, questo emendamento chiede semplicemente l'abolizione della legge n. 96 del 2012, che è la legge che stabiliva il finanziamento diretto e cofinanziamento ai partiti. Novantuno milioni di euro nel 2013 è la cifra che i partiti hanno incassato tramite questa legge n. 96. Noi ne chiediamo semplicemente l'abolizione.
  Ma un dubbio enorme mi sorge e riguarda i tetti che sono stati stabiliti con il decreto-legge in prima lettura al Senato sulle erogazioni liberali, ovverosia per circa 40 giorni è rimasta vigente quella norma per cui, accanto ad un tetto massimo di 300 mila euro, c'era la percentuale del 15, 10 e 5 per cento dell'importo dei proventi iscritti nel conto economico del partito nel biennio precedente, nel rendiconto e nel conto del biennio precedente. Ci sono partiti, come il Partito Democratico, con conti di circa 61- 63 milioni di euro. Il 15 per cento di queste cifre significa che il tetto massimo di erogazione arriva fino a 10 milioni di euro.
  Ci piacerebbe sapere se in quei 40 giorni di vigenza di questo decreto-legge sono state fatte erogazioni liberali di siffatta cifra (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. La ringrazio. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, la deputata Businarolo. Ne ha facoltà.

  FRANCESCA BUSINAROLO. Signor Presidente, prima ho sentito parlare il collega Balduzzi su una sua interpretazione, che reputo personale, di quella che è l'applicazione e l'effetto di un referendum. Secondo lui il referendum ha effetto solo per la legislazione vigente, quindi nel 1993 doveva terminare poco dopo l'effetto di quel referendum. Secondo me, invece, non è così.
  Secondo me questa affermazione è altamente incostituzionale, come è incostituzionale questo decreto-legge nel quale non ci sono i requisiti di necessità e urgenza. Poi, sempre facendo riferimento alle affermazioni del collega Balduzzi, volevo fargli presente che contributi e rimborsi sono, non dico sinonimi, ma termini che possono offuscare un po’ la percezione della realtà nella testa dei cittadini, ma per fortuna c’è la possibilità di informarsi e i cittadini si sono informati e sanno benissimo che alla fine i finanziamenti (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)...

  PRESIDENTE. La ringrazio. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, la deputata Lupo. Ne ha facoltà.

  LOREDANA LUPO. Signor Presidente, terzo emendamento sempre nella stessa direzione. Allora, proviamo a ripeterlo insieme: abolire. Non è difficile, è abbastanza semplice il concetto. In realtà, infatti, dobbiamo parlare di questo, di una reale abolizione, non «tentiamo di vedere quando, nel 2017, cioè andiamo a ridurre più o meno». No, non è questo quello che hanno chiesto gli italiani. O siete per tenerveli i soldi e lo dichiarate, però lo dichiarate anche in televisione, così le persone sono sicure di quello che volete veramente, o li abolite. Ok ? È molto semplice perché prendere voti dichiarando il falso non è un atteggiamento corretto nei confronti dei cittadini (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Baldassarre. Ne ha facoltà.

  MARCO BALDASSARRE. Signor Presidente, sempre in merito all'abolizione del finanziamento pubblico dei partiti, facevo un confronto prima tra i partiti e le aziende italiane. Infatti, se guardiamo alcuni punti, come il finanziamento pubblico, i partiti lo prendono e le aziende anche lo prendono e poi alcune delocalizzano. Poi c’è la cassa integrazione in Pag. 94deroga: i partiti, con questa legge, ne usufruiscono per i propri dipendenti e anche le aziende italiane ne usufruiscono, quando si trovano i soldi, e poi parecchie purtroppo delocalizzano o chiudono. Ebbene, la domanda che mi faccio a questo punto è: a quando anche una vostra delocalizzazione ? O quando anche a voi inizieranno ad arrivare le cartelle di Equitalia (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) ?

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Simone Valente. Ne ha facoltà.

  SIMONE VALENTE. Signor Presidente, 664 mila euro in Piemonte, un milione e 400 mila euro in Sicilia, 966 mila euro in Emilia, 2 milioni di euro in Lombardia, 378 mila euro in Friuli, nonché 42 milioni di euro alle politiche 2013, questi sono i fatti del MoVimento 5 Stelle, i soldi che il MoVimento ha rifiutato. Questa mattina, dopo le consultazioni, ho sentito dire che c’è un Paese che si aspetta parole di speranza e coerenza. No, il Paese si aspetta i fatti concreti, i fatti che il MoVimento 5 Stelle ha messo in atto restituendo milioni e milioni di euro. Imitateci, grazie (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Scagliusi. Ne ha facoltà.

  EMANUELE SCAGLIUSI. Signor Presidente, volevo ripristinare un po’ la verità in quest'Aula in merito a quanto ha detto prima il collega Balduzzi citando il procuratore della Corte dei conti De Dominicis che ha affermato che le leggi che dal 1997 al 2012 hanno introdotto, facendo ricorso ad artifici semantici, il rimborso elettorale ai partiti al posto del finanziamento pubblico, vanno ritenute apertamente elusive e manipolative del risultato referendario del 1993. Le leggi sono, innanzitutto, contrarie all'articolo 75 della Costituzione che vieta il ripristino della normativa abrogata mediante referendum quale massima espressione della sovranità popolare. I privilegi abrogati nel 1993 sono stati reintrodotti con disposizioni camuffate del medesimo tenore. Quindi, è chiarissimo che le leggi sono incostituzionali, come lo sarà anche questo decreto-legge (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Cozzolino. Ne ha facoltà.

