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Resoconto dell'Assemblea

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XVII LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 94 di giovedì 10 ottobre 2013

Pag. 1

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE MARINA SERENI

  La seduta comincia alle 9,35.

  RICCARDO FRACCARO, Segretario, legge il processo verbale della seduta di ieri.
  (È approvato).

Missioni.

  PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Alfreider, Alli, Amici, Boccia, Michele Bordo, Cirielli, Dambruoso, Di Gioia, Luigi Di Maio, Fassina, Ferranti, Fontanelli, Frusone, Gebhard, Leone, Meta, Migliore, Mogherini, Speranza e Vito sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.
  Pertanto i deputati in missione sono complessivamente settanta, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell’allegato A al resoconto della seduta odierna.

  Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell’allegato A al resoconto della seduta odierna.

Preavviso di votazioni elettroniche (ore 9,39).

  PRESIDENTE. Poiché nel corso della seduta potranno aver luogo votazioni mediante procedimento elettronico, decorrono da questo momento i termini di preavviso di cinque e venti minuti previsti dall'articolo 49, comma 5, del Regolamento.

Sull'ordine dei lavori.

  FRANCESCO PAOLO SISTO, Presidente della I Commissione. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  FRANCESCO PAOLO SISTO, Presidente della I Commissione. Signor Presidente, buongiorno. Il Comitato dei nove ha necessità di riunirsi per mettere a punto alcuni emendamenti che risultavano accantonati e quindi poter essere poi pronto per dare regolarmente tutti quanti i pareri e consentire sollecitamente di sottoporre all'Aula i testi da votare. Le chiedo pertanto di voler sospendere la seduta e voler dare al Comitato dei nove 40 minuti per poter completare il proprio lavoro.

  PRESIDENTE. Se non ci sono osservazioni credo che questa richiesta debba essere accolta.

  ARTURO SCOTTO. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  ARTURO SCOTTO. Signora Presidente, abbiamo appreso questa mattina del rapimento del Primo Ministro libico Zeidan e ovviamente, con grande preoccupazione, dobbiamo notare che la vicenda libica si sta complicando moltissimo. È di un paio di giorni fa la notizia di un ulteriore spostamento di marines americani presso Pag. 2la base di Sigonella, a seguito anche probabilmente di una notizia, che è arrivata da parte degli Stati Uniti d'America, della presa di un capo di Al Qaeda lì. Oggi c’è una reazione che è stata messa in campo da ribelli probabilmente di origine jihadista e qaedista.
  Noi sappiamo che la Libia è un Paese che ha relazioni molto intense e molto forti con l'Italia e noi abbiamo una responsabilità nei confronti di quel Paese e nei confronti di un tentativo – che nel corso degli ultimi mesi è stato compiuto – di stabilizzazione democratica.
  Allora noi chiediamo che in tempi rapidi il Governo venga a riferire in Aula rispetto all'evoluzione e agli sviluppi della crisi libica, perché il rischio di un Paese che imploda a 300 chilometri dall'Italia, con tutte le implicazioni del caso, a partire anche dalle vicende recenti – penso alla vicenda di Lampedusa –, è davvero un tema fondamentale. Quindi chiediamo un'attenzione molto forte.
  Chiudo dicendo che in queste ore ci dovrebbe essere una riunione tra il Ministro Mauro e i vertici militari, vorremmo comprendere meglio di che cosa si tratta (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà).

  ETTORE ROSATO. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  ETTORE ROSATO. Signora Presidente, mi ricollego alle corrette osservazioni che ha fatto il collega Scotto richiamando l'attenzione che ha il nostro Paese nei confronti della Libia e la preoccupazione, che coinvolge naturalmente anche noi, per le notizie che vengono da quel Paese.
  Mi sembra opportuna la richiesta di un'informativa, quando gli elementi ci saranno, da parte del Governo, da svolgere magari anche in Commissione, in una sede adeguata per poter interloquire con il Governo in maniera approfondita, perché è evidente che quello che accade in Libia riguarda anche noi, proprio per i rapporti che il collega Scotto ricordava, per la vicinanza geografica ma anche per l'evidente interesse che il nostro Paese ha sempre avuto in Libia e il ruolo, svolto anche a nome degli altri Paesi occidentali, che l'Italia ha avuto con la Libia.
  Quindi Presidente, anche a nome del gruppo del PD può far presente al Governo il nostro interesse per avere quanto prima notizie e per capire che contributo possiamo dare anche per la stabilizzazione, che è un problema più ampio di quel Paese, stabilizzazione che ci sta particolarmente a cuore ? (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Sinistra Ecologia Libertà).

  PRESIDENTE. È qui presente il sottosegretario Cirillo, che certamente ha ascoltato la richiesta dei gruppi parlamentari. La Presidenza si farà carico comunque di sollecitare e di informare il Governo di questa richiesta, che mi sembra del tutto opportuna.

  ENRICO COSTA. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  ENRICO COSTA. Grazie Presidente, il suo intervento e la sua sollecitazione al Governo assorbe anche quello che avrebbe dovuto essere il contenuto del mio intervento. Non voglio ripetere quello che è già stato detto in quest'Aula, però ritengo che sia utile per tutti che ci sia un passaggio di informazioni e di condivisione di quelli che sono i momenti difficili che vengono vissuti.

  TATIANA BASILIO. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  TATIANA BASILIO. Signora Presidente, mi associo assolutamente alla richiesta dei colleghi di SEL e di tutti gli altri che hanno chiesto al Ministro di venire a darci questa informativa in Aula. Io però voglio ricordare una cosa: tutto ciò che sta accadendo in Libia, in Afghanistan e in Iraq è semplicemente il risultato di una violenza che noi alleati, noi che vogliamo essere ricordati come i portatori Pag. 3della pace e della libertà, continuiamo a portare, sempre ed unicamente con la violenza in questi Paesi. Ricordo che la violenza genera solo ed esclusivamente altra violenza. Quindi io gradirei anche che per il futuro, per questi Paesi comunque orientali, africani e arabi noi potessimo portare un altro modo di dialogare con loro, un altro modo che sia quello di una vera pace, non di andare a portare una finta pace con dei bombardamenti, per andare a difendere, come è successo in questo caso, perché ci è stato ribadito dal generale Esposito che noi siamo andati in Libia per andare a difendere i nostri pozzi petroliferi, i pozzi petroliferi che poi sono passati alle lobby del petrolio.
  Scusate l'emozione, ma io sempre quando vedo sganciare bombe per portare la pace non riesco proprio a tollerarlo e comunque chiedo che in Aula venga a riferire il Ministro al più presto (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. La Presidenza ha già detto che solleciterà il Governo ed informerà il Governo di questa richiesta.
  Sospendo la seduta, che riprenderà alle ore 10,20.

  La seduta, sospesa alle 9,45, è ripresa alle 10,25.

Seguito della discussione del disegno di legge: Abolizione del finanziamento pubblico diretto, disposizioni per la trasparenza e la democraticità dei partiti e disciplina della contribuzione volontaria e della contribuzione indiretta in loro favore (A.C. 1154-A); e delle abbinate proposte di legge: D'iniziativa popolare; Pisicchio; Di Lello ed altri; Formisano ed altri; Lombardi ed altri; Grassi ed altri; Boccadutri ed altri; Nardella ed altri; Rampelli ed altri; Gitti e Vitelli (A.C. 15-186-199-255-664-681-733-961-1161-1325).

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del disegno di legge n. 1154-A: Abolizione del finanziamento pubblico diretto, disposizioni per la trasparenza e la democraticità dei partiti e disciplina della contribuzione volontaria e della contribuzione indiretta in loro favore e delle abbinate proposte di legge: D'iniziativa popolare; Pisicchio; Di Lello ed altri; Formisano ed altri; Lombardi ed altri; Grassi ed altri; Boccadutri ed altri; Nardella ed altri; Rampelli ed altri; Gitti e Vitelli, nn. 15-186-199-255-664-681-733-961-1161-1325.
  Ricordo che nella seduta del 26 settembre 2013 sono stati approvati gli articoli 1, 2 e 3 e sono stati accantonati gli emendamenti Brunetta 4.400 e Gitti 4.51, nonché la votazione dell'articolo 4. Successivamente, l'emendamento Gitti 4.51 è stato ritirato.

(Ripresa esame dell'articolo 4 – A.C. 1154-A)

  PRESIDENTE. Riprendiamo quindi l'esame dell'articolo 4 e dell'unica proposta emendativa ad esso riferita (Vedi l'allegato A – A.C. 1154-A).
  Invito i relatori e il rappresentante del Governo ad esprimere il parere sull'emendamento Brunetta 4.400.

  EMANUELE FIANO, Relatore per la maggioranza. Signor Presidente, esprimo un invito al ritiro dell'emendamento Brunetta 4.400, altrimenti il parere è contrario.

  PRESIDENTE. Il relatore di minoranza ?

  DANILO TONINELLI, Relatore di minoranza. Signor Presidente, esprimo parere contrario sull'emendamento Brunetta 4.400.

  PRESIDENTE. Il Governo ?

  SESA AMICI, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri. Pag. 4Signor Presidente, il parere del Governo è conforme a quello espresso dal relatore per la maggioranza.

Sull'ordine dei lavori (ore 10,28).

  RAFFAELLO VIGNALI. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  RAFFAELLO VIGNALI. Signor Presidente, per comunicare che pochi minuti fa è venuto a mancare il presidente del Partito Popolare Europeo Wilfried Martens, Premier belga e a lungo appunto presidente del Partito Popolare Europeo e uomo che ha creduto fino in fondo nell'Europa e ha partecipato veramente alla sua costruzione. Credo che sarebbe giusto tributargli un minuto di silenzio anche in ragione del fatto che il nostro partito evidentemente aderisce a quella «famiglia europea».

  ROCCO BUTTIGLIONE. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  ROCCO BUTTIGLIONE. Signor Presidente, consenta che io dica alcune parole in ricordo di un amico personale, di un grande statista europeo, che ha perso la vita nella notte fra ieri ed oggi, Wilfried Martens. Wilfried Martens è stato un grande uomo politico...

  PRESIDENTE. Mi scusi, onorevole Buttiglione. Un po’ di silenzio non guasterebbe dato anche l'argomento. Prego.

  ROCCO BUTTIGLIONE. Wilfried Martens è stato uno dei padri della nuova Europa. Noi abbiamo un primo periodo della storia europea che è stato segnato dalle grandi figure di Adenauer, di De Gasperi, di Schuman, di Jean Monnet e che ci ha dato la Comunità del carbone e dell'acciaio, la riconciliazione tra la Francia e la Germania e la Comunità economica europea. Ma la nostra generazione ha vissuto anche una seconda tappa entusiasmante della vicenda europea che è quella in cui davanti alla grande testimonianza di Giovanni Paolo II e del popolo polacco con Solidarnosc è crollato il comunismo.
  In quel crollo, senza sangue, senza esempio nella storia, una così grande potenza militare che crolla senza sangue, alcuni uomini, principalmente del Partito Popolare Europeo, mi consenta di dirlo, ma anche del Partito Socialista Europeo – e ricordo prima di tutti, ovviamente, Helmut Kohl, ma accanto a lui Wilfried Martens – hanno saputo costruire l'architettura di una nuova Europa realizzando l'allargamento, evitando che si ricreassero dei conflitti della portata di quello jugoslavo estesi, però, dal Baltico fino all'Adriatico, sostenendo la crescita della democrazia in Russia. Voi direte: una crescita fragile. Tuttavia, se facciamo il confronto con quello che era lecito attendersi, una crescita insperata della democrazia in Russia, realizzando, con l'allargamento, la possibilità di diventare europei senza entrare in un impero tedesco per i polacchi, per i cechi, per gli slovacchi, realizzando la riunificazione tedesca, ancorando la Germania all'Europa occidentale tramite l'euro.
  L'euro è una grande costruzione politica prima di essere semplicemente una moneta. In tutte queste vicende Wilfried Martens ha giocato un ruolo fondamentale: uomo di solidi principi, un cattolico convinto ma contemporaneamente di grande apertura, capace di dialogo con tutti come abbiamo visto quando ha creato quell'accordo sul quale si è retta sino ad oggi l'unità del Belgio e quando ha realizzato l'allargamento insieme con l'Europa del Partito Popolare Europeo che è diventato il più grande partito europeo, facendo entrare partiti di tradizioni diverse, non democratico-cristiane ma comunque legate alla visione cristiana della persona umana.
  Voglio ricordarlo qui per il lavoro che abbiamo fatto assieme. Ricordo il programma del Partito Popolare Europeo approvato Pag. 5al congresso di Bucarest: un programma che dentro questa nuova e più ampia visione, dentro una forte accoglienza anche di principi liberali coniugati con il solidarismo cristiano ha ribadito le radici del partito, la visione della persona umana così come ci deriva dalla nostra tradizione cristiana come base di un umanismo insieme laico e religioso.
  Con Wilfried Martens perdo un amico e tutti noi perdiamo un grande combattente per la libertà e per l'Europa, ma sono sicuro che la sua testimonianza verrà raccolta e non andrà perduta (Applausi dei deputati dei gruppi Scelta Civica per l'Italia e Partito Democratico).

  GIUSEPPE FIORONI. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà. Mi raccomando la sintesi.

  GIUSEPPE FIORONI. Signor Presidente, con Martens scompare non solo il rappresentante di una grande famiglia politica europea ma scompare un leader che ha contribuito a costruire nei momenti difficili dell'Europa una prospettiva che continua nel solco dei padri fondatori; che è riuscito a portare in Europa quella speranza di non infrangere l'idea di un'Europa unita, di un progetto comune di condivisione tra tutti gli Stati per relegarlo all'interno di una visione nazionale, di una visione subordinata agli interessi nazionali.
  Credo che la continuità con i padri fondatori dell'Europa rappresenti uno degli aspetti con cui dobbiamo confrontarci e la figura di Martens rappresenta uno degli elementi che possono aggiungere a tutti noi un percorso non solo di riflessione ma anche di condivisione.
  Credo che sia anche da ricordare – l'ha ricordato Buttiglione – come Martens abbia contribuito all'evoluzione delle famiglie europee senza perdere però mai l'attenzione al fatto che le famiglie europee non fossero semplicemente dei contenitori senza condivisione di contenuti ma soprattutto che le famiglie europee, in modo particolare il Partito Popolare Europeo, non snaturasse mai la forte volontà di proseguire nel cammino di costruzione di un'unione che non fosse solo economica ma diventasse progressivamente un'unione politica per dare all'Europa quelle prospettive che gli competono in uno sviluppo globalizzato del nostro mondo.
  Per questo esprimiamo profondo cordoglio agli amici del Partito Popolare Europeo (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

  GAETANO QUAGLIARIELLO, Ministro per le riforme costituzionali. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  GAETANO QUAGLIARIELLO, Ministro per le riforme costituzionali. Signor Presidente, il Governo si associa alle parole di cordoglio dei colleghi parlamentari che mi hanno preceduto. Il presidente Martens è un uomo di collegamento tra due fasi dell'Europa: quella dei padri fondatori e quella dell'Europa nata dopo il 1989.
  La prima fase aveva un'identità obbligatoria che nasceva dalla Guerra Fredda, quella identità è venuta meno nel momento nel quale la cortina di ferro è caduta e ha necessitato un allargamento dell'Europa per evitare che una serie di Paesi potessero cadere in una sorta d limbo geopolitico.
  Martens ha compreso che a quell'allargamento dell'Europa doveva corrispondere un allargamento delle famiglie politiche, che dovevano diventare meno ideologiche, più ampie, ma che non potevano perdere un contatto con la stagione dei Padri fondatori. Infatti, perdere quel contatto voleva dire smarrire le radici, quindi rischiare di smarrire la stessa Europa. La sua non è un'opera conclusa, è un'opera lasciata in eredità non solo ai membri della famiglia popolare europea, ma anche ai membri delle grandi famiglie europee. Essi devono riprendere quel testimone affinché la sua opera possa compiersi e ciò avrà riflessi anche, obbligatoriamente, nei panorami nazionali dove un bipolarismo Pag. 6fondato su principi, ma anche sulla condivisione delle regole, deve diventare la norma e non più l'eccezione.

  PRESIDENTE. Grazie, Ministro, la Presidenza si associa al cordoglio espresso sia dai rappresentanti dei gruppi che dal Governo.

Si riprende la discussione (ore 10,36).

(Ripresa esame dell'articolo 4 – A.C. 1154-A)

  PRESIDENTE. È stato ritirato l'emendamento 4.400. Passiamo quindi alla votazione dell'articolo 4. Avverto che a seguito dell'approvazione dell'articolo 4 del provvedimento in esame, che reca il riferimento alla Commissione di garanzia degli statuti e per la trasparenza ed il controllo dei rendiconti dei partiti politici, di cui all'articolo 9 della legge n. 96 del 2012, gli emendamenti successivi Gitti 5.14 e 8.1 verranno posti in votazione qualora il presentatore vi consenta, sostituendo il riferimento ivi contenuto all'Autorità di vigilanza dei partiti e movimenti politici con quello alla predetta Commissione.
  Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 4.
   Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Folino, Nicoletti, Cesaro Antimo, Artini, Piras sta votando..., Savino Elvira, Biasotti.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

   (Presenti  461   
   Votanti  460   
   Astenuti    1   
   Maggioranza  231   
    Hanno votato
 370    
    Hanno votato
no   90).    

(Esame dell'articolo 5 – A.C. 1154-A)

  PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 5 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A – A.C. 1154-A). Sul complesso degli emendamenti all'articolo 5 ha chiesto di parlare il deputato Fraccaro. Ne ha facoltà.

  RICCARDO FRACCARO. Signor Presidente, colleghi, l'articolo 5 del provvedimento in esame dovrebbe contenere norme per la trasparenza e la semplificazione. In realtà, è più corretto dire che la norma in oggetto è volta a favorire opacità e complicazioni. Un vero e proprio ginepraio dietro cui si nasconde la propaganda del Governo e della maggioranza che lo sostiene.
  Infatti, le prescrizioni relative alla pubblicazione dei bilanci non indicano sanzioni adeguate nel caso di mancato rispetto delle disposizioni. Si tratta, quindi, Presidente, di una previsione che rischia di non avere alcun effetto concreto. Senza fissare dei paletti ben precisi, i partiti avranno carta bianca e potranno gestire in modo opaco la pubblicazione dei bilanci senza temere conseguenza di sorta.
  Per questo, abbiamo insistito per l'introduzione di severe sanzioni e di una data certa entro la quale pubblicare su Internet i bilanci, così i partiti saranno finalmente costretti a fare i conti con gli italiani. E sarebbe veramente ora, Presidente (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle), visto che il provvedimento cerca in tutti i modi di evitare il controllo sul finanziamento, eliminando di fatto la dichiarazione congiunta che è resa obbligatoria solo per gli importi superiori ai 100 mila euro, e non più 5 mila euro. Così, questo importante documento viene sostituito con un elenco di donatori compilato dal partito: un'autocertificazione, Presidente, dunque, con grande gioia di chi vuole continuare a frodare il fisco, evidentemente (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Un'autocertificazione, Pag. 7che non è neppure resa pubblica ma diffusa solo su richiesta e, tra l'altro, su richiesta all'Ufficio di Presidenza, che sappiamo quanto ostile sia alla trasparenza. Sembra quasi uno scherzo, Presidente, solo che non fa più ridere, non fa ridere per niente. Con questa norma si promuove il sistema di corruttela e clientelismo che, forse, a guardar bene, è ancora l'unico sistema che potrà far reggere questi partiti.
  Abbiamo presentato un emendamento che propone che le erogazioni siano facilmente accessibili da chiunque, pubblicando automaticamente sul sito della Camera l'elenco dei donatori dei partiti. È assurdo costringere il cittadino a una caccia al tesoro per sapere come sono composti i bilanci dei partiti. Se queste sono le proposte del Governo, si stava meglio quando si stava peggio. Il provvedimento riesce infatti a depotenziare la già blanda precedente normativa in materia, eppure sarebbe bastato seguire le indicazioni del GRECO, il gruppo di Stati Europei contro la corruzione, per trarre le dovute conseguenze.
  Deputati, colleghi, qui bisogna cambiare registro, bisogna trasformare le istituzioni in un palazzo di vetro, un sistema snello, efficiente e trasparente di Governo della Cosa pubblica. L'articolo, invece, è un «festival» delle opacità e dello sperpero di risorse (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
  Con le disposizioni di questo provvedimento, che elimina la trasparenza e agevola i finanziamenti occulti, intendete continuare a incassare i soldi alle spalle dei cittadini, con un sistema parassitario basato sulle lobbies e sui gruppi di pressione. Vedete, mentre noi siamo saliti in alto per difendere la Carta fondamentale, e ci avete chiamato moralisti e ci avete multato, Presidente, per questo, voi vi arroccate nel bunker, in basso, per tenervi stretto il malloppo (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). E noi, Presidente, continueremo ad opporci e continueremo a chiamarvi ladri (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle – Proteste dei deputati dei gruppi Partito Democratico, Il Popolo della Libertà-Berlusconi Presidente e Scelta Civica per l'Italia). Il MoVimento 5 Stelle (Proteste dei deputati dei gruppi Partito Democratico, Il Popolo della Libertà-Berlusconi Presidente e Scelta Civica per l'Italia)... Presidente...

  PRESIDENTE. Deputato Fraccaro, lei sa (Vive proteste dei deputati dei gruppi Partito Democratico, Il Popolo della Libertà-Berlusconi Presidente e Scelta Civica per l'Italia)..., deputati, per favore. Deputato Fraccaro, lei sa che usando quei termini suscita questa reazione, lei è consapevole di questo, cerchi di concludere il suo intervento (Vive proteste dei deputati dei gruppi Partito Democratico, Il Popolo della Libertà-Berlusconi Presidente e Scelta Civica per l'Italia). Deputati, lasciate concludere il deputato Fraccaro, poi prenderete la parola. Deputato Fraccaro, la invito a terminare il suo intervento usando un linguaggio non offensivo dell'Aula e del Parlamento (Vive proteste dei deputati dei gruppi Partito Democratico, Il Popolo della Libertà-Berlusconi Presidente e Scelta Civica per l'Italia).
  La invito a concludere. Deputati, colleghi, sto richiamando..., per favore, sto richiamando il deputato Fraccaro ad un linguaggio rispettoso del Parlamento e dei parlamentari di quest'Aula. Però, voi dovete lasciarlo parlare (Proteste dei deputati dei gruppi Partito Democratico, Il Popolo della Libertà-Berlusconi Presidente e Scelta Civica per l'Italia) !

  RICCARDO FRACCARO. Non mi lasciano parlare, Presidente !

  PRESIDENTE. Deputato Fraccaro, concluda il suo intervento.

  RICCARDO FRACCARO. Presidente, vorrei poter parlare (Dai banchi dei deputati del gruppo del Partito Democratico si grida: «Fuori, Fuori !»).

  PRESIDENTE. Deputati, possiamo proseguire i lavori in due modi, sta a voi scegliere, perché, poi, la Presidenza, ovviamente, si comporterà di conseguenza. Pag. 8Possiamo proseguire questo dibattito, il voto e l'esame sul provvedimento in maniera civile: questo presuppone, lo dico al deputato Fraccaro, che aveva la parola (Reiterate proteste)... lasciate parlare ! Questo presuppone un uso del linguaggio rispettoso del Parlamento e dei parlamentari presenti in quest'Aula. Oppure, se non sarà così...

  ANDREA MARTELLA. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Non ha la parola, onorevole Martella, mi dispiace. Deve finire. Allora, guardi, onorevole Fraccaro, se ripronuncia la parola che ha pronunciato prima, lei (Vive proteste)... se urlate tutti... Questo non è un ring, non è uno stadio ! La seduta è sospesa.

  La seduta, sospesa alle 10,45, è ripresa alle 14.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE SIMONE BALDELLI

Missioni.

  PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Amici, Michele Bordo, Cicu, Dellai, Fava, Fico, Formisano, Giancarlo Giorgetti, Manciulli, Pisicchio, Portas, Realacci, Speranza, Tofalo e Villecco Calipari sono in missione a decorrere dalla ripresa pomeridiana della seduta.
  Pertanto i deputati in missione sono complessivamente settantasei, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell’allegato A al resoconto della seduta odierna.

Si riprende la discussione.

  PRESIDENTE. Riprendiamo il seguito della discussione del disegno di legge n. 1154-A: Abolizione del finanziamento pubblico diretto, disposizioni per la trasparenza e la democraticità dei partiti e disciplina della contribuzione volontaria e della contribuzione indiretta in loro favore.
  Avverto che è in distribuzione l’errata corrige del parere reso dalla Commissione bilancio sul provvedimento lo scorso 25 settembre (Vedi l'allegato A – A.C. 1154-A).
  Ricordo che nella parte antimeridiana della seduta è stato da ultimo approvato l'articolo 4.

(Ripresa esame dell'articolo 5 – A.C. 1154-A)

  PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 5 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A – A.C. 1154-A).

  MASSIMILIANO FEDRIGA. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Su che cosa ?

  MASSIMILIANO FEDRIGA. Signor Presidente, visto che purtroppo è un fatto che si sta ripetendo ad ogni seduta, vorrei che si potesse fare una verifica se è ancora convocata la Commissione bilancio, perché altrimenti è impossibile lavorare in questo modo per i colleghi delle Commissioni. La ringrazio.

  PRESIDENTE. Certamente, è giusto. Chiedo agli uffici di verificarlo.
  Intanto invito i relatori e il rappresentante del Governo ad esprimere il parere sulle proposte emendative riferite all'articolo 5.
  Per l'onorevole Fedriga, che sollevava la questione della Commissione bilancio, mi dicono che stanno sconvocando la Commissione. Nel frattempo ascoltiamo l'espressione dei pareri, se poi dovessimo accertare che i lavori della Commissione sono ancora in corso, sospenderemo.
  Prego, onorevole Fiano.

  EMANUELE FIANO, Relatore per la maggioranza. Signor Presidente, a nome Pag. 9dei relatori per la maggioranza esprimo i pareri sulle proposte emendative riferite all'articolo 5.
  La Commissione esprime parere contrario sul testo alternativo del relatore di minoranza, deputato Toninelli; l'emendamento 5.12 non è segnalato, è corretto ?

  PRESIDENTE. Esatto.

  EMANUELE FIANO, Relatore per la maggioranza. La Commissione esprime, quindi, parere contrario sugli emendamenti Gitti 5.14, Dadone 5.10, Toninelli 5.9 e Cozzolino 5.13; la Commissione esprime, invece, parere favorevole sull'emendamento Dieni 5.8 ed esprime, altresì, parere favorevole sull'emendamento Boccadutri 5.401, a condizione che sia riformulato nel senso di intendere l'emendamento non come sostitutivo, ma come aggiuntivo: quindi diventa il comma 3-bis; la Commissione invita, quindi, al ritiro dell'emendamento Roberta Agostini 5.5, altrimenti il parere è contrario. Se posso...

  PRESIDENTE. Colleghi al lato destro dell'Aula, per favore. Prego, onorevole Fiano.

  EMANUELE FIANO, Relatore per la maggioranza. La Commissione esprime, quindi, parere favorevole sull'emendamento Francesco Sanna 5.451, a condizione che sia riformulato nel modo seguente: alla terz'ultima riga, dove reca: «si applicano le prescrizioni di cui ai commi 1 e 2», va inteso solo il comma 1...

  PRESIDENTE. Quindi si sopprime il riferimento al comma 2 ?

  EMANUELE FIANO, Relatore per la maggioranza. No, mi scusi, signor Presidente, lo dobbiamo accantonare. Chiediamo di accantonare l'emendamento Francesco Sanna 5.451.

  PRESIDENTE. Quindi c’è una richiesta di accantonamento, sta bene.

  EMANUELE FIANO, Relatore per la maggioranza. La Commissione esprime, inoltre, parere contrario sull'emendamento Boccadutri 5.452 e sull'articolo aggiuntivo Formisano 5.051; sull'articolo aggiuntivo Gitti 5.02 vi è una richiesta di accantonamento; infine, la Commissione esprime parere contrario sull'articolo aggiuntivo Boccadutri 5.0400.

  PRESIDENTE. Il relatore di minoranza ?

  DANILO TONINELLI, Relatore di minoranza. Signor Presidente, sul testo alternativo del MoVimento 5 Stelle presentato dal deputato Toninelli il parere è favorevole; il parere è contrario sull'emendamento Gitti 5.14, mentre è favorevole sugli emendamenti Dadone 5.10, Toninelli 5.9, Cozzolino 5.13, Dieni 5.8, Boccadutri 5.401 e Roberta Agostini 5.5. Esprimo parere contrario sugli emendamenti Francesco Sanna 5.451 e Boccadutri 5.452; il parere è altresì contrario sull'articolo aggiuntivo Formisano 5.051, mentre è favorevole sugli articoli aggiuntivi Gitti 5.02 e Boccadutri 5.0400.

  PRESIDENTE. Il Governo ?

  SESA AMICI, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri. Signor Presidente, il parere del Governo è conforme a quello espresso dal relatore per la maggioranza.

  PRESIDENTE. Passiamo alla votazione del testo alternativo del relatore di minoranza, deputato Toninelli.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Toninelli. Ne ha facoltà.

  DANILO TONINELLI. Signor Presidente, continuiamo con l'articolo 5 del testo alternativo del MoVimento 5 Stelle. Anche il nostro testo di questo articolo riguarda le norme per la trasparenza e per la semplificazione. Lo facciamo, però, in maniera completamente diversa dall'articolo 5 del Governo e lo facciamo in maniera completamente diversa in quanto Pag. 10innanzitutto fissiamo delle sanzioni effettive e sostanziali nel caso in cui questa trasparenza nella rendicontazione, in quanto fatta dalle società di revisione, non vi sia. Come sanzioni inseriamo la sanzione amministrativa pecuniaria di importo pari all'ammontare delle donazioni ricevute nell'anno di esercizio a cui si riferisce l'inottemperanza. Sanzione, quella inserita all'interno del testo governativo, che non è purtroppo così pesante.
  Un altro passaggio importante, che parte da principi completamente differenti, è il tetto che abbassiamo da 100 mila a 1.000 euro sull'obbligo di dichiarazione congiunta che il donante e il partito che riceve la donazione devono fornire alla Presidenza. Purtroppo, il testo del Governo ha di molto peggiorato ed innalzato questo tetto portandolo fino ad oltre i 100 mila euro per la dichiarazione congiunta. Noi lo abbassiamo ancora rispetto alla legge n. 96 del 2012 riportandolo a 1.000 euro. È questa la vera trasparenza che riteniamo debba esserci nel testo del Governo.

  PRESIDENTE. Informo il collega Fedriga che la Commissione bilancio risulta sconvocata.

  MASSIMILIANO FEDRIGA. È in corso l'ufficio di presidenza della Commissione bilancio !

  PRESIDENTE. Verifichiamo.

  EMANUELE FIANO, Relatore per la maggioranza. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  EMANUELE FIANO, Relatore per la maggioranza. Signor Presidente, tramite lei volevo solo rivolgermi al collega Toninelli perché, secondo me, non è corretta la dizione che lui utilizza quando, nel riferirsi al testo alternativo che propone con un emendamento, parla di testo alternativo rispetto al testo del Governo. Infatti, il testo che noi stiamo esaminando in quest'Aula non è più il testo del Governo, ma è il testo del Governo contenente già delle modifiche approvate nel lavoro di Commissione. Per esempio, all'articolo 5, che il collega Toninelli sostituisce con un articolo completamente sostitutivo. Ricordo che, tra l'altro su istanza in alcuni casi anche di emendamenti approvati proprio dal MoVimento 5 Stelle, al comma 2 dell'articolo 5 è stata introdotta una data annuale, il 15 luglio, proprio per la pubblicazione nei siti Internet dei partiti politici e in una sezione speciale del portale Internet del Parlamento italiano di questi elementi di trasparenza. In secondo luogo che, di nuovo in questo caso su un emendamento del MoVimento 5 Stelle, è stata aggiunta la pubblicazione della situazione reddituale e patrimoniale dei titolari di cariche di Governo e dei parlamentari e anche dei parlamentari del Parlamento europeo. In terzo luogo, le decisioni di cui al comma 3 dell'articolo 5 e, cioè, che prevedono la possibilità per i cittadini italiani di avere visibilità completa delle transazioni di dazioni di denaro nei confronti dei partiti che vengono segnalate e, quindi, appunto tracciate, vengono assunte secondo le modalità stabilite – in questo caso un altro emendamento approvato in Commissione – dall'Ufficio di Presidenza della Camera dei deputati e non già solo dal Presidente della Camera dei deputati.
  Dico questo e ho fatto tre esempi perché vorrei che fosse colto il fatto che la Commissione ha lavorato e ha già accolto alcune istanze, anche nel senso che stava dicendo il collega Toninelli, provenienti da tutti i partiti presenti nell'Aula, e affinché si ricordi che il testo che stiamo trattando non è più il testo del Governo, ma è il testo del Governo così come modificato dal lavoro di Commissione.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Sannicandro. Ne ha facoltà.

  ARCANGELO SANNICANDRO. Signor Presidente, spero di avere lo stesso testo del relatore di minoranza perché non ritengo che l'articolo 5 così come redatto dalla Commissione sia un articolo poco Pag. 11trasparente e comunque di debole sanzione. Infatti questo articolo conclude dicendo che: «In caso di inadempienza al predetto obbligo ovvero in caso di dichiarazioni mendaci, si applica la disciplina sanzionatoria di cui al sesto comma dell'articolo 4 della citata legge n. 659 del 1981». Faccio presente che questo articolo prevede che in caso di inottemperanza o di dichiarazioni mendaci per chi compie questa irregolarità è prevista una multa (badate bene, una multa, cioè praticamente una sanzione penale non una sanzione amministrativa) da due a sei volte l'ammontare non dichiarato e con la pena accessoria dell'interdizione temporanea dai pubblici uffici prevista dal terzo comma dell'articolo 28 del codice penale. Tale articolo, com’è noto, prevede che la interdizione temporanea va da un minimo di un anno a un massimo di cinque anni. Sostituire questo, così come fa il collega, con una sanzione amministrativa pecuniaria pari al valore della somma non dichiarata mi pare che significhi proporre un atteggiamento molto condiscendente nei confronti di coloro che commettono tale violazione.
  Così come ho notato che mentre con questo testo alternativo non si punisce adeguatamente l'inadempiente, con l'emendamento successivo, che andremo ad esaminare, addirittura si sopprime la sanzione, si chiede di sopprimere la sanzione. Ora, posso capire che probabilmente non c’è stato un coordinamento tra i redattori dei due provvedimenti, però è ovvio che il testo della Commissione ritengo che sia molto più efficace da un punto di vista sanzionatorio di quanto invece previsto nel testo alternativo del collega Toninelli.

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul testo alternativo del relatore di minoranza, deputato Toninelli, con il parere contrario della Commissione e del Governo e con il parere favorevole del relatore di minoranza.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  387   
   Votanti  386   
   Astenuti    1   
   Maggioranza  194   
    Hanno votato
  72    
    Hanno votato
no  314).    

  (I deputati Argentin, Zampa e Pellegrino hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto contrario).

  Passiamo all'emendamento Gitti 5.14.

  PAOLA BINETTI. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  PAOLA BINETTI. Signor Presidente, è un emendamento che ritiriamo.

  PRESIDENTE. Passiamo all'emendamento Dadone 5.10.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Dadone. Ne ha facoltà.

  FABIANA DADONE. Signor Presidente, la criticità del comma 3 è rappresentata dal fatto che, sostanzialmente, si elimina la dichiarazione congiunta, poiché la si rende obbligatoria solo per le erogazioni superiori a 100 mila euro, mentre oggi l'obbligo scatta per importi superiori a soltanto 5 mila euro.
  Il comma prevede che la dichiarazione congiunta sia sostituita da un elenco di donatori compilato dal partito e inviato al Presidente della Camera. Questo elenco dovrà essere accessibile, a richiesta, ai cittadini secondo le regole che il Presidente della Camera stabilirà. Sostanzialmente, con questo meccanismo è evidente che si riduce la trasparenza. Noi, invece, con l'emendamento vorremmo tagliare il problema alla radice, sopprimendo l'intero comma e riportandolo alla situazione attuale.
  A nostro parere, è comprensibile il senso di questo comma 3 e, lo ripeto, Pag. 12perché riduce considerevolmente la trasparenza, che, invece, dovrebbe essere massima quando si tratta di soldi. Di fatto, si elimina la dichiarazione congiunta, portando la sua obbligatorietà ad erogazioni superiori ai 100 mila euro – so che non sembra così incredibile, ma 100 mila euro sono veramente tantissimi soldi –, mentre, invece, oggi, è obbligatoria al di sopra dei 5 mila euro: per cui non vediamo il motivo di alzare così tanto il tetto. Peraltro, la si sostituisce con un elenco di donatori compilato unilateralmente, del quale, per giunta, il comma non prevede neppure la pubblicazione automatica sul sito della Camera, ma figura un onere in capo al cittadino di andare ad informarsi se vuole vedere la dichiarazione. Visto che, a nostro parere, la disciplina precedente era migliore, chiediamo semplicemente un ritorno a quella previsione (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  MARIASTELLA GELMINI, Relatore per la maggioranza. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  MARIASTELLA GELMINI, Relatore per la maggioranza. Signor Presidente, volevo osservare che, come sottolineava la collega Dadone, è vero che la soglia dell'erogazione entro la quale non vi è obbligo di dichiarazione passa da 5 mila a 100 mila euro, ma vorrei ricordare che il venir meno di tale obbligo non va in alcun modo ad inficiare la garanzia di massima trasparenza. Le condizioni, infatti, per far venir meno l'obbligo di dichiarazione congiunta prevedono che le erogazioni siano effettuate con un mezzo di pagamento diverso dal contante, che consenta, quindi, di garantire la tracciabilità dell'operazione e l'esatta identità dell'autore.
  Inoltre, pur essendo esclusa la dichiarazione congiunta, se le erogazioni superano nell'anno i 5 mila euro, i rappresentanti legali dei partiti che ne abbiano beneficiato devono, comunque, trasmettere alla Presidenza della Camera, entro tre mesi, l'elenco degli erogatori con la relativa documentazione contabile. In mancanza di tale documentazione o in caso di dichiarazioni mendaci, si applica la sanzione della multa da due a sei volte l'ammontare non dichiarato e la pena accessoria dell'interdizione temporanea dai pubblici uffici, previste per le violazioni in materia di dichiarazione congiunta. Inoltre, tali finanziamenti sono soggetti ad obblighi di pubblicità, le cui modalità sono riservate all'Ufficio di Presidenza della Camera dei deputati. Quindi, come è chiaro a tutti, sono rispettati i principi di trasparenza, di tracciabilità e di pubblicità.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Nuti. Ne ha facoltà.

