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Resoconto dell'Assemblea

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XVII LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 93 di mercoledì 9 ottobre 2013

Pag. 1

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE MARINA SERENI

  La seduta comincia alle 9,30.

  ANNA MARGHERITA MIOTTO, Segretario, legge il processo verbale della seduta di ieri.
  (È approvato).

Missioni.

  PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Alfreider, Amici, Berretta, Boccia, Michele Bordo, Cirielli, Dambruoso, Di Lello, Ferranti, Gregorio Fontana, Fontanelli, Merlo, Meta, Mogherini, Pisicchio, Sani e Speranza sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.
  Pertanto i deputati in missione sono complessivamente sessantasette, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell’allegato A al resoconto della seduta odierna.

  Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell’allegato A al resoconto della seduta odierna.

Annunzio di petizioni (ore 9,35).

  PRESIDENTE. Invito il deputato segretario a dare lettura delle petizioni pervenute alla Presidenza, che saranno trasmesse alle sottoindicate Commissioni.

  ANNA MARGHERITA MIOTTO, Segretario, legge:
  DANIELE BELLU, da Albignasego (Padova), chiede l'adozione di una legge organica per migliorare la sicurezza dei cittadini e per la riorganizzazione delle Forze di polizia (308) – alla I Commissione (Affari costituzionali);
  GOFFREDO IMPERIALI di FRANCAVILLA, da Terracina (Latina), chiede norme a tutela dei contribuenti nelle procedure di riscossione, con particolare riferimento alle irregolarità nelle notifiche e nelle visure catastali e alla sovrapposizione di procedimenti di esecuzione, nonché in materia di rateazione dei debiti fiscali (309) – alle Commissioni riunite II (Giustizia) e VI (Finanze);
  MATTEO LA CARA, da Vercelli, chiede l'istituzione di una Commissione parlamentare di inchiesta sull'assegnazione delle abitazioni di edilizia popolare (310) – alla VIII Commissione (Ambiente);
  ELENA LATTANZI, da Roma, e altri cittadini chiedono iniziative per il riconoscimento del genocidio armeno (311) – alla III Commissione (Affari esteri);
  MORENO SGARALLINO, da Terracina (Latina), chiede:
   norme per garantire la gratuità dei concorsi pubblici e il rimborso delle spese sostenute in caso di annullamento (312) – alla XI Commissione (Lavoro);
   interventi di ammodernamento della stazione ferroviaria di Monte San Biagio (Latina) (313) – alla IX Commissione (Trasporti);Pag. 2
   misure per fronteggiare l'emergenza immigrazione (314) – alla I Commissione (Affari costituzionali);
  FRANCO FASCETTI, da Roma, chiede:
   l'insegnamento di nuove tecniche di combattimento ai militari (315) – alla IV Commissione (Difesa);
   misure a sostegno delle persone che vivono in condizioni di povertà (316)alla XII Commissione (Affari sociali);
   interventi per favorire l'adozione di minori provenienti dai Paesi a più basso reddito (317) – alla II Commissione (Giustizia);
   politiche di accoglienza degli immigrati provenienti dalla Libia (318) – alla I Commissione (Affari costituzionali);
   provvedimenti a favore degli animali (319) – alla XIII Commissione (Agricoltura);
   la creazione di una squadra di calcio e di una casa discografica di proprietà dello Stato (320) – alla VII Commissione (Cultura);
  SALVATORE GERMINARA, da Pistoia, e SILANO MASSIMO GUAZZINI, da Prato, chiedono nuove norme in materia di Fondo di solidarietà per le vittime delle richieste estorsive e dell'usura (321) – alla II Commissione (Giustizia);
  ROBERTO ZAMBONI, da Montorio Veronese (Verona), chiede norme per il rimpatrio delle salme dei caduti dopo l'8 settembre 1943 sepolte in cimiteri militari all'estero (322) – alla IV Commissione (Difesa);
  FULVIO FIORENTINI, da Civita Castellana (Viterbo), chiede nuove norme in materia di inquinamento elettromagnetico e acustico (323) – alla VIII Commissione (Ambiente);
  PAOLO ALBERTO PAOLI, da Prato, chiede nuove norme in materia di natura giuridica dei contributi previdenziali (324) - alla XI Commissione (Lavoro);
  LIVIO PELIZZON, da Noale (Venezia), chiede interventi per la stabilizzazione dei lavoratori precari della pubblica amministrazione (325) – alla XI Commissione (Lavoro);
  FABIO CAVALCA, da Parma, chiede l'abolizione del rapporto fiduciario tra le Camere e il Governo (326) – alla I Commissione (Affari costituzionali);
  FERDINANDO DEL MONDO, da Afragola (Napoli), chiede la ricostituzione di una sede distaccata del tribunale di Napoli ad Afragola e l'inclusione dei comuni di Afragola, Caivano e Cardito nel circondario del predetto tribunale (327) – alla II Commissione (Giustizia);
  SALVATORE MARIELLA, da San Vito dei Normanni (Brindisi), chiede che gli indennizzi per i soggetti danneggiati da vaccino siano attribuiti agli aventi causa nei casi in cui il riconoscimento del danno avvenga post mortem (328) – alla XII Commissione (Affari sociali);
  ALESSANDRO CRESCENZI, da Roma, chiede interventi in favore dei disabili gravi, tra cui l'adeguamento economico delle relative indennità, la gratuità del materiale protesico, l'eliminazione delle barriere architettoniche ai fini del trasporto aereo nonché l'attribuzione di un indennizzo per i danneggiati da vaccini sperimentali antipolio negli anni 1958 e 1959 (329) – alla XII Commissione (Affari sociali).

Preavviso di votazioni elettroniche (ore 9,39).

  PRESIDENTE. Poiché nel corso della seduta potranno aver luogo votazioni mediante procedimento elettronico, decorrono da questo momento i termini di preavviso di cinque e venti minuti previsti dall'articolo 49, comma 5, del Regolamento.
  Sospendo pertanto la seduta che riprenderà alle ore 10.

Pag. 3

  La seduta, sospesa alle 9,40, è ripresa alle 10.

Seguito della discussione del disegno di legge: Conversione in legge del decreto-legge 14 agosto 2013, n. 93, recante disposizioni urgenti in materia di sicurezza e per il contrasto della violenza di genere, nonché in tema di protezione civile e di commissariamento delle province (A.C. 1540-A).

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del disegno di legge n. 1540-A: Conversione in legge del decreto-legge 14 agosto 2013, n. 93, recante disposizioni urgenti in materia di sicurezza e per il contrasto della violenza di genere, nonché in tema di protezione civile e di commissariamento delle province.
  Ricordo che nella seduta dell'8 ottobre 2013 sono stati, da ultimo, respinti gli identici emendamenti Corda 7.100 e Daniele Farina 7.102.

(Ripresa esame degli articoli – A.C. 1540-A)

  PRESIDENTE. Riprendiamo l'esame degli articoli del disegno di legge di conversione, nel testo recante le modificazioni apportate dalle Commissioni (Vedi l'allegato A della seduta del 4 ottobre 2013 – A.C. 1540-A).
  Ricordo che le proposte emendative sono riferite agli articoli del decreto-legge nel testo recante le modificazioni apportate dalle Commissioni (Vedi l'allegato A – A.C. 1540-A).
  Ricordo altresì che è stato presentato un emendamento riferito all'articolo 1-bis del disegno di legge di conversione (Vedi l'allegato A – A.C. 1540-A).
  Passiamo alla votazione dell'emendamento Corda 7.101.
  Invito i colleghi a prendere posto perché siamo in fase di votazione.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Iannuzzi. Ne ha facoltà.

  CRISTIAN IANNUZZI. Signora Presidente, l'emendamento che andiamo a votare è il 7.101, in cui si chiede di sopprimere il comma 3-bis dell'articolo 7 del decreto-legge. Su questo comma in particolare già ieri siamo intervenuti, poi c’è stata un po’ di bagarre. Spero che intanto i colleghi...

  PRESIDENTE. Colleghi, prendete posto e fate silenzio perché il collega Iannuzzi sta parlando. Prego, onorevole.

  CRISTIAN IANNUZZI. Grazie. In pratica con questo comma si va a modificare l'articolo 260 del codice penale, che tratta di introduzione clandestina in luoghi militari e possesso ingiustificato di mezzi di spionaggio. Praticamente si va ad introdurre, con i luoghi di sicurezza militare, anche luoghi definiti di sicurezza pubblica. Io invito i colleghi a stare molto attenti, perché se passa questo comma, così com’è, praticamente qualsiasi cittadino che si troverà a fare una foto o un video ad un luogo che verrà considerato di sicurezza pubblica rischia da uno a cinque anni. Ora io non so se è ben chiaro ai colleghi di maggioranza cosa vuol dire questo, se si rendono conto e se ci rendiamo conto di cosa andiamo ad approvare. Ieri c’è stato un grosso dibattito a fine seduta e...

  PRESIDENTE. Colleghi, per favore.

  CRISTIAN IANNUZZI. Presidente, mi può dire quanto mi resta per cortesia ?

  PRESIDENTE. Un attimo, collega Iannuzzi. Per favore, invito i colleghi deputati a prendere posto e a farlo silenziosamente. Abbiamo fermato il suo tempo, collega Iannuzzi. Per favore prendete posto e silenziosamente, perché altrimenti l'intervento del collega Iannuzzi non può concludersi. Ha ancora due minuti e mezzo. Prego, collega Iannuzzi.

  CRISTIAN IANNUZZI. Grazie mille. In pratica, se questo comma passa così com’è – e quindi noi voteremo contro l'emendamento – chiunque si troverà a fotografare Pag. 4o a riprendere una zona come quella dove ancora si opera per il TAV in Val di Susa (ma potrebbe essere una discarica, potrebbe essere qualsiasi altro luogo ritenuto di sicurezza pubblica), un cittadino o un giornalista che si trova a fare un video o una fotografia per magari denunciare un'operazione non lecita o qualsiasi altra cosa rischia da uno a cinque anni. Quindi io chiedo la cortesia e anche l'attenzione...

  PRESIDENTE. Per favore, lasciare libero il banco del Governo.

  CRISTIAN IANNUZZI. ... dei relatori della legge...

  PRESIDENTE. Onorevole Rossomando e onorevole Ferranti, per favore.

  CRISTIAN IANNUZZI. ... e anche dei colleghi soprattutto del Partito Democratico, che credo tengano molto alla libertà...

  PRESIDENTE. Concluda il suo intervento onorevole Iannuzzi.

  CRISTIAN IANNUZZI. Certo, grazie Presidente. Sto provando, ma non c’è l'attenzione dell'Aula. Se passa questo comma così com’è, non saremo più liberi di fare una ripresa o una fotografia in un cantiere ritenuto di sicurezza pubblica. Quindi, questo è un appello che faccio ai colleghi di maggioranza: non spacchiamoci su queste cose, su questi temi, altrimenti veramente stiamo costruendo uno Stato di polizia e non credo che sia quello che voglia né il Partito Democratico né il resto dell'Aula (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Avverto che è stata chiesta la votazione nominale mediante procedimento elettronico.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Corda 7.101, con il parere contrario delle Commissioni e del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Cassano, Lavagno, Rizzetto, Catania... È il primo voto, aspetterò anche i colleghi che stanno entrando. Dopo bisogna accelerare un poco. Luciano Agostini... Stanno entrando dei colleghi. Facciamo votare anche i colleghi che si stanno sedendo in questo momento. Luigi Gallo, Mazzoli, Petrenga, Marzano, Chimienti, Nicchi...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
   (Presenti e votanti  400   
   Maggioranza  201   
    Hanno votato
  93    
    Hanno votato
no  307).    

  (I deputati Oliverio e Argentin hanno segnalato che non sono riusciti a votare e i deputati Pini, Capodicasa e Genovese hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto contrario).

  Passiamo alla votazione dell'emendamento Corda 7.103.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Corda. Ne ha facoltà.

  EMANUELA CORDA. Signor Presidente, vorrei riprendere la discussione, se i colleghi me lo consentono, grazie...

  PRESIDENTE. Un po’ di silenzio, per favore. Prego, deputata.

  EMANUELA CORDA. Vorrei riprendere la discussione interrotta ieri sera. Si parlava di TAV. Perché ? Perché queste formulette magiche, questi commi hanno molto a che fare con il cantiere di Chiomonte purtroppo. Sembrano studiati ad arte per soffocare il dissenso, il dissenso dei cittadini verso un'opera scandalosa che non dovrebbe mai essere realizzata contro la volontà di chi abita e di chi vive quei territori e li conosce.
  Vorrei dire che questo comma andrebbe soppresso perché è una misura che sembra concepita proprio per colpire le mobilitazioni contro il TAV o, più in Pag. 5generale, nei confronti di contestazioni a grandi opere che non sono gradite. Quindi, sarebbe opportuno, prima di percorrere queste strade, interrogare i cittadini e ascoltare la loro voce e magari anche imparare qualcosa (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
  In questo caso tale comma consente al Governo di dichiarare i cantieri di una grande opera come sottoposti all'interesse militare dello Stato, così è possibile far scattare subito l'articolo 682 del codice penale. Cosa recita questo articolo ? Prevede che chiunque si introduca in luoghi nei quali l'accesso sia vietato nell'interesse militare dello Stato è punito, se il fatto non costituisce un più grave reato, con l'arresto da tre mesi a un anno ovvero con l'ammenda da 51 euro a 309 euro.
  Riteniamo che, in caso di argomenti delicati come quello del TAV contro il quale è mobilitata un'intera popolazione di una valle, nessuno Stato democratico possa dichiarare quell'opera di interesse militare.
  Vorrei anche aggiungere, se i colleghi hanno la pazienza di ascoltarmi, giusto per riportare una testimonianza diretta, che io sono stata alla marcia «No TAV» e devo dire che ho visto migliaia di persone pacifiche, serene, non ho visto pericolosi facinorosi né anarco-insurrezionalisti come recitano i media mendacemente e vergognosamente (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Anzi no, bugia, forse un sospetto l'ho visto: un simpatico border collie con bandana rossa (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Corda 7.103, con il parere contrario delle Commissioni e del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Catania... Ventricelli... Simoni... Baldassarre... Arlotti.... Liuzzi... Vignaroli... Brugnerotto...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti e votanti  423   
   Maggioranza  212   
    Hanno votato
 104    
    Hanno votato
no  319).    

  (I deputati Genovese e Capodicasa hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto contrario).

  Passiamo alla votazione dell'emendamento Matteo Bragantini 7.2.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Molteni. Ne ha facoltà.

  NICOLA MOLTENI. Signor Presidente, con questo emendamento seguiamo la logica con la quale è stato stravolto questo decreto-legge. Lo ribadiamo: questo era un decreto che si doveva occupare e preoccupare di affrontare un'emergenza e un problema grave e serio come quello del femminicidio. Abbiamo poi mutato e visto che questo decreto-legge è stato riempito di tutta una serie di temi che con l'emergenza e l'urgenza del femminicidio non c'entrano assolutamente nulla.
  Nell'articolo 7, al comma 3-bis e al comma 4, modificando gli articoli 260 e 682 del codice penale, è stato toccato, nel primo caso, il reato di introduzione clandestina in luoghi militari; nel secondo caso, con l'articolo 682, l'ingresso arbitrario in luoghi dove l'accesso è vietato nell'interesse militare dello Stato. L'introduzione di tali commi ha portato al dibattito a cui abbiamo assistito poc'anzi e ieri.
  Nella logica di quello che è stato introdotto, il nostro emendamento non fa nulla di più che seguire questa volontà, ovvero noi chiediamo con questo emendamento di rafforzare e di rendere ancora più pregnanti le sanzioni in materia di violazione di domicilio. Andiamo a toccare l'articolo 614 e oggi sappiamo che il reato di violazione di domicilio è sicuramente uno di quei reati di maggiore allarme e di maggiore impatto sociale, per cui crediamo che inasprire in maniera severa Pag. 6tanto la sanzione di natura reclusiva, tanto quella della multa e dell'ammenda, vada evidentemente nella direzione, da un lato, di poter garantire maggiore sicurezza ai cittadini e, dall'altro lato, di poter garantire quel principio di sicurezza che oggi viene fortemente messo in discussione.
  Questo decreto, che doveva essere il decreto sul femminicidio, diventa anche altro. Poteva essere, ma non lo è diventato, un decreto sicurezza: il decreto sicurezza del Governo che affronta, nel femminicidio, anche il tema della sicurezza. Purtroppo, abbiamo notato e abbiamo visto che tutti quegli emendamenti che abbiamo presentato (e lo ribadiremo anche con quelli successivi) e che vanno nella direzione di garantire maggiore sicurezza ai cittadini, proprio cogliendo quello che pareva essere lo spirito di questo decreto, spirito totalmente disatteso e sconfessato dalla natura stessa del decreto, ebbene, tutti i nostri emendamenti o la gran parte di essi – non riusciamo a capire con quale logica – sono stati dichiarati inammissibili dalla Presidenza della Camera.
  Crediamo e siamo assolutamente convinti che questo decreto snaturi, anzi addirittura svilisca, lo spirito iniziale del decreto stesso, in modo particolare sul tema del femminicidio, e non affronta un tema per noi centrale e importante – probabilmente lo è solo per noi – che è il tema della sicurezza. Vediamo e riscontriamo ancora una volta che questo Governo è maggiormente impegnato, oggi come ieri, ad affrontare il tema degli «svuota carceri» e, magari, domani ad affrontare il tema dell'amnistia.

  PRESIDENTE. La invito a concludere.

  NICOLA MOLTENI. La Lega, i cittadini e il Paese reale, cari Ministri, caro Governo e cara maggioranza, chiedono altro: chiedono più sicurezza, più ordine pubblico e la tutela dei diritti dei cittadini e delle persone oneste e per bene.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Daniele Farina. Ne ha facoltà.

  DANIELE FARINA. Signor Presidente, devo dire che apprezzo molto lo sforzo dei colleghi della Lega di dare coerenza a questo provvedimento. Difatti, in questo articolo 7, che è parte del sottodecreto Val di Susa, perché ne parleremo ancora, c’è parecchio lavoro da fare, loro inseriscono alcune modificazioni che riguardano la violazione di domicilio, la violenza sessuale, il fermo di polizia comunale e le disposizioni concernenti il reato di furto in abitazione e di rapina. È uno sforzo – ma credo che il collega Molteni avesse ragione – che va nella stessa direzione del Governo.
  Tra l'altro, sono molto colpito dalla notizia – che in diversi, peraltro, abbiamo notato nel corso dei lavori delle Commissioni – che alcuni emendamenti della Lega siano stati ritenuti inammissibili in quanto incoerenti con la materia – anzi, con le materie, al plurale – di questo provvedimento: fatto assolutamente inspiegabile, perché vista la varietà dei temi sui quali interviene il decreto, credo che potesse essere ritenuto ammissibile qualunque tipo di modificazione della normativa, sia di diritto sostanziale, che di procedura.
  Voglio, però, soffermarmi a spiegare perché voteremo contro questi quattro emendamenti presentati dalla Lega: perché, secondo me, c’è una mentalità un po’ patriarcale che si nasconde dietro questi emendamenti. Cioè, non vorrei che, ad esempio, la modificazione delle disposizioni concernenti il reato di furto in abitazione e di rapina nascondesse un pensiero da respingere, e cioè che, sostanzialmente, visto che per una certa mentalità – dicevo – sono le donne che devono stare a casa, noi andiamo a modificare questa normativa al fine di estendere la tutela dello Stato anche alle abitazioni, diciamo alle cose private. È un po’ quel meccanismo paternalistico che, francamente, abbiamo sentito risuonare anche in quest'Aula.
  Colgo l'occasione, e ho concluso, visto che siamo in chiusura (abbiamo chiuso, in realtà, con l'articolo 5 la parte relativa alla violenza di genere), che mi ha molto colpito l'argomentazione di alcuni colleghi Pag. 7– questi, però, del Partito Democratico –, che hanno fatto riferimento per questo provvedimento all'ampia casistica e all'ampia discussione che riguarda i diritti umani, come se questo fosse un provvedimento che riguarda i diritti umani. Ma io ricordo che, dal codice Zanardelli in poi, è stata una lunga battaglia, con tanto sangue e tante lotte, perché questa tipologia di reati di cui abbiamo trattato – in particolar modo, la violenza sessuale e lo stupro – fossero reati contro la persona.
  Quindi, questo modo di trattare, con queste categorie incongrue, a mio modo di vedere, svilisce – ma è già stato detto – ulteriormente il lavoro positivo che è stato fatto, mette questo provvedimento in una dicotomia, se basta, di valutazione: da una parte, un corpo di articoli sulla violenza di genere e, dall'altra parte, una miscellanea, un florilegio, diciamo, di materie tra loro assolutamente incongruenti. Per cui, apprezzando, ripeto, lo sforzo dei colleghi della Lega, che è andato nello stesso senso del Governo in quanto a omogeneità della materia, però, voteremo contro su tutti e quattro questi emendamenti (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Cirielli. Ne ha facoltà.

  EDMONDO CIRIELLI. Signora Presidente, colleghi, volevo intervenire sul tema, che mi sembra molto delicato perché, da una parte, noi abbiamo una cultura garantista e, quindi, siamo sempre molto preoccupati e scettici quando si interviene ante processo – e, quindi, si interviene sulla libertà e sui diritti delle persone prima che ci sia un processo –, anche perché la storia giudiziaria degli ultimi anni ci insegna che, troppe volte, l'istituto della custodia cautelare, della carcerazione preventiva in Italia ha un utilizzo che è sconosciuto ai Paesi civili e democratici; forse, ci possiamo paragonare soltanto ad alcuni Paesi del sud del mondo, dove c’è un largo uso della carcerazione preventiva a scopo intimidatorio della società. Per cui, noi abbiamo una posizione sicuramente, da questo punto di vista, assai prudente.
  E, tuttavia, voglio dire che l'intervento che è fatto per le manifestazioni sportive, e anche altri che si stanno succedendo, equiparano lo stato di flagranza di reato a situazioni che sono analoghe: cioè, quando da filmati televisivi si individua chiaramente la grave colpevolezza e, quindi, in maniera evidente c’è una prova di colpevolezza. Su questo credo che il rigore che normalmente si dovrebbe usare – e noi vogliamo che si usi – nei confronti dei delinquenti che vengono condannati equivale a quello dove la prova è evidente e, quindi, dove c’è una sorta di flagranza di reato.
  Approfitto anche per ribadire il nostro «no» incondizionato all'amnistia e all'indulto: è la dimostrazione che il Governo, da una parte, vuole inasprire in maniera preventiva la repressione della società e, poi, dall'altra parte, fa il «tana libera tutti» e, quando abbiamo consumato tempo e denaro per condannare una persona, poi, la rimettiamo in libertà.

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Matteo Bragantini 7.2, con il parere contrario delle Commissioni e del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Moretti, Totaro, Damiano, Capodicasa, Tancredi. Qualcuno vada ad aiutare la deputata Moretti. Stanno arrivando i tecnici.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  451   
   Votanti  362   
   Astenuti   89   
   Maggioranza  182   
    Hanno votato
  20    
    Hanno votato
no  342).    

Pag. 8

  (Il deputato Genovese ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario e la deputata Argentin ha segnalato che non è riuscita a votare).

  Passiamo alla votazione dell'emendamento Matteo Bragantini 7.5.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Molteni. Ne ha facoltà.

  NICOLA MOLTENI. Lo ritiriamo, signora Presidente.

  PRESIDENTE. Sta bene.
  Passiamo alla votazione dell'articolo aggiuntivo Matteo Bragantini 7.09.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Molteni. Ne ha facoltà.

  NICOLA MOLTENI. Signor Presidente, si tratta di un'altra proposta emendativa che, ovviamente, vogliamo illustrare, da un lato, e difendere, dall'altro, e che si inserisce sempre in quel concetto di sicurezza di cui abbiamo detto precedentemente. Noi credevamo che fosse un decreto-legge con una finalità chiara e precisa; il Governo si sarebbe dovuto attenere, esclusivamente, ad affrontare il tema del femminicidio – tra l'altro ricordo che indispensabile e fondamentale è stato il lavoro svolto dalle Commissioni per rimettere mano a un decreto-legge profondamente pasticciato, caotico, confuso e anche poco efficace così come è uscito dal Consiglio dei ministri – poi abbiamo preso atto del fatto che su questo treno del femminicidio è stata aggiunta una serie di vagoni con temi, argomenti, circostanze, fatti e questioni che non attengono, assolutamente, al tema del femminicidio, svilendo e sminuendo la portata stessa del decreto-legge. Tra l'altro voglio ancora ricordare al Governo e alla maggioranza che questo decreto-legge scade il 15 ottobre, tra pochissimi giorni, e questo è un decreto-legge fortemente a rischio di decadenza. Ovviamente, il Governo e la maggioranza si dovranno assumere la responsabilità nel caso in cui questo decreto-legge non dovesse essere convertito. Con l'articolo 7, dove si parla di militari, dove si parla di rapine, si tenta di introdurre in modo abbastanza caotico, confuso ed equivoco un po’ il tema della sicurezza e si capisce nel modo confuso in cui viene introdotto questo tema che non c’è una particolare convinzione del Governo nell'affrontare in maniera seria, convinta e determinata il tema della sicurezza. Questa proposta emendativa è di buon senso, va a modificare e a migliorare l'articolo 349, comma 4, del codice di procedura penale in materia di fermo di polizia, ovvero, laddove vi è l'identificazione della persona nei cui confronti vengono svolte le indagini preliminari. Andiamo a chiarire, alla lettera b), le modalità in cui il fermo può essere esercitato e soprattutto andiamo a chiedere un'estensione ulteriore del periodo di fermo. Oggi il fermo per l'identificazione della persona soggetta a indagini preliminari avviene non oltre le 12 ore, noi chiediamo che il tempo di fermo sufficiente a poter individuare una persona oggetto e soggetto di indagini preliminari possa essere portato a 24 ore. Questa è una richiesta e una necessità che viene avvertita fortemente dalle forze di polizia e dalle forze dell'ordine che chiedono di avere maggiori strumenti per poter esercitare e garantire sicurezza e controllo del territorio per il mantenimento dell'ordine pubblico. Sa Dio quanto, oggi, ci sia bisogno di nuove norme e nuove misure più efficaci, più chiare, più certe per far sì che le nostre forze dell'ordine possano garantire sicurezza sul territorio.
  Credo, lo ripeto e lo dico al Viceministro rispetto al quale noi abbiamo stima per la sua propria storia personale, che questa è una occasione persa, questo decreto-legge è veramente un'occasione persa perché, se si voleva andare oltre la tutela del femminicidio e si voleva far diventare questo decreto-legge un vero decreto sicurezza, un vero pacchetto sicurezza, lo si poteva fare, bisognava avere il coraggio di farlo, bisognava avere il coraggio di accogliere gli emendamenti e di accogliere emendamenti come questi che sono emendamenti di buonsenso che le forze dell'ordine chiedono da anni, che le Pag. 9forze dell'ordine pretendono che il Parlamento approvi e ai quali, sino ad oggi, il Parlamento è stato sordo.
  La Lega riporta in Parlamento questo tema sperando che ci sia sensibilità e attenzione, oltre che da parte nostra, da parte del Governo e da parte delle forze politiche di maggioranza.

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo Matteo Bragantini 7.09, con il parere contrario delle Commissioni e del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Tino Iannuzzi, Ventricelli, Duranti, Cassano...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  455   
   Votanti  367   
   Astenuti   88   
   Maggioranza  184   
    Hanno votato
  16    
    Hanno votato
no  351).    

  (Il deputato Genovese ha segnalato che non è riuscito a votare e la deputata Argentin ha segnalato che non è riuscita a votare).

  Passiamo all'articolo aggiuntivo Matteo Brigantini 7.010.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Molteni. Ne ha facoltà.

  NICOLA MOLTENI. Signor Presidente, queste proposte emendative e anche l'articolo aggiuntivo Matteo Bragantini 7.010 sono la dimostrazione di quali sono le forze politiche...

  PRESIDENTE. Avvicini il microfono. C’è un grande brusio colleghi; se potete parlare a voce più bassa...

  NICOLA MOLTENI... Grazie, anche questa proposta emendativa è la cartina di tornasole di quali sono e di quali saranno – lo vedremo ovviamente all'esito della votazione sulla proposta emendativa – le forze politiche che hanno realmente a cuore il tema della sicurezza, perché questa proposta emendativa, come le precedenti, va a toccare e a inasprire le sanzioni. Quindi, ha una forte valenza di deterrenza e di dissuasione nella commissione di alcuni reati, di due in modo particolare, che sono quei reati di maggiore allarme sociale che toccano le coscienze e che toccano soprattutto le famiglie. Mi riferisco in modo particolare al furto in abitazione e alle rapine. Il furto in abitazione è probabilmente, anzi sicuramente, il reato di maggior allarme sociale, perché tocca la sfera individuale, ovvero quella familiare, delle persone. Sono i reati più odiosi e sono i reati purtroppo oggi tristemente in aumento. Qual è il senso di questo articolo aggiuntivo, tanto con riferimento al furto in abitazione quanto con riferimento alla rapina ? Quello di potere inasprirne le sanzioni, proprio per dare la dimostrazione di quanto importante sia avere la certezza della pena e la certezza dell'applicazione del reato.
  È evidente che quest'Aula si dimostrerà assolutamente sorda e insensibile alle richieste di sicurezza, di certezza della pena e di effettività della pena che la Lega insistentemente chiede, vuole e pretende, e che dimostra di volere anche attraverso la presentazione di proposte emendative come questa. D'altronde, il Governo e la maggioranza hanno votato addirittura due «svuota carceri» – li abbiamo discussi in quest'Aula –, ritenendo molto più importante dimostrare attenzione e «sensibilità» nei confronti di chi commette i reati anziché dimostrare di avere attenzione nei confronti di chi i reati li subisce; abbiamo avuto la dimostrazione di questa particolare «sensibilità» nel corso dei dibattiti che si sono svolti sui provvedimenti svuota carceri. Sono un'occasione persa. Io credo che coloro i quali ritengono opportuno affrontare questi temi attraverso provvedimenti «svuota carceri» dovranno rendere conto e si dovranno evidentemente Pag. 10assumere la responsabilità davanti ai cittadini. Io credo che un'ennesima dimostrazione di «sensibilità» di fronte al problema delle carceri e di fronte al problema del loro sovraffollamento lo avremo – temo, purtroppo – tra qualche giorno o tra qualche settimana, quando questo Parlamento si chinerà alla volontà del Capo dello Stato e probabilmente porterà in discussione, essendo un'iniziativa di natura parlamentare, l'amnistia o l'indulto o entrambi. Noi crediamo che si debba andare esattamente nella direzione opposta.
  Oggi non c’è la necessità di fare dei regali a criminali e delinquenti, perché il regalo a criminali e delinquenti rappresenterebbe un colpo mortale alla sicurezza, quella sicurezza dei cittadini e delle persone oneste e perbene. Credo, e la Lega lo chiede con insistenza, che si vada nella direzione opposta: chi sbaglia deve pagare, pagare interamente la propria pena e crediamo che sia giusto, con emendamenti come questo, inasprire reati, soprattutto inasprire le sanzioni per reati particolarmente gravi, reati di particolare allarme sociale come il furto in abitazione e la rapina.
  Vediamo, siamo curiosi di vedere chi segue la Lega in questa battaglia di sicurezza, in questa battaglia di civiltà. Chi no lo fa ne risponderà evidentemente al Paese.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Taglialatela. Ne ha facoltà.

  MARCELLO TAGLIALATELA. Signor Presidente, onorevoli, io non so in questa Aula quanti abbiano subito un furto nella propria abitazione e quale è stata la reazione emotiva che ne è derivata, oltre, ovviamente, alle conseguenze, qualche volta anche tragiche, che ne sono scaturite. Io sono convinto che l'emendamento in questione debba essere trattato dall'Aula con grande libertà e grande attenzione perché abbiamo assolutamente la necessità di difendere il diritto del cittadino, soprattutto nella propria abitazione. Dobbiamo farlo oggi, tenendo conto che in questi giorni continua ad essere al centro dell'attenzione del dibattito parlamentare e politico un possibile nuovo provvedimento legislativo di amnistia e di indulto e, quindi, con la possibilità che chi oggi è in carcere per reati di questo tipo possa addirittura essere rimesso in libertà, aggravando ulteriormente un tema che è di certo particolarmente sentito.
  Quindi, l'appello che io rivolgo all'Aula, indipendentemente dagli schieramenti politici, è di valutare e di votare in maniera positiva l'emendamento in questione che, lo ripeto, vuole inasprire le sanzioni nei confronti di chi sarà considerato colpevole di reati di furti in appartamento che, lo ripeto, è un reato particolarmente dannoso, è un reato che crea grande disagio sociale ed è un reato che ha bisogno di essere colpito con il massimo della severità da parte dei legislatori e noi siamo organo che fa leggi, e che quindi deve assumersi le responsabilità delle proprie scelte.

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo Matteo Bragantini 7.010, non accettato dalle Commissioni e dal Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Cassano, Russo Paolo, Bargero, Cani, Nardella, Locatelli, Rubinato, Scagliusi, Rotta, Bersani, Pollastrini...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  468   
   Votanti  377   
   Astenuti   91   
   Maggioranza  189   
    Hanno votato
  21    
    Hanno votato
no  356).    

  (La deputata Argentin ha segnalato che non è riuscita a votare).

  Passiamo alla votazione dell'emendamento Corda 7-bis.100.Pag. 11
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Frusone. Ne ha facoltà.

  LUCA FRUSONE. Signor Presidente, dopo l'articolo 7, questo bellissimo articolo 7 che in alcuni commi trae chiaramente ispirazione da uno Stato di polizia, solamente per punire in maniera ancora più dura dei cittadini che semplicemente vogliono difendere la loro valle e la loro salute da un'opera tanto inutile quanto dannosa, passiamo a questo articolo 7-bis che, forse, in un senso supera addirittura l'articolo 7.
  Infatti è stato inopinatamente introdotto nelle Commissioni giustizia ed affari costituzionali, senza un'adeguata discussione e senza chiarirne effettivamente le implicazioni. Non si comprende la ratio di questo articolo: se esistono organi di polizia dei Paesi dell'Unione europea e di altri Paesi che partecipano sul nostro territorio nazionale ad operazioni congiunte, disposte già sulla base e secondo le modalità indicate da accordi internazionali di cooperazione; se agiscono insomma in base ad accordi internazionali già ratificati dal Parlamento, perché introdurre questo articolo in questo testo ? La cosa ci pare un po’ sospetta !
  In più, se ci sono accordi internazionali che consentono già l'uso delle armi sul nostro territorio di poliziotti di altri Paesi, perché inserirlo in questo decreto-legge ? Anche perché ricordiamo che questo decreto-legge parla di femminicidio, quindi ci ritroviamo di nuovo di fronte ad un articolo che non ha nulla a che fare con il resto del testo; e quindi noi chiediamo la soppressione, sia per questo motivo sia perché è stato introdotto di soppiatto e alla «chetichella» dentro un testo che si occupa di tutt'altro. E perché non vorremmo che agenti segreti di altri Paesi trovino con questa norma una copertura totale di azione sul nostro territorio nazionale. Ricordiamoci che è abbastanza facile far passare un agente dei servizi come un agente di polizia: ricordiamoci che nel nostro Paese è stato rapito Abu Omar, che nel nostro Paese c’è stato il rapimento dell'esperto di armi nucleari Mordechai Vanunu da parte del Mossad. Riteniamo quindi inopportuno, se non scandaloso, assicurare in modo così estensivo ad agenti dei servizi, formalmente dichiarati come di polizia, una «carta bianca»; ed è per questo che chiediamo la soppressione (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, la deputata Castelli. Ne ha facoltà.

  LAURA CASTELLI. Signor Presidente, visto che si avvicina anche la discussione sull'IMU, forse è il caso di ricordare a quest'Aula che non solo si fanno due pesi e due misure per le questioni di ammissibilità, ma si fanno due pesi e due misure anche rispetto ai temi, e rispetto a quello che la Giunta per il Regolamento della Camera dice. Perché ? Perché ci siamo trovati nelle Commissioni finanze e bilancio a vedere un parere, il cosiddetto speech degli emendamenti ammissibili, in cui i presidenti delle Commissioni facevano forza sul giudizio della Giunta per il Regolamento, quando dice che materie estranee al decreto-legge vanno lasciate fuori. Ci chiediamo allora come è possibile che qui i presidenti di Commissione non abbiano fatto la stessa cosa: come mai per questo decreto-legge la Giunta per il Regolamento non vale niente (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) ?

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Corda 7-bis.100, con il parere contrario delle Commissioni e del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Piepoli, Ventricelli, Vecchio, Cassano, Mannino, Boccuzzi...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

Pag. 12

   (Presenti  470   
   Votanti  430   
   Astenuti   40   
   Maggioranza  216   
    Hanno votato
  92    
    Hanno votato
no  338).    

  (La deputata Argentin ha segnalato che non è riuscita a votare; il deputato Oliverio ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario e il deputato Airaudo ha segnalato che avrebbe voluto astenersi).

  Passiamo alla votazione dell'emendamento Colletti 8.6.

  DANILO TONINELLI. Chiedo di parlare per richiamo al Regolamento.

  PRESIDENTE. Su quale articolo ?

  DANILO TONINELLI. Sull'articolo 96-bis, relativo proprio all'articolo 8 di questo provvedimento.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  DANILO TONINELLI. L'articolo 96-bis, Presidente è un articolo, al comma 7, chiarissimo e dice che l'emendabilità dei decreti-legge è possibile solo se gli emendamenti sono strettamente attinenti al contenuto del decreto stesso. Ebbene, l'articolo 8, rispetto all'iniziale testo governativo, ricomprende l'aggiunta dei commi 2-bis e 2-ter.
  Quest'aggiunta nel merito non c'entra nulla con il contenuto iniziale di questo articolo 8, perché l'articolo 8 di cosa parla ? Di un aggravamento di una norma penale per i reati contro le imprese che lavorano in determinati settori strategici. Perché un emendamento sia ammissibile, ed è la Presidenza a deciderlo, deve avere lo stesso oggetto o la stessa finalità dei contenuti del decreto stesso e dell'articolo. La finalità dell'articolo 8 evidentemente è una finalità di tutela della sicurezza di queste imprese che lavorano in determinati settori strategici, di conseguenza veniva aggravata la pena nei confronti di coloro che commettevano questi reati.
  Ebbene, l'emendamento Rossomando 8.9, che è stato recepito dai lavori in Commissione e che è diventato testo base, riguarda invece una cosa completamente differente, e che gli stessi presidenti di Commissione appunto hanno definito, quando hanno giustificato il loro cambio di opinione circa l'ammissibilità, riguardare esclusivamente una tutela di natura economica di queste imprese. Di conseguenza, l'emendamento Rossomando oggi recepito riguarda semplicemente una tutela patrimoniale delle imprese che lavorano in settori strategici e non ha niente a che vedere con la tutela della sicurezza, che era presupposto costituzionale, per cui il Governo ha ritenuto di non dare al Parlamento il potere costituzionalmente garantito di fare una legge in materia, ma di utilizzare lo strumento del decreto-legge, in quanto materia di straordinaria necessità e urgenza.
  Ora, noi diciamo che se questo articolo 96-bis, comma 7, è chiarissimo, questa chiarezza deve essere applicata dalla Presidenza di quest'Aula, la quale purtroppo ha dichiarato ammissibile un emendamento che non c'entra nulla con l'articolo. Se la Presidenza non tutela il rispetto del Regolamento, significa che non tutela le opposizioni, e se non tutela le opposizioni, non tutela neppure la democrazia parlamentare (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Di conseguenza, chiediamo, a norma sempre di questo articolo, che si voti in quest'Aula il fatto che sia o meno attinente, a norma di Regolamento, questo benedetto emendamento Rossomando (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Collega Toninelli, la questione che lei ha posto è chiara ma, come lei sa, questa parte è stata introdotta nelle Commissioni e nelle Commissioni non è stato sollevato a questa Presidenza il tema dell'ammissibilità degli emendamenti, per cui in questa fase dell'esame del provvedimento la questione da lei posta non è affrontabile dalla Presidenza, è tardiva rispetto alle competenze della Presidenza.Pag. 13
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Ferraresi. Ne ha facoltà.

  VITTORIO FERRARESI. Signor Presidente, solo per far notare intanto il titolo di questo articolo, «Contrasto al fenomeno dei furti in danno di infrastrutture energetiche e di comunicazione», anche qui siamo totalmente distanti dall'oggetto iniziale del decreto, e solo per sottolineare che per quest'aggiunta, per questo articolo 7-bis, per quest'aggravante è possibile già una ricomprensione, quindi essere ricompresa già nel punto 7 per i danneggiamenti su strutture pubbliche, quindi è perfettamente inutile, e possiamo tranquillamente sopprimerla.

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti. Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Colletti 8.6, con il parere contrario delle Commissioni e del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Cassano, Misuraca, Ventricelli, Patriarca...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti e votanti  482   
   Maggioranza  242   
    Hanno votato
 115    
    Hanno votato
no  367).    

  (La deputata Argentin ha segnalato che non è riuscita a votare).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Colletti 8.5, con il parere contrario delle Commissioni e del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Bargero, Baruffi, Ventricelli, Misuraca...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti e votanti  477   
   Maggioranza  239   
    Hanno votato
 116    
    Hanno votato
no  361).    

  (La deputata Argentin ha segnalato che non è riuscita a votare).

  Passiamo alla votazione dell'emendamento Daniele Farina 8.8. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Daniele Farina. Ne ha facoltà.

  DANIELE FARINA. Signor Presidente, l'emendamento è soppressivo parziale; le spiego anche perché è parziale: noi abbiamo ritenuto fondato il parere della Commissione bilancio che escludeva di fatto la seconda parte, cioè il comma 2-bis di questo articolo. È vero, Presidente, che non è stata segnalata alla Commissione l'incongruenza rispetto all'originario articolato «dell'emendamento torinese», così l'abbiamo chiamato, ma in Commissione il dibattito c’è stato su questa seconda parte.
  Faccio notare che proprio questo articolato successivo, che prevede la possibilità di accesso, in sostanza, al Fondo di solidarietà civile per le aziende che abbiano subito danneggiamenti in relazione a materiali, attrezzature e beni strumentali in seguito a delitti non colposi commessi al fine di impedire, turbare ovvero rallentare la realizzazione di opere comprese nel programma delle infrastrutture e degli insediamenti strategici, ci chiarisce, oltre ogni ragionevole dubbio, che siamo ancora nello spezzatino con cui il Ministero dell'interno ha voluto introdurre il «decreto Val di Susa», che era pronto da tempo, si trattava soltanto di trovare l'occasione. L'occasione – lo abbiamo detto e non stiamo a dilungarci su questo – è stato un provvedimento, il decreto sulla violenza di genere. Ne abbiamo parlato: un fatto assolutamente sgradevole, sia per come è stato presentato alla stampa, sia per le sorprese che ha successivamente riservato.Pag. 14
  A fronte di questa chiarezza che emerge dal testo e dal dibattito, noi voteremo a favore di questo nostro emendamento soppressivo, segnalando all'Aula che non abbiamo ancora finito, e cioè che questo spezzatino che il Ministero ha voluto produrre in questo decreto, continua per altri ulteriori articoli, informa di sé anche le cose buone, perché se non ci fosse questa straordinaria concentrazione di modifiche legislative che oggi si insediano su un territorio particolarmente limitato, ma domani possono avere un utilizzo esteso ad altre parti del territorio nazionale, probabilmente anche il giudizio di Sinistra Ecologia Libertà sul voto finale di questo provvedimento, a cui ci stiamo pian piano avviando, sarebbe stato diverso da quello che sarà (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà).

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Daniele Farina 8.8, con il parere contrario delle Commissioni e del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Patriarca, Ventricelli, Pilozzi, Paola Bragantini, Petraroli, Lavagno, Vezzali, Argentin, Gitti...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti e votanti  487   
   Maggioranza  244   
    Hanno votato
 118    
    Hanno votato
no  369).    

  Passiamo alla votazione dell'emendamento Molteni 8.2.
  Potrei approfittare della vostra disattenzione. Onorevole Molteni, intende intervenire ? Neanche per sogno... Dunque, passiamo alla votazione dell'emendamento Molteni 8.2. Vedo che sembra esserci mezzo Comitato dei nove riunito...
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Molteni. Ne ha facoltà.

  NICOLA MOLTENI. Signor Presidente, con l'articolo 8 andiamo a toccare un reato, che è il reato di furto, e si va ad introdurre un'aggravante all'articolo 625 del codice penale, il cosiddetto «furto del rame».
  Io faccio una premessa che segue la coerenza di quello che abbiamo detto sino ad oggi. Questo decreto doveva occuparsi, evidentemente, solo ed esclusivamente di femminicidio e doveva affrontare in modo serio il tema del femminicidio alla luce, quindi, della violenza domestica e alla luce della Convenzione di Istanbul, ma non è stato così. Si è discusso di femminicidio, ma si è discusso anche di altro. Quindi, evidentemente per noi, per la Lega, questo articolo 8, questa ennesima aggravante riferita al furto del rame, non doveva trovare posto e spazio in questo decreto, ma avrebbe dovuto trovare posto e spazio in un decreto diverso.
  Detto questo, quindi, non condividiamo lo strumento. Giustamente ieri il collega Farina diceva che al Ministero dell'interno hanno svuotato i cassetti, hanno aperto i cassetti e hanno buttato dentro questo decreto tutto quello che giaceva da tempo e che giaceva da anni. Quindi, non siamo d'accordo sullo strumento utilizzato, non siamo d'accordo sull'eterogeneità del decreto stesso e non siamo d'accordo sulla tempistica. Ricordo che questo decreto, per averlo arricchito di temi che nulla hanno a che fare con il tema del femminicidio, rischia una probabile decadenza, imputabile esclusivamente alla responsabilità del Governo e della maggioranza, con i tempi sbagliati. Non avete voluto ascoltare le giuste raccomandazioni e i giusti consigli che la Lega vi aveva dato all'epoca e oggi ci troviamo a rischio decadenza del decreto.
  Detto ciò, è evidente che noi non siamo contrari alla modifica dell'articolo 625 e all'introduzione dell'aggravante per il reato di furto di rame. È una fattispecie che si riferisce a condotte che oggi, purtroppo, si verificano. Tanti e sempre più Pag. 15numerosi sono i casi che configurano reati come questi. Quindi, introdurre un'aggravante speciale al reato di furto secondo noi è cosa buona e giusta.
  Con questo emendamento noi cosa andiamo a fare ? Andiamo, però, a fare un qualcosa di diverso, ovvero andiamo a trasformare l'articolo 625, che oggi secondo il codice sono le aggravanti del furto, e andiamo a renderlo una figura autonoma di reato. Quindi, l'articolo 625 per noi diventa un reato autonomo. Diventa un reato autonomo perché nel momento in cui – noi sappiamo benissimo e lo vediamo e ce lo dicono tutti gli operatori del diritto – i reati monoaggravati, come è il caso del furto, vengono messi in compensazione, quindi nel momento in cui si compensano le aggravanti con le attenuanti, non è possibile applicare la misura della custodia cautelare in carcere, così come oggi è formulato il testo e alla luce degli «svuota carceri» che voi avete fatto, annullando pertanto la fattispecie. Dunque, se una persona commette un furto aggravato rischia di non finire in carcere.
  Con la nostra formulazione, cioè istituendo una figura autonoma di reato e quindi sganciandola dalle logiche delle aggravanti e delle attenuanti, noi possiamo e riusciamo a garantire che a chi commette il reato di furto – e ci mancherebbe altro, Presidente ! – possano essere applicate le misure cautelari. Noi chiediamo che con questa nuova formulazione dell'articolo 625 possano essere applicate le misure cautelari, e quindi il carcere, il carcere duro, a chi si macchia di un reato così grave come è il reato di furto aggravato.

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Molteni 8.2, con il parere contrario delle Commissioni e del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Cesa, Cassano, Vito...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  484   
   Votanti  393   
   Astenuti   91   
   Maggioranza  197   
    Hanno votato
  21    
    Hanno votato
no  372).    

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Colletti 8.7, con il parere contrario delle Commissioni e del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Lo Monte, Giulietti, Buttiglione, Simoni, Marroni, Moscatt, D'Ottavio...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti e votanti  487   
   Maggioranza  244   
    Hanno votato
 124    
    Hanno votato
no  363).    

  Passiamo alla votazione degli identici emendamenti 8.400 (da votare ai sensi dell'articolo 86, comma 4-bis, del Regolamento), Colletti 8.100 e Daniele Farina 8.101, con il parere favorevole di Commissioni e Governo.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Castelli. Ne ha facoltà.

  LAURA CASTELLI. Signor Presidente, non possiamo non continuare a parlare di quello che è successo negli scorsi giorni riguardo proprio a questi emendamenti, perché hanno riempito le pagine dei nostri quotidiani. Allora forse è bene fare un po’ di chiarezza.
  Intanto, ricordando lo spezzatino che citava il collega, è giusto dire che il Ministro Lupi, che non è sicuramente rimasto contento del commento e del giudizio della Commissione bilancio che Pag. 16dichiara l'abrogazione di questi commi per incostituzionalità perché sono contro l'articolo 81, ha cercato un'altra strada. Quindi, ieri sera alle 19,38 batte un'agenzia dicendo di non preoccuparsi perché andrà in regione Piemonte a proporre lo stesso fondo, usando un fondo di garanzia per poter coprire questo fondo.
  Ovviamente io appartengono al territorio piemontese e quindi mi chiedo come mai lo stesso fondo di garanzia non viene usato per cose più importanti: per coprire e migliorare la sanità pubblica che in Piemonte fa acqua da tutte le parti, o per mettere a posto quelli che sono i problemi legati al lavoro e alla cassa integrazione o gli aiuti sulla casa, che tanto sono un problema che il Ministro Lupi si sente nel cuore – solo che ovviamente non lo fa sempre, solo quando c’è da raccogliere voti – e poi ci chiediamo perché non lo fa sul trasporto pubblico locale, che è il suo tema. Cioè va in regione Piemonte e chiede, invece di mettere i soldi sul trasporto pubblico locale, quando c’è gente che la mattina si alza e si trova in un carro bestiame per andare a lavorare, lui decide di metterli per questo fondo di garanzia alle aziende della Val Susa che subiscono danni.
  Va bene, opinabile: è politica. Però, nel rimandare al mittente le accuse del Ministro Lupi nei miei riguardi rispetto all'incompetenza di noi grillini, nel citarle «incostituzionale» ovviamente risottolineo che il giudizio è stato dato da tutta la Commissione bilancio (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
  Concludo Presidente, dicendo che queste aziende che leggete sui giornali che ricevono da anni, sono aziende i cui danni saranno da verificare, perché non è che uno può dire: «Hanno incendiato un capannone: è stato sicuramente un no-TAV, perché il territorio appartiene alla Val Susa». Allora un giorno – perché il tempo è galantuomo – succederà che ci saranno dei processi e che capiremo chi è stato davvero a fare questi danni, io me lo auguro.
  Concludo dicendo che ci sono aziende come la Geomont e tante altre di cui magari parleranno i colleghi, che anche qui riempiono le pagine dei giornali piangendo perché devono chiudere perché non ce la fanno più a sopportare il peso della lotta no-TAV. Bene, a queste aziende ricordiamo che sono state più volte processate e condannate per questioni amministrative e che se ora chiudono, chiudono perché magari si sono trovate iscritte nel registro degli indagati per processi come «Minotauro» (Applausi dei deputati dei gruppi MoVimento 5 Stelle e Sinistra Ecologia Libertà).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Rossomando. Ne ha facoltà.

  ANNA ROSSOMANDO. Signora Presidente e colleghi, io non sono intervenuta ieri, intervengo solo oggi su questo punto. Voglio dire che ho seguito con interesse e penso che sia legittimo intervenire sul punto di leggi che intervengono sui diritti e sulle libertà di ciascuno, ed è legittimo esprimere opinioni diverse. Noi oggi qui stiamo discutendo di un'altra questione, che è passata sotto silenzio e che viene confusa, cioè stiamo discutendo di alcuni fatti che si verificano o si sono verificati e, quindi, il punto è come vengono affrontati i fatti. Allora voglio dire una cosa con molta chiarezza: io non credo sia ammissibile, premessa quella legittimità che...

  PRESIDENTE. Scusi onorevole Rossomando: se potete lasciare il banco del Governo... Prego, onorevole Rossomando.

  ANNA ROSSOMANDO. Grazie. Allora io dico che riconosco questa legittimità e credo che sia utile a tutti noi questa riflessione, però voglio dire che non è ammissibile contrapporre le ragioni della democrazia a quelle della legalità o quelle del lavoro a quelle della legalità. In altri momenti ci siamo trovati ad affrontare questi temi ed abbiamo saputo non contrapporle e difendere la legalità a tutto campo. La legalità sta a difesa della democrazia e del lavoro.Pag. 17
  Ho sentito anche adesso, nell'ultimo intervento, riferimenti a situazioni poco chiare di opacità o anche precedenti di irregolarità sui cantieri di lavoro: bene, si segnalino queste situazioni. Lo so, ho seguito molto attentamente e continueremo a seguirle attentamente, ma anche questo sta nella difesa a tutto campo della legalità: non si potranno difendere quelle ragioni se non si difendono le ragioni della legalità e quindi bisogna saper distinguere e non strumentalizzare e artatamente sovrapporre i due piani.
  Allora qui stiamo discutendo di un fatto: ci sono, si sono verificati dei danneggiamenti dolosi, non colposi, ad aziende e cantieri. Eventualmente se ne potranno verificare con riferimento a vari lavori che riguardano infrastrutture e non soltanto la questione TAV. Allora, si sono verificati sì o no questi fatti ? Stiamo discutendo: hanno diritto ad avere un risarcimento, se è provato che si sono verificati, se dolosi, sì o no ? Questo è il punto. Non ci sono altre questioni da discutere. Lasciamo da parte la questione regolamentare, se era ammissibile o no: è stata risolta in Commissione. C'era stato un iniziale giudizio negativo, c’è stato un regolare ricorso che è stato accolto: superato. Presentato un parere negativo motivato della Commissione bilancio. A questo riguardo, voglio soltanto dire, Presidente e colleghi, che sempre il richiamo di chiusura è all'articolo 81 della Costituzione.
  Il parere è sulle modalità con cui è stato indicato il fondo e sulla non determinatezza, a parere della Commissione bilancio, dell'entità degli indennizzi. La Commissione bilancio, quindi, come non poteva ovviamente fare, non ha detto che non ci sono le coperture in assoluto. Siccome le ragioni ci sono tutte, noi riproporremo questa questione e chiediamo al Governo un impegno esplicito, al di là ovviamente delle dichiarazioni del Ministro Lupi che ha rilasciato anche sui mezzi di stampa.
  Voglio aggiungere, Presidente e colleghi, concludendo davvero, che il mio intervento si è limitato qui e non ne farò altri, perché naturalmente anche noi, anche io, abbiamo patito il fatto che su questo decreto-legge cosiddetto femminicidio ci fossero altre materie. Tanti argomenti mi sono sembrati molto strumentali e molto fuori luogo nella giornata di ieri sera, ma siccome vogliamo che invece le norme sul femminicidio vengano approvate in tempi utili, per questo motivo abbiamo anche limitato i nostri interventi e non vogliamo che questa discussione sia usata per discutere se bisogna fare o no il TAV in quanto non è questa né la sede né lo strumento (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

  PRESIDENTE. Salutiamo i docenti e gli studenti dell'Istituto tecnico aeronautico – trasporti e logistica «Francesco De Pinedo» di Roma, che stanno assistendo ai nostri lavori dalle tribune (Applausi).
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Della Valle. Ne ha facoltà.