  EMANUELE COZZOLINO. Signor Presidente, sempre in riferimento a quello che ha detto anche il mio collega precedentemente, se il referendum del 1993 chiedeva di abolire i finanziamenti diretti, introdurre i rimborsi elettorali sarebbe stato giusto secondo il nostro collega Balduzzi. Anche l'allora Ministro Quagliariello parlava di finanziamento pubblico. Allora, perché nel testo della legge si parla di conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 28 dicembre 2013, n. 149, recante abolizione del finanziamento pubblico diretto ? Quindi, in altre parole, quello che dite è che i rimborsi elettorali sono in realtà dei finanziamenti pubblici diretti.
  Quindi, le leggi che sono venute e che avete fatto dopo il referendum del 1993 sono, in realtà, una contravvenzione a quanto espresso dai cittadini. Quindi, votate a favore di quanto detto dai cittadini e aboliamo da subito il finanziamento pubblico diretto.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Barbanti. Ne ha facoltà.

  SEBASTIANO BARBANTI. Signor Presidente, mi sa che questo intervento, essendo un po’ lunghino, dovremmo dividerlo in più puntate. Facciamo un po’ di conti. Vediamo quanti soldi sono entrati nelle casse dei vari partiti e facciamo il raffronto con il numero di voti che sono stati raccolti e con il numero di parlamentari inseriti all'interno della Camera, Pag. 95così da far vedere agli italiani quanto è costato ogni voto e quanto ogni parlamentare sta costando a tutti gli effetti alle tasche dei contribuenti.
  Partiamo dal primo partito, il PD, con circa 45 milioni di euro di rimborsi elettorali, 8 milioni e 600 mila voti: ogni voto è costato ai contribuenti italiani 5 euro e 20 centesimi. A seguito di quelle votazioni il PD ha 292 deputati. Questo perché, ahimè, la legge elettorale porcellum purtroppo aveva il premio di maggioranza incostituzionale. Ogni parlamentare costa agli italiani 154.110 euro circa...

  PRESIDENTE. La ringrazio. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Lombardi 1.58, con il parere contrario della Commissione e del Governo e il parere favorevole del relatore di minoranza.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Catania... Tartaglione... Garavini... Tidei... Bratti... Cassano... Giammanco... Toninelli... Rizzo... Garavini... Crippa...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  456   
   Votanti  452   
   Astenuti    4   
   Maggioranza  227   
    Hanno votato  113    
    Hanno votato no   339    

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  (I deputati Burtone e Palma hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto contrario).

  Dobbiamo ora passare ad una serie di emendamenti a scalare composta da tre emendamenti che si differenziano soltanto per le date. La Presidenza, come da prassi, ai sensi dell'articolo 85, comma 8, del Regolamento, porrà in votazione il primo emendamento Toninelli 1.52 e l'ultimo Toninelli 1.54 della serie.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Toninelli. Ne ha facoltà.

  DANILO TONINELLI. Signor Presidente, come si potrà ben capire questo passaggio per noi è un passaggio fondamentale. Potremmo addirittura definire questo emendamento, che è identico o praticamente identico ai tre precedenti nostri, come la norma manifesto del MoVimento 5 Stelle, come la norma manifesto che chiede a questa maggioranza di abolire immediatamente la norma precedente, quella norma che porta a scalare fino al 2017 l'abolizione del finanziamento pubblico diretto ai partiti. Questa è la nostra norma manifesto.
  È la norma che testimonia come sia possibile per un partito esercitare quell'attività politica con metodo democratico sancita dall'articolo 49 della Costituzione in maniera differente. Questa può essere l'occasione con la quale noi vogliamo smarcarci totalmente e distanziarci, un po’ l'opposto da quello che è il fare politica come noi abbiamo visto in questi anni, se non in questi decenni. Non vogliamo vedere i partiti strutturati come aziende, come lo sono ora, che hanno un obiettivo preciso ovverosia quello del denaro, quello del finanziamento pubblico diretto prima e pubblico indiretto e parzialmente diretto con il 2 per mille ora.
  Se un partito si struttura per autoalimentarsi e creare internamente un apparato burocratico abnorme dove mantiene centinaia, se non migliaia, di dipendenti, diventa un'azienda che, in quanto tale, necessita di un ammontare di denari enorme e perde di vista quello che è l'obiettivo, ovverosia quello di svolgere con metodo democratico quell'attività politica finalizzata al raggiungimento del bene comune.
  Ecco, noi ci smarchiamo enormemente, totalmente da questo modo di fare ed essere politica, dicendo che i partiti non devono più avere un centesimo da parte dello Stato, ma devono essere alimentati Pag. 96esclusivamente dalla volontà coscienziosa di cittadini che, con microdonazioni, fanno in modo che questi partiti possano portare avanti l'attività in qualità di associazioni di cittadini, come, appunto, i partiti devono essere.
  Così facendo, un partito si svincola dall'obiettivo del denaro datogli da un unico ente – in questo caso, dallo Stato – e si collega con chi ? Con la cittadinanza, con coloro che hanno delle idee, che chiedono agli eletti di portare in Parlamento e di trasformarle in una legge. Solo così con le microdonazioni – sia per le persone fisiche possono essere in quanto micro anche per le persone giuridiche – un partito è libero di trasformare le proprie idee in atti concreti, in progetti di legge duraturi e che possono far bene a questo Paese.
  L'alternativa, purtroppo, è continuare ad alimentare il mito di un partito libero e democratico che, purtroppo, più non esiste e che è esclusivamente portato all'autoreferenzialità, da una parte, e all'alimentazione con i soldi dello Stato, dall'altra.
  Questa è la nostra differenza enorme che portiamo a quest'Aula e questo emendamento rappresenta un'apertura che il MoVimento 5 Stelle ribadisce, per l'ennesima volta, nei confronti di un provvedimento che prima era un disegno di legge ordinario di iniziativa governativa e che oggi, invece, si è presentato sotto forma di decretazione d'urgenza, che a noi non piace. Ma, a differenza di quello di cui voi sempre ci accusate – ovverosia, di non accettare mai il confronto e di votare esclusivamente le proposte che arrivano da noi stessi, ovvero dei membri del nostro gruppo –, vi stiamo dicendo: la nostra volontà è di abolire immediatamente la parte del 2 per mille, la nostra volontà è quella di fissare tetti notevolmente bassi, microdonazioni liberali, ma siamo disposti a venirvi incontro. Ma il primo passo che voi dovete fare nei nostri confronti è quello di non dilazionare al 2017 quella erogazione da parte dello Stato di finanziamento pubblico diretto, ma di abolirla immediatamente.
  Questo non rappresenterebbe tanto per voi nei nostri confronti un tendere la mano, ma rappresenterebbe un tendere la mano nei confronti del vostro elettorato, a cui, più di noi, voi avete promesso un'abolizione immediata. Ora, purtroppo, come spesso capita, avete trasformato un ennesimo provvedimento in uno spot da vendere esclusivamente in modo mediatico, privo di contenuti, ma, soprattutto, privo della verità di un fatto: che l'abolizione del finanziamento pubblico ai partiti sia finita (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il collega Sannicandro. Ne ha facoltà.

  ARCANGELO SANNICANDRO. Signor Presidente, devo ripetermi per dire che il collega Balduzzi ha perfettamente ragione, con tutto il rispetto per il magistrato della Corte dei conti e, se proprio vogliamo dirimere questa questione, andiamo a leggere la legge istitutiva del referendum abrogativo e troviamo lì tranquillamente la risposta. Perché troveremo scritto, per esempio, che, qualora l'esito referendario sia stato abrogativo, non si può riproporre la stessa norma entro un certo arco di tempo; ma nulla dice, al contrario – ne poteva dirlo, diversamente –, per l'ipotesi in cui il referendum non avesse avuto successo.
  Quindi, in questo caso, poiché la norma che ha abrogato il referendum (Commenti)... Cosa è successo ?

  PRESIDENTE. Chi sta urlando ? Per favore ! Prego, vada avanti.

  ARCANGELO SANNICANDRO. Ora, io ritengo che sia ormai abbastanza noioso continuare a dibattere questa questione, perché è evidente – mi si scusi l'espressione, ma è l'abc che dovrebbe avere qualunque legislatore – che siamo sovrani nel deliberare il mantenimento o l'abrogazione di una norma. D'altronde, proprio con questo provvedimento, per esempio, abroghiamo una norma del 2012 sul finanziamento pubblico dei partiti.Pag. 97
  Per quanto riguarda l'altra questione, la domanda insistente: perché mai i partiti hanno bisogno dei soldi, voglio ricordare ai colleghi che i partiti, da quando sono esistiti, hanno avuto un'epoca in cui non hanno avuto bisogno dei soldi. I partiti esistono per lo meno dall'Unità d'Italia e non so se qualcuno ha letto, ma certamente lo avrete letto, quell'aureo libretto di Francesco De Sanctis, il meridionale storico della letteratura, nonché Ministro della pubblica istruzione nel Regno d'Italia, che si chiama «Un viaggio elettorale». Allora, De Sanctis fece un giro nel suo collegio elettorale, consultando appena una trentina di persone, perché la legge elettorale dell'epoca era una legge, appunto, elitaria. È evidente che, nel dopoguerra, esplose il fenomeno dei partiti di massa tant’è vero che uomini dell'antico regime, mi riferisco all'epoca prefascista, non riuscivano a capire cosa fossero questi partiti di massa, perché non avevano, tra l'altro, attraversato la scuola del carcere. Noi comunisti, per esempio, nel carcere avevamo studiato e preparato quello che sarebbe successo dopo; voglio ricordarvi il libro di Antonio Pesenti, intitolato «La cattedra e il bugliolo», proprio perché in carcere si studiava e quindi i partiti della sinistra erano preparati ad organizzarsi come partiti di massa come in effetti avvenne. E il dibattito tra chi voleva il finanziamento pubblico e chi non lo voleva durò fino al 1975, quando, come ho detto stamattina, si prese l'occasione dello scandalo dei petroli, ma voglio dirvi che questa legge fu varata molto in ritardo perché la Svezia, se non ricordo male, aveva già stabilito una legge per il finanziamento pubblico dei partiti nel 1954 e noi sostanzialmente fummo i ben ultimi e probabilmente saremmo rimasti ancora ad attendere nel 1975 una nuova legge qualora non fosse scoppiato quello scandalo che io non nego ebbe una funzione acceleratrice proprio perché si stava sperimentando che, in mancanza di un finanziamento pulito, i partiti erano indotti molto più facilmente ad un finanziamento sporco.
  È questo il dibattito che si aprì tra i partiti dell'arco costituzionale, come si diceva allora, più il Movimento Sociale da un lato e il Partito Liberale dall'altro. Questa è la storia, lo ripeto, questa è la storia. Quando è stato presentato il decreto-legge Letta in materia di abolizione del finanziamento diretto dei partiti, un giornale satirico sapete come ha commentato: «Benvenuta corruzione», perché in effetti, abolendo il finanziamento pubblico dei partiti, si tornano a creare le condizioni perché la corruzione la faccia da padrona, più di quanto lo faccia già oggi (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il collega D'Uva. Ne ha facoltà.

  FRANCESCO D'UVA. Signor Presidente, è vero abbiamo aspettato già molto tempo, era il 1993, lo abbiamo già detto, quanti anni sono passati ? Vent'anni, e quindi voi dite giustamente aspettiamo e facciamolo nel 2018, tanto, fatto trenta, facciamo trentuno, chi se ne frega. Fermo restando che dal nostro punto di vista questo decreto-legge va rivisto in tutto, con questo emendamento, e con questi emendamenti, più di uno insomma, noi chiediamo che venga anticipato, perché per noi bisogna abolirlo il finanziamento pubblico, ma se voi volete rimodularlo così, ebbene, facciamolo nel 2014, facciamolo immediatamente, perché aspettare ? Non ne vediamo il motivo. Servono soldi ai partiti, ancora ? Avete speso così tanto per questa campagna elettorale ? Sappiamo entrambi che non è così, sappiamo che avete speso molto di meno di quanto percepirete. Cosa volete fare con questi soldi ?

  PRESIDENTE. La ringrazio, deputato D'Uva.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il collega Manlio Di Stefano. Ne ha facoltà.

  MANLIO DI STEFANO. Grazie Presidente, sapete, il MoVimento 5 Stelle ha delle attività locali, dei gruppi locali che si Pag. 98chiamano meetup; questi meetup anche loro si autofinanziano perché a noi ci piace proprio, ci appassiona questo fatto di autofinanziarci. I meetup raccolgono soldi grazie alle donazioni spontanee. Io nonostante oggi sia un parlamentare e quindi dovrei incassarne, come fate voi di solito, quando vado in questi incontri, lascio i miei 2 euro, 3 euro, quello che capita, perché credo profondamente in questo concetto (Commenti)...

  PRESIDENTE. Colleghi, chi sta urlando ? Per favore...

  MANLIO DI STEFANO. Quando sentono parlare di soldi si infervorano !

  PRESIDENTE. No, no, si fermi. Per favore colleghi, tutti possono intervenire qui. Prego.

  MANLIO DI STEFANO. Quando do questi 2 euro ai meetup locali – non quelli per le primarie del PD, che poi si allea con Berlusconi, ma quelli per alimentare le attività del territorio –, credo che sia giusto, perché quel gruppo locale si sta autofinanziando per fare un evento. Questo fa sì che non servano soldi per creare delle strutture, come fanno i partiti, che poi sono l'unico modo reale che hanno, oltre a tanti altri illeciti, per fare quello che si chiama «clientelismo».

  PRESIDENTE. La ringrazio. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il collega Matteo Mantero. Ne ha facoltà.

  MATTEO MANTERO. Signor Presidente, in Italia ci sono oltre 9 milioni di cittadini che sono al di sotto della soglia di povertà. Noi stiamo lavorando ad una proposta di legge sul reddito di cittadinanza o reddito minimo garantito: abbiamo ricevuto oltre 8.700 commenti; stiamo leggendo i commenti che i cittadini hanno fatto sul nostro portale e stiamo lavorando a questa proposta. Nel frattempo, la maggioranza sta lavorando al modo di continuare a prendere soldi pubblici che non gli spettano. Hanno già detto che non possiamo dire che si devono vergognare, ma almeno ci pensassero sopra (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il collega Vacca. Ne ha facoltà.

  GIANLUCA VACCA. Signor Presidente, io volevo leggere l'etimologia di due parole: concussione e corruzione. Concussione, dal latino concussio, concussionis, terza declinazione, vuol dire, appunto, «scossa», «eccitamento», mentre, corruzione, dal latino corruptio, corruptionis, è composta con rumpere.
  Lei si chiederà perché, che cosa c'entra questo. C'entra perché volevamo salutare il nuovo corso del PD con la notizia che, al Senato, è stato approvato il decreto «svuota carceri» senza la votazione di un emendamento da noi proposto che prevedeva l'esclusione dei reati di corruzione e concussione dagli sconti di pena. L'emendamento è stato votato da PD e Forza Italia: complimenti al nuovo corso del PD (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il collega Crippa. Ne ha facoltà.

  DAVIDE CRIPPA. Signor Presidente, cerchiamo di dare almeno un limite temporale, stabilire cioè da quando. Un limite credibile, perché, mettendolo troppo in là, ho il timore che di Governi – ne cambiamo uno, più o meno, ogni dieci mesi, neanche, uno ogni nove – ne dovremmo vedere troppi, allora proviamo a rinunciare ai rimborsi elettorali sin da subito e sin da subito smettiamo di prendere in giro gli italiani, che, in qualche modo, si erano veramente espressi nel 1993. Non possiamo far finta, onorevole Sannicandro, che non sia esistito, anche perché, altrimenti io da attivista che in qualche modo ha portato avanti certi temi referendari, soprattutto quello contro il nucleare, mi Pag. 99trovo ad essere veramente preoccupato se ogni due per tre qualcuno mi stravolge il senso che hanno i referendum e che devono avere dal punto di vista della partecipazione della cittadinanza. Domani partiremo con i referendum su tutto questo.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, la collega Liuzzi. Ne ha facoltà.

  MIRELLA LIUZZI. Signor Presidente, con questo emendamento, in realtà, andiamo semplicemente ad anticipare quello che questo provvedimento prevede. Quindi, in realtà, non ci sarebbe nulla che ostacoli la votazione favorevole e il parere favorevole di questo Governo, che sta per cambiare. Vorrei tornare sempre sulla storia che i finanziamenti privati possono aumentare la corruzione, perché allora non si spiegherebbe perché ci sono dei personaggi che sono presenti nelle anticamere delle commissioni che suggeriscono degli emendamenti ai deputati, i cosiddetti lobbisti. Non si capisce nemmeno poiché, questi lobbisti, una volta denunciati pubblicamente in Aula, come ha fatto il MoVimento 5 Stelle, vengono estromessi dalla Camera. Quindi, evidentemente c’è già qualcosa che ha a che fare con la corruzione, è soltanto che non si hanno gli occhi per vederlo (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il collega Gallinella. Ne ha facoltà.

