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Resoconto dell'Assemblea

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XVII LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 88 di martedì 1 ottobre 2013

Pag. 1

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE LAURA BOLDRINI

  La seduta comincia alle 11,10.

  ANNALISA PANNARALE, Segretario, legge il processo verbale della seduta del 27 settembre 2013.
  (È approvato).

Missioni.

  PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Baldelli, Baretta, Biancofiore, Michele Bordo, Cirielli, Gregorio Fontana, La Russa, Antonio Martino, Porta, Venittelli e Vito sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.
  Pertanto i deputati in missione sono complessivamente settantuno, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell’allegato A al resoconto della seduta odierna.

  Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell’allegato A al resoconto della seduta odierna.

Discussione del disegno di legge: S. 1014 – Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 8 agosto 2013, n. 91, recante disposizioni urgenti per la tutela, la valorizzazione e il rilancio dei beni e delle attività culturali e del turismo (Approvato dal Senato) (A.C. 1628) (ore 11,12).

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione del disegno di legge, già approvato dal Senato, n. 1628: Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 8 agosto 2013, n. 91, recante disposizioni urgenti per la tutela, la valorizzazione e il rilancio dei beni e delle attività culturali e del turismo.

(Discussione sulle linee generali – A.C. 1628)

  PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione sulle linee generali.
  Avverto che i Presidenti del gruppi parlamentari Sinistra Ecologia Libertà, MoVimento 5 Stelle e Partito Democratico ne hanno chiesto l'ampliamento senza limitazioni nelle iscrizioni a parlare, ai sensi dell'articolo 83, comma 2, del Regolamento.
  Avverto, altresì, che la VII Commissione (Cultura) si intende autorizzata a riferire oralmente.
  Ha facoltà di intervenire la relatrice, deputata Milena Santerini.

  MILENA SANTERINI, Relatore. Signor Presidente, onorevoli colleghi, il disegno di legge in esame dispone la conversione del decreto-legge n. 91 del 2013, «Valore cultura», che reca disposizioni urgenti per la tutela, la valorizzazione e il rilancio dei beni e delle attività culturali e del turismo.
  Il decreto è composto da 16 articoli più gli aggiuntivi, che intervengono complessivamente nell'ambito dei beni e delle attività culturali e dello spettacolo, con un insieme di misure che sono riconducibili Pag. 2essenzialmente a tre grandi aree relative a: grandi progetti; cinema e spettacolo; interventi e stanziamenti vari per il rilancio di diversi enti e istituzioni culturali.
  Innanzitutto vorrei sottolineare la disponibilità dei parlamentari, dei colleghi della Camera, ad esaminare e ad approvare in tempi ristrettissimi questo decreto. E c’è un motivo, perché il decreto «Valore cultura» parla dell'Italia, parla di noi. Emerge in ogni articolo un patrimonio meraviglioso di cose belle: Pompei, Firenze, la grande lirica, il cinema, gli archivi, le biblioteche.
  Affiora, però, attraverso le misure che siamo chiamati ad esaminare, la «non politica» culturale di questi anni, l'abbandono dei beni, il degrado delle aree, la cattiva amministrazione, le pretese corporativistiche, le strategie di corta durata, il conflitto tra pubblico e privato che dovrebbero invece trovare coerenza e sinergia.
  Tutto questo impone una legge per recuperare, almeno in parte, ritardi e inadempienze.
   Il decreto, quindi, arriva tardi, ma non è mai troppo tardi per accorgersi che la valorizzazione della nostra bella Italia è una vera e propria strategia politica ed economica.
  In questo senso sottolineo ancora e ringrazio la disponibilità di tutti i colleghi ad esaminare in tempi così rapidi questo decreto, sottolineando anche che abbiamo già acquisito i pareri da parte di alcune Commissioni e altre esprimeranno il parere all'Assemblea.
  Sottolineando che il decreto viene presentato in tempi molto ristretti, vorrei anche osservare che non sempre sono stati permessi gli approfondimenti necessari. I colleghi porranno a ragione questioni di metodo: siamo ancora una volta costretti a lavorare in fretta su provvedimenti del Governo senza una valorizzazione del ruolo del Parlamento. Ciò è indubbio. Ma non avrebbe senso limitarsi a deprecare ciò che non è stato fatto, se abbiamo l'occasione di aprire una nuova pagina.
  Questa, infatti, è la speranza: che i fondi destinati a musei, archivi, musica siano messi a sistema, ne fruttino altri attraverso una gestione accorta, rilancino il turismo, rimettano in gioco i contributi privati, servano a formare giovani e a farne i protagonisti della rinascita della nostra cultura. La speranza, insomma, è che la cultura crei nuova cultura e, quindi, anche sviluppo economico e sociale.
  Si potrebbe, quindi, da un lato, osservare che alcune aree sono rimaste trascurate e altre privilegiate. Si potrebbe sottolineare che le risorse sono largamente insufficienti, ma anche che si lancia un aiuto a fondazioni in difficoltà. Da un lato, si apre ai contributi privati, ma in vari casi grandi e prestigiose fondazioni – penso a quelle di Milano – lamentano una forte centralizzazione e il rischio di perdere gli sponsor privati.
  Non si può negare, tuttavia, che al di là di continuità e discontinuità il decreto offra una serie di prospettive che lo caratterizzano. Vi è uno spiccato senso della cultura come bene sociale e penso alla valorizzazione delle aree intorno al bene culturale, ad esempio Grande Pompei. C’è una nuova visione delle tradizioni popolari, non più intese in senso di chiusura localistica, folklore provinciale, ritorno al passato, ma rivitalizzazione degli usi popolari. Ci sono i giovani e c’è la formazione, chiave di sviluppo.
  Quindi – passo all'esame più in dettaglio del decreto –, di rilievo è lo sforzo nel rispondere alle richieste, anche a livello internazionale, di una maggiore tutela e di un rilancio del sito archeologico di Pompei, luogo simbolo, uno dei luoghi simbolo della cultura italiana.
  Il lungo esame compiuto in prima lettura al Senato ha, inoltre, permesso l'approvazione di ulteriori misure di spesa rispetto al testo iniziale, che hanno trovato copertura. Ciò a significare quanto il tema della valorizzazione della cultura come fattore di crescita ed economia sia rilevante e preso in considerazione non solo come un buon proposito, ma come concreti interventi in specifici ambiti del settore culturale che attualmente versano in seria difficoltà. È questo il caso dei teatri e delle fondazioni lirico-sinfoniche. Queste ultime in particolare sono state oggetto di Pag. 3una riorganizzazione dell'assetto della governance interna che ha destato, però, anche un certo dibattito.
  Le misure sono divise in tre capi. Il capo I reca disposizioni urgenti per il restauro, la tutela e la valorizzazione del patrimonio. Il capo II reca disposizioni per il rilancio del cinema, musica e spettacolo dal vivo. Il capo III mira ad assicurare efficienti risorse al sistema.
  L'articolo 1 riguarda interventi per il sito archeologico di Pompei. La norma è stata complessivamente oggetto di modifica al Senato e prevede un rappresentante che realizzi il cosiddetto «Grande Progetto Pompei». Sono previsti un direttore generale di progetto, coadiuvato da una struttura di supporto, e un vice direttore generale vicario. Si tratta di una struttura temporanea – lo vorrei sottolineare – di supporto, ma che prevede una unitarietà di funzioni per l'intera area archeologica. Qui è la novità: questo dovrebbe permettere di accelerare gli interventi e potenziarne l'efficacia, mentre le funzioni di tutela restano alla soprintendenza. Quindi lo scopo di questa unitarietà – qualcuno l'ha chiamata accentramento di funzioni – è principalmente di accelerare gli interventi di tutela.
  Vorrei anche dare conto di quello che alcuni colleghi dell'opposizione hanno osservato sulla preoccupazione riguardo alla possibilità che in un piano così rilevante possa esserci il rischio di infiltrazioni mafiose o camorristiche. Si ritiene che gli emendamenti approvati al Senato vadano in direzione di assicurare la legalità degli interventi e insieme la trasparenza delle procedure.
  Nelle more dell'operatività del nuovo assetto, la prosecuzione verrà assicurata da un comitato di pilotaggio del Grande Progetto Pompei.
  Inoltre, altri commi, nel testo modificato dal Senato, intendono rilanciare sotto il profilo economico e sociale il sito UNESCO «Aree archeologiche di Pompei, Ercolano e Torre Annunziata», prevedendo la costituzione dell'unità Grande Pompei e un comitato di gestione con autonomia amministrativa e contabile.
  L'aspetto originale di questa parte è quello di concepire la riqualificazione ambientale ed urbanistica dei comuni dell’hinterland interessati dal piano di gestione, anche per potenziarne l'attrattività turistica. Si considera cioè l'area archeologica non isolatamente dal contesto che vi è intorno, per accedervi o per soggiornarvi, nel caso dei turisti, ma come un'occasione di recupero complessivo delle zone limitrofe rispetto alla viabilità e alle strutture di accoglienza.
  Tra i compiti di indirizzo e pianificazione dell'unità «Grande Pompei» vi è poi la programmazione di un piano strategico di sviluppo delle aree interessate, che prevede interventi di promozione di erogazioni liberali e sponsorizzazioni e forme anche innovative di partenariato tra pubblico e privato (vorrei sottolineare anche con associazioni senza fini di lucro) e la predisposizione di accordi. Il piano prevede l'utilizzo dei giovani, per i quali è stato istituito, limitatamente – ahimè – al 2014, il fondo «Mille giovani per la cultura». Con un contributo di un milione si istituiscono tirocini temporanei senza limiti territoriali. Si tratta di percorsi formativi che intendono dare una possibilità anche a giovani che si affacciano ora al lavoro. Anche: certamente si vorrebbe favorire sia i giovani che già sono al lavoro in questo grande cantiere cultura, ma anche dare una possibilità a chi si affaccia ora. L'unità potrà avvalersi di una struttura amministrativa di supporto.
  Viene anche prevista la costituzione di nuovi soggetti: la soprintendenza speciale per i beni archeologici di Pompei, Ercolano e Stabia e quella speciale per il patrimonio storico, artistico ed etnoantropologico e polimuseale di Napoli e Reggia di Caserta, con una quantificazione di spesa e un accordo poi di valorizzazione per un piano di sviluppo del percorso turistico-culturale integrato delle residenze borboniche. Anche in questo caso si prevede l'utilizzo di giovani tirocinanti.
  L'articolo 2, come già modificato in prima lettura, prevede un programma straordinario per lo sviluppo di attività di inventariazione, catalogazione e digitalizzazione Pag. 4del patrimonio culturale italiano, da inserire nel quadro di una delle indicazioni della Commissione europea sull'Agenda digitale per l'Europa. Si tratta di un'indicazione che stabilisce, come sappiamo, l'adozione di soluzioni intelligenti, basate sulle tecnologie dell'informazione e della comunicazione. Il programma è attuato presso istituti e luoghi di cultura statale. Le risorse di questo programma straordinario, nel quale saranno utilizzati, a seguito di procedure concorsuali, 500 giovani di età inferiore a 35 anni, ammontano a due milioni e mezzo di euro nel 2014.
  L'articolo 2-bis – e vorrei sottolineare che è stato proposto dall'ANCI ed è stato introdotto al Senato – rinovella l'articolo 52 del codice dei beni culturali e del paesaggio, dettando una disposizione finalizzata alla promozione delle attività di artigianato tradizionale ed altre attività commerciali tradizionali, che sono riconosciute come espressione di identità culturali e collettive in base alla convenzione UNESCO: non solo i grandi monumenti, anche le umili botteghe potremmo dire, anche le umili imprese. Questo patrimonio immateriale vuole difendere le botteghe storiche, con le loro specificità locali, dal commercio standardizzato; attenzione: non dalla globalizzazione, ma dal commercio, potremmo dire, del pensiero unico. Spetterà ai comuni, pertanto, sentito il soprintendente, individuare i locali nei quali si svolgono queste attività, per promuoverli e salvaguardarli.
  Tra gli interventi per rilanciare concretamente gli istituti e i luoghi di cultura vi sono disposizioni, che, di fatto, ripristinando la procedura di contabilità del bilancio sospesa dalla legge finanziaria 2008, consentirà dal 2014 la riassegnazione allo stato di previsione della spesa del Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo delle somme corrispondenti ai proventi (biglietti di ingresso e via dicendo) relativi a quegli istituti di cui si vuole assicurare la regolare apertura al pubblico.
  Altri articoli aggiuntivi introdotti a seguito dell'esame al Senato sono: l'articolo 3-bis, che autorizza la spesa di 400.000 euro per l'organizzazione del forum UNESCO sulla cultura a Firenze nel 2014, con un relativo impegno anche politico a realizzarlo successivamente a Monza nel 2015, ma extra provvedimento; l'articolo 3-ter, che modifica la lista in materia di sostegno per i siti italiani nella lista UNESCO ed estende anche alle aree di sosta i sistemi di mobilità in zone non contigue ai siti (è nello stesso spirito che dicevo prima, cioè la valorizzazione dei siti limitrofi); l'articolo 3-quater, che è volto a modificare la durata delle autorizzazioni paesaggistiche in corso di efficacia e a stabilire un termine preciso per l'esecuzione dei lavori, prevedendo che gli stessi possono essere conclusi entro l'anno successivo alla scadenza del quinquennio di durata dell'autorizzazione (questo dovrebbe forse arginare quella pletora di edifici incompiuti che deturpano il nostro paesaggio); l'articolo 3-quinquies, che reca anch'esso una novella al citato codice dei beni culturali e del paesaggio e specifica che l'iscrizione nell'elenco dei restauratori è consentita per alcuni settori che si riferiscono agli insegnamenti nei quali è stata conseguita appunto l'esperienza professionale maturata nel percorso formativo.
  L'articolo 4 reca previsioni normative volte a semplificare, senza oneri per la finanza pubblica, la normativa in alcuni punti: la recitazione di opere letterarie in alcuni luoghi, in base alla quale questo tipo di recitazione non è considerata pubblica purché eseguita per fini di promozione culturale (qui si tratta di sollecitare un impegno per la celere applicazione); l'accesso aperto ai risultati delle ricerche scientifiche finanziate con almeno il 50 per cento dei fondi pubblici (qui va detto che è in corso un dibattito tra i ricercatori, ma la dilazione permette ai giovani ricercatori di far valere titoli validi pubblicati su riviste scientifiche); e ancora l'unificazione delle banche dati del Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca e del Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo; il prezzo dei libri, materia nella quale si interviene novellando la legge n. 128 del 2011, escludendo Pag. 5dall'applicazione della previsione sullo sconto massimo del venti per cento i libri venduti a scuole, istituzioni educative, istituzioni culturali. Per altro verso, deriva che lo sconto massimo per i libri venduti alle organizzazioni non lucrative di utilità sociale parrebbe restare al 15 per cento. Su questo punto è stato annunciato un successivo ordine del giorno.
  Risorse da destinare alle istituzioni culturali: un incremento di 1,3 milioni di euro del Fondo per la tutela dell'ambiente e la promozione dello sviluppo del territorio, riservando tale importo alle istituzioni culturali ammesse al contributo ordinario dello Stato, mediante una corrispondente riduzione del fondo ISPE, interventi strutturali di politica economica.
  Ulteriori articoli aggiuntivi sono: il 4-bis – che novella l'articolo 52 del codice dei beni culturali e del paesaggio, che consente ai comuni la promozione delle attività di artigianato tradizionale prevedendo l'adozione da parte delle direzioni regionali per i beni culturali e paesaggistici e delle sovrintendenze di determinazioni che contrastino l'esercizio di attività commerciali e artigianali nelle aree pubbliche che hanno un particolare valore archeologico, storico o artistico, in forma ambulante o su posteggio, e qualsiasi attività non compatibile con le esigenze di tutela del patrimonio. Qui siamo di fronte a un rafforzamento, a un'esplicitazione dei poteri del sovrintendente nel campo della difesa del decoro. Inoltre, l'articolo 4-ter riconosce a livello legislativo il valore storico-culturale del carnevale.
  Infine, l'articolo 5 dispone autorizzazioni di spesa per complessivi 22 milioni di euro per quanto riguarda contratti e progetti già avviati (si parla dei «Nuovi Uffizi», del «Museo nazionale dell'ebraismo italiano e della shoah» di Ferrara) oppure si tratta di nuovi progetti (il restauro del Mausoleo di Augusto a Roma per il bimillenario della morte dell'imperatore) e di interventi di particolare rilevanza per la tutela dei beni culturali che presentano gravi rischi di deterioramento e per la celebrazione di particolari ricorrenze, per la cui individuazione verrà adottato un successivo decreto interministeriale, previo parere delle Commissioni parlamentari competenti.
  Qui rendo conto del lavoro effettuato nella Commissione VII (Cultura) della Camera in cui è stata già a lungo dibattuta la questione dei criteri per la distribuzione di questi fondi. Sarà proposta in un successivo ordine del giorno l'individuazione di criteri il più possibile oggettivi e condivisi per l'utilizzo di questi fondi.
  Altri articoli riguardano la concessione di contributi a centri di interesse artistico che non cito espressamente, come il centro «Pio Rajna», il museo tattile statale «Omero» di Ancona e la tutela dei siti del patrimonio UNESCO in provincia di Ragusa.
  Le misure previste all'articolo 6 sono dirette a favorire la realizzazione di centri di produzione artistica e di musica.
  La nuova formulazione del comma 2 stabilisce che i beni possono essere locati, ovvero concessi, ad un canone mensile simbolico a cooperative di artisti, di giovani, individuando gli immobili tra quelli non utilizzabili per altre finalità istituzionali e che non possono essere trasferiti agli enti territoriali.
  Si tratta, quindi, qui di un'innovativa misura di valorizzazione di quelle cooperative di artisti e di giovani, non di singoli, che dimostrano di avere un adeguato progetto culturale.
  Il capo 2 del decreto-legge è riferito all'area cinema, attività musicali e spettacolo dal vivo.
  L'articolo 7 avvia le disposizioni del decreto-legge che riguardano gli incentivi al cinema e allo spettacolo. La norma, che è stata modificata, stabilisce un credito di imposta alle imprese produttrici di fonogrammi e di videogrammi musicali, nonché alle imprese organizzatrici e produttrici. Si sostiene insomma il mercato dei contenuti musicali e l'offerta di opere dell'ingegno.
  Il credito di imposta è concesso solo in relazione a opere prime o seconde, escludendo i campioni dimostrativi autoprodotti, Pag. 6quindi opere originali – per così dire –, calcolato come percentuale del 30 per cento dei costi sostenuti.
  Il comma 8-bis, aggiunto al Senato, prevede una semplificazione per le richieste di autorizzazione di eventi di spettacolo dal vivo di piccola portata, sostituendo la licenza del questore ovvero dell'autorità locale di pubblica sicurezza con una SCIA. La semplificazione non riguarda ovviamente la normativa sulla sicurezza della persona ed è volta a semplificare la possibilità di organizzare spettacoli «autogestiti».
  L'articolo 8, interamente sostituito al Senato, dispone ai commi 1 e 7 che siano resi permanenti dal 2014 le misure di agevolazione fiscale.

  PRESIDENTE. Onorevole Santerini, concluda.

  MILENA SANTERINI, Relatore. L'articolo 9 prevede la rideterminazione dei criteri per l'erogazione e delle modalità per la liquidazione dell'anticipo dei contributi allo spettacolo e ancora l'articolo 10, che è rimasto nel testo iniziale del decreto-legge, dispone l'esonero degli enti che operano nei settori culturali da alcune limitazioni di spesa dettate dal decreto-legge n. 78 del 2010 e attenua la misura dei tagli di spesa per consumi intermedi.
  In particolare, ai soggetti che operano nel settore dei beni e delle attività culturali non si applicano le disposizioni di limitazione della spesa per relazioni pubbliche, convegni, mostre, pubblicità.
  Successivi ordini del giorno potranno chiedere di escludere dall'applicazione delle disposizioni di cui al decreto-legge 31 maggio 2010, n. 78, le istituzioni senza scopo di lucro dotate di personalità giuridica che agiscono da produttori di beni e servizi destinabili alla vendita secondo la definizione e i parametri fissati dal SEC, il Sistema europeo dei conti, recepito dal regolamento dell'Unione europea n. 2223/96.
  Concludo con l'articolo 11, che ha subito varie modifiche e che interviene per consentire il risanamento delle 14 fondazioni lirico-sinfoniche italiane, molte delle quali versano in situazioni di difficoltà economico-patrimoniale, prevedendo inoltre alcune disposizioni per il sostegno agli enti che operano nel settore dei beni e attività culturali.
   Riguardo alle fondazioni, per fronteggiare lo stato di crisi del settore e salvaguardare i lavoratori, si è autorizzato il Ministero per l'anno 2013 a erogare a favore di esse tutte le somme residue a valere sul Fondo unico dello spettacolo.
  Tra le misure di risanamento – concludo –, l'articolo 11 prevede la presentazione ad un commissario straordinario di un piano di risanamento con contenuti inderogabili, finanziamenti a valere su un Fondo di rotazione, misure sul personale in eccedenza e, all'articolo 12, l'acquisizione di donazioni di modico valore per i beni e le attività culturali.

  PRESIDENTE. Onorevole Santerini, concluda. È ben oltre il suo tempo.

  MILENA SANTERINI, Relatore. Concludo. Con l'articolo 13, che è stato interamente sostituito durante l'esame, potranno essere esclusi da alcune norme alcuni organismi collegiali che operano presso il Ministero.
  L'articolo 15 reca le norme di copertura finanziaria. Auspico che per il tempo che ci è stato concesso, davvero breve, si possa comunque in Aula approfondire un decreto-legge di così rilevante importanza per la nostra cultura (Applausi).

  PRESIDENTE. Ha facoltà di intervenire il rappresentante del Governo.

  MASSIMO BRAY, Ministro dei beni e delle attività culturali e del turismo. Signor Presidente, colleghi, consentitemi innanzitutto di ringraziare tutti i membri della Commissione per l'esame attento fatto del decreto-legge, il personale degli uffici, il relatore, onorevole Santerini, il presidente, onorevole Galan.
  Il percorso che abbiamo intrapreso definendo il decreto «valore cultura» è mosso da un'idea di cultura come bene Pag. 7comune e come diritto fondamentale dell'individuo. È l'avvio di un percorso che vorremmo poter portare avanti. Siamo consapevoli che la cultura è un dovere verso i cittadini, verso coloro che verranno dopo di noi. Questo perché siamo convinti che dobbiamo tornare a pensare a un futuro per il nostro Paese, ed è un dovere che dobbiamo assumere qui, nel prestigio di quest'Aula, nel rispetto di tutti voi. Ecco perché il significato di questo decreto, che è un significato di attenzione alla storia del nostro Paese. La scelta è quella di credere che la tutela dello straordinario patrimonio artistico deve essere al centro della nostra attenzione.
  Come è stato detto, il decreto ha un carattere di cambiamento nelle politiche che si vogliono dare da parte del Governo e del Parlamento, consentitemi di dire di tutto il Parlamento, alla tutela e alla valorizzazione dei beni culturali. Sono scelte politiche che mettono al centro i beni culturali nella convinzione che la loro valorizzazione sia una delle leve principali per il futuro del nostro Paese. Ecco perché il decreto segna un percorso ben preciso, un percorso che parte dal rilancio di Pompei. È un rilancio volto a farne il simbolo delle buone politiche che il Paese sa attivare nei confronti degli obblighi di tutela e valorizzazione di uno dei patrimoni più importanti e straordinari del mondo. Ma rilancio vuol dire rispetto degli impegni che andremo a prendere, valorizzazione dei beni culturali e delle professionalità, rispetto della legalità.
  Voglio ricordare che un Piano della legalità è attivo già oggi a Pompei, ed è coordinato dal prefetto, per seguire tutte le necessarie procedure in termini di trasparenza e sicurezza. Voglio ricordare che la governance di Pompei è stata pensata nel rispetto delle competenze: la soprintendenza, il comitato guida, il direttore generale. Il «progetto Pompei» non riguarda, infatti, solo il sito, ma l'intero territorio e la volontà del Governo è quella di fare di Pompei una destinazione di eccellenza del turismo culturale del nostro Paese.
  Nel decreto abbiamo poi affrontato il problema delle Fondazioni lirico-sinfoniche, con la volontà di difendere la tradizione del bel canto, una delle esperienze culturali che hanno fatto la storia di questo Paese. Il settore delle quattordici Fondazioni ha registrato nell'ultimo decennio una delle crisi economiche e finanziarie più gravi della loro esistenza. I limiti della riforma del 1996, che decise di trasformare i teatri d'opera da enti pubblici in fondazioni di diritto privato, e i crescenti costi di gestione, che non hanno trovato nella buona amministrazione e nel Fondo unico per lo spettacolo il necessario equilibrio finanziario, hanno comportato quella che, a mio avviso, è una profonda crisi strutturale.
  Ho l'obbligo di informare questo Parlamento di alcuni dati esemplificativi della situazione che mi sono trovato di fronte dal momento in cui ho iniziato a lavorare su questo tema. Le fondazioni hanno attualmente iscritto in bilancio debiti per oltre 340 milioni di euro; la maggior parte di essi ha consumato in maniera definitiva il patrimonio disponibile; alcune erano sul punto di essere liquidate, facendo così perdere all'Italia uno dei suoi patrimoni culturali. Cosa sarebbe successo se non avessimo affrontato questo problema ? Siamo realisti: avremmo potuto continuare a finanziare il debito, come è successo in questi diciassette anni, o cancellare con un tratto di penna una delle tradizioni più belle della cultura del Paese. Queste erano le due alternative.
  Davanti a queste condizioni, il Governo è intervenuto in maniera, ritengo, efficace, con l'adozione di provvedimenti che non sono solo risposte alle situazioni di crisi, ma vogliono sostenere il sistema attraverso un percorso virtuoso, controllato e verificato, con l'utilizzo di risorse straordinarie legate a questo scopo. Accanto a queste norme, il provvedimento indica anche un modello di governance, un modello di controllo, normative per evitare in ogni caso perdite dei posti di lavoro e sacrifici a carico dei lavoratori.
  Non ritengo che l'approccio di questo provvedimento sia statalista o centralista, Pag. 8ritengo invece che si tratti di un intervento necessario, improcrastinabile e soprattutto organico, a tutela di un patrimonio che il mondo ci invidia e che non avremmo mai potuto accettare di veder scomparire.
  Con riferimento agli interventi sul cinema, il Governo ha finalmente stabilizzato un intervento fondamentale per il cinema italiano: il beneficio fiscale è tra i più efficaci d'Europa e ha permesso di aumentare sensibilmente le produzioni cinematografiche del nostro territorio nell'ultimo triennio, con notevoli investimenti dall'estero e permetterà ora di programmarli nel medio-lungo periodo, garantendo maggiore occupazione dei lavoratori di questo settore, l'attrazione di investimenti, il rilancio della filiera produttiva. Tutto questo è già avvenuto in alcune regioni con grandi effetti produttivi.
  Rispetto alla norma per favorire l'inventario dei nostri beni, voglio sottolineare soltanto il significato di questo articolo nel fatto che il Ministero deve redigere un programma straordinario di inventariazione, catalogazione e digitalizzazione del patrimonio culturale, che si baserà su scelte tecnologiche innovative e che, nell'ambito di questo programma, sono coinvolti 500 giovani di tutte le regioni per tirocini formativi che durano un anno. I tirocini si svolgono con progetti articolati su base regionale per garantire la prossimità ai luoghi di residenza e, alla fine del tirocinio, i giovani avranno acquisito competenze ed esperienze che diventeranno parte caratterizzante della loro formazione e dei loro curricula.
  Rispetto al provvedimento adottato per gli Uffizi e per il Museo nazionale dell'ebraismo italiano e della Shoah (MEIS), voglio dire che la scelta si è rivolta a favorire i lavori di uno dei più importanti musei del mondo. Ho visitato le nuove sale degli Uffizi e ho potuto constatare personalmente come lo Stato e gli enti locali siano impegnati nel portare a compimento i lavori, consapevoli delle sfide che abbiamo di fronte. E i numeri sembrano darci ragione. Nel mese di agosto del 2013, agli Uffizi si è registrato un aumento dei visitatori del 9 per cento. A Ferrara, invece, abbiamo deciso di dare avvio al primo grande Museo dell'ebraismo italiano e della Shoah. Ritengo sia una scelta significativa soprattutto in questo momento, per sottolineare come il nostro Paese voglia impegnarsi nel credere che la cultura è lo strumento migliore per difendere i valori della nostra storia e alimentare i valori di tolleranza e rispetto delle culture e delle storie altre e raccontare le molteplicità dei punti di vista differenti dal nostro.
  Con i centri di produzione di arte contemporanea, come con gli strumenti per la promozione della musica contemporanea, abbiamo voluto favorire il riconoscimento delle moltissime esperienze nate in questi anni. Anche qui i giovani sono al centro della nostra attenzione, quei giovani che fanno delle forme della creatività e della cultura la loro risposta alla lunga crisi che stiamo vivendo. Credo molto alle scelte fatte sulla musica: con l'intervento fiscale, per la prima volta, si riconosce proprio alla musica, non solo classica, un valore oltre che culturale anche produttivo del nostro Paese. È un credito fiscale che costa poco alle casse dello Stato, ma sarà un volano importante per tutti i giovani che si affacciano a questa professione.
  Ritengo, poi – per rispondere alle numerose sollecitazioni che provengono anche da fuori del Parlamento –, che, ormai, una seria riforma del diritto d'autore e delle modalità di riscossione e distribuzione vada affrontata: è un impegno che voglio assumere qui, di fronte al Parlamento. E così mi sembrano particolarmente innovative le disposizioni che permetteranno al Ministero di riformare integralmente e celermente i criteri di erogazione dei contributi allo spettacolo dal vivo, secondo modalità non più legate al valore storico di un luogo di produzione, ma alla qualità e all'effettiva produttività dei soggetti.
  È sempre giustamente richiamata la necessità di attenzione verso alcuni tra i moltissimi siti di straordinaria importanza che il nostro Paese tutela. Alcune scelte importanti sono state fatte e voglio anche Pag. 9ricordare che, al di fuori di questo emendamento, il Ministero ha mosso i primi passi, credo, nel segno giusto e corretto di tutela. Voglio ricordare che a Sibari sono stati assegnati 500 mila euro per l'emergenza e che, entro la fine del mese di settembre, è partito il bando per 18 milioni di euro. A Reggio Calabria è partito il bando per 10,5 milioni di euro e, nei primi mesi del 2014, c’è l'impegno a riportare i Bronzi nel loro museo.
  Nel primo giorno di questo mio impegno, ho sottolineato come dobbiamo valorizzare il rapporto tra Stato ed enti locali: dobbiamo tutti impegnarci a «fare sistema» per il raggiungimento di quegli obiettivi che devono servire a far crescere il nostro Paese e creare opportunità di lavoro. In molte delle iniziative intraprese in questi mesi – penso, per esempio, al lavoro fatto per la Reggia di Caserta –, le risposte mi sembrano positive e mi sembra che da parte di tutti ci sia la volontà di valorizzare la cultura.
  È stato anche richiamato il bisogno di chiarire il quadro del rapporto pubblico-privato: è un tema importante e delicato. La nostra Costituzione prevede il dovere dello Stato nei confronti della tutela. Credo che sarà nostro dovere definire tutte quelle da regole che consentano ai privati di partecipare alla valorizzazione, alla ricerca e alla tutela dei beni culturali, ma in un quadro di norme precise, avendo sempre ben chiaro il motivo per cui la Costituzione li tutela e per cui noi li manteniamo con le nostre tasse.
  Essi sono una scuola di cittadinanza, uno strumento di liberazione culturale, un mezzo, anzi, il mezzo migliore per costruire l'uguaglianza in tutte le sue accezioni.
  Voglio qui ricordare alcuni recenti episodi positivi del settore: dal cinema italiano che ha vinto a Venezia, alla tutela posta dal mio Ministero al murales di Keith Haring a Pisa, dai riconoscimenti internazionali a Michelangelo Pistoletto ai successi dell'Accademia di santa Cecilia, ma allo stesso tempo non posso non sottolineare come il decreto «valore cultura» nasca dopo un periodo non particolarmente felice. L'obiettivo del decreto-legge è stato in primis mettere in sicurezza il comparto della cultura nel nostro Paese, partendo da una situazione disastrosa sul piano delle risorse, del personale e delle strategie; senza questa messa in sicurezza, il comparto stava andando al collasso per implosione interna ed esplosione della rabbia esterna di fronte allo Stato che non dà risposte ai cittadini e a tutti i portatori di interessi in un settore che, a parole, tutti ritengono fondamentale per l'Italia.
  Voglio qui ricordare alcuni dati del bilancio del mio Ministero: nel 2008 erano poco più di 2 miliardi 37 milioni di euro, nel 2009 sono scesi a un miliardo 718 milioni di euro, nel 2010 a un miliardo 709 milioni di euro, nel 2011 a un miliardo 420 milioni di euro, nel 2013 siamo risaliti a un miliardo 546 milioni di euro; è poco, molto poco, moltissimo c’è da fare, ma oltre alle risorse occorre più innovazione, occorre la capacità di cambiare le procedure, il modo di lavorare, occorre molta formazione. Ho trovato un Ministero che dedicava poco più di 0,70 centesimi per ognuno del personale impegnato nel Ministero. Occorre legare sempre più la valorizzazione dei beni culturali all'attività di ricerca universitaria, ricordando che la tutela vuol dire ricerca, capacità di creare una sensibilità diffusa.
  Giustamente è stato sottolineato che dobbiamo prendere provvedimenti al più presto per il turismo. Alcune misure che vorremmo poter presentare al più presto mettono a punto quelle risposte dedicate proprio alla valorizzazione del turismo, che è uno dei settori più importanti per la crescita del Paese; dovranno essere risposte concrete in favore dei moltissimi lavoratori di questo comparto.
  Con il decreto-legge abbiamo voluto dare un segno forte, dopo quasi trent'anni, al valore delle idee, al significato che la cultura ha avuto nella storia del nostro Paese. L'epoca nella quale viviamo – permettetemi di dirlo – è caratterizzata, sebbene si tratti di una nozione ben nota, dal predominio dell'apparire sull'essere; è un fenomeno che pervade ogni aspetto della comunicazione della vita associata e che Pag. 10può essere sintetizzato nel semplice assunto per il quale, mentre in passato si compariva perché ci si era guadagnati la notorietà con le proprie azioni in favore e in difesa dei beni pubblici, oggi, viceversa, si è famosi perché si compare, a prescindere da qualsiasi merito personale e da qualsiasi altra considerazione.
  Questo è lo spirito principale con il quale abbiamo voluto rivolgere i nostri sforzi alla difesa dei beni comuni, a quei principi deve ispirarsi la nostra azione e quella di tutti coloro che hanno l'opportunità di porre le proprie conoscenze e competenze al servizio degli altri. A questa scelta vorrei attenermi nel mio impegno di Ministro dei beni e delle attività culturali e del turismo. Sui frutti che nei prossimi mesi verranno da questo impegno e da questo lavoro ciascuno potrà poi esprimere il proprio giudizio.
  Amo molto un'espressione che utilizza il principe Myskin in una delle opere più importanti di Dostoevskij: la bellezza salverà il mondo, soprattutto nei momenti di maggiore crisi. È proprio vero, ma questo è ancora più vero se si possiedono gli strumenti adeguati per comprenderla e renderla pienamente parte della nostra esistenza. In questo la cultura e la formazione hanno un ruolo fondamentale e insopprimibile, soprattutto nel nostro Paese.
  Ernst Gombrich, il più grande storico dell'arte del Novecento era solito dire che riconosceva a prima vista i turisti italiani nelle sale del British Museum per una cosa particolare: è per il modo in cui guardano i quadri, dall'interesse innato verso la cultura, per una sorta di abitudine ed educazione al bello che sembra propria della loro storia, di ognuno di loro. Sono parole bellissime nei confronti del nostro Paese, dei nostri cittadini, di tutti noi.
  È nostro dovere far sì che questa peculiarità riconosciuta, riconosciuta da tutti, sia coltivata in ogni occasione, anche in circostanze come queste, difficili, perché solo quei cittadini consapevoli del valore del proprio patrimonio culturale, sensibili al bisogno di tornare a fare comunità, di salvare e difendere questo nostro Paese, si riconosceranno nel valore dei beni comuni (Applausi).

