Camera dei deputati

Vai al contenuto

Sezione di navigazione

Menu di ausilio alla navigazione

MENU DI NAVIGAZIONE PRINCIPALE

Vai al contenuto

Resoconto dell'Assemblea

Vai all'elenco delle sedute

XVII LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 170 di lunedì 10 febbraio 2014

Pag. 1

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE SIMONE BALDELLI

  La seduta comincia alle 10.

  ETTORE ROSATO, Segretario f.f., legge il processo verbale della seduta di venerdì 7 febbraio 2014.
  (È approvato).

  PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Rosato, per il suo contributo anche in questa sua nuova veste estemporanea in Assemblea.

Missioni.

  PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Angelino Alfano, Gioacchino Alfano, Alfreider, Amici, Baretta, Berretta, Bindi, Bocci, Michele Bordo, Borletti Dell'Acqua, Brambilla, Bray, Brunetta, Carrozza, Casero, Castiglione, Cicchitto, Cirielli, Costa, D'Alia, D'Ambrosio, D'Incà, Dambruoso, Dell'Aringa, Dellai, Di Gioia, Di Lello, Luigi Di Maio, Epifani, Ferranti, Fico, Gregorio Fontana, Fontanelli, Formisano, Franceschini, Galan, Alberto Giorgetti, Giancarlo Giorgetti, Gozi, Kyenge, La Russa, Legnini, Leone, Letta, Lorenzin, Lupi, Giorgia Meloni, Merlo, Migliore, Mogherini, Orlando, Pes, Gianluca Pini, Pisicchio, Pistelli, Portas, Ravetto, Realacci, Sani, Sereni, Speranza, Tabacci e Vargiu sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.
  I deputati in missione sono complessivamente settantuno, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell’allegato A al resoconto della seduta odierna.

  Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell’allegato A al resoconto della seduta odierna.

Discussione delle mozioni Ruocco ed altri n. 1-00288, Busin ed altri n. 1-00329, Paglia ed altri n. 1-00330, Zanetti ed altri n. 1-00331, Causi ed altri n. 1-00332, Dorina Bianchi e Bernardo 1-00333 e Buttiglione ed altri n. 1-00336 concernenti iniziative per armonizzare il sistema europeo dell'imposta sul valore aggiunto alla luce del Libro verde sul futuro dell'IVA adottato dalla Commissione europea (ore 10,05).

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione delle mozioni Ruocco ed altri n. 1-00288, Busin ed altri n. 1-00329, Paglia ed altri n. 1-00330 (Nuova formulazione), Zanetti ed altri n. 1-00331, Causi ed altri n. 1-00332, Dorina Bianchi e Bernardo 1-00333 e Buttiglione ed altri n. 1-00336 concernenti iniziative per armonizzare il sistema europeo dell'imposta sul valore aggiunto alla luce del Libro verde sul futuro dell'IVA adottato dalla Commissione europea (Vedi l'allegato A – Mozioni).
  Avverto che è stata testé presentata la mozione Capezzone ed altri n. 1-00338 che, vertendo su materia analoga a quella Pag. 2trattata dalle mozioni all'ordine del giorno, verrà svolta congiuntamente e il relativo testo è in distribuzione.
  Avverto che lo schema recante la ripartizione dei tempi riservati alla discussione delle mozioni è pubblicato in calce al vigente calendario dei lavori dell'Assemblea (vedi calendario).

(Discussione sulle linee generali)

  PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione sulle linee generali delle mozioni.
  È iscritta a parlare l'onorevole Ruocco, che illustrerà anche la sua mozione n. 1-00288. Ne ha facoltà.

  CARLA RUOCCO. Signor Presidente, questa mozione nasce con il fermo scopo di incentivare il Governo alla riduzione di tutte le aliquote IVA attualmente vigenti, traendo le risorse a tal fine necessarie da una rinnovata, più efficiente ed efficace strategia di contrasto alle frodi comunitarie che ogni anno generano perdite di gettito devastanti per le finanze statali e distorsioni inaccettabili del libero mercato, arrivando a causare la chiusura di tante piccole aziende schiacciate dal peso di una concorrenza sleale.
  L'imposta sul valore aggiunto rappresenta nel nostro ordinamento tributario la principale imposta indiretta. La sua aliquota standard ha subito, dal 2011 ad oggi, un incremento record di ben due punti percentuali, superiore alla media europea e ben al di sopra delle aliquote applicate da Paesi come Germania, Francia e Regno Unito. Questa escalation di aumenti è stata giustificata dagli Esecutivi che se ne sono assunti la paternità e la responsabilità con le ben note esigenze di risanamento della finanza pubblica; ma, ricorrere a massivi aumenti delle imposte indirette per coprire i dissesti del bilancio pubblico significa incidere nella carne viva dei ceti sociali più deboli, equivale a polarizzare, in senso sempre più regressivo, l'asse della tassazione in spregio al dettato costituzionale che collega il sacrificio di ciascun cittadino alla propria capacità contributiva secondo principi di progressività.
  Non vi è dubbio che queste misure di austerity ricadano in misura spropositata sulle frange più deboli della società e sulle imprese che producono per la domanda interna. È dunque doveroso chiedersi, sotto un profilo di etica pubblica prima che di scienza finanziaria, se si poteva fare meglio e diversamente salvaguardando dalla macelleria sociale famiglie, anziani, bambini e imprese che producono per soddisfare i propri bisogni. Nell'affrontare questo dilemma le principali risposte sono pervenute proprio dall'esame della copiosa letteratura comunitaria sul tema del divario IVA. Quella stessa Europa molto spesso accusata di essere la mandante dell’austerity ha già fornito da tempo agli Stati membri i necessari suggerimenti per armonizzare le aliquote a livello comunitario e scongiurarne gli aumenti, per razionalizzare e semplificare gli adempimenti, riducendone i costi, e per contrastare efficacemente le frodi, salvaguardando il valore della concorrenza. Tutto il contrario di quanto attuato dai Governi in carica da qualche anno a questa parte.
  L'esame congiunto del Libro verde sull'IVA e delle più recenti raccomandazioni comunitarie evidenzia l'esistenza di un triplice paradosso nella gestione del tributo. Il nostro Paese, oltre a distinguersi per i ripetuti aumenti dell'aliquota standard e per gli ingorghi burocratici a cui assoggetta di continuo i contribuenti, detiene altresì il record europeo in termini assoluti di perdita di gettito con un gap IVA ammontante nel 2011 a ben 36 miliardi di euro, la maggior parte del quale dovuto proprio alle grandi frodi intracomunitarie.
  Non è una coincidenza, ma tre aspetti del medesimo fenomeno. Senza specifiche ed adeguate misure di contrasto, gli aumenti delle aliquote IVA favoriscono l'insorgere delle frodi comunitarie, che non possono certo essere arginate, moltiplicando e complicando gli adempimenti a carico di tutte le imprese, ma procedendo spediti verso l'armonizzazione della fiscalità Pag. 3IVA dei Paesi europei. Convergere verso aliquote omogenee, sia ordinarie che ridotte, nei ventisette Paesi europei consentirà, infatti, di fare a meno delle complicate procedure che governano attualmente gli scambi transfrontalieri, eliminando alla radice la possibilità stessa delle frodi comunitarie. Inoltre, darà anche la possibilità alle piccole imprese che vogliano affacciarsi al mercato transfrontaliero di non andare incontro a immensi costi di conformità ed amministrativi.
  In attesa che l'unione monetaria divenga anche unione fiscale e politica, il Governo deve concentrarsi sull'adozione di meccanismi di reazione rapida alle frodi, sulla collaborazione internazionale nello scambio di informazioni e su una vasta opera di semplificazione e di normalizzazione degli adempimenti fiscali, finalizzata a ridurne il costo per i contribuenti e a favorirne la compliance. La predisposizione di software gratuiti che consentano di automatizzare e telematizzare tutte le operazioni in materia di determinazione dell'imposta di valore aggiunto, emissione, ricezione e registrazione delle fatture, liquidazione e versamento del tributo, redazione ed invio dei dichiarativi fiscali agevolerà le imprese e l'amministrazione finanziaria in questo processo, sostituendo le obsolete modalità cartacee tuttora vigenti a dispetto del progresso tecnologico.
  In tema di semplificazione fiscale, attenzione speciale dovrà essere riservata alle raccomandazioni europee a favore delle piccole imprese, il cui fatturato sia inferiore ad una determinata soglia, prevedendo, analogamente a quanto accade negli altri Paesi dell'Unione, l'esenzione dal tributo e dai relativi adempimenti.
  Rammento che in Italia vigeva, fino al 2011, il cosiddetto «regime dei minimi», che appunto esentava da IVA e da relative incombenze tutte le partite IVA con fatturato inferiore a 30 mila euro l'anno: un universo di lavoratori stimato in circa 600 mila unità. Nel 2011, grazie a Tremonti, questo regime è stato cancellato per far cassa e sostituito con uno di favore, riservato, però, ad una platea ristrettissima di giovani imprenditori che avviano una nuova attività o di lavoratori in mobilità. L'Europa chiede, invece, che queste esenzioni siano accordate a tutte le microimprese e nei Paesi europei ciò avviene senza limitazione di sorta. Ci si deve chiedere realmente perché dobbiamo vessare questi piccoli contribuenti, quando il grosso del gettito si perde in madornali frodi comunitarie.
  La mozione si chiude con l'impegno di destinare il maggior gettito derivante dall'attività di contrasto alle frodi, alla riduzione di tutte le aliquote IVA, il che significa, per un verso, impegnarsi nel diminuire l'aliquota standard, giunta a livelli inaccettabili, ma anche conservare il sistema di aliquote ridotte e di esenzioni, che garantiscono il consumo di beni e servizi cosiddetti meritori, al pari di quanto si fa negli altri Paesi civili dell'Unione europea.
  I cittadini e le imprese hanno pagato lo scotto della crisi subendo un aumento generalizzato della pressione fiscale e la conseguente esasperante complicazione di tutte le procedure amministrative. Ad essi debbono tornare guadagni ed efficienza del sistema tributario attraverso la riduzione delle aliquote fiscali e minori costi di adeguamento (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Giovanni Paglia, che illustrerà anche la sua mozione Paglia ed altri n. 1-00330 (Nuova formulazione). Ne ha facoltà.

  GIOVANNI PAGLIA. Grazie Presidente. Il dibattito di oggi origina da Libro verde sull'IVA, prodotto nel dicembre 2010 dall'Unione europea, a cui un anno dopo fa seguito la comunicazione della Commissione sulla nuova strategia in materia analoga. Ci sono quindi due premesse che vorrei fare perché credo siano necessarie ad una discussione che vorrebbe intervenire sul rapporto fra strategia comunitaria e normazione nazionale.
  La prima riguarda il contesto culturale in cui esplicitamente si inserisce la Commissione Pag. 4nel formulare le sue ipotesi, ovvero il richiamo al duplice obiettivo del consolidamento fiscale e della crescita economica. Ora, noi sappiamo che consolidamento fiscale significa tagli alla spesa pubblica e aumento della tassazione e noi sappiamo anche che questa impostazione non solo non favorisce la crescita economica, ma, piuttosto, la impedisce, avviando quella spirale recessiva che noi in Italia conosciamo molto bene, dato che la stiamo sperimentando da almeno cinque anni, nei quali abbiamo visto crollare e i consumi e la produzione industriale. Crediamo, quindi, che ogni discorso che coinvolga l'Unione europea non possa che partire da qui: dalla necessità di togliere lo schermo di presunta neutralità tecnica a documenti che hanno, invece, una precisa connotazione politica che, come tale, andrebbe considerata ed, eventualmente, contestata.
  La seconda premessa riguarda la qualità dei processi decisionali comunitari, i cui limiti emergono con molta chiarezza anche in questo caso. Noi dovremmo, infatti, essere preoccupati da un sistema che parte da premesse definite a livello comunitario, le verifica attraverso la partecipazione dei soggetti portatori di interesse, giunge a delle conclusioni sulle migliori soluzioni e, poi, le accantona a vantaggio di ipotesi subordinate, perché frenato nel processo decisionale da interessi, veti e timori degli Stati membri. In questo modo, si perdono tempo ed energie, non si fanno passi in avanti, si genera frustrazione nei soggetti economici, si trasmette infine che l'idea che l'Unione europea sia un ambito opaco ed inefficiente.
  In questo caso, nello specifico, leggiamo che tutta l'impostazione è stata basata, fin dal 1993, sul principio del Paese d'origine, salvo, poi, abbandonarla sul finale nel 2011 perché sgradita ai Governi nazionali e passare, quindi, ad un'idea di principio rafforzato del Paese di destinazione. Non c’è nulla di razionale – lo vogliamo ricordare – in una burocrazia continentale che lavora per vent'anni ad un progetto, per poi verificarne l'inattuabilità politica e, quindi, abbandonarlo senza aver studiato possibili alternative. E non c’è nemmeno nulla di razionale in un sistema decisionale che, pur conoscendo i problemi e avendo la consapevolezza che possono essere affrontati solo a livello continentale, non li risolve, perché prigioniero degli egoismi nazionali e dei veti incrociati.
  Per questo, noi abbiamo più bisogno di Europa e più bisogno di democrazia, molta più democrazia; e abbiamo bisogno che Europa e democrazia viaggino insieme, tornino ad essere sinonimi, quando invece, oggi, per molti – dobbiamo ammetterlo –, sono principi antitetici. Ne abbiamo bisogno in nome della trasparenza e dell'efficacia delle decisioni e ne abbiamo bisogno perché solo la politica, intesa come capacità di scegliere fra opzioni alternative, può intervenire su materie che hanno influenza sulla vita delle persone.
  Noi crediamo, tuttavia, che tutti i contributi siano utili, soprattutto se intervengono dopo un processo di consultazione a largo spettro e avendo il supporto di strutture tecniche di grande spessore, quali sono quelle in capo all'Unione europea. In particolare, riteniamo che oggi valga la pena cogliere l'attenzione posta su tre temi: la lotta all'evasione IVA, stimata in Europa in 118 miliardi, pari al 12 per cento del totale, ma che, in Italia, raggiunge quota 22 per cento o, addirittura, 25, se ci basiamo sulla stima della Società italiana di statistica pari a 29 miliardi di euro, una cifra impressionante. Cifra ben diversa da quella incassata con l'aumento dell'aliquota base di due punti in due anni, che è costata ai consumatori italiani circa 7 miliardi di euro: 7 miliardi di euro – lo ricordiamo – tolti ai cittadini italiani, quando esiste, appunto, un tesoretto di IVA evasa di 29 miliardi di euro all'anno.
  Credo che a tutti sia chiaro che questo è un problema e che, quindi, bene ha fatto la Commissione ad accendere un focus, mentre male ha fatto a suggerire l'aumento delle aliquote, lasciando intendere che le imposte indirette siano da preferire a quelle dirette. Più facili da incassare forse sì, anche se il dato sull'evasione non Pag. 5lascerebbe intendere questo, ma, certo, più inique, dato che prive di qualsiasi criterio di progressività.
  Né l'invito, certo condivisibile, ad una maggiore omogeneizzazione delle aliquote a livello comunitario per rendere più semplice il commercio transfrontaliero e meno semplici le frodi può diventare un attacco al sistema differenziato delle aliquote, che va, invece, difeso in quella parte che tutela beni di prima necessità, come peraltro riconosciuto anche dal gruppo di lavoro sull'erosione fiscale istituito presso il MEF.
  Da questo punto di vista, mi stupisce che altre mozioni – molto spinte sul tema dell'armonizzazione a livello comunitario delle aliquote – evitino completamente di prendere in considerazione cosa questo comporterebbe in Italia, se si dimentica di citare la necessità di difendere il sistema delle aliquote agevolate, che non vedo mai citato, se non nella nostra mozione. Infatti, tanto il Libro verde quanto la comunicazione della Commissione, se presa alla lettera, lasciano intendere che l'aliquota unica dovrebbe essere l'unico obiettivo da perseguire.
  Noi, su questo, non saremmo d'accordo; anche se saremmo invece d'accordo su un sistema comunitario di aliquote differenziate, che sposti in Europa il dibattito su quale sia il paniere di beni essenziali per la vita di ciascuno, su cui quindi applicare un'agevolazione.
  Dicevamo, quindi, che il primo focus è sull'evasione, e proviamo a proporre alcune misure che potrebbero essere utili a contrastare il fenomeno. Tra queste voglio citare la tracciabilità di tutte le operazioni tra soggetti IVA, indipendentemente dagli importi coinvolti, il reinserimento delle dichiarazioni IVA periodiche, l'introduzione di meccanismi di disincentivo all'evasione dell'IVA su beni e servizi intermedi con particolare riferimento ai meccanismi di reverse-charge, l'applicazione del meccanismo di deduzione base da base per alcuni settori e di versamento della imposta da parte degli enti della pubblica amministrazione che acquistino beni o servizi soggetti all'imposta.
  Tutti provvedimenti che potrebbero essere adottati con legge nazionale, anticipando l'Unione europea, e che si dovrebbero e potrebbero accompagnare ad un rafforzamento dello scambio automatico di informazioni in ambito Eurofisc; così come dalla creazione, nel medesimo quadro, di un gruppo transfrontaliero di revisori composto da esperti delle amministrazioni fiscali nazionali, per procedere poi più sistematicamente ad audit transfrontalieri, e trarre profitto dalle conoscenze e dall'esperienza già acquisita in questo campo dai revisori e dai coordinatori dei controlli multilaterali.
  Un'azione coordinata, quindi, tra piano nazionale e comunitario, che potrebbe portare ad un significativo aumento delle entrate fiscali, da utilizzare poi tanto per un alleggerimento delle aliquote, soprattutto in quei Paesi come l'Italia che hanno subito forti aumenti negli ultimi anni, quanto per aumentare la disponibilità di risorse proprie dell'Unione, che soprattutto in un quadro di sua democratizzazione sarebbero indispensabili per la solidità del sistema economico comunitario.
  Nella nostra mozione non dimentichiamo tuttavia di ricordare ciò che nessuno ricorda: che il livello delle nostre imposte non può esser affrontato a compartimenti stagni, ma in un quadro di insieme, se si vuole mantenere sempre in mente un principio di equità e solidarietà. Per questo anche in questo caso, nonostante si parli di IVA, proponiamo di elevare la tassazione su rendite e transazioni finanziarie, destinando i maggiori introiti proprio ad una riduzione dell'aliquota IVA che, tra l'altro, che in quanto imposta indiretta produce quegli effetti sperequativi che richiamavo prima.
  Il secondo focus che la Commissione europea propone, e che merita di essere considerato con attenzione in una volontà di riforma, è lo snellimento degli adempimenti amministrativi, soprattutto di quelli richiesti alle piccole e medie imprese, nell'ambito delle operazioni transfrontaliere intracomunitarie. Si ritiene infatti che procedure molto complesse possano risultare ostative della stessa possibilità Pag. 6per molte imprese di accedere al mercato unico, date appunto le difficoltà proprio nella gestione del sistema IVA. Proprio noi italiani, stante il peso che le piccole e medie imprese hanno nella nostra struttura produttiva e la necessità che abbiamo di aumentarne la propensione all’export, dovremmo avere un particolare interesse a che realmente si pensi soprattutto in piccolo, si crei un ambiente economico particolarmente favorevole all'attività di questa tipologia di imprese.
  Vediamo quindi con favore la prospettiva di rendere il regime IVA semplice, efficiente e neutrale, secondo il significato che la comunicazione della Commissione attribuisce a questi termini. Questo significherebbe che un soggetto passivo che opera all'interno dell'Unione europea dovrebbe essere tenuto a rispettare un unico insieme di norme chiare e semplici in materia di IVA, che potrebbero essere racchiuse in un codice europeo, da redarre tenendo conto dei progressi realizzati dalle nuove tecnologie e di come questi si modellino sui moderni modelli di business. Significa garantire ad ogni soggetto passivo di avere a che fare unicamente con le autorità fiscali di un solo Stato membro. Significa armonizzare le aliquote nella direzione dell'attuazione del principio dell'aliquota normale e la definizione di un complesso normativo identico per tutti i Paesi. Significa infine ragionare su soglie comunitarie di esenzione dall'IVA, pur sapendo che questo non risolve comunque il problema delle parità di condizione di accesso al mercato unico, dato che i costi di conformità incidono comunque in modo inversamente proporzionale alla dimensione d'impresa.
  In conclusione, riteniamo ci siano le condizioni, anche alla luce delle mozioni presentate, per la discussione, per adottare un'iniziativa positiva e condivisa in ambito IVA; fermo restando che, in questo come in altri casi, l'iniziativa è comunitaria, e per essere efficace ha bisogno di un'Europa molto diversa da quella che abbiamo conosciuto e conosciamo: un'Europa da cambiare profondamente, un'Europa che appartenga al popolo europeo e non ai Governi e alla Banca Centrale. Bisognerà lavorare molto su questo nei prossimi mesi e nei prossimi anni, altrimenti anche dibattiti come questi, rischierebbero di rimanere solo degli esercizi di stile.

  PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Marco Di Stefano, che illustrerà anche la mozione Causi n. 1-00332, di cui è cofirmatario.
  Ne ha facoltà.

  MARCO DI STEFANO. Signor Presidente, questa mozione intende partire dalla comunicazione sul futuro dell'IVA, che è stata sancita dalla Commissione europea il 6 dicembre 2011. In questa comunicazione sono definite le caratteristiche fondamentali che devono essere alla base del nuovo regime e le azioni prioritarie da adottare per i prossimi anni. La Commissione europea ha sancito che la frammentazione del sistema comune dell'IVA dell'Unione europea in 27 sistemi nazionali ostacola gli scambi interni e genera complessità ed incertezza giuridica che penalizzano soprattutto le piccole e medie imprese, tanto che una riduzione del 50 per cento delle differenze esistenti tra le strutture delle aliquote degli Stati membri è stimata tradursi in un incremento del 9,8 per cento degli scambi all'interno della Comunità e in un aumento dell'1 per cento del prodotto interno lordo reale. Inoltre, l'armonizzazione delle aliquote IVA impedirebbe fenomeni di distorsione del funzionamento del mercato interno nonché alterazioni della concorrenza.
  Ci sono numerosi studi che attestano che le divergenze tra le aliquote IVA negli Stati membri dell'Unione europea possono incidere sull'insorgere di fenomeni fraudolenti. Questi fenomeni sono all'origine di enormi perdite di gettito e colpiscono, con maggiore frequenza ed intensità, i Paesi in cui vigono le aliquote del consumo mediamente più alte, poiché in essi, a parità di altre condizioni, risulta più redditizio porre in essere fenomeni di frodi carosello, di sottofatturazioni all'importazione o di vendita sotto costo di beni di largo Pag. 7consumo. Al danno erariale si deve aggiungere anche che simili pratiche possono nuocere al sistema della libera e leale concorrenza tra gli operatori economici.
  Uno studio predisposto per la Commissione europea quantifica che soltanto per l'Italia ci sono 36 miliardi di euro di divario tra l'IVA teorica e quella riscossa nel 2011, parte del quale riconducibile ai fenomeni di frode organizzata dell'IVA nell'ambito degli scambi internazionali di beni e di servizi. Gli aumenti avvenuti negli ultimi anni dell'aliquota IVA ordinaria, ora lievemente superiore alla media comunitaria, e gli adempimenti amministrativi rischiano di disincentivare l'adempimento del tributo, scoraggiando e alimentando fenomeni di concorrenza sleale.
  Per questo motivo questa mozione impegna il Governo a promuovere in sede europea un'armonizzazione del sistema delle aliquote, al fine di renderlo più coerente ed equo, eventualmente convergendo verso un'unica aliquota ordinaria ed eliminando o riducendo le differenziazioni nazionali in materia di aliquote ridotte; impegna ad adottare il nuovo modello di dichiarazione IVA standard, proposto dalla Commissione europea in data 23 ottobre 2013, che prevede un insieme uniforme di requisiti per le imprese relativi alla compilazione delle dichiarazioni IVA, indipendentemente dallo Stato membro in cui vengono effettuate, posto che la dichiarazione IVA standard, che sostituirà la dichiarazione IVA nazionale, introdurrà procedure semplificate più facili da rispettare e da applicare e determinerà una riduzione dei costi di conformità stimati intorno ai 15 miliardi di euro in ambito comunitario, contribuendo a migliorare il rispetto della normativa IVA e ad aumentare le entrate pubbliche.
  Chiediamo un forte impegno per favorire il processo di automazione e telematizzazione di tutte le operazioni contabili in materia di determinazione dell'imposta sul valore aggiunto, emissioni, ricezioni e registrazione delle fatture, liquidazioni e versamento dei tributi, redazioni di invio delle comunicazioni dei dati e dichiarazioni fiscali: tutto questo attraverso la predisposizione di software gratuiti che possono agevolare i contribuenti nell'esecuzione di tutti gli adempimenti appena elencati, in un'ottica di potenziamento e aggiornamento in tempo reale delle banche dati informatiche a disposizione dell'amministrazione finanziaria per il contrasto all'evasione e alle frodi, da una parte, e per la normalizzazione e il progressivo superamento delle attuali e obsolete modalità cartacee di tenuta della documentazione e di tutti gli adempimenti non più necessari a vantaggio dei contribuenti.
  Chiediamo di rivedere, coerentemente con tutte le indicazioni fornite dalla Commissione europea nel libro sull'IVA e nella successiva comunicazione sul futuro dell'IVA, i regimi speciali a favore delle piccole imprese, finalizzati principalmente a ridurre gli oneri amministrativi risultanti dall'applicazione delle normali disposizioni in materia di IVA, prevedendo per i soggetti aventi un fatturato annuo inferiore a una determinata soglia un regime semplificato che preveda l'esenzione dell'IVA e della maggior parte degli adempimenti di carattere documentale ed informativo. Chiediamo, inoltre, di collaborare alla realizzazione del portale web dell'Unione europea sull'IVA, impegnandosi a fornire le informazioni necessarie e ad aggiornarle tempestivamente, a proseguire nella partecipazione al forum dell'Unione europea sull'IVA, al fine di individuare le migliori pratiche per semplificare il sistema dell'IVA, cioè ridurre i costi di conformità e garantirne il gettito, anche prendendo parte al progetto pilota che si sta portando avanti per le piccole imprese, avviato dal forum sull'IVA e attualmente in corso.
  Chiediamo di proseguire attivamente nell'attività di cooperazione al network Eurofisc per lo scambio di informazioni in materia di evasione fiscale e frode fiscale e, per ultimo, a destinare il maggior gettito, derivante dall'attività di contrasto alle frodi, alla riduzione delle aliquote dell'IVA.

Pag. 8

  PRESIDENTE. Salutiamo gli insegnanti e gli studenti dell'Istituto San Giovanni Bosco, 1o circolo, di Pomezia, che stanno assistendo ai nostri lavori dalle tribune.
  È iscritto a parlare l'onorevole Buttiglione, che illustrerà anche la sua mozione n. 1-00336. Ne ha facoltà.

  ROCCO BUTTIGLIONE. Signor Presidente, onorevoli colleghi, consentite che io mi rivolga anche agli studenti che ci stanno ascoltando e faccia all'inizio un piccolo tentativo, corrispondendo alla mia insopprimibile vocazione didattica, di spiegare quello che stiamo facendo. Stiamo discutendo di una comunicazione della Commissione europea, la quale sta ripensando il sistema della tassazione in Europa, in modo particolare la tassazione sul valore aggiunto delle merci, la tassazione indiretta, quella tassa che si paga ogni volta che noi compriamo qualche cosa.
  Credo sia importante sottolineare come, in questo modo, con la discussione di oggi, il Parlamento italiano dà il suo contributo a questa discussione. In altre occasioni, è capitato che comunicazioni come questa, chiamate spesso «libri bianchi», fossero prese sotto gamba. L'Italia ha avuto in passato la cattiva abitudine di ignorare i «libri verdi», gli inizi della riflessione europea su di un tema in cui si chiede semplicemente quali sono i temi da discutere su un argomento generale, poi i libri bianchi, in cui si tratteggiavano le possibili linee generali di azione, per intervenire più tardi, quando arrivano gli atti normativi, le direttive. Ma se si è taciuto quando si sono discusse le questioni fondamentali di impostazione, è difficile che poi si riesca a far valere il proprio punto di vista e i propri interessi quando tocca ridiscutere le direttive.
  Questa volta saggiamente il Parlamento italiano esercita le sue funzioni fin dall'inizio, non lascia solo al Governo il compito di rispondere, ma prende esso stesso l'iniziativa di rispondere. È anche un effetto della legge n. 234 del 2012, che ha riformato le modalità della partecipazione dell'Italia alle istituzioni comunitarie.
  La questione che sta davanti a noi è una questione di grande portata. Viviamo nell'epoca della globalizzazione. Globalizzazione significa che i ricchi hanno grande facilità di andare a farsi tassare dove vogliono e, quindi, di sfuggire in tutto o in parte all'impostazione sul reddito delle persone fisiche e anche le imprese hanno buona facilità per andare a farsi tassare dove a loro pare più opportuno. Abbiamo visto anche di recente una grande impresa italiana che addirittura ha deciso di andare a farsi tassare in Gran Bretagna.
  Questo porta buona parte degli studiosi di queste materie a sostenere che nel futuro noi dobbiamo concentrare di più la tassazione su ciò che avviene sul territorio e che non può così facilmente essere delocalizzato. Ciò che avviene sul territorio e che non può così facilmente essere delocalizzato sono dei consumi. Di qui il motto cui si ispira anche la comunicazione dell'Unione europea. In Italia, questa tesi non è molto popolare; infatti vedo che anche nelle mozioni che sono state presentate non è molto sottolineata, ma la Commissione mette in prospettiva l'idea di un sistema che pesi di più sugli scambi e pesi di più anche sulle cose, sugli scambi di cose e di servizi, e meno sulle persone, proprio per la grande facilità che c’è nell'evasione dell'imposta sul reddito delle persone fisiche, e anche perché una tassazione moderata del reddito delle persone fisiche si pensa incentivi l'imprenditorialità, la voglia di fare, di produrre, di fare ricchezza e quindi anche di creare posti di lavoro.
  Credo che questo tema andrebbe discusso più ampliamente fra di noi perché è un tema cruciale del dibattito europeo dei prossimi anni: tassare le persone o tassare le cose ?
  Aggiungo che l'IVA è anche un punto di partenza per tassare le persone, nel senso che il lavoratore dipendente ha il suo reddito che viene denunciato all'amministrazione fiscale dal datore di lavoro.
  Le tasse gli vengono prelevate sullo stipendio, tanto che spesso non sa nemmeno a quanto ammonti il suo stipendio lordo, ma sa a quanto ammonta lo stipendio Pag. 9netto. Invece, il professionista, il commerciante, l'imprenditore, non è sottoposto a questo meccanismo. Il punto di partenza principale – non l'unico, ma il principale – per accertare, poi, anche il reddito delle persone fisiche, è la dichiarazione dell'IVA. Quest'ultima è più facile da controllare e quindi è un pilastro del sistema di costruzione delle finanze di tutti gli Stati membri dell'Unione. Certo, riconoscere questa funzione fondamentale dell'IVA non vuole dire avere un'idea di qual è l'aliquota che vada fissata.
  Ogni Stato, oggi, è libero di fissare, all'interno di alcuni limiti, le aliquote che ritiene più opportune. Tuttavia, noi abbiamo visto che questo sistema, in cui ogni Stato determina di sua iniziativa le aliquote all'interno di un limite minimo e di un limite massimo, con la possibilità di esenzione per diverse merci e con criteri non omogenei in tutta l'Unione europea, porta al fatto che diventa possibile fare anche sull'IVA, in misura minore, quello che prima io denunciavo come un fenomeno abbastanza diffuso per ciò che riguarda l'Irpef, l'imposta sul reddito delle persone fisiche.
  Nasce, cioè, la convenienza a fatturare le proprie merci in Paesi che ti offrono, per la tua specifica tipologia merceologica, le condizioni migliori e si creano anche dei buchi attraverso i quali è possibile evadere l'IVA. Noi, come italiani, abbiamo un primato in questo ambito: uno studio recente della Commissione ci dice che vi sono 36 miliardi di euro di evasione IVA in Italia, che sono molti. Pensate che un Paese più grande dell'Italia, un Paese che ha un PIL, un prodotto interno lordo, che è pari quasi una volta e mezzo il prodotto interno lordo italiano, come la Germania, ha un'evasione valutata 32 miliardi di euro, mentre un Paese di dimensioni analoghe all'Italia, come il Regno Unito, ha un'evasione valutata 19 miliardi di euro, poco più della metà di quella italiana.
  Perché, in modo particolare, l'Italia è un Paese dove è così elevata l'evasione dell'IVA ? Non è difficile rispondere: l'Italia è un Paese di piccole e piccolissime imprese e la dimensione limitata delle imprese rende più difficili i controlli e, d'altro canto, rende anche irragionevole pretendere degli adempimenti eccessivi.
  Se noi chiedessimo a una piccola impresa gli stessi adempimenti che chiediamo a una grande impresa, quella piccola impresa dovrebbe avere una persona addetta esclusivamente a realizzare questi adempimenti. Una grande impresa se lo può permettere – può anche avere un ufficio, non una persona, per gli adempimenti relativi alla legislazione fiscale –, una piccola impresa, questo, non se lo può permettere. Di qui l'esigenza che l'Italia faccia sentire la sua voce nella discussione in atto con una forza particolare, collegando quello che adesso stiamo discutendo in materia di IVA con quanto detto nello Small Business Act, che è l'atto programmatico sulle piccole imprese che prevede per esse una contabilità facilitata e una possibilità di sottrarsi a un peso eccessivo di controlli.
  IVA sì, però anche la possibilità di introdurre modalità di pagamento dell'imposta che siano il più possibile vicine alle possibilità e alle sensibilità dei piccoli imprenditori. Questo spiega perché in Italia l'evasione dell'IVA sia più elevata che in altri Paesi, ma a ciò va aggiunto un altro fattore, che, invece, è comune con gli altri Paesi: è il sistema attuale che è troppo complicato, troppo oneroso, troppo faticoso per le imprese, e anche pieno di buchi. Se in Spagna una certa merce è tassata in modo favorevole rispetto all'Italia, all'impresa che opera in Spagna, e anche in Italia, converrà fatturare il più possibile sul mercato spagnolo e il meno possibile sul mercato italiano.
  Mentre il vantaggio originario dell'IVA era che è indifferente per le imprese, perché la pagano i consumatori, alla fine, e quindi si suppone che l'impresa cooperi con lo Stato nell'esazione dell'imposta; invece questa disparità nell'applicazione concreta dell'imposta fa nascere convenienze per l'impresa nell'evadere l'IVA, convenienze che noi possiamo restringere.
  Come le possiamo restringere ? Con una armonizzazione delle legislazioni sull'IVA, anzi addirittura forse con una unificazione, Pag. 10almeno parziale, dell'imposizione sul valore aggiunto. Questo faciliterebbe il mercato comune, permetterebbe uno scambio più libero di beni all'interno dell'Unione, ridurrebbe i costi burocratici a carico delle imprese e porterebbe probabilmente ad un guadagno di produttività e di competitività per il Paese e ad un incremento del prodotto lordo europeo complessivo. Qualcuno lo ha valutato in 0,4 punti percentuali del prodotto interno lordo europeo. Queste valutazioni, voi sapete, vanno sempre prese cum grano salis, perché sono molto approssimative e fondate su indici incerti. Un mio caro amico, prematuramente scomparso, il professor Marco Martini, che era un grande statistico, preside della Facoltà di scienze politiche dell'Università statale di Milano, mi ha insegnato che, prima di contare, bisogna sapere esattamente cosa stiamo contando e cosa vogliamo contare. La statistica prende sempre un fenomeno come indice di altri, un fenomeno limitato come indice di altri fenomeni molto più ampi. Dove esistono tradizioni consolidate questo è più o meno attendibile; dove le tradizioni consolidate non esistono, ma esiste soltanto una speculazione di alcuni studiosi, è molto meno attendibile. Non sappiamo se sia quella la misura quantitativa, ma certamente un'armonizzazione dell'IVA aiuterebbe a facilitare gli scambi a livello europeo e sarebbe un passo avanti verso la realizzazione di un vero mercato interno europeo.
  Aggiungiamo che l'IVA è anche, già oggi, base per il calcolo delle risorse proprie dell'Unione europea. L'Unione europea ha un suo bilancio. Questo bilancio è alimentato da risorse attribuite dagli Stati, ma anche da risorse proprie. Le risorse proprie dell'Unione derivano dai dazi doganali dell'Unione verso l'esterno, ma derivano anche dal pagamento dell'IVA. Nel momento in cui l'Unione europea si è posta la questione, ha creato una commissione a questo proposito presieduta da un italiano, Mario Monti, già Presidente del Consiglio, per vedere come si può rendere l'Unione meno dipendente dalle allocazioni di risorse fatte dagli Stati e più dipendente da risorse proprie ed evidentemente uno dei temi che staranno discutendo in questo momento è proprio quello dell'IVA. Credo che anche noi dovremmo collocare la discussione che stiamo conducendo sullo sfondo di questi due altri pilastri: da una parte, il tema delle risorse proprie dell'Unione, e dall'altra lo Small Business Act e il tema della facilitazione per le piccole imprese.
  Cosa chiediamo noi al Governo ? Come mi sembra molto ragionevole, la cosa principale è quella di essere presente in questa discussione. In questa discussione europea si giocano alcuni interessi italiani di grande rilievo. Allora, chiediamo che si esamini in tempi rapidi la proposta di direttiva COM(2013)721, che è la conseguenza del Libro bianco a cui accennavamo prima, intervenendo sia nella discussione generale che nella prima realizzazione pratica di quella discussione che è, appunto, la direttiva.
  Siamo favorevoli all'armonizzazione delle aliquote a livello europeo, cosa che facilita gli scambi soprattutto transfrontalieri e che ostacola la commissione di truffe ai danni dell'Italia e dell'Unione europea.
  Esiste un network Eurofisc per lo scambio di informazioni fra autorità fiscali e doganali, che ha proprio il compito di contrastare queste evasioni. Fino ad ora, non funziona a pieno regime. È bene che l'Italia, che ha un particolare interesse a questo, dia un contributo qualificato perché migliori la qualità e la quantità del lavoro realizzato da questo network.
  Esiste un portale web dell'Unione sull'IVA: dobbiamo impegnarci a dare le informazioni necessarie e ad aggiornarle tempestivamente, e comunque partecipare.
  C’è poi il forum tripartito tra Commissione europea, Stati membri e parti interessate per scambiare opinioni sulle questioni pratiche legate all'applicazione dell'IVA e individuare le pratiche migliori per semplificare il sistema.
  Piccoli dettagli possono avere una grande importanza pratica e questo – torno a dirlo – vale soprattutto per un Paese come l'Italia, che ha molte piccole Pag. 11imprese, per le quali la semplificazione, in questo come in altri settori, è un interesse fondamentale.
  Infine vi è il tema principale, da cui abbiamo cominciato. Chiediamo che si proceda al riesame complessivo della struttura delle aliquote IVA anche alla luce degli aumenti che si sono recentemente registrati, secondo i principi guidi contenuti nel Libro verde e nella comunicazione COM (2011) 851. Questo è il punto più delicato, perché qui insorge la questione che ricordavo all'inizio. In Italia c’è la tendenza ad essere contrari ad aliquote elevate dell'IVA e allo spostamento del carico fiscale sull'IVA, anche per buoni motivi.
  L'IVA è una tassa che non è progressiva. L'imposta sul reddito delle persone fisiche è un'imposta progressiva: i ricchi pagano di più. Qualcuno pensa che potrebbe essere un filo più progressiva per i grandissimi redditi, comunque in generale i ricchi, i benestanti, pagano di più. L'IVA non è un'imposta progressiva. Sì, c’è una qualche progressività, nel senso che tu puoi creare delle aliquote particolarmente elevate per i beni di lusso (automobili di grande cilindrata, whisky, caviale e champagne), ma non è che questo porti in una reale condizione di progressività ed io capisco che questo è un problema grave.
  Dall'altro canto, non dobbiamo sottovalutare l'altro aspetto: la possibilità, attraverso l'IVA, di fare pagare le tasse a chi non le paga. Questa riforma europea renderebbe ancora più facile far pagare le tasse a chi non le paga, ovvero far pagare l'IVA, ma partendo dall'IVA anche risalire fino all'Irpef. Vedete come fa la Guardia di finanza a scoprire gli evasori: in genere comincia con l'evasione IVA e dall'evasione IVA poi risale all'evasione Irpef.
  Dobbiamo trovare un modo di bilanciare queste due preoccupazioni, considerando anche naturalmente che il carico IVA grava sui consumi. Con un carico IVA più accentuato i cittadini consumano di meno, se i cittadini comprano di meno, anche le aziende vendono di meno, producono di meno, assumono meno lavoratori e tutto questo non ha un effetto positivo sull'economia italiana.
  Mi auguro che queste mozioni siano l'inizio di un dibattito approfondito su queste questioni fondamentali, da cui dipende in buona misura il futuro dell'Europa e del nostro Paese. Grazie per la vostra attenzione.

  PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Capezzone che illustrerà anche la sua mozione n. 1-00338. Ne ha facoltà.

  DANIELE CAPEZZONE. Signor Presidente, signora rappresentante del Governo, colleghe e colleghi, effettivamente sono stati pochi – e mi permetto di dire «siamo stati in pochi» – a resistere in questi anni alla tesi, al mantra, da ultimo così autorevolmente ricordato un istante fa dal presidente Buttiglione, secondo cui bisogna, bisognava, bisognerebbe e bisognerà spostare la tassazione dalle persone alle cose. Confesso che questa tesi, questo mantra, non mi ha mai molto persuaso per una ragione oggettiva e poi anche per una ragione, per così dire, più soggettiva e culturale personale.
  La ragione oggettiva è che molto spesso i Governi, Paese per Paese, si sono ahimè sì ricordati di alzare la tassazione sulle cose, ma si sono dimenticati di abbassare quella sulle persone, quindi il sistema è risultato, per così dire, a somma negativa per il cittadino contribuente.
  A questa diffidenza oggettiva si aggiunge una diffidenza soggettiva culturale, da liberale, da liberale che crede che il peso dello Stato e del pubblico, sotto forma di tasse e sotto forma di spese, debba diminuire e che, per farlo diminuire, il primo strumento è che i cittadini siano consapevoli e vedano il peso dello Stato, attraverso una visibilità delle tasse e una visibilità della spesa. Da un certo punto di vista è preferibile che si rendano plasticamente conto attraverso la visibilità di un'imposta diretta del peso dello Stato.
  A volte l'imposizione indiretta è meno visibile, è più subdola, consente meno di comprendere quanto lo Stato prende e Pag. 12pretende da noi. Ma questa è una considerazione di carattere culturale sulla visibilità dell'imposta come creatrice di un anticorpo rispetto al livello eccessivo dell'imposizione stessa. Vale – ahimè ! – di più l'argomento oggettivo che citavo prima. Quando si propone uno scambio, alleggerire sulle persone e appesantire sulle cose, si è fatta la seconda cosa, non si è fatta la prima. Ma lascio da parte questo.
  C’è un contesto europeo che è naturalmente ricordato dalla nostra mozione e ne parlerò alla fine. Ma a me importa in questa fase di illustrazione e di discussione accendere i riflettori sullo specifico italiano all'interno del contesto europeo. Infatti, la storia italiana dell'IVA è tutta da analizzare. Un'imposta che ha quarant'anni, che in quarant'anni è aumentata nove volte dal 1973 al 2013: una sequenza di nove aumenti, record europeo. Record europeo anche nel valore complessivo di questo incremento: 10 punti in quarant'anni. Record europeo nella inefficacia di questi aumenti. Il penultimo aumento – l'ultimo sul quale abbiamo dei dati – avrebbe determinato una perdita di gettito di 3 miliardi e mezzo di euro.
  Si dirà: Arthur Laffer questo sconosciuto. In effetti, in Italia anche quelle nozioni elementari del liberalismo economico, la curva di Laffer appaiono sconosciute. Sembra che i Governi non comprendano che c’è una soglia al di là della quale se tu alzi, alzi, alzi, alzi l'aliquota alla fine prendi meno, alla fine lo stesso gettito risulterà inferiore.
  Eppure, si continua a sbagliare aumentando ancora le aliquote e la pressione complessiva, fino all'ultimo aumento, quello dell'autunno scorso, che è stato tanta parte anche della decisione del movimento al quale appartengo di polemica rispetto al Governo Letta. La scelta in un momento già depresso dell'andamento dell'economia, già depresso dell'andamento dei consumi, di non bloccare un ulteriore aumento dell'IVA ha determinato un avvitarsi – a mio avviso – ulteriormente negativo della congiuntura economica.
  Alla luce di tutto questo, delle considerazioni complessive di carattere generale, della sequenza italiana di dieci aumenti di 10 punti, del fatto che il penultimo aumento, quello su cui abbiamo i dati, ha prodotto un effetto di gettito così negativo, del rischio di depressione ulteriore che l'ultimissimo aumento ha determinato, la nostra mozione cosa chiede ? Chiede un paio di cose italiane ed alcune cose, invece, europee al Governo.
  La prima cosa italiana è un impegno al Governo a fare il possibile per tornare indietro, perché sbagliare è umano ma perseverare è diabolico. Quindi, almeno fare il possibile perché il punto di IVA aumentato lo scorso autunno venga recuperato, si torni indietro. È possibile farlo. Questo può essere un fattore di rilancio dei consumi e della nostra economia. A mio personale avviso bisognerebbe fare molto di più e addirittura retrocedere di molto più che un punto. Ma almeno questo sarebbe un segnale – a mio avviso – di intelligenza e di ragionevolezza.
  Secondo: porre fine a questa altalena – che poi altalena non è, ma è solo un andare in salita –, a questa mobilità costante dell'IVA, che crea incertezza. Tutti sanno che peggio delle tasse c’è solo l'incertezza sulle tasse, l'effetto di incertezza, l'effetto di paura che questo determina rispetto ai consumi, rispetto alle decisioni di spesa, rispetto ad effetti di panico che in fasi già di crisi possono solo avere ulteriori riverberi negativi.
  E poi alcune richieste che hanno a che fare con il rapporto dell'Italia con l'Europa e, quindi, il dar seguito alle finalità del Libro verde. Noi su questo chiediamo, numero uno, che ci sia un po’ di cautela e – mi permetto di dire – di cautela diffidente rispetto alla facilità con cui si parla di armonizzazione fiscale anche in questo terreno. Sappiate che tutte le volte che si è «armonizzato» in termini fiscali, molto spesso lo si è fatto sulle soglie più negative per i cittadini e per i contribuenti, penalizzando, invece, le esperienze fiscalmente più aggressive e attraenti. ...
  Stiamo attenti a questo.Pag. 13
  Numero due: cerchiamo di valorizzare il passaggio generalizzato all'IVA per cassa, che è uno strumento molto importante per le piccole imprese.
  Terzo: cerchiamo di salvaguardare la posizione delle piccole e medie imprese.
  Ma quarto, soprattutto: ve lo suo sussurriamo o ve lo gridiamo, ve lo scongiuriamo, fate come vi pare, ma che sia evitata assolutamente qualsiasi ipotesi di aumento delle aliquote IVA nella direttiva quadro, perché questo significherebbe un dramma non solo per l'Italia (sullo specifico italiano ho già detto), ma per l'Europa nel suo insieme. Consentite a chi è scettico rispetto a questa Europa, perché animato da – io credo – sinceri sentimenti europeisti: ma ci rendiamo conto del livello di caduta della domanda interna e dei consumi interni in tutta l'area europea, non solo in Italia ?
  Ci rendiamo conto che la stessa cosiddetta locomotiva tedesca cresce appena all'1,5 per cento, quando già gli Stati Uniti sono largamente avviati, dopo anni di drammatica crisi, ad una crescita doppia del 3 per cento ?
  Come si può pensare di tenere un'area di alcune centinaia di milioni di cittadini, di consumatori e via dicendo, con la propria locomotiva che va così lenta ? Con la curva dei consumi che è così inchiodata a livelli bassi ?
  A questo punto, ripeto, se la stessa locomotiva va così piano, non c’è da preoccuparsi solo per i vagoni che stanno dietro, ma per la velocità complessiva di tutto il treno e, francamente, fate un esame nella storia: quante volte è accaduto che un'area economicamente così significativa, nei Paesi dell'occidente avanzato, abbia avuto un periodo così lungo di stagnazione economica, così lungo di bassa domanda interna, così lungo di consumi interni più bassi ?
  Io sono convinto e noi siamo convinti che proprio lo strumento fiscale in generale, usato in modo intelligente attraverso un grande shock fiscale, attraverso una riduzione complessiva della pressione fiscale in tutti gli ambiti, persone e cose, sia una risposta per creare una frustata positiva all'economia, un rilancio della domanda interna e che questo valga in generale.
  Ma in modo particolare vale proprio per un'imposizione indiretta, per l'imposizione sui consumi, rispetto alla quale ulteriori inasprimenti, come è accaduto in Italia e come il caso italiano dimostra plasticamente, determinerebbero un incancrenirsi della stagnazione e della recessione.

  PRESIDENTE. Non vi sono altri iscritti a parlare e pertanto dichiaro chiusa la discussione sulle linee generali.
  Prendo atto che il Governo si riserva di intervenire nel prosieguo.
  Il seguito del dibattito è rinviato ad altra seduta.
  Sospendo la seduta, che riprenderà alle ore 12 con l'informativa urgente del Governo sugli sviluppi della vicenda relativa agli stabilimenti italiani della multinazionale Electrolux.

  La seduta, sospesa alle 11, è ripresa alle 12.

Informativa urgente del Governo sugli sviluppi della vicenda relativa agli stabilimenti italiani della multinazionale Electrolux.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di un'informativa urgente del Governo sugli sviluppi della vicenda relativa agli stabilimenti italiani della multinazionale Electrolux.
  Dopo l'intervento del rappresentante del Governo interverranno i rappresentanti dei gruppi in ordine decrescente, secondo la rispettiva consistenza numerica, per cinque minuti ciascuno. Un tempo aggiuntivo è attribuito al gruppo Misto.

(Intervento del Ministro dello sviluppo economico)

  PRESIDENTE. Ha facoltà di intervenire il Ministro dello sviluppo economico, Flavio Zanonato.