  FILIPPO GALLINELLA. Signor Presidente, con questo emendamento a firma Toninelli si chiede che si proceda da subito, dal 2014, quest'anno, già due mesi li abbiamo quasi consumati. Sarebbe un bell'impegno, anche un bell'esempio da parte del nuovo Governo – se nascerà –, per dimostrare che fa le cose serie. Dubitiamo fortemente, per questo noi continueremo ad insistere.
  Poi, quei pochi secondi che mi rimangono li voglio utilizzare per un pensiero all'onorevole Sannicandro, che ha detto: se togliamo il finanziamento ai partiti entra la corruzione. Il risultato è che abbiamo il finanziamento ai partiti e la corruzione (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Quindi almeno togliamone uno, tanto la corruzione comunque ci sarà sempre.

  PRESIDENTE. Colleghi ! Colleghi !

  FILIPPO GALLINELLA. L'onestà tornerà di moda, e noi siamo qui anche per ricordarvelo. Io la ringrazio, e continueremo ad oltranza.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il collega Dall'Osso. Ne ha facoltà.
  Collega Sannicandro, per favore ! Pilozzi ! Andiamo avanti.

  MATTEO DALL'OSSO. Collega Sannicandro, le porte sono di fronte e dietro: se vuole si può accomodare. Grazie.

  PRESIDENTE. Collega, si rivolga alla Presidenza... Collega Dall'Osso, si rivolga alla Presidenza e per favore parliamo dell'emendamento.

  MATTEO DALL'OSSO. Parliamo dell'emendamento ? Parliamo dell'emendamento, parliamone. Cosa c’è da parlare ? Tanto questi votano come vogliono. Fanno quello che vogliono. Sono a casa loro, d'altronde. Ma che se ne andassero a (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)...

  PRESIDENTE. Collega, la richiamo formalmente.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, la deputata Chimienti. Ne ha facoltà.

  SILVIA CHIMIENTI. Signor Presidente, noi del MoVimento 5 Stelle siamo sempre più sconvolti dalle scelte che i nostri colleghi deputati degli altri partiti compiono ogni volta che ci ritroviamo in quest'Aula a votare provvedimenti che toccano Pag. 100i loro privilegi. Siamo sconvolti perché ci rendiamo conto che non capiscono minimamente che i rubinetti si stanno chiudendo anche per loro, che la pacchia è davvero finita.
  E allora perché non fare un ultimo gesto e dimostrare, anche se non esiste, il disinteresse verso il vile denaro, che no, non ve la darà la felicità ? Abolite il finanziamento ai partiti oggi stesso, se avete il coraggio, e destinate quei soldi, ad esempio, a pagare le ferie ai 130 mila precari della scuola che avete privato di ogni dignità (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il collega Di Battista. Ne ha facoltà.

  ALESSANDRO DI BATTISTA. Signor Presidente, restiamo sull'emendamento 1.52, a firma Toninelli, Cozzolino, Dadone, D'Ambrosio, Dieni, Fraccaro, Lombardi e Nuti. Dice: «Al comma 1 dell'articolo 1 sostituire le parole da: ai sensi fino alla fine del comma con: a decorrere dall'anno 2014».
  L'articolo 1, comma 1, dice: «Il rimborso delle spese per le consultazioni elettorali e i contributi pubblici erogati per l'attività politica e a titolo di cofinanziamento sono aboliti ai sensi di quanto disposto dall'articolo 14». Con questo emendamento chiediamo, dato che evidentemente dicono di essere contrari al finanziamento pubblico ai partiti, di decorrere direttamente dall'anno 2014, cioè di restituire i soldi dei rimborsi elettorali immediatamente.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il collega De Lorenzis. Ne ha facoltà.

  DIEGO DE LORENZIS. Signor Presidente, leggerò un documento, un piccolo documento. Dice: ”I costi eccessivi di politica e burocrazia sono da tempo denunciati, sia nella dimensione del fenomeno che nei suoi dati numerici. La riduzione di tali costi ha un significato non solo economico, di riduzione della spesa pubblica, ma anche sociale e morale, di abbattimento di ingiustificati privilegi e di ripristino di una vera parità tra governanti e governati. La politica è un bene comune, che non può essere lasciato solo nelle mani dei miliardari o di quei padroni dei mezzi di comunicazione di massa. Per questa ragione in Europa esistono forme di finanziamento pubblico, attraverso le quali i cittadini, anche meno abbienti, possono partecipare alla vita politica del Paese.
  L'attuale sistema di finanziamento della vita politica nazionale è caratterizzato però da incongruenze e opacità. Noi proponiamo di lasciare ai cittadini le scelte se finanziare o no i partiti e i movimenti politici, e siamo cioè pronti a superare il finanziamento pubblico e a prevedere un sistema...

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il collega L'Abbate. Ne ha facoltà.

  GIUSEPPE L'ABBATE. Signor Presidente, qui c’è la volontà dei cittadini di abolire il finanziamento pubblico. C’è anche la volontà – sembra – di abolirlo nel 2017.
  Allora, è molto semplice, votiamo questo emendamento in modo tale da abolirlo da subito, in modo tale che riacquistiate un po’ di credibilità agli occhi dei cittadini, dato che oramai l'avete persa totalmente...

  PRESIDENTE. Si rivolga alla Presidenza.

  GIUSEPPE L'ABBATE. Sempre verso la Presidenza. Dato che l'hanno persa totalmente nel corso di tutte le loro azioni fatte negli ultimi vent'anni. Allora, avete la possibilità di ripulirvi la conoscenza, fatelo, votiamo questo emendamento, aboliamo questo finanziamento pubblico in modo tale che rispettiamo la volontà di tutti i cittadini.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Sibilia. Ne ha facoltà.

Pag. 101

  CARLO SIBILIA. Signor Presidente, noi siamo qui perché il MoVimento 5 Stelle è l'esempio, perché è l'esempio che porta il cambiamento. Noi nei nostri finanziamenti abbiamo i due euro della signora Maria, i tre euro del disoccupato, i quattro euro di chi è un giovane che ha appena trovato lavoro, mentre nei bilanci del Partito Democratico, ad esempio, si trovano nel 2010, 100 mila euro donati dal signor Mussari, presidente di ABI e Presidente di Monte dei Paschi di Siena anche contemporaneamente. Troviamo una donazione – non è finita ragazzi – anche di Ernesto Rabizzi, che dona 75 mila euro sempre al Partito Democratico ed è uno che è componente del CDA del Monte dei Paschi di Siena. Per finire l'editore Federico Enriques di Zanichelli dona 50 mila euro sempre al Partito Democratico. Voi fate gli interessi di questa gente, noi facciamo...

  PRESIDENTE. Grazie. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Barbanti. Ne ha facoltà.

  SEBASTIANO BARBANTI. Signor Presidente, riprendiamo da dove avevamo lasciato, facendo però una distinzione ben netta tra quelli che sono i costi che la politica ha portato agli italiani e quelli che sono invece i risparmi. Proseguiamo con i costi del Pdl che ha incassato 38 milioni di euro di rimborsi elettorali per 7 milioni e 300 mila voti, quindi 5,2 euro a voto. Con i suoi 97 parlamentari, ognuno costa 391 mila euro alle tasche degli italiani. A fronte di questo, abbiamo dei risparmi che ha fatto il MoVimento 5 Stelle, rinunciando ai 42 milioni di euro di rimborsi elettorali. Abbiamo fatto risparmiare 4,8 euro per ogni voto che abbiamo avuto dai cittadini e soprattutto ogni nostro parlamentare, siamo 106, avrebbe dovuto costare circa 400 mila euro; sono stati in pieno risparmiati. Risparmi che rimangono nelle tasche dei cittadini italiani.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Villarosa. Ne ha facoltà.

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE LAURA BOLDRINI (ore 20,15)

  ALESSIO MATTIA VILLAROSA. Signor Presidente, semplicemente per ricordare la solita coerenza del PD che, forse nessuno di voi lo sa, ma nel 2010 durante il Governo di Berlusconi Bruno Tabacci presentò un emendamento che dirottava 20 milioni di finanziamento pubblico ai partiti verso i ricercatori, verso i precari della ricerca, cosa per cui il PD si è sempre battuto. Ebbene, visto che il PD dice che voleva abolire il finanziamento pubblico e vuole tuttora abolire il finanziamento pubblico, lo sapete cosa ha fatto durante quella votazione ? Ha votato contrario a spostare 20 milioni di finanziamento pubblico verso i ricercatori precari. E lo sapete anche chi ha votato contrario, poi si è dovuta scusare con una lettera su Magazine ? Proprio una ricercatrice, una ricercatrice precaria, una ricercatrice precaria del PD: Marianna Madia.

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Toninelli 1.52.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Onorevoli Tartaglione, Paris, Paola Bragantini, Pilozzi, Frusone, Pagani...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  385   
   Votanti  381   
   Astenuti    4   
   Maggioranza  191   
    Hanno votato
 110    
    Hanno votato
no  271).    

  (I deputati Oliverio e Palma hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto contrario).

Pag. 102

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Toninelli 1.54, con il parere contrario della Commissione e del Governo e con il parere favorevole del relatore di minoranza.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Simoni, Paola Bragantini, Dadone, Rocchi, Mongiello, Catania, Richetti, Marco Di Maio...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  417   
   Votanti  414   
   Astenuti    3   
   Maggioranza  208   
    Hanno votato
 112    
    Hanno votato
no  302).    

  (La deputata Palma ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto contrario).

  Colleghi, per quanto riguarda il seguito dei nostri lavori, risulta alla Presidenza che vi è stata un'intesa fra tutti i gruppi nel senso di interrompere a questo punto l'esame del provvedimento, che riprenderà nella seduta di domani a partire dalle 9,30. Alle ore 12 avranno luogo, con ripresa televisiva diretta, le dichiarazioni di voto di un rappresentante per ciascuno dei gruppi e delle componenti politiche del gruppo misto. Poi seguirà la votazione finale. Rimane così stabilito.

  ROCCO PALESE. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  ROCCO PALESE. Signor Presidente, per annunciare il ritiro formale di tutti gli emendamenti a firma di esponenti del gruppo di Forza Italia – Il Popolo della Libertà – Berlusconi Presidente.

Sull'ordine dei lavori (ore 20,20).

  GIULIA GRILLO. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  GIULIA GRILLO. Signor Presidente, io intervengo perché oggi, alle 17,30 è stata emessa la sentenza di condanna di Raffaele Lombardo, ex presidente della regione Sicilia, a sei anni e sette mesi di reclusione per concorso esterno in associazione mafiosa, con il rito abbreviato. Quindi, abbiamo anche uno sconto della pena.
  Io esprimo la mia soddisfazione per questa condanna e ringrazio i giudici che hanno lavorato su questa condanna, però nel frattempo, Presidente, io voglio anche esprimere la mia amarezza perché la mia regione ha due presidenti della regione condannati, tutti e due, per concorso esterno in associazione mafiosa, Totò Cuffaro e Raffaele Lombardo.
  Colgo questa occasione per dire che è evidente ed è sotto gli occhi di tutti che la lotta alla mafia purtroppo è ancora una lotta combattuta con troppe poche risorse. Invito i miei concittadini, anche i miei colleghi medici, visto che il presidente Lombardo è stato ampiamente sostenuto anche dalla classe medica, e tutti coloro che hanno votato per Raffaele Lombardo a pentirsi anche pubblicamente di questo voto e, per la prossima volta, chiedo che non ci sia più, ma mai più, Presidente, un presidente della regione Sicilia condannato per concorso esterno alla mafia (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Mi sembra un auspicio condivisibile.

  PAOLO PARENTELA. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  PAOLO PARENTELA. Signor Presidente, spesso si sente parlare del fatto che l'Italia occupa le posizioni di fondo nella Pag. 103classifica dei Paesi in cui la stampa è davvero libera. È un argomento che noi ripetiamo spesso, appunto per ricordarlo. Se ne comprende bene il motivo, e porto un semplice esempio.
  Poco fa, è apparsa sul sito web della testata giornalistica «Allora» della Calabria una notizia aberrante a firma del direttore, il quale denuncia pressioni politiche per non fare apparire nell'edizione di oggi un articolo relativo a un'indagine per abuso d'ufficio, truffa e associazione a delinquere a carico di Andrea Aiello, nell'ambito di un'inchiesta per le consulenze d'oro all'ASL di Cosenza, che è appunto il figlio del senatore del Nuovo Centrodestra Antonio Aiello.
  A quanto pare, l'editore e la tipografia che stampa il giornale avrebbero cercato di convincere il direttore a non pubblicare l'articolo relativo al figlio. Cito testualmente un passo dell'articolo: «L'editore ha ricevuto la telefonata del nostro stampatore Umberto De Rose, il quale ponendosi come mediatore della famiglia Gentile faceva ulteriori pressioni per convincerlo a non pubblicare la notizia ricordandogli che il cinghiale, quando è ferito, ammazza tutti».
  Alla fine, il giornale non è stato stampato con la scusa che i rulli della tipografia non erano funzionanti. Non vorremmo che quella della tipografia che non può stampare non sia semplicemente la scusa per nascondere pressioni volte ad applicare una vera e propria censura. Significherebbe che la democrazia in questo Paese è seriamente minacciata, visto che la libertà di stampa è sancita dall'articolo 21 della nostra Costituzione ed è uno degli assi portanti di qualsiasi democrazia (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  LIA QUARTAPELLE PROCOPIO. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  LIA QUARTAPELLE PROCOPIO. Signor Presidente, tra ieri e oggi, la situazione in Ucraina si è nuovamente infiammata. Secondo le fonti ufficiali, ci sono state 25 vittime tra i manifestanti e le forze dell'ordine, e più di 240 feriti.
  Come Partito Democratico esprimiamo una grandissima preoccupazione per una nazione che si trova davvero al confine tra Europa e Asia. Esprimiamo una fermissima condanna di quanto stanno facendo le autorità ucraine che poco fa hanno annunciato di portare avanti una campagna antiterrorismo attraverso i servizi segreti.
  Abbiamo chiesto al Ministro degli affari esteri di venire a riferire in Aula e auspichiamo che tutti, a partire dal nostro Governo e dai Ministri degli esteri di Francia, Germania e Polonia, che si recheranno domani a Kiev, lavorino seriamente, con attenzione e con vero impegno alla ricerca di una soluzione negoziale per scongiurare quella che potrebbe essere una guerra civile (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare Luigi Gallo. Ne ha facoltà.

  LUIGI GALLO. Signor Presidente, noi come gruppo parlamentare del MoVimento 5 Stelle in Commissione cultura stiamo vivendo un momento di sofferenza per una particolare vertenza che coinvolge diversi lavoratori e non solo in questo momento in Italia. C’è un problema nel campo del servizio di pulizia esternalizzato nelle scuole. Questo è un problema che si porta avanti dal decreto «del fare». Il MoVimento 5 Stelle ha cercato in tutti i modi di risolvere questa questione, con emendamenti al decreto «del fare», al decreto «istruzione» e alla legge di stabilità, ma oggi ci troviamo con un problema che è scoppiato: i lavoratori vengono licenziati o viene dimezzato il loro stipendio. Le scuole restano sporche e quindi i sindaci sono costretti a chiuderle, non garantendo il diritto allo studio.
  Noi ci troviamo veramente in difficoltà in questa fase in cui non esiste un Governo e non abbiamo nemmeno la possibilità di portare una problematica così seria e di interloquire con qualcuno per ottenere una soluzione. Io faccio appello alla Presidenza, Pag. 104che si prenda carico di trovare un interlocutore per questa vertenza che sta in pratica scoppiando, perché dal 28 febbraio tutti i lavoratori si troveranno nelle condizioni di non poter proseguire il lavoro che è stato fatto finora.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Gennaro Migliore. Ne ha facoltà.

  GENNARO MIGLIORE. Signor Presidente, mi associo alle preoccupazioni espresse poco fa dalla collega Quartapelle Procopio e utilizzo questa tribuna, che per me è infrequente, per richiedere al Governo dimissionario di condurre un'iniziativa nel Consiglio europeo di domani, per ottenere una posizione unitaria dell'intera Unione europea che possa consentire lo svolgimento innanzitutto dell'iniziativa dell'Unione per bloccare le violenze, poi per riaprire una strada negoziale che porti a nuove elezioni e poi che dica anche una parola chiara rispetto al ruolo francamente insopportabile e assolutamente pericoloso che fino a qui ha assunto la Russia. Perché noi sappiamo perfettamente quanto gli interessi russi siano pesanti sulla vicenda ucraina.
  Quindi, abbiamo la necessità, anche in questo momento di crisi di Governo, di rappresentare una posizione dell'Italia che si rivolga alla sua migliore tradizione e per questo possa intervenire con lo spirito di una mediazione tra le parti, di una sospensione delle violenze e la possibilità che l'Unione europea – insisto – non faccia solo un appello, ma indichi anche quelle che sono le azioni che potrebbero essere rivolte a chi in questo momento sta soffiando sul fuoco.
  In questo senso, anche la contemporaneità delle Olimpiadi di Sochi mette in evidenza una iniziativa che, dal mio punto di vista e dal punto di vista del nostro gruppo, dovrebbe essere fatta per rendere quello un terreno sul quale il nostro Paese possa dire la propria. Non arrivo fino a dare dei suggerimenti, ma credo che sia necessario che il nostro Governo non stia zitto.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare Fabio Porta. Ne ha facoltà.

  FABIO PORTA. Signor Presidente, onorevoli colleghi, notizie di queste ore e di queste ultime giornate provenienti dal Venezuela, un grande Paese dove vive una grande comunità di origine italiana, ci dicono che, nel corso di diverse manifestazioni, vi sono stati cinque morti (anche di più, secondo le informazioni che abbiamo dalle opposizioni). Noi rispettiamo il Governo Maduro, abbiamo seguito con interesse l'esperienza del Governo Chávez, ma, con altrettanto interesse e con altrettanta attenzione, seguiamo la storia dei diritti civili e umani in tutto il mondo, in particolare in America Latina.
  Chiederemo al Governo del Venezuela chiarimenti, informazioni e garanzie che ci rendano più tranquilli rispetto alla protesta pacifica, che, come in tutto il mondo, deve essere fatta secondo i canoni delle proteste pacifiche, ma chiediamo anche alle forze dell'ordine, al Paese del Venezuela, che questa protesta venga rispettata.
  Vogliamo fare arrivare alla nostra grande comunità italiana che vive in Venezuela la nostra vicinanza, la nostra solidarietà, dirle che seguiamo con interesse e attenzione quei fatti, e speriamo che questa escalation di violenza passi. Quindi, volevo che anche questa Presidenza della Camera e questo Parlamento prendessero coscienza di quanto succede, nella speranza che le cose volgano di nuovo alla pace, che è tipica di questo continente, che è tipica di questo Paese, a noi tanto caro (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Malpezzi. Ne ha facoltà.

  SIMONA FLAVIA MALPEZZI. Signor Presidente, volevo ricollegarmi a quanto segnalato dal collega Luigi Gallo del MoVimento 5 Stelle, al problema delle pulizie, che noi, come Partito Democratico, abbiamo sollevato. In questo momento, proprio al Senato, sappiamo che è stata trovata la copertura per un emendamento che riesce momentaneamente a tamponare una situazione che è veramente grave e seria in diverse regioni d'Italia.Pag. 105
  Noi, chiaramente, adesso l'abbiamo tamponata, però è necessario un impegno collettivo, trasversale, che consenta veramente di mettere un punto a questa situazione, che, altrimenti, ci costringerà a scegliere se trovare fondi per le pulizie o trovare fondi per le supplenze, e questo non è assolutamente pensabile. Noi chiediamo anche a lei, Presidente, un intervento in questo momento particolare, in cui, appunto, la situazione sta diventando veramente seria e problematica, in particolare per diverse regioni.

  PRESIDENTE. La ringrazio. Me ne interesserò, perché mi sembra veramente una questione di interesse di tutti, visto che sono i nostri figli a essere poi coinvolti in tutto questo.

Ordine del giorno della seduta di domani.

  PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della seduta di domani.

  Giovedì 20 febbraio 2014, alle 9,30:

  Seguito della discussione del disegno di legge:
   S. 1213 – Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 28 dicembre 2013, n. 149, recante abolizione del finanziamento pubblico diretto, disposizioni per la trasparenza e la democraticità dei partiti e disciplina della contribuzione volontaria e della contribuzione indiretta in loro favore (Approvato dal Senato) (C. 2096).
  — Relatori: Fiano, per la maggioranza; Matteo Bragantini, di minoranza.

  La seduta termina alle 20,35.

Pag. 106

VOTAZIONI QUALIFICATE EFFETTUATE MEDIANTE PROCEDIMENTO ELETTRONICO

INDICE ELENCO N. 1 DI 1 (VOTAZIONI DAL N. 1 AL N. 6)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
1 Nom. Ddl 2096 – em. 1.1 429 349 80 175 32 317 66 Resp.
2 Nom. em. 1.59 466 461 5 231 115 346 64 Resp.
3 Nom. em. 1.61 466 463 3 232 115 348 64 Resp.
4 Nom. em. 1.58 456 452 4 227 113 339 65 Resp.
5 Nom. em. 1.52 385 381 4 191 110 271 65 Resp.
6 Nom. em. 1.54 417 414 3 208 112 302 64 Resp.

F = Voto favorevole (in votazione palese). – C = Voto contrario (in votazione palese). – V = Partecipazione al voto (in votazione segreta). – A = Astensione. – M = Deputato in missione. – T = Presidente di turno. – P = Partecipazione a votazione in cui è mancato il numero legale. – X = Non in carica.
Le votazioni annullate sono riportate senza alcun simbolo. Ogni singolo elenco contiene fino a 13 votazioni. Agli elenchi è premesso un indice che riporta il numero, il tipo, l'oggetto, il risultato e l'esito di ogni singola votazione.