  IVAN DELLA VALLE. Signor Presidente, dalle indagini «Minotauro»: Iaria-Italcoge, potrebbe trattarsi di coincidenze per quanto strane, ma da settembre 2006 fra i dipendenti di Italcoge risulta Bruno Iaria, capo della locale di Cuorgnè e nipote di Giovanni, che divide con Nevio Coral il ruolo di protagonista del rapporto dei carabinieri. Questa è una di quelle aziende che avrebbero dovuto risarcire con quel fondo che volevano creare. Questa è un'azienda. Questo è il titolare che sta andando tutte le settimane in televisione a lamentarsi dopo che ha al suo interno un mafioso arrestato e ha avuto diversi fallimenti. Questa azienda la conoscono tutti in Piemonte, sanno tutti chi sta lavorando all'interno di quel cantiere. E se volete difendere la legalità, prima verificate quali sono le aziende che lavorano all'interno e fate pulizia. So che nelle indagini «Minotauro» risultano anche intercettazioni di vostri illustri tesserati...

  PRESIDENTE. Grazie, deve concludere, ha esaurito il suo tempo.

  IVAN DELLA VALLE. ... ed ex colleghi, però fatelo comunque (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

Pag. 18

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Cirielli. Ne ha facoltà.

  EDMONDO CIRIELLI. Signora Presidente, colleghi, Governo, per dire anche la nostra posizione su questo articolo 8, premesso che stigmatizziamo il comportamento del Governo e della maggioranza che lo sostiene nell'aver fatto la commistione di materie così diverse ed essere intervenuto secondo noi a gamba tesa in tema di libertà e di diritti individuali con un decreto-legge, in piena estate, strozzando il dibattito. La ritengo una cosa grave, che dimostra anche il doppiopesismo di questa maggioranza PD e PdL che in genere si dice molto attenta al tema dei diritti e della libertà e, invece, poi, con decreto-legge interviene in maniera assai pesante. E, tuttavia, voglio dire che esiste certamente un problema; parlo del furto del rame che sta mettendo in ginocchio il sistema dei trasporti, di teppisti, di violenti, di anarchici e terroristi che non vogliono accettare il metodo democratico. Infatti, se uno è contrario a un comportamento di un Governo mette in campo politiche legali e, quindi, ci sono i ricorsi al TAR, ai tribunali, e ci sono le elezioni. Certamente non è la violenza che può portare da nessuna parte.
  Noi, rispetto agli atti delinquenziali, ma anche all'atteggiamento gravemente ostruzionistico della vicenda della TAV, della Torino-Lione, ci schieriamo sicuramente dalla parte delle forze dell'ordine e della legalità e per questo voteremo contro gli emendamenti soppressivi, voteremo a favore. Però crediamo che nel tema esiste la possibilità, nel momento in cui magari si può avere anche una finalità positiva, negativa di intervenire in maniera frettolosa sul sistema giuridico-penale, peraltro accompagnata poi da un problema reale che è quello della certezza della pena.
  Nel senso che immettiamo una serie di misure che inaspriscono l'attività repressiva in fase preprocessuale e poi, al termine dei processi, le pene sono lievi e le pene non vengono scontate. Pertanto esiste un'incoerenza di fondo, ma comunque scegliamo il male minore che è sostenere l'articolo 8 e sostenere questo provvedimento.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Bonafede. Ne ha facoltà.

  ALFONSO BONAFEDE. Signora Presidente, preciso, in seguito all'intervento della collega Rossomando, che il problema non è stato risolto in Commissione: è stato imposto in Commissione, così come state imponendo a quest'Aula un dibattito delirante e completamente schizofrenico (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) tra femminicidio e TAV: una cosa allucinante che a Istanbul così come in nessun'altra parte del mondo capirebbero.
  Mi dovete spiegare con quale serenità noi possiamo votare oggi questo decreto-legge quando ci mettete di fronte a un bivio tra il femminicidio e il TAV.
  Per quanto riguarda le imprese, ci sono imprese in ginocchio in Italia. Questo Parlamento sta abbandonando tutte le altre imprese però poi, se queste imprese subiscono un danno, istituiamo un Fondo. Qualcuno mi deve spiegare perché queste imprese vengono pagate addirittura per l'eccedenza rispetto alla polizza assicurativa (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Allasia. Ne ha facoltà.

  STEFANO ALLASIA. Signor Presidente, siamo rimasti abbastanza in silenzio sulla discussione di ieri e volevamo rimanerlo anche oggi. Però ci deve essere chiarezza sull'urgenza del provvedimento, non tanto sicuramente sul femminicidio o sul decreto cosiddetto omnibus, malcostume italiano – possiamo dirlo – come si è sempre fatto in questi anni: infatti non c’è chiarezza su quello che esce come proposta del Governo e poi è emendato e rimaneggiato dal Parlamento.
  Tuttavia dobbiamo essere concreti sull'inefficienza totale di questo Governo che Pag. 19è andato in Val di Susa a promettere, a millantare credito dicendo che si sarebbe fatto quasi in poche ore. Da ministri, a sottosegretari, a viceministri: è stato notevole in questi ultimi mesi il passaggio di esponenti del Governo che hanno fatto le più insensate dichiarazioni che poi non si sono tramutate in effettive situazioni.
  È dovuto intervenire il Parlamento, i parlamentari piemontesi torinesi e italiani a mettere freno e a metter fine ad una discussione che sta andando avanti da troppo tempo. Le aziende della Val di Susa hanno bisogno non tanto di fondi di garanzia ma di lavorare, e noi come Lega Nord vediamo un'opportunità in questa infrastruttura che si sta creando. Si stanno mettendo le basi per i prossimi lavori per i prossimi decenni: è un'opportunità per la Valle.
  Noi non è che siamo a favore della TAV nè siamo contrari alla TAV. Siamo a favore della Valle, dei cittadini che hanno onestamente volontà di poter lavorare. Questa è un'opportunità per la Valle, per il Piemonte e per il Paese intero come abbiamo sempre detto.
  Rivendichiamo la paternità e la bontà del provvedimento per dare un aiuto sostanziale e sostanzioso alle aziende valsusine che sono state attaccate in modo illecito, in modo illegale con atti dolosi che hanno danneggiato pesantemente i propri mezzi e che oggi come oggi non possono più permettersi di lavorare perché hanno i mezzi danneggiati; e se non c’è l'assicurazione, se non hanno un'assicurazione, se non c’è nessuno che le aiuta, lo Stato deve intervenire.
  Come abbiamo sempre detto con questo Governo, con il Governo delle proroghe che sta continuando a prorogare i provvedimenti dicendo «poi si vedrà, si vedrà», interviene il Parlamento che riconosciamo sempre che è sovrano. Per questo chiediamo che ci sia l'Aula, che il Parlamento, anche a discapito del parere negativo del Governo, si esprima chiaramente su cosa si deve fare anche per queste aziende danneggiate.
  Sulla questione legata ai processi Minotauro c’è la magistratura che sta andando avanti a spron battuto, perché c’è necessità di chiarezza. Io non credo assolutamente alle illazioni che sono state fatte in queste giornate in quest'Aula e non solo, anche in Valle, sulla credibilità delle aziende o meno. Ci sono delle leggi che si sta cercando di far rispettare, c’è la magistratura che a Torino – i piemontesi e i torinesi lo possono assicurare – onestamente sta lavorando a spron battuto per cercare di mantenere la legalità su tutti i fronti. È cosa di cronaca di questi ultimi giorni gli ennesimi scandali che stanno avvenendo per infiltrazioni criminali nelle associazioni, nelle aziende e negli enti locali. Si sta cercando di mantenere la legalità, perciò massima fiducia alle forze politiche, alle forze che si vogliono battere per la legalità...

  PRESIDENTE. La invito a concludere.

  STEFANO ALLASIA. ... perciò massima fiducia alla magistratura e solidarietà alle aziende e ai poliziotti che, costantemente, tutti giorni vengono attaccati dai No TAV. Questa è la realtà dei fatti.

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti 8.400 da votare ai sensi dell'artcolo 86, comma 4-bis, del Regolamento, Colletti 8.100 e Daniele Farina 8.101, con il parere favorevole delle Commissioni e del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Nicchi, Albanella, Misuraca, Lo Monte, Ventricelli, Cesa, Ferraresi sta arrivando al posto, Albanella ancora non riesce a votare... è arrivato un tecnico... non so se possiamo fare qualcosa... ecco. Hanno votato tutti i colleghi ? Ferraresi...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

   (Presenti  481   
   Votanti  477   
   Astenuti    4   
   Maggioranza  239   
    Hanno votato
 460    
    Hanno votato
no   17).    

Pag. 20

  L'emendamento Colletti 8.102 è precluso dall'approvazione degli emendamenti che abbiamo appena votato.
  Passiamo alla votazione dell'emendamento Quintarelli 9.100.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Coppola. Ne ha facoltà.

  PAOLO COPPOLA. Signor Presidente, io rivolgo un ultimo appello al Governo affinché cambi il parere, e lo faccio semplicemente da informatico. Non so se alcuni dei colleghi hanno visto, ho provato a convincere: qui è semplicemente un problema tecnico. Nella norma si parla di identità digitale, però sfortunatamente il termine «identità digitale» non è definito da nessuna parte. E, quindi, il timore è che poi, quando si debba interpretare, l'interpretazione porti a chissà quali differenze nei vari casi, mentre invece la proposta dell'onorevole Quintarelli è una proposta che riporta a qualcosa di molto concreto, che, appunto, è l'identificazione informatica da cui poi deriva eventualmente un'interpretazione dell'identità digitale. Questo serve semplicemente a evitare futuri problemi dovuti alla mancata specificazione di che cosa esattamente si intenda per identità digitale.

  FILIPPO BUBBICO, Viceministro dell'interno. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  FILIPPO BUBBICO, Viceministro dell'interno. Signor Presidente, noi confermiamo il testo perché nella formulazione «identità digitale» si ricomprende l'universo delle tecnologie applicabili e abbiamo il timore che restringere il campo all'identificazione con procedure di natura informatica possa escludere altre modalità attraverso le quali possa risultare possibile realizzare furti o indebito utilizzo dell'identità.
  E, tuttavia, considerata la rilevanza della questione e dal momento che l'identità digitale non ha una sua definizione e una sua caratterizzazione precisa dal punto di vista giuridico, io inviterei il proponente a trasfondere l'emendamento in un ordine del giorno, tanto da agire perché venga una specifica di natura tecnico-funzionale in grado di definire esattamente l'universo digitale attraverso le specifiche modalità che ne costituiscono le singole parti.

  PRESIDENTE. Essendo il proponente assente, ha chiesto di parlare la deputata Schirò Planeta, credo, per il gruppo di appartenenza. Prego.

  GEA SCHIRÒ PLANETA. Grazie Viceministro, io sono d'accordo con il collega Coppola e, ovviamente, con il collega Quintarelli: non possiamo accettare le spiegazioni del Governo, perché l'identità digitale è la semplificazione attuale; l'identità informatica è a monte sulla base tecnologica, che potrebbe ampliarsi e non essere più soltanto visiva sulla televisione, ma su altri strumenti informatici che vengono sviluppati dall'informatica e non si riducono al digitale.
  Quindi, noi voteremo positivamente sull'emendamento Quintarelli 9.100, convinti oltretutto della giustezza semantica del termine.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Palmieri. Ne ha facoltà.

  ANTONIO PALMIERI. Signor Presidente, intervengo per sostenere l'emendamento Quintarelli 9.100 e gli interventi dei colleghi. In questi ambiti, è sempre difficile trovare una definizione che metta tutti d'accordo, perché il tema è in sé complicato e, quindi, io comprendo la difficoltà del Governo, però, c’è del buono in quello che è stato proposto.
  Aggiungo che il gruppo di lavoro sull'Agenda digitale che il Premier ha messo in campo, presieduto dal dottor Caio, sta lavorando proprio in questa direzione, peraltro anche con il supporto di deputati come il collega Coppola ed altri e, ovviamente, l'onorevole Quintarelli, il quale, essendo vittima di un infortunio non può essere qui in Aula oggi a sostenere le Pag. 21proprie ragioni. Quindi, da questo punto di vista, penso che possa essere una soluzione di buon senso addivenire a votare tutti insieme questo emendamento (Applausi dei deputati del gruppo Il Popolo della Libertà-Berlusconi Presidente).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Boccadutri. Ne ha facoltà.

  SERGIO BOCCADUTRI. Signor Presidente, intervengo per chiedere al Governo di valutare quanto segue. Qui stiamo parlando di una norma penale che, però, non trova, poi, una qualificazione della definizione dell'identità digitale e, quindi, poi, ci sarebbe un problema di applicazione di questa norma. Invece, la proposta dell'emendamento definisce meglio qual è l'ambito dell'intervento e lo specifica. Il problema è che, altrimenti, questa norma rischia di essere inefficace. Per questo noi vogliamo votare a favore dell'emendamento Quintarelli 9.100.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato De Lorenzis. Ne ha facoltà.

  DIEGO DE LORENZIS. Signor Presidente, anche noi voteremo a favore di questo emendamento e troviamo assurde quelle che sono le motivazioni date dal Governo. Non è possibile introdurre una norma per una fattispecie che non è ancora definita dall'ordinamento giuridico. Ci sembra che questa sia l'ennesima dimostrazione del modo di legiferare che ha quest'Aula e che ha questo Governo: cioè, procedere d'urgenza e continuare a fare dei pastrocchi incredibili che non hanno alcun senso né per i cittadini né per questo Parlamento (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  DONATELLA FERRANTI, Relatore per la II Commissione. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  DONATELLA FERRANTI, Relatore per la II Commissione. Signor Presidente, a questo punto, noi abbiamo un parere del Governo che è contrario, alcuni componenti del Comitato dei diciotto – questo non era stato espresso nel Comitato dei diciotto – che rappresentano, invece, un parere favorevole. Quindi, io chiedo un accantonamento, perché credo dobbiamo approfondire meglio le posizioni.

  PRESIDENTE. Se non vi sono obiezioni, potremmo accantonare l'emendamento Quintarelli 9.100, per esaminarlo più avanti.

  NICOLA MOLTENI. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  NICOLA MOLTENI. Signora Presidente, intervengo unicamente per fare una battuta: abbiamo tanto tempo, il decreto-legge scade tra un mese. Capisco la difficoltà e l'imbarazzo dei relatori, della maggioranza, di una parte del Comitato dei diciotto rispetto alla posizione assunta dal Governo, capisco la situazione di totale imbarazzo su un tema che è assolutamente centrale, assolutamente prioritario rispetto al femminicidio, ma credo che ci stiamo dimenticando che chi sta ascoltando il dibattito in quest'Aula penserà di stare ascoltando un dibattito assolutamente surreale.
  Cinquanta giorni fa il Governo ha messo una bandierina, ha voluto mettere la bandierina del decreto-legge sul femminicidio, è stata fatta una conferenza stampa, annunciando in pompa magna queste nuove norme a tutela della vittime dei reati di femminicidio, oggi siamo in prossimità della scadenza di questo decreto-legge e questo decreto-legge rischia di decadere !
  Non ho capito se quest'Aula è sorda rispetto alla problematica del fatto che questo decreto-legge sia prossimo alla decadenza, e cosa facciamo ? Dopo due giornate di dibattito si ritiene opportuno, per evitare di mettere in difficoltà il Governo e per non mettere in imbarazzo questa maggioranza, l'accantonamento su un Pag. 22tema centrale, un tema fondamentale per il femminicidio, ovvero il tema dell'identità digitale; così riteniamo di perdere ulteriormente del tempo. Questo è un atteggiamento assolutamente irresponsabile.

  PRESIDENTE. Deputato Molteni, vorrei capire se il suo intervento è da intendersi come una obiezione all'accantonamento o se è un commento politico, perché se c’è una obiezione sull'accantonamento io devo chiedere un intervento a favore e uno contro per votare sull'accantonamento stesso. Se, invece, non ci sono obiezioni, accantoniamo l'emendamento per qualche minuto perché stiamo parlando di un approfondimento di qualche minuto e andiamo avanti.

  ALFONSO BONAFEDE. Chiedo di parlare contro.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  ALFONSO BONAFEDE. Signora Presidente, intervengo semplicemente per ribadire quanto espresso già dal collega Molteni. Questa è la ciliegina sulla torta di un procedimento e di un iter, in questo Parlamento e in quest'Aula, che mortifica la battaglia a cui doveva ispirarsi questo decreto-legge che, lo ricordo, è la battaglia contro il femminicidio, magari ce ne fossimo dimenticati.
  Allora, a noi non frega un bel niente della pacificazione che deve trovare la maggioranza con il Governo e viceversa; siamo qui per votare, abbiamo lavorato nelle Commissioni, per quello che abbiamo potuto lavorare, male, non per colpa nostra, e adesso si deve votare e ci opponiamo all'accantonamento.

  DONATELLA FERRANTI. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  DONATELLA FERRANTI. Signora Presidente, queste reazioni mi sembrano francamente non proprie rispetto al fatto; qui si sta continuando a dire, mentre io sono stata in silenzio nonostante le accuse, che la Commissione non ha lavorato bene, che la Commissione non ha lavorato approfonditamente; questo tutti sanno che non è vero ! Questa è una cosa che anche le forze di opposizione sanno che non è vera.
  Allora, la mia richiesta di accantonamento, che peraltro posso ritirare subito, Presidente, perché non voglio rallentare il decreto-legge, poiché si tratta di una norma penale...

  PRESIDENTE. Presidente Ferranti lei sta parlando a favore dell'accantonamento perché io le ho dato la parola dopo l'intervento contrario.

  DONATELLA FERRANTI. Sì esatto, signora Presidente, sto parlando a favore dell'accantonamento, per questo motivo: siccome si tratta di una norma penale e la condotta penale deve essere determinata (non può essere determinata successivamente con un ordine del giorno) e quindi deve essere determinato il precetto, poiché dal punto di vista tecnico, da tecnici esperti, ci è stato suggerito che la condotta, sostituzione dell'identità digitale, sarebbe qualcosa di diverso e non identificabile rispetto alla questione informatica, ho chiesto cinque, anzi, tre minuti di accantonamento; è una questione di serietà, non per perdere tempo.

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Pongo in votazione, mediante procedimento elettronico senza registrazione di nomi, la proposta di accantonamento avanzata dalla presidente e relatrice del provvedimento per la II Commissione, onorevole Ferranti, di accantonamento dell'emendamento Quintarelli 9.100. L'accantonamento si intende anche per l'emendamento successivo, Colletti 9.6, che insiste sullo stesso comma.
  (È approvata).

  La Camera approva per 249 voti di differenza.
  Pertanto, gli emendamenti Quintarelli 9.100 e Colletti 9.6 si intendono accantonati.Pag. 23
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Daniele Farina 10.15, con il parere contrario delle Commissioni e del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE SIMONE BALDELLI (ore 11,35)

  Mazzoli, Iacono, Da Villa, Gitti.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti e votanti  488   
   Maggioranza  245   
    Hanno votato
 150    
    Hanno votato
no  338).    

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Daniele Farina 10.14, con il parere contrario delle Commissioni e del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Paris, Fanucci.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti e votanti  491   
   Maggioranza  246   
    Hanno votato
 132    
    Hanno votato
no  359).    

  Passiamo all'emendamento Mariani 10.12.

  RAFFAELLA MARIANI. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  RAFFAELLA MARIANI. Signor Presidente, mi scusi, ma non ricordo il parere del Governo e delle Commissioni.

  PRESIDENTE. Il parere è favorevole.

  RAFFAELLA MARIANI. Grazie.

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Mariani 10.12, con il parere favorevole delle Commissioni e del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Gutgeld, Palma.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

   (Presenti  491   
   Votanti  490   
   Astenuti    1   
   Maggioranza  246   
    Hanno votato
 457    
    Hanno votato
no   33).    

  Passiamo alla votazione dell'emendamento Grimoldi 10.9.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Grimoldi. Ne ha facoltà.

  PAOLO GRIMOLDI. Signor Presidente, si tratta di un emendamento di carattere tecnico; il Governo con questo provvedimento cerca evidentemente di metter un argine ad alcuni dei disastri che aveva fatto il precedente Governo, il Governo Monti, che aveva deciso che le emergenze nel nostro Paese potevano durare al massimo tre mesi.
  Al di là che è di tutta evidenza che nel nostro Paese le emergenze possono durare anche vent'anni, un caso per tutti la situazione dei rifiuti a Napoli, adesso il Governo passa da tre a sei mesi perché altrimenti ogni volta andrebbe fatto un decreto per prorogare una eventuale emergenza. Questo però è anche da freno alla costruzione di alcune infrastrutture come la Quarto d'Altino e Villesse per la nomina dei locali commissari.Pag. 24
  Questo emendamento dice semplicemente che, visto che si pone un argine ai problemi che aveva creato il Governo Monti – si passa da tre mesi a sei mesi –, noi pensiamo, per sburocratizzare ed evitare di tenere impegnato il Governo, di passare direttamente ad un anno per le emergenze standard – ovviamente prorogabile – per evitare di essere sempre dietro a dover fare poi dei decreti di proroga come, tra l'altro, l'attuale Governo è stato costretto finora a fare per colpa della legge fatta dal Governo Monti.

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Grimoldi 10.9, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Guidesi, Chaouki, Abbrignani, Giuliani, Migliore, Gallo Luigi...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  490   
   Votanti  365   
   Astenuti  125   
   Maggioranza  183   
    Hanno votato
  25    
    Hanno votato
no  340).    

  (I deputati Marcon e Rotta hanno segnalato che avrebbero voluto astenersi).

  Passiamo all'emendamento Grimoldi 10.10.

  PAOLO GRIMOLDI. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  PAOLO GRIMOLDI. Lo ritiro.

  PRESIDENTE. Sta bene. L'emendamento Grimoldi 10.10 è ritirato.
  Passiamo alla votazione dell'emendamento Fraccaro ed altri 10.5.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Fraccaro. Ne ha facoltà.

  RICCARDO FRACCARO. Signor Presidente, questo emendamento si riferisce appunto alla soppressione del comma 3 dell'articolo 10 e tratta, giustamente in un decreto che voleva occuparsi di femminicidio, della materia della prevenzione della corruzione e della trasparenza., in particolare del responsabile in materia di prevenzione della corruzione e per la trasparenza, come disposto dalla legge n. 190 del 2012.
  In particolare, questo comma, che noi vogliamo sopprimere, attribuisce la figura del responsabile al Commissario delegato per la Protezione civile. Ora noi riteniamo questa proposta irricevibile, irragionevole; innanzitutto perché si tratta di due ambiti e due materie completamente diverse, è evidente. Quindi irricevibile ragione materiae. È illogico e irragionevole accostare il Commissario che deve affrontare emergenze attraverso la Protezione civile con chi dovrebbe occuparsi della corruzione e della trasparenza. In secondo luogo, perché mentre il Commissario svolge un ruolo a termine, legato all'emergenza, il responsabile per la corruzione e per la trasparenza opera invece nell'ambito di un Piano anticorruzione, quindi nell'ambito di una ordinata pianificazione e non può essere un ruolo svolto una tantum perché richiede tempo e programmazione.
  E quindi si tratta di due materie delicate entrambe ma completamente inconciliabili, si tratta della solita tendenza dei governi democristiani, come quello attuale, di concentrare tutte le competenze in mano ad un'unica persona, anziché decentrare e distribuire le competenze. E in capo a chi ovviamente vi è questa concentrazione ? Non a eletti ma a nominati. Quindi si conferma ancora la tendenza democristiana del Governo che noi vorremmo ovviamente, un attimo, debellare anche perché l'esperienza del passato non è delle migliori.

Pag. 25

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Pilozzi. Ne ha facoltà.

  NAZZARENO PILOZZI. Signor Presidente, intervengo solo per dire che il mio gruppo voterà a favore di questo emendamento Fraccaro 10.5, perché noi riteniamo che mettere nelle stesse mani del commissario sia il potere attuativo sia il potere di controllo sulla trasparenza e corruzione non sia assolutamente un'operazione...

  PRESIDENTE. Colleghi, per cortesia... Le chiedo scusa, onorevole Pilozzi.

  NAZZARENO PILOZZI. Prego.

  PRESIDENTE. Prego i colleghi di lasciare i banchi del Governo liberi. Onorevole Gitti... Onorevole Gitti ! Onorevole Gitti ! Cortesemente, se lasciamo liberi i banchi del Governo. Grazie. Prego, onorevole Pilozzi, scusi.

  NAZZARENO PILOZZI. Grazie, Presidente. Dicevo che rischiamo di mettere nelle stesse mani sia il controllo che l'attuazione: quindi, siamo assolutamente favorevoli all'emendamento Fraccaro 10.5. (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà).

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Fraccaro 10.5, con il parere contrario delle Commissioni e del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Rizzetto, Agostinelli, Gullo...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti e votanti  493   
   Maggioranza  247   
    Hanno votato
 130    
    Hanno votato
no  363).    

  Passiamo alla votazione dell'emendamento Mariani 10.13, su cui è stato formulato un invito al ritiro altrimenti il parere è contrario.

  DONATELLA FERRANTI, Relatore per la II Commissione. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  DONATELLA FERRANTI, Relatore per la II Commissione. Signor Presidente, vi è un invito al ritiro, in quanto in questo emendamento ci sono degli elementi sicuramente positivi, però riteniamo che in questa fase il controllo preventivo della Corte dei conti non possa essere eliminato, ma caso mai disciplinato in maniera più tempestiva. Quindi, vi è un invito al ritiro.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Mariani. Ne ha facoltà.

  RAFFAELLA MARIANI. Signor Presidente, volevo spiegare le ragioni dell'emendamento prima, e chiedere l'attenzione dell'Aula su una questione molto delicata, è vero.
  Le ragioni che mi hanno spinto a costruire questo emendamento sono prettamente attinenti alla gestione delle fasi post emergenza, che nel nostro Paese hanno toccato moltissimi territori anche negli ultimi due anni. La motivazione per cui si è chiesta l'abrogazione del riferimento al controllo preventivo della Corte dei conti sono legate all'impossibilità di dare risposte in speditezza, soprattutto in quei territori dove, nelle fasi emergenziali, c’è la necessità di agire con determinazione e velocità, sostenendo le esigenze di amministrazioni comunali e delle regioni.
  Il tema del controllo preventivo della Corte dei conti fu introdotto subito dopo le note delicatissime fasi di spesa eccessiva da parte della Protezione civile, a seguito di una norma finanziaria nel 2010 e nel 2011. In quel momento, la durata dell'emergenza per la Protezione civile arrivava persino a venti anni: pensate, in quella fase vi erano ancora stati di emergenza Pag. 26– penso alla laguna di Orbetello – che erano durati per venti anni. A noi sembrò utile in quel momento chiedere anche un ulteriore passaggio di controllo e la verifica preventiva, ed accedere alle decisioni del Ministero dell'economia e delle finanze che chiedevano ulteriore verifica.
  In seguito alle numerosissime calamità che si sono verificate, non ultima quella della regione Emilia-Romagna, noi abbiamo limitato la durata del tempo dell'emergenza a centottanta giorni.
  Ecco, ritengo che in questo momento, con una durata dell'emergenza così limitata e con tutte le verifiche sul costo e sulla contabilità della spesa che vengono fatte comunque e che sono, come dire, una garanzia per l'utilizzo trasparente delle risorse pubbliche, non sia più cogente la verifica preventiva della Corte dei conti, che ha una sezione speciale in ogni regione e che rallenta in questo momento l'azione sul nostro territorio, rendendo disomogeneo anche il soccorso per i cittadini italiani. Noi abbiamo in questo momento dieci ordinanze della Protezione civile che toccano tutte le regioni italiane – il Piemonte, l'Emilia-Romagna, le Marche, il Veneto, la Toscana, il Lazio – che stanno aspettando da alcuni anni, in alcuni casi dal 2006 e in alcuni casi da un anno o da due anni, l’«ok», il vaglio della Corte dei conti o del MEF per poter dare risposte sull'emergenza ai cittadini e al territorio.
  Ritengo che questo non sia giusto, perché abbiamo purtroppo prodotto differenze fra cittadini di serie «A» e cittadini di serie «B», non stiamo creando una situazione uniforme nel territorio nazionale e rispetto a questo dobbiamo anche fare un esame di coscienza, soprattutto perché poi ci troviamo, colleghi, nelle Commissioni bilancio a perorare la causa di questo o di quel territorio senza aver prodotto giustizia ed equità tra tutti i territori e, il più delle volte, provocando ingiustizie e iniquità nei territori minori, che hanno meno possibilità di essere ascoltati e che hanno meno voce in Parlamento e nelle regioni.
  Io penso che la speditezza e l'efficacia dell'azione – che fa riferimento solo all'emergenza, quindi, non alla ricostruzione, ma solo alla restituzione del bisogno dei cittadini nella prima fase, ripeto, nella fase emergenziale – non tolga niente ai controlli e alle verifiche sulla spesa pubblica che ci sono. Faccio solo un esempio, per raccontarvi che non è garanzia di sicurezza della spesa perché, riguardo agli atti in giudizio in questo momento che riguardano La Maddalena e che tengono la Protezione civile sotto giudizio, in quel caso la Corte dei conti aveva dato il parere positivo al controllo preventivo, quindi questo per esemplificare che la garanzia, come dire, del controllo preventivo della Corte dei conti è relativa e, dal mio punto di vista, la verifica della spesa, il controllo e il monitoraggio devono essere fatti a valle, nel tempo immediato e anche durante.
  In questo senso, invito il Ministero dell'economia e delle finanze e il Governo anche a indicare altre forme più cogenti. Io penso che noi dobbiamo in questo momento dare ascolto alla speditezza e all'efficacia delle azioni della Protezione civile e dobbiamo uscire dalle gabbie burocratiche per non lasciare i nostri cittadini in situazioni veramente gravi (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

  PRESIDENTE. Onorevole Mariani, al di là della motivazione, vorrei capire se lei accede all'invito al ritiro. Prendo atto che non accede all'invito al ritiro.
  Ha chiesto di parlare il rappresentante del Governo. Ne ha facoltà.

  FILIPPO BUBBICO, Viceministro dell'interno. Signor Presidente, vorrei modificare il parere nel senso che il Governo si rimette alle valutazioni dell'Aula, considerate le argomentazioni che l'onorevole Mariani ha proposto all'Aula nel segnalare quell'emendamento, anche in ragione di quanto ha affermato circa la possibilità di combinare insieme il rispetto delle Pag. 27regole, delle procedure, la trasparenza e la terzietà amministrativa con la tempestività dell'intervento. Per questo motivo, il Governo si rimette all'Aula.

  PRESIDENTE. A questo punto intenderei chiedere alla relatrice, presidente Ferranti, considerato che l'onorevole Mariani non accede all'invito al ritiro dell'emendamento e che il Governo ha cambiato il parere, se il parere della Commissione rimane sempre un invito al ritiro, altrimenti il parere è contrario, oppure se la Commissione intende svolgere una riflessione.

  DONATELLA FERRANTI, Relatore per la II Commissione. Signor Presidente, il Comitato dei diciotto aveva espresso parere contrario quindi, non avendo avuto tempo di riconvocarlo ed essendo assente l'altro relatore, che è competente in questa materia, io...

  PRESIDENTE. Quindi conferma il parere espresso ?

  DONATELLA FERRANTI, Relatore per la II Commissione. Signor Presidente, rappresentanti del Comitato dei diciotto mi suggeriscono un accantonamento. Dato che dovremo riunire il Comitato comunque per un altro emendamento accantonato, potremmo esaminare anche questo. Se non c’è una nuova convocazione del Comitato per me, anche per una questione di correttezza, mantengo il precedente parere.

  PAOLO GRIMOLDI. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  PAOLO GRIMOLDI. Signor Presidente, se ho capito bene l'emendamento non è ritirato...

  PRESIDENTE. Sì, l'emendamento non è ritirato. C'era una richiesta di accantonamento da parte delle Commissioni, ma prendo atto che è stata ritirata.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Segoni. Ne ha facoltà.

  SAMUELE SEGONI. Signor Presidente, non capisco come mai l'onorevole Mariani non è riuscita a far cambiare parere alla Commissione, dopo il suo intervento, molto tecnico e puntuale.
  Qui, sostanzialmente, c’è da decidere se si vuole fare un intervento in direzione delle popolazioni colpite da catastrofi naturali, perché qui si sta parlando di eliminare dei controlli puramente formali sulle situazioni di emergenza, quindi si sta cercando di privilegiare uno spot ai danni e sulla pelle delle popolazione che invece vedono ritardati gli stanziamenti di fondi, che invece avrebbero bisogno di ricevere in maniera tempestiva e puntuale (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Pilozzi. Ne ha facoltà.

  NAZZARENO PILOZZI. Signor Presidente, il dibattito che noi stiamo facendo su questo emendamento dimostra, ancora una volta, come sia sbagliato intervenire su certi temi per decreto e con un «decreto omnibus», perché questa è una materia particolarmente delicata anche per quanto è successo in Italia negli ultimi anni. Quindi, noi ora ci troviamo di fronte ad un emendamento che tenta di sanare una situazione creatasi nella Protezione civile italiana nel suo periodo più buio e quindi noi, anche se nutriamo alcuni dubbi rispetto soprattutto al comma 2-sexies, voteremo a favore di questo emendamento, perché riteniamo che comunque si debba andare verso il superamento della fase emergenziale della Protezione civile. In questo Paese c’è stata anche una fase emergenziale sulla Protezione civile e noi chiediamo al Governo che vi sia un riordino di tutta la materia e che si capisca bene, rispetto alle competenze dello Stato, delle regioni Pag. 28e degli enti locali, che cosa debba fare la Protezione civile per intervenire in aiuto e in soccorso dei cittadini durante le tante emergenze che purtroppo affliggono annualmente il nostro Paese (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Cirielli. Ne ha facoltà.

  EDMONDO CIRIELLI. Signor Presidente, colleghi, noi, in maniera molto breve, annunciamo il voto favorevole. Ringrazio l'onorevole Mariani: questo ci sembra un emendamento di buon senso e non capiamo nemmeno perché c’è un'ostinazione a procedere da parte delle Commissioni.
  Anche noi vogliamo sottolineare come questa, ancora una volta, sia la dimostrazione di come questo Governo si stia muovendo, non soltanto calpestando il Parlamento, ma anche con una certa superficialità: con decreto, in pieno agosto e con un dibattito strozzato da un altro provvedimento più importante, quello sul femminicidio: si interviene su tante questioni che invece meriterebbero un approfondimento da parte dell'Aula.
  Tuttavia, questo emendamento sicuramente correttivo è positivo e noi esprimeremo il nostro voto favorevole.

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Mariani 10.13, con il parere contrario delle Commissioni e sul quale il Governo si è rimesso all'Assemblea.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico – Vedi votazioni).

   (Presenti  488   
   Votanti  348   
   Astenuti  140   
   Maggioranza  175   
    Hanno votato
 344    
    Hanno votato
no    4).    

  Passiamo alla votazione dell'articolo aggiuntivo Mariani 10.01.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Gianluca Pini. Ne ha facoltà.

  GIANLUCA PINI. Signor Presidente, visto che non volevo intervenire prima, comunque è già intervenuto Grimoldi sulla questione dell'emendamento che è appena stato votato, però mi è parso di capire che prima la presidente della Commissione, che in tutti i provvedimenti che ha portato in Aula si è sempre autonominata anche relatrice, ha sostanzialmente detto: «Io mi devo conformare in qualche modo perché ho un mandato della Commissione, però, insomma, non sono proprio convinta di quello che sto dicendo» (questo era un po’ il succo delle cose).
  Ora, le Commissioni hanno dato parere contrario e l'Aula, invece, ha approvato l'emendamento. Penso che sia per lo meno doveroso valutare da parte sua di rimettere il mandato di relatore (Applausi dei deputati dei gruppi Lega Nord e Autonomie e MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Onorevole Pini, poi ciascuno svolge le proprie valutazioni. A onor del vero, la presidente Ferranti aveva fatto presente che era una materia che aveva seguito l'altro relatore delle Commissioni riunite, il presidente Sisto.
  Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo Mariani 10.01, con il parere favorevole delle Commissioni e del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Carrescia... Hanno votato tutti ?
  Dichiaro chiusa la votazione.Pag. 29
  Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

   (Presenti  491   
   Votanti  488   
   Astenuti    3   
   Maggioranza  245   
    Hanno votato
 485    
    Hanno votato
no    3).    

  Passiamo alla votazione dell'emendamento 11.400, da votare ai sensi dell'articolo 86, comma 4-bis, del Regolamento.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Rosato. Ne ha facoltà.

  ETTORE ROSATO. Signor Presidente, ci sono questioni che ognuno di noi segue con maggiore interesse. Questa è una questione che riguarda 30 mila ragazzi che sono vigili del fuoco discontinui. Io naturalmente mi rimetto a quelle che sono state le decisioni della Commissione competente, però volevo lasciare agli atti e all'attenzione del Governo il problema (il Governo che mi ha seguito durante la discussione dell'emendamento che è stato approvato).
  In una precedente norma, alla fine del 2011, si è affermato che 30 mila ragazzi, che fanno i dipendenti pubblici, che svolgono le loro funzioni in maniera gerarchica, che hanno una busta paga e che hanno un trattamento sotto tutti i profili da dipendenti pubblici, non sono dipendenti pubblici ma sono volontari. Questa è una norma che è servita a tutelare qualcuno che nel passato non aveva loro erogato il TFR e di fronte ai numerosi contenziosi che erano giustamente stati sollevati si è pensato di risolverla con una norma di legge.
  Io, con tanti altri colleghi che abbiamo proposto questo emendamento, abbiamo provato a risolvere la questione, cercando di cancellare questa norma, cosa che è riuscita in sede di Commissione. Dopodiché, coloro che quella norma avevano proposto sono riusciti a fare arrivare la segnalazione giusta al Ministero dell'economia e delle finanze per porre una condizione in base all'articolo 81.
  Io non nego che da questa norma possano derivare maggiori costi, ma sono costi dovuti a un dipendente pubblico che svolge le sue funzioni pubbliche e, quindi, non si può pensare che un dipendente pubblico per una norma di legge diventi semplicemente volontario, continuando a ricevere una busta paga, continuando a essere gerarchicamente sottoposto a funzioni che svolge e, oltretutto, facendo un mestiere che non è l'ultimo mestiere al mondo in termini anche di difficoltà e di sicurezza, che è quello del vigile del fuoco.
  Quindi, io naturalmente prendo atto di quanto è accaduto e penso che dobbiamo votare questo emendamento soppressivo, così come la Commissione bilancio ha proposto, ma credo, altresì, che sia un vero scandalo che, nella pubblica amministrazione, gli ultimi che sono gli ultimi, cioè quelli che sono precari e ai quali, nonostante il loro stato di precariato, si dice anche che non sono solo precari, ma sono anche volontari, non vengano tutelati da uno Stato che di questo, invece, dovrebbe farsi paladino (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Cirielli. Ne ha facoltà.

  EDMONDO CIRIELLI. Signor Presidente, colleghi, ancora una volta abbiamo la dimostrazione di come veramente si calpesti lo Stato di diritto, soprattutto sulla pelle di persone che rischiano anche la vita – questo il collega Rosato non lo ha detto, ma so che lo pensa – e che vivono in una condizione vergognosa, perché, se fossero lavoratori come tutti gli altri, dopo tre anni avrebbero diritto ad essere assunti a tempo indeterminato.
  Invece, il Parlamento nega il diritto, nega lo Statuto dei lavoratori, soltanto perché hanno un inquadramento assimilabile alle forze di polizia, quasi come se fosse una punizione svolgere un'attività più rischiosa. Allora, pur apprezzando lo spirito del ragionamento del collega Rosato, credo che sia uno scandalo che, dopo quello che ha detto, il suo gruppo e la Pag. 30maggioranza continuino a votare a favore di questa soppressione. Noi, ovviamente, voteremo invece contro.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Zampa. Ne ha facoltà, per un minuto.

  SANDRA ZAMPA. Signor Presidente, intervengo proprio un minuto per esprimere la mia condivisione, totale, delle parole del collega Rosato e chiedere che, però, il tema venga affrontato e risolto in altra sede. È davvero una questione di civiltà: esistono proposte di legge ed è tempo che la politica risolva questo problema.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Di Salvo. Ne ha facoltà.

  TITTI DI SALVO. Signor Presidente, mi unisco alle parole dell'onorevole Rosato per sostenere le sue argomentazioni, perché non vi è dubbio che vi sono norme non chiare da questo punto di vista e non vi è dubbio che noi potremmo avere un problema anche di contestazione successiva a questa norma.
  Però il tema è talmente importante e io penso che la nostra scelta sia anche utile per fare emergere un problema così rilevante relativo a delle persone che svolgono una funzione assolutamente decisiva, che va riconosciuta, quindi, socialmente e anche dal punto di vista regolamentare (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Fiano. Ne ha facoltà.

  EMANUELE FIANO. Signor Presidente, intervengo anch'io per sottoscrivere, parola per parola, l'intervento del collega Rosato e per esprimere i miei sentimenti di vicinanza a quanti, nel Corpo nazionale dei vigili del fuoco, in situazioni di precarietà di lavoro, svolgono un compito fondamentale, necessario e decisivo per la sicurezza del nostro Paese in molti campi.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Castelli. Ne ha facoltà.

  LAURA CASTELLI. Signor Presidente, questo è il classico esempio di come certi emendamenti, inseriti in un decreto in cui non c'entra niente il relativo tema, diventino dei boomerang, dei veri e propri boomerang; per cui, condividiamo le parole dei colleghi che dicono quanto gli sta a cuore questo tema, perché sta a cuore anche noi e coinvolge centinaia di persone.
  Vorremmo invitare, però, tutti quanti a presentare una proposta di legge concreta oppure a presentare un emendamento con le coperture corrette, perché questo poteva essere un altro modo per poter arrivare al punto (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Grimoldi. Ne ha facoltà.

  PAOLO GRIMOLDI. Signor Presidente, io conosco l'opinione dell'onorevole Rosato già da quando faceva il sottosegretario con la delega specifica. Voglio sottolineare che però, qui, tutte le volte, con la scusa che questi sono volontari e sono dei dipendenti pubblici un po’ diversi dagli altri, si tende sempre a dimenticarli, e si tende a dimenticarli, oltre che per le questioni esposte, anche per le questioni dell'assicurazione. Infatti, non dobbiamo dimenticare che, qualche anno fa, mi pare nell'estate del 2008, uno di questi volontari è morto in servizio e non ha avuto nessuna copertura assicurativa da parte dello Stato, perché lo Stato se ne frega, come se fossero lavoratori di «serie B» perché sono volontari.
  Tra l'altro, io sottolineo che vengo da una provincia che sul proprio territorio ha sette distaccamenti di vigili del fuoco volontari, che sono un fenomeno particolarmente radicato nel Centro-nord del Paese. Faccio un invito a tutti quanti – visto che qui, come al solito, magari siamo anche Pag. 31d'accordo sulle questioni generali, poi c’è sempre il problema di trovare le risorse, di trovare i soldi – a cercare di analizzare la questione per risolverla una volte per tutte, guardando a quei territori del nostro Paese che hanno la possibilità di organizzarsi in materia di sicurezza e di vigili del fuoco. Uno per tutti è il Trentino: il Trentino da solo ha più vigili del fuoco volontari di tutto il resto d'Italia messo assieme. Ci sono dei motivi, ci sono delle valutazioni che dovremmo fare con una legge a livello nazionale sul tema, che permetterebbe, da un lato, di risparmiare e, dall'altro, di dare la possibilità a queste persone di poter operare, come anche per i motivi di passione che hanno, ma di poter essere anche tutelati. Inoltre, vi è un discorso poi evidentemente di mezzi, perché io quando vado a visitare i distaccamenti dei vigili del fuoco delle mie zone hanno alcuni mezzi di fine anni Sessanta, in Trentino hanno tutti i mezzi operativi nuovi: è ovvio, perché si tengono i loro soldi. Noi dovremmo fare un ragionamento più organico per lasciare la competenza ai territori e far sì che tutti i dipendenti pubblici possano essere anche, se lo vogliono, vigili del fuoco volontari.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole D'Uva. Ne ha facoltà.

  FRANCESCO D'UVA. Signor Presidente, la carenza di organico dei vigili del fuoco è un problema abbastanza grave, però semplicemente limitarci a stabilizzare i precari non mi sembra la mossa migliore, nel senso che ci sono tante persone che hanno vinto un concorso – ricordiamo il 184 dodici anni fa, l'814 più di recente – ma c’è una certa discriminazione nelle assunzioni. Inoltre, voglio fare notare anche la copertura: la copertura proposta in questo emendamento è la stessa proposta nel «decreto istruzione», quello che ancora deve passare in Commissione, ovvero la copertura aumentando le accise sulla birra, i prodotti alcolici. Decidiamoci: o il «decreto istruzione» oppure questo emendamento (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 11.400, da votare ai sensi dell'articolo 86, comma 4-bis, del Regolamento, con il parere favorevole delle Commissioni e del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Murer, Paris, Artini, Quaranta, Tancredi, Gribaudo, Toninelli...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

   (Presenti  496   
   Votanti  400   
   Astenuti   96   
   Maggioranza  201   
    Hanno votato
 349    
    Hanno votato
no   51).    

  Passiamo alla votazione dell'emendamento Nuti 11-bis.1.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Nuti. Ne ha facoltà.

  RICCARDO NUTI. Signor Presidente, colleghi, la legge di stabilità aveva assegnato per il 2013 un milione di euro al Fondo integrativo per i comuni di montagna per una serie di progetti di valorizzazione socio-economica. Questo articolo, invece, finalizza tutti i soldi che erano stati disposti per il 2013 ad un'unica destinazione: i progetti inerenti al rischio idrogeologico. Fin qui diciamo che possiamo far finta di nulla. Però poi c’è un problema: la scelta dei comuni sembra un po’ pilotata. Ora, siccome in quest'Aula spesso si è parlato di marchette e verrebbe un pochettino da spalancare gli occhi a sentire questa parola, allora mi immagino che vogliamo un po’ smentire questo, perché ? Perché in questo testo dell'articolo si dice che i comuni beneficiari – quindi già un po’ si individuano – sono quelli con maggior rischio geologico e che hanno più esperienza in attività di riqualificazione del territorio e devono essere indicati dall'ANCI e dall'UNCEM.Pag. 32
  Ora vi chiediamo di smentirci, perché ci sembrano marchette e, quindi, vi chiediamo, con questo emendamento, che la scelta dei comuni, che saranno beneficiari dei progetti per la prevenzione di rischio idrogeologico, sia rimessa congiuntamente al Ministero e agli enti territoriali in sede di Conferenza unificata, così come era previsto originariamente nella legge di stabilità 2013. In pratica evitiamo che ci sia già un indirizzo dato da questa legge, perché magari si vuole favorire qualche comune, e si ristabilisca quello che era previsto dalla legge di stabilità precedente (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Borghi. Ne ha facoltà.

  ENRICO BORGHI. Signor Presidente, vorrei chiarire un aspetto, a prescindere dal merito della questione, perché discutere lo stanziamento di un milione di euro per 3.500 comuni è quasi risibile. Ma l'aspetto dell'emendamento in sè, al netto della definizione che è stata fatta dal collega, in realtà comporterebbe una regressione del quadro dell'organico dell'ordinamento istituzionale nel nostro Paese, in quanto la competenza nell'organizzazione di queste materie è già stata attribuita al Ministero degli affari regionali e delle autonomie. Quindi immaginare di reintrodurre una competenza del Ministero dell'interno da un lato ci riporterebbe ad una gestione di carattere centralistico, che per l'appunto l'individuazione di un Ministero per le autonomie dovrebbe aver garantito, e dall'altro aumenterebbe la farraginosità del processo. Noi riteniamo che la formulazione fatta, che è anche finalizzata a meglio identificare una somma che in questo modo potrà essere moltiplicatrice di risorse, sia la modalità corretta. Resta ovviamente il fatto che tutto dovrà essere compiuto con processi ad evidenza pubblica e, quindi, questo di per sé è un elemento di garanzia che è in grado di rispondere alle osservazioni fatte (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Dadone. Ne ha facoltà.

  FABIANA DADONE. Signor Presidente, non capiamo allora il motivo per cui l'ANCI e l'UNCEM debbano indicare i comuni a maggior rischio idrogeologico: se qualcuno ce lo può spiegare a questo punto...

  PRESIDENTE. Ha terminato ?

  FABIANA DADONE. Sì.

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Nuti 11-bis.1, con il parere contrario delle Commissioni e del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Palma...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  490   
   Votanti  487   
   Astenuti    3   
   Maggioranza  244   
    Hanno votato
 111    
    Hanno votato
no  376).    

  Ora noi abbiamo due emendamenti accantonati: gli emendamenti Quintarelli 9.100 e Colletti 9.6.

  ADRIANA GALGANO. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  ADRIANA GALGANO. Signor Presidente, noi ritiriamo l'emendamento Quintarelli 9.100 perché abbiamo verificato che la giurisprudenza della Cassazione contiene già, nell'identità informatica, il concetto di identità digitale. Chiediamo comunque Pag. 33al Governo che, in un successivo provvedimento, specifichi meglio questo importante concetto.

  PRESIDENTE. L'emendamento Quintarelli 9.100 si intende ritirato.

  FILIPPO BUBBICO, Viceministro dell'interno. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  FILIPPO BUBBICO, Viceministro dell'interno. Signor Presidente, intervengo per ringraziare l'onorevole Galgano e per accogliere il suo suggerimento, perché ci pare importante ed opportuno operare quelle specificazioni che ci impegniamo a proporre nei provvedimenti appropriati.

  ANTONIO PALMIERI. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  ANTONIO PALMIERI. Signor Presidente, anch'io ho visto il lavoro che abbiamo svolto tutti insieme su questo punto. Il Governo ha preso un impegno solenne che resta agli atti. C’è un lavoro in corso. Ribadisco quanto ho detto prima: la materia è complicata in sé, quindi ben venga il punto di caduta che abbiamo raggiunto.

  PRESIDENTE. Resta l'emendamento Colletti 9.6.

  DONATELLA FERRANTI, Relatore per la II Commissione. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  DONATELLA FERRANTI, Relatore per la II Commissione. Signor Presidente, questo era stato accantonato conseguentemente al primo. Noi non avevamo chiesto l'accantonamento. Quindi, sul presente emendamento rimane il parere contrario delle Commissioni.

  PRESIDENTE. Questo era accantonato in conseguenza del fatto che incideva sulla stessa parte del testo.
  Passiamo, quindi, ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Colletti 9.6, con il parere contrario delle Commissioni e del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Bargero...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  486   
   Votanti  443   
   Astenuti   43   
   Maggioranza  222   
    Hanno votato
  89    
    Hanno votato
no  354).    

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 1 del disegno di legge di conversione.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Patriarca...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

   (Presenti  479   
   Votanti  347   
   Astenuti  132   
   Maggioranza  174   
    Hanno votato
 347).    

  Passiamo alla votazione dell'emendamento Cozzolino Dis. 1-bis.1.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Cirielli. Ne ha facoltà.

  EDMONDO CIRIELLI. Signor Presidente, colleghi, noi voteremo ovviamente a favore di questo articolo che cerca di rimediare al disastro giuridico che il Governo Monti ha messo in campo dal decreto-legge «salva Italia» in poi. Una Pag. 34norma abrogata dalla Corte costituzionale che ha prodotto degli effetti, come quello della soppressione per decreto delle province, che ovviamente sul piano giuridico vanno sanati, per cui il nostro voto è favorevole. Ma colgo l'occasione per dire e per esplicitare la gravità – questa è anche una delle motivazioni per cui io ho abbandonato il partito di cui facevo parte, il Popolo della Libertà – di aver sostenuto il Governo Monti.
  Un Governo «illegale» che per decreto abroga organi elettivi dello Stato. In altri Paesi risponderebbe di attentato alla Costituzione e, invece, per fortuna deve intervenire la Corte costituzionale a sancire questa illegalità. Aggiungo un Governo che era venuto e aveva ingannato gli italiani dicendo che avrebbe risanato le finanze pubbliche e, invece, ha fatto in un solo anno 160 miliardi di euro di debito in più facendo schizzare da 70 a 85 miliardi di euro gli interessi che paghiamo sul debito pubblico. Forse la storia dimostrerà per quale motivo era venuto il Governo Monti, un Governo che ha creato una depressione e ha distrutto l'autonomia degli enti locali con l'appoggio dei poteri forti, sindacati, banche, assicurazioni, giornali che, guarda caso, sono proprietà di banche e assicurazioni. Ritengo che questa votazione oggi serve anche a sancire quel fallimento e far assumere una grave responsabilità politica alle forze che l'hanno sostenuto, in primo luogo il PD e il PdL.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Cozzolino. Ne ha facoltà.

  EMANUELE COZZOLINO. Signor Presidente, colleghi, questo emendamento non è altro che il semplice «copia e incolla» del testo originario dell'articolo 12 del decreto-legge, articolo che poi è stato soppresso in Commissione. Si tratta, dunque, della norma, la stessa, che il Governo aveva ritenuto talmente necessaria e urgente da inserirla in un decreto-legge varato alla vigilia di Ferragosto.
  Questa norma fa salvi i commissariamenti disposti dal Governo Monti e gli atti posti in essere dai commissari. Prevede però, a differenza dell'attuale articolo 1-bis del disegno di legge di conversione, la proroga fino a giugno 2014 di quei commissariamenti e il commissariamento fino alla stessa data delle amministrazioni provinciali che andranno a scadenza nel frattempo.
  In sostanza si impedisce che alla prima finestra elettorale utile si vada a votare per le provinciali rendendo impossibile, in questo caso, ogni riforma di abolizione delle province. Purtroppo, nella scorsa seduta, il Governo ha clamorosamente dato parere negativo su questo emendamento. Mi auguro davvero si sia trattato di un disguido dovuto al fatto che a rappresentare il Governo non c'era il sottosegretario competente su questa materia. Il Governo non può disconoscere la norma che aveva scritto lui stesso perché questa si chiama incoerenza. Se poi come pure è stato dichiarato, in una nota ufficiale del PD, il motivo della soppressione dell'articolo 12 è stato quello di evitare ipotetici problemi di ordine costituzionale, allora vanno dette due cose: la prima è che, con questa tesi, si sostiene che il Capo dello Stato ha sbagliato ad esercitare il vaglio preventivo di un decreto, consentendo l'emanazione di un testo che conteneva una norma incostituzionale.
  L'altra è che se così fosse, l'emendamento approvato in Commissione non risolverebbe comunque le cose e dunque non c’è motivo per non inserire l'intero testo di quello che era l'articolo 12 originario come fa questo emendamento.
  In sostanza, colleghi, respingendo questo emendamento, si getta la maschera sulla riforma delle province che era già difficile si facesse e credo che, dopo oggi, sarà praticamente impossibile (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Bressa. Ne ha facoltà.

  GIANCLAUDIO BRESSA. Signor Presidente, l'emendamento dell'onorevole Cozzolino Pag. 35consente di fare chiarezza su un tema che è un po’ complicato e intricato ma che è chiarissimo nei suoi termini. Ha giustamente rilevato l'onorevole Cozzolino come nel decreto-legge del Governo, che era stato presentato il 16 agosto ed era l'A.C. 1540 fosse prevista una proroga dei commissariamenti.
  Vorrei però ricordare all'onorevole Cozzolino che il 20 agosto, con l'A.C. 1542, veniva presentato il disegno di legge del Ministro Delrio, «Disposizioni su Città metropolitane, Province, unione e fusione di Comuni», che è né più né meno che il testo che vuole modificare il sistema degli enti locali in Italia, trasformando le province in area vasta.
  Ora, è vero che c’è una contraddizione, e c’è stata una contraddizione tra la norma prevista dal decreto e quelle che vengono previste dal disegno di legge del Governo.
  Leggo la relazione del Ministro Delrio: «Va infatti detto con chiarezza che l'effetto immediato della sentenza della Corte costituzionale n. 220 del 2013 è quello di determinare una situazione nella quale, in assenza di provvedimenti normativi adeguati, tutto il nostro sistema di autonomie locali sarebbe costretto a fare un clamoroso passo indietro rispetto alle ambizioni di questi anni.»
  Le ambizioni di questi anni sono di arrivare finalmente alla riforma delle province. E continua il Ministro Delrio: «Unico modo per evitare che il sistema nel suo complesso faccia un clamoroso salto all'indietro è dunque quello di procedere tempestivamente a una ridefinizione delle province che, pur mantenendo questi enti in ossequio alla disciplina costituzionale su cui si fonda la sentenza n. 220 del 2013, proceda però a utilizzare fino in fondo lo strumento della legge ordinaria, che la Corte esplicitamente consente».
  Ora, l'onorevole Cozzolino, che è un parlamentare serio e preparato, si ricorderà perfettamente che nel dossier del Servizio studi, quando si affronta l'articolo 12, c'era una nota estremamente esplicita, che dichiarava, a pagina 66 del dossier, che: «La salvezza degli effetti previsti dai commi 1 e 2 e l'ulteriore efficace conferita dai commi 3 e 4, con riferimento a disposizioni contenute rispettivamente in decreti-legge e in leggi ordinarie rientranti comunque in un unico disegno di riforma dell'ordinamento provinciale, concorrono a conferire una sostanziale continuità di effetti con lo strumento del decreto-legge ad una riforma le cui disposizioni cardine sono state caducate dalla Corte costituzionale proprio in quanto adottate con decreto-legge».
  Cioè, sostanzialmente l'abolizione dell'articolo 12 vuole solo mettere ordine nel sistema delle fonti, non ha niente a che vedere col fatto che le province vengano o non vengano modificate. Tant’è vero che nella nostra Commissione – e voi lo sapete perfettamente – è in discussione con procedura di urgenza il disegno di legge Delrio, che entro il 9 novembre dovrà arrivare in Aula. Quindi, non c’è alcun pericolo che si voglia rallentare il processo di riforma. Semplicemente si voleva evitare di ripetere l'errore che è stato commesso con il decreto «salva Italia» e riprodurre con decreto una norma che la Corte costituzionale ha dichiarato illegittima.
  Allora, siccome è sempre complicato affrontare temi così delicati, è giusto farlo con l'esatta conoscenza delle fonti e con l'uso corretto delle fonti. Tanto è vero che l'emendamento soppressivo ha fatto salvi tutti gli effetti che, nel corso di questi mesi, i commissari hanno assunto. E questa era la prima questione.
  Seconda questione: la proroga dei commissari non è scaduta perché è stata prorogata fino al 31 dicembre di quest'anno dalla legge di stabilità dello scorso anno, e quindi non si corre, per l'immediato, alcun pericolo. È del tutto evidente che, se si dovesse immaginare – e io comunque invito il Governo a questa misura di prudenza –, è di inserire anche nella legge di stabilità di quest'anno per l'anno prossimo la stessa identica proroga, in modo tale da mettere al riparo da qualsiasi possibile interpretazione strumentale.

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  PRESIDENTE. La invito a concludere.

  GIANCLAUDIO BRESSA. Il problema è che quando si affrontano temi così delicati, se non si vuole ricorrere nel fatto che vi siano dei soggetti titolati a ricorrere, e che lo facciano, bisogna scriverle bene. Abbiamo fatto semplicemente solo questo.

  PRESIDENTE. Deve concludere.

  GIANCLAUDIO BRESSA. Ho concluso. Non c’è alcun tentativo di rinviare una riforma che tutti riteniamo necessaria, c'era semplicemente la necessità di dare ordine al sistema delle fonti e di garantire che quanto si sta facendo non venga poi cancellato con una sentenza della Corte.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Balduzzi. Ne ha facoltà.

  RENATO BALDUZZI. Signor Presidente, rappresentanti del Governo, ho ascoltato alcune affermazioni da parte di colleghi che credo richiedano, se riesco, un qualche chiarimento e una qualche precisazione.
  Sulle province credo si debba dare atto al grande coraggio con cui il Governo presieduto dal senatore Monti avviò concretamente la riforma di questi enti.
  Tutti quanti sappiamo le pressioni, le resistenze a qualunque cambiamento, ma non a quelli portati ad aumentare il numero delle province, perché questa è stata la storia del problema province nel nostro ordinamento, una storia di progressivo aumento del numero e di incertezza sulle sue funzioni. Fu il Governo Monti a risolvere e a sciogliere il nodo sia dell'uno sia delle altre. Un errore ? Per quanto attiene ai rapporti fra la nostra legislazione e l'intervento del giudice costituzionale, io non credo, collega Bressa, che si possa dire «errore». Alla stregua dei precedenti, inserire in un decreto-legge una riforma ordinamentale, per quanto contestato da una parte significativa della dottrina, poteva vantare precedenti differenti nella giurisprudenza costituzionale. Che cosa è successo ? Che negli ultimi anni – io valuto giustamente – la giurisprudenza costituzionale ha portato un'attenzione più precisa sui decreti-legge. Ecco perché, all'interno di questo orientamento, c’è stata anche la pronuncia in questione.
  E, allora, proprio per dare ossequio, fino in fondo, all'orientamento del giudice costituzionale, è opportuno ribadire che una continuazione di questa linea di riforma delle province, salvo evidentemente il problema di una valutazione in sede di revisione costituzionale – ma noi in sede di legislazione ordinaria possiamo solo riformare le province, modificare il sistema di elezione, precisarne le funzioni –, tutto ciò va fatto, ma va fatto con legge ordinaria. Non può essere fatto – e credo che sia stata opportuna da questo punto di vista la soppressione – alla luce della sentenza della Corte, perché questo potrebbe essere considerato facilmente un'elusione della pronuncia della Corte costituzionale, volta a dare, comunque, applicazione a disposti che la stessa Corte ha dichiarato incostituzionali.
  Allora, noi vogliamo prendere sul serio il giudice delle leggi, perché ha diritto di essere preso sul serio, e nello stesso tempo, però, vogliamo invitare – lo abbiamo fatto anche con un ordine del giorno – il Governo, nel prossimo disegno di legge di stabilità, a riprodurlo con legge, perché è nelle sue competenze, nelle competenze di questo Parlamento discuterlo e approvarlo, quelle norme che riguardano la prosecuzione delle gestioni commissariali dopo il 31 dicembre 2013 e per quanto riguarda le province che andranno ad essere rinnovate nel 2014 o che avranno un anticipo di elezione nel 2014.
  In questo modo, Presidente, l'ordinamento riprende una sua tranquillità anche sotto il profilo del sindacato di legittimità costituzionale. Ed è per questo che vorrei invitare – pensando di avere anch'io concorso, non so se è vero, a chiarire i termini della questione – i colleghi che hanno presentato l'emendamento a valutare se ritirarlo, perché, alla luce di quanto detto e di quanto la vicenda ha potuto esprimere, la soluzione ragionevole per poter Pag. 37arrivare davvero a fare qualcosa di serio sulle province è quella di non rischiare un'ulteriore pronuncia di illegittimità costituzionale (Applausi dei deputati del gruppo Scelta Civica per l'Italia).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Pilozzi. Ne ha facoltà.

  NAZZARENO PILOZZI. Signor Presidente, onorevoli membri del Governo, onorevoli colleghi, io credo che sia necessario per me intervenire su questo emendamento, perché questo contempla l'annosa questione della soppressione delle province in Italia. E io dico subito, e lo ribadisco rispetto anche a quanto il mio gruppo ha detto in occasione della seduta del 29 maggio scorso, che su questo punto noi siamo assolutamente in sintonia con il Presidente Letta riguardo alla necessità di sopprimere le province.
  Tuttavia, dobbiamo essere molto chiari su questo: abrogare le province vuol dire abrogarle, abrogarle davvero, e non spalmare le competenze su altri enti di secondo livello. Per noi abrogare le province vuol dire dare le competenze a regioni e comuni. Invece, oggi, rispetto al 29 maggio, possiamo dirlo purtroppo con maggiore contezza, ormai, l'ipotesi di sopprimere le province non c’è più, non è più istituzionalmente perseguita da questa maggioranza e da quest'Aula. Abbiamo di fronte un'altra prospettiva, quella di costruire attraverso un disegno di legge, ricordato dal collega Bressa, dal Ministro Delrio, nuove superfetazioni istituzionali di area vasta o di area metropolitana, denominate appunto con enfasi enti di secondo livello. Per sopprimere le province sarebbe bastato inserire un comma nella legge di revisione costituzionale; quindi, questa maggioranza su questo argomento molto truffaldino ha messo il turbo. Se non è stato fatto, non è stata certo una dimenticanza.
  Questo, cari colleghi, non c'entra nulla con l'efficienza e l'economicità dell'azione amministrativa, non c'entra nulla con il risparmio della spesa pubblica, è solamente la restrizione della democrazia territoriale. Quindi, per dirla chiaramente, questo provvedimento è un ulteriore tassello di una strategia che non sopprime le province ma la democrazia di prossimità. È una strategia che punta a togliere ai cittadini il potere di scelta e a metterlo in mano alle segreterie dei partiti e a «girarlo» attraverso il voto dei soli sindaci. Tra l'altro, questi sindaci per oltre il 90 per cento sono uomini e, come sappiamo bene, non per incapacità delle donne a svolgere questa funzione; quindi, inserire ciò nel provvedimento odierno, pensato contro il femminicidio, ha anche un ulteriore senso e sapore di beffa.
  Come diceva Winston Churchill, la democrazia è la peggior forma di Governo, eccezion fatta per tutte quelle forme che si sono sperimentate sino ad ora; forse per questo la maggioranza sta lavorando ad una legge che consente di trovare nuove forme di democrazia e consente di votare solo ad alcuni eletti e preferibilmente di sesso rigorosamente maschile. Un provvedimento che metterà a disposizione dei potentati locali la costruzione di un cimitero per elefanti a spese dei cittadini.
  Ebbene, l'emendamento in questione e il provvedimento che stiamo approvando intervengono sulle norme transitorie per portare a termine questo processo, norme che nulla hanno a che vedere con la trasparenza e la limpidezza. Tant’è vero che sono state tutte inesorabilmente e giustamente cassate dalla Corte costituzionale e ora si interviene per tentare di mettere una pezza a un buco che per l'incapacità del Governo dei tecnici rischia di diventare una voragine. La Corte costituzionale infatti ha bocciato i decreti che prevedevano i commissariamenti delle province con commissari politici. Era dalla legge del 26 sui potestà che il nostro Paese non conosceva una pagina così brutta della democrazia territoriale.
  Ora, con l'articolo 1-bis la maggioranza tenta di sanare almeno gli atti compiuti sinora da questi commissari politici, sapientemente spartiti secondo il criterio Cencelli dell'uno a me e uno a te, così come stabilito in un ordine del giorno. Pag. 38Quindi, noi con questo comma saniamo quanto avvenuto fino adesso. Votare questo emendamento, cari colleghi del MoVimento 5 Stelle non significa solo sanare questo, ma significa anche prorogare questi commissari, prorogare commissari che stanno facendo spese ed elargendo soldi ad associazioni e benefici vari sul territorio senza alcun controllo democratico. Andate a vedere quanti soldi sono stati dati al comune di Arnara per la saga di lasagne e fagioli e voi non solo volete sanarli, colleghi del MoVimento 5 Stelle, ma li volete prorogare per altri sei mesi questi commissariamenti !

  PRESIDENTE. Deputato Pilozzi, concluda.

  NAZZARENO PILOZZI. Ci dovete spiegare perché li volete sanare ! Forse perché anche voi volete entrare nella spartizione Cencelli delle nomine ? Questo forse è il rischio che noi abbiamo di fronte, quindi voteremo contro questo emendamento e poi ci asterremo sull'articolo 1-bis.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Guidesi. Ne ha facoltà.

  GUIDO GUIDESI. Signor Presidente, rubo pochi minuti all'Aula; dopo avere ascoltato – lo dico con rispetto – il collega Balduzzi, è giusto intervenire e intervengo da persona che comunque sul territorio, come penso gran parte di noi, ha fatto politica nei limiti territoriali delle proprie province, di dimensioni piccole o grandi che siano. Il Governo Monti ha finalmente affrontato la questione delle province ma la questione della provincia è stata utilizzata in maniera strumentale per determinare la spesa pubblica all'interno di quegli enti, e poi possiamo stare qui a discuterne per tantissimo tempo. L'Unione delle province ha dimostrato quanta possibilità c’è di risparmio con l'abolizione di quegli enti. La strumentalizzazione fatta sull'ente provincia ha provocato cosa ? Che il Governo Monti spending review non ne ha fatta. Non ne ha fatta ! Ha utilizzato quell'ente solo ed esclusivamente, anche aiutato dalla comunicazione generale di massa, per dire che i veri sprechi erano lì. Io non scendo nel dibattito futuristico di province di secondo livello, aree, aree vaste, province, commissariamenti o non commissariamenti, ma dico che quel decreto fatto dal Governo Monti ha provocato tre cose: la prima è che non c’è stato un risparmio di spesa pubblica; la seconda è che i cittadini hanno perso un rapporto diretto con gli amministratori provinciali, visto che in alcuni casi non ci sono più; la terza è che quel decreto è stato un errore, perché così ha detto la Corte costituzionale (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie).

  PRESIDENTE. Ora vi sono tre interventi a titolo personale di un minuto e poi passiamo ai voti.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Palese. Ne ha facoltà.

  ROCCO PALESE. Signor Presidente, io penso che sulla situazione dell'eliminazione delle province bisogna cercare di fare il punto su cosa veramente in questa legislatura si può fare. È fin troppo evidente che la decisione assunta dal Governo Monti all'epoca deriva, per quello che a me risulta, da un accordo con la Comunità europea per farci uscire dalla procedura di infrazione per la diminuzione della spesa pubblica. Io non entro nel merito, cioè se sia stata fatta nella maniera dovuta, se sia stata fatta in maniera opportuna e come, però quello fu essenzialmente il motivo. Dopo di che, c’è stata la sentenza della Corte costituzionale – ha ragione, a mio modo di vedere, il collega Bressa –: il Governo per via ordinaria non poteva che procedere con un disegno di legge, cosa che assolutamente ha fatto, rispetto anche alla proroga dei commissariamenti, in riferimento a quello che è in essere. Tuttavia, se non erro, il Governo, nel momento in cui c’è stata la sentenza della Corte costituzionale, ha proceduto ad adottare un disegno di legge di modifica della Costituzione, prevedendo la soppressione Pag. 39delle province, cosa che a onor del vero aveva fatto anche il Governo Monti. Non si comprende, se abbiamo assunto un impegno con la Comunità europea – e siamo sempre monitorati – rispetto alla soppressione delle province, che fine abbia fatto il disegno di legge di modifica costituzionale. Il punto essenziale è quello, perché anche il disegno di legge fatto per via ordinaria sarà oggetto di impugnazioni e quant'altro e andrà a finire di nuovo alla Corte costituzionale. Bisogna che ci sia un momento di chiarezza, sia da parte del Governo che, a onor del vero, in questo senso, rispetto alla tempistica, ha provveduto ad adottare il disegno di legge costituzionale. Altrimenti, la Presidenza della Camera e la Presidenza del Senato ci facessero sapere che anche qui c’è motivo di urgenza, non foss'altro perché uno dei punti più qualificanti che il Presidente del Consiglio ha pronunciato in quest'Aula, al momento della richiesta del voto di fiducia quando il Governo è nato, fu proprio quello della soppressione delle province.
  Allora o facciamo un discorso serio, quello di fare la modifica costituzionale, altrimenti rischiamo di nuovo di prendere in giro un pò tutti perché pure la gente attende da quindici, forse vent'anni: «soppressione delle province, soppressione delle province !», poi ci si ritrova sempre con un nulla di fatto. Io penso che ne vada anche della credibilità della politica e, per mio modo di vedere, l'Aula farebbe bene ad assumere una decisione, a sollecitare la capigruppo di quest'Aula, e anche quella eventualmente del Senato per quelli che possono essere i rapporti istituzionali di leale collaborazione con l'altro ramo del Parlamento, a portare in discussione subito, senza se e senza ma, il disegno di legge costituzionale. Quello è un discorso serio, il resto è tutta aria fritta.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Gitti. Ne ha facoltà.

  GREGORIO GITTI. La riforma Monti sulle province, al di là delle strumentalizzazioni pretestuose sull'incostituzionalità o meno, prevedeva un disegno chiaro: accorpamento e razionalizzazione. Oggi ci troviamo di fronte ad un caos, ad un caos che sarà evidente quando inizieremo a discutere del disegno di legge Delrio che, ancora una volta, il presidente della Commissione I ha assegnato a relatori appartenenti ai gruppi parlamentari del Partito Democratico e de Il Popolo della Libertà. Scelta Civica per l'Italia è stata per l'ennesima volta tagliata fuori.
  Noi ci riserviamo tutta la libertà di giudizio rispetto ad un'iniziativa che ovviamente passa per legge ordinaria e su cui non abbiamo garanzie sul tema del disegno di legge costituzionale sull'abrogazione. Qui per la prima volta cominciamo a denunciare questa incoerenza e questa schizofrenia.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Toninelli. Ne ha facoltà per un minuto.

  DANILO TONINELLI. Signor Presidente, gli onorevoli Bressa e Balduzzi da giuristi quali sono, forse non si sono accorti che hanno parlato solo agli azzeccagarbugli che sguazzano in questo stato di italica incertezza del diritto (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Noi vorremmo parlare agli italiani: diciamo agli italiani che, se questa maggioranza non vota questo emendamento, e non è un emendamento del MoVimento 5 Stelle ma un emendamento del Governo, significa che vuole le province e si nasconde dietro una sentenza della Corte Costituzionale. Nasconde la propria responsabilità di volere le province, di aver fatto solo spot elettorali di volontà di soppressione delle province.
  In realtà, se non votate questo emendamento, che è del Governo e che attribuisce più tempo a questa Aula per potere fare una legge ordinaria che sopprima le province, significa che voi le province le volete. Dovete votare un vostro emendamento che noi abbiamo riproposto (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

Pag. 40

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Prataviera. Ne ha facoltà per un minuto.

  EMANUELE PRATAVIERA. Io credo che il tema dell'abolizione delle province sia uno degli esempi più tipici della scarsità del dibattito politico di questo Paese, perché prima si è detto di abolire, poi si è detto di prorogare, poi si è detto di commissariare, poi si è detto di derogare, poi si è detto di creare l'ente di area vasta, che di fatto per definizione è già la provincia, quindi stiamo parlando del nulla.
  Intanto, ciò che succede è che la gente viene veramente presa in giro, che i telegiornali hanno motivi di riempire i loro minuti a disposizione, i giornali vendono le copie e i cronisti locali si interrogano, o meglio interrogano i politici, appunto, locali.
  Nel frattempo che cosa succede ? Non vengono fatti gli investimenti a favore del territorio; le strade di montagna e di collina di gestione delle province rimangono chiuse; non viene investito nella sicurezza stradale; non viene investito nella sicurezza scolastica; non viene investito nella sicurezza ambientale; non vengono fatti i controlli e così via.

  PRESIDENTE. La invito a concludere.

  EMANUELE PRATAVIERA. No, un secondo, ci tengo Presidente, mi conceda 15 secondi in più. La cartina di tornasole di tutto questo grande bluff è che nessun sindacato si è mosso a difesa dei lavoratori della provincia; questo significa che tutti quei lavoratori non hanno paura di rimanere a casa e questo significa che non si vuole intervenire nella spesa...

  PRESIDENTE. Grazie, onorevole Prataviera.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Romele. Ne ha facoltà, per un minuto.

  GIUSEPPE ROMELE. Ho seguito con attenzione, dall'intervento dell'onorevole Bressa, a tutti gli altri, a Gitti, al collega qui davanti e gli ultimi ancora. Dunque, il problema della provincia è una cosa delicatissima dove, l'abbiamo visto giustamente come diceva poc'anzi il collega della Lega, in periodi stretti si sono alternati una serie di diverse valutazioni e impostazioni.
  Pertanto mi auguro che, se entro il 9 novembre dovremo portare in Aula questo provvedimento, al limite si trovi la formula, non so se il presidente della Commissione o il Governo o chiunque altro, trovi la soluzione affinché venga sviluppato un dibattito più approfondito, più mirato, e quindi più garante di un risultato certo e tranquillo.

  PRESIDENTE. La invito a concludere.

  GIUSEPPE ROMELE. Diversamente c’è il rischio che questa vicenda ci scappi di mano, e diventi veramente un boomerang per tutti noi (Applausi dei deputati del gruppo Il Popolo della Libertà-Berlusconi Presidente).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Vargiu. Ne ha facoltà.

  PIERPAOLO VARGIU. Signor Presidente, vorrei semplicemente aggiungere qualche considerazione a quelle svolte in maniera tecnica per Scelta Civica dal collega Balduzzi, in maniera ineccepibile e brillante; e vorrei fare una valutazione politica chiara: che Scelta Civica continua nel solco dell'azione del Presidente Monti, ed è per la cancellazione delle province. È per la cancellazione delle province, perché le ritiene non enti costosi, ma enti inutili per il cittadino, quindi utili soltanto alla politica e ai partiti politici e alla ragnatela di potere dei partiti politici.
  Hanno ragione quindi i colleghi del MoVimento 5 Stelle, che siamo preoccupati per l'approssimazione con cui il Governo affronta il tema: sia perché, se la norma presente nell'articolo 12 era incostituzionale, ci sembra strano che il Governo abbia inserito una norma incostituzionale Pag. 41nel testo; sia perché nella giornata di ieri un certo sottosegretario Ferrazza, venendo in Sardegna e ignorando che in Sardegna è stato tenuto un referendum popolare per l'abolizione delle province...

  PRESIDENTE. Concluda, collega.

  PIERPAOLO VARGIU. ... ha detto che il Governo avrebbe impugnato la legge approvata dal consiglio regionale di modifica statutaria: legge che ancora non esiste !

  PRESIDENTE. Grazie.

  PIERPAOLO VARGIU. Allora, di fronte ad un'approssimazione di questo genere, noi esprimiamo preoccupazione, esattamente come fanno i colleghi del Movimento 5 Stelle (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) !

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Nuti. Ne ha facoltà.

  RICCARDO NUTI. Signor Presidente, vorrei chiarire due aspetti. Il primo è che stiamo parlando di un emendamento che è «copia incolla» di quello del Governo, e il Governo su questo emendamento ora dà parere contrario. Cioè, il Governo è contrario a se stesso: stiamo dicendo questo, signori, per chi non se n’è accorto (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) !
  E per quanto riguarda questa paura che aleggia, specifichiamo che se non viene approvato questo emendamento, dal 1o gennaio tutte le province che sono «in scadenza» rischiano di andare alle elezioni. Però vorrei tranquillizzare il collega Toninelli e gli altri, perché immagino che per coerenza, così come il MoVimento 5 Stelle non si candida alle provinciali perché le vuole abolire, anche gli altri partiti non si candideranno, giusto ? E di conseguenza il problema non si dovrebbe porre (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) !

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Giorgis. Ne ha facoltà.

  ANDREA GIORGIS. Signor Presidente, questo pomeriggio – forse è sfuggito ad alcuni colleghi – inizia in Commissione la discussione del disegno di legge che reca come titolo «Disposizioni sulle città metropolitane, sulle province, sulle unioni e fusioni di comuni». L'oggetto di questo disegno di legge non è semplicemente, per fortuna, quello dell'abolizione «sì», abolizione «no» delle province, ma quello del come riorganizzare in maniera meglio funzionante il nostro assetto degli enti territoriali.

  PRESIDENTE. La invito a concludere.

  ANDREA GIORGIS. Ed io vorrei che non si cadesse, anche in questa circostanza, nella tentazione di rincorrere semplici parole e una demagogia che non aiuta proprio nessuno, e che in sostanza veicola l'idea...

  PRESIDENTE. Concluda, collega.

  ANDREA GIORGIS. ... che se noi aboliamo le province, le magnifiche sorti, e progressive del nostro Paese saranno davanti a noi tutti. Sia chiaro...

  PRESIDENTE. Collega, il suo tempo è scaduto, mi spiace.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole D'Ambrosio. Ne ha facoltà. Avete un minuto, a titolo personale.

  GIUSEPPE D'AMBROSIO. Signor Presidente, finalmente abbiamo svelato il vero intento circa l'abolizione delle province: addio all'abolizione (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) !
  E pensare che ci sono tanti abili amministratori provinciali che già miravano a poltrone regionali e nazionali. Cari onorevoli del PD, care colombe diversamente berlusconiane, mentre date il sostegno al Governo, ascoltate il grido di dolore che si Pag. 42leva dalle lontane province, dove manipoli di politici locali rischiano la disoccupazione. Questa iniziativa del Governo Letta è stata forse la risposta più significativa che è stata data sinora contro la disoccupazione e, visto che siete esperti del gioco delle tre carte, ci attendiamo di rivedere il Presidente Letta di nuovo gradito ospite della trasmissione Che tempo che fa, questa volta non dirà che Grillo vuole il «porcellum», basterà affermare che siamo stati noi del MoVimento 5 Stelle a salvare le province che voi tutti volevate abolire (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
  Con il vocabolario in mano – Presidente, concludo – citerei testualmente «persone non serie, che mancano di parola», significa «buffoni» (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Gasparini. Ne ha facoltà.

  DANIELA MATILDE MARIA GASPARINI. Signor Presidente, oggi pomeriggio, insieme all'onorevole Centemero, saremo le relatrici della legge di riforma delle province e dell'avvio delle città metropolitane. Io credo che un Parlamento che da sempre giustamente sottolinea il proprio ruolo debba oggi rivendicare una discussione molto attenta su quel disegno di legge e darsi il compito di approvarlo entro il mese di novembre. Credo che tutti gli altri provvedimenti che adesso stiamo discutendo siano provvedimenti-tampone, che non affrontano nel merito la questione. Con il disegno di legge lo possiamo fare tutti insieme, questo è il mio invito.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Sibilia. Ne ha facoltà.

  CARLO SIBILIA. Signor Presidente, l'onorevole Giorgis, come l'onorevole Gasparini, continua a riempirsi la bocca del fatto che entro il 31 dicembre 2013 dovrebbe arrivare a conclusione la stesura di questo disegno di legge, però io, memore dell'esperienza che ho in questo Parlamento in questi otto mesi, mi ricordo del finanziamento pubblico ai partiti. Che fine ha fatto ? Che fine ha fatto quel decreto (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) ? Che fine ha fatto ? Li abbiamo aboliti, i finanziamenti ? La stessa cosa succederà per le province, perché voi le volete usare solo come poltronifici, come sempre avete fatto e continuerete a fare. A voi servono i finanziamenti e servono le poltrone, sennò qui dentro non ci stareste per niente (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Scotto. Ne ha facoltà. Alla Presidenza non risultano altre richieste a titolo personale, dunque dopo l'intervento dell'onorevole Scotto e dell'onorevole Franco Bordo dovremmo passare alla votazione.

  ARTURO SCOTTO. Signor Presidente, signori del Governo, noi vorremmo riportare la discussione ai dati della realtà, perché io ho l'impressione che si stia facendo un po’ propaganda e nella discussione si sfugge al merito. Noi stiamo votando la scelta di bloccare le province mantenendo in piedi gli enti e abolendo qualsiasi controllo democratico. Noi che siamo per l'abolizione delle province, non per una semplice rimodulazione, ma per deferire poteri ai comuni e alle regioni, stiamo assistendo invece a un tentativo di prorogare ulteriormente i commissariamenti, che hanno una cifra completamente politica e, consentitemi, rischia di averla anche sul terreno partitocratico.
  Allora, facciamo un ragionamento serio, definiamo una volta per tutte l'abolizione delle province e una rimodulazione dei poteri dello Stato, senza proroghe e senza compromessi (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà)...

  PRESIDENTE. Grazie. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Franco Bordo. Ne ha facoltà.

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  FRANCO BORDO. Signor Presidente, premesso che sull'argomento sono d'accordo con gli esponenti del mio partito che mi hanno anticipato, vorrei fare una comunicazione all'Aula di quanto è avvenuto in Lombardia, la mia regione, nel consiglio regionale della Lombardia. Nella regione Lombardia, la regione più popolosa del nostro Paese, il consiglio regionale ha votato una delibera in cui si dice contraria all'abolizione delle province per una serie di motivi, compresa la questione della mancata rappresentatività data dal sistema elettorale.
  Concludo. Vorrei ricordare ai colleghi del MoVimento 5 Stelle che su questa delibera il MoVimento 5 Stelle si è astenuto.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Fraccaro. Ne ha facoltà.

  RICCARDO FRACCARO. Signor Presidente, mi permetta un po’ di chiarezza. Il Governo Monti scrive un decreto che si occupa, tra le altre cose, della riorganizzazione delle province e del loro commissariamento, viene emanato dal Presidente della Repubblica e viene dichiarato incostituzionale dalla Consulta.
  Poco dopo, un altro Governo, il Governo Letta-Alfano, lo stesso, perché retto dalla stessa maggioranza, adotta un altro «decreto omnibus», si occupa delle province, del loro commissariamento, il decreto viene emanato dal Presidente della Repubblica e la stessa maggioranza riconosce che è incostituzionale.
  Ora, qualcuno non sa fare il proprio lavoro, che sia il Governo, che sia il Presidente della Repubblica, che sia la Consulta, che sia il Parlamento, qualcuno qui sta facendo le cose male, o meglio, c’è un'altra possibilità: stanno tutti facendo molto bene il loro lavoro e l'unico che è preso in giro è ancora il popolo italiano (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle), e io credo che sia proprio questa l'eventualità che sta succedendo (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Russo, per un minuto. Ne ha facoltà.

  PAOLO RUSSO. Signor Presidente, intanto precisiamo di cosa ragioniamo oggi: il tentativo di mettere una pezza a quanto è stato fatto ed è stato anche giudicato incostituzionale. Due questioni. La prima: non si vuole discutere o ridiscutere provincia «sì», o provincia «no»; qui semmai si vuole discutere di come abolire le province e in che modo articolare questo obiettivo in funzione, non delle poltrone o degli aspetti meno nobili, ma in funzione di un esercizio di delega, peraltro costituzionalmente prevista, nei confronti del cittadino, cioè come meglio articolare i servizi al cittadino.
  Credo che sarà assolutamente indispensabile ragionare nel prossimo disegno di legge di questo merito, come del merito delle aree metropolitane, delle città metropolitane e di come articolare una serie di servizi su area vasta.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Gallinella. Ne ha facoltà.

  FILIPPO GALLINELLA. Signor Presidente, colleghi, visto che noi, come MoVimento 5 Stelle, abbiamo sempre dichiarato che non vogliamo le province e, per coerenza, non ci presentiamo alle elezioni provinciali, invito i colleghi per coerenza – soprattutto i colleghi di SEL, che si sono espressi forse più chiaramente di altri – a dire pubblicamente « noi non ci candideremo alle elezioni provinciali perché le province le vogliamo abolire». Lo facessero tutti, e finisce la storia (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) !

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Di Battista. Ne ha facoltà.

  ALESSANDRO DI BATTISTA. Signor Presidente, io – glielo dica – non mi fido di loro. Non mi fido, ed è legittimo non Pag. 44fidarsi. Il collega cittadino Gallinella mi ha rubato l'intervento: sarebbe bello se il delegato d'Aula, magari del PD, Presidente, si alzasse in piedi, parlasse di fronte alle telecamere, quindi al popolo italiano. Noi spareremmo il video su Youtube, mio caro collega, e lei potrebbe dire: «noi non ci candideremo alle elezioni provinciali perché non vogliamo le province». Ditelo, perché francamente, in questi sei mesi, ci avete dato prova di essere purtroppo «moralmente zoppicanti», per usare un termine gradito alla Presidenza...

  PRESIDENTE. La Presidenza non ha termini graditi.

  ALESSANDRO DI BATTISTA. No, no, per essere corretti istituzionalmente e, francamente, ci avete dato poca, poca, poca fiducia. Noi non ci fidiamo, ed è legittimo. Se avete il coraggio, parlate chiaramente (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) !

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Ottobre. Ne ha facoltà.

  MAURO OTTOBRE. Signor Presidente, io credo che il fatto non sia solo quello di eliminare o meno le province, il fatto è anche quello di trasferire l'autonomia alle regioni competenti e di trasferire le competenze perché autonomia vuol dire assunzione di responsabilità.
  Qui ci sono regioni che non sanno neanche quanti soldi incassano dalle tasse, ci sono dei sindaci che non sanno neanche che poteri hanno rispetto ad altre province o ad altre regioni. Quindi, più autonomia agli enti per dare maggiori servizi ai cittadini !

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Piazzoni. Ne ha facoltà.

  ILEANA CATHIA PIAZZONI. Signor Presidente, mi spiace constatare che abbiamo evidentemente qualche problema di comunicazione, perché ci sembrava di essere stati chiari e comunque varrebbe la pena – lo dico per tutti i colleghi, anche quelli del MoVimento 5 Stelle – leggere a fondo le norme.
  Il nostro problema è che le province non vengono abolite, ma vengono abolite le elezioni per le province (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà). Quindi, il tema non è se noi ci candidiamo o meno, perché le elezioni per le province non ci sono più e quello che noi chiediamo è che ci sia proprio il contrario (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà), ossia che sia mantenuta la rappresentanza del popolo e che non vengano fatti enti di secondo livello inutili e, soprattutto, che sono nelle mani di pochi (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà).

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Cozzolino Dis.1-bis.1, con il parere contrario delle Commissioni e del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Nesci non riesce a votare... Ventricelli... Hanno votato tutti ? Onorevoli Saltamartini, Misuraca, Paris, Verini... Ci siamo ? Hanno votato tutti ?
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Applausi polemici dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle – Vedi votazioni).

   (Presenti  460   
   Votanti  455   
   Astenuti    5   
   Maggioranza  228   
    Hanno votato
  95    
    Hanno votato
no  360).    

  (La deputata Bruno Bossio ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto contrario).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 1-bis del disegno di legge di conversione.Pag. 45
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Vignali, Piepoli, Minardo... Riesce a votare, Minardo ? Perfetto. Se hanno votato tutti... Gribaudo non riesce a votare... Ora sì. Gebhard...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

   (Presenti  471   
   Votanti  424   
   Astenuti   47   
   Maggioranza  213   
    Hanno votato
 326    
    Hanno votato
no   98).    

  (I deputati Migliore e Airaudo hanno segnalato che avrebbero voluto astenersi).

  A questo punto mi pare di aver compreso che ci sia un accordo fra i gruppi nel senso di interrompere le votazioni e procedere con lo svolgimento degli interventi per l'illustrazione degli ordini del giorno e l'espressione del parere da parte dei rappresentanti del Governo.
  Nell'invitarvi a uscire con grande silenzio e tranquillità dall'Aula, per permettere a chi volesse illustrare gli ordini del giorno di poterlo fare o al Governo di esprimere i pareri, avverto che le votazioni sugli ordini del giorno riprenderanno all'inizio della seduta pomeridiana, dopo il question time, vale a dire dalle ore 16.

(Esame degli ordini del giorno – A.C. 1540-A)

  PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli ordini del giorno presentati (Vedi l'allegato A – A.C. 1540-A).
  Avverto che ai sensi dell'articolo 89 del Regolamento, la Presidenza non ritiene ammissibili taluni ordini del giorno che recano un contenuto del tutto estraneo rispetto alle materie trattate dal provvedimento e che in taluni casi riproducono il contenuto di emendamenti già dichiarati inammissibili in sede referente o in Assemblea per estraneità di materia. Si tratta in particolare degli ordini del giorno: Minardo n. 9/1540-A/1, volto alla stabilizzazione di personale volontario del Corpo nazionale dei vigili del fuoco; Borghesi n. 9/1540-A/20, relativo al divieto dell'uso di indumenti che, coprendo totalmente il volto, rendono irriconoscibile chi li indossa; Guidesi n. 9/1540-A/21, che impegna il Governo a vigilare sulla validità dei matrimoni contratti all'estero ai fini dell'applicazione delle disposizioni in materia di ricongiungimento familiare; Gianluca Pini n. 9/1540-A/23, finalizzato all'adozione di iniziative legislative affinché l'autorizzazione per la realizzazione di nuovi edifici di culto sia subordinata alla previa approvazione di un apposito referendum popolare; Vezzali n. 9/1540-A/30, che concerne istituti disciplinati dal codice civile, quali la mediazione familiare e l'affidamento dei minori; Invernizzi n. 9/1540-A/24 e Matteo Bragantini n. 9/1540-A/25, che, intervenendo sulla disciplina generale del controllo dei flussi di manodopera immigrata, risultano anch'essi di contenuto estraneo rispetto alle disposizioni contenute nel provvedimento.
  Avverto, inoltre, che è stato ritirato dalla presentatrice l'ordine del giorno Schirò n. 9/1540-A/37.
  Ha chiesto di intervenire la deputata Tiziana Ciprini per illustrare l'ordine del giorno n. 9/1540-A/3. Ne ha facoltà. Invito i colleghi a uscire in silenzio dall'Aula.

  TIZIANA CIPRINI. Signor Presidente, l'articolo 5 reca una serie di misure finalizzate alla prevenzione del fenomeno della violenza come il rafforzamento della consapevolezza degli uomini e dei ragazzi nel processo di eliminazione della violenza contro le donne.
  Un approccio normativo di questo tipo potrebbe prestarsi ad alimentare una discriminazione al contrario, finendo per alimentare quegli stessi pregiudizi di genere che si vorrebbero, invece, superare culturalmente, come quello che vede l'uomo come essere brutale e violento, contrapposto a quello della donna come Pag. 46essere sottomesso e da difendere, con la finalità di acuire il conflitto tra i generi, anziché prevenirlo.
  Anche al fine di contrastare questa sorta di discriminazione al contrario, sono nati numerosi movimenti maschili contrapposti a quelli femministi per la difesa dei loro diritti. Continua, cioè, a ripetersi lo schema «donne contro uomini contro uomini contro donne».
  Eppure, nel passato più remoto della storia umana, non esisteva alcuna guerra tra i sessi. Uomini e donne, infatti, non sono né antitetici né uguali, ma diversi e complementari. Alla complementarietà dei loro ruoli si deve il successo evolutivo. È indubbio che è in atto nella nostra società un processo di riorganizzazione dei ruoli di uomini e donne, nel senso di una flessibilizzazione dei ruoli di genere, con una reciproca contaminazione e indistinzione.
  La stessa antropologa Margaret Mead metteva in guardia dal rischio che l'appiattimento, o meglio la scomparsa, delle differenze tra i ruoli di genere avrebbe comportato in termini di perdita di coesione sociale. Ricordo che il termine «ruolo» deriva da «ruota». Quindi, in buona sostanza, per far girare la società servono i ruoli.
  Un tale approccio normativo finisce per trascurare un diverso orientamento culturale fondato sulla promozione, sin dalle scuole, dell'educazione, del riconoscimento e del rispetto di ogni differenza, che garantisca una reale parità di condizione e disinneschi le violenze.
  Ad esempio, il riconoscimento della differenza è talmente importante che in alcuni asili nido olandesi si sta facendo strada l'idea che non sia proprio salutare offrire ai bambini un unico modello educativo improntato al femminile e portato avanti dalle maestre, pronte a scattare in allarme ad ogni situazione che esuli dalla banalità quotidiana di sedersi buoni buoni a disegnare.
  In questi asili nido ci sono anche giovani uomini a lavorare, in modo da fornire ai bambini anche un modello maschile, soprattutto a quelli che crescono senza il papà. Questa catena olandese di asili ci tiene a specificare che maschi e femmine sono diversi e che, di conseguenza, necessitano di approcci educativi diversi. In questi asili ci sono spazi più ampi, per permettere ai bambini di dare libero sfogo alla propria fisicità, correndo, cadendo, sporcandosi, sudando, facendosi i dispetti, sfidandosi. Altro che sindrome da iperattività da sedare con gli psicofarmaci ! Qui si affronta il riconoscimento del modo normale di essere maschi e del modo naturale di essere femmine.
  In tema di ruoli, a questo punto è doveroso riportare il celebre aforisma attribuito a un direttore del personale: «è possibile insegnare a un tacchino ad arrampicarsi sugli alberi, ma è meglio assumere uno scoiattolo», cioè a dire che ciò che rende preferibile lo scoiattolo al tacchino nell'attività di arrampicarsi è proprio la «scoiattolinità», ossia l'insieme di quei tratti, delle attitudini e delle abilità affinate nel corso dell'evoluzione che fa sì che si formi l'agire «competente». Ovvero, fuor di metafora, è possibile insegnare ad un uomo a fare il «mammo», ma è meglio che faccia il papà.
  Certo, desta preoccupazione e riflessione l'intervista rilasciata il 2 settembre scorso dall'ex Ministro della sanità Umberto Veronesi, che arriva a parlare di un futuro bisessuale dell'umanità. Egli spiega che il cambiamento dei ruoli familiari e sociali dei due generi nel tempo sta producendo una modificazione nella stessa biologia umana, con il risultato di attenuare le differenze di genere. Sono gli studi sull'epigenetica, secondo i quali l'ambiente modifica l'essere umano, la società ti cambia nel fenotipo.
  Intanto, negli ospedali italiani sono in aumento le richieste di cura per neonati dal sesso incerto o intersessuali. Ma ancora, fortunatamente, le differenze esistono. Occorrono, pertanto, azioni politiche che sappiano promuovere il valore della differenza come valore fondante della comunità sociale e come strumento per il superamento di ogni contrapposizione e conflitto.Pag. 47
  Occorrono, altresì, azioni di monitoraggio contro ogni rischio di strumentalizzazione ideologica del fenomeno della violenza sulle donne per prevenire il rischio del mainstreaming del genere colpevole sull'onda delle impressioni e della deriva di revisione storica in chiave incriminatoria dell'universo maschile (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per l'illustrazione dell'ordine del giorno l'onorevole Di Maio, che però non interviene. S'intende che vi abbia rinunciato.
  L'onorevole Bratti ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1540-A/9.

  ALESSANDRO BRATTI. Signor Presidente, io intervengo brevemente per illustrare questo ordine del giorno a firma mia, Mariani e Braga, che riguarda il tema – che abbiamo trattato anche prima – della Protezione civile. Credo che il Governo accoglierà questo ordine del giorno, ma ritenevo importante e fondamentale ricordare una situazione che io credo sia ormai giunta all'estremo del suo paradosso.
  Noi ieri in quest'Aula abbiamo fatto una commemorazione importante: abbiamo ricordato un disastro, quello del Vajont – abbiamo fatto bene – e abbiamo detto che tali disastri non devono più capitare. Però, credo che poi dobbiamo anche essere conseguenti. Mi riferisco a questi impatti negativi che sono dovuti agli eventi meteorici, che agiscono fortemente sull'assetto idrogeologico del nostro territorio. Sono eventi che poi, come l'IPCC – questo gruppo di scienziati internazionali che studia il cambiamento climatico – ci ha ricordato recentemente, sono esaltati proprio da una situazione di mutamento climatico in atto. Piove di meno, ma in tempi più brevi piove moltissimo. La media è minore di un tempo, ma in brevissimo tempo abbiamo situazioni che le nostre matrici ambientali non riescono più a reggere.
  Ormai i dati sono conclamati: abbiamo regioni come la mia, l'Emilia Romagna, che in alcuni anni era in crisi legata alla siccità e l'anno dopo si trova ad affrontare i temi del dissesto idrogeologico legato agli smottamenti franosi o a eventuali alluvioni. Quindi, siamo in presenza dei cosiddetti «eventi estremi» che vanno contrastati. Questi eventi estremi si possano contrastare: in gergo climatico queste azioni di contrasto si chiamerebbero «azioni di adattamento climatico» e possono essere di due tipi. Uno è di carattere strutturale: le cosiddette «azioni hard», che sono caratterizzate da un forte impatto che in diversi consessi, dalle Commissioni competenti ma anche in Aula, abbiamo chiesto, intervenendo con la manutenzione del territorio, costruendo casse di espansione dove ce n’è bisogno, costruendo arginature dove eventualmente c’è la necessità, chiedendo – come stiamo chiedendo – di sbloccare il Patto di stabilità per i piccoli e grandi comuni che intervengono per fare opere di manutenzione del territorio. Queste sono le operazioni cosiddette «hard» che sono assolutamente importanti.
  Però – e su questo volevo soffermarmi – ci sono anche quelle che vengono definite le cosiddette «soft action». Si allude fondamentalmente a tutte quelle azioni di allertamento che vengono messe in campo, nei confronti della popolazione, che spesso possono salvare, se queste azioni sono conseguenti, centinaia di vite umane. Ecco, questi sistemi di allertamento sono basati sulle reti cosiddette «di monitoraggio». Non voglio perdermi in tecnicismi, ma non è molto complicato da capire. Le reti di monitoraggio sono quelle reti che consentono di raccogliere il dato su quanta acqua c’è, quanta acqua è caduta, qual è la direzione del vento, la velocità del vento, le precipitazioni nevose: insomma, tutta quella serie di eventi che nei Paesi più avanzati consentono poi di definire i cosiddetti «early warning».
  Insomma, noi siamo in una situazione del tutto paradossale, dove abbiamo questi centri funzionali di competenza, che fanno parte del sistema di Protezione civile, distribuiti a livello regionale (non tutte le regioni in realtà si sono adeguate: ne Pag. 48mancano alcune, le abbiamo viste in Commissione). Abbiamo il paradosso che queste reti le abbiamo introdotte nella legge n. 100 del 2012, abbiamo approvato in quest'Aula una mozione dicendo che sono un pezzo fondamentale della struttura della Protezione civile, ma non abbiamo messo un euro per la manutenzione di queste reti, costringendo i responsabili a livello regionale ad utilizzare impropriamente fondi per investimenti per fare l'ordinaria amministrazione. Allora questo non è possibile. Noi chiediamo quindi in questo ordine del giorno che nella prossima legge di stabilità ci sia la possibilità di mettere una quota di cofinanziamento che, insieme poi alle regioni, costituisca una spesa certa, un finanziamento certo per la manutenzione delle reti.

  PRESIDENTE. L'onorevole Fabbri ha facoltà di illustrare l'ordine del giorno Roberta Agostini n. 9/1540-A/46, di cui è cofirmataria.

  MARILENA FABBRI. Signor Presidente, io vorrei sottolineare l'ordine del giorno Roberta Agostini n. 9/1540-A/46, che insieme a diversi colleghi abbiamo presentato, per evidenziare quella che secondo noi dovrebbe essere un'interpretazione autentica di un aggettivo che è stato reintrodotto a seguito di un emendamento richiesto dalla Commissione bilancio per motivi di regolarità contabile. In particolare, è stato richiesto che, a fianco al termine «piano d'azione per le misure contro la violenza alle donne e alla violenza domestica» venisse reintrodotto l'aggettivo «straordinario». Noi ci teniamo a precisare che questa straordinarietà è da intendersi legata alla forma di finanziamento prevista dall'articolo 5, comma 4, sul bilancio del 2013, in quanto il piano delle azioni, invece, ha e deve avere carattere permanente, per gli impegni che sono stati presi in quest'Aula, a seguito della mozione approvata a giugno del 2013, che impegna il Governo ad adottare proprio un'ampia gamma di interventi per prevenire e contrastare la violenza contro le donne e la violenza domestica, anche a seguito della ratifica della Convenzione di Istanbul. Lo stesso decreto che ci accingiamo a concludere, le cui votazioni ci accingiamo a concludere nelle prossime ore, prevede, oltre alle misure in materia di sicurezza per il contrasto alla violenza con finalità dissuasive, proprio anche misure di carattere preventivo, da realizzare attraverso azioni strutturate in ambito sociale, educativo, formativo ed informativo, proprio per garantire maggiore e piena tutela alle vittime.
  È ovvio ed evidente che azioni strutturate che si pongano l'obiettivo di intervenire in campo sociale, educativo, formativo ed informativo non possono che avere una valenza strutturale proiettata nel medio-lungo periodo, nonché natura di continuità e stabilità negli interventi. Quindi ci teniamo a sottolineare che a questo aggettivo, di cui si è chiesta la reintroduzione per motivi di regolarità contabile, venga attribuita la giusta valenza, cioè la straordinarietà legata al finanziamento del 2013, che è in aggiunta a quel piano stabile già previsto nel nostro Paese per contrastare e promuovere le azioni di pari opportunità e di tutela dei diritti. Quindi impegniamo il Governo, così come ha già iniziato a fare, a continuare la propria azione per adottare appunto il piano d'azione contro la violenza sessuale di genere, prevedendo una priorità di interventi nell'ambito che ho appunto già evidenziato, così come a continuare a reperire per gli anni successivi, già partendo dalla legge finanziaria del 2014, che nei prossimi giorni arriverà all'attenzione delle Camere, le necessarie risorse per appunto contrastare il fenomeno della violenza domestica e della violenza alle donne.

  PRESIDENTE. L'onorevole Fregolent ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1540-A/10.

  SILVIA FREGOLENT. Signor Presidente, questo ordine del giorno richiama l'articolo e l'emendamento che è stato poi votato oggi, soppressivo di un pezzo dell'8.2, che era stato approvato in una prima battuta.Pag. 49
  Riguarda i danni e il risarcimento dei danni alle imprese che lavorano nell'opera della Val di Susa, il TAV. Questo ordine del giorno è molto importante perché sottolinea un'esigenza, quella di tutelare gli imprenditori che stanno lavorando dai continui attacchi. Sono ormai quotidiane le azioni di vandalismo nei confronti dei macchinari. Addirittura, nella tarda primavera di quest'anno ci sono state anche azioni violente nei confronti dei lavoratori. Pertanto, dobbiamo tutelare chi in questo Paese vuole poter lavorare.
  Abbiamo sentito in questi giorni delle pesanti accuse fatte nei confronti delle aziende in odore di ’ndrangheta. Ebbene, innanzitutto noi abbiamo uno strumento che è stato creato proprio per evitare infiltrazioni mafiose in questa importante opera, che si chiama Gitav. È un comitato composto dalla procura della Repubblica, dalla Guardia di finanza, dalle forze di Polizia. Quindi, o si dà per ’ndranghetisti anche le forze dell'ordine e i magistrati, oppure, visto che fino ad oggi sono stati svolti controlli in questo senso, bisogna avere fiducia nei confronti delle persone che hanno vinto le gare di appalto. Inoltre, è stato più volte citato il processo Minotauro. Ebbene, non siamo più nelle fasi di indagine. Ormai si è conclusa con le richieste da parte dei pubblici ministeri di quattrocento anni di carcere e tra le persone a cui sono stati chiesti quattrocento anni di carcere non compare alcun proprietario delle ditte coinvolte nell'opera della Val di Susa.
  Infine, il Partito Democratico è stato pesantemente tirato in ballo per presunti conflitti di interesse con le aziende che hanno vinto gli appalti. Io non conosco neanche uno degli imprenditori e non l'ho mai visto. Non è la difesa di una azienda, è la difesa della possibilità per la Val di Susa di avere aziende che lavorano su un'opera così importante senza avere continuamente danni. Non sfuggirà ai più che conoscono l'opera che in questo momento, mentre quattrocento ulteriori soldati vanno a difendere quello che potrà essere forse il tunnel ferroviario, si sta per concludere nell'assoluta solitudine, senza che ci sia bisogno neanche di un vigile urbano, il traforo del Frejus, il raddoppio della canna. E quando questa estate la Repubblica, cronaca di Torino, ha individuato come anomala questa situazione – parliamo di una galleria con le stesse caratteristiche, non soltanto morfologiche, perché si trova nella stessa montagna, ma di lunghezza chilometrica di quella ferroviaria – in effetti sui social network è venuto fuori come alquanto bizzarro che per anni i leader no-TAV che parlano di salute pubblica si siano accaniti con il tunnel ferroviario e nulla abbiano detto e abbiano fatto per il tunnel autostradale. Quando si parla di conflitti di interesse, forse bisogna essere un pochettino più profondi e meno superficiali. Questo ordine del giorno lo so che non cambierà probabilmente nell'immediato la vita di queste imprese, ma fa sì che dal Parlamento a questi imprenditori che decidono e chiedono di poter soltanto lavorare si dia un messaggio di normalità in questo Paese. Infatti, i violenti vengono spesso esaltati da scrittori e da poeti, definendoli come gli ultimi dei resistenti, e chi in questo Paese chiede solamente di lavorare e produrre nella completa normalità viene considerato un ’ndranghetista. Questo è veramente intollerabile in un momento in cui il lavoro è una carenza ed è una priorità per tutti noi.

  PRESIDENTE. Nessun'altro chiedendo di intervenire per illustrare gli ordini del giorno, invito il rappresentante del Governo ad esprimere il parere.

