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Resoconto dell'Assemblea

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XVII LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 131 di mercoledì 4 dicembre 2013

Pag. 1

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE MARINA SERENI

  La seduta comincia alle 9,35.

  ANNALISA PANNARALE, Segretario, legge il processo verbale della seduta di ieri.
  (È approvato).

Missioni.

  PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Amici, Balduzzi, Baretta, Berretta, Bindi, Bocci, Boccia, Michele Bordo, Bray, Brunetta, Capezzone, Carbone, Casero, Cicchitto, Cirielli, Costa, D'Alia, Dambruoso, Damiano, De Girolamo, Dellai, Di Gioia, Di Lello, Epifani, Fassina, Fico, Gregorio Fontana, Fontanelli, Formisano, Franceschini, Galan, Alberto Giorgetti, Giancarlo Giorgetti, Gozi, Kyenge, La Russa, Legnini, Leone, Letta, Lupi, Giorgia Meloni, Meta, Migliore, Moretto, Mosca, Orlando, Pes, Gianluca Pini, Pisicchio, Portas, Realacci, Sani, Spadoni, Speranza, Tabacci, Venittelli e Vito sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.
  I deputati in missione sono complessivamente settantanove, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell’allegato A al resoconto della seduta odierna.

  Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell’allegato A al resoconto della seduta odierna.

Seguito della discussione del disegno di legge: Conversione in legge del decreto-legge 10 ottobre 2013, n. 114, recante proroga delle missioni internazionali delle Forze armate e di polizia, iniziative di cooperazione allo sviluppo e sostegno ai processi di ricostruzione e partecipazione alle iniziative delle organizzazioni internazionali per il consolidamento dei processi di pace e di stabilizzazione (A.C. 1670-A/R) (ore 9,37).

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del disegno di legge n. 1670-A-R: Conversione in legge del decreto-legge 10 ottobre 2013, n. 114, recante proroga delle missioni internazionali delle Forze armate e di polizia, iniziative di cooperazione allo sviluppo e sostegno ai processi di ricostruzione e partecipazione alle iniziative delle organizzazioni internazionali per il consolidamento dei processi di pace e di stabilizzazione.
  Ricordo che nella seduta di ieri è stata approvata la questione di fiducia posta dal Governo sul nuovo testo del provvedimento predisposto dalle Commissioni a seguito del rinvio deliberato dall'Assemblea e successivamente, dopo l'illustrazione degli ordini del giorno, il rappresentante del Governo ha espresso i prescritti pareri.

Preavviso di votazioni elettroniche (ore 9,38).

  PRESIDENTE. Poiché nel corso della seduta potranno aver luogo votazioni mediante Pag. 2procedimento elettronico, decorrono da questo momento i termini di preavviso di cinque e venti minuti previsti dall'articolo 49, comma 5, del Regolamento.
   Sospendo la seduta, che riprenderà alle ore 10.

  La seduta, sospesa alle 9,40, è ripresa alle 10,10.

Si riprende la discussione.

(Ripresa esame degli ordini del giorno – A.C. 1670-A/R)

  PRESIDENTE. Riprendiamo l'esame degli ordini del giorno presentati (Vedi l'allegato A – A.C. 1670-A/R), con l'ordine del giorno Vito n. 9/1670-A-R/1, sul quale il Governo ha espresso parere favorevole.
  Deputato Vito, insiste per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/1670-A-R/1 ?

  ELIO VITO. Signora Presidente, onorevoli ...

  PRESIDENTE. Mi scusi. Chiedo all'Aula di essere un po’ attenta e silenziosa, se possibile, anche perché poi procediamo subito con i voti.
  Prego, presidente Vito, a lei la parola.

  ELIO VITO. Grazie a lei, signora Presidente, anche per questa dimostrazione di attenzione.
  Io ringrazio il Governo del parere favorevole espresso sull'ordine del giorno. Tuttavia, ritengo, per l'alto valore politico e istituzionale che l'ordine del giorno stesso rappresenta, di doverle chiedere di metterlo ai voti.
  Brevemente – ieri l'ho illustrato –, si tratta dell'ordine del giorno condiviso dai rappresentanti di tutti i gruppi parlamentari, della Commissione difesa e del Parlamento, di vicinanza, di solidarietà ma anche di impegno al Governo rispetto a nuove iniziative sulla vicenda dei nostri due fucilieri di Marina, ancora trattenuti, dopo oltre seicento giorni, ingiustamente in India.
  Colleghi, è il primo voto che il Parlamento italiano dà su questa vicenda, sulla quale più volte ci siamo trattenuti, sia in Commissione sia in Aula, e credo significativo che questo voto avvenga in maniera unanime, a testimoniare l'unità delle forze politiche e delle nostre istituzioni parlamentari, per dare forza nella comunità internazionale e nella vicenda bilaterale con l'India al nostro Governo.
  Noi intendiamo, signora Presidente, pubblicamente ringraziare i nostri due fucilieri di Marina per l'onore, il senso di dignità e di responsabilità con il quale stanno affrontando una vicenda difficile e dolorosa per loro e per le loro famiglie, perché hanno vissuto questa vicenda mentre compivano il loro dovere in acque internazionali, il loro dovere di militari del nostro Paese impegnati in missioni internazionali. Riteniamo che esprimere il voto unanime del Parlamento di vicinanza, di solidarietà e di impegno del Governo ad ulteriori sforzi affinché la vicenda si concluda positivamente, con onore e con il rientro da persone, cittadini e militari liberi di Massimiliano Latorre e Salvatore Girone, sia il modo migliore per rappresentare all'estero la nostra volontà e la nostra intenzione, ossia che quando si tratta di difendere l'onore dell'Italia, i nostri interessi nazionali, le nostre Forze armate e i nostri militari impegnati nelle missioni internazionali il Parlamento italiano sa farlo all'unanimità, senza distinzioni, senza speculazioni, senza strumentalizzazioni e voti di parte.
  Per questo, chiedo alla Camera di sostenere con questo voto un ordine del giorno – ripeto – sottoscritto da tutte le forze politiche, che anche per questo intendo ringraziare (Applausi).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Cirielli. Ne ha facoltà.

  EDMONDO CIRIELLI. Signora Presidente, colleghi, signor sottosegretario, innanzitutto Pag. 3noi, come gruppo di Fratelli d'Italia, vogliamo ringraziare il presidente Vito, che ha preso giustamente a cuore questa situazione, veramente poco dignitosa per le istituzioni e per lo Stato italiano, ma, soprattutto, poco rispettosa dei diritti umani relativamente a due nostri concittadini, che lo Stato italiano ha mandato all'estero a svolgere una funzione e non ha adeguatamente tutelato. Al contempo, l'Italia non ha saputo fare rispettare il diritto internazionale, né si è saputa fare rispettare dagli alleati e dalla comunità internazionale.
  Ovviamente, nel merito dell'ordine del giorno, noi riteniamo che sia un ordine del giorno sufficiente e accediamo a questa votazione solo perché ci sembra assolutamente giusto e condivisibile il richiamo all'unità del Parlamento su una situazione così delicata, ma è chiaro che per noi la vicenda non finisce qui. Ci sono responsabilità gravissime del Ministro Monti, probabilmente del Ministro Di Paola e forse anche del Ministro Passera, che ha avuto, in tutta la vicenda della restituzione vergognosa dei nostri due marò all'India, un ruolo stranamente iperattivo.
  Voglio anche dire che, quando noi avremo la forza parlamentare per farlo, chiederemo una commissione speciale d'inchiesta su questa vicenda, che sicuramente avrà visto anche la violazione di norme penali da parte delle istituzioni e di alte burocrazie dello Stato.

  PRESIDENTE. Onorevole Cirielli, il Governo aveva espresso nei suoi pareri la richiesta all'onorevole Rampelli, quindi al suo gruppo, di riformulare l'ordine del giorno n. 9/1670-A-R/43, che verte sulla stessa questione, esattamente con la stessa formula usata nell'ordine del giorno del presidente Vito. Se questa riformulazione viene accettata, consideriamo che con questo voto venga votato anche l'ordine del giorno n. 9/1670-A-R/43, diversamente ci arriviamo al momento opportuno.
  Prendo atto che affronteremo la questione al momento opportuno. Tutti i colleghi hanno ascoltato gli interventi, in particolar modo quello dell'onorevole Vito.
  Passiamo ai voti.
  Avverto che è stata chiesta la votazione nominale mediante procedimento elettronico.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Vito n. 9/1670-A-R/1, con il parere favorevole del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Crimi, Ciprini, Verini, Stumpo, Vecchio... Aspettiamo i colleghi che stanno salendo al posto. È il primo voto. Stumpo però ancora non riesce a votare, c’è il tecnico. Aspettiamo ancora. Vacca... Prego affrettarsi. Melilli...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni-Applausi).

   (Presenti e votanti  415   
   Maggioranza  208   
    Hanno votato
 415).    

  (I deputati Zan e Lotti hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole).

  Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Amendola n. 9/1670-A-R/2, con il parere favorevole del Governo.
  Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Giacomelli n. 9/1670-A-R/3, con il parere favorevole del Governo.
  Chiedo ai presentatori se accettino la riformulazione dell'ordine del giorno Zanin n. 9/1670-A-R/4 (ulteriore nuova formulazione), con il parere favorevole del Governo, purché riformulato.

  GIORGIO ZANIN. Signor Presidente, accetto la riformulazione.

Pag. 4

  PRESIDENTE. Prendo atto che il presentatore insiste per la votazione dell'ordine del giorno Sannicandro n. 9/1670-A-R/5, con il parere contrario del Governo.
  Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Sannicandro n. 9/1670-A-R/5, sul quale il Governo ha espresso parere contrario.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Marchi, Causi, Gutgeld, Boschi.... Non vedo mani alzate. Hanno votato tutti i colleghi ? Ribaudo... Arriva qualche ritardatario. Invito i colleghi ad affrettarsi. Bonifazi...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  429   
   Votanti  426   
   Astenuti    3   
   Maggioranza  214   
    Hanno votato
 107    
    Hanno votato
no  319).    

  (Il deputato Zan ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole e il deputato Lotti ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario).

  Prendo atto che il presentatore accetta la riformulazione e non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Daniele Farina n. 9/1670-A-R/6, sul quale il Governo ha espresso parere favorevole, purché riformulato.
  Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dei rispettivi ordini del giorno Marcon n. 9/1670-A-R/7 e Aiello n. 9/1670-A-R/8, accolti dal Governo come raccomandazione.
  Chiedo al presentatore se accetti la riformulazione dell'ordine del giorno Duranti n. 9/1670-A-R/9, sul quale il Governo ha espresso parere favorevole, purché riformulato.

  DONATELLA DURANTI. Signor Presidente, gentilmente, avrei bisogno di riascoltare la riformulazione.

  PRESIDENTE. Chiedo al rappresentante del Governo di rileggere la riformulazione dell'ordine del giorno Duranti n. 9/1670-A-R/9.

  GIOACCHINO ALFANO, Sottosegretario di Stato per la difesa. Signor Presidente, si propone di aggiungere nel dispositivo, dopo la parola: «garantita», le seguenti: «all'intervento umanitario delle istituzioni e delle ONG italiane piena autonomia e indipendenza dall'operatività del contingente militare italiano e dalla componente militare della missione ISAF, ricorrendo soltanto in specifiche condizioni, come ultima ratio, a mezzi e competenze militari in supporto delle operazioni umanitarie di prima emergenza e sempre nel rispetto delle norme e istruzioni in materia di sicurezza delle competenti autorità del Governo». Il resto, invece, viene soppresso.

  PRESIDENTE. Deputata Duranti ?

  DONATELLA DURANTI. Signor Presidente, accetto la riformulazione.

  PRESIDENTE. Sta bene. Dico ai colleghi, siccome vedo che le riformulazioni del Governo sono state complesse, che esse si trovano nel resoconto stenografico di ieri, così uno se le può anche guardare prima. Non pensavo che fossero così ricche !
  Chiedo al presentatore se accetti la riformulazione dell'ordine del giorno Di Salvo n. 9/1670-A-R/10, sul quale il Governo ha espresso parere favorevole, purché riformulato.

  TITTI DI SALVO. Signor Presidente, volevo sentire la riformulazione e capire anche le motivazioni.

  PRESIDENTE. Prego, rappresentante del Governo.

Pag. 5

  GIOACCHINO ALFANO, Sottosegretario di Stato per la difesa. Signor Presidente, in questo caso si tratta di una correzione, perché la risoluzione che viene indicata in premessa non ci risulta essere la n. 1324, ma dovrebbe essere la n. 1325. Poi proponevamo di aggiungere la parola: «NATO» dopo le altre organizzazioni internazionali, perché pensavamo a un errore.

  PRESIDENTE. Onorevole Di Salvo ?

  TITTI DI SALVO. Adesso ho capito. Non capivo il senso della riformulazione, perché mi pareva che l'ordine del giorno fosse formulato in modo corretto. Accetto la riformulazione.

  PRESIDENTE. Sta bene.
  Chiedo al presentatore se insista per la votazione dell'ordine del giorno Pannarale n. 9/1670-A-R/11 (nuova formulazione), su cui il Governo ha espresso parere contrario.

  ANNALISA PANNARALE. Signor Presidente, amareggia un po’ che ci sia il parere contrario del Governo su questo ordine del giorno che ancora una volta cerca di portare l'attenzione sulla cooperazione internazionale per lo sviluppo. L'Afghanistan, dopo dodici anni di guerra infinita, è una terra martoriata ed assolutamente ancora lontana da qualunque prospettiva di ricostruzione istituzionale, democratica e che riesca ad essere garante della legalità, delle libertà e dei diritti. Peraltro, ci troviamo anche ad uno snodo piuttosto importante, perché sono previste le elezioni presidenziali per il 2014 e quelle parlamentari per il 2015. Pertanto, chiediamo, con questo ordine del giorno, di spostare, in realtà, tutte le risorse disponibili sugli strumenti della cooperazione internazionale e per lo sviluppo. La futura fase di transizione alla quale dovremo prepararci non può ancora una volta avere un profilo militarista. È assolutamente importante che si riesca a puntare sulle ONG, su tutte le organizzazioni civili, affinché si possa finalmente restituire a questa terra una prospettiva concreta, reale, di pacificazione e di ricostruzione forte e democratica di tutte le istituzioni.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Pini. Ne ha facoltà.

  GIANLUCA PINI. Signor Presidente, intervengo per preannunziare il nostro voto contrario, non tanto per seguire quella che è un'indicazione da parte del Governo, tutt'altro. Semplicemente, riguardo al dispositivo, che nella parte iniziale può anche trovarci concordi (cioè una rivalutazione complessiva della missione ISAF e soprattutto una rivalutazione di quelli che sono gli impegni presi a discapito del Parlamento, su quella che sarà l'eventuale missione Resolute Support), non riteniamo che questo eventuale risparmio, cioè la contrazione di risorse umane e di mezzi impiegati, debba essere totalmente spostato sulla cooperazione internazionale, quando in Italia – in Italia ! – per i cittadini italiani, per i lavoratori che sono rimasti a casa, non si trovano i fondi per la cassa integrazione e poi si continuano a regalare, a sprecare soldi, come è avvenuto nell'ultimo decreto a favore delle sempre e solite note regioni che continuano a campare di assistenzialismo. Riteniamo che almeno questi fondi, anziché andare verso la cooperazione, debbano essere stanziati, magari, per la cassa integrazione in deroga, con riferimento alla quale i fondi non si riescono mai a trovare, mentre per altre questioni – chissà come – questo Governo li trova.
  Quindi il nostro voto contrario lo motiviamo non tanto per il fatto che siamo a favore di una continuazione degli stessi mezzi e degli stessi impieghi di uomini nella missione ISAF, ma per il fatto che l'impegno di questo ordine del giorno non ci può trovare concordi sulla destinazione, poi, degli eventuali risparmi.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Amendola. Ne ha facoltà.

Pag. 6

  VINCENZO AMENDOLA. Signor Presidente, anche noi come Partito Democratico sosteniamo l'indicazione del Governo, per un semplice motivo: io credo che, come abbiamo già dimostrato in questo decreto, aumentiamo anche i fondi per la cooperazione, più 23 milioni. Ma non è un punto – lo dico al deputato Pini – su cui fare una discussione: la solidarietà all'estero non è un tema di contabilità.
  Il punto di questo ordine del giorno su cui vorrei far riflettere riguarda le ultime righe: ogni qualsivoglia addestramento delle forze afgane verrà negato. Noi pensiamo che il Governo si debba impegnare, verso la Resolute Support, ad una discussione politica preventiva, nonché ad analizzare le finalità, ma, dato che parliamo di una missione no combat e di aiuto per la sicurezza, quella che verrà in discussione l'anno prossimo, credo che oggi discutere senza gli alleati, al di fuori anche dell'accordo con i nostri alleati europei con cui sosteniamo una missione per la sicurezza e per le 300 mila persone impegnate nella sicurezza in Afghanistan, sia abbastanza prematuro. Quindi non si tratta di un voto negativo per andare al di fuori di un dibattito che faremo l'anno prossimo, ma oggi, in un ordine del giorno, già indicare quello che non faremo, mi sembra un po’ eccessivo.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Duranti. Ne ha facoltà.

  DONATELLA DURANTI. Signora Presidente, intervengo dopo aver sentito il collega Amendola. Io credo che, a maggior ragione, si possa votare in maniera favorevole questo ordine del giorno, proprio perché si continua a dire che con «Resolute Support» noi non parteciperemo ad iniziative od operazioni di tipo combat. Per cui noi – se è così come c’è stato riferito più volte – chiediamo che si estromettano le operazioni militari dall'addestramento delle forze afghane, a maggior ragione visto che in quest'Aula si continua a dire, come già ci ha detto il Ministro Mauro, che «Resolute Support» sarà una missione no combat.

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Pannarale n. 9/1670-A-R/11 (nuova formulazione), con il parere contrario del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Capua, Oliaro, Ragosta, Di Lello, Fraccaro, Grillo, Malisani, Carfagna.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  441   
   Votanti  351   
   Astenuti   90   
   Maggioranza  176   
    Hanno votato
  29    
    Hanno votato
no  322).    

  (Il deputato Lotti ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario).

  Chiedo al presentatore se accetti la riformulazione dell'ordine del giorno Quaranta n. 9/1670-A-R/12, con il parere favorevole del Governo, purché riformulato.

  STEFANO QUARANTA. Signor Presidente, da un lato, intervengo per esprimere soddisfazione per l'attenzione, ma, dall'altro, anche per ribadire che noi ci aspettiamo che, d'ora in avanti, i decreti siano discussi per aree di missioni e che, in particolare, si potrà discutere finalmente sulla questione Afghanistan entrando nel merito, valutando l'efficacia delle diverse missioni e, quindi, consentendo a questo Parlamento di entrare poi nello specifico dei diversi casi. In questo caso, quindi, accogliamo con soddisfazione questo impegno da parte del Governo.

  PRESIDENTE. Prendo atto che i presentatori accettano la riformulazione e non insistono per la votazione degli ordini del giorno Kronbichler n. 9/1670-A-R/13 e Pag. 7Placido n. 9/1670-A-R/14, con il parere favorevole del Governo, purché riformulati.
  Chiedo al presentatore se accetti la riformulazione dell'ordine del giorno Paglia n. 9/1670-A-R/15, con il parere favorevole del Governo, purché riformulato.

  GIOVANNI PAGLIA. Si può conoscere la riformulazione ?

  PRESIDENTE. Prego, sottosegretario Alfano.

  GIOACCHINO ALFANO, Sottosegretario di Stato per la difesa. Signor Presidente, viene eliminata la premessa e il dispositivo viene sostituito dal seguente: «Il Governo si impegna a rilanciare la cooperazione allo sviluppo in Afghanistan, valutando le modalità di attuazione».

  PRESIDENTE. Onorevole Paglia ?

  GIOVANNI PAGLIA. Accettiamo la riformulazione.

  PRESIDENTE. Prendo atto che il presentatore accetta la riformulazione e non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Ferrara n. 9/1670-A-R/16, con il parere favorevole del Governo, purché riformulato.
  Chiedo al presentatore se accetti la riformulazione dell'ordine del giorno Lacquaniti n. 9/1670-A-R/17, con il parere favorevole del Governo, purché riformulato.

  LUIGI LACQUANITI. Signor Presidente, lascia un po’ perplesso, avendo letto la riformulazione, il perché non si possa chiedere al Governo di riferire in merito alla vicenda dell'assalto, dell'attacco al Consolato italiano di Bengasi del gennaio 2013. Tuttavia, la sostanziale accettazione della seconda parte del dispositivo mi fa propendere per accettare nel complesso la riformulazione.

  PRESIDENTE. Prendo atto che i presentatori accettano la riformulazione e non insistono per la votazione degli ordini del giorno Lavagno n. 9/1670-A-R/18, Palazzotto n. 9/1670-A-R/19, Melilla n. 9/1670-A-R/20, Nardi n. 9/1670-A-R/21 e Nicchi n. 9/1670-A-R/22, con il parere favorevole del Governo, purché riformulati.
  Chiedo al presentatore se insista per la votazione dell'ordine del giorno Scotto n. 9/1670-A-R/23 (nuova formulazione), con il parere contrario del Governo.

  ARTURO SCOTTO. Signora Presidente, questo ordine del giorno prova a fare un bilancio rispetto ad una missione non molto conosciuta, Active Endeavour, che ormai è in campo da circa 12 anni e i cui risultati sono abbastanza limitati, se non addirittura nulli: basta andarsi a leggere qualche inchiesta che è stata pubblicata sui più grandi quotidiani nazionali. Chiediamo al Governo di ripensarci.

  PRESIDENTE. Il Governo non mi pare abbia intenzione di ripensarci, quindi passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Scotto n. 9/1670-A-R/23 (nuova formulazione), con il parere contrario del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Brandolin ? Di Lello ? Fossati ? Pannarale ? Tartaglione ?
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti e votanti  448   
   Maggioranza  225   
    Hanno votato
 114    
    Hanno votato
no  334).    

  (Il deputato Lotti ha segnalato di aver espresso voto contrario).

  Chiedo al presentatore se insista per la votazione dell'ordine del giorno Airaudo Pag. 8n. 9/1670-A-R/24 (nuova formulazione), su cui il Governo ha espresso parere contrario.

  GIORGIO AIRAUDO. Signora Presidente, anche questo ordine del giorno è per insistere sulla missione Active Endeavour, perché chiediamo con questo ordine del giorno che, dal primo gennaio 2014, questa venga sospesa. Questa è una missione in cui siamo impegnati dal 2001. È una missione che ci vede usare mezzi ed alleanze militari per contrastare il terrorismo nel Mediterraneo. È quella stessa missione che non interviene per soccorrere le navi dei migranti, di chi fugge da fame, guerra e disperazione e guarda caso quelle navi non vengono né mai viste né intercettate ed è anche una missione in cui facciamo esercitare i nostri mezzi da profondità, gli U-212, costati ciascuno 350 milioni di euro e non si capisce come questi sommergibili possano contrastare chissà quale azione terroristica, ma di sicuro non salvano coloro i quali vengono lasciati soli, nella disperazione del Mediterraneo. Quindi non buttiamo via questi soldi: interrompiamo la missione. Chiedo un voto favorevole.

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Airaudo n. 9/1670-A-R/24 (nuova formulazione), con il parere contrario del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Misiani ? Galperti ? Oliaro ? Agostini Roberta ? Pini Giuditta ?
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti e votanti  456   
   Maggioranza  229   
    Hanno votato
 123    
    Hanno votato
no  333).    

  (Il deputato Oliverio ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario).

  Passiamo all'ordine del giorno Fava n. 9/1670-A-R/25 (nuova formulazione), con il parere favorevole del Governo, purché riformulato. Non funziona il microfono: credo che l'onorevole Fava abbia chiesto di conoscere la riformulazione. Prego, onorevole Alfano.

  GIOACCHINO ALFANO, Sottosegretario di Stato per la difesa. Signora Presidente, la premessa viene sostituita dalle seguenti parole: «che la missione ISAF è in fase di esaurimento», mentre, nel dispositivo, bisogna sostituire la parte prevista con la seguente: «ad adottare e comunicare al Parlamento, entro il 31 gennaio 2014, la pianificazione delle operazioni necessarie per la cessazione, entro il 31 dicembre 2014, delle attività militari connesse con la missione ISAF, nel rispetto degli accordi internazionali ed in coerenza con le determinazioni dell'alleanza».

  PRESIDENTE. Onorevole Fava, accetta la riformulazione ?

  CLAUDIO FAVA. Signora Presidente, apprezziamo la buona volontà del Governo che ha scritto un altro ordine del giorno del tutto diverso dal nostro: non è una riformulazione ma un esercizio di notevole fantasia politica. Con questo ordine del giorno chiediamo il ritiro delle truppe al 1o gennaio 2014 e vorremmo che, con un voto, restasse agli atti che questa richiesta non è né un capriccio né un pregiudizio: è una scelta di verità peraltro condivisa anche da altri Governi come il Governo francese, il Governo australiano, il Governo canadese; ciò che ci preoccupa non è la contabilità finanziaria che toglie il sonno a tanti nostri colleghi ma la contabilità politica che è un saldo totalmente negativo. Questa missione aveva due obiettivi: riportare la pace e riportare la democrazia in Afghanistan. Ha fallito in entrambi i casi: non c’è pace e non c’è democrazia. Crediamo che le risorse vadano messe a disposizione per un intervento affidato alla cooperazione allo sviluppo che continua ad avere una cifra di impegno irrisoria, direi oscenamente Pag. 9bassa e non ha superato il 4 per cento. Per tale ragione rifiutiamo la riformulazione e chiediamo che venga messo in votazione il nostro ordine del giorno.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Gianluca Pini. Ne ha facoltà.

  GIANLUCA PINI. Signor Presidente, per gli stessi motivi che accennavo sul precedente ordine del giorno che trattava la stessa materia cioè la missione ISAF, noi notoriamente siamo per una revisione «pesante» di quelli che sono gli impieghi in quella zona. Tuttavia, anche qui possiamo difficilmente trovarci d'accordo tanto con la premessa quanto con la parte finale del dispositivo di questo impegno che il collega Fava chiede al Governo. Infatti, far rientrare – è anche incongruente con quanto spesso e volentieri sento da parte di SEL – tutti i militari italiani stanziati in Afghanistan vorrebbe dire lasciare totalmente scoperti anche gli stessi cooperatori che voi strenuamente difendete e cercate di riempire di soldi affinché questi svolgano poi il loro compito. Quindi, ripeto, proprio per l'incongruenza stessa di questo dispositivo noi voteremo contro così come voteremo contro anche sul successivo ordine del giorno Piras n. 9/1670-A-R/26 (nuova formulazione) proprio perché, ripeto, secondo noi, le risorse che vengono eventualmente risparmiate da una riduzione del contingente nella missione ISAF devono essere impiegate in altra maniera o, come ho detto prima, all'interno del bilancio dello Stato per quanto riguarda magari gli ammortizzatori sociali o, se le si vuole mantenere all'interno dello stesso capitolo di spesa, cioè per le spese militari, magari nella missione EUBAM Libya, così come abbiamo proposto in ordini del giorno che verranno affrontati poi in seguito.

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Fava n. 9/1670-A-R/25 (Nuova formulazione), nella sua originaria formulazione, con il parere contrario del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Tartaglione... Rampelli... Baldassarri...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  468   
   Votanti  465   
   Astenuti    3   
   Maggioranza  233   
    Hanno votato
 122    
    Hanno votato
no  343).    

  Onorevole Piras, insiste per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/1670-A-R/26 (nuova formulazione) su cui il Governo ha espresso parere contrario ?

  MICHELE PIRAS. Sì, signor Presidente, insisto per la votazione; vorrei inoltre segnalare alla Camera che, da qualche tempo, registriamo un incremento di un fenomeno che, a nostro avviso, è significativo di quanto sta accadendo in quel «pantano», che si chiama Afghanistan, cioè la diserzione di numerosi comandanti delle forze speciale afghane che sono le stesse che noi addestriamo per combattere i talebani.
  Io credo che questo la dica lunga sulla situazione che c’è sul territorio e sugli esiti di questi dodici anni di svariate missioni, che hanno provato ad affrontare in Afghanistan il tema della pacificazione – o, almeno, annunciato il tema della pacificazione –, il tema della democratizzazione e della rinascita civile.
  Noi pensiamo che questa sia la dimostrazione che non è con le Forze armate che si riesce a mutare il corso della storia, tanto meno in una terra così difficile come l'Afghanistan, e che servirebbe un altro tipo di investimento: quello in corpi civili di pace, quello in cooperazione civile, quello in investimenti economici che facciano rinascere un'economia che non sia solamente quella dell'oppio e della coltivazione dell'oppio.Pag. 10
  Ecco, questo tipo di strategia dovrebbe promuovere l'Europa che vogliamo noi, l'Italia che vogliamo noi, ed è per questo che chiediamo il ritiro – il ritiro in sicurezza, però immediato – dall'Afghanistan, con la sostituzione, con un rafforzamento delle associazioni che si occupano della cooperazione civile sul territorio, anche se messe ovviamente in sicurezza: perché non si può sentire in quest'Aula che, fra una parte e l'altra, ci si accusi di non voler mettere in sicurezza neanche i cooperatori civili (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà).

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Piras n. 9/1670-A-R/26 (Nuova formulazione), con il parere contrario del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Ventricelli, Taricco, Gnecchi, Palma, Leva. Ci sono altri che non riescono a votare ?
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti e votanti  470   
   Maggioranza  236   
    Hanno votato
 123    
    Hanno votato
no  347).    

  (La deputata Pellegrino ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto favorevole).

  Ordine del giorno Giancarlo Giordano n. 9/1670-A-R/27 (Nuova formulazione), con il parere contrario del Governo: chiedo al presentatore se insista per la votazione dell'ordine del giorno.

  GIANCARLO GIORDANO. Signora Presidente, non mi sorprende e non ci sorprende affatto il parere contrario del Governo. Con questo ordine del giorno noi proponiamo allo stesso Governo di fare un bilancio, un bilancio dello sforzo militare, ma, soprattutto, un bilancio dei risultati che, in termini di ricostruzione del tessuto democratico e civile di quel Paese, sono da ritenersi completamente negativi. I bilanci fanno male, soprattutto quando gli esiti sono quelli di cui parliamo oggi, però, la verità, la realtà va guardata in faccia, non si può sempre svicolare.
  Noi chiediamo, con questo ordine del giorno, di ritirare immediatamente le truppe dalla missione ISAF e chiediamo che questa missione sia per noi sostituita con una missione di natura civile, con lo specifico compito di sostenere la popolazione afgana – questa sì – più utilmente, con un'iniziativa umanitaria rivolta alla ricostruzione del tessuto democratico e civile di quel Paese.

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Giancarlo Giordano n. 9/1670-A-R/27 (Nuova formulazione), con il parere contrario del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Ventricelli, Carfagna, Leva, Ragosta, Pellegrino. Hanno votato tutti ?
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti e votanti  470   
   Maggioranza  236   
    Hanno votato
 126    
    Hanno votato
no  344).    

  Prendo atto che i presentatori accettano la riformulazione e non insistono per la votazione dei successivi ordini del giorno Boccadutri n. 9/1670-A-R/28, Franco Bordo n. 9/1670-A-R/29, Fratoianni n. 9/1670-A-R/30 (Nuova formulazione) e Costantino n. 9/1670-A-R/31 (Nuova formulazione), accettati dal Governo, purché riformulati.
  Ordine del giorno Piazzoni n. 9/1670-A-R/32 (Nuova formulazione): chiedo ai Pag. 11presentatori se insistano per la votazione dell'ordine del giorno, sul quale vi è il parere contrario del Governo.

  ARTURO SCOTTO. Signor Presidente, francamente non riusciamo a capire perché il Governo non accetti quest'ordine del giorno, che parla di ISAF, e lo prende da un versante diverso da come lo abbiamo posto fino ad oggi. Inoltre, parla degli accordi tra Italia e Kiev, che dovrebbero essere materia di una discussione approfondita. Magari aspettiamo il prossimo decreto.

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Piazzoni n. 9/1670-A-R/32 (Nuova formulazione), con il parere contrario del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Spessotto, Morassut.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  470   
   Votanti  469   
   Astenuti    1   
   Maggioranza  235   
    Hanno votato
 121    
    Hanno votato
no  348).    

  Prendo atto che i presentatori accettano la riformulazione e non insistono per la votazione degli ordini del giorno Pilozzi n. 9/1670-A-R/33, Pellegrino n. 9/1670-A-R/34, Ricciatti n. 9/1670-A-R/35, Zan n. 9/1670-A-R/36, Zaratti n. 9/1670-A-R/37 e Ragosta n. 9/1670-A-R/38, accettati dal Governo, purché riformulati.
  Ordine del giorno Migliore n. 9/1670-A-R/39: chiedo al presentatore se accetti la riformulazione proposta dal Governo.

  GENNARO MIGLIORE. Signora Presidente, chiederei un attimo di attenzione perché questa riformulazione che ci viene proposta, se capisco bene, è frutto di una «tigna», se posso usare questo termine. Non capisco perché in un ordine del giorno del Parlamento italiano deve essere cancellato l'ultimo periodo – e lo leggo a beneficio dei colleghi e delle colleghe parlamentari –: «(...) consentendo alla Palestina di avere uno Stato riconosciuto nei confini definiti dalle Risoluzioni ONU 1967 con Gerusalemme capitale».
  Mi si spieghi per quale motivo, e potrei citare le Risoluzioni n. 242 del 1967 e la n. 338 del 1973 e, se vuole, le dico che addirittura il Governo Monti ha dato parere favorevole alla definizione...quindi va bene...quindi la reinserisce (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà).

  PRESIDENTE. È stato molto convincente, avete fatto tutto con gli sguardi, perfetto. Quindi, il Governo recepisce la nuova formulazione suggerita del deputato Migliore del suo ordine del giorno n. 9/1670-A-R/39.

  GIOACCHINO ALFANO, Sottosegretario di Stato per la difesa. Sì.

  PRESIDENTE. Sta bene.
  Prendo atto che il presentatore accetta la riformulazione e non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Matarrelli n. 9/1670-A-R/40, accettato dal Governo, purché riformulato.
  Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Mogherini n. 9/1670-A-R/41 e Nastri n. 9/1670-A-R/42, accettati dal Governo.
  Ordine del giorno Rampelli n. 9/1670-A-R/43: vedo che sono in corso dei contatti. Chiederei al Governo se ci sono novità sulla riformulazione dell'ordine del giorno.

  GIOACCHINO ALFANO, Sottosegretario di Stato per la difesa. No.

  PRESIDENTE. La proposta del Governo resta quella formulata.Pag. 12
  Ha chiesto di parlare il deputato La Russa. Ne ha facoltà.

  IGNAZIO LA RUSSA. Abbiamo provato, Presidente, a riformulare l'ordine del giorno inserendo soltanto la possibilità che il Governo valuti, a partire da dicembre, quindi non subito, la possibilità di interloquire con le organizzazioni internazionali al fine di facilitare il rientro in Italia dei marò.
  Abbiamo detto che il Governo dovrebbe non ora, ma in futuro condizionare la partecipazione quantomeno alla missione anti-pirateria, e poi valutare le altre, alla effettiva possibilità che i due marò possano rientrare nelle loro famiglie, e che la questione di dignità nazionale venga risolta. Abbiamo visto da parte del Governo l'assoluta incapacità persino a valutare questa riformulazione, con un muro preconcetto che fa il paio con l'assoluta assenza di attenzione ad una vicenda che dovrebbe riguardare l'intero sistema italiano. La vostra indifferenza all'onore delle Forze armate, alla dignità dell'Italia, alla sorte di quei due marò vi condanna molto di più del nostro voto (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia) !

  PRESIDENTE. Naturalmente la riformulazione degli ordini del giorno la fa il Governo: per cui, se il Governo ritiene... Onorevole Pini, non le posso dare la parola perché lei ha già parlato due volte sugli ordini del giorno, mi dispiace. Ai sensi dell'articolo 88, comma 1, terzo periodo del Regolamento: «Ciascun deputato può dichiarare il proprio voto sugli ordini del giorno con un unico intervento sul loro complesso per non più di cinque minuti o con non più di due interventi distinti per una durata complessivamente non superiore». È dunque possibile per ciascun deputato, e a condizione che lo stesso non abbia precedentemente esaurito il tempo a sua disposizione, prendere nuovamente la parola per dichiarazione di voto sugli ordini del giorno soltanto per una volta. Poiché lei è già intervenuto due volte per dichiarazione di voto sugli ordini del giorno Pannarale n. 9/1670-A-R/11 (Nuova formulazione) e Fava n. 9/1670-A-R/25 (Nuova formulazione) non posso darle la parola.

  GIANLUCA PINI. Se non mi chiede neanche perché chiedo la parola...

  PRESIDENTE. Mi era stato detto che voleva intervenire per parlare sull'ordine del giorno. Sta bene: allora, prima do la parola al Governo sull'ordine del giorno, perché il Governo aveva chiesto la parola.

  GIOACCHINO ALFANO, Sottosegretario di Stato per la difesa. Signor Presidente, noi quando abbiamo valutato l'ordine del giorno Vito n. 9/1670-A-R/1, che abbiamo riformulato, avevamo inteso che questo ordine del giorno venisse ritirato. Non perché non ne condividiamo il principio: perché avevamo cercato di scrivere in quell'ordine del giorno tutte le questioni poste. Tra l'altro lo stesso ordine del giorno è stato sottoscritto da tutti i presidenti di gruppo, anche dall'onorevole La Russa. Quindi, per noi è un invito al ritiro, perché è ovvio che le questioni che vengono poste in premessa e in dispositivo sono molto più complesse: è una questione che conosciamo tutti. Quindi, il Governo rinnova l'invito al presentatore di ritirarlo, rimanendo come impegno quello riportato nell'ordine del giorno Vito n. 9/1670-A-R/1.

  GIANLUCA PINI. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. A che titolo ?

  GIANLUCA PINI. Signor Presidente, sull'ordine dei lavori.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  GIANLUCA PINI. Signor Presidente, intervengo per dichiarare che il nostro gruppo sottoscrive questo ordine del giorno.

  PRESIDENTE. Sta bene.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Cirielli. Ne ha facoltà.

Pag. 13

  EDMONDO CIRIELLI. Signor Presidente, onestamente rimango un po’ sorpreso: il sottosegretario esordisce dicendo che condivide sostanzialmente l'ordine del giorno. Noi abbiamo votato un ordine del giorno secondo noi – mi consentano i colleghi – «sufficiente», per non dire altre parole che magari possono dare una qualificazione diversa.
  Come si fa a dire che noi dobbiamo continuare a salvaguardare le navi indiane nelle missioni anti-pirateria, a utilizzare i nostri soldi, i nostri uomini per difendere il libero traffico contro la pirateria internazionale nell'Oceano indiano, dove forse dovrebbe provvedere l'India, e poi l'India viola il diritto internazionale ? E il nostro Governo continua a stare zitto ? Credo allora che ci dobbiamo capire, perché altrimenti, se facciamo un ordine del giorno, lo votiamo tutti quanti per metterci a posto la coscienza, e poi noi non si dà, non da subito, dal futuro, un impegno...se noi, non dico minacciamo, se noi non facciamo capire, almeno alla comunità internazionale, che non possiamo subire la violazione del diritto internazionale senza dire una parola, e mettere in discussione la missione nell'Oceano indiano, dove sostanzialmente la nazione che subisce i danni maggiori dal traffico di pirateria internazionale è l'India, e quella che dovrebbe garantirlo, e noi siamo quelli che diamo una mano.
  Peraltro si continuano a impiegare i militari italiani sulle navi degli armatori, è stata fatta tanta critica al Governo Berlusconi che lo ha stabilito, mi ricordo il PD che allora era sulle barricate, adesso si continua come se niente fosse. Io credo un'attenzione ci vorrebbe, atteso che il sottosegretario, non io, ha detto che l'ordine del giorno sostanzialmente è condivisibile. Io credo che anche all'India, alla comunità internazionale e all'Unione europea vada dato un segnale, noi rimaniamo e spendiamo 1 miliardo di euro in tutto il mondo per la pace e la sicurezza internazionale, collaboriamo con la cooperazione in maniera consistente, almeno dire: guardate che se non intervenite per liberare i nostri e farli processare secondo il diritto internazionale – perché nessuno vuole sfuggire alle responsabilità – noi dall'Oceano indiano ce ne andiamo.

  ELIO VITO. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  ELIO VITO. Signor Presidente, innanzitutto per rivolgere un invito, un appello ai colleghi presentatori di questo ordine del giorno e anche degli altri, se ce ne sono su questa stessa materia, ma non credo. Noi su questa vicenda, onorevoli colleghi, non possiamo permetterci di dividerci, ciascuna forza politica naturalmente può avere – ed è giusto che abbia – le proprie valutazioni sulla missione internazionale anti-pirateria, sulle modalità con le quali questa missione deve essere interpretata ed attuata, ma la vicenda specifica è una vicenda rispetto alla quale, ripeto, il Parlamento non può dividersi e non si è diviso, per questo ho ringraziato tutte le forze politiche, comprese naturalmente quelle del gruppo del presidente La Russa e del presidente Cirielli che hanno sottoscritto l'ordine del giorno della Commissione difesa.
  Io credo che voler adesso dividere il Parlamento, ottenere un voto di parte, di approvazione o di contrarietà di una parte del Parlamento per poter testimoniare che c'era qualcosa di più di quello che si poteva fare o non fare o dire o non dire con l'ordine del giorno che è stato approvato oggi, non sia un buon contributo alla causa che tutto il Parlamento ha inteso fare questa mattina. Tra l'altro, conoscendo, come li conoscono il presidente Cirielli e il presidente La Russa, lo spirito di appartenenza, di orgoglio e di dedizione dei nostri militari, credo di interpretarlo sicuramente in maniera inadeguata rispetto a tanti altri colleghi, ma immagino – non dico so per certo, ma immagino – che nessun militare oggi impegnato nelle missioni internazionali di pace, anche i militari che sono stati impegnati o che sono impegnati attualmente nelle missioni anti-pirateria nell'Oceano indiano, intendano ritirarsi e vedano con favore un voto Pag. 14del nostro Parlamento, sia pure legato a ragioni così particolari come quelle dell'ordine del giorno del presidente La Russa, che impegni il nostro Governo ad un loro ritiro.
  Quindi, mi permetto di insistere affinché l'ordine del giorno Rampelli n. 9/1670-A-R/43 possa non essere messo ai voti, è stata una testimonianza di una parte politica, come tale resterà agli atti dei nostri lavori, ma colleghi, non facciamo in modo che dopo aver raggiunto una importante unità del Parlamento su questa vicenda, questa unità oggi possa essere indebolita dopo poche ore da un voto diverso che il Parlamento sarebbe costretto a dare in maniera divisiva sulla stessa vicenda con un altro ordine del giorno.

  PRESIDENTE. Onorevole Vito, non so se posso interpretare le sue parole dicendo che forse conviene accantonare per un attimo questo ordine del giorno intanto che i proponenti riflettono sulla sua proposta, sulla sua richiesta, se siete d'accordo.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Corsaro. Ne ha facoltà.

  MASSIMO ENRICO CORSARO. Signor Presidente, intervengo semplicemente per dire che se lei intende accantonare questo ordine del giorno per suggerire un'ulteriore riflessione, non saremo noi, evidentemente, ad opporci, ma è di tutta evidenza che la riflessione su questo ordine del giorno debba essere fatta da altre forze politiche, non da Fratelli d'Italia che l'ha presentato. Anche perché, mi permetta, onorevole Presidente, alcune riflessioni che abbiamo sentito adesso dal presidente Vito suonano quasi offensive nei confronti di chi ha voluto porre un problema di serietà sul tema del posizionamento dell'Italia relativamente al rientro dei due marò. Che significato hanno le parole del presidente Vito che dice «va be’, adesso avete presentato questo ordine del giorno, avete messo agli atti la vostra posizione, quindi siete a posto per i verbali della Camera, ritirate l'ordine del giorno» ?

  ELIO VITO. Al contrario !

  MASSIMO ENRICO CORSARO. Ora, mi pare francamente l'opposto. Mi pare, cioè, che ci sia una strenua battaglia ad essere gli unici depositari di un testo che è stato approvato anche con la partecipazione, anche con il voto di Fratelli d'Italia, che ha giustamente posto un problema all'attenzione dell'aula, come con le parole del collega, onorevole Cirielli, questa mattina abbiamo voluto dare atto al presidente Vito. Ma vede, c’è un problema anche di credibilità delle azioni e dei documenti che escono da questo Parlamento.
  Che senso ha volersi limitare ad una semplice mozione degli effetti, per cui si dice «auspichiamo che ritornino in Italia i marò» ? E chi in Italia sarebbe in grado di dire una parola contro ?
  Il tema è che qui vogliamo chiedere se il Parlamento voglia porsi in termini di credibilità nella condizione di cominciare a porre delle condizioni ! Non c’è un'affermazione di principio che valga alcuna credibilità, se non è parallelamente accompagnata da un evento sanzionatorio applicabile nel caso in cui quell'auspicio non venisse soddisfatto !
  E allora, quello che noi chiediamo non è evidentemente un termine ricattatorio, tant’è vero che cominciamo a dire «da ora in avanti»; fatte salve tutte le partecipazioni che l'Italia ha garantito oggi alle missioni internazionali, diciamo «da ora in avanti». Nel caso in cui non si addivenga ad una positiva soluzione di un increscioso e vergognoso, per la dignità nazionale, questo sì, onorevole Vito, episodio nel quale siamo ancora inseriti, se non si addiviene ad una soddisfacente soluzione di questo aspetto, l'Italia deve cominciare a dire alla comunità internazionale che noi non possiamo continuare ad essere la gallina dalle uova d'oro ! Non possiamo continuare ad essere quelli che sono a disposizione dell'Europa quando l'Europa ha bisogno di quattrini e non quando noi abbiamo bisogno di solidarietà sugli interventi di gestione e di governo dell'immigrazione ! Non possiamo continuare Pag. 15ad essere la gallina dalle uova d'oro per la comunità internazionale di cui poi facciamo parte, per la NATO, quando si tratta di mettere a disposizione le nostre risorse, i nostri mezzi, i nostri uomini e la nostra intelligenza sulle missioni internazionali ed essere lasciati da soli quando i nostri ragazzi, i nostri soldati, vengono, in spregio al diritto internazionale, tenuti sotto una giurisdizione avversa, nella quale, pure, voglio ricordare, c’è il pericolo che gli venga comminata la pena di morte !
  Non possiamo essere quelli che rimangono, per ignavia e per incapacità, nelle condizioni di doversi far gestire da chi viene da fuori, da chi ha giustamente e legittimamente interessi «altri» rispetto a quelli della comunità internazionale e della comunità nazionale italiana. Non possiamo continuare ad essere lo zimbello di tutti quelli che pensano che dell'Italia si possa fare qualunque cosa !
  Quindi, onorevole Vito, sono io, siamo noi, Fratelli d'Italia, che la invitiamo a riflettere e a modificare il suo parere.
  Se del tempo di riflessione può essere destinato a questo, onorevole Presidente, accantoniamo. Altrimenti, votiamo pure questo ordine del giorno e cerchiamo di capire chi vuole passare dalle parole ai fatti e chi invece pensa di «pulirsi l'anima» con una semplice affermazione di principio (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia) !

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Fiano. Ne ha facoltà.

  EMANUELE FIANO. Signor Presidente, la ringrazio, ma io credo che non ci sia una materia più delicata e decisiva come quella della vicenda dei nostri due marò che pretenda dal Parlamento che non ci sia divisione e che nessuno speculi per voler mettere la propria bandiera su questa vicenda. Mi ricollego a quello che ha detto il presidente Vito. Quest'aula ha appena votato un ordine del giorno all'unanimità, perché non c’è nessuno in quest'aula che abbia un'opinione diversa da quella che abbiamo espresso in quell'ordine del giorno, che voi riprendete nel vostro testo (peraltro, penso che l'ex ministro La Russa conosca bene tutta la vicenda della pirateria internazionale e del nostro ruolo nazionale rispetto ad essa).
  Allora, l'appello va ripetuto: ritirate questo ordine del giorno perché i due marò vogliono sapere che questo Parlamento, sulla loro vicenda, è unito, esattamente come lo è stato sulla votazione del primo ordine del giorno.
  Il perdurare della vostra volontà, eventualmente, di mantenere un ordine del giorno diverso dagli altri, farebbe trascinare il vostro punto di vista, che non può che essere condivisibile, ma che già abbiamo votato, dall'interesse per i marò, all'interesse di mettere la vostra bandierina e questo, sulla vita e sulle spalle dei due marò, è sinceramente inaccettabile.

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Rampelli n. 9/1670-A-R/43, nella formulazione originaria, con il parere contrario del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione. Il deputato La Russa urla: «Votalo !»).

  Onorevole La Russa, onorevole La Russa ! Onorevole Velo...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  464   
   Votanti  463   
   Astenuti    1   
   Maggioranza  232   
    Hanno votato
 145    
    Hanno votato
no  318).    

  Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Cirielli n. 9/1670-A-R/44, accettato dal Governo. Prendo atto che i presentatori accettano la riformulazione e non insistono per la votazione dell'ordine del Pag. 16giorno Del Grosso n. 9/1670-A-R/45, accettato dal Governo, purché riformulato.
  Chiedo ai presentatori se insistano per la votazione dell'ordine del giorno Sorial n. 9/1670-A-R/46, non accettato dal Governo.

  GIRGIS GIORGIO SORIAL. Signora Presidente, il fondo di cui parliamo all'interno dell'ordine del giorno è un semplice fondo che serve oggi per diminuire la pressione fiscale e riuscire a diminuire in maniera strutturale i costi fiscali sui cittadini.
  Quello che semplicemente chiediamo, con questo ordine del giorno, è di poter rimodulare tutte le spese militari attraverso il disimpegno internazionale dell'Italia da tutte le missioni, in modo da poterci dedicare, in realtà, al benessere dei cittadini e ad evitare che, per l'appunto, continuino a spolparsi per poter pagare le tasse.
  Non capisco quindi il parere contrario del Governo e chiedo che si proceda alla votazione dell'ordine del giorno a mia prima firma.

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Sorial n. 9/1670-A-R/46, con il parere contrario del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Ventricelli, Grassi, Piepoli, D'Incà, Orfini...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti e votanti  452   
   Maggioranza  227   
    Hanno votato
 102    
    Hanno votato
no  350).    

  (I deputati Rotta e Rughetti hanno segnalato che non sono riusciti a votare).

  Passiamo alla votazione dell'ordine del giorno Sibilia n. 9/1670-A-R/47, sul quale il Governo ha espresso parere contrario.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Manlio Di Stefano. Ne ha facoltà.

  MANLIO DI STEFANO. Signora Presidente, rimaniamo, in realtà, sullo stesso tema di prima, quindi sui marò. Si chiede di inserire nel prossimo decreto, sostanzialmente, la risoluzione del caso, cioè di eliminare l'articolo 5 del decreto-legge 12 luglio 2011, n. 107, che ha causato il caso dei marò, cioè ha permesso l'utilizzo di militari italiani su navi private, senza peraltro una giusta regolamentazione della catena di comando, quindi creando la confusione che poi ha lasciato i nostri ragazzi lì in India.
  Chiediamo che il citato articolo di questa legge del 2011 venga quindi abrogato in modo tale da evitare che si ripetano situazioni simili.
  Crediamo che, avendo sentito il discorso sull'ordine del giorno di prima, questo non vada assolutamente in contrasto con l'ordine del giorno votato all'unanimità all'inizio. Crediamo, oltretutto, che non dia assolutamente un senso di spaccatura del Parlamento sulla questione marò e, anzi, crediamo che significhi proprio volerci tutti occupare del caso e risolvere sia il caso dei marò, attualmente in corso, sia prevenire eventuali casi futuri.
  Quindi, credo che sia un ordine del giorno di buon senso e vi chiedo di votarlo (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti...

  IGNAZIO LA RUSSA. Presidente, ho chiesto di parlare !

  PRESIDENTE. Mi scusi. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato La Russa. Ne ha facoltà.

  IGNAZIO LA RUSSA. Signor Presidente, chiedo scusa di averla dovuta richiamare Pag. 17alzando la voce, ma era solo per attirare l'attenzione.

  PRESIDENTE. Ci è riuscito.

  IGNAZIO LA RUSSA. Anticipo il voto favorevole di Fratelli d'Italia su quest'ordine del giorno del MoVimento 5 Stelle e invito la sinistra ad essere conseguente a quello che ha detto. Avete più volte criticato questa norma attribuendola, con errore e falsamente, al Governo e, in particolare, al Ministro della difesa di due precedenti Governi, quando basterebbe leggere gli atti parlamentari per capire che fu di iniziativa parlamentare di tutti i gruppi, compreso il PD.
  Evidentemente, quella norma ha e aveva un significato e non ci permetteremmo di metterla in discussione se dietro quella norma ci fosse un Governo, uno Stato e un sistema Italia capace, poi, di difendere i militari che manda sulle navi private per contrastare la possibilità di arrembaggi dei pirati. Questo non si sta verificando, per cui sfido la sinistra a essere conseguente e ad abrogare sostanzialmente quella possibilità, almeno fin tanto che le condizioni resteranno tali. Poi, la potremo magari reintrodurre.
  Per questo motivo noi votiamo favorevolmente all'ordine del giorno presentato dal gruppo MoVimento 5 Stelle, relativo all'abrogazione di quella norma, e restiamo in attesa di capire se sono coerenti coloro che fino a oggi l'hanno criticata.

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Sibilia n. 9/1670-A-R/47, non accettato dal Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Di Lello, Ventricelli, Di Battista, Leva, Palma, Fedi, Mura, Iacono, Giampaolo Galli, Piepoli, Bobba, Segoni. Avete votato tutti, Segoni compreso.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  466   
   Votanti  450   
   Astenuti   16   
   Maggioranza  226   
    Hanno votato
 125    
    Hanno votato
no  325).    

  Ricordo a tutti i colleghi – lo dico soprattutto per i gruppi – che c’è stato un accordo unanime dei gruppi per arrivare alle dichiarazioni di voto finale alle ore 12. Per cui, senza togliere spazio agli interventi, vi chiedo il massimo di sintesi possibile, per concludere questa fase prima delle ore 12 per la diretta tv delle dichiarazioni di voto finale.
  Chiedo ai presentatori se insistano per la votazione dell'ordine del giorno Manlio Di Stefano n. 9/1670-A-R/48, non accettato dal Governo.

  MANLIO DI STEFANO. Signor Presidente, questo è un ordine del giorno che va esattamente in linea con tutto quello che abbiamo detto in queste tre settimane di dibattito parlamentare sul «decreto missioni».
  Fermo restando, e questo credo che sia assolutamente innegabile, che, dopo 12 anni, l'Afghanistan è una terra distrutta, devastata, e non voglio neanche soffermarmi sulle ragioni della missione in Afghanistan, perché lo abbiamo già fatto ampiamente, chiediamo con questo ordine del giorno che a fine missione, quindi al ritiro del contingente, trenta centesimi per ogni euro ricavato dall'interruzione della missione vengano investiti in cooperazione.
  Crediamo che sia quanto meno il minimo che dobbiamo a un Paese che abbiamo contribuito a devastare e crediamo che, sicuramente, la cifra che si andrà a risparmiare sarà così alta – perché, ribadiamo, abbiamo speso cinque miliardi in dieci anni di missione – che una parte potrà essere utilizzata per ripristinare un tessuto sociale che in questo momento è totalmente morto.Pag. 18
  Quindi, mettetevi una mano sulla coscienza e votate questo ordine del giorno, che dà un'indicazione di un Paese civile, come quello italiano, per il futuro, per far sì che si torni ad avere quella responsabilità sociale che avevamo nel passato e che all'estero ormai non ci riconoscono più. Questo è un ordine del giorno che mira proprio a questo, a riprenderci un ruolo che ci è sempre spettato, quello dei bravi ragazzi che vogliono migliorare le sorti del mondo (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Manlio Di Stefano n. 9/1670-A-R/48, con il parere contrario del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Ventricelli, Grassi, Grillo, Folino, Paola Bragantini, Sanga...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  470   
   Votanti  469   
   Astenuti    1   
   Maggioranza  235   
    Hanno votato
 123    
    Hanno votato
no  346).    

  Prendo atto che i presentatori accettano la riformulazione e non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Tacconi n. 9/1670-A-R/49, con il parere favorevole del Governo, purché riformulato.
  Passiamo alla votazione dell'ordine del giorno Di Battista n. 9/1670-A-R/50, sul quale vi è il parere contrario del Governo.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Di Battista. Ne ha facoltà.

  ALESSANDRO DI BATTISTA. Signor Presidente, chiediamo che questo ordine del giorno venga messo ai voti. Chiediamo che la missione EUBAM Libya venga cancellata in futuro, perché oggi la Libia è un Paese instabile. Dopo una dittatura appoggiata da qualcuno, il Paese è finito nella confusione più assoluta. Addirittura, il Premier Ali Zeidan è stato sequestrato per alcune ore. Quel Paese è davvero destabilizzato, per cui andare ad intervenire oggi in quel territorio lo consideriamo profondamente sbagliato. Per cui, chiediamo alla Camera dei deputati di votare questo ordine del giorno e che il Governo se ne assuma le responsabilità (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Di Battista n. 9/1670-A-R/50, con il parere contrario del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Carrescia, Oliaro, Gnecchi, Lotti...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti e votanti  475   
   Maggioranza  238   
    Hanno votato
 119    
    Hanno votato
no  356).    

  (La deputata Bergamini ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto contrario).

  Ricordo che l'ordine del giorno Totaro n. 9/1670-A-R/51 è inammissibile.
  Passiamo alla votazione dell'ordine del giorno Grande n. 9/1670-A-R/52, sul quale vi è il parere favorevole del Governo, purché riformulato.
  Onorevole Manlio di Stefano, lei ha già parlato due volte. Deve parlare qualcun altro del gruppo ? Mi dovete dire se accettate la riformulazione.
  Sta bene. Prendo atto che i presentatori accettano la riformulazione e non insistono per la votazione dell'ordine del Pag. 19giorno Grande n. 9/1670-A-R/52, con il parere favorevole del Governo, purché riformulato.
  Passiamo all'ordine del giorno Brescia n. 9/1670-A-R/53. Ha chiesto di parlare il rappresentante del Governo. Prego, onorevole Alfano.

  GIOACCHINO ALFANO, Sottosegretario di Stato per la difesa. Signor Presidente, chiedo scusa all'Aula, ieri nel parere sull'ordine del giorno Brescia n. 9/1670-A-R/53, oltre alla riformulazione del dispositivo, andava eliminata la premessa.

  PRESIDENTE. Quindi, la proposta del Governo è stata perfezionata.
  Chiedo ai presentatori se accettino la riformulazione dell'ordine del giorno Brescia n. 9/1670-A-R/53, accettato dal Governo, purché riformulato.

  GIUSEPPE BRESCIA. Signor Presidente, la proposta del Governo «ri-riformulata» è peggio ancora di quella di ieri. Quindi, per questo chiediamo di metterlo ai voti, perché l'intento dell'ordine del giorno si discosta da quelle che sono invece le intenzioni del Governo.
  Noi chiedevamo di eliminare dalla black list Hezbollah, perché c’è un contingente di militari italiani, di 1.100 uomini, che ha a che fare dal 2006 con questa popolazione. Quindi, il fatto di mettere nella black list dei terroristi Hezbollah mette in difficoltà e a rischio anche l'operato dei nostri militari. Quindi, vi chiedo di riflettere su questa votazione.

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Brescia n. 9/1670-A-R/53, nella formulazione originaria, con il parere contrario del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Taricco, Rizzetto, Colletti...
  Dichiaro chiusa la votazione. Chiedo scusa, il deputato Di Lello per colpa mia – non l'ho visto – non ha votato.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti e votanti  472   
   Maggioranza  237   
    Hanno votato
 121    
    Hanno votato
no  351).    

  Chiedo ai presentatori se accettino la riformulazione dell'ordine del giorno Basilio n. 9/1670-A-R/54, con il parere favorevole del Governo, purché riformulato.

  TATIANA BASILIO. Signor Presidente, vorrei chiedere al sottosegretario Alfano la spiegazione della riformulazione, ossia è stata eliminata la parola «trasparenti» e sostituita con la seguente «comprensibili».
  Lo scopo del nostro ordine del giorno era quello di rendere più trasparenti e razionali le indennità di missione riservate al personale civile e militare che viene impiegato nelle varie missioni internazionali, classificando tali indennità in base al grado di rischio di ogni singola missione.
  Con rammarico, con questa riformulazione appunto viene tolta la parola «trasparenti», che per me e per il nostro gruppo del MoVimento 5 Stelle è una parola molto importante, l'abbiamo utilizzata comunque molto. La parola «trasparente» vorremmo che fosse utilizzata non solo nelle missioni, ma anche in tutti gli ambiti. In questo caso crediamo che debba essere necessariamente verificabile, come facilmente controllabile. Quindi, le chiedo per quale motivo è stata tolta.
  In più volevo anche un chiarimento sulla modifica che è stata fatta riguardo al rischio sul quale tarare la consistenza delle stesse indennità, che invece è stato cambiato con il «disagio ambientale» (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il rappresentante del Governo. Ne ha facoltà.

  GIOACCHINO ALFANO, Sottosegretario di Stato per la difesa. Signor Presidente, se Pag. 20la presentatrice vuole mantenere nella premessa la parola «trasparenti» per noi va bene. Era solo un modo per affermare lo stesso principio, mentre il dispositivo deve essere quello che abbiamo proposto così come riformulato.

  PRESIDENTE. Avete compreso il Governo: reintroduzione della parola «trasparenti» in premessa, ma resta la riformulazione del dispositivo.
  Deputata Basilio, accetta la riformulazione ?

  TATIANA BASILIO. Sì, accetto.

  PRESIDENTE. Chiedo ai presentatori se accettino la riformulazione dell'ordine del giorno Rizzo n. 9/1670-A-R/55, con il parere favorevole del Governo, purché riformulato.

  GIANLUCA RIZZO. Signor Presidente, la riformulazione in questo modo per me non è accettabile. Tra l'altro, chiederei, se possibile, di poter accantonare l'ordine del giorno per poter parlare con il Governo, perché questo ordine del giorno è analogo al n. 9/1670-A-R/12 del collega Quaranta, che è stato riformulato e accettato. Quindi, vorrei capire perché questa riformulazione dell'ordine del giorno che ho presentato. Quindi, chiedo se sia possibile accantonarlo per poter parlare con il Governo.

  PRESIDENTE. Va bene. Io penso che sia ragionevole e possibile. Il Governo intanto lo valuta alla luce dell'ordine del giorno Quaranta n. 9/1670-A-R/12, che, su un argomento simile, è stato riformulato in maniera diversa.
  Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Alberti n. 9/1670-A-R/56, sul quale il Governo ha espresso parere favorevole.
  Chiedo ai presentatori se accettino la riformulazione dell'ordine del giorno Corda n. 9/1670-A-R/57, sul quale il Governo ha espresso parere favorevole, purché riformulato.

  EMANUELA CORDA. Signor Presidente, accetto la riformulazione.

  PRESIDENTE. Sta bene.
  Chiedo ai presentatori se accedano all'invito al ritiro dell'ordine del giorno Frusone n. 9/1670-A-R/58, su cui il Governo ha formulato un invito al ritiro, altrimenti il parere è contrario.