  RICCARDO NUTI. Signor Presidente, non si capisce per quale motivo e con quale criterio la dichiarazione congiunta venga sostituita e venga detto che è ugualmente trasparente la semplice comunicazione alla Presidenza della Camera.
  È chiaro che portando la soglia da 5 mila euro a 100 mila euro si stanno aumentando i casi dove ci può essere minore trasparenza. Non basta dire che tanto c’è la comunicazione alla Presidenza della Camera. Sono due elementi differenti che danno diversa trasparenza.
  Quindi, chiedo a tutti colleghi che hanno a cuore la trasparenza: volete paragonare la comunicazione alla Presidenza della Camera con una dichiarazione congiunta ? Perché il tetto di 5 mila euro non andava più bene e bisogna portarlo a 100 mila euro ? Dobbiamo pensare che ci siano degli intenti di mancata trasparenza (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) ?

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Bruno. Ne ha facoltà.

  FRANCO BRUNO. Signor Presidente, io credo che 100 mila euro siano una cifra vera, non è una donazione volontaria di un cittadino che partecipa così alla politica, ma è una cifra consistente per cui, Pag. 13anche a mio avviso, ritirare per somme di questa entità la dichiarazione congiunta è, oggettivamente, un arretrare rispetto a una questione che, invece, credo debba stare a cuore a tutti noi. Per quanto mi riguarda, quindi, voterò a favore di questo emendamento.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Boccadutri. Ne ha facoltà.

  SERGIO BOCCADUTRI. Signor Presidente, siccome ho a cuore la trasparenza, e l'ho dimostrato avendo presentato tanti emendamenti proprio sulla trasparenza, alcuni accolti dai relatori, altri no, vorrei solo fare presente che noi voteremo contro questo emendamento perché, fino a qualche tempo fa, quando non c'era una diffusione della rete come c’è oggi, la dichiarazione congiunta era l'unico strumento di trasparenza. Poi, serviva anche un'attività del cittadino volta a chiedere i dati.
  Oggi, questo sostituisce un elenco, che negli emendamenti successivi – tra l'altro approvati anche con il parere favorevole della Commissione e del Governo – è reso disponibile pubblicamente sui siti Internet, non solo della Camera dei deputati, ma anche dei partiti. Quindi, di fatto, l'esigenza della trasparenza, oggi, viene risolta non già attraverso lo strumento della dichiarazione congiunta, ma attraverso la pubblicazione su Internet, che è un fatto molto più palpabile per ogni cittadino rispetto al venire qui alla Camera e chiedere l'elenco.
  Questo è il senso della proposta del testo originario, che va coordinato anche con i successivi emendamenti, che rendono ulteriormente trasparente la soluzione proposta, cioè che sopra i 5 mila euro e fino a 100 mila euro si fa un elenco che si allega al bilancio e si pubblica sul sito della Camera e sul sito del partito. Ogni cittadino può quindi rendersi conto di chi ha dato soldi e quanti.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Toninelli. Ne ha facoltà.

  DANILO TONINELLI. Signor Presidente, su questo emendamento volevo cercare di spiegare la differenza tra quanto dice il nostro emendamento e quanto è appena stato detto dall'onorevole Gelmini.
  Nel nostro emendamento il meccanismo della trasparenza è automatico e la dichiarazione congiunta è un meccanismo automatico per il quale chiunque può avere accesso ad una certificazione di una donazione fatta da una persona a un partito. Mettere solamente la tracciabilità significa che, se qualcuno vuole verificare chi ha donato e quanto ha donato, deve fare una ricerca per vedere quanto quella persona ha donato. Noi vogliamo che la trasparenza sia un meccanismo automatico e non dato da ricercare.
  Aggiungo un'altra cosa. A proposito dell'elenco delle persone che hanno fatto donazione, il cui importo è indicato essere oltre i 5 mila euro, anche qua, purtroppo, nel testo licenziato dalla Commissione, il meccanismo non è automatico; addirittura viene delegato l'Ufficio di Presidenza a trovarne le modalità. Noi vogliamo che sia anch'esso abbassato e che si possa accedere immediatamente con Internet, come dicono i colleghi di SEL, e senza una richiesta all'Ufficio di Presidenza.

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Dadone 5.10, con il parere contrario della Commissione e del Governo e il parere favorevole del relatore di minoranza.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Totaro, Rizzetto, Manfredi, Stumpo, Colletti, Marzana, Castelli, Lomonte...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  432   
   Votanti  431   
   Astenuti    1   
   Maggioranza  216   
    Hanno votato
  89    
    Hanno votato
no  342).    

Pag. 14

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Toninelli 5.9, con il parere contrario della Commissione e del Governo e il parere favorevole del relatore di minoranza.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Segoni...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  432   
   Votanti  430   
   Astenuti    2   
   Maggioranza  216   
    Hanno votato
  88    
    Hanno votato
no  342).    

  Passiamo alla votazione dell'emendamento Cozzolino 5.13.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Cozzolino. Ne ha facoltà.

  EMANUELE COZZOLINO. Signor Presidente, colleghi, la norma del comma 3 è tale da far sobbalzare sulla sedia chi ha una minima familiarità con la legislazione che regola le erogazioni liberali ai partiti e la contabilità delle stesse formazioni politiche, perché aumenta a dismisura il limite oltre il quale scatta l'obbligo della dichiarazione congiunta.
  Poiché il tema è rilevante e non tutti hanno familiarità con determinati strumenti che riguardano i bilanci e i finanziamenti dei partiti, mi auguro che da parte dei colleghi ci sia disponibilità a riflettere serenamente su questo punto. Noi stessi, prima ancora di cambiare questa norma, vorremmo capire dal Governo qual è la finalità che si vuole perseguire con questo comma. Per questo l'abbiamo già chiesto in Commissione, ma senza ottenere risposta.
  La dichiarazione congiunta è un documento che viene firmato congiuntamente da chi dà dei soldi a un partito e dal partito che li riceve quando l'importo della cifra elargita supera una certa cifra, che attualmente la legge individua in 5 mila euro (la legge è stata votata in questo Parlamento). La dichiarazione congiunta viene depositata alla Camera dei deputati e di essa si dà conto nei bilanci dei partiti.
  Elevare a 100 mila euro il limite oltre il quale scatta l'obbligo della dichiarazione congiunta non ha alcun senso, se non negativo, in termini di trasparenza, e mi auguro che di questo se ne rendano conto in primo luogo il Governo che lo propone e i colleghi che dovranno votare questa norma.
  La dichiarazione congiunta è un documento fondamentale in questo senso. Inoltre, colleghi, il limite di 5 mila euro, appunto, come dicevo prima, è stato imposto dalla legge n. 96 del 2012 solo un anno fa. Mi auguro che vi rendiate conto che un ripensamento come quello proposto ha la stessa coerenza di un vegetariano che diventa un cannibale (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Cozzolino 5.13, con il parere contrario della Commissione e del Governo e con il parere favorevole del relatore di minoranza.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti e votanti  436   
   Maggioranza  219   
    Hanno votato
 122    
    Hanno votato
no  314).    

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Dieni 5.8, con il parere favorevole della Commissione, del Governo e del relatore di minoranza.
  Dichiaro aperta la votazione.Pag. 15
  (Segue la votazione).

  Onorevoli Pilozzi, Nesi...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

   (Presenti  436   
   Votanti  435   
   Astenuti    1   
   Maggioranza  218   
    Hanno votato
 433    
    Hanno votato
no    2).    

  EMANUELE FIANO, Relatore per la maggioranza. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  EMANUELE FIANO, Relatore per la maggioranza. Signor Presidente, rileggo, per essere precisi, la proposta di riformulazione dell'emendamento Boccadutri 5.401, che deve quindi intendersi nei seguenti termini: le parole «Al comma 3, sostituire il quinto periodo» si intendono sostituite dalle seguenti «Al comma 3, dopo il quinto periodo».
  Se mi è consentito, vorrei segnalare che sia con l'approvazione di questo emendamento Boccadutri (che, segnalo, impone la pubblicazione dei predetti finanziamenti – quelli di cui stiamo parlando in questo articolo – nel rendiconto dell'esercizio dei partiti nel proprio sito Internet), sia con l'approvazione, che l'Aula ha appena fatto, dell'emendamento a prima firma della collega Dieni del MoVimento 5 Stelle – che specifica che, aldilà delle decisioni che comunque prenderà l'Ufficio di Presidenza della Camera, i relativi importi saranno pubblicati in maniera facilmente accessibile sui siti – l'Aula – noi esprimiamo parere favorevole e mi auguro che sia approvato l'emendamento 5.401 – viene incontro proprio alle critiche che abbiamo sentito dai colleghi del MoVimento 5 Stelle sia con la riproposizione di un articolo 5 sostitutivo sia con gli emendamenti che abbiamo appena discusso.
  Con questo, pur con un cambiamento di norma, noi stiamo aumentando totalmente le norme di trasparenza e visibilità, per renderle più facili possibile, proprio come è stato richiesto, per i cittadini, su tutte le transazioni, le quali inoltre, se approveremo l'emendamento Boccadutri 5.401, saranno allegate obbligatoriamente ai rendiconti dei partiti.
  Con questo io credo si venga incontro, in maniera trasversale a tutti i gruppi politici, al massimo di trasparenza possibile.

  PRESIDENTE. Collega Fiano, mi sembra di capire che, essendo l'emendamento cambiato da sostitutivo ad aggiuntivo, oltre alle modifiche che lei ha suggerito, vada aggiunto anche «Al comma 3, dopo il quinto periodo aggiungere il seguente» non «con», giusto ? Perfetto.
  A questo punto c’è una proposta di riformulazione dell'emendamento 5.401. Chiedo all'onorevole Boccadutri se accetti la riformulazione dell'emendamento 5.401 proposta dal relatore.

  SERGIO BOCCADUTRI. La accetto.

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Boccadutri 5.401, nel testo riformulato.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Carrescia, Parentela...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

   (Presenti  440   
   Votanti  437   
   Astenuti    3   
   Maggioranza  219   
    Hanno votato
 437).    

  L'emendamento Roberta Agostini 5.5 è ritirato, mentre per l'emendamento Francesco Sanna 5.451 vi è una richiesta di accantonamento: se non vi sono obiezioni si intende che sia accantonato.Pag. 16
  Passiamo alla votazione dell'emendamento Boccadutri 5.452.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Boccadutri. Ne ha facoltà.

  SERGIO BOCCADUTRI. Signor Presidente, poco fa abbiamo approvato due emendamenti che rendono più trasparenti alle cittadine e ai cittadini le erogazioni liberali dei privati. Manca però, senza l'approvazione di questo emendamento, quella massima trasparenza possibile di cui ha parlato anche il relatore, perché i bilanci che devono essere pubblicati sui siti della Camera e sui siti Internet sono quelli dei partiti nazionali e non già delle articolazioni territoriali, che possono ovviamente ricevere contributi anche in misura superiore ai 5 mila euro.
  L'emendamento si propone semplicemente, a pena di una sanzione amministrativa, che sui siti delle articolazioni territoriali dei partiti, ovvero, se ne sono sprovviste, di quelle immediatamente superiori, si pubblichino, esattamente come avviene per i partiti nazionali, tutte le erogazioni liberali superiori a 5 mila euro. Questo è il massimo di trasparenza possibile (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Bruno. Ne ha facoltà.

  FRANCO BRUNO. Signor Presidente, non c’è dubbio che ormai molti partiti si articolino in maniera tale che i livelli territoriali hanno una grande autonomia, non solo politica, ma anche finanziaria e legale. Per cui tentare di provare in qualche modo a disciplinare anche l'attività di organismi, che sono autonomi da un punto di vista formale, ma collegati politicamente a chi riceve un finanziamento pubblico, secondo me è giusto e io voto a favore dell'emendamento Boccadutri 5.452.

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Boccadutri 5.452, con il parere contrario della Commissione, del Governo e del relatore di minoranza.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  442   
   Votanti  423   
   Astenuti   19   
   Maggioranza  212   
    Hanno votato
  32    
    Hanno votato
no  391).    

  Dovremmo adesso votare l'articolo 5, ma non possiamo votarlo perché ci sono stati degli accantonamenti.
  Passiamo quindi alla votazione dell'articolo aggiuntivo Formisano 5.051.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo Formisano 5.051, con il parere contrario della Commissione, del Governo e del relatore di minoranza.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Totaro, Gribaudo, Di Salvo, Carella, Buttiglione...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  445   
   Votanti  428   
   Astenuti   17   
   Maggioranza  215   
    Hanno votato
   7   
    Hanno votato
no  421).    

  Ricordo che l'articolo aggiuntivo Gitti 5.02 è accantonato, se non vi sono obiezioni. Passiamo pertanto alla votazione dell'articolo aggiuntivo Boccadutri 5.0400. Pag. 17
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Boccadutri. Ne ha facoltà.

  SERGIO BOCCADUTRI. Signor Presidente, mi era sbagliato, ho detto che con quella proposta emendativa avremmo avuto il massimo di trasparenza possibile, invece non ricordavo di aver presentato anche questo articolo aggiuntivo.
  Vedete, in una politica che si finanzia soltanto privatamente, accadrà – ed è già accaduto, ed è accaduto anche con polemiche forti tra partiti e dentro i partiti – che i soldi non li prendono soltanto i partiti, ma anche le persone, cioè i politici, cioè chi fa politica. Vedete, io penso che sia un bel segno di democrazia che chi ricopra una carica pubblica elettiva e riceva soldi per la propria attività politica, che si può esplicare anche ovviamente in tante forme, e forme previste o meno dalla legislazione, debba dichiarare chi gli ha dato i soldi. Ossia, non è pensabile che i partiti abbiano un obbligo di dichiarare chi gli dà più di 5 mila euro e un deputato, uno come me, che riceve più di 5 mila euro per la propria attività politica – lasciamo stare il periodo elettorale, lì è obbligatorio, ma per la propria attività politica – non dica chi glieli ha dati, perché noi sappiamo come intervengono invece i soldi in politica, perché con un finanziamento tutto privato si finanzieranno di più le persone e quindi si condizioneranno sempre di più i decisori politici, cioè le persone, i parlamentari, i consiglieri regionali, i sindaci, i consiglieri comunali.
  Allora, si chiede semplicemente che chi ricopre una carica pubblica qualunque, o a mezzo stampa o sul suo sito, dica chi glia ha dato i soldi e quanto gli ha dato, se la somma è superiore a 5 euro. Mi sembra che proprio nello spirito della proposta del Governo di un finanziamento tutto privato la trasparenza in questo senso si accompagni e dia un senso di maggior democrazia, perché democrazia è anche che un elettore sappia chi e quanto ha dato al proprio rappresentante (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Toninelli. Ne ha facoltà.

  DANILO TONINELLI. Signor Presidente, il MoVimento 5 Stelle voterà favorevolmente all'articolo aggiuntivo Boccadutri 5.0400 e lo farà perché, in un contesto politico come quello italiano dove la personalizzazione della politica è all'ennesima potenza, obbligare le singole persone, chiunque – in questo emendamento viene indicato – ricopra una carica elettiva, chiunque ricopra una carica elettiva, ad essere obbligato a dichiarare, attraverso il proprio sito o comunque a rendere trasparente ciò che riceve a titolo di erogazione da chiunque esso sia, è un passaggio di fondamentale importanza che va contro questa personalizzazione della politica, che dobbiamo combattere. Quindi, noi voteremo favorevolmente.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Bruno. Ne ha facoltà.

  FRANCO BRUNO. Signor Presidente, se qualcuno si facesse compito di fare un giro per le federazioni, per gli organismi territoriali di partiti pure importanti e significativi, troverebbe oggi una forte desolazione.
  Una forte desolazione, dovuta anche al fatto che oggettivamente c’é una difficoltà a sostenere nelle grandi città sedi, strutture. Poi i cittadini però si chiedono, tutto a tratto, come mai è possibile che si arriva in campagna elettorale e i singoli candidati che si propongono riescono in qualche modo a fare campagna elettorale con un dispendio di energie e di risorse enorme. I cittadini poi si guardano intorno e si interrogano su come mai per organizzare pezzi di partito si fanno grandi convegni e grandi manifestazioni che hanno un costo. È ovvio che ormai il costo della politica non transita più attraverso i partiti, ma Pag. 18transita anche attraverso i singoli. Io trovo giusto quello che ci viene proposto e, per questo motivo, voto a favore.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Pisicchio. Ne ha facoltà.

  PINO PISICCHIO. Signor Presidente, per manifestare la mia condivisione di questo articolo aggiuntivo: oltre che per le ragioni che sono state esposte e che naturalmente condivido, mi pare peraltro una proposta emendativa coerente con l'impianto complessivo del disegno di legge che stiamo approvando, anche per un ulteriore passaggio, che fa riferimento alla struttura delle fondazioni politiche. Noi tutti sappiamo che le fondazioni sono diventate, da qualche tempo a questa parte, una forma collaterale alla forma partito e che però non trova ancora una disciplina in Italia simile a quella che, per esempio, abbiamo nell'ordinamento tedesco, o anche nell'ordinamento del Parlamento europeo, che ne formalizza la funzione e quindi si fa carico anche di indicare una serie di oneri in termini di trasparenza.
  Quindi, questo articolo aggiuntivo mi sembra che si muova in quella direzione. Per queste ragioni, dichiaro il mio voto favorevole.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole D'Ambrosio. Ne ha facoltà.

  GIUSEPPE D'AMBROSIO. Signor Presidente, come diceva il relatore di minoranza, il collega Toninelli, il MoVimento 5 Stelle voterà a favore di questo articolo aggiuntivo, semplicemente perché anche guardando alla proposta che, nello specifico, rileva su qualsiasi carica elettiva, ci si chiede una cosa: spesso ci troviamo, ad esempio, candidati nei consigli comunali di nostre città che, in qualche modo, investono un ingente quantitativo di denaro dispiegando forze che sono inspiegabili, in qualche modo, rispetto ai soldi che, in qualche modo, vanno a incamerare, perché ricordiamo che i consiglieri comunali non hanno oramai se non un gettone di presenza.
  In questo senso, magari, il cittadino semplice che si affaccia a quella che è la rendicontazione e, quindi, alla certificazione, anche esterna può, perlomeno, evidenziare che forse quel consigliere comunale non è un ladro, ma forse è diversamente onesto, se in qualche modo i dati che vengono dichiarati non sono, per lo meno, confacenti magari con un dispiegamento di forze che in molti casi non viene assolutamente a relazionarsi con quelle che sono le cifre e le spese dichiarate in campagna elettorale (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Castelli. Ne ha facoltà.

  LAURA CASTELLI. Signor Presidente, sentivo i colleghi che prima si preoccupavano dell'imbarazzo delle sedi provinciali, e locali e comunali rispetto al dibattito di oggi. Io vorrei sapere se lo stesso imbarazzo lo provano i cittadini che leggeranno e leggono, a proposito di trasparenza, sui bilanci di partiti come il PD in alcune sezioni comunali, finanziamenti fatti da società che donano, magari, magari 20 mila euro, che fanno movimento terra e che poi prendono appalti nello stesso comune. Chissà che imbarazzo provano i cittadini (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) !

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Matteo Bragantini. Ne ha facoltà.

  MATTEO BRAGANTINI. Signor Presidente, come Lega, non interverremo tanto su questo dibattito su molti punti, perché vogliamo che questa legge venga fatta e dunque non vogliamo perdere ancora troppo tempo.
  Però, su questo articolo aggiuntivo, vogliamo intervenire, perché riteniamo che sia una proposta emendativa giusta. Voteremo a favore di questo e tutte quelle Pag. 19proposte emendative che andranno nella misura di maggiore trasparenza e minore, o abolizione totale, dei trasferimenti diretti di soldi pubblici ai partiti politici troveranno il favore della Lega Nord.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Nuti. Ne ha facoltà.

  RICCARDO NUTI. Signor Presidente, io a questo punto, visto che abbiamo sentito gli interventi di SEL, MoVimento 5 Stelle, del collega di Scelta Civica, tutti a favore di questo articolo aggiuntivo, vorrei comprendere il perché gli altri gruppi sono contrari. Cioè, visto che si parla tanto di trasparenza e ci si fa belli con questa parola, che a quanto pare si condivide nei termini, ma forse non nei fatti, si può rispondere alla domanda sul perché, da parte dei colleghi del PD e del PdL, del voto contrario al fatto che sopra i 5 mila euro si possa pubblicare il nome di chi ha fatto queste donazioni ? Si può sapere perché siete contrari ? E ricordiamo che se oggi alle 18 terminiamo è perché oggi in capigruppo i partiti non hanno voluto neanche votare, cosa mai accaduta, la seduta fiume sul finanziamento pubblico ai partiti. Non avete neanche voluto votarla, grazie (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) !

  PRESIDENTE. Prima di passare ai voti, saluto il Presidente della Camera dei rappresentanti dell'Uruguay, Germán Cardoso, e la delegazione parlamentare che lo accompagna (Applausi).
  Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo Boccadutri 5.0400, con il parere contrario della Commissione e del Governo e con il parere favorevole del relatore di minoranza.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Rostan ha votato ? Non ha votato. Collega, collega, votiamo ! Per cortesia. Sì, sì, ho capito.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  452   
   Votanti  449   
   Astenuti    3   
   Maggioranza  225   
    Hanno votato
 153    
    Hanno votato
no  296).    

  FRANCESCO PAOLO SISTO, Presidente della I Commissione. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  FRANCESCO PAOLO SISTO, Presidente della I Commissione. Signor Presidente, volevo soltanto comunicare all'Aula che il Comitato dei nove è in condizione di leggere le riformulazioni alle due proposte emendative accantonate riferite all'articolo 5.
  Quindi, senza bisogno di una formale riunione, siamo in condizioni di rileggere, con l'accordo di tutti i componenti.

  PRESIDENTE. I lavori del Comitato dei nove sono carsici, ma efficaci. Perfetto, allora, cominciamo dall'emendamento Francesco Sanna 5.451. Prego.

  EMANUELE FIANO, Relatore per la maggioranza. Signor Presidente, leggo la riformulazione dell'emendamento Francesco Sanna 5.451: «Dopo il comma 3, aggiungere il seguente: 4. Alle fondazioni e alle associazioni la composizione dei cui organi direttivi sia determinata in tutto o in parte da deliberazioni di partiti o movimenti politici nonché alle fondazioni e alle associazioni che eroghino somme a titolo di liberalità o contribuiscano al finanziamento di iniziative o servizi a titolo gratuito a partiti, movimenti politici o loro articolazioni interne o a parlamentari o consiglieri regionali in misura superiore al 10 per cento dei propri proventi di esercizio dell'anno precedente, si applicano le prescrizioni di cui al comma 1 del presente articolo, relative alla trasparenza e alla pubblicità degli statuti e dei bilanci».

Pag. 20

  PRESIDENTE. Sta bene. Questa è la richiesta di riformulazione. Ora, mi corre l'obbligo di ascoltare l'onorevole Francesco Sanna, se accolga tale proposta di riformulazione del suo emendamento 5.451.

  FRANCESCO SANNA. Signor Presidente, la riformulazione è accolta. Presidente, mi dia l'opportunità di dire che è una prima disciplina del fenomeno delle fondazioni e delle associazioni a scopo chiaramente politico che introduciamo, a fianco a quella dei partiti politici perché, come è stato detto, è un fenomeno che oggi sostanzia il modo di essere della politica italiana.
  Non c’è lo spazio, in questo strumento normativo, di fare una vera e propria disciplina delle fondazioni e delle associazioni, ma è un inizio che riguarda la trasparenza e gli obblighi di pubblicità.

  PRESIDENTE. Chiedo al rappresentante del Governo se il parere è conforme a quello espresso dal relatore per la maggioranza.

  SESA AMICI, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri. Sì, signor Presidente.

  PRESIDENTE. La Presidenza ha intuito, quindi. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Boccadutri. Ne ha facoltà.

  SERGIO BOCCADUTRI. Signor Presidente, Sinistra Ecologia Libertà voterà a favore di questo emendamento, sapendo che è un primo passo. Condividiamo quanto ha detto e ricordato qui il collega Sanna, auspicandoci, quindi, che questo Parlamento presto inizi a lavorare anche sulle fondazioni politiche, che, non essendo regolamentate in questo Paese, sono spesso un coacervo di conflitti di interesse insopportabili.
  Basti pensare che, mentre ai partiti è giustamente vietato ricevere finanziamenti dalle società partecipate, ciò è invece possibile alle fondazioni politiche. Io ritengo questa una stortura, che andrà corretta presto, a maggior ragione se si va verso un finanziamento tutto privato della politica (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà).

  PRESIDENTE. Il relatore di minoranza conferma il parere contrario ?

  DANILO TONINELLI, Relatore di minoranza. Signor Presidente, confermo il parere contrario in qualità di relatore di minoranza, ma faccio una dichiarazione a titolo personale per annunciare il voto di astensione del MoVimento 5 Stelle.

  PRESIDENTE. Prego. Ne ha facoltà.

  DANILO TONINELLI. Lo faccio perché, nonostante il MoVimento 5 Stelle ritenga che la materia delle fondazioni non sia certamente una materia che debba essere trattata in un disegno di legge che ha come titolo l'abolizione del finanziamento ai partiti...

  PRESIDENTE. Onorevole Toninelli, giusto per chiarirsi, non parlando lei a titolo di relatore, ma parlando a nome del suo gruppo, essendo il primo che parla, lei parla a nome del gruppo, non a titolo personale. Poi, può scegliere di utilizzare un minuto o tutti i cinque minuti che ha a disposizione il suo gruppo, però, formalmente, questo suo intervento è a nome del gruppo.

  DANILO TONINELLI. La ringrazio, Presidente. Continuo dicendo che, essendo le fondazioni un argomento che non dovrebbe essere trattato in questo disegno di legge, comunque sia, anche perché abbiamo visto che, nella storia, il «grigio» che, purtroppo, vi è stato nelle fondazioni ha comportato enormi problemi, con reati di natura penale, notiamo che un minimo di trasparenza, per la prima volta e per la materia che riguarda le fondazioni, in questo emendamento c’è, ed è per questo che daremo un voto di astensione.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Buttiglione. Ne ha facoltà.

Pag. 21

  ROCCO BUTTIGLIONE. Signor Presidente, intervengo solo per esprimere una perplessità personale sul fatto di far assumere alla qualifica di parlamentare una rilevanza dal punto di vista della qualificazione di associazioni o fondazioni come fondazioni politiche. Esistono parlamentari i quali hanno attività scientifiche di rilievo e partecipano a diverso titolo a fondazioni ed associazioni che svolgono esclusivamente attività di ricerca scientifica e culturale.

  ROBERTO GIACHETTI. Chiedo di parlare per un richiamo al Regolamento.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  ROBERTO GIACHETTI. Signor Presidente, volevo solo pregarla, a norma dell'articolo 8 del Regolamento, che le dà il compito di spiegarci quello che accade in Aula, di spiegarmi la singolarità di un relatore di minoranza, che è il relatore di minoranza del gruppo del MoVimento 5 Stelle, che esprime e ribadisce un parere contrario su un emendamento, che prende la parola, però, a nome del MoVimento 5 Stelle, ed esprime un voto di astensione. Volevo solo sapere che cosa significa tutto questo, se lei ha la possibilità di spiegarmelo.

  PRESIDENTE. Presidente Giachetti, come lei sa bene, io posso spiegarle a che titolo il relatore Toninelli prende la parola, per confermare la richiesta della Presidenza se il suo parere sia ancora contrario, e così è stato, e anche la richiesta, che egli fa, di intervenire a nome del proprio gruppo. Sull'incongruenza politica tra il parere contrario e l'astensione, queste sono spiegazioni politiche che lei dovrà chiedere direttamente all'onorevole Toninelli.

  EMANUELE FIANO, Relatore per la maggioranza. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  EMANUELE FIANO, Relatore per la maggioranza. Signor Presidente, se posso permettermi, vista la singolare situazione qui descritta dal collega Giachetti, invito i colleghi del MoVimento 5 Stelle ad apprezzare e a dare il voto favorevole a questo emendamento, perché è un emendamento, come ha detto il primo firmatario e come ha suggerito anche l'intervento del collega Boccadutri, che, per la prima volta, affronta un tema che è parallelo a quello della disciplina dei finanziamenti dei partiti.
  Infatti esiste un mondo in cui andrà fatta un'operazione di legiferazione, che è quello delle fondazioni, e secondo noi è un elemento molto positivo che questa legge affronti per la prima volta l'insieme del complesso delle strutture che hanno una relazione con il finanziamento della politica. È un piccolo passo, un passo nella direzione della trasparenza.
  In secondo luogo, vorrei dire all'onorevole Buttiglione che io sono molto contento che qui siano citati i colleghi parlamentari, perché l'elemento del finanziamento, la disciplina che qui vogliamo affrontare, una regolamentazione nuova, con il massimo della trasparenza, sulla disciplina del finanziamento della politica, non riguarda solo il finanziamento delle strutture della politica, ma deve riguardare anche il finanziamento dei singoli attori della politica, e quindi dei parlamentari o dei consiglieri regionali. Quindi, ben venga che essi siano citati come elemento possibile oggetto di finanziamento lecito, disciplinato e trasparente, come vogliamo che sia con l'approvazione di questa legge.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Colletti. Ne ha facoltà.

  ANDREA COLLETTI. Signor Presidente, il problema è che le fondazioni politiche sono un tipico vulnus del sistema politico italiano. In realtà, le fondazioni politiche servono a «dribblare» le varie norme che prevedono come reato il finanziamento illecito dei partiti. È lì dove si annidano gli interessi. Ormai le decisioni, Pag. 22piuttosto che essere prese qui in Parlamento vengono prese all'interno delle fondazioni politiche, guarda caso finanziate da partecipate come ENI, ENEL, o guarda caso finanziate da concessionari delle slot machine, e guarda caso poi il Governo fa un condono per le slot machine (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Noi ci asteniamo, perché per noi le fondazioni politiche neanche dovrebbero esistere perché non hanno senso. È qui che si fa politica, non dentro delle fondazioni politiche poco trasparenti. E infatti nessuno del MoVimento 5 Stelle ha una fondazione politica. Domandiamo perché: perché è centrale il Parlamento, non la fondazione politica (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole D'Ambrosio. Ne ha facoltà.

  GIUSEPPE D'AMBROSIO. Signor Presidente, giusto per fare un po’ di informazione, appunto, secondo quello che diceva il collega Colletti: Fondazione Cristoforo Colombo per la libertà (presieduta da Claudio Scajola), Europa e civiltà (presidente onorario Roberto Formigoni), fondazione Magna Charta (Quagliariello), legata a sua volta al giornale on-line l'Occidentale. Ancora: Italia protagonista, Nuova Italia e Movimento delle libertà, Costruiamo il futuro (presieduta da Maurizio Lupi), Club delle libertà (dal 2009, ancora area PdL). Ancora: Circoli del buon governo (di Dell'Utri); Nuova Forza Italia (di Giancarlo Lehner), Votati per la libertà (Mario Mantovani), Promotori della libertà (della Brambilla), Noi riformatori azzurri (Francesco Colucci) e Città nuove (della Polverini). Dall'altra parte abbiamo; Cloe (della Finocchiaro), Astrid (Bassanini), Nuova economia e società (di Bersani e Visco e Violante), Italia decide e Vedrò (di Enrico Letta), Centro di formazione politica, Centro per un futuro sostenibile...

  PRESIDENTE. Grazie.

  GIUSEPPE D'AMBROSIO... ho terminato Presidente... di Rutelli, Glocus (Lanzillotta) e potremmo andare avanti per ore (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Cozzolino. Ne ha facoltà.

  EMANUELE COZZOLINO. Signor Presidente, il voto di astensione è per apprezzare la buona volontà di mettere un po’ di trasparenza sulle fondazioni. In realtà, non votiamo a favore, perché viene inserito un tetto del 10 per cento, al di sotto del quale non c’è trasparenza. Quindi, se si fosse trattato di qualsiasi donazione fatta da fondazioni a partiti politici, l'avremmo accettato più volentieri. Quindi, confermo il nostro voto di astensione come gruppo.

  PRESIDENTE. Se non vi sono altri interventi, come a questo punto sembra evidente, indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Francesco Sanna 5.451, nel testo riformulato, con il parere favorevole della Commissione e del Governo, e con il parere contrario del relatore di minoranza.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Abbiamo votato tutti ? Gagnarli...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

   (Presenti  461   
   Votanti  364   
   Astenuti   97   
   Maggioranza  183   
    Hanno votato
 363    
    Hanno votato
no    1).    

  (Il deputato Impegno ha segnalato di essersi astenuto mentre avrebbe voluto esprimere voto favorevole).

Pag. 23

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 5, nel testo emendato.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Vito... Savino... Businarolo... Marzano... Carrescia... Lenzi... Battelli...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

   (Presenti  467   
   Votanti  460   
   Astenuti    7   
   Maggioranza  231   
    Hanno votato
 369    
    Hanno votato
no   91).    

  Passiamo alla votazione dell'altra proposta emendativa accantonata, l'articolo aggiuntivo Gitti 5.02.

  EMANUELE FIANO, Relatore per la maggioranza. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  EMANUELE FIANO, Relatore per la maggioranza. Signor Presidente, per l'articolo aggiuntivo Gitti 5.02 c’è la proposta di ritiro e una riformulazione: all'articolo 5, dopo il comma 3, aggiungere il seguente 3-bis...

  PRESIDENTE. Collega Fiano, o è una proposta di riformulazione...

  EMANUELE FIANO, Relatore per la maggioranza. Si tratta di una proposta di riformulazione completa; all'articolo 5, dopo il comma 3, aggiungere il seguente 3-bis: «Al bilancio dei partiti e movimenti politici sono allegati i bilanci delle proprie sedi regionali, nonché quelli di fondazioni e associazioni i cui organi direttivi siano determinati in tutto o in parte da deliberati di partiti o movimenti politici».

  PRESIDENTE. Mi par di capire che, avendo votato già l'articolo 5, questo emendamento possa essere strutturato esclusivamente come aggiuntivo.

  EMANUELE FIANO, Relatore per la maggioranza. Io infatti glielo avevo chiesto prima del voto, ma...

  PRESIDENTE. Ma non è giunta alla Presidenza la comunicazione che era cambiata la struttura della modifica. Può essere solo aggiuntivo. Dovreste porlo come articolo 5-bis. Se credete lo possiamo accantonare e il Comitato dei nove lo formula come emendamento aggiuntivo. Allora lo poniamo in votazione come aggiuntivo. Dovrebbe però rileggere la riformulazione come aggiuntivo.

  EMANUELE FIANO, Relatore per la maggioranza. Allora dovrebbe venire così: dopo l'articolo 5, aggiungere il seguente articolo 5-bis: «Al bilancio dei partiti e movimenti politici sono allegati i bilanci delle proprie sedi regionali, nonché quelli delle fondazioni e associazioni i cui organi direttivi sono determinati in tutto o in parte da deliberati di partiti o movimenti politici».

  PRESIDENTE. Sì, in questo caso è credibilmente un emendamento aggiuntivo.

  RENATO BALDUZZI. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  RENATO BALDUZZI. Signor Presidente, chiedo di poter aggiungere la mia firma a questo articolo aggiuntivo e accetto conseguentemente la riformulazione che coglie il nucleo di fondo dell'articolo aggiuntivo originario e che va incontro ad una preoccupazione espressa dal gruppo di lavoro cosiddetto GRECO a livello di Consiglio d'Europa. Peraltro, in quella preoccupazione circa il fatto che anche in Italia si desse rilievo alle articolazioni dei partiti, lo stesso gruppo di lavoro precisava Pag. 24che ci possono essere realtà così piccole che può diventare difficile arrivare ad un'ulteriore regolamentazione. L'articolo aggiuntivo in questione è un buon equilibrio tra le due diverse esigenze.

  PRESIDENTE. Chiedo ai presentatori se accolgano la riformulazione dell'articolo aggiuntivo Gitti 5.02 proposta dal relatore per la maggioranza.

  PAOLA BINETTI. Signor Presidente, accogliamo la riformulazione.

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo Gitti 5.02, nel testo riformulato, con il parere favorevole della Commissione e del Governo e con il parere contrario del relatore di minoranza.
  Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

  Rostan, Tripiedi, Malpezzi...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

   (Presenti  453   
   Votanti  451   
   Astenuti    2   
   Maggioranza  226   
    Hanno votato
 451).    

  (I deputati Zan e Malisani hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole).

(Esame dell'articolo 6 – A.C. 1154-A)

  PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 6 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A – A.C. 1154-A).
  Se nessuno chiede di intervenire sul complesso degli emendamenti, invito i relatori ed il rappresentante del Governo ad esprimere i prescritti pareri.

  MARIASTELLA GELMINI, Relatore per la maggioranza. Signor Presidente, la Commissione esprime parere contrario sul testo alternativo del relatore di minoranza, deputato Toninelli, mentre formula un invito al ritiro sull'emendamento Gitti 6.1, altrimenti il parere è contrario. La Commissione esprime, infine, parere favorevole sull'emendamento Lombardi 6.400, a condizione che sia riformulato nel modo seguente: dopo il primo comma aggiungere il seguente: «comma 1-bis. Le articolazioni territoriali di livello regionale dei partiti politici iscritti nel registro di cui all'articolo 4, dotate di autonomia amministrativa, finanziaria e contabile, che abbiano ricevuto nell'anno precedente proventi complessivi pari o superiori a 150 mila euro, sono tenute ad avvalersi alternativamente di una società di revisione o di un revisore contabile iscritto all'albo. In tali casi si applicano in quanto compatibili le disposizioni di cui all'articolo 9, comma 1, della legge n. 96 del 2012».

  PRESIDENTE. Il relatore di minoranza ?

  DANILO TONINELLI, Relatore di minoranza. Signor Presidente, sul testo alternativo del MoVimento 5 Stelle presentato dal deputato Toninelli il parere è favorevole, mentre è contrario sull'emendamento Gitti 6.1. Esprimo, infine, parere favorevole sull'emendamento Lombardi 6.400.

  PRESIDENTE. Il Governo ?

  SESA AMICI, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri. Signor Presidente, il parere del Governo è conforme a quello espresso dal relatore per la maggioranza.

  PRESIDENTE. Passiamo alla votazione del testo alternativo del relatore di minoranza, deputato Toninelli.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul testo alternativo del relatore di minoranza, deputato Pag. 25Toninelli, con il parere contrario della Commissione e del Governo e con il parere favorevole del relatore di minoranza.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  450   
   Votanti  429   
   Astenuti   21   
   Maggioranza  215   
    Hanno votato
  92    
    Hanno votato
no  337).    

  Passiamo alla votazione dell'emendamento Gitti 6.1.
  Chiedo ai presentatori se accedano all'invito al ritiro dell'emendamento Gitti 6.1, formulato dal relatore.

  GREGORIO GITTI. Signor Presidente, lo ritiro.

  PRESIDENTE. Passiamo alla votazione dell'emendamento Lombardi. 6.400.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il presidente Nuti. Ne ha facoltà.

  RICCARDO NUTI. Signor Presidente, accettiamo la riformulazione, anche se il nostro intento era quello di fissare l'importo a 20 mila euro relativamente alle articolazioni territoriali dei partiti. Almeno abbiamo ottenuto un minimo di obbligo di rendicontazione e di trasparenza (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Franco Bruno. Ne ha facoltà.

  FRANCO BRUNO. Signor Presidente, voto l'emendamento così com’è stato riformulato, però le vorrei far osservare che tutti questi emendamenti in qualche modo toccano la concezione stessa che abbiamo della società e della politica. Questo è un emendamento che riguarda da un lato chi ha una concezione della politica dirigistica e verticistica e chi, invece, immagina che i soggetti politici debbano organizzarsi sui territori, essere più plurali, più articolati. Io sto votando sulla riformulazione di un emendamento che ho ascoltato cinque secondi fa, un minuto fa. Siccome vi sono questioni politiche che stanno dietro tali problemi, secondo me avrebbero meritato un approfondimento maggiore. Tuttavia siccome mi pare che vada nell'interesse della trasparenza della politica, voterò a favore.

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Quindi la riformulazione è stata accettata. Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Lombardi 6.400, nel testo riformulato, con il parere favorevole della Commissione, del Governo e del relatore di minoranza.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Cinzia Fontana... Malisani...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

   (Presenti  459   
   Votanti  455   
   Astenuti    4   
   Maggioranza  228   
    Hanno votato
 453    
    Hanno votato
no    2).    

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 6...
  Revoco l'indizione della votazione.

  WALTER RIZZETTO. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  WALTER RIZZETTO. Signor Presidente, io ci ho provato a stare tranquillo, come sappiamo. Volevo semplicemente l'attenzione di tutti e magari anche dei Pag. 26giornalisti, perché si tratta di una cosa veramente scandalosa. Stiamo cercando di votare un provvedimento che dovrebbe essere virtuoso quando – e che lo sappiano tutti – accade per l'ennesima volta che, oltre a non aver consegnato le minuzie, il trucco è questo: si prende il foglio degli emendamenti (e abbiamo le prove, per cui non fate «uuhh»: abbiamo nomi, cognomi e pure registrazione, adesso vediamo che cosa succede) si fa un buchetto in mezzo a questo foglio degli emendamenti, lo si infila sul microfono e si vota per il vicino.
  Anche in questa votazione, in una terza fila da qualche parte: tre seduti e quattro votazioni. Invito la Presidenza – e lei, Presidente, sa perfettamente quello a cui mi riferisco – a prendere dei provvedimenti seri. Perché, in quest'Aula, noi siamo quelli che diciamo «ladri» a tutti quanti e facciamo tre ore di sospensione (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle), ma, in questo caso, signor Presidente, quando – e lo ripeto – stiamo votando su qualcosa di vitale per quanto riguarda questo passaggio in quest'Aula, c’è ancora qualcuno che fa il «pianista» ! E lo ripeto a tutti: venissero a darmi dello «stupido», venissero a darci degli «ignoranti», abbiamo registrazioni, nome e cognome, che consegneremo alla Presidenza (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Grazie, onorevole Rizzetto. Per il futuro, la invito a segnalare, anche a votazione aperta, se dovessero ravvisarsi elementi di questo genere. Prego i deputati segretari di turno di farsi carico della questione sollevata dall'onorevole Rizzetto in ordine alle votazioni e di supervisionare l'Assemblea anche qualora si dovessero ravvisare episodi di voto senza il deputato.

  ETTORE ROSATO. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  ETTORE ROSATO. Signor Presidente, solo per ribadire – l'ho già detto in numerose occasioni ai colleghi del MoVimento 5 Stelle – che il gruppo del Partito Democratico ha tutto depositato le minuzie, quindi, se devono fare dei distinguo su chi vota, va bene, siamo d'accordo, se ne sono accorti e hanno fatto benissimo a segnalarlo, ma che facciano anche in quest'Aula i nomi e cognomi di chi lo fa, in maniera da non incorrere in problemi, in compromessi (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). Va bene, collega Rizzetto ? La ringrazio.

  MARIO MARAZZITI. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  MARIO MARAZZITI. Signor Presidente, ascolto sempre con interesse le osservazioni dei colleghi del MoVimento 5 Stelle. Ricordo che anche tutta Scelta Civica ha depositato le minuzie, quindi, è tecnicamente impossibile fare i «pianisti». Voglio semplicemente ricordare che noi tutti possiamo anche votare e potrebbe anche darsi che, per trenta secondi, un minuto, qualcuno si assenti, perché alcuni hanno anche dei problemi.

  FRANCESCO PAOLO SISTO, Presidente della I Commissione. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  FRANCESCO PAOLO SISTO, Presidente della I Commissione. Signor Presidente, come questo Comitato dei nove è stato capace, diciamo così informalmente, al volo, di recuperare alcune riformulazioni degli emendamenti, si deve fermare a questo punto, perché ci sono alcuni emendamenti che, per essere compiutamente riformulati, non possono usufruire di analogo trattamento direi informale o, se si vuole, diretto, per la loro ratifica. Quindi, io chiedo una sospensione dei lavori dell'Aula per consentire al Comitato dei nove di completare gli ultimi emendamenti da riformulare, sono delicati. Mi auguro che Pag. 27l'Aula comprenda che, laddove è stato possibile, abbiamo proceduto ad una riformulazione rapida (Commenti)...

  PRESIDENTE. Colleghi, intanto, vi invito a rimanere a posto, perché dobbiamo ancora votare l'articolo 6.

  FRANCESCO PAOLO SISTO, Presidente della I Commissione. In questo caso, ripeto, dopo la votazione dell'articolo 6, chiederei la possibilità per il Comitato dei nove di una breve riunione per poter ultimare queste riformulazioni.

  PRESIDENTE. Presidente Sisto, giusto per capire, la brevità della riunione del Comitato dei nove è una brevità che è nell'ordine di quanto ? Così cerchiamo di capire come andare avanti nei nostri lavori.

  FRANCESCO PAOLO SISTO, Presidente della I Commissione. Trenta minuti.

  PRESIDENTE. Intanto, passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 6, nel testo emendato.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Piepoli, Ventricelli...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

   (Presenti  463   
   Votanti  459   
   Astenuti    4   
   Maggioranza  230   
    Hanno votato
 458    
    Hanno votato
no    1).    

  A questo punto, se non vi sono obiezioni, sospendo la seduta per mezz'ora.

  RICCARDO FRACCARO. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  RICCARDO FRACCARO. Signor Presidente, visto che è da giugno che sta andando avanti questo provvedimento, noi chiediamo, a questo punto, di mettere in votazione sull'ordine dei lavori la seduta fiume, visto che abbiamo anche presentato una richiesta formale in Conferenza dei presidenti di gruppo e non è stata ascoltata.

  PRESIDENTE. Onorevole Fraccaro, è vero che il suo gruppo ha posto la questione della seduta fiume nella Conferenza dei presidenti di gruppo, peraltro solitamente la seduta fiume la propone la maggioranza, ma al di là di questo, la Conferenza dei presidenti di gruppo ha deliberato un diverso andamento dei lavori, quindi la questione è già stata esaurita nella Conferenza dei presidenti di gruppo che ha deliberato di continuare su questo provvedimento con questa organizzazione dei lavori fino alle 18. Ciò anche per dare certezza sull'ordine dei lavori a tutti i colleghi.

  MASSIMILIANO FEDRIGA. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  MASSIMILIANO FEDRIGA. Signor Presidente, intervengo solo per chiedere al presidente della Commissione e ai relatori se fosse possibile proseguire con quegli articoli dove non ci sono emendamenti da riformulare, perché se così fosse, e immaginando che nella giornata odierna non finiremo comunque l'esame di tutto il provvedimento, potremmo andare avanti e prima della seduta successiva dare tempo alla Commissione e al Comitato dei nove di riunirsi e di dirimere i problemi che ci sono sugli emendamenti da riformulare e quindi votarli nella prossima seduta senza fermare ulteriormente i lavori dell'Assemblea. Ricordo che già questa mattina è stata fermata l'Aula per una seduta del Comitato dei nove.

Pag. 28

  FRANCESCO PAOLO SISTO, Presidente della I Commissione. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  FRANCESCO PAOLO SISTO, Presidente della I Commissione. Signor Presidente, accolgo molto volentieri l'invito che è logico e ha una sua razionalità. Tuttavia abbiamo emendamenti accantonati sugli articoli 7, 8, 9 e 10 e quindi, si tratta di emendamenti che vanno discussi. Siamo arrivati all'articolo 6; l'articolo 5 lo abbiamo risolto, come avete visto, informalmente, proprio per non fermare i lavori, ma abbiamo accantonamenti sugli articoli 7, 8, 9 e 10. Quindi dobbiamo necessariamente fermarci; non possiamo proseguire, l'articolo 7 è il prossimo, ci sono degli emendamenti accantonati, quindi non possiamo andare avanti per questioni anche di sistematica. La mia richiesta, vorrei che fosse chiaro, deriva da un accordo con il Comitato dei nove, non è una mia richiesta personale.

  MATTEO BRAGANTINI. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  MATTEO BRAGANTINI. Signor Presidente, intervengo solo per precisare che io, come il collega Fedriga, sono d'accordo, se possibile, di andare avanti con gli altri articoli, dunque il 14 e il 15, e dopo, se mai, riunire il Comitato dei nove. Solo per correttezza.

  PRESIDENTE. Sull'articolo 14 e sull'articolo 15 ci sono già i pareri.
  Colleghi, se noi stiamo mezz'ora a discutere se sospendere o meno, nel frattempo il Comitato dei nove risolverebbe la questione molto più facilmente riunendosi mezz'ora.
  Chiedo al presidente Sisto: riusciamo a fare una sospensione di mezz'ora e riprendere puntualmente ? Sono le 15,30, possiamo riprendere alle 16 ?

  FRANCESCO PAOLO SISTO, Presidente della I Commissione. Signor Presidente, ho detto 30 minuti, questo è il tempo che abbiamo stimato insieme al Comitato dei nove. Poi se qualcuno ora prende posizioni diverse... ma, per carità, 30 minuti sono sufficienti.

  RICCARDO NUTI. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  RICCARDO NUTI. Signor Presidente, il MoVimento 5 Stelle si oppone a questa sospensione di 30 minuti e chiede che si metta ai voti.
  Successivamente, le chiediamo, come Movimento 5 Stelle, ciò che ho già detto e quindi di mettere ai voti questa sospensione, visto che c’è chi dice che non vogliamo chiudere il provvedimento, mentre noi lo vogliamo chiudere. A riprova di ciò e visto che sicuramente immagino che tutti i partiti, che oggi si sono prodigati di dire in TV che loro vogliono chiudere il provvedimento, voteranno anche la seduta fiume. Siamo sicuri che i colleghi di PD, SEL, PdL e così via voteranno a favore della seduta fiume (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  ETTORE ROSATO. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  ETTORE ROSATO. Signor Presidente, intervengo per esprimere naturalmente parole favorevole sulla richiesta del presidente Sisto...

  PRESIDENTE. Chiedo scusa, onorevole Rosato. Colleghi, stiamo ciascuno al proprio posto ed evitiamo questo brusio. Prego, onorevole Rosato.

  ETTORE ROSATO. Sono convinto che il Comitato dei nove rispetterà e starà nei 30 minuti. Ribadisco anche quanto da lei detto, cioè che abbiamo fatto un calendario. Come i colleghi sanno, il calendario prosegue successivamente con il decreto IMU che deve venir preso in esame, deve Pag. 29venir approvato da quest'Aula, perché il sistema del monocameralismo casuale che si sta inserendo, cioè quello solo un ramo del Parlamento esamina un decreto e l'altro ne prende semplicemente atto, non è un sistema che noi sosteniamo, e quindi dobbiamo costruire un meccanismo per cui i decreti vengano esaminati in tempo. Era una cosa che veniva richiesta anche dal MoVimento 5 Stelle.
  Noi vogliamo che questo provvedimento finisca, finisca rapidamente; lo avremmo potuto finire se questa mattina i lavori fossero andati in maniera diversa. Adesso, chiediamo che ci sia questa sospensione, dopodiché possiamo utilizzare anche questa mezz'ora informalmente, tra i gruppi, con i segretari d'Aula o i capigruppo, per trovare una modalità per calendarizzare la fine del provvedimento.

  SERGIO BOCCADUTRI. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  SERGIO BOCCADUTRI. Signor Presidente, l'esegesi di quello che dice SEL al massimo, diciamo, la fa Sinistra Ecologia Libertà. Noi siamo stati dal primo momento contro questo provvedimento e abbiamo accettato tutte le volte che ci fossero delle occasioni per approfondirlo, perché ritenevamo che potesse essere migliorato. Effettivamente, grazie a questo lavoro, anche di una gestione più tranquilla rispetto ai tempi che si erano dati all'inizio, si è migliorato di tanto il provvedimento, proprio anche sull'articolo 5, che riguarda la trasparenza. Quindi, noi aderiamo alla richiesta del presidente di sospendere per mezz'ora e non voteremo nel caso ci fosse un voto per la seduta fiume.

  PRESIDENTE. Adesso do la parola all'onorevole Galgano, poi però vi comunico come dovremo procedere. Prego, onorevole Galgano.

  ADRIANA GALGANO. Signor Presidente, noi siamo d'accordo con la sospensione.

  DANILO TONINELLI, Relatore di minoranza. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  DANILO TONINELLI. Relatore di minoranza. Signor Presidente, una precisazione doverosa: anche i membri del Comitato dei nove del MoVimento 5 Stelle sono a favore di quanto detto da altri membri intervenuti per la votazione sulla non sospensione, non come invece era stato detto dal presidente Sisto.

  PRESIDENTE. Colleghi, abbiamo una richiesta da parte del presidente della I Commissione che ci dice che il provvedimento per gli articoli successivi non è ancora pronto, quindi la Presidenza è nell'impossibilità di andare avanti col provvedimento, perché se io chiamo gli emendamenti e non ci sono ancora i pareri, noi non possiamo andare avanti.
  Diversamente noi stiamo rischiando di perdere più di mezz'ora della sospensione a discutere se sospendere o no, quindi intanto vi comunico che la Presidenza ha intenzione e sospenderà i lavori per mezz'ora. Inoltre, in relazione alla richiesta legittima (Commenti)... mi ascolti onorevole Nuti... alla richiesta del gruppo MoVimento 5 Stelle di porre in votazione la seduta fiume, le ricordo che nella Conferenza dei presidenti di gruppo di ieri, la Conferenza stessa ha dato un certo ordine ai lavori, Conferenza alla quale era presente anche il rappresentante del gruppo MoVimento 5 Stelle, l'onorevole Villarosa. Ancora oggi è stata posta la questione, sempre in Capigruppo, la Conferenza ha scelto diversamente l'ordine dei lavori, di conseguenza la Presidenza non può porre in votazione, contro la scelta che ha fatto la Conferenza dei presidenti di gruppo, la seduta fiume. Ad ogni buon conto, avremo modo, credo, di chiarire la questione, io devo... onorevole Di Battista... Io devo sospendere per mezz'ora la seduta, che riprenderà alle ore 16,10... collega Di Battista... (Commenti dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

Pag. 30

  ALESSANDRO DI BATTISTA. Solo trenta secondi...

  PRESIDENTE. All'inizio della seduta, semmai. Adesso la seduta è sospesa, altrimenti perdiamo altro tempo.

  La seduta, sospesa alle 15,40, è ripresa alle 16,20.

  PRESIDENTE. Avverto che la Commissione ha presentato l'emendamento 8.700.
  Ricordo che prima della sospensione della seduta è stato da ultimo approvato l'articolo 6.

(Esame dell'articolo 7 – A.C. 1154-A)

  PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 7 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A – A.C. 1154-A).

  FRANCESCO PAOLO SISTO, Presidente della I Commissione. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  FRANCESCO PAOLO SISTO, Presidente della I Commissione. Signor Presidente, mai come in questo caso è stata utile la riunione del Comitato dei nove...

  PRESIDENTE. Chiedo scusa, collega Sisto. Colleghi, vi prego di liberare l'emiciclo. Colleghi ! Alla mia destra, per favore. Permettete anche all'onorevole Argentin alla mia sinistra, prego. Se riusciamo a raggiungere i posti... E comunque, se è possibile, farlo in silenzio, così il presidente Sisto comunica all'Assemblea anche l'esito del Comitato. Prego, presidente Sisto.

  FRANCESCO PAOLO SISTO, Presidente della I Commissione. Dicevo, mai come in questo caso è stata proficua la discussione in seno al Comitato dei nove, dove sono state assunte alcune decisioni, sia sulle riformulazioni di determinati emendamenti, sia sulla presentazione da parte del Comitato dei nove e della Commissione dell'emendamento all'articolo 8, di cui lei ha dato formale notizia.

  PRESIDENTE. L'emendamento 8.700 della Commissione, sì.

  FRANCESCO PAOLO SISTO, Presidente della I Commissione. Abbiamo anche deciso nel Comitato dei nove a maggioranza di chiedere alla Presidenza la trattazione degli articoli in questo ordine: l'articolo 7, e poi passare direttamente all'articolo 11 e seguenti del provvedimento, accantonando gli articoli 8, 9 e 10, anche per la presentazione di quell'emendamento, ma per altre ragioni che afferiscono poi, ripeto, all'organicità della discussione nell'ambito del Comitato.
  Annuncio ancora che sta per essere presentato altro emendamento della Commissione riferito all'articolo 9, ma su questo mi riservo di riferire successivamente all'Aula. Possiamo quindi proseguire con l'articolo 7, con preghiera poi di passare direttamente all'articolo 11, accantonando 8, 9 e 10.

  PRESIDENTE. È chiaro, presidente.
  Ha chiesto di parlare sul complesso delle proposte emendative la deputata Fabiana Dadone. Ne ha facoltà.

  FABIANA DADONE. Signor Presidente, deputati, la prima parte del titolo del disegno di legge del Governo è: «Abolizione del finanziamento pubblico diretto, disposizioni per la trasparenza e la democraticità dei partiti». Bene: vorrei solo per un attimo accantonare la discussione relativa al fatto che si tratti o meno di abolizione del finanziamento pubblico, per richiamare invece l'attenzione dell'Aula sulle disposizioni per la trasparenza dei partiti.
  Il cuore del disegno di legge in esame, infatti, riguarda i controlli dei rendiconti dei partiti e le sanzioni per coloro che violino le regole sul finanziamento. Noi, come MoVimento 5 Stelle, abbiamo letto e riletto più volte il testo negli ultimi mesi, Pag. 31ma non siamo riusciti a trovare traccia di queste sanzioni e dei controlli: ci chiediamo dove siano finiti.
  Nel mese di luglio dello scorso anno, dopo essere stato gravemente ammonito dall'Europa, e sulla scorta dei vari scandali bipartisan (Lusi, Belsito e Fiorito), il nostro Parlamento ha partorito una legge sui contributi ai partiti, la quale, seppur timidamente, ha introdotto una serie di sanzioni per tutti quei partiti che non rispettino le norme prescritte in materia di bilanci. Ebbene, nel disegno di legge del Governo non vi era traccia di tutte le sanzioni amministrative e pecuniarie minuziosamente elencate nella legge n. 96 del 2012: sono state cancellate; soprattutto, cosa ancora più grave, non sono state sostituite dall'ombra di una pena degna di questo nome.
  Quando in Commissione abbiamo sollevato la questione – noi, ovviamente –, ritenendola di una gravità sconcertante, ci è stato detto che si trattava di una mera svista: peccato che le sviste non siano mai a favore di controlli più rigidi o di sanzioni più efficaci. Subito, quindi, i partiti di maggioranza si sono prodigati a colmare la lacuna: ecco allora che è arrivato l'emendamento Roberta Agostini 7.402, e in stereofonia Boccadutri con l'emendamento 7.403, che introducono finalmente delle sanzioni per i partiti inottemperanti agli obblighi di bilancio, o che commettono irregolarità contabili. Peccato, però, che a ben guardare la parte di finanziamento che si va a decurtare – peraltro, in misura anche ridicola – riguardi solo il 2 per mille, cioè la parte meno sostanziosa dell'intero finanziamento di cui i partiti possono usufruire.
  E che i partiti stessi, durante i lavori di Commissione, dalla viva voce del relatore Fiano, hanno ammesso non essere fonte di finanziamento su cui fanno affidamento, vista la disaffezione dei cittadini nei confronti della politica, chissà poi come mai.
  Quindi le sanzioni prima sono state cancellate, poi sono state reintrodotte, ma solo relativamente a quei pochi spiccioli che riguarderanno il 2 per mille. È dunque malizioso sostenere che l'obiettivo del Governo è quello di lasciare che a mantenere in vita i partiti siano solo i grossi gruppi di potere ? A me pare che questo sia oggettivo. Il disegno di legge infatti non fissa limiti per l'erogazione in favore dei partiti né per persone fisiche e giuridiche; ciò che lascia perplessi però è il fatto che nessuno abbia pensato a sanzionare quei partiti che neanche si degnano di presentare il rendiconto alla Commissione e che di conseguenza non presentano nemmeno la relazione della società di revisione.
  Insomma, qui non solo le forme di sostentamento pubblico ai partiti si moltiplicano, ma la Commissione per la trasparenza e il controllo istituita nel 2012 viene del tutto privata dei poteri effettivi. Infatti, all'esito di un'eventuale lunghissima procedura di controllo sui bilanci e rilevati dei fatti gravissimi commessi dai partiti, la Commissione non è tenuta a punire in alcun caso i partiti irregolari.
  Alla luce di ciò, il MoVimento 5 Stelle intende incidere in modo significativo sulla disciplina del denaro erogato ai partiti: limite massimo per l'erogazione in favore dei partiti a 5 mila euro annui; va introdotto l'obbligo di dichiarazione congiunta per tutte le erogazioni superiori a mille euro, mentre attualmente sarebbe per 5 mila, ma questo il disegno di legge vorrebbero portarlo a 100 mila; inasprimento delle sanzioni a carico delle società di revisione, incaricate dei controlli dei bilanci, e possibilità di esperire una class action nei loro riguardi; dulcis in fundo, restituzione di quanto illecitamente percepito dai partiti. Solo in questo modo si può attuare la trasparenza che viene tanto sbandierata in quest'Aula (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Nessun altro chiedendo di parlare sull'articolo 7 e sulle proposte emendative ad esso presentate, invito i relatori ad esprimere il parere della Commissione.

  EMANUELE FIANO, Relatore per la maggioranza. Signor Presidente, la Commissione esprime parere contrario sul Testo alternativo del relatore di minoranza, Pag. 32deputato Toninelli, e sull'emendamento Cozzolino 7.7, mentre formula un invito al ritiro, altrimenti il parere è contrario, sugli emendamenti Lombardi 7.8 e 7.400.
  La Commissione esprime parere contrario sull'emendamento Lombardi 7.5, mentre formula un invito al ritiro, altrimenti il parere è contrario, sull'emendamento Lombardi 7.401. La Commissione esprime parere favorevole sugli identici emendamenti Roberta Agostini 7.402 e Boccadutri 7.403, con una riformulazione che chiede la cancellazione dei commi 2-quinquies in entrambi i testi, che sono identici. Quindi con questa riformulazione, il parere è favorevole.
  La Commissione esprime parere contrario sull'articolo aggiuntivo Lombardi 7.03, mentre formula un invito al ritiro, altrimenti il parere è contrario, sull'articolo aggiuntivo Gitti 7.020. Infine la Commissione esprime parere favorevole sugli identici articoli aggiuntivi Migliore 7.0400 e Roberta Agostini 7.0401, mentre esprime parere contrario sull'articolo aggiuntivo Lombardi 7.0402.

  PRESIDENTE. Il relatore di minoranza ?

  DANILO TONINELLI, Relatore di minoranza. Signor Presidente, esprimo parere favorevole sul Testo alternativo del relatore di minoranza, deputato Toninelli, e sugli emendamenti Cozzolino 7.7 e Lombardi 7.8, 7.400, 7.5 e 7.401, mentre esprimo parere contrario sugli identici emendamenti Roberta Agostini 7.402 e Boccadutri 7.403. Infine esprimo parere favorevole sugli articoli aggiuntivi Lombardi 7.03 e Gitti 7.020, sugli identici articoli aggiuntivi Migliore 7.0400 e Roberta Agostini 7.0401 e sull'articolo aggiuntivo Lombardi 7.0402.

  EMANUELE FIANO, Relatore per la maggioranza. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  EMANUELE FIANO, Relatore per la maggioranza. Signor Presidente, mi correggo: dovevo leggere una riformulazione che è una correzione di drafting degli identici emendamenti Roberta Agostini 7.402 e Boccadutri 7.403. La correzione insiste sul comma 2-octies, il quale recita: ai fini dell'applicazione delle sanzioni amministrative pecuniarie previste dal presente articolo, nonché ai fini della tutela giurisdizionale, si applicano le disposizioni generali contenute nelle sezioni I e II del capo I della legge 24 novembre 1981, n. 689, e successive modificazioni, salvo quanto diversamente previsto dall'articolo 9 della legge 6 luglio 2012, n. 96, come modificato dalla presente legge. Si aggiungano le tre parole: «salvo quanto previsto» e continua poi il testo «dal presente articolo (...)». Questa correzione riguarda i testi identici di entrambi gli identici emendamenti.

  PRESIDENTE. Qual è il parere del Governo ?

  SESA AMICI, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri. Signor Presidente, il parere del Governo è conforme a quello espresso dal relatore per la maggioranza.

  PRESIDENTE. Passiamo alla votazione del testo alternativo del relatore di minoranza, deputato Toninelli.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Toninelli. Ne ha facoltà.

  DANILO TONINELLI. Signor Presidente, finalmente arriviamo a una delle parti rilevanti di questo disegno di legge, ovverosia il controllo dei rendiconti dei partiti. Anche a questo proposito, il MoVimento 5 Stelle ha presentato un testo alternativo. In questo testo alternativo molto analitico...

  PRESIDENTE. Chiedo scusa, colleghi, colleghi, colleghi, se per favore diamo la possibilità ai colleghi di intervenire. Prego.

  DANILO TONINELLI. Nel testo alternativo del MoVimento 5 stelle, all'articolo 7 del testo licenziato dalla Commissione, Pag. 33introduciamo tutti gli obblighi di controllo contabile corredati dalle relative sanzioni in ordine ad eventuali irregolarità ed inottemperanza. Per ogni tipo di irregolarità nei bilanci e nei rendiconti, c’è una sanzione analitica e ben specifica: non c’è nel disegno di legge licenziato dalle Commissioni. Nel nostro testo alternativo, si dispongono, in particolare, controlli sul rendiconto di esercizio che i partiti devono redigere e che deve essere onnicomprensivo e si prescrive che la Commissione per la trasparenza ed il controllo dei rendiconti dei partiti e dei movimenti politici, istituita con la legge n. 96, può anche effettuare una verifica di carattere analitico sui dati contabili che le vengono trasmessi. Inoltre, il testo alternativo dispone espressamente che la Commissione non possa adottare il metodo del controllo a campione. Non sto ad enunciare in modo completo tutti i tipi di sanzione relativi a tutte le inadempienze.
  A questo punto, mi rifaccio all'articolo 7, che è stato licenziato dalla Commissione, che inizia ad apportare dei danni enormi all'impianto del finanziamento ai partiti perché elimina praticamente tutte le sanzioni previste dalla legge n. 96 del 2012 e ne introduce però solo una, che è addirittura paradossale, ovverosia il fatto che in caso di inottemperanza agli obblighi contabili che dicevamo, se questa non viene sanata dopo una prima richiesta di sanatoria, la Commissione di cui abbiamo appena fatto cenno, per il periodo di imposta successivo a quello in corso alla data di contestazione, se viene verificata un'inadempienza o un'irregolarità, il partito quell'anno continua a percepire i vantaggi della contribuzione pubblica indiretta da parte dello Stato.
  Qual è la conseguenza che vorrebbe il Governo e la maggioranza, come sanzione pesante nel caso di inadempienza o di irregolarità del partito ? Una sanzione pesantissima – lo dico in modo eufemistico – ovverosia la cancellazione del partito politico dalla seconda sezione del registro di cui all'articolo 4, ovverosia esclusivamente dai vantaggi che i partiti possono avere sul 2 per mille, con le destinazioni che le persone fisiche possono detrarre dalla loro imposta lorda e non da quella parte, la parte prima del registro, ovverosia quella delle erogazioni, che evidentemente sono la parte più preponderante.
  Di conseguenza, se venisse approvato così com’è questo articolo, i partiti potrebbero fare tutto quello che vogliono, potrebbero violare qualsiasi regola e nulla gli capiterebbe: sarebbero cancellati solo dal registro, che vale ben poco (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Nicchi. Ne ha facoltà.

  MARISA NICCHI. Signor Presidente, intervengo per richiamare l'Aula al valore di alcune misure contenute in questo articolo: da una parte, vi sono le misure che legano il finanziamento pubblico dei partiti ad un principio antidiscriminatorio secondo cui nessun sesso può superare di oltre il 40 per cento l'altro in tema di candidature, dall'altra, vi è la misura che lega una parte del finanziamento all'incremento, al sostegno alla volontà di fare politica delle donne.
  Il suo significato è abbastanza chiaro: è quello di volere costruire e sostenere una massa critica di presenza femminile e di forza femminile, come ci hanno insegnato quelle che sono state definite le democrazie più avanzate, quelle del nord Europa, dove si parla, appunto, di massa critica di donne, e che hanno avuto risultati significativi. Si solleva, in questo modo, attraverso degli strumenti che noi vogliamo provvisori e che pensiamo essere limitati nel tempo, un tema rilevante della nostra democrazia, direi una delle sfide più difficili che questo Novecento, tanto travagliato e controverso, ci consegna.
  Da una parte, è avvenuto un grande cambiamento, che è quello della vita delle donne; qualcuno l'ha definita una rivoluzione non violenta, profonda. Ieri ne abbiamo parlato in alcuni tratti, perché, malgrado tante contraddizioni e tanti ostacoli, le donne sono ovunque e non si Pag. 34sentono seconde a nessuno. Ma a questo cambiamento non ha corrisposto una promessa della democrazia, anzi, la democrazia presenta una promessa mancata, perché non tutti, donne e uomini, partecipano pienamente alla vita politica e democratica.
  La nostra è, per questo motivo, una democrazia incompiuta, è, per questo motivo, una democrazia zoppicante, e questo è un problema di tutta la politica, della politica sperimentata e anche della politica nuova, visto, appunto, che i nostri tempi sono pervasi da una malia: la malia del personalismo politico, quello che anche stamattina è echeggiato come elemento critico, anche dal MoVimento 5 Stelle; la malia dell'uomo solo al comando, che contraddice un principio democratico e trasparente, un principio secondo cui questa autorità decide su tutto, è capo di tutti, anche dei senatori che votano non in ossequio del populismo inumano, cinico sui migranti di Grillo e Casaleggio (Applausi dei deputati dei gruppi Sinistra Ecologia Libertà, Partito Democratico e Scelta Civica per l'Italia – Commenti dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) !

  PRESIDENTE. Avverto che la Commissione ha presentato l'emendamento 9.700, che è in distribuzione.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Bressa. Ne ha facoltà.

  GIANCLAUDIO BRESSA. Signor Presidente, avevo chiesto di intervenire sull'emendamento 7.403.

  PRESIDENTE. Mi era pervenuta una richiesta. Adesso stiamo discutendo il testo alternativo del relatore di minoranza, deputato Toninelli.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Matteo Bragantini. Ne ha facoltà.

  MATTEO BRAGANTINI. Signor Presidente, volevo chiedere, sul nuovo testo presentato dalla Commissione, di aprire il termine per i subemendamenti e che vi sia un tempo congruo per poterli presentare.

  PRESIDENTE. Su questi emendamenti credo che si applicherà il termine ordinario, perché dovrebbero essere accantonati, a quanto ne sa la Presidenza.
  Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul testo alternativo del relatore di minoranza, deputato Toninelli, con il parere contrario della Commissione e del Governo e con il parere favorevole del relatore di minoranza.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Abbiamo votato tutti ? Di Maio, Cassano... Di Maio ancora non riesce a votare, Cassano neppure... Cassano ha votato... Rostan... L'aspettiamo, Presidente Di Maio... Bonifazi, Damiano... Ci siamo ?
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  425   
   Votanti  418   
   Astenuti    7   
   Maggioranza  210   
    Hanno votato
 103    
    Hanno votato
no  315).    

  (Il deputato Gadda ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario e il deputato Cani ha segnalato di essersi astenuto mentre avrebbe voluto esprimere voto contrario).

  Passiamo alla votazione dell'emendamento Cozzolino 7.7.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Cozzolino. Ne ha facoltà.

  EMANUELE COZZOLINO. Signor Presidente, colleghi, uno dei punti particolarmente deboli della proposta del Governo riguarda il tema dei controlli in merito ai rendiconti dei partiti. Le criticità fondamentali appaiono essenzialmente due: da un lato, c’è un affievolimento dei controlli previsti già dalla buona legge n. 96 del 2012 e l'eliminazione di qualsiasi tipo di Pag. 35sanzione, dall'altro, forse inavvertitamente, l'entrata in vigore del presente provvedimento costituirebbe una sorta di zona franca su quello che rimane in vita del vecchio sistema di finanziamento pubblico, come previsto dalla legge n. 96 del 2012.
  A tal proposito, mi permetto di chiedere un minimo di attenzione da parte di tutti, perché la questione è tutt'altro che banale, soprattutto per le conseguenze che potrebbe produrre. Il combinato disposto dell'articolo 7 e dell'abrogazione prevista al comma 4, lettera f) dell'articolo 14, blinderebbe la quota del finanziamento pubblico da corrispondere per il 2013 e per i tre esercizi successivi, anche a fronte di eventuali palesi irregolarità contabili che, invece, la legge vigente punisce con il blocco dei finanziamenti o con sanzioni che vanno a decurtare le quote di finanziamento spettanti.
  Che il tema dei controlli costituisca il tallone di Achille di questo provvedimento, lo si evince dal fatto che la questione posta in Commissione da questo emendamento, e dal successivo emendamento Lombardi 7.8, aveva suscitato una riflessione dei relatori che avevano anche predisposto un emendamento riparatorio, che poi non era stato posto in votazione.
  L'emendamento in esame, che interviene complessivamente sul tema dei controlli, in particolare istituisce un doppio binario. Il primo binario, transitorio, vale per i partiti che percepiscono i finanziamenti a norma della legge n. 96 del 2012, provvedendo a lasciare in vita sia i controlli che le sanzioni previste dalla legge. Il secondo binario, invece, riguarda i controlli da applicare sulla base della proposta di legge governativa che è comprensibile abbiano una natura e un'intensità diverse essendo diverso il volume dei finanziamenti ottenuti. In questo caso, però, prevediamo, almeno nel caso di inottemperanza più grave, quella della non presentazione del rendiconto nei termini previsti dalla legge, una sanzione vera e propria, con la cancellazione dal registro dei partiti e l'interdizione del tesoriere.
  Anche su questo aspetto è necessario sottolineare come la proposta di legge appare troppo morbida, perché nel caso grave in cui un partito non presenti il rendiconto di esercizio, non prevede sanzioni, bensì gli consente di sanare la propria posizione e dunque sposta il termine di presentazione del bilancio da giugno ad ottobre. Una norma che non ha senso, perché se un bilancio non viene presentato nei termini di legge, che sono sempre gli stessi da anni, si tratta di un caso di incuria da parte del partito, che deve essere sanzionato.
  Prevedere un periodo in cui il partito possa giustificare una propria eventuale regolarità ha un senso solo di fronte ad una contestazione che gli venga mossa in sede di controllo dei bilanci.
  Ma la proposta di legge non prevede questo tipo di controlli, come invece era previsto dalla legge n. 96 del 2012. Quindi invito a valutare la votazione di questo emendamento, in quanto vogliamo le regole, vogliamo rispettare le regole e quindi mettiamole e le vogliamo fare rispettare con sanzioni (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Boccadutri. Ne ha facoltà.

  SERGIO BOCCADUTRI. Signor Presidente, io penso che noi, quando parliamo di bilancio dei partiti, dovremmo poi ricondurre a quello che sono i bilanci dei partiti. In questi anni peraltro se ne sono dette tante e se ne continuano a dire tante, ma in verità è successo a molti partiti di non ricevere i rimborsi perché vi erano stati dei controlli che non avevano portato delle risultanze. Quindi diciamo che la disciplina anche prima della legge n. 96 del 2012, checché se ne dica in varie interviste, anche censurate in quest'Aula, dei revisori, che avevano detto che i controlli erano così, tanto per farli, forse era stato tanto per la mancanza di quei vecchi revisori che non avevano mai chiesto – mai chiesto ! – la documentazione.
  Ricordo che proprio in quest'Aula, l'anno scorso, nella scorsa legislatura, ci fu appunto questo episodio. È invece vero Pag. 36che, laddove i partiti hanno utilizzato male i soldi, ma hanno presentato bene le carte, laddove invece hanno fatto e commesso anche non soltanto quindi rilievi di carattere formale, ma anche sostanziale, ci sono state delle sanzioni, sanzioni che poi sono state anche di carattere personale per chi si è macchiato anche di responsabilità penali.
  Io penso che oggi, già con la legge n. 96 del 2012, ma oggi comunque facciamo dei passi avanti e li facciamo soprattutto sulla trasparenza, perché non dobbiamo dimenticarci che la principale sanzione che deve riguardare chi gestisce le risorse dei partiti, tra l'altro in un sistema completamente privato come quello che stiamo disegnando, è la sanzione politica dei cittadini e delle cittadine, è quella sostanzialmente che si rende possibile grazie alla trasparenza, che oggi c’è grazie alla diffusione di Internet ed alla pubblicazione obbligatoria dei bilanci.
  Io penso quindi che continuare a discutere in quel senso, come se ci fosse una volontà dei partiti di mantenere tutto oscuro, quando il mio partito ha pubblicato già prima il bilancio elettorale del 2013, che è competenza della Corte di appello pubblicare – non ho visto altri bilanci se non degli schemetti Excel in questo senso di altri partiti – quando noi pubblichiamo da sempre, anche quando non era necessario, un dettaglio delle voci di bilancio e anche delle letture grafiche, per renderle più accessibili ai cittadini, ecco, io penso che poi questo è quello che i cittadini dovrebbero guardare, anche appunto la trasparenza.
  Io penso che invece le norme che andiamo ad approvare danno potere alla Commissione e danno anche dei poteri sanzionatori, commisurati al fatto che qui stiamo parlando ovviamente di risorse private, che prevalentemente sono private e, laddove ci siano altri episodi, c’è sempre il codice penale, come abbiamo visto in altre occasioni (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà).

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Cozzolino 7.7, con il parere contrario della Commissione e del Governo e favorevole del relatore di minoranza.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Costantino ? Cassano ? Carrescia ? Nesci ? Agostini ? Ventricelli ? Gandolfi ? Di Maio ?
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  431   
   Votanti  425   
   Astenuti    6   
   Maggioranza  213   
    Hanno votato
 102    
    Hanno votato
no  323).    

  Passiamo alla votazione dell'emendamento Lombardi 7.8.
  Chiedo ai presentatori se accedano all'invito al ritiro dell'emendamento Lombardi 7.8, formulato dal relatore.

  RICCARDO NUTI. Signor Presidente, ovviamente non accettiamo l'invito al ritiro e chiedo di parlare per dichiarazione di voto.
  Cari colleghi, l'articolo 7 del disegno di legge elenca una serie di casi nei quali i partiti non adempiono agli obblighi di trasparenza dei bilanci: essi vanno dal più grave, che consiste nella mancata presentazione alla commissione del rendiconto, dei relativi allegati, del verbale di approvazione all'assemblea di partito e della relazione delle società di revisione, fino ai casi di irregolarità contabili e di violazione delle norme sulla pubblicità dei bilanci.
  Ebbene, dopo aver minuziosamente individuato tutte queste ipotesi, il disegno di legge del Governo non prevede sanzioni – lo ripeto perché magari non sono stato ascoltato bene: non prevede sanzioni – o, meglio, per gli inadempimenti più blandi, se tali possono considerarsi dichiarazioni di importi difformi dal vero non impone Pag. 37alcun tipo di sanzione, mentre per le inottemperanze più gravi cioè per i partiti che neanche si degnano di presentare bilanci alla commissione, impone la cancellazione dalla seconda sezione del registro.
  Cerco di essere più chiaro, praticamente questi partiti non possono usufruire del 2 per mille, ma non a partire dal momento della contestazione, bensì a partire da due anni successivi (ditemi voi se non è una presa in giro). A questo riguardo, va sottolineato che la formulazione della norma è quanto meno poco chiara. Infatti, si parla di cancellazione dalla seconda sezione del registro per il periodo di imposta successivo a quello in corso alla data della contestazione.
  Signor Presidente, cosa significa questo ? Significa che il partito inadempiente continua a fruire del 2 per mille nei due esercizi precedenti a quello in cui è stata disposta la cancellazione per effetto della scansione temporale di controllo dei rendiconti e delle relazioni di revisione. Infatti, tale procedura si conclude il 15 luglio dell'anno successivo all'esercizio contabile di riferimento. Ciò che al contrario è chiaro è che i partiti continuano in ogni ipotesi di irregolarità e inottemperanza ad essere ammessi al finanziamento privato agevolato che il Governo lascia sempre intatto. L'emendamento in questione, cari colleghi di Scelta Civica, PD, SEL, PdL e così via, ha questo scopo: ripristinare un apparato sanzionatorio adeguato alla gravità dei fatti compiuti dai partiti. Immagino che tutti voi siate d'accordo a mettere delle sanzioni degne di tale nome.
  Dunque in caso di mancata presentazione del bilancio e della relazione di revisione, di irregolarità contabili e di violazione delle norme sulla pubblicità dei bilanci prevediamo che al partito sia applicata una sanzione pecuniaria di importo pari alle erogazioni liberali ricevute e alla quota di 2 per mille optata dai contribuenti per l'anno di esercizio precedente a quello a cui si riferisce la contestazione. In questo modo la cifra da pagare è ben definita, dato che fa riferimento ad una somma già incassata dai partiti e che essi sono tenuti sostanzialmente a restituire.
  Se il partito inadempiente non aveva ancora chiesto di partecipare alla ripartizione del 2 per mille per l'anno precedente alla contestazione esso dovrà restituire quanto ottenuto a titolo di erogazioni liberali nello stesso periodo e non potrà usufruire della quota optata dai contribuenti per l'esercizio a cui si riferisce la contestazione, dato che viene subito cancellato dal registro.
  Cari colleghi, che parlate sempre di trasparenza e che ora magari potrete dire che siete a favore di stabilire delle sanzioni ma che se non votate a favore di questo emendamento probabilmente sarete un po’ incoerenti, vi chiariamo che l'obiettivo di questo emendamento è quello di far sì che i partiti restituiscano tutto quello che hanno indebitamente percepito.
  Se, infatti, non si sottopongono, il rendiconto economico e i relativi allegati, al controllo della Commissione per la trasparenza, non si vede per quale motivo debbano percepire benefici di natura economica. Meritano forse un premio per aver violato le regole imposte dal legislatore ? Perché ci si scandalizza quando si viene chiamati ladri, però, poi, quando si tratta di applicare queste sanzioni si vota contro e si dà un parere negativo (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) ? Allora, se la parola «ladri» in questo Parlamento non si può dire, Presidente, vogliamo dire «coloro che non rispettano il settimo comandamento» ? Vogliamo dire qualunque altra presa in giro ? Perché alla fine di questo si tratta, Presidente. Si tratta di partiti che non vogliono mettere delle sanzioni serie e rubano i soldi (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Boccadutri. Ne ha facoltà.

  SERGIO BOCCADUTRI. Signor Presidente, lo dico veramente sommessamente perché ciascuno può qualificare il settimo Pag. 38comandamento come vuole, io lo qualifico anche per chi evade le tasse e poi fa i condoni tombali (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà). Va bene ? Quindi, da questo punto di vista mi rivolgo a chi ha un capo che ha fatto questo. Infatti, politicamente il settimo comandamento vale anche in quel caso. Allora, qui stiamo parlando di un emendamento che sostanzialmente dice che un partito che non rende pubblico il bilancio, deve restituire allo Stato tutti i soldi che ha ricevuto dai cittadini. Francamente io non capisco. Cioè i cittadini versano soldi a un partito... Se avessimo previsto che dovessero restituirli ai cittadini, ancora ancora avrei gradito, ma qui, invece,... sostanzialmente, quindi, il partito cosa fa ? Trasferisce i soldi ricevuti dai cittadini, perché non pubblica il bilancio, allo Stato. Per questo motivo lo ritengo incomprensibile. Altra cosa è la sanzione invece che si applica riferita, appunto, come previsto anche dalla riformulazione degli altri emendamenti, al 2 per mille. È per questo che votiamo contro, perché non capisco; se l'emendamento dicesse di restituirli ai cittadini, ancora ancora ci saremmo.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Toninelli. Ne ha facoltà.

  DANILO TONINELLI. Signor Presidente, rimango basito dalle parole appena sentite dall'onorevole Boccadutri, per il quale è anormale che un partito debba restituire, a norma di sanzione, delle donazioni e delle erogazioni liberali che i cittadini hanno fatto al partito. Perché probabilmente per lui è normale che il cittadino li donerebbe comunque, pur nella consapevolezza che questo partito ha rubato. Complimenti (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Collega... Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole D'Ambrosio. Ne ha facoltà.

  GIUSEPPE D'AMBROSIO. Signor Presidente, voglio difendere questo emendamento perché, come il collega di SEL diceva che trova questa incoerenza nello spostamento dei soldi, anch'io trovo questa incoerenza quando, ad esempio, alcuni esponenti politici, come ad esempio dei presidenti di regione, vantano uno stipendio molto ampio e dicono che, però, questo stipendio non è alto – e magari è tra i più alti d'Italia – perché la metà di questi soldi dei cittadini va al partito e il partito logicamente è composto da quei cittadini. Questo, invece, non è scandaloso. Non è scandaloso perché dall'altra parte quello stipendio, che è scandaloso invece, non si rapporta tranquillamente con cittadini che magari non riescono a mettere il piatto sulla tavola. Allora dall'altra parte io penso, in maniera molto semplice e modesta, una cosa: nel momento in cui si parla dei cittadini e dei soldi che magari i cittadini donano ai partiti, io penso che qualcuno dovrebbe sciacquarsi la bocca visto che con i soldi dei cittadini ci marcia e ci lavora da anni non avendo mai lavorato realmente, ma campando di politica (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Pilozzi. Ne ha facoltà.

  NAZZARENO PILOZZI. Signor Presidente, tramite lei volevo dire al collega D'Ambrosio, visto che lui ogni volta interviene qua dentro attaccando ed aggredendo il presidente della Puglia, che a mio avviso lui ha sbagliato in quanto doveva candidarsi a consigliere regionale e non candidarsi a parlamentare nazionale. Ovviamente, però, con i cento voti delle parlamentarie non sarebbe mai diventato consigliere regionale, visto che lì ci sono le preferenze (Applausi dei deputati dei gruppi Sinistra Ecologia Libertà e Partito Democratico).
  Detto questo, io non voglio (Commenti dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)...

  PRESIDENTE. Colleghi.

Pag. 39

  NAZZARENO PILOZZI. ... io non voglio discutere con nessuno e penso che noi ci dobbiamo rispettare...

  PRESIDENTE. Si rivolga alla Presidenza, onorevole Pilozzi.

  NAZZARENO PILOZZI. Il collega Boccadutri ha fatto un intervento, che, poi, è stato un po’ cambiato nell'interpretazione, nell'esegesi che ne è stata data. Noi diciamo semplicemente che qui si sta facendo un'operazione completamente diversa, e cioè: quando c’è un cittadino che dà dei soldi ad un partito e quei soldi non vengono rendicontati giustamente da quel partito, si debbono applicare sanzioni forti nei confronti di quel partito e non prendere quei soldi dei cittadini per farci qualche altra cosa. Questo è quello che stiamo dicendo noi (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Di Stefano. Ne ha facoltà, per un minuto.

  MANLIO DI STEFANO. Signor Presidente, volevo ricordare a SEL, la stampella del Governo, che la confusione reale nel loro gruppo nasce dal fatto che si continua a dimenticare che lo Stato sono i cittadini (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Quindi, quando simpaticamente, il collega sostiene che le donazioni dei cittadini tornerebbero allo Stato, è un po’ come abbiamo fatto noi, che le donazioni dei cittadini le abbiamo, poi, donate a chi nello Stato aveva delle necessità. Questa è la differenza: il concetto di «Stato» e di «cittadini», che voi avete dimenticato nella vostra ideologia, che ormai è distaccata dalla realtà (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole De Lorenzis. Ne ha facoltà.

  DIEGO DE LORENZIS. Signor Presidente, io sorvolo su alcune affermazioni perché non meritano il nostro commento. Io semplicemente vorrei far notare ad una parte politica seduta in quest'Aula, che i cittadini si sono espressi, anche in regione Puglia, sull'uso dei fondi pubblici per le indennità di carica, per il vitalizio, per i rimborsi elettorali e altre faccende legate alla vita politica di chi ci rappresenta, eppure, questo tipo di proposte che vengono dai cittadini – e, quindi, esprimono la volontà popolare, con 20 mila firme raccolte in Puglia, come altre raccolte in altre regioni – non hanno avuto alcun seguito da chi si riempie la bocca di queste parole (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Matarrelli. Ne ha facoltà.

  TONI MATARRELLI. Signor Presidente, evidentemente, i rappresentati del MoVimento 5 Stelle o non sono documentati o continuano a mistificare la realtà. La regione Puglia, nel mese di dicembre dell'anno scorso, ha fatto una norma che ha previsto – e, quindi, è già operativa – una diminuzione del 30 per cento degli emolumenti, ha abolito i vitalizi e ha abolito l'assegno di fine mandato. Quindi, noi siamo stati un buon esempio di politica da questo punto di vista e abbiamo dimostrato con i fatti di non essere ladri come il vostro padrone, che ha evaso il fisco in maniera significativa, non ha pagato le tasse in Italia...

  PRESIDENTE. Collega, non mi costringa a richiamarla.

  TONI MATARRELLI. ... e ha dovuto chiedere due condoni tombali (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà). Quindi, fatevi un esame di coscienza e chiedete conto al vostro capo, al vostro padrone, come mai ha fatto questi condoni tombali e come mai oggi fa il moralista nel nostro Paese (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà).

Pag. 40

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Lattuca. Ne ha facoltà.

  ENZO LATTUCA. Signor Presidente, comincio volendo significare che non comprendo perché in quest'Aula si continua a parlare di cittadini e di partiti come se fossero cose che nulla c'entrano l'una con l'altra, anche rispetto alla discussione su questo emendamento.
  Vedete, in quest'Aula abbiamo parlato molto di Costituzione: c’è chi la brandisce ogni giorno, intendendo difenderla rispetto a quello che viene detto essere un attacco, ma evidentemente chi vuole difenderla ha dimenticato di leggerla o se l'ha letta, non l'ha capita. Perché la premessa a questo provvedimento, all'intero provvedimento sull'abolizione del finanziamento pubblico diretto ai partiti, è l'articolo 49 della Costituzione che dice che: «Tutti i cittadini hanno diritto di associarsi liberamente in partiti per concorrere con metodo democratico a determinare la politica nazionale» (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). E io credo che ci voglia un po’ di rispetto per tutti quei cittadini che liberamente scelgono, hanno scelto nella storia di questa Repubblica, hanno fatto la storia di questa Repubblica, scegliendo di svolgere il proprio diritto-dovere civico associandosi liberamente in partiti (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).
  Il secondo punto, signor Presidente, è relativo alle sanzioni. Viene detto che le sanzioni non ci sono; le sanzioni ci sono e sono dalle 2 alle 6 volte superiori a quello che è l'oggetto di un errore nella rendicontazione. Quindi, è evidente che nessun partito avrà interesse diretto a commettere errori nella rendicontazione, perché si troverebbe a perdere il doppio o sei volte tanto l'ammontare della donazione che gli è stata fatta.
  Il terzo punto riguarda, ancora una volta, il linguaggio, signor Presidente. Ancora una volta, dopo questa mattina, oggi pomeriggio, abbiamo sentito pronunciare la parola ladri, abbiamo sentito parlare senza alcuna distinzione di partiti che rubano. Io lo voglio dire chiaramente: non credo che sia accettabile che queste accuse indiscriminate, senza alcuna specificazione, vengano rivolte all'interno di quest'Aula a tutti gli esponenti e a tutti i partiti che qui sono rappresentati.
  Voglio aggiungere un'altra cosa a proposito di sanzioni e di sanzioni penali. Mi pare di aver capito che nelle ultime ore ci sia stata un'affermazione da parte di un gruppo politico che è quella in favore del mantenimento del reato di clandestinità. Non credo che si possa tollerare in quest'Aula, almeno da questa parte dell'emiciclo, di essere ancora chiamati ladri, non credo che possa essere tollerato mai più. Se poi da parte di qualcuno c’è la volontà di ingiuriare e di offendere, schermandosi e abusando di quello che è un diritto e una immunità parlamentare e che corrisponde all'insindacabilità di ciò che viene detto in quest'Aula, se vuole fare ciò, se c’è qualcuno che vuole fare ciò e ci vuole ingiuriare, ci chiami clandestini perché siamo tutti clandestini (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Sinistra Ecologia Libertà) !

  PRESIDENTE. In ordine alla questione che lei sollevava sul linguaggio consono da utilizzare in questa Aula, ricordo che tale argomento è stato oggetto di discussione in Conferenza dei presidenti di gruppo.
  Invito, quindi, tutti i colleghi a mantenere un linguaggio consono, a evitare espressioni ingiuriose nei confronti di altri colleghi, di partiti o di gruppi parlamentari, dentro e fuori da quest'Aula. Altrimenti, io sarò costretto a togliere la parola o a prendere ulteriori provvedimenti, il che, come capite bene, non è un piacere per la Presidenza. Sarebbe opportuno che si intervenisse nel merito del provvedimento, evitando di insultare l'avversario e cercando di confrontarsi in maniera serena e democratica.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Buttiglione. Ne ha facoltà.

  ROCCO BUTTIGLIONE. Signor Presidente, vorrei solo dire che ho sentito con Pag. 41un certo sgomento qualcuno affermare che i cittadini sono lo Stato. Lo Stato non sono i cittadini; lo Stato è un insieme di istituzioni al servizio dei cittadini che trae la sua legittimazione dal voto popolare. Esistono dei filosofi che hanno detto che lo Stato sono i cittadini; uno di questi era Giovanni Gentile, il teorico del fascismo, altri sono i teorici del comunismo, i teorici del nazionalsocialismo, i teorici dello stato totalitario. Lo stato liberaldemocratico è un insieme di istituzioni al servizio dei cittadini. Chi vuole controllare può leggere Raymond Aron (Applausi dei deputati dei gruppi Scelta Civica per l'Italia, Partito Democratico e Sinistra Ecologia Libertà).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Palese. Ne ha facoltà.

  ROCCO PALESE. Signor Presidente, ho chiesto la parola per alcune precisazioni che mi sembra doveroso effettuare, avendo fatto parte, fino al 15 marzo di quest'anno, dell'assemblea consiliare della regione Puglia. Aderisco subito al suo invito, quello di utilizzare un linguaggio istituzionale; non c’è dubbio, è vero che il MoVimento 5 Stelle nel mese di ottobre del 2012 ha consegnato una proposta di legge di iniziativa popolare al consiglio regionale, ma è pur vero che il consiglio regionale, indipendentemente da questa proposta – che comunque è stata tenuta presente anche nelle forme dovute e legittime di consultazione, con la partecipazione e con l'audizione – autonomamente, ha proceduto a legiferare, con la legge n. 34 del 30 novembre 2012 – ai colleghi adesso porterò anche una fotocopia così se la leggono – e con la quale c’è stata immediatamente l'attuazione di quelle che erano state le disposizioni del decreto-legge n. 173 del 10 ottobre del 2012 del Governo, poi convertito dalla legge n. 213 del 2012, adeguandoci ai parametri delle indennità. Sono tutte qui, presenti.
  Come se non bastasse c’è stata anche, a partire dal 1o gennaio 2013, l'abrogazione del vitalizio, dell'assegno di fine mandato e quant'altro. Questi sono gli atti, a chi dice esattamente cose che, a onor del vero, a mio modo di vedere, non corrispondono al vero.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole L'Abbate. Ne ha facoltà, per un minuto.

  GIUSEPPE L'ABBATE. Signor Presidente, vorrei ricordare solo ai colleghi che il taglio fatto alla regione Puglia è un taglio in realtà ridicolo e non ricopre quelle che erano le richieste dei cittadini con la proposta di legge popolare, che voleva un taglio del 50 per cento. Inoltre, voglio ricordare ai colleghi di SEL...

  PRESIDENTE. Si rivolga alla Presidenza.

  GIUSEPPE L'ABBATE. Sì, tramite lei: se non vi vergognate di prendere i rimborsi elettorali, perché Vendola, quando va nelle trasmissioni, ad esempio da Santoro – c’è un video su Youtube, lo potete vedere tutti –, dice che non prende rimborsi elettorali, dicendo il falso, poi puntualmente sbugiardato dai cittadini mostrando il bilancio di SEL on-line (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Quindi, se non vi vergognate di prendere i rimborsi elettorali ditelo; ditelo che li volete, che vi servono, altrimenti non prendeteli, è molto semplice (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Piras. Ne ha facoltà.

  MICHELE PIRAS. Signor Presidente, io sono figlio di operaio monoreddito e sono figlio di migranti, ed ho potuto far politica anche grazie alla lunga e buona tradizione della sinistra, degli istituzionali eletti con la sinistra, di versare al partito. È perciò che non mi vergogno ed anzi sono orgoglioso di fare altrettanto nella mia nuova veste, di versare al mio partito e di consentire Pag. 42anche ai figli dei non milionari di poter fare politica (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà).
   Seconda questione: non credo che nessuno di noi sia qua dentro aspettando lezioni di come si fa opposizione dall'onorevole Di Stefano, ma fra essere la stampella...

  PRESIDENTE. Concluda.

  MICHELE PIRAS. Concludo. Fra essere la stampella del Governo Letta ed essere la stampella della legge Bossi-Fini, io preferisco essere la stampella del Governo Letta (Applausi dei deputati dei gruppi Sinistra Ecologia Libertà e Partito Democratico) !

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Fantinati. Ne ha facoltà.

  MATTIA FANTINATI. Signor Presidente, io ho sentito parole come «coerenza», parole come «il MoVimento 5 Stelle non è preparato», oppure «è giovane». Allora una cronistoria ve la faccio io: nel 1993 i cittadini scelgono tramite un referendum abrogativo del finanziamento ai partiti; nel 1993 il Governo Amato introduce il contributo per le spese elettorali di 1.600 lire a persona; nel 1997 il Governo Prodi introduce il 4 per mille; nel 1999 il Governo D'Alema reintroduce il finanziamento pieno, da 1.600 a 4 mila lire a persona; nel 2002, PdL (passiamo dall'altra parte), il Governo Berlusconi converte il rimborso da 4 mila lire a 5 euro (forse non aveva ben capito quanto valesse un euro); nel 2006, il Governo Berlusconi introduce il rimborso garantito anche in caso di interruzione della legislatura; nel 2008, si raddoppia; nel 2012, Monti (non ci facciamo mancare niente) li riduce, ma i risparmi serviranno a coprire l'aumento delle detrazioni per le donazioni ai partiti. Ne manca uno, siamo solo noi, che senza una legge l'abbiamo restituito. Copiateci, se avete coraggio (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Brescia. Ne ha facoltà.

  GIUSEPPE BRESCIA. Signor Presidente, intanto volevo dire a questi che ci accusano del reato di clandestinità...

  PRESIDENTE. Lo dica alla Presidenza.

  GIUSEPPE BRESCIA. Sì. La proposta passata ieri era una proposta del MoVimento 5 Stelle, forse non vi siete accorti di questo (Commenti) ! Poi, volevo dire anche un'altra cosa riguardo ai rimborsi elettorali. Volevo dire che...

  PRESIDENTE. Colleghi, per favore. Onorevole Brescia, perdoni un istante. Colleghi, tanto per cominciare, permettiamo al collega Brescia di parlare. In secondo luogo, onorevole Brescia, la prego anche di attenersi al testo in esame. Colleghi, è di tutta evidenza che dobbiamo permettere al collega Brescia di intervenire.

  GIUSEPPE BRESCIA. Io mi attengo anche a quello che dicono gli altri, e dobbiamo rispondere. Comunque, attenendomi al provvedimento, voglio dire, rispondendo alle accuse che ci vengono dal collega Lattuca, che noi che la difendiamo la Costituzione sappiamo leggere l'articolo 75 che dice che c’è il referendum e che nel ’93 ha abolito, con il 90 per cento dei voti, il finanziamento pubblico ai partiti che solo nel ’94, pochi mesi dopo, i partiti hanno ripristinato, perché voi non ne potete fare a meno, perché sennò morireste, voi non esistereste senza...

  PRESIDENTE. Ha esaurito il suo tempo. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Colletti. Ne ha facoltà.

  ANDREA COLLETTI. Signor Presidente, innanzitutto mi faccia dire che siamo contenti che finalmente SEL abbia fatto outing nel dire che è connivente col Governo Letta, ma già lo sapevamo (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle); inoltre ringrazio il collega Buttiglione della sua semplificazione di ciò che è lo Stato, che lo Stato non è dei Pag. 43cittadini. Si vede che per voi lo Stato è cosa vostra, per noi no (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Si rivolga alla Presidenza.

  ANDREA COLLETTI. Il mio collega Fraccaro effettivamente ha sbagliato a parlare di «ladri», ha ragione. Infatti doveva parlare di appropriazione indebita, appropriazione indebita da parte dei partiti dei rimborsi elettorali, e poi mi domando, e domando a tutti, ma Lusi, ma di chi era amico Lusi ? E voi siete «col-Lusi» o non siete «col-Lusi» ? Rispondete (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Baroni. Ne ha facoltà.

  MASSIMO ENRICO BARONI. Signor Presidente, io volevo dichiararmi d'accordo con l'onorevole Lattuca nel momento in cui egli dice che è fiero, insomma, di appartenere a dei partiti che hanno fatto la storia della Repubblica italiana. Il problema è che omette di ricordare che in questa storia c’è anche la storia degli ultimi vent'anni in cui hanno svuotato le tasche dei cittadini (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Bonafede. Ne ha facoltà.

  ALFONSO BONAFEDE. Se io dicessi che i partiti, non rispettando il referendum del ’93, hanno rubato la sovranità popolare del 90 per cento dei cittadini italiani, qualcuno potrebbe dire che non è vero in questa Aula ? E se io dicessi che incassando a titolo di rimborso 4 o 5 volte quello che spendevano, i partiti hanno rubato oltre al significato di legalità anche i soldi degli italiani, qualcuno potrebbe dire che sto mentendo ? E se poi questi soldi sono serviti spesso ad alimentare scandali intollerabili, qualcuno potrebbe smentirmi se io dicessi che i partiti hanno rubato ogni brandello di credibilità alla politica italiana ? Allora, con queste premesse, non c’è da chiedersi se i partiti sono stati ladri del futuro e dei soldi dei cittadini, con queste premesse noi questo lo diamo per scontato. Il punto è se i partiti vogliono continuare ad esserlo o meno (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Ricciatti. Ne ha facoltà.

  LARA RICCIATTI. Signor Presidente, a titolo personale, vorrei farle una domanda: ho sentito in questo dibattito parlare di coerenza e di vergogna, ora io vorrei sapere, siccome sa, signor Presidente, in alcuni social network c’è chi usa le foto del profilo con bambini di colore, io vorrei sapere se in questo caso possiamo parlare di vergogna e di coerenza: usare una foto di quel tipo e essere accondiscendenti di un capo di partito che sostiene che l'abolizione del reato di clandestinità, portato fuori, porta, come consensi, numeri da prefisso telefonico (Applausi dei deputati dei gruppi Sinistra Ecologia Libertà e Partito Democratico) !

  PRESIDENTE. Non so a che cosa si riferisca, ad ogni buon conto ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Fraccaro. Ne ha facoltà.

  RICCARDO FRACCARO. Signor Presidente, vorrei ritornare un momento, se è possibile, nel merito dell'emendamento sul tema sanzioni, anche per rispondere...

  PRESIDENTE. Sarebbe auspicabile, anche perché rischia questo incrocio di... prego.

  RICCARDO FRACCARO. Concordo con lei, Presidente.
  Volevo invitarla, se possibile, a chiedere al collega Lattuca di rileggere bene l'emendamento e il testo su cui si fonda, perché Pag. 44in realtà il testo non tocca minimamente il problema della sanzione relativamente ai contributi volontari, ai finanziamenti volontari dei cittadini, ma fa riferimento solamente al 2 per mille; e questa sanzione è irrisoria, perché – guardiamoci in faccia, Presidente – chi dei cittadini oggi darebbe il proprio 2 per mille ai partiti, dopo tutte le bugie, dopo tutte le volte che le promesse sono state smentite ? Nessuno ! Quindi questa è una sanzione realmente irrisoria. Il grosso proverrà, in base a questo provvedimento, dai finanziamenti diretti, che, così come stabilito, saranno solamente provenienti dalle lobby e dai grandi centri di interessi; ed è questo che dobbiamo evitare, e che vogliamo evitare con questo emendamento. Quindi votare contro è un grave delitto, secondo noi (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Boccadutri. Ne ha facoltà, con la preghiera...

  SERGIO BOCCADUTRI. Signor Presidente, il tono pacato di Fraccaro mi è utile per dire che forse dovreste riconsiderare allora la vostra posizione sul finanziamento pubblico, visto che il pericolo sono le lobby !
  Mi permetto di ricordare che il presidente Vendola fece un errore effettivamente in quella trasmissione, e si poté appurare grazie al fatto che Sinistra Ecologia Libertà, senza che fosse previsto dalla legge, aveva pubblicato i suoi bilanci su Internet, e non soltanto una tabella excel di sei righe e due colonne (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà) ! E vorrei ricordare che quando Grillo ha detto che ha fatto la campagna elettorale grazie a molti fornitori che hanno fornito gratis servizi, spero ci siano le delibere e le iscrizioni in bilancio di quei servizi, perché c’è un articolo 7 della legge n. 195 del 1974 che dice che altrimenti si chiama finanziamento illecito ai partiti (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà).

  MASSIMILIANO FEDRIGA. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  MASSIMILIANO FEDRIGA. Signor Presidente, intervengo per capire se il dibattito verte sul disegno di legge che stiamo trattando, o sulla questione dell'emendamento approvato al Senato sul reato di immigrazione clandestina. Ce lo dica visto che fate intervenire tutti, perché altrimenti anche la Lega avrebbe molto da dire, ed incominciamo ad intervenire tutti.

  PRESIDENTE. Non ho dubbi. Non ho dubbi. Lei ha ragione, onorevole Fedriga.

  MASSIMILIANO FEDRIGA. Perché o entriamo nel merito, oppure ognuno dice quello che crede sull'argomento, tutti gli argomenti a disposizione.

  PRESIDENTE. Ha ragione, onorevole Fedriga: bisogna attenersi al merito del testo che stiamo per votare. Tra l'altro, come ha fatto giustamente l'onorevole Fraccaro, mi comunicano che c’è stato un errore nelle iscrizioni a parlare, nel senso che abbiamo dato due volte la parola all'onorevole Boccadutri, ed è obiettivamente (Commenti)... La Presidenza si scusa: è possibile, vi invito a vedere quanti sono stati gli interventi in questa fase. Anzi procediamo ulteriormente.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Cominardi. Ne ha facoltà; sempre con la preghiera di attenersi al testo, e non divagare su altri argomenti, altrimenti è di tutta evidenza che la protesta dell'onorevole Fedriga è giustificata: anche loro hanno il diritto di intervenire su qualunque cosa.

  CLAUDIO COMINARDI. Signor Presidente, vorrei far cadere un luogo comune, in quanto si dice spesso che la politica si deve fare almeno con un minimo di soldi, perché altrimenti quelli che, come il collega di SEL, sono figli di operai, non avrebbero mai potuto. Ecco, io sono la Pag. 45prova vivente del contrario, essendo anch'io figlio di operai: io sono qui avendo speso zero euro di soldi pubblici (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Quindi, un po’ di onestà ! La politica sta cambiando, la società sta cambiando, e anche la comunicazione: ci sono mille modi per fare campagna elettorale spendendo zero di soldi pubblici. Io non ho rubato un euro di soldi pubblici; voi (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) ?

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Sorial. Ne ha facoltà.

  GIRGIS GIORGIO SORIAL. Signor Presidente, sono contento innanzitutto di fare questo intervento con lei, perché mentre la guardo, e lei parla, per qualche motivo ho in mente l'immagine della Presidente Boldrini, e lei sa perché.
  A prescindere da questo, sull'emendamento...

  PRESIDENTE. Si attenga.

  GIRGIS GIORGIO SORIAL. Sull'emendamento, l'onorevole Piras di SEL ha detto che non si vergogna di dare i soldi al partito, lo capisco perché probabilmente si vergogna invece di darli alle piccole e medie imprese visto che noi avevamo proprio fatto un emendamento per cui i partiti, ma soprattutto i deputati, potevano erogare volontariamente parte dei propri stipendi e salari al Fondo delle piccole e medie imprese, e questo non è ancora successo. Quindi, probabilmente la vergogna si trova lì.
  Poi, proprio per il fatto che voi continuate a mantenere i vostri soldi e per quello che non avete fatto in questi anni, noi oggi siamo tutti più poveri, siamo tutti senza futuro e quindi siamo anche un po’ tutti clandestini (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  EMANUELE FIANO, Relatore per la maggioranza. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà. Io non ho altri iscritti, quindi lo poniamo in votazione dopo l'intervento del relatore per la maggioranza.

  EMANUELE FIANO, Relatore per la maggioranza. Signor Presidente, voglio esprimere la mia opinione perché ho ascoltato con rispettoso silenzio, come bisognerebbe sempre fare, le opinioni altrui, in particolare quelle dei colleghi 5 Stelle, le opinioni che tendono a demolire la legge che stiamo faticosamente discutendo e approvando in quest'Aula. Io trovo singolare che ai partiti che stanno cercando di approvare questa legge vengano rivolte le accuse di latrocinio, ruberia e malversazione nei giorni in cui noi, per la prima volta da molti anni, mettiamo delle regole in una legge che renderanno impossibile la vita dei partiti se non saranno i loro cittadini elettori a dare dei soldi. Non lo Stato, i cittadini elettori con la loro decisione di far vivere i loro partiti, che è un cambiamento radicale della situazione che voi state criticando. Questa legge è un cambiamento radicale, voi rivolgete critiche rivolte al passato ai partiti che per la prima volta vogliono cambiare questo metodo, aumentando i controlli, aumentando la rendicontazione, aumentando la trasparenza e dicendo che o arriveranno soldi dai cittadini o quei partiti non vivranno.

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Lombardi 7.8, con il parere contrario della Commissione e del Governo e con il parere favorevole del relatore di minoranza.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Luigi Di Maio, Benamati, Cassano, Gregori, Bechis...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

Pag. 46

   (Presenti  423   
   Votanti  419   
   Astenuti    4   
   Maggioranza  210   
    Hanno votato
 107    
    Hanno votato
no  312).    

  Passiamo alla votazione dell'emendamento Lombardi 7.400. C’è un invito al ritiro, che immagino non venga accettato.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Dadone. Ne ha facoltà.

  FABIANA DADONE. Signor Presidente, ovviamente non lo ritiriamo e intendo anche spiegarlo. Poiché la disciplina dell'articolo 7, comma 2, non prende in considerazione l'eventuale riscontro da parte della Commissione per la trasparenza di irregolarità contabili, la fruizione dei benefici previsti dal disegno di legge non risulta esclusa in alcun caso, neanche nell'ipotesi in cui tale irregolarità sia accertata in sede penale. L'assetto che deriverebbe dalla disciplina in esame dovrebbe essere valutato anche alla luce del rapporto Greco, che contiene un'espressa raccomandazione di rivedere le attuali sanzioni amministrative e penali relative a violazione delle norme in materia di finanziamento della politica, al fine di garantire che siano efficaci, proporzionate e dissuasive.
  Se al momento del controllo svolto dalla commissione sul rendiconto del partito si è concluso un procedimento penale in cui il tesoriere sia stato ritenuto responsabile per aver commesso irregolarità contabili, la Commissione deve cancellare il partito dalla seconda sezione del registro, in modo che non possa più usufruire del 2 per mille.
  Io, onestamente, non riesco a capire nemmeno l'invito al ritiro postomi dai relatori, visto che si tratta di accertamenti di irregolarità contabili in sede penale, per cui se neanche quelli bastano per non prendere i soldi, non so cosa bisogna dire (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Lombardi 7.400, con il parere contrario della Commissione e del Governo ed il parere favorevole del relatore di minoranza.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Ventricelli, Cassano, Baruffi, Gregori, Cani...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  414   
   Votanti  409   
   Astenuti    5   
   Maggioranza  205   
    Hanno votato
 106    
    Hanno votato
no  303).    

  Passiamo alla votazione dell'emendamento Lombardi 7.5.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Nuti. Ne ha facoltà.

  RICCARDO NUTI. Signor Presidente, il finanziamento dei partiti mediante il 2 per mille dell'imposta sul reddito delle persone fisiche consente al Governo di realizzare un meccanismo «malefico», ma ben congegnato. Partiamo dal presupposto che la sanzione prevista in questo articolo consiste nella cancellazione del partito dalla sezione del registro in cui deve essere iscritto per poter accedere al 2 per mille. Un esempio concreto può aiutarci a capire quello che si verificherebbe se passasse la norma, così come ideata dal Governo. Poniamo in ipotesi che la Commissione per la trasparenza, in data 16 giugno 2013, contesta al partito l'inottemperanza al dovere di presentare il rendiconto e i relativi allegati. Il partito inottemperante sarà cancellato dal registro per l'anno di imposta successivo al momento della contestazione; quindi il partito non potrà usufruire del 2 per mille dell'imposta sul reddito del contribuente del 2014, ma il 2 Pag. 47per mille dell'imposta sul reddito del 2013 e del 2012 confluirà tranquillamente nelle sue casse.
  Attraverso l'emendamento che qui proponiamo, invece, il partito inottemperante non ha diritto ad usufruire del 2 per mille dell'imposta sul reddito del 2013 e neanche del 2 per mille dell'imposta sul reddito del 2012 e la quota eventualmente optata dai contribuenti in favore dei partiti viene proporzionalmente ridotta e questa porzione confluisce nel fondo di ammortamento dei titoli di Stato.
  Lo scopo dell'emendamento è chiaramente quello di rendere effettive le sanzioni irrogate nei confronti dei partiti irregolari. Infatti, il disegno di legge del Governo abolisce tutto il dettagliato apparato sanzionatorio disposto dalla legge n. 96 del 2012, all'articolo 9, e lo sostituisce con sanzioni blande e poco incisive.
  Quindi, a questo punto, rivolgo ai colleghi relatori ed al collega, per esempio Fiano, che parlano tanto di sanzioni e così via: le sanzioni serie le volete applicare, sì o no ? E se non le volete applicare, ci dite perché, anziché continuare a prenderci in giro (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) ?

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Boccadutri. Ne ha facoltà.

  SERGIO BOCCADUTRI. Signor Presidente, quando si discute nel merito e non di propaganda, poi magari ci si ritrova, infatti noi voteremo a favore di questo emendamento perché coerente anche con la disciplina che si è avuta fino ad oggi e sui rimborsi elettorali effettivamente la sanzione si applicava immediatamente.
  C’è poi – ma ci arriveremo più avanti – all'articolo 10, una critica di fondo sul 2 per mille perché ritengo che noi stiamo passando da un sistema basato sul consenso ad uno basato sul censo. Si tratta sempre di risorse pubbliche. Prima venivano distribuite attraverso i risultati elettorali dai partiti alle elezioni; ora si distribuiscono sulla base invece delle dichiarazioni dei redditi dei sostenitori di partito.
  Questa è la critica di fondo che noi faremo poi sul 2 per mille ed è questa una critica di fondo che abbiamo fatto anche alla legge (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà).

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Lombardi 7.5, con il parere contrario della Commissione e del Governo, e il parere favorevole del relatore di minoranza.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Cassano, La Marca...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  410   
   Votanti  409   
   Astenuti    1   
   Maggioranza  205   
    Hanno votato
 134    
    Hanno votato
no  275).    

  Passiamo alla votazione dell'emendamento Lombardi 7.401, anch'esso con il parere contrario della Commissione e del Governo.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Fraccaro. Ne ha facoltà.

  RICCARDO FRACCARO. Signor Presidente, quanti emendamenti ci hanno bocciato fino adesso sulle sanzioni ? Tre, mi sembra Presidente. Tre su tre. Questo è difficile da giustificare. Un eventuale voto contrario sarebbe difficile da giustificare anche ai propri elettori – io credo – perché l'emendamento in commento riproduce tutte le fattispecie di inottemperanza agli obblighi di bilancio e di irregolarità contabili possibili per i partiti individuati dall'articolo 9, comma 10 e successivi della legge n. 96 del 2012 attualmente in vigore, legge approvata dalla stessa maggioranza che oggi supporta il Pag. 48nuovo Governo Letta-Alfano, quella che il Governo non ha inserito per una svista, quella che era colpa di uno scivolone della penna da parte di Letta. Ecco (piccola parentesi), c’è un Governo che si dimentica di introdurre le sanzioni all'interno di un disegno di legge, è lo stesso Governo che vorrebbe modificare più di sessanta articoli della Costituzione, derogando all'articolo 138 (chiusa parentesi). Comunque, per ognuna delle ipotesi elencate, si prevedono delle sanzioni amministrative adeguate – per modo di dire – alla gravità dei fatti commessi. Si tratta di ipotesi di irregolarità contabili consistenti essenzialmente in dichiarazioni di importi difformi dal vero. Una sanzione oggi non esiste in base a questo provvedimento. L'emendamento (cioè la legge che voi stessi l'anno scorso avete approvato) si propone di punire i partiti che commettono tali fatti attraverso la decurtazione di quanto ad essi spettante a titolo di contribuzione indiretta volontaria o a titolo di erogazioni liberali fiscalmente agevolate.
  Per quanto noi riteniamo che si tratti di sanzioni non del tutto efficaci (quindi non siamo neanche noi del tutto a favore di questa posizione), quanto meno esse hanno il vantaggio di lasciare invariato lo status quo, dato che ripropongono le sanzioni contenute nella legge che voi avete votato l'anno scorso. Quindi non si realizza quell'enorme passo indietro che si verificherebbe se entrasse in vigore il DDL così com’è stato consegnato dal Governo. Almeno cerchiamo di rispettare i moniti del Consiglio d'Europa, che solo un anno fa raccomandava al nostro Paese di adottare misure più incisive in merito a controlli e sanzioni ai partiti con bilanci irregolari. Quindi ascoltiamo l'Europa anche in queste cose, non solo quando chiede il pareggio di bilancio (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Bressa. Ne ha facoltà.

  GIANCLAUDIO BRESSA. Signor Presidente, devo dare atto ai colleghi del MoVimento 5 Stelle di avere fatto un lavoro molto serio in Commissione, e va riconosciuto a loro il merito (per esempio io non me ne ero accorto) di quello che l'onorevole Fraccaro ha definito adesso uno scivolone e una svista.
  Scivolone e svista che si è dimostrata essere tale perché, con gli emendamenti successivi a quello che stiamo votando, gli identici emendamenti Roberta Agostini 7.402 e Boccadutri 7.403, si recuperano esattamente tutte le sanzioni previste dalla legge n. 96 del 2012, dall'articolo 9, commi 8 e seguenti, che sono, però, compatibili con il nuovo sistema che stiamo introducendo. Infatti, noi non dobbiamo mai dimenticarci che stiamo facendo un passaggio epocale: stiamo passando dalla contribuzione diretta da parte dello Stato a forme di contribuzione indiretta e a forme di detrazioni.
  Ora, per rispondere anche ad alcune delle considerazioni che aveva fatto la collega Dadone, è del tutto evidente che noi possiamo fare riferimento solo a quella parte che figura essere un contributo diretto, anche se in forma indiretta per come avviene, perché la scelta è affidata alla libera responsabilità del cittadino, e che lo Stato ha nella sua disponibilità: il 2 per mille.
  È del tutto evidente che noi non possiamo immaginare di intervenire sulla parte delle erogazioni liberali, perché quelle sono atti di liberalità che il codice civile regolamenta in maniera molto chiara ed è evidente che, in quel caso, il beneficio fiscale è per il donante, non è per qualcun altro. Quindi, che cosa facciamo ? Ci rifacciamo singolarmente su tutti quelli che hanno donato e, poiché la donazione è stata falsamente trascritta o erroneamente trascritta dal partito, gli chiediamo indietro la detrazione fiscale ? Voi capite che questo non è possibile !
  Allora, io inviterei l'Aula a riflettere sulla sostanza delle norme, sul grande elemento di novità che questa legge comporta, e vorrei che lo facessimo con un minimo di libertà mentale e che non fossimo prigionieri degli schemi. Infatti, qui nessuno sta cercando di imbrogliare il Pag. 49Paese, nessuno sta cercando di appropriarsi di risorse pubbliche. Stiamo cercando di fare un passo in avanti nella civiltà delle relazioni tra Stato e cittadini.
  E permettetemi una nota solo sottilmente polemica: colleghi del MoVimento 5 Stelle, voi non siete gli sceriffi del Parlamento (Commenti dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) ! Mi rivolgo direttamente a voi perché siete dei colleghi, non è che vi sto insultando.

  PRESIDENTE. Onorevole Bressa, si rivolga alla Presidenza, così evitiamo polemiche inutili.

  GIANCLAUDIO BRESSA. Mi rivolgo alla Presidenza perché possa far arrivare questo messaggio ai colleghi del MoVimento 5 Stelle: non siete gli sceriffi del Parlamento; viste le recenti performance, al massimo, siete chiacchiere e distintivo (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico – Commenti dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) !

  PRESIDENTE. Ecco, appunto: era meglio rivolgersi alla Presidenza !
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Boccadutri. Ne ha facoltà.

  SERGIO BOCCADUTRI. Signor Presidente, intervengo soltanto per esplicitare che il gruppo di SEL voterà contro questo emendamento, non perché non ne condivida lo spirito, ma perché ha presentato due emendamenti che, sostanzialmente, lo ricalcano e che migliorano alcune cose, in particolare sul versante delle somme destinate alle attività per la partecipazione attiva delle donne nella politica.
  La collega Nicchi, su questo punto, ha fatto un suo intervento molto lungo. Sostanzialmente, con il successivo emendamento noi raddoppiamo le somme, che attualmente sono previste, dal 5 al 10 per cento; per questo motivo, riterrei di votare i nostri emendamenti, che, ovviamente, sono in concorrenza con questo.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Castelli. Ne ha facoltà.

  LAURA CASTELLI. Signor Presidente, quando si parla di versamenti liberali o volontari, non si può non guardare dentro i bilanci del Partito Democratico e leggere le somme versate da parte di Coop Costruzioni, che ha aziende partecipate e controllate che sono dentro il famoso Consorzio Cooperative Costruzioni.
  Questa grande cooperativa rossa bolognese è considerata dai PM che indagano sui grossi scandali il braccio finanziario del partitone progressista (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
  La stessa che fu salvata da Monti e Severino con l'ultima finta legge anticorruzione. Ma poi c’è anche la G7 che ha dato diecimila euro al Partito Democratico e che è partecipata da Coopsette, altra cooperativa rossa nota alle cronache per gli scandali legati alla ricostruzione delle città terremotate dell'Emilia e che vedono coinvolta la povera collega Lorenzetti. Ma Coopsette è anche capofila della società che ha vinto la gara per realizzare il nodo ferroviario del TAV (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Crippa.

  DAVIDE CRIPPA. Signor Presidente, volevo un attimino chiedermi perché i colleghi del PD non appoggiano questo emendamento, in quanto, se alla fine andiamo a specificare meglio alcuni tipi di sanzioni, direi che non ci deve essere nessun ostacolo. Forse perché, per riuscire a dare nella XV legislatura l'incarico di segretario di Giunta all'onorevole Lusi e, nella XVI legislatura, sempre l'onorevole Lusi a vicepresidente della Commissione Bilancio, allora probabilmente hanno qualche reminescenza che qualcuno al loro interno possa comportarsi nella medesima maniera, cioè creare una contabilità parallela di società fittizie su cui finivano i rimborsi elettorali, su cui finivano le spese del partito. Stiamo parlando di un iscritto nell'Ulivo e nel PD, coalizione Unione – Italia dei valori. Allora, provate a uscire da questi schemi, se ce la Pag. 50fate. Secondo me, no (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Si rivolga alla Presidenza, onorevole.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Baroni. Ne ha facoltà.

  MASSIMO ENRICO BARONI. Gentile Presidente, dato che normalmente chi si affaccia nel terreno dell'illegalità lascia sempre delle tracce, a volte sono anche tracce estremamente evidenti, vorrei ricordare a chi ha detto che siamo solo chiacchiere e distintivo che la persona che ha fatto questa citazione era all'interno di un film che si intitola «Gli Intoccabili». Non vorrei che magari nella prossima legislatura si ritrovasse con il niente intorno (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Argentin. Ne ha facoltà, per un minuto.

  ILEANA ARGENTIN. Signor Presidente, intervengo a titolo personale per dire che i finanziamenti ai partiti sono senz'altro una cosa importante e sicuramente trasparenza e civiltà ci permettono di essere qui, oggi, a discuterne. Credo però che sia necessario che pur dicendo «Sì, Lusi era del PD» – sì Lusi ha sbagliato e sta pagando, però, e mi pare giusto e corretto – io credo che dovremmo andare avanti perché i cittadini, così come spesso avviene che il Movimento 5 Stelle ricordi, hanno bisogni reali e concreti e molte volte – mi permetta e mi conceda oneri e onori di quanto dico – dei finanziamenti ai partiti, gliene frega veramente poco, messi in questi termini, perché hanno dei bisogni che vanno al di là di queste discussioni e hanno la necessità di cose concrete.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto a titolo personale, l'onorevole Nuti. Ne ha facoltà.

  RICCARDO NUTI. Grazie Presidente !

  PRESIDENTE. Presidente Nuti, lei ha una voce piuttosto importante. Se affronta il microfono con questo entusiasmo, noi perdiamo l'udito.

  RICCARDO NUTI. Signor Presidente, la prima domanda è: ma se questo argomento è inutile, allora perché stiamo facendo una legge su questo argomento ? Non si capisce (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Stiamo facendo questa legge per cercare, molto vagamente, di prendere in giro gli italiani per dire: «Abbiamo abolito il finanziamento pubblico ai partiti, in modo da trovare delle risorse da poter destinare ad altri problemi». Questo è il senso. Poi il fatto che in realtà non viene abolito niente, questo è un altro discorso. Ma a me, come dire, mi sovviene una singolarità, perché quando il mio collega dice, questa mattina, «ladri», viene ovviamente redarguito e c’è la reazione a mo’ di bestie. Questo è stato. Ed è sbagliato.

  PRESIDENTE. Onorevole Nuti, non c’è nessun ladro e nessuna bestia qui. C’è una reazione su una provocazione che viene cercata.

  RICCARDO NUTI. E abbiamo già chiuso l'argomento. Ma quando viene sollecitato il fatto che non ci sono delle sanzioni, viene ammesso dal collega Bressa che effettivamente non ci sono delle sanzioni, e lo abbiamo fatto notare noi. Quando diciamo: «ok, allora approviamo questo emendamento», e poi dicono: «no, perché tanto c’è il nostro, non si capisce perché non approvarlo», a quel punto poi...

  PRESIDENTE. Concluda.

  RICCARDO NUTI. ... riceviamo l'accusa – concludo – di chiacchiere e distintivo e la Presidenza non dice niente, perché noi ovviamente non abbiamo reagito come bestie.Pag. 51
  Allora, mi vien da dire e da ricordare il film «Il giorno della civetta», dove alcuni venivano definiti quaquaraquà perché dicono le cose e poi se ne vanno e non hanno neanche il coraggio di ascoltare le risposte: quaquaraquà (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) !

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Rosato. Ne ha facoltà.

  ETTORE ROSATO. Signor Presidente, intervengo sull'emendamento perché mi ha molto colpito il ragionamento che faceva il collega Nuti sull'inutilità delle leggi e sui quaquaraquà. Allora, ne volevo citare una, che è l'articolo 12 della legge 6 luglio 2012, n. 96, che introduce l'obbligo, in generale sui movimenti politici, per i tesorieri e coloro che svolgono funzione di tesoriere o comunque coloro che sono titolari dei partiti o dei movimenti politici, di depositare la dichiarazione dei redditi e patrimoniale presso la Presidenza del Consiglio. C’è un unico partito o movimento politico in questo Paese, il cui titolare non ha presentato la dichiarazione patrimoniale o la dichiarazione dei redditi e questo è Beppe Grillo, il quaquaraquà. Questo è quello che succede (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico, Scelta Civica per l'Italia e Sinistra Ecologia Libertà).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole D'Ambrosio. Ne ha facoltà, per un minuto.

  GIUSEPPE D'AMBROSIO. Signor Presidente, una piccola parentesi, visto che comunque mi attengo all'emendamento e parliamo di soldi.

  PRESIDENTE. Onorevole d'Ambrosio, dalla piccola parentesi le ricordo di attenersi al testo, di rivolgersi alla Presidenza e di utilizzare un certo linguaggio, lo dico preventivamente.

  GIUSEPPE D'AMBROSIO. Presidente, credo che anche in questo caso ci attenevamo al testo e quindi mi attengo al testo.

  PRESIDENTE. So che lei è molto sensibile.

  GIUSEPPE D'AMBROSIO. Grazie, Presidente, abbiamo una sensibilità in comune evidentemente.

  PRESIDENTE. Non c’è dubbio.

  GIUSEPPE D'AMBROSIO. Presidente, come dicevo, in merito ai colleghi di SEL che parlavano della Puglia e di quelli che erano gli scandali della Puglia, io voglio ricordare gli scandali sanitari in Puglia legati alla giunta e quindi magari qualcuno che poteva dimettersi ed andavamo ad elezioni. Voglio ricordare 20.000 firme di pugliesi per l'adeguamento degli stipendi, avvenuto soltanto grazie al «decreto Monti» e per la metà di quello che richiedevano i cittadini pugliesi.
  Vengo all'emendamento, Presidente, l'emendamento che parla dei limiti di spesa. Io volevo ricordare soltanto una cosa a chi oggi parla e attacca Beppe Grillo e attacca il MoVimento 5 Stelle: il MoVimento 5 Stelle in questa campagna elettorale, pur avendo raccolto da donazioni di cittadini oltre 700.000 euro – e termino Presidente – ha speso 350.000 euro, quindi 40 centesimi a voto, donando i restanti alla ricostruzione della palestra di Mirandola. Non abbiamo preso un euro dei finanziamenti ai partiti (42 milioni di euro), pertanto possiamo fare i moralizzatori e prima di parlare del MoVimento 5 Stelle e di Beppe Grillo sciacquatevi la bocca (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle – Commenti di deputati del gruppo Partito Democratico) !

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Toninelli. Ne ha facoltà.

  DANILO TONINELLI. Signor Presidente, fa piacere che il collega Rosato conosca bene la legge n. 96, ma devo Pag. 52ricordare al collega Rosato che, secondo l'articolo 3 della legge n. 96, i partiti che intendono usufruire dei rimborsi per le spese elettorali e quindi del finanziamento diretto devono fare un'apposita richiesta scritta all'Ufficio di Presidenza di questa Camera e del Senato. Il MoVimento 5 Stelle questa richiesta non l'ha fatta perché i soldi non li voleva e i soldi non li ha mai presi. Quindi probabilmente si è dimenticato un passaggio molto più importante (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Ruocco. Ne ha facoltà.

  CARLA RUOCCO. Ma è veramente da indignarsi il modo raffazzonato...

  PRESIDENTE. Si rivolga alla Presidenza, onorevole Ruocco.

  CARLA RUOCCO. .... il modo raffazzonato di citare testi normativi dei quali non si conosce o si mente sapendo di mentire (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Lombardi 7.401, con il parere contrario della Commissione e del Governo e con il parere favorevole del relatore di minoranza.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Locatelli...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  387   
   Votanti  384   
   Astenuti    3   
   Maggioranza  193   
    Hanno votato
 101    
    Hanno votato
no  283).    

  Passiamo alla votazione degli identici emendamenti Roberta Agostini 7.402 e Boccadutri 7.403.
  Se ho ben compreso, la proposta di riformulazione avanzata dal relatore è nel senso di sopprimere il comma 2-quinquies e di sostituire al comma 2-octies le parole: «come modificato dalla presente legge e dal presente articolo» con le seguenti: «come modificato dalla presente legge e salvo quanto previsto dal presente articolo». Prendo atto che è corretto. Prendo atto che i presentatori accolgono la riformulazione degli identici emendamenti Roberta Agostini 7.402 e Boccadutri 7.403, proposta dal relatore per la maggioranza.
  Passiamo dunque ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti Roberta Agostini 7.402 e Boccadutri 7.403, nel testo riformulato, con il parere favorevole della Commissione e del Governo e con il parere contrario del relatore di minoranza.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

   (Presenti  382   
   Votanti  379   
   Astenuti    3   
   Maggioranza  190   
    Hanno votato
 290    
    Hanno votato
no   89).    

  Essendo sostanzialmente giunti alle ore 18, orario a partire dal quale la Conferenza dei presidenti di gruppo ha previsto lo svolgimento della discussione sulle linee generali del decreto-legge in materia di IMU, interrompiamo a questo punto l'esame del provvedimento, che è rinviato alla prossima settimana. A questo punto, sospendiamo la seduta, che riprenderà alle ore 18.

  La seduta, sospesa alle 17,55, è ripresa alle 18,10.

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PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE MARINA SERENI

Discussione del disegno di legge: Conversione in legge del decreto-legge 31 agosto 2013, n. 102, recante disposizioni urgenti in materia di IMU, di altra fiscalità immobiliare, di sostegno alle politiche abitative e di finanza locale, nonché di cassa integrazione guadagni e di trattamenti pensionistici (A.C. 1544-A).

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione del disegno di legge n. 1544-A: Conversione in legge del decreto-legge 31 agosto 2013, n. 102, recante disposizioni urgenti in materia di IMU, di altra fiscalità immobiliare, di sostegno alle politiche abitative e di finanza locale, nonché di cassa integrazione guadagni e di trattamenti pensionistici.
  Ricordo che nella seduta dell'11 settembre 2013 è stata respinta la pregiudiziale Nuti ed altri n. 1.

(Discussione sulle linee generali – A.C. 1544-A)

  PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione sulle linee generali.
  Avverto che i presidenti dei gruppi parlamentari Sinistra Ecologia Libertà, Scelta Civica per l'Italia, MoVimento 5 Stelle e Partito Democratico ne hanno chiesto l'ampliamento senza limitazioni nelle iscrizioni a parlare, ai sensi dell'articolo 83, comma 2, del Regolamento.
  Avverto, altresì, che la V Commissione (Bilancio) e la VI Commissione (Finanze) si intendono autorizzate a riferire oralmente.
  Ha facoltà di intervenire il relatore per la V Commissione (Bilancio), deputato Palese.

  ROCCO PALESE, Relatore per la V Commissione. Signor Presidente, onorevoli colleghi, il decreto-legge dispone l'abolizione definitiva per il 2013 della prima rata IMU per le abitazioni principali e per altre categorie di immobili, nonché l'impegno nella relazione della copertura anche per l'eliminazione della seconda rata IMU, che dovrà essere affrontata nell'esercizio finanziario del 2013.
  Le altre disposizioni del decreto-legge riguardano: misure per riattivare il circuito del credito, anche attraverso il coinvolgimento della Cassa depositi e prestiti e mettere in moto politiche abitative con il sostegno di mutui meritevoli di intervento sociale; la riduzione della cedolare secca, cioè della tassazione dell'aliquota agevolata sugli affitti di immobili adibiti ad uso abitativo, limitatamente agli affitti per i quali il canone è inferiore al prezzo di mercato, dato che le condizioni contrattuali devono conformarsi agli accordi sindacali stabiliti a livello territoriale, il cosiddetto canone concordato; la possibilità per i comuni di calcolare la TARES, cioè il nuovo tributo sui rifiuti e i servizi che ha sostituito la TARSU e la TIA, per il 2013, in deroga alla normativa vigente, seppure nel rispetto del principio «chi inquina paga» e assicurando in ogni caso la copertura integrale dei costi di investimento e di esercizio relativi al servizio; un incremento di circa 7 miliardi di euro per il pagamento dei debiti delle pubbliche amministrazioni alle imprese, cifra che si aggiunge alla ben nota iniezione che il Governo ha prodotto, in quest'ultimo periodo, di 20 miliardi per l'anno 2013 e di ulteriori 20 miliardi per l'anno 2014; il rifinanziamento degli ammortizzatori sociali e l'adozione di ulteriori misure di salvaguardia in materia di trattamenti pensionistici a favore dei cosiddetti esodati. Sono misure queste due che, anche nel corso dell'esercizio finanziario 2013 di quest'anno, hanno sicuramente necessità, in particolare il rifinanziamento degli ammortizzatori sociali in deroga, di ulteriori risorse, e ci auguriamo che il Governo provveda a far ciò.
  Tra le misure volte ad assicurare la copertura del decreto-legge si segnalano inoltre: la riduzione del limite per la detraibilità dei premi di assicurazione Pag. 54sulla vita e contro gli infortuni a 630 euro per l'anno 2013 e a 230 euro a decorrere dal 2014, a fronte di un limite pari a 1.291,14 euro previsto dalla legislazione vigente. A tal riguardo, a seguito di un'ampia tornata di consultazioni, insieme ai presidenti e alle due Commissioni bilancio e finanze e al collega relatore, Marco Causi, abbiamo avuto un confronto nelle audizioni molto serrato, che ha prodotto anche una serie di proposte all'interno dell'esame delle Commissioni: mi riferisco, in particolare, a tutti gli emendamenti e, in particolare, una parte corposa riguarda anche e, soprattutto, questa misura, dove c’è anche la disponibilità, nel corso delle riunioni che avrà il Comitato dei nove, di riformularla tecnicamente, considerando anche questi limiti. E ancora: la possibilità per i concessionari del gioco lecito condannati dalla Corte dei conti al pagamento di circa 2,4 miliardi di euro per non aver collegato gli apparecchi da gioco alla rete dei monopoli di Stato di definire la condanna per danno erariale, pagando una sanzione ridotta pari a circa 600 milioni di euro.
  Anche questa misura necessita di ulteriore riflessione a seguito dell'audizione che abbiamo avuto con la Corte dei conti e anche a seguito di una rivisitazione della stessa norma, poiché nel decreto-legge adottato ieri sera dal Consiglio dei ministri già si intravedono delle novità proprio a seguito delle riflessioni che si sono avute all'interno della discussione nelle due Commissioni e dei confronti, ma anche e soprattutto dell'audizione che è avvenuta con l'attuale presidente della Corte dei conti.
  Per quanto riguarda l'IMU si è deciso di demandare alla legge di stabilità la riforma complessiva dell'imposizione immobiliare che, secondo quanto dichiarato dal Governo nella Nota di aggiornamento al DEF, sarà realizzata in una ottica di maggiore equità, eliminando le penalizzazioni per le fasce più deboli, così come è anche raccomandato in sede internazionale. Il passaggio dall'IMU alla cosiddetta service tax consentirà di consolidare il decentramento fiscale, mantenendo la parte di imposizione sull'immobile e introducendo la componente diretta a tassare i servizi indivisibili o la gestione dei rifiuti. Con la service tax si passerà alla tassazione dei consumi oltre che del possesso, con l'applicazione non solo al proprietario, ma anche al locatario dell'immobile, limitatamente alla componente di utilizzo del bene. Si intende anche restituire ai comuni la base immobiliare propria territoriale e conferire loro la piena facoltà di rimodulare agevolazioni e aliquote all'interno di un massimale nazionale.
  Non c’è dubbio che questa parte del decreto-legge, agli articoli 1 e 2, riguardante l'eliminazione della prima rata dell'IMU e anche, sostanzialmente, la predisposizione all'eliminazione totale per l'anno 2013 dell'IMU, sia stata la parte che più ha avuto necessità di essere confrontata all'interno delle audizioni e all'interno anche delle Commissioni. È noto anche che una parte politica della maggioranza abbia avanzato delle proposte diverse, non condivise dall'altra parte politica, e che poi, alla fine, la sintesi è stata sostanzialmente quella di un mantenimento di quello che era stato un lavoro di grande mediazione e predisposizione della maggioranza che sostiene il Governo, ma anche del Governo stesso, nel testo base. Ad onor del vero, è ancora presente all'interno delle Commissioni, ma è stata annunciata anche all'interno dell'Aula, la proposta dei colleghi di Scelta Civica che ancora rimane in piedi rispetto a una possibile rimodulazione contenuta nel testo base.
  Le Commissioni riunite bilancio e finanze hanno terminato l'esame del provvedimento in sede referente solo ieri pomeriggio. Tra le principali modifiche approvate, segnalo in primo luogo la norma volta a risolvere l'annosa questione dei fabbricati rurali. Più in dettaglio si dispone che le domande di variazione catastale volte al riconoscimento della ruralità degli immobili ai fini ICI ed IMU, presentate ai sensi del decreto-legge n. 70 del 2011, nonché l'inserimento negli atti catastali della relativa annotazione, abbiano Pag. 55valenza retroattiva e dunque producano gli effetti previsti ai fini del requisito di ruralità a decorrere dal terzo anno antecedente alla presentazione della domanda stessa. Poiché, come è noto, la disciplina ICI escludeva del pagamento delle imposte i fabbricati per i quali ricorrono i requisiti di ruralità, tali effetti si sostanziano nell'esenzione, per il periodo di riferimento, dall'ICI.
  Ricordo, invece, che ai fini IMU il decreto-legge oggi all'esame dell'Assemblea prevede l'abolizione definitiva per il 2013 della prima rata, oltre che per l'abitazione principale, anche per i terreni agricoli e i fabbricati rurali mentre, a regime, i fabbricati rurali risultano assoggettati all'IMU; se si tratta di fabbricati ad uso abitativo essi scontano l'IMU nelle modalità ordinarie. Dunque, anche ove ricorrano le condizioni di legge secondo le disposizioni previste per l'abitazione principale, per i fabbricati rurali e strumentali si prevede una aliquota ridotta allo 0,2 per cento, con facoltà dei comuni di diminuirla ulteriormente fino allo 0,1 per cento. Sono esenti dall'imposta i fabbricati rurali ad uso strumentale ubicati nei comuni montani o parzialmente montani.
  L'articolo 3, comma 2-bis, riguarda il recupero del maggior gettito IMU nei comuni delle regioni a statuto speciale Friuli Venezia Giulia e Valle d'Aosta e delle province autonome di Trento e Bolzano. Tale nuovo comma dispone in particolare che la compensazione del minor gettito IMU derivante dalle disposizioni recate dagli articoli 1 e 2 del decreto-legge in esame dovrà avvenire attraverso il minor accantonamento a valere sulle quote di compartecipazione ai tributi erariali, ai sensi dell'articolo 13, comma 17, del decreto-legge n. 201 del 2011.
  Anche con riguardo alla Tares (articolo 5), nelle more dell'introduzione della service tax, le modifiche apportate in sede referente hanno riguardato sostanzialmente le modalità di determinazione del tributo per l'anno 2013, consentendo ai comuni di applicare modalità analoghe a quelle utilizzate per il 2012. In ogni caso, per i comuni impegnati a stimare il costo del servizio, è stato specificato che tale costo deve comprendere, laddove possibile, anche il costo delle operazioni di riciclo.
  In sede di determinazione della tariffa, occorrerà tenere conto della capacità contributiva della famiglia, anche attraverso l'applicazione dell'ISEE, e prevedere esenzioni per i quantitativi di rifiuti avviati all'auto-compostaggio. Sono altresì esclusi i costi relativi ai rifiuti speciali al cui smaltimento provvedono a proprie spese i relativi produttori. Il consiglio comunale può inoltre deliberare ulteriori agevolazioni ripartendo l'onere sull'intera platea dei contribuenti, ovvero attraverso apposite autorizzazioni di spesa che non possono eccedere il limite del sette per cento del costo complessivo del servizio. Per l'anno 2013 non si applicano le sanzioni previste in caso di versamento insufficiente, qualora il comune non abbia provveduto all'invio ai contribuenti dei modelli di pagamento pre-compilati. L'autorità competente ad approvare il piano finanziario del servizio di gestione dei rifiuti urbani, redatto dal soggetto che svolge il servizio stesso, è chiaramente individuata nel consiglio comunale ovvero nell'autorità competente a norma delle leggi vigenti in materia (la norma vigente fa un generico riferimento solo alla «autorità competente»).
  Per quanto riguarda le misure di sostegno all'accesso all'abitazione e al settore immobiliare (articolo 6) le modifiche introdotte in sede referente chiariscono che la maggiore disponibilità finanziaria concessa alle banche, mediante l'intervento di Cassa depositi e prestiti, deve essere destinata all'erogazione di nuovi finanziamenti per l'acquisto dell'abitazione principale, preferibilmente appartenente ad una delle classi energetiche A, B o C, e per interventi di ristrutturazione ed efficientamento energetico, con priorità per le giovani coppie e le famiglie numerose. Inoltre, i minori differenziali sui tassi di interesse in favore delle banche dovranno obbligatoriamente essere trasferiti sul costo del mutuo a vantaggio dei mutuatari.
  Al fine di sostenere l'accesso all'affitto per le famiglie più svantaggiate, è stata Pag. 56aumentata a 50 milioni di euro la disponibilità del Fondo locazioni per ciascuno degli anni 2014 e 2015. Si tratta di una misura molto importante, che ho grande piacere di evidenziare, in quanto sarà una misura che avrà un grande impatto sul territorio, un risultato eccezionale soprattutto nei confronti delle famiglie più povere ed indigenti.
  Ricordo che la norma ha rifinanziato anche il Fondo di solidarietà per i mutui per l'acquisto della prima casa e il Fondo per l'accesso al credito per l'acquisto della prima casa, ed ha istituito il Fondo destinato agli inquilini morosi incolpevoli. Nel corso dell'esame, in sede referente, sono state introdotte ulteriori disposizioni integrative volte a disciplinare i criteri per il riparto delle risorse di questo nuovo fondo. È stato, infatti, inserito un periodo che prevede l'assegnazione prioritaria delle risorse del fondo alle regioni che abbiano emanato norme per la riduzione del disagio abitativo, che prevedono percorsi di accompagnamento sociale per i soggetti sottoposti a sfratto, anche attraverso organismi comunali. A tal fine viene previsto che le prefetture adottino misure di graduazione programmata dell'intervento della forza pubblica nell'esecuzione dei provvedimenti di sfratto. Un ulteriore periodo aggiuntivo dispone che con decreto interministeriale sono stabiliti i criteri e le priorità da rispettare nei provvedimenti comunali che dettano le condizioni di morosità incolpevole, che consentono l'accesso ai contributi.
  Con la modifica approvata al comma 1 dell'articolo 8, il differimento al 30 novembre 2013 del termine per la deliberazione del bilancio annuale di previsione degli enti locali, ivi previsto, si applica anche agli enti in dissesto. In virtù della modifica sopra commentata, dunque, agli enti dissestati si applicherebbe il termine del 30 novembre 2013 per la deliberazione del bilancio di previsione stabilmente riequilibrato, in deroga alla ordinaria tempistica del testo unico degli enti locali (D.Lgs. n. 267 del 2000). In tal senso è auspicabile che nei prossimi esercizi finanziari non si verifichi più la pessima anomalia dei comuni che presentano il bilancio di previsione a fine anno, in quanto, alla fine, si tratta in sostanza più di un bilancio consuntivo piuttosto che di previsione.
  Il comma 9-bis dell'articolo 9 riguarda i termini per l'approvazione del rendiconto e del bilancio di esercizio per gli enti locali e le regioni che partecipano alla fase di sperimentazione dell'armonizzazione dei sistemi contabili, finalizzata alla corretta entrata a regime della nuova disciplina. In particolare, la norma dispone che il rendiconto o il bilancio di esercizio degli enti in sperimentazione sia: 1) approvato dalla giunta o dall'organo esecutivo entro il 30 aprile dell'anno successivo (primo periodo); 2) approvato dalla regione e dall'ente locale, rispettivamente, entro il 31 luglio e il 31 maggio dell'anno successivo (secondo periodo).
  La norma si pone come una disposizione a regime che innova rispetto alla legislazione vigente in materia recata dall'articolo 18 del decreto legislativo 23 giugno 2011, n. 118, recante la disciplina per l'armonizzazione dei sistemi contabili e degli schemi di bilancio delle regioni e degli enti locali.
  Il comma 9-ter dell'articolo 9, anch'esso introdotto in sede referente, novella l'articolo 147-quinquies del testo unico delle leggi sull'ordinamento degli enti locali, di cui al decreto legislativo n. 267 del 2000, relativo ai controlli interni degli enti locali sulle società partecipate non quotate, ed è finalizzato a posticipare all'anno 2015, per tutti gli enti locali, il termine a decorrere dal quale vige per essi l'obbligo di rilevare mediante bilancio consolidato i risultati complessivi della gestione con le società partecipate e aziende.
  In relazione all'articolo 11, in materia di cosiddetti lavoratori esodati, è stato introdotto l'obbligo per l'INPS di provvedere alla pubblicazione sul proprio sito Internet – in forma aggregata al fine di rispettare le vigenti disposizioni in materia di tutela dei dati personali – dei dati raccolti a seguito dell'attività di monitoraggio, con evidenza delle domande accolte, respinte e relative motivazioni.Pag. 57
  Nell'esprimere una valutazione positiva sul provvedimento e sul lavoro svolto dalle Commissioni riunite bilancio e finanze, desidero rivolgere chiaramente un sincero ringraziamento a tutti i colleghi che hanno preso parte all'esame in sede referente, che ha visto impegnati veramente in maniera notevole con una serie enorme di sedute un po’ tutti, compresi gli uffici preposti alle due Commissioni, a cui va anche un ringraziamento per l'assistenza continua con orari anche al di fuori degli orari di servizio, perché abbiamo fatto anche delle sedute notturne per poter portare all'attenzione del Parlamento, dell'Aula, questo decreto-legge per la sua conversione. Esso è molto importante e riguarda soprattutto e in particolare il bene della casa, non solo per quello che è il problema della tassazione, ma anche altri provvedimenti importanti che sono stati inseriti, come la cassa integrazione, gli esodati e una serie di altre misure che poco fa elencavo. Quindi, sicuramente qui ci sarà un grande confronto, grandi contributi su cui si offre la possibilità chiaramente all'Aula di ulteriori considerazioni e ulteriori miglioramenti che sicuramente ci saranno.

  PRESIDENTE. Ha facoltà di intervenire il relatore per la VI Commissione (Finanze), deputato Marco Causi.

  MARCO CAUSI, Relatore per la VI Commissione. Signor Presidente, il decreto-legge dispone l'abolizione definitiva per il 2013 della prima rata IMU sulle abitazioni principali e per altre categorie di immobili, ma prima di parlare di questo aspetto del decreto-legge, Presidente, mi lasci brevemente riassumere le numerose e importanti misure positive che sono contenute in questo decreto-legge per quanto riguarda da un lato le politiche abitative, dall'altro lato gli ammortizzatori sociali e, dall'altro lato ancora, il pagamento dei debiti delle pubbliche amministrazioni.
  Per le politiche abitative il provvedimento dispone una nuova modalità di provvista per il sistema bancario italiano, affinché esso possa più facilmente e a minor costo concedere mutui ipotecari per l'acquisto della casa. Questo sistema è basato su un'innovativa provvista a più basso costo, rispetto a quello del mercato, da parte di Cassa depositi e prestiti. In Commissione abbiamo introdotto un'importante norma che indica che nella convenzione che Cdp dovrà fare con l'Associazione bancaria italiana ci vogliono le garanzie affinché il minor costo di finanziamento per le banche sia trasmesso sui tassi di interesse a vantaggio dei mutuatari, quindi a vantaggio delle famiglie e dei soggetti mutuatari.
  In più, 20 milioni di euro aggiuntivi vengono destinati ai fondi per l'acquisto della prima casa; 50 milioni di euro aggiuntivi ai fondi affitti e 20 milioni di euro aggiuntivi al nuovo fondo per il sostegno degli inquilini morosi incolpevoli.
  Infine, il provvedimento dispone, su questo versante, la riduzione dell'imposta sostitutiva sui redditi da affitto nel canale cosiddetto del canone concordato – quella che si chiama cedolare secca – dal 19 al 15 per cento, instaurando quindi un differenziale con l'altra sostitutiva sugli affitti esclusi dal canone concordato, che resta al 21 per cento, un differenziale che tutti ritengono importante per incentivare il canale del canone concordato e calmierare così il mercato degli affitti.
  Per quanto riguarda il versante dei debiti delle pubbliche amministrazioni, questo provvedimento dispone un aumento di ulteriori 7 miliardi di euro della già ingente mole di pagamenti che sono stati attivati con il decreto-legge n. 35 di qualche mese fa.
  Un provvedimento che sta avendo dei buoni effetti al netto delle difficoltà che hanno le nostre amministrazioni, soprattutto nel caso del riconoscimento dei debiti fuori bilancio, ma che sta dando liquidità alle imprese e sta facendo uscire le nostre pubbliche amministrazioni da un problema di ritardi di pagamento; altri 7 miliardi in più da impegnare entro la fine dell'anno.
  Inoltre, il provvedimento rifinanzia per 500 milioni di euro gli ammortizzatori sociali e finanzia anche per complessivi Pag. 58583 milioni, nei prossimi anni, un ulteriore fascia di cosiddetti esodati, ovvero di soggetti che hanno perduto il lavoro ma non hanno più i requisiti per l'accesso al sistema pensionistico in seguito alla riforma dell'anno scorso: si tratta di 6.500 soggetti salvaguardati.
  Fra le misure volte alla copertura del decreto-legge, voglio segnalare innanzitutto un rilevante intervento sulla spesa pubblica; il provvedimento si copre con una riduzione di 1.076 milioni (1 miliardo e 76 milioni) di euro di spesa corrente e di 250 milioni di euro di spesa in conto capitale. Viene, inoltre, ridotta la detraibilità dei premi di assicurazione sulla vita e contro gli infortuni, per circa 500 milioni di euro di gettito aggiuntivo, ovvero di minore agevolazione fiscale a regime.
  Viene dirottata su questo provvedimento una disponibilità pari a 300 milioni di euro dalla Cassa conguaglio del settore elettrico; si contabilizza per 925 milioni di euro l'IVA aggiuntiva che deriverà nei prossimi mesi sui 7 miliardi di euro di pagamenti aggiuntivi, e questa posta viene considerata a copertura del decreto; viene, infine, concessa una possibilità di definizione agevolata per tutti i soggetti, voglio ricordarlo, non soltanto per i concessionari di giochi, ma per tutti i soggetti che stanno nel secondo grado di giudizio presso la Corte dei conti, e si contabilizza in 600 milioni di euro, a copertura di questo provvedimento, l'ipotetico – ipotetico, voglio sottolinearlo – introito per la pubblica amministrazione, che si avrebbe se tutti i possibili soggetti interessati vorranno aderire a questa ipotesi di definizione agevolata.
  È evidente, signor Presidente, che queste ultime due poste di copertura hanno elementi di aleatorietà, il Governo ben se ne è accorto e ha introdotto infatti una clausola di salvaguardia che dà indirizzo al Ministero dell'economia e delle finanze di monitorare con molta attenzione se queste due, soprattutto queste due ultime voci, si realizzeranno nei prossimi 45 giorni, ed eventualmente, se non dovessero realizzarsi, di procedere ad un ulteriore aumento degli acconti IRES e IRAP e, eventualmente, all'aumento delle accise sui prodotti energetici, alcolici e sui tabacchi.
  Per quanto riguarda l'IMU sulle abitazioni di residenza si sono già decise due cose, voglio su questo, diciamo, sottolineare che le decisioni prese dal Governo e che questo Parlamento è chiamato adesso a ratificare, sono due: la prima decisione è quella di abolire definitivamente la rata di giugno 2013 dell'IMU.
  La seconda decisione è quella di procedere, a partire dal 2014, alla sostituzione dell'imposta municipale sulla prima casa, così come introdotta dal decreto-legge cosiddetto «salva Italia» nel dicembre 2011, con una nuova imposta, un'imposta comunale sui servizi, service tax, o Taser, tassa sui servizi indivisibili, la quale, in base alle delucidazioni e ai chiarimenti che il Governo ha dato in Commissione nel corso della discussione su questo provvedimento, avrà due caratteristiche: la prima caratteristica è che questa imposta sarà più bassa dell'IMU prima casa, perché il Governo si impegna, tramite legge di stabilità, a dare nel 2014 un aumento dei trasferimenti ai comuni in modo tale che l'aliquota di equilibrio di questa nuova imposta sarà più bassa dell'aliquota di equilibrio della vecchia IMU prima casa. Seconda caratteristica che avrà questa imposta, ci dice e si impegna il Governo: sarà una imposta progressiva basata in prevalenza sui valori patrimoniali degli immobili.
  La natura, la specificità di questa imposta, le caratteristiche specifiche di questa imposta verranno poi introdotte in un decreto-legge collegato alla legge di stabilità, e quindi poi le potremo conoscere e valutare da qui a pochi giorni.
  Mi permetta a questo punto, Presidente, prima di tornare alla parte conclusiva del mio intervento, una digressione di carattere generale. Siamo ovviamente tutti d'accordo, in questo Parlamento e credo in tutto il Paese, sulla necessità di un obiettivo pressante e prioritario di riduzione della pressione tributaria in questo Paese. Non dobbiamo dimenticarci peraltro che i livelli così drammaticamente alti che ha raggiunto la pressione tributaria in Italia Pag. 59durante la crisi dipendono anche dall'andamento del denominatore della pressione tributaria, quindi dall'andamento del prodotto interno lordo; e che quindi, per converso, una delle strade fondamentali per ridurre la pressione tributaria è ritornare su un sentiero di maggiore crescita, perché già questo da solo, a parità del numeratore, fa ridurre la pressione tributaria. Ma invece, per quanto riguarda le politiche miranti al numeratore della pressione tributaria, e quindi al volume nominale di imposte raccolte, ci sono chiaramente dei punti di vista diversi, legittimamente, in tutti Paesi del mondo; anzi, queste questioni sono, in tutti i Paesi del mondo, questioni divisive e di discussione pubblica molto accentuata.
  Anche nel nostro Paese ci sono diverse visioni, e con onestà, Presidente, le dico: anche nella maggioranza di Governo ci sono diverse opinioni. Diciamo che, se posso riportare al Parlamento i due punti di vista, li riporterei così. C’è un punto di vista secondo il quale ogni imposta vale le altre: viene enfatizzato, in questo punto di vista, più l'effetto sulle aspettative degli annunci di riduzione tributaria, e anche gli effetti connessi al fatto di ridurre imposte che hanno ampie platee di beneficiari. Quindi questo punto di vista ritiene che, al di là della natura dell'imposta, l'effetto aspettative e l'effetto connesso al beneficio, magari piccolo ma per ampie platee di beneficiari, sia un effetto che può essere positivo dal punto di vista dell'effetto che la riduzione della pressione tributaria possa avere sulla crescita economica.
  Per esempio, non ci possiamo dimenticare che in questo decreto-legge noi stiamo sostanzialmente aderendo a questo primo punto di vista, riducendo un'imposta, cioè l'IMU, per quanto riguarda la prima rata, ma dall'altra parte stiamo probabilmente dando il via libera ad un aumento delle accise, e sicuramente abbiamo già dato il via libera ad un aumento dell'IVA. Secondo questo primo punto di vista, l'effetto annuncio e l'ampia platea dei beneficiari produrrà degli effetti positivi.
  C’è un altro punto di vista, secondo cui – se volete in modo più accademico – fra i vari tipi di imposte, le riduzioni vanno modulate in modo selettivo, sulla base di analisi di tipo strutturale e di impatto. Anche dentro il Governo ci sono diversi punti di vista, perché leggo in un rapporto del Ministero dell'economia e delle finanze, pubblicato nell'agosto, la seguente frase. Ci dice il Ministero dell'economia e delle finanze che «la proposta di esenzione totale dall'IMU per l'abitazione principale non sembra pienamente giustificabile sul piano dell'equità e dell'efficienza». Quindi dentro lo stesso Governo c’è questa discussione e questo dibattito: sarebbe poco onesto non riportarla qui in Aula, e cercare poi di ricondurla dentro un percorso di decisione che sia al tempo stesso trasparente e comunicabile in modo serio all'esterno.
  Quindi c’è una discussione, c’è stata una discussione nel Governo, c’è stata una discussione in Commissione, ci sarà sicuramente una discussione in questo Parlamento; e nell'ambito del mio compito di relatore nell'esporre i termini di questa discussione, cerco dal punto di vista generale di inquadrarlo con le parole che ho detto.
  D'altra parte, mi sembra che lo stesso Governo, dopo avere emanato questo decreto-legge che aderisce più al primo punto di vista, nella discussione che ha positivamente, a mio modo di vedere, avviato negli ultimi giorni sulla legge di stabilità, stia invece aderendo in questo caso al secondo punto di vista, privilegiando, per quanto riguarda il lavoro di scrittura della legge di stabilità, la riduzione del cuneo fiscale, e quindi della pressione tributaria sul lavoro e della pressione tributaria sulle imprese. D'altra parte tutte le organizzazioni internazionali, l'Unione europea e tutte le analisi strutturali ci dicono che, fra i diversi tipi di imposte che sarebbe prioritario ridurre, bisognerebbe partire proprio da lavoro e imprese; e questo sembra proprio l'impegno importante del Governo Letta nella prossima legge di stabilità, che si sta costruendo in questi giorni.Pag. 60
  Per quanto riguarda la riforma della tassazione immobiliare comunale, a fronte di posizioni che sono diverse, sia all'interno della maggioranza ma anche all'interno del Parlamento, perché anche questo voglio riportarlo, signor Presidente, da relatore, anche fra le opposizioni parlamentari non ci sono posizioni simili, quindi noi abbiamo una discussione molto variegata sia dentro la maggioranza sia fra le opposizioni, e dentro questa discussione la decisione del Governo di procedere dal 2014 alla riforma che introdurrà un'imposta comunale sui servizi, una service tax, è, a mio modo di vedere, una sintesi equilibrata, un buon compromesso fra tutti i diversi punti di vista. Un'imposta comunale sui servizi, così come il Governo l'ha già delineata nelle impegnative dichiarazioni fatte in sede pubblica e in sede parlamentare, è certamente un'imposta più federale di come è stata l'IMU, introdotta nel «salva Italia» in una fase di emergenza.
  Non dimentichiamoci mai che l'IMU fu introdotta in pochi giorni in una fase di emergenza ed erano giorni in cui l'Italia rischiava di perdere l'accesso ai mercati internazionali di finanziamento del debito pubblico e, quindi, alcuni degli elementi, anche di rigidità, antifederalistica ovvero anche di iniquità e inefficienza dell'IMU sono anche da catalogare dentro un intervento di emergenza. La futura imposta comunale potrà essere più autonomistica, più federalista, più flessibile, con più autonomia e potestà regolamentare per i comuni.
  Inoltre, sulla base sempre delle dichiarazioni impegnative rese dal Governo, avrà un carattere patrimoniale progressivo, come peraltro avviene, Presidente, in tutti i Paesi del mondo, perché le imposte comunali sono in tutti i Paesi del mondo delle imposte basate sui valori patrimoniali degli immobili, siano esse imposte patrimoniali in senso stretto come l'IMU o siano esse invece, come ad esempio esiste in Francia, imposte collegate al finanziamento dei servizi, ma anche le imposte collegate al finanziamento dei servizi hanno al loro interno, in tutto il mondo, delle rilevanti componenti patrimoniali.
  D'altra parte, il fatto che la fiscalità comunale debba avere qualche collegamento con il valore del patrimonio immobiliare dipende da fattori strutturali, perché il valore del patrimonio immobiliare è influenzato dalla qualità e dalla quantità di servizi e di infrastrutture la cui produzione è organizzata dagli enti di prossimità; questo crea un circuito virtuoso fra bontà dei servizi delle infrastrutture, esternalità che essi creano per il territorio e meccanismi per il loro finanziamento. Inoltre, i soggetti che occupano gli spazi urbani, cioè famiglie e imprese, sono i diretti interessati al buon funzionamento dell'ente locale e ciò crea un ulteriore circuito virtuoso di responsabilizzazione da parte degli amministratori e di controllo da parte dei residenti; circuito che invece si spezza se il finanziamento dell'ente locale non viene garantito dai residenti ma da altri sistemi, come ad esempio da una finanza interamente derivata.
  Inoltre, la base immobiliare è certa all'interno di circoscrizioni amministrative piccole, come quelle comunali, mentre altre basi imponibili sarebbero più difficili, in alcuni casi impossibili, da accertare dentro un territorio così piccolo; infatti in tutti i Paesi del mondo le imposte comunali sono collegate ai patrimoni e al valore dei patrimoni e in tutti i Paesi del mondo, laddove c’è un'imposta collegata ai patrimoni, essa si applica anche, con particolari regimi di esenzione o di detrazione, anche alle prime case. Ci sono solo quattro Paesi al mondo che, nell'adottare un'imposta patrimoniale reale, esentano l'abitazione principale. Si tratta della Mongolia, del Niger, della Repubblica del Congo e dello Yemen. Anche se l'Italia da qualche anno affronta delle rilevanti difficoltà strutturali, direi storiche, io non penso proprio che siamo arrivati, come Paese Italia, a sceglierci dei punti di riferimento e di confronto internazionali di questo livello.
  La riforma della fiscalità comunale quindi la vedremo fra qualche giorno nella legge di stabilità e ne riparleremo. In Pag. 61questo decreto si ampliano alcune esenzioni, ad esempio agli immobili invenduti, si chiarisce e si ampliano le assimilazioni a prima casa per gli IACP, per le cooperative a proprietà indivisa, per gli alloggi sociali. In Commissione abbiamo affrontato e risolto – l'ha detto il collega Palese poco fa – la questione dei fabbricati rurali e la questione delle regioni a statuto speciale, restano ancora da affrontare e risolvere, spero positivamente, da qui a lunedì, con adeguati emendamenti dei relatori, o comunque sicuramente nella futura definizione dell'imposta comunale sui servizi, i temi collegati alle assimilazioni degli immobili a prima casa laddove gli immobili siano concessi in comodato d'uso gratuito a parenti almeno di primo grado e con qualche paletto, ma questa è una domanda molto rilevante.
  Nella riforma, rimangono aperti, e purtroppo non sono stati affrontati in questo decreto, nonostante i numerosi emendamenti presentati, ma poi ritirati per l'invito da parte del Governo, ma resta il punto nella riforma. Dobbiamo fare molta più attenzione agli immobili strumentali delle imprese perché l'IMU ha comportato un aggravio molto rilevante sugli immobili strumentali delle imprese e dobbiamo fare anche molta attenzione, nel passaggio dall'IMU all'imposta comunale sui servizi, al sostegno e alla protezione del reddito delle famiglie non proprietarie di casa.
  Alcuni emendamenti non accolti, che fanno parte del materiale di lavoro per i prossimi mesi, proponevano ad esempio un aumento delle detrazioni per gli affitti; io credo che il Governo dovrà considerare questo quando nelle prossime settimane metterà mano alla riforma definitiva della service tax e della fiscalità comunale.
  Finisco, Presidente. In questo provvedimento, quindi, si parla del 2014 e si parla della prima rata. Non si parla della seconda rata, il Governo ha detto che parleremo della seconda rata a novembre, dopo la legge di stabilità. Va bene. Attenzione, io concludo soltanto chiedendo a tutti che questa discussione dovrà essere affrontata in modo serio, sereno e non miope. Chi ritiene che una parte della popolazione possa corrispondere anche nel 2013 un contributo alla fiscalità generale anche in attesa della service tax – e poi questa parte della popolazione la si potrà individuare tramite soglie e detrazioni: queste sono questioni tecniche –, e ci saranno emendamenti in questa direzione anche in Aula, non lo fa a mio modo di vedere per motivi ideologici, non lo fa perché questa è una battaglia contro i ricchi, queste sono fesserie. Lo fa per realismo, per efficienza del sistema tributario, forse anche per pessimismo. Se il Governo vorrà smentire queste persone pessimiste, ben venga una smentita ottimista perché noi rischiamo di trovarci, da qui a un mese, di fronte ad alternative drammatiche, come quella ad esempio di restare senza fondi a fronte della necessità ulteriore della cassa integrazione guadagni, oppure quella di continuare a utilizzare le imposte indirette, dopo l'IVA e le accise, oppure quella di decidere se manteniamo o no l'addizionale Tares, che gli italiani dovranno pagare il 16 dicembre, indipendentemente da ogni altra decisione che prenderemo sull'IMU o sulla service tax. Anche su questa prima rata stiamo facendo delle scelte – come abbiamo visto – e quindi credo – e concludo – che nei prossimi mesi, di fronte a scelte così complesse, mi auguro, che nella maggioranza e nell'intero Parlamento prevalga una discussione seria, ponderata, attenta agli interessi del Paese e non strumentalizzata da interessi di parte da parte di qualsiasi forza politica.

  PRESIDENTE. Prendo atto che il rappresentante del Governo si riserva di intervenire nel prosieguo della discussione.
  È iscritto a parlare il deputato Borghesi. Ne ha facoltà.

  STEFANO BORGHESI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, tra le numerose imposte che sono state introdotte negli ultimi anni, dal Governo Monti prima, e da quello Letta poi, indubbiamente l'imposta municipale propria, nota come IMU, è quella da tutti più odiata per molte Pag. 62ragioni: perché va a colpire un bene primario, come la prima casa, frutto di sacrifici e di una vita di lavoro, perché va a colpire famiglie e attività produttive in un momento di crisi pesantissima, come mai si era verificata prima, sottraendo importanti risorse a consumi e investimenti. La discussione odierna ne è la dimostrazione. Infatti, questo provvedimento, che va a cancellare la prima rata del 2013, è stato fortemente richiesto in modo trasversale da tutte le associazioni di categoria sindacali e produttive ed è finalizzato a superare un'imposta che, da quando è stata introdotta, ha aumentato la pressione fiscale a carico dei cittadini e creato un caos normativo nel labirinto della finanza locale.
  Come è noto, infatti, l'IMU fu introdotta dall'ormai celebre decreto «Salva Italia», con lo scopo, almeno nelle intenzioni, di riportare in ordine i conti dell'erario. Questa è un'imposta che, partendo da una rivalutazione degli immobili e dall'applicazione di predeterminati moltiplicatori, ha portato nelle casse erariali oltre 21 miliardi, gravando sia sulle prime abitazioni, sia sugli immobili diversi da questa.
  Questi 21 miliardi – è bene ricordarlo – non sono venuti dal nulla, ma sono stati sottratti ai contribuenti: cittadini, proprietari di abitazioni, negozianti, imprenditori, che, dal giugno 2012, hanno dovuto dirottare importanti risorse dal circuito economico per risanare le malconce casse pubbliche. Gli effetti di questa ulteriore tassazione erano già ben visibili l'anno precedente, ma lo sono, forse, ancora di più quest'anno.
  Vi è stato un crollo dei consumi, una diminuzione della domanda interna, un tracollo del mercato immobiliare. In compenso, i conti pubblici sono peggiorati e tutti i principali indicatori economici sono stati rivisti al ribasso. L'allora Premier Monti giustificò la tassa reputandola indispensabile per rimettere in sesto il bilancio dello Stato e fornire credibilità all'Italia in ambito europeo.
  Nessuno spiegò, tuttavia, agli italiani a quale prezzo questo sarebbe avvenuto, né, probabilmente, nessuno dei deputati che la votarono aveva intuito le conseguenze nefaste che questa avrebbe determinato a livello locale. Oltre ad essere iniqua e gravosa, infatti, l'IMU, dalla sua introduzione, è diventata un vero incubo per tutti i sindaci, ha stravolto letteralmente il sistema della finanza locale.
  Il Governo Monti, infatti, pur adottando un'imposta che si definisce «municipale», ha lasciato che a raccogliere il gettito del tributo fossero gli stessi sindaci ai quali lo Stato ha poi tagliato i trasferimenti. Così, di fatto, i sindaci, pur senza mai essere stati interpellati nella fase di decisione del tributo, sono diventati, senza saperlo, i gabellieri dell'erario, con tanti saluti al processo di riforma federalista, che avrebbe, secondo una logica di virtuosismo, responsabilizzato gli amministratori locali nella gestione del tributo.
  Mancando, invece, tale responsabilizzazione, non solo si è assistito ad un aumento della tassazione, non solo i rapporti tra le autonomie locali e lo Stato centrale si sono deteriorati, ma l'IMU, di fatto, è diventata la cartina di tornasole della centralizzazione, dello spostamento del baricentro del fisco locale dal territorio al centro, e, congiuntamente ad una completa deregolamentazione di tutto il quadro normativo e gestionale del settore immobiliare, ha creato una situazione di totale black-out, dove le priorità e i problemi rilevanti non sono stati affrontati.
  Prova ne è che nei giorni scorsi l'Agenzia delle entrate ha chiuso l'operazione «case fantasma», che ha permesso di scovare, su un totale di 2 milioni di particelle controllate, 1,2 milioni di unità immobiliari urbane non censite, e di queste il maggior numero, si è visto, si concentra nelle regioni del sud del Paese.
  Possiamo concepire una tassazione immobiliare equa quando vi sono interi paesi che nemmeno sono noti al catasto, ci chiediamo ? Possiamo pensare di avere un'imposta commisurata alla reale ricchezza immobiliare se prima non rivediamo il catasto ? Evidentemente no, noi non crediamo che sia possibile fare questo, così come non crediamo che sia sufficiente Pag. 63un decreto-legge come questo, firmato sul finire dello scorso agosto, per rivedere una delle imposte più inique e gravose degli ultimi anni.
  Il provvedimento che, difatti, oggi noi qui discutiamo era stato concepito dall'attuale Governo con l'intento di rivedere per sempre l'imposta, superando la tassazione sulla prima casa e rimodulando, a partire dal 2014, quella sugli altri immobili. Niente di tutto quanto promesso è però stato mantenuto. La copertura finanziaria per sopprimere la tassazione sugli immobili di prima casa, che in tutti gli altri Paesi europei, peraltro, vengono regolarmente tassati per lasciare agli enti locali il relativo gettito, è stata trovata con artifizi, clausole di salvaguardia ed aumenti di tassazione.
  In pratica, lo Stato con una mano dà e con l'altra toglie. I cittadini, quindi, invece di non sostenere più una tassa chiamata IMU, si ritroveranno a doverne pagare un po’ di più di tante altre. Questa è la classica non-soluzione all'italiana ! Vi è, poi, un altro fronte che questo provvedimento non pare considerare: la compensazione dell'imposta a favore dei comuni.
  L'importo di quanto verrà versato dallo Stato centrale per compensare gli enti locali per il superamento dell'IMU sulla prima abitazione, infatti, è ancora avvolto dalla nebbia: nessun dato chiaro su cosa avverrà per la rata di dicembre, nessun numero certo, nessuna chiarezza sul metodo e sui criteri da adottare. Il nulla più totale !
  E nel frattempo, in un quadro sempre più indeterminato, si avvicina per gli enti la prossima scadenza per l'approvazione dei bilanci di previsione del 2013, perché lo Stato, non sapendo se, come e quanto trasferirà ai comuni, ha continuamente posticipato il termine per l'approvazione dei bilanci previsionali, che per quest'anno è fissato al 30 novembre.
  Non va meglio alle nostre imprese. In una crisi economica senza eguali da settant'anni a questa parte, l'imposta municipale ha ulteriormente depresso la già complessa situazione finanziaria delle nostre aziende. L'attuale provvedimento era tanto atteso dalle associazioni di categoria produttive e commerciali anche per superare definitivamente questo aspetto, permettendo se non una revisione al ribasso dell'imposta, almeno la possibilità di poter detrarre il costo. Attesa puntualmente smentita: nessuna agevolazione per chi produce lavoro e ricchezza in Italia, e che quest'anno sarà costretto a pagare oltre a questo balzello anche un'altra imposta, la Tares.
  Da due anni a questa parte, onorevoli colleghi, l'IMU ha monopolizzato l'attenzione dell'opinione pubblica, dei cittadini e degli amministratori locali, e da due anni, nonostante le promesse e roboanti proclami, nessuno è ancora seriamente riuscita a superarla definitivamente.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE LUIGI DI MAIO (ore 18,55).

  STEFANO BORGHESI. Questo provvedimento non è da meno, e, nella più classica delle tradizioni italiane, posticipa e rimanda al futuro, a nuove tasse, a delle clausole, la risoluzione dei problemi generati nel dicembre 2011, aggiungendo promesse ad altre promesse.
  Se questa maggioranza intende continuare a prendere in giro i cittadini, le imprese e gli amministratori locali con provvedimenti volti solo a rimandare i problemi e non a risolverli, non potremo che continuare ad evidenziare queste carenze e sottolineare che l'impostazione sin qui data non ci vede d'accordo.

  PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Andrea Romano. Ne ha facoltà.

  ANDREA ROMANO. Signor Presidente, il provvedimento che cominciamo a discutere oggi, pur in presenza di altre misure di contorno certamente positive, ha il proprio cuore nell'abolizione della prima rata dell'IMU e nel preannuncio che venne fatto dal Governo contestualmente alla presentazione di questo provvedimento, che di qui al 16 dicembre si sarebbe proceduto e si procederà alla cancellazione integrale dell'IMU per l'anno 2013, come ricordavano i relatori.Pag. 64
  Vorrei soffermarmi qui su due profili politici generali del provvedimento. Il primo, forse quello più rilevante per quanto riguarda Scelta Civica, è quello di essere un compromesso politico – forse !- inevitabile, forse inevitabile per la sopravvivenza del Governo.
  Il secondo profilo dal quale vorrei prendere le mosse ora è quello di un provvedimento presentato da una parte della maggioranza come un provvedimento che punta a ridurre la pressione fiscale, e quindi come un grande successo da parte, appunto, di questa parte della maggioranza, il PdL nello specifico, che anche soltanto nella giornata di ieri si è ribattezzata nuovamente come la «sentinella antitasse». Vorrei però vedere quale grado di giustizia, coerenza e praticabilità vi è in questo provvedimento, soprattutto – ripeto – rispetto all'etichetta di «grande successo» nella battaglia per la riduzione della pressione fiscale in questo Paese. E vorrei farlo citando anche la discussione molto proficua e molto interessante che vi è stata nelle Commissioni riunite. Intanto, la prima domanda che porrei è: si tratta di un provvedimento che aumenta la capacità di spesa dei cittadini, come pure è stato presentato ? A mio parere no, a nostro parere no, ma al di là del mio parere vorrei citare una parte della relazione che il collega Causi ha presentato alle Commissioni riunite. L'onorevole Causi su questo punto specifico, sull'aumento della capacità di spesa dei cittadini e quindi del sostegno ai consumi, così diceva «L'apporto che l'abolizione dell'IMU sull'abitazione di residenza può portare al sostegno della domanda interna non è stato mai compiutamente dimostrato» e citava – come ancora pochi minuti fa ha citato – il rapporto che il Ministero dell'economia e delle finanze ha presentato in agosto, un rapporto, che – sempre citando Causi – ha mostrato che, essendo il gettito dell'imposta nel comparto abitativo relativamente più concentrato di quello di altre imposte – ovvero il 70 per cento delle imposte è versato dal 30 per cento degli immobili di maggior valore catastale –, la proposta di esenzione totale dell'IMU per l'abitazione principale non sembra pienamente giustificabile sul piano dell'equità e dell'efficienza. Sotto il profilo dell'efficienza le imposte immobiliari – questa è sempre la relazione del MEF – sono preferibili alle imposte sui fattori produttivi e quindi su lavoro e capitale, perché minimizzano l'impatto negativo delle imposte sulla crescita economica e hanno effetti meno distorsivi sull'utilizzo dei fattori produttivi e sull'accumulazione del capitale.
  Sotto il profilo dell'equità, si rileva come il possesso dell'abitazione principale sia uno dei fattori per la definizione della condizione economica dei contribuenti e della loro relativa capacità contributiva. L'IMU sull'abitazione principale, dunque, pur tassando il patrimonio ad aliquote proporzionali non progressive, equivale ad un'imposizione progressiva sul reddito, considerando che la ricchezza immobiliare è più concentrata del reddito. E concludeva Causi, come ha fatto poc'anzi, che è lo stesso Governo, insomma, a certificare che l'impatto del provvedimento ai fini del sostegno ai consumi sia più modesto, al confronto con altre manovre tributarie.
  Il secondo interrogativo che vorrei pormi e porvi è: si tratta forse di un provvedimento che punta a riordinare la fiscalità sugli immobili ? Anche in questo caso è no. Certo, sappiamo che il Governo, presentando questo provvedimento, ha rimandato ad una definizione prossima ventura della service tax per il 2014 come provvedimento finalizzato ad un riordino più complessivo della tassazione sugli immobili. Però anche qui permettetemi di citare un passaggio della relazione del relatore Causi alle Commissioni riunite, laddove l'onorevole Causi scriveva e sosteneva una tesi che io faccio mia: si fatica a vedere, in questo decreto, ciò che era stato promesso nel decreto-legge n. 54, e cioè un ridisegno complessivo della tassazione immobiliare. E il Governo – proseguiva Causi – è sembrato a tratti non rendersi conto del legame esistente tra tassazione immobiliare e sistema dei tributi comunali, come ad esempio quando ha respinto emendamenti sul decreto-legge Pag. 65n. 54, volti ad affermare che la riforma da costruire dovesse coinvolgere la tassazione immobiliare e insieme quella comunale. E anche in questo caso, mentre concludo le citazioni del collega Causi, mi viene da dire che certamente vedremo insieme, in questo Parlamento, in che termini il Governo presenterà la service tax, però ad oggi vorrei rilevare il rischio che si vada a configurare – è già stato ricordato anche dall'onorevole Palese – all'interno della service tax una tassazione sulla proprietà e una tassazione sui servizi, ovvero quelli che oggi noi chiamiamo IMU e Tares, ovvero il rischio che la complessiva riscrittura della tassazione sulle proprietà immobiliari e sui servizi abitativi configuri alla fine le stesse tasse, con un altro nome. Di cosa si tratta allora ? Qual è il segno politico fondamentale di questo provvedimento a nostro parere ? È una concessione, a nostro parere sbagliata, a quella che legittimamente è stata una rivendicazione elettorale del PdL, che rischia di essere pagata però sulla pelle di tutti gli italiani.
  Con questo decreto, infatti, a nostro parere si è venuti meno al principio di proporzionalità e di progressività nella tassazione sugli immobili, un principio che dovrebbe guidare la politica fiscale di ogni democrazia. Con questo decreto si è scelto di tutelare i patrimoni immobiliari e con questo decreto si è scelto di utilizzare le poche risorse disponibili, in termini sia di equità sociale sia di impulso alla crescita, per correre dietro a promesse elettorali di una parte della maggioranza. Non si tratta quindi di una battaglia per la riduzione della pressione fiscale, ma di uno dei tanti episodi sulla strada di quella che chiamerei «demagogia fiscale», piuttosto che di una coerente politica per la riduzione della pressione fiscale.
  La scelta più giusta per rivedere invece una tassa che deve essere rivista come la tassa sull'IMU – una tassa che, ricordo, è stata certamente implementata dal Governo Monti, che era stata pianificata dal Governo precedente e che è stata modificata ed implementata dal Governo Monti in condizioni di emergenza gravissima per la nostra nazione, come quelle di fronte alle quali ci siamo trovati appunto alla fine del 2011 – è quella che Scelta Civica ha proposto con i propri emendamenti, ovvero – li ricordo – il criterio del raddoppio delle esenzioni fino a 400 euro, del raddoppio delle detrazioni sui figli, ispirandosi a criteri di giustizia e di progressività. Il risultato sarebbe, secondo le nostre valutazioni, la cancellazione di questa tassa per il 70 per cento dei proprietari e la riduzione, per il restante 30 per cento di questa tassa, ad una misura stimabile all'incirca in poche decine di euro.
  Il caso per esempio di un appartamento con una rendita immobiliare di 1.000 euro che, per carità, non è certamente un castello, ma non è nemmeno una casa di modeste dimensioni, di una famiglia con tre bambini, dovrebbe risultare, secondo i nostri calcoli, intorno ai 140 euro annuali. Una tassa per carità, una tassa invece che nessuna tassa e, tuttavia, una tassa sostenibile se ci rifacciamo, come dovremmo rifarci, a criteri per l'appunto di giustizia e di progressività.
  Devo ricordare – e anche qui non voglio peccare di piaggeria se cito per l'ennesima volta il collega onorevole Causi – che una tassazione sulla prima casa esiste in tutti i Paesi – non voglio essere offensivo verso i Paesi che ora citerò – paragonabili all'Italia, tranne quattro che sono la Mongolia, il Niger, la Repubblica del Congo e dello Yemen. Quattro Paesi per carità dignitosissimi che, tuttavia, solo con qualche dubbio possiamo prendere a modello di politiche fiscali sulle abitazioni, fermo restando il fatto, appunto, che nella totalità dei Paesi europei esiste una tassazione sulla prima casa. Ma, soprattutto, il motivo per cui noi teniamo il punto sui nostri emendamenti non è una caparbia volontà di testimonianza, ma un criterio prima di tutto di responsabilità rispetto alle coperture perché ad oggi, come dobbiamo ricordare, non esiste alcun criterio di certezza sulle coperture relative alla seconda rata dell'IMU che, come è stato ribadito dal Governo al momento della presentazione di questo provvedimento, Pag. 66dovrà essere – e mi avvio alla conclusione – e vorrà essere cancellata entro il 16 dicembre 2013.
  Di qui la nostra proposta che punta ad evitare un'avventura fiscale che rischia di essere pagata da tutti gli italiani con un aumento di altre forme di tassazione. In questo senso noi rinnoviamo – e concludo, Presidente – la nostra richiesta al Governo, ovvero ci dica, il Governo, con maggiore dettaglio di quanto avvenuto fino adesso, e anche nel corso della discussione parlamentare che oggi stiamo avviando, come intende finanziare la cancellazione della seconda rata dell'IMU e ci dica che quella cancellazione non comporterà un aumento della pressione fiscale meno trasparente, tra l'altro, e meno progressivo e, dunque, meno giusto di quello che abbiamo visto finora (Applausi dei deputati del gruppo Scelta Civica per l'Italia).

  PRESIDENTE. È iscritta a parlare la deputata Ruocco. Ne ha facoltà.

  CARLA RUOCCO. Signor Presidente, per decidere quale sia la strada più conveniente per continuare ad imbrogliare con tristi giochi delle tre carte i cittadini di questo disgraziatissimo Paese, questo Governissimo si è ridotto ad un notturno in Commissione di alcune ore. Vedere lavorare in campo tributario questi volponi della vecchia politica è come assistere alla scena di un chirurgo che in sala operatoria a colpi di machete opera per un trapianto di cuore. Nel giro di pochissime ore sono capaci quasi in un solo colpo di: aumentare l'IVA di un punto percentuale; aumentare le imposte ipotecarie catastali e di registro; eliminare l'IMU senza eliminarla; prevedere, mediante un restyling lessicale, una nuova forma di imposizione immobiliare dall'affascinante nome di service tax; aumentare per l'ennesima volta gli acconti dovuti dalle imprese per l'IRAP e l'IRES, nonché le accise sui carburanti onde cancellare dal vocabolario italiano la parola competitività; nonché, dopo aver portato il debito pubblico a limiti insopportabili per l'Europa, presentare per l'occasione una manovrina da circa un miliardo e 600 milioni di euro che taglia i servizi per i cittadini e arriva anche a vendere i nostri beni demaniali. A dire, i gioielli di famiglia.
  Quindi, di norma, per il modico costo di circa un miliardo l'anno, quanto costa l'intera macchina ingolfata di Montecitorio, si decide tutto questo, come dicevo, nel giro di poche ore per la vita di 60 milioni di cittadini quando la pubblica amministrazione, la vostra pubblica amministrazione, per rispondere per esempio ad una domanda di interpello ordinaria avanzata da un contribuente – uno – richiede centoventi giorni dalla corretta presentazione e sottoscrizione dell'istanza. No comment. L'effetto è che spesso si approva talvolta vera e propria spazzatura indifferenziata. Sì, proprio quella puzzolente e nauseabonda. Basti pensare, solo per un rapido excursus sul decreto-legge, che tra le coperture più attendibili si rinvengono i famosi 600 milioni di euro, cioè ciò che resta dei 98 miliardi di euro della multa comminata alle famose big ten, le dieci società che gestiscono la rete telematica dei giochi pubblici. 600 milioni che, peraltro, a questo punto, le stesse società, avendoci preso gusto, si rifiutano di pagare. E queste sono le entrate, figuriamoci le spese.
  Aggiungo, invece, che a questo proposito il MoVimento 5 Stelle aveva presentato, tra i tanti, un emendamento che prevedeva che la gestione dell'intera rete telematica passasse allo Stato, consentendo l'eliminazione delle concessionarie degli apparecchi tipo videopoker e slot-machine, che svolgono il ruolo anche di esattori del prelievo erariale unico, che poi versano ai monopoli, società che troppo spesso fanno capo ad altre società con sedi in Paesi a fiscalità privilegiata, guarda caso, e che hanno gestito, per esempio, per il 2012 una raccolta complessiva di 87,1 miliardi di euro.
  Ecco, secondo il nostro emendamento, già approvato come ordine del giorno in delega fiscale e di cui la stampa tace ovviamente, lo Stato avrebbe gestito direttamente gli introiti derivanti da questa raccolta, non solo eliminando questi mostri, Pag. 67ma consentendosi la gestione diretta di cotanto ammontare di denaro. Purtroppo, guardi un po’, il nostro emendamento è stato dichiarato inammissibile per materia, nonostante poi ci sia nel decreto in oggetto un intero articolo dedicato alla questione che cuce addosso a queste aziende lo sconto sulla loro ingentissima multa. Mi chiedo se forse non avessimo dovuto presentarlo nell'ambito del decreto sul femminicidio, dal momento che lì erano presenti perfino articoli riguardanti gli appalti per la TAV nonché il congelamento delle province. Come dire: di tutto un po’.
  Ma, non ci siamo, ovviamente, fermati qui. La nostra proposta di IMU, che peraltro abbiamo presentato con opportune e reali coperture finanziarie, pur passando per l'abolizione dell'imposta sulla prima casa, avrebbe previsto una adeguata progressività del tributo, che ne correggesse la regressività. Ma, sa, occorreva un po’ di dedizione da parte delle forze di maggioranza, ragionamento, risorse mentali ed energie e, magari, occorreva anche toccare qualche grande patrimonio. Vi ricorda qualcosa ?
  Piuttosto che ascoltarci, colpendo grandi lobby di potere, tenutari delle slot-machine, profittatori di questa nuova malattia sociale che è la ludopatia nonché grandi patrimoni, ancora una volta si è scelta la strada maestra per soffocare le piccole e medie imprese, strangolare i cittadini e ridurre alla fame otto milioni di italiani. Affamate tutto il popolo per non voler rinunciare a nessuno dei vostri privilegi, ai vostri finanziamenti, ai vostri 60 miliardi l'anno, frutto delle vostre indecenti corruzioni, mai contrastate.
  In due legislature si sono alternati sulla poltrona dell'economia personaggi di chiara fama, che avrebbero dovuto risolvere la situazione. Dopo il disastro Tremonti la barra è passata nelle mani del professor Monti, quindi a Grilli, già multipagato direttore generale del Tesoro, ed infine all'uomo di Bankitalia, il Ministro Saccomanni. Ci aspettavamo miracoli: tagli della spesa pubblica, «botte» di spending review, record di avanzi primari. Il risultato è che oggi la pressione fiscale è sopra al 43 per cento, abbiamo comunque sforato la soglia del 3 per cento nel rapporto debito-PIL, la spesa pubblica ed il debito sono più alti di sempre e siamo ancora in piena recessione. Mi chiedo se un qualsiasi cittadino estratto a sorte in una lotteria avrebbe potuto fare di peggio. Io credo di no.
  Eppure, da cotanta scienza ci si aspetterebbe quantomeno che si conoscesse la curva di Laffer. Visto che non vi è chiara, ve la spiegherò io, in due parole. Laffer ipotizzò che esiste un livello del prelievo fiscale oltre il quale l'attività economica non è più conveniente e il gettito si azzera. Esiste su questa curva un punto in cui l'aliquota massimizza l'entrata, mentre se le tasse superano questo punto gli introiti cominciano a diminuire, perché si riverberano su una minore produzione. Ebbene, pur non essendo Ragioniere generale dello Stato, molti indizi lasciano presupporre che questo punto sia stato ampiamente superato. Il gettito IVA, infatti, nei primi 8 mesi del 2013 è crollato di 3,7 miliardi di euro, una diminuzione che percentualmente è di ben il 5,2 per cento. Ciò significa che probabilmente un ulteriore incremento dell'aliquota si tradurrà in ancora minori entrate per lo Stato, con una netta ripercussione sull'economia reale. Quindi, con una mano date 100 e con l'altra ne prendete furtivamente 150.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE MARINA SERENI (ore 19,10)

  CARLA RUOCCO. Si dirà che i soldi mancano eppure ci siamo addirittura stancati di ricordarvi, nel nostro braccio di ferro quotidiano, i settori in cui si possono trovare le risorse. La vostra risposta è stata la riesumazione delle province nel decreto sul femminicidio oppure la raffazzonatissima legge sul finanziamento pubblico ai partiti che, insomma, ben poco taglia. Una montagna che partorisce un topolino.
  E dire che dobbiamo perfino sentire che non ci importa nulla dei problemi degli italiani, come pare abbia sostenuto Pag. 68tanto cortesemente, in modo politicamente e totalmente disinteressato, il Presidente della Repubblica, cui vorrei rispondere che noi dobbiamo essere per forza interessati ai problemi dei cittadini italiani, perché, ricordo, noi siamo i cittadini italiani (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Marchi. Ne ha facoltà.

  MAINO MARCHI. Signor Presidente, colleghi deputati, rappresentante del Governo, questo decreto-legge contiene, a nostro avviso, ad avviso del Partito Democratico, misure positive su vari livelli. C’è il rifinanziamento della cassa integrazione in deroga e degli ammortizzatori in deroga, per 500 milioni: non sono ancora sufficienti a coprire le necessità di tutto il 2013, ma sono un altro tassello dopo un precedente provvedimento di questo Governo e, ovviamente, ci attendiamo – riprenderò dopo questo tema – ulteriori misure. C’è un altro intervento per gli esodati, altre 6.500 persone, che si aggiungono ai 130.130 già salvaguardati con altri provvedimenti. Anche in questo caso, non è un provvedimento risolutivo, ma un altro passo avanti.
  Vi sono diverse misure per la casa: la riduzione dal 19 al 15 per cento dell'aliquota della cedolare secca per i contratti a canone concordato, l'equiparazione alla prima casa ai fini IMU degli alloggi ex IACP, delle cooperative edilizie a proprietà indivisa, degli alloggi sociali del cosiddetto housing sociale; gli interventi per i mutui per la prima casa, risorse per il fondo affitti, per la morosità incolpevole; misure che definisco di politica industriale per il settore dell'edilizia, che esentano dall'IMU l'invenduto: non dovrà essere senza termini in futuro, ma oggi sarebbe inopportuno apporli, perché siamo in una fase di forte crisi del settore, che va rilanciato e riqualificato nell'ottica dello sviluppo sostenibile, anche grazie ad altre misure, come quelle per l'efficienza energetica e le detrazioni fiscali su questo e sulle ristrutturazioni già assunte dal Governo.
  Poi vi sono ulteriori misure per il pagamento dei debiti delle pubbliche amministrazioni verso le imprese: altri 7,2 miliardi sul 2013, che va a 27 miliardi, più 20 previsti nel 2014, e siamo a 47: l'obiettivo è di arrivare presto a 50; e, poi, le altre misure che serviranno per completare il pagamento complessivo dei debiti arretrati. Sui primi 20, già il 57 per cento è arrivato alle imprese a metà settembre, oltre 12 miliardi a ottobre, quindi, la misura funziona. Questi 7 miliardi porteranno, tra l'altro, un aumento del gettito dell'IVA per 925 milioni, utilizzati come una delle forme di copertura finanziaria del decreto-legge.
  Vi sono, poi, misure per la finanza locale che derivano dalle scelte sull'IMU, che è l'oggetto principale del decreto-legge e anche misure per la TARES opportune che, nelle Commissioni, abbiamo migliorato. Contiamo che, dopo il lavoro nelle Commissioni, vi sia la possibilità, in Aula, di fare un passo avanti sugli alloggi dati in comodato ai figli e ai genitori. L'oggetto principale del decreto-legge è l'IMU sulla prima casa e altre categorie di immobili, in particolare, relative all'agricoltura, per quanto concerne la prima rata che non è dovuta.
  Nel testo di questo decreto-legge non ci sono, ma sono state preannunciate dal Governo, due misure, due questioni: l'intenzione di un decreto-legge per la seconda rata 2013, che dovrebbe essere abolita, e la sostituzione, dal 2014, di IMU più TARES con la service tax e con un livello di imposizione più basso delle due imposte, considerando la base del 2012. Si era anche prefigurata la deducibilità dell'IMU sugli immobili produttivi, la deducibilità dall'IRPEF o dall'IRES, quindi per le imprese e gli imprenditori: questo non è entrato nel decreto-legge.
  Il Partito Democratico ha presentato più di un emendamento in tal senso, dichiarati inammissibili per estraneità di materia perché si interveniva, appunto, sull'IRPEF e sull'IRES e non solo sull'IMU. Al di là di questo decreto-legge, noi sollecitiamo il Governo ad intervenire con i prossimi provvedimenti specifici, come la Pag. 69legge di stabilità, perché lo riteniamo giusto ancora di più dopo l'intervento, opportuno, compiuto per l'agricoltura, e quindi occorre prevedere misure di questo genere per le altre attività produttive. Vi è, tra l'altro, il rischio, altrimenti, di incostituzionalità a non stabilire la deducibilità perché è evidente che si pagano le tasse non su un reddito di impresa reale, ma su un reddito che non c’è più per quella parte, perché utilizzato per pagare una tassa, cioè l'IMU.
  Tornando al contenuto principale di questo provvedimento e a quanto si prefigura come ulteriore decreto-legge, il Partito Democratico non ha mai nascosto le sue preoccupazioni. L'esenzione per tutti pone problemi di equità complessiva, ma soprattutto interrogativi su come si chiuderà il 2013. Interrogativi ancor più motivati dalle stesse coperture di questo decreto-legge che prevedono anche una norma di salvaguardia che se utilizzata, se si dovesse arrivare a doverla utilizzare, significherà inasprimento fiscale e più tasse. Interrogativi, in modo particolare, sulla possibilità di rientro al 3 per cento del rapporto deficit/PIL, dopo che il tendenziale portava il 3,1 per cento, lo 0,1 vale un miliardo 600 milioni, quindi non è poca cosa.
  Nuove risorse sono necessarie per la cassa integrazione, circa 300 milioni di euro, forse di più; c'era la questione dello spostamento dell'aumento dell'IVA possibilmente al 2014 e non dal 1o ottobre, cosa che non è stata possibile evitare per la situazione politica che si è determinata con le preannunciate dimissioni dei parlamentari del Popolo della Libertà, e poi c’è la questione delle risorse in più richieste dai comuni che hanno deliberato per tempo variazioni di aliquote IMU rispetto al 2012. Il presidente dell'ANCI, in audizione, ha stimato questo valore in 260 milioni di euro.
  Per questi motivi abbiamo quindi presentato diversi emendamenti per limitare l'esenzione IMU e in particolare un emendamento di tutti i componenti del Partito Democratico delle Commissioni bilancio e finanze, ci tengo a sottolinearlo, che ha evidenziato come il prevedere l'esenzione anche per il 20 per cento di immobili che hanno una rendita catastale superiore a 750 euro comporta un minor gettito, per una sola rata, di un miliardo 200 milioni di euro e, quindi, su base annua, di due miliardi 400 milioni di euro. Questi non sono dati a capocchia, sono stati contestati da varie parti. Ricordo che parliamo della rendita catastale di base, ossia prima della rivalutazione e dell'applicazione del moltiplicatore di 1,60 ai fini IMU. Secondo il Ministero dell'economia e delle finanze, gli immobili adibiti ad abitazione principale aventi una rendita catastale inferiore a 750 euro sono circa 15 milioni 700 mila, su un totale di 19 milioni 600 mila, ossia all'incirca l'80 per cento, che anche con la nostra proposta sarebbero stati esentati. Dei circa due miliardi di euro di perdita di gettito per reintegrare l'esenzione del pagamento della prima rata dell'IMU sull'abitazione principale più di 1,2 miliardi, ricordavo, sono determinati dall'esenzione per gli immobili aventi rendita catastale superiore a 750 euro. Il valore medio nazionale della rendita non rivalutata ammonta a 525 euro.
  Rispetto a questi dati gli eventuali effetti distorsivi che vi sono, e rilevabili soprattutto nelle grandi città ove i valori delle rendite sono più alti, derivano soprattutto dalla mancata riforma del catasto. Proprio per garantire maggiore equità nella tassazione degli immobili una delle parti più significative della delega fiscale approvata dalla Camera e attualmente all'esame del Senato riguarda la revisione del sistema estimativo del catasto dei fabbricati in tutto il territorio nazionale. Il nostro emendamento ha centrato però, lo voglio dire, l'obiettivo principale, che non era la sua approvazione, e quindi per questo motivo abbiamo potuto ritirarlo; l'obiettivo principale era avere elementi in più dal Governo su come chiudere il 2013 e sulla service tax e quindi, su questa base, confermare il compromesso raggiunto nel Governo su questo decreto-legge.
  Abbiamo avuto assicurazioni sui provvedimenti per raggiungere l'obiettivo del 3 per cento nel rapporto deficit PIL, obiettivo Pag. 70ribadito nella Nota di aggiornamento al DEF e nella risoluzione di maggioranza approvata ieri dalla Camera, e ieri il Governo ha assunto i provvedimenti per corrispondere a questo impegno. Li valuteremo nel merito – non lo voglio fare in questa sede –, sono comunque stati assunti.
  Abbiamo avuto poi assicurazioni sull'ulteriore finanziamento della cassa integrazione in deroga. Queste assicurazioni sono il secondo impegno che recita: integrare con il prossimo provvedimento d'urgenza che accompagnerà il disegno di legge di stabilità 2014 le risorse da destinare per l'anno 2013 al rifinanziamento della cassa integrazione in deroga per un importo pari almeno a 300 milioni di euro; questo è il secondo impegno della risoluzione di maggioranza alla Nota di aggiornamento al Documento di economia e finanza accolta dal Governo e approvata dalla Camera dei deputati sempre ieri.
  Così pure per la service tax, relativamente all'imposizione immobiliare, abbiamo avuto assicurazioni, e non solo assicurazioni. Tutto questo trova riscontro nel quinto impegno assunto dal Governo, sempre nella risoluzione di maggioranza, alla Nota di aggiornamento al DEF approvata ieri da questa Camera. Vi si afferma: si impegna il Governo a rivisitare, con la legge di stabilità 2014, la tassazione immobiliare in un'ottica di maggiore equità e progressività, anche in vista della prossima riforma del catasto, eliminando le penalizzazioni per le fasce più deboli e prevedendo la sostituzione dell'IMU con una service tax che permetta di consolidare il decentramento fiscale mantenendo la parte di imposizione sull'immobile e introducendo una componente diretta a tassare i servizi indivisibili e la gestione dei rifiuti, restituendo ai comuni la base immobiliare propria territoriale e la piena facoltà di rimodulare agevolazioni e aliquote all'interno di un massimale nazionale. Sostanzialmente, quindi, si va nella direzione della proposta che il Partito Democratico ha avanzato fin dal 2010.
  Una risoluzione in cui vi sono altri due punti essenziali per il Partito Democratico, e cioè quello di reperire le risorse da destinare alla riduzione del cuneo fiscale sia per i lavoratori che per le imprese, e più in generale alla riduzione della pressione fiscale a partire dalla legge di stabilità 2014, prioritariamente attraverso misure di riqualificazione strutturale della spesa mediante la spending review – quindi non tagli lineari – e a rimodulare con la legge di stabilità 2014 i vincoli derivanti dal Patto di stabilità interno, in modo da consentire agli enti territoriali la realizzazione di un'efficace politica di sviluppo degli investimenti, incluso il trasporto pubblico locale.
  Va tutto bene, quindi ? No, lo dico con sincerità. È indubbio che l'aumento dell'IVA che si è determinato colpisce i redditi più bassi e la parte finale della catena del commercio. Bisognerà quindi valutare come compensare, nell'ambito delle complessive misure della legge di stabilità, questi aspetti. È indubbio che sarà problematico abolire completamente la seconda rata IMU sulla prima casa per tutti, dare tutte le risorse corrispondenti ai comuni, non aumentare altre tasse e non fare tagli alla spesa sociale, che è un rischio reale, considerato che negli ultimi tre anni la spesa primaria in termini nominali è diminuita in questo Paese, e quindi ci sono stati tagli veri. Possiamo auspicare che vi si riesca. Se il Governo riuscirà in questa impresa certamente troverà il nostro pieno accordo. Valuteremo le misure, ma non potranno, a nostro avviso, esserci arretramenti sul terreno dell'equità.
   Con queste valutazioni ritengo che il provvedimento, così come modificato dalle Commissioni, sia meritevole di approvazione, anche per la parte – lo voglio dire perché qui è stato richiamato – di entrata di 600 milioni di euro dalle concessionarie dei giochi. È scorretto parlare, come fa il MoVimento 5 Stelle – lo ha fatto questa sera, lo ha fatto anche quando si è presentato il Presidente del Consiglio per la fiducia – di 90 miliardi di euro, quasi che avessimo la possibilità di avere un'entrata di questa natura. Quella cifra non esiste più, non per volontà di questo Governo o Pag. 71dei precedenti, ma per le decisioni degli organi giurisdizionali competenti sul contenzioso.
  Quindi la politica non c'entra. Un contenzioso ancora aperto che può portare a 2,4 miliardi al massimo, ma che potrebbe portare anche a zero, perché questo è il range, non è che abbiamo la certezza di 2,4 e quindi facciamo un regalo, un condono di 600 milioni, no, può anche essere zero. Quindi, il Governo propone una transazione contrattuale, sostanzialmente, non un condono, per chiudere il contenzioso e, tra l'altro, con la delega fiscale la Camera ha previsto una profonda riforma del settore, profonda.
  Quindi, ribadisco pertanto la positività complessiva di questo decreto-legge secondo il Partito Democratico (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

  PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Giovanni Paglia. Ne ha facoltà.

  GIOVANNI PAGLIA. Signor Presidente, colleghi e colleghe, all'esordio di questa discussione il relatore del provvedimento ci invitò a considerare che esistevano solo quattro Paesi al mondo che tassassero le proprietà immobiliari, ma escludessero per tutti la prima casa: il primo era la Mongolia, il secondo lo Yemen, se non ricordo male, il terzo il Niger, il quarto il Congo. Da oggi l'Italia torna ad essere il quinto membro di questo club esclusivo, e lo fa nonostante un dibattito approfondito, che ha dato a tutti noi la chiara percezione di quanto questa scelta non sia ritenuta significativa, né corretta, praticamente da nessuno degli attori sociali del nostro Paese. Non sono favorevoli i sindacati, non lo è la Confindustria, non lo è il mondo finanziario né le associazioni degli inquilini, così come le rappresentanze di artigiani e piccole imprese. Alcuni fra questi lo dicono esplicitamente, altri fanno semplicemente notare che le risorse improvvisamente trovate potrebbero essere destinate a scopi ben più utili, come la riduzione del cuneo fiscale, la solidarietà a fasce deboli della popolazione, la mitigazione del peso delle tasse sulle attività economiche.
  In realtà, a ben vedere, e senza nemmeno la necessità di svolgere analisi particolarmente approfondite, all'interno della stessa maggioranza ben pochi sono convinti della bontà di questa scelta. Certamente non lo è Scelta Civica, come abbiamo sentito, che mantiene in piedi un emendamento che avrebbe ridotto di molto la platea dei beneficiati. E pare non lo sia, in realtà, nemmeno il PD, per cui vale lo stesso discorso, anche se l'ha ritirato con qualche ora di anticipo. Allora io credo che, prima di tutto, bisognerebbe dire la verità, che questo provvedimento è figlio del ricatto operato dal PdL a danno del Paese, ricatto accettato da tutta la maggioranza in nome di quella che sembra la nuova religione incivile di questo tempo: la stabilità, in nome di cui tutto può essere accettato, in spregio ad ogni convinzione personale e collettiva.
  Dai ricatti, come è noto, però non può venire nulla di buono, e così l'abolizione dell'IMU ha già portato con se l'aumento dell'IVA, si accinge a riportare in auge il termine «manovrina», le cui premesse sono desolanti, e finirà con l'introduzione della service tax, ovvero con il tentativo, nemmeno coperto, di trasferire sugli inquilini parte degli oneri fiscali prima gravanti sui proprietari.
  È una curiosa scelta, quella di operare forme di riequilibrio al contrario della pressione fiscale, in un Paese in cui tutti gli indicatori, oltre all'esperienza personale e quotidiana di tutti noi, parlano di un'esplosione della disuguaglianza e di un aumento drammatico della povertà. È così quindi che il decreto-legge tax free si trasforma per incanto in un decreto-legge full tax, che riesce in un sol colpo ad aumentare le imposte su consumi, persone fisiche e imprese, mentre le riduce sui patrimoni.
  Ora, sarebbe bene chiarire una cosa: SEL é assolutamente favorevole ad un'esenzione dell'IMU sulla prima casa per un'ampia fascia di popolazione. Lo abbiamo proposto in campagna elettorale e non abbiamo cambiato idea, coerenti con l'idea che per come è stata pensata l'IMU si configurasse come patrimoniale sui poveri. Pag. 72La casa rappresenta, infatti, per molte famiglie l'unica forma di investimento, e questo fa si che in Italia la percentuale della popolazione che risiede in immobili di proprietà sia sensibilmente più alta di quella dei Paesi del Nord Europa, andando a coinvolgere anche il ceto medio e spesso anche quello medio-basso. Questo avrebbe però imposto, e imporrebbe, un sistema di imposizione molto più progressivo, in grado di tutelare le prime e uniche case di valore medio, e di considerare per il resto il complesso del valore immobiliare posseduto, senza una distinzione d'uso che appare priva di significato, ai fini dell'imposta. Il sistema che voi state disegnando infatti va a determinare il paradosso che una famiglia che si ritrovi a possedere due immobili modesti, magari in conseguenza di un'eredità, si ritroverà a pagare un'IMU infinitamente superiore a chi possiede un solo immobile, anche del valore di alcuni milioni di euro. D'altra parte, per sollevare anche i ricchi dal disturbo di una tassa per loro assolutamente sostenibile, si sottraggono risorse ad un bilancio dello Stato stremato, ricorrendo a coperture ai limiti estremi della fantasia di finanza pubblica.
  Sinistra Ecologia Libertà credeva e crede che si possa agire diversamente, aumentando significativamente le detrazioni e facendo dell'IMU l'embrione dell'unica tassa che in Italia manca, e di cui invece l'Italia avrebbe bisogno: non per aumentare la pressione fiscale, ma per abbassarla e redistribuirla. Parlo della patrimoniale, che curiosamente, ma non troppo, resta il grande tabù della politica italiana: la parola impronunciabile, se non in convegni accademici, dove riscuote, peraltro, un certo interesse. Noi siamo il Paese che tassa oltre misura redditi, profitti, consumi, abitudini, che tassa la birra come un bene di lusso e la batteria di una sigaretta elettronica; ma il patrimonio no, il patrimonio non si tocca, perché altrimenti scappa. Come se in questo Paese non scappassero ogni giorno dalla contabilità nazionale imprese e occupati; per non parlare dei consumi, come ci dice impietosamente il crollo continuo del gettito IVA. Ma la priorità sembra fosse, appunto, indebolire l'unica patrimoniale esistente, anziché ricomprenderla in un perimetro che garantisse equità e progressività.
  Forse non ve ne rendete conto, ma insistere a spostare peso fiscale su redditi e consumi, ovvero su flussi, anziché sulla ricchezza, cioè la parte morta dell'economia, che produce solo rendita, se non viene incentivato in investimento, significa scommettere sul passato anziché sul futuro, significa ammettere che il nostro domani è alle spalle, e di questo paghiamo il conto tutti i giorni.
  Voi queste cose le sapete, ma avete preferito inseguire il populismo di una destra che è sempre stata liberista per chi non ha, e protezionista per chi ha, e che insegue consensi facili scommettendo sulla tutela delle rendite di ogni tipo, senza mai guardare in faccia i bisogni degli altri e le necessità della finanza pubblica. La destra italiana ha affossato il Paese, non ha chiesto scusa e continua a governarlo, con i risultati che ogni giorno viviamo sulla nostra pelle. E oggi, anche oggi, incassa l'ennesimo obolo, soddisfatta di aver rispettato la più stupida delle promesse elettorali. Andiamo oltre.
  Avete scelto di liberare dall'IMU gli immobili-merce delle imprese costruttrici: idea in sé stravagante, in quanto tale, ma che tuttavia in questa fase ci sentiamo di condividere, nonostante costituisca un oggettivo incentivo a posticipare le vendite, quando invece avremmo bisogno che queste si realizzassero rapidamente, letteralmente a qualunque costo. E tuttavia ci dovreste spiegare – e lo richiederemo domani con più puntualità in fase di emendamenti – perché non posticipare il pagamento alla fase di realizzo, anziché eliminarlo del tutto. Se infatti non si può non tenere conto di una situazione di mercato in questo momento problematica, che per molte imprese del settore rende oggettivamente impossibile pagare l'IMU su lotti invenduti da anni, non si capisce perché non scommettere sulla ripresa, anziché limitarsi a lenire uno stato di sofferenza. E non si capisce nemmeno perché Pag. 73alle imprese immobiliari debba essere consentito implicitamente ciò che in nessun altro ramo sarebbe consentito: ovvero tenere immobilizzato per anni il magazzino, anziché liquidarlo al prezzo che il mercato è disposto a pagare nel momento dato, anche a costo di contabilizzare perdite.
  Certo, sappiamo che il valore degli immobili ha un interesse sistemico, in un Paese che ha l'abitudine di porli a base di qualsiasi valutazione patrimoniale, e che quindi una sua violenta oscillazione al ribasso potrebbe produrre effetti non desiderabili. Ma l'impressione è che si stia facendo come gli struzzi, aspettando che una ripresa improbabile, in assenza di riforme radicali e di una visione del futuro, intervenga a risolvere i problemi. In altre parole, vorrei che questo Parlamento si ponesse il problema di come eliminare rapidamente lo stock di invenduto nel settore immobiliare, anziché tutelarlo a tempo indeterminato dalla pressione fiscale; magari contando sulla generosità, possibile perché non disinteressata, del sistema bancario sui piani di rientro dalle esposizioni.
  Per chiudere sull'IMU, avrei ancora una domanda da fare, che credo interessi molti italiani, ma soprattutto molti amministratori locali. Quale sarà l'entità del rimborso versato ai comuni ? Quella del 2012 ? Perché voi sapete che molti comuni, anche importanti, avevano contato sull'aumento delle aliquote per chiudere i loro bilanci; e avevano fatto bene, perché si erano fidati di quel minimo di autonomia impositiva loro concessa, su una tassa che dovrebbe essere di loro pertinenza. Bene, cosa racconterete a quei comuni ? Che avranno quello che si aspettavano di avere, con cui pagare servizi essenziali per i loro cittadini, o che devono attrezzarsi ad una variazione di bilancio, fondata, per l'ennesima volta, su tagli ? Su questo attendiamo una risposta: anche se temo di conoscerla, ed è quella sbagliata, credo.
  Questo decreto-legge peraltro è ipocrita, perché finge di parlare di diritto alla casa, e quindi difende dall'IMU chi ne possiede una; ma poi svela rapidamente cosa intenda, quando si confronti il mancato gettito IMU, circa 2 miliardi e 400 milioni solo per la prima rata, con le risorse messe a disposizione di famiglie in difficoltà con affitti e mutui, 50 milioni di euro. 50 milioni di euro per affrontare il dramma degli sfratti per morosità nei canoni d'affitto o nelle rate di mutuo, in un Paese che vede il fenomeno crescere di giorno in giorno, in progressione parallela all'aumento della povertà, delle ore di cassa integrazione e del tasso di disoccupazione. Si possono trovare 2 miliardi, che diventeranno 4, per sgravare tutti dall'IMU, ma si trovano 50 milioni per tutelare il diritto minimo ad un tetto di chi, incolpevolmente, è sul punto di perderlo.
  Con che faccia si continua a ripetere quindi che la casa è sacra ? Sacra è la proprietà, per chi ce l'ha, perché a tutti gli altri toccano le briciole e nemmeno quelle. Ecco, a noi sarebbe piaciuto un decreto-legge, o ancor meglio un disegno di legge, che se riteneva di aver individuato 2 miliardi e mezzo di euro da destinare al tema casa partisse da qui, dalla volontà di assicurare un alloggio dignitoso a tutte le famiglie che vivono in questo Paese, come investimento sociale, economico e costituzionale.
  Ma, evidentemente, non stiamo parlando di questo, e dei 50 milioni di euro probabilmente non varrebbe nemmeno la pena parlare, visto l'impatto che sono destinati ad avere sulla realtà. Nel 2012 120 mila richieste di sfratto in questo Paese, farebbero 450 euro a testa. Varrebbe invece la pena parlare delle misure a favore di esodati e cassa integrazione in deroga, perché qui si apre un problema di credibilità di un metodo di governo. Noi sappiamo bene, e lo sappiamo da mesi, quali sarebbero le risorse necessarie per la cassa integrazione in deroga, lo sappiamo tutti, sappiamo anche che non può esserci nessuno in quest'Aula che abbia la volontà o il coraggio di alzarsi e sostenere che tali risorse non debbano essere messe a disposizione. Eppure continuiamo ad inseguire il problema decreto dopo decreto, trovando ogni volta risorse scarse, lasciando una della parti più deboli della società italiana in una perenne situazione Pag. 74di incertezza sul proprio futuro, accentuata tra l'altro dalle riforme continuamente annunciate dell'istituto della cassa integrazione in deroga. E nel fare questo non affrontiamo il tema dell'individuazione di risorse certe e strutturali, affidandoci di volta in volta a cercare la copertura all'interno di capitoli di spesa già stanziati per altre importanti misure.
  Lo stesso discorso possiamo fare per gli esodati, il cui dramma è stato prodotto da una sola, sciagurata legge, mentre ormai non si contano più i provvedimenti successivi volti a restituire dignità non a loro, ma allo Stato. Anche stavolta naturalmente non viene messa la parola fine, perché la parola fine potrebbe essere messa solo da un dispositivo che stabilisca l'impossibilità per lo Stato di rompere un contratto con i propri cittadini, e che di conseguenza riconosca il ripristino per tutti dei diritti acquisiti, indipendentemente dalla ricaduta sulla finanza pubblica. Ci sono cose infatti – e questa è una di quelle – per cui la copertura non è una condizione ostativa, ma un obbligo morale, perché si tratta del rispetto di un impegno preso e non di una scelta di politica di bilancio. Il fatto stesso che io oggi sia ancora qui e ne debba parlare è invece indice del fatto che questa ovvietà non è riconosciuta, tant’è che anche questa volta, mentre si trovano le risorse per tutelare la sacralità della casa, lo stesso non si fa per tutelare la sacralità della parola data dallo Stato.
  Infine, la nota dolente delle coperture. Si tagliano 100 milioni ai fondi per le assunzioni nel comparto sicurezza e nei vigili del fuoco, in contraddizione con recenti previsioni sul personale, e sempre per la serie far seguire alle parole i fatti. 300 milioni sono tagliati al fondo per la manutenzione della rete ferroviaria, come se questo Paese non abbia conosciuto negli ultimi anni vere e proprie tragedie legate alla vetustà delle reti, e non sconti quotidiani ritardi nei tempi di percorrenza dovuti a guasti diffusi. 20 milioni, sembrano pochi, sono tolti al fondo per le assunzioni finalizzate alla lotta all'evasione fiscale, contraddicendo anche qui gli impegni presi in questa direzione e producendo di fatto un danno all'erario, se è vero che, stante il livello di evasione in questo Paese, ogni ispettore assunto ripaga abbondantemente con la sua attività lo stipendio che gli diamo.
  Poi c’è un punto che ha giustamente suscitato molta attenzione, il cosiddetto condono delle sanzioni alle società di slot machine, che dovrebbe produrre 600 milioni di entrate a fronte di 2,4 miliardi di sanzioni pendenti. Non é necessario ripercorrere la storia della vicenda, che partiva da sanzioni di 98 miliardi, per arrivare alla conclusione che intervenire in prossimità di una sentenza di appello per chiudere la partita con il 75 per cento di sconto, in presenza di violazioni già accertate dalla sentenza di primo grado, significa essere oltre il fondo del barile, oppure prendere in giro i cittadini onesti, oppure entrambe le cose insieme.
  Ma c’è di più. Nei prossimi giorni la Camera sarà chiamata a votare un provvedimento la cui copertura dipende per 600 milioni da entrate il cui destino si deciderà entro il 15 ottobre. Questo significa che il Senato potrebbe dover valutare un provvedimento significativamente diverso, e non per nostra volontà, dove in luogo dei proventi da condono si troveranno anticipi IRES, IRPEF, IRAP e aumenti delle accise su alcolici e benzina. Se questo vi sembra lecito, vi chiedo se vi sembra lecito che, in ragione di una scelta demandata a soggetti privati, cioè alle società di slot, possa cambiare drasticamente il metro di giudizio che in corso d'opera spetta ai due rami del Parlamento.
  Noi troviamo sufficienti ragioni di critica e di giudizio negativo nella scelta di reperire risorse tramite un condono. Però a chi oggi si accinga a votare questo decreto e trovasse anche intelligente finanziare in questo modo la cancellazione della prima rata dell'IMU, io chiedo se avrebbe la stessa opinione se lo dovesse giudicare a partire dall'applicazione della clausola di salvaguardia, clausola che, beninteso, potrebbe scattare ugualmente, dato che una parte delle entrate è presunta e si basa sulle entrate IVA che Pag. 75dovrebbero seguire lo sblocco dei pagamenti della pubblica amministrazione.
  In conclusione, colleghe e colleghi, io credo che ci siano molti modi in cui la politica può contribuire a indirizzare il Paese verso il declino, e uno di questi è scambiare promesse elettorali avventate e populiste con la sopravvivenza di un Governo. Speravamo che la nuova maggioranza politica – politica – sapesse superare questo retaggio del berlusconismo, ma è una speranza che evidentemente è vanificata (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà).

  PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Pagano. Ne ha facoltà.

  ALESSANDRO PAGANO. Signor Presidente, signor sottosegretario, poco fa lo stimato relatore di questo provvedimento, l'onorevole Causi, ci ricordava che sull'argomento IMU ci sono posizioni diverse all'interno della maggioranza, poi a seguire si è cimentato in un'impervia difesa del perché una parte politica giustifica la presenza dell'IMU.
  Equità sociale, è stato detto. Ebbene sì, sulla questione dell'IMU è bene precisare innanzitutto che la posizione del Popolo della Libertà è sempre stata diversa rispetto alla posizione del PD, l'altra componente importante della maggioranza; noi siamo per l'abolizione dell'imposta, perché la riteniamo iniqua. Il ritiro l'altro giorno dell'emendamento presentato dal Partito Democratico, che mirava all'introduzione dell'IMU sulla prima casa per coloro che hanno una rendita catastale superiore a 750 euro, ha infatti evitato un grave danno a un numero elevato di cittadini. Noi siamo convinti di questo non soltanto perché è la logica delle cose – così come proverò anche a spiegare – ma anche perché c’è stato un impegno da parte del Presidente del Consiglio, impegno che, senza se e senza ma, siamo sicuri che non mancherà di onorare.
  Nei giorni scorsi, un componente del Governo, l'onorevole Fassina ha riparlato, ancora una volta, di equità sociale, quindi vedo che è un refrain. Ebbene, rispondiamo che non è aumentando le tasse sui patrimoni della classe media che si contribuisce a rendere il fisco più equo, non è tartassando i proprietari di casa che si aiutano i poveri a uscire della loro condizione. Questa è un'idea novecentesca, che vagheggiava il sogno che la classe borghese sarebbe stata sconfitta all'interno di una «espropriazione di ricchezza». Sappiamo tutti come è andata a finire laddove si sono realizzati questi processi: tutti più poveri in un'economia dove lo Stato si ingrassava senza acquisire alcuna efficienza e nel frattempo, la società civile, dimagriva sempre di più fino a morire.
  La verità è che l'approccio di queste politiche economiche – come ebbe a dire a Margaret Thatcher – è assurdo perché, “pur di vedere ricchi diventare sempre più poveri si è disposti a tutto, anche ad accettare che i poveri diventino più poveri”, una visione certamente dettata dall'invidia sociale e che oggi nel XXI secolo, per forza di cose, deve essere superata. Gli occhiali ideologici non possono appartenerci più. Mi si dirà: ma dove sta l'attualità rispetto alle cose appena dette ? Questi sono forse discorsi vecchi ? No, no: c’è un'attualità, signor Presidente, signor sottosegretario; in questo decreto-legge c’è stato un emendamento presentato dall'onorevole Braga e sostenuto da tutto il PD che, all'articolo 6 del decreto in questione, in relazione alla proprietà immobiliare, ha attribuito alle prefetture il potere di graduare gli sfratti. È un tentativo già fatto in passato, che lede in modo irreparabile i diritti del proprietario; sottrarre all'autorità giudiziaria il potere di determinare il momento in cui il proprietario ha diritto a rientrare in possesso del proprio immobile vuol dire di fatto privare di quel diritto il proprietario. Il prefetto è soggetto a pressioni di mille tipi – lo sappiamo bene – che nella totalità dei casi lo porterebbe – come è accaduto quando ci sono stati casi analoghi – ad invocare imprecisate situazioni di disagio sociale per rimandare l'esecuzione dei provvedimenti ai quali il locatore ha pieno diritto. Questo emendamento è stato approvato – mi riferisco ai relatori che sono qui presenti Pag. 76– in seduta notturna con un blitz che certamente meritava migliore causa e che ha preso in contropiede tutti e che penso non faccia bene a nessuno della maggioranza e che forse serve a ingrassare le manifeste volontà disgregatrici dell'opposizione.
  Nell'attuale difficile momento, questo non deve avvenire ed ecco perché siamo convinti – e lo diciamo sin da adesso – che lavoreremo affinché questo emendamento sia cancellato. Nell'Italia di oggi, lo Stato quindi non può diventare arbitro dei cittadini: troppe vessazioni fiscali, troppa oppressione tributaria verso famiglie e imprese, che non riescono più a liberarsi da questo insopportabile peso. Ecco perché noi del PdL siamo sempre più convinti che ridurre le tasse non può che avvenire se non per effetto del taglio della spesa pubblica.
  Nel nostro bilancio, la spesa pubblica ha toccato ormai la cifra di 807 miliardi di euro e continua imperterrita ad aumentare anno dopo anno, eppure proprio nei giorni scorsi, si è venuto a sapere dai tecnici del Tesoro che non esistono margini per poter tagliare una fetta di 807 miliardi: parlano di spesa incomprimibile. Tutta la spesa quindi ad oggi è diventata tutta indispensabile ? Ma come, per anni, ci hanno fatto capire che c'erano sprechi di denaro, auto blu, consulenze, società partecipate, sanatorie, maxi stipendi di dirigenti pubblici e infrastrutture fantasma.
  Tutto questo è sparito ! Come d'incanto, oggi veniamo a sapere che la spesa è incomprimibile. Non è tecnicamente possibile, oltre che politicamente possibile, continuare a sostenere queste tesi. Infatti, quando una parte importante di questo esecutivo, come il Partito Democratico, continua a fare finta che tutto questo non esista, sbaglia ! Non vi è dubbio che sostenendo questi ragionamenti cada nella trappola dell'aumento delle tasse e delle imposte. E se per caso diminuisce l'IMU, allora si propone l'aumento dell'IVA.
  Ho condiviso pienamente l'intervento del relatore Causi, poco fa, quando ha parlato di denominatore che deve crescere al fine di far ripartire la crescita economica. Ma come può aumentare il denominatore in presenza di un crollo dei consumi e dei redditi ? E a seguito della crisi della piccola, media e grande impresa, che sono quelle che possono consentire la crescita economica, il denominatore che spiegava l'onorevole Causi. Noi siamo fuori sistema, a livello di micro, macro, media e grande impresa perché il costo principale delle nostre aziende è proprio quello fiscale che fa andare fuori mercato le stesse facendo perdere competitività.
  Ecco perché noi del PdL parliamo di mission; far capire a tutti; maggioranza e opposizione, che così andiamo a sbattere. Non ci fermeremo, anzi, lavoreremo culturalmente, oltre che politicamente, per far sì che il taglio delle tasse debba realizzarsi come unico processo di crescita di questo Paese.
  Non può essere, infatti, che, se si vuole diminuire l'IVA, ecco pronto un incremento delle accise sulla benzina o degli acconti IRPEF, IRES e IRAP. Non va bene ! I danni sono incalcolabili e chi crede che, aumentando le tasse, si porti un maggior gettito, è veramente fuori dal mondo, mi spiace dirlo. Mi spiace dirlo in un'Aula deserta, ma ripeteremo tutto questo anche durante la discussione degli emendamenti.
  Non si può scoprire che questo gettito non si è verificato, se non a seguito dello spropositato numero di tasse e della quantità di denari che paghiamo grazie ad esse. È successo con l'aumento dell'IVA, è proseguito con la tassa sulle imbarcazioni, il superbollo, le accise sulla benzina, la Tobin tax. Ma ci siamo dimenticati che le assurde tasse imposte e realizzate dal Governo Monti ci hanno cagionato un danno di 18 miliardi di euro di minori entrate ?
  È successo l'anno scorso: non è successo vent'anni fa, ma come ce lo siamo dimenticati ? Ma può essere che la vostra posizione sia talmente ideologizzata al punto di perdere persino la memoria storica di un anno fa ? Noi abbiamo avuto 18 miliardi di entrate in meno perché la Pag. 77pressione fiscale era inaudita, e quindi si è inibita la crescita del Paese da un punto di vista imprenditoriale.
  Questa è la chiave di lettura per cui riteniamo che, all'interno di questa leale collaborazione che deve avvenire con il Partito Democratico, noi abbiamo l'esigenza di rimarcare queste cose. Ecco perché, ritornando all'IMU, non può essere che sia considerato un nemico di classe chi abita in una casa a Roma di 36 o di 41 mq, a seconda che trattasi di civile abitazione o casa popolare, perché il limite di 750 euro è esattamente quello che ho appena detto, ed è chiaro che la proposta è fuori da ogni logica.
  Dobbiamo assolutamente superarla, perché abbiamo interesse a superarla, non solo all'interno di una leale collaborazione politica che deve avvenire tra i due partiti, ma perché abbiamo un Paese che ci guarda e ce lo chiede. Abbiamo il dovere di tirarlo fuori dalle secche questo Paese.

  PRESIDENTE. Onorevole, concluda.

  ALESSANDRO PAGANO. Mi avvio velocemente alla conclusione, Presidente.

  PRESIDENTE. Ha un minuto.

  ALESSANDRO PAGANO. A questo punto è inutile fare un altro ragionamento, che poi rischia di essere involuto. Siamo, quindi, ancora più convinti che, mai come in questo momento, dobbiamo batterci perché vi sia una politica di taglio della spesa pubblica. Questo è il grande indirizzo su cui noi ci muoviamo e ci muoveremo e siamo sempre più convinti che, a maggior ragione sulla difesa della prima casa, non potremo che essere vigili e intransigenti. L'IMU, in quanto tale, deve trovare risposta nei programmi che sono stati impostati dal Governo sin dall'origine.

  PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Gigli. Ne ha facoltà.

  GIAN LUIGI GIGLI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, sebbene il provvedimento in esame si articoli su tre punti principali, è chiaro che quelli riguardanti il rifinanziamento della cassa integrazione guadagni, peraltro incompleto rispetto alla misura prevista e che necessiterà di uno stanziamento addizionale, e la questione degli esodati hanno assunto, nel corso del dibattito nelle Commissioni di merito, un rilievo inferiore a quello rappresentato dalla problematica IMU, come peraltro sottolineato nelle Commissioni riunite dal rappresentante del Governo.
  Sappiamo che la questione della seconda rata dell'IMU sarà affrontata in un altro provvedimento e che il decreto in esame si riferisce solo alla prima rata del 2013. Quello che ad oggi non sappiamo, è dove verranno prese le risorse per coprire la seconda rata, tenuto conto che il Governo si sta impegnando per recuperare lo scostamento rispetto al limite del 3 per cento nel rapporto tra deficit e PIL evidenziato dalla Nota di aggiornamento al DEF, attraverso una operazione dal valore stimato di circa 1,5 miliardi di euro, da attuare a prescindere dalla legge di stabilità per il 2014.
  In questo caso, invece, stiamo parlando di circa 2,3 miliardi di euro, la cui copertura non si comprende se potrà essere ricavata da minori spese o da nuove tasse che magari andranno ingiustamente a colpire anche coloro che non hanno case e che quindi non hanno usufruito della soppressione dell'IMU.
  La posizione del gruppo Scelta Civica è nota: rispetto all'abrogazione tout court della prima rata dell'IMU avevamo previsto una riformulazione che prevedeva il raddoppio delle detrazioni senza bisogno di ricorrere a coperture aggiuntive, mettendo in sicurezza l'abrogazione anche della seconda rata per circa il 70 per cento dei proprietari, e allargando le fattispecie, per ora escluse, equiparate all'abitazione principale, quali ad esempio le unità immobiliari a destinazione abitativa utilizzate da anziani o disabili o da parenti di primo grado o dalle persone residenti all'estero. Era, a nostro avviso, una proposta alternativa che introduceva elementi di maggiore equità sociale che non si è Pag. 78voluto affrontare oggi in quanto si è voluto procedere esclusivamente all'abolizione della prima rata dell'IMU sull'abitazione principale con conseguente trasferimento delle risorse relative in favore dei comuni, senza modificare l'assetto complessivo della materia, che sarà trattata nell'ambito della prossima legge di stabilità, quando saranno definite le caratteristiche della nuova TARES. A tale riguardo, ricordo che anche il Presidente del Consiglio nel discorso sulle linee programmatiche del suo Governo non aveva fatto riferimento all'abolizione tout court dell'IMU, quanto piuttosto al superamento della relativa disciplina.
  Siamo invece molto soddisfatti di essere riusciti a inserire nel corso dell'esame del provvedimento una norma di principio molto importante, a nostro avviso, in tema di applicazione della componente del tributo comunale sui rifiuti e sui servizi per il 2013, nelle more della completa definizione della disciplina della TARES, secondo la quale, tra i criteri che saranno adottati per tale calcolo si dovrà tenere conto della capacità contributiva della famiglia, anche attraverso l'applicazione dell'ISEE. Per quanto lo strumento ISEE sia ancora insufficiente rispetto alle scale di equivalenza, si tratta di un piccolo, ma significativo, riconoscimento al grande assente da questi provvedimenti fin qui adottati, cioè la famiglia con figli.
  Nella stessa direzione di sostegno alle famiglie deve essere considerato anche il positivo esito dell'azione che Scelta Civica ha condotto per modificare quanto previsto dal comma 1 dell'articolo 6, prevedendo che i finanziamenti della Cassa depositi e prestiti alle banche per l'erogazione di mutui ipotecari da destinare all'acquisto dell'abitazione principale, oltre che a interventi di ristrutturazione ed efficientamento energetico, siano assegnati prioritariamente alle giovani coppie e alle famiglie numerose.
  Spiace invece che, in palese contraddizione con quanto sopra, non sia passato in Commissione l'emendamento al comma 3 dello stesso articolo 6, che a decorrere dall'anno 2014 avrebbe consentito anche alle famiglie numerose l'accesso al Fondo per il credito necessario all'acquisto della prima casa, già previsto per le giovani coppie e per i nuclei familiari monogenitoriali, ed ora allargato con questo provvedimento fino a includere anche i giovani under 35 titolari di un rapporto di lavoro atipico.
  Analoga sorte negativa è stata riservata all'emendamento al comma 4 dell'articolo 6, con il quale sarebbe stata data priorità alla capacità contributiva della famiglia e al carico familiare nell'accesso al Fondo nazionale di sostegno alle locazioni, rifinanziato con 30 milioni di euro.
  Anche in questa occasione si è vista la mancanza di un'azione di coordinamento a favore della famiglia, svolta per mezzo di una delega specifica nella compagine di Governo, delega sulla quale insistiamo fin dall'insediamento del Governo Letta, con una lettera a lui indirizzata, e che non può essere agevolmente assicurata dal Presidente del Consiglio.
  Tale insufficiente sensibilità verso le necessità delle famiglie con più figli, appare in netta contraddizione con quanto ha più volte sostenuto lo stesso Presidente Letta, l'ultima volta con una solenne dichiarazione, a Torino, in occasione della settimana sociale dei cattolici, quando ha parlato del grave rischio di inverno demografico che grava sull'Italia, rischio di denatalità contro il quale la generosità delle famiglie che scelgono di mettere al mondo più figli costituisce il migliore antidoto.
  Sarebbe pertanto dovere della politica e delle istituzioni evitare di mettere queste famiglie a rischio di povertà.
  Vengo al tema della cassa integrazione guadagni: qui basterebbe citare i dati allarmanti sull'occupazione per giustificare un intervento che come detto risulta di per sé carente nella dotazione finanziaria e che necessiterà di un intervento aggiuntivo. Vorrei invece soffermarmi un momento sulla norma contenuta nell'articolo 14, che peraltro contribuisce parzialmente alla copertura del decreto-legge. Si tratta della norma relativa alla definizione agevolata in appello dei giudizi di responsabilità Pag. 79amministrativo-contabile. In parole chiare, si tratta dei giudizi che vedono coinvolti i concessionari per la gestione della rete telematica del gioco lecito, condannati al risarcimento per danno erariale per aver violato gli obblighi di servizio relativamente al mancato collegamento degli apparecchi da gioco all'apposita rete telematica. Questi gestori del gioco sono stati condannati al risarcimento per un importo complessivo pari a 2,4 miliardi.
  Fermo restando che il sottoscritto rimane contrario ad una scelta che di fatto costituisce un condono fiscale a vantaggio di una categoria non certo benemerita per la collettività, ciò che mi preme sottolineare in questa sede è il giudizio dato dalla Corte dei conti sul gettito atteso da questo condono. La Corte infatti ha sottolineato in un'audizione come nessun concessionario si sia avvalso finora della facoltà concessa dall'articolo 14 del decreto-legge, per la quale vi è tempo solo fino al 15 ottobre, ma quello che mi preme ricordare è che se il gettito si rivelasse inferiore alle attese – che sono di circa 600 milioni – scatterebbe la clausola di salvaguardia contenuta nello stesso provvedimento, cioè un ulteriore aumento degli acconti IRPEF, IRES e IRAP e delle accise fino a una totale copertura dell'eventuale «buco». Un'eventualità su cui la stessa Corte dei conti ha invitato a soffermarsi per «i rilevanti effetti di natura distributiva» che ne deriverebbero.
  Infine, riguardo al problema degli esodati, devo sottolineare come il decreto aveva fornito l'occasione, non colta purtroppo, di risolvere all'interno della relativa norma il problema della cosiddetta «quota 96» per gli insegnanti, che non riguarda solo il riconoscimento di un diritto dei docenti, ma anche il diritto dei ragazzi alla necessaria continuità didattica.
  Da queste premesse il gruppo di Scelta Civica si riserva di ripresentare in Aula gli emendamenti bocciati nelle Commissioni di merito, per dare più tempo al Governo affinché possa fornire le assicurazioni formali, che abbiamo richiesto, sulle coperture relative alla seconda rata IMU, assicurazioni che siano tali da non determinare ulteriori inasprimenti della pressione fiscale, auspicando infine anche una riconsiderazione degli emendamenti a favore delle famiglie con figli (Applausi dei deputati del gruppo Scelta Civica per l'Italia).

  PRESIDENTE. Constato l'assenza del deputato Placido, iscritto a parlare: s'intende che vi abbia rinunziato.

  PRESIDENTE. È iscritta a parlare la deputata Fregolent. Ne ha facoltà.

  SILVIA FREGOLENT. Signora Presidente, signor sottosegretario, onorevoli colleghi, il decreto che è in oggetto è un decreto complesso, che riguarda aspetti molto importanti e che sono già stati richiamati dai miei colleghi. Ne cito soltanto alcuni, come il rifinanziamento degli ammortizzatori sociali in deroga, articolo 10, attraverso un incremento per il 2013 di 500 milioni di euro del Fondo sociale per l'occupazione.
  Oppure le ulteriori misure per i cosiddetti esodati, ossia i lavoratori penalizzati dalla recente riforma previdenziale del dicembre 2011, prevedendo che le disposizioni in materia di requisiti di accesso e di regime delle decorrenze vigenti prima dell'entrata in vigore del cosiddetto decreto salva Italia siano applicabili anche a soggetti che maturino i requisiti entro il 31 dicembre 2011 e trovino applicazione anche nei confronti dei lavoratori il cui rapporto di lavoro si sia risolto entro il 31 dicembre 2011 in ragione della risoluzione unilaterale del rapporto di lavoro medesimo dando in tal modo risposte alle esigenze della categoria, i cosiddetti licenziati individuali, che ha rappresentato una delle numerose lacune del sistema di tutela e di deroghe predisposto dalla cosiddetta riforma Fornero.
  Tuttavia, questo provvedimento verrà sicuramente ricordato per la sospensione del pagamento della prima rata dell'IMU. Noi siamo ben consapevoli dell'alta percentuale di proprietari di case che caratterizza l'Italia rispetto ad altri Paesi europei Pag. 80e sappiamo di quanta sofferenza vi è in chi non possiede quel bene ed è costretto a vivere in un mercato di affitti opaco ed ingiusto. Ed è per questo che tutti i partiti ne hanno fatto oggetto di propaganda in campagna elettorale, tutti, nessuno escluso, con diverse modalità. C'era chi voleva restituire le rate pagate dagli italiani con i propri beni personali. Mi spiace che l'onorevole Pagano se ne sia andato via. Loro non prevedevano in campagna elettorale l'abolizione, ma la restituzione. Chi considerava, come il MoVimento 5 Stelle, incostituzionale tale norma e chi, come il centrosinistra, prevedeva una definizione della tassa. L'IMU, introdotta con il decreto «salva Italia» sulla base del decreto legislativo sul fisco municipale approvato nella riforma Calderoli del precedente Governo Berlusconi, poi applicato con il decreto «salva Italia», ha diverse distorsioni e il loro superamento è stato certamente condiviso anche dal Partito Democratico. Una delle storture principali è stata ad esempio il regime di cogestione dell'imposta tra Stato e comuni che non solo non ha funzionato, ma che non è servita a finanziare le casse dei comuni e degli enti locali che sono stati in questi anni penalizzati da tagli lineari. Ed è vero che nel determinare l'aliquota ha sicuramente pesato in modo iniquo la mancata riforma del catasto che finalmente con la delega fiscale è stata introdotta.
  Infine, finalmente, con questa riforma alcune storture che gridavano vendetta sono state tacitate come l'esenzione dal pagamento da parte delle abitazioni dello IACP o cooperative edilizia a proprietà indivisa, oppure l'esenzione di terreni agricoli e fabbricati rurali. Tuttavia, alcuni chiarimenti occorrono essere esplicitati in questa sede. Consultando le banche dati internazionali, come prima citavano alcuni miei colleghi, in particolare il collega Causi, sono emersi come solo quattro Paesi al mondo, nell'adottare l'imposta patrimoniale reale, hanno esentato l'abitazione principale. Si tratta, appunto, della Mongolia, del Niger, della Repubblica del Congo e dello Yemen.
  Nel 2011 le imposte sulla proprietà immobiliare in Europa sono state in media pari all'1,4 per cento del PIL, mentre in Italia era dello 0,7. Nel 2012, primo anno di IMU, anche sulle prime case, negli anni precedenti esenti dall'ICI, la penisola si è portata all'1,5 per cento, avvicinandosi, quindi, alla media dell'Unione europea. Occorre ricordare come, a chiusura del semestre europeo 2013, nel mese di luglio, il Consiglio dell'Unione europea ha rivolto all'Italia specifiche raccomandazioni, sulla base delle valutazioni della Commissione europea, sulla situazione macroeconomica del bilancio del Paese delineate nel programma di stabilità e nel programma nazionale di riforma. In queste raccomandazioni si osserva, tra l'altro, che gli squilibri macroeconomici legati a problemi di competitività e l'elevato debito pubblico, in un contesto di prolungata debolezza della crescita, richiedono un'azione incisiva di politica economica. Nella raccomandazione 5 si invita a trasferire il carico fiscale dal lavoro e capitale a consumi, beni immobili e ambiente, assicurando la neutralità di bilancio. A tal fine, rivedere l'ambito di applicazione delle esenzioni e aliquote ridotte dell'IVA e delle agevolazioni fiscali dirette, procedere alla riforma del catasto allineando gli estimi e le rendite ai valori di mercato, perseguire la lotta all'evasione fiscale, migliorare il rispetto dell'obbligo tributaristico e contrastare in modo incisivo l'economia sommersa e il lavoro irregolare.
  Il Governo dovrà procedere ad una riforma complessiva della disciplina dell'imposizione fiscale sul patrimonio immobiliare, che innoverà anche la tassazione sul reddito d'impresa prevedendo forme di deducibilità. Nella nuova disciplina dovrà essere ricompreso anche il tributo comunale sui rifiuti e sui servizi, Tares. La riforma doveva essere attuata nel rispetto degli obiettivi programmatici indicati nel Documento di economia e finanza del 2013 e in coerenza con gli impegni assunti dall'Italia in ambito europeo entro la data del 31 agosto 2013 (clausola di salvaguardia). Ed ecco il motivo della necessità di urgenza del decreto. In caso di mancata Pag. 81adozione infatti si sarebbe applicata e sarebbe entrata in vigore il 16 settembre 2013 la rata dell'IMU.
  Il decreto in esame pertanto dispone la soppressione definitiva della prima rata dell'IMU sulle abitazioni e assimilati, ad esclusione dei fabbricati di particolare pregio e valore, vale a dire le abitazioni di tipo signorile classificate nella categoria catastale A1, le abitazioni in villa classificate nella categorie catastali A8 e infine castelli e i palazzi di eminente pregio artistico e storico, classificati nelle categoria catastale A9.
  Noi non siamo nostalgici dell'IMU, e anzi quando fu introdotta dal Governo Monti non mancammo di evidenziare i limiti e i difetti, e sono stati presentati dal Partito Democratico degli emendamenti che prevedevano la detrazione sulle rate da pagare e quindi nemmeno per noi gli immobili citati dall'onorevole Pagano avrebbero pagato l'IMU prevista dal decreto «salva Italia». Quindi possiamo essere sicuri che noi non vogliamo tassare le case popolari e i monolocali di 35 metri quadri.
  A noi interessa avere chiarezza sul futuro della fiscalità comunale e della fiscalità sugli immobili. Solo affidando in via esclusiva al comune la gestione e la modulazione di questa fiscalità, cosa che non è avvenuta con l'IMU, si può effettivamente riorientare in modo equo un sistema che come tutti gli economisti riconoscono finisce per prendere ai più poveri per dare ai più ricchi.
  La pressione che abbiamo esercitato in queste ultime ore, con emendamenti che abbiamo poi ritirato, aveva questo scopo: chiarire che per noi è fondamentale che la service tax, che dal 2014 entrerà in vigore, mantenga una chiara componente di tassazione immobiliare e abbia una progressività più marcata, che era impossibile garantire con l'IMU e che nemmeno l'ICI aveva assicurato, e nello stesso tempo evitare che finisse per scaricare sugli immobili locati e sugli inquilini il pagamento. Il Governo ci ha fornito le garanzie richieste e per questo siamo soddisfatti del risultato.
  L'obiettivo finale deve essere quello che a parità di gettito sia garantita ai comuni una stabilità e certezza sulla fiscalità di loro appartenenza, senza la quale qualsiasi ipotesi di programmazione della spesa ma anche di valutazione della sua entità e correttezza attraverso i costi standard diventa impossibile. Fare in modo che questa tassazione sia sostenibile dalle famiglie e non deprima ulteriormente i consumi. Rendere definitivamente trasparente ed equa una realtà, come quella immobiliare, che oggi, come dimostrano anche i casi eclatanti di case fantasma, è invece segnata da abusi, elusioni, evasioni, sperequazioni e ingiustizie gravi.
  Il Partito Democratico ha fatto la sua parte in Commissione finanze e in Commissione bilancio, cercando di trovare soluzioni che potessero garantire una maggiore equità. Si parla di prima rata e quindi sulla prima rata abbiamo accettato le proposte del Governo. Tutto questo che abbiamo detto oggi verrà riproposto quando poi si parlerà della seconda rata IMU. Anche noi siamo per il taglio della spesa: 807 miliardi sono insostenibili ma basterebbe un decimo per dare un po’ di respiro alle casse dello Stato. Quindi non soltanto il PdL vuole l'eliminazione degli sprechi, ma tutti noi siamo per l'eliminazione degli sprechi, e so che il Governo farà la sua parte. Quello che ci sembrava utile dire oggi, e penso che lo abbiamo detto in più di uno da parte del Partito Democratico, è che non è possibile sostenere la completa eliminazione della tassa immobiliare, garantendo pertanto una maggiore equità per le fasce deboli, ma facendo pagare chi questa tassa la può pagare per il bene delle casse dello Stato e per fare quelle riforme che tutti noi vogliamo. Abbiamo parlato della cassa integrazione e siamo felici che ci sia di nuovo una parte di soldi per la cassa integrazione, perché la situazione economica del Paese lo richiede.
  Sarebbe anche opportuno – e spero che questo avvenga – che, prima o poi, si faccia anche una riforma sul welfare. Ci sono intere generazioni, come quella dei quarantenni, che non hanno la cassa integrazione, Pag. 82perché non hanno un lavoro che gli permette di avere la cassa integrazione; ci sono fasce che vengono escluse da qualsiasi politica sociale. Proprio per equità – parola che non mi sembra sia una parolaccia, ma una parola a cui tutti devono tendere – e per giustizia fiscale, noi tenderemo a fare queste battaglie.

  PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Pili. Ne ha facoltà.

  MAURO PILI. Signor Presidente, signor rappresentante del Governo, avrò modo, intervenendo su questo provvedimento, di spiegare le ragioni per le quali ho deciso, nei giorni scorsi, di votare contro la fiducia a questo Governo. È evidente che ci sono elementi in questo provvedimento, in questo decreto, che non solo confermano le ragioni di fondo, ma anche una scelta, politica, di non condividere le strategie economiche, le azioni, strabiche, di questo Governo verso alcune parti importanti del nostro Paese, che eludono questioni fondamentali, come quella della coesione, del riequilibrio e, mi consenta, signor rappresentante del Governo, delle intromissioni dei poteri forti, che condizionano radicalmente l'azione anche di questo Governo.
  Credo che sia necessario per esaminare questo provvedimento guardare la prima parola che voi riproducete nel titolo del decreto, ovvero l'urgenza, cioè ponete alla base di questo provvedimento il tema dell'urgenza. Insieme a questa, però, emerge la precarietà e la totale inconsistenza, strategica ed economica, di questo provvedimento. Quando parlate di urgenza, rappresentate nel modo più plastico, più evidente, la totale assenza di una strategia politica, che emerge in tutto il provvedimento; un rincorrersi di provvedimenti, oggi sospesi, domani annunciati, che fanno di questo Governo un Governo dei rinvii, incapace di affrontare, così come avrebbe dovuto – un Governo di larghe intese, di grande disponibilità politica del Parlamento – sostenere scelte radicali per il nostro Paese.
  Da anni, e questi ultimi Governi – quello tecnico prima delle larghe intese e quello politico dopo – hanno abusato e lautamente utilizzato il termine «urgente». Monti usò il termine «urgente» per imporre, anticipandola, l'IMU rispetto alla previsione del 2014, ma anche l'introduzione dell'IMU per la prima casa in contraddizione con i provvedimenti precedenti. Letta usa, dal suo canto, la corsia d'urgenza, anch'essa del decreto, per togliere l'IMU e per introdurre e cambiare nome con la service tax. La sostituzione dell'IMU con la service tax è la rappresentazione evidente, più eloquente di un Governo che diventa di fatto inadeguato a dare risposte strategiche e lungimiranti per il nostro Paese e per alcune parti del Paese che sono marginali e che vengono marginalizzate da questo tipo di atteggiamento.
  Un Governo che tappa un buco, facendone, per tapparlo, uno più grande non in grado di dare una risposta compiuta al tema, strategico del Paese, che tutta l'economia mondiale affronta e, cioè, quello del debito pubblico. Noi continuiamo a perseguire la politica del tappabuchi, senza affrontare, invece, la questione centrale del debito pubblico e, anzi, la eludiamo, forse, per ragioni che, come dicevo prima, appartengono più ai poteri forti che a quelli, invece, del buon governo e del governo della cosa pubblica. Un Governo che brancola nel buio: ci sono elementi cardine di questa azione che, apparentemente, viene descritta anche nei contesti internazionali, come di un Governo decisionista; in realtà, se uno affronta e guarda dentro i singoli provvedimenti, si accorgerà che, invece, c’è una totale continuità con chi ha elargito miliardi e miliardi alle banche per tappare i buchi delle banche stesse, senza, invece, occuparsi di tappare quel grande buco del debito pubblico del nostro Paese.
  Un Governo che cambia il nome alle tasse, ma che le conferma e le aumenta come si è visto in queste ultime settimane per quanto riguarda la stessa IVA che avrà un'incidenza, anch'essa, sul sistema economico del Paese, dei consumi e, conseguentemente, delle produzioni assolutamente rilevante. Così com’è evidente che Pag. 83siamo un caso rarissimo nel contesto internazionale; siamo uno Stato che usa il debito per incrementare il debito.
  Notoriamente il debito deve essere un investimento del Paese per uscire dalla morsa stessa del debito; nel nostro Paese, invece, siamo riusciti a ingenerare un sistema per cui il debito ha incrementato il debito stesso. In 15 anni, e quindi non contestualizzo, siamo riusciti ad abbattere il debito solo del 17 per cento rispetto al PIL, per intenderci poco più dello 1 per cento all'anno. Nel 2010 abbiamo pagato 70 miliardi di euro di interessi rispetto al debito pubblico, nel 2011 abbiamo pagati 80 miliardi di euro, nel 2012 90 miliardi di euro e nel 2013 abbiamo sfondato il muro dei 90 miliardi di euro di interessi all'anno. Basta solo un dato per capire di cosa, concretamente, stiamo parlando. Stiamo parlando di un rapporto, per esempio, con il Servizio sanitario pubblico. Noi paghiamo ogni anno 130 miliardi di euro di sanità pubblica, di Servizio sanitario nazionale; oppure, il gettito dell'IVA: 102 miliardi di euro di IVA; noi consumiamo il prelievo fiscale dell'IVA totalmente per pagare il debito attraverso il pagamento degli interessi.
  Quindi, una rilevanza che in questo provvedimento dimostra ancora una volta che non vi è la capacità di affrontare la questione quando ci sono riserve come quelle che si sono sentite in questa Aula rispetto al taglio dell'IMU, che può esser una visione ideologica da una parte e dall'altra, ma che concretamente serviva per rimettere nelle tasche dei cittadini italiani denari per incrementare i consumi e conseguentemente dare delle risposte in termini di produzione in un sistema economico che si rimette in marcia.
  In realtà, questo provvedimento d'urgenza che oggi esaminiamo, è un provvedimento che si inquadra nella consuetudine di questi ultimi decenni cioè del finto, consueto e consunto gioco dei conti pubblici delle tre carte. Qua metto, qua tolgo, e viceversa. Oggi, il risultato è eloquente, si può guardare con numeri che sono nella loro rilevanza assolutamente drammatici per il nostro Paese. Il risultato è che abbiamo messo più tasse che hanno significato meno consumi, meno consumi hanno significato meno produzione, meno produzione ha significato meno prodotto interno lordo, meno prodotto interno lordo ha significato meno entrate, meno entrate hanno significato più debito, più debito ha fatto, come risultanza, più tasse. È evidente che siamo di fronte a un risultato politico, strategico, a un percorso di questi mesi; la continuità con il Governo Monti, per quanto mi riguarda, è eloquente, anche nella mia scelta politica, sia allora che oggi, di confermare la mia contrarietà a questo tipo di azione priva di strategia, di lungimiranza, di faro che possa tracciare una strada, una via d'uscita per la ripresa economica del nostro Paese.
  Manca in questo provvedimento – considerato che rimandiamo anche una ennesima rata su cui disporre e decidere e su cui la contesa politica ancora si concentrerà – la volontà di affrontare, lo ribadisco, i temi centrali della ripresa economica, e si porrà ancora il tema dell'IMU fra qualche settimana, fra qualche mese. Manca cioè l'inversione di tendenza, quella che un Governo di larghe intese avrebbe dovuto proporre al Paese e proporre per svincolarsi da quei condizionamenti e quelle pressioni non soltanto interne che arrivano dai poteri forti e dalle banche, ma anche e soprattutto da quelle internazionali, da quei Paesi che vorrebbero continuare a mantenere il cappello sulle decisioni di questo Parlamento e del nostro Paese.
  Serviva un piano straordinario per abbattere il debito pubblico, questo io non mi stancherò in quest'Aula di ribadirlo, di ripeterlo, perché credo che ci siano le condizioni per farlo, ma si tergiversa solo per continuare ad avallare politiche che in qualche modo sono tutte funzionali al sistema bancario, al sistema del credito internazionale, a quel condizionamento che noi continuiamo a subire. Bastano due dati: sono stati censiti tutti gli atti parlamentari di audizioni dell'Agenzia del demanio e si parla di 1.700 miliardi di euro di beni patrimoniali del nostro Stato.Pag. 84
  Ipotizziamo che tutti i 1.700 miliardi di euro non siano spendibili, non siano utilizzabili e non siano vendibili, ma è altrettanto vero che se questo dato, 1.700 miliardi, è comparato con i 2 mila miliardi di euro di debito pubblico è facile pensare che si possa rinvenire nei 1.700 miliardi una quota, per esempio 300-350 miliardi – come dicono esponenti di primo piano dello stato finanziario ed economico che hanno avuto anche grande ruoli, cito per tutti il Ragioniere generale dello Stato, Monorchio, che ha detto che la cifra di 300-350 miliardi sarebbe quella ottimale per riportare il rapporto debito-PIL sotto il 100 per cento – se si ha il coraggio di fare azioni strategiche, come per esempio quella di immettere sul mercato, anche attraverso società quotate in Borsa, con l'apporto non solo di capitali pubblici, ma anche di quelle società correlate – cito per tutti L'ENEL, cito per tutti l'ENI, cito per tutti Finmeccanica –, società che hanno capacità e che costituiscono la polpa del sistema produttivo del nostro Paese e che invece non hanno la capacità di incidere su questo sistema.
  Ebbene, lì si potrebbe intervenire, dicono i tecnici, dicono gli economisti, per abbattere gli interessi da 90 miliardi all'anno tagliandoli di 15-18 miliardi di euro all'anno. Ecco, qui è il tema dell'IMU, perché porre in essere un'azione fondamentale sul piano economico significava tagliare il debito pubblico, significava mettere in condizione non di ottemperare a un disposto da campagna elettorale per cui restituiamo l'IMU; il concetto fondamentale era quello di dire: restituiamo i 4 miliardi dell'IMU, tagliamo i 4 miliardi dell'IMU del 2013 sulla prima casa e consentiamo ai cittadini italiani di far ripartire, per quanto di loro competenza, la spesa, i consumi, e conseguentemente le produzioni; conseguentemente far partire, però, un piano infrastrutturale del Paese, a partire dalla banda larga, che in qualche modo oggi è il tema nevralgico di un Paese che è in ritardo e che non riesce ad affrontare in termini cogenti i temi dello sviluppo innovativo e moderno del Paese e, aggiungo, di riequilibrio del nostro Paese.
  Ci sono aree del Paese – cito soltanto un dato del riparto dei fondi infrastrutturali del nostro Paese – dove si evince la disparità di trattamento. Non c’è un problema di risorse finanziare, c’è una discriminazione palese nella gestione delle risorse finanziarie, basti soltanto un dato: un cittadino della regione Calabria ha preso in questi ultimi 15 anni, in termini pro capite, 23 mila euro di infrastrutture, un cittadino sardo ne ha presi 3.400. Il tema non è che non ci sono le risorse, il tema è che vengono ripartite e spartite su altri tavoli dove la coesione e l'equilibrio del nostro Paese è assolutamente assente.
  E il Documento economico-finanziario approvato nei scorsi da questo Parlamento ne è la dimostrazione ancora lampante della conferma di una prassi ormai consolidata di gestire i fondi pubblici infrastrutturali e di coesione in maniera assolutamente discriminatoria.
  Di tutto questo, però, di questo piano straordinario, non c’è traccia. Non si pone il problema di chi non lavora. Il tema oggi è il cuneo fiscale, che riguarda chi lavora, ma il tema di chi non lavora o di chi è uscito dal sistema del lavoro non può essere risolto soltanto con il cuneo fiscale. Bisogna far ripartire l'economia, e questo si può fare soltanto con un'azione da piano Marshall che possa davvero mettere in campo, così come hanno sostenuto economisti di grande valore nazionale ed internazionale, la partita fondamentale dell'investimento in questi momenti di contrazione grave e di recessione economica. Quindi, bisogna cambiare la strategia: non tasse, ma investimenti in grado di dare risposte alla ripresa produttiva del nostro Paese. Ma a questo vorrei permettermi di aggiungere una partita tutta costituzionale rispetto a questo decreto, che per quanto riguarda il tema delle regioni a statuto speciale conferma la visione strabica, gravemente illegittima sul piano costituzionale, di questo Governo, così come del precedente.
  Ciò perché, nel momento in cui si introduce, si taglia una parte dell'IMU ma si introduce la service tax, non si tiene conto di quei dispositivi che la Corte Pag. 85Costituzionale ha messo nero su bianco e che l'Avvocatura dello Stato, difendendosi dal ricorso, per esempio, della regione Sicilia e quello più tardivo della regione Sardegna, che hanno posto in essere un richiamo pregiudiziale in cui la Corte Costituzionale ha detto: «Ne consegue l'inapplicabilità dell'IMU alla regione ricorrente (...) perché non rispettoso dello statuto d'autonomia» e, dice la Corte Costituzionale in maniera puntuale nella decisione n. 64 del 7 marzo del 2012, che: «il concorso con le regioni a statuto speciale deve avvenire solo attraverso norme di attuazione»; perché lo Stato chiede le norme di attuazione per dare i soldi alle regioni a statuto speciale e non le chiede quando invece li deve prelevare, li deve in qualche modo sottoporre ad una procedura che è sul piano costituzionale da impugnare immediatamente.
  Io ho chiesto ripetutamente con atti di sindacato ispettivo, con una lettera personale al Presidente della Repubblica e al Presidente del Consiglio, che si mettesse in conto la decisione della Corte Costituzionale che ha dichiarato illegittimo l'IMU per le regioni a statuto speciale e in particolar modo per quelle regioni dove la coesione, il riequilibrio erano evidentemente traditi, appunto, dall'atteggiamento che richiamavo prima sul fronte strategico della coesione e della mancata discriminazione per il nostro Paese.
  E poi c’è la partita degli ammortizzatori sociali, una partita non pianificata, una partita che sta diventando un onere sociale giorno dopo giorno sempre più rilevante, che è funzionale anch'essa a drogare il sistema perché non si tiene conto, e cito per tutti, il fallimento politico, economico, industriale di questo Governo e del precedente rispetto a partite industriali come quello della Sardegna e del Sulcis in particolar modo.
  L'Alcoa è stata chiusa e non si è riusciti a trovare una partita che consentisse all'ENEL o che obbligasse l'ENEL, con strumenti di persuasione o di obbligo legislativo, a fornire un contratto bilaterale che consentisse per 15 anni di avere energia a basso costo o meglio a costo uguale a quello degli altri Paesi europei.
  Ebbene, noi a fronte di ciò che abbiamo perso con la chiusura di quella fabbrica, sia in termini di prodotto interno lordo sia di produzione su una materia prima come quella dell'alluminio nel settore automobilistico, cito soltanto questo per non andare oltre, abbiamo messo invece in campo un'azione di ammortizzatori sociali, cioè abbiamo detto a quei lavoratori: preferiamo dare un sostentamento assistenziale a voi piuttosto che obbligare l'ENEL, guarda caso ENEL, sponsor primario di fondazioni politiche legate al Presidente del Consiglio e a tanti suoi amici, che vengono finanziate proprio dall'ENEL, dall'ENI e da quant'altri.
  Io mi domando: il Presidente del Consiglio deve tutelare l'ENEL e l'ENI o deve intervenire su una partita rilevante come quella occupazionale, come quella necessaria per dare risposte non in termini assistenziali ? Perché, poi, il 31 dicembre scadranno i termini anche assistenziali per quei lavoratori del Sulcis costretti alla cassa integrazione. Ebbene, questo provvedimento riporta un ulteriore incremento dei denari necessari per gli ammortizzatori sociali, necessari e indispensabili; ma è indispensabile la doppia corsia, dove si affrontano i temi sociali ma si affronta anche la partita della ripresa economica, della capacità di far ripartire sul piano industriale questo Paese, perché l'economia si regge non sull'incremento delle tasse ma sulla capacità di far ripartire la produzione, perché solo attraverso la produzione ci può essere la dignità dell'uomo, del lavoratore e la ripresa di quel rapporto che invece si è interrotto con regioni come la Sardegna, che è stata anche in questo provvedimento tradita da un provvedimento incostituzionale e illegittimo perché viene meno lo statuto autonomo della nostra isola.

  PRESIDENTE. Non vi sono altri iscritti a parlare e pertanto dichiaro chiusa la discussione sulle linee generali.

Pag. 86

(Repliche dei relatori e del Governo – A.C. 1544-A)

  PRESIDENTE. Prendo atto che i relatori per la V Commissione (Bilancio) e per la VI Commissione (Finanze) hanno rinunziato a replicare.
  Chiedo al rappresentante del Governo se intenda replicare.

  CARLO DELL'ARINGA, Sottosegretario di Stato per il lavoro e le politiche sociali. No, signor Presidente, rinunzio alla replica.

  PRESIDENTE. Il seguito del dibattito è rinviato alla seduta di lunedì 14 ottobre, a partire dalle ore 15.

Annunzio della presentazione di un disegno di legge di conversione e sua assegnazione a Commissioni in sede referente.

  PRESIDENTE. Il Presidente del Consiglio dei ministri ha presentato alla Presidenza il seguente disegno di legge, che è assegnato, ai sensi dell'articolo 96-bis, comma 1, del Regolamento, in sede referente, alle Commissioni riunite III (Affari esteri) e IV Commissione (Difesa):
   «Conversione in legge del decreto-legge 10 ottobre 2013, n. 114, recante proroga delle missioni internazionali delle Forze armate e di polizia, iniziative di cooperazione allo sviluppo e sostegno ai processi di ricostruzione e partecipazione alle iniziative delle organizzazioni internazionali per il consolidamento dei processi di pace e di stabilizzazione» (1670) – Parere delle Commissioni I, II (ex articolo 73, comma 1-bis, del Regolamento, per le disposizioni in materia sanzioni), V, VI (ex articolo 73, comma 1-bis, del Regolamento, per gli aspetti attinenti alla materia tributaria), VIII, X, XI (ex articolo 73, comma 1-bis, del Regolamento, relativamente alle disposizioni in materia previdenziale) e XIV.

  Il suddetto disegno di legge, ai fini dell'espressione del parere previsto dal comma 1 del predetto articolo 96-bis, è altresì assegnato al Comitato per la legislazione.

Modifica nell'affidamento dei poteri attribuiti ai sensi dell'articolo 15, comma 2, del Regolamento nell'ambito dell'ufficio di presidenza di un gruppo parlamentare.

  PRESIDENTE. Comunico che, con lettera pervenuta il 9 ottobre 2013, il presidente del gruppo parlamentare Scelta Civica per l'Italia ha reso noto che è stato affidato alla deputata Gea Schirò Planeta l'esercizio dei poteri attribuiti in caso di assenza o impedimento del presidente, secondo quanto previsto dall'articolo 15, comma 2, del Regolamento della Camera, in sostituzione del deputato Gianpiero D'Alia.

Ordine del giorno della seduta di domani.

  PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della seduta di domani.

  Venerdì 11 ottobre 2013, alle 9:

  Svolgimento di interpellanze urgenti.

  La seduta termina alle 20,35.

VOTAZIONI QUALIFICATE EFFETTUATE MEDIANTE PROCEDIMENTO ELETTRONICO

INDICE ELENCO N. 1 DI 2 (VOTAZIONI DAL N. 1 AL N. 13)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
1 Nom. Ddl 1154-A ed abb. - articolo 4 461 460 1 231 370 90 61 Appr.
2 Nom. Testo alt. relatore min. articolo 5 387 386 1 194 72 314 70 Resp.
3 Nom. em. 5.10 432 431 1 216 89 342 68 Resp.
4 Nom. em. 5.9 432 430 2 216 88 342 68 Resp.
5 Nom. em. 5.13 436 436 219 122 314 68 Resp.
6 Nom. em. 5.8 436 435 1 218 433 2 68 Appr.
7 Nom. em. 5.401 rif. 440 437 3 219 437 68 Appr.
8 Nom. em. 5.452 442 423 19 212 32 391 68 Resp.
9 Nom. articolo agg. 5.051 445 428 17 215 7 421 68 Resp.
10 Nom. articolo agg. 5.0400 452 449 3 225 153 296 67 Resp.
11 Nom. em. 5.451 rif. 461 364 97 183 363 1 67 Appr.
12 Nom. articolo 5 467 460 7 231 369 91 66 Appr.
13 Nom. articolo agg. 5.02 rif. 453 451 2 226 451 66 Appr.

F = Voto favorevole (in votazione palese). - C = Voto contrario (in votazione palese). - V = Partecipazione al voto (in votazione segreta). - A = Astensione. - M = Deputato in missione. - T = Presidente di turno. - P = Partecipazione a votazione in cui è mancato il numero legale. - X = Non in carica.
Le votazioni annullate sono riportate senza alcun simbolo. Ogni singolo elenco contiene fino a 13 votazioni. Agli elenchi è premesso un indice che riporta il numero, il tipo, l'oggetto, il risultato e l'esito di ogni singola votazione.

INDICE ELENCO N. 2 DI 2 (VOTAZIONI DAL N. 14 AL N. 23)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
14 Nom. Testo alt. relatore min. articolo 6 450 429 21 215 92 337 66 Resp.
15 Nom. em. 6.400 rif. 459 455 4 228 453 2 66 Appr.
16 Nom. articolo 6 463 459 4 230 458 1 65 Appr.
17 Nom. Testo alt. relatore min. articolo 7 425 418 7 210 103 315 64 Resp.
18 Nom. em. 7.7 431 425 6 213 102 323 63 Resp.
19 Nom. em. 7.8 423 419 4 210 107 312 64 Resp.
20 Nom. em. 7.400 414 409 5 205 106 303 64 Resp.
21 Nom. em. 7.5 410 409 1 205 134 275 64 Resp.
22 Nom. em. 7.401 387 384 3 193 101 283 64 Resp.
23 Nom. em. 7.402, 7.403 rif. 382 379 3 190 290 89 64 Appr.