Pag. 14

  FLAVIO ZANONATO, Ministro dello sviluppo economico. Signor Presidente, onorevoli presenti, inquadro il problema dell'Electrolux nel complesso di quello che sta avvenendo nel campo degli elettrodomestici in Italia e in Europa. L'Italia è il primo produttore europeo di elettrodomestici con marchi, che vi sono sicuramente noti, come Indesit, Whirlpool, Electrolux, Ariston, Candy e altri ancora. I prodotti di cui stiamo parlando sono lavatrici, frigoriferi, lavastoviglie, condizionatori, piani cottura, cappe aspiranti, stufe, caminetti. Oltre una filiera estremamente importante che è la filiera di prodotti professionali, cioè quei prodotti che, invece, di essere utilizzati da un consumatore o da una famiglia sono utilizzati da aziende. Molti di questi prodotti sono prodotti da incasso e, quindi, sono prodotti che richiedono un mobile per poter poi essere utilizzati.
  Gli addetti in Italia in questo settore sono più di 100 mila, compreso l'indotto che è abbastanza vasto. È interessante sapere che nel mondo siamo i terzi produttori, in Europa vi ho già detto i primi, dopo la Cina e la Corea, e siamo anche i terzi esportatori. Produciamo elettrodomestici per 13 miliardi di euro e ne esportiamo 9 miliardi di euro. Questi sono i dati del 2012, i più recenti che ho potuto trovare.
  La situazione è che in un contesto mondiale in cui il mercato dell'elettrodomestico è in espansione, in Europa il mercato dell'elettrodomestico è pressoché stabile con una lievissima contrazione, c’è una sempre maggiore competitività con prodotti che arrivano dall'Est asiatico, dal cosiddetto Far East, e sono prodotti che normalmente hanno una qualità importante e costi di produzione decisamente più bassi dei nostri.
  Questa criticità ci ha portato a convocare un tavolo sull'intero comparto dell'elettrodomestico «del bianco». Pertanto, il 4 febbraio, noi ci siamo riuniti valutando la situazione e vedendo come affrontarla perché, avete sentito che si è chiusa una vertenza con l'Indesit, che si è chiusa una vertenza con Whirlpool, il problema si pone non soltanto per l'Electrolux ma si pone con moltissimi altri produttori.
  L'Electrolux è un gruppo multinazionale. In Europa ha 16 mila dipendenti, nel mondo ne ha 60 mila ed è presente in moltissimi Paesi (Francia, Germania, Svezia, Est europeo, USA, Cina, Sud America). Per l'Europa, l'Italia è il Paese dove è massimamente presente con 6.100 dipendenti e, come sapete, le presenze più rilevanti sono in quattro località e in cinque impianti che sono: Solaro in Lombardia, Forlì in Emilia Romagna, Susegana in Veneto, Porcia che è la sede più importante perché qui c’è anche la ricerca e lo sviluppo che impiega 800 persone, quindi una cosa di grande rilevanza. Vede la presenza di un altro impianto che è nella località di Valloncello. Questa è la realtà più rilevante della presenza Electrolux in Italia.
  Vi ho detto prima che è una multinazionale e in questa multinazionale c’è una famiglia che ha un ruolo principale, la famiglia Wallenberg che è una famiglia svedese che possiede il 15 per cento delle azioni. Questa famiglia in Italia è presente anche con altri attività, un po’ tutte le attività dove ci sono gli svedesi: Atlas Copco, Scania commercializza in questo caso i camion o i pullman; la Riv-Skf nel campo dei cuscinetti e affini.
  Perché è più importante, come dimensioni, la sede di Porcia ? Perché la Electrolux nel 1984 ha comprato la Zanussi; la Zanussi, a sua volta, nel 1970, aveva comprato la Zoppas e, quindi, è lì che c’è il grosso anche degli stabilimenti, anche se non sono secondari e sono molto importanti gli stabilimenti, che prima vi ho citato, in Lombardia, in Emilia Romagna e in Veneto.
  Esiste una direzione italiana: il dottor Ferrario è la persona con cui ci rapportiamo; esiste un CEO Europa, che si chiama Samuelson, con cui ho avuto anche occasione di parlare una settimana fa circa, giovedì scorso, per mettere a fuoco tutta una serie di punti; esiste poi un CEO mondo, McLoughlin, che dirige questa azienda a livello internazionale.Pag. 15
  Nel contesto che ha visto il tavolo che poi ha portato alla soluzione della vertenza Indesit, il 28 ottobre, a Stoccolma, l'azienda ha chiamato i sindacati europei per annunciare un ampio piano di ristrutturazione europea, anche con l'indicazione di aprire una investigation, un'investigazione, sull'Italia. Nei giorni successivi ci siamo attivati: per esempio, in novembre ho parlato con l'ambasciatore svedese; a Palazzo Chigi abbiamo chiesto – prima c'era stato un incontro molto più rapido – all'ingegner Ferrario di venirci a descrivere la situazione e il 12 novembre il sottosegretario De Vincenti ha incontrato i quattro presidenti di regione per informarli e raccogliere anche le indicazioni, perché, dopo la decisione dell’investigation, si è creata una situazione di tensione e di conseguente mobilitazione dei lavoratori.
  Abbiamo aspettato che i sindacati lo chiedessero; ci hanno chiesto di rinviare di qualche giorno e, dopo l'incontro sindacati-Electrolux del 27 di gennaio, li abbiamo incontrati il 29 gennaio e, al tavolo, l'Electrolux ha presentato, grosso modo, la sua visione dell'attività produttiva italiana ed europea, sottolineando l'alto costo dell'ora lavorata, indicando per tre siti (Solaro, Susegana e Forlì) la possibilità di una soluzione, facendo anche ricorso alla Cassa integrazione in orario ridotto di 6 ore; per Porcia ha semplicemente sottolineato il fatto (siamo, appunto, al 29 di gennaio) che il prodotto di un pezzo dell'attività che si svolge a Porcia – la lavatrice, diciamo così, di livello medio – non è in grado di competere con prodotti che sono in Europa e che costano decisamente di meno (non faccio i nomi dei marchi, ma li conoscete e sapete di cosa sto parlando) e, quindi, ha posto il problema di questo forte divario tra il costo dell'ora lavorata – ci tengono a distinguere con grande forza questa cosa – e la possibilità di competere nei mercati.
  Abbiamo concluso la riunione, affermando che non era possibile discutere sul piano soltanto del costo del lavoro, che l'azienda doveva presentarsi, e ha accettato di farlo, con un piano industriale che comprendesse anche Porcia, e abbiamo sottolineato con grande forza che mai avremmo accettato che Porcia venisse, in questo quadro, ridimensionata con ipotesi di trasferimento di linee produttive in altri Paesi dove il costo del lavoro e l'ora lavorata sono decisamente meno costosi.
  Questo è l'ultimo incontro che si è svolto. Nel corso di questi giorni avete letto che l'Electrolux è parzialmente ritornata a discutere, ammettendo che si possa trovare una soluzione senza chiudere Porcia, naturalmente sempre in un quadro di accordi abbastanza complessi che sono tutti quanti da sviluppare.
  Il 17 di questo mese ci incontreremo di nuovo al Ministero per vedere come si sviluppa questa trattativa, con l'obiettivo, lo ripeto, di mantenere ferma questa attività produttiva nel nostro Paese e di non consentirne il trasferimento in altri Paesi (si parla della Polonia). C’è stata l'affermazione formale, di fronte anche ai sindacati, che l'azienda non ha ancora realizzato impianti nuovi per trasferire le lavorazioni da Porcia alla Polonia; dire: «accertato» sarebbe un po’ troppo forte perché vorrebbe dire che sono andato a verificare di persona; in realtà, mi fido di una cosa che mi è stata detta anche se in modo molto netto e molto preciso. Nel corso dei prossimi giorni, quindi, a partire dal 17, continuerò questa trattativa che avviene all'interno del Ministero dello sviluppo economico perché allo stesso è stata riconosciuta, dalle parti, la funzione di negoziatore, di mediatore all'interno dei diversi interessi.
  Su questa parte concludo il mio intervento (ho cercato di spiegarvi nel modo più sintetico possibile la questione), spiegando le proposte che noi intendiamo avanzare: la prima consiste nel ristudiare, con grande forza e con grande attenzione, tutto il piano industriale per vedere se, riconvertendo una parte del prodotto su una fascia più alta, ciò può avere «mercato» nei mercati internazionali. Abbiamo l'esempio della Miele, realtà decisamente più piccola, ma che riesce, in una fascia alta, a vendere i propri prodotti. Tenete presente che non tutti i prodotti sono in difficoltà, per esempio i prodotti da incasso Pag. 16continuano ad avere un loro mercato, ma, nel campo delle lavatrici, avrete letto che questo Ferrario ha mostrato un depliant di un grosso centro di distribuzione di prodotti di elettrodomestici e ha mostrato che ce n’è una che costa 199 euro, in questo campo la battaglia è molto dura. Siccome noi partiamo dal fatto che la situazione Electrolux si risolve se alla fine della catena il prodotto si vende, e non c’è un'alternativa diversa, abbiamo posto con forza il problema di avere prodotti più competitivi nel mercato e rivolti ad una fascia di consumatori diversa da quella dove avviene invece una competizione che difficilmente può vedere il prodotto nazionale, il prodotto, in questo caso, Electrolux, vincente.
  Seconda questione: vogliamo vedere un piano di promozione e di sviluppo dei mercati perché, come vi ho detto prima, il mercato complessivo dell'elettrodomestico a livello mondiale cresce e, secondo noi, esiste la possibilità, anche in alcune fasce di questo mercato extraeuropeo, di piazzare il prodotto e di avere un ruolo.
  Infine, c’è tutta una serie di processi di riorganizzazione, senza partire dal costo dell'ora lavorata e sicuramente non partendo dal costo dell'ora retribuita ai lavoratori, per trovare ulteriori mezzi che favoriscano questa presenza. Vi dico in parole molto semplici quali sono i due vincoli: il primo vincolo è che non ho una sola azienda da, diciamo così, incentivare nel nostro Paese e, quindi, ogni meccanismo di questo tipo tende a svilupparsi e a moltiplicarsi per il numero di situazioni. Mentre, per una singola situazione, si possono trovare le risorse, per il numero di situazioni che abbiamo di fronte le risorse non sono in questa fase disponibili: sono decisamente ridotte. Secondo: dobbiamo sempre pensare che ci muoviamo all'interno di una normativa europea che non consente l'aiuto di Stato, questo è un altro vincolo, ovverosia un'azienda che è in difficoltà non può ricevere soldi della fiscalità per poter tornare ad essere competitiva, perché la competizione avviene sul piano della produzione, della qualità e quindi del costo e della qualità del prodotto, e anche questo è un altro vincolo.
  Alcuni strumenti, nel corso degli anni passati, sono stati individuati, ve ne cito uno in particolare: è l'intervento a sostegno di progetti di ricerca, sviluppo e innovazione. Questo non ricade all'interno del cosiddetto aiuto di Stato e su questo, abbiamo già avvisato l'azienda, siamo disposti ad aprire un confronto molto forte. Il prodotto che si conquista il mercato – non perché la fiscalità gliene riduce il costo, ma perché aumenta, anche grazie ad un aiuto, la sua capacità di penetrazione – è un prodotto che si può incentivare ed aiutare.
  Quindi, ci stiamo muovendo in questa direzione. Contemporaneamente, le regioni si sono messe a disposizione – in particolare, il Friuli e il Veneto – per mettere delle risorse, ma, anche qui, bisogna ovviamente che il meccanismo risponda a dei grandi principi, che sono quelli che vi ho ricordato prima: non si può fare per un unico soggetto, si deve rispettare la normativa europea; ma disponibilità da parte delle regioni ne sono arrivate.
  Non vi dico che – perché lo sapete benissimo –, invece, c’è tutta una partita in cui possiamo aiutare queste aziende, utilizzando la cassa integrazione e utilizzando quegli ammortizzatori sociali che, a fronte di una riduzione dell'orario di lavoro, consentano ai lavoratori di mantenere il loro reddito.
  Conto, nel corso della prossima settimana – sempre che i sindacati non chiedano di approfondire tutti gli argomenti – quindi, il giorno 17, che sarà lunedì prossimo, di avere un quadro più preciso, che potrei riferire in Commissione se la cosa interessa o anche ai singoli gruppi. Infatti, la stretta alla quale vogliamo arrivare è una stretta in cui l'azienda – questa azienda così importante nel nostro Paese per il numero di occupati, ma anche per qualcosa di più importante del semplice numero degli occupati, per il grande indotto che ha in alcune realtà – non chiuda nel nostro Paese neppure uno dei centri di produzione (quello che, diciamo così, in Pag. 17qualche modo, è stato prospettato come il più a rischio, come vi ho detto prima, è quello di Porcia), ma mantenga qui un'attività produttiva che rappresenta uno dei grandi comparti dell'attività industriale italiana, quello dell'elettrodomestico. Vi ringrazio.

(Interventi)

  PRESIDENTE. Passiamo agli interventi dei rappresentanti dei gruppi.
  Ha chiesto di parlare l'onorevole Zanin. Ne ha facoltà.

  GIORGIO ZANIN. Signor Presidente, signor Ministro, la vertenza Electrolux, come lei ha ricordato, ha vissuto nei giorni scorsi una svolta che speriamo decisiva, e lei ne ha dato conto: un'inversione della prospettiva di chiusura dello stabilimento di Porcia ci permette, evidentemente, di accompagnare questa discussione con un cauto ottimismo. Abbiamo a mente, evidentemente, in primo luogo, i lavoratori e le loro famiglie, che vivono da giorni con trepidazione e angoscia l'evoluzione di questa crisi. Abbiamo bisogno di dire parole di speranza fondate su azioni qualificate, e lei ha già iniziato a dirne alcune.
  Come Partito Democratico, in questi mesi, siamo già intervenuti per primi, anche a livello parlamentare, nello scorso mese di ottobre, immediatamente dopo l'annuncio dell'investigazione, proprio per sollecitare l'azione pronta da parte del Governo a difesa dell'occupazione ed anche a salvaguardia del settore.
  Guardando oltre all'intera rete industriale della multinazionale, dobbiamo dire che la crisi è il segnale di un sistema che sembra aver perso lucidità strategica. Gli elettrodomestici, infatti, rappresentano una cartina di tornasole sintetica di alcune vicende che si annodano a riguardo della nostra produzione industriale: la stagnazione del mercato, perlomeno quello interno, e del potere d'acquisto delle famiglie, l'innovazione del prodotto e della capacità di servire le nuove necessità di vita e, poi, appunto, il costo del lavoro e, più in generale, la scarsa competitività del nostro sistema. Sono tutte sul piatto e sono tra loro intrecciate.
  Sullo sfondo, c’è in gioco anzitutto il diritto dei lavoratori sostenuti dalle forze sindacali: sono loro ad aver capito – come attestato anche dal blocco delle merci ai cancelli di Porcia, che ho personalmente visitato – la necessità di agire, scendendo in campo a tutela del loro futuro secondo il profilo della solidarietà. È la stessa solidarietà che è stata messa in campo, come lei ha ricordato, proprio dai presidenti di regione: finalmente tutti per uno e uno per tutti, si potrebbe dire, evitando l'errore delle trattative separate, che permettono alle multinazionali di lucrare sulla debolezza delle istituzioni, come è avvenuto, ad esempio, nel caso della Ideal Standard di Zoppola, sempre in provincia di Pordenone.
  E così, quando anche lei, signor Ministro, ha fatto capire che stava sul punto, l'azione di fermezza pare che abbia cominciato a dare i suoi frutti. Dunque, bene, un primo passaggio, direi, molto importante. Evidentemente, l'Electrolux, in queste settimane, ha finalmente avuto una percezione diversa degli impatti che l'eventuale chiusura di Porcia avrebbe comportato sulla sua stessa capacità produttiva complessiva, lei ne ha ricordato alcuni punti.
  Questo cambio di prospettiva aziendale – lo dico perché ci ascoltano in molti evidentemente anche da lì – va immediatamente accompagnato dall'allentamento del blocco dell'uscita delle merci dall'azienda, perché la sofferenza commerciale a cui sta andando incontro l'azienda finirebbe inevitabilmente per riflettersi negativamente proprio sul settore produttivo, e dunque sui lavoratori.
  Ne ricaviamo almeno due lezioni, signor Ministro. Penso che bisogna assicurare veramente una maggiore coesione tra i livelli istituzionali in questa stagione di crisi, e anche un tempismo maggiore, perché le lentezze con cui siamo andati incontro a questi giorni, sono evidenti da ottobre ormai quattro mesi. In secondo luogo, occorre temperare la legislazione Pag. 18con norme che indirizzino maggiormente al criterio anche della responsabilità sociale delle imprese.
  Ma non basta. Il suo Ministero è definito dello sviluppo economico, e non possiamo dunque limitarci a discutere della salvaguardia dei posti di lavoro: la posta in gioco, con lo sviluppo di cui lei è responsabile, è soprattutto la vocazione manifatturiera del nostro Paese emersa nel secondo dopoguerra, ed è perciò più profondamente il lavoro come diritto costituzionale fondamentale. Abbiamo bisogno di parlare di futuro, signor Ministro, e delle misure che il Governo intende mettere in campo per rilanciare lo sviluppo del lavoro. Questa è la chiave con cui ha agito ad esempio un'industria di Pordenone, proponendo un piano straordinario legato alla capacità del territorio di attivare livelli inediti di contrattazione locale per abbattere il costo di lavoro e rilanciare la competitività. Bene !
  Questa è la chiave con cui hanno agito, come ricordava prima, le regioni; in particolare ricordo la mia, la regione Friuli-Venezia Giulia, con la presidente Serracchiani e l'assessore Bolzonello, che hanno messo in gioco importanti risorse del territorio per aumentare la competitività.

  PRESIDENTE. La invito a concludere.

  GIORGIO ZANIN. E questa è la chiave perché anche il Governo faccia la sua parte con provvedimenti strutturali che, in tempi medio-brevi, riducano il costo del lavoro e i costi della produzione.
  L'Italia, non avendo materie prime, ha una vocazione industriale legata alla trasformazione, e dunque è sul valore aggiunto che vanno giocate le nostre carte. Ed è bene ricordare che il successo della Zanussi-Rex si è fondato sulla capacità di anticipare il futuro, guardando alle nuove esigenze che affioravano in seguito al boom economico. Dunque è su una nuova filiera produttiva che vanno spinte le nostre intenzioni.

  PRESIDENTE. Concluda.

  GIORGIO ZANIN. Concludo, Ministro. È una partita dove tutti possono vincere insieme, questa: tocca a tutti e a ciascuno mettere sul piatto le carte giuste. Soprattutto, facendo in fretta, perché il mercato, con la sua innata aggressività, non fa sconti (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

  PRESIDENTE. Salutiamo anche gli studenti e gli insegnanti della Scuola paritaria Antonio Maria Gianelli di Roma, che seguono i nostri lavori in tribuna (Applausi).
  Ha chiesto di parlare l'onorevole Ignazio Abrignani. Ne ha facoltà.

  IGNAZIO ABRIGNANI. Signor Presidente, Ministro, innanzitutto un saluto, ma anche un invito magari a girarsi ogni tanto anche da questa parte, perché ho visto che, durante la sua spiegazione, si è rivolto soltanto da quella parte dell'emiciclo: anche noi abbiamo il piacere di sentire qualcosa direttamente guardando il suo sguardo.
  Questa situazione ci preoccupa molto, come lei può immaginare, per cui noi siamo qui oggi anche a cercare di capire cosa fa il Governo sotto questo profilo. Ci sono, a mio parere, due tipi di problemi che dobbiamo affrontare. Il primo è in casa: indubbiamente, un problema di politica industriale, un problema di mancanza di politica industriale, che per carità, non voglio certamente addebitare soltanto a lei, perché sono circa vent'anni che in questo Paese manca un piano nazionale. Si sono succeduti vari Governi, si è provato a fare qualcosa, però questa doveva essere – almeno così si diceva – la volta buona per lanciare un piano di politica industriale. Tra l'altro, qualche giorno fa c’è stata in Europa una riunione del Consiglio d'Europa proprio sull'industria del futuro dell'Europa: problemi come questi penso che debbano essere portati all'attenzione.
  È stato indubbiamente uno shock per tutti noi il modo con cui si è posta quest'azienda in Italia, della serie, dicendo ai proprio operai: o abbassate lo stipendio o si va via dall'Italia. Insomma, è un modo Pag. 19di porsi singolare per un'azienda che comunque è venuta qui, ha acquistato, ha portato avanti anche attraverso i suoi fatturati la propria azienda e il proprio reddito, e porre in questo modo la vicenda vuol dire innanzitutto non avere alcun rispetto di chi, in quel momento, lavora i propri prodotti, e forse neanche di chi dirige il paese.
  È singolare che un atteggiamento del genere venga fuori quando, in qualche modo, mi sembrava che trattative sui problemi del lavoro erano state aperte anche con questa azienda (forse in maniera un po’ lenta), tanto è vero che questa spinta ulteriore, avuta da parte di questa azienda, ha fatto in modo che a un certo punto lei aprisse un tavolo presso il Ministero. È uno dei tanti tavoli che sono presenti e, tra l'altro, io voglio ricordare con piacere, perché conosco le sue capacità, il dottor Castano, che dirige un po’ molte di queste imprese in situazione di crisi, ottima persona e che spesso, insomma, si è dato da fare, con profitto, per risolvere determinate situazioni.
  Però, non vorrei che questo tavolo venga aperto quando i buoi sono già scappati, perché sì, abbiamo visto tutti quello che è successo – almeno quello che è successo – e quello che si pensa possa succedere nello stabilimento di Porcia, ma sicuramente non è un tipo di segnale che dà certezze. Sembra che si ritorni a discutere, e vorrei vedere, quando il primo approccio è stato: «o tagliamo lo stipendio, come là in Polonia, o andiamo via»; questo non è certamente un modo di porsi. Oggi, se non altro, mi sembra di capire che forse anche grazie, diciamo, a questo ritardato tavolo, che finalmente è stato aperto, l'Electrolux sia tornata indietro.
  È chiaro che noi abbiamo un problema di costo del lavoro e abbiamo un problema di tecnologia. Sono problemi che affrontiamo quotidianamente in tutte le varie crisi, perché il problema dell'attrazione di investimenti in Italia si blocca ogni volta su queste vicende. Tra l'altro, signor Ministro, ci farebbe piacere sapere qualcosa anche di «Destinazione Italia», perché sappiamo tutti che era un bellissimo progetto, con vari aspetti, alcuni anche interessanti, che erano stati portati all'attenzione dei media. Dopodiché, il Governo ha deciso di «spacchettarlo» – così il termine usato –, e da una parte si è fatto un decreto, che affronteremo anche tra oggi e domani in Aula, ma mi sembra che la parte più interessante sia rimasta in un disegno di legge finito forse in qualche cassetto e di cui non sappiamo bene che fine abbia fatto. Ebbene, questo è sicuramente un altro aspetto che ai nostri cittadini interessa, cioè capire come rendere competitivo il nostro Paese.
  Ma, come dicevo, Ministro, questo non è soltanto un problema in casa, ma è un problema fuori, perché da cosa nasce tutta questa vicenda ? Nasce dalla circostanza che questa azienda voleva andare in Polonia. La Polonia, che ricordiamo tutti fa parte dell'Unione europea cioè non è un Paese extraeuropeo, fa parte dell'Unione europea ma non ha l'euro. Per cui, cosa ha ? Ha i vantaggi di partecipare all'Unione europea, con tutti quelli che sono i contributi che peraltro noi stessi paghiamo e che poi vengono distribuiti ai più deboli, però ha una moneta che sicuramente ha una valutazione diversa, ha una competitività diversa e si può permettere un diverso costo del lavoro.
  Allora, la seconda richiesta che noi facciamo forte al Governo è quella di dire: «Bisogna andare in Europa e mettere a posto queste cose». Questa è un'altra di quelle vicende assurde dove con i nostri soldi altri Paesi portano avanti la loro produttività e il loro reddito, con un basso costo del lavoro. Oggi abbiamo visto quello che è successo in Svizzera. Ecco, questo tipo di situazione potrebbe allargarsi al resto del Paese e al resto dell'Europa, perché indubbiamente...

  PRESIDENTE. Concluda

  IGNAZIO ABRIGNANI. ...ai singoli Paesi avere un costo dell'Europa senza avere alcun vantaggio e anzi, come nel caso dell'Electrolux, un rischio di una perdita secca, diventa intollerabile.

Pag. 20

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Walter Rizzetto. Ne ha facoltà.

  WALTER RIZZETTO. Signor Presidente, colleghi, Ministro, la ringrazio per averci raccontato la storia di Electrolux almeno per tre quarti del suo intervento, bastava andare su Wikipedia e non serviva venire qui in Aula alla Camera dei deputati per ascoltarla. La vicenda Electrolux, rispetto alle modalità dei tempi di intervento del Ministro dello sviluppo economico, cioè lei, per fronteggiare la crisi e tutelare i lavoratori, è un chiarissimo esempio dell'immobilismo e dell'incapacità delle istituzioni italiane a provvedere ad una concreta ed efficace politica industriale.
  Sebbene i problemi e le difficoltà del gruppo svedese riguardino in particolare lo stabilimento di Porcia e meno, come ricordato da lei, quello di Susegana, lei, Ministro, si è totalmente disinteressato dei lavoratori di Porcia, abbandonandoli al loro destino ed eludendo anche l'aspettativa di questi ultimi, che attendevano una sua visita in provincia di Pordenone.
  Dinanzi alla presentazione da parte di Electrolux di ben tre piani industriali, dei quali nessuno comprendeva anche lo stabilimento di Porcia, lei ha palesato la sua debolezza politica, non provvedendo a promuovere iniziative per consentire un'efficace mediazione delle parti ed elaborare un piano industriale che comprendesse una condivisa soluzione anche per lo stesso stabilimento di Porcia.
  Lei è stato, Ministro, spettatore passivo del chiaro ricatto di Electrolux quando prima voleva delocalizzare, per poi portare gli stipendi dei polacchi in Italia e, infine, accortasi del gran polverone mediatico sollevato, fare marcia indietro dichiarando che non si vuole chiudere Porcia, no, ma ancora ad oggi, Ministro, lei lo sa, non c’è alcuna certezza, come da me registrato di fronte ai cancelli della Electrolux di Porcia lo scorso sabato. Io c'ero, lei no.
  Destano sconcerto le sue parole quando ella afferma che il suo ruolo sia solo di mediatore, senza il potere di convocare i tavoli senza i sindacati. Lei non ha quindi ben compreso i compiti relativi alla sua carica, di questo io sono certo. Lei non può intervenire soltanto quando a rischio è la sua poltrona e non i posti di lavoro degli operai e dei dipendenti, ovvero quando emerge nettamente la sua inadeguatezza al ruolo che le hanno purtroppo affidato. Rispetto alla drammatica crisi attuale, l'Italia non si può permettere di avere un Ministro dello sviluppo economico non decisionista e tentennante e che aspetta troppo a muoversi rispetto a questa drammatica crisi.
  In questo momento vuole tirare fuori di nuovo il suo iPad e farci capire come ha risolto o non risolto il caso Agile ex Eutelia ? Vuole tirare fuori il suo iPad dicendoci che Sòlaro si dice Solàro ? Vuole tirarci fuori il suo iPad da Ministro dello sviluppo economico dicendoci che Miele è «Mill», un'azienda tedesca ? Oppure dicendoci che la fiscalità non c'entra in questo, quando il presidente della regione Lombardia ha dato ingenti somme di denaro, affinché a Solaro l'Electrolux ci resti ? Le ricordo solo alcune delle sue figuracce, Ministro. Parliamo del caso Merloni, parliamo del caso Ideal Standard, parliamo del caso Consorzio latterie friulane, Nokia Solution. Si è lasciato sfuggire FIAT, Ministro, che se ne è andata all'estero.
  Nel caso Electrolux non è stato lei a migliorare le cose. Le cose sa chi le ha migliorate, Ministro ? Le ha migliorate l'operaio, il dipendente, il cittadino, che tra l'altro la aspettava – e le ricordo nuovamente – a Porcia, come da lei promesso in occasione dell'incontro bilaterale Italia-Russia tenutosi a Trieste qualche mese fa.
  L'operaio, Ministro, in questo caso, bloccando i cancelli e portando alla luce sempre di più lo scempio di un'azienda tra le più eccellenti in Italia, si è sostituito alla politica, che è stata silente in tutti questi mesi rispetto al caso Electrolux. Lei a Porcia non c’è mai stato. Ha rimandato più volte la sua visita mettendo in difficoltà anche la Commissione XI, lavoro pubblico e privato, che avrebbe dovuto da un mese e mezzo recarsi in provincia di Pag. 21Pordenone e in provincia di Udine per i due casi Electrolux e Ideal Standard.
  Lei si è occupato, a Natale, del caso Cortina, perché per due giorni a Cortina sono rimasti senza energia elettrica, scaldandosi ed illuminandosi in maniera abbastanza suggestiva con delle candele. Ma ricordo anche questo: lei chiaramente con le candele non è d'accordo, poiché all'inizio del suo Dicastero e del suo mandato le ricordo sempre e spesso le sue frasi sull'energia nucleare.
  A tal punto che la presidente Serracchiani, sua compagna di partito e non nostra compagna di partito, chiede la sua testa e le sue dimissioni. E la presidente Serracchiani in questo caso lancia il «rilancia impresa», stanziando 22 milioni per Porcia. Ne è a conoscenza Ministro ? La situazione è eguale a quella di qualche settimana: non si è fatto ancora nulla e si sta cercando di sedare un po’ gli animi soltanto mediaticamente.
  Andreotti diceva che, piuttosto che crepare, è meglio tirare a campare, frase che lei ha applicato alla vertenza Electrolux. Una volta lei a Trieste, Ministro, rivolgendosi a me direttamente – non so se ricorderà, ma io sì – diceva: lei imparerà a fare il deputato, rispetto ad una mia domanda scomoda. Impari lei, Ministro, ora: sia garante di una soluzione definitiva e non soltanto mediatica, affinché tra qualche mese non se ne torni più a parlare. Verrà ricordato almeno per questo, a poche ore da un rimpasto probabile di Governo, che la vedrà fortunatamente protagonista ritornare casa e verrà ricordato almeno per aver risolto una vertenza, situazione figlia di un Governo di ex larghe intese che ormai...

  PRESIDENTE. Onorevole Rizzetto, concluda.

  WALTER RIZZETTO. ...non hanno più nulla da dire ai cittadini, agli elettori e alla politica stessa (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Pellegrino. Ne ha facoltà.

  SERENA PELLEGRINO. Signor Presidente, signor Ministro, noi abbiamo ascoltato con molto interesse le sue parole – era doveroso che lei venisse qui, finalmente, a riferire in Aula – ed è una vicenda molto complessa, quella dell'Electrolux, che noi di SEL seguiamo fin dall'inizio e, ci dispiace dirlo, purtroppo, prima di lei e, anche e soprattutto, del Governo che lei rappresenta in questo momento, e cioè fin da quando la multinazionale svedese ha annunciato la chiusura dello stabilimento di Porcia.
  Noi ci siamo recati a giugno, abbiamo parlato con le RSU sia di Ideal Standard che di Electrolux. Riduzione di personale e tagli ai salari, gettando nello sconforto 4.500 persone – le voglio chiamare «persone», signor Ministro – tra diretti e indotto, e tra questi moltissime donne, forse la maggioranza, e quindi vogliamo anche parlare dei nuclei familiari, marito e moglie, che lavorano entrambi in Electrolux. Ecco, noi non vorremmo che, di fronte a un'altra pesante ristrutturazione aziendale – questa parola, «ristrutturazione», è una parola che evoca positività, ma non è altro che un licenziamento di massa –, a rimetterci più degli altri siano, ancora una volta, le donne, già fortemente penalizzate in questo Paese rispetto ai loro colleghi, cercando di coniugare i tempi di vita e della famiglia con quelli lavorativi.
  Però, purtroppo, Ministro, possiamo dire che nelle sue parole non vi è ancora una chiara risoluzione del problema, perché lei ci dice che fino al 17 febbraio non abbiamo alcuna risposta. Ma Electrolux, per noi, è solo una punta di un iceberg molto più grande, che coinvolge migliaia di lavoratrici e di lavoratori, 161 drammi che voi chiamate tavoli, 121 mila dipendenti che stanno per perdere il posto di lavoro o andranno in cassa integrazione o si vedranno ridotto il salario.
  Negli anni della crisi, l'industria manifatturiera ha perso più di 750 mila occupati e la produzione è calata del 25 per cento. Sono numeri allarmanti, che dimostrano, in tutta la loro crudezza, lo stato di sofferenza e di agonia che sta attraversando Pag. 22la nostra industria. Siamo il 2o Paese manifatturiero in Europa e da 20 anni abbiamo abbandonato qualsiasi idea di politica industriale, e lei, quando è venuto a riferire a Trieste, come citava anche il collega Rizzetto, aveva fatto un piano chiaro del suo progetto ministeriale.
  Siamo un Paese che permette alla FIAT di continuare a prendere i soldi pubblici in Italia, ma di pagare le tasse a Londra e avere la sede legale in Olanda, e tutto avviene senza che il Governo muova un dito. Ci si accontenta, invece, delle vuote promesse di Marchionne su ipotetici investimenti in Italia, che attendiamo ormai da anni e che ancora non arrivano. Continuiamo, invece, a chiudere stabilimenti, mettendo le persone in cassa integrazione. Bisogna ridisegnare un progetto complessivo che abbia una visione di lungo respiro per questo Paese e, allo stesso tempo, sappia affrontare le emergenze in modo adeguato.
  Noi di SEL, nella sua azione, non abbiamo notato né la visione di lungo respiro né l'adeguatezza nell'affrontare le emergenze. In questo Paese, le aziende decidono quando aprire, quando chiudere, quando licenziare, ristrutturare, tagliare salari, delocalizzare, e tutto sempre sulla pelle delle persone. L'Electrolux ne è solo un esempio. Speriamo, almeno, che agli ultimi annunci dell'azienda seguano fatti concreti e si possa scongiurare, finalmente e in modo definitivo, la chiusura dello stabilimento di Porcia, garantendo il mantenimento degli attuali livelli occupazionali in tutti gli stabilimenti italiani.
  Anche se condanniamo l'atteggiamento tenuto dall'azienda, che minaccia di interrompere il confronto avviato perché non tollera le iniziative di salvaguardia intraprese dai lavoratori, non vorremmo ricadere in una situazione che evoca il sapore degli anni Cinquanta, quando gli operai si accalcavano davanti ai cancelli delle fabbriche in attesa di essere tra i «prescelti» della giornata lavorativa. A questo proposito, nel vedere tutti i lavoratori davanti ai cancelli, voglio rinnovare la mia personale solidarietà a tutte quelle persone che ormai da tempo presidiano, giorno e notte, i cancelli della fabbrica.
  I proprietari di Electrolux si concentrino, piuttosto, su un confronto serio, che mantenga la sostenibilità e la competitività degli stabilimenti e delle produzioni, salvaguardando occupazione, salario e diritti, che individui risposte di merito utili per tutti. Le dichiarazioni di intenti non bastano più: devono seguire i fatti e impegni concreti, senza riduzione di salari e di diritti.
  Non neghiamo che possa esistere un problema di costo del lavoro che va affrontato e risolto (però ricordiamoci, Ministro, che in Italia è più basso che in Germania e Francia), ma è inaccettabile minacciare la delocalizzazione produttiva, come ha fatto Electrolux. L'idea di voler parificare i costi con quelli dei Paesi con minori tutele sociali e sindacali è pericolosa e va arginata subito. Piuttosto, occorre intervenire con tutti gli strumenti che la legislazione fornisce nel rispetto della dignità delle persone. Per questo, SEL ha presentato, proprio venerdì scorso, una proposta di legge sulla decontribuzione dei contratti di solidarietà, per ridistribuire l'orario di lavoro e salvaguardare l'occupazione senza toccare i salari: può rappresentare una soluzione per la vertenza Electrolux e per tante altre aziende, così da mantenere in Italia produzioni che rischiano di essere delocalizzate altrove.
  Concludo: discutiamo e approviamo immediatamente questa proposta di legge, signor Ministro, e ne faccia anche un decreto d'urgenza, che forse magari per la prima volta è veramente un decreto d'urgenza. Cerchiamo di abbattere il cuneo fiscale e di realizzare la riduzione del costo dell'energia. Facciamo un piano vero per l'energia. Una vera politica industriale, signor Ministro, dovrebbe proiettare l'Italia in una dimensione davvero europea, nell'Europa delle nanotecnologie, degli investimenti per valorizzare e mettere in sicurezza il territorio, dei piani di riconversione ambientale per rendere ecosostenibili anche le produzioni più inquinanti. Pag. 23Ma se non siete in grado di dare tutto questo all'Italia, una speranza, e dotare il Paese di un piano industriale, di immaginare una riconversione ecologica vera dell'economia...

  PRESIDENTE. Concluda.

  SERENA PELLEGRINO. ...e dell'intero sistema – concludo, Presidente – produttivo del Paese che porti innovazione, che attragga investimenti e produca nuova occupazione, allora è meglio per tutti, e per il bene del Paese, che togliate subito il disturbo: non potete continuare ad umiliare così le istituzioni e i cittadini (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Saltamartini. Ne ha facoltà.

  BARBARA SALTAMARTINI. Signor Presidente, il Nuovo Centrodestra ovviamente, come tutti i gruppi politici presenti in quest'Aula, sta seguendo con grande attenzione la vertenza dell'Electrolux, e noi speriamo che, dopo l'iniziale proposta «indecente» da parte del gruppo svedese, si possa finalmente trovare una soluzione in grado di ricomporre le contrapposte esigenze. Innanzitutto quelle dei lavoratori, che non stanno lottando soltanto per loro stessi, Ministro, ma per le proprie famiglie, per il proprio territorio e per scongiurare il rischio di un'ulteriore desertificazione industriale.
  Fortunatamente, le ultime notizie circa il mantenimento dei livelli occupazionali e l'annuncio di un nuovo piano industriale stanno contribuendo ad abbassare e a ridurre la tensione. Tuttavia non dobbiamo abbassare la guardia. La vertenza è troppo importante. Un'eventuale sconfitta rappresenterebbe un precedente pericoloso destinato a produrre effetti ben più gravi, dando alimento a quel domino che sta colpendo il nostro Paese.
  Partendo dall'Electrolux, se la politica vuole svolgere, vuole recuperare ancora il suo ruolo, abbiamo l'obbligo di andare oltre e di guardare oltre, Ministro, perché la crisi industriale sta sconvolgendo l'intero Paese. Territori che in passato avevano conosciuto momenti di forte sviluppo, oggi arrancano. Non sono solo le piccole imprese a chiudere i battenti. Difficoltà crescenti si riscontrano nelle medie, anche in quelle che una volta erano considerate multinazionali tascabili. Molte filiali abbandonano l'Italia per trasferire altrove la produzione. Esiste, in altri termini, un malessere diffuso che impone una riflessione all'altezza della crisi che l'Italia sta vivendo in questi ultimi anni.
  La concorrenza internazionale sta facendo venir meno il vecchio modo di produrre. Per reggere il ritmo sono necessarie innovazioni di processo e di prodotto. Esse richiedono, per essere attuate, una diversa organizzazione sia all'interno che all'esterno dell'azienda e della fabbrica. Dobbiamo anticipare questi fenomeni, se non vogliamo essere colti in contropiede e soccombere quando i possibili margini di intervento sono ormai inevitabilmente esauriti, perché allora tutto diventa più difficile ed è la logica bruta del mercato che imporrà le sue regole. È quanto sta avvenendo nella riorganizzazione selvaggia del mercato del lavoro.
  Nella mia regione, che è terra di frontiera tra un Nord che ancora mostra elementi di vitalità ed un Mezzogiorno che sta sprofondando, il part-time obbligatorio, imposto cioè dalla crisi, ha raggiunto il 19 per cento del totale delle ore lavorate. Nel centro-nord le vecchie parole d'ordine dell'antagonismo operaista, tutte centrate sulla difesa dei diritti, si sono trasformate in inutili vagiti. Sono ora gli stessi operai, le stesse persone a proporre la riduzione dei salari, se essa diventa indispensabile per difendere il loro posto di lavoro. Gli orari di lavoro e la loro articolazione settimanale sono oggetto di accordi locali, spesso sottoscritti nonostante il parere contrario di alcune sigle sindacali.
  Di tutto ciò la grande stampa nazionale parla poco, anzi per nulla, e questo silenzio contribuisce a dare dell'Italia un'immagine falsata.Pag. 24
  Per questo le chiedo, signor Ministro, d'intesa con il Ministro del lavoro e delle politiche sociali, di fornire al Parlamento una radiografia esatta di come sta cambiando, a nostra insaputa, il mondo del lavoro. Si vedrà allora che tanti schemi sono già saltati e che troppo spesso discutiamo qui in Parlamento di una realtà che purtroppo non esiste più.
  Dobbiamo governare questi processi di cambiamento, evitando che sia solo il mercato il dominus esclusivo. È giunto il momento di interrogarsi sul sistema di tutele che ingessa le relazioni industriali, vedere se esse rispondano ancora ad un principio di lealtà o non vanno invece adeguate per renderle coerenti con i cambiamenti che nel frattempo sono intervenuti e si sono imposti alle volontà individuali e collettive.
  I temi scottanti sono quelli della produttività che, in questa brutta fase congiunturale, significa: utilizzo degli impianti, orari di lavoro, permessi retribuiti, articolazione settimanale delle prestazioni e via dicendo. Vanno affrontate e codificate nuove regole su cui costruire nuove relazioni in grado di dare sbocco alla crisi in atto. Dobbiamo fare questo e al tempo stesso individuare le altre strozzature che impediscono all'Italia di mantenere il suo antico primato industriale.
  Dobbiamo intervenire rapidamente anche sul sistema bancario, ancor di più sul sistema bancario, per rendere possibili i necessari finanziamenti, utilizzando anche quei margini che Basilea 3 ancora ci consente, come ad esempio un più sapiente utilizzo dei fondi di garanzia. Occorre una politica energetica che intanto riduca i costi per le imprese, in attesa che i necessari aggiustamenti strutturali possano determinare un abbattimento più generale.
  E mi avvio alla conclusione. Sono gli elementi essenziali di una nuova politica industriale, che non può più richiamarsi alle esperienze degli anni Settanta. Su questi temi il Parlamento dovrebbe avere il tempo per discutere, invece di essere chiamato nei soli momenti di emergenza al capezzale dell'inevitabile malato.
  Che il Partito Democratico acceleri, quindi, il suo chiarimento interno: è questa la condizione indispensabile per tornare ad operare nell'interesse generale del bene comune ed avviare finalmente, signor Ministro, con un passo veloce, le riforme che sono necessarie all'Italia e che, per noi, sono il lavoro e il fisco.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Mazziotti di Celso. Ne ha facoltà.

  ANDREA MAZZIOTTI DI CELSO. Signor Presidente, signor Ministro, onorevoli colleghi, la vicenda di Electrolux, che tutti noi abbiamo seguito, è abbastanza sintomatica di quello che sta accadendo nel nostro sistema.
  Sono positive le notizie recenti che il Ministro ha confermato. Sembrano positive: anche se provvisoriamente, sono sicuramente incoraggianti, ma resta il fatto che una grande multinazionale abbia annunciato – con modalità devo dire abbastanza discutibili – l'intenzione di chiudere degli stabilimenti, salvo poi fare una marcia indietro, ancora tutta da definire, richiamando il nostro Paese ad alcuni di quelli che sono i più grandi problemi del momento.
  Il primo problema è il lavoro, che sicuramente è l'elemento che in questo caso è stato indicato come principale problema, insieme al cuneo fiscale ed al costo del lavoro. In realtà credo che questa sia solo parte di una difficoltà del nostro sistema, che oggi presenta, rispetto a vari altri sistemi economici, un ritardo strutturale e organizzativo di servizi e di infrastrutture gravissimo.
  Il nostro sistema non è competitivo, molto semplicemente. Non è competitivo per il costo del lavoro, non è competitivo per come sono strutturate le relazioni industriali, come è stato detto, non è competitivo perché la burocrazia strozza le imprese, perché la giustizia non funziona, perché l'energia costa in media un terzo in più che negli altri Paesi.
  Ridurre il tutto al tema del costo del lavoro credo che sarebbe miope. È sicuramente Pag. 25importante intervenire, ma manca, come è stato sottolineato, un piano industriale per l'intero Paese. È significativo e abbastanza singolare che sia stato sottolineato da un esponente di Forza Italia il fatto che non ci sia un piano industriale da vent'anni, considerando che Forza Italia ha governato parecchi di questi venti anni, però è un dato di fatto che questo è il problema del nostro Paese, ovvero che gli interventi di questi anni sono stati spesso interventi tampone e che senza un piano di riforme generali – che parta appunto da tutte le infrastrutture che servono alle imprese – non si riporteranno mai le multinazionali in Italia.
  Non sarebbe neanche sufficiente equiparare il costo del lavoro, perché gli altri inconvenienti, dalla giustizia all'energia, quelli che ho citato e la tassazione sulle imprese sono tali per cui sarebbe praticamente impossibile mettersi al passo di altri Paesi, i quali quelle riforme le hanno poste in essere.
  Direi che un inciso che vale la pena fare, sempre richiamando l'intervento del collega di Forza Italia, è che è facilissimo parlare dell'euro, ma in realtà l'euro non c'entra nulla con questa difficoltà, perché il costo del lavoro non nasce da quello, i ritardi della burocrazia non nascono da quello. L'Italia è un'economia di trasformazione, come si è detto, e, quindi, l'euro in molti casi è stato un vantaggio. Che si siano sprecati i vantaggi connessi all'euro è un dato di fatto ed è successo alcuni anni fa. Che oggi se ne paghi lo scotto è altrettanto un dato di fatto, ma è molto facile per chi è stato al Governo per anni utilizzare questo come una scusa.
  Io credo che su questa vicenda, così come su tutti i tavoli di ristrutturazione che sono stati più volte richiamati, sia necessario avviare una riflessione sulle modifiche da fare al sistema in generale, non a come si gestiscono le crisi aziendali. Infatti, in questi anni, i nostri Governi si sono succeduti, intervenendo attraverso questi tavoli, aiutando le aziende, cercando di risollevare aziende in crisi, di mantenere artificialmente posti di lavoro attraverso ammortizzatori sociali, che dovrebbero essere provvisori e sono diventati eterni. E con questo sistema si è persa ulteriore competitività, perché si sono investite risorse in aziende che vanno male.
  Si è parlato da parte della collega di SEL della proposta di una legge che preveda la decontribuzione dei contratti di solidarietà. È un'altra misura che, a parte il possibile conflitto con le regole sugli aiuti di Stato, va di nuovo ad alterare un meccanismo di sana concorrenza. Infatti, se io aiuto le aziende che vanno male, per definizione, sto intervenendo a danno di quelle che vanno bene, che si sono strutturate bene, che sono efficienti. E in questo modo il nostro sistema non progredirà mai.
  Io credo che lo Stato non dovrebbe pagare stipendi, contributi, finanziare tasse o tenere in vita aziende che non dovrebbero essere in vita, ma creare le condizioni perché le nostre aziende siano competitive, siano in grado da sole di pagare gli stipendi, paghino tasse e contributi equi, senza necessità di questi continui interventi, che prima erano un'eccezione per curare situazioni di crisi drammatica, ma che oggi rischiano di diventare la regola.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Prataviera. Ne ha facoltà.

  EMANUELE PRATAVIERA. Signor Presidente, signor Ministro, io, a differenza di molti degli interventi che mi hanno preceduto, non ho preparato alcuna bozza scritta e ho preferito ascoltare accuratamente le parole del Ministro Zanonato, anche perché ha risposto già a una mia, una nostra interrogazione urgente della Lega Nord mercoledì scorso e già in quel caso avevamo avuto occasione di ascoltare qualche parola in più sul caso Electrolux.
  Il caso Electrolux è di fatto la punta dell'iceberg dell'inefficienza di dieci mesi di Governo, ma anche di una visione distorta – dal mio punto di vista – di molti partiti e della maggior parte dei parlamentari che sono seduti qui in questo emiciclo. E cercherò anche di spiegare Pag. 26perché questo. Infatti, se noi continuiamo a ragionare delle crisi aziendali come delle emergenze e non iniziamo a guardare la struttura che sta alle spalle, continueremo a vedere il dito ma non a vedere la luna.
  Io provengo da un territorio che ha fatto del lavoro la propria ragion d'essere, la propria ragione di vivere e il Ministro Zanonato lo conosce perché, come me, è veneto. Fino a pochi anni fa io vedevo la mattina partire le corriere di linea con scritto Zanussi, Porcia. Questo è un ricordo che deve rimanere vivo, perché assieme a quelle corriere partiva la speranza, partiva la voglia di fare, partiva tutto un mondo che viveva grazie al lavoro e che oggi sta drammaticamente perdendo.
  Io, Ministro, credo che oggi noi qui dentro abbiamo ascoltato per l'ennesima volta parole: «Facciamo, facciamo, facciamo», ma non ho sentito come. Non ho sentito come né da lei né da molti, se non tutti, gli interventi che mi hanno preceduto.
  E vorrei porre l'accento su questo, perché i lavoratori che hanno manifestato, che stanno manifestando, che sono preoccupati per le proprie sorti all'Electrolux, ma anche nelle altre migliaia di aziende la cui sopravvivenza è messa in discussione, continuano a sentire dalla politica – e in particolare dalla politica fatta nei salotti televisivi o nelle radio – solo delle proposte, senza poi entrare nel merito di quelle proposte.
  Il caso Electrolux nasce secondo me da più cause: sicuramente un'azione del Governo non idonea. E lei, Ministro, purtroppo deve assumersene la responsabilità, assieme ad altri Ministeri, questo bisogna dirlo. Lei non è l'unica causa di questo male, ma sicuramente è la più importante. Perché non batte i pugni, Ministro, per dire: «Iniziamo a riformare la giustizia, iniziamo a ragionare sul perché il costo del lavoro è così elevato, sul perché il costo d'impresa ha raggiunto livelli del 70 e oltre per cento, sul perché il costo dell'energia non ci permette di essere competitativi in giro per il mondo» ?
  Perché, Ministro, lei non ha detto: «O si fanno le riforme o io me ne vado a casa» ?
  Perché questo è quello che un veneto dovrebbe fare: essere più fattivo, meno politico.
  Qui dentro ho sentito anche prima la pacca sulla spalla da parte del PD: i lavoratori si devono sentire confortati. Certo, qui tutti stiamo lavorando per quello. Ma non possiamo lavorare per dare le carezze: noi dobbiamo dare una scossa a questo sistema.
  E il problema è che in Veneto e in Friuli, al nord in generale, si potrebbero usare quei 95 miliardi di euro di residuo fiscale, cioè soldi che – pagate tutte le spese di amministrazione, inclusa la sanità, con i bilanci sempre in attivo, a differenza del sud, del centro e di altre regioni – poi se ne vanno a Roma per essere qui «giocati» e per andare, come abbiamo visto nei provvedimenti dei mesi precedenti, da tutt'altra parte piuttosto che al nord.
  Perché non si usano quei 95 miliardi di euro per restituire competitività al nord Italia ed alle imprese ? Perché non lo si fa ?
  Perché non si ha il coraggio di dire: lavoriamo per questa soluzione, per fare in modo che le aziende del nord possano ripartire e, assieme alle aziende del nord, far poi aumentare la domanda interna e quindi la possibilità che queste aumentino ? Perché si continua a ragionare con una logica di impostazione di uno Stato che chiede al resto del mondo di venire ad investire in Italia solamente perché siamo più belli ? Ma le aziende dall'estero non vengono qui così e se vengono qui, magari, vengono perché c’è la promessa, da parte di Letta, di costruire un centro islamico nel canal grande. Non si fa così politica industriale, non si difendono così le migliaia di posti di lavoro che se ne vanno ogni giorno, non si difende così il futuro, Ministro.
  La Polonia, come si è detto, è in Europa e l'Europa è una delle cause principali di questa situazione. Perché non si va in Europa a dire con forza che le regole Pag. 27devono essere uguali per tutti ? Infatti, questo lavoro è, secondo me, una bufala: lei ha detto che, tranquillamente, in Germania si producono elettrodomestici di una gamma superiore, ma noi non possiamo pensare che anche in Italia si possano produrre solo merci di una classe superiore per fare poi acquistare agli italiani, che non hanno più la capacità ed il potere d'acquisto, merci che vengono prodotte da tutt'altra parte del mondo.
  Questo va in netta contrapposizione con quella che è la nostra politica.
  Non potremo mai accettare questo, come non potremo mai accettare che si continui a pensare ad uno Stato che si confronta con le categorie, con i lavoratori e con le aziende, pensando che, se muore un'azienda, poi qualcun'altro venga ad occupare quel posto, quella fetta di mercato.
  Magari lo fa, ma di sicuro non è un'azienda nostra e di sicuro lo Stato sta investendo più nella ricerca di aziende estere che vengono ad investire in Italia – cosa che non avverrà, se non per piccolissime sacche, che magari nei numeri fanno fatturato, ma poi, come posti di lavoro o con riferimento a ciò che lasciano nel territorio è assolutamente poco – e non si torna a pensare a quelle migliaia di aziende che se ne vanno per sopravvivere, non a migliaia di chilometri di distanza, come in Polonia, nel caso dell'Electrolux, che è una multinazionale, ma a quelle piccole aziende che lasciano 10 o 15 operai a testa, per andare a 150 o 200 chilometri di distanza, in Slovenia piuttosto che in Austria.

  PRESIDENTE. Concluda onorevole Prataviera.

  EMANUELE PRATAVIERA. Questa deve essere la nostra sfida.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Marazziti. Ne ha facoltà.

  MARIO MARAZZITI. Signor Presidente, Electrolux è per noi un passaggio simbolico perché tocca le politiche industriali, che non ci sono state per due decenni, e la competitività del nostro Paese. Ma è un passaggio molto reale perché tocca la vita e le famiglie di tanti in Friuli e direttamente, almeno 1.100 dipendenti a Porcia. La ringrazio, signor Ministro, della sua informativa. In questo momento, le mie osservazioni, in risposta a quanto lei ha detto, sono state condivise con l'onorevole Gianluigi Gigli di noi Popolari per l'Italia che ora è in Friuli, a Trieste, in concomitanza con la visita del Presidente Grasso, perché oggi è anche la memoria della pulizia etnica e dell'esodo sofferto delle popolazioni giuliane, istriane e dalmate. In altre parole, noi siamo in Friuli.
  Il piano industriale dell'Electrolux per l'Italia avrebbe imposto un taglio terribile e la chiusura nel pordenonese di uno stabilimento, di una linea produttiva con una perdita del lavoro per 1.100 dipendenti e perdita di parte della qualità della vita per 1.100 famiglie. Eccesso di costo del lavoro, ma anche eccesso di costo dell'energia. Questo è un problema non solo dell'Electrolux. Qui noi, a partire dall'Electrolux, dobbiamo avviare un cambiamento radicale. Credo che l'azione che lei ha fatto, signor Ministro, ha avuto il pregio, o la fortuna e il pregio, di entrare in diretta sinergia questa volta, sia con le regioni, responsabili e unite su questa questione, sia con i sindacati, e di aver creato alla fine un modello di intervento davvero un po’ più da sistema Italia. Credo che la soluzione favorevole che si sta profilando e, cioè, quindi, l'inizio di una nuova linea di prodotto che permette di conservare l'occupazione, e la rinuncia da parte delle regioni, nei casi di contratti di solidarietà, alla parte che spetta di tasse (IRAP e IRES) di loro competenza può essere un modello a breve per riacquistare parte della competitività.
  Ma io credo che quello che noi dobbiamo provare a fare insieme è evitare lo sfruttamento politico di questa situazione di crisi in quanto l'Italia ha davvero perso 750 mila posti di lavoro in campo manifatturiero negli ultimi anni. Ma davvero è rimasta la seconda manifattura d'Europa, Pag. 28davvero è ancora il primo produttore di elettrodomestici in Europa e il terzo nel mondo. E, allora, noi dobbiamo recuperare competitività, perché non ci sarà contratto di solidarietà che reggerà nel tempo senza competitività, e dobbiamo davvero abbattere il cuneo fiscale. Ma dobbiamo anche ritrovare e rilanciare una politica industriale che corrisponda a un modello di Paese. Lei ha giustamente avviato dei percorsi che si collegano anche all'innovazione e alla ricerca e questo vale per tutto il comparto, come lei ci ha riferito. Io credo che, a partire dall'Electrolux, noi dobbiamo dire ai lavoratori dell'Electrolux: in primo luogo, che noi, qui dal Parlamento, e noi Popolari per l'Italia, siamo con loro, non in maniera retorica, ma in maniera fattiva perché noi sosteniamo e vigileremo che il patto che è stato fatto con l'Electrolux venga mantenuto e non si perda uno di quei posti di lavoro nel pordenonese; in secondo luogo, noi dobbiamo anche subito lavorare davvero al taglio del cuneo fiscale, davvero a una nuova politica energetica, perché non è possibile pagare di più l'energia in Italia. Per fare questo io credo che noi dovremo combattere gli sprechi nell'amministrazione pubblica, le piccole e medie regalie che abbiamo visto anche alla fine del percorso della legge di stabilità, quindi i corporativismi che ci sono nei diversi partiti. Questo è l'unico modo per salvare alla lunga i posti di lavoro.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Rampelli. Ne ha facoltà.

  FABIO RAMPELLI. Signor Presidente, signor Ministro, colleghi deputati, io penso che lei – signor Ministro, a lei mi rivolgo in particolare – debba prendere atto di non avere prodotto praticamente alcun risultato apprezzabile in questo anno di lavoro. Lei dovrebbe essere il Ministro dello sviluppo economico. Delle due l'una: o prende atto di questo fallimento e si dimette, oppure può chiedere al Presidente del Consiglio Letta di cambiare denominazione, di chiamare il suo Ministero il Ministero del crack economico, del degrado economico, della depressione economica. Le due cose insieme non vanno. Per ammazzare il tempo, mentre ascoltavo lei e i colleghi che mi hanno preceduto, mi sono organizzato una lista di imprese italiane, anche di nomi importanti, che non sono più tali: Bulgari, Brioni, Bottega Veneta, Mandarina Duck, Coccinelle, Italgel con i gelati Motta, Antica Gelateria del Corso, Carapelli, Olio Sasso, Rigamonti, Peroni, Eridiana, Buitoni, Parmalat, Riso Scotti, Gancia, Fiorucci, Galbani, Pernigotti, Star, e adesso abbiamo in corso la vertenza Electrolux, abbiamo sullo sfondo la questione dell'Indesit. Mi pare anche altre aziende, non ricordo bene come è finita la questione dell'OMSA, ma il problema resta sempre lo stesso e l'atteggiamento del suo Governo, così come l'atteggiamento del Governo Monti due anni fa, nell'anno che ha avuto a disposizione, è rimasto il medesimo. Noi abbiamo forse un elevato costo del lavoro ? Siamo scettici, ma può darsi. Abbiamo il problema del cuneo fiscale ? Sicuramente. Ma abbiamo il grave, gravissimo problema della concorrenza sleale per un Paese che non ha materia prima, per un Paese che, come è stato già detto ripetutamente da molti colleghi che mi hanno preceduto, è manifatturiero per eccellenza, un Paese che trasforma prodotti che acquista dall'estero e, quindi, o è competitivo nella loro commercializzazione oppure è destinato a scomparire dalla faccia della terra. Non è che noi possiamo diventare come le Seychelles, un Paese che vive di solo turismo. Il nostro profilo industriale va mantenuto alto perché, se siamo competitivi da un punto di vista industriale, se siamo competitivi e riusciamo a non regalare le nostre aziende agli stranieri, abbiamo una possibilità di miglioramento della qualità della vita, del benessere sociale e, quindi, anche i salari, compresi tutti i corollari annessi, e la capacità di operare sui consumi hanno dei parametri positivi. Ma questi parametri sono negativi da troppo tempo. Adesso è il vostro turno. Voi ci dovete far capire in quale maniera Pag. 29intendete affrontare questa criticità. Non penso che il modo giusto sia quello, ad esempio, perché sta accadendo anche questo, di far entrare in maniera preponderante altri soggetti stranieri, a cominciare dai cinesi, cosicché, da un lato, si va nella direzione di equiparare i salari degli operai italiani a quello degli operai cinesi e, dall'altro, si spiana un'autostrada per consentire, a chi non ha ancora capacità tecnologiche e la giusta dose di creatività e di qualità, di entrare sul nostro mercato anche dalla porta principale, non più dalla porta di servizio. Comunque esiste questo problema. Come lo stato affrontando ? C’è un silenzio mortifero da questo punto di vista, perché non date risposte. Ha voglia Letta che ha dichiarato poco tempo fa che non accetterà di alzare bandiera bianca su Electrolux. Io penso che non sia capace proprio di impugnare bandiere di qualsivoglia specie e, quindi, non è molto credibile questa sua dichiarazione. Squinzi dice, scrivendo una lettera al Presidente del Consiglio Letta, di intervenire con decisione per ridurre il cuneo fiscale perché – ma questa è la frase che più mi inquieta, l'altra già la si conosceva e non c'era bisogno che ce la rammentasse il dottor Squinzi – rischiamo la «desertificazione industriale». La CGIA di Mestre ci dice che il costo italiano del lavoro nel manifatturiero è superiore del 7,3 per cento rispetto alle media europea. Il costo dell'energia elettrica in Italia è del 30 per cento in più della media europea. Il cuneo fiscale italiano è di quattro punti più alto rispetto all'area europea. Il costo orario italiano è di 24 euro contro i circa 6 della Polonia.
  Secondo l'azienda la differenza è destinata ad aumentare nei prossimi cinque anni: più 8,36 euro di costo orario in Polonia, contro un pesante più 27,82 euro in Italia. Secondo la CECED, che è l'associazione italiana che riunisce i produttori di elettrodomestici, le imprese attive in Italia dal 2007 al 2012 sono passate da 620 a 500: sono diminuite del 20 per cento, mentre il numero degli addetti è sceso da 54 mila 601 a 32 mila: meno 41,4 per cento. Qui non c’è la questione, pur importante, della Electrolux – e anche io approfitto della circostanza per esprimere, a nome di Fratelli d'Italia, la solidarietà piena ai lavoratori, alle famiglie e anche alle regioni e alle comunità locali interessate – c’è una questione nodale, che voi non state affrontando. Non ci state mettendo fantasia.

  PRESIDENTE. Onorevole Rampelli, concluda.

  FABIO RAMPELLI. Mi avvio a concludere, Presidente; non ci state mettendo energia, non state aprendo le vertenze necessarie con l'Europa. Ci state condannando, in buona sostanza, a un futuro, appunto, di desertificazione industriale, con prodotti che, esattamente come capita per la Germania che però lavora sui prodotti di qualità, vengono realizzati in India e in Cina attraverso la strumentalizzazione, lo sfruttamento anche del lavoro minorile, e vengono importati qui.

  PRESIDENTE. Onorevole Rampelli, concluda.

  FABIO RAMPELLI. Purtroppo il problema non è soltanto la Cina, e concludo davvero Presidente, perché ormai anche altri Paesi europei, nonostante siano europei e quindi nostri alleati all'interno della comunità internazionale, fanno concorrenza sleale. Come si muove il Governo per impedire che le nostre aziende muoiano perché incapaci, non sostenute dal Governo, di fare fronte a questa concorrenza sleale ?

  PRESIDENTE. Salutiamo gli studenti e gli insegnanti della Direzione didattica statale di Vasto, che stanno assistendo ai nostri lavori dalle tribune (Applausi).
  Si è così esaurita l'informativa urgente del Governo.

Pag. 30

Discussione delle mozioni Di Lello, Garavini, Scotto ed altri n. 1-00157 e Dorina Bianchi n. 1-00337, concernenti l'indicazione dell'affiliazione dei partiti politici nazionali a quelli europei, in vista delle elezioni europee del 2014 (ore 13,15).

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione delle mozioni Di Lello, Garavini, Scotto ed altri n. 1-00157 e Dorina Bianchi n. 1-00337, concernenti l'indicazione dell'affiliazione dei partiti politici nazionali a quelli europei, in vista delle elezioni europee del 2014 (Vedi l'allegato A – Mozioni).
  Avverto che lo schema recante la ripartizione dei tempi riservati alla discussione delle mozioni è pubblicato in calce al vigente calendario dei lavori dell'Assemblea (vedi calendario).

(Discussione sulle linee generali)

  PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione sulle linee generali delle mozioni.
  È iscritto a parlare l'onorevole Marco Di Lello, che illustrerà anche la sua mozione n. 1-00157. Ne ha facoltà.

  MARCO DI LELLO. Signor Presidente, onorevoli colleghi, discutiamo di una mozione che sembra parlare di partiti e di Europa, ma in realtà riguarda in profondità il futuro dell'Italia. Il 25 marzo del 1957 vennero firmati proprio qui, a Roma i due trattati che avrebbero dato vita alla CEE e all'Euratom; fu l'inizio di una bellissima storia. Ancora oggi non dobbiamo dimenticare che l'idea primigenia dell'unità europea nacque, durante il confino, da due grandi personalità dell'antifascismo: Altiero Spinelli ed Ernesto Rossi, che negli anni Quaranta, con il Manifesto di Ventotene, disegnarono un futuro politico per l'Italia e l'Europa che doveva creare le condizioni per lo sviluppo della democrazia e scongiurare il ritorno della dittatura sotto qualunque forma. L'intuizione di Spinelli e Rossi, e poi di Eugenio Colorni, fu di comprendere che il futuro doveva avere nuove basi e che la politica doveva assumere nuova consapevolezza. La linea di divisione fra i partiti progressisti e i partiti reazionari, scrissero, non doveva più passare unicamente lungo la linea formale della maggiore o minore democrazia, quanto attraverso una visione nazionale o internazionale della politica e dello Stato. Il Manifesto di Ventotene ha scavalcato agevolmente i confini nazionali, Jean Monnet, Robert Schumann, Helmut Kohl, Willy Brandt, François Mitterrand e tanti altri hanno così costruito un continente di pace e di sviluppo economico e sociale, ma anche nutrito le radici delle due grandi famiglie politiche, quella del PPE e del Partito del Socialismo Europeo.
  L'aver ritenuto che la costruzione dell'Unione europea potesse procedere su binari separati a quello economico e politico si è rivelato un errore di cui oggi paghiamo le conseguenze. Ci serve più Europa, non meno Europa. Ecco che proprio qui, dopo sessant'anni, a Roma, il mese prossimo anzi alla fine di questo mese, si terrà il congresso di una delle grandi famiglie politiche europee, quella del PSE, di cui il mio partito è membro fondatore. E sarà l'Italia, dal 1o luglio, a guidare il semestre di presidenza europeo. È da quest'Aula perciò che mi auguro parta chiaramente la richiesta di un'Europa più politica. È da quest'Aula che possiamo dimostrare che gli Stati Uniti d'Europa sono possibili.
  A distanza di sessant'anni e passa da quel giorno di marzo a Roma, abbiamo la moneta unica, tanti altri Trattati firmati, ventotto Paesi membri, la libera circolazione interna, una banca comune e, finanche, un Parlamento eletto: manca una vera politica europea.
  È trascorso quasi un anno da quando il 12 marzo la Commissione europea ha adottato la raccomandazione affinché le prossime elezioni si svolgano in maniera democratica, informando tutti i cittadini sui collegamenti tra le liste nazionali e i partiti politici europei, rendendo noti i rispettivi candidati alla carica di presidente Pag. 31della Commissione. La raccomandazione in sé potrebbe sembrare un'ovvietà, eppure, ancora oggi, a distanza di tanti anni, dopo trentacinque anni dalle prime elezioni europee, questa raccomandazione appare di difficile recepimento da parte degli Stati membri.
  Eppure, le elezioni che ci accingiamo a vivere saranno prima di tutto uno scontro tra europeisti e antieuropeisti: in Francia, in Grecia, ahimè in Italia, i partiti antieuro o quelli di estrema destra si attestano oltre il 20 per cento. Nel 2002, quando entrò in vigore la moneta unica, il 70 per cento degli italiani giudicava positivamente la nostra partecipazione all'Unione europea: oggi, sono meno del 20. Così, in generale, è diminuito il sentimento di fiducia e di affetto verso l'Europa. Come rispondere a tutto ciò ?
  È chiaro, oramai, che la sola Unione europea non ha portato quel sentimento di cittadinanza comune, di appartenenza, capace di superare i confini dei vecchi Stati nazione. D'altra parte, austerity, rigidi paletti economici, grigi indicatori finanziari certo non favoriscono l'affermarsi di quel sentimento. E, allora, tocca alla politica rispondere, tocca a noi dire che tipo di Europa vogliamo: se ci basta l'Europa che ha una Banca, ma che non può battere moneta; l'Europa che non tassa le transazioni finanziarie o l'Europa che impedisce alle nostre amministrazioni virtuose di spendere le risorse a causa dei vincoli del Patto di stabilità; l'Europa che non ha un proprio esercito, l'Europa dei numeri e non delle persone.
  Tocca a noi, alla politica, invece, impegnarsi per avere un'Europa per il lavoro che ne faciliti la mobilità, che investa sulle nuove generazioni, separi banche di raccolta e banche d'affari, che abbia una comune politica d'immigrazione, affinché gli sbarchi dei migranti non siano solo un problema di Lampedusa, e un'efficace diplomazia congiunta che possa portare, magari, alla liberazione dei nostri marò in India.

  PRESIDENTE. La invito a concludere.

  MARCO DI LELLO. Non si può pensare di dare risposte a simili domande e necessità se non c’è un indirizzo politico sovranazionale. Dei ventotto Paesi che compongono l'Unione, quattordici, oggi, hanno un Governo conservatore, dieci socialista e quattro di larghe intese. Sostenere un partito affiliato al PSE, piuttosto che al PPE, può rafforzare questa linea di demarcazione anche nazionale, che in taluni casi si è affievolita. Rafforzare i legami con altri gruppi – ALDE, GUE – può, comunque, dare più forza al nostro Paese.
  Il Presidente Napolitano – e mi avvio a concludere –, qualche giorno fa, ha sottolineato a Strasburgo la necessità di un rafforzamento della legittimità democratica nel processo decisionale, oggi indebolito dalla grave carenza politica sul piano dell'informazione e del coinvolgimento dei cittadini nelle scelte.

  PRESIDENTE. Deve concludere.

  MARCO DI LELLO. E, allora, onorevole Presidente, onorevoli colleghi, la mozione presentata dai deputati e dalla deputata socialista, autorevolmente sottoscritta da deputati e deputate democratici e di SEL, con un emendamento che è condiviso anche da Scelta Civica per l'Italia, vuole impegnare il Governo e tutto questo Parlamento ad adottare in tempi brevissimi quella raccomandazione.

  PRESIDENTE. Concluda.

  MARCO DI LELLO. Si chiede al Governo di impegnarsi, perché quella raccomandazione venga accolta dalle forze politiche italiane e il voto di questa Camera sarà un atto di trasparenza verso gli elettori, che hanno il diritto di sapere per quale candidato presidente voterà il partito scelto sulla scheda e a quale partito europeo e, dunque, a quale visione di Europa daranno forza con il loro consenso.

  PRESIDENTE. La ringrazio.

Pag. 32

  MARCO DI LELLO. Concludo. Come dicevo, questa raccomandazione ha ancora delle resistenze: ci sono partiti che sembrano volere ignorare la proiezione internazionale ed europea del voto. Raccontano ai loro simpatizzanti di essere giganti in Italia e sono, invece, pigmei in Europa, lillipuziani ininfluenti fuori dalle più grandi...

  PRESIDENTE. Grazie. Abbiamo oltrepassato di un minuto e mezzo i cinque minuti a sua disposizione.
  È iscritta a parlare l'onorevole Garavini. Ne ha facoltà.

  LAURA GARAVINI. Signor Presidente, con questa mozione impegniamo il Governo ad attivarsi affinché sulle schede elettorali, in occasione delle prossime elezioni europee, accanto ai simboli dei partiti nazionali, appaiano anche i simboli dei partiti europei frutto delle affiliazioni di chi si riconosce nello stesso schieramento politico in tutta Europa.
  Sulle schede dovranno, cioè, apparire anche i simboli del PSE, del PPE, dell'ALDE, e così via. Sia la Commissione che il Parlamento europeo si sono già pronunciati in questo senso, approvando una raccomandazione e una risoluzione a larga maggioranza.
  E guardate bene, non è una questione meramente simbolica, tutt'altro; è espressione di una grande novità e di un grande risultato politico, che solo una decina di anni fa sarebbe stata del tutto impensabile. Non è, infatti, mai successo prima. Si smette di ragionare da italiano, da tedesco, da francese. Si ragiona, invece, in modo europeo, come se fossimo all'interno di una grande famiglia: l'Europa, appunto.
  I partiti-sorella a livello europeo, all'interno del proprio schieramento politico, per la prima volta alle prossime elezioni europee candidano un unico esponente alla Presidenza della Commissione in rappresentanza di tutti: il centrosinistra candida il socialdemocratico tedesco Schulz, il partito popolare europeo il lussemburghese Juncker, così come i liberali candideranno il finlandese Olli Rehn e il belga Verhofstadt, la sinistra candida il greco Tsipras, e così via.
  Significa che il prossimo leader dell'Europa, di fatto, verrà scelto democraticamente dal consenso espresso dai cittadini di tutti i ventotto Paesi membri e, dunque, non sarà più espressione di singoli interessi nazionali, ma di tutto il continente. Anche se formalmente il futuro Presidente della Commissione verrà eletto dal Parlamento alla luce del risultato delle elezioni, nella sostanza saranno i cittadini a legittimarlo. E questo è un grande passo avanti per l'Europa, anche perché c’è la speranza che il nuovo Presidente, espressione di un'ampia legittimazione popolare, sarà un po’ più forte nel contrastare gli interessi dei singoli Paesi e avrà l'autorevolezza per far parlare finalmente l'Europa con una voce sola, dunque molto più incisiva.
  La novità di queste elezioni consiste nel fatto che l'uomo di punta dell'Unione europea non sarà più scelto dietro le quinte, in segreto, dai Capi di Governo dei singoli Stati membri, bensì sarà espressione della volontà popolare della maggioranza dei milioni di elettori in Europa, che lo hanno votato, sostenendo dunque il candidato unico del proprio partito europeo di riferimento. In un certo senso saranno le prime vere elezioni europee.
  Il nuovo modo di scegliere il Presidente della Commissione europea è un'innovazione politica di rilievo perché ci induce a ragionare in modo meno nazionale e più europeo. Rende la politica europea più trasparente e in fondo più democratica. Toglie potere ai Governi nazionali da un lato, rafforza i poteri dei cittadini elettori dall'altro. È il primo passo per fare sì che l'Europa si trasformi in quell'unione politica, economica, finanziaria e sociale che non siamo ancora riusciti a realizzare e che è, invece, quanto mai urgente, anche e soprattutto alla luce delle crescenti tendenze antieuropeiste a cui assistiamo.
  Proprio in queste ore abbiamo dovuto prendere atto dello scioccante risultato conseguito in Svizzera dal partito conservatore nazionalista Schweiz Volkspartei, che è riuscito a vincere un referendum contro uno dei valori fondanti dell'Unione Pag. 33europea, vale a dire la libera circolazione dei cittadini. Governo, sindacati, le stesse associazioni imprenditoriali di categoria in Svizzera erano schierati nelle settimane scorse contro questo referendum, perché sanno bene quanto la libera circolazione dei cittadini e, dunque, anche l'immigrazione, siano preziose per rendere prospera l'economia di un Paese come la Svizzera: e invece ha prevalso la paura sulla ragione. Una decisione inquietante di cui ancora si fa fatica ad immaginare le conseguenze.
  In Svizzera i pregiudizi di parte hanno avuto la meglio sugli interessi comuni, esattamente il contrario di ciò che serve all'Europa. Bisogna uscire da una logica degli uni contro gli altri. Solo se l'Europa nel suo complesso riesce ad uscire dalla crisi, allora staremo tutti meglio. Ormai siamo talmente interdipendenti gli uni dagli altri che la logica: «la Grecia o il Portogallo o la Spagna sono lontani, lascia che se la cavino da soli», una logica di questo tipo, non regge. Al contrario dobbiamo ripristinare una logica della solidarietà in virtù della quale mettiamo in atto politiche che mirino ad un innalzamento generale del livello di qualità del lavoro e dei diritti. Solo così possiamo riuscire a rilanciare il grande progetto dell'Europa.
  Ecco perché abbiamo fortemente bisogno di accelerare la creazione di un'Europa che non sia solo l'Europa del mercato e della moneta unica, ma che diventi sempre di più l'Europa dello sviluppo, l'Europa della crescita, un'Europa che rimetta al centro delle politiche europee il cittadino e che si batta per chiedere, ad una voce sola, più occupazione e la realizzazione di misure che facciano ripartire l'economia.
  Allora, i grandi partiti europei hanno saputo cogliere questa sfida. Mettere i simboli dei partiti degli schieramenti concorrenti a livello europeo, sulle schede elettorali, accanto ai simboli dei singoli partiti nazionali è espressione di un nuovo modo politico di pensare, un modo di pensare che non è più chiuso nel proprio cortile nazionale, ma che comincia a ragionare in termini europei più unitari, più solidali. E questo è un grande passo avanti per l'Europa, perché si esce da una mentalità egoistica e si rafforza lo spirito comunitario. E una decisione di questo tipo rafforza anche le istituzioni europee, quelle stesse istituzioni europee che, mi auguro, dopo le elezioni daranno il loro contributo per uscire da una politica dell'austerità, una politica promossa dai Governi nazionali conservatori tedeschi e francesi, una politica che fino ad oggi ha creato tanti danni, soprattutto nel sud dell'Europa. Un Presidente della Commissione rafforzato da un voto non più nazionale, ma europeo, legittimato dai cittadini elettori, avrà più forza per imporre una svolta nella politica europea, una politica che punti di più sulla crescita e sul lavoro in tutta l'Europa.
  Il nuovo Presidente della Commissione peserà di più perché sarà espressione della maggioranza dei 500 milioni di cittadini europei che lo avranno votato. Sarà un Presidente che per la prima volta parlerà veramente a nome dell'Europa, e non del singolo Paese di provenienza; ed è esattamente ciò di cui sentiamo l'esigenza: uscire da una logica chiusa, di interessi nazionali, perché sono stati proprio gli interessi nazionali che hanno portato l'Europa dentro la più grande crisi della sua storia. E da questa crisi non si esce con meno Europa ma solo con più Europa.
  Ecco che le candidature uniche alla Presidenza della Commissione europea rappresentano un piccolo grande segnale in questo senso: non è più uno scontro fra gli interessi nazionali della nazione «B» contro gli interessi della nazione «A», è una competizione politica fra schieramenti politici diversi che, con ricette europei concorrenti, competono tra loro per decidere in che direzione andrà l'Europa del domani. Nonostante la crisi attuale, prodotta da alcuni Governi conservatori, ritengo che l'Europa sia il più grande successo della nostra generazione. Il Premio Nobel per la pace conseguito solo alcuni mesi fa ne è la prova più evidente. Ed è giusto che sia così, perché l'Europa rimane una casa in costruzione che ha bisogno di Pag. 34più democrazia, di maggiore trasparenza e di maggiore potere per i singoli cittadini.
  Le novità che abbiamo introdotto in questa tornata elettorale europea sono dei contributi importanti in questo processo. Sono dei contributi che ci aiuteranno ad reagire di meno come singoli Stati e di più come un'Europa unita, compatta, risoluta, solidale; un'Europa che faccia sentire politicamente la propria voce all'unisono in politica estera, nella politica di difesa e sicurezza, nella politica economica e nella politica sociale. Ecco perché come gruppo del Partito Democratico annuncio sin da ora il voto favorevole alla mozione all'ordine del giorno.

  PRESIDENTE. È iscritta a parlare l'onorevole Dieni. Ne ha facoltà.

  FEDERICA DIENI. Signor Presidente, colleghi, il tema al centro del dibattito odierno, innescato dalle mozioni a prima firma Di Lello e a prima firma Bianchi è essenzialmente il seguente: poiché, nel 2014, per la prima volta, il Presidente della Commissione europea non sarà più espressione di un'intesa raggiunta tra i Governi, ma sarà eletto dal Parlamento europeo, anche sulla base dei numeri degli schieramenti che in esso si formeranno a seguito delle elezioni del prossimo maggio, si propone che alle prossime elezioni europee le formazioni politiche che vi parteciperanno indichino sulla scheda elettorale il partito europeo al quale saranno affiliati nel Parlamento di Strasburgo e il candidato Presidente della Commissione europea. Il riferimento, vagamente normativo, volto a sostanziare quello che è un auspicio politico dei presentatori delle mozioni, è individuato in una raccomandazione della Commissione europea del 12 marzo 2013.
  Noi del MoVimento 5 Stelle siamo contrari in radice a questa impostazione e abbiamo voluto marcare quasi plasticamente questo dissenso non abbinando alcun testo, neppure molto lontano, dalle mozioni che hanno originato questo esame, come invece si è soliti fare in occasione dell'esame delle mozioni. Il primo principale motivo del nostro dissenso nei confronti della proposta volta a prevedere una affiliazione per le liste italiane ai raggruppamenti politici europei certificata sulla scheda elettorale è ovviamente di natura politica.
  Il MoVimento 5 Stelle, nel febbraio 2013, ha rappresentato la più grande novità della storia della politica italiana. Non si era, infatti, mai verificato prima che un movimento ottenesse un consenso di dimensioni così ampie alla prima partecipazione ad un'elezione nazionale. Non era neppure mai accaduto che tanti cittadini italiani senza struttura e senza finanziamenti pubblici riuscissero a presentare in tutta Italia una sorta di lista civica nazionale, che non aveva alcun punto di contatto e, meno che mai, in comune con le formazioni politiche tradizionali.
  L'obiettivo del MoVimento 5 Stelle – e in vista delle prossime elezioni europee – è quello che in gran parte è stato già realizzato in questo Parlamento: vuole rappresentare non una delle tante proposte politiche in campo ma una novità radicale, una lista di cittadini, di donne e di uomini comuni, che si mettono assieme in alternativa alla politica tradizionale. Il PPE, il Partito Socialista Europeo, l'ALDE hanno tutti una loro visione dell'Europa e un programma di governo per l'Europa, ma pure nella loro diversità su questo o quell'aspetto hanno tutti un denominatore comune: la loro visione dell'Europa è un'Europa dei partiti e il Governo che vogliono o vorrebbero realizzare dalle istituzioni europee, Governi nazionali e poteri economici transnazionali permettendo, è quello classico dei partiti.
  Il nostro sogno, la nostra utopia, la lucida follia che vogliamo provare a realizzare è un qualcosa di completamente opposto e consiste in un'Europa dei cittadini, che singolarmente, all'interno dei propri Stati, si organizzano e tentano di entrare nell'Europarlamento per provare ad aprire quelle finestre che in Europa, forse ancora più che in Italia, sono sigillate da troppo tempo, impedendo il libero corso all'aria fresca delle idee nuove e, soprattutto, impedendo di vedere la realtà Pag. 35che vivono milioni e milioni di cittadini europei nei propri rispettivi Stati nazione.
  Il MoVimento 5 Stelle vuole provare a portare in quel Parlamento cittadini che continuino a pensare come pensano a casa loro quando si occupano della propria professione, quando vanno all'università o quando alle 11 di sera, calcolatrice alla mano, cercano di capire quale voce del bilancio familiare potere tagliare per mandare il figlio a scuola e la figlia al corso d'inglese.
  Allo stesso tempo, ci auguriamo che negli altri Paesi europei ci siano movimenti e liste che tentino di realizzare questo stesso obiettivo. Non ci interessano quelli che vanno a Strasburgo grazie ai voti che gli hanno girato i loro capi bastone e con un preciso budget assegnato di finanziamenti che nel corso della legislatura debbono portare al proprio collegio, ovviamente per privilegiare determinate iniziative opportunamente segnalate in patria sulla base di vicinanze e clientele politiche, limitandosi, dunque, al ruolo del lobbysta politico. Non ci interessa portare all'Europarlamento chi si prefigge di fare in quella sede un lungo e rilevante cursus honorum.
  Tanto per fare un esempio straniero in questo senso, così nessuno qui si offende, è facile citare proprio il caso di Martin Shulz, entrato nel Parlamento europeo niente di meno che nel 1994 e lì rimasto fino ad oggi. Ormai diversi anni fa, nel 2003, l'abbiamo conosciuto quale capogruppo degli eurodeputati tedeschi del PSE, assunto agli onori delle cronache nazionali con l'appellativo di «kapò» che il nostro Presidente del Consiglio di allora gli affibbiò intervenendo al Parlamento Europeo. Schulz, magari anche grazie a quell'episodio, è poi divenuto presidente dell'intero gruppo PSE e, da ultimo, di quello stesso Parlamento. A giugno coronerà questa carriera ultraventennale, essendo uno dei candidati a presiedere la Commissione europea.
  Ho citato lui ma avrei potuto citare anche il candidato dell'ALDE, Verhofstadt, che ha fatto il Premier per dieci anni nel suo Paese, in Belgio. Gli ultimi cinque anni li ha passati come capogruppo dell'ALDE e ora si candida alla guida della Commissione. Del PPE non posso dire nulla perché non hanno scelto ancora il proprio candidato, ma la sestina di nomi in lizza è perfettamente in linea con i due esempi precedenti. Ci sarebbe poi Tsipras, che vuole essere una sorta di Renzi europeo e, come lui, assume posizioni tra loro in contraddizione tra quello che dice e quello che effettivamente fa.
  A noi, come detto, questo tipo di carriere non interessano. Interessa portare la voce dei cittadini e delle persone comuni in quel Parlamento. L'ipotesi di un'affiliazione politica preventiva e da certificare con tanto di marchio sulla scheda non solo è il contrario di questo progetto, ma equivale a innaffiare con l'ammoniaca una pianta che sta crescendo, perché non solo non abbiamo e non vogliamo avere nulla a che fare con i popolari e i socialisti europei, ma non ci sembra uno spot per la coerenza della politica rafforzare meccanismi e liturgie che in questa legislatura, ad esempio, hanno visto un partito italiano iscritto al gruppo dei liberali e democratici europei, forse mentre in patria in tema di lavoro era più a sinistra, almeno a parole, della FIOM di Landini. In tema di coerenza e contorsionismi di questo tipo ci sorprende francamente trovare, in calce a questa mozione, molte e autorevoli firme di colleghi di SEL, che hanno chiuso il loro recente congresso approvando la linea «con Tsipras ma non contro Schulz».
  Una narrazione politica questa, per usare un termine caro a Vendola, tanto contorta che proprio in quella sede del congresso il vostro compagno e nostro collega Fava ha definito «un ossimoro molto doroteo».
  Noi riteniamo che un'Europa dei cittadini che provi a scardinare quell'Europa che ci costringe ad un'austerità inumana e insensata, sarebbe impossibile da realizzare se movimenti come il 5 Stelle ed altri di altri Paesi fossero costretti ad organizzarsi preventivamente nel tentativo di dare vita a strutture transnazionali anche leggere ma permanenti.Pag. 36
  Da un punto di vista normativo, siamo contrari alla soluzione proposta dalle mozioni in esame, perché di fatto non esiste alcun atto di valore normativo a livello comunitario che induca ad andare in tal senso. La raccomandazione è un atto che non è minimamente vincolante e quindi ci mancherebbe pure di toccare questa normativa elettorale in tema di schede elettorali, presentazione di liste e simboli per una cosa del genere.
  Anche perché non si capisce per quale motivo l'Italia dovrebbe essere l'unico Paese a prendere in considerazione un atto che gli altri Stati membri hanno ovviamente e giustamente ignorato: fino ad oggi nessuno in Europa ha minimamente considerato la raccomandazione della Commissione e non lo diciamo noi ma gli stessi presentatori della mozione, quando invitano il Governo a fare dell'Italia il primo paese che vi si adegua.
  In questo senso, è anche singolare come due mozioni praticamente identiche che chiedono di applicare un identico atto europeo, al momento di passare al concreto, chiedano al Governo due impegni che politicamente sono molto diversi, al punto che, come è usanza qui in Italia, una norma o un atto di indirizzo non viene assunto in quanto tale, ma solo per la parte che si ritiene politicamente più favorevole. La mozione Di Lello, infatti, pone l'accento, sull'affiliazione del partito europeo, forse perché sottoscritta da esponenti di partiti che hanno già una casa europea, o almeno da deputati, come quelli di SEL, che sono poi andati in minoranza all'ultimo congresso, che pensavano di averla. Al contrario, la mozione di Nuovo Centro Democratico si concentra di più sull'aspetto del candidato presidente, forse perché la sua iscrizione al PPE non è stata ancora ratificata, al punto che Alfano ha pubblicamente detto che ciò avverrà al prossimo congresso di Dublino. Dunque, per ora meglio andare sul sicuro e limitarsi al candidato presidente.
  Queste considerazioni ci portano a riflettere poi su un ulteriore motivo di dissenso che è di natura esclusivamente tecnica e che attiene al diritto di un elettore di esprimere un voto consapevole e che non sia inficiato da errori. È vero che oggi si parla di un semplice principio che poi andrebbe tradotto in pratica. Ma si può ipotizzare che, se si decidesse di procedere nel senso indicato dalle due mozioni, si porrebbe un forte rischio di confusione di simboli sulla scheda elettorale.
  Anche perché non dobbiamo dimenticare che l'Italia è un caso assolutamente unico in Europa per quanto riguarda la balcanizzazione delle formazioni politiche. In Spagna, in Germania ed in altri Paesi il partito nazionale che, a livello europeo, è parte del PPE è solitamente uno solo, lo stesso vale per il PSE o per l'ALDE. Da noi la situazione è di gran lunga diversa.
  Prendiamo solo l'esempio di PSE e PPE dei quali fanno parte molti partiti italiani. Questo significa che sulla stessa scheda ci potrebbero essere diversi simboli uguali, ad esempio il simbolo del PPE unico che accompagna il simbolo di Forza Italia, del Nuovo Centrodestra, della lista di Casini, non so se esista ancora, ma se si presentasse, dell'Udeur. Formazioni che tra l'altro hanno in patria anche diverse collocazioni tra maggioranza e opposizione. Lo stesso vale ovviamente per il PSE.
  Chi ci dice, colleghi, che un elettore che vuole votare per Forza Italia non si ritrovi a votare per errore una formazione diversa che al suo simbolo accompagna anche quello del PPE, oppure che un voto che si vuole dare al PD non finisca per sbaglio al PSI ? È un rischio oggettivo che a nostro avviso deve essere assolutamente scongiurato; un rischio talmente oggettivo e lampante, aggiungerei, che speriamo non sia il vero fine di queste mozioni. Comprendiamo che lo sbarramento al 4 per cento ad alcuni partiti può apparire troppo elevato da raggiungere, ed anzi è stato un clamoroso errore prevederlo cinque anni fa per un'elezione come quella per il Parlamento europeo. Allo stesso tempo, però, ed a legislazione vigente, non è concepibile che qualcuno possa pensare di lucrare qualche voto in più, provando a confondere gli elettori, e probabilmente quei pochi che si recheranno alle urne.Pag. 37
  Concludendo, siamo consapevoli che chi interverrà dopo di noi, alla luce di quanto detto, griderà allo scandalo dei grillini antieuropeisti, sarà un profluvio di dotte citazioni di Altiero Spinelli, del Trattato di Roma, insomma di quella che potremmo definire vulgata europeista che è una sorta di morbido chewingum che chiunque può masticare facilmente e modellare all'occorrenza.
  La sostanza è un'altra e consiste in un'Europa che è un nano politico, ma un tiranno economico, che ci ha regalato da ultimo il fiscal compact, che ha trattato uno Stato sovrano, la Grecia, al pari di uno Stato vinto a cui sono stati imposti pesanti danni di guerra.
  Mentre accadeva tutto questo dov'erano i partiti europei e cosa facevano ? Oltre ad avere loro esponenti in quota parte nella Commissione europea, si occupavano della circonferenza dei pomodori, della lunghezza dei cetrioli e del diametro del nocciolo delle pesche... Temi sui quali già molti anni fa un politico di lungo corso come Raffaele Costa, che tra l'altro è il padre del collega Costa, presidente del gruppo NCD, ha prodotto rapide pubblicazioni come «Il vocabolario delle più assurde leggi europee». E se i partiti europei per anni si sono occupati di queste amenità è forse per far finta di non vedere i danni e i misfatti che la BCE, soprattutto, ma in alcuni casi anche la Commissione, compivano.
  Ebbene colleghi, con questi partiti noi non vogliamo avere nulla a che fare, e men che meno condividere una scheda elettorale. Grazie.

  PRESIDENTE. La ringrazio onorevole Dieni. È iscritto a parlare l'onorevole Scotto. Ne ha facoltà.

  ARTURO SCOTTO. Grazie, Presidente. Vorrei rassicurare la collega del MoVimento 5 Stelle: per fortuna stiamo parlando di Europa, una cosa troppo seria per riflettere a posteriori sugli esiti di un congresso di un partito, piuttosto che per sbagliare qualche termine: si dice Tsipras, e non Tsiras !
  Stiamo invece discutendo di una cosa estremamente importante e seria, perché le prossime elezioni del 25 maggio saranno elezioni costituenti – quelle più importanti degli ultimi 35 anni –, dove si giocherà una partita decisiva per verificare se il sogno federalista, quello sì, di Altiero Spinelli (non è una citazione dotta) è una possibilità di leggere la realtà e di poterla cambiare: una cosa che molto spesso capita di evocare ma non di praticare.
  Quel sogno federalista è andato in soffitta a causa degli innumerevoli appuntamenti persi da classi dirigenti che hanno scelto di barattare il cosmopolitismo dell'economia e della finanza con il nazionalismo della politica. Con questa rinuncia, la civiltà democratica è entrata in crisi ed il vecchio continente si è ridotto ad essere luogo dell'impotenza. Il modello sociale europeo, quello grande, quello che ha contribuito a reintrodurre elementi fondamentali nella vita delle persone, ha subito un attacco senza precedenti, frutto del lungo ciclo delle destre, ma anche del progressivo declino della centralità politica dell'Europa di fronte all'impetuoso affacciarsi di nuovi player regionali capaci di giocare autonomamente sullo scacchiere mondiale.
  Le nuove generazioni, lo voglio dire a chi irride il senso di questa mozione, si misureranno con la politica vera soltanto se sapranno rilanciare la missione di un'Europa unita e diversa, che non è non la gabbia delle frustrazioni, ma lo strumento nel quale esercitare il cambiamento del modello di sviluppo, la centralità della conversione ecologica e lo spazio dei diritti civili e sociali.
  Noi, che siamo una sinistra moderna, una sinistra che vuole cambiare le cose – e non osservarle – con la matita rossa e blu, vogliamo provare a dirigere questo processo, perché sappiamo che senza Europa non esiste la sinistra, e senza la sinistra il sogno europeo rischia di naufragare. Signor Presidente, simul stabunt, simul cadent !
  Se questi sono i punti importanti, noi pensiamo che bisogna provare a coltivare delle ambizioni grandi. Oggi l'Europa sta Pag. 38vivendo un momento di grandi difficoltà. Il ’900 è stato il secolo delle frontiere, dei muri, dei checkpoint Charlie, delle dogane e dei passaporti. I confini sono stati il simbolo di un territorio sempre dilaniato dai conflitti e dalle guerre, sempre esposto alle crisi, sempre pronto a sottolineare le cose che dividevano, piuttosto che a rappresentare la matrice comune dei popoli che lo abitavano. Questo secolo, che ci ha consegnato il sistema di welfare più avanzato del pianeta, spinto da un mondo del lavoro in grado di costruire consenso, radicamento e conflitto dentro una dimensione democratica, non basta più.
  Ma quel modello sociale era strettamente legato allo Stato-Nazione, alla sua continuità politica e territoriale, ai suoi confini definiti, alla sua composizione demografica: questo è stato il tratto principale che lo ha caratterizzato, dalla Germania all'Italia, dalla Francia al Regno Unito, dalla Grecia alla Spagna. I partiti e i sindacati sono stati l'architrave di questa edificazione, ne hanno disegnato il profilo, hanno reso possibile la riduzione delle diseguaglianze dei redditi e delle opportunità, hanno portato – mi passi il termine un po’ enfatico – le masse nello Stato democratico, riducendo il carico eversivo che aveva aperto la strada alle dittature che avevano fatto scivolare il nostro continente nell'incubo dello sterminio di massa e della seconda guerra mondiale.
  L'Europa è stata l'utopia concreta di chi, ad un certo punto, compresi i rischi di un'altra guerra, ha provato a scommettere su un'unione politica ed economica. Oggi siamo di fronte a un bivio: o questa unione riesce ad assumere una dimensione politica, riesce a dare cittadinanza ai grandi temi che attraversano il continente, riesce a scavalcare la gabbia delle paure...Signor Presidente, l'esito del referendum che ieri si è celebrato in Svizzera ci riporta all'idea dell'Europa come fortezza, nei confini che vengono ridisegnati e nell'immigrazione che alimenta la fabbrica delle paure. Vorrei avere ascoltato qualche parola molto più forte anche dai colleghi che si dichiarano alternativi. E invece oggi rischiamo di scivolare nel populismo, nella xenofobia, nell'estremismo. Guardiamo cosa accade con la modifica della costituzione ungherese !
  Per questo c’è bisogno di un salto di qualità. C’è bisogno di ricostruire un Governo dell'Europa e c’è bisogno, dunque, di più democrazia, di una cessione di sovranità, di superare il metodo intergovernativo che, nel corso degli ultimi anni, ha rappresentato esclusivamente un compromesso tra interessi nazionali. Bisogna scommettere su misure di carattere anticiclico, il new deal europeo, come lo abbiamo ribattezzato noi, gli eurobond che non devono spaventare, la Banca centrale europea come prestatrice di ultima istanza, la federalizzazione del debito europeo (come fece Franklin Delano Roosevelt all'indomani della grande crisi del 1929), la tassazione delle rendite finanziarie, l'aumento del bilancio comunitario, i cui numeri e percentuali sono risibili.
  Occorre dare un Governo europeo, e per questo è utile recepire questa raccomandazione, perché è utile che i cittadini europei possano indicare il presidente della Commissione europea, così come è utile riuscire a costruire un sistema dei partiti europei. Fino a quando i partiti non travalicheranno i confini nazionali, saranno più impotenti e saranno meno capaci di cambiare le cose. Dobbiamo evitare questo rischio.
  Dobbiamo recuperare una dimensione euromediterranea della battaglia dell'Italia nell'Europa, non limitata alla conservazione di quella semi-egemonia tedesca di cui ci ha parlato il filosofo Habermas qualche giorno fa. L'Europa si salva se apre all'Africa che cambia, se non ha paura di potenti e irreversibili processi migratori, se aggredisce il declino demografico, se si intesta il tema della riforma della finanza mondiale che viene prima di qualsiasi forma di ristrutturazione del modello di welfare, se recupera lo spirito di Lisbona, rilanciandosi come il volano dell'innovazione tecnologica e del sapere sociale diffuso.
  Per fare queste cose ci vuole forza politica, ci vuole capacità di reggere l'urto dei processi di cambiamento, ci vuole Pag. 39capacità di coniugare radicalità e riformismo, ci vuole ambizione politica per governare e dirigere i processi, e ci vuole anche una grande capacità di leggere cosa è stato. Lo dico così: noi dobbiamo scommettere sulla politicizzazione dello spazio europeo; dobbiamo scommettere sulla missione che non è una missione solidaristica: è la frontiera nella quale si ricostruisce la nuova Europa.
  Quella Grecia che ha fatto da cavia alle politiche di austerity del fiscal compact e del pareggio di bilancio, a cui abbiamo acriticamente aderito come Italia nel corso degli anni precedenti, quella cavia va rimossa. È ora di ricostruire una nuova frontiera dei diritti globali. È ora di ricostruire un sentimento politico europeo e un'opinione pubblica europea.
  Voglio dire questo per chiudere: se guardiamo i dati dell'eurobarometro ci rendiamo conto che oggi solo tre italiani su dieci (il 31 per cento) dichiarano di conoscere i propri diritti in quanto cittadini dell'Unione europea (la media è del 45 per cento). Quasi sette italiani su dieci vorrebbero approfondire le proprie conoscenze su questi diritti; a sentirsi cittadino dell'Unione europea non è neanche un cittadino su due nel nostro Paese. Quando monta l'euroscetticismo c’è da avere paura perché siamo dentro il più lungo ciclo di crisi economica degli ultimi cento anni. E se vogliamo provare ad invertire la tendenza dobbiamo sapere, come diceva il fondatore del sogno federalista europeo, che: «Coloro che concepiscono la lotta come conquista del potere politico nazionale fanno sempre il gioco delle forze reazionarie». Lo voglio dire ai colleghi dei 5 Stelle: non è una citazione dotta quella di Altiero Spinelli, ma sono parole che parlano all'attualità politica e sociale del nostro continente (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà).

  PRESIDENTE. È iscritta a parlare l'onorevole Binetti. Ne ha facoltà.

  PAOLA BINETTI. Signor Presidente, signor rappresentante del Governo, onorevoli colleghi, la mozione in discussione offre in primo luogo l'opportunità di formulare una riflessione sulle istituzioni comunitarie, la loro rilevanza e la loro progressiva evoluzione. Le istituzioni prendono la forma in base ai diritti che tutelano, così diceva Giorgio Pastore. Sino ad oggi le istituzioni europee hanno svolto un ruolo di straordinario rilievo volto a realizzare un progressivo percorso di integrazione e di riduzione delle disuguaglianze, attraverso il quale si sono costruite le condizioni di pace e di benessere ponendo a fondamento i principi di libertà della persona umana, la sua realizzazione nella pienezza del riconoscimento dell'esclusività e della irripetibilità della vita di ognuno. Ciò è avvenuto non sulla base di un'evocazione rivoluzionaria, ideologica o astratta, ma fondandosi sul senso di realismo culturalmente ispirato dei suoi padri fondatori, tra cui l'italiano Alcide De Gasperi. La bussola dei Popolari «italiani ed europei» è ovviamente nelle intuizioni di De Gasperi e Adenauer, ma noi saremo davvero Popolari europei solo dopo che sarà maturata in noi la coscienza di un Partito Popolare Europeo maturo. Il riferimento è al fatto che oggi i partiti in Italia non rappresentano tanto culture politiche specifiche ma piuttosto alleanze e candidati in vista delle elezioni. Per cui è imprescindibile ridare contenuto culturale ad una proposta per l'Europa forte e credibile. Una delle criticità con cui dobbiamo confrontarci è nel fatto che si è smarrito l'interclassismo inteso come dialogo intergenerazionale, interprofessionale, interregionale proprio di un soggetto politico dalle profonde radici cristiane come è ancora oggi non solo l'UdC di cui faccio parte – volevo dire ai colleghi dei 5 Stelle che esiste –, ma anche tutto il movimento Per l'Italia in cui in questo momento siamo inseriti. Oggi i movimenti popolari, anche quello specifico a cui facciamo riferimento, è sottoposto ad un'aggressione fortemente antieuropeistica che corrode i valori e gli ideali, minaccia la stabilità interna che rende possibili i flussi di persone, a cominciare dai giovani dei progetti Erasmus, e promuove progetti di ricerca, di confronto e di collaborazione. Pag. 40La crisi sembra suggerire un pensiero minaccioso: da soli è meglio. Ma non è così, a nessun livello, neppure su quello economico che rimette in discussione l'euro e la sua tenuta.
  Dobbiamo superare la dittatura dell'immediato, ovvero il primo obiettivo di questa nuova scommessa dovrà essere la necessità di avere partiti che hanno contenuto e consistenza culturale.
  A distanza di alcuni decenni possiamo misurare l'antica strategia che ha prodotto risultati straordinari, e ancora oggi dovrebbe insegnarci che il cambiamento non coincide con il desiderio o con il lamento, ma con la costruzione progressiva delle condizioni per realizzarlo.
  E neppure va ignorato quanto la condizione di libertà della persona realizzata dalla Comunità europea abbia inciso nel mutamento degli equilibri in Europa dal 1989 in poi.
  Tuttavia, il tempo ha messo in risalto una diffusa condizione di insofferenza della pubblica opinione europea.
  Ciò oggi ci pone problemi nuovi, che vanno affrontati recuperando le ragioni originarie della sua nascita e adeguando le sue istituzioni alle nuove domande che avanzano.
  Se fino a ieri le istituzioni comunitarie avevano la forma dei diritti che rappresentavano, legate soprattutto alle dinamiche di equilibrio tra gli Stati nazionali, e dunque con la veste propria di istituzioni della burocrazia, oggi esse avvertono l'urto potente delle domande soggettive, dei diritti di cittadinanza, delle quali il popolo europeo chiede che esse si facciano carico, senza nascondersi dietro astratte e fredde formule matematiche o economicistiche.
  Oggi le istituzioni europee sono chiamate ad affrontare un necessario passo verso la loro trasformazione da istituzioni della burocrazia ad istituzioni della rappresentanza, in modo da diventare permeabili alle richieste di giustizia sociale e luogo di loro tutela.
  L'insofferenza nei confronti delle regole comunitarie, che dà vita alla multiforme fenomenologia dei populismi antieuropei, non può essere combattuta con un approccio didascalico e supponente.
  L'Europa è nata per garantire giustizia sociale, eguaglianza, libertà, pace, allargando lo spazio entro il quale va definito l'interesse generale, così che esso si ponga in una dimensione più alta e più idonea a ricomprendere quante più aspettative possibili, senza che tanti e diversificati interessi generali su scala nazionale o locale generassero, come è accaduto tragicamente nel nostro passato, ragioni di conflitto anche armato.
  Questo mutamento necessario imporrà una necessaria trasformazione anche alle sfere politiche, su scala europea.
  È vero, anche io credo che queste elezioni ci daranno un'Europa costituente, un'Europa con uno slancio nuovo e con un cuore nuovo.
  Oggi i partiti politici europei sono dei contenitori indistinti, perimetrati su un vago e generico riferimento alle famiglie europee, i Popolari ed i Socialisti, ma senza reale condizione di omogeneità politica.
  Noi vogliamo essere di stimolo alla realizzazione, anche nel nostro Paese, di un Partito Popolare Italiano che sia fedele alle sue radici storiche, ma abbia il coraggio di guardare in avanti per parlare al cuore ed alla ragione di quell'elettorato che non si riconosce nel Partito Socialista Europeo e tantomeno nelle pressioni antieuropeistiche.
  L'Italia ha il dovere di contare sempre di più, in maniera univoca, nel Partito Popolare Europeo, per evitare la formazione di assi che indeboliscano la forza di una proposta culturale coraggiosa, aperta all'integrazione e alle nuove generazioni, vera scommessa sul futuro, senza perdere di vista che è la famiglia la nostra forza propulsiva, compresa la forza delle piccole e medie imprese a trazione familiare.
  Abbiamo bisogno di una semplificazione delle articolazioni politiche attuali, riconducendo il nostro lavoro nel filone culturale e storico del popolarismo europeo, Pag. 41sapendo che il centrosinistra è nel solco della socialdemocrazia e del socialismo presenti nel nostro continente.
  In altri termini, non esiste un vincolo «politico» posto alla base dei partiti europei. Ma questa non è una colpa: tale condizione ha la sua radice nel fatto che, essendo le istituzioni comunitarie istituzioni della burocrazia, con il principale scopo di distribuire risorse, i partiti hanno puntato ad essere numericamente forti, più che politicamente coesi.
  Lungo i decenni passati, il Partito Popolare Europeo ha contribuito attivamente a determinare il quadro politico dell'Unione europea: dall'unità tedesca al processo di allargamento, dalla valuta dell'Unione europea ad un nuovo ordine geopolitico, che ha permesso un lungo periodo di pace, di crescita e di sviluppo.
  Ora è il momento di aggregare le culture politiche nazionali per un obiettivo comune europeo, per coinvolgere tutti i popoli e le nazioni d'Europa in un comune progetto politico europeo.
  Saremo dunque forza, l'unità politica dell'Unione europea, come condizione per una forte solidarietà, sussidiarietà, un efficace e strategico sviluppo del Paese, intendendo come Paese il Paese Europa per tutti noi.
  Noi riteniamo che, in virtù dell'evoluzione delle istituzioni europee in istituzioni della rappresentanza, sia necessario avviare un processo di evoluzione e trasformazione dei partiti europei, definendo le aggregazioni per ragioni di omogeneità politica e culturale. Il Partito Popolare Europeo non è mai stato a vocazione populista e non può più consentirsi di aggregare chiunque si appelli formalisticamente ai suoi valori costitutivi, pena non la fine del Partito Popolare Europeo, ma l'affossamento delle istituzioni comunitarie. Su questa spinta vi è l'esigenza di avviare una fase di chiarezza sul piano nazionale, nel nostro, come in altri Paesi. In questo ragionamento, trova origine la motivazione del nostro voto favorevole alla mozione.
  Il Partito Popolare Europeo dovrà necessariamente individuare e indicare i temi per una legislatura 2014-2019 che sia costituente, che modifichi l'assetto istituzionale attuale dell'Unione europea in modo da colmare quel deficit di effettiva democrazia ormai da tutti riconosciuto. Così come dovrà porsi il problema di rivedere alcuni trattati che hanno frenato ogni reale possibilità di crescita o che sono stati superati dai fatti. È necessaria una revisione, in presenza degli attuali flussi migratori...

  PRESIDENTE. Concluda.

  PAOLA BINETTI. ...un secondo soltanto, della Convenzione di Dublino in materia di domanda di asilo presentata in uno degli Stati membri dell'Unione europea. La Convenzione risale al 1990 e troppe cose sono cambiate da allora. Solo facendo cose di questo genere si potrà arrestare quel clima di antieuropeismo che serpeggia ovunque tra gli elettori del Vecchio Continente. Su questo recupero di perimetri sostanziali riteniamo che l'Europa possa diventare un'utile occasione, anche per avviare un profondo processo di rinnovamento della politica che consenta di distinguere tra le forze politiche che agiscono nelle istituzioni per il bene comune e le forze politiche di matrice populistica che agitano il malessere come strumento di accrescimento del consenso. Pertanto, annuncio il voto favorevole del gruppo Per l'Italia a questa mozione (Applausi dei deputati del gruppo Per l'Italia).

  PRESIDENTE. Grazie. Questo, però, appartiene più alla fase delle dichiarazioni di voto che non dell'illustrazione.
  È iscritto a parlare l'onorevole Andrea Romano. Ne ha facoltà.

  ANDREA ROMANO. Signor Presidente, anche Scelta Civica per l'Italia guarda con favore alla mozione che è stata presentata e ne ha proposto una modifica che sia a nostro parere capace di raccogliere il consenso di gran parte di questo Parlamento, anche al di là dei proponenti. Perché siamo favorevoli ? Perché partiamo dall'idea che la politica sia in crisi dappertutto, Pag. 42e non solo in Italia, che la politica sia in crisi, appunto, anche in Europa. E la risposta che deve essere data alla crisi della politica deve essere anche una risposta di segno europeo. Quello che, a nostro parere, è fondamentale è rafforzare il legame tra cittadini e istituzioni, rafforzare il legame tra cittadini e politica, attraverso strumenti che siano il più possibile trasparenti e che rafforzino quel concetto di accountability e, quindi, di responsabilità dei politici nei confronti di chi dà ai politici il mandato a governare o a rappresentarli.
  E questo legame si può far crescere anche in occasione delle elezioni europee, anche in occasione di un appuntamento elettorale che in Italia, per carità, ha goduto di un clima tradizionalmente favorevole, come sempre è stato in Italia, il clima favorevole all'Europa, un clima, però, favorevole, ma forse un po’ troppo scontato, se vogliamo, mentre, invece, ci avviciniamo a elezioni europee che per la prima volta vedranno la moltiplicazione degli antieuropeismi. Non soltanto l'antieuropeismo tradizionale che abbiamo conosciuto in questo Paese, ma anche antieuropeismi di segno nuovo, di segno anche più vigoroso, pericolosamente vigoroso, che traggono origine, da una parte dalla situazione di crisi economica nella quale da troppo tempo questo Continente è condannato, ma, dall'altra, anche per l'appunto dalla crisi della politica a tutti i suoi livelli.
  Perché questa mozione va nella direzione giusta ? Perché questa mozione e i passi che questo Parlamento dovrà fare conseguentemente all'adozione di questa mozione vanno nella direzione giusta ? Perché sono due i passaggi che questa mozione immagina che noi, come legislatori, dovremmo adottare. Da una parte, l'indicazione, da parte dei partiti appunto che concorreranno alle elezioni europee, del candidato alla guida della Commissione europea, che i partiti dovranno scegliere, e, dall'altra, l'indicazione, da parte degli stessi partiti, della famiglia politica europea a cui si guarda e a cui si aderisce. Le famiglie politiche europee sono state, negli anni scorsi, luoghi un po’ curiosi, se vogliamo, un pò sospesi nell'aria, dotati di un'ortodossia ideologica che spesso non corrispondeva poi alla realtà empirica e più concreta della politica a livello nazionale. Questo vale per tutte le famiglie politiche europee, sia quella popolare, che quella socialista, che quella liberaldemocratica. Se questa è stata una fase embrionale delle famiglie politiche europee, io sono convinto che con il prossimo appuntamento elettorale da questo stato embrionale si potrà arrivare ad uno stato più concreto, più sviluppato delle famiglie politiche europee, e per questo è importante che anche l'Italia si faccia trovare preparata.
  Infatti indicare sulla scheda, se sarà possibile, o comunque indicare esplicitamente nel corso della campagna elettorale qual è il candidato dei vari partiti alla guida della Commissione europea è un modo anche per rafforzare quel legame tra cittadini e istituzione anche europee che è uno degli strumenti che, a nostro parere, servono per contribuire ad uscire dalla crisi della politica. Così come sarà altrettanto fondamentale dare a questi partiti politici europei una consistenza concreta che vada poi al di là della loro dimensione un po’, come dire, virtuale o idealizzata che hanno avuto fino ad oggi.
  La condivisione di questi punti va anche al di là degli orientamenti ideologici se mi è permesso usare questo termine o comunque ideali dei partiti che propongono questa mozione oggi in Parlamento. Nella sua versione originaria per l'appunto si fa riferimento soltanto ed esclusivamente al Partito del Socialismo Europeo che, come è noto, oltre ad essere un nobilissimo partito europeo è ancora un partito nel quale si riconosce soltanto una parte di questo Parlamento. Ma io sono convinto, noi siamo convinti che questa condivisione possa essere estesa anche ben al di là dei confini di quelle forze che si riconoscono nel Partito del Socialismo Europeo e, quindi, abbiamo sentito poco fa dalle parole della collega Binetti, ai partiti che guardano alla famiglia popolare ma anche a quelle realtà, come Scelta Civica, Pag. 43che guardano con interesse alla famiglia e ai valori liberaldemocratici. Perché questi principi che questa mozione esprime possono essere condivisi al di là della visione dell'Europa che abbiamo, al di là del fatto che, ad esempio, alcuni colleghi – lo abbiamo sentito poco fa in Aula – vedano nell'Europa un soggetto pesantemente da riformare e, a volte, mi spingo a dire, anche un soggetto responsabile un po’ dei nostri malanni. Mentre, invece, noi di Scelta Civica siamo ben convinti non tanto che l'Europa vada bene così com’è e che tutto quello che viene dall'Europa vada bene così com’è, ma che certamente le nostre magagne, i nostri malanni siano da attribuire principalmente a quelle scelte che l'Italia non ha fatto negli ultimi anni, a quello che non abbiamo saputo fare e tutto ciò che faremo per avvicinarci non a quello che ci chiede l'Europa, ma a quello che è lo standard economico e di sviluppo sociale che c’è in Europa, tutto quello che noi faremo in quella direzione sarà tanto di guadagnato per i nostri cittadini.
  Quindi, al di là dell'inevitabile – mi viene da dire – differenza dell'impostazione nella visione dell'Europa che hanno i nostri soggetti politici, sarà fondamentale che, avvicinandosi ad un'elezione europea che sarà fondamentale, noi facciamo tutto quello che è necessario per trasformare la campagna per le europee finalmente in una campagna matura in cui si discuta dell'Europa in modo maturo e sviluppato, anche facendo capire ai nostri concittadini, ai nostri elettori cosa vogliono dire le famiglie politiche europee, cosa vuol dire la Commissione europea, cosa vorrà dire chi guiderà la Commissione europea. Sono strumenti e passi che noi dovremmo adottare e che spero adotteremo per far sì che appunto la discussione sull'Europa esca da questa contrapposizione un po’ grottesca, a mio parere, secondo la quale o l'Europa è la fonte di tutti mali o, viceversa, l'Europa è quello strumento salvifico che ci salverà da tutti i mali.
  Naturalmente, secondo noi, non sono veritiere né appropriate nessuna di queste due rappresentazioni ma, per far fare un passo in avanti alla discussione italiana sull'Europa, è importante che ai nostri elettori siano forniti quegli strumenti che aiutino per l'appunto a votare in modo più consapevole sull'Europa, e noi siamo convinti che questa mozione, opportunamente modificata anche secondo le nostre proposte, sarà uno di questi passi avanti.

  PRESIDENTE. È iscritta a parlare l'onorevole Locatelli. Ne ha facoltà.

  PIA ELDA LOCATELLI. Signor Presidente, il discorso del Presidente Napolitano al Parlamento di Strasburgo ha anticipato, con espressioni alte, la discussione di questa mozione, sottolineando che la costruzione europea sta fronteggiando le prove più dure della sua storia. Il Presidente ha parlato di disincanto, di sfiducia, addirittura di rifiuto verso il disegno delle istituzioni europee: sentimenti che nascono soprattutto dal peggioramento delle condizioni di vita di tante persone.
  Alla sofferenza economica però si salda un tema di natura politica. Anche le istituzioni europee portano serie responsabilità per questa profonda crisi. Spesso si sono mosse a fatica o sono rimaste immobili, hanno lasciato che il metodo intergovernativo prendesse il sopravvento, hanno a volte consentito che gli interessi dei singoli Paesi, certamente non dei più deboli, prevalessero, contravvenendo alla mission originaria del progetto europeo, che è promuovere pace, democrazia, ma anche benessere diffuso, equamente distribuito.
  Ora finalmente si capisce che una nuova stagione di crescita economica è indispensabile per ricreare fiducia. Ma, come ha detto il Presidente Napolitano, essa non basta per garantire la legittimità democratica del processo di integrazione se non è accompagnata da nuovi sviluppi in senso istituzionale e politico nella vita dell'Unione.
  Dobbiamo dare nuovo vigore alla dimensione sovranazionale e comunitaria dell'Unione, una politica che si faccia europea e partiti politici che siano veramente europei e non somma di partiti Pag. 44nazionali spesso riottosi a cedere sovranità alla loro stessa famiglia europea. Dobbiamo far vivere su scala veramente europea il confronto democratico. È da quel confronto che discenderanno le politiche dei diversi Paesi e non viceversa.
  Per questo le elezioni europee di maggio rappresentano una di quelle tappe fondamentali che resteranno nella storia dell'Unione. Per la prima volta il nuovo Parlamento sarà chiamato ad eleggere il Presidente della Commissione, tenuto conto dell'esito elettorale. Un passaggio che rafforza il ruolo dei partiti europei e getta le basi per un rilancio dell'unione politica e per una democrazia sovranazionale e una vera cittadinanza europea. Sono passaggi essenziali indicare sulla scheda elettorale a quale partito politico europeo sono affiliati i partiti nazionali sul cui simbolo tracceremo un segno e dichiarare esplicitamente quale candidato si sostiene alla Presidenza della Commissione europea.
  Sapere che il proprio voto, il voto di ciascuno di noi avrà una conseguenza diretta su come saranno costituite, da chi saranno presiedute e che indirizzo politico avranno le istituzioni europee può arginare la deriva euroscettica.
  Vogliamo e dobbiamo dare una nuova direzione ai sentimenti verso l'Europa, rafforzare il senso di appartenenza ad un grande progetto comune. Mai come in questa fase la convergenza tra nuove politiche economiche e ispirazioni ideali ci aiutano a rilanciare le ragioni originarie del progetto europeo, l'unione federale dell'Europa. In Ucraina molti stanno rischiando la vita per il sogno europeo, facciamolo rivivere anche da noi (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Partito Socialista Italiano (PSI) – Liberali per l'Italia (PLI)).

  PRESIDENTE. Non vi sono altri iscritti a parlare e pertanto dichiaro chiusa la discussione sulle linee generali delle mozioni.
  Prendo atto che il Governo si riserva di intervenire nel prosieguo del dibattito.
  Il seguito del dibattito è rinviato ad altra seduta.
  Sospendiamo, a questo punto, la seduta che riprenderà alle ore 17 con il seguito della discussione del decreto-legge recante interventi urgenti di avvio del Piano «Destinazione Italia».

  La seduta, sospesa alle 14,15, è ripresa alle 17.

Missioni.

  PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Balduzzi, Cicu, Damiano, Meta, Schullian, Sisto e Vito sono in missione a decorrere dalla ripresa pomeridiana della seduta.
  I deputati in missione sono complessivamente settantotto, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell’allegato A al resoconto della seduta odierna.

Seguito della discussione del disegno di legge: Conversione in legge del decreto-legge 23 dicembre 2013, n. 145, recante interventi urgenti di avvio del Piano «Destinazione Italia», per il contenimento delle tariffe elettriche e del gas, per la riduzione dei premi RC-auto, per l'internazionalizzazione, lo sviluppo e la digitalizzazione delle imprese, nonché misure per la realizzazione di opere pubbliche ed Expo 2015 (A.C. 1920-A) (ore 17,02).

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del disegno di legge n. 1920-A: Conversione in legge del decreto-legge 23 dicembre 2013, n. 145, recante interventi urgenti di avvio del Piano «Destinazione Italia», per il contenimento delle tariffe elettriche e del gas, per la riduzione dei premi RC-auto, per l'internazionalizzazione, lo sviluppo e la digitalizzazione delle imprese, nonché misure per la realizzazione di opere pubbliche ed Expo 2015.Pag. 45
  Ricordo che nella seduta del 7 febbraio 2014 sono stati accantonati gli emendamenti riferiti all'articolo 4 ed è stato da ultimo respinto l'emendamento Lacquaniti 11.5.

Preavviso di votazioni elettroniche (ore 17,04).

  PRESIDENTE. Poiché nel corso della seduta potranno aver luogo votazioni mediante procedimento elettronico, decorrono da questo momento i termini di preavviso di cinque e venti minuti previsti dall'articolo 49, comma 5, del Regolamento.
  Sospendo la seduta, che riprenderà alle ore 17,25.

  La seduta, sospesa alle 17,05, è ripresa alle 17,30.

Sull'ordine dei lavori.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole La Russa. Ne ha facoltà.

  IGNAZIO LA RUSSA. Signor Presidente, intervengo sull'ordine dei lavori. Oggi è il 10 febbraio e per legge della Repubblica ricorre la giornata del ricordo dedicata ai martiri delle foibe che, alla fine della guerra, furono trucidati sol perché italiani e che hanno visto la loro storia rimanere nell'oblio per evidenti responsabilità di chi, evidentemente, aveva la facoltà di tenere sotto silenzio una storia così dolorosa, così atroce, fino a quando questo Parlamento votò una legge – avevo l'onore di essere presidente del gruppo che la propose – che ha istituito la data del 10 febbraio come giornata del ricordo delle vittime delle foibe comuniste.

  PRESIDENTE. Onorevole La Russa...

  IGNAZIO LA RUSSA. Ho finito, signor Presidente, sarò molto breve e le spiego perché intervengo sull'ordine dei lavori. Ho partecipato in altre occasioni a sedute in cui abbiamo espresso – un deputato per gruppo di quelli che lo hanno desiderato – un ricordo di fatti cruenti o di fatti importanti. Mi sono molto meravigliato, signor Presidente, che oggi, né alla Camera, né al Senato, in Aula si sia ritenuto di intervenire e di dedicare qualche minuto del nostro tempo a questo evento. È vero che c’è stata al Senato una commemorazione ufficiale e sono grato a coloro che l'hanno indetta e vi hanno partecipato. Tuttavia, ritengo che la Camera dei deputati – il Senato farà quello che vorrà – non possa esimersi in Aula di celebrare e di ricordare almeno quei morti, quelle vittime, quegli italiani assassinati e sui quali è caduto per troppo tempo l'oblio.
  Vede, signor Presidente, il mio intervento è ancora più accorato perché non è una cosa antica l'oblio. C’è stata una persona, sicuramente politicamente lontana da me, un cantante, un attore, Cristicchi, che ha provato a fare uno spettacolo teatrale su questo, ed è stato duramente contestato. Gli hanno imposto il silenzio, hanno cioè cercato, esponenti della stessa parte politica che rivendica, evidentemente, quegli episodi...gli hanno imposto il silenzio accusandolo – tanto per cambiare – di revisionismo ...

  PRESIDENTE. La ringrazio ...

  IGNAZIO LA RUSSA. Ritengo, signor Presidente, che lei debba ora invitare il Presidente della Camera, onorevole Boldrini, a venire in Aula per commemorare le foibe e a offrire la possibilità ai parlamentari che lo desiderano di intervenire. Se questo non avvenisse, ne trarremo, semplicemente nella nostra coscienza, le debite conseguenze.

  PRESIDENTE. La ringrazio, presidente la Russa. Le faccio presente che la cerimonia ufficiale di commemorazione in occasione del «Giorno del ricordo» alla memoria delle vittime delle foibe, dell'esodo giuliano-dalmata e delle vicende del confine orientale ha avuto luogo questa mattina al Senato, secondo le intese Pag. 46intercorse tra i vari organi costituzionali. A tale cerimonia ha partecipato la Presidente della Camera.
  Osservo, incidentalmente, che l'unico caso in cui è stata fatta una commemorazione ufficiale in quest'Aula è stato nel 2005, un anno dopo l'approvazione della legge che ha istituito tale giornata. In ogni caso, anche a fronte di quello che lei ha detto, vi sono già diversi deputati che intendono parlare a fine seduta e, se intende ritornare sull'argomento, potrà senz'altro intervenire anche lei in tale occasione. Pertanto, la discussione è rinviata alla fine della seduta.
  Nel frattempo salutiamo l'istituto comprensivo statale «Aldo Moro» di Carosino, in provincia di Taranto, i cui studenti e insegnanti stanno assistendo ai nostri lavori (Applausi).

Si riprende la discussione (ore 17,35).

(Ripresa esame dell'articolo unico – A.C. 1920-A)

  PRESIDENTE. Riprendiamo l'esame dell'articolo unico del disegno di legge di conversione nel testo recante le modificazioni approvate dalle Commissioni (Vedi l'allegato A della seduta del 7 febbraio 2014 – A.C. 1920-A). Ricordo che gli emendamenti sono riferiti agli articoli del decreto-legge nel testo recante le modificazioni delle Commissioni (Vedi l'allegato A – A.C. 1920-A). Avverto che prima dell'inizio della seduta è stato ritirato dal presentatore l'emendamento Matarrese 13.83.
  Chiedo al relatore se intenda riprendere l'esame dall'articolo 4 o dall'articolo 12.

  ITZHAK YORAM GUTGELD, Relatore per la maggioranza per la VI Commissione. Dall'articolo 12, Presidente.

  PRESIDENTE. Sta bene.
  Passiamo alla votazione dell'emendamento Barbanti 12.7.
  Se nessuno chiede di parlare per dichiarazione di voto, passiamo ai voti.
  Avverto che è stata chiesta la votazione nominale mediante procedimento elettronico.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Barbanti 12.7, con il parere contrario delle Commissioni, del Governo e dei relatori di minoranza.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).
  D'Alessandro, Savino, Galperti, Giammanco, Stumpo, Ministro Lorenzin, Gitti, Baroni, Roccella, Businarolo, Ravetto...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti e votanti  360   
   Maggioranza  181   
    Hanno votato
  90    
    Hanno votato
no  270).    

  ALESSIO MATTIA VILLAROSA. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  ALESSIO MATTIA VILLAROSA. Signor Presidente, mi scusi, ma all'interno del nuovo fascicolo non trovo l'emendamento 12.206 a mia prima firma.

  PRESIDENTE. Adesso chiediamo agli uffici.
  Passiamo alla votazione dell'emendamento Barbanti 12.9.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Barbanti. Ne ha facoltà.

  SEBASTIANO BARBANTI. Signor Presidente, giusto per illustrare all'Aula la pericolosità di questo comma, soprattutto di una parte di questo comma, sul resto poi non mi esprimo. La parte un po’ più pericolosa riguarda la tipologia del sottostante, l'oggetto di cartolarizzazione...

  PRESIDENTE. Colleghi, per favore... Anche i colleghi del suo gruppo.

Pag. 47

  SEBASTIANO BARBANTI. Dicevo che l'oggetto...

  PRESIDENTE. Aspetti, onorevole Barbanti, che finisce il movimento anche di fronte a lei, così l'Aula, oltre che ascoltarla la vede pure.

  SEBASTIANO BARBANTI. Cerco di alzarmi.

  PRESIDENTE. Onorevole Villarosa, il collega Barbanti dietro di lei è meno fortunato, quindi lei lo copre completamente. Prego, onorevole Barbanti.

  SEBASTIANO BARBANTI. La statura non mi aiuta. Dicevo, per quanto riguarda il sottostante, la cartolarizzazione che in questa fattispecie riguarda i crediti commerciali, che sono tra i crediti più rischiosi che possiamo avere in circolazione.
  Questo comma cerca di agevolare le operazioni di cartolarizzazione in questo senso. Per cui direi che, visti soprattutto i trascorsi che abbiamo avuto, provenienti dall'America in questo caso, favorire la cartolarizzazione e la messa poi in circolazione di crediti siffatti, e quindi di elevata rischiosità, potrebbe ritorcersi come un boomerang verso un obiettivo principale, che è quello – penso anche condivisibile da tutta l'Aula – di facilitare il credito, di aprire i rubinetti del credito alle piccole e medie imprese.

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Barbanti 12.9, con il parere contrario delle Commissioni, del Governo e dei relatori di minoranza.
  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Nel frattempo che la votazione ha luogo, rispondendo alla richiesta dell'onorevole Villarosa, preciso che l'emendamento 12.206 è stato dichiarato inammissibile all'inizio della seduta di venerdì scorso per estraneità di materia.
  Bragantini, Folino, Patriarca...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti e votanti  371   
   Maggioranza  186   
    Hanno votato
  95    
    Hanno votato
no  276).    

  Passiamo alla votazione dell'emendamento Villarosa 12.211.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Villarosa. Ne ha facoltà.

  ALESSIO MATTIA VILLAROSA. Signor Presidente, questo emendamento ha all'interno parole come «trasparenza» e «pubblicità» del valore nominale del credito ceduto, del valore complessivo dei crediti ceduti, di ogni genere di commissione applicata e del relativo valore, ogni genere di costo dell'operazione. Qui si parla di opponibilità, ma il concetto dev'essere chiaro: questi strumenti devono essere trasparenti e devono indicare tutti i dati economici.
  Ancora mi ricordo l'intervista su Report a quel signore che lasciò il lavoro a causa della nascita di una figlia affetta dalla sindrome di Down. Questa persona decide di lasciare il proprio lavoro e investire tutto in bond sicuri. Così glieli avevano venduti, bond sicuri: Parmalat, Cirio, bond argentini. Eppure lui il concetto lo aveva abbastanza chiaro. Lui stesso affermava: come è possibile che una banca, Banca Commerciale, presente da oltre cento anni in Argentina non conoscesse la reale situazione di quel Paese ?
  Voi voterete sicuramente «no» a questo emendamento ovvio; allora vediamo se per una volta questo concetto può essere chiaro, perché spesso e volentieri in quest'Aula ormai della crisi del 2008 non si parla più. A causa di quella crisi, secondo una recente ricerca, il PIL italiano è lontano ben 287 miliardi rispetto al reddito nazionale che ci si sarebbe aspettato: quindi abbiamo perso 287 miliardi. Il PIL italiano in cinque anni praticamente Pag. 48avrebbe avuto una crescita di quasi 60 miliardi: questo significa che avremmo potuto ridurre il cuneo fiscale addirittura fino al 20 per cento. Questo perché si è voluto aprire un mercato senza regolamentazione, in cui i più furbi hanno addentato i più deboli, i piccoli risparmiatori.
  Però voi avete altro a cui pensare: l'impressione è che l'unico vostro interesse è rimanere a galla, sconfiggere le opposizioni e fregarsene del Paese. Dico questo perché mentre voi controllavate gli scontrini da dieci euro fuori dai tabacchi, l'ex presidente della Lazio, Cragnotti emetteva le ultime obbligazioni per oltre un miliardo di lire, cercando di rubare gli ultimi spiccioli ai propri risparmiatori, e dopo poco dichiarava insolvenza.
  Dico questo perché mentre vi occupavate di pignorare un furgoncino utilizzato per le consegne per un ritardo probabilmente di circa 10 mila euro, Tanzi, il boss della Parmalat, acquistava e nascondeva quadri di valore e jet privati, per una truffa ai danni dei risparmiatori non di 10 mila euro, ma di 13 miliardi di euro. Dico questo perché c’è un'indagine ancora in corso in merito ad alcune cartelle esattoriali di Equitalia, che per alcuni venivano nascoste, mentre per altri venivano portate immediatamente ad esecuzione.
  Quindi, ecco perché racconto tutto ciò, perché qui in Italia si vive sotto due luci differenti: una accecante, che tiene sotto scacco chi non ha santi in paradiso, mentre l'altra più fioca, leggera e quasi spenta, che lascia all'oscuro chi invece di santi in paradiso ne ha davvero tanti (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Villarosa 12.211, con il parere contrario delle Commissioni, del Governo e dei relatori di minoranza.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  373   
   Votanti  350   
   Astenuti   23   
   Maggioranza  176   
    Hanno votato
  99    
    Hanno votato
no  251).    

  (La deputata Culotta ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto contrario).

  Passiamo alla votazione dell'emendamento Barbanti 12.8.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Barbanti. Ne ha facoltà.

  SEBASTIANO BARBANTI. Signor Presidente, volevo chiedere a lei e ai colleghi in Aula: secondo voi qual è l'investimento che nell'immaginario di tutti noi dovrebbe essere il più sicuro, quello che ci dovrebbe garantire poi un futuro e una vecchiaia, più che altro ? È quello che dovremmo fare per la pensione: tutto quello che riusciamo a mettere da parte durante la vita lavorativa dovrebbe poi garantirci un futuro quanto meno sereno e una vecchiaia serena, quindi tutto quello che riusciamo ad investire nei famosi fondi pensione, per non parlare poi eventualmente anche delle assicurazioni.
  Perché vi dico questo ? Perché questo emendamento dovrebbe sopprimere una parte di questo decreto-legge, che consente ai fondi pensione e alle assicurazioni di poter investire in prodotti, in questo caso anche in cartolarizzazioni, che vengono trattati al di fuori dei mercati regolamentati, anche privi di rating.
  Ora, io non so come potete andare al di fuori di quest'Aula e spiegare ai cittadini italiani che i sacrifici di una vita, che li avete costretti e investire all'interno dei fondi pensione – semmai una pensione la vedranno, vista anche l'ultima riforma Fornero, che ha causato non pochi problemi – le assicurazioni e i fondi pensione potranno investirli in prodotti così rischiosi da mettere il loro futuro a repentaglio ?

Pag. 49

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Paglia. Ne ha facoltà.

  GIOVANNI PAGLIA. Signor Presidente, intervengo su questo emendamento, ma in realtà il ragionamento che sto per fare poteva valere per quelli che l'hanno preceduto e anche in parte per quelli che lo seguono. Io credo che quest'Aula debba chiarirsi su un principio e poi vedere come lo vuole affrontare.
  Questo articolo 12 noi lo difendiamo per una ragione molto precisa, perché è un tentativo – io credo ben costruito, o almeno potenzialmente ben costruito, poi ne vedremo gli effetti – di aprire finalmente quel mercato dei minibond, di cui noi continuiamo a parlare, diciamo così, perché ci rendiamo conto, ci riempiamo la bocca continuamente e riempiamo le analisi e le pagine dei giornali del fatto che c’è un credit crunch spaventoso in questo Paese, che colpisce soprattutto le piccole e medie imprese. Abbiamo lavorato per mesi in Commissione finanze sull'ipotesi che i minibond, cioè le obbligazioni emesse dalle piccole e medie imprese di questo Paese, potessero essere una soluzione che in qualche modo risolveva questo problema, ma ora l'unica soluzione per renderle realmente gestibili sul mercato è quella di addivenire anche a forme di cartolarizzazione, lo sappiamo benissimo. Non possiamo certo chiedere alle piccole e medie imprese italiane di trattare le loro obbligazioni come se fossero obbligazioni emesse da grandi aziende – anche questo lo sappiamo bene – quindi, dobbiamo deciderci: o ci riempiamo la bocca col credit crunch, o cerchiamo anche vie alternative.
  Quando parliamo di rischio, sappiamo benissimo – ripeto: lo sappiamo benissimo – che i minibond emessi dalle piccole e medie imprese non sono più rischiosi di altri prodotti finanziari; semplicemente non hanno le dimensioni e la struttura per poter essere adeguatamente valutati.
  Quindi, io inviterei tutta l'Aula, anche chi continua a proporre emendamenti che vanno di fatto a svuotare di senso tutto questo articolo, a riflettere su questo perché altrimenti poi non andiamo dalle piccole e medie imprese a dire che noi siamo per i minibond e per aprire canali di finanziamento alternativi a loro beneficio, perché sarebbe falso.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Pesco. Ne ha facoltà.

  DANIELE PESCO. Signor Presidente, intervengo in risposta all'onorevole Paglia in quanto secondo il MoVimento 5 Stelle l'articolo 12 affronta due temi: uno è quello delle cartolarizzazioni e uno è quello dei mini-bond. Non è detto che i temi siano per forza incrociati. Noi potremmo anche essere a favore di tenere in piedi ciò che riguarda i mini-bond, ma non ci piace che lo strumento della cartolarizzazione venga usato in questo modo così ampio, come rappresentato in questo articolo.
  Quindi, per quanto riguarda i mini-bond potremmo anche essere favorevoli su molte cose, ma cartolarizzazioni e mini-bond non devono per forza essere incrociati.

  PRESIDENTE. Passiamo, dunque, ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Barbanti 12.8, con il parere contrario delle Commissioni e del Governo e con il parere favorevole del relatore di minoranza.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Alfano. Invito a rimanere ai vostri posti, perché non possiamo fare votazioni che durino troppo tempo. Abbiamo ancora 85 votazioni solo sugli emendamenti e in più ci sono gli ordini del giorno. Quindi, almeno durante le votazioni evitiamo di perdere tempo. Capozzolo.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

Pag. 50

   (Presenti e votanti  388   
   Maggioranza  195   
    Hanno votato
  99    
    Hanno votato
no  289).    

  Passiamo all'emendamento Pesco 12.201.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Pesco. Ne ha facoltà.

  DANIELE PESCO. Signor Presidente, in questo caso si parla di rating ed è riferito ai titoli di cartolarizzazioni e non a mini-bond. In pratica, l'articolo 12 prevede che le assicurazioni possano acquistare questi mini-bond con i propri fondi messi a garanzia dell'esercizio assicurativo.
  Noi su questo siamo molto contrari, in quanto pensiamo che questi titoli non siano abbastanza sicuri per rappresentare delle garanzie. Quindi, nella descrizione rappresentata all'articolo 12 abbiamo sostituito le parole: «e anche privi», riguardanti praticamente il rating, e le abbiamo sostituite con le parole: «solo se in possesso», in quanto pensiamo che solo se c’è un giudizio di un ente terzo che può assicurare che questi titoli siano dei titoli sicuri, allora le assicurazioni, secondo noi, sono in grado di potere acquistare (hanno le caratteristiche per potere acquistare questi fondi).
  Noi del MoVimento 5 Stelle, visto il futuro e visto che probabilmente questo articolo passerà, speriamo di sbagliarci. Purtroppo, però, temo che non sia così. Questi titoli, secondo noi, non sono abbastanza sicuri per essere messi a garanzia delle assicurazioni (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Gutgeld. Ne ha facoltà.

  ITZHAK YORAM GUTGELD. Signor Presidente, io volevo solo fare un rapido e breve commento su alcune delle preoccupazioni sollevate dal MoVimento 5 Stelle. La parola «cartolarizzazione» non è una cattiva parola, non è un brutto orco. Le cartolarizzazioni, come tutti gli strumenti finanziari, possono essere utilizzati bene o male. Questo articolo 12 introduce due grandi innovazioni: una che riguarda i mini-bond e l'altra che riguarda la cartolarizzazione. L'obiettivo di questo strumento è di consentire all'istituto di credito e ad altri attori finanziari di offrire alla piccola e media impresa – alla piccola e media impresa – dei finanziamenti a costi più bassi. Per consentire questo è necessario semplificare le procedure e ridurre i costi. Questo è proprio l'obiettivo dell'articolo 12.
  Quindi, quando il MoVimento 5 Stelle chiede di mettere più regole e di mettere vincoli, di fatto svuota questo articolo del suo obiettivo. Ripeto: l'obiettivo è quello di consentire alla piccola e media impresa di avere accesso, fondamentale e vitale, al finanziamento.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Villarosa. Ne ha facoltà.

  ALESSIO MATTIA VILLAROSA. Signor Presidente, dopo avere ascoltato l'onorevole Gutgeld volevo dirvi che anche noi non vogliamo distruggere il mercato finanziario. Noi lo vogliamo regolamentato, perché la cartolarizzazione è, comunque, lo strumento che ha causato la crisi nel 2008. I prodotti erano diversi, ma lo strumento si chiamava «securitization» ed è la cartolarizzazione.
  Quello che chiediamo con questo emendamento, visto quello che è accaduto nel 2008, è una cosa molto molto semplice. Vogliamo utilizzare questi strumenti, vogliamo dare la possibilità alle assicurazioni di utilizzarli come riserva tecnica e, quindi, poi poter loro utilizzare la riserva tecnica ? Qualcosa di accattivante, di interessante per una assicurazione, siamo d'accordo. Ma dopo quello che è successo, andare piano piano a regolamentare un mercato che ha causato quei danni non ci sembra qualcosa di folle, ci sembra una cosa, a nostro parere, ovvia (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

Pag. 51

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Paglia. Ne ha facoltà.

  GIOVANNI PAGLIA. Signor Presidente, solo per fare notare che affidare alle agenzie di rating internazionali la valutazione della bontà dei crediti, proprio alla luce di quello che è successo tra il 2007 e il 2008, mi sembra, come dire, una procedura alquanto stravagante (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà e di deputati del gruppo Partito Democratico).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Barbanti. Ne ha facoltà.
  Onorevole Villarosa, lei non può prendere la parola due volte nella stessa discussione, per questo do la parola al collega Barbanti che l'ha chiesta. Prego, onorevole Barbanti.

  SEBASTIANO BARBANTI. Signor Presidente, giusto due precisazioni, visto che il dibattito è molto acceso. In primis, quello che noi temiamo è l'abuso del ricorso alla cartolarizzazione, soprattutto per via di quello che dicevo prima, qualora il sottostante sia già ab origine un credito che presenti dei livelli di rischiosità grandi.
  In seconda battuta, il costo del credito viene abbassato non per opera delle cartolarizzazioni, non tanto e non solo per opera delle cartolarizzazioni, ma verrà abbassato, qualora ci sia un qualcosa che vada a mitigare il prezzo del rischio, che in questo caso hanno le banche verso le imprese. E questo – lo abbiamo visto anche durante un ciclo di audizioni fatte in Commissione finanze – può avvenire solo ed esclusivamente attraverso un ricorso a delle garanzie, tanto più che il credito può essere sbloccato – questo è sempre frutto delle audizioni – in primis se ci sono delle garanzie; poi, soltanto dopo abbiamo dei problemi riguardanti il capitale e la liquidità. Quindi, stiamo parlando di ben altra cosa.

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Pesco 12.201, con il parere contrario delle Commissioni e del Governo e con il parere favorevole dei relatori di minoranza.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Misuraca...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti e votanti  388   
   Maggioranza  195   
    Hanno votato
  86    
    Hanno votato
no  302).    

  Passiamo alla votazione dell'emendamento Pesco 12.203.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Pesco. Ne ha facoltà.

  DANIELE PESCO. Signor Presidente, stiamo parlando sempre dello stesso articolo, sempre dello stesso comma, sempre dello stesso paragrafo. In pratica, viene data l'opportunità di acquistare questi titoli cartolarizzati, di cartolarizzazioni, diciamo, alle assicurazioni, però poi viene descritto il fatto che l'IVASS, entro 30 giorni, sembra, debba emettere un regolamento per regolamentare questo tipo di acquisto. La parola IVASS ci ha un po’ incuriosito. Di fatti, non per altro è esso che regola le assicurazioni, purtroppo però regola anche INPS e INAIL su diverse altre cose. Quindi, praticamente si dà la possibilità anche agli enti pubblici previdenziali statali di acquistare questi titoli non sicuri.
  La cosa ci lascia molto perplessi, perché già i nostri enti previdenziali e assicurativi non navigano in buone acque, se poi gli facciamo anche comprare dei titoli non del tutto sicuri, possiamo capire bene in che modo possano andare a finire.
  Quindi, abbiamo solo chiesto di aggiungere a fine comma che gli enti previdenziali e assicurativi pubblici non possano Pag. 52acquistare questi titoli. Non ci sembra di aver chiesto nulla di così importante o di così difficile da accettare. È solo un comma, è solo un emendamento finalizzato a tutelare i nostri enti pubblici previdenziali e assicurativi (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Causi. Ne ha facoltà.

  MARCO CAUSI. Signor Presidente, perché dovrebbero essere meno sicuri i titoli delle nostre piccole e medie imprese di quanto non lo siano i titoli delle nostre grandi imprese quotate in borsa ?
  Anzi, negli ultimi 20-25 anni le nostre piccole e medie imprese sono andate sempre meglio delle grandi, e quindi io ritengo che siano più sicuri quei titoli. Il problema è di mettere le nostre piccole e medie imprese in condizione di andare a cercarsi i finanziamenti sui mercati più avanzati e a costi più bassi.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Villarosa. Ne ha facoltà per un minuto.

  ALESSIO MATTIA VILLAROSA. E quali saranno questi crediti che andranno a vendere alle nostre piccole e medie imprese. Me li immagino ! I crediti migliori, sicuramente, onorevole Causi, come è accaduto nel 2008 ! E diamo all'INPS la possibilità di acquistarli ! E, come dice l'onorevole Paglia, evitiamo che ci siano agenzie di rating, perché hanno lavorato male. E siccome hanno lavorato male, allora facciamo sì che si lavori nei mercati non regolamentati ! Questo è l'obiettivo che volete raggiungere (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Grazie, presidente Villarosa. Il dibattito ha un tono civile e, quindi, non l'ho interrotta, però ricordo che ci si rivolge alla Presidenza.
  Avverto anche che, prima dell'inizio della seduta, è stato ritirato dal presentatore l'emendamento Matarrese 4.48.
  Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Pesco 12.203, con il parere contrario delle Commissioni e del Governo e con il parere favorevole dei relatori di minoranza.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Adornato...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  390   
   Votanti  365   
   Astenuti   25   
   Maggioranza  183   
    Hanno votato
  99    
    Hanno votato
no  266).    

  Passiamo alla votazione dell'emendamento Pesco 12.207.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Pesco. Ne ha facoltà.

  DANIELE PESCO. Signor Presidente, il fine è sempre quello di prima, quello di tutelare gli enti pubblici assicurativi e previdenziali. Andiamo a sopprimere una lettera che comunque poi rimanda al paragrafo descritto prima. Quindi, il fine è sempre lo stesso: tutelare gli enti pubblici previdenziali e assicurativi.

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Pesco 12.207, con il parere contrario delle Commissioni e del Governo e con il parere favorevole dei relatori di minoranza.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

Pag. 53

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ROBERTO GIACHETTI (ore 18)

  Verini, Pagano...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  393   
   Votanti  364   
   Astenuti   29   
   Maggioranza  183   
    Hanno votato  102    
    Hanno votato no  262.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  Passiamo alla votazione dell'emendamento Villarosa 12.208.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Villarosa. Ne ha facoltà.

  ALESSIO MATTIA VILLAROSA. Signor Presidente, riflettiamo assieme. Qui si vuole aprire ancora di più: cartolarizziamo il cartolarizzato. Abbiamo avuto esperienze poco piacevoli, come abbiamo detto prima, nel 2008, o per meglio dire, nel 2008 ce ne siamo resi conto: quel continuo cartolarizzare mutui su mutui, prestiti su prestiti, quelle false valutazioni del rischio, quelle laute commissioni, le competenze, le ricche provvigioni. Questo interessava al mercato, mica dare credito alle piccole e medie imprese, come si vuol far credere oggi ! Noi vogliamo cartolarizzare e spostare, per poi ricartolarizzare e spostare nuovamente, in modo tale che così poi non si riesca a capire più che cosa si ha in mano e dove sia finito esattamente.
  Così andò a finire per Cirio e bond argentini.
  Signor Presidente, noi non vogliamo distruggere il mercato finanziario, lo vogliamo regolamentato. Davvero vogliamo raccontarci, guardarci negli occhi e credere che la mafia, la criminalità, muova i soldi con le valigette ? Che ancora sia esclusa da questi settori ?
  Presidente, facciamo passare così questo decreto ? Questo decreto di cui non parla nessun giornale: non si parla dell'articolo 12. Qualcuno le chiamerebbe «asimmetrie informative». Come non si parlava di Banca d'Italia, d'altronde. Presidente, alcuni giornalisti, dopo le mie accuse verso l'omertà espressa da tutti gli organi di stampa sul caso Banca d'Italia, qualche giorno fa mi confermavano i loro errori. Mi dicevano: «Avevate ragione. Abbiamo preso sotto gamba il decreto Banca d'Italia-IMU». Oggi stanno facendo lo stesso identico errore. Oggi tutti i quotidiani stanno omettendo riflessioni sul tema. Per me qua non si tratta più di incapacità: per me si tratta di connivenza (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Su Banca d'Italia regnava il silenzio. Ora se ne parla. Ora. Voi punite noi, ma la storia punirà voi (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
  Presidente, i gangster oggi sono i banchieri: come dice un amico mio, i bankster. Con questo emendamento chiediamo di evitare, almeno per il momento, di aprire il mercato anche alla cartolarizzazione delle cartolarizzazioni. Noi vogliamo andare in punta di piedi, niente di più. Apriamo un mercato: vediamo come va, regolamentiamolo e poi si può ampliare, si può ragionare sull'ampliamento. Ma non al contrario: prima lo ampliamo, poi facciamo danno e poi cerchiamo di sistemare le cose. Questo è il vostro modo di ragionare, da sempre.
  Qui siete sempre a parlare di aiuti di Stato all'Europa, ma perché non parliamo di reddito di cittadinanza ? Se vogliamo dare soldi alle imprese, diamoli con il reddito di cittadinanza, perché i cittadini li spenderanno nella piccola e media impresa (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). E li prenderemo lì dove sono fermi e lì dove non devono stare, quei miliardi. Ne abbiamo trovati 40 già per il reddito di cittadinanza. Anche perché si parla sempre di aiuti di Stato, ma gli altri Paesi che danno il reddito di cittadinanza, cosa fanno ? Non è un aiuto di Stato quello ? Siamo gli unici, Italia e Grecia, a non avere un reddito di cittadinanza, Pag. 54gli unici. E invece cosa facciamo ? Le cartolarizzazioni. Prestiti, prestiti...
  Quindi, se volete che questo mercato venga gestito così come lo abbiamo gestito fino ad ora, come un mercato di bancarelle, fate pure. Ma poi ve ne dovrete prendere la responsabilità (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Avverto che gli emendamenti Gitti 12.64, Gitti 12.62 e Gitti 12.010 sono stati ritirati dai firmatari.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Paglia. Ne ha facoltà.

  GIOVANNI PAGLIA. Signor Presidente, io intervengo molto in questo dibattito perché il tema ci appassiona, dato che Sinistra Ecologia Libertà non può certo essere un partito accusato di particolari simpatie per la finanza speculativa internazionale. Diciamo che nel nostro DNA, nelle nostre ragioni fondative c’è la regolazione del mercato, la forte regolazione del mercato e nemmeno – mi si lasci aggiungere – una grande fiducia, né ideologica né pratica, nella sua capacità di autoregolarsi.
  Il problema è che qui parliamo d'altro ed io vorrei che quest'Aula mantenesse almeno una sua logica di fondo. Questa è un'Aula in cui continuamente, ogni volta che si affronta il tema di porre dei fondi di garanzia statale o della Cassa depositi e prestiti a favore dei crediti acquisiti dalle banche, lo si fa all'unanimità e spellandosi le mani. In altre parole, parliamo di un meccanismo in cui noi diamo garanzie, come se fosse la cosa migliore del mondo, a fronte del fatto che i debiti bancari sono deteriorati nell'ordine del 25 per cento. Chiariamoci: lo Stato si assume un rischio enorme ogni volta che presta garanzia attraverso un fondo di garanzia. È chiaro questo ? Un rischio enorme. C’è già e viene approvato sistematicamente all'unanimità.
  Qui stiamo parlando di uno strumento diverso, da mettere in campo a fronte del fatto che, nonostante tutte le garanzie del mondo, le banche in questo Paese tengono i rubinetti chiusi. Li tengono chiusi. Anche oggi il rapporto della Banca d'Italia ci dice queste due cose: rubinetti chiusi e rischio in aumento.
  Allora, o decidiamo che quando c’è il rischio – e con le piccole e medie imprese c’è sempre – vale il principio che sta alle spalle del ragionamento delle banche italiane (i prestiti non si fanno), oppure se lo Stato deve intervenire per via di regolamento, per via di legge, per via di garanzia, lo deve fare. Pensiamo che lo debba fare ? Sì, lo deve fare, perché altrimenti il nostro piccolo sistema imprenditoriale muore. Queste non sono parole mie, io preferisco occuparmi dei lavoratori di solito, preferisco occuparmi dei lavoratori. Ma, sapete, ci sono momenti in cui tocca occuparsi anche dell'impresa, senza fare demagogia (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Pesco. Ne ha facoltà.

  DANIELE PESCO. Signor Presidente, mi scusi, ma dopo le parole dell'onorevole Paglia non posso non intervenire perché noi abbiamo solo detto che le cartolarizzazioni di titoli già cartolarizzati secondo noi non sono uno strumento sicuro, né per le imprese, né per il Paese, né soprattutto per gli investitori. Ma come ve lo dobbiamo dire (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) ? In altre parole, non si può ricartolarizzare un titolo già cartolarizzato. Un debito, come diceva l'onorevole Paglia, è già «incagliato», sicuramente ci saranno difficoltà per poterlo ripagare e viene cartolarizzato. In questo caso qua si dà la possibilità di cartolarizzare un'altra volta, cioè emettere nuovi titoli, far comprare agli investitori questi titoli che probabilmente avranno un esito negativo. Stiamo cartolarizzando e ricartolarizzando. Secondo noi è sbagliato, punto (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Villarosa 12.208, con il parere contrario Pag. 55delle Commissioni e del Governo e con il parere favorevole dei relatori di minoranza.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Murer, Grassi...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  395   
   Votanti  371   
   Astenuti   24   
   Maggioranza  186   
    Hanno votato   99    
    Hanno votato no  272.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  Passiamo alla votazione dell'emendamento Busin 12.26.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Allasia. Ne ha facoltà.

  STEFANO ALLASIA. Signor Presidente, sull'emendamento a firma Busin, la richiesta è di inserire praticamente un comma aggiuntivo, 1-bis, in modo tale da creare un credito apposito, presso la Cassa depositi e prestiti, in cessione dei crediti scaduti o esigibili, cosa che, peraltro, riteniamo opportuna per velocizzare le operazioni. Ma quello che ribadiamo con l'emendamento è che è esclusivamente ai comuni virtuosi, agli enti virtuosi, perciò a chi ha rispettato il Patto di stabilità nell'ultimo triennio, a chi non ha dichiarato dissesto finanziario, chi non abbia decretato, negli ultimi dieci esercizi, lo scioglimento del consiglio comunale per infiltrazioni di tipo mafioso. Queste sono situazioni in cui noi riteniamo illogico poter concedere una norma come quella che noi creeremmo con questo emendamento. Perciò chiediamo che il relatore si possa pronunciare in modo favorevole perché è esclusivamente un apporto migliorativo al decreto-legge stesso, in questo caso con riferimento a questo articolo.

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Busin 12.26, con il parere contrario delle Commissioni, del Governo e del relatore di minoranza del gruppo MoVimento 5 Stelle e con il parere favorevole del relatore di minoranza del gruppo Lega Nord e Autonomie.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Folino, Capodicasa, Spadoni...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  396   
   Votanti  367   
   Astenuti   29   
   Maggioranza  184   
    Hanno votato   38    
    Hanno votato no  329.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Barbanti 12.17, con il parere contrario delle Commissioni e del Governo e con il parere favorevole dei relatori di minoranza.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Malisani, Faraone, Ferranti, Grillo, Rizzetto...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  395   
   Votanti  394   
   Astenuti    1   
   Maggioranza  198   
    Hanno votato  103    
    Hanno votato no  291.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  Passiamo alla votazione dell'emendamento Vallascas 12.66.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Pesco. Ne ha facoltà.

Pag. 56

  DANIELE PESCO. Signor Presidente, anche in questo caso chiediamo comunque che, per i titoli cartolarizzati e per i mini-bond, ci sia la possibilità che vengano messi sul mercato solo se vi è un giudizio da parte di un ente terzo che esprime un parere sulla bontà o meno del titolo che viene immesso sul mercato, null'altro.

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Vallascas 12.66, con il parere contrario delle Commissioni e del Governo e il parere favorevole dei due relatori di minoranza.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Fraccaro... Nesci... Carra...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  396   
   Votanti  368   
   Astenuti   28   
   Maggioranza  185   
    Hanno votato  101    
    Hanno votato no  267    

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  Passiamo alla votazione dell'emendamento Pesco 12.210.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Pesco. Ne ha facoltà.

  DANIELE PESCO. Signor Presidente, anche in questo caso siamo costretti a ripeterci perché prima parlavamo di titoli di cartolarizzazione. Qui si parla di mini-bond e per questi ultimi chiediamo che quanto meno non possa esserci la possibilità che vengano ricartolarizzati. Quindi chiediamo che, anche in questo caso, che riguarda più precisamente i mini-bond, non ci sia possibilità che vengano ricartolarizzati i titoli già cartolarizzati.

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Pesco 12.210, con il parere contrario delle Commissioni e del Governo e il parere favorevole dei due relatori di minoranza.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Milanato... Di Gioia.... Di Lello.... Giammanco... Piccoli Nardelli...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  399   
   Votanti  367   
   Astenuti   32   
   Maggioranza  184   
    Hanno votato  103    
    Hanno votato no  264    

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  Passiamo alla votazione dell'emendamento Pesco 12.202.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Pesco. Ne ha facoltà.

  DANIELE PESCO. Signor Presidente, mi dispiace ripetermi spesso però purtroppo l'articolo è creato in questo modo: una parte è riferita alle cartolarizzazioni e una parte è riferita ai mini-bond. In questo caso siamo proprio sui mini-bond o chiamiamole obbligazioni delle piccole e medie imprese. In pratica, chiediamo che possano essere messi sul mercato solo se vi è un giudizio da parte di terzi, che non devono essere per forza società internazionali di rating, possono essere anche realtà nazionali o comunque non proprio quelle di cui sentiamo parlare tutti i giorni, ma che siano in grado di esprimere un parere per potere mettere sul mercato questi prodotti e questi titoli. Non abbiamo chiesto nient'altro che questo.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Villarosa. Ne ha facoltà.

Pag. 57

  ALESSIO MATTIA VILLAROSA. Signor Presidente, vorrei ricordare che in quest'aula dopo bond Cirio, Parmalat e Argentina, si diceva: più trasparenza e più controllo.

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Pesco 12.202, con il parere contrario delle Commissioni, del Governo e con il parere favorevole dei relatori di minoranza della Lega Nord Autonomie e del MoVimento 5 Stelle.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Dall'Osso, Locatelli, Patriarca, Adornato...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  396   
   Votanti  364   
   Astenuti   32   
   Maggioranza  183   
    Hanno votato  102    
    Hanno votato no  262    

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  Passiamo alla votazione dell'emendamento Paglia 12.1.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Paglia. Ne ha facoltà.

  GIOVANNI PAGLIA. Signor Presidente, nel ricordare sommessamente che Argentina, Cirio Parmalat avevano in comune il fatto di essere titoli, come dire, valutati, valutatissimi, «stravalutati», ben noti al mercato interno e internazionale, ciò non ha malauguratamente impedito, data l'affidabilità dei valutatori a cui si dà un eccesso di importanza, che finissero nei più grandi crack che la storia recente ricordi, ma è una parentesi.
  Preferisco illustrare il mio emendamento, cui invece tengo particolarmente, perché invece va in una direzione opposta ai ragionamenti che si sono sentiti finora. Noi proponiamo, con questo emendamento, che i fondi pensione italiani abbiano l'obbligo di legge di investire in mini-bond o strumenti che ne derivino, tra cui le cartolarizzazioni, almeno il 2 per cento della loro quota di investimenti annui.
  Ciò, lo proponiamo all'interno di un ragionamento che non si fa solo in Italia ma ormai anche in un contesto europeo e extraeuropeo rispetto a quelle che dovrebbero essere le finalità vere dei fondi pensione ovvero strumenti in cui vanno i soldi dei lavoratori, ma che poi non vengono utilizzati per le finalità che anche ai lavoratori in qualche modo indirettamente potrebbero essere di beneficio, tra cui quello di creare lavoro.
  Noi riteniamo che sia ormai maturo il tempo per aprire questo dibattito: abbiamo presentato questo emendamento anche con questo scopo, se non per vedercelo immediatamente approvare in questa sede; riteniamo infatti che sia il momento giusto.
  Con il 2 per cento di investimenti garantiti da parte dei fondi pensione italiani noi avremmo immediatamente un obbligo di investire in mini-bond o strumenti derivati 2,5 miliardi l'anno, ossia riusciremo a creare, per questi strumenti, ciò che manca, vale a dire un mercato, perché anche con questo provvedimento, che sotto questo profilo noi condividiamo, si punta, in parte, ad allargare la possibilità che esista un mercato di acquisto vero; ma noi pensiamo che non sia sufficiente. Con questo emendamento, di fatto, lo determiniamo con certezza almeno per due miliardi e mezzo l'anno. Credo che non vi sarebbe un aggravio di rischio per i pensionati italiani proprio perché, come ho detto, questi strumenti vengono valutati al tasso di rischio che non è superiore a quello di altri strumenti.
  Credo che vi sarebbe un beneficio per l'economia e che, in definitiva, è vero che i fondi pensione hanno, come primo scopo, quello di garantire la pensione a chi «versa», ma un'economia che si sostiene meglio, un'economia che cresce, un'economia più florida e un'economia più adatta Pag. 58come ambiente per le piccole e medie imprese garantisce meglio il futuro ai lavoratori ed ai pensionati di questo paese.

  ITZHAK YORAM GUTGELD, Relatore per la maggioranza per la VI Commissione. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  ITZHAK YORAM GUTGELD, Relatore per la maggioranza per la VI Commissione. Signor Presidente, l'emendamento Paglia 12.1 va sicuramente nella direzione dell'articolo; ne prende lo spirito, quello di «aprire» strumenti di investimento, come fondi pensione, agli investimenti nelle aziende italiane. Il motivo del parere contrario riguarda semplicemente un fatto istituzionale. Questi limiti vanno tendenzialmente gestiti e regolati dal regolatore.
  Tuttavia, credo che lo spirito sia condivisibile e propongo all'onorevole Paglia di ritirare l'emendamento e di trasfonderne il contenuto in un ordine del giorno sul quale spero in un parere positivo del Governo.

  CLAUDIO DE VINCENTI, Sottosegretario di Stato per lo sviluppo economico. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  CLAUDIO DE VINCENTI, Sottosegretario di Stato per lo sviluppo economico. Signor Presidente, solo per dire che condivido l'invito appena fatto dall'onorevole Gutgeld. Penso che il tema meriti un approfondimento e invito anch'io al ritiro l'onorevole Paglia, a ritirare l'emendamento, ma a presentare un ordine del giorno nella stessa direzione.

  PRESIDENTE. Onorevole Paglia ?

  GIOVANNI PAGLIA. Signor Presidente, dato che, come ho detto, lo scopo era soprattutto quello di aprire un dibattito, ma che andasse a concretizzarsi in tempi utili, accetto l'invito del Governo e del relatore: ritiriamo l'emendamento e presenteremo un ordine del giorno.

  PRESIDENTE. Prendo, dunque, atto che l'emendamento Paglia 12.1 è stato ritirato dai presentatori.
  Passiamo alla votazione dell'emendamento Pesco 12.204.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Pesco. Ne ha facoltà.

  DANIELE PESCO. Signor Presidente, in questo caso, praticamente, viene fatto uno sconto, uno sconto agli operatori che vogliono investire in titoli riferiti alle cartolarizzazione: e lo sconto è rappresentato dalle imposte sulle tasse catastali, tasse ipotecarie, tasse sulle imposte di registro. In pratica, gli viene data la possibilità di pagare l'imposta sostitutiva dello 0,75 per cento o, molto più spesso, quella dello 0,25 per cento.
  Quindi, questo è un altro favore che viene fatto ai futuri operatori, che sappiamo essere i principali destinatari di questo articolo 12, perché il grosso, il vero business lo faranno gli operatori: quelli che andranno a prendere i soldi degli investitori e a investirli in questi titoli cartolarizzati, di cui noi non siamo per nulla sicuri. Quindi, si fa uno sconto in più: le imposte ipotecarie, catastali e di registro verranno ridotte, con un'imposta sostitutiva dello 0,25 per cento. A noi questo non piace e abbiamo creato questo emendamento, appunto, per togliere questa possibilità (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Villarosa. Ne ha facoltà.

  ALESSIO MATTIA VILLAROSA. Signor Presidente, intervengo anche perché se voterete sfavorevolmente a questo emendamento, poi dovrete andare a spiegare come mai un imprenditore deve costruire un'impresa, prendere dei lavoratori, investire, rischiare e pagare il 60 per cento di tasse, e questi organismi, che guadagneranno Pag. 59– perché guadagneranno, si aprirà un mercato ricco e lo sappiamo tutti –, non devono pagare le tasse. Questo lo dovete spiegare a noi e a tutti cittadini italiani e, soprattutto, dovete spiegare come mai avevate presentato – e, per fortuna, la Ragioneria dello Stato e anche la Commissione bilancio, grazie a noi, se ne sono accorte – l'esenzione anche per le società di cartolarizzazione. Questo lo dovrete spiegare alle imprese (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Pesco 12.204, con il parere contrario delle Commissioni e del Governo e con il parere favorevole dei relatori di minoranza.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Ragosta, Ventricelli. Ci siamo, colleghi ? Narduolo, Garavini, Adornato, Bolognesi.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  397   
   Votanti  394   
   Astenuti    3   
   Maggioranza  198   
    Hanno votato  100    
    Hanno votato no  294.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  Ricordo che l'emendamento Gitti 12.64 è stato ritirato. Prendo atto che anche l'identico emendamento Giampaolo Galli 12.69, che era rimasto in essere, è stato ritirato dal presentatore.
  Passiamo alla votazione dell'emendamento Pesco 12.14.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Pesco. Ne ha facoltà.

  DANIELE PESCO. Signor presidente, qui si parla di capital gain, ovvero l'imposta sostitutiva del 20 per cento, con la quale si pagano le imposte sulle rendite finanziarie. Sempre, probabilmente, perché si vuole fare un favore a questi operatori, a queste società di cartolarizzazione, a queste società che, poi, alla fine, sono società anche bancarie, per investire e avere un bello sconto su questi investimenti – o, meglio, di investire i soldi degli investitori su questi titoli –, gli si fa questo sconto di non pagare l'imposta sulle rendite finanziarie del 20 per cento.
  Probabilmente questa tassa seguirà un altro percorso. Però ci fa specie una cosa: perché indicare proprio qui che non la devono pagare ma dovranno appunto attuare quest'altro percorso ? Probabilmente perché avranno uno sconto.
  Ci fa piacere comunque il fatto che, almeno in parte, l'idea del MoVimento 5 Stelle di escludere questi operatori è stata approvata dalla Commissione su indicazione anche della Ragioneria dello Stato, che ha chiesto quanto meno di togliere le società di cartolarizzazione da questa esclusione del pagamento dell'imposta del 20 per cento sui capital gain. Quindi, le idee del MoVimento 5 Stelle sono state in parte apprezzate, non per altro, perché la mancanza di gettito quindi il danno erariale che si sarebbe creato sarebbe stato veramente alto.
  Pertanto, le società di cartolarizzazione sono per fortuna state escluse da questa esclusione del pagamento della tassa. Purtroppo rimane in piedi per quanto concerne i fondi di investimento in questi titoli.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di intervenire il relatore Gutgeld. Ne ha facoltà.

  ITZHAK YORAM GUTGELD, Relatore per la maggioranza per la VI Commissione. Signor Presidente, volevo solo specificare che di fatto questa norma non da nessun vantaggio, ma toglie uno svantaggio. La legge ad oggi prevede che la tassazione su questi strumenti di investimento in aziende non quotate è più onerosa rispetto a quella in aziende non quotate. Quindi, nel fare questa parificazione, di fatto, si mette la piccola e media impresa allo stesso livello di tassazione – per quanto Pag. 60riguarda gli investimenti finanziari – di quello della grande impresa.
  In questo, eliminiamo uno svantaggio che oggi si reca alla piccola e media impresa.

  PRESIDENTE. Nessun altro chiedendo di intervenire, passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Pesco 12.14, con parere contrario delle Commissioni e del Governo, ed il parere favorevole dei relatori di minoranza.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Bragantini...ci siamo colleghi, mi pare di non vedere mani alzate ...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  398   
   Votanti  397   
   Astenuti    1   
   Maggioranza  199   
    Hanno votato  102    
    Hanno votato no  295    

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  Passiamo alla votazione degli identici emendamenti Gitti 12.62 e Giampaolo Galli 12.70.
  Constato che l'onorevole Gitti ha ritirato il suo emendamento, accogliendo l'invito del relatore per la maggioranza. Constato, altresì che l'onorevole Giampaolo Galli accoglie l'invito al ritiro.
  Passiamo dunque alla votazione dell'emendamento Pesco 12.205.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Pesco. Ne ha facoltà.

  DANIELE PESCO. Signor Presidente, questo emendamento è abbastanza simile al precedente, dove andavamo a sopprimere l'intero comma, mentre in questo caso andiamo a togliere una parolina, ossia il «non». In pratica, chiediamo che venga soppressa questa parola in modo che questi istituti che prenderanno soldi dagli investitori e li utilizzeranno per comprare questi titoli derivanti da cartolarizzazione, almeno loro paghino la ritenuta del 20 per cento sulle rendite finanziarie.
  Rimane in piedi il comma e si specifica solo che anche loro debbono pagare questa ritenuta.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Villarosa. Ne ha facoltà.

  ALESSIO MATTIA VILLAROSA. Signor Presidente, ma chi ci deve credere ? Noi non facciamo pagare le tasse perché poi le banche faranno ai risparmiatori dei tassi più vantaggiosi ? L'esperienza non ci ha insegnato niente ? Abbiamo distrutto il mercato delle società finanziarie per far sì che ci fossero meno intermediari in mezzo e i prestiti dovessero costare di meno e ciò non è accaduto. Stiamo dando 7 miliardi e mezzo alle banche private con il decreto Banca d'Italia perché loro così apriranno i rubinetti e non si è visto niente e noi dovremmo credere che non facendogli pagare le tasse loro faranno dei tassi più vantaggiosi per i contribuenti ?
  Io a Babbo Natale non credo più (Applausi dei deputati del gruppo del MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Pesco 12.205, con il parere contrario delle Commissioni, del Governo, del relatore di minoranza Allasia e favorevole del relatore di minoranza del MoVimento 5 Stelle.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Fraccaro, Biondelli, Ginefra.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  398   
   Votanti  369   
   Astenuti   29   
   Maggioranza  185   
    Hanno votato  102    
    Hanno votato no  267.    

Pag. 61

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  (Il deputato Prodani ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole).

  Passiamo alla votazione dell'emendamento 12.700, da votare ai sensi dell'articolo 86, comma 4-bis, del Regolamento.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Villarosa. Ne ha facoltà.

  ALESSIO MATTIA VILLAROSA. Signor Presidente, mi scusi, non sono contrario all'emendamento, però mi è stato dichiarato inammissibile un emendamento per estraneità di materia e riguardava la trasparenza sulla Banca d'Italia: vorrei che tutti riflettessimo su quest'altro.

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 12.700, da votare ai sensi dell'articolo 86, comma 4-bis, del Regolamento, con il parere favorevole delle Commissioni, del Governo e dei relatori di minoranza.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Iacono, Moretti, Lodolini, Lavagno, Barbanti, Grillo.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  400   
   Votanti  380   
   Astenuti   20   
   Maggioranza  191   
    Hanno votato  377    
    Hanno votato no  3.

  La Camera approva (Vedi votazioni).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 12.701, da votare ai sensi dell'articolo 86, comma 4-bis, del Regolamento, con il parere favorevole delle Commissioni, del Governo e dei relatori di minoranza.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Grassi, Sanga, Palma, Moretti.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  398   
   Votanti  395   
   Astenuti    3   
   Maggioranza  198   
    Hanno votato  392    
    Hanno votato no  3.

  La Camera approva (Vedi votazioni).

  Passiamo alla votazione dell'emendamento Galgano 12.43.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Galgano. Ne ha facoltà.

  ADRIANA GALGANO. Signor Presidente, la restrizione del credito rappresenta il principale ostacolo per la ripresa, soprattutto per le piccole e medie imprese. Uno dei motivi di tale restrizione è dovuto al fatto che gli enti che erogano devono garantire i crediti con il proprio patrimonio in una percentuale difficile da raggiungere, anche perché le sofferenze, ovvero i crediti la cui riscossione non è certa, continuano a crescere. In questo fosco panorama, l'azione dei confidi che prestano garanzie per agevolare le imprese nell'accesso ai finanziamenti è di vitale importanza. L'emendamento ha l'obiettivo di consentire ai confidi sottoposti a vigilanza diretta da parte della Banca d'Italia di imputare al loro patrimonio i contributi ricevuti dallo Stato, dalle regioni e da altri enti pubblici.
  È un emendamento che a costo zero aumenta la possibilità di erogare il credito alle piccole aziende. È per noi incomprensibile il parere negativo del Governo. In attesa delle grandi riforme, è indispensabile attivare tutto ciò che agevola ed è possibile per alleviare l'enorme difficoltà in cui si battono le aziende. Onorevoli Pag. 62colleghi, vi chiediamo pertanto di votarlo (Applausi dei deputati del gruppo Scelta Civica per l'Italia).

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Galgano 12.43, con il parere contrario delle Commissioni, del Governo, del relatore del MoVimento 5 Stelle, e con il parere favorevole del relatore Allasia.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Sanga, Duranti, Garavini, Saltamartini, Colletti, Malpezzi...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti e votanti  399   
   Maggioranza  200   
    Hanno votato  88    
    Hanno votato no  311.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  Passiamo alla votazione dell'emendamento 12.702 da votare ai sensi dell'articolo 86 comma 4-bis del regolamento.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Da Villa. Ne ha facoltà.

  MARCO DA VILLA. Signor Presidente, qualche secondo per illustrare l'iter che ha avuto questo emendamento. Nasce da lontano, da un dibattito fuori da queste Aule, nel dibattito economico; entra in quest'Aula con un ordine del giorno presentato dal MoVimento 5 Stelle al decreto legge n. 35 del 2013, quello relativo ai pagamenti dei debiti della pubblica amministrazione nei confronti delle imprese. L'iter in quest'Aula ha visto una condivisione trasversale da parte di tutte le forze politiche...

  PRESIDENTE. Onorevole Da Villa, mi scusi se la interrompo, ma era solo per capire: noi stiamo parlando dell'emendamento 12.702, cioè l'emendamento...

  MARCO DA VILLA. Esattamente.

  PRESIDENTE. Le chiedo scusa. Prego.

  MARCO DA VILLA. Esattamente l'emendamento uscito dalla Commissione bilancio. Appunto questo ordine del giorno, che ha visto consensi trasversali da parte tutte le forze politiche, e che ha messo nelle condizioni il Governo di modificare il proprio parere contrario in una remissione al voto dell'Aula. Poi questo ordine del giorno è stato convertito in un emendamento, sempre del MoVimento 5 Stelle, che voleva prevedere la sospensione delle cartelle esattoriali per le imprese che avessero dei crediti certificati nei confronti della pubblica amministrazione.
  C’è stato un ampio dibattito in sede di Commissioni. Questo emendamento è passato in sede di Commissioni, quindi ha avuto l'approvazione sia da parte del Governo nella figura del sottosegretario De Vincenti, sia da parte delle Commissioni finanze e attività produttive riunite. Infine, nel passaggio in Commissione bilancio è stato rilevato un problema, che stranamente non era stato rilevato prima da parte della Ragioneria generale dello Stato, un problema di coperture; e quindi la sospensione delle cartelle esattoriali è stata modificata in una compensazione: e questo sembrerebbe una cosa positiva, per cui andare a compensazione, noi introduciamo questo nuovo concetto all'interno dell'ordinamento, in questo senso. Però la stampa di settore ha fatto rilevare diverse perplessità rispetto a questa formulazione: in particolare, ovviamente, a quella che sembrerebbe una dovuta formulazione nel rispetto degli equilibri di finanza pubblica previsto dalla Commissione bilancio.
  Qui noi siamo a dire che noi vigileremo perché entro 90 giorni il Ministero effettivamente emetta questo decreto attuativo, e vigileremo perché questa norma non sia semplice contentino, non sia una norma resa inerte da questa frasetta che è stata inserita dalla Commissione bilancio, ma che sia effettivamente una norma che vada a favore delle piccole e medie imprese, del sistema produttivo in generale (Applausi Pag. 63dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  ITZHAK YORAM GUTGELD, Relatore per la maggioranza per la VI Commissione. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  ITZHAK YORAM GUTGELD, Relatore per la maggioranza per la VI Commissione. Signor Presidente, volevo solo precisare per la cronaca e per la storia di questo emendamento, che noi ovviamente condividiamo, che è nato come un provvedimento che richiedeva copertura, e per questo motivo non sarebbe stato di fatto possibile avere un parere favorevole. Si è lavorato assieme con il Ministero dell'economia e delle finanze e con la Ragioneria generale dello Stato per rendere il meccanismo tale da non consentire ulteriore copertura.
  Ecco perché c’è stata anche la modifica in Commissione bilancio e condividiamo l'impegno di renderlo esecutivo nei prossimi novanta giorni.

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 12.702, da votare ai sensi dell'articolo 86, comma 4-bis, del Regolamento, con il parere favorevole delle Commissioni e del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Grassi, Albanella, Schirò Planeta, Nardella...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  403   
   Votanti  402   
   Astenuti    1   
   Maggioranza  202   
    Hanno votato  395    
    Hanno votato no  7.

  La Camera approva (Vedi votazioni).

  Ricordo che gli emendamenti Busin 12.215 e 12.212 sono preclusi.
  L'articolo aggiuntivo Gitti 12.010 è stato ritirato.
  Passiamo quindi all'articolo aggiuntivo Pisano 12.0200, a pagina 30 del fascicolo.
  Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo Pisano 12.0200, con il parere contrario delle Commissioni, del Governo e della V Commissione (Bilancio) e con il parere favorevole dei relatori di minoranza.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Sanga, Romano, Bianconi, Rughetti, Righetti...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  403   
   Votanti  371   
   Astenuti   32   
   Maggioranza  186   
    Hanno votato  127    
    Hanno votato no  244.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  Passiamo alla votazione dell'emendamento Liuzzi 13.51.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Liuzzi. Ne ha facoltà.

  MIRELLA LIUZZI. Signor Presidente, con questo emendamento, andiamo, da una parte, a sopprimere il finanziamento di alcune opere legate all'Expo 2015, sulle quali noi abbiamo alcune perplessità, come MoVimento 5 Stelle e, in secondo luogo, andiamo a ripristinare una delibera CIPE relativa allo schema idrico Bradano-Basento.
  Con il testo attuale, infatti, tale opera potrebbe essere finanziata subito dopo le disposizioni relative al comma 1 su Expo 2015 e a quelle legate alla competitività dei porti in relazione al comma 4. Perché usiamo il condizionale «potrebbe» ? Perché – come riportato dal dossier del Pag. 64servizio studi – il comma 4 prevede che le risorse revocate, ai sensi del comma 1 dell'articolo 13, cioè le delibere revocate, siano destinate, se non utilizzate per le finalità del comma 1 – ripeto: se non utilizzate – al miglioramento della competitività dei porti italiani.
  Il finanziamento di tale opera quindi è subordinato alle opere cantierabili di Expo 2015, in primo luogo, e, in secondo luogo, ai porti italiani. Dubitiamo fortemente – ed è lecito in relazione a quanto detto dal comma 1 – che rimangano dei finanziamenti per coprire i quasi 70 milioni necessari per il completamento dell'opera.
  In pratica, ricapitoliamo: si annulla l'opera, si destinano dei soldi per degli interventi ad Expo 2015 e ai porti e si stabilisce che la restante parte, ammesso che vi sia, vada destinata all'opera che era stata precedentemente revocata.
  Quindi, noi abbiamo dei seri problemi in relazione alla copertura, ma allo stesso tempo non capiamo questo gioco delle tre carte, perché non è ovviamente chiaro e non è serio (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Liuzzi, 13.51, con il parere contrario delle Commissioni, del Governo, del relatore di minoranza per la Lega Nord e Autonomie e della V Commissione (Bilancio) e parere favorevole del relatore di minoranza per il MoVimento 5 Stelle.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Savino, Monaco...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  400   
   Votanti  368   
   Astenuti   32   
   Maggioranza  185   
    Hanno votato  91    
    Hanno votato no  277.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  Passiamo alla votazione dell'emendamento Mucci 13.50.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Mucci. Ne ha facoltà.

  MARA MUCCI. Signor Presidente, con questo emendamento si parla sempre di ciò che è intorno all'Expo 2015 su cui noi, ribadisco, siamo contrari. Però, ricordiamo che l'Agenda digitale 2015, che sarebbe il master plan del Governo per quanto riguarda tutti i progetti relativi all'Expo 2015, riservava uno «spazietto» importante, a nostro avviso, per promuovere il ruolo del turismo e dell'Italia nel mondo e, in particolare, dava sostegno alla costruzione della dorsale cicloturistica Torino-Venezia, la più lunga d'Italia, che contava ben 632 chilometri, e la promozione del turismo sostenibile.
  Beh, tutto questo è stato cancellato. Ci aspettavamo di ritrovarlo nel decreto ma non c’è e, quindi, con questo emendamento ho cercato di destinare un limite di 20 milioni di euro per la realizzazione del progetto «Vento» e di 33 milioni di euro al fine di promuovere il trasporto ibrido ed elettrico, sostenendo le attività imprenditoriali che ruotano attorno a quest'altro settore molto importante.
  Non capiamo perché quando in Italia si parla di turismo e di ambiente e, quindi, di mobilità elettrica ed ecosostenibile ce ne dimentichiamo e ci sembra un po’ come di toccare l'aria con le mani. Per cui con questo emendamento, che probabilmente verrà bocciato, ribadiamo l'importanza del turismo e delle dorsali cicloturistiche, che portano un indotto importante per il nostro Paese, e della mobilità sostenibile.

  PRESIDENTE. Passiamo, dunque, ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Mucci 13.50, con il parere contrario delle Commissioni e del Governo e con il parere favorevole di entrambi i relatori di minoranza.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

Pag. 65

  Lavagno, Madia. Madia ha votato. Lavagno ancora non ha votato; ora sì. Romano ha votato. Hanno votato tutti i colleghi ? Mi pare di sì.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  396   
   Votanti  347   
   Astenuti   49   
   Maggioranza  174   
    Hanno votato  104    
    Hanno votato no  243.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Grimoldi 13.56, con il parere contrario delle Commissioni e del Governo e con il parere favorevole del relatore per la Lega Nord e Autonomie Allasia mentre il relatore per il MoVimento 5 Stelle si rimette all'Aula e con il parere contrario anche della V Commissione (Bilancio).
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Ci siamo ? Giorgis. Stumpo, si affretti. Marco Di Maio. Carbone ha votato. Gasparini, D'Attorre ha votato. Hanno votato tutti ? Frusone ha votato. Ci siamo ?
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  401   
   Votanti  289   
   Astenuti  112   
   Maggioranza  145   
    Hanno votato   41    
    Hanno votato no   248.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  Passiamo alla votazione dell'emendamento Allasia 13.58.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Busin. Ne ha facoltà.

  FILIPPO BUSIN. Signor Presidente, intervengo semplicemente per dare una destinazione diversa alle disponibilità non utilizzate in base a questo provvedimento. Noi crediamo, soprattutto in questo periodo, che si sia evidenziata una certa – una grave, anzi – fragilità idrogeologica del nostro territorio, con alluvioni e allagamenti in varie zone d'Italia e anche con conseguenze molto gravi, sia per i civili sia per le unità commerciali (per le aziende). Quindi, preferiamo destinare le risorse disponibili non utilizzate per interventi di sostegno di opere e di rafforzamento delle difese idrogeologiche del nostro territorio piuttosto che come previsto nell'articolato per altre destinazioni, cioè collegamenti portuali e ferroviari.

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Allasia 13,58, con il parere contrario delle Commissioni e del Governo, il relatore del MoVimento 5 Stelle si rimette all'Aula e con il parere favorevole del relatore Allasia.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Simoni...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  401   
   Votanti  311   
   Astenuti   90   
   Maggioranza  156   
    Hanno votato   63    
    Hanno votato no  248.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Russo 13.37, con il parere contrario delle Commissioni, del Governo e del relatore del MoVimento 5 Stelle e con il parere favorevole del relatore Allasia.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

Pag. 66

  Lavagno, Di Lello, Gozi...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  403   
   Votanti  397   
   Astenuti    6   
   Maggioranza  199   
    Hanno votato   50    
    Hanno votato no  347.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  Passiamo alla votazione dell'emendamento Da Villa 13.202.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Della Valle. Ne ha facoltà.

  IVAN DELLA VALLE. Signor Presidente, intervengo sull'articolo 13. A seguito di un emendamento è stato aggiunto il comma 7-bis. Che cosa riguarda ? Il TAV. Se vi impegnaste ogni giorno per i cittadini nella stessa misura con la quale difendete le grandi opere inutili, vivremmo in un Paese migliore (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
  Andiamo a leggere il testo nel punto in cui si parla di indennizzi. Ricordo: 2 milioni di euro nel 2014 e 5 milioni di euro nel 2015 alle imprese che lavorano per infrastrutture strategiche. I risarcimenti arriveranno per danni dovuti a delitti non colposi commessi al fine di ostacolare o rallentare l'ordinaria esecuzione dell'attività di cantiere. Bene, come si fa a stabilire se un delitto non è colposo ? Come si fa a sostenere che quel delitto sia stato commesso al fine di ostacolare o rallentare l'ordinaria esecuzione delle attività di cantiere ? Semplice, mi direte voi: un giudice. Sottolineo però all'Aula che qui, in questo emendamento, di giudici non se ne parla affatto.
  In questo senso, avevo invano proposto che perlomeno venisse considerato un primo grado di giudizio, prima di distribuire a pioggia soldi alle imprese. Ma di quali imprese parliamo poi ? Della CMC ? Quella CMC per la quale è in corso una indagine della procura di Trani per reato di associazione a delinquere finalizzata alla truffa ai danni dello Stato, abuso d'ufficio, reati contro la fede pubblica, frode in pubbliche forniture, attentato alla sicurezza dei trasporti marittimi e diversi reati ambientali sul porto fantasma di Molfetta, per la quale il GIP ha chiesto l'interdizione dall'esercizio delle attività imprenditoriali per la stessa CMC ? Parliamo sempre di quell'azienda vero ? Sì quella stessa CMC, grande cooperativa rossa, che molto bene conoscono i nostri colleghi del Partito Democratico. Come si spiegherebbero altrimenti i cittadini questo sostegno così acceso ad una grande opera inutile ?
  Ma andiamo avanti a leggere il comma 7-bis, dove si sostiene che le imprese vengono indennizzate per una quota della parte eccedente le somme liquidabili dalla assicurazione stipulata dall'impresa o qualora non assicurate per una quota del danno subito. Ci state quindi dicendo che per siti di interesse strategico nazionale possono lavorare delle imprese che non sono assicurate ? Ci dite quindi che in questa già gravissima evenienza sarà lo Stato a coprire l'intera quota del danno ? Ma poi ancora: chi stabilisce l'entità del danno ? Si parla di milioni di euro e siamo qui a far valutare all'impresa stessa quanto si dovrà poi intascare ? Quelle stesse imprese di prima sulle quali prendono accuse gravissime di reati. Non sarebbe forse meglio pensare all'intervento di un ente terzo ? Ogni giorno andate in televisione a raccontare quanto i Grillini siano incompetenti, ma li leggete i vostri emendamenti ?
  Sono testi tirati giù in maniera incompleta, senza nessun criterio per l'assegnazione di milioni di euro. Sembra proprio che la vostra sola intenzione sia fare regali e «marchette» alle imprese amiche. A seguito di queste gravissime criticità, che dovrebbero essere oggettive agli occhi di tutti, io propongo di abrogare il comma 7-bis (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il relatore per la maggioranza, onorevole Vignali. Ne ha facoltà.

Pag. 67

  RAFFAELLO VIGNALI, Relatore per la maggioranza per la X Commissione. Signor Presidente, non condivido assolutamente l'intervento che si è appena svolto e rivendico, assieme al collega Gutgeld, il fatto di avere proposto questo emendamento come relatori, emendamento che prevede il risarcimento delle imprese che lavorano sulle opere pubbliche strategiche e vengono danneggiate da atti di tipo evidentemente violento.
  Da questo punto di vista, rispetto alle obiezioni appena fatte dal collega Della Valle, volevo dire questo: innanzitutto, se noi aspettiamo, in molti casi, che una sentenza sia passata in giudicato, rischiamo di non trovare più le imprese; in secondo luogo, sulla questione delle assicurazioni, tutte le imprese che lavorano sono assicurate, salvo il fatto che le assicurazioni spesso, quasi sempre, si rifiutano di assicurare contro atti vandalici. Questo è il motivo per cui potrebbero non essere coperte. Ma di fondo, questo emendamento, invece, per noi ha un ruolo molto importante, perché questo emendamento dice che lo Stato fa lo Stato: se ci sono imprese che lavorano su opere strategiche, è giusto che lo Stato si faccia carico dei danni che queste imprese hanno subito.

  PRESIDENTE. La ringrazio. Con il parere contrario delle Commissioni, del Governo e del relatore di minoranza per il gruppo Lega Nord e Autonomie, onorevole Allasia, e con il parere favorevole ...Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Castelli. Ne ha facoltà.

  LAURA CASTELLI. Signor Presidente, spiegate alle aziende che misteriosamente prendono fuoco in Val Susa, che non riceveranno un solo centesimo. Spiegate che il fondo che gli avete assegnato è vuoto o semi vuoto (Commenti di deputati del gruppo Partito Democratico). Sento strane voci, Presidente (Commenti di deputati del gruppo Partito Democratico).

  PRESIDENTE. Castelli, sia gentile, parli – ha trenta secondi – e finisca il suo intervento.

  LAURA CASTELLI. E spiegate che questo fondo è un fondo da cui voi rubate spesso, spessissimo (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Voi siete bravi. Forse gli imprenditori della mafia che lavorano per il TAV in Val Susa vi voteranno ancora. Vivi complimenti a tutti (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) !

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti. Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Da Villa 13.202, con il parere contrario... Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Crippa. Ne ha facoltà.
  Potete gentilmente chiedere la parola prima che io legga per la quinta volta lo stesso emendamento con i pareri, se sapete che intendete intervenire ? Vi ringrazio.
  Prego, onorevole Crippa.

  DAVIDE CRIPPA. Signor Presidente, capisco che la sua voce possa essere interessante, però, veramente, agitavamo la mano e, se lei guarda il foglio, difficilmente riusciamo a coniugare le due questioni.

  PRESIDENTE. Proviamoci !

  DAVIDE CRIPPA. Io volevo fare un appunto nel senso che l'applicazione di questo comma 7-bis è tutto tranne che realmente concreta. Quello che il relatore Vignali ha portato in Aula, secondo me, non è un motivo convincente: un'ipotesi che un'assicurazione possa non assicurare. O abbiamo delle certezze, dei fatti e delle cogenze per cui è evidente che c’è un problema di assicurazioni che non possono coprire gli atti vandalici, o altrimenti parliamo di truffa. E credo che un decreto non possa contemplare un «emendamento fuffa», perché altrimenti stiamo invece Pag. 68coprendo qualcosa di poco chiaro (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Colletti. Ne ha facoltà.

  ANDREA COLLETTI. Signor Presidente, a quanto pare la «banda del buco» colpisce ancora. Una norma molto simile, se non identica, era stata inserita nel decreto-legge soprannominato «femminicidio», se non sbaglio (già questo nome per quel decreto-legge era abbastanza sbagliato). Gli è andata male e ci stanno provando ancora. Ci domandiamo però, dal punto di vista giuridico, chi dovrà dimostrare, e come si dovrà dimostrare, il fine di ostacolare o rallentare l'ordinaria esecuzione di attività di cantiere ? Ovvero: una persona va lì a rubare e lascia un biglietto con scritto «Rubo perché devo ostacolare il cantiere» ? Oppure è l'impresa che si autocertifica il danno per avere gli indennizzi ? Domandiamocelo (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) !

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Da Villa 13.202, con il parere contrario delle Commissioni, del Governo e del relatore di minoranza Allasia e con il parere favorevole del relatore di minoranza del gruppo MoVimento 5 Stelle.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Colleghi, vi prego di restare in Aula perché votiamo a ripetizione.

  Gasperini...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti e votanti  386   
   Maggioranza  194   
    Hanno votato   84    
    Hanno votato no  302    

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 13.700, da votare ai sensi dell'articolo 86, comma 4-bis, del Regolamento, con il parere favorevole delle Commissioni e del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  389   
   Votanti  369   
   Astenuti   20   
   Maggioranza  185   
    Hanno votato  342    
    Hanno votato no  27    

  La Camera approva (Vedi votazioni).

  (La deputata Amoddio ha segnalato di essersi astenuta mentre avrebbe voluto esprimere voto favorevole. La deputata Zampa ha segnalato di aver espresso voto contrario mentre avrebbe voluto esprimere voto favorevole).

  Passiamo alla votazione dell'emendamento 13.800 delle Commissioni.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Baroni. Ne ha facoltà.

  MASSIMO ENRICO BARONI. Signor Presidente, il 6 maggio del 2013 Enrico Letta disse: è fondamentale su Expo 2015 l'attenzione massima e ci metteremo la massima attenzione, sia per quanto riguarda il tema...

  PRESIDENTE. Mi scusi, onorevole Baroni, la posso interrompere ? Non abbiamo i pareri né dei relatori per la maggioranza né del Governo perché è stato presentato successivamente. Acquisiamo i pareri – così sarà utile anche per lei quando interverrà – e poi le darò nuovamente la parola, ovviamente.Pag. 69
  Chiedo ai relatori di maggioranza e di minoranza di esprimere il parere sull'emendamento 13.800 delle Commissioni.

  ITZHAK YORAM GUTGELD, Relatore per la maggioranza per la VI Commissione. Signor Presidente, il parere è favorevole.

  PRESIDENTE. Prendo atto che il relatore di minoranza, onorevole Allasia, esprime un parere favorevole, così come anche il relatore di minoranza del MoVimento 5 Stelle, onorevole Pesco. Il Governo ?

  CLAUDIO DE VINCENTI, Sottosegretario di Stato per lo sviluppo economico. Signor Presidente, il Governo esprime parere conforme a quello del relatore per la maggioranza.

  PRESIDENTE. Mi scusi, onorevole Baroni, ma era utile anche per lei. Prego, le do la parola.

  MASSIMO ENRICO BARONI. Grazie, Presidente. Il 6 maggio 2013 Enrico Letta disse: è fondamentale su Expo 2015 l'attenzione massima e ci metteremo la massima attenzione, sia per quanto riguarda il tema del controllo, perché nessuno attorno a questa vicenda possa pensare di fare il furbo, di infilarsi, per fare attività illecite ed illegali.
  Lo slogan di Expo 2015 è «Nutrire il pianeta, energia per la vita». Sarebbe meglio, in questo caso, per il Governo parlare di «Nutrire gli amici».
  Ora vorrei ripassare un certo numero di appalti perché sono fondamentali per capire questo emendamento. Appalto numero uno: Ingeco Srl, interventi specialistici nell'edilizia civile e industriale, società coinvolta in episodi di corruzione di funzionari ANAS, per elusione delle normali procedure di gare ed appalti, per esempio sulla SS n. 340 di Como. Il processo penale si conclude nel 2005 con una condanna definitiva per: corruzione propria, abuso d'ufficio, truffa, ricettazione, riciclaggio e turbata libertà degli incanti.
  Appalto numero due: CMC, aderente alla Legacoop, alle cosiddette cooperative rosse vicine al PD. Il bando di gara viene pubblicato nell'agosto del 2011, la base d'asta è di 90 milioni di euro e la CMC se la aggiudica con un ribasso del 42 per cento...

  PRESIDENTE. Onorevole Baroni, aspetti un attimo. Ovviamente, lei adesso sta sconfinando dall'emendamento di cui stiamo parlando.

  MASSIMO ENRICO BARONI. No, non sto sconfinando. Se lei conosce il merito...

  PRESIDENTE. Sì, onorevole Baroni. Non le ho tolto la parola, però...

  MASSIMO ENRICO BARONI. Altrimenti, ho un testo di otto pagine, lo approfondiamo insieme...

  PRESIDENTE. Onorevole Baroni, non è che parlando su un emendamento lei può tirare fuori dodici sentenze che sicuramente riguardano...

  MASSIMO ENRICO BARONI. Su Expo 2015 dal 2008 sono già stati stanziati un miliardo e 460 e rotti milioni e adesso, con questi provvedimenti, noi stiamo andando a stanziare, per qualche cosa che doveva essere – però mi ascolti, perché se mi interrompe...

  PRESIDENTE. Io la ascolto, ma questo emendamento riguarda l'Expo, no ?

  MASSIMO ENRICO BARONI. Io ho un testo scritto, è stato preparato, pensato e lei non può preventivamente censurarmi, nel momento in cui non sa dove voglio andare a parare (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Onorevole Baroni, io non la sto censurando...

  MASSIMO ENRICO BARONI. Mi perdoni, fa parte...

Pag. 70

  PRESIDENTE. Il tempo è fermo, se volessi censurarla, dato che dipende da me stabilire se lei parla sul merito o meno dell'emendamento, le potrei togliere la parola. La sto semplicemente sollecitando a parlare sull'emendamento, che riguarda l'Expo e non riguarda quello di cui lei sta parlando. Se lei lo fa, andiamo avanti serenamente, se lei non lo fa io sono costretto a toglierle la parola. Non sto censurando nessuno, tant’è che lei ha la parola.

  MASSIMO ENRICO BARONI. Io sono in tema, poi lei capisca quello che vuole capire e faccia quello che crede (Commenti di deputati del gruppo Partito Democratico).
  Allora, con questo ribasso del 42 per cento, cioè 58 milioni di euro, salvo poi, un anno dopo, nel novembre 2012, andare da Expo Spa, l'ente gestore, e chiedere extracosti per 30 milioni di euro, cioè la stessa cifra del ribasso con cui la CMC vinceva l'appalto, nonostante una relazione riservata del direttore dei lavori che dice che di questi extracosti ne sono giustificabili 3,5 milioni di euro, non 30 milioni di euro. La CMC li ottiene tutti, senza ulteriore bando, con una variante ad hoc del progetto.
  Nel maggio 2012 la procura di Milano ha aperto un'inchiesta per turbativa d'asta. Il sospetto è che le aziende che hanno concorso nella prima grande gara di Expo, tra cui la CMC, abbiano creato un cartello per fissare l'offerta da fare nella gara d'asta. Il limite legale di ribasso era stato fissato, guarda caso, al 43 per cento.
  Consorzio stabile Litta, subappalto di CMC: è un gruppo di imprese costituito dai fratelli Baronchelli S.r.l., GI.MA.CO. Costruzioni, impresa Litta, vivai Saldini, che fanno riferimento a Compagnia delle Opere, vicina a Comunione e Liberazione, Assoverde e Assimpredil; il suo vicepresidente, Nicola Di Rosario, è a processo con altri 18 imprenditori con l'accusa di aver creato un cartello di aziende per spartirsi gli appalti nell'ambito del verde a Monza. Di Rosario, nel 2009, veniva indagato dalla procura di Milano per una tangente di 10 mila euro al consigliere regionale Giammario, PDL.
  Le indagini, chiuse nel febbraio 2013, hanno accertato il pagamento della tangente. A processo per turbativa d'asta nella stessa vicenda, Achille Baronchelli sarebbe l'organizzatore del cartello di imprese che decideva la partecipazione alle gare, distribuendo agli associati i ribassi d'asta, da presentare, stringendo accordi di non belligeranza, seguendo i criteri di spartizione territoriale e per singole stazioni appaltanti, intrattenendo altresì rapporti con esponenti della regione Lombardia, dirigenti pubblici in grado di favorire le attività delle imprese.
  Questo è tutto virgolettato, non è roba mia, signor Presidente, sia nella fase di aggiudicazione della gara sia nella fase di esecuzione dei lavori.
  Angelo Giammario, consigliere regionale in Lombardia ed ex sottosegretario della giunta Formigoni, nel 2010 corre per vedersi riconfermare la poltrona di consigliere, obiettivo centrato: settemila preferenze, un tesoretto elettorale incassato, in parte, grazie al sostegno della mafia, racconterà poi il PM Alessandra Dolci durante la requisitoria al processo «Infinito».
  Passiamo al Tubosider Spa, subappalto CMC. L'azienda è stata condannata nel 2012 con altre imprese del consorzio Comast per aver messo in atto un meccanismo anticoncorrenziale nel mercato delle barriere stradali e autostradali – e stiamo parlando di questo, signor Presidente – tra il 2003 e il 2007...(Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Grazie, grazie, ha esaurito il tempo. Onorevole Baroni, le chiarisco questo: il testo dell'emendamento di cui stiamo parlando recita: «con decreto del Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, di concerto con il Ministro dell'economia delle finanze». Ok ? Questo, per quanto mi riguarda; io l'ho fatta parlare perché è inutile, nell'economia di questo dibattito, che sta andando avanti Pag. 71anche in maniera sufficientemente serena, mettersi a fare delle polemiche con la Presidenza.
  È del tutto evidente che se lei proseguirà su altri emendamenti in questo modo io le toglierò la parola dopo dieci secondi: è chiaro ? Bene.
  Passiamo ai voti. Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 13.800 delle Commissioni, con il parere favorevole di tutti i relatori e del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

   Presenti  398   
   Votanti  373   
   Astenuti   25   
   Maggioranza  187   
    Hanno votato  367    
    Hanno votato no   6    

  (La deputata Gagnarli, ha segnalato di aver espresso voto contrario mentre avrebbe voluto esprimere voto favorevole e il deputato Brugnerotto ha segnalato che avrebbe voluto astenersi).

  Passiamo alla votazione dell'emendamento Oliaro 13.68.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Oliaro. Ne ha facoltà.

  ROBERTA OLIARO. Signor Presidente, volevo illustrare questo emendamento per vedere se il Governo e le Commissioni cambiano il loro parere. Con questo emendamento si mira a rendere più competitivo il settore delle imprese portuali, attenuando i costi di esercizio dei mezzi meccanici utilizzati esclusivamente nelle operazioni portuali e nei servizi portuali accessori, cercando di avvicinarli a quelli sostenuti dalle concorrenti imprese terminalistiche e portuali dei Paesi comunitari. A questo proposito, vorrei far presente all'Aula che, dall'aprile 2011 ad oggi, l'accisa sui carburanti utilizzati dai mezzi meccanici delle imprese portuali è passata da 420 euro a 617 euro per mille litri, con una previsione di ulteriori aumenti a far data 1o marzo 2014. Questi dati rilevano una differenza enorme tra quelli sostenuti in Italia e quelli sostenuti, invece, nei porti europei. A tal proposito, vorrei rammentare che il Belgio ha azzerato completamente le accise sui carburanti utilizzati dai mezzi operativi dei terminalisti, l'Olanda ha applicato un'accisa di 21 euro, la Germania di 60 euro, la Spagna di 78 euro ogni mille litri. In Italia, ricordo, 617,40 euro per ogni mille litri. Questo garantirebbe ai nostri porti di essere più competitivi. Le coperture potrebbero essere attinte dal Fondo per l'autotrasporto, tant’è vero che i mezzi utilizzati nei terminal sono assimilabili ai mezzi dell'autotrasporto. Inoltre, con questa riduzione verrebbe rappresentata in modo più coerente la direttiva comunitaria 2003/96. Chiedo al Governo e alle Commissioni, quindi, se ritengono di voler cambiare il loro parere, altrimenti lo trasformo in un ordine del giorno. (Applausi dei deputati del gruppo Scelta Civica per l'Italia).

  PRESIDENTE. Mi pare che né dalle Commissioni né dal Governo arrivino indicazioni al riguardo e, quindi, presumo che lei lo trasformi in un ordine del giorno.

  ROBERTA OLIARO. Sì.

  PRESIDENTE. Va bene. Prendo atto che l'emendamento Oliaro 13.68 è stato ritirato e sarà trasformato in un ordine del giorno.
  Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Cicu 13.19, con il parere contrario delle Commissioni e del Governo e con il parere favorevole dei relatori di minoranza.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Di Benedetto, Dall'Osso, Di Vita, Donati...Pag. 72
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti e votanti  403   
   Maggioranza  202   
    Hanno votato  164    
    Hanno votato no   239.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  Passiamo alla votazione dell'emendamento Pellegrino 13.250.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Pellegrino. Ne ha facoltà.

  SERENA PELLEGRINO. Signor Presidente, a questo emendamento ci tengo particolarmente e ci tengono anche particolarmente il nostro Parlamento e il nostro Governo perché hanno approvato ben due volte un ordine del giorno che ha come finalità quella di favorire il recupero e la riqualificazione delle facciate e delle parti comuni degli edifici privati nei centri storici, ma non solo nei centri storici, anche nei borghi rurali, che vengono identificati dai comuni. Nel momento in cui il Governo esplicita costantemente che la nostra bella Italia è una risorsa ed è una fonte di investimento, che nel momento in cui si investe un euro c’è un ritorno di 7 euro, io chiedo a quest'Aula che venga approvato questo emendamento. Abbiamo dovuto persino riformularlo dalla presentazione in Commissione. Abbiamo chiesto che venga rimodulato per 50 milioni di euro annuali e per i comuni sotto i 15 mila abitanti.
  C’è un'attenzione enorme fuori da questo Parlamento, c’è l'ANCE, l'ANCI, il FAI, tutte le associazioni, I borghi più belli d'Italia; tutti si sono interessati in questi giorni e ciò ha riempito le pagine de La Gazzetta del Mezzogiorno. Io penso che saranno tutti molto attenti al vostro voto e penso che ognuno di loro, poi, dopo prenderà le sue misure se voi non approverete questo emendamento. Chiedo dunque l'attenzione a tutti i colleghi affinché venga dato un voto favorevole.

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Pellegrino 13.250, con il parere contrario delle Commissioni, del Governo e del relatore di minoranza della Lega Nord e Autonomie, onorevole Allasia, mentre il relatore del MoVimento 5 Stelle si rimette all'Assemblea.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Ruocco... Donati... Gadda...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  401   
   Votanti  305   
   Astenuti   96   
   Maggioranza  153   
    Hanno votato   31    
    Hanno votato no   274    

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  Passiamo alla votazione dell'emendamento Busin 13.73.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Busin. Ne ha facoltà.

  FILIPPO BUSIN. Signor Presidente, chiediamo la soppressione di questo comma perché, come questo Governo ci ha già abituato in altre occasioni, sembra un articolo fatto apposta per fare un favore a degli amici a dispetto dell'interesse generale. Qui si fa una deroga rivolta semplicemente o esclusivamente al comune di Napoli, che riguarda solo un comune degli ottomila che ci sono in Italia, il quale può derogare da una norma che, invece, resta ed è confermata per tutti gli altri che la devono rispettare. Ci sembra quanto meno singolare poi introdurlo in questo articolo. Non sappiamo cosa c'entri, è poco giustificato, poco motivato. Ne chiediamo la soppressione.

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Pag. 73Busin 13.73, con il parere contrario delle Commissioni, del Governo, del relatore di minoranza del MoVimento 5 Stelle e il parere favorevole del relatore di minoranza della Lega Nord e Autonomie, onorevole Allasia.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Murer... Capezzone... Di Lello....
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  403   
   Votanti  400   
   Astenuti    3   
   Maggioranza  201   
    Hanno votato   15    
    Hanno votato no  385.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  Passiamo alla votazione dell'emendamento 13.701, da votare l'articolo 86, comma 4-bis, del Regolamento, con il parere favorevole delle Commissioni e del Governo.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Villarosa. Ne ha facoltà.

  ALESSIO MATTIA VILLAROSA. Signor Presidente, quanti minuti ho a disposizione ? Cinque ?

  PRESIDENTE. Sì.

  ALESSIO MATTIA VILLAROSA. Prendo parola, signor Presidente, perché non riesco, forse lei mi può aiutare... Presidente... prendo la parola perché questo è uno di quegli emendamenti presentati dalla Commissione bilancio ai sensi dell'articolo 81 della Costituzione. Io volevo chiederle: ma esistono due Regolamenti, due Costituzioni ? Perché ? Noi siamo arrivati in Commissione bilancio, la mattina, e nelle esplicazioni della Commissione c'erano vari punti che non tornavano. Tra i vari punti c'era anche quello degli articoli 3 e 6.
  Praticamente in questi articoli la Commissione e la Ragioneria dello Stato stessa trovavano dei problemi di copertura: un problema di copertura legato al Fondo di rotazione e un problema di copertura non coerente con la disciplina normativa dei medesimi fondi. Ebbene, cosa accade ? Magia ! La Commissione si scioglie, si sospende per un attimo e ritorna con un altro parere: un altro parere, ma senza il parere della Ragioneria dello Stato, perché, se la Commissione si sposta, va in altre stanze e cerca di trovare la soluzione ai problemi proposti sia dalla Commissione che dalla Ragioneria dello Stato, è evidente che, se vengono risolti dei problemi dalla Ragioneria dello Stato, poi si chiede alla Ragioneria stessa se effettivamente o realmente questi problemi siano stati risolti o sanati. Arriva la seconda proposta della Commissione bilancio senza – senza ! – la valutazione della Ragioneria dello Stato e ci troviamo con una parte completamente cancellata.
  Ebbene, la parte che nel primo foglio diceva: «e il loro utilizzo non appare pienamente coerente con la disciplina normativa dei medesimi fondi», che io più volte e più volte ho ribadito, nel foglio successivo questa dicitura non c'era. Nessuno mi ha voluto spiegare il perché. C’è stato silenzio, omertà. Quindi, Presidente, quello che le chiedo: abbiamo una sola Costituzione e un solo Regolamento della Camera, o ve ne sono più di uno (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) ?

  PRESIDENTE. Onorevole Villarosa, abbiamo ovviamente una sola Costituzione e un solo Regolamento. Nella fattispecie, il Regolamento viene applicato nelle Commissioni dai presidenti delle Commissioni stesse; ci sono le Commissioni che si riuniscono e che, a maggioranza, decidono e, come mi è già capitato di dire in un'altra occasione, ovviamente noi dobbiamo preservare il fatto che quello che accade in Commissione ha validità per l'Aula e l'Aula ne prende atto, perché può immaginare se l'Aula mettesse in discussione di volta in volta quello che succede Pag. 74nelle Commissioni. Quindi, io mi rendo conto, le questioni lei le può, le potrà e le avrebbe potute sollevare direttamente in Commissione. Una volta che all'Aula arriva un parere formulato dalla Commissione bilancio, noi non possiamo che prenderne atto.
  Passiamo, quindi, ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 13.701 da votare ai sensi dell'articolo 86, comma 4-bis, del Regolamento, con il parere favorevole delle Commissioni e del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Pilozzi, Barbanti, Donati, Crippa, Molteni, Gutgeld, Sanna.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti e votanti  393   
   Maggioranza  197   
    Hanno votato  386    
    Hanno votato no   7.

  La Camera approva (Vedi votazioni).

  (La deputata Argentin ha segnalato che non è riuscita a votare).

  Ora siamo a pagina 38 del fascicolo.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Cicu 13.21, con il parere contrario delle Commissioni e del Governo e con il parere favorevole dei relatori di minoranza.
  Dichiaro aperta la votazione...
  Devo revocare la votazione, chiedo scusa, colleghi. Abbiamo l'emendamento Allasia 13.81, che non è ritirato. Chiedo scusa, è un errore che ha fatto il Presidente e, quindi, devo chiedere se vi sono interventi sull'emendamento Allasia 13.81. Se non ci sono...

  DANIELE PESCO, Relatore di minoranza per la VI Commissione. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Prego, ne ha facoltà. Siamo sull'emendamento 13.81, onorevole Pesco...

  DANIELE PESCO, Relatore di minoranza per la VI Commissione. Sì, signor Presidente, siccome nella scorsa seduta abbiamo detto che ci rimettiamo all'Aula, per questo e per tutti gli emendamenti in cui ci rimettiamo all'Aula il MoVimento 5 Stelle ha scelto di astenersi.

  PRESIDENTE. Bene, quindi vi è l'astensione del MoVimento 5 Stelle.
  Ha chiesto ora di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Busin. Ne ha facoltà.

  FILIPPO BUSIN. Signor Presidente, abbiamo presentato questo emendamento perché ci sembra logico semplificare una norma che prevede la responsabilità solidale dell'appaltatore nei confronti del subappaltatore o del committente nei confronti dell'appaltatore, nel momento in cui questo viene scavalcato nel pagamento dalla stazione appaltante.
  Ci sembra che, nel momento in cui questo avvenga, sia superata anche la responsabilità in solido e, quindi, viene risolta questa situazione. È meglio scriverlo per non creare dei dubbi o dei problemi di interpretazione della norma.

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Allasia 13.81, con il parere contrario delle Commissioni e del Governo, con il parere favorevole del relatore di minoranza della Lega Nord e Autonomie e sul quale il relatore di minoranza del MoVimento 5 Stelle si rimette all'Assemblea.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Moretti, Argentin, Sorial, Rizzetto, Velo, Dall'Osso.Pag. 75
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  400   
   Votanti  309   
   Astenuti   91   
   Maggioranza  155   
    Hanno votato   48    
    Hanno votato no   261.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Cicu 13.21, con il parere contrario delle Commissioni e del Governo e con il parere favorevole dei relatori di minoranza.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Murer, Vacca, Marazziti, Palma. Abbiamo votato tutti ? Boccia.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti e votanti  398   
   Maggioranza  200   
    Hanno votato  163    
    Hanno votato no  235.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  Passiamo alla votazione dell'emendamento Daga 13.94.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Daga. Ne ha facoltà.

  FEDERICA DAGA. Signor Presidente, nell'articolo 13, che tratta di stanziamenti per Expo 2015, è stato inserito un comma che nulla a che fare con il titolo dell'articolo e che va a modificare il nome dell'AEEG, Autorità per l'energia elettrica e il gas, aggiungendo ufficialmente il servizio idrico tra le sue competenze per le funzioni di regolazione e controllo.
  Questo atto va ad avallare quanto definito nel provvedimento «salva Italia» del dicembre 2011, quando il Governo Monti attributiva la ridefinizione del metodo tariffario transitorio all'AEEG, una Authority garante del mercato, andando già allora contro la volontà popolare che, con il voto di 27 milioni di italiani e il referendum del 2011, ha sancito che l'acqua debba stare fuori dal mercato e che non si possa fare profitto su di essa. Assegnare le funzioni di regolazione e controllo del servizio idrico all'AEEG significa materialmente mettere l'acqua sul mercato, trattandosi, appunto, di un'Autorità di regolamentazione del mercato.
  L'AEEG ha fallito il suo mandato, avendo creato una tariffa transitoria e retroattiva con il profitto nascosto sotto mentite spoglie. La remunerazione del capitale investito sono arrivati a chiamarla «oneri finanziari»: remunerazione – cioè, profitto – abrogato con il referendum. Hanno, quindi, fatto rientrare dalla finestra ciò che era uscito dalla porta. Ricordo che il Consiglio di Stato, su una richiesta fatta dall'AEEG, ha dichiarato che la remunerazione del capitale investito deve essere restituita ai cittadini, proprio perché il risultato del referendum è stato chiaro: fuori i profitti dall'acqua.
  Nei prossimi giorni, ci sarà la seconda udienza per il ricorso al TAR della Lombardia promosso dal Forum dei movimenti per l'acqua e da Federconsumatori, sulla questione tariffa, un nodo già risolto dal referendum, non rispettato dal Garante del mercato e, quindi, impugnato dai cittadini. Diteci voi se chi vince un referendum deve arrivare ai tribunali per vedere rispettata la volontà popolare. Come è rimasto tale il nome della AEEG ben due anni dall'assegnazione dal «salva Italia», poteva restarlo per altro tempo ancora, magari in attesa del pronunciamento del TAR. Questa del Governo è una forzatura, che va in continuità con il precedente Governo, quello dell'austerità, che continua a non rispettare la volontà popolare, tradisce i referendum per l'acqua pubblica e non rispetta le istanze dei movimenti, che hanno portato 27 milioni di cittadini al voto.
  Il nostro emendamento toglie dalla competenza dell'AEEG la regolazione e il controllo del servizio idrico e mette l'acqua Pag. 76nelle mani del Ministero dell'ambiente, nel rispetto di quanto elaborato dai comitati per l'acqua pubblica e nel rispetto della volontà popolare. Vi invito, quindi, a votarlo favorevolmente (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Crippa. Ne ha facoltà.

  DAVIDE CRIPPA. Signor Presidente, su questo tema durante la campagna elettorale pochi si sono detti contrari al concetto espresso in questo emendamento. Tutti a favore dell'acqua pubblica, tutti nei loro programmi a inneggiare all'acqua pubblica e al ritorno all'acqua come bene comune e non mercificata.
  Questo emendamento va in quella direzione e permette – togliendolo dall'autorità che garantisce un prezzo e istituzionalizza un mercato – di considerare l'acqua un bene comune per tutti.
  Credo sia importante che chi si è speso in campagna elettorale per l'acqua pubblica qui rifletta veramente, perché altrimenti avete preso in giro gli italiani, credo ancora una volta (Applausi dei deputati del gruppo del MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Nessun altro chiedendo di intervenire, passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Daga 13.94, con parere contrario delle Commissioni, del relatore di minoranza Allasia e del Governo, e con il parere favorevole del relatore di minoranza Pesco.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Donati, Adornato...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  397   
   Votanti  369   
   Astenuti   28   
   Maggioranza  185   
    Hanno votato  123    
    Hanno votato no   246    

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Bernardo 13.206, con parere contrario delle Commissioni e del Governo, e con il parere favorevole di entrambi i relatori di minoranza.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Carra, ha votato. De Lorenzis, ha votato. Abbiamo votato tutti ? Morani. ha votato ...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  404   
   Votanti  369   
   Astenuti   35   
   Maggioranza  185   
    Hanno votato  137    
    Hanno votato no   232    

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  Passiamo alla votazione dell'emendamento Bernardo 13.207.

  BARBARA SALTAMARTINI. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  BARBARA SALTAMARTINI. Signor Presidente, credo che ci sia stato un errore, ma tutti gli emendamenti del gruppo del Nuovo centrodestra si intendono ritirati.

  PRESIDENTE. Sta bene. Prendiamo atto che l'emendamento Bernardo 13.207 è stato ritirato.
  Passiamo dunque alla votazione dell'emendamento Cicu 13.22.
  Nessuno chiedendo di parlare, passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Pag. 77Cicu 13.22, con parere contrario delle Commissioni e del Governo, e con il parere favorevole dei relatori di minoranza.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Abbiamo votato tutti, colleghi ? Non mi pare, Pizzetto non riesce, Fraccaro, Valiante. Abbiamo votato tutti ? Non vedo mani alzate, Piccone...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti e votanti  410   
   Maggioranza  206   
    Hanno votato  162    
    Hanno votato no   248    

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  Prendo atto che l'emendamento Librandi 13.104 è stato ritirato.
  Passiamo dunque alla votazione dell'emendamento 13.702, da votare ai sensi dell'articolo 86, comma 4-bis del regolamento
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Castelli. Ne ha facoltà.

  LAURA CASTELLI. Signor Presidente, devo dire che come Commissione bilancio siamo un po’ esterrefatti, ed è forse il caso che i colleghi sappiano cosa è accaduto.
  Come ricordava anche il collega Villarosa, in quei giorni, nei giorni della scorsa settimana in cui la Commissione bilancio ha forse letto per la prima volta un approfonditissimo parere della Ragioneria generale dello Stato, ci si è accorti che qualcuno aveva l'intenzione di enunciare un nuovo principio contabile, perché, Presidente, noi facciamo le leggi a legislazione vigente. Questo, per i cittadini che ci guardano da casa, significa che il Parlamento non può impegnare soldi che non esistono, che è però è il caso di questi emendamenti, che hanno come copertura fondi europei che ancora non sono stati accordati per accordi che saranno chiusi e conclusi non prima di agosto. Non sono soldi disponibili, nella nostra contabilità. Ebbene, alla nostra sollecitazione ci siamo sentiti dire, dallo stesso presidente che non aveva capito che la legge di stabilità che stava facendo questo Parlamento andava contro la legge di contabilità nazionale, che la motivazione reale per cui questo Parlamento usa dei soldi che non ha e che fanno capo a fondi europei sta nel fatto che impegnarli prima che vengano fatti gli accordi significa indirizzare l'Europa, le regioni e questo Parlamento ad utilizzarli in una certa maniera.
  Noi crediamo che si siano confuse le direzioni che questo Parlamento deve prendere; che non sia proprio la linea corretta che questo Parlamento deve seguire per utilizzare i fondi pubblici. Lei non crede, Presidente ? Noi siamo rimasti a bocca aperta, tanto che abbiamo richiesto una motivazione, e quella che io ho raccontato ora è proprio la motivazione ufficiale che il presidente della Commissione bilancio ci ha dato. Peccato che noi legiferiamo a legislazione vigente, quindi questi soldi non ci sono. Ma ci arrabbiamo non tanto per il fatto che venga enunciato un nuovo principio di contabilità – cosa che ci fa sorridere –, ma ci arrabbiamo perché la gente fuori crede che questo Parlamento metta in copertura dei soldi che esistono, non dei soldi che non ci sono e che anzi si vogliono indirizzare ancora prima che si facciano gli accordi europei (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Questo per noi è inaccettabile. Ma non è che noi siamo saggi e che quindi non accettiamo questo genere di comportamento, è la Ragioneria generale dello Stato che ha ricordato nero su bianco che questa non è una modalità corretta, che questa modalità sfascia le casse del Parlamento e dello Stato. Io credo che questa sia una valutazione che già da sé basti, ma noi non lo possiamo accettare, noi che siamo i nullafacenti, quelli che non sapevano come ci si doveva comportare, quelli che erano solo ragazzini. Beh, i ragazzini non accettano questo comportamento (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) !

Pag. 78

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 13.702, da votare ai sensi dell'articolo 86, comma 4-bis, del Regolamento, con il parere favorevole delle Commissioni, del Governo e dei relatori di minoranza.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Malisani, Iacono, Fitzgerald Nissoli, Bosco, Pastorelli.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  396   
   Votanti  388   
   Astenuti    8   
   Maggioranza  195   
    Hanno votato  382    
    Hanno votato no   6    

  La Camera approva (Vedi votazioni).

  (I deputati Tripiedi e Capodicasa hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole).

  Passiamo alla votazione dell'emendamento Di Salvo 13.14.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Di Salvo. Ne ha facoltà.

  TITTI DI SALVO. Signor Presidente, noi, per l'ennesima volta, presentiamo un emendamento che riguarda l'armonizzazione dell'applicazione della legge Fornero al personale delle Ferrovie, ai macchinisti ferrovieri, al personale viaggiante. Non ci sarebbe stato nemmeno bisogno, perché su questo l'Aula ha approvato poco tempo fa un ordine del giorno che impegnava in questa direzione. Le ragioni sono riassumibili, senza fare altri approfondimenti, in una considerazione sintetica.
  Pensate che la vita media dei macchinisti ferrovieri è di 64 anni e 6 mesi, e invece la legge Fornero aumenta la loro età pensionabile a 67 anni. Lo fa per un errore, perché nell'elenco in cui si definiscono le categorie per le quali ci vuole un'armonizzazione per errore si cita un articolo anziché un comma e quella categoria di persone viene esclusa.
  L'evidenza del paradosso è innegabile: persone che vivono mediamente 64 anni e mezzo, e che invece con la legge Fornero immediatamente hanno un aumento di numero di anni per andare in pensione che li porta a 67 anni. Abbiamo approvato un ordine del giorno che impegna il Governo: qui si tratta veramente di ribadire in modo certo, non soltanto con un ordine del giorno, che si pone rimedio a questo errore armonizzando anche questa categoria. L'emendamento non chiede né come, né quando, né con quanto: dice solo «armonizzare anche per questa categoria l'applicazione della legge Fornero».
  Mi taccio, perché dal suo sguardo immagino che il tempo sia passato...

  PRESIDENTE. No no, assolutamente.

  TITTI DI SALVO. Ma questo era il senso di un emendamento, a cui chiedo veramente di prestare la sensibilità e l'attenzione dovuta (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà).

  PRESIDENTE. La ringrazio, però non vorrei essere arrivato adesso addirittura con lo sguardo, onorevole Di Salvo...eravamo abbondantemente nei tempi.

  STEFANO ALLASIA, Relatore di minoranza per la X Commissione. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  STEFANO ALLASIA, Relatore di minoranza per la X Commissione. Signor Presidente, avevo dato un parere contrario: adesso esprimo parere favorevole all'emendamento.

  PRESIDENTE. Sta bene. Ne approfitto per chiedere anche al relatore di minoranza del MoVimento 5 Stelle qual è il parere, perché io non ce l'ho appuntato. Onorevole Pesco ?

Pag. 79

  DANIELE PESCO, Relatore di minoranza per la VI Commissione. Il MoVimento 5 Stelle si astiene.

  PRESIDENTE. Si rimette all'Aula. sta bene.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Tripiedi. Ne ha facoltà.

  DAVIDE TRIPIEDI. Signor Presidente, questa è una battaglia che abbiamo intrapreso, e noi condividiamo il fatto che si recuperi all'errore: con le armonizzazioni non si recupera l'errore, ma si crea un tavolo dove secondo noi si porteranno avanti le proposte di Damiano in Commissione. Quindi mandare in pensione questi lavoratori a 60 anni e non a 58: questa è la nostra visione Noi non vogliamo recuperare con l'armonizzazione, ma vogliamo che si recuperi il testo precedente, quindi ridare il diritto senza creare un tavolo di lavoro. Quindi noi ci asteniamo per questo, ma condividiamo la battaglia che fa l'onorevole Titti Di Salvo e vediamo cosa fa il Partito Democratico.

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Di Salvo 13.14, con il parere contrario delle Commissioni e del Governo, e con il parere favorevole del relatore Allasia, mentre il relatore del MoVimento 5 Stelle si rimette all'Aula.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Scalfarotto, Marco Di Maio...

  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  398   
   Votanti  308   
   Astenuti   90   
   Maggioranza  155   
   Hanno votato   86    
    Hanno votato no  222.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  Passiamo alla votazione dell'emendamento Ribaudo 13.201.

  ITZHAK YORAM GUTGELD, Relatore per la maggioranza per la VI Commissione. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  ITZHAK YORAM GUTGELD, Relatore per la maggioranza per la VI Commissione. Signor Presidente, diamo un parere favorevole, quindi cambiando il parere, perché chiarisce meglio il senso dell'articolo originale.

  PRESIDENTE. Il Governo ?

  CLAUDIO DE VINCENTI, Sottosegretario di Stato per lo sviluppo economico. Il parere è conforme.

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Ribaudo 13.201, con parere favorevole delle Commissioni e del Governo, e con il parere contrario del relatore di minoranza Allasia, mentre relatore del MoVimento 5 Stelle si rimette all'Aula.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  406   
   Votanti  319   
   Astenuti   87   
   Maggioranza  160   
    Hanno votato  304    
    Hanno votato no   15.

  La Camera approva (Vedi votazioni).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Faenzi 13.200, con il parere contrario delle Commissioni e del Governo, il parere favorevole del relatore di minoranza per la Lega Nord e Autonomie Pag. 80Allasia e sul quale il relatore di minoranza per il MoVimento 5 Stelle si rimette all'Assemblea.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Malisani, Manfredi, Fraccaro...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  400   
   Votanti  311   
   Astenuti   89   
   Maggioranza  156   
    Hanno votato   54    
    Hanno votato no   257.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  (Il deputato Tripiedi ha segnalato che non è riuscito a votare mentre avrebbe voluto astenersi e il deputato Gasbarra ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario).

  Passiamo alla votazione dell'emendamento 13.703, da votare ai sensi dell'articolo 86, comma 4-bis, del Regolamento.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Villarosa. Ne ha facoltà.

  ALESSIO MATTIA VILLAROSA. Signor Presidente, anche in questo caso un emendamento presentato dalla Commissione Bilancio è preso in considerazione.
  Lei prima mi domandava come mai in Commissione Bilancio non avevo fatto notare la mancanza di copertura degli articoli 3 e 6, ma io le dico che l'avevo fatto notare, ma nessuno mi ha voluto dare risposta. Anche su indicazione del presidente che, girandosi verso il Governo ha chiesto: «vuole dare risposta all'onorevole Villarosa ?», la risposta è stata «no».
  Quindi, questo per chiarire a tutti un concetto, perché probabilmente non riesce a passare in questo articolato: nessuno vuole dare soldi alle piccole e medie imprese, né per ricerca e sviluppo, né per digital divide. Questo deve essere chiaro, perché questi fondi erano già stati destinati verso queste misure.
  Questo Governo, questa maggioranza, pensa a misure come la cartolarizzazione, che risolveranno un problema immediato, ma poi ne vedremo sicuramente le conseguenze, ma non a destinare soldi per la ricerca e lo sviluppo, che saranno le economie sostenibili, che hanno portato molti Paesi ad avanzare e a diventare le prime economie mondiali. Quindi coperture finanziarie per digital divide e per ricerca e sviluppo questo Governo non ne ha messe. Deve rimanere chiaro questo concetto (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 13.703, da votare ai sensi dell'articolo 86, comma 4-bis, del Regolamento, con il parere favorevole delle Commissioni e del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Giuditta Pini, Locatelli, Pilozzi...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  396   
   Votanti  393   
   Astenuti    3   
   Maggioranza  197   
    Hanno votato  385    
    Hanno votato no   8.

  La Camera approva (Vedi votazioni).

  LAURA RAVETTO. Signor Presidente, non sono riuscita a votare !

  PRESIDENTE. Prendiamo atto che l'onorevole Ravetto non è riuscita a votare.

  (I deputati Cani e Ravetto hanno segnalato che avrebbero voluto esprimere voto favorevole).Pag. 81
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Corsaro 13-bis.200, con il parere contrario delle Commissioni e del Governo, il parere favorevole del relatore di minoranza per la Lega Nord e Autonomie Allasia e sul quale il relatore di minoranza per il MoVimento 5 Stelle si rimette all'Assemblea.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Bossa, Picchi...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  399   
   Votanti  308   
   Astenuti   91   
   Maggioranza  155   
    Hanno votato   70    
    Hanno votato no  238.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti Di Gioia 14.1, Busin 14.25 e Cicu 14.15, con il parere contrario delle Commissioni e del Governo ed il parere favorevole dei relatori di minoranza.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Grassi, Mura, Lauricella...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  402   
   Votanti  399   
   Astenuti    3   
   Maggioranza  200   
    Hanno votato  141    
    Hanno votato no  258.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  Passiamo alla votazione dell'emendamento Baldassarre 14.201.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Di Gioia. Ne ha facoltà.

  LELLO DI GIOIA. Signor Presidente, io credo che la Commissione doveva valutare con estrema attenzione quello che è l'articolo 14 di questo provvedimento. Premettendo che non c'entra nulla, non c'entra assolutamente nulla con questo provvedimento, è stato aggiunto e lo voglio sottolineare...

  PRESIDENTE. Colleghi !

  LELLO DI GIOIA. ... con grande onestà intellettuale, perché è giusto che questo si sappia, perché probabilmente qualche burocrate del Ministero del lavoro e delle politiche sociali aveva interesse ad inserire in questo provvedimento questo articolo, questo articolo che ovviamente è in distonia con tutto quello che stiamo discutendo e che determina soprattutto delle difficoltà, sia per ciò che riguarda...

  PRESIDENTE. Mi scusi, onorevole Di Gioia. Onorevole Polidori.

  LELLO DI GIOIA. Presidente, non perdo il filo, stia tranquillo.

  PRESIDENTE. Eh lo so. Prego.

  LELLO DI GIOIA. Stavo dicendo che è un provvedimento che comunque crea delle difficoltà al sistema della vigilanza, sia essa del Ministero del lavoro e delle politiche sociali sia essa degli enti previdenziali. È un sistema che crea anche difficoltà alle aziende, nel momento in cui si determinano condizioni di – come posso definirle – interventi che vanno nella direzione di fare pagare le aziende in virtù di danni che probabilmente devono essere verificati.
  Ma, vi è di più. Questo provvedimento prevede di assumere delle unità lavorative per le ispezioni, adottando somme e prevedendo somme all'interno delle sanzioni che vengono ad essere comminate ovviamente alle imprese di questo Paese.
  Credo, quindi – e concludo –, che sarebbe stata una cosa giusta e anche di buon gusto in un provvedimento così articolato in cui questo articolo, come dicevo Pag. 82prima, non c'entra nulla ed è semplicemente frutto di una fantasia assurda di un burocrate del Ministero del lavoro e delle politiche sociali.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Baldassarre. Ne ha facoltà.

  MARCO BALDASSARRE. Signor Presidente, questo emendamento sposta semplicemente le coperture per l'assunzione di nuovi ispettori. Invece di prenderle, appunto, dal Fondo sociale per l'occupazione e la formazione li prende dalla «marchetta» fatta ad Italia Lavoro nel «milleproroghe» con 13 milioni di euro. Perché ? Perché sul Fondo sociale per l'occupazione e la formazione, che serve anche per gli ammortizzatori sociali in deroga, anche la Corte dei conti si è espressa, nello scorso giugno, dicendo che viene fatto un uso un po’ troppo promiscuo di questo Fondo.
  Questo articolo che dice ? Questo articolo dice che prima si prendono i soldi da questo Fondo, aumentando di 250 unità gli ispettori del lavoro in tre anni; poi, con gli introiti delle sanzioni, vengono rimessi. Ora, non avrebbe più senso prendere direttamente, prima di questo «togli e metti e togli e metti», questi soldi da un altro Fondo ? Anche perché chi ce lo assicura...

  PRESIDENTE. Mi scusi. Colleghi, colleghi, non vorremmo disturbare, però c’è qualcuno che sta tentando di parlare. Grazie, grazie presidente Leone. Prego.

  MARCO BALDASSARRE. Dicevo, anche perché chi ce lo assicura che ci saranno effettivamente dei grossi introiti recuperati dalle sanzioni dalle ispezioni sul lavoro ? Questo perché, guarda caso, qualche giorno dopo l'emanazione di questo decreto il Ministero del lavoro e delle politiche sociali ha firmato con l'ordine dei consulenti del lavoro un accordo sugli Asse.co, che prevede che le aziende che hanno i parametri per aderire a questa asseverazione, a questo Asse.co, non avranno ispezioni a sorpresa ma le ispezioni gli verranno fatte quadrimestralmente. Ora, è tutto bello perché in questo modo riduciamo anche la burocrazia, se non fosse per il fatto che siamo in Italia e in Italia con una «mazzetta» ti ci compri qualsiasi cosa.
  Quindi, per questo abbiamo spostato la copertura non dal Fondo sociale per l'occupazione e la formazione, ma dalla marchetta fatta dal «mille proroghe» su Italia Lavoro.

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento un Baldassarre 14.201, con il parere contrario delle Commissioni, del Governo, del relatore Allasia e con il parere favorevole del relatore del MoVimento 5 Stelle, e con il parere contrario anche della V Commissione (Bilancio).
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Garavini, Malisani, Zoggia, Tancredi, Pilozzi...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti e votanti  394   
   Maggioranza  198   
    Hanno votato   97    
    Hanno votato no  297.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 14.700, da votare ai sensi dell'articolo 86, comma 4-bis, del Regolamento, con il parere favorevole delle Commissioni e del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Gadda...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  388   
   Votanti  387   
   Astenuti    1   Pag. 83
   Maggioranza  194   
    Hanno votato  374    
    Hanno votato no   13.

  La Camera approva (Vedi votazioni).

  (Il deputato Tripiedi ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole e il deputato Rampi ha segnalato di aver espresso voto contrario mentre avrebbe voluto esprimere voto favorevole).

  Passiamo alla votazione dell'emendamento Nicchi 14.205.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Di Salvo. Ne ha facoltà.

  TITTI DI SALVO. Signor Presidente, ci sono situazioni che diventano sempre di grande sensibilità quando siamo vicini ad una tragedia. Quando è successa l'ultima in ordine di tempo, la tragedia di Prato, la sensibilità sulle assunzioni degli ispettori che riuscissero a fare emergere realtà così drammatiche era molto elevata e risale a quel momento la dichiarazione del Ministro Giovannini di un impegno del Governo perché il numero degli ispettori aumentasse. E per la verità in questo articolo c’è un aumento degli ispettori, ma solo presso il Ministero del lavoro e delle politiche sociali. Noi invece pensiamo che appunto a quel fine sia indispensabile che anche presso l'INPS, anche presso l'INAIL possano essere assunti degli ispettori. Non si capisce perché la spending review debba agire su di loro e non sul Ministero del lavoro e delle politiche sociali. Non si capisce perché cose così evidenti, che fanno sì che quest'Aula abbia votato un ordine del giorno all'unanimità, di fronte poi alla loro traduzione in pratica trovino questi blocchi.
  Quindi, il nostro emendamento è volto ad arrivare all'obiettivo di rendere possibile anche per l'INPS e anche per l'INAIL l'assunzione degli ispettori. Sono assunzioni che non hanno costi, perché nel momento in cui gli ispettori servono a fare emergere il nero si pagano, per così dire, cioè tutto quello che emerge di economia sommersa è un introito per lo Stato e, quindi, quelle assunzioni sono un valore aggiunto per lo Stato e non costi in più per l'INPS o per l'INAIL.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Di Gioia. Ne ha facoltà.

  LELLO DI GIOIA. Signor Presidente, per condividere appieno le considerazioni che faceva poco fa la collega Titti Di Salvo, perché anche io ritengo che non sia certamente una questione di correttezza, sia da un punto di vista amministrativo sia anche da un punto di vista di costruzione di quelle che possono essere le condizioni per verificare coloro i quali evadono e, quindi, vanno a determinare le difficoltà per questo Stato.
  Sarebbe opportuno, quindi, che la Commissione e il Governo valutassero con grande attenzione che questa possibilità di poter assumere ispettori anche presso gli enti previdenziali non venisse sostanzialmente elusa e che venga ad essere rafforzato un controllo che noi riteniamo sia necessario affinché si possano avere quelle condizioni per il recupero delle questioni contributive che oggi vengono a mancare.
  Pertanto chiedo, Presidente, che venga ad essere apposta la mia firma a questo emendamento.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Boccuzzi. Ne ha facoltà.

  ANTONIO BOCCUZZI. Signor Presidente, io ritengo che le attività di ispezione siano di fondamentale importanza per quanto riguarda la sicurezza sul lavoro. In Italia abbiamo circa 1.700 tecnici della prevenzione, che sono poi coloro che si occupano davvero delle ispezioni, quelle fatte bene, fatte alle macchine mentre stanno girando, mentre stanno operando. Millesettecento tecnici della prevenzione per circa cinque milioni di imprese da controllare. Va da sé che è stata fatta una statistica secondo la quale un'impresa rischia di essere controllata una volta ogni trent'anni. Quindi, le imprese meno virtuose Pag. 84sicuramente non hanno di che preoccuparsi. Chiedo, quindi, al Governo di fare un'ulteriore riflessione su questo emendamento, perché lo ritengo di assoluta, grande, grande importanza.

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Nicchi 14.205, con il parere contrario delle Commissioni, del Governo, del relatore di minoranza per il gruppo Lega Nord e Autonomie, onorevole Allasia, e della V Commissione (bilancio), e su cui i relatori di minoranza del gruppo MoVimento 5 Stelle si rimettono all'Aula.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Caon, Bonifazi...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  388   
   Votanti  367   
   Astenuti   21   
   Maggioranza  184   
    Hanno votato  136    
    Hanno votato no  231.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  Passiamo alla votazione dell'emendamento Di Salvo 14.206. Se non ci sono richieste di intervento...Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Di Salvo. Ne ha facoltà.

  TITTI DI SALVO. Signor Presidente, lei non può dubitare che io prenda la parola.

  PRESIDENTE. Prego, onorevole Di Salvo.

  TITTI DI SALVO. La ringrazio della cortesia. In realtà, parliamo dello stesso argomento con una specificazione: noi chiediamo che, con le argomentazioni dette prima, ci possa quanto meno essere sia all'INPS che all'INAIL, lo sblocco del turn over per le assunzioni degli ispettori. Gli argomenti sono quelli di prima. Io chiedo veramente un'attenzione su questo argomento per le ragioni dette, che non sfuggono a nessuno. Forse un sussulto, diciamo, si potrebbe avere su questo argomento.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Di Gioia. Ne ha facoltà.

  LELLO DI GIOIA. Signor Presidente, credo che il sottosegretario De Vincenti sistematicamente se ne lavi le mani di queste questioni. Le vorrei ricordare semplicemente un episodio di qualche tempo fa, del «decreto del fare». I risultati li abbiamo visti in questi giorni, in quello che sta accadendo: responsabilità sue !
  Stavo dicendo che non è pensabile che il Governo si lavi le mani di queste questioni, perché quello che giustamente ha sottolineato la collega Di Salvo è un problema vero, che deve essere preso nella sua interezza. Si deve dare la possibilità agli enti di previdenza di poter fare in modo che vi sia lo sblocco di una situazione che è drammatica, che non consente di dare quei servizi di cui i cittadini hanno bisogno. Per questo, prego il Governo di non fare le stesse questioni fatte qualche tempo fa, di riflettere su questo emendamento e, quindi, cercare di cambiare il parere con grande ragionevolezza. Le chiedo, Presidente, anche in questo caso, che venga apposta la mia firma all'emendamento.

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Di Salvo 14.206, con il parere contrario delle Commissioni, del Governo, del relatore di minoranza per il gruppo Lega Nord e Autonomie, onorevole Allasia e della V Commissione (bilancio), e su cui i relatori di minoranza del gruppo MoVimento 5 Stelle si rimettono all'Aula.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

Pag. 85

  Pilozzi, Cinzia Maria Fontana, Simoni...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  386   
   Votanti  357   
   Astenuti   29   
   Maggioranza  179   
    Hanno votato  116    
    Hanno votato no  241.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Maietta 14.200, con il parere contrario delle Commissioni, del Governo, del relatore di minoranza Allasia, mentre il relatore del MoVimento 5 Stelle si rimette all'Assemblea.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Bossa, Dellai, Cesa, Fraccaro, Casellato...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  394   
   Votanti  389   
   Astenuti    5   
   Maggioranza  195   
    Hanno votato  137    
    Hanno votato no  252    

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Busin 14.26, con il parere contrario delle Commissioni, del Governo, mentre il relatore del MoVimento 5 Stelle si rimette all'Assemblea, e con il parere favorevole del relatore Allasia.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Marazziti, Taricco, Garavini, Causi...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  392   
   Votanti  307   
   Astenuti   85   
   Maggioranza  154   
    Hanno votato   46    
    Hanno votato no   261    

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 14.701, da votare ai sensi dell'articolo 86, comma 4-bis del Regolamento, con il parere favorevole delle Commissioni e del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Zaccagnini, Dellai...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  394   
   Votanti  392   
   Astenuti    2   
   Maggioranza  197   
    Hanno votato  385    
    Hanno votato no    7    

  La Camera approva (Vedi votazioni).

  (Il deputato Colaninno ha segnalato che si è erroneamente astenuto, mentre avrebbe voluto esprimere un voto favorevole).

  Passiamo alla votazione dell'emendamento Di Gioia 14.203.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Di Gioia. Ne ha facoltà.

  LELLO DI GIOIA. Signor Presidente, questo emendamento è talmente importante che, credo, il Governo debba valutarlo attentamente e anche il relatore. Sostanzialmente, diciamo che lo 0,035 cento delle sanzioni che vengono comminate possano e debbano essere riversate Pag. 86per la ricerca e per migliorare l'informatizzazione del sistema ispettivo degli enti previdenziali e assistenziali.
  Questo in virtù anche di un dato oggettivo, e cioè che vi è la necessità di completare il sistema dell'informatizzazione e della ricerca dal punto di vista ispettivo. Nello stesso tempo, diciamo che bisogna comunque accentrarlo presso l'INPS nazionale. Ciò anche perché la banca dati dell'INPS, come ci riconoscono tutti quanti, è una delle migliori banche dati – questo lo voglio sottolineare come una questione che riguarda il Paese – in tutta la realtà europea, tant’è vero che stanno venendo qui nel nostro Paese degli ispettori, dei dirigenti, dei responsabili del sistema previdenziale australiano per osservare e verificare come si gestisce la banca dati dell'INPS.
  Credo che sia opportuno che una somma così irrisoria possa essere riversata per informatizzare, per fare ricerca, con riferimento al sistema informativo degli ispettori.

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Di Gioia 14.203, con il parere contrario delle Commissioni, del relatore di minoranza per il gruppo Lega nord e Autonomie, il relatore del MoVimento 5 Stelle si rimette all'Assemblea, e con il parere contrario anche della V Commissione (Bilancio).
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Polverini ? Fitzgerald Nissoli ? Malisani ? Dellai ?
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  394   
   Votanti  305   
   Astenuti   89   
   Maggioranza  153   
    Hanno votato   31    
    Hanno votato no  274.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  (La deputata Cardinale ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto contrario).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Airaudo 14.207, con il parere contrario delle Commissioni, del Governo, del relatore Allasia, il relatore del MoVimento 5 Stelle si rimette all'Assemblea, e con il parere contrario della V Commissione (Bilancio).
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Giammanco ? Dellai ?
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  394   
   Votanti  303   
   Astenuti   91   
   Maggioranza  152   
    Hanno votato   20    
    Hanno votato no  283.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  (La deputata Cardinale ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto contrario).

  Passiamo alla votazione dell'emendamento Baldassarre 14.204.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Baldassarre. Ne ha facoltà.

  MARCO BALDASSARRE. Signor Presidente, con questo emendamento semplicemente chiediamo che vengano fatti i decreti attuativi per due decreti: uno è l'articolo 10, comma 1, del decreto legislativo n. 124 del 2004, che istituiva una banca dati telematica finalizzata all'ottimizzazione e a coordinare l'attività ispettoria. L'altro è il SINP, il sistema informativo nazionale per la prevenzione, di Pag. 87cui all'articolo 8 del decreto legislativo n. 81 del 2008, il testo unico per la sicurezza sul lavoro. Chiediamo che vengano fatti i decreti attuativi entro il 31 marzo 2014.
  In merito a questo, sul SINP, sul decreto «del fare» era passato anche un ordine del giorno che poneva la data entro il 31 dicembre, ma come sappiamo gli ordini del giorno valgono meno della carta igienica a volte.
  Questo perché ? Perché non c’è assolutamente nessun tipo di coordinamento tra i vari enti ispettori.
  Addirittura veniamo a sapere che gli ispettori del lavoro, dopo aver fatto l'ispezione, compilano un foglio e l'appoggiano sulla scrivania.
  Quindi capita che, magari la settimana dopo, nella stessa azienda ci torna l'ispettore dell'INPS e magari quella dopo ci torna anche uno dell'INAIL. Ci raccontano un fatto anche un po’ buffo: alla terza settimana, con la terza visita del terzo ispettore del lavoro che tornava nella stessa azienda, il terzo ispettore si è beccato anche un pugno in faccia, proprio perché con questi reiterati interventi di ispezione – perché non c’è coordinamento appunto – i datori di lavoro a volte perdono anche le staffe.
  Quindi, chiediamo che vengano fatti i decreti attuativi per questi due decreti già approvati: nulla di che, dovrebbe essere una cosa normalissima (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Baldassarre 14.204, con il parere contrario delle Commissioni e del Governo e quello favorevole di entrambi i relatori di minoranza.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Frusone ? Pagano ?
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  388   
   Votanti  386   
   Astenuti    2   
   Maggioranza  194   
    Hanno votato  118    
    Hanno votato no  268.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  (Il deputato Manfredi ha segnalato che non è riuscito a votare).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Baldassarre 14.208, con il parere contrario delle Commissioni e del Governo e quello favorevole di entrambi i relatori di minoranza.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Carra ? Polverini ? Caon ? Lauricella ?
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  382   
   Votanti  360   
   Astenuti   22   
   Maggioranza  181   
    Hanno votato  115    
    Hanno votato no  245.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  (La deputata Terzoni ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto favorevole, il deputato Garofani ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario e il deputato Manfredi ha segnalato che non è riuscito a votare).

  Passiamo alla votazione dell'emendamento Senaldi Tit. 1.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Allasia. Ne ha facoltà.

  STEFANO ALLASIA. Signor Presidente, è un emendamento che può essere all'onor della cronaca formale perché l'onorevole Senaldi ritiene opportuno cancellare da ogni memoria l'abominio del cosiddetto decreto RC-auto. Io lo ritengo inopportuno Pag. 88proprio perché rimanga come monito su quello che stava cercando di fare il Governo. E non come facevano gli antichi egizi: quando il faraone aveva necessità di cancellare dalle memorie di tutti, cancellava anche le scritte dai pilastri e dai muri. Ritengo opportuno, perciò, che questo emendamento sia bocciato e possa rimanere nel titolo per le generazioni future.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Crippa. Ne ha facoltà.

  DAVIDE CRIPPA. Signor Presidente, siamo convinti che l'intervento del collega Allasia poco fa in realtà sia il nostro pensiero odierno perché francamente non possiamo immaginare di dimenticarci del «teatrino» vissuto sulla faccenda RC-auto. E vedere che dopo averlo ritirato qui magicamente ricompare in un altro decreto è qualcosa di surreale. Allora, stiamo a ricrederci sul concetto che un decreto in qualche modo debba contenere delle misure urgenti e se le spostiamo in un altro decreto soltanto perché la maggioranza non riesce a votarle, non è che spostiamo il problema. Allora lasciamolo come monito di questo errore affinché non ne vengano commessi altri.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Abrignani. Ne ha facoltà.

  IGNAZIO ABRIGNANI. Signor Presidente, anch'io mi associo a quello che ha detto l'onorevole Allasia nella forma, però nella sostanza noi abbiamo fatto una battaglia per i cittadini e per l'abbassamento di queste tariffe, per cui, nel nome di questa battaglia, comunque voteremo favorevolmente questo emendamento.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Senaldi. Ne ha facoltà.

  ANGELO SENALDI. Signor Presidente, per rendere noto all'Aula, che penso lo sappia, e all'onorevole Crippa che è stato presentato un disegno di legge e non un decreto-legge dal Governo e, quindi, credo sia assolutamente corretto, visto che è stato stralciato l'articolo 8, toglierlo anche dal titolo.

  DANIELE PESCO, Relatore di minoranza per la VI Commissione. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  DANIELE PESCO, Relatore di minoranza per la VI Commissione. Signor Presidente, come relatore di minoranza modifico il parere precedentemente espresso in parere contrario.

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Senaldi Tit. 1, con il parere favorevole delle Commissioni e del Governo e con il parere contrario dei relatori di minoranza.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Roberta Agostini...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  391   
   Votanti  389   
   Astenuti    2   
   Maggioranza  195   
    Hanno votato  289    
    Hanno votato no   100.

  La Camera approva (Vedi votazioni).

  (Il deputato Manfredi ha segnalato che non è riuscito a votare).

  Dobbiamo ora passare agli emendamenti riferiti all'articolo 4, precedentemente accantonati.
  Poiché è stato riunito il Comitato dei diciotto – per questo l'altra volta gli emendamenti riferiti all'articolo 4 sono stati Pag. 89accantonati – forse uno dei relatori dovrà dirci qual è l'esito dei lavori del Comitato dei diciotto medesimo.
  Ha chiesto di intervenire il relatore per la maggioranza per la X Commissione, onorevole Vignali. Ne ha facoltà.

  RAFFAELLO VIGNALI, Relatore per la maggioranza per la X Commissione. Signor Presidente, abbiamo sottoposto al Comitato dei diciotto una riformulazione dell'emendamento Realacci 4.405. Se vuole la leggo ora, altrimenti quando arriviamo.

  PRESIDENTE. Sì, la legga ora, grazie.

  RAFFAELLO VIGNALI, Relatore per la maggioranza per la X Commissione. All'articolo 4, comma 1, capoverso articolo 252-bis, alinea 6, aggiungere, in fine il seguente periodo: La revoca dell'onere reale per tutti i fatti antecedenti all'accordo di programma previsto dalle misure volte a favorire la realizzazione delle bonifiche dei siti di interesse nazionale è subordinata, nel caso di soggetto interessato responsabile della contaminazione, al rilascio della certificazione dell'avvenuta bonifica e messa in sicurezza dei siti inquinati ai sensi dell'articolo 248 del codice ambientale. Nel caso di soggetto interessato responsabile della contaminazione, i contributi e le misure di cui alla lettera e) del comma 2 non potranno riguardare le attività di messa in sicurezza, di bonifica e di riparazione del danno ambientale di competenza dello stesso soggetto ma esclusivamente l'acquisto di beni strumentali alla riconversione industriale ed allo sviluppo economico dell'area.

  PRESIDENTE. Vedo mani alzate. Quando arriveremo all'emendamento ovviamente si potrà intervenire.

  DAVIDE CRIPPA. Possiamo averla... ?

  PRESIDENTE. Onorevole Crippa, ho fatto solo leggere la riformulazione. Non stiamo dando i pareri che sono già stati dati sugli emendamenti riformulati. Ho chiesto semplicemente al relatore per la maggioranza di rileggere la riformulazione. Mano a mano che arriveremo agli emendamenti ovviamente si interverrà nel merito.

  DAVIDE CRIPPA. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  DAVIDE CRIPPA. Nonostante questa premessa un po’ lunga, in realtà intervengo su un'altra questione. È possibile avere la riformulazione scritta adesso e non quando arriviamo all'emendamento ? Così la leggiamo con calma tutti quanti, nonostante l'avessimo ascoltata anche prima, però almeno leggerla su un testo e condividerlo potrebbe essere utile per tutti.

  PRESIDENTE. Sì, il presupposto è che, se la riformulazione viene letta, sia anche distribuita. Pensavo che fosse stata distribuita. Sarà sicuramente distribuita. Comunque questo si può anche chiedere per le vie brevi direttamente al relatore.
   Passiamo alla votazione dell'emendamento Paglia 4.200.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Paglia. Ne ha facoltà.

  GIOVANNI PAGLIA. Signor Presidente, anzitutto devo ringraziare per la disponibilità che è stata data a rinviare la discussione sull'articolo 4 da venerdì ad oggi e riconoscere che – poi ne riparleremo eventualmente in sede di emendamento – anche da parte della maggioranza c’è stata la volontà probabilmente di migliorare o comunque provare a risolvere alcuni punti che rimanevano controversi. Rimane tuttavia un fatto. Io credo che, davanti alla riformulazione di un intero articolo del testo unico ambientale, ci dovrebbe essere la buona grazia di fermarsi, la dico così. Questo decreto è già stato privato di pezzi importanti come quelli sull'assicurazione auto rinviata ad un disegno di legge. Credo e continuo a credere che lo stesso andrebbe fatto con questo articolo. Per ragioni anche molto pragmatiche, anche la riformulazione in corso che è stata adottata con l'emendamento che ci è appena Pag. 90stato letto, credo che rischi di aprire contraddizioni interne allo stesso articolo 4; possibilità di andare, da un lato, in una direzione, quella della semplificazione, della velocizzazione dell'intervento per le bonifiche, indipendentemente da come io la penso in merito e, dall'altra, di andare a recuperare sul finale alcune rigidità. Noi siamo per le rigidità. Diamo un parere contrario a questo articolo e in parte anche all'emendamento perché riteniamo che la soluzione precedente fosse migliore, che il principio del «chi inquina paga» vada esplicitato, fosse esplicitato prima e dovesse essere mantenuta la sua esplicitazione anche in questo quadro.
  L'abbiamo già detto, è una ragione politica. Il messaggio che si lancia da questo Paese deve avere un significato. È un messaggio per cui gli inquinatori sono responsabili fino in fondo e, in qualche modo, vengono privati anche del diritto di usufruire di fondi pubblici: è un messaggio che andrebbe mantenuto. In particolar modo nell'emendamento, come riformulato, noi riteniamo non ci siano successive garanzie rispetto alla possibilità di tenere distinti fino in fondo l'aspetto della bonifica dall'aspetto dell'investimento industriale. Potrebbe essere così, ripeto, con un approfondimento ulteriore. Eventualmente con lo spostamento in altro provvedimento, vi sarebbe la possibilità per tutti di lavorare adeguatamente su questo tema che è caro a tutti: mi riferisco all'idea che ci siano siti da bonificare in questo Paese, su cui effettivamente riuscire a fare una bonifica. Sappiamo che siamo fermi da anni con il vecchio ordinamento. Quindi delle modifiche possono essere necessarie.
  Crediamo che questo non fosse lo strumento adatto e invitiamo di nuovo il Parlamento a prendere in considerazione, con il voto al nostro emendamento, la possibilità di scorporare questa parte.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Pesco. Ne ha facoltà.

  DANIELE PESCO. Signor Presidente, noi vediamo con favore questo emendamento che, secondo noi, mette un po’ d'ordine su questa disciplina che è stata affrontata con questo decreto-legge in modo un po’ disordinato. Crediamo anche noi che il principio fondamentale del «chi inquina, paga» debba essere assolutamente rispettato, soprattutto in questa sede e soprattutto nell'approvazione di decreti che vanno leggermente, anzi non leggermente, vanno contro questo principio. Quindi noi voteremo in modo favorevole a questo emendamento e speriamo che anche molti altri colleghi di quest'Aula votino come noi.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Allasia. Ne ha facoltà.

  STEFANO ALLASIA. Signor Presidente, il parere favorevole sull'emendamento Paglia 4.200 concernente la soppressione dell'intero articolo 4 è dovuto al fatto che in questo articolo si va, oltremodo, a spot, come al solito, come sta facendo questo Governo in questa legislatura, a toccare i siti di interesse nazionale per le varie bonifiche e non in un disegno globale e complesso in tutto il Paese. Noi abbiamo già ribadito il nostro concetto e riteniamo inopportuno proseguire sulla discussione di questo articolo, perciò chiederemo l'abrogazione perché si contraddice proprio il principio del «chi inquina, paga», e non siamo contrari sicuramente alla possibilità che i siti di interesse nazionale di tutto il Paese siano interessati a bonifiche.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Zolezzi. Ne ha facoltà.

  ALBERTO ZOLEZZI. Signor Presidente, di solito come MoVimento 5 Stelle siamo definiti «anti euro», addirittura «anti Europa». In questo caso ricordo che l'articolo 174 del Trattato istitutivo dell'Unione europea recita, appunto, tra i principi anche quello che «chi inquina, paga», per cui davvero la soppressione dell'articolo 4 sarebbe la strada più breve Pag. 91per ridiscutere questo tema, sicuramente fondamentale, che riguarda la sollecita bonifica dei siti di interesse nazionale per le bonifiche, però evitando che chi ha inquinato possa essere premiato in qualche modo e stimolato.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Benamati. Ne ha facoltà.

  GIANLUCA BENAMATI. Signor Presidente, intervengo su questo per motivare anche il voto contrario del gruppo del Partito Democratico su questo emendamento. Noi siamo perfettamente convinti che il principio del «chi inquina, paga» debba essere cardine nella questione delle bonifiche e nelle attività ad esse connesse. Non altro, l'emendamento Realacci 4.405 – che anch'io ho sottoscritto come secondo firmatario e che ha ricevuto una riformulazione in questo momento dai relatori e che discuteremo al momento in cui giungeremo alla trattazione di quell'emendamento – fa chiarezza e aggiunge punti di luminosità: impossibili male interpretazioni e eventuali imprecisioni che fossero state ravvisate nel testo originario.
  Ma proprio perché il tema delle bonifiche è un tema urgente, che deve procedere e che ha degli aspetti anche di sicurezza e in certi punti anche di drammaticità per il nostro Paese, noi riteniamo che non sia il momento di stralciare questo articolo da questo provvedimento, visto anche il nostro impegno nel migliorare e chiarire tutti i punti che potevano risultare oscuri, e noi intendiamo rigettare questo emendamento proprio per dare il via a queste attività che da troppo tempo sono attese nel nostro Paese.

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Paglia 4.200, con il parere contrario delle Commissioni e del Governo, e con il parere favorevole di entrambi i relatori di minoranza.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Onorevole Savino, onorevole Fossati.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  388   
   Votanti  387   
   Astenuti    1   
   Maggioranza  194   
    Hanno votato  119    
    Hanno votato no   268.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Lacquaniti 4.201, con il parere contrario delle Commissioni e del Governo e con il parere favorevole dei relatori di minoranza.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Abbiamo votato tutti ? Dellai, Paris, Rampi.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  385   
   Votanti  363   
   Astenuti   22   
   Maggioranza  182   
    Hanno votato  115    
    Hanno votato no   248.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).
  (La deputata Amoddio ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto contrario).

  Passiamo alla votazione dell'emendamento Borghi 4.11.
  Prendo atto che l'emendamento Borghi 4.11 è ritirato dai presentatori.
  Ricordo che l'emendamento Bratti 4.202 è stato ritirato dai presentatori.
  Passiamo alla votazione dell'emendamento Allasia 4.36.
  Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Pag. 92Allasia 4.36, con il parere contrario delle Commissioni, del Governo e del relatore di minoranza del MoVimento 5 Stelle, e con il parere favorevole del relatore di minoranza della Lega Nord e Autonomie.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Gregori, Giuliani, Palma.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  391   
   Votanti  390   
   Astenuti    1   
   Maggioranza  196   
    Hanno votato   38    
    Hanno votato no   352.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).
  (La deputata Moretti ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto contrario).

  Passiamo alla votazione dell'emendamento Lacquaniti 4.17.

  DANIELE PESCO, Relatore di minoranza per la VI Commissione. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  DANIELE PESCO, Relatore di minoranza per la VI Commissione. Signor Presidente, cambiamo il nostro parere in parere favorevole.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Paglia. Ne ha facoltà.

  GIOVANNI PAGLIA. Signor Presidente, con questo emendamento proponiamo di fare una cosa abbastanza ovvia, quasi scontata, dal nostro punto di vista: di fronte ad accordi di programma molto complessi, che impegneranno presumibilmente risorse pubbliche, anche in quantità ingenti, e il cui buon esito dipende dal fatto che tutti facciano fino in fondo la propria parte e nessuno scappi a metà dell'opera, noi crediamo che chiedere ai soggetti privati di partecipare fin dall'inizio con una fideiussione a garanzia del loro impegno sia il minimo. Poi decida l'Aula.

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Lacquaniti 4.17, con il parere contrario delle Commissioni, del Governo e del relatore di minoranza della Lega Nord e Autonomie e con il parere favorevole del relatore di minoranza del MoVimento 5 Stelle.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Ci siamo ? Carra, Dellai. Non tirate fuori la tessera, perché è solo un allungamento della fatica. Abbiamo votato tutti ?
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  384   
   Votanti  361   
   Astenuti   23   
   Maggioranza  181   
    Hanno votato  101    
    Hanno votato no   260.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  Passiamo alla votazione dell'emendamento Daga 4.411.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Daga. Ne ha facoltà.

  FEDERICA DAGA. Signor Presidente, non so se ricordate il decreto «del fare», quando il Ministero dello sviluppo economico andava ad inserire il concetto che le bonifiche dovevano essere fatte solo se economicamente sostenibili per le aziende. Ci fu una pressione interna ed esterna dei comitati ambientalisti che ha smosso le acque e ci ha dato la possibilità di riportare la situazione delle bonifiche delle falde ad un livello accettabile.Pag. 93
  In questo momento le nostre e vostre caselle di posta della Camera dei deputati sono completamente invase da centinaia di messaggi che chiedono di non approvare il provvedimento, per come è stato concepito l'articolo 4.
  Ora ci risiamo e il Governo torna alla carica per sollevare gli inquinatori dagli oneri delle bonifiche nel SIN arrivando a finanziare gli autori dell'inquinamento. I proprietari delle aree, compresi i responsabili dell'inquinamento, se il disastro è stato compiuto prima del 30 aprile 2007 (praticamente tutti i siti), potranno usufruire di un accordo di programma co-finanziato dallo Stato se propongono qualche percorso di re-industrializzazione e di sviluppo economico.
  Il testo dice che nella stipula degli accordi di programma si possono attuare progetti di messa in sicurezza o bonifica e di riconversione industriale e sviluppo economico e che i contributi saranno pubblici. Da notare la «o» inserita tra «messa in sicurezza» e «bonifica», con la conseguenza che gli accordi potranno anche limitarsi alla sola messa in sicurezza dei siti e non alla vera bonifica. Non si fissa neanche un limite di importo all'eventuale sostegno pubblico, né una percentuale massima sul valore complessivo dell'accordo di programma che potrebbe essere presa in carico dallo Stato.
  Da quanto evidenziato, ne consegue che il proprietario dell'area inquinata potrebbe vedersi pagato dallo Stato non solo integralmente gli oneri delle bonifiche ma addirittura gli investimenti per i nuovi impianti. Attenzione ai nuovi impianti realizzati nei siti inquinati che saranno dichiarati automaticamente «di pubblica utilità», che a noi sanno tanto di inceneritori, utilizzati per chiudere il cerchio di un ciclo di rifiuti che noi riteniamo inutile e dannoso.
  La parte residua a carico del privato godrà del credito d'imposta e chi ha causato gravi danni all'ambiente non dovrà neanche più temere i risarcimenti miliardari a cui i tribunali avrebbero potuto condannarli. Questo perché, per dovere di cronaca, esistono decine di processi in corso in Italia per i reati ambientali e contro la salute dei cittadini.
  Non vi è neanche un obiettivo di sostenibilità ambientale per le nuove attività, necessarie a risollevare economicamente i SIN, al contrario di quanto avviene, invece, in Francia e in Germania dove questi siti sono rinati, divenendo ecomusei e aree turistiche.
  Il tocco finale è nel comma 6, in cui si prevede addirittura un vero e proprio condono «tombale», co-finanziato dallo Stato, per gli inquinatori, poiché l'attuazione dell'accordo di programma «esclude per tali soggetti ogni altro obbligo di bonifica e riparazione ambientale e fa venir meno l'onere reale per tutti i fatti antecedenti all'accordo medesimo». È di poche ore fa una nuova inchiesta sui responsabili della Solvay del sito di Bussi, partita da una denuncia di un libero cittadino. Con questo decreto stiamo andando a trattare un accordo di programma con questi soggetti, oltre alla Montedison, che sono sotto processo in Corte d'assise per fatti precedenti al 2001, il tutto per un inquinamento provocato prima del 2007.
  La messa in sicurezza è un'operazione da svolgere quando siamo in situazione «di emergenza», mentre questo articolo la prevede come alternativa alla bonifica. In questo sito, è previsto come riconversione industriale un cementificio, una soluzione del tutto insostenibile in un'area già martoriata. Se passa questo articolo, così com’è, cittadini, comitati e associazioni sono già pronti a denunciare il tutto all'Unione europea.
  Con il nostro emendamento puntiamo in primis ad effettuare la bonifica e la messa in sicurezza dei siti e successivamente a pensare ad una riconversione industriale e allo sviluppo economico degli stessi. Puntiamo alla partecipazione cittadina nella definizione degli accordi di programma; puntiamo al rispetto della direttiva europea che sostiene «chi inquina paga»; puntiamo a non far costruire inceneritori o impianti insostenibili per le aree martoriate; puntiamo a rispettare la Pag. 94volontà popolare e nessuno sconto a chi ha causato danni ambientali e conseguentemente causato danni alla salute dei cittadini. Vi prego di votare favorevolmente a questo emendamento (Applausi dei deputati del gruppo del MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Nessun altro chiedendo di intervenire, passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Daga 4.411, con il parere contrario delle Commissioni e del Governo, e con il parere favorevole dei relatori di minoranza.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Abbiamo votato tutti ? Marazziti... Luigi Gallo. Pagano.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  382   
   Votanti  353   
   Astenuti   29   
   Maggioranza  177   
    Hanno votato  117    
    Hanno votato no   236.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Lacquaniti 4.203, con il parere contrario delle Commissioni, del Governo e dei relatori di minoranza del MoVimento 5 Stelle, favorevole del relatore di minoranza Allasia.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Dellai, Fraccaro, Sannicandro, Pastorelli.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  386   
   Votanti  359   
   Astenuti   27   
   Maggioranza  180   
    Hanno votato   30    
    Hanno votato no  329.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Paglia 4.407, con il parere contrario delle Commissioni, del Governo e favorevole dei relatori di minoranza.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Fossati, Albanella.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  391   
   Votanti  362   
   Astenuti   29   
   Maggioranza  182   
    Hanno votato  115    
    Hanno votato no  247.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  Ricordo che l'emendamento Matarrese 4.48 è stato ritirato.
  Passiamo dunque alla votazione dell'emendamento Crippa 4.410.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Crippa. Ne ha facoltà.

  DAVIDE CRIPPA. Signor Presidente, questo emendamento, in realtà, in qualche modo, dopo i ragionamenti che abbiamo sollevato, potrebbe sembrare un vecchio retaggio. In realtà, così come era il testo quando è arrivato in Aula, non era chiaro – come non lo è ancora adesso – che il principio di chi inquina paga doveva essere rispettato. Allora, quando noi abbiamo letto nel testo che l'accordo di programma, al punto e), prevedeva i contenuti pubblici e le altre misure di sostegno economico-finanziario disponibili e attribuiti voleva dire che in qualche modo venivano stanziati dei soldi anche per fare le bonifiche negli accordi di programma. Avevamo detto: mettiamo un tetto, perché altrimenti arriviamo a un accordo di programma dove lo Stato mette l'80 per cento Pag. 95e il soggetto responsabile, qualora sia individuato e sia disponibile a bonificare, ne mette il 20. Noi, con questo emendamento, avevamo messo un tetto di compartecipazione al 50 per cento. Quello che però era più interessante è la seconda parte dell'emendamento, che stabiliva che questi soldi che venivano erogati in qualche modo dovevano essere restituiti. Dovevano essere restituiti dal soggetto inquinatore in un periodo di tempo – noi avevamo individuato vent'anni – all'interno del quale periodicamente veniva annualmente restituita una parte. La restituzione di questi fondi andava a creare un fondo di sostegno per le qualifiche, quindi una sorta di fondo rotativo simil-Kyoto dove praticamente i soggetti che poi dovevano fare la bonifica potevano attingere da questo fondo rotativo.
  Il principio secondo noi è ancora valido, anche se magari potenzialmente potrebbe essere da riformulare la parte dell'emendamento. Il concetto che deve rimanere in piedi e che non può non passare, però, è che se io ho un'azienda sana che non ha mai inquinato e di fianco ho un'azienda che ha inquinato e che in barba a qualsiasi normativa ha creato dei mostri ambientali io evidentemente non posso dare dei contributi a fondo perduto né per bonificare né tanto meno per re-industrializzare, perché a questo punto sto creando una discriminazione fortissima tra colui che ha mandato avanti la propria impresa con zelo e con attenzione ambientale e quel soggetto che invece se ne è fregato fino all'altro ieri salvo quando degli ispettori gli hanno bloccato l'azienda. Allora, in questo caso, noi stiamo adottando due pesi e due misure. Cioè, colui che ha portato avanti l'azienda in maniera virtuosa non può accedere ad accordi di programma e quindi non può accedere a quel sistema di defiscalizzazione e a qui sistemi che gli permettono di realizzare...

  PRESIDENTE. Scusi, onorevole Crippa. Colleghi ! Alla mia destra. Grazie. Prego, prosegua

  DAVIDE CRIPPA. Il campanello era per me, Presidente ? No, va bene..
  Per capire, a questo punto, la sintesi è questa. Il concetto di chi inquina paga deve andare avanti, ma non deve essere un concetto di premialità: non posso pensare di stanziare dei soldi per riconversione industriale e sviluppo economico di un'area ad un soggetto che ha causato un inquinamento ambientale, mentre a quello di fianco, che non ha causato un inquinamento ambientale e ha un'area industriale anche lui dismessa, in crisi industriale anche lui, in quel caso a lui non viene data questa possibilità.
  Allora stiamo creando un principio veramente rischioso: cioè l'azienda malsana rischia, dopo magari aver bonificato, salvo che poi passi l'emendamento di Realacci... oggi, stando com’è la situazione, il soggetto che ha inquinato viene premiato con degli accordi di programma di riconversione industriale; invece il soggetto che non ha inquinato no. Allora credo che dovremmo fermarci tutti: il modo migliore era non far passare l'articolo 4, perché è passato in sordina questo articolo 4, è arrivato veramente di nascosto. Tant’è che anche il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare forse qualche domanda se la dovrebbe porre, e magari sarebbe stata anche utile la sua presenza in Aula oggi (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Crippa 4.410 , con il parere contrario delle Commissioni e del Governo e quello favorevole dei relatori di minoranza.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Murer, Giammanco, Lainati...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  383   
   Votanti  382   
   Astenuti    1   
   Maggioranza  192   Pag. 96
    Hanno votato  111    
    Hanno votato no   271.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Lavagno 4.19, con il parere contrario delle Commissioni e, del Governo e quello favorevole dei relatori di minoranza.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Pastorelli, Palma, Russo...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  378   
   Votanti  359   
   Astenuti   19   
   Maggioranza  180   
    Hanno votato  111    
    Hanno votato no   248.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  Passiamo alla votazione dell'emendamento Pastorelli 4.409.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Pastorelli. Ne ha facoltà.

  ORESTE PASTORELLI. Signor Presidente, intervengo per richiamare l'attenzione dei colleghi su questo emendamento, per togliere ogni forma di condono e per far sì che questo emendamento vada in linea con i progetti eurounitari, e dall'altra parte con il principio che chi inquina paghi.

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Pastorelli 4.409, con il parere contrario delle Commissioni, del Governo e del relatore del MoVimento 5 Stelle e favorevole del relatore Allasia.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Pastorelli, Paris, Dellai, Beni...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti e votanti  379   
   Maggioranza  190   
    Hanno votato   39    
    Hanno votato no  340.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  Passiamo alla votazione dell'emendamento Realacci 4.405.
  C’è una proposta di riformulazione, onorevole Realacci: la accoglie ?

  ERMETE REALACCI. Sì, signor Presidente, accolgo la proposta di riformulazione e vorrei fare anche un intervento in merito all'emendamento. Accolgo la proposta di riformulazione, che peraltro è figlia di un intenso lavoro che c’è stato con i relatori, con il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, con il sottosegretario De Vincenti, con altri colleghi e raccoglie anche suggestioni che venivano da altri emendamenti, penso agli emendamenti formulati dai colleghi Bratti, Crippa, Carrescia ed è la stessa cosa che diceva il collega Pastorelli adesso.
  Ha ragione il collega Paglia – e mi pare anche il collega Crippa – nel dire che non dovrebbero essere fatte così le norme. È chiaro che, se noi andiamo a rivedere normative molto delicate dentro decreti-legge molto disomogenei, rischiamo di non fare un buon lavoro e soprattutto l'apporto di merito delle Commissioni inevitabilmente diventa complicato: molte delle condizioni espresse dalla Commissione Ambiente non sono state tenute in conto nell'esame di questo provvedimento.
  Però, per venire al merito della questione, è vero a mio avviso che si apriva il varco ad aggirare il principio del «chi inquina paga» nella formulazione con cui questo decreto-legge è entrato in Parlamento. La formulazione attuale, a mio avviso, chiude questo varco, però bisogna tener conto di alcuni punti nel valutare quanto il decreto-legge propone.Pag. 97
  Primo punto: le bonifiche in Italia non sono partite. Con qualche eccezione, la maggior parte dei siti di interesse nazionale sono rimasti così com'erano. Sono situazioni pericolose per l'ambiente e per la salute, spesso sono situazioni di crisi industriale, quindi è chiaro che qualcosa bisogna modificare per permettere di muovere in qualche maniera questa situazione.
  Secondo punto: per quanto riguarda le bonifiche, il provvedimento che stiamo esaminando non aiuta per niente a risolvere una parte dei problemi che abbiamo, che è quella relativa ai cosiddetti siti orfani, cioè siti i cui responsabili dell'inquinamento non sono più rintracciabili. Non è solo il caso della «Terra dei fuochi», per fare un esempio di cui ci siamo occupati, ma ci sono alcuni siti industriali – penso alla Caffaro di Brescia o a tante altre situazioni – in cui non siamo più in grado di capire a chi far pagare l'inquinamento effettuato in quel sito. Ci sono invece dei casi in cui questi responsabili esistono.
  Ora, la riformulazione proposta permette di fare due operazioni. Io non escludo che bisognerà tornare in futuro su questa materia per capire come funziona e per precisarla meglio, però la riformulazione proposta permette di fare due operazioni con grande nettezza. In primo luogo, quando c’è un accordo tra Ministero dell'ambiente della tutela del territorio del mare e Ministero dello sviluppo economico e soggetto responsabile dell'inquinamento, accordo – lo dico alla collega Daga che so essere persona seria e franca – che ovviamente non elimina assolutamente la partita dei processi penali, civili o di altra natura, ma è un accordo tra questi soggetti, questo accordo non può essere considerato concluso fino a che non c’è nessuna certificazione della bonifica. Per capirci, fino a che su quel sito il soggetto responsabile non certifica che la bonifica è avvenuta o anche a fronte magari di inquinamenti che sono emersi nel frattempo, mentre la bonifica era in corso, l'accordo non è valido.
  In secondo luogo – e chiudo, Presidente – per quanto riguarda i fondi, per capirci, sono fondi limitati perché parliamo di alcune decine di milioni di euro. Solo la vicenda Ilva richiede, per il risanamento ambientale, almeno due miliardi di euro, però questi fondi non possono essere dati per le bonifiche dei soggetti che lì hanno effettuato un inquinamento, ma solo per operazioni di deindustrializzazione. Sono fondi limitati e non possano essere dati per le bonifiche di chi ha inquinato. È un passo importante e mi auguro che serva a far partire le bonifiche. Forse ci dovremo tornare.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Crippa. Ne ha facoltà.

  DAVIDE CRIPPA. Signor Presidente, questa riformulazione accoglie parzialmente i dibattiti e le osservazioni, da cui è scaturito l'accantonamento dell'articolo 4. La cosa più importante che è stata sancita è che in qualche modo non potranno riguardare le attività di messa in sicurezza e bonifica e di riparazione del danno ambientale, la parte economica.
  Io un po’ da ex professionista, mi immagino che facendo un progetto e un accordo di programma viene stanziata una somma «x» globale all'interno della quale si caccia anche la bonifica.
  Non è così facile discriminare alcuni e capire il valore economico di un'attività di sviluppo economico dell'area, come invece è permesso, e non è facile quantificare la riconversione industriale. Pertanto, mi viene il dubbio, un po’ da sospettoso, che basta che io gonfi la riconversione industriale o lo sviluppo economico dell'area e magicamente trovo quei due soldini che mi servivano per fare tornare i conti del mio piano di bonifica interno (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Allora, io non so se questa ingenuità è un'ingenuità legislativa, ma non penso, perché sono anni che siete qui dentro. Per cui, francamente mi viene il dubbio che si siano un po’ volute lasciare aperte le maglie di queste interpretazioni.Pag. 98
  Come non riesco ancora a capire veramente il concetto cardine per cui se tu hai inquinato e sei oggi un soggetto tra l'altro individuato, per cui hai le tue responsabilità oggettive, ti impegni nella bonifica del sito stesso, secondo questo emendamento, almeno te la paghi tu. Però, magicamente se tu vuoi riconvertire l'area, non so, facendo altre attività, e garantire uno sviluppo dell'area... a parte che anche la reindustrializzazione è un termine che incomincia un po’ a preoccuparmi, perché con tutti i capannoni vuoti che ci sono oggi, io devo incentivare il soggetto che ha bonificato per reindustrializzare quelle aree lì, quando magari di fianco ce n’è un'altra non inquinata e pronta perché i capannoni sono vuoti. Probabilmente, solo dove abito io ci sono i capannoni vuoti, ma credo che sia una situazione abbastanza diffusa in tutta Italia.
  Allora, va bene puntare alla reindustrializzazione di queste aree, perché in qualche modo sono aree che devono avere una risposta dallo Stato. Va bene. Però, non possiamo prescindere dal fatto che l'area di chi non ha inquinato sia, secondo questo emendamento, sminuita rispetto all'area di chi ha inquinato. Cioè, oggi stiamo facendo passare il concetto che chi ha inquinato, oggi ci mette i soldi di tasca propria, sistema l'area e, però, dal punto di vista dell'attività imprenditoriale successiva ha un plus, cioè riesce ad avere degli accordi di programma finanziati dallo Stato per fare la reindustrializzazione. Di fianco questa cosa non succede.
  Allora, noi per questi motivi su questo emendamento che comunque, come ho detto all'inizio, va a migliorare quella «schifezza» iniziale – perdoni il termine, e sono stato educato – concettualmente ci asterremo perché è una miglioria, ma lascia aperti talmente tanti buchi da essere drammatici (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Paglia. Ne ha facoltà.

  GIOVANNI PAGLIA. Signor Presidente, noi invece voteremo a favore di questo emendamento che, anzi, ci sentiamo in parte di rivendicarlo non solo per quanto riguarda Sinistra Ecologia Libertà ma io credo che tutte le opposizioni possano in parte rivendicare questo risultato.
  Riconosciamo alla maggioranza di avere fatto un passo in avanti – questo è innegabile – e, anzi, probabilmente anche due, e io personalmente riconosco all'onorevole Realacci anche molta onestà intellettuale in quello che ha detto, ovvero nel riconoscere che temi come questi non andrebbero affrontati in questo modo. Questo è il primo tema, è il primissimo tema, che però butta poi una luce negativa su tutto il resto, perché io credo che questo Paese e questo Parlamento abbiano il diritto, per una volta, di fare riforme, su questo come su altri temi – è proprio un tema di metodo di lavoro –, che abbiano l'ambizione di durare per almeno cinque anni, mentre a me non sta più bene e non può stare bene un metodo per cui ci torniamo sempre sopra, come è stato detto. Io non vorrei tornarci più sopra e vorrei avere una possibilità di vedere, invece, gli effetti che fa, diciamo così, e possibilmente di pensarli positivi. Qui non ho queste garanzie.
  Dico anche in definitiva che io capisco che si invochi l'urgenza, diciamo così, ma le bonifiche hanno aspettato moltissimo in questo Paese (hanno aspettato anche troppo). Non c'era l'urgenza di doverlo approvare entro questo mese. Non c'era un'urgenza da decreto. C’è un'urgenza vera e l'urgenza sarebbe fare bene, fare bene e non doverci tornare sopra. Questa urgenza noi non l'abbiamo acquisita con questo decreto, però su questo emendamento faremmo un torto a noi stessi se non dicessimo che va nella direzione giusta.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Zolezzi. Ne ha facoltà.

  ALBERTO ZOLEZZI. Signor Presidente, ricordo che stiamo parlando di bonifiche dei siti di interesse nazionale quantificate dallo studio «Sentieri» come Pag. 991.200 decessi aggiuntivi ogni anno per tutti i siti italiani.
  È una situazione davvero seria che deve essere affrontata da un punto di vista legislativo in maniera altrettanto seria e non con un decreto-legge. Stimoliamo nuovamente il Governo a non fare più decreti-legge, tanto più di questo genere, perché è stato definito una vergogna da tutti i comitati per come era formulato inizialmente.
  Ci sono poi aree orfane, come ha detto il presidente Realacci, o aree dove sono in corso ricorsi, dove forse avranno l'incentivo anche per la bonifica e la messa in sicurezza. Bisogna risolvere l'inquinamento a lungo termine, perché anche questo emendamento comunque lascia l'incentivo a inquinare anche nel lungo termine, perché poi non c’è una prassi importante di disincentivo. Per pensare a lungo termine vi consiglio di pensare alle nostre due legislature. Per cui pensiamo al lungo termine della politica e non della nostra sopravvivenza qui dentro (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Vacca. Ne ha facoltà.

  GIANLUCA VACCA. Signor Presidente, volevo aggiungere a quanto è stato detto che – diciamo le cose come stanno -questo emendamento è la classica toppa, è la classica pezza, che dimostra l'ipocrisia di questa classe politica e di questa maggioranza per nascondere quello che di fatto è un regalo alle lobby che controllano i partiti, compreso lo stesso PD. Lobby tra le quali c’è appunto l'ENI, perché questa marchetta che viene fatta a queste lobby, riguarderà per i due terzi appunto l'ENI. Infatti, due terzi più o meno dei siti che si gioveranno di questo articolo, sono appunto dell'ENI. Quindi, diciamo le cose come stanno: questa è una marchetta che questa classe politica sta dando alle lobby che controllano questi partiti. Chiamiamo le cose con il loro nome, grazie (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Realacci 4.405, nel testo riformulato con il parere favorevole delle Commissioni, del Governo e dei relatori, di minoranza.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Paris, Moretti, Sannicandro...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  374   
   Votanti  296   
   Astenuti   78   
   Maggioranza  149   
    Hanno votato  284    
    Hanno votato no   12.

  La Camera approva (Vedi votazioni).

  (Le deputate Mosca e Moretti hanno segnalato di aver espresso voto contrario mentre avrebbero voluto esprimerne uno favorevole e la deputata Amoddio ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto favorevole).

  Passiamo alla votazione dell'emendamento Lavagno 4.408, con il parere contrario delle Commissioni e del Governo e con il parere favorevole dei relatori di minoranza.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Lavagno. Ne ha facoltà.

  FABIO LAVAGNO. Signor Presidente, intervengo brevemente. Con l'emendamento precedente abbiamo accolto come la maggioranza si sia resa conto di come questo decreto sia entrato in un modo improvvido in Commissione, soprattutto in Commissione ambiente, e ne sia uscito in qualche modo migliorato, almeno nella forma e nei principi, ed è la ragione per cui – abbiamo spiegato – abbiamo votato a favore dell'emendamento precedente. Però se andiamo avanti nella discussione, a seguito anche dell'emendamento Realacci Pag. 100appena approvato, è innegabile ribadire il concetto del chi inquina paga e, quindi, non lasciare alla discrezionalità delle amministrazioni o degli enti pubblici che hanno effettuato la bonifica, anche a seguito di accordi di programma, di rivalersi su chi effettivamente ha inquinato. Ed è quindi il senso di questo emendamento che obbliga gli enti pubblici che effettuano le bonifiche, anche attraverso accordi di programma che non identificano e che non prevedono gli inquinatori, a rivalersi presso gli stessi, rispetto ai costi, quanto meno economici, se non rispetto alla salute, rispetto a quelli ambientali, che gli effetti dell'inquinatore hanno avuto rispetto ai siti di interesse nazionale.

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Lavagno 4.408, con il parere contrario delle Commissioni e del Governo e con il parere favorevole dei relatori di minoranza.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Paris, Arlotti, Pilozzi, Sannicandro, Ventricelli, Da Villa...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  371   
   Votanti  358   
   Astenuti   13   
   Maggioranza  180   
    Hanno votato  124    
    Hanno votato no  234.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  (I deputati Rughetti e Brandolin hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto contrario).

  Passiamo alla votazione dell'emendamento Lavagno 4.21.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Lavagno. Ne ha facoltà.

  FABIO LAVAGNO. Signor Presidente, anche in questo caso molto brevemente. Si è fatto riferimento a come i siti di interesse nazionale molto spesso provengano da storie di inquinamento di carattere industriale. Troviamo quindi assolutamente sensato e motivato prevedere che all'interno delle Conferenze dei servizi, a seguito degli accordi di programma che prevedono interventi di bonifica, siano ammesse le associazioni sindacali, le associazioni territoriali, le associazioni interessate, che molto spesso in questi casi hanno fatto e hanno permesso l'emergere, prima all'attenzione pubblica e poi nei confronti degli enti pubblici, dell'individuazione della pericolosità di questi siti. Ci sembra un atto assolutamente doveroso e necessario che le associazioni sindacali e le associazioni ambientaliste, o quelle di categoria o quelle territoriali interessate al monitoraggio della bonifica, siano effettivamente interessate anche in fase di Conferenza dei servizi. Si tratta di uno strumento di controllo, di trasparenza e di assoluta democrazia.

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Lavagno 4.21, con il parere contrario delle Commissioni e del Governo e con il parere favorevole dei relatori di minoranza.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Rughetti, Malisani, Sannicandro...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  371   
   Votanti  357   
   Astenuti   14   
   Maggioranza  179   
    Hanno votato  116    
    Hanno votato no  241.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  (La deputata Argentin ha segnalato che non è riuscita ad esprimere il voto).

Pag. 101

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Lavagno 4.22, con il parere contrario delle Commissioni e del Governo e con il parere favorevole dei relatori di minoranza.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Manfredi, Gallinella, Fossati, Bolognesi, Segoni, Giulietti, Ascani...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  364   
   Votanti  347   
   Astenuti   17   
   Maggioranza  174   
    Hanno votato  113    
    Hanno votato no   234.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  (La deputata Argentin ha segnalato che non è riuscita a votare).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Allasia 4.37, con il parere contrario delle Commissioni e del Governo e con il parere favorevole dei relatori di minoranza.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Cesa, Brandolin, Polidori, Grassi, D'Attorre, Sibilia, Luigi Gallo...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  370   
   Votanti  367   
   Astenuti    3   
   Maggioranza  184   
    Hanno votato  127    
    Hanno votato no  240.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  (La deputata Argentin ha segnalato che non è riuscita a votare).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Cicu 4.1, con il parere contrario delle Commissioni e del Governo e con il parere favorevole dei relatori di minoranza.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Cesa, Gitti, Gianpaolo Galli, Lotti, Grassi, Artini, Rizzo, Frusone, Chiarelli...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  374   
   Votanti  372   
   Astenuti    2   
   Maggioranza  187   
    Hanno votato  133    
    Hanno votato no  239.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  (La deputata Argentin ha segnalato che non è riuscita ad esprimere il voto).

  Passiamo alla votazione dell'emendamento Cicu 4.2.

  RAFFAELLO VIGNALI, Relatore per la maggioranza per la X Commissione. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  RAFFAELLO VIGNALI, Relatore per la maggioranza per la X Commissione.Signor Presidente, chiedo scusa ma il parere su questo emendamento è cambiato, è favorevole. Nella massa di emendamenti mi era sfuggito, ma chiede di fare una cosa che, peraltro, sostiene anche il Comitato per la legislazione, cioè chiamare il Friuli Venezia Giulia, togliendo il trattino, che era la vecchia dizione, prima della riforma del Titolo V.

  PRESIDENTE. Bene, a questo punto immagino che anche il Governo si uniformi al parere del relatore.

Pag. 102

  CLAUDIO DE VINCENTI, Sottosegretario di Stato per lo sviluppo economico. Signor Presidente, il parere è conforme.

  PRESIDENTE. Onorevole Allasia, il suo parere era favorevole su questo emendamento ?

  STEFANO ALLASIA, Relatore di minoranza per la X Commissione. Signor Presidente, vorrei cambiare il parere in contrario, non per fare il bastian contrario nei confronti del relatore di maggioranza, ma perché, in una giornata particolarmente intrisa di storia, noi vorremmo, essendo un movimento di forte indice tradizionalista, che si mantenesse l'antico nome Friuli-Venezia Giulia.

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Cicu 4.2, con il parere favorevole delle Commissioni, del Governo, del relatore di minoranza del MoVimento 5 Stelle e contrario del relatore di minoranza Allasia.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Brandolin ? Paris ? Cesa ? Giulietti ? Montroni ? Garofalo ? Paola Bragantini ?
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  372   
   Votanti  371   
   Astenuti    1   
   Maggioranza  186   
    Hanno votato  356    
    Hanno votato no   15    

  La Camera approva (Vedi votazioni).

  (Il deputato Rughetti ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole e la deputata Argentin ha segnalato che non è riuscita a votare).

  Avverto che, consistendo il disegno di legge di un solo articolo, non si procederà alla votazione dell'articolo unico ma, dopo l'esame degli ordini del giorno, si procederà direttamente alla votazione finale, a norma dell'articolo 87, comma 5, del Regolamento.

(Esame degli ordini del giorno – A.C. 1920-A)

  PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli ordini del giorno presentati (Vedi l'allegato A – A.C. 1920-A).
  Avverto – e vi prego di seguirmi, colleghi – che l'ordine del giorno n. 9/1920-A/19 deve intendersi a prima firma Marazziti.
  Avverto, inoltre, che sono in distribuzione le nuove formulazioni degli ordini del giorno Matteo Bragantini n. 9/1920-A/15 e Vallascas n. 9/1920-A/34.
  Avverto che la Presidenza non ritiene ammissibili, ai sensi dell'articolo 89 del Regolamento, in quanto recanti argomenti estranei all'oggetto del provvedimento ovvero perché riproducono il contenuto di emendamenti dichiarati inammissibili in Commissione, i seguenti ordini del giorno: Moscatt n. 9/1920-A/1, in materia di «Classificazione delle attività economiche ISTAT ’91»; D'Uva n. 9/1920-A/2, in tema di disciplina del dottorato di ricerca, con riferimento ai posti disponibili e alla previsione di un sistema di detrazione fiscale; Gallinella n. 9/1920-A/3, in materia di comunicazione annuale delle operazioni rilevanti ai fini IVA da parte dei piccoli produttori agricoli; L'Abbate n. 9/1920-A/4, volto a sopprimere l'obbligo delle trattenute e dei versamenti di cui all'articolo 5, commi 1 e 2, del decreto legge 28 marzo 2003, n. 49, a carico delle aziende zootecniche; Grimoldi n. 9/1920-A/10, sul contrasto alla contraffazione e tutela della produzione artigianale di qualità e del made in Italy; Prataviera n. 9/1920-A/11, in materia di diminuzione del valore del moltiplicatore IMU sugli immobili catastali di categoria D; Rondini n. 9/1920-A/12, in tema di iniziative per la deduzione dell'IMU relativa agli immobili strumentali ai fini della determinazione del reddito di Pag. 103impresa e del reddito derivante dall'esercizio di arti e professioni e ai fini dell'IRAP; Marcolin n. 9/1920-A/14, in materia di sgravi diretti sui parametri IMU per le attività artigianali e le PMI; Matteo Bragantini n. 9/1920-A/15 (Nuova formulazione), sull'esenzione dagli adempimenti fiscali e contributivi in favore delle popolazioni dei comuni del Veneto colpiti dai recenti eventi calamitosi; Busin n. 9/1920-A/16, in tema di revisione della vigente normativa sulle modalità di pagamento delle locazioni delle unità abitative; Segoni n. 9/1920-A/24, sull'avviamento di un tavolo di confronto pubblico con le associazioni dei cittadini e dei consumatori al fine di individuare una soluzione normativa che tenga conto del diritto di accesso all'acqua; Catalano n. 9/1920-A/31, sullo sviluppo delle tratte di collegamento ferroviario con la Svizzera; Rostellato n. 9/1920-A/44, in materia di iniziative volte a esentare dall'IVA i soggetti passivi il cui volume d'affari non superi i 65.000 euro;
  Catanoso n. 9/1920-A/46, sul reclutamento di nuovi agenti di polizia attraverso le graduatorie in corso; Sandra Savino n. 9/1920-A/52, recante misure a favore delle scuole paritarie del Friuli Venezia Giulia.
  Se nessuno chiede di intervenire per illustrare gli ordini del giorno invito il rappresentante del Governo ad esprimere il parere.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE SIMONE BALDELLI (ore 21,20).

  CLAUDIO DE VINCENTI, Sottosegretario di Stato per lo sviluppo economico. Signor Presidente, il Governo accoglie come raccomandazione gli ordini del giorno Ciprini n. 9/1920-A/5, Baldassarre n. 9/1920-A/6 e Giancarlo Giorgetti n. 9/1920-A/7. Il Governo accoglie gli ordini del giorno Allasia n. 9/1920-A/8 e Caon n. 9/1920-A/9, mentre esprime parere contrario sull'ordine del giorno Bossi n. 9/1920-A/13. Il Governo accoglie come raccomandazione l'ordine del giorno Borghesi n. 9/1920-A/17, mentre accoglie l'ordine del giorno Gitti n. 9/1920-A/18, con la seguente riformulazione: «a valutare l'opportunità, nel rispetto delle compatibilità di finanza pubblica, di adottare in tempi rapidi (...)». Il Governo accoglie l'ordine del giorno Marazziti n. 9/1920-A/19, con la seguente riformulazione che consiste nel limitarsi alle prime quattro righe: «a valutare l'opportunità di prevedere una rimodulazione delle accise gravanti sull'alcol in modo uniforme e non discriminatorio per aziende di modeste dimensioni ».
  Il Governo accetta gli ordini del giorno Famiglietti n. 9/1920-A/20 e Burtone n. 9/1920-A/21, mentre accoglie l'ordine del giorno Senaldi n. 9/1920-A/22, con la seguente piccola riformulazione: «a valutare, nei limiti consentiti dalle pubbliche finanze, l'opportunità di predisporre, in aggiunta al credito di imposta previsto dall'articolo 3 del decreto-legge “Destinazione Italia”, un credito di imposta» e poi prosegue. Con questa piccola aggiunta, è accolto.

  PRESIDENTE. Ancorché piccola, noi lo segniamo. Quindi, con riformulazione.

  CLAUDIO DE VINCENTI, Sottosegretario di Stato per lo sviluppo economico. Il Governo accoglie come raccomandazione l'ordine del giorno Busto n. 9/1920-A/23. Presidente, devo però fare una specificazione che ho dimenticato di fare all'inizio.

  PRESIDENTE. Facciamo la specificazione. Prego.

  CLAUDIO DE VINCENTI, Sottosegretario di Stato per lo sviluppo economico. Ciò che viene accolto, anche per brevità di esposizione, è accolto sempre nel dispositivo e non necessariamente nelle premesse.

  PRESIDENTE. Ma la non necessarietà dell'accoglimento delle premesse implica che o lei dà due pareri disgiunti oppure diciamo che prevale il dispositivo.

  CLAUDIO DE VINCENTI, Sottosegretario di Stato per lo sviluppo economico. Prevale il dispositivo.

Pag. 104

  PRESIDENTE. Ecco, mettiamola così.

  CLAUDIO DE VINCENTI, Sottosegretario di Stato per lo sviluppo economico. Perfetto. Il Governo esprime parere contrario sull'ordine del giorno Daga n. 9/1920-A/25, mentre accoglie come raccomandazione gli ordini del giorno Colonnese n. 9/1920-A/26, Zolezzi n. 9/1920-A/27 e Tidei n. 9/1920-A/28. Il Governo accoglie l'ordine del giorno Sani n. 9/1920-A/29, con la seguente riformulazione: «a valutare l'opportunità di inserire», mentre esprime parere contrario sull'ordine del giorno De Rosa n. 9/1920-A/30. Il Governo accoglie l'ordine del giorno Brunetta n. 9/1920-A/32, con la seguente riformulazione: «a valutare l'opportunità di prevedere, nei prossimi interventi legislativi, misure volte a fronteggiare le emergenze ambientali e industriali anche al territorio della provincia di Frosinone».
  Il Governo accoglie l'ordine del giorno Porta n. 9/1920-A/33 ed esprime parere contrario sull'ordine del giorno Vallascas n. 9/1920-A/34 (Nuova formulazione). Il Governo accoglie come raccomandazione gli ordini del giorno Della Valle n. 9/1920-A/35 e Rigoni n. 9/1920-A/36.
  Il Governo accoglie gli ordini del giorno Luciano Agostini n. 9/1920-A/37 e Taricco n. 9/1920-A/38 ed accoglie l'ordine del giorno Antezza n. 9/1920-A/39, purché sia riformulato sopprimendo le ultime quattro righe del dispositivo: «destinando eventualmente una quota dei finanziamenti di cui ai commi 24,26, 27 e 28 dell'articolo 13 del provvedimento in esame».
  Il Governo esprime parere contrario sull'ordine del giorno Nastri n. 9/1920-A/40, mentre accoglie l'ordine del giorno Invernizzi n. 9/1920-A/41. Il Governo accoglie l'ordine del giorno Liuzzi n. 9/1920-A/42, purché sia riformulato nel modo seguente: «a valutare l'opportunità, nel rispetto delle compatibilità di finanza pubblica di investire (...)» eccetera.
  Il Governo accoglie come raccomandazione gli ordini del giorno Nicola Bianchi n. 9/1920-A/43, Oliverio n. 9/1920-A/45, Terrosi n. 9/1920-A/47 e Capodicasa n. 9/ 1920-A/48.
  Il Governo accoglie l'ordine del giorno Mucci n. 9/1920-A/49, purché sia riformulato nel modo seguente: «a valutare la possibilità nel rispetto di compatibilità di finanza pubblica di destinare le risorse previste (...)».
  Il Governo accoglie l'ordine del giorno Paglia n. 9/1920-A/50, purché sia riformulato nel modo seguente: « a valutare gli effetti applicativi della disposizione al fine di valutare la possibilità di prevedere con futuri interventi normativi un credito di imposta pari al 19 per cento (...)» e poi prosegue. Il Governo accetta solo il dispositivo, non le premesse.

  PRESIDENTE. Soppressione delle premesse e riformulazione del dispositivo.

  CLAUDIO DE VINCENTI, Sottosegretario di Stato per lo sviluppo economico. Esattamente.
  Il Governo accoglie l'ordine giorno Parisi n. 9/1920-A/51, purché sia riformulato nel modo seguente: «a valutare l'opportunità di affiancare (...)».
  Il Governo accoglie l'ordine del giorno Faenzi n. 9/1920-A/53, purché sia riformulato nel modo seguente: «a valutare l'opportunità, nel rispetto delle compatibilità di finanza pubblica, di adottare ulteriori iniziative volte a consentire la partecipazione ai progetti (...)» eccetera.
  Il Governo accoglie come raccomandazione gli ordini del giorno Laffranco n. 9/1920-A/54 e Abrignani n. 9/1920-A/55.
  Il Governo accoglie l'ordine del giorno Gregorio Fontana n. 9/1920-A/56, purché sia riformulato nel modo seguente: «a valutare la possibilità di prevedere che le linee guida degli accordi tra gestori aeroportuali e vettori vengano definite controllando i tempi degli iter autorizzativi e degli accordi (...)» eccetera.
  Il Governo accoglie l'ordine del giorno Oliaro n. 9/1920-A/57 ed accoglie come raccomandazione gli ordini del giorno Matarrese n. 9/1920-A/58, Pinna n. 9/1920-A/59, De Lorenzis n. 9/1920-A/60, Da Villa n. 9/1920-A/61 e Lavagno n. 9/1920-A/62.
  Il Governo accetta l'ordine del giorno Caparini n. 9/1920-A/63, purché sia riformulato Pag. 105nel modo seguente: «a valutare l'opportunità di chiarire, ferme restando le assegnazioni di frequenze mediante gara e ad usi di telecomunicazione, come debba avvenire la liberazione (....)» eccetera.
  Il Governo accoglie come raccomandazione gli ordini del giorno Mariastella Bianchi n. 9/1920-A/64 e Causi n. 9/1920-A/65, esprime parere contrario sull'ordine del giorno Crippa n. 9/1920-A/66, accoglie come raccomandazione l'ordine del giorno Prodani n. 9/1920-A/67 ed accetta, infine, l'ordine del giorno Petraroli n. 9/1920-A/68.

  ETTORE ROSATO. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Immagino, onorevole Rosato, per agevolare i nostri lavori.
  Prego, ne ha facoltà.

  ETTORE ROSATO. Sì, signor Presidente. Tutte le riformulazioni proposte dal Governo sui nostri ordini del giorno vanno bene e accogliamo le raccomandazioni.

  PRESIDENTE. Bene, la Presidenza se ne rallegra. A questo punto, se intanto diamo notizia anche ai colleghi che sono fuori dall'Aula di rientrare...

  STEFANO ALLASIA. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà. Ha chiesto poi di intervenire anche l'onorevole Bianchi.
  Prego, onorevole Allasia.

  STEFANO ALLASIA. Signor Presidente, accettiamo le riformulazioni del Governo in merito agli accoglimenti e insistiamo per la votazione soltanto degli ordini del giorno con parere contrario.

  PRESIDENTE. La ringrazio.
  Ha chiesto di parlare l'onorevole Dorina Bianchi. Ne ha facoltà.

  DORINA BIANCHI. Signor Presidente, anche noi accettiamo le riformulazioni e l'accoglimento degli ordini del giorno come raccomandazione.

  PRESIDENTE. Quindi voi accogliete tutto, a parte eventuali contrarietà, perfetto.

  TITTI DI SALVO. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
  Intanto, chiedo ai colleghi di prendere posto e di lasciare tranquilli i banchi del Governo. Prego, onorevole Di Salvo.

  TITTI DI SALVO. Signor Presidente, anche per noi le proposte di accoglimento come raccomandazione vanno bene.

  PRESIDENTE. La ringrazio moltissimo.
  Ha chiesto di parlare l'onorevole Palese, a questo punto immagino per la stessa motivazione. Prego, ne ha facoltà.

  ROCCO PALESE. Sì, grazie, signor Presidente. Anche il nostro gruppo accoglie tutte le raccomandazioni.

  PRESIDENTE. Grazie, questo rafforza i poteri intuitivi della Presidenza.
  Prendo atto che anche l'onorevole Rossi e l'onorevole Mazziotti Di Celso non insistono per la votazione degli ordini del giorno riformulati o accolti come raccomandazione.
  A questo punto, visto che, invece, il MoVimento 5 Stelle non ci ha dato comunicazione di eventuali adesioni in massa alle proposte di raccomandazione o di riformulazione da parte del Governo, salvo che non vi sia...

  DAVIDE CRIPPA. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  DAVIDE CRIPPA. Signor Presidente, di volta in volta vediamo gli ordini del giorno.

  PRESIDENTE. Perfetto.
  Prendo, dunque, atto che i presentatori non insistono per la votazione dei rispettivi ordini del giorno Ciprini n. 9/1920-Pag. 106A/5, Baldassarre n. 9/1920-A/6 e Giancarlo Giorgetti n. 9/1920-A/7, accolti come raccomandazione dal Governo.
  Prendo, altresì, atto che i presentatori non insistono per la votazione dei rispettivi ordini del giorno Allasia n. 9/1920-A/8 e Caon n. 9/1920-A/9, accettati dal Governo: addirittura accettati, onorevole Allasia, oggi è stata una giornata da mettere in calendario !
  Prendo, quindi, atto che i presentatori insistono per la votazione dell'ordino del giorno Bossi n. 9/1920-A/13, con il parere contrario del Governo.
  Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Bossi n. 9/1920-A/13, con il parere contrario del Governo. Colleghi, vi invito a prendere posto.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  312   
   Votanti  311   
   Astenuti    1   
   Maggioranza  156   
    Hanno votato
  85    
    Hanno votato
no  226).    

  (La deputata Amoddio ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto contrario e la deputata Argentin ha segnalato che non è riuscita a votare).

  Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Borghesi n. 9/1920-A/17, accolto come raccomandazione dal Governo.
  Prendo atto che i presentatori accettano le riformulazioni proposte dal Governo e non insistono per la votazione dei rispettivi ordini del giorno Gitti n. 9/1920-A/18 e Marazziti n. 9/1920-A/19.
  Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dei rispettivi ordini del giorno Famiglietti n. 9/1920-A/20 e Burtone n. 9/1920-A/21, accettati dal Governo.
  Prendo atto che i presentatori accettano la riformulazione proposta dal Governo e non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Senaldi n. 9/1920-A/22.
  Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Busto n. 9/1920-A/23, accolto come raccomandazione dal Governo.
  Prendo atto che i presentatori insistono per la votazione dell'ordine del giorno Daga n. 9/1920-A/25, sul quale vi è il parere contrario del Governo.
  Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Daga n. 9/1920-A/25, con il parere contrario del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Se rimaniamo ai posti, facciamo velocemente anche le votazioni. Ci siamo ? Fiano.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  321   
   Votanti  312   
   Astenuti   9   
   Maggioranza  157   
    Hanno votato
  94    
    Hanno votato
no  218).    

  (Il deputato Fiano ha segnalato di aver espresso voto favorevole mentre avrebbe voluto esprimere voto contrario, la deputata Amoddio ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto contrario e la deputata Argentin ha segnalato che non è riuscita a votare).

  Chiedo ai presentatori se insistano per la votazione dell'ordine del giorno Colonnese n. 9/1920-A/26, accolto dal Governo come raccomandazione.

Pag. 107

  ALBERTO ZOLEZZI. Signor Presidente, accogliamo comunque la raccomandazione, però volevo sottolineare il tema per il Governo che è qui presente. Infatti, nei siti di interesse nazionale si sono verificate emissioni importanti di interferenti endocrini e l'epidemiologia conferma che le patologie ginecologiche sono molto rappresentate: fra queste, l'endometriosi, che può portare spesso a infertilità e, comunque, può essere invalidante. Per cui, la creazione dei registri specifici, almeno nelle aree SIN, è a nostro parere molto importante.

  PRESIDENTE. Onorevole Zolezzi, giusto per chiarezza terminologica: è il Governo che accoglie l'ordine del giorno come raccomandazione e per voi va bene e non insistete per la votazione.
  Onorevole Zolezzi, le chiedo altresì se insista per la votazione del successivo ordine del giorno a sua prima firma n. 9/1920-A/27, accolto dal Governo come raccomandazione.

  ALBERTO ZOLEZZI. Signor Presidente, anche in questo caso accogliamo la raccomandazione e intervengo due minuti. Anche su questo tema approfitto della presenza del Governo, perché andiamo verso l'Expo 2015: dovrebbe essere una partenza importante per tutta l'Italia, però ricordiamoci che i trasporti pubblici in una regione come la Lombardia, la più popolata d'Italia, sono davvero ad un livello decisamente scadente. I tempi di percorrenza sono decisamente inaccettabili, nel 2014, per recarsi nella città capoluogo di regione, per cui sollecito il Governo ad avviare una discussione su questi temi. Ci sono ancora linee ferroviarie monobinarie, non ci sono mezzi di collegamento con autobus: per cui, se si vuole avere un Expo che sia un motore di quella regione, almeno bisogna riuscire ad arrivare a Milano e valorizzare anche le città capoluogo di provincia.

  PRESIDENTE. Prendo atto che il presentatore non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Tidei n. 9/1920-A/28, accolto dal Governo come raccomandazione.
  Prendo atto che il presentatore accetta la riformulazione e non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Sani n. 9/1920-A/29, accettato dal Governo, purché riformulato.
  Prendo atto che i presentatori insistono per la votazione dell'ordine del giorno De Rosa n. 9/1920-A/30, sul quale vi è il parere contrario del Governo.
  Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno De Rosa n. 9/1920-A/30, con il parere contrario del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  333   
   Votanti  321   
   Astenuti   12   
   Maggioranza  161   
    Hanno votato
  78    
    Hanno votato
no  243).    

  (La deputata Amoddio ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto contrario, la deputata Pellegrino ha segnalato di aver espresso voto favorevole mentre avrebbe voluto esprimere voto contrario e la deputata Argentin ha segnalato che non è riuscita a votare).

  Prendo atto che il presentatore accetta la riformulazione e non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Brunetta n. 9/1920-A/32, accettato dal Governo, purché riformulato.
  Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Porta n. 9/1920-A/33, accettato dal Governo.
  Prendo atto che il presentatore insiste per la votazione dell'ordine del giorno Pag. 108Vallascas n. 9/1920-A/34 (Nuova formulazione), sul quale vi è il parere contrario del Governo.
  Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Vallascas n. 9/1920-A/34 (Nuova formulazione), con il parere contrario del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Campana, Terzoni.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  341   
   Votanti  338   
   Astenuti   3   
   Maggioranza  170   
    Hanno votato
 108    
    Hanno votato
no  230).    

  (La deputata Argentin ha segnalato che non è riuscita a votare).

  Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dei successivi ordini del giorno Della Valle n. 9/1920-A/35 e Rigoni n. 9/1920-A/36, accolti dal Governo come raccomandazione.
  Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dei successivi ordini del giorno Luciano Agostini n. 9/1920-A/37 e Taricco n. 9/1920-A/38, accettati dal Governo.
  Prendo atto che i presentatori accettano la riformulazione e non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Antezza n. 9/1920-A/39, accettato dal Governo, purché riformulato.
  Prendo atto che il presentatore insiste per la votazione dell'ordine del giorno Nastri n. 9/1920-A/40, sul quale vi è il parere contrario del Governo.
  Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Nastri n. 9/1920-A/40, con il parere contrario del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  Abbiamo votato tutti ? Ci sono ulteriori cambiamenti di orientamento ? No ? Perfetto.
  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  344   
   Votanti  243   
   Astenuti  101   
   Maggioranza  122   
    Hanno votato
  12    
    Hanno votato
no  231).    

  (La deputata Argentin ha segnalato che non è riuscita a votare e la deputata Amoddio ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto contrario).

  Prendo atto che i presentatori dell'ordine del giorno Invernizzi n. 9/1920-A/41, accettato dal Governo, non insistono per la votazione.
  Prendo altresì atto che l'onorevole Liuzzi accetta la riformulazione e non insiste per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/1920-A/42, accolto dal Governo se riformulato.
  Prendo atto ancora che l'onorevole Nicola Bianchi non insiste per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/1920-A/43, accolto dal Governo come raccomandazione.
  Ricordo che l'ordine del giorno Rostellato n. 9/1920-A/44 è inammissibile.
  Prendo atto che l'onorevole Oliverio non insiste per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/1920-A/45, accolto dal Governo come raccomandazione.
  Ricordo che l'ordine del giorno Catanoso Genoese n. 9/1920-A/46 è inammissibile.
  Prendo atto che gli onorevoli Terrosi e Capodicasa non insistono per la votazione dei rispettivi ordini del giorno nn. 9/1920-A/47, e 9/1920-A/48 accolti dal Governo come raccomandazione.Pag. 109
  Chiedo all'onorevole Mucci se accetti la riformulazione del suo ordine del giorno n. 9/1920-A/49, proposta dal Governo.

  MARA MUCCI. No, signor Presidente, non accetto la riformulazione per il semplice fatto che i criteri di finanza pubblica non ci accontentano. Volevo sottolineare il fatto che in sede parlamentare europea, il 18 dicembre 2012 è stata approvata una risoluzione con la quale le ciclabili entrano a tutti gli effetti nel club delle infrastrutture ed il budget a disposizione è lievitato dallo 0,7 al 10 per cento.
  Nella programmazione dei fondi europei 2014-2020 sono disponibili ben circa 6 miliardi di euro anche per chi avrà un progetto di dorsale cicloturistica finanziabile. Il riferimento al quale l'Europa si è ispirata è la rete Eurovelo, un'infrastruttura cicloturistica per un totale di 70 mila chilometri, nella quale potrebbe rientrare anche la cicloturistica VENTO.
  Per cui chiedo che il mio ordine del giorno n. 9/1920-A/49 sia messo in votazione.

  PRESIDENTE. Passiamo dunque ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Mucci n. 9/1920-A/49, non accettato dal Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Ascani...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  351   
   Votanti  330   
   Astenuti   21   
   Maggioranza  166   
    Hanno votato
  97    
    Hanno votato
no  233).    

  (Il deputato Oliverio ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario e la deputata Argentin ha segnalato che non è riuscita a votare).

  Prendo atto che gli onorevoli Paglia e Parisi accettano la riformulazione e non insistono per la votazione dei rispettivi ordini del giorno nn. 9/1920-A/50 e 9/1920-A/51, accolti dal Governo se riformulati.
  Ricordo che l'ordine del giorno Sandra Savino n. 9/1920-A/52 è inammissibile.
  Prendo atto che l'onorevole Faenzi accetta la riformulazione e non insiste per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/1920-A/53, accolto dal Governo se riformulato.
  Prendo altresì atto che gli onorevoli Laffranco e Abrignani non insistono per la votazione dei rispettivi ordini del giorno nn. 9/1920-A/54 e 9/1920-A/55, accolti dal Governo come raccomandazione.
  Prendo inoltre atto che l'onorevole Gregorio Fontana accetta la riformulazione e non insiste per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/1920-A/56, accolto dal Governo se riformulato.
  Prendo atto, ancora, che l'onorevole Oliaro non insiste per la votazione del suo ordine del giorno nn. 9/1920-A/57, accettato dal Governo.
  Prendo sempre atto che l'onorevole Matarrese non insiste per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/1920-A/58, accolto dal Governo come raccomandazione.
  Onorevole Pinna, intende porre in votazione il suo ordine del giorno n. n. 1920-A/59, accolto dal Governo come raccomandazione ?

  PAOLA PINNA. Signor Presidente, accetto l'accoglimento come raccomandazione, però volevo illustrare quello che era l'ordine del giorno e capire perché il Governo non l'ha accettato...

  PRESIDENTE. In realtà se lei accetta l'accoglimento come raccomandazione, non si pone in votazione, quindi...

  PAOLA PINNA. No, no, non chiedo che sia messo in votazione...

  PRESIDENTE. Quindi non lo può illustrare. La fase dell'illustrazione era precedente. Io le do trenta secondi, se vuole, Pag. 110per dire perché non chiede che sia posto in votazione, diciamo. Prego, ha facoltà di parlare.

  PAOLA PINNA. Signor Presidente, era giusto per gli interventi correttivi che era quello che era stato approvato nel testo, perché l'articolo che era stato inserito per la centrale elettrica a carbone non risponde né alle esigenze di occupazione del territorio, né a quelle di riconversione, in senso anche di ricerca e sviluppo, visto che questa centrale è slegata dal progetto di ricerca. Per cui il mio ordine del giorno semplicemente andava nella direzione vedere le due cose come erano state fissate nel protocollo d'intesa.

  PRESIDENTE. Chiedo all'onorevole De Lorenzis se insista per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/1920-A/60, accolto dal Governo come raccomandazione.

  DIEGO DE LORENZIS. Signor Presidente, apprezzo il fatto che il Governo...

  PRESIDENTE. Chiedo scusa, onorevole De Lorenzis, i colleghi alle sue spalle, se possibile... anche per metterla nelle condizioni di poter intervenire... onorevole De Rosa, per favore.

  DIEGO DE LORENZIS. Dicevo, apprezzo che il Governo, a differenza di quanto avvenuto nelle Commissioni, abbia approvato questo impegno come raccomandazione, che appunto impegna il Governo a provare a sfruttare l'idrogeno come vettore energetico. Mi auguro che poi da questo seguano delle azioni concrete (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Prendo atto che gli onorevoli Da Villa e Lavagno non insistono per la votazione dei rispettivi ordini del giorno nn. 9/1920-A/61, e 9/1920-A/62, accolti dal Governo come raccomandazione.
  Prendo altresì atto che l'onorevole Caparini accetta la riformulazione e non insiste per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/1920-A/63, accolto dal Governo se riformulato.
  Prendo atto poi che l'onorevole Mariastella Bianchi n. 9/1920-A/64 non insiste per la votazione del suo ordine del giorno, accolto dal Governo come raccomandazione.
  Prendo atto che il presentatore non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Causi n. 9/1920-A/65, accolto come raccomandazione dal Governo.
  Prendo atto che i presentatori insistono per la votazione dell'ordine del giorno Crippa n. 9/1920-A/66, non accettato dal Governo.
  Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Crippa n. 9/1920-A/66, non accettato dal Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Fanucci, Murer...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  356   
   Votanti  353   
   Astenuti    3   
   Maggioranza  177   
    Hanno votato
 106    
    Hanno votato
no  247).    

  (La deputata Argentin ha segnalato che non è riuscita a votare).

  Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Prodani n. 9/1920-A/67, accolto come raccomandazione dal Governo, e che i presentatori non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Petraroli n. 9/1920-A/68, accettato dal Governo.
  È così esaurito l'esame degli ordini del giorno presentati.
  Come convenuto in sede di Conferenza dei presidenti di gruppo, la votazione finale del decreto-legge in esame, previo svolgimento delle dichiarazioni di voto, avrà luogo domani, martedì 11 febbraio, a partire dalle ore 12.Pag. 111
  Prego i colleghi di uscire in silenzio perché ci sono altri colleghi che, invece, hanno fatto richiesta di intervenire, a partire dal collega Fedriga. Colleghi, per favore !

Sull'ordine dei lavori e per la risposta a strumenti del sindacato ispettivo (ore 21,45).

  MASSIMILIANO FEDRIGA. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  MASSIMILIANO FEDRIGA. Signor Presidente, non si preoccupi, capisco...

  PRESIDENTE. Il momento è ingrato, mi rendo conto, anche per il tema che immagino invece...

  MASSIMILIANO FEDRIGA. Capisco, però ritenevo importante intervenire in quest'Aula, visto che non mi è stata data dalla Presidenza la possibilità di intervenire prima, in quanto già il Senato...

  PRESIDENTE. Le chiedo scusa, onorevole Fedriga. Colleghi, per favore. L'onorevole Fedriga sta intervenendo su un tema che perlomeno merita il rispetto di questa Assemblea. Colleghi, per favore ! Possiamo, per favore, uscire da quest'Aula in silenzio ? Mi perdoni, onorevole Fedriga, vediamo se riusciamo ad avere un minimo di clima decente in quest'Aula, in questo momento. Colleghi !

  MASSIMILIANO FEDRIGA. Grazie, Presidente. Ruberò pochi secondi all'Aula, soltanto per rimarcare l'importanza della giornata odierna, ovvero la Giornata del Ricordo. Io vengo da un territorio, quello di Trieste, che ha vissuto in prima persona i drammi delle persecuzioni titine, che hanno visto nostri conterranei ed esuli istriani, fiumani e dalmati morire ed essere uccisi all'interno delle cosiddette foibe.
  Io credo che il Paese abbia giustamente dedicato una giornata a quei drammi perché le nuove generazioni in particolare devono sapere cosa ha vissuto il nostro territorio, soprattutto sul confine orientale. Ma credo altrettanto che sia arrivato il tempo – anzi, forse da diversi anni doveva arrivare questo tempo – perché le legittime richieste degli esuli istriani, fiumani e dalmati trovino una risposta non solamente di vicinanza teorica, ma anche di atti concreti rispetto ai drammi, alle loro proprietà che hanno dovuto abbandonare per la persecuzione di un sostanziale totalitarismo comunista.
  Per questo ritengo che un intervento in quest'Aula sia doveroso. Credo altrettanto che magari in quest'Aula, se trovassimo una proposta di legge che vada a rispondere a queste legittime esigenze, sarebbe un motivo di vanto di tutto il Parlamento, in particolar modo di questa legislatura (Applausi).

  PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Fedriga, anche per la pazienza.

  TAMARA BLAZINA. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  TAMARA BLAZINA. Signor Presidente, il fatto che questo intervento venga svolto da me, appartenente alla minoranza linguistica slovena, è forse la testimonianza più concreta del profondo cambiamento avvenuto negli ultimi anni nell'area dell'Adriatico nord-orientale, area che è stata teatro di contrapposizioni etniche e nazionalismi, odi e violenze.
  Il merito per il nuovo clima va ascritto anche alla legge, approvata dieci anni fa con voto quasi unanime del Parlamento, con la quale si istituiva la Giornata del ricordo, affinché i tragici avvenimenti delle foibe e dell'esodo divenissero memoria collettiva del Paese. Si è trattato di un atto a lungo atteso, un atto di rispetto e di doveroso omaggio a tutte le vittime di quelle tragedie, troppo spesso dimenticate, a volte inconsapevolmente, altre con colpevole omissione.
  In questi anni si è dato alla Giornata del ricordo un significato sempre più pregnante, togliendo qualsiasi forma di acredine o rivendicazione, ma piuttosto rafforzando il momento di riflessione sui drammi che hanno caratterizzato un territorio Pag. 112etnicamente plurale, conteso da contrapposti progetti nazionali che hanno pesantemente segnato le persone e le comunità locali.
  Nulla di ciò che è successo al confine orientale può essere giustificato: né la repressione nei confronti delle popolazioni slovena e croata da parte del fascismo, né la violenza subita dalla comunità italiana con l'uccisione di tanti cittadini innocenti, né, soprattutto, può avere giustificazione il drammatico e forzato esodo della gran parte della comunità italiana dalle proprie terre dell'Istria, del Quarnaro e della Dalmazia.
  La politica, che per troppi anni ha usato strumentalmente quei tragici fatti, è chiamata ad impegnarsi per rafforzare la pacifica convivenza, valorizzando proprio la ricchezza rappresentata dalle tante diversità culturali, linguistiche e religiose presenti nell'area. Ciò è oggi molto più facile nell'ambito della comune casa europea che vede convivere l'Italia, la Slovenia e la Croazia. Quante cose sono cambiate ! Basti pensare allo storico incontro dei tre Capi di Stato a Trieste in occasione del concerto dell'amicizia nel 2010 o al rafforzamento dei legami tra le comunità italiane di Slovenia e Croazia e le associazioni degli esuli, senza dimenticare la qualità che oggi caratterizza i rapporti tra gli stessi esuli e la minoranza slovena.
  Tutto ciò non può e non deve cancellare il passato, non perché ce lo impone la legge, ma perché ce lo impone la nostra coscienza di donne e uomini liberi, che hanno il dovere di coltivare e custodire le memorie, talvolta anche scomode e contrapposte, come lo è stata la complessa vicenda storica di quei territori. Oggi ancora una volta siamo chiamati a ricordare e condannare tutto ciò che ha provocato questi drammi, ma in particolare, come rappresentanti delle istituzioni, dobbiamo assumerci la responsabilità di costruire un futuro migliore per le nuove generazioni, traendo da quelle tragedie il monito affinché mai più si ripetano (Applausi).

  DOMENICO ROSSI. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  DOMENICO ROSSI. Signor Presidente, cari colleghi, sono particolarmente emozionato perché mia madre è di Fiume, ed essendo di Fiume quando ero piccolo mi ha raccontato le vicissitudini che non lei, ma alcuni dei miei parenti hanno passato: sono semplicemente scomparsi all'interno di qualche foiba. Ma non posso nemmeno dimenticare che mio padre è nato in un paesino che si chiama Civitella in Val di Chiana, medaglia d'oro della Resistenza, in quanto vi sono stati trucidati dai nazifascisti quasi tutti i maschi presenti a giugno del 1944.
  Allora vorrei unire queste due esperienze della mia famiglia, affinché queste due esperienze indichino che la memoria è necessaria a 360 gradi, che non ci possono essere divisioni politiche, religiose, razziste di nessun tipo se vogliamo far crescere questo Paese: questo è quello che i miei genitori mi hanno insegnato, questa è la memoria che mi hanno detto di onorare ogni qual volta era possibile.
  Se oggi, ancora oggi nel 2014, a distanza di tanti anni, leggiamo sulla stampa... Leggo una dichiarazione della presidente dell'Associazione Venezia Giulia Dalmazia: «Venendo qui al Senato abbiamo visto il monumento dei martiri delle foibe presso la Metro Laurentina e il cippo carsico in memoria ai caduti di tutte le guerre imbrattati di vernice, con manifestini a terra inneggianti alla libertà dei popoli e alle foibe e contro l'italianità scritti in croato». Se leggo che a Torino, in occasione del Giorno della memoria, al di là delle targhe dedicate agli ebrei com’è noto imbrattate, ma è stata danneggiata a martellate la targa eretta nel cuore del quartiere di Lucento in ossequio alla storia e alla cultura della numerosa comunità istriana di Torino, allora ci dobbiamo preoccupare.
  Ci dobbiamo preoccupare, perché vuol dire che alle nostre generazioni e ai giovani non siamo riusciti a dare il senso della memoria.
  La memoria non è divisione, la memoria è condivisione. Allora, ecco, prendiamone spunto e andiamo uniti tutti verso Pag. 113una società migliore, tale che quello che è successo non possa più accadere (Applausi).

  WALTER RIZZETTO. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  WALTER RIZZETTO. Signor Presidente, colleghi, ogni 10 febbraio ricorre il Giorno del ricordo, istituito con la legge 30 marzo 2004, n. 92, per rendere onore, Presidente, alle vittime dei massacri delle foibe e dell'esodo giuliano-dalmata. Centinaia e migliaia di concittadini sono stati costretti a lasciare nottetempo le loro terre, le terre del Friuli Venezia Giulia, anzi del Venezia Giulia e della Dalmazia, diventate jugoslave con il trattato di pace firmate nell'immediato dopoguerra.
  Tra il 1943 e 1947, vivi o morti, sono stati infoibati circa 10 mila italiani. È stata una pagina, Presidente, di eroismo, di sangue, di amore di patria che è stata purtroppo, troppo spesso, dimenticata in questi anni. Sparivano nel nulla, venivano appunto infoibati. È stata una spietata caccia ai nostri concittadini italiani.
  Adesso, al netto di quanto può pensare il mio gruppo, esprimo un mio parere del tutto personale, ovvero che il Partito Comunista dell'epoca e l'onorevole Togliatti hanno avuto una pesante responsabilità in tutto questo. Si sono appiattiti alle posizioni jugoslave, rinunciando di fatto alla difesa dei nostri concittadini. Nel 1944, accettando esplicitamente la cessione delle terre di confine alla Jugoslavia comunista, hanno svenduto parte del popolo italiano. Erano italiani, Presidente, e questa era l'unica colpa che gli si poteva attribuire, se di colpa si può parlare. Il giorno del ricordo, fortunatamente, è la testimonianza che il silenzio finalmente è stato interrotto. Dobbiamo ricordare ! Facciamolo senza vergogna (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) !

  SERENA PELLEGRINO. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  SERENA PELLEGRINO. Signor Presidente, da qualche anno, il 10 febbraio è il giorno in cui vengono ricordate le vittime italiane della seconda guerra mondiale sul confine orientale italiano e a quello che la guerra ha determinato sulle popolazioni italiane e jugoslave in quegli anni, e viene definita come «Giornata del ricordo».
  Il ricordo, colleghi, è un valore fondamentale nella storia e nella genesi di un popolo e di una nazione, da qualunque punto la si voglia intendere, e il livello di civiltà di un popolo si determina principalmente dall'onestà con cui ricostruisce la sua storia e affronta il ricordo di fatti storici cruciali, senza manipolarne e piegarne il senso ai propri fini di appartenenza politica o per costruirne un consenso basato sulla strumentalizzazione delle sofferenze di coloro che hanno sofferto, ed erano ignare e incolpevoli.
  Proprio per onorare e alleviare queste sofferenze bisogna ricercare l'onestà storica e rifuggire da forzature di parte che dimostrano solo la protervia nell'imporre disvalori abbietti e nel diffondere l'odio tra popoli. Popoli che ormai hanno invece trovato motivi reali di pacifica convivenza e proficua amicizia.
  Ripariamo innanzitutto i nostri errori e chiediamo verità e giustizia alla storia, con atteggiamento sommesso, ma deciso, che riconosca i crimini e le sofferenze di tutte le parti, così come possa smascherare e condannare tutte le strumentalizzazioni.
  Per questo, è doveroso rispettare, con la continua ricerca della verità – non mi stancherò di dirlo – quelle persone che trovarono la morte, e le migliaia di persone che subirono conseguenze atroci alla fine della guerra, con l'unica colpa di vivere nei territori contesi. Persone poi sradicate da terre e nuclei familiari consolidati.
  Rispettiamo e ricordiamo anche quei milioni di uomini e donne, italiani e non, che la guerra di aggressione nazi-fascista gettò nella disperazione, nella morte, nella distruzione materiale e psicologica, che vennero depredati di ogni cosa e a cui fu negato ogni diritto.Pag. 114
  L'atteggiamento che oggi è doveroso di fronte al ricordo di quei tempi e di quegli accadimenti è dunque il rispetto, la ricerca onesta della conoscenza e della verità.
  Ma giammai possiamo accettare l'urlata pretesa di codificarne e stabilirne, con scorciatoie sempre sbagliate e devastanti, una propria verità politica e di parte, che scavalchi e superi quella storica, che va continuamente incoraggiata e sostenuta. Se non saremo capaci di ammettere ed emendare, come italiani, tutte le nostre colpe e i nostri crimini nella storia di quello spregiudicato e sciagurato ventennio, non potremo mai dimostrare di possedere quell'onestà e quella dignità che sono la base fondante di un popolo che vuole essere civile, così come è stato chiaramente definito dalla nostra Carta costituzionale, nata dalla Resistenza al nazifascismo.

  MARIA CHIARA GADDA. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  MARIA CHIARA GADDA. Signor Presidente, onorevoli colleghi, c’è sempre qualcuno che vive più a nord di te. Un dato di fatto che dovrebbe tenere a mente chi, come la Lega Nord, ha costruito il suo successo politico sulla chiusura e sull'alzare barriere.
  Con il voto di ieri il popolo svizzero ha bocciato l'immigrazione che arriva dai Paesi dell'Unione che stanno ai confini, come l'Italia, e nel Canton Ticino la vittoria dei referendari è stata la più netta di tutta la Svizzera. La campagna elettorale ha avuto pesanti connotazioni anti-italiane, come le disgustose immagini dei nostri lavoratori rappresentati come topi che sono state utilizzate dalla destra populista della UDC-SVP per promuovere le ragioni del «sì». L'iniziativa popolare è stata promossa dalla destra elvetica, l'UDC-SVP, e dalla Lega dei Ticinesi, partito amico dei leghisti italiani di nome, ma che di fatto fa spesso iniziativa politica contro i nostri connazionali.
  Il «sì» al referendum è stato un «no» a un processo di integrazione e sviluppo tra la Confederazione elvetica e l'Unione europea, rafforzato dai trattati bilaterali che sono stati firmati in questi ultimi anni.
  Ho in questa sede il dovere morale di rimarcare come i frontalieri costituiscano una grande ricchezza per la mia provincia, Varese, così come per Sondrio, Como, Verbania e Cusio-Ossola, e come la cooperazione tra i territori transnazionali dell'Insubria sia la direzione migliore per garantire sviluppo e benessere da entrambi i lati del confine e quindi anche per la Svizzera.
  I frontalieri italiani rappresentano un patrimonio di alta professionalità e conoscenza, che merita rispetto e che deve essere valorizzato. Questo elemento deve essere tenuto in seria considerazione dal Governo ora che la pressione del Canton Ticino per rivedere il regime dei ristorni dei frontalieri, sfruttando le trattative tra Italia e Svizzera sulla tassazione dei capitali esportati illecitamente, sarà ancora più forte dopo il voto di ieri.
  Mi avvio verso la conclusione. La logica leghista del «padroni a casa nostra» qualche volta può lasciare amarezza e brutte sorprese. Domenica nel mirino c'erano i lavoratori italiani in Svizzera. Ecco, approfitto di quanto accaduto per invitare tutti a fare una riflessione più seria sugli stranieri che lavorano regolarmente nel nostro Paese e che danno un contributo importante alla nostra economia e alla nostra società. La chiusura, onorevoli colleghi, è un boomerang e porta solo svantaggi (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

  DAVIDE BARUFFI. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  DAVIDE BARUFFI. Signor Presidente, quella di oggi è una giornata di lutto cittadino per la comunità di Bastiglia, un piccolo comune della provincia di Modena che è stato il più colpito dall'alluvione del 19 gennaio scorso.Pag. 115
  In quella notte risultò disperso Giuseppe Oberdan Salvioli, 44 anni, residente appunto a Bastiglia. Si stava prodigando con il suo gommone per portare soccorso ai tanti alluvionati di quella terra. Lo stava facendo volontariamente per mettere in salvo altre persone che come lui erano state travolte dall'onda di piena del Secchia che, rotto l'argine, invadeva per intero dapprima il centro di Bastiglia, poi quello di Bomporto e quindi altre frazioni e località vicine della bassa modenese.
  Questa mattina migliaia di persone non solo di Bastiglia hanno raccolto l'appello del sindaco Sandro Fogli a stringersi attorno alla famiglia di Oberdan per i suoi funerali. La perdita di Giuseppe Oberdan Salvioli, ha detto il sindaco, riguarda tutta la nostra comunità. Di fronte alla comunità che ha colpito Bastiglia Oberdan non ha esitato a spendersi per i suoi concittadini come un fratello di tutti, dando esempio di generosità e altruismo.
  Per quanto mi riguarda, per quanto ci riguarda come parlamentari modenesi, il modo migliore per onorare la memoria della persona e del suo sacrificio è fare in modo che quest'Aula e le istituzioni non dimentichino quanto è accaduto e facciano tutto quanto è necessario perché simili tragedie non abbiano a ripetersi e chi ha subito danni e perdite sia aiutato e sostenuto. In questo senso, incalzeremo il Governo, come abbiamo pur fatto sin dai primissimi giorni dopo l'alluvione, affinché nessuna risposta dovuta rimanga inevasa, perché ci sia piena consapevolezza come quei territori si trovino nella drammatica situazione di aver subito, nel giro di venti mesi, due calamità terribili come il terremoto e l'alluvione, vedendosi fiaccati sia nella serenità del vivere sia nella capacità di lavorare.

  PRESIDENTE. Onorevole Baruffi, concluda.

  DAVIDE BARUFFI. Concludo. Certo non potremo restituire Oberdan alla famiglia, ai suoi cari e ai suoi amici, ci sentiamo però spronati dalle parole e dalla testimonianza proprio della sua famiglia, che nel giorno del dolore ha salutato Oberdan con le parole più belle: a volte nella vita si superano ostacoli, riflettendo ci si meraviglia di quanta forza e coraggio si è avuto in quel momento, buon viaggio (Applausi).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Ciprini. Ne ha facoltà.

  TIZIANA CIPRINI. Signor Presidente, sollecito la risposta a due mie interrogazioni. La prima è la n. 4-02136 al Ministro della salute, in cui si chiedeva l'assegnazione delle sedi farmaceutiche; l'altra invece è la n. 4-02365 al Ministro dello sviluppo economico, per chiedere il riconoscimento del diritto dei titolari delle parafarmacie a dispensare i farmaci su ricetta bianca. Ecco, solo per sollecitare la risposta a queste due mie interrogazioni.

  PRESIDENTE. La Presidenza prende nota e si impegnerà a trasferire queste informazioni. Ha chiesto di parlare l'onorevole Sibilia. Ne ha facoltà.

  CARLO SIBILIA. Signor Presidente, anche io intervengo per sollecitare una risposta alle mie circa venti interrogazioni che ho presentato fino adesso, visto che ho avuto pochissime risposte. In particolare, vorrei citare la n. 4-02826, che è un'interrogazione fatta al Ministro della giustizia e al Ministero degli affari esteri, in merito al dottor Pizzolato, che è l'ex direttore del Banco do Brasil, che si era rifugiato da qualche parte e pensavamo fosse qui in Italia. E, quindi, avevamo chiesto di avere informazioni da parte del Ministro degli affari esteri e del Ministro della giustizia. Siccome ancora non ho avuto risposta, ma mi sono arrivate delle informazioni che mi dicono che il dottor Pizzolato sia passato dalla caserma di Modena, sarebbe interessante se magari il Ministro della giustizia, visto che non è molto difficile – c’è una telefonata da fare e il Ministro è abbastanza avvezzo a questo genere di operazioni – potesse magari fare qualcosa in più per rispondere a questa interrogazione (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

Pag. 116

  PRESIDENTE. La Presidenza prende atto del suo sollecito e inoltrerà al Governo la questione.

Ordine del giorno della seduta di domani.

  PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della seduta di domani.

  Martedì 11 febbraio 2014, alle 12:

  1. – Seguito della discussione del disegno di legge:
   Conversione in legge del decreto-legge 23 dicembre 2013, n. 145, recante interventi urgenti di avvio del Piano «Destinazione Italia», per il contenimento delle tariffe elettriche e del gas, per la riduzione dei premi RC-auto, per l'internazionalizzazione, lo sviluppo e la digitalizzazione delle imprese, nonché misure per la realizzazione di opere pubbliche ed EXPO 2015 (C. 1920-A).
  — Relatori: Gutgeld (per la VI Commissione) e Vignali (per la X Commissione), per la maggioranza; Pesco (per la VI Commissione), Crippa e Allasia (per la X Commissione), di minoranza.

  (ore 15)

  2. – Seguito della discussione del testo unificato delle proposte di legge:
   D'INIZIATIVA POPOLARE; CIRIELLI; PISICCHIO; BERSANI ed altri; FRANCESCO SAVERIO ROMANO; MIGLIORE ed altri; LENZI; ZAMPA e MARZANO; ZAMPA e GHIZZONI; MARTELLA; FRANCESCO SANNA; BOBBA ed altri; GIACHETTI ed altri; GIORGIA MELONI ed altri; RIGONI ed altri; RIGONI ed altri; NICOLETTI ed altri; MARTELLA ed altri; VARGIU; BURTONE ed altri; BALDUZZI ed altri; VARGIU; TONINELLI ed altri; ZACCAGNINI ed altri; VALIANTE ed altri; LAURICELLA; MICHELE BORDO; MARCO MELONI ed altri: Disposizioni in materia di elezione della Camera dei deputati e del Senato della Repubblica (C. 3-35-182-358-551-632-718-746-747-749-876-894-932-998-1025-1026-1116-1143-1401-1452-1453-1514-1657-1794-1914-1946-1947-1977-A).
  — Relatori: Sisto, per la maggioranza; Matteo Bragantini, Pilozzi e La Russa, di minoranza.

  3. – Seguito della discussione della proposta di legge:
   GIORGIA MELONI ed altri: Disposizioni in materia di pensioni superiori a dieci volte l'integrazione al trattamento minimo INPS (C. 1253-A).
  — Relatore: Gnecchi.

  4. – Seguito della discussione delle mozioni Ruocco ed altri n. 1-00288, Busin ed altri n. 1-00329, Paglia ed altri n. 1-00330, Zanetti ed altri n. 1-00331, Causi ed altri n. 1-00332, Dorina Bianchi e Bernardo n. 1-00333, Buttiglione ed altri n. 1-00336 e Capezzone ed altri n. 1-00338 concernenti iniziative per armonizzare il sistema europeo dell'imposta sul valore aggiunto alla luce del Libro verde sul futuro dell'IVA adottato dalla Commissione europea.

  5. – Seguito della discussione delle mozioni Di Lello, Garavini, Scotto ed altri n. 1-00157 e Dorina Bianchi n. 1-00337 concernenti l'indicazione dell'affiliazione dei partiti politici nazionali a quelli europei, in vista delle elezioni europee del 2014.

  La seduta termina alle 22,10.

VOTAZIONI QUALIFICATE EFFETTUATE MEDIANTE PROCEDIMENTO ELETTRONICO

INDICE ELENCO N. 1 DI 7 (VOTAZIONI DAL N. 1 AL N. 13)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
1 Nom. Ddl 1920-A - em. 12.7 360 360 181 90 270 66 Resp.
2 Nom. em. 12.9 371 371 186 95 276 65 Resp.
3 Nom. em. 12.211 373 350 23 176 99 251 64 Resp.
4 Nom. em. 12.8 388 388 195 99 289 62 Resp.
5 Nom. em. 12.201 388 388 195 86 302 61 Resp.
6 Nom. em. 12.203 390 365 25 183 99 266 61 Resp.
7 Nom. em. 12.207 393 364 29 183 102 262 62 Resp.
8 Nom. em. 12.208 395 371 24 186 99 272 61 Resp.
9 Nom. em. 12.26 396 367 29 184 38 329 61 Resp.
10 Nom. em. 12.17 395 394 1 198 103 291 61 Resp.
11 Nom. em. 12.66 396 368 28 185 101 267 61 Resp.
12 Nom. em. 12.210 399 367 32 184 103 264 61 Resp.
13 Nom. em. 12.202 396 364 32 183 102 262 61 Resp.

F = Voto favorevole (in votazione palese). - C = Voto contrario (in votazione palese). - V = Partecipazione al voto (in votazione segreta). - A = Astensione. - M = Deputato in missione. - T = Presidente di turno. - P = Partecipazione a votazione in cui è mancato il numero legale. - X = Non in carica.
Le votazioni annullate sono riportate senza alcun simbolo. Ogni singolo elenco contiene fino a 13 votazioni. Agli elenchi è premesso un indice che riporta il numero, il tipo, l'oggetto, il risultato e l'esito di ogni singola votazione.

INDICE ELENCO N. 2 DI 7 (VOTAZIONI DAL N. 14 AL N. 26)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
14 Nom. em. 12.204 397 394 3 198 100 294 60 Resp.
15 Nom. em. 12.14 398 397 1 199 102 295 60 Resp.
16 Nom. em. 12.205 398 369 29 185 102 267 59 Resp.
17 Nom. em. 12.700 400 380 20 191 377 3 59 Appr.
18 Nom. em. 12.701 398 395 3 198 392 3 59 Appr.
19 Nom. em. 12.43 399 399 200 88 311 59 Resp.
20 Nom. em. 12.702 403 402 1 202 395 7 59 Appr.
21 Nom. articolo agg. 12.0200 403 371 32 186 127 244 59 Resp.
22 Nom. em. 13.51 400 368 32 185 91 277 59 Resp.
23 Nom. em. 13.50 396 347 49 174 104 243 59 Resp.
24 Nom. em. 13.56 401 289 112 145 41 248 59 Resp.
25 Nom. em. 13.58 401 311 90 156 63 248 59 Resp.
26 Nom. em. 13.37 403 397 6 199 50 347 59 Resp.


INDICE ELENCO N. 3 DI 7 (VOTAZIONI DAL N. 27 AL N. 39)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
27 Nom. em. 13.202 386 386 194 84 302 59 Resp.
28 Nom. em. 13.700 389 369 20 185 342 27 59 Appr.
29 Nom. em. 13.800 398 373 25 187 367 6 59 Appr.
30 Nom. em. 13.19 403 403 202 164 239 58 Resp.
31 Nom. em. 13.250 401 305 96 153 31 274 58 Resp.
32 Nom. em. 13.73 403 400 3 201 15 385 58 Resp.
33 Nom. em. 13.701 393 393 197 386 7 58 Appr.
34 Nom. em. 13.81 400 309 91 155 48 261 58 Resp.
35 Nom. em. 13.21 398 398 200 163 235 58 Resp.
36 Nom. em. 13.94 397 369 28 185 123 246 58 Resp.
37 Nom. em. 13.206 404 369 35 185 137 232 58 Resp.
38 Nom. em. 13.22 410 410 206 162 248 58 Resp.
39 Nom. em. 13.702 396 388 8 195 382 6 58 Appr.
INDICE ELENCO N. 4 DI 7 (VOTAZIONI DAL N. 40 AL N. 52)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
40 Nom. em. 13.14 398 308 90 155 86 222 58 Resp.
41 Nom. em. 13.201 406 319 87 160 304 15 58 Appr.
42 Nom. em. 13.200 400 311 89 156 54 257 58 Resp.
43 Nom. em. 13.703 396 393 3 197 385 8 58 Appr.
44 Nom. em. 13-bis.200 399 308 91 155 70 238 58 Resp.
45 Nom. em. 14.1, 14.25, 14.15 402 399 3 200 141 258 58 Resp.
46 Nom. em. 14.201 394 394 198 97 297 59 Resp.
47 Nom. em. 14.700 388 387 1 194 374 13 59 Appr.
48 Nom. em. 14.205 388 367 21 184 136 231 59 Resp.
49 Nom. em. 14.206 386 357 29 179 116 241 59 Resp.
50 Nom. em. 14.200 394 389 5 195 137 252 58 Resp.
51 Nom. em. 14.26 392 307 85 154 46 261 58 Resp.
52 Nom. em. 14.701 394 392 2 197 385 7 58 Appr.


INDICE ELENCO N. 5 DI 7 (VOTAZIONI DAL N. 53 AL N. 65)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
53 Nom. em. 14.203 394 305 89 153 31 274 58 Resp.
54 Nom. em. 14.207 394 303 91 152 20 283 58 Resp.
55 Nom. em. 14.204 388 386 2 194 118 268 58 Resp.
56 Nom. em. 14.208 382 360 22 181 115 245 58 Resp.
57 Nom. Tit. 1 391 389 2 195 289 100 58 Appr.
58 Nom. em. 4.200 388 387 1 194 119 268 58 Resp.
59 Nom. em. 4.201 385 363 22 182 115 248 58 Resp.
60 Nom. em. 4.36 391 390 1 196 38 352 58 Resp.
61 Nom. em. 4.17 384 361 23 181 101 260 58 Resp.
62 Nom. em. 4.411 382 353 29 177 117 236 57 Resp.
63 Nom. em. 4.203 386 359 27 180 30 329 57 Resp.
64 Nom. em. 4.407 391 362 29 182 115 247 57 Resp.
65 Nom. em. 4.410 383 382 1 192 111 271 57 Resp.
INDICE ELENCO N. 6 DI 7 (VOTAZIONI DAL N. 66 AL N. 78)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
66 Nom. em. 4.19 378 359 19 180 111 248 57 Resp.
67 Nom. em. 4.409 379 379 190 39 340 57 Resp.
68 Nom. em. 4.405 rif. 374 296 78 149 284 12 57 Appr.
69 Nom. em. 4.408 371 358 13 180 124 234 57 Resp.
70 Nom. em. 4.21 371 357 14 179 116 241 57 Resp.
71 Nom. em. 4.22 364 347 17 174 113 234 57 Resp.
72 Nom. em. 4.37 370 367 3 184 127 240 57 Resp.
73 Nom. em. 4.1 374 372 2 187 133 239 57 Resp.
74 Nom. em. 4.2 372 371 1 186 356 15 57 Appr.
75 Nom. 9/1920-A/13 312 311 1 156 85 226 56 Resp.
76 Nom. 9/1920-A/25 321 312 9 157 94 218 56 Resp.
77 Nom. 9/1920-A/30 333 321 12 161 78 243 56 Resp.
78 Nom. 9/1920-A/34 n.f. 341 338 3 170 108 230 56 Resp.


INDICE ELENCO N. 7 DI 7 (VOTAZIONI DAL N. 79 AL N. 81)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
79 Nom. 9/1920-A/40 344 243 101 122 12 231 56 Resp.
80 Nom. 9/1920-A/49 351 330 21 166 97 233 56 Resp.
81 Nom. 9/1920-A/66 356 353 3 177 106 247 56 Resp.