  LUCA FRUSONE. Signor Presidente, io vorrei utilizzare questo ordine del giorno più che altro per informare i cittadini, perché da diverse settimane la portaerei Cavour solca i mari di tutto il mondo in nome della campagna «Sistema Paese in movimento».
  Questa portaerei approda nei porti di mezzo mondo, promuovendo l'industria bellica italiana. Questa campagna ha diverse finalità, che vanno dall'addestramento fino, appunto, al mero spot dei prodotti bellici italiani. Sinceramente, già questo uso di questa portaerei ci lascia un po’ perplessi, considerando anche solo che per muoverla si spende una cifra ingente. È come se comprassi un elefante per usarlo come fermacarte, ma con questo non voglio dire che dovremmo usarlo per fare la guerra, voglio dire che, probabilmente, si doveva pensare a monte alla produzione di questa nave, anche perché oggi ci viene sbandierata come uno dei motivi per cui acquistiamo trenta F35 a decollo verticale, altrimenti non sapremmo come utilizzarla. Quindi, ci sembra veramente assurda questa affermazione che molto spesso fa il Ministro.
  Inoltre, se consideriamo che la legge n. 185 del 1990, elogiata qualche mese fa in quest'Aula, prevede che l'esportazione di armi deve essere regolamentata secondo i principi della Costituzione, che – ricordo – ripudia la guerra, e che questa – possiamo così definirla – «bancarella ambulante» che ci è costata diversi miliardi attraversa zone in cui le pratiche democratiche non sono all'ordine del giorno, non capiamo assolutamente la ratio di tutto ciò.
  Se poi dobbiamo addirittura trovare degli sponsor per movimentarla, perché Pag. 21non abbiamo le risorse necessarie per fare questo, sinceramente non siamo solo contro questa campagna, ma addirittura ci chiediamo con quale ratio sia stato deciso a monte l'acquisto di questa portaerei (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Non mi pare che il Governo cambi il proprio parere. Passiamo pertanto ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Frusone n. 9/1670-A-R/58, con il parere contrario del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Misiani, Gadda, Piepoli, Gutgeld, Paris, Madia, Giuliani, Cani, Bruno...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  470   
   Votanti  469   
   Astenuti    1   
   Maggioranza  235   
    Hanno votato
 116    
    Hanno votato
no  353).    

  Chiedo ai presentatori se insistano per la votazione dell'ordine del giorno D'Uva n. 9/1670-A-R/59, su cui il Governo ha espresso parere contrario.

  FRANCESCO D'UVA. Signor Presidente, con questo ordine del giorno noi vogliamo impegnare il Governo a richiedere, di concerto con gli altri Paesi che aderiscono alla missione TIPH2, che è la presenza internazionale temporanea in Hebron (noi partecipiamo con tredici unità delle nostre Forze armate), al Governo israeliano di cessare la politica dell'insediamento dei coloni nella città di Hebron. Chiediamo questo per cercare in qualche modo di raggiungere il più velocemente possibile lo stato di pace tanto agognato dall'ONU.
  Inoltre, in qualità di membro della Commissione cultura, non posso che chiedere che venga richiesto all'Unesco, anche per tutelare un patrimonio culturale e storico troppo spesso sottoposto a distruzione da parte dell'esercito, di dichiarare la città di Hebron patrimonio mondiale dell'umanità. Mi auguro che il Governo voglia prendersi cura di fare ciò (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Migliore. Ne ha facoltà.

  GENNARO MIGLIORE. A sostegno di questo ordine del giorno vorrei solo che il Governo riconoscesse che questa è una richiesta legittima che il nostro Governo può fare, in quanto esiste una generalizzata condanna della politica degli insediamenti all'interno delle assemblee internazionali. Per questo motivo, non è un'invasione di campo, perché in realtà è Israele che, con la politica degli insediamenti, si pone fuori dalla legalità internazionale (Applausi dei deputati dei gruppi Sinistra Ecologia Libertà e MoVimento 5 Stelle).

  SESA AMICI, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  SESA AMICI, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri. Visti il dibattito e le motivazioni, che sono rese più esplicite rispetto alla lettura dell'ordine del giorno, il Governo accoglie l'ordine del giorno, e quindi dà parere favorevole (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà).

  PRESIDENTE. Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dell'ordine del giorno D'Uva n. 9/1670-A-R/59, accettato dal Governo.
  Chiedo ai presentatori se accedano all'invito al ritiro dell'ordine del giorno Tofalo n. 9/1670-A-R/60, formulato dal Governo, altrimenti il parere è contrario.

Pag. 22

  ANGELO TOFALO. Signor Presidente, ovviamente ritiro l'ordine del giorno e accolgo l'invito del Governo e del sottosegretario Alfano. Ritiro l'ordine del giorno in quanto è relativo a un fatto già avvenuto: oggi è il 4 dicembre, i tempi della discussione si sono prolungati, mentre l'ordine del giorno faceva riferimento al 2 dicembre.
  Però, vorrei cogliere l'occasione di invitare l'Aula, tramite lei, a non vociferare troppo, perché stiamo parlando di cose delicate. Si è parlato anche dei due marò e sento ancora, da questa parte qui, parlare di congresso, Renzi, Civati, Cuperlo. Onestamente è scandaloso sentire queste cose, queste voci, ogni secondo...

  PRESIDENTE. Ha delle orecchie fantastiche, lei !

  ANGELO TOFALO. Stiamo lavorando, concentriamoci su questi contenuti, che sono anche importanti (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Il fatto che il tono della voce debba essere sicuramente abbassato lo condivide la Presidenza, poi sull'oggetto delle conversazioni tra deputati non entro nel merito.
  Chiedo ai presentatori se accettino la riformulazione dell'ordine del giorno Scagliusi n. 9/1670-A-R/61, accettato dal Governo, purché riformulato.

  EMANUELE SCAGLIUSI. Per quanto riguarda la riformulazione potrebbe andare bene, solamente che è stata tolta la parte che si riferiva al ritiro del personale militare impegnato a Cipro. Quindi, se si può integrare questa parte nella nuova riformulazione, altrimenti insisto perché l'ordine del giorno sia posto ai voti nella sua formulazione originaria.

  PRESIDENTE. Il Governo non consente. Quindi, passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Scagliusi n. 9/1670-A-R/61, nella sua formulazione originaria, con il parere contrario del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Paris, Mura, Piepoli, Oliaro, Ferrari, Pellegrino, Grillo, Plangger.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  466   
   Votanti  459   
   Astenuti    7   
   Maggioranza  230   
    Hanno votato
 133    
    Hanno votato
no  326).    

  Chiedo ai presentatori se accettino la riformulazione dell'ordine del giorno Artini n. 9/1670-A-R/62, sul quale il Governo ha espresso parere favorevole, purché riformulato.

  MASSIMO ARTINI. Signor Presidente, io ringrazio per la riformulazione, perché, comunque, mantiene l'impianto dell'ordine del giorno e ringrazio anche il Governo, perché proprio oggi c’è un incontro della comunità curda a Bruxelles, al quale peraltro partecipiamo. E questo impegno è molto importante in questa situazione molto particolare, soprattutto in Siria. Sappiamo tutti qual è la situazione dei rifugiati e della mancanza di accesso da parte della Turchia: dal canale turco gli aiuti umanitari non vengono canalizzati nella parte curda della Siria. Quindi, accetto la riformulazione.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno Catanoso Genovese n. 9/1670-A-R/63 è inammissibile.
  Prendo atto che i presentatori accettano la riformulazione e non insistono per la votazione degli ordini del giorno Ciprini n. 9/1670-A-R/64, Spadoni n. 9/1670-A-R/65 e Baldassarre n. 9/1670-A-R/66, sui quali il Governo ha espresso parere favorevole, purché riformulati.Pag. 23
  Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Adornato n. 9/1670-A-R/67, accettato dal Governo.
  Chiedo al presentatore se accetti la riformulazione dell'ordine del giorno Paolo Bernini n. 9/1670-A-R/68, accettato dal Governo, purché riformulato.

  PAOLO BERNINI. Signora Presidente, non accetto la riformulazione e vorrei illustrare il mio ordine del giorno leggendo il primo comma a cui fa riferimento: il comma 24 dell'articolo 1 autorizza il Ministero della difesa a cedere, a titolo gratuito, alle Forze armate della Repubblica del Gibuti 4 veicoli blindati leggeri, mezzi di trasporto e logistici, autorizzando a tal fine una spesa di 192 mila euro per il periodo dal 1o ottobre al 31 dicembre 2013. Tale cessione a titolo gratuito deriverebbe dagli accordi stipulati dal Governo italiano con la Repubblica del Gibuti per la concessione all'Italia di una base militare.
  Tuttavia, il sistema sanitario gibutiano è in condizioni precarie, come tutti quelli dei Paesi del Corno d'Africa. L'aspettativa di vita è di 62 anni, 59 per gli uomini e 64 per le donne; la mortalità infantile si attesta al 2010 sui 53 morti ogni 1.000 nati vivi, la malaria e la tubercolosi sono endemiche ed il contrasto a queste malattie è il primo obiettivo del Governo in materia sanitaria.
  Dalla fine degli anni Novanta, il Governo del Gibuti ha iniziato a riformare l'ordinamento scolastico e universitario per modernizzarlo ed estenderlo quanto più possibile a tutto il Paese, pur tra notevoli difficoltà, individuando anche le zone maggiormente bisognose di un miglioramento del sistema educativo, stabilendo anche le strategie da adottare per risolverne i problemi.
  L'ordine del giorno che ho presentato impegna il Governo, in ordine ai bisogni della popolazione di Gibuti, a prevedere – e non a valutare – all'interno dei prossimi provvedimenti relativi al rifinanziamento delle missioni internazionali, l'invio, a titolo gratuito, di quattro autoambulanze con le apposite dotazioni mediche e, sempre a titolo gratuito, di quattro scuolabus per consentire ad un maggior numero di bambini di frequentare le scuole del Paese.
  Per descrivere meglio la situazione di Gibuti cito alcune considerazioni che si trovano all'interno della risoluzione del Parlamento europeo sulla situazione del Paese. Una delle considerazioni riguarda la situazione delle donne a Gibuti, considerando che le stesse sono sottoposte a varie forme di violenza, compreso lo stupro, la mutilazione genitale femminile, la violenza domestica, le molestie sessuali, il matrimonio precoce, che hanno conseguenze di vasta portata sulla loro distruzione fisica e psicologica.
  Un'altra è la considerazione che Gibuti si trova al 167o posto, su 179 Paesi, nella classifica mondiale redatta da «Reporter senza frontiere», nel 2013, in tema di libertà dell'informazione, considerando il divieto per i giornalisti stranieri di recarsi a Gibuti e le difficoltà che ciò determina per ottenere informazioni affidabili su quanto avviene nel Paese.
  Una delle richieste finali della risoluzione è chiedere alle autorità di Gibuti di assicurare il rispetto dei diritti dell'uomo riconosciuti dai testi nazionali ed internazionali che Gibuti ha sottoscritto e di garantire i diritti e le libertà civili e politiche, compreso quello di manifestare pacificamente, nonché la libertà di stampa.
  Presi in considerazione questi dati, secondo voi sono più importanti i fatti o le parole ? Noi riteniamo che siano più importanti i fatti ed è per questo che regalare dei blindati militari per avere avuto in concessione la costruzione gratuita di una base militare a Gibuti è un'assurdità per un Paese che si trova in queste condizioni.
  Penso non ci sia altro da valutare. C’è da agire. È per questo che non accetto la riformulazione che sostituisce la parola «prevedere» con la parola «valutare» e concludo con questa domanda: Gibuti ha più bisogno di blindati o di ambulanze e scuolabus (Applausi dei deputati dei gruppi MoVimento 5 Stelle e Sinistra Ecologia Libertà) ?

Pag. 24

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Paolo Bernini n. 9/1670-A-R/68, non accettato dal Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Piepoli ? Di Lello ? Paris ? Orfini ? Murer ? Oliverio ? Albanella ? Gigli ? Villecco Calipari ? Lattuca ? Donati ? Morassut ?
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  458   
   Votanti  451   
   Astenuti    7   
   Maggioranza  226   
    Hanno votato
 128    
    Hanno votato
no  323).    

  Ordine del giorno Gallinella n. 9/1670-A-R/69: parere favorevole con riformulazione. Onorevole Gallinella, accetta la riformulazione ?

  FILIPPO GALLINELLA. Signor Presidente, voglio partire facendo una piccola premessa perché il primo ordine del giorno che abbiamo votato...

  PRESIDENTE. Mi raccomando la sintesi.

  FILIPPO GALLINELLA. ... tutti favorevolmente è proprio relativo al rientro, affinché il Governo si impegnasse quanto prima per far rientrare i nostri marò e qui c’è scritto «a porre in essere tutte le misure utili», e noi con il nostro ordine del giorno, del quale ieri abbiamo ascoltato la riformulazione, vogliamo proprio invitare il Governo a rivedere la norma che ha causato questo disagio, come ha precedentemente detto anche il collega La Russa.
  Tuttavia, la riformulazione prevede che siano soppresse le parole: «nel senso di prevedere che nessun militare venga più impiegato per fini espressamente volti alla sicurezza privata». È qui la cosa che non va bene: perché è proprio usare i militari per la sicurezza privata dei mercantili che ha creato il problema. Quindi, chiedo di rivedere la riformulazione ovvero di ritornare al testo originario perché, altrimenti, con questo ordine del giorno chiaramente vedremo chi vuole continuare a creare questo problema (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Quindi, l'onorevole Gallinella chiede di mettere in votazione l'ordine del giorno nella sua formulazione originaria.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Cirielli. Ne ha facoltà. Mi raccomando i tempi.

  EDMONDO CIRIELLI. Sarò brevissimo, signor Presidente. Solo che è una questione politica perché giustamente viene ricordato il ruolo dell'allora...

  PRESIDENTE. Mi dicono gli uffici che non avrei dovuto darle la parola perché è già intervenuto due volte.

  EDMONDO CIRIELLI. Però è una questione non soltanto ordinamentale...

  PRESIDENTE. Va bene, sullo stesso argomento...

  EDMONDO CIRIELLI. ... esprimere il nostro parere di voto credo che sia importante perché, all'interno dell'ordine del giorno, è richiamato anche un nostro componente, proprio il Ministro La Russa, credo che...

  PRESIDENTE. Grazie. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Gallinella n. 9/1670-A-R/69, nella formulazione originaria, con il parere contrario del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Carrescia... Ottobre... Piepoli... Oliaro...
  Dichiaro chiusa la votazione.Pag. 25
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  459   
   Votanti  458   
   Astenuti    1   
   Maggioranza  230   
    Hanno votato
 123    
    Hanno votato
no  335).    

  (La deputata Piccoli Nardelli ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto contrario).

  Prendo atto che il presentatore non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Binetti n. 9/1670-A-R/70, con il parere favorevole del Governo.
  Prendo atto che i presentatori accettano la riformulazione e non insistono per la votazione degli ordini del giorno Prataviera n. 9/1670-A-R/71 (nuova formulazione), Molteni n. 9/1670-A-R/72, Borghesi n. 9/1670-A-R/73 e Guidesi n. 9/1670-A-R/74, con il parere favorevole del Governo, purché riformulati.
  Prendo atto che i presentatori insistono per la votazione dell'ordine del giorno Invernizzi n. 9/1670-A-R/75, con il parere contrario del Governo.
  Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Invernizzi n. 9/1670-A-R/75, con il parere contrario del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Carrescia... Paris... Grillo... Oliaro... Sorial.... Di Vita.... Sbrollini...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti e votanti  462   
   Maggioranza  232   
    Hanno votato
 110    
    Hanno votato
no  352).    

  (La deputata Bossa ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto contrario).

  Prendo atto che i presentatori accettano la riformulazione e non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Marcolin n. 9/1670-A-R/76, con il parere favorevole del Governo, purché riformulato.
  Onorevole Matteo Bragantini, insiste per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/1670-A-R/77, con il parere contrario del Governo ?

  MATTEO BRAGANTINI. Signor Presidente, non riesco a capire il parere contrario, in quanto, la nave, il cacciatorpediniere «Andrea Doria» è presente per questa missione, ma non è presente nelle schede. Dunque, noi riteniamo semplicemente con questo ordine del giorno o che venga rimpatriato e, dunque, utilizzato per altre finalità, oppure che gli oneri e il costo di questa missione vengano computati sulla missione terrestre e, dunque, vengano fatti dei risparmi di spesa, per quanto riguarda il nostro personale che è nell'operazione terrestre in Libano.

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Matteo Bragantini n. 9/1670-A-R/77, con il parere contrario del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione...

  DONATELLA DURANTI. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Scusate, ma ho aperto la votazione...La votazione è aperta, sì. Scusate, non avevo revocato la votazione, perché quando la deputata Duranti ha chiesto di parlare avevo già aperto la votazione.
  (Segue la votazione).

  Sorial, Gadda, Grassi, Piccoli Nardelli.
  Dichiaro chiusa la votazione.Pag. 26
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  458   
   Votanti  427   
   Astenuti   31   
   Maggioranza  214   
    Hanno votato
 101    
    Hanno votato
no  326).    

  (I deputati Scalfarotto e Rossomando hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto contrario).

  Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Allasia n. 9/1670-A-R/78 (nuova formulazione), con il parere favorevole del Governo.
  Ordine del giorno Busin n. 9/1670-A-R/79, con il parere contrario del Governo: prendo atto che i presentatori insistono per la votazione.
  Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Busin n. 9/1670-A-R/79, con il parere contrario del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Paris, Folino, Sanga, Grillo, Galperti, Taricco. Ci sono altri che non riescono a votare ?
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti e votanti  459   
   Maggioranza  230   
    Hanno votato
  23    
    Hanno votato
no  436).    

  (Il deputato Lorenzo Guerini ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Gianluca Pini n. 9/1670-A-R/80, con il parere contrario del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Magorno, Duranti, Folino, Daniele Farina, Antimo Cesaro, Grillo, Lomonte, Galperti, Zampa, Fioroni. Hanno votato tutti ?
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti e votanti  462   
   Maggioranza  232   
    Hanno votato
  16    
    Hanno votato
no  446).    

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Grimoldi n. 9/1670-A-R/81, con il parere contrario del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Bossa, Leva, Carocci, Fratoianni, Picierno, Cancelleri, Capodicasa, Vazio, Dorina Bianchi, Fraccaro.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  462   
   Votanti  461   
   Astenuti    1   
   Maggioranza  231   
    Hanno votato
 103    
    Hanno votato
no  358).    

  (Il deputato Tidei ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario).

  Ordine del giorno Fedriga n. 9/1670-A-R/82: chiedo ai presentatori se insistano per la votazione dell'ordine del giorno, sul quale vi è il parere contrario del Governo.

  MASSIMILIANO FEDRIGA. Signor Presidente, non riesco a capire il parere del Governo a tal proposito, perché noi chiediamo semplicemente di modificare le regole di ingaggio affinché non avvenga quanto successo in India con i nostri marò. Potrei capire se il Governo avesse Pag. 27proposto una riformulazione con «valutare», per cercare di strutturare al meglio situazioni di questo tipo al fine che noi non ci troviamo più nella situazione drammatica che oggi viviamo con i nostri marò ancora nell'incertezza più assoluta e che si aggrava di giorno in giorno. Per questo, invito il Governo a fare una valutazione a tal proposito, perché non voler nemmeno discutere e nemmeno valutare la possibilità di modificare le regole di ingaggio sembra una chiusura aprioristica che non trova motivazioni, considerata la posizione che anche come gruppo abbiamo tenuto nel trattare questo provvedimento, cioè assolutamente non ostruzionistica e non aprioristica.

  PRESIDENTE. Prendo atto che il rappresentante del Governo non intende cambiare il parere.
  Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Fedriga n. 9/1670-A-R/82, con il parere contrario del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Bossa, Leva, Cesa, Lavagno, Ruocco, Sbrollini, Marco Di Stefano, Molteni, Milanato, Luciano Agostini...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  460   
   Votanti  459   
   Astenuti    1   
   Maggioranza  230   
    Hanno votato
 102    
    Hanno votato
no  357).    

  Ordine del giorno Giancarlo Giorgetti n. 9/1670-A-R/83: parere favorevole del Governo con riformulazione. Chiedo ai presentatori se accettino la riformulazione dell'ordine del giorno.

  GIANLUCA PINI. Signor Presidente...

  PRESIDENTE. In realtà lei avrebbe già parlato altre volte, non c’è un altro collega ?

  GIANLUCA PINI. Ho capito, ma Giorgetti non c’è e io sono cofirmatario.

  PRESIDENTE. Ha già parlato due volte, non posso darle la parola sull'ordine del giorno.

  GIANLUCA PINI. Allora non accettiamo la riformulazione e chiediamo che sia posto in votazione.

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Giancarlo Giorgetti n. 9/1670-A-R/83, nella formulazione originaria, con il parere contrario del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Piepoli, Fanucci, Gregori, Ventricelli, Costantino.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  466   
   Votanti  376   
   Astenuti   90   
   Maggioranza  189   
    Hanno votato
  15    
    Hanno votato
no  361).    

  Prendo atto che i presentatori accettano la riformulazione e non insistono per la votazione degli ordini del giorno Rondini n. 9/1670-A-R/84 e Caparini n. 9/1670-A-R/85, con il parere favorevole del Governo, purché riformulati.
  Prendo atto che i presentatori insistono per la votazione dell'ordine del giorno Caon n. 9/1670-A-R/86, con il parere contrario del Governo.
  Passiamo ai voti. Pag. 28
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Caon n. 9/1670-A-R/86, con il parere contrario del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Capodicasa, Paola Bragantini, Molteni, Rotta...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  451   
   Votanti  336   
   Astenuti   85   
   Maggioranza  184   
    Hanno votato
  21    
    Hanno votato
no  345).    

  Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Bossi n. 9/1670-A-R/87, con il parere favorevole del Governo.
  Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Buonanno n. 9/1670-A-R/88, con il parere favorevole del Governo.
  Torniamo all'ordine del giorno Rizzo n. 9/1670-A-R/55, che era stato accantonato. La parola al Governo.

  GIOACCHINO ALFANO, Sottosegretario di Stato per la difesa. Signor Presidente, il Governo è disponibile a valutare la riformulazione. Il secondo capoverso del dispositivo viene così riformulato: «a valutare l'opportunità di proporre per il prossimo intervento legislativo in materia di rifinanziamento delle missioni internazionali separati decreti-legge, ovvero articoli distinti, per le diverse missioni in cui è impegnato il nostro Paese».

  PRESIDENTE. Prendo atto che i presentatori accettano la riformulazione e non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Rizzo n. 9/1670-A-R/55, con il parere favorevole del Governo, purché riformulato.
  È così esaurito l'esame degli ordini del giorno presentati.

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE LAURA BOLDRINI (ore 12)

(Dichiarazioni di voto finale – A.C. 1670-AR)

  PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto finale.
  Ricordo che è stata disposta la ripresa televisiva diretta delle dichiarazioni di voto finale dei rappresentanti dei gruppi e delle componenti politiche del gruppo misto.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Franco Bruno. Ne ha facoltà.

  FRANCO BRUNO. Signor Presidente, quello sulle missioni non è mai un voto qualsiasi, ancorché si ripeta a cadenza prestabilita, perché quando si decide su queste vicende si interagisce su aspetti essenziali della sovranità di un Paese. Nel nostro voto non ci guiderà solo il doveroso riconoscimento per il lavoro svolto dal nostro personale militare e civile nei vari teatri mondiali, ma soprattutto ci guiderà una condivisione del ruolo che il nostro Paese deve rivestire nel contesto internazionale, anche mediante l'uso legittimo e misurato della forza.
  Vogliamo continuare a muoverci nella scorta dell'articolo 11 della Costituzione, che ripudiando la guerra come strumento di offesa non è però solo pacifismo isolazionista o semplice neutralismo, ma impone al nostro Paese l'obbligo – a noi tutti impone l'obbligo – di intervenire attraverso il multilateralismo nelle istituzioni internazionali per contribuire ad un ordine mondiale fondato su ambizioni di pace e giustizia tra le nazioni.
  È proprio su questi pilastri, sull'assoluto rispetto della legalità internazionale, sul riequilibrio tra le risorse destinate all'intervento militare con quelle che vengono destinate alla cooperazione civile e anche sul giusto confronto che avviene su Pag. 29questi argomenti fra Parlamento e Governo, che orienteremo il nostro voto favorevolmente al provvedimento in esame (Applausi dei deputati del gruppo Misto-MAIE-Movimento Associativo italiani all'estero-Alleanza per l'Italia).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Locatelli. Ne ha facoltà.

  PIA ELDA LOCATELLI. Signora Presidente, questo voto chiude l'ultimo trimestre del 2013 delle missioni internazionali, noi socialisti voteremo a favore di questo disegno di legge di conversione con alcune raccomandazioni.
  La prima, le missioni sono una voce importante della nostra politica estera, sono la nostra proiezione internazionale e sono fatte di presenze militari e di cooperazione civile. Noi chiediamo che il mix sia ribilanciato a favore della cooperazione civile.
  La seconda, il Viceministro Pistelli giustamente sostiene che nei diversi Paesi la politica estera viene intesa come politica su cui maggioranza e minoranza tendono a convergere perché si tratta dell'immagine e dell'azione del proprio Paese agli occhi del resto del mondo. Le nostre missioni sono molto diverse fra di loro, alcune con forte impegno per il capacity building, come nei Balcani, altre per il peace enforcing, in Libano, e poi c’è l'Afghanistan, Paese controverso. Allora, se davvero crediamo all'opportunità di questa convergenza in politica estera, perché non prevedere che in futuro i gruppi parlamentari si possano esprimere in modo differenziato sulle singole missioni ? Credo che avremmo il voto favorevole di gran parte – se non di tutto – il Parlamento su quasi tutte le missioni.
  Terza raccomandazione, ovvia anche se temo vana, chiediamo di aumentare il budget per la politica estera, ridicolo se comparato a Paesi di grandezza analoga alla nostra. Scenderemo anche quest'anno dallo 0,35 allo 0,31 del bilancio dello Stato per il 2014; ripensiamoci.
  Infine, in Commissione affari esteri abbiamo incontrato alcune rappresentanti dell'ONG – concludo in venti secondi – che ci hanno illustrato il ruolo che le donne possono svolgere nei processi di pace. Giovedì scorso qui alla Camera si è tenuto un seminario con le donne afghane e naturalmente si è parlato della Risoluzione n. 1.325 su donne, pace e sicurezza e del contributo femminile a questo. Le potenzialità della n. 1.325 sono immense, non solo con riferimento alle donne, ma per l'ispirazione politica e per le strategie di intervento che indicano come gestire i conflitti ed il post-conflitto in maniera trasformativa per uomini e donne.
   Con questa nuova e diversa impostazione, noi socialisti riteniamo che si possa continuare la nostra presenza in Afghanistan (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Partito Socialista Italiano (PSI) – Liberali per l'Italia (PLI)).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Formisano. Ne ha facoltà.

  ANIELLO FORMISANO. Signor Presidente, anche noi deputati del Centro Democratico sosterremo questo provvedimento del Governo, così come ieri abbiamo votato la relativa fiducia, perché in campo internazionale gli impegni ed i patti vanno rispettati e noi siamo per il rispetto dello status che tocca all'Italia nel consesso internazionale.
  Questo si configura quasi come atto dovuto, quindi primo rilievo che sottopongo all'attenzione del Governo: evitiamo per il futuro di intervenire a posteriori, stiamo oggi votando quel che finirà il 31 dicembre, quindi si cerchi di arrivare in tempo utile proprio per fare sì che, come veniva detto in precedenza, i gruppi possano, anche attraverso la dialettica normale, esprimersi, ed è il secondo rilievo.
  Provvedimenti che riguardano tutte le nostre missioni, in qualche modo, limitano l'autonomia dei gruppi. Noi dovremo, e voi dovrete, fare sì che la dialettica, invece dei gruppi, possa far sì che sugli stessi provvedimenti vi siano posizioni articolate.
  Io credo di poter dire che tutti i provvedimenti che votiamo oggi, e sui Pag. 30quali c’è il sostegno di Centro Democratico rientrano pienamente nella previsione dell'articolo 11 della Costituzione, quindi, a cuore sereno, diamo ancora una volta questa fiducia. E per la verità, qualche interrogativo ce lo poniamo rispetto a quelle forze politiche che sanno bene qual è la valenza e il valore nei rapporti internazionali e che oggi non danno il loro sostegno e la loro fiducia ad un paese che è impegnato all'estero in missioni delicate e complesse, quali sono quelle di cui discutiamo oggi, e che cambiano posizione, quasi come se all'estero, quasi come se fuori dall'Italia, si potesse essere una volta a favore e una volta contrari, a seconda delle dinamiche nazionali.
  Io credo che il nostro sistema politico subisca ancora questi condizionamenti domestici e in questo caso per quelle forze politiche che, per il passato, avevano sostenuto queste missioni e che oggi si dissociano da quel che Governo ci propone, si ponga un problema di coerenza.
  All'estero pacta sunt servanda se vogliamo che l'Italia continui ad avere un ruolo importante nel consesso internazionale. Questo è oggi. Grazie, buon lavoro (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Centro Democratico).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Ottobre. Ne ha facoltà.

  MAURO OTTOBRE. Signora Presidente, rappresentanti del Governo, onorevoli colleghi, come deputati delle Minoranze linguistiche, abbiamo votato la fiducia al Governo, condividendo le ragioni di urgenza di tale decisione e, nel merito del provvedimento, l'esigenza di attribuire le necessarie garanzie giuridiche e finanziarie alla nostra partecipazione alle missioni internazionali per il consolidamento dei processi di pace.
  Abbiamo posto il problema se in prospettiva futura, in merito alle missioni internazionali, occorra confrontarsi in Parlamento, al fine di introdurre correzioni alla normativa vigente, che non prevede una disciplina uniforme in ordine alla loro autorizzazione e svolgimento.
  Nel corso delle precedenti legislature e in quella attuale, com’è evidente, sono stati adottati diversi e numerosi provvedimenti di legge per autorizzare la partecipazione finanziaria. La conseguenza è stata che si è intervenuti più volte, anche in questa occasione, con carattere di urgenza per il finanziamento di missioni vigenti. La decisione in Commissione difesa di avviare una discussione in merito ad una legge quadro sulle missioni internazionali è un passo coerente cui intendiamo contribuire ai fini di una normativa di riferimento.
  La partecipazione italiana alle missioni di pace è un aspetto essenziale e irrinunciabile della nostra collocazione europea e internazionale e, dunque, della nostra politica estera e della difesa. Per tali ragioni richiede un'importante e attenta riflessione in ordine agli strumenti legislativi che occorre porre in essere entro – è ciò che auspichiamo – un quadro generale adeguato alla natura, ai tempi, alle esigenze logistiche ed organizzative, agli obiettivi della nostra partecipazione.
  Condividiamo la posizione tenuta dal Governo e dal Ministro della difesa in primo luogo, e, in particolare, in relazione alla partecipazione alle missioni in Afghanistan non vi sono modifiche degli impegni già assunti e, come ribadito, è del tutto rispettato il processo di transazione delle responsabilità per la sicurezza verso le autorità afgane e il percorso delineato ai fini della conclusione della missione ISAF.
  In generale, come è stato ribadito nel corso del Consiglio supremo di difesa del 6 novembre, il quadro della situazione internazionale, che è caratterizzato da forti tensioni e criticità, conferma la necessità e l'urgenza di procedere con il massimo impegno e realismo nel processo di razionalizzazione e riorganizzazione dello strumento militare. In prospettiva, si è affermato, la struttura delle Forze armate dovrà corrispondere ad un quadro compiuto e condiviso dagli indirizzi strategici e dalle linee di sviluppo delle capacità della difesa, naturalmente fondato su scenari di crisi di impiego delle Pag. 31missioni internazionali, sugli impegni che riteniamo fondamentali entro una prospettiva europea e internazionale del nostro Paese, in vista, a breve, del prossimo Consiglio europeo di difesa.
  Come ho più volte sostenuto, obiettivo fondamentale in un necessario e ineludibile processo di integrazione e unificazione, è procedere verso un rafforzamento del ruolo dell'Agenzia europea della difesa.
  Per queste ragioni, ribadiamo il nostro consenso al provvedimento in esame (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Minoranze linguistiche).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione voto il deputato La Russa. Ne ha facoltà.

  IGNAZIO LA RUSSA. Onorevole Presidente, questa, per noi di Fratelli d'Italia, che siamo, a parte il gruppo Misto, il gruppo parlamentare meno numeroso di quest'Aula, è, quindi, al di là del peso del nostro voto, una questione che affrontiamo con grande attenzione e anche con grande emozione, perché abbiamo avuto occasione – non solo io, nel mio partito – di visitare i nostri militari, lì dove svolgono ogni giorno davvero una missione per garantire la sicurezza del mondo, per cercare la pace, per contrastare il terrorismo e, soprattutto, per far sì che le nostre città e le nostre case abbiano un briciolo di sicurezza in più, o molto più di un briciolo.
  Abbiamo visto la passione di quei ragazzi, di quelle ragazze, di quegli uomini e di quelle donne con le stellette in divisa che, alla domanda: «Cosa possiamo fare per voi ?» a me, personalmente, hanno risposto: «Avere più elicotteri, avere più mezzi per fare ancora meglio il nostro lavoro». E, alla domanda di cosa ne pensassero della richiesta che pure, già allora, veniva da alcune parti del Parlamento, di rientrare a casa lasciando a metà il lavoro, hanno sempre risposto che quello sarebbe stato un affronto, non solo a loro, ma soprattutto alla memoria di quei militari che avevano dato la vita per svolgere, fino in fondo, il servizio al quale si sono impegnati con la Patria e con lo Stato.
  È, perciò, per noi grande motivo di emozione oggi parlare di loro, perché poi di questo stiamo parlando: di mettere a disposizione le risorse perché questi uomini e queste donne possano svolgere, nelle condizioni della massima sicurezza possibile, il loro compito.
  A me è capitato più volte di dire che non avrei mai accettato nessun taglio, neanche di un centesimo, che riguardasse i mezzi di sicurezza e, quindi, le condizioni con cui i nostri militari devono fare i conti nello svolgimento del loro lavoro.
  Può immaginare, perciò, con quale sofferenza annunzio che, pur considerando indispensabile che il Parlamento autorizzi le risorse necessarie, oggi, proprio in difesa dei nostri militari e sapendo che il nostro è un gruppo che non inciderà sulla maggioranza, qui «bulgara», assolutamente bulgara, di questo Governo, che decidiamo di dare un voto di astensione su questo decreto-legge. Perché di astensione ? Perché vogliamo smuovere le acque, signor Presidente, a favore della dignità nazionale, dell'onore delle Forze armate, della sorte dei due giovani ufficiali, anzi sottufficiali, marò prigionieri in India. Vogliamo smuovere le acque di un Parlamento sordo «nella realtà» all'esigenza di far diventare questa questione non una semplice questione giuridico-diplomatica, ma una questione di priorità nazionale, che coinvolga tutto il sistema Italia. Dovrebbe pensarci il Governo, ma abbiamo capito che questo Governo...qui non abbiamo da rimproverare l'atteggiamento concreto, il sottosegretario che va in India: ci dicono che gli danno la pastasciutta – e questo è un titolo di merito, salvo poi dirci che comunque i marò sono ammalati, quindi non deve essere un granché buona questa pastasciutta – ci dicono che hanno messo a disposizione i migliori avvocati – possiamo crederci – che ogni tanto chiamano le famiglie e le rassicurano – ne siamo certi – ma non è questo che chiediamo a questo Governo. A questo Governo chiediamo di far diventare la questione dei due marò un elemento Pag. 32prioritario della vita politica e sociale del nostro Paese. Ne va la dignità nazionale, ne va la sicurezza dei nostri militari.
  Abbiamo provato per potere votare a favore di questo decreto a presentare un ordine del giorno che vi chiedesse solamente di prendere in considerazione – non ora, ma fra qualche mese, a dopo dicembre – la possibilità di uscire almeno dalla missione anti-pirateria che si svolge nell'Oceano indiano e, quindi, principalmente a vantaggio dell'India contro quei pirati contro cui erano impegnati i due marò. Avete votato, maggioranza, contro; e ringrazio quelle forze di opposizione, ma anche i diversi deputati della maggioranza, pochi ma diversi – numerosi, comunque rispetto al conformismo imperante – che hanno votato per il nostro ordine del giorno che, però, è stato respinto. Questo ci costringe oggi a non dare un voto favorevole a questo decreto perché, signora Presidente, signor sottosegretario, questo Governo – lo dico perché è presente il Ministro Kyenge, a cui va il mio rispetto – ha perso molto tempo a parlare di genitore uno e di genitore due, ha perso molto tempo a interrogarsi su questioni futili, ma ha deciso di demandare a un bravo, ma isolato, sottosegretario De Mistura, un compito che spetterebbe a tutti noi in prima persona. Noi chiediamo che si faccia della vicenda dei due marò una bandiera della dignità nazionale. Non l'abbiamo saputo fare per Battisti in Brasile, non lo sappiamo fare neanche nei casi modesti in cui dei tifosi vengono fermati nel silenzio generale finché il Parlamento non smuove il Governo a fare almeno qualcosa. Facciamolo almeno di fronte a un caso così eclatante.
  Vede, signora Presidente, Fratelli d'Italia, che mi onoro qui di rappresentare, non smetterà di considerare questo tema centrale nella vita politica italiana. Noi sappiamo benissimo – e ci battiamo con eguale forza – che ci sono altre vicende che toccano più da vicino se non il cuore, la vita degli italiani, ma il concetto è uguale, perché la sottomissione alla dittatura di un'Europa dominata dalla Germania, la sottomissione dell'Italia a qualunque diktat che arriva da fuori dei nostri confini, sia in materia economica sia in materia di dignità nazionale, ha un punto fortemente comune: la incapacità di questo Governo di difendere gli interessi nazionali. È su questo che noi cerchiamo disperatamente di sollecitare gli italiani, i cittadini, a un'attenzione che, se parte dal basso, può, in qualche modo, forse arrivare ai cuori, se ci sono, e al cervello, che penso che ci sia, dei nostri governanti.
  Allora, il voto di Fratelli d'Italia su questo decreto non può, purtroppo, essere favorevole. Sarà di astensione per rispetto dei nostri militari, di ciò che essi fanno ogni giorno davvero in difesa della pace. Non fanno girotondi, non usano bandierine di mille colori, innalzano il tricolore in terre desolate e su cui si abbatte il terrorismo, il sangue, il conflitto, per cercare di dare all'Italia e al mondo più sicurezza e più pace. A fianco delle Forze armate, contro questo Governo (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Gianluca Pini. Ne ha facoltà.

  GIANLUCA PINI. Signor Presidente, colleghi, membri del Governo, siamo giunti al termine, almeno in questo ramo del Parlamento, di una vicenda legislativa davvero sconcertante. È sconcertante perché, innanzitutto, per la prima volta ha comportato addirittura un voto di fiducia sulla proroga delle missioni internazionali. Per chi inizialmente è venuto in quest'Aula dicendo che non avrebbe mai posto la fiducia per accelerare i lavori – Franceschini, il Presidente del Consiglio Letta – direi che è veramente una pessima figura, un'ennesima pessima figura.
  Sono molte le riflessioni suggerite da quanto è accaduto e, purtroppo, nessuna di segno positivo. Come Lega Nord abbiamo cercato di promuovere, prima nelle Commissioni e poi in Aula, un dibattito serio sui contenuti, che affrontasse i numerosi interrogativi che pendono sul significato della politica che ci porta ormai da molti anni ad inviare soldati ai quattro angoli del globo.Pag. 33
  Volevamo avviare un confronto, ad esempio, sul modello di presenza, che ha comportato finora una grande dispersione delle risorse nazionali su teatri non sempre per noi vitali, qualche volta per compiacere i nostri alleati – e ci può stare e si può capire – qualche altra invece solo per soddisfare la smania di essere ovunque e forse anche le ambizioni di qualche brillante diplomatico in carriera. In questo modo, tuttavia, si è smarrito il senso delle proporzioni, mentre i costi lievitavano ed i ritorni politici rimanevano bassi, talvolta quasi inesistenti.
  Noi non siamo pregiudizialmente contrari all'impiego dello strumento militare, quando ciò sia però effettivamente utile al perseguimento di obiettivi di cui l'opinione pubblica percepisce immediatamente l'utilità. Tendiamo invece ad avversarlo quando ci porta, per ragioni poco chiare, ad operare in «scacchiere» lontane, che espongono i militari a grandi rischi, a fronte di vantaggi che l'esperienza recente ha dimostrato molto molto illusori.
  È per questo motivo che le volevamo esprimere tutta la nostra perplessità sull'opportunità di rimanere a lungo ancora impegnati in Afghanistan e Libano, in particolare in Libano, anche alla luce di ciò che sta accadendo in quelle terre. A Kabul in effetti difendiamo il Governo di un presidente che è criticato di continuo anche dagli Stati Uniti, un presidente, Hamid Karzai, che sta permettendo il ripristino della lapidazione per le donne adultere, che prefigura il rinvio delle elezioni che dovrebbero portare al suo avvicendamento e che pare impegnato anche a ricreare un accordo politico con i talebani, di cui ormai non è più neanche escluso il ritorno al potere, magari in condivisione.
  È questo ciò che vogliamo davvero ? Spendere cioè risorse economiche ed esporre ragazzi al rischio di essere uccisi o feriti per proteggere il ritorno dell'Afghanistan al medioevo ? Noi siamo critici ed auspichiamo che anche questa pagina venga presto archiviata, come del resto potrebbero decidere di fare anche i nostri alleati americani, anziché assumere impegni a tempo più o meno indeterminato come pure il Governo ha fatto in ambito NATO, senza consultarsi preventivamente con il Parlamento, come un tempo si usava fare e come la legge stessa richiede.
  Veniamo quindi al Libano, lì partecipiamo alla missione dell'ONU UNIFIL2, originariamente pensata per stendere «un velo» di truppe internazionali e neutrali tra le forze armate israeliane e le milizie di Hezbollah. La nostra partecipazione doveva essere inoltre lo strumento che avrebbe permesso alla nostra diplomazia di esercitare una maggiore influenza sulle vicende in atto in Medio Oriente. È accaduto ? No, assolutamente no, al contrario abbiamo sperimentato nei mesi scorsi l'angoscia delle conseguenze che avrebbe potuto comportare sui soldati in Libano l'appoggio all'uso della forza contro la Siria di Assad che si stava profilando al vertice del G20 di San Pietroburgo. I militari italiani, infatti, si sarebbero a quel punto trovati alla mercé di miliziani sciiti libanesi, schierati da tempo al fianco dell'uomo forte di Damasco. E questo l'abbiamo detto e ripetuto più volte in quest'Aula.
  Inoltre, in almeno una circostanza, nel corso di un'importante attività multilaterale delle Nazioni Unite, abbiamo potuto constatare come neanche l'esercizio del comando sull'intera UNIFIL2, l'attuale missione, sia valso alla nostra diplomazia un invito al tavolo di quelli che in Medio Oriente contano davvero. Spendiamo soldi ma non contiamo nulla sul piano diplomatico: ottimo risultato (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie) !
  Possiamo fare molte cose importanti in quell'area, certamente. Pensiamo, ad esempio, al ruolo svolto nell'anticipare il ritorno dell'Iran al tavolo negoziale, ma in questo i nostri soldati dell'UNIFIL2 sono stati ininfluenti. Allora, perché continuare a rimanere lì ? Non sarebbe invece meglio pensare al loro ritiro, magari per potenziare invece gli interventi in atto in Libia sia sotto il «cappello nazionale» che sotto l'egida dell'Unione europea, cha almeno Pag. 34possono portare al nostro Paese vantaggi immediati, ad esempio attenuando la pressione dei clandestini che premono su Lampedusa e sulle nostre coste (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie) ?
  Volevamo proporre anche il potenziamento della missione aeronavale Mare Nostrum, di cui, peraltro, non si è mai fatta menzione in questa occasione – cosa stranissima, visto che si parla di missioni –, nonché il suo più organico collegamento agli sforzi dell'agenda europea Frontex.
  Per questo, oltre ad un certo numero di emendamenti di sostanza, avevamo deciso di presentare anche una relazione di minoranza. Purtroppo, tra l'ostruzionismo cui hanno fatto ricorso, legittimamente, alcune forze politiche e la tardiva scelta di Governo e maggioranza di porre la questione di fiducia sul provvedimento, è stata persa un'importante opportunità per discuterne. Prendere o lasciare: questa è la scelta davanti alla quale siamo stati posti, senza possibili punti d'incontro. È per questo motivo che ieri abbiamo negato la nostra fiducia al Governo, imbarazzati anche dalla scarsa conoscenza del diritto pubblico del nostro Paese.
  Ignoranza dimostrata nella circostanza dall'Esecutivo e dalla sua maggioranza, unitamente ad una spaventosa sottovalutazione degli effetti che una decadenza del decreto, che aleggiava in quest'Aula, di cui pare si era parlato come di una strada percorribile nei giorni scorsi, avrebbe avuto sul morale dei militari in missione, sull'atteggiamento dei nostri alleati – che, ricordiamo, ci guardano e ascoltano questi pasticci e vedono anche in questi pasticci la difficoltà e la debolezza di questo Governo – e, soprattutto, sulle percezioni dei nemici che i ragazzi e i militari italiani fronteggiano ogni giorno sui teatri più difficili.
  Quanto è accaduto non promette assolutamente nulla di buono. È stata, anzi, esposta una vulnerabilità assoluta, mai vista prima. Sicuramente, questa vulnerabilità incoraggerà altre operazioni ostruzionistiche il prossimo anno, quando certamente occorrerà votare un'altra volta almeno due decreti di proroga delle missioni. Si tratta di un totale fallimento da parte di questo Governo, sia sul piano diplomatico sia sul piano dell'immagine, e non vi è alcun dubbio su questo.
  Proprio per questi motivi, che sono tanto di merito quanto di metodo, annunciamo che il gruppo della Lega Nord voterà contro la conversione in legge di questo decreto-legge, nella speranza, però, che in futuro si cambi registro, magari con un Governo diverso da quello attuale (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Fabrizio Cicchitto. Ne ha facoltà.

  FABRIZIO CICCHITTO. Signor Presidente, onorevoli colleghi, rivendico con forza il valore e il significato, pur nella molteplicità delle situazioni delle missioni all'estero svolte dall'esercito italiano. Un valore e un significato che hanno dato una concretezza al termine di «solidarietà internazionale» e, per certi aspetti, anche a dei valori che attengono alla missione di pace.
  Infatti, se noi andiamo ad analizzare le tre situazioni fondamentali nelle quali siamo intervenuti nel corso di questi anni, quella del Kosovo e dei Balcani, quella dell'Afghanistan e quella del Libano, noi vediamo che in tutte queste situazioni l'intervento che vi è stato dall'esterno ha svolto un ruolo di solidarietà ed è stato decisivo per disinnescare situazioni che erano di straordinaria gravità.
  Quella del Kosovo e dei Balcani era una situazione in cui le stragi si succedevano l'una all'altra. Lì vi è stato un intervento fra i più consistenti e significativi, anche un intervento militare, che fortunatamente è stato fatto perché è servito a disinnescare una situazione e una spirale assolutamente drammatica, con un paradosso che nella storia avviene.
  Infatti, è avvenuto che un intervento militare ha riportato in una condizione di relativa pace quella che era una situazione nella quale avvennero cose terribili come Pag. 35le stragi di Srebrenica, l'assedio a Sarajevo e tanti altri fatti delittuosi. Se allora l'ONU e la NATO non fossero intervenute, e non fossero intervenute anche militarmente, noi avremmo avuto una situazione che si sarebbe protratta, anche perché vi era una logica, diciamo così, nello scontro fra quelle nazionalità che storicamente ha avuto caratteristiche negative.
  Oggi invece viviamo una situazione di relativa pace. Abbiamo avuto modo, e abbiamo modo in questi giorni, di salutare il Primo ministro della Croazia; in Croazia, in Serbia, in Slovenia si è superata la drammaticità di quei momenti nonché una guerra segnata da stragi, stupri e operazioni di massa volte a distruggere intere etnie. Quindi, quell'intervento, che è stato contestato sul terreno del pacifismo, in effetti è stato un intervento che lì ha portato la pace.
  Allo stesso modo, va fatta una valutazione per quello che riguarda l'Afghanistan. In Afghanistan in sostanza l'intervento, con delle caratteristiche sue proprie da parte dei nostri soldati e dei nostri militari, ha agito in due direzioni: nella direzione di una contrapposizione al fatto che lì vi era uno dei nuclei fondamentali dell'islamismo terroristico, ma anche in una direzione più profonda che dovrebbe essere apprezzata da chi su questo terreno poi, in altre sedi, esercita la sua riflessione, nel senso che se vi è stato un intervento favorevole a cambiamenti di costume nell'Afghanistan, un aiuto alle donne afgane per superare delle condizioni di arretratezza. Ebbene in Afghanistan i nostri soldati hanno dato il meglio di se stessi, perché hanno adottato un approccio non da occupanti, non tipico di chi conduce una guerra, ma di chi arriva in un territorio per cercare di aiutare la parte migliore di quelle persone a fare un salto di qualità sul terreno della sicurezza e della qualità della vita. Proprio sul terreno dei rapporti familiari, della funzione delle donne e così via, io credo che quell'intervento abbia dato notevoli risultati. Aggiungo l'interrogativo: il fatto che nel 2014 ci sia un ritiro, non determinerà che si vengano ad affermare le tendenze peggiori ?
  Per quanto riguarda il Libano poi, l'azione del nostro contingente, insieme a quella dei militari degli altri Paesi, ha avuto certamente un limite, perché sicuramente non è stata in grado, per evitare scontri armati, di evitare il riarmo degli Hezbollah ad opera della Siria e dell'Iran, ma comunque è stato svolto il ruolo di una truppa di interposizione che è stato assai importante per evitare la ripetizione di uno scontro diretto o di azioni di guerriglia contro Israele. Inoltre, certamente lì vi è un limite derivante dal fatto che storicamente, nel corso di questi anni, tutta la situazione libanese ha avuto una drammatica involuzione, perché è stata sostanzialmente condizionata e quasi occupata, anche con assassini politici molto significativi, dalla Siria. La situazione libanese rimane quindi aperta a sbocchi diversi, ma certamente la presenza delle truppe della missione, tra cui truppe italiane, ha svolto un ruolo decisivo sul terreno della pace.
  Questo ci dice che guai a noi se usiamo nell'analisi di queste vicende degli schematismi e degli stereotipi ideologici che sono sconvolti dalla logica del mondo che è cambiata completamente.
  E certamente il retroterra geopolitico rispetto al quale questi interventi sono avvenuti è un retroterra mutato nel corso di questi anni. Non so se è cambiato in meglio o in peggio, perché poi noi, qua nel Mediterraneo, ci troviamo a misurarci con una crisi delle primavere arabe, con una situazione che è completamente cambiata per quello che riguarda l'Egitto e anche con una singolare condizione di ritardo, che ha – a mio avviso – pregiudicato del tutto la situazione per quello che riguarda la Siria. Infatti in Siria si era manifestata, non una rivolta, ma un'autentica rivoluzione con fortissimi elementi sociali positivi, una rivoluzione nei confronti dell’establishment alawita contrario ad Assad.
  Ebbene, quella rivoluzione, che aveva in sè dei valori positivi, non è stata sostenuta, è stata per molti mesi abbandonata a se stessa e l'abbandono ha avuto due conseguenze negative. Una conseguenza negativa è stata il fatto che a un certo punto l'Iran ha spostato gli hezbollahPag. 36in Siria e gli hezbollah hanno contribuito alla modifica dei rapporti di forza. E, dall'altro lato, la rivoluzione siriana, fatta da componenti assai differenziate, ha visto a un certo punto un indebolimento delle componenti più avanzate e la drammatica emersione, invece, delle componenti più negative, di carattere Al Qaedista; il che comporta oggi il fatto che non si riesce a capire dov’è distribuito il male e il bene. Probabilmente il male è fortemente distribuito in entrambe le parti che si contrappongono.
  Per queste ragioni, noi, che abbiamo votato ieri la fiducia al Governo per ragioni politiche generali e sullo specifico di questo provvedimento, oggi esprimiamo valutazioni alternative rispetto a quelle di chi contesta questo provvedimento (Applausi dei deputati del gruppo Nuovo Centrodestra).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Arturo Scotto. Ne ha facoltà.

  ARTURO SCOTTO. Signora Presidente, signori del Governo, lo dico senza alcun intento strumentale: avete imposto la questione di fiducia sul decreto missioni immaginando questo passaggio come un fatto burocratico, un rito da espletare in pochi giorni e nella distrazione generale dell'opinione pubblica. Ebbene, non ci siete riusciti. Avete trovato sul vostro cammino un'opposizione che ha provato a ribaltare l'agenda, rivendicando il diritto di discutere nel merito attraverso un'interposizione pacifica sugli orientamenti di politica estera dell'Italia e sul modello di difesa, sempre più aggressivo, che state perseguendo.
  È arrivata l'ora di tracciare un bilancio, perché non si può sfuggire alla storia di questi anni. Ridurre tutto a un «sì» o a un «no» è stato un atto di arroganza, perché, cara Presidente, tra il diktat «bere o affogare» noi invochiamo la sovranità di un Parlamento che deve avere l'autonomia di guardare dentro ai fatti e non limitarsi a descrivere la funzione dell'Italia come gendarme buono, predestinato a portare la pace nel mondo (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà).
  Non è così. Siamo invece un Paese esposto in molteplici teatri di guerra, impegnato in 24 missioni internazionali e testardamente intrappolato nella scia lunga, lunghissima, della risposta tragica, caro onorevole Cicchitto, che i neoconservatori americani offrirono nel 2001 alla minaccia del terrorismo globale.
  Ma in Afghanistan, signora Presidente, la pace non c’è, a meno che non si chiami pace quello che emerge dal rapporto UNAMA delle Nazioni Unite, che ci racconta di una crescita delle vittime civili del 23 per cento rispetto al 2012 e del 30 per cento tra i bambini.
  Lo dico sommessamente: abbandonate, cari signori del Governo, la retorica stucchevole dell’«armare la pace per amare la pace» e confrontatevi con i nostri fallimenti. Scegliamo invece, con questo decreto, di rimanere piantati con i piedi lì a Kabul e lo faremo anche dopo il 2014 con Resolute Support, come stamani ha confermato la NATO: ci faccia capire per far cosa ?
  Gli italiani, il Parlamento, dopo due anni e cinque miliardi di euro impiegati in Afghanistan hanno il diritto di sapere la verità. Proponete dal prossimo anno un decreto ad hoc sull'Afghanistan, invece di nascondervi in qualche comma ! Oltre 70 mila morti contribuiscono a costruire la più amara testimonianza di un fallimento degli obiettivi di pace, democratizzazione e stabilizzazione dell'Afghanistan. Questa, asciutta e rivoluzionaria, è la verità (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà).
  Signora Presidente, siamo una sinistra priva di tentazioni neoisolazioniste, che pure ho visto ritornare nel dibattito di questa Camera. Non diremo mai che le missioni sono tutte uguali. Il nostro è un pacifismo attivo, operoso, che non si tira indietro di fronte al precipitare dei conflitti, che non si distingue solo nell'arte di indignarsi, ma prova a lavorare per stabilizzare, per costruire ponti di dialogo, per riaffermare democrazia e giustizia. Il nostro pacifismo ci porta a dire che occorre Pag. 37andare progressivamente verso una politica di sicurezza e difesa comune europea, che bisogna finanziare i corpi civili di pace, che bisogna accelerare sulla cooperazione.
  L'Italia è il decimo Paese al mondo, secondo il SIPRI di Stoccolma, per spese militari: 26 miliardi l'anno, 70 milioni al giorno. Siamo alti in classifica, signor Ministro. Peccato, invece, che siamo in zona retrocessione per investimenti nella scuola, nella ricerca e nell'università, per i tassi di uguaglianza, per i livelli di corruzione diffusa (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà). Peccato che non riusciremo a lanciare un segnale netto ed inequivoco, neanche in questa legge di stabilità, sulla messa in sicurezza del territorio, che ogni giorno vediamo franare, allagarsi, inghiottire uomini, donne e bambini. Questa è la guerra che vogliamo vincere (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà) !
  Ed invece siamo «disarmati» dal Patto di stabilità e dagli spiccioli che investiamo nelle opere di riassetto del territorio.
  Vogliamo urlarlo con forza, perché siete ancora in tempo: fermate il programma degli F-35 (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà) ! Riducete gli investimenti: 6 miliardi nei prossimi cinque anni in nuove navi militari !! Interrompete la costruzione della fregata Fremm, che costerà 2 miliardi e mezzo nei prossimi due anni !! Ed è ancora in tempo, signor Ministro, per far tornare indietro la portaerei Cavour, che lei ha descritto come la nave «Love Boat» in crociera di piacere e che costa invece 20 milioni di euro al nostro Paese. Lo dica all'ammiraglio De Giorgi che ha avuto la spudoratezza, di fronte ad un banale atto di sindacato ispettivo, di minacciare il gruppo di Sinistra Ecologia Libertà che chiedeva lumi sul senso di questa operazione di marketing, che rinverdisce i fasti di un «colonialismo da operetta», che va a braccetto con i peggiori dittatori del pianeta (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà).
  Riorientiamo la nostra politica estera e di sicurezza !
  Diamole una dimensione etica e concreta. Superiamo il cinismo che ci fa simpatizzare con i manifestanti di Kiev, che domandano Europa e diritti, concludendo però 26 Accordi commerciali con la Russia di Putin senza spendere una parola sui diritti umani, sulle libertà dei dissidenti politici, sul destino della comunità gay perseguitata da un regime omofobo (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà).
  Riprendiamo lo spirito con cui abbiamo ottenuto una soluzione diplomatica e multilaterale alla crisi siriana, coinvolgendo le parti in conflitto, compresi i movimenti della società civile non violenta al tavolo di Ginevra.
  Presidente, ho concluso. Voteremo contro questo provvedimento. Vogliamo che dal prossimo anno le missioni internazionali siano discusse e votate separatamente distinguendo il peacekeeping dall'ISAF, interventi NATO dalla politica di cooperazione. Vogliamo una riforma dello strumento missioni e vogliamo che la cooperazione internazionale non venga ulteriormente «taglieggiata» anche nel prossimo disegno di legge di stabilità. Vi aspettiamo. Non accetteremo mai più un doppio linguaggio. Lavoreremo perché il nostro Paese recuperi finalmente una vocazione cosmopolita al servizio della pace e dei diritti degli esseri umani che scappano dalla guerra, dalla fame e dalle dittature (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà-Congratulazioni).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Domenico Rossi. Ne ha facoltà.

  DOMENICO ROSSI. Signor Presidente, cari colleghi, Scelta Civica ha affrontato l'esame di questo provvedimento con la pragmaticità dovuta a un atto relativo a tre mesi, ma con un occhio al futuro. Pragmaticità perché questo provvedimento, come ci siamo detti e come tutti sappiamo, era un atto dovuto in quanto dovevamo soddisfare un'esigenza: quella di una copertura giuridica ed economica delle missioni in atto.Pag. 38
  La logica pertanto avrebbe voluto un'approvazione immediata, in maniera da avere il tempo per approfondire e per mettere le basi al provvedimento relativo al decreto-legge «missioni» del 2014. Ma questo non si è voluto fare. Questa discussione preventiva che avrebbe creato le premesse per un provvedimento 2014 probabilmente più equilibrato, si è persa, perché questo terreno di esame è stato trasformato in un terreno di scontro con emendamenti mirati a ridurre e a sopprimere talune missioni, pur sapendo che era impossibile fare quanto proposto nei venti giorni residui del 2013.
  Così come sapevamo tutti quanti che era impossibile spostare con una ostativa sequenza la fine di alcune delle missioni dal 16 novembre, giorno dopo giorno, fino alla fine dell'anno. È stata una linea che ci ha fatto perdere tempo che sarebbe stato prezioso, del tempo che avremmo tutti quanti potuto utilizzare per andare ad approfondire missione per missione in relazione al prossimo provvedimento.
  Ma è stata anche una linea che ci ha fatto perdere il senso; che qui non si trattava di parlare di missioni militari e di cooperazione civile. Si trattava di parlare del sistema Paese, un sistema Paese che fonda la sua credibilità su entrambi gli assetti, le missioni militari così come la cooperazione internazionale. È un sistema, nel suo complesso, che dà il rilievo e la credibilità internazionale al nostro Paese. Ci siamo, invece, dilungati a distinguere le missioni buone da quelle cattive, le missioni di pace da quelle dichiarate come missioni di guerra, ci siamo in senso più generale soffermati a distinguere le missioni militari da quella di cooperazione. E allora è bene fare un'altra riflessione: una missione militare come quella in atto ha inizio o può avere inizio per esigenze varie e deve essere poi valutata in progress sulla base dei risultati e degli obiettivi raggiunti.
  Ma una cosa distingue in genere le esigenze di una missione militare: è quella di creare una cornice di sicurezza indispensabile per sviluppare azioni varie, in quanto solo la cornice di sicurezza può dare la possibilità alle organizzazioni di carattere non governativo o a qualsiasi tipo di organizzazione, in situazioni di conflittualità o in situazioni di rischio, di aiutare realmente le popolazioni interessate.
  Ci si è soffermati sulla missione in Afghanistan e non voglio richiamare il fatto che l'operazione in Afghanistan ha avuto origine dal summit tenuto sotto l'egida dell'ONU a Bonn dal 27 novembre al 5 dicembre 2001, ove sono stati i rappresentanti delle diverse fazioni afgane, che avevano destituito i talebani, ad avanzare richiesta formale di assistenza per agevolare il raggiungimento di una stabilità politica nel Paese dopo il collasso del vecchio regime.
  Ma vorrei richiamare che le truppe, le nostre Forze armate sono state anche soprannominate come truppe di occupazione, come missione di guerra, come bombardamenti nei confronti della popolazione civile: questo non è solo ingeneroso nei confronti delle Forze armate, ma è un discorso che è al di fuori della realtà, a meno che non si voglia sostenere che gli sviluppi incontrovertibili che l'Afghanistan ha avuto li avrebbe avuti anche permanendo un regime talebano.
  Questo non è credibile e basterebbe un solo riferimento per avvalorare questo discorso: andiamo a prendere lo sviluppo scolastico in Afghanistan, andiamo a guardare quante donne oggi sono sia in politica sia nelle università e nelle scuole per renderci conto che solo questo assetto sarebbe stato impossibile da raggiungere senza la missione ISAF. E voglio dire che non dobbiamo dimenticare che la missione ISAF ha portato sviluppi positivi nel settore rurale, nel settore educativo, nel settore della sicurezza.
  Oggi è una missione che sta chiudendo, è una missione che va in chiusura, ma per un semplice motivo, e deve andare in chiusura e dobbiamo avere dal Governo tutti gli elementi informativi necessari: va in chiusura perché, ormai, le forze di sicurezza afgane hanno raggiunto un livello tale da poter essere quasi del tutto controllori del proprio territorio. Senza il Pag. 39controllo del territorio non si può sviluppare nessun discorso, né economico né culturale né sociale.
  Ho detto all'inizio che abbiamo guardato a questo provvedimento guardando al futuro, e per il futuro ci sembravano due gli assetti principali da prendere in considerazione in relazione a questo provvedimento. Il primo era quello di una maggiore informazione al Parlamento, affinché il Parlamento potesse giudicare con cognizione di causa ogni missione sulla base dei risultati effettivamente raggiunti. Perché valutare le missioni, valutare gli obiettivi raggiunti è l'unico elemento che può consentire al Parlamento di esprimersi con obbiettività, senza dietrologie, ma sulla base dei risultati raggiunti.
  Allora, dobbiamo prendere atto che nel testo approvato in Commissione difesa sono stati inseriti degli emendamenti volti a far sì che dal prossimo provvedimento il Parlamento disponga di elementi più dettagliati su ogni missione e, in particolare, anche correlati da informazioni derivanti dai comandi sotto cui prestano servizio le nostre Forze armate. Ma prendiamo atto – e dobbiamo prendere atto, ecco perché, fin d'ora, dico che siamo favorevoli a questo provvedimento – che è stato raggiunto anche un altro risultato: l'incardinamento in Commissione difesa della volontà di approvare una legge quadro che porti fuori dal provvedimento delle missioni tutte quelle norme che, nella realtà, oggi come oggi, sovraccaricano il provvedimento di assetti che tutto sono meno che strettamente connessi con le missioni.
  La legge quadro è fondamentale; è fondamentale per individuare quali sono le missioni, quali sono le tipologie di missioni in cui possono essere impiegate le Forze armate e quali sono le procedure per approvare l'impiego delle Forze armate fuori dal territorio nazionale. Ma sarà una legge quadro fondamentale anche per definire le regole che debbono andare a normalizzare tutti quelli che sono gli assetti penali e giuridici nei confronti del nostro personale per fare in modo che situazioni come quelle dei marò non si verifichino più; assetti normativi e anche amministrativi relativi alle missioni. Siamo favorevoli, inoltre, anche perché questo provvedimento dà maggiori risorse alla cooperazione internazionale, ed è evidente che man mano che la cornice di sicurezza fornisce più ampie assicurazioni più diminuisce l'esigenza di forze militari e maggiori risorse possono essere disponibili per la cooperazione internazionale.
  Nell'esprimere pertanto il parere favorevole di Scelta Civica su questo provvedimento, riteniamo di evidenziare e ringraziare a nome del gruppo, ma ritengo di tutto il Parlamento, i nostri connazionali, militari e civili, che operano per la pace e la stabilizzazione delle aree di crisi, spesso a rischio anche della propria incolumità. E le ultime parole le spendiamo per i marò: noi riteniamo che i marò abbiano individuato e individuino per tutti quanti il senso di dignità, quei valori e quei principi propri – e concludo, Presidente – a cui dovrebbe ispirarsi tutto il Paese e anche questo Parlamento. Ma, in risposta al fatto che oggi sono stati esaminati due ordini del giorno, tengo a sottolineare, a nome del mio gruppo, che il primo ordine del giorno impegna già il Governo ad assumere tutte le iniziative necessarie per un rapido rientro dei marò. È evidente che ci aspettiamo che il Governo l'onori nel più breve tempo possibile (Applausi dei deputati del gruppo Scelta Civica per l'Italia – Congratulazioni).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Elio Vito. Ne ha facoltà.

  ELIO VITO. Signora Presidente, onorevoli colleghi, signori rappresentanti del Governo Forza Italia voterà a favore di questo provvedimento che riguarda la proroga sino al prossimo 31 dicembre 2013 delle missioni internazionali per la pace. Forza Italia voterà a favore con convinzione, come ha sempre votato a favore di questi provvedimenti anche negli anni passati.
  Si tratta sicuramente di missioni costose, sia da un punto di vista umano che da un punto di vista economico, ma sono Pag. 40missioni internazionali per la pace che avvengono nel pieno rispetto dell'articolo 11 della nostra Costituzione e che vengono decise dalla comunità internazionale, da organismi sopranazionali, quali l'ONU e l'Unione europea, ai quali partecipiamo, ai quali l'Italia dà il proprio contributo e intende continuare a darlo. Queste organizzazioni internazionali naturalmente devono assumere un ruolo sempre maggiore nella risoluzione delle crisi internazionali e questo ruolo può essere anche esercitato attraverso l'invio di contingenti militari che hanno funzioni di raggiungimento di obiettivi di pace e di democrazia.
  Non possiamo quindi sottrarci, come Paese, come Italia, ad avere la nostra partecipazione a queste missioni, pena una diminuzione del peso e del ruolo del nostro Paese nella comunità internazionale, un peso ed un ruolo che abbiamo contribuito ad assumere negli anni precedenti, anche quando avevamo responsabilità di Governo con il presidente Silvio Berlusconi. Il decreto che stiamo votando, d'altra parte, ha una portata assai limitata di proroga – come dicevo all'inizio –: sino a questo 31 dicembre. Il Governo, quindi, tra poche settimane, tra pochi giorni, dovrà di nuovo intervenire sulle missioni internazionali, per prorogarle a partire dal 1o gennaio 2014.
  Ci auguriamo che il Governo lo faccia, da una parte, con una prospettiva temporale più ampia di questo decreto-legge, che prorogava le missioni per soli tre mesi, per dare certezza ai nostri militari e agli operatori che vi sono coinvolti; e dall'altra, con la prevista ulteriore riduzione del nostro contingente. E auspichiamo che in Parlamento si apra finalmente un confronto serio, non ideologico, non tra presunti guerrafondai e presunti pacifisti, perché qui siamo tutti contro le guerre e per la pace, e queste non sono missioni di guerra ma per la pace.
  La discussione quindi deve essere sulla nostra politica estera, su come aumentare il nostro peso nelle organizzazioni internazionali, di come accrescere la nostra credibilità ed autorevolezza nella comunità internazionale. È giusto che il Parlamento discuta e verifichi l'efficacia di queste missioni anche singolarmente, ma ricordando che sono missioni di pace, di sostegno alle popolazioni colpite, di ricostruzione e cooperazione civile.
  Ma se è giusto che il Parlamento discuta e decida senza pregiudizi e senza dibattiti ideologici su queste missioni, è anche dovere del Parlamento, e anche nostro preciso dovere – ed è un dovere al quale il gruppo di Forza Italia non intende sottrarsi –, esprimere i sentimenti di vicinanza e di gratitudine alle nostre Forze armate, ai militari, agli uomini e alle donne che a rischio della loro vita, e sicuramente della lontananza dalle loro famiglie, lavorano per il nome dell'Italia nel mondo, per il raggiungimento della pace e della democrazia (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia – Il Popolo della Libertà – Berlusconi Presidente).
  Onorevoli colleghi, in questo momento sono circa seimila i militari, donne ed uomini, che sono impegnati in ben 32 missioni internazionali che si svolgono, che si stanno svolgendo in 18 Paesi del mondo. Sono missioni, come dicevo prima, anche difficili, costose, onerose, pericolose, ma alle quali i nostri militari partecipano con senso dell'onore, con elevata professionalità, con un elevato senso anche di appartenenza al nostro Paese e alle nostre Forze armate. Dobbiamo esprimere a loro la nostra piena gratitudine, la nostra riconoscenza, senza fare in modo che questa gratitudine e questa riconoscenza possa essere alterata dal dibattito politico, sul quale a volte ci dividiamo.
  Così come colgo anche l'occasione per esprimere alla signora Presidente i sentimenti di vicinanza e di solidarietà del nostro gruppo, ma dell'intero Parlamento, a Massimiliano La Torre e Salvatore Girone, i due fucilieri di Marina sinteticamente definiti marò (ma è giusto chiamarli per quello che sono: fucilieri di Marina) ingiustamente trattenuti da oltre 600 giorni in India. Stanno affrontando questa vicenda con un onore e con una dignità, loro e le loro famiglie, che deve essere presa ad esempio dalla politica, dalle istituzioni, dal Parlamento (Applausi dei deputati Pag. 41del gruppo Forza Italia – Il Popolo della Libertà – Berlusconi Presidente).
  Forza Italia quindi voterà a favore di questo provvedimento per la nostra partecipazione alle missioni internazionali di pace, ma voteremo a favore anche per esprimere la nostra gratitudine e la nostra vicinanza alle Forze armate e ai militari che vi sono impegnati. Voteremo a favore oggi dall'opposizione, come abbiamo votato a favore in passato questi provvedimenti dalla maggioranza e dal Governo, quando era proprio il Presidente Berlusconi ad impegnarsi per accrescere il ruolo del nostro Paese nella comunità internazionale. Ma Forza Italia e il Presidente Berlusconi hanno sempre avuto per primo davanti l'interesse generale del Paese; e quindi voteremo a favore oggi, pur essendo all'opposizione, avendo presente che è interesse del Paese, piuttosto che interesse di una parte, partecipare a queste missioni internazionali, accrescere il nostro ruolo, essere vicini alle Forze armate che vi sono impegnate, e con questo dimostrare il nostro attaccamento al bene dell'Italia (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia – Il Popolo della Libertà – Berlusconi Presidente – Congratulazioni).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Massimo Artini. Ne ha facoltà.

  MASSIMO ARTINI. Signor Presidente, deputati colleghi, membri del Governo, siamo giunti infine alla votazione di questo decreto con la mannaia della fiducia, siamo ad esprimere un voto per la prima volta anche come MoVimento 5 Stelle, sul rifinanziamento complessivo di tutte le missioni fuori area a cui l'Italia partecipa. Ci siamo trovati davanti la stessa modalità di operare dei Governi Ciampi, Berlusconi I, Dini, Prodi I, D'Alema, Amato, Berlusconi II, Prodi II, Berlusconi III, Berlusconi IV e Monti (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Circa vent'anni di immutato e svogliato sistema di affrontare questo tema, ci siamo trovati cioè davanti ad un calderone di decreto onnicomprensivo sulle missioni che non distingue il bambino dall'acqua sporca, ma soprattutto ci siamo trovati davanti ad una superficialità imbarazzante che ci ha fatto subito comprendere che nessuno in venti anni ha mai letto le relazioni tecniche allegate o ha mai avuto l'intenzione di approfondire la materia. Se l'avessero fatto, si sarebbero accorti che questi rifinanziamenti sono elargiti alla cieca, senza sapere perché vengono fatte queste operazioni, senza sapere il perché dello spostamento di uomini come pedine, di soldi e mezzi blindati come semplici pezzi di un'enorme scacchiera. In questi vent'anni tutti, maggioranza ed opposizione, si sono fidati di ciò che veniva indicato dai funzionari del Governo, per loro questi dati bastavano per poter proclamare la loro cieca fiducia a queste missioni o a un contrasto senza se e senza ma che niente ha cambiato fino ad oggi.
  Oggi però c’è una volontà diversa, un modo diverso di affrontare questo argomento. Abbiamo scoperto – anche voi ce l'avete confermato, perché spesso sono parole vostre – che in Afghanistan ad esempio l'incremento della produzione dell'oppio è diretta conseguenza degli errori fatti nella gestione della più lunga guerra dopo la seconda guerra mondiale (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle), che gli organi dello Stato afgano – che noi stiamo formando – sono fortemente corrotti e che dopo undici anni ancora non si sia iniziato a poter gestire e garantire il passaggio delle competenze a quello Stato, che il nostro apporto alla tanto decantata cooperazione civile è irrisorio, non perché lo dice il MoVimento 5 Stelle ma perché sono i numeri a dirlo: 5 miliardi di spese militari a fronte di 500 milioni per la cooperazione, un decimo di spese per la cooperazione a fronte di quelle militari (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
  Infine, sempre sull'Afghanistan, non sappiamo come si evolverà la missione, non sappiamo né per l'anno prossimo né per l'anno a venire quelle che sono le volontà del nostro alleato, per cui noi non sapremo quanti uomini e quanti mezzi dovremo schierare, non lo sapremo con Pag. 42questo decreto, non lo sapremo con i successivi decreti e, a quanto pare, visto che i nostri alleati americani hanno definito il nuovo Status of forces agreement fino al 2024, non lo sapremo fino a quando rimarremo lì.
  Inoltre, sulla Libia, una missione, la EUBAM, che viene definita civile, era dal Governo prevista solo militare e grazie al nostro lavoro è stata modificata per poter accettare anche le organizzazioni umanitarie. Questo era necessario, ma chissà come mai non era previsto, perché la situazione libica è, da un punto di vista del rispetto della vita umana, drammatica.
  Gibuti, questo piccolo Stato in cui abbiamo creato una base, anch'essa piccola, per carità, solo due ettari, quasi non si vede, talmente piccola che il Parlamento non ha mai saputo della sua esistenza fin al nostro ingresso in Parlamento (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle), talmente piccola che l'attuale – non presente – Ministro della difesa Mauro ed i suoi sottosegretari non sapevano che non c'era stata l'autorizzazione del Parlamento, talmente piccola che abbiamo scoperto essere necessaria per tornare via dall'Afghanistan, visto che via terra dal Kazakistan è diventato un problema passarci a causa di un vostro svampito collega Ministro, il Ministro Alfano (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
  Un'altra missione, sempre sconosciuta, che è dal 2001 attiva, è la Active Endeavour, 250 milioni di euro per dare seguito a ordini degli americani per il controllo ed il lavoro di intelligence nel Mediterraneo, visto che i loro sforzi si stanno spostando verso il Pacifico e lasciano a noi il lavoro sporco nel Mediterraneo.
  Infine, voglio parlare di una situazione più particolare, cioè del Libano, cioè di ciò che voi sapete essere un possibile buon percorso per la gestione dei conflitti che ovviamente – ne siamo consapevoli – esistono, ma che non viene messa in risalto, mai.
  Questo perché la missione non prevede azioni eclatanti, ma è – e queste sono sempre parole di membri del Governo – il migliore esempio di missione che rispetta l'articolo 11 della Costituzione. Quindi, ci dite, dite a tutti gli italiani, che le altre non lo fanno, che le altre non rispettano l'articolo 11 (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) ?
  Questo è quello che abbiamo visto e valutato in questo decreto missioni. Questo è niente a confronto di quello che sarà la battaglia per il prossimo decreto missioni ! Siamo riusciti ad inserire in questo decreto un nuovo modo di informare il Parlamento che prevede informazioni puntuali e non generiche su ogni singola missione. Abbiamo inserito nuove regole di trasparenza nella gestione dei fondi di cooperazione.
  Ma voglio soffermarmi su alcuni appunti fatti da quasi tutti i colleghi deputati sulla necessità di proseguire nelle missioni internazionali così impostate. Ci siamo chiesti: di chi è la responsabilità di questi risultati ? Abbiamo sentito colleghi e Capi di Stato maggiore informarci che ora è impossibile tornare via dall'Afghanistan, che «lasceremmo una situazione instabile». Davvero ? È incredibile ! E quando venivano offesi i cittadini da tutti, perché non comprendevano le ragioni di una missione decantata come fantastica, come quella in Afghanistan, e prima in Iraq ? Potremo anche, peraltro, ammettere che questo possa essere vero, oggi nel 2013, e che lasciare ora la situazione potrebbe esser anche peggio, ma se questo è vero, domani mattina tutti i colleghi deputati e senatori, ministri e sottosegretari, membri, e lo stesso Presidente, del Consiglio supremo di difesa, che è il Presidente Giorgio Napolitano, che hanno da vent'anni approvato questi decreti, dovrebbero dimettersi e tornare a casa (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) !
  E pensiamo che sia anche ora di fare un bilancio di quella che è stata l'azione internazionale, dagli anni novanta ad oggi, così come abbiamo ridotto l'Iraq, l'Afghanistan e la Libia, con una politica internazionale di guerra che non ha fatto altro che rendere il mondo più instabile e insicuro.Pag. 43
  Dico questo perché, come ho detto prima, quello che avete visto in questi giorni per il decreto di rifinanziamento di tre mesi è niente di fronte alla battaglia che vi troverete davanti tra pochi giorni, quando si dovrà ripensare a come usare i 650 milioni che già la legge di stabilità stanzia per il 2014. Chiediamo da ora che si rispetti la nostra Costituzione. Il ripudio della guerra indicato nell'articolo 11 è per voi un insieme di frasi che si adattano ad ogni comoda esigenza. Lo dico perché è imbarazzante ascoltare funzionari, plenipotenziari del Ministero degli affari esteri che sfruttano questo articolo per lodarsi davanti ai cittadini e alle alte autorità della Costa Rica alle celebrazione, l'altro giorno, del sessantacinquesimo anno dell'abolizione delle Forze armate, per poi abusarne nei fatti con azioni e missioni di guerra come queste. Per noi l'articolo 11 è un progetto chiaro, inderogabile, è una condicio sine qua non dell'essere italiani (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
  Questo, e concludo signor Presidente, deve essere l'ultimo decreto che il Parlamento affronta in questo modo. Con oggi, deve iniziare un modo diverso di valutare le missioni ed è così, perché il Movimento 5 Stelle ha portato qui dentro il pensiero dei cittadini, di tutti i cittadini.
  Se i cittadini avessero avuto modo di accedere all'informazione sullo stato delle missioni internazionali, se fossero stati resi partecipi delle scelte operate a livello politico, probabilmente oggi avremmo già ritirato il nostro contingente dall'Afghanistan e forse non ci saremmo mai invischiati in quella guerra, perché di questo si tratta ! Perché si continua ostinatamente a volerla far passare come una missione di pace ! Se i cittadini fossero stati consapevoli di ciò che avrebbero comportato certe scelte scellerate, non saremmo intervenuti neppure in Iraq e non avremmo avuto alcun ruolo nell'immane tragedia di quel popolo. Una tragedia generata – lo ricordiamo – da una colossale bugia. Il nostro implacabile fiato sul collo vi sta disorientando e tutti i vostri tentativi mediatici e parlamentari per fermare il cambiamento risultano ormai vani e inefficaci.
  Ormai è evidente a tutti che siamo dinanzi ad una svolta epocale. Non ci saranno altri appelli per chi ha già fallito, precipitando l'Italia nel baratro e nel collasso economico, sociale e culturale ! È giunto il momento di voltare pagina, votando contro questo provvedimento, votando contro chi lo decide e non, purtroppo per loro, i soldati che sono in Afghanistan.
  Voglio dire che questo voto contro il decreto è contro chi nel Governo decide questo genere di missioni. Grazie Presidente (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle – Congratulazioni).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Scanu. Ne ha facoltà.

  GIAN PIERO SCANU. Signora Presidente, nell'ascoltare con la dovuta attenzione i colleghi che sono intervenuti per rendere a quest'Aula le rispettive dichiarazioni di voto, mi sono scoperto ad immaginare, quasi a sognare, l'approccio ad un atteggiamento che possa essere informato dalla ricerca della verità, un atteggiamento che ci induca e ci porti a trattare di cose così infinitamente più grandi di noi, quali la pace nel mondo, lo sforzo antico e mai compiuto di chiamare in maniera diversa il proprio fratello e di non trovarsi mai ad averne uno che si chiama Caino.
  Di fronte all'infinita grandezza di questo argomento, che noi contemporanei, abbiamo il privilegio di trattare, doverci scontrare, signora Presidente e colleghi, con la nostra piccineria e con la nostra superficialità, che ci fa parlare per slogan, che ci fa fare gli illusionisti, che ci prefigura e ci tratteggia un mondo che non c’è, quanto è diversa la realtà rispetto alle apparenze ?
  Il nostro gruppo, in particolare, signora Presidente e colleghi, è stato definito in diverso modo, ma, più o meno, con la stessa cifra dialettica, composto da donne, Pag. 44uomini, giovani o, come me, meno giovani, che starebbero trattando questa materia con disinvoltura, che non avrebbero a cuore l'articolo 11 della Costituzione, che sarebbero praticamente dei guerrafondai.
  Quant’è diversa la realtà da ciò che si tenta di far credere all'esterno di quest'Aula ? Io credo, volendo stare dentro l'argomento, che, prima di tutto, vada affermata, da parte del gruppo del Partito Democratico, la sofferenza, la consapevole sofferenza, la fatica, generosa fatica, espresse nel pervenire ad un voto che non è un voto casuale, ma è un voto sofferto, un voto meditato ed è un voto che verrà dato nell'intento di fare la buona politica. Non abbiamo voti da regalare a nessuno e non abbiamo una soglia di cinismo che ci impone di cercare di fare cassetta politica intorno ad argomenti di questa delicatezza.
  Sia chiaro quindi a chi ci ascolta all'interno di quest'Aula e a chi probabilmente ci ascolta anche da fuori, che non stiamo votando un provvedimento finalizzato a fare la guerra; stiamo votando un provvedimento dopo averlo studiato, dopo averlo depurato da eccessi forse involontari che comunque vi erano e dopo averlo reso potabile, compatibile con la nostra Costituzione.
  Siamo quindi in pieno nel solco della nostra Costituzione. Cosa dice la nostra Costituzione ? Dice che l'Italia ripudia la guerra ed è questo l'atteggiamento che abbiamo tenuto e che stiamo tenendo anche in questo passaggio così delicato, tant’è che noi siamo qui per dire con fatti concreti, alla cui determinazione abbiamo lavorato, per la cui determinazione ci siamo spesi, siamo qui per dire che la missione ISAF in Afghanistan si concluderà nel 2014 e non oltre il 2014.
  Siamo qui a chiedere, pubblicamente, al Governo, sapendo che la risposta non potrà che essere favorevole, di non procedere all'assunzione di successivi impegni oltre il 31 dicembre 2014 con il sistema dei decreti, ma impegniamo il Governo a farlo con un disegno di legge di iniziativa governativa, che possa permettere ex ante l'apporto costruttivo del Parlamento. Sono impegni concreti, colleghi e signora Presidente, e non slogan di cui, purtroppo, anche stamattina abbiamo dovuto fare il pieno.
  C’è un altro aspetto che purtroppo si vuole ostinatamente misconoscere, per cercare di avere molte frecce nel proprio arco. Noi abbiamo votato nella passata legislatura – e il merito, insieme alla responsabilità politica di quel voto, è indiscutibilmente del Partito Democratico – una riforma che ha cambiato drasticamente la procedura e, quindi, l'intero impianto giuridico in materia di armamenti. Ora è il Parlamento che decide che cosa fare (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico) e questo era stato tenuto lontano – il raggiungimento di questo obiettivo – per almeno trenta anni. Perché si continua a negare questa evidenza ? Perché si continua a definire e a dipingere una realtà diversa da quella effettiva ? Avere portato tutto nelle Commissioni e nel Parlamento significa che anche la legge di stabilità, che stiamo per discutere, dovrà fare i conti con l'articolo 4 della legge n. 244 del 2007.
  A questo fine, a maggiore memoria del Governo, presenteremo anche un emendamento, in maniera tale che si sappia che la spesa di 6 miliardi, che è stata prevista nel disegno di legge di stabilità, dovrà essere rigorosamente definita dal Parlamento. Non solo: questa spesa, a dispetto di chi accusa il Governo e il nostro partito di non avere a cuore, anche da un punto di vista etico e morale, il senso della spesa, non potrà essere superiore a quella degli anni passati. Noi, signora Presidente, concretamente, non con gli slogan, stiamo andando incontro a una razionalizzazione del sistema d'arma. Stiamo andando incontro, di conseguenza a questo, a una limitazione delle spese negli armamenti, e non è un caso che alcuni mesi fa questa stessa Aula abbia votato una mozione con la quale è stata disposta la sospensione dell'acquisto degli F-35.
  Noi, conclusivamente, diciamo a quest'Aula e a chi ci ascolta che il nostro impegno sta dando dei risultati. Sta dando dei risultati concreti perché, con altrettanta Pag. 45correttezza e concretezza, stiamo facendo in modo che cambi anche il livello di approccio, il tipo di approccio. Ci sono due decreti legislativi – e concludo – che il Parlamento sta discutendo. Anche in quelli diremo la nostra, anche in relazione a questo faremo sentire la nostra voce perché ci sta a cuore non soltanto la pace nel mondo e l'aspirazione al buon governo di questo Governo e di questo Parlamento, ma anche la coerenza nei confronti degli impegni che abbiamo assunto e noi, se posso chiudere questa parentesi così importante, saremo molto più tempestivi della gentile signorina che mi ha portato l'acqua solo appena ho finito l'intervento (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

  PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto finale.

(Coordinamento formale – A.C. 1670-A/R)

  PRESIDENTE. Se non vi sono obiezioni, la Presidenza si intende autorizzata al coordinamento formale del testo approvato.
  (Così rimane stabilito).

(Votazione finale ed approvazione – A.C. 1670-A/R)

  PRESIDENTE. Passiamo alla votazione finale.
  Indìco la votazione nominale finale, mediante procedimento elettronico, sul disegno di legge di conversione n. 1670-A/R, di cui si è testé concluso l'esame.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Milanato, Madia, Rampelli, Ruocco, Ferraresi...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

  «Conversione in legge del decreto-legge 10 ottobre 2013, n. 114, recante proroga delle missioni internazionali delle Forze armate e di polizia, iniziative di cooperazione allo sviluppo e sostegno ai processi di ricostruzione e partecipazione alle iniziative delle organizzazioni internazionali per il consolidamento dei processi di pace e di stabilizzazione» (1670-A/R):

   (Presenti  467   
   Votanti  456   
   Astenuti   11   
   Maggioranza  229   
    Hanno votato
 324    
    Hanno votato
no  132).    

  (La deputata Bossa ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto contrario).

  Sospendiamo a questo punto la seduta, che riprenderà alle ore 15 con lo svolgimento delle interrogazioni a risposta immediata. Sospendo la seduta.

  La seduta, sospesa alle 13,30, è ripresa alle 15.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE SIMONE BALDELLI

Svolgimento di interrogazioni a risposta immediata.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di interrogazioni a risposta immediata, alle quali risponderanno il Ministro dei beni e delle attività culturali e del turismo e il Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca.

(Iniziative di competenza per la sospensione di lavori non autorizzati relativi alla realizzazione della discarica in località Falcognana, con particolare riguardo al rispetto dei vincoli paesaggistici, archeologici e architettonici – n. 3-00493)

  PRESIDENTE. Il deputato Brunetta ha facoltà di illustrare la sua interrogazione Pag. 46n. 3-00493, concernente iniziative di competenza per la sospensione di lavori non autorizzati relativi alla realizzazione della discarica in località Falcognana, con particolare riguardo al rispetto dei vincoli paesaggistici, archeologici e architettonici (Vedi l'allegato A – Interrogazioni a risposta immediata).

  RENATO BRUNETTA. Signor Presidente, signor Ministro, come lei ben sa, negli ultimi mesi ho presentato alla Camera dei deputati 24 interrogazioni e interpellanze urgenti in relazione alla grave emergenza nella gestione dei rifiuti di Roma. Devo dare atto a lei, signor Ministro, di correttezza e di coerenza nelle risposte che mi ha dato ai quesiti che erano stati rivolti.
  Nelle ultime settimane, la settimana scorsa, la soprintendenza dei beni culturali del Lazio ha esplicitato con grande chiarezza le irregolarità riguardanti i lavori di scavo per quanto concerne il terzo invaso della discarica della Falcognana. In altre parole, la discarica di Falcognana, per tutta la documentazione che le è stata presentata, è assolutamente illegale e irregolare. La mia richiesta è fino a quando questa discarica continuerà ad operare e se il suo Ministero non si possa adoperare per far chiudere questa discarica e far finire questo stato di allarme per la popolazione.

  PRESIDENTE. Il Ministro dei beni e delle attività culturali e del turismo, Massimo Bray, ha facoltà di rispondere.

  MASSIMO BRAY, Ministro dei beni e delle attività culturali e del turismo. Signor Presidente, riferisce l'onorevole interrogante di avere appreso dalla stampa di un intervento degli uffici ministeriali per la sospensione dei lavori in corso nella discarica di Falcognana, lavori consistenti in opere di adeguamento non provviste della necessaria autorizzazione e in contrasto con i vincoli di tutela del paesaggio e dei beni archeologici e architettonici.
  Domanda, quindi, quali iniziative il mio Ministero porrà in atto, nell'ambito della propria competenza, al fine di garantire l'immediata sospensione di tali lavori non autorizzati. Al riguardo, confermo che, con atto in data 28 novembre 2013, la competente soprintendenza territoriale, sulla base di segnalazioni ed in esito ad apposito sopralluogo, ha disposto la sospensione dei lavori in corso nella discarica.
  Risulta da tale provvedimento che si tratta di movimenti di terra in un'area adiacente all'invaso del lotto della discarica per la quale una società privata risulterebbe titolare di alcune autorizzazioni integrate ambientali rilasciate dalla regione Lazio negli anni passati, senza, però, le autorizzazioni paesaggistiche previste dall'articolo 146 del decreto legislativo n. 42 del 2004.
  Tale provvedimento è stato quindi adottato nell'ambito della competenza tecnica propria degli uffici di tutela, sulla base dell'articolo 150 del Codice dei beni culturali e del paesaggio, che prevede il potere del Ministero di impedire che si eseguano lavori senza autorizzazione e di ordinare la sospensione di quelli iniziati.
  Il Ministero di cui ho la responsabilità ha dunque provveduto a porre in essere quanto nei suoi poteri per la tutela del paesaggio e per impedire la prosecuzione di tali lavori, che sarebbero risultati privi dell'autorizzazione paesaggistica, e garantisco che continueremo ad operare nel rispetto dei vincoli di tutela.
  La verifica dell'effettiva e concreta ottemperanza all'ordine di sospensione spetta, invece, come regola generale, alle forze dell'ordine, ivi inclusa la polizia municipale.

  PRESIDENTE. L'onorevole Renato Brunetta ha facoltà di replicare.

  RENATO BRUNETTA. Signor Ministro, la ringrazio e le do atto della sua correttezza e della sua coerenza. Osservo, però, che, se un semplice individuo o una famiglia riscontrano dei lavori abusivi, normalmente vi è il sequestro. Quando verrà sequestrata la discarica della Falcognana, visto che ha predisposto da tempo lavori Pag. 47fuori legge ? Questa è la richiesta che formalmente continuo a farle, non a lei, evidentemente, ma che, suo tramite, lei potrà inoltrare alle autorità competenti.
  Anche perché ricordiamo che Falcognana era stata indicata come discarica di emergenza per i rifiuti solidi urbani, trattati o meno, dell'intera città di Roma. Questo è il punto nodale: una discarica abusiva, una discarica in cui sono stati da tempo attuati lavori illegali, era stata individuata da Zingaretti, dal sindaco Marino e dal commissario Sottile come la discarica di emergenza per i rifiuti solidi urbani di Roma. Questo è l'abominio, questa è l'illegalità, questa è la cosa a cui occorre dire «no» in maniera definitiva. Grazie ancora, signor Ministro.

(Iniziative volte ad escludere gli enti che operano nel settore dei beni e delle attività culturali, con particolare riferimento ai teatri stabili, dall'applicazione delle norme in materia di riduzione delle spese per i consumi intermedi – n. 3-00494)

  PRESIDENTE. La deputata Flavia Piccoli Nardelli ha facoltà di illustrare l'interrogazione Rampi n. 3-00494 concernente iniziative volte ad escludere gli enti che operano nel settore dei beni e delle attività culturali, con particolare riferimento ai teatri stabili, dall'applicazione delle norme in materia di riduzione delle spese per i consumi intermedi (Vedi l'allegato A – Interrogazioni a risposta immediata), di cui è cofirmataria.

  FLAVIA PICCOLI NARDELLI. Signor Presidente, signor Ministro, i diciassette teatri stabili italiani a iniziativa pubblica sono stati fondati da comuni, province, regioni in un arco di tempo che va dal 1947, quando Giorgio Strehler e Paolo Grassi diedero vita al Piccolo Teatro di Milano, al 2005, con il riconoscimento del Teatro Stabile Mercadante di Napoli. Queste istituzioni teatrali hanno un legame molto forte con le città e i territori dove nascono – quattordici diverse regioni sono rappresentate –, ma costituiscono anche una rete teatrale nazionale, con le tournée dei propri spettacoli più significativi che in alcuni casi rappresentano l'eccellenza dell'arte teatrale italiana nel mondo. I registi più importanti della nostra scena hanno fatto parte del movimento degli stabili e attori di grandissimo livello vi hanno dedicato parte della loro vita scenica.
  Nonostante i tagli dei finanziamenti degli ultimi anni, non hanno creato deficit. I bilanci sono sani e permettono di continuare questa attività artistica fondamentale...

  PRESIDENTE. Concluda.

  FLAVIA PICCOLI NARDELLI... per il sistema teatrale italiano – concludo subito, Presidente – e per i milioni di cittadini appassionati di teatro che frequentano le loro sale.
  Le chiediamo, Ministro, quali iniziative intende adottare a sostegno del settore, contemplando l'opportunità di prevedere l'esclusione totale degli enti e degli organismi che operano nel settore dei beni e delle attività culturali, inclusi i teatri stabili, dalle norme in materia di riduzione delle spese per i consumi intermedi.

  PRESIDENTE. Il Ministro dei beni e delle attività culturali e del turismo, Massimo Bray, ha facoltà di rispondere.

  MASSIMO BRAY, Ministro dei beni e delle attività culturali e del turismo. Signor Presidente, il tema della negativa incidenza del taglio dei consumi intermedi introdotto dai precedenti Governi a carico degli enti e degli organismi che operano nel campo della cultura è un tema che ben conosciamo e che abbiamo cercato di affrontare. Già in occasione dell'approvazione del decreto «valore cultura» abbiamo proposto misure efficaci a livello normativo dirette a escludere del tutto dai tagli le istituzioni culturali, ma, purtroppo, per i noti problemi di compatibilità di bilancio, siamo riusciti a ottenere una riduzione del taglio del 2 per cento, dal 10 all'8 per cento. È molto poco e ce ne rendiamo conto, ma ricordo bene l'ordine Pag. 48del giorno sul quale ho dato il mio assenso, presentato proprio dagli onorevoli interroganti, che ha impegnato il Governo, al termine del percorso di conversione in legge del decreto-legge «valore cultura», a intervenire nuovamente per dare una soluzione. Purtroppo, le stesse ragioni ostative che ci avevano ostacolato l'estate scorsa, si sono nuovamente presentate. In sede amministrativa abbiamo più volte provato a chiedere una revisione della tabella ISTAT, al fine di escludere gli istituti culturali che potessero dimostrare di essere enti market, non dipendenti finanziariamente dallo Stato, ma capaci di vivere di risorse proprie. Abbiamo a tal proposito organizzato un confronto con i vertici dell'ISTAT. La procedura di riesame è molto complessa e in ogni caso potrà riguardare solo gli enti capaci di dimostrare di non rientrare nella nozione allargata di pubblica amministrazione, prevista dal noto regolamento SEC95.
  Sappiamo peraltro che vi è stato un ampio contenzioso giurisdizionale, che non ha avuto purtroppo finora esito positivo per le istituzioni culturali che hanno agito per essere escluse proprio da tale tabella. Sempre sul piano amministrativo, segnalo che proprio in queste ore si stanno tenendo i tavoli tecnici fra la competente Direzione generale per lo spettacolo dal vivo, l'AGIS e le altre associazioni rappresentative dello spettacolo, per la riforma, prevista dalla legge n. 112 del 2013, dei decreti ministeriali recanti criteri e modalità di erogazione dei contributi. In questo quadro ritengo sarà possibile una distribuzione più razionale delle risorse.
  Il problema dei tagli dei consumi intermedi deve essere inquadrato nella sua giusta dimensione per cercare di trovare la soluzione più idonea.
  Nel 2013, quando il taglio era ancora del 10 per cento, ha inciso sui bilanci degli enti teatrali per una cifra pari a 976.915 euro per l'intero settore del teatro, su un ammontare globale del FUS pari a 62.407.995,07 euro, una percentuale quindi dell'1,57 per cento.
  Nel 2014, con il taglio dell'8 per cento, l'incidenza negativa sarà di 781.532 euro su una cifra preventiva del FUS di 65.500 mila euro. Ritengo pertanto che le perdite dovute ai tagli dovuti ai consumi intermedi possano essere compensate con i maggiori fondi che il Ministero potrà disporre grazie ad un incremento del FUS dello spettacolo.

  PRESIDENTE. L'onorevole Rampi ha facoltà di replicare, per due minuti, con preghiera di stare nei tempi.

  ROBERTO RAMPI. Assolutamente Presidente: intanto per dichiarare la soddisfazione, signor Ministro, soprattutto per il suo impegno, che abbiamo potuto misurare nella legge «valore cultura» e che abbiamo potuto misurare per come gli ordini del giorno approvati in quest'Aula e sui quali lei si è impegnato – prendo l'esempio del Teatro alla Scala – sono già stati tradotti in normativa, ad esempio nel passaggio della legge stabilità al Senato. Quindi, per questo siamo sicuri e non dubitiamo del fatto che anche questo impegno sui teatri stabili, che ha già visto, come lei ha ricordato, un primo significativo passaggio nella legge «valore cultura», possa andare a compiersi nelle misure che sono state appena dette, complessivamente.
  Devo anche riconoscere che c’è un impegno sull'aumento del FUS, e questo impegno è stato già in parte contenuto, forse in parte minore di quella che vorremmo, credo, insieme. Tutto questo per dire una cosa (la dico a lei, ma so di parlare a persona che è assolutamente sensibile a questo): noi siamo assolutamente impegnati in questa battaglia per dare voce al teatro italiano, ma più in generale, al mondo della cultura, perché siamo convinti che stiamo parlando di lavoro, stiamo parlando di economia, stiamo parlando di un settore chiave per lo sviluppo. Stiamo parlando di lavoratori, molto spesso di lavoratori giovani e di lavoratori di cui, se noi non saremo in grado di garantire che il loro lavoro sia davvero professionalità e rimarrà nella discontinuità di questi ultimi anni, noi perderemo una delle eccellenze che invece Pag. 49ci possono caratterizzare nel mondo. Non stiamo parlando di qualcosa di «decorativo», di qualcosa di superfluo: stiamo parlando della chiave con cui l'Italia può ripartire.

(Elementi ed iniziative in merito alla situazione di Promuovi Italia Spa – n. 3-00495)

  PRESIDENTE. L'onorevole Taglialatela ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-00495, concernente elementi ed iniziative in merito alla situazione di Promuovi Italia Spa (Vedi l'allegato A – Interrogazioni a risposta immediata), per un minuto.

  MARCELLO TAGLIALATELA. Signor Ministro, Presidente, il settore del turismo è certamente un settore trainante per la nostra economia nazionale e giustamente il Governo e le amministrazioni pubbliche si sono dotate di uno strumento, la Promuovi Italia Spa, che opera nel settore per valorizzare tutto quello che è l'offerta turistica nonché l'organizzazione del mercato turistico italiano. Ebbene, questa società vive da tempo una situazione di incertezza e di crisi. La crisi è determinata dall'incertezza, soprattutto per la difficoltà di trovare un Ministero con il quale stabilmente dialogare.
  Io chiedo quale tipo di intervento il suo Ministero vuole porre in essere, tenendo conto che il controllo analogo viene svolto appunto dal MIBAC nei confronti della Promuovi Italia Spa.

  PRESIDENTE. Il Ministro dei beni e delle attività culturali e del turismo, Massimo Bray, ha facoltà di rispondere.

  MASSIMO BRAY, Ministro dei beni e delle attività culturali e del turismo. Signor Presidente, Promuovi Italia è stata costituita dall'ENIT sulla base dell'articolo 12, comma 8-bis, della legge del 14 maggio 2005, n. 80. Secondo lo statuto vigente, i diritti dell'azionista sono esercitati da ENIT, secondo le indicazioni del dipartimento per la competitività. Dette funzioni sono state poi trasferite all'Ufficio del turismo e poi, nelle more della riorganizzazione, a decorrere solo dal 21 ottobre 2013, al segretariato generale del Mibac. Sin dall'entrata in vigore dell'articolo 1, comma 2, della legge di conversione n. 71 del 2013, istitutivo del Mibac, le problematiche rappresentate dalla società Promuovi Italia Spa sono state oggetto di attenta valutazione da parte di tutto il Ministero, il quale ha attivato, attraverso gli uffici, un monitoraggio continuo e costante delle attività della società e del suo funzionamento, coinvolgendo, come di dovere, in questo processo l'ENIT. Si è così proceduto tempestivamente alla ricostituzione del consiglio di amministrazione, nominando i due consiglieri mancanti.
  Il Ministero ha sempre esaminato con attenzione il programma di attività della società, sollecitando gli amministratori all'individuazione di adeguate prospettive di rilancio economico e di tutela dell'occupazione dei dipendenti. Il Ministero ha più volte espresso, anche in forma ufficiale, il proprio sostegno agli sforzi profusi dagli organi di Promuovi Italia Spa per la necessaria «moralizzazione» della società e per il contenimento necessario dei costi. Ha ribadito il più convinto appoggio a ogni iniziativa diretta ad accertare la presenza di eventuali irregolarità nella gestione. Il Ministero ritiene che la realizzazione degli obiettivi di sviluppo delle funzioni di Promuovi Italia Spa potrà essere compiuta attraverso il pieno riconoscimento, così come dalla sua fondazione, del ruolo di ENIT. L'agenzia dovrà esercitare responsabilmente i diritti e i poteri dell'azionista nel quadro degli indirizzi generali impartiti dall'ENIT. La prossima assemblea straordinaria di Promuovi Italia Spa provvederà ai conseguenti adeguamenti statutari. Questo nel rinnovato contesto organizzativo reso più trasparente ed efficiente, grazie al quale il Ministero eserciterà una penetrante vigilanza sul sistema degli enti operanti nel settore del turismo e dei beni e delle attività culturali.
  È proprio in questa prospettiva che il Ministero realizzerà un'efficiente razionalizzazione Pag. 50del quadro prevedendo la costituzione di tre società operanti rispettivamente nei settori del turismo, della tutela e restauro dei beni culturali e in quello dei servizi, convinti come siamo che tale razionalizzazione potrà migliorare l'efficienza del nostro lavoro e attuare dei seri risparmi e tutto questo nei confronti della tutela e della valorizzazione del nostro patrimonio artistico e della promozione del turismo.

  PRESIDENTE. L'onorevole Taglialatela ha facoltà di replicare, per due minuti.

  MARCELLO TAGLIALATELA. Signor Presidente, Ministro, il suo Ministero ha già due società, Ales Spa e Arcus Spa, che operano negli altri due settori che lei ha richiamato. Il problema di Promuovi Italia Spa, come ripeto, è determinato dall'incertezza del riferimento ministeriale, da un lato, e anche da una situazione ereditata dall'attuale consiglio di amministrazione che so essere all'attenzione del Ministero, ma sono convinto che debba continuare, il Ministero, ad esercitare il ruolo che fino ad oggi ha svolto evitando, senza aspettare il riordino che lei ha richiamato anche per le altre due società, di affidare in modo superficiale ad ENIT il controllo complessivo, anche perché la preoccupazione è che ENIT non possa e non voglia riuscire a svolgere fino in fondo il ruolo di «pulizia amministrativa» che l'attuale consiglio di amministrazione sta svolgendo.
  Io so che lei conosce bene l'argomento, che se ne è occupato e che la questione è alla sua massima attenzione, ma vi è bisogno di un intervento preciso per evitare che chi fino ad oggi ha evitato che la verità venga a galla, possa continuare a creare elementi in chiaroscuro. Un controllo diretto del Ministero e, quindi, suo, proprio in attesa del riordino delle altre due società alle quali lei ha fatto riferimento, sarebbe sicuramente utile e opportuno, tenendo conto che l'attuale consiglio di amministrazione, come lei sa, sta svolgendo, per conto del Ministero, in modo approfondito, serio e non voglio dire coraggioso, ma certamente puntuale, tutti gli accertamenti, anche ipotizzando la possibilità di andare a contestare responsabilità patrimoniali ed erariali nei confronti dei loro predecessori. Questo penso sia un motivo in più perché il Ministero possa continuare a svolgere fino in fondo il suo compito.

(Misure a favore delle università del Mezzogiorno, anche in relazione alla penalizzazione derivante dal decreto ministeriale 9 agosto 2013, n. 713, in materia di distribuzione dei «punti organico»
– n. 3-00496)

  PRESIDENTE. L'onorevole Brescia ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-00496, concernente misure a favore delle università del Mezzogiorno, anche in relazione alla penalizzazione derivante dal decreto ministeriale 9 agosto 2013, n. 713, in materia di distribuzione dei «punti organico» (Vedi l'allegato A – Interrogazioni a risposta immediata), per un minuto.

  GIUSEPPE BRESCIA. Signor Presidente, Ministro Carrozza, in un periodo storico in cui la metà dei giovani, il futuro del nostro Paese, sono umiliati dall'assenza di lavoro e privati di dignità, in un periodo in cui i ragazzi lavorano per pagarsi gli studi o sono costretti a chiedere uno sforzo alle loro famiglie, siete riusciti a pensare ad un sistema di assegnazione dei punti organico che mette paradossalmente gli atenei davanti a una scelta «sadica»: o alzare le tasse, perdendo, quindi, iscrizioni e penalizzando gli studenti, oppure lasciare le tasse invariate, perdendo docenti e chiudendo interi corsi di laurea. Forse solo la legge Gelmini aveva generato un così ampio dissenso ad un provvedimento in ambito universitario. Siete riusciti anche in questa grande impresa.
  Lo scorso 28 novembre si è tenuto un incontro tra lei e i rettori delle università del sud. Ora ci auguriamo che, oltre a ribadire gli impegni assunti in quell'occasione, possiamo ascoltare da lei risposte Pag. 51concrete, date, scadenze, programmi, per risanare l'incresciosa questione venutasi a creare in seguito all'entrata in vigore del decreto ministeriale n. 713 del 2013.

  PRESIDENTE. La Ministra dell'istruzione, dell'università e della ricerca, Maria Chiara Carrozza, ha facoltà di rispondere.

  MARIA CHIARA CARROZZA, Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. Signor Presidente, onorevoli colleghi, la mia politica in ordine al finanziamento e alla provvista di personale degli atenei è ispirata agli obiettivi di premiare il merito e di aiutare le università che ottengono risultati negativi a migliorare. Occorre anche evitare che le università siano penalizzate da fattori da esse non controllabili come il contesto economico e il reddito medio delle famiglie degli studenti. Ritengo opportuna una riflessione sugli effetti prodotti dalla disciplina vigente ed è mia intenzione proporre al Consiglio dei ministri un disegno di legge per semplificare il sistema e valorizzare la responsabilità dell'università per le loro scelte.
  Fino ad una modifica legislativa, peraltro, non posso fare altro che applicare la legge e, in particolare, il decreto legislativo n. 49 del 2012 emanato dall'ultimo Governo della passata legislatura. Questo decreto, con previsioni inizialmente riferite al solo anno 2012, ma poi estese agli anni successivi, ha previsto un vincolo complessivo al turnover del sistema universitario e ha definito i criteri di distribuzione delle facoltà assunzionali, i cosiddetti punti organico, tra gli atenei.
  L'articolo 7 di questo decreto, alla cui emanazione – ribadisco – non ho contribuito, detta regole molto precise da applicare con un decreto ministeriale il cui contenuto è quindi ampiamente vincolato. Ciò vale, in particolare, per il decreto n. 713 del 2013, al quale l'onorevole interrogante ha fatto riferimento.
  Tengo particolarmente a ribadire che la distribuzione dei punti organico non è stata e non poteva essere oggetto di una mia valutazione discrezionale anche se la complessità della disciplina risultante dalla successione di varie disposizioni può avere generato una lettura errata. Al riguardo voglio precisare solo due punti sui quali può non esservi chiarezza.
  In primo luogo, anche se l'articolo 7 del citato decreto legislativo n. 49 fa riferimento al solo anno 2012, la sua applicazione agli anni successivi è stata disposta dall'articolo 14, comma 13, del decreto-legge n. 95 del 2012. Non potevo, dunque, prescindere dai criteri definiti in quell'articolo.
  In secondo luogo, non era in mio potere fissare un limite minimo e massimo alla percentuale di turnover dei singoli atenei. Nel decreto relativo al 2012 il mio predecessore aveva inserito un simile limite in virtù di una norma non più vigente che prevedeva il limite massimo del 50 per cento, contenuta nell'articolo 66, comma 13, del decreto-legge n. 112 del 2008: io non potevo fare altrettanto.
  Vorrei, infine, rilevare che la possibilità teorica di assumere non basta se le università non hanno le risorse finanziarie per farlo. Questo Governo si è impegnato e continua ad impegnarsi, nonostante la difficile congiuntura, sia ad incrementare le facoltà assunzionali sia ad aumentare il finanziamento delle università.

  PRESIDENTE. L'onorevole Brescia ha facoltà di replicare per due minuti.

  GIUSEPPE BRESCIA. Signor Presidente, non ci riteniamo affatto soddisfatti perché avrebbe potuto sicuramente ritirare questo decreto ed emanarne un altro più equo che non mettesse in ginocchio le università soprattutto quelle più deboli, quelle del sud, quelle che stanno insorgendo in questo periodo. Come abbiamo detto gli studenti e i rettori, cose che poche volte si sono viste nel modo della scuola. Ha chiarito la sua posizione: lei lo ritiene un provvedimento che premia la meritocrazia quando, invece, noi le abbiamo detto e tutti gli studenti, i rettori, i docenti le stanno dicendo che è un provvedimento che, di fatto, penalizza le università più deboli.Pag. 52
  E soprattutto il problema sta nel fatto che, durante questo anno accademico, lei ha detto che non ci può far nulla praticamente. Quindi le vite degli studenti e di tutti i soggetti coinvolti nel panorama universitario sono costrette a subire delle forti penalizzazioni durante questo anno.
  Noi proponiamo quattro punti per risolvere questa situazione. Vogliamo prima di tutto che, nel calcolo dei punti organico, venga eliminato totalmente il gettito derivante dalle tasse e dai contributi: è indecente legare l'aumento delle tasse per gli studenti con l'aumento dei punti organico.
  Due: che venga reintrodotta la clausola di salvaguardia tarata su valori massimi e non minimi di turnover e applicata non al risultato finale, ma ai punti organico teorici, così come calcolati dal MIUR nel decreto legislativo n. 49 del 2012. Faccio presente che questo è un ordine del giorno già proposto dal MoVimento 5 Stelle al Senato già accolto dal Governo, sul quale presenteremo a breve un disegno di legge.

  PRESIDENTE. La invito a concludere.

  GIUSEPPE BRESCIA. Tre: che venga introdotto un meccanismo che tenga conto delle condizioni socio-economiche del territorio in cui opera l'ateneo. Quattro: in ultimo, chiediamo che si inserisca da subito un emendamento al disegno di legge di stabilità che obblighi il MIUR ad un intervento compensativo nel riparto 2014 rispetto a quanto sottratto in alcuni atenei nel 2013. L'università italiana deve essere risarcita.

(Iniziative per riconoscere adeguatamente, nell'ambito delle graduatorie di istituto, il tirocinio formativo attivo ordinario e i percorsi abilitanti speciali – n. 3-00498)

  PRESIDENTE. L'onorevole Di Lello ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-00498, concernente iniziative per riconoscere adeguatamente, nell'ambito delle graduatorie di istituto, il tirocinio formativo attivo ordinario e i percorsi abilitanti speciali (Vedi l'allegato A – Interrogazioni a risposta immediata), per un minuto.

  MARCO DI LELLO. Signor Presidente, onorevole Ministra, come ricorderà, in sede di conversione del decreto-legge sull'istruzione, lo scorso 31 ottobre, il Governo decise di accogliere i due ordini del giorno a firma mia e della collega deputata socialista Locatelli inerenti all'inserimento in terza fascia di graduatoria di quanti avessero conseguito l'abilitazione attraverso il tirocinio formativo abilitante (TFA), degli idonei al concorso e, quindi, di quanti avessero svolto i percorsi abilitanti speciali (PAS): un modo per porre rimedio agli errori del passato. Che ai ragazzi del TFA si dica «abbiamo scherzato» o che gli idonei al concorso non siano abilitati all'insediamento a noi appare davvero paradossale.

  PRESIDENTE. La invito a concludere.

  MARCO DI LELLO. Ci dica la Ministra quando e in che tempi il Governo intende dar corso a tali raccomandazioni, magari, all'interno di un più ampio e complessivo provvedimento che faccia giustizia degli errori degli scorsi anni.

  PRESIDENTE. La Ministra dell'istruzione, dell'università e della ricerca, Maria Chiara Carrozza, ha facoltà di rispondere, per tre minuti.

  MARIA CHIARA CARROZZA, Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. Signor Presidente, onorevoli colleghi, il Governo si preoccupa di dare seguito puntualmente agli impegni definiti negli atti di indirizzo del Parlamento e non ha mancato di operare le valutazioni richieste dagli ordini del giorno ricordati dall'onorevole interrogante. Su questa base rispondo alle varie questioni da lui poste.
  Con riferimento ai docenti inseriti nella terza fascia delle graduatorie di istituto che hanno conseguito l'abilitazione all'insegnamento attraverso il tirocinio formativo attivo ordinario o i percorsi abilitanti Pag. 53speciali è in via di definizione una modifica del decreto ministeriale n. 249 del 2010, volta a valorizzare detta abilitazione. In forza di questa modifica, nelle more dell'aggiornamento triennale delle graduatorie, che consentirà a questi docenti di transitare nella seconda fascia, verrà loro riconosciuta per il conferimento delle supplenze una priorità rispetto ai soggetti non abilitati.
  In ordine all'inserimento di ulteriori docenti nelle graduatorie ad esaurimento, ricordo che con la legge n. 296 del 2006 è stato chiuso il canale di reclutamento delle graduatorie permanenti, trasformate, appunto, in graduatorie ad esaurimento. Questa scelta è stata più volte confermata dal Governo e dal Parlamento ed è coerente con l'attuale sistema di reclutamento. I pochi casi di successivo inserimento di docenti nelle graduatorie stesse sono stati relativi a situazioni del tutto eccezionali di soggetti che avevano precedentemente maturato legittime aspettative. Quello dei concorsi pubblici è un canale di reclutamento alternativo a quello delle graduatorie ad esaurimento, sicché l'inserimento dei vincitori e degli idonei dei concorsi sarebbe estraneo alla logica del sistema.
  Con riferimento, infine, alla possibilità di riconoscere l'abilitazione agli idonei del concorso per docenti non precedentemente abilitati, il decreto interministeriale n. 460 del 1998, recante norme transitorie in materia di abilitazione, ha previsto che l'abilitazione all'insegnamento è riconosciuta solo ai vincitori e non agli idonei. Questa previsione è stata recepita nel bando relativo al concorso del 2012. Solo per i futuri concorsi, dunque, potrà essere valutata una modifica del citato decreto, valutazione che dovrà tenere conto, per un verso, delle recenti tendenze legislative in materia di concorsi pubblici, per un altro, della peculiarità del sistema di reclutamento dei docenti scolastici e dei percorsi di abilitazione.

  PRESIDENTE. L'onorevole Di Lello ha facoltà di replicare, per due minuti.

  MARCO DI LELLO. Signor Presidente, onorevole Ministra, le dico subito che per quanto riguarda TFA e PAS sono certamente soddisfatto; lo sono meno per quello che riguarda la risposta sugli idonei.
  Dieci anni di Governo Berlusconi hanno prodotto, come lei sa, solo tagli all'istruzione e al sapere pubblico; una scelta sbagliata perché ha smesso di investire sul futuro del Paese ed iniqua, perché impedisce che ciascuno possa avere una uguale chance per il proprio futuro, perché la differenza la faccia solo il talento e non l'estrazione sociale. Tagli e scelte confuse hanno prodotto, infine, un esercito di precari nella scuola, giovani che con passione, ma senza certezze, oggi consentono la formazione delle nostre ragazze e dei nostri ragazzi nella scuola pubblica; giovani a cui deve andare la nostra gratitudine, ma soprattutto il nostro impegno per dare un futuro a loro e soprattutto alle nuove generazioni, tutte. Se si perde gli ultimi – scriveva Don Milani – la scuola non è più scuola, è un ospedale che cura i sani e respinge i malati; la nostra scuola pubblica ha bisogno di più medici per curare tutti e non perdersi nessuno.

(Elementi ed iniziative in merito al numero dei contratti di formazione specialistica e di medicina generale previsti per l'anno accademico 2012/2013 – n. 3-00497)

  PRESIDENTE. L'onorevole Gigli ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-00497 concernente elementi ed iniziative in merito al numero dei contratti di formazione specialistica e di medicina generale previsti per l'anno accademico 2012/2013 (Vedi l'allegato A – Interrogazioni a risposta immediata), per un minuto.

  GIAN LUIGI GIGLI. Signor Presidente, signora Ministro, il tema è un tema di estrema attualità soprattutto in questi giorni in cui stiamo cercando risorse nelle pieghe della legge di stabilità. Sappiamo Pag. 54come il MIUR, il Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca, qui egregiamente rappresentato, oggi, dal Ministro Carrozza, ha negli anni passati chiesto ripetutamente ai corsi di laurea in medicina e chirurgia di aumentare il numero dei medici da formare per sopperire al fabbisogno del Servizio sanitario nazionale che era in previsione. Siamo passati, in cinque anni, dai 7.500 iscritti ad oltre 10 mila iscritti. Quest'anno, grazie ai problemi relativi al bonus se ne sono iscritti 11 mila. Che faremo, signora Ministro, di questi 11 mila se le borse, che sono state già tagliate l'anno scorso a 4.500, verranno ulteriormente tagliate ? E quanto verranno tagliate ?

  PRESIDENTE. La Ministra dell'istruzione, dell'università e della ricerca, Maria Chiara Carrozza, ha facoltà di rispondere.

  MARIA CHIARA CARROZZA, Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. Signor Presidente, onorevoli colleghi, il tema della formazione specialistica dei medici è ben presente al Governo che vi è intervenuto recentemente con il decreto-legge n. 104 del 2013 ed è impegnato nel reperimento di risorse adeguate alle esigenze descritte dall'onorevole interrogante. Il fabbisogno di medici specialisti da formare è determinato ogni tre anni dalle regioni e dalle province autonome che lo comunicano al Ministero della salute e al Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca. È alle regioni, dunque, che spetta, a norma del decreto legislativo n. 368 del 1999, la rilevazione del fabbisogno di medici specialisti. Il Ministro della salute, di concerto con il Ministro dell'economia e delle finanze e con il Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca, sentita la Conferenza Stato-regioni, provvede alla determinazione del numero complessivo degli specializzandi da formare ogni anno. Il Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca, sulla base del numero complessivo, determina i posti da assegnare a ciascuna scuola di specializzazione. È ovvio che il numero dei medici specializzandi dipende dalla disponibilità di risorse finanziarie che, purtroppo, risente della difficile situazione della finanza pubblica. Il numero dei contratti di specializzazione è stato effettivamente ridotto negli ultimi anni, dai 5 mila contratti attivati per l'anno accademico 2011-2012, ai 4.500 attivati per l'anno accademico 2012-2013. Al momento, la previsione per l'anno accademico 2013-2014 è di circa 2 mila contratti, salvo nuovi stanziamenti. Si tratta indubbiamente di un numero insufficiente e il Governo è impegnato per il reperimento di risorse ulteriori per aumentarlo. Ulteriori risorse per l'aumento del numero dei contratti potranno derivare dall'uso di fondi europei e, in prospettiva, dalla razionalizzazione operata con il citato decreto-legge n. 104 del 2013. Ove ciò non fosse sufficiente il Governo non mancherà di cercare soluzioni alternative e di proporre al Parlamento gli interventi normativi eventualmente necessari.

  PRESIDENTE. L'onorevole Gigli ha facoltà di replicare.

  GIAN LUIGI GIGLI. Signor Presidente, signora Ministro, la ringrazio per la franchezza; quindi, sappiamo che al momento abbiamo 2 mila contratti possibili se non troviamo risorse aggiuntive. Voglio ricordarle che le regioni, appunto, l'anno scorso avevano chiesto 8 mila contratti nella previsione che avevano fatto e che di qui al 2012 noi abbiamo, già oggi, un 50 per cento degli specialisti che viaggiano tra i 54 e i 64 anni e un 23 per cento che è over 65. Questa è ormai un'emergenza nazionale, è una priorità nazionale.
  E io mi chiedo se, per il funzionamento stesso del Servizio sanitario nazionale, oltre che per l'avvenire di questi giovani che si sono sacrificati a studiare sei anni di medicina, non sia possibile pensare di vivere in maniera un pochino meno schizofrenica in questo Paese. Questo è un Paese che ha ancora oggi la possibilità di destinare 10 milioni di euro con questa finanziaria per Radio Radicale, per un servizio che potrebbe fare la RAI e che ha la possibilità di destinare fondi per il Pag. 55problema del femminicidio. Per carità, tutte cose giustissime, ma è un Paese che non ha le risorse e non riesce a trovare le risorse per dotare il Servizio sanitario nazionale di specialisti di qualità. Cosa faranno questi giovani e dove andremo ad importare i futuri specialisti di cui il Paese ha bisogno, se non mettiamo riparo ? Allora, dobbiamo avere il coraggio di dire al Paese che deve fare a meno dei medici così come è abituato ad averli e deve fare a meno di specialisti negli ospedali, perché oggi questo è ancora il requisito per poter accedere negli ospedali, ed è un requisito giusto. La ringrazio comunque per la franchezza.

(Chiarimenti in merito a criteri ed effetti della sperimentazione che prevede l'abbreviazione del percorso scolastico da 5 a 4 anni per alcune scuole superiori – n. 3-00499)

  PRESIDENTE. L'onorevole Matarrelli ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-00499 concernente chiarimenti in merito a criteri ed effetti della sperimentazione che prevede l'abbreviazione del percorso scolastico da 5 a 4 anni per alcune scuole superiori (Vedi l'allegato A – Interrogazioni a risposta immediata).

  TONI MATARRELLI. Signor Presidente, signora Ministro, con un decreto del mese di novembre 2013 il suo Ministero ha autorizzato la sperimentazione di un progetto di innovazione metodologico-didattico, a partire dal prossimo anno scolastico, che prevede l'abbreviazione del percorso scolastico da cinque a quattro anni per alcune scuole superiori. In merito alla sperimentazione non si riscontrano chiarezza e trasparenza, perché nulla è stato comunicato alle scuole preventivamente ed ufficialmente, né si conosce ad oggi l'effettivo numero di scuole coinvolte nel progetto.
  E chiedo su quali basi metodologico-didattiche sono state concesse le sperimentazioni dopo la recente e controversa riforma Gelmini e se non si ritenga necessario lo slittamento della sperimentazione affinché tutte le scuole siano messe in grado di conoscere criteri, parametri e vincoli della sperimentazione, per operare così un'attenta analisi e accurata riflessione in materia, considerata la sua ricaduta sugli ordinamenti scolastici, nonché quali siano gli orientamenti del Ministero in merito all'impatto in termini di posti di lavoro, concernente tutto il personale della scuola, derivante dalla sperimentazione e dalla messa a regime dell'accorciamento dell'iter scolastico.

  PRESIDENTE. La Ministra dell'istruzione, dell'università e della ricerca, Carrozza, ha facoltà di rispondere.

  MARIA CHIARA CARROZZA, Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. Signor Presidente, onorevoli colleghi, la sperimentazione alla quale fa riferimento l'onorevole interrogante riguarda sei scuole statali (istituti di istruzione secondaria superiore e licei classici) e tre scuole paritarie, che hanno presentato altrettanti progetti di innovazione. Le tre scuole paritarie hanno avviato la sperimentazione nel corrente anno scolastico, mentre gli istituti scolastici la avvieranno nel prossimo, aumentando il numero di ore settimanali e quindi senza incidere sugli organici del personale docente. Ho ritenuto di autorizzare queste sperimentazioni perché ritengo valide le ragioni che le hanno ispirate, legate all'esigenza di sperimentare una durata degli studi equivalente a standard europei, consentendo agli studenti un ingresso anticipato nel mercato del lavoro, ovviamente senza escludere la prosecuzione degli studi.
  Posso assicurare che la decisione di autorizzare questa sperimentazione non è stata estemporanea e non sarà inutile, ma è stata preparata da uno studio accurato e sarà seguita dall'analisi attenta dei rendimenti e dei risultati. Nel corso della passata legislatura era stato costituito un gruppo di lavoro che aveva individuato, anche sulla scorta delle esperienze di altri Stati europei, tre possibili modalità di rimodulazione o di riduzione di un anno Pag. 56del percorso scolastico: l'anticipo dell'iscrizione alla scuola primaria, l'unificazione del quarto e del quinto anno della scuola primaria in un'unica annualità, la riduzione di un anno del percorso quinquennale della scuola secondaria di secondo grado.
  Tali opzioni, non recepite in un provvedimento formale proprio perché la materia è ancora oggetto di studio, sono state valutate dalle scuole menzionate, che hanno presentato progetti didattici basati su un assetto quadriennale articolato su due bienni. I relativi progetti, naturalmente, sono stati attentamente valutati e hanno superato il controllo del Ministero, anche per via degli apprezzabili profili di internazionalizzazione e di apertura al mondo del lavoro, dei metodi didattici innovativi e dell'uso delle tecnologie a supporto della didattica. La sperimentazione in esame non ha nulla di riservato, ma non è stata oggetto di particolari misure di pubblicità proprio perché si tratta di una sperimentazione utile per il Ministero per valutare l'efficacia delle relative soluzioni didattiche, ma non rilevante per la generalità delle istituzioni scolastiche.
  Saranno invece oggetto di adeguata pubblicità i risultati delle sperimentazioni, soprattutto se saranno ritenuti tali da giustificare l'introduzione di modifiche di portata generale agli ordinamenti didattici.

  PRESIDENTE. L'onorevole Matarrelli ha facoltà di replicare, per due minuti.

  TONI MATARRELLI. Signor Presidente, signor Ministro, lei, di fatto, col suo intervento conferma la totale mancanza di confronto con gli organi competenti e con il mondo della scuola. La scuola oggi ha bisogno di ascolto e di osservazione per avere una seria revisione dei cicli scolastici, visti nel loro complesso e non tagliati con l'accetta nella fase finale del percorso formativo. Nel Paese vi sono ancora gravissime carenze sul fronte dell'abbandono scolastico, dell'inclusione e dell'offerta formativa: è necessario, secondo noi, assolutamente interrompere la sperimentazione e avviare un serio confronto in Parlamento; e se è vero che il Governo vuole che la scuola italiana si allinei ai parametri europei, lo faccia a partire dagli investimenti nel mondo della scuola; che si adeguino le percentuali di PIL che questo Paese investe nel mondo della scuola: questi sono gli allineamenti che noi vorremmo fossero coerenti al resto dei Paesi dell'Europa. Tentando in questo modo anche di riparare ai gravissimi danni che hanno prodotto al mondo della scuola i Governi che hanno preceduto quello attuale e, in particolar modo, il Ministro Gelmini.

  PRESIDENTE. La invito a concludere.

  TONI MATARRELLI. Noi di Sinistra Ecologia Libertà riteniamo che il rilancio di questo Paese possa passare solo attraverso una seria, fondata e anche economicamente sostenuta riforma del mondo della scuola, perché riteniamo che continui ad essere un settore strategico per il nostro Paese.

(Iniziative per garantire ai laureati in medicina la prosecuzione del proprio percorso universitario con la formazione specialistica – n. 3-00500)

  PRESIDENTE. L'onorevole Dorina Bianchi ha facoltà di illustrare l'interrogazione Costa n. 3-00500, concernente iniziative per garantire ai laureati in medicina la prosecuzione del proprio percorso universitario con la formazione specialistica (Vedi l'allegato A – Interrogazioni a risposta immediata), di cui è cofirmataria, per un minuto.

  DORINA BIANCHI. Signor Presidente, Ministro, noi le chiediamo un maggiore impegno per quanto riguarda i fondi da trovare nella legge di stabilità per i tanti giovani medici che si troveranno a doversi iscrivere alla scuola di specializzazione. Vorrei ricordarle, anche in relazione alla risposta che lei ha già dato, che i giovani laureati in medicina e chirurgia, per iniziare Pag. 57a lavorare nel nostro Sistema sanitario nazionale, devono ottenere la specializzazione; e a fronte di circa 10-12 mila nuovi laureati che ci saranno in medicina e chirurgia, lei oggi comunica che ci saranno 2 mila borse di studio.

  PRESIDENTE. La invito a concludere.

  DORINA BIANCHI. Questo significa un grave danno, non soltanto per lo Stato che investe in risorse su questi giovani, che probabilmente per lavorare dovranno andare all'estero, ma anche a carico delle famiglie e del Sistema sanitario nazionale.

  PRESIDENTE. Il Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca, Maria Chiara Carrozza, ha facoltà di rispondere.

  MARIA CHIARA CARROZZA, Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. Signor Presidente, onorevole collega, la preoccupazione degli onorevoli interroganti che vi sia un coordinamento tra il numero degli immatricolati alle facoltà di medicina e chirurgia e il numero di contratti per medici, allievi delle scuole di specializzazione, e tra quest'ultimo ed il fabbisogno di medici specialisti, è condivisa dal Governo. La corrispondenza tra questi tre valori è prevista anche dall'articolo 21 del decreto-legge n. 104 del 2013, recentemente convertito, che ha riformato la disciplina delle scuole di specializzazione medica, enunciando l'obiettivo di migliorare progressivamente la corrispondenza tra il numero di studenti ammessi a frequentare i corsi di laurea in medicina e chirurgia e quello dei medici ammessi alla formazione specialistica, nonché del quadro epidemiologico, dei flussi previsti per i pensionamenti e delle esigenze di programmazione delle regioni e delle province autonome di Trento e Bolzano, con riferimento alle attività del Servizio sanitario nazionale.
  A causa delle limitate risorse finanziarie, negli ultimi anni il numero di contratti per la formazione specialistica si è ridotto. Le risorse attualmente disponibili consentirebbero di attivare per l'anno 2013-2014 circa 2 mila contratti, meno della metà che nell'anno accademico 2012-2013. Il Governo è impegnato nella ricerca di ulteriori risorse per incrementare il numero.
  Una possibilità che attualmente è oggetto di approfondimento è quella di destinare ai contratti di specializzazione parte dei fondi comunitari per la coesione 2014-2020; questa destinazione potrebbe essere coerente con uno degli obiettivi tematici dell'utilizzo dei fondi stessi relativo al rafforzamento dei percorsi di istruzione secondaria e terziaria e di formazione attraverso azioni finalizzate all'innalzamento dei livelli di competenze, di partecipazione e di successo nell'istruzione universitaria.
  Occorre peraltro rispettare la relativa procedura che prevede la definizione delle strategie di impiego dei fondi comunitari e la successiva elaborazione dei piani operativi nazionali e regionali. In prospettiva, il numero degli specializzandi potrebbe essere incrementato a seguito delle previsione del citato decreto-legge n. 104 del 2013; le disposizioni introdotte nel decreto-legge in sede di conversione, infatti, consentono di ridurre la durata dei corsi di formazione specialistica dei medici precedentemente fissata in cinque anni per tutte le scuole e in sei per quelle in neurochirurgia e chirurgia generale, nel rispetto della disciplina europea in materia. Il risparmio, eventualmente conseguente alla riduzione della durata dei corsi, servirà a finanziare nuovi contratti di formazione specialistica.

  PRESIDENTE. L'onorevole Calabrò, cofirmatario dell'interrogazione, ha facoltà di replicare, per due minuti.

  RAFFAELE CALABRÒ. Signor Presidente, signor Ministro, io mi ritengo parzialmente soddisfatto della risposta. Lei dice che c’è una condivisione del Governo rispetto alle richieste che le vengono formulate qui questa mattina ed io apprezzo questa condivisione; lei dice che in una recente legge ci sono delle espressioni di principio che bisogna raggiungere non dico un'equiparazione ma per lo meno ridurre Pag. 58questo enorme gap tra i laureati e le persone che si specializzeranno, però io le chiedo, signor Ministro, che rispetto a queste acquisizioni di principio ci sia una battaglia seria da parte sua, da parte del suo Ministero, perché questo si raggiunga.
  Giustamente lei diceva che il fabbisogno viene decretato dalle regioni, le regioni – le veniva ricordato prima – hanno richiesto ottomila borse. Non ci sono i fondi per poterle stanziare ? È una questione del Governo nella sua completezza, è una questione del Ministero dell'economia ma è una questione che nasce all'interno del Ministero dell'università che, credo, debba fino in fondo cercare di raggiungere come deve colmare questo divario.
  Ci sono due ipotesi che lei sta facendo, quella del recupero degli anni e la durata degli anni, e io credo che questo lo porterà solamente in parte, un parte molto ridotta, e forse è urgente che questo calcolo si faccia. Quello dei fondi europei servirà soprattutto per alcune realtà e per alcune regioni, non possiamo demandare e rimandare a qualcosa il futuro. Io credo che bisogna fare qualcosa con urgenza in questa legge di stabilità, abbiamo un'occasione, un'occasione della settimana prossima, non possiamo assolutamente rimandarla.

(Iniziative in relazione ai criteri per accedere ai benefici previsti dalla normativa sul diritto allo studio – n. 3-00501)

  PRESIDENTE. L'onorevole Busin ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-00501, concernente iniziative in relazione ai criteri per accedere ai benefici previsti dalla normativa sul diritto allo studio (Vedi l'allegato A – Interrogazioni a risposta immediata), per un minuto.

  FILIPPO BUSIN. Signor Presidente, Ministro, l'Italia ha una percentuale media di laureati che è la metà di quella dei 34 Paesi dell'OCSE e nella spesa per l'università è il 30 per cento al di sotto della media degli stessi Paesi. Per il sostegno al diritto allo studio, cioè per aiutare i capaci e meritevoli ma privi di mezzi, spende la metà degli altri Paesi europei.
  Ora veniamo a sapere che questi soldi, oltre ad essere pochi, sono anche spesi male, complice un sistema che permette ai disonesti, italiani e stranieri, di ricevere sussidi anche se non ne hanno bisogno. Per questo chiediamo al Ministro, oltre all'implicita necessità di provvedere ad aumentare le risorse destinate al diritto allo studio, quali modalità intenda adottare per accertare più facilmente che i soldi destinati ad aiutare i capaci e meritevoli ma privi di mezzi non finiscano nelle tasche di italiani o stranieri che non ne hanno diritto. In particolare, se non ritiene opportuno prevedere che vi siano modalità di compensazione fra le regioni, come avviene nel settore della sanità, perché quelle più virtuose non debbano accollarsi l'onere del diritto allo studio di quelle che vedono i propri studenti andarsene perché non hanno università all'altezza e non destinano le risorse sufficienti per aiutare i propri studenti più bisognosi.

  PRESIDENTE. Il Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca, Maria Chiara Carrozza, ha facoltà di rispondere.

  MARIA CHIARA CARROZZA, Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. Signor Presidente, onorevole collega, le questioni poste dall'onorevole interrogante ineriscono da diversi punti di vista alle esigenze di equità nell'assegnazione delle borse di studio agli studenti universitari. Si tratta di risorse finanziarie limitate che devono essere erogate a soggetti realmente bisognosi, ciò vale naturalmente sia per gli studenti italiani sia per quelli stranieri.
  In termini generali, com’è noto, il Governo sta definendo una revisione della disciplina, anzi, recentemente è stato approvato il decreto, dell'indicatore di situazione economica equivalente, ISEE.
  Per quanto riguarda, in particolare, le borse di studio universitarie, il decreto legislativo n. 68 del 2012 prevede che Pag. 59l'importo delle borse di studio sia determinato con decreto del Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca, d'intesa con la Conferenza Stato-regioni e sentito il consiglio nazionale degli studenti universitari.
  Lo schema di decreto, sottoposto alla Conferenza Stato-regioni nella precedente legislatura, prevedeva una differenziazione in base allo sviluppo economico dell'area geografica di ciascun ateneo.
  Il procedimento di elaborazione del decreto deve ancora essere discusso con gli organi rappresentativi degli studenti e con le regioni. In quella sede, sarà possibile, salva ovviamente l'intesa, tenere conto di simili fattori anche con riferimento agli studenti stranieri.
  Con riferimento a questi ultimi, peraltro, va assicurato il rispetto degli accordi bilaterali, conclusi in materia con alcuni Stati.
  Per quanto riguarda l'ipotesi di un sistema di compensazione interregionale della mobilità studentesca, sul modello di quello sanitario, occorre tenere presenti le rilevanti differenze tra i due settori. Gli studenti universitari sono una ricchezza, più che un costo; se si trasferiscono da una regione all'altra, a guadagnare è la seconda più che la prima.
  Il controllo della veridicità delle dichiarazioni rese dagli studenti per ottenere le borse di studio, poi, spetta innanzitutto alle università, con la collaborazione delle altre amministrazioni competenti. Esso è ovviamente più difficile per gli studenti stranieri.
  Per gli studenti comunitari ed extracomunitari soggiornanti in Italia, le università e gli enti per il diritto allo studio vi procedono avvalendosi del sistema informativo dell'Agenzia delle entrate. Per i cittadini extracomunitari non soggiornanti in Italia, la certificazione è rilasciata dalle competenti autorità dello Stato di provenienza. Per gli Stati in via di sviluppo, individuati annualmente su indicazione del Ministero degli esteri, le rappresentanze italiane attestano che lo studente non appartiene a una famiglia notoriamente di alto reddito e di elevato livello sociale.
  Il Governo promuove la collaborazione tra enti per il diritto allo studio, università e Ministeri di riferimento, rappresentanze all'estero e autorità degli Stati di provenienza.

  PRESIDENTE. L'onorevole Busin ha facoltà di replicare per due minuti.

  FILIPPO BUSIN. Signor Presidente, sono parzialmente soddisfatto. Ben venga la revisione del sistema ISEE, che noi condividiamo, però c’è bisogno di fare scelte di coraggio anche in certi casi.
  Mi rivolgo soprattutto al problema degli studenti stranieri che fanno richiesta di sussidi universitari. Scelte coraggiose, come quelle fatte dalla regione Veneto, che pone, ad esempio, un tetto del 3 per cento del totale dei fondi destinati agli studenti bisognosi e meritevoli e destinati agli extracomunitari.
  Quando questo non avviene, come ad esempio nella regione Lazio, i risultati sono sotto gli occhi di tutti. Per quanto riguarda, ad esempio, gli studenti stranieri, per il solo Lazio, su 7 mila studenti, il 90 per cento ha fatto richiesta di benefici e, fra questi, il 15 per cento ha dichiarato un reddito inferiore ai mille euro. La verifica – e le parole del Ministro lo confermano – è molto difficile, dato che la normativa italiana accetta la semplice dichiarazione delle nostre rappresentanze all'estero che lo studente non appartiene ad una famiglia notoriamente di alto reddito.
  Ora, questa formula è talmente vaga che difficilmente si può verificare e contestare. Il risultato è, per rimanere sempre nel Lazio, che oltre il 50 per cento dei residenti nelle dimore universitarie è straniero, con punte, in certi casi, dell'80 o del 90 per cento. Questo dato è particolarmente significativo, se si considera che, soprattutto nelle regioni meridionali, il 30 per cento delle domande di sussidi non viene evaso per mancanza di fondi da parte di queste regioni. Pag. 60
  Concludo. Per citare alcuni dati che, secondo me, sono molto significativi riguardo ai fondi stanziati, ad esempio per le borse di studio: in Italia sono 258 milioni e riguardano il 7 per cento degli studenti universitari, mentre in Francia sono sei volte tanto, in Germania sono dieci volte tanto e nella Spagna – tanto per confrontarci con un Paese mediterraneo – sono quattro volte quelli stanziati dall'Italia.

  PRESIDENTE. È così esaurito lo svolgimento delle interrogazioni a risposta immediata.
  Sospendo la seduta, che riprenderà alle ore 16 con il seguito della discussione delle mozioni concernenti iniziative in merito alla dismissione del patrimonio immobiliare degli enti previdenziali, non prima però di aver salutato gli studenti e gli insegnanti dell'Istituto tecnico commerciale «Carlo Cattaneo» di San Miniato, in provincia di Pisa.

  La seduta, sospesa alle 15,55, è ripresa alle 16,05.

Missioni.

  PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Angelino Alfano, Baretta, Boccia, Bonifazi, Brambilla, Brunetta, Cirielli, Dambruoso, Di Lello, Ferranti, Fico, Gregorio Fontana, Fontanelli, Kyenge, La Russa, Giorgia Meloni, Migliore, Pes, Gianluca Pini, Pisicchio, Realacci, Rossomando, Sani, Santerini, Schullian, Speranza, Tabacci, Valeria Valente e Vito sono in missione a decorrere dalla ripresa pomeridiana della seduta.
  I deputati in missione sono complessivamente ottantasei, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell’allegato A al resoconto della seduta odierna.

Modifica nella composizione dell'ufficio di presidenza di un gruppo parlamentare e affidamento dei poteri attribuiti dal Regolamento nell'ambito del medesimo gruppo parlamentare.

  PRESIDENTE. Comunico che, con lettera pervenuta il 3 dicembre 2013, il deputato Enrico Costa ha reso noto che l'assemblea del gruppo parlamentare Nuovo Centrodestra ha proceduto, in data 26 novembre 2013, alla sua elezione a presidente del gruppo.
  Comunico inoltre che, con la medesima lettera, il presidente del gruppo parlamentare Nuovo Centrodestra ha reso noto che è stato nominato tesoriere il deputato Maurizio Bernardo.
  Alla deputata Dorina Bianchi è stato inoltre affidato l'esercizio dei poteri attribuiti in caso di assenza o impedimento del presidente, secondo quanto previsto dall'articolo 15, comma 2, del Regolamento della Camera.

Seguito della discussione delle mozioni Morassut ed altri n. 1-00011, Lombardi ed altri n. 1-00092, Piazzoni ed altri n. 1-00149, Antimo Cesaro ed altri n. 1-00246, Fedriga ed altri n. 1-00252, Costa ed altri n. 1-00261 e Santerini ed altri n. 1-00275 concernenti iniziative in merito alla dismissione del patrimonio immobiliare degli enti previdenziali (ore 16,08).

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione delle mozioni Morassut ed altri n. 1-00011, Lombardi ed altri n. 1-00092 (Nuova formulazione), Piazzoni ed altri n. 1-00149, Antimo Cesaro ed altri n. 1-00246, Fedriga ed altri n. 1-00252, Costa ed altri n. 1-00261 e Santerini ed altri n. 1-00275 concernenti iniziative in merito alla dismissione del patrimonio immobiliare degli enti previdenziali.
  Avverto che dopo la conclusione della discussione sulle linee generali, che ha avuto luogo nella seduta di lunedì 19 Pag. 61novembre 2013 e nella quale è intervenuto il rappresentante del Governo, sono state presentate le mozioni Costa ed altri n. 1-00261 e Santerini ed altri n. 1-00275, che sono state già iscritte all'ordine del giorno.
  Avverto, altresì, che il nuovo schema recante la ripartizione dei tempi, predisposto a seguito della costituzione del nuovo gruppo parlamentare «Nuovo Centrodestra», è stato pubblicato nel calendario (vedi calendario).

(Parere del Governo)

  PRESIDENTE. Invito dunque il rappresentante del Governo ad esprimere il parere sulle mozioni all'ordine del giorno. Invito anche i colleghi, se possono, a stare in silenzio. Prego, sottosegretario Dell'Aringa.

  CARLO DELL'ARINGA, Sottosegretario di Stato per il lavoro e le politiche sociali. Signor Presidente, le mozioni numerose presentate attengono a un tema ampiamente dibattuto in incontri cui io ho partecipato, in rappresentanza del Governo, nelle settimane e nei mesi scorsi. Dopo un'attenta lettura dei contenuti delle varie mozioni, come Governo propongo una riformulazione sia delle premesse sia degli impegni che vengono chiesti al Governo, impegni che il Governo ritiene di potere accogliere e a cui ritiene anche di mantenere fede.
  Quindi, innanzitutto preciso che non tutti gli impegni richiesti sono stati accolti, ma alcuni significativi sono stati accolti e quindi, in particolare, penso che coloro che hanno presentato le mozioni in larga misura possano riconoscersi in questa riformulazione e, quindi, appoggiarla. Nella misura in cui questa riformulazione viene accolta, il parere del Governo evidentemente è favorevole.
  Nel preparare il testo ho seguito, nella misura in cui poi la mozione è stata accolta, in particolare le premesse e alcuni dei contenuti degli impegni richiesti della mozione Morassut ed altri n. 1-00011.
  Ripeto che questa è solo una questione di forma. Seguo quel testo perché forse è il più vicino a quello che il Governo propone come riformulazione, ma nel testo che leggerò io penso che altre mozioni di altri gruppi possano almeno in parte riconoscersi.

  PRESIDENTE. Chiedo scusa, per chiarezza anche alla Presidenza. A questo punto, mi pare di capire che lei abbia lavorato ad un testo per cui ciascuna delle mozioni presentate si intende accolta se riformulata secondo il testo che ella adesso illustrerà all'Aula in premessa e nel dispositivo, giusto ?

  CARLO DELL'ARINGA, Sottosegretario di Stato per il lavoro e le politiche sociali. È giusto, signor Presidente.

  PRESIDENTE. È un po’ irrituale, perché questo di fatto porta, sostanzialmente, ad una mozione unitaria.

  MASSIMILIANO FEDRIGA. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  MASSIMILIANO FEDRIGA. Signor Presidente, come dice lei, per chiarirci. Il Governo sta proponendo una mozione unitaria. A questo punto, io proporrei di sospendere per dieci minuti la seduta per poterla leggere e valutare con tutti i proponenti. Oppure il governo sta proponendo semplicemente una riformulazione della prima mozione e le altre ovviamente rimarranno in votazione come tutte e i proponenti della prima mozione valuteranno se accogliere la riformulazione o meno. Non si può fare una riformulazione sulla prima che però coinvolge anche le altre, perché o l'una o l'altra.

  PRESIDENTE. Onorevole Fedriga, la sua proposta mi sembra sensata anche in relazione al principio per cui la prima mozione rischia di assorbire le altre; tuttavia darei la parola al Governo in relazione a questa proposta perché se fosse Pag. 62d'accordo, in questo caso potremmo guadagnare forse del tempo sospendendo la seduta. Prego, sottosegretario Dell'Aringa.

  CARLO DELL'ARINGA, Sottosegretario di Stato per il lavoro e le politiche sociali. Signor Presidente, in termini formali questa è una riformulazione della prima mozione presentata dagli onorevoli Roberto Morassut ed altri. In questa riformulazione quello che ritiene il Governo è che essa implicitamente può raccogliere alcune componenti delle altre mozioni, ma la presento come riformulazione della prima mozione presentata dall'onorevole Morassut.

  PRESIDENTE. Pertanto, a questo punto si deduce che, se lei propone la riformulazione della prima mozione, tutte le altre che non si adeguino a questa riformulazione si intendono con parere contrario.

  CARLO DELL'ARINGA, Sottosegretario di Stato per il lavoro e le politiche sociali. Sì, signor Presidente, parere contrario.

  PRESIDENTE. Quindi, adesso io chiedo a lei, come Governo se intendete dare spazio alla proposta avanzata dall'onorevole Fedriga, cioè se pensate che possa essere opportuna una sospensione – lo chiedo anche ai presentatori delle mozioni – per verificare la possibilità di una mozione unitaria secondo la proposta del Governo. A questo punto si potrebbero ritirare le mozioni, se ci fosse questa convergenza, e verificarlo semplicemente in pochi minuti.

  ETTORE ROSATO. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  ETTORE ROSATO. Signor Presidente, io penso che la proposta del collega Fedriga in questo senso possa andar bene, però, visto che questa è una mozione che è nota, o ci diamo un quarto d'ora al massimo di tempo, oppure si torna in Aula, perché il provvedimento successivo per noi è un provvedimento importante che va approvato entro la serata. Altrimenti siamo disponibili anche ad un rinvio del punto, ma penso che ci siano le condizioni per chiuderlo in un quarto d'ora al massimo.

  PRESIDENTE. Sì, erano esattamente questi i tempi che la Presidenza aveva in mente.

  ROBERTA LOMBARDI. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  ROBERTA LOMBARDI. Signor Presidente, volevo associarmi alla richiesta del collega Fedriga e avere la possibilità di avere dieci minuti o un quarto d'ora, anche perché ci sono gli inquilini che sono interessati. Anche questo è importante come lavoro (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Se anche il Governo è d'accordo, a questo punto sospenderei la seduta per un quarto d'ora. Prego, sottosegretario Dell'Aringa.

  CARLO DELL'ARINGA, Sottosegretario di Stato per il lavoro e le politiche sociali. Sì, signor Presidente, nello spirito in cui ho detto. Formalmente è una riformulazione ma, dal momento che – ripeto – nell'ambito di questa riformulazione altre mozioni possono riconoscersi almeno in parte in questa riformulazione, credo che sia opportuno che gli altri gruppi che hanno presentato le mozioni possano leggerla e quindi per me va bene un'interruzione di dieci minuti.

  PRESIDENTE. A questo punto sospendiamo la seduta e la riprendiamo alle ore 16,30, con l'impegno che siano le 16,30, nel senso che, se per le 16,30 si è raggiunto un accordo, bene, altrimenti andiamo avanti così.

  La seduta, sospesa alle 16.15, è ripresa alle 16,55.

Pag. 63

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE MARINA SERENI

Inversione dell'ordine del giorno.

  PRESIDENTE. Mi sembra che, a seguito di una riunione informale tra i firmatari delle mozioni in materia di immobili degli enti previdenziali, si sia raggiunta una intesa, condivisa anche da tutti i gruppi dell'Aula, nel senso di differire l'esame di tali mozioni al fine di pervenire ad un testo unitario. L'intesa prevedrebbe dunque un'inversione dell'ordine del giorno, passando direttamente all'esame del punto 4, che reca il seguito della discussione del disegno di legge di ratifica dell'Accordo sul progetto «Trans Adriatic Pipeline», per poi successivamente riprendere l'esame delle mozioni.
  Se non vi sono obiezioni, rimane così stabilito.
  (Così rimane stabilito).

Seguito della discussione del disegno di legge: S. 884 – Ratifica ed esecuzione dell'Accordo tra la Repubblica di Albania, la Repubblica greca e la Repubblica italiana sul progetto «Trans Adriatic Pipeline», fatto ad Atene il 13 febbraio 2013 (Approvato dal Senato) (A.C. 1710) (ore 16,57).

Testo sostituito con errata corrige volante   PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca dunque il seguito della discussione del disegno di legge di ratifica, già approvato dal Senato, n. 1710: ratifica ed esecuzione dell'Accordo tra la Repubblica di Albania, la Repubblica greca e la Repubblica italiana sul progetto «Trans Atlantic Pipeline», fatto ad Atene il 13 febbraio 2013.   PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca dunque il seguito della discussione del disegno di legge di ratifica, già approvato dal Senato, n. 1710: ratifica ed esecuzione dell'Accordo tra la Repubblica di Albania, la Repubblica greca e la Repubblica italiana sul progetto «Trans Adriatic Pipeline», fatto ad Atene il 13 febbraio 2013.

(Esame di una questione pregiudiziale e di questioni sospensive A.C. 1710)

  PRESIDENTE. Ricordo che sono state presentate la questione pregiudiziale di costituzionalità Sibilia ed altri n. 1 e le questioni sospensive Migliore ed altri n. 1 e Sibilia ed altri n. 2 (vedi l'Allegato A - A.C. 1710).
  Avverto che i tempi per l'esame della questione pregiudiziale di costituzionalità e delle questioni sospensive sono computati nell'ambito del contingentamento relativo alla discussione generale.
  Sarà esaminata e posta in votazione dapprima la questione pregiudiziale di costituzionalità e, ove respinta, si passerà all'esame e alla votazione delle questioni sospensive.
  Passiamo quindi all'esame della questione pregiudiziale di costituzionalità Sibilia ed altri n. 1.

  ALESSIO MATTIA VILLAROSA. Chiedo di parlare per un richiamo al Regolamento.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  ALESSIO MATTIA VILLAROSA. Signor Presidente, mi riferisco all'articolo 119, comma 4 del Regolamento, sempre per ribadire che ieri ho inviato una lettera alla Presidente Boldrini, come preannunciato già in Aula, ricordandole che i trattati non possono arrivare durante la sessione di bilancio in Aula, a meno che non prevedano sanzioni o responsabilità per lo Stato.
  Ebbene, abbiamo verificato che l'Accordo non prevede nessuna responsabilità da parte dello Stato italiano, nel caso in cui la ratifica non venga approvata entro questa settimana. La motivazione data dal Ministro Franceschini non ci va bene, perché vi vorrei far riflettere sul fatto che dire che ogni provvedimento, ogni recepimento di trattato, prevede delle sanzioni, vuol dire che il comma 4 dell'articolo 119 del Regolamento lo possiamo anche cancellare, o possiamo cancellarne una parte, perché se ogni trattato prevede delle sanzioni o delle responsabilità da parte dello Stato, vuol dire che non c’è bisogno di quella parte richiamata, appunto, nel quarto comma.
  Noi abbiamo messo a disposizione della Presidente tutti i documenti utili per fare Pag. 64una giusta riflessione. Siamo qui in Aula. Vorrei che tutto ciò che sto dicendo venisse messo agli atti. Vuol dire che il Regolamento non è stato rispettato (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Grazie, onorevole Villarosa. In realtà, la Presidenza ha preso in esame anche la sua lettera, e quindi ha risposto sia alla sua lettera sia a quanto è stato sollevato da lei stesso in occasione delle riunioni della Conferenza dei Presidenti di gruppo del 27 novembre e del 2 dicembre, allorché il Ministro per i rapporti con il Parlamento ha dichiarato che in relazione alla ratifica dell'Accordo in questione sussistono comunque rilevanti obblighi internazionali per l'Italia e che pertanto la sua mancata ratifica risulta riconducibile alla fattispecie prevista dall'articolo 119, comma 4 del Regolamento della Camera. Analoga dichiarazione era stata espressa anche dal Viceministro degli affari esteri nel corso della seduta della Commissione affari esteri dello stesso 27 novembre.
  Tenuto conto della competenza del Governo in materia di politica estera, la Presidenza non può che prendere atto di quanto dichiarato dai rappresentanti dell'Esecutivo nell'ambito della propria responsabilità e conseguentemente non può che confermare l'iscrizione in calendario, all'ordine del giorno della seduta odierna, del disegno di legge di ratifica n. 1710. Ciò detto, il rappresentante del Governo, ove lo ritenga, può intervenire in questa sede per chiarire ulteriormente questo punto. Ma non mi pare che intenda intervenire.

  ALESSANDRO DI BATTISTA. Chiedo di parlare per un richiamo al Regolamento.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  ALESSANDRO DI BATTISTA. Intervengo sullo stesso articolo: noi vogliamo sapere dal Governo, Presidente, esattamente in che cosa consiste l'inadempimento di obblighi internazionali o comunitari rispetto al TAP. Vogliamo che il Governo risponda all'Aula e ne abbiamo il diritto come parlamentari della Repubblica italiana, perché abbiamo studiato l'Accordo e non esiste alcun inadempimento di obblighi internazionali o comunitari se il TAP slitta. Non esiste una violazione e nessun inadempimento del genere e il Governo ha il dovere di riferire ai parlamentari della Repubblica italiana (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  EMANUELE PRATAVIERA. Chiedo di parlare per un richiamo al Regolamento.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  EMANUELE PRATAVIERA. Signora Presidente, intervengo riguardo al medesimo articolo, anche se non ho capito bene, dalle parole dell'intervento che mi ha preceduto dell'onorevole Villarosa, se si riferiva specificatamente alla questione pregiudiziale di costituzionalità oppure se questa esulava dal proprio intervento. Comunque, per annunciare la nostra piena condivisione a quanto espresso da Villarosa in ordine appunto alla sospensione della trattazione di questo argomento (Applausi dei deputati dei gruppi Lega Nord e Autonomie e MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Noi in realtà siamo ancora un passo indietro: i colleghi Villarosa e Di Battista – Villarosa formalmente, anche con una lettera – hanno chiesto alla Presidenza della Camera se questo argomento potesse essere inserito durante la sessione di bilancio ed hanno chiesto al Governo di rendere più esplicite le ragioni per le quali questo provvedimento debba essere rapidamente esaminato dall'Aula e ai sensi dell'articolo 119, comma 4, del Regolamento della Camera.
  Ha chiesto di parlare, a questo proposito, il Ministro per i rapporti con il Parlamento Dario Franceschini. Ne ha facoltà.

  DARIO FRANCESCHINI, Ministro per i rapporti con il Parlamento ed il coordinamento dell'attività di Governo. Pag. 65Signora Presidente, il tema è stato oggetto di due riunioni, della Conferenza dei presidenti di gruppo, nelle quali ritengo di avere spiegato – e le ripeto qui – le ragioni per cui il Governo ha chiesto – perché il Governo non ha poteri dispositivi sull'ordine del giorno dei lavori della Camera – l'inserimento oggi del provvedimento di ratifica dell'Accordo sulla Trans Adriatic Pipeline. Il motivo, come abbiamo spiegato, è che questo accordo, che riguarda Grecia ed Albania e che è stato firmato – è un accordo tra tre Stati – il 13 febbraio del 2013, è stato ratificato in aprile e in marzo del 2013 dagli altri due Paesi. Non è stato ratificato dal nostro Paese. Se avete un attimo di pazienza, prima di gesticolare, forse potrete dire se ho ragione o se ho torto.

  ALESSANDRO DI BATTISTA. Possiamo gesticolare ?

  DARIO FRANCESCHINI, Ministro per i rapporti con il Parlamento ed il coordinamento dell'attività di Governo. Assolutamente sì, però vi chiedo solo un attimo di pazienza prima di esprimervi con cenni negativi: si possono avere anche opinioni diverse.
  In questo senso, il 17 di questo mese, a Baku, ci sarà l'incontro di firma di questo Accordo. Il Regolamento della Camera, come è stato ricordato, all'articolo 119, comma 4, stabilisce che durante la sessione di bilancio possano essere trattati ugualmente i disegni di legge di autorizzazione alla ratifica dei trattati internazionali e di ricezione ed attuazione di atti normativi delle Comunità Europee – «e», non «o» – quando, dalla mancata tempestiva approvazione dei medesimi, possa derivare responsabilità dello Stato italiano per inadempimento di obblighi internazionali o comunitari.
  Non è assolutamente detto da nessuna parte, in questo caso come in generale, che l'inadempimento debba avere come conseguenze inevitabili sanzioni economiche. È chiaro che non ci sono sanzioni economiche. Qui non stiamo violando obblighi comunitari, che è una delle due opzioni regolamentari. Abbiamo sottoscritto un accordo. L'accordo prevede che venga realizzata quest'opera da un concorso di imprese dei tre diversi Paesi.
  La valutazione del Governo italiano, che ha sottoscritto quell'Accordo, già ratificato dagli altri due Paesi, è che si realizzi un sostanziale inadempimento se non viene sottoposto al voto dell'Aula – perchè non è che deve essere approvato, lo deciderà il Parlamento – nei tempi necessari per rispettare questo Accordo internazionale tra i tre Paesi e consentire la firma dello stesso, come è stato fissato, il 17 dicembre. Tutto qua.

  ETTORE ROSATO. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  ETTORE ROSATO. Signor Presidente, sempre sull'articolo 119, quarto comma. Il mio intervento diventa ultroneo dopo le parole dette dal Governo. Credo che, ai sensi del Regolamento ed essendo in capo alla Presidenza la determinazione su questa tipologia di decisione, bisogna prendere atto di quanto deciso dalla Presidenza, supportato anche da una dichiarazione già fatta in Conferenza dei presidenti di gruppo, ma ribadita in questa sede da parte del Governo, di cui evidenzio anche il passaggio in cui si ribadisce che il consorzio delle imprese viene costruito anche sulla base dei Paesi che hanno ratificato l'Accordo. Un consorzio delle imprese che porta lavoro ed occupazione anche alle nostre imprese, le imprese italiane coinvolte.
  Credo, quindi, che possiamo procedere all'esame con le legittime posizioni favorevoli o contrarie, anche discutendo nel merito le questioni sospensive e la questione pregiudiziale che sono state presentate. Quella è la sede per ribadire se siamo d'accordo o no con il proseguire, non una sede su un articolo del Regolamento che mi sembra abbia avuto già tutti i chiarimenti necessari in questa sede e, come ribadisco, anche in sede di Conferenza dei presidenti di gruppo dove, su questo Pag. 66punto, la Presidenza ha già assunto una decisione inserendo il provvedimento all'ordine del giorno.

  ALESSIO MATTIA VILLAROSA. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  ALESSIO MATTIA VILLAROSA. Signor Presidente, punto primo, mi state dicendo che questo articolo è inutile, perché se ogni trattato prevede inadempimento per obblighi, allora questo articolo non ha nessun senso (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
  Inoltre, se non ha nessun senso, perché abbiamo trattati ancora non recepiti ? Perché, scusatemi, non abbiamo recepito tutti i trattati se derivano inadempienze (Applausi dei deputati dei gruppi MoVimento 5 Stelle e Sinistra Ecologia Libertà) ?

  EMANUELE PRATAVIERA. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Sempre per un richiamo al Regolamento ?

  EMANUELE PRATAVIERA. Sì, signor Presidente, perché io non ho capito una cosa, ma probabilmente ho delle carte sbagliate o ho studiato su degli atti diversi da quelli che la maggioranza e il Governo hanno appena citato.
  Io non ho visto nessuna partecipazione di aziende italiane in questo progetto, nessuna (Applausi dei deputati dei gruppi Lega Nord e Autonomie e MoVimento 5 Stelle). Infatti, oltre ad avere la ragione sociale in Svizzera, quindi nemmeno in un Paese aderente all'Unione europea (Applausi dei deputati dei gruppi Lega Nord e Autonomie e MoVimento 5 Stelle), il consorzio TAP AG ha la partecipazione di Axpo, una società svizzera, per il 42,5 per cento delle quote, della società norvegese Statoil, per il 42,5 per cento anch'essa, e della società tedesca E.ON Ruhr-gas per il 15 per cento. Andiamo, poi, a vedere all'interno ulteriormente, visto che allo stato attuale il diritto societario svizzero non obbliga le società per azioni a dichiarare gli azionisti. Stando alle dichiarazioni rilasciate dalla stessa società, il consorzio TAP AG, il pacchetto azionario è detenuto per il 20 per cento dalla British Petroleum – quindi dentro ci sono gli inglesi, non gli italiani –, per il 20 per cento dalla Socar, una società azera, per il 20 per cento di nuovo dalla norvegese Statoil, per il 16 per cento dalla Fluxys belga – quindi ci sono dentro i belgi –, per il 10 per cento dalla francese Total – quindi ci sono dentro i francesi –, per il 9 per cento dalla E.ON Ruhr-gas – quindi dentro ci sono anche i tedeschi – e per il 5 per cento appunto dall'Axpo che è nuovamente, come già detto, svizzera. Quindi, dove sono gli italiani ?

  PRESIDENTE. Chiudiamo questa parte relativa a richiami al Regolamento, Prataviera, poi ritorniamo al merito.

  EMANUELE PRATAVIERA. No, è fondamentale visto che ha detto che è importantissimo procedere perché ne va di mezzo anche di aziende italiane e io non ho visto dove siano (Applausi dei deputati dei gruppi Lega Nord e Autonomie e MoVimento 5 Stelle).

  FEDERICA DIENI. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  FEDERICA DIENI. Signor Presidente, sempre sul medesimo articolo. Visto che l'unico organo competente a pronunciarsi in merito alla questione è la Giunta per il Regolamento, chiedo che venga sospesa la seduta e successivamente venga convocata immediatamente la Giunta affinché si pronunci correttamente su questo articolo (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  GENNARO MIGLIORE. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

Pag. 67

  GENNARO MIGLIORE. Signora Presidente, non posso che rilevare che l'ultimo intervento ricalca quello che io ho fatto in Conferenza dei presidenti di gruppo perché, come ricorderà anche il Ministro, io avevo chiesto esattamente questo, cioè che ci fosse il pronunciamento della Giunta per il Regolamento per interpretare quali fossero i criteri con i quali l'articolo 119 viene applicato.
  Pertanto, penso che ci sia stata una decisione politica. Non è stata certo la Presidenza ad «assumersi», sulla base della potestà regolamentare, la discussione che viene fatta adesso e, quindi, sarebbe il caso di adire la Giunta per il Regolamento in modo da avere una chiarificazione ulteriore.

  PRESIDENTE. La decisione da parte della Presidenza è già stata assunta. Competendo al Governo la responsabilità per la politica estera, ribadisco che la Presidenza non può che prendere atto delle dichiarazioni del Governo e, conseguentemente, non può che confermare l'iscrizione in calendario e all'ordine del giorno della seduta odierna del disegno di legge di ratifica A.C. 1710.
  Ciò non toglie che naturalmente riferirò alla Presidenza anche la richiesta di approfondire il tema per il futuro, attraverso un eventuale coinvolgimento della Giunta per il Regolamento.
  Passiamo quindi all'esame.

  DIEGO DE LORENZIS. Chiedo di parlare per un richiamo al Regolamento.

  PRESIDENTE. Se è sullo stesso argomento, non lo possiamo riaprire di nuovo. Ne ha facoltà, però non sullo stesso articolo e non sullo stesso argomento.

  DIEGO DE LORENZIS. Signor Presidente, mi richiamo all'articolo 8 del Regolamento, cioè la funzione della Presidente e dell'Ufficio di Presidenza. Se le decisioni assunte dalla Presidenza sono evidentemente in qualche modo condizionate dall'agitarsi di spauracchi che non esistono – infatti il Ministro Franceschini evidentemente, dicendo nella Conferenza dei presidenti di gruppo che si incorreva in sanzioni, ha raccontato delle cose non vere – evidentemente anche l’«assunzione» che ha fatto la Presidenza è basata su presupposti da verificare. Quindi, le chiedo gentilmente di riconsiderare quello che la Presidenza ha deciso (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. La Presidenza ha già espresso il suo parere e lo ha fatto anche nella Conferenza dei presidenti di gruppo sulla base di una posizione che qui è stata ribadita e precisata dal Governo.

  MANLIO DI STEFANO. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. A che titolo ? Scusi, su quale articolo ? Se è sempre sullo stesso argomento, onorevole Di Stefano...

  MANLIO DI STEFANO. Signor Presidente, sul rapporto Governo-Parlamento. Volevo capire da quando è permesso che un Ministro, quindi un membro del Governo, venga in quest'Aula e spieghi lui l'interpretazione del Regolamento parlamentare alla Camera (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Credo che sia quanto meno fuori da ogni logica parlamentare...

  PRESIDENTE. Grazie, ma non è questo il tema... La Presidenza ha chiesto al Governo – nel mio primo speech che è scritto – eventualmente di chiarire ulteriormente questo punto e il Ministro ha fatto esattamente quello che ha chiesto la Presidenza.

  DAVIDE CRIPPA. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  DAVIDE CRIPPA. Signor Presidente, proprio sui rapporti tra la Presidenza e il Parlamento e soprattutto anche il Governo, le chiedo questo: ma, secondo lei, è immaginabile che la Presidenza debba chiedere una specifica al Governo e che Pag. 68questo in qualche modo si possa esprimere in maniera contraria rispetto a quella che è la ratifica che vuole portare in Aula ? Secondo me è inammissibile che venga chiesto al Governo di esprimersi e di dare un concetto nel merito.

  PRESIDENTE. Non do più la parola a nessuno. A lei darò la parola, onorevole Sibilia, per illustrare...

  CARLO SIBILIA. Non la posso illustrare !

  PRESIDENTE. Guardi, la decisione della Presidenza è stata presa. L'iscrizione all'ordine del giorno è confermata. Noi dobbiamo passare all'esame della questione pregiudiziale di costituzionalità Sibilia ed altri n. 1 (Commenti dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
  Onorevole Sibilia, l'iscrizione all'ordine del giorno di questo provvedimento è competenza della Presidenza. Abbiamo consentito un ampio dibattito. Il Regolamento consente alla Presidenza di decidere e la Presidenza ha deciso.
  Quindi, a norma dell'articolo 40, comma 3, del Regolamento, uno solo dei proponenti ha facoltà di illustrare la questione pregiudiziale per non più di dieci minuti. Può altresì intervenire (Commenti dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)... Ma cosa succede ? Abbiate pazienza, abbiamo fatto una discussione formale e informale prima nella Conferenza dei presidenti di gruppo. Avete concordato un'inversione...

  CARLO SIBILIA. Non la posso illustrare !

  ALESSANDRO DI BATTISTA. Lo faccia parlare !

  PRESIDENTE. Onorevole Sibilia, che cosa c’è ? Perché non può illustrare la pregiudiziale ?

  CARLO SIBILIA. Presidente, innanzitutto è gravissimo che io debba urlare nell'Aula della democrazia italiana per prendere la parola !

  PRESIDENTE. No, non è grave...

  CARLO SIBILIA. È gravissimo (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) ! Già altre volte...

  PRESIDENTE. No, guardate, avete avuto la parola...

  CARLO SIBILIA. Allora, o parla lei o parlo io, decidiamo. Parlo io, se mi è data la parola.

  PRESIDENTE. Lei ha la parola, se mi dice perché vuole la parola.

  CARLO SIBILIA. Le spiego perché io non posso illustrare la pregiudiziale di costituzionalità: perché se stiamo parlando di cose diverse, cioè, nel senso, se il Ministro vi sta dicendo che è un trattato commerciale, che non ci sono degli obblighi, allora, se lei non conosce il Regolamento ed evidentemente glielo deve spiegare il Governo (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)...va bene, va bene anche questo, però facciamo venire in Aula gli altri Ministri competenti per la questione, ovvero il Ministro dell'ambiente e il Ministro dello sviluppo economico...

  PRESIDENTE. Ci sono. C’è il Ministro...

  CARLO SIBILIA. ... almeno, ci spiegano quali sono le clausole del trattato commerciale e non porta vantaggio all'Italia. Sennò non posso illustrare.

  PRESIDENTE. Va bene.
  Ho appena detto che, a norma dell'articolo 40, comma 3, del Regolamento, uno solo dei proponenti ha facoltà di illustrare la questione pregiudiziale per non più di dieci minuti. Può altresì intervenire nella discussione un deputato per ognuno degli altri gruppi per non più di cinque minuti. Non so se il deputato Carlo Sibilia intenda illustrare (Deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle scendono verso il centro dell'emiciclo e raggiungono i banchi del Governo... – Proteste dei deputati del gruppo Partito Democratico).Pag. 69
  Onorevole Di Battista, dovete abbandonare i banchi del Governo ! Chiamo i commessi... rimettiamo l'ordine nell'Aula ! Rimettiamo l'ordine nell'Aula ! I colleghi sono pregati di liberare i banchi del Governo (Proteste dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) !
  Vi richiamo all'ordine, onorevole Sibilia, onorevole Di Battista, vi richiamo all'ordine ! Onorevole Artini, onorevole Gallinella ! Avete spiegato le vostre ragioni ! Onorevole Della Valle, onorevole Di Stefano, onorevole Bonafede, onorevole Parentela (Proteste dei deputati del MoVimento 5 Stelle) !
  Sospendo la seduta.

  La seduta, sospesa alle 17,15, è ripresa alle 20,45.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE SIMONE BALDELLI

Sul calendario dei lavori dell'Assemblea e aggiornamento del programma.

  PRESIDENTE. Comunico che, a seguito della riunione della Conferenza dei presidenti di gruppo testé svoltasi, si è convenuto che la seduta di domani avrà inizio alle ore 10, con l'esame dei seguenti argomenti:

   disegno di legge n. 1710 – Ratifica ed esecuzione dell'Accordo tra la Repubblica di Albania, la Repubblica greca e la Repubblica italiana sul progetto «Trans Adriatic Pipeline», fatto ad Atene il 13 febbraio 2013 (Approvato dal Senato) (previo esame e votazione della questione pregiudiziale di costituzionalità e delle questioni sospensive presentate);

   mozioni Morassut, Saltamartini, Antimo Cesaro, di Gioia, Santerini ed altri n. 1-00011, Lombardi ed altri n. 1-00092, Piazzoni ed altri n. 1-00149 e Fedriga ed altri n. 1-00252 concernenti iniziative in merito alla dismissione del patrimonio immobiliare degli enti previdenziali;
   mozioni Fratoianni ed altri n. 1-00190 e Zampa, Marazziti ed altri n. 1-00156, Giancarlo Giorgetti, Corsaro ed altri n. 1-00266, Costa ed altri n. 1-00267, Toninelli ed altri n. 1-00269 e Palese ed altri n. 1-00271 concernenti iniziative in ordine alla disciplina dell'ingresso, del soggiorno e dell'allontanamento dei cittadini stranieri, con particolare riferimento alla problematica dei centri di identificazione ed espulsione;
   disegno di legge n. 1542 ed abbinate – Disposizioni sulle Città metropolitane, sulle Province, sulle unioni e fusioni di Comuni (deliberata l'urgenza);
   mozioni Sorial ed altri n. 1-00194, Giorgia Meloni ed altri n. 1-00255, Di Salvo ed altri n. 1-00256, Tinagli ed altri n. 1-00257, Gnecchi ed altri n. 1-00258, Fedriga ed altri n. 1-00259 e Pizzolante ed altri n. 1-00260 concernenti iniziative volte all'introduzione di un prelievo straordinario sui redditi da pensione superiori ad un determinato importo.

  La votazione per schede per l'elezione dei componenti effettivi e supplenti della Commissione di vigilanza sulla Cassa depositi e prestiti avrà luogo nel pomeriggio, a partire dalle ore 14.
  Si è convenuto altresì che mercoledì 11 dicembre, a partire dalle ore 9, avranno luogo le comunicazioni del Presidente del Consiglio sulla situazione politica generale. Dopo l'intervento del Governo e la discussione sulle linee generali, in caso di fiducia, la replica del Governo e le dichiarazioni di voto, a partire dalle ore 12, saranno oggetto di ripresa televisiva diretta; seguirà la votazione per appello nominale.
  L'organizzazione dei tempi del dibattito sulle comunicazioni del Presidente del Consiglio sarà pubblicata in calce al resoconto stenografico della seduta odierna.
  Il programma si intende conseguentemente aggiornato.

Pag. 70

Irrogazione di sanzioni ai sensi dell'articolo 60 del Regolamento.

  PRESIDENTE. Comunico che l'Ufficio di Presidenza nella riunione odierna ha preso in esame il comportamento del deputato Gianluca Buonanno nel corso della seduta dell'Assemblea del 26 settembre 2013 e dopo la chiusura della stessa.
  L'Ufficio di Presidenza, visti gli articoli 12 e 60 del Regolamento della Camera dei deputati, ha deliberato di irrogare al medesimo deputato la sanzione della censura con interdizione di partecipare ai lavori parlamentari per un periodo di giorni due di seduta, con decorrenza da domani giovedì 5 dicembre 2013.
  Ricordo che, ai sensi dell'articolo 60, comma 3, del Regolamento, le decisioni in tema di sanzioni adottate dall'Ufficio di Presidenza sono comunicate all'Assemblea e in nessun caso possono essere oggetto di discussione.

Sull'ordine dei lavori (ore 20,50).

  GIULIA GRILLO. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  GIULIA GRILLO. Signor Presidente, intervengo in relazione al caso dei malati «Stamina», perché oggi, come sapete, è stata emessa la sentenza del TAR Lazio, che riconosce l'inadeguata costituzione del comitato che il Ministro Lorenzin aveva incaricato al fine di valutare il protocollo.
  Noi abbiamo presentato, come gruppo parlamentare, un'interrogazione che sottolineava l'inadeguatezza della composizione del comitato; quindi, sostanzialmente, le nostre richieste sono state, in un certo senso, sovrapposte e sono sovrapponibili a quelle della sentenza del TAR.
  Per questo chiediamo che il Ministro venga in Aula a riferire su quali siano le sue intenzioni di scelta del comitato, con quale modalità intende scegliere i soggetti, e chiediamo che renda questo Parlamento edotto rispetto alle sue azioni future, per evitare poi di dover continuare a rincorrere una situazione che ormai è gravissima. Questo è sotto gli occhi di tutti (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Grillo. La Presidenza prende atto della sua richiesta.

  CARLO SIBILIA. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  CARLO SIBILIA. Signor Presidente, io intervengo innanzitutto per denunciare e condannare ogni tipo di violenza che viene commessa in ogni ambito della nostra vita, in qualsiasi situazione sociale che vi può essere in Italia, qualsiasi sia la degenerazione della problematica che accade.

  PRESIDENTE. Questo è lodevole.

  CARLO SIBILIA. Proprio per questo credo che una delle istituzioni all'interno delle quali nessuno dovrebbe commettere atti di violenza è quella che dovrebbe essere la casa della buona politica, cioè il Parlamento italiano. Ebbene, all'interno di questa Camera, nel momento in cui la Presidente Sereni sospendeva la seduta – seduta che lei in questo momento sta presiedendo – sono stato personalmente aggredito dal deputato Martino, del PD. In seguito, lo stesso deputato, con un'azione violenta ha scippato il telefonino dalle mani di un mio collega, il cittadino Scagliusi.
  Per cui, io chiedo – se qualcuno volesse smentirmi, siamo qui apposta – che tutti i video del finale della seduta odierna vengano resi pubblici. Insieme a questo, se possibile, continuo nella richiesta della pubblicazione del video nel quale il deputato Lattuca aggrediva la deputata Spadoni (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Grazie, onorevole Sibilia. Come sa, la seconda delle questioni che lei ha posto è già all'attenzione dell'Ufficio Pag. 71di Presidenza; la prima certamente verrà posta all'attenzione dello stesso Ufficio di Presidenza.

  FILIPPO GALLINELLA. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà. Dov’è ?

  FILIPPO GALLINELLA. Sono quassù, mi sono messo in alto.

  PRESIDENTE. Ah eccola, non l'avevo vista, è in un posto insolito.

  FILIPPO GALLINELLA. Signor Presidente, intervengo perché oggi abbiamo visto una manifestazione di agricoltori al Brennero che protestavano per il fatto che nel nostro Paese purtroppo entrano vari tipi di merci che non sono tracciate, e fanno danno alla nostra economia. Noi, come gruppo politico del MoVimento 5 Stelle abbiamo presentato diverse proposte di legge e fatto azioni in Commissione agricoltura proprio per la tutela del made in Italy; quindi chiediamo a tutti gli agricoltori della Coldiretti, ma anche delle altre associazioni di categoria, di darci sostegno per questo. Noi saremo in piazza con loro domani qui davanti a Montecitorio, perché uno dei punti importanti per il nostro Paese è costituito proprio dai prodotti dell'agroalimentare che noi dobbiamo comunque tutelare e regolamentare. Soprattutto nei confronti delle importazioni di prodotti da altri Paesi, che non sappiamo né come sono fatti, né da chi sono fatti, né quali siano le tutele per la salute. Quindi il nostro impegno – volevamo annunciarlo a tutti quanti – è sempre molto forte e attivo in questo campo (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  DIEGO DE LORENZIS. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  DIEGO DE LORENZIS. Signor Presidente, prendo la parola adesso a fine seduta perché vorrei che rimanesse agli atti una precisazione.
  Domani, come da calendario, ci troveremo a discutere qui della ratifica dell'Accordo tra Albania, Grecia e Italia per questo gasdotto, e molte delle persone e dei colleghi che continuo ad interpellare in merito, continuano a dire che la ratifica è totalmente separata dalla progettazione e dal progetto. La parte di Allegati dove si spiegano le singole voci scritte nel Trattato che andiamo a ratificare domani, sono parte integrante dell'Accordo, e in questo Allegato si fa riferimento esplicito ad un approdo nella provincia di Lecce; quindi nel progetto che il consorzio TAP ha presentato, e non ad un altro. Quindi quando i colleghi degli altri schieramenti, delle altre forze politiche, dicono che presenteranno un ordine del giorno per impegnare il Governo a cambiare l'approdo, evidentemente stanno mentendo ai cittadini italiani, perché non è facoltà del Governo presentare un progetto...

  PRESIDENTE. Però, mi perdoni, onorevole De Lorenzis: questo è più un intervento di merito sul provvedimento. Questo potrebbe farlo domani quando si tratterà il punto.

  DIEGO DE LORENZIS. Lo ribadirò anche domani, ma volevo in qualche modo avere la possibilità...

  PRESIDENTE. Sì, però non ha senso farlo a fine seduta perché questa fase della seduta è sull'ordine dei lavori; quindi la invito ad una sintesi.

  DIEGO DE LORENZIS. Concludo.

  PRESIDENTE. Prego.

  DIEGO DE LORENZIS. Quindi vorrei che rimanesse agli atti che la ratifica che andiamo ad esaminare domani prevede anche come annesso l'approdo nella località specificata nella ratifica stessa; e Pag. 72quindi è impensabile ratificare, e poi pensare ad un progetto diverso da quello scritto nella ratifica.

  RICCARDO FRACCARO. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  RICCARDO FRACCARO. Signor Presidente, intervengo per fare un attimo il punto della situazione. La settimana scorsa la Corte dei conti ha sollevato questione di legittimità costituzionale di tutte – di tutte ! – le leggi sul finanziamento pubblico ai partiti dal 1993 ad oggi, perché elusive e manipolative della volontà referendaria, elusive e manipolative della volontà del popolo italiano.
  Oggi, la Consulta ha dichiarato illegittimo il «porcellum», ha dichiarato illegittimo questo Parlamento.
  Allora, io vorrei invitare lei e la classe politica che ci ha governato negli ultimi anni a prendere atto del suo fallimento, a restituire i soldi che ha rubato al popolo italiano, e a restituire la democrazia che ha rubato al popolo italiano, tornandosene definitivamente a casa (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Lei può invitare attraverso di me, ma non me, perché io non credo di aver governato per vent'anni né di aver rubato. Ad ogni buon conto, queste sono sue considerazioni politiche e io le rispetto.

Ordine del giorno della seduta di domani.

  PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della seduta di domani.

  Giovedì 5 dicembre 2013, alle 10:

  1. – Seguito della discussione del disegno di legge (previo esame e votazione della questione pregiudiziale di costituzionalità e delle questioni sospensive presentate):
   S. 884 – Ratifica ed esecuzione dell'Accordo tra la Repubblica di Albania, la Repubblica greca e la Repubblica italiana sul progetto «Trans Adriatic Pipeline», fatto ad Atene il 13 febbraio 2013 (Approvato dal Senato) (C. 1710).
  — Relatori: Amendola, per la maggioranza; Sibilia, di minoranza.

  2. – Seguito della discussione delle mozioni Morassut, Saltamartini, Antimo Cesaro, Di Gioia, Santerini ed altri n. 1-00011, Lombardi ed altri n. 1-00092, Piazzoni ed altri n. 1-00149 e Fedriga ed altri n. 1-00252 concernenti iniziative in merito alla dismissione del patrimonio immobiliare degli enti previdenziali.

  3. – Seguito della discussione delle mozioni Fratoianni ed altri n. 1-00190, Zampa, Marazziti ed altri n. 1-00156, Giancarlo Giorgetti, Corsaro ed altri n. 1-00266, Costa ed altri 1-00267, Toninelli ed altri n. 1-00269 e Palese ed altri n. 1-00271 concernenti iniziative in ordine alla disciplina dell'ingresso, del soggiorno e dell'allontanamento dei cittadini stranieri, con particolare riferimento alla problematica dei centri di identificazione ed espulsione.

  4. – Seguito della discussione del disegno di legge (previo esame e votazione della questione pregiudiziale di costituzionalità e della questione sospensiva presentate):
   Disposizioni sulle Città metropolitane, sulle Province, sulle unioni e fusioni di Comuni (C. 1542-A).
  e delle abbinate proposte di legge: MELILLI; GUERRA ed altri (C. 1408-1737).
  — Relatori: Bressa, per la maggioranza; Matteo Bragantini, di minoranza.

  5. – Seguito della discussione delle mozioni Sorial ed altri n. 1-00194, Giorgia Meloni ed altri n. 1-00255, Di Salvo ed altri n. 1-00256, Tinagli ed altri n. 1-00257, Gnecchi ed altri n. 1-00258, Fedriga ed altri n. 1-00259 e Pizzolante ed Pag. 73altri n. 1-00260 concernenti iniziative volte all'introduzione di un prelievo straordinario sui redditi da pensione superiori ad un determinato importo.

  (a partire dalle ore 14)

  6. – Votazione per l'elezione di quattro componenti effettivi e di quattro componenti supplenti della Commissione di vigilanza sulla Cassa depositi e prestiti.

ERRATA CORRIGE

  Nel resoconto stenografico della seduta del 3 dicembre 2013, a pagina 59, prima colonna, quartultima riga, dopo la parola «sostituire» aggiungere la seguente: «con»; nella terzultima riga, la parola: «con» si intende soppressa.

  La seduta termina alle 20,55.

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ORGANIZZAZIONE DEI TEMPI DI DISCUSSIONE SULLE COMUNICAZIONI DEL GOVERNO

Organizzazione dei tempi di discussione sulle comunicazioni del Governo

Tempo complessivo: 2 ore e 30 minuti (*).

Interventi a titolo personale 10 minuti
Gruppi 2 ore e 20 minuti
 Partito Democratico 31 minuti
 MoVimento 5 Stelle 19 minuti
 Forza Italia - Popolo della Libertà –
 Berlusconi Presidente
16 minuti
 Scelta civica per l'Italia 14 minuti
 Sinistra Ecologia Libertà 13 minuti
 Nuovo Centrodestra 12 minuti
 Lega Nord e Autonomie 12 minuti
 Fratelli d'Italia 11 minuti
 Misto: 12 minuti
  Centro Democratico 3 minuti
  Minoranze Linguistiche 3 minuti
  MAIE - Movimento Associativo italiani all'estero - Alleanza per l'Italia (API) 3 minuti
  Partito Socialista Italiano (PSI) –
  Liberali per l'Italia (PLI)
3 minuti

(*) Al tempo sopra indicato si aggiungono i tempi per le dichiarazioni di voto su eventuali risoluzioni presentate (10 minuti per gruppo e 10 minuti per il gruppo Misto) nonché per la votazione per appello nominale.

VOTAZIONI QUALIFICATE EFFETTUATE MEDIANTE PROCEDIMENTO ELETTRONICO

INDICE ELENCO N. 1 DI 3 (VOTAZIONI DAL N. 1 AL N. 13)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
1 Nom. Ddl 1670-A/R - odg 9/1 415 415 208 415 69 Appr.
2 Nom. odg 9/1670-A/R/5 429 426 3 214 107 319 69 Resp.
3 Nom. odg 9/1670-A/R/11 441 351 90 176 29 322 68 Resp.
4 Nom. odg 9/1670-A/R/23 n.f. 448 448 225 114 334 68 Resp.
5 Nom. odg 9/1670-A/R/24 n.f. 456 456 229 123 333 66 Resp.
6 Nom. odg 9/1670-A/R/25 n.f. 468 465 3 233 122 343 65 Resp.
7 Nom. odg 9/1670-A/R/26 n.f. 470 470 236 123 347 64 Resp.
8 Nom. odg 9/1670-A/R/27 n.f. 470 470 236 126 344 64 Resp.
9 Nom. odg 9/1670-A/R/32 n.f. 470 469 1 235 121 348 64 Resp.
10 Nom. odg 9/1670-A/R/43 464 463 1 232 145 318 63 Resp.
11 Nom. odg 9/1670-A/R/46 452 452 227 102 350 63 Resp.
12 Nom. odg 9/1670-A/R/47 466 450 16 226 125 325 63 Resp.
13 Nom. odg 9/1670-A/R/48 470 469 1 235 123 346 62 Resp.

F = Voto favorevole (in votazione palese). - C = Voto contrario (in votazione palese). - V = Partecipazione al voto (in votazione segreta). - A = Astensione. - M = Deputato in missione. - T = Presidente di turno. - P = Partecipazione a votazione in cui è mancato il numero legale. - X = Non in carica.
Le votazioni annullate sono riportate senza alcun simbolo. Ogni singolo elenco contiene fino a 13 votazioni. Agli elenchi è premesso un indice che riporta il numero, il tipo, l'oggetto, il risultato e l'esito di ogni singola votazione.

INDICE ELENCO N. 2 DI 3 (VOTAZIONI DAL N. 14 AL N. 26)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
14 Nom. odg 9/1670-A/R/50 475 475 238 119 356 62 Resp.
15 Nom. odg 9/1670-A/R/53 472 472 237 121 351 62 Resp.
16 Nom. odg 9/1670-A/R/58 470 469 1 235 116 353 62 Resp.
17 Nom. odg 9/1670-A/R/61 466 459 7 230 133 326 63 Resp.
18 Nom. odg 9/1670-A/R/68 458 451 7 226 128 323 63 Resp.
19 Nom. odg 9/1670-A/R/69 459 458 1 230 123 335 63 Resp.
20 Nom. odg 9/1670-A/R/75 462 462 232 110 352 63 Resp.
21 Nom. odg 9/1670-A/R/77 458 427 31 214 101 326 63 Resp.
22 Nom. odg 9/1670-A/R/79 459 459 230 23 436 63 Resp.
23 Nom. odg 9/1670-A/R/80 462 462 232 16 446 63 Resp.
24 Nom. odg 9/1670-A/R/81 462 461 1 231 103 358 63 Resp.
25 Nom. odg 9/1670-A/R/82 460 459 1 230 102 357 63 Resp.
26 Nom. odg 9/1670-A/R/83 466 376 90 189 15 361 63 Resp.


INDICE ELENCO N. 3 DI 3 (VOTAZIONI DAL N. 27 AL N. 28)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
27 Nom. odg 9/1670-A/R/86 451 366 85 184 21 345 63 Resp.
28 Nom. Ddl 1670-A/R - voto finale 467 456 11 229 324 132 55 Appr.