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Resoconto dell'Assemblea

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XVII LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 117 di mercoledì 13 novembre 2013

Pag. 1

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE LUIGI DI MAIO

  La seduta comincia alle 10,40.

  RICCARDO FRACCARO, Segretario, legge il processo verbale della seduta di ieri.

Sul processo verbale (ore 10,42).

  EMANUELA CORDA. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  EMANUELA CORDA. Signor Presidente, vorrei intervenire sul mio pensiero espresso ieri sera. Le vittime militari e civili morte a Nassiriya sono in cima ai miei pensieri e sono vicina ai familiari che si sono visti sottrarre padri, figli e mariti da quell'orribile atto omicida e da quella sporca guerra.
  Mi ripugna l'idea stessa di trasformare il proprio corpo in un ordigno assassino per dare la morte a se stesso e agli altri. Non ho fatto l'elogio del kamikaze ma, al contrario, ho denunciato l'orribile ideologia che, sfruttando la disperazione e l'ignoranza, lo ha portato a trasformarsi in una bomba umana. Sono contro il fanatismo e, nella mia idea di società laica e plurale, non c’è spazio per il fondamentalismo religioso. E questo lo voglio ribadire con forza.
  Detto questo, se le mie parole hanno soltanto minimamente offeso i familiari delle vittime di Nassiriya, chiedo scusa a loro perché questo non era in modo alcuno mia intenzione. Come abbiamo scritto ieri, insieme agli altri miei colleghi in Commissione difesa, sappiamo distinguere molto bene chi, come i nostri militari, ha assolto fino al supremo sacrificio al proprio dovere e chi, invece, dal Governo e dal Parlamento ha la responsabilità di aver portato l'Italia in Iraq in una guerra illegittima e crudele che ha amplificato le sofferenze di quel popolo.
  Lo dico sommessamente: in un Paese normale a fare scandalo dovrebbero essere le lacrime del Ministro della difesa dell'epoca, versate ieri in Parlamento, per aver portato l'Italia in guerra in base ad una menzogna, l'esistenza di armi di sterminio di massa, e dal quale ancora non abbiamo sentito le scuse. Tali scuse sarebbero invece doverose sia nei confronti dei nostri militari che ci hanno lasciato la pelle sia nei confronti del popolo iracheno che continua ancora oggi a versare sangue innocente (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ricordo che questi sono interventi per chiarire il proprio pensiero.

  ETTORE ROSATO. Chiedo di parlare sul processo verbale.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  ETTORE ROSATO. Signor Presidente, il processo verbale si fonda sulla base di un testo che è stato letto ieri, in Aula, dalla collega su cui, da parte del nostro gruppo, per chiarire il nostro pensiero, saranno messi a verbale numerosi mormorii e proteste rispetto a quel tipo di intervento.
  Oggi ci fa piacere ascoltare parole diverse ma resta che quelle parole che sono Pag. 2state dette ieri erano molto molto gravi (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

  ROCCO BUTTIGLIONE. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  ROCCO BUTTIGLIONE. Signor Presidente, ho un momento di disorientamento. Gli Stati Uniti non sono un Paese normale ? La Gran Bretagna non è un Paese normale ? La Francia non è un Paese normale ? Sono tutti Paesi che hanno fatto la guerra in Iraq. Questa è la prima osservazione che ritengo sia opportuno fare.
  Esistevano buoni motivi per fare la guerra in Iraq. Esisteva una terribile dittatura, esisteva una situazione di oppressione, esistevano dei popoli – ricordo in modo particolare il popolo curdo e il popolo arabo – che imploravano un aiuto. Questo a prescindere dalla questione delle armi di distruzione di massa. Io capisco chi era contrario a quella guerra...

  PRESIDENTE. Presidente Buttiglione, chiedo scusa se la interrompo. Io l'ho fatta intervenire sul processo verbale perché lei comunque è tra quei deputati che sono intervenuti ieri. Però, come lei ben sa più di me, al massimo bisogna chiarire il proprio pensiero; altrimenti firmiamo il processo verbale e, poi, magari, in altra occasione avrà modo di chiarire questo suo pensiero perché non mi sembra un intervento chiarificatore del suo pensiero nell'intervento di ieri.

  ROCCO BUTTIGLIONE. Mi consenta solo di ricordare un'altra cosa: si può essere contro la guerra, io stesso ero contro la guerra. L'Italia non ha partecipato alla guerra: i soldati italiani sono andati in missione di pace dopo la conclusione delle operazioni belliche e questo per servizio minimo necessario alla verità.

  PRESIDENTE. Il deputato Cicu non può intervenire perché non è intervenuto nella giornata di ieri. Siamo in sede di processo verbale.
  Se non vi sono ulteriori osservazioni, il processo verbale si intende approvato.
  (È approvato).

Missioni.

  PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Alfreider, Archi, Baldelli, Michele Bordo, Cicchitto, Fico, Fontanelli, Gebhard, Giancarlo Giorgetti, Leone, Lupi, Antonio Martino, Pisicchio, Portas, Rossomando e Speranza sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.
  Pertanto i deputati in missione sono complessivamente settantanove, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell’allegato A al resoconto della seduta odierna.

  Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell’allegato A al resoconto della seduta odierna.

Preavviso di votazioni elettroniche (ore 10,48).

  PRESIDENTE. Poiché nel corso della seduta potranno aver luogo votazioni mediante procedimento elettronico, decorrono da questo momento i termini di preavviso di cinque e venti minuti previsti dall'articolo 49, comma 5, del Regolamento.

Annunzio di petizioni.

  PRESIDENTE. Invito il deputato segretario a dare lettura delle petizioni pervenute alla Presidenza, che saranno trasmesse alle sottoindicate Commissioni.

  RICCARDO FRACCARO, Segretario, legge:
  MORENO SGARALLINO, da Terracina (Latina), chiede:
   l'introduzione di un tetto massimo alla pressione fiscale su cittadini e imprese (363) alla VI Commissione (Finanze);Pag. 3
   nuove norme per prevenire e reprimere gli atti di violenza e i danneggiamenti in occasione di manifestazioni (364) – alla II Commissione (Giustizia);
   misure contro le pubblicità ingannevoli (365) – alla X Commissione (Attività produttive);
   l'introduzione del voto elettronico per le consultazioni elettorali (366) – alla I Commissione (Affari costituzionali);
   norme in materia di responsabilità per i danni causati dal preannuncio di azioni sindacali o iniziative legislative (367) – alle Commissioni riunite I (Affari costituzionali) e XI (Lavoro);
  GOFFREDO COSTA, da Mugnano (Napoli), chiede che le pubbliche amministrazioni debbano attingere alle graduatorie dei concorsi interni prima di indire nuovi concorsi (368) – alla XI Commissione (Lavoro);
  MARINO SAVINA, da Roma, chiede un insieme organico di interventi ordinamentali ed economici volti a ridurre l'immigrazione (369) – alla I Commissione (Affari costituzionali);
  FRANCESCO DI PASQUALE, da Cancello e Arnone (Caserta), chiede:
   misure per prevenire la violenza contro le donne (370) – alla XII Commissione (Affari sociali);
   la dichiarazione di disastro ambientale per l'emergenza rifiuti tossici in Campania e la riqualificazione ambientale del fiume Volturno (371) – alla VIII Commissione (Ambiente);
   misure a tutela dei produttori alimentari campani colpiti dall'emergenza rifiuti tossici (372) – alla XIII Commissione (Agricoltura);
   interventi in favore delle imprese che vantano crediti nei confronti delle pubbliche amministrazioni (373) – alla X Commissione (Attività produttive);
   misure a tutela dei figli di immigrati provenienti dai Paesi dell'Europa orientale (374) – alla I Commissione (Affari costituzionali);
   provvedimenti a tutela dei disabili (375) – alla XII Commissione (Affari sociali);
   che ogni comune si doti di un mercato settimanale (376) – alla X Commissione (Attività produttive);
   interventi per il completamento delle opere pubbliche incompiute (377) – alla VIII Commissione (Ambiente);
   nuove norme in materia di scioglimento dei consigli comunali (378) – alla I Commissione (Affari costituzionali);
  PAOLO PELINI, da Roma, chiede misure diverse per il miglioramento del sistema universitario (379) – alla VII Commissione (Cultura);
  LORIS CALCINA, da Falconara Marittima (Ancona), e altri cittadini chiedono la revisione del progetto di collegamento ferroviario tra la linea Orte-Falconara Marittima e la linea adriatica (380) – alla IX Commissione (Trasporti);
  CLAUDIO RAO, da Cervasca (Cuneo), chiede che il 20 per cento delle assunzioni nella scuola primaria sia riservato agli uomini (381) – alla XI Commissione (Lavoro);
  ALBERTO BRUNO, da Napoli, chiede interventi diversi per lo sviluppo delle imprese, la lotta contro la disoccupazione e la tutela dei lavoratori e dei pensionati (382) – alle Commissioni riunite X (Attività produttive) e XI (Lavoro);
  GABRIELLA CUCCHIARA, da Roma, chiede nuove norme in materia di contenuto e forma del decreto di citazione in giudizio (383) – alla II Commissione (Giustizia);
  PATRIZIA RESTA, da Bari, e altri cittadini, chiedono l'abolizione della cosiddetta «legge Bossi-Fini» e la promozione Pag. 4di un nuovo approccio culturale nei confronti dei flussi migratori (384) – alla I Commissione (Affari costituzionali);
  ANTONELLA FAGIOLO, da Pomezia (Roma), e numerosissimi altri cittadini chiedono modifiche al disegno di legge governativo in materia di città metropolitane e province (atto Camera n. 1542) (385) – alla I Commissione (Affari costituzionali);
  NANDO BINETTI, da Barletta, e numerosissimi altri cittadini chiedono che non sia soppressa la fermata dei treni ad alta velocità nella stazione ferroviaria di Barletta (386) – alla IX Commissione (Trasporti).

Per un richiamo al Regolamento (ore 10,53).

  IGNAZIO LA RUSSA. Chiedo di parlare per un richiamo al Regolamento.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà. Se ci può dire l'articolo...

  IGNAZIO LA RUSSA. Certo, articolo 32, comma 2. L'ha saputo, adesso.
  Signor Presidente, l'articolo 32, per l'esattezza ai commi 2 e 3, dice testualmente. «Sul processo verbale non è concessa la parola se non a chi intenda proporvi una rettifica, o a chi intenda chiarire il proprio pensiero». Non è, quindi, limitata la possibilità di intervento a chi ha già parlato, ma è data possibilità di intervento a qualunque deputato che intenda proporre una rettifica o abbia comunque qualcosa da aggiungere o da dire in ordine al processo verbale.
  Capisco che ci fosse una certa fretta di chiudere uno spiacevole episodio, quale quello di ieri che ho ascoltato con le mie orecchie in Aula; e peraltro ringrazio gli estensori del resoconto che, sia pure senza citare il mio nome, hanno dato riflesso alla mia protesta. E sono anche contento che oggi gli amici del MoVimento 5 Stelle, con un documento che, un po’ come le smentite, conferma il precedente, hanno almeno fatto un tentativo di attenuare il significato vergognoso delle parole di ieri.
  Ma credo, Presidente, che lei, su un tema del genere, anziché restringere la portata del Regolamento, semmai avrebbe dovuto ampliarla: perché non possa rimanere nessun dubbio che quest'Aula non può accettare nessuna parificazione tra un terrorista che ha tolto la vita a dei militari italiani, e i nostri soldati che hanno, con un atto di eroismo, servito la patria lontano dalla nostra terra (Applausi dei deputati dei gruppi Fratelli d'Italia e Il Popolo della Libertà-Berlusconi Presidente).

Seguito della discussione del disegno di legge: Conversione in legge del decreto-legge 10 ottobre 2013, n. 114, recante proroga delle missioni internazionali delle Forze armate e di polizia, iniziative di cooperazione allo sviluppo e sostegno ai processi di ricostruzione e partecipazione alle iniziative delle organizzazioni internazionali per il consolidamento dei processi di pace e di stabilizzazione (A.C. 1670-A) (ore 10,55).

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del disegno di legge n. 1670-A: Conversione in legge del decreto-legge 10 ottobre 2013, n. 114, recante proroga delle missioni internazionali delle Forze armate e di polizia, iniziative di cooperazione allo sviluppo e sostegno ai processi di ricostruzione e partecipazione alle iniziative delle organizzazioni internazionali per il consolidamento dei processi di pace e di stabilizzazione.
  Ricordo che nella seduta di giovedì 7 novembre 2013 si sono conclusi gli interventi sul complesso degli emendamenti.

(Ripresa esame dell'articolo unico – A.C. 1670-A)

  PRESIDENTE. Riprendiamo l'esame dell'articolo unico del disegno di legge di conversione (vedi l'allegato A della seduta del 7 novembre 2013 – A.C. 1670-A), nel testo recante le modificazioni apportate Pag. 5dalle Commissioni (vedi l'allegato A della seduta del 7 novembre 2013 – A.C. 1670-A).
  Avverto che le proposte emendative presentate si intendono riferite agli articoli del decreto-legge nel testo recante le modificazioni apportate dalle Commissioni (Vedi l'allegato A – A.C. 1670-A).
  Invito dunque il relatore ad esprimere il parere delle Commissioni.

  DOMENICO ROSSI, Relatore per la maggioranza per la IV Commissione. Signor Presidente, le Commissioni esprimono parere contrario sugli emendamenti Scotto 1.1, Fava 1.2, Duranti 1.3, 1.205 e 1.207, Piras 1.4, 1.5, 1.6 e 1.7.

  PRESIDENTE. Le posso chiedere di andare un po’ più lentamente ? Stiamo annotando.

  DOMENICO ROSSI, Relatore per la maggioranza per la IV Commissione. Certamente.

  PRESIDENTE. Prego.

  DOMENICO ROSSI, Relatore per la maggioranza per la IV Commissione. Le Commissioni esprimono parere contrario sugli emendamenti Piras 1.8, 1.9, 1.10, 1.11, 1.12 1.13, 1.14, 1.15, 1.16, 1.17, Duranti 1.18, Scotto 1.19, Duranti 1.20, 1.21, 1.22, 1.23, 1.24, 1.25, 1.26, 1.27, 1.28, 1.29 e 1.30, Fava 1.31, 1.32, 1.33, 1.34, 1.35, 1.36, 1.37, 1.38, 1.39, 1.40 e 1.41, Scotto 1.42, 1.43, e 1.44.
  Le Commissioni esprimono parere contrario sugli emendamenti Scotto 1.45, 1.46, 1.47, 1.48 e 1.49, Gianluca Pini 1.50, Duranti 1.200, Gianluca Pini 1.162, Fava 1.202, Marcon 1.201, Frusone 1.53, Basilio 1.52, Di Battista 1.208, Gianluca Pini 1.54, 1.56, 1.55 e 1.157, Duranti 1.57, Scotto 1.203, Grande 1.204, Fava 1.58, Duranti 1.210 e 1.206.
  Dall'emendamento Fava 1.59 all'emendamento Piras 1.105, a pagina 46 – si tratta di emendamenti esattamente uguali in cui cambia unicamente il riferimento alla data, concernenti la chiusura dell'esercitazione Active Endeavour – il parere è contrario.
  Le Commissioni esprimono parere contrario sugli emendamenti Alberti 1.211, sugli identici emendamenti Gianluca Pini 1.108 e Nuti 1.212, sugli emendamenti Dadone 1.213, Sarti 1.214, Turco 1.215, Fraccaro 1.216, Dieni 1.217, Lombardi 1.218, Bonafede 1.219, Piras 1.109, sugli identici emendamenti Piras 1.110 e Tofalo 1.220, sugli emendamenti Scotto 1.230 e 1.234.
  Dall'emendamento Scotto 1.111 all'emendamento Fava 1.156, a pagina 71 – sono tutti riferiti alla soppressione della missione EUBAM Lybia, sempre con la differenza di un giorno l'uno dall'altro – il parere è contrario.
  Le Commissioni accolgono l'emendamento Paolo Bernini 1.159 con la seguente riformulazione: al comma 13, dopo le parole «personale militare», aggiungere le seguenti «nonché civile, ove ricorrano le condizioni». È soppresso evidentemente l'attuale secondo periodo dell'emendamento così come configurato.
  Le Commissioni esprimono parere contrario sugli emendamenti Cozzolino 1.221, Piras 1.161, Ferraresi 1.231, Piras 1.163, Castelli 1.232, Scotto 1.166, D'Ambrosio 1.165, Vacca 1.235, Rizzo 1.236, Barbanti 1.237, Corda 1.238.
  Gli emendamenti 1.300, da votare ai sensi dell'articolo 86, comma 4-bis, del Regolamento, e Villecco Calipari n. 1.233 (versione corretta) sono di fatto assorbiti dall'emendamento 1.400 delle Commissioni; quindi, il parere è contrario, però di fatto l'emendamento 1.400 delle Commissioni dà risposta a entrambi gli emendamenti.
  Le Commissioni raccomandano l'approvazione del proprio emendamento 1.400.
  Le Commissioni accolgono con riformulazione l'articolo aggiuntivo Artini 1.0100: «Al fine di rendere informato il Parlamento sullo stato di raggiungimento degli obiettivi nel tempo di ciascuna missione di cui all'articolo 1, ai sensi dell'articolo 9, comma 2 del decreto-legge 12 Pag. 6luglio 2011, n. 107, convertito con modificazioni, dalla legge 2 agosto 2011, n. 130, la relazione analitica sulle missioni deve essere accompagnata da un documento di sintesi operativa aggiornato alla data di scadenza del termine di applicazione del presente decreto-legge con espressa indicazione di: mandato internazionale, periodo, missione, sede, personale nazionale e internazionale, scadenza nonché i dettagli attualizzati della missione. La relazione è integrata dai pertinenti elementi di valutazione fatti pervenire dai comandi internazionali competenti con particolare riferimento ai risultati raggiunti nell'ambito di ciascuna missione dai contingenti italiani».
  Le Commissioni esprimono parere contrario sugli emendamenti Di Battista 2.200 e 2.201, Duranti 3.1 e 3.2, Agostinelli 3.200, Benedetti 3.201, Lupo 3.202. Gagnarli 3.203, L'Abbate 4.200, Massimiliano Bernini 4.201, Gallinella 4.202 e Rizzetto 4.203.
  Lascio la parola all'altro relatore.

  PRESIDENTE. Prego, deputato Manciulli.

  ANDREA MANCIULLI, Relatore per la maggioranza per la III Commissione. Signor Presidente, le Commissioni raccomandano l'approvazione del proprio emendamento 5.400. L'emendamento 5.200 è stato dichiarato inammissibile.
  Le Commissioni invitano al ritiro, altrimenti il parere è contrario, dell'emendamento Piras 5.201, mentre esprimono parere contrario sugli emendamenti Tacconi 5.202, Cancelleri 5.203 e Del Grosso 5.1. Le Commissioni invitano al ritiro, altrimenti il parere è contrario, dell'emendamento Caso 5.208. È stato presentato sul punto anche un ordine del giorno esplicativo.
  Le Commissioni esprimono parere contrario sull'emendamento Gianluca Pini 5.5, mentre invitano al ritiro, altrimenti il parere è contrario, dell'emendamento Scagliusi 5.8.
  Le Commissioni invitano altresì al ritiro, altrimenti il parere è contrario, degli emendamenti Fava 5.10, Chimienti 5.9, Fava 5.204 e Parentela 5.205.
  Le Commissioni esprimono parere contrario sull'emendamento Villarosa 5.11, mentre il parere è favorevole sull'emendamento Sibilia 5.206 se così riformulato: All'articolo 5, comma 6 aggiungere infine il seguente periodo: «L'ammontare del trattamento economico e le spese per vitto, alloggio e viaggi del personale in missione sono resi pubblici nelle forme e nei modi previsti e atti a garantire la trasparenza nel rispetto della vigente legislazione in materia di privacy.».
  Le Commissioni invitano al ritiro, altrimenti il parere è contrario, degli emendamenti Marcon 5.207 e Duranti 6.201. L'emendamento 6.200 è stato dichiarato inammissibile.
  Le Commissioni esprimono parere contrario sugli emendamenti Businarolo 6.208 e Cariello 6.203, mentre invitano al ritiro, altrimenti il parere è contrario, dell'emendamento Silvia Giordano 6.2. Le Commissioni esprimono parere contrario sugli emendamenti D'Incà 6.202, Currò 6.204 e Pisano 6.205; invitano al ritiro, altrimenti il parere è contrario, degli emendamenti Manlio Di Stefano 6.206, Spadoni 6.4 e Sorial 6.5; esprimono parere contrario sugli emendamenti Tancredi 6.209, Ruocco 6.207 e Brugnerotto 6.9. Le Commissioni invitano al ritiro, altrimenti il parere è contrario, dell'emendamento Pesco 6.10, mentre esprimono parere favorevole sull'emendamento Prodani 6.210 con la seguente riformulazione: all'articolo 6 dopo il comma 11 aggiungere il seguente 11-bis: «L'ammontare del trattamento economico e le spese per vitto, alloggio e viaggi del personale in missione sono resi pubblici nelle forme e nei modi previsti e atti a garantire la trasparenza nel rispetto della vigente legislazione in materia di privacy.».
  Le Commissioni invitano al ritiro degli emendamenti Marcon 6.211 e 6.212, altrimenti il parere è contrario.
  Infine, ricordo che l'emendamento 7.200 è stato dichiarato inammissibile.

Pag. 7

  PRESIDENTE. Adesso, invito il relatore di minoranza, Gianluca Pini, ad esprimere il parere.

  GIANLUCA PINI, Relatore di minoranza. Signor Presidente, esprimo parere contrario sugli emendamenti Scotto 1.1, Fava 1.2, Duranti 1.3, 1.205 e 1.207; il parere è contrario, altresì, sugli emendamenti Piras 1.4, 1.5, 1.6, 1.7, 1.8, 1.9, 1.10, 1.11, 1.12, 1.13, 1.14, 1.15, 1.16, 1.17. Esprimo parere contrario sugli emendamenti Duranti 1.18, Scotto 1.19 e Duranti 1.20, 1.21, 1.22, 1.23, 1.24, 1.25, 1.26, 1.27, 1.28, 1.29 e 1.30.
  Il parere è contrario sugli emendamenti Fava 1.31, 1.32, 1.33, 1.34, 1.35, 1.36, 1.37, 1.38, 1.39, 1.40 e 1.41; il parere è altresì contrario sugli emendamenti Scotto 1.42, 1.43, 1.44, 1.45, 1.46, 1.47, 1.48 e 1.49. Il parere è favorevole sul mio emendamento 1.50, mentre è contrario sull'emendamento Duranti 1.200. Esprimo parere favorevole sul mio emendamento 1.162, mentre è contrario sugli emendamenti Fava 1.202 e Marcon 1.201.
  Il parere è favorevole sugli emendamenti Frusone 1.53, Basilio 1.52, Di Battista 1.208, Gianluca Pini 1.54, 1.56, 1.55 e 1.157; il parere è contrario sugli emendamenti Duranti 1.57, Scotto 1.203, Grande 1.204, Fava 1.58, Duranti 1.210 e 1.206, Fava 1.59, Piras 1.60, Duranti 1.61, 1.62, 1.63, 1.64, 1.65 e 1.66, Piras 1.67, 1.68 e 1.69, Scotto 1.70, Piras 1.71, Fava 1.72, 1.73 e 1.74, Scotto 1.75, Duranti 1.76, Piras 1.77, Duranti 1.78 e 1.79, Fava 1.80, Duranti 1.81, Fava 1.82, 1.83, 1.84, 1.85, 1.86 e 1.87, Piras 1.88, 1.89, 1.90 e 1.91, Scotto 1.92 e 1.93, Fava 1.94, 1.95, 1.96, 1.97 e 1.98, Scotto 1.99 e 1.100, Fava 1.101, 1.102, 1.103 e 1.104 e Piras 1.105.
  Il parere, inoltre, è contrario sull'emendamento D'Alberti 1.211, mentre è favorevole sugli identici emendamenti Gianluca Pini 1.108 e Nuti 1.212.
  Esprimo parere favorevole sull'emendamento Dadone 1.213. Esprimo parere contrario sugli emendamenti Sarti 1.214 e Turco 1.215. Esprimo parere favorevole sugli emendamenti Fraccaro 1.216, Dieni 1.217 e Lombardi 1.218. Esprimo parere contrario sugli emendamenti Bonafede 1.219 e Piras 1.109, sugli identici emendamenti Piras 1.110 e Tofalo 1.220, Scotto 1.230, 1.234, 1.111, 1.112, 1.113, 1.114, 1.115, 1.116, 1.117, 1.118, 1.119, 1.120, 1.121, 1.122, 1.123, 1.124 e 1.125, Piras 1.126, 1.127, 1.128, 1.129, 1.130, 1.131, 1.132, 1.133 e 1.134, Duranti 1.135, 1.136, 1.137, 1.138, 1.139, 1.140, 1.141, 1.142, 1.143 e 1.144, Fava 1.145, 1.146, 1.147, 1.148, 1.149, 1.150, 1.151, 1.152, 1.153, 1.154, 1.155 e 1.156, Paolo Bernini 1.159, Cozzolino 1.221, Piras 1.161, Ferraresi 1.231, Piras 1.163, Castelli 1.232, Scotto 1.166, D'Ambrosio 1.165 e Vacca 1.235.
  Esprimo parere favorevole sugli emendamenti Rizzo 1.236, Barbanti 1.237 e Corda 1.238. Esprimo parere contrario sugli emendamenti 1.300 (da votare ai sensi dell'articolo 86, comma 4-bis, del Regolamento), Villecco Calipari 1.233 (versione corretta) e 1.400 delle Commissioni.
  Esprimo parere favorevole sull'articolo aggiuntivo Artini 1.0100, mentre il parere è contrario sugli emendamenti Di Battista 2.200 e 2.201, Duranti 3.1 e 3.2. Esprimo parere favorevole sull'emendamento Agostinelli 3.200, mentre esprimo parere contrario sull'emendamento Benedetti 3.201. Esprimo parere favorevole sugli emendamenti Lupo 3.202 e Gagnarli 3.203. Sugli emendamenti L'Abbate 4.200, Massimiliano Bernini 4.201, Gallinella 4.202 e Rizzetto 4.203 mi rimetto all'Assemblea.
  Esprimo parere contrario sugli emendamenti 5.400 delle Commissioni, Piras 5.201, Tacconi 5.202, Cancelleri 5.203, Del Grosso 5.1 e Caso 5.208. Esprimo parere favorevole sugli emendamenti Gianluca Pini 5.5, Scagliusi 5.8 e Fava 5.10. Sull'emendamento Chimienti 5.9 mi rimetto all'Assemblea. Esprimo parere contrario sugli emendamenti Fava 5.204, Parentela 5.205 e Villarosa 5.11. Sull'emendamento Sibilia 5.206, anche con la riformulazione, pur avendo tolto l'ultima riga, che era forse quella più interessante, esprimo comunque parere favorevole. Esprimo parere contrario sugli emendamenti Marcon 5.207, Duranti 6.201 e Businarolo 6.208. Esprimo parere favorevole sull'emendamento Cariello 6.203. Sull'emendamento Pag. 8Silvia Giordano 6.2 mi rimetto all'Assemblea. Esprimo parere favorevole sugli emendamenti D'Incà 6.202, Currò 6.204, Pisano 6.205, Manlio di Stefano 6.206 e Spadoni 6.4. Esprimo parere contrario sugli emendamenti Sorial 6.5 e Tancredi 6.209. Esprimo parere favorevole sugli emendamenti Ruocco 6.207, Brugnerotto 6.9, Pesco 6.10 e Prodani 6.210. Esprimo parere contrario sugli emendamenti Marcon 6.211 e 6.212. L'emendamento 7.200 è stato dichiarato inammissibile.
  Ho saltato qualcosa, signor Presidente ?

  PRESIDENTE. Assolutamente no, la ringrazio. Qual è il parere del Governo ?

  GIOACCHINO ALFANO, Sottosegretario di Stato per la difesa. Signor Presidente, il parere del Governo è conforme ai pareri espressi dai relatori per la maggioranza.

  PRESIDENTE. In ogni caso, i pareri sono stati raccolti su tutti gli emendamenti. Quindi, sarà la Presidenza, poi, a spiegare quali sono gli emendamenti non segnalati.
  Passiamo alla votazione dell'emendamento Scotto 1.1, sul quale vi è il parere contrario delle Commissioni e del Governo.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Scotto. Ne ha facoltà.

  ARTURO SCOTTO. Signor Presidente, finalmente iniziamo una discussione sui singoli emendamenti relativi a questo «decreto missioni», che già nel dibattito generale e già nelle settimane precedenti, nelle Commissioni affari esteri e difesa, abbiamo affrontato nel merito.
  Abbiamo trovato, però, da parte del Governo e anche da parte della maggioranza, un atteggiamento sordo, incapace di comprendere le ragioni per le quali noi chiedevamo un decreto diverso e chiedevamo che, dentro questo provvedimento, venissero eliminate le missioni in Afghanistan, la missione Active Endeavour e la missione EUBAM, non per un capriccio pacifista, ma perché sono missioni che meriterebbero un decreto a parte e sono missioni che meriterebbero un bilancio che questo Governo non è in grado di fare, perché è dentro una lunga scia di scelte che hanno privilegiato l'opzione militare rispetto all'opzione politica e diplomatica.
  E, dentro questa scia, vi sono anche gli episodi di cronaca di queste ore, gravissimi. Noi abbiamo assistito a una minaccia preoccupante da parte dell'ammiraglio De Giorgi nei confronti del Parlamento italiano (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà), nel momento in cui ha contestato un atto di sindacato ispettivo fatto dal gruppo di Sinistra Ecologia Libertà in cui si chiedeva una cosa molto semplice: avere notizie più chiare rispetto al fatto che la portaerei Cavour salpava dal porto di Civitavecchia per le coste africane e del Medio Oriente per vendere non soltanto pelati, non soltanto pasta, non soltanto divani, ma armi e progetti legati ai sistemi d'arma.
  Caro sottosegretario Alfano, la piattaforma Cavour non è Love Boat. La piattaforma Cavour è qualcosa che voi avete deciso di nascondere al Parlamento, mettendo al centro una scelta che va esattamente nella direzione opposta alle tanto declamate missioni di pace nelle quali voi siete coinvolti. E allora, intanto, chiediamo che il Ministro Mauro, che giustamente ieri ha richiamato l'ammiraglio De Giorgi ai suoi doveri istituzionali, venga in quest'Aula a spiegare, non tra due settimane, ora, durante la discussione sul «decreto missioni» (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà), e, contemporaneamente, chiediamo che quella nave, che deve salpare oggi, non salpi.
  Quei 20 milioni, caro sottosegretario, devono andare altrove. Quei 20 milioni vanno appostati sulle risorse, già basse, che in questo decreto sono dedicate alla cooperazione. Per questo, chiediamo al Parlamento e a quest'Aula di votare il nostro emendamento, che chiede una scelta molto semplice: che questo decreto cambi natura e vi sia, finalmente, la possibilità di un dibattito serio sulle missioni di pace (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà).

Pag. 9

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Scanu. Ne ha facoltà.

  GIAN PIERO SCANU. Signor Presidente, cari colleghi, una semplice osservazione: l’incipit del collega di SEL ha contenuto alcune considerazioni che noi riteniamo di dover condividere. Condividiamo, ad esempio, – pur esprimendo e sottolineando un convinto apprezzamento nei confronti del rappresentante del Governo qui presente, il sottosegretario Gioacchino Alfano – e riteniamo che, in momenti importanti e significativi quali quello che oggi stiamo vivendo, la presenza del Ministro della difesa dovrebbe costituire un elemento di certezza. Se il Ministro della difesa non partecipa alle riunioni nel corso delle quali si discutono i decreti relativi alle missioni internazionali, francamente ci chiediamo a quale tipo di assemblee parlamentari egli debba partecipare. Anche noi, in altre sedi meno eclatanti o comunque meno formali di questa, abbiamo fatto conoscere il nostro punto di vista e ci permettiamo di sottolineare formalmente la richiesta affinché il Ministro Mauro rinunci agli impegni che egli ha ritenuto di dover assumere in una giornata così importante, per essere presente in Parlamento (Applausi di deputati del gruppo Partito Democratico e Sinistra Ecologia Libertà).
  Alla stessa stregua riteniamo di dovere, con piena – almeno riteniamo così – onestà intellettuale, chiarire il nostro punto di vista in ordine a ciò che lo stesso collega Scotto poco fa richiamava relativamente all'imminente avvio di una insolita, originale, discutibile dal nostro punto di vista, attività delle nostre Forze armate, segnatamente della Marina militare: il corteo di navi che si dovrebbe snodare lungo le acque del Mediterraneo.

  PRESIDENTE. Colleghi, vi chiedo di abbassare il tono della voce !

  GIAN PIERO SCANU. Su questo argomento avremo modo, Signor Presidente, di tornare. Ci pare però necessario, per impostare all'insegna della massima correttezza i lavori di oggi ed eventualmente anche di domani, dover distinguere le responsabilità politiche del Ministro Mauro e del Governo relativamente all'impiego della Cavour. È stato il nostro Governo, impegnato con diversi Dicasteri, a volere questo tipo di iniziativa e ci pare incongruo, se non addirittura ingiusto, far ricadere sul Capo di Stato maggiore della Marina militare una responsabilità che riteniamo non debba essergli accollata.
  Quanto a quella dichiarazione riguardo all'eventuale strumentalità riferita al Parlamento, io sono convinto – quantomeno me lo auguro – che il Capo di Stato maggiore, ammiraglio De Giorgi, voglia quanto prima fare conoscere il proprio effettivo punto di vista, che dovrebbe essere declinato all'insegna dell'assoluto rispetto di quest'Aula (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Marcon. Ne ha facoltà.

  GIULIO MARCON. Gentile Presidente, mi associo a quanto ha detto or ora il collega Scanu e a quanto ha detto prima l'onorevole Scotto. È un po’ paradossale che oggi non ci sia il Ministro Mauro ad ascoltare e a prendere atto del voto sugli emendamenti su un decreto che riguarda le missioni militari, che sono uno degli aspetti più importanti della nostra attività di politica estera e della difesa nel mondo.
  Ci sembra questo molto grave e ci sembra grave che il Ministro abbia detto una bugia solamente alcune settimane fa, rispetto ai contratti sugli F-35. Ci sembra molto grave che il Ministro Mauro favorisca una missione, come quella di cui si è parlato, che vedrà oggi partire la portaerei Cavour per fare marketing della nostra industria militare nazionale.
  Per questo noi chiediamo che il Ministro Mauro venga in Aula e chiediamo, rispetto a questo emendamento Scotto 1.1, di votarlo favorevolmente, perché è un emendamento che toglie soldi a queste missioni militari, in particolare a quella Pag. 10dell'Afghanistan, che non sono condivisibili. In questo modo si darebbero più soldi alla cooperazione e allo sviluppo, che è il modo più appropriato per promuovere la pace e prevenire i conflitti nel mondo.

  PRESIDENTE. Saluto gli studenti dell'Istituto secondario superiore «Convitto Nazionale Paolo Diacono» di Cividale del Friuli, in provincia di Udine, che stanno assistendo ai nostri lavori dalle tribune (Applausi).
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Duranti. Ne ha facoltà.

  DONATELLA DURANTI. Signor Presidente, chiedo anch'io che lei si faccia tramite della nostra richiesta, che appunto il Ministro Mauro venga in Aula stamattina. Il Ministro Mauro dovrebbe rispondere a tante richieste, a tante domande del Parlamento, ed io voglio aggiungere al Ministro Mauro un'altra richiesta. Credo che debba venire subito, al più presto, a riferire in Aula rispetto ad una nuova missione, alla quale l'Italia parteciperà o meglio ad un'esercitazione di guerra, che si svolgerà a novembre, un'esercitazione di guerra insieme all'esercito israeliano in uno dei territori più martoriati del mondo. È una missione, un'esercitazione NATO, nella quale l'Italia utilizzerà anche i cacciabombardieri, e anche di questo il Parlamento non sa nulla.
  Noi chiediamo all'Aula di votare l'emendamento Scotto 1.1 perché...

  PRESIDENTE. Deve concludere.

  DONATELLA DURANTI. Dall'Afghanistan dobbiamo andare via. Ce lo chiedono i 3 mila soldati della coalizione morti, i 52 soldati italiani e gli oltre 70 mila civili afgani.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Piras. Ne ha facoltà.

  MICHELE PIRAS. Signor Presidente, intervengo per ribadire che ritengo assolutamente gravi le parole dette ieri dall'ammiraglio De Giorgi. Io sono perché ciascuno stia al proprio posto e faccia il proprio dovere, lo facciano i parlamentari di maggioranza e lo facciano i parlamentari dell'opposizione. Questo vale anche per il Capo di Stato maggiore della Marina. Non ci può essere deroga né tolleranza su questo terreno, pena la perdita ulteriore di significato e di qualità del nostro sistema democratico. Le Forze armate sono e restano uno strumento del potere politico. In caso opposto il nostro si qualificherebbe come un regime militare, che credo che in quest'Aula nessuno voglia.
  Ci si può arrampicare sugli specchi, ma la Cavour è diventata un grande supermercato, dove si vendono indistintamente cioccolatini e sistemi d'arma, e questo la dice lunga sull'idea che abbiamo del new deal industriale di questo Paese e della politica economica di questo Paese.

Testo sostituito con errata corrige volante PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ROBERTO GIACHETTI (ore 12,30) PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ROBERTO GIACHETTI (ore 11,30)

  MICHELE PIRAS. Anche per questo ribadiamo la richiesta di ritiro immediato dall'Afghanistan, perché...

  PRESIDENTE. Deve concludere.

  MICHELE PIRAS. ... chiediamo che finalmente inizi una discussione compiuta sul ruolo internazionale, sui compiti della difesa e sull'imprescindibile ruolo del Parlamento (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Fratoianni. Ne ha facoltà.

  NICOLA FRATOIANNI. Signor Presidente, vorrei chiedere a lei, a nome del mio gruppo, che il Ministro della difesa venga in quest'Aula. Forse in queste ore è troppo impegnato in quella che pare ultimamente la sua principale attività, quella del marketing, tra una pubblicità degli Pag. 11F-35 e l'allestimento di un'intera portaerei per andare a vendere sistemi d'arma nel mondo.
  Anche per questo motivo chiediamo che questo Parlamento voti la soppressione di quest'articolo 1 e in particolare del finanziamento delle missioni in Afghanistan. Oltre sei miliardi di euro abbiamo speso in questa missione dal 2001 ad oggi. Questi sei miliardi di euro potrebbero essere meglio investiti con più frutto anche per la politica di difesa e per la politica internazionale nella cooperazione e in generale a sostegno di quella che, sempre più crescente, è la nuova povertà in questo Paese.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Giancarlo Giordano. Ne ha facoltà.

  GIANCARLO GIORDANO. Signor Presidente, anche io intervengo per ribadire la necessità che il Ministro venga in Aula e che non continui a reclamare che gli spot siano a sua insaputa, che una nave parte come fosse un mercantile in rappresentanza di vendita di armi.
  Noi chiediamo con questo emendamento di cambiare rotta. Chiediamo che questo Stato, che l'Italia cominci a investire sulla pace con investimenti di pace, che investa nella stabilizzazione dei processi di pace e che investa nella cooperazione internazionale, e chiediamo che ci sia rispetto per un Parlamento e per un gruppo che fa di questa battaglia una battaglia di pacifismo moderno, che è il sale della democrazia (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Palazzotto. Ne ha facoltà.

  ERASMO PALAZZOTTO. Signor Presidente, intervengo solo per cercare di far chiarezza su quello di cui stiamo discutendo in quest'Aula. Stiamo discutendo di un argomento e di un tema di importanza strategica per il nostro futuro e per il nostro Paese. Stiamo discutendo di un tema che costa parecchio al nostro Paese e lo stiamo facendo, nel momento in cui si apre una questione come quella che riguarda la portaerei Cavour, in assenza del rappresentate del Governo, che dovrebbe rispondere nel merito delle cose che sono state dette in questi giorni.
  Forse è il caso che questo Governo si assuma la responsabilità di dare delle risposte, risposte veritiere, non come quelle che il Ministro Mauro ha dato qua sugli F-35. E sarebbe il caso che le risposte rispetto a quello che è successo e sta succedendo con la portaerei Cavour le venisse a dare il Ministro a questo Parlamento, ammesso che questo Governo reputi questo Parlamento ancora un luogo in cui discutere di queste cose e non le affidasse a un ammiraglio della Marina che, tra l'altro, le ha dette in maniera inopportuna (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Nardi. Ne ha facoltà.

  MARTINA NARDI. Signor Presidente, noi con questo emendamento vi chiediamo seriamente di cambiare strategia, di cambiare ordine alle cose rispetto alle missioni internazionali. Vi chiediamo di destinare soldi alla cooperazione internazionale, togliendoli, invece, alle missioni, che hanno fatto già tanto male al nostro Paese.
  Migliaia e migliaia di persone, migliaia e migliaia di italiani in questi anni si sono avventurati, hanno manifestato, hanno scritto, hanno tentato di costruire una politica alternativa. Lo dico ai compagni, agli amici e ai colleghi del Partito Democratico che se avesse vinto l'opzione del cambiamento in questo Paese noi avevamo il dovere di cambiare rotta rispetto alle missioni internazionali e dare un segnale al Paese che l'Italia veramente ripudia la guerra e veramente costruisce, invece, opzioni che guardano alla cooperazione internazionale (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà).

Pag. 12

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Melilla. Ne ha facoltà.

  GIANNI MELILLA. Signor Presidente, con questo emendamento noi vogliamo manifestare il nostro dissenso rispetto alla prosecuzione della missione in Afghanistan. In questo decreto si propongono interventi in molte realtà del mondo e noi rispetto ad alcune di queste missioni esprimiamo un parere favorevole, ma su questa missione in Afghanistan noi riteniamo che essa abbia esaurito qualunque spinta propulsiva e che, anzi, a questo punto è del tutto dannoso proseguire la nostra presenza in quel Paese, che non solo non ha risolto i suoi problemi, ma addirittura è diventato la più grande potenza del narcotraffico mondiale.
  Io dedicherò i miei interventi proprio alla illustrazione del ruolo altamente nefasto e micidiale che svolge l'economia del narcotraffico in Afghanistan in tutto il mondo, con la conseguenza di centinaia di migliaia di giovani che ogni anno muoiono per gli oppiacei e l'eroina che lì si producono.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Ricciatti. Ne ha facoltà.

  LARA RICCIATTI. Signor Presidente, questo solo per ovviamente ringraziare il sottosegretario Alfano per essere qui in Aula. Ovviamente riconosciamo nel ruolo del sottosegretario un ruolo di rappresentanza del Governo, ma ci spiace: questo non ci basta. Noi vorremmo, signor Presidente, che il Ministro della difesa venisse qua in quest'Aula ed ascoltasse o provasse ad ascoltare quello che abbiamo da dire.
  Con questo emendamento noi vogliamo e chiediamo un cambiamento radicale della natura del decreto. E guardate, diciamo questo perché a scuola ci insegnano che quando un esercito muove guerra, invade una nazione e non riesce nell'impresa, dovendosene andare via deve riconoscere e deve ammettere di aver perso e deve riportare a casa tutti i propri soldati.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Bordo. Ne ha facoltà.

  FRANCO BORDO. Signor Presidente, abbiamo chiesto la presenza del Ministro, ma forse questo Parlamento deve sapere che forse è impossibile che venga in queste ore, perché il Ministro è impegnato sulla banchina di Civitavecchia. Ma a fare cosa ? A mettere il fiocco, il fiocco del Ministero della difesa su alcuni prodotti che verranno portati in giro per l'Africa, come elicotteri da combattimento NH-90, con un sistema d'arma «Vulcano» e relativa famiglia di calibri, come i fornitori ed integratori di sistema radar e di combattimento, come missili di varie misure e di vari calibri, come comunicazioni integrate e geoinformazione, appunto i missili Aspide 2000, Aster 15 e 30, il Marte MK e il Teseo. È troppo impegnato in queste attività il Ministro.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Di Battista. Ne ha facoltà.

  ALESSANDRO DI BATTISTA. Signor Presidente, ci associamo alla richiesta dei colleghi di SEL: non è accettabile che, oltretutto dopo le notizie di ieri, il Ministro Mauro non sia presente in Aula. Il Ministro Mauro ultimamente è molto presente nelle trasmissioni televisive. È giusto che tutto il Parlamento intero gli ricordi che il Parlamento è più importante delle televisioni (Applausi dei deputati dei gruppi MoVimento 5 Stelle e Sinistra Ecologia Libertà).
  Dichiariamo al Parlamento, come gruppo del MoVimento 5 Stelle, l'astensione su questo primo emendamento proposto dai colleghi di SEL, che appunto vuole dare le maggiori risorse finanziarie, derivanti appunto dalla mancata proroga – ricordo all'Aula che questa è una proroga, anche se tardiva, dell'autorizzazione di spesa per la partecipazione alle missioni internazionali delle Forze armate e di polizia – destinandole al comma 1 dell'articolo 5 del medesimo decreto, ovvero a Pag. 13spese relative alla cooperazione internazionale. Noi – lo dico ai colleghi di SEL – siamo assolutamente d'accordo in linea di principio nel sostenere questo emendamento, ovvero il MoVimento 5 Stelle vuole assolutamente cancellare determinate missioni militari e sostenere la cooperazione internazionale.
  Spesso si guarda alla cooperazione internazionale come un mero atto di beneficenza nei confronti delle popolazioni del Sud del mondo. Non è affatto vero. Innanzitutto spesso si tratta solamente di giustizia, ovvero di ridare a determinati territori e a determinate popolazioni quello che l'Occidente ha saccheggiato nel corso dei decenni e dei secoli (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Ma soprattutto: ultimamente si parla giustamente del dramma dell'immigrazione clandestina. Ricordo che determinati interventi fatti nei Paesi che vengono chiamati in via di sviluppo, ma sarebbe più corretto chiamarli «via di sviluppo di qualcun altro», servono anche per far sì che le condizioni di vita possano essere migliori e determinati flussi migratori vengano comunque ostacolati. Questo non significa che non ci debba essere la libertà delle persone di lasciare la propria terra e cercare nuovi lidi, ma che nessuno sia costretto – costretto – a lasciare la propria terra per cercare nuovi lidi. Questo è il concetto importante e su quello il Parlamento intero dovrebbe lavorare in un modo probabilmente post-ideologico e più di buonsenso, più pragmatico.
  Dicevamo – e mi riferisco ovviamente ai colleghi di SEL, attraverso di lei, Presidente – che abbiamo deciso per l'astensione su questo emendamento perché – e questa è anche la ratio della battaglia che come MoVimento 5 Stelle discuteremo in Aula rispetto all'intero «decreto missioni» – non ci sta bene associare determinate missioni all'estero che di simile hanno ben poco.
  Non ci sta bene che sia arrivato – nelle passate legislature succedeva lo stesso – un nuovo decreto-legge, che non è omnibus in questo caso, perché quanto meno si occupa solamente di missioni, di guerra però, non di pace, soprattutto di guerra e cooperazione internazionale. Tuttavia, le missioni non sono spacchettate. E noi pretendiamo – e credo che anche tanti colleghi della maggioranza siano d'accordo in quanto se ne parlava in Commissione esteri, in Commissione difesa e se ne è parlato nel Comitato dei nove nelle riunioni che abbiamo avuto – che questo Parlamento abbia il diritto di votare a favore o in maniera contraria, per esempio alla missione in Libano, e a favore o in maniera contraria alla missione in Afghanistan. È una cosa logica (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
  Tuttavia per il Governo, per evitare guai interni che ultimamente sono dietro l'angolo per le forze di maggioranza e per il Governo dalle palle d'acciaio, evidentemente è ottimo utilizzare l'arma del mettere assieme in un unico calderone missioni che di simile hanno ben poco per costringere il Parlamento ad esprimere un voto che magari non è del tutto conforme agli ideali degli stessi parlamentari. Per questo, come MoVimento 5 Stelle dichiariamo l'astensione, non perché non siamo d'accordo con la ratio dell'emendamento, ma perché noi, per esempio, valutiamo positivamente il lavoro appunto egregio che i nostri soldati stanno compiendo in Libano e, pur avendo il massimo rispetto dei militari italiani impiegati in Afghanistan, invece siamo contrarissimi a questa missione di guerra che, come ho ribadito l'altro giorno in Aula e concludo, signor Presidente, è una guerra in sostanza perduta, che abbiamo perso. La responsabilità di questa sconfitta, ma anche di essere entrati in Afghanistan, ce l'hanno molti parlamentari che sono ancora qui in Aula. Per questo, appunto, lotteremo per far sì che il prossimo decreto-legge abbia le missioni spacchettate e il Parlamento possa votare liberamente in maniera differente tra una missione ed un'altra (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Salutiamo gli alunni e i docenti del liceo classico «Aristofane» di Roma, che stanno assistendo ai nostri lavori dalle tribune (Applausi).Pag. 14
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Di Salvo. Ne ha facoltà.

  TITTI DI SALVO. Signor Presidente, solo per dire due cose. La prima è che anche per noi di SEL la missione in Libano è un modello ed è questa la ragione per cui noi votiamo contro questa norma, esattamente perché pensiamo che la missione in Libano sia un modello di riferimento e quella in Afghanistan invece sia un errore. Ma vorrei dire una seconda cosa: grazie al sottosegretario Alfano che è qui, ma noi non possiamo fare questa discussione senza la presenza del Ministro Mauro. Abbiamo chiesto un'indagine conoscitiva e ci hanno detto di no. Abbiamo chiesto una legge quadro sulle missioni, senza la quale le nostre missioni sono appunto prive di senso. E concentrare tutto quanto in articoli confusi, come fosse una pratica da espletare ogni tre mesi, ci dà l'esatta misura del fatto che ci vuole una legge quadro. Non c’è la legge quadro, non c’è l'indagine conoscitiva, che almeno ci sia il Ministro in Aula ad ascoltare le cose che il Parlamento ha da dire (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Daniele Farina. Ne ha facoltà.

  DANIELE FARINA. Signor Presidente, potrà sembrare frutto di ostruzionismo la richiesta reiterata che il Ministro Mauro sia presente a questa discussione. Credo, invece, che debba essere valutata nel merito perché noi, attraverso questo provvedimento, abbiamo un'occasione che è quella di concepire il provvedimento stesso come parte più generale delle politiche che questo Paese dovrebbe attuare anche in campo militare a livello internazionale. L'abbiamo avuta nella discussione sugli F35, l'abbiamo avuta sulla vicenda drammatica di Lampedusa e l'abbiamo oggi, la possibilità di questa riflessione sugli orizzonti strategici che ci aspettano, su qual è la missione delle nostre Forze armate nel Mediterraneo. La ringrazio, signor Presidente, capisco che il mio tempo è scaduto, ma avremo modo di ritornarci molte volte in questa seduta.

  PRESIDENTE. La ringrazio anche per questa comunicazione, onorevole. L'onorevole Rosato ha chiesto la parola. Avendo in mano il Regolamento, presumo per un richiamo al Regolamento e presumo che ci dirà anche per quale articolo del Regolamento, grazie.

  ETTORE ROSATO. Signor Presidente, in effetti è un richiamo al Regolamento, all'articolo 85, comma 7. In particolare, l'articolo 85, comma 7, consente alla Presidenza di concedere la parola ai deputati che dichiarino in dissenso con il proprio gruppo di intervenire per un minuto.
  È evidente che il collega Farina – ce lo ha già anticipato – interverrà in numerose altre occasioni e in dissenso col suo gruppo. Noi questo non lo abbiamo apprezzato. Ma possiamo considerare che si esprimerà nel voto. È però difficile che un collega intervenga in dissenso dal proprio gruppo dopo essere stato il firmatario dell'emendamento. Quindi credo che bisogna trovare una modalità più seria per svolgere questo dibattito, fermo restando che l'ostruzionismo è uno strumento che l'opposizione ha legittimità di utilizzare.
  Tuttavia, ai sensi dell'articolo 85, si dice con chiarezza che bisogna esprimere una valutazione in dissenso dal gruppo. Tale dissenso dal gruppo non si evince né nelle dichiarazioni, che sono effettivamente tutte a favore della tesi sostenuta dal gruppo, né nella firma dell'emendamento. Quindi credo, signor Presidente, che la Presidenza dovrebbe farsi carico di trovare una soluzione in base alla quale l'ostruzionismo possa rientrare nella logica prevista dal Regolamento e non vada oltre.

  PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Rosato, la sua valutazione è tutt'altro che infondata anche dal punto di vista logico. Ovviamente, come lei sa, nella prassi è sempre accaduto in un determinato modo, Pag. 15però penso che sia assolutamente necessario che io, come Presidenza naturalmente, rimetta alla Giunta per il Regolamento questa sua richiesta, perché non vi è dubbio che abbia una sua assoluta fondatezza.

  ANDREA COLLETTI. Chiedo di parlare per un richiamo al Regolamento.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà. Mi indichi l'articolo, grazie.

  ANDREA COLLETTI. Signor Presidente, mi richiamo all'articolo 85. Nel merito, se da una parte si può essere anche d'accordo con il collega Rosato, faccio però presente che la prassi unanimemente conosciuta dagli Uffici di Presidenza va in senso contrario. E ci si richiama sempre, spesso, alla prassi, in questo caso e, quindi, anche in questo caso dobbiamo seguire tale prassi, giustamente, come aveva già detto.
  Tuttavia faccio anche notare che lo stesso dibattito è avvenuto quando noi facevamo ostruzionismo in Aula e mi preme ricordare che gli stessi colleghi di SEL avevano fatto dei richiami al Regolamento intimando alla Presidenza di togliere la parola a coloro che non intervenivano in dissenso con l'orientamento del proprio gruppo (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Ora io posso essere d'accordo con ciò che fanno i colleghi di SEL, anzi dobbiamo essere il più aperti possibile al dibattito qui in Assemblea, però faccio notare una certa ipocrisia in questo atteggiamento ovvero, quando fa comodo alla nostra parte politica, il Regolamento viene interpretato in un modo, quando fa comodo agli altri viene interpretato in maniera difforme e questo comportamento non è molto serio (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Onorevole Colletti, la questione che ha posto l'onorevole Rosato è diversa. Penso che lei abbia colto la differenza, cioè l'onorevole Rosato fa riferimento a una dichiarazione in dissenso dal proprio gruppo di un deputato che ha firmato quell'emendamento e, come non le sfugge, è diversa dalla prassi che infatti stiamo attuando. Comunque, in base alla prassi, stiamo andando avanti. È proprio diverso perché è difficile che uno divenga contrario ad un emendamento che ha firmato. Comunque la questione è rimessa alla Giunta per il Regolamento che deciderà, e così avremo risolto il problema.

  ARCANGELO SANNICANDRO. Chiedo di parlare per un richiamo al Regolamento.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà. Anche lei, onorevole Sannicandro, mi indichi l'articolo del Regolamento.

  ARCANGELO SANNICANDRO. Signor Presidente, sempre l'articolo 85. Ma semplicemente per sollecitare la Presidenza a riunire la Giunta per il Regolamento, perché l'invocazione della prassi ormai è diventata un espediente, per così dire, per chiudere una discussione. Noi attendiamo che si prenda posizione su questo punto. Voi conoscete bene qual è la nostra posizione. Noi siamo rispettosi del Regolamento ma, fin quando il Regolamento non viene cambiato nella interpretazione di cui parlava Rosato, noi dobbiamo continuare a parlare. Questo è tutto.

  PRESIDENTE. Bene, la ringrazio, possiamo ora proseguire sull'emendamento. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Airaudo. Ne ha facoltà.

  GIORGIO AIRAUDO. Signor Presidente, per informare che ritiro la mia firma dall'emendamento, perché la motivazione che il gruppo fino adesso ha portato non mi convince. Penso che il Governo ci stia dicendo che politica industriale fa: abbiamo messo un ex capo della polizia alla presidenza di Finmeccanica, stiamo svendendo il civile di Finmeccanica e usiamo una portaerei per fare un salone navigante dei nostri sistemi d'arma. Francamente, forse, oltre al Ministro Mauro, dovrebbe venire anche il Presidente del Pag. 16Consiglio, che era carente nel suo programma sulla politica industriale (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Buttiglione. Ne ha facoltà.

  ROCCO BUTTIGLIONE. Signor Presidente, due osservazioni, una di metodo, una di contenuto. Sul metodo: il Parlamento è il luogo in cui è depositata la sovranità del popolo italiano. Nessun alto dirigente, nessun ufficiale, nessun ammiraglio dovrebbe mai permettersi di criticare in modo meno che cortese le posizioni espresse da un gruppo politico del Parlamento italiano (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà). E a questo proposito, credo che sarebbe bene che il Ministro Mauro, visto che la sua presenza è richiesta in Parlamento, venisse a dare spiegazioni. Questo sul metodo.
  Sul contenuto: vorrei far notare che esiste una legislazione italiana la quale regola la possibilità di vendere armi all'estero e che dà forti garanzie contro la possibilità che vengano vendute armi a Paesi i quali potrebbero usarle contro i diritti umani e contro la pace nel mondo. Non credo che nessuno abbia l'intenzione di venir meno a questa legislazione. Faccio notare che tutti i Paesi del mondo mandano in giro le loro navi da guerra per fare propaganda; ai loro sistemi d'arma ? Sì, ma non solo. Una portaerei è in qualche modo un concentrato del meglio della ricerca italiana nel campo dell'elettronica, della meccanica e in molti altri campi. Quando va in giro e vengono i visitatori, non vengono soltanto ammiragli che potrebbero magari comprare un cannone, vengono industriali, viene la popolazione civile. Oltre a tenere alto il prestigio dell'Italia, delle imprese italiane e dell'industria italiana, viene tanta gente la quale può esser poi interessata a comprare componenti, le quali non hanno un uso specificamente militare. Credo che qui abbiamo alcuni esperti e il generale Rossi mi può correggere, ma il 90 per cento di quello che c’è su una portaerei è dual use. Dual use vuol dire che ha finalità civili e finalità militari. Da questo punto di vista mi pare che forse un maggior sforzo di documentazione sul senso e il significato di queste missioni potrebbe essere utile.

  PRESIDENTE. Prima di dare la parola all'onorevole Sibilia ricordo a me stesso e a tutti quanti che la fase della discussione sulle linee generali e sul complesso degli emendamenti è stata esaurita e adesso stiamo affrontando la fase degli emendamenti, in particolare, per chi fosse interessato, ricordo che siamo all'emendamento Scotto 1.1.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Sibilia. Ne ha facoltà.

  CARLO SIBILIA. Signor Presidente, onde evitare richiami al Regolamento futuri: questo intervento è in dissenso dal mio gruppo, però può darsi che durante la discussione, se altri miei colleghi interverranno, io possa cambiare nuovamente idea. Succede. Quello che vorrei fosse chiaro da parte mia e da parte di tutto il gruppo del MoVimento 5 Stelle, è che il MoVimento 5 Stelle, le uniche battaglie che vuole combattere sono quelle all'interno di questo Parlamento, in maniera civile e democratica, fatte di discussioni, fatte di confronto sulle idee; e che vinca la migliore, a quel punto, quella che convincerà meglio i cittadini. Sicuramente non vogliamo andare in giro per il mondo a fare sponsorizzazione della nostra caratura bellica, come farà adesso la portaerei Cavour, che salperà da Civitavecchia. Io sicuramente sono d'accordo che ci sono diverse componenti sulla portaerei, non soltanto militari, però soprattutto militari. Si dà il caso che ci siano aziende del tipo Agusta Westland e MBDA. Insomma, moltissime aziende, di cui diremo anche in seguito, che soprattutto producono armi (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Amendola. Ne ha facoltà.

Pag. 17

  VINCENZO AMENDOLA. Signor Presidente, anch'io mi associo alle parole del deputato Scanu e quindi resto sul merito dell'emendamento. Io vorrei sottolineare, lo dico anche al collega Di Battista, che noi, nello svolgimento delle analisi delle varie missioni internazionali – perché è evidente che ci sono valutazioni differenti anche dei partiti sulle varie missioni che sono differenti, lo vedremo nello svolgimento – abbiamo un punto in comune, che è quello relativo al fatto che questo strumento, che è trimestrale – quindi stiamo facendo un lavoro che varrà da qui a dicembre – deve cambiare.
  Non è un caso, e lo dico a tutto il Parlamento, che gli uffici di presidenza delle Commissioni Difesa e Affari esteri hanno approvato già una procedura d'urgenza per cambiare lo strumento, perché lo strumento missioni, così come lavoreremo in questi giorni, non è sufficiente.
  Quindi io dico: valutiamo nel merito singole missioni, ma valutiamo anche nel merito che siamo in una fase di cambio di scenario, e quindi ognuno di noi ha bisogno di ragionare, di essere uniti su alcuni elementi.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Kronbichler. Ne ha facoltà.

  FLORIAN KRONBICHLER. Signor Presidente, il Ministro apparentemente non ci sente, perché non c’è neanche qualcuno che gli riferisca; così noi insistiamo a chiamarlo, perché è il Ministro il primo responsabile di quello che noi critichiamo in questo decreto-legge, cioè questo «pacchettamento» di tutto quanto. Noi volevamo valutare le missioni una per una, perché ci sono missioni di guerra come ci sono missioni di pace. Però si sa, quando incombe la violenza gli eufemismi sono d'obbligo; e così come il Ministro della guerra è diventato il Ministro della difesa, così le missioni di guerra si sono fatte tutte, e in blocco, e in «pacco» missioni di pace !

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Spadoni. Ne ha facoltà.

  MARIA EDERA SPADONI. Signor Presidente, rimango proprio nel merito dell'emendamento Scotto 1.1, perché il collega Di Battista prima ha parlato di un voto di astensione dovuto a dei dubbi che noi abbiamo su questo emendamento. Crediamo che comunque non sia possibile decidere di convertire tutti gli stanziamenti, che dovrebbero essere dati alle missioni, nella cooperazione, per il semplice fatto che ad un certo punto queste truppe, per ritirarle, c’è bisogno anche di uno stanziamento. L'emendamento in sé, quindi, non è fattibile proprio in termini concreti, perché chiaramente se togliessimo tutto da un comma, e mettessimo tutto in cooperazione (e io sono assolutamente favorevole a rimpolpare la cooperazione), poi, dall'altra parte, le truppe non avrebbero le risorse per poter rientrare in sicurezza.

  PRESIDENTE. Vorrei dire a tutti i colleghi che possono tranquillamente utilizzare il minuto che hanno anche per questo; il Ministro è stato avvisato, ovviamente, della richiesta che arriva in modo abbastanza ampio, se non unanime, da parte del Parlamento. Vedremo quindi adesso come riuscirà ad organizzarsi. Solo per comunicarlo.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Costantino. Ne ha facoltà.

  CELESTE COSTANTINO. Signor Presidente, intervengo per dire che anch'io ritiro la firma, perché con questo emendamento i miei colleghi vogliono sopprimere i commi attinenti alla spesa per la proroga della partecipazione di personale militare in Afghanistan, nel Mediterraneo e in Libia; e destinare invece tali risorse – pensate un po’ che folli ! – al miglioramento delle condizioni di vita della popolazione, al sostegno per la ricostruzione, ai programmi di sminamento umanitario, alla cooperazione e allo sviluppo. Quindi Pag. 18veramente un emendamento inaccettabile: capisco la difficoltà e il disagio del Partito Democratico.
  Questo lo dico anche a partire da un concetto: che la pace non è l'assenza di guerra, è una virtù, è uno stato d'animo, è una disposizione; e questo Governo sta dimostrando, anche non avendo qui con noi il Ministro Mauro, di non riconoscerne il significato profondo (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Lavagno. Ne ha facoltà.

  FABIO LAVAGNO. Signor Presidente, grazie dell'informazione che ci ha dato rispetto al fatto che il Ministro sia stato informato della richiesta pressante che facciamo per essere qua. Ma lo diciamo per il bene del Ministro: non vorremmo che si trovasse ancora una volta nell'imbarazzo di essere definito come «snobista» politico da parte di esponenti della maggioranza, come sull'increscioso caso del «piazzismo» d'armi della portaerei Cavour.
  Ritiro la mia firma, perché questo è un emendamento assolutamente timido: credo che su questa partita bisognerebbe avere ben più coraggio, e non solo pensare al ritiro e allo sterilizzare i finanziamenti rispetto alle nostre missioni e convertirli in cooperazione internazionale, ma aumentare quelle dotazioni di cooperazione internazionale in maniera più cospicua di quanto non avvenga solo recuperando risorse dalle missioni internazionali.
  Forse così si potrebbe avere un diverso modo, un diverso approccio di come sta il nostro Paese sul panorama e sullo scacchiere internazionale, perché, forse, così sarebbe una vera conversione delle nostre politiche.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Cirielli. Ne ha facoltà.

  EDMONDO CIRIELLI. Signor Presidente, colleghi, intervengo sull'emendamento per dichiarazione di voto del nostro gruppo. Noi voteremo in maniera contraria perché innanzitutto riteniamo che la missione in Afghanistan sia stata una missione necessaria, che ha sottratto al terrorismo internazionale una base santuario da dove effettuare, organizzare e dirigere il terrorismo internazionale in tutto il mondo e certamente non ci siamo noi inventati gli attentati dell'11 settembre del 2001 alle torri gemelle negli Stati Uniti, così come quelli in Spagna e in altre parti d'Europa e del mondo.
  Quindi non mi sento di dire che i nostri militari sono stati mandati a morire inutilmente; il loro lavoro e il loro dovere non è servito solo a far migliorare oggettivamente le condizioni di vita in Afghanistan ma ha garantito la sicurezza in Italia e in Europa. Questo è il primo punto.
  Il secondo punto: non si capisce, ascoltando la legittima posizione del gruppo di SEL, con che coerenza questa coalizione PD-SEL si sia presentata insieme alle elezioni e si presenterà insieme alle prossime elezioni. Certo il PD non brilla per coerenza perché quando è all'opposizione critica il Governo Berlusconi perché manda dei marò sulle navi private, poi, quando è al Governo, sta zitto e per due anni consente che i marò continuino a operare sulle navi degli armatori italiani, ma questo è ancora un altro discorso.
  Su una cosa sicuramente hanno ragione le altre opposizioni: è una vergogna a questo punto che il Governo mantenga un decreto complessivo su tutte le missioni; dico ciò perché ritengo che sia giusto che i gruppi si possano esprimere sulle singole missioni e dare un voto, altrimenti si inibisce anche la libera espressione dei parlamentari e dei gruppi, e penso che su questo bisogna assolutamente riflettere.
  Per quanto ci riguarda, noi ci asterremo su tutto il provvedimento per protestare contro il sequestro dei nostri marò da parte dell'India, ma certo avremmo votato contro l'operazione Ocean Shield e Atalanta e a favore delle altre, invece ci dobbiamo astenere su tutto il provvedimento.Pag. 19
  D'altro canto voglio aggiungere che sulla cooperazione, Presidente e colleghi, io credo che sia arrivato anche il momento, in una situazione di grande trasparenza e di difficoltà economica, di verificare con cura come vengono spesi i nostri soldi. Io credo che, siccome la cooperazione civile la fanno anche i militari, occorrerebbe controllare e verificare quanto spendono magari i militari per costruire una scuola, un pozzo o un ponte e quanto spendono le organizzazioni non governative. Non vorrei che poi scoprissimo che quello che spendono le organizzazioni non governative è tre, quattro, cinque volte di più di quello che spendono i militari.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Artini. Ne ha facoltà.

  MASSIMO ARTINI. Signor Presidente, ho una richiesta di chiarimento perché sono indeciso sul voto in quanto non riesco a capire il senso dell'emendamento. Mi torna il fatto che, a differenza del discorso sull'astensione, si tratti dei commi 1 e 5, ma sentivo parlare i colleghi di SEL della missione in Libia. In realtà il comma 14 parla della missione in Georgia, quindi non vorrei vi fosse un errore nell'emendamento. In particolare, se questo fosse, perché comunque la missione in Georgia ci ricordiamo per quale motivo nasce; nasce da un attacco, non ricordo l'anno, se nel 2008, sì 2008, anche in quel caso comunque sarebbe un'opportunità favorevole di riportare alla cooperazione questi soldi (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Cicu. Ne ha facoltà.

  SALVATORE CICU. Signor Presidente, mi inserisco in una fase che è andata oltre. Me ne rendo conto, però volevo ribadire, a nome del mio gruppo, che la richiesta della presenza non solo del Ministro della difesa ma, a mio giudizio, del Ministro della difesa e del Ministro degli affari esteri è preliminare e propedeutica a chiarire la posizione del Governo rispetto a questa fase che esplica i suoi effetti sino a fine anno, cioè sino al 31 dicembre 2013.
  È necessaria per fare chiarire al Governo, rispetto a questo passaggio, qual è la sua impostazione, la sua programmazione e il suo obiettivo e per far sì che l'Aula venga aiutata nella legittima rappresentazione delle proprie posizioni e, ancora meglio, rispetto ai passaggi che riguardano gli emendamenti. Credo che ciò sia preliminare per capire in ordine al ritiro e alla programmazione del ritiro dei nostri soldati in Afghanistan e sullo «spacchettamento», nonché sulle diverse situazioni, perché sappiamo benissimo, senza infingimenti e senza strumentalizzazioni, che noi, da ora a fine anno, non riusciremo a compiere nessuna di queste operazioni.
  Noi possiamo realizzare in maniera seria, invece, la condizione che il Governo faccia capire, con la trasparenza che occorre in questa fase, qual è la programmazione, da ora al 2014. Nell'ipotesi contraria, invece, io credo che sia, come al solito, un esercizio di laboratorio, che non produca effettivamente il trasferimento di un messaggio chiaro rispetto alla credibilità che questi passaggi hanno, non solo all'interno dei nostri confini, ma anche rispetto a una credibilità che guarda a una strategia e a un'organizzazione del sistema di difesa e di sicurezza internazionale.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Ottobre. Ne ha facoltà.

  MAURO OTTOBRE. Signor Presidente, io credo che in materia di missioni di pace sia arrivato il momento di chiedere all'Europa di creare una forza armata totale e non, come sempre, quando si va all'estero ad aiutare altri Stati, sia l'Italia sia la Francia sia la Germania agiscano in termini non uniti. Quindi, se siamo in Europa credo ci siano ormai le condizioni tali per creare una forza armata d'Europa, proprio per evitare che ogni Paese, che ogni Pag. 20Stato si dia delle priorità oppure anche per fare i primi della classe, perché a volte non lo siamo.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Gallinella. Ne ha facoltà.

  FILIPPO GALLINELLA. Signor Presidente, temevo che non mi avrebbe fatto intervenire. Io mi associo perché ho ascoltato un po’ gli interventi e credo che per potere votare e andare avanti con il decreto sia necessario sentire il Ministro. Ma se non può venire lui magari ci può mandare un messaggio, un collegamento in streaming o una telefonata. Dunque, propongo una sospensione per potere organizzare questo tipo di comunicazione (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Onorevole Gallinella, se la sua è una richiesta di sospensione le ricordo che la richiesta deve essere fatta da un deputato che sia delegato d'Aula e non può farla un qualunque deputato.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Lacquaniti. Ne ha facoltà.

  LUIGI LACQUANITI. Signor Presidente, anch'io annuncio il ritiro della mia firma dall'emendamento, in quanto non distingue opportunamente fra le tante missioni in cui sono impiegate la Forze armate italiane. Le tematiche della pace impongono una valutazione non grossolana e, quindi, opportune distinzioni.
  Allo stesso modo, una distinzione va fatta anche in merito alle tematiche dell'economia e del commercio, perché non tutto il commercio è assimilabile a una valutazione eticamente positiva. In questo senso, quindi, mi accodo alla richiesta, fatta dai colleghi, di sentire il Ministro in ordine alla missione che è stata assegnata al gruppo della «Cavour», in quanto ritengo che vi sia un commercio eticamente accettabile e una produzione eticamente accettabile. Il fatto che la produzione armiera...

  PRESIDENTE. Concluda !

  LUIGI LACQUANITI. ... oggi in Italia vada bene non è sufficiente a ritenerla eticamente accettabile.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Carinelli. Ne ha facoltà.

  PAOLA CARINELLI. Signor Presidente, io intervengo su questo emendamento che chiede, appunto, di stanziare le maggiori risorse derivanti dal non finanziamento delle missioni a favore di operazioni e di iniziative volte alla cooperazione.
  Io ammetto che sono abbastanza incerta, perché l'emendamento di per sé potrebbe essere lodevole, però sono andata a vedermelo questo articolo 5, comma 1, e mi sembra un po’ generico, perché non specifica dove andranno esattamente questi stanziamenti. Non sappiamo in quali progetti, non sappiamo dove saranno esattamente questi progetti e per quanto tempo. Io credo che quindi dobbiamo riflettere su questo. Probabilmente ne potremo anche parlare quando arriveremo a discutere l'articolo 5, comma 1, perché credo che questa sia una parte molto importante e non trascurabile (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  GIUSEPPE D'AMBROSIO. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Onorevole D'Ambrosio, mi spingo ad immaginare che lei non interviene sull'emendamento, ma sull'ordine dei lavori.

  GIUSEPPE D'AMBROSIO. Sì, signor Presidente.

  PRESIDENTE. Ho immaginato bene. Prego, onorevole D'Ambrosio.

  GIUSEPPE D'AMBROSIO. Signor Presidente, oltre ad associarmi alla richiesta del collega Gallinella, relativamente alla sospensione, attendendo il Ministro magari Pag. 21in streaming, che sarebbe interessante, nel merito dell'emendamento, l'astensione credo sia opportuna in quanto svuotare comunque...

  PRESIDENTE. Mi scusi, onorevole D'Ambrosio, solo per capire. Lei sta chiedendo, a nome del gruppo, la sospensione. Però, le suggerirei, siccome vi è al riguardo una procedura d'Aula, poiché è intervenuto sull'ordine dei lavori, se deve intervenire sull'emendamento, la metto in coda a tutti gli altri che sono iscritti a parlare sull'emendamento, in maniera che possiamo procedere con la richiesta che lei ha avanzato.

  GIUSEPPE D'AMBROSIO. Va bene, signor Presidente.

  PRESIDENTE. Colleghi, innanzitutto dobbiamo chiedere il parere del relatore sulla richiesta avanzata dal collega D'Ambrosio a nome del gruppo del MoVimento 5 Stelle di sospendere, se non ho capito male, onorevole D'Ambrosio, la seduta in attesa che arrivi il Ministro a rispondere alle varie questioni che sono state poste. Vorrei sapere qual è il parere del relatore e poi ovviamente darò la parola, in base a questo, ad un oratore a favore e ad uno contro, come prevede il Regolamento.

  DOMENICO ROSSI, Relatore per la maggioranza per la IV Commissione. Signor Presidente, chiedo di riunire il Comitato dei diciotto e poi daremo la risposta.

  PRESIDENTE. Quindi, se dobbiamo sospendere per riunire il Comitato dei diciotto, significa che è favorevole alla sospensione ?

  DOMENICO ROSSI, Relatore per la maggioranza per la IV Commissione. Sì, signor Presidente.

  PRESIDENTE. Quindi, il relatore di maggioranza è favorevole. Vorrei semplicemente però che ci accordassimo...

  GIANLUCA PINI. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Non volevo trascurarla, onorevoli Pini, le chiedo scusa, sono arrivato dopo e non l'avevo vista. Prego, onorevole Pini.

  GIANLUCA PINI. Signor Presidente, non si preoccupi. Intervengo non in quanto relatore di minoranza, ma in rappresentanza del gruppo, a favore di questa richiesta avanzata dai colleghi del MoVimento 5 Stelle, che però, se non ho capito male, è finalizzata ad ottenere la presenza del Ministro in Aula. Questa sospensione va bene se vi è la certezza che il Ministro possa arrivare in Aula in tempi ragionevoli, perché altrimenti è semplicemente una dilazione dei tempi.

  GIOACCHINO ALFANO, Sottosegretario di Stato per la difesa. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Signor sottosegretario, ci aiuti lei. Ne ha facoltà.

  GIOACCHINO ALFANO, Sottosegretario di Stato per la difesa. Signor Presidente, premetto che non solo il Ministro Mauro, ma anche il Ministro degli affari esteri hanno seguito dall'inizio il provvedimento, perché non dobbiamo dimenticare che parliamo di un decreto sulle missioni e sulla loro proroga. Quindi, l'ha seguito e lo sanno anche i rappresentanti dei gruppi della Camera. Ora, le questioni sono due: una è legata alle questioni ancora aperte, ed in merito a ciò credo che il relatore Rossi abbia chiesto la sospensione per tentare di valutarle; un'altra è una questione che giunge questa mattina, che è quella della presenza del Ministro Mauro, per la coincidenza dei fatti di questi giorni rispetto agli emendamenti che stiamo votando.
  Io ho avvertito il Ministro, che non è a Roma, ma è fuori. Quindi se l'Aula vuole cercare di utilizzare il tempo che abbiamo, a prescindere dalla disponibilità che ha il Ministro sulle questioni aperte, il Governo è disponibile. È ovvio che tutti sanno – e concludo – che questa è una materia che Pag. 22coinvolge più Ministeri con al centro il Presidente del Consiglio dei ministri. Quindi, sulla richiesta della presenza del Ministro Mauro in Aula, dobbiamo decidere se è sulle questioni che ho sentito, la questione «Cavour» ed altre, o se è legata a quelle ancora aperte, perché in quel caso credo che, oltre al Ministro Mauro, come diceva bene Cicu, vi sia bisogno anche della presenza del Ministro degli affari esteri. Quindi, la risposta in merito alla richiesta di sospensione per il Ministro Mauro, sono nelle condizioni di soddisfarla entro oggi pomeriggio e non questa mattina, mentre per la risposta ai quesiti ancora aperti sono disponibile già da subito a lavorarci.

  ETTORE ROSATO. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  ETTORE ROSATO. Signor Presidente, io credo che, per come si è sviluppato il dibattito questa mattina – lei ha cercato di ricordarlo in più occasioni –, andando un po’ in senso ampliativo rispetto a quanto previsto dal Regolamento, entrando in una serie di questioni legittime, significative e importati, che sono state sollevate da tutti i gruppi, è corretto che vi sia la richiesta da parte di un gruppo di opposizione, in questo caso il MoVimento 5 Stelle, di avere in Aula il Ministro. Io credo che il Ministro non abbia contrarietà, per quanto mi è dato di capire, a venire in Aula. Credo che il sottosegretario Alfano abbia fatto bene il suo mestiere, e quindi le risposte tecniche può darle. Però, visto che vi è una richiesta di intervenire su alcuni altri punti, che riguardano anche questioni non strettamente connesse al decreto, credo che sia utile dare modo al Ministro di arrivare – perché in questo momento non è a Roma, da quanto è dato di sapere, e comunque egli ha tutto l'interesse di venire in Aula –, e di permettere di venire anche a un rappresentante del Ministero degli affari esteri, se questo è considerato utile, ma con la specifica che noi dobbiamo andare avanti su questo decreto-legge.
  Quindi, io chiedo, visto che vi era un intervento di questo tipo da parte del relatore, che vi sia, in sede di Comitato dei nove, una discussione che consenta di tornare in Aula e ascoltare il Ministro sulle cose che deve dire, anche non strettamente connesse con l'emendamento e l'articolo in questione, ma che dopo vi sia l'impegno di tutti i gruppi, essendoci il nostro impegno a sospendere la seduta, di proseguire il dibattito nelle forme dovute dal Regolamento; nessuno chiede nulla di più, ma nelle forme dovute dal Regolamento. In questo caso, suggerirei, però, di andare a una sospensione che consenta al Ministro di rientrare.

  PRESIDENTE. Onorevole Sibilia, lei ha chiesto di parlare, ma le segnalo che abbiamo già dato la parola all'onorevole D'Ambrosio su questo argomento. Comunque, un secondo solo, perché può darsi che arriviamo a una soluzione.
  Se ho interpretato bene, onorevole Rosato, le sue parole e quelle degli altri gruppi, e anche l'intervento del sottosegretario, mi pare di capire che noi potremmo adesso sospendere la seduta, per consentire la riunione del Comitato dei diciotto, che può affrontare e vedere se si riesce a completare un lavoro che mi pare sia in sospeso. A questo punto, potremmo riconvocare l'Aula su questo argomento dopo il question time, facendo in modo che il Governo si faccia carico di vedere se è possibile che il Ministro venga alle ore 16, in maniera che risolviamo entrambe le questioni.
  Ricordo, peraltro, che alle ore 14 è convocata la Conferenza dei presidenti di gruppo, e quindi questo sicuramente potrà essere un ulteriore argomento che arricchisce la situazione. Se non vi sono obiezioni a questa proposta, così come l'ho formulata, possiamo considerarla approvata.
  Sospendo a questo punto la seduta, che riprenderà alle ore 15 per lo svolgimento di interrogazioni a risposta immediata e alle ore 16 per il seguito della discussione del decreto-legge in materia di proroga delle missioni internazionali.

Pag. 23

  La seduta, sospesa alle 12,20, è ripresa alle 15.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE LUIGI DI MAIO

Svolgimento di interrogazioni a risposta immediata.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di interrogazioni a risposta immediata, alle quali risponderanno il Ministro della salute, il Ministro per l'integrazione e il Ministro del lavoro e delle politiche sociali.

(Iniziative per l'aggiornamento del nomenclatore tariffario – n. 3-00438)

  PRESIDENTE. Il deputato Capelli ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-00438, concernente iniziative per l'aggiornamento del nomenclatore tariffario (Vedi l'allegato A – Interrogazioni a risposta immediata). Ricordo che ha un minuto.

  ROBERTO CAPELLI. Signor Presidente, signor Ministro, l'interrogazione proposta intende richiamare l'attenzione sul mancato aggiornamento del nomenclatore tariffario per le prestazioni di assistenza protesica erogabili nell'ambito del Servizio sanitario nazionale – siamo quindi in ambito LEA (Livelli essenziali di assistenza) –, nomenclatore che, ai sensi dell'articolo 11 del decreto ministeriale n. 332 del 1999, dovrebbe essere periodicamente aggiornato con cadenza massima triennale e che, di fatto, non viene aggiornato da oltre quattordici anni. Risultato immediatamente evidente e conseguente sono i danni del mancato aggiornamento, danni che ha provocato e che sta provocando, in primis a carico dei disabili...

  PRESIDENTE. Dovrebbe concludere.

  ROBERTO CAPELLI. Concludo. In primis a danno dei disabili, poi delle aziende erogatrici e infine a danno della finanza pubblica che, in vari casi, paga ancora a prezzi elevati protesi e ausili obsoleti e deprezzati nel tempo.

  PRESIDENTE. La Ministra della salute, Beatrice Lorenzin, ha facoltà di rispondere.

  BEATRICE LORENZIN, Ministro della salute. Signor Presidente, come ha osservato l'onorevole interrogante, nel corso delle audizioni tenutesi presso la Commissione straordinaria per la tutela e la promozione dei diritti umani del Senato, in data 31 luglio 2013, ho già avuto occasione di fornire tutti i chiarimenti circa le difficoltà emerse durante l’iter per l'aggiornamento del nomenclatore tariffario di cui al regolamento del 27 agosto 1999. In quella occasione ebbi cura di segnalare che è assolutamente necessario aggiornare il vigente nomenclatore per garantire ai pazienti la disponibilità di protesi, ortesi ed ausili più adeguati alle loro esigenze e che siano di supporto anche ai familiari che li assistono.
  Ricordo che il nuovo progetto di aggiornamento del nomenclatore prevede una serie di iniziative innovative sia a favore dell'assistenza integrativa nel settore dei dispositivi medici monouso, sia per l'assistenza protesica. Tali innovazioni complessivamente generano un incremento degli oneri a carico del Servizio sanitario nazionale stimato in circa 321 milioni di euro annui. Tale maggiore spesa ha indotto il Ministero dell'economia e delle finanze, già nel 2010, ad una valutazione non favorevole che di fatto ha determinato la sospensione dell’iter di approvazione.
  Occorre pertanto individuare una adeguata copertura finanziaria per riattivare l’iter di perfezionamento del regolamento. È mio convincimento che il disegno di legge di stabilità per il 2014, attualmente all'esame della Commissione bilancio del Senato, non recando riduzioni al Fondo sanitario nazionale, se si escludono le Pag. 24misure in materia di pubblico impiego, pone le condizioni per l'individuazione della necessaria copertura finanziaria.
  Pertanto intendo ribadire anche in questa sede che è mia ferma volontà inserire il progetto di aggiornamento dell'attuale nomenclatore tariffario delle protesi per i soggetti disabili nella prossima iniziativa di politica sanitaria, qual è il Patto per la salute 2013-2015, che nel rispetto degli attuali vincoli di finanza pubblica è in corso di perfezionamento con le regioni e che mi auguro possa essere adottato entro la fine dell'anno in corso.

  PRESIDENTE. Il deputato Capelli ha facoltà di replicare, per due minuti.

  ROBERTO CAPELLI. Signor Presidente, signor Ministro, io ho preso atto delle sue dichiarazioni anche nel corso dell'audizione al Senato, da lei riferite poc'anzi, e prendo atto della sua volontà di intervenire tempestivamente per l'aggiornamento del prontuario e del nomenclatore suddetto.
  Vorrei chiarire però che, anche da quanto a lei riferito, c’è la necessità di reperire somme per la modifica, appunto, del prontuario, pari a 321 milioni. Ripeto, vorrei chiarire che stiamo parlando di impegno, per quanto riguarda le protesi e il nomenclatore, di circa un miliardo e 900 milioni, circa il 10 per cento della spesa sanitaria in Italia. Non concordo sul fatto che sia prioritario trovare le risorse per modificare il nomenclatore. Faccio solo due semplici esempi: con il vecchio nomenclatore, noi acquistiamo, lo Stato paga, le ASL pagano per alcuni presidi e ausili somme che sono decisamente superiori ai valori attuali. Parlo delle carrozzine, per esempio, parlo dei montascale. Deve essere noto a tutti che noi paghiamo, per esempio, delle carrozzine oltre 400 euro come da nomenclatore, mentre il costo reale oggi, a causa dell'innovazione tecnologica, è di 150 euro. Per cui, io credo che da un più razionale controllo della spesa e da un adeguato aggiornamento della spesa sanitaria si possano ricavare non solo i 321 milioni di euro utili e da lei richiamati per l'aggiornamento del nomenclatore, ma cifre ben più importanti per la razionalizzazione della spesa pubblica e del bilancio dello Stato.
  Credo che vada superato questo handicap dei conti dello Stato – concludo –, ponendo la massima attenzione verso la razionalizzazione della spesa pubblica, che può venire incontro al superamento delle gravi e giornaliere difficoltà richiamate per affrontare la contingenza della crisi che ogni giorno è presente alla nostra e alla vostra attenzione.

(Iniziative per campagne d'informazione e di prevenzione del diabete – n. 3-00439)

  PRESIDENTE. La deputata Binetti ha facoltà di illustrare, per un minuto, la sua interrogazione n. 3-00439, concernente iniziative per campagne d'informazione e di prevenzione del diabete (Vedi l'allegato A – Interrogazioni a risposta immediata).

  PAOLA BINETTI. Ringrazio per questa opportunità che vede questa interrogazione collocata proprio alla vigilia della Giornata mondiale del diabete. Il tema concreto dell'interrogazione riguarda una particolare fascia di soggetti, concretamente gli adolescenti, per i quali è particolarmente importante non soltanto la campagna di prevenzione, che ha come punto di riferimento già i primi stili di vita, perché un bambino obeso ha maggiori possibilità di sviluppare un diabete, ma riguarda soprattutto quelle condizioni e quelle circostanze di vita nelle quali si trovano soggetti prevalentemente con un diabete di tipo 1 e, quindi, del tutto innocenti rispetto alla patologia che hanno acquisito, perché è una patologia su base immunitaria e per i quali l'inserimento nella vita, per esempio, scolastica non è così semplice, perché non c’è quella adeguata consapevolezza di quelle che sono le loro esigenze.
  Noi abbiamo bisogno di creare un raccordo molto importante per questi ragazzi tra il mondo della scuola, il mondo della formazione, il mondo dello sport e il Pag. 25mondo della salute, e chiediamo davvero che venga prestata particolare attenzione a quello che i diabetologi chiamano italian model chronic care, cioè un modello di assistenza cronica integrata che davvero tiene conto complessivamente di tutte le esigenze dei ragazzi.

  PRESIDENTE. La Ministra della salute, Beatrice Lorenzin, ha facoltà di rispondere.

  BEATRICE LORENZIN, Ministro della salute. Signor Presidente, ringrazio gli onorevoli interroganti per aver posto l'attenzione su un rilevante problema sanitario e sociale quale il diabete mellito di tipo 1 e di tipo 2, perché mi consente di illustrare le iniziative che il Ministero della salute, consapevole della gravità del problema, ha già assunto e intende avviare nei prossimi mesi.
  Già a partire dal Piano sanitario nazionale 2003-2005 è stato previsto un impegno di significativa rilevanza per il Servizio sanitario nazionale finalizzato alla prevenzione e alla lotta delle patologie diabetiche. Tale impegno è stato poi confermato anche nei successivi piani sanitari. In particolare, specifica attenzione alla problematica in questione è stata riservata nei piani nazionali della prevenzione, nel programma nazionale «Guadagnare salute, rendere facili le scelte salutari» del 2007, nel piano sulla malattia diabetica approvato il 6 dicembre 2012 in Conferenza Stato-regioni.
  Le iniziative intraprese riguardo alla prevenzione primaria del diabete sono state principalmente rivolte alla prevenzione dell'aumento del peso corporeo, con la promozione dell'adozione di corretti stili di vita, anche attraverso politiche intersettoriali di coinvolgimento dei vari soggetti istituzionali e della società civile, con l'obiettivo di creare le condizioni per favorire scelte alimentari nutrizionalmente corrette e di sviluppare l'ambiente urbano in modo da incoraggiare e favorire l'attività fisica.
  Quanto alla prevenzione secondaria e terziaria del diabete che necessita di diagnosi precoce, del coinvolgimento attivo dei pazienti e della continuità assistenziale, il Piano nazionale della prevenzione per gli anni 2012-2013 ha rinnovato gli obiettivi del precedente piano, in modo da consentire il raggiungimento degli stessi con il supporto del Progetto IGEA (integrazione, gestione e assistenza) già intrapreso nel 2006. L'applicazione del Progetto IGEA consentirà di migliorare la gestione della patologia diabetica, ridurre le complicanze a lungo termine, ottenere maggiore appropriatezza nell'utilizzo dei farmaci e dei presidi diagnostico-terapeutici.
  Anticipo, inoltre, che il nuovo Piano nazionale della prevenzione del 2014-2018, in via di definizione, affronterà la problematica diabete nell'ambito più generale della prevenzione delle malattie croniche non trasmissibili, così come indicato anche dall'Organizzazione mondiale della sanità nel piano di azione globale per la prevenzione. Il controllo delle malattie non trasmissibili è valido per il periodo 2013-2020. La prevenzione sarà incentrata sulla promozione della salute e dei corretti stili di vita, nonché sulla diagnosi precoce.
  Sono inoltre d'accordo con gli onorevoli interroganti che per la patologia in esame rivestono significativa rilevanza anche strategie di comunicazione finalizzate a una più puntuale percezione delle caratteristiche della malattia e delle strategie di prevenzione.
  Nell'anno in corso il Ministero della salute ha avviato, nella scorsa legislatura, le seguenti iniziative: in collaborazione con la Presidenza del Consiglio dei ministri, uno spot televisivo per promuovere lo svolgimento dell'attività fisica in tutte le età, con particolare riguardo alla fascia di popolazione che supera i 60 anni; per favorire una corretta alimentazione, oltre all'ordinaria produzione di opuscoli e depliant, è stato realizzato un originale cartone animato denominato «Capitan Cook», rivolto ai telespettatori più piccoli e trasmesso in 26 puntate per incoraggiare i bambini al consumo di frutta e verdura; inoltre sono in atto iniziative per sostenere il movimento fisico e una corretta alimentazione tra i bambini. La questione del Pag. 26diabete, nella più ampia e complessa questione che riguarda la prevenzione primaria e secondaria, sarà uno degli obiettivi che avremo per l'Italia durante il semestre europeo e che ci porteranno fino ad Expo 2015, dove il tema è proprio quello della nutrizione del pianeta e di tutti i cittadini anche italiani.

  PRESIDENTE. La deputata Binetti ha facoltà di replicare, ricordo che ha due minuti.

  PAOLA BINETTI. Signor Presidente, io ringrazio il Ministro, anche perché le notizie sono abbastanza allarmanti: tra dieci anni un miliardo di malati. Non è un problema più di salute individuale, ma diventa davvero un grosso tema di salute pubblica, che intercetta non soltanto tutto quello che riguarda il Ministero della salute, ma intercetta anche tutto quello che riguarda, a ben più ampio raggio, un'economia globale del nostro Paese e credo a livello proprio internazionale.
  Quello che mi preme dire – vorrei che il Ministro lo sapesse – è che noi abbiamo presentato anche diverse mozioni, ogni gruppo parlamentare ha presentato una mozione, sul tema del diabete, che ci farebbe davvero molto piacere discutere con lei per entrare maggiormente nel dettaglio, più di quanto non possa fare un'interrogazione di questo tipo, il cui principale valore è accendere, per così dire, una spia importante rispetto alla giornata di domani.
  Quello che voglio dire è che noi abbiamo bisogno di potenziare la ricerca sul diabete, una ricerca che riguarda soprattutto il diabete di tipo 1. Abbiamo bisogno di sviluppare davvero una ricerca farmacologica su quelle che sono le nuove terapie del diabete: sentiamo parlare spesso di quella che è l'insulina intelligente, che dovrebbe in qualche modo facilitare la vita dei soggetti diabetici. Ma abbiamo anche proprio bisogno di creare delle condizioni e il contesto che rendano più difficile l'acquisizione di una patologia che, una volta che si è innestata, poi come è ben noto ha conseguenze gravi a livello cardiocircolatorio, a livello renale, a livello anche semplicemente della vista dei pazienti.
  Quindi noi abbiamo bisogno di guardare a trecentosessanta gradi a questa patologia. Quindi io prego davvero il Ministro, di cui peraltro riconosco anche la concretezza e la correttezza delle informazioni non solo in atto, ma anche nella prospettiva, guardando all'Expo 2015 e guardando al prossimo semestre italiano, in cui l'Italia può fare davvero da punto di riferimento anche per molti altri Paesi. Però noi vorremmo discutere presto con lei, Ministro, queste nostre mozioni, proprio perché ci sembra che dal nostro Paese possano scaturire suggerimenti, proposte e riflessioni che possono poi ridondare a vantaggio di molte altre situazioni e di molte altre circostanze.

(Intendimenti del Ministro per l'integrazione in ordine ai centri di identificazione ed espulsione, anche alla luce della normativa comunitaria in materia – n. 3-00440)

  PRESIDENTE. Il deputato Fedriga ha facoltà per un minuto di illustrare la sua interrogazione n. 3-0440, concernente intendimenti del Ministro per l'integrazione in ordine ai centri di identificazione ed espulsione, anche alla luce della normativa comunitaria in materia (Vedi l'allegato A – Interrogazioni a risposta immediata).

  MASSIMILIANO FEDRIGA. Signor Presidente e Ministro, l'interrogazione che abbiamo presentato come gruppo della Lega Nord riguarda i gravi fatti accaduti nel centro di identificazione ed espulsione di Gradisca, perpetrati dai clandestini presenti all'interno della struttura. Infatti all'interno del centro sono avvenuti diversi atti di violenza, ultimo fra tutti l'incendio della struttura stessa. In conseguenza a tale atto, i clandestini sono stati spostati in altri centri, tra cui il CIE di Milano. Anche in questa struttura, sempre da parte dei clandestini, sono stati appiccati 5 incendi negli ultimi 60 giorni. Vorremmo quindi sapere gli intendimenti del Ministro riguardo Pag. 27l'organizzazione dei CIE alla luce dei fatti esposti e se lo stesso Ministro Kyenge non ritenga opportuno condannare fortemente tali episodi gravissimi e coloro che li hanno messi in atto.

  PRESIDENTE. La Ministra per l'integrazione, Cécile Kyenge, ha facoltà di rispondere, per tre minuti.

  CÉCILE KYENGE, Ministro per l'integrazione. Signor Presidente, onorevoli colleghi, gli onorevoli interroganti chiedono di conoscere i miei intendimenti in merito alla chiusura dei Centri di identificazione ed espulsione degli immigrati, anche in relazione ai gravi fatti accaduti nei centri di Gradisca d'Isonzo e di Milano. A tale riguardo, desidero far presente che ho sempre condannato ogni episodio di violenza e ho sempre chiesto la piena applicazione delle norme penali. Ciò è accaduto anche in questa Assemblea lo scorso 15 maggio, quando ho risposto su temi analoghi a quelli odierni.
  In merito agli altri aspetti dell'interrogazione, richiamo il mio discorso tenuto a Bruxelles al Parlamento europeo, che è pure noto agli interroganti e, tuttavia, travisato nei contenuti. Per anni norme inadeguate hanno generato misure e strumenti inutili, inefficaci ed onerosi. Il trattenimento delle persone nei Centri di identificazione ed espulsione formalmente non costituisce una pena per un reato commesso, ma una misura amministrativa per superare gli ostacoli che impediscono il rimpatrio delle persone irregolarmente presenti nel territorio nazionale. La normativa europea prevede il trattenimento come ultima soluzione e solo per una durata strettamente necessaria all'allontanamento.
  La regola principale per l'Europa è l'applicazione di misure alternative per favorire il rimpatrio, preferibilmente volontario. La normativa nazionale dovrebbe meglio adeguarsi a quella europea. Ad esempio, il prolungamento del periodo di permanenza nei Centri, aumentato fino a diciotto mesi, appare eccessivamente lungo anche sotto il profilo dell'adeguatezza delle nostre strutture attrezzate, come è a tutti ben noto, per un'accoglienza per periodi più brevi. Ricordo che la norma originaria del 1998 prevedeva trenta giorni.
  Sono evidenti, quindi, gli effetti negativi che possono derivare sulla qualità della vita all'interno della struttura, sulle relazioni interpersonali e sulle possibili gravi violazioni di diritti fondamentali. Ripensare a tutto questo è un compito difficile che richiede approfondimenti non banali e non demagogici. Al di là degli aspetti normativi e gestionali di competenza degli altri Ministeri, la mia funzione è quella di stimolare l'approfondimento di una problematica così delicata, evitando che venga utilizzata per campagne informative e di comunicazione che suscitano odio e paura. Prevenire l'irregolarità: è questo uno dei principi da perseguire con interventi sui flussi migratori tenendo presente l'importanza che questi hanno per lo sviluppo della società ed il mantenimento degli attuali standard demografici ed economici. Allora è nostro compito prevedere canali di accesso regolare per i migranti che con l'attuale normativa sono di fatto inesistenti. In tal modo si ridurrebbe sensibilmente l'irregolarità sul territorio e, quindi, la necessità delle strutture di trattenimento. Grazie per l'attenzione.

  PRESIDENTE. Il deputato Fedriga ha facoltà di replicare.

  MASSIMILIANO FEDRIGA. Signor Presidente, Ministro, quello che ha detto quest'oggi lo riteniamo molto grave. Lei sta dicendo che per eliminare l'irregolarità dei clandestini bisogna aprire le porte e fare entrare chiunque. Lei vuole facilitare, in un momento dove abbiamo il 40 per cento – e vicino a lei c’è il Ministro Giovannini – di disoccupazione giovanile, l'arrivo di nuova forza lavoro che non troverebbe un futuro. L'unico favore rispetto a questi intendimenti non lo si fa ai migranti – ovviamente, e sono convinto, non per sua volontà – ma si fa semplicemente a chi fa la tratta della carne umana.
  Ministro, le persone presenti all'interno del CIE di Gradisca per il 98 per cento Pag. 28erano persone che uscivano da circuiti carcerari e che avevano commesso dei reati quali droga, furto e addirittura violenza carnale. Questa è la resa dello Stato rispetto alla delinquenza ! Ministro, di fatto lo Stato si arrende a chi ha devastato il Centro. Sono persone in attesa di espulsione e noi, invece, li trasferiamo in altri Centri malgrado abbiano commesso quegli atti gravissimi. Questo non lo dice la Lega Nord, Ministro, ma lo dicono i sindacati di Polizia presenti all'interno del CIE di Gradisca. E per questo noi della Lega Nord domenica prossima, alle ore 11 di mattina, manifesteremo di fronte al CIE di Gradisca per dire no all'immigrazione clandestina e sì alla legalità (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie).

(Elementi ed iniziative in merito alle richieste di accesso alla cassa integrazione guadagni in deroga ed al conseguente fabbisogno finanziario – n. 3-00441)

  PRESIDENTE. La deputata Rostellato ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-00441, concernente elementi ed iniziative in merito alle richieste di accesso alla cassa integrazione guadagni in deroga ed al conseguente fabbisogno finanziario (Vedi l'allegato A – Interrogazioni a risposta immediata).

  GESSICA ROSTELLATO. Signor Presidente, Ministro Giovannini, a seguito dei fatti riportati sui quotidiani nazionali relativi a disordini per la mancata erogazione della CIG in deroga, siamo a richiederle quale sia ad oggi l'esatto numero dei lavoratori aventi diritto con espresso riferimento al numero di aziende che hanno fatto richiesta di accesso alla cassa integrazione in deroga e al relativo reale fabbisogno economico utile a finanziare le richieste accolte.

  PRESIDENTE. Il Ministro del lavoro e delle politiche sociali, Enrico Giovannini, ha facoltà di rispondere.

  ENRICO GIOVANNINI, Ministro del lavoro e delle politiche sociali. Signor Presidente, l'onorevole interrogante richiama l'attenzione sugli ammortizzatori sociali in deroga. In particolare intende conoscere quante aziende abbiano fatto richiesta di accesso, quanti siano i lavoratori aventi diritto nonché quale sia il fabbisogno economico per il finanziamento delle richieste accolte.
  Preliminarmente voglio ricordare che questo Governo, in considerazione della grave crisi occupazionale e della correlata esigenza di garantire adeguata tutela del reddito dei lavoratori, ha sin dal suo insediamento manifestato il massimo impegno per garantire, anche per l'anno in corso, la disponibilità delle risorse finanziarie.
  In tal senso sono stati approvati alcuni decreti-legge che hanno consentito di integrare le risorse stanziate dalla legge n. 92 del 2012 nonché quelle attivabili, secondo la legge di stabilità del 2013, a seguito di riprogrammazione dei programmi cofinanziati dai fondi strutturali comunitari. Pertanto, per l'anno 2013, complessivamente sono state destinate agli ammortizzatori sociali in deroga risorse pari a 2 miliardi 205 milioni di euro cui si aggiungono 287 milioni di euro a carico del predetto piano azione e coesione da destinarsi alle quattro regioni dell'obiettivo convergenza, Campania, Puglia, Calabria e Sicilia.
  Per quanto riguarda, in particolare, i dati relativi alla regione Calabria, segnalo che i quattro decreti di finanziamento susseguitesi nel corso del 2013 hanno attribuito a tale regione risorse complessive pari a oltre 116 milioni di euro.
  Infine per ciò che concerne il numero totale dei soggetti beneficiari del trattamento di integrazione salariale in deroga, l'INPS ha prodotto dati aggiornati al dicembre 2012 da cui emerge un dato complessivo pari a 186 mila lavoratori. I dati relativi all'anno in corso così come quelli dell'incrocio aziende-lavoratori sono in corso di elaborazione.
  Il carattere ormai tendenzialmente strutturale di forme di sostegno al reddito, inizialmente concepite come temporanee, rende evidente la necessità di disporre di Pag. 29dati numerici attendibili ed è per questo che confermo la realizzazione in corso della banca dati delle politiche attive e passive previste dal decreto-legge n. 76 del 2013 che consentirà agli operatori del settore e, in primis, al mio Ministero, di disporre di uno strumento conoscitivo completo e adeguato in materia al fine di favorire un migliore incontro tra domanda e offerta di lavoro in termini di qualifiche e capacità, stimolando così occupazione, produttività e crescita nonché di poter monitorare meglio l'utilizzo delle diverse forme di integrazione al reddito.

  PRESIDENTE. La deputata Rostellato ha facoltà di replicare per due minuti.

  GESSICA ROSTELLATO. Signor Presidente, la ringrazio Ministro, per la risposta. Direi che i dati che ci ha fornito sono decisamente allarmanti. Sono numeri enormi e mi chiedo se riusciremo a trovare ancora risorse per finanziarli.
  Questo continuo rifinanziamento, che abbiamo visto anche in questi mesi da quando noi siamo in Parlamento, ha creato enormi insicurezze in queste persone che poi compiono questi atti di disperazione perché sono mesi che attendono di avere cioè che vivono senza un reddito.
  Tra l'altro nel disegno di legge di stabilità che andiamo adesso a discutere troviamo nuovamente un rifinanziamento per il 2014. Come lei diceva, la cassa integrazione in deroga era stata studiata per un problema che sembrava dovesse durare per un tempo limitato, con risorse limitate, con numeri limitati. Ci troviamo, invece, ad avere ormai una situazione di crisi che continua da anni. Forse questa crisi probabilmente è strutturale, non è una crisi temporanea. Quindi bisogna cercare una soluzione strutturale al problema.

  PRESIDENTE. Deputata Rostellato, concluda.

  GESSICA ROSTELLATO. Concludo velocemente, signor Presidente. Mi chiedo però perché questo non venga fatto. Voglio dire, c’è qualcuno che ci guadagna affinché continui ad esserci questa insicurezza ? Addirittura noi ci chiediamo: non è che sono i sindacati che vogliono continuare con questa situazione perché loro vivono nella speranza che si continui nella CIG in deroga perché sono loro a firmare le autorizzazioni della CIG in deroga ? Allora io credo che nel disegno di legge di stabilità noi abbiamo una grande possibilità di cambiare finalmente strada, di cambiare metodo per dare una risposta vera di sicurezza ai cittadini, non per continuare a dare, diciamo, sicurezze a qualcuno, a qualche categoria che deve tenere dei privilegi. Diamo una risposta ai cittadini che aspettano un reddito.
  Quindi, utilizziamo veramente questa occasione della legge di stabilità per fare qualcosa di buono.

(Problematiche riguardanti la disponibilità di risorse per la cassa integrazione guadagni in deroga e l'elaborazione del previsto decreto interministeriale relativo alle regole di accesso – n. 3-00442)

  PRESIDENTE. La deputata Polverini ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-00442 concernente problematiche riguardanti la disponibilità di risorse per la cassa integrazione guadagni in deroga e l'elaborazione del previsto decreto interministeriale relativo alle regole di accesso (Vedi l'allegato A – Interrogazioni a risposta immediata), per un minuto.

  RENATA POLVERINI. Signor Presidente, signor Ministro, come lei sa, con la legge 28 giugno 2012, n. 92, si è intervenuto sul sistema degli ammortizzatori sociali prevedendo il passaggio progressivo all'ASpI, l'assicurazione sociale per l'impiego, che vede all'articolo 3 della stessa legge la costituzione, anche, di fondi di solidarietà bilaterali per i settori che fino ad oggi non sono coperti. Sappiamo anche che dal 2009 il ricorso alla cassa integrazione in deroga ha permesso di raggiungere diversi obiettivi come il mantenimento del tasso di disoccupazione in linea Pag. 30con la media europea, un sostegno al reddito e, fino al 2012, anche dei percorsi di riqualificazione. A fronte degli allarmi che abbiamo ascoltato in queste ore, in particolare da parte delle regioni, ed il ritardo che l'INPS mette in campo per i pagamenti, le chiediamo se ci sia una contezza delle risorse disponibili a copertura del 2013 e del 2014 e, soprattutto, se sia già in corso o se si intenda aprire un tavolo di confronto con le competenti Commissioni parlamentari, le regioni e le parti sociali sul famoso decreto interministeriale per le nuove regole di concessione della cassa in deroga.

  PRESIDENTE. Il Ministro del lavoro e delle politiche sociali, Enrico Giovannini, ha facoltà di rispondere.

  ENRICO GIOVANNINI, Ministro del lavoro e delle politiche sociali. Signor Presidente, anche in questo caso l'onorevole interrogante pone l'accento sull'utilizzo degli ammortizzatori sociali in deroga e, in particolare, sulla disponibilità di risorse per gli anni 2013 e 2014 nonché sulla definizione del decreto interministeriale relativo alla determinazione dei criteri di accesso allo strumento della cassa integrazione in deroga.
  Nel richiamare quanto già segnalato in relazione al precedente quesito, relativamente agli interventi del Governo volti a garantire, anche per l'anno in corso, le risorse finanziarie occorrenti al finanziamento degli ammortizzatori sociali in deroga, mi limito a ricordare che per l'anno in corso sono stati assegnati alle regioni e alle province autonome complessivamente 2 miliardi 205 milioni di euro a cui si aggiungono ulteriori 287 milioni a carico del piano di azione e coesione assegnati alle quattro regioni dell'Obiettivo convergenza. Inoltre, il Governo ha preso l'impegno a stanziare altri 330 milioni di euro, a valere sul 2013, proprio per completare questo anno che è stato particolarmente pesante da questo punto di vista. Quindi, l'ammontare di risorse per quest'anno è già pari a quello dell'anno scorso; nel momento in cui ci saranno gli altri 330 milioni di euro avremo un valore ancora più elevato. In particolare, sono stati stanziati 1.830 milioni di euro per accordi sottoscritti in sede regionale, 170 milioni di euro da destinarsi a regioni e province autonome per il finanziamento degli ammortizzatori sociali in deroga di competenza dell'anno 2012 e poi 205 milioni di euro destinati agli interventi nei confronti delle aziende che hanno concluso accordi in sede governativa.
  L'impegno del Governo a fornire adeguato sostegno alle esigenze richiamate dall'onorevole interrogante anche per l'anno 2014 è confermato dalla previsione di cui all'articolo 7 del disegno di legge di stabilità che destina agli ammortizzatori sociali in deroga ulteriori 600 milioni di euro per il 2014, aggiuntivi rispetto alle somme già disponibili a legislazione vigente e che ammontano a circa un miliardo di euro.
  Va però ricordato che a partire dal 2014 deve partire il meccanismo dei Fondi di solidarietà bilaterali previsto dalla legge n. 92 del 2012. Al riguardo tengo a sottolineare che l'avvio di tale sistema consentirà una maggiore armonizzazione anche a livello territoriale del sistema delle politiche di sostegno al reddito e il tendenziale superamento dei modelli normativi eccezionali e derogatori che hanno caratterizzato la legislazione negli anni più recenti.
  L'ultimo punto riguarda il decreto interministeriale concernente l'individuazione dei criteri di concessione degli ammortizzatori in deroga ed è importante sottolineare che è lo stesso articolo 4, comma 2, del decreto-legge n. 54 del 2013 a richiedere la previa acquisizione del parere della Conferenza Stato-regioni e province autonome e delle competenti Commissioni parlamentari nonché di sentire le parti sociali. Quindi il Parlamento sarà ampiamente coinvolto in questa discussione.

  PRESIDENTE. La deputata Polverini ha facoltà di replicare, per due minuti.

  RENATA POLVERINI. Signor Presidente, signor Ministro, diciamo che ci auguriamo che le risorse che lei ha ricordato Pag. 31siano sufficienti per garantire un sistema in un momento molto complicato della vita economica, ma soprattutto sociale, del nostro Paese. Saremmo stati forse più tranquilli tutti se anche lei non si fosse dovuto in qualche modo dibattere tra un decreto e l'altro nel reperire le risorse: questo avrebbe sicuramente aggiunto una serenità che invece in queste settimane purtroppo non c’è stata, né da parte nostra, né da parte delle aziende, delle associazioni dei lavoratori, ma soprattutto dei lavoratori stessi.
  La mia preoccupazione è che adesso, guardando ovviamente ad un momento ancora di grave difficoltà nella riscrittura dei criteri e nell'attivazione del nuovo sistema, si possa veramente perdere un patrimonio professionale di tanti lavoratori, che, come sappiamo, purtroppo non rientreranno nel loro luogo di lavoro, perché dobbiamo prendere atto che molte aziende non si trovano, e forse non si troveranno nelle condizioni di riaprire. Ci auguriamo che questa restrizione dei criteri non vada ad impoverire ancora di più le famiglie del nostro Paese: sono recenti gli studi messi in campo da autorevoli osservatori o da associazioni come la Caritas, che vedono crescere la presenza di famiglie «normali» che sono costrette ad accedere ai loro servizi caritatevoli.
  Ci auguriamo quindi che attraverso questo confronto con le parti interessate, con le regioni, ed anche con il Parlamento, si possa consentire appunto che da un lato il nuovo sistema entri a regime non escludendo nessuno, anzi includendo tanti lavoratori che con il sistema attuale, a parte la deroga messa in campo in questa ultima fase in questo Paese, rimanevano esclusi, ma soprattutto appunto che i nuovi criteri non impoveriscano ulteriormente il nostro Paese.

(Misure a favore dei lavoratori ammessi alla cassa integrazione guadagni in deroga nel 2013 – n. 3-00443)

  PRESIDENTE. L'onorevole Airaudo ha facoltà di illustrare l'interrogazione Migliore n. 3-00443, concernente misure a favore dei lavoratori ammessi alla cassa integrazione guadagni in deroga nel 2013 (Vedi l'allegato A – Interrogazioni a risposta immediata), di cui è cofirmatario.

  GIORGIO AIRAUDO. Signor Presidente, la cassa integrazione in deroga era stata immaginata nell'emergenza della crisi, immaginando una crisi breve: quindi, con un grave errore di valutazione; l'abbiamo poi prorogata. Da una articolo uscito sul quotidiano la Repubblica apprendiamo che sulla cassa in deroga verrà avviato da parte del Governo un «giro di vite»: si evince da questo articolo che si prepara il terreno in vista del passaggio ai nuovi istituti per i senza lavoro, i fondi di solidarietà dell'ASPI, l'assicurazione sociale per l'impiego, e ciò che era contenuta nella riforma Fornero.
  Nei prossimi giorni è prevista la firma del decreto interministeriale recante i nuovi criteri per l'accesso alla cassa integrazione in deroga; e allora siamo qui a chiedere al Ministro qual è la parte di cassa integrazione in deroga di cui sono rimasti pagamenti non effettuati: ieri ero in Friuli, e ho appreso di diverse migliaia di lavoratori...

  PRESIDENTE. La invito a concludere.

  GIORGIO AIRAUDO. Concludo...che non hanno questi pagamenti. Ci viene detto dalla Conferenza delle regioni e delle province autonome che servirebbe almeno un altro miliardo; le cifre che abbiamo sentito anche oggi sono inferiori, e quindi ci chiediamo come intenda il Governo mantenere gli impegni che sono stati presi in quegli accordi dalle stesse regioni, e come si intenda e con quali ammortizzatori garantire la prosecuzione di una crisi che non ha bisogno di strumenti in deroga, ma di strumenti permanenti.

  PRESIDENTE. Il Ministro del lavoro e delle politiche sociali, Giovannini, ha facoltà di rispondere.

  ENRICO GIOVANNINI, Ministro del lavoro e delle politiche sociali. Signor Presidente, Pag. 32anche il quesito cui mi accingo a rispondere sottolinea l'esigenza di disporre, per l'anno in corso e per il prossimo anno, di adeguate risorse, al fine di soddisfare le esigenze correnti in tema di ammortizzatori sociali in deroga. Il quesito altresì torna sulla questione del decreto ministeriale, che dovrà fissare, ai sensi dell'articolo 4 del decreto-legge n. 54 del 2013, i criteri per la concessione di ammortizzatori in deroga.
  Quanto al primo aspetto, mi permetto di rinviare a quanto già esposto in relazione ai due precedenti quesiti, non senza sottolineare che il mio Ministero sta effettuando ogni sforzo al fine di reperire risorse adeguate per affrontare le esigenze che caratterizzano questa fase finale dell'anno. Vorrei anche sottolineare che con il Ministro Saccomanni abbiamo firmato il decreto di attuazione pochi giorni dopo la conversione in legge del decreto che stanziava ulteriori 500 milioni.
  Quindi, abbiamo talmente a cuore il problema che veramente operiamo con grande rapidità. Auspico che il confronto in corso in questi giorni consenta di individuare soluzioni adeguate a un problema concreto, della cui importanza il Ministero e il Governo nel suo complesso sono ben consapevoli.
  Ritengo ora di soffermarmi sulla seconda delle questioni segnalate, evidenziando alcuni aspetti dei lavori relativi all'approvazione del cosiddetto «decreto criteri», di prossima emanazione. In particolare ritengo di precisare, integrando e in parte precisando i contenuti di alcune informazioni di recente comparse sulla stampa, che il decreto in questione non sarà emanato d'imperio dal Ministero dell'economia. Al contrario, il decreto-legge n. 54 ha previsto un percorso articolato e partecipato che vedrà il pieno coinvolgimento della Conferenza Stato-regioni e delle competenti Commissioni parlamentari. La norma prevede anche che siano sentite le parti sociali, nella piena consapevolezza della delicatezza della materia trattata e della necessità di un percorso il più possibile condiviso.
  Riprendendo poi uno spunto contenuto nel testo dell'interrogazione, ritengo di poter assicurare agli onorevoli interroganti che le disposizioni del decreto in via di approvazione opereranno soltanto per i futuri decreti di concessione, in tal modo fugando il dubbio relativo a una sua possibile portata retroattiva.
  Per quanto concerne infine la parte del quesito relativo al rilancio delle condizioni di sistema, atte a consentire il recupero dei posti di lavoro perduti nel corso dell'anno, ritengo utile rimandare a tutte le iniziative che il Governo ha avviato in questi mesi, oltre che naturalmente al disegno di legge di stabilità.
  È evidente che se l'economia non riprende a crescere in modo persistente e consistente, non riusciremo a riassorbire tutta la disoccupazione. Ieri, nell'incontro che abbiamo avuto a Parigi, dei Capi di Stato e di Governo e, prima, dei Ministri del lavoro, io tra l'altro ho sottolineato come purtroppo questa crisi ci lasci un capitale umano depauperato, perché molti di questi lavoratori ormai sono mesi o anni che sono fuori dal circuito lavorativo e quindi credo che abbiamo bisogno di un investimento proprio per ricostituire il capitale umano, che sappiamo essere uno dei motori della crescita. In questo senso, ho fatto anche riferimento a una possibile considerazione di queste spese, in modo particolare ai fini del Patto di stabilità e crescita.

  PRESIDENTE. Il deputato Airaudo ha facoltà di replicare, per due minuti.

  GIORGIO AIRAUDO. Signor Presidente, noi sappiamo che il Ministro Giovannini è sempre stato solerte e quindi gli riconosciamo questa solerzia, però noi crediamo che il Governo nel suo insieme avrebbe potuto e dovuto mettere a disposizione le risorse necessarie, che erano sconosciute, erano state segnalate dalle regioni, erano stimate e le cifre a cui ci stiamo avvicinando arrivano a quella stima.
  In questo senso, più volte abbiamo sollecitato con emendamenti il Governo, Pag. 33indicando anche le possibili coperture, e dispiace che si sottopongano i cittadini e i lavoratori, già colpiti dalla crisi, a queste continue ed estenuanti attese. Io penso che ci servirebbe, caro Ministro, anche un intervento che allarghi l'utilizzo degli ammortizzatori esistenti; mi riferisco alla possibilità di aggiungere un anno di cassa integrazione alle casse straordinarie e di allargare i criteri di utilizzo dei contratti di solidarietà, orizzontali e verticali, e di utilizzare al meglio i criteri della cassa ordinaria, in modo da garantire il rapporto con il lavoro e non costruire questa zona grigia dei lavoratori delle deroghe, che sono spesso non ancora disoccupati, ma molto più disoccupati degli altri lavoratori che godono di altri strumenti.
  Su questo noi incalzeremo il Governo, quindi attendiamo i confronti di cui lei parla e mi auguro che verranno interessate anche le Commissioni parlamentari, a partire dalla Commissione lavoro, come già richiesto in quella sede, perché credo che noi non possiamo lasciare nell'incertezza gli italiani, i lavoratori e le lavoratrici italiane, questi cittadini (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà).

(Iniziative di competenza in relazione al messaggio INPS del 4 novembre 2013 avente ad oggetto la garanzia di salvaguardia prevista dal decreto-legge n. 95 del 2012 a favore dei lavoratori coinvolti in procedure di gestione di esuberi – n. 3-00444)

  PRESIDENTE. La deputata Gnecchi ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-00444, concernente iniziative di competenza in relazione al messaggio INPS del 4 novembre 2013 avente ad oggetto la garanzia di salvaguardia prevista dal decreto-legge n. 95 del 2012 a favore dei lavoratori coinvolti in procedure di gestione di esuberi (Vedi l'allegato A – Interrogazioni a risposta immediata).

  MARIALUISA GNECCHI. Signor Presidente, signor Ministro, lei è Ministro da pochi mesi e noi le diciamo – veramente glielo diciamo con grande forza e con tutta la sofferenza che abbiamo passato dal 6 dicembre 2011 – che noi abbiamo passato tutto il 2012 ed il 2013 nella riduzione del danno della manovra Fornero. Dal 6 dicembre 2011 troppi lavoratori e lavoratrici sono nella disperazione e in ansia. Noi siamo riusciti a trovare la copertura per 145 mila salvaguardati, ma solo il 20 per cento di questi hanno già visto la pensione. Noi le chiediamo veramente, signor Ministro, che non ci siano altre circolari peggiorative delle norme, già molto pesanti. Quando si stipula un accordo di mobilità il lavoratore o la lavoratrice va prima in cassa integrazione e poi in mobilità senza soluzione di continuità e senza poter scegliere.

  PRESIDENTE. Dovrebbe concludere.

  MARIALUISA GNECCHI. Che la salvaguardia venga garantita se entro la fine della mobilità vengono perfezionati i requisiti vuol dire dal momento dell'accordo entro la fine della mobilità, senza che ci sia differenza tra la cassa integrazione e la mobilità. Questo messaggio, invece, crea all'interno degli stessi accordi una differenza tra chi è in cassa integrazione e chi è in mobilità.

  PRESIDENTE. Il Ministro del lavoro e delle politiche sociali, Giovannini, ha facoltà di rispondere.

  ENRICO GIOVANNINI, Ministro del lavoro e delle politiche sociali. Signor Presidente, con l'atto cui passo a rispondere gli onorevoli interroganti sollevano la questione dell'interpretazione fornita dal un recente messaggio dell'INPS inerente la cosiddetta seconda salvaguardia pensionistica di cui al decreto-legge n. 95 del 2012. In particolare, viene sottolineato l'effetto-paradosso determinato dal messaggio, secondo cui viene esclusa la cosiddetta salvaguardia pensionistica nei confronti dei lavoratori che possono comunque raggiungere i nuovi requisiti di cui al decreto-legge n. 201 del 2011 entro il periodo di Pag. 34fruizione degli strumenti di sostegno al reddito. In questi casi il paradosso consisterebbe nel fatto che la salvaguardia verrebbe negata ai lavoratori verosimilmente più anziani, mentre verrebbe accordata ai lavoratori verosimilmente più giovani, o comunque con una minore anzianità contributiva.
  Al riguardo, nel dare atto della complessità della questione, aperta a diverse interpretazioni, segnalo che l'istituto ha rappresentato che l'interpretazione fornita con il messaggio in questione presenterebbe un vantaggio, cioè quello di consentire a un maggior numero di soggetti di fruire della salvaguardia pensionistica in questione. Nel rendere tale interpretazione, l'istituto avrebbe dato rilievo centrale al limite, non superabile, di 40 mila soggetti beneficiari, fissato dal decreto ministeriale 8 ottobre 2012 sulla base delle disponibilità finanziarie del richiamato decreto n. 95. In definitiva, l'interpretazione in questione mirerebbe ad accordare prevalenza, nel riconoscimento della salvaguardia, ai lavoratori che non riuscirebbero comunque a perfezionare i nuovi requisiti pensionistici post riforma entro il periodo di fruizione degli strumenti di sostegno al reddito, restando in tal modo privi di pensione e di fonti di sostentamento alternative.
  In particolare, l'istituto ha rappresentato che con l'interpretazione in questione si è cercato di rispettare il più possibile lo spirito della norma in argomento, volta a tutelare chi, terminato il periodo di fruizione di interventi a tutela del reddito, si sarebbe trovato senza lavoro e senza forme di sostentamento nell'attesa di raggiungere i nuovi requisiti pensionistici introdotti dalla riforma del 1992, a differenza di coloro che avrebbero comunque avuto una qualche forma di tutela del reddito fino al raggiungimento dei nuovi requisiti. L'interpretazione così fornita, in altri termini, muove dall'intenzione, che credo sia condivisibile, di ampliare in massimo grado, a risorse date, il numero di soggetti cui viene accordata una tutela normativa ed economica. Tuttavia, non posso nascondere che nel caso in esame il perseguimento di una finalità condivisibile ha determinato criticità che gli onorevoli interroganti hanno correttamente segnalato.
  In conclusione, devo osservare che la questione segnalata, della cui naturalmente importanza il mio Ministero è pienamente consapevole, rientra nel più ampio problema relativo al sistema delle salvaguardie pensionistiche. Si tratta di una questione sulla quale il Governo ha già fornito numerose risposte negli ultimi mesi e sulla quale, nel corso dell’iter di approvazione del disegno di legge di stabilità, è disponibile ad ulteriori forme di dialogo con le parti sociali e le forze politiche. In questo senso, credo che ci sia l'occasione nelle prossime settimane anche di chiarire interpretazioni evidentemente ritenute non corrette.

  PRESIDENTE. La deputata Gnecchi ha facoltà di replicare, per due minuti. La prego di stare nei tempi.

  MARIALUISA GNECCHI. Signor Presidente, noi avevamo capito che l'interpretazione dell'INPS sarebbe servita per aumentare il numero dei salvaguardati e, quindi, risparmiarli da una parte per utilizzarli dall'altra. Il problema non da poco è che la mobilità ha un importo che può essere inferiore, anche significativamente, rispetto alla pensione e, quindi, questo crea una disparità notevole all'interno della platea di uno stesso accordo. Quindi, noi sappiamo che nella legge di stabilità si cerca – e cerchiamo insieme, ovviamente – di trovare altri numeri e altre famiglie da salvaguardare e togliere altri paletti sbagliati da ulteriori decreti ministeriali successivi al «salva Italia». Quindi, ovviamente su tutto ciò siamo d'accordo.
  Sulla criticità delle salvaguardie, noi siamo i primi a continuare a denunciare la criticità del continuare ad andare avanti salvaguardia dopo salvaguardia. Siamo assolutamente convinti che si dovrebbe trovare una forma di flessibilità in uscita che permetta a tutti di ritrovare forme di gradualità, anche perché la crisi sta continuando ed esistono ancora aziende che Pag. 35fanno uscire la gente dal luogo di lavoro ed esistono lavoratori, purtroppo, senza lavoro, senza ammortizzatore sociale e senza pensione.
  Quindi, a fronte di una manovra sbagliata, che era stata la «manovra Fornero», perché senza gradualità, noi veramente le chiediamo, visto che lei è stato anche fino a poco tempo fa presidente dell'ISTAT, di analizzare quali possano essere le platee dalle quali tirare risorse per lo Stato, perché i pensionati e i lavoratori hanno già dato troppo. Dal 2012 al 2021 lo statistico attuariale dell'INPS prevede 80 miliardi di risparmio ...

  PRESIDENTE. Dovrebbe concludere.

  MARIALUISA GNECCHI. ... che noi, ovviamente, vorremmo che rientrassero nel sistema previdenziale per garantire prestazioni migliori per i giovani e per migliorare i coefficienti di calcolo per le pensioni contributive. Noi contiamo su di lei, per l'esperienza che ha avuto fino a pochi mesi fa e che sta vivendo adesso come Ministro (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

(Iniziative per il potenziamento dell'attività ispettiva nel distretto industriale di Prato, con particolare riferimento all'attività delle aziende cinesi – n. 3-00445)

  PRESIDENTE. Il deputato Totaro ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-00445, concernente iniziative per il potenziamento dell'attività ispettiva nel distretto industriale di Prato, con particolare riferimento all'attività delle aziende cinesi (Vedi l'allegato A – Interrogazioni a risposta immediata), per un minuto.

  ACHILLE TOTARO. Signor Presidente, onorevoli colleghi, signor Ministro, penso che le sia nota la situazione di Prato – ma non solo di Prato, per la verità, per la Toscana, ma anche di altre province vicine, come Firenze e Pistoia – che ha comportato in questi anni, per fare riferimento soltanto alla città di Prato, la presenza, appunto, di questi lavoratori cinesi, e che ha comportato la chiusura di 2 mila aziende e la perdita di 10 mila posti di lavoro.
  Dall'altra parte, abbiamo avuto questa comunità presente sul territorio che molto spesso – e ancora adesso succede, e ci sono inchieste giornalistiche anche di questi giorni – in tutti questi anni non si è integrata e continua a non rispettare le regole. C’è una sorta di differenza di posizioni tra gli imprenditori italiani, che sono soggetti ad alcune regole, ed altri che non le rispettano.
  Chiediamo il vostro intervento, chiediamo l'intervento del Governo.

  PRESIDENTE. Il Ministro del lavoro e delle politiche sociali, Enrico Giovannini, ha facoltà di rispondere.

  ENRICO GIOVANNINI, Ministro del lavoro e delle politiche sociali. Signor Presidente, l'interrogazione a risposta immediata formulata dall'onorevole Totaro mi consente di ribadire, in questa sede, che il tema del contrasto al lavoro irregolare è uno degli obiettivi prioritari del Ministero che rappresento, nella prospettiva di garantire a livello nazionale la tutela dei rapporti di lavoro e dei livelli essenziali delle prestazioni concernenti i diritti civili e sociali in materia di lavoro e di legislazione sociale.
  A tale proposito, il Documento di programmazione per l'attività di vigilanza, adottato annualmente dal Ministero del lavoro e delle politiche sociali, prevede l'adozione di un'apposita strategia volta a combattere il lavoro nero, con specifico riguardo al lavoro irregolare dei cittadini stranieri e immigrati. Ricordo, tra l'altro, che l'INPS ha recentemente distribuito un software che aiuta le diverse agenzie e i diversi Ministeri, che operano in questo campo, a lavorare con maggiore simbiosi.
  Nel corso degli ultimi anni sono state avviate apposite iniziative di vigilanza sull'intero territorio nazionale per il contrasto al fenomeno in questione, alcune delle quali hanno riguardato, in particolare, il distretto manifatturiero di Prato.Pag. 36
  Con specifico riferimento a tale ambito territoriale, faccio presente che la richiamata attività ha prodotto risultati di tutto rilievo. In particolare, nel corso del 2012, sono state effettuate 996 ispezioni, di cui circa il 50 per cento ha coinvolto aziende gestite da cittadini di nazionalità cinese, mentre nel corrente anno sono state finora eseguite 780 ispezioni e anche in tal caso il 50 per cento di queste ha riguardato aziende cinesi.
  Sono inoltre 1.084 le cosiddette maxisanzioni per l'utilizzo di lavoro nero contestate nel 2012 e 674 nel corrente anno. I lavoratori clandestini rinvenuti al lavoro nel corso dello scorso anno sono stati 253, quelli rinvenuti quest'anno 166. Faccio presente che sono stati adottati 206 provvedimenti di sospensione delle attività produttive nel 2012 e 155 fino allo scorso 31 ottobre.
  Anche allo scopo di sostenere tale specifica azione di vigilanza, il Ministero che rappresento ha incrementato il personale ispettivo della Direzione territoriale del lavoro di Prato e, a partire dal 2012, ha istituito uno specifico fondo le cui risorse sono destinate all'utilizzo di interpreti di lingua cinese. Infine, la Direzione territoriale di Prato ha avviato da tempo un'intensa e proficua collaborazione sia con funzionari ispettivi di INPS e INAIL sia con la polizia municipale di Prato. A tale proposito, faccio presente che lo scorso 12 ottobre è stato sottoscritto dalle istituzioni locali, nonché dal Ministero che rappresento, il patto per Prato sicura 2013, che ha rinnovato gli analoghi impegni già sottoscritti nel 2007 e nel 2010.
  In conclusione, speriamo che i protocolli stipulati consentano di attivare un'azione ancora più sinergica tra tutti gli attori istituzionali presenti sul territorio, da attuarsi attraverso una programmazione a cadenza settimanale di interventi mirati e coordinati da un tavolo operativo che si riunisce sotto il coordinamento della questura di Prato.

  PRESIDENTE. Il deputato Totaro ha facoltà di replicare.

  ACHILLE TOTARO. Signor Presidente, signor Ministro, noi valuteremo gli interventi che riuscirà a fare il Governo e se saranno positivi a favore della popolazione lo verificheremo sul territorio. Fatto sta che fino adesso, caro Ministro, in tutti questi anni si sono fatti molti discorsi. Lei ci ha snocciolato anche una serie di numeri, però di fatto chi vive il territorio e la realtà pratese sa bene che si sta verificando questa situazione in cui c’è una concorrenza sleale. C’è da una parte una comunità che non rispetta le regole, che ha migliaia di lavoratori senza tutela, che lavorano quindici ore al giorno, che non si infortunano mai sul lavoro e che continuano a fare questa attività illegalmente e in condizioni che a qualunque imprenditore italiano non sarebbero consentite, e questo è inaccettabile.
  Ma non solo. Abbiamo letto – e questo non riguarda lei, Ministro, ma comunque riguarda anche l'attività di governo – proprio in queste ore la denuncia del comune di Prato, che ha denunciato il fatto che una banca importante come il Monte dei Paschi di Siena ha dato in questi anni e sta dando a persone della comunità cinese, che denunciano seimila o ottomila euro l'anno di reddito, mutui e prestiti per 150 mila o 300 mila euro a imprenditore.
  Questo non avviene per cittadini italiani, per imprenditori italiani, che chiudono e che non riescono ad avere il credito dalle banche. Questo è inaccettabile. Si sta verificando questo e c’è un'indagine della magistratura. Lo ha denunciato il comune di Prato. Poi non ci si può lamentare se si verificano certe situazioni, quando anche il mondo del credito fa queste discriminazioni, fra gli italiani che non riescono ad avere il credito e questi cittadini che vivono nell'illegalità e che riescono ad avere cifre così enormi per comprare attività, per fare attività e anche comprare immobili e così via.
  Quindi, signor Ministro, noi verificheremo nei fatti quello che voi farete. Se mi permette, sono insoddisfatto della sua risposta, perché queste cose – non per lei, per la verità lei è da poco qui a fare il Pag. 37Ministro – in passato le abbiamo sentite molte volte, però non ci sono stati atti concreti che possano aver posto fine a questa situazione.

  PRESIDENTE. È così esaurito lo svolgimento delle interrogazioni a risposta immediata.
  Sospendo la seduta, che riprenderà alle ore 16 con il seguito della discussione del decreto-legge recante proroga delle missioni internazionali delle Forze armate e di polizia.

  La seduta, sospesa alle 15,55, è ripresa alle 16,10.

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE LAURA BOLDRINI

Missioni.

  PRESIDENTE. Comunico che non vi sono ulteriori deputati in missione alla ripresa pomeridiana della seduta.
  Pertanto i deputati in missione sono complessivamente settantasette, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell’allegato A al resoconto della seduta odierna.

Si riprende la discussione del disegno di legge di conversione n. 1670-A.

  PRESIDENTE. Ricordo che nella parte antimeridiana della seduta, dopo l'espressione dei pareri da parte dei relatori e del rappresentante del Governo, hanno avuto inizio le dichiarazioni di voto sull'emendamento Scotto 1.1.
  Prima di procedere, ha chiesto di parlare il Ministro della difesa, Mario Mauro. Ne ha facoltà.

  MARIO MAURO, Ministro della difesa. Signor Presidente, onorevoli colleghi, mi scuso innanzitutto per il fatto di rispondere solo nel pomeriggio alle sollecitazioni venute dal Parlamento a conferire in Aula, in quanto questa mattina mi trovavo a Firenze per l'inaugurazione e dedicazione dell'Aula Magna della nostra scuola militare per giovani e adolescenti a Claudio Bernardini, caduto in servizio alcuni anni fa, alla presenza delle loro famiglie. Quindi, soprattutto in considerazione di questa presenza, ho ritenuto di poter essere presente solo nel pomeriggio.
  Allo stesso tempo, prima di entrare nel merito della nostra discussione, voglio fare riferimento alla sollecitazione pervenuta, come dire, sui fatti di attualità e, quindi, con riferimento al tema della missione della nave Cavour, rispetto alla quale esprimo la mia piena disponibilità al Parlamento a poter rispondere nei tempi, nei modi e nei luoghi ritenuti più idonei, ma che credo, da parte mia, meriti perlomeno un accenno di pochi secondi per fugare subito un dubbio in maniera inequivoca, e cioè: la missione non ha alcuno scopo di vendere sistemi d'arma italiani all'estero. Questo lo dico perché, su un piano generale, è necessario sottolineare come questo tipo di operazioni avviene, infatti, sempre nel pieno rispetto delle pertinenti convenzioni e accordi internazionali, e segnatamente del Trattato ONU sul commercio delle armi, il cui provvedimento di ratifica è stato nelle scorse settimane approvato dalla Parlamento in tempi rapidissimi, e ciò anche nel quadro della legge n. 185, che, come è noto, costituisce una delle normative nazionali più avanzate e stringenti sia a livello europeo che internazionale.
  Venendo ora al merito di quanto attiene all'emendamento Scotto 1.1 a cui si fa riferimento nella discussione sul «decreto missioni», desidero precisare quanto segue. Nel complesso, il processo di transizione, sul tema della missione in Afghanistan, verso le autorità afgane della responsabilità primaria della sicurezza è ormai nel pieno della quinta ed ultima fase. Stiamo parlando, quindi, della fase conclusiva della missione ISAF; stiamo parlando, cioè, dell'ultimazione del nostro compito di presenza in Afghanistan secondo le modalità decise e approvate con riferimento a quella missione. Alla fine di Pag. 38questa quinta e ultima fase tutti i rimanenti distretti passeranno sotto la responsabilità afgana e già oggi circa l'87 per cento della popolazione vive in aree dove sono le autorità locali a detenere la responsabilità della sicurezza stessa.
  In merito al Regional Comand West, quello cioè a guida italiana, dei quarantatrè distretti appartenenti alle quattro province (Badghis, Farah, Ghor e Herat) trentuno sono già sotto il controllo afgano e i restanti dodici lo saranno entro la fine del corrente anno. Appaiono anche incoraggianti i dati relativi alla consistenza delle forze di sicurezza afgane. L'attuale forza dell’Afghan National Army è di 186.884 unità, praticamente quasi al 100 per cento dell'obiettivo prefissato di 187 mila, e per quanto riguarda l’Afghan Air Force la forza è di 6.755 unità, 54 elicotteri e 42 aeroplani, al 78 per cento delle 8 mila previste. Per quanto concerne, poi, l’Afghan National Police, la forza attuale è di circa 152 mila unità, al 97 per cento delle 157 mila previste.
  Peraltro, la transizione non deve essere analizzata esclusivamente dal punto di vista della sicurezza e, per valutare compiutamente la situazione, non si può prescindere dal prendere in considerazione aspetti quali la capacità di governance e il processo di ricostruzione e sviluppo economico e sociale. In sintesi, la transizione, che è uno degli obiettivi intermedi della partecipazione del Governo italiano e dell'Italia tutta a queste missioni, è un processo in costante evoluzione, che, seppur a volte è reso difficile dall'eterogeneità delle situazioni e delle peculiarità di alcune regioni, sta sicuramente fornendo riscontri positivi, e i perduranti problemi di sicurezza appaiono oggi attribuibili soprattutto ai limiti della capacità di operare delle forze afgane.
  Ma con la costante crescita delle forze afgane procede, invece, il ripiegamento dei reparti dell'ISAF, e questo rappresenta oggi la principale sfida tecnica e militare per l'imponenza delle forze da ritirare e il difficile contesto geostrategico. Quanti eravamo, allora, alla fine del 2012 ? Alla fine del 2012, il nostro contingente si attestava all'incirca intorno alle 3.800 unità. Quanti saremo alla fine del 2013 ? Alla fine del 2013, noi ci attesteremo mediamente intorno alle 2.800 unità. Quali saranno i passaggi chiave di quest'ultima fase, cioè di questi ultimi giorni prima della fine del 2013, visto e considerato che questo decreto-legge fa riferimento ai temi, ai modi e ai tempi degli ultimi mesi del 2013 ? Noi effettueremo, il 23 novembre, un ripiegamento di 367 uomini ed effettueremo, il 21 dicembre, un ulteriore ripiegamento di 119 uomini: ciò a significare che nel meccanismo complessivo, cioè nel passaggio da 3.800 a 2.800 unità circa, la parte più significativa è destinata ad avvenire proprio nell'ultima fase conclusiva, quindi quella abbinata a questo ulteriore spezzone di «decreto missioni».
  Vorrei anche sottolineare che nelle procedure di ripiegamento va prestata particolare attenzione a un ripiegamento che non è solo degli uomini, ma anche dei mezzi e delle strutture. Vale a dire, noi abbiamo – come è noto – abbandonato in questi giorni la base di Farah, che è stata ovviamente trasferita alle forze afgane, ma sulla quale insiste anche un'attività e, quindi, una spesa legata al mettere in sicurezza parte del materiale, delle strutture e, quindi, a bonificare parte delle strutture sia della base di Farah sia, come sta avvenendo in questi giorni, della base di Bala Baluk, perché, ovviamente, con il completamento del ripiegamento di questa fase di transizione e ridisponendo sia la base di Farah che quella di Bala Baluk nelle mani delle forze afgane, noi abbiamo il dovere imprescindibile di avere cura anche che queste basi siano consegnate in modo tale da non recare né nocumento al territorio né nocumento agli uomini che devono gestirle.
  In aggiunta a questo, invito a riflettere su due ulteriori elementi. Il ripiegamento è pianificato all'interno di un'operazione che è frutto di un'alleanza politica e degli obiettivi condivisi di quella alleanza politica, la NATO. Infatti, è ISAF l'operazione di cui stiamo parlando.
  E, in questo contesto, la nostra disponibilità, che fissa degli obiettivi, passa Pag. 39anche attraverso alcune strettoie legate al fatto che, per esempio, per spostare un elicottero occorre un aereo che faccia quel viaggio in modo dedicato, per spostare un centauro occorre un aereo che faccia quel viaggio in modo dedicato. E, quindi, anche con riferimento ai viaggi, per esempio, della nave che fa servizio tra l'Italia e Al-Batin, dove sono agglomerate le parti che per il momento vengono trasferite dall'Afghanistan, a ritmi, per esempio, con una cadenza di quaranta giorni, l'operazione di dispiegamento ha effettivamente tempi e modi di particolare lunghezza che vanno assecondati, per consentire di spostare tutto il materiale che in Afghanistan è stato trasportato in questi anni e anche – permettetemi di dirlo – di garantire sempre il massimo della copertura in sicurezza per le truppe che lì rimangono.
  Come sapete, peraltro, il ripiegamento – il cosiddetto redeployment – continuerà anche nel 2014 e arriverà, alla fine del 2014, a vedere in Afghanistan una presenza di uomini collegati ad ISAF di massimo 800 unità. Questo perché, verso la fine del 2014, previa discussione in Parlamento, nelle Commissioni parlamentari, ci dovremo porre il problema di come non abbandonare lo sviluppo e la pace in Afghanistan e, quindi, rispondere alle sollecitazioni della comunità internazionale sul tema Resolute Support, cioè la missione che in un contesto «no combat» e con obiettivi completamente differenti, dovrebbe continuare la presenza della comunità internazionale in quel Paese così martoriato.
  Credo che questi elementi possano essere sufficienti ai colleghi parlamentari per una valutazione nel merito degli emendamenti che si vanno a valutare. Da parte del Governo, nella sua interezza, ribadisco l'assoluta disponibilità ad un dialogo fitto con il Parlamento, in modo tale che tutto ciò che è strumentazione del «decreto missioni» e messa a punto della strategia migliore, in un ambito-quadro da poter valutare nel prossimo anno, nel 2014, possa essere fatto con soddisfazione da entrambe le parti (Applausi dei deputati del gruppo Scelta Civica per l'Italia e di deputati dei gruppi Partito Democratico e Il Popolo della Libertà-Berlusconi Presidente).

  PRESIDENTE. Sull'intervento del Ministro, darò ora la parola ad un deputato per gruppo.
  Ha chiesto di parlare il deputato Pini. Ne ha facoltà.

  GIANLUCA PINI. Signor Presidente, ringrazio il Ministro per aver accolto l'invito ad essere presente qui oggi, anche perché, effettivamente...attendo che finiscano di parlare ai banchi del Governo. Devo dire che se questo intervento doveva servire, in qualche modo, a rasserenare un attimo il clima per procedere più speditamente alla conversione in legge di questo decreto-legge, penso che questa finalità sia stata assolutamente disattesa. Infatti, si snocciolano semplicemente numeri e cifre che già conosciamo, senza dirci, soprattutto in merito all'Afghanistan, cosa succederà effettivamente e quali accordi sono già stati presi, in spregio al Parlamento, per il post ISAF, cioè, cosa succederà dal 1o gennaio 2015; senza dire, in maniera chiara, come dovrebbe fare un Ministro nei confronti del Parlamento, che ci sono degli impegni relativamente a questa futura missione Resolute Support, nella quale, a noi sembra, – anche perché alcuni di noi, con alcuni colleghi siamo stati in quello scenario, in maniera informale – ci è stato detto, di fatto, che noi ci siamo già impegnati per mantenere il comando della regione ovest.
  Allora, tutto questo discorso, se si viene qui per cercare di rasserenare un attimo il clima e di procedere più speditamente, ma si dicono solo le cose che interessano e non si affrontano i problemi, come al solito, in maniera strutturale e in maniera programmatica, poi, è difficile, ripeto, per le opposizioni – parlo per la Lega, ma penso che anche i colleghi di SEL e del MoVimento 5 Stelle la pensino nella stessa maniera – abbassare il livello di ostruzionismo – cosa che, per ora, noi non abbiamo ancora fatto – e procedere più speditamente con il decreto-legge.Pag. 40
  Ripeto, Ministro: la invito – visto che con l'occasione potrebbe comunque in qualsiasi momento riprendere la parola e magari darci qualche chiarimento in più – a farlo nei confronti del Parlamento, relativamente a quelli che ci dicono impegni essere stati presi da lei in sede europea, per quello che sarà l'impiego del nostro contingente nel post ISAF. Allora se farà questo è chiaro che ci sarà una sana e leale collaborazione tra il Governo ed il Parlamento, ma se continua a negarci questo tipo di informazioni in maniera ufficiale, è chiaro che anche noi inizieremo a fare ostruzionismo.

  PRESIDENTE. Allora, uno per gruppo. Ha chiesto di parlare il deputato Artini. Ne ha facoltà.

  MASSIMO ARTINI. Signora Presidente, faccio ancora parte del gruppo 5 Stelle, quindi insomma penso di essere titolato a parlare. Signor Ministro, lei è venuto qui nell'intenzione di chiarire al meglio quella che è la volontà politica del Governo e vedo, dall'intervento del collega Pini, che sta peggiorando la situazione. Lei ha enumerato, snocciolato una serie di numeri che però portano ad un fatto che è concreto. Quello che noi stavamo elaborando in questi dieci giorni sulla missione dell'Afghanistan era il fatto di arrivare ad un punto fermo di definizione che ci siano dei rientri certi e totali, cioè che l'ISAF finisca nel 2014, come anche Letta l'8 di giugno lì in Afghanistan ha detto (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
  Da quello che lei ci dice oggi si scopre che finisce la missione ISAF lasciando delle persone, 800 persone, in Afghanistan, quando ancora tuttora da nessuna parte è scritto che la Resolute Support sarà approvata da un Parlamento. Quindi si fa un piano di rientro prevedendo che 800 persone comunque rimangano lì. Il concetto è un altro, il concetto è che deve finire l'ISAF, azzerando completamente mezzi, missioni, persone e poi il Parlamento si deve prendere il giusto tempo per valutare se la Resolute Support è giusta, corretta, è una missione che l'Italia vuole fare oppure no (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
  Inoltre – e questo spero non peggiori ancora le cose – altri colleghi della maggioranza stamattina avevano richiesto anche altre informazioni, cioè qual era l'intenzione del Governo per il prossimo decreto missioni: se c'era la volontà di rendere il Parlamento più capace, di dare al Parlamento la possibilità di decidere su ogni singola missione. È una cosa che avevamo già chiesto nel primo incontro a maggio, nel secondo incontro ora a novembre e poi successivamente, anche durante la discussione di questo decreto missioni. Stamani era stato chiaro negli incontri formali ed informali che il Governo dovesse venire qui a riferire per dirci quali sono i suoi obiettivi nel prossimo decreto missioni, quindi se le missioni sono spacchettate, se si riesce a decidere singolarmente di ogni singola missione. Questo lei oggi non ce l'ha detto. Spero che abbia voglia di contribuire con altre informazioni a questo ulteriore sollecito.
  Quindi, al momento, in questa situazione, io non posso fare altro che dire che non ci siamo mossi di un millimetro da quello che era il punto di stamattina. Anzi, come dicevo prima, è peggiorato (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Duranti. Ne ha facoltà.

  DONATELLA DURANTI. Signora Presidente, io comincio subito rispetto alle cose che il Ministro ha detto su nave Cavour e la missione di nave Cavour, sulla quale noi abbiamo appunto presentato un'interrogazione come gruppo di SEL. Io apprezzo la disponibilità del Ministro a volerci rispondere rispetto a questa missione in giro per il mondo di nave Cavour, però appunto credo che l'occasione per farlo sia proprio questa: il Ministro è qui oggi in aula, noi abbiamo posto – ma non solo noi, anche altri colleghi dell'opposizione e colleghi della maggioranza – la questione di nave Cavour e vogliamo sapere Pag. 41che cosa andrà a fare in giro nave Cavour. Noi pensiamo che vada appunto a promuovere, sappiamo che va a promuovere i prodotti dell'industria militare. Lo dico così: la pubblicità è l'anima del commercio. Il Ministro non ci può dire che noi non intendiamo commercializzare prodotti militari.
  Noi intendiamo esattamente, con questo tipo di missione e con questo tipo di operazione, pubblicizzare prodotti militari e sistemi d'arma al fine di venderli. Non si capirebbe perché, altrimenti, la nave Cavour sia partita. E voglio ricordare che, non solo la missione costerà 20 milioni di euro, ma che anche solo per tenere ferma la nave Cavour spendiamo 200 mila euro al giorno. Credo che il Parlamento e il Paese abbiano il diritto di sapere perché si spendono tutti questi soldi. Invito, quindi, il Ministro Mauro, qui, oggi, in quest'Aula, a rispondere rispetto all'operazione che è partita ieri della nave Cavour che durerà, se non abbiamo capito male, ma penso di no, fino ad aprile 2014.
  In merito alle cose che ci ha detto sull'Afghanistan, devo dire che siamo alle solite e sono cose che abbiamo già sentito. Il punto è un altro. Intanto, come appunto diceva il collega, onorevole Artini, anche noi pensavamo, speravamo, avevamo chiesto ed avevamo capito che lei, signor Ministro, sarebbe venuto qui oggi – e mi piacerebbe che ci ascoltasse e chiedo alla signora Presidente di attirare l'attenzione del Ministro, grazie, e all'onorevole La Russa di liberare i banchi del Governo – a parlarci delle missioni internazionali, a spiegarci un po’ meglio che cosa questo Governo intende fare da qui in poi in giro per il mondo, se si conferma l'impostazione che è stata data fino ad oggi rispetto alle missioni internazionali e, invece, è venuto a parlarci solo dell'Afghanistan. Ripeto, a dirci dell'Afghanistan cose che già sapevamo. Il punto è un altro. Ci ha confermato che rimarranno 800 militari italiani in Afghanistan, che l'Italia parteciperà alla quinta fase, al Resolute Support.
  Allora, noi le diciamo, signor Ministro, che deve essere il Parlamento a decidere se noi rimarremo ancora nel 2014 in Afghanistan, se l'Italia parteciperà alla quinta fase e le vogliamo ricordare che non qualche paesino, ma Paesi importanti come la Francia, il Canada, la Nuova Zelanda e l'Australia hanno già deciso di ritirare le loro truppe dall'Afghanistan. E pensiamo che l'Italia già oggi nella discussione di questo decreto-legge possa e debba annunciare il ritiro definitivo dall'Afghanistan, non solo dalla missione ISAF, ma anche dal Resolute Support. Infatti, veda signor Ministro, io lo dico così, lei ha parlato di risultati e di riscontri positivi che abbiamo davanti agli occhi rispetto a questi dodici anni di missione militare in Afghanistan. Noi crediamo che riscontri positivi non ce ne siano. Ancora è aperto – e chiudo, signora Presidente – il grande problema dei rifugiati in Afghanistan, il problema dei diritti umani violati, il problema della condizione delle donne in Afghanistan. Ci sono continui attacchi delle forze ribelli e c’è una situazione di grande insicurezza. Io lo dico così: noi non vogliamo andare via dall'Afghanistan nel senso che pensiamo che l'Italia debba stare ancora al fianco del popolo afgano, ma lo debba fare ritirando immediatamente le truppe, lo debba fare dicendo «no» alla partecipazione militare della NATO di Resolute Support, ma lo debba fare invece garantendo a quel popolo aiuti veri, aiuti umanitari, aiuti di cooperazione internazionale. E i soldi ci sono, sono tantissimi. Vi abbiamo chiesto il 30 per cento di ogni euro che potremmo risparmiare dal ritiro delle truppe in Afghanistan e crediamo che questo si possa e si debba fare se noi vogliamo davvero finalmente dopo dodici anni dire a quel popolo che siamo al suo fianco...

  PRESIDENTE. Concluda.

  DONATELLA DURANTI. ... e che possiamo finalmente aiutare gli uomini, le donne e i bambini di quel Paese ad uscire da una guerra lunga, lunghissima, quasi...

  PRESIDENTE. Concluda.

Pag. 42

  DONATELLA DURANTI. ... di trent'anni (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Scanu. Ne ha facoltà.

  GIAN PIERO SCANU. Signor Ministro, io sono sicuro che lei non leggerà alcun tentativo di strumentalizzazione nell'ascoltare ciò che, a nome del gruppo del Partito Democratico, mi permetterò di dirle. Sono sicuro che da persona democratica qual è non solo riconoscerà il pieno diritto del Parlamento ad intervenire anche in relazione a quella che è l'attività del Governo ma, quando è necessario ancorché da una posizione di condivisa maggioranza, ad effettuare una sorta di moral suasion integrata, una sorta di turbo moral suasion in maniera tale che anche un Ministro espresso da una comune coalizione possa rendersi conto che, talvolta, possono nascere delle incongruità.
  Noi siamo contenti, signor Ministro, che le sia qui stasera. Lo saremmo stati molto di più se avessimo potuto godere della sua presenza già da stamattina e, per dirla tutta, signor Ministro, pur sottolineando il grande valore dei sottosegretari alla difesa, del viceministro degli esteri, ci avrebbe fatto molto piacere che se lei ci avesse accompagnati anche in quella che è stata una sorta di fase istruttoria. Voglio esemplificare. Lei stasera ci dice che entro il 31 dicembre di questo anno andranno via 486 militari dall'Afghanistan. Ebbene questa maggioranza è stata posta nella condizione di negare, per volontà del Governo, la possibile accettazione di un emendamento del MoVimento 5 Stelle che chiedeva la riduzione di appena 250 persone rispetto alle 486 che, invece, andranno via.
  Ecco una maggiore attenzione verso il Parlamento, una maggiore disponibilità a riconoscerne i compiti faciliterebbe non solo l'attività del Governo, ma anche il miglior funzionamento delle istituzioni nel Paese.
  Vorrei mettere qualche punto fermo per esser certo di aver capito. Entro il 31/12/2013 ci saranno 2.800 militari in Afghanistan. Entro il 31/12/2014, per quanto ci riguarda, l'operazione ISAF è conclusa e se lei, come ci ha anticipato stasera, dovesse ancora ritenere, magari il prossimo mese, di schierare 800 persone per le attività no combat addestrative, lei, signor Ministro, dovrà venire qui in Parlamento per chiederlo in Parlamento (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico, MoVimento 5 Stelle e Sinistra Ecologia Libertà). Non ci piace il fatto di essere regolarmente messi di fronte al fatto compiuto e onestamente – detto con tutto il rispetto che la sua persona merita, signor Ministro – non ci piace neanche apprendere dagli organi di informazione questioni di estrema delicatezza che afferiscono anche alle articolazioni della vita democratica che debbono nascere in questo Parlamento (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico, MoVimento 5 Stelle e Sinistra Ecologia Libertà).
  Dunque, signor Ministro, noi ci accingiamo, come Partito Democratico, a sostenere convintamente la conversione di questo decreto-legge, ci accingiamo a rendere il più possibile ampio ed aperto il confronto con i colleghi degli altri partiti rispetto ai quali vorremmo poter dare concreti segnali di apertura e questi segnali ci sarebbero stati se ci fosse stata una maggiore lungimiranza tattica. Niente di straordinario, solo un semplice buonsenso tale perché potessimo posti nella condizione di negoziare. Noi ci accingiamo, ripeto, a convertire questo decreto-legge. Ci rivedremo prossimamente perché siamo ansiosi, come ha avuto modo di apprendere dagli organi di informazione, di capire che cosa ci sia effettivamente in questa carovana che si snoderà nelle acque del Mediterraneo allargato e magari di sapere qualcosa di più anche in relazione ad altre «perle» di cui ci siamo dovuti occupare, non ultima un possibile, presunto scivolo d'oro (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Cicu. Ne ha facoltà.

Pag. 43

  SALVATORE CICU. Grazie, Presidente. Signor Ministro, io credo che la sua presenza sia una presenza non solo opportuna, ma sia stata importante ed utile per avere ulteriori elementi di riflessione, io credo, su un passaggio fortemente politico. Credo che questa Aula avesse bisogno di questo passaggio, indipendentemente dal fatto che lei sia venuto questa mattina o questo pomeriggio. Lei è venuto in Aula e ha individuato una serie di riflessioni, a mio giudizio...
  Signor Presidente, se posso godere anch'io di un po’ di silenzio, sarebbe opportuno...

  PRESIDENTE. Ha ragione. Per favore, colleghi ! Prego.

  SALVATORE CICU. Io credo che gli elementi forniti dal Ministro risolvano alcune questioni centrali. Voglio anche fare una riflessione, che rivolgo ai colleghi di tutta l'Aula, di maggioranza e di opposizione. Noi, in questa fase e in questa sede, siamo chiamati ad approvare una copertura finanziaria di tre mesi, rispetto ad una impostazione ed una programmazione che è già definita. Noi oggi non siamo, in qualche modo, operativamente efficaci nel voler ritenere che possiamo stravolgere e modificare quello che esiste.
  Accanto a questo, voglio dire che dobbiamo dare un messaggio di certezza giuridica ed istituzionale ai nostri soldati, che, in questo momento, aspettano questo tipo di copertura. Io credo che stravolgere questo significato non avrebbe senso. Ma noi vogliamo andare oltre, e siamo riusciti ad andare oltre, comprendendo meglio e di più che un'uscita strategica dall'Afghanistan assume un significato centrale e importante, nel momento in cui abbiamo la conferma che, entro il 31 dicembre, 400 soldati andranno via.
  L'emendamento del MoVimento 5 Stelle parlava di 250 soldati. Quattrocento soldati, quindi 150 soldati in più, vanno via. Io credo che il significato di quell'emendamento possa essere, in qualche modo, ricondotto anche ad una piena soddisfazione, rispetto ad un aspetto che pensavo fosse centrale. È evidente che, nel momento in cui ci separano anche aspetti ideologici, questo ha un senso politico.
  È evidente che oggi, signor Ministro, la mia parte politica non vuole chiederle cosa succederà, nei prossimi vent'anni, rispetto al sistema della difesa; anzi, non vuole chiederle nient'altro, perché vuole avere un ruolo strategico nel fare delle proposte. Noi vogliamo sottoporre al Governo una proposta di legge che parla, finalmente, di riordino organico della materia. Noi vogliamo con una legge quadro, che è stata incardinata in Commissione difesa, poter finalmente capire i diversi passaggi che riguardano la nostra presenza nei teatri di pace, anche cercando di capire come la geostrategia di sicurezza e difesa possa oggi avere una riflessione ulteriore, rispetto a quello che sta avvenendo nel Medio Oriente, soprattutto con le primavere arabe.
  Allora, questo tipo di individuazione vuole essere, come posso dire, un percorso su cui noi possiamo e dobbiamo offrire delle soluzioni e delle prospettive. Ma vogliamo farlo con senso dello Stato e delle istituzioni, e con la responsabilità, che crediamo convinta, di partecipare anche a degli organismi internazionali. Noi sappiamo che, quando parliamo di ritiri, non possiamo decidere da soli; quando parliamo di obiettivi, non possiamo e non vogliamo decidere da soli. Noi partecipiamo con una comunità internazionale, perché abbia un senso anche la nostra presenza militare e di cooperazione civile nei contesti in cui ci troviamo a partecipare. Credo, quindi, sia significativo anche quello che ho sentito in quest'Aula. Ma vorrei, come dire, che si modificasse nel senso di un confronto produttivo, concreto ed efficace, non in prese di posizione che già conoscevamo e conosciamo, perché lo stallo in cui ci troviamo deve essere superato.
  Questo è un provvedimento su cui ci assumiamo e ci dobbiamo assumere la responsabilità di portarlo a casa nel più breve tempo possibile...

  PRESIDENTE. La invito a concludere.

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  SALVATORE CICU. ... perché significa dare certezza ai nostri militari, anche nel ricordo di quella giornata di ieri, che tutti – o meglio, quasi tutti – abbiamo voluto commemorare con senso delle istituzioni e, soprattutto, con il senso di dare un valore ed un significato rispetto a quegli uomini e a quelle donne che danno la vita per questo Paese. Grazie (Applausi dei deputati del gruppo Il Popolo della Libertà)

  PRESIDENTE. Saluto, a nome di tutta l'Assemblea, gli alunni e i docenti dell'Istituto tecnico industriale Alessandro Volta di Aversa in provincia di Caserta, che stanno assistendo ai nostri lavori dalle tribune, grazie di essere venuti (Applausi).
  Ha chiesto di parlare il deputato La Russa. Ne ha facoltà.

  IGNAZIO LA RUSSA. Signora Presidente, signor Ministro, la ringrazio, innanzitutto, per la sua presenza in Aula, a nome del gruppo di Fratelli d'Italia, e la ringrazio, anche, per avere esplicitato, credo in maniera chiara, che la exit strategy già prevista dai due precedenti Governi viene, di fatto, sostanzialmente confermata. Vi è stato un impegno, già da qualche anno, a concludere la missione entro il 2014 nel senso, così è stato previsto, di non abbandonare comunque gli afgani al loro destino, ma di esaurire l'attuale fase che prevede anche il combattimento, nel rispetto della nostra Costituzione, in Afghanistan, da parte dei nostri militari.
  Certamente, è pleonastico quello che ho sentito dire dal rappresentante del gruppo del Partito Democratico; è del tutto ovvio che se adesso, domani, dobbiamo votare il finanziamento per i prossimi tre mesi, altrettanto ovviamente voteremo al termine del 2014 il finanziamento – o non voteremo il finanziamento – per chi dovrà rimanere in una funzione noncombat, come si dice. Quindi, mi sembra a volte di ascoltare interventi che vogliono dire e dire il contrario, parare e non parare, cioè essere, di fatto, solidali con le decisioni del Governo, ma fare apparire, in qualche modo, che c’è una presa di distanza. Noi invece, pur essendo all'opposizione, non abbiamo alcuna remora a dire che siamo assolutamente concordi nel mantenere la parola data nel momento in cui abbiamo avviato quella missione e l'impegno, come sa chi se ne è occupato a vario titolo, è quello del together in together out, cioè si entra insieme, si esce insieme, non, mai, a livello unilaterale. L'Italia ha acquisito nel mondo una forte credibilità proprio per questo suo modo corretto di intendere la partecipazione alle missioni internazionali.
  Ciò detto, credo che anche per gli interventi di chi si è sempre lecitamente, correttamente dichiarato contrario, penso al gruppo di SEL, alla missione, nel riconoscere che se vuole continuare ad aiutare gli afgani per il problema dei rifugiati, dei diritti umani, dei diritti delle donne, deve forse conoscere la situazione afgana e sapere che senza la presenza dei nostri militari, nessuno dei passi avanti che sono stati fatti potrebbe essere mantenuto. Non bastano i soldi; se quei soldi li metti in un pozzo e non c’è poi chi impedisce al fondamentalismo, al terrorismo, alla volontà di far tornare indietro l'Afghanistan, di mantenere quei passi, sono soldi, non solo sprecati, ma anzi consegnati al terrorismo. Basta andarci in Afghanistan e di questo ce ne si rende immediatamente conto.
  Questo intervento, che sembra quasi di un esponente di maggioranza, ha un limite; ci sono dei casi, signor Ministro, in cui anche il criterio del together in together out può essere interrotto: è il caso in cui, per esempio, la dignità nazionale di un popolo venisse offesa, è il caso in cui non si riscontrasse, da parte degli altri che partecipano con noi alle missioni internazionali, una attenta, concreta visione di quella che è una richiesta che viene avanzata da un Governo, e la stessa venisse elusa. Parlo, lei lo avrà già capito, della vicenda dei due marò.
  Io ne ho già presentato uno insieme agli altri gruppi, ma il resto del gruppo domani presenterà, adesso sta presentando, un ordine del giorno con cui si chiede in maniera chiara di legare la vicenda dei due marò alla permanenza dell'Italia in Pag. 45alcune, almeno, delle missioni internazionali. E le chiediamo di condizionare quanto meno da subito...

  PRESIDENTE. La invito a concludere.

  IGNAZIO LA RUSSA. Un minuto !... la presenza nella missione anti-pirateria al ritorno immediato degli italiani in Italia, o all'attivazione degli organismi internazionali; e passati questi tre mesi, se non fossero rientrati i marò italiani dall'India, sospendere la partecipazione a qualunque missione internazionale. Ma questo Governo vuole farla, questa richiesta ? Non possiamo pretendere che gli altri ci aiutino se il Governo italiano la considera una questione diplomatico-giuridica, e non una questione di dignità nazionale (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Rossi. Ne ha facoltà.

  DOMENICO ROSSI. Signor Presidente, intervengo a nome di Scelta Civica, ma evidentemente non posso scordare che sono il relatore di questo provvedimento.
  Ringrazio innanzitutto sicuramente il Ministro della difesa di essere qui oggi, e di avere a mio avviso posto le basi per quella che, come l'ho definita qualche ora fa, è la madre di tutte le battaglie: la madre di tutte le battaglie per il Parlamento è l'informazione. L'informazione che dev'essere continua, programmatica, costante su tutte le missioni: perché fin dal primo momento in cui abbiamo iniziato ad esaminare questo provvedimento, le domande, numerose, che sono state poste a me nella qualità di relatore, tra di noi e al Governo, sono domande che evidentemente richiedevano altri tempi di trattazione.
  E allora il punto fondamentale è questo: oggi la discussione che si è accesa, probabilmente non si è accesa su un provvedimento di tre mesi, che altro non è che un rifinanziamento di quello che c’è in atto, e di cui probabilmente, se non ci sbrighiamo ad approvarlo, termina pure il periodo di riferimento. Oggi abbiamo avviato una discussione che deve costituire una lesson learnt per il futuro; oggi abbiamo avviato una discussione che deve fare in modo che questo Parlamento possa in qualsiasi momento essere in grado di decidere con cognizione di causa sulla validità delle singole missioni, sui risultati raggiunti, sulle finalità, e anche sui resoconti o sui giudizi che i comandi internazionali danno dei risultati raggiunti dai nostri uomini e donne.
  Allora, signor Ministro, ritengo che oggi lei abbia iniziato un percorso fondamentale. Ha iniziato un percorso fondamentale, perché ha dato degli elementi che, almeno a mio avviso, per il provvedimento di tre mesi che stiamo esaminando, erano essenziali: ci ha dato i numeri del ritiro del 2013, ci ha dato quello che presumibilmente succederà nel 2014, e ha detto – se non ho capito male – che comunque la missione «Resort support» sarà sottoposta al giudizio del Parlamento.
  A questo aggiungo che la Commissione difesa, unitamente a quella degli esteri, ha incardinato un provvedimento che ritenevo essenziale, che ho proposto fin dalla mia relazione, che era quello di una legge-quadro: una legge-quadro di riferimento che stabilisse in maniera univoca quali sono le procedure che devono essere seguite dal Governo e dal Parlamento per poter autorizzare in futuro le nostre missioni. Perché episodi come quelli che accadono qui, e che sono monitorizzati dai nostri militari, non sono dignitosi ! Non devono più accadere ! Chi ci guarda, chi sta in Afghanistan, chi sta in Libano, chi sta in Libia, chi sta difendendo la patria, ha diritto di continuare le proprie missioni con piena legittimità, con piena dignità, sentendo in ogni momento il Paese alle proprie spalle (Applausi dei deputati del gruppo Scelta Civica per l'Italia) ! E se noi non siamo in grado di dare questa assicurazione ai nostri uomini e alle nostra donne, noi falliamo il nostro compito di parlamentari !
  Non ce lo dobbiamo dimenticare. E scusatemi la foga con cui ho detto queste cose, la foga me la scuserete, è perché questa cosa l'ho vissuta dall'altra parte, e Pag. 46ci sono state tante volte che ascoltando le discussioni parlamentari da militare non ho capito perché si stava discutendo mentre qualcuno stava morendo.
  Concludo, signor Ministro. Noi approveremo questo provvedimento e lo appoggeremo con pieno senso di responsabilità, ma senza dimenticare la giusta, doverosa e continua discussione dialettica con le opposizioni, come abbiamo fatto fin dal primo momento, cercando di accogliere quanto era possibile e di riformulare quanto poteva essere riformulato.
  Mi auguro che questo possa essere l'inizio di un percorso comune che ci porterà poi ad approvare il provvedimento 2014 con piena cognizione dei fatti (Applausi dei deputati del gruppo Scelta Civica per l'Italia).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Manciulli. Ne ha facoltà.

  ANDREA MANCIULLI, Relatore per la maggioranza per la III Commissione. Signor Presidente, colleghi, Ministro, io vorrei concentrarmi su una parte molto seria delle cose che ci ha detto, che è la parte numerica. Noi siamo stati in questi giorni a discutere più volte su un numero ipotetico di richiesta di un rientro di 250 unità. Ora, se io l'ho ascoltata bene, da qui alla fine dell'anno sono quasi 500 le persone che rientrano e io penso che questa cosa vada scandita, perché noi rischiamo di fare, come spesso è accaduto, un dibattito ideologico su cose che invece i numeri chiariscono molto bene.
  Io penso invece che bisogna prendere dall'Aula – in questo mi riaggancio ai ragionamenti che sono stati fatti – l'analisi più seria del dibattito che c’è stato. È evidente – questa maggioranza questo problema in Commissione l'ha posto con forza – che sul tema delle missioni si debba andare rapidamente a una discussione su una nuova legge-quadro delle missioni. Ce n’è una motivazione prima di tutto di ordine strategico: è evidente che è il quadro delle missioni che si delinea di fronte a noi che è molto cambiato; rispetto a qualche anno fa il Mediterraneo è diventato un luogo nel quale non possiamo escludere di essere chiamati a dover intervenire e a specificare la tipologia del nostro intervento, ed è evidente che un Parlamento di uno Stato importante come l'Italia non lo può fare di imbracciatura, discutendo rinnovo per rinnovo. Lo deve fare con un atto di impostazione che metta insieme la politica della difesa, gli orizzonti strategici e la politica estera, e credo che da questa maggioranza prima di tutto debba venire questo messaggio, che è insieme a questo decreto-legge il viatico del prossimo e soprattutto di un'azione seria.
  In questo io mi sento di impegnare il Governo in questa discussione, avendo svolto questo lavoro di relatore, perché senza questo quadro sarà più difficile spiegare di volta in volta che si fa qualcosa qua e là. Io penso, da questo punto di vista, che bisogna anche non parlare fra noi in una maniera ipocrita, perché gestire il rientro dei militari non è come gestire logisticamente una gita scolastica. Quell'azione che stiamo facendo è un'azione programmata, che ha dei risvolti di sicurezza importanti. Se si decide di far rientrare un determinato contingente, bisogna garantire che chi rimane lì, in quella zona che spesso è un territorio montuoso dal quale i talebani si sono magari ritirati ma sono sempre presenti e, come possono, interagiscono, che quel territorio sia in sicurezza. Senza un atteggiamento serio e senza che questo Parlamento possa discutere seriamente del merito di questa questione, si affronta male qualsiasi novità.
  In questo quadro mi auguro che questo Parlamento faccia una discussione vera all'altezza del suo prestigio, anche quando dovremo discutere di Resolute Support, perché l'Afghanistan è in una situazione estremamente delicata verso le prossime elezioni. C’è un'area montagnosa che, purtroppo, è ancora nelle mani dei talebani e che non è pacificata. È evidente che noi dobbiamo chiudere ISAF, ma è altrettanto evidente che dobbiamo aiutare le forze afgane ad essere pronte a prendere il controllo del loro territorio. Se si vuole è quello che sta accadendo in altri modi in Pag. 47Libia: se vogliamo la pace il controllo del territorio degli Stati che si creano è un punto determinante di politica estera.
  Lo voglio dire con meno retorica: non sono un militare, del resto non ne ho il fisico, però in queste ore sono stato colpito da quel documentario «Reduci» che proprio in queste ore è proiettato in tutto il Paese. Vedete, e chiudo, si possono avere accenti differenti, si può considerare il ruolo dei militari in maniera differente, ma è indubbio che quelle persone che parlano lì, e che parlano di quello che gli è successo rappresentino bene il nostro Paese. Sta anche a noi dimostrare di essere alla loro altezza e che l'Italia faccia il Paese che è (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di intervenire il Ministro per dare le risposte richieste. Prego, Ministro.

  MARIO MAURO, Ministro della difesa. Signor Presidente, intervengo soprattutto nell'intento di marcare un di più di necessaria umiltà che è dovuta dal Governo nel rapporto con il Parlamento al fine di fornire tutti i chiarimenti possibili, soprattutto su un punto chiave, vale a dire quello che concerne le modalità, i tempi e l'organizzazione del redeployment, cioè del ritiro.
  Per quanto attiene alla cosiddetta operazione Resolute Support, che nelle intenzioni della comunità internazionale dovrebbe partire dal 2015, di questa operazione si è cominciato a parlare in ambito NATO, e pochi giorni dopo il primo annuncio e convocazione dei 59 Paesi che hanno espresso interesse a poter continuare a sostenere l'Afghanistan, io ho cominciato a parlarne nelle Commissioni di merito, cosa per la quale rimando, per esempio, al testo dell'audizione anche più recente del 17 ottobre, dove appunto non solo ne parlo, ma ne parlo nei termini in cui se ne può parlare adesso, vale a dire di una disponibilità del Governo italiano a verificare le condizioni di questa operazione che deve essere necessariamente sancita da un voto parlamentare, necessariamente, indispensabilmente.
  Chiaramente il voto del Parlamento è necessario, ed è altrettanto normale che un Governo intavoli dialoghi diplomatici prima del concreto inizio di un'operazione. Questo avviene per le operazioni di natura militare, avviene anche per molti temi, ad esempio, portati all'attenzione dei Consigli europei con sistematicità.
  Ed è altrettanto ovvio che se il riferimento è quando si conclude ISAF, ISAF si conclude a dicembre del 2014 e non rimane nessuno. Quello che noi diciamo è che al 31 dicembre fisicamente ci saranno 800 soldati italiani in Afghanistan, più o meno ragionevolmente, perché tutti i numeri di cui parliamo sono indicati come fenomeni nella media, e ciò per una ragione semplicissima: perché intanto abbiamo compiti di comando di un'intera regione e, quindi, siamo quelli che dobbiamo garantire che tutti i contingenti possano essere evacuati in modo coerente; ancora, perché siamo una realtà che ha lì dispiegati anche ingenti mezzi e, quindi, è ovvio che le persone devono rimanere con i mezzi affinché alle persone sia garantita la sicurezza; i mezzi devono rimanere con molte persone, perché quelle persone sono quelle che garantiscono la logistica e il ripiegamento di quei mezzi stessi. Ma ISAF finisce al 2014. Perché non c’è ancora l'inizio di un dibattito su Resolute Support al di là delle informazioni provviste sommariamente dal Ministro della difesa nei momenti anche di Commissioni congiunte, come l'ultima del 17 ottobre, esteri, difesa e affari europei ?
  Per una ragione altrettanto semplice: perché non c’è ancora questa pianificazione, in quanto non si hanno i risultati delle elezioni afgane, e di Resolute Support si potrà ragionevolmente parlare solo all'indomani di quel risultato, cioè quando si capirà il contesto di sviluppo di democracy building dell'Afghanistan stesso. Non c’è, quindi, nessun mistero e c’è, anzi, la volontà del Governo di procedere con attenzione (starei per dire con insistenza).
  Mi lasci dire anche, carissimo collega Scanu, con la volontà di venire tutte le volte che il Parlamento lo chiede, comprendendo il Parlamento, che se questa Pag. 48mattina, avvertito di quanto accadeva, il Ministro della difesa non ha voluto abbandonare a se stessa Gabriella Bernardini, sorella, che ha così richiesto insistentemente il riconoscimento di quella morte in servizio che ha motivato il Ministero della difesa a dedicare l'aula della scuola «Douhet» a Firenze, credo che questo vada anche incontro al rispetto doveroso che noi dobbiamo a chi sacrifica la propria vita per il nostro Paese (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico, Il Popolo della Libertà-Berlusconi Presidente e Scelta Civica per l'Italia).

(Ripresa esame articolo unico – A.C. 1670-A)

  PRESIDENTE. Riprendiamo adesso l'esame dell'emendamento Scotto 1.1.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Giuseppe Brescia. Ne ha facoltà.

  GIUSEPPE BRESCIA. Signor Presidente, io vorrei intervenire su questo emendamento perché voglio parlare della questione del recupero delle risorse sulle missioni internazionali da destinare alle operazioni di cooperazione. Quindi, azioni volte a ricostruire ciò che la guerra distrugge giornalmente, ossia i diritti delle persone, i diritti umani, i diritti di milioni di persone, di donne, di bambini e di anziani, soprattutto di queste categorie, le più svantaggiate, perché, lo voglio ricordare, ormai i civili sono quasi esclusivamente loro le vittime delle guerre. I dati parlano chiaro: il 93 per cento totale delle vittime di guerra sono vittime civili; solo il 7 per cento riguarda i combattenti.
  La guerra ha avuto nella sua storia un'evoluzione spaventosa, da questo punto di vista. Ricordiamo le guerre prima della Seconda Guerra Mondiale. Avevano dei campi ben definiti e all'interno di quei campi due schieramenti, anch'essi ben definiti, si combattevano, e in tutto ciò i civili erano soltanto delle vittime collaterali di quanto avveniva.
  Nel corso del tempo si è capito che questo tipo di tecnica di guerra non portava assolutamente a nulla e che l'unico modo per sconfiggere l'avversario era fare la guerra non più agli eserciti ma alle nazioni intere, alle popolazioni intere. Quindi, si è cominciato con i bombardamenti, si è cominciato con lo sterminio totale di città intere, città che non erano obiettivi militari ma città che erano, per esempio, centri culturali. Come non ricordare l'esempio di Guernica, dal quale Picasso ha anche tratto un nobile e celebre dipinto.
  Questo per dire, appunto tornando alla questione di cosa dovremmo fare noi, come Stato, in questi territori: dovremmo ricostruire tutti i diritti che vengono lesi, il diritto alla vita, il diritto alla salute, il diritto al lavoro, il diritto alla scuola e all'istruzione. A questo dovremmo destinare i fondi che stanziamo. Quindi, chiedo a tutti quanti voi di riflettere su quanto ho detto (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, la deputata Dalila Nesci. Ne ha facoltà.

  DALILA NESCI. Signor Presidente, diciamo che l'emendamento del collega Scotto è condivisibile nell'obiettivo finale che si pone.
  Però, così come è elaborato, forse risulta inattuabile, perché spostare tutte le risorse sul campo della cooperazione non permetterebbe poi il rientro dei nostri militari, così come auspichiamo noi. Però appunto l'idea è assolutamente condivisibile ed è quella che permea, per quanto ci riguarda, tutti gli emendamenti del MoVimento 5 Stelle. Infatti, noi ci troviamo a discutere oggi dell'ennesima proroga della partecipazione italiana alle missioni militari all'estero e questo – lo abbiamo più volte ribadito – purtroppo impedisce la nostra libera espressione di voto.
  Infatti, se andiamo a vedere l'articolo 1, che è l'articolo a cui si riferisce l'emendamento, inserendo un altro articolo, esso Pag. 49fa riferimento ad una serie di missioni militari all'estero, in Afghanistan, in Libia, quindi non ci permette insomma di contribuire in maniera organica alla questione. Così – ripeto – noi ci asteniamo sull'emendamento del collega, però ne condividiamo gli intenti e abbiamo cercato di rendere questo stesso intento, questo intento che è comune, in altri emendamenti in maniera più concreta (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, la deputata Colonnese. Ne ha facoltà. Colleghi, per favore, atteniamoci ai tempi: un minuto.

  VEGA COLONNESE. Signor Presidente, in realtà io sono in contrasto con il mio Movimento semplicemente perché non so se mi vorrò astenere. Poi nel corso del dibattito cercherò di capire meglio, perché comunque ho delle perplessità. In realtà, qui l'intento è positivo perché si vogliono spostare comunque fondi sulla cooperazione, cosa che non è stata proprio presa in considerazione dal Parlamento sinora. Quindi, è una cosa positiva pensare di agevolare e incentivare la cooperazione. Però in che termini ? Questa è la mia perplessità. Infatti, vorrò ascoltare anche gli altri interventi per capire che tipo di cooperazione e quali missioni si vogliono dismettere. Insomma vorrei cercare di capire perché ci sono state delle missioni. Ancora una volta ci troviamo davanti alla schizofrenia nel voler gestire una cosa in un senso di emergenza e comunque prorogando qualcosa che non ha funzionato. In Afghanistan non ha funzionato nulla.

  PRESIDENTE. Deputata Colonnese, concluda.

  VEGA COLONNESE. Quindi, adesso cercherò di capire anche dagli interventi dei miei colleghi se astenermi, come suggerito dal MoVimento, oppure essere favorevole (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Dell'Orco. Ne ha facoltà.

  MICHELE DELL'ORCO. Signor Presidente, in tema di cooperazione internazionale sono sempre minori i fondi che vengono elargiti e, in compenso, si continuano a sprecare fondi per missioni non chiare, missioni che andrebbero valutate singolarmente. L'emendamento in oggetto è molto generico in tal senso. Quindi, stanno continuando questi tagli alla cooperazione. Questo cosa significa ? Significa che alcune organizzazioni che hanno avviato programmi in previsione di garantire continuità nell'intervento con le risorse che sono messe a disposizione, condizione essenziale tra l'altro per svolgere questo lavoro nei Paesi dove stanno operando, quindi andrebbero ad interrompere alcuni progetti e forse ad uscire dal Paese in cui stanno operando. L'obiezione spesso è: ma qua si taglia dappertutto e quindi bisogna tagliare anche lì.

  PRESIDENTE. Deputato Dell'Orco, concluda.

  MICHELE DELL'ORCO. Invece non si può vivere e lavorare in un Paese dove non c’è certezza in una programmazione finanziaria. Non possono esserci tagli lineari e a pioggia.

  PRESIDENTE. Deputato Dell'Orco, concluda.

  MICHELE DELL'ORCO. Sì, concludo. Bisogna tagliare solo su certi settori e quindi non a pioggia e investire su tutto il resto (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato De Lorenzis. Ne ha facoltà.

  DIEGO DE LORENZIS. Signor Presidente, anch'io, come dire, esprimo nel Pag. 50merito dell'emendamento un assenso, nel senso che i colleghi di SEL evidentemente sono in linea con il nostro pensiero.
  Noi crediamo che come prospettiva bisogna, in qualche modo, andare in un'altra direzione, cioè quella di favorire veramente lo sviluppo dei popoli tramite la collaborazione, tramite un confronto che non sia solo quello delle armi, magari migliorando quelli che sono gli strumenti in mano alla diplomazia internazionale. Io, sentite le parole del Ministro, vorrei fare una proposta: visto che in questo Paese tutte le emergenze vengono gestite con un commissario, magari facciamo anche un commissario per ogni missione (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, la deputata Tatiana Basilio. Ne ha facoltà.

  TATIANA BASILIO. Signor Presidente, premetto che noi del MoVimento 5 Stelle siamo concordi con il rientro delle truppe dall'Afghanistan. Tutte le truppe devono rientrare dall'Afghanistan e dalla missione ISAF. Purtroppo abbiamo sentito poc'anzi le parole del Ministro Mauro che ci ha spiegato che le truppe dall'Afghanistan non rientreranno tutte, ma ne rimarranno circa 800 unità, per poi proseguire con un'altra missione. Io rientro comunque nel merito dell'emendamento dei colleghi di SEL e vorrei comunque ricordare che senza le coperture finanziarie per questo breve – spero – periodo in cui i nostri militari rimarranno in Afghanistan, non è possibile lasciarli senza copertura. Quindi, io li riporterei tutti in Italia, lasciando loro comunque le coperture per questi mesi durante i quali rimarranno lì, e successivamente impegnerei sicuramente tutti quanti a riportarli in Italia. Momentaneamente però, ovviamente, una copertura serve. Successivamente, impegnerei tutti noi a spostare e a concentrare le nostre forze sicuramente sulla cooperazione per la costruzione di un nuovo Afghanistan, non sull'occidentalizzazione dell'Afghanistan (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, la deputata Castelli. Ne ha facoltà.

  LAURA CASTELLI. Signor Presidente, volevo sottoporre a quest'Aula, visto che il tema è molto sentito, questo, di problema: visto che facciamo parte della Commissione bilancio, Presidente, abbiamo l'obbligo di sottolineare che questo tipo di gestione, ossia questa modalità di non dividere le missioni, porta tutt'altro che trasparenza. Allora, visto che la trasparenza è uno dei criteri che qui più spesso si millanta e meno si applica, forse è il caso che rimarchi questa posizione. La suddivisione delle missioni anche dal punto di vista della spesa e della gestione contabile sarebbe auspicabile, così evitiamo di dire, magari, cose che non possiamo accertare. Quindi, le spese che verranno fatte per queste missioni saranno più trasparenti e godranno anche di quello che può essere il giudizio fatto da casa, dai cittadini, da noi cittadini, che per anni ci siamo chiesti questi capitoli di spesa come erano impegnati, ossia: dove vanno esattamente questi soldi ? Io lo so che magari a qualcuno qui la trasparenza, insomma, non è che proprio piaccia, però noi siamo un po’ fissati...

  PRESIDENTE. Concluda, per favore.

  LAURA CASTELLI. ... e quindi, Presidente, le chiedo di ragionare su questo aspetto, sulla divisione contabile (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Del Grosso. Ne ha facoltà.

  DANIELE DEL GROSSO. Signor Presidente, io intervengo soltanto per dire che ovviamente nell'articolo 1 di questo decreto si parla di finanziamento delle missioni. Noi abbiamo chiesto uno spacchettamento Pag. 51di queste missioni perché, ovviamente, c’è il problema dell'Afghanistan. L'Afghanistan, tanto per scendere nel dettaglio, è una missione che ci costa circa 3 milioni di euro al giorno. Oggi l'Italia non può permettersi di pagare una cifra così alta, quando la cittadinanza fuori muore di fame. Stiamo pagando 3 milioni di euro al giorno e nel frattempo le proposte che vengono fuori sono quelle di acquistare gli F-35. Si va verso una politica militare. È qualcosa di pazzesco. Io richiamo anche l'attenzione del ministro Mauro, che oggi ha appena abbandonato l'Aula. Non possiamo andare avanti con una politica del genere. Bisogna cambiare l'indirizzo del modo di fare di quest'Aula (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato L'Abbate. Ne ha facoltà.

  GIUSEPPE L'ABBATE. Signor Presidente, intervengo solo per sottolineare il fatto che in questo Paese oramai è diventata una moda andare in deroga e sempre in emergenza. Vogliamo sapere quando sarà possibile per una volta programmare qualcosa, quindi pensare un Paese diverso da qui a vent'anni e non inseguire continuamente le emergenze. Adesso andare con una deroga per tre mesi ci fa spendere solo 290 milioni di euro, cosa sono ? Sono soldi di cittadini, quante aziende potremmo aiutare oggi, in questo momento di crisi ?
  In merito all'emendamento, noi siamo d'accordo, dobbiamo ritirare tutte le truppe da queste missioni, che in realtà non sono di pace, sono mascherate, false, ma ovviamente dobbiamo dare la possibilità ai nostri militari di rientrare e non di rischiare di lasciarli lì. Quindi, siamo pienamente convinti sul ritiro delle truppe da queste missioni, ma dobbiamo dare almeno la possibilità ai nostri militari, ai nostri ragazzi di poter rientrare da quei territori di guerra, e non di pace (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Alberti. Ne ha facoltà.

  FERDINANDO ALBERTI. Signor Presidente, intervengo per rispondere al collega Amendola, che ha fatto un intervento questa mattina che parlava di una procedura di urgenza attivata all'interno della Commissione difesa per poter cambiare quello strumento che ci permetterà di valutare e dare un parere più specifico sulla questione delle missioni. Lui suggeriva di rimandare queste discussioni quando avremo quello strumento. Il problema è che noi non ci fidiamo di voi e questa è la questione (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Quindi, noi utilizziamo adesso lo strumento che abbiamo a disposizione ed è questo, con il quale noi chiediamo, ad esempio, di ritirare parte di militari dall'Afghanistan oppure di evitare di regalare 4 autoblindo alla Repubblica di Gibuti (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato D'Uva. Ne ha facoltà.

  FRANCESCO D'UVA. Signor Presidente, l'emendamento 1.1 a firma Scotto, di Sinistra Ecologia Libertà è un emendamento sensato, scritto sicuramente in buona fede, perché chiaramente quello che scrive, ovvero ritirarci immediatamente, è una cosa importante e forse è la cosa migliore per consolidare la pace. Il disegno di legge stesso parla di iniziative e organizzazione internazionale per il consolidamento dei processi di pace e di stabilizzazione.
  Io credo che per arrivare alla pace il primo passo potrebbe essere proprio quello di evitare di occupare altri Paesi al di fuori di quello italiano. Quindi, io ringrazio SEL per questo contributo che ha voluto dare alla discussione. Ma c’è da dire che le cose vanno fatte con un certo criterio, Presidente. Intendo dire che andare a ritirare immediatamente le nostre truppe, secondo me, è assolutamente poco Pag. 52fattibile. Noi proponiamo di farlo dopo tre mesi e quindi prorogare almeno fino al 31 dicembre. Più tardi ci sarà il nostro emendamento e per questo io non voglio nemmeno anticipare i tempi, perché riusciremo a discutere con calma anche quello.

  PRESIDENTE. Concluda.

  FRANCESCO D'UVA. Presidente, io ho concluso e la ringrazio.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, la deputata Marzana. Ne ha facoltà.

  MARIA MARZANA. Signor Presidente, io vorrei fare un intervento in dissenso alla mia collega Castelli, considerato che lei ha messo in evidenza l'importanza della trasparenza. Io direi che ci sono altre priorità per il nostro Paese, come ad esempio la semplificazione. Quindi, se la deputata Castelli parlava di suddividere le missioni per poi assegnare le risorse, io suggerisco invece di accomunarle per semplificare le procedure di allocazione di risorse e quindi semplificare tutto l'iter.
  Poi, vorrei ricordare alla deputata Castelli che è prassi operare nell'ottica di far fronte alle emergenze nel nostro Paese. Si opera sempre in funzione dell'emergenza, quindi adesso c’è un'emergenza per cui bisogna destinare delle risorse per la proroga di queste missioni. Quindi, io non comprendo l'intervento della collega (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, la deputata Grillo. Ne ha facoltà.

  GIULIA GRILLO. Signor Presidente, la proposta emendativa presentata da SEL purtroppo non trova il nostro favore, perché, come già hanno evidenziato alcuni colleghi, noi crediamo che alcune delle disposizioni di questo decreto siano importanti, alcune missioni siano costruttive, non lo sono invece altre, come quella in Afghanistan.
  Rileviamo, ancora una volta, come MoVimento 5 Stelle non agisca per intestazioni di natura ideologica, ma ragioni sulle cose, di volta in volta verifichi ciò che è bene e ciò che risponde ai dettami della Costituzione, e ciò che, invece, non lo è.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Dall'Osso. Ne ha facoltà.

  MATTEO DALL'OSSO. Signor Presidente, sa, dieci-undici anni fa, quando facevo il ricercatore in Germania, con residenza a Karlsruhe, il mio più caro amico, ricercatore atomico, mi soleva dire il suo detto, il più detto in Russia – che fa nove ore di fuso orario, tre volte l'America –; lui diceva spesso: «The cheese free of any charge, is only in the mousestrap», che vorrebbe dire «Il formaggio gratuito è solo nella trappola per topi». Da cui, visto che me lo ripeteva sempre, io mi chiedevo: caspita, ma allora chi è il topo ? E, soprattutto, di chi è il formaggio ? Cioè, qui chi è che ci mette i soldi ? Sempre noi, sempre noi, sempre e solo noi (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Crippa. Ne ha facoltà.

  DAVIDE CRIPPA. Signor Presidente, volevo soffermarmi sull'opportunità di questo provvedimento, dove in qualche modo, abbiamo nominato relatore un ufficiale dell'Esercito italiano, generale di Corpo d'armata. Per cui mi chiedo anche come ed in che modo ci si aspettava un atteggiamento diverso verso il rifinanziamento delle missioni militari all'estero, scegliendo un generale come relatore del Parlamento italiano.
  Per quanto attiene alle iniziative avute durante la discussione in Aula dall'onorevole Buttiglione, è stata simpatica l'analisi di pacifismo e di pacifico, cioè il pacifismo è il rifiuto della guerra e impegno per la pace, il pacifico è caratterizzato da uno spirito di pace, per cui giustificava l'utilizzo Pag. 53di mezzi al confine come offensiva per non farsi dare degli schiaffi dal nemico. Credo che da un punto di vista della sua etica cristiana qualche cosa stia scricchiolando, a meno che esista ancora un'etica cristiana, anche perché credo che, a questo punto, lo spirito che ha contraddistinto questi ultimi vent'anni di gestione delle spese militari all'estero sia stato completamente contrario al sentimento di pace, che deve essere vero e costruttivo, e non quello di rifinanziare continuamente missioni e spese militari all'estero, che da un lato non possiamo nemmeno economicamente sopportare, visto che il Paese è in crisi (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Rizzetto. Ne ha facoltà.

  WALTER RIZZETTO. Signor Presidente, in seno a questo provvedimento e questo dibattito mi è venuto in mente quanto detto dal Ministro all'epoca del passaggio rispetto all'acquisto degli F-35, ovvero il Ministro – forse qualcuno non se lo ricorda – disse una cosa abbastanza sconvolgente: che per amare la pace serve armare la pace. Bene, evidentemente per armare la pace servono soldi, servono finanziamenti, servono molti, molti milioni di euro. Noi assolutamente non siamo d'accordo con questo modus operandi, perché se è vero quanto dice il collega Del Grosso, che questa missione, ad esempio quella in Afghanistan, ci costa tre milioni di euro al giorno, sapremmo esattamente dove mettere questi fondi, in altre destinazioni.
  Non abbiamo bisogno di questi 3 milioni per l'Afghanistan quotidianamente. Abbiamo bisogno di questi fondi per andare ad incidere entro la prossima legge di stabilità, per andare ad incidere presso le aziende che delocalizzano. Ecco, bene: le missioni probabilmente dovremmo farle per inviare i nostri uomini, ad esempio, a riprendersi i lavoratori che dall'Italia delocalizzano (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle), non tanto per andare a camuffare eventuali missioni di pace (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Dieni. Ne ha facoltà.

  FEDERICA DIENI. Signora Presidente, l'articolo 11 della Costituzione afferma che l'Italia ripudia la guerra. In questi anni, per aggirare questa norma costituzionale, queste missioni sono state definite di pace. In realtà stiamo mandando i nostri militari a morire. Noi chiediamo, con questo emendamento appunto di SEL, che non ci soddisfa appieno, che non vengano più rifinanziate le missioni cosiddette di pace e che invece i soldi vengano destinati alla cooperazione. Soltanto attraverso la cooperazione e la diplomazia possono essere risolte le controversie internazionali. Quindi smettiamola di essere ipocriti, smettiamola di utilizzare male le parole e smettiamola con queste missioni cosiddette di pace (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  ETTORE ROSATO. Chiedo di parlare per un richiamo al Regolamento.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  ETTORE ROSATO. Signora Presidente, intervengo per un richiamo al Regolamento, articolo 85, comma 7. Cortesemente, Presidente: è chiaro che siamo in una fase ostruzionistica, siamo da più giorni su questo decreto. È legittimo che ci sia l'ostruzionismo, può essere da noi non apprezzato – e non lo è, anche perché lo riteniamo abbastanza inutile – però è legittimo che i gruppi di opposizione lo facciano. Io però, in base all'articolo 85, comma 7, su cui i colleghi anche del MoVimento 5 Stelle stanno intervenendo, che consente di intervenire in dissenso dal gruppo – io francamente non ho mai sentito un dissenso dal gruppo, ma questa potrebbe essere una questione di merito – chiederei che, come da prassi – e la prassi in questo caso ci aiuta molto – ci sia una Pag. 54riduzione dei tempi a disposizione per questi interventi, perché essendo meramente ostruzionistici, essendo un diritto, se uno vuole considerarlo tale, dell'opposizione fare ostruzionismo, è anche un diritto della maggioranza cercare di far approvare il provvedimento e non subire l'ostruzionismo. Quindi mi appello a lei per la riduzione dei tempi, come da prassi.

  PRESIDENTE. D'accordo, la ringrazio, adesso valuteremo questa opportunità.

  ANDREA COLLETTI. Chiedo di parlare per un richiamo al Regolamento.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  ANDREA COLLETTI. Signor Presidente, articolo 85 comma 7.

  PRESIDENTE. Comma 7 ?

  ANDREA COLLETTI. Esatto, comma 7. Appare anche a me che forse i colleghi di SEL stiano facendo ostruzionismo. Per quanto riguarda noi del MoVimento 5 Stelle, sinceramente non mi sembra che stiamo facendo ostruzionismo, ma stiamo facendo un dialogo per comprendere non ideologicamente le posizioni di ciascuno (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle), posizioni che chiaramente, in un settore come questo, proprio perché noi non siamo un movimento ideologico, siamo un movimento postideologico, siamo un movimento di ideali più che di ideologia, dobbiamo analizzare emendamento per emendamento, posizione per posizione, anche al nostro interno, con le diverse sensibilità che abbiamo, la posizione di ciascuno. È ovvio che ogni ascolto che abbiamo di ogni emendamento è una ricchezza per noi e per quest'aula, perché ci dà un input in più nel meglio valutare al di dentro il singolo emendamento. Anche perché chiariamo la vicenda che questo emendamento che stiamo discutendo è un emendamento non presentato dal MoVimento 5 Stelle. Pertanto può capitare che, in una fase del genere, alcune persone anche di altre Commissioni, come sono io ad esempio della Commissione giustizia, possano avere, sebbene lo stesso obiettivo, una ratio diversa nelle motivazioni che ci spingono a votare per un emendamento o per un altro. Tale dialettica deve essere fondamentale in un'aula come quella della Camera.
  Mi richiamo oltre modo anche alla prassi costante che lei stessa ha richiamato nei precedenti decreti, nelle stesse fasi in cui lo stesso collega Rosato aveva fatto lo stesso intervento in merito ad un supposto ostruzionismo, richiamando altresì il fatto che, negli anni passati, è emerso... conosco bene che negli anni passati il PD non ha mai fatto ostruzionismo, perché si vede che non era interessato a farlo (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Premesso questo, ed è legittimo, è legittimo, però anche in questo caso negli anni ancora più passati, forse ancor prima che esistesse il PD, quando c'era magari una forza politica davvero di opposizione, si era data piena libertà ai deputati, ai senatori ed ai parlamentari di quelle forze di meglio specificare il loro orientamento in aula.
  E, quindi, io mi appello a queste prassi ancora precedenti, visto che non c’è comunque una prassi consolidata tesa a motivare ciò che chiedeva il collega Rosato. La ringrazio dell'attenzione, Presidente (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Nicola Bianchi. Ne ha facoltà.

  NICOLA BIANCHI. Signora Presidente, io prendo parola per dichiarare il mio voto in dissenso con il gruppo sempre in caso che poi i miei colleghi non siano talmente bravi a farmi cambiare idea. Entro in merito all'emendamento comunque. Siamo d'accordo, appunto, su questo emendamento. Ovviamente, il fatto che solo il 2 per cento del totale del finanziamento venga destinato alle cooperazioni già di per sé questo grida vendetta. È veramente vergognoso che un Paese civile, democratico Pag. 55ed evoluto possa destinare solo il 2 per cento per la cooperazione. Ovviamente, è molto grave secondo me anche il fatto che non si entri nello specifico di tutte le missioni perché nell'articolo 1 vengono elencate diverse missioni...

  PRESIDENTE. Concluda.

  NICOLA BIANCHI. Sì, concludo...e a noi non ci dà modo di entrare nello specifico della singola missione. Questo a mio avviso è gravissimo.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Luigi Gallo. Ne ha facoltà.

  LUIGI GALLO. Signor Presidente, innanzitutto, vorrei segnalare che su Wikipedia quello che nel 2001 è stato l'attacco partito dal Regno Unito e dagli Stati Uniti d'America è segnato come «guerra in Afghanistan». Se conoscete un po’ il funzionamento di Wikipedia, sapete che, qualora voi non riteneste giusta questa formulazione, potete indicare che quella non è definita bene. Quindi non è una guerra in Afghanistan, ma è una pace in Afghanistan. Quindi, invito tutti ad intervenire e ad interagire con lo strumento Wikipedia per cambiare questa dizione sbagliata evidentemente di Wikipedia stessa (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
  Andiamo all'emendamento Scotto 1.1. Spero di avere il tempo di esprimere il mio dissenso così facciamo contento Rosato.

  PRESIDENTE. Ha terminato il suo tempo.

  LUIGI GALLO. Ho terminato, allora esprimerò il mio dissenso...

  PRESIDENTE. La ringrazio.

  DOMENICO ROSSI, Relatore per la maggioranza per la IV Commissione. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  DOMENICO ROSSI, Relatore per la maggioranza per la IV Commissione. Signor Presidente, io intervengo in quanto chiamato in causa in quanto si è fatto riferimento alla mia persona, dichiarandomi incapace di essere obiettivo nei confronti del provvedimento per via della mia precedente professione. Non voglio commentare per non entrare in polemica, però mi reputo personalmente offeso da questa dichiarazione.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, la deputata Dadone. Ne ha facoltà.

  FABIANA DADONE. Signor Presidente, questo emendamento non so onestamente se condividerlo o meno, non so se stare con SEL o con il mio gruppo. Condivido l'idea perché chiaramente si dice che le maggiori risorse finanziarie derivate dalla mancata proroga delle spese per le missioni internazionali saranno sostanzialmente date ad iniziative per la cooperazione e lo sviluppo. L'idea è buona, però la domanda che mi pongo è: ma come fanno le truppe a tornare indietro ? In altre parole, rimangono lì bloccate ? Per cui non saprei onestamente se astenermi o votare a favore.
  Tuttavia, noi siamo anche eletti dai cittadini e a noi piace definirci portavoce, ma lo siamo tutti. Cosa pensa la gente fuori da quest'Aula ? Che dovremmo ritirare le truppe. Per cui faccio un invito al relatore, visto che è anche sommo esperto in materia, di provare a riformulare questo emendamento e tentare magari di trovare una soluzione al discorso della mancanza dei soldi per tornare indietro. Per il resto, l'idea sembra buona e spero che durante questo dibattito costruttivo riuscirò a chiarirmi le idee e a capire che cosa potrei votare (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Di Benedetto. Ne ha facoltà.

Pag. 56

  CHIARA DI BENEDETTO. La deputata, signor Presidente, grazie. Prima di entrare nel merito dell'emendamento Scotto 1.1 volevo proporre una riflessione proprio sul decreto-legge. Proprio perché il MoVimento 5 Stelle è convinto della necessità dello spacchettamento delle missioni, giusto perché non è esattamente corretto, non si può associare in un unico provvedimento una missione come quella in Afghanistan, ad esempio, con la missione in Libano... se poi la Presidente Boldrini mi ascoltasse sarebbe una gran cosa... Presidente Boldrini...

  PRESIDENTE. Ci si occupava di un'istanza.

  CHIARA DI BENEDETTO. Mi dispiace... gradivo la sua attenzione. E un'ulteriore riflessione volevo porla all'Aula circa il momento che stiamo vivendo di estrema difficoltà per i cittadini italiani. Quindi forse è una riflessione così, quasi ovvia, però evidentemente che è necessario fare. Forse sarebbe stato meglio investire questi milioni in provvedimenti più utili per i cittadini come il reddito di cittadinanza piuttosto che in missioni di guerra (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Massimiliano Bernini. Ne ha facoltà.

  MASSIMILIANO BERNINI. Signor Presidente, colleghi, condivido quanto è stato ribadito dai miei colleghi sul fatto che sia necessario spacchettare le singole missioni di pace che prevedono l'uso delle armi, l'uso della forza per una questione di trasparenza e di chiarezza. Tuttavia, ho una certa discordanza sempre con il mio gruppo sul fatto della cooperazione internazionale perché, a mio avviso, andrebbe separata dal testo anche il finanziamento alla cooperazione internazionale. Chi svolge cooperazione internazionale e anch'io ho avuto una piccola esperienza così in tal senso sa bene che per operare realmente al bene delle popolazioni non servono carri armati, bombe, fucili, ma piuttosto trattrici agricole, pozzi per l'irrigazione, accesso all'acquisto delle sementi, attrezzi agricoli in generale.
  Quindi, a mio avviso, bisogna farla finita con questa poca chiarezza e bisogna tenere separati i due aspetti della cooperazione e dell'intervento armato.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Tofalo. Ne ha facoltà.

  ANGELO TOFALO. Signor Presidente, relativamente all'emendamento in questione, Scotto 1.1, non posso che dissentire dalla collega Maria Marzana e convenire con la collega Castelli non perché la collega Castelli mi sia più simpatica della collega Marzana ma perché l'aspetto finanziario credo sia importante.
  È strano sentire in aula certi discorsi e mi rivolgo anche al simpatico collega Buttiglione che, per certi versi, ha fatto un discorso condivisibile ma, per altri, ha delineato quello che ormai è il punto di arrivo di «sciolta civica». Così come Ignazio La Russa, una persona anche molto esperta, che è venuta qui ed è volato via insieme al Ministro Mauro su un F35.
  Relativamente al Regolamento, signor Presidente, mi sa che il collega Rosato ha confuso il comma 7 dell'articolo 85 con il comma 5 dell'articolo 87. Allora invito anzitutto il collega a studiare di più il Regolamento e a non strumentalizzare interventi ma a ricordarsi che oggi è al Governo, domani forse non lo sarà più. Quindi, rispettiamo le opposizioni e gli strumenti che le opposizioni hanno.

  PRESIDENTE. La ringrazio per il rispetto del tempo.

  ANDREA ROMANO. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  ANDREA ROMANO. Signor Presidente, ho capito bene ma il collega che ci ha preceduto ha definito il nostro gruppo Pag. 57parlamentare «sciolta civica»... (Dai banchi del gruppo MoVimento 5 Stelle si grida: A che titolo ? A che titolo ?).
  Vorrei che il Presidente, se così fosse e controlleremo nello stenografico, richiamasse il collega che ci ha preceduto ad una definizione esatta e non oltraggiosa del gruppo parlamentare di Scelta Civica. Chiedo conferma.

  PRESIDENTE. Io non ho colto questa cosa. Non ho seguito. Potremmo accertarlo e poi dagli atti avremo il reporting scritto.

  ANDREA ROMANO. In tempo reale, signor Presidente.

  DIEGO DE LORENZIS. Chiedo di parlare per un richiamo al Regolamento.

  PRESIDENTE. Quale articolo ?

  DIEGO DE LORENZIS. Articolo 8 e seguenti, Presidente. Io la ringrazio per aver chiesto a me a quale articolo...

  PRESIDENTE. Mi scusi, articolo 8 e seguenti su cosa ?

  DIEGO DE LORENZIS. Articolo 8, sul suo ruolo di Presidente che rappresenta la Camera dei deputati e tutti noi. Lei ha fatto intervenire qualcuno, in questa Assemblea, e non si sa a quale titolo sia intervenuto.

  PRESIDENTE. Non capisco a che titolo sia intervenuto cosa ? È stata avanzata una richiesta, che noi non siamo in grado adesso di soddisfare; quando avremo modo di vedere, dal resoconto stenografico, ritorneremo su questo tema. Se vogliamo andare avanti per favore.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Vacca. Ne ha facoltà. Le ricordo che ha un minuto, prego.

  GIANLUCA VACCA. Grazie, Presidente. Per rasserenare un po’ gli animi, magari se approfondiamo bene l'orientamento, ci potrebbe tornare utile un po’ di etimologia di due parole chiave di questo emendamento: cooperazione e missione. Due parole che, dal punto di vista morfologico, derivano da due parole morfologicamente simili – terza declinazione, cooperatio, cooperationis e missio, missionis –, che poi hanno due accezioni completamente diverse. Perché mentre cooperazione significa, nell'accezione latina, l'unione, il lavorare tutti quanti insieme, missione voleva dire – cito dal dizionario etimologico – «mandare ambasciatori, inviati, deputati e rappresentanti per compiere qualche funzione determinata...

  PRESIDENTE. La invito a concludere.

  GIANLUCA VACCA. ...con un'accezione e un riferimento alle missioni religiose, con le quali, appunto, si presumeva di civilizzare le civiltà precolombiane con il Cristianesimo. Sappiamo benissimo, invece, cosa è stato fatto nel nome delle missioni religiose...

  PRESIDENTE. Concluda !

  GIANLUCA VACCA. ... e quindi, probabilmente, con le missioni militari noi andremo a fare la stessa cosa che già la storia ha visto in passato (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato D'ambrosio. Ne ha facoltà.

  GIUSEPPE D'AMBROSIO. Grazie, Presidente. Presidente, questo emendamento, che voglio ricordare essere di SEL, è condivisibile da certi punti di vista, e cioè togliere i soldi alle missioni e spostarli sulle cooperazioni. Però, mi viene in mente una preoccupazione. Già abbiamo fatto, noi italiani, una sceneggiata, che è quella nel momento in cui siamo arrivati in Libano; potevamo andarci con costi nettamente inferiori e con un tempo nettamente inferiore; abbiamo impiegato invece navi e, nella fase finale, mezzi quali elicotteri, Pag. 58spendendo un sacco di soldi solo per rendere più scenografica la cosa.
  Allora, io mi chiedo: se togliamo tutti i soldi alle missioni, come torneranno questi militari ? Perché comprendo magari che, in questo momento oramai, abbiamo mezzi di trasporto quali colombe, falchi, falchetti e ogni tipo di volatile, che potrebbe agevolare praticamente ogni militare. Però, siccome ritengo...

  PRESIDENTE. La invito a concludere !

  GIUSEPPE D'AMBROSIO. ... questa discussione – e termino, Presidente – davvero poco credibile, per risolvere questa situazione di impasse, consiglio magari i colleghi del Partito Democratico di collegarsi a Firenze...

  PRESIDENTE. Concluda  !

  GIUSEPPE D'AMBROSIO. ... magari con qualcuno che è davanti al computer, davanti al Mac, ci detta la soluzione e possiamo...

  PRESIDENTE. Grazie !

  GIUSEPPE D'AMBROSIO. ... risolvere tutti i problemi (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, la deputata Cancelleri. Ne ha facoltà.

  AZZURRA PIA MARIA CANCELLERI. Grazie, Presidente. Anch'io volevo intervenire su questo emendamento che, come la mia collega Dadone, mi crea un po’ di conflitto, perché anch'io reputo condivisibile il contenuto dell'emendamento, nel senso che ricordo che noi stiamo partecipando a questa missione e la stiamo finanziando, ma risulta essere una missione di pace quando, in realtà, siamo andati in Afghanistan con un pretesto, non per ristabilire una situazione di pace all'interno di un Paese.
  Quindi, anch'io condivido, come i colleghi di SEL, la necessità di abbandonare questa missione e di aumentare le risorse a favore della cooperazione. Ma mi rendo conto anche che ci sono...

  PRESIDENTE. Concluda.

  AZZURRA PIA MARIA CANCELLERI. ... caratteristiche tecniche che questo non lo permette. Quindi, anch'io, come la mia collega Dadone, sono in contrasto ed approfitto di questo dibattito per farmi un'idea (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, la deputata Benedetti. Ne ha facoltà.

  SILVIA BENEDETTI. Grazie, Presidente. Allora, una riflessione in merito a questo emendamento. Chiaramente, siamo d'accordo con SEL per quel che riguarda una gestione diversa delle missioni militari all'estero, non è questo il punto della questione. Il punto è che, appunto, togliere risorse finanziarie ad una missione, ad esempio quella UNIFIL in Libano, non sarebbe una cosa intelligente.
  Perché, comunque, è una delle poche missioni che, davvero, ha dato una mano alla cooperazione. Questo può essere tranquillamente comprovato da un esempio di lavoro che è stato fatto dagli sminatori dell’«Ariete» dell'Esercito italiano, che hanno sminato dei corridoi, che hanno consentito, poi, il posizionamento di blue pillar, ovvero segnali visibili, per marcare meglio il limite che separa Israele e Libano. Quindi, hanno dato una mano anche alla situazione dell'area; hanno dato una mano alla stabilità della situazione in quell'area. Quindi, quello che vorrei è una più profonda riflessione in merito a questo emendamento.

  PRESIDENTE. Deputata Benedetti, concluda, per favore.

  SILVIA BENEDETTI. Ho concluso, Presidente.

Pag. 59

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Colletti. Ne ha facoltà.

  ANDREA COLLETTI. Signora Presidente, partiamo dall'emendamento che hanno presentato i colleghi di SEL. In linea teorica si potrebbe anche essere d'accordo, però, come anche specificato prima, il problema di tale emendamento e il perché ci asteniamo, dal mio punto di vista, è dato dal fatto che, comunque, può apparire un emendamento di tipo ideologico. Questo perché non va a definire specificatamente le diverse missioni, anche in maniera separata, che susseguentemente si andrebbe a far terminare. Noi tutti non possiamo avere un atteggiamento ideologico, perché le varie missioni internazionali di guerra, di pacificazione, di controllo delle acque, hanno tutte finalità diverse e, quindi, come è scorretto fare, da parte del Governo – e questo dimostra altresì un altro afflato ideologico da parte del Governo – tutto un calderone delle diverse missioni, è altresì scorretto cercare di eliminarle tutte alla radice. Ciò proprio perché le diverse missioni, avendo finalità diverse, possono avere un significato anche positivo per taluni aspetti. Mi posso riferire, ad esempio, pur non conoscendo approfonditamente la questione, alla missione nel Mar Mediterraneo. Possiamo avere qualsiasi visione negativa dell'utilizzo della nostra flotta nel Mar Mediterraneo.

  PRESIDENTE. Deputato Colletti, concluda.

  ANDREA COLLETTI. Ho finito il tempo, Presidente ?

  PRESIDENTE. Sì, ha finito, concluda.

  ANDREA COLLETTI. Allora, mi riservo una migliore spiegazione al prossimo emendamento.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Fantinati. Ne ha facoltà.

  MATTIA FANTINATI. Signora Presidente, qualcuno tanti anni fa, diceva: «si vis pacem, para bellum». Io credo che con 20 miliardi di euro all'anno che spendiamo come spese militari, di pace ne stiamo preparando molta; però, quello che non ho ancora ben capito è come mai, e in base a quale pace, noi andiamo a esportare questa pace e, soprattutto, quanto ci costa. Se io vado a fare un raffronto tra i soldi che noi spendiamo per queste missioni che esportano la pace e quanti soldi, effettivamente, noi spendiamo per esportare, in qualche modo, i nostri prodotti, per esportare il nostro made in Italy, i numeri sono veramente ridicoli, perché spendiamo 23 milioni di euro per internazionalizzare i nostri prodotti e Spagna, Francia ne spendono centinaia. Allora, quando ci fa comodo...

  PRESIDENTE. Deputato Fantinati, concluda, per favore.

  MATTIA FANTINATI. Allora, quando ci fa comodo noi guardiamo agli altri, quando non ci fa comodo, invece, per noi i numeri sono sufficienti.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Della Valle. Ne ha facoltà.

  IVAN DELLA VALLE. Signora Presidente, non so bene se intervenire in dissenso dal mio gruppo o meno perché, purtroppo, non abbiamo ben capito questo emendamento neanche noi; infatti, da una parte lo condividiamo e, dall'altra, abbiamo dei seri dubbi. Quindi, non so se sono nel pieno del Regolamento o no, perché non so se sto intervenendo in dissenso o meno.
  A questo proposito, io so che è già successo, è già capitato nella mia breve esperienza in quest'Aula, che a un gruppo parlamentare, per prassi, perché ne fa richiesta, venga concessa un'interruzione anche solo di un quarto d'ora per mettersi d'accordo e, magari, per capire meglio questo emendamento. Io so che quando il PdL ha chiesto una riunione di un giorno Pag. 60intero per mettersi d'accordo, il PD ha votato favorevolmente, perché ha detto che era la prassi e che se un gruppo chiede di riunirsi per un chiarimento o per qualcosa questo viene concesso. Allora, chiederei, se magari fosse possibile, un'interruzione di dieci minuti per decidere se votare o meno questo emendamento.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Bonafede. Ne ha facoltà.

  ALFONSO BONAFEDE. Signor Presidente, l'emendamento si pone all'interno di un provvedimento che evidentemente ha un concetto alterato di quello che è la missione, di quello che è la missione di pace, di quello che è la missione di guerra; ma vedo che il Parlamento è concentratissimo in queste missioni. Allora faccio una proposta alternativa chiara: sono circa 24 missioni in tutto; facendo una somma dei deputati di PdL, PD e Scelta Civica, sono circa 436 deputati. Diviso 24 missioni, siamo a circa 17 deputati a missione. Il mio suggerimento è di trasferire 17 deputati per ogni missione: si concentrino su quelle missioni, lascino l'Italia a deputati più capaci, che potranno farla rialzare mentre loro sono concentrati sulle missioni all'estero (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Abbiamo verificato l'espressione del deputato Tofalo. Invito tutti veramente ad usare un linguaggio che sia improntato al rispetto reciproco, per favore ! Quindi vi prego di non utilizzare più espressioni offensive.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Tacconi. Ne ha facoltà.

  ALESSIO TACCONI. Signor Presidente, vorrei tornare nel merito dell'emendamento, e devo dire che sono un po’ in imbarazzo a fare questo intervento, perché, per la gioia del deputato Rosato, volevo esprimere il mio profondo e sentito dissenso dal mio stesso gruppo parlamentare. E per due motivi, signor Presidente: il primo motivo è per riprendere tutti i componenti del mio gruppo parlamentare, e far notare che non hanno avuto finora l'educazione di ringraziare il Ministro Mauro per la sua ficcante ed indispensabile presenza qua oggi pomeriggio. Abbiamo dovuto sospendere i lavori dell'Aula per quattro ore per sentire discorsi inutili.
  Però, ancora più grave, Presidente, i miei colleghi si sono dimenticati di denunciare l'ignavia del Governo Monti, che, alla fine dell'anno scorso, non ha avuto il coraggio di votare il decreto-legge sul proseguimento delle missioni all'estero per tutti i dodici mesi.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ROBERTO GIACHETTI (ore 18)

  ALESSIO TACCONI. Noi ci ritroviamo qui, dopo nove mesi, a discutere questo «decreto missioni» con un profondo ritardo, e senza... Tecnicamente potrebbe anche essere legale...

  PRESIDENTE. Concluda, grazie.

  ALESSIO TACCONI. ... ma siamo qui dopo un mese a dover ancora discuterne. Dopo questo, annuncio il mio voto non conforme a quello del gruppo (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)...

  PRESIDENTE. Grazie.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Busto. Ne ha facoltà.

  MIRKO BUSTO. Signor Presidente, anch'io mi associo ad un voto contrario al mio stesso gruppo, e in particolare all'intervento del collega Fantinati. Perché sentir parlare di soldi e di spreco di denaro pubblico quando si parla di vite umane, mi ricorda che qui dobbiamo elevarci: questo dev'essere un luogo di elevazione. E allora mi è tornata alla memoria una poesia, che ho letto nella mia infanzia, di Bertolt Brecht, che recita in questo modo: «La guerra che verrà non è la prima. Prima ci sono state altre guerre. Alla fine dell'ultima c'erano vincitori e vinti. Fra i Pag. 61vinti la povera gente faceva la fame. Fra i vincitori faceva la fame la povera gente, egualmente» (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Cariello. Ne ha facoltà.

  FRANCESCO CARIELLO. Signor Presidente, vorrei porre l'attenzione di quest'Aula su un pensiero che ci è stato trasferito dall'associazione Polizia Nuova Forza Democratica, dal signor Carlo Aliberti, il quale mi ha consegnato un ticket di 1,02 euro che viene rilasciato agli operatori di polizia per compensare una giornata di lavoro di un poliziotto effettuata durante una manifestazione. Bene: questo emendamento parla di maggiori risorse finanziarie da destinare ad un obiettivo, quello di esportare sicurezza negli altri Paesi. Ricordiamoci anche di assicurare la giusta sicurezza e le giuste risorse ai nostri uomini di Polizia in Italia (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Toninelli. Ne ha facoltà.

  DANILO TONINELLI. Signor Presidente, io con sommo rammarico devo esprimere una valutazione negativa sulle dichiarazioni di voto del mio gruppo parlamentare e lo devo fare per una considerazione di metodo. Innanzitutto, ritengo inaccettabile che continui questo diluvio legislativo di decreti-legge, che obbliga questo Parlamento a violare qualsiasi norma costituzionale e di Regolamento parlamentare, che chiaramente dice, all'articolo 24, che non possono essere trattati in quest'Aula più del 50 per cento dei provvedimenti di conversione dei decreti-legge, per il 50 per cento dei lavori d'Aula, al netto dell'attività di sindacato ispettivo.
  Io voglio esprimere voto contrario su questo emendamento presentato da SEL, perché va ad eliminare esclusivamente tre commi, mentre io avrei eliminato esattamente tutti i commi che riguardavano tutte le missioni internazionali oltre la prima missione, perché la richiesta che fa il MoVimento 5 Stelle è quella di spacchettare questi decreti-legge...

  PRESIDENTE. Concluda.

  DANILO TONINELLI. Anzi, questo è il primo decreto-legge diversamente omogeneo per materia, mentre gli altri erano omnibus, quindi stiamo sempre peggiorando.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Nuti. Ne ha facoltà.

  RICCARDO NUTI. Signor Presidente, volevo esprimere il mio parere su questo emendamento del collega Scotto, in quanto dare i soldi dalle missioni alla cooperazione internazionale di suo è sicuramente un messaggio corretto, però purtroppo non tutti gli interventi sono uguali. Togliere i fondi in maniera indiscriminata, o meglio, darli alla cooperazione, anche in questo caso in maniera troppo generica, non fa altro che perpetrare la politica che abbiamo fatto in questi anni, cioè una politica generica, che non approfondisce e non specifica le modalità di destinazione dei fondi, soprattutto dei fondi, visto che spesso, poi, vengono dati ad associazioni di amici di politici, come spesso è capitato.
  Serve, quindi, una visione più organica e più specifica delle cose, che abbiamo tentato di trasferire con gli emendamenti presentati, in modo che non si dica mai che si parla in maniera generica senza fare delle proposte alternative.

Testo sostituito con errata corrige volante   PRESIDENTE. Avverto che è stata chiesta la votazione nominale mediante procedimento elettronico.
  Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Scotto 1.1, con il parere contrario delle Commissioni e del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).
Pag. 62

  È il primo voto, colleghi. Milanato, Moscatt, Oliverio, Fioroni...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  442   
   Votanti  351   
   Astenuti   91   
   Maggioranza  176   
    Hanno votato   29    
    Hanno votato no  322.
  PRESIDENTE. Avverto che è stata chiesta la votazione nominale mediante procedimento elettronico.
  Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Scotto 1.1, con il parere contrario delle Commissioni e del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  È il primo voto, colleghi. Milanato, Moscatt, Oliverio, Fioroni...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  442   
   Votanti  351   
   Astenuti   91   
   Maggioranza  176   
    Hanno votato   29    
    Hanno votato no  322.

Pag. 62

Testo sostituito con errata corrige volante   La Camera respinge (Vedi votazioni).
  (I deputati Molea, Agostini, Valeria Valente e Carfagna hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto contrario; i deputati Pilozzi e Zan hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole e i deputati Casati e Casellato hanno segnalato che non sono riusciti a votare).
  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  (I deputati Molea, Roberta Agostini, Valeria Valente e Carfagna hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto contrario; i deputati Pilozzi e Zan hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole e i deputati Casati e Casellato hanno segnalato che non sono riusciti a votare).

Testo sostituito con errata corrige volante   Passiamo alla votazione dell'emendamento Fava 1.2.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Piras. Ne ha facoltà.
  Passiamo alla votazione dell'emendamento Fava 1.2.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Piras. Ne ha facoltà.

  MICHELE PIRAS. Signor Presidente, per presentare questo emendamento e qualche considerazione di contorno. Noi siamo nostro malgrado costretti a prendere atto che il Ministro Mauro ritiene di aver assolto la sua funzione andando via non appena finite le repliche in questa breve discussione, che, invece, avrebbe meritato una presenza e un'attenzione anche nel prosieguo del dibattito.
  Noi riteniamo sarebbe stato utile, anche perché riscontriamo nelle parole del Ministro una certa imprecisione sui numeri riguardanti la missione afgana. Signor Presidente, potrei chiedere... non riesco a...

  PRESIDENTE. Ha perfettamente ragione, onorevole Piras. Prego tutti i colleghi, in particolare quelli nei settori dove ci sono persone in piedi e si parla, di abbassare gentilmente il tono della voce per consentire all'onorevole Piras di concludere il suo intervento. Grazie.

  MICHELE PIRAS. Dicevo che sulla missione afgana abbiamo dovuto riscontrare un po’ di imprecisione sui numeri ed una certa confusione che, di certo, non rappresentano un bel momento di confronto tra il Governo ed il Parlamento. Infatti, almeno nelle previsioni che ci vengono mostrate sulla carta, non si tratta di un ritiro entro il 31 dicembre di 486 unità, come annunciato dal Ministro e come già riportato anche dai mezzi di comunicazione di massa, dagli organi di stampa; a noi risulta che la differenza tra il 30 settembre 2013 e il 31 dicembre sarà di 200 unità. Delle due l'una: o c’è una dimenticanza, un errore del Ministro o c’è un errore nella trascrizione del decreto. Noi crediamo che in entrambi i casi ci troviamo di fronte ad un fatto grave, perché potremmo anche risolvere di aver discusso in queste settimane, in questi giorni su un decreto che non riporta cifre esatte per quanto riguarda la missione militare afgana. Su tale missione vi sono anche altre cifre che vanno sempre ripetute per comprendere di cosa stiamo parlando ed entrare nel merito: mi riferisco ai 3 mila militari morti in Afghanistan, ai 54 soldati italiani morti in Afghanistan, ai 75 mila civili morti in Afghanistan dall'inizio della missione. I dati relativi ai civili sono stime, mentre i dati riferiti ai militari sono più precisi, ma si tratta pur sempre delle cifre di una guerra. È per questo motivo che, in qualche maniera, questa mattina abbiamo apprezzato, pur da un diverso punto di vista, l'opinione dell'onorevole Rocco Buttiglione. Egli, in quest'Aula, ci ha ricordato, con parole sue e facendo riferimento a ciò che altri Paesi hanno scelto di fare in questi anni – Gran Bretagna e Stati Uniti d'America –, quanto fosse giusta la guerra in Iraq. Sul lessico del termine «guerra» credo vi sia stato un punto di avanzamento del dibattito, perché almeno si è fatta piazza pulita dell'ipocrisia che in questi anni ha dominato il dibattito pubblico quando si parlava, appunto, di guerra. Il fatto che va sottolineato riguarda l'atteggiamento della Gran Bretagna e degli Stati Uniti d'America; le Costituzioni di questi due Paesi, in alcune Pag. 63parti, prevedono ciò che la nostra Costituzione prevede all'articolo 11, cioè il ripudio della guerra come strumento di risoluzione dei conflitti internazionali e come strumento offensivo: questo vale anche per l'Afghanistan. Siamo lì dal 2001 in una condizione di guerra e le cifre lo testimoniano abbondantemente.
  Vorrei, come dire, preventivamente, in sede di presentazione di questo emendamento a cui appartiene una logica simile a quello precedente, anche se si concentra puntualmente sull'Afghanistan, rimuovere una discussione che vi è stata in sede di dibattito sul precedente emendamento. La richiesta di ritiro immediato dall'Afghanistan non significa che noi lo si preveda in assenza di sicurezza e senza risorse: mi pare infatti implicito che ogni ritiro necessiti di una exit strategy.

  PRESIDENTE. Concluda, onorevole Piras.

  MICHELE PIRAS. Vado a concludere per dire che nell'ultimo intervento dell'onorevole Cicu in Aula, in presenza del Ministro della difesa, credo sia contenuta una grande verità che fa bene al nostro dibattito. Vi è, infatti, all'interno di quest'Aula, una forte divergenza strategica sul ruolo estero del Paese e sul nuovo modello di difesa.
  La dico così, citando un comunicato uscito dalla recente riunione del Consiglio supremo della difesa del 6 novembre scorso; in esso si afferma che la nuova struttura delle Forze armate deve riflettere un quadro compiuto e condivo degli indirizzi strategici e delle linee di sviluppo della capacità della difesa razionalmente fondato sugli scenari di crisi e di impiego nelle missioni internazionali.

  PRESIDENTE. Grazie, onorevole Piras.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Marcon. Ne ha facoltà.

  GIULIO MARCON. Signor Presidente, questo emendamento è particolarmente importante perché permette di risparmiare risorse importanti, usate per una missione di guerra, e di destinarle a finalità di cooperazione, di ricostruzione e di pace. Questo a maggiore ragione dopo l'intervento di oggi del Ministro Mauro, un intervento che noi reputiamo – io reputo – particolarmente grave, perché il Ministro Mauro ci ha informato che la nostra presenza in Afghanistan continuerà anche nel 2015, senza che il Parlamento ne abbia discusso e si sia pronunciato in merito, con una presenza di oltre 800 soldati.
  Ecco perché per noi è importante mettere uno stop da subito a questa missione in Afghanistan e, votando questo emendamento, interrompere questa spirale che dura da troppo tempo e usare queste risorse per altre finalità, ovvero per la ricostruzione e la cooperazione in quel Paese.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Giancarlo Giordano. Ne ha facoltà.

  GIANCARLO GIORDANO. Signor Presidente, io attraverso lei vorrei porre una questione all'Aula, e attraverso questo emendamento cercare insieme una soluzione. Io veramente non riesco a capire lo stupore di tanti colleghi che ci dicono che togliere dei soldi alla guerra, per spostarli sulla cooperazione e sulla stabilizzazione della pace in aree strategiche di un territorio come quello dell'Afghanistan, sarebbe un approccio ideologico alla questione che abbiamo di fronte.
  L'approccio ideologico è quello di chi, invece, ci propone provvedimenti confusi, che non mettono il Parlamento nella condizione di potere lavorare serenamente e, soprattutto, i gruppi nella condizione di potere decidere, caso per caso, il proprio orientamento. Penso sia questo l'obiettivo che stiamo perseguendo e sia giusto ribadirlo.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Fratoianni. Ne ha facoltà.

  NICOLA FRATOIANNI. Signor Presidente, intervengo per annunciare che vorrei Pag. 64ritirare la firma da questo emendamento. È un errore di inesperienza, perché non lo condivido fino in fondo. Ho ascoltato le ragioni esposte dal collega Piras e, tuttavia, concentrarsi solo sull'Afghanistan, che naturalmente è la missione principale, mi pare riduttivo. C’è un problema generale di approccio e per questo condividevo e ho sostenuto l'emendamento precedente, che oltre all'Afghanistan proponeva il ritiro immediato e, diciamo, lo spostamento delle risorse non solo dall'Afghanistan ma anche dalla Libia e dalla missione Active Endeavour.
  Per questo vorrei dire ai miei colleghi che credo che dobbiamo, sulla discussione in merito a questo decreto, provare a mantenere un approccio complessivo, perché solo un approccio complessivo ci consente di riflettere sulla nostra politica estera e sul nostro modello di difesa per provare a modificarlo e per provare a costruire, almeno per i prossimi decreti, un impianto più efficace e più organico.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Ferraresi. Ne ha facoltà.

  VITTORIO FERRARESI. Signor Presidente, innanzitutto voglio invitare anche la Presidente Boldrini a fare più attenzione, perché prima, dopo l'intervento del collega Crippa, avevo chiesto di intervenire. Quindi, dopo venti minuti, appunto, non sono stato prenotato nella lista degli interventi, per cui sono stato strozzato...

  PRESIDENTE. Ora le do la parola. Parli. Prego, onorevole Ferraresi ! Parli in relazione all'emendamento e le concedo le parola. Prego.

  VITTORIO FERRARESI. Va bene. Innanzitutto, voglio dire che molti colleghi prima di me hanno giustamente denunciato l'impianto a scatola chiusa del decreto, con il quale il Governo chiede al Parlamento di votare il rifinanziamento di decine di singole missioni internazionali.
  Ma è stata detta anche un'altra cosa da altri colleghi, appunto di non fare passare il messaggio che i soldati italiani in Afghanistan siano morti inutilmente. Secondo me c’è anche un altro concetto ben più grave da fare passare: è il concetto che i nostri soldati in Afghanistan siano morti per interessi che non c'entrano nulla con quelli della pace (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle), per interessi che non c'entrano nulla con il servizio che rendevano alla nostra Patria, con il servizio alla pace che rendevano ai cittadini afgani, e questo è gravissimo (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Tripiedi. Ne ha facoltà.

  DAVIDE TRIPIEDI. Signor Presidente, la cosa peggiore, come diceva Martin Luther King, non è la violenza degli uomini malvagi, ma il silenzio degli uomini onesti. Se siete liberi e onesti cercate di dimostrarlo. Io ricordo che la Spagna ha avuto il coraggio, cosa che in quest'Aula manca, di ritirare le truppe dall'Afghanistan, risparmiando un sacco di soldi, ma soprattutto le vite umane. Dovremmo fare anche noi questo gesto di coraggio. Nei prossimi emendamenti vedrete che noi del MoVimento 5 Stelle 5 abbiamo destinato con precisione i soldi alle politiche di pace, non come questi emendamenti che buttano soldi tutti in una volta. Cerchiamo di essere precisi e almeno sappiamo dove vanno a finire questi soldi (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Costantino. Ne ha facoltà.

  CELESTE COSTANTINO. Signor Presidente, «Quando ci domanderanno che cosa stiamo facendo, tu potrai rispondere loro: noi ricordiamo. Ecco dove alla lunga avremo vinto e verrà il giorno in cui saremo in grado di ricordare una tale quantità di cose che potremo costruire la più grande scavatrice meccanica della storia e scavare. In tal modo riusciremo a sotterrare la guerra». Questo è un passaggio Pag. 65di «Fahrenheit 451». Quello che abbiamo ascoltato oggi qui dal Ministro Mauro si potrebbe riassumere in: non ricordo, non sento e non vedo. Allora, noi purtroppo ci ritroviamo in questa situazione, a dover pensare a delle parole storiche, a dover pensare a «Fahrenheit 451» e vederci qui davanti il Governo Letta-Alfano 2013.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Palazzotto. Ne ha facoltà.

  ERASMO PALAZZOTTO. Signor Presidente, qualcuno nella discussione sul precedente emendamento ricordava che stiamo discutendo di un rifinanziamento che riguarda gli ultimi tre mesi dell'anno in corso. Ecco, quella che può sembrare una formalità in realtà diventa spunto per ridare a questo Parlamento un ruolo in una discussione che a tratti è sembrata surreale. Noi infatti abbiamo assistito oggi al Ministro della difesa che è venuto qui e ha dato dei numeri che non stanno dentro questo decreto-legge, come veniva ricordato prima. Allora, oggi quella che sembrava una formalità diventa l'occasione per dare l'idea di quale sia la modalità con cui anche questo Governo affronta una discussione così delicata, che mette in discussione appunto l'idea stessa della prospettiva che il nostro Paese ha sulla politica internazionale. A noi piacerebbe sapere se, alla fine di questa discussione, noi voteremo per riportare a casa al 31 dicembre di quest'anno 480 uomini...

  PRESIDENTE. La ringrazio. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Pilozzi. Ne ha facoltà.

  NAZZARENO PILOZZI. Signor Presidente, anch'io ritiro la firma da questo emendamento. Stamattina ci è stato detto che non potevamo ripensare. Credo che il collega Rosato anche per il suo partito sia esperto di ripensamenti, quindi noi ritiriamo – io almeno ritiro – la firma a questo emendamento, ma rimane un punto, signor Presidente. Rimane il punto che il Ministro oggi non ha voluto chiarire. Non ci ha voluto chiarire il perché questo Governo fa un «decreto mostro», che mette dentro tutte quante le missioni internazionali. Noi diciamo che dobbiamo ritirarci il prima possibile dall'Afghanistan e dobbiamo utilizzare quei soldi per poter fare finalmente crescere la cooperazione civile in quel Paese e anche per tentare di uscire da un grande imbroglio che c’è stato in questi ultimi anni nella politica internazionale...

  PRESIDENTE. La ringrazio. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Melilla. Ne ha facoltà.

  GIANNI MELILLA. Signor Presidente, come ho detto nel mio primo intervento, vorrei anche in questo mio brevissimo intervento centrare la vicenda del narcotraffico in Afghanistan. Sotto l'ombrello della guerra i signori locali che gestiscono le produzioni del papavero in Afghanistan coprono qualcosa come 200 mila ettari di territorio. Durante l'invasione sovietica, avevamo un'occupazione dal papavero di alcune centinaia di ettari.
  Addirittura, siamo passati dalle 200 tonnellate di produzione di oppio ed eroina durante la ritirata della quarta armata sovietica, alla cifra enorme attuale di...

  PRESIDENTE. Grazie. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Ricciatti. Ne ha facoltà.

  LARA RICCIATTI. Signor Presidente, anche io intervengo per annunciare il ritiro della mia firma da questo emendamento, perché a me non piace il numero che hanno citato i miei colleghi, 200. Io al numero 200 preferisco il numero 54. Cinquantaquattro, come le volte che ho sentito dall'inizio di questa guerra delle maledette banalità ripetute ogni volta, morte dopo morte, come «cordoglio», come «grandissime condoglianze», come «profonda Pag. 66commozione», come «sacrificio lancinante», come «ragazzi che servono il nostro Paese». E poi ho sentito altre parole, come «minuti di silenzio» e «funerali di Stato». Ci scappa anche qualche lacrima di coccodrillo, magari davanti alle telecamere. Poi finisce tutto lì, però, fino al prossimo morto. Quindi, possiamo decidere: o alcuni voteranno questo emendamento – io ho ritirato la firma – oppure possiamo continuare con le lacrime di coccodrillo.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Duranti. Ne ha facoltà.

  DONATELLA DURANTI. Signor Presidente, con questo emendamento chiediamo di spostare le risorse previste per la proroga della missione in Afghanistan, ISAF, sulla cooperazione internazionale. Voglio dire ai colleghi e alle colleghe che ci hanno chiesto se abbiamo un'idea di che cosa sia la cooperazione, che noi pensiamo che dobbiamo rinnovare le politiche pubbliche di cooperazione allo sviluppo, separandole finalmente dagli interventi militari, dalla geopolitica estera e dalla politica commerciale, e legando invece le politiche pubbliche di cooperazione alla promozione dei diritti umani, alla promozione della giustizia e alla promozione della pace. Vorrei ricordare solo un dato: non sono stati previsti interventi e finanziamenti per la cooperazione in Afghanistan, se non a partire dal 2007, con risorse pari a 218 milioni di euro...

  PRESIDENTE. Grazie. Potrei pregare i colleghi che sono qui davanti di spostarsi, se possono, da un'altra parte e, in particolare, se gentilmente si può lasciare libero il banco del Governo ? Grazie.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Brescia. Ne ha facoltà.

  GIUSEPPE BRESCIA. Signor Presidente, nel mio intervento di prima stavo parlando di come si è evoluta la guerra nel corso della storia. Volevo dirvi che dopo la seconda guerra mondiale vi è stato un impegno da parte di tutta la comunità internazionale affinché quella strage, quello scempio che si era venuto a creare, non si ripetesse mai più nella storia. Per questo la comunità internazionale scelse di dotarsi di un nuovo strumento che aveva come fine primario quello di impedire le guerre. Nel 1945 si istituì l'Organizzazione delle Nazioni Unite, la cui carta costitutiva fu firmata a San Francisco il 26 giugno 1945. Anche i padri costituenti nella Costituzione italiana del 1947 condivisero lo stesso principio e misero a punto, costruirono, l'articolo 11...

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Franco Bordo. Ne ha facoltà.

  FRANCO BORDO. Signor Presidente, abbiamo saputo dal Ministro che staremo ancora in Afghanistan, mentre invece non ci ha voluto raccontare, è stato omertoso, riguardo alla vicenda della Cavour, che oggi è partita per il giro per l'Africa. Perché questo silenzio ? Perché ovviamente non voleva dire dove andremo, perché seguendo gli indici della democrazia degli Stati elaborato dall’Economist Intelligence Unit, vediamo che andiamo a Gibuti, paese autoritario, Arabia Saudita; la nostra filiera bellica, appunto, verrà portata agli Emirati Arabi Uniti (autoritario), Bahrein (autoritario), Kuwait (autoritario), Qatar (autoritario), Oman (autoritario), Madagascar (autoritario), Angola (autoritario), Congo (autoritario), Nigeria (autoritario), Algeria (autoritario). Dodici su diciotto regimi autoritari !

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Scotto. Ne ha facoltà.

  ARTURO SCOTTO. Signor Presidente, l'intervento del Ministro Mauro è un po’ l'autobiografia di una discussione monca, quella che siamo stati costretti a fare nel corso di questi ultimi giorni e anche nelle ore precedenti a questa discussione. Non Pag. 67abbiamo ascoltato dal Ministro Mauro nessuna parola rispetto a una richiesta esplicita, che è contenuta anche all'interno di questo emendamento, che è quella della separazione delle missioni e di diversi decreti a partire da questa discussione. Evidentemente non era nelle condizioni di farlo. Ci aspettiamo un intervento chiarificatore.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Sibilia. Ne ha facoltà.

  CARLO SIBILIA. Signor Presidente, assolutamente sì, ci tenevo a spiegare che il MoVimento 5 Stelle su questo emendamento si asterrà, ugualmente; per la ratio, filosoficamente siamo assolutamente d'accordo sul rientro totale e a cassare la missione ISAF di netto, però ci rendiamo conto che bisogna comunque capire le esigenze di un rientro controllato da questa missione. Quindi, è chiaro che la nostra posizione è a favore del rientro dall'Afghanistan, ma un rientro ragionato e questo avremo modo anche di spiegarlo in maniera più dettagliata all'interno dei nostri emendamenti successivi. Quindi – ribadisco – il MoVimento 5 Stelle si asterrà anche su questo emendamento (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Cinquantadue secondi, onorevole Sibilia, grazie.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Bonafede. Ne ha facoltà.

  ALFONSO BONAFEDE. Signor Presidente, intervengo sempre nel quadro di un provvedimento che, riflettendo, mi fa pensare a una sorta di bullismo. Il bullismo è una forma di comportamento violento attuato tramite l'impiego di falsi metodi di opposizione e intimidazione nel confronto dei pari, in particolare quando vi è una palese asimmetria di potere. Questo è l'atteggiamento nella sostanza dell'Italia nei confronti dei Paesi in cui si esplicano queste finte missioni di pace, perché in realtà il punto che ci deve fare riflettere è che l'Italia non ha nessuna democrazia da esportare nel mondo, non può avere la presunzione di esportare alcunché. E quando mi viene detto che noi facciamo ostruzionismo, io penso che il vero ostruzionismo lo faccia il Governo, perché questo atteggiamento ostacola la democrazia nel nostro Paese.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Di Battista. Ne ha facoltà.

  ALESSANDRO DI BATTISTA. Signor Presidente, siamo d'accordo, lo abbiamo ribadito mille volte. Tra l'altro non abbiamo «collegato» – e lo dico anche ai colleghi della maggioranza – le missioni internazionali anche come violazione del principio di autodeterminazione dei popoli, che va rispettato sempre, non soltanto quando un determinato Governo estero è nostro amico. Tra l'altro, spesso rispettiamo Governi esteri – penso al caso del Kazakistan, abbiamo dimenticato troppo presto l’affaire Shalabayeva, purtroppo – con cui, nonostante non siano democratici, per come intendiamo noi la democrazia, facciamo affari, scendiamo a patti e addirittura rimandiamo a casa donne con bambine.
  Quindi, il principio dell'autodeterminazione dei popoli, sancito – e concludo, Presidente – da tanti strumenti internazionali ratificati anche dall'Italia stessa – penso ai patti del ’66 o alla Dichiarazione universale dei diritti umani, anche se non è giuridicamente vincolante – devono essere la stella polare di qualsiasi politica internazionale da parte del nostro Stato (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Kronbichler. Ne ha facoltà.

  FLORIAN KRONBICHLER. Signor Presidente, intervengo non per ritirare la firma, però vorrei tornare su quanto detto Pag. 68questa mattina sull'eufemismo nel mio primo intervento. Qui l'onorevole La Russa – che di guerre e di missioni militari se ne intende – ci ha passato un altro eufemismo ed è quello dell’exit strategy. Ma di che exit parla ? Noi intendiamo exit in un'altra direzione, però ci ha portato su un'altra pista ed è quella dei marò: se non tornano entro l'anno, lui inviterebbe il nostro Paese a ritirare tutte le missioni internazionali. Supplico i marò che portino ancora un po’ di pazienza, così...

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Di Salvo. Ne ha facoltà.

  TITTI DI SALVO. Signor Presidente, vede non è particolarmente divertente, per poter parlare di Afghanistan, utilizzare questa modalità che ci consente il Regolamento, avremmo preferito poter parlare di Afghanistan e fare un bilancio di quelle missioni nel modo più consono; lo facciamo in questo modo, non abbiamo avuto una risposta positiva da parte del Governo per poterlo fare in un modo più confacente, e voglio dire che ricordo, ma forse imbarazza tutti, io ricordo con imbarazzo per il mio Paese, quando si disse che intervenivamo in Afghanistan per salvare le donne dal burqa. Lo ricordo con un profondo imbarazzo e penso oggi alla condizione delle donne afghane.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Colonnese. Ne ha facoltà.

  VEGA COLONNESE. Signor Presidente, in realtà io ancora una volta sono in dubbio sul voto che darò alla fine, perché stiamo parlando di una guerra, della guerra persa dall'Italia, e stiamo parlando di cooperazione. Forse noi lo dobbiamo, anzi sicuramente lo dobbiamo all'Afghanistan, e dobbiamo trattare con rispetto questa situazione, quindi sono in dubbio perché i miei colleghi richiedono un rientro sicuro dei nostri militari, ma mi trovo anche nel dubbio pensando che, se abbiamo l'opportunità di destinare le risorse alla cooperazione, lo dobbiamo realmente fare. E mi piace che utilizziamo i nostri interventi, che per alcuni sono ostruzionistici, per parlare finalmente delle responsabilità italiane in un Paese; quindi mi fa molto piacere intervenire.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Simone Valente. Ne ha facoltà.

  SIMONE VALENTE. Signor Presidente, io vorrei rimarcare quello di cui parlava l'onorevole Brescia, dicendo che nell'articolo 11 della Costituzione si utilizzano due espressioni particolarmente forti. Il verbo utilizzato è: ripudia, il rifiuto più netto della guerra, un allontanamento deciso e ineluttabile dalla possibilità di azione. Ripudiare significa aborrire e allontanare da sé, e il soggetto di questo ripudio è l'Italia, cioè l'insieme del popolo italiano a cui questo ripudio appartiene in dote. E allora, dopo che è stato scritto questo articolo della Costituzione è andata proprio così ? Assolutamente no. Infatti nel 2012, per la prima volta dal 1998, le spese mondiali per la compravendita di sistemi d'arma fanno registrare lievi flessioni legate alla crisi economica, però continuano assolutamente ad aumentare...

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Airaudo. Ne ha facoltà.

  GIORGIO AIRAUDO. Signor Presidente, io sono costretto nuovamente a dissociarmi dal mio gruppo, ma prima vorrei esprimere la mia solidarietà all'onorevole Buttiglione che è stato smentito dal Ministro Mauro rispetto al fatto che la portaerei Cavour starebbe facendo un giro da supermercato. Mi chiedo se il problema, dissociandomi dal mio gruppo, non sia questo emendamento, ma sia il fatto che il Ministro non sa se la portaerei va a vendere armi, non sa perché la Lockheed la mette in una pubblicità per i suoi aerei, forse il problema è che il Ministro Mauro dovrebbe dimettersi.

Pag. 69

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole De Lorenzis. Ne ha facoltà.

  DIEGO DE LORENZIS. Signor Presidente, anch'io sono un po’ colpito dal fatto che i membri di questo Governo siano colpiti tutti dalla «sindrome di Scajola». Nel merito dell'emendamento c’è da dire che per quanto in linea di principio sia condivisibile, è vero anche che l'unica exit strategy che a me in qualche modo sembra condivisibile, è quella che ho sentito spiegare in televisione da Gino Strada, quando diceva all'allora Ministro della difesa che non c’è bisogno di stare mesi a discutere di quale sia la strategia per andare via da una guerra che abbiamo perso.
  Basta indirizzare le truppe in una direzione e marciare, perché prima o poi da quel confine si esce (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Nesci. Ne ha facoltà.

  DALILA NESCI. Signor Presidente, noi siamo d'accordo sul fatto che ci deve essere un rientro totale delle truppe dei nostri militari in Afghanistan e questo perché non siamo riusciti a trovare un solo motivo – e dico uno solo – per cui partecipare ad una guerra possa essere e risultare vincente. La missione in Afghanistan alla quale abbiamo partecipato è risultata fallimentare in tutti i sensi, soprattutto dal punto di vista del diritto internazionale: è stata assolutamente illegittima l'invasione dell'Afghanistan e la nostra partecipazione a questa invasione, proprio perché è stato provato che gli attentatori dell'11 settembre 2001 erano tutti cittadini dell'Arabia Saudita, quindi non c'era alcun motivo per invadere un territorio come quello dell'Afghanistan. E noi abbiamo contribuito a questa assurdità, quindi contribuendo peraltro a destabilizzare... (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Grazie. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Lavagno. Ne ha facoltà.

  FABIO LAVAGNO. Signor Presidente, io evidentemente devo togliere la mia firma a questo emendamento perché non è stato scritto bene, perché alcuni colleghi lo condividono ma non lo voteranno. Forse vale la pena che come gruppo scriviamo meglio gli emendamenti.
  Ma stando sull'intervento del Ministro Mauro: ebbene, il Ministro Mauro ci parla dell'Afghanistan, non di tutte le altre missioni; ci parla di ripiegamento. Ripiegamento: ebbene, se volesse parlare di exit strategy ci direbbe una data e le modalità con cui si esce dall'Afghanistan, perché a noi stanno a cuore le vite di quei giovani militari italiani impegnati all'estero. E il modo migliore per salvaguardare quelle giovani vite è riportarli a casa, possibilmente vivi ed evitandoci i siparietti di commemorazione quando invece questo non avviene (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Carinelli. Ne ha facoltà.

  PAOLA CARINELLI. Signor Presidente, devo dire che anch'io come la collega Colonnese sono un po’ incerta, in quanto questo emendamento praticamente sopprime l'articolo 1, che proroga la missione in Afghanistan chiamata ISAF. Allora sono andata un attimo a cercare un po’ di informazioni e questa operazione ISAF (International Security Assistance Force) comprende 101.152 militari di 50 Paesi diversi. Gli Stati Uniti contribuiscono con 68.000 unità, il Regno Unito con 9.500, la Germania con 4.318, la Polonia con 1.770, la Spagna con 1.606, la Georgia con 1.561, la Romania con 1.549, l'Australia con 1.000, d'Italia con più di 3.000. Mi fermo qui, ma credo che...

  PRESIDENTE. Sì, si deve fermare qui, grazie. Aspetti onorevole Gallinella, lei Pag. 70viene dopo: prima di lei ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Luigi Gallo. Ne ha facoltà.

  LUIGI GALLO. Signor Presidente, io vorrei capire se sappiamo che i Paesi che vengono coinvolti da questi interventi di guerra non sono considerati Paesi per cui bisogna rispettare la loro sovranità, ma Paesi a cui bisogna insegnare qualcosa. Io vorrei capire se l'Italia rispetta la sovranità del popolo italiano, perché 8 italiani su 10 non vogliono le guerre. È ora che diciamo: chi governa prenda atto di questo e agisca di conseguenza. Noi siamo portavoce dei cittadini, dobbiamo portare all'interno di queste istituzioni e al Governo la volontà dei cittadini e se i cittadini – oltre che la Costituzione – ripudiano la guerra...

  PRESIDENTE. Grazie. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Gallinella. Ne ha facoltà.

  FILIPPO GALLINELLA. Signor Presidente, non posso che ringraziarla nuovamente per avermi dato la parola dopo il collega Gallo ovviamente. L'articolo 1 del decreto in esame, come potete vedere e leggere meglio, è quello più corposo e reca le autorizzazioni di spesa dal 1o ottobre al 31 dicembre, necessarie – a detta vostra – per la proroga del termine per le missioni. Ma di quanti soldi si parla ? Ve lo dico io.
  Vengono stanziati 266 milioni di euro per questi tre mesi, ottobre, novembre e dicembre, oltre ai 935 milioni di euro che sono già stati stanziati dal 1o gennaio fino a settembre. Ora il mio dubbio, nel votare l'emendamento in questione, Fava 1.2, è riuscire a capire se questi soldi servono ad aiutare veramente i militari, per esempio per pagare gli stipendi, ad organizzare magari la base per la logistica per il rientro, oppure servono per continuare le azioni militari e, quindi, per sparare alle persone quando c’è la volontà appunto di tornare indietro. Quindi, questo è il mio dubbio e spero che me lo chiariate perché se fosse un'azione militare mi troverebbe contrario (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole D'Uva. Ne ha facoltà.

  FRANCESCO D'UVA. Signor Presidente, scusi, sono in forte imbarazzo perché quando ho preso la parola...

  PRESIDENTE. Stia tranquillo, onorevole D'Uva, non c’è problema, non deve avere nessun imbarazzo.

  FRANCESCO D'UVA. Quando ho preso la parola ero in dissenso con il voto del gruppo che voleva astenersi...

  PRESIDENTE. Capita.

  FRANCESCO D'UVA. ... mentre io volevo votare contrario, però le parole dei miei colleghi mi hanno fatto cambiare opinione. Per questo io voglio lodare questa azione e questa discussione del nostro gruppo e di Sinistra Ecologia Libertà perché è proprio attraverso la discussione che noi possiamo capire e arrivare a un punto in comune come Aula e riuscire, quindi, ad essere tutti d'accordo. In particolare, io mi voglio astenere e seguire, quindi, la votazione del gruppo.

  PRESIDENTE. Deve concludere.

  FRANCESCO D'UVA. Sì, un attimo, Presidente. Voglio astenermi e seguire le indicazioni del gruppo perché ritengo che, appunto, quello che dicono loro è concreto, ma fino ad un certo punto. Infatti, questi soldati in qualche modo dovranno pur rientrare, non possiamo semplicemente dire, come dice De Lorenzis, di farli marciare...

  PRESIDENTE. Grazie. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Basile. Ne ha facoltà. Chiedo scusa, l'onorevole Basilio.

Pag. 71

  TATIANA BASILIO. Signor Presidente, sì, va bene, grazie.

  PRESIDENTE. Mi perdoni.

  TATIANA BASILIO. Non si preoccupi. Finiamo ISAF ? No, non è vero. La azzeriamo completamente ? Non è vero nemmeno questo. Invece oggi scopriamo in Aula che la Resolute Support terrà impegnati 800 militari e, come nell'intervento precedente, tengo a ribadire che si tratta di militari che sono impegnati in ISAF. Quindi, non è vero che ISAF termina, che sia ben chiaro. La situazione è notevolmente peggiorata. Mario Mauro ci ha svelato il segreto. Tutti a casa sani e salvi ? Non è vero nemmeno questo. Bugia, piccola bugia o grande bugia decidete voi.
  Ci asteniamo su questo emendamento perché per portare a casa i militari servono purtroppo denari. Quando saranno tutti con le loro famiglie sani e salvi ci occuperemo senza dubbio di finanziare la cooperazione che così tanto serve all'estero e la rinascita delle culture spezzate purtroppo da queste guerre perché, per me, gli interventi militari con bombe, aerei e carri armati rimangono sempre e comunque guerre all'estero. Aiutare i cittadini stranieri che hanno comunque avuto delle problematiche interne non vuol dire aiutarli portando delle bombe...

  PRESIDENTE. Grazie. Per farmi perdonare le ho dato cinque secondi in più. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Grillo. Ne ha facoltà.

  GIULIA GRILLO. Signor Presidente, concettualmente stiamo ribadendo da quasi due ore che siamo contrari a queste missioni di guerra. Ne stiamo parlando perché stiamo facendo l'ostruzionismo perché, altrimenti, questo decreto-legge sarebbe passato velocemente così come molte altri e non ce ne saremmo accorti completamente. Però, siccome stiamo parlando di milioni di euro, mi piacerebbe che quando i vari rappresentanti politici delle forze di Governo vanno in televisione a raccontare cose più o meno valide, spieghino anche perché investono quasi 300 milioni di euro per andare a fare una guerra in un Paese lontano dall'Italia che non porta niente ai cittadini italiani. Lo spieghino agli italiani (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) !

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Lacquaniti. Ne ha facoltà.

  LUIGI LACQUANITI. Signor Presidente, anche in questo caso devo sottrarre la mia firma all'emendamento perché anche in questo caso non distingue adeguatamente fra le missioni all'estero. Sinistra Ecologia Libertà non ha sempre nello stesso modo le medesime valutazioni riguardo le missioni all'estero. Come dicevo questa mattina, questo ci impone anche una differente valutazione in merito alla produzione e al commercio del settore armiero. Lo dico pensando anche alla discussione che è stata affrontata in Commissione recentemente in merito ad uno schema di decreto ministeriale in materia di sviluppo tecnologico nel settore aeronautico dove ci è stato indicato come Sinistra Ecologia Libertà potesse non essere favorevole al manifatturiero in questo campo.
  Sinistra, Ecologia Libertà è attenta invece a questo tipo di produzione.

  PRESIDENTE. Grazie. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Terzoni. Ne ha facoltà.

  PATRIZIA TERZONI. Signor Presidente, volevo solo chiarire una cosa. Qui stiamo parlando di un decreto-legge a quanto sembra molto importante. Ci sono due gruppi parlamentari anche abbastanza forti che stanno facendo opposizione e il Ministro Mauro non c’è.... costruzionismo, grazie, è vero, questo si chiama costruzionismo, quindi ringrazio la collega di Scelta Civica.
  Quindi vorrei capire bene: il Ministro Mauro a che cosa serve se non è qui a Pag. 72seguire tutti i lavori che riguardano strettamente il suo lavoro ? Se lui non è in grado di portare avanti il suo lavoro, è inutile che stia al Governo ! Bisogna che venga sostituito immediatamente oppure venga immediatamente qui a fare il suo dovere perché viene pagato per questo (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) !

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Cominardi. Ne ha facoltà.

  CLAUDIO COMINARDI. Signor Presidente, vorrei la si smettesse di chiamare queste missioni di pace perché sono tutt'altro che missioni di pace. Se vogliamo essere seri e andare anche sui numeri, sui dati ufficiali noi vediamo che in questi dodici anni di guerra in Afghanistan il tasso di alfabetizzazione del Paese è diminuito, il tasso di mortalità infantile è aumentato, il tasso di corruzione è aumentato, il commercio di oppio è aumentato. Quindi, a che cosa servono queste missioni cosiddette di pace ? Come magari anche il nostro caro amico Ministro della difesa Mauro ci ricorda sempre, il quale è bravissimo a fare quei proclami in televisione dove è molto più presente che in queste aule. Qual è il senso delle istituzioni di queste persone ? Noi non ce ne rendiamo veramente assolutamente conto. Quindi, meno ipocrisia. Usiamo le parole con il coraggio della verità e del significato stretto del termine e discutiamo in questo senso.

  PRESIDENTE. La ringrazio. Ad ogni buon conto ricordo a tutti, anche a quei deputati che devono intervenire dopo, che stiamo sull'emendamento Fava 1.2 che non credo sia necessario che io legga, però, se lo chiamiamo ogni tanto in causa anche nei nostri interventi, è utile alla discussione.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Zolezzi. Ne ha facoltà.

  ALBERTO ZOLEZZI. Signor Presidente, ho dei dubbi su cosa votare per l'emendamento Fava 1.2 perché non è chiaro il concetto di cooperazione. Penso sia davvero poco chiaro nel senso che a me risulta da dati che volontari italiani in tutto il mondo pressappoco stanno gestendo a livello organizzativo i servizi sanitari di una popolazione che è pressoché uguale a quella italiana. Stiamo facendo un lavoro enorme in tutto il mondo dove ce n’è bisogno. Andrebbe però chiarito quali sono le associazioni che spesso sono finanziate e quelle non correlate alla vera assistenza locale. E dico questo perché sono un po’ triste perché di sicuro vedo che si finanziano azioni che spesso non sono così di pace. In Italia addirittura stiamo per perdere il nostro Servizio sanitario nazionale.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Spessotto. Ne ha facoltà.

  ARIANNA SPESSOTTO. Signor Presidente, volevo dare qualche dato su queste missioni che continuiamo a voler chiamare appunto missioni di pace. In realtà è ovvio come siano delle missioni di vera e propria guerra.
  Infatti nei dodici anni trascorsi dall'inizio della missione NATO in Afghanistan, in uno dei conflitti più lunghi e sanguinosi, sono tremila i soldati della coalizione morti di cui 52 italiani. Oltre settantamila invece le vittime civili.
  Solo nel 2011 l'UNICEF rivela che sarebbero stati uccisi 1.756 bambini, in media circa 5 al giorno, e sono invece 316 i minori di 18 anni che sarebbero stati reclutati dalle parti impegnate nel conflitto, in particolare dai gruppi armati di opposizione. In 12 anni sono stati schierati in Afghanistan quattromila soldati italiani e sono stati spesi 5 miliardi 416 milioni di euro di cui 217 milioni destinati alla cooperazione. Ed è vergognoso, invece, che di fronte a queste cifre dedicate alla guerra le ultime statistiche dell'Organizzazione Pag. 73per la cooperazione economica e lo sviluppo pongono l'Italia agli ultimi posti nella classifica dei Paesi donatori per l'aiuto...

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Benedetti. Ne ha facoltà.

  SILVIA BENEDETTI. Grazie, Presidente. Ricordo che siamo nell'ambito dell'emendamento Fava 1.2, visto che l'ha richiesto prima. Il Ministro Mauro, che adesso purtroppo non è qui presente a seguire i lavori, ha avuto modo di visitare sia il contingente italiano nell'ambito della missione UNIFIL in Libano, sia quello nell'ambito della missione ISAF in Afghanistan.
  Vorrei fare, sempre nell'ambito del mio discorso precedente, la distinzione tra queste due missioni. Sono entrambe missioni importanti, ma qual è la differenza ? La differenza è che la missione UNIFIL nasce sotto l'egida dell'ONU. È una missione internazionale nata...

  PRESIDENTE. La invito a concludere.

  SILVIA BENEDETTI. ... per dividere israeliani ed hezbollah, a seguito della guerra del 2006. Questa missione è una missione che, in qualche modo, possiamo riconoscere come riuscita...

  PRESIDENTE. Concluda !

  SILVIA BENEDETTI. ... perché entrambi i contendenti richiedono ancora la presenza del contingente (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Grazie. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole L'Abbate. Ne ha facoltà.

  GIUSEPPE L'ABBATE. Grazie, Presidente. Io voglio ritornare al merito dell'emendamento e, dato che sono stati fatti tanti interventi, voglio ribadire la posizione del nostro gruppo in merito a questo emendamento. Voglio sottolineare il fatto che noi siamo contrari a queste missioni, e quindi noi vogliamo il ritiro dei nostri militari, ma vogliamo un ritiro che sia controllato.
  Ecco, voglio sottolineare questo, perché per noi la vita di ogni persona, di ogni essere umano, non vale gli interessi di quelle che sono le aziende. Le aziende che sono lì e che mascherano poi, in realtà, queste missioni di guerra...

  PRESIDENTE. La invito a concludere.

  GIUSEPPE L'ABBATE. ... in missioni di pace. Quindi, ci tengo a ribadire la posizione del nostro gruppo, affinché si evitino strumentalizzazioni. Noi siamo a favore del ritiro, però un ritiro...

  PRESIDENTE. Concluda !

  GIUSEPPE L'ABBATE. ... che chiaramente deve essere prestabilito e pianificato: non possiamo rischiare di stare lì...

  PRESIDENTE. Grazie. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Spadoni. Ne ha facoltà. Sono sicuro che lei, invece, entrerà nel merito dell'emendamento, ne sono certo. Prego.

  MARIA EDERA SPADONI. Sì, ci entro, grazie Presidente. Questo emendamento chiede di sopprimere il comma 1 e l'indicazione di voto del mio gruppo era un'indicazione di astensione. Ecco, io annuncio il voto favorevole a questo emendamento, per il semplice fatto che noi siamo contro la missione in Afghanistan. Siamo assolutamente convinti che questa missione sia stata inutile ed abbia provocato soltanto delle vittime. Quindi, io annuncio il voto favorevole, e spero veramente di convincere la maggior parte dei miei colleghi a votare...

  PRESIDENTE. Concluda !

Pag. 74

  MARIA EDERA SPADONI. ... favorevolmente, grazie (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)

  PRESIDENTE. La ringrazio. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Ruocco. Ne ha facoltà.

  CARLA RUOCCO. Grazie. Io concordo con quanto detto in merito all'emendamento dalla mia collega: infatti, volevo già indurre il gruppo a una riflessione, perché noi, comunque, siamo contrari a qualunque forma di finanziamento a cosiddette missioni di pace. Noi siamo allineati, ovviamente, con la Costituzione e con l'articolo 11, e quindi ripudiamo la guerra: per cui, concordo con il votare a favore dell'emendamento in questione. Siamo concordi sicuramente con il rientro delle truppe dall'Afghanistan, dalla missione ISAF.
  Quindi, mi associo a quanto appena espresso dalla mia collega. Ribadisco che...

  PRESIDENTE. La invito a concludere.

  CARLA RUOCCO. ... accoglieremo la riflessione.

  PRESIDENTE. Grazie. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Paolo Bernini. Ne ha facoltà.

  PAOLO BERNINI. Grazie, Presidente. Per questo emendamento voterò a favore, perché, a parer mio, la missione in Afghanistan dovrebbe finire in questo istante (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Vorrei ricordare che la giustificazione di Bush per invadere l'Afghanistan fu la guerra al terrorismo, con lo scopo di distruggere al Qaeda e catturare e uccidere Osama Bin Laden. Al Qaeda continua a mietere vittime in Siria, a fianco dei ribelli, quelli che l'America vorrebbe aiutare, e Bin Laden dovrebbe essere morto due anni fa. Io non capisco perché siamo ancora lì. Siamo ancora lì per l'oppio ? La vendita e la produzione dell'oppio, in questi anni, sono aumentate a dismisura...

  PRESIDENTE. Concluda !

  PAOLO BERNINI. Per quale motivo siamo ancora lì ? Grazie, Presidente (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Nicola Bianchi. Ne ha facoltà.

  NICOLA BIANCHI. Signor Presidente, entrerò nel merito dell'emendamento cercando di fare un po’ il punto della situazione da un punto di vista finanziario. Ebbene, la guerra in Afghanistan ci è costata, fino ad oggi, circa 5 miliardi di euro, per una guerra chiaramente fallimentare. È un decreto-legge che, in questo momento, ci sta costando circa 266 milioni per coprire soli tre mesi, ma la cosa più strana che voglio evidenziare è il fatto che in questo decreto-legge viene finanziata la base di Gibuti. Bene, chi è che ha deciso questa base militare ? Sicuramente il Parlamento, no, e questa, secondo me, è una cosa veramente grave che ci deve far pensare, perché, comunque, noi siamo qui per fare gli interessi dei cittadini.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Dell'Orco. Ne ha facoltà.

  MICHELE DELL'ORCO. Signor Presidente, volevo ricordare che noi continuiamo a tagliare i fondi per la cooperazione internazionale, ma, in compenso, continuiamo ad investire in operazioni militari. Secondo il Ministro, evidentemente la sicurezza e la pace vanno difese con le armi. Milioni e milioni al giorno sono i finanziamenti che diamo alle spese militari e tanto costano agli italiani queste missioni all'estero. Questo nonostante il Governo ripeta, quasi quotidianamente, che non ci sono le risorse e si arrampichi Pag. 75sugli specchi per trovare risorse con qualsiasi legge, qualsiasi decreto, compresa anche la prossima legge di stabilità.

  PRESIDENTE. Onorevole Dell'Orco, concluda.

  MICHELE DELL'ORCO. Voglio ricordare che in questa guerra, dipinta naturalmente come missione di pace, hanno perso la vita decine di soldati italiani, oltre che 70 mila civili, molti dei quali uccisi, tra l'altro, dai bombardamenti NATO, ed è costata finora, ai cittadini italiani, quasi cinque miliardi di euro. È inaccettabile.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Mantero. Ne ha facoltà.

  MATTEO MANTERO. Signor Presidente, in questo decreto, all'articolo che questo emendamento vuole abrogare, si stanziano 124 milioni di euro per la proroga della missione in Afghanistan, mentre se ne stanziano, all'articolo 5, solamente 23 milioni, leggo testualmente: «Per iniziative di cooperazione volte ad assicurare il miglioramento delle condizioni di vita della popolazione e il sostegno alla ricostruzione civile in favore di Afghanistan, Iraq, Libia, Mali, Myanmar, Pakistan, Siria, Somalia, Sudan, Sud Sudan e Paesi ad essi limitrofi (...)».

  PRESIDENTE. Onorevole Mantero, concluda.

  MATTEO MANTERO. Quindi, mi pare evidente che non sia possibile, come chiede l'emendamento Fava 1.2, sopprimere completamente l'articolo e quindi ritirare immediatamente tutte le truppe.

  PRESIDENTE. Onorevole Mantero, concluda.

  MATTEO MANTERO. Mi avvio a concludere, Presidente...

  PRESIDENTE. La ringrazio onorevole Mantero.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Colletti. Ne ha facoltà.

  ANDREA COLLETTI. Signor Presidente, l'emendamento in questione, nel momento in cui cancella la proroga delle missioni, va a far defluire le somme ivi previste nell'articolo 5, comma 1, ovvero stanziamento per la cooperazione. Per carità, meritorio e tutto giusto. Vorrei ricordare a quest'Aula ciò che è venuto in passato sulla cooperazione internazionale. Nei mesi scorsi risulta essere indagato l'ex Ministro Corrado Clini, precedente direttore generale del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, proprio per un fatto di cooperazione internazionale per quanto riguarda la costruzione di dighe nel Iraq del sud. Guarda caso, vi era...

  PRESIDENTE. Onorevole Colletti, concluda.

  ANDREA COLLETTI. Ho già finito il tempo, Presidente ?

  PRESIDENTE. No, ha ancora undici secondi, anzi, ora dieci.

  ANDREA COLLETTI. Perfetto; vi inviterei tutti quanti, anche lo stesso Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, nonché il Ministero della difesa, a controllare specificatamente tutte queste cooperazioni...

  PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Colletti.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Busto. Ne ha facoltà.

  MIRKO BUSTO. Signor Presidente, mi unisco a quanto detto da alcuni colleghi precedenti nel ricordare che uno degli strepitosi successi delle nostre missioni, delle missioni in Afghanistan, è quello che oggi l'Afghanistan rifornisce il 96 per cento del mercato mondiale della produzione di oppio, con una produzione che è Pag. 76raddoppiata rispetto al 2005. Ricordiamo che i talebani l'avevano quasi azzerata, vietandola, nel 2000.
  Quindi, abbiamo oggi circa il 70 per cento del totale mondiale, circa 82 tonnellate nel 2001, che sono controllate dai signori della guerra. Tutta questa massa, questo enorme quantitativo di droga che finisce nei mercati internazionali, porta un'immensa ricchezza, che noi ovviamente censuriamo. Ma dove va a finire questa ricchezza ? Direi non alle popolazioni; e comunque è una fonte di finanziamento che sarebbe stata facilmente eradicabile, una volta voluto.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Massimiliano Bernini. Ne ha facoltà.

  MASSIMILIANO BERNINI. Signor Presidente, colleghi, si parla di stanziamenti per le missioni di pace; ma facciamo una buona volta un bilancio dei costi e dei benefici, per capire se realmente la strada delle missioni armate sia quella giusta. Tutta la missione in Afghanistan, come ricordavano i miei colleghi, è costata 5 miliardi di euro; e a parte l'aumento, come ha ricordato l'onorevole Busto, della produzione di papavero da oppio, ha lasciato sul campo vittime e sofferenza, tanta sofferenza.
  Ma invece parliamo dei costi della cooperazione, della cooperazione ben fatta. Scavare un pozzo che può fornire acqua potabile per l'irrigazione costa poche decine di migliaia di euro. Garantire l'istruzione a un bambino fino alla maggiore età costa circa 200 euro al mese (mi sto riferendo alla realtà del continente africano). Un'attività artigianale, come una falegnameria, aprire un'attività artigianale di questo tipo, costa circa un migliaio di euro. Quindi, mi domando, Presidente, se con tutti questi soldi che abbiamo...

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Fava 1.2, con il parere contrario delle Commissioni, del Governo e della V Commissione (Bilancio).
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Carrescia, Vignaroli, Corsaro, Sanga, Stumpo, Baldassarre, D'Ambrosio, Ciprini, Bonafè, Pagani, Airaudo...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  444   
   Votanti  443   
   Astenuti    1   
   Maggioranza  222   
    Hanno votato  118    
    Hanno votato no   325.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  Passiamo alla votazione dell'emendamento Duranti 1.3.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Marcon. Ne ha facoltà.

  GIULIO MARCON. Signor Presidente, questo emendamento, che Sinistra Ecologia Libertà presenta, è un emendamento per noi particolarmente importante. È un emendamento importante, perché intende sopprimere il comma 1, e quindi la partecipazione italiana e il finanziamento della nostra presenza in Afghanistan.
  Questo emendamento per noi è particolarmente significativo soprattutto dopo le parole, come abbiamo ricordato in queste ore, del Ministro Mauro, che sono state parole estremamente opache rispetto all'impegno italiano nei prossimi mesi in questo Paese, soprattutto rispetto alla nostra presenza nel 2015.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE LUIGI DI MAIO (ore 19,05)

  GIULIO MARCON. Ci sembra, da questo punto di vista, una scorrettezza che il Ministro compie nell'impegnare il nostro Paese con una presenza di oltre 800 soldati, Pag. 77senza che il Parlamento abbia discusso, si sia confrontato e abbia deliberato nel merito. La missione ISAF finisce nel 2014 e il nostro impegno nel 2015 in questo Paese non può essere dato per scontato, per acquisito e da questo punto di vista, Sinistra Ecologia Libertà vuole censurare le parole del Ministro, le parole che prima sono state pronunciate in quest'Aula, e chiediamo su questo che ci sia un'ulteriore occasione di chiarimento e di discussione del Parlamento rispetto ai nostri impegni in una missione che per noi deve finire subito.
  Ecco perché noi chiediamo che questo comma venga soppresso, chiediamo che il nostro impegno internazionale e la nostra politica estera non debbano più essere veicolati attraverso missioni di questo tipo, che hanno una caratteristica di guerra, e chiediamo di riconvertire il nostro impegno internazionale in un'opera di prevenzione dei conflitti, di costruzione della pace e di sostegno all'opera delle Nazioni Unite e degli organismi internazionali.
  Noi crediamo che il voto favorevole a questo emendamento può essere un contributo a costruire un'azione di pace nel nostro Paese non solo in quell'area martoriata da guerre e da conflitti, ma in tutto il contesto internazionale, crediamo che da questo punto di vista, ci debba essere una attenzione da parte del Governo a separare la sua presenza militare, che non può che essere quella che le Nazioni Unite ci indicano, nel lavoro di prevenzione dei conflitti e di costruzione della pace, dall'intervento di carattere umanitario. Da questo punto di vista, l'Afghanistan è un cattivo esempio di come si può costruire una commistione negativa tra la dimensione militare e quella umanitaria; noi dobbiamo tenere separata l'azione umanitaria di cooperazione da quella militare. Io capisco che per le Forze armate e per chi propone interventi di carattere militare e bellico la presenza di una componente umanitaria è in qualche modo l'alibi per legittimare e dare un alone di presentabilità all'intervento militare, ma tutte le organizzazioni umanitarie, a partire dalla Croce Rossa, ci dicono che l'azione umanitaria deve essere neutrale, indipendente e separata dall'azione militare sul campo.
  Io concludo chiedendo all'Aula di votare questo emendamento, chiedo all'Aula di votare la soppressione di questo comma, e chiediamo al Ministro Mauro e al Governo di tornare in Parlamento, di tornare alla Camera dei deputati, per discutere in modo più trasparente, meno opaco, come dicevo prima, il ruolo del nostro Paese in queste aree dove siamo presenti con le nostre Forze armate e di ridiscutere questa presenza sulla base della cancellazione della nostra partecipazione a queste missioni e di costruire un ruolo effettivamente di pace e di cooperazione che possa essere un contributo alla stabilizzazione e alla sicurezza delle aree dove questi conflitti hanno provocato tanti morti e tante sofferenze.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, la deputata Duranti. Ne ha facoltà.

  DONATELLA DURANTI. Signor Presidente, noi chiediamo all'aula di votare favorevolmente questo emendamento che prevede di sopprimere l'autorizzazione per la proroga della partecipazione di personale militare alle missioni in Afghanistan. Chiediamo al Governo di annunciare l'immediata uscita del nostro paese dalla missione e di riportare quanto prima in patria le truppe impegnate sul terreno, lasciando sul campo solo i militari necessari ad organizzare il rientro del materiale con precise regole di ingaggio. Chiediamo un'analisi dettagliata della presenza militare italiana in Afghanistan negli ultimi 12 anni, in particolare in riferimento ai bombardamenti che i cacciabombardieri italiani AMX Acol hanno effettuato a partire dal gennaio 2012. Solo non rifinanziando questa missione, la nostra partecipazione alla missione ISAF potremo finalmente fare chiarezza e trasparenza su quello che è accaduto in questi 12 anni e finalmente trasformare la missione militare in una missione civile.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto a titolo personale il deputato Di Stefano. Ne ha facoltà.

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  MANLIO DI STEFANO. Signor Presidente, parlando di questo emendamento, che chiede la soppressione del comma 1, articolo 1, quindi sostanzialmente l'eliminazione della missione in Afghanistan, vorrei ripercorrere la situazione che stiamo vivendo. Il MoVimento 5 Stelle chiaramente, come tutti i gruppi politici, ha una sua visione politica del ruolo che ha l'Italia all'estero, delle missioni internazionali, che qualcuno chiama di pace, qualcun altro di peaceking, noi chiamiamo di guerra in alcuni scenari chiaramente, e cerca di portare avanti questa sua idea di politica estera. Questo cosa significa ? Significa che, se penso all'Afghanistan – credo di poter dire che quasi tutto il mio gruppo la pensa alla stessa maniera – lo vedo privo di soldati italiani entro una certa data; questo significa che non siamo chiaramente sprovveduti; che capiamo che c’è ovviamente una necessità tecnica nel rientro dei soldati e una copertura economica che gli va data per il rientro, ma, secondo il nostro modo di vedere la faccenda, ciò va programmato in modo dettagliato e condiviso con il Parlamento; anzi, deve essere il Parlamento ad avviare un processo di revisione degli accordi, del ruolo che l'Italia ha in Afghanistan, e di tutte quelle scelte che il ministero poi porta avanti con lo stato maggiore che, dal nostro punto di vista, secondo la nostra visione di centralità del Parlamento, devono essere invece prese integralmente dal Parlamento e poi chiaramente condivise con il ministero. Quindi un ruolo invertito rispetto a quello che oggi purtroppo abbiamo. So che molti non condivideranno questa mia affermazione perché mi è stato detto in questi giorni durante il comitato che alcuni ruoli non possono essere coperti dal Parlamento, che il Parlamento ha soltanto un ruolo legislativo, ma poi chiaramente tutta la parte amministrativa va gestita dal ministero ed io ovviamente questo lo condivido, perché avendo lavorato in una azienda prima di venire qui, so perfettamente che si stanzia il budget e poi si fa il piano amministrativo. Credo che questo Parlamento abbia invece il dovere politico di avere una direzione, di vedere il futuro del paese non a tre mesi, neanche ad un anno, ma a vent'anni, a trent'anni, di avere, come si dice in azienda, una mission. La mission che immagino per il nostro paese è molto differente da quella che stiamo seguendo. L'obiettivo, la luna cui, lo dico sempre, dobbiamo puntare, senza fermarci a guardare il dito – come spesso accade qui dentro – è quello del totale pacifismo, soprattutto dell'investimento economico che ricaveremmo con il pacifismo, visto che in questo momento spendiamo tantissimi soldi in guerra, investimento economico in cooperazione che per noi è la luna in questo caso.
  Ora, per fare questo dobbiamo far sì che si comprenda in quest'Aula che la visione politica ovviamente appartiene a ogni gruppo, che la porta avanti con i suoi mezzi – e noi chiaramente stiamo facendo quello che possiamo, essendo opposizione – e che quando ci viene detto che non è possibile tecnicamente, perché abbiamo degli impegni con la NATO, oppure non è possibile tecnicamente, perché servirebbe la copertura per i militari per potere tornare, sono certamente tutte cose che noi capiamo. Solo che mi viene da dire che tecnicamente non è un problema nostro perché, come ho detto durante gli svariati incontri di questi giorni anche con il Comitato, come ho detto in questi giorni se tecnicamente avete reso possibile l'acquisto degli F-35 mentre un Paese muore, se tecnicamente avete reso possibile mantenere con pensioni d'oro negli ultimi trent'anni persone che oggi sono sostanzialmente dei parassiti, se avete reso possibile tecnicamente che questo Parlamento vivesse di laute prebende, se avete reso possibile tecnicamente tutto ciò mentre il Paese muore, allora sarà un problema vostro tecnicamente farci uscire dall'Afghanistan in fretta e furia (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
  Se tecnicamente non fosse possibile farlo, allora mi chiedo come farete mai a ridurre di oltre 2 mila unità entro il 2014 quando non riusciamo a toglierne, ad esempio, 250, come chiedevamo noi, in un Pag. 79mese e mezzo ? Mi sembra che ci stiate dicendo che nel 2014 esporremo i nostri militari a un rischio...

  PRESIDENTE. La ringrazio...

  MANLIO DI STEFANO. ... perché se strategicamente non ci riuscite non riuscireste neanche a fare una riduzione di 2 mila uomini (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Fratoianni. Ne ha facoltà.

  NICOLA FRATOIANNI. Signor Presidente, questo emendamento che chiede la soppressione del comma 1 e, cioè, la negazione dell'autorizzazione a rifinanziare la missione in Afghanistan, si pone un obiettivo fondamentalmente, quello di dare un giudizio politico e, in qualche modo, anche storico, seppure quello di una storia breve. Si dice «solo dodici anni», dodici che siamo in Afghanistan ! Quella guerra, nata dentro l'ideologia della guerra globale e permanente del Governo Bush, quella guerra...

  PRESIDENTE. Deputato Fratoianni...

  NICOLA FRATOIANNI. Sono a ventinove secondi, Presidente.

  PRESIDENTE. Io le suono il campanello...

  NICOLA FRATOIANNI. ... quella guerra che, come si è visto, in nome della lotta al terrorismo non ha fatto altro che moltiplicare l'intensità, l'efficacia e la frequenza del terrorismo internazionale. Una guerra e una missione, quella in cui noi siamo rimasti impigliati, che ha dissipato risorse e la cui organizzazione ci dice quali sono le priorità che il nostro Paese ha lì costruito, con oltre 5 miliardi per quella missione e poco più di 200 milioni per la cooperazione. Noi vorremmo rovesciarle, queste priorità. Per questo chiediamo all'Aula di approvare.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, la deputata Lupo. Ne ha facoltà.

  LOREDANA LUPO. Signor Presidente, intervengo in merito all'emendamento Duranti 1.3, che prevede di sopprimere il comma 1. Ora, vorrei fare notare una cosa a quest'Aula che forse è sfuggita, diciamo, in questi discorsi che abbiamo fatto, un po’ lunghi e un po’ ripetitivi come al solito. Noi avevamo un'idea sull'emendamento precedente e, come avete notato, abbiamo cambiato la nostra idea discutendo qui con voi. Quindi, forse questo potrebbe essere, comunque, un momento per potersi confrontare.
  Anche in questo caso io parlo in dissenso dal mio gruppo. Voglio dirvi che qui si è parlato di missioni di guerra, ma io parlerei di colonialismo. Io parlerei del fatto che non dobbiamo andare a imporre la nostra finta democrazia, perché di questo stiamo parlando, di finta democrazia.

  PRESIDENTE. Dovrebbe concludere.

  LOREDANA LUPO. Niente. La ringrazio, Presidente (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Melilla. Ne ha facoltà.

  GIANNI MELILLA. Signor Presidente, stupisce il disinteresse manifestato dagli europei e anche dagli italiani ad allargare il mandato della nostra missione internazionale anche ad una lotta forte, determinata, rigorosa al narcotraffico.
  Mentre i cittadini afgani diventano sempre più poveri – e non è un caso che la guerra è associata alla povertà e l'Afghanistan è uno dei Paesi più poveri del mondo; secondo l'indice di sviluppo umano è al quartultimo posto nel mondo – ci sono centinaia di famiglie mafiose che, legate allo spaccio degli oppiacei e dell'eroina, fanno affari miliardari e hanno al loro soldo 350 mila famiglie afgane. Questo è uno scandalo !

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  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Giancarlo Giordano. Ne ha facoltà.

  GIANCARLO GIORDANO. Signor Presidente, questo emendamento ci consente di chiarire per bene perché stiamo avendo questo atteggiamento. Il punto non è, come dire, spiegare emendamento per emendamento un punto di vista ormai chiaro, quanto piuttosto contrastare una logica, un modo di fare, una cultura inaccettabile, cioè porre dentro lo stesso provvedimento cose contrastanti che non permettono al Parlamento di poter scegliere in autonomia come votare l'una cosa per volta. È chiaro che sul comma 1 dell'articolo 1 noi abbiamo un orientamento, ma già al comma 2 e al comma 3 noi verifichiamo e potremmo dire con tranquillità che noi potremmo sostenere azioni virtuose che anche le Forze armate italiane stanno avendo in giro per il mondo. Non possiamo farlo perché il Governo ci propone un provvedimento in blocco. Onestamente vorrei che fosse chiaro che la responsabilità di questa condizione della discussione dipende dall'atteggiamento del Governo e non dai gruppi parlamentari (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Palazzotto. Ne ha facoltà.

  ERASMO PALAZZOTTO. Signor Presidente, noi con questo comma abbiamo davanti a noi e davanti a questo Parlamento la possibilità di fare una scelta. L'abrogazione del comma 1 prevede appunto la chiusura di quella che è stata un'esperienza drammatica, inutile e dispendiosa delle nostre truppe in Afghanistan, una missione di guerra e non di pace, come più volte è stata chiamata: 75 mila vite umane circa, quasi 6 miliardi di euro che abbiamo investito dentro questa missione, per non parlare dei nostri soldati che sono morti in quella terra. Oggi questo Parlamento ha la possibilità di chiudere quest'esperienza e di rimettere in discussione le strategie che il nostro Paese dovrebbe avere. Io penso che sia questo quello che noi oggi dovremmo assumere. Mi associo all'intervento che mi ha preceduto: oggi il Governo non ci ha permesso di valutare le missioni singolarmente e non ci ha permesso di dire che la missione in Afghanistan va chiusa subito, mentre le altre, dove il nostro Paese è impegnato a riportare la pace, sono da sostenere (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, la deputata Ricciatti. Ne ha facoltà.

  LARA RICCIATTI. Signor Presidente, questo emendamento è per ribadire una convinzione, che è quella che, quando l'Italia ritirerà le proprie truppe dall'Afghanistan, sarà sempre troppo tardi, per il semplice motivo che le nostre truppe non sarebbero mai dovute essere là. C’è chi lo dice da oltre dieci anni e c’è chi negli ultimi dieci anni nasconde la verità dietro deboli scuse, molta retorica e soprattutto tanti decreti governativi, che non distinguono addirittura missioni NATO da missioni ONU, impedendo peraltro una discussione seria sulla politica estera italiana. Intanto, però, attenzione: gli aerei militari riportano le bare, le spese militari aumentano, le risorse per la salute e l'istruzione diminuiscono e dell'Afghanistan però nessuno si ricorda più.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Scotto. Ne ha facoltà.

  ARTURO SCOTTO. Signor Presidente, signori del Governo, noi siamo rimasti profondamente colpiti e amareggiati – lo diceva prima il collega Piras – dal comportamento del Ministro Mauro, il quale è venuto, ci ha letto il suo «rapportino», probabilmente scritto da qualcun altro, e se ne è andato, senza rispondere a nessuno dei quesiti che abbiamo posto da questa mattina e nei giorni precedenti.Pag. 81
  E il primo è: è possibile mai che una missione come quella dell'Afghanistan sia riassunta in un solo comma ? Neanche un articolo gli è stato dedicato ! Evidentemente, se non è così importante, la scelta che indica SEL è una scelta realistica (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Gallinella. Ne ha facoltà.

  FILIPPO GALLINELLA. Signor Presidente, siamo ancora all'articolo 1 che, come ho detto prima, è quello che autorizza la spesa per la proroga delle missioni per i prossimi tre mesi. Ma vediamo cosa dice l'emendamento 1.3, quello dei colleghi di SEL. Ci chiede di sopprimere il comma 1 che recita, nella parte interessata, quella economica, si vorrebbe sopprimere l'autorizzazione, quella che ci dice che, a decorrere dal 1o ottobre al 31 dicembre di quest'anno, si vorrebbe cancellare una spesa di 124.536.000 euro, che è quella relativa all'Afghanistan. Ora, è chiaro che bisogna capire che sospendere subito questi soldi, magari, creerebbe dei problemi per il rientro, perché chi pagherebbe questi costi ? Io propongo di farli pagare al Governo degli Stati Uniti che ci ha obbligato...

  PRESIDENTE. Grazie. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Di Battista. Ne ha facoltà, per un minuto.

  ALESSANDRO DI BATTISTA. Signor Presidente, l'opinione pubblica italiana è contraria alla guerra in Afghanistan. Vorrei sapere come può il Partito Democratico giustificare un voto contrario a questo emendamento nei suoi circoli. Come potete ? Se ci fosse uno strumento come un referendum propositivo senza quorum – e un giorno ci sarà, perché stiamo provando faticosamente a costruire la democrazia diretta –, non ci sarebbe neanche bisogno di un voto in Aula del genere ! Se ci fosse stato nel 2003, quando siamo andati in guerra in Iraq, ricordatevi, l'Italia non sarebbe entrata in guerra in Iraq e avremmo risparmiato vite, quattrini e compagnia bella (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)...

  PRESIDENTE. Si rivolga alla Presidenza.

  ALESSANDRO DI BATTISTA. Sì, mi scusi Presidente. Un giorno guarderemo alla democrazia rappresentativa come oggi guardiamo alla monarchia assoluta. Fuori dall'Afghanistan (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) !

  PRESIDENTE. Come ha già ricordato prima il Presidente Giachetti, ricordiamoci che gli interventi sono in dissenso dal gruppo.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, la deputata Chimienti. Ne ha facoltà.

  SILVIA CHIMIENTI. Signor Presidente, noi siamo favorevoli a questo emendamento perché tutte le nostre azioni politiche sono contraddistinte da una cosa: la coerenza. E allora oggi vorrei che quest'Aula pensasse a tutte le vittime delle guerre. Vorrei ricordare che un anno fa, il 25 ottobre 2012, moriva in un attentato terroristico in Afghanistan il caporalmaggiore degli Alpini Tiziano Chierotti. Tiziano era originario di Taggia, in provincia di Imperia. Aveva solo 24 anni ed era un amico di mio fratello. Il Ministro della difesa, Giampaolo Di Paola, un anno fa, in questa occasione, espresse il suo cordoglio dicendo «Sappiamo che questa fase della presenza italiana in Afghanistan è la più delicata e complicata. Il Governo si è impegnato a rispettare le date del ritiro. Tiziano, non ti dimenticheremo.». Ad un anno di distanza, il nuovo Ministro rifinanzia la missione in Afghanistan e allora noi diciamo che non serve a nulla il vostro cordoglio, se non è seguito da azioni concrete come sta avvenendo oggi. Tiziano, noi non ti dimenticheremo (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) !

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  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Franco Bordo. Ne ha facoltà.

  FRANCO BORDO. Signor Presidente, il Ministro è venuto anche per la questione, ricordo, della portaerei Cavour, questa «fiera bellica». Siccome ci si stupisce perché si dice che l'Arabia Saudita è un Paese tranquillo, a noi vicino, vorrei dire che in Arabia Saudita l'Italia ha esportato 5 miliardi di euro di armamenti negli ultimi anni, però in Arabia Saudita sono violati costantemente tutti i diritti umani, è prevista la pena di morte, è prevista, per legge, la tortura. A queste non-democrazie noi portiamo armi e andiamo a esportare quello che definiamo il made in Italy.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Daniele Farina. Ne ha facoltà.

  DANIELE FARINA. Signor Presidente, io credo di aver parlato solo questa mattina e di aver colto l'opportunità che il Ministro Mauro venendo in Aula ci avrebbe potuto offrire. Il condizionale è d'obbligo, perché così non è stato.
  Si trattava e si poteva parlare in maniera forse più ampia di ciò che invece stiamo discutendo qui in maniera molto puntuale e sintetica, e che lui ha espresso ancora più puntualmente e sinteticamente. Ho citato F-35, ho citato Lampedusa, oggi siamo sulle missioni: in queste tre cose forse si legge una possibilità di una diversa politica internazionale per questo Paese. Eppure – e concludo –, il Ministro Mauro ha usato invece una parola relativamente alle nostre truppe in Afghanistan, ha usato la parola «ripiegamento» che è un termine militare che ha un significato molto preciso. Io credo che si sia sbagliato a usare la parola «ripiegamento», magari valuteremo nel corso della discussione quale avrebbe dovuto usare (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Piras. Ne ha facoltà.

  MICHELE PIRAS. Signor Presidente, noi non possiamo che insistere nel chiedere il ritiro immediato dall'Afghanistan e chiediamo che questo avvenga in sicurezza e con il supporto delle risorse necessarie a un ritiro, per l'appunto, sicuro e immediato. Ma c’è un problema di fondo che qui è stato posto in seguito alle dichiarazioni del Ministro Mauro e a cui non è stata data alcuna risposta: i militari in meno al 31 dicembre di quest'anno saranno 486 o saranno 200 ? Perché se sono 486, abbiamo discusso di un altro decreto e non di questo, e sarebbe un problema formale di non poco conto; se sono 200, allora è il Ministro ad aver detto al Parlamento una cosa scorretta e questo sarebbe un colossale problema politico (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Kronbichler. Ne ha facoltà.

  FLORIAN KRONBICHLER. Signor Presidente, mi manca l'esperienza nel calcolo del tempo che ho a disposizione, così devo ritornare al suggerimento...

  PRESIDENTE. Un minuto.

  FLORIAN KRONBICHLER. Bisogna anche essere capaci di finire in tempo...riprendere il suggerimento dell'ex Ministro della difesa La Russa, cioè ritirare tutti i contingenti se i marò non tornano entro l'anno a casa. Qui ogni ironia si proibisce ed è fuori posto, però supplico i nostri marò a resistere, a portare pazienza: compiranno la più grande opera di pace in questo secolo (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Pilozzi. Ne ha facoltà.

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  NAZZARENO PILOZZI. Signor Presidente, noi continuiamo a chiedere, con i nostri emendamenti, che l'Italia prenda una decisione coraggiosa. Noi continuiamo a chiedere il ritiro dall'Afghanistan. Vede, Presidente, io credo che l'intervento oggi in Aula del Ministro Mauro è un intervento di «toccata e fuga», che dimostra anche – a mio avviso – che concezione si ha di questo Parlamento, che concezione si ha di quest'Aula. Ebbene, forse il Ministro Mauro preferisce andare sulle televisioni straniere, preferisce fare altro tipo di lavoro, ma dovrebbe sapere che di fronte a una scelta così importante, che è quella di tentare di «riportare» e di spendere i nostri soldi non per continuare a stare con delle truppe in Afghanistan, ma per la cooperazione, ebbene il Ministro Mauro forse avrebbe dovuto dare maggiore interesse e maggiore ascolto a quest'Aula. Oggi avrebbe sicuramente appreso qualcosa (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Paolo Bernini. Ne ha facoltà.

  PAOLO BERNINI. Signor Presidente, per questo emendamento voterò a favore, poiché tra i tanti risultati che l'occupazione militare da parte della missione ISAF ha portato avanti ce n’è uno molto negativo, che è l'estensione della coltivazione di oppio, che è passata da 150 mila ettari nel 2012 a 209 mila nel 2013, ossia più 36 per cento, superando il record del 2007. Questi dati non sono stati misurati da me, ma è il rapporto annuale dell'Ufficio delle Nazioni Unite contro la droga e il crimine. Il ricavato della vendita di eroina, secondo voi, dove andrà a finire, oltre che nelle tasche dei signori della guerra ? Pensiamoci a queste cose (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, la deputata Di Salvo. Ne ha facoltà.

  GIANLUCA BUONANNO. È al telefono !

  TITTI DI SALVO. Signor Presidente, sono al telefono, ma molto attenta e, soprattutto, molto convinta...

  PRESIDENTE. Prego, vada avanti.

  TITTI DI SALVO. ...molto convinta del fatto che bisogna andare via subito dall'Afghanistan e utilizzare il 30 per cento delle risorse risparmiate per la cooperazione. Presidente, io voglio dire perché: perché la pace è una politica, non è un'affermazione di principio, non è una declamazione, non è una poesia, è una politica; ed è l'unica strategia razionale di politica estera in un mondo globale interdipendente. E la pace noi vorremmo costruirla anche in questo modo (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Lavagno. Ne ha facoltà.

  FABIO LAVAGNO. Signor Presidente, io credo che sia ora di porre la questione del ritiro dall'Afghanistan, qui e ora. Ricordiamoci che su questo altare ci siamo immolati per andare dietro le idiozie di un Presidente degli Stati Uniti che sapeva, o era convinto, che l'Afghanistan fosse bagnato da qualche mare o da qualche oceano; per dire l'ideologia che stava dietro questa missione e la bonomia nella quale ci siamo avviati come Paese amico rispetto a questo.
  E in questi anni, in questo decennio, sul piano dell'esportare la democrazia, sul piano dei diritti, sul piano della lotta al narcotraffico, sul piano dei diritti delle donne e di quelli religiosi, non si è fatto un passo in avanti: quella missione è stata un fallimento dal punto di vista economico, è stata un fallimento dal punto di vista delle vittime che abbiamo dovuto riportare a casa ed è un fallimento dal punto di vista ideale di questo Paese, che deve decidere se fare la guerra o, invece, investire in Pag. 84ricostruzione, in pace, in cooperazione internazionale e, quindi, capire come sta sul piano e sullo scacchiere internazionale (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Airaudo. Ne ha facoltà.

  GIORGIO AIRAUDO. Signor Presidente, questa volta intervengo per dire che nonostante ciò che ci ha detto il deputato Rosato, io sosterrò questo emendamento, in attesa che la Giunta per il Regolamento abbia tempo per riunirsi e risolvere i nostri problemi di lavoro. E lo faccio, perché oggi il Ministro Mauro non ci ha detto quando ritireremo i nostri ragazzi e le nostre ragazze dall'Afghanistan. Allora, se voi votate questo emendamento come farò io, potremo dire a quei ragazzi che li portiamo via dall'Afghanistan (Applausi dei deputati dei gruppi Sinistra Ecologia Libertà e MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Duranti 1.3, con il parere contrario delle Commissioni, del Governo e del relatore di minoranza.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Albanella, Sannicandro, Cassano, Agostini. Chi non ha votato ?
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  427   
   Votanti  426   
   Astenuti    1   
   Maggioranza  214   
    Hanno votato  125    
    Hanno votato no  301.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  Interrompiamo a questo punto l'esame del provvedimento, che riprenderà nella seduta di domani a partire dalle ore 9.

Sul calendario dei lavori dell'Assemblea e aggiornamento del programma (ore 19,40).

  PRESIDENTE. Comunico che, a seguito dell'odierna riunione della Conferenza dei presidenti di gruppo, il calendario dei lavori dell'Aula fino a giovedì 21 novembre è stato così rimodulato:

  Giovedì 14 novembre (antimeridiana) (con votazioni)
  Seguito dell'esame del disegno di legge n. 1670 – Conversione in legge del decreto-legge 10 ottobre 2013, n. 114, recante proroga delle missioni internazionali delle Forze armate e di polizia, iniziative di cooperazione allo sviluppo e sostegno ai processi di ricostruzione e partecipazione alle iniziative delle organizzazioni internazionali per il consolidamento dei processi di pace e di stabilizzazione (da inviare al Senato – scadenza: 9 dicembre 2013).
  Seguito dell'esame delle mozioni Guidesi ed altri n. 1-00201, Palese ed altri n. 1-00235, Causi ed altri n. 1-00236, Paglia ed altri n. 1-00237 e Zanetti ed altri n. 1-00238 concernenti iniziative in materia di federalismo fiscale.

  ore 13,30
  Votazione per schede per l'elezione di un componente dell'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni.

  Al termine delle votazioni
  Discussione sulle linee generali del disegno di legge n. 1690 – Conversione in legge del decreto-legge 15 ottobre 2013, n. 120, recante misure urgenti di riequilibrio della finanza pubblica nonché in materia di immigrazione (da inviare al Senato – scadenza: 14 dicembre 2013).

  Venerdì 15 novembre (ore 9)
  Svolgimento di interpellanze urgenti.

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  Lunedì 18 novembre (ore 15)
  Svolgimento di interpellanze ed interrogazioni.

  Martedì 19 novembre (antimeridiana e pomeridiana, con eventuale prosecuzione notturna) (con votazioni)

  ore 9-12
  Discussione sulle linee generali della proposta di legge n. 730 – Legge quadro in materia di interporti e di piattaforme logistiche territoriali.
  Discussione sulle linee generali delle mozioni Morassut ed altri n. 1-00011, Lombardi 1-00092 e Piazzoni ed altri n. 1-00149 concernenti iniziative in merito alla dismissione del patrimonio immobiliare degli enti previdenziali.

  a partire dalle ore 12

  Esame di mozioni in materia di diritti dell'infanzia e dell'adolescenza.
  Seguito dell'esame dei disegni di legge:
n. 1670 – Conversione in legge del decreto-legge 10 ottobre 2013, n. 114, recante proroga delle missioni internazionali delle Forze armate e di polizia, iniziative di cooperazione allo sviluppo e sostegno ai processi di ricostruzione e partecipazione alle iniziative delle organizzazioni internazionali per il consolidamento dei processi di pace e di stabilizzazione (da inviare al Senato – scadenza: 9 dicembre 2013) (ove non concluso);
  n. 1690 – Conversione in legge del decreto-legge 15 ottobre 2013, n. 120, recante misure urgenti di riequilibrio della finanza pubblica nonché in materia di immigrazione (da inviare al Senato – scadenza: 14 dicembre 2013).
  Seguito dell'esame delle mozioni Guidesi ed altri n. 1-00201, Palese ed altri n. 1-00235, Causi ed altri n. 1-00236, Paglia ed altri n. 1-00237 e Zanetti ed altri n. 1-00238 concernenti iniziative in materia di federalismo fiscale.
  Seguito dell'esame della proposta di legge n. 730 – Legge quadro in materia di interporti e di piattaforme logistiche territoriali.
  Seguito dell'esame delle mozioni Morassut ed altri n. 1-00011, Lombardi 1-00092 e Piazzoni ed altri n. 1-00149 concernenti iniziative in merito alla dismissione del patrimonio immobiliare degli enti previdenziali.

  Al termine delle votazioni
  Discussione sulle linee generali della proposta di inchiesta parlamentare Doc. XXII, n. 13 – Istituzione di una Commissione di inchiesta sul rapimento e sulla morte di Aldo Moro.
  Eventuale seguito della discussione generale di argomenti della mattina.

  Mercoledì 20 novembre (antimeridiana e pomeridiana, con eventuale prosecuzione notturna) (con votazioni)

  ore 9-10,30
  Informativa urgente del Governo sulla questione del cosiddetto Datagate.

  ore 10,30-14,30
  Seguito dell'esame del disegno di legge n. 1690 – Conversione in legge del decreto-legge 15 ottobre 2013, n. 120, recante misure urgenti di riequilibrio della finanza pubblica nonché in materia di immigrazione (da inviare al Senato – scadenza: 14 dicembre 2013).

  ore 15-16

  Question time.
  ore 16-21
  Discussione della mozione di sfiducia individuale nei confronti del ministro della giustizia, Annamaria Cancellieri.

Pag. 86

  Giovedì 21 novembre (antimeridiana e pomeridiana, con eventuale prosecuzione notturna) (con votazioni)

  ore 9,30

  Seguito dell'esame degli argomenti non conclusi nella giornata precedente.

  ore 13,30

  Votazione per schede per l'elezione dei componenti effettivi e supplenti della Commissione di vigilanza della Cassa depositi e prestiti.

  ore 16
  Svolgimento di interpellanze urgenti.

  Lo svolgimento di interrogazioni a risposta immediata (question time) avrà luogo il mercoledì (dalle ore 15).
  Venerdì 22 novembre non avrà luogo lo svolgimento delle interpellanze urgenti che sarà anticipato a giovedì 21 novembre, alle ore 16.
  La Conferenza dei presidenti di gruppo ha deliberato all'unanimità l'urgenza sulla proposta di legge n. 1489 – Modifiche al codice civile e al testo unico delle disposizioni in materia di intermediazione finanziaria, di cui al decreto legislativo 24 febbraio 1998, n. 58, in materia di requisiti e remunerazione degli amministratori delle società, nonché all'articolo 23-bis del decreto-legge 6 dicembre 2011, n. 201, convertito, con modificazioni, dalla legge 22 dicembre 2011, n. 214, in materia di compensi degli amministratori e dei dipendenti delle società controllate dalle pubbliche amministrazioni.
  L'organizzazione dei tempi per la discussione della mozione di sfiducia individuale e delle mozioni in materia di diritti dell'infanzia e dell'adolescenza sarà pubblicata in calce al resoconto stenografico della seduta odierna.
  Il programma si intende conseguentemente aggiornato.

Sull'ordine dei lavori e per la risposta a strumenti del sindacato ispettivo (ore 19,45).

  LUISELLA ALBANELLA. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  LUISELLA ALBANELLA. Signor Presidente, i dipendenti italiani delle basi militari statunitensi dislocate in Italia si trovano in una condizione anomala...

  PRESIDENTE. Colleghi, vi prego di abbassare il tono della voce per favore.

  LUISELLA ALBANELLA. ... relativamente alla possibilità di scelta dell'organizzazione sindacale alla quale aderire, poiché il contratto collettivo nazionale di lavoro sottoscritto dai rappresentanti del Governo statunitense stabilisce, all'articolo 2, che in materia di rappresentanza sindacale i comandi intrattengono rapporti esclusivamente con le sigle sindacali Fisascat-CISL e Uiltucs-UIL. Questa normativa è in contrasto con il diritto costituzionale che sancisce la libertà di organizzazione sindacale. Infatti, escludendo tutti gli altri sindacati dal contratto collettivo, priva i lavoratori della possibilità di scelta associativa, ponendoli in una condizione di inferiorità sul versante dei diritti civili e politici. Questa situazione è stata più volte oggetto di denuncia da parte della CGIL, della FILCAMS e dell'associazione dei lavoratori italiani delle basi USA-LIBU.
  È indispensabile sanare questa anomalia, che rappresenta un vulnus democratico non più giustificato, anche a maggior ragione dopo la pronuncia della Corte costituzionale del 3 luglio 2013. Per questo si richiede al Ministro della difesa e a quello delle politiche sociali quali iniziative intendano intraprendere allo scopo di eliminare tale discriminazione, modificando l'articolo 2 del contratto collettivo nazionale di lavoro, che impedisce alle organizzazioni sindacali comparativamente più rappresentative sul piano nazionale di rappresentare i lavoratori Pag. 87iscritti e di intrattenere rapporti con i comandi statunitensi. L'interrogazione a risposta in Commissione è la n. 5-00848 del 6 agosto.

  FRANCESCO D'UVA. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  FRANCESCO D'UVA. Signor Presidente, prendo la parola a nome del MoVimento 5 Stelle, non per esprimere solidarietà al magistrato Di Matteo, minacciato dal carcere dal boss Totò Riina, non solo perlomeno. Nella posizione in cui siamo non possiamo limitarci a spendere due parole e nulla più. Già negli scorsi mesi abbiamo fatto numerosi interventi – le colleghe Sarti, Di Vita, Dadone – in quest'Aula affinché venissero presi tutti i provvedimenti necessari per garantire l'incolumità di Nino Di Matteo e degli altri magistrati in pericolo, in parte ascoltati perché sappiamo che il livello di protezione, almeno nei suoi confronti, è stato innalzato.
  A tal proposito, abbiamo piena fiducia che verrà garantita la sicurezza necessaria all'intero pool. Ma se da un lato al PM Di Matteo è stata garantita maggiore protezione, dall'altro non possiamo nascondere la testa sotto la sabbia. C’è un procedimento disciplinare in corso, infatti, aperto dal CSM, il cui capo ricordo essere il Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, proprio contro Nino Di Matteo. Egli avrebbe, secondo la procura generale della Cassazione, «rivelato l'esistenza agli atti delle intercettazioni Mancino-Napolitano, rilasciando un'intervista al quotidiano la Repubblica, violando, quindi, il riserbo sulle indagini». Avrebbe, inoltre, «leso in maniera concreta il diritto alla riservatezza del Capo dello Stato», sempre lo stesso capo del CSM. In realtà, tutti sapevano che tali notizie erano già facilmente reperibili attraverso articoli usciti in quei giorni su altri periodici, articoli che citavano proprio quelle telefonate.
  Procedimenti disciplinari come questo servono solo ad isolare ancora di più l'azione dei magistrati impegnati nella ricerca della verità come Di Matteo. Il generale Dalla Chiesa raccontava che quand'era comandante dei carabinieri a Palermo la mafia aveva minacciato un suo capitano di stanza in un paese vicino. Lui se lo prese sottobraccio, i due passeggiarono lentamente lungo il corso principale del paese per far capire a tutti che quel capitano non era solo, che le minacce erano inutili, perché eliminato quel capitano ne sarebbe arrivato subito un altro uguale a lui, e poi un altro e un altro ancora. Chiedo solo che qualcuno mi prenda sottobraccio e passeggi con me, diceva Dalla Chiesa. Sappiamo tutti com’è finita con Dalla Chiesa, abbandonato dallo stesso Stato, che l'aveva mandato in trincea con la promessa di poteri speciali che non sono mai arrivati a destinazione.
  Concludo, Presidente, dicendo che lo prendiamo noi sottobraccio Nino Di Matteo e gli altri magistrati che con coraggio e va detto mettendo a rischio le loro carriere, e non solo, stanno scavando negli anfratti di questo Stato per giungere ad una verità almeno giudiziaria. A loro diciamo che non sono soli affatto, con loro ci sono tutti gli italiani onesti, che sono la stragrande maggioranza di questo Paese, che vogliono che continuino il loro lavoro, con lo stesso impegno profuso in questi anni, perché è la nostra storia a dirci chi siamo, da dove veniamo, ma soprattutto dove vogliamo andare. E certamente non vogliamo andare incontro alle mafie e a quelle istituzioni che flirtano con loro, in alcun modo (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  GIULIA GRILLO. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  GIULIA GRILLO. Signor Presidente, intervengo per sollecitare un'interrogazione a risposta scritta, la n. 4-00653, rivolta al Ministero delle infrastrutture e dei trasporti riguardo al porto di Catania. L'attuale gestione del porto di Catania è affidata ad un commissario straordinario, tra l'altro un baby-pensionato della regione Pag. 88siciliana, che non ha alcun tipo di preparazione specifica in materia di attività portuale, e si vede dal fatto che sta portando avanti una variazione del piano regolatore portuale che mira ad edificare tutta la banchina portuale del porto di Catania. In sostanza, quindi, a far fare soldi ai soliti imprenditori. Questa variazione del piano regolatore è sprovvista delle procedure di VIA e di VAS. Quindi, interrogo questo Governo e, in particolare, il Ministro Lupi, che sembra essere molto preparato nelle nomine dei direttori delle autorità portuali, affinché mi risponda, anche in Commissione, a questa interrogazione.

  ROBERTO FICO. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  ROBERTO FICO. Signor Presidente, tra le tante e-mail che ricevo ogni giorno, ho ricevuto questa, e mi faceva piacere leggerla e rendere partecipi tutti rispetto a qualcosa che è successo. Mi dice la e-mail: «sarebbe altamente educativo divulgare questo scritto di Thich Nhat Hanh per meglio spiegare il senso dell'intervento della deputata» – e si riferisce a Emanuela Corda, mia collega – «circa la commemorazione di Nassirya, perché abbiamo una cultura della pace troppo carente e quell'intervento è troppo avanti per essere compreso» (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) «soprattutto se viene mediato in modo fazioso dal giornalismo italiano. Al Plum Village riceviamo centinaia di lettere dai campi profughi in Malesia, Indonesia e Thailandia».
  «È un dramma di enormi dimensioni. Si calcola che solo la metà dei boat-people riesca ad arrivare a terra e spesso ci sono anche delle ragazze violentate dai pirati. Ricordo di una lettera che parlava di una bambina di dodici anni violentata da un pirata thailandese. La bambina si annegò gettandosi in acqua. La prima reazione che si prova di fronte ad un fatto del genere è di rabbia contro il pirata. Ma, guardando più in profondità, possiamo vedere le cose diversamente. Se ci schieriamo dalla parte della bambina è tutto facile: prendiamo un fucile e lo scarichiamo sul pirata. No, non possiamo fare così. La meditazione mi ha fatto capire che se fossi nato nel villaggio del pirata, se fossi stato allevato a quel modo, adesso sarei io il pirata e non sarei così sicuro di dovermi condannare. La meditazione mi insegna che ogni giorno nascono centinaia di bambini lungo le coste del Golfo del Siam e se noi educatori, assistenti sociali e uomini politici non facciamo niente per cambiare la situazione tra venticinque anni molti di questi bambini faranno i pirati. Non è solo una probabilità, è un fatto. Se voi ed io nascessimo oggi in uno di quei villaggi di pescatori, tra venticinque anni saremmo un pirata. Prendendo un'arma e giustiziando il pirata, uccidete tutti quanti perché tutti siamo, in misura diversa, responsabili di questo stato di cose, ed è quello che credo Emanuela Corda volesse dire» (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  GIANNI MELILLA. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  GIANNI MELILLA. Signor Presidente, dalla notte dell'11 novembre Marco Pannella ha iniziato un nuovo sciopero della fame e della sete per protestare contro la natura criminale dello Stato italiano, che riserva ai 67 mila detenuti una condizione disumana. A Marco Pannella si sono uniti 3.800 detenuti che da oggi hanno iniziato lo sciopero della fame. Il nobile messaggio del Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, che chiedeva al Parlamento una assunzione di responsabilità circa la violazione delle norme europee in materia di detenzione, è caduto nel vuoto. Quel messaggio non è stato raccolto e ritengo che, invece, il Parlamento, a partire anche dall'azione coraggiosa di Marco Pannella, a cui va la mia ammirazione, debba porsi il problema di come dare una soluzione Pag. 89umana alla condizione di 67 mila detenuti italiani in carceri sovraffollate, in condizioni, ripeto, disumane. E in questo senso, il Presidente della Repubblica ha lanciato un messaggio che deve essere raccolto.

  ERASMO PALAZZOTTO. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  ERASMO PALAZZOTTO. Signor Presidente, intervengo per chiedere un sollecito rispetto all'interrogazione presentata con atto Camera 4-01665 che riguarda il CARA di Mineo. Chiedo una risposta urgente visto che l'interrogazione è stata presentata l'8 agosto e da quando è stata presentata le condizioni di vivibilità di quella struttura sono peggiorate. Se in quel momento c'erano circa 3.500 persone oggi parliamo del fatto che quella struttura ospita quasi 4.500 richiedenti asilo in condizioni che non sono comparabili come condizioni di dignità umana. Pertanto chiedo di farsi carico e di sollecitare il Ministro dell'interno a dare risposta a questa interrogazione.

  PRESIDENTE. Il suo sollecito sarà inoltrato.

  GIANLUCA BUONANNO. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  GIANLUCA BUONANNO. Signor Presidente, volevo sottolineare un fatto che ho letto su Internet, e cioè di una la ragazza che si è buttata giù dal balcone perché veniva definita cicciona, ovviamente perché era una ragazza in sovrappeso. Non è morta, però è in gravi condizioni.
  Quello che mi ha stupito è che in quest'Aula parlamentare quando sono successi fatti analoghi per lesbiche, omosessuali o altro genere subito si sono strappati le vesti e sono venuti qui a dire determinate cose, ma evidentemente quando ci sono determinate situazioni di attenzione politica si fanno polemiche e si chiede l'attuazione di determinate regole.
  Quando succede però ad una ragazza in soprappeso, definita «cicciona» da tutta una serie di persone, e quindi evidentemente esasperata da questo sistema, la sinistra, in particolar modo, tace. Forse perché, se cade dal balcone la «cicciona», non fa notizia, mentre se si butta dal balcone qualcun altro, fa molto più notizia. Forse doveva morire anche questa ragazza, perché magari qualcuno si svegliasse e dicesse qualcosa ? Oppure è solo un tornaconto politico, per cui le lobby di omosessuali hanno un interesse importante, mentre quelli che sono in soprappeso, definiti «ciccioni», non ce l'hanno ? Oppure chi, come me, è piccolo, e magari mi definiscono «nano», magari qualcuno...

  PRESIDENTE. La prego di concludere.

  GIANLUCA BUONANNO. ... si butta giù dal balcone, ma non succede niente, perché, tanto, non fa notizia. Quindi, ancora una volta, vedo che la sinistra parlamentare è solitamente, come purtroppo accade, ipocrita all'ennesima potenza.

  ALESSIO MATTIA VILLAROSA. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  ALESSIO MATTIA VILLAROSA. Presidente, grazie. Semplicemente per ribadire che determinate strumentalizzazioni sono pericolose, sono pericolose per tutti. Ciò che ha detto ieri Emanuela Corda era molto, molto chiaro, ed è triste.
  A chi ha frainteso in buona fede chiediamo scusa, ma le parole erano molto, molto chiare, non c'era niente da fraintendere. Quindi, chiedo a chi ha frainteso, però in malafede, di farsi un esame di coscienza e di non utilizzare più questi metodi beceri, cortesemente. Grazie (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

Pag. 90

Ordine del giorno della seduta di domani.

  PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della seduta di domani.

  Giovedì 14 novembre 2013, alle 9:

  1. – Seguito della discussione del disegno di legge:
   Conversione in legge del decreto-legge 10 ottobre 2013, n. 114, recante proroga delle missioni internazionali delle Forze armate e di polizia, iniziative di cooperazione allo sviluppo e sostegno ai processi di ricostruzione e partecipazione alle iniziative delle organizzazioni internazionali per il consolidamento dei processi di pace e di stabilizzazione (C. 1670-A).
  Relatori: Manciulli (per la III Commissione) e Rossi (per la IV Commissione), per la maggioranza; Gianluca Pini, di minoranza.

  2. – Seguito della discussione delle mozioni Guidesi ed altri n. 1-00201, Palese ed altri n. 1-00235, Causi ed altri n. 1-00236, Paglia ed altri n. 1-00237 e Zanetti ed altri n. 1-00238 e D'Incà ed altri n. 1-00241 concernenti iniziative in materia di federalismo fiscale.

  (ore 13,30).

  3. – Votazione per schede per l'elezione di un componente dell'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni.

  (al termine delle votazioni).

  4. – Discussione del disegno di legge (per la discussione sulle linee generali):
   Conversione in legge del decreto-legge 15 ottobre 2013, n. 120, recante misure urgenti di riequilibrio della finanza pubblica nonché in materia di immigrazione (C. 1690-A).
  Relatori: Melilli, per la maggioranza; Guidesi, di minoranza.

  La seduta termina alle 20.

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ORGANIZZAZIONE DEI TEMPI DI ESAME DELLA MOZIONE N. 1-00230 E DELLE MOZIONI IN MATERIA DI DIRITTI DELL'INFANZIA E DELL'ADOLESCENZA

Mozione n. 1-00230 – Sfiducia individuale nei confronti del ministro della giustizia, Annamaria Cancellieri

Tempo complessivo, comprese le dichiarazioni di voto: 5 ore (*).

Governo 20 minuti
Richiami al Regolamento e tempi tecnici 1 ora e 15 minuti
Interventi a titolo personale 35 minuti (con il limite massimo di 6 minuti per il complesso degli interventi di ciascun deputato)
Gruppi 2 ore e 50 minuti
 Partito Democratico 48 minuti
 MoVimento 5 Stelle 24 minuti
 Popolo della Libertà – Berlusconi Pre sidente 23 minuti
 Scelta civica per l'Italia 17 minuti
 Sinistra Ecologia Libertà 17 minuti
 Lega Nord e Autonomie 15 minuti
 Fratelli d'Italia 12 minuti
 Misto: 14 minuti
  Centro Democratico 4 minuti
  Minoranze linguistiche 4 minuti
  MAIE – Movimento Associativo italiani all'estero 3 minuti
  Socialisti italiani 3 minuti

(*) Al tempo sopra indicato si aggiungono 5 minuti per l'illustrazione della mozione.

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Mozioni in materia di diritti dell'infanzia e dell'adolescenza

Tempo complessivo, comprese le dichiarazioni di voto: 3 ore (*).

Governo 15 minuti
Richiami al Regolamento 5 minuti
Tempi tecnici 5 minuti
Interventi a titolo personale 29 minuti (con il limite massimo di 4 minuti per il complesso degli interventi di ciascun deputato)
Gruppi 2 ore e 6 minuti
 Partito Democratico 37 minuti
 MoVimento 5 Stelle 18 minuti
 Popolo della Libertà – Berlusconi Pre sidente 17 minuti
 Scelta civica per l'Italia 13 minuti
 Sinistra Ecologia Libertà 12 minuti
 Lega Nord e Autonomie 10 minuti
 Fratelli d'Italia 9 minuti
 Misto: 10 minuti
  Centro Democratico 3 minuti
  Minoranze Linguistiche 3 minuti
  MAIE - Movimento Associativo italiani all'estero - Alleanza per l'Italia (API) 2 minuti
  Partito Socialista Italiano (PSI) – Li berali per l'Italia (PLI) 2 minuti

(*) Al tempo sopra indicato si aggiungono 5 minuti per l'illustrazione di ciascuna mozione.

VOTAZIONI QUALIFICATE EFFETTUATE MEDIANTE PROCEDIMENTO ELETTRONICO

INDICE ELENCO N. 1 DI 1 (VOTAZIONI DAL N. 1 AL N. 3)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
1 Nom. Ddl 1670-A - em. 1.1 442 351 91 176 29 322 68 Resp.
2 Nom. em. 1.2 444 443 1 222 118 325 66 Resp.
3 Nom. em. 1.3 427 426 1 214 125 301 66 Resp.

F = Voto favorevole (in votazione palese). - C = Voto contrario (in votazione palese). - V = Partecipazione al voto (in votazione segreta). - A = Astensione. - M = Deputato in missione. - T = Presidente di turno. - P = Partecipazione a votazione in cui è mancato il numero legale. - X = Non in carica.
Le votazioni annullate sono riportate senza alcun simbolo. Ogni singolo elenco contiene fino a 13 votazioni. Agli elenchi è premesso un indice che riporta il numero, il tipo, l'oggetto, il risultato e l'esito di ogni singola votazione.