  MARIA CECILIA GUERRA, Viceministro del lavoro e delle politiche sociali. Signor Presidente, purtroppo io chiederò alcune riformulazioni, ma non mi sembra che i presentatori degli ordini del giorno siano presenti. Questo è un po’ un problema quindi. L'ordine del giorno Minardo n. 9/1540-A/1 è inammissibile. Il Governo esprime parere contrario sull'ordine del giorno Corda n. 9/1540-A/2, mentre accoglie l'ordine del giorno Ciprini n. 9/1540-A/3, limitatamente al primo capoverso Pag. 50delle premesse e alla lettera d) degli impegni, con la seguente riformulazione: «valutare l'opportunità di intraprendere» e così via. Il Governo accoglie l'ordine del giorno Martelli n. 9/1540-A/4, mentre esprime parere contrario sull'ordine del giorno Luigi Di Maio n. 9/1540-A/5.
  Il Governo accoglie l'ordine del giorno Iori n. 9/1540-A/6; il Governo accoglie l'ordine del giorno Giuliani n. 9/1540-A/7 purché il dispositivo sia riformulato nel modo seguente: «a valutare l'opportunità di riordinare il sistema normativo relativo alla violenza di genere», sopprimendo «in un codice unico», e procedere con «per semplificare, coordinare e rendere più coerenti le norme di adeguamento al diritto internazionale e comunitario».
  Il Governo accoglie l'ordine del giorno Fabbri n. 9/1540-A/8 (versione corretta) purché sia riformulato, sostituendo, nell'impegno, alle parole «a promuovere» le parole «a valutare l'opportunità di promuovere iniziative per».
  Il Governo accoglie l'ordine del giorno Bratti n. 9/1540-A/9; il Governo accoglie l'ordine del giorno Fregolent n. 9/1540-A/10 purché il dispositivo sia riformulato nel modo seguente: «ad individuare tutte le forme per tutelare gli imprenditori e le loro imprese, compreso l'indennizzo degli eventuali danni subiti e non coperti».
  Il Governo accoglie l'ordine del giorno Bindi n. 9/1540-A/11 purché il dispositivo sia riformulato nel senso di aggiungere in fondo le seguenti parole: «in applicazione e secondo i criteri di cui all'articolo 5-bis del decreto n. 93 del 2013».
  Il Governo accoglie l'ordine del giorno Burtone n. 9/1540-A/12; il Governo accoglie l'ordine del giorno Zampa n. 9/1540-A/13 purché il dispositivo sia riformulato nel modo seguente: «ad individuare le risorse compatibilmente con i vincoli di finanza pubblica» e poi prosegue come è scritto.
  Il Governo esprime parere contrario sull'ordine del giorno Capelli n. 9/1540-A/14. Il Governo accoglie l'ordine del giorno Galgano n. 9/1540-A/15 purché il dispositivo sia riformulato nel senso di sostituire le parole: «a prevedere» con le seguenti: «a valutare la possibilità di prevedere» e sopprimendo, nell'inciso tra trattini, la parte che dice: «che non potrà essere superiore a due anni».
  Il Governo accoglie l'ordine del giorno Rondini n. 9/1540-A/16 purché sia riformulato aggiungendo, dopo le parole: «ad adottare le opportune iniziative al fine di destinare ulteriori risorse finanziarie», l'inciso «nel rispetto dei vincoli di finanza pubblica».
  Il Governo accoglie l'ordine del giorno Prataviera n. 9/1540-A/17 purché il dispositivo sia riformulato nel senso di sostituire le parole: «ad adottare» con le seguenti: «a valutare la possibilità di adottare».
  Il Governo accoglie l'ordine del giorno Molteni 9/1540-A/18 purché il dispositivo sia riformulato come il precedente, nel senso cioè di sostituire le parole: «ad adottare» con le seguenti: «a valutare l'opportunità di adottare».
  Il Governo accoglie l'ordine del giorno Busin n. 9/1540-A/19 purché il dispositivo sia riformulato nel senso di sostituire le parole: «ad adottare» con le seguenti: «a valutare la possibilità di adottare».

  PRESIDENTE. Ricordo che gli ordini del giorno Borghesi n. 9/1540-A/20 e Guidesi n. 9/1540-A/21 sono inammissibili.

  MARIA CECILIA GUERRA, Viceministro del lavoro e delle politiche sociali. Il Governo accoglie l'ordine del giorno Fedriga n. 9/1540-A/22 purché il dispositivo sia riformulato nel modo seguente: «impegna il Governo a valutare l'opportunità di avviare (...)», sopprimendo quindi la parola: «positivamente» e aggiungendo in fondo le parole: «esclusivamente per i reati di violenza urbana a carattere predatorio».

  PRESIDENTE. Ricordo che sono stati dichiarati inammissibili gli ordini del giorno Gianluca Pini n. 9/1540-A/23, Invernizzi n. 9/1540-A/24 e Matteo Bragantini n. 9/1540-A/25.

  MARIA CECILIA GUERRA, Viceministro del lavoro e delle politiche sociali. Il Governo accoglie l'ordine del giorno Pag. 51Sberna n. 9/1540-A/26; il Governo accoglie l'ordine giorno D'Agostino n. 9/1540-A/27 purché sia riformulato, sopprimendo nel dispositivo la parola «normative».
  Il Governo accoglie l'ordine giorno Causin n. 9/1540-A/28; il Governo accoglie come raccomandazione l'ordine giorno Marazziti n. 9/1540-A/29.

  PRESIDENTE. Ricordo che l'ordine del giorno Vezzali n. 9/1540-A/30 è inammissibile.

  MARIA CECILIA GUERRA, Viceministro del lavoro e delle politiche sociali. Il Governo accoglie gli ordini del giorno Molea n. 9/1540-A/31, Gitti n. 9/1540-A/32 e Binetti n. 9/1540-A/33.
  Il Governo accoglie l'ordine del giorno Tinagli n. 9/1540-A/34 purché sia riformulato, aggiungendo, nel dispositivo, dopo le parole: «a valutare l'opportunità di adottare», le parole «compatibilmente con i vincoli di finanza pubblica» e sopprimendo nella seconda riga la parola: «normativi».
  Il Governo accoglie l'ordine del giorno Santerini n. 9/1540-A/35; il Governo accoglie l'ordine del giorno Antimo Cesaro n. 9/1540-A/36 purché il dispositivo sia riformulato, aggiungendo dopo le parole: «a valutare l'opportunità di adottare» le parole: «compatibilmente con i vincoli di finanza pubblica».

  PRESIDENTE. Ricordo che l'ordine del giorno Schirò Planeta n. 9/1540-A/37 è stato ritirato.

  MARIA CECILIA GUERRA, Viceministro del lavoro e delle politiche sociali. Il Governo esprime parere contrario l'ordine del giorno Fitzgerald Nissoli n. 9/1540-A/38.
  Il Governo accoglie l'ordine del giorno Locatelli n. 9/1540-A/39 purché il dispositivo sia riformulato nel modo seguente (lo leggo interamente perché la riformulazione è piuttosto ampia): «a valutare l'opportunità di effettuare un monitoraggio del numero di denunce al fine di verificare se la norma si sia rivelata un deterrente alla decisione delle donne di sporgere denuncia nel caso di condotte moleste».
  Il Governo accoglie l'ordine del giorno Amoddio n. 9/1540-A/40 (versione corretta). Il Governo accoglie l'ordine giorno Moscatt n. 9/1540-A/41 purché il dispositivo sia riformulato nel senso di aggiungere all'inizio le parole: «a valutare l'opportunità,».
  Il Governo accetta gli ordini del giorno Cenni n. 9/1540-A/42, Vargiu n. 9/1540-A/43, e Balduzzi n. 9/1540-A/44, accoglie come raccomandazione l'ordine del giorno Mariano n. 9/1540-A/45 e accetta l'ordine del giorno Roberta Agostini n. 9/1540-A/46.
  Il Governo accetta, inoltre, l'ordine del giorno Piepoli n. 9/1540-A/47 a condizione che il dispositivo sia riformulato nel modo seguente: sostituire le parole «a presentare» con le parole: «a valutare la possibilità di presentare», e poi espungere il seguente inciso: «entro la fine del corrente anno».
  Il Governo accetta, infine, l'ordine del giorno Lenzi n. 9/1540-A/48 e accoglie come raccomandazione l'ordine del giorno Centemero n. 9/1540-A/49.

  PRESIDENTE. Sospendo, a questo punto, la seduta che riprenderà alle ore 15 con lo svolgimento di interrogazioni a risposta immediata.

  La seduta, sospesa alle 13,40, è ripresa alle 15.

Svolgimento di interrogazioni a risposta immediata.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di interrogazioni a risposta immediata, alle quali risponderanno il Ministro per gli affari regionali e le autonomie, il Ministro del lavoro e delle politiche sociali, il Ministro della difesa, il Ministro della giustizia e il Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca.

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(Iniziative di competenza in materia di comportamenti violenti e discriminatori nell'ambito di manifestazioni sportive – n. 3-00361)

  PRESIDENTE. L'onorevole Grimoldi ha facoltà di illustrare l'interrogazione Matteo Bragantini n. 3-00361, concernente iniziative di competenza in materia di comportamenti violenti e discriminatori nell'ambito di manifestazioni sportive (Vedi l'allegato A – Interrogazioni a risposta immediata), di cui è cofirmatario, per un minuto.

  PAOLO GRIMOLDI. Signor Presidente, nella partita di calcio disputata a Torino domenica 22 settembre fra il Milan e il Napoli, i tifosi dei due schieramenti, come accade in ogni match calcistico da sempre, hanno intonato cori campanilistici e prese di posizione nei confronti degli avversari. Per i soli cori contro il Napoli ed i napoletani (e non per i cori, per esempio, contro Balotelli), il giudice sportivo ha disposto la chiusura dello stadio di San Siro ai tifosi milanisti nella prossima partita che si terrà contro l'Udinese.
  Per quanto possa essere non condivisibile l'abitudine di intonare dei cori campanilistici durante le partite di calcio, ci chiediamo come sia possibile, però, vietare addirittura lo svolgersi della partecipazione del pubblico all'interno degli stadi.

  PRESIDENTE. La invito a concludere.

  PAOLO GRIMOLDI. E chiediamo se il Ministro non ritenga opportuno mettere, appunto, a livello normativo, di concerto con il Ministro dell'interno, le linee guida capaci di consentire una netta distinzione fra i comportamenti dentro e fuori gli stadi.

  PRESIDENTE. Il Ministro per gli affari regionali e le autonomie, Graziano Delrio, ha facoltà di rispondere.

  GRAZIANO DELRIO, Ministro per gli affari regionali e le autonomie. Signor Presidente, in relazione alla tematica sollevata dagli onorevoli Bragantini ed altri, di grande attualità, concernente gli effetti della normativa sportiva per il contrasto di episodi di discriminazione razziale, voglio rappresentare che l'ordinamento giuridico disciplina il fenomeno in esame, come lei sa, dalla cosiddetta legge Mancino, recante misure urgenti in materia di discriminazione razziale, etnica e religiosa, che introduce, tra l'altro, fattispecie di reato concernenti l'odio razziale e offrendo all'interprete strumenti finalizzati alla repressione dei gesti, delle azioni, di slogan aventi per scopo l'incitazione alla violenza e la discriminazione per motivi razziali, etnici, religiosi o nazionali. In tale norma, nulla veniva disciplinato in merito alla cosiddetta discriminazione territoriale, che è stata oggetto dell'interesse degli ultimi giorni.
  L'ordinamento sportivo, che è caratterizzato da natura autonoma, ha poi definito come comportamento discriminatorio ogni condotta che comporti offesa, denigrazione o insulto per motivi di razza, colore, religione, lingua, sesso, nazionalità, origine territoriale o etnica e discende da analoga norma UEFA, pur essendo stato modificato dalla Federazione italiana giuoco calcio il 5 agosto. Contrariamente a quanto avviene per il principio della responsabilità oggettiva – quindi, in questo caso, invece, va applicata anche ai club, ai club sportivi – al giudice sportivo non resta, quindi, che applicare norme che prevedono specifiche sanzioni.
  Tanto premesso, e cioè che l'ordinamento italiano è adeguato alle discipline UEFA, io ritengo personalmente assolutamente legittima la sollecitazione dell'onorevole, cioè quella di avere eventuali linee guida che possano distinguere tra gli atteggiamenti di intolleranza, di pregiudizio, di disprezzo, di emarginazione, da espressioni che, invece, hanno carattere molto più ironico e, quindi, non offensivo.
  A tale proposito, sarà opportuno istituire un tavolo con la Federazione italiana giuoco calcio, con il CONI, con il Ministero e con il Ministero dell'interno, al fine di evitare sanzioni eccessive, pur nella legittimità Pag. 53e nella necessità, in ogni caso, di reprimere con forza manifestazioni di intolleranza, di discriminazione e di violenza che, purtroppo, troppo spesso, avvengono nei nostri stadi, che hanno bisogno di non essere abitati da frange di scalmanati che hanno zone franche, ma hanno bisogno di essere abitati da famiglie, come in tutte le nazioni europee, da giovani, da persone che si godono lo spettacolo.

  PRESIDENTE. La invito a concludere.

  GRAZIANO DELRIO, Ministro per gli affari regionali e le autonomie. E voglio ricordare che in altri Paesi europei non vi è nemmeno bisogno di tifosi organizzati: in Germania, non esiste il fenomeno degli ultras, e così via. Quindi, senz'altro dobbiamo affrontare il tema delle curve pericolose, senza però confondere, appunto, lo ripeto, atteggiamenti discriminatori con atteggiamenti ironici o canzonatori.

  PRESIDENTE. L'onorevole Grimoldi ha facoltà di replicare.

  PAOLO GRIMOLDI. Signor Presidente, signor Ministro, come lei ha correttamente riconosciuto, in questa vicenda la politica, comunque, c'entra in modo importante. C'entra perché si rischia di vedere gli stadi di tutto il Paese vuoti, la vicenda è su tutti i giornali, è un problema pubblico e, quindi, bisogna assolutamente intervenire, fosse anche solo per il rispetto della gente che ha pagato un abbonamento. In questa vicenda, tra l'altro, c'entra molto la politica perché ha voce in capitolo l'osservatorio del Viminale, che dipende dal Ministero degli interni e dal Governo, il cui responsabile, tal Massucci, rilascia interviste, in merito, agli organi di stampa e cita anche poi la cosiddetta legge Mancino. Da ultimo, a proposito della UEFA, però, vi è un'imprecisione perché la UEFA ha dato delle direttive, ma la questione della discriminazione territoriale è una questione che esiste esclusivamente nel nostro Paese perché la UEFA parla di colore della pelle, razza, religione, origine etnica e non di discriminazione territoriale come invece succede qui da noi. Noi facciamo nostro il comunicato dei tifosi dell'Inter che dice sostanzialmente, e lo dico da milanista, tra l'altro, che sono stufi, è troppo: siamo a fianco dei tifosi del Milan, proprio loro i nostri odiati nemici, proprio loro stanno subendo in questo momento un attacco mediatico forse ancor più forte di quello subito da noi dopo Inter-Juve. Se allo stadio si canta: noi non siamo napoletani, è discriminazione, signor Ministro ? Se si canta: polentoni ai torinesi o ciuccianebbia alle squadre emiliane, è discriminazione ? Se i tifosi della Roma cantano: Milano, Milano, pagaci le tasse, è discriminazione ? E perché quando, invece, questo sì è allarmante, il pullman del Verona viene regolarmente distrutto a ogni partita fuori casa, nessun giudice e nessuna istituzione interviene ? Poi ancora, penso che in quest'Aula manchi il senso della dimensione della realtà, sarebbe sufficiente andare allo stadio quando gioca il Brescia con l'Atalanta per vedere quella che è la realtà del nostro Paese.

  PRESIDENTE. Onorevole Grimoldi, concluda.

  PAOLO GRIMOLDI. Concludo dicendo che viene il sospetto che la politica c'entri moltissimo perché se le tifoserie si metteranno d'accordo, così come l'osservatorio del Viminale conferma, attraverso le interviste sui giornali, si rischia la chiusura di tutti gli stadi del Paese. Sarebbe un torto agli abbonati, e il Governo come minimo tarda a intervenire, ma guarda caso Mediaset e Sky vedranno magari crescere gli abbonamenti in televisione. La invitiamo a non fare Ponzio Pilato e a gestire l'ordine pubblico con elementare buon senso per intervenire a modificare queste norme...

  PRESIDENTE. Grazie, onorevole Grimoldi.

(Iniziative volte a superare trattamenti discriminatori in materia pensionistica – n. 3-00362)

  PRESIDENTE. L'onorevole Sberna ha facoltà di illustrare la sua interrogazione Pag. 54n. 3-00362 concernente iniziative volte a superare trattamenti discriminatori in materia pensionistica (Vedi l'allegato A – Interrogazioni a risposta immediata) per un minuto.

  MARIO SBERNA. Signor Presidente, colleghi, signor Ministro, so di trovarmi di fronte a uno dei massimi esperti in dati, in demografia, ma soprattutto un attento osservatore dei volti, dei sogni e delle speranze di chi sta dietro quei dati. È per questo che mi permetto di parlare a nome di tutte quelle migliaia, ormai, di madri che hanno dato la loro vita per accudire i propri figli, di quella gente che ha dato, non in senso metaforico, ma letteralmente, il sangue, facendo le donazione di sangue, di quella gente che nelle periferie della storia ha fatto anni, magari, di volontariato internazionale, di chi anche ha aderito a degli scioperi, di chi ha usufruito della legge 104 per assistere i propri parenti disabili, malati o anziani; a tutti costoro viene tolta la possibilità di anticipare o meglio di andare in pensione come lavoratori precoci perché tutto questo periodo di solidarietà e di amore viene cancellato con un colpo di spugna, viene punito chi ha messo al mondo il futuro del nostro Paese. Le chiedo evidentemente che cosa si possa fare per cancellare questa che è una cosa, davvero, ingiusta.

  PRESIDENTE. Il Ministro del lavoro e delle politiche sociali, Enrico Giovannini, ha facoltà di rispondere.

  ENRICO GIOVANNINI, Ministro del lavoro e delle politiche sociali. Signor Presidente, con l'interrogazione dell'onorevole Sberna viene sollecitato il Governo ad adottare idonee iniziative volte ad ampliare le fattispecie previste dal comma 2-quater dell'articolo 6 del decreto-legge n. 216 del 2011, utili al raggiungimento dell'anzianità contributiva necessaria per poter accedere al cosiddetto pensionamento anticipato senza penalizzazioni. L'onorevole interrogante, in particolare, paventa che l'applicazione delle disposizioni in materia pensionistica, che si sono succedute tra il 2011 e il 2012, possa tradursi in uno svantaggio a carico di alcuni lavoratori che non hanno svolto attività lavorativa per particolari circostanze dettate dalla legge, come la donazione di sangue o altre fattispecie del genere.
  Tali soggetti si troverebbero a dover scegliere fra un vero e proprio slittamento temporale nell'accesso al pensionamento o l'applicazione di talune penalizzazioni in caso di accesso alla pensione in età inferiore ai 62 anni.
  Al riguardo premetto che l'attuale assetto normativo, sul quale il Governo ha avviato una riflessione, non comporta una vera e propria preclusione all'accesso al sistema pensionistico ma soprattutto invece comporta talune modulazioni connesse all'effettività della prestazione, che il legislatore ha ritenuto sussistere in alcuni casi, diciamo così, tipici.
  Ora, il punto cruciale è che concordo pienamente sull'idea che chi si è astenuto dal lavoro effettivo per le motivazioni che l'interrogante ha sottolineato, bene, queste persone debbano essere ritenute meritevoli di una particolare attenzione proprio per il valore sociale che ha caratterizzato la loro attività. Da questo punto di vista, noi stiamo riflettendo su questo e abbiamo intenzione di assumere alcune iniziative. Segnalo a questo proposito che, nell'ambito del procedimento di conversione del decreto-legge 31 agosto 2013, n. 101, recante «Disposizioni urgenti per il perseguimento di obiettivi di razionalizzazione delle pubbliche amministrazioni», la I Commissione permanente del Senato ha approvato un emendamento parlamentare volto ad includere, tra le prestazioni effettive di lavoro, anche i periodi di astensione obbligatoria derivante dalla donazione del sangue e di emocomponenti.
  Ebbene, su questo emendamento il Governo ha dato parere favorevole e in questo senso speriamo che la situazione particolare possa essere risolta. Ieri inoltre, in sede di audizione alla Camera, io ho dato parere favorevole anche su un altro emendamento, volto ad estendere queste stesse possibilità per le persone che, attraverso Pag. 55la legge n. 104, si sono prese cura di disabili gravi. Quindi noi faremo nostro quell'emendamento e lo presenteremo appunto nell’iter parlamentare.
  Quindi, in questo senso, sono due risposte concrete al problema posto dall'interrogante.

  PRESIDENTE. L'onorevole Sberna ha facoltà di replicare.

  MARIO SBERNA. Signor Presidente, signor Ministro, la ringrazio, non avevo dubbi della sua sensibilità sulla questione e sono molto soddisfatto di venire a sapere che due delle fattispecie vengono soddisfatte attraverso appositi emendamenti, restano fuori le altre, resta fuori la legge n. 104 e il periodo di astensione per la maternità che lei ci insegna, in un Paese che è in pieno inverno demografico come il nostro, è un segno gravissimo di mancata attenzione.
  Perciò è evidente che gli interroganti si riserveranno di presentare emendamenti anche da questo punto di vista, certi che il Governo li approverà e li farà propri.

(Iniziative in merito alle proposte per il contrasto alla povertà elaborate dal gruppo di studio istituito con decreto del Ministro del lavoro e delle politiche sociali del 13 giugno 2013 – n. 3-00363)

  PRESIDENTE. La deputata Carnevali ha facoltà di illustrare l'interrogazione Lenzi n. 3-00363, concernente iniziative in merito alle proposte per il contrasto alla povertà elaborate dal gruppo di studio istituito con decreto del Ministro del lavoro e delle politiche sociali del 13 giugno 2013 (Vedi l'allegato A – Interrogazioni a risposta immediata), di cui è cofirmataria.

  ELENA CARNEVALI. Signor Presidente, signor Ministro, il 18 settembre 2013 è stata presentata la relazione finale con la proposta di nuove misure di contrasto alla povertà, che è stata elaborata dal gruppo di studio istituito con decreto da parte del Ministro. In quell'occasione è stata presentata la «SIA», il «sostegno per l'inclusione attiva». Secondo la nota, la SIA si caratterizza per alcuni principi: per l'universalità (in quanto non è destinato, come l'assegno sociale o la pensione di invalidità, ad alcune tipologie di situazioni, ma a tutte le persone in condizioni di povertà assoluta); per non essere solo un beneficio economico, ma per essere affiancato anche da percorsi di inclusione e di attivazione dei componenti del nucleo familiare; per essere una misura a cui possono accedere tutti i residenti per almeno due anni.
  Nella relazione si dedica ampio spazio anche alla fase attuativa, individuando nell'Inps il soggetto che verifica la prova dei mezzi e nei servizi sociali associati coloro che devono prenderlo in carico.
  Il question-time è proposto per chiedere quali siano le iniziative governative volte alla concreta realizzazione della misura in oggetto, anche tenendo in considerazione gli effetti finanziari stimati e la necessità di una sua progressiva attuazione.

  PRESIDENTE. Il Ministro del lavoro e delle politiche sociali, Enrico Giovannini, ha facoltà di rispondere.

  ENRICO GIOVANNINI, Ministro del lavoro e delle politiche sociali. Signor Presidente, l'interrogazione dell'onorevole Lenzi pone l'attenzione sul «sostegno per l'inclusione attiva», proposta di portata nazionale, di contrasto alla povertà e all'esclusione sociale.
  Al riguardo, mi preme ricordare che tale proposta, in attuazione di quanto proposto nel suo discorso programmatico dal Presidente del Consiglio dei ministri, è stata elaborata dal gruppo di lavoro sul reddito minimo da me costituito, e coordinato dal Viceministro Cecilia Guerra, proprio con l'intento di delineare un istituto nazionale di sostegno per tutti coloro che hanno un reddito al di sotto della soglia di povertà e che si impegnano a perseguire concreti obiettivi di inclusione sociale e lavorativa, ad esempio la ricerca di un lavoro, l'attività di cura verso i Pag. 56minori e i familiari non autosufficienti, nell'ambito di uno stretto sistema di monitoraggio delle singole azioni.
  Peraltro, vorrei ricordare come l'Italia sia uno dei pochissimi Paesi europei privi di un meccanismo di questo tipo, la cui assenza si è fatta fortemente sentire nel corso della crisi al punto tale che abbiamo 5 milioni di persone in condizioni di povertà assoluta. L'obiettivo del SIA è dunque quello di permettere a tali soggetti l'acquisto di un paniere di beni e servizi ritenuto decoroso. Non si tratta quindi di un reddito di cittadinanza rivolto a tutti indistintamente, ma di un sostegno rivolto ai poveri, identificati come tali da una prova dei mezzi. Fondamentale, a questo proposito, l'implementazione dell'imminente riforma dell'ISEE. Si tratta evidentemente di un'inversione di tendenza rispetto all'impostazione categoriale sinora adottata dal sistema di welfare italiano, in base alla quale gli strumenti esistenti sono stati indirizzati quasi esclusivamente alla popolazione anziana e alle persone con disabilità, mentre sappiamo di avere un gravissimo problema di povertà dei bambini e dei minori in Italia. Questo è il risultato di questa scelta fatta nei decenni scorsi. La proposta del SIA presenta molti punti in comune naturalmente con la sperimentazione della nuova carta per inclusione sociale, avviata dal Ministero che rappresento nei comuni con più di duecentocinquantamila abitanti e che il pacchetto lavoro dello scorso giugno ha esteso a tutto il territorio del Mezzogiorno.
  Come nel caso della proposta del SIA, al sostegno monetario, si associa un progetto di attivazione e inclusione sociale.
  Ovviamente, l'avvio del programma SIA, per le sue caratteristiche di multidimensionalità, richiede non solo uno stretto rapporto di collaborazione tra i diversi livelli di Governo, ma anche la definizione di azioni articolate che richiederanno un forte coordinamento tra le dimensioni assistenziali, sanitarie, di avviamento al lavoro e di istruzione, gestite a livello locale. Questo per dire che non è un programma che può essere creato dalla sera alla mattina.
  In questo contesto, quindi, è intenzione del Governo avviare, nella legge di stabilità 2014, proprio l'inclusione di questo strumento, sulla base delle risorse che si renderanno disponibili nell'ambito della legge di stabilità. Quindi, possiamo immaginare una implementazione progressiva del SIA, così proprio da dotare l'Italia di questo strumento fondamentale.

  PRESIDENTE. La deputata Gribaudo, cofirmataria dell'interrogazione, ha facoltà di replicare.

  CHIARA GRIBAUDO. Signor Presidente, signor Ministro, intanto grazie per il lavoro che il Governo sta conducendo, che state conducendo e che ci permette finalmente di inserire nel dibattito le misure a contrasto della povertà, misure che non solo l'Europa ci chiede, ma che sono necessarie per evitare la marginalità sociale, che è fenomeno sempre più frequente nel nostro Paese, che colpisce fasce di popolazione sino ad ora escluse.
  Tuttavia, dobbiamo appunto puntare sul fatto che questa sia una misura estremamente efficace. In tal senso, il Partito Democratico richiede che vi sia un approfondimento vero della discussione nelle Aule parlamentari con i vari livelli istituzionali e con il governo del territorio.
   Concordiamo con l'utilità di questo strumento del SIA e che il percorso, in qualche modo, tenga conto della qualificazione anche della spesa sociale e che ci sia – come bene diceva lei, Ministro – il coinvolgimento degli enti locali anche in forma associata dei servizi di politica attiva del lavoro e di orientamento all'occupabilità.
  Ciò perché, naturalmente, proprio in un momento in cui stiamo parlando di gestione oculata della spesa, renderla più efficace e più efficiente è sicuramente il modo migliore per rispondere a quelle che sono delle esigenze, da un lato, strutturali e, da un lato, di problematiche reali che davvero richiedono delle risposte assolutamente urgenti, ma come diceva giustamente bene lei, necessariamente devono essere molto precise, molto Pag. 57serie e hanno la necessità di un dibattito estremamente approfondito. Quindi, grazie per il lavoro.

(Chiarimenti in relazione ad un documento del Dipartimento della difesa degli Stati Uniti relativo all'acquisizione da parte dell'Italia di aerei F-35 – n. 3-00365)

  PRESIDENTE. Il deputato Michele Piras ha facoltà di illustrare l'interrogazione Marcon n. 3-00365, concernente chiarimenti in relazione ad un documento del Dipartimento della difesa degli Stati Uniti relativo all'acquisizione da parte dell'Italia di aerei F-35 (Vedi l'allegato A – Interrogazioni a risposta immediata), di cui è cofirmatario.

  MICHELE PIRAS. Signor Presidente, signor Ministro, onorevoli colleghi, ci tengo a precisare in premessa che questa interrogazione è frutto del lavoro comune dei parlamentari per la pace, che è un intergruppo che comprende 80 deputati e senatori di SEL, PD, Scelta Civica e MoVimento 5 Stelle.
  Chiediamo, con questa interrogazione, al Ministro Mauro di riferire sui contenuti del documento del Dipartimento della difesa degli Stati Uniti d'America, in cui si rende noto l'impegno contrattuale del 27 settembre scorso per l'acquisizione di ulteriori tre cacciabombardieri F-35 e per il completamente dell'acquisto di tre aerei del lotto n. 6. Chiediamo di riferire al Parlamento ricordando, sempre in premessa, che innanzitutto le mozioni votate a giugno dalla Camera e a luglio dal Senato impegnano il Governo a non procedere a nuove acquisizioni senza che il Parlamento si sia espresso in merito e, in secondo luogo, la denuncia di quanto accaduto, portata da Rete italiana per il disarmo e campagna Sbilanciamoci nell'ambito dell'indagine conoscitiva sui sistemi d'arma condotta dalla IV Commissione, difesa, della Camera.
  Quindi, chiediamo anche quali siano i motivi che hanno indotto il Governo a non investire della questione il Parlamento, nonostante l'esplicito dispositivo delle mozioni approvate alla Camera e al Senato appena tre mesi fa.

  PRESIDENTE. Il Ministro della difesa, Mario Mauro, ha facoltà di rispondere.

  MARIO MAURO, Ministro della difesa. Signor Presidente, onorevoli colleghi, innanzitutto mi preme sottolineare che il tempo concessomi per rispondere all'interrogazione rivoltami dagli onorevoli Marcon e altri non consente, come vorrei, di sviluppare fino in fondo una tematica così delicata e complessa come quella affrontata con l'atto in discussione. Ricordo, altresì, che essendo in corso un'indagine conoscitiva da parte della Commissione difesa della Camera, fornisco fin d'ora la mia piena disponibilità ad affrontare più compiutamente tale argomento alla prima favorevole circostanza.
  Nel merito, il richiamato documento statunitense prevede una rigorosissima procedura di pianificazione e di controllo di ogni elemento di costo, allo scopo di prevenire ogni incontrollato incremento e mantenere i programmi finanziariamente sostenibili. Con specifico riferimento alla questione sollevata con l'atto in esame, va evidenziato che l'avvio del processo va ricondotto alla sottoscrizione dei cosiddetti long-lead, cioè della fase di acquisizione dei materiali e delle componenti a ciclo di produzione più lungo, avvenuta nel maggio 2012. Si tratta, quindi, di impegni già assunti precedentemente, ma contrattualizzati quest'anno. In termini pratici, ciò che si contrattualizza nell'anno 0 deriva da impegni assunti negli anni meno 1 e meno 2, con pagamenti che verranno effettuati fino all'anno più 2.
  In tale quadro, ricordo che il Governo a suo tempo ha espresso convintamente il proprio parere favorevole alle mozioni richiamate dagli onorevoli interroganti, giacché esse impegnano il Governo al pieno rispetto della legge n. 244 del 2012, allo scopo di garantire al Parlamento di esercitare le proprie prerogative e in particolare, relativamente al «programma F-35», a non procedere ad alcuna ulteriore Pag. 58acquisizione se non dopo aver condotto tutti i passaggi prescritti.
  Le citate mozioni, come ho avuto modo di sostenere in sede di discussione degli atti di indirizzo stessi, rappresentano esclusivamente, quindi, atti inibenti ogni ulteriore acquisizione, ma non sono da intendersi come un generale retroattivo divieto incidente su politiche di acquisto già determinate. Infatti, nella medesima circostanza ho sottolineato altresì che la modifica dell'articolo 536 del codice dell'ordinamento militare, attuata dalla legge n. 244 del 2012, evidentemente non determina effetti sugli atti compiuti e perfezionatisi anche molti anni prima.
  Il programma JSF, poi F-35, come è noto, in diverse legislature e sotto diversi Governi appoggiati da differenti maggioranze parlamentari, è stato sottoposto all'esame del Parlamento ogni volta che si avviava un nuovo e ulteriore passo e si delineavano pertanto nuovi ed ulteriori oneri per le finanze pubbliche. Rammento in proposito che le competenti Commissioni parlamentari hanno espresso parere favorevole sia in merito all'adesione al programma quale partner informato il 9 e il 15 dicembre 1998...

  PRESIDENTE. Ministro, il suo tempo è scaduto. La invito a concludere.

  MARIO MAURO, Ministro della difesa. Proseguirò volentieri in Commissione difesa, nell'ambito dell'indagine conoscitiva.

  PRESIDENTE. Il deputato Piras ha facoltà di replicare, per due minuti.

  MICHELE PIRAS. Signor Presidente, signor Ministro, io la ringrazio per la disponibilità di proseguire in Commissione difesa, perché credo che sia avvenuta invece una cosa grave. Intanto lei ci viene a dire che il valore delle mozioni votate da questo Parlamento è differito di due anni in avanti, perché i programmi di acquisto partono dai due anni precedenti, ma noi – e io soprattutto – non capisco perché non si possano dire a questo Parlamento parole di verità e di chiarezza e con linearità, perché comunque le mozioni votate e approvate da questo Parlamento, a differenza di quella che presentammo noi, che chiedeva un'interruzione del programma di acquisto degli F-35, sono frutto di una mediazione interna alla maggioranza che sorregge il Governo che lei qui oggi rappresenta ed esplicitamente e con chiarezza vincolavano il Governo a non procedere a nessuna nuova acquisizione senza che il Parlamento si fosse espresso in merito. Un contratto o un impegno d'acquisto firmato il 23 settembre, a casa mia, dopo che le mozioni sono state votate a giugno e a luglio, è una nuova acquisizione, anche se l'impegno è stato preso qualche anno prima (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
  Quindi, siamo venuti a sapere dell'acquisto di questi cacciabombardieri da un documento degli Stati Uniti d'America, attraverso la denuncia della Rete per il disarmo e di Sbilanciamoci e non dal nostro Ministro della difesa. Registriamo sostanzialmente l'ennesimo schiaffo al Parlamento e, se mi è consentita la divagazione, anche se non ritengo che tale sia, anche uno schiaffo alla sua stessa maggioranza, ma soprattutto è uno schiaffo ai disoccupati, agli esodati, ai precari e ai cassintegrati. Mi rendo conto che alle orecchie di qualcuno questa possa sembrare retorica, ma retorica non è, ma è la vita vissuta dei cittadini in questo Paese, ai quali continuate a raccontare di compatibilità di finanza pubblica e rapporto fra debito e PIL per spiegare la carenza di risorse per lo sviluppo, per il lavoro e per il welfare. La verità è che l'unico PIL che cresce in questa nazione è quello dell'industria bellica e del commercio dei sistemi d'arma.

  PRESIDENTE. Deputato Piras, concluda.

  MICHELE PIRAS. Concludo, Presidente. La verità è che il Governo del fare fa le medesime cose fatte dai Governi precedenti, mentre la condizione del sociale del Paese precipita nel baratro. Il Governo prosegue negli investimenti per Pag. 59l'acquisizione di costosissimi sistemi militari, F-35, Forza Nec, nuove portaerei e roboanti esercitazioni, e nel frattempo nella società accade quello che accade e che tutti conosciamo. Siete un corpo estraneo alla nostra (Applausi dei deputati dei gruppi Sinistra Ecologia Libertà e MoVimento 5 Stelle)...

  PRESIDENTE. La ringrazio.

(Chiarimenti in merito al mancato avvio dei lavori di ristrutturazione dei raggi II, IV e VI del carcere San Vittore di Milano – n. 3-00366)

  PRESIDENTE. Il deputato Pesco ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-00366, concernente chiarimenti in merito al mancato avvio dei lavori di ristrutturazione dei raggi II, IV e VI del carcere San Vittore di Milano (Vedi l'allegato A – Interrogazioni a risposta immediata), per un minuto.

  DANIELE PESCO. Signor Presidente, San Vittore è la casa circondariale di Milano, forse la più famosa d'Italia e risale alla seconda metà dell'Ottocento ed ora ha seri problemi di vivibilità e di sovraffollamento. San Vittore ospita più di 1.600 detenuti e per la condizione attuale, che ho verificato di persona, potrebbe ospitarne al massimo 600.
  San Vittore ha una pianta a schema solare, composta da sei raggi, due dei quali attualmente sono chiusi per lavori promessi e non ancora effettuati. San Vittore ospita detenuti che sono costretti, come ad esempio al sesto raggio, a stare in sei persone in celle progettate due secoli fa per ospitare uno o, al massimo, due detenuti.
  San Vittore potrebbe presentare migliori caratteristiche di vivibilità se i due raggi chiusi per lavori mai iniziati venissero ristrutturati come promesso da anni.
  San Vittore ospita detenuti che stanno così male, stipati peggio degli animali in un allevamento intensivo, in celle minuscole, maleodoranti e antigieniche da arrivare a cucirsi le labbra con il fil di ferro, in segno di protesta e di autolesionismo.
  Signora Ministro, mi chiedo perché non sono ancora iniziati i lavori al II e al IV raggio, attualmente vuoti, e al VI occupato e molto sovraffollato.

  PRESIDENTE. La Ministra della giustizia, Anna Maria Cancellieri, ha facoltà di rispondere.

  ANNA MARIA CANCELLIERI, Ministro della giustizia. Signor Presidente, nel rispondere all'interrogazione a risposta immediata dell'onorevole Pesco sento l'obbligo di ringraziare il Presidente della Repubblica per aver voluto porre la questione carceraria, definita, senza mezzi termini, drammatica, al centro del messaggio alle Camere inviato nella giornata di ieri e per aver voluto indicare al Parlamento alcune strade, da percorrersi congiuntamente, per risolvere il problema del sovraffollamento.
  Il raffronto tra la capienza regolamentare degli istituti penitenziari e il numero delle persone detenute effettivamente presenti costituisce obiettivamente un dato di enorme preoccupazione, appena mitigato dalla considerazione che i recenti interventi normativi – mi riferisco, tra gli altri, al decreto-legge n. 78 del 2013 – sembrano avere determinato un, sia pur lento, mutamento di tendenza. Si è, infatti, registrata una diminuzione delle presenze, fra il 30 settembre 2012 e l'8 ottobre 2013, di oltre 2 mila detenuti.
  Venendo all'interrogazione dell'onorevole Pesco, tale flessione di presenze si registra anche presso l'istituto di San Vittore, dove, all'8 ottobre 2013, risultano ospitati complessivamente 1.592 detenuti: dato sicuramente alto rispetto alla capienza regolamentare, ma comunque più basso rispetto a quello del mese di novembre dello scorso anno, allorquando i detenuti nel sito di San Vittore erano quasi 1.700.
  Tale situazione è destinata a migliorare in occasione della prossima apertura di tre nuovi padiglioni negli istituti di Cremona, Pavia e Voghera, prevista entro la fine del Pag. 60corrente mese, che consentirà di trasferire da San Vittore almeno 300 persone già condannate in via definitiva o in secondo grado, così restituendo all'istituto milanese la funzione di casa circondariale, destinata ad ospitare solo persone indagate, imputate o condannate in primo grado.
  Lo stato di sovraffollamento del carcere San Vittore è costantemente monitorato dalle autorità penitenziarie, che adottano con periodicità provvedimenti di cosiddetto sfollamento, peraltro in parte vanificati dall'elevato numero giornaliero di ingressi di nuovi detenuti: circa 6 mila nuovi ingressi l'anno.
  Tale situazione è ulteriormente aggravata dall'attuale chiusura, per inagibilità strutturale, dei reparti II e IV, la cui ristrutturazione è stata inserita nel Piano carceri per una spesa complessiva di 11,5 milioni di euro. Le relative procedure di appalto hanno già avuto inizio, con anticipo rispetto ai tempi normalmente occorrenti, e ciò proprio grazie alle semplificazioni procedurali previste dal Piano carceri.
  Sino a quando i detti reparti non saranno riaperti, non sarà possibile intervenire sul VI reparto, che, come ricordava l'interrogante, è sicuramente tra i più problematici, sia per le condizioni di sovraffollamento che per le condizioni strutturali. Ciò in quanto tale reparto non è mai stato oggetto di ristrutturazione complessiva straordinaria, ma solo di più interventi manutentivi, eseguiti in economia dalla struttura interna all'istituto deputata alla manutenzione ordinaria.
  Voglio, inoltre, ricordare che la situazione di sovraffollamento in cui versa San Vittore non impedisce che in tutti i reparti detentivi, conformemente al progetto pedagogico, si svolgano regolarmente corsi di formazione professionale, scolastici e attività di trattamento.

  PRESIDENTE. Il deputato Pesco ha facoltà di replicare, per due minuti.

  DANIELE PESCO. Signor Ministro, devo ammettere che sono parzialmente soddisfatto, in quanto temo che quanto annunciato non riesca a realizzarsi, soprattutto per i lavori, entro la fine dell'anno. La situazione appare, poi, più drammatica, se si pensa che questa situazione a San Vittore, in realtà, coinvolge anche la stragrande maggioranza delle carceri di tutta Italia. E non è vero, non è vero, che il MoVimento 5 Stelle se ne sta fregando dei problemi del Paese, come qualcuno ha detto (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
  È invece vero che, per cercare di contribuire alla soluzione di questo problema, della gente che sta male dentro le carceri, più di due mesi fa ha presentato alla sua attenzione, signora Ministro, un Piano carceri alternativo, basato sulla ristrutturazione di edifici esistenti e sui principi di vivibilità, economicità, territorialità, tempestività, sostenibilità ambientale e rispetto dei diritti umani.
  Le risorse economiche necessarie per la realizzazione del nostro Piano carceri sono di gran lunga inferiori alle cifre stellari degli ultimi piani governativi, finalizzati, come sempre, ad appaltare grandi opere a grandi società, sempre le stesse.
  Il nostro piano prevede una spesa di 350 milioni di euro e permette di avere una capacità complessiva per oltre 69 mila detenuti. San Vittore, signora Ministro, è messo veramente male e non è ammissibile che celle così piccole ospitino anche sei detenuti, costretti ad alzarsi a turno dai due letti a castello a tre piani presenti nelle celle, in quanto in sei, in piedi, in celle così piccole non ci si sta.
  Signora Ministro, anche noi siamo per riformare il sistema giudiziario, ridurre alcune pene e contrarre i tempi dei processi, ma l'amnistia o l'indulto sono soluzioni che vanno esaminate con molta cautela e attenzione.
  Signora Ministro, temiamo inoltre, dopo le parole odierne del commissario Sinesio, che si proceda alla solita annunciata e famosa speculazione edilizia a San Vittore, tramite lo spostamento del carcere in area periferica e la relativa valorizzazione dell'area su cui sorge oggi San Vittore, il tutto contrariamente a un ordine Pag. 61del giorno approvato da questo Parlamento (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

(Iniziative volte alla revisione della normativa relativa alla nuova organizzazione dei tribunali ordinari e degli uffici del pubblico ministero – n. 3-00367)

  PRESIDENTE. Il deputato Marco Di Lello ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-00367, concernente iniziative volte alla revisione della normativa relativa alla nuova organizzazione dei tribunali ordinari e degli uffici del pubblico ministero (Vedi l'allegato A – Interrogazioni a risposta immediata).

  MARCO DI LELLO. Signor Presidente, signor Ministro, come sa, le misure varate nel 2011 hanno portato alla soppressione di 31 sedi di tribunali, tra cui Ariano Irpino, Sala Consilina, Melfi, Lucera, Rossano e, dal 2015, Sulmona. È da sottolineare come queste misure danneggino fortemente i cittadini, costringendoli a recarsi presso strutture di città non sempre vicine, spesso in altre province o addirittura in altra regione. Lei conosce le difficoltà e le distanze, il territorio che separano gli abitanti del circondario di Ariano Irpino da Benevento, di Sala Consilina da Lagonegro. Stanno costringendo i cittadini a vivere un grande disagio per la soppressione del tribunale di Melfi, ancor più incomprensibile per il ruolo che svolge nel contrasto alla criminalità organizzata, ospitando, tra l'altro, l'unico carcere di massima sicurezza della Basilicata, con Potenza priva di strutture adeguate. E vieppiù non si può non mettere in evidenza la situazione del tribunale di Lucera, presidio di legalità in aree difficili, che insieme a Rossano, avendo già tutti i requisiti di legge, è in attesa di un nuovo decreto ancora non emanato, così come Sulmona, che ospita un carcere di massima sicurezza in fase di ampliamento.
  Chiediamo, dunque, quali iniziative, e in che tempi, il Ministro ha intenzione di assumere al fine di emanare nuovi e diversi decreti attuativi della nuova organizzazione dei tribunali ordinari.

  PRESIDENTE. La Ministra della giustizia, Anna Maria Cancellieri, ha facoltà di rispondere.

  ANNA MARIA CANCELLIERI, Ministro della giustizia. Signor Presidente, il tema della revisione della geografia giudiziaria è fortemente sentito da tutte le forze parlamentari e ha costituito oggetto di ampio dibattito in occasione del recente varo della riforma che – va sottolineato – rientra tra gli obiettivi imposti dall'Unione europea quale condizione per la chiusura della procedura di infrazione nei confronti del nostro Paese.
  Il rilievo della riforma e, più in generale, la necessità di una incisiva opera di rinnovamento dell'amministrazione della giustizia sono stati posti in risalto anche dal Presidente della Repubblica nel messaggio inviato ieri alle Camere sulla questione carceraria.
  La riforma della geografia giudiziaria è il risultato di un complesso lavoro iniziato nel 2011 con la costituzione di un gruppo di studio incaricato di individuare criteri oggettivi per la razionale distribuzione sul territorio degli uffici giudiziari di primo grado. Il progetto finale di revisione delle circoscrizioni giudiziarie è stato recepito nei decreti legislativi attuativi della delega. La revisione degli uffici giudiziari è stata conseguita applicando criteri oggettivi ed omogenei, quali l'estensione territoriale, il numero di abitanti, i carichi di lavoro e l'indice delle sopravvenienze, nonché considerando ulteriori specificità locali, come la situazione infrastrutturale e il tasso di impatto della criminalità organizzata, indicate nella legge delega. L'obiettivo primario è stato quello di garantire che ciascun ufficio giudiziario potesse acquisire, anche mediante la ridefinizione dei suoi confini territoriali, e non necessariamente attraverso accorpamenti, una dimensione media quanto più possibile vicina al modello ottimale di ufficio sotto il profilo della efficiente allocazione delle Pag. 62risorse umane, della razionale distribuzione delle dotazioni strumentali, del corretto livello della domanda di giustizia e quindi della migliore fruizione del servizio da parte del cittadino.
  Come è noto, la riforma ha superato il vaglio della Corte costituzionale, che ha respinto le questioni di costituzionalità con riferimento, tra gli altri, anche ai tribunali di Sala Consilina e Sulmona, citati nell'interrogazione.
  La riforma ora è pienamente operativa. Evidenzio tuttavia che, proprio per superare le difficoltà connesse alla prima fase di avvio, sulla base di specifiche ragioni organizzative e funzionali indicate dai capi degli uffici interessati, ho adottato diversi decreti per consentire il temporaneo utilizzo degli immobili delle sedi soppresse.
  Inoltre, con decreto del 19 settembre 2013 ho costituito un gruppo di lavoro con lo specifico compito di monitorare lo stato di realizzazione della riforma e di proporre soluzioni organizzative e normative per superare eventuali criticità. Pertanto, anche in questa sede, voglio manifestare la mia piena disponibilità a verificare gli effetti dell'applicazione del nuovo assetto territoriale degli uffici giudiziari e a valutare, quindi, eventuali correttivi entro il biennio previsto dalla legge.

  PRESIDENTE. L'onorevole Marco Di Lello ha facoltà di replicare.

  MARCO DI LELLO. Onorevole Ministro, ho ascoltato le sue argomentazioni ma non posso dichiararmi soddisfatto. Si insiste in un'azione di tagli lineari, sottovalutando i danni che questo produce nella gestione del sistema giustizia. Soprattutto – ho ascoltato anche le sue parole – non troviamo ancora traccia concreta dell'impegno assunto dal Governo con l'accoglimento degli ordini del giorno, presentati alla Camera e al Senato, con i quali il Governo si impegnava a rivedere e risolvere le criticità evidenziate dal Parlamento.
  Nei territori più critici è necessario mantenere presidi vicini alle esigenze territoriali, come nel caso di Lucera e di Rossano, unanimemente considerati baluardi indispensabili della lotta alla criminalità. Oggi assistiamo sgomenti a fascicoli al vento e a ritardi nei processi, così come per le altre sedi elencate prima, da Ariano Irpino a Sala Consilina, a Melfi. Contro gli 80 milioni di euro di risparmi stimati dal Ministero della giustizia, il Consiglio nazionale forense valuta il risparmio reale tra i 30 e i 40 milioni di euro. Tralasciamo che per garantire il passaggio di personale e attività ai tribunali provinciali sono necessari ulteriori investimenti.
  Ora, rendere più difficile l'esercizio di un diritto quale quello alla giustizia è certamente esecrabile, farlo per risparmi francamente irrisori appare ancora più incomprensibile. Facciamo ancora affidamento sull'equilibrio di questo Governo perché si possano rapidamente apportare i correttivi proposti.

(Iniziative a salvaguardia della professionalità e del ruolo dell'insegnante di sostegno – n. 3-00364)

  PRESIDENTE. L'onorevole Elena Centemero ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-00364, concernente iniziative a salvaguardia della professionalità e del ruolo dell'insegnante di sostegno (Vedi l'allegato A – Interrogazioni a risposta immediata).

  ELENA CENTEMERO. Signor Ministro, sono qui a illustrare una interrogazione che riguarda un tema a noi molto caro, che è quello dell'inserimento nelle scuole degli alunni con disabilità. Siamo ormai a trent'anni dalla famosa legge n. 517 del 1977 che ha dato avvio proprio a un processo innovativo in cui gli alunni con disabilità sono stati inseriti, grazie alla presenza dell'insegnante di sostegno alla classe e non al singolo alunno disabile, all'interno delle classi in un rapporto educativo con gli altri studenti.
  Ecco, in seguito anche a quella che è stata una risoluzione approvata in Commissione cultura nella scorsa legislatura, siamo qui a chiederle, affinché questo Pag. 63processo di integrazione venga ancora maggiormente implementato e sia ancora più efficace, che anche all'interno delle scuole secondarie di secondo grado, dove esistono ancora ben quattro ambiti, quattro ruoli per gli insegnanti di sostegno, si arrivi anche qui ad un ruolo unico provinciale di sostegno.

  PRESIDENTE. Il Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca, Maria Chiara Carrozza, ha facoltà di rispondere.

  MARIA CHIARA CARROZZA, Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. Signor Presidente, grazie onorevole Centemero, vorrei dire innanzitutto che condivido pienamente la premura espressa dall'onorevole interrogante per gli alunni con disabilità, per le loro famiglie e per gli insegnanti di sostegno che svolgono un ruolo decisivo per l'istruzione di quegli alunni e per la loro integrazione nella scuola e nella società.
  Non posso fare a meno di ricordare al riguardo che il decreto-legge n. 104 del 2013, la cui legge di conversione è attualmente all'esame di questa Camera, ha previsto l'incremento della dotazione organica di diritto dei posti di sostegno di 26.684 unità.
  Condivido anche quanto osservato in merito all'opportunità che venga superata l'attuale divisione dei docenti di sostegno nella scuola secondaria di secondo grado in quattro aree disciplinari. Si tratta di una divisione legata a un precedente sistema di selezione dei docenti e a superate limitazioni all'istruzione garantita agli alunni con disabilità. Occorre, tuttavia, distinguere tra passato e futuro, cioè tra docenti che sono stati reclutati o iscritti nelle graduatorie a esaurimento e quelli che devono essere ancora reclutati.
  Per i primi non si può prescindere dal modo in cui essi sono stati selezionati e neanche dalle aspettative che ciascuno di essi ha maturato: da un lato, la collocazione di ciascun docente in una delle quattro aree riflette le sue accertate competenze ed impedisce quindi di impiegarlo per discipline diverse da quelle rientranti nella relativa area (in queste condizioni l'unificazione delle are potrebbe determinare disfunzioni nel sostegno); dall'altro, i punteggi dei docenti variano notevolmente da un'area all'altra, sicché la confluenza delle aree sarebbe di difficile gestione e arrecherebbe un danno a molti docenti, con conseguente elevato rischio di contenzioso.
  Per i nuovi docenti, invece, la direzione auspicata dall'onorevole interrogante è già stata intrapresa dal Ministero e sarà decisamente percorsa nel futuro.
  Per le graduatorie di terza fascia, il decreto ministeriale n. 62 del 2011, relativo alle graduatorie di circolo e di istituto per gli anni scolastici dal 2011-2012 al 2013-2014, ha previsto la formazione di un unico elenco per il sostegno, senza divisioni in aree disciplinari.
  In materia di mobilità dei docenti di sostegno di ruolo, materia riservata alla contrattazione collettiva, il tema del superamento delle aree è stato più volte posto alle organizzazioni sindacali e lo sarà nuovamente.
  Infine, in sede di adozione del previsto regolamento sui concorsi per il personale docente, quella divisione potrà essere superata anche per le nuove assunzioni.

  PRESIDENTE. L'onorevole Centemero ha facoltà di replicare.

  ELENA CENTEMERO. Signora Ministra, mi ritengo soddisfatta per quella parte che riguarda il futuro, che noi condividiamo in modo assoluto, soprattutto per quanto riguarda i futuri concorsi per il personale docente, chiedendole anche che ci sia proprio un ruolo specifico per insegnanti di sostegno e che rimanga quello per tutta la carriera di un insegnante, perché credo che la funzione ed il ruolo degli insegnanti di sostegno all'interno delle scuole sia fondamentale ed è giusto che i nostri studenti, che devono essere al centro della scuola, abbiano anche continuità didattica con uno stesso insegnante per più anni.
  Detto questo, voglio sottolineare che noi abbiamo presentato un emendamento al Pag. 64decreto-legge n. 104, il decreto-legge scuola, che va proprio in questa direzione, nella direzione – come ripeto e come le ho detto già prima – che anche per adesso, con l'apertura delle nuove graduatorie, delle graduatorie provinciali e la riapertura nel 2014, ci possa essere per il futuro, per le persone che escono dal futuro concorso, per le persone che escono da un futuro corso di formazione specifico che si sta per apprestare, ci possa essere un'unica graduatoria. Quindi per questa parte chiedo una riflessione ulteriore, proprio perché vengano contemperati i diritti e gli interessi degli studenti, accanto anche ai diritti ed agli interessi dei docenti.

  PRESIDENTE. È così esaurito lo svolgimento delle interrogazioni a risposta immediata.
  Sospendo la seduta, che riprenderà alle ore 16 con il seguito della discussione del decreto-legge 14 agosto 2013, n. 93, recante disposizioni urgenti in materia di sicurezza e per il contrasto della violenza di genere, nonché in tema di protezione civile e di commissariamento delle province.

  La seduta, sospesa alle 15,50, è ripresa alle 16,05.

Missioni.

  PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Alfreider, Amici, Berretta, Michele Bordo, Cirielli, Di Gioia, Di Lello, Ferranti, Fico, Gebhard, Losacco, Migliore, Speranza, Turco, Villarosa e Vito sono in missione a decorrere dalla ripresa pomeridiana della seduta.
  Pertanto i deputati in missione sono complessivamente settanta, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell’allegato A al resoconto della seduta odierna.

Sui lavori dell'Assemblea.

  PRESIDENTE. Secondo quanto convenuto nella riunione della Conferenza dei presidenti di gruppo, che si è appena svolta, l'esame del decreto-legge sul contrasto della violenza di genere proseguirà ora, concluso il question time. Al termine avrà luogo l'esame della nota di aggiornamento al DEF.

Si riprende la discussione del disegno di legge di conversione n. 1540-A.

(Ripresa esame degli ordini del giorno – A.C. 1540-A)

  PRESIDENTE. Ricordo che nella parte antimeridiana della seduta si è concluso l'esame degli emendamenti e dopo lo svolgimento degli interventi per l'illustrazione degli ordini del giorno, il rappresentante del Governo ha espresso i prescritti pareri.
  Passiamo, quindi, all'ordine del giorno Corda n. 9/1540-A/2, con riferimento al quale il Governo ha espresso parere contrario. Chiedo, pertanto, ai presentatori se insistano per la votazione dell'ordine del giorno Corda n. 9/1540-A/2, non accettato dal Governo.

  EMANUELA CORDA. Signor Presidente, chiedo sia messo in votazione. Se posso dire due parole, grazie.

  PRESIDENTE. Certo, per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.

  EMANUELA CORDA. Signor Presidente, questo ordine del giorno è abbastanza chiaro. Significa evitare di contrapporre le nostre Forze armate alle popolazioni che contestano scelte del Governo centrale. Le Forze armate dovrebbero essere tenute fuori dalla contesa politica e dal contenimento del dissenso sociale, così come abbiamo già ribadito questa mattina più volte. Recentemente il Governo ha deciso di portare dagli attuali duecento militari a quattrocentocinquanta militari le Forze armate impegnate in funzione di Pag. 65ordine pubblico in Val di Susa. È difficile parlare con questo caos, però va bene, ci proverò.

  PRESIDENTE. Ha ragione, onorevole Corda, attenda un secondo. Colleghi, riprendiamo posto, ma cerchiamo di farlo in silenzio. C’è una collega che sta svolgendo la dichiarazione di voto, dopo la quale si passerà al voto e, quindi, dovremmo raggiungere i posti in maniera da evitare di fare una votazione che duri un'ora. Grazie. Prego, onorevole Corda.

  EMANUELA CORDA. Grazie, Presidente.

  PRESIDENTE. Colleghi, se riusciamo ad abbassare la voce e anche a liberare l'emiciclo per favore. Colleghi, per favore !

  EMANUELA CORDA. Grazie. Questa decisione è stata accompagnata da dichiarazioni dell'onorevole Angelino Alfano che somigliano più a quelle di un esercito di occupazione che a quelle di un Ministro dell'interno di un Paese democratico (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Per questo, chiediamo il ritiro delle truppe dalla Val di Susa – la valle non è l'Afghanistan – anche per rispettare i sacri principi solennemente sanciti dall'articolo 52 della Costituzione (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Corda n. 9/1540-A/2, non accettato dal Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  D'Uva... Petraroli... Bonifazi... Latronico... D'Uva ancora non riesce a votare... Petraroli... possiamo controllare la postazione del collega, l'onorevole Petraroli che apparentemente si sta astenendo ma pare che abbia un blocco... Mariano... Vecchio...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti e votanti  333   
   Maggioranza  167   
    Hanno votato
  92    
    Hanno votato
no  241).    

  (Il deputato Gianluca Pini ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario).

  Onorevole Ciprini, accetta la riformulazione del suo ordine del giorno n. 9/1540-A/3, accettato dal Governo, purché riformulato ?

  TIZIANA CIPRINI. Signor Presidente, posso conoscere la riformulazione ?

  PRESIDENTE. Possiamo chiedere al Governo di rileggere la riformulazione con la premessa che il Viceministro Guerra ha già letto all'Assemblea le riformulazioni ancorché in un'Aula che non era particolarmente piena di colleghi presenti, tuttavia le riformulazioni sono già state lette. Prego Viceministro, se può rileggere.

  MARIA CECILIA GUERRA, Viceministro del lavoro e delle politiche sociali. Il Governo accetta l'ordine del giorno Ciprini n. 9/1540-A/3 con la seguente riformulazione...

  PRESIDENTE. Chiedo scusa, se facciamo in modo di far esprimere il Governo e facciamo un po’ di silenzio in aula, forse evitiamo di doverlo ripetere ulteriormente.

  MARIA CECILIA GUERRA, Viceministro del lavoro e delle politiche sociali. L'accoglimento riguarderebbe il primo capoverso delle premesse e la lettera d) dell'impegno con la seguente riformulazione: «a valutare l'opportunità di intraprendere azioni» e così via. Tutta la lettera, ma con questa modifica.

  PRESIDENTE. Onorevole Ciprini, accetta la riformulazione ?

Pag. 66

  TIZIANA CIPRINI. Mi scuso per prima, ma c'erano i lavori di Commissione. Comunque accetto la riformulazione dell'ordine del giorno a mia prima firma.

  PRESIDENTE. Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Martelli n. 9/1540-A/4, accettato dal Governo.
  Onorevole Di Maio, insiste per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/1540-A/5, non accettato dal Governo ?

  LUIGI DI MAIO. Sì, signor Presidente, insisto per la votazione ma più che altro mi si permetta di spiegare che questo è un ordine del giorno prodotto in seguito ad incontro istituzionale con il Garante nazionale dell'infanzia e dell'adolescenza che chiedeva perché la delega alla famiglia, tra le tante deleghe distribuite ai vari Ministeri, non è stata ancora assegnata e ce l'ha il Presidente del Consiglio dei ministri che, ovviamente, per una questione di tempo non può assolutamente gestirla in maniera adeguata per quanto è impegnativa questa delega.
  Per questa ragione io mi chiedo perché c’è un parere contrario, anche perché so che c’è una grande sensibilità su questo tema della famiglia, ed è inutile dirvi quanto siano importanti le politiche della famiglia sul tema che stiamo discutendo, che è appunto quello del femminicidio. Se poi aggiungiamo che molte delle forze politiche presenti nell'Emiciclo con la parola «famiglia» hanno portato avanti un mucchio di campagne elettorali, adesso chiedere che venga approvato un ordine del giorno in cui si assegna la delega alla famiglia a un Ministro, un Viceministro o un sottosegretario, insomma a un membro del Governo che la possa gestire opportunamente ed essere un interlocutore valido con le varie componenti della società civile e delle funzioni di garanzia degli organi di garanzia, credo che sia il minimo sindacale che stiamo chiedendo. Chiedo magari lumi ai membri del Governo (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  MARIA CECILIA GUERRA, Viceministro del lavoro e delle politiche sociali. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  MARIA CECILIA GUERRA, Viceministro del lavoro e delle politiche sociali. Signor Presidente, la delega sulla famiglia è veramente considerata da questo Governo molto importante, ed è la ragione per cui il Presidente del Consiglio intende esercitarla in prima persona.

  GIAN LUIGI GIGLI. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  GIAN LUIGI GIGLI. Signor Presidente, a titolo personale mi associo all'ordine del giorno del MoVimento 5 Stelle.

  PRESIDENTE. Nel senso che intende sottoscriverlo ?

  GIAN LUIGI GIGLI. Anche sottoscrivendolo, facendo presente che analoga richiesta era stata da noi rivolta, da me insieme ad altri colleghi di Scelta Civica, al Presidente del Consiglio con lettera scritta alcuni mesi fa, all'inizio dell'attività di Governo.

  MARIO SBERNA. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  MARIO SBERNA. Signor Presidente, anch'io intendo sottoscrivere l'ordine del giorno evidentemente e con grande convinzione. Infatti, il decreto sull'IMU, per esempio, in Commissione in questi giorni, ci dice che una mancanza di valutazione dell'impatto familiare da parte di chi redige i decreti è un'evidente carenza che bisogna al più presto colmare. Per cui sono grato al MoVimento 5 Stelle per avere ripreso quella che è anche la nostra ambizione.

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.Pag. 67
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Luigi Di Maio n. 9/1540-A/5, con il parere contrario dal Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Boccuzzi, Campana, Zanin, Mucci, Ruocco, Castelli.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  415   
   Votanti  414   
   Astenuti    1   
   Maggioranza  208   
    Hanno votato
 164    
    Hanno votato
no  250).    

  (Il deputato Genovese ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario).

  LAURA CASTELLI. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  LAURA CASTELLI. Signor Presidente, non è possibile che...

  PRESIDENTE. Le chiedo scusa. Colleghi, se evitiamo di sovrapporci con il nostro brusio, riusciamo ad ascoltare anche cosa dice l'onorevole Castelli. Prego.

  LAURA CASTELLI. Presidente, solo per darle atto che non è possibile che una Commissione, che lavora di corsa, in ritardo, posticipando sempre l'orario di convocazione, faccia perdere quattro votazioni, perché la Commissione bilancio continua a tenere aperta la seduta e non la chiude nel momento in cui l'Aula riprende i lavori e riprende le votazioni. Noi oggi abbiamo perso quattro votazioni per questo motivo. Non ci sembra adeguato (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Grazie, onorevole Castelli. Gli uffici hanno chiesto di sconvocare la Commissione nel momento in cui si è venuto a conoscenza della concomitanza dei lavori.

  ROCCO PALESE. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  ROCCO PALESE. Signor Presidente, per confermare quello che ha detto poco fa l'onorevole Castelli, perché se si è sempre lì anche dal lunedì al venerdì e, certe volte, anche il sabato, ed anche nelle sedute notturne, l'Aula deve rispettarci un po’.

  PRESIDENTE. Ordine del giorno Iori n. 9/1540-A/6: il parere del Governo è favorevole. Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione.

  ETTORE ROSATO. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  ETTORE ROSATO. Signor Presidente, per semplificare, quando i nostri ordini del giorno sono accolti, non sarà chiesto di metterli in votazione e le riformulazioni del Governo andranno bene.

  PRESIDENTE. Grazie, onorevole Rosato, è evidente, perché l'accoglimento dell'ordine del giorno, di solito, non comporta la votazione, ed è la norma; l'eccezione, invece, è la votazione.
  Ordini del giorno Giuliani n. 9/1540-A/7 e Fabbri n. 9/1540-A/8 (versione corretta): il parere è favorevole con riformulazione. Prendo atto che i presentatori accettano la riformulazione e non insistono per la votazione dei rispettivi ordini del giorno.
  Ordine del giorno Bratti n. 9/1540-A/9: il parere è favorevole. Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione.
  Ordini del giorno Fregolent n. 9/1540-A/10 e Bindi n. 9/1540-A/11: il parere è favorevole con riformulazione. Prendo atto Pag. 68che i presentatori accettano la riformulazione e non insistono per la votazione dei rispettivi ordini del giorno.
  Ordine del giorno Burtone n. 9/1540-A/12: il parere è favorevole. Prendo atto che il presentatore non insiste per la votazione.
  Ordine del giorno Zampa n. 9/1540-A/13: il parere è favorevole con riformulazione. Prendo atto che i presentatori accettano la riformulazione e non insistono per la votazione.
  Ordine del giorno Capelli n. 9/1540-A/14: il parere del Governo è contrario. Prendo atto che il presentatore insiste per la votazione.
  Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Capelli n. 9/1540-A/14, con il parere contrario del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Carra. Abbiamo votato tutti ? Gregori.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  431   
   Votanti  339   
   Astenuti  92   
   Maggioranza  170   
    Hanno votato
  27    
    Hanno votato
no  312).    

  (I deputati Sisto e Albanella hanno segnalato che non sono riusciti a votare e il deputato Genovese ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario).

  Ordini del giorno Galgano n. 9/1540-A/15, Rondini n. 9/1540-A/16, Prataviera n. 9/1540-A/17, Molteni n. 9/1540-A/18, Busin n. 9/1540-A/19 e Fedriga n. 9/1540-A/22: il parere è favorevole con riformulazione. Prendo atto che i presentatori accettano la riformulazione e non insistono per la votazione dei rispettivi ordini del giorno.
  Ordine del giorno Sberna n. 9/1540-A/26: il parere è favorevole. Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione.
  Ordine del giorno D'Agostino n. 9/1540-A/27: il parere è favorevole con riformulazione. Prendo atto che i presentatori accettano la riformulazione e non insistono per la votazione.
  Ordine del giorno Causin n. 9/1540-A/28: il parere è favorevole. Prendo atto che il presentatore non insiste per la votazione.
  Ordine del giorno Marazziti n. 9/1540-A/29: è accolto come raccomandazione. Prendo atto che il presentatore non insiste per la votazione.
  Ordini del giorno Molea n. 9/1540-A/31, Gitti n. 9/1540-A/32 e Binetti n. 9/1540-A/33: il parere è favorevole. Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione.
  Ordine del giorno Tinagli n. 9/1540-A/34: il parere è favorevole con riformulazione. Prendo atto che il presentatore accetta la riformulazione e non insiste per la votazione.
  Ordine del giorno Santerini n. 9/1540-A/35: il parere è favorevole. Prendo atto che il presentatore non insiste per la votazione.
  Ordine del giorno Antimo Cesaro n. 9/1540-A/36: il parere è favorevole con riformulazione. Prendo atto che il presentatore accetta la riformulazione e non insiste per la votazione.
  Ordine del giorno Fitzgerald Nissoli n. 9/1540-A/38: il parere è contrario.
  Passiamo quindi alla votazione dell'ordine del giorno Fitzgerald Nissoli n. 9/1540-A/38.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Colletti. Ne ha facoltà.

  ANDREA COLLETTI. Signor Presidente, dichiaro a nome del MoVimento 5 Stelle che in tutte le votazioni ove ci sarà un ordine del giorno che impegna il Governo a «valutare l'opportunità», ci asterremo giacché la locuzione: «valutare l'opportunità» non è un vero impegno per il Governo e non lo reputiamo tale (Applausi Pag. 69dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Passiamo dunque ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Fitzgerald Nissoli n. 9/1540-A/38, non accettato dal Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Malpezzi, Nicchi, Boccuzzi, Verini, Galperti...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  440   
   Votanti  346   
   Astenuti   94   
   Maggioranza  174   
    Hanno votato
  50    
    Hanno votato
no  296).    

  (Il deputato Genovese ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario e la deputata Roccella ha segnalato di aver espresso voto favorevole mentre avrebbe voluto esprimere voto contrario).

  Ordine del giorno Locatelli n. 9/1540-A/39: il parere è favorevole con riformulazione.
  Chiedo alla presentatrice se accetta la riformulazione.

  PIA ELDA LOCATELLI. Signor Presidente, vorrei conoscere la riformulazione.

  PRESIDENTE. Signora Viceministro, può cortesemente ripetere la riformulazione ?

  MARIA CECILIA GUERRA, Viceministro del lavoro e delle politiche sociali. Signor Presidente, la riformulazione proposta era questa, la rileggo: «valutare l'opportunità di effettuare un monitoraggio del numero di denunce, al fine di verificare se la norma si sia rivelata un deterrente alla decisione delle donne di sporgere denuncia nel caso di condotte moleste».

  PRESIDENTE. Prendo atto che la presentatrice accetta la riformulazione e non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Locatelli n. 9/1540-A/39.
  Ordine del giorno Amoddio n. 9/1540-A/40 (versione corretta): il parere è favorevole. Prendo atto che il presentatore non insiste per la votazione.
  Ordine del giorno Moscatt n. 9/1540-A/41: il parere è favorevole con riformulazione. Prendo atto che il presentatore accetta la riformulazione e non insiste per la votazione.
  Ordini del giorno Cenni n. 9/1540-A/42, Vargiu n. 9/1540-A/43 e Balduzzi n. 9/1540-A/44: il parere è favorevole. Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione.
  Ordine del giorno Mariano n. 9/1540-A/45: è accolto come raccomandazione. Prendo atto che il presentatore non insiste per la votazione.
  Ordine del giorno Roberta Agostini n. 9/1540-A/46: il parere è favorevole. Prendo atto che il presentatore non insiste per la votazione.
  Ordine del giorno Piepoli n. 9/1540-A/47: il parere è favorevole con riformulazione. Prendo atto che il presentatore accetta la riformulazione e non insiste per la votazione.
  Ordine del giorno Lenzi n. 9/1540-A/48: il parere è favorevole. Prendo atto che il presentatore non insiste per la votazione.
  Ordine del giorno Centemero n. 9/1540-A/49: è accolto come raccomandazione. Prendo atto che il presentatore non insiste per la votazione.
  È così esaurito l'esame degli ordini del giorno presentati.

(Dichiarazioni di voto finale – A.C. 1540-A)

  PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto finale.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Locatelli. Ne ha facoltà.

Pag. 70

  PIA ELDA LOCATELLI. Signor Presidente, abbiamo discusso a lungo sul testo di questo decreto-legge e il dibattito appassionato ha rivelato quanto avessimo e abbiamo a cuore il tema del violenza sulle donne. Ci siamo confrontate, e pure scontrate, con l'intento di migliorare un provvedimento che, mi permetta ancora una volta di ripeterlo, ci è giunto dal Governo in una forma che in tanti abbiamo ritenuto inadeguata. Ciononostante, diamo atto al Premier e al Governo di aver mantenuto la promessa di occuparsi del tema e di averlo fatto in tempi rapidi.
  Ho già detto che allo strumento del decreto-legge avremmo preferito la via parlamentare ordinaria, e cioè che fosse il Parlamento nella pienezza dei suoi poteri a predisporre una legge organica, una volta ascoltate le associazioni femminili, che sono le vere esperte sul tema, essendo da anni sul campo. Per anni la violenza sulle donne è stata considerata un fatto privato, adesso finalmente ci si è accorti dalle dimensioni di questo tragico fenomeno, che da questione di donne è diventato un fatto pubblico e che riguarda tutti noi.
  Non abbiamo a disposizione dati ufficiali, gli unici sono quelli che provengono dalle associazioni femminili che tengono questi terribili conteggi, e a quanti sostengono, sminuendo, che si tratta di numeri stabili, voglio ricordare fermamente che stabili non vuol dire che siano meno terribili.
  Il testo originario risentiva del mancato coinvolgimento delle associazioni femminili e affrontava il tema della violenza sulle donne con un approccio secondo noi sbagliato, trattandolo soprattutto – non esclusivamente, ma soprattutto – come un problema di sicurezza e insistendo sull'aspetto positivo, ma la disponibilità del Governo e in particolare della Viceministra Guerra ad accogliere le modifiche, hanno però fatto sì che il testo, soprattutto nella nuova formulazione dell'articolo 5 e dell'articolo 5-bis, sia cambiato in meglio, e lo riconosciamo. Noi vogliamo anche mettere in evidenza i lavori delle Commissioni giustizia e affari costituzionali e dei due presidenti relatori; c’è stato molto lavoro su questo tema.
  Se dobbiamo fare un bilancio, non possiamo dire che questo è il testo che noi volevamo, ma è stato migliorato e abbiamo contribuito a migliorarlo per quanto ci è stato possibile, grazie soprattutto alle indicazioni che ci sono arrivate dalle associazioni delle donne e dai centri anti-violenza. Si sentiva la mancanza della loro mano, ora nella versione finale questa mancanza si sente meno.
  La discussione in Commissione, lo ripeto, ha consentito di migliorarlo, e voglio evidenziare un aspetto di miglioramento che ci piace molto: il coinvolgimento del Ministero della pubblica istruzione. Era un'anomalia l'assenza della Ministra Carrozza tra i Ministri firmatari del decreto-legge, perché è una presenza fondamentale, perché l'istruzione è la chiave del cambiamento culturale, l'educazione sarà sempre la chiave, a partire dall'educazione dei sentimenti.
  Sono rimasti aperti due punti che ci stanno ancora un po’ qui: quello che riguarda l'uso del lessico, lo abbiamo sollevato ieri senza essere ascoltati. A proposito della rubrica dell'articolo 4, avevamo chiesto che il titolo della rubrica fosse cambiato perché, trattandosi di violenza contro le donne, noi leggiamo di «Tutela per gli stranieri vittime di violenza domestica». Avevamo suggerito una formulazione secondo noi propria, che è la «Tutela per le vittime straniere di violenza domestica». Davvero contiene due errori questo titolo, intanto perché parlando di violenza alle donne bisogna parlare delle donne e non degli stranieri, e poi questo linguaggio giusto, che è stato usato in tutto il decreto-legge, quando si parla di donne straniere cambia e diventa improvvisamente neutro. È una mancanza di rispetto nei loro confronti. Una parentesi: tra l'altro, tra i 155 sopravvissuti nella tragedia di Lampedusa, soltanto 4 sono donne. Questo è un dato significativo.
  L'altro punto che è rimasto per noi aperto è quello a proposito dell'irrevocabilità mediana della querela, mediana perché è stato fatto uno sforzo per capire alcune ragioni.Pag. 71
  Guardate, il cambiamento mette in relazione la revocabilità alla maggiore o minore gravità del reato, ma non risolve il problema. Abbiamo discusso in modo approfondito, in modo appassionato e poi la democrazia vince e, se la maggior parte delle persone hanno deciso diversamente, noi lo accettiamo. Però, siccome a noi sembrano ancora valide le ragioni che hanno indotto moltissime associazioni femminili a dirci di cancellare questa norma, temendo che consegua risultati opposti a quelli che intende raggiungere, abbiamo presentato un ordine del giorno che il Governo ha accettato nella sua sostanza e, con questo, abbiamo chiesto al Governo di prevedere la possibilità di rivedere la norma dopo un ragionevole, ma limitato periodo di osservazione. Vediamo se è una norma che funziona, o se – come noi temiamo – è una norma che non funziona. Si fa una verifica e oggettivamente poi si prendono, se del caso, i provvedimenti per cambiarla perché sappiamo che le certezze in questo campo non esistono, e allora rimettiamoci ai risultati di una verifica successiva. Saranno i dati a guidarci.
  Questo decreto che stiamo convertendo è un primo passo – spero –, ma anche l'ordine del giorno a firma Giuliani ha inteso questo, cioè che sia il primo passo di un cammino molto più complesso, perché affrontare il tema della violenza maschile sulle donne significa fare riforme di carattere strutturale che abbiano chiaro che il primo obiettivo è quello di eliminare tutti gli ostacoli che impediscono alle donne di godere dei loro diritti fondamentali, che sono il diritto alla vita, all'integrità psicofisica, alla libertà sessuale, all'accesso alla giustizia, anche giustizia penale. Fermare questa tragedia è un impegno che riguarda tutti e tutte e, in particolare, chi, come noi, si trova a ricoprire ruoli istituzionali, e significa assumere impegni precisi per avviare azioni di contrasto, protezione, prevenzione e sensibilizzazione con politiche attive, coerenti e coordinate che coinvolgono i diversi attori istituzionali e non istituzionali a tutti i livelli.
  Infine, una raccomandazione che faccio, citando testualmente il Presidente Letta, in occasione della sua richiesta di fiducia recente. Ha detto: «Il nostro Paese cade sull'applicazione delle cose». Impegniamoci a far rispettare questa legge perché qualunque legge, anche perfetta, diventa inutile se non si riesce a farla rispettare.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Capelli. Ne ha facoltà.

  ROBERTO CAPELLI. Signor Presidente, la conversione del decreto sulla violenza di genere è sicuramente non il primo, ma il secondo passo che questo Parlamento fa per ristabilire i principi di equità, di libertà, di pari opportunità e soprattutto ricostituire il principio di rispetto per le donne.
  Dopo la Convenzione di Istanbul, ci ritroviamo a discutere delle donne, della loro condizione sociale, degli abusi e delle violenze che giornalmente subiscono da parte degli uomini.
  Allora, vorrei iniziare questa mia valutazione in dichiarazione di voto, credo con uno «scusa», uno «scusa» che gli uomini devono alle donne per duemila anni di vessazioni.
  Noi voteremo favorevolmente alla conversione del decreto, però non possiamo esimerci dal rimarcare alcuni vizi di questo decreto. Avremmo preferito parlare soltanto della questione legata al femminicidio, avremmo preferito parlare soltanto di questo e non di TAV, non di vigili del fuoco, non di province, del loro commissariamento, della loro abrogazione o meno.
  Questo anche perché tali argomenti avrebbero meritato un percorso legislativo a sé stante, di approfondimento e non di mero inserimento in un decreto che non può essere bocciato perché largamente condiviso.
  Ma lo stesso decreto a nostro avviso, ad avviso del Centro Democratico, ha alcune manchevolezze, diciamo così. Si è impostato soprattutto sulla modifica del codice Pag. 72penale: inasprimento delle pene e particolarità di individuazione dell'inasprimento delle pene in casi limite riguardanti le donne, omicidi commessi in presenza, magari, di minori e quant'altro, come abbiamo visto nell'esame di tutto l'articolato della conversione del decreto. Ma, purtroppo, per mancanza di tempo, a mio avviso, e anche per la mancata organizzazione corretta del lavoro delle Commissioni e dell'Aula, non si è entrati nel codice civile, non si è pensato alla tutela di ciò che viene dopo. È un fatto gravissimo nel caso del femminicidio e riporto, per meglio spiegare la nostra posizione, alcuni fatti. Non si è parlato, per esempio, dell'istituto dell'indennità. Non abbiamo affrontato questo tema oppure quello della potestà genitoriale, così come non abbiamo esaminato il caso del risarcimento.
  Presidente, signor Ministro, sottosegretario, noi abbiamo dei casi che fin dal 1998 risultano ancora aperti e chiedono giustizia. Feci già l'esempio in quest'Aula, quando parlammo della Convenzione di Istanbul, di alcuni casi limite che poi come casi limite non si sono rivelati. È il caso in cui un marito uccide, in presenza di minore, la propria moglie. Ebbene, nel caso specifico, che si è verificato nella mia città, il marito, l'uomo, è stato condannato a 17 anni di reclusione. Di questi 17 anni ne sono stati scontati solo 2 anni, dopodiché è stato rimesso in libertà condizionata. Ma, badate bene cosa si è verificato: per un vuoto legislativo quella persona ha richiamato il diritto alla riscossione della pensione della moglie, facendola venire meno alla figlia, e soltanto nella scorsa legislatura si è intervenuti per porre rimedio a questo vuoto legislativo ma ancora da allora o, meglio, dal 2001 chi è rimasto dopo quell'omicidio è ancora nelle aule dei tribunali a far valere i propri diritti civili quali quelli, per esempio, del risarcimento del danno, che non viene ancora liquidato, o quello della potestà genitoriale, già richiamato, o quello dell'istituto dell'indennità. Allora, io credo che torneremo a parlare di questi aspetti legati a fatti cruenti come quelli del femminicidio o del mancato rispetto della dignità e della libertà della donna e torneremo probabilmente a parlare di questi fatti non tanto lontano nel tempo ma, probabilmente, dopo le opportune modifiche o i richiami che saranno fatti a questo testo dallo stesso Senato nell'esame del provvedimento.
  Gli aspetti legati alla condizione femminile, che partono dalla reale condizione di pari opportunità, hanno a che vedere poi anche con altri argomenti, che non possono essere staccati – già richiamati nella Convenzione di Istanbul – e che non possono essere risolti soltanto con l'inasprimento delle pene, ma con una presa di coscienza civile di una società che rispetta le pari opportunità e rispetta la pari condizione tra persone di genere diverso, di religioni diverse, di nazionalità diverse.

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE LAURA BOLDRINI (ore 16,45)

  ROBERTO CAPELLI. È un discorso molto più ampio ed è un discorso che deve richiamare tutti noi ad una maggiore attenzione. Una maggiore attenzione, per esempio, al lavoro, a quel lavoro che rende liberi, che ci consegna la dignità e che ci consegna il rispetto.
  È un lavoro che parte dalle famiglie, dove dobbiamo iniziare tutti noi a insegnare il rispetto reciproco per chi la pensa diversamente, per il genere diverso per gli altri. È un rispetto che è stato dimenticato, che deve accompagnare la famiglia nella scuola, che deve accompagnare in una modifica del senso etico, del senso sociale, dello stare insieme, ma sopratutto che deve cambiare una mentalità nell'uomo che ancora ahimè stenta a crescere.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Cirielli. Ne ha facoltà.

  EDMONDO CIRIELLI. Signor Presidente, esponenti del Governo, colleghi, innanzitutto vorrei annunciare, come già più volte ho detto nel corso di questo dibattito, il voto favorevole del gruppo di Pag. 73Fratelli d'Italia per la normativa principale contenuta in questo decreto, per le norme di contrasto alla violenza di genere, alla violenza domestica, e quindi più in generale al femminicidio. Tuttavia vogliamo ribadire con forza che contrastiamo questa deriva del Governo, questa deriva della maggioranza PD-PdL di intervenire con decreto su tutto e il contrario di tutto, senza dare adeguato tempo per poter discutere e approfondire temi assolutamente dei più disparati, dal commissariamento delle province alla Protezione civile, agli artifizi pirotecnici. È un pacchetto di sicurezza corposo, che nella sostanza noi condividiamo, ma che proprio perché interviene su diritti importanti, sulla libertà delle persone, riteniamo che il Parlamento avrebbe dovuto discutere in maniera adeguata. Certamente non era lo strumento del decreto-legge quello da poter adottare, sopratutto perché è intervenuto in pieno agosto, e quindi si è perso tempo prezioso per poter esaminare in maniera adeguata e approfondita argomenti così importanti. Sono argomenti che secondo noi nel complesso vengono affrontati dal Governo solo in un'ottica repressiva. Vedete, chi vi parla, ma anche il gruppo di cui faccio parte, ha una cultura rigorista: per noi i delinquenti vanno puniti adeguatamente, sicuramente bisogna mettere in campo un'azione di recupero e di rieducazione del condannato, ma riteniamo che chi viene condannato debba scontare per intero la sua pena secondo il principio della certezza della pena. D'altro canto, proprio perché siamo rigoristi pensiamo invece che in tema processuale e addirittura investigativo dobbiamo essere permeati di una cultura invece profondamente garantista. Senza processo non si possono a cuor leggero prendere provvedimenti restrittivi della libertà personale, spesso su congetture. Tuttavia è sotto gli occhi di tutti che la violenza contro le donne, che si è scatenata nell'ultimo periodo, è comunque figlia di una cultura retrograda ancora molto presente nella nostra società, peraltro minacciata da una immigrazione selvaggia, soprattutto di natura islamica, che si scontra con la nostra cultura, che oggi ha fatto i conti con il passato, e che si scontra con una mentalità, quella dell'islamismo fobico, che vede ancora la donna come un oggetto che all'interno della società deve sottostare a regole incredibili e vetuste che risalgono probabilmente alla nostra peggiore cultura medievale. Quindi è importante che il Governo sia intervenuto, è importante che il Parlamento rapidamente abbia provveduto a ratificare queste norme, ma allo stesso tempo non possiamo non denunciare che tutto il pacchetto complessivo del femminicidio è animato semplicemente e solamente da una cultura repressiva. Purtroppo nulla si fa, perché il Piano d'azione straordinario per la lotta contro la violenza di genere è assolutamente insufficiente. Innanzitutto dal punto di vista finanziario la dotazione è veramente ridicola, anche se ringrazio il presidente di Commissione per l'intervento in questo senso – un minimo fondo per far partire questa azione – ma come dicevo è insufficiente.
  È insufficiente perché sappiamo bene che una mentalità, una cultura negativa e retrograda, che vede la donna relegata ancora ai margini della società e, soprattutto, anche come un oggetto sul quale scaricare le proprie frustrazioni, magari per una vita di fallimenti, non si combatte soltanto con l'arresto, soltanto con l'avviso orale o soltanto con strumenti punitivi.
  Si combatte con un profondo investimento culturale, che significa soldi, significa assistenza sociale, significa potenziare una rete di sostegno alle famiglie e alle persone che oggi, invece, non esiste. E allora, da una parte, il Governo sottrae sempre più fondi alle regioni per le politiche sociali, da un'altra, invece, tira fuori una serie di normative che dovrebbero incidere profondamente sulla mentalità.
  E come non ricordare che la Convenzione di Istanbul, che noi abbiamo fortemente voluto e ratificato come primo Paese al mondo, rappresenta sicuramente una pietra miliare nella lotta contro la discriminazione e la violenza sulle donne e, in genere, sui più deboli, ma, allo stesso tempo, proprio quella Convenzione, come sua parte centrale, prevede un profondo Pag. 74intervento in tema di politiche sociali e culturali, per far cambiare una mentalità.
  Questo aspetto è assolutamente dimenticato e noi, per questo, esprimiamo un forte disappunto. Speriamo che il Governo si riempia meno la bocca di provvedimenti che hanno lo scopo demagogico di gettare il fumo negli occhi rispetto a tanti fallimenti economici che in questi mesi si sono registrati. Sul versante del pacchetto sicurezza, lo voglio ribadire, noi riteniamo che sicuramente sia necessario intervenire con maggiore durezza contro ipotesi che mettono in grave rischio le nostre infrastrutture energetiche, le nostre infrastrutture dei trasporti, così come la vicenda della TAV ha dimostrato, mentre il furto, sempre più frequente, di rame blocca ospedali, blocca i treni, senza che si possa intervenire adeguatamente.
  Ben venga l'arresto obbligatorio in flagranza, ma noi, innanzitutto, vogliamo pene certe, chiare, che vengano rispettate. Per esempio, l'amnistia e l'indulto di cui parlate riguarderanno i casi dei furti di rame ? Riguarderanno i casi di maltrattamenti in famiglia ? Riguarderanno i tanti casi di femminicidio ?
  Allora, se da una parte, a parole, il Governo, il PD e il PdL reclamano maggiore sicurezza, poi, nei fatti, invece, il Governo getta la spugna senza dignità e, semplicemente per un'incapacità di provvedere a un minimo di garanzia di civiltà nelle carceri, scarica il problema sui cittadini con provvedimenti sempre nuovi e sempre più bizzarri, che hanno solo lo scopo di impedire l'ingresso e limitare la permanenza dei delinquenti nelle patrie galere.
  Voglio anche dire che non è vero che in Italia vi sono troppi detenuti: siamo uno dei Paesi occidentali che ha il minor numero di detenuti, e lo dice anche un rapporto ultimo dell'ISTAT. La verità è che vi sono poche carceri, la verità è che abbiamo troppi stranieri in carcere che potrebbero scontare la pena nel loro Paese di origine, anche perché, al termine della pena, sappiamo che verranno espulsi; quindi, non esiste neanche la possibilità di un percorso rieducativo.
  Così come vi sono troppe persone in galera in via preventiva, in custodia cautelare: altro tema di cui tanto si parla, ma sul quale il Governo non interviene. Allora noi, nel ribadire, innanzitutto, sempre, il fermo «sì» da parte di Fratelli d'Italia a politiche serie, di rigore, che contrastino ogni forma di violenza contro la persona e, nel caso specifico, purtroppo, questo malvezzo della violenza contro le donne, contro i minori, contro i più deboli, perché siamo dalla parte della legge, siamo dalla parte dei più deboli e siamo contro i prepotenti, invitiamo il Governo e la maggioranza a essere seri, a essere equilibrati, a non ricorrere soltanto a manovre tampone, che hanno semplicemente lo scopo demagogico di imbrogliare le carte.
  Allora, diciamo «sì» a questo decreto, diciamo «no» al metodo di infilare tutto e il contrario di tutto nei decreti, ma siamo convinti che questo Governo e questa maggioranza non stanno percorrendo la strada giusta per dare le risposte adeguate che in questo momento la nostra società si aspetta in tema di sicurezza.
  Chiedo l'autorizzazione alla pubblicazione in calce al resoconto stenografico della seduta odierna del testo integrale della mia dichiarazione di voto. (La Presidenza lo consente sulla base dei criteri costantemente seguiti).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Nicola Molteni. Ne ha facoltà.

  NICOLA MOLTENI. Signor Presidente, qualche mese fa in quest'Aula veniva ratificata la Convenzione di Istanbul. Questa Convenzione veniva discussa e veniva approvata all'unanimità e veniva approvata successivamente anche una mozione sul tema della tutela delle donne e di coloro i quali subivano atti di violenza. Anche quella mozione venne approvata all'unanimità, segno che il tema del femminicidio, il tema della violenza domestica, il tema della lotta a queste forme di violenza, il tema della tutela delle vittime di queste forme di violenza, era tema sentito ed era un tema che trovava la condivisione da parte di tutte le forze politiche.Pag. 75
  La Lega ha sempre fatto la sua parte in merito a tematiche come queste. Voglio ricordare che se oggi nelle nostre normative in tema di violenza sessuale, in tema di stalking, noi abbiamo leggi dure, severe, è anche grazie alla mano, grazie al contributo, grazie al determinante apporto fornito dalla Lega Nord. Voglio ricordare che il reato di stalking (gli atti persecutori di cui all'articolo 612-bis del codice penale) oggi è previsto perché all'epoca venne introdotto all'interno del pacchetto sicurezza voluto dalla Lega Nord e voluto all'epoca dal Ministro Maroni.
  Il tema quindi era un tema importante e sentito nel Paese, un tema emergenziale, un tema di urgenza, che nasce anche dai tantissimi episodi di violenza che sistematicamente vengono commessi soprattutto nei confronti delle donne, ma – mi permetto di dire, lo dico anche da uomo – non solo nei confronti delle donne. Quindi, un tema sentito, un tema all'attenzione del Paese, una priorità – mi permetto di dire – insieme a tante altre priorità che il nostro Paese affronta, il tema del lavoro, il tema dell'occupazione. Una cosa è certa: le priorità del Paese non sono sicuramente le amnistie, non sono sicuramente gli indulti, non sono sicuramente quegli atti di clemenza che avete già fatto attraverso gli «svuotacarceri» (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie) e che tornerete a fare – ci auguriamo di no, ma temiamo di sì – attraverso le prossime amnistie e i prossimi indulti o il combinato disposto di entrambi, che porterete al Parlamento, a maggior ragione dopo il messaggio del Capo dello Stato di ieri.
  Quindi, un tema importante, un tema sul quale ci saremmo aspettati da parte del Governo, da parte della maggioranza, più responsabilità e soprattutto più serietà nell'affrontare e nel discutere un tema come questo. Invece, abbiamo assistito – nell'arco di questi cinquantacinque giorni da quella famosa seduta della Camera del 20 agosto in cui venne annunciato, comunicato e portato all'attenzione Parlamento questo decreto – a tanti, troppi atti di irresponsabilità e di superficialità. Tant’è che, lo ricordo, lo voglio ricordare al Governo, lo voglio ricordare alla maggioranza: questo decreto che avete ritenuto così importante, così determinante, è a rischio decadenza ! Questo decreto deve essere convertito entro il 15 ottobre, altrimenti decade e ve ne assumete la responsabilità, evidentemente, per le modalità con cui lo avete gestito, partendo dal Governo e dalla maggioranza. Io assolvo il lavoro della Commissione, che è stato un lavoro importante, meritorio, che ha migliorato un «decreto bandiera» del Governo, ma vi ricordo che questo decreto rischia di decadere e se dovesse decadere, la responsabilità va in capo esclusivo al Governo e alla maggioranza.
  Questo decreto doveva parlare solo ed esclusivamente di femminicidio. Quello era il tema, quella era la problematica che andava affrontata, risolta e gestita con le misure necessarie e opportune che andavano introdotte. Invece, alla fine, questo decreto – e lo abbiamo visto, lo abbiamo sentito nel dibattito di questi giorni – è diventato un carrozzone, è diventato un calderone e – io dico – è diventato un carrozzone, un calderone anche vergognoso.
  Questo decreto era la bandierina del Governo, era una bandierina-manifesto voluta dal Governo alla vigilia di Ferragosto. Ricordiamo tutti, io ricordo quella famosa conferenza stampa tenuta a Palazzo Chigi dal duo Letta-Alfano in cui si annunciavano le misure di questo decreto come se, annunciando quelle misure, si voleva, all'epoca, esorcizzare, quasi nascondere quello che accadeva in un'altra sede istituzionale, al Senato. Io voglio ricordare che in quella conferenza stampa, esattamente nel momento in cui venne annunciata l'approvazione da parte del Consiglio dei Ministri del decreto sul femminicidio, il Senato votava una delle leggi più vergognose e indecenti approvate da questa maggioranza: lo «svuotacarceri». Quindi, annunciando quel decreto si voleva quasi esorcizzare e nascondere lo «svuotacarceri».
  Fatto del destino vuole che esattamente ieri, mentre stavamo votando gli emendamenti su questo decreto, arriva il messaggio Pag. 76del Capo dello Stato che parla ancora di amnistia e indulto. Colgo l'occasione per dirlo, lo abbiamo detto ieri, lo ridiciamo oggi e lo ribadiremo nelle prossime settimane: la Lega dirà «no», dirà un «no» convinto a qualunque ipotesi di amnistia e di indulto. Il Paese reale non vuole questo, non ha bisogno di atti di clemenza nei confronti dei detenuti e dei criminali. Il Paese reale non vuole che vengano dati dei regali a chi ha commesso reati. Il Paese reale vuole altro, soprattutto le vittime dei reati vogliono che ci sia attenzione nei loro confronti (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie).
  Questo decreto è diventato un carrozzone, è diventato un carrozzone ! Avete caricato su questo decreto, che – ripeto – doveva parlare solo ed esclusivamente del problema e del tema del femminicidio, della tutela delle donne, del contrasto alla violenza nei confronti delle donne, delle misure repressive nei confronti di coloro i quali commettono reati nei confronti delle donne, di temi e di argomenti che non c'entrano, che non avevano alcuna attinenza e alcuna finalità e non erano affini rispetto al tema. Avete caricato il tema delle province. Oggi il dibattito è stato un dibattito surreale: abbiamo parlato solo ed esclusivamente di province. Avete caricato il tema dei vigili del fuoco. Avete caricato il tema dei militari. Avete caricato il tema della protezione civile. Siete stati talmente inconsistenti da caricare anche il tema e anche le polemiche sulla TAV. E così facendo avete svilito, avete offeso la natura, la finalità di questo decreto.
  Addirittura, avete introdotto un articolo, l'articolo 4 – lo abbiamo detto, abbiamo presentato tanti emendamenti – con cui addirittura avete caricato il tema del permesso di soggiorno per gli immigrati clandestini. Ma ormai è chiaro, è evidente che a questa maggioranza e a questo Governo interessano molto di più le sorti degli immigrati clandestini che non dei cittadini italiani. Fortunatamente c’è la Lega che vi ricorda che le priorità del Paese vanno alla nostra gente, ai nostri cittadini, ai nostri lavoratori e ai nostri giovani e non, se non subordinatamente, agli immigrati (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie).
  È un decreto con pochissime luci, tante e troppe ombre. Qualche luce c’è, qualche provvedimento, qualche norma interessante, lo abbiamo anche fatto presente. Non ci nascondiamo dietro l'evidenza del fatto che alcune norme, soprattutto di natura repressiva, punitiva e sanzionatoria nei confronti di chi commette reati di questa natura, vi sono. Avete messo qua e là qualche aggravante, avete allungato l'elenco delle aggravanti ai sensi dell'articolo 61, avete messo qualche aggravante sui maltrattamenti in famiglia, qualche aggravante sullo stalking. Va bene, ve ne diamo atto. Avete esteso l'arresto obbligatorio in flagranza di reato per alcuni reati di maltrattamento e stalking, avete introdotto – e ve ne diamo atto, ovviamente noi siamo d'accordo nell'introduzione di questi elementi repressivi e duri nei confronti di chi commette questi reati – qualche strumento a tutela delle persone offese. Qualche comunicazione in più nei confronti della persona offesa era un atto dovuto. Avete esteso la procedura e l'istituto dell'ammonimento, tipico dello stalking, anche ad altre fattispecie di reato. Queste sono le uniche, poche note positive di questo decreto.
  Vi sono tante ombre, vi sono tanti nodi, vi sono tanti aspetti del decreto che, nel momento in cui vi siete trovati di fronte all'evidenza di un contrasto all'interno della stessa maggioranza e di un contrasto tra maggioranza e Governo, avete risolto come ? Li avete risolti attraverso la mediazione e, peggio ancora, attraverso un compromesso al ribasso.
  Vi cito alcuni temi: il tema dell'irrevocabilità della querela, il tema del gratuito patrocinio, delle aggravanti sullo stalking informatico, sui braccialetti elettronici. Poteva essere un decreto che riprendeva il tema della sicurezza. La Lega ha presentato tanti emendamenti sul tema della sicurezza e li avete bocciati tutti. Scarsa ed insufficiente la parte sulla prevenzione: stanziate pochissimi soldi. La parte sulla prevenzione, l'articolo 5 e l'articolo 5-bisPag. 77sono la vera sconfitta di questo decreto e sono la vera sconfitta culturale della sinistra.
  Concludo Presidente, dicendo che cosa ? Che, in conclusione, questo decreto per noi rappresenta un'occasione persa da parte del Governo e da parte della maggioranza. Avete fatto molto meno del minimo sindacale.

  PRESIDENTE. Concluda.

  NICOLA MOLTENI. Concludo: si poteva e si doveva fare molto di più. Io auguro alla maggioranza ed al Governo di riuscire a convertire questo decreto, altrimenti questo decreto sarà l'ennesima figuraccia che farete davanti al popolo italiano (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Di Salvo. Ne ha facoltà.

  TITTI DI SALVO. Signora Presidente, dunque oggi si chiude un percorso alla Camera di un decreto che ha che un nome che dice tanto. È un decreto che parla di sicurezza, di contrasto della violenza di genere, di protezione civile, dice il titolo, e di commissariamento delle province. Naturalmente io penso sia importante chiedersi perché però questo decreto, che già dal titolo si annuncia, però viene riconosciuto e nominato nel senso comune come decreto contro il femminicidio. Io penso che sia una domanda importante a cui dare una risposta seria, e penso che ci siano due ragioni per cui questo avviene.
  La prima: perché grazie al lavoro di questo Parlamento e della sua Presidente, Laura Boldrini, dall'inizio della legislatura questo tema, il tema della violenza contro le donne e del fatto che questo tema è un tema con una rilevanza pubblica e politica, è ormai nella sensibilità comune, è al centro del discorso pubblico ed è per questo che viene chiamato così.
  C’è un'altra ragione però. Io non voglio dire, non so valutare o comunque mi astengo dal valutare: non so se per furbizia o per scelta è stato associato a questo tema, così rilevante, 8 articoli su 13 – quindi, 5 parlano di violenza, lo dico a voi che lo sapete, ma in questo caso lo dico a tutti – parlano di altro. Io non so se per furbizia o per scelta ci siamo trovati nella condizione in cui questo tema fa da scudo, fa da velo ad altri temi rilevanti, che nel senso comune non arrivano. Non lo sanno neppure che noi oggi stiamo parlando ed abbiamo parlato di alta velocità, del presidio di quel territorio o di vigili del fuoco, di furti di rame o di sicurezza o di furti o di commissariamento delle province. Non lo sanno neppure e forse c’è in questo furbizia, c’è stata o forse è una scelta.
  Io però vorrei dire che comunque sia andata, è stato un errore. È stato un errore del Governo. Lo dico con tutto il rispetto per la cura che io so il Viceministro Guerra ha messo nel seguire questo provvedimento, ma con tutto il cuore e l'onestà di una convinzione, io voglio dire al Governo che è stato un errore. Ma voglio dire, perché è stato un errore ? Perché naturalmente decreti omnibus ne abbiamo conosciuti, no ? È dall'inizio della legislatura che combattiamo su questo tema. Ma scegliere di interrompere l'unità sostanziale che il Parlamento aveva manifestato su un tema come questo, e cioè sul contrasto nei confronti della violenza, adottando subito Istanbul, ma non solo, dando un percorso, grazie alla Presidente Boldrini, celere per l'approvazione e la discussione delle mozioni, non pensare che in questo modo inevitabilmente si interrompeva un'unità, diciamo una trasversalità, un sentimento comune, un'assunzione collettiva di responsabilità pubblica del Parlamento su questo tema, io penso sia stato un errore, un errore vero.
  Ma c’è una seconda considerazione che a me preme fare, perché è vero che le Commissioni hanno lavorato molto. Io voglio dare atto, nonostante le difficoltà, non solo alle Commissioni, ma al confronto tra di noi. Infatti, in quest'Aula, anche se non si valorizza mai, c’è stata una discussione importante. Io la pensavo in un modo, altre in un altro, altri in un altro, per esempio sulla revocabilità della querela, Pag. 78ma la discussione l'abbiamo fatta ed è stato un momento che a me non sembra piccolo, ma importante. Io voglio valorizzare quel confronto tra di noi perché è un tema, quello del contrasto alla violenza, che si presta a un confronto. Infatti, se è vero com’è vero che le radici della violenza sono profonde e sono in quello squilibrio, potente che esiste nei rapporti tra uomini e donne, in quell'impossibilità per molti uomini di accettare la libera scelta delle donne, l'incapacità di relazionarsi di fronte a un rifiuto, di fronte alla libertà di quelle donne, se è vero questo, la nostra critica, quella di indicare che l'approccio securitario non era quello giusto per affrontare questo tema, è una critica che aveva orecchie, ha avuto orecchie.
  Ma lo ripropongo come tema perché è importante per la prosecuzione del nostro lavoro. Guardate che la repressione penale può solo essere sussidiaria ad un intervento fondamentale che va fatto in profondità, se è vero come è vero che le radici della violenza sono quelle che dicevo prima.
  Guardate, il gruppo di Sinistra Ecologia Libertà ha apprezzato alcune modifiche che sono state fatte, grazie anche a noi, soprattutto grazie alle audizioni, che hanno portato un contributo vero, audizioni che noi avevamo chiesto a partire dal 20 agosto, capendo che era importante il coinvolgimento di quelle associazioni e dei movimenti, ma anche delle camere penali, ma anche delle associazioni dei magistrati, un punto di vista competente. Per tutto questo devo dire con altrettanta onestà che per questa passione del confronto politico abbiamo vissuto, lo ha già detto ieri l'onorevole Costantino, con fastidio alcune caricature che sono state date delle nostre posizioni, assolutamente delle caricature. Qui non c’è nessun salotto che si diverte a discutere di teorie (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà). Qui c’è un'assunzione di responsabilità fortissima, invece. Il tema è troppo serio. Io non posso trovarmi in una condizione in cui riconosco ad altri quello che altri e altre non riconoscono a noi. Questo non è possibile. E, quindi, ci tenevo a dire, con il rispetto dovuto, sia alla Viceministra Guerra, sia ai presidenti di Commissione, che abbiamo visto i cambiamenti che ci sono stati, non è che non li abbiamo visti. Sappiamo che è frutto anche del nostro lavoro e sappiamo che è frutto del lavoro, della forza e della passione di quelle associazioni e movimenti di donne che sono fuori di qui.
  Ma, allora, e torno al punto, per questo è stato un errore, per questo è stato un errore aver voluto un decreto-legge, improprio come strumento. Ma non è un omnibus qualunque. Non è un omnibus qualunque. Infatti, se il Governo avesse scelto di non farlo, continuava una strada unitaria. Continuava una strada unitaria. Su un tema così importante, come ho provato a dire, che meritava cura, attenzione, sensibilità, ascolto e non la scelta del tanto poi passa perché abbiamo la maggioranza. No, meritava un ascolto importante, il proseguimento di questa strada.
  Per tutto questo noi non parteciperemo al voto. Sinistra Ecologia Libertà non parteciperà al voto. E voglio dire perché, l'ho già detto in realtà, ma lo voglio dire meglio. Noi non potevamo pensare di votare a favore del finanziamento ai centri antiviolenza e contemporaneamente a favore della militarizzazione del territorio della Val Susa. Noi non potevamo pensare di astenerci sull'irrevocabilità della querela e magari astenerci dall'uso dell'esercito come agenti di sicurezza in quei territori.
  Noi non potevamo pensare di avere una condizione di nodo scorsoio in cui la libertà di un'opinione non si possa esprimere senza un ricatto continuo. Noi non potevamo pensarlo perché l'argomento, quello della lotta contro la violenza, contro le donne è un argomento troppo importante che ci tocca nel profondo e profondamente noi abbiamo lottato da sempre su questo e non potevamo pensare di poter dire insieme: «siamo a favore di quei 35 milioni, ne volevamo 100 ma siamo a favore di quelli» e, però, contemporaneamente «sì, va bene, facciamo finta di non vedere che si militarizza un territorio Pag. 79o che il tema della no-TAV va dentro, sotto il corpo delle donne e viene portato dentro il corpo delle donne e si avvia per quella strada».
  Ma voglio dire – concludo – un Governo che usa i decreti-legge con una certa larghezza di mezzi, cioè ne emana spessissimo, ma non potevano farne di diversi ? Un Governo che usa moltissimo l'arma del decreto-legge, perché ha avuto una disattenzione così grande di fronte a questo punto ? E allora, dicevo, noi non parteciperemo al voto per questa ragione. Pensiamo così anche di rispettare il Parlamento...

  PRESIDENTE. Deputata Di Salvo, concluda.

  TITTI DI SALVO. Certo, signor Presidente, ho concluso... di rispettare noi stessi, la voce anche di donne fuori e anche di fare un atto che noi crediamo sia anche in linea con quanto la Corte costituzionale ha detto, il Presidente della Repubblica anche, però su questo siamo tutti d'accordo ma non succede mai niente, noi volevamo segnare, quindi, con un atto politico rispettoso di tutti e anche di noi la nostra convinzione (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà).

  PRESIDENTE. Saluto gli alunni e i docenti delle scuole primarie «De Amicis» e «Fucini» dell'Istituto comprensivo «Galileo Chini» di Montecatini Terme, che stanno assistendo ai nostri lavori dalle tribune (Applausi). Ben arrivati, mi fa piacere che siate qui.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Gea Schirò Planeta. Ne ha facoltà.

  GEA SCHIRÒ PLANETA. Signor Presidente, onorevoli colleghi, signor rappresentante del Governo, il provvedimento che stiamo per approvare oggi in quest'Aula, noto quasi esclusivamente come decreto-legge sul femminicidio, reca disposizioni su svariate materie: la prevenzione e il contrasto della violenza di genere; la promozione del circuito virtuoso tra sicurezza, legalità e sviluppo a sostegno del tessuto economico-produttivo e l'intervento in materia di ordine pubblico e sicurezza a tutela di attività di particolare rilievo strategico.
  All'articolo 6 si sviluppa il Programma Operativo Nazionale Sicurezza. Il PON Sicurezza per lo sviluppo interessa le regioni Sicilia, Calabria, Campania e Puglia ed è articolato in tre assi: sicurezza; diffusione della legalità; assistenza tecnica.
  In particolare l'asse 1 è orientato a contribuire alla creazione di un contesto favorevole allo sviluppo economico rimuovendo gli ostacoli che la criminalità organizzata pone alla libera concorrenza tra le imprese.
  Scelta Civica non può non condividere iniziative che normano e attuano la disciplina europea sulla concorrenza e contemporaneamente applicano le norme di definanziamento se i progetti non seguono l'iter prestabilito.
  Anche il sostegno dei livelli di efficienza e sostenibilità del comparto sicurezza e difesa; l'intervento a tutela di attività di particolare rilievo strategico che interviene sul codice di procedura penale nella tutela delle opere del cosiddetto PIS, il Programma delle Infrastrutture Strategiche.
  Purtroppo i tempi di conversione di un decreto-legge non consentono al Parlamento di potere affrontare in maniera adeguata tutte le norme, forse eccessivamente eterogenee, oggetto del medesimo.
  Però, l'opportunità di votare le disposizioni contenute dall'articolo 1 al 5-bis sono motivo di orgoglio legislativo. Non solo è il primo passo verso l'attuazione della Convenzione di Istanbul e della sua successiva ratifica, compiuta da questo Parlamento, approvando la legge n. 77 ma è anche, soprattutto, la prima disciplina legale di respiro sistematico, dalla riforma del diritto di famiglia del 1975, che abbia come esplicito soggetto la donna.
  Quella disciplina si sviluppava, in ossequio al principio di uguaglianza morale e giuridica sancita dall'articolo 29 della Costituzione, ma, in realtà, non è altro che una sfaccettatura dell'articolo 3, che sancisce l'uguaglianza sostanziale di ciascun Pag. 80cittadino italiano. Un articolo limpido e scevro da qualsiasi paternalismo. Mentre i principi della legge del 1975 erano orientati alla parità di diritti e doveri dei coniugi, la nuova disciplina sancisce l'autonomia della figura femminile dal riconoscimento in ambito coniugale. A tal fine, si rendono più incisivi gli strumenti della repressione penale dei fenomeni di maltrattamenti in famiglia o nell'ambito di rapporti affettivi non legalizzati, contro la violenza sessuale e gli atti persecutori.
  A questo proposito lamentiamo un po’ di incertezza nel riconoscere il diritto all'educazione sentimentale, che è educazione all'etica dei comportamenti e al rispetto della persona, così come richiesto da diversi emendamenti, ad esempio quelli proposti dalle colleghe Santerini e Binetti. Vengono quindi stabiliti una serie di adeguamenti del codice di procedura penale volti a garantire una maggiore tutela a favore delle vittime dei delitti di maltrattamento in famiglia e di stalking affettivo; si introduce una misura di prevenzione – l'ammonimento del questore – per condotte di violenza domestica.
  Benvenuta è la prevista elaborazione, da parte del Ministro per le pari opportunità, del Piano d'azione contro la violenza sessuale e di genere. Voglio pensare inoltre che l'attuazione di questo Piano d'azione del Ministero delle pari opportunità aiuterebbe le donne, che subiscono violenze fisiche, psicologiche o economiche e abbiano figli o responsabilità di cura, a conciliare i tempi del privato e quelli del lavoro, «così da potere superare l'alto tasso di occupazione precaria cui le persone sofferenti sono relegate. Mi domando però, nel solco del messaggio del Presidente della Repubblica, comunicato ieri a questa Camera, e volto a una visione benevola della rieducazione, che disgiunga la sentenza dalla pena, se questa iniziativa legislativa non sia un po’ carente nella parte propositiva di una cultura differente e della differenza e della non violenza. Meglio, nell'incoraggiamento alle istituzioni a proporre una educazione sentimentale o, ripeto, affettiva, se preferiamo, cioè alla pratica del rispetto dell'alterità e della non violenza.
  Ricordo che qui stiamo punendo l'atto conclusivo, l'epilogo di pratiche violente iniziate o subite molto prima, magari nell'infanzia o addirittura una generazione prima. Il dibattito, anche acceso, che ha animato quest'Aula – e mi preme ricordare in particolare la discussione sugli emendamenti Galgano e Marzano – dimostra che vi è una zona d'ombra, innominata, ma che ancora genera disagio nella donna legislatrice.
  Cioè: con dignità rivendichiamo il rifiuto di una legge paternalistica, come a volte è emerso nella discussione, però, e voglio condividere il mio dubbio con i colleghi e le colleghe, nonostante i «vantaggi» che questo provvedimento offre vi è un po’ di disagio nel dovere ricorrere a strumenti punitivi per arginare un esercizio di potere arbitrario e mortificante.
  Apprezziamo notevolmente l'introduzione del gratuito patrocinio per le vittime di violenza e la nuova formulazione dell'articolo 5, che prevede il coinvolgimento delle associazioni impegnate nella lotta contro la violenza e dei centri antiviolenza, nonché l'aggiuntivo 5-bis che prevede l'atteso finanziamento per le suddette strutture, nonché per le case rifugio.
  Particolarmente significativa l'attuazione dell'articolo 59 della Convenzione di Istanbul, ad opera dell'articolo 4, che consente il rilascio di un permesso di soggiorno temporaneo alle vittime di atti violenti e o coercitivi, e qui vorrei condividere l'acuta obiezione della collega Locatelli sull'uso di un linguaggio neutro che suona più una disattenzione che una presa di distanze. La violenza di genere, crescente, esibita, imitata, è anche il segnale del peso delle sconfitte individuali e degli smottamenti sociali di questi anni. La crisi, sia essa familiare, di coppia, di gruppo, viene occultata dietro la formula quasi insignificante di emergenza sociale.
  Voglio concludere il mio intervento con le parole di un collega, un uomo che gentilmente, umilmente, nel suo intervento per la ratifica della Convenzione di Istanbul, Pag. 81ci ha dato l'esempio di come sia possibile, usando il vocabolario appropriato, condividere temi e trovare soluzioni. Cito: «I legami sono fragili e l'espressione che cova dentro la società patriarcale della violenza segna innanzitutto un'impotenza e una frustrazione che rappresenta in primo luogo il tema su cui noi uomini, noi maschi, non possiamo più rimetterci semplicemente alla volontà della legge, ma a un pensiero più profondo che attraversi la nostra esistenza» (Applausi dei deputati del gruppo Scelta Civica per l'Italia).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Centemero. Ne ha facoltà.

  ELENA CENTEMERO. Signora Presidente, onorevoli colleghe e colleghi, il provvedimento che ci apprestiamo a votare reca un complesso di interventi volti ad incidere su quattro distinti settori dell'ordinamento: innanzitutto la tutela dell'ordine pubblico, la giustizia, la Protezione civile, l'ordinamento delle province. Però, per noi, in particolare, la tutela dell'ordine pubblico introduce le disposizioni penali e non solo per la prevenzione e il contrasto della violenza di genere: per questo è particolarmente importante e su quest'ultimo punto intendo soffermarmi.
  I dati li conosciamo un po’ tutti o, perlomeno, ci sono dati piuttosto disomogenei: la ricerca, che è una ricerca del «Telefono rosa», pubblicata nel marzo del 2013, ha evidenziato con riferimento al cosiddetto femminicidio nel nostro Paese e rende noto che, dal 2005 al 2012, sono stati 903 i casi di donne uccise da uomini. Nel 40 per cento dei casi emerge che la vittima ha subito in precedenza violenze psicologiche, fisiche, sessuali e stalking precedenti, appunto, al femminicidio. Il 68 per cento delle violenze avviene in casa e i due terzi delle vittime subisce più episodi di violenza, soprattutto da parte del partner, mariti, conviventi, fidanzati, dunque, nella sfera affettiva, nella sfera più vicina ad una persona, più vicina ad una donna.
  Nel nostro Paese, però, le donne considerano ancora e non hanno ancora accettato che la violenza subita in famiglia sia un reato: per molte è stato un qualche cosa di sbagliato o qualcosa che semplicemente è accaduto; per la stampa è frutto di un raptus, di un improvviso impazzimento di un uomo, meglio se straniero. Il 93 per cento delle violenze perpetrate dal coniuge o dall'ex partner non viene denunciato. Quelli appena enunciati sono, infatti, dati relativi, poiché la prima caratteristica che accomuna le diverse forme di violenza è il silenzio, il sommerso, un fenomeno drammatico, un fenomeno drammatico, innanzitutto, perché è un fenomeno culturale.
  Nel 2009, l'introduzione nell'ordinamento giuridico italiano del reato di stalking è stata una chiara dimostrazione dell'attenzione del Governo e del Parlamento all'individuazione di strategie di contrasto, di prevenzione della violenza e di reinserimento delle vittime di tale reato. La legge che ha introdotto il reato di stalking ha, inoltre, previsto ulteriori interventi in materia di violenza sessuale. Il provvedimento, in particolare, introduceva l'arresto obbligatorio in flagranza per la violenza sessuale e la violenza sessuale di gruppo, nonché disposizioni volte a rendere più difficile ai condannati, per taluni delitti a sfondo sessuale, l'accesso ai benefici penitenziari. Un punto, però, qualificante di questa legge consentiva l'accesso al patrocinio gratuito, anche in deroga ai limiti di reddito, ordinariamente previsti, a favore della persona offesa da taluni reati a sfondo sessuale.
  Il decreto-legge n. 11 del 2009 ha, poi, previsto, quale aggravante speciale dell'omicidio, il fatto che esso sia commesso in occasione della commissione del diritto di violenza sessuale, di atti sessuali con minorenni e di violenza sessuale di gruppo, nonché da parte dell'autore del delitto di atti persecutori nei confronti della stessa persona offesa.
  Sempre nel corso della XVI legislatura, per la prima volta, l'Italia ha adottato un Piano nazionale contro la violenza di genere e lo stalking, finanziato con più di 18 milioni di euro, con una strategia di contrasto delineata su base nazionale, con Pag. 82l'obiettivo di mettere in rete l'esperienza dei centri antiviolenza nelle regioni italiane.
  Con il provvedimento di oggi, il provvedimento che stiamo discutendo, si riprende un filo, il filo del sostegno alle donne, dando la possibilità a questa Assemblea di mettere da parte le legittime ragioni di polemica e le divisioni per recuperare, invece, un senso di responsabilità richiesto da questa difficile fase che stiamo vivendo. Siamo convinti, infatti, che il tema discusso sia parte integrante di una questione cruciale del nostro tempo, se è vero che esso può definirsi il tempo dei diritti. Mai come negli ultimi decenni si è giunti a una visione così ampia, a una consapevolezza così profonda del riconoscimento dei diritti umani come condizione di convivenza civile, libera e democratica.
  A tal proposito vorrei ricordare a tutti quanto novellato dalla Convenzione di Istanbul, in particolar modo l'articolo 3 che definisce la violenza contro le donne come una violazione dei diritti umani e una forma di discriminazione; nell'articolo 4 della stessa Convenzione si sancisce il principio secondo il quale ogni individuo ha il diritto di vivere libero dalla violenza, sia nella sfera pubblica sia in quella privata. La vita libera dalla violenza, dunque, è un diritto, non un regalo dell'uomo, del compagno o del partner violento.
  La Convenzione di Istanbul ci ha posto dunque davanti i mezzi, i mezzi per opporci a questa forma ignobile di violenza, ma ha fatto anche di più, ha obbligato tutti noi, donne e uomini, a una riflessione sul fenomeno della violenza per far prevalere il diritto di essere liberi, il diritto a una vita degna di questo nome, a una vita decorosa. Oggi, con l'approvazione del decreto-legge contro il femminicidio, in un certo senso, è come se questo obbligo diventasse un imperativo morale. Di nuovo questa Assemblea è portata a discutere su questi temi, di nuovo i giornali ne parlano, di nuovo il sommerso emerge.
  La Convenzione non è ancora in vigore perché non è stata ancora ratificata da molti Stati membri del Consiglio d'Europa, ma tuttavia la sua funzione di indirizzo è presente ed è innegabile e il decreto-legge in esame oggi ne costituisce, in modo inequivocabile, una forma di adeguamento anticipato, un passo, un passo ulteriore in un cammino che ci ha condotto attraverso questi anni. Questo è un segnale forte per il Paese. È innegabile che in Paesi evoluti come l'Italia, che hanno una Costituzione e sistemi giuridici altamente sensibili ai diritti, i diritti delle donne devono essere sostenuti e devono essere rafforzati.
  La violenza sulle donne, però, non dimentichiamocelo mai, ha una matrice innanzitutto culturale, ed è importante che questo decreto-legge intervenga, all'articolo 5, anche e soprattutto in questo settore. Ha una matrice culturale perché è nella nostra cultura, nella cultura dei popoli che si deve radicare la sua sconfitta. La violenza contro le donne è un fenomeno che affonda le sue radici nel sentire la diversità e la disparità tra donne e uomini e tra donna e uomo. È per questo che vorrei porre l'attenzione dell'Assemblea alla profonda dimensione educativa nel monito che inevitabilmente il provvedimento porterà alla luce.
  Come auspicato nei giorni addietro anche dalla Presidente Boldrini, come auspicato più volte dal Popolo della Libertà, le questioni di genere dovrebbero diventare materia di insegnamento nelle scuole. Educare tutti quanti i nostri ragazzi e le nostre ragazze al valore del rispetto di tutti senza distinzione di sesso e di genere è un dettame costituzionale, è un impegno di indubbia attualità, oggi, in Italia. Innanzitutto perché stiamo sperimentando la complessità di fenomeni come quelli dell'integrazione, di fenomeni come quelli dell'immigrazione, della presenza crescente di comunità, appunto, migranti. Integrazione, i cui cardini sono nel rispetto, innanzitutto, degli individui, donne o uomini e della loro dignità. Integrazione che deriva dal garantire insieme i principi e le leggi nazionali che regolano l'appartenenza alla società di accoglienza.
  Il provvedimento di oggi ha dunque il merito di tener acceso quel riflettore sulla Pag. 83particolare situazione delle donne non in maniera astratta, ma in maniera concreta.
  Vorrei inoltre sottoporre all'attenzione dell'Aula il dramma delle donne migranti, rifugiate in questo Paese, l'80 per cento delle quali migrano insieme ai loro figli: in fuga da Paesi in guerra o da aree di crisi portano spesso segni di abuso, che in molti casi le hanno colpite proprio in quanto donne.
  Le cause della violenza sono dunque da ricercare in diversi fronti, che non sono lontani da noi, sono intorno a noi, spesso dentro di noi. Abbiamo parlato del fronte culturale, innanzitutto, ed è per questo che è importante concordare i messaggi da veicolare al fine di sensibilizzare l'opinione pubblica sulla necessità di contrastare attivamente la violenza sulle donne, gli stereotipi e i comportamenti che possono concorrere a causarla, in modo da potenziare l'efficacia della strategia stessa ma soprattutto così da promuovere una cultura di rispetto, coerente con i valori su cui si fonda il nostro Paese e la nostra Costituzione.
  Dobbiamo combattere l'analfabetismo nella relazione, lottare contro le violenze e le discriminazioni, è necessario uno sforzo comune per individuare adeguate misure di sostegno alle vittime, allo scopo di promuoverne l’empowerment e misure per garantire il congedo temporaneo dal lavoro, un alloggio temporaneo e sicuro alle vittime e ai loro figli.

  PRESIDENTE. Concluda, per favore.

  ELENA CENTEMERO. Per questo motivo, e concludo, chiediamo dunque con fermezza l'approvazione della proposta in esame per dare un nuovo slancio alle donne italiane e a questo Paese (Applausi dei deputati del gruppo Il Popolo della Libertà-Berlusconi Presidente).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Ferraresi. Ne ha facoltà.

  VITTORIO FERRARESI. Signor Presidente, colleghi, sottosegretario, questo decreto che porta un nome così importante conferma tristemente il modo di lavorare di questo Parlamento. Lo conferma in principio, nel carattere emergenziale che puntualmente manca, visto che come più volte è stato ribadito, la violenza sulle donne è fenomeno radicato nella società e, soprattutto in Italia, stabile. Lo conferma l'ennesima e grave eterogeneità dei contenuti con cui si svilisce l'argomento più importante, che ricordiamoci è quello di rafforzamento della tutela delle donne e non della Protezione civile, e non del commissariamento delle province, e non delle misure per la tutela e la militarizzazione del TAV, signori (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
  E io mi chiedo, era proprio necessario introdurre in un provvedimento così delicato ed importante come quello della violenza di genere, anche tutte queste altre tematiche che non c'entrano nulla ? Non si potevano stralciare subito, visto che era già stato notato in principio ? Siamo stati rispettosi della materia e delle donne in questo modo ? Siamo stati buoni legislatori ? La risposta la sapete tutti, colleghi.
  Come in altri decreti-legge, continua l'indecenza di inserire marchette e vergogne in provvedimenti delicati, per poi lasciare sempre l'alea del ricatto meschino all'opposizione, un ricatto che viene sempre inserito in modo da poter usare strumentalmente il voto finale per dire, ancora una volta, che il MoVimento 5 Stelle sarebbe contro la tutela delle donne. Siamo stufi di questi ricatti, di questi spot elettorali (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) che usano la sensibilità e l'arte della menzogna politica per giungere al consenso in barba ai cittadini italiani.
  Sappiamo tutti, colleghi, che questo provvedimento, vista la complessità e la delicatezza del merito, doveva essere affrontato in modo condiviso e completo, con calma, non in sessanta giorni, in modo che riprendesse interamente la Convenzione di Istanbul dall'inizio e non dalla fine, usandola come uno spot con cui riempirsi la bocca.Pag. 84
  Per far capire l'importanza data a questo argomento, gli italiani devono sapere che è andata così: presentazione in pieno ferragosto alla Camera, chiusa, per soddisfare un marketing politico, togliendo in questo modo geniale giorni validi alla conversione in legge del decreto-legge. Inizio trattazione il 10 settembre, con l'audizione di decine di associazioni in circa 24 ore che hanno letteralmente, dico letteralmente, demolito questo decreto, ridicolizzando l'operato del Governo. Un bambino forse avrebbe avuto maggiore lungimiranza, Presidente (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
  Poi, proprio nel momento in cui sembrava che le Commissioni in congiunta avessero il tempo di lavorare con attenzione, il meccanismo della marcia verso la conversione si è inceppato. Il MoVimento 5 Stelle si era dichiarato disponibile a lavorare il venerdì e il lunedì, nonché il martedì mattina, ma niente da fare; il week-end qui non si tocca. Nel frattempo arrivano però le dimissioni di massa dei parlamentari del PdL e le successive dimissioni degli stessi Ministri; l'intero Parlamento, come il Paese, si blocca da un momento all'altro, preso in ostaggio, ancora una volta, dai destini politici di un uomo solo, il senatore Silvio Berlusconi.
  Il lunedì viene sconvocata la Commissione perché il PdL deve riunirsi e, successivamente anche per parte del martedì, per le riunioni di altri gruppi politici. Sessanta giorni di follia pura: continui rinvii, tempi serrati, notturne, sospensioni per riunioni, rischi di decadenza del decreto.
  Se un'impresa lavorasse come noi facciamo alla Camera dei deputati della Repubblica italiana, signor Presidente, molto probabilmente fallirebbe nel giro di un mese (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
  Sul capo I sono sicuro che alcune colleghe del PD non hanno nemmeno capito il perché giuridico di alcuni nostri emendamenti e richieste: molto meglio sparare a zero contro i misogini a 5 Stelle, invece di capire, o almeno sforzarsi di capire, le ragioni tecniche proposte. Questo pacchetto era intriso in origine di norme incostituzionali, insussistenza dei requisiti di necessità ed urgenza, assenza di delega su materie oggetto della direttiva UE n. 29/2012, violazione dell'articolo 3 della Costituzione per palese irrazionalità e disparità nel trattamento della persona offesa dal reato e dei diversi reati, a cui è stato posto parziale rimedio con un pesante intervento della Commissione e – devo riconoscerlo – con un intenso lavoro della Presidente Ferranti. Anche qui, però, legislazione di serie B.
  Abbiamo recepito tantissimi pareri tecnici di giuristi e associazioni in materia, puntualmente rigettati dalla Commissione e dall'Aula. Abbiamo chiesto la soppressione dell'irrevocabilità della querela per evitare il rischio che la donna, temendo ripercussioni, sia disincentivata alla denuncia, consapevole della mancanza di una reale tutela che le assicuri un percorso d'uscita da queste situazioni di violenza, lasciando la donna sì supportata dallo Stato, ma padrona di se stessa; la soppressione del divieto di proroga delle indagini preliminari, altra arma a doppio taglio, che rischia di favorire l'indagato se non utilizzata con cura, a discapito della vittima e della completezza dell'indagine; avevamo proposto che l'aggravante per i reati di violenza sessuale nei confronti dei minori di anni 18, fosse senza ulteriori specificazioni, in modo da garantire il minore in quanto tale e non solo le situazioni di violenza quando fossero fatte da un genitore o tutore. Niente di tutto questo è stato accettato.
  Le misure di prevenzione previste, poste dall'articolo 3, sono una goccia nell'oceano in confronto alla tutela che servirebbe alle vittime. La sospensione della patente, di cui al comma 2, che può esser disposta dal questore, ad esempio, che razza di deterrente rappresenterebbe per il soggetto maltrattante, Presidente ? Inoltre, la definizione di violenza domestica, poi, differisce da quella della Convenzione di Istanbul. La tutela, infatti, deve essere tempestiva già dal primo episodio di violenza: Pag. 85non dimentichiamolo mai (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) !
  Ancora sull'articolo 4, che introduce il permesso di soggiorno per stranieri vittime di violenza domestica: non solo si restringe ancor di più il campo di applicazione per il rilascio, ma lo si vincola al parere obbligatorio dell'autorità giudiziari, senza prevedere un termine né una durata. Sappiamo inoltre, come nel comma 3 dell'articolo 7 in esame, sia stata apportata una pericolosa e vergognosa iniziativa normativa volta ad utilizzare l'esercito «in urbe» nei confronti della popolazione civile, e non possiamo che temere un articolo del genere, che reputiamo vergognoso (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
  Infine, è di rilievo il nostro emendamento Dis.1-bis.1, presentato al disegno di legge di conversione del decreto-legge. Con questo emendamento si riproponeva lo stesso identico testo che aveva l'originario articolo 12 del decreto, quello sul commissariamento delle province, che la maggioranza ha soppresso e sul quale il Governo ha lasciato fare, dando parere favorevole. Con il respingimento di questo emendamento, la conseguenza molto probabile, sarà quella di salvare per sempre tutte le 110 province attuali, perché alla prima finestra utile si tornerà a votare in una ventina di province (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
  Presidente, noi non possiamo che astenerci su questo provvedimento. Avremmo potuto votare a favore se si fossero analizzati, anche se totalmente insufficienti – lo ricordiamo – i primi cinque articoli, ovvero quelli sul femminicidio, ma non questo ennesimo decreto omnibus. A costo di essere strumentalmente attaccati, quindi, preferiamo la coerenza e la scelta di voler normare nel miglior modo possibile, visto la carica che ricopriamo, e non alla meno peggio turandoci il naso.
  Voi ci ponete di fronte a un ricatto morale che noi non accetteremo in rispetto delle donne.
  Si usa la repressione penale quando si vuole fare spot e invece ci si riempie di belle parole quando si vuole superare la pena detentiva carceraria, e le situazioni confliggono. In questa ipocrisia generale, le priorità che dovevano essere affrontate erano quella del riconoscimento e del finanziamento strutturale dei centri antiviolenza in modo forte, la tutela alle donne in difficoltà attraverso percorsi che dovevano mirare all'indipendenza economica e psicologica dal carnefice, la formazione delle forze di polizia che si trovano sul campo, la promozione culturale nelle scuole e un programma solido per la rieducazione del violento, tutto questo però in modo serio. I centri antiviolenza sono pochi e carenti di risorse e quelle stanziate da questo piano, Presidente, sono ridicole (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
  Prima la protezione della donna, poi la repressione. Il messaggio prima che penale doveva essere culturale. Così non è stato perché, colleghi, il problema vero è che i Governi precedenti hanno sempre pensato che le violenze venissero dallo straniero. Si è però scoperto che questo giochino, guardate un po’, è stato smascherato, ovvero che in primis il problema viene dalle nostre case.
  Concludendo, alcuni addirittura dicevano che per risolvere il problema sarebbe servito «un militare ogni bella donna», e sappiamo a chi ci riferiamo. In realtà, il problema viene anche da una deriva culturale sponsorizzata dal messaggio televisivo della mercificazione del corpo della donna, che ha dato un'idea, alle nostre sorelle, amiche e figlie, distorta (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). L'idea della donna oggetto, Presidente, al servizio dell'uomo. L'idea che la donna dovesse farsi bella per fare la velina o andare a trovarsi l'uomo ricco da sposare per sistemarsi, sono messaggi che sono arrivati dalle televisioni in questi anni. L'immagine, appunto, della donna, l'idea che l'immagine e la furbizia valgano più dei valori morali e dell'istruzione, l'idea che si dovesse essere assoggettata all'uomo ma, nel contempo, tutelata da misure ipocrite quali le «quote rosa» imposte.Pag. 86
  Noi crediamo, invece, che alla donna, come all'uomo, in quanto cittadini, spettino i posti di merito in quanto persone meritevoli, intelligenti e capaci, partendo dal presupposto fondamentale, però, che entrambi abbiano gli stessi diritti e le stesse condizioni di partenza e mezzi per partecipare attivamente a questa società (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Concluda ! Ha finito il suo tempo.

  VITTORIO FERRARESI. Concludo, Presidente. Solo così otterremo quella parità tanto auspicata che oggi manca. Influiamo sul cambiamento culturale con i fatti e non con le belle parole con cui vi siete riempiti la bocca in questi mesi, colleghi, e forse otterremo una legge migliore di questa. La montagna mediatica creata ad arte ha partorito un topolino legislativo, Presidente (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. La ringrazio.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Roberta Agostini. Ne ha facoltà.

  ROBERTA AGOSTINI. Signora Presidente, colleghi, rappresentanti del Governo, come prima di me molti colleghi, anche io vorrei soffermarmi sul cuore di questo provvedimento, cioè sul complesso di norme in materia di contrasto alla violenza. Non è la prima volta che ne discutiamo. Non era scontato che uno dei primi atti votato all'unanimità da questa Camera fosse la ratifica della Convenzione di Istanbul, né era scontata l'approvazione di una mozione di indirizzo rivolta al Governo contenente una serie di impegni precisi. È il segno forte di un ruolo che il Parlamento ha voluto assumere su di sé e di una determinazione di cui la Presidente Boldrini è stata in questi mesi autorevole guida, nella volontà di rispondere in maniera urgente ed efficace al fenomeno della violenza. Diamo atto al Governo di avere preso seriamente questa questione, anche avviando quella task force indispensabile per un'ottica integrata e multidisciplinare per affrontare il contrasto alla violenza.
  Abbiamo compiuto queste scelte aprendoci al dialogo e all'ascolto, guardando con attenzione al vasto movimento delle donne che ha rivendicato diritti di autonomia e libertà in Italia e nel mondo. Penso al Messico dove è nata la parola femminicidio, ossia l'uccisione di donne in quanto donne. Penso alle grandi manifestazioni che hanno attraversato l'India a seguito del brutale stupro e dell'uccisione di una giovane ragazza a Delhi.
  Con questa attenzione e con questa consapevolezza di avere di fronte a noi temi cruciali che riguardano la vita delle donne, abbiamo lavorato nelle Commissioni, ascoltando associazioni, centri antiviolenza, esperti e operatori, che ci hanno parlato di una forza delle donne e di una fragilità di risposta delle istituzioni. Abbiamo ascoltato critiche, abbiamo ascoltato proposte, abbiamo ascoltato osservazioni.
  Il testo che uscirà oggi da questa Aula è molto diverso da quello che ci era stato sottoposto. Anche io avrei preferito un provvedimento più omogeneo e che contenesse una strategia più completa e organica, ma io qui voglio rivendicare la scelta di non affossare e di non stravolgere il testo, come qualcuno pure ci aveva chiesto, ma al contrario voglio rivendicare il pieno esercizio di una piena responsabilità del nostro ruolo di parlamentari, che oggi porta a norme migliorate, anche in maniera radicale, a norme utili, a norme positive per la vita di tante donne. È un passo significativo in avanti dunque, secondo le direttrici che ci ha indicato la Convenzione di Istanbul. Non potevamo, signora Presidente, sprecare questa opportunità.
  Di questo ringrazio i relatori Ferranti e Sisto, ringrazio l'interlocuzione con il Governo, con la Viceministra Guerra, ringrazio i componenti delle Commissioni, le colleghe parlamentari, e ringrazio il mio gruppo per la discussione che abbiamo avuto in diverse occasioni e che, nonostante Pag. 87quello che si pensa, è stata molto utile anche per il merito del nostro lavoro parlamentare.
  Io vorrei citare alcune di queste novità che ritengo utili e positive: il riconoscimento della violenza assistita e della violenza subita dai minori, perché sappiamo che un minore che assiste a violenza ha molte possibilità di diventare lui stesso un uomo violento. Voglio citare la previsione della comunicazione alla persona offesa attraverso la messa in rete di presidi sanitari e di servizi sociali, perché lo spazio che va dalla denuncia all'inizio del processo è spesso uno spazio difficile, di solitudine per la persona offesa. Voglio citare la previsione del permesso di soggiorno per le donne immigrate che subiscono violenza. Io credo che anche il compromesso che abbiamo trovato nel dibattito serio che abbiamo svolto tra revocabilità e irrevocabilità è un compromesso positivo: una revocabilità in sede processuale e un'irrevocabilità per i casi più gravi. Abbiamo valutato e abbiamo pesato il principio della tutela della vittima, il principio dei diritti umani, il principio dell'autonomia e il principio della responsabilità pubblica. Allora io credo che questa soluzione metta ancora di più tutti noi di fronte all'urgenza e alla necessità di rafforzare i presidi di aiuto, perché le donne denunciamo se c’è una rete che prende in carico la denuncia, se si attiva un percorso di sostegno.
  È stato detto che il cuore di tutto il testo è l'articolo 5. Per la prima volta – e io questo voglio sottolinearlo – in modo chiaro e in modo netto, noi scriviamo dentro una legge, nero su bianco, la previsione di un vero Piano nazionale antiviolenza. Questo è un fatto importante, un fatto positivo, un piano nazionale antiviolenza che deve essere costruito con i centri, con le associazioni, che deve prevedere azioni di prevenzione e di formazione degli operatori nelle scuole con i ragazzi.
   Per la prima volta in un testo di legge parliamo di uomini violenti e della necessità di progetti di recupero che impediscano la recidiva, provando a spostare per una volta l'attenzione dall'identità della donna vittima al tema dell'identità maschile e dei moventi che spingono un uomo ad aggredire.
  E soprattutto con l'articolo 5-bis, che abbiamo voluto fortemente in Commissione, riconosciamo il ruolo dei centri antiviolenza e delle case rifugio, anche questo per la prima volta dentro un testo di legge, che non sono solo luoghi di accoglienza o posti letto, che pure sono importantissimi e fondamentali, ma luoghi che, attraverso una metodologia dell'accoglienza, hanno fatto prevenzione, hanno fatto cultura, sono stati e sono spesso, in splendida e terribile solitudine, avamposti territoriali e veri laboratori sociali.
  Sappiamo anche noi che le risorse che abbiamo trovato non sono sufficienti, ma sono comunque una svolta rispetto al testo originario e chiediamo fin d'ora, e sappiamo che lo troveremo, l'impegno del Governo per trovare altre risorse nella legge di stabilità.
  Colleghi, Presidente, la discussione che ha accompagnato la riformulazione del testo è stato un passo avanti nella consapevolezza del fatto che la violenza non è un fenomeno emergenziale episodico e che la violenza in famiglia non è un fatto privato, che riguarda semplicemente chi la subisce, ma è un fenomeno strutturale, che chiede una progettualità pubblica e di lungo periodo.
  Allora, se è così, la soluzione non è dietro l'angolo: sarà l'esito di un cambiamento culturale profondo, che dovrà affrontare il nodo delle relazioni tra gli uomini e le donne. Quelle vittime che ci guardano dalle pagine dei giornali quasi quotidianamente chiedono giustizia. Sono donne che hanno compiuto quel gesto antico, ma insieme modernissimo, di libertà e di affermazione di sé che per prima ha compiuto Franca Viola tanti anni fa, quando si è sottratta al dominio di leggi scritte e di leggi non scritte, e che in molte, in troppe, quel gesto hanno pagato con la propria vita.Pag. 88
  Vi è un piano delle garanzie e un piano delle tutele individuali, vi è un piano politico e vi è un piano sociale, vi è una limitazione di fatto ed una violazione dei propri diritti essenziali per chi la violenza la subisce direttamente e vi è una limitazione, un condizionamento, che riguarda tutti, per il solo fatto che la violenza esiste.
  Quelle vittime, cioè, interrogano nel profondo la politica e la sua capacità di garantire la misura della libertà possibile e il riconoscimento e l'accoglienza delle differenze; interrogano la capacità della politica di schierarsi dalla parte della libertà e dell'autonomia, contro un'assurda idea, antica e modernissima insieme, di dominio e di potere. Noi abbiamo il dovere di provare a salvare altre vite, come in questi mesi ha fatto l'entrata in vigore di questo decreto, e lo facciamo se capiamo la natura di quelle morti e diamo risposte adeguate e conseguenti.
  Noi davvero possiamo indicare un'altra idea di un cambiamento possibile nella convivenza civile, riconoscendo e accogliendo le differenze, insegnando la dignità e il rispetto. Per queste ragioni e per questi obiettivi, mi auguro che il decreto arrivi in tempi rapidi al Senato e venga convertito, annunciando il voto favorevole del gruppo del Partito Democratico (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

  PRESIDENTE. Questo era l'ultimo intervento per dichiarazione di voto finale. Ora abbiamo interventi a titolo personale.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, la deputata Michela Marzano. Ne ha facoltà.

  MICHELA MARZANO. Signora Presidente, intervengo molto rapidamente per annunciare, aggiungerei ovviamente, anche il mio voto favorevole a questo disegno di legge, che rappresenta un passo importante nella lotta contro la violenza di genere. Mi permetto di dissentire rispetto a quanto è stato detto prima dall'onorevole Di Salvo, nel senso che, pur condividendo le critiche che sono state avanzate, è vero che è facile astenersi dal voto quando vi sono altri che votano per la conversione di questo decreto-legge.
  Solo un rimpianto da parte mia, signora Presidente: riguarda il dibattito sull'opposizione tra paternalismo e autonomia. Non sono così ingenua da pensare, come è stato insinuato da alcuni, che, di fronte alle minacce, la libertà di una donna resti intatta e totale. Conosco, anche personalmente, cosa voglia dire l'incapacità di difendersi da se stessi e dalle proprie fragilità. Penso, però, e lo rivendico con forza, che, solo scommettendo sulla capacità che noi esseri umani abbiamo di autodeterminarci, possiamo progressivamente costruire una società in cui le parole e i desideri di tutti possano essere presi sul serio.
  Sapere aude, abbi il coraggio delle tue idee, diceva Kant, inaugurando il secolo dei lumi. Abbiamo il coraggio di essere noi stessi, aggiungo io e concludo, signora Presidente, affinché, nel nostro secolo, trionfi non la verità – solo gli imbecilli pretendono sapere cosa sia la verità – ma l'autenticità e l'onestà intellettuale (Applausi di deputati del gruppo Partito Democratico) ?

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Andrea Vecchio. Ne ha facoltà.

  ANDREA VECCHIO. Signora Presidente, sono imbarazzato nel fare questo intervento, sono imbarazzato perché...

  PRESIDENTE. Per favore, colleghi ! Altrimenti non riusciamo a seguire l'intervento. Prego.

  ANDREA VECCHIO. ... vedo che questo Parlamento da un paio di settimane si occupa del femminicidio, un problema che, secondo la mia cultura, la mia educazione, non dovrebbe esistere. Mi hanno insegnato che le donne al massimo si colpiscono con un fiore, mi hanno insegnato che le donne nelle nostre famiglie sono gli angeli del focolare. Ora, mentre il Paese sta morendo, mentre i disoccupati Pag. 89aumentano, mentre le imprese chiudono, mentre il reddito del Paese scende, noi, il Parlamento intero, tante intelligenze, tante forze, tante energie, ci stiamo occupando di un problema che io considero futile, perché mai, mai, noi potremmo impedire ad un uomo di uccidere un altro uomo con il rigore di una legge ! Questo lo possiamo fare solo con l'educazione, con la scuola, con la crescita. E questo Paese, negli ultimi vent'anni, ha trascurato la scuola, ha boicottato la scuola (Applausi dei deputati dei gruppi Scelta Civica per l'Italia e MoVimento 5 Stelle), non ha permesso ai nostri bambini di diventare uomini, perché la scuola è stata completamente trascurata.
  Ma, signora Presidente, voglio aggiungere un'altra cosa: questo nostro popolo probabilmente – mi deve consentire un altro minuto – non dispone degli strumenti necessari all'accoglienza, non ne dispone. Caro Presidente, sulle nostre coste, sulle coste meridionali della Sicilia e dell'Italia meridionale, dal 1980 ad oggi vi sono stati 20 mila naufragi.

  PRESIDENTE. Concluda per favore, onorevole Vecchio.

  ANDREA VECCHIO. E hanno procurato ventimila morti. E questi morti sono da paragonare al femminicidio, questi morti sono vittime della nostra trascuratezza, questi morti sono vittime della insipienza di questa società. Avrei tanto altro da dire, signora Presidente (Applausi dei deputati dei gruppi Scelta Civica per l'Italia e MoVimento 5 Stelle), ma...

  PRESIDENTE. La ringrazio. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, la deputata Costantino. Ne ha facoltà.

  CELESTE COSTANTINO. Signora Presidente, solo per dire che con dolore intervengo in quest'Aula, perché non avrei voluto fare questo intervento. E mi rivolgo all'onorevole Marzano. Noi non abbiamo mai delegato le nostre responsabilità a nessuno. Siete voi che, da maggioranza di Governo, in questo dibattito ci avete spiegato che questa legge non va bene, che fa schifo il fatto che sia collegata alla TAV, al furto di rame e quant'altro, e ci continuate a dire, e dite alle donne che stanno fuori, «Però è questo quello che possiamo fare !». Vi do una notizia: siete al Governo di questo Paese (Applausi dei deputati dei gruppi Sinistra Ecologia Libertà e MoVimento 5 Stelle) ! E se aveste voluto cambiarla questa legge, l'avreste potuto fare ! Se siete d'accordo che ci vuole più formazione, ci vuole più educazione, l'avreste potuto mettere in questo decreto e non l'avete voluto fare. Siete voi che vi state prendendo una responsabilità grande nei confronti delle donne che vi stanno guardando fuori da quest'Aula (Applausi dei deputati dei gruppi Sinistra Ecologia Libertà e MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di intervenire per un ringraziamento il deputato Paolo Sisto. Ne ha facoltà.

  FRANCESCO PAOLO SISTO, Relatore per la I Commissione. Signor Presidente, intervengo molto brevemente per un duplice ringraziamento. Il primo è rivolto alla collega Ferranti, che è stata presidente della II Commissione e correlatrice e che ha contribuito non poco a consentire che questo provvedimento giungesse a termine, unitamente ovviamente a tutti i deputati, nessuno escluso, di tutti gruppi, che – credo – attivamente e fattivamente hanno dato prova di grande maturità cercando un provvedimento migliore, quale io ritengo sia quello che è giunto in Aula, rispetto a quello che – non me ne vorrà il Governo – era stato presentato alle Commissioni.
  Il Parlamento ha dato prova di saper intervenire fattivamente e puntualmente su determinati parametri, proponendo comunque un testo che ha la pretesa, oltre che di punire, anche di prevenire, di intervenire su settori nevralgici come le province, ma anche sulla sicurezza pubblica in modo sistematico e non certamente isolato ed episodico. Questa almeno – poi si potrà dire bene o male – è la ratio che noi abbiamo cercato di perseguire.Pag. 90
  Un altro ringraziamento particolare, Presidente – e ho finito – è al collega Gitti, che mi dà modo – e lo ringrazio veramente – di poter chiarire un determinato passaggio. Il collega Gitti nel suo intervento a titolo personale mi ha chiamato in causa, come presidente della Commissione, affermando che nella scelta dei relatori avrei tagliato fuori per l'ennesima volta il gruppo di Scelta Civica per l'Italia. Io – ripeto – sono lieto di poter attestare come invece questo non sia rispondente al vero, pur precisando che l'articolo 79, comma 3, del Regolamento e la prassi applicativa fanno sì che le funzioni di relatore in sede referente spettino in linea di principio al presidente della Commissione; questi può delegare ad altri questa funzione, tant’è che quando mancano i relatori è il presidente che assume automaticamente la stessa relazione sostituendo gli assenti. Per la scelta dei relatori Regolamento e prassi non prescrivono alcun criterio, è una valutazione di opportunità discrezionale nell'effettuare la quale il presidente della Commissione tiene conto di diversi aspetti tra i quali anche, ma non solo, prevalentemente il criterio di appartenenza a questo o a quel gruppo, anche di maggioranza.
  Ma la gratitudine nei confronti del valoroso collega Gitti deriva dal fatto che ho potuto verificare, grazie anche agli uffici, che i colleghi di Scelta Civica per l'Italia sono stati nominati più volte relatori in I Commissione – anche il collega Gitti – su provvedimenti in sede referente, in sede consultiva e in sede di parere su atti dell'Unione europea. Mi sembra che quindi quando si ha l'occasione di poter verificare se si è operato bene e si verifica che questo è avvenuto veramente il ringraziamento è profondo.

Su un lutto del deputato Ivan Scalfarotto.

  PRESIDENTE. Comunico che il collega Ivan Scalfarotto è stato colpito da un grave lutto: la perdita del padre.
  La Presidenza della Camera ha fatto pervenire al collega le espressioni della più sentita partecipazione al suo dolore, che desidero ora rinnovare anche a nome dell'intera Assemblea.

Si riprende la discussione.

(Coordinamento formale – A.C. 1540-A)

  PRESIDENTE. Se non vi sono obiezioni, la Presidenza si intende autorizzata al coordinamento formale del testo approvato.
  (Così rimane stabilito).

(Votazione finale ed approvazione – A.C. 1540-A)

  PRESIDENTE. Passiamo alla votazione finale.
  Indìco la votazione nominale finale, mediante procedimento elettronico, sul disegno di legge n. 1540-A: Conversione in legge del decreto-legge 14 agosto 2013, n. 93, recante disposizioni urgenti in materia di sicurezza e per il contrasto della violenza di genere, nonché in tema di protezione civile e di commissariamento delle province, di cui si è testé concluso l'esame.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Cassano, Gandolfi, Gregori, Miccoli, Chiarelli, Boccuzzi, Pizzolante.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

  «Conversione in legge del decreto-legge 14 agosto 2013, n. 93, recante disposizioni urgenti in materia di sicurezza e per il contrasto della violenza di genere, nonché in tema di protezione civile e di commissariamento delle province» (1540-A):

   Presenti  363   
   Votanti  343   
   Astenuti   20   
   Maggioranza  172   
    Hanno votato  343    
    Sono in missione  54.    

Pag. 91

  La Camera approva (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico, Il Popolo della Libertà-Berlusconi Presidente e Scelta Civica per l'Italia e applausi polemici dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle – Vedi votazioni).

  (Il deputato Francesco Sanna ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole).

Esame della Nota di aggiornamento del Documento di economia e finanza 2013 (Doc. LVII, n. 1-bis) (ore 18,10).

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'esame della Nota di aggiornamento del Documento di economia e finanza 2013. Ricordo che, per l'esame della Nota, è previsto dall'articolo 118-bis, comma 4, del Regolamento, un dibattito limitato, con l'intervento di un deputato per ciascun gruppo e per ciascuna componente del gruppo Misto, nonché dei deputati che intendano esprimere posizioni dissenzienti dai rispettivi gruppi.
  Avverto che è in distribuzione lo stampato recante il testo corretto della Nota di aggiornamento e che lo schema recante la ripartizione dei tempi è pubblicato in calce al vigente calendario dei lavori dell'Assemblea (vedi calendario).

(Discussione – Doc. LVII, n. 1-bis)

  PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione.
  Ha facoltà di parlare il relatore, deputato Misiani.

  ANTONIO MISIANI, Relatore. Signora Presidente, le previsioni della Nota di aggiornamento che è in discussione in quest'aula ci dicono che il 2013 si concluderà con un significativo calo del prodotto interno lordo, pari all'1,7 per cento. È una dinamica che dovrebbe essersi stabilizzata nel terzo trimestre di quest'anno e dovrebbe tornare a crescere moderatamente nel quarto. L'Italia, signora Presidente, esce dalla peggiore recessione dal dopoguerra letteralmente stremata.

  PRESIDENTE. Per favore colleghi ! È veramente difficile, per favore un po’ di attenzione !

  ANTONIO MISIANI, Relatore. In cinque anni, signora Presidente, la crisi ha distrutto oltre un milione e seicentomila posti di lavoro, 8 punti e mezzo di prodotto interno lordo, oltre 22 punti di produzione industriale. Nel 2013 il prodotto interno per abitante in termini reali scenderà al livello del 1996. Il tasso di disoccupazione dal 2007, l'anno prima della crisi, è raddoppiato, toccando quest'anno il record storico del 12,2 per cento.
  Dal 2007 al 2012 le persone in condizioni di povertà assoluta, cioè al di sotto del livello minimo dignitoso di esistenza, sono a loro volta raddoppiate ed oggi rappresentano l'8 per cento della popolazione italiana.
  Sono numeri «freddi» indubbiamente. Dietro questi numeri, però, c’è la realtà di un Paese impoverito, diseguale e spesso indifferente di fronte a questa vera e propria emergenza sociale.
  La Nota di aggiornamento conferma le prospettive positive per il 2014, ma la crescita sarà ancora modesta: più 1 per cento. La ripresa si rafforzerà nel triennio successivo, ma questa crescita non basterà a riassorbire l'esercito dei senza lavoro, perché l'occupazione, che è scesa molto quest'anno, continuerà a scendere anche l'anno prossimo ed il tasso di disoccupazione salirà nel 2014, per ridursi solo marginalmente negli anni successivi.
  L'evoluzione di questo quadro economico si riflette anche sui numeri della finanza pubblica. L'indebitamento netto tendenziale quest'anno è lievemente al di sopra del 3 per cento, essenzialmente a causa di entrate inferiori rispetto alle previsioni di sei mesi fa. Le regole europee ci chiamano ad una correzione che è in discussione nel Consiglio dei ministri. La correzione deve essere di almeno un miliardo e mezzo di euro. Ci auguriamo che Pag. 92gli strumenti per attuare questa correzione non passino attraverso l'ennesimo aumento delle accise o interventi fiscali penalizzanti.
  Nonostante questa criticità, i numeri della Nota confermano il percorso di risanamento che era stato programmato dal Documento di economia e finanza. E l'indebitamento netto strutturale, cioè al netto del ciclo e delle una tantum, già quest'anno si avvicinerà al pareggio. Questo riequilibrio, però, dipende in misura cruciale dall'andamento degli interessi sul debito pubblico. Le stime della nota incorporano una riduzione importante degli spread tra i titoli italiani e i titoli tedeschi, previsti in discesa fino a 100 punti nel 2016. Ed è questa riduzione che produce risparmi molto consistenti rispetto alle previsioni di sei mesi fa. Queste previsioni stanno in piedi a due condizioni, che nei prossimi anni continuino a tenere i meccanismi anti spread implementati dalla Banca centrale europea, e che nei prossimi anni – ed è la seconda condizione – in Italia ci sia stabilità di Governo ed efficace azione di Governo per aggredire i nodi strutturali che strozzano la crescita italiana.
  Signor Presidente, in questi primi mesi della legislatura, come ricorda la nota, sono stati varati provvedimenti importanti: dal decreto sui pagamenti della pubblica amministrazione a quello sugli incentivi per l'occupazione giovanile; dall'abolizione della prima rata dell'IMU sulla prima casa alle semplificazioni burocratiche. Sono tutti primi passi importanti perché segnano una svolta netta, una netta inversione di tendenza dopo un biennio di durissima austerità. Le manovre economiche dell'ultima parte del 2011 hanno somministrato una cura da cavallo al nostro Paese, fatta di tagli e tasse per 81 miliardi di euro a regime, quasi cinque punti di prodotto interno lordo. È una cura che ci ha permesso di uscire dalla procedura di disavanzo eccessivo, ma questa cura da cavallo ha concorso ad un biennio di ulteriore, severa recessione. Ora finalmente possiamo voltare pagina. Ora finalmente discutiamo di quali tasse abolire e di quante risorse aggiuntive possiamo stanziare per le infrastrutture, piuttosto che per la scuola. E ora finalmente lo Stato ha iniziato a pagare i propri debiti.
  La Nota fa il punto sull'attuazione del decreto sugli arretrati della pubblica amministrazione. A fronte di 47 miliardi di euro stanziati nel biennio 2013-2014, di cui 20 nell'anno in corso, le risorse erogate, quindi finite nelle casse delle piccole e medie imprese italiane, ammontano a 11 miliardi di euro a fine settembre, pari al 57 per cento di quanto stanziato. E questa è la più grande manovra di stimolo economico messa in atto da questo Paese da parecchi anni a questa parte. Il cambiamento di rotta insomma c’è, è visibile, ma ora è tempo di accelerare. Bisogna innanzitutto rivedere le politiche economiche europee, come scrive giustamente la Nota di aggiornamento, dando priorità alla crescita economica e all'occupazione perché in cinque anni nella zona euro i disoccupati sono passati da 12 a 19 milioni e le politiche di austerità non hanno impedito che il debito passasse dal 70 al 96 per cento del PIL.
  Le politiche di restrizione fiscale, tanto care a Bruxelles, hanno mostrato i loro limiti in questi anni. È tempo di cambiare rotta. E cambiare rotta è decisivo se non vogliamo affossare l'euro e, con l'euro, il progetto di integrazione europea. La priorità a casa nostra è rimuovere i macigni che bloccano ogni possibilità di sviluppo e la Nota contiene impegni e indicazioni importanti da questo punto di vista. Dobbiamo tornare innanzitutto ad investire sulla qualità del capitale umano nel nostro Paese. Ieri sono usciti i dati, relativi ad un'indagine OCSE sui 24 Paesi avanzati, imbarazzanti per il nostro Paese, che evidenziano che gli adulti italiani sono all'ultimo posto per competenze alfabetiche e al penultimo per competenze matematiche. E sono dati ancora più sconfortanti per il segmento dei neet, i giovani che non lavorano, che non studiano e che rappresentano uno dei più preoccupanti bubboni dell'emergenza sociale del nostro Paese.
  Il Governo ha varato un decreto importante su questo tema che, dopo anni di Pag. 93tagli, sposta risorse sulla scuola. Bisogna andare avanti su questa strada, perché solo recuperando questo enorme ritardo possiamo cogliere le nuove e grandi opportunità di sviluppo offerte dall'economia della comunicazione e della conoscenza. Dobbiamo occuparci delle condizioni impossibili in cui si fa impresa in Italia e le sfide si chiamano giustizia civile, semplificazione amministrativa, lotta alla corruzione. Negli anni recenti è stato fatto molto su questi terreni, ma il compito è tutt'altro che esaurito. Dobbiamo alleggerire il peso del debito pubblico: i numeri della Nota dicono che a fine 2013 toccherà il 132,9 per cento del PIL, ed è un altro, triste record storico. Il costo di questo debito divora oltre cinque punti di PIL, oltre 80 miliardi di euro ogni anno, sottraendo risorse preziose agli investimenti produttivi. Il Governo pone degli obiettivi ambiziosi di riduzione del rapporto debito-PIL.
  Credo che la chiave per conseguirli, al di là degli obiettivi di dismissione patrimoniale, sia anzitutto agire sul denominatore, sull'evoluzione e l'andamento del prodotto interno lordo, sulla capacità del nostro Paese di recuperare una crescita economica sostenuta e sostenibile. Dobbiamo allentare la pressione fiscale, che nel 2013 toccherà un altro indesiderato massimo storico, con il 44,3 per cento del PIL, per scendere solo marginalmente negli anni successivi per l'evoluzione tendenziale dei conti pubblici. Le tasse continuano a gravare troppo su chi lavora e su chi fa impresa e troppo poco su chi vive di rendita e su chi inquina, e sono tasse che schiacciano sempre di più chi le paga fino all'ultimo euro, mentre milioni di italiani continuano ad evaderle. Bisogna partire da qui per cambiare il fisco. Mettendo definitivamente da parte – e lo dico a tutte le forze di questa maggioranza – le bandierine elettorali, partendo dai dati di realtà e da ciò che serve a questo Paese.
  Dobbiamo infine rimuovere il macigno di una spesa pubblica spesso inefficace, che va riorientata prima ancora che ridotta, passando dal cattivo risanamento dei tagli lineari ad una buona razionalizzazione della spesa che liberi risorse da investire sulla scuola, sul lavoro, sulla ricerca, sulle infrastrutture materiali e immateriali. Sarà il compito del nuovo commissario alla spending review, Carlo Cottarelli, a lui facciamo i nostri migliori auguri di buon lavoro, perché dal suo lavoro dipende un pezzo importante delle politiche economiche dei prossimi anni.
  L'elenco potrebbe continuare, signor Presidente, ma il punto è solo uno: bisogna passare ai fatti, aggredendo uno ad uno questi nodi e la legge di stabilità sarà il primo vero banco di prova di questo Governo. Ho concluso, signor Presidente.
   L'Italia può fare meglio di così. Può e deve fare meglio dei numeri di questa Nota di aggiornamento. I gruppi della maggioranza hanno riconfermato un'ampia fiducia al Governo. Ci sono le condizioni politiche per lavorare con un orizzonte di medio periodo, portando a compimento le riforme necessarie per rimettere in marcia il nostro Paese. Se il Governo andrà in questa direzione con il coraggio e la determinazione che servono non mancherà il nostro contributo e il nostro sostegno (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Scelta Civica per l'Italia).

  PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare ora il rappresentante del Governo, il Viceministro Fassina.

  STEFANO FASSINA, Viceministro dell'economia e delle finanze. Signor Presidente, non ho nulla da aggiungere alla relazione del relatore e mi riservo di intervenire sulla risoluzione.

  PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Di Gioia. Ne ha facoltà.

  LELLO DI GIOIA. Signor Presidente, la Nota di aggiornamento dà degli elementi di riflessione, nel senso che noi abbiamo oggi effetti negativi per il trascinamento della crisi del 2012.
  È chiaro che abbiamo la necessità di intervenire, nonostante il Governo, in questi mesi di operatività, ha prodotto degli Pag. 94interventi interessanti, che possono e devono rilanciare la crescita del nostro Paese. Pur tuttavia, noi crediamo che vi è bisogno di interventi sostanziali e sostanziosi, interventi strutturali che vanno ovviamente della direzione di abbattere il debito pubblico e di fare in modo che si possano rispettare quelli che sono i parametri del rapporto deficit-PIL. Io credo, e noi crediamo, come socialisti, che intervenire sulla riduzione della spesa pubblica sia estremamente significativo, non certamente come si è intervenuto...

  PRESIDENTE. Concluda.

  LELLO DI GIOIA. Arrivo ovviamente alle conclusioni, avendo pochissimo tempo a disposizione. Non certamente come si è intervenuto in tempi passati, con tagli lineari, ma con interventi selettivi che consentano appunto di poter crescere. Vorrei semplicemente sottolineare e chiedere al Viceministro, che oggi è presente qui...

  PRESIDENTE. Concluda.

  LELLO DI GIOIA. Concludo rapidamente. Stavo dicendo che voglio sottolineare al Viceministro qui presente che è possibile intervenire, per esempio, su una serie di enti, che sono notevoli e che consumano risorse pubbliche. Abbiamo la bellezza di 33 enti, più 166 enti partecipati, nonché 86, tra agenzie e enti pubblici. Questo significa sperpero, questo significa consigli di amministrazione, questo significa fare in modo che questi interventi possono determinare un abbattimento reale della spesa pubblica. Ecco per cui io credo che noi abbiamo la necessità di avere coraggio; questo Governo deve avere coraggio per fare in modo che si facciano delle riforme strutturali importanti per ridurre il debito e quindi fare in modo che si possa riprendere la crescita.

  PRESIDENTE. Prego i colleghi di stare nei tempi.
  È iscritto a parlare il deputato Bruno Tabacci. Ne ha facoltà.

  BRUNO TABACCI. Signor Presidente, signor Viceministro, convengo con le valutazioni del relatore sulla Nota di aggiornamento, che aggiorna le previsioni, ahinoi, sul terreno negativo, e si aggrappa a una flebile ripresa nell'ultimo trimestre dell'anno. La ripresa, e quindi l'occupazione vera, è però stretta da un lato da una pressione fiscale insostenibile – almeno per chi paga le tasse –, che secondo l'ISTAT di ieri ha raggiunto il 43,8 per cento del PIL nel primo semestre dell'anno e che arriverà a fine anno al 45 per cento del PIL in relazione alla contrazione della crescita; dall'altro lato, bisogna agire sull'entità della spesa pubblica, soprattutto sulla sua qualità, attorno alla quale ci si attende molto dall'azione del dottor Cottarelli. È necessario che sulla legge di stabilità il Governo compia delle scelte precise. L'analisi di oggi è in qualche modo propedeutica alle scelte del Governo in materia di legge di stabilità. Si tratta di allargare la dote finanziaria per la riduzione del cuneo fiscale e contributivo, distribuendo il beneficio tra imprese e lavoratori, per stimolare competitività delle imprese e consumi.
  Il prelievo sul lavoro da noi è tra i più alti: 47,6 per cento, contro il 35,6 per cento della media OCSE, ed è anche tra i più odiosi di fronte all'abnorme dimensione dell'evasione fiscale. Infatti, chi paga le tasse in qualche modo è perché vi è costretto, e siccome c’è un'ampia fascia del Paese che rispetto al dovere fiscale è in una condizione di totale ambiguità, è ovvio che questo diventa odioso. Si può partire dai 4-5 miliardi di euro di cui si sente in questi giorni, di cui si legge sui giornali dalle intenzioni del Governo, per arrivare almeno a 7, in modo da dare un segnale forte sia alle imprese che ai lavoratori. Su questa azione il Governo si gioca una parte rilevante delle sue carte, unitamente alla necessità di tener sotto controllo la struttura della finanza pubblica rientrando nel tetto del 3 per cento. Il fabbisogno di cassa del settore statale a settembre Pag. 95ha messo in luce un peggioramento di circa 4 miliardi di euro su base mensile.
  Il controllo della spesa negli ultimi tre mesi sarà decisivo – ottobre, novembre, dicembre – ma, soprattutto, sarà necessario cominciare un'azione profonda di accertamento della qualità della spesa già nella legge di stabilità, se si vuole davvero voltare pagina e creare le precondizioni di un 2014 molto diverso dall'anno che stiamo chiudendo.

  PRESIDENTE. La invito a concludere.

  BRUNO TABACCI. Ho concluso. La lotta all'evasione e la lotta agli sprechi sulla spesa pubblica sono le due facce della stessa medaglia; e, poi, un intervento strutturale sul debito che va concertato in sede europea. Se il debito italiano mina l'equilibrio dell'euro, è interesse di tutti, anche dei tedeschi dopo le elezioni, occuparsene. E, da ultimo, la questione dell'IMU. In queste settimane abbiamo sopportato un dibattito così ondivago da rasentare la scarsa serietà. Sarà bene che se deve diventare lo strumento di riferimento della tax service, che si lavori in profondità in tema di finanza locale e che si avvii un procedimento legato all'autonomia impositiva degli enti locali, che è fondamentale per ridare serenità agli amministratori locali e per dare un po’ di certezze ai nostri concittadini (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Centro Democratico).

  PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Guidesi. Ne ha facoltà.

  GUIDO GUIDESI. Signor Presidente, noi siamo sempre stati fermi oppositori della politica economica di questo Governo e, purtroppo, oggi, i dati anche di questa Nota ci danno conferma che quello che è stato fatto da questo Governo non ha avuto successo, anzi, alcuni indicatori sono addirittura peggiorati. Quello che più ci preoccupa, al di là dei dati, è il punto di partenza sul quale il Governo vuole, come ci è detto, abbassare il cuneo fiscale, abbassare le tasse alle imprese, diminuire e razionalizzare la spesa pubblica. Diciamo questo, perché noi non pensiamo che un commissario alla spending review, chiunque esso sia, possa essere la soluzione o possa veramente creare un processo riformista dal punto di vista della spesa pubblica e di razionalizzazione in questo Paese, in maniera tale da recuperare risorse, da immettere, poi, nell'abbassamento delle tasse alle imprese e del cuneo fiscale e per dar vita, poi, a maggiori consumi e, dunque, ad un rilancio vero dell'economia.
  Perché tanto si parla di spending review, tanto parla questo Governo di spending review, ma nel conto economico della pubblica amministrazione si evidenzia un costante aumento della spesa pubblica, anche previsto, nell'ultimo anno e per gli anni a venire, per tutte le voci di spesa, senza alcuna ipotesi di variazione a seguito dei provvedimenti approvati dal Governo Letta, che ha confermato nella Nota di aggiornamento le previsioni del DEF riguardo alle voci di spesa della pubblica amministrazione. La razionalizzazione della spesa è del tutto generica, priva di riferimenti normativi e non viene fatta alcuna stima dell'impatto sul conto economico della pubblica amministrazione; dal che si dovrebbe addirittura dedurre che non è attesa alcuna riduzione della spesa pubblica permanente e significativa e che ciò non rientra prioritariamente al di là delle enunciazioni di principio che questo Governo, ormai, fa quotidianamente.
  La Nota evita accuratamente di richiamare il concetto di federalismo fiscale: si parla solo ed esclusivamente di decentramento, ma mai di responsabilità, che è il principio fondante di una riforma strutturale o di un'autonomia impositiva da parte degli enti locali. La mancata applicazione del principio di responsabilità relativo al federalismo fiscale ha fatto sì che alcuni enti locali – è giusto dirselo in quest'Aula –, a discapito dell'intera collettività, potessero coprire i buchi di bilancio semplicemente scaricandoli sullo Stato: un esempio su tutti, il comune di Roma.Pag. 96
  Oggi, il contesto è profondamente cambiato e, purtroppo, in peggio, perché il perdurare e l'aggravarsi della crisi economica ha fatto esplodere anche una crisi sociale per rispondere alla quale gli enti locali si sono ritrovati in prima linea nel predisporre nuovi e rafforzati servizi sociali, assumendo di fatto funzioni e costi prima non prevedibili. Questo rende ancor più urgente attuare completamente la legge sul federalismo fiscale.
  Dico questo anche in un'Aula dove sono presenti parecchi amministratori locali o che sono stati amministratori locali e che sanno perfettamente di cosa stiamo parlando.
  Serve anche, dal nostro punto di vista, l'urgente approvazione della carta delle autonomie locali e la separazione finora operata tra federalismo fiscale e processo di riallocazione e organizzazione delle funzioni tra i diversi livelli di Governo. Il meccanismo dei costi e dei fabbisogni standard è il vero e unico modo, dal nostro punto di vista, per abbassare e razionalizzare la spesa pubblica, per le regioni e gli enti locali; relativamente ai livelli essenziali delle prestazioni e delle funzioni fondamentali rappresenta l'unico vero strumento per effettuare una spending review efficace nel sistema delle autonomie territoriali e va esteso anche all'apparato centrale dello Stato, vero centro di spesa pubblica.
  Si è toccata, attraverso quella devastante riforma, la riforma Fornero, una parte della spesa pubblica, cioè il costo sociale di questo Paese; una riforma che è andata addirittura al di là di una pseudo razionalizzazione della spesa togliendo diritti ad alcune persone, diritti che avevano acquisito: sto parlando, per esempio, degli esodati. In più, si è nell'impossibilità politica evidente di agire sull'enorme costo per lo Stato costituito da un numero esagerato di dipendenti pubblici. Allora, noi prendiamo come nostre e condividiamo le parole di un componente di questo Governo, il Ministro Delrio, che qualche settimana fa ha dichiarato che il centralismo ha fallito, non ha risolto i problemi ed appare ineludibile un nuovo patto con le autonomie locali.
  Il taglio della spesa pubblica diventa essenziale oggi non solo per le ragioni legate all'equilibrio dei conti o per soddisfare i parametri imposti dall'Unione europea, ma perché nessuna ripresa economica nel nostro Paese potrà essere efficace e duratura se non liberando risorse necessarie ed abbassare la pressione fiscale, sia per le persone che per le imprese, cosa che, oggi, vedo essere l'obiettivo di tutti in quest'Aula, favorendo così i consumi ed alimentando una spirale positiva che a sua volta produrrebbe anche maggior gettito fiscale. Questi risparmi sono possibili applicando solo una riforma strutturale come quella del federalismo fiscale e un'applicazione strutturale come quella dei costi standard che farebbe diminuire la spesa pubblica e farebbe risparmiare, veramente, con un concetto di responsabilità, a questo Paese, parecchi soldi, contando che alcune stime ci dicono che solo nel comparto sanitario si produrrebbe un recupero di quattro o cinque miliardi di euro. Questo, noi lo ripetiamo, come ha detto il nostro capogruppo l'altro giorno durante la fiducia, è un Paese che ha bisogno di una rivoluzione e per noi la rivoluzione passa da lì, passa da una riforma fatta di federalismo fiscale, dalla cancellazione, vera, della finanza derivata che oggi è legiferata ma è cancellata perché i tagli lineari hanno cancellato i finanziamenti del Governo centrale e dello Stato centrale agli enti locali, lasciandoli in preda alle aspettative giuste dei cittadini dovute alla crisi sociale ed alla crisi economica. Questo per noi è l'unico modo e noi sfidiamo il Governo da questo punto di vista; lo sfidiamo dando il nostro contributo, dando la nostra partecipazione, ma anche tutto il lavoro che abbiamo fatto e che qualcuno ha messo nel cassetto e che voi state lasciando nel cassetto (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie).

  PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Giulio Marcon. Ne ha facoltà.

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  GIULIO MARCON. Gentile Presidente, deputate e deputati, signor Viceministro, la Nota di aggiornamento del DEF oggi in discussione alla Camera ci consegna i dati strutturali del peggioramento della crisi economica nel 2013. Questa Nota di aggiornamento ci dà un quadro peggiore delle previsioni contenute nel DEF dell'aprile scorso. Come sappiamo il rapporto deficit-PIL è al 3,1 per cento, il debito pubblico è al 132,8 per cento e il PIL, queste sono le previsioni, cala quest'anno dell'1,7 per cento.
  Per il 2014 la Nota evidenzia qualche speranza largamente sovrastimata, ad esempio la crescita del PIL dell'1 per cento, la diminuzione del debito di qualche decimale e il rapporto deficit/PIL sotto il 3 per cento. Tutto questo non induce certo ad un robusto ottimismo, anche perché questa sopravvalutazione si fonda su una sottovalutazione, ad esempio, della spesa per interessi – si spera che lo spread possa arrivare in due anni a 100 punti, questo è molto ottimistico – e c’è una sopravvalutazione della crescita del PIL nel 2014 dell'1 per cento, diciamo nella media europea, dopo che per molti anni la crescita o la diminuzione del PIL del nostro Paese è stato costantemente sotto la media europea.
  Si tratta di previsioni in questi anni riviste poi sempre al ribasso e, tra l'altro, l'ISTAT proprio in queste settimane ha appena rivisto, dopo pochissimi mesi, i dati della contabilità nazionale del 2011 e del 2012, facendo emergere difformità inquietanti sui principali dati macroeconomici e della spesa pubblica. Gli altri dati economico-sociali del 2013 sono tutti negativi, aumenta la disoccupazione, che è al 12 per cento e quella giovanile che è al 40, cresce il numero di ore di cassa integrazione, continua a salire la percentuale di povertà assoluta e relativa.
  Il Governo continua a consolarsi con queste previsioni per il 2014 assai ballerine e con quegli indicatori di carattere umorale dell'ISTAT sulla fiducia di imprese, famiglie e consumatori, fiducia che sembra volgere al meglio. In realtà sicuramente non volgono al meglio i dati reali che riguardano il lavoro, la produzione industriale, gli investimenti fissi, che calano del 5,3 per cento, delle entrate – quelle dell'IVA sono crollate quest'anno di 3,7 miliardi –, dei consumi interni. Se siamo sopravvissuti in questi mesi è grazie all’export, mentre la domanda interna continua ad essere depressa e insufficiente per far ripartire la ripresa. Ma anche se la domanda interna riprendesse, come ha sottolineato l'ex presidente della Commissione europea, Romano Prodi, probabilmente a beneficiarne sarebbero solo le imprese straniere, molto più attrezzate delle nostre, a causa dell'assenza di una politica industriale, a soddisfare le richieste del nostro mercato interno.
  L'aumento dell'IVA al 22 per cento non farà che peggiorare la situazione, né la cancellazione della prima e della seconda rata dell'IMU servirà a questo scopo. In tempi di crisi, come sappiamo, si tende a tesaurizzare, in previsione del peggio, quel poco che si può risparmiare. Di sicuro è successo che il Governo non ha cancellato l'aumento di un'imposta, l'IVA, che colpisce in modo regressivo e danneggia di più i ceti medio-bassi e ha invece cancellato un'imposta, l'IMU, di cui si avvantaggiano anche le classi di reddito più alte.
  Per questo è sbagliata la ritirata del Partito Democratico sul tema dell'IMU, l'ennesima abdicazione alle posizioni del PdL a favore dei privilegiati e dei più ricchi. È per questo che SEL manterrà invece la sua posizione: raddoppiare le detrazioni sulla prima casa e utilizzare il gettito dell'IMU delle case di maggior pregio per finanziare la quattordicesima e le pensioni più basse. Chi ha la casa ai Parioli o a San Babila può permettersi di pagare l'IMU e permettere in questo modo a chi ha una pensione di 700-800 euro al mese di pagare le bollette e avere un tenore di vita più dignitoso. Mentre togliamo le tasse sul patrimonio, con la service tax mettiamo le tasse sull'abitare.
  Oggi le condizioni strutturali del nostro Paese continuano ad essere difficilissime, il PIL è caduto di 8 punti e mezzo in sei anni di crisi e sempre dall'inizio della crisi abbiamo perso un milione di posti di Pag. 98lavoro. Nei primi mesi di quest'anno, del 2013, sono state chiuse 31 mila imprese, 150 aziende sono in amministrazione controllata e dall'inizio della crisi sono ben 700 le crisi industriali che il Governo ha dovuto fronteggiare, cercando di evitare chiusure e perdite di posti di lavoro.
  Io non so come il Premier Letta possa essere contento dei 6.500 click per guadagnarsi gli incentivi per le nuove assunzioni, una specie di lotteria per qualche migliaio di centometristi informatici, mentre milioni di persone sono disoccupate o non cercano per disperazione più un lavoro.
  Bisognerebbe avere un po’ di più il senso della misura. Ricordo che il reddito disponibile per famiglia secondo l'ISTAT è diminuito del 4,7 per cento ed il risparmio delle famiglie è ai minimi storici ed evidenzia un calo del 2,5 per cento.
  La Nota di aggiornamento del DEF ci dà anche molte indicazioni aleatorie e riassume le principali iniziative riformatrici del Governo, riformatrici tra virgolette, tutte di scarso e discutibile impatto: dalla riforma costituzionale, che stravolgerà la nostra Carta, al decreto sul lavoro che crea pochi e precari lavoretti per i giovani, dal pagamento dei debiti della pubblica amministrazione alle imprese, il cui impatto dello 0,5 per cento sul PIL è assolutamente spropositato, ad una legge delega sul fisco che evita sistematicamente i problemi più urgenti sul tappeto: la tassazione di rendite e patrimoni, la riduzione della pressione fiscale su lavoro e imprese, la tassazione delle speculazioni finanziarie.
  Per ridurre il debito, non avendo il coraggio di tagliare le spese militari e quelle delle grandi opere, non avendo il coraggio di tagliare le spese per le auto blu e per le consulenze, la ricetta è nota ed è pericolosa: dismissioni e privatizzazioni del patrimonio pubblico, tagli alla pubblica amministrazione, riduzione dello stato sociale, ed è particolarmente preoccupante l'intento di ridurre il debito attraverso un piano massiccio di dismissioni.
  Si prevede di incassare 7 miliardi e mezzo l'anno mettendo nelle mani del mercato Finmeccanica, le Poste, L'ENI, le Ferrovie, magari la RAI. È particolarmente preoccupante, nello stesso tempo, la totale assenza nel DEF di un piano di risorse per il welfare, non una parola sulle politiche per l'assistenza e, riguardo ai servizi per la salute, si auspica un sistema sanitario selettivo e questa parola, questo aggettivo «selettivo» è un po’ inquietante. Già l'ex Ministro Sacconi aveva parlato a proposito del welfare di un welfare selettivo, anzi di universalismo selettivo, un modo elegante per mandare a benedire l'impianto universalistico del nostro servizio sanitario. Ho visto che l'onorevole Fassina, nei giorni scorsi, per la sanità ha parlato di tagli chirurgici, un'espressione inquietante: a parte che i tagli chirurgici alla chirurgia ci sono già da tempo, visto che negli ultimi mesi hanno chiuso molti dei reparti di chirurgia nel nostro Paese, poi i tagli chirurgici, come d'altronde anche i bombardamenti chirurgici, sono sempre sulla carta: partono di fino e poi, come i tagli lineari, colpiscono in modo indiscriminato.
  Le misure previste per la lotta alla povertà sono tradizionalmente assistenzialistiche anche in questo DEF e, anche in questo caso, selettive; i diritti sociali sono derubricati a bisogni degli indigenti e i cittadini a poveri o a clienti nel caso di mercati sociali redditizi per le imprese profit.
  A proposito dei provvedimenti annunciati e collegati al documento del DEF, ricordo che la proposta sul campo di un taglio al cuneo fiscale suscita molti interrogativi. Fatto in modo indiscriminato, come lo fece Prodi, è sostanzialmente inutile e, allora, noi diciamo che si deve agire su due fronti: da una parte, deve essere un provvedimento che deve beneficiare realmente i lavoratori con la riduzione delle tasse attraverso le detrazioni e, in secondo luogo, deve andare non in modo indiscriminato a tutte le imprese, ma solo a quelle che mantengono e creano occupazione, che investono nell'innovazione, nella green economy, nelle nuove produzioni, altrimenti è la solita misura assistenziale.Pag. 99
  È sintomatico che la Nota di aggiornamento del DEF non aggiorni in nulla – forse non doveva farlo, ma avrebbe potuto farlo – gli obiettivi che il Governo si è posto relativamente al programma «Europa 2020»: lavoro, pari opportunità, lotta alla dispersione scolastica, investimenti nella ricerca, energie rinnovabili, contenuti nel DEF di aprile. Si tratta di obiettivi, quelli posti allora dal Governo Monti e ora confermati dal Governo Letta, modesti e sensibilmente inferiori a quelli che ci chiede l'Europa. Ascoltiamo sempre l'Europa quando parliamo di debito e di deficit, non ascoltiamo mai l'Europa quando ci dice di creare misure per il lavoro e di lottare contro la dispersione scolastica. Gli effetti sulla coesione sociale e anche sulla competitività del nostro sistema economico sono così evidenti e gravi.
  Mancano infine e soprattutto nella Nota di aggiornamento del DEF politiche anticicliche. Di sostegno ai redditi e alla domanda interna non c’è traccia. La politica industriale è inesistente. Di un fisco redistributivo nemmeno l'ombra. Per il lavoro troviamo le solite misure, modestissime e parziali, di incentivi che non hanno mai funzionato. Non ci sono politiche pubbliche, non ci sono politiche per la domanda, non ci sono politiche per la redistribuzione della ricchezza.
  Il Governo fa esattamente l'opposto di quello che sarebbe necessario fare: riduciamo gli investimenti, cioè il Governo riduce gli investimenti pubblici – meno 0,4 per cento sul PIL – da qui al 2017, mentre bisognerebbe fare esattamente l'opposto, ossia favorire una forte iniezione di investimenti e di spesa pubblica, di almeno 30 miliardi noi suggeriamo, per far ripartire la domanda pubblica e privata e così dare ossigeno alle imprese e ai consumi.
  Si tratterebbe di sostenere un programma di piccole opere, di favorire un piano del lavoro degno di questo nome, di varare un vasto piano di economia verde fondato sulle energie rinnovabili, sulla mobilità sostenibile, sul riassetto del territorio, su un nuovo modo di produrre e di consumare. Cioè, un nuovo modello di sviluppo diverso da quello che abbiamo conosciuto, meno energivoro e diseguale, più sostenibile ed equo.
  L'agenda generale, quindi, continua ad essere sempre la stessa: ridurre indiscriminatamente la spesa, privatizzare e liberalizzare il più possibile tutto quello che è pubblico, rendere più precario il mercato del lavoro. Ecco perché noi ci consideriamo alternativi a questa agenda, a questa politica e a questo Governo. Ed è sostanzialmente l'agenda del Governo, l'agenda europea dell'austerità che in questi anni non ha funzionato e che continua a non funzionare, oltre ad essere ingiusta e a produrre povertà e diseguaglianze. Manca l'idea di una politica economica espansiva e non restrittiva, capace di crescita e non di tagli, capace di pensare un ruolo positivo dell'intervento pubblico, senza affidarsi all'inesistente ruolo taumaturgico dei mercati, che negli ultimi anni ci hanno portato alla rovina.
  Noi speriamo che il Parlamento possa avere l'occasione, oggi e nei prossimi giorni, di un confronto con il Governo e speriamo di essere ascoltati e rispettati e non come è successo in questi giorni con gli F-35, quando a giugno abbiamo votato la sospensione di nuovi acquisti e poi a fine settembre il Governo, fregandosene di quel voto, ha proceduto a fine settembre, appunto, all'acquisto di altri tre velivoli, buttando dalla finestra 500 milioni di euro.
  Ecco perché noi crediamo che serva un cambio di rotta, che in questa Nota di aggiornamento del DEF non c’è. Serve un cambio di rotta e serve un cambiamento che in questo Governo non c’è, un Governo che si limita a galleggiare sulla tempesta. Ecco perché Sinistra Ecologia Libertà voterà contro la risoluzione del Governo e invita la Camera a votare a favore della nostra risoluzione, che indica politiche e proposte specifiche per affrontare la crisi, con una politica e una prospettiva alternativa a quella dell’austerity e a quella delle politiche economiche restrittive nel cui quadro questo Governo sta svolgendo la sua azione, un'azione alla quale continueremo ad opporci nella prospettiva Pag. 100del cambiamento del Paese (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà).

  PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Enrico Zanetti. Ne ha facoltà.

  ENRICO ZANETTI. Signor Presidente, la Nota di aggiornamento del DEF, approvata lo scorso 20 settembre, ci consente alcune importanti riflessioni su quello che è accaduto in questi mesi e su quello che è auspicabile che accada nell'immediato futuro per quanto attiene all'azione di Governo.
  Confrontando questo Documento con il DEF approvato lo scorso aprile, quindi circa sei mesi prima, si vede con chiarezza quelli che sono i pregi e i difetti dei mesi appena trascorsi. I pregi sono la stabilità. Si parla spesso della stabilità come di un valore, però spesso non si riesce poi a dare con concretezza una quantificazione a quel valore.
  Ebbene, dal confronto fra la nota di aggiornamento di settembre e il DEF di aprile, si vede bene come il mantenimento della stabilità nel Paese, attraverso un'azione di Governo che continua nel tempo, ha consentito già dal 2014 di prevedere un costo per interessi passivi ridotto di 4 miliardi rispetto alle previsioni che si facevano ad inizio d'anno, che diventano addirittura 8 miliardi in meno sul 2015, 12 miliardi sul 2016 e 16 miliardi sul 2017. Sono numeri molto importanti che già da soli fanno capire come effettivamente la stabilità di Governo ha un suo valore e un suo pregio in se stessa e conferma la bontà della scelta di Scelta Civica di rendersi fin da principio interprete di una coalizione di Governo in un contesto che, dopo il risultato delle urne, era a dir poco difficile.
   D'altro canto, però, il confronto tra questa nota di aggiornamento e il DEF approvato sei mesi prima, mette in luce anche i difetti, cioè quel rischio che la stabilità effettivamente possa sedersi su se stessa e assomigliare molto al tutt'altro che pregevole immobilismo. Ed infatti, se facciamo sempre un confronto tra quei due documenti, vediamo come sul fronte della spesa corrente, al netto degli interessi passivi e delle prestazioni sociali, le previsioni per questo stesso 2013 e per i futuri anni 2014 e 2015 e avanti fino all'orizzonte del 2017 confermano sostanzialmente in modo pedissequo quelle che erano già le previsioni del DEF di aprile, a riprova del fatto che in questi mesi purtroppo l'azione di riduzione della spesa, che con decisione era stata portata avanti nel 2012 dal Governo Monti, si è sostanzialmente fermata. Non è aumentata la spesa, ma si è fermata l'azione di riduzione, che nel 2012 – ripeto – aveva dato invece risultati importanti. Ad esempio, confrontando il DEF di aprile 2012 con la nota di aggiornamento di settembre 2012 si vede invece come in quei sei mesi il Governo Monti riuscì ad abbassare, già per lo stesso anno corrente 2012, di 4 miliardi la spesa, di 6 miliardi per il successivo 2013 e addirittura di nove miliardi per il 2014. Quindi un'azione molto diversa in termini di incisività, tanto è vero del resto che la spesa corrente al netto degli interessi passivi e delle prestazioni sociali, che nell'anno 2000 era di 248 miliardi e che nell'anno 2011 era arrivata a 365 miliardi – una cavalcata inarrestabile che ha attraversato tutti i Governi che si sono succeduti in quegli anni – nell'anno 2012 invece è poi scesa a 355 miliardi, quindi è diminuita in un anno soltanto di 10 miliardi. E questo è l'obiettivo che noi ci dobbiamo porre ora nell'istante in cui andiamo con la legge di stabilità per il 2014-2016 a rilanciare l'azione di spending review, che viene per fortuna messa al centro di questo documento e anche della risoluzione su cui dobbiamo esprimere il nostro voto. È fondamentale appunto che, dopo un 2013 giocato sostanzialmente in difesa per tante motivazioni, torniamo a giocare in attacco sul lato della riduzione della spesa: 10 miliardi all'anno per i prossimi tre anni. È un obiettivo ambizioso, ma è un obiettivo possibile, un obiettivo che peraltro replicherebbe né più né meno quello che nel suo anno di Governo il Governo Monti per l'appunto è riuscito a fare.Pag. 101
  Con questi numeri gli interventi sul lato della riduzione della pressione fiscale di una certa entità diventano realmente possibili ed è qualcosa – ripeto – che deve essere messo al centro delle iniziative di Governo che si vogliono portare avanti. Non possiamo pensare di continuare a fare dei semplici «taglia e cuci» contabili con un'ottica se non di breve, addirittura di brevissimo periodo, come un po’ siamo stati costretti a fare in questi mesi. D'altro canto, se è vero che l'insieme dei provvedimenti economici del Governo di questi mesi hanno consentito di ridurre la pressione fiscale sul 2013 di 3 miliardi, come giustamente viene fatto rilevare dal premier Letta, è anche vero però che quegli stessi provvedimenti hanno determinato viceversa sul 2014, sul 2015 e sugli anni successivi un aumento di gettito previsto di circa 900 milioni. Quindi riduzioni immediate finanziate però con aumenti prospettici. E questo è inevitabile che accada se si continua a ragionare con una logica di brevissimo periodo e non si rimettono in campo invece tagli di spesa importanti, che sono difficili, sia chiaro.
  Quando si sente dire «com’è possibile non riuscire a ridurre di tot decine di miliardi di euro la spesa, posto che abbiamo una spesa di 800 miliardi», possiamo stare certi che, quando sentiamo dire questo da qualcuno, quel qualcuno sta praticamente confessandoci che non ha la più pallida idea di cosa stia parlando.
  Cionondimeno, pur riconoscendo che le cose stanno in termini di difficoltà evidente, i numeri che ricordavamo prima offrono comunque degli spazi di azione significativi e possibili, e il fatto che siano possibili lo ha dimostrato l'esperienza di Governo nel 2012. Purtroppo, in quel frangente, i cittadini hanno potuto apprezzare di meno quanto di buono è stato fatto sul lato della spesa, unitamente agli inevitabili sacrifici che, nell'immediato, si è dovuto chiedere loro, proprio perché i conti, assai malandati, si sono presi loro quei risparmi di spesa, per consentire di ritornare al di sotto del 3 per cento, di quella soglia del deficit sul PIL, che oggi è la nostra cartina di tornasole nel rapporto con l'Europa.
  Oggi i tagli che possiamo andare a fare potranno non essere ancora incamerati al bilancio dello Stato ed essere realmente tramutati in riduzione di pressione fiscale per i cittadini. Questo è un motivo che ci deve spingere ad essere due volte più determinati a proseguire su quella strada, non a sentire meno il fiato sul collo, perché, se qualcuno pensa che la necessità di ridurre con determinazione la spesa pubblica sussista solo quando vi è da mettere a posto i conti dello Stato, tenere in piedi la macchina, mentre quando, invece, si tratta, finalmente, di cominciare a restituire ai cittadini, si può traccheggiare, noi di Scelta Civica la pensiamo assolutamente in modo opposto (Applausi dei deputati del gruppo Scelta Civica per l'Italia) !
  Anzi, proprio questo è il momento in cui di più vale la pena impegnarsi per un obiettivo che, ancora una volta – lo dicevo prima – ci consentirà non più di giocare in difesa, ma di giocare in attacco. Dopodiché, è evidente che, se vogliamo realmente arrivare a quello shock di cui spesso si parla sul fronte del rilancio della produttività e dell'economia, anche 30 miliardi di euro, in tre anni, di tagli di spesa, che costituirebbero comunque un grande risultato, possono non bastare.
  Di questo ne siamo perfettamente consapevoli. Il punto, però, è che sono un passaggio ineludibile per poter poi andare a contrattare con serietà con l'Europa quello che dovrà essere un aiuto al rilancio del Paese sotto forma di cofinanziamento, in parte in deficit, ma richieste di questo tipo possono pervenire solo da soggetti che dimostrano di poterselo permettere; soggetti, ad esempio, che investono, possibilmente, le loro prime risorse disponibili per ridurre la tassazione sul lavoro e sulle imprese, non sulla casa.
  Purtroppo, alcuni passaggi che abbiamo fatto quest'anno ci hanno fatto oggettivamente arretrare, non solo in termini freddamente numerici di 3,1 per cento di PIL piuttosto che di 2,9 per cento di PIL, ma Pag. 102in termini proprio di capacità di dimostrare una progettualità a medio-lungo periodo per il Paese a quelli che sono i nostri partner europei, ai quali necessariamente dobbiamo rivolgerci per chiedere quella agibilità finanziaria per l'Italia che, fino a prova contraria, dovrebbe contare molto di più dell'agibilità politica di qualunque singola persona e di qualunque singolo cittadino (Applausi dei deputati del gruppo Scelta Civica per l'Italia).
  Noi siamo convinti, comunque, che con la legge di stabilità possa veramente aprirsi questa nuova pagina nell'azione di Governo; lo leggiamo nella risoluzione e siamo convinti che lo vedremo nei fatti. Per questo, diamo il nostro voto favorevole per quanto riguarda la risoluzione sulla Nota di aggiornamento del DEF, convinti, appunto, che da qui possa cominciare una storia molto più interessante di un banale tira e molla sull'IMU per un solo anno e di un rinvio di un mese in più o un mese in meno sull'IVA. Il Paese ha bisogno di altro (Applausi dei deputati del gruppo Scelta Civica per l'Italia – Congratulazioni) !

  PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Rocco Palese. Ne ha facoltà.

  ROCCO PALESE. Signor Presidente, onorevoli colleghi, il Documento di economia e finanza è senza dubbio il perno centrale del ciclo di programmazione economico-finanziaria e di bilancio. La sua predisposizione costituisce un obbligo previsto dalla legge n. 196 del 2009 (come modificata dalla legge n. 39 del 2011), alla luce delle disposizioni contenutistiche della legge n. 243 del 2012, che il Governo è tenuto ad assolvere per il Paese e per assicurare il rispetto delle scadenze del cosiddetto «semestre europeo».
  La legge di contabilità prevede la presentazione entro il 20 settembre di ogni anno di una Nota di aggiornamento del Documento di economia e finanza, oggi all'attenzione di quest'Aula al fine di tener conto delle raccomandazioni della Commissione europea, nonché ai fini dell'aggiornamento delle previsioni macroeconomiche degli obiettivi programmatici e dei saldi di bilancio, alla luce dei provvedimenti adottati successivamente al mese di aprile.
  Il 29 maggio 2013 la Commissione europea ha elaborato delle raccomandazioni di politica economica e di bilancio rivolte ai singoli Stati, sulla base del Programma di stabilità e del Programma nazionale di riforma, entrambi contenuti nel DEF, che ogni Stato è tenuto ad inviare all'Unione europea e alla stessa Commissione nel mese di aprile e che vengono successivamente esaminate e approvate dal Consiglio ECOFIN nel mese di luglio 2013.
  Ebbene, Signor Presidente, la Nota di aggiornamento del Documento di economia e finanza del nostro Paese non fa che confermare, purtroppo, le nostre preoccupazioni più forti e metterle in luce.
  Per quanto riguarda il quadro macroeconomico, la Nota 2013 presenta una revisione al ribasso delle stime sull'andamento dell'economia italiana per l'anno in corso e per il 2014, rispetto alle previsioni formulate nel DEF di aprile 2013.
  Per quanto riguarda l'andamento del PIL, si stima per l'anno in corso una diminuzione dell'1,7 per cento rispetto all'ottimistico 1,3 per cento previsto ad aprile, dato in disaccordo con le stime effettuate dai principali istituti di ricerca nazionali e internazionali che prevedono un calo del PIL addirittura superiore, pari a meno 1,8 per cento.
  Si confermano invece le prospettive di ripresa economica per il 2014, anche se riviste leggermente al ribasso, con una stima di crescita del PIL dell'1 per cento rispetto al più 1,3 per cento previsto ad aprile, a conferma del rafforzamento dalla congiuntura economica mondiale e del graduale venir meno di una serie di fattori specifici che hanno penalizzato l'evoluzione congiunturale nel 2013, di cui cito solo la dinamica ancora negativa della concessione del credito al settore privato, dell'economia che rischia di attenuare i provvedimenti espansivi finora introdotti, agendo da freno sulla ripresa.
  Soltanto a partire dal 2015, la Nota evidenzia una crescita dell'economia italiana Pag. 103con una previsione media di crescita del PIL dell'1,8 per cento, nel triennio 2015-2017. A tal proposito, si segnala che per quanto riguarda il 2014 e il 2015 le previsioni disponibili degli istituti di ricerca presentano ipotesi meno favorevoli. Dati che ad ogni modo lasciano il tempo che trovano.
  Per quanto concerne il totale delle entrate tributarie riferito al 2013 (imposte dirette, indirette e in conto capitale) la Nota di aggiornamento rivede al ribasso il saldo che risulta pressoché corrispondente al valore dell'anno precedente, ossia 472 miliardi di euro. In particolare, la composizione delle previsioni indica una contrazione, rispetto al 2012, delle imposte dirette ed un incremento delle imposte indirette e delle imposte in conto capitale. Tuttavia, da quanto emerge nel bollettino delle entrate tributarie n. 138 di ottobre 2013, risulta esattamente il contrario. Cito testualmente: «nel periodo gennaio-agosto 2013 le imposte dirette aumentano del 2,4 per cento mentre le imposte indirette segnano una flessione del 3,4 per cento». In particolare, riguardo le imposte indirette, risulta particolarmente drammatica la riduzione del gettito IVA, di cui il bollettino rileva una diminuzione del gettito nei primi otto mesi del 2013 di 3,7 miliardi di euro rispetto allo stesso periodo dell'anno precedente (meno 5,2 per cento). Resta da capire se l'aumento dell'aliquota IVA al 22 per cento avrà un impatto ulteriormente recessivo e pertanto devastante per la fragilità delle prospettive di ripresa.
  Il medesimo bollettino evidenzia inoltre una contrazione del gettito derivante dalle accise come ad esempio l'imposta di fabbricazione sugli oli minerali o l'imposta di consumo sul gas metano. Questi dati, seppur poco rilevanti in termini assoluti, devono essere seriamente presi in considerazione dal Governo, in particolare riguardo l'adozione di provvedimenti che comportano aumenti della spesa pubblica coperti con interventi che incidono immediatamente sul mondo produttivo, come le accise, che necessitano pertanto di un'attenta valutazione.
  Per quanto riguarda la spesa per interessi per gli anni 2013-2017 la Nota di aggiornamento riporta delle stime inferiori rispetto ad aprile, che rimangono comunque a livelli di guardia. Nell'anno corrente la spesa per interessi risulta essere di 83.949 milioni di euro, mentre per gli anni successivi la spesa per il servizio del debito continuerebbe ad aumentare, anche se a un tasso medio annuo pari al 2,5 per cento, rispetto al 6,8 per cento previsto ad aprile, che porterà nel 2017 la spesa per interessi a 92.500 milioni di euro. Il che suggerisce che la battaglia per il risanamento dei conti pubblici deve continuare a rimanere al centro della nostra attenzione.
  Per quanto concerne il mercato del lavoro, la Nota di aggiornamento prevede al rialzo le stime del tasso di disoccupazione in maniera drammatica, il quale si attesterebbe al 12,2 per cento nell'anno in corso, in crescita fino al 12,4 per cento nel 2014, per tornare sotto il muro del 12 per cento soltanto nella previsione per il 2017. A tal riguardo è necessario porre particolarmente attenzione al tasso di disoccupazione giovanile che in questi giorni, come confermato drammaticamente dall'ISTAT, ha stabilito il triste record del 40,1 per cento.
  Oltre alle nuove previsioni macroeconomiche, sulla base dell'articolo 10-bis della legge di contabilità, la Nota di aggiornamento riporta anche un aggiornamento degli obiettivi programmatici di finanza pubblica. Per l'anno in corso si prevede un rapporto deficit-PIL programmato uguale a meno 3 per cento del PIL, pari alla soglia definita dalle regole di bilancio europee. A legislazione vigente l'indebitamento netto è pari al 3,1 per cento del PIL, lo 0,2 per cento in più rispetto a quanto indicato nel DEF di aprile derivante dall'evoluzione delle entrate che, a loro volta, risentono delle previsioni di crescita del PIL.
  Il Governo, si legge nella Nota, preannuncia misure correttive – sembra che il Consiglio dei Ministri oggi in corso abbia proceduto – pari a circa 1,6 miliardi di euro per mantenere l'indebitamento netto entro la soglia del 3 per cento. Tuttavia, Pag. 104non risulta chiara la composizione di tale importo, in particolare se all'interno del tendenziale siano state incluse le spese esigenziali, ossia IMU, CIG e missioni militari. Allo stesso tempo non risulta chiaro se i 10 miliardi di euro trasferiti agli enti locali per il pagamento dei debiti contratti per la loro spesa in conto capitale siano stati tutti spesi o hanno finito per costituire un piccolo «tesoretto» che pesa sul deficit senza alcun sollievo per le imprese creditrici. Quesiti al momento senza risposta.
  Per quanto concerne la pressione fiscale, dopo il consistente aumento, superiore a 2 punti percentuali di PIL, registrato nel 2012 rispetto all'anno precedente, essa si posiziona al 44,3 per cento del PIL nel 2013, con una previsione di contrazione progressiva di circa lo 0,1 per cento in ciascuno degli anni successivi, fino a posizionarsi al 43,7 per cento nel 2017.
  Infine, il rapporto debito-PIL programmatico passa dal 127 per cento del 2012 al 132,9 per cento del 2013, rimanendo stabile anche per il 2014 (132,8 per cento) per poi iniziare a ridursi sensibilmente a partire dal 2015 a seguito della crescita del PIL prevista per il triennio 2015-2017 e dell'esaurirsi dei pagamenti dei debiti commerciali della pubblica amministrazione.
  In sostanza, numeri non incoraggianti e in alcuni casi poco chiari. Bisogna continuare a lavorare duramente per implementare azioni finalizzate a migliorare la trasparenza in tema di conti pubblici. Occorre un salto di qualità nel portare avanti riforme strutturali del settore pubblico che ne delimitino il perimetro per consentire l'evoluzione di un'amministrazione moderna ed efficiente, al fine di alleggerire l'eccessivo carico burocratico, oltre a cercare di migliorare la bassa efficienza e qualità nei servizi pubblici che attualmente caratterizzano il nostro Paese e reperire le risorse necessarie a ridurre una pressione fiscale diventata insopportabile, attraverso una riduzione della spesa pubblica.
  In questo senso noi riteniamo che sia estremamente positivo che il Governo abbia proceduto alla autorevole nomina di un commissario per la spesa pubblica, che è il dottor Carlo Cottarelli e il Parlamento si aspetta, anche nella relazione che è prevista e dovrà essere fatta nei mesi successivi, un'azione immediata ed efficace rispetto agli sprechi e alla spesa pubblica (Applausi dei deputati del gruppo Il Popolo della Libertà-Berlusconi Presidente).
  Sono necessari sforzi ben maggiori per riformare il mercato del lavoro, con particolare attenzione ai provvedimenti rivolti ai giovani.
  È necessario rilanciare l'economia del nostro Paese implementando completamente la strategia dei pagamenti dei debiti della Pubblica Amministrazione – dove riscontriamo inefficienze e ritardo, ad onor del vero anche preannunciate dal gruppo del Popolo della Libertà al momento dell'approvazione del provvedimento – fino ad arrivare a 90-100 miliardi entro il 2015, per una sorta di riconciliazione tra Stato e imprese, anche prevedendo ulteriori forme di finanziamento da parte del sistema bancario e delle società di factoring, da attivare mediante concessione di garanzia da parte dello Stato.
  Così come è fondamentale varare un piano credibile di attacco al debito proseguendo sulla strada della dismissione del patrimonio pubblico immobiliare dello Stato – anche in questo senso il Governo proceda: da troppi anni si annuncia la dismissione degli immobili del patrimonio e da troppi anni invece non si fa: ricordo che, in base alla legge di stabilità 2013-2015, era prevista la realizzazione di entrate per un punto di PIL all'anno già a partire dal 2013. Siamo in ritardo, in netto ritardo ! Risulta necessario, infine, incentivare l'arrivo di capitali dall'estero, in particolare tramite riforme della giustizia, a partire dall'ambito civile, che, con le attuali tempistiche di risoluzione delle controversie, «maglia nera» in Europa, rappresenta uno dei principali ostacoli.
  Queste oggi sono le basi di partenza programmatiche e contabili da cui il Governo ed il Parlamento successivamente Pag. 105devono partire per la costruzione della legge di stabilità entro il 15 ottobre. La legge di stabilità dovrà vedere protagonista il Governo nella riduzione della spesa pubblica, nella dismissione del patrimonio, in riferimento anche a quanto previsto dalle Note di aggiornamento, con particolare attenzione anche all'ammodernamento di quelle che sono le riforme, ad iniziare dalla giustizia civile e a continuare anche alla semplificazione amministrativa, in un contesto anche di rivalutazione dei controlli della spesa pubblica a livello di comuni, province, regioni, ASL e anche da parte dello Stato, così come sono state introdotte nella modifica dell'articolo 81 della Costituzione, che grazie a Dio andrà finalmente in vigore a partire dal primo gennaio 2014 (Applausi dei deputati del gruppo Il Popolo della Libertà-Berlusconi Presidente).
  In questo senso ci riteniamo impegnati non solo ad approvare con consenso la formulazione della mozione presentata dalla maggioranza, ma anche in un contesto di contributo a migliorare la salute dei conti pubblici del nostro Paese (Applausi dei deputati del gruppo Il Popolo della Libertà-Berlusconi Presidente).

  PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Cariello. Ne ha facoltà.

  FRANCESCO CARIELLO. Signora Presidente, colleghi e membri del Governo, questa Nota di aggiornamento del Documento di economia e finanza è un'occasione per noi per fare un po’ di chiarezza sullo stato di salute della nostra economia. Ci sembra un ottimo documento per mostrare ai cittadini, dati alla mano, dove sorgono i problemi degli italiani, quali sono le cause del blocco della nostra economia reale e dove vanno a finire tutti i sacrifici finanziari richiesti ai cittadini ed alle imprese.
  L'Italia è una Repubblica fondata sul lavoro, quindi l'obiettivo principale della politica economica deve essere la piena occupazione. Pertanto ci aspettavamo che la Nota di aggiornamento a questo DEF desse una scossa rilevante alla programmazione economica del Paese, nell'ottica dell'incremento dei livelli occupazionali. Auspicavamo inoltre un importante intervento volto ad azzerare il debito commerciale con le imprese, da cui dipende a nostro avviso l'incremento della disoccupazione ai massimi storici. Riteniamo immorale che la pubblica amministrazione non onori i propri debiti con le imprese risalenti a circa un anno fa (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Se conosci bene la causa di un problema, è semplice poi trovare la soluzione, ma evidentemente qui c’è qualcuno che o fa finta di non capire o non ha capito veramente il problema (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
  Noi abbiamo individuato questo serio problema e vorremmo dare il nostro contributo alla sua soluzione, se il Governo avrà la bontà di ascoltare e tenerne conto. Chiariamo subito l'obiettivo: per i cittadini l'obiettivo è aumentare l'occupazione; per il Governo invece l'obiettivo è aumentare il PIL. Non sempre la crescita del PIL corrisponde all'incremento dell'occupazione.
  Infatti, il PIL – è bene ricordarlo – non è in grado di misurare il benessere di una società, giacché al suo interno vengono computate anche, ad esempio, le spese per curare i malati di cancro, spesso causati, peraltro, da una gestione criminale dello smaltimento dei rifiuti. Vi invitiamo, quindi, a rivedere le vostre priorità perché agli italiani del PIL non importa nulla (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). I cittadini europei vogliano soddisfare il proprio talento e le capacità personali in un posto di lavoro. Ogni cittadino deve avere un ruolo nella società che rispetti la dignità dell'uomo e gli permetta di vivere in maniera armoniosa nella comunità.
  Posizionato lo sguardo su questo obiettivo finale, tocca a noi adesso impegnarci nel modo più efficace per raggiungerlo. Nel lungo periodo è opportuno intervenire sui fattori che riducono il costo del lavoro a carico delle imprese per agevolare l'occupazione ed aumentare il potere d'acquisto degli stipendi. Nel breve termine, invece, dobbiamo incidere in maniera significativa Pag. 106sul credito alle imprese con interventi immediati che diano la possibilità alle stesse di reperire fondi per pagare gli stipendi, effettuare nuovi investimenti ed assumere in maniera agevolata nuovi lavoratori. Dobbiamo, quindi, azzerare il debito commerciale che il settore degli enti pubblici ha accumulato verso le imprese negli ultimi anni (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
  Da una nota rilasciata dalla Banca d'Italia sappiamo che l'ammontare totale si aggira intorno ai 90 miliardi di euro, ma di questo nella Nota non abbiamo trovato traccia, a meno di un breve cenno – e cito la Nota – in cui si fa riferimento solo ad ulteriori 2,8 miliardi di euro, la cui spesa deve essere ancora autorizzata. Con questi 2,8 miliardi, sommati a quelli già stanziati tra quest'anno e il prossimo anno, si arriva ad un totale di soli 50 miliardi di euro, circa la metà del totale indicato nelle stime della Banca d'Italia. Infatti, il Governo, pur riconoscendo che l'iniezione di liquidità effettuata nel 2013 darà alle imprese benefici più intensi e immediati in termini di maggiore investimento e produzione – e sto citando la Nota – rimanda a futuri provvedimenti la redazione di un piano dettagliato per il pagamento della restante parte dei debiti della pubblica amministrazione. In questo modo non capiamo con quale algoritmo la simulazione abbia dedotto un incremento del PIL per il prossimo anno. Al contrario, se continuiamo a tenere le imprese in attesa di liquidità per il pagamento dei debiti pregressi, credo che ci si debba attendere solo un peggioramento dei principali indici di sviluppo (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
  Tornando al differente approccio tra medio e lungo termine e breve periodo, di fronte al problema della disoccupazione, vorrei aprire una parentesi con le parole di papa Francesco il quale in un'intervista diceva che quando si è di fronte ad un ferito, non ci si può occupare di curargli il diabete o altre malattie croniche, ma ci si deve subito attivare per sanargli le ferite. Ecco, appunto, il nostro Paese è stato colpito dalla «peste» del Patto di stabilità che ha provocato a cascata dei feriti che sono i lavoratori e le piccole e medie imprese. In questo momento dobbiamo sanare le loro ferite (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
  La Nota di aggiornamento al DEF doveva contenere le basi per programmare il pagamento totale dei debiti con le imprese italiane, appunto «ferite». Riteniamo, quindi, che il pagamento di questi debiti sia un nodo centrale della Nota di aggiornamento al DEF. Essi sono la diretta conseguenza del Patto di stabilità interno e sono la causa principale del blocco del Paese e dell'incremento della disoccupazione. La Nota di aggiornamento al Documento di economia e finanza contiene un'ottima sintesi degli interventi effettuati dai Governi, Monti prima e Letta poi. Da questa sintesi è facile comprendere l'entità delle cifre in gioco con le quali si può comprendere altrettanto facilmente quanto queste siano irrilevanti rispetto agli impegni assunti in ambito europeo dal nostro Paese. Farò, quindi, una breve analisi degli elementi chiave degli ultimi provvedimenti per informare i cittadini sulla reale potenzialità della nostra economia e di come la ricchezza, distribuita in maniera sproporzionata tra interventi utili al Paese Italia e contributi a sostegno della finanza europea, sia sproporzionata.
  La diciassettesima legislatura ha cominciato i lavori parlamentari con una conversione in legge del decreto-legge n. 35, un colpo di coda – direi – del Governo Monti: è forse l'unico reale provvedimento che ha toccato il tessuto reale della nostra economia, come una sorta di scrupolo di coscienza del Governo Monti che fino a quel momento non ha fatto altro che mietere vittime e sacrifici. Infatti la Nota di aggiornamento al DEF ne dà ampia trattazione proprio a sottolineare la centralità dell'argomento. A distanza di sei mesi, alla luce dei provvedimenti emanati successivamente dal Governo Letta, possiamo affermare che le risorse mobilitate dal decreto per il pagamento dei debiti della PA sono di tre ordini di grandezza superiori alle risorse mobilitate da tutti gli altri provvedimenti governativi. Per far Pag. 107capire al cittadino medio l'entità delle cifre in gioco dobbiamo guardare le tabelle in appendice alla Nota di aggiornamento. Partendo dall'ultimo decreto si vede che l'effetto sull'indebitamento è di qualche decina di milioni di euro o, addirittura, a saldo zero sul debito pubblico. L'appendice mostra numeri come 11 milioni per il decreto-legge n. 102, per il decreto-legge n. 101 zero milioni: parliamo quindi veramente di cifre irrisorie mentre l'impatto del decreto-legge n. 35 era pari a meno 7.370 milioni ovvero circa 7,5 miliardi di euro. Utilizzo le parole incluse nella stessa Nota di aggiornamento per spiegare quanto rappresentato. Complessivamente, nel periodo di operatività dei citati decreti-legge, sono stati finanziati interventi per circa 25 miliardi di cui 20 miliardi reperendo risorse con aumenti di imposte: queste sono parole testuali del DEF (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). E circa 7,5 miliardi attraverso riduzioni e rimodulazioni di spese. Morale della favola: i cittadini e le stesse imprese hanno dovuto pagare la prima tranche di debiti commerciali della pubblica amministrazione maturata al 31 dicembre 2012 attraverso una maggiore pressione fiscale pari a 20 miliardi di euro (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
  Queste, signori, non sono opinioni ma testuali affermazioni del Governo, incluse nella Nota di aggiornamento al Documento di economia e finanza. Ci fa piacere notare che i vari provvedimenti, a meno del decreto-legge n. 35, non impegnano il fabbisogno netto in maniera negativa. Da questo verrebbe da dire che il Governo è bravo a far quadrare i conti quando a pagare sono i cittadini mentre si fa uso dell'indebitamento per tutti gli altri fini che, a questo punto, scopriamo essere la reale priorità dei nostri governanti: il contributo in conto capitale alla creazione dei fondi di sostegno alla finanza europea, cosiddetti fondi salva-Stati, le EFSF e l'ESM e gli accordi bilaterali per salvare gli Stati.
  Inoltre ogni tabella inclusa nella Nota indica due o tre espressioni del debito pubblico, ovvero al lordo e al netto dei sostegni ai fondi salva-Stati: cosa significa questo ? Spieghiamolo ai cittadini italiani: gli indicatori di finanza pubblica sono tutti macchiati dalle quote di pertinenza italiana dei prestiti al Fondo e per la capitalizzazione del MES.
  Vogliamo anche dire agli italiani a quanto ammontano queste quote ? Basta leggere nei dettagli il Documento di economia e finanza e poi confrontare anche i supplementi ai bollettini emessi dalla Banca d'Italia per scoprire quanto abbiamo già pagato per i sostegni ai fondi destinati alla stabilità: 13,1 miliardi di euro nel 2011; 42,6 miliardi di euro nel 2012; 55,4 miliardi di euro stimati nel 2013. E non è finita qui. Lo scenario futuro è ancora più inquietante: 61,4 miliardi nel 2014 e a seguire 61,6 miliardi; 61,8 miliardi; 62 miliardi fino al 2017. Ogni anno l'equivalente di due volte il costo del reddito di cittadinanza proposto dal MoVimento 5 Stelle e ai cittadini diciamo che non ci sono i soldi (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
  Cito ancora la Nota del Governo in una postilla inclusa sotto le tabelle. I valori per gli anni 2014-2017 includono i proventi da privatizzazione per un ammontare pari a circa 0,5 punti percentuali di PIL all'anno cioè, in tutto questo, è stato anche previsto di svendere il nostro patrimonio. Stando alle stime del Governo – cito ancora dati inseriti nella Nota di aggiornamento – il valore del patrimonio immobiliare pubblico comprensivo dei terreni è stimabile nell'ordine di circa 350 miliardi.
  Quindi, anche volendo vendersi tutto il patrimonio immobiliare pubblico non saremo in grado di ripagare nemmeno un settimo del nostro debito (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Con questa relazione noi intendiamo informare i cittadini su come stanno realmente i conti dello Stato. Noi vogliamo che le imprese che hanno dovuto chiudere per crediti e eccessivi – ripeto, per crediti eccessivi – non riscossi dalla pubblica amministrazione e che hanno dovuto licenziare i lavoratori perché non potevano pagarli ricevano questo messaggio in maniera Pag. 108chiara e trasparente. Il messaggio è questo: i vari Governi che si sono succeduti, almeno nell'ultimo biennio, visti i dati inseriti nella Nota, hanno deciso di bloccare i pagamenti degli enti locali indirizzati alle imprese perché hanno dovuto pagare i contributi dell'Italia ad un Fondo sovranazionale, che serve per pagare i debiti di un'altra nazione. Quello che sta accadendo in Italia, come in tutti i Paesi in difficoltà dell'area euro è immorale (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) ! Un Paese sul quale è stata avviata una procedura di verifica per disavanzo eccessivo, in evidenti difficoltà finanziarie, deve essere esonerato temporaneamente dal versamento dei contributi ai programmi europei di sostegno finanziario o ad aiuti diretti ai Paesi membri in dissesto finanziario, per tutto il periodo di durata della procedura. Quando il Paese membro in evidente procedura di verifica abbia rimesso a posto i suoi conti, allora dovrà riprendere la contribuzione, salvaguardando la vita della comunità dei Paesi aderenti al programma. La letteratura sulla sicurezza insegna che in situazioni di emergenza è importante mettere in sicurezza prima se stessi e poi pensare di aiutare gli altri. Ecco cosa sta rovinando l'Europa: l'Europa sta contravvenendo ad una delle regole basilari della sopravvivenza. Un Paese in difficoltà non può farsi carico degli aiuti ai Paesi in dissesto finanziario. L'Europa deve prendere coscienza di questo problema che sta lentamente trascinando tutti gli Stati membri nel baratro della disoccupazione. In una società di Stati che vuole svilupparsi uniformemente ed ambire alla piena coesione tra i popoli deve funzionare esattamente come in una comunità di persone che vuole sviluppare in armonia il talento e le capacità di ognuno dei suoi componenti. Ovvero, chi è più avanti con le forze deve aiutare chi resta indietro. Il più capace non deve capitalizzare la propria forza chiedendo a tutti lo stesso sforzo e pensando di applicare in tal modo concetti di pseudodemocrazia laddove non è opportuno, deve invece farsi carico del problema più grande e contribuire alla soluzione in maniera molto più determinante del più debole e dare la possibilità a chi è un passo indietro di riprendere fiato ed essere pronto quando il gruppo richiederà il suo aiuto. Lo so che nella logica del profitto questi concetti umani non vengono presi in considerazione, ma ritengo che nel progetto d'Europa che i fondatori avevano in mente ci fosse un'idea di comunità sovranazionale che sfuggisse alle logiche prettamente economiche. L'euro quindi non è altro che un mezzo con cui pensare di scambiare merci e servizi tra comunità con diverse peculiarità ed origini storiche; niente di più. Il MES, o Fondo salva Stati, non può sostituirsi alla logica della sopravvivenza degli Stati stessi e non deve pretendere che un Paese in difficoltà aiuti altri in altrettante difficoltà finanziarie, bensì deve avere la flessibilità giusta da assicurare la salvezza dell'intera comunità in cui nessuno deve rimanere indietro (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Questa premessa mi serve per affermare come il Governo italiano abbia subito negli ultimi anni un'importante regressione economica, oltre che per colpa del contesto mondiale molto statico anche e soprattutto per colpa del rapporto con gli altri Stati membri. Mi riferisco all'impegno sottoscritto nei trattati di creazione del Fondo del meccanismo economico di stabilità e prima ancora con l'EFSF. L'Italia, per pagare i contributi che concorrono alla formazione del capitale iniziale del cosiddetto Fondo europeo MES (700 miliardi di euro), ha dovuto chiedere agli enti pubblici territoriali di bloccare i pagamenti alle imprese che hanno rapporti commerciali con la pubblica amministrazione. In poche parole, in Italia, mentre gli enti territoriali erano intenti a salvaguardare i propri bilanci per via del Patto di stabilità interno, il Governo in carica continuava ad emettere titoli di debito pubblico per affrontare le spese dovute alla creazione del MES, circa 80 miliardi di euro entro il 2014.
  Cosa avrebbe fatto il MoVimento 5 Stelle se avesse potuto riscrivere il Documento di economia e finanza ? Il MoVimento 5 Stelle vuole pagare tutti i debiti Pag. 109commerciali della pubblica amministrazione alle imprese e, nel caso fosse necessario, farebbe anche ricorso all'indebitamento, forse, chiedendo anche alcuni sacrifici da parte degli italiani, ma con la certezza di pagare prima le imprese ed i lavoratori, per un effetto immediato sull'economia reale di questo Paese.
  Il MoVimento 5 Stelle vuole ridiscutere le modalità di contribuzione ai programmi europei di sostegno finanziario, cosiddetti fondi salva Stati. Il MoVimento 5 Stelle non accetta raccomandazioni dai maggiori rappresentanti dell'Unione europea, che ingeriscono nelle politiche economiche e finanziarie del nostro Paese (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Il MoVimento 5 Stelle reclama l'autonomia della nazione, ribadendo che il motto dell'Europa è «uniti nella diversità» e non «omologati nel traguardare obiettivi finanziari» (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
  Il MoVimento 5 Stelle vuole detassare il lavoro dipendente, senza distinzione tra giovani disoccupati e disoccupati meno giovani. Per il MoVimento 5 Stelle un cittadino disoccupato merita tutte le attenzioni della politica, sia esso giovane o meno giovane. Immaginate un padre di famiglia che non potrebbe permettere a suo figlio di formarsi in un percorso di studi perché è senza lavoro e vede, magari, l'azienda per cui lavorava assumere un giovane al suo posto. Il lavoro va tutelato qualsiasi sia l'età del lavoratore (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
  Il MoVimento 5 Stelle vuole avviare un percorso di ristrutturazione del debito pubblico. Il MoVimento 5 Stelle vuole riordinare le amministrazioni locali, eliminando le province ed avviando un reale processo di revisione della spesa pubblica. Una Nota di aggiornamento al Documento di economia e finanza scritta dal MoVimento 5 Stelle avrebbe contenuto una proposta seria e cardine della propria politica economica per affrontare la crisi con un atto e nel vero contesto dove va affrontata, cioè, nel contesto europeo. Ed è per questo motivo che noi voteremo contro questa Nota (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle – Congratulazioni).

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE MARINA SERENI (ore 19,20).

  PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Rughetti. Ne ha facoltà.

  ANGELO RUGHETTI. Signor Presidente, colleghi, la Nota di aggiornamento al DEF può essere riassunta con alcuni indicatori, che danno un po’ il contorno, il perimetro, di come lo Stato italiano sta affrontando questo periodo. Il PIL continua a diminuire, nonostante qualcuno dica che serve poco, che conta poco. PIL vuol dire posti di lavoro e vuol dire fatturato delle aziende, non è soltanto un acronimo astratto.
  Impiegheremo dieci anni per tornare al PIL del 2008. I consumi intermedi continuano a diminuire in modo importante, e questo a dimostrazione della difficoltà che hanno i redditi a far fronte a questa situazione; diminuisce l'occupazione – quest'anno arriva al 12,2, il prossimo al 12,4 –, quindi, vuol dire che anche l’outlook è negativo; diminuiscono le importazioni, e anche questo dimostra la nostra scarsa capacità di potere d'acquisto; aumentano, invece, le esportazioni, dato importante, perché vuol dire che il made in Italy ancora tira verso l'estero, ma è un dato anche negativo, perché vuol dire che un pezzo del nostro prodotto interno lordo è finanziato dai capitali stranieri.
  Il quadro di finanza pubblica che deriva da questo quadro economico non può che essere conseguente. Il rapporto deficit-PIL – lo ha detto benissimo prima il relatore – è al 3,1 per cento: oggi il Governo interverrà, speriamo, siamo sicuri, senza far ulteriore ricorso alla leva fiscale; le entrate finali diminuiscono di 6,2 miliardi e dentro questa diminuzione hanno un peso rilevantissimo le imposte indirette: scende l'IVA e scendono i tributi sui trasferimenti immobiliari, che sono i due elementi dai quali si capisce come Pag. 110l'economia gira e se gira; peggiorano i saldi, sia quello corrente che quello primario, e la spesa in termini assoluti diminuisce – questo è un dato che è stato poco sottolineato –, anche se cresce, ovviamente, in rapporto al PIL, perché il PIL diminuisce tantissimo.
  Il dato sul quale bisogna tenere gli occhi aperti è il dato relativo al debito pari al 132 per cento del PIL, frutto anche del pagamento dei debiti della pubblica amministrazione che, giustamente, è stato attivato dal Governo. Dalla nota emerge, quindi, un Paese che fa fatica a causa del peso del passato e qui mi fa piacere che i colleghi della Lega, oggi, si interessino dell'andamento dei conti pubblici perché l'allora Ministro dell'economia ci ha consegnato un bilancio dello Stato che è stato sottoposto ad una procedura di infrazione; quindi, diamo il benvenuto ai leghisti tra i rigorosi, tra coloro che hanno a cuore il bilancio dello Stato. Un paese in cui aumentano le distanze tra zone ricche e zone depresse, tra imprese che hanno retto alla crisi e quelle che, invece, sono nell'ultima parte della classifica. Aumentano le distanze tra chi detiene la maggior parte del reddito e della ricchezza e chi, invece, è nell'ultimo percentile della classifica che vede diminuire la quota di reddito disponibile. Questo quadro è confermato anche da studi internazionali, cito Stiglitz, che hanno dimostrato come negli USA, dal 2008 al 2012, con le crisi hanno perso il lavoro due milioni e mezzo di persone; nello stesso periodo hanno trovato lavoro due milioni e mezzo di persone; quindi, se uno si ferma a leggere il quadro macroeconomico nota che c’è un pareggio, ma se si va a vedere il dato relativo ci si rende conto che chi ha perso il lavoro sta nell'ultimo 10 per cento della popolazione e chi ha trovato lavoro sta nel primo 10 per cento della popolazione.
  Allora, con questo voglio dire, così come ha messo bene in evidenza la Commissione affari sociali anche nel parere che ha dato alla nota, che il tema determinante sul quale occorre agire è quello della tenuta sociale del Paese. Questo è un tema che è determinante e urgente ed è importante e fondamentale che il Governo abbia cominciato a dare risposte proprio in questa direzione, a partire dalla cassa integrazione guadagni e a partire dalle operazioni sui cosiddetti esodati. Tuttavia, vista la situazione in cui stiamo penso che occorra fare di più e meglio e allora dobbiamo rifinanziare sicuramente il Fondo per la non autosufficienza e rifinanziare il Fondo sociale. Noi abbiamo bisogno che i nostri territori siano in grado di rispondere alla domanda sociale e bene fa il Governo, come ha detto il Ministro Giovannini rispondendo a un'interrogazione a risposta immediata, a trovare nuove forme di sostegno al reddito, come il reddito di garanzia che, auspichiamo, sarà rifinanziato con una revisione delle pensioni maturate con il metodo retributivo che hanno un valore superiore ad una determinata soglia. Non si può accettare una sperequazione così importante; c’è gente che non arriva a fine mese e ci sono pensioni, non guadagnate, che sono fuori dalla media europea (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).
  Altro tema che emerge dai dati indicati nella nota è quello della diminuzione degli investimenti pubblici e qui vengono in causa due temi. Il primo è trasversale, si chiama Patto di stabilità interno; il PD su questo, da anni, ha svolto un'azione per cercare di modificarlo, soprattutto quello dei comuni. Serve un Patto di stabilità che sia differenziato; non possiamo avere la stessa regola per il comune di Caprauna e il comune di Roma, serve una regola differenziata tra comuni che hanno bisogno di fare investimenti e comuni che non hanno bisogno di fare investimenti. Bisogna privilegiare la spesa produttiva e limitare la spesa corrente; non si tratta di un fatto contabile, è un fatto che riguarda migliaia di comunità locali che in questi anni hanno visto ridursi la spesa per investimenti del 30 per cento; 5 miliardi di euro l'anno che prima i comuni spendevano in opere pubbliche e che adesso non ci sono più. Dare la possibilità di investire a 8.094 comuni significa dare ossigeno a piccole e medie imprese, artigiani e commercianti Pag. 111su tutto il territorio nazionale, non è la stessa cosa investire in grandi opere e dare la possibilità ai comuni di spendere. Significa fare investimenti su due importanti temi sui quali il Governo ha fatto una scelta condivisa molto importante di collegarli alla legge di stabilità che sono la green economy e il dissesto idrogeologico. A breve ricominceremo, ricominceremo con le alluvioni; se non siamo in grado di dare ai comuni la possibilità di investire su questo tema, il nostro territorio non avrà garanzie. Sottolineo che nel mondo, cito una ricerca recentissima della McKinsey, la competizione nei prossimi anni non sarà più fra Stati, ma sarà fra città ed aggregati urbani.
  Nel 2025 secondo questa ricerca dalle prime 300 città più importanti al mondo spariranno le città italiane – spariranno anche altre città come San Francisco, Madrid e Parigi – ma ci saranno delle città dell'est e delle città europee ed americane che avranno dei PIL importantissimi, superiori ad esempio a quello che ha attualmente la Svezia. Allora occorre investire sulle città e sulle aree metropolitane e bene ha fatto il Governo a presentare un disegno di legge di riordino istituzionale che punta a semplificare il quadro istituzionale, ma punta soprattutto a far sì che le città metropolitane abbiano una solidità e possano essere al servizio dei cittadini, però per far questo serve accompagnare questo disegno di legge con delle misure nuove, di carattere economico, di stimolo alle imprese, altrimenti da solo non basta.
  L'altro fronte, dicevo, sugli investimenti riguarda il tema dei fondi comunitari, è un'emergenza nazionale, noi abbiamo ancora nei cassetti 30 miliardi di euro dell'attuale programmazione, siamo stati settimane, mesi a discutere di IMU, il valore dell'IMU è un decimo del valore della spesa che ancora può essere finanziata con i soldi che abbiamo già a disposizione e quindi che non hanno nessun impatto negativo sui saldi pubblici. Anche su questo, bisognerebbe condividere quanto il Governo ha fatto con l'istituzione dell'Agenzia per il coordinamento di queste politiche, però penso che con la legge di stabilità bisogna prendere in seria considerazione il problema del Mezzogiorno, senza fare interventi eccezionali o straordinari che ricordano il passato, ma servono interventi di sistema e differenziati per i territori del sud, una sorta di «legge obiettivo del Mezzogiorno» che possa utilizzare tutte le risorse europee e nazionali a disposizione e che possa contare su norme specifiche, a cominciare da quelle sul Patto di stabilità. Sempre in materia di investimenti, penso che non sia più rinviabile il tema del credit crunch, individuando nuovi strumenti, come hanno fatto in Europa e negli Stati Uniti, a partire dai cosiddetti fondi di debito.
  Sul capitolo reddito e potere d'acquisto, serve a nostro avviso un forte intervento per ridurre il carico fiscale riducendo il cuneo fra costo del personale dipendente e reddito disponibile. In questo senso, è auspicabile un intervento pluriennale, che possa essere assorbito in più esercizi e che si possa monitorare per vedere gli effetti concreti che esso produce sull'economia reale ed eventualmente correggerlo. Occorre spostare la tassazione dal reddito per aumentare la capacità di acquisto delle retribuzioni, che perdono ancora potere, come recentemente è stato dimostrato.
  Siamo soddisfatti del contenuto della risoluzione che ci apprestiamo a votare, perché prevede il riordino della fiscalità locale che si basa su due punti: la progressività, quale principio attuativo fondamentale dell'uguaglianza sostanziale, e autonomia, affinché la finanza locale possa tornare ad essere nella piena ed esclusiva responsabilità dei comuni.
  Signor Presidente, signor Viceministro, occorre una nuova spinta riformatrice, una nuova fase di Governo che indichi alcune priorità, le trasformi in programmi e individui misure congrue, siamo sicuri che la legge di stabilità andrà in questa direzione. La fiducia che qualche giorno fa abbiamo convintamente confermato al Governo noi la consideriamo un affidamento per cambiare la direzione del piano inclinato della depressione in cui siamo entrati. Pag. 112Per fare questo l'Europa deve cambiare rotta, non possiamo continuare a «morire di austerità», l'ha detto Bini Smaghi, non l'ho detto io. Dobbiamo essere rigorosi, allontanare vecchie furbizie, ma non possiamo continuare a morire di austerità. Serve una politica forte e autorevole, che agisca con serietà e passione. Dobbiamo mettere da parte le bandierine e non ritornare nel pantano e nella confusione in cui eravamo prima del voto di fiducia. Serve passione perché, come disse Hegel, nel mondo nulla di grande è stato fatto senza passione. Serve serietà, dice Siddharta, ci sono solo due errori che si possono fare nel cammino verso il vero: non andare fino in fondo e non iniziare. Noi abbiamo passione e serietà e vogliamo metterle a disposizione del Paese (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

  PRESIDENTE. Non vi sono altri iscritti a parlare e pertanto dichiaro chiusa la discussione.

(Risoluzioni – Doc. LVII, n. 1-bis)

  PRESIDENTE. Avverto che sono state presentate le risoluzioni Guidesi ed altri n. 6-00032, Castelli ed altri n. 6-00033, Labriola, Capelli, Pastorelli, Zaccagnini ed altri n. 6-00034 e Marchi, Palese, Tabacci, Misiani e Andrea Romano n. 6-00035, che sono in distribuzione (vedi l'allegato A - Doc. LVII, n. 1-bis).
  Invito dunque il rappresentante del Governo a dichiarare quale risoluzione intenda accettare, atteso che a norma dell'articolo 118-bis, comma 2, del Regolamento, verrà posta in votazione per prima la risoluzione accettata dal Governo che, in caso di approvazione, precluderà le altre.

  STEFANO FASSINA, Viceministro dell'economia e delle finanze. Signor Presidente, prima non ho commentato l'intervento del relatore; vorrei provare a dare rapidissimamente qualche chiarimento rispetto agli interrogativi che sono stati posti durante la discussione. La Nota di aggiornamento – come è stato notato da tutti gli interventi dei colleghi, che ringrazio – non è un esercizio burocratico: si valutano i risultati e si definiscono gli obiettivi e, allora, forse è utile richiamare alcuni di questi risultati e anche alcuni degli obiettivi perché ovviamente tutte le valutazioni politiche sono legittime, però sui dati almeno dovremmo provare a convenire.
  Il primo punto che mi preme sottolineare – è stato da ultimo sottolineato anche dall'onorevole Rughetti – riguarda la politica economica dell'eurozona, dove credo sia matura la fase in cui si possa fare una valutazione dei risultati raggiunti rispetto agli obiettivi prefissi. Da questo punto di vista, la Nota di aggiornamento contiene delle affermazioni importanti, sebbene non siano state rilevate oggi nella discussione. Si dice esplicitamente che il Governo si impegna a portare avanti un riesame delle politiche economiche nazionali ed europee per dare rafforzata priorità alla crescita e all'occupazione e, a proposito del rilievo giustamente critico fatto alle politiche di austerità, senza attenzione alle condizioni dell'economia reale, sottolineo anche che la Nota di aggiornamento, a pagina 34, afferma in modo chiaro un punto rispetto ai cosiddetti moltiplicatori fiscali, alla sottovalutazione dei moltiplicatori fiscali e alle conseguenze che la sottovalutazione dei moltiplicatori fiscali ha avuto rispetto al mancato raggiungimento, non solo in Italia ovviamente – sto parlando delle 1'eurozona –, degli obiettivi di finanza pubblica. È un tema di grande interesse, non solo teorico, ma politico, di polis, sul quale credo sarebbe utile ritornare ed è stato utile ascoltare le parole dei colleghi che sono intervenuti durante il dibattito.
  Il secondo punto che mi preme sottolineare, che non dovrebbe essere sottovalutato rispetto alle valutazioni critiche che sono venute, riguarda il fatto che la manovra prospettata nella Nota di aggiornamento è, per la prima volta, una manovra espansiva, se pure moderatamente anticiclica.Pag. 113
  Come vedete dalla tabella su previsioni e obiettivi, l'obiettivo programmatico è di due decimi di punto superiore alla previsione tendenziale, quindi facciamo una manovra, seppur moderatamente, anticiclica ed è una novità assoluta rispetto agli interventi di finanza pubblica che si sono susseguiti per un lungo periodo di tempo alle nostre spalle. A questa dimensione, a questa torsione anticiclica, definita dai dati sull'indebitamento, si aggiunge il dato sui pagamenti dei debiti della pubblica amministrazione alle imprese. In circa 18 mesi, almeno 50 miliardi di euro entreranno nel sistema e saranno risorse aggiuntive, quindi con un effetto netto molto rilevante nei rapporti tra finanza pubblica ed economia reale.
  A mio avviso, non è sopravvalutato l'impatto che queste risorse possono avere ai fini del sostegno alla dinamica dell'economia.
  Vi è un impatto modesto ovviamente il primo anno, nonostante l'ammontare previsto che arrivi all'economia sia intorno ai 27 miliardi, e un effetto più consistente nel 2014, perché queste risorse per essere investite ovviamente implicano un certo numero di mesi.
  In questo quadro mi preme sottolineare un punto e, cioè, l'impegno del Governo a perseguire come priorità il sostegno alla domanda interna, che è stata la componente drammaticamente carente in questi anni. Ovviamente, le esportazioni rimangono un driver fondamentale per la crescita della nostra economia, ma per quanto fondamentale rappresentano il 25 per cento del PIL. Quindi, senza una rianimazione della domanda interna, quindi dei consumi delle famiglie e degli investimenti delle imprese, ovviamente quell'obiettivo di crescita, che è definito per il prossimo anno e per gli anni a seguire, non si raggiunge.
  Ora, permettetemi di fare una considerazione sulla spesa. Tutti gli interventi sono tornati sul punto della spesa pubblica. Anche qui dobbiamo stare attenti alle leggende metropolitane e a guardare i risultati conseguiti e gli obiettivi previsti. Segnalo che nel triennio alle nostre spalle per la prima volta nella storia dell'Italia repubblicana la spesa primaria si è ridotta in termini nominali, non in termini reali ma in termini nominali. Non era mai avvenuto. Probabilmente possiamo discutere se è stato abbastanza o se è stato poco. Tuttavia, non è vero che la spesa pubblica è aumentata. La spesa pubblica primaria, ossia al netto della spesa per interessi, in termini nominali si è ridotta.
  Invito i colleghi, in particolare quelli della Lega Nord e del MoVimento 5 Stelle, che sono intervenuti in modo critico su questo punto, a leggere le previsioni di spesa. Tutti i capitoli di spesa – la tabella a pagina 36 della Nota di aggiornamento – indicano una riduzione in termini di rapporto al PIL molto significativa per i redditi da lavoro dipendente nella pubblica amministrazione, ma è lo stesso per i consumi intermedi, per le prestazioni sociali e così via. Nell'orizzonte di previsione la spesa pubblica prevista si riduce di 3 punti percentuali di PIL. Anche qui possiamo discutere se è poco o se è abbastanza e, tuttavia, c’è una riduzione significativa.
  Ricordo a tutti noi che mentre ci sono tante sacche di sprechi e di inefficienza da affrontare, ci sono anche dei capitoli da sostenere. Veniva appena ricordato dall'intervento dell'onorevole Rughetti il capitolo delle politiche sociali, ma si potrebbe aggiungere la scuola e si potrebbe aggiungere la drammatica vicenda degli esodati. Quindi, a mio avviso, il lavoro da fare sulla spesa pubblica è tanto, ma va all'insegna della riqualificazione, principalmente all'insegna della riqualificazione. La fonte principale di riduzione dell'elevata pressione fiscale, che tuttavia già nella previsione a legislazione vigente si riduce nell'arco del quinquennio coperto dalla Nota di aggiornamento, va vista nel recupero di risorse dell'evasione. Segnalo che è la grande anomalia italiana rispetto all'Europa: un'evasione doppia della media europea sulla quale, se non riusciamo ad incidere in modo significativo, non troviamo le risorse per ridurre quella pressione fiscale, dato l'obiettivo di avanzo primario che vogliamo tenere.Pag. 114
  E, infine, alcuni chiarimenti specifici. L'onorevole Palese chiedeva chiarimenti in merito alla spesa in conto capitale. Ho letto che anche oggi il presidente Brunetta ha proposto di utilizzare una parte di questa spesa in conto capitale per il pagamento dei debiti della pubblica amministrazione ai fini di copertura. Vorrei dire che tra i successi di queste settimane c’è stato anche quello che la spesa in conto capitale, per i pagamenti dei debiti arretrati della pubblica amministrazione, è effettivamente arrivata a destinazione e, quindi, quelle risorse, anche se volessimo recuperarle, non sono più disponibili.
  A proposito di debiti, mi preme chiarire che il riferimento alla Banca d'Italia va fatto con grande attenzione. Quei dati della Banca d'Italia, come indicò chiaramente il dottor Franco nelle prime riunioni della Commissione bilancio, sono una stima e non sono un dato amministrativo. Sono una stima rispetto alla quale emergono dubbi sulla effettiva consistenza.
  In secondo luogo, vorrei ricordare all'onorevole del MoVimento 5 Stelle che i pagamenti dal bilancio dello Stato ai cosiddetti fondi salva Stati non incidono sull'indebitamento, quindi non hanno avuto alcun effetto di contenere i pagamenti della pubblica amministrazione verso le imprese. È una partita finanziaria che va a finire sul debito, ma non interferisce con l'indebitamento, quindi non è stata ragione di riduzione dei pagamenti della pubblica amministrazione alle imprese.
  Infine, Presidente, sono molto d'accordo sul punto che qualcuno ha fatto sul PIL. Il PIL non è condizione sufficiente, ma la crescita del PIL è condizione necessaria per l'occupazione, dopodiché questo non chiude la riflessione su altri indicatori importanti, l'indicatore di benessere equo e sociale che l'attuale Ministro del lavoro ha approfondito e anche pubblicato nella sua precedente esperienza da presidente dell'Istat.
  Concludo ed esprimo parere favorevole sulla risoluzione dell'onorevole Marchi ed altri 6-00035 (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

(Votazione risoluzione – Doc. LVII, n. 1-bis)

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla risoluzione Marchi, Palese, Tabacci, Misiani e Andrea Romano n. 6-00035, accettata dal Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Gadda, Di Gioia, Locatelli, Verini, Latronico...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

   (Presenti  404   
   Votanti  403   
   Astenuti    1   
   Maggioranza  202   
    Hanno votato
 295    
    Hanno votato
no  108).    

  Dichiaro pertanto precluse le risoluzioni n. 6-00032, n. 6-00033 e n. 6-00034.

  (I deputati Mattiello e Argentin hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole).

Sul calendario dei lavori dell'Assemblea.

  PRESIDENTE. Comunico che, a seguito dell'odierna riunione della Conferenza dei presidenti di gruppo, i lavori dell'Assemblea a partire dalla giornata di domani sono stati così rimodulati:

   Giovedì 10 ottobre (antimeridiana, fino alle ore 18) (con votazioni)
  Seguito dell'esame del disegno di legge n. 1154 ed abbinate – Abolizione del finanziamento pubblico diretto, disposizioni per la trasparenza e la democraticità dei Pag. 115partiti e disciplina della contribuzione volontaria e della contribuzione indiretta in loro favore.
  Esame delle mozioni Busto ed altri n. 1-00030, Zan ed altri n. 1-00188, Grimoldi ed altri n. 1-00189 e Borghi, Latronico, Matarrese ed altri n. 1-00193 concernenti iniziative in materia di utilizzo di alcune tipologie di combustibili solidi secondari nei forni dei cementifici.

  Giovedì 10 ottobre (pomeridiana, al termine delle votazioni, con eventuale prosecuzione notturna)
  Discussione sulle linee generali del disegno di legge n. 1544 – Conversione in legge del decreto-legge 31 agosto 2013, n. 102, recante disposizioni urgenti in materia di IMU, di altra fiscalità immobiliare, di sostegno alle politiche abitative e di finanza locale, nonché di cassa integrazione guadagni e di trattamenti pensionistici (da inviare al Senato – scadenza: 30 ottobre 2013).

   Venerdì 11 ottobre (ore 9)

   Svolgimento di interpellanze urgenti.

   Lunedì 14 ottobre (antimeridiana)

   Discussione sulle linee generali:
   proposta di legge n. 750 ed abbinate – Modifica all'articolo 3 del decreto-legge 4 luglio 2006, n. 223, convertito, con modificazioni, dalla legge 4 agosto 2006, n. 248, e altre disposizioni in materia di disciplina degli orari di apertura degli esercizi commerciali;
   mozioni Molteni ed altri n. 1-00183 e Braga ed altri n. 1-00013 concernenti iniziative a favore dei lavoratori frontalieri.

  Lunedì 14 ottobre (pomeridiana con eventuale prosecuzione notturna) (con votazioni)
   Seguito dell'esame del disegno di legge n. 1544 – Conversione in legge del decreto-legge 31 agosto 2013, n. 102, recante disposizioni urgenti in materia di IMU, di altra fiscalità immobiliare, di sostegno alle politiche abitative e di finanza locale, nonché di cassa integrazione guadagni e di trattamenti pensionistici (da inviare al Senato – scadenza: 30 ottobre 2013).

  Martedì 15 (antimeridiana, con votazioni a partire dalle ore 11, e pomeridiana, con eventuale prosecuzione notturna), mercoledì 16 e giovedì 17 ottobre (antimeridiana e pomeridiana, con eventuale prosecuzione notturna e nella giornata di venerdì 18 ottobre) (con votazioni)

   Seguito dell'esame:
   disegno di legge n. 1544 – Conversione in legge del decreto-legge 31 agosto 2013, n. 102, recante disposizioni urgenti in materia di IMU, di altra fiscalità immobiliare, di sostegno alle politiche abitative e di finanza locale, nonché di cassa integrazione guadagni e di trattamenti pensionistici (da inviare al Senato – scadenza: 30 ottobre 2013);
   eventuali argomenti previsti nella settimana precedente e non conclusi;
   disegno di legge n. 925 ed abbinate – Modifiche alla legge 8 febbraio 1948, n. 47, al codice penale e al codice di procedura penale in materia di diffamazione, di diffamazione con il mezzo della stampa o con altro mezzo di diffusione, di ingiuria e di condanna del querelante;
   proposta di legge n. 750 ed abbinate – Modifica all'articolo 3 del decreto-legge 4 luglio 2006, n. 223, convertito, con modificazioni, dalla legge 4 agosto 2006, n. 248, e altre disposizioni in materia di disciplina degli orari di apertura degli esercizi commerciali;

   mozioni Molteni ed altri n. 1-00183 e Braga ed altri n. 1-00013 concernenti iniziative a favore dei lavoratori frontalieri.

  Martedì 15 ottobre, alle ore 9,30, avrà luogo un'informativa del ministro per le Pag. 116riforme costituzionali sulla relazione finale della Commissione per le riforme costituzionali.

  Nel corso della settimana avrà luogo l'esame del documento in materia di insindacabilità ai sensi dell'articolo 68, primo comma, della Costituzione, nell'ambito di un procedimento penale nei confronti del deputato Aniello Formisano (Doc. IV-quater, n. 2).

   Martedì 22 ottobre avranno luogo comunicazioni del Presidente del Consiglio dei ministri in vista del Consiglio europeo di Bruxelles del 24 e 25 ottobre.

  L'informativa del Governo sul prossimo semestre di Presidenza dell'Unione europea, già prevista per domani, è rinviata, su richiesta del Governo medesimo, ad altra data.

  È stato infine stabilito – su richiesta della VII Commissione (Cultura, scienze e istruzione) – che l'esame del disegno di legge n. 1574 – Conversione in legge del decreto-legge 12 settembre 2013, n. 104, recante misure urgenti in materia di istruzione, università e ricerca (da inviare al Senato – scadenza: 11 novembre 2013), già previsto per la prossima settimana, avrà luogo nella successiva, con discussione sulle linee generali martedì 22 ottobre, pomeridiana, al termine delle votazioni, e seguito dell'esame dalla giornata successiva, dopo l'esame del disegno di legge S. 1015 – Conversione in legge del decreto-legge 31 agosto 2013, n. 101 , recante disposizioni urgenti per il perseguimento di obiettivi di razionalizzazione nelle pubbliche amministrazioni (ove trasmesso dal Senato e concluso dalla Commissione – scadenza: 30 ottobre 2013).

Sull'ordine dei lavori (ore 20,05).

  DAVIDE TRIPIEDI. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà. Pregherei i colleghi che legittimamente se ne stanno andando di farlo in silenzio. Non è molto difficile camminare in silenzio. Prego, deputato Tripiedi.

  DAVIDE TRIPIEDI. Signor Presidente, si è spenta l'altro ieri notte Mariella, una donna unica, che non si fermava davanti a nulla. Aveva come principio fondamentale la dignità e il benessere di ogni singolo uomo. Non dimenticheremo mai le tue battaglie, senza paura, al gelo degli inverni più freddi, contro gli inceneritori e la prepotenza dei poteri forti della politica.
  Fino all'ultimo hai creduto che fosse possibile un mondo nuovo, in cui una restaurata politica fosse a disposizione, e non il padrone, di ogni cittadino. Porteremo avanti, come volevi tu, le tue lotte all'interno delle istituzioni. Mariella, grazie per tutto quello che hai fatto per i cittadini di Desio e grazie per avermi insegnato, come una mamma che ama i propri figli, i veri valori della vita e della libertà. Grazie, Mariella (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PATRIZIA MAESTRI. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  PATRIZIA MAESTRI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, domani, 10 ottobre, si celebra il bicentenario della nascita di Giuseppe Verdi, una delle figure intellettuali più significative dell'Ottocento italiano, la cui musica, conosciuta in tutto il mondo, è diventata un simbolo, un'immagine bella e colta del nostro Paese.
  Un musicista di immenso valore, che ha segnato profondamente la storia e la cultura del XIX secolo. È stato fonte di ispirazione per generazioni di musicisti, compositori e cultori della musica, ma non solo. Verdi ha contribuito alla costruzione della coscienza civile italiana con il suo esplicito contrasto all'oppressione straniera nel nostro Paese. Un figlio della nostra terra, che ha saputo interpretare, con forza e originalità, il grande valore dell'umanità, il senso della libertà, il senso della vita, della morte, delle grandi passioni Pag. 117umane, attraverso il linguaggio magico e universale della musica, ed è stato capace, con questo linguaggio, di parlare a tutto il popolo.
  E voglio ricordare che, proprio in questa Camera dei deputati, è stata approvata, in prima lettura, nella precedente legislatura, la legge n. 206 del 12 novembre 2012, che sostiene la celebrazione del Festival verdiano e del bicentenario a Parma e Busseto, oltre all'attuazione di un programma di interventi finanziari e culturali della musica verdiana per i luoghi verdiani, a Busseto e Villanova sull'Arda. Una legge approvata grazie all'impegno dell'onorevole Carmen Motta, di altri parlamentari della Camera di gruppi diversi e della senatrice Soliani al Senato, successivamente. Tuttora la senatrice Soliani è vicepresidente del comitato per le celebrazioni.
  Domani Verdi sarà ricordato in tutta Italia, a Parma e a Busseto e quindi voglio anche richiamare l'attenzione su un festival che dovrà diventare un appuntamento di grande rilievo nazionale per la programmazione musicale italiana di valore mondiale. Per questi motivi questo evento dovrà poter contare...

  PRESIDENTE. Deve concludere.

  PATRIZIA MAESTRI. ...su interventi normativi ed economici che confermano il valore e la continuità di un così grande patrimonio culturale.

  PRESIDENTE. Grazie, deve concludere onorevole Maestri.

  PATRIZIA MAESTRI. Buon compleanno a Peppino. Viva Verdi (Applausi) !

  ALESSANDRO DI BATTISTA. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  ALESSANDRO DI BATTISTA. Signor Presidente, il 9 ottobre 1967, quarantasei anni fa, venne ucciso a La Higuera, un piccolo paesino nelle montagne boliviane, Ernesto Guevara de la Serna, detto il Che, per qualcuno un assassino – d'altro canto lo era anche Giulio Cesare –, per altri un mito da stampare sulle magliette, per me solamente un uomo. Un uomo che ha fatto la storia, che ha sconfitto una dittatura, che è arrivato al potere, che anziché restare a Cuba, nonostante fosse Ministro dell'industria o presidente del Banco Cubano, ha scelto di andare a combattere in Congo (la sua impresa fallimentare), ha scelto di andare a combattere assieme ai contadini che neanche conosceva in Bolivia, e lì è stato ammazzato. Al soldato che gli sparò, gli tremava la mano e, prima che sparasse, il Che gli disse «Tranquillo, stai solamente andando ad uccidere un uomo». Ecco, al di là dei giudizi, che possono essere contrastanti, il Che ci dà un grande insegnamento: quello che può fare la fervida volontà di un essere umano (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

Ordine del giorno della seduta di domani.

  PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della seduta di domani.

  Giovedì 10 ottobre 2013, alle 9,30:

  1. – Seguito della discussione del disegno di legge:
   Abolizione del finanziamento pubblico diretto, disposizioni per la trasparenza e la democraticità dei partiti e disciplina della contribuzione volontaria e della contribuzione indiretta in loro favore (C. 1154-A).
   e delle abbinate proposte di legge: D'INIZIATIVA POPOLARE; PISICCHIO; DI LELLO ed altri; FORMISANO ed altri; LOMBARDI ed altri; GRASSI ed altri; BOCCADUTRI ed altri; NARDELLA ed altri; RAMPELLI ed altri; GITTI e VITELLI (C. 15-186-199-255-664-681-733-961-1161-1325).Pag. 118
  — Relatori: Fiano e Gelmini, per la maggioranza; Toninelli, di minoranza.

  2. – Discussione delle mozioni Busto ed altri n. 1-00030, Zan ed altri n. 1-00188, Grimoldi ed altri n. 1-00189 e Borghi, Latronico, Matarrese ed altri n. 1-00193 concernenti iniziative in materia di utilizzo di alcune tipologie di combustibili solidi secondari nei forni dei cementifici.

  (p.m., al termine delle votazioni)

  3. – Discussione del disegno di legge (per la discussione sulle linee generali):
   Conversione in legge del decreto-legge 31 agosto 2013, n. 102, recante disposizioni urgenti in materia di IMU, di altra fiscalità immobiliare, di sostegno alle politiche abitative e di finanza locale, nonché di cassa integrazione guadagni e di trattamenti pensionistici (C. 1544-A).
  — Relatori: Palese, per la V Commissione; Causi, per la VI Commissione.

  La seduta termina alle 20,10.

ERRATA CORRIGE

  Nel resoconto stenografico della seduta dell'8 ottobre 2013: a pagina II, prima colonna, ventisettesima riga e, a pagina 14, prima colonna, quinta ed ottava riga, il numero «2-00360» si intende sostituito da «3-00360».

TESTO INTEGRALE DELLA DICHIARAZIONE DI VOTO FINALE DEL DEPUTATO EDMONDO CIRIELLI SUL DISEGNO DI LEGGE DI CONVERSIONE N. 1540-A

  EDMONDO CIRIELLI. Dalle 101 donne uccise del 2006 siamo passati alle 124 del 2012, dato al quale vanno aggiunti i tentati omicidi, le violenze sessuali e gli stupri di gruppo che sono in costante aumento. In Italia, nel corso degli ultimi anni, il numero degli uomini uccisi è calato, ma è invece aumentato quello delle donne ammazzate nell'ambito della relazione sentimentale. Sul totale degli omicidi a danno di donne, il 70 per cento è stato commesso da compagni, spasimanti respinti o ex. Secondo dati ISTAT, le donne italiane tra i 16 e i 70 anni vittime di violenza fisica o sessuale nel corso della loro vita sono stimate in 6.743.000.
  Sette donne uccise su 10 avevano sporto denuncia da una a più volte per molestie, minaccia, violenza privata e stalking nei confronti di chi poi le ha uccise, quindi o le leggi sono inadeguate a proteggerle oppure questo tipo di violenza è tollerato. Non si dà il giusto peso a quegli atti anticipatori che sono a torto ritenuti, talvolta anche dai magistrati giudicanti, «semplici ritorsioni fra coniugi o bravate». Oppure vi è una mancanza di informazione e preparazione degli operatori, che non sanno riconoscere il fenomeno.
  8 donne su 10 malmenate, ustionate o minacciate con armi hanno subito le aggressioni tra le mura domestiche. Un milione di donne hanno subito uno stupro o un tentato stupro. A ottenere con la forza rapporti sessuali il 70 per cento delle volte è il partner stesso e in questi casi il reato è reiterato.
  Un dato impressionante che emerge dal campione di 1.562 donne che si sono rivolte a Telefono Rosa nel corso del 2012 è quello dell'82 per cento che dichiara di avere figli che assistono alle violenze, in crescita del 7 per cento rispetto all'anno precedente.
  Nel 2012, il 72 per cento delle donne ha subito violenza psicologica, il 44 per cento fisica. A queste percentuali si devono aggiungere, inoltre, i numerosi casi di minacce, maltrattamenti economici e altri tipi di molestie, tra cui non manca lo stalking. Nell'82 per cento dei casi la violenza è continua e ripetuta. Nel 2012, inoltre, i casi di donne che subiscono violenza da oltre 20 anni raggiungono il 15 per cento delle intervistate (12 per cento nel 2011), seguiti da un ulteriore 15 per cento di vittime che patiscono i soprusi da almeno 10 anni (13 per cento nel 2011).Pag. 119
  Per contrastare con efficacia la violenza contro le donne è necessario predisporre e mettere in atto un piano globale di contrasto. Il provvedimento in esame, in cui si trattano temi diversi tra loro senza grandi approfondimenti, non è sufficiente a regolare in modo organico e coordinato neanche il solo quadro normativo penale. Tale provvedimento è comunque un passo avanti in quanto, trattandosi di provvedimento d'urgenza che non necessita del lunghissimo iter di ogni normale disegno di legge, può rendere esecutive le norme che contiene in tempi brevi, migliorando da subito la situazione.
  Il femminicidio (neologismo creato da un'antropologa messicana per descrivere la strage di donne al confine fra Messico e Stati Uniti) è un fenomeno che si sviluppa su più piani: sociale, culturale, morale, etico, politico, penale, civile, religioso, economico. Il suo culmine può essere l'omicidio, ma è importante comprendere che si realizza anche quando non si arriva alla soppressione fisica della persona.
  La violenza sulle donne presenta numerosi aspetti che hanno come filo conduttore la volontà, da parte del maltrattante, di mantenere il controllo sulla vittima, mettendo in atto strategie come la denigrazione, l'intimidazione, la minaccia anche semplice ma ripetuta, la dipendenza economica, l'isolamento da parenti e amici, il controllo ossessivo sul modo di vestire e sugli spostamenti, le percosse, l'ingiuria, le lesioni e gli atti persecutori. Atteggiamenti che precedono sempre l'omicidio. Ed è proprio verso gli atti e i reati anticipatori, anche se all'apparenza lievi o irrilevanti, che bisogna agire con sanzioni deterrenti. Su La Civiltà Cattolica padre Gianpaolo Salvini ha scritto che «mentre gli omicidi sono calcolabili in modo relativamente preciso, l'infinita serie di violenze che spesso li precede o che comunque per fortuna non sempre arriva a esiti così drammatici è molto meno conosciuta e denunciata».
  Infatti, nella quasi totalità dei casi le violenze subite dalle donne non sono denunciate. Il sommerso è elevatissimo e raggiunge circa il 96 per cento delle violenze subite da un non partner e il 93 per cento di quelle da partner. Anche nel caso degli stupri la quasi totalità non è denunciata (91,6 per cento). È consistente la quota di donne che non parla con nessuno delle violenze subite. (dati del 24 novembre 2009).
  Come sancisce l'articolo 45 della Convenzione di Istanbul, le punizioni devono essere efficaci, proporzionali e dissuasive e devono tenere conto della gravità del fatto compiuto. Ma per salvare vite occorre agire prima e con durezza, reprimendo già i reati anticipatori anche se erroneamente considerati minori.
  Due giovani donne, Marta Deligia e Ilaria Pagliarulo, non sarebbero morte se ognuno, in qualsiasi ruolo, avesse fatto il suo dovere: legislatore, magistrato, forze dell'ordine, cittadini. Nessuno è innocente di fronte a queste morti. Da una parte ci troviamo di fronte a una serie di denunce alle quali non sono seguite misure efficaci di protezione, nell'altro caso di fronte a una donna soggiogata al punto da curare da sola la ferita di una pallottola sparata da un uomo che era conosciuto come violento.
  Fabiana Luzzi è stata uccisa dal fidanzato e bruciata. Il padre ha detto una cosa che il legislatore deve ascoltare se non vuole avere sulla coscienza altre morti tremende: «È un bene che ora sia previsto l'arresto in flagranza grazie al decreto legge sulla violenza di genere, ma non basta a salvare le nostre figlie perché quando si arriva alla flagranza siamo all'atto finale. L'arresto, come accade in America, dovrebbe essere previsto quando vai a denunciare la prima volta, come abbiamo fatto noi, con tanto di fotografie e referti medici. Poi è il denunciato che deve dimostrare che non è vero. Perché la prima cosa da tutelare è la vita e non la libertà di negarla». E all'arresto, come già deve essere per gli ammoniti, deve seguire un immediato esame psicologico sul reo e un trattamento laddove ritenuto necessario. O la strage delle donne, non finirà mai.Pag. 120
  Uno degli aspetti del femminicidio che non è stato preso nella giusta considerazione dal decreto-legge in esame – e che invece è di fondamentale importanza per il contrasto e soprattutto per la prevenzione – è la violenza economica.
  Per evitare che le misure previste nel decreto-legge restino lettera morta, riteniamo indispensabile rimuovere immediatamente tutti gli ostacoli che limitano l'occupazione femminile e quelli che permettono la disparità retributiva tra uomini e donne.
  Secondo un'indagine IRES le donne guadagnano meno degli uomini a parità di ore di lavoro e mansioni: il 48,9 per cento guadagna meno di 1000 euro contro il 26,8 per cento degli uomini; solo 1'8,5 per cento guadagna uno stipendio netto di 1.500 euro rispetto al 20,3 per cento degli uomini; il tasso di occupazione femminile è del 47,2 per cento; 4 donne su 10 lasciano il lavoro dopo la prima gravidanza e il così detto lavoro atipico vede impegnate in maggior parte le donne, che tra l'altro spesso se gravide vengono licenziate.
  Un'altra forma di violenza non presa nella giusta considerazione dal decreto-legge è la violenza psicologica. La violenza sulle donne in ambito domestico e nelle relazioni amorose presenta numerosi aspetti che hanno come filo conduttore la volontà, da parte del maltrattante, di mantenere il controllo sulla partner: denigrazione, intimidazione, minaccia, tutti elementi che portano la persona che ne è oggetto a uno stato psicologico di intensa sofferenza. Alla vittima sono negate la libertà, l'autonomia, l'autostima e l'autodeterminazione.
  La strada dalla violenza psicologica a quella fisica è breve, bisogna dunque agire con fermezza e severità già in questa fase.
  La certezza della pena è una garanzia di libertà in ogni società civile. I cittadini che non hanno commesso reati vogliono sapere che lo Stato ha più premura verso gli innocenti e un'autorità indiscutibile verso chi fa loro del male. E che le leggi non possono essere infrante senza subire conseguenze adeguate, certe e capaci di «ripagare» il bene sottratto. Quando il bene sottratto è l'integrità fisica, psicologica e morale della persona, o la vita, il prezzo da pagare deve essere una libertà negata senza attenuanti né premi. Per questo, sarebbe opportuno aggiungere all'articolo 27 della Costituzione, oltre al principio di rieducazione del reo, il divieto di tortura e il diritto ad essere trattato con dignità, il dovere di trattare con dignità le vittime; il principio di retribuzione dalla quale la rieducazione non può prescindere, e la garanzia che le pene, pur tendendo alla rieducazione del reo, siano effettivamente espiate.
  Ad esempio, ecco un fatto recentissimo (7 settembre 2013), accaduto a Milano: un egiziano regolare che lavora in un Bed & Breakfast ha tentato di stuprare una giovane cliente tedesca, in città per motivi di studio. Lo stupro (anticipato da molestie) non è riuscito grazie alle urla della ragazza che hanno attirato un cliente dell'albergo accorso in suo aiuto. Chiamati i carabinieri e allertato il magistrato, quest'ultimo ha deciso per la denuncia a piede libero. L'aggressore può tornare al lavoro a «ricevere» altre studentesse. La vittima è ovviamente traumatizzata, avrà paura d'ora in poi a uscire da sola e si sentirà tradita da un sistema che lascia in libertà un uomo che non è riuscito del tutto nel suo intento solo perché è stato scoperto.
  Ma c’è di peggio, come la sentenza che recentemente ha visto la Corte d'Appello di Roma rigettare una misura cautelare (il divieto di dimora) fondamentale per la salute psicologica di una tredicenne che ha subito violenza sessuale ripetuta da un vicino di casa. Oppure c’è la sentenza della Corte Costituzionale che ha ritenuto illegittimo un articolo del codice di procedura penale (il 275 comma 3) affermando che pur essendo lo stupro di gruppo tra i reati «più odiosi e riprovevoli» del nostro codice, «la più intensa lesione del bene libertà sessuale non offre un fondamento giustificativo costituzionalmente valido al regime cautelare speciale previsto dalla norma censurata».
  Di esempi se ne potrebbero portare a migliaia, non ultimo quello relativo alla Pag. 121sentenza dello stupro di gruppo di Montalto ai danni di una minorenne che ha visto i colpevoli, minorenni all'epoca del reato (ma maggiorenni all'atto della sentenza), condannati dopo sei anni dal delitto alla messa alla prova, che sappiamo bene estinguere il reato in tempi brevi. Eppure questi reati dovrebbero rientrare in quella extrema ratio che prevede il carcere, perché di enorme disvalore sociale e perché il danno causato alle vittime è perenne.
  Spesso le famiglie si trovano ad affrontare il «dopo» in totale abbandono, eppure la loro esistenza è stata completamente stravolta. Non è violenza quella che subisce una madre a cui ammazzano una figlia ? Per loro il dopo è, come affermano spesso, un ergastolo senza sconti mentre ciò che vivono nell'arco del procedimento penale lo descrivono come una tortura quasi più devastante della tragica perdita. Affrontano il procedimento penale in totale solitudine, con addosso il dolore più grande che un essere umano possa sopportare: la perdita di un figlio o di una figlia, di una madre o di un padre, a ’causa dell'abuso di libertà altrui. Il senso d'impotenza è grandissimo di fronte a un sistema che schiaccia la seconda volta la vita di una persona che non può più difendersi se non attraverso i suoi discendenti, che devono essere messi nelle condizioni di restituirle, nell'arco del processo, dignità e umanità.

Pag. 122

VOTAZIONI QUALIFICATE EFFETTUATE MEDIANTE PROCEDIMENTO ELETTRONICO

INDICE ELENCO N. 1 DI 3 (VOTAZIONI DAL N. 1 AL N. 13)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
1 Nom. Ddl 1540-A – em. 7.101 400 400 201 93 307 57 Resp.
2 Nom. em. 7.103 423 423 212 104 319 56 Resp.
3 Nom. em. 7.2 451 362 89 182 20 342 55 Resp.
4 Nom. articolo agg. 7.09 455 367 88 184 16 351 55 Resp.
5 Nom. articolo agg. 7.010 468 377 91 189 21 356 54 Resp.
6 Nom. em. 7-bis. 100 470 430 40 216 92 338 54 Resp.
7 Nom. em. 8.6 482 482 242 115 367 54 Resp.
8 Nom. em. 8.5 477 477 239 116 361 54 Resp.
9 Nom. em. 8.8 487 487 244 118 369 54 Resp.
10 Nom. em. 8.2 484 393 91 197 21 372 53 Resp.
11 Nom. em. 8.7 487 487 244 124 363 53 Resp.
12 Nom. em. 8.400,8.100,8.101 481 477 4 239 460 17 53 Appr.
13 Nom. em. 10.15 488 488 245 150 338 52 Resp.

F = Voto favorevole (in votazione palese). – C = Voto contrario (in votazione palese). – V = Partecipazione al voto (in votazione segreta). – A = Astensione. – M = Deputato in missione. – T = Presidente di turno. – P = Partecipazione a votazione in cui è mancato il numero legale. – X = Non in carica.
Le votazioni annullate sono riportate senza alcun simbolo. Ogni singolo elenco contiene fino a 13 votazioni. Agli elenchi è premesso un indice che riporta il numero, il tipo, l'oggetto, il risultato e l'esito di ogni singola votazione.

INDICE ELENCO N. 2 DI 3 (VOTAZIONI DAL N. 14 AL N. 26)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
14 Nom. em. 10.14 491 491 246 132 359 52 Resp.
15 Nom. em. 10.12 491 490 1 246 457 33 52 Appr.
16 Nom. em. 10.9 490 365 125 183 25 340 52 Resp.
17 Nom. em. 10.5 493 493 247 130 363 52 Resp.
18 Nom. em. 10.13 488 348 140 175 344 4 52 Appr.
19 Nom. articolo agg. 10.01 491 488 3 245 485 3 52 Appr.
20 Nom. em. 11.400 496 400 96 201 349 51 52 Appr.
21 Nom. em. 11-bis.1 490 487 3 244 111 376 53 Resp.
22 Nom. em. 9.6 486 443 43 222 89 354 53 Resp.
23 Nom. articolo 1 479 347 132 174 347 53 Appr.
24 Nom. Dis. 1-bis.1 460 455 5 228 95 360 53 Resp.
25 Nom. articolo 1-bis 471 424 47 213 326 98 53 Appr.
26 Nom. odg 9/1540-A/2 333 333 167 92 241 63 Resp.


INDICE ELENCO N. 3 DI 3 (VOTAZIONI DAL N. 27 AL N. 31)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
27 Nom. odg 9/1540-A/5 415 414 1 208 164 250 63 Resp.
28 Nom. odg 9/1540-A/14 431 339 92 170 27 312 63 Resp.
29 Nom. odg 9/1540-A/38 440 346 94 174 50 296 63 Resp.
30 Nom. Ddl 1540-A – voto finale 363 343 20 172 343 54 Appr.
31 Nom. Doc. LVII, n. 1-bis – ris. 6-35 404 403 1 202 295 108 52 Appr.