  PRESIDENTE. È iscritta a parlare la deputata Giovanna Petrenga. Ne ha facoltà.

  GIOVANNA PETRENGA. Signor Presidente, onorevoli colleghi, il provvedimento oggi all'esame di quest'Aula contiene misure che si attendevano da tempo a sostegno del settore culturale, che riveste fondamentale importanza per un Paese come l'Italia, che potrebbe e dovrebbe vivere di cultura. L'Italia è la nazione che per eccellenza può essere definita come patria dell'arte, la capitale mondiale della cultura. Ricordiamo che il patrimonio storico, artistico, archeologico e paesaggistico del nostro Paese è unico al mondo, e rappresenta un motivo di orgoglio e di vanto per l'Italia agli occhi del panorama internazionale. Basti pensare, infatti, che attualmente l'Italia detiene il maggior numero di siti inclusi nella lista del patrimonio dell'umanità stilata dall'UNESCO; ce ne sono ben quarantanove. La vastità di questo immenso e inestimabile patrimonio deve fare riflettere su come la cultura debba essere posta al centro delle politiche del Paese, non soltanto perché fa parte della sua storia, ma anche perché è proprio dalla cultura che può partire il rilancio dell'Italia. È importante investire nella cultura attraverso politiche di Governo che ne rendano effettiva la valorizzazione, la tutela e la manutenzione, e che ne consentano la piena fruizione da parte del pubblico.
  Il Ministro Bray ha sottolineato l'importanza di fare sistema, di porre in essere, cioè, un raccordo efficace di cooperazione tra istituzioni culturali, tra istruzione, cultura, turismo e imprese. Il binomio cultura-turismo può rappresentare un volano indispensabile per il rilancio socio-economico dell'Italia colpita dalla crisi economico-finanziaria originatasi a livello internazionale e che ha bisogno di diventare maggiormente competitiva sfruttando le enormi potenzialità Pag. 11derivanti dal patrimonio storico-culturale a disposizione. Le misure contenute nel provvedimento mirano ad incentivare il più possibile il reperimento dell'informazione culturale e scientifica in Italia, settore in cui sussiste un forte tasso di arretratezza rispetto agli altri Paesi europei, nonché a fronteggiare le difficoltà legate all'apertura al pubblico dei siti culturali e archeologici e a dare l'opportunità ai giovani, in settori come l'arte e la musica, di sviluppare appieno le proprie potenzialità. L'approvazione del provvedimento costituisce un passo significativo verso la promozione del sistema culturale italiano. Si tratta di un provvedimento che contiene diverse misure: si parte da quelle destinate alla tutela, al restauro e alla valorizzazione dei beni culturali italiani, con particolare riferimento al sito archeologico di Pompei per cui è istituita la figura di un manager pubblico, proveniente dalla pubblica amministrazione, a cui è affidato il compito di definire le emergenze e assicurare lo svolgimento delle gare e migliorare la gestione del sito. Una figura, dunque, istituita appositamente per la guida di un nuovo progetto Pompei, che rappresenta un tassello importante per far uscire dalla situazione di emergenza e di declino in cui si trova da diverso tempo l'intero sito archeologico di Pompei.
  Il provvedimento reca inoltre disposizioni urgenti per l'attuazione di un programma straordinario finalizzato alla prosecuzione dell'attività di inventariazione e digitalizzazione del patrimonio culturale italiano, prevedendo l'assunzione di 500 giovani con meno di 35 anni, laureati in discipline afferenti al programma o in possesso di specifici titoli di studio, da formare, per dodici mesi, nell'attività di inventariazione e digitalizzazione.
  Un ulteriore obiettivo del provvedimento è di favorire lo sviluppo dei musei italiani, consentendone, tra l'altro, un accesso più ampio da parte del pubblico.
  Di rilievo anche le misure per il rilancio del cinema, delle attività musicali e dello spettacolo dal vivo. Viene garantito il tax credit, che sarà esteso anche per il settore musicale, in modo da fronteggiare la crisi perenne che attraversa il mercato musicale italiano e per offrire sostegno ai giovani artisti.
  Con il decreto in esame arriva una boccata d'ossigeno anche per gli enti culturali vigilati dal MIBAC e i teatri stabili pubblici, per i quali non si applicheranno i tagli orizzontali previsti dalla spending review. Di estrema importanza poi le misure a sostegno delle fondazioni lirico sinfoniche, che versano in una situazione di estrema gravità, legata soprattutto alle difficoltà di gestione e per le quali si prevede che potranno accedere ad un fondo di 75 milioni di euro, che sarà gestito da un commissario straordinario. Vengono semplificate anche le donazioni che, fino a una certa somma, potranno essere effettuate senza oneri amministrativi a carico del privato, evitando così le lungaggini burocratiche.
  Concludo dicendo che apprezzo il tentativo di questo Governo di dare risposte concrete e significative al settore della cultura, delle attività culturali e allo stesso tempo auspico che si possa fare di più, anche attraverso il varo di ulteriori misure finalizzate ad un percorso organico volto ad ampliare la portata del sostegno del settore dei beni culturali e del turismo, affinché sia dato il giusto peso e la giusta attenzione al «valore cultura» con cui è stato denominato il provvedimento. Colgo l'occasione della presenza del ministro per ringraziarlo personalmente anche per quanto riguarda l'attenzione data alla Reggia di Caserta e mi auguro che gli aumenti che si sono registrati in queste ultime ore sulle accise, sui tabacchi lavorati, sui prodotti alcolici, non vadano ad incidere negativamente sulla bontà di questo decreto.

  PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Sergio Battelli. Ne ha facoltà.

  SERGIO BATTELLI. Signor Presidente, ministro, colleghi, riteniamo assolutamente doveroso tornare oggi a parlare di cultura, ne avvertivamo la necessità perché rappresenta un tema fondamentale per lo sviluppo personale e per l'intera società.Pag. 12
  «Con la cultura non si mangia», affermava l'ex Ministro dell'economia Giulio Tremonti, dimostrando così di avere una visione miope non solo della cultura ma anche dell'economia poiché la cultura può rappresentare il catalizzatore della ripresa economica in Italia, il fattore propulsivo per mantenere il Paese a galla.
  Noi sosteniamo, che di cultura non solo si mangia ma si vive e si cresce, ed un Paese che non riconosce il giusto valore alla cultura, inevitabilmente muore ! Non dobbiamo dimenticare che la cultura oggi porta all'Italia il 5,4 per cento della ricchezza prodotta, equivalente a quasi 75,5 miliardi di euro, e soprattutto dà lavoro a quasi un milione e quattrocentomila persone, ovvero al 5,7 per cento del totale degli occupati del Paese. E allargando lo sguardo dalle imprese che producono cultura in senso stretto, e a tutta la filiera della cultura, ossia ai settori attivati dalla cultura come il turismo legato alle città d'arte, il valore aggiunto prodotto schizza dal 5,4 al 15,3 per cento del totale dell'economia nazionale. Proprio per queste ragioni riteniamo che il Paese debba assolutamente puntare al rilancio, alla protezione e alla conservazione del nostro enorme patrimonio artistico e culturale.
  Nonostante il decreto contenga qualcuno dei provvedimenti da noi proposti e degli emendamenti che noi abbiamo fortemente voluto e reclamato, siamo estremamente critici riguardo ai metodi scelti e, inoltre, molte disposizioni non presentano il carattere d'impellenza richiesto per essere inseriti in una decretazione d'urgenza.
  Prendendo in considerazione il primo complesso di disposizioni che riguardano la tutela e la rivalorizzazione del sito archeologico di Pompei, abbiamo richiesto la soppressione dell'articolo 1 proprio perché disapproviamo l'istituzione di un nuovo apparato costituito dal direttore generale ed un nutrito staff di 25 funzionari (Unità Grande Pompei), che sostanzialmente duplica le funzioni della Sovrintendenza speciale, oltre a porre un eccessivo onere a carico dell'erario. Di conseguenza riteniamo assurdo nominare un direttore generale del Progetto Pompei in quanto tale figura non è assolutamente necessaria, anzi risulta essere una duplicazione del Sovrintendente che fino ad oggi ha gestito il sito archeologico.
  Entrando nel dettaglio, il decreto-legge stanzia circa 2,5 milioni di euro per mantenere tutto il nuovo apparato organizzativo: questo è un enorme spreco che potrebbe invece essere investito nel settore anche per creare occupazione. Inoltre al direttore generale vengono attribuite una serie di funzioni e di competenze che prevedono un eccessivo accentramento di potere in capo alla sua persona, e che possono facilmente entrare in conflitto con le attuali competenze della Sovrintendenza Speciale.
  Altro aspetto allarmante è rappresentato dal fatto che il direttore generale avrà la totale gestione di ben 105 milioni di euro stanziati dall'Unione europea, ed inoltre avrà la funzione di stazione appaltante. Questa impostazione rischia di non rispettare l'obbligo di attenersi ai criteri di trasparenza ed ai principi di legalità nella realizzazione delle opere.
  Accentrare un così esclusivo potere decisionale in tema di appalti in capo solo ad una persona, tenendo conto del difficile contesto sociale del territorio campano, aumenta di fatto il rischio di creare pressioni sul direttore generale, facilitando indirettamente le infiltrazioni stesse. Contestiamo fortemente, inoltre, la previsione di avvalersi, sia in fase progettuale che di attuazione, della società Invitalia, in quanto è un noto «poltronificio» che non risulta impiegare idonee professionalità in relazione agli interventi di cui al «Grande Progetto Pompei».
  Ci si domanda, inoltre, il motivo per cui il decreto-legge non abbia considerato il sito archeologico di Paestum, che si trova ad un livello di degrado disarmante, e né sia stato previsto un sistema di finanziamento atto a riqualificare la Reggia di Caserta, che necessita di interventi urgenti di restauro conservativo. Sarebbe opportuno e necessario impiegare i fondi stanziati da questo decreto-legge in opere di manutenzione, messa in sicurezza, restauro Pag. 13e rivalutazione del patrimonio storico, artistico e culturale dell'area interessata, piuttosto che impiegare queste risorse in modo inappropriato, raddoppiando inutilmente le strutture già esistenti.
  Una delle pochissime note, diciamo positive, è costituita dall'attivazione dei mille tirocini riservati ad altrettanti giovani. Pur apprezzando questo tipo di intervento, dobbiamo evidenziare che l'istituto del tirocinio non è un contratto di lavoro; e quindi, oltre a non garantire l'effettivo inserimento dei giovani nel mondo del lavoro, impedisce agli stessi di realizzare altri progetti lavorativi. Ciò perché il decreto-legge tace completamente riguardo ad un eventuale inserimento più stabile e duraturo dei giovani tirocinanti, nonostante ci sia urgente necessità di implementare la pianta organica della Soprintendenza Speciale per i Beni Archeologici di Napoli e Pompei, che allo stato attuale è carente rispetto a tutte le professionalità necessarie per l'efficace gestione di un sito archeologico tanto esteso.
  Nonostante apprezziamo lo sforzo, la solerzia e l'impegno a valorizzare il patrimonio artistico e culturale italiano con erogazioni a favore della cultura in generale, critichiamo aspramente anche le disposizioni previste all'articolo 5, soprattutto riguardo i criteri di ripartizione dei finanziamenti volti al recupero ed alla creazione di siti di rilevante interesse storico e culturale. Il riferimento è ai Nuovi Uffizi di Firenze ed al Museo nazionale dell'Ebraismo italiano e della Shoah. Ci sembra che questi finanziamenti vengano strumentalizzati per scopi prettamente propagandistici, in quanto centinaia di migliaia di realtà più piccole, ma non meno importanti dal punto di vista artistico, avrebbero bisogno di una maggiore valorizzazione, che manca completamente: ignorati e dimenticati da tempo, essi versano in grave stato di deterioramento e pagano le conseguenze della completa indifferenza e di scelte politiche insensate o dettate dalla convenienza personale.
  Il problema principale, quindi, non è costituito dai finanziamenti ma dalla loro entità, poiché sarebbe il caso di distribuire diversamente le già scarse risorse. Non siamo contrari a finanziare i Nuovi Uffizi e il Museo nazionale dell'Ebraismo italiano e della Shoah, ma riteniamo che questi poli abbiano già ricevuto cospicui finanziamenti, soprattutto perché leggi speciali attribuiscono loro finanziamenti strutturali sui quali possono contare anno per anno. Che protezione è stata prevista per la Valle dei templi di Agrigento ? Che misure avete previsto per la riqualificazione dei siti storici minori, ma non per questo di minore importanza culturale ?
  È apprezzabile l'intenzione del Governo di prendere in considerazione la situazione delle fondazioni lirico-sinfoniche, ma non condividiamo assolutamente le linee di intervento adottate nel decreto-legge, poiché le misure previste non sono assolutamente in grado di risanare la grave situazione debitoria in cui versano. Il decreto-legge, infatti, prevede un profondo piano di risanamento, eccessivamente rigido, che pare non lasci comunque scampo alle fondazioni in grave crisi. È necessario tenere presente che le fondazioni lirico-sinfoniche, per la loro peculiarità, non possono raggiungere un pareggio di bilancio, e pertanto sono estremamente sfavorite da questa previsione legislativa e sembrano tutte destinate alla liquidazione amministrativa coatta.
  Sottolineo un aspetto davvero fondamentale: il debito delle fondazioni liriche non è dovuto all'eccessiva spesa per i dipendenti, o alla pessima qualità delle opere presentate; anche perché dell'ultimo rapporto SIAE emerge che la lirica è un settore in crescita, forse l'unico, sia per qualità sia per pubblico. Il debito e la situazione in cui si trovano gli enti lirici oggi è la diretta conseguenza della pessima gestione amministrativa delle fondazioni stesse !
  Le posizioni apicali delle fondazioni sono assegnate sulla base di nomine politiche. Ai vertici delle fondazioni ci sono amici di soliti noti, ed ora le conseguenze della pessima gestione ricadono quasi Pag. 14esclusivamente sui dipendenti, che già ridotti all'osso, subiscono un ulteriore taglio del 50 per cento. È questo il caso che si è verificato a Firenze con il Maggio, dove uno dei sindaci più assenteisti d'Italia ha nominato una sua protetta che ha gestito la fondazione in modo sconsiderato, provocando un disastro nel bilancio dell'ente.
  Un decreto d'urgenza non può e non deve sistemare un sistema malato che andrebbe cancellato e riscritto partendo dalle fondamenta, con una legge d'iniziativa parlamentare. Risulta chiara una mancanza di visione in grado di portare ad una riforma sostanziale delle fondazioni lirico-sinfoniche, che, nella condizione in cui versano adesso, non sono in grado di effettuare piani a lungo termine, fondamentali in queste attività, né di aprirsi ad innovazioni, sia in termini di eventi proposti che di servizi offerti.
  Ma, anche qui, si preferisce tamponare piuttosto che riformare il sistema. Affrontiamo in modo concreto i problemi che stanno attraversando ormai da anni le fondazioni liriche di Genova, Firenze e Cagliari. La disposizione che prevede l'applicazione delle norme del pubblico impiego ai dipendenti delle fondazioni è valida, ma da valutare per un motivo semplicissimo: occorre una decisione politica importante sulla condizione giuridica degli enti: o sono pubblici o sono privati. È positivo, invece, l'assoggettamento alle norme del codice dei contratti.
  È necessario affrontare il problema dalla radice, poiché genera confusione la commistione tra pubblico e privato nella gestione delle fondazioni lirico-sinfoniche. Le fondazioni sono rimaste a metà tra il pubblico ed il privato per via di una riforma errata e mai completata da parte dell'allora Ministro Veltroni. Queste sono state trasformate da enti pubblici a fondazioni di diritto privato, finanziati in quota parte dal FUS. Ciò non è stato, però, accompagnato dalle corrette forme di agevolazioni per l'ingresso dei privati negli enti lirici, tipo il tax-shelter, che imperversano in condizioni economiche devastanti, dovute al necessario rifinanziamento del personale ed allo scarso apporto dei privati, unitamente ai continui tagli al FUS.
  Il piano di risanamento è quindi oltre modo rigido e non può in alcun modo aiutare le fondazioni a risollevarsi dalla crisi, soprattutto perché introduce il principio del pareggio di bilancio da raggiungere in tre anni. È sicuramente positivo, però, che finalmente si giunga ad una produzione su base triennale, ma, al contempo, ci si domanda se non sia eccessivo prevedere che un'attività come questa sia in pareggio di bilancio, anche perché, essendo fondazioni private, non concorrono al debito pubblico.
  Il ricorso ad entrate di indebitamento è concesso solo nell'accesso ad un fondo di rotazione del MIBAC pari a 75 milioni. Briciole, visto che i teatri interessati al piano di risanamento sono, a detta del Ministro Bray, almeno 6 su 15. Non si capisce, ancora una volta, la nomina di un commissario governativo che abbia ampi poteri di incidere sui piani di risanamento a lui proposti.
  Come al solito, viene scelta una modalità errata a monte per salvare il sistema delle fondazioni liriche, che invece richiede una visione più ampia ed a lunghissimo termine, iniziando una seria riforma di governance, di contribuzione privata e di programmazione delle stagioni. Le colpe della politica, in questo disastro economico, sono abnormi e non possono affatto ricadere sulle spalle dei lavoratori di qualità del settore, tanto meno sulle spalle del settore culturale.
  Nonostante le tante criticità espresse, apprezziamo l'accoglimento delle nostre proposte in tema di produzioni cinematografiche e musicali. Con le semplificazioni previste dall'articolo 6 in materia di programmazione di musica dal vivo, le procedure per l'organizzazione e la gestione degli eventi risulteranno più snelle, come già sperimentato dalla legislazione anglosassone, e ciò produrrà enormi benefici sia in termini di diffusione della produzione musicale che in termini di fruizione della musica.Pag. 15
  Produrranno gli stessi benefici effetti anche le agevolazioni disposte dal tax credit sulle produzioni musicali, la stabilizzazione degli sgravi fiscali in tema di produzione cinematografica ed il sistema di contribuzione pubblica allo spettacolo dal vivo e al cinema. Apprezziamo particolarmente che sia stata adeguatamente considerata la nostra proposta emendativa, profondamente innovativa, che fornisce un aiuto concreto a tutti i giovani artisti o aspiranti tali che presentino progetti meritevoli. In assenza di questa contribuzione pubblica, molto probabilmente, questi artisti non avrebbero alcuna possibilità di manifestare il loro talento.
  Concludo dicendo che parlare di cultura significa per noi riconoscere e ritrovare le nostre radici e la nostra identità, ma vuole dire anche crescita in termini di prosperità del Paese (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. È iscritta a parlare la deputata Simona Bonafè. Ne ha facoltà.

  SIMONA BONAFÈ. Signor Presidente, onorevoli colleghi, signor Ministro, bisogna andare indietro negli anni per recuperare un provvedimento interamente dedicato alla cultura e questo mi pare già di per sé un bel segnale di attenzione, peraltro in coerenza con quanto riportato dal Presidente Letta il giorno della fiducia alle Camere, quando promise che la cultura e la formazione sarebbero stati due asset strategici fondamentali su cui rilanciare lo sviluppo, anche economico, del nostro Paese.
  Con altrettanta chiarezza, egli disse che, dopo i drastici tagli lineari degli ultimi Governi, non avrebbe ulteriormente ridotto i finanziamenti pubblici alla cultura. Oggi, quindi, finalmente, possiamo dire che si torna ad investire. L'obiettivo tendenziale di medio periodo, già a partire dalla prossima legge di stabilità, non arrivo a dire che dovrebbe essere quello dell'1 per cento del PIL fissato anni fa da François Mitterrand e Jack Lang per la cultura francese, ma, quanto meno, questo sì, avvicinare la spesa dello Stato italiano ai livelli medi europei, perché non è pensabile che sia proprio l'Italia a detenere il primato del Paese in Europa che investe meno in cultura.
  Sacrificata infatti spesso sull'altare della riduzione del debito pubblico, la cultura dimostra non solo di poter sfamare il Paese ma di far mangiare già oggi quasi un quinto degli occupati italiani, contrariamente a quanto sostenuto da un ex illustre Ministro del passato Governo Berlusconi.
  E allargando lo sguardo alle imprese che producono cultura in senso stretto, ovvero industrie culturali, industrie creative, patrimonio storico-artistico e architettonico, performing arts e arti visive, quindi allargando lo sguardo a tutta la filiera della cultura, ossia i settori attivati dalla cultura, il valore aggiunto prodotto – dati Unioncamere/Symbola 2012 – schizza al 15 per cento del totale dell'economia nazionale e impiega ben 4 milioni e mezzo di persone, equivalenti al 18 per cento degli occupati a livello nazionale. Insomma, questi dati per dire che questa è la risposta a chi sostiene che la cultura non produce PIL, la cultura è una delle vie italiane per combattere la crisi.
  Il grande storico dell'economia Fernand Braudel fa risalire al Rinascimento l'emergenza di un modello italiano fatto di arte, di cultura, di bellezza e di spirito di iniziativa che serve a trasformare il nostro patrimonio in un formidabile strumento di crescita, civile ed economica, una cultura sostenibile che è alla base della nostra identità e, appunto, del nostro sviluppo.
  Giusto allora partire, come ha fatto il Governo, dal valore cultura, il valore aggiunto cultura. È questo il senso dell'investimento sui 500 giovani per il 2014 che, con tirocini temporanei di 12 mesi andranno ad inventariare, catalogare e digitalizzare, così come chiesto dagli impegni assunti dal nostro Paese nell'ambito dell'Agenda digitale europea, il nostro patrimonio culturale. Un'opportunità di lavoro – seppure occasionale, va detto – per laureati disoccupati a cui si offre una formazione innovativa che andrà a fare curriculum e al tempo stesso un'azione di Pag. 16promozione e valorizzazione delle nostre ricchezze culturali. Bene anche la promozione e la tutela delle botteghe artigianali tradizionali delle città, che vuol dire riconoscere che l'artigianato non è solo economia, know how che ci rende riconoscibili in tutto il mondo, ma è anche espressione dell'identità culturale collettiva, proprio come stabilito dalle convenzioni UNESCO.
  Abbiamo apprezzato anche l'attenzione dedicata dal provvedimento all'imprenditoria culturale giovanile, attraverso la destinazione a canoni agevolati di beni immobili di proprietà dello Stato, tra cui principalmente caserme dismesse, in cui gli artisti potranno esprimersi creativamente e ricercare nuove forme di espressione, come accade peraltro già oggi negli altri Paesi europei. Troppo spesso infatti il nostro patrimonio viene identificato con ciò che viene dal passato, ma c’è un futuro sul quale investire.
  E come non riconoscere l'importanza di tutto il sistema di incentivi fiscali all'industria cinematografica, fiction e audiovisivi compresi, per il rilancio di un settore che ha fatto conoscere l'Italia del mondo. Il provvedimento contiene inoltre misure per risanare i debiti delle fondazioni lirico-sinfoniche con l'approccio che mi pare il più corretto e realistico possibile; giusto infatti reperire risorse per evitare il fallimento e quindi la dispersione di competenze importanti e la tradizione del bel canto, ma anche e soprattutto – come, va detto, più volte sollecitato dal sindaco di Firenze che, ricordo al collega 5 Stelle, protegge i propri teatri e non le persone – è evidente che dobbiamo andare ad aggredire quelli che sono i problemi strutturali, attraverso piani di risanamento e di nuove governance che partano dalla razionalizzazione dei costi di gestione, in primis – dobbiamo avere il coraggio di dirlo – quelli del personale.
  Altro settore su cui occorre mettere da subito pesantemente le mani è lo spettacolo dal vivo. Il rilancio della centralità dello spettacolo dal vivo, di tutto lo spettacolo, cuore pulsante del nostro sistema culturale ed economico – pensiamo a quante professionalità ci sono – passa non solo attraverso il reperimento di risorse aggiuntive del FUS, ma anche attraverso una riforma strutturale da avviare il prima possibile, tesa a semplificare, in un unico testo magari, la miriade di norme, di pratiche burocratiche e di pastoie che rendono difficile agli operatori lavorare nel settore e rallentano la produzione. Con questo provvedimento viene data una prima risposta in termini di semplificazione delle procedure per l'autorizzazione, ma dobbiamo andare avanti.
  Infine, non possiamo non dire che il modello di gestione dei beni e delle attività culturali che si è utilizzato in Italia fino ad oggi, che ha visto una totale e quasi esclusiva centralità dello Stato nella veste di conservatore, valorizzatore, gestore e promotore, non è più perseguibile. Occorre favorire con determinazione e fino in fondo il partenariato pubblico-privato a partire dal superamento del tabù che la cultura si deve alimentare solo di finanziamenti pubblici. Con questo provvedimento rendiamo possibili – e senza oneri per i privati – le donazioni fino a 10 mila euro, ma anche qui dobbiamo fare molto di più.
  Concludendo, questo provvedimento affronta con coraggio molte questioni che da troppo tempo aspettano risposte. Molto resta ancora da fare, ma solo se sapremo invertire una tendenza che troppo spesso non ha riconosciuto alla cultura il valore che le compete, potremo ridare un futuro al nostro Paese (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

  PRESIDENTE. È iscritta a parlare la deputata Schirò Planeta. Ne ha facoltà.

  GEA SCHIRÒ PLANETA. Signora Presidente, onorevoli colleghi, signor Ministro, dopo anni di carestia finanziaria e politica imperdonabile in Italia, questo provvedimento, e la rapidità con cui è stato prodotto, sono un atto di conciliazione della nazione con la sua memoria. Già per questo motivo il parere del gruppo Scelta Civica è positivo, sia in merito all'impianto del decreto-legge nel suo insieme, sia in Pag. 17relazione a tutte quelle misure volte ad una parziale riorganizzazione strutturale e a un rifinanziamento di enti e istituzioni.
  Tuttavia, signor Ministro, non possiamo condividere, anche se forse comprendere vista la situazione attuale italiana, la limitatezza dei fondi stanziati e soprattutto la scelta politica di ricorrere ad un ulteriore aggravio delle imposte indirette, il cui effetto sui consumi è – questo sì – scontato e prevedibile. Nella nostra visione, la cultura, la storia, la memoria sono – dovrebbero essere – anche e soprattutto un dovere della politica verso la collettività nel suo complesso e la investe di responsabilità politiche ineludibili, appunto: lo Stato, nell'esercizio della sua funzione pubblica di tutela, valorizzazione e promozione del patrimonio culturale e artistico, e la società civile, nell'offerta di una partecipazione anche privata all'assolvimento dei medesimi compiti.
  Il provvedimento è composto da 16 articoli più gli articoli aggiuntivi, che intervengono complessivamente nell'ambito dei beni, delle attività culturali e dello spettacolo, con un insieme di misure che sono riconducibili essenzialmente a tre grandi aree relative ai grandi progetti, al cinema e allo spettacolo e agli interventi e stanziamenti vari per il rilancio di diversi enti e istituzioni culturali.
  Rilevante è lo sforzo nel rispondere alle richieste, anche a livello internazionale, di una maggiore tutela e del rilancio del sito archeologico di Pompei e degli altri luoghi della cultura in Campania.
  Il lungo esame compiuto in prima lettura al Senato ha inoltre permesso l'approvazione di ulteriori misure di spesa rispetto al testo iniziale, che hanno trovato idonea copertura nel rispetto dei saldi di finanza pubblica, ciò a significare quanto il tema della valorizzazione della cultura nel nostro Paese come fattore di crescita dell'economia sia rilevante e preso in considerazione non solo con buoni propositi, ma con concreti interventi in specifici ambiti del settore culturale che attualmente versano in seria difficoltà. Per il «Grande Progetto Pompei» si è scelto di accentrare il potere decisionale in un unico comitato, a garanzia di una maggiore efficacia nella gestione e nel risanamento di un sito malato e costretto dalla storia in un contesto molto difficile. Positiva a nostro parere è l'istituzione della Soprintendenza speciale per i beni archeologici di Pompei, Ercolano e Stabia.
  A questo proposito, con riferimento alla valorizzazione del patrimonio archeologico, è auspicabile un maggiore impegno del Ministero per i beni culturali per l'attuazione dei progetti della programmazione POIN (nella quale la regione Sicilia è legata alla regione Campania nella misura che prevede lo sviluppo delle aree del Sud Europa), che intercetti poli e grandi attrattori museali significativi nei territori della Sicilia orientale e centromeridionale, secondo itinerari di fruizione e assi di sviluppo incentrati intorno alle tematiche della Sicilia greca, alle città e paesaggi del barocco, ai siti UNESCO della Val di Noto, fino ai luoghi sicani ed elimi coincidenti con le principali aree archeologiche della provincia di Palermo, tenuto conto che fanno parte della stessa unità strutturale: Sicilia e Campania sono legate appunto dal progetto POIN.
  All'articolo 2, il programma «500 giovani per la cultura» è un segnale politico incoraggiante, come è già stato ricordato dai colleghi, nel felice quanto, finora, inusuale per il nostro Paese, collegamento della formazione qualificata con una pratica di tirocinio specialistico concreta e immediata. A questo proposito domando fermamente al Ministro di farsi carico di un progetto che ci dia una visione e dia aiuto ai tanti imprenditori per investire nel turismo culturale, come sincretismo di politiche economiche e di investimento, infrastrutturali, educative e, ultime solo perché sintesi e contenitore degli interventi richiesti, di politica culturale. Passando oltre, è ugualmente condivisibile l'articolo 3, che disciplina opportunamente le regole di apertura al pubblico degli istituti e dei luoghi della cultura. È condivisibile il principio che risponde a una idea necessaria e moderna di fruizione libera della cultura nelle sue varie forme.Pag. 18
  Ma forse la massima efficacia deriverebbe dall'assegnazione degli introiti derivanti dalla vendita dei biglietti direttamente ai singoli istituti, tenuto conto che i nostri biglietti sono tra i più bassi in Europa. Questo sarebbe un modo semplice per applicare concretamente il principio di autonomia responsabile sperimentato con successo in altri contesti.
  Desta particolare attenzione l'articolo 3-bis, introdotto al Senato, che disciplina la spesa stanziata per il Forum Unesco che si terrà a Firenze nel 2014. Tale norma sta a sottolineare una più ampia visione del patrimonio culturale quale espressione dell'identità collettiva e non solo individuale.
  Il decreto-legge in esame, infine, presta meritoria attenzione, come ho detto ricordandone i capi, anche alla produzione di arte contemporanea, allo spettacolo dal vivo, a tutte quelle forme di attività culturale che hanno reso famosa l'Italia nel mondo, in primo luogo i teatri d'opera.
  Su questo punto specifico si assegnano, forse con più determinazione che in altri ambiti, risorse importanti; tuttavia, le misure di riordino che si affiancano al rifinanziamento, cioè l'obbligo di redigere un piano di rientro dal debito e di rinegoziare il debito stesso e la riorganizzazione complessiva, anch'essa obbligatoria, della gestione degli organici, sembrano ancora dettate da condizioni emergenziali.
  La visione che ispira questo decreto è rispettosa dei bisogni e dell'immaginario culturale, primario ed evoluto dell'individuo e del cittadino, che è, e deve restare, il primo beneficiario del patrimonio culturale.
  Nel decreto-legge n. 91 troviamo per la prima volta una valorizzazione dei beni materiali e immateriali come ugualmente condivisibili e parte della stessa memoria collettiva, così come dello stesso progetto di identità nazionale.
  Siamo grati al Ministro per avere posto nello stesso articolo, il 5, l'avanzamento dei lavori dei Nuovi Uffizi con la realizzazione della nuova sede del Museo Nazionale della Shoah: onorare il passato della nostra nazione e il passato prossimo con la passione e la dignità che competono loro come radici comuni della medesima identità nazionale. È la stessa visione che ha generato in sede europea il principio d'eccezione culturale e su cui si fonderà, da quest'anno, la rielaborazione delle regole di scambio fra l'Unione europea e il resto del mondo.
  Vorrei però sottolineare un aspetto che ci lascia perplessi. Si è discusso e si sta discutendo il tema della copertura finanziaria del decreto cultura; anzi, dei decreti, poiché non dimentichiamo che tra poco arriverà in Aula il decreto-legge n. 104 che usa, in modo vessatorio, le stesse coperture generando complicazioni che sono l'opposto della semplificazione auspicata in tutte le sedi istituzionali ed europee.
  Questo è un aspetto fondamentale, non solo sotto il profilo quantitativo. La fonte primaria del finanziamento di questo provvedimento è a oggi rappresentata da un aggravio di tasse e accise su consumi e dallo storno di fondi destinati alle imprese. Si può fare meglio se alla volontà politica di investire in cultura si saprà unire il coraggio politico di trovare risorse qualitativamente accettabili, magari aggiuntive, magari non penalizzanti per quegli stessi cittadini che oggi, mi auguro, gioiranno con noi all'atto di approvazione di questo provvedimento.
  Mi permetto di chiedere uno studio più approfondito delle aliquote che potrebbero essere rimodulate virtuosamente.
  Avviandomi a concludere, credo, cari colleghi e Ministro Bray, stiamo approvando il primo provvedimento d'urgenza, dopo molti anni, dedicato interamente ai beni culturali. Questo testimonia la sensibilità delle istituzioni, di questo Governo e dei componenti di questa maggioranza governativa per questo tema rilevante, anzi fondante, per il nostro Paese (Applausi dei deputati del gruppo Scelta Civica per l'Italia).

  PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Marco Di Lello. Ne ha facoltà.

  MARCO DI LELLO. Signora Presidente, onorevole Ministro, onorevoli colleghe e Pag. 19colleghi, io credo che oggi sia un bel giorno per quest'Aula e per l'Italia. La cultura torna ad avere valore e sulla cultura si costruisce uno dei pilastri per provare a rilanciare il Paese. Si torna ad investire e già questa è una straordinaria e positiva novità.
  Negli anni della crisi economica quasi tutti i Paesi europei avevano mantenuto o aumentato gli stanziamenti per sapere e cultura. Quasi tutti, tranne l'Italia. Siamo oggi al ventunesimo posto in Europa per spese in cultura, investiamo la metà, in termini percentuali, della media europea. Oggi c’è finalmente una prima positiva inversione di tendenza: Pompei torna ad essere priorità nazionale, ci sono anche Ercolano ed Oplonti. C’è un tentativo apprezzabile di visione unitaria e di riqualificazione urbana. Mancano però ancora, signor Ministro, strumenti efficaci: c’è un direttore generale, ma non se ne conoscono i poteri; c’è un comitato di gestione, ma non si capisce per far che. Il problema a Pompei e al suo comprensorio – consenta di dirlo a chi ha passato molti anni a difendere quel patrimonio culturale – è fatto anche e tanto da guide abusive che si contendono i turisti, è fatto anche da parcheggiatori abusivi o da parcheggi abusivi, da strutture ricettive non sempre all'altezza, da personale sottostimato, troppo spesso non qualificato. Pompei muore di mordi e fuggi. E come Pompei anche Caserta soffre di mali molto analoghi. Sono siti che nello scorso decennio hanno investito parecchie decine di milioni di euro di fondi europei, oltre cento milioni. Finché non avremo il coraggio e la forza di affrontare il tema della governance, io temo che rischieremo di continuare a rendere inefficaci tutte le risorse spese in questa direzione.
  È un tema, quello delle nuove forme di gestione – lo ricordava prima di me anche la deputata Bonafè – che da troppi anni si evita di affrontare. Per la reggia di Caserta si prevedeva una sperimentazione gestionale che è in un accordo di programma del 2001, firmato molti Ministri per i beni culturali fa – era una Ministra all'epoca. Dopo due lustri e mezzo siamo ancora fermi lì, alle enunciazioni di principio. Un'occasione persa, non per questo una battaglia persa, perché per tanti siti minori questa di una sperimentazione gestionale e dell'allargamento ai privati può essere addirittura una battaglia di sopravvivenza.
  Nel decreto si affronta il deficit delle fondazioni di lirica sinfonica: giusto cercare nuovi standard di gestione, ma può lo Stato – e quindi il Governo – fingere di non vedere che i continui tagli al flusso sono tra le principali cause del deficit ? Ed è giusto far ricadere la responsabilità sui lavoratori, con tagli al personale e tagli agli emolumenti ? I lavoratori del San Carlo hanno sbagliato, io credo, a scendere in sciopero e a far saltare la prima sabato scorso, ma i lavoratori del San Carlo, con i tagli di questo decreto, diverranno i principali contribuenti della fondazione San Carlo. Daranno più del comune e della provincia: almeno diamo loro un posto in consiglio di amministrazione.
  Anche per questo annuncio la presentazione di un ordine del giorno che renda più sopportabili i sacrifici richiesti. Spiace che questo ramo del Parlamento non abbia avuto il tempo necessario per affrontare e anche magari migliorare ulteriormente questo decreto. Mi appello a lei, signora Presidente, cui rinnovo la stima per come difende le prerogative della Camera, perché questo non avvenga più, perché non può arrivarci un decreto dal Senato a sette giorni dalla scadenza. Cinquecento giovani potranno fare, grazie a questo decreto, un'importante tirocinio: un'occasione per loro, cui noi, tutti quanti noi, dovremmo dare un futuro e dunque continuare ad investire nella cultura, renderla centrale nell'azione di Governo, utilizzare nuovi modelli gestionali. Io credo che questi rappresentino il modo migliore per garantire un futuro lavorativo a questi 500 ragazze e ragazzi che avranno oggi un'opportunità, per evitare di farne 500 precari. Non mancano dunque spunti positivi, ma dobbiamo insieme condividere l'ambizione di andare oltre, di risolvere i tanti nodi ancora innanzi a noi in questo campo. Allora dunque un primo passo, ma Pag. 20senz'altro un passo positivo e per questo preannuncio sin da adesso, onorevole Ministro, come i deputati e la deputata socialista voteranno favorevolmente a questo decreto (Applausi).

  PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Buonanno. Ne ha facoltà.

  GIANLUCA BUONANNO. Signora Presidente, sempre molto elegante: complimenti, signora Presidente. Grazie, signor Ministro, di essere qua presente. Magari non lo è più domani, ma comunque oggi è ancora Ministro, quindi le sottopongo una serie di ragionamenti che riguardano appunto il suo settore. Glielo dico non da deputato, come la stragrande maggioranza della gente che c’è qua dentro, glielo dico da amministratore.
  Infatti, la prima cosa che mi sarei aspettato da un Ministro, non solo da lei, ma da chi l'ha fatto anche prima e da chi lo farà pure dopo, è quella di interagire innanzitutto con i sindaci che sono, a mio giudizio, coloro che nel territorio sono le sentinelle. Sono quelli che potrebbero fare molto per questo Paese, ma che non vengono sfruttati se non per fare gli esattori per conto dello Stato. Infatti, il Governo attuale, come hanno fatto tanti altri Governi, e io sono vent'anni che faccio l'amministratore e, quindi, ne ho visti di tutti i colori, chiede ai sindaci dei sacrifici che poi devono essere demandati ovviamente alla gente, ai cittadini, e si impongono delle cose ai sindaci e non si danno più i soldi. E la cosa più ridicola che ho visto ultimamente è che questo Governo, dove lei fa anche il Ministro, riesce a fare e a dare la disponibilità ai comuni di predisporre il bilancio di previsione del 2013 entro il novembre del 2013. Complimenti.
  In altre parole, noi sindaci – io in questo caso adesso faccio il prosindaco perché la legge mi vieta di fare ancora il sindaco, anche se la gente mi avrebbe votato come mi ha sempre votato – non sappiamo oggi quanti soldi ci arriveranno e non sappiamo niente di quello che è il bilancio di un comune. Sto parlando degli 8.103 comuni italiani, non sto parlando del mio in particolare, anche se io faccio il prosindaco da una parte e il vicesindaco dall'altra perché mi diverte e sto a fare palestra e mi piace stare in mezzo alla gente. Il problema vero è che facendo così non si ricava nulla e se un Governo che dice di fare e di progettare il futuro fa in modo che a novembre uno fa il bilancio di previsione quando l'anno finisce a dicembre, è detto tutto di questo Paese da «repubblica delle banane», perché dovrebbe essere che il bilancio di previsione si dovrebbe fare al massimo a gennaio o a febbraio dell'anno, non a novembre, senza sapere nulla.
  Mi scusi, signor Presidente, poi vado proprio nello specifico. Signor Ministro, gli amministratori di tutta Italia vedono, ad esempio con la Tares, che è un'altra cosa e, cioè, la nuova tassa sui rifiuti, che i cittadini pagheranno delle stangate mica da ridere, soprattutto le famiglie più numerose. E questo è un altro dato per dire che il Governo pensa alle famiglie numerose, e meno male che ci pensa. Il Governo predispone dei coefficienti nella tabella dove pagheranno tutti di più, commercianti, famiglie e via dicendo, e chi pagherà di meno ? Le banche. Siete riusciti a fare in modo che le banche, con un coefficiente più basso, riescano a pagare l'immondizia meno rispetto agli anni precedenti, mentre tutti gli altri pagheranno di più. Ma come si fa a ragionare in questa maniera ? Poi si dice che non ci sono i soldi. Questa certamente è una piccola cosa, ma invece di tassare di più nella Tares, che poi vanno tutti i soldi a Roma perché una parte di quei soldi dell'immondizia avete inventato di mandarla a Roma, non si poteva far pagare di più le banche ? Non si può fare in modo che invece che alle banche, che sono state uno di quelli che hanno mandato allo sfacelo questo Paese, basta vedere cosa è successo con il Monte dei Paschi di Siena, si dia un aiuto concreto, ad esempio, nell'ambito della cultura ? Ma questo Paese se ha una ricchezza più di tutte le altre, signor Ministro, qual è ? È il turismo e la cultura. Pag. 21E noi, che abbiamo questo petrolio che ci invidia tutto il mondo, non siamo capaci di sfruttare né il turismo né la cultura.
  Cito alcuni dati. Noi, nel nostro Paese, dalla Valle d'Aosta fino a Lampedusa, siamo capaci di incassare circa 100 milioni di euro con tutto quello che abbiamo. Il Louvre, solo il Louvre, incassa molto di più di tutti i musei d'Italia. Ma ci rendiamo conto di come siamo aggiustati ? Ci rendiamo conto di quello che questo Paese non è capace di fare ? Poi guardiamo i dati delle persone che vanno nei musei o nei siti. Signor Presidente, non sto inventando storie, sto dicendo dei numeri veri, che riguardano magari anche lei che si impegna tanto nel sociale. Allora, ci sono 16 milioni di persone che vanno nei musei o nei siti e pagano. Ce ne sono 20 milioni, di persone che non pagano. Questo è il Paese dove più gente non paga di quelli che pagano. Mi dovete spiegare perché 20 milioni di persone non pagano e ce ne sono solo 16 milioni che pagano. Chi sono questi 20 milioni di persone ? Perché si devono sempre dare entrate gratuite ? Qual è il motivo ?
  Se tutti pagassero, probabilmente alcuni discorsi che vengono fatti oggi in quest'Aula non ci sarebbero. Mi rendo conto che magari è giusto non far pagare talune categorie, ma è possibile che 20 milioni non pagano e, al contrario, soltanto 16 milioni pagano ? Mi sembra un'assurdità e questi sono dati: non me li invento io.
  Poi, come sempre nel nostro Paese, uno dice: facciamo un museo che è importante. Benissimo: nel 2003 si era pensato di fare – ho sentito prima un intervento – il museo per l'ebraismo italiano e la Shoah. Sono partiti con 15 milioni nel 2003, poi riconfermati nel 2007. Adesso sono diventati 40, e ne servono altri 30. Ma come mai ogni volta che questo Paese deve fare qualcosa accade che il costo x diventa y e poi diventa anche z ? Perché non siamo capaci di partire con una cifra e di fare questa cosa e poi era anche discutibile che questo museo fosse così determinante per il nostro Paese e se dovessimo poi spendere ulteriori soldi per fare questo museo o se, magari, era più importante – questo è il mio giudizio personale – che questi soldi andassero a tutti quei musei che abbiamo in giro per il Paese, a tutte le ricchezze che abbiamo in giro per il Paese che invece non ricevono un centesimo – un centesimo ! – nulla.
  Come vi dicevo prima, facendo l'amministratore da vent'anni, ho visto una serie di situazioni. La mia città si chiama Varallo Sesia e ha il sacro monte più importante del mondo. Non so se lei lo conosce. Se lei è Ministro, mi auguro di sì. Il Sacro Monte di Varallo è il più importante del mondo, patrimonio dell'UNESCO. Sa quanti soldi mi ha dato lo Stato per fare cose ? Se mi guarda glielo faccio vedere io bene (tra l'altro, il Sacro Monte è di proprietà del comune, neanche della curia): mi ha dato zero. Gli unici soldi che sono riuscito a trovare è perché sono andato con il cappello in mano a fare quello che altri... Ho visto anche che il sindaco di Firenze, va con il cappello in mano: solo che lui ha il cappello grosso e prende anche otto milioni di euro per gli Uffizi e poi dopo, per il resto di Italia, ce ne sono solo altri otto. Cioè Firenze ne ha otto e tutto il resto di Italia ne ha altri otto. È fortunato: si vede che ha un cappello fortunato.
  Se il Sacro Monte di Varallo, che è il più importante del mondo, non riesce a fare quello che serve – ho dovuto restaurare il campanile facendo un mutuo, come comune, perché di proprietà della città di Varallo, e nessuno mi ha dato una mano sennò crollava il campanile – come facciamo noi a mantenere un patrimonio del genere ? Vittorio Sgarbi, che conoscete tutti, indica come il Sacro Monte di Varallo e la città di Varallo siano uno dei dieci posti più belli d'Italia: peccato che sia sconosciuto ai tanti, perché non ha ovviamente la grandezza di Roma, di Firenze e di Venezia, ma è una bellissima città, così come tutta la Val Sesia. Sembra uno spot pubblicitario ma in realtà quello che dico è vero, e lo penso. Se lei verrà un giorno, signor Ministro, se sarà ancora Ministro, sono contento anche di ospitarla, perché nei suoi confronti ho stima, non ho assolutamente Pag. 22niente contro di lei e mi è piaciuto quello che ha fatto questa estate, perché quello che fa lei, nel mio piccolo, lo faccio anch'io. Lei, quando è andato alla Reggia di Caserta, mi ha divertito, mi ha entusiasmato perché finalmente c’è un Ministro che va a vedere come stanno le cose anzitutto senza avvertire nessuno. Infatti, quando avverte qualcuno, si mettono tutti in riga, ripuliti, verniciati, sistemati e poi, come diceva mia nonna... solo che adesso devo usare termini più eleganti altrimenti il Presidente mi sgrida: «sopra sopra liscio liscio, sotto sotto....». La rima fa...posso dirla ?

  PRESIDENTE. Ce la eviti, onorevole Buonanno. Continui, continui.

  GIANLUCA BUONANNO. Per capire cosa volevo dire...

  PRESIDENTE. Ce la risparmi. Continui pure.

  GIANLUCA BUONANNO. No...risparmi, mi scusi, io sto cercando di far capire un detto che, tra l'altro, è un detto meridionale, anche perché io ho radici meridionali e quindi so qualche detto: «sopra sopra liscio liscio, sotto sotto cacca e piscio». Quindi, la Reggia di Caserta che sarebbe una cosa grandiosa ed è una cosa grandiosa, lei ha visto e ha commentato dicendo che era disordinata e le hanno pure detto che la polvere va bene (se non ricordo male) che è sinonimo di quello che deve essere la storia di questa reggia, quindi più polvere c’è meglio è, se questo è il ragionamento di chi lavora lì dentro, io, se fossi in lei, li avrei già licenziati un secondo dopo.
  Chi è responsabile della legge di Caserta, che le viene a dire: ma tutta la polvere fa parte, diciamo così, del contesto, vuol dire proprio che si sono aggiustati male.
  Poi veniamo a Pompei, grandissimo sito, importantissimo sito. Allora, qui c’è un ex Ministro, che è il nostro presidente di Commissione, Galan, che è stato quasi crocifisso perché è caduto un muro – se non sbaglio, del 1948 – quando lui era il Ministro. Però, siccome era un Ministro di una certa parte politica, è stato crocifisso. L'altro, precedente, Bondi, si è dimesso perché non ce la faceva più, da quello che ha detto lui, non so poi se sia vero o no, ed era caduto un altro muro, più importante ovviamente di quello di quando c'era il Ministro Galan. Però, non si può fare così la politica, perché Pompei lei l'ha vista, ci mancherebbe, la conoscerà molto bene, come si fa a cercare di sistemare e di vedere tutto, tra l'altro con i finanziamenti che ci sono e poi come vengono spesi, ma quando vedo dei cani randagi a Pompei, mi viene male. Io mi metto nei panni del turista, a me piace andare in giro a vedere. E quando vedo francesi, svedesi, americani, russi, qualunque nazionalità, e mi metto nei loro panni e vedo determinate cose, mi viene male. Noi abbiamo un patrimonio talmente straordinario e c'abbiamo lì delle persone con dei chiavistelli che sembrano quelli del Conte di Montecristo, con non so quante chiavi, che sembra che debbano portarle con la carriola. Non sanno neanche dove sono girati... Pompei, se non sbaglio, tutti gli incassi se li tiene per sé, forse è l'unico caso o uno dei pochi casi del nostro Paese che si tiene tutti gli incassi e poi, ovviamente, bisogna dargli altri soldi.
  Poi sento altri colleghi che, appena uno dice Pompei, dice lascia stare Pompei, tu ce l'hai coi meridionali. Ma che coi meridionali ? Ma sono capaci di gestirsi le cose in una maniera, diciamo così, consona, con un patrimonio del genere ? Se ci fosse un privato che gestisce queste cose, ricaverebbe soldi e si riuscirebbero a fare delle cose. Stamattina, venendo in aereo qui a Roma, apro il Corriere della Sera e vedo che a Pompei adesso fanno anche le cene. La Fondiaria assicurazioni ha fatto una cena e ha dato 15 mila euro per fare questa cena a Pompei. La discussione, ovviamente, del Corriere della Sera era: vale o non vale ? Così come al Ponte Vecchio han preso 120 milioni dalla Ferrari, e così come a Milano o da altre parti Pag. 23pagano per andare in certi posti, diciamo così, molto interessanti sotto l'aspetto culturale.
  Allora, questo è anche un altro ragionamento: lei – ho letto sul giornale, poi può solo confermarlo o smentirlo – sulla questione del Ponte Vecchio di Firenze non era d'accordo, così c'era scritto sul Corriere della Sera, mentre sulla questione di Pompei non sembrava così in disaccordo. Facciamo una cosa, signor Ministro, ripeto se sarà ancora Ministro: facciamolo per tutti e cerchiamo di fare una cosa che abbia un senso. Se vogliamo sfruttare le nostre risorse, le nostre bellezze, e vogliamo fare qualcosa, perché se no non prendono i soldi – leggevo che a Pompei, ad esempio, 15 mila euro serviranno per determinate cose, perché non c'hanno soldi e io non capisco dove vanno tutti ’sti soldi, cioè, quando si va in Meridione questi soldi spariscono sempre, non lo so, si vede che ci sarà il mago Houdinì del Meridione che li fa sparire tutti e che poi dopo ce n’è bisogno di altri – ma anche in altre parti del Paese, se vogliamo fare delle iniziative del genere che possano essere utili a fare in modo che si diventi più competitivi, allora facciamolo ! Però che sia, a questo punto, una regola fissata dal Ministero, perché a questo punto il Ministero fa una regola che vale per tutti, se no tra un po’, magari, arriva qualcuno che decide che nel sito «x» importante fanno una cena, non so io di cosa, della canna libera, non ho idea di cosa, e non va bene ! Bisogna fare in modo che ci siano cose serie, utili e che possano essere, poi, a beneficio della collettività.
  E, allora, poi vediamo gli altri siti. Mi sono divertito: ci sono alcuni siti del nostro Paese dove, addirittura, in provincia di Ragusa, vi sono 1,4 – neanche 1 e mezzo, ma 1,4 – persone che vanno in un sito vicino a Ragusa...aspetti, che lo trovo, perché me lo sono anche scritto per non sbagliare... allora, a Ibleo, Ragusa 1,4 visitatori al giorno.
  Quanto costerà questo sito per il Ministero ? Marianopoli: due alla settimana. Se sono delle ricchezze che meritano, non possiamo avere delle cifre del genere. Lei dirà, giustamente: ma io sono arrivato non da molto e ho trovato una situazione difficile. Io la capisco, anzi, mi fa anche tenerezza, signor Ministro, ma veramente. Mi fa tenerezza, perché lei è in un posto dove ci sono pochi soldi, come dappertutto, ma, comunque, è un patrimonio immenso. Troviamo delle soluzioni.
  Però, le faccio anche un paragone al contrario, perché uno dice: allora, se non ci sono soldi non possiamo fare le cose. Perché al Colosseo – cioè, qui a Roma, dove siamo –, da tre anni, gli imprenditori, i fratelli Della Valle, hanno deciso e hanno proposto di mettere 15 milioni di euro per il restauro e la sistemazione del Colosseo e, malgrado i soldi, dopo tre anni, siamo ancora lì, e adesso forse partono ? Dopo tre anni che ci sono i soldi, siamo in queste condizioni. La risposta, se vuole, gliela do io: siamo in un Paese dove ci vogliono talmente tante autorizzazioni e ci troviamo, magari, di fronte, ogni tanto, a qualche cretino che, invece di guardare alle cose essenziali, fa discorsi teorici, con il risultato che non si va più avanti. Per fare una pratica in questo Paese succede sempre tutto e il contrario di tutto. Sembra di fare il gioco dell'oca: uno arriva alla casella numero 25 e, poi, lo fanno ritornare alla numero 1.
  Signor Ministro, su queste cose non bisogna spendere dei soldi: bisogna snellire le procedure e fare in modo che i sovrintendenti e coloro che lavorano lì non vadano sul pianeta Marte e non vivano nei palazzi dorati dove stanno. Perché io faccio l'esempio della mia regione, il Piemonte: alle volte, quando vado in sovrintendenza, mi viene male, perché mi sembra, ogni tanto, di parlare con gente che non capisce niente di cosa significhi amministrare, di cosa significhi tenere in piedi un sito o di cosa significhi poter restaurare qualcosa, perché, altrimenti, ci sono dei problemi. Invece di semplificarti la vita, te la complicano.
  Non stiamo chiedendo soldi: chiediamo solo che, quando si fa una procedura che è importante, che nessuno fa per casa sua, ma la fa perché è necessaria per la città dove uno governa, non ti devono complicare Pag. 24la vita. Perché quelli stanno in ufficio, prendono una cartina geografica, guardano e, poi, al limite, iniziano a darti indicazioni su quello che devi fare; poi, arrivi alla quarantanovesima e ti dicono: sì, guardi, ma alla numero tre, lei doveva fare così oppure cosà.
  Io ho conosciuto, qualche anno fa, quando c’è stato un film al Sacro Monte di Varallo fatto dalla sorella di Sgarbi, la sovrintendente di Torino, che comandava tutti i siti della regione Piemonte. È venuta – ovviamente, portata dal suo autista – e io mi sono presentato, perché non voleva farmi entrare in una delle quarantacinque cappelle del Sacro Monte, tra l'altro, di proprietà del comune. Comunque sia. Alla signora in questione ho detto: scusi, ma lei conosce il Sacro Monte di Varallo ? Lei ha risposto: guardi, io sono quasi trent'anni che lavoro in sovrintendenza ed è la prima volta che vengo. Ecco, questa risposta mi ha spalancato tutto: cioè, una che lavora da trent'anni alla sovrintendenza non è mai andata al Sacro Monte di Varallo, che è il più importante del mondo (non lo dico io, perché è così) ? Questa sta a Torino, viene con l'autista, mi risponde così e, poi, mi dice: lei non deve entrare nella cappella, perché non può mettere la telecamera. Io che cosa ho dovuto fare, signor Ministro ? Lei mi conoscerà poco o quasi niente, ma ho reagito alla mia maniera: l'ho «spedita» e ho fatto quello che ritenevo opportuno fare. Questa persona, oltre a non capire un tubo, ha cercato, poi, anche di mettere i bastoni fra le ruote rispetto al film che, poi, è stato presentato alla mostra di Locarno in Svizzera, film con interpreti importanti, che al comune, alla fine, sa quanto è costato ? Zero, perché siamo riusciti a trovare i fondi tramite le fondazioni bancarie.
  Poi, volevo chiederle, signor Ministro – non so neanche quanto tempo ho ancora – circa una questione che riguarda il Forum mondiale dell'Unesco. C’è un articolo – l'articolo 3-bis, inserito al Senato – che indica che Firenze sarà sede del Forum mondiale dell'Unesco. Costo: 400 mila euro.
  Firenze chiede – sempre con il sindaco con il cappello grosso in mano, come si chiama, non Bersani, adesso non mi viene più in mente, no, neanche Franceschini, ecco, Renzi – 400 mila euro, però pare, anzi, è certo, che il Forum è stato assegnato a Monza, non a Firenze e pare che la regione Lombardia abbia già garantito il costo dell'operazione e che dall'Unesco abbiano confermato che sia Monza e non Firenze. Allora, le chiedo, se è Monza e non Firenze, perché c’è questo articolo 3-bis ? Se, invece, è stata cambiata la linea o c’è qualche altra cosa vorremmo saperlo, così almeno si elimina qualche dubbio che invece è emerso.
  Poi, signor Ministro, volevo chiederle: al Maxxi sono stati dati 5 milioni di euro, se non sbaglio; la Melandri, che era una mia collega nella precedente legislatura e poi si è dimessa, perché è diventata presidente del Maxxi, mi ricordo che in Aula ha detto: vado lì, non prendo niente, lo faccio per spirito di sacrificio. Adesso, invece, mi risulta che prenda un compenso, anche con i 5 milioni di euro che sono stati dati. Io volevo sapere se è vero che la signora Melandri prende dei soldi come presidente del Maxxi o se invece sono fandonie, che vengono dette così, e, come ha detto anche in Aula, la Melandri non prende un centesimo per ricoprire questo importante ruolo.
  Si è poi parlato di giovani. Siccome noi della Lega siamo sempre tacciati di razzismo – anche la Presidente della Camera, ogni tanto, mi guarda un po’ storto, anche se io le voglio bene, signora Presidente, perché io alla fine sono così, ma poi sono un buono di natura: mi chiamo Buonanno, si figuri se posso essere cattivo –, vorrei capire una cosa: quando ho letto nel decreto-legge dei 500 giovani che prenderete nel 2014 – e già lì non si sa più che cosa succederà nel 2015, perché si parla del digitale, si fanno fare i lavori a questi giovani e poi, magari, se non c’è più niente, tutto il lavoro va disperso –, io mi chiedo: perché solo quelli del sud ? Non è vero, signor Ministro... Quindi, lei mi conferma adesso che questa è una falsità. Mi fa piacere, perché mi era, invece, stato Pag. 25detto che era specifico solo per i giovani del sud, cosa che non ritenevo affatto giusta. Visto che con la testa mi fa capire che non è così, io la ringrazio, signor Ministro, per questa precisazione; anche se la precisazione è «muta», però capisco quello che sta dicendo.
  Infine, tutti questi soldi che, comunque, cercate di mandare in giro, anche se quasi tutti vanno a Firenze o a Roma, da dove vengono presi ? Questi fondi vengono presi dai fondi salva imprese oppure no ? Perché, se è così, mi chiedo: allora, noi dobbiamo salvare le imprese per poi tappare un altro buco da un'altra parte, così le imprese chiudono e si apre un'altra problematica e poi, anche, vengono presi da varie accise che vengono messe. Anche qui questo Governo fa come il Governo Monti. Lei non c'era, signor Ministro, però il Governo Monti, quando governava – per fortuna non c’è più –, è venuto qua e ha detto: noi faremo tutta una serie di operazioni. Benissimo, queste operazioni sono state quelle di aumentare un sacco di tasse, creare gli esodati, aumentare la disoccupazione giovanile, con le pensioni abbiamo visto a che punto siamo arrivati e il Governo Monti è riuscito ad aumentare il debito di questo Paese di oltre 100 miliardi di euro – lo ripeto – 100 miliardi di euro ! Poi è arrivato il Governo Letta, è venuto e ha detto: prometto solennemente – adesso arriva la cultura, ma poi ci sarà anche la scuola, che sarà un altro di quei provvedimenti che, se non cade il Governo, andremo a discutere – che non taglieremo i fondi come hanno sempre fatto gli altri, ma li aumenteremo; infatti, ha tirato via 100 milioni di euro.
  Allora, questo è quello che è emerso da una discussione nella nostra Commissione. Se questo Paese vuole ripartire, ribadisco, l'unico ragionamento che potrà prendere in considerazione – visto che, alla fine, io sono negativo e voterò insieme alla Lega negativamente rispetto a questo decreto-legge –, è quello, e che non costa niente, di coinvolgere i sindaci e gli amministratori. Faccia in modo che chi è sul territorio le possa parlare o possa farlo tramite le sovrintendenze, ma non con i sepolcri imbiancati o quelli che aspettano solo di andare a casa o che hanno solo la preoccupazione di sapere dove vanno a pranzo o a cena, ma quelli che hanno voglia di lavorare.
  Perché nel Ministero c’è tanta gente che ha voglia di lavorare, ma ce n’è sempre troppa che non ha voglia di lavorare. E in questo Paese, se non esisterà mai la meritocrazia, non andremo da nessuna parte. Se lei riuscirà – ripeto, se farà ancora il Ministro – a coinvolgere le amministrazioni in senso costruttivo, secondo me le troverà tutte a disposizione, perché non ce ne frega niente del colore politico. A me non interessa se lei ha una tessera di partito, non mi interessa se è di sinistra o altro. Non mi interessa niente. A me interessa che lei faccia bene il Ministro e che possa ascoltare le esigenze di tutti i territori, perché alla fine ci sono figli di serie A, B e C. Magari a qualcuno del suo Governo o a SEL piace mamma A e papà B, genitore 1 e genitore 2; a me invece interessa che, se la Val Sesia ha un patrimonio culturale importante, deve essere comunque trattata alla stessa maniera di Firenze, Roma, Venezia e di altre importanti città, perché noi saremo molto più piccoli, ma alle volte basta veramente poco per salvare un patrimonio mondiale, mentre in altri siti ci vogliono tanti, tanti soldi e poi abbiamo visto quanti ne sono stati buttati e che cosa è successo, che cosa capita.
  Penso anche al Colosseo: quando c’è stato lo sciopero, lei è intervenuto – e la ringrazio anche di questo –, ma come si fa a vedere migliaia di turisti che aspettano perché c’è lo sciopero e ci sono problemi con la biglietteria, eccetera ? Queste cose non devono più capitare ! Così come non devono capitare le cose che si dicevano prima su Pompei. Ci sono tante realtà, anche al sud, competitive. Io sarei il primo ad essere contento se il sud funzionasse di più, perché più funziona il sud, più è competitivo il sud, e meno soldi il nord gli deve dare. Ma se il sud, con le ricchezze che ha nell'ambito turistico e culturale, potesse sviluppare queste realtà, cosa avrebbe ? Cose fantastiche. Se la Pag. 26Romagna avesse il mare della Sicilia o della costiera amalfitana, dove sarebbe la Romagna ? Numero uno al mondo, credo.
  Allora, è una questione di mentalità. La Puglia è un'altra regione che potrebbe fare molto. Certo, dobbiamo fare in modo di aiutare il sud, perché ha tutte queste richieste, ma non possiamo aiutarli sempre in modo che paga Pantalone, perché non sono capaci di fare le cose. Si scelgano delle persone e dei collaboratori validi in tutti i posti e poi si diano i soldi a chi li merita, non a chi tira di più la giacchetta o a chi viene con il cappello più grande o perché è amico del Presidente del Consiglio – invento, ovviamente – piuttosto di qualche altro Ministro e si mettono i soldi lì piuttosto che da un'altra parte. Infatti, nel nostro Paese di realtà importanti, serie e che meritano rispetto e aiuto ce ne sono tantissime e c’è tanta gente, tanti amministratori che per pudore non vengono neanche a bussare alle porte, al di là del fatto che non li ascoltano neanche.
  Così come quando vado al Ministero, e lei ovviamente ci va al Ministero: come si fa ad avere, come anche nelle sovrintendenze, in un corridoio lungo 30 metri, tre scrivanie con tre persone che ti guardano e uno legge il giornale, l'altro fa La Settimana Enigmistica e l'altro ancora guarda il computer. Quella gente lì che cosa fa, ad esempio ? A cosa servono ? A cosa servono ? Mentre nei comuni dobbiamo stare a centellinare l'euro, perché non sappiamo come fare, e poi si vedono scempi del genere, gente che non fa niente dalla mattina alla sera, mi girano le scatole.

  PRESIDENTE. Concluda.

  GIANLUCA BUONANNO. Concludo, Presidente. Infatti, a me hanno fatto fare la riduzione del personale e ci hanno fatto fare determinate cose, poi uno va nei Ministeri e gli viene da piangere. Non piangere per quello che è, ma dalla rabbia, per il fatto che voi impartite – intendo voi in generale, il Governo – delle direttive, però le devono sempre rispettare gli altri, mentre quelli che impartiscono le direttive continuano a sguazzare e a far sguazzare tutti quelli che ci lavorano dentro.
  Grazie, signor Ministro, spero di rivederla in un'altra occasione e le chiedo scusa se sono stato così negativo, però penso che nella vita gli amici giusti siano quelli che le dicono in faccia le cose piuttosto che quelli che le dicono «bravo» e poi dicono che magari non va bene.

  PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Giuseppe Brescia. Ne ha facoltà.

  GIUSEPPE BRESCIA. Signor Presidente, io voglio brevemente intervenire per due motivi: uno, per denunciare per l'ennesima volta l'abuso che i Governi fanno dei decreti-legge.
  In secondo luogo, intervengo per rispondere qui, nella sede più opportuna a nostro avviso, a dire il vero l'unico luogo deputato ad ospitare il dibattito politico, alle menzogne dette dal Presidente del Consiglio in diretta televisiva.
  Ma andiamo per ordine, partiamo da una definizione. Dicesi decreto legge un atto normativo di carattere provvisorio avente forza di legge, adottato in casi straordinari di necessità ed urgenza. Allora, io vorrei capire una cosa: è possibile considerare caso straordinario di necessità ed urgenza il sito archeologico di Pompei, un sito che ha una storia millenaria con dei problemi prevedibilissimi, logici, per una città disabitata che ha subito ciò che ha subito, cioè bombardamenti, terremoti eccetera ? È chiaro a tutti che si tratta di un patrimonio da tutelare, ma proprio perché lo sappiamo tutti, perché non facciamo una legge ? Perché questo Parlamento deve subire periodicamente e sempre più di frequente l'umiliazione di dover diventare un mero organo di ratifica ? Perché non si discute mai una legge di iniziativa parlamentare che con il suo normale iter darebbe a tutti la possibilità di esprimere la propria posizione con calma, senza l'ansia della scadenza dei sessanta giorni ? Sessanta, non novanta, ex Ministro dell'istruzione di Gelmini.
  Abbiamo dovuto ricevere dal Senato questo provvedimento senza poterlo modificare, Pag. 27con buona pace del nostro ruolo di parlamentari e della separazione dei poteri tra esecutivo e legislativo, che a nostro avviso rappresenta un pericolo grave per la democrazia.
  Nel tempo che mi rimane voglio rivolgermi direttamente ai cittadini, a cui è stato rivolto un grave torto. Andare in televisione a mentire spudoratamente agli italiani dovrebbe costituire reato per un Presidente del Consiglio (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Il Presidente Letta ha affermato che il PD è l'unico partito ad avere sempre voluto il ritorno al Mattarellum, eppure c'era anche lui il giorno in cui SEL, MoVimento 5 Stelle e Giachetti votarono a favore dell'abrogazione del Porcellum proposta dal suo stesso partito, bocciata dal suo stesso partito e da lui in persona, che votò contro (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) !
  Poi Letta ha continuato a mentire vantandosi di aver puntato su istruzione e cultura, di averli messi al centro delle sue intenzioni di Governo. Come ? Quando ? Forse quando il suo Governo bocciava la nostra mozione che voleva il ripristino di 8 miliardi per scuola, università e ricerca ? Sì, forse allora (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ROBERTO GIACHETTI (ore 13,05)

  GIUSEPPE BRESCIA. Forse si riferiva all'ennesimo decreto in arrivo, quello sull'istruzione, dove sono stati racimolati 450 milioni, che, capite bene, a fronte degli 8 miliardi che chiedevamo noi sono spiccioli, che non risolveranno proprio nessun problema, perché rimarranno senza borsa i ricercatori che sono senza borsa; inidonei, non vincitori, rimarranno non vincitori; rimarranno disoccupati e precari decine e decine di migliaia di docenti abilitati; rimarranno senza pensione i quota 96; rimarrà irrisolto il problema dei docenti inidonei, eccetera.
  Se è questo il suo modo di mettere al centro l'istruzione, lasci perdere ! Si pensa di risolvere i problemi della cultura in Italia con provvedimenti come questo decreto ? Lasci perdere; è un decreto sul quale la Camera non ha potuto dire nulla, l'ennesimo decreto blindato, l'ennesima forzatura della democrazia; un decreto che contiene innumerevoli criticità che elenco brevemente: un direttore generale per Pompei che confliggerà con la già esistente ed operante sovrintendenza speciale; è previsto il pareggio di bilancio per le fondazioni lirico-sinfoniche per poter accedere ai fondi, cosa impossibile da raggiungere. Quindi non dica, caro Letta, che sta salvando le fondazioni, al massimo le sta affossando ulteriormente.
  E Letta mente ancora quando dice di aver dato lavoro a 500 giovani: in realtà ha creato nuovi 500 precari, visto che alla fine di quest'anno di contratto queste persone si troveranno per strada, come capita sempre.
  E poi ci sono i favori a questo, a quell'amico, agli amici degli amici, conoscenti, insomma il decreto è lo strumento perfetto...

  PRESIDENTE. La invito a concludere.

  GIUSEPPE BRESCIA. Un minuto. Il decreto è lo strumento perfetto dove ci si infila sempre di tutto e a piacimento.
  Come al solito, un bel papocchio: nessuna misura strutturale per comparti che invece hanno bisogno di stabilità, certezze, programmazione a lungo termine. Comparti che necessitano di provvedimenti di natura esattamente opposta a quella del decreto-legge; ma i decreti-legge sono l'emblema del modus operandi dei partiti, e noi diciamo sempre – e lo ribadiamo qui ed ora – che voi partiti siete la causa principale del problema e non potete esserne la soluzione. Quindi, fatevi da parte (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) !

  PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Giancarlo Giordano. Ne ha facoltà.

  GIANCARLO GIORDANO. Signor Presidente, signor Ministro, penso che in una Pag. 28discussione del genere non si possa che partire dai dati della realtà. I dati della realtà di oggi sono che l'ISTAT registra lo sfondamento del 40 per cento della disoccupazione giovanile nel suo ultimo rapporto; e quando si parla di cultura, quando si parla di provvedimenti come quello che ella ci propone, non si può non tener conto di questa durissima realtà: che non si risolve con slogan e piazzate, ma con una politica seria, che faccia dei passi veri verso la soluzione dei problemi.
  Lo voglio dire con chiarezza: il nostro voto sarà positivo rispetto a questo provvedimento, il voto di Sinistra Ecologia Libertà, ma il giudizio non lo è, può esserlo solo parzialmente. Ne abbiamo dibattuto, già conosce il mio pensiero. La cosa che più risalta di questo provvedimento in questo momento è il tentativo, ammirevole nella condizione data, di colmare i danni fatti negli anni, di colmare i tagli scellerati a settori come la cultura e la scuola, che in questi anni hanno visto molti operatori al lavoro.
  Penso che il provvedimento testimoni un cambio di rotta: di questo va dato atto in particolar modo al Ministro. Penso, però, che il cambio di rotta, l'inversione – come qualcuno l'ha chiamata – sia molto timida: le risorse sono insufficienti. Non c’è – bisogna riconoscerlo – la pretesa di un provvedimento di impianto; c’è la consapevolezza di dover inseguire alcune emergenze, sono state trattate. Le fondazioni lirico-sinfoniche ad esempio, 75 milioni per queste, con le criticità e le complicazioni che sono state testimoniate anche dall'ultimo intervento: perché anche lì c’è un problema da approfondire e vedere se non stiamo solo creando e ripercorrendo la via di una criticità da rincorrere anche l'anno prossimo.
  Lo stesso equilibrio di bilancio lo dovranno osservare le università, tra un po’ le scuole probabilmente: è diventato un dogma, il nuovo ideologismo di una politica che sa fare solo di conto, e che probabilmente non riesce neanche a far quello.
  Ho sempre creduto – e lo voglio ribadire – che su queste materie c’è bisogno di futuro, anche per un Governo che intende impiantare una politica che sia un po’ più in là di un semplice respiro, di un semplice sollievo. Nel decreto-legge ci sono molti interventi che tentano di portare sollievo a criticità importanti: molto si è discusso di Pompei, molto si è dibattuto della formula con cui si tenta di dare una risposta. Mi piace lì l'impianto di utilizzare le risorse europee; mi piacerebbe ancor di più che un Governo come il nostro parlasse di Pompei non tanto agli italiani e all'Italia, ma al mondo, e ne parlasse con il mondo, visto che è Patrimonio dell'Umanità e visto che si trova in una di quelle regioni che sono un patrimonio enorme di questo Stato in sé e per sé, e che sono anche forse le regioni più problematiche.
  Mi piace del decreto-legge l'idea che ci si prenda cura di alcuni siti, l'idea del sollievo di Caserta; mi piace di meno che ci si dimentichi di Paestum, che è un sito importante.
  Mi piace l'idea che si ponga mano a disastrosi tagli e si diano segnali veri di attenzione a quello che dovrebbe essere il nostro «petrolio», quello vero; altro che le trivellazioni che si immaginano ! Il giudizio è parzialmente positivo, il voto lo sarà convintamente, perché, a guardare al combinato disposto dei due decreti, si vede ancora meglio il segno di una politica che ci prova, quanto meno, sia pure nelle insufficienze e nella precarietà che abbiamo sotto i nostri occhi.
  Però vi è un punto critico e di criticità enorme da sollevare. Glielo dico così, signor Ministro, a mo’ di battuta: in questo Paese i vizi, le accise su alcool e tabacchi, sostengono la cultura; in un Paese normale la cultura sosterrebbe le virtù. Ed è ancora paradossale che in questo Paese le questioni come Pompei, come Ercolano, come la Reggia di Caserta e tutti gli altri siti che vengono, in qualche modo, sollevati da una politica che ha dimenticato anche il territorio e le bellezze di cui avrebbe dovuto prendersi cura, vengano vissuti come problemi, e non come risorse.
  Io penso che anche l'approccio gentile, anche il garbo con cui lei ha voluto Pag. 29affrontare, debbo dire anche in estrema solitudine, la vicenda complessa che ha da gestire e da governare, testimoniano un'attenzione e un cambio di prospettiva. Io glielo dico e le affido il giudizio che noi esprimiamo: è un cambio insufficiente; insufficiente per le risorse, dicevo, e insufficiente per la forza politica che può sostenere lo sforzo che lei ha voluto intraprendere. Probabilmente, è un primo passo. Ci dobbiamo accontentare di questo, aspettando che qualcuno faccia un secondo passo un po’ più deciso ed importante (Applausi dei deputati dei gruppi Sinistra Ecologia Libertà e Partito Democratico).

  PRESIDENTE. Saluto gli alunni e gli insegnanti dell'Istituto tecnico commerciale Emanuela Loi di Nettuno, che stanno assistendo ai nostri lavori dalle tribune (Applausi). Spieghiamo che è in corso una discussione sulle linee generali, e quindi non sono previste votazioni; nel contempo, sono convocate le Commissioni. Questa è la ragione per cui non vi è un'estrema presenza in Aula.
  È iscritto a parlare l'onorevole Rampi. Ne ha facoltà.

  ROBERTO RAMPI. Signor Presidente, signori colleghi, signor Ministro, io credo che, quando il Presidente Letta, in quest'Aula, nella dichiarazione di presentazione del suo mandato, ha parlato di cultura e l'ha messa al centro di un progetto politico di valorizzazione che teneva insieme un'idea di sviluppo economico e un'idea di sviluppo civile, perché lo sviluppo, se non è insieme economico e civile, non è sviluppo vero, molti di noi sono rimasti sorpresi.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE LUIGI DI MAIO (ore 13,15)

  ROBERTO RAMPI. E ancor più molti di noi sono rimasti sorpresi, signor Ministro, quando, finalmente, abbiamo visto che veniva presentato ai nostri lavori questo decreto. Credo che noi dovremmo sorprenderci di questa sorpresa, perché dovrebbe essere normale che nella strategia di qualunque Paese – e infatti è così in molti Paesi della nostra Europa –, ma in particolare di questo Paese, la cultura sia elemento centrale di un progetto di rinascita e di una strategia che ci porti ad uscire da una crisi che non è solo economica, ma è una crisi civile e culturale.
  È il frutto di un disinvestimento di lungo periodo proprio sulla nostra intelligenza, e quando si disinveste sull'intelligenza, poi, i frutti sono anche quelli dell'economia, purtroppo, ma forse non sono neanche i frutti peggiori. Molti hanno parlato, in questo senso, di un'inversione di rotta: si è detto che è un po’ tiepida, che è insufficiente, che si può fare di più. Tutto vero, si può sempre fare di più, ma io credo che quest'Aula dovrebbe riconoscere, innanzitutto, gli elementi positivi, e dovrebbe farlo insieme. E per ogni argomento che è stato portato come elemento negativo, se ne può vedere l'altra metà, come nello yin e nello yang.
  Ad esempio, il decreto è stato presentato l'8 agosto. Questo ha sicuramente ridotto i tempi per il nostro lavoro, però ci ha permesso anche di utilizzare in maniera intelligente la nostra pausa per studiarlo e per lavorarci, per chi ha voluto farlo.
  Per questo noi ci siamo organizzati, sapendo che il lavoro sarebbe stato prevalentemente quello del Senato, e tutti i gruppi – perché è giusto dire le cose come sono – si sono attivati per passare parte della lavoro e parte dell'intelligenza dei deputati ai colleghi senatori, per chiedere loro di presentare alcuni degli emendamenti che avremmo presentato in quest'Aula, e molti di quegli emendamenti sono stati accettati e sono passati, anche perché il Governo ha voluto recepire in questo decreto molti degli emendamenti presentati da tutti i gruppi, ed è stato rivendicato in quest'Aula da diversi gruppi il fatto che anche con il loro contributo questo decreto è stato migliorato. Io credo che allora a questo dovrebbe corrispondere, come infatti alcuni gruppi hanno preannunciato, un riconoscimento almeno Pag. 30di questo pezzo di lavoro. Diceva un grande filosofo cinese: piuttosto che maledire il buio, è meglio accendere una candela. Io credo che noi ne stiamo accendendo tante, lo stiamo facendo con questo decreto.
  Anche qui, sulla decretazione d'urgenza si è detto molto, e chi potrebbe non condividere da deputato, da parlamentare, che bisognerebbe mettere un po’ di più al centro l'azione di questo Parlamento, chi potrebbe non condividerlo ? Eppure noi di emergenze vere stiamo parlando e stiamo parlando della capacità o meno di rispondere alle emergenze vere, agli allarmi che si accendono nel Paese, con tempestività. Allora anche per questo servono i decreti e i decreti potranno essere superati solo quando saremo capaci di una riforma delle forme di questo Parlamento, di una riforma della modalità di funzionamento di questa democrazia, che tenga insieme la centralità delle istituzioni parlamentari con la loro tempestività e con la loro efficacia, altrimenti sono parole a vuoto, e noi non siamo qui, cari colleghi, in un viaggio di piacere, in questa splendida città che pure lo meriterebbe. Noi siamo qui per dare delle risposte, la responsabilità è questa, la responsabilità è la capacità di dare delle risposte e di trovare insieme il punto di caduta, il punto di mediazione per queste risposte.
  Allora, signor Ministro, io credo che alla sua straordinaria passione che noi abbiamo misurato in questi mesi nel suo viaggio per l'Italia e nel suo essere presente sui luoghi di cui stiamo parlando e che è contenuto in questo decreto che tra l'altro raccoglie molti degli stimoli che in un lavoro di Commissione, già ai tempi del decreto cosiddetto «del fare», sulle semplificazioni, erano stati presentati numerosi ordini del giorno e li abbiamo ritrovati in questo decreto, quindi costituendo anche forse una forma originaria per rispondere però a quel problema che è stato posto, se si può in qualche modo far sì che l'attività parlamentare venga recepita dall'Esecutivo in tempi più rapidi di quelli che normalmente prevederebbe, perché tutti potremmo metterci a costruire una splendida legge e ognuno di noi si vanterebbe anche di esserne titolare, di firmarla, di esserne primo presentatore, dopodiché noi stiamo parlando in queste ore della durata di questa legislatura, e gli stessi che chiedono una legge di prospettiva e i tempi per lavorarla sono quelli che chiedono le elezioni anticipate e il voto subito (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico); allora le due cose sinceramente non stanno insieme e siccome noi non siamo qui, anche se parliamo di spettacolo dal vivo, per fare dello spettacolo dal vivo, ma siamo qui per dare delle risposte ai cittadini, noi oggi pomeriggio o domani saremo in grado di avere un testo della legge convertito che dà delle risposte. Sono risposte parziali ? Sono risposte insufficienti ? Ma sono delle risposte, rispondono al tema di Pompei, rispondono al tema degli enti lirici, ridanno pienezza del credito e delle tasse al cinema, le estendono alla musica e la rendono una misura stabile, rispondono ai giovani che fanno arte, arte contemporanea – e il Senato lo ha esteso anche a quelli che fanno musica e gli permettono di avere degli spazi in cui esercitare la loro passione –, rispondono ad esempio ad un grande movimento che è nato per chiedere una regolamentazione nuova della musica dal vivo, ma che in realtà riguarda tutto lo spettacolo e che ha raccolto più di 37 mila firme in una petizione. Bene, noi siamo stati in grado di fare una piccola, piccolissima cosa, un inizio di quella risposta, ma di dare in tempi brevi – a sei mesi dalla nascita del Governo, a 60 giorni dalla presentazione del decreto – una risposta già a quella richiesta; quindi è un Parlamento che è permeabile, che ascolta e che riesce a dare una risposta. Io credo in questo.
  Il gruppo Partito democratico non ha presentato emendamenti in Aula, perché noi non volevamo minimamente rischiare che questo decreto potesse non essere convertito in legge. Sarebbe stata una colpa che nessuno, credo, potrebbe veramente assumersi. Perché se è la prima volta – come abbiamo detto tutti – da tempo immemorabile, che si fa un provvedimento Pag. 31dedicato alla cultura, che si mette in campo un'inversione di rotta, che si trovano risorse invece che toglierne, come possiamo pensare che la risposta di quest'Aula a questo lavoro, a questa passione, sia quella di lasciarla decadere ?
  Allora, noi ci siamo concentrati su degli ordini del giorno. Mi si dirà: «Un ordine del giorno non si nega a nessuno, no ?». È una frase che ho sentito troppe volte in questi mesi. Io credo che la politica sia una cosa seria e sia fatta di passione. E allora gli ordini del giorno sono una cosa seria se ci si crede davvero e se ci si prende l'impegno dal giorno dopo di curare che quell'impegno del Governo contenuto negli ordini del giorno si tramuti davvero in qualche cosa, in qualche provvedimento concreto. E io credo che questo è quello che noi faremo, come Partito Democratico.
  Vede, io dico «credo», perché non è una diminuzione. Dire «credo» vuol dire che è il punto di vista della nostra parte. Noi non abbiamo la verità. Qualche volta in quest'Aula sento troppi interventi che sembrano raccogliere in tasca la verità. Noi non abbiamo la verità, abbiamo un punto di vista, ma ci crediamo a quel punto di vista e ci mettiamo tutta la passione che io riconosco, ad esempio, a tutti i miei colleghi e le mie colleghe del gruppo, che hanno lavorato alla Camera dei deputati, in Commissione cultura, in queste ore, venerdì, sabato e nella notte, per cercare di scrivere quegli ordini del giorno, per accettare che i loro emendamenti, che avrebbero presentato, venissero trasformati in ordini del giorno e che cureranno che questi ordini del giorno diventino effettivamente risposte concrete. Ma perché ? Questo ci tenevo a dirlo, signor Presidente: perché quegli ordini del giorno non nascono dall'idea di ciascuno di noi, individuale; nascono da una capacità di ascolto dei territori, da una relazione continua con le istituzione culturali, con le persone che ogni giorno lavorano nella cultura.
  Il collega che è intervenuto prima, non c’è più. È uscito. È intervenuto ed è uscito. È una cosa normale, no ? Perché dipende da qual è il tuo obiettivo: se vuoi discutere, se vuoi confrontarti, devi anche ascoltare, se invece vuoi solo dire la tua... Mi riferisco al collega che fa anche l'amministratore locale, come abbiamo fatto tutti noi, però poi molti di noi hanno scelto, una volta divenuti parlamentari, di non continuare a fare anche l'amministratore locale, per fare bene una cosa (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). Se il collega vorrà leggere questo intervento e deciderà di uscire da Varallo, ad esempio, scoprirà che a Monza, alla Villa reale vi sono lavori in corso. E quindi è per questo che il Forum del 2014 dell'UNESCO non si può tenere alla Villa reale di Monza. Ve lo dico, colleghi. Oggi pomeriggio, quando voteremo in Aula, credo che torneremo su questo tema. Io abito a pochi chilometri dalla Villa reale di Monza. Il Ministro vi è stato in una straordinaria occasione in cui era presente il Presidente della Repubblica. È uno di quei tanti patrimoni straordinari. Noi chiediamo, con un ordine del giorno, di valorizzare quello spazio per il Forum UNESCO del 2015, perché per allora la Villa reale di Monza sarà pronta, sarà in grado di accogliere nel suo massimo splendore tutte le persone del mondo che verranno a Monza e perché in quell'anno si terrà l'Esposizione universale. E allora in quello stesso ordine del giorno (che non è specifico per Monza, perché noi non crediamo a nessun provvedimento che sia specifico per una o per un'altra città, grande o piccola che sia) noi chiediamo un provvedimento complessivo che, in occasione dell'Esposizione universale del 2015, metta al centro la cultura di tutta l'Italia, la grande cultura, quella dei teatri lirici, quella della Scala, quella del Piccolo teatro, e la cultura dei giovani, la cultura delle realtà emergenti, la cultura di tutte le regioni italiane, e che colga l'occasione dell'Esposizione universale per mostrarla a tutto il mondo, ma al tempo stesso faccia sì che quell'Esposizione universale funzioni, perché il 2015 dovrà essere l'occasione di quel viaggio in Italia che in gran parte del mondo tutti vogliono fare. E con questo non voglio fare un racconto, una Pag. 32digressione un po’ frusta, un po’ da cartolina, di questo bel Paese, o cedere forse a un lirismo che non è consonante con i tempi di crisi.
  Però io credo che la frase che il Ministro ci ha ricordato qui oggi – che ha voluto ripetere anche al Senato durante questa discussione – sulla bellezza è una fase fondamentale. Io vorrei citare un altro grande intellettuale del ’900, Peppino Impastato, che diceva che bisognava educare ogni giorno le persone alla bellezza, perché solo con l'educazione alla bellezza si tiene attiva la curiosità e la capacità di aprirsi al nuovo.
  Ecco, io credo che in quest'Aula troppo spesso è mancato questo. Noi, all'interno di questo decreto, possiamo andare a vedere i tanti punti migliorabili o possiamo scegliere di andare a vedere il messaggio che vogliamo dare a questo Paese e cioè che la politica può comportarsi in maniera diversa, può iniziare ad ascoltare, può iniziare a rispondere, può accogliere qui dentro i messaggi e le spinte che vengono da fuori e può iniziare a cambiare rotta e a cambiare il Paese. Noi oggi questo facciamo: un'inversione e un cambio di rotta, che si basa soprattutto sulla passione. È un'idea ingenua ? È un'idea romantica ? Non lo so, ma forse anche qualche cosa di romantico potremmo imparare a farlo. Forse potremmo rivendicare la nostra voglia di dare speranza e, nel dare speranza, agire concretamente ogni giorno perché questa speranza si traduca in atti concreti, perché altrimenti veramente io credo che rischiamo di dirci, non che i partiti politici non servono a niente – come qualcuno ha detto –, ma che la politica non serve a niente, perché questa è la pericolosa conseguenza di un modo di pensare.
  Invece noi dobbiamo assolutamente – su questo concludo – essere impegnati ogni giorno a pensare che le cose si possono cambiare e che si migliorano passo dopo passo. Lo abbiamo detto in un bellissimo dibattito in quest'Aula, signor Ministro: tutte le persone che lavorano ogni giorno nel campo della cultura, tutti gli operatori culturali, tutti i giovani e i meno giovani che investono, che scommettono, sono persone che hanno ancora speranza e che sanno dare speranza. Avevamo detto quel giorno che questo Parlamento deve essere in grado di tendere loro una mano e di dire che fanno bene a continuare a credere in ciò che fanno. Io credo che con questo provvedimento noi oggi iniziamo a tendere a loro una mano e per la prima volta riusciamo a darci la mano, a stringercela insieme, a tirarci su e provare a guardare avanti, a guardare al futuro credendo veramente di poter cambiare le cose (Applausi).

  PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Fratoianni. Ne ha facoltà.

  NICOLA FRATOIANNI. Signor Presidente, signor Ministro, la discussione che facciamo oggi in quest'Aula e che continueremo nel pomeriggio, la discussione su questo decreto, è la discussione su un pezzo della storia recente e meno recente di questo Paese. È la discussione su un paradosso, un grande paradosso italiano, ed è la discussione su una doppia violenza che la cultura di questo Paese, nelle sue tante accezioni, nelle sue bellezze, negli uomini e nelle donne che la tengono in vita ogni giorno, ha subito in questi anni, per la verità con qualche tratto anche di trasversalità politica che l'ha accompagnata. È la violenza dei tagli, quella che ha fatto di questo settore un settore di risulta, marginale dal punto di vista delle strategie di un Paese che prova, o che dovrebbe provare, a riconquistare una capacità competitiva in Europa e nel mondo.
  È la violenza di una cultura della non cultura, che ha lavorato in profondità – dobbiamo riconoscerlo –, che ha lavorato perché passasse un'egemonia di fondo, quella egemonia sintetizzata mirabilmente nell'espressione che nell'ottobre del 2010 l'allora Ministro Giulio Tremonti pronunciò in questo luogo quando disse: «Con la cultura non si mangia» e poi non contento aggiunse: «Non si vive con la cultura, allora vado alla bouvette e mi faccio un panino con la cultura e comincio dalla Divina Commedia». Quella frase, molto di più di una boutade politica, è lo specchio Pag. 33della storia di questi ultimi anni, della storia di classi dirigenti cieche, incapaci di misurarsi con quel paradosso di cui è fatto un Paese, l'Italia, nel quale ci sono oltre 4.300 musei, oltre 46.000 beni architettonici vincolati, oltre 12.000 biblioteche, 34.000 luoghi di spettacolo, oltre 47 (48 da qualche tempo) siti Unesco.
  L'Italia è il Paese con il più alto numero di siti Unesco tutelati del mondo. Eppure, a fronte di questo dato, di questa ricchezza straordinaria, della quale tutti nel discorso pubblico si riempiono frequentemente la bocca, con un grado di retorica talvolta insopportabile, l'investimento, in termini percentuali sul PIL, che questo Paese fa da anni su questo vasto e strategico settore, è appena dello 0,11 per cento, a fronte di una media europea molto più alta. Solo la Germania – Germania anche qui tante volte indicata come punto di riferimento, come grande locomotiva, capace di trainare la tenuta europea dentro la crisi – investe l'1,35 per cento di un PIL peraltro un po’ più grande del nostro.
  Ecco, noi dovremmo partire da qui. E lo devo dire, signor Ministro, al netto di un decreto che, come il mio collega onorevole Giordano ha avuto modo di dire e come dirà oggi in sede di dichiarazione di voto la collega Costantino, indica dal nostro punto di vista il tentativo di costruire e mettere in campo qualche tratto di controtendenza; al netto di questo tentativo, che noi le riconosciamo perfino personalmente e al netto di un decreto che contiene alcuni elementi indubbiamente positivi: penso alla reintroduzione ed al reintegro del tax credit per il cinema, penso alla sperimentazione del tax credit per la musica, alla sperimentazione sul recupero e riutilizzo di beni immobili per costruire laboratori di sperimentazione artistica. Devo dirle che in alcune di queste misure non faccio fatica a scorgere anche il segno di qualche sperimentazione che in questi anni in qualche parte d'Italia è stata costruita: penso alla Puglia, penso ad un programma come quello per le politiche giovanili, «Bollenti spiriti», che sul terreno del recupero e della riutilizzazione a fini di sostegno dell'impresa culturale e creativa ha prodotto qualche elemento di avanguardia interessante in questo Paese. Al netto di questo ed al netto anche di elementi che invece non ci convincono: penso che sulle fondazioni liriche si è fatto qualche passo, ma che ancora continuiamo a misurare una difficoltà, in particolare quando continuiamo a far pagare il peso di queste difficoltà alle spalle dei lavoratori; penso che sul tema delle borse lavoro continuiamo a ripercorre strade che, pur motivate da buone intenzioni, finiscono per riprodurre, come in un circolo vizioso dal quale non si esce mai, una dimensione di precarietà che anche qui caratterizza il mercato del lavoro dei beni culturali e della cultura italiana molto più del mercato del lavoro analogo in altri Paesi europei. Al netto di tutto questo resta però appunto il senso di un'occasione perduta. Ed anche qui – lo dico con chiarezza e mi avvio veramente a chiudere – è un'occasione perduta probabilmente non da lei, ma da un Governo strutturalmente incapace di dare la risposta dovuta a questo paradosso. Infatti, o la cultura torna ad essere non solo il terreno su cui l'esercizio retorico si spreca, ma la misura di un diverso impianto strategico rispetto alle modalità con cui immaginare l'uscita dalla crisi di un Paese come il nostro, oppure banalmente ogni intervento rischia, per quanto non inutile, per quanto positivo, di tradursi in un segno generale di inefficacia.
  Allora – e concludo su questo – come le avevo anticipato noi, con questi elementi di valutazione, diamo un giudizio comunque positivo sul suo sforzo. Per questo lo sosterremo, anche nonostante questa discussione sia stata ancora una volta mortificata. Adesso io non voglio tirarla lunga con la discussione sulla decretazione d'urgenza: l'ho già fatto, l'abbiamo fatto, come anche oggi colleghi del MoVimento 5 Stelle ci hanno ricordato, lo abbiamo fatto insieme tante volte in quest'Aula.
  Tuttavia, non è possibile che una delle due Camere venga preventivamente messa nella condizione di dover scegliere tra la decadenza di un decreto-legge e l'impossibilità Pag. 34di intervenire per modificarlo nel merito. Questo è un altro segno di come ancora una volta rischiamo, su un terreno così importante, di privarci della possibilità di un approfondimento e di una possibilità di miglioramento di cui pure avremmo avuto bisogno. Queste sono le cose che io volevo dirle, auspicandomi e auspicando che con la fine di questo grande imbroglio delle larghe intese, la fine che speriamo domani sia sancita dalle Aule di questo Parlamento, la fine definitiva di questo grande imbarazzo, possa aprirsi in queste Aule o attraverso un nuovo passaggio elettorale una stagione capace di fare quei passi che anche la sua buona volontà non ha potuto compiere fino in fondo in questo contesto (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà).

  PRESIDENTE. Non vi sono altri iscritti a parlare e pertanto dichiaro chiusa la discussione sulle linee generali.

(Repliche del relatore e del Governo – A.C. 1628)

  PRESIDENTE. Prendo atto che la relatrice e il rappresentante del Governo rinunciano alla replica.
  Il seguito del dibattito è rinviato alla parte pomeridiana della seduta. Sospendiamo a questo punto la seduta, che riprenderà alle ore 15 con votazioni. La seduta è sospesa.

  La seduta, sospesa alle 13,35, è ripresa alle 15.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ROBERTO GIACHETTI

TESTO AGGIORNATO AL 2 OTTOBRE 2013

Missioni.

Testo sostituito con l'errata corrige del 2 OTTOBRE 2013   PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Capezzone, Leone e Sani sono in missione a decorrere dalla ripresa pomeridiana della seduta.
  Pertanto i deputati in missione sono complessivamente settanta, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell’allegato A al resoconto della seduta odierna.
  PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Capezzone, Leone e Sani sono in missione a decorrere dalla ripresa pomeridiana della seduta.
  Pertanto i deputati in missione sono complessivamente settantatré, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell’allegato A al resoconto della seduta odierna.

Preavviso di votazioni elettroniche (ore 15,01).

  PRESIDENTE. Poiché nel corso della seduta potranno aver luogo votazioni mediante procedimento elettronico, decorrono da questo momento i termini di preavviso di cinque e venti minuti previsti dall'articolo 49, comma 5, del Regolamento.

  La seduta, sospesa alle 15,01, è ripresa alle 15,20.

Seguito della discussione dei disegni di legge: S. 888 – Rendiconto generale dell'Amministrazione dello Stato per l'esercizio finanziario 2012 (Approvato dal Senato) (A.C. 1572) e S. 889 – Disposizioni per l'assestamento del bilancio dello Stato e dei bilanci delle Amministrazioni autonome per l'anno finanziario 2013 (Approvato dal Senato) (A.C. 1573).

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione dei disegni di legge nn. 1572 e 1573, già approvati dal Senato: Rendiconto generale dell'Amministrazione dello Stato per l'esercizio finanziario 2012; Disposizioni per l'assestamento del bilancio dello Stato e dei bilanci delle Amministrazioni autonome per l'anno finanziario 2013.
  Ricordo che nella seduta del 30 settembre 2013 si è conclusa la discussione congiunta e il relatore è intervenuto in sede di replica, mentre il rappresentante del Governo vi ha rinunziato.

Pag. 35

(Esame degli articoli – A.C. 1572)

  PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli articoli del disegno di legge recante Rendiconto generale dell'Amministrazione dello Stato per l'esercizio finanziario 2012.
  Passiamo all'esame dell'articolo 1 (Vedi l'allegato A – A.C. 1572), al quale non sono state presentate proposte emendative.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazioni di voto l'onorevole Rosato. Ne ha facoltà.

  ETTORE ROSATO. Signor Presidente, intervengo per porre l'attenzione, comunque, sul provvedimento che stiamo esaminando, sia pure in una fase difficile per questo Parlamento, per verificare e per dare atto alla Commissione e al relatore del lavoro analitico e puntuale svolto con la collaborazione del Governo, su qual’è lo stato di salute dei conti pubblici nel nostro Paese, rammentando che questo serve per poter programmare, per poter essere presenti in maniera attiva su quei tavoli europei che definiscono anche le politiche di sviluppo dell'Unione europea e, quindi, dei conti pubblici del nostro Paese.
  Riteniamo, Presidente, che dal dibattito di questi giorni non possa che nascere un Governo rafforzato, e il rafforzamento del Governo sta proprio anche nella sua capacità di utilizzare quelle risorse che ci sono – poche e limitate, come sappiamo – per intervenire sui punti critici dell'economia del nostro Paese, in particolare quelli dello sviluppo. Anche il lungo dibattito di queste ore, il lungo dibattito che c’è stato in sede di discussione sulle linee generali, e prima in sede di Commissione, credo abbia aiutato tutto il Parlamento a raggiungere una consapevolezza del fatto che questi temi sono la priorità su cui dobbiamo ragionare ed intervenire.

  PRESIDENTE. Avverto che è stata chiesta la votazione nominale mediante procedimento elettronico.
  Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 1.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  È la prima votazione quindi ci prendiamo un attimo di tempo... Cassano, Melilla, Gribaudo, Vignali, Palma, Narduolo, Blazina, Scalfarotto, Santerini, Polverini, Culotta, Morani, L'Abbate, Gallinella, Rossi, Moretti, Leva, Monaco, Lorefice...

  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti e votanti  394   
   Maggioranza  198   
    Hanno votato  281    
    Hanno votato no  113.

  La Camera approva (Vedi votazioni).

  (Il deputato Bolognesi ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole).

  Passiamo all'esame dell'articolo 2 (Vedi l'allegato A – A.C. 1572), al quale non sono state presentate proposte emendative.
  Passiamo dunque ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 2.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Folino, Nicchi, D'Ambruoso, Verini, Naccarato, Paolucci...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti e votanti  417   
   Maggioranza  209   
    Hanno votato sì  297    
    Hanno votato no  120.

  La Camera approva (Vedi votazioni).

  Passiamo all'esame dell'articolo 3 (Vedi l'allegato A – A.C. 1572), al quale non sono state presentate proposte emendative.
  Passiamo dunque ai voti. Pag. 36
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 3.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Nicchi, Andrea Romano, Carrescia, Rostan, Bargero, Basilio...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti e votanti  427   
   Maggioranza  214   
    Hanno votato sì  302    
    Hanno votato no  125.

  La Camera approva (Vedi votazioni).

  (Il deputato Fiano ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole).

  Passiamo all'esame dell'articolo 4 (Vedi l'allegato A – A.C. 1572), al quale non sono state presentate proposte emendative.
  Passiamo dunque ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 4.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Totaro, Rizzetto, Sereni, Roberta Agostini, Piccione, Fabbri.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  445   
   Votanti  444   
   Astenuti    1   
   Maggioranza  223   
    Hanno votato sì  311    
    Hanno votato no  133.

  La Camera approva (Vedi votazioni).

  Passiamo all'esame dell'articolo 5 con i relativi allegati 1 e 2 (Vedi l'allegato A – A.C. 1572), al quale non sono state presentate proposte emendative.
  Passiamo dunque ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 5.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Totaro.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti e votanti  446   
   Maggioranza  224   
    Hanno votato sì  313    
    Hanno votato no  133.

  La Camera approva (Vedi votazioni).

  Passiamo all'esame dell'articolo 6 (Vedi l'allegato A – A.C. 1572), al quale non sono state presentate proposte emendative.
  Passiamo dunque ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 6.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Moretti, Marco Di Stefano, Di Lello, Schullian, Baldelli.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti e votanti  457   
   Maggioranza  229   
    Hanno votato sì  322    
    Hanno votato no  135.

  La Camera approva (Vedi votazioni).

  Passiamo all'esame dell'articolo 7 (Vedi l'allegato A – A.C. 1572), al quale non sono state presentate proposte emendative.
  Passiamo dunque ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 7.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Carrescia, Totaro, Sibilia, Melilla, Leva, Roccella, Lotti, Cecconi, Baroni.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti e votanti  462   
   Maggioranza  232   
    Hanno votato sì  326    
    Hanno votato no  136.

  La Camera approva (Vedi votazioni).

Pag. 37

  Passiamo all'esame dell'articolo 8 (Vedi l'allegato A – A.C. 1572), al quale non sono state presentate proposte emendative.
  Passiamo dunque ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 8.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Totaro, Lotti, Miotto, D'Uva, Adornato, Tabacci, Garofani, Fossati, Simoni, Fraccaro, Valente.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti e votanti  471   
   Maggioranza  236   
    Hanno votato sì  332    
    Hanno votato no  139.

  La Camera approva (Vedi votazioni).

  Passiamo all'esame dell'articolo 9 (Vedi l'allegato A – A.C. 1572), al quale non sono state presentate proposte emendative.
  Passiamo dunque ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 9.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Onorevoli Calabria, Rostan, Ravetto, Censore.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti e votanti  474   
   Maggioranza  238   
    Hanno votato  333    
    Hanno votato no  141.

  La Camera approva (vedi votazioni).

  Ne approfitto, colleghi, per salutare gli studenti dell'Istituto comprensivo Manfredini di Pontinia (Latina), che stanno assistendo ai nostri lavori dalle tribune e che ringraziamo (Applausi).
  Passiamo all'esame dell'articolo 10 (Vedi l'allegato A – A.C. 1572), al quale non sono state presentate proposte emendative.
  Passiamo dunque ai voti.
   Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 10.
   Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Onorevoli Nicchi, Ravetto..., Ravetto ha votato, Fontanelli, Madia, Famiglietti, Sisto, Boschi, onorevole Palmieri riesce ? Ha votato, bene.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti e votanti  481   
   Maggioranza  241   
    Hanno votato  342    
    Hanno votato no  139.

  La Camera approva (vedi votazioni).

  (Il deputato Capodicasa ha segnalato che non è riuscito a votare).

  Passiamo all'esame dell'articolo 11 (Vedi l'allegato A – A.C. 1572 ), al quale non sono state presentate proposte emendative.
  Passiamo dunque ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 11.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Onorevoli Basso, Brandolin, Mazziotti Di Celso, diamo una mano all'onorevole Pastorelli e anche all'onorevole Mazziotti Di Celso che ha ancora dei problemi..., vota con l'altra tessera, vediamo se funziona, no. Un attimo di pazienza colleghi...
   Dichiaro chiusa la votazione.
   Comunico il risultato della votazione:

   Presenti e votanti  490   
   Maggioranza  246   
    Hanno votato  346    
    Hanno votato no  144.

  La Camera approva (vedi votazioni).

  (La deputata Rotta ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto favorevole e il deputato Capodicasa ha segnalato che non è riuscito a votare).

Pag. 38

(Dichiarazioni di voto finale – A.C. 1572)

  PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto finale.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Andrea Romano. Ne ha facoltà.

  ANDREA ROMANO. Signor Presidente, colleghi deputati, i provvedimenti che discutiamo oggi abbondano di dati e tabelle, sia sulla gestione finanziaria del 2012 che sulla previsione di bilancio per il 2013: dati e tabelle che il relatore, l'onorevole Rughetti, ieri ha riassunto in modo chiaro e completo. Ma tra i tanti dati e le numerose tabelle che troviamo in questi provvedimenti, non poteva esserci la notizia più importante, ovvero quella che abbiamo appreso oggi dall'ISTAT, e che ci racconta di un Paese nel quale la disoccupazione giovanile ha superato ormai il 40 per cento: un livello pari a quello raggiunto nel 1977, nel momento più nero della nostra storia repubblicana, un momento nel quale l'Italia si trovò concretamente a rischio di esclusione dalla comunità internazionale, sulle soglie di un declino economico e sociale che avrebbe potuto condannare l'intero Paese ad una stagione di povertà e di emarginazione.
  Dal 1977 ci separano più di trent'anni..., Presidente...

  PRESIDENTE. Ha perfettamente ragione, onorevole Romano. Colleghi, gentilmente ! Attenda, onorevole Romano. Colleghi ! Colleghi, potrei pregarvi di fare un po’ di silenzio ? Diversamente aspettiamo, e il collega Romano interviene quando... . Non abbiamo fretta, onorevole Romano, attenda. Colleghi ! Prego, onorevole Romano.

  ANDREA ROMANO. Capisco che il tema del rendiconto possa essere meno appassionante di quanto previsto, però provavo dignitosamente a svolgere qualche riflessione anche sulla congiuntura nella quale ci troviamo noi tutti in queste ore.
  Dicevo per l'appunto che la notizia che manca da questi dati e tabelle, perché non poteva esserci, è quella relativa al livello della disoccupazione giovanile, che abbiamo appreso oggi, stamani dall'ISTAT, e che ha raggiunto il livello che aveva nel 1977. Un momento, dicevo, nel quale l'Italia si trovò concretamente a rischio di esclusione dalla comunità internazionale, sulle soglie di un declino economico e sociale che avrebbe...

  PRESIDENTE. Mi scusi, onorevole Romano. Mi rivolgo in particolare ai banchi del PdL e del MoVimento 5 Stelle: sta parlando un collega, forse avrà diritto di parlare ! Altrimenti sospendiamo la seduta e riprendiamo dopo (Commenti del deputato Villarosa). Onorevole Villarosa, sì, è esattamente così. Basta che lei guarda e mi dà una mano, se mi dà una mano magari è utile. La ringrazio.
  Prego, onorevole Romano.

  ANDREA ROMANO. Magari possiamo anche riprendere un attimo dopo, Presidente, quando... . Non volevo essere d'impiccio ai... . Forse ci sono delle discussioni in corso, non so, nel gruppo del PdL, nel gruppo del MoVimento 5 Stelle. Scelta Civica per l'Italia mi sembra abbastanza disciplinata.
  Dunque, se posso proseguire, colleghi, dal 1977 ci separano più di trent'anni e numerosissime differenze storiche, nel nostro Paese, nei Paesi che ci circondano; tuttavia, il livello della disoccupazione giovanile, un livello letteralmente spaventoso, ci trasmette la stessa angoscia che allora prendeva gran parte degli italiani: la stessa sensazione di trovarsi su un piano inclinato, sempre più ripido, di cui ancora non conosciamo il fondo.
  Oggi sappiamo che in quel lontano periodo storico, alla fine di quel piano inclinato, vi fu un'assunzione di responsabilità collettiva da parte della politica: una politica che allora non era meno divisa della politica di oggi, tra l'altro su linee altrettanto radicali di quelle che oggi separano la destra dalla sinistra; una politica che allora non era meno delegittimata Pag. 39della politica di oggi, perché anche in quegli anni chi si trovava in quest'Aula veniva sbeffeggiato e minacciato da chi riteneva di avere la verità in tasca.
  Eppure una politica tanto divisa e tanto delegittimata seppe trovare la forza di restituire al Paese una prospettiva di coesione, di crescita e di rinascita, seppe bloccare la discesa sul piano inclinato e ribaltare un corso storico che sembrava irrimediabilmente votato alla catastrofe. Il gioco dei confronti storici finisce qui, anche perché non sono sicuro che tra di noi vi siano personalità paragonabili a quelle che alla fine degli anni Settanta seppero tirar fuori l'Italia da quella crisi, ma quello che è indiscutibile è che la minaccia che corre il nostro Paese oggi è simile a quella di allora, pur con ogni differenza di sostanza e di contesto.
  I provvedimenti che discutiamo oggi appunto del rendiconto ce ne danno una conferma; se il 2012 aveva visto un deciso riequilibrio nelle finanze pubbliche, questi prima mesi del 2013 ci raccontano di un peggioramento nei saldi di bilancio e soprattutto nella situazione debitoria e ci raccontano dunque del rischio di una pesante inversione di tendenza rispetto all'anno scorso. La responsabilità è certamente di una recessione che non accenna a finire, ma anche della leggerezza forse con cui tutti noi abbiamo creduto che fosse finita la stagione più severa per la nostra economia e ci siamo quindi predisposti ad una ricreazione un po’ anticipata nei tempi e nei modi rispetto al dovere di non perdere di vista il risanamento dei conti pubblici e la riattivazione di quei meccanismi di crescita senza i quali l'Italia rischia di perdere l'occasione della ripresa. Si tratta di interventi sui meccanismi di crescita che devono essere concentrati essenzialmente sulla tassazione, riducendola là dove è davvero necessario e quindi spostando il peso della tassazione dal lavoro e dalla produzione ai patrimoni, perché è solo rendendo più facile assumere e meno oneroso lavorare che la nostra economia potrà farsi trovare pronta alla ripresa, se e quando arriverà.
  L'onorevole Palese, collega del PdL...

  PRESIDENTE. Attenda, onorevole Romano. Colleghi !

  ANDREA ROMANO. Dicevo, volendo citare l'onorevole Palese, collega del PdL con cui condivido il lavoro in Commissione bilancio, nel corso della discussione generale che abbiamo svolto ieri ha affermato che «la battaglia per il risanamento dei conti pubblici deve rimanere al centro della nostra azione». Io voglio sinceramente congratularmi con l'onorevole Palese perché nelle sue parole leggo anche la stessa determinazione con cui Scelta Civica si è impegnata fin dall'inizio di questa legislatura affinché non fosse abbandonata l'attenzione al risanamento delle finanze pubbliche. Tuttavia, signor Presidente, mi lasci dire che il partito a cui autorevolmente appartiene l'onorevole Palese...

  PRESIDENTE. Mi scusi, onorevole Romano. Onorevole Polverini ! Onorevole Vito ! Abbiate la cortesia ! Onorevole Vito, presidente Vito, abbia la cortesia, grazie.

  ANDREA ROMANO. Il partito a cui autorevolmente appartiene l'onorevole Palese, l'onorevole Polverini, l'onorevole Vito che appunto sono stati adesso richiamati da lei, Presidente, quel partito sta facendo in questo giorni tutto il contrario di quanto sarebbe necessario non solo affinché le finanze pubbliche siano davvero risanate, ma anche affinché la nostra economia possa ricevere una minima dose di ossigeno nella prospettiva possibile e non certa di una ripresa. Cosa c’è infatti di più distruttivo, sia rispetto al risanamento delle finanze pubbliche che alla predisposizione delle condizioni minime della ripresa, dell'apertura di una crisi di Governo per motivazioni esclusivamente personali come quella che va svolgendosi in queste ore ? Cosa c’è di più lontano dall'avere davvero a cuore le ragioni del lavoro, dell'impresa, della stessa pressione fiscale dal decidere di costringere nuovamente l'Italia a mesi di sospensione delle decisioni politiche, ad una nuova e più virulenta campagna elettorale, ad una Pag. 40nuova e più drammatica perdita di credibilità di questo Parlamento e di tutta la politica ?
  Quindi, preannunciando il voto favorevole dei deputati di Scelta Civica ai disegni di legge sull'assestamento di bilancio per il 2013 e sul rendiconto generale per il 2012, voglio sperare che questi provvedimenti, con i dati molto preoccupanti che contengono, servano da ammonimento a tutti noi alla vigilia di un passaggio politico delicatissimo non solo per questo Parlamento ma per tutto il Paese, un ammonimento a non dimenticare che fuori da quest'Aula c’è un Paese in cui più di quattro giovani su dieci sono senza lavoro e nel quale aprire una azienda e assumere personale è sempre più difficile, nel quale la pressione fiscale ha superato il 40 per cento. Anche per questi motivi noi voteremo a favore di questo provvedimento (Applausi dei deputati del gruppo Scelta Civica per l'Italia).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Borghesi. Ne ha facoltà.

  STEFANO BORGHESI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, oggi siamo qui ad esaminare il rendiconto dell'anno 2012 e subito dopo esamineremo anche l'assestamento del 2013.
  Diciamo che entrambi questi provvedimenti sono il frutto di politiche da noi non condivise, che nei fatti non hanno tenuto conto dei reali bisogni della nostra gente e che, nei fatti, non sono riusciti a risolvere i problemi che affliggono questo Paese.
  Infatti, il dato proprio di oggi, uno dei più preoccupanti, che vede l'indice di disoccupazione giovanile sforare il tetto del 40 per cento, è sicuramente un indice gravissimo e la dimostrazione che le politiche di bilancio fatte in questi anni non hanno assolutamente dato gli effetti sperati, anzi sono state politiche di bilancio volte ad aumentare la tassazione, volte ad aumentare una pressione fiscale che è tra le più alte d'Europa e che è divenuta oramai insostenibile; sono state tutte politiche di bilancio che – come purtroppo noi avevamo detto e preannunciato con largo anticipo – non hanno dato i risultati tanto annunciati.
  Quindi, questa è la certificazione di dati di bilancio che vanno nella direzione opposta di una crescita. È evidente che nel 2012 vi è stata una riduzione del PIL rispetto al 2011 pari al 2,4 per cento ed è stata una riduzione non solo in termini percentuali, ma anche in termini nominali per circa lo 0,8 per cento.
  Sempre nel 2012, le spese correnti sono aumentate in percentuale sul PIL e c’è stato un significativo incremento della spesa per interessi. Nel contempo, poi, sono aumentate anche le entrate complessive e, di conseguenza, la pressione fiscale nel 2012 si è attestata al 44 per cento, a fronte di un 42,4 dell'anno precedente. Quindi, abbiamo assistito ad ulteriori aumenti di tassazione, ad ulteriori vessazioni che non hanno purtroppo portato dei risultati concreti. Così come si era chiuso il 2012, abbiamo visto che anche i primi mesi del 2013 sono stati largamente al di sotto delle aspettative, infatti, le previsioni iniziali di bilancio sono state fortemente viste al ribasso; abbiamo dei dati ISTAT che confermano una forte decrescita che si attesta attorno al -1,7 per cento del PIL per l'anno in corso. Quindi, vediamo che tutti i principali indici economici sono negativi. Vi è stato un calo dei consumi, vi è stato un calo degli investimenti, vi è stato un calo delle importazioni, vi è stato un calo della domanda interna e addirittura anche le esportazioni hanno subito dei rallentamenti. Quindi, tutti gli indici macroeconomici più importanti, che vediamo qui che riassunti nel rendiconto e nell'assestamento del 2013 sono negativi e sono fortemente al di sotto di quelle che erano le aspettative. Quindi, non possiamo che valutare con estrema serietà e con molta criticità questi due provvedimenti che, di fatto, certificano il fallimento delle politiche del Governo Monti, prima, e del Governo Letta, poi. Quindi, abbiamo visto che, dalle relazioni, vi è stato un netto, nettissimo peggioramento delle stime; in particolare, vediamo che anche l'ISTAT ha rivisto al ribasso tutte le principali componenti Pag. 41della domanda e soprattutto anche le principali componenti relative agli investimenti. Quindi, di conseguenza, noi prendiamo tristemente atto del rendiconto 2012 e di questi risultati che nei primi mesi del 2013 confermano una fase di forte decrescita e una fase di forte recessione della nostra economia. Purtroppo, non vediamo quei timidi segnali tanto annunciati da questo Governo, che vorrebbe farci credere in un'imminente ripresa economica, magari a partire dai primi mesi del 2014. Tutti gli indicatori, che qui sono citati, vanno nella direzione esattamente opposta.
  Quindi, siamo più che mai convinti che, a fronte di politiche che non hanno fatto altro che aumentare la tassazione e, di conseguenza, contrarre i consumi e i principali dati macroeconomici, queste politiche sono state effettivamente sbagliate e hanno prodotto dei risultati fortemente negativi.
  Alla luce di questo, noi ribadiamo che l'unica soluzione per uscire da questa crisi e, quindi, per poter dare delle risposte concrete al mondo del lavoro, al mondo delle imprese, al mondo produttivo, è solo ed esclusivamente una, ossia l'applicazione dei costi e dei fabbisogni standard, che da tanto e troppo tempo stiamo aspettando e che da tanto e troppo tempo ci vengono negati (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie). Quindi, questa è l'unica soluzione per questo Paese, per uscire da una crisi che si fa sempre più pesante giorno dopo giorno.
  Pertanto, fino a quando questo Governo non riuscirà a capire quelle che sono le reali necessità di questo Paese e le reali soluzioni per la risoluzione di questi problemi, riteniamo che non si possa continuare su questa strada, che come vediamo, purtroppo, oggi ha prodotto dei risultati fortemente negativi (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Boccadutri. Ne ha facoltà.

  SERGIO BOCCADUTRI. Gentile Presidente, Viceministro, colleghe deputati e colleghi deputati, io ovviamente, come gli altri colleghi, intervengo per motivare il nostro voto su questo provvedimento e su quello successivo che, mio malgrado e nostro malgrado, sono in qualche modo connessi nella loro natura non più tanto, appunto, legislativa, ma politica.
  Il Rendiconto del 2012 per noi, appunto, è un giudizio politico sul Governo Monti, sul quale ci siamo più volte espressi e sul quale anche la crisi di oggi dimostra, appunto, che quella «politica dei due tempi» non ha funzionato. L'assestamento di bilancio che avremmo voluto votare è, invece, un giudizio sui primi mesi del Governo Letta e anche di questo, appunto, avremmo voluto altro.
  Noi riteniamo che una politica diversa era possibile dopo il Governo Monti. Si sarebbero potute avviare riforme strutturali, assicurando un maggior ruolo del pubblico nella gestione delle banche ed una tassazione stabile e reale sulle transazioni finanziarie. Si sarebbe potuto destinare una quota adeguata del PIL alla formazione e alla ricerca, adottare una tassazione sui grandi patrimoni...

  PRESIDENTE. Un attimo. Colleghi ! Prego onorevole.

  SERGIO BOCCADUTRI. ... e varare una legge urbanistica per proteggere il nostro territorio dall'indiscriminata e pericolosa cementificazione. Si potevano separare le banche commerciali da quelle d'affari, limitare l'utilizzo dei prodotti finanziari rischiosi, regolamentare i movimenti di capitali, creare un'agenzia pubblica di rating, intervenire con più efficacia nel contrasto all'evasione fiscale, impostare una politica industriale volta alla conversione ecologica del nostro sistema produttivo e dei servizi ed, infine, adottare una reale politica contro la corruzione e gli sprechi di denaro pubblico. Far sì, in sostanza, che il voto di oggi fosse una speranza inviata agli italiani. Così non è stato.
  Si è aumentata la spesa pubblica, si alzano le tasse a livello record e ulteriormente Pag. 42si alza il debito pubblico, senza che cresca alcun servizio per i cittadini del nostro Paese. Un Paese che continua a essere schiacciato da una gravissima recessione, ben più grave di quelle registrate in altri Paesi dell'Unione europea. Le politiche di austerità hanno impedito e impediscono ancora lo sviluppo, deprimendo il PIL e diminuendo le entrate dello Stato, con la contemporanea crescita delle spese per fare fronte alla disoccupazione crescente.
  Ad essere errate non sono state solo le misure prese, è stata anche errata l'analisi della cause profonde della crisi. Essa viene fatta risalire alla «crisi dei debiti sovrani», mentre i debiti sovrani sono peggiorati a seguito della crisi, e non viceversa. Nel biennio della grande recessione l'aumento del rapporto tra il debito pubblico e il PIL è stato, nei Paesi periferici, solo leggermente superiore alla media dell'Eurozona. La sfiducia dei mercati finanziari è stata innescata dai crescenti squilibri macroeconomici tra i sistemi produttivi più forti – Germania in primis –, molto competitivi e in forte avanzo commerciale, e i Paesi periferici, considerati, a causa di debolezze strutturali che sono andata aggravandosi negli anni Duemila, meno capaci in prospettiva di onorare i propri debiti pubblici.
  L'attuale crisi di sistema comporta la necessità di proporre un nuovo modello socio-economico ove gli obiettivi da perseguire per la costruzione di un'Europa equa e giusta devono valicare il confine della pur necessaria promozione della stabilità finanziaria e della crescita economica e incentrarsi soprattutto sulla rimodulazione del concetto di solidarietà e di comunità da applicarsi alle relazioni tra i Paesi membri. Solo in questo modo, partendo dalla ridefinizione dell'idea di Europa, che da controllore delle politiche economiche e sociali deve diventare volano di crescita, sarà possibile far ripartire l'economia anche italiana. Noi lo diciamo e lo ribadiamo proprio in questo momento drammatico per il Paese. Come sapete, Sinistra Ecologia Libertà ritiene essere stato un gravissimo errore aver fatto nascere il Governo Letta. Non per la persona del Presidente del Consiglio, ma per la strana maggioranza perversa che ne ha assicurato, sino all'altro giorno, l'esistenza in vita. Il Paese, soprattutto in questo momento di grave recessione economica, non ha bisogno di politiche liberiste, ma ha bisogno di solidarietà, di misure che facciano ripartire i consumi e che abbassino la tassazione sulle classi più deboli; il Paese ha bisogno di messaggi positivi: a pagare non devono essere più sempre gli stessi, ma occorre introdurre delle politiche che facciano della giustizia sociale la loro bussola. Su questi temi, Presidente, Viceministro, colleghe deputate e colleghi deputati, Sinistra Ecologia Libertà sarà sempre pronta a confrontarsi in modo laico e senza preclusioni di carattere ideologico. Per questa onestà intellettuale che segna il nostro agire politico, ora non possiamo che votare contro i due provvedimenti in esame (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Palese. Ne ha facoltà.

  ROCCO PALESE. Signor Presidente, anche il gruppo del Popolo della Libertà effettua una dichiarazione di voto che comprende i due provvedimenti perché strettamente collegati e connessi, sia quello del rendiconto del 2012 sia quello dell'assestamento di bilancio. Mi limiterò quindi a fare solo delle brevi considerazioni sulle questioni relative al provvedimento di rendiconto e di assestamento di bilancio 2013 che è alla nostra attenzione, essendo state già analiticamente discusse le cifre in sede di discussione generale. In sostanza, anche ascoltando l'analisi dei colleghi, sia sul rendiconto del 2012 sia sull'assestamento 2013, si mostrano cifre principalmente con il segno negativo.

  PRESIDENTE. Gentilmente, colleghi nei banchi del PD che fate capannello (Commenti dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)...

Pag. 43

  ROCCO PALESE. Tali risultati, purtroppo, sono essenzialmente dovuti all'andamento della crisi, rivelatasi ben più profonda di quanto prospettato negli ultimi mesi dal Ministro dell'economia e delle finanze, Saccomanni. Preoccupanti i dati relativi alla spesa per interessi del debito pubblico, in particolare se si considera che nel bilancio programmatico, presentato con la Nota di aggiornamento, la previsione al 2016 supera i 100 miliardi di euro, in confronto agli 81,3 miliardi di euro riferiti al 2012 e agli oltre 89 miliardi di euro risultanti nelle previsioni assestate.
  La Nota di aggiornamento del Documento di economia e finanza, approvata dal Consiglio dei ministri il 20 settembre 2013, ci conferma il quadro purtroppo negativo, sintetizzabile in: perdurante recessione nell'anno in corso, con le previsioni, oggi accertate dall'ISTAT, di una diminuzione del PIL di 1,8 punti percentuali, inferiore di un ulteriore 0,1 per cento rispetto a quanto prospettato per tutto il secondo trimestre del 2013; rischio più che incombente, anzi quasi certo, di scivolare oltre il tetto massimo del 3 per cento riguardo il rapporto deficit/PIL; ripresa più vigorosa nel 2014, nel quale si stima un incremento del PIL dell'1 per cento rispetto al più 0,7 per cento prospettato nel Documento di economia e finanza di aprile, dati, ad ogni modo, tutti da verificare. Il tutto a fronte del sostanziale slittamento al 2015 del pareggio di bilancio in termini strutturali. Si tratta comunque di stime e, come tali, suscettibili di variazioni e scostamenti anche rilevanti. Resta da capire se l'aumento dell'IVA non avrà un impatto devastante sulle già fragili prospettive di ripresa. Preoccupanti infine i dati sulla competitività, evidenziati anche dalla Commissione europea all'interno della Relazione sulla competitività industriale, nella quale riecheggia un pesante allarme.
  L'Italia è in forte deindustrializzazione a causa, principalmente, del livello ridotto, rispetto alla media europea, degli investimenti in ricerca e sviluppo, della mancanza di start-up innovative, dei problemi relativi alla disponibilità di competenze, della mancanza di finanziamenti mediante capitale proprio e della modesta crescita delle imprese, che possono essere, almeno parzialmente, ricondotti ai vincoli amministrativi e regolamentari che gravano sul contesto imprenditoriale.
  Dal medesimo studio effettuato dalla Commissione europea emerge, inoltre, che dal 2007 in poi l'indice della produzione industriale ha perso 20 punti percentuali e la competitività, ovvero la capacità di attirare investimenti, nonostante la road map del Presidente del Consiglio per convincere i mercati, è in forte calo, tanto che sotto l'aspetto della produttività siamo stati superati dalla Spagna. Il Rendiconto generale dello Stato e l'assestamento del bilancio del corrente esercizio finanziario hanno il vantaggio di consegnarci, anche se con lieve ritardo, una nitida fotografia delle condizioni in cui versa il nostro Paese.
  Una situazione difficile, certo, ma abbastanza chiara e definita da consentire di individuare la strada da percorrere: agire in maniera incisiva sulla spesa pubblica al fine di reperire le risorse necessarie per ridurre l'ormai insopportabile pressione fiscale; portare avanti le riforme strutturali del sistema pubblico al fine di alleggerire l'eccessivo carico burocratico e consentire l'evoluzione di un'amministrazione moderna ed efficiente; implementare gli sforzi per riformare il mercato del lavoro, con particolare attenzione ai provvedimenti rivolti ai giovani, il cui tasso di disoccupazione, oggi, per la prima volta, purtroppo, sale al drammatico numero del 40 per cento; insistere nel riformare la giustizia, a partire dall'ambito civile, che, con le attuali tempistiche di risoluzione delle controversie, maglia nera in Europa, rappresenta uno dei principali ostacoli per l'attrazione di capitali esteri.
  Siamo consapevoli, signor Presidente, dell'attuale complessità della situazione politica di questi giorni; tuttavia, per senso di responsabilità verso il popolo italiano, Pag. 44annunzio che il gruppo del PdL voterà a favore dei provvedimenti all'ordine del giorno (Applausi dei deputati del gruppo Il Popolo della Libertà-Berlusconi Presidente).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Castelli. Ne ha facoltà.

  LAURA CASTELLI. Signor Presidente, questo, per noi cittadini, è il primo Rendiconto su cui siamo chiamati ad esprimerci ed è la prima volta che noi cittadini abbiamo la possibilità reale di leggere a fondo che cosa è successo nel corso dell'anno intero, che cosa è stato fatto con i nostri soldi. Vi possiamo dire la verità ? Ci è parso di vedere totale disinteresse da parte di molti colleghi rispetto a questi pesantissimi faldoni.
  Dunque, parliamo dell'anno 2012, l'anno del Governo tecnico Monti, avallato dai partiti di destra e di sinistra. Ricordiamo che il Governo Monti a noi italiani lo avete raccontato come la panacea di tutti i mali: ci avete raccontato che, senza un Governo tecnico, saremmo finiti nel baratro e che era l'unico modo per salvaguardare i nostri interessi, quelli veri, quelli scevri da lobby e dalle caste. Addirittura, il PD votava la fiducia con felicità ed orgoglio, condividendo in Aula questo concetto...

  PRESIDENTE. Scusi, onorevole Castelli. Colleghi, per favore !

  LAURA CASTELLI. Il PD, dicevo, votava in Aula la fiducia al Governo Monti con questo concetto: serve uno sforzo collettivo, chi ha di più deve dare di più, chi è stato disturbato meno deve essere disturbato di più. Beh, fatevi un esame di coscienza, fatelo, perché a noi non pare che abbiate provveduto a ristabilire quel criterio costituzionale di equità che tanto vi sta a cuore. Ma vediamo come avete raggiunto questi obiettivi: siete partiti dal pareggio di bilancio, norma che è stata fortemente criticata dai premi Nobel più importanti del mondo e definita un «cappio al collo». Noi non siamo convinti che voi abbiate davvero capito che cosa significhi «cappio al collo», ma ve lo spieghiamo noi, ve lo spieghiamo noi cittadini, che stiamo vivendo sulla nostra pelle gli effetti di queste scelte mortali. Gli effetti indiretti del pareggio di bilancio sono quelli che sono stati messi in pratica in questi mesi, ossia, come avevano preannunziato gli stessi premi Nobel, si è provveduto ad approvare provvedimenti privi di coperture finanziarie attraverso l'utilizzo di strumenti come la clausola di salvaguardia, che, di fatto, sono una cambiale, un pagherò, delegato agli enti locali, alle aziende private, ai cittadini, che subiscono l'aumento della tassazione generale. Questo lo avevano detto i premi Nobel, quelli che voi non ascoltate (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
  E poi come possiamo dimenticare il provvedimento che ha fatto la storia, la «legge Fornero», quella che, oltre alle lacrime del Ministro, ha prodotto effetti che ogni giorno si ripercuotono sull'economia di questo Paese. Lo volete capire o no, che l'irrigidimento dell'uso dei contratti flessibili ha portato alla perdita di posti di lavoro (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) ?
  E poi che dire dell'introduzione definitiva dell'IMU ? Solo un Governo tecnico poteva applicare una tassazione incostituzionale e ingiusta, assicurandosi così ancora voti. Nessun partito avrebbe potuto farlo, rischiando i propri voti, solo il Governo Monti. Ed è fantastico vedere come PD e PdL hanno votato e sostenuto Monti anche quando introduceva l'IMU, e ora se ne stracciano le vesti (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
  Poi, non dimentichiamo il provvedimento più importante della storia dei bilanci pubblici, la spending review, la più grossa presa in giro a cui noi italiani potevamo credere: voi che riducete i costi della macchina pubblica, senza toccare mai i vostri stipendi, i vostri privilegi e i vostri interessi privati (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) ! Noi, invece, lo abbiamo fatto, lo abbiamo fatto Pag. 45da subito e lo facciamo tutti giorni. Ora sappiamo che questa legge è stata fatta male ed è stata gestita peggio, tanto da essere necessario mettere alla guida della grande riforma un commissario straordinario per poter vigilare e capire come diavolo si debba applicare quel provvedimento. E a noi costa un milione di euro, un milione di euro ! Quasi in saldo, non ci costa niente. Il Governo Monti è anche riuscito ad aprire la concorrenza del mercato dell'energia. Evviva ! Siete tutti per il mercato libero, salvo per chi sa bene che questo non è un mercato libero, non è controllato, e non si capisce con chi è in concorrenza. Il mercato libero fallisce quando esiste un monopolio naturale. È una scienza esatta, dovete rassegnarvi ! O magari ricominciate a considerare l'energia tra i settori strategici, su cui questo Paese dovrebbe investire. Avete dismesso e privatizzato più di chiunque altro. Manco D'Alema era riuscito a far tanto (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) ! E l'avete fatto inventandovi forme di elusione del sistema privato, che però vanno a rimorchio del sistema pubblico.
  Ma ora mi calmo e vi spiegherò che cosa è il rendiconto, perché noi cittadini lo abbiamo imparato: è quel documento che espone i risultati della gestione che il Governo, attraverso le sue politiche, ha perseguito. Ma non basta avere un risultato per avere, di fatto, finito il lavoro. Noi non capiamo alcune cose, perché bisogna fare un'analisi di questi risultati, non basta un lavoro scevro da un'analisi. Ma com’è possibile che questo Paese, e questo Parlamento, non usi il rendiconto come occasione per verificare il lavoro del Governo rispetto ai suoi impegni e rispetto alle sue promesse, rispetto a quelle promesse che fate alle persone che rappresentate, e questo non ve lo dovete dimenticare (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) ? Noi troviamo assurdi questi atti, che sono incellophanati e impacchettati dentro le veline di carta filigranata con sotto scritto Camera dei deputati, come se queste parole potessero dare il prestigio che voi, ovviamente, avete perso.
  Siamo del tutto innocui alla politica, allo studio e all'analisi dell'approfondimento. Questi documenti da voi non sono studiati. Forse non vi interessa sapere che cosa il Governo che sostenete fa o che cosa non fa. Forse non sono i numeri di un bilancio che tengono in piedi i vostri Governi, ma tengono in piedi gli italiani. Sono i soldi che spendete ogni giorno, i nostri soldi, che muovete dentro le vostre tabelle di bilancio, sono proprio quelli a tenere in piedi o sotterrare gli italiani. Voi siete responsabili mentre votate i decreti, mentre concedete al vostro compagno di banco di accontentare il loro amico del cuore con una posta di bilancio o un impegno di Governo (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
  Ed è per questo che noi voteremo contrari a questo rendiconto, per due ragioni: perché i cittadini non erano dentro questo Parlamento e questo palazzo quando il Governo Monti decideva come cominciare a seppellire le speranze degli italiani e non vogliamo essere complici delle scelte politiche che hanno generato questi numeri. E non lo voteremo perché i cittadini vogliono un confronto costruttivo, vogliono una presa di responsabilità reale a seguito della presentazione di un conto spese. Questo per voi è un conto spese. Noi almeno le rendicontiamo. Vogliamo un confronto costruttivo volto a far capire a tutti che cosa sta facendo un Governo in carica, volto a poter valutare davvero chi sta seduto a queste poltrone.
  Fino a che questo Governo non si prenderà l'impiccio di venire nelle nostre Commissioni a spiegare i veri motivi di questi numeri, noi voteremo contrari ai vostri rendiconti. È facile informare i cittadini a cose fatte, mi sembra di aver capito così. Noi invece, noi cittadini informiamo voi: andatevene a casa e fatelo in fretta, grazie (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Marchi. Ne ha facoltà.

  MAINO MARCHI. Signor Presidente, il gruppo del Partito Democratico voterà a Pag. 46favore sia del rendiconto 2012 sia dell'assestamento 2013. Il rendiconto 2012 è il rendiconto di un anno difficile. Vi sono due dati positivi per la finanza pubblica che emergono: l'indebitamento netto, che scende al 3 per cento – e questo ci ha permesso l'uscita dal processo di infrazione per deficit eccessivo nel 2013 – e l'avanzo primario, che sale al 2,5 per cento. Ma contestualmente il debito pubblico aumenta al 127 per cento, gli interessi sul debito pubblico del 10,7 per cento, da 78 miliardi a quasi 87, e questo dimostra che lo spread non è un'invenzione, non è un falso problema, ma ha degli effetti concreti.
  Il PIL è calato del 2,4 per cento in termini reali, in diminuzione anche il PIL nominale e la disoccupazione è salita all'11 per cento. Quindi dati contraddittori certamente. Il 2012 è un anno con un solo Governo per tutto l'anno, il Governo Monti, ma questi risultati non sono solo l'esito del Governo successivo al Governo Berlusconi, ma al contrario risentono delle politiche degli anni precedenti. Il 2012 incorpora varie manovre di finanza pubblica: la legge finanziaria per il 2010 (Governo Berlusconi), la manovra estiva del 2010 (Governo Berlusconi), la legge di stabilità 2011 (Governo Berlusconi), la prima manovra estiva del 2011 (Governo Berlusconi), la seconda manovra estiva del 2011 (Governo Berlusconi), la legge di stabilità 2012 (ancora Governo Berlusconi). E dopo questi sei provvedimenti, per non citarne altri, che tutti hanno inciso sul 2012, c’è il «salva Italia», alla fine del 2011, con il Governo Monti, e la spending review di metà 2012, sempre con il Governo Monti. Questi ultimi due provvedimenti hanno cercato, anche con errori, come quello degli esodati, di metterci una pezza, di evitare il default, di abbassare lo spread e questi risultati li hanno ottenuti. Ma il disastro di fondo è stato determinato dalle politiche economiche precedenti e anche diversi aumenti di tasse sono stati decisi allora. In questi giorni si parla di IVA: ma vogliamo ricordarci che il primo aumento, dal 20 al 21 per cento, è stato deciso nel corso della conversione in legge di quel decreto-legge che era la seconda manovra estiva del Governo Berlusconi del 2011 ? E viene deciso perché quel decreto-legge e quello precedente scontano un'analisi inadeguata della situazione reale e ricette ritenute non credibili dai mercati, tanto poco credibili che il Governo, tra le varie misure, oltre a prevedere una copertura a regime di 20 miliardi tra maggiori entrate e minori spese, attraverso tagli all'assistenza e tagli alle detrazioni e agevolazioni fiscali, deve aggiungere l'aumento ulteriore, rispetto a quello dal 20 al 21 per cento, dell'IVA come clausola di salvaguardia.
  Con il «salva Italia» il Governo Monti elimina le altre due ipotesi, impraticabili per quell'ammontare, e mantiene solo l'aumento dell'IVA dal luglio 2012, aumento che riesce ad evitare nel 2012 con il decreto-legge sulla spending review. E la legge di stabilità 2013, relatori alla Camera gli onorevoli Baretta e Brunetta, lo prevede solo per l'aliquota dal 21 al 22 da luglio 2013. Quindi quest'ultimo aumento dell'IVA il PdL l'ha approvato. Poi il Governo Letta l'ha spostato al primo ottobre e se non fosse stata messa in discussione la stabilità politica si sarebbe potuto evitare fino almeno a fine 2013.
  Il 2012 non è isolato dai contesti precedenti nemmeno per quanto riguarda l'andamento dell'economia. Dopo la recessione del 2008 e 2009, questa più pesante degli altri paesi europei, e dopo la ripresina del 2010, più debole degli altri Paesi europei, alla fine del 2011 ricomincia la recessione che continua pesantemente nel 2012 ed è ancora in corso, anche se potremmo essere vicini ad un'inversione di tendenza se la politica non farà pazzie.

  PRESIDENTE. Mi scusi, onorevole Marchi. Colleghi... grazie.

  MAINO MARCHI. Il 2012 non è isolato perché risente di un fatto semplice: in Italia si è teorizzato, per tutti i primi anni della crisi, per tutto quel periodo, il Ministro Tremonti in primo luogo, che non occorrevano politiche industriali per uscire dalla crisi, che la crescita era un Pag. 47problema delle imprese. Non si è tenuto conto che da questa crisi così grave non si esce senza profondi cambiamenti e che la politica ha un ruolo fondamentale. Prendiamo ad esempio l'auto: in Italia se ne sono occupati Marchionne e i sindacati, negli Stati Uniti d'America Obama e in Germania Angela Merkel e hanno fatto la differenza.

  PRESIDENTE. Mi scusi, onorevole Marchi. Onorevole Gitti, voi prima vi siete lamentati giustamente perché l'onorevole Romano non riusciva a parlare. Adesso magari consentiamo anche agli altri di parlare, grazie.

  MAINO MARCHI. Il Governo Monti qualcosa l'ha fatto, ma soprattutto sulle regole, liberalizzazioni, mercato del lavoro. Per il resto è sempre stato bloccato dalle rigidità di bilancio. Solo nel 2013 ha impostato un intervento concreto sui pagamenti delle pubbliche amministrazioni alle imprese. Il Governo Letta ha portato in porto quel decreto-legge e lo sta attuando. Più di metà dei 20 miliardi di euro stanziati per il 2013 sono già stati pagati alle imprese e ora se ne sono aggiunti 7,2. Si possono pagare, si debbono pagare tutti e 27 entro la fine dell'anno.
  Con il decreto-legge del fare, con interventi sull'occupazione giovanile, sull'edilizia, sull'efficienza energetica, sull'Ilva, sulla cultura, sulla scuola e sugli investimenti il Governo sta facendo le prime politiche che servono per l'economia. Non bastano – è fondamentale ad esempio ridurre le tasse sul lavoro alle imprese – ma sono indispensabili, anche per i conti pubblici. Senza ripresa economica non si risanano i conti pubblici. Non basta tagliare la spesa pubblica. Il 2012 è stato il terzo anno consecutivo di diminuzione della spesa pubblica primaria in termini nominali e, quindi, tagli veri, ma in quei tre anni il debito pubblico in rapporto al PIL è sempre cresciuto, sia con il Governo Berlusconi che con il Governo Monti, perché è fondamentale il tema della crescita, del lavoro, dell'equità nella distribuzione dei redditi, anche per la finanza pubblica. E su questi aspetti va valutato l'assestamento. Nel 2013 siamo ancora in recessione, in modo più pesante rispetto alle previsioni. Di questo va tenuto conto riguardo al peggioramento di una serie di indicatori rispetto alle previsioni, alcuni per le scelte fatte sui pagamenti dei debiti delle pubbliche amministrazioni, da tutti condivisi.
  Ma noi dobbiamo guardare non solo ai risultati immediati, ma alle prospettive sulla base dell'azione di Governo. Un'azione di Governo che ha visto aumentare il peso dell'Italia sul piano europeo, che ha visto l'Italia riuscire ad incidere per iniziare a cambiare le politiche europee, con un maggior orientamento alla crescita, all'occupazione e agli investimenti, che ha avviato politiche di sostegno alle imprese e al lavoro, che potrebbe fare una legge di stabilità che sviluppi ulteriormente queste politiche, con ancora più coerenza rispetto agli obiettivi europei, e iniziare a cambiare il Patto di stabilità interno. Un'azione di Governo che torna ad investire sulla cultura e sull'istruzione. Abbiamo due decreti-legge da esaminare e convertire. Un Governo, quindi, che va sostenuto, ma con chiarezza e senza aut aut quotidiani. Questa chiarezza e questa responsabilità il Partito Democratico l'ha sempre dimostrata e la riconferma oggi votando rendiconto e assestamento (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

  PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto finale.
  Prima di passare al voto, salutiamo gli studenti e i docenti del liceo scientifico «Leonardo Da Vinci» di Bisceglie, che stanno assistendo ai nostri lavori dalle tribune e di questo li ringraziamo (Applausi).

(Votazione finale ed approvazione – A.C. 1572)

  PRESIDENTE. Passiamo alla votazione finale.
  Indìco la votazione nominale finale, mediante procedimento elettronico, sul disegno di legge n. 1572, di cui si è testé concluso l'esame.Pag. 48
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Carbone... Gallo Luigi... Rampi... Giuliani... Boccia... Saverio Romano... D'Agostino...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:
  S. 888 – «Rendiconto generale dell'Amministrazione dello Stato per l'esercizio finanziario 2012» (Approvato dal Senato) (1572):

   Presenti e votanti  503   
   Maggioranza  252   
    Hanno votato  358    
    Hanno votato no  145    

  La Camera approva (Vedi votazioni).

  (La deputata Nicchi ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto contrario e il deputato Gianni Farina ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole).

(Esame degli articoli – A.C. 1573)

  PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli articoli del disegno di legge recante disposizioni per l'assestamento del bilancio dello Stato e dei bilanci delle Amministrazioni autonome per l'anno finanziario 2013.
  Passiamo all'esame dell'articolo 1, con le annesse tabelle, al quale non sono state presentate proposte emendative (Vedi l'allegato A – A.C. 1573).
  Passiamo dunque ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 1, con le annesse tabelle.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Folino... D'Attorre... Vignaroli...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  508   
   Votanti  488   
   Astenuti   20   
   Maggioranza  245   
    Hanno votato  360    
    Hanno votato no  128.

  La Camera approva (Vedi votazioni).

  Passiamo all'esame dell'articolo 2, al quale non sono state presentate proposte emendative (Vedi l'allegato A – A.C. 1573).
  Passiamo dunque ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 2.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Di Lello... Fassina... Duranti...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  515   
   Votanti  495   
   Astenuti   20   
   Maggioranza  248   
    Hanno votato  365    
    Hanno votato no  130.

  La Camera approva (Vedi votazioni).

  Passiamo all'esame dell'articolo 3, al quale non sono state presentate proposte emendative (Vedi l'allegato A – A.C. 1573).
  Passiamo dunque ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 3.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Carbone.... Folino.... Rizzetto... Vignaroli... Ragosta... Locatelli...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

   Presenti  517   
   Votanti  496   
   Astenuti   21   
   Maggioranza  249   
    Hanno votato  365    
    Hanno votato no  131.    

Pag. 49

(Esame degli ordini del giorno – A.C. 1573)

  PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli ordini del giorno presentati (Vedi l'allegato A – A.C. 1573).
  Nessuno chiedendo di intervenire, invito il rappresentante del Governo ad esprimere il parere.

  STEFANO FASSINA, Viceministro dell'economia e delle finanze. Signor Presidente, il Governo esprime parere favorevole sull'ordine del giorno Mongiello n. 9/1573/1, a condizione che il dispositivo sia riformulato, sostituendo le parole: «a valutare la necessità», con le parole: «a valutare l'opportunità».
  Il Governo esprime parere favorevole sull'ordine del giorno Capodicasa n. 9/1573/2, a condizione che sia riformulato. Nell'impegno, «a verificare lo stato di spesa delle risorse di cui alla delibera CIPE 8/2012», invece che «prevedere», «valutare»; e, anche alla riga successiva, sostituire «valutare», a «prevedere» l'intervento risolutivo.

  PRESIDENTE. Prendo atto che il presentatore accetta la riformulazione e non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Mongiello n. 9/1573/1, accettato dal Governo, purché riformulato.
  Chiedo ai presentatori se accettino la riformulazione dell'ordine del giorno Capodicasa n. 9/1573/2, accettato dal Governo, purché riformulato.

  ANGELO CAPODICASA. Signor Presidente, accettiamo la riformulazione perché è sempre meglio di niente, però, il tema che abbiamo sollevato con l'ordine del giorno è tale che, probabilmente, avrebbe meritato da parte del Governo che vi fosse contenuta una formulazione un po’ più impegnativa. Comunque, la accettiamo.

  PRESIDENTE. È così esaurito l'esame degli ordini del giorno presentati.

(Dichiarazioni di voto finale – A.C. 1573)

  PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto finale.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Currò. Ne ha facoltà. Scusi onorevole Currò, colleghi, è l'unico intervento che abbiamo in dichiarazione di voto, quindi, suggerisco, avendo un altro voto, di non allontanarvi. Grazie. Prego, onorevole Currò.

  TOMMASO CURRÒ. Signor Presidente, colleghi, Ministri, da un'attenta analisi della legge di assestamento del bilancio previsionale 2013 e delle note del Servizio di bilancio si denota che per l'anno 2013 vi è stato un ulteriore peggioramento della finanza pubblica. In particolar modo, il saldo netto da finanziare che si determina nelle previsioni assestate, al netto delle regolazioni debitorie e contabili, si è attestato a circa -121 miliardi di euro, con una variazione di 29 miliardi di euro rispetto alla previsione di bilancio.
  In tale contesto, evidenzio che il risparmio pubblico non solo rimane di segno negativo, ma, anzi, peggiora di 15 miliardi e che il saldo primario, stimato positivo nel bilancio previsionale, si attesta su valori negativi, raggiungendo la cifra di 29 miliardi di euro. Tutto ciò evidenzia, inoltre, che vi è stata una riduzione delle entrate fiscali per complessivi 11 miliardi e un aumento dei pagamenti fiscali per circa 18 miliardi.
  Allo stesso tempo, l'articolo 2 autorizza l'aumento di emissioni di titoli del debito pubblico da 24 a 80 miliardi e con un emendamento ulteriore il Governo, al Senato, ha deciso di alzare ancora di più l'asticella, portando il tetto a 98 miliardi di possibile indebitamento. Tutto ciò non per dare aiuto alle imprese come si vuole fare credere, ma solo per pagare debiti già esistenti che una gestione a dir poco fantasiosa ha creato negli anni. È automatico, dunque, pensare che se si è speso tanto e male nei Ministeri e che, pur perseguendo da anni dolorose politiche di Pag. 50austerità, purtroppo, ad oggi, non se ne colgono – dati alla mano – né i frutti né le intenzioni. Inoltre, dove sono i risultati del commissario per la spending review ?
  Peraltro, corre l'obbligo di ricordare come, ogni anno, i provvedimenti di assestamento siano divenuti un'operazione ipocrita dei Governi che, ribaltando le previsioni suggerite dalle migliori intenzioni, amplificano, poi, aggiustamenti corposi a debito, assestando – quelli sì – sonori schiaffoni alle casse pubbliche e alle tasche dei cittadini (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
  Tale pratica si evidenzia, vieppiù, se si considera il paradosso dell'aumento dell'IVA che giusto oggi viene ulteriormente maggiorata passando dal 21 al 22 per cento. Nella relazione introduttiva si legge che una delle cause principali dell'assestamento è stato il minor gettito fiscale, soprattutto delle imposte indirette, a causa di un quadro macroeconomico di crisi generalizzata che ha provocato un minore gettito IVA per circa dieci miliardi di euro. Pur riconoscendo nella crisi la causa di tale contrazione, ci domandiamo preoccupati quale sarà la risposta dei cittadini e delle famiglie di fronte al nuovo aumento. Noi presupponiamo una minore propensione marginale al consumo, una ulteriore contrazione del mercato dovuta al possibile aumento dei prezzi e, per chi può, un sensibile aumento della propensione marginale al risparmio, con ulteriori ripercussioni economiche di natura recessiva. Il risultato sarà che si aumenta l'IVA per incassare, poi... minor gettito con l'IVA (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
  Volendo allargare la visuale a contesti più generali di economia e finanza, ma soprattutto di vivibilità e sostenibilità per i cittadini, non si possono eludere alcune considerazioni di fondo come, ad esempio, che l'austerità ha stancato, perché insostenibile nei fatti e non perché il nostro non sia un popolo incline al sacrificio; ha stancato perché comporta un peso umanamente insostenibile e perché, a ben vedere, non risponde ad alcuna logica di giustizia né politica, né economica e, per di più, è vissuta come una gratuita vessazione imposta da un contesto europeo ingiusto ed incapace, evidentemente, di soddisfare i bisogni dei singoli popoli. Il frutto della nostra rendicontazione e degli assestamenti di bilancio è sempre a debito per la cronica mancanza di scelte coraggiose, per la mancata revisione dei trattati internazionali, perché non si selezionano bene i tagli della spesa pubblica, per la mancanza di una crescita in armonia con l'aumento reale del valore dei servizi e dei beni economici, per l'assenza di un piano industriale che valorizzi le vocazioni locali e che, ad un tempo, imposti solide basi per la cosiddetta green economy nei comparti energetici alternativi alle consuete fonti fossili e ad una nuova politica dei trasporti. La spesa pubblica ci vuole, sì, ma deve essere modulata chirurgicamente sul nostro sistema statale, nelle piccole e medie infrastrutture, nel giusto sostegno al welfare, senza le degenerazioni delle furbizie e dei ladrocini a cui siamo abituati da tempo (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle), in una seria politica di investimenti nella ricerca e nello sviluppo, anticamere di un nuovo successo italiano nell'industria.
  Le casse vanno rimpolpate prendendo i soldi dove sempre ci sono stati e dove mai sono stati cercati con la forza di uno Stato serio, dalla lotta all'evasione alle economie criminali delle mafie, dall'esportazione illegale di valuta nei paradisi fiscali alle concessionarie delle macchine mangiasoldi e dei giochi in genere (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle ). È da lì, signori, che uno Stato come l'Italia dovrebbe finalmente cominciare a riappropriarsi della propria sovranità nell'operare scelte di politica economica.
  Giusto a titolo di esempio, per meglio comprendere come lo Stato alloca le proprie risorse per creare sviluppo, solidarietà e coesione, vorrei rilevare come siano irrisorie le spese previste e poi assestate, riportate nella tabella del Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca, riferite alla disabilità. Cito a titolo di esempio la voce per il sostegno agli alunni handicappati, termine peraltro desueto e Pag. 51retrogrado (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle ) che dai circa 85 mila euro previsti per il 2013 giunge, come spesa assestata, a circa 130 mila euro. Sorte analoga è toccata a tutte quelle voci di spesa che prevedevano il sostegno ai disabili nelle scuole e che poi, nel rimpallo con gli enti locali, procurano, data la cronica carenza di fondi per il trasporto, le attrezzature speciali e lo stesso personale dedicato, umiliazione alle famiglie e ai loro figli meno fortunati; solo stanziamenti nell'ordine di decine di migliaia di euro quando poi, e lo dico veramente in modo laico, vengono previsti annualmente decine di milioni di euro, 41 milioni 331 mila per il 2013, dallo stesso Ministero, per l'insegnamento della religione cattolica e per le attività alternative ad essa correlata. Una discrasia alla quale bisognerebbe rimediare con somma urgenza per riportare un po’ di equilibrio nella destinazione di spesa e che ritengo non sia degno di un Paese civile, al di là di qualsiasi colore si rappresenti.
  In conclusione Presidente, non condividendo noi le scelte di politica e di bilancio operate dai governi precedenti e da quello attuale con cui sussiste una continuità di intenti e di visione politica, voteremo contro a questo provvedimento.

  PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto finale.

(Votazione finale ed approvazione – A.C. 1573)

  PRESIDENTE. Passiamo alla votazione finale.
  Indìco la votazione nominale finale, mediante procedimento elettronico, sul disegno di legge n. 1573, di cui si è testé concluso l'esame.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Carbone, Marco Di Stefano, Colonnese, Dambruoso, Locatelli.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:
  S. 889 – «Disposizioni per l'assestamento del bilancio dello Stato e dei bilanci delle Amministrazioni autonome per l'anno finanziario 2013» (Approvato dal Senato) (1573):

   Presenti  510   
   Votanti  492   
   Astenuti   18   
   Maggioranza  247   
    Hanno votato  363    
    Hanno votato no  129.

  La Camera approva (Vedi votazioni).

Sull'ordine dei lavori (ore 16,35).

  PRESIDENTE. Colleghi, dovremmo ora passare al seguito dell'esame del disegno di legge di conversione del decreto-legge recante disposizioni urgenti per la tutela, la valorizzazione e il rilancio dei beni e delle attività culturali e del turismo. Non è stato tuttavia ancora espresso il prescritto parere da parte della Commissione bilancio. Per consentire lo svolgimento di tale adempimento dobbiamo sospendere la seduta. Chiedo al presidente della Commissione bilancio, onorevole Boccia, di quanto tempo necessiti la Commissione.

  FRANCESCO BOCCIA, Presidente della V Commissione. Signor Presidente, in trenta minuti siamo convinti di poter tornare in Aula.

  ILEANA ARGENTIN. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà, per due minuti.

  ILEANA ARGENTIN. Signor Presidente, la ringrazio. Intervengo sull'ordine dei lavori e in particolare sul provvedimento di cui si è appena concluso l'esame. Vorrei ringraziare il MoVimento 5 Stelle per l'attenzione data al mondo della disabilità e a quello che è stato effettivamente Pag. 52tagliato. Credo sia necessario però ricordare che, attraverso questo Governo, è stato aumentato notevolmente il numero di insegnanti di sostegno per il mondo dell'handicap e per la prima volta dopo tanti anni è stato riaperto il capitolo per l'inserimento al lavoro. Per cui, è vero, c’è tantissimo da fare e hanno ragione, molte carenze ci sono, ma ho votato favorevolmente perché c’è stata un'attenzione e una sensibilità che i precedenti Governo purtroppo non avevano dimostrato.

  PRESIDENTE. Sta bene.
  A questo punto sospendo la seduta, che riprenderà alle 17,10.

  La seduta, sospesa alle 16,40, è ripresa alle 17,15.

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE LAURA BOLDRINI

Seguito della discussione del disegno di legge: S. 1014 – Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 8 agosto 2013, n. 91, recante disposizioni urgenti per la tutela, la valorizzazione e il rilancio dei beni e delle attività culturali e del turismo (Approvato dal Senato) (A.C. 1628).

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del disegno di legge, già approvato dal Senato, n. 1628: Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 8 agosto 2013, n. 91, recante disposizioni urgenti per la tutela, la valorizzazione e il rilancio dei beni e delle attività culturali e del turismo.
  Ricordo che nella parte antimeridiana della seduta si è conclusa la discussione sulle linee generale e il relatore e il rappresentante del Governo hanno rinunciato ad intervenire in sede di replica.

(Esame dell'articolo unico – A.C. 1628)

  PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo unico del disegno di legge di conversione (Vedi l'allegato A – A.C. 1628), nel testo recante le modificazioni apportate dal Senato (Vedi l'allegato A – A.C. 1628).
  Avverto che le proposte emendative presentate si intendono riferite agli articoli del decreto-legge nel testo recante le modificazioni apportate dal Senato (Vedi l'allegato A – A.C. 1628).
  Le Commissioni I (Affari costituzionali) e V (Bilancio) hanno espresso i prescritti pareri, che sono distribuiti in fotocopia (Vedi l'allegato A – A.C. 1628).
  Avverto che la Presidenza non ritiene ammissibili, ai sensi dell'articolo 96-bis, comma 7, del Regolamento, le seguenti proposte emendative, già dichiarate inammissibili in Commissione: Di Gioia 1.02, che introduce, nell'ambito di un decreto-legge, una norma di delega in materia di artisti interpreti ed esecutori della musica e di audiovisivo; Giancarlo Giordano 8.1, che introduce contributi per l'ammodernamento di sale cinematografiche; Giancarlo Giordano 8.2, che prevede disposizioni in materia di costi di noleggio di prime visioni cinematografiche.
  La Presidenza non ritiene altresì ammissibile, ai sensi degli articoli 86, comma 1, e 96-bis, comma 7, del Regolamento, in quanto recante misure ulteriori rispetto a quelle contenute nel provvedimento e nelle proposte emendative giudicate ammissibili in sede referente, l'articolo aggiuntivo Rampelli 3-quinquies.050, non previamente presentato in Commissione, che prevede un finanziamento a favore della Società di studi fiumani.
  Avverto che prima dell'inizio della seduta è stato ritirato dal presentatore l'emendamento 1.14 Luigi Gallo.
  Avverto infine che, per un errore tipografico, l'emendamento Marzana, a pagina 9 del fascicolo, è stato erroneamente numerato Pag. 53come 1.4. Deve invece intendersi correttamente numerato come 1.48.
  Allo stesso modo, l'emendamento Buonanno, a pagina 12 del fascicolo, che è stato erroneamente numerato come 1.44, deve intendersi correttamente numerato come 1.49.
  Avverto inoltre che l'articolo aggiuntivo Buonanno a pagina 24 del fascicolo, deve intendersi correttamente numerato come 7.03.
  Ha chiesto di intervenire sul complesso degli emendamenti la deputata Chiara di Benedetto. Ne ha facoltà.

  CHIARA DI BENEDETTO. Signor Presidente, dopo un accorato e prolungato esame del decreto giunto alla Camera nelle ultime ore della giornata di giovedì scorso e dopo una proficua discussione in VII Commissione svoltasi nelle prime ore della giornata di venerdì, dopo ancora una attenta valutazione dei 134 emendamenti presentati al suddetto decreto, tutti metodicamente respinti nell'arco di ben 50 minuti di votazioni, siamo finalmente in Aula per l'ultimo atto di questa, lasciatemi passare il termine, ulteriore pantomima legislativa.
  Voglio subito sottolineare quanto sia da ritenere inopportuno e poco lungimirante l'uso della decretazione d'urgenza così come ormai viene utilizzata anche per interventi nei settori culturali e dello spettacolo, vittime da sempre proprio della stessa tendenza, per niente interrotta da questo decreto e da questo Governo, ad agire attraverso misure emergenziali e non piuttosto attraverso una pianificazione pluriennale, organica, completa ed efficiente che tali settori attendono e che, ahinoi, continueranno ad attendere (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
  Presidente, mi dispiace ricordarlo ogni volta, però se è possibile l'attenzione da parte del Ministro, dato che il decreto è sui beni culturali.

  PRESIDENTE. Sì, il ministro Bray la segue, prego...

  CHIARA DI BENEDETTO. Certamente non possiamo ignorare che, almeno nell'intento di alcune norme in esso contenute, si possano qui e là riscontrare interventi che vanno nella direzione auspicata di un impulso al settore della cultura, e in questo casi mi riferisco ad esempio al tax credit per il cinema, che è stato ripristinato, e anche al settore musicale, interventi su cui il MoVimento 5 Stelle aveva insistito molto durante la discussione del decreto-legge «del Fare» e su questo stesso Governo però ha rigettato e respinto i relativi emendamenti.
  Entrando nel dettaglio di quelle che sono le proposte emendative del MoVimento 5 Stelle, già a partire dall'articolo 1, vi è una norma che mira ad introdurre un direttore generale di progetto a capo della cosiddetta «unità grande Pompei», coadiuvato da uno staff di 25 persone e da un comitato di gestione. La commissione cultura del MoVimento 5 Stelle è stata in visita a Pompei nelle scorse settimane e ha potuto notare che la situazione del sito è da considerarsi critica, ma sicuramente non possiamo riconoscere come soluzione un vero e proprio commissariamento della struttura di gestione dell'area archeologica. Si, perché non si può definire in altro modo la scelta di giustapporre una figura, le cui mansioni sono peraltro appena abbozzate nell'articolato del decreto e rimandate ad un successivo intervento di matrice, chiaramente, governativa e ministeriale, con buona pace del requisito dell'urgenza che dovrebbe giustificare l'introduzione di tale provvedimento in questo decreto.
  Ciò che invece è emerso dalla visita è che Pompei, lungi dal necessitare di duplicazioni di competenze (tale sarebbe il risultato, con una soprintendenza fagocitata dalla presenza del direttore generale, senza esser esautorata però formalmente delle sue competenze) e della successiva paralisi nella gestione del Grande progetto Pompei, ha invece assoluto bisogno di formare un organico da applicare in pianta stabile al sito con il compito di occuparsi della manutenzione ordinaria. Già, perché al di fuori degli interventi Pag. 54urgenti che hanno occupato le cronache e di cui anche il MoVimento 5 Stelle si è fatto portavoce tramite una serie di interrogazioni trattate in quest'Aula, con la presenza dello stesso Ministro Bray, Pompei è una vera e propria città disabitata da 2.000 anni che necessita di manutenzione continua da parte di maestranze altamente specializzate e ha soprattutto bisogno di certezza nella fase delicatissima di realizzazione del Grande progetto Pompei in cui si trova. La nomina di un direttore generale e dell'apparato che recherebbe con sé non avrebbe alcuna utilità, se non quella già segnalata di generare confusione e conflitti di competenze.
  Le proposte emendative del MoVimento 5 Stelle, pertanto, vanno da un canto nella direzione di elidere la norma istitutiva del direttore generale di progetto, attraverso la soppressione dell'articolo 1 del decreto, dall'altro nel modificare il testo dello stesso articolo 1 nel senso di conferire più ampia libertà di gestione alla soprintendenza speciale e facoltà di assunzione di tirocinanti di cui al progetto «Mille giovani per la cultura», nonché la facoltà di destinare parte degli introiti derivanti dalla vendita di biglietti di accesso al sito alla formazione di una scuola permanente di formazione di maestranza da destinare alla manutenzione ordinaria del sito. Questi correttivi ci appaiono gli unici in grado di affrontare in modo serio e responsabile la situazione di Pompei. Non certo un commissariamento zeppo di problematiche relative alle competenze e inutile sotto tutti i profili.
  Quanto agli altri emendamenti all'articolo 1, sono finalizzati a ridurre i tempi stabiliti dal decreto al fine di stabilire compensi e mansioni delle strutture cui si intende dar vita; è evidente che, perlomeno, sarebbe auspicabile che il tutto si svolgesse in tempi assai più rapidi di quelli previsti, per provare, quantomeno, a giustificare un provvedimento del genere nel contesto di un decreto-legge. Si è tentato di emendare la norma pasticciata nel senso di assicurare trasparenza nell'incarico del direttore generale e della struttura di supporto, tempi certi di realizzazione degli interventi e regolarità nella fase di assegnazione degli appalti al fine di scongiurare infiltrazioni mafiose.
  Si è intervenuto nel senso di evitare che le sponsorizzazioni da parte di privati si traducano nell'appropriazione di fette di mercato sulla pelle di Pompei; il fast food all'interno dell'area archeologica, realizzato in luogo di preesistenti strutture crollate per l'incuria, non è degno di un Paese che si definisca civile (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) e poco importa se l'azienda proprietaria del suddetto fast food paga un lauto canone per star lì dove sta.
  La proposta emendativa relativa all'articolo 2 (norma finalizzata alla realizzazione del programma «500 giovani per la cultura») è tesa a rendere raggiungibili gli obiettivi fissati dalla norma, attraverso un ridimensionamento dei compiti dei soggetti coinvolti nei tirocini.
  Quanto all'articolo 3-bis, atteso che la sede del Forum Mondiale UNESCO 2014 non è stata ancora univocamente stabilita, si è emendato il testo nel senso di congelare l'erogazione pari a 400 mila euro a Firenze fino al momento in cui tale assegnazione non sarà definitiva.
  In alternativa, tutto lascerebbe pensare che una tale erogazione vada a confluire nelle casse della «Biennale Florence»: insomma, una sorta di carezza, una delle tante che hanno farcito questo decreto.
  Per quanto riguarda l'articolo 3-quater, questo rappresenta un esempio di «condono fantasioso»: la norma è tesa a concedere, da un lato, un altro anno al fine di completare le opere relative alle autorizzazioni paesaggistiche quinquennali di cui al codice dei beni culturali e, dall'altro, a prolungare di ulteriori tre anni il termine per le autorizzazioni paesaggistiche medesime.
  L'articolo 5, nell'attuale formulazione, è a sua volta un esempio di distribuzione illogica di risorse, con evidenti iniquità; l'intervento è nel senso di conferire coerenza alla norma, ridistribuendo le somme stanziate con un occhio di riguardo ai beni culturali che presentino gravi rischi di deterioramento, piuttosto che a non meglio Pag. 55specificate «celebrazioni di particolari ricorrenze», che beneficerebbero di elargizioni stanziate formalmente per «interventi di particolare rilevanza», nonché diminuendo l'entità delle somme destinate ai Nuovi Uffizi, al Museo Nazionale dell'Ebraismo Italiano e della Shoah. La proposta emendativa ci pare tenere conto in modo più equo delle diverse esigenze e della molteplicità di soggetti che abbisognano di interventi urgenti per porre argine al loro deterioramento.
  L'articolo 5-bis, poi, è sintomatico dell'inversione di tendenza di cui tutti oggi hanno cantato le lodi perché prevede ben 500.000 euro l'anno per un triennio al centro Pio Rajna di Roma, centro che evidentemente sta particolarmente a cuore all'onorevole Narducci che ha presentato un testo di legge dal contenuto analogo a quello contenuto nell'articolo 5-bis, nella passata legislatura.
  L'articolo 6, nella attuale formulazione, è frutto di un lavoro del MoVimento 5 Stelle in Senato, che ha portato i suoi frutti ma che, se rimanesse così, presenterebbe degli aspetti che ne comprimerebbero fortemente la portata innovativa. Si tratta di una norma tesa a concedere in locazione o concessione immobili pubblici inutilizzati a cooperative, associazioni di artisti, il tutto ad un canone simbolico non superiore a euro centocinquanta. Le entrate derivanti da tale canone confluiranno in un apposito fondo istituito per finanziare opere di manutenzione straordinaria degli stessi immobili con contributi a fondo perduto in proporzione all'entità delle spese sostenute per realizzarle. Tuttavia, il testo attuale pone un tetto massimo all'entità del Fondo di un misero milione di euro, non specificando peraltro dove dovrebbero confluire gli introiti ulteriori derivanti dalle locazioni e concessioni. È evidente che, così come impostato, il Fondo sarà poco più di un palliativo e sarà in grado di sostenere una minima parte delle opere di manutenzione straordinaria che invece potrebbero essere messe in atto, valorizzando a costo zero gli immobili locati o concessi. Inoltre, al comma 5, è stata introdotta una norma assai sospetta: essa infatti stabilisce che al Fondo di cui al comma 2 si provvederà tramite corrispondente riduzione della parte corrente dell'autorizzazione di spesa di cui all'articolo 1, comma 1, lettera b), del decreto-legge 31 marzo 2011, n. 34, ovvero la norma che autorizza la spesa di 80 milioni di euro all'anno per interventi di manutenzione e conservazione dei beni culturali.
  È evidente che si tratta di una norma insensata: il Fondo, così come immaginato dal MoVimento 5 Stelle, si autoalimenterebbe; non necessita di gravare su alcuna voce di spesa. Si tratta di un provvedimento a costo zero, infatti, o meglio autofinanziato. La proposta emendativa è pertanto, da un lato, nel senso di sopprimere il comma 5 dell'articolo 6, ristabilendo il meccanismo di autofinanziamento del Fondo; dall'altro, nel senso di ancorare agli effettivi introiti derivanti dalle locazioni/concessioni degli immobili, l'effettiva entità del Fondo, stabilendo di destinare ad esso una quota fissa del 70 per cento degli introiti stessi. In tal modo, si innescherebbe un circolo virtuoso, tale per cui a maggiori locazioni, seguirebbero maggiori introiti e, ad essi, conseguentemente, maggiori interventi di manutenzione straordinaria degli immobili coinvolti.
  Infine, una notazione a parte merita il comma 5-bis del medesimo articolo: questo decreto-legge dispone – lo abbiamo ribadito più volte, ma evidentemente è corretto sottolinearlo ulteriormente – interventi urgenti per la tutela, la valorizzazione e il rilancio dei beni e delle attività culturali. È tra le priorità e le urgenze; non si dimentica il sostentamento permanente della Fondazione Maxi per cinque milioni di euro all'anno a partire dal 2014. Un ente, del resto, presieduto da una personalità politica che, nello specifico, coincide con l'ex Ministro Melandri.
  Presidente, questa – me lo conceda – è la cosa più lontana ad un cambiamento di rotta che il Presidente Letta, in primis, aveva promosso, ma che ultimamente non sembra dire la verità, e, successivamente, il Ministro Bray aveva confermato, e che tutti si aspettavano. Piuttosto, ci lascia Pag. 56sconfortati e ancora più amareggiati, l'immaginare che, se questo è il primo intervento dopo decenni dedicato alla cultura, evidentemente, c’è qualcosa che ancora non va.
  Andando all'articolo 11, volto a intervenire sul settore delle fondazioni lirico-sinfoniche, va rimarcato che la disciplina da esso introdotta prevede un profondo piano di risanamento, eccessivamente rigido, che non lascia scampo alle fondazioni in grave crisi. È necessario tenere presente che le fondazioni lirico-sinfoniche per le loro peculiarità non possono raggiungere un attivo di bilancio e, pertanto, sono estremamente sfavorite da questa previsione legislativa e sembrano tutte destinate alla liquidazione coatta amministrativa.
  Risulta chiara la mancanza di visione in grado di portare ad una riforma sostanziale delle fondazioni lirico-sinfoniche, che nella condizione in cui versano adesso non sono in grado di effettuare piani a lungo termine, fondamentali in queste attività, né di aprirsi ad innovazioni, sia in termini di eventi proposti sia di servizi offerti. Ma anche qui, si preferisce ancora una volta tamponare piuttosto che riformare il sistema. Le fondazioni sono rimaste a metà tra il pubblico ed il privato, per via di una riforma errata e mai completata da parte dell'allora ministro Veltroni. Queste sono state trasformate da enti pubblici a fondazioni di diritto privato, finanziati in quota parte dal FUS. Ciò non è stato, però, accompagnato dalle corrette forme di agevolazioni per l'ingresso dei privati negli enti lirici, che imperversano in condizioni economicamente devastanti, dovute all'alto costo del personale e allo scarso apporto dei privati, unitamente ai continui tagli al FUS. Il piano di risanamento è, quindi, oltre modo rigido e non può in alcun modo aiutare le fondazioni a risollevarsi dalla crisi, introducendo il principio di pareggio di bilancio da raggiungere in tre anni e la creazione di un commissario governativo con eccessivi poteri di intervento in merito all'approvazione e all'integrazione dei piani di risanamento stessi.
  Gravissima, poi, la previsione che il personale licenziato non abbia certezza di essere ricollocato, creando una possibile schiera di disoccupati che ha capacità professionali molto specifiche e particolari. Difatti, le eccedenze previste dai piani di risanamento sono assorbite da Ales SpA, senza alcun rispetto per il criterio di prossimità geografica tra lavoratori e luogo di lavoro e, comunque, solo nelle eventuali vacanze di organico della società medesima.
  La riforma della governance non pare incisiva e non tiene conto dei rappresentanti delle categorie lavorative, prevedendo al contempo un organo monocratico nominato dal MIBACT che controlla la sostenibilità della gestione economico-finanziaria della fondazione e la regolarità degli atti adottati dal consiglio d'indirizzo. Sicuramente positivo, però, che finalmente si giunga ad una produzione su base triennale, ma al contempo ci si domanda se non sia eccessivo prevedere che una attività come questa sia in pareggio, anche perché, essendo fondazioni private, non concorrono al debito pubblico. Il ricorso ad entrate di indebitamento è concesso solo nell'accesso al Fondo rotativo dal MIBACT, pari a 75 milioni di euro, ovvero briciole visto che i teatri interessati al piano di risanamento sono, a detta dello stesso Ministro Bray, almeno 6 su 15 e che questi 75 milioni dovrebbero far fronte ad un buco di oltre 375 milioni di euro.
  Non si capisce, ancora una volta, la nomina di un commissario governativo che abbia ampi poteri di incidere sui piani di risanamento a lui proposti. Come al solito, viene scelta una modalità errata a monte. Le colpe della politica in questo disastro economico-finanziario sono abnormi e non possono affatto ricadere sulle spalle dei lavoratori di qualità del settore, tanto meno sulle spalle del settore culturale.
  In conclusione, Presidente, è necessario rimarcare che, in controtendenza con la linea tenuta dal Governo in relazione all'individuazione dei provvedimenti e delle risorse per sostenerli, tutte le proposte emendative del MoVimento 5 Stelle sono a costo zero, finalizzate a migliorare Pag. 57e a rendere più logico un provvedimento che, a parte qualche spunto interessante, si presenta come un provvedimento zoppo e decisamente inefficace. Forse, se questo decreto non fosse stato presentato alle Camere l'8 Agosto, esattamente l'ultimo giorno di lavoro della Camera dei deputati, prima della ripresa dei lavori d'Aula dell'8 Settembre, avremmo avuto un mese in più per intervenire su questo monco decreto considerando che, come spesso accade, sono stati molti i colleghi delle altre forze politiche che in Commissione hanno manifestato il loro apprezzamento per le molte proposte emendative che il MoVimento 5 Stelle ha presentato, ma che sono stati costretti ad ignorarle e a respingerle.
  Concludo veramente, Presidente. Se queste sono le soluzioni, le uniche che si sono trovate, se le accise sulle dipendenze e sui vizi sono le uniche coperture che siete riusciti a escogitare, se lo strumento del decreto è quello che ritenete migliore per risollevare il settore culturale e per restituirne la sua dignità, beh a questo punto lasciate perdere. Rispettate l'intelligenza di chi sta qui in Aula ma, soprattutto, l'intelligenza dei cittadini che vi sostengono, a meno che ne sia rimasto qualcuno (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Avverto che gli emendamenti Polidori 4-bis.50, 4-bis.51, 4-bis.52 e 4-bis.53 sono stati ritirati dalla presentatrice. Ha chiesto di intervenire sul complesso degli emendamenti il deputato Buonanno. Ne ha facoltà.

  GIANLUCA BUONANNO. Signor Presidente, sono qua, è abituata a vedermi di là e adesso mi sono già spostato al centro, vede, la politica italiana cambia così velocemente...

  PRESIDENTE. Prego, onorevole Buonanno, vada avanti.

  GIANLUCA BUONANNO. Signor Presidente, anzi signora Presidente, come lei ama farsi chiamare, signor Ministro, con cui ci siamo già visti stamattina durante la discussione sulle linee generali, noi vogliamo ribadire come Lega che ahimè saremo contrari a questo provvedimento per una serie di motivazioni che oggi, per questioni anche di tempi, visto che non sappiamo più se il Governo c’è o non c’è, cercheremo di velocizzare. Però, signor Ministro, come le ho detto stamattina, penso ci siano delle cose dove non servono i soldi. Mi auguro di vederla in Valsesia presto per farle conoscere i tesori del nostro territorio dove io faccio l'amministratore da vent'anni e dove ci sono anche patrimoni dell'Unesco, perché qua leggiamo di tanti patrimoni dell'Unesco, ma sono sempre i soliti e ci si dimentica poi che ce ne sono altri che meritano lo stesso rispetto, come il Sacro Monte di Varallo. Le dicevo, signor Ministro, che ci sono degli interventi che si possono fare senza soldi. Noi ci appoggiamo esclusivamente sempre, comunque e solo alle soprintendenze, dove, come dicevo stamattina, ci sono persone certamente valide che hanno voglia di lavorare, ma ahimè capita spesso di vedere gente che ha il solo compito di guardare quando arriva la sera per poter andare a casa, perché per il resto non gli interessa niente oppure ha l'incapacità di capire che cosa significa poter costruire, che cosa significa poter attuare un qualcosa di significativo nell'ambito della cultura.
  Io penso che lei, signor Ministro, se rimarrà Ministro anche domani e dopodomani e quindi anche nelle settimane successive, possa coinvolgere le amministrazioni comunali, i sindaci e gli assessori competenti di tutta Italia, quindi non facendo un discorso di colore politico, ma facendo un discorso concreto, per fare in modo di utilizzare, tra virgolette, coloro che stanno a fare veramente gli interessi del territorio, che stanno a difendere i tesori del territorio, per fare in modo che il Ministero, collegato con i sindaci, possa finalmente essere più concreto ed attuare velocemente quello che si può fare. Stamattina ho ricordato un dato che veramente fa accapponare la pelle: quando si dice che mancano i soldi, bisogna ricordare che ci sono circa 16 milioni di Pag. 58persone che visitano i nostri musei e pagano il biglietto, musei e siti vari, e ce ne sono però più di 20 milioni che non pagano. Allora, se un discorso è che ci mancano i soldi, incominciamo a far pagare tutti o comunque facciamo non pagare quelli che evidentemente hanno delle prerogative per non dover pagare, ma evitiamo 20 e passa milioni di persone che non pagano il biglietto, perché con questi soldi si potrebbero fare tante cose. Così come, signor Ministro – lei è qua da poco e mi fa anche tenerezza, perché sta in un Ministero dove i soldi sono scarsi e nello stesso tempo ha il patrimonio più grande del mondo da dover amministrare – noi non siamo capaci di amministrare il patrimonio più importante del mondo come se fosse il nostro petrolio, perché questo Paese è fatto di tanta burocrazia. Allora io le chiedo, altra cosa senza soldi, di snellire la burocrazia. Faccia in modo che, quando si deve fare qualcosa, non ci devono essere mille carte e mille persone e tra quelle mille persone magari ci sono quattro imbecilli che vanificano il lavoro delle altre 996 persone, perché non è possibile andare avanti con persone che pensano solo alla burocrazia, al timbro, alla virgola e magari non sanno neanche di che cosa parlano, ma non danno la possibilità a chi è sul territorio di poter svolgere appieno il proprio impegno per raggiungere l'obiettivo necessario.
  Signor Ministro, facendo un altro esempio, dai dati che ci hanno fornito, questo Paese incassa circa 100 milioni di euro dai visitatori; il Louvre, in Francia, ne incassa molti di più. Quindi, un solo museo francese fa più di tutto il nostro Paese. Le sembra possibile questo ? A me pare veramente, purtroppo, una barzelletta, in un Paese, come il nostro, che dovrebbe essere il fiore all'occhiello. Quando si parla nel provvedimento – poi lo vedremo – di Pompei, di Ercolano, della Reggia di Caserta, posti bellissimi, posti che dovrebbero fruttare molto di più, posti a cui abbiamo dato un sacco di soldi e continuiamo a dare soldi che non bastano mai, allora io osservo questo: noi saremmo contenti che il Meridione, ad esempio, signor Ministro, funzionasse meglio. Se le ricchezze del Meridione venissero sfruttate meglio, sarebbe un beneficio per tutti, anche per il nord del Paese, perché, se il Meridione funzionasse meglio anche nell'ambito turistico, che è una risorsa culturale, evidentemente tanti soldi del Nord non dovrebbero andare lì e potrebbero essere spesi in altra maniera. Perché non sfruttare meglio queste cose ?
  Lei parla, giustamente, nel decreto, di Pompei. Benissimo, vediamo di renderla più competitiva. Come le ho ricordato stamattina, sul Corriere della Sera, che lei, ovviamente, avrà letto, per finanziare Pompei adesso fanno anche le cene, le cene della Fondiaria assicurazioni, se non sbaglio, che non credo che in questo momento goda di ottima salute, visto cosa succede ad alcuni azionisti di questa importante compagnia assicurativa. Però, se ci dobbiamo ridurre a incassare 15 mila euro per una cena a Pompei, che è un posto tra i più importanti del mondo, di archeologia, mi sembra che stiamo svendendo un po’ il nostro patrimonio. Allora, le chiedo, signor Ministro come le ho chiesto stamattina, di fare in modo che ci sia una regola ben definita per tutti, perché se al Ponte Vecchio, a Firenze, incassano 120 mila euro «grazie» a Montezemolo – ovviamente, rappresenta la Ferrari, e quindi ha affittato Ponte Vecchio per 120 mila euro, ma lei non era d'accordo, da quello che si è capito –, Pompei fa la cena per l'assicurazione, un altro, magari, fa l'aperitivo che ne so io, per qualche altra cosa, che ne so io, le noci di cocco.
  Insomma, non va bene: bisogna dare una regola ben definita. Adesso ho citato le noci di cocco: magari, il Presidente della Camera si ricorda di una trasmissione dove faceva l'autrice. Stavo, invece, dicendo una cosa ben più seria: bisogna fare in modo che questo Paese deve essere più competitivo, perché, se non siamo competitivi con il turismo e la cultura, ma dove siamo noi competitivi, oltre all'imprenditoria ?
  Se noi fossimo capaci di fare in modo di essere più competitivi in questi settori, Pag. 59si creerebbero molti più posti di lavoro, anche per i ragazzi, che si cerca di coinvolgere con alcuni progetti, come quello, ad esempio, del digitale e come ce ne sono altri. Benissimo, ma bisogna dargli una prospettiva. Non possiamo solo dire che nel 2014 prenderemo queste persone, perché poi, in realtà, finito il 2014, non c’è una prospettiva e non si sa cosa succede nel 2015. Io credo che bisogna fare progetti non di anno in anno, ma bisogna fare dei progetti triennali, quinquennali, per fare in modo che ci sia una prospettiva sia per il Ministero sia, ovviamente, per i giovani che sperano di poter avere poi un'occupazione e di farsi un futuro in quell'ambito.
  Ecco, signor Ministro, se poi vediamo anche che vi sono siti nel nostro Paese dove la media è di 1,4 persone al giorno oppure la media è di due persone a settimana, domandiamoci se il problema è che il sito non vale niente oppure, come è molto più probabile, che si buttano via i soldi e non si riesce ad ottenere nessun risultato.
  Dobbiamo essere più competitivi e io, signor Ministro, le ribadisco, non come deputato, ma anche come amministratore, di essere a sua disposizione, nel momento in cui sarà ancora Ministro – vediamo nei prossimi giorni, anzi già domani – perché io penso che una collaborazione seria e costruttiva possa giovare a tutti, e si possa anche pensare che non esistono, in questo Paese – poi lei ci dirà che ci sono più di 100 comuni coinvolti dal provvedimento – sempre le solite città, ovviamente famose in tutto il mondo, come Venezia, Firenze, Roma, ma ce ne sono tante altre, più piccoline, che hanno altri tesori importanti e che con molti meno soldi potrebbero davvero far rinascere e dare più forza al settore della cultura e, ovviamente, collegato, a quello del turismo.
  Noi ci crediamo, e pensiamo veramente che questo possa essere un volano per il Ministero e per il Paese. Sfruttiamo quello che abbiamo. Ribadisco: secondo me, il petrolio, ce lo abbiamo anche noi, che non è quello che ci sta in Basilicata, che è poco, o quello che ci sta magari in Sicilia, ma il petrolio si chiama «cultura e turismo», per quanto ci riguarda, e questo petrolio lo dobbiamo sfruttare bene. E siccome questo petrolio ce l'abbiamo dalla Val d'Aosta fino a Lampedusa, vediamo di fare in modo che i soldi vadano dappertutto e che soprattutto si cerchi di lavorare e di dare i soldi per meritocrazia, non per mantenere gente sfaticata o per mantenere posti, perché comunque non si sa cosa fare. E le ricordo un'ultima cosa e poi concludo il mio intervento: a me piace quello che ha fatto lei, Signor Ministro, quando è andato alla Reggia di Caserta, dove ha visto delle cose che non andavano bene senza avvisare nessuno, perché è giusto fare così, così come faccio anch'io nel mio piccolo, come amministratore, di andare a vedere cosa fanno i miei operai senza dirgli quando e dove – perché, altrimenti, poi li vedo sempre perfetti – e vedere cosa succede. E quando qualcuno le risponde che la polvere – come le hanno risposto alla Reggia di Caserta –, diciamo così, fa da contorno a tutto il sistema, faccia dei provvedimenti per far capire che così non andiamo avanti, che, se c’è il disordine e c’è la polvere, si devono alzare le maniche, come si fa, tirarsi su le maniche, e lavorare. E chi le ha risposto così, se anche magari è un responsabile, magari invece che alla Reggia di Caserta lo mandi, o la mandi, da qualche altra parte. Perché se quello è l'esempio del nostro Paese, non andiamo più da nessuna parte.
  Infine, concludo, signor Ministro chiedendole ancora una volta se la signora Melandri, che nella precedente legislatura era qui presente in Aula e si dimise perché andava a ricoprire un altro ruolo, prende, o no, un compenso. Siccome qui aveva promesso che sarebbe andata senza percepire nessun compenso – perché non ho ancora un problema di udito e non ho neanche l’«arterio» e mi ricordo esattamente che dai banchi del PD la signora Melandri disse determinate cose – adesso vorrei capire, grazie anche alla sua risposta, se effettivamente la signora Melandri percepisce, o no, un compenso. Perché se non lo percepisce, io dico: «Complimenti, Pag. 60signora Melandri, perché ha mantenuto la parola», ma se lo percepisce, allora, ancora una volta, vuole dire che si dice una cosa e se ne fa un'altra, ma nel PD è una cosa normale. Grazie (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie).

  PRESIDENTE. Nessun altro chiedendo di parlare sul complesso degli emendamenti, invito il relatore, l'onorevole Santerini, e anche il rappresentante del Governo, il Ministro Bray, ad esprimere il parere.

  MILENA SANTERINI, Relatore. Signora Presidente, la Commissione formula un invito al ritiro, altrimenti il parere è contrario, su tutti gli emendamenti riferiti all'articolo 1.

  PRESIDENTE. Il Governo ?

  MASSIMO BRAY, Ministro dei beni e delle attività culturali e del turismo. Signora Presidente, il parere del Governo è conforme a quello espresso dal relatore.

  PRESIDENTE. Forse è meglio però dare il parere con riferimento a tutti gli articoli.

  MILENA SANTERINI, Relatore. Signora Presidente, si intende sugli emendamenti riferiti a tutti gli articoli.

  PRESIDENTE. Tutti gli articoli ?

  MILENA SANTERINI. Sì, la Commissione formula un invito al ritiro, altrimenti il parere è contrario, su tutti gli emendamenti riferiti a tutti gli articoli.

  PRESIDENTE. Passiamo alla votazione degli identici emendamenti Battelli 1.1 e Buonanno 1.17.
  Chiedo ai presentatori se accedano all'invito al ritiro formulato dalla relatrice e dal rappresentante del Governo.

  SERGIO BATTELLI. Signora Presidente, non accogliamo l'invito al ritiro.

  GIANLUCA BUONANNO. Io neanche, signora Presidente.

  SERGIO BATTELLI. Chiedo parlare per dichiarazione di voto.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  SERGIO BATTELLI. Signora Presidente, riteniamo necessario sopprimere l'articolo 1, proprio perché disapproviamo l'istituzione di un nuovo apparato costituito dal direttore generale e da una équipe stabile di 25 funzionari che sostanzialmente duplica le funzioni della sovrintendenza speciale, oltre a porre un eccessivo onere a carico dell'erario. Di conseguenza riteniamo assurdo nominare un direttore generale del progetto Pompei, in quanto tale figura non è assolutamente necessaria, anzi risulta essere una duplicazione del sovrintendente che oggi gestisce il sito archeologico.
  Inoltre al direttore generale viene attribuita una serie di funzioni e di competenze che prevedono un eccessivo accentramento di potere in capo alla sua persona e che possono facilmente entrare in conflitto con le attuali competenze della soprintendenza speciale. Sopprimere l'articolo 1 vuole dire mantenere l'attuale situazione gestionale ed organizzativa ed è un significativo risparmio in termini di tempi di intervento e di risorse economiche (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  GIANLUCA BUONANNO. Chiedo parlare per dichiarazione di voto.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà, deputato Buonanno.

  GIANLUCA BUONANNO. Signora Presidente, se non sfrutto questa occasione oggi quando la sfrutto io ?

  PRESIDENTE. Prego.

  GIANLUCA BUONANNO. Sto scherzando. In sostanza, sono d'accordo su quello che ha detto il collega dei 5 Stelle, Pag. 61cioè: mettere ancora un direttore generale ? Basta ! E 25 funzionari ! Ma io le chiedo, signor Ministro, mi permetta: ma non è meglio avere più operai, che mettono a posto ad esempio Pompei, così non vediamo più i cani randagi che girano, come si vede in questo sito, che è una vergogna rispetto ai turisti, non solo italiani, ma di tutto il mondo, che vengono lì ? Ma mettiamo più gente a lavorare, non più gente dietro una scrivania. Di gente dietro una scrivania ce n’è fin troppa. Abbiamo bisogno di operai e di gente che controlli quello che succede all'interno, con gli occhi aperti, non magari dormendo dietro a un muro.

  PRESIDENTE. In via del tutto eccezionale, onorevole Buonanno, perché era intervenuto sul complesso degli emendamenti, quindi non avrebbe potuto intervenire su un suo emendamento.
  Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti Battelli 1.1 e Buonanno 1.17, su cui Commissione e Governo hanno espresso parere contrario.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Abrignani ? Boccuzzi ? Bosco ? Pesco ? Catania ? Moretti ? Bindi ? Cassano ?
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  496   
   Votanti  493   
   Astenuti    3   
   Maggioranza  247   
    Hanno votato
 118    
    Hanno votato
no  375).    

  (I deputati Cardinale e Airaudo hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto contrario).

  Passiamo all'emendamento Simone Valente 1.2, sul quale c’è un invito al ritiro da parte della Commissione e del Governo, altrimenti il parere è contrario.
  Chiedo ai presentatori se accedano all'invito al ritiro dell'emendamento Simone Valente 1.2.

  SIMONE VALENTE. Signor Presidente, non accetto l'invito al ritiro e chiedo di parlare per dichiarazione di voto per esporre il mio emendamento.

  PRESIDENTE. Prego.

  SIMONE VALENTE. Il provvedimento che oggi l'Aula è chiamata ad esaminare, come noto, introduce importanti novità nel settore della cultura. Infatti, innanzitutto si mette al centro dell'attenzione il settore dopo che è stato sacrificato per molti anni. Un settore al quale non è stato riconosciuto il valore strategico che esso realmente riveste per lo sviluppo e la crescita del nostro Paese. In qualche modo questo decreto-legge valorizza, da un lato la cultura come fattore di eccellenza, come settore in grado di dare valore aggiuntivo alla nostra società, e, dall'altro, ne sottolinea il valore sociale, il valore che può portare la coesione di una comunità. Questo, però, non basta, occorre lavorare ancora di più. Ciò che non è ancora stato compreso è che il decreto «valore e cultura» è un provvedimento che deve essere aggiustato ed integrato. Solo in questo modo e solo grazie ad un'adeguata concertazione tra le forze politiche si riescono a cogliere davvero tutti gli aspetti positivi nell'ambito della crescita culturale.
  Purtroppo, però, devo denunciare con profondo rammarico che questa concertazione, questo confronto tra maggioranza e opposizione fino ad oggi non si è verificato e a volte sono state ignorate e non adeguatamente attenzionate alcune proposte emendative intelligenti e sensate che noi del MoVimento 5 Stelle avevamo predisposto. Dobbiamo «consapevolizzare» che all'interno di un patrimonio culturale ed architettonico di enorme valore come quello che possiede il nostro Paese abbiamo oggi davanti delle sfide che dobbiamo assolutamente vincere. C’è quella della qualità e dell'eccellenza. Senza la qualità e l'eccellenza la cultura non è in Pag. 62grado di far crescere un territorio e di renderlo competitivo (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). È chiaro, quindi, che c’è ancora molto da fare.
  Io vorrei soffermarmi sull'articolo 1 e sul grande progetto Pompei. Esso rappresenta sicuramente un progetto ambizioso, che può solo apportare migliorie alla zona degli scavi archeologici e dell'area circostante. Però devo ancora denunciare a malincuore il modus in cui si intende organizzare e pianificare il lavoro e le modalità di gestione dei finanziamenti che, come risaputo, derivano in parte da Bruxelles e in parte della quota di cofinanziamento nazionale. Non dobbiamo dimenticare che il grande progetto Pompei rappresenta una grande opportunità di ripresa economica, sociale e culturale, ma non possiamo ignorare che la sovrapposizione di due differenti strutture organizzative potrebbe solo creare confusione e determinare una duplicazione di funzioni, oltre a porre un eccessivo onere a carico dell'erario. La struttura attuale della sovrintendenza speciale, che opera già da qualche anno, conosce a fondo le problematiche del sito e, quindi, sarebbe l'unica struttura in grado di assicurare interventi tempestivi, opportuni ed appropriati.
  In questo senso abbiamo presentato questo emendamento, che intende ampliare l'autonomia della sovrintendenza al fine di procedere all'assunzione stabile di nuovo personale, in sostituzione di quello che nel corso degli anni è cessato per pensionamento. Così si potrebbe intervenire tempestivamente sulla manutenzione e sulla gestione ordinaria del sito. Questo è uno dei problemi principali di Pompei. La logica è quella di intervenire costantemente per evitare interventi strutturali e più impegnativi dal punto di vista economico (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Simone Valente 1.2, con il parere contrario della Commissione, del Governo e della V Commissione (Bilancio).
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Madia, Rostan, Chiarelli, Agostinelli...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  503   
   Votanti  470   
   Astenuti   33   
   Maggioranza  236   
    Hanno votato
 119    
    Hanno votato
no  351).    

  Passiamo alla votazione dell'emendamento Buonanno 1.18.
  Prendo atto che i presentatori dell'emendamento non accedono all'invito al ritiro formulato dal relatore.
  Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Buonanno 1.18, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Carbone... Nicchi... Catania... Boccuzzi...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  505   
   Votanti  501   
   Astenuti    4   
   Maggioranza  251   
    Hanno votato
 119    
    Hanno votato
no  382).    

  Passiamo alla votazione dell'emendamento Buonanno 1.38.
  Prendo atto che i presentatori dell'emendamento non accedono all'invito al ritiro formulato dal relatore.
  Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Buonanno 1.38, con il parere contrario della Commissione e del Governo.Pag. 63
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Boccuzzi... Schirò... Zardini... Chiarelli... Grillo...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  507   
   Votanti  504   
   Astenuti    3   
   Maggioranza  253   
    Hanno votato
  22    
    Hanno votato
no  482).    

  Chiedo ai presentatori se accedano all'invito al ritiro dell'emendamento Battelli 1.4 formulato dal relatore.

  SERGIO BATTELLI. Signor Presidente, non accedo all'invito al ritiro e chiedo di parlare per dichiarazione di voto.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  SERGIO BATTELLI. Questo emendamento intende sopprimere l'assurda funzione del vice direttore generale vicario che andrebbe ad appesantire ulteriormente l'apparato organico ed organizzativo del grande progetto Pompei e non porta alcun valore aggiunto, anzi rappresenta una duplicazione inutile della funzione del direttore generale. Di fatto il direttore e il vice direttore generale rappresentano l'accordo tra PD e PdL per la spartizione delle poltrone (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico...

  GIANLUCA BUONANNO. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Su questo può parlare, prego. Ne ha facoltà.

  GIANLUCA BUONANNO. Signor Presidente, visto che non posso parlare sui miei, parlo su quelli degli altri !

  PRESIDENTE. Prego, prego.

  GIANLUCA BUONANNO. No, perché mi guardava un po’ così. Ogni volta che mi guarda mi intimorisce, mi scusi.

  PRESIDENTE. Un attimo. Devo revocare l'indizione della votazione.

  GIANLUCA BUONANNO. Io avevo alzato la mano.

  PRESIDENTE. Non l'ho vista. Prego.

  GIANLUCA BUONANNO. Non è colpa sua, io sono piccolo, però, se lei guarda di fronte a sé, mi vede sempre. Siccome si parla di Pompei, io però volevo fare un discorso anche più in generale per essere utile all'Assemblea. Pompei ha subito quello che tutti noi sappiamo, cioè l'eruzione del Vesuvio nel 79 d.C., mentre già nel 63 d.C., ci fu un terremoto nella zona di Pompei, di Ercolano, di Nocera e, ovviamente, tutte queste cose hanno dato, poi, alla fine a che cosa ? Che l'imperatore Tito, che nel 79 d.C. subentrò al padre, che era Vespasiano – Vespasiano è morto il 23 giugno del 79 d.C. ed è subentrato il figlio Tito –, si è trovato, poi, nei tre anni successivi, ad avere tutta una serie di problematiche importanti, come anche un'epidemia nella zona di Stabia, dove morirono circa 30 mila persone, e che poi morì anche lui dopo tre anni. Infatti, venne detto, dichiarato che era un po’ – mi scusi il termine – sfigato, perché, in quei tre anni da imperatore, ne sono successe di tutti i colori. Siccome si chiamava Tito, a me è venuto in mente anche un altro Tito, quello che stava in Iugoslavia, che era anche lui un dittatore – comunista, in questo caso –, che ne ha combinate di tutti i colori. Forse, Tito non è il nome migliore per ricordare qualcuno.
  Dicevo, appunto, di Pompei, signor Presidente: ancora una volta – e qui mi rivolgo al Ministro –, perché dobbiamo Pag. 64sempre fare il direttore, il vicedirettore ? Sembra un po’ il film di Fantozzi, dove c’è la scala gerarchica sempre di qualcuno che sta sotto un altro, ma, alla fine, non decide niente nessuno. Meno gente – e già l'ho detto prima – dietro la scrivania, signor Ministro, meno gente da pagare profumatamente: mettiamo più gente a lavorare sul campo di battaglia, per fare in modo che sia tutto più ordinato a Pompei, che non si veda più gente che fa – tra virgolette – i guardiani – come ho detto stamattina, hanno più chiavi del carcere dell'Isola di Montecristo –, dove veramente siamo ancora agli antipodi. Noi abbiamo bisogno di punti di eccellenza competitivi, ordinati, dove la gente sa quando apre e quando chiude, dove gli scioperi non ci sono e non ci devono essere, perché la gente dobbiamo trattarla bene e non possiamo trattarla male, e dove la gente lavori. A Pompei, purtroppo, molto spesso, ci sono più persone che non lavorano di quelle che lavorano.
  E Pompei è un sito che si tiene i soldi in casa, cosa che non succede da altre parti. Siccome, poi, ci dite che noi siamo i razzisti, perché parliamo sempre male del Sud d'Italia, io le chiedo, signor Ministro: ma perché Pompei si tiene tutti i soldi mentre, invece, da altre parti, i soldi bisogna restituirli ? A me piacerebbe che lei mi desse una risposta su questo, perché non è giusto: o tutti o nessuno. Se Pompei, già così, non è capace di stare in piedi, bisogna trovare altre soluzioni; se Pompei non è capace neanche di verificare cosa succede all'interno di questa vasta area archeologica, bisogna fare e trovare altre soluzioni; non mettere un altro direttore generale, perché, a forza di direttori generali, sono tutti generali e mancano i soldati e, quindi, non si vincerà mai una guerra. È meglio, invece, avere molti soldati e un solo generale.

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Battelli 1.4, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Giulietti, Monaco. Hanno votato tutti ?
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  511   
   Votanti  508   
   Astenuti    3   
   Maggioranza  255   
    Hanno votato
 150    
    Hanno votato
no  358).    

  Passiamo all'emendamento Buonanno 1.39.
  Prendo atto che i presentatori dell'emendamento Buonanno 1.39 non accedono all'invito al ritiro formulato dal relatore.
  Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Buonanno 1.39 con il parere contrario della Commissione e del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Carrescia, Murer, Taricco, Romele, Palma... stanno intervenendo i tecnici...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  509   
   Votanti  506   
   Astenuti    3   
   Maggioranza  254   
    Hanno votato
 120    
    Hanno votato
no  386).    

  Passiamo alla votazione dell'emendamento Simone Valente 1.5.
  Chiedo ai presentatori se accedano all'invito al ritiro formulato dal relatore.

  SIMONE VALENTE. No, signora Presidente, insistiamo per la votazione.

Pag. 65

  PRESIDENTE. Sta bene, passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Simone Valente 1.5 con il parere contrario della Commissione e del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Gasbarra, Dambruoso, Schirò, Segoni...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  510   
   Votanti  508   
   Astenuti    2   
   Maggioranza  255   
    Hanno votato
 117    
    Hanno votato
no  391).    

  Passiamo alla votazione dell'emendamento Buonanno 1.37.
  Prendo atto che i presentatori non accedono all'invito al ritiro formulato dal relatore.
  Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Buonanno 1.37 con il parere contrario della Commissione e del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Gasbarra, Malisani, Locatelli...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  506   
   Votanti  503   
   Astenuti    3   
   Maggioranza  252   
    Hanno votato
 118    
    Hanno votato
no  385).    

  Passiamo alla votazione dell'emendamento Buonanno 1.31.
  Prendo atto che i presentatori non accedono all'invito al ritiro formulato dal relatore.
  Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Buonanno 1.31 con il parere contrario della Commissione e del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Dorina Bianchi, Folino, Marzano, Martella...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  504   
   Votanti  501   
   Astenuti    3   
   Maggioranza  251   
    Hanno votato
 120    
    Hanno votato
no  381).    

  Passiamo alla votazione dell'emendamento Buonanno 1.32.
  Prendo atto che i presentatori non accedono all'invito al ritiro formulato dal relatore.
  Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Buonanno 1.32, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Carrescia, Censore, Fabbri, Paris, Turco, Cecconi, Garavini...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  506   
   Votanti  503   
   Astenuti    3   
   Maggioranza  252   
    Hanno votato
 119    
    Hanno votato
no  384).    

  Passiamo alla votazione dell'emendamento Di Benedetto 1.7.Pag. 66
  Chiedo ai presentatori se accedano all'invito al ritiro formulato dal relatore.

  SIMONE VALENTE. Signor Presidente, insistiamo per la votazione e chiedo di parlare per dichiarazione di voto.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  SIMONE VALENTE. Signor Presidente, vorrei spiegare questo emendamento partendo dallo scorso 20 settembre, quando io e alcuni miei colleghi abbiamo effettuato un sopralluogo nel sito archeologico di Pompei per vederci chiaro e per testare con mano le reali necessità di cui abbisogna la risorsa culturale. Abbiamo voluto incontrare la soprintendente speciale e tutti coloro che quotidianamente lavorano in loco. Ebbene, molte cose interessanti sono venute fuori e ci sarebbero le condizioni per trasformare Pompei in un sito d'eccezione. La dottoressa Cinquantaquattro, la soprintendente, ci ha ricordato – sue parole – la necessità di una continuità amministrativa. Io volevo agganciarmi proprio a questo e allora mi chiedo: qual è la ragione per cui una nuova struttura deve essere creata ? Il decreto nomina, infatti, un direttore generale ed anche un vicedirettore generale, e l'introduzione del vicedirettore generale è una modifica apportata al Senato, molto probabilmente per accontentare qualcuno, perché bisognava dare una poltrona a qualcuno (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
  Noi non siamo contrari a tutto quello che viene fatto a Pompei, anzi, e lo abbiamo detto a Pompei, in Commissione e qui, ma restiamo sempre contrari sulle modalità. Mi auguro che, visto quello che avete approvato finora, almeno questi fondi rimanenti vengano spesi bene, e sto parlando dei ben 105 milioni di euro. Lo auspichiamo, signor Ministro, e speriamo che lei sia il garante di questo. Un altro aspetto allarmante su cui si fonda questa proposta emendativa è rappresentato dal fatto che il direttore generale avrebbe la totale gestione dei 105 milioni di euro stanziati dalla UE.
  Inoltre, il comma 1, lettera b), conferisce al direttore generale la funzione di stazione appaltante. Su questo voglio soffermarmi. Questa impostazione rischia di non ottemperare all'obbligo di attenersi ai criteri di trasparenza e ai principi di legalità nella realizzazione delle opere. Nonostante sia stato fatto un protocollo di intesa tra la prefettura di Napoli e la soprintendenza speciale di Napoli e Pompei e siano state adottate le misure per contrastare l'infiltrazione mafiosa, accentrare un così esclusivo potere decisionale in tema di appalti in capo ad una sola persona, tenendo conto del difficile contesto sociale del territorio campano, di fatto aumenta i rischi di creare pressioni sul direttore generale, facilitando indirettamente le infiltrazioni stesse. E un esempio clamoroso di cosa voglia dire dare tutto il potere nelle mani di una sola persona lo abbiamo visto in questi ultimi vent'anni (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Buonanno. Ne ha facoltà.

  GIANLUCA BUONANNO. Signor Presidente, sono anche contento oggi perché per lei per quarantasette volte mi dovrà nominare. Mi fa anche piacere il fatto che continui a nominarmi. Riguardo invece al comma in questione, vorrei dire che il mio collega ha parlato di poltrone, io più che di poltrone parlerei di divani, perché talmente tanta gente mettiamo lì a dover gestire 105 milioni di euro, che non è poco. Mi piacerebbe anche sapere da lei, signor Ministro, quanti soldi sono stati spesi per il sito di Pompei in questi ultimi vent'anni. Mi piacerebbe.
  Ovviamente non mi può rispondere oggi ma siccome immagino che la seduta ci sarà anche domani, se non finiamo, mi piacerebbe che lei domani potesse darci una risposta su quanti soldi sono stati spesi negli ultimi anni a Pompei e quanti soldi sono stati spesi anche nell'ambito di quelle che sono le forze lavorative e organizzative di Pompei, per capire quante Pag. 67persone stanno dietro la scrivania a fare «pinule» o a decidere qualcosa e magari deciderla male, quanti lavorano o dovrebbero lavorare in quello che io chiamo il campo di battaglia, e vedere esattamente, poi, alla fine il risultato finale.
  Perché qui parliamo sempre, una volta sono 100 milioni, una volta sono 20 milioni, una volta sono 50 milioni, mi piacerebbe capire se Pompei a quest'ora potrebbe essere il sito più bello, non solo sotto l'aspetto archeologico ma anche più efficiente e più competitivo, perché con tutti i soldi che gli abbiamo dato più che Pompei magari poteva diventare anche New York.

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Di Benedetto 1.7, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Onorevoli Paris, Gribaudo, Boccuzzi...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  502   
   Votanti  500   
   Astenuti    2   
   Maggioranza  251   
    Hanno votato
 152    
    Hanno votato
no  348).    

  Passiamo all'emendamento Buonanno 1.40, su cui vi è un invito al ritiro, altrimenti il parere è contrario.
  Prendo atto che i presentatori dell'emendamento Buonanno 1.40 non accedono all'invito al ritiro formulato dal relatore.
  Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Buonanno 1.40.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Simone Valente, Luigi Gallo, Ghizzoni, Famiglietti, Gribaudo... Gallo ancora no...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  503   
   Votanti  500   
   Astenuti    3   
   Maggioranza  251   
    Hanno votato
 119    
    Hanno votato
no  381).    

  Passiamo all'emendamento D'Uva 1.6.
  Chiedo ai presentatori se accedano all'invito al ritiro dell'emendamento D'Uva 1.6, formulato dal relatore.

  FRANCESCO D'UVA. Signor Presidente, con questo emendamento vogliamo sopprimere le parole: «alla progettazione e» dalla lettera b) del comma 1, dell'articolo 1. In questo momento viene chiesto di avvalersi del supporto fornito alla progettazione e all'attuazione degli interventi dall'Agenzia nazionale per l'attrazione degli investimenti e lo sviluppo d'impresa Spa, ovvero Invitalia.
  Ecco noi non riteniamo necessario avvalerci anche del supporto per la progettazione di questa Agenzia; questa Agenzia, infatti – forse siamo gli unici a dirlo al microfono ma non siamo gli unici a dirlo in Transatlantico, in Commissione, in altri posti, né in Parlamento né tantomeno in altri organi istituzionali – è più famosa, diciamo, per le poltrone che altro. Quindi non ci sembra il caso di avvalerci del loro supporto; inoltre non riteniamo nemmeno abbiano le strutture adeguate per fornire questo servizio (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento D'Uva 1.6.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

Pag. 68

  Piepoli, Causi...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  503   
   Votanti  470   
   Astenuti   33   
   Maggioranza  236   
    Hanno votato
 116    
    Hanno votato
no  354).    

  Passiamo all'emendamento Buonanno 1.33, su cui vi è un invito al ritiro. Prendo atto che il presentatore non lo ritira.
  Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Buonanno 1.33, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Carbone, Chiarelli, Leva, Madia...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  505   
   Votanti  502   
   Astenuti    3   
   Maggioranza  252   
    Hanno votato
 118    
    Hanno votato
no  384).    

  Passiamo all'emendamento Buonanno 1.34, su cui vi è un invito al ritiro. Prendo atto che il presentatore non lo ritira.
  Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Buonanno 1.34, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Lavagno, Leva...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  502   
   Votanti  499   
   Astenuti    3   
   Maggioranza  250   
    Hanno votato
 118    
    Hanno votato
no  381).    

  (Il deputato Morassut ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario).

  Passiamo all'emendamento Buonanno 1.35, su cui vi è un invito al ritiro.
  Chiedo ai presentatori se accedano all'invito al ritiro dell'emendamento Buonanno 1.35, formulato dalla relatrice.

  GIANLUCA BUONANNO. Signor Presidente, le volevo dire, per agevolare sia lei che i colleghi, che tutto quello che ho presentato non lo ritiro, quindi se anche non lo dice, va bene lo stesso.

  PRESIDENTE. No, c’è una prassi che devo rispettare.

  GIANLUCA BUONANNO. Ho capito, volevo dare una mano.

  PRESIDENTE. La ringrazio, molto gentile.
  Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Buonanno 1.35, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Madia, Caso...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  503   
   Votanti  500   
   Astenuti    3   
   Maggioranza  251   
    Hanno votato
 116    
    Hanno votato
no  384).    

Pag. 69

  Passiamo all'emendamento Buonanno 1.36, su cui vi è un invito al ritiro. Prendo atto che il presentatore non lo ritira.
  Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Buonanno 1.36, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Dambruoso, Colonnese, Carbone, Baruffi...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  506   
   Votanti  503   
   Astenuti    3   
   Maggioranza  252   
    Hanno votato
 119    
    Hanno votato
no  384).    

  Passiamo all'emendamento Marzana 1.3.
  Chiedo ai presentatori se accedano all'invito al ritiro formulato dalla Commisione.

  SIMONE VALENTE. Grazie Presidente, insistiamo per la votazione e, con questo emendamento, auspichiamo che venga inserito un ulteriore disposto con il quale intendiamo garantire il rispetto dei tempi di lavoro, prevedendo l'applicazione di penali in caso di ritardi nell'esecuzione dei lavori.
  Intendiamo, inoltre, prevedere clausole contrattuali che dispongano l'immediata rescissione del contratto nel caso in cui l'informativa prefettizia antimafia rilevasse il pericolo di infiltrazioni mafiose. Questo perché succede spesso che vengano firmati protocolli bellissimi, ma nei contratti d'appalto non vengono mai inserite le clausole che garantiscono la legalità della ditta appaltatrice e questo rende successivamente impossibile la rescissione del contratto. È una norma semplice, di buon senso, che intende assicurare che queste piccole clausole vengano inserite nel contratto d'appalto. Nulla di impossibile: solo buonsenso (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Marzana 1.3.
  Dichiaro aperta la votazione...

  GIANLUCA BUONANNO. Chiedo di parlare per dichiarazione di voto.

  PRESIDENTE. Allora, devo revocare l'indizione della votazione. Prego, deputato Buonanno.

  GIANLUCA BUONANNO. Signor Presidente, in questo comma, si nota una cosa che ovviamente attiene al discorso che stiamo facendo adesso, ma, a mio giudizio, vale un po’ per tutto: se non diamo – come è giusto che sia – delle disposizioni per fare in modo che ci siano delle clausole ben chiare, è evidente che si rischia, ogni volta che si parte con una cifra o con una tempistica, di arrivare ad un'altra.
  Proprio stamattina, parlando ad esempio del Museo dell'ebraismo italiano e della Shoah, ho fatto un esempio molto semplice e calzante anche con riguardo a quello che stiamo dicendo adesso. Nel 2003, furono stanziati 15 milioni di euro per il Museo; nel 2007 è stato confermato questo stanziamento, poi siamo arrivati a 40 milioni di euro e adesso ne servono altri 30, per un totale di 70, almeno fino ad oggi.
  Se in questo Paese, ogni volta che si deve fare qualcosa, si parte da una cifra e si arriva poi ad un'altra e le tempistiche sono lunghissime, è un'altra di quelle correzioni che bisogna fare assolutamente, un po’ come per i mondiali di calcio. Si ricorda lei, signor Presidente, quando il presidente dei mondiali di calcio, dell'organizzazione, era il presidente Montezemolo, come furono gestiti i nuovi stadi e come poi vennero finiti magari anche dopo ? E si ricorda che le stazioni ferroviarie non si sono mai neanche aperte, Pag. 70mentre furono spesi i soldi ? C’è stato di tutto e di più. Allora, visto che noi parliamo di cultura, visto che Montezemolo, che dice di essere un grandissimo imprenditore, ha sbagliato i mondiali di calcio del Novanta e ha fatto spendere un sacco di miliardi di lire in più rispetto a quello che era stato previsto, perché non vediamo invece di fare in modo che le cose possano funzionare meglio anche nel settore della cultura e facciamo in modo... adesso è scappato il Ministro: forse ha saputo che non farà più il Ministro...

  PRESIDENTE. Ma il Governo c’è. Proceda !

  GIANLUCA BUONANNO. Bene, c’è sempre il Governo: meno male, adesso sono più tranquillo. Dicevo, se è possibile fare in modo che in questi settori, dove alla fine – ripeto – ci sono già i soldi, non meritevoli di quello che è il nostro patrimonio, si spendano almeno correttamente: se qualcuna delle aziende sbaglia, è giusto che paghi.
  Poi anche le norme antimafia: io sono – come dicevo prima – un amministratore, ma tante volte le questioni che riguardano le convenzioni e tutte le autorizzazioni, sappiamo benissimo che purtroppo poi si aggirano in cento rivoli queste autorizzazioni, bisognerebbe effettivamente, a questo punto, coinvolgere magari anche la Commissione antimafia.
  A proposito, signor Presidente, anche se magari non le interessa quello che dico, perché non abbiamo ancora nominato la Commissione antimafia e diamo sempre la morale ? Anche lei dice che ci vuole la signora che serve, o che non deve esserci la signora perché la famiglia è tradizionale, o che bisogna fare uno spot diverso e che ci sono altre situazioni. Perché non interviene invece su una cosa importante e nominiamo la Commissione Antimafia che non è stata ancora costituita ?
  Abbiamo votato a febbraio, siamo a ottobre e questo Paese, che parla tanto e si riempie la bocca di mafia, che la mafia è un disastro, che c’è la camorra, la n'drangheta e la «sacra corona unita», oltre tutto il resto, e in questa Camera, come al Senato, non si è capaci di fare la Commissione antimafia (Applausi dei deputati dei gruppi Lega Nord e Autonomie e MoVimento 5 Stelle) ? Ma si rende conto che siamo veramente l'esatto contrario di quello che si dice ? Lei, signor Presidente, di cui ho tanta stima, perché non si dà da fare su questo ? Perché non impone di fare in modo che ci sia finalmente la Commissione antimafia e che il balletto della poltrona di chi deve fare il presidente della Commissione antimafia a noi non ce ne frega niente ! Noi vogliamo che esista la Commissione antimafia, che sia correttamente funzionante e, soprattutto, che chi ci va ovviamente non deve essere amico dei mafiosi (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie e di deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Marzana 1.3, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Hanno votato tutti ? No. Chi sta salendo ? Ottobre, Pizzolante... Bene.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  496   
   Votanti  494   
   Astenuti    2   
   Maggioranza  248   
    Hanno votato
 146    
    Hanno votato
no  348).    

  Passiamo all'emendamento Luigi Gallo 1.8. Chiedo ai presentatori se accedano all'invito al ritiro dell'emendamento Luigi Gallo 1.8, formulato dal relatore.

  LUIGI GALLO. Signora Presidente, abbiamo già denunciato come il MoVimento 5 Stelle disapprova l'istituzione di un nuovo apparato costituito dal direttore generale e dal vicedirettore. È un emendamento Pag. 71che è stato inserito al Senato, come hanno già ricordato i miei colleghi, per soddisfare l'appetito bipartisan di poltrone del Governo delle larghe intese (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
  Sostanzialmente, come detto, si duplicano le funzioni della soprintendenza speciale. Ricordo, una soprintendenza già speciale per Pompei e oggi arriva il superdirettore e il supervice. Al superdirettore vengono attribuite una serie di funzioni e di competenze che prevedono un eccessivo accentramento di potere, per non dimenticare la stazione appaltante, per 105 milioni di euro. Poiché la figura del direttore generale è di importanza determinante all'interno del grande progetto Pompei, intendiamo introdurre un ulteriore criterio con questo emendamento di revoca rafforzando, in tal modo, l'apparato sanzionatorio a suo carico. Nel caso in cui non rispetti i tempi previsti per la realizzazione delle opere previste dal cronoprogramma sarebbe revocato dal suo incarico. Nello specifico, se dopo 12 mesi dal suo insediamento non raggiungesse il 50 per cento degli obiettivi prefissati, si procede alla rimozione dell'incarico.
  Lo stesso emendamento è stato presentato al Senato e non è stato accolto. Per come si sta svolgendo ora l'Assemblea probabilmente non verrà accolto neanche qui alla Camera. Quindi, è chiaro che voi al Governo, i partiti della maggioranza, volete una struttura e un direttore inefficiente (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Luigi Gallo 1.8.
  Dichiaro aperta la votazione.

  GIANLUCA BUONANNO. Avevo chiesto di parlare.

  PRESIDENTE. Revoco l'indizione della votazione.
  Però, se mi fa cenno prima, magari... prego, onorevole Buonanno (Commenti).

  GIANLUCA BUONANNO. Signor Presidente, senta, scusi, mi può zittire l'Aula, per cortesia ?

  PRESIDENTE. Prego, lei sa difendersi da solo. Prosegua.

  GIANLUCA BUONANNO. E poi, scusi, non è colpa mia: se ho le braccia corte, cosa devo fare ? Mi devo mettere... non so, faccio così, signor Presidente (sale su una sedia)...

  PRESIDENTE. La prego, la prego !

  GIANLUCA BUONANNO. Se sono piccolo non sarà mica colpa mia !

  PRESIDENTE. Prego.

  GIANLUCA BUONANNO. Io ho alzato giusto, mi scusi. Però, è la terza volta che me lo dice (Commenti). Quando smettono posso parlare, signor Presidente. Posso ?

  PRESIDENTE. Prego ! Siamo in attesa.

  GIANLUCA BUONANNO. Lo so, scusi. Quando parlano gli altri e c’è brusio dice: «State in silenzio, per cortesia». Parlo io, e va bene tutto. Allora, parliamo come quando siamo al bar. Va bene...

  PRESIDENTE. Prosegua, prosegua !

  GIANLUCA BUONANNO. Va bene, signor Presidente, vedo che è sempre molto corretta. Allora, in questo caso, sottoscrivo appieno le parole del mio collega del MoVimento 5 Stelle, sono perfettamente d'accordo su quello che ha detto, ritengo giusto monitorare, oltre che essere contrario al fatto che ci sia un super-superdirettore e un super-supervicedirettore, eccetera, eccetera. E vogliamo anche noi monitorare ciò che fanno esattamente questi signori. Ribadisco – non c’è il Ministro e lo richiedo – voglio capire quanti soldi prenderanno questi signori, che stanno dietro la scrivania e che alla fine dovrebbero produrre dei risultati che io credo purtroppo non ci saranno, come Pag. 72non ci sono stati negli ultimi vent'anni, dopo di che, a questo punto, noi siamo favorevoli a questo emendamento.

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Luigi Gallo 1.8, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Nesi, D'Incà...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  495   
   Votanti  492   
   Astenuti    3   
   Maggioranza  247   
    Hanno votato
 148    
    Hanno votato
no  344).    

  Prendo atto che i presentatori dell'emendamento Buonanno 1.19 non accedono all'invito al ritiro formulato dal relatore.
  Passiamo dunque ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Buonanno 1.19, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Piepoli, Lotti, Segoni, Palma, Valente...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  490   
   Votanti  487   
   Astenuti    3   
   Maggioranza  244   
    Hanno votato
 115    
    Hanno votato
no  372).    

  Prendo atto che i presentatori dell'emendamento Buonanno 1.41 non accedono all'invito al ritiro formulato dal relatore.
  Passiamo dunque ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Buonanno 1.41, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Moretti, Latronico, Ascani, Manfredi, Malisani...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  496   
   Votanti  493   
   Astenuti    3   
   Maggioranza  247   
    Hanno votato
 115    
    Hanno votato
no  378).    

  Passiamo all'emendamento Vacca 1.9.
  Chiedo ai presentatori se accedano all'invito al ritiro, formulato dal relatore.

  GIANLUCA VACCA. Signora Presidente, questo emendamento è una sorta di clausola di salvaguardia, anche se sappiamo che le clausole di salvaguardia, di fronte alla cupidigia dei partiti, difficilmente sono funzionali, però noi ci proviamo, ci abbiamo provato.
  Praticamente, chiede che le personalità che dovrebbero fare parte della struttura di supporto al direttore generale del progetto provengano, ovviamente, dalla pubblica amministrazione e siano soggetti di elevata professionalità, di notoria indipendenza e comprovata esperienza. Anche questa sembra una norma di buonsenso, che in una situazione normale, probabilmente, poteva essere votata, ma sappiamo benissimo che adesso non verrà accolta (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Buonanno. Ne ha facoltà.

  GIANLUCA BUONANNO. Signor Presidente, ovviamente, anche in questo caso Pag. 73siamo concordi con i colleghi dei 5 Stelle. Non vorrei, però, che l'elevata professionalità... non avvenga poi come è successo proprio ieri a Messina, dove hanno arrestato due persone per la falsificazione del concorso dove il capo dell'università voleva fare entrare il figlio in aiuto con un collega. Allora, elevata professionalità certo che sì, e poi verificare esattamente anche i gradi di parentela, perché in questo Paese, alla fine, entra Tizio, e poi entra dalla finestra Caio, per poi entrare dalla cantina Sempronio.

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Vacca 1.9, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Folino, Fiano...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  492   
   Votanti  490   
   Astenuti    2   
   Maggioranza  246   
    Hanno votato
 143    
    Hanno votato
no  347).    

  Passiamo all'emendamento Buonanno 1.42. Prendo atto che i presentatori dell'emendamento Buonanno 1.42 non accedono all'invito al ritiro formulato dal relatore.
  Passiamo dunque ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Buonanno 1.42, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Bargero, Leva, Boccuzzi...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  487   
   Votanti  484   
   Astenuti    3   
   Maggioranza  243   
    Hanno votato
 116    
    Hanno votato
no  368).    

  Passiamo all'emendamento Buonanno 1.20. Prendo atto che i presentatori dell'emendamento Buonanno 1.20 non accedono all'invito al ritiro formulato dal relatore.
  Passiamo dunque ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Buonanno 1.20, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Folino, Rizzetto, Caso...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  493   
   Votanti  490   
   Astenuti    3   
   Maggioranza  246   
    Hanno votato
 118    
    Hanno votato
no  372).    

  Passiamo all'emendamento Buonanno 1.21. Prendo atto che i presentatori dell'emendamento Buonanno 1.21 non accedono all'invito al ritiro formulato dal relatore.
  Passiamo dunque ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Buonanno 1.21, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Carrescia, Paris, Cristian Iannuzzi, Raciti...
  Dichiaro chiusa la votazione.Pag. 74
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  490   
   Votanti  487   
   Astenuti    3   
   Maggioranza  244   
    Hanno votato
 116    
    Hanno votato
no  371).    

  PRESIDENTE. Passiamo all'emendamento Buonanno 1.22. Prendo atto che il presentatore dell'emendamento non accede all'invito al ritiro formulato dal relatore.
  Passiamo dunque ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Buonanno 1.22, con il parere contrario della Commissione e del Governo
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Lavagna, Locatelli, D'Attorre, Abrignani... ci siamo ?
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  495   
   Votanti  492   
   Astenuti    3   
   Maggioranza  247   
    Hanno votato
 117    
    Hanno votato
no  375).    

  Passiamo all'emendamento Brescia 1.10. Chiedo al presentatore se acceda all'invito al ritiro formulato dal relatore.

  GIUSEPPE BRESCIA. Signor Presidente, non accolgo l'invito e vorrei spendere due parole.

  PRESIDENTE. Prego, ha facoltà di parlare.

  GIUSEPPE BRESCIA. Questo emendamento parla di trasparenza e voi tutti sapete quanto noi ci teniamo alla trasparenza (Commenti).

  PRESIDENTE. Colleghi, per favore !

  GIUSEPPE BRESCIA. Grazie, Presidente. Noi ci teniamo molto alla trasparenza e lo dimostriamo (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle), perché vorremmo vedere, in tutte le Commissioni, lavori pubblici, perché se fossero pubblici i lavori delle Commissioni, le porcate che succedono nelle Commissioni quando si discutono i decreti, non accadrebbero (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) !

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Brescia 1.10, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Gagnarli... ha votato. Luigi Gallo, Oliverio, Giachetti sta andando... hanno votato tutti ? Frusone...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  491   
   Votanti  488   
   Astenuti    3   
   Maggioranza  245   
    Hanno votato
 143    
    Hanno votato
no  345).    

  Passiamo all'emendamento Buonanno 1.23. Prendo atto che il presentatore dell'emendamento non accede all'invito al ritiro formulato dal relatore.
  Passiamo dunque ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Buonanno 1.23, con il parere contrario della Commissione e del Governo
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Colonnese, Folino, Ferraresi... hanno votato tutti i colleghi ?
  Dichiaro chiusa la votazione.Pag. 75
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  487   
   Votanti  386   
   Astenuti  101   
   Maggioranza  194   
    Hanno votato
  19    
    Hanno votato
no  367).    

  Passiamo all'emendamento Chimienti 1.12. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Chimienti. Ne ha facoltà.

  SILVIA CHIMIENTI. Signora Presidente, ogni anno visitano Pompei circa due milioni e mezzo di turisti da tutto il mondo. Pompei è un sito unico al mondo, un gioiello, una testimonianza talmente preziosa che meriterebbe non soltanto la manutenzione ordinaria, ma una cura e un'attenzione scrupolosissime e tali da renderla il vanto, il fiore all'occhiello dell'intero patrimonio culturale italiano.
  Nel 79 d.C. un'eruzione del Vesuvio fermò il tempo di questa città romana, la congelò in un attimo eterno e grazie a quella che fu una sciagura, una catastrofe, oggi possiamo conoscere a fondo anche gli aspetti della civiltà materiale, le abitudini e la quotidianità della società romana del I secolo d.C. I problemi di Pompei non risiedono solo nella mancanza di risorse, nell'incuria a cui la si è abbandonata negli ultimi decenni, ma anche e soprattutto nella carenza di personale destinato alla custodia ed alla sorveglianza delle aree del sito. Tra il personale dei siti archeologici della soprintendenza vi è una palese sperequazione di carico di lavoro. Se siti come Boscoreale o Stabia, appare poco più grandi di 9.000 metri quadrati, pur registrando pochi visitatori al giorno contano nove custodi in servizio, gli scavi di Pompei dispongono di una media di solo 28 custodi in servizio, che devono garantire la sicurezza di un bene archeologico esteso su oltre 780.000 metri quadrati e che devono far fronte ad una media di 12.000 turisti al giorno.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE LUIGI DI MAIO (ore 19)

  SILVIA CHIMIENTI. Passeggiando fra le insule di Pompei, quindi, i turisti provenienti da ogni angolo del mondo si imbattono continuamente in cancelli, catene, lucchetti, vie sbarrate: circa 50 tra gli edifici più belli sono chiusi in via permanente al pubblico perché inagibili, perché in attesa di restauro o per insufficienza di personale di vigilanza. Le aree sbarrate sono talmente tante che ormai buona parte degli scavi si può apprezzare soltanto attraverso le guide cartacee che si trovano sulle bancarelle. La lista delle domus agibili ma chiuse da anni per mancanza di personale è molto lunga. Solo per fare qualche esempio, non è possibile accedere alla casa di Castore e Polluce, alla casa dei quattro stili, alla casa di Meleagro, alla villa di Diomede, alle terme suburbane, alla caserma dei gladiatori. La casa dei vettii, poi, che con i suoi affreschi in quarto stile rappresenta uno dei massimi esempi dell'arte romana, è chiusa da oltre 11 anni. Molte tra quelle chiuse sono proprio le domus più preziose di Pompei e al loro interno si conservano dipinti di inestimabile valore, che non solo vengono celati al pubblico, ma che sono anche inevitabilmente destinati al degrado.
  Per questi motivi, con questo emendamento chiediamo che il piano per Pompei preveda anche una seria programmazione di nuove assunzioni di personale di sicurezza, che garantisca quanto meno l'apertura delle case tuttora agibili, in attesa del restauro di quelle inagibili, che ci auguriamo verrà realizzato il più presto possibile (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Buonanno. Ne ha facoltà.

  GIANLUCA BUONANNO. Signor Presidente, bentornato. Per la prima volta dall'inizio dell'esame del provvedimento noi non siamo d'accordo su quello che propone il gruppo del MoVimento 5 Stelle. Pag. 76Infatti, se sotto l'aspetto della logica del discorso ha un senso dire che dobbiamo avere il personale per poter far funzionare meglio Pompei, perché ci sono tante zone dove è chiuso l'accesso al pubblico, dove ci sono delle cose da sistemare e via dicendo, noi siamo contrari perché noi diciamo: facciamo lavorare quelli che già ci sono. Vorremmo sapere dal signor Ministro quanta gente «lavora» a Pompei, cioè quanta gente paghiamo per stare a Pompei – così forse è detta meglio –, quanta gente sta lì a Pompei, quanta gente manteniamo a Pompei, quanta gente sta in mutua a Pompei, quanta gente si dà da fare per Pompei ? Dopodiché lei, signor Ministro, domani mattina se viene in Aula – o magari mi telefona, faccia come crede – mi dice: a Pompei ci sono 10 persone in mutua, 4 persone che hanno un'unghia incarnita e non vengono a lavorare, altri invece che hanno mal di testa. Quindi noi vorremmo sapere queste cose, perché altrimenti non si spiega perché, con tutti i soldi che diamo a questo sito così importante, non riusciamo a fare le cose più elementari.
  Ribadisco: prima di chiamare anche altra gente, chiami l'accalappiacani. Ma a Pompei e nelle zone limitrofe c’è qualcuno che può eseguire quello che deve fare un sindaco per legge ? Perché al Sud – e io ci vado tutti gli anni in ferie al Sud – i cani sono sempre in giro randagi e sono dentro anche a Pompei. I sindaci del Nord si devono adeguare e cercano di fare in modo che i cani stiano al loro posto, vengano presi e messi al canile e se qualcuno dei proprietari sbaglia viene multato e a questo punto paga anche la sanzione. Al Sud invece i cani vanno in giro come cavolo vogliono, compreso nel sito così importante di Pompei. Le chiedo, signor Ministro: si può anche adeguare ai sindaci della zona, per fare in modo che facciano quello che nel resto del Paese è la normalità ?
  Oppure al Sud, come al solito, la normalità non esiste perché tutto è anormale e chiedono sempre soldi perché mancano i soldi, manca il personale e manca tutto ? Vogliamo, invece, avere un personale più efficiente ? Lei, signor Ministro, per avere la nostra fiducia, faccia in modo che quello che le ho detto adesso venga attuato già da domani mattina e io le voterò a favore.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Buttiglione. Ne ha facoltà.

  ROCCO BUTTIGLIONE. Signor Presidente, io mi pongo una domanda: il problema di Pompei è avere più custodi ? Forse no. Il problema di Pompei è un problema di personale ? Forse no o forse sì. Il problema di Pompei è prima di tutto un problema di regole, e in questo provvedimento io rendo atto al Ministro di un tentativo di creare strutture che possono ridefinire le regole. Il primo problema di Pompei è che non riescono a spendere i soldi, come in generale nel sistema dei beni pubblici in Italia. La capacità di spesa del Ministero è alquanto ridotta. E perché non siamo in grado di spendere i soldi ? Perché abbiamo carenze di personale. Non accanitevi contro il direttore o il vicedirettore, può darsi che ci sia una spartizione. Ma il problema di avere della gente che sa fare gli appalti è un problema vero, è il problema, il problema fondamentale della gestione del nostro patrimonio culturale. Avere gente che sa fare gli appalti, che non è facile, perché la normativa degli appalti è una normativa che è fatta non considerando la specificità della difesa del patrimonio culturale. Non è la stessa cosa fare un appalto per fare un grattacielo a Milano e fare un appalto per rimettere a posto una pietra a Pompei. Hai bisogno di persone con competenze specifiche. E il tema del massimo ribasso o i meccanismi dell'appalto usuale fanno fatica a funzionare. E questo è un problema che noi dovremmo cercare di risolvere anche con l'Unione europea, ponendo la questione dell'eccezione culturale, che gli appalti per i beni culturali si fanno in un modo diverso dagli appalti normali.
  E poi dobbiamo vedere anche un'altra questione. Noi abbiamo un problema drammatico di qualificazione del personale. Pag. 77Abbiamo archeologi bravissimi, che non sanno fare gli appalti, e amministrativi bravissimi che sanno fare gli appalti, ma non capiscono di che cosa si tratta quando si va a fare l'appalto di Pompei. Allora c’è il problema, da un lato di assumere personale nuovo che sia formato secondo caratteristiche diverse, e, dall'altro, di creare delle équipe le quali mettano assieme in modo equilibrato competenze di un tipo e competenze dell'altro. Se non partiamo da lì, a Pompei possiamo dare tutti i soldi che vogliamo, non serviranno a nulla perché non saranno spesi.
  E poi c’è un problema normativo che riguarda i rapporti sindacali. Ventotto custodi sono pochi o tanti ? Il problema non è se sono pochi o tanti, ma è: i custodi in più che mi servono dove li posso prendere ? Esiste la possibilità di portare della gente da altri settori della pubblica amministrazione lì dentro in modo che lo Stato non spenda di più, ma abbia più custodi ? È un problema di relazioni sindacali. È un problema di relazioni sindacali a Pompei trattare per poter lavorare con le cooperative, con le iniziative che emergono sul territorio. Mica si può gestire il patrimonio culturale italiano soltanto in modo burocratico. Devi dialogare con il territorio, ma lo puoi fare ?
  Ecco, io vorrei che parlassimo di più di questi problemi e meno in modo ossessivo del fatto se avere una struttura in più burocratica è così dannoso. Abbiamo bisogno di una struttura perché se non facciamo gli appalti, se non impariamo a fare gli appalti, non andremo da nessuna parte. Poi non voglio intervenire se la struttura così come delineata sia fatta bene o fatta male. Ho qualche riserva, ma apprezzo lo sforzo che è stato fatto per affrontare il problema (Applausi dei deputati del gruppo Scelta Civica per l'Italia).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Luigi Gallo. Ne ha facoltà.

  LUIGI GALLO. Signor Presidente, accetto l'invito di Buttiglione di affrontare questo tema nel merito, perché noi ci siamo stati a parlare con il soprintendente di Pompei e sul tema degli appalti sono stati già definiti dei protocolli con la procura, dei protocolli adeguati contro le infiltrazioni camorristiche. Quindi, c’è un lavoro già avviato e noi con questa nuova struttura mettiamo di nuovo un punto zero da cui dover ripartire. Per quanto magari qualcuno dice che è una struttura più snella, ma comunque non si potrà fare a meno di interfacciarsi con gli organi con cui già il soprintendente si è interfacciato e, quindi, duplichiamo un lavoro senza un motivo (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Simone Valente. Ne ha facoltà.

  SIMONE VALENTE. Signor Presidente, per specificare che le nostre proposte vanno in parte nella direzione che auspicava l'onorevole Buttiglione, ovvero la nostra proposta era quella di usare la stazione unica appaltante che è quella che forse garantirebbe la massima trasparenza e impedirebbe le infiltrazioni mafiose. Allora noi diciamo perché, invece, di usare la stazione unica appaltante conferiamo al direttore generale il potere di essere stazione appaltante ?
  Un altro aspetto è quella delle tempistiche che sono determinate dal codice dei contratti e quindi su queste poco si può influire. Però, riguardo agli appalti, mi domando anche come mai a Pompei sono stati fatti appalti con il metodo del massimo ribasso al 54 per cento, al 55 per cento. Mi domando questo, ed è questo che ci dobbiamo domandare e andarlo a chiedere in Europa soprattutto (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Chimienti 1.12, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

Pag. 78

  Murer... Giorgis...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  480   
   Votanti  477   
   Astenuti    3   
   Maggioranza  239   
    Hanno votato  126    
    Hanno votato no  351    

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  (La deputata Rotta ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto contrario).

  Chiedo ai presentatori se accedano all'invito al ritiro dell'emendamento Marzana 1.48, formulato dal relatore.

  MARIA MARZANA. Signor Presidente, non accedo all'invito al ritiro e chiedo di parlare per dichiarazione di voto.

  PRESIDENTE. Prego, ne ha facoltà.

  MARIA MARZANA. L'oggetto di questo emendamento consiste nelle priorità. Sappiamo bene che questo Governo e questa maggioranza hanno una visione diversa rispetto alle priorità per il nostro Paese. Un esempio per intenderci: la spesa per gli F-35 è una priorità mentre i posti di lavoro possono pure aspettare (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
  Nello specifico in questo emendamento proponiamo una scala di priorità diversa per quanto riguarda gli interventi da effettuare nell'area archeologica. Riteniamo che si dovrebbe procedere anzitutto alla manutenzione ordinaria e straordinaria delle aree archeologiche di Pompei, Ercolano e Torre Annunziata. Successivamente sarebbe necessario intervenire sulle infrastrutture per migliorare le vie d'accesso ai siti archeologici e permettere un'agevole fruizione da parte dei visitatori. Infine riteniamo necessario e opportuno effettuare interventi di riqualificazione urbana dove si trovano i siti.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Simone Valente. Ne ha facoltà.

  SIMONE VALENTE. Signor Presidente, solo per spiegare l'ordine delle priorità e perché abbiamo messo al primo posto la manutenzione ordinaria. Pensiamo che questo sia uno dei problemi principali di Pompei e che in passato forse la manutenzione ordinaria veniva fatta e veniva fatta anche bene con personale specializzato. Sempre nella nostra visita che abbiamo fatto a Pompei ci è stato raccontato da chi il luogo l'ha vissuto negli anni passati che, una volta, