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Resoconto dell'Assemblea

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XVII LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 157 di mercoledì 22 gennaio 2014

Pag. 1

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ROBERTO GIACHETTI

  La seduta comincia alle 10,05.

  VALERIA VALENTE, Segretario, legge il processo verbale della seduta di ieri.
  (È approvato).

Missioni.

  PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Alfreider, Balduzzi, Bindi, Bonafede, Michele Bordo, Caparini, Dambruoso, Di Lello, Epifani, Fico, Galati, Gitti, Gozi, Guerra, Lauricella, Migliore, Orlando, Pes, Pisicchio, Portas, Ravetto, Realacci, Andrea Romano e Vito sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.
  I deputati in missione sono complessivamente ottantaquattro, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell’allegato A al resoconto della seduta odierna.

  Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell’allegato A al resoconto della seduta odierna.

Preavviso di votazioni elettroniche (ore 10,09).

  PRESIDENTE. Poiché nel corso della seduta potranno aver luogo votazioni mediante procedimento elettronico, decorrono da questo momento i termini di preavviso di cinque e venti minuti previsti dall'articolo 49, comma 5, del Regolamento.
  Sospendo pertanto la seduta che riprenderà alle ore 10,30.

  La seduta, sospesa alle 10,10, è ripresa alle 10,35.

Seguito della discussione del disegno di legge: Conversione in legge del decreto-legge 10 dicembre 2013, n. 136, recante disposizioni urgenti dirette a fronteggiare emergenze ambientali e industriali ed a favorire lo sviluppo delle aree interessate (A.C. 1885-A).

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del disegno di legge n. 1885-A: Conversione in legge del decreto-legge 10 dicembre 2013, n. 136, recante disposizioni urgenti dirette a fronteggiare emergenze ambientali e industriali ed a favorire lo sviluppo delle aree interessate.
  Avverto che la Commissione ha presentato l'emendamento 2.803, che è in distribuzione. Avverto, inoltre, che la Commissione bilancio ha revocato la condizione recata dall'emendamento 2.704, contenuta nel parere reso il 16 gennaio, e ha conseguentemente subordinato il parere favorevole sul testo del provvedimento alla condizione che, ai sensi l'articolo 81, quarto comma, della Costituzione, sia approvato l'emendamento 2.802 della Commissione come specificamente riformulato.
  Al fine di recepire tale condizione, la Commissione ha presentato una nuova formulazione dell'emendamento 2.802, che Pag. 2è in distribuzione, e con riferimento al quale il termine per la presentazione dei subemendamenti è fissato alle ore 10,45.
  Ricordo che nella seduta di ieri è stato accantonato l'emendamento Grimoldi 1.204 ed è stato da ultimo respinto l'emendamento Russo 2.200.

(Ripresa esame dell'articolo unico – A.C. 1885-A)

  PRESIDENTE. Riprendiamo l'esame dell'articolo unico del disegno di legge di conversione, nel testo recante le modificazioni apportate dalla Commissione (Vedi l'allegato A della seduta del 16 gennaio 2014 – A.C. 1885-A).
  Ricordo che le proposte emendative presentate si intendono riferite agli articoli del decreto-legge, nel testo recante le modificazioni apportate dalla Commissione (Vedi l'allegato A – A.C. 1885-A).
  Passiamo quindi all'emendamento Grimoldi 1.204, accantonato nella seduta di ieri.
  Invito il relatore ed il rappresentante del Governo ad esprimere il parere.

  ALESSANDRO BRATTI, Relatore per la maggioranza. Signor Presidente, così come è stato chiesto negli interventi dei diversi gruppi, abbiamo presentato una riformulazione di tale emendamento, che è la seguente, e su cui il parere è favorevole: «Al comma 6-ter, aggiungere, in fine, le parole: subordinatamente alla verifica dell'indisponibilità di cessione all'amministrazione richiedente di autovetture presenti nei depositi del Dipartimento della Protezione civile, della Presidenza del Consiglio dei ministri e del Corpo dei vigili del fuoco della regione Campania».
  Quindi, sul testo riformulato il parere è favorevole.

  PRESIDENTE. Onorevole Grimoldi, accetta la riformulazione ?

  PAOLO GRIMOLDI. Signor Presidente, accetto la riformulazione del relatore.

  PRESIDENTE. Il parere del Governo ?

  MARCO FLAVIO CIRILLO, Sottosegretario di Stato per l'ambiente e la tutela del territorio e del mare. Signor Presidente, il parere del Governo è conforme a quello espresso dal relatore.

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Avverto che è stata chiesta la votazione nominale mediante procedimento elettronico.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Grimoldi 1.204, nel testo riformulato, con il parere favorevole della Commissione e del Governo, nonché dei relatori di minoranza.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Allasia, Nardella, Bargero, Leva, Manfredi, Bindi, Vecchio, Faenzi, Molteni, Capodicasa, Cassano, Squeri.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti e votanti  350   
   Maggioranza  176   
    Hanno votato  349    
    Hanno votato no  1.

  La Camera approva (Vedi votazioni).

  (Il deputato Burtone ha segnalato che non è riuscito a votare e i deputati Matteo Bragantini e Iacono hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Russo 2.17, con il parere contrario della Commissione e del Governo nonché dei relatori di minoranza.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Lotti, Capodicasa, Capozzolo, Galperti, Pastorelli...
  Dichiaro chiusa la votazione.Pag. 3
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  307   
   Votanti  306   
   Astenuti    1   
   Maggioranza  154   
    Hanno votato   56    
    Hanno votato no  250.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  (Il deputato Iacono ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario).

  Passiamo alla votazione dell'emendamento Sibilia 2.24.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Sibilia. Ne ha facoltà.

  CARLO SIBILIA. Signor Presidente, grazie per la parola.

  PRESIDENTE. Colleghi, possiamo abbassare un po’ la voce gentilmente ? Grazie.

  CARLO SIBILIA. Credo che la maggiore critica che viene sollevata a questo provvedimento, ma, se vogliamo, la possiamo anche estendere un po’ a tutta la politica italiana, è quella di avere uno scarso coinvolgimento dei cittadini; che forse è un po’ anche il motivo per cui il MoVimento 5 Stelle oggi è una delle forze politiche più interessanti, e soprattutto quella che ha maggior contatto con i cittadini: proprio perché si era perso a causa di un rapporto distorto che i partiti avevano creato con la popolazione.
  Il grande passo che noi abbiamo fatto nel discutere questo decreto-legge è quello di aver dato la possibilità ai cittadini campani, della Terra dei fuochi, di studiarlo e avanzare le loro proposte di modifica. È chiaro che naturalmente noi siamo abituati a coinvolgere i cittadini nel momento di studio di una legge. Quando, per esempio, anche in questi giorni stiamo discutendo della legge elettorale, noi facciamo un sondaggio sul blog per chiedere ai cittadini se preferiscano un maggioritario o un proporzionale: non ci sogneremmo mai di invitare un pregiudicato e un criminale a discutere della legge elettorale (Commenti dei deputati del gruppo Forza Italia – Il Popolo della Libertà – Berlusconi Presidente). È come chiedere, ad esempio, a Riina di riformare il 41-bis, ad esempio; e la stessa cosa sarebbe stato come chiedere a Schiavone di fare una riforma sui rifiuti. Quindi, noi abbiamo pensato che la cosa migliore sarebbe stata quella di chiedere ai cittadini.
  Proprio questa criticità è quella che viene posta all'interno di questo emendamento, perché il vero business del futuro delle criminalità organizzate sarà quello della bonifica; perché la criminalità organizzata è passata al livello 2: il livello 1 era l'inquinamento, e quindi la distruzione delle risorse naturali del luogo; l'inquinamento, quindi emissione di rifiuti tossici. Oggi la camorra è passata al livello 2, cioè sostanzialmente alla bonifica. Quindi noi abbiamo pensato che c’è bisogno di un controllo diretto anche dei cittadini nell'attuazione del programma.
  Abbiamo chiesto allora, invece di adottare semplicemente il programma di bonifica che viene proposto dal consiglio, di sottoporre il programma della commissione, almeno 30 giorni prima della sua presentazione al comitato interministeriale, ad un parere vincolante da parte degli enti locali, delle associazioni non governative e dei comitati civici presenti nei comuni nei cui territori ricadono i suddetti terreni. Quindi, le bonifiche che vanno ad interessare specifici terreni, questo programma di bonifica dovrebbe essere valutato da questi enti, che sono sostanzialmente i cittadini. Ed è questo che quello che chiediamo all'Aula di valutare (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Sibilia 2.24, con il parere contrario della Commissione, del Governo e del relatore di minoranza, onorevole Pag. 4Grimoldi, il parere favorevole del relatore di minoranza, onorevole De Rosa, ed il parere contrario della V Commissione (Bilancio).
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Spadoni, Galperti, Piccolo, Centemero, Del Basso De Caro, Ventricelli, Manzi...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti e votanti  412   
   Maggioranza  207   
    Hanno votato  102    
    Hanno votato no  310.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  Invito il relatore per la maggioranza, onorevole Bratti, ad esprimere il parere della Commissione sui successivi emendamenti.

  ALESSANDRO BRATTI, Relatore per la maggioranza. Signor Presidente, la Commissione esprime parere favorevole sugli emendamenti Pellegrino 2.254 (versione corretta) e Zaccagnini 2.34 con la seguente riformulazione. Al comma 4, dopo il primo periodo, aggiungere il seguente: «La Commissione deve, inoltre, prevedere, nell'ambito degli interventi di bonifica e riequilibrio dell'ecosistema, l'utilizzo di sistemi naturali rigenerativi e agroecologici, attraverso piante con proprietà fitodepurative previste dalla legislazione vigente». Il parere è pertanto favorevole con riformulazione.

  PRESIDENTE. Quindi, se ho inteso bene, mi rivolgo, in particolare, all'onorevole Pellegrino e all'onorevole Zaccagnini: il relatore propone una riformulazione di questi due emendamenti che sostanzialmente li rende identici. Qualora le due riformulazioni siano accolte, si pongono in votazione identici, con il parere favorevole della Commissione e ascolteremo poi il parere del Governo. Chiedo ai presentatori se accettano la riformulazione proposta dal relatore.

  SERENA PELLEGRINO. Signor Presidente, accolgo la riformulazione. Certo che mi stupisce che faccia paura la parola «canapa», non dico la parola «canapa indiana», la parola «cannabis», la parola «marijuana», che forse probabilmente non fa più paura ultimamente, perché si stanno facendo dei grossi passi avanti. La parola «canapa» attualmente fa ancora molta paura ed io capisco per quale motivo; perché la parola «canapa» è la risoluzione di tutti i mali – dico io – industriali, perché abbiamo la possibilità di fare mattoni con la canapa, abbiamo la possibilità di fare la carrozzeria delle macchine con la canapa, abbiamo la possibilità di fare saponi, dentifrici, usi per combustibili.
  Allora, su questo aspetto pongo la questione: perché tutta questa paura per la parola «canapa» ? Certo, nel 1977 Cossiga ha cancellato la coltivazione della canapa su tutto il territorio, tant’è vero che alcuni idraulici temevano di non poter più farne uso.

  PRESIDENTE. Colleghi, per favore, è impossibile così ! Per favore.

  SERENA PELLEGRINO. Grazie, Presidente. Mi rendo conto che è proprio un argomento che «non prende»; evidentemente, tocca delle corde e degli interessi assolutamente tangibili e particolari, quindi porterò di nuovo questo problema della canapa in quest'Aula; ad oggi comunque accetto la riformulazione che mi sembra già un passo avanti.

  PRESIDENTE. Saluto gli alunni ed i docenti dell'istituto comprensivo statale Piazza Gola di Roma, che stanno assistendo ai nostri lavori dalle tribune (Applausi).
  Onorevole Zaccagnini, accetta la riformulazione proposta dal relatore ?

  ADRIANO ZACCAGNINI. Signor Presidente, proprio per una specifica tecnica, Pag. 5vorrei rivolgermi al relatore Bratti, chiedendo se può specificare se, nelle piante fitodepurative, al momento nella legislazione è ricompresa la canapa o no.
  Soltanto volevo sapere questa specifica tecnica. Comunque, accetto la riformulazione, ma vorrei sapere questa cosa in particolare, se è possibile. Mi accodo ovviamente alle considerazioni della collega Pellegrino: credo che il dibattito in Italia sia più che aperto per tanti risvolti rispetto alla canapa e alla sua liberalizzazione.

  PRESIDENTE. Onorevole Bratti, siamo in grado di dare una risposta ?

  ALESSANDRO BRATTI, Relatore per la maggioranza. Signor Presidente, che la canapa abbia capacità fitodepuranti è noto, che sia dal punto di vista legislativo ammessa non sono in grado di dirlo adesso, nel senso che ho bisogno...

  PRESIDENTE. È anche giusto, onorevole Bratti.

  PRESIDENTE. Qual è il parere del Governo ?

  MARCO FLAVIO CIRILLO, Sottosegretario di Stato per l'ambiente e la tutela del territorio e del mare. Signor Presidente, il parere del Governo è conforme a quello espresso dal relatore in ordine alla riformulazione.

  PRESIDENTE. Qual è il parere dei relatori di minoranza ?

  PAOLO GRIMOLDI, Relatore di minoranza. Signor Presidente, noi prendiamo atto che la canapa può essere utilizzata anche per la carrozzeria delle auto. Nelle auto c’è anche, per esempio, l'acido delle batterie, ma non so se berne un po’ per aperitivo faccia particolarmente bene, ma ne dubito.
  Però, detto questo, questa riformulazione proposta dal relatore effettivamente ci trova favorevoli, perché utilizzare delle vie comunque naturali per rigenerare i terreni è sicuramente una cosa utile. Tra l'altro, ci siamo informati: esiste una qualità di canapa che effettivamente ha questo tipo di proprietà e quindi anche il nostro parere diventa favorevole sulla riformulazione proposta dal relatore.

  PRESIDENTE. Il suo parere, onorevole De Rosa ?

  MASSIMO FELICE DE ROSA, Relatore di minoranza. Signor Presidente, il parere favorevole.

  PRESIDENTE. Abbiamo dunque acquisito il parere favorevole dei relatori e del Governo sulla proposta di riformulazione, accolta dai presentatori.
  Passiamo dunque ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti Pellegrino 2.254 (versione corretta) e Zaccagnini 2.34, come riformulati, con il parere favorevole della Commissione, dei relatori di minoranza e del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Colleghi, vi faccio una preghiera, per tutti noi e anche per coloro che votano e aspettano: rimanete in Aula perché ci sono emendamenti a seguire e non possiamo ogni volta aspettare che qualcuno esca e poi rientri. Diversamente, perderà le votazioni.
  Vitelli, Galperti, Baldassarre...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  423   
   Votanti  422   
   Astenuti    1   
   Maggioranza  212   
    Hanno votato  422.

  La Camera approva (Vedi votazioni).

Pag. 6

  Passiamo alla votazione dell'emendamento 2.701, da votare ai sensi dell'articolo 86, comma 4-bis, del Regolamento.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Grimoldi. Ne ha facoltà.

  PAOLO GRIMOLDI. Signor Presidente, noi invece, in questo caso, siamo contrari perché, con questo emendamento, si esclude il controllo attraverso l'utilizzo di telecamere e circuiti di videosorveglianza.
  A suffragio di questo, voglio portare un esempio: tutti quanti – se non hanno visto il filmato possono trovarlo – abbiamo avuto la possibilità di vedere un filmato in televisione, nel quale la casalinga di turno, che evidentemente aveva a che fare con persone poco di buono, mandava a bruciare i propri rifiuti. Di conseguenza, sono intervenute le forze dell'ordine per evitare lo scempio dell'incendio dei rifiuti e, di conseguenza, dell'inquinamento della «Terra dei fuochi».
  Questo piccolo, grande elemento o risultato si era ottenuto attraverso dei circuiti di videosorveglianza. Noi, nella «Terra dei fuochi» mandiamo, per vigilare ed evitare che vengano ancora bruciati rifiuti, l'esercito. Se ha senso mandare l'esercito – e posso essere d'accordo – mi chiedo perché non abbia senso utilizzare dei sistemi di video sorveglianza per monitorare il territorio ed evitare il ripetersi di fenomeni di criminalità legati anche a cittadini comuni che hanno a che fare con la criminalità, come nel caso appunto del video di cui stavo raccontando, di una normale casalinga, che però mandava i propri rifiuti a bruciare perché evidentemente collegata a qualche filone della criminalità organizzata.
  Io ritengo che dobbiamo sfruttare tutto quello che abbiamo a nostra disposizione per garantire la tutela della «Terra dei fuochi» ed evitare il perpetuarsi di questa situazione, che poi obbliga tutti quanti ad essere qui, a fare un decreto per situazioni incancrenite che non si risolvono, nonostante il passare degli anni.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Fedriga. Ne ha facoltà.

  MASSIMILIANO FEDRIGA. Signor Presidente, a me sembra particolare anche la richiesta dell'emendamento soppressivo per problemi di coperture. Mi sembra strano perché mi domando quanto può costare mandare l'esercito, magari con un singolo militare che deve presidiare il territorio, mentre ci sono i nuovi sistemi a disposizione, magari sistemi di videosorveglianza, che coprono territori molto ampi, molto ampi. Con le nuove tecnologie riusciamo a monitorare un ampio territorio e noi diciamo, invece, che non possiamo mettere in atto misure di questo tipo, che secondo me, al contrario, sarebbero un risparmio, perché permetterebbero un monitoraggio costante su ampie fasce di territorio.
  Quindi, veramente mi viene incomprensibile dire che c’è un aggravio di costi e, anzi, secondo me ci sarebbe un risparmio, perché vorrei capire quanti militari servono soltanto a guardare cosa avviene in quei territori rispetto magari a delle installazioni che possono monitorare chilometri e chilometri quadrati.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Castiello. Ne ha facoltà.

  GIUSEPPINA CASTIELLO. Signor Presidente, anche noi siamo favorevoli a questo emendamento. Per noi tutto ciò che può dare vita al controllo e a un presidio del territorio è fondamentale. Abbiamo chiesto l'esercito rispetto ad un processo di videosorveglianza che determina un controllo continuo e costante del territorio che sicuramente può frenare o porre un limite anche a quello che è il problema degli sversamenti dei rifiuti.
  Pertanto, come Forza Italia, annuncio il voto favorevole su questo emendamento.

  PRESIDENTE. Passiamo, dunque, ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Pag. 72.701, da votare ai sensi dell'articolo 86, comma 4-bis, del Regolamento.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Ravetto, Folino. Su questo emendamento c’è il parere favorevole del Governo e della Commissione e contrario del relatore di minoranza Grimoldi. Biasotti, Caparini, Di Lello, Franco Bordo. L'onorevole Folino non riesce a votare. Onorevole Folino, non è che ha una pallina dentro che fa...vede ? Bordo non riesce a votare: c’è un problema ? Siamo riusciti ?
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti e votanti  435   
   Maggioranza  218   
    Hanno votato  291    
    Hanno votato no  144.

  La Camera approva (Vedi votazioni).

  Passiamo alla votazione dell'emendamento Zaratti 2.41.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Scotto.

  ALESSANDRO BRATTI, Relatore per la maggioranza. Signor Presidente, chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Un attimo, onorevole Scotto. Diamo la parola al relatore.

  ALESSANDRO BRATTI, Relatore per la maggioranza. Signor Presidente, la Commissione esprime parere favorevole sull'emendamento Zaratti 2.41, a condizione che sia sostituita la parola: «prioritariamente» con la parola: «anche».

  PRESIDENTE. Chiedo ai presentatori se accettino la riformulazione dell'emendamento Zaratti 2.41 proposta dalla Commissione.

  ARTURO SCOTTO. Signor Presidente, accogliamo la riformulazione perché va nel senso che volevamo attribuire a questo emendamento, cioè la necessità di tenere in considerazione le aziende partecipate nella regione Campania che operano in questo settore e che debbono poter partecipare al processo delle bonifiche.

  PAOLO GRIMOLDI, Relatore di minoranza. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  PAOLO GRIMOLDI, Relatore di minoranza. Signor Presidente, intervengo solo per dire che per noi la riformulazione sicuramente è migliorativa; lascia, però, il dubbio o meno sullo svolgimento di gare pubbliche. Noi crediamo che il modo migliore di procedere sia comunque attraverso una gara pubblica e che il migliore offerente, facendo risparmiare alle casse dello Stato, alle casse pubbliche o alle casse degli enti locali, faccia il lavoro più appropriato.
  Quindi, noi, al di là di queste precisazioni e della miglioria del relatore, siamo comunque contrari, perché preferiamo, comunque, sottolineare di essere favorevoli sempre e comunque a una gara pubblica.

  PRESIDENTE. Onorevole De Rosa, lei conferma il parere favorevole ?

  MASSIMO FELICE DE ROSA, Relatore di minoranza. Sì, signor Presidente.

  PRESIDENTE. Bene.

  MASSIMILIANO MANFREDI. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  MASSIMILIANO MANFREDI. Signor Presidente, intervengo solo per aggiungere la firma alla versione riformulata.

  PRESIDENTE. Il parere del Governo ?

  MARCO FLAVIO CIRILLO, Sottosegretario di Stato per l'ambiente e la tutela del territorio e del mare. Signor Presidente, Pag. 8il parere del Governo è conforme a quello espresso dal relatore per la maggioranza in merito alla riformulazione.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Fedriga. Ne ha facoltà.

  MASSIMILIANO FEDRIGA. Signor Presidente, vorrei rivolgermi ai relatori, perché il collega Grimoldi ha sollevato una criticità che, se fosse verificata, sarebbe molto preoccupante. Vorremmo capire, quindi, se vengono garantite le gare. Se vengono garantite, questo, chiaramente, ci rassicura. Cosa succede altrimenti ? Vi è il rischio che arrivino soldi alla regione Campania e vadano direttamente alla società controllata, e vi sono diversi casi per i quali la società controllata ha operato con affidi diretti.

  PRESIDENTE. Onorevole Fedriga, le chiedo scusa. Siccome l'onorevole Grimoldi è intervenuto come relatore, ho detto una cosa inesatta: lei poteva parlare anche cinque minuti.
  Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Zaratti 2.41, nel testo riformulato, con il parere favorevole della Commissione, del Governo e del relatore di minoranza De Rosa, e con il parere contrario del relatore di minoranza Grimoldi.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Di Lello... Spadoni... Carinelli... Folino... Donati... Petraroli...
  Dichiaro chiusa la votazione. Le chiedo scusa, onorevole Zoggia.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti e votanti  436   
   Maggioranza  219   
    Hanno votato  420    
    Hanno votato no  16.

  La Camera approva (Vedi votazioni).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Luigi Gallo 2.43, con il parere contrario della Commissione, del Governo e del relatore di minoranza Grimoldi, e con il parere favorevole del relatore di minoranza De Rosa.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Folino... Invernizzi... Nardella...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti e votanti  434   
   Maggioranza  218   
    Hanno votato  112    
    Hanno votato no  322.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  Passiamo alla votazione dell'emendamento Colonnese 2.251.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Colonnese. Ne ha facoltà.

  VEGA COLONNESE. Signor Presidente, noi chiediamo una maggiore incisività della partecipazione dei consigli consultivi dei cittadini. Quindi, chiediamo di variare la possibilità con una certezza, cambiando le parole: «possono essere» con la parola: «sono». Questo proprio per sottolineare l'importanza della partecipazione dei campani. Ricordo che questo fa parte degli emendamenti richiesti dai cittadini in un evento pubblico fatto a Napoli (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Grimoldi. Ne ha facoltà.

  PAOLO GRIMOLDI. Signor Presidente, noi invece condividiamo l'opinione del relatore di maggioranza su questo emendamento, perché, come abbiamo già avuto modo di dire, nel decreto è prevista la commissione, il comitato, i ministeri Pag. 9e gli enti più diversi. Se noi poi mettiamo anche per legge l'obbligo di istituire i consigli consultivi, evidentemente creiamo un appesantimento, una burocrazia e una presenza obbligatoria, per legge, di talmente tanti organi, organismi, enti, che penso che poi, se dovesse esserci qualche risultato, non si capirebbe il merito a chi spetta, ma abbiamo una certezza: che qualora non ci fossero risultati, non ci sarebbe assolutamente alcun colpevole.
  Noi preferiamo quindi avere un numero limitato di enti e organismi coinvolti, e anzi abbiamo già criticato il decreto su questo fronte perché crediamo che ne siano previsti già fin troppi. Quindi, condividiamo l'opinione del relatore Bratti.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Fedriga. Ne ha facoltà.

  MASSIMILIANO FEDRIGA. Signor Presidente, è chiaro che il nostro obiettivo è raggiungere il risultato. Se per raggiungere il risultato qualcuno pensa che si debbano aggravare le procedure, inserendo l'obbligo di nuovi soggetti che vaglino la materia, il tutto diventerebbe assolutamente farraginoso e improponibile. Per questo il nostro gruppo, e anche io personalmente, voterà contro questo emendamento, perché altrimenti rischiamo veramente di dare semplicemente un'autogiustificazione a noi stessi dicendo «abbiamo chiesto a tutti», quando nella realtà noi dobbiamo prendere le decisioni perché le cose vengano fatte, vengano fatte nel miglior modo possibile e, devo dire, anche nel minor tempo possibile.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Caon. Ne ha facoltà.

  ROBERTO CAON. Signor Presidente, per quanto riguarda questo emendamento, si tratta del classico emendamento all'italiana. Quando usciamo da qui, l'unica cosa a costo zero per tutta l'amministrazione pubblica sarebbe quella di tirar via il massimo della burocrazia, dimezzare la burocrazia. Invece siamo qui e ogni qual volta votiamo qualcosa cerchiamo, per non prendere delle decisioni o per non prendere delle responsabilità solo di una parte, di aumentare la burocrazia, aumentare i comitati, aumentare le persone che devono decidere su qualcosa. Basterebbe, con molta semplicità, dare il compito a due o tre enti che devono prendersi la responsabilità del fatto o dello stato di fatto.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Castelli. Ne ha facoltà.

  LAURA CASTELLI. Signor Presidente, qui si chiude il cerchio, perché prima quest'Aula ha approvato, senza il nostro voto, la volontà di mettere la polizia in Campania, perché la polizia, secondo voi, è l'unico organo che farà rispettare tutto questo piano che voi avete pensato per riportare alla vita una regione sepolta ormai, come la Campania. Dall'altro lato, non permette alle persone di andare a partecipare e vedere che cosa succede in questi processi. Ora, non è che la polizia la volete mettere per tenere fuori la gente da questo processo democratico che dovrebbe essere questo decreto (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) ?

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Colonnese 2.251, con il parere contrario della Commissione, del Governo, del relatore di minoranza onorevole Grimoldi, e della V Commissione (Bilancio), e con il parere favorevole del relatore di minoranza onorevole De Rosa.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Folino... Rossi... Fassina...
  Dichiaro chiusa la votazione.Pag. 10
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti e votanti  439   
   Maggioranza  220   
    Hanno votato  117    
    Hanno votato no  322.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  (Il deputato Tripiedi ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario).

  Passiamo alla votazione dell'emendamento 2.301 della Commissione.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole De Rosa. Ne ha facoltà.

  MASSIMO FELICE DE ROSA. Signor Presidente, questo è un emendamento che abbiamo concordato in Commissione ed era volto, appunto, a far partecipare all'interno del comitato anche i cittadini. Visto che non si è riusciti a concordare la partecipazione dei cittadini all'interno della commissione e del comitato, che sono organi interministeriali, allora tramite i consigli delle comunità potremo portare il parere dei cittadini su tutti questi temi dell'emergenza ambientale all'interno di questi comitati.
  La norma è un po’ blanda, per quanto ci riguarda. Volevamo che ci fosse più forza e più imposizione da parte dei cittadini verso le amministrazioni, invece assistiamo sempre al contrario: le amministrazioni al massimo ascoltano i cittadini senza che vi sia nessun parere, per così dire, vincolante da parte dei cittadini. Ne prendiamo atto. Siamo favorevoli a questa formulazione, ma avremmo voluto un poco di più uno sforzo maggiore da parte del Governo e della maggioranza.

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 2.301 della Commissione, con il parere favorevole del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Folino... abbiamo votato tutti ? No... Simoni, Ferro... Bindi ha votato... mi pare che abbiamo votato tutti...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti e votanti  450   
   Maggioranza  226   
    Hanno votato  448    
    Hanno votato no  2.

  La Camera approva (Vedi votazioni).

  (Il deputato Cassano ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole).

  ALESSANDRO BRATTI, Relatore per la maggioranza. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  ALESSANDRO BRATTI, Relatore per la maggioranza. Signor Presidente, chiederei di accantonare le proposte emendative che vanno dall'emendamento Russo 2.252...

  PRESIDENTE. Colleghi ! Almeno le cose procedurali... per capire che cosa succede, se è possibile abbassare la voce... grazie !

  ALESSANDRO BRATTI, Relatore per la maggioranza. Signor Presidente, chiederei di accantonare le proposte emendative che vanno dall'emendamento Russo 2.252 all'emendamento 2.704, da votare ai sensi dell'articolo 86, comma 4-bis, del Regolamento, perché sono stati presentati subemendamenti all'emendamento 2.802 (Nuova formulazione) della Commissione, che li comprende tutti.
  Quindi, dovremmo ora passare all'emendamento Russo 2.48.

  PRESIDENTE. Se non vi sono obiezioni, la proposta del relatore è accolta. Non mi pare vi siano obiezioni, quindi, si intendono accantonate le seguenti proposte emendative: Russo 2.252 e 2.253, nonché l'emendamento 2.703, da votare ai sensi dell'articolo 86, comma 4-bis, del Pag. 11Regolamento, e gli emendamenti 2.300, 2.801 e 2.802 (Nuova formulazione) della Commissione, Grimoldi 2.262 e il subemendamento Grimoldi 0.2.802.2.
  Avverto altresì che il subemendamento Grimoldi 0.2.802.1 non è più riferibile all'emendamento 2.802 (Nuova formulazione) della Commissione e, pertanto, non sarà posto in votazione.
  Ricordo che è stata revocata la condizione di cui alla proposta emendativa 2.704, da votare ai sensi dell'articolo 86, comma 4-bis, del Regolamento.
  Dobbiamo quindi passare all'emendamento Russo 2.48.

  PAOLO RUSSO. Chiedo di parlare

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  PAOLO RUSSO. Signor Presidente, ritiriamo questa proposta emendativa, in ragione dell'impegno che il Governo ha assunto nell'accogliere la sostanza di questo emendamento, consentendo con atto proprio la ridefinizione dei SIN, declassificati al livello regionale, riportandoli quindi al livello nazionale.
  Ritiriamo, dunque, l'emendamento.

  PRESIDENTE. Passiamo, a questo punto, alla votazione dell'emendamento 2.705, da votare ai sensi dell'articolo 86, comma 4-bis, del Regolamento, a pagina 6 del fascicolo.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 2.705, da votare ai sensi dell'articolo 86, comma 4-bis, del Regolamento, con il parere favorevole della Commissione e del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Malisani... Piccolo... Piccolo ha votato... mi pare di sì... Bindi... Oliaro ha votato... Abbiamo votato tutti ? C’è un blocco alle postazioni del MoVimento 5 Stelle... tutti insieme... Mucci... Colletti... Onorevole Spadoni, peggio di ieri mi pare... Fraccaro ha votato... abbiamo votato tutti ?

  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti e votanti  453   
   Maggioranza  227   
    Hanno votato  453.

  La Camera approva (Vedi votazioni).

  Passiamo alla votazione dell'emendamento Grimoldi 2.49.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Grimoldi. Ne ha facoltà.

  PAOLO GRIMOLDI. Signor Presidente, con questo emendamento noi chiediamo di sopprimere una frase che vi leggo: «Le risorse di cui al presente comma possono essere integrate con eventuali ulteriori risorse, finalizzate allo scopo, nell'ambito dei programmi dei fondi strutturali europei 2014-2020». Questo vuol dire, come minimo, che la norma è un po’ vaga.
  Noi non condividiamo l'ipotesi di stanziare risorse illimitate per la bonifica della regione Campania, anche perché sappiamo benissimo che in questo Paese esistono numerosi siti inquinati su tutto il territorio nazionale. Noi non possiamo intervenire con un decreto-legge, ma avere un comma vago dove si dice: «Però i fondi europei – che poi sappiamo che vengono integrati anche da fondi nazionali – possono essere utilizzati a questo scopo fino al 2020», vuol dire che noi rischiamo di mettere risorse illimitate su questa problematica, senza andare a verificare il merito degli amministratori, gli interventi e quelle che saranno le conseguenze di questo decreto-legge.
  Io penso che in un Paese normale si debbano verificare tutti gli elementi e non si possa aprire una scatola e dire: «Guarda, ce l'hai aperta fino al 2020, fai un po’ quello che vuoi», anche perché in Commissione mi è stato risposto: «Sì, però tante volte considera che questi fondi europei non vengono spesi e, quindi, forse avremmo la possibilità di spenderli». Io, invece, ritengo che i fondi europei vadano, sì, spesi, ma debbano essere spesi in modo Pag. 12utile, non magari per favorire l'assistenzialismo o, come abbiamo visto in passato, certe operazioni che hanno messo in difficoltà il Sud, che poi è stato obbligato a vivere di finanza pubblica, invece che di meritocrazia.
  Quindi, noi crediamo che questo comma vada quanto meno riformulato per chiarire che devono esserci delle risorse certe, altrimenti continuiamo a dire che in quella parte del Paese c’è un problema, da qui al 2020 abbiamo a disposizione le risorse europee – che poi per il 50 per cento sono anche risorse nazionali –, lasciamole lì e poi vediamo.
  Oggi, tra l'altro, con la crisi economica non possiamo permetterci di tenere aperti filoni di finanziamento così alla carlona. Dobbiamo cercare di avere maggiori certezze e andare a verificare, su parametri meritocratici, per capire dove intervenire e dove migliorare passo dopo passo. E l'arco di tempo da qui al 2020 sicuramente, oltre ad essere lungo, riguarda risorse veramente eccessive e non può assolutamente trovarci d'accordo.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Fedriga. Ne ha facoltà.

  MASSIMILIANO FEDRIGA. Signor Presidente, io penso che il collega Grimoldi abbia detto giustamente quali sono le criticità che andiamo a riscontrare.
  Oltretutto, per quanto mi riguarda, io voglio ricordare che esistono – e lo ricordo anche al Governo – anche altri siti inquinati sul territorio nazionale. Per quanto riguarda il mio territorio ricordo, per esempio, la questione della Ferriera di Servola. Non penso sia equo dire che risorse illimitate esistono semplicemente per un'area specifica del Paese.
  Ma non solo. Se noi diamo risorse illimitate a chi deve amministrare la problematicità presente nella «Terra dei fuochi», rischiamo anche di non far ottimizzare i costi per raggiungere il miglior risultato possibile con i soldi a disposizione, e rischiamo di creare un nuovo sperpero di risorse pubbliche. Quindi, mettere il limite necessario mi sembra doveroso da parte di quest'Aula.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Guidesi. Ne ha facoltà.

  GUIDO GUIDESI. Signor Presidente, io sostengo e ho firmato l'emendamento del collega Grimoldi, anche perché – e vorrei dirlo ai colleghi – qualsiasi tipo di intervento, sia esso amministrativo, dal punto di vista pubblico, o sia esso privatistico, ha un piano dei costi specifico. Se noi lasciamo flessibile la capacità di finanziamento rispetto a questo intervento, corriamo il solito rischio, che si è già ripetuto in passato, che non si trovino soluzioni in base ad un piano dei costi effettivo.
  Io credo che se noi vogliamo intervenire e tentare di risolvere il problema, la capacità degli amministratori, la responsabilità degli amministratori nell'affrontare il problema devono essere limitate ad una capacità di finanziamento e di costi.
  Se lasciamo questa possibilità illimitata, si ripeteranno le cose che sono già successe.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Marcolin. Ne ha facoltà.

  MARCO MARCOLIN. Signor Presidente, credo che di siti inquinati ce ne siano tanti. In Veneto, per dire, c’è Marghera, che necessita veramente di una modifica sostanziale. È un'area vasta, dove le risorse non ci sono e noi vediamo che purtroppo le risorse sono sempre destinate al Sud, meritevole per i siti inquinati, però con un'attenzione particolare, perché anche nelle nostre zone ci sono dei siti dove vivono cittadini che sono ad alto rischio per ciò che riguarda quei siti.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Rondini. Ne ha facoltà.

  MARCO RONDINI. Signor Presidente, noi ci chiediamo come mai comunque, per Pag. 13l'ennesima volta, con un intervento che dovrebbe intervenire in maniera emergenziale per sanare delle situazioni quali quelle oggetto del presente provvedimento, non si intervenga invece e non si sia andati ad intervenire anche su altre realtà.
  È notizia di oggi – e il nostro sottosegretario, che arriva dalla provincia di Milano, dovrebbe ben aver presente la situazione – che si sono compiuti sei arresti per corruzione e traffico illecito di rifiuti nell'ambito dell'attività di bonifica dell'ex area Sisas di Pioltello. È un'area che è sito di interesse nazionale e che attende da anni di poter essere bonificata.
  Noi riteniamo che, se è vero che quelle realtà oggetto dell'intervento dell'attuale provvedimento debbano essere bonificate, altrettanta urgenza l'abbia una realtà come quella magari del sito di Pioltello.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Caon. Ne ha facoltà.

  ROBERTO CAON. Signor Presidente, siamo sempre alle solite. Io non vorrei che questa emergenza poi diventasse una cosa storica. Mi sembra che stiamo dando i soldi un po’ alla carlona e che queste «Terre dei fuochi» poi, magari tra 10 o 15 anni, ci ritroveremo che saranno come la Reggio Calabria-Salerno, se noi non interveniamo in maniera molto puntuale. Visto che è un'emergenza, è un'emergenza: finita l'emergenza, finito il problema.
  Se invece noi allunghiamo i tempi, li dilatiamo, sappiamo benissimo poi che qui il lavoro non sarà mai finito. Non sarà mai finito, perché sarà un nuovo stipendificio, lo stipendificio delle «Terre dei fuochi». E noi del Nord c'abbiamo i coglioni pieni (Proteste – Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie) !

  PRESIDENTE. Onorevole Caon, le tolgo la parola !

  ROBERTO CAON. Perché è un po’ difficile portare avanti...

  PRESIDENTE. Le tolgo la parola, onorevole Caon !

  ROBERTO CAON. ... e sostenere questo tipo di politiche che è da 10 mesi che ci portate avanti !

  PRESIDENTE. Prego di togliere la parola all'onorevole Caon !

  ROBERTO CAON. È da dieci mesi che ci portate avanti...

  PRESIDENTE. Prego di togliere la parola all'onorevole Caon ! E la richiamo all'ordine !
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Allasia. Ne ha facoltà.

  STEFANO ALLASIA. Signor Presidente, le ricordo però di utilizzare lo stesso sistema con tutti gli insulti che poi avverranno in Aula...

  PRESIDENTE. Onorevole Allasia, la prego di intervenire a titolo personale sull'emendamento, sennò tolgo la parola anche a lei.

  STEFANO ALLASIA. Lei può fare quello che vuole, essendo il Presidente, però...

  PRESIDENTE. La prego di intervenire a titolo personale sull'emendamento per cui ha chiesto la parola. Grazie.

  STEFANO ALLASIA. L'emendamento in questione – facendo riferimento esclusivamente all'emendamento – è legato al fatto che continuiamo a vedere che vengono approvati semplicemente ordini del giorno su siti ambientali, siti di interesse nazionale come Alessandria o come Balangero sulla questione dell'amianto, e non vediamo mai decreti ad hoc come questo che si sta facendo sulla «Terra dei fuochi», con ingenti capitali dei cittadini.
  Noi, con questo emendamento, chiediamo l'abrogazione della parte interessante, perché riteniamo inopportuno utilizzare dei FAS laddove già sono stati stanziati ingenti capitali.

Pag. 14

  PRESIDENTE. Concluda, onorevole Allasia.

  STEFANO ALLASIA. Perciò ci sono due pesi e due misure: voi ritenete che l'Italia sia una e indivisibile e qua si continuano a fare differenziazioni tra Nord e Sud.

  PRESIDENTE. Saluto gli alunni e i docenti della scuola media «San Giuseppe De Merode», di Roma, che stanno assistendo ai nostri lavori dalle tribune e con i quali mi scuso anche per il linguaggio (Applausi).
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Vecchio. Ne ha facoltà.

  ANDREA VECCHIO. Signor Presidente, grazie per l'opportunità che mi dà.
  Io, nell'esame di questo emendamento, mi sto accorgendo che si sta tentando di fare un elenco di tutti i siti inquinati d'Italia. Allora anch'io voglio dare il mio piccolo contributo e voglio mettere un punto sul fatto che il Nord non ha diritto di chiedere interventi a suo favore perché troppi ne ha avuti (Commenti dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie), troppi ne ha avuti.

  STEFANO ALLASIA. Li abbiamo pagati !

  ANDREA VECCHIO. Li hanno pagati con i redditi che hanno prodotto al Sud (Commenti dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie). In Sicilia...

  PRESIDENTE. Colleghi... colleghi... colleghi (Commenti del deputato Allasia) ! Onorevole Allasia... onorevole Allasia ! Colleghi, gentilmente, consentiamo a tutti di parlare, grazie. Prego, onorevole Vecchio.

  ANDREA VECCHIO. In Sicilia ci sono tre siti altamente inquinati e sono Augusta, Gela e Milazzo, siti nei quali sono stati installati degli stabilimenti petrolchimici di proprietà di aziende romane o del Nord. La Saras credo sia un'azienda milanese.
  Rivendicare, quindi, queste differenze tra Nord e Sud mi sembra patetico. Io chiedo che venga inserito anche il Sud, anche la Sicilia, in questo elenco di richieste. Anche la Calabria, Saline Ioniche. Ma anche tutta l'Italia meridionale che non ha un sistema ferroviario adeguato. Le ferrovie sono solo da Roma a Milano, solo in quella direzione sono stati investiti tutti i soldi del Paese. Questa è un'ingiustizia alla quale dobbiamo porre rimedio...

  PRESIDENTE. Per favore, lasciate parlare il collega Vecchio !

  ANDREA VECCHIO. L'intervento della Lega Nord è quasi sempre populista. Il collega che sta davanti a me, di cui non ricordo il nome...

  PRESIDENTE. Grimoldi.

  ANDREA VECCHIO. ... ha ripetuto per cinque volte nel corso di queste votazioni la stessa storiella imparata a memoria, con gli stessi aggettivi e le stesse pause, a proposito delle richieste di inserire le zone del Nord. È patetico tutto questo, signor Presidente. Io inviterei...

  PRESIDENTE. Onorevole Vecchio, la prego di concludere, perché siamo arrivati al termine.

  ANDREA VECCHIO. Ho già concluso, signor Presidente. Solo con un aggettivo: patetico (Applausi di deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Prataviera. Ne ha facoltà.

  EMANUELE PRATAVIERA. Signor Presidente, registro il fatto che «patetico» si può dire e si può attribuire ad una posizione politica, mentre magari dire che si hanno i maroni pieni no.

  PRESIDENTE. Ancora, onorevole Prataviera ? Basta, per favore.

Pag. 15

  EMANUELE PRATAVIERA. Nel frattempo che si afferma questo, Presidente, però, devo denunciare come nel nostro territorio – vengo dalla provincia di Venezia – tutti dicano che bisogna puntare, per la riconversione di Porto Marghera, sugli investimenti privati, sulla green economy, e così via, e che i primi a farlo siano gli esponenti del PD che, contemporaneamente, in quest'Aula decide di mandare, per un problema simile in un altro territorio, un intervento di Stato e soldi pubblici. Io mi chiedo, quindi: questa è la prova del nove che ci sono due pesi e due misure per la soluzione di uno stesso problema ? Io credo proprio di sì.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Buonanno. Ne ha facoltà.

  GIANLUCA BUONANNO. Signor Presidente, sono rimasto sconcertato dalle parole del mio collega e amico Caon, con parolacce in Aula. Ovviamente, sto scherzando.
  Signor Presidente, nella questione della «Terra dei fuochi» è evidente, come hanno detto i miei colleghi, che di situazioni in Italia di questo genere ce ne sono tante, piccole, medio-piccole e grandi. Allora, perché quelli che le hanno più piccole, che si sono comportati anche meglio, che hanno avuto anche più capacità di guardare al territorio, non devono avere gli aiuti, mentre gli altri possono avere aiuti illimitati ?
  In altre parole, in questo Paese alla fine chi si comporta peggio ha sempre più aiuti, chi spende di più gliene danno di più, chi ha un territorio che fa schifo, continuano a dargli sempre più soldi per cercare di bonificare le proprie terre.
  Non mi sembra giusto, perché alla fine, come vediamo, le bonifiche si fanno sempre, o quasi sempre, in una certa parte del Paese e quasi mai nella parte del Paese dove si pagano le tasse e dove si va a mantenere la parte sud del Paese.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Scotto. Ne ha facoltà.

  ARTURO SCOTTO. Signor Presidente, purtroppo il dibattito che stiamo affrontando ormai da molti giorni è un dibattito di estrema serietà, che interroga il modello di sviluppo del nostro Paese e non è semplicemente una questione di ordine pubblico piuttosto che una questione di cattiva amministrazione. È un grande tema che attraversa il modo in cui si produce in questo Paese, il modo in cui si chiude il ciclo dei rifiuti e il modo in cui un modello produttivo fondato sul manifatturiero ha reso il Mezzogiorno d'Italia, con la complicità delle imprese del Nord e della camorra, uno «sversatoio» a cielo aperto. Questo tema i colleghi della Lega Nord se lo devono ficcare in testa, perché non possono immaginare di fare propaganda sulla salute e la pelle dei cittadini (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà) !

  PRESIDENTE. Grazie...

  ARTURO SCOTTO. Aggiungo – ho cinque minuti – che noi ci troviamo di fronte ad una situazione che parla della necessità di uno screening per i cittadini che vivono una condizione di malattie tumorali e parliamo dei soldi dei fondi strutturali europei 2014-2020 che andranno spesi nel Mezzogiorno e nelle aree Obiettivo 1 innanzitutto per la bonifica del territorio e la ristrutturazione di tutta un'area che ha bisogno di nuovi impianti produttivi e di un territorio bonificato e sano. Su questo noi faremo una battaglia seria affinché ci siano verifiche, controlli e non si ripetano i meccanismi di corruzione che ci sono stati nel corso degli anni precedenti, ma quei fondi sono necessari.
  Chiudo con un esempio: in vent'anni, dalla caduta del muro di Berlino, l'operazione di unificazione della Germania è stata costruita sulla base di ingenti fondi pubblici che hanno riguardato il Mezzogiorno dell'allora Germania e l'hanno riportato a livelli competitivi molto significativi. Ormai si può dire che c’è un meccanismo di unificazione reale di quel Paese. Benissimo, quei fondi sono stati esattamente cinque volte superiori a quelli Pag. 16spesi dal 1950 ad oggi sul Mezzogiorno d'Italia, per cui parliamo di cose che evidentemente i colleghi della Lega Nord non conoscono.

  PRESIDENTE. Onorevole Grimoldi, onorevole Guidesi, avete già parlato su questo emendamento quindi non potete intervenire; potrete parlare sul successivo perché ovviamente non si può parlare due volte.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Cera. Ne ha facoltà.

  ANGELO CERA. Signor Presidente, naturalmente senza polemica volevo solo ricordare agli amici della Lega Nord quanti sono i carichi di scorie seppelliti al Sud provenienti dal Nord. In questo caso un po’ tutti, dico tutti, dovremmo in qualche maniera stare zitti e lavorare perché questo intervento sia risarcitorio, anche se arrivato con molto ritardo. Ma lo dovremmo fare in silenzio, Nord e Sud, perché è dimostrato che molta parte di quello che è seppellito al Sud proviene dal Nord; per cui in silenzio, e noi siamo stati zitti fino a questo momento, faremmo bene a operare perché questa gente venga risarcita, ma con molto, molto ritardo.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE LUIGI DI MAIO (ore 11,30)

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Matteo Bragantini. Ne ha facoltà.

  MATTEO BRAGANTINI. Signor Presidente, non riesco a capire questo ragionamento: se alcuni imprenditori disonesti hanno pagato dei camorristi per portare i rifiuti illegalmente al Sud, bisogna trovare questi imprenditori e far pagare a loro le bonifiche o i danni, non ai cittadini onesti del Nord !

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato De Rosa. Ne ha facoltà.

  MASSIMO FELICE DE ROSA. Signor Presidente, forse quando i miei colleghi inizieranno a pensare al pianeta come un bene di tutti noi e non del Nord o del Sud, ma di tutti cittadini di questo pianeta, allora forse inizieremo a ragionare in modo sensato (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle – Commenti dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie).

  PRESIDENTE. Colleghi ! Colleghi ! Colleghi ! Collega Prataviera ! Collega Prataviera, per favore ! Collega Prataviera, la richiamo formalmente all'ordine ! Per favore, andiamo avanti.
  Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Grimoldi 2.49, con il parere contrario della Commissione, del Governo e del relatore di minoranza De Rosa.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Colleghi ! Collega ! Folino, Fanucci. Colleghi, potete abbassare un po’ il tono della voce per favore ? Collega Della Valle ! Collega Allasia ! Deputato Allasia, per favore !
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  463   
   Votanti  455   
   Astenuti    8   
   Maggioranza  228   
    Hanno votato sì  18    
    Hanno votato no  437.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  (Il deputato Molea ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario).

  Allora, chiedo ai colleghi del MoVimento 5 Stelle e della Lega Nord: possiamo andare avanti ? Possiamo andare avanti con le votazioni ?
  Passiamo alla votazione dell'emendamento Russo 2.56.Pag. 17
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Russo. Ne ha facoltà.

  PAOLO RUSSO. Signor Presidente, per l'economia dei lavori, proverò a ragionare su entrambi gli emendamenti: questo e quello successivo. Hanno la medesima filosofia, quella cioè di rilevare che, se è questione nazionale questa, è evidente che sia sulla parte agricola sia sulle tutele agricole, per quanto riguarda gli agricoltori, deve essere prevista, è opportuno che sia prevista, una misura nazionale nel piano di sviluppo rurale 2014-2020. Quindi, nelle attività di bonifica non si può far riferimento soltanto al Fondo di sviluppo e coesione già attribuito alla regione Campania; viceversa, chiediamo che vi sia una compartecipazione della quota nazionale del Fondo di sviluppo e coesione, in modo tale che sia chiaro che, come da più parti in quest'Aula e fuori da quest'Aula viene rilevato, trattasi di questione nazionale. È evidente che se trattasi di questione nazionale non può essere risolta o affrontata con le sole scarse risorse e strumenti del livello regionale.
  Per cui, questo emendamento, il 2.56, fa riferimento in modo specifico alla necessità di adottare una misura sul fronte del piano di sviluppo rurale, e quello successivo intende individuare con chiarezza, e quindi chiarire ulteriormente come le attività necessarie alla caratterizzazione e alle attività di bonifica su quei territori, per le quali viene utilizzato il Fondo di sviluppo e coesione, debbano essere a carico quota parte del Fondo di sviluppo e coesione attribuito alla regione Campania e altra quota parte della quota nazionale.
  In questo senso vanno questo emendamento ed il successivo che abbiamo presentato.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Grimoldi. Ne ha facoltà.

  PAOLO GRIMOLDI. Signor Presidente, tengo a sottolineare che il sottoscritto in quest'Aula tende sempre ad avere un linguaggio equilibrato e, per quanto mi compete, a livello personale, penso anche di non essere mai uscito dalle righe.
  Se poi esprimo le mie idee politiche, che possono essere condivise o non condivise, ma quando ci tengo a dire che chi magari ha sul proprio territorio 1.800 morti, ed è giusto che abbia anch'egli una bonifica, dopo 30 o 40 anni che aspetta, vengo definito ipocrita... Cos’è che mi è stato detto ? Patetico. Va bene, sono orgoglioso di essere patetico, perché chiedo che anche casa mia abbia la possibilità, dopo 1.800 morti e quarant'anni che aspetta, di avere i soldi per una benedetta bonifica (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie).
  Che poi ci siano tante zone di questo Paese ad avere questa necessità, ne sono consapevole, ma politicamente ho il diritto di denunciare che ci sono alcuni territori che aspettano da decenni e hanno avuto delle catastrofi immani, e altri territori che negli ultimi anni, o negli ultimi mesi, semplicemente sulla scia mediatica, sono passati davanti agli altri. Io ho questo diritto ! Che poi i territori che aspettano siano la maggior parte al Nord, e anche diversi al Sud, ne do atto: è ovvio che io provengo dalle regioni del Nord, è un mio diritto difendere il mio territorio ! Come penso i colleghi di quest'Aula, di tutti i partiti, tendono a presentare ordini del giorno, emendamenti per cercare di tutelare i diritti dei cittadini del proprio territorio. E questo atteggiamento non può essere definito ipocrita: anzi, secondo me è un atteggiamento che è degno di rispetto, perché è il rispetto che si porta a chi cerca di fare gli interessi della propria gente, del proprio territorio, e comunque di non subire sempre i torti di chi deve aspettare anche dopo catastrofi umanitarie che in questo Paese si tende sempre a dimenticare, ma che ahimè sono scritte ormai nei libri di storia (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Scotto. Ne ha facoltà.

Pag. 18

  ARTURO SCOTTO. Signor Presidente, vorrei ricordare a tutti quanti noi che, pur essendo eletti in collegi elettorali differenti, siamo rappresentanti di tutta la Repubblica italiana (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà), non semplicemente di singoli territori. E mi dispiace che venga utilizzato il termine «patetico»: non lo utilizzerei mai; anche perché patetico significa «portatore di pathos»: in questo caso vedo molto cinismo nelle parole che vengono utilizzate quando si parla di un privilegio che viene conferito nei confronti delle regioni del Mezzogiorno. Non è né un privilegio né un risarcimento: è un'operazione di giustizia nei confronti di un'area che è stata violentata da un modello di sviluppo che ha provato a distruggere il territorio e si è messo d'accordo con la peggiore criminalità organizzata e la peggiore politica corrotta (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il collega Fedriga. Ne ha facoltà.

  MASSIMILIANO FEDRIGA. Signor Presidente, vorrei chiedere, come ha detto l'onorevole collega di SEL, se loro si sentono rappresentanti di tutto il territorio nazionale, perché si stanno battendo e hanno presentato emendamenti solo per tutelare l'Ilva di Taranto, si sono dimenticati di Marghera, della Ferriera di Servola. Ricordo che per tumori muoiono anche a Trieste per la Ferriera di Servola, non solamente in Campania ! Quindi non accettiamo le vostre lezioni.
  E ricordo all'onorevole Vecchio che se vuole nuove infrastrutture nel Mezzogiorno, metta i pedaggi sulle autostrade ! La terza corsia, che pagano il Veneto e il Friuli-Venezia Giulia, viene pagata con l'aumento dei pedaggi: con i soldi dei nostri cittadini, non con i pedaggi gratuiti e chiedendo altri soldi allo Stato centrale.
  E infine – e concludo – al MoVimento 5 Stelle vorrei ricordare che loro vanno ad incontrare gli imprenditori del Nord, i piccoli imprenditori del Nord, e poi vengono in Aula, li pugnalano alle spalle regalando i soldi delle loro tasse di nuovo e sempre per privilegi dati al Mezzogiorno (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie). Noi non siamo contro le bonifiche: chiediamo solo che vengano assegnati i giusti i soldi necessari per fare quegli interventi.

  PRESIDENTE. La invito a concludere.

  MASSIMILIANO FEDRIGA. Non soldi illimitati ! Semplicemente perché c’è oggettivamente una lobby del Mezzogiorno che qui dentro, a differenza di qualsiasi partito, è fortissima, mentre i deputati del Nord si appiattiscono (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il collega Sannicandro. Ne ha facoltà.
  Colleghi, se è possibile abbassare un po’ il tono della voce.

  ARCANGELO SANNICANDRO. Signor Presidente, veramente stavo soltanto indicando Scotto, in ogni caso voglio ricordare ai colleghi della Lega Nord che non hanno innescato questo confronto aspro sulla base di quanto oggi, con pentimento tardivo, il collega del Comitato dei nove ha detto. Loro hanno contestato che le regioni indicate, Puglia e Campania, possano utilizzare i fondi strutturali europei ad integrazione di quelli previsti dal presente decreto. Qui non è questione di rivendicare che anche il Nord, laddove ci siano dei siti inquinati, abbia delle risorse, loro si oppongono a che queste risorse vadano al Sud, ed è un'altra discussione. Per cui, è patetico l'intervento giustificativo che è stato fatto in quest'Aula.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Castelli. Ne ha facoltà.

  LAURA CASTELLI. Signor Presidente, io sono d'accordo sia con chi dice che i soldi delle bonifiche devono andare al Nord, sia con chi sostiene che debbano Pag. 19andare al Sud, però sentirselo dire da chi al Nord governa delle regioni e per anni non ha fatto bonifiche, come per esempio il presidente Cota, «buon'anima», che ora dovrà andare a casa perché ha falsificato le firme esattamente come la rappresentante del PD (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle), perché sono stati uguali in questo, beh, allora io questo non lo sopporto, perché in Piemonte in tre anni e mezzo la Lega non ha fatto una bonifica, e abbiamo il cromo esavalente, abbiamo gli inceneritori e abbiamo gli sversamenti (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Ora, prima di parlare, si capisca cosa fanno i propri rappresentanti sui territori (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) !

  PRESIDENTE. Prendendo spunto dall'ultimo intervento, cerchiamo di attenerci all'emendamento il più possibile, anche perché abbiamo una lunga discussione davanti ! Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, la deputata Ruocco. Ne ha facoltà.

  CARLA RUOCCO. Signor Presidente, ricordo ai colleghi della Lega Nord che prendere in giro gli italiani significa...

  PRESIDENTE. Collega Ruocco, chiedo scusa, se è possibile tenere il tono della voce più basso. Ha una voce importante, se urla nel microfono...Grazie.

  CARLA RUOCCO. Signor Presidente, sa com’è, certi discorsi... Dire che i colleghi del MoVimento 5 Stelle prendono in giro gli imprenditori di qualsivoglia territorio è un'offesa ingiustificabile da parte di chi, per esempio, i rimborsi elettorali li ha tenuti in tasca anche per comprare brillanti...

  PRESIDENTE. Collega, non c'entra niente...

  CARLA RUOCCO. ... e pagare i festini (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) !

  ENRICO BORGHI. Signor Presidente, restiamo nel merito ! Cosa c'entrano i rimborsi ?

  PRESIDENTE. Collega, per favore !

  CARLA RUOCCO. Questo significa rubare !

  PRESIDENTE. Ho già richiamato una volta, cerchiamo di attenerci al tema in questione senza fare un dibattito su altre questioni. Questo per l'economia dei lavori, non abbiamo neanche i tempi contingentati, quindi andiamo avanti almeno sul tema. Bordo Franco si cancella...

  EMANUELE PRATAVIERA. Chiedo di parlare, sull'ordine dei lavori.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  EMANUELE PRATAVIERA. Signor Presidente, vorrei cercare di spiegare la nostra visione. Condividendo in pieno quello che ha appena detto il mio collega Fedriga, cioè perché, se come molti qui dentro sostengono di rappresentare tutto il territorio, poi i loro emendamenti sono stati fatti solo per una parte specifica, magari la parte territoriale che li ha eletti ? Vorrei ricordare e riprendere l'intervento appena fatto dal MoVimento 5 Stelle per dire innanzitutto che è un'assurdità enorme quella che le regioni da noi amministrate non hanno contribuito a risolvere dei siti inquinati, lo hanno fatto e l'hanno fatto con dei fondi propri, nonostante – io vengo dal Veneto – noi diamo 21 miliardi di euro all'anno a questo Stato e non ci lasciano nel territorio la possibilità di poter risolvere incisivamente le difficoltà che abbiamo. Il nostro governatore Zaia ha chiesto allo Stato di trattenere una parte di quelle risorse, magari per intervenire a Marghera, ma è stato risposto che non è possibile perché la competenza è statale. Allora io vi dico: stiamo continuando a parlare e a risolvere il problema con due pesi e due misure oppure no ?

Pag. 20

  PRESIDENTE. Chiedo scusa, era un intervento sull'emendamento o sull'ordine dei lavori ? Lei all'inizio ha chiesto di intervenire sull'ordine dei lavori. Sull'emendamento ? Perfetto.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, la deputata Colonnese. Ne ha facoltà.

  VEGA COLONNESE. Signor Presidente, io ritorno sull'emendamento perché è proprio l'emendamento la ragione per cui il MoVimento 5 Stelle ha preso una posizione politica a livello nazionale: noi abbiamo deciso di non votare determinati emendamenti per ragioni politiche. Quindi, dal punto di vista nazionale della discussione, noi non facciamo distinzioni tra Nord e Sud, ma distinzione tra amministratori positivi e amministratori negativi, quindi nel merito c'entrano anche le ragioni politiche per cui ci spingono a votare e a credere anche agli emendamenti proposti da determinate persone.

  MASSIMILIANO FEDRIGA. Signor Presidente, chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Spero che il suo intervento sia attinente a quello di cui stiamo discutendo.

  MASSIMILIANO FEDRIGA. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori e per un richiamo al Regolamento.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  MASSIMILIANO FEDRIGA. Signor Presidente, penso che, in questa Aula, non si possano affermare delle falsità, come ha fatto l'onorevole del MoVimento 5 Stelle, dicendo che Cota ha falsificato le firme perché – non entro nel merito di quella vicenda vergognosa che toglie il diritto di voto ai cittadini piemontesi, non voglio entrare perché non è l'argomento di cui si tratta – non può affermare delle calunnie di questo tipo. Nessun detrattore del presidente Cota, né la magistratura stessa, afferma che Cota ha falsificato le firme. Non lo accettiamo.
  Chiedo a lei di intervenire, in qualità di Presidente, perché in questa Aula non si possono diffamare delle persone non presenti, dicendo delle menzogne. Non ci stiamo perché il gioco del MoVimento 5 Stelle di continuare a dire menzogne, che continua a ripetere in quest'Aula da più giorni, è inaccettabile. Non ci stiamo.
  Lei, Presidente, appartiene a quel gruppo: censuri il comportamento della deputata sua collega di gruppo. Non ci stiamo; glielo ripeto: non ci stiamo. Utilizzeremo qualsiasi mezzo a disposizione per far rispettare la dignità delle persone e togliere le menzogne da quest'Aula (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie).

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Russo 2.56, con il parere contrario della Commissione, del Governo e dei relatori di minoranza.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Folino, Fitto, Valeria Valente, Gebhard, Costantino...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  376   
   Votanti  375   
   Astenuti    1   
   Maggioranza  188   
    Hanno votato   77    
    Hanno votato no  298.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Russo 2.263, con il parere contrario della Commissione, del Governo e dei relatori di minoranza.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

Pag. 21

  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  379   
   Votanti  351   
   Astenuti   28   
   Maggioranza  176   
    Hanno votato   51    
    Hanno votato no  300.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  Passiamo adesso ai subemendamenti riferiti all'emendamento 2.800 della Commissione.
  Invito i relatori ed il rappresentante del Governo ad esprimere il parere sull'emendamento 2.800 della Commissione e sui suoi relativi subemendamenti.
  Quali sono i pareri del relatore per la maggioranza ?

  ALESSANDRO BRATTI, Relatore per la maggioranza. La Commissione raccomanda l'approvazione del suo emendamento ed esprime parere contrario sui subemendamenti all'emendamento 2.800.

  PRESIDENTE. Il Governo ?

  MARCO FLAVIO CIRILLO, Sottosegretario di Stato per l'ambiente e la tutela del territorio e del mare. Signor Presidente, il parere del Governo è conforme a quello espresso dal relatore.

  PRESIDENTE. Il relatore di minoranza Grimoldi ?

  PAOLO GRIMOLDI, Relatore di minoranza. Signor Presidente, innanzitutto voglio dire al simpatico Sannicandro che forse ha capito male: io non ho avuto alcun pentimento, anzi sono orgoglioso di difendere il mio territorio e ci tengo a dire che gli amici nella mia Commissione di SEL, che tanto si sono occupati dell'ILVA di Taranto...

  PRESIDENTE. Se è possibile, esprimiamo il parere. Poi dopo abbiamo modo di fare il dibattito.

  PAOLO GRIMOLDI, Relatore di minoranza. Infatti, voglio entrare nel merito di questo emendamento perché, siccome, come ha detto...

  PRESIDENTE. No, io le ho chiesto i pareri. Le ho chiesto i pareri sui subemendamenti.

  PAOLO GRIMOLDI, Relatore di minoranza. Su questo emendamento, noi siamo parlamentari nazionali...

  PRESIDENTE. No, le ho chiesto i pareri sui subemendamenti, come relatore di minoranza. Dopo apriamo il dibattito su ogni subemendamento ed emendamento.

  PAOLO GRIMOLDI, Relatore di minoranza. Esprimo parere contrario sull'emendamento 2.800 della Commissione. Il parere è favorevole sul subemendamento Grimoldi 0.2.800.1...

  PRESIDENTE. Con calma, un attimo solo. Allora, il parere sul subemendamento Grimoldi 0.2.800.1 è favorevole. Poi ?

  PAOLO GRIMOLDI, Relatore di minoranza. Dunque, sul 2-bis.800 è favorevole e sul subemendamento 0.2.800.3 è anche favorevole.

  PRESIDENTE. Ma non ci sono subemendamenti con il «bis». Allora, il parere è favorevole sul subemendamento Grimoldi 0.2.800.1.

  PAOLO GRIMOLDI, Relatore di minoranza. Favorevole sugli altri...

  PRESIDENTE. Il parere è altresì favorevole sul subemendamento Grimoldi 0.2.800.2.

  PAOLO GRIMOLDI, Relatore di minoranza. Sì, è favorevole.

  PRESIDENTE. Il parere è favorevole sui subemendamenti Grimoldi 0.2.800.3 e 0.2.800.4 ed è contrario sull'emendamento 2.800 della Commissione.

Pag. 22

  PAOLO GRIMOLDI, Relatore di minoranza. Sì, signor Presidente.

  PRESIDENTE. Qual è il parere dell'altro relatore di minoranza, De Rosa ?

  MASSIMO FELICE DE ROSA, Relatore di minoranza. Signor Presidente, il parere è favorevole sull'emendamento 2.800 della Commissione ed è contrario su tutti gli altri subemendamenti.

  PRESIDENTE. Ricordo che la V Commissione (Bilancio), avendo revocato la condizione recata dall'emendamento 2.706, ha subordinato il parere favorevole sul testo del provvedimento all'approvazione dell'emendamento 2.800 della Commissione.
  Passiamo alla votazione del subemendamento Grimoldi 0.2.800.1.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Grimoldi. Ne ha facoltà.

  PAOLO GRIMOLDI. Signor Presidente, stavo dicendo, siccome il collega Vecchio ha detto che siamo parlamentari nazionali, vorrei fargli notare che noi adesso discutiamo di due o tre proposte emendative che riguardano una cosa un po’ particolare. I parlamentari campani della mia Commissione hanno giustamente, dal loro punto di vista, presentato un emendamento che dice che le confische della criminalità organizzata fatte su tutto il territorio nazionale entrano nel Fondo nazionale giustizia (e come si chiama).
  Le proposte emendative presentate andavano nella direzione di dire che se le confische alla criminalità organizzata vengono fatte in Sicilia queste confische vanno nel Fondo nazionale, mentre le confische fatte nella regione Campania restano a disposizione della regione Campania per andare a sistemare la questione della Terra dei fuochi. L'emendamento è stato approvato in Commissione. La Commissione bilancio lo ha bocciato, poi è tornato nella nostra Commissione ed è stato riformulato. È cambiata la grammatica ma la sostanza è assolutamente la stessa, cioè che tutti i sequestri in tutte le regioni del Paese vanno nel Fondo nazionale eccetto quelli della regione Campania. La Commissione bilancio in seconda battuta, evidentemente anche per una questione di accordo di maggioranza, ha dato il suo ok. Allora, io ovviamente sono contrario a questo passaggio e abbiamo presentato, quindi, dei subemendamenti, perché crediamo che se c’è un Fondo nazionale per le confische alla criminalità organizzata non si capisce per quale motivi ci sia qualcuno un pochino più uguale degli altri che sia solo la regione Campania e non tutte le altre regioni del Paese.
  Seconda considerazione. A chi mi ha detto che io difendo il mio territorio – va bene e, appunto, rispondo che ne sono orgoglioso –, vada a chiedere ai colleghi della maggioranza di Governo per quale motivo hanno presentato degli emendamenti...

  PRESIDENTE. Grimoldi, si rivolga alla Presidenza per favore.

  PAOLO GRIMOLDI. ...che hanno cercato, giustamente dal loro punto di vista, e che hanno anche ottenuto di mantenere le risorse delle confische nel proprio territorio.
   È ovvio che ognuno cerca di tutelare il proprio territorio. Questa si chiama, comunque, politica. Se lei ne è nuovo, buongiorno e bene arrivato...

  PRESIDENTE. Grimoldi, si rivolga alla Presidenza.

  PAOLO GRIMOLDI. ... e si legga gli emendamenti.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Zaratti. Ne ha facoltà.

  FILIBERTO ZARATTI. Signor Presidente, io non sono un deputato campano, però anche io avevo presentato un emendamento che prevedeva il fatto che i beni confiscati alle organizzazioni camorristiche della Campania potessero essere utilizzati Pag. 23per il risanamento ambientale. Questo per dire che il grande prestigio e il grande onore di rappresentare la nazione qui dentro deve essere interpretato, io penso, a tutto tondo, cioè rappresentare i diritti delle cittadine e dei cittadini del nostro Paese, a prescindere dal luogo dove si è eletti.
  Detto questo, io penso che questo sia uno dei punti fondamentali e importanti del decreto.
  Si stabilisce un principio, il principio, cioè, per cui i beni e i denari confiscati alle organizzazioni criminali condannate per reati sull'ambiente, e quindi sulla salute dei cittadini, possano e debbano essere riutilizzati per risanare l'ambiente, il territorio e per cercare di tutelare la salute dei cittadini.
  È un principio fondamentale, penso, quello che introduciamo in questo decreto, che stabilisce un elemento di qualità dello stesso: chi è responsabile paghi direttamente il danno che sta compiendo. Per quanto riguarda la vicenda della «Terra dei fuochi», vi sono tante situazioni di inquinamento nel nostro Paese, vi è l'Ilva, appunto, come è stato ricordato dai colleghi della Lega.
  Devo dire che, come Sinistra Ecologia Libertà, siamo orgogliosi di difendere il diritto alla salute dei cittadini della zona di Taranto (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà), siamo orgogliosi di difendere il diritto alla salute dei cittadini della «Terra dei fuochi», siamo orgogliosi di difendere il diritto alla salute di tutti i cittadini di tutte le zone d'Italia, che si vedono massacrati quotidianamente dalle scelte sbagliate che, in questi anni, sono state fatte al Nord, soprattutto al Nord, purtroppo, da quelle aziende, da quelle imprese multinazionali che hanno pensato soltanto ad aumentare i profitti e non hanno mai pensato a tutelare i diritti delle persone, dei cittadini, dell'ambiente, della salute.
  Lo vogliamo fare ed è per questo che siamo contrari ai subemendamenti presentati dal collega Grimoldi e dalla Lega e siamo, invece, favorevoli all'emendamento della Commissione, che introduce un principio importante, fondamentale, che noi vogliamo tutelare, che abbiamo proposto e che abbiamo difeso in Commissione e difenderemo in Aula (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Russo. Ne ha facoltà.

  PAOLO RUSSO. Signor Presidente, sull'emendamento 2.800 della Commissione, che non può non vederci d'accordo, pur tuttavia, esprimiamo perplessità per come è scritto. In buona sostanza, questo emendamento, questa sollecitazione, che veniva e viene da più parti, serve a rappresentare un dato numerico invero non straordinario – perché non ragioniamo di centinaia di milioni di euro, ma di qualche milione di euro –, ma rappresenta un elemento, dal punto di vista etico, straordinario.
  Insomma, finalmente, chi ha inquinato in quei territori contribuisce direttamente alle attività di bonifica. Devo dire che, così com’è scritto, in realtà, precisa che vi è una funzione tra le somme di denaro derivanti e le somme di denaro utilizzate. Non vi è un'assoluta certezza.
  Noi avevamo preferito un'espressione molto più chiara, che determinasse una corrispondenza certa tra quelle risorse e quelle che, poi, potevano contribuire a generare un virtuoso circuito fatto di azione, ma anche di azione etica. Per questa ragione, esprimiamo il voto favorevole, pur in una condizione di perplessità significativa.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Fedriga. Ne ha facoltà.

  MASSIMILIANO FEDRIGA. Signor Presidente, posso anche condividere gli interventi che ho sentito dal gruppo di SEL, però mi domando perché l'emendamento non preveda che i beni confiscati anche nelle altre regioni possano essere utilizzati per le bonifiche in quelle regioni stesse. È stato presentato un emendamento ad hoc dove viene semplicemente garantita la regione Campania.Pag. 24
  Leggo l'emendamento 2.800 della Commissione, che parla di «territorio della regione Campania», specificando solo quel tipo di territorialità. Non capiamo perché i beni confiscati – faccio un esempio – in Lombardia non possano essere utilizzati per le bonifiche lombarde o i beni confiscati in Friuli Venezia Giulia non possano essere utilizzati per le bonifiche del Friuli Venezia Giulia.
  È una cosa che non riesco a comprendere ! Allora, quando ne parliamo, e loro raccontano che sono interessati alla salute di tutti i cittadini di tutta la nazione, non mi sembra così, perché, invece, vengono fatte semplicemente misure ad hoc. Non a caso, i colleghi di SEL hanno ricordato semplicemente Puglia e Campania. Ve ne do atto: vi siete molto impegnati per Puglia e Campania.
  Peccato che vi siate dimenticati di tutti gli altri casi di emergenza ambientale, o perlomeno abbiate trattato con molto lassismo tutti gli altri casi di emergenze territoriali e ambientali presenti negli altri territori del Paese.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato De Rosa. Ne ha facoltà.

  MASSIMO FELICE DE ROSA. Signor Presidente, con questa proposta emendativa sostanzialmente si sancisce il principio del «chi inquina paga». Si prendono dei fondi, come diceva il collega Zaratti, che sono stati creati appunto dalla malavita utilizzando lo sversamento illecito dei rifiuti e si riutilizzano per bonificare. Questo decreto, come sanno i colleghi della Lega, riguardava Campania e Puglia. Quindi, automaticamente si possono trattare solo quelle regioni. Non siamo d'accordo neanche noi sul fatto di localizzare solo a quelle regioni, ma si sarebbe dovuto fare un decreto più ampio che trattasse tutto l'argomento delle bonifiche in Italia. Certamente bisogna iniziare da qualche parte e noi decidiamo che iniziare da qui può essere un buon principio. Ultimamente stiamo discutendo anche la proposta di legge portata avanti dal collega Micillo sui delitti ambientali. Speriamo che questo sia l'inizio per poi far passare questa proposta di legge sui delitti ambientali che è ferma in Parlamento da 16 anni, che non riesce ad andare avanti e che avrebbe risolto molte di quelle situazioni che adesso stiamo trattando qui.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, la deputata Colonnese. Ne ha facoltà.

  VEGA COLONNESE. Signor Presidente, in realtà io sono d'accordo: questo decreto era sbagliato, lo abbiamo detto, perché trattava solo di due regioni. La proposta emendativa in sé è sensata, anche se si doveva estendere a livello nazionale. Un piccolo accenno sulla questione dei parlamentari campani. Io sono d'accordo anche sul fatto che vi sono dei parlamentari campani discutibili, lo abbiamo detto in dichiarazione di voto e lo continuiamo a dire, ma noi abbiamo preso una decisione: non ci siamo alleati con nessuno di loro, dei partiti che hanno devastato le regioni. Quindi, quando si parla di queste cose, magari, si dovrebbe evitare anche di allearsi per opportunità politica solo per arrivare a una poltrona (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Caon. Ne ha facoltà.

  ROBERTO CAON. Signor Presidente, davanti a un problema sanitario io capisco che vi sia una emergenza. Però, ripeto: l'emergenza va trattata per emergenza. Non va trattata in modo che poi diventi uno «stipendificio». Oggi noi arriviamo a votare dei decreti che sono proprio l'inizio di una nuova «Reggio Calabria – Salerno»: io sono sicuro che tra dieci anni la «Terra dei fuochi» non sarà ancora bonificata, perché state facendo di tutto per tenere le maglie larghe nei finanziamenti.
  In più vi dico una cosa: il federalismo deve funzionare per tutte le regioni, e non solo quando serve per la Campania, in questo caso. È stato presentato un emendamento Pag. 25ad hoc per la Campania: se ci sono dei soldi che derivano dai sequestri, dalla malavita organizzata, devono essere utilizzati per quel Fondo, per quella regione. Chiedo per onestà, visto che tutti quanti siete federalisti qualche volta, di fare la stessa cosa per tutte le regioni.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Franco Bordo. Ne ha facoltà.

  FRANCO BORDO. Signor Presidente, in effetti stiamo trattando un decreto ad hoc per la Puglia e per la Campania ed è giusto che sia così, perché vi sono delle emergenze ambientali che devono essere trattate. È vero che ci sono emergenze in altre parti del Paese, cari colleghi della Lega, a partire dalla mia Lombardia che risulta essere la regione con l'atmosfera più inquinata a livello europeo, e sono vent'anni che la Lega governa. E che dire allora della Pedemontana che viene realizzata sulle scorie contenenti diossina ? Allora io vorrei, appunto, che al più presto con la Lega si presenti un decreto per sovvenzionare la rimozione di quella diossina di cui voi siete responsabili in vent'anni di governo in Lombardia !

  PRESIDENTE. Si rivolga alla Presidenza ! È esaurito il tempo.

  FRANCO BORDO. Voi siete responsabili e non avete curato il nostro territorio (Proteste dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie – Commenti del deputato Caparini) !

  PRESIDENTE. Colleghi ! Colleghi ! Colleghi ! Adesso... Colleghi ! Colleghi ! Adesso, se non ci sono altri interventi... Collega Caparini ! Può intervenire, non c’è bisogno di urlare. Colleghi !
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Allasia. Ne ha facoltà.

  STEFANO ALLASIA. Signor Presidente, le responsabilità le rimandiamo al mittente, perché assolutamente non prendiamo in considerazione le considerazioni di patetici colleghi che sparano espressamente stronzate in Aula.

  PRESIDENTE. Collega, per favore, la richiamo all'ordine.

  STEFANO ALLASIA. Però richiami all'ordine poi tutti, anche quelli del MoVimento 5 Stelle.

  PRESIDENTE. Va bene (proteste del deputato Gianluca Pini).
  Collega Pini, non c’è bisogno di urlare, di fronte al turpiloquio credo che un richiamo all'ordine ci stia tutto. Se qualcuno lo vuole contestare... (Commenti dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie).

  GIANLUCA PINI. Anche di fronte alle calunnie.

  PRESIDENTE. Colleghi ! Prego, onorevole Allasia.

  STEFANO ALLASIA. Signor Presidente, riesco a parlare lo stesso: sono note poetiche quando parlano i miei colleghi, anche sottofondo a quello che devo dire.
  Sull'emendamento, nello specifico, siamo assolutamente contrari, perché riteniamo inopportuno che si utilizzino sempre due pesi e due misure, perché vorremmo anche noi utilizzare la possibilità dei fondi, come espresso nel subemendamento del relatore Grimoldi. Utilizzare questi fondi però ci è parso inizialmente con associazioni che utilizzano queste strutture come associazioni libere. Siamo molto, molto perplessi sull'utilizzo di questi fondi per gli usi impropri che se ne vorranno fare.
  Ulteriormente noi rivendichiamo che nei nostri territori, in cui noi governiamo, le bonifiche ambientali le pagano, come abbiamo già rivendicato più di una volta, le aziende che hanno inquinato e gli enti locali (regione, province e comuni). In questo caso, purtroppo – e spero che, come ho già detto inizialmente, si metta Pag. 26una pietra tombale sulla questione con questo decreto – si finirà di regalare semplicemente i soldi al Sud, cosa che si continua a fare anche con questo decreto, perché gli enti locali hanno una responsabilità.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato De Lorenzis. Ne ha facoltà.

  DIEGO DE LORENZIS. Signor Presidente, intervengo perché notizia di aprile 2012 sul Corriere.it parla di un accordo quadro del Veneto, in cui il presidente Zaia insieme agli altri enti locali e al Ministero dell'ambiente firma un accordo...

  PRESIDENTE. Mi auguro che sia attinente all'emendamento.

  DIEGO DE LORENZIS. È attinente.

  PRESIDENTE. Mi spieghi.

  DIEGO DE LORENZIS. Firma un accordo di 5 miliardi, di cui 3 di soldi pubblici. Questo per ribadire che lo Stato interviene, a prescindere che siano regioni del Nord o regioni del Sud, dove ci sono dei disastri ambientali, a prescindere da dove i partiti che sono rappresentati in questo Parlamento governino. Quindi, questo è anche un voler ricordare alla Lega che i soldi pubblici dei cittadini vengono spesi in tutte le regioni, incluse quelle da loro governate.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Caparini. Ne ha facoltà.

  DAVIDE CAPARINI. Signor Presidente, vorrei semplicemente ricordare al collega...

  PRESIDENTE. Un attimo, collega Caparini, se i colleghi ci permettono di andare avanti. Prego.

  DAVIDE CAPARINI. Vorrei ricordare ai colleghi che sono intervenuti precedentemente, sollecitando responsabilità regionali, che queste responsabilità ci sono allorquando i siti inquinanti non sono di competenza nazionale. Ora ricordo che ci sono 57 siti inquinati che sono di responsabilità nazionale, quindi, di competenza di questo Parlamento, di questa maggioranza e di questo Governo. Tra questi c’è anche il citato sito inquinato da diossina, ovvero Seveso, che è noto a tutti come essere una delle vergogne di questo Paese, che deve essere bonificato, sì, ma può essere bonificato solo ed esclusivamente con un intervento di questo Governo e di questa maggioranza, che sollecitiamo – visto che siamo anche parlamentari nazionali, ma non solo – ad intervenire, perché è una vergogna che si perpetra da fin troppo tempo.

  ALESSANDRO BRATTI, Relatore per la maggioranza. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  ALESSANDRO BRATTI, Relatore per la maggioranza. Signor Presidente, so che servirà a poco, però davvero faccio un appello a tutte le forze politiche per rimanere nel merito della discussione.
  Abbiamo fatto un lavoro – lo abbiamo già detto – riconosciuto da tutti, molto approfondito in Commissione. Ciò non toglie che ognuno possa e debba esprimere quello che pensa rispetto alle varie questioni.
  Però, veramente stiamo facendo delle discussioni che con il merito non c'entrano assolutamente nulla, mi permetto di dirlo. Quindi, siamo stati venti minuti su un subemendamento per esprimere dei concetti che avevamo già espresso prima, in un'altra discussione.
  C’è gente che sta aspettando questo decreto. Oggi il Presidente della Repubblica accoglie le madri delle vittime di quella terra, che è la «Terra dei fuochi». Io credo che tutti quanti dobbiamo prenderci la responsabilità di dare una risposta, per quanto diversificata e anche criticando, Pag. 27seria rispetto a un problema serissimo che abbiamo sul tavolo. Solo questo chiedo, e, visto che mi sembra – e c’è stato il riconoscimento di tutte le forze politiche – che abbiamo fatto un lavoro approfondito e dettagliato, faccio veramente un appello – ripeto, per quello che può servire – per rimanere nel merito della discussione e per cercare in tempi rapidi di approvare questo importantissimo provvedimento legislativo (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

  PRESIDENTE. Salutiamo gli alunni e i docenti dell'Istituto comprensivo statale Mascolo, di Sant'Antonio Abate, in provincia di Napoli, che assistono ai nostri lavori (Applausi).
  Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul subemendamento Grimoldi 0.2.800.1, con il parere contrario della Commissione, del Governo e del relatore di minoranza del MoVimento 5 Stelle, e con il parere favorevole del relatore di minoranza della Lega Nord.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Ravetto... Folino... Vacca... Carbone...
  Dichiaro chiusa la votazione.

   Presenti e votanti  471   
   Maggioranza  236   
    Hanno votato sì  16    
    Hanno votato no  455.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  Passiamo alla votazione dell'emendamento Grimoldi 0.2.800.2.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Grimoldi. Ne ha facoltà.

  PAOLO GRIMOLDI. Intervengo solo per ribadire, come ho fatto anche in alcuni interventi precedenti della scorsa settimana, che quanto detto dal relatore Bratti corrisponde assolutamente al vero, perché comunque il lavoro in Commissione è stato intenso e soprattutto utile, anche il presidente lo sa molto bene. Quindi, confermo quanto detto dal relatore di maggioranza.
  Detto questo, su questo subemendamento esprimo parere favorevole. Semplicemente noi crediamo che lasciare una sezione speciale antimafia per legare i lavori, i servizi e le forniture per quei territori sia di utilità. Quindi, abbiamo presentato questo subemendamento.

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul subemendamento Grimoldi 0.2.800.2, con il parere contrario della Commissione, del Governo e del relatore di minoranza del MoVimento 5 Stelle, e con il parere favorevole del relatore di minoranza della Lega Nord.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Totaro... Piccolo... Sanga... Patriarca... Locatelli...
  Dichiaro chiusa la votazione.

   Presenti  479   
   Votanti  478   
   Astenuti    1   
   Maggioranza  240   
    Hanno votato sì  15    
    Hanno votato no  463.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul subemendamento Grimoldi 0.2.800.3, con il parere contrario della Commissione, del Governo e del relatore di minoranza del MoVimento 5 Stelle, e con il parere favorevole del relatore di minoranza della Lega Nord.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Ravetto... Romele... Bianconi... Russo... Tino Iannuzzi...
  Dichiaro chiusa la votazione.Pag. 28
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  473   
   Votanti  472   
   Astenuti    1   
   Maggioranza  237   
    Hanno votato   17    
    Hanno votato no   455    

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  (I deputati Airaudo e Lotti hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto contrario).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul subemendamento Grimoldi 0.2.800.4, con il parere contrario della Commissione, del Governo e del relatore di minoranza del MoVimento 5 Stelle, con il parere favorevole del relatore di minoranza della Lega Nord, e sul quale vi è anche il parere contrario della V Commissione (Bilancio).
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  477   
   Votanti  476   
   Astenuti    1   
   Maggioranza  239   
    Hanno votato   16    
    Hanno votato no  460    

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  Passiamo alla votazione dell'emendamento 2.800 della Commissione.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Tino Iannuzzi. Ne ha facoltà.

  TINO IANNUZZI. Signor Presidente, siamo di fronte ad uno dei punti qualificanti del decreto. Sappiamo tutti che nella tragedia della «Terra dei fuochi» hanno prosperato e prosperano – con questi roghi infiniti di rifiuti di ogni genere, con le operazioni di smaltimento e sversamento illegale dei rifiuti – la criminalità organizzata e diversi clan.
  Noi, con questo emendamento, che ha visto un lavoro unitario di tutta la Commissione, vogliamo fissare un principio di grande rilevanza, un principio che come Commissione ambiente abbiamo cercato di affermare sin dalla presentazione di una risoluzione, che come primo firmatario avevo posto in essere con – fra gli altri – i colleghi Castiello e Manfredi, con larga condivisione dei gruppi parlamentari; un principio di grande rilevanza, che cioè le somme di denaro e i proventi derivanti dalla gestione dei beni confiscati alla criminalità organizzata per determinate categorie di reati, i reati ambientali espressamente indicati, reati commessi in Campania, sono destinate alla realizzazione di bonifiche prioritarie nel territorio della regione. Questo è un principio importante.
  Con le altre norme del decreto, con le norme sugli screening sanitari a tutela della salute della popolazione, in via preventiva e diagnostica; con le norme sulle indagini e la mappatura; con le misure per la difesa dei prodotti della filiera agroalimentare; con la previsione di nuovi reati che naturalmente andranno integrati con il provvedimento sull'inserimento nel codice penale dei delitti contro l'ambiente, di cui è già stata svolta la discussione generale e di cui è fondamentale la rapida approvazione; con il rafforzamento del controllo e del monitoraggio del territorio; con le risorse per le bonifiche (risorse per le bonifiche sia con la norma sui proventi derivanti dalla gestione dei beni confiscati sia con una quota regionale e nazionale del fondo di coesione), ebbene noi poniamo in essere un meccanismo legislativo di grande impegno e di grande serietà.
  Naturalmente occorre fare di più, occorre un grande sforzo, e anche la regione Campania è chiamata ad utilizzare rapidamente ed integralmente, senza altri ritardi e rinvii tutte le risorse di cui già dispone per le operazioni di bonifica, passando, in questo campo, dalle parole ai fatti.Pag. 29
  E lo abbiamo realizzato con un lavoro della Commissione che ha visto il ruolo, egregio ed impareggiabile, del collega Bratti, ed un grande sforzo da parte di tutte le componenti di concorrere ad un testo nettamente migliore rispetto a quello approdato in quest'Aula.
  Oggi è anche una giornata simbolica: l'incontro al Quirinale col Presidente della Repubblica di don Patriciello, simbolo della grande riscossa civile e democratica di quelle comunità e di una delegazione di dieci madri, che sono espressione del dolore enorme, della sofferenza, dell'angoscia di quei territori. In coincidenza con quell'incontro col Presidente della Repubblica, oggi noi siamo in condizioni di dare una prima risposta importante dello Stato.
  Con il decreto-legge voluto dal Ministro Orlando diamo una prima, ma importante e significativa risposta del Governo e del Parlamento. Ecco perché io penso che dobbiamo lavorare alla rapida approvazione di questo decreto-legge, nella convinzione che tutti assieme – il Partito Democratico in prima fila per migliorare e arricchire il decreto – stiamo scrivendo una pagina seria e di qualità del nostro lavoro legislativo e dell'attività della Camera dei deputati (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Scotto. Ne ha facoltà.

  ARTURO SCOTTO. Signor Presidente, non tocca a me sottolineare il rilievo enorme di questo emendamento promosso unitariamente dalla Commissione. Ha un rilievo enorme, perché introduce un principio di giustizia: chi ha provocato i lutti paga; chi ha avuto il bene confiscato dovrà pagare due volte, perché quei beni confiscati saranno utilizzati per le bonifiche. Quei clan, che spesso nominiamo poco (i Bidognetti, gli Schiavone, gli Alfieri, i Moccia, e se ne potrebbero dire tanti), sono stati i padroni, vere e proprie truppe di occupazione sul territorio. Lo hanno inquinato, lo hanno sfregiato, l'hanno violentato. Oggi, con questo emendamento riusciamo a rendere quei proventi utilizzabili immediatamente per le bonifiche. Per questo, siamo contenti, felici di questa approvazione, e siamo convinti che bisognerà andare oltre nei prossimi mesi affinché anche su questo terreno questa misura sia generalizzata.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Castiello. Ne ha facoltà.

  GIUSEPPINA CASTIELLO. Signor Presidente, anch'io per ribadire il voto favorevole del gruppo di Forza Italia – l'ha già fatto il collega Paolo Russo poc'anzi – su questo emendamento, che è un emendamento unitario accolto dalla sensibilità del relatore Bratti e del presidente della Commissione e che ci ha visto insieme rispetto ad un dato importante. L'avevamo già evidenziato, come ribadiva poco fa il collega Iannuzzi, quando presentammo in Commissione una risoluzione che aveva come obiettivo principale quello di mettere mano ai beni confiscati alla camorra. Perché, vedete, in quel territorio chi ha fatto della propria fonte di ricchezza principale il disastro ambientale nella «Terra dei fuochi» è stata la camorra, il clan dei Casalesi, coloro i quali hanno devastato e messo in ginocchio un'intera regione, certo con l'assenso molto spesso di sprovveduti imprenditori, con l'assenza in alcuni casi anche delle istituzioni.
  Oggi noi abbiamo la possibilità di poter intervenire, di riscattare anche quelle famiglie che hanno subito, rispetto al dato del disastro ambientale, non solo tragedie in famiglia, ma anche da un punto di vista economico. Noi siamo qui oggi, quindi, per ribadire che lo Stato c’è e, da questo punto di vista, c’è la necessità di intervenire. Tutti i beni sottratti alla camorra confiscati in quel territorio possono essere utilizzati o per le risorse per la bonifica o comunque per dare un segnale rispetto a chi ha fatto del degrado in quella regione la fonte di ricchezza. È un plauso quindi. Certo ci aspettavamo qualcosa in più rispetto a quella che è proprio la quota finanziaria, però siamo comunque convinti Pag. 30che è un emendamento importante e che dà un primo segnale. Per noi era importante – come è importante, ripeto, avendolo noi chiesto a più voci, l'uso dell'esercito – questo punto, fondamentale per noi per dare una risposta concreta alle popolazioni della «Terra dei fuochi».

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Grimoldi. Ne ha facoltà.

  PAOLO GRIMOLDI. Signor Presidente, noi sul principio che chi ha inquinato deve pagare siamo assolutamente favorevoli. Tra l'altro, c'era un altro emendamento...

  PRESIDENTE. Colleghi, è possibile abbassare il tono della voce ?

  PAOLO GRIMOLDI. ... che non so se sarà ritirato, Zaratti 2.255, per il quale avevamo già espresso parere favorevole. Il principio, quindi, di chi inquina paga, è sacrosanto ed è giusto. Noi quello che critichiamo è che venga scomputata soltanto la parte dei sequestri e delle confische della regione Campania per il territorio della medesima regione.
  Siccome prendo atto di quello che hanno detto gli altri colleghi in quest'Aula su questa tematica, e siccome do atto anche del fatto che – parlavamo tra di noi del Comitato dei nove – siamo tutti d'accordo che questa osservazione sia pertinente, purtroppo però in questo decreto-legge si interviene esclusivamente per i territori delle regioni Puglia e Campania.
  Preso atto di tutto questo, mi aspetto che il Governo o i partiti della maggioranza, in uno dei prossimi provvedimenti, intervengano per far sì che ci sia la possibilità per tutti i territori di questo Paese di avere la regionalizzazione per l'utilizzo delle bonifiche sul proprio territorio, rispetto a quanto viene confiscato alla criminalità organizzata. Anche perché, se no, resterebbe evidentemente un sistema a due pesi e due misure, perché non si capisce per quale motivo, tra l'altro, altre regioni a forte infiltrazione di criminalità organizzata, penso alla Sicilia piuttosto che alla Calabria, non debbano utilizzare questo strumento che invece è stato messo a disposizione esclusivamente per la regione Campania.
  Noi crediamo a questo punto, per fare giustizia e rendere omogeneo il sistema, e mi aspetto che in questo senso si muovano soprattutto i colleghi di maggioranza, che si debba intervenire allo stesso modo per tutte le regioni in modo che in ogni regione le confische possano essere utilizzate per fare le bonifiche e intervenire, finalmente, a tutelare la salute dei cittadini.

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 2.800 della Commissione con il parere favorevole del Governo e del relatore di minoranza del MoVimento 5 Stelle e con il parere contrario del relatore di minoranza del gruppo Lega Nord e Autonomie.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Abrignani, Tripiedi, Giuliani...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti e votanti  464   
   Maggioranza  233   
    Hanno votato  442    
    Hanno votato no  22.

  La Camera approva (Vedi votazioni).

  (I deputati Cirielli, Rotta e Gribaudo hanno segnalato che non sanno riusciti ad esprimere voto favorevole).

  Passiamo alla votazione dell'emendamento Zan 2.256.

  ALESSANDRO BRATTI, Relatore per la maggioranza. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

Pag. 31

  ALESSANDRO BRATTI, Relatore per la maggioranza. Signor Presidente, chiedevo semplicemente al proponente di ritirare questo emendamento perché la materia poi è oggetto di altri provvedimenti legislativi.

  PRESIDENTE. Chiedo ai presentatori se accedano all'invito al ritiro dell'emendamento Zan 2.256 formulato dal relatore per la maggioranza.

  FILIBERTO ZARATTI. Signor Presidente, intanto noi volevamo motivare le ragioni per cui abbiamo presentato questo emendamento che riteniamo particolarmente importante. Esso riguarda il fatto che coloro che si sono resi responsabili di reati ambientali dal punto di vista degli interventi nella Terra dei fuochi, in quel territorio, del problema della raccolta, del trasporto, del recupero, dello smaltimento e del commercio dei rifiuti, appunto quelle aziende che fossero coinvolte a diverso titolo e in diverso modo nelle opere che hanno determinato la situazione che si è creata nella Terra dei fuochi, ossia il disastro ambientale, non partecipino anche alla ricostruzione.
  L'assurdo che si potrebbe realizzare è che chi è stato responsabile del danno ambientale poi faccia il secondo affare diventando anche l'azienda che fa il risanamento ambientale. Questo è un pericolo importante, secondo noi, ed è per questa ragione che abbiamo presentato questo emendamento e vorremmo appunto che quelle aziende condannate possano essere escluse da tutte le procedure di gara che riguardano l'appalto dei lavori in ragione del risanamento ambientale. Quindi, ci sembrava particolarmente pregnante e particolarmente importante questo emendamento.

  PRESIDENTE. Quindi, se ho capito bene, non lo ritira.

  FILIBERTO ZARATTI. Allo stato, dico di no.

  PRESIDENTE. Sta bene. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Manfredi. Ne ha facoltà.

  MASSIMILIANO MANFREDI. Signor Presidente, il tema che il collega Zaratti ha inserito con questo emendamento nel dibattito è un tema molto utile e che è entrato anche all'interno delle audizioni che abbiamo svolto, come Commissione antimafia, a Caserta, sulla Terra dei fuochi.
  Questo tema, cioè quello della possibilità di escludere, oltre alle ditte senza certificazione antimafia, le ditte che hanno compiuto reati ambientali dagli appalti, è un tema giusto, che è stato richiesto anche dai prefetti di Napoli e Caserta. Come Commissione antimafia, però, abbiamo verificato l'effettiva impossibilità di introdurre una norma dentro questo provvedimento che poi, nella pratica, rendesse applicabile il principio che dicono i colleghi, che è fortemente condivisibile. Logicamente, c’è stata l'impossibilità perché entriamo nella modifica di una cosa che riguarda non solo l'ambiente e la giustizia, ma il regolamento antimafia del Ministero dell'interno.
  Dato però che il principio è molto corretto e che va fatta questa cosa, considerando che ne abbiamo discusso anche con il Ministro Orlando, che anche per questo ha lavorato per l'anticipo del «collegato ambientale», che tratterà una serie di vicende per cui possiamo lavorare su questo provvedimento all'inizio di gennaio, se il collega Zaratti e i colleghi di SEL ritirassero l'emendamento e lo tramutassero in un ordine del giorno, io e altri colleghi saremmo felici di sottoscriverlo, per rafforzare nel provvedimento che verrà l'impianto normativo, che è delicato.
  Chiedo a loro, inoltre, di affrontare nell'ordine del giorno un altro tema che ci hanno posto i prefetti, perché anche la semplice certificazione antimafia è per loro tecnicamente farraginosa, non essendo un solo cervellone elettronico in grado di dagli tutti i dati fino alla seconda, terza generazione e considerando che dopo sessanta-novanta giorni scatta il silenzio assenso. Dato che, con questa norma, della quale ribadisco la piena condivisione, inseriremo una seconda certificazione, è necessario, oltre che inserire Pag. 32una norma, superare questo problema in maniera organica, dando poi, a chi deve controllare, gli strumenti che hanno chiesto e la possibilità di poterla praticamente applicare.
  Quindi, io faccio questa richiesta: qualora i colleghi lo ritirassero, sarei lieto, insieme ad altri colleghi, di firmare l'ordine del giorno e di chiederne al Governo l'accoglimento.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Grimoldi. Ne ha facoltà.

  PAOLO GRIMOLDI. Signor Presidente, non so cosa farà l'onorevole Zaratti, ma intervengo solo per dire che sull'emendamento siamo assolutamente favorevoli. Mi sembra un emendamento correttissimo. Non vorremmo, appunto, che oltre al danno ci fosse la beffa, cioè che chi ha inquinato vinca poi la gara d'appalto e sia quello che va anche a intascarsi i soldi. Quindi, siamo assolutamente favorevoli a questo emendamento.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare, il deputato Scotto. Ne ha facoltà.

  ARTURO SCOTTO. Signor Presidente, ho ascoltato con grande attenzione le parole del collega Manfredi: credo che la proposta che lui avanza sia una proposta condivisibile. Quindi, anche a nome del presentatore, trasformiamo questo emendamento in un ordine del giorno, che mi auguro venga votato da tutto il Parlamento.

  PRESIDENTE. Sta bene. Quindi, l'emendamento è ritirato.
  Passiamo alla votazione dell'emendamento 2.707, da votare ai sensi dell'articolo 86, comma 4-bis del Regolamento.
  Se non ci sono interventi, lo pongo in votazione.
  Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 2.707, da votare ai sensi dell'articolo 86, comma 4-bis, del Regolamento, con il parere favorevole della Commissione, del Governo e dei relatori di minoranza.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Bossa, Beni, Garavini, Fossati, Rubinato, Spessotto.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti e votanti  463   
   Maggioranza  232   
    Hanno votato  460    
    Hanno votato no   3.

  La Camera approva (Vedi votazioni).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Grimoldi 2.64, con il parere contrario della Commissione e del Governo, ed il parere favorevole dei due relatori di minoranza.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Bossa, Russo, Berlinghieri, Rizzetto...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti e votanti  466   
   Maggioranza  234   
    Hanno votato  144    
    Hanno votato no   322.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  Passiamo alla votazione dell'emendamento 2.803 della Commissione, su cui chiedo il parere del relatore per la maggioranza, dei due relatori di minoranza e del Governo.
  Il relatore per la maggioranza ?

  ALESSANDRO BRATTI, Relatore per la maggioranza. Signor Presidente, questo è un emendamento che è stato formulato per rendere congruente il titolo dell'articolo con il contenuto. È quindi di fatto formale, nel senso che alla rubrica si Pag. 33chiede di sostituire le parole «dell'area dell'Ilva di Taranto» con le seguenti: «nei comuni di Taranto e Statte», che sono i due comuni che poi vengono richiamati nel dispositivo legislativo successivo. Quindi, si tratta solo di rendere congruente il titolo con il contenuto.

  PRESIDENTE. Quindi, il parere è favorevole. Il Governo ?

  SESA AMICI, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri. Il parere è favorevole.

  PRESIDENTE. Il relatore De Rosa ?

  MASSIMO FELICE DE ROSA, Relatore di minoranza. Il parere è favorevole.

  PRESIDENTE. Il relatore Grimoldi ?

  PAOLO GRIMOLDI, Relatore di minoranza. Il parere è favorevole.

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 2.803 della Commissione, con il parere favorevole del Governo e dei relatori di minoranza.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Buttiglione, Lattuca, Adornato...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti e votanti  464   
   Maggioranza  233   
    Hanno votato  463    
    Hanno votato no   1.

  La Camera approva (Vedi votazioni).

  (I deputati Cani e Argentin hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo Russo 2.03, con il parere contrario della Commissione, del Governo e dei due relatori di minoranza, nonché della V Commissione (Bilancio).
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Totaro, Ventricelli, Casellato, Abrignani...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  383   
   Votanti  357   
   Astenuti   26   
   Maggioranza  179   
    Hanno votato   50    
    Hanno votato no   307.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  (I deputati Fragomeli e Argentin hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto contrario e il deputato Marcon ha segnalato che avrebbe voluto astenersi).

  Passiamo alla votazione dell'articolo aggiuntivo Russo 2.02.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Grimoldi. Ne ha facoltà.

  PAOLO GRIMOLDI, Relatore di minoranza. Signor Presidente, solo per dire che è un emendamento che va nella direzione di pubblicizzare i risultati o comunque le notizie sui risultati ottenuti nella «Terra dei fuochi» sul sito del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, quindi è un emendamento assolutamente condivisibile e di buonsenso e anzi penso che poteva anche essere accolto dalla maggioranza.

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo Russo 2.02, con il parere contrario della Commissione, del Governo e del relatore di minoranza del MoVimento 5 Stelle, onorevole De Rosa, e con il parere Pag. 34favorevole del relatore di minoranza della Lega Nord, onorevole Grimoldi. Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Colleghi, se potete abbassare il tono della voce, grazie. Ventricelli...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  386   
   Votanti  358   
   Astenuti   28   
   Maggioranza  180   
    Hanno votato   68    
    Hanno votato no  290.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  (La deputata Argentin ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto contrario).

  Invito il relatore per la maggioranza, onorevole Bratti, ed il rappresentante del Governo ad esprimere il parere sull'emendamento 2-bis.800 della Commissione.

  ALESSANDRO BRATTI, Relatore per la maggioranza. Signor Presidente, la Commissione esprime un parere assolutamente favorevole. Questa è una proposta che viene fatta per rinforzare l'azione di contrasto alla criminalità organizzata, soprattutto nella fase degli appalti. Abbiamo accettato alcune osservazioni della Commissione bilancio e del Ministero dell'economia e delle finanze, per cui, così come riformulato, mantiene la sua essenza e i suoi contenuti iniziali, in più con quella compatibilità finanziaria di cui ci era stato scritto. Quindi, chiaramente, non può che essere un giudizio positivo.

  PRESIDENTE. E sul subemendamento Grimoldi 0.2-bis.800.1 ?

  ALESSANDRO BRATTI, Relatore per la maggioranza. Signor Presidente, sul subemendamento la Commissione esprime parere contrario.

  PRESIDENTE. Il Governo ?

  SESA AMICI, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri. Signor Presidente, il parere del Governo è conforme a quello espresso dal relatore.

  PRESIDENTE. Qual è il parere del relatore di minoranza, deputato De Rosa ?

  MASSIMO FELICE DE ROSA, Relatore di minoranza. Signor Presidente, il parere è favorevole sull'emendamento 2-bis.800 della Commissione e contrario sul subemendamento 0.2-bis.800.1.

  PRESIDENTE. Qual è il parere del relatore di minoranza della Lega Nord, deputato Grimoldi ?

  PAOLO GRIMOLDI, Relatore di minoranza. Signor Presidente, il parere è favorevole sul subemendamento 0.2-bis.800.1 e contrario sull'emendamento della Commissione 2-bis.800.

  PRESIDENTE. Ricordo che la Commissione bilancio, avendo revocato la condizione legata all'emendamento 2-bis.700 della Commissione, ha subordinato il parere favorevole sul testo del provvedimento all'approvazione dell'emendamento 2-bis.800 della Commissione.
  Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul subemendamento Grimoldi 0.2-bis.800.1, con il parere contrario della Commissione, del Governo e del relatore di minoranza del MoVimento 5 Stelle, deputato De Rosa, il parere favorevole del relatore di minoranza della Lega Nord, deputato Grimoldi, ed il parere contrario della V Commissione (Bilancio). Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Malisani, Greco, Capodicasa, Beni, Cesa...
  Dichiaro chiusa la votazione.Pag. 35
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti e votanti  470   
   Maggioranza  236   
    Hanno votato  18    
    Hanno votato no  452.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  (La deputata Argentin ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto contrario).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 2-bis.800 della Commissione, con il parere favorevole della Commissione, del Governo e del relatore di minoranza per il MoVimento 5 Stelle e parere contrario del relatore di minoranza per la Lega Nord.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Cesa, Dall'Osso, Capodicasa, Melilli, Bindi...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti e votanti  472   
   Maggioranza  237   
    Hanno votato  449    
    Hanno votato no  23.

  La Camera approva (Vedi votazioni).

  (La deputata Argentin ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto favorevole).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Fico 3.5, con il parere contrario della Commissione, del Governo e del relatore di minoranza per la Lega Nord ed il parere favorevole del relatore di minoranza per il MoVimento 5 Stelle.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  471   
   Votanti  470   
   Astenuti    1   
   Maggioranza  236   
    Hanno votato  128    
    Hanno votato no  342.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  (Le deputate Argentin e Gnecchi hanno segnalato che non sono riuscite ad esprimere voto contrario e la deputata Di Salvo ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto favorevole).

  Passiamo alla votazione dell'emendamento Grimoldi 3.37, con il parere contrario della Commissione e del Governo e parere favorevole dei relatori di minoranza.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Grimoldi. Ne ha facoltà.

  PAOLO GRIMOLDI. Signor Presidente, semplicemente per sottolineare che con questo emendamento noi diciamo una cosa molto semplice: siccome il decreto interviene sulla nuova fattispecie di reato consistente nel dare fuoco ai rifiuti, noi sottolineiamo che riteniamo si debba intervenire anche sul problema dell'abbandono dei rifiuti, che non può essere punito in modo diverso, anche perché viene dato fuoco ai rifiuti se questi rifiuti sono per strada, se qualcuno li ha abbandonati, se qualcuno ce li ha portati, sennò risulta anche difficile che uno dia fuoco al rifiuto a casa sua e poi lo porti in strada in un momento successivo.
  Quindi, noi chiediamo semplicemente, per chiarezza e per dare maggiore utilità al provvedimento, che si punisca nello stesso modo anche la fattispecie di reato dell'abbandono di rifiuti, che è evidentemente collegata al successivo «abbruciamento».
  Poi, non si capisce bene in quale modo però il decreto colleghi l'abbandono con l'abbruciamento successivo. Quindi, secondo me, questo emendamento va un po’ a chiarire questa questione.

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.Pag. 36
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Grimoldi 3.37, con il parere contrario della Commissione e del Governo e parere favorevole dei due relatori di minoranza.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Pilozzi, Abrignani, Sbrollini, Dieni...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti e votanti  464   
   Maggioranza  233   
    Hanno votato  155    
    Hanno votato no  309.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  (Le deputate Argentin e Amoddio hanno segnalato che non sono riuscite ad esprimere voto contrario).

  Passiamo all'emendamento Grimoldi 3.201.

  ALESSANDRO BRATTI, Relatore per la maggioranza. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  ALESSANDRO BRATTI, Relatore per la maggioranza. Signor Presidente, la Commissione esprime parere favorevole su questo emendamento, a condizione che sia così riformulato: Al comma 1, capoverso articolo 256-bis, comma 6, sopprimere le parole da: «nonché paglia» fino alla fine del comma. Se questa riformulazione viene accettata, il parere della Commissione è favorevole.

  PRESIDENTE. Chiedo al deputato Grimoldi se accetta questa riformulazione avanzata dal relatore.

  PAOLO GRIMOLDI. Signor Presidente, accetto la riformulazione. Se posso, volevo anche sottolineare che con questo emendamento – in Commissione poi ci siamo trovati anche d'accordo – dobbiamo fare attenzione, perché noi rischiamo che per il reato di abbruciamento il contadino, che nel suo fondo è abituato a bruciare la paglia piuttosto che gli sfalci, rischia di essere messo in galera. Quindi, noi dobbiamo stare molto attenti su questa tematica e su questa nuova fattispecie di reato.
  Tra l'altro, ricordo che c’è stata una risoluzione che abbiamo votato, a prima firma Pastorelli, che ci ha trovati tutti d'accordo e abbiamo la garanzia – almeno a parole – da parte della maggioranza di intervenire con i prossimi provvedimenti legislativi su questa tematica, anche perché vorremmo evitare che al contadino di turno diventi più conveniente dare gli sfalci e la paglia alle società per il compostaggio, che poi bruciano comunque questi materiali, rispetto al pagare le sanzioni che rischierebbe nel caso, appunto, che bruci gli avanzi del proprio terreno.
  Quindi, noi siamo assolutamente a favore della tutela degli agricoltori, dei contadini e di coloro che, magari anche da generazioni e per tradizione, eseguono questa pratica nei propri fondi e nei propri campi coltivati. Dobbiamo stare attenti, con questa legislazione, a intervenire su queste realtà che invece vanno, dal nostro punto di vista, tutelate in tutti i modi possibili.

  PRESIDENTE. Dunque, mi pare di intendere che accolga la riformulazione e, quindi, il suo parere è favorevole.
  Il parere del relatore per la maggioranza in questo caso è favorevole.
  Chiedo al Governo il parere su questo emendamento, così come riformulato.

  SESA AMICI, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri. Signor Presidente, il parere del Governo è favorevole.

  PRESIDENTE. Qual è il parere del relatore di minoranza De Rosa ?

  MASSIMO FELICE DE ROSA, Relatore di minoranza. Signor Presidente, il parere è favorevole.

Pag. 37

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Russo. Ne ha facoltà. Colleghi, se è possibile abbassare il tono della voce, per favore. Prego.

  PAOLO RUSSO. Signor Presidente, io proverei a chiedere al relatore di suggerire un accantonamento di questo emendamento, e spiego anche il perché. La preoccupazione del collega Grimoldi è una preoccupazione che sta tutta in piedi e, invero, non è risolta dalla nuova formulazione, anzi la nuova formulazione nulla toglie alla fattispecie che si è determinata attraverso la definizione di una nuova fattispecie penale e, soprattutto, pone in una condizione di straordinaria criticità quegli agricoltori che continuano, in ragione delle loro attività, una pratica agricola ordinaria e peraltro anche tradizionale.
  Mi permetterei in questo senso di suggerire, se ci sono i margini e se ci sono le possibilità, contando anche sul fatto che abbiamo il privilegio – e questa non è cosa rara – di avere il Governo autorevolmente rappresentato, di ipotizzare di modificare questo emendamento così come il Consiglio dei Ministri ha già provveduto a fare, perché su questa materia il Consiglio dei Ministri si è già espresso. Nel collegato alla legge di stabilità vi è già una caratterizzazione e una specificazione di questo aspetto che porrebbe gli agricoltori, le aziende agricole e i lavoratori dei campi in una condizione di assoluta tranquillità e, ovviamente, ben distanti dalla fattispecie penale che si va disegnando.
  Quindi, mi permetterei in questo senso di insistere – lo faccio anche conoscendo la sensibilità del relatore – nell'accantonare questo emendamento, per provare a trovare una soluzione utile e soprattutto che sia definitiva e che riguardi la «Terra dei fuochi» ma che riguardi, in buona sostanza, l'intero Paese, per risolvere una vicenda annosa che il Governo ha già risolto approvando, nel collegato alla legge di stabilità, un'apposita norma.

  PRESIDENTE. Se ho capito bene, lei ha fatto una richiesta formale di accantonamento. A questo punto, chiederei al relatore per la maggioranza che cosa ne pensa e poi farò intervenire anche i due relatori di minoranza, che mi hanno chiesto di intervenire sulla questione dell'accantonamento. Prego, relatore Bratti.

  ALESSANDRO BRATTI, Relatore per la maggioranza. Signor Presidente, questa è una discussione che abbiamo fatto approfonditamente in Commissione, quindi questo articolo 3 non serve per risolvere una problematica che esiste e che il Governo in altri provvedimenti sta cercando di risolvere. Questo articolo 3 serve per inasprire le pene per il reato di abbruciamento dei rifiuti, quindi non è che attraverso una strada cerchiamo invece di risolvere un altro problema che c’è e, come è stato prima ricordato negli interventi che mi hanno preceduto, c’è un impegno a risolverlo nel modo, nella maniera e nei percorsi dovuti. Questo non è il veicolo legislativo adeguato per affrontare quel tema, che – ripeto – esiste, c’è e va affrontato e risolto in altri provvedimenti.

  PRESIDENTE. Se anche il relatore Grimoldi ci dà un parere su questa proposta.

  PAOLO GRIMOLDI, Relatore di minoranza. Signor Presidente, sottoscrivo quanto detto dall'onorevole Russo e ci tengo a sottolineare che forse nell'intervento di prima non ho chiarito bene, anche per informare i colleghi. Il reato poi inevitabilmente vale su tutto il territorio nazionale. Questo vuol dire che il contadino toscano, piuttosto che quello emiliano, piuttosto che quello veneto, rischiano di andare... Ecco, attenzione. Allora è vero che in Commissione, come ha detto il relatore Bratti, abbiamo preso l'impegno e il Governo ha anche già varato... Però noi rischiamo nelle prossime settimane di avere qualcuno che è abituato da qualche decennio a bruciare la paglia nel proprio fondo, che viene messo in carcere. Detto questo (Commenti del deputato Bratti)... Sì, l'abbiamo tolto, però ci sono comunque le sanzioni. Io credo che si debba intervenire fino in fondo per Pag. 38togliere ogni forma di sanzione possibile e immaginabile su questa problematica e tutelare in tutti i modi la categoria.

  PRESIDENTE. Vorrei un attimo uscire dalla questione dell'accantonamento. Relatore De Rosa, se è possibile ci dà un parere sull'accantonamento ? Poi prendiamo una decisione.

  MASSIMO FELICE DE ROSA, Relatore di minoranza. Signor Presidente, sarei per non accantonare l'emendamento, anche perché noi abbiamo già delle sanzioni amministrative, abbiamo tolto il rischio di una sanzione penale, e quindi stiamo discutendo del nulla in questo momento. Stiamo discutendo di una cosa che non esiste, quindi non c’è niente da accantonare. Se poi si vuole legalizzare l'abbruciamento in tutti i campi e in tutta Italia è un'altra questione (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Questo riguarda il merito. Deputato Russo, dagli interventi che ho sentito, non sembra che ci siano i presupposti per l'accantonamento, ma se insiste io lo pongo in votazione in Aula.

  PAOLO RUSSO. Signor Presidente, non insisto e ne ragioniamo sull'emendamento immediatamente successivo, ovviamente.

  PRESIDENTE. Sta bene. Su questo emendamento aveva chiesto di intervenire il deputato Zaratti. Ne ha facoltà.

  FILIBERTO ZARATTI. Signor Presidente, noi avevamo presentato un emendamento in Commissione, che era stato accolto, che appunto evitava l'estensione del reato penale per coloro che bruciavano appunto gli sfalci, la paglia e via dicendo. Ci siamo resi conto in Commissione che l'emendamento, così approvato, pur evitando il rischio più grande, cioè quello del reato penale, invece paradossalmente estendeva la sanzione amministrativa a coloro che bruciavano appunto sfalci e paglia, che è un problema molto serio e importante.
  Non credo che nelle considerazioni del collega Russo ci fosse l'idea che fosse possibile bruciare dappertutto illecitamente i rifiuti, ma semplicemente affrontare la questione importante che riguarda l'attività di tanti piccoli agricoltori, piccoli e medi agricoltori, che tradizionalmente bruciano gli sfalci delle potature sul proprio fondo, sul proprio terreno. In quel caso, nella fase intermedia tra l'approvazione di questo decreto e quando sarà approvato il collegato agricoltura, che invece affronta compiutamente questo problema, in questo lasso di tempo, avremmo un'estensione delle sanzioni amministrative per quei piccoli agricoltori.
  Io penso che questo sia sbagliato. Penso che noi invece dovremmo cercare di trovare il modo, avendo risolto la parte che riguarda il penale, di risolvere anche questa parte amministrativa.
  Per questo, penso che la riformulazione noi la voteremo, caro relatore; la voteremo perché è migliorativa della situazione attuale. Ciononostante, rimane aperto un problema che riguarda tanti piccoli e medi imprenditori, anzi, semplici cittadini, che, a volte, magari, fanno le potature nel proprio giardino e che, se bruciassero queste sterpaglie, alla fine incorrerebbero nelle sanzioni amministrative. Quindi, da questo punto di vista, voteremo la riformulazione migliorativa, ma rimane aperto un problema che secondo me è grave.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Borghi. Ne ha facoltà.

  ENRICO BORGHI. Signor Presidente, siccome questo è un tema che rischia di avere anche un'eco esterna, vorrei soltanto sintetizzare un aspetto (le parole che ha espresso il collega Zaratti, in questo senso, sono assolutamente illuminanti). Con questo provvedimento, noi stiamo discutendo rispetto ad un inasprimento di pene in materia di rifiuti.
  Il tema della questione agricola è fuori e riguarda un aspetto che sarà affrontato nelle sedi competenti, perché non modifichiamo la situazione previgente. Poi, altro Pag. 39è, invece, il discorso se poi qualcuno, con la scusa di smaltire attività di carattere agricolo, realizza percorsi di smaltimento illegale di rifiuti. Occorre distinguere le due questioni e non confonderle, ed è il motivo per il quale in Commissione noi abbiamo fatto questo sdoppiamento e chiediamo di poter proseguire su questo versante.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Ottobre. Ne ha facoltà.

  MAURO OTTOBRE. Signor Presidente, vorrei centrare anche l'importanza di questo emendamento. Trattasi della necessità delle piccole aziende di bruciare in loco alcune potature proprio per la problematica di malattie fitosanitarie, perché alcune malattie nel mondo agricolo sono anche volatili.
  Quindi, pensiamo anche alle potature degli ulivi. Ma abbiamo anche sanato, con questo emendamento, diversi infortuni che accadevano proprio nelle aziende agricole. Pensiamo anche ai territori svantaggiati, dove, per esempio, vi sono alcune «olivaie» che fanno parte di certe balze, e quindi gli agricoltori e i coltivatori dovevano portare via queste potature molto ingombranti, e abbiamo registrato notevoli infortuni. Quindi, questo è un emendamento che va anche nell'ottica di far venire meno alcuni infortuni nel mondo agricolo.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Fedriga. Ne ha facoltà.

  MASSIMILIANO FEDRIGA. Signor Presidente, intervengo solo qualche secondo per dire che non è vero, come ho sentito, che il problema non esiste. Il problema esiste e dipende soprattutto dall'interpretazione che ogni magistrato decide di dare. Quindi, rischiamo veramente di non andare a chiarire una problematicità che vivono gli agricoltori.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Carrescia. Ne ha facoltà.

  PIERGIORGIO CARRESCIA. Signor Presidente, intervengo per dire che ha ragione il relatore nell'evidenziare che questo emendamento non è strettamente pertinente al problema dell'abbruciamento dei rifiuti, perché il problema si pone per le sostanze vegetali, per sfalci, potature e quant'altro, che il testo unico dell'ambiente esclude, a determinate condizioni, dalla disciplina sui rifiuti.
  Il problema che dobbiamo affrontare è quello di disciplinare quando l'utilizzo in agricoltura di questi materiali non è rifiuto, e quindi quando va disciplinato con una specifica normativa. Con il collegato ambientale, in Commissione, se ne è parlato, vi è stata una disponibilità del Governo e vi è anche un ordine del giorno che è stato presentato dal mio gruppo a tal proposito. Il problema può essere risolto, però non è pertinente rispetto al decreto che abbiamo oggi in discussione.

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Grimoldi 3.201, nel testo riformulato, con il parere favorevole della Commissione, del Governo e dei relatori di minoranza.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Molea... Cenni... Carbone... Battaglia...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti e votanti  455   
   Maggioranza  228   
    Hanno votato  453    
    Hanno votato no    2.

  La Camera approva (Vedi votazioni).

  (La deputata Argentin ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto favorevole).

  Avverto che, a seguito dell'approvazione dell'emendamento Grimoldi 3.201, come riformulato, risulta assorbita la Pag. 40parte principale dell'emendamento Russo 3.18, di cui sarà posta in votazione la sola parte consequenziale.
  Passiamo dunque all'emendamento Russo 3.18.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Russo. Ne ha facoltà.

  PAOLO RUSSO. Signor Presidente, siamo sulla medesima questione. Io non comprendo per quale ragione, avendo la possibilità di trasferire una norma già approvata dal Consiglio dei ministri, e non efficace perché non approvata dal Parlamento, dobbiamo rinviare ad altra data, ad altro strumento e ad altra occasione un elemento di chiarezza che renderebbe ragione anche dei sacrifici che fanno gli agricoltori a stare anche in quei territori.
  Ho sentito parlare di traffico di rifiuti. Che c'entra questo con l'agricoltore ? Se c’è una fattispecie penale già chiara, circa lo smaltimento illecito dei rifiuti, questa riguarda anche l'agricoltore che dovesse delinquere. Ma qui siamo al cospetto di una vicenda totalmente diversa. Siamo al cospetto di una vicenda relativa a quell'agricoltore che, in modo controllato, sui propri campi, brucia residui vegetali delle lavorazioni agricole, sfalci, paglia, potature. Siamo in questa fattispecie, che è completamente diversa e rende ragione dello straordinario lavoro che quell'agricoltore fa anche nel tutelare quel territorio dal punto di vista del dissesto idrogeologico.
  Non credo che stiamo rendendo un buon servigio al provvedimento che stiamo varando, ma, soprattutto, non credo che stiamo rendendo un buon servigio alle centinaia, alle migliaia e migliaia di aziende agricole che si aspettano di poter operare con serenità sui loro campi.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Grimoldi. Ne ha facoltà.

  PAOLO GRIMOLDI. Signor Presidente, intervengo solo per sottoscrivere quanto detto dall'onorevole Russo. Credo che ci si sia accorti in seconda battuta dei rischi che questo provvedimento – ecco, adesso che mi dà ragione anche Manfredi sono sereno – poteva comportare per gli agricoltori. Io a questo emendamento sono ovviamente favorevole e voterò a favore.
  Speriamo veramente che la maggioranza e il Governo intervengano quanto prima, perché non si può mettere a rischio l'attività di tutti gli agricoltori e dei coltivatori che, per bruciare poca paglia, rischiano comunque in modo inimmaginabile rispetto a quello che sono abituati a fare da decenni.

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Russo 3.18, limitatamente alla parte consequenziale con il parere contrario della Commissione, del Governo e del relatore di minoranza del gruppo MoVimento 5 Stelle, e con il parere favorevole del relatore di minoranza del gruppo Lega Nord e Autonomie.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Rotta... Bossa... Grassi... Russo... Gebhard... Moretto... Cera... Moretto ancora non riesce a votare... arrivano i tecnici... ha votato.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  369   
   Votanti  367   
   Astenuti    2   
   Maggioranza  184   
    Hanno votato   98    
    Hanno votato no   269.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  (La deputata Argentin ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto contrario).

  Passiamo alla votazione dell'emendamento Zaratti 3.25.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Zaratti. Ne ha facoltà.

Pag. 41

  FILIBERTO ZARATTI. Signor Presidente, questo è uno dei punti più controversi di questo decreto. In questo comma, infatti, si attribuisce la possibilità di utilizzare l'esercito per il controllo del territorio nella zona che stiamo cercando di tutelare, che è quella della «Terra dei fuochi».
  Voglio ricordare, insomma, che da questo punto di vista c’è una grande contrarietà da parte dei comitati e una forte contrarietà da parte dei cittadini della «Terra dei fuochi» e credo sia una contrarietà giustificata dai fatti. Non penso, infatti, che il problema dei grandi roghi che sono presenti in quella zona ed il problema degli sversamenti (che ci sono stati e che non ci dovrebbero essere e speriamo non ci saranno più nel prossimo periodo) potranno essere risolti dalla presenza dell'esercito, cioè di personale peraltro non specializzato in quella zona.
  Nel testo si prevede la presenza di circa 850 soldati in quella zona. Penso che il problema non vada affrontato in questo modo. Il problema è quello che abbiamo cercato di risolvere con molte proposte emendative durante questa discussione, che riguardano la partecipazione ed il coinvolgimento degli enti locali, dei cittadini e dei comitati, nonché il potenziamento delle forze dell'ordine specializzate. Infatti, le risorse che verrebbero utilizzate per l'impiego dell'esercito potrebbero essere più utilmente utilizzate per rafforzare il Corpo forestale dello Stato, i NOE, i carabinieri dei NOE, Corpo forestale che ha fatto un grandissimo lavoro per quanto riguarda la «Terra dei fuochi».
   Per questo noi siamo contrari. Siamo contrari a questa sorta di militarizzazione di quel territorio, già vessato da tante servitù e già vessato da tanti danni ambientali. Io faccio un appello veramente accorato ai colleghi del MoVimento 5 Stelle, ai colleghi del Partito Democratico ed agli altri che si sono occupati così fortemente e così intensamente di questo decreto: di evitare questa ulteriore, per così dire, servitù per quanto riguarda il territorio della «Terra dei fuochi». Non è in questo modo che si risolve il problema, ma lo si risolve individuando chi inquina, individuando le cosche mafiose che hanno smaltito, individuando quelle aziende del nord del nostro Paese, ma anche d'Europa, così come ci raccontano i verbali giudiziari, che hanno smaltito illegalmente i loro veleni in questa parte del nostro territorio, accertando le responsabilità, accertando i veri colpevoli di questo misfatto che è stato compiuto nei confronti di quelle popolazioni del nostro Paese, del territorio e dell'ambiente.
  Non credo che questo sia l'utilizzo per i nostri ragazzi e ragazze che sono impiegati nell'esercito del nostro Paese. Pensiamo che questa sia una scelta sbagliata, che vada cambiata e che vada combattuta. Del resto, è uno dei punti che meno condividiamo di questo decreto, è uno dei punti che riteniamo assolutamente critici rispetto all'iniziativa che si porta avanti.
  Per questo motivo chiediamo davvero un ripensamento, e chiediamo che queste risorse, che servono a sostenere la presenza di 850 militari non specializzati in quell'area, vengano utilmente utilizzate per rafforzare il Corpo forestale dello Stato, i NOE, i Carabinieri e le altre forze dell'ordine che stanno operando e che hanno così operato egregiamente in questo periodo.

  ANDREA ORLANDO, Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  ANDREA ORLANDO, Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. Signor Presidente, non vorrei che su questo punto si incentrasse un dibattito di carattere ideologico. Questo non è il cuore del decreto, non è l'unico strumento che viene messo a disposizione.
  Questo è uno degli strumenti che vengono messi a disposizione. Se la «Terra dei fuochi» è diventata ciò che è, è anche perché vi è stata una difficoltà delle forze dell'ordine, che agivano in modo ordinario, ad affrontare e a risolvere questa situazione.Pag. 42
  Oggi, noi stiamo provando a dare uno strumento in più che consenta, in una fase transitoria, di presidiare il territorio ed, in parallelo, di rafforzare il coordinamento delle forze dell'ordine e di realizzare, per via amministrativa, un rapporto tra i comuni, nonché di utilizzare la polizia municipale anche al di fuori dei limiti del singolo comune. Le esperienze di unioni di comuni in Italia in questa direzione si sono ampiamente sviluppate, ed è notevole che questo non sia avvenuto in quella realtà. Noi accompagneremo questo processo e questo percorso.
  In una parola, noi non vogliamo alcuna militarizzazione di quel territorio, perché quel territorio ha bisogno, invece, di rafforzare le istituzioni democratiche e la partecipazione e non creare un'eccezionalità da questo punto di vista. L'esercito, che però è l'esercito della Repubblica italiana e non di un altro Paese, quindi è una istituzione democratica che agisce all'interno del nostro ordinamento, può dare un contributo a tutti gli altri soggetti istituzionali per fare questo passo avanti. E io credo che, pur non facendo di questa la risoluzione principe contenuta in questo decreto-legge, è una delle possibili strade che si possono percorrere.
  Vigileremo su un punto, che è importante: che la presenza dell'esercito non determini un elemento di deresponsabilizzazione degli altri soggetti. Da questo punto di vista, è importantissimo il ruolo che svolgeranno la prefettura di Napoli e la prefettura di Caserta. Su questo è già stato attivato un confronto, che seguiremo con grandissima attenzione, perché è importante che anche l'esercito sia un elemento che consenta di passare a una capacità repressiva e di presidio ordinario senza essere, invece, ancora una volta, una presenza di carattere eccezionale che manleva alcuni dalle loro responsabilità.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Colonnese. Ne ha facoltà.

  VEGA COLONNESE. Signor Presidente, come si usa nel MoVimento 5 Stelle, noi ragioniamo sulle questioni. Noi richiedemmo l'esercito come misura emergenziale: c'era una questione di legalità. Successivamente, come per i reati ambientali, abbiamo costruito una proposta, sentendo gli esperti, sentendo i cittadini.
  Ora, dato che la proposta sui reati ambientali è in discussione, mentre quella che ci accingeremo a proporre al Senato ancora non lo è, noi non solo inaspriremo, ad esempio, le pene, ma chiederemo anche dei sistemi di indagine molto più approfonditi, chiederemo la certezza, la sicurezza e daremo anche i mezzi per poter difendere non le discariche, ma i cittadini.
  Ora, dato che questo provvedimento ancora non è in discussione, mentre quello sui reati ambientali finalmente, dopo vent'anni, lo è, il MoVimento 5 Stelle si asterrà su questo emendamento, in attesa di approfondire la questione e renderla realmente risolutiva (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Scotto. Ne ha facoltà.

  ARTURO SCOTTO. Signor Presidente, onorevole Ministro Orlando, andrei cauto nel definire ideologica la posizione che noi esprimiamo rispetto alla presenza dell'esercito nella regione Campania e nella «Terra dei fuochi». Noi solleviamo un'obiezione rispetto all'efficacia dello strumento che viene messo in campo. E aggiungerei che ci sarà uno sforzo notevole e significativo sul piano delle risorse con l'invio di 850 uomini.
  Qualche mese fa, il Ministero dell'interno rispose ad una mia interrogazione rispetto alla soppressione del posto di polizia a Casapesenna, un comune – come lei ben sa – ai confini della «Terra dei fuochi», perché bisognava fare la spending rewiev. Non si capisce perché si abolisce il posto di polizia di Casapesenna e si invia l'esercito. Questo è il punto. Per cui chiediamo a tutto il Parlamento di ripensarci (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà).

Pag. 43

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il collega Migliore. Ne ha facoltà.

  GENNARO MIGLIORE. Signor Presidente, signor Ministro, effettivamente quel bisogno che noi vogliamo esprimere con questo emendamento è quello di civilizzare quel territorio, di renderlo realmente disponibile ai cittadini. So bene, ed anzi immagino bene, a quale parte della maggioranza faccia riferimento questa proposta. Ma se di un esercito c’è bisogno, su quel territorio, c’è bisogno di un esercito di biologi, ingegneri, geologi (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà). E sinceramente, anche se ci fosse l'esercito, non capiamo perché non inviare il genio, visto che la pubblica sicurezza deve essere garantita dalle forze dell'ordine, non dall'esercito. Chi ha poca memoria non ricorda che l'esercito in Campania c’è già stato e non ha prodotto alcun risultato (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il collega Russo. Ne ha facoltà.

  PAOLO RUSSO. Signor Presidente, questa operazione, come l'operazione «Primavera» in Puglia, anni addietro, è stata richiesta fin dal 2006. È stata richiesta dalle associazioni ambientaliste, è stata richiesta da avvedute avanguardie, è stata richiesta da più parti, e ho avuto il privilegio di presentare, in questo Parlamento, una proposta di legge in tal senso, che è stata trasferita pari pari come emendamento al decreto, perché questa misura nel decreto non c'era. Devo dire che un'analoga proposta è stata presentata dalla collega Rostan, prima firmataria, collega del PD.
  Ma a che servono i militari in quell'area ? Guardate, intanto so a chi non servono: non servono alle persone perbene, non servono a quanti hanno serenità. Servono ad evitare il traffico di rifiuti, servono per contrastare i crimini ambientali, sicuramente non giovano alla camorra, servono anche per evitare di buttare risorse, e spiego per quale ragione: perché se devono essere attivate tutte le procedure per le caratterizzazioni e le bonifiche, è evidente che dobbiamo evitare che altri rifiuti vengano illecitamente smaltiti su quelle aree, altrimenti dovremmo ricominciare ogni volta da capo. È evidente che servono per un periodo limitato ed è evidente che questa funzione è una funzione tipicamente nazionale ed è evidente che questa funzione tipicamente nazionale non è un'occupazione militare, ma è un servizio civile in quei territori.
  Apprezzo la posizione dei colleghi di SEL, che hanno avuto questa posizione chiara ed inequivoca dal primo giorno, e capisco finalmente anche la posizione dei colleghi del MoVimento 5 Stelle, i quali avevano approvato questo testo in Commissione difesa, poi lo avevano disapprovato, poi avevano chiesto, con un emendamento, che invece di 850 militari fossero 800 militari. Oggi finalmente si sono chiariti e si astengono. La verità è che la presenza dei militari su quei territori non è risolutiva, ma è il primo passo per avviare quella condizione di riscatto, ambientale e civile, che quella terra merita.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, la deputata Castiello. Ne ha facoltà.

  GIUSEPPINA CASTIELLO. Signor Presidente, condivido chiaramente l'intervento fatto dal collega Paolo Russo.
  Vedete, il Ministro diceva e parlava di un intervento, quello appunto dei militari, non straordinario. A noi fa piacere che sia così, ma è un intervento che non nasce a caso. Noi l'abbiamo sicuramente proposto, è stato accolto dalla Commissione, ma io sento parlare in quest'Aula molti colleghi, che dicono: «Abbiamo parlato con i cittadini e non vogliono». Allora, io veramente non metto in discussione anche la posizione ideologica e rispetto gli amici di SEL, ma inviterei realmente a parlare. Probabilmente chi interviene non vive quei territori, non vive in quelle terre.
  Parlate con i cittadini e con le forze dell'ordine, perché la richiesta ci viene Pag. 44dalle forze dell'ordine perché non ce la fanno. Pur facendo un lavoro eccezionale, non riescono a coprire l'intero territorio. Non hanno la possibilità di utilizzare altre unità...

  PRESIDENTE. Dovrebbe concludere.

  GIUSEPPINA CASTIELLO....e, quindi, ci chiedono l'intervento dell'esercito per questo motivo.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il collega Rossi. Ne ha facoltà.

  DOMENICO ROSSI. Signor Presidente, io credo che dobbiamo innanzitutto leggere esattamente quello che dice l'emendamento, e l'emendamento dice che i prefetti delle province sono autorizzati ad avvalersi dell'esercito nell'ambito delle operazioni di sicurezza e di controllo. Questo significa due cose. La prima è che dobbiamo valutare questo emendamento sotto un punto di vista pragmatico. E la pragmaticità di questo emendamento è che chi deciderà la necessità dell'impiego dell'esercito o meno non è questa legge, ma sono i prefetti. Noi stiamo solo autorizzando i prefetti a valutare se c’è necessità dell'impiego delle Forze armate. Punto uno quindi: stiamo autorizzando qualcuno. Punto due: se oggi stiamo discutendo sull'utilizzare o meno le Forze armate, significa che il problema non esiste ? O il problema esiste ? Il problema evidentemente esiste e, allora, dobbiamo chiederci se c’è un altro strumento e se oggi le forze dell'ordine, in questo momento, non fra due anni, in questo momento, sono in grado di controllare il territorio. E, allora, possiamo tranquillamente affermare, per le stesse cose dette da SEL, che ha messo in evidenza l'inadeguatezza per determinate situazioni delle forze di polizia, che è compito di questo Parlamento dare ai prefetti il massimo delle opportunità per controllare un territorio che è ridotto così per un semplice motivo: non è stato controllato adeguatamente, senza dare colpe a nessuno, probabilmente per inadeguatezza delle risorse. E ricordiamo una cosa, che se noi andiamo a parlare, ogni volta che si utilizza l'espressione militarizzazione dell'esercito, noi creiamo i presupposti ideologici per andare a vedere quell'utilizzazione dell'esercito in modo distorto da parte della popolazione, ed è una popolazione, invece, che dai Vespri siciliani a «Strade Sicure» ha sempre accolto le Forze armate sicuramente in termini positivi, sicuramente in termini di aspettativa e ne ha apprezzato sempre i risultati (Applausi dei deputati del gruppo Per l'Italia).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Luigi Gallo. Ne ha facoltà.

  LUIGI GALLO. Signor Presidente, il MoVimento 5 Stelle non accetta la morale da Russo di Forza Italia e dal PdL (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) sull'impiego dei militari in Campania perché vogliamo ricordare a quest'Aula come sono stati utilizzati i militari in Campania dal Governo Berlusconi. I militari in Campania hanno fatto l'operazione «Strade sicure» dove mettevano presidi militari in giro per la città di Napoli per dimostrare che c'erano delle sagome a garantire la sicurezza del territorio. Poi, nello stesso decreto, hanno militarizzato le discariche, quindi chiunque andava lì a fotografare, all'interno di una discarica, veniva portato in questura. Poi scortavano i camion dell'immondizia con i rifiuti in deroga...

  PRESIDENTE. Dovrebbe concludere.

  LUIGI GALLO....quindi fanghi letali per i cittadini campani. È chiaro che se portiamo i militari a fare questo è aberrante (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, la deputata Duranti. Ne ha facoltà.

Pag. 45

  DONATELLA DURANTI. Signor Presidente, solo per dire che Sinistra Ecologia Libertà si è già espressa contro questo articolo in Commissione difesa e coerentemente ha continuato in Commissione ambiente a fare la sua battaglia. Capisco l'intervento del collega Russo, il quale in Commissione difesa aveva portato una legge ad hoc per l'utilizzo e l'impiego delle Forze armate in Campania. Noi stiamo dalla parte dei comitati e dei parroci che, invece, in queste ore stanno dicendo «no» all'utilizzo delle Forze armate su quel territorio.
  Crediamo che si possa risolvere, invece, utilizzando maggiori risorse, dando maggiori risorse alle forze dell'ordine e alle istituzioni che sono già preposte, per compiti precisi e per compiti istituzionali, al controllo del territorio. Rimaniamo contrari all'uso delle Forze armate e chiediamo a tutti maggiore coerenza e quindi di votare a favore del nostro emendamento; soprattutto pensiamo che una volta per tutte bisogna finirla di immaginare che l'impiego delle Forze armate possa essere risolutivo di tutto nel nostro Paese.

  PRESIDENTE. Deputata Duranti, concluda.

  DONATELLA DURANTI. Forse dovremmo cominciare ad ascoltare chi in quei luoghi abita e ad ascoltare soprattutto le richieste che ci fanno.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Grimoldi. Ne ha facoltà.

  PAOLO GRIMOLDI. Signor Presidente, intervengo per sottolineare che non è che a me l'onorevole Russo sia simpatico, ma nel suo intervento ha detto una cosa assolutamente condivisibile; ha detto: SEL ha un'opinione, uno può essere d'accordo o no e ha questa opinione, io non sono d'accordo, ho un'altra opinione. L'onorevole Russo ha detto che c’è qualcuno in quest'Aula, invece, che non ha un'opinione in merito, che ha delle posizioni che esprime in modo un po’ confusionario e che nelle diverse Commissioni ha votato in modo diverso. Si riferiva ai colleghi del MoVimento 5 Stelle i quali, evidentemente, quando il collegamento a Internet non funziona hanno qualche problema a esprimere le proprie opinioni e aggiungo che vogliono fare la rivoluzione, rivoluzione, rivoluzione, ma con questo voto dimostrano che i primi democristiani, di vecchia data, sono loro (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Cirielli. Ne ha facoltà.

  EDMONDO CIRIELLI. Signor Presidente, sinora non volevo intervenire perché da campano, sostanzialmente, ringrazio tutta l'Aula per l'impegno bipartisan, come si dice oggi, per cercare di dare una mano alla nostra terra, devastata e saccheggiata. Avrei dovuto dire che si fa un bel decreto-legge, ma non si mettono risorse e questo non rappresenta una cosa seria. Rispetto però a questa problematica mi sento di intervenire, perché sebbene condivida il punto di vista di SEL che dice che mandare i militari è la dimostrazione di un fallimento dello Stato, è chiaro che, purtroppo, se non siamo in Campania di fronte a un fallimento dello Stato...certamente sarebbe un eufemismo negarlo. Voglio dire, però, che non è giusto indirettamente – non credo che sia volontà di nessuno, però traspare da qualche intervento – mettere in discussione la professionalità dei militari. I militari hanno dimostrato, in Italia e all'estero, di saper fare bene qualunque compito, come le forze dell'ordine e, purtroppo, meglio, in tante circostanze, di operatori civili. Quindi, credo che noi dobbiamo complessivamente ringraziare i militari per quello che hanno fatto e sapere che sono in grado di fare questo ed altre cose.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Baroni. Ne ha facoltà.

  MASSIMO ENRICO BARONI. Signor Presidente, in merito alle questioni che a Pag. 46volte non sono chiare rispetto ai nostri processi decisionali, chiarisco che in alcune situazioni prendiamo delle decisioni radicali e in altre situazioni prendiamo delle decisioni di buonsenso; per cui chi ha fatto questa osservazione invece di preoccuparsi del nostro collegamento a Internet dovrebbe preoccuparsi del proprio collegamento al cervello.

  PRESIDENTE. Si rivolga con rispetto ai suoi colleghi, deputato Baroni.
  Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Zaratti 3.25, con il parere contrario della Commissione, del Governo e del relatore di minoranza del gruppo Lega Nord e Autonomie, e sul quale il relatore di minoranza del gruppo MoVimento 5 Stelle si rimette all'Assemblea.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Piccolo, Russo, Greco, Basilio...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  433   
   Votanti  346   
   Astenuti   87   
   Maggioranza  174   
    Hanno votato   30    
    Hanno votato no   316.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

(La deputata Argentin ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto contrario, la deputata Bossa ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto favorevole e la deputata Valeria Valente ha segnalato di aver espresso voto favorevole mentre avrebbe voluto esprimere voto contrario).

  Passiamo alla votazione dell'emendamento Zaratti 3.26.

  FILIBERTO ZARATTI. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  FILIBERTO ZARATTI. Signor Presidente, lo ritiro.

  PRESIDENTE. Sta bene.
  Passiamo dunque alla votazione dell'emendamento 3.800 della Commissione. Invito i relatori ed il rappresentante del Governo ad esprimere il parere.

  ALESSANDRO BRATTI, Relatore per la maggioranza. Signor Presidente, il parere è favorevole.

  PRESIDENTE. Il Governo ?

  ANDREA ORLANDO, Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. Signor Presidente, il parere del Governo è conforme a quello espresso dal relatore.

  PRESIDENTE. Il relatore di minoranza De Rosa ?

  MASSIMO FELICE DE ROSA, Relatore di minoranza. Signor Presidente, il parere è favorevole.

  PRESIDENTE. Il relatore di minoranza Grimoldi ?

  PAOLO GRIMOLDI, Relatore di minoranza. Signor Presidente, il parere è favorevole.

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Ricordo che la Commissione bilancio, avendo revocato la condizione legata all'emendamento 3.700, ha subordinato il parere favorevole sul testo del provvedimento all'approvazione dell'emendamento 3.800 della Commissione.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 3.800 della Commissione, con il parere favorevole del Governo e dei relatori di minoranza.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

Pag. 47

  Bolognesi, Abrignani, Simoni.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  425   
   Votanti  403   
   Astenuti   22   
   Maggioranza  202   
    Hanno votato   397    
    Hanno votato no    6.

  La Camera approva (Vedi votazioni).

  (La deputata Argentin ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto favorevole).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 3.701, da votare ai sensi dell'articolo 86, comma 4-bis, del Regolamento, con il parere favorevole della Commissione, del Governo e dei relatori di minoranza.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Lavagno.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti e votanti  429   
   Maggioranza  215   
    Hanno votato  412    
    Hanno votato no  17.

  La Camera approva (Vedi votazioni).

  (La deputata Argentin ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto favorevole).

  Passiamo alla votazione dell'emendamento Russo 3.40.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Russo. Ne ha facoltà.

  PAOLO RUSSO. Signor Presidente, si tratta dell'annosa, solita questione degli sfalci di potatura. Io chiederei un atto di resipiscenza, da questo punto di vista, del relatore e del Governo. Non credo che facciamo un buon servizio agli agricoltori italiani. Mi permetterei, pertanto, di sollecitare fino alla decima volta il relatore ad essere sensibile su questo fronte. Danneggiamo inutilmente gli agricoltori del nostro Paese.

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Russo 3.40, con il parere contrario della Commissione, del Governo e del relatore di minoranza De Rosa, favorevole del relatore di minoranza Grimoldi.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Brandolin, Gadda, Carbone, Russo.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti e votanti  338   
   Maggioranza  170   
    Hanno votato  79    
    Hanno votato no  259.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  (La deputata Argentin ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto contrario e il deputato Crippa ha segnalato che avrebbe voluto astenersi).

  Passiamo alla votazione dell'emendamento Russo 3.42.

  PAOLO RUSSO. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  PAOLO RUSSO. Signor Presidente, lo ritiro.

  PRESIDENTE. Sta bene.
  Passiamo alla votazione dell'emendamento Tofalo 3.36.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Tofalo. Ne ha facoltà.

Pag. 48

  ANGELO TOFALO. Signor Presidente, mi spiace per il parere non favorevole. Questo emendamento, Tofalo 3.36, scritto per mano dei cittadini informati campani, e portato da noi qui in Aula oggi, chiede semplicemente che la prescrizione per i reati oggetto dell'articolo 3 decorra dal momento in cui la vittima abbia piena consapevolezza e conoscenza della malattia, che è una cosa facilmente identificabile.
  Ciò detto, in passato, in nome del profitto di pochi, sia l'ambiente che la salute sono sempre stati calpestati, e sono stati sacrificati e anche barattati spesso in maniera miserevole per dei posti di lavoro. La nostra Costituzione sancisce i diritti fondamentali: sia il diritto alla salute sia il diritto al lavoro. Lo Stato dev'essere garante di entrambi i diritti, però in questi ultimi decenni non è stato in grado di bilanciare bene queste cose.
  Noi, come MoVimento 5 Stelle, chiediamo di elaborare un piano nazionale con tempistiche certe per affrontare il problema su scala nazionale, perché tutta l'Italia è in emergenza ambientale, ed ogni regione ha le sue grandi e piccole terre dei fuochi (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il collega Segoni. Ne ha facoltà, per un minuto.

  SAMUELE SEGONI. Signor Presidente, inizio con delle scuse da parte della Toscana, che ha contribuito al dramma della Terra dei fuochi smaltendo illegalmente in Campania rifiuti tossici del distretto del cuoio. E oggi la Toscana incassa, perché riceve nelle proprie discariche parte di questo dramma.
  La Toscana ha cinque siti di interesse nazionale, senza fondi e tempistiche certe per procedere alla bonifica. Presso l'isola della Gorgona dal 2011 sono sperduti in mare 71 fusti contenenti materiale altamente tossico. In tutta la Toscana sono spuntati ovunque come funghi inceneritori e discariche, frutto di piani speculativi assurdi: ad esempio, a Montale abbiamo un caso di inceneritore, che oltre che sforare regolarmente i valori di PM10, è ampliato sulle proprie ceneri di risulta.

  PRESIDENTE. La invito a concludere.

  SAMUELE SEGONI. Un tentativo per fortuna fallito di un inceneritore in pieno Chianti, discariche in siti geologicamente inadatti, alcuni da bonificare dagli anni Settanta. Nei dintorni di Arezzo, a Quarata, c’è una piccola terra dei fuochi: sono interrati infatti migliaia di tonnellate di rifiuti tossici. A Livorno, ad esempio, c’è un sito di interesse nazionale....

  PRESIDENTE. Volevo precisare una cosa: lascio parlare all'inizio per capire se l'argomento è attinente con il tema dell'emendamento, perché molto spesso il deputato inizia la sua dichiarazione di voto partendo da una questione che riguarda il suo territorio; però, cerchiamo di non andare proprio fuori dall'argomento, perché non mi sembrava fosse questo quello dell'emendamento.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, la deputata Terzoni. Ne ha facoltà.

  PATRIZIA TERZONI. Signor Presidente, mi volevo collegare ai miei due colleghi, perché viene sempre citato il nord e il sud, e invece nell'emendamento di Tofalo rientra anche il centro Italia, e io faccio parte delle Marche: perché nelle Marche abbiamo il SIN di Falconara, il SIR del basso bacino del Chienti, l'area del comune di Fabriano che è inquinata dal tetracloroetilene. Poi abbiamo delle aree di piccola terra dei fuochi in tutte le province, perché, partendo dalla provincia di Ascoli Piceno, abbiamo l'ex discarica comunale in località Brancadoro, in provincia di Macerata abbiamo la discarica fiume Chienti a Civitanova, il genio civile a Civitanova, Saltari Maria a Montecosaro...

  PRESIDENTE. Collega, chiedo scusa se la interrompo: credo di aver capito qual è Pag. 49il senso di questi interventi, però non mi sembra che siano attinenti con la questione della decorrenza della prescrizione rispetto ai reati ambientali. Allora, la invito, se lei vuole fare un intervento su questo emendamento, altrimenti andiamo avanti...
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, la deputata Daga. Ne ha facoltà. Le rivolgo lo stesso invito !

  FEDERICA DAGA. Signor Presidente, nella nostra regione ci sono casi di problemi estremi sulle nostre discariche. Noi abbiamo avuto nella scorsa estate un gravissimo problema di miasmi su quello che è il sito di Roncigliano, che sta poco distante da Roma. Siamo stati costretti a chiamare la ASL, perché le persone, i cittadini che vivono praticamente vicini alla discarica, a 175 metri dal VII invaso della discarica di Roncigliano...

  PRESIDENTE. Vi prego di non urlare, per favore !

  FEDERICA DAGA. Abbiamo avuto un caso di miasmi che hanno portato 32 persone in ospedale. Per questo ci sono comunque delle responsabilità degli amministratori locali, che non si sono curati del territorio di Roncigliano. Il problema è che in tutta la regione Lazio abbiamo una serie di siti...

  PRESIDENTE. Ha esaurito il tempo.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, la deputata Businarolo. Ne ha facoltà. Sull'emendamento, per favore.

  FRANCESCA BUSINAROLO. Signor Presidente, proprio in merito alla decadenza della prescrizione del reato ambientale, volevo far presente che a Pescantina, a Verona, c’è una discarica. Siamo in Valpolicella, il giardino di Verona. Questa terra è violata in modo assurdo. A Pescantina c’è una discarica che è grande 12 ettari. La falda sottostante sta per essere inquinata.

  PRESIDENTE. Collega, la richiamo per la seconda volta. Deve attenersi al tema. Prego, prego, io la sto richiamando la seconda volta per attenersi al tema.

  FRANCESCA BUSINAROLO. No, lo so che non mi richiama personalmente, è solo perché questa discarica probabilmente verrà riempita proprio grazie al nostro amico Tosi, democristiano a Verona.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Ferraresi. Ne ha facoltà. Ho già richiamato più volte il gruppo su questo tema.

  VITTORIO FERRARESI. Signor Presidente, il tema della prescrizione è un tema molto caro al MoVimento 5 Stelle, soprattutto dopo che la «ex Cirielli» l'ha modificata in modo vergognoso. L'Emilia Romagna in questo caso, per quanto riguarda le malattie, è il fiore all'occhiello del PD ed è una delle pianure più inquinate al mondo: megadiscariche, autostrade, inceneritori, depositi gas, turbogas, centrali a biomasse, un piano rifiuti che vuole portare a livello territoriale i rifiuti che dovrebbero stare sul territorio da fuori, quindi abbiamo veramente...

  PRESIDENTE. Deputato Ferraresi ! Allora, l'unica cosa che chiedo al Comitato dei nove è di non urlare. Ormai è chiaro qual è il tema di questi interventi, è totalmente fuori da quello di cui stiamo discutendo. Allora, io le tolgo la parola.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, la deputata Nesci. Chiedo che si attenga almeno al tema dell'emendamento. Ne ha facoltà.

  DALILA NESCI. Signor Presidente, vorrei invitare i colleghi veramente a prendere in considerazione l'emendamento del mio collega Tofalo, che prevede semplicemente di far decorrere la prescrizione, per i reati legati anche all'ambiente, dal momento in cui la vittima veramente prende conoscenza della malattia. Dico che questo Pag. 50emendamento è molto importante perché in qualche modo aiuterà anche tutte le altre regioni che sono state escluse da questo decreto, come per esempio la Calabria e tante altre regioni.
  Noi ci avevamo provato con diversi emendamenti, anche riferiti a questioni locali, sono stati bocciati. Cerchiamo almeno di recuperare attraverso questo emendamento, visto che anche il nostro emendamento promosso per istituire obbligatoriamente in tutte le regioni d'Italia il registro tumori è stato da voi bocciato. Almeno su questo cerchiamo di trovarci d'accordo.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Amoddio. Ne ha facoltà.

  SOFIA AMODDIO. Signor Presidente, io volevo intervenire a titolo personale su questo emendamento perché sento dire in Aula, da parte anche di giuristi, che la prescrizione dovrebbe scattare dal momento in cui il soggetto ha la consapevolezza della malattia. Allora, teniamo conto tutti che questo è un drammatico momento, quando un soggetto scopre di essere ammalato e la malattia si lega all'inquinamento o alla distruzione dell'ambiente, ma non possiamo violare i principi del diritto penale, perché la prescrizione scatta dalla data in cui è commesso il reato e di questo bisogna tener conto. Un emendamento del MoVimento 5 Stelle non può violare i principi del diritto penale che sono sacrosanti e che vanno affermati in un'Aula come questa.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Sannicandro. Ne ha facoltà.

  ARCANGELO SANNICANDRO. Signor Presidente, condivido quanto ha detto poc'anzi la mia collega, ma aggiungendo un approfondimento, perché il testo, mi sia consentito, è mal congegnato. Infatti, la prescrizione di un reato decorre da quando il reato è commesso, però qui se noi leggiamo attentamente si fa riferimento all'articolo 2935 del codice civile, cioè a quell'articolo – vado a memoria – il quale dice che la prescrizione decorre, qualora non fosse esercitato il diritto, dal momento in cui questo diritto è esercitabile.
  Ora, che significa «ai fini e per gli effetti dell'articolo 2935 del codice civile, la prescrizione per i reati decorre (...) ? Stiamo parlando di una modifica della prescrizione del reato o di una modifica dell'articolo 2935 del codice civile ? Le due questioni sono impropriamente accostate e confuse, è chiaro.
  Al di là di tutto questo, noi non possiamo così, con un emendamento, modificare il regime della prescrizione, è poco serio. Questo attiene al codice penale, di conseguenza è un emendamento che, secondo me, dovrebbe essere espunto proprio perché è inammissibile in questa materia.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, la deputata Lorefice. Ne ha facoltà.

  MARIALUCIA LOREFICE. Signor Presidente, intervengo perché credo che questo emendamento sia molto importante, perché prevede la prescrizione per i reati a decorrere dal momento in cui la vittima abbia la piena conoscenza della malattia derivata dal reato.
  Mi ricollego a questo emendamento per ricordare che anche in Sicilia ci sono decine di discariche e cementifici (Commenti di deputati del gruppo Partito Democratico)...

  PRESIDENTE. Colleghi, non si può urlare così. Per favore ! Un attimo, deputata Lorefice. Colleghi, questo non è un comportamento assolutamente accettabile.
  Mi sembra di aver bloccato gli interventi ogni volta che ho ravvisato che qualcuno stava uscendo fuori dall'argomento, però per favore non si può urlare, soprattutto dai banchi del Comitato dei nove. Vi prego.
  Prego, deputata Lorefice, ovviamente sull'emendamento.

Pag. 51

  MARIALUCIA LOREFICE. La vita nelle città limitrofe è diventata impossibile, perché l'aria puzza, l'acqua delle falde ha il sapore della benzina, un bambino su quindici nasce malformato e vi è il più alto tasso di tumori di tutta Italia.
  Ora, solo adesso, dopo decenni, qualcuno comincia a indagare su queste morti sospette, per cui forse è arrivato il momento di interrompere questo processo di morte e di distruzione prima che sia tardi per la Sicilia, per la Calabria, per la Campania, la Puglia e per tutta l'Italia (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Tofalo 3.36, con il parere contrario della Commissione, del Governo e del relatore di minoranza per la Lega Nord e Autonomie, e con il parere favorevole del relatore di minoranza per il MoVimento 5 Stelle.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Vitelli... Terzoni... Tidei... Buonanno... Adornato... Baroni...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  403   
   Votanti  402   
   Astenuti    1   
   Maggioranza  202   
    Hanno votato   77    
    Hanno votato no   325.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  (I deputati Capodicasa e Argentin hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto contrario).

  Rinvio quindi il seguito della discussione al prosieguo pomeridiano della seduta.

Per un richiamo al Regolamento (ore 13,53).

  MATTEO MANTERO. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Deputato Mantero, a che titolo chiede di intervenire ? Perché se si tratta di un intervento di fine seduta, questo va fatto a fine seduta.

  MATTEO MANTERO. Signor Presidente, chiedo di parlare per un richiamo al Regolamento.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  MATTEO MANTERO. Signor Presidente, volevo segnalare – e purtroppo lo segnalo ora che abbiamo finito di votare – che è da un po’ di tempo che sui banchi del gruppo Fratelli d'Italia o Forza Italia – adesso non so bene dove finisca il limite – vedo quattro lucette accese e solo tre persone che votano. Quindi, o avanza una lucetta o manca una persona. Evidentemente, qualcuno continua a votare per i suoi colleghi. Volevo segnalare questa cosa e invitare i colleghi a depositare le minuzie.

  PRESIDENTE. Queste sono cose che possiamo accertare in fase di votazione. Anzi, invito anche ad impegnare il segretario di Presidenza per queste cose.
  Sospendo la seduta, che riprenderà alle ore 15 con lo svolgimento di interrogazioni a risposta immediata e, a partire dalle ore 16, con il seguito della discussione del decreto-legge in materia di emergenze ambientali.

  La seduta, sospesa alle 13,55, è ripresa alle 15.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ROBERTO GIACHETTI

Svolgimento di interrogazioni a risposta immediata.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di interrogazioni a risposta Pag. 52immediata, alle quali risponderà il Ministro dello sviluppo economico.

(Tempi e modalità di attuazione delle disposizioni del decreto-legge n. 69 del 2013 in materia di accesso a finanziamenti e a contributi a tasso agevolato per gli investimenti delle piccole e medie imprese – n. 3-00572)

  PRESIDENTE. L'onorevole Sottanelli ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-00572, concernente tempi e modalità di attuazione delle disposizioni del decreto-legge n. 69 del 2013 in materia di accesso a finanziamenti e a contributi a tasso agevolato per gli investimenti delle piccole e medie imprese (Vedi l'allegato A – Interrogazioni a risposta immediata), per un minuto.

  GIULIO CESARE SOTTANELLI. Signor Presidente, colleghi, signor Ministro, l'interrogazione presentata da me, insieme a due colleghi, Cimmino e Zanetti, vuole sollecitare l'attivazione della cosiddetta Sabatini-bis, un provvedimento importante che il Governo ha adottato nel mese di giugno. Successivamente, questo Parlamento lo ha convertito in legge e questa attivazione, questa disponibilità a favore delle imprese che, in questo momento, si trovano in grosse difficoltà, a tutto oggi, ancora non è resa disponibile al mondo produttivo. Volevamo chiederle quale provvedimento, lei e il suo Ministero, state adottando o avete messo in atto o penserete di adottare per far sì, appunto, che queste agevolazioni possano essere portate sul mondo produttivo.

  PRESIDENTE. Il Ministro dello sviluppo economico, Flavio Zanonato, ha facoltà di rispondere, per tre minuti.

  FLAVIO ZANONATO, Ministro dello sviluppo economico. Signor Presidente, onorevole Sottanelli, la ringrazio, in particolare, per questa interrogazione che pone un problema che mi sta particolarmente a cuore, cioè conoscere lo stato di attuazione dell'intervento previsto dalla disposizione che è all'articolo 2 del decreto-legge 21 giugno del 2013, n. 69, modificato poi dalla legge di conversione 9 agosto del 2013.
  L'adozione del provvedimento previsto dal cosiddetto decreto-legge «del fare» dello scorso giugno si è perfezionata il 27 di novembre scorso con la sottoscrizione del concertante Ministro dell'economia e delle finanze. Tale decreto consentirà di far partire il credito agevolato, come lei ha già detto, per micro, piccole e medie imprese che effettuino investimenti, anche mediante leasing finanziario, in macchinari, impianti, beni strumentali e attrezzature produttive, hardware, software e tecnologia digitale.
  Quanto all'effettiva operatività della norma, la Corte dei conti ha provveduto alla registrazione del provvedimento l'8 gennaio del 2014 (ho parlato anche personalmente con il presidente della Corte dei conti per spiegargli l'importanza di questa norma) e il testo è in corso di pubblicazione in Gazzetta Ufficiale. Al fine di completare il quadro delle disposizioni di attuazione dello strumento, evidenzio inoltre che deve essere stipulata la convenzione, prevista dall'articolo 2 del decreto-legge n. 69 del 2013, tra il Ministero dello sviluppo economico, sentito sempre il Ministero dell'economia e delle finanze, Cassa depositi e prestiti e l'Associazione bancaria italiana. A tale convenzione dovranno aderire le banche e gli intermediari finanziari interessati.
  Tale atto è ormai completato ed è in corso di elaborazione con i contraenti e, tenuto conto dei passaggi previsti, quali la consultazione con il MEF e l'autorizzazione di Cassa depositi e prestiti, entro la metà di febbraio il testo della convenzione sarà firmato. Segnalo che è in corso di redazione della competente direzione generale la circolare che definisce il termine a partire dal quale le imprese potranno presentare le richieste di finanziamento e contributo, nonché gli schemi di domanda, le dichiarazioni e la documentazione da presentare per la concessione e l'erogazione del contributo. La stessa sarà ultimata Pag. 53entro la fine del mese corrente. Pertanto, posso prevedere che il nuovo strumento agevolativo sarà operativo a partire dal mese di marzo, con l'apertura dello sportello per presentare le domande alle banche e agli intermediari finanziari convenzionati da parte delle imprese.

  PRESIDENTE. L'onorevole Sottanelli ha facoltà di replicare, per due minuti.

  GIULIO CESARE SOTTANELLI. Signor Presidente, signor Ministro, sono parzialmente soddisfatto della sua risposta, perché ritengo che ogni giorno che passa per il mondo produttivo italiano sia un dramma. Aver dato e messo a disposizione degli strumenti agevolativi, che potevano, che possono e devono aiutare la nostra economia e il nostro mondo produttivo, e pensare che debbano trascorrere nove mesi per poterli rendere attivi... io penso che, all'interno dei Ministeri, nella filiera di costruzione per far sì che questo provvedimento possa essere messo a disposizione del mondo produttivo, forse qualcuno abbia perso un pochino troppo tempo.
  Quindi, la invito, come sono sicuro che farà, vista la sua pragmaticità, a sollecitare, perché questi atti, queste convenzioni, questi accordi bilaterali tra i vari Ministeri si sapeva già nel mese di giugno che andavano fatti, e quindi si potevano creare quegli accorgimenti per accorciare i tempi della filiera e mettere a disposizione prima questo strumento.
  Quindi, ricordo, nove mesi ci sembrano tanti. Noi, come Scelta Civica, tra i principali obiettivi che ci siamo posti quando siamo venuti qui in Parlamento vi è quello di snellire e alleggerire la macchina della pubblica amministrazione, per renderla più efficiente e più efficace. Siamo qui per produrre atti che vadano in questo senso e siamo qui anche a pungolare il Governo per far sì che questi atti, poi, vengano prodotti e messi a disposizione del territorio e dell'economia il prima possibile (Applausi dei deputati del gruppo Scelta Civica per l'Italia).

(Vicenda relativa alla cessione alla J.P. Industries di un ramo d'azienda dell'Antonio Merloni Spa – n. 3-00573)

  PRESIDENTE. L'onorevole Ciprini ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-00573, concernente la vicenda relativa alla cessione alla J.P. Industries di un ramo d'azienda dell'Antonio Merloni Spa (Vedi l'allegato A – Interrogazioni a risposta immediata).

  TIZIANA CIPRINI. Signor Presidente, Ministro, nel dicembre 2011 la Merloni, azienda leader nel settore della produzione del bianco, frigoriferi e elettrodomestici, veniva venduta da commissari straordinari alla J.P. Industries ad un prezzo di 10 milioni di euro: 1.500 dipendenti degli stabilimenti di Fabriano e Nocera Umbra sono stati messi in cassa integrazione, 700 lavoratori sono rimasti in forza presso la J.P. Industries.
  Nel settembre 2013, il tribunale di Ancona ha clamorosamente annullato la vendita, perché i commissari sbagliarono a calcolarne il prezzo, stimandolo cinque volte meno il valore dell'azienda, che era di 54 milioni di euro. Inoltre, nonostante vi fosse il ricorso pendente, sarebbe continuata la vendita di attrezzature e macchinari dell'azienda verso località estere, Turchia, Egitto e Spagna, come denunziato dal Comitato lavoratori ex Merloni.
  Si chiede al Ministro quali misure intenda adottare per accertare la responsabilità dei commissari per la gravità della vicenda, visto il macroscopico errore di valutazione, che ha ricadute pesanti sulla collettività.

  PRESIDENTE. Il Ministro dello sviluppo economico, Flavio Zanonato, ha facoltà di rispondere.

  FLAVIO ZANONATO, Ministro dello sviluppo economico. Signor Presidente, onorevole, la ringrazio per questa interrogazione. Mi sono occupato personalmente di questa vicenda. Con il provvedimento del 20 settembre 2013, come lei ha ricordato, il tribunale di Ancona, a seguito Pag. 54del ricorso presentato da un pool di banche, con capofila Unicredit, ha dichiarato la nullità della cessione del complesso aziendale indicato dagli onorevoli interroganti, disapplicando le relative autorizzazioni amministrative. La sentenza attualmente non è esecutiva, avendo i commissari straordinari depositato reclamo in appello. In tale giudizio, si è costituito anche il Ministero dello sviluppo economico, il mio Ministero, chiedendo la riforma della sentenza impugnata, nonché l'acquirente, J.P. Industries.
  La prima udienza si è tenuta davanti la corte d'appello di Ancona lo scorso 8 gennaio, con rinvio al 19 febbraio 2014. In merito allo stato di esecuzione della vendita, premetto che non si è a conoscenza di alcuna denuncia da parte dei lavoratori e segnalo che, da quanto riferito dai commissari, allo stato gli impegni imprenditoriali contrattualmente assunti vengono rispettati, sia sotto il profilo occupazionale sia sotto il profilo degli investimenti programmati.
  Di ciò si ha conferma anche dal fatto che l'acquirente ha beneficiato di cassa integrazione speciale per ristrutturazione nel biennio 2012-2013 e ha depositato al Ministero del lavoro un'istanza per la proroga di tale trattamento per un ulteriore anno. Gli elementi esposti sembrano, quindi, confermare l'intenzione di proseguire l'attività produttiva, non essendo, peraltro, al mio Ministero arrivate notizie di altro tipo, per esempio intervenute dismissioni di beni che possano avere recato pregiudizio all'integrità del patrimonio produttivo.
  Preciso che, in pendenza del contenzioso, la vendita produce i suoi effetti, come confermato dal decreto-legge 10 dicembre 2013, n. 136, che prevede – cito – «il potere dei commissari di regolare convenzionalmente con l'acquirente modalità di gestione idonee a consentire la salvaguardia della continuità aziendale e dei livelli occupazionali».
  Tale norma, peraltro, è volta, a differenza di quanto affermato nell'atto in discussione, ad assicurare il mantenimento degli effetti della vendita e a non riconsegnare l'azienda ai commissari fino alla definizione del giudizio in essere. Diversamente, l'esecuzione della sentenza di primo grado comporterebbe la conversione dell'amministrazione straordinaria dell'Antonio Merloni in fallimento per mancata esecuzione del programma, con l'impossibilità dei commissari di tornare a gestire l'azienda.
  In relazione a quanto le ho detto finora, non emergono elementi di contestazione all'operato dei commissari. Tuttavia, come Ministero, adotteremo ogni iniziativa – e la stiamo adottando – al fine di verificare che tutte le norme vengano rigorosamente rispettate.

  PRESIDENTE. L'onorevole Ciprini ha facoltà di replicare.

  TIZIANA CIPRINI. Signor Presidente, signor Ministro, mi dichiaro insoddisfatta della risposta. Perché non spiega come è stato possibile che i commissari abbiano potuto svendere al peggior prezzo un'azienda che valeva cinque volte tanto ? I commissari sono illustri professoroni del diritto e dell'economia: professor avvocato Massimo Confortini, professor avvocato Antonio Rizzi e dottor Silvano Montaldo (si dice uomo di Scajola, quel Ministro che non sapeva chi gli aveva comprato la casa al Colosseo).
  Ci saremmo aspettati da questo Governo l'apertura immediata di una indagine su quanto accaduto e l'accertamento della responsabilità di ciascun commissario coinvolto nella vicenda. Invece no, la casta dei commissari governativi non si tocca. Cane non morde cane. Il Governo tace, tutto è rimesso a tacere. Di fronte a una sentenza che ha accertato la macroscopica violazione della legge e la responsabilità dei commissari nella gestione della vendita della ex Merloni, nessuna verifica viene promossa dal Governo.
  Il Governo, tramite i suoi commissari, sembra svendere l'industria italiana. Non è capace di gestire le crisi industriali e non è capace di riconsegnare al territorio e all'Italia un'azienda del calibro della Merloni, ma lascia che la stessa venga svenduta, Pag. 55che la tecnologia, i macchinari, il know how dell'impresa vengano cannibalizzati da altre imprese con sedi all'estero, abbandonando la stessa come una carcassa vuota, e adesso si apprende anche che l'opzione B sarebbe il fallimento. Rimane pieno solo il portafoglio dei commissari straordinari, pagati con cifre stratosferiche da 300.000-500.000 euro al mese.
  Intanto, i costi si scaricano esclusivamente sulla collettività, con i lavoratori collocati in cassa integrazione, mentre settecento posti di lavoro, che dovevano essere salvaguardati, sono in bilico, e l'azienda è a rischio di fallimento, ha detto il Ministro. È forse questa la ripresa economica che ha in mente il Governo ? Questa la strategia industriale ? Svendere e lasciar portar via tutto ? Questa è la nuova «Destinazione Italia» che ha in mente il Governo ?
  I commissari possono andare via, ma prima restituiscano i soldi che hanno preso per smantellare, delocalizzare e far fallire le aziende simbolo del made in Italy !

(Iniziative per la crescita delle piccole e medie imprese – n. 3-00574)

  PRESIDENTE. Il deputato Pisicchio ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-00574, concernente iniziative per la crescita delle piccole e medie imprese (Vedi l'allegato A – Interrogazioni a risposta immediata) per un minuto.

  PINO PISICCHIO. Signor Presidente, signor Ministro, le piccole e medie imprese secondo l'ISTAT – ma è un dato acquisito dal comune sentire – rappresentano il 99 per cento delle imprese italiane, la dorsale dell'economia industriale. Ma la crisi che si è abbattuta nel nostro Paese ha colpito le piccole e medie imprese nell'ultimo biennio con una virulenza ancora più forte di altri comparti, facendo registrare nel 2012 la chiusura di 365.000 imprese, mille al giorno.
  Il Governo è certamente consapevole di questa condizione drammatica, però intendiamo chiedere al Ministro quali nuove, urgenti e forti iniziative intenda assumere per promuovere un rilancio della piccola e media impresa, anche in prospettiva di una ripresa dell'occupazione.

  PRESIDENTE. Il Ministro dello sviluppo economico, Flavio Zanonato, ha facoltà di rispondere.

  FLAVIO ZANONATO, Ministro dello sviluppo economico. Signor Presidente, ringrazio l'onorevole Pisicchio. Intanto, voglio ricordare che la relazione del garante per le micro, piccole e medie imprese per il 2013, menzionata nell'atto in esame, non è ancora stata presentata. Sono stati invece pubblicati numerosi articoli di stampa, in particolare sul Sole 24 Ore, riferiti alla relazione del garante dello scorso anno, relativa all'attività del 2012.
  Negli ultimi mesi il Governo, consapevole delle attuali difficoltà economiche e in linea con la direttiva della Presidenza del Consiglio dei ministri in attuazione dello Small Business Act, ha adottato una serie di misure in favore del mondo delle micro, piccole e medie imprese.
  In primo luogo sono stati sbloccati almeno in parte i crediti vantati da molte imprese nei confronti della pubblica amministrazione. A tale scopo sono stati destinati 27 miliardi di euro nel 2013 e 20 miliardi nel 2014.
  Posso anticiparle che, nel 2013, sono stati pagati più di 22 miliardi e 20 miliardi sono del 2014.
  A fine novembre 2013, sulla base dei dati del Ministero dell'economia e delle finanze, le risorse erogate o in via di erogazione erano pari a 22 miliardi di euro.
  La seconda fase è stata avviata a novembre 2013 e prevede l'erogazione di quasi 4 miliardi di euro.
  In secondo luogo, con il «decreto ecobonus» (n. 63 del 2013) il Governo ha adottato una serie di misure di incentivazione fiscale finalizzate all'efficienza energetica: spese detraibili al 65 per cento, Pag. 56recupero del patrimonio edilizio detraibile al 50 per cento ed interventi antisismici detraibili al 65 per cento, con la finalità di ridare impulso all'edilizia, incentivare il risparmio energetico e la sicurezza degli edifici e far emergere almeno parzialmente l'evasione fiscale.
  Il successivo «decreto del fare» (n. 69 del 2013) ha previsto il potenziamento del fondo centrale di garanzia, consentendo l'accesso anche a professionisti, imprese sociali e cooperative, istituendo una riserva per le operazioni di controgaranzia dei confidi.
  Sono stati inoltre previsti finanziamenti agevolati – è la nuova legge Sabatini, di cui ho parlato poco fa – per il rinnovo dei processi produttivi della piccola e media impresa.
  Il tema della semplificazione ha pervaso gran parte dei provvedimenti già menzionati, ma ha trovato ampio approfondimento nel disegno di legge del Governo recante misure di semplificazione degli adempimenti per i cittadini e le imprese, che è stato approvato il 21 giugno 2013 dal Consiglio dei ministri ed è all'esame del Parlamento.
  Infine, la legge di stabilità (n. 147 del 27 dicembre 2013) ha affrontato i due principali fattori di criticità del nostro sistema produttivo: l'alto costo del lavoro, attraverso la riduzione del cuneo fiscale, e la difficoltà di accesso al credito, soprattutto nelle micro, piccole e medie imprese, attraverso l'introduzione del sistema nazionale di garanzia, prevedendo una sezione speciale, progetti di ricerca e innovazione e un ulteriore finanziamento del fondo, pari a 600 milioni nel triennio, con previsione di ulteriori 600 milioni, che potranno essere assegnati dal CIPE.

  PRESIDENTE. L'onorevole Pisicchio ha facoltà di replicare, per due minuti.

  PINO PISICCHIO. Signor Presidente, ringrazio l'onorevole Ministro. Come ricordava l'ultima relazione del garante – ha ragione lei: non c’è ancora quella per il 2013, ma abbiamo quella per il 2012 – le piccole, ma anche le microimprese rappresentano elementi trainanti dell’export italiano, producono oltre la metà (il 54 per cento) dell'esportazione ed impiegano poco meno del 70 per cento degli addetti al settore. Ma questo formidabile sistema di produzione, che rappresenta in modo esemplare un modello italiano capace di ritagliarsi posizioni di eccellenza nel mondo, andrebbe guardato in una prospettiva strategica, immaginando di conformare l'intero modello di sviluppo del Paese ad un'idea-forza che ne sottolinei la vocazione più schietta, quella che abbiamo imparato a definire made in Italy, ma anche quella che conosciamo per la capacità di fare innovazione e ricerca.
  È chiaro però che occorre intervenire subito, con nuove e forti azioni da parte del Governo – mi ha fatto piacere ascoltarla, con le indicazioni del già fatto – volte a tonificare la condizione attuale, irta di difficoltà drammatiche.
  Non vediamo ricette miracolistiche, ma necessità di interventi più coraggiosi sul piano della riduzione degli oneri aggiuntivi sul costo del lavoro – il cuneo fiscale –, ma più in generale la costruzione di una fiscalità di vantaggio per incentivare nuove assunzioni e per premiare chi investe in innovazione e in un'azione decisa sulla semplificazione e sul contenimento del giogo burocratico.
  In conclusione, sappiamo di formulare richieste anche ambiziose, cui aggiungeremmo quella di un'attenzione privilegiata all'impresa meridionale, ma l'ambizione e la straordinarietà si impongono, in un contesto in cui la straordinarietà è quella della crisi.

(Elementi in merito alla recente missione del Ministro dello sviluppo economico a sostegno dell'economia italiana nella Repubblica popolare cinese e iniziative per rilanciare la presenza industriale e commerciale delle aziende italiane in Cina – n. 3-00575)

  PRESIDENTE. L'onorevole Donati ha facoltà di illustrare l'interrogazione Benamati n. 3-00575, concernente elementi in Pag. 57merito alla recente missione del Ministro dello sviluppo economico a sostegno dell'economia italiana nella Repubblica popolare cinese e iniziative per rilanciare la presenza industriale e commerciale delle aziende italiane in Cina (Vedi l'allegato A – Interrogazioni a risposta immediata), di cui è cofirmatario, per un minuto.

  MARCO DONATI. Signor Presidente, Governo, gentili colleghi, il 15 gennaio si è conclusa la missione del Ministro dello sviluppo economico a Pechino finalizzata ad accrescere le condizioni per intensificare la penetrazione delle aziende italiane in Cina, sollecitare investimenti cinesi in Italia e riequilibrare la bilancia commerciale.
  Secondo i dati ICE, nel periodo compreso tra il gennaio e l'ottobre 2013, l'interscambio complessivo italo-cinese ammontava a 28 miliardi di euro (8,1 miliardi di euro di esportazioni italiane verso Pechino e 19,8 miliardi di euro di importazioni di prodotti cinesi), dati che rendono evidente l'importanza di organizzare una presenza capillare e sistematica del nostro Paese in un mercato strategico per dimensioni e potenzialità di sviluppo.
  Da fonti ufficiali di stampa si apprende che il Governo ha firmato un memorandum di intesa per la costituzione di un business forum Italia-Cina per aumentare le esportazioni italiane in Cina, e un memorandum per la cooperazione per le politiche industriali fra i due Paesi, che interesserà, in particolare, quattro settori: l'urbanizzazione, l'ambiente, l'agroalimentare e la sicurezza dei prodotti, la sanità e l'invecchiamento della popolazione, e a cui si aggiungerà anche l'aerospazio.

  PRESIDENTE. Deve concludere, onorevole Donati.

  MARCO DONATI. La presente al signor Ministro per sapere quali sono gli accordi raggiunti a seguito della missione di sostegno dell'economia italiana nella Repubblica Popolare Cinese e quali importanti iniziative intende intraprendere per rilanciare la presenza industriale e commerciale delle aziende italiane, soprattutto delle piccole e medie.

  PRESIDENTE. Il Ministro dello sviluppo economico, Flavio Zanonato, ha facoltà di rispondere.

  FLAVIO ZANONATO, Ministro dello sviluppo economico. Signor Presidente, onorevole, grazie anche di questa interrogazione molto opportuna. Come lei ha ricordato, la Cina è il più grande mercato oggi esistente. Nei rapporti di interscambio con l'Italia, è il terzo per importanza e supera il mercato degli Stati Uniti d'America. Per troppi anni la nostra presenza non è stata sistematica, né sufficientemente organizzata. La missione a Pechino è stata, quindi, finalizzata essenzialmente a creare condizioni per intensificare la penetrazione delle aziende italiane in tale Paese, per sollecitare investimenti cinesi in Italia e, soprattutto, per riequilibrare la bilancia commerciale attraverso l'aumento dell’export italiano. Oggi il rapporto è uno a tre.
  Durante la mia permanenza a Pechino, accompagnato da una delegazione istituzionale e imprenditoriale, ho incontrato il Ministro del commercio Gao, dell'industria Miao e delle riforme Xie Zhenhua i quali si sono dichiarati disponibili e interessati a migliorare i rapporti con i nostri imprenditori e la nostra industria.
  Oltre alle enormi opportunità offerte da quel mercato, si è discusso della necessità di una maggiore tutela della proprietà intellettuale e degli investimenti misti, di una maggiore certezza delle norme in materia industriale e commerciale e, sotto altro profilo, della scarsità di investimenti cinesi in Italia. Su quest'ultimo punto è stato presentato, ad una platea di importanti investitori locali, il programma «Destinazione Italia».
  Nel corso della visita sono stati firmati due memorandum di intesa; il primo con il Ministro del commercio, per la costituzione di un business council sul modello di ciò che abbiamo già con altri importanti Paesi, che potrà costituire una cornice di Pag. 58interazione permanente tra gli imprenditori italiani e quelli cinesi, al fine di identificare i progetti di investimento nei due Paesi e di favorire lo sviluppo di relazioni e di affari e sinergie tra associazioni di categoria e imprese italiane già presenti in Cina o interessate ad avviare in Cina un'attività.
  Con il Ministro dell'industria, dell'informazione e della tecnologia abbiamo siglato un memorandum per la cooperazione per le politiche industriali fra i due Paesi (il Ministero dello sviluppo economico e il MIIT); collaboreremo attraverso un comitato congiunto che si insedierà nella primavera di quest'anno in quattro ambiti divisi di cooperazione – li ha citati anche lei – ossia urbanizzazione, ambiente, agroalimentare, sicurezza ed aerospazio.
  Concludo, quindi, evidenziando che siamo stati soddisfatti di questa missione, anche se bisogna ovviamente continuare a seguirne gli sviluppi e non basta accontentarsi di risultati che sono già importanti, ma che devono essere ovviamente concretizzati. L'impegno sarà, quindi, quello nei prossimi mesi di favorire ulteriormente tutte le iniziative per internazionalizzare le aziende italiane, soprattutto la piccola e media impresa.

  PRESIDENTE. L'onorevole Peluffo, cofirmatario dell'interrogazione, ha facoltà di replicare.

  VINICIO GIUSEPPE GUIDO PELUFFO. Signor Presidente, per esprimere soddisfazione per la risposta del Ministro, per la missione da lui guidata e per i risultati, dove mi sembra che la parola chiave sia la parola «interscambio» che è quella che ci può consentire, partendo dai volumi attuali, una crescita della presenza commerciale delle aziende italiane, soprattutto delle piccole e medie imprese che sono quelle che hanno più bisogno di un accompagnamento, per tutelare il made in Italy e per attrarre investimenti cinesi nel nostro Paese. Lo si può ottenere soltanto muovendosi come sistema Paese nel complesso. Questo è accaduto poco nel passato, come è giusto riconoscere, e mi sembra che gli accordi siglati nel corso di questa missione vadano, invece, proprio in questa direzione.
  E credo che muoversi come sistema Paese ci consenta di superare un dibattito che c’è stato in Italia e che troppo spesso ha avuto un orizzonte ristretto. E questo, invece, ci deve indicare che l'unica maniera è quella di guardare alla realtà cinese per quello che è diventata, per quello che è diventato il mercato cinese, dove c’è grande spazio per l'alta gamma e, quindi, per i brand italiani ma c’è anche un'incredibile esplosione del ceto medio cinese che ha numeri come mai visti nella storia in termini di velocità di crescita ed è un ceto medio che guarda al made in Italy.
  Infine, signor Presidente, aggiungo e concludo sull'Expo che la Cina è stato il primo Paese a credere e investire sull'Expo di Milano 2015. Finora la Cina è stato il maggiore investitore e credo che questo sia anche il miglior viatico per una più stretta collaborazione di reciproca soddisfazione tra Italia e Cina.

(Strategie del Governo per il rilancio dell'industria della raffinazione in Italia – n. 3-00576)

  PRESIDENTE. L'onorevole Guidesi ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-00576, concernente strategie del Governo per il rilancio dell'industria della raffinazione in Italia (Vedi l'allegato A – Interrogazioni a risposta immediata).

  GUIDO GUIDESI. Signor Presidente, anzitutto noi salutiamo il Ministro perché in questi mesi ci siamo chiesti se ancora, in questo Paese, esisteva un Ministero dello sviluppo economico e oggi se lo chiede anche una componente della segreteria del Partito Democratico, addirittura chiedendone le dimissioni.
  Oggi noi la interroghiamo su un comparto industriale specifico che è quello delle raffinerie. Queste ultime in questo Paese sono circa sedici, fanno mille addetti. Pag. 59La interroghiamo perché dovremmo capire se c’è, almeno rispetto a questo comparto, un piano industriale di sviluppo economico specifico perché è un comparto che la crisi economica ha notevolmente danneggiato perché i consumi sono diminuiti, perché i costi sono decisamente aumentati, ma soprattutto perché c’è una concorrenza sleale nel comparto e nel settore di altri Paesi.
  Per questo la interroghiamo su due questioni specifiche: una è la tenuta della situazione occupazionale ma l'altra, che riteniamo altrettanto importante, da essere valutata rispetto alla reindustrializzazione, attiene alla riconversione dei siti dal punto di vista ambientale.

  PRESIDENTE. Il Ministro dello sviluppo economico, Fabio Zanonato, ha facoltà di rispondere.

  FLAVIO ZANONATO, Ministro dello sviluppo economico. Signor Presidente, grazie onorevole, l'intero settore della raffinazione in Italia e in Europa subisce il confronto internazionale con una competizione molto difficile. Contemporaneamente si registra un aumento della domanda di prodotti raffinati nei Paesi emergenti laddove aumenta la capacità interna di raffinazione, in particolare nell'est asiatico in quanto gli operatori sono soggetti a vincoli normativi ed ambientali molto meno severi rispetto a quelli europei.
  In Italia la capacità di raffinazione del sistema petrolifero è pari a circa 99 milioni di tonnellate distribuite su 13 impianti. Tenendo conto della situazione economica contingente e della possibile evoluzione futura dei consumi petroliferi, nei prossimi anni nel nostro Paese si profila un eccesso di capacità compreso tra i 15 e i 20 milioni di tonnellate.
  In tale contesto si sono determinate le chiusure delle raffinerie Tamoil di Cremona e di Roma e da ultimo la chiusura della raffineria IES di Mantova. Per quest'ultimo impianto, il 15 gennaio scorso, è stato raggiunto un accordo che, da una parte, prevede la cessazione dell'attività di raffinazione e, dall'altra, il consolidamento dell'attività di ricezione, stoccaggio e distribuzione per la realizzazione del nuovo polo logistico che dovrebbe consentire il mantenimento dell'occupazione almeno di 90 dipendenti. A tutela del lavoratori sono previsti strumenti di flessibilità, exit bonus, cassa integrazione straordinaria e prepensionamento, incentivi all'autoimprenditorialità, ricollocamenti e misure di accompagnamento dei lavoratori in uscita nella ricerca di nuove opportunità professionali.
  Sul piano industriale della IES, MOL Group si è impegnato a non intervenire in maniera irreversibile sugli impianti prima del dicembre 2014, a valutare il riutilizzo produttivo delle aree di proprietà non utilizzate e a concordare interventi di bonifica attraverso un tavolo locale.
  Più in generale l'industria della raffinazione italiana ha effettuato negli ultimi anni ingenti investimenti peraltro per il 41 per cento, 3,4 miliardi di euro, necessari per l'attuazione delle norme di tutela dell'Unione europea.
  Per altro verso, la strategicità del comparto è stata ampiamente riconosciuta dall'Unione europea anche grazie all'azione dell'Italia, che per prima ha chiesto di introdurre nell'agenda europea il tema della crisi della raffinazione e di valutare rigorosamente gli effetti dell'esistente normativa.
  Come Governo, siamo stati altresì promotori nel recente forum sulla raffinazione dell'istituto del «fitness check», volto a selezionare le soluzioni più idonee per recuperare competitività. A livello nazionale sono in corso, quindi, molteplici iniziative per semplificare gli adempimenti burocratici del settore e l'ultimo decreto-legge del Governo vuole dare nuovo impulso alle procedure di bonifica delle aree di interesse strategico nazionale.

  PRESIDENTE. L'onorevole Guidesi ha facoltà di replicare, per due minuti.

  GUIDO GUIDESI. Signor Presidente, sono completamente insoddisfatto dalla risposta del Ministro, perché non ha fatto altro che riportare un pezzo dell'indagine Pag. 60conoscitiva sul comparto della legislatura scorsa e alcuni articoli della stampa locale che riguardano Mantova. Noi, signor Ministro, faremo la stessa interrogazione e la stessa domanda al suo successore, che pare essere in imminente arrivo (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie).

(Iniziative per garantire la continuità della produzione dell'azienda Firema trasporti – n. 3-00577)

  PRESIDENTE. L'onorevole Scotto ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-00577, concernente iniziative per garantire la continuità della produzione dell'azienda Firema trasporti (Vedi l'allegato A – Interrogazioni a risposta immediata), per un minuto.

  ARTURO SCOTTO. Signor Presidente, parliamo di Firema, un'azienda molto importante per il Paese, che si occupa di progettazione, costruzione e riparazione di locomotive, di elettrotreni e di metropolitane. Un'eccellenza vera e propria nella produzione di veicoli ferroviari che, nella provincia di Caserta, occupa 360 persone. Abbiamo assistito ad un percorso di rilancio e risanamento, ma gli interlocutori che dovrebbero acquisire questa azienda faticano ad emergere e, invece, occorre riattivare una politica industriale nell'intero settore della mobilità. Chiediamo al Governo se ci sono notizie nuove, perché urge una risposta a quelle lavoratrici e a quei lavoratori.

  PRESIDENTE. Il Ministro dello sviluppo economico, Flavio Zanonato, ha facoltà di rispondere, per tre minuti.

  FLAVIO ZANONATO, Ministro dello sviluppo economico. Signor Presidente, grazie onorevole, conosco bene Firema trasporti, perché essendo di Padova, so che la particella «ma» sta per Marchiarello, quindi vi era una presenza anche padovana nel campo dei materiali rotabili. La Firema trasporti è stata posta in amministrazione straordinaria a far data dal 2 agosto 2010 ed è stato nominato commissario il professor Ernesto Stajano. Il commissario, dopo aver messo in atto interventi per il recupero dell'efficienza aziendale volto al mantenimento delle commesse acquisite, anche attraverso una loro rinegoziazione, è tuttora impegnato nella salvaguardia della piena attività aziendale in vista della sua ricollocazione sul mercato.
  Il programma della procedura finalizzata alla cessione dei complessi aziendali scadrà il 18 di marzo. Gli esperimenti di vendita finora effettuati nelle forme dell'evidenza pubblica, come previsto nel programma, sono stati riferiti al complesso aziendale nel suo insieme, costituito dai rami d'azienda operanti nelle sedi di Caserta e Milano, Tito e Spello, e da alcuni cantieri utilizzati per la manutenzione. Si sono tutti conclusi con esito negativo, in assenza di offerte definitive e vincolanti valutabili in termini positivi.
  In particolare, l'ultimo tentativo di vendita si è concluso con l'acquisizione di due offerte di acquisto: una riferita all'intero complesso aziendale ed una riferita al ramo d'azienda di Spello. Entrambe le offerte, tuttavia, non offrono un corrispettivo ritenuto congruo; inoltre, l'offerta relativa al complesso aziendale non risulta correttamente formulata e supportata dalle necessarie garanzie.
  In considerazione del particolare momento di crisi che coinvolge il settore di riferimento e di quanto premesso, il commissario, al fine di valorizzare l'attività produttiva di Firema e di salvaguardare il cospicuo valore del compendio immobiliare in cui attualmente è esercitata l'attività di impresa, ha recentemente chiesto ed ottenuto l'autorizzazione a modificare il programma della procedura, onde poter prevedere anche la possibilità di vendere nell'immediato il solo ramo di attività esercitato da Firema.
  Con un ulteriore provvedimento del 14 gennaio scorso, il medesimo commissario è stato poi autorizzato a rinnovare la procedura di vendita del complesso aziendale sulla base del programma modificato e a Pag. 61proseguire la trattativa con i soggetti interessati all'acquisto del ramo aziendale di Spello, al fine di ottenere un corrispettivo adeguato.
  Su tale questione il comitato dei creditori ha espresso un articolato parere favorevole che dovrebbe condurre, a seguito dei provvedimenti di competenza del mio Ministero, all'indizione di una nuova gara da parte dei commissari.
  Infine, il Governo sta costruendo un percorso finalizzato al rilancio dell'intero comparto meccanico-ferroviario e, a tale fine, ha attivato una serie di tavoli di confronto con le aziende del settore, a partire da Ansaldo, a cui sono state chiamate a partecipare le istituzioni locali e le organizzazioni sindacali con l'obiettivo di mettere a punto un programma di sviluppo industriale nazionale. Il Governo, quindi, intende ottenere il rilancio dell'azienda e quello del settore nel suo complesso.

  PRESIDENTE. L'onorevole Scotto ha facoltà di replicare.

  ARTURO SCOTTO. Signor Presidente, signor Ministro, noi attendiamo con attenzione lo sviluppo ulteriore della gara, tuttavia, pensiamo che i tempi non siano secondari. Firema è un'azienda sana, come lei stesso ha detto, è un'azienda capace di attrarre commesse, ha un know how, dal punto di vista professionale, estremamente significativo e molto raro. Come tante delle aziende che si occupano del settore trasporti, nel suo portafoglio di ordini ci sono molte realtà importanti, dalla metropolitana di Milano alla Metrocampania Nord-Est, tuttavia occorre che parta subito un piano nazionale per costituire un polo nazionale della mobilità.
  Questo vale a livello nazionale e vale anche in Campania; la Campania nel corso degli ultimi anni ha perso molto su questo terreno quando aveva tanti siti produttivi di eccellenza, penso all'Irisbus, come penso al destino di Ansaldo, come allo stesso destino di Firema; occorre su questo terreno fare presto, fare bene, occorrono politiche industriali di settore che non possono essere delegate esclusivamente al mercato e debbono invece essere costruite sulla base di una concertazione con il sindacato, ma anche sulla base di scelte politiche molto nette e molto forti.

(Iniziative di competenza per l'adesione dell'Italia al nuovo brevetto unico europeo – n. 3-00578)

  PRESIDENTE. L'onorevole Caruso ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-00578, concernente iniziative di competenza per l'adesione dell'Italia al nuovo brevetto unico europeo (Vedi l'allegato A – Interrogazioni a risposta immediata).

  MARIO CARUSO. Signor Presidente, volevo rivolgere al Ministro una chiara e diretta domanda in relazione al brevetto unico europeo che nell'arco di quest'anno andrà ad essere operativo e rispetto al quale l'Italia ha semplicemente aderito all'accordo, ma non al sistema; chiediamo il motivo per cui ci sia tutto questo ritardo perché una mancata adesione comporterebbe uno scoraggiamento totale delle imprese innovative italiane come anche delle multinazionali estere che potrebbero decidere di non investire nel nostro Paese.
  Chiediamo, quindi, se non ritenga di porre in essere ogni utile iniziativa di propria competenza per poter giungere in tempi brevi alla adesione del nostro Paese al nuovo sistema di brevetto unico europeo, al fine di consentire alle nostre imprese e allo Stato medesimo di conseguire gli indubbi vantaggi che tale strumento comporta.

  PRESIDENTE. Il Ministro dello sviluppo economico, Flavio Zanonato, ha facoltà di rispondere.

  FLAVIO ZANONATO, Ministro dello sviluppo economico. Signor Presidente, onorevole Caruso, il brevetto europeo con effetto unitario che sarà rilasciato e amministrato dall'ufficio europeo dei brevetti entrerà a pieno regime nel 2016. Ciò è stato confermato dal comitato preparatorio Pag. 62per la creazione del tribunale unificato dei brevetti europei nell'ultima riunione a Bruxelles a dicembre scorso, in quanto prima del 2016 il relativo tribunale unificato non potrà essere operativo. Il brevetto unitario, infatti, sarà introdotto in relazione a quei Paesi membri dell'Unione europea che ratificano l'accordo sul tribunale unificato con cui una corte sovranazionale si sostituirà alla giustizia sul piano nazionale.
  L'Italia, che ha firmato a febbraio 2013 l'accordo internazionale per l'istituzione del predetto tribunale, partecipa attivamente ai lavori del suo comitato preparatorio a cui aderiscono 25 Stati membri dell'Unione europea.
  In tale ambito, il coordinamento inter-istituzionale è assicurato, come amministrazioni capofila, dal Ministero degli affari esteri e dal Dipartimento per le politiche europee. Pertanto, nel 2014-2015 proseguiranno in parallelo a livello europeo sia i lavori del comitato preparatorio del tribunale, sia i lavori per l'introduzione del brevetto unitario. Il disegno di legge di ratifica dell'accordo internazionale da parte italiana sarà presentato dal Dipartimento per le politiche europee e dal Ministero degli affari esteri di concerto con gli altri Ministeri interessati (giustizia, MEF, Mise). È attualmente in corso, tra tutte le amministrazioni, il lavoro preparatorio a tal fine. L'Italia, non avendo aderito alla cooperazione rafforzata, non ha partecipato all'avvio dei lavori del select committee del consiglio di amministrazione dell'Ufficio europeo dei brevetti. Successivamente, il Ministero, in linea con il coordinamento interministeriale, ha richiesto ed ottenuto di poter avere in tale ambito lo status di osservatore; ciò ci consentirà di partecipare alla prossima riunione del comitato previsto a Monaco a fine marzo.
  Nel 2014 il select committee è chiamato a definire i dettagli procedurali e il sistema di tasse di rinnovo del nuovo strumento brevettuale con effetto unitario. Evidenzio che l'amministrazione italiana capofila in materia è il Dipartimento per le politiche europee, che coordina il tavolo di lavoro inter-istituzionale nonché il tavolo di dialogo con gli stakeholders del settore privato. Il Governo ha già acquistato una serie di dati sull'impatto economico dell'adesione al brevetto unitario per il sistema industriale italiano e intende pervenire in tempi e brevi a una decisione sull'adesione alla cooperazione rafforzata.

  PRESIDENTE. L'onorevole Caruso ha facoltà di replicare, per due minuti.

  MARIO CARUSO. Signor Presidente, signor Ministro, io la ringrazio delle sue informazioni. Ho appena preso un appunto: nel 2016 dovrebbe diventare operativo a livello europeo, se ho capito bene. Il mio augurio è che l'Italia effettivamente faccia tutto il necessario per poter farsi trovare pronta anche a questa data, perché se il nostro Paese restasse fuori dal sistema del brevetto unitario a subirne le conseguenze sarebbero le nostre imprese, costrette a sostenere maggiori oneri, nonché a rinunciare ad una protezione aggiuntiva, con il conseguente disincentivo per le stesse ad investire in attività produttive, commerciali e di ricerca nel nostro territorio.
  Secondo uno studio di Confindustria, l'adesione al nuovo sistema consentirebbe alle imprese italiane di risparmiare a regime circa 14 milioni di euro all'anno: 9 milioni derivanti dalla necessità di non ricorrere a due protezioni separate, italiana ed europea, e 5 milioni di euro recuperati dall'assenza di cause brevettuali nel nostro Paese e nel resto d'Europa. Anche lo Stato conseguirebbe dei vantaggi, valutabili in 25 milioni di euro, derivanti dalla partecipazione alla divisione dei brevetti unitari, che compenserebbero ampiamente la diminuzione degli introiti dei brevetti nazionali in Italia. Tutto questo per rammentarle che effettivamente si tratta di qualcosa cui noi dobbiamo, per essere competitivi, star dietro cercando di riuscire a completare questo iter che ci permetterebbe di essere all'avanguardia come tutti gli altri Paesi europei (Applausi dei deputati del gruppo Per l'Italia).

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(Tempi di emanazione del decreto applicativo relativo al credito d'imposta per le imprese che investono in ricerca e sviluppo e iniziative per ottimizzare l'utilizzo dei finanziamenti nazionali e comunitari destinati alla ricerca applicata – n. 3-00579)

  PRESIDENTE. L'onorevole Bernardo ha facoltà di illustrare l'interrogazione Dorina Bianchi n. 3-00579 concernente tempi di emanazione del decreto applicativo relativo al credito d'imposta per le imprese che investono in ricerca e sviluppo e iniziative per ottimizzare l'utilizzo dei finanziamenti nazionali e comunitari destinati alla ricerca applicata (Vedi l'allegato A – Interrogazioni a risposta immediata), di cui è cofirmatario, per un minuto.

  MAURIZIO BERNARDO. Signor Presidente, signor Ministro, premesso che la ricerca applicata rappresenta il ponte tra la ricerca di base e quella industriale e ha la scopo di verificare le implicazioni produttive delle scoperte che provengono dalla ricerca di base stessa nei diversi settori sociali industriali, credo anche che una comunicazione efficiente tra la stessa ricerca e la ricerca applicata sia essenziale per l'applicazione delle nuove scoperte scientifiche.
  Ahinoi, un po’, da questo punto di vista, l'Italia è debole proprio nella fase finale, cioè quella dello sviluppo di prodotto e di processo; e l'attuale assetto della ricerca italiana incontra crescenti difficoltà ad adeguarsi ai ritmi dell'innovazione e alle nuove modalità di trasferimento tecnologico imposto dalla globalizzazione. È imprescindibile la necessità di riorganizzare il sistema nel suo complesso a partire degli enti pubblici, dando quell'impulso alla collaborazione con il mondo produttivo.
  Ecco perché mi chiedo, e chiediamo di sapere, quali siano i tempi di emanazione del decreto applicativo-decreto di imposta per le imprese e le reti di impresa che investono direttamente in ricerca e sviluppo.

  PRESIDENTE. Concluda, onorevole.

  MAURIZIO BERNARDO. E come – e concludo – intenda ottimizzare l'utilizzo stesso dei diversi finanziamenti.

  PRESIDENTE. Il Ministro dello sviluppo economico, Flavio Zanonato, ha facoltà di rispondere, per tre minuti.

  FLAVIO ZANONATO, Ministro dello sviluppo economico. Signor Presidente, onorevole Bernardo, l'articolo 3 del decreto-legge n. 145 del 2013 prevede l'introduzione di un credito di imposta in favore delle imprese che investono in attività di ricerca e sviluppo. Il beneficio, subordinato alla preventiva approvazione della Commissione europea, spetta nel limite massimo di euro 600 milioni per il triennio 2014-2016. Le risorse finanziate sono individuate a valere sulla proposta nazionale relativa alla programmazione 2014-2016 dei fondi strutturali comunitari. Il credito di imposta è determinato in misura corrispondente al 50 per cento delle spese sostenute; il valore minimo dell'investimento che si può agevolare è pari a 50 mila euro, e spetta per un ammontare non superiore a 2 milioni e mezzo di euro per ciascuna impresa beneficiaria. Il beneficio spetta per le imprese sostenute nel periodo compreso tra quello indicato dal decreto ministeriale di attuazione, fino al periodo di imposta in corso, al 31 dicembre 2016.
  Per rispondere al quesito posto sui tempi di emanazione, faccio presente che gli uffici ministeriali interessati sono tutti impegnati nell'elaborazione di documenti e bozze propedeutiche all'emanazione del decreto, proprio in considerazione del carattere strategico della misura. Preme segnalare che il comma 12 dello stesso articolo 3 succitato stabilisce che il decreto, da emanarsi entro 30 giorni dall'adozione dell'intervento all'interno del programma operativo nazionale di riferimento, quindi la tempistica dell'effettiva operatività della misura, è legata all'approvazione del programma operativo nazionale del ciclo di programmazione 2014-2020, nell'ambito del quale la misura poi sarà inserita.
  Per quanto concerne il Programma Horizon 2020, che orienterà i fondi tematici Pag. 64europei per la ricerca nel prossimo settennio, evidenzio che lo stesso presenta importanti novità rispetto al passato, proprio con riferimento alla componente ricerca applicata. È infatti previsto un pilastro Industrial leadership che finanzierà con 17 miliardi di euro progetti mirati all'applicazione della ricerca nelle fasi di sviluppo delle tecnologie più prossime al mercato. Come Governo, intendiamo valorizzare questa opportunità, favorendo la massima partecipazione di imprese ed enti di ricerca italiani ai bandi europei. A questo fine, il Ministero dello sviluppo economico, in coordinamento con il Ministero dell'università e della ricerca, sta definendo una strategia nazionale per la ricerca e l'innovazione, al fine di attivare azioni e misure in linea con i principi e gli indirizzi formulati dall'Unione europea.

  PRESIDENTE. L'onorevole Bernardo ha facoltà di replicare, per due minuti.

  MAURIZIO BERNARDO. Signor Presidente, signor Ministro, la risposta ci conforta, anche perché direi che sappiamo bene quale sia la ricaduta nei confronti del mondo del lavoro e di quel rilancio di cui il Paese ha bisogno, e sotto il primo profilo e il secondo, che significa quindi rilanciare il mondo dell'impresa italiana, della ricerca e dello sviluppo che ha sul territorio, e come ribalta che necessariamente noi dobbiamo avere come sistema Paese.

(Misure per contrastare la deindustrializzazione in atto in Italia – n. 3-00580)

  PRESIDENTE. Il deputato Abrignani ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-00580, concernente misure per contrastare la deindustrializzazione in atto in Italia (Vedi l'allegato A – Interrogazioni a risposta immediata).

  IGNAZIO ABRIGNANI. Signor Presidente, capisco che è abbastanza ancora euforico !
  Signor Ministro, siamo su questa interrogazione ad affrontare un argomento unico, ma diviso in due parti. L'altro giorno, per alcune mozioni presentate in Aula, vi è stato un problema in ordine a quelli che sono i cosiddetti criteri della golden power, cioè la tenuta da parte del Governo dei noccioli strategici relativi a società. Tutto questo legato ad un concetto di crisi italiana; ma la crisi italiana a mio parere affronta un problema molto più ampio, il problema di deindustrializzazione: che è legato non soltanto all'acquisizione da parte di industrie straniere, per cui il discorso della golden power rispetto ad aziende italiane da parte di multinazionali, ma soprattutto alla mancanza di un piano nazionale industriale ormai da troppo tempo. Ed è per questo che noi ci siamo rivolti oggi è lei, Ministro, per sapere se e in che tempi il Governo intenda predisporre un piano di politica industriale anche a livello internazionale, che dia le linee guida di una strategia economica del nostro Paese per recuperare la nostra posizione in Europa.

  PRESIDENTE. Il Ministro dello sviluppo economico, Flavio Zanonato, ha facoltà di rispondere, per tre minuti.

  FLAVIO ZANONATO, Ministro dello sviluppo economico. Signor Presidente, onorevole, dal 2001 a oggi la competitività e la produttività dell'industria italiana hanno avuto un andamento fortemente penalizzato, tra una parte dell'industria manifatturiera che ha fatto investimenti produttivi ed è rimasta competitiva ed esportatrice e un'altra parte rilevante, rivolta soprattutto al mercato domestico, che ha investito prevalentemente in asset non produttivi – immobiliare e finanza – e che ha perso via via quote di produzione e di produttività.
  Per questo motivo il Governo ha adottato un'organica politica industriale di rilancio del sistema produttivo italiano attraverso diverse iniziative, anche legislative. Quanto agli assetti societari per le attività di rilevanza strategica, il decreto n. 21 del 2012 è intervenuto a salvaguardia Pag. 65degli interessi nazionali nei settore della sicurezza, della difesa e degli altri settori strategici – trasporti, energia, tlc – con l'obiettivo di tutelare il know-how e le tecnologie delle imprese italiane.
  Per rispondere alle altre sfide di carattere più generale sono state identificate alcune traiettorie di sviluppo sulla scorta anche di quanto già fatto da altri Paesi europei, quali industria integralmente ecologica, salute, benessere della persona, creatività e beni culturali, agenda digitale, aerospazio e difesa, e alcune misure sono già in corso. Nell'ultimo anno è stata finanziata la nuova legge Sabatini per il periodo 2014-2016 – l'ho detto prima – a fine settembre è stato pubblicato un bando del fondo per la crescita sostenibile, finanziato con 300 milioni di euro, per investimenti innovativi. Nel decreto-legge «Destinazione Italia» n. 145 del 2013 viene istituito un credito di imposta incrementale in favore delle imprese che investono in attività di ricerca e sviluppo. La legge di stabilità 2014 prevede una dotazione finanziaria di 100 milioni di euro a valere sulla disponibilità del fondo di garanzia, per un ammontare minimo pari a 500 milioni di euro, costituiti da finanziamenti concessi dalla Banca europea per gli investimenti.
  L'agenda di politica industriale interna si affianca alle azioni intraprese a livello comunitario; infatti la Commissione europea chiede un «industrial compact» e individua nel rilancio della manifattura il motore della crescita e dello sviluppo dei prossimi anni. Posso dirle tra parentesi che su questo c’è un pieno accordo anche con il commissario Tajani. La prima Conferenza degli amici dell'industria si è tenuta a Parigi il 23 ottobre 2013, ha evidenziato la necessità di questa svolta e, anche in Italia, questa iniziativa degli amici dell'industria e dei Paesi amici dell'industria si svolgerà a Roma il prossimo 30 gennaio.

  PRESIDENTE. L'onorevole Abrignani, ha facoltà di replicare, per due minuti.

  IGNAZIO ABRIGNANI. Signor Presidente, Ministro, prendo atto della sua risposta, in cui da una parte c’è sicuramente il cosiddetto de iure condendo, cioè quello che andremo a fare, e mi auguro che ci sarà un Governo in grado di portarlo avanti. Per quanto riguarda il passato – a mio parere, ma lo dice la crisi, non io – le risposte non sono state sufficienti, perché c’è ancora, tra l'altro, oltre alla mancanza di un piano industriale nazionale, un problema dell'Europa. Allora, il prossimo febbraio, il mese prossimo, ci sarà il primo Consiglio europeo dedicato all'industria, e io penso che in quell'occasione e in quella sede l'Italia dovrà rivendicare un ruolo che aveva e deve rivendicare delle richieste in ordine alla difesa del proprio comparto manifatturiero, cosa che indubbiamente fino ad oggi non è stata fatta, perché sappiamo purtroppo che ormai molta della politica industriale manifatturiera e non solo passa attraverso l'Unione europea, per cui chiediamo e speriamo che il Governo in quella sede si faccia valere.

(Iniziative in materia di approvvigionamento energetico nella regione Sardegna – n. 3-00581)

  PRESIDENTE. Il deputato Rampelli ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-00581, concernente iniziative in materia di approvvigionamento energetico nella regione Sardegna (Vedi l'allegato A – Interrogazioni a risposta immediata), per un minuto.

  FABIO RAMPELLI. Signor Presidente, Ministro, come sa, il progetto di metanizzazione della Sardegna, che si sarebbe dovuto completare entro il 2014, in realtà è stato congelato a causa di un progetto alternativo approvato, e probabilmente la soluzione definitiva da questo punto di vista sarà presa entro l'anno in corso. L'unica fonte di energia analoga presente sul territorio sardo è il GPL, il cui costo è del 67 per cento superiore a quello del metano, che viene massimamente utilizzato dalle altre ragioni italiane con un vantaggio evidente.Pag. 66
  Fratelli d'Italia si preoccupa delle conseguenze di questa disparità intanto sui cittadini sardi, che sono evidentemente considerati cittadini di «serie B» e che hanno una bolletta energetica superiore a quella – per gli usi domestici – di qualunque altro cittadino di altra regione, e poi per la minore competitività del settore dell'industria, della produzione in genere e quindi dei prodotti sardi, che conseguentemente porta a una difficoltà di sviluppo economico e occupazionale per tutto il territorio sardo.
  Fratelli d'Italia vuole sapere cosa intenda fare il Governo per sanare questa ingiustizia.

  PRESIDENTE. Il Ministro dello sviluppo economico, Flavio Zanonato, ha facoltà di rispondere, per tre minuti.

  FLAVIO ZANONATO, Ministro dello sviluppo economico. Signor Presidente, onorevole, il progetto Galsi, la cui conferenza di servizi del procedimento di autorizzazione si è chiusa favorevolmente già il 22 dicembre del 2011, è in attesa dell'espressione di intesa da parte della regione Toscana, interessata per la parte dell'approdo. La regione Sardegna ha espresso la sua linea favorevole con la delibera del 18 aprile 2012. Questo progetto non è alternativo al progetto TAP, in quanto il Galsi trasporta gas che proviene dall'Algeria, mentre il TAP quello che proviene dall'Azerbaigian. Entrambi i progetti rispondono all'esigenza nazionale di soddisfare la diversificazione di zone geografiche di approvvigionamento per sopperire alla carenza di gas soprattutto nei periodi invernali di fronte a crisi internazionali nei Paesi fornitori.
  Pertanto, il ritardo della realizzazione del progetto Galsi non è in nessun modo connesso alla realizzazione del progetto TAP, bensì alla crisi del mercato energetico che non favorisce nell'immediato le decisioni di investimento da parte della componente azionaria algerina, maggioritaria nella stessa società Galsi.
  Per quello che concerne le problematiche dei prezzi del GPL, evidenzio che le tariffe applicate sulle distribuzioni di GPL a mezzi diretti urbani in Sardegna, sono determinate dall'Autorità per l'energia elettrica e il gas, secondo il sistema del cosiddetto price cap, in linea con quanto avviene anche per la distribuzione di gas naturale. Ovviamente al di sotto del price cap definito dall'Autorità, resta la facoltà dell'operatore di applicare sconti.
  Per i prezzi al dettaglio delle bombole di GPL tra il maggio e il luglio 2013, l'Osservatorio prezzi e tariffe del MISE ha effettuato una ricognizione da cui è emerso che i prezzi praticati nella zona di Oristano sono competitivi rispetto a tutto il territorio nazionale; infatti la Sardegna, come le isole minori, beneficia di un'agevolazione sull'accisa anche sul GPL in bombole, ai sensi della legge n. 488 del 1998, pari a circa 0,16 euro al chilo.
  Tale misura è stabilita proprio per compensare almeno parzialmente il differente prezzo tra i cittadini serviti dalla rete del gas e quelli che non sono serviti da questa rete.
  La provincia di Cagliari si posiziona nella zona medio-alta del confronto, ma non nelle posizioni peggiori. La Sardegna, peraltro, non sembra pertanto essere colpita da fenomeni di prezzi troppo alti rispetto al resto d'Italia per quel che riguarda il GPL.
  Per la valutazione sulla richiesta di ulteriori compensazioni di accise aggiuntive rispetto a quelle già in essere, la valutazione è del Ministero dell'economia e delle finanze, e mi farò carico di proporgliela.

  PRESIDENTE. L'onorevole Rampelli ha facoltà di replicare, per due minuti.

  FABIO RAMPELLI. Signor Presidente, Ministro, non sono soddisfatto, e Fratelli d'Italia non è soddisfatta, perché la risposta che lei ha dato è una risposta evasiva. Intanto, mi pare evidente che il raffronto tra il GPL della Sardegna e il GPL delle altre regioni sia paradossalmente conveniente per le ragioni che lei esprimeva. Noi ci riferiamo, viceversa, al GPL messo in rapporto con il metano. È lì che c’è il Pag. 67problema, è lì che si sviluppa la disparità, è lì che c’è la sperequazione, è lì che c’è la difficoltà da parte delle imprese sarde di essere competitive e, quindi, di avere un prezzo dell'energia che sia simile a quello delle altre regioni. È lì che, quindi, si incaglia anche la partita dello sviluppo economico e dell'occupazione, su cui il Governo Letta, nonostante al suo interno vi sia anche un sottosegretario del Partito Democratico, che è Paolo Fadda, che è sardo, non riesce evidentemente a prendere il toro per le corna e, quindi, anche ad essere incisivo nelle richieste di agevolazione.
  Lo Stato potrebbe, comunque, partecipare in qualche maniera a queste spese, lo Stato potrebbe concedere delle agevolazioni fiscali alle imprese stesse, lo Stato potrebbe, comunque, indurre i partner che operano in questo settore, visto che lei ha citato anche la possibilità di una scontistica, ad effettuare degli sconti per andare incontro, comunque, a queste necessità. Lo Stato potrebbe, in qualche maniera, farsi carico di questa iniquità, che si è sviluppata a danno dei cittadini sardi.
  Dunque, le condizioni dello sviluppo sono fondamentali. Qui non si sta chiedendo, come è stato fatto per decenni, «marchette», clientele, interventi a pioggia e agevolazioni di vario genere. Si sta cercando di fare capire al Governo, nella sua persona, Ministro Zanonato, che è fondamentale ripristinare una equità di partenza per consentire alla regione Sardegna, appunto, di essere competitiva e, quindi, di affrontare, insieme alle altre regioni italiane, la crisi economica e occupazionale. Fratelli d'Italia si preoccupa di questo e ci auguriamo che altrettanto faccia il suo Governo.

  PRESIDENTE. È così esaurito lo svolgimento delle interrogazioni a risposta immediata.
  Sospendo la seduta, che riprenderà alle ore 16,05 con il seguito della discussione del decreto-legge recante disposizioni urgenti dirette a fronteggiare emergenze ambientali e industriali ed a favorire lo sviluppo delle aree interessate.

  La seduta, sospesa alle 16, è ripresa alle 16,10.

Missioni.

  PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Alfreider, Bindi, Bonifazi, Michele Bordo, Brunetta, Caparini, Di Lello, Epifani, Migliore, Orlando, Piepoli, Ravetto, Realacci, Speranza e Tabacci sono in missione a decorrere dalla ripresa pomeridiana della seduta.
  I deputati in missione sono complessivamente ottantacinque, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell’allegato A al resoconto della seduta odierna.

Si riprende la discussione del disegno di legge di conversione n. 1885-A.

(Ripresa esame dell'articolo unico – A.C. 1885-A)

  PRESIDENTE. Si riprende la discussione del disegno di legge n. 1885-A.
  Ricordo che nella parte antimeridiana della seduta sono state accantonate le seguenti proposte emendative: Russo 2.252 e 2.253; 2.703 della Commissione bilancio; 2.300, 2.801 e 2.802 (Nuova formulazione) della Commissione; Grimoldi 2.262 e 0.2802.2.
  Ricordo, altresì, che è stato da ultimo respinto l'emendamento Tofalo 3.36.
  Avverto che la Commissione bilancio ha espresso il parere sull'emendamento 2.802 (Nuova formulazione) e sul subemendamento 0.2.802.2. Tale parere è in distribuzione (Vedi l'allegato A – A.C. 1885-A).
  Chiedo al relatore se intenda proporre di iniziare dalle proposte emendative accantonate oppure andare avanti. Dagli accantonati ? Sta bene, cominciamo dagli accantonati. Prego, onorevole Bratti.

Pag. 68

  ALESSANDRO BRATTI, Relatore per la maggioranza. Signor Presidente, io volevo chiedere questo: poiché abbiamo approvato la nuova formulazione dell'emendamento 2.802 della Commissione, con il parere positivo della Commissione bilancio, chiederei a tutti i proponenti – dal momento che vi è una convergenza, mi pare, forte, a parte un subemendamento del collega Grimoldi della Lega – di ritirare tutti quelli accantonati, ossia a partire dall'emendamento Russo 2.252 fino all'emendamento 2.48 escluso.

  PRESIDENTE. Esatto.

  ALESSANDRO BRATTI, Relatore per la maggioranza. Quindi, vi sarebbe un parere positivo sul nuovo emendamento, che è il 2.802 (Nuova formulazione) della Commissione, e un invito al ritiro, altrimenti il parere è contrario, su tutti gli altri accantonati.

  PRESIDENTE. Quindi, compresi i subemendamenti ?

  ALESSANDRO BRATTI, Relatore per la maggioranza. Sì, compreso il subemendamento presentato.

  PRESIDENTE. Sta bene.
  Il Governo ?

  SESA AMICI, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri. Il parere è conforme a quello espresso dal relatore, quindi invito al ritiro delle proposte emendative accantonate e parere favorevole sull'emendamento 2.802 (Nuova formulazione) della Commissione.

  PRESIDENTE. Sta bene.
  Prendo atto che i relatori di minoranza non intendono intervenire.
  Passiamo all'emendamento Russo 2.252.
  Onorevole Russo, accede all'invito al ritiro formulato dal relatore ?

  PAOLO RUSSO. Signor Presidente, anche accertate le circostanze, aiuto nel percorso. Questo emendamento è teso ad evitare che siano escluse dalle attività di screening ai fini di eventuali patologie tumorali neoplastiche e malformative, la città di Napoli e la città di Caserta, che, pur essendo parte di quei cinquantasette comuni interessati, secondo la norma che si andrebbe ad approvare sarebbero escluse da questa attività.
  Io comprendo la ragione anche di risorse, che indica di evitare che vi siano aree conurbate fortemente antropizzate che possano beneficiare di questa opportunità, ma eviterei di escluderlo.
  L'emendamento da me presentato esattamente questo indica, che non è automaticamente l'intera città di Napoli, non è automaticamente l'intera comunità di Caserta, ma, alla luce delle indicazioni dell'Istituto superiore di sanità e in ragione di ciò che pare necessario, potrebbe essere utile, oserei dire potrebbe essere necessario, che talune aree di quei comuni possano essere interessate da una attività di screening particolarmente dedicata, per tutelare la salute di quelle popolazioni e soprattutto per evitare inutili discriminazioni. Penso all'area di Chiaiano, penso all'area di Bagnoli, penso all'area di Pianura.

  PRESIDENTE. Colleghi, vorrei attirare la vostra attenzione, se poco poco è possibile, rispetto al fatto che in queste condizioni non si può lavorare. Possiamo anche sospendere la seduta in attesa che ciascuno finisca, però...

  ALESSANDRO BRATTI, Relatore per la maggioranza. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  ALESSANDRO BRATTI, Relatore per la maggioranza. Signor Presidente, una piccola precisazione rapida: poiché i comuni interessati dallo screening fanno riferimento ad una direttiva che ogni mese può essere riaggiornata, non c’è nessuna contrarietà di principio ad estendere eventualmente questa situazione, però, visto che è già prevista nella legislazione attuale Pag. 69con riferimento alla direttiva la possibilità di allargare eventualmente ad altri enti, non c’è bisogno di accettare questo emendamento. Semplicemente per questo.

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Russo 2.252, con il parere contrario della Commissione, del Governo e dei relatori di minoranza.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Tancredi... Mariano... Garavini... Capodicasa... Bombassei... Vecchio... Cani... Ventricelli... Giuliani...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti e votanti  285   
   Maggioranza  143   
    Hanno votato   62    
    Hanno votato no   223.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  (Il deputato Marti ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 2.703, da votare ai sensi dell'articolo 86, comma 4-bis, del Regolamento, con il parere favorevole della Commissione e del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Paola Bragantini... Preziosi... Spadoni...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

   (Presenti e votanti  368   
   Maggioranza  185   
    Hanno votato
 367    
    Hanno votato
no    1).    

  (I deputati Valeria Valente e Preziosi hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 2.300 della Commissione, con il parere favorevole del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  De Mita... Parrini... Tripiedi... Paolucci...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

   (Presenti e votanti  382   
   Maggioranza  192   
    Hanno votato
 382).    

  (Le deputate Valeria Valente e Cardinale hanno segnalato che non sono riuscite ad esprimere voto favorevole).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 2.801 della Commissione, con il parere favorevole del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Baruffi... Tancredi... Dieni... Madia...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti e votanti  387   
   Maggioranza  194   
    Hanno votato   387.

  La Camera approva (Vedi votazioni).

  (I deputati Valeria Valente, Carlo Galli e Cardinale hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole).

  Avverto che, a seguito dell'approvazione dell'emendamento 2.703, che modifica il comma 4-octies, risultano preclusi Pag. 70gli emendamenti Grimoldi 2.262 e Russo 2.253, volti rispettivamente a sopprimere e a sostituire il predetto comma.
  Peraltro, il subemendamento Grimoldi 0.2.802.1 è decaduto, perché non più riferibile.
  Chiedo al presentatore se acceda all'invito al ritiro del subemendamento Grimoldi 0.2.802.2, formulato dal relatore.

  PAOLO GRIMOLDI. Signor Presidente, non accedo all'invito al ritiro. Vorrei spiegare che, sostanzialmente, si è deciso di intervenire attraverso il Fondo nazionale nell'elargire 25 milioni di euro alla regione Puglia e 25 milioni di euro alla regione Campania. Fermo restando che la finalizzazione è anche condivisibile, vogliamo sottolineare che, però, non esistono altri casi sul territorio nazionale ove sia permesso di utilizzare delle risorse del Fondo sanitario nazionale per le indagini di carattere sanitario a livello locale.
  Noi, quindi, denunciamo il fatto che, mentre negli altri territori del Paese la competenza in materia di sanità e le eventuali analisi sono sempre a carico delle locali regioni, e quindi delle amministrazioni periferiche, che devono pagare con i loro soldi, in questo caso, per l'ennesima volta, si interviene per elargire soldi, invece, da parte dello Stato centrale.
  Noi veramente su questo non possiamo essere d'accordo, soprattutto perché parliamo, almeno nel caso della Campania, di una situazione tra l'altro di ambito sanitario – per colpa evidentemente di chi ha amministrato la regione nell'ultimo decennio, magari di tutti i colori politici – di una situazione della gestione della sanità in quella regione che è tragicomica, è un autentico disastro. È da quando io sono arrivato in quest'Aula che ci siamo occupati delle problematiche sanitarie della regione Campania, a partire dallo «Spalmadebiti», perché il buco di bilancio sulla sanità della Campania è stato «archiviato», tra virgolette, nello «Spalmadebiti», nel senso che ha pagato «Pantalone», ha pagato lo Stato centrale, e teoricamente – dico teoricamente – perché poi, invece che «Spalmadebiti» e, quindi, invece di vedere una certa restituzione dei prestiti, è lo Stato che continua a elargire ancora più risorse a quella regione, a quel territorio, a quella realtà.
  Noi pensiamo invece che sia tempo di mettere dei parametri di meritocrazia. Vi sono degli amministratori incapaci, e questi devono pagare del loro. Finché si continua invece a elargire risorse, non vi saranno motivazioni per le quali la gestione della sanità in quella regione possa avere ragioni pregnanti per le quali migliorare.
  Poi ci sono dei discorsi a latere, che non fanno parte di questo decreto, perché la responsabilità degli amministratori, per noi, deve essere punita anche con l'incandidabilità. Non è sicuramente attinente a questo decreto, però non si possono elargire ancora altri soldi in barba soprattutto a quei territori virtuosi che fanno pagare il ticket sanitario, che, a fronte di sacrifici e dello stringere la cinghia, riescono comunque a fornire un vero servizio sanitario dignitoso e che, nonostante stringano la cinghia e abbiano delle serie difficoltà, magari contribuiscono anche in via preponderante al Fondo sanitario nazionale e vedono questi soldi poi trasferiti a chi ha mal gestito.
  Questo passaggio del decreto appartiene al più becero e vecchio assistenzialismo e statalismo, celato da buoni propositi – questo lo riconosciamo –, però non può valere solo in un senso e solo per alcune realtà. Se si decide che le analisi a causa di eventuali territori inquinati vengono pagate dallo Stato per alcune realtà, ciò deve valere per tutti, deve valere anche per i cittadini residenti nelle realtà inquinate delle altre regioni del Paese.
  Io parlo soprattutto in difesa delle realtà del Nord, ma vale anche per quelle realtà del Sud che hanno dei territori inquinati e che meriterebbero lo stesso rispetto e la stessa dignità.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Fedriga. Ne ha facoltà.

  MASSIMILIANO FEDRIGA. Signor Presidente, guardando il subemendamento Pag. 71a firma Grimoldi e la nuova formulazione dell'emendamento 2.802 della Commissione, vorrei chiedere un chiarimento al relatore, se ha la cortesia di ascoltarmi, non è suo obbligo, però...

  PRESIDENTE. Onorevole Bratti ! Onorevole Bratti !

  MASSIMILIANO FEDRIGA. Onorevole Bratti, io le faccio una domanda e spero che anche i colleghi di SEL o che sono intervenuti questa mattina per quanto riguarda le risorse stanziate a questa finalità nel Mezzogiorno stiano bene attenti. Se ho ben capito, il vostro emendamento prevede che dal Fondo sanitario nazionale si sottraggano dei soldi destinati soltanto a Campania e Puglia, 25 milioni di euro l'anno; sui soldi che rimangono, partecipano alla ripartizione tutte le regioni, comprese Campania e Puglia, come se non avessero preso niente.
  Quindi stiamo sottraendo dei soldi al Sistema sanitario nazionale di tutte le regioni per darli solo a Campania e Puglia.

  PRESIDENTE. La prego di concludere.

  MASSIMILIANO FEDRIGA. Mi domando – e concludo –, in base all'equità di cui parlavano questa mattina, i colleghi di SEL che sono interessati in modo...

  PRESIDENTE. Concluda, onorevole Fedriga.

  MASSIMILIANO FEDRIGA. ... uguale a tutto il territorio nazionale, adesso cosa voteranno.
  Non ci stiamo che vengano sottratti soldi ai nostri malati. Non ci stiamo !

  PRESIDENTE. La ringrazio.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Russo. Nel ha facoltà.

  PAOLO RUSSO. Signor Presidente, non è questa l'occasione e infatti taluni emendamenti sono stati dichiarati inammissibili.
  I colleghi che mi hanno preceduto pongono un problema straordinariamente serio, quello della perequazione e della ripartizione delle risorse del Servizio sanitario nazionale.
  Esiste una norma che non viene applicata e, attraverso la non applicazione, la disapplicazione di questa norma, vi è un riparto che penalizza la Campania per 70 euro a cittadino.
  Sarebbe ora di evitare che questa norma non sia applicata.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Zolezzi. Ne ha facoltà.

  ALBERTO ZOLEZZI. Signor Presidente, per affrontare la drammatica realtà sia della zona di Taranto che della Terra dei fuochi è necessario, a nostro parere, anche avviare iniziative particolari, come appunto portare avanti lo studio «Sentieri» – e siamo contenti che sia stato inserito nel testo del decreto – ed anche iniziare l'attività di screening che poi sarà l'Istituto superiore di sanità a guidare, a seconda dei metodi e degli studi più accreditati e anche a valutare se le risorse serviranno solo per studi di screening o eventualmente per la qualità assistenziale offerta, che, in particolare per la zona di Taranto, probabilmente è da rimodulare.
  È solo per questo che voteremo in modo contrario al subemendamento della Lega, perché in qualche modo bisogna iniziare ad affrontare un problema davvero importante.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Zaratti. Ne ha facoltà.

  FILIBERTO ZARATTI. Signor Presidente, io volevo esprimere il nostro parere contrario al subemendamento presentato dal collega Grimoldi. D'altro canto le motivazioni che lui ha utilizzato per illustrare questa sua posizione ci convincono ancora di più, appunto, in questo voto contrario.
  Infatti in quest'Aula non stiamo discutendo sulle modalità di riparto dei fondi necessari al Servizio sanitario nazionale, né di quei criteri che poi sono a monte del Pag. 72fatto che vengono destinate certe cifre piuttosto che altre alle regioni italiane.
  Stiamo parlando di un'altra cosa: stiamo parlando di due luoghi che sono vittime, per così dire, di scelte che riguardano sì le amministrazioni di quei territori, ma soprattutto sono vittime di scelte che questo Stato ha fatto in ragione di aver consentito un sistema di sviluppo assolutamente anomalo, dannoso dal punto di vista economico, ma dannoso per l'ambiente e dannoso per la salute.
  Si tratta di dare un piccolo risarcimento ai cittadini della Terra dei fuochi e della zona di Taranto, per i danni ai quali sono stati destinati da scelte veramente poco oculate, da scelte disgraziate, da scelte che non hanno avuto a cuore, appunto, la salute dei cittadini.
  Quindi è un piccolo risarcimento, che sono appunto i 25 milioni destinati alla Terra dei fuochi e i 25 milioni destinati alla zona di Taranto, per fare uno screening e per vedere appunto lo stato di salute di questi nostri concittadini e di queste nostre concittadine.
  Io penso che sia un atto dovuto. È assolutamente pretestuoso mettere in campo il ragionamento sulla divisione dei soldi a livello nazionale per quanto riguarda la sanità. È estremamente pretestuoso dire che la sanità della Campania è in una situazione emergenziale. Non c'entra nulla. Si tratta semplicemente di riconoscere a queste persone il diritto di tutela della salute.
  Se non lo fa lo Stato, a cosa serve lo Stato ? Se non lo fa lo Stato centrale, a cosa serve lo Stato centrale, se non ad intervenire, come stiamo intervenendo, per situazioni di emergenza tanto che questo è un decreto specifico per la Terra dei fuochi e per la zona dell'Ilva, un decreto fatto in modo emergenziale come appunto prevede la Costituzione e che noi siamo chiamati a convertire ? Questa emergenza serve sostanzialmente, diciamo così, a permettere quello che stiamo facendo, cioè che si tuteli la salute dei cittadini.
  Per questo noi voteremo in modo contrario al subemendamento presentato dal collega Grimoldi.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Matteo Bragantini. Ne ha facoltà.

  MATTEO BRAGANTINI. Signor Presidente, veramente non riusciamo a capire questo ragionamento: si vanno a prendere dei fondi dal Fondo nazionale della sanità e dopo queste regioni «rientrano» di nuovo, senza aver calcolato che hanno già avuto dei soldi su questo Fondo sanitario, che invece dovrebbe essere ripartito in altra maniera.
  Anche perché se è vero che serve perché in queste zone ci sono più malattie create dall'inquinamento, allora uno mi deve spiegare perché, ad esempio, tutti quelli che sono malati per inquinamento a Marghera, perché ci sono stati danni ambientali, a Mantova, a Seveso e in tutte le altre zone di questo Stato, non possono partecipare a questi fondi. Il sistema del riparto dei fondi del Servizio sanitario nazionale va a calcolare l'età media e tutte le problematiche sanitarie e viene suddiviso in modo equo guardando la salute di tutti cittadini, non, invece, come avviene in questo provvedimento, dove volete togliere una parte di quei fondi...

  PRESIDENTE. Concluda.

  MATTEO BRAGANTINI.... che vanno per tutti, solo per alcuni cittadini. Noi lo riteniamo totalmente ingiusto.

  PRESIDENTE. Colleghi, torno a chiedere, per il rispetto di tutti, di abbassare almeno il tono della voce. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Borghesi. Ne ha facoltà.

  STEFANO BORGHESI. Signor Presidente, io penso che sia inutile qui che alcuni colleghi continuino a nascondersi dietro il diritto alla salute e continuino a nascondersi dietro una fase di emergenza. È chiaro ed evidente a tutti che il diritto alla salute qui viene riconosciuto solo a determinate fasce di popolazione, che le Pag. 73emergenze vengono riconosciute solo a determinate regioni, mentre, invece, per le altre regioni, ossia per le regioni del Nord, né il diritto alla salute, né le emergenze vengono riconosciute. Di fatto, quindi, c’è una disparità di trattamento che noi reputiamo iniqua e vergognosa. Siamo qui, quindi, per sottolineare e per denunciare questo trattamento che non ha ragione d'essere. Dal nostro punto di vista, quindi, il diritto alla salute e le emergenze dovrebbero essere trattati alla stessa maniera, in Campania come in Lombardia, come in tutte le altre regioni di questo Paese.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Invernizzi. Ne ha facoltà.

  CRISTIAN INVERNIZZI. Signor Presidente, al di là di queste decine di milioni di euro di cui stiamo parlando, vorrei ricordare a tutti il residuo fiscale attivo delle regioni del Nord. Sono 95 miliardi di euro all'anno, cioè 95 miliardi di euro che ogni anno le regioni virtuose del Nord regalano alle altre regioni. Ricordiamo anche il residuo fiscale passivo del Sud, particolarmente concentrato in quattro regioni. Sono 63 miliardi di euro all'anno. Le ricordo semplicemente 95 miliardi di euro, di cui solo 56 miliardi di euro provengono dalla Lombardia. Dopo queste cifre qualcuno in quest'Aula oggi ha ancora il coraggio di dire che c’è bisogno di un piccolo risarcimento per i cittadini del Sud. Bene, andate al Sud a dire queste cose, ma voi che siete eletti al Nord vi aspetto nelle piazze; venite su al Nord a dire queste cose anche ai cittadini che, sbagliando, vi hanno votato (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Buonanno. Ne ha facoltà.

  GIANLUCA BUONANNO. Signor Presidente, per non dire le parolacce, sinceramente a me «girano gli zebedei», che poi è un termine biblico per non dire quello che è stato detto stamattina. Infatti, io stamattina ho letto sul giornale che la città di Napoli ha 18 mila dipendenti (e già li...), e del dissesto finanziario del grande sindaco, ex dipietrista, magistrato e compagnia bella, che è riuscito a fare la grande impresa di mandare al macello del tutto quella città. Ma quello che mi ha fatto più arrabbiare e che si collega a quello che è l'emendamento di adesso, è che i napoletani pagano solo il 3 per cento delle multe che vengono applicate ai napoletani stessi. In altre parole, alla fine, comunque, anche se si fanno le multe, anche se si fanno i provvedimenti, ai napoletani non gliene frega un cavolo di quello che succede ! E adesso gli diamo ancora...

  PRESIDENTE. Grazie, onorevole Buonanno. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Molteni. Ne ha facoltà.

  NICOLA MOLTENI. Signor Presidente, mi associo ovviamente anch'io alle argomentazioni del collega Grimoldi e degli altri colleghi della Lega Nord. Questa norma non fa nulla di più che concretizzare quella distinzione che abbiamo visto su tanti altri versanti e su tanti altri servizi tra cittadini di serie A e cittadini di serie B. I cittadini di serie A sono sempre gli stessi e i cittadini di serie B sono cittadini che vengono trattati diversamente rispetto ad altri in barba al principio di uguaglianza. Questo lo diciamo noi della Lega Nord e lo diciamo anche replicando alla Presidente della Camera, Boldrini, che oggi ci ha definito «una minoranza chiassosa». Sì, siamo «una minoranza chiassosa». La Presidente dovrebbe avere rispetto nei confronti di tutti i parlamentari presenti in quest'Aula...

  PRESIDENTE. Lei ricordi che siamo sul subemendamento Grimoldi 0.2.802.2.

  NICOLA MOLTENI... «una minoranza chiassosa» che difende le istanze del Nord.

  PRESIDENTE. Grazie, onorevole Molteni. Ha chiesto di parlare per dichiarazione Pag. 74di voto, a titolo personale, l'onorevole Busin. Ne ha facoltà.

  FILIPPO BUSIN. Signor Presidente, volevo dare un po’ di numeri. Sono 9,3 miliardi in dieci anni le risorse che dal Veneto vanno a finanziare la sanità delle regioni deficitarie d'Italia, concentrate in gran parte al Sud; 37 miliardi da parte della Lombardia. Se non è solidarietà territoriale questa ! Questo è dissanguamento di regioni produttive a favore di altre parassitarie.
  E poi voglio chiedere a proposito di risarcimenti per le popolazioni colpite da un inquinamento intensivo nelle zone di Taranto e nella Terra dei fuochi: che risarcimento è stato previsto per le popolazioni padane che respirano una delle aree più inquinate non dell'Italia ma dell'intero pianeta, una delle tre aree con concentrazione di polveri sottili più alta del pianeta ?

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul subemendamento Grimoldi 0.2.802.2, con il parere contrario della Commissione, del Governo e anche della V Commissione (Bilancio) e con il parere favorevole del relatore di minoranza, onorevole Grimoldi.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Bossa... Piccolo... Marazziti... Latronico... Romele... Vignali... Tripiedi... Artini... Rigoni.... onorevole Artini, venga votare al Comitato dei nove.... tolga la tessera che c’è e infili la sua...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  440   
   Votanti  438   
   Astenuti    2   
   Maggioranza  220   
    Hanno votato   16    
    Hanno votato no   422    

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  Passiamo alla votazione dell'emendamento 2.802 (Nuova formulazione) della Commissione, accettato dal Governo.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Grimoldi. Ne ha facoltà.

  PAOLO GRIMOLDI. Signor Presidente, ovviamente questo è l'emendamento del relatore con il quale appunto viene posto in essere quello che abbiamo appena raccontato. Mi chiedo però, a cosa serva a questo punto essere dei buoni amministratori che hanno sempre fatto quadrare i conti, che nei momenti di difficoltà hanno comunque dato dei servizi, se poi alla fine laddove si è male amministrato interviene sempre lo Stato centrale. E mi chiedo anche perché c’è sempre una disparità di trattamento rispetto ad alcuni territori e ad alcune regioni che contribuiscono sempre di più alle casse pubbliche, senza ricevere indietro risorse equiparabili a quanto pagato, rispetto ad altri territori che, invece, al contrario ricevono sempre, sempre qualcosa di più.
  Io ripeto che l'intento di questo comma è assolutamente condivisibile; quello che diceva Zolezzi io in parte lo condivido, va bene fare le analisi, però delle due l'una: o le analisi si fanno e sono a carico delle regioni, così come è previsto che la sanità sia a carico delle regioni, oppure, a tutte le regioni che hanno dei siti inquinati e che hanno, quindi, la necessità di fare dei controlli e delle verifiche di carattere sanitario, devono essere dati gli stessi fondi. Noi chiediamo semplicemente un'equità di trattamento, una parità di diritti: non è possibile che si intervenga sempre solo a senso unico e sempre e solo per gli stessi territori. Anche perché, facendo così, noi ci rendiamo corresponsabili dell'assistenzialismo.
  In questo periodo di crisi economica, se noi cresciamo meno degli altri è perché non abbiamo avuto il coraggio politico di intervenire come si sarebbe dovuto fare, perché, in questo Paese, lo Stato, l'assistenzialismo, i soldi pubblici, i tagli da fare in questo comparto, sono sempre materia ostica e difficile. La cosiddetta spending Pag. 75review – parlo in termini generali – è sempre sulla carta, è sempre una chiacchiera che abbiamo sentito sin dal tempo dell'insediamento di Monti, che ci ha fatto la lezione di inglese sulla spending review, salvo poi concludere meno di zero.
  Detto questo, o noi interveniamo con un minimo di coraggio politico, a prescindere da questo comma, a prescindere da questo decreto, nel dire che dobbiamo finirla con i finanziamenti a pioggia – anche se qua parliamo di miseri 50 milioni rispetto ai 90-97 miliardi di cui sentivo parlare prima –, o noi abbiamo il coraggio politico di invertire la rotta o non ci saranno mai i soldi per parlare di occupazione vera, di occupazione durevole, di occupazione produttiva, di prospettive sane; non di lavoratori magari schiavi dell'assistenzialismo, come ha creato Bassolino, che, a furia di decreti sull'emergenza rifiuti ha dato occupazione in modo assistenziale e oggi sappiamo quello a cui hanno portato quelle occupazioni e l'utilizzo in forma clientelare ed assistenziale dei soldi di quei decreti. Responsabili, se volete, sono destra e sinistra, però, non si può andare avanti così.
  Oggi, la globalizzazione e la crisi ci impongono di invertire questa rotta e questi meccanismi antimeritocratici: o noi tutti quanti abbiamo il coraggio politico di dire finalmente basta all'antimeritocrazia, o andremo avanti ad avere problemi di bilancio, a non avere risorse per aiutare la gente che oggi si trova cassaintegrata, gli imprenditori che si uccidono e, soprattutto, ad avere una crisi occupazionale drammatica. E non mi riferisco a quella di oggi, ma alla prospettiva del prossimo decennio: perché, vedete, noi possiamo anche ricominciare a crescere dello 0,4, dello 0,5 per cento, ma se noi cresciamo dello 0,4, dello 0,5 per cento con l'assistenzialismo come palla al piede, vuol dire che ci mettiamo sette, otto, nove anni per tornare poveri come eravamo un anno e otto mesi fa. Attenzione ai numeri e alla situazione. Quindi, ragioniamo sul fatto di avere questo coraggio politico per invertire la rotta sul solito, classico assistenzialismo, che vediamo ormai da oltre sessant'anni (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie).

  PRESIDENTE. Prima di dare la parola all'onorevole Fedriga, ha chiesto di intervenire il rappresentante del Governo. Prego, Ministro.

  ANDREA ORLANDO. Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. Signor Presidente, tralasciando le considerazioni macroeconomiche che ha fatto l'onorevole Grimoldi, io vorrei affrontare una questione che penso meriti l'attenzione anche dei colleghi della Lega. Noi stiamo affrontando un'emergenza, lo stesso utilizzo della forma del decreto ha come presupposto questo dato. Non stiamo dando dei soldi a pioggia, perché la norma è scritta in modo tale che l'utilizzo di questi fondi sia definito dall'Istituto superiore di sanità, quindi, non una delega alle regioni in bianco, ma una finalizzazione precisa. Dobbiamo affrontare – e questo è il dato che emerge da questo decreto e sul quale mi sono già pronunciato in apertura di discussione – in modo strutturale il tema del rapporto tra ambiente e salute.
  Il collegato ambientale sarà un'occasione per affrontare in modo organico questo tema, ma non facciamo una guerra tra poveri, da questo punto di vista, perché cito un caso che è stato richiamato anche negli interventi: poche settimane fa ho siglato con le regioni del nord Italia un accordo per contrastare l'inquinamento da PM10 nel bacino padano. È probabile che nello sviluppo di quel lavoro ci sarà la necessità di reperire dei fondi soprattutto sul fronte ricerca, in qualche modo incidendo anche sul fondo nazionale e in qualche modo anticipando una ricostruzione organica del sistema.
  Non possiamo ogni volta pensare che, a fronte di un'emergenza, prima ridefiniamo le regole generali e poi interveniamo; in questo caso rispondiamo a una esigenza reale, che è quella delle popolazioni colpite; il Governo si impegna qui, in questa sede, in sede di collegato ambientale ad Pag. 76affrontare poi in modo strutturale il tema del rapporto tra ambiente e salute.
  Da questo punto di vista, invito a una riconsiderazione anche dell'atteggiamento nei confronti di questa scelta che credo sia una scelta che va incontro a una condizione di disagio delle popolazioni e, a prescindere dall'efficienza delle regioni coinvolte, non possiamo far pagare alle popolazioni una condizione che sicuramente non hanno voluto e che non si sono scelte.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Fedriga. Ne ha facoltà.

  MASSIMILIANO FEDRIGA. Signor Presidente, posso intervenire per cinque minuti se non erro...

  PRESIDENTE. Non è una concessione, è un suo diritto, ovviamente, onorevole Fedriga.

  MASSIMILIANO FEDRIGA. Infatti, chiedevo una conferma. Ringrazio il Ministro che ha voluto intervenire e portare le sue ragioni, però vorrei ricordare al Governo come ai colleghi parlamentari che non si può parlare di emergenza o di emergenze solamente sui casi eclatanti che finiscono sui grandi mezzi di informazione.
  Ho avuto modo di ricordare negli interventi odierni il caso che riguarda la mia città, Trieste. Ci sono degli studi, e hanno fatto delle ricerche, secondo i quali la percentuale di morti a causa di cancro è aumentata esponenzialmente ed è superiore alla media nazionale proprio per la presenza di quell'impianto e per la necessità di bonifica di quel territorio.
  Allora, mi domando come sia possibile sottrarre soldi dal Fondo sanitario nazionale e destinarli solo alle emergenze di Campania e Puglia; è questo che non riusciamo a concepire ! Non diciamo che le popolazioni di Campania e Puglia debbano essere abbandonate, ma non vogliamo al contempo che tutte le altre siano abbandonate !
  Mi sorprendo quando dei colleghi in quest'Aula, come ho sentito dire, mi ricordano le emergenze anche sanitarie di quelle aree, perché al contempo non ricordano e si dimenticano strumentalmente di tutte le altre emergenze sanitarie. Non è che è meno emergenziale il morto di Trieste rispetto al morto pugliese per inquinamento e per inquinamento ambientale. Non è meno emergenziale il morto di Trieste o il morto di Marghera. Questa responsabilità ce la vogliamo prendere o no ? Oppure vogliamo semplicemente aiutare un presidente o l'altro presidente di regione per trovare i fondi e gli altri invece abbandonarli ?
  Quindi, faccio un appello per quanto mi riguarda, per quanto riguarda il territorio che rappresento, e domando ai colleghi, per esempio ai colleghi del PD eletti nella circoscrizione del Friuli Venezia Giulia, ai colleghi del PD che vivono a Trieste, se si sentono moralmente di votare questo tipo di emendamento; o domando ai colleghi del MoVimento 5 Stelle (che ho visto come hanno votato nel subemendamento) del Friuli Venezia Giulia e di Trieste o di tutte le altre zone del nord o di altre aree del Paese inquinate se moralmente si sentono di votare questo emendamento senza, per esempio, magari, chiedere una riformulazione al relatore che comprenda questa possibilità per tutte le aree inquinate dove ci sono morti e ci sono morti per motivi di inquinamento ambientale, esattamente come in Campania ed esattamente come in Puglia.
  Non c’è un'emergenza diversa, il morto non è di serie «a» o di serie «b» così come le persone che soffrono o che hanno delle malattie. Non esistono persone di serie «a» o di serie «b» o malattie di serie «a» o di serie «b». Per questo veramente faccio un appello accorato a portare un principio di giustizia all'interno di questo provvedimento e di questo emendamento.
  Da questo, e mi avvio a concludere, signor Presidente, si capisce che anche le risposte che abbiamo avuto prima erano assolutamente strumentali quando si diceva: no, i fondi europei sono destinati al sud, non sottraiamo niente alle altre aree Pag. 77del Paese, sono soldi che già devono andare al sud; bene, adesso stiamo parlando di Fondo sanitario nazionale.
  È un fondo che dovrebbe spettare, per rispetto alla ripartizione decisa, in modo proporzionale a tutte le regioni. Qui state violando questo principio dicendo che in alcune parti l'emergenza c’è e in altre parti, in situazioni analoghe, in alcuni casi gravissime, l'emergenza non esiste, semplicemente forse perché il presidente di quella regione non si chiama Vendola.

  PRESIDENTE. Saluto gli alunni e i docenti dell'Istituto comprensivo di Porto Sant'Elpidio, in provincia di Fermo, che stanno assistendo ai nostri lavori dalle tribune (Applausi).
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Zolezzi. Ne ha facoltà.

  ALBERTO ZOLEZZI. Signor Presidente, auspichiamo che gli studi che verranno messi in campo come screening possano poi servire da esempio anche per altre realtà inquinate italiane. Quindi, i soldi destinati ad alcune realtà potrebbero servire per altre. Lo stesso studio SENTIERI, che è stato preso a modello anche da tutta la letteratura internazionale del settore, va proseguito, perché è stato riconosciuto come uno dei migliori. Oppure, l'Istituto superiore di sanità potrà riservarsi di chiedere studi diversi. Poi, ricordiamoci che, in alcune realtà, come abbiamo già ricordato stamane, le sostanze tossiche occultate provengono da altre realtà italiane; ricordo la discarica di Lizzano, in Puglia, dove vi è materiale proveniente da concerie toscane. Per cui, vediamo di affrontare anche lì l'emergenza.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Ragosta. Ne ha facoltà.

  MICHELE RAGOSTA. Signor Presidente, intervengo solo per ricordare ai colleghi della Lega, e a tutti i colleghi, che è stato impedito dal Governo Monti alla regione Campania di attivarsi in questa direzione. Perché, come è stato già ricordato, la regione Campania, in campo sanitario, è commissariata. C’è un piano di rientro, ma dovrebbe intervenire in deroga lo Stato centrale, perché, ripeto, la Consulta ha dato ragione a Monti, che si è opposto sostenendo che la regione non potesse intervenire e recuperare risorse perché sotto commissariamento.
  Già in un intervento svolto alcuni mesi fa su questo tema ho avuto modo di indicare questa strada, cioè andare in deroga al piano di rientro. Quindi, è inutile la demagogia che fanno i colleghi della Lega, perché è il Governo centrale che non ha messo la regione Campania in condizione di attivarsi per il registro dei tumori nella «Terra dei fuochi», nel casertano e nel napoletano. Quindi, invitiamo a non fare demagogia.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Pellegrino. Ne ha facoltà.

  SERENA PELLEGRINO. Signor Presidente, su sollecitazione dell'onorevole Fedriga, vorrei ricordare che, fino alla primavera scorsa, erano loro al governo in Friuli Venezia Giulia ed erano loro al Governo qui a Roma. Come mai non è arrivato del denaro a Trieste per Servola ? Servola ha un inquinamento enorme, pari a 40 volte quello dell'Ilva, nonostante sia un impianto decisamente più piccolo. Solo oggi ci siamo svegliati su Servola ? La Lega si è svegliata oggi che esiste Trieste e un sito nazionale grosso, enorme, di inquinamento, che si chiama Servola, a Trieste ?
  Allora, io voglio dire questo all'onorevole Fedriga: grazie, perché finora loro non hanno commentato nulla su questo argomento e adesso finalmente ne stanno parlando. Nel prossimo provvedimento, comunque, pare che 50 milioni di euro siano destinati esattamente a Servola. Mi auguro che siano confermati.

  MASSIMILIANO FEDRIGA. Ma informati !

  PRESIDENTE. Onorevole Fedriga !

Pag. 78

  MASSIMILIANO FEDRIGA. Si deve leggere le cose !

  PRESIDENTE. Ho capito. Mica è un obbligo !
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Borghesi. Ne ha facoltà.

  STEFANO BORGHESI. Signor Presidente, intervengo solo per sottolineare come questo provvedimento sia iniquo e come il diritto alla salute venga corrisposto solo ai residenti della Campania e della Puglia, mentre per chi ha degli altri siti inquinati questo diritto ad oggi non viene riconosciuto.
  E questo è un dato di fatto, è una disparità grave, è una disparità che vogliamo sottolineare e ben evidenziare. Io, ad esempio, vengo da una provincia laboriosa come quella bresciana: anche a Brescia c’è un sito inquinato, il sito Caffaro. Per questo sito purtroppo, anche se di interesse nazionale, non è previsto alcun risarcimento. Quindi, sottolineiamo questa disparità di trattamento, che riteniamo essere assolutamente vergognosa ed inaccettabile.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Marcolin. Ne ha facoltà.

  MARCO MARCOLIN. Signor Presidente, credo anch'io che questo provvedimento sia iniquo. Comunque mi rendo conto che la responsabilità della salute della Campania è stata negata dal signor Monti. Forse adesso le responsabilità vanno viste un po’ prima, visto che chiaramente la sanità campana è commissariata; ma dalle parole del Ministro delle politiche agricole e forestali abbiamo appreso che la sanità campana purtroppo era malavitosa. Quindi, non è che spetta a noi o al gruppo della Lega far luce su questo: purtroppo, ci rendiamo conto che, anche nei nostri siti come quello di Marghera, bisognoso di un intervento vista la precarietà del sito, sia doverosa una grande attenzione. E mi rendo conto che, però, prima bisogna accontentare tutti i siti del Sud.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Zaratti. Ne ha facoltà.

  FILIBERTO ZARATTI. Signor Presidente, direi che sarebbe opportuno che i colleghi, tutti quanti, mantenessero la calma e accettassero le critiche con un po’ più di sportività: ho visto l'onorevole Fedriga con atteggiamenti assolutamente poco consoni all'Aula e un po’ provocatori. Noi ascoltiamo sempre con attenzione...

  PRESIDENTE. Onorevole, mi scusi, a stabilire se ci sono degli atteggiamenti consoni all'Aula è la Presidenza. Lei sta intervenendo sull'emendamento 2.802 (Nuova formulazione) della Commissione.

  FILIBERTO ZARATTI. La ringrazio di avermelo ricordato. E, a tal proposito, vorrei dire questo, Presidente: che i colleghi possono essere tranquilli, che noi saremo sempre dalla parte degli interventi a tutela dell'ambiente e della salute in qualunque parte, in qualunque luogo del nostro Paese, sia esso il Sud più profondo ossia il Nord. Perché ci sembra di capire che problemi di carattere ambientale, a sentire i colleghi, ci sono un po’ dappertutto.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Allasia. Ne ha facoltà.

  STEFANO ALLASIA. Signor Presidente, credevo che ci fosse la possibilità, da Regolamento, di intervenire dopo le dichiarazioni del Ministro, non sull'emendamento stesso, dato che il Ministro ha riaperto la discussione.

  PRESIDENTE. Sì, onorevole Allasia, il Ministro è intervenuto sull'emendamento, non è che è intervenuto su chissà cosa. Stiamo parlando dell'emendamento. Prego.

Pag. 79

  STEFANO ALLASIA. Sicuramente, non sto parlando di cavolfiori o di altro: del decreto-legge in esame. Però bisogna essere anche corretti – e non mi riferisco alla Presidenza – sulla questione, perché quello che stiamo ascoltando da diverso tempo, e non ultimo in questo frangente su questi emendamenti, è che non è che noi ci innervosiamo sulle criticità che voi potete portare in evidenza, ma sulle falsità che state portando in evidenza. Noi riconosciamo che ci può essere un disagio della popolazione locale, ma il disagio della popolazione del Nord quand’è che si discute ? Qua non lo vediamo mai ! Sicuramente vi può essere un buon atto di fiducia del Governo nel trattare il PM10, ma non c’è solo il PIM 10 al Nord ! Ci sono le aziende che hanno inquinato, e il disagio della popolazione locale è quanto quello dei campani.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Buonanno. Ne ha facoltà.

  GIANLUCA BUONANNO. Signor Presidente, volevo intervenire perché, essendo uno dei promotori del galateo parlamentare, volevo rassicurare il collega di Sinistra Ecologia Libertà. Penso che il problema che c’è a Napoli e nei dintorni, con la «Terra dei fuochi», sia un problema soprattutto di mentalità, perché se qualche anno fa la Jervolino che faceva il sindaco a Napoli è riuscita a fare un'ordinanza che vietava alla gente di fumare nel parco, e poi hanno le fogne che non funzionano, e poi hanno quello che hanno con la «Terra dei fuochi», e poi hanno quello che non funziona con la raccolta differenziata che fa schifo a Napoli, e poi hanno il 97 per cento dei napoletani che non pagano le multe, ma dove vogliamo andare, di che cosa vogliamo parlare ?

  PRESIDENTE. Onorevole Buonanno, abbiamo finito il tempo.

  GIANLUCA BUONANNO. È un problema di mentalità, bisogna rimandarli a scuola e ripartire dall'ABC...

  PRESIDENTE. Onorevole Buonanno ! Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Sannicandro. Ne ha facoltà.

  ARCANGELO SANNICANDRO. Signor Presidente, vorrei che i colleghi della Lega Nord si mettessero d'accordo tra di loro, perché da un lato qualcuno descrive il Sud come il peggiore dei mondi possibili, poi si lamentano dicendo che al Nord stanno peggio che al Sud. Io oggi sto assistendo ad una sorta di antologia dei siti inquinati che stanno al Nord che fa impressione ! A est, a ovest, al centro, in Lombardia, a Trieste, da tutte le parti, ma allora gli amministratori del Nord che cosa fanno, Buonanno ? Che cosa facevano (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà) ? E i criminali che hanno inquinato il Nord quando li avete perseguiti ? E la mentalità del Nord dove sta ? Ed i bravi amministratori del Nord dove stanno ? È chiaro, d'altra parte la storia, se la volessimo ripercorrere (è stato citato Marghera, potremmo citare tanti altri episodi), la storia dell'inquinamento parte proprio dal Nord e l'avete esportato al Sud, questa è la verità, perché le industrie stanno soprattutto al Nord e i rifiuti siete venuti a nasconderli nelle terre (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà)...

  PRESIDENTE. Grazie, onorevole Sannicandro. Colleghi, un attimo... Onorevole Sannicandro, è finito il tempo. Vorrei avvisare tutti i colleghi... Onorevole Sannicandro, non lo può dire adesso, lo dirà dopo. Onorevole Sannicandro, la prego, onorevole Sannicandro ! Colleghi, vorrei avvisare tutti che già questa mattina il Presidente di turno è stato costretto, per l'andazzo che aveva preso il dibattito, a diventare rigido – cosa che la Presidenza non ama mai fare – rispetto al tema da trattare. Unitamente a quanto previsto dall'articolo 59 del Regolamento, «Se un deputato pronunzia parole sconvenienti oppure turba col suo contegno la libertà delle discussioni o l'ordine della seduta, il Presidente lo richiama nominandolo», e a seguire, e la valutazione sul livello della Pag. 80provocazione la fa la Presidenza, io inviterei tutti, atteso che tutti – mi pare – siano interessati a che questo dibattito sia il più possibile approfondito e arrivi ai cittadini, perché possano capire quali sono le nostre opinioni, a non portare la Presidenza a diventare rigida nell'applicazione del Regolamento, per fare in modo che questo dibattito abbia una sua prosecuzione efficace sotto tutti i punti di vista.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Caparini. Ne ha facoltà.

  DAVIDE CAPARINI. Signor Presidente, io ringrazio il collega Sannicandro che, non sapendo come impostare la prossima campagna elettorale, ci ha dato degli ottimi spunti, sarebbe sufficiente il suo intervento a spiegare tante cose di questo Paese. La cosa che dà più fastidio credo che sia questo ostentare una qualche primazia riguardo alle disgrazie. Ora, i dati dei tumori e dei decessi per tumore sono noti a tutti – e ci sono al Sud come al Nord – e sono sicuramente superiori al Nord, perché quella crescita industriale che è stata la crescita del Paese, ha chiesto un tributo di vittime che è noto a tutti: voi sapete che il 72 per cento dei decessi per cause tumorali è al Nord ed in particolar modo in Lombardia, laddove c’è stata una maggiore crescita industriale, però io esorto i colleghi a non utilizzare questo tipo di argomentazioni in un momento soprattutto così delicato per il Paese, e credo che ci siano ben altri elementi su cui basare le proprie tesi a favore o contro.

  PRESIDENTE. Grazie, onorevole Caparini. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Caon. Ne ha facoltà.

  ROBERTO CAON. Signor Presidente, io colgo l'occasione perché il Ministro è qua, e mi fa veramente molto piacere, a differenza magari di qualche altro suo collega. A proposito dell'ipocrisia di cui sento parlare nei confronti del Nord, che è colpa del Nord se il Sud è inquinato, io dico solo che Porto Marghera ce lo siamo portati a casa perché era una zona da sviluppare – ed è stata sviluppata male, con l'inquinamento – mentre nella «Terra dei fuochi» non è che si è fatto un qualcosa per sviluppare il territorio. C’è stata un'omertà – diciamocelo – tipica, in questo caso, anche del Sud, ed è venuta fuori questa emergenza. Oggi lo Stato se ne fa carico e portiamo avanti questo problema nel miglior modo possibile. Però, sfido lei, signor Ministro: io vorrei, se è veramente un Ministro della Repubblica italiana, che in occasione del prossimo decreto-legge che viene a presentare in Parlamento, faccia qualcosa per Porto Marghera, come sta facendo per il Sud.

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 2.802 (Nuova formulazione) della Commissione, con il parere favorevole del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Pes... Casellato...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:
   Presenti e votanti  445   
   Maggioranza  223   
    Hanno votato  423    
    Hanno votato no    22.

  La Camera approva (Vedi votazioni).

  (Il deputato Rughetti ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole).

  Abbiamo terminato la votazione degli emendamenti che erano stati accantonati. Adesso torniamo agli emendamenti del fascicolo, a pagina 13.
  Passiamo alla votazione dell'emendamento Russo 3.43.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Russo. Ne ha facoltà.

Pag. 81

  PAOLO RUSSO. Signor Presidente, che cosa accade in quelle terre ? Ovviamente è più facile che lo riferisca chi quelle terre conosce e non chi ne ha sentito narrazioni. Accade che frequentemente, proprio in ragione di questi «abbruciamenti» e di questi roghi di rifiuti, vengano chiamate le polizie locali e, per esempio, i vigili urbani di un comune.
  È evidente che questi roghi non accadono nel centro delle cittadine, ma in periferia, in campagna, in piena area agricola, ed è evidente che in quelle aree la delimitazione amministrativa e geografica di un comune non è sempre certa rispetto al comune viciniore. Quindi, accade che vengono chiamati gli uomini della polizia locale di un comune, che si recano sul posto e potrebbero trovare chi ha appiccato materialmente quel fuoco e ci si accorge puntualmente che quel rogo insiste nel territorio del comune vicino e, non potendo fare altro che chiamare i colleghi vigili urbani del comune confinante, attendono che quella pattuglia giunga lì, ed è evidente che, il più delle volte, chi ha appiccato il rogo è posto nella serena condizione di poter tagliare la corda.
  Ora, noi abbiamo presentato due emendamenti: un primo emendamento che indica la possibilità che le polizie locali dei 57 comuni possano avere le funzioni, con l'armamento di ordinanza, di pubblica sicurezza, di polizia giudiziaria e di polizia stradale, anche al di fuori del proprio territorio, ma ovviamente limitatamente ai comuni interessati dalla direttiva di cui ragioniamo. Sembra una cosa marginale, ma è vicenda che va trattata e considerata di pari passo accanto all'altra più importante che abbiamo già seguito, e che è la vicenda che riguarda i militari.
  Insomma, se vogliamo esercitare un'azione concreta di controllo affidandola agli enti locali che sono naturalmente deputati a questo ruolo, credo sia utile prevedere uno strumento del genere.
  Peraltro, ho ascoltato compiaciuto il Ministro, che su questo tema, in riferimento ad un intervento sui militari, ha riferito esattamente questo, che ci si muoveva in questa direzione. Auspicherei che questo emendamento, in qualche misura, possa essere fatto proprio dal relatore e, ovviamente, dal Governo.

  PAOLO GRIMOLDI, Relatore di minoranza. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  PAOLO GRIMOLDI, Relatore di minoranza. Signor Presidente, intervengo solo per annunciare all'Aula che cambio il parere su questo emendamento e preannunzio il voto favorevole.

  PRESIDENTE. Passiamo, dunque, ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Russo 3.43, con il parere contrario della Commissione e del Governo e con il parere favorevole del relatore di minoranza Grimoldi.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Garavini... Tancredi... Ci siamo, colleghi ? Caparini... È riuscito... Guardi bene, onorevole Caparini. Allora, a questo punto, se non ci sono altri... mi riferisco, colleghi, a quelli che sono in Aula, però, non possiamo ogni volta con questa storia...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti e votanti  368   
   Maggioranza  185   
    Hanno votato  64    
    Hanno votato no  304.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  Passiamo alla votazione dell'emendamento Russo 3.200.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Russo. Ne ha facoltà.

  PAOLO RUSSO. Signor Presidente, mi aspettavo che il relatore, per la verità, mi aiutasse su questo emendamento e che il Pag. 82Governo intervenisse per chiarire. Il Ministro ha detto esattamente quanto è scritto nell'emendamento. Questo secondo emendamento limita l'attività non a tutti i 57 comuni ma ai comuni confinanti. Quindi, come dire, è un'operazione di straordinario buon senso consentire, cioè, ai corpi delle polizie locali di potere esercitare le proprie funzioni anche nei comuni confinanti.
  Auspicherei che il Ministro su questo ci aiutasse nel suo intendimento, tenendo presente che non è diversa cosa da quella che lui ha detto.

  ANDREA ORLANDO, Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  ANDREA ORLANDO, Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. Signor Presidente, ribadisco la condivisione degli obiettivi indicati nell'emendamento, ma ribadisco anche una difficoltà tecnica, che abbiamo verificato, ad affrontare e risolvere il tema con una norma primaria.
  Altresì, ribadisco l'impegno a promuovere, per vie amministrative, le intese necessarie tra i comuni che vadano in questa direzione.

  PAOLO RUSSO. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  PAOLO RUSSO. Signor Presidente, ovviamente colgo questa disponibilità positiva e ritiro l'emendamento.

  PRESIDENTE. Sta bene.
  A questo punto passiamo alla votazione dell'articolo aggiuntivo Russo 3.02.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Russo. Ne ha facoltà.

  PAOLO RUSSO. Signor Presidente, questo articolo aggiuntivo è in linea con le sollecitazioni che vengono da più parti, nel senso che il lavoro che farà l'Istituto superiore di sanità indicherà criticità dal punto di vista sanitario e soluzioni dal punto di vista profilattico, ma anche dal punto di vista terapeutico.
  Questo emendamento indica che quella regione può modificare il proprio piano ospedaliero in funzione delle esigenze che dovessero maturare, alla luce dei dati epidemiologici e di screening sanitari che verranno fatti.

  PRESIDENTE. Passiamo, dunque, ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo Russo 3.02, con il parere contrario della Commissione, del Governo dei relatori di minoranza e della V Commissione (bilancio).
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Tancredi... Marazziti... Donati... Zampa... Ribaudo...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti e votanti  367   
   Maggioranza  184   
    Hanno votato  42    
    Hanno votato no  325.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Grimoldi 5.1, con il parere contrario della Commissione e del Governo, con il parere favorevole dei due relatori di minoranza e con il parere contrario della V Commissione (Bilancio).
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Capua... Grassi... Madia... Cancelleri... non riesce, onorevole Cancelleri ? Vediamo se i tecnici possono riuscire... provi a spostare la pallina, se c’è la pallina dentro... non c’è la pallina ? Allora non c’è speranza. Ora va bene.Pag. 83
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti e votanti  455   
   Maggioranza  228   
    Hanno votato  109    
    Hanno votato no  346.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Grimoldi 5.3, con il parere contrario della Commissione, del Governo e della V Commissione (Bilancio), e con il parere favorevole dei due relatori di minoranza.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Ciprini... Latronico... Caso...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  457   
   Votanti  456   
   Astenuti    1   
   Maggioranza  229   
    Hanno votato  108    
    Hanno votato no    348.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Grimoldi 5.4, con il parere contrario della Commissione, del Governo e della V Commissione (Bilancio), e con il parere favorevole dei due relatori di minoranza.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Calabria... Capodicasa... Russo... Rampelli... diamoci una mano tutti, grazie.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti e votanti  458   
   Maggioranza  230   
    Hanno votato  113    
    Hanno votato no  345.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  (Il deputato Realacci ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario).

  Passiamo alla votazione dell'emendamento Grimoldi 5.5.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Grimoldi. Ne ha facoltà.

  PAOLO GRIMOLDI. Signor Presidente, intervengo solo per informare l'Aula dello stato dell'arte e delle cifre. Noi non condividiamo il fatto che il comma 3 di questo articolo stabilisca una priorità: il pagamento dei debiti dei comuni campani nei confronti dell'unità tecnica, senza definire i limiti agli importi utilizzati per tale scopo.
  E veniamo alle cifre: la relazione illustrativa al provvedimento afferma che la norma vuole favorire il recupero da parte dell'unità tecnica amministrativa della somma di 150 milioni di euro, con i quali provvedere alla realizzazione degli interventi e delle attività che sono alla base della proroga di cui al comma 1 dell'articolo 5. Attenzione ! Non è chiaro se tali risorse esistano attualmente presso la Cassa depositi e prestiti, che ha già ammesso anticipazioni di liquidità agli enti richiedenti, per complessivi 3,6 miliardi, che sono attualmente in erogazione. Chiaramente l'articolo 13, comma 8, del decreto legislativo del 2013 ha previsto l'integrazione delle risorse della sezione enti locali per l'anno 2014 con un incremento della dotazione complessiva del Fondo anticipazioni liquidità per 7,2 miliardi di euro. A noi in autunno è mancato un miliardo di euro per non riuscire a rimandare l'aumento dell'IVA. E poi troviamo queste anticipazioni che sono delle cifre che non sono i 50 milioni di euro di cui parlavamo prima, queste sono cifre imponenti e, lasciatemi dire, anche preoccupanti, perché non si può andare avanti così, e destinando questo incremento ad ulteriori pagamenti e, come ho detto all'inizio dell'intervento, con priorità verso il pagamento dei debiti dei comuni campani.
  Ora, se noi andiamo avanti a prevedere che è sempre Pantalone che paga, e in Pag. 84questo caso non parliamo di qualche decina di milioni di euro, ma parliamo di qualche miliardo di euro, dovremmo interrogarci tutti quanti fino a quando questo Stato, questo Paese, fino a quando la politica può continuare a mantenere lo stato dell'arte dell'assistenzialismo basato su queste cifre, su questi importi, prima che il Paese veramente collassi, perché non penso che oggi, con la crisi economica che c’è, possiamo permetterci di parlare di queste cifre e di questi importi per il problema dei debiti e dei buchi delle amministrazioni di carattere locale, e con priorità di quelli della Campania.

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Grimoldi 5.5, con il parere contrario della Commissione e del Governo, con il parere favorevole dei relatori di minoranza e con il parere contrario della V Commissione (Bilancio).
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Savino...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti e votanti  457   
   Maggioranza  229   
    Hanno votato  110    
    Hanno votato no  347.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 5.700, da votare ai sensi dell'articolo 86, comma 4-bis, del Regolamento, con il parere favorevole della Commissione e del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Madia...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  458   
   Votanti  457   
   Astenuti    1   
   Maggioranza  229   
    Hanno votato  450    
    Hanno votato no  7.

  La Camera approva (Vedi votazioni).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento De Rosa 6.1, con il parere contrario della Commissione, del Governo e del relatore di minoranza Grimoldi e con il parere favorevole del relatore di minoranza De Rosa.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Simoni, Amendola, Carbone, Sani...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti e votanti  463   
   Maggioranza  232   
    Hanno votato  98    
    Hanno votato no  365.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  (Il deputato Molea ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Zaratti 6.2, con il parere contrario della Commissione, del Governo e del relatore di minoranza Grimoldi, con il parere favorevole del relatore di minoranza De Rosa e sul quale la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Spessotto, Ciprini, Fucci...
  Dichiaro chiusa la votazione.Pag. 85
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti e votanti  468   
   Maggioranza  235   
    Hanno votato  125    
    Hanno votato no  343.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  (Il deputato Molea ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Zaratti 6.202, con il parere contrario della Commissione, del Governo e del relatore di minoranza Grimoldi e con il parere favorevole del relatore di minoranza De Rosa.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Bossa, Tartaglione, Tancredi, Segoni...
  Dichiaro chiusa la votazione. Colleghi, intendiamoci un attimo: ho avuto diverse segnalazioni su ipotetici voti irregolari. Fatte approfondite verifiche in diverse votazioni, posso garantire a tutti gli onorevoli colleghi che le votazioni sono tutte regolari. Può essere che vi sia qualcuno che vota – sarebbe utile non si verificasse, per aiutare la Presidenza – non dal suo posto, ma dal banco davanti, per cui si accende la luce dietro e non quella davanti, ma posso garantire che le votazioni, verificate ripetutamente, sono tutte regolari. Quindi, viaggiamo sereni nella nostra direzione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti e votanti  465   
   Maggioranza  233   
    Hanno votato  125    
    Hanno votato no  340.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Busto 6.200, con il parere contrario della Commissione, del Governo e del relatore di minoranza, onorevole Grimoldi, e con il parere favorevole del relatore di minoranza, onorevole De Rosa.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Crippa...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  466   
   Votanti  465   
   Astenuti    1   
   Maggioranza  233   
    Hanno votato  122    
    Hanno votato no  343.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Busto 6.201, con il parere contrario della Commissione, del Governo e del relatore di minoranza, onorevole Grimoldi, e con il parere favorevole del relatore di minoranza, onorevole De Rosa.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Murer, Piccolo...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti e votanti  467   
   Maggioranza  234   
    Hanno votato  123    
    Hanno votato no  344.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 6.700, da votare ai sensi dell'articolo 86, comma 4-bis, del Regolamento, con il parere favorevole della Commissione e del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  La Marca...Pag. 86
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti e votanti  468   
   Maggioranza  235   
    Hanno votato  463    
    Hanno votato no 5.

  La Camera approva (Vedi votazioni).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 6.701, da votare ai sensi dell'articolo 86, comma 4-bis, del Regolamento, con il parere favorevole della Commissione e del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Russo, Tancredi...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti e votanti  466   
   Maggioranza  234   
    Hanno votato  465    
    Hanno votato no  1.

  La Camera approva (Vedi votazioni).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento De Lorenzis 7.1, con il parere contrario della Commissione, del Governo e del relatore di minoranza, onorevole Grimoldi, e con il parere favorevole del relatore di minoranza, onorevole De Rosa. Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Bossa, Abrignani...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  465   
   Votanti  440   
   Astenuti   25   
   Maggioranza  221   
    Hanno votato  108    
    Hanno votato no  332.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  (Il deputato D'Arienzo ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole).

  Passiamo alla votazione degli identici emendamenti Zan 7.2 e Silvia Giordano 7.3.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Duranti. Ne ha facoltà.

  DONATELLA DURANTI. Signor Presidente, io faccio un unico intervento. Noi abbiamo presentato emendamenti soppressivi, al comma 1, delle lettere a), b), c), d), e) ed f), abbiamo proposto questi emendamenti in Commissione ambiente e li abbiamo riproposti qui stasera. Chiediamo all'Aula, ai colleghi ed alle colleghe, di votare a favore, perché sono appunto le lettere del comma 1 dell'articolo 7 che, secondo noi, destano maggiori preoccupazioni ed ovviamente destano grandi preoccupazioni anche da parte dei cittadini e dei lavoratori di Taranto. Sono sostanzialmente lettere che modificano il decreto precedente e noi pensiamo in senso peggiorativo. Si allungano, senza peraltro motivazioni, i tempi previsti per la presentazione del piano di tutela ambientale e sanitario dello stabilimento siderurgico e in questa maniera si allungano e si posticipano anche i tempi di presentazione del piano industriale.
  Si considera il piano ambientale come piano di modifica dell'AIA e si danno competenze nuove, rispetto appunto all'applicazione delle prescrizioni dell'AIA, al commissario straordinario.
  Sostanzialmente si chiede la deroga e si prevede la deroga dei procedimenti per le autorizzazioni per grandi opere che saranno necessarie all'interno di quello stabilimento per attivare le prescrizioni dell'AIA.
  Anche qui noi pensiamo che non si possa continuare con proroghe e deroghe che appunto, in qualche maniera, non rispettano o che, meglio, completamente non rispettano le normative vigenti, sia nazionali che europee.Pag. 87
  In più, c’è tutta la parte che riguarda le sanzioni da applicare al commissario straordinario. Si dice appunto che la struttura commissariale non è sanzionabile rispetto a quello che è avvenuto prima all'interno di quella fabbrica. Noi ricordiamo, osiamo ricordare che l'attuale commissario straordinario è stato anche amministratore delegato dell'Ilva e quindi una qualche responsabilità, per dirla così, ce l'ha sicuramente anche rispetto al pregresso.
  E comunque si dice che il commissario straordinario non è sanzionabile purché, appunto, rispetti la progressiva attuazione delle prescrizioni dell'AIA.
  Non si fa riferimento, anche qui, alle prescrizioni completamente attuate, ma anche in questo caso, con questa lettera, si dà la possibilità al commissario straordinario, in qualche maniera, di presentarsi alla fine del percorso soltanto con una parte delle prescrizioni realizzate.
  Insomma, sostanzialmente, con le ulteriori proroghe e le ulteriori deroghe previste da questo decreto e segnatamente dal comma 1, in qualche maniera si mette al sicuro il commissario straordinario da sanzioni penali, si considera ancora quella realtà come una realtà nella quale si può derogare a qualsiasi normativa nazionale ed europea, continuando a mandare un segnale sbagliato ai cittadini e ai lavoratori di quella fabbrica, dicendo che appunto c’è una situazione di emergenza, ma la si vuole risolvere così, diciamo facendo un passo indietro anche rispetto alle normative che in qualche maniera dovrebbero tutelare l'ambiente e la sanità.
  Noi pensiamo e abbiamo già detto che non siamo d'accordo rispetto al fatto che il Governo abbia voluto inserire in questo decreto importante sulla Terra dei fuochi, ancora una volta, la vicenda dell'Ilva.
  Si affronta ancora una volta la vicenda dell'Ilva con la decretazione d'urgenza, continuando a fare passi indietro.
  Noi condividiamo le preoccupazioni di quella città e vi chiediamo di votare a favore di tutti i nostri emendamenti soppressivi (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole De Lorenzis. Ne ha facoltà.

  DIEGO DE LORENZIS. Signor Presidente, anch'io faccio un piccolo cappello introduttivo. In questo decreto-legge, in realtà, stando a quanto detto dal Ministro, ci dovrebbe essere un'interruzione della continuità rispetto ai precedenti decreti. Noi questo non lo ravvisiamo perché, come già anticipato dal collega che mi ha preceduto, è evidente che questo tipo di provvedimento è stato, da una parte voluto con la dichiarazione di una situazione ovviamente in cui c’è una necessità e un'urgenza tale da giustificare il decreto-legge, però, poi, in realtà, dall'altra parte si deroga e si proroga nella scrittura dello stesso, nelle norme che vi sono contenute. Noi riteniamo che a Taranto bisognerà provvedere anche con una visione per il futuro. Abbiamo chiesto più volte, nei passati decreti, di introdurre anche un progetto di riqualificazione dell'intero territorio, una riconversione economica perché crediamo che tocchi al Governo in qualche modo la responsabilità di pensare a un futuro, un futuro non soltanto della siderurgia in Italia, ma un futuro anche di quel territorio.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE
LUIGI DI MAIO (ore 17,45)

  DIEGO DE LORENZIS. Non capiamo, quindi, quale sia la posizione del Governo perché ci sono delle regole e delle norme ben stabilite e nei passati provvedimenti già si è stabilito che questa azienda è diversa dalle altre, è più uguale delle altre, è un'azienda speciale, è un'azienda diversa, che gode, quindi, anche di alcuni privilegi. E per risolvere questo dramma è stato anche consentito alla struttura commissariale di non rispondere delle eventuali responsabilità nel suo operato. Noi riteniamo che questa scelta non può configurarsi come una scelta corretta perché, anche in un regime praticamente speciale, chi continuerà a sbagliare sarà protetto da Pag. 88immunità. Anche i termini temporali entro cui questi interventi, quelli delle prescrizioni dell'autorizzazione integrata ambientale, devono essere conclusi o avviati o realizzati, subiscono di decreto in decreto delle proroghe continue. Noi riteniamo che anche questo non sia accettabile (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Grimoldi. Ne ha facoltà.

  PAOLO GRIMOLDI. Signor Presidente, intervengo solo per esprimere la mia opinione sugli interventi su questi emendamenti e per portare a suffragio quanto detto la settimana scorsa quando abbiamo iniziato in quest'Aula a parlare di questo decreto-legge. Su questo tema ritengo che il testo originario presentato dal Governo sia stato in questi passaggi ampiamente migliorato in Commissione. Penso che anche certe perplessità di questo tenore in buona parte in Commissione siano state quantomeno migliorate e chiarite e, quindi, che il testo uscito dalla Commissione su questi punti è quantomeno molto più pertinente.

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti Zan 7.2 e Silvia Giordano 7.3, con il parere contrario della Commissione, del Governo e del relatore di minoranza del gruppo Lega Nord e Autonomie e con il parere favorevole del relatore di minoranza del gruppo MoVimento 5 Stelle.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Scuvera, Pilozzi, Fantinati, Gribaudo...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti e votanti  446   
   Maggioranza  224   
    Hanno votato  124    
    Hanno votato no  322.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  (Il deputato Scuvera ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario).

  Passiamo alla votazione dell'emendamento Zan 7.8, su cui vi è il parere contrario della Commissione, del Governo e del relatore di minoranza del gruppo Lega Nord e Autonomie e sul quale il relatore di minoranza del gruppo MoVimento 5 Stelle si rimette all'Assemblea.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Duranti. Ne ha facoltà.

  DONATELLA DURANTI. Signor Presidente, per dire che noi chiediamo di sopprimere le parole: «e comunque entro il 28 febbraio 2014» perché intendiamo così che si rispettino tutte le tappe e le relative date di presentazione del piano ambientale e, quindi, poi del piano industriale.
  Quindi per noi il piano ambientale va presentato immediatamente. Ci sembra assurdo che si continui a prorogare la data di presentazione e, quindi, così come previsto dal decreto-legge alla lettera a), comma 1, dell'articolo 7, si dica che può essere presentato entro il 28 febbraio. Perderemmo un altro mese e mezzo importante e non ce lo possiamo permettere (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato De Lorenzis. Ne ha facoltà.

  DIEGO DE LORENZIS. Signor Presidente, su questo emendamento ci asterremo e lo dico perché condivido la ratio con cui i colleghi di SEL hanno proposto questo emendamento. È chiaro che nessuno vuole una proroga di un ulteriore mese. Ci sembra però che togliere questo ulteriore riferimento temporale possa andare in direzione contraria. Pertanto, non riuscendo in qualche modo ad essere in questo allineati totalmente alla posizione Pag. 89espressa dalla collega che ha illustrato l'emendamento avviso della nostra astensione.

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Zan 7.8, con il parere contrario della Commissione, del Governo e del relatore di minoranza della Lega Nord e Autonomie, mentre il relatore di minoranza del MoVimento 5 Stelle si rimette all'Assemblea.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Caon....
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  443   
   Votanti  358   
   Astenuti   85   
   Maggioranza  180   
    Hanno votato   33    
    Hanno votato no  325.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  Passiamo alla votazione degli identici emendamenti De Lorenzis 7.202 (parte ammissibile) e Furnari 7.201.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato De Lorenzis. Ne ha facoltà.

  DIEGO DE LORENZIS. Signor Presidente, soltanto per invitare l'Aula a votare a favore del nostro emendamento perché, se non vogliamo concedere ulteriori deroghe e proroghe per risolvere la situazione, è evidente che in qualche modo non si può evitare di ascoltare i pareri richiesti e, quindi, di derogare ulteriormente alla normativa vigente.

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti De Lorenzis 7.202 (parte ammissibile) e Furnari 7.201, con il parere contrario della Commissione, del Governo e del relatore di minoranza della Lega Nord e Autonomie e il parere favorevole del relatore di minoranza del MoVimento 5 Stelle.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Pes... Fedriga... Rizzetto...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  444   
   Votanti  443   
   Astenuti    1   
   Maggioranza  222   
    Hanno votato  121    
    Hanno votato no  322.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 7.300 della Commissione, con pareri tutti favorevoli.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti e votanti  444   
   Maggioranza  223   
    Hanno votato  442    
    Hanno votato no    2.

  La Camera approva (Vedi votazioni).

  (Il deputato Fragomeli ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole e la deputata Fregolent ha segnalato che non è riuscita a votare).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Zan 7.203, con il parere contrario dalla Commissione e del Governo e con il parere favorevole dei relatori di minoranza.
  Dichiaro aperta la votazione.Pag. 90
  (Segue la votazione).

  Savino... Pagano... Ferraresi... Tinagli...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti e votanti  454   
   Maggioranza  228   
    Hanno votato  129    
    Hanno votato no  325.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  Passiamo alla votazione dell'emendamento Zaratti 7.204.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Duranti. Ne ha facoltà.

  DONATELLA DURANTI. Signor Presidente, intervengo velocemente per chiedere all'Aula di votare questo nostro emendamento in riferimento alla valutazione del danno sanitario. Noi crediamo che la valutazione del danno sanitario debba essere fatta seguendo i criteri e i parametri metodologici previsti dalla legge regionale sulla valutazione del danno sanitario. Infatti, pensiamo che il riferimento, invece, ai criteri metodologici previsti dal decreto interministeriale dell'aprile 2013 siano, appunto, parametri che non consentono di valutare esattamente le ricadute sulla salute dei cittadini e sulla salute dei lavoratori delle emissioni inquinanti dell'Ilva. I parametri metodologici della valutazione del danno sanitario della regione Puglia prevedono anche la possibilità di fare proiezioni e comunque di seguire le ricadute sulla salute durante l'attuazione delle prescrizioni AIA. Diversamente, finirebbe così come previsto dal decreto-legge, e cioè che la valutazione del danno sanitario si debba poter fare solo alla fine dell'applicazione delle prescrizioni AIA. Questo consentirebbe l'eventuale richiesta da parte della regione di un riesame dell'AIA solo alla fine del 2016. Anche qui, capite, ci troveremmo di fronte a due anni in cui non ci sarebbe nessuna tutela sanitaria per la popolazione tarantina e per i lavoratori di quella fabbrica. Per cui noi chiediamo all'Aula di votare favorevolmente al nostro emendamento.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato De Lorenzis. Ne ha facoltà.

  DIEGO DE LORENZIS. Signor Presidente, vorrei ricordare a quest'Aula che è proprio responsabilità di chi siede oggi in questo Parlamento se la valutazione del danno sanitario viene fatta attraverso le linee interministeriali, del Ministero della salute, e non più attraverso quelle più stringenti della legge regionale pugliese. Questa abrogazione o meglio l'adozione di questa misura è stata fatta in un decreto riguardante l'Ilva di questa legislatura. È ovvio che quest'Aula non intende tornare indietro sulle posizioni già espresse in passati provvedimenti, questo è ovvio, e quindi, in qualche modo, sarà doppiamente colpevole del fatto che non permetterà alla regione, nel caso ci fossero dei rilievi del danno sanitario, di aprire in qualche modo una procedura di istruttoria per il riesame dell'autorizzazione integrata ambientale, e questo noi ovviamente lo reputiamo gravissimo, ed è per questo che voteremo a favore dell'emendamento dei colleghi di SEL.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Chiarelli. Ne ha facoltà.

  GIANFRANCO GIOVANNI CHIARELLI. Signor Presidente, intervengo per dichiarare il mio voto favorevole all'emendamento proposto da SEL, così come ho fatto nei precedenti emendamenti, votando sempre favorevolmente.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Caparini. Ne ha facoltà.

  DAVIDE CAPARINI. Signor Presidente, siamo di fronte ad una parte per noi importante...

Pag. 91

  PRESIDENTE. Colleghi, vi chiedo di abbassare il tono della voce, per rispetto di chi sta parlando.

  DAVIDE CAPARINI. Nel nostro auspicio essa porrà fine a una triste pagina del governo dell'economia del Paese, perché vi ricordo che collegata a questo articolo c’è tutta la vicenda che negli ultimi mesi ha condizionato pesantemente un comparto fondamentale dell'economia del nostro Paese, quello siderurgico, e che ha, nella sua fase più acuta, costretto alla chiusura degli impianti e indotto una crisi del settore che, ricordo, è un settore fondamentale e strategico della nostra economia, fiore all'occhiello in Europa e nel mondo e che contribuisce in maniera cospicua alla formazione del prodotto interno lordo e del nostro export. Questo Governo, in particolar modo, ha messo a dura prova la bilancia commerciale italiana nel momento in cui, di fronte a un legittimo provvedimento da parte del tribunale di Taranto, non ha reagito nei modi e nei tempi dovuti, nei modi e nei tempi necessari ad evitare la chiusura di questi impianti.
  Quindi, ne è conseguita una crisi che ha visto di fatto inerte il Ministro per lo sviluppo economico e che solo il grande senso di responsabilità – è doveroso ricordarlo – da parte di coloro che il provvedimento avente forza di legge avevano emesso, ovvero il tribunale di Taranto, a fronte della loro capacità di vedere tra le pieghe della norma, ha poi consentito comunque l'esercizio dell'attività produttiva da parte delle aziende collegate all'Ilva, e quindi ha consentito anche, a comparti fondamentali come quelli degli acciai speciali – ricordo la chiusura della Riva Acciaio, per citarne una – la prosecuzione dei lavori.
  Devo dire che finalmente, con ritardo, ma con un'importante norma, siamo riusciti a porre rimedio a quella che era una mancanza nella struttura normativa in casi di provvedimenti emergenziali come quello che ha indotto il tribunale di Taranto a costringere a un fermo della produzione, poi rivisto. Quindi, soprattutto con la lettera c), del comma 1, dell'articolo 7, vi si pone rimedio. È un provvedimento da noi più volte richiesto, e ricordo anche la risposta ad un question-time, da parte del Ministro Zanonato, vaga e assolutamente inefficace, che poi ha comportato quello che per noi tutti è stato un grave danno dal punto di vista non solo economico ma anche dei rapporti internazionali che queste aziende hanno purtroppo dovuto subire.
  A tutta questa inerzia finalmente si pone rimedio, a distanza di sei mesi dal provvedimento – ripeto – legittimo da parte del tribunale di Taranto, con una norma che avremmo voluto vedere adottata in un decreto-legge – questo sì urgente e ben più che giustificato – nell'immediatezza del provvedimento del tribunale. Quindi, su questo articolo c’è il voto e il sostegno da parte della Lega Nord, che vede finalmente la chiusura di una tristissima vicenda. Con questa norma diamo certezza anche alla prosecuzione dell'attività industriale di tutte le società collegate al gruppo Ilva.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Crippa. Ne ha facoltà, per un minuto.

  DAVIDE CRIPPA. Signor Presidente, chiedo scusa, ma francamente ho sentito poco le parole dell'intervento che mi ha preceduto. Però non riesco a concepire come, quando in un emendamento di questa natura si va in qualche modo a dire: se la regione valuta un danno sanitario e quindi tramite delle perizie epidemiologiche ci sia un'evidenza di quei fenomeni di causa di malattie e morte, fatte dalla regione, la Lega Nord dice: no, noi non prevediamo di risistemare l'AIA a livello nazionale. Siamo davanti ad un paradosso: fino ad un minuto fa difendevamo i nostri territori, l'indipendenza dei territori rispetto al famoso slogan di «Roma ladrona»; in questo caso invece diciamo: va bene che ci impongano dall'alto la scelta di non modificare l'AIA, e il danno sanitario, quindi i fenomeni di Pag. 92malattie e morte dei cittadini locali, non si può andare ad influenzare in alcun modo il provvedimento dell'AIA. Io credo sia un po’ un paradosso.

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Zaratti 7.204, con parere contrario della Commissione, del Governo e del relatore di minoranza della Lega Nord e Autonomie, e con il parere favorevole del relatore di minoranza del MoVimento 5 Stelle.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Pilozzi... Casellato... Nardi... Cimbro... Alli...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  445   
   Votanti  443   
   Astenuti    2   
   Maggioranza  222   
    Hanno votato  121    
    Hanno votato no  322.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  Passiamo alla votazione dell'emendamento Zolezzi 7.10.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Zolezzi. Ne ha facoltà.

  ALBERTO ZOLEZZI. Signor Presidente, la situazione dell'Ilva di Taranto è drammatica, e questo già lo sappiamo purtroppo. Il fatto di tentare in qualche modo di risolvere la situazione non può prescindere dalla valutazione di eventuali ulteriori criticità in ambito sanitario, per cui queste devono prevalere su qualsiasi altra azione successiva. Per cui, appunto, quello che si chiede è di mettere questo come prioritario per le ulteriori scelte, perché questo dev'essere valutato con grande serietà.
  I successivi provvedimenti, quelli relativi ai reati ambientali, auspichiamo che contengano le riformulazioni appena approvate in Commissione, che riguardano anche la frode, perché per valutare il danno sanitario, anche potenziale, i dati sull'Ilva di Taranto si sono basati molto sul superamento per esempio del livello delle polvere sottili, o quant'altro. Se questi dati non saranno acquisiti con precisione, i dati non saranno attendibili e non si potranno avere anche i dati indiretti di possibili danni alla salute, di danno sanitario.
  Quindi questo provvedimento, unito ad altri, potrà essere qualcosa di positivo, se verranno scelte delle priorità e se poi si agirà di conseguenza. Non si tratta di mettere al primo posto salute o produzione, ma comunque di essere seri nelle valutazioni, perché a quel punto si capisce l'entità del danno sanitario, che purtroppo in quelle zone sappiamo che si è verificato in quantità davvero inaccettabili per la realtà italiana. Vi invitiamo quindi a votare questo emendamento.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Allasia. Ne ha facoltà.

  STEFANO ALLASIA. Signor Presidente, negli emendamenti a questo articolo, che fa riferimento ripetutamente all'Ilva e espressamente ai vari commissariamenti che ci potranno essere nelle aziende che perpetrano danni all'ambiente, la Lega Nord ha sempre visto di buon occhio e in modo molto propositivo l'azione del Governo e non solo di quest'ultimo, perché dobbiamo ribadire che i decreti-legge emergenziali sull'Ilva sono stati fatti in questi anni in modo ripetuto, perché sfortunatamente si è dovuto fare in fretta e furia – come con tutti i decreti-legge in questi ultimi anni – un'azione legislativa urgente che ha posto delle basi assolutamente positive, tipo sull'Ilva di Taranto con il commissariamento, anche se tanto si deve e si può dire sul commissario Enrico Bondi, perché, ahimè, come si è visto anche nello scorso Governo Monti, l'attuale commissario dell'Ilva Enrico Bondi ha sviluppato un'azione poco incisiva sulla Pag. 93spending review e sul taglio alle spese nel precedente Governo per lo Stato italiano. Perciò, laddove avesse sbagliato in quegli anni con il Governo Monti, si spererebbe che nel futuro non avvenga ancora; ma, ahimè, purtroppo, semplicemente guardando l'articolo 7 in merito al decreto-legge stesso, nel cosiddetto decreto-legge sulla «Terra dei fuochi», si vede che semplicemente si aspetta l'approvazione del piano industriale, un piano industriale che manca da tempo, e non c’è capacità di capire cosa possa avvenire nel futuro, perché o c’è chiarezza di intenti da parte delle aziende – anche se commissariate, in questo caso direttamente da Enrico Bondi – o, se non fosse così, ci sarà necessità ulteriormente, nel futuro, di fare valutazioni dopo l'approvazione del piano industriale.
  Perciò, sarebbe stato molto più normale e tradizionale fare un decreto-legge, un ennesimo – purtroppo – sull'Ilva di Taranto e su tutti gli impianti della famiglia Riva, dopo l'approvazione del piano industriale, perché se non si sa cosa vuole fare l'industria stessa, le attività stesse in quei territori – e non solo, in tutta Italia – non c’è chiarezza su cosa si può fare, perché fare delle supposizioni su un'azienda, pur commissariata, come l'Ilva di Taranto, con il commissariamento di Stato, allora non c’è assolutamente la possibilità di fare valutazioni oggettive sul futuro.
  Noi il commissariamento l'abbiamo criticato fin dall'inizio, perché rivendicavamo e precisavamo che non era un commissariamento normale o straordinario, era proprio un esproprio di Stato. Poi, per chi avesse in quel periodo annunciato che erano false e tendenziose le nostre dichiarazioni, sta di fatto che è avvenuto proprio quello che noi avevamo detto, cioè che con un colpo di mano lo Stato si è preso un'azienda, cosa che rivendichiamo assolutamente fosse necessaria oggi come oggi, perché ci poteva essere la volontà degli enti locali e dei Governi precedenti di portare avanti un'azione più incisiva e non sempre andare a braccetto – come è avvenuto e si è visto in varie situazioni da parte degli enti locali e non solo – con la famiglia Riva per cercare di agevolare l'azienda stessa, agevolazioni che possono aver prodotto dei benefici industriali in tutto il Paese, questo lo riconosciamo, perché c’è la necessità del mantenimento produttivo acciaieristico nel nostro Paese, per non essere superati, come da sempre, da altri Paesi europei come la Francia e la Germania, però ci poteva essere una maggiore attenzione e sensibilità culturale e ambientale degli enti locali medesimi per evitare quello che è avvenuto. Quello che è avvenuto oramai è all'evidenza, è all'onor della cronaca conosciuto da tutti, oggi come oggi, come si suol dire, e cioè che come con tutto il decreto-legge, andiamo a mettere una toppa.
  Io spero che sia l'ultima volta che si parla in queste Aule di decreti sull'Ilva di Taranto, perché c’è la necessità realistica di andare oltre.

  PRESIDENTE. Deputato Allasia, deve concludere.

  STEFANO ALLASIA. Concludo dicendo che l'azione propositiva della proposta emendativa sull'articolo 7 della Lega Nord è assolutamente volta a cercare di migliorare e andare avanti, aspettando questo piano industriale che ci farà avere al più presto il commissario anche nelle Commissioni competenti.

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Zolezzi 7.10, con il parere contrario della Commissione, del Governo e del relatore di minoranza per la Lega Nord e Autonomie, e il parere favorevole del relatore di minoranza per il MoVimento 5 Stelle.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Ghizzoni... Grassi... Rizzetto... Garavini... Zampa... Bonafè... Gribaudo... Martella...
  Dichiaro chiusa la votazione.Pag. 94
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti e votanti  416   
   Maggioranza  209   
    Hanno votato  116    
    Hanno votato no  300.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Zan 7.11, con il parere contrario della Commissione, del Governo e del relatore di minoranza per la Lega Nord e Autonomie, e il parere favorevole del relatore di minoranza per il MoVimento 5 Stelle.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

L'Abbate... Moretto... Duranti... Galperti... Russo... Marroni... Pilozzi...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  413   
   Votanti  412   
   Astenuti    1   
   Maggioranza  207   
    Hanno votato  111    
    Hanno votato no  301.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  Passiamo alla votazione dell'emendamento Spessotto 7.205.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Spessotto. Ne ha facoltà.

  ARIANNA SPESSOTTO. Signor Presidente, io vorrei invitare l'Aula a votare favorevolmente su questo mio emendamento, perché effettivamente sto chiedendo una cosa molto elementare, cioè che vengano rispettate le direttive comunitarie in materia di revisione dell'AIA, e quindi mi sorge il dubbio che, votando sia il Governo che il relatore per la maggioranza in modo contrario a questo emendamento, vogliano continuare a non rispettare le direttive comunitarie in materia ambientale, quindi aggravando la situazione delle infrazioni che sappiamo essere già molto grave, soprattutto con riguardo all'Ilva, per la quale ci sono già delle procedure in atto e rischiamo anche di far pagare ai cittadini una grossa sanzione.
  Quindi, invito l'Aula a votare a favore di questo emendamento.

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Spessotto 7.205, con il parere contrario della Commissione, del Governo e del relatore di minoranza per la Lega Nord e Autonomie, e il parere favorevole del relatore di minoranza per il MoVimento 5 Stelle.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Bossa... D'Alessandro... Colletti... Gandolfi...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti e votanti  423   
   Maggioranza  212   
    Hanno votato  122    
    Hanno votato no  301.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  Passiamo alla votazione dell'emendamento Spessotto 7.206.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Spessotto. Ne ha facoltà.

  ARIANNA SPESSOTTO. Signor Presidente, anche questo emendamento pone una questione molto elementare, cioè quella di attuare finalmente tutte le prescrizioni previste dall'AIA entro dodici mesi dalla legge di conversione di questo decreto-legge. Mi sembra una cosa elementare. È da tanti anni che in tutta Italia – ma soprattutto a Taranto – si aspetta Pag. 95che queste prescrizioni vengano attuate, quindi sarebbe anche il momento di farlo.
  Quindi, chiedo all'Aula di votare favorevolmente su questo emendamento (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Chiarelli. Ne ha facoltà.

  GIANFRANCO GIOVANNI CHIARELLI. Signor Presidente, intervengo per esprimere il mio voto favorevole su questo emendamento, così come lo è stato per quello precedente sempre della collega Spessotto.

  PRESIDENTE. Passiamo, dunque, ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Spessotto 7.206, con il parere contrario della Commissione, del Governo e del relatore di minoranza della Lega Nord e Autonomie e favorevole del relatore di minoranza del MoVimento 5 Stelle.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Mucci ha votato. Castelli sta votando. Paola Bragantini sta votando. Ecco, ha votato. Fioroni sta andando a votare. Dell'Orco sta votando. Hanno votato tutti ? Sembra di sì.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  418   
   Votanti  417   
   Astenuti   1   
   Maggioranza  209   
    Hanno votato  126    
    Hanno votato no  291.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  Passiamo alla votazione dell'emendamento Spessotto 7.208.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Spessotto. Ne ha facoltà.

  ARIANNA SPESSOTTO. Signor Presidente, io volevo capire sia dal Governo sia dal relatore per la maggioranza come mai è stato dato parere contrario su questo emendamento, perché l'intento del presente emendamento è quello di richiamare l'attenzione del Governo sulla procedura d'infrazione attualmente in atto, appunto, sull'Ilva di Taranto e aperta il 26 settembre scorso a causa del mancato rispetto da parte dell'Italia della normativa europea sia in materia di emissioni industriali che di responsabilità ambientale.
  Sostanzialmente con il presente emendamento chiediamo semplicemente che anziché aspettare le richieste di documentazione dalla DG per l'ambiente della Commissione europea, presso cui appunto pende la procedura di infrazione, che il Governo si impegni a trasmettere, immediatamente dopo l'approvazione da parte del Ministero, il decreto di approvazione del piano delle misure delle attività di tutela ambientale, di cui al comma 5 del decreto, completo di tutti gli allegati.
  Sulla base delle considerazioni rilevate anche dalla Commissione europea, tale previsione assicurerebbe infatti che il suddetto decreto ministeriale di approvazione del piano ambientale – dal momento che esso stesso si configura come integrazione alla medesima autorizzazione integrata ambientale – venga portato tempestivamente all'attenzione delle competenti strutture comunitarie, per prevenire eventuali rilievi e contestazioni da parte della Commissione europea ed accelerare, altresì, i tempi di aggiornamento periodico degli elementi informativi delle competenti strutture comunitarie in materia di Ilva di Taranto.
  Quindi, chiedo la motivazione del Governo e del relatore per la maggioranza rispetto al parere contrario.

  PRESIDENTE. Se non ci sono altri interventi pongo in votazione l'emendamento...

Pag. 96

  MASSIMO FELICE DE ROSA. Signor Presidente, dobbiamo sentire il Governo !

  PRESIDENTE. Se il Governo non interviene vuol dire che decide di non rispondere. Anche la non risposta è una risposta.

  MASSIMO FELICE DE ROSA. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  MASSIMO FELICE DE ROSA. Se il Governo non risponde, lo ritiriamo e presenteremo un ordine del giorno.

  PRESIDENTE. Quindi lo ritira ?

  MASSIMO FELICE DE ROSA. Sì.

  PRESIDENTE. Sta bene.
  Passiamo alla votazione dell'emendamento Zan 7.16.
  Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Zan 7.16, con il parere contrario della Commissione, del Governo e del relatore di minoranza della Lega, e con il parere favorevole del relatore di minoranza del MoVimento 5 Stelle.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Simoni, Maietta, Segoni, Donati, Mongiello.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti e votanti  424   
   Maggioranza  213   
    Hanno votato  125    
    Hanno votato no  299.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  Passiamo alla votazione degli identici emendamenti Zan 7.18 e Fico 7.58.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole De Lorenzis. Ne ha facoltà.

  DIEGO DE LORENZIS. Signor Presidente, noi ovviamente chiediamo la soppressione di questo comma perché secondo noi non è indicativa del fatto che le prescrizioni dell'autorizzazione integrata ambientale si portino a termine, o comunque siano stati avviati interventi tali da migliorare la salute dei cittadini e la qualità ambientale del territorio.
  Però, vorrei chiedere al Ministro di chiarire, in particolare nella formulazione di questo comma, il significato della parola «comunque». Alla lettera a) del presente comma – sono due indicatori dell'attuazione dell'autorizzazione integrata ambientale, in particolare per la qualità dell'aria – si fa riferimento al fatto che la qualità dell'aria debba rispettare i limiti vigenti nella normativa italiana ed europea, e che comunque non vi sia un peggioramento rispetto alla qualità dell'aria registrata alla data di inizio della gestione commissariale.
  Ora, vorrei appunto un chiarimento sulla parola «comunque», perché si può interpretare in maniera diversa e, quindi, vorrei in qualche modo un intervento rassicurante da parte del Governo ed eventualmente anche dei relatori.

  PRESIDENTE. Il Governo, prego.

  ANDREA ORLANDO. Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. Sì, grazie, onorevole. È evidente che la formulazione va intesa nel senso più restrittivo. Per cui, in questo momento il limite – che è un limite derivato dalle misurazioni e dovuto, diciamolo, non a un'innovazione ma al fatto che una parte dell'impianto non sta funzionando – è un limite che è al di sotto di quelli previsti dalla normativa europea. Quindi, il termine «comunque» va inteso nel senso che dev'essere al di sotto di questo limite e, comunque, ove la normativa europea dovesse evolvere, al di sotto della normativa europea. Quindi, è una norma che va Pag. 97intesa nel senso più restrittivo tra quelli che si possano letteralmente evincere, per una ragione molto semplice, cioè che in questo momento le emissioni sono molto al di sotto... anzi, sono al di sopra di quelle previste dalla normativa europea.

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti Zan 7.18 e Fico 7.58, con il parere contrario della Commissione, del Governo e del relatore di minoranza della Lega, e con il parere favorevole del relatore di minoranza del MoVimento 5 Stelle.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Tartaglione, Zaratti, Rampi, Murer, Bossi.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti e votanti  429   
   Maggioranza  215   
   Hanno votato  124    
    Hanno votato no  305.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  Passiamo all'emendamento De Rosa 7.21.
  Ha chiesto di parlare il deputato De Rosa. Ne ha facoltà.

  MASSIMO FELICE DE ROSA. Signor Presidente, lo ritiriamo.

  PRESIDENTE. È ritirato. Passiamo alla votazione dell'emendamento Crippa 7.23.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Crippa. Ne ha facoltà.

  DAVIDE CRIPPA. Signor Presidente, questo emendamento è stato già anche in parte discusso in X Commissione perché c’è un problema interpretativo abbastanza netto. Quando viene a essere trattato che gli interventi devono essere avviati non vuol dire nulla, nel senso che, immaginando di avere a disposizione tutti i soldi necessari per adempiere alle prescrizioni dell'AIA, uno inizia tutti gli interventi. Ma li inizia e poi non ha i soldi per concluderli e o li inizia e poi li conclude ? Perché il problema è sostanzialmente quello. Avviati vorrebbe dire che Bondi and company potrebbero bandire delle gare d'appalto salvo poi non avere i soldi per proseguire oltre il primo stato di avanzamento lavori per ciascuna delle prescrizioni. Allora in questo modo rientrerebbe in questa sorta di condono che gli vogliono fare con questo comma d); dall'altro lato però in qualche modo qualcuno si deve porre delle domande, soprattutto per il fatto che non possiamo immaginare che nessuno ci abbia pensato all'interno di quest'Aula che avviati non vuol dire realizzati. Avviati vuol dire che hanno messo la prima pietra, ma poi non hanno costruito nulla intorno, cioè è evidente che bisogna tarare le parole nel modo giusto. Allora, se vogliamo prenderci in giro, facciamo finta che avviati voglia dire: va bene però sono bravi, hanno iniziato a lavorare. Invece se in realtà vogliamo considerare cosa effettivamente andiamo a fare per i cittadini di Taranto e per adempiere alle prescrizioni dell'AIA, allora lì forse dobbiamo mettere conclusi, perché in qualche modo io quando avrò la fine lavori di quelle prescrizioni allora potrà dire che in qualche modo sono arrivato in fondo e allora ho messo in opera quella salvaguardia prescritta dall'AIA. In realtà avviati come è evidente vuol dire li ho appena iniziati, peccato che poi magari rimangono per anni fermi nella stessa medesima posizione senza gli stanziamenti economici necessari a poterli concludere.
  Credo che in questo comma si stiano facendo dei regali molto, molto gravi, soprattutto perché in un certo momento incominciamo anche a discriminare sempre di più l'Ilva rispetto a qualsiasi altra realtà. Le altre realtà imprenditoriali di tutto il Paese arrivano a dover dire: io ho delle prescrizioni AIA, voglio ottemperare a quelle prescrizioni, ok, peccato che all'Ilva su quelle prescrizioni facciano uno sconto come al discount del 80 per cento rispetto al totale, mentre io che sono Pag. 98un'azienda seria e voglio adempiere alle prescrizioni dell'AIA questo sconto non ce l'ho.
  Dall'altro lato addirittura ce n’è uno peggiore, come questo emendamento, dove signori miei se io adempio alle prescrizioni allora devo dire soltanto di avere iniziato, mentre l'azienda seria deve averle concluse. Allora vediamo di smetterla di girare intorno al problema. Se i soldi non ci sono non possiamo scrivere «avviate», perché evidentemente cerchiamo sempre di prendere in giro i cittadini di Taranto. Allora piuttosto diciamo: signori miei, anziché farne cento, i soldi non ci sono e ne facciamo venti di quelle strategiche, di quelle fondamentali; invece no su novanta ne iniziamo magari novanta e non ne concludiamo neanche mezza.
  Allora credo sia importante che la riflessione arrivi alle orecchie di tutti e poi ognuno si prenda le responsabilità dal punto di vista ambientale. Come Commissione ambiente mi sembra doveroso che qualche domanda se la pongano, perché avviati e non conclusi dal punto di vista della tutela ambientale è di una gravità inaudita, perché in qualche modo vuol dire: ma sì facciamo finta di fare una bonifica, stanziamo l'appalto ad esempio per fare una bonifica e poi portiamo una ruspa in cantiere. Stato di avanzamento lavori: aver fatto la perimetrazione dell'area e messe due baracche di cantiere. Dal punto di vista ambientale neanche è iniziata un'ora di lavoro, però le abbiamo avviate. Signori miei, state prendendo in giro gli italiani (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Mariastella Bianchi. Ne ha facoltà.

  MARIASTELLA BIANCHI. Signor Presidente, intervengo solo per segnalare che, come ci ha spiegato molte volte il Ministro Orlando nei nostri lavori, l'AIA e il piano ambientale prevedono in molti casi anche il semplice avvio di interventi, così come la realizzazione di altri interventi. Dunque, non stiamo facendo nessuno sconto riguardo all'attenzione all'ambiente, ma, semplicemente, rispettiamo quanto previsto dall'AIA.
  Quanto al fatto che imprese in Italia possano essere interessate a subire il trattamento dei decreti che ancora abbiamo all'esame, nutro qualche perplessità, visto che noi abbiamo realizzato il primo commissariamento con finalità ambientali di questo Paese. Quindi, semplicemente, la famiglia Riva, che era titolare e proprietaria dell'Ilva, non ha più la gestione dell'Ilva ed è stata commissariata. È difficile immaginare che altre imprese vogliano seguire questa strada !

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato De Lorenzis. Ne ha facoltà, per un minuto.

  DIEGO DE LORENZIS. Signor Presidente, intervengo per ricordare ai colleghi in quest'Aula che vi è una differenza tra quello che è scritto nell'AIA, e quindi, in qualche modo, i lavori che devono essere soltanto avviati, e quello che, invece, viene normato da questo comma, in cui si prevede che l'azienda risulta inadempiente qualora non vengano messi in campo questi due dispositivi.
  Noi riteniamo che, forse, valeva la pena accontentarsi di una percentuale di interventi minore, ma che fossero realizzati e non solo avviati.

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Crippa 7.23, con il parere contrario della Commissione, del Governo e del relatore di minoranza della Lega Nord e Autonomie e con il parere favorevole del relatore di minoranza del MoVimento 5 Stelle.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Censore, Rossi, Rotta, Ribaudo...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

Pag. 99

   Presenti e votanti  435   
   Maggioranza  218   
    Hanno votato  121    
    Hanno votato no  314.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  Passiamo alla votazione dell'emendamento Crippa 7.28.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Crippa. Ne ha facoltà.

  DAVIDE CRIPPA. Signor Presidente, posso sentire, perché magari mi sono sbagliato, il parere del relatore per la maggioranza su questo emendamento ? Non ho udito il parere su questo emendamento.

  PRESIDENTE. Su questo emendamento vi è il parere contrario della Commissione, del Governo e del relatore di minoranza della Lega Nord e Autonomie e vi è il parere favorevole del relatore di minoranza che rappresenta il suo gruppo.

  DAVIDE CRIPPA. Grazie, Presidente. Speravo di essermi sbagliato.

  PRESIDENTE. No, è così.

  DAVIDE CRIPPA. Questo è l'emendamento dove chiediamo di sostituire la parola: «avviati» con la parola: «conclusi», proprio in maniera netta e chiara. Con riferimento a quanto affermato dalla collega Bianchi del PD pochi minuti fa, volevo solo dire che nessuna azienda auspica di finire nelle condizioni dell'Ilva, anche perché speriamo che la politica si svegli rispetto a quei sonni tremendi che ha fatto negli ultimi venti anni nella zona pugliese, salvo poi, oggi, fare finta di indignarsi davanti a una situazione le cui responsabilità le forze partitiche bipartisan che governano oggi si devono per forza assumere (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
  Quindi, direi che oggi dobbiamo dire che, se è vero che, in alcuni casi, le prescrizioni AIA prevedono i termini di avvio, credo che allora sia ultroneo, o pleonastico, come piace tanto sentirvi dire, quello che avete scritto all'interno di questo articolato. Credo fondamentalmente che, invece, sia una scappatoia per quelle prescrizioni che devono essere messe in campo, e quindi non soltanto avviate, ma devono essere realizzate e concluse.
  Andando al paragone che ho fatto prima rispetto alle aziende virtuose che in qualche modo vogliono, nei termini prescritti, adempiere alle prescrizioni dell'AIA, il paragone era questo, lo rispiego perché magari mi sono spiegato male: quando un'azienda ha delle prescrizioni AIA davanti a sé, le deve in qualche modo mettere in pratica; per metterle in pratica, ha davanti la soluzione che è quella di – nei tempi e nei modi indicati dall'AIA – cantierare l'opera ed eventualmente, se prescritto, realizzarla entro determinati termini prescritti.
  Qui invece facciamo lo sconto e pertanto le aziende oggi commissariate hanno una deroga ulteriore. Pertanto, come imprenditore di una realtà che ha la volontà di rispettare la norma, mi trovo davanti a due pesi e due misure: da un lato, quando la parte di rispetto della normativa AIA è in mano a un commissario Bondi – finto pubblico, visto che era ex amministratore delegato in precedenza, però oggi funzionario pubblico – allora ci troviamo davanti al fatto che possiamo dargli uno sconto sulle prescrizioni AIA e sul fatto che le stesse prescrizioni debbano soltanto essere avviate; dall'altro invece, se fosse un intervento di una azienda privata, un imprenditore serio e ligio al rispetto delle norme deve adempiere realizzando la stessa opera e non ha uno sconto sulla stessa. Allora, se l'ambiente è lo stesso e la tutela dell'ambiente è la stessa, allora non possiamo permettere che, soprattutto ove esista un controllo pubblico dell'azienda, come in questo caso con il commissariamento, si faccia una deroga peggiorativa rispetto a quella che viene data come prescrizione a un'azienda privata.
  L'ambiente è lo stesso, sì o no ? I cittadini sono gli stessi, sì o no ? Io non credo che dobbiamo dare la deroga anche alle aziende private, ma che non dobbiamo darla a quelle che oggi sono commissariate Pag. 100dal punto di vista del pubblico. E qui credo che sia abbastanza chiaro, magari non mi sono spiegato ancora bene.
  L'importante è non prenderci in giro. Assumetevi le vostre responsabilità: quando andate a dire «L'importante è che sulle 90 e più prescrizioni, le dobbiamo in qualche modo soltanto avviare», vi assumete la responsabilità che non vedranno mai la luce, quelle prescrizioni, perché quando viene l'amministratore delegato ed ha la faccia tosta di dire in Commissione «I soldi li dovete trovare voi» – e questo è in registrazione via web ed è visibile a tutti – credo che qualcuno si debba porre la domanda: «Chi è che l'ha messo lì, quel personaggio ?» L'avete messo voi ! Allora gli date anche ulteriori armi per demolire l'ambiente di Taranto e per derogare al fatto che Taranto sia una realtà che debba essere sempre diversa e peggiorativa rispetto a tutta Italia ? Io credo che dobbiate farvi un esame di coscienza (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Crippa 7.28, con il parere contrario della Commissione, del Governo e del relatore di minoranza per il gruppo Lega Nord e Autonomie, e con il parere favorevole del relatore di minoranza per il gruppo MoVimento 5 Stelle.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Piccolo Giorgio, Caparini, Baruffi, Dall'Osso, Palma, Battaglia...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti e votanti  431   
   Maggioranza  216   
    Hanno votato  120    
    Hanno votato no  311.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  (Il deputato Carlo Galli ha segnalato che non è riuscito ad esprimere il voto).

  ETTORE ROSATO. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  ETTORE ROSATO. Signor Presidente, volevo far presente all'Aula – e di conseguenza fare una proposta – che noi stiamo discutendo, peraltro con un contributo di qualità di tutti i gruppi parlamentari su un buon lavoro che ha fatto la Commissione con il relatore e con il suo Presidente, di un decreto a cui manca circa un terzo degli emendamenti. Sono depositate già parecchie decine di ordini del giorno e abbiamo il decreto-legge cosiddetto «IMU» in scadenza (scade il 29 gennaio). Questo ci impone di prendere atto che abbiamo bisogno di un cambio di programma e un cambio di calendario, considerato anche che ci sono già, credo, 120 iscritti in discussione generale sul decreto «IMU».
  Quindi dobbiamo passare alla discussione generale del decreto e passare al suo esame, per evitare di trovarci in una situazione di non possibilità di effettuare con serenità i lavori di approfondimento su quel provvedimento.
  Quindi, Presidente, io le proporrei di rinviare questo punto dell'ordine del giorno e di passare al successivo, per poterne iniziare la discussione generale ed il seguito del suo esame, la ringrazio.

  PRESIDENTE. Quindi, si ritiene che anche domani si continui con questo decreto, questa è la formalizzazione della richiesta che fa ?

  ETTORE ROSATO. Signor Presidente, la mia richiesta è quella di passare all'altro punto, con tutte le conseguenze.

  PRESIDENTE. Perfetto. Dunque, su questa proposta di rinvio, che consiste nel passare alla discussione sulle linee generali del decreto-legge in materia di IMU e poi al seguito dell'esame, darò la parola ad un deputato contro e ad uno a favore. Ha chiesto di parlare contro l'onorevole D'Ambrosio. Ne ha facoltà.

Pag. 101

  GIUSEPPE D'AMBROSIO. Signor Presidente, ringrazio l'onorevole Fedriga che mi cede la parola. Il MoVimento 5 Stelle è assolutamente contrario a questo spostamento, perché, come al solito, ci troviamo di fronte innanzitutto alla dimostrazione di quella che è la metodologia sbagliata che da sempre, in questa legislatura, da quando siamo qui presenti, stiamo continuando a denunciare, cioè un Parlamento che di fatto è costretto ogni volta a modificare il suo ordine dei lavori, ed anche l'ordine di importanza delle cose che stiamo trattando, in base al lavoro del Governo ed alle priorità del Governo (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
  Se questo decreto è arrivato con ritardo – e per quanto ci riguarda è anche l'ennesima «porcata» che questo Parlamento si troverà a trattare – che scada, che torni a casa e magari si ripresenti un ennesimo decreto, visto che è la sola, l'unica metodologia con la quale si è capaci di lavorare all'interno di questo Parlamento e che magari la cosa venga affrontata nella Conferenza dei presidenti di gruppo: l'ordine dei lavori venga affrontato all'interno della Conferenza dei presidenti di gruppo (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle), perché se la Conferenza dei presidenti di gruppo è l'espressione dei lavori parlamentari, io non capisco perché una maggioranza, questa maggioranza, adesso deve, con l'ennesimo blitz e con l'ennesimo numero, che quella legge elettorale «porcata», dichiarata incostituzionale, adesso permette e consente di fare, violentare i lavori parlamentari e ci ritroviamo, ancora una volta, in questa condizione.
  Quindi, perlomeno noi, signor Presidente, chiediamo che questa cosa, questa richiesta dell'onorevole Rosato venga messa ai voti, perché questa maggioranza si assuma la responsabilità dell'ennesima violenza nei confronti di questo Parlamento a favore del Governo (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. C’è qualche intervento a favore ? Non mi pare. Passiamo ai voti.
  Pongo in votazione, mediante procedimento elettronico, senza registrazione di nomi, la proposta avanzata dal deputato Ettore Rosato di rinvio del seguito dell'esame del provvedimento ad altra seduta, per passare alla discussione sulle linee generali e al seguito dell'esame del disegno di legge di conversione del decreto-legge in materia di IMU.
  Chi non riesce a votare ? Dellai ? Simone Valente ? Palma ?
  (È approvata).

  La Camera approva per 144 voti di differenza.
  Sospendo la seduta per dieci minuti, che riprenderà alle ore 19 con lo svolgimento della discussione sulle linee generali del decreto-legge in materia di IMU.

  La seduta, sospesa alle 18,50, è ripresa alle 19,15.

Missioni.

  PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Alfreider, Bindi, Caparini, Dellai, Fontanelli, Gozi, Migliore, Orlando, Pes, Ravetto, Realacci, Tabacci e Vito sono in missione a decorrere dalla ripresa notturna della seduta.
  I deputati in missione sono complessivamente ottantacinque, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell’allegato A al resoconto della seduta odierna.

Discussione del disegno di legge: S. 1188 – Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 30 novembre 2013, n. 133, recante disposizioni urgenti concernenti l'IMU, l'alienazione di immobili pubblici e la Banca d'Italia (A.C. 1941) (Approvato dal Senato) (ore 19,16).

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione del disegno di legge, già Pag. 102approvato dal Senato, n. 1941: Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 30 novembre 2013, n. 133, recante disposizioni urgenti concernenti l'IMU, l'alienazione di immobili pubblici e la Banca d'Italia.
  Ricordo che nella seduta del 16 gennaio sono state respinte le questioni pregiudiziali Paglia ed altri n. 1, Barbanti ed altri n. 2, Brunetta ed altri n. 3, Giorgia Meloni ed altri n. 4.

(Discussione sulle linee generali – A.C. 1941)

  PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione sulle linee generali.
  I presidenti dei gruppi parlamentari Lega Nord e Autonomie, Partito Democratico e Sinistra Ecologia Libertà ne hanno chiesto l'ampliamento senza limitazioni nelle iscrizioni a parlare, ai sensi dell'articolo 83, comma 2, del Regolamento.
  La VI Commissione (Finanze) si intende autorizzata a riferire oralmente.
  Ha facoltà di intervenire il relatore per la maggioranza, deputato Causi.

  MARCO CAUSI, Relatore per la maggioranza. Signor Presidente, non è la prima volta che l'Assemblea della Camera, stretta dai tempi di conversione di un decreto-legge già esaminato e modificato dal Senato, si trova di fronte la difficile alternativa fra approvare il testo senza apportare ulteriori modifiche e il rischio di generare le condizioni per la decadenza del decreto-legge, ove ulteriori modifiche fossero apportate e una terza lettura si rendesse necessaria. Lo stesso è accaduto talvolta a parti invertite al Senato se, in seguito ad una prima lettura della Camera, i tempi per la conversione in Senato si sono protratti troppo a lungo.
  Il mandato che il relatore ha ricevuto a maggioranza dalla VI Commissione in sede referente è di non modificare il testo pervenuto dal Senato e di proporne all'Aula la conversione in tempi utili e, cioè, entro il 29 gennaio; utili soprattutto a fornire a tutti i contribuenti italiani la definitiva certezza circa l'abolizione della seconda rata dell'IMU 2013 sulle abitazioni di residenza. Poiché è dovere del relatore riportare in Assemblea gli elementi essenziali della discussione sviluppatasi in Commissione, devo dire che questa scelta, oltre ad essere legittimamente criticata dalle opposizioni, è stata assunta dalla maggioranza con responsabilità, ma anche con qualche elemento di amarezza.
  Quando i decreti-legge contengono molte materie oppure, come nel nostro caso, quando contengono materie di grande rilievo (penso alla riforma della struttura proprietaria della Banca d'Italia), i tempi di conversione dei decreti-legge e il nostro bicameralismo, che ci ostiniamo a chiamare perfetto, ma che in verità mostra ogni giorno di più le sue imperfezioni, impediscono ad almeno uno dei due rami del Parlamento una riflessione seria e ponderata, l'acquisizione di tutte le informazioni rilevanti e anche la ricerca della massima condivisione nell'analisi dei fatti, se non necessariamente nelle decisioni politiche. Una condivisione e, cioè, la costruzione di un linguaggio, di basi di dati, di valutazioni analitiche il più possibile comuni, al di là dell'eventuale e legittimo approdo a orientamenti di voto difforme, che è sempre doveroso cercare e che rappresenta, a mio modo di vedere, il più alto contributo che il lavoro del Parlamento può fornire alla democrazia repubblicana.
  Detto questo, ritengo, tuttavia, che i motivi che hanno portato, nel caso del decreto-legge n. 133 del 2013, il Governo alla decisione di ricorrere alla decretazione d'urgenza abbiano convincenti spiegazioni e giustificazioni legati alla necessità di perseguire due obiettivi rilevanti di politica economica. Il primo è di rafforzare il capitale di vigilanza del sistema bancario italiano in previsione anche dei nuovi meccanismi della vigilanza unica europea. Il secondo di coprire la perdita di gettito connessa all'abolizione della seconda rata IMU sulle abitazioni di residenza. Il legame fra l'operazione sul capitale di Banca d'Italia e gli introiti fiscali aggiuntivi derivanti dalle plusvalenze non Pag. 103è diretto, per motivi di tempistica, ma ne è evidente una componente indiretta, visto che la copertura per l'abolizione della seconda rata IMU deriva dall'aumento degli acconti Ires e IRAP e da un'addizionale dell'aliquota Ires a carico del settore creditizio, finanziario, assicurativo, nonché della stessa Banca d'Italia, pari complessivamente a 2,163 miliardi di euro nel 2013 e 1,5 miliardi di euro nel 2014.
  Molti parlano di «regalo alle banche» contenuto in questo decreto-legge ma dimenticano che la copertura finanziaria per l'abolizione dell'IMU prima casa del dicembre 2013 deriva proprio dal settore bancario, finanziario e assicurativo, anche in contrasto con i principi di non retroattività delle norme tributarie. D'altra parte proprio il settore bancario, finanziario e assicurativo sarà il principale beneficiario dell'operazione di rivalutazione del capitale della Banca centrale, fermo oggi a 156 mila euro, e da questa operazione verranno generati introiti tributari aggiuntivi che, grazie a una norma della legge di stabilità 2014, saranno superiori a quelli che sarebbero stati prodotti a legislazione vigente, laddove si tenga conto che, in molti casi, la società o il gruppo proprietario delle quote avrebbe potuto avvalersi del sistema della participation exemption ben più favorevole del 12 per cento imposto per legge.
  Per quanto riguarda l'IMU sulle prime case il decreto-legge segna la fine di una vicenda legislativa e politica cominciata nove mesi fa. La legge di stabilità per il 2014 contiene la soluzione a regime di questa vicenda con l'introduzione della Tasi, un nuovo tributo comunale basato sul possesso e non più sulla proprietà delle unità immobiliari. Non c’è dubbio, però, che avere assunto l'abolizione dell'IMU prima casa come elemento del programma di Governo ha costretto lo stesso Governo ad una corsa ad ostacoli per reperire un'ingente quantità di risorse, poco meno di 5 miliardi di euro, che, forse, sarebbe stato meglio utilizzare per ridurre il cuneo fiscale a vantaggio del lavoro dell'impresa, limitando l'abolizione dell'imposta patrimoniale sulla prima casa agli immobili di più basso e medio valore catastale.
  Ma un altro versante su cui l'attuazione di questo punto del programma di Governo ha generato difficoltà è stato quello di un processo decisionale lento e farraginoso che ha lasciato per mesi nell'incertezza contribuenti, da un lato, e amministrazioni comunali, dall'altro. Ma ha lasciato nell'incertezza lo stesso Stato centrale a fronte delle modifiche da parte dei comuni sulle aliquote IMU da applicare nel 2013, poiché le coperture finanziarie che il Governo centrale stava predisponendo per l'abolizione dell'imposta sulle prime case erano tarate sugli introiti effettivi del 2012. Si noti che lo Stato centrale, prendendo a riferimento gli introiti effettivi del 2012, e non quelli ad aliquota base, riteneva di avere già concesso ai comuni un beneficio rilevante, derogando al principio federalista, incardinato nel nostro ordinamento, secondo il quale i trasferimenti statali vanno legati ai fabbisogni standard per la fornitura di servizi e non alla spesa storica ovvero, nel nostro caso, all'entrata storica, non commisurata ad alcuna valutazione standardizzata.
  Ma, dall'altra parte, più di duemila comuni decidevano, nell'ambito della loro autonomia, di ritoccare l'aliquota prima casa nel corso del 2013 e, tra questi, ci sono tutti i più grandi comuni italiani. Da questa dinamica è nata una crisi nel rapporto di reciproca fiducia tra Stato e comuni, un'interruzione insomma di quei rapporti di leale collaborazione che sono alla base di un federalismo realmente funzionate. Lo Stato si è preoccupato che i comuni deliberassero aumenti dell'aliquota IMU prima casa nella convinzione che, tanto, alla fine, avrebbe pagato lo «Stato-Pantalone» e non i cittadini elettori. I comuni ritenevano di agire su un proprio tributo di competenza a fronte di una riduzione delle altre risorse e della necessità di mantenere livelli di erogazione dei servizi e gli equilibri bilancio.
  È da questa crisi di fiducia che è nata quella che viene comunemente chiamata Pag. 104mini-IMU, cioè un pagamento sulle prime case commisurato al 40 per cento della differenza fra aliquota stabilita da ciascun comune per il 2013 e aliquota base, disposta dal presente decreto-legge, e in corso di pagamento proprio in questi giorni, un pagamento che si somma a quello dell'addizionale Tares destinata direttamente allo Stato, disposta alla fine del 2012 e rimandata da un anno.
  Seguendo gli insegnamenti di Karl Popper: gli errori sono utili perché da essi impariamo qualcosa per non sbagliare di nuovo in futuro. Dagli errori di questi mesi possiamo trarre, a mio modo di vedere, due insegnamenti. Primo, mai più crisi di reciproca fiducia tra Stato e comuni ma ripristino di una piena e leale collaborazione da parte di entrambi. Secondo, mai più un regime di cogestione di specifici tributi tra Stato e comune: la nuova accoppiata Tasi-IMU può funzionare a condizione però di declinare la gestione di queste imposte in senso pienamente federale, lasciando flessibilità ai comuni in materia di aliquote, detrazioni, regolamentazioni di specifiche fattispecie, sistemi di accertamento e di riscossione.
  Passando al Titolo II del decreto-legge, va ricordato che più volte tra gli anni Novanta e il primo decennio del Duemila, il legislatore è intervenuto sulla Banca d'Italia, una delle più importanti e delicate istituzioni del Paese, in relazione alle modifiche necessarie per tenere conto degli avanzamenti nella costruzione europea. Mai però era intervenuto in materia di assetto proprietario dove la riforma del passato che ha ancora rilevanza è quella del 1936. Dopo 78 anni un intervento era necessario per allineare gli assetti della banca alla nuova geografia del sistema bancario e finanziario nazionale, profondamente modificatosi negli ultimi venti anni.
  Nonostante i tempi ristretti di esame i lavori, durati quasi un mese e mezzo in Senato e poi dieci giorni in VI Commissione alla Camera, hanno chiarito sei dati di fatto che io invito tutti, al di là delle valutazioni politiche generali su questo decreto-legge, ad assumere come base condivisa di informazione e a non distorcere in modo strumentale nella pubblica discussione.
  Primo dato: le riforme degli anni Novanta con la privatizzazione delle banche pubbliche e il successivo processo di concentrazione bancaria hanno avuto come effetto secondario di incidere sull'equilibrio dell'assetto proprietario della Banca centrale disegnato nella legge del 1936. Oggi, più del 50 per cento del capitale della Banca è nelle mani di due soli soggetti, i due grandi gruppi emersi dai processi di concentrazione, Unicredit e Intesa San Paolo. Anche se le leggi europee e nazionali e lo statuto della Banca mettono del tutto in sicurezza l'indipendenza e l'autonomia dell'istituto, e soprattutto impediscono qualsiasi interferenza dei soci sulle attività istituzionali della banca, tuttavia è opportuno porre rimedio a un impatto collaterale delle riforme degli anni Novanta le cui conseguenze, cioè la possibile sensazione che possa esserci un conflitto di interesse fra banche proprietarie e autorità di regolazione e vigilanza sul mercato del credito, furono allora dimenticate o comunque rimandate.
  Secondo dato di fatto: lo statuto previgente della Banca, previgente a questa riforma, prospetta una partecipazione agli utili da parte dei soci in misura non superiore al 4 per cento delle riserve. Anche se questo limite massimo non è mai stato raggiunto – nel bilancio del 2012 l'utile riconosciuto ai soci è di 70 milioni di euro, pari allo 0,5 per cento delle riserve – e anche se la politica di distribuzione dei dividendi, storicamente attuata dall'istituto, è stata molto prudente, quella norma comporta diversi rischi, perché nelle riserve sono compresi i frutti di attività tipicamente pubbliche, come il signoraggio, che non andrebbero mai retrocesse ai soci, ma solo allo Stato o alla stessa Banca tramite accumulazione delle riserve. Ne segue che è un bene il passaggio alla nuova regola portata da questo decreto-legge che lega i dividendi alla redditività del capitale investito. Ci potranno essere fra noi opinioni diverse sull'entità della rivalutazione del capitale, Pag. 105opinioni diverse sul livello della soglia massima di remunerazione individuata, il 6 per cento, ma il nuovo meccanismo di ancoraggio dei dividendi al capitale investito e non più alle riserve è certamente un passo avanti.
  Terzo dato di fatto: nel corso del tempo i proprietari di quote di Banca d'Italia nell'incertezza sul valore da assegnare a tali quote le hanno trattate in modo eterogeneo dal punto di vista sia della collocazione dello stato patrimoniale sia del loro valore monetario; ciò è imbarazzante per le singole società, ma anche per l'intero sistema Italia in vista dei nuovi criteri europei di valutazione degli attivi e del patrimonio, in particolare nel settore bancario, e quindi anche per questo è necessario un intervento per superare queste difformità e fornire un criterio univoco di valutazione.
  Quarto dato di fatto: anche in conseguenza di quanto appena detto, la Banca d'Italia aveva espressamente vietato che le sue quote potessero confluire nel capitale di vigilanza degli istituti bancari, si trattava quindi di una opportunità non colta. Introducendo adesso un criterio univoco di valutazione si ottiene il risultato di poter introdurre queste quote rivalutate nel capitale di vigilanza. Prego l'Aula di considerare con grande attenzione questo punto. Dopo il 2008, dopo lo scoppio della crisi, la Germania ha dovuto spendere 64 miliardi di euro per ricapitalizzare le sue banche, la Francia 25 miliardi di euro, il Regno Unito 82 miliardi di euro, la Spagna 60 miliardi di euro, l'Italia ne ha spesi solo 6 miliardi di euro, destinati inoltre a emissioni obbligazionarie che verranno restituite all'erario e non a conferimenti di capitale come negli altri Paesi. Oggi, con questa misura, l'Italia ottiene il risultato di rafforzare il patrimonio di vigilanza del sistema bancario senza spendere un euro di fondi del contribuente, senza mettere mano al bilancio pubblico. Il meccanismo messo in moto consente un'importante operazione di sistema che rafforza i soggetti italiani operanti sui mercati finanziari anche in vista della nuova vigilanza unica europea.
  Non a caso questa misura è stata sottoposta a numerose critiche in Germania; il parere della Banca centrale europea, però, ci ha dato ragione. Spesso si chiede in quest'Aula e nella discussione pubblica, che il nostro Paese ottenga risultati migliori sulle regole europee, che le regole non vengano scritte solo dai rigoristi della Bundesbank e del nord Europa: bene, proprio questo è successo in questo caso.
  Quinto dato di fatto: dobbiamo peraltro convenire sul fatto che la distribuzione dentro il settore dei costi fiscali aggiuntivi connessi alla copertura IMU e dall'altro dei benefici della rivalutazione delle quote, non sono distribuiti in modo uniforme: alcuni soggetti sono più avvantaggiati e altri meno. Quindi, anche in vista del rafforzamento della salute del sistema bancario italiano, va ricordato che questa operazione non sarà sufficiente a soddisfare i fabbisogni di tutte le banche, e alcune banche, probabilmente per affrontare in futuro la prova degli stress-test europei, avranno comunque bisogno di utilizzare altri e più costosi canali per il rafforzamento del capitale di vigilanza.
  E c’è un sesto dato di fatto su cui ritengo si possa convenire: se la stessa operazione venisse compiuta tramite l'acquisto di quote da parte dello Stato, così come previsto ma mai attuato nella legge del 2005 e come molti sostengono anche oggi, il medesimo obiettivo di rafforzamento del capitale di vigilanza degli istituti bancari diverrebbe invece, in Italia, ovviamente, un costo per la finanza pubblica, al pari di quanto avvenuto in altri Paesi europei. Questo costo si porrebbe in alternativa con altri usi del denaro pubblico, ad esempio con la riduzione delle imposte o con l'aumento della spesa pubblica, anche mettendo da parte questioni di opportunità politica, perché se finanziato direttamente dalla spesa pubblica, l'acquisto delle azioni della Banca d'Italia da parte del Tesoro, potrebbe davvero configurare un regalo alle banche, anche se effettuato a prezzi di esproprio, perché potrebbe andare incontro a rilevanti contenziosi. Ma al di là di questo, è molto Pag. 106probabile che sia questo il vero motivo per cui la previsione normativa del 2005 di acquisto delle quote da parte del Tesoro, non sia stata attuata lungo nove anni, neppure dal Ministro che allora l'aveva fortemente voluta e che poi è tornato a ricoprire l'incarico di Ministro dell'economia per altri tre anni, fra il 2008 e il 2011; perché nessun Governo, nessun Ministro dell'economia e delle finanze ha ritenuto politicamente sostenibile proporre di mettere mano ad una spesa pubblica di cinque, sei, sette miliardi di euro in fondo per acquistare carta che oggi sta in mano alle banche e alle assicurazioni. Questi i dati di fatto, signor Presidente, che spero possano ricevere un'ampia condivisione.
  Restano da illustrare, invece, i punti su cui le opinioni hanno manifestato divergenze non ricomponibili a dati di fatto oppure in una discussione – lo voglio dire – che ha mantenuto in Commissione toni estremamente civili e di merito, toni che mi auguro si riproducano anche in Aula.
  I punti di dissenso fra noi sono essenzialmente due. In primo luogo, se fosse o no opportuno mantenere il tradizionale modello italiano di una banca centrale il cui assetto proprietario è distribuito sul mercato limitato regolamentato, come avviene per esempio per la Federal Reserve statunitense, con soci di fatto silenziosi in materia di governance della banca, oppure se invece non fosse preferibile abbandonare questa tradizione italiana e sposare un modello più diffuso in Europa, cioè quello di una proprietà diretta del Tesoro. In secondo luogo, se la mobilitazione di nuove risorse che la rivalutazione delle quote consente potesse essere indirizzata verso misure di più immediato e diretto impatto sulla crescita economica.
  Sulla prima questione credo che alla fine l'argomento prevalente, per chi preferisce un modello di proprietà diffusa, sia quello pragmatico che ho già esposto. È inopportuno chiedere oggi l'impegno di denaro del contribuente per un'operazione, quella di ricapitalizzazione del sistema bancario e finanziario, che può essere invece finanziata dal mercato con l'accorta regia della stessa Banca d'Italia. Tuttavia, penso che non vadano sottovalutati altri aspetti e argomenti di natura storica e politica. Sul piano politico fa riflettere il fatto che la riforma del 1936, pure attuata in una fase politica dove prevalevano indirizzi centralisti e dirigisti quando non apertamente autoritari, abbia invece deciso di lasciare la Banca d'Italia ad una certa distanza di sicurezza dal Governo, applicando il principio amministrativo anglosassone di autonomia dei corpi pubblici noto nella tradizione anglosassone come principio della lunghezza del braccio, arm's length, un principio che assicura che il rapporto con il Governo sia funzionale e istituzionale e non gerarchico e di comando.
  Forse è anche grazie a questa scelta illuminata degli anni Trenta che la Banca d'Italia è diventata nel corso dei decenni successivi una delle punte più avanzate di eccellenza professionale e scientifica nel campo delle istituzioni pubbliche italiane, e sia sempre stata salvaguardata da alcuni difetti della nostra pubblica amministrazione, per esempio prevedendo in particolare criteri di selezione e di crescita del personale interamente basati sul merito e sulla professionalità. Questi argomenti storici e politici vanno tenuti in seria considerazione e contribuiscono a far luce sulle motivazioni sottese alla scelta di continuare e di mantenere il modello italiano.
  Sulla seconda questione, molti si sono esercitati nella discussione pubblica degli ultimi mesi in tutti gli schieramenti politici, in tutti gli orientamenti culturali, a costruire proposte che conducessero a misure ancora più elevate della rivalutazione delle quote di Banca d'Italia. Ne ricordo per esempio una dell'onorevole Brunetta, che ipotizzava 25 miliardi, con un gettito fiscale da plusvalenza quasi uguale a quello necessario per coprire l'intera IMU sulle prime case; e quella del senatore Mucchetti, per pensare al mio partito, che ha sostenuto la possibilità di utilizzare parte di queste somme per operazioni di sostegno diretto agli investimenti e agli attivi strategici del sistema industriale italiano.Pag. 107
  Il metodo adottato dal Governo, in accordo con la stessa Banca d'Italia, si basa su un semplice sconto di un flusso di futuri dividendi, e non pregiudica così impegni sulle riserve e sui proventi da signoraggio.

  PRESIDENTE. La invito a concludere.

  MARCO CAUSI, Relatore per la maggioranza. Nella forchetta individuata dagli esperti (intervallo fra 5 e 7 miliardi e mezzo), il Governo ha scelto il valore massimo. A precisa domanda in Commissione, il Ministro Saccomanni ha chiarito che la riforma non inciderà sulla capacità della Banca di continuare a retrocedere al Tesoro della Repubblica un flusso di utili del tutto simile, per ammontare e profilo temporale, a quello versato negli ultimi anni.
  Sulla materia, però, è necessario tenere conto delle valutazioni della BCE, visto che le riserve della Banca d'Italia fanno parte del perimetro complessivo del Sistema europeo delle Banche centrali. La BCE, nel parere emanato su richiesta del Governo italiano, mentre ha sostanzialmente concesso il nulla osta alla presa d'atto dell'operazione, ha però precisato con molto rigore i paletti e i criteri prudenziali a cui la Banca d'Italia deve e dovrà attenersi: chi aveva sperato nei mesi passati che da questa operazione potessero venire molti più soldi, non aveva fatto i conti con le regole della politica monetaria europea.
  Mi avvio alle conclusioni, Presidente. A me non sembra che il Parlamento sia di fronte ad un'operazione estemporanea, né poco trasparente, né azzardata, né priva di impatto sulle potenzialità di crescita dell'economia. È una riforma coerente con le valutazioni politiche e storiche fatte nel nostro Paese anche in passato, e coerente con un pragmatico vincolo congiunturale di finanza pubblica; mobilita una quantità rilevante di risorse per ricapitalizzare il sistema bancario, senza chiedere soldi al contribuente, al contrario di quanto è avvenuto in tanti Paesi europei. Con ciò dimostra alcuni punti di forza dell'Italia, che troppo spesso, nelle sedi comunitarie o dell'Unione economica e monetaria, non vengono riconosciute, anche ai fini di una valutazione non distorta della sostenibilità complessiva del sistema-Italia, del quale si tende a mettere in evidenza soltanto l'ingente debito pubblico. È un'operazione di sistema, che rafforzando il patrimonio delle banche allenta la restrizione del credito per l'economia e riduce il rischio che ulteriori shock restrittivi sul credito per le imprese e per le famiglie possano derivare dall'entrata in vigore delle future regole europee.
  Qualche perplessità semmai – un minuto, Presidente – emerge con riferimento non tanto a come l'operazione è stata disegnata a regime, quanto alla fase transitoria che porterà a questo nuovo regime. Il decreto-legge prevede due distinte norme di salvaguardia per la fase transitoria, che sembrano però avere al loro interno qualche elemento di contraddizione. Nel rimandare al testo scritto, che le chiedo di poter depositare, dove sono descritti questi elementi contraddittori, penso che su questo punto il Governo possa, e credo debba, prestare particolare attenzione in sede di approvazione degli ordini del giorno, anche impegnandosi in modo formale affinché, sulla base dei risultati del monitoraggio dell'attuazione del decreto-legge nei prossimi mesi, si possa tornare su alcune delle norme transitorie più controverse, ed eventualmente modificarle in successivi provvedimenti legislativi; fermo restando l'impianto delle scelte di fondo, che ci accingiamo ad operare.

  PRESIDENTE. Dovrebbe proprio concludere.

  MARCO CAUSI, Relatore per la maggioranza. Deposito il testo completo dell'intervento (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).
  Signor Presidente, chiedo che la Presidenza autorizzi la pubblicazione in calce al resoconto della seduta odierna del testo integrale del mio intervento (La Presidenza lo consente, sulla base dei criteri costantemente seguiti).

Pag. 108

  PRESIDENTE. Ha facoltà di intervenire il relatore di minoranza, deputato Busin.

  FILIPPO BUSIN, Relatore di minoranza. Signor Presidente, onorevoli colleghi, questa relazione di minoranza, anticipata al termine dei lavori della Commissione di cui faccio parte, era un atto dovuto nei confronti di un provvedimento che non possiamo condividere. Non potrebbe essere diversamente, perché tanti, troppi sono i punti oscuri presenti nel testo.
  Ci soffermiamo prima di tutto sulla lettura stessa del decreto-legge, che si contraddistingue per una evidente mancanza di omogeneità delle norme proposte, le quali spaziano dall'assetto proprietario e governance della Banca d'Italia, alla dismissione di edifici pubblici, fino all'abolizione dell'IMU sulla prima casa, un insieme di articoli e commi che si presenta come un calderone tenuto insieme in spregio ai più elementari requisiti di omogeneità, richiamati peraltro in più occasioni dal legislatore e dalla stessa Corte costituzionale. E infatti, il presente decreto-legge interviene a disciplinare una pluralità di ambiti, i quali difficilmente possono considerarsi assimilabili ad un nesso oggettivo o funzionale, come richiesto dalla Corte costituzionale, tale da considerare il provvedimento d'urgenza come documento unitario.
  Di conseguenza, i contenuti normativi in esame confliggono, come già accennato, con le regole giuridiche, anche di rango costituzionale, che presiedono alla redazione dei provvedimenti d'urgenza. In particolare, il contenuto normativo non è in linea con le prescrizioni di cui all'articolo 15, comma 3, della legge 23 agosto 1988, n. 400, in base al quale i decreti-legge devono contenere misure d'immediata applicazione e il loro contenuto deve essere specifico, omogeneo e corrispondente al titolo. E a tal proposito voglio altresì ricordare il messaggio inviato dal Presidente Napolitano alle Camere lo scorso 27 dicembre 2013, laddove s'invitavano le Camere stesse ad attenersi, nella valutazione dell'ammissibilità degli emendamenti riferiti ai decreti-legge, a criteri di stretta attinenza allo specifico oggetto degli stessi. Mancano anche i presupposti richiamati all'articolo 77 della Costituzione e appare debole, infatti, la giustificazione secondo la quale la straordinarietà, la necessità e l'urgenza del decreto siano riferite al coordinamento con la legge di stabilità 2014. Le misure riguardanti l'IMU, infatti, esauriscono i loro effetti nel 2013. Per quanto riguarda gli articoli 4, 5, e 6 relativi alla Banca d'Italia, questi presupposti semplicemente non sussistono e riteniamo molto grave sottrarre al normale iter parlamentare temi di così grande rilevanza pubblica. Ancora una volta il Parlamento è relegato a corte di registrazione delle decisioni del Governo.
  Nello specifico, le disposizioni inerenti l'imposta municipale propria sulla prima abitazione, dove prevedono il versamento da parte dei cittadini di una quota residuale dell'imposta, certificano l'incapacità dell'Esecutivo di mantenere le promesse fatte, visto che ne aveva già garantita la completa abolizione nei mesi di agosto e di settembre dell'anno scorso. Non solo, la riscrittura radicale, promessa a maggio di quest'anno in occasione della sospensione della prima rata IMU, dei tributi locali sugli immobili è stata ampiamente disattesa per la mancata riforma delle rendite catastali, senza la quale permane la grave ingiustizia determinata dalla mancanza di progressività dell'imposta in relazione alla capacità contributiva dei proprietari. La revisione dei catasti urbani è lontana dall'essere completata così che oggi, specialmente nei grandi centri urbani, si assiste a disparità scandalose nell'attribuzione dei valori catastali, i quali determinano spesso una progressività al contrario, che favorisce i redditi più alti.
  Le norme riguardanti la Banca d'Italia, come detto, non rispettano i presupposti di straordinarietà, necessità e urgenza. Al contrario, si tratta di un tema che per rilevanza andrebbe altrimenti approfondito e discusso in quest'Aula. Irrituale appare anche nei tempi la richiesta di parere inoltrata alla BCE il 22 novembre, quando poi il decreto è stato approvato Pag. 109dal Consiglio dei Ministri il 27 dello stesso mese, 5 giorni dopo e senza il parere richiesto. Per questo la BCE si riferisce al provvedimento come a un caso «di non consultazione», diciamo che è un richiamo velato. A seguito del parere, arrivato a iter parlamentare già avviato, è emerso che il valore rivalutato del capitale mediante l'utilizzo delle riserve statutarie varrà solo a partire dal 2015. L'operazione quindi non avrà alcun effetto sulla solidità patrimoniale delle banche italiane in vista dello stress test cui saranno sottoposte quest'anno dalla BCE e dall'Autorità bancaria europea, né, per lo stesso motivo, avrà immediati benefici nella concessione di credito ad aziende private nel 2014, che si prospetta quale annus horribilis per la liquidità del sistema.
  Dov’è ravvisabile a questo punto l'urgenza ? Rimane quello che, a tutta evidenza, è il vero movente dell'operazione e cioè il gettito per le casse dello Stato con l'introito dell'imposta sostitutiva sulle rivalutazioni che vale qualche centinaio di milioni. Si attua una riforma storica di un istituto come la Banca d'Italia per compensare i problemi di bilancio determinati dalla soppressione, parziale, della seconda rata IMU sulla prima casa. Credo che questo basti da solo a dare la cifra del Governo Letta.
  Inoltre permangono gravi dubbi sull'opportunità di sottrarre con questo provvedimento ingenti risorse alla collettività e sul loro esatto ammontare. Su quest'aspetto il testo del decreto è stato giudicato dalla Banca centrale europea carente delle informazioni necessarie a comprendere il metodo utilizzato dal Governo per il calcolo del valore delle quote di partecipazione. È mancato, inoltre, il rispetto del principio contabile della prudenza, visto che si è scelto il valore massimo, nella forbice fra i 5 e 7,5 miliardi, indicata nel rapporto degli esperti. Un'altra questione irrisolta: a quale prezzo la Banca d'Italia sarà tenuta a riacquistare le azioni in esubero degli istituti che ora detengono più del 3 per cento delle azioni se, come probabile, non si troveranno acquirenti ? Lasciando questo valore nell'indeterminatezza, e quindi nella discrezionalità della Banca d'Italia, non sono valutabili gli effetti che il prezzo di riacquisto avrà sui bilanci delle banche cedenti, sia in positivo, il che si configurerebbe come una regalia, sia in negativo, con grandi gruppi bancari di fatto sotto ricatto della Banca d'Italia.
  Questi importanti interrogativi sono sottratti ad un approfondito esame delle Camere a causa delle semplificazioni e approssimazioni insite nella decretazione d'urgenza.
  Nel merito dell'articolato, poi, si evidenzia come, pur riaffermando che la Banca d'Italia sia un istituto di diritto pubblico, si autorizzi l'istituto medesimo a procedere alla distribuzione di dividendi annuali per un valore massimo pari al 6 per cento (valore non trascurabile visti i tempi) del capitale rivalutato a 7 miliardi e mezzo, oltre a conferire la possibilità di scambiare le quote di partecipazione sul mercato.
  Non ultimo è da contestare quanto previsto dall'articolo 2, comma 6, cioè l'aumento, a decorrere dal 1o gennaio 2015, delle accise sul carburante e l'aumento, per i periodi d'imposta 2013-2014, degli acconti IRES e IRAP come previsto dalla norma di salvaguardia introdotta in occasione dell'abolizione della prima rata IMU sulle abitazioni principali ad agosto.
  Per quanto riguarda l'aumento dell'acconto IRES e IRAP ravvisiamo l'ennesima violazione dello statuto del contribuente, all'articolo 3, per almeno due aspetti: la retroattività della norma e il mancato rispetto, per l'adempimento da parte del contribuente, dei sessanta giorni dall'emanazione della disposizione tributaria. La norma, inoltre, viola l'articolo 53 e 81 della Costituzione nel richiedere quello che si configura come un vero e proprio prestito forzoso a carico delle imprese.
  Ancora una volta, andiamo nella direzione opposta rispetto agli interventi, non più rinviabili, di riduzione del carico fiscale sotto il quale stanno soffocando le nostre imprese insieme alle nostre residue speranze di agganciare la ripresa e creare Pag. 110nuove opportunità di lavoro: si potrebbe definire un'azione prociclica del Governo.
  In conclusione, siamo molto preoccupati della manifesta incapacità dimostrata dall'attuale Governo nell'affrontare le vere urgenze del Paese.
  Di fronte all'immagine vergognosa di onesti e oltremisura pazienti cittadini italiani in coda di domenica per pagare le imposte municipali, di funzionari e amministratori locali volonterosi, ma disorientati, costretti loro malgrado a districarsi nel caos totale generato da norme scritte male, contraddittorie, parziali, inutilmente complicate; di fronte al dilettantismo unito all'arroganza di provvedimenti adottati in spregio dei più elementari principi dello Stato di diritto, a un Governo che sa solo, aumentare le tasse e scrivere leggi pessime, non sappiamo più se prevalga l'indignazione, la rassegnazione o la paura.

  PRESIDENTE. Prendo atto che il rappresentante del Governo si riserva di intervenire nel prosieguo della discussione.
  È iscritto a parlare il deputato Petrini. Ne ha facoltà.

  PAOLO PETRINI. Signor Presidente, colleghi, mi concentrerò, per quel che riguarda la discussione di questo decreto, sull'aspetto relativo alla rivalutazione delle quote del capitale sociale di Banca d'Italia, cercando di far comprendere perché il nostro gruppo, il Partito Democratico, condivide gli elementi ispiratori di questo intervento.
  L'assetto azionario della banca andava rivisto, in primo luogo, per correggere le risultanze dei processi di concentrazione avvenuti negli ultimi anni. Infatti, oggi, la percentuale del capitale della banca detenuto dai grandi gruppi è fortemente aumentata: solo i primi due, Intesa San Paolo e Unicredit, detengono più del 50 per cento dell'intero capitale sociale. Troppo forte il pericolo che la reputazione della banca possa essere intaccata dalla presunta influenza che i grandi gruppi azionisti potevano esercitare. C'era quindi bisogno di superare la concentrazione realizzatasi, facendo sì che la proprietà delle quote rappresentative del capitale fosse equilibrata e diffusa.
  Il secondo motivo di condivisione sta nella volontà del Governo di voler consolidare l'equilibrio che per anni ha assicurato l'indipendenza dell'istituto, salvaguardando la capacità di resistere alle pressioni politiche.
  Sin dal 1893, in particolare dopo lo scandalo della banca romana, il diffuso convincimento di mantenere una distanza della politica dalla banca è stato molto forte e il cambiamento proposto dalla legge n. 262 del 2005, che – ricordiamolo – prevedeva di fatto una nazionalizzazione, pagando con i fondi del bilancio dello Stato le quote delle banche, ritengo fosse un provvedimento sbagliato e tra l'altro nessuno è riuscito ad attuarlo.
  Del resto, questo è un modello non così originale di governance, visto che è condiviso da altri Paesi, a cominciare proprio dagli Stati Uniti d'America.
  Questo provvedimento è infine condivisibile, perché chiarisce definitivamente i rapporti della Banca con i detentori del suo capitale sociale. Il patrimonio della Banca d'Italia è un patrimonio della collettività. I partecipanti al capitale sociale non partecipano ai redditi derivanti dalla potestà pubblica di emissione delle banconote, il cui unico beneficiario è lo Stato, né hanno diritti economici sulla parte delle riserve della Banca rinveniente da questa stessa funzione di signoraggio. I soci non partecipano alle decisioni riguardanti la politica monetaria e la vigilanza bancaria e finanziaria. L'indipendenza della Banca d'Italia non era e ancor più chiaramente non corre alcun pericolo.
  Il decreto, quindi, autorizza Banca d'Italia a utilizzare riserve statutarie per aumentare il proprio capitale a 7,5 miliardi dai precedenti 15.600 euro, dopo una stima del valore effettuata da una commissione dei saggi con il modello del dividend discount model che, di fatto, è l'attualizzazione del flusso dei dividenti futuri. Questo sistema oggi dà certezze, perché fa sì che il valore di queste quote sia iscritto correttamente nei bilanci delle Pag. 111banche. Fino ad oggi così non è stato, perché l'incertezza ha fatto sì che ogni banca lo iscrivesse a valori diversi. Il limite massimo sarà portato appunto al 3 per cento. Per superare la concentrazione, quindi, ogni singolo partecipante non potrà avere più del 3 per cento del capitale. Quindi, dovranno ridurre la partecipazione eccedente entro i tre anni e viene messo in piedi un meccanismo che consente il libero scambio delle quote tra i potenziali partecipanti, a cui il decreto-legge ha aggiunto positivamente le fondazioni bancarie e i fondi pensione.
  Sul beneficio fiscale per lo Stato non aggiungo nulla a quello che ha detto già il relatore Causi, vista la media che è stato ritenuto di dover fare in relazione anche alla possibile applicazione della Pex che è un'imposta di vantaggio per la valutazione, naturalmente, delle plusvalenze.
  Ma veniamo al vantaggio reddituale per le banche. Il decreto stabilisce un dividendo massimo corrispondente al 6 per cento del capitale rivalutato, che in termini assoluti significa 450 milioni come tetto massimo. Precedentemente la disciplina sui dividenti prevedeva una quota corrispondente al 10 per cento del precedente capitale, quindi miseri 15.600 euro. Ma per mitigare questa impostazione lo statuto prevedeva la possibilità di distribuire ai privati i frutti relativi agli investimenti delle riserve, sino ad un importo non superiore al 4 per cento delle riserve stesse. Considerate che nel 2012 sono stati distribuiti ai soci 2,5 miliardi di euro, cioè l'utile è stato di 2,5 miliardi di euro, e a parte la quota riservata e poi distribuita allo Stato ai soci privati sono stati distribuiti 70 milioni su un tetto possibile di 560 milioni, tetto con una dinamica in aumento visto che aumentano continuamente le riserve della Banca d'Italia.
  Ma per fare capire anche la situazione reale nella quale ci trovavamo, vorrei illustrare qual è l'indice, cioè il parametro e il rapporto, tra il dividendo e il valore delle quote capitale, il cosiddetto dividend yield, che rappresenta uno degli indici principali quando va fatta una scelta di investimento. Mentre oggi con questo intervento dello Stato questo indice è pari a 6, quindi di fatto con un valore pressoché simile a un BTP – semmai a questo valore poi ci si arriverà mai –, precedentemente, visto che il dividendo è stato di 233 euro su un valore delle quote capitale di 0,56, capite che questo indice era centinaia di volte maggiore rispetto a quello attuale.
  Dico questo per dimostrare l'originalità della situazione nella quale ci trovavamo e che, per l'appunto, pretendeva un intervento ed un cambiamento. Certo, un grande vantaggio oggettivo vi è per le banche che potranno computare le quote rivalutate nel patrimonio di vigilanza, come del resto anche la BCE ha detto con il proprio parere positivo.
  Le quote rivalutate di via Nazionale incideranno sul patrimonio di vigilanza delle banche azioniste in modo diverso a seconda del loro trattamento contabile. In pratica, se la partecipazione sarà classificata come un nuovo strumento finanziario tra le attività valutate al fair value, con un impatto in conto economico, ad esempio le attività ottenute con finalità di negoziazione, le plusvalenze conseguite e non realizzate potranno essere incluse al 100 per cento nel Common equity tier 1, che è ciò che ci viene richiesto da Basilea 3.
  Invece, nel caso in cui la partecipazione fosse classificata nel portafoglio «attività finanziarie disponibili per la vendita», le plusvalenze conseguite e non realizzate sarebbero interamente escluse per il 2014 dal Common equity tier 1. Per gli esercizi successivi, le autorità competenti hanno, però, la possibilità di includerle interamente nel Common equity tier 1 a partire dal 2015. Ciò comporta l'obbligo di includere, a partire da quella data, anche il 100 per cento delle minusvalenze conseguite e non realizzate.
  Tutto questo, naturalmente, oltre ad essere finalizzato a superare gli stress test, serve ad avere la liquidità necessaria per tornare a prestare denaro a imprese e famiglie. Questo, come sapete, dopo aver schierato Cassa depositi e prestiti in aiuto alle piccole e medie imprese e dopo aver ripulito i crediti deteriorati rimasti nella pancia delle banche, accorciandone l'ammortamento Pag. 112al pari di quanto facevano le altre banche europee: tutti interventi che, al contrario di quanto fatto da alcuni nostri partner europei, non pesano sul bilancio dello Stato. Ripeto: banche più stabili e patrimonializzate, aumenta il potenziale di credito concedibile ai privati, aumenta la capacità di resistenza dei bilanci delle banche in situazione di scenario avverso.
  Certo, lo so, è difficile qui in Parlamento condividere questa visione, visto che si preferisce alimentare strumentalmente un clima di sospetto, con un approccio imputativo inserito in una visione che definirei millenarista. Se, in definitiva, la possibilità di credito sta nella capacità degli uni di fidarsi degli altri, speriamo tanto che fuori di qui la situazione sia diversa (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

  PRESIDENTE. È iscritta a parlare la deputata Sandra Savino. Ne ha facoltà.

  SANDRA SAVINO. Signor Presidente, onorevoli colleghi, di fronte a questo decreto-legge, afferente alla rivalutazione del capitale sociale della Banca d'Italia, il gruppo di Forza Italia non può non rilevare una serie di incongruenze e di contraddizioni che rendono la legge inadeguata a consentire degli effettivi benefici per i cittadini italiani. Il tutto senza disconoscere che fu il nostro gruppo parlamentare a portare avanti la proposta di rivalutazione, ma con altri fini e soprattutto attraverso un altro strumento normativo e non con il decreto-legge.
  Ci si interroga, infatti, su quali siano i reali motivi di necessità e urgenza che richiedono la ricapitalizzazione dell'istituto per decreto. Anche perché va ricordato che il capitale sociale attuale, rimasto invariato dal 1936, ammonta a 156 mila euro. Si tratta, quindi, di una decisione che assume un valore, oltre che di natura finanziaria, anche storica, e che quindi meriterebbe un iter maggiormente ponderato, senza accelerazioni che rischiano di comprometterne l'efficacia finale.
  Ma come dicevo in premessa, non si possono certo archiviare con disinvoltura certe autorevoli contraddizioni che non fanno certo chiarezza sull'operazione.
  Mi riferisco in particolare a quanto affermato dal Ministro Saccomanni nel corso di due distinte audizioni alla Camera e al Senato, in base alle quali egli stesso pare non avere una sufficiente lucidità sulle ragioni che motivano il provvedimento. Ricordo infatti che il Ministro, lo scorso 13 dicembre, ebbe a dichiarare: «Non ci saranno effetti sugli stress test in corso adesso, ma l'impatto positivo patrimoniale si avrà a fine 2014. Non nego che questo era uno degli obiettivi di questa operazione». Di tono opposto invece quanto affermato dallo stesso Ministro Saccomanni nella sua ultima audizione alla Camera: «La rivalutazione non avrà effetti sul patrimonio di vigilanza delle banche partecipanti ai fini dell'esercizio di revisione di qualità dell'attivo che la Banca centrale europea concluderà nell'anno in corso». Ora, credo siamo tutti d'accordo che proprio e in particolare su questo tipo di operazioni, dove la finanza già in passato ha manifestato pericolose e inquietanti tracce di opacità, c’è bisogno di chiarezza e trasparenza e su questo piano le contraddizioni di certo non aiutano a comprendere quali siano i veri obiettivi del decreto, anche perché nella fattispecie la BCE ha specificato che le operazioni che generano plusvalenze straordinarie non sono computabili subito nel patrimonio di vigilanza e che dal 2015 saranno soggette al vaglio europeo. Se il fine del provvedimento era quindi quello di rafforzare la solidità patrimoniale della banche italiane l'obiettivo non può essere raggiunto in questo modo.
  Ma, al di là di questi tecnicismi, il vero nodo della questione, che trova da parte nostra i maggiori dubbi e le più consistenti perplessità riguarda la norma relativa all'obbligo di smobilizzo delle quote per tutti gli istituti che ne detengano una percentuale superiore al 3 per cento. Faccio giusto un esempio: Intesa Sanpaolo detiene una quota attualmente del 30 per cento e si troverà quindi in obbligo di cedere il 27 per cento, per un valore prima della ricapitalizzazione di 47 mila euro, Pag. 113ma che lievita a 2.275.875.000 dopo l'operazione, con un ricavo per la banca di oltre 2 miliardi. Stesso rilevante beneficio va attribuito ad UniCredit, che registra un potenziale ricavo di quasi un miliardo e mezzo di euro.
  A questo punto, però, ci si può ragionevolmente chiedere se, conti alla mano, sul mercato del nostro Paese ci sia la disponibilità da parte degli istituti di credito di acquisire le quote in cessione da parte delle banche che attualmente ne detengono oltre il limite previsto in questa nuova norma. Quanti e quali, infatti, banche italiane, in questa particolare congiuntura economica, dispongono di 225milioni di euro necessari per acquistare il 3 per cento del capitale ? E dico italiani, perché almeno, grazie al nostro gruppo di Forza Italia, siamo riusciti ad evitare il rischio di svendita della Banca d'Italia a soggetti stranieri. E questo lo abbiamo preteso in quanto la banca è un bene nazionale a garanzia del risparmio dei cittadini italiani. Ricordo infatti che il testo originario prevedeva che la cessione potesse avvenire anche a istituti con sede legale o amministrazione centrale in un altro Paese dell'area euro.
  Ma, tornando al tema, ripongo la domanda: esistono oggi diciotto istituti di credito nel panorama nazionale che sono in grado di investire singolarmente, come detto, 225 milioni di euro ? Rispondendo al quesito è del tutto verosimile pensare che queste manifestazioni di volontà difficilmente emergeranno, e quindi a questo punto, pendente l'obbligo di smobilizzo, si paventa un rischio, un grosso rischio: che a pagare il conto alla fine siano i cittadini italiani. Come ? Beh, il decreto a questo proposito dà una risposta che non ci piace per niente: il provvedimento prevede infatti il riacquisto temporaneo da parte di Banca d'Italia delle proprie quote di partecipazione. Allora, in primo luogo il termine temporaneo – che nel nostro Paese assume spesso un valore permanente nel tempo – andrebbe meglio specificato, altrimenti si rischia di avere un buco normativo. Secondariamente, per riacquistare le quote Banca d'Italia dovrebbe dar fondo a parte delle proprie riserve, che sono un bene pubblico che spetta ai cittadini e non a Intesa Sanpaolo o ad UniCredit. Facendo un po’ di calcoli, neanche tanto complicati, se il riacquisto avvenisse oggi costerebbe qualche milione di euro. Ma se invece esso fosse compiuto nel futuro, dopo l'approvazione del decreto, potrebbe costare qualche miliardo, quindi un pessimo affare che Banca d'Italia pagherebbe con riserve pubbliche con il risultato di fare un regalo a quelle banche, che non mi pare brillino in quanto ad erogazione del credito all'impresa e ai privati, ma anzi siano esse stesse responsabili degli effetti della crisi con un comportamento eccessivamente rigido nei riguardi delle esigenze economiche delle aziende.
  Infine – e questo è anche un dato molto importante – rilevo un azzardo procedurale compiuto in questo caso non dal Parlamento, ma dall'assemblea straordinaria tenutasi lo scorso 23 dicembre, che ha approvato la modifica dello statuto contenente l'adeguamento del capitale sociale al valore dei 7,5 miliardi, in virtù di una legge che, fino a prova contraria – altrimenti noi qua cosa stiamo a fare –, non è ancora stata approvata ! Cosa succederebbe se questa norma non venisse votata dal Parlamento ? Quali sarebbero gli scenari nei quali il nostro sistema del credito si troverebbe a dover operare ?
  È un'operazione che veramente porta un vantaggio a qualcuno ? Sì, ma non ai cittadini italiani. Per quanto riguarda l'IMU, ritengo sia molto semplice illustrare la posizione del gruppo di Forza Italia, nel senso che a maggio eravamo in presenza di un accordo chiaro e manifesto, stipulato davanti a tutto il Paese e che poneva fra i punti programmatici di quello che era un tempo il Governo della larghe intese proprio l'abolizione della tassa sulla casa, senza distinzioni o pregiudizi, perché per tutti gli italiani acquistare una casa, qualunque essa sia, è un sacrificio frutto del lavoro e dei risparmi spesso di una vita intera.
  Ma tralasciamo le motivazioni, che appartengono ormai ad una consolidata letteratura, e veniamo a quello che invece è Pag. 114accaduto, o meglio che il Governo non più delle larghe intese ha deciso di attuare, dopo che, grazie alla nostra presenza nella maggioranza, si era riusciti a scongiurare il pagamento della prima rata dell'IMU. Infatti, a seguito di diversi svarioni e plateali voltafaccia, come è noto, all'inizio di novembre, il Ministro Saccomanni si arrese, dichiarando che era «difficile trovare le coperture», lasciando intendere che la seconda rata si sarebbe dovuta pagare.
  E così è stato, anche con la benedizione dello stesso Ministro Saccomanni, il quale ebbe modo di consolare gli italiani dicendo che la cosiddetta mini-IMU era una tassa equa. Ora, credo che lo spettacolo dato dal Governo in questi ultimi mesi, tutti all'insegna dell'approssimazione, abbia offerto agli italiani uno spettacolo sconfortante, ma, soprattutto, portatore di seri disagi, se si pensa solo all'incertezza di fronte alla quale sono stati lasciati i cittadini, i comuni e le imprese.
  Bilanci di ogni tipo nei quali alla voce imposta sugli immobili corrispondeva un punto di domanda, sovvertendo così quel principio secondo il quale la certezza del tributo deve essere inviolabile. L'avere stabilito invece, come è stato fatto, che una tassa debba essere pagata a pochi giorni dalla scadenza, per la precisione il 24 gennaio, ha portato al brillante risultato di gettare nello scompiglio i contribuenti, che in questi giorni si stanno affannando per sapere se e quanto dovranno pagare, senza nemmeno essere stati avvisati.
  Per non parlare, come detto, delle norme che hanno costretto i comuni a dover votare i propri bilanci entro fine novembre, ovvero a un solo mese dalla chiusura dell'esercizio finanziario e non sapendo su quali entrate poter contare. In questa situazione di caos, molti sindaci hanno aumentato le aliquote su prima e seconda casa, contribuendo ad esacerbare ancora di più la pressione fiscale a livello locale: l'esatto contrario di quello che era l'obiettivo del federalismo fiscale.
  Va detto, quindi, che, per colpa di questo pasticcio, il cui responsabile è un Governo allo sbando, che ha generato confusione e incertezza sul piano fiscale ad un livello che mai si era visto prima nella storia d'Italia, in circa 2.300 comuni la mini-IMU si pagherà. Ancora una volta, parte dei contribuenti italiani dovranno fare i conti con uno Stato che chiede, ma che in cambio non solo non riesce ad erogare, in molti casi, quei servizi pubblici di base, ma che non è neanche in grado di comunicare in tempo e con precisione quanto il cittadino è chiamato a dover versare. Uno Stato che dovrà per forza cambiare, ma non sarà certo questo Governo inadeguato a poterlo fare (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia – Il Popolo della Libertà – Berlusconi Presidente).

  PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Lavagno. Ne ha facoltà.

  FABIO LAVAGNO. Signor Presidente, è all'attenzione di quest'Aula, ancora una volta, un provvedimento, o meglio un decreto, che, per quanto contempli un numero ridotto di articoli, non rinuncia alla pratica di inserire una pluralità di temi disomogenei tra loro e che certamente sarebbe stato meglio tenere ben separati.
  Il Governo ha scelto ancora una volta la strada ingenerosa per l'attività del Parlamento e per la dignità della propria discussione, in particolare di quest'Aula, la strada di fare una collettanea di più argomenti, e quindi agli articoli riferiti a IMU e all'alienazione degli immobili pubblici vi lega quelli che sono inerenti al nuovo assetto di Banca d'Italia.
  Ci viene detto che il nuovo assetto di Banca d'Italia era qualcosa di urgente. Era quindi un tema urgente ? Banca d'Italia necessitava di un provvedimento che garantisse tempi certi ? Sono sicuro che su questo tema nessuno di noi possa dissentire, specie se ricordiamo che dal 2005 – e ricordiamoci in che occasione e in che clima cosa avvenne in quell'anno rispetto a Banca d'Italia – il legislatore aveva previsto che vi fosse una norma che prevedeva il passaggio al Tesoro delle quote di proprietà.
  Però tale urgenza e la giusta richiesta di tempi certi non giustificano a nostro Pag. 115avviso il ricorso alla decretazione, quando ancora addirittura a novembre, a seguito di un'interrogazione del gruppo di Sinistra Ecologia Libertà, si ribadiva che sul tema si era ancora in una fase di analisi.
  E ancora: era per forza necessario abbinare a questo tema, quello della Banca d'Italia, quello sull'IMU, tanto controverso quanto pasticciato lungo tutti i primi mesi della legislatura, umiliando ad un ricatto il Parlamento ? Perché di questo si tratta e di questo stiamo parlando: se il decreto sulla Banca d'Italia non viene approvato, gli italiani saranno costretti a pagare la seconda rata dell'IMU. Il ricatto è umiliante, in particolare, per questo ramo del Parlamento, dopo che il Senato si è tenuto per settimane il provvedimento, e, se possibile, nella fase emendativa, riuscendo a peggiorare il testo originario.
  Nell'illustrazione della questione pregiudiziale, abbiamo rilevato come questo decreto, a nostro avviso, non sia omogeneo ed in totale contrasto con l'articolo 77 della Costituzione. E abbiamo invitato il Governo a ripensare la modalità di intervento, anche ritirando o stralciando il titolo II che riguarda appunto la Banca d'Italia. Non sarebbe stata la via vergognosa seguita nelle settimane scorse appena a ridosso del Natale con il ritiro del cosiddetto decreto «Salva Roma», ma una via del tutto dignitosa – una via che avrebbe instaurato una forma di rispetto tra Governo e Parlamento – di affrontare una questione che è strategica per il Paese – credo che nessuno possa dissentire su questo tema – e non l'avrebbe soprattutto sottratta ad un dibattito legittimo, non solo del Parlamento, ma soprattutto dell'opinione pubblica.
  L'assenza di disponibilità a stralciare il titolo II del decreto e la tardiva quanto confusa disponibilità del Governo ad aprire un confronto tra le parti, tra le forze parlamentari, su un provvedimento successivo, di fatto costringe questa Camera ad intervenire su un organo costituzionale, su una delle funzioni fondamentali del Paese e indirettamente dell'Unione europea, senza che di fatto sia nemmeno possibile una discussione reale – i tempi in cui la stiamo facendo sembrano dimostrare appieno quanto sto dicendo – e nemmeno una seria adozione di emendamenti. Si tratta di un testo blindato, per come ci arriva dal Senato, inemendabile o addirittura indiscutibile.
  Siamo di fronte ad una urgenza non spiegata e che non può che sollevare dubbi e riserve e diventa sempre più complicato e difficile non dare ragione a chi ritiene che l'aggiornamento del valore della Banca centrale, fissato nel 1936, sia diventato improvvisamente tanto urgente E quindi ha ragione chi sostiene che tutto ciò nasca dall'esigenza di concludere il prima possibile l'accordo raggiunto tra i promotori del decreto, ovvero i grandi gruppi bancari e assicurativi, la burocrazia di via Nazionale ed il Governo. Allo stesso modo si avvalora ed è ancora più grave chi sfrontatamente, ma non senza argomenti, definisce già l'operazione come un regalo ai grandi gruppi bancari.
  È evidente anche al più sprovveduto osservatore come alcuni gruppi bancari siano i beneficiari privilegiati di questo provvedimento, e lo sono in modo clamoroso e senza la necessità di correre alcun rischio o di essere vincolati ad alcun impegno.
  La rivalutazione del capitale di Banca d'Italia passa da 165 mila euro a 7,5 miliardi, e rappresenta una straordinaria rivalutazione delle proprie quote di partecipazione al capitale stesso.
  Consideriamo come la procedura sia derivante da una certa discrezionalità dettata dalla possibilità, del tutto legittima, dell'Istituto di autovalutarsi e che aveva fissato tale valore tra i 5 miliardi e i 7,5 miliardi, oggi determinati con ancora maggiore discrezionalità da parte del Ministero del Tesoro e del Ministro, in particolare, alla quota massima di 7,5 miliardi.
  Non è mancato il rilievo della Banca centrale europea su questo, una vera e propria tirata di orecchie, sull'indeterminatezza e sulla discrezionalità.
  Allo stesso tempo la stessa Banca centrale ha sottolineato che anche in casi di estrema urgenza, come quelli che vengono dichiarati in questo caso – anche se a Pag. 116nostro avviso non risultano sussistere – le autorità nazionali non sono esonerate dall'obbligo di consultare la BCE e di accordarle un tempo sufficiente a consentire che il suo parere sia tenuto in debita considerazione.
  La BCE ha ricevuto – lo sappiamo – la richiesta di consultazione il 22 novembre, il decreto è stato approvato il 27 dello stesso mese e il 27 dicembre la BCE emette il parere e ci ricorda, tra l'altro, che gli Stati membri dell'Unione sarebbero tenuti a sospendere l'iter legislativo in attesa, appunto, della sua espressione.
  Questo non è avvenuto, anzi si è andati avanti a spron battuto e l'Italia, il Parlamento italiano, al Senato, ha cambiato il provvedimento in un punto estremamente sensibile, quello relativo alla nazionalità dei possibili azionisti, a parere già acquisito quindi. È facile prevedere che questo Parlamento dovrà, fra pochi mesi, subire l'umiliazione – ed è tale – di dover di nuovo intervenire sulla materia tornando sui propri passi, finendo per rinfocolare anche i sentimenti antieuropei, come sempre accade quando prima si solletica il nazionalismo e poi si è costretti a cambiare idea.
  Ricordiamoci quanto il contesto europeo sarebbe importante, viste le scadenze che il contesto europeo ci impone, anche considerando che nell'autunno del 2014 è prevista l'istituzione del meccanismo di vigilanza unico e questo rappresenta uno dei passaggi previsti per la realizzazione dell'unione bancaria in Europa, volta a dare vita ad un quadro finanziario integrato per salvaguardare la stabilità finanziaria e ridurre al minimo il costo dei fallimenti delle banche.
  Sarebbe stato opportuno andarci, in questo contesto, nel migliore dei modi, e non sotto due richiami della Banca Centrale e in una situazione che, molto probabilmente, dovrà essere ridiscussa in queste aule tra breve.
  Infatti, anche rispetto ad altri punti l'operazione non sembra essere pienamente convincente.
  La rivalutazione infatti delle quote azionarie e dei dividendi fanno capo alla funzione pubblica della Banca d'Italia e non si capisce perché i benefici di tale funzione – svolta dalla Banca centrale in condizione di monopolio per legge dello Stato – e quindi gli utili fatti comprando titoli di Stato e non in momenti di stress di mercato, utili derivanti dalla gestione del patrimonio conferito devono andare a dei privati.
  La ricchezza accumulata dalla Banca d'Italia appartiene agli italiani e ai cittadini e non può andare a dei privati, come in questo caso avviene.
  In sostanza, tutti gli utili della Banca d'Italia derivano direttamente o indirettamente dallo sfruttamento di un bene pubblico.
  I soggetti privati titolari delle quote del capitale della Banca d'Italia non possono dunque vantare alcun diritto su quegli utili.
  L'operazione consentirà agli istituti di credito, invece, di presentare una forza patrimoniale superiore a quella attuale.
  Siamo sul terreno della finanza creativa, che certo non aiuta a ristabilire un clima di fiducia tra investitori e tra gli stessi istituti di credito, venendo a mancare la necessaria trasparenza dei bilanci.
  Se la situazione precedente a questo decreto, caratterizzata da una distribuzione di dividendi quasi simbolica, poteva anche essere tollerata, la situazione cambia decisamente quando agli azionisti si garantisce una rendita annua certa vicina ai 450 milioni di euro.
  E su questo abbiamo avuto modo di interloquire anche in Commissione, sull'abnormità di questo parametro, che è fuori da ogni mercato, fuori da ogni valutazione di libero mercato ed è soprattutto esposta alla grave scadenza temporale, dettata in 36 mesi, per retrocedere dalle quote eccedenti il 3 per cento, che impediscono di partecipare a questa divisione degli utili tra chi eccede, appunto, la quota del 3 per cento.
  E il fatto che il Ministro stesso fosse molto indeterminato e quasi all'oscuro di questa scadenza dei 36 mesi ci lascia Pag. 117molto preoccupati su come questa vicenda è stata condotta e su quali esiti potrà avere.
  Ed è per queste ragioni che riteniamo assolutamente fondati i timori di chi definisce già oggi questa operazione un grande regalo ai gruppi bancari ed assicurativi.
  Si tratta di una privatizzazione di fatto, quindi, di un asset pubblico a costo zero per le banche e questo avviene senza alcun impegno richiesto.
  Forse sarebbe stato necessario, dal punto di vista sia morale che politico, richiedere, agli istituti bancari beneficiari di così grandi vantaggi, certezze ed impegni concreti, ad esempio su temi come la crescita e lo sviluppo o soprattutto legandoli al tema del credito.
  Sarebbero stati temi capaci di generare effetti ben più positivi di quelli attesi dai timidi provvedimenti che il Governo ha esposto ed ha messo in campo in questi mesi.
  Invece, nulla di tutto ciò è stato fatto. Si tratta, quindi, di una norma rocambolesca, che si lega a quella della legge di stabilità, che ha coperto il buco dell'IMU imponendo alle banche di pagare in anticipo, nel 2013, le tasse ordinarie che matureranno nel 2014. Una sorta di prelievo forzoso che avrebbe destato critiche in ogni Paese europeo, ma che, evidentemente, è stato sopportato dal sistema bancario e creditizio in cambio di questi vantaggi patrimoniali. Lo scambio, però, è ineguale. Il prelievo pesa su tutte le banche, ma i vantaggi vanno solo alle grandi. Si tratta, quindi, di un vero e proprio ricatto nel ricatto che spiega in questo modo perché il tema della Banca d'Italia in qualche modo venga legato a quello dell'IMU.
  E sull'IMU francamente facciamo fatica a dire ancora qualcosa di nuovo e di diverso rispetto a quanto abbiamo detto in più di un'occasione nei mesi scorsi. Abbiamo ritenuto scellerata la scelta propagandistica di volerla eliminare, di «vendere» agli italiani la promessa della totale esenzione dalla tassazione sulla proprietà degli immobili. Possiamo anche dire che questa operazione ha avuto più di un esito di tipo fallimentare e, francamente, visto che la proposta era di una parte politica che oggi non sostiene più neanche il Governo, il Governo stesso, non solo farebbe bene a ripensare quella scelta, ma farebbe molto bene a venire in Parlamento e a chiedere scusa del pasticcio fatto sull'IMU. Farebbe bene a chiedere scusa del pasticcio fatto sull'IMU ai tanti comuni italiani e al sistema, quindi, delle autonomie messo in crisi nella propria capacità di programmazione politica e pratica con uno spostamento dei termini per i propri bilanci preventivi sino al 30 novembre. Farebbe bene a chiedere scusa sul pasticcio e sull'indeterminatezza rispetto alla mini IMU, ovvero quella possibilità lasciata, nella piena legittimità e nella piena facoltà dei comuni, di provvedere ad aumentare le aliquote. E avrebbe fatto bene, forse, a non promettere o a non lasciare intendere a quegli stessi comuni che la collettività avrebbe pagato per quegli aumenti legittimamente compiuti dai comuni.
  Credo che questi siano dati importanti. Io ho apprezzato la bellissima citazione del relatore Causi che fatto un'ottima relazione riportando quanto avvenuto nella discussione in Commissione. Ha fatto una bellissima citazione di Karl Popper riferita agli errori. Io ne faccio una più prosaica di un adagio popolare che più o meno recita: ho fatto talmente tanti errori che mi viene la tentazione di continuare perché mi vengono bene. Mi sembra che questa sia la strada intrapresa dal Governo. Vorrei che fosse quella indicata dall'onorevole Causi, progressiva e, quindi, che si emenda dai propri errori, ma l'esperienza di queste settimane e di questi mesi ci dice esattamente il contrario. E vediamo anche che la scelta fatta sulla tassazione immobiliare, una tassazione non più sulla proprietà, ma sul possesso degli immobili, rischia di essere peggiore di quella precedente. Abbiamo più di una volta criticato come l'eliminazione della tassazione dell'IMU si sarebbe potuta evitare, si sarebbe potuta fare in maniera diversa. Abbiamo criticato come la soppressione indiscriminata Pag. 118per tutti i contribuenti proprietari di casa in forma lineare e senza alcun collegamento con i reali valori economici sottostanti all'imposta e sganciati, quindi, dalla capacità contributiva degli stessi, violasse manifestamente i principi di capacità contributiva, di progressività delle imposte, sui quali, invece, si fonda, e si fonderebbe – perché in questo modo tali principi vengono saltati – il nostro sistema tributario, e in cui l'IMU occupava un ruolo di rilievo. Su questi aspetti, quindi, meglio si sarebbe potuto fare, meno pasticci si sarebbero potuti fare. Attendiamo – e gli italiani le attendono – le scuse su questi pasticci fatti dal Governo per andare incontro a una fantomatica promessa di carattere elettoralistico, anche se fosse stata di impegno di Governo, fatta sull'IMU.
  Circa le norme che riguardano l'alienazione del patrimonio pubblico, ebbene, anche su questo abbiamo alcune perplessità legate alla riapertura dei termini per la sanatoria edilizia, ma chiamiamola con il suo vero nome, ossia del condono edilizio. Un condono edilizio per quegli immobili che sono caratterizzati da irregolarità edilizie, facoltà oltretutto estesa agli enti territoriali, che comporta un grave pregiudizio per l'ambiente e per la tutela del territorio e palese violazione dell'articolo 9 della Costituzione. La possibilità di riapertura dei termini del condono edilizio solo per la vendita di edifici pubblici lede, inoltre, il principio di uguaglianza e di ragionevolezza sancito dall'articolo 3 della Costituzione.
  Abbiano quindi posto la questione pregiudiziale di costituzionalità, di cui eravamo convinti, sulla questione Banca d'Italia, in particolare sulla costituzionalità di questo decreto-legge ma vedrete che molti sono gli elementi di serio dubbio di costituzionalità rispetto all'interezza dei temi trattati da questo decreto-legge.
  È qualcosa a cui non avremmo voluto assistere, è qualcosa che avremmo voluto discutere prendendoci l'impegno di dare tempi certi, da un lato garantendo le promesse di una parte politica sull'IMU, che ormai hanno creato e generato un'aspettativa negli italiani e, quindi, quella di essere esentati dalla seconda rata dell'IMU. E, dall'altra parte, avremmo voluto stralciarlo e discuterne approfonditamente, perché si aprisse nel Paese una discussione importante, il tema della Banca d'Italia. Credo che sottrarre all'opinione pubblica il tema della propria banca centrale, del proprio asset, della propria governance e del proprio assett proprietario, è qualcosa di assolutamente grave che lede i più fondamentali principi di un dibattito sano di un Paese che vuole definirsi moderno e democratico (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà).

  PRESIDENTE. È iscritto a parlare la deputata Tinagli. Ne ha facoltà.

  IRENE TINAGLI. Signor Presidente, questo provvedimento include vari aspetti dei quali il principale per l'opinione pubblica è la questione dell'IMU, ma su questa noi non ci dilunghiamo perché abbiamo già fatto per mesi le nostre battaglie. Pertanto è evidente quella che è la nostra opinione sui provvedimenti riguardanti l'IMU: quindi, alla fine, in questo decreto-legge, che sarà convertito in legge, il quadro che si definisce è comunque definitivo, una sistemazione che, per quanto discutibile, non vogliamo andare a ridiscutere e toccare.
  Ci sono però alcuni aspetti che riguardano un'altra questione che viene affrontata e inserita in questo provvedimento, che ci lascia un po’ perplessi, e credo che sia opportuno che esprimiamo queste perplessità così come avevamo già fatto ampiamente in Commissione, riguardo alle norme sul riassetto proprietario di Banca d'Italia. Le nostre perplessità non sono tanto legate ad alcuni degli allarmi che sono stati sollevati dalle opposizioni in merito ad una presunta privatizzazione, alla cessione ad interessi privati. Sappiamo benissimo che non è così: l'assetto di Bankitalia era già in mano a banche private e, anzi, dobbiamo dire che questo intervento contribuisce a diminuire, con una maggior diffusione dell'azionariato, le Pag. 119pressioni anche di enti privati su Bankitalia e, quindi, è un provvedimento volto a rafforzare l'indipendenza di Bankitalia sia dai poteri degli interessi privati sia dalle pressioni politiche che sappiamo quanto possano essere invasive e inopportune quando si tratti di organismi così importanti e delicati come le banche nazionali.
  Non crediamo nemmeno, come hanno detto, che ci siano problemi o regali alle banche legati di per sé stessi all'operazione di rivalutazione del capitale e di ricapitalizzazione perché, anzi, come è stato già anche evidenziato e sottolineato anche dal relatore Causi, in realtà questa era un'operazione che da lungo tempo attendeva di essere attuata e che in un certo senso ci consente di rafforzare la patrimonializzazione del nostro sistema bancario praticamente a costo zero per le casse dello Stato e, quindi, avrà effetti benefici anche sulle imprese, una serie di ricadute positive anche sull'economia reale, noi crediamo. Quindi non cediamo, non abbiamo perplessità legate a questi richiami demagogici e populisti. Però ci sono due punti che, secondo noi, meritano attenzione e sui quali pensiamo speriamo si possa intervenire.
  Il primo è quella parte della norma che riguarda la possibilità di riacquisto temporaneo da parte di Banca d'Italia di quelle quote che eccedono la soglia del 3 per certo fissata dalla norma cioè le quote di partecipazione in possesso delle banche che eccedono la soglia fissata dalla norma.
  Sappiamo bene che, di fatto, questo riguarderà, fondamentalmente, due banche, due gruppi bancari che sono i principali quotisti della Banca d'Italia, e la cosa che ci lascia perplessi è che la norma non definisce i dettagli di questa operazione di riacquisto, temporaneo viene detto, però non viene specificato, non viene dato alcun tipo di indicazione sulle modalità di questo riacquisto, sui prezzi di cessione, sulla tempistica che dovrà intercorrere tra il riacquisto da parte di Banca d'Italia e la cessione. Quindi, questo lascia un quadro di profonda indeterminatezza che, tra l'altro, ci tengo a sottolineare, viene evidenziata anche dal parere che la Banca centrale europea ci ha mandato il 27 dicembre, che prende atto di questa mancanza di dettaglio e si riserva, quindi, di esprimere un nuovo parere sul nuovo statuto che dovrà definire questi dettagli. Noi crediamo che questa lacuna debba essere colmata anche per evitare che questa operazione di riacquisto temporaneo di proprie quote di partecipazione da parte di Banca d'Italia possa avere delle conseguenze negative, innanzitutto perché questo configura, di fatto, un esborso immediato di liquidità alle banche attualmente detentrici di quote che potrebbe, per esempio, anche configurarsi come un trasferimento monetario agli azionisti, come la stessa Banca centrale europea suggerisce nella sua relazione. D'altro canto, potrebbe anche, addirittura, poi andare a configurare un danno patrimoniale per la Banca d'Italia in caso che queste azioni acquistate e immediatamente pagate al valore rivalutato, poi finiscano per essere cedute ad un prezzo inferiore a quello che è stato pagato dalla Banca d'Italia. Questa sarebbe per noi una cosa inaccettabile per il Paese e quindi, in un certo senso, questo significherebbe che la Banca d'Italia si assume il rischio di questa operazione, cosa che noi riteniamo assolutamente inaccettabile e su cui occorre assolutamente porre rimedio.
  Il secondo aspetto che ci lascia perplessi è che nel periodo transitorio, così come definito nell'articolo 6, al comma 5, alla lettera c) che ha definito adesso in questi 36 mesi nei quali le banche private devono cedere queste quote eccedentarie al limite, alla soglia del 3 per cento, a queste banche, su queste quote, non viene concesso il diritto di voto ma si dà la possibilità di incassare i dividendi. Ciò secondo sempre le nuove norme. Anche questo noi riteniamo che sia un elemento negativo perché di fatto crea un incentivo alle banche a non dismettere le quote eccedentarie, a tenerle per il maggior tempo possibile finché non si arriva in prossimità della scadenza del periodo transitorio per poter incassare questi dividendi e poi ritrovarsi all'ultimo momento e, di fatto, ad avere difficoltà a Pag. 120collocare queste azioni sul mercato, e la Banca d'Italia si ritrova come l'acquirente di ultima istanza, forzato quasi a ricomprarsele, se non tutte, quasi.
  Quindi, noi crediamo che una cosa proprio semplicissima come prevedere che anche nel periodo transitorio non si concedano su queste quote eccedentarie i dividendi, così come non si concedono diritti di voto, possa contribuire a migliorare la norma e a garantire una maggiore fluidità di queste quote e una migliore e più efficace collocazione di queste quote nel mercato privato, così come auspichiamo, perché veramente la Banca l'Italia dovrebbe essere l'ultima possibilità per aiutare le banche a rientrare in questo limite e comunque mai a rischio di danni patrimoniali per la stessa Banca l'Italia.
  Queste sono le nostre principali preoccupazioni, sulle quali siamo intervenuti in Commissione e sulle quali abbiamo presentato degli emendamenti che noi riteniamo punti importanti e sui quali ci aspettiamo che ci possa essere una convergenza da parte della maggioranza e del Governo; vediamo poi come procederà la discussione o successivamente.

  PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Alli. Ne ha facoltà.

  PAOLO ALLI. Signor Presidente, il mio sarà un intervento molto sintetico, solo per ricordare come con questo provvedimento si concluda il ciclo degli atti tramite i quali è stato soppresso il pagamento dell'imposta municipale sugli immobili per il 2013. Devo dire che questo è stato uno dei primi atti del Governo Letta, e si arriva a conclusione con questo ulteriore provvedimento. Si tratta di interventi, come abbiamo detto tante volte, che, se da un lato hanno poi costretto a reperire ulteriori risorse, certamente hanno portato vantaggi rilevanti ai cittadini proprietari di prima casa, ad altre categorie. Ricordo l'esenzione sui terreni agricoli, i fabbricati rurali, gli immobili posseduti dal personale delle Forze armate e della polizia, quindi certamente vantaggi a categorie di cittadini che si aspettavano un aiuto da uno Stato che fosse più amico e più vicino ai loro bisogni.
  Vorrei anche ricordare, in modo apparentemente un po’ distaccato rispetto a quello che è il contenuto di questo provvedimento, che la legge di stabilità ha anche, introducendo l'imposta unica comunale, dato la possibilità agli enti locali di definire le aliquote contributive per i servizi dovuti con una particolare attenzione, che desidero sottolineare, perché sta molto a cuore al Nuovo Centrodestra, nei confronti della famiglia, cioè tenendo conto della capacità contributiva delle famiglie anche attraverso l'applicazione dell'ISEE, e questo vale per tutti i vari contributi. Per cui sono state reperite ulteriori risorse, come 500 milioni di euro, per il finanziamento di detrazioni alla TASI a favore dell'abitazione principale.
  Detto questo, e rendendoci conto che comunque siamo in un contesto ancora molto difficile per famiglie e imprese, però non possiamo non rilevare che nel 2013 le tasse sulle famiglie sono scese – per quanto di poco –, così come dichiarato dal Governo ma confermato anche da studi come quello della CGIA di Mestre diffuso a dicembre. Certo, si tratta di piccoli segnali, però di segnali che invertono tendenze ormai consolidate ad un costante aumento; e ci si aspetta che nel 2014 la situazione sia destinata a migliorare, secondo quanto anche già approvato dal Governo Letta riguardo alla riduzione del cuneo fiscale e altri interventi su cui noi ci impegneremo ad essere vigili e per il quali, come Nuovo Centrodestra, ci faremo carico affinché si possa anche andare in aiuto, per esempio, a categorie come quelle dei pensionati e dei lavoratori autonomi, che sono tra i più colpiti dalla crisi in atto dal 2008.
  Siamo al corrente e capiamo la preoccupazione delle associazioni dei consumatori relative a presumibili aumenti di prezzi e di tariffe nel prossimo anno; dovremmo vigilare su questo anche se ovviamente prezzi e tariffe non sono regolabili in sede di Governo se non in forme estremamente limitate, e dove si è potuto intervenire lo si è fatto, come sulle Pag. 121tariffe autostradali, per le quali l'azione del Ministro delle infrastrutture ha consentito che l'incremento necessario per coprire gli oneri e la remunerazione degli investimenti sia sceso dal 4,8 al 3,9 per cento. Ricordo anche, sempre per intervento del Nuovo Centrodestra, come vi sia stata un'iniziativa che impedirà che i costi necessari a mantenere stabile la rete elettrica si scarichino sulle bollette delle famiglie con un onere stimato tra i 500 e gli 800 milioni di euro.
  È chiaro che siamo in un contesto ancora difficile di cui non ci nascondiamo le criticità, però noi riteniamo che con una serie di interventi – questo è uno di quelli – il Governo abbia dato segnali importanti di inversione di tendenza e continuerà a farlo nel prossimo futuro. Relativamente poi a quanto previsto dalle legge sul federalismo fiscale, cioè la necessità che la determinazione del limite massimo della pressione fiscale venga condivisa con le regioni, noi sollecitiamo il Ministro dell'economia ad avviare consultazioni con le autonomie locali, perché non ci nascondiamo le difficoltà a mantenere quello che è previsto in un disposto tra i più importanti della legge sul federalismo fiscale.
  Da ultimo, per quanto riguarda la controversa vicenda degli interventi previsti sulla Banca d'Italia, non intendo entrare in dettagli, condividendo l'illustrazione fatta in apertura del relatore di maggioranza. Mi limito a rilevare che si tratta di interventi che consentono di migliorare l'assetto del nostro sistema finanziario, garantendo un maggior gettito tributario; ma non solo maggior gettito tributario, ma anche un reale rafforzamento patrimoniale del sistema bancario pubblico e privato e una sua maggiore stabilità: elementi che daranno certamente benefici in termini di fiducia degli investitori e di rating. Pertanto, pur non nascondendoci, come già dicevo prima, le oggettive difficoltà del contesto dell'attuale congiuntura, il giudizio del Nuovo Centrodestra sul provvedimento in esame è positivo (Applausi dei deputati del gruppo Nuovo Centrodestra).

  PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Pesco. Ne ha facoltà.

  DANIELE PESCO. Signor Presidente, siamo alle solite: questo Governo e questa maggioranza usano il solito fare spavaldo, autoritario, minaccioso, e portano ora in Aula, e pochi giorni fa in Commissione, un decreto-legge blindato, perché non sono ammesse modifiche, da convertire in legge; e con «blindato» intendo che non sono ammesse modifiche. Questo si sta verificando nei fatti: l'altro ieri in Commissione nessun emendamento condiviso da tutte le forze di minoranza è stato accettato. Decreto-legge che, come al solito comprende misure urgenti, in questo caso l'IMU, e misure meno urgenti, ma fatte passare per tali, come la rivalutazione delle quote della Banca d'Italia.
  La tecnica oramai è collaudata, la conosciamo: si fa un decreto-legge variegato per distrarre l'opinione pubblica, e cercando di mettere in difficoltà le opposizioni; e si inseriscono dentro veri e propri favori fatti alla lobby di turno. È accaduto col decreto-legge emergenze ambientali, che comprendeva nuove e inutili ferrovie e autostrade; e i general contractor ringraziano. Ma diteci cosa c'entrano le autostrade e le ferrovie con le emergenze ambientali: spiegatecelo, perché non lo comprendiamo.
  Nel decreto-legge del fare avete dato a chiunque la possibilità di demolire un edificio e di ricostruirlo con la forma che più gli piace, bypassando il controllo pubblico: vedi quindi il favore fatto agli speculatori edilizi. Cose simili nel decreto-legge Ilva, oppure nel decreto-legge IVA lavoro, che comprendeva piccoli aiuti per le assunzioni uniti al boccone amaro dell'aumento dell'IVA di 1 punto percentuale.
  Potrei continuare ancora a lungo. Ma in questo decreto-legge cosa fanno Governo e maggioranza ? In questo decreto-legge è trattato il tentativo dell'abolizione della seconda rata dell'IMU, apprezzata e attesa dai cittadini strozzati dalle tasse, tra cui anche gli elettori del MoVimento 5 Stelle, che hanno votato il MoVimento anche per l'annullamento dell'IMU sulla Pag. 122prima casa, in modo da sancire una volta per tutte il vero diritto all'abitazione esentasse. Ebbene, questo segno di civiltà l'avete unito in modo scaltro e meschino ad un bellissimo e ricchissimo favore fatto agli attuali azionisti... pardon, azionisti non è la parola giusta: meglio dire gli attuali proprietari della Banca d'Italia.
  Sì, è proprio così: forse qualche ignaro cittadino ancora crede, magari ingannato dal nome, che la Banca d'Italia sia di esclusiva proprietà dello Stato. Purtroppo no, caro cittadino: la Banca d'Italia è in mano alle banche private, guarda caso le stesse banche che dovrebbero essere vigilate dalla stessa Banca d'Italia. Ma in che modo sono proprietarie della Banca d'Italia ? In modo molto semplice: hanno la proprietà di quote del capitale sociale. Sono socie ! Ma per capire come sia potuto succedere, rimando al seguito di questo umile discorso.
  Quindi IMU e Banca d'Italia. Ma il titolo giusto secondo noi sarebbe stato un altro, ossia IMU e rapina alla Banca d'Italia. Forse con un titolo del genere sareste stati più onesti verso noi parlamentari, e soprattutto verso i cittadini, presi in giro come al solito.
  Veniamo al carattere di urgenza del decreto-legge: sì, perché un decreto-legge, per essere firmato dal Presidente della Repubblica, dev'essere urgente. In questo caso è quindi probabilmente urgente per annullare la seconda rata dell'IMU; e spiegateci per cortesia perché non l'avete fatto prima, in modo da non farla diventare una cosa urgente.
  Ma facciamo un passo indietro. Non siete stati in grado di fornire coperture degne per coprire la prima rata. Sì, perché rifacendovi a quello che avete inserito in altri decreti-legge, dovevano pagarlo anche i concessionari del gioco d'azzardo. Ma così non è avvenuto: in questo modo, siete riusciti a far scattare la clausola di salvaguardia, costringendo le imprese a pagare anticipi corposi, IRPEF ed IRES, ad inizio dicembre 2013.
  Che senso ha questo se non di dimostrare quanto siete attaccati ai vostri privilegi e alle lobby che vi hanno spedito in questo Parlamento a tutelare i loro interessi e non quelli dei cittadini ? Perciò, per motivi nascosti all'opinione pubblica – come al solito –, diventa urgente il decreto in questione anche per le modifiche allo statuto della Banca d'Italia, ma non mi sembra che tali modifiche siano urgenti, non mi sembra. In realtà, l'esigenza c’è ed è quella delle banche private proprietarie della Banca d'Italia, che hanno uno sviscerato bisogno di soldi, 7,5 miliardi per l'esattezza, li vogliono sicuramente per avere maggiori risorse a disposizione, ma per cosa ? Per pagare i premi, i famosi bonus, ma ci vuole un motivo per staccare dei premi e dei bonus. Tranquilli, un motivo per staccare premi e bonus e laute riconoscenze agli amici banchieri lo si trova sempre. Hanno bisogno di soldi per continuare a speculare nel mercato della finanza, hanno bisogno di macinare utili su utili, e se gli dovessero avanzare delle briciole, se magari dovessero riuscire a non bruciare tutte le risorse messe loro a disposizione, se in sostanza gli rimanesse qualcosa attaccato, giusto per pulirsi la coscienza, ecco che magari 2 lire, pardon, 2 euro li riescono a prestare magari all'artigiano che ha bisogno di cambiare macchinario o una famiglia magari per comprarsi la prima casa, ma come ben sappiamo, soldi per i crediti a famiglie e imprese non ce ne sono.
  Ma parliamo di IMU, in questi giorni si sente parlare di IMU, mini IMU, IMU, mini IMU, IMU, mini IMU, riuscite anche voi a sentire un non so che di ridondante, di ripetitivo, di ipnotico ? Sì cittadini, questo Governo e questa maggioranza vi sta ipnotizzando e per farlo usa delle vere e proprie armi di «distrazione di massa». In sostanza vi sta prendendo in giro, parla attraverso i media di mini IMU, vi fa parlare al bar con gli amici, in palestra e negli spogliatoi, nei corridoi ed al ristorante di IMU e di mini IMU, vi riempie il cervello e fa in modo che non lo usiate, vi fa credere di essere contenti. In realtà vuole solo che siate poco attenti rispetto a tutte le altre cose che questo Governo mette in pratica, prima tra tutte l'eccezionale regalo fatto ai soci di Banca d'Italia Pag. 123e la privazione operata invece nei confronti di voi stessi cittadini, costretti come popolo a rinunciare a ridiventare proprietari della Banca d'Italia.
  Ma innanzi tutto cos’è la mini IMU ? È il 40 per cento dell'aumento dell'IMU sulla prima casa dovuto all'aumento delle aliquote IMU operato nel 2013 da alcuni comuni, in pratica quella porzione di imposta non compresa nello sconto fiscale rappresentato dalla soppressione dell'IMU sulla prima casa. In pratica è come se il Governo dicesse: ok, cittadino, ti tolgo la tassa (tassa comunale, ricordiamo) ma non del tutto. Se il tuo comune ha fatto il furbo ed ha alzato le aliquote, lo Stato partecipa alle spese per la soppressione anche di questa parte, ma solo fino al 60 per cento, il 40 per cento restante metticelo tu cittadino.
  Ma quanto costa questa mini IMU ? Questa mini IMU costa circa 440 milioni. In pratica lo Stato non era in grado di trovare circa 400 milioni per cancellare del tutto questa imposta. È proprio questo il capitale stimato da questo Governo per questa mancata copertura, che alla fine per i cittadini comporta di dover sborsare pochi euro. Ma perché costringere i cittadini a dover pagare questa porzione di IMU ? Noi siamo per uno Stato che se compie delle scelte per i cittadini le deve compiere fino in fondo, 440 milioni se lo si vuole, si trovano ! Anche noi abbiamo fornito la nostra proposta: i circa 400 milioni si possono prendere dal gioco d’ azzardo. E non siamo stati i soli a dirlo, abbiamo solo riportato quanto hanno richiesto i sindaci dell'ANCI dell'Emilia Romagna. Sì, proprio loro, i sindaci dell'Emilia Romagna, tra cui molti in quota PD. Guarda un po’, proprio il partito che qui sta alla maggioranza, che però proprio qui la pensa in modo tutto diverso dai suoi sindaci che governano sul territorio. Sì perché molti di loro da anni lottano contro il gioco patologico, sempre loro, una volta per tutte hanno detto via l'IMU e i soldi prendeteli dal gioco, cioè da chi specula sulle debolezze dei cittadini. Ma qui a Roma si ragiona in modo diverso, qui il PD fa fatica ad andare contro i concessionari, qui c’è la «fondazione vedrò», qui il PD sta ben attento a pestare i piedi ai concessionari del gioco. Cari sindaci dell'Emilia Romagna in quota PD, il vostro emendamento è stato bocciato in Commissione dai vostri colleghi di partito, hanno votato contro i cittadini, contro la salute, a favore dei pochi concessionari a cui sembra non bastare lo sconto dell’ 80 per cento che gli è stato fatto in quest'Aula pochi mesi fa sulla famosa sanzione, ve la ricordate quella dei 2.5 miliardi ? Ne pagheranno se va bene 300 milioni, se va bene, sempre che questa cifra verrà incamerata. Non ne siamo così certi.
  Intanto cosa succede con la mini IMU ? La gente non sa se deve pagare, o non deve pagare, non sa quanto deve pagare, fa le file agli sportelli e teme di non aver capito se è dalla parte del giusto o no: una vera «distrazione di massa».
  Obiettivo raggiunto, colleghi della maggioranza: pochi cittadini si sono resi conto di tutte le altre cose contenute nel decreto, prima tra tutte l'utilizzo delle riserve della Banca d'Italia per «aggiornare il valore» del capitale sociale.
  E più in generale mi preme ricordare il fatto che poche volte in passato si è agito sullo statuto della Banca d'Italia e, ogni volta è una questione delicata e gli interessi degli italiani dovrebbero venire prima di tutto.
  In questo contesto, come in altri, il Governo avrebbe dovuto consentire al Parlamento di agire con gli strumenti tipici dell'attività parlamentare, con una vera e propria legge nata da qui, rispettando i principi di condivisione del rispetto dei cittadini e non emanare un decreto.
  È quindi palese l'atto di forza del Governo e la presunzione di aver agito bene, ma è anche palese la perfida maestria di aver veicolato la stampa, facendo in modo che di Banca d'Italia non se ne parlasse.
  Bravo Governo e brava maggioranza, osserviamo con tristezza il vostro operato e denunciamo con veemenza i vostri modi consoni non ad una Repubblica come la nostra, bensì a Paesi governati con la dittatura.Pag. 124
  Ora perché diciamo «no» alla rivalutazione ? Perché è appurato che questo provvedimento si occupa della rivalutazione, la stessa rivalutazione che vale 7,5 miliardi di euro, come ho anticipato prima e, cari cittadini, non è un'entrata, ma è un'uscita.
  Le quote della Banca d'Italia ad oggi sono valorizzate 156.000 euro, ovvero 300 milioni delle vecchie lire, con una valutazione del 1936.
  Al tempo, le quote della Banca d'Italia erano detenute dalle varie casse di risparmio pubbliche e non c'era nessun problema giuridico nell'avere come soci delle banche pubbliche.
  Negli anni Novanta, a seguito delle privatizzazioni e fusioni, le quote delle banche pubbliche sono man mano passate in mano ad organi privati – e vorrei ricordare a tutti il fatto che l'Italia è uno dei Paesi con il più alto grado di banche private – creando quindi una sorta di paradosso giuridico, dove un istituto di diritto pubblico, come la Banca d'Italia si ritrova oggi spartita da azionisti privati.
  La Banca d'Italia, negli anni, ha accumulato delle riserve di capitale derivanti dall'esercizio delle funzioni di signoraggio monetario, facendo investimenti in titoli di Stato ed altre attività accantonando circa il 40 per cento annuo dei propri utili sottraendoli all'erario (comunque andavano nelle riserve della Banca d'Italia).
  Questo capitale accantonato dovrebbe servire a garantire, assieme all'oro e al patrimonio, la solidità e la credibilità del sistema monetario di scambi nel nostro Paese. Improvvisamente il Governo e gli amici amministratori delle banche si sono accorti di poter attingere a queste riserve accantonate di proprietà pubblica, usando come scusa la rivalutazione delle quote. Si vuol passare da 156.000 euro a 7 miliardi e mezzo, facendo leva sulla conseguente imposta dovuta, ridotta nella misura del 12 per cento, come incentivo alla bontà dell'operazione e alle necessità impellenti del Governo di batter cassa su una valutazione ferma da 78 anni.
  Ed è così che, nel silenzio più assoluto dei media, le banche si ritrovano nei loro bilanci, un aumento di valore considerevole, confluito non da capitali propri, ma di proprietà dello Stato. Ma il bello del provvedimento è che queste quote danno diritto a dei dividendi, sul capitale sociale di 7 miliardi e mezzo, fino al 6 per cento annuo, è stato scritto così in questo decreto: 6 per cento annuo, e calcolato sul capitale sociale. Un bell'affare in tempi di crisi di rendimento dove, per avere certe cifre, bisogna esporsi a rischi ben maggiori.
  Chi non dovrebbe comprare queste quote con un rendimento del 6 per cento ? Sarebbe bello a questo punto farle comprare ad enti pubblici. E invece no: il Governo ha deciso di favorire le banche e di rendere il nostro istituto finanziario centrale una società ad azionariato diffuso, aprendo anche le porte ad investitori stranieri comunitari. Siamo di fronte ad un furto bello e buono, mascherato come provvedimento utile, anzi necessario.
  Il MoVimento 5 Stelle critica fortemente i lauti dividendi, che si prospettano dalla rivalutazione delle quote. Riteniamo infatti davvero ingiusto che le riserve accantonate dalla nostra Banca centrale, tramite l'esercizio della funzione pubblica di gestione monetaria siano destinate alle banche private e non all'erario.
  Saremmo ben lieti di fornire aiuti alle banche in difficoltà, se queste seguissero una linea morale nei loro investimenti.
  Ma questo non avviene anzi, anzi, il malcontento nei confronti del sistema bancario monta giorno dopo giorno e non possiamo che accogliere questo grido da parte dei cittadini, stufi di vedersi rifiutare richieste da parte dei direttori di banca, i quali, però, continuano a foraggiare imprenditori amici per cifre considerevoli (vedi i casi Ligrestri, Coppola, Zaleski e tante altre storie di cattiva gestione dei prestiti).
  La banca nasce come istituzione, la banca deve fare il bene dei cittadini, deve seguire i dettati costituzionali, deve operare affinché Governi e Parlamento possano, in realtà, riuscire a favorire l'erogazione del credito e agire con la dovuta e corretta vigilanza affinché questo avvenga. Pag. 125Le banche devono prestare i soldi ai cittadini, alle aziende e alle famiglie. Le banche devono amministrare con rispetto e attenzione i risparmi delle famiglie. I bonus devono esserci solo se queste azioni vengono portate a buon fine.
  Le quote della Banca d'Italia devono tornare pubbliche e di proprietà dei cittadini. L'esercizio della funzione di gestione monetaria e i suoi proventi devono essere dello Stato. Affidare ai privati, che perseguono come scopo primario quello di spartirsi i dividendi, non coincide con il ruolo della Banca centrale. Per questo vogliamo e chiediamo che sia applicato il disposto di cui all'articolo 19 della legge 28 dicembre 2005, n. 262, abrogata con questo decreto, dove si chiedeva il ritorno alla pubblicità dell'assetto di Banca d'Italia.
  In più, secondo noi, è assurdo che lo Stato debba ricomprare dagli attuali azionisti – e ricordiamo solo per un periodo transitorio – le quote, visto che il valore viene versato attingendo dalle riserve, che sono già soldi pubblici accantonati da un esercizio pubblico della Banca d'Italia. È proprio qui che si attua il trasferimento di liquidità. Lo Stato compra a questo prezzo spropositato dagli attuali azionisti tutte le quote che supereranno il 3 per cento.
  Il nostro è uno Stato dove la sovranità è già ridotta a causa delle politiche europee e delle politiche economiche europee legate alla moneta unica, agli impegni sul Patto di stabilità e all'impossibilità di svalutazione. Siamo fermi, immobili, di fronte a un destino grigio, per non dire nero. Il Paese non cresce.
  L'unica cosa che va bene in questi tempi è la finanza. Purtroppo, non quella pubblica, schiava delle banche, ma quella privata, ossia le stesse banche che strangolano sia lo Stato sia i cittadini, incarnando il paradosso degli ultimi secoli, cioè uno Stato che dovrebbe essere proprietario della moneta chiede in prestito la stessa moneta alle banche private. E intanto gli stessi istituti bancari creano utili sulle spalle di chi ci prova a farlo lavorando. E i partiti al Governo e alla maggioranza in Parlamento cosa fanno ? Che provvedimenti prendono verso il sistema finanziario ? Gli regalano la nostra Banca nazionale, eliminando la norma che obbliga lo Stato a ricomprarsela definitivamente.
  Ma questo non basta. Partiti e Governo non sono soddisfatti e forse non sono soddisfatte le richieste delle banche proprietarie della Banca d'Italia, in quanto non solo è preclusa la possibilità per lo Stato di ricomprarla, bensì viene accettato un valore del capitale sociale pari a 7,5 miliardi. Capite bene la difficoltà a cui si andrebbe incontro nel caso in cui in futuro si volesse cambiare la legge o si procedesse al riacquisto.
  Ma c’è di più, in quanto è molto, molto probabile che la nostra, sì la nostra Banca d'Italia venga ceduta alla finanza estera, in quanto sappiamo bene come funzionano le multinazionali. Il nome della banca è italiano, ma chi controlla quella banca è, a sua volta, una società straniera. Senza i dovuti accorgimenti diventeremo sudditi di una o più banche straniere, che verranno a fare utili in Italia, che decideranno sulle politiche legate al credito in Italia, che vigileranno su buona parte delle banche operanti in Italia, escluse le grandi che saranno controllate direttamente dalla BCE. Signor Presidente, qui mi sembra che si sia firmata una resa, come se avessimo combattuto e perso una guerra, ma in realtà non abbiamo combattuto nessuna guerra e stiamo regalando, in modo vergognoso, il nostro Paese ad altri !
  Il MoVimento 5 Stelle dice «no» allo sconto sull'imposta sostitutiva. Il decreto si basa su questa fantomatica necessità del Governo di recuperare quattrini. Nello specifico, l'operazione «aumento quota Banca d'Italia» dovrebbe portare circa 900 milioni di euro di gettito derivanti dalla tassazione dell'aumento di valore delle quote.
  Riteniamo scandaloso che si sia applicato un provvedimento del genere. L'operazione va solo a favore delle banche, visto che è stata abbassata l'imposta sostitutiva. Sarebbe dovuta essere del 20 per cento ma nella legge di stabilità il mese scorso avete deciso che è del 12 per cento solo per quanto riguarda questa operazione, dando Pag. 126così modo alle banche di rientrare dalle imposte dovute e forse versate in soli due anni, grazie ai dividendi fissati al 6 per cento.
  Un affare colossale mai visto o, meglio, una truffa: non metti un centesimo di capitale perché attingi alle riserve, che sono soldi pubblici accantonati, e ti ritrovi una cosa rivalutata di 50 mila volte, gratis; paghi un'imposta sostitutiva ridotta al 12 per cento che ti rientra in due anni di dividendi; consolidi lo stato patrimoniale; vendi tutte le quote sopra il 3 per cento e incassi, nei casi delle banche più grosse, un sacco di liquidità.
  Le banche, se proprio volessero dare motivazioni valide dal punto di vista razionale per usufruire di queste quote, che se le paghino e paghino un'imposta giusta: basta agevolazioni pubbliche ad un sistema di persone avide, che agiscono con lo scopo di fare utili e distribuire dividendi a soci privati !
  Dobbiamo poi considerare il parere della BCE all'operazione, la quale ha allarmato il Governo dicendo che le diminuzioni di patrimonio della Banca d'Italia andranno rimpolpate per mantenere la garanzia ad un buon livello.
  A fronte della svalutazione del prezzo dell'oro, difatti, e di questa operazione, il patrimonio della Banca d'Italia perderà quasi un terzo del valore passando da 140 miliardi a circa 100, e di questo non se ne parla !
  In più non c’è nessuna fretta nel fare l'operazione, in quanto l'aumento di valore delle quote messe a patrimonio delle banche non verrà considerato negli stress test del 2014. E sappiamo che questa era una delle motivazioni nascoste, che adesso sono diventate pubbliche, ma, tra l'altro, inutili.
  Il MoVimento 5 Stelle dice assolutamente «no» all'aiuto pubblico, se le banche non prestano quel denaro alla base dell'economia reale.
  Questo perché i piccoli commercianti ed imprenditori, colonna portante del nostro sistema economico, sono esclusi dai nuovi programmi e regolamenti per l'accesso al mercato dei capitali finanziari, sia europei che del Governo, e non possiamo permetterci di lasciarli indietro puntando solo sulle imprese medio-grandi, seguendo un modello imposto dal mercato.
  La rivalutazione delle quote di Banca d'Italia, grazie all'utilizzo della riserva, permetterà alle banche private detentrici di consolidare la situazione patrimoniale e per quelle che possiedono quote eccedenti al 3 per cento di percepire della liquidità dalla vendita delle quote stesse.
  Nei casi più rilevanti di partecipazione, come per esempio Intesa Sanpaolo, parliamo di cifre vicine ai 2 miliardi, UniCredit 1,5, Generali 500 milioni, e via, via gli altri.
  Ci preoccupa molto la direzione economica intrapresa a livello globale, europea e da questo Governo, ovvero di spingere, affinché si dia accesso ai capitali finanziari ad un più ampio bacino possibile di imprese, eliminando il credito tradizionale. Non si può fare questa scelta !
  Far crescere il PIL facendo esplodere la finanza non è bene, perché il nostro sistema è basato sulla micro-piccola imprenditoria ed è per questo che la disoccupazione continua e continuerà ad aumentare. Evidentemente siamo vicini e siamo finiti nella trappola della finanza speculativa con tutte le scarpe e ci convinciamo che possa essere una soluzione valida quella di fidarci di questo sistema ricco di paradossi, come l'essere istituti finanziari troppo grossi ed importanti per fallire, o raggiungere livelli di debiti insolvibili, portando all'annientamento sociale di popoli interi, per ripagare gli errori della politica e dei manager delle istituzioni finanziarie private. Ed è così che le persone avide, dai lauti bonus e dalle scarse responsabilità, pur gestendo una cosa importante come i capitali di tutti, ci marciano sopra, infischiandosene e scaricando poi in ultima istanza il problema sul contribuente.
  Il cittadino, contribuente onesto, vuol vivere una vita serena, lavorando e lavorando. E invece ? Invece vive ogni giorno con un incubo, con l'incertezza sul futuro Pag. 127suo e dei suoi figli, mentre lo Stato prende decisioni sbagliate e prive di ogni logica nel lungo periodo.
  Il MoVimento 5 Stelle è per un'economia sostenibile, più lenta e meno rischiosa, e questa passa di sicuro per il credito tradizionale, non da prodotti cartolarizzati e impacchettati più volte – impacchettati più volte ! – fino a quando ci si accorge di possedere scatole vuote.
  Vorrei ricordare al Governo l'importanza delle riserve della Banca d'Italia: l'oro e quei soldi dovrebbero servire a garantire il sistema. Garantire cosa poi ? La finanza oramai ha prodotti finanziari per migliaia di volte quella riserva e si vuole ancora ingigantirla.
  In che buco nero ci stiamo infilando ? Che futuro avremo ? Ci sarà una società che, grazie ai mercati e ai prodotti super-cartolarizzati, avrà un debito talmente grosso da essere insolvibile per sempre. Cosa farà il Governo a quel punto ? Chiederà di anticipare le tasse di due, tre, dieci, cento anni per coprire il bilancio ?
  Stiamo tirando troppo e state tirando troppo la corda ! Bisogna fermarsi e pensare ad un'economia diversa. Questo modo di ragionare a poche ore – e si parla proprio di ore, vista la scadenza del decreto – non va bene, non va bene ! Serve un progetto e gli unici ad averlo ben chiaro in testa, per economia, energia, felicità e sostenibilità di vita, siamo noi del MoVimento 5 Stelle, mentre voi siete solo degli sconsiderati, che usano la politica per interesse personale, annebbiati dal denaro, che non riuscite a restituire, perché è per il denaro che fate politica e questo provvedimento rappresenta in toto la vostra incapacità di gestire e di ragionare senza conflitti d'interesse (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. A questo punto, prendendo atto degli interventi ritirati, restano il deputato Corsaro, che non è presente e quindi si intende che abbia rinunciato ad intervenire, e il deputato Fauttilli, che non vedo in Aula. Avverto che ulteriori deputati iscritti a parlare hanno rinunciato ad intervenire e dichiaro pertanto chiusa la discussione sulle linee generali.

(Repliche dei relatori e del Governo – A.C. 1941)

  PRESIDENTE. Ha facoltà di replicare il relatore di minoranza, deputato Busin, che non vedo. Si intende che vi abbia rinunciato.
  Ha facoltà di replicare il relatore per la maggioranza, deputato Causi: prendo atto che vi rinuncia.
  Ha facoltà di replicare il rappresentante del Governo.

  PIER PAOLO BARETTA, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Signor Presidente, molto brevemente, ma doverosamente, svolgo alcune osservazioni sul dibattito che abbiamo sentito. Innanzitutto sulla parte procedurale è evidente che l'interesse del Governo – non lo abbiamo nascosto – è quello di portare a compimento questo provvedimento. La scadenza è tra pochi giorni e questo ci ha messo nell'ottica, dopo una lunga discussione al Senato, non dimentichiamolo, che ha coinvolto tutti i gruppi politici, di chiedere in qualche modo ai deputati, in particolare ovviamente alla maggioranza, di farsi carico di questa situazione. Ciò non toglie che la discussione, così come l'ha anche presentata l'onorevole Causi nella sua relazione introduttiva, presenti elementi di riflessione che vanno ulteriormente – credo – discussi. Non saremo di fronte, con la conclusione di questo decreto, alla fine di una discussione sulle materie che qui sono state presentate.
  Nel merito poche osservazioni: innanzitutto sulla questione della cosiddetta mini-IMU, che è stata sollevata anche poco fa, noi abbiamo, giusto o sbagliato che sia, esplicitato la scelta del Governo, cioè quella di coprire noi il mancato pagamento da parte dei cittadini delle due rate di competenza dello Stato con il decreto oggi in discussione e presentato a fine novembre. Proprio per questo, avendo dichiarato anche che eravamo disponibili e Pag. 128in grado di coprire solo una parte del rimanente, cioè il 60 per cento, abbiamo dato tempo sino al 9 dicembre ai comuni di fare le loro valutazioni di merito. Duemila e passa comuni su ottomila hanno confermato entro quella data, avendo ben chiaro che questa era la scelta del Governo scritta in questo decreto, di mantenere in piedi la loro aliquota aggiuntiva, chiedendo ai cittadini di pagare entro la data prefissata del 24 di gennaio.
  Da questo punto di vista io non scarico nessuna responsabilità, ma dico che ciascuno si assuma la propria. Il Governo si è assunto la responsabilità di stornare le due rate e darle per 4,6 miliardi ai comuni e di farsi carico del 60 per cento delle aliquote di competenza comunale. Fin qui siamo arrivati, giusto o sbagliato, contestabile o meno, la quota aggiuntiva è stata decisa dai comuni e anzi confermata, perché è stata prevista quella data apposta.
  Devo anche aggiungere che oggi pomeriggio abbiamo avuto un incontro positivo con i comuni, anche a detta dei comuni, perché la valutazione che fanno i comuni è che la nuova IUC, la nuova tassa, che come sappiamo comporta l'abolizione dell'IMU prima casa e della Tares, comporterebbe minori entrate per circa un miliardo, un miliardo e mezzo nelle casse dei comuni.
  Lo dico volutamente non replicando a nessuna osservazione, perché non è stata fatta, ma replicando a molte osservazioni che abbiamo sentito dall'opinione pubblica: se vogliamo una prova provata che chiude la discussione se con la nuova rata i cittadini pagano di più o pagano di meno, questa è la prova provata. I comuni lamentano esplicitamente che dalla nuova aliquota avranno minori entrate per un miliardo, un miliardo e mezzo, ovvero i cittadini pagheranno un miliardo, un miliardo e mezzo a fronte della nuova rata.
  Tant’è che i comuni chiedono che venga stornata a loro anche questa parte. Si è avviato un dialogo, anche utilizzando, come avete letto, i famosi immobili di categoria D, che comportano un'entrata sufficiente per affrontare questo tema. Aggiungo anche, sempre sull'IMU, che noi confermiamo l'intervento aggiuntivo della flessibilità di un intervento tra un minimo dello 0,1 e un massimo dello 0,8, che metteremo in uno dei prossimi provvedimenti, finalizzato esclusivamente alle detrazioni, perché bisogna riconoscere che uno dei punti limite della nuova tassa, che ha il vantaggio, primo, di essere completamente federale, secondo, di abolirne due, era che aveva il difetto di non avere affrontato il tema delle detrazioni.
  Siamo intervenuti in due modi: in primo luogo, nella legge di stabilità, con 500 milioni, in secondo luogo, con questo nuovo provvedimento annunciato, che consente ai comuni di utilizzare una flessibilità di intervento tra un minimo dello 0,1 e un massimo dello 0,8 e di inserirla o nella tassa del 2,5 per cento o in quella del 10,6. Questo dovrebbe dare un risultato sufficiente, forse anche di più, per coprire l'intero problema delle detrazioni. Aggiungo anche che noi, in questa ottica, quest'anno abbiamo voluto evitare, o vorremmo evitare, in accordo anche con l'ANCI, una delle questioni tecniche che ha provocato un po’ di confusione lo scorso anno, e cioè mantenere la data del 28 febbraio per la delibera dei bilanci comunali.
  L'anno scorso, come sapete, vi sono stati tre o quattro rinvii, fino ad arrivare alla clamorosa situazione nella quale il bilancio preventivo veniva fatto entro il 30 novembre, con l'aggiunta della previsione del termine del 9 dicembre per potere, addirittura, cambiare l'impostazione. È insostenibile per lo Stato e per gli stessi comuni !
  Questo fatto di impegnarci a mantenere il 28 febbraio come la data della formazione del bilancio ha, evidentemente, anche il significato di chiudere in maniera definitiva una serie di capitoli, per avviarci, poi, alla gestione e alla riflessione sulla nuova tassa, che ha questa caratteristica federale, tant’è che tutto il gettito è direttamente percepito dai comuni, che possono anche gestire l'allocazione delle date di questa nuova tassa.Pag. 129
  Per la parte, invece, relativa agli immobili, faccio solo un'osservazione, che pongo all'attenzione della discussione che faremo nelle prossime settimane. La somma degli interventi parlamentari fatti al Senato ha comportato una gestione molto stringente degli immobili pubblici, che prevede che sia il Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo sia il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare debbano stilare, in un arco di tempo, un elenco dei beni non cedibili.
  Questo fatto, che può aiutarci a chiarire una situazione che fa parte anche del dibattito sulla valorizzazione del patrimonio, necessita di una conseguenza, e cioè che si sappia quali sono i beni cedibili; invece, il complesso, su questo punto, non è chiaro. È un tema che affidiamo alla discussione.
  L'ultima osservazione riguarda la questione della Banca d'Italia. Non intervengo ovviamente sull'insieme del dibattito, di cui abbiamo già affrontato i temi la settimana scorsa con l'audizione del Ministro Saccomanni. Ovviamente c’è una parte strumentale negli interventi che sono stati presentati, c’è una parte di valutazione politica differente, e quindi non ritorno sulle questioni che differenziano la posizione del Governo da quelle di una parte dei deputati. Mi interessa solo sottolineare due punti che sono stati sollevati dall'onorevole Tinagli e cioè la questione della temporaneità e la questione del problema dei dividendi nell'arco temporale. Sono due questioni, diciamo, controverse, ma sulle quali probabilmente le riflessioni che sono state fatte possono portarci nell'arco delle prossime ore ad una valutazione politica che ovviamente non si traduce in una modifica del decreto, ma che, in qualche modo – lo dico al relatore, non vedendo l'interessato presente – può tradursi in una accettazione da parte del Governo di una riflessione impegnativa per una prossima occasione. Presidente, la ringrazio e chiedo scusa.

  PRESIDENTE. Il seguito del dibattito è rinviato alla seduta di domani.

Proposta di trasferimento a Commissione in sede legislativa di una proposta di legge (ore 21,18).

  PRESIDENTE. Comunico che sarà iscritta all'ordine del giorno della seduta di domani l'assegnazione in sede legislativa della seguente proposta di legge, della quale la VII Commissione, cui era stata assegnata in sede referente, ha chiesto, con le prescritte condizioni, il trasferimento alla sede legislativa, che proporrò alla Camera a norma del comma 6 dell'articolo 92 del Regolamento:
   alla VII Commissione (Cultura):
   Galan: «Dichiarazione di monumento nazionale della Basilica Palladiana di Vicenza» (1363).
  A tale proposta di legge è abbinata la proposta di legge Sbrollini ed altri: «Dichiarazione di monumento nazionale della Basilica Palladiana di Vicenza»(1405).

Ordine del giorno della seduta di domani.

  PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della seduta di domani.

  Giovedì 23 gennaio 2014, alle 9:

  1. – Assegnazione a Commissione in sede legislativa della proposta di legge n. 1363 ed abbinata.

  2. – Seguito della discussione del disegno di legge:
   S. 1188 – Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 30 novembre 2013, n. 133, recante disposizioni urgenti concernenti l'IMU, l'alienazione di immobili pubblici e la Banca d'Italia (Approvato dal Senato) (C. 1941).
  — Relatori: Causi, per la maggioranza; Busin, di minoranza.

Pag. 130

  3. – Seguito della discussione del disegno di legge:
   Conversione in legge del decreto-legge 10 dicembre 2013, n. 136, recante disposizioni urgenti dirette a fronteggiare emergenze ambientali e industriali ed a favorire lo sviluppo delle aree interessate (C. 1885-A).
  — Relatori: Bratti, per la maggioranza; De Rosa e Grimoldi, di minoranza.

  4. – Seguito della discussione del testo unificato delle proposte di legge:
   REALACCI ed altri; MICILLO ed altri; PELLEGRINO ed altri: Disposizioni in materia di delitti contro l'ambiente (C. 342-957-1814-A).
  — Relatori: Bazoli e Micillo.

PROPOSTA DI LEGGE DI CUI SI PROPONE L'ASSEGNAZIONE A COMMISSIONE IN SEDE LEGISLATIVA

  Alla VII Commissione (Cultura):
   GALAN: «Dichiarazione di monumento nazionale della Basilica Palladiana di Vicenza» (C. 1363).

  A tale proposta di legge è abbinata la proposta di legge SBROLLINI ed altri: «Dichiarazione di monumento nazionale della Basilica Palladiana di Vicenza» (C. 1405).

  La seduta termina alle 21.20.

TESTO INTEGRALE DELLA RELAZIONE DEL DEPUTATO MARCO CAUSI IN SEDE DI DISCUSSIONE SULLE LINEE GENERALI DEL DISEGNO DI LEGGE DI CONVERSIONE N. 1941

  MARCO CAUSI, Relatore per la maggioranza. Non è la prima volta che l'Assemblea della Camera, stretta dai tempi di conversione di un decreto legge già esaminato e modificato dal Senato, si trova di fronte alla difficile alternativa fra l'approvazione del testo senza apportare ulteriori modifiche e il rischio di generare le condizioni per la decadenza del decreto, ove ulteriori modifiche fossero apportate e una terza lettura si rendesse necessaria. Lo stesso talvolta è accaduto, a parti invertite, al Senato in seguito ad una prima lettura della Camera protrattasi a lungo.
  Il mandato che il relatore ha ricevuto a maggioranza dalla VI Commissione, in sede referente, è di non modificare il testo pervenuto dal Senato e di proporne all'aula la conversione in tempi utili, e cioè entro il 28 gennaio, a fornire a tutti i contribuenti la definitiva certezza circa l'abolizione della seconda rata dell'IMU 2013 sulle abitazioni di residenza.
  Poiché è dovere del relatore riportare in assemblea gli elementi essenziali della discussione sviluppatasi in Commissione, devo dire che questa scelta, oltre ad essere legittimamente criticata dalle opposizioni, è stata assunta dalla maggioranza con responsabilità, ma anche con qualche elemento di amarezza. Quando i decreti contengono molte materie oppure, come nel nostro caso, quando contengono materie di grandissimo rilievo – penso alla riforma della struttura proprietaria della Banca d'Italia – i tempi di conversione dei decreti, e il nostro bicameralismo che ci ostiniamo a chiamare perfetto, ma che in verità mostra ogni giorno di più le sue imperfezioni, impediscono in almeno un ramo del Parlamento una riflessione seria e ponderata, l'acquisizione di tutte le informazioni rilevanti e anche la ricerca della massima condivisione nell'analisi dei fatti, se non necessariamente nelle decisioni politiche. Una condivisione – la costruzione cioè di un linguaggio, di basi di dati e di valutazioni analitiche il più possibile comuni, al di là dell'eventuale e legittimo approdo a orientamenti di voto difformi – che è sempre doveroso cercare e che rappresenta, a mio modo di vedere, il più alto contributo che il lavoro del Parlamento può fornire alla democrazia repubblicana.Pag. 131
  Detto questo, ritengo tuttavia che i motivi che hanno portato, nel caso del decreto n. 133, il Governo alla decisione di ricorrere alla decretazione di urgenza abbiano convincenti spiegazioni e giustificazioni, legate alla necessità di perseguire due rilevanti obiettivi di politica economica. Il primo è di rafforzare il capitale di vigilanza del sistema bancario italiano in previsione dei nuovi meccanismi della vigilanza unica europea. Il secondo è di coprire la perdita di gettito connessa all'abolizione della seconda rata 1MU sulle abitazioni di residenza. Il legame fra l'operazione sul capitale di Banca d'Italia e gli introiti fiscali aggiuntivi derivanti dalle plusvalenze non è diretto, per motivi di tempistica, ma ne è evidente una componente indiretta, visto che la copertura per l'abolizione della seconda rata 1MU deriva dall'aumento degli acconti IRES e IRAP e da un'addizionale all'aliquota IRES a carico del settore creditizio, finanziario e assicurativo, nonché della stessa Banca d'Italia, pari a 2,163 miliardi nel 2013 e 1,5 nel 2014.
  Molti parlano di «regalo» alle banche contenuto in questo decreto, ma dimenticano che la copertura finanziaria per l'abolizione dell'IMU prima casa di dicembre 2013 deriva proprio dal settore bancario, finanziario e assicurativo, anche in contrasto con i principi di non retroattività delle norme tributarie. D'altra parte, proprio il settore bancario, finanziario e assicurativo sarà il principale beneficiario dell'operazione di rivalutazione del capitale della Banca centrale, fermo oggi a 156 mila euro. E da questa operazione verranno generati introiti tributari aggiuntivi che, grazie a una norma della Legge di stabilità 2014, saranno superiori a quelli che sarebbero stati prodotti a legislazione vigente, laddove si tenga conto che in molti casi la società o il gruppo proprietario delle quote avrebbe potuto avvalersi del sistema della «partecipation exemption», ben più favorevole del 12 per cento imposto per legge.
  Per quanto riguarda l'IMU sulle prime case, il decreto segna la fine di una vicenda legislativa e politica cominciata nove mesi fa. La legge di stabilità per il 2014 contiene la soluzione a regime di questa vicenda, con l'introduzione della TASI, un nuovo tributo comunale basato sul possesso e non sulla proprietà delle unità immobiliari. Non c’è dubbio però che avere assunto l'abolizione dell'IMU sulle prime case come elemento del programma di governo ha costretto lo stesso Governo a una corsa ad ostacoli per reperire un'ingente quantità di risorse (poco meno di 5 miliardi di euro), che forse sarebbe stato meglio utilizzare per ridurre il cuneo fiscale a vantaggio del lavoro e dell'impresa, limitando l'abolizione dell'imposta patrimoniale sulla prima casa agli immobili di valore catastale medio-basso: esentando il 70 per cento delle famiglie proprietarie si sarebbe perso solo il 30 per cento del gettito, e si sarebbero potuti dedicare ai provvedimenti «shock» per la ripresa più del doppio delle risorse a ciò destinate dalla Legge di stabilità, e già durante il 2013.
  Un altro versante su cui l'attuazione di questo punto del programma di governo ha generato difficoltà è stato quello di un processo decisionale lento e farraginoso, che ha lasciato per mesi nell'incertezza contribuenti da un lato e amministrazioni comunali dall'altro. E ha lasciato nell'incertezza lo stesso Stato centrale, a fronte delle modifiche da parte dei comuni sulle aliquote IMU da applicare nel 2013, poiché le coperture finanziarie che il Governo centrale stava predisponendo per l'abolizione dell'imposta sulle prime case erano tarate sugli introiti effettivi del 2012. Si noti che lo Stato, prendendo a riferimento gli introiti effettivi 2012 e non quelli ad aliquota base, riteneva di avere già concesso ai comuni un beneficio rilevante, derogando al principio federalista incardinato nel nostro ordinamento secondo il quale i trasferimenti statali vanno legati ai fabbisogni standard per la fornitura dei servizi, e non alla spesa storica, ovvero nel caso di specie all'entrata storica, non commisurata ad alcuna valutazione standardizzata. Dall'altra parte più di duemila comuni decidevano, nell'ambito della loro autonomia, di ritoccare l'aliquota prima Pag. 132casa nel corso del 2013, e fra questi ci sono quasi tutti i grandi comuni italiani. Da questa dinamica è nata una crisi nel rapporto di reciproca fiducia fra Stato e comuni, un'interruzione insomma di quei rapporti di leale collaborazione che sono alla base di un federalismo realmente funzionante: il primo si è preoccupato che i comuni deliberassero aumenti dell'aliquota IMU prima casa nella convinzione che tanto alla fine avrebbe pagato lo Stato «Pantalone» e non i cittadini-elettori, i secondi ritenevano di agire su un tributo di loro competenza a fronte di una riduzione di tutte le altre risorse e della necessità di mantenere i livelli di erogazione dei servizi e gli equilibri di bilancio. È da questa crisi di fiducia che è nata quella che viene comunemente chiamata «mini IMU», e cioè un pagamento sulle prime case, commisurato al 40 per cento della differenza fra aliquota stabilita da ciascun comune per il 2013 e aliquota base, disposta nel presente decreto e in corso di pagamento proprio in questi giorni. Un pagamento che si somma a quello dell'addizionale TARES, destinata direttamente allo Stato, disposta alla fine del 2012 e rimandata da un anno.
  Seguendo gli insegnamenti di Karl Popper, gli errori sono utili perché da essi impariamo qualcosa per non sbagliare di nuovo in futuro. Dagli errori di questi mesi possiamo trarre, a mio modo di vedere, due insegnamenti. Primo, mai più crisi di reciproca fiducia fra Stato e comuni, ma ripristino di una piena e leale collaborazione da entrambe le parti. Secondo, mai più regimi di «cogestione» di specifici tributi fra Stato e comuni: la nuova accoppiata TASI-IMU può funzionare, a condizione però di declinare la gestione di queste imposte in senso pienamente federale, lasciando flessibilità ai Comuni in materia di aliquote, detrazioni, regolamentazione di specifiche fattispecie, sistemi di accertamento e di riscossione. Solo per fare un esempio, non ha senso riscuotere piccole cifre, come quelle dell'addizionale TARES, tramite F24: si tratta di un modo costoso di pagamento, che rispetta il rapporto costi-benefici per il contribuente solo per somme significative (IRPEF, IVA, contributi sociali, ecc.) ma non per i piccoli pagamenti – per i quali sono molto più sensati e meno costosi i sistemi di riscossione diffusi in tutti i Comuni italiani, basati sulla multicanalità dei sistemi di pagamento.
  Passando al Titolo II del decreto, va ricordato che più volte, fra anni ’90 e primo decennio del 2000, il legislatore era intervenuto sulla Banca d'Italia, una delle più importanti e delicate istituzioni del paese, in relazione alle modifiche necessarie per tenere conto degli avanzamenti della costruzione europea. Mai però in materia di assetto proprietario, dove la riforma del passato che ha rilevanza è ancora quella del 1936. Dopo 78 anni un intervento era necessario, per allineare gli assetti della Banca alla nuova geografia del sistema bancario e finanziario nazionale, profondamente cambiata negli ultimi venti anni; per superare alcuni rischi derivanti dal nuovo sistema della vigilanza unica europea; per cogliere alcune opportunità. Nonostante i tempi compressi di esame, i lavori durati quasi un mese e mezzo in Senato e poi dieci giorni in VI Commissione alla Camera hanno chiarito sei dati di fatto che io invito tutti, al di là delle valutazioni politiche generali, ad assumere come base condivisa di informazione e a non distorcere in modo strumentale nella discussione pubblica:
   1) le riforme degli anni ’90, con la privatizzazione delle banche pubbliche e il successivo processo di ristrutturazione e concentrazione bancaria, hanno avuto come effetto secondario di incidere sull'equilibrio dell'assetto proprietario della Banca centrale disegnato nella legge del ’36. Oggi più del 50 per cento del capitale della Banca è nelle mani di due soli soggetti, i due grandi gruppi emersi dai processi di concentrazione, Unicredit e Intesa San Paolo. Anche se le leggi europee e nazionali e lo Statuto della Banca mettono del tutto in sicurezza l'indipendenza e l'autonomia dell'istituto – e soprattutto impediscono qualsiasi interferenza dei soci sulle attività istituzionali della Banca – tuttavia è opportuno porre Pag. 133rimedio a un impatto collaterale delle riforme degli anni ’90 le cui conseguenze – e cioè la possibile sensazione che possa esserci un conflitto d'interesse fra banche proprietarie e autorità di regolazione e vigilanza sul mercato del credito – furono allora dimenticate o comunque rimandate;
   2) lo Statuto della Banca previgente a questa riforma prospetta una partecipazione agli utili da parte dei soci in misura non superiore al 4 per cento delle riserve. Anche se questo limite massimo non è mai stato raggiunto (nel bilancio 2012 l'utile riconosciuto ai soci è stato di 70 milioni, pari allo 0,5 per cento delle riserve), e se la politica di distribuzione dei dividendi storicamente attuata dall'istituto è stata molto prudente, quella norma comporta diversi rischi, poiché nelle riserve sono compresi i frutti di attività tipicamente pubbliche, come il signoraggio, che non andrebbero retrocessi ai soci, ma solo allo Stato o alla stessa Banca. Ne segue che è un bene il passaggio alla nuova regola, che lega i dividendi alla redditività del capitale investito: ci potranno essere opinioni diverse sull'entità della rivalutazione del capitale ovvero sul livello della soglia massima di remunerazione individuata – il 6 per cento – ma il nuovo meccanismo di ancoraggio dei dividendi al capitale investito è certamente un passo avanti;
   3) nel corso del tempo i proprietari di quote di Banca d'Italia, nell'incertezza sul valore da assegnare a tali quote, le hanno trattate in modo eterogeneo, dal punto di vista sia della collocazione nello stato patrimoniale, sia del loro valore monetario. Ciò è imbarazzante, per le singole società ma anche per il sistema Italia, in vista dei nuovi criteri europei di valutazione degli attivi e del patrimonio, in particolare nel settore bancario, ed è necessario un intervento per superare tali difformità e fornire un criterio univoco di valutazione;
   4) anche in conseguenza di quanto appena detto, la Banca d'Italia aveva espressamente vietato che le sue quote potessero confluire nel capitale di vigilanza degli istituti bancari, finanziari e assicurativi proprietari. Si trattava quindi di un'opportunità non colta: introducendo un criterio univoco di valutazione, oltre a superare l'eterogeneità di contabilizzazione nei bilanci, si ottiene il risultato di potere introdurre queste quote, rivalutate, nel capitale di vigilanza. Prego l'aula di considerare con attenzione questo punto. A partire dal 2008, con lo scoppio della crisi, la Germania ha dovuto spendere 64 miliardi di euro per ricapitalizzare le sue banche, la Francia 25, il Regno Unito 82, la Spagna 60. L'Italia soltanto 6, destinati inoltre a emissioni obbligazionarie che verranno restituite all'erario e non a conferimenti di capitale, come negli altri paesi. Oggi, con questa misura, l'Italia ottiene il risultato di rafforzare il patrimonio di vigilanza del sistema bancario senza spendere un euro di soldi del contribuente, senza cioè metter mano al bilancio pubblico. È un punto importante: potremo dividerci su tante valutazioni connesse a questo decreto, ma il meccanismo messo in moto consente un'importante operazione di sistema, che rafforza i soggetti italiani operanti sui mercati finanziari, anche in vista della nuova vigilanza unica europea, e che non genera costi a carico delle pubbliche finanze. Non a caso, infatti, la misura è stata sottoposta a numerose critiche in Germania. Il parere della BCE, però, ci dà ragione. Spesso si chiede, in questa aula e nella discussione pubblica, che il nostro paese ottenga risultati migliori sulle regole europee, che le regole non vengano scritte solo dai rigoristi della Bundesbank e del nord Europa. Bene, è proprio quello che in questo caso è successo ! Allora, per favore, dividiamoci sugli altri elementi che possono sembrare controversi di questa operazione, ma non su questo risultato, di una ricapitalizzazione dei soggetti bancari, finanziari e assicurativi senza oneri per la finanza pubblica;
   5) peraltro, dobbiamo anche convenire sul fatto che la distribuzione dentro il settore dei costi fiscali aggiuntivi derivanti dall'aumento degli acconti e delle addizionali necessari per coprire l'IMU di dicembre, Pag. 134da un lato, e dei benefici della rivalutazione delle quote della Banca centrale, dall'altro lato, non è uniforme, e avvantaggia di più i soggetti che possiedono un'elevata percentuale di quote rispetto agli altri. Anche in vista del rafforzamento della solidità del sistema bancario, finanziario e assicurativo italiano, va ricordato che l'operazione che passa attraverso la rivalutazione delle quote Banca d'Italia non esaurisce i potenziali fabbisogni d'intervento, poiché non è detto che gli istituti attualmente detentori di quote siano anche quelli che abbisognano di più rilevanti iniezioni di nuovo capitale. In alcuni casi i due insiemi non combaciano, e restano istituti che, per affrontare la prova degli stress test europei, avranno bisogno di utilizzare altri, e più costosi, canali per il rafforzamento del capitale di vigilanza;
   6) c’è un sesto dato di fatto su cui ritengo si possa convenire. Se la stessa operazione venisse compiuta tramite l'acquisto di quote da parte dello Stato, così come previsto, ma mai attuato, nella legge del 2005 e come molti sostengono anche oggi, il medesimo obiettivo di rafforzamento del capitale di vigilanza degli istituti bancari, finanziari e assicurativi italiani diverrebbe invece, ovviamente, un costo per la finanza pubblica, al pari di quanto avvenuto in tanti paesi europei. Questo costo si porrebbe in alternativa ad altri usi del denaro pubblico, ad esempio per ridurre la pressione fiscale o per garantire la fornitura di beni e servizi pubblici. Anche mettendo da parte le questioni di opportunità politica (se finanziato dalla spesa pubblica, infatti, l'acquisto delle azioni della Banca d'Italia da parte del Tesoro potrebbe davvero configurare un «regalo» alle banche, ovvero se effettuato a prezzi da esproprio potrebbe andare incontro a sicuri contenziosi, anche alla luce di quanto si è già detto in riferimento alle disposizioni dello Statuto della Banca che ancorava, prima della presente riforma, gli utili alle riserve), è molto probabile che sia questo il vero motivo per cui la previsione normativa del 2005, di riacquisto delle quote da parte del Tesoro, non sia stata attuata lungo nove anni, neppure dal Ministro che allora l'aveva fortemente voluta e che poi è tornato a ricoprire l'incarico di Ministro dell'economia per altri tre anni fra il 2008 e il 2011: perché nessun Governo e nessun Ministro dell'economia ha ritenuto politicamente sostenibile proporre di metter mano a un'ingente spesa pubblica per acquistare carta in mano a banche e assicurazioni, soprattutto in una fase così difficile e declinante di finanza pubblica come quella che l'Italia affronta da quando la crisi è scoppiata a livello internazionale e si è poi trasmessa al nostro debito sovrano.
  Questi i dati di fatto che, ritengo, possano ricevere un'ampia condivisione, anche da parte di chi è contrario al decreto. Restano da illustrare i punti su cui invece le opinioni hanno manifestato divergenze non ricomponibili con il richiamo a dati di fatto, pur in una discussione che ha mantenuto in Commissione toni estremamente civili e di merito, toni che mi auguro si riproducano anche in aula. Essi sono essenzialmente due: primo, se fosse o no opportuno mantenere il tradizionale modello italiano di una Banca centrale il cui assetto proprietario è distribuito su un mercato limitato e regolamentato, come avviene ad esempio per la Federal Reserve statunitense, con soci di fatto «silenziosi» in materia di governance interna alla Banca e di sue scelte organizzative e gestionali, e quindi con piena indipendenza e autonomia dell'Istituto nelle materie di sua competenza istituzionale e pubblica, di livello sia nazionale che europeo, oppure se non fosse preferibile abbandonare questa tradizione italiana e sposare un modello più diffuso in Europa, e cioè quello di una proprietà diretta del Tesoro; secondo, se la mobilitazione di nuove risorse che la rivalutazione delle quote consente, attraverso una diversa allocazione di una parte delle riserve della Banca centrale, potesse essere indirizzata verso misure di più immediato e diretto impatto sulla crescita economica.Pag. 135
  Sulla prima questione credo che alla fine l'argomento prevalente per chi preferisce il modello di proprietà diffusa, per quanto con limitazioni e regole di accesso, sia quello pragmatico che ho già esposto: è inopportuno chiedere l'impegno di denari del contribuente per un'operazione, quella della ricapitalizzazione del sistema bancario e finanziario, che può essere invece finanziata dal mercato, con l'accorta regia della stessa Banca d'Italia.
  E tuttavia, penso che non vadano sottovalutati altri argomenti, di natura storica e politica. Storicamente, l'assetto della Banca centrale è figlio di un processo di unificazione nazionale tardivo, dove – a differenza di scelte fortemente centralistiche compiute in altri settori dallo Stato unitario – in questo settore ha prevalso un processo di tipo federale, e cioè di progressiva federalizzazione delle precedenti banche battenti moneta negli Stati preunitari, in cui addirittura lungo i primi decenni le Banche centrali regionali, e la stessa Banca d'Italia dopo la riforma del 1893, agivano in regime di concessione.
  Sul piano politico, fa riflettere il fatto che la riforma del 1936 – pur attuata in una fase politica dove prevalevano indirizzi centralisti e dirigisti, quando non pratiche apertamente autoritarie – abbia invece deciso di lasciare la Banca d'Italia, dal punto di vista della proprietà, ad una certa distanza di sicurezza dal Governo, applicando il principio amministrativo di autonomia dei corpi pubblici noto nella tradizione anglosassone come principio della «lunghezza del braccio», arm's lenght. Un principio che assicura che il rapporto col Governo sia funzionale e istituzionale e non gerarchico e di comando. Forse, è anche grazie a questa scelta illuminata e lungimirante che la Banca d'Italia è diventata, nel corso dei decenni successivi alla riforma del ’36, una delle punte più avanzate di eccellenza professionale e scientifica nel campo delle istituzioni pubbliche italiane, e sia sempre restata salvaguardata da alcuni difetti della nostra pubblica amministrazione, prevedendo in particolare criteri di selezione e di crescita del personale interamente basati sul merito e sulla professionalità e anche per questo venendo a costituire una delle più prolifiche ed efficaci officine formative per le classi dirigenti del paese. Questi argomenti storici e politici vanno tenuti in serissima considerazione e contribuiscono a far luce sulle motivazioni sottese alla scelta di continuità sul modello di struttura proprietaria. Sulla seconda questione molti si sono esercitati, nella discussione pubblica degli ultimi mesi, e in tutti gli schieramenti politici e orientamenti culturali, a costruire proposte che conducessero a misure ancora più elevate della rivalutazione delle quote societarie di Banca – ne ricordo ad esempio una dell'On. Brunetta che ipotizzava 25 miliardi, con un gettito fiscale da plusvalenza quasi uguale a quello necessario per coprire l'IMU sulle abitazioni di residenza; e quelle del Sen. Mucchetti, che ha sostenuto la possibilità di utilizzare parte di queste somme per operazioni di sostegno diretto degli investimenti e degli attivi strategici del sistema industriale nazionale. Il metodo adottato dal Governo, in accordo con la stessa Banca d'Italia, si basa su un semplice sconto di un flusso di futuri dividendi, e non pregiudica così impegni sulle riserve e sui proventi da signoraggio. Nella forchetta individuata da un'alta commissione di esperti istituita dalla Banca, con un intervallo fra 5 e 7,5 miliardi, il Governo ha scelto il valore massimo. A precisa domanda in Commissione, il Ministro Saccomanni ha chiarito che, secondo la sua opinione, la riforma non inciderà sulle capacità della Banca di continuare a retrocedere al Tesoro della Repubblica un flusso di utili del tutto simile, per ammontare e profilo temporale, a quello versato negli ultimi anni (1,5 mld nel 2012). Sulla materia, però, è necessario tenere conto delle valutazioni della BCE, visto che le riserve della Banca d'Italia fanno parte del perimetro complessivo del Sistema europeo delle banche centrali, e la BCE nel parere emanato su richiesta del Governo italiano, mentre ha Pag. 136sostanzialmente concesso il nulla osta e la presa d'atto dell'operazione – dando così torto ai critici nordici dell'iniziativa italiana – ha però precisato con molto (e necessario, aggiungerei) rigore i paletti e i criteri prudenziali a cui la Banca d'Italia deve e dovrà attenersi, e cioè quello di «agire prudentemente e in conformità con i principi e gli obiettivi del SEBC (sistema europeo delle banche centrali) all'atto dell'effettuazione dell'aumento di capitale» nonché dando l'indirizzo «che tali riserve siano gradualmente ricostituite fino all'ammontare ritenuto necessario a salvaguardare il capitale e le attività di Banca d'Italia».
  A me non sembra quindi, e mi avvio alla conclusione, che il Parlamento sia di fronte a un'operazione estemporanea, né poco trasparente, né azzardata, né priva d'impatto sulle potenzialità di crescita dell'economia. La riforma dell'assetto proprietario di Banca d'Italia è coerente con le valutazioni politiche fatte nel nostro paese anche in precedenti passaggi storici; è coerente con un pragmatico vincolo congiunturale di finanza pubblica; mobilita una quantità rilevante di risorse, 7,5 miliardi, per la ricapitalizzazione del sistema bancario, finanziario e assicurativo nazionale, senza chiedere risorse al contribuente, al contrario di quanto accaduto in tutti gli altri paesi europei; con ciò dimostra alcuni punti di forza dell'Italia che troppo spesso, nelle sedi comunitarie o dell'UEM, non vengono a sufficienza riconosciute, anche ai fini di una valutazione non distorta della sostenibilità complessiva del sistema, del quale sì tende a mettere in evidenza soltanto l'ingente debito pubblico; è un'operazione di sistema che, rafforzando il patrimonio degli istituti di credito, allenta la restrizione del credito per l'economia e riduce il rischio che ulteriori shock restrittivi sul credito per le imprese e le famiglie possano derivare dall'entrata in vigore delle nuove normative internazionali ed europee in materia di capitale bancario e di metodi di valutazione del rischio sugli investimenti degli intermediari finanziari; produce un introito fiscale aggiuntivo ancora non introdotto nei quadri di finanza pubblica.
  Qualche perplessità, semmai, emerge con riferimento non tanto a come l'operazione è stata disegnata, quanto alla fase transitoria che porterà al nuovo assetto a regime, con la presenza di soci non superiori al 3 per cento. Il decreto prevede due distinte norme di salvaguardia per la fase transitoria, che sembrano però incorporare incentivi contraddittori per i possessori delle quote. Da un lato si prevede la possibilità che sia la stessa Banca d'Italia a procedere all'acquisto temporaneo e alla successiva cessione delle quote in possesso degli attuali proprietari: qui l'obiettivo è quello di rendere il più possibile veloce il processo di riallocazione delle quote e di iniezione di liquidità a beneficio dei possessori. Le operazioni vanno effettuate, recita il testo del decreto, con modalità tali da assicurare la «salvaguardia del patrimonio della Banca d'Italia, con riferimento al presumibile valore di realizzo» e comunque, insiste il parere della BCE, «dovranno essere conformi a tutte le pertinenti normative dell'Unione».
  Dall'altro lato si prevede che lungo una fase transitoria di 36 mesi gli eventuali quotisti che mantengano la proprietà delle azioni Banca d'Italia al di sopra del 3 per cento possano percepire i dividendi sull'intero ammontare posseduto – mentre a regime i dividendi delle quote in eccesso sul 3 per cento restano alle riserve della Banca. Non è chiara qui la connessione con la norma precedente, poiché potrebbe emergere una convenienza a detenere le quote in eccesso per almeno tre anni, al fine di usufruire di un flusso di dividendi con buona probabilità superiore a quella del passato, con ciò però ritardando i tempi del riassetto complessivo.
  Inoltre, la restrizione, operata dal Senato, secondo la quale potranno acquistare quote della Banca i soli operatori nazionali, e non quelli di un più vasto perimetro europeo – una modifica che, a mio modesto e personale avviso, avrei desiderato a mia volta modificare, per ampliare la platea dei possibili acquirenti e rendere più solido il potenziale mercato Pag. 137delle quote, sostenendone così il valore stimato, che il decreto pone al limite massimo della soglia individuata in base al metodo dello sconto del flusso di futuri dividendi – potrebbe anch'essa avere l'effetto di ritardare l'attuazione delle misure previste durante la fase transitoria.
  Su questi punti, in coerenza con la discussione in sede referente, il relatore invita il Governo a prestare particolare attenzione in sede di approvazione degli ordini del giorno, anche impegnandosi in modo formale affinché – sulla base dei risultati del monitoraggio dell'attuazione del decreto nei prossimi mesi – si possa tornare su alcune norme più controverse ed eventualmente modificarle in successivi provvedimenti legislativi, fermo restando l'impianto delle scelte di fondo che ci accingiamo ad operare.

VOTAZIONI QUALIFICATE EFFETTUATE MEDIANTE PROCEDIMENTO ELETTRONICO

INDICE ELENCO N. 1 DI 6 (VOTAZIONI DAL N. 1 AL N. 13)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
1 Nom. Ddl 1885-A - em. 1.204 rif. 350 350 176 349 1 75 Appr.
2 Nom. em. 2.17 307 306 1 154 56 250 75 Resp.
3 Nom. em. 2.24 412 412 207 102 310 75 Resp.
4 Nom. em. 2.254, 2.34 n.f. 423 422 1 212 422 74 Appr.
5 Nom. em. 2.701 435 435 218 291 144 73 Appr.
6 Nom. em. 2.41 436 436 219 420 16 73 Appr.
7 Nom. em. 2.43 434 434 218 112 322 73 Resp.
8 Nom. em. 2.251 439 439 220 117 322 73 Resp.
9 Nom. em. 2.301 450 450 226 448 2 71 Appr.
10 Nom. em. 2.705 453 453 227 453 71 Appr.
11 Nom. em. 2.49 463 455 8 228 18 437 70 Resp.
12 Nom. em. 2.56 376 375 1 188 77 298 70 Resp.
13 Nom. em. 2.263 379 351 28 176 51 300 70 Resp.

F = Voto favorevole (in votazione palese). - C = Voto contrario (in votazione palese). - V = Partecipazione al voto (in votazione segreta). - A = Astensione. - M = Deputato in missione. - T = Presidente di turno. - P = Partecipazione a votazione in cui è mancato il numero legale. - X = Non in carica.
Le votazioni annullate sono riportate senza alcun simbolo. Ogni singolo elenco contiene fino a 13 votazioni. Agli elenchi è premesso un indice che riporta il numero, il tipo, l'oggetto, il risultato e l'esito di ogni singola votazione.

INDICE ELENCO N. 2 DI 6 (VOTAZIONI DAL N. 14 AL N. 26)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
14 Nom. subem. 0.2.800.1 471 471 236 16 455 70 Resp.
15 Nom. subem. 0.2.800.2 479 478 1 240 15 463 70 Resp.
16 Nom. subem. 0.2.800.3 473 472 1 237 17 455 70 Resp.
17 Nom. subem. 0.2.800.4 477 476 1 239 16 460 70 Resp.
18 Nom. em. 2.800 464 464 233 442 22 69 Appr.
19 Nom. em. 2.707 463 463 232 460 3 70 Appr.
20 Nom. em. 2.64 466 466 234 144 322 70 Resp.
21 Nom. em. 2.803 464 464 233 463 1 70 Appr.
22 Nom. articolo agg. 2.03 383 357 26 179 50 307 70 Resp.
23 Nom. articolo agg. 2.02 386 358 28 180 68 290 70 Resp.
24 Nom. sub. 0.2-bis.800.1 470 470 236 18 452 70 Resp.
25 Nom. em. 2-bis.800 472 472 237 449 23 70 Appr.
26 Nom. em. 3.5 471 470 1 236 128 342 70 Resp.


INDICE ELENCO N. 3 DI 6 (VOTAZIONI DAL N. 27 AL N. 39)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
27 Nom. em. 3.37 464 464 233 155 309 70 Resp.
28 Nom. em. 3.201 rif. 455 455 228 453 2 70 Appr.
29 Nom. em. 3.18 369 367 2 184 98 269 70 Resp.
30 Nom. em. 3.25 433 346 87 174 30 316 70 Resp.
31 Nom. em. 3.800 425 403 22 202 397 6 70 Appr.
32 Nom. em. 3.701 429 429 215 412 17 70 Appr.
33 Nom. em. 3.40 338 338 170 79 259 70 Resp.
34 Nom. em. 3.36 403 402 1 202 77 325 70 Resp.
35 Nom. em. 2.252 285 285 143 62 223 79 Resp.
36 Nom. em. 2.703 368 368 185 367 1 79 Appr.
37 Nom. em. 2.300 382 382 192 382 79 Appr.
38 Nom. em. 2.801 387 387 194 387 79 Appr.
39 Nom. subem. 0.2.802.2 440 438 2 220 16 422 75 Resp.
INDICE ELENCO N. 4 DI 6 (VOTAZIONI DAL N. 40 AL N. 52)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
40 Nom. em. 2.802 n.f. 445 445 223 423 22 73 Appr.
41 Nom. em. 3.43 368 368 185 64 304 73 Resp.
42 Nom. articolo agg. 3.02 367 367 184 42 325 73 Resp.
43 Nom. em. 5.1 455 455 228 109 346 73 Resp.
44 Nom. em. 5.3 457 456 1 229 108 348 73 Resp.
45 Nom. em. 5.4 458 458 230 113 345 73 Resp.
46 Nom. em. 5.5 457 457 229 110 347 73 Resp.
47 Nom. em. 5.700 458 457 1 229 450 7 73 Appr.
48 Nom. em. 6.1 463 463 232 98 365 72 Resp.
49 Nom. em. 6.2 468 468 235 125 343 72 Resp.
50 Nom. em. 6.202 465 465 233 125 340 72 Resp.
51 Nom. em. 6.200 466 465 1 233 122 343 72 Resp.
52 Nom. em. 6.201 467 467 234 123 344 72 Resp.


INDICE ELENCO N. 5 DI 6 (VOTAZIONI DAL N. 53 AL N. 65)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
53 Nom. em. 6.700 468 468 235 463 5 72 Appr.
54 Nom. em. 6.701 466 466 234 465 1 72 Appr.
55 Nom. em. 7.1 465 440 25 221 108 332 72 Resp.
56 Nom. em. 7.2, 7.3 446 446 224 124 322 71 Resp.
57 Nom. em. 7.8 443 358 85 180 33 325 72 Resp.
58 Nom. em. 7.202, 7.201 444 443 1 222 121 322 72 Resp.
59 Nom. em. 7.300 444 444 223 442 2 72 Appr.
60 Nom. em. 7.203 454 454 228 129 325 71 Resp.
61 Nom. em. 7.204 445 443 2 222 121 322 71 Resp.
62 Nom. em. 7.10 416 416 209 116 300 71 Resp.
63 Nom. em. 7.11 413 412 1 207 111 301 71 Resp.
64 Nom. em. 7.205 423 423 212 122 301 71 Resp.
65 Nom. em. 7.206 418 417 1 209 126 291 71 Resp.
INDICE ELENCO N. 6 DI 6 (VOTAZIONI DAL N. 66 AL N. 69)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
66 Nom. em. 7.16 424 424 213 125 299 71 Resp.
67 Nom. em. 7.18, 7.58 429 429 215 124 305 71 Resp.
68 Nom. em. 7.23 435 435 218 121 314 71 Resp.
69 Nom. em. 7.28 431 431 216 120 311 70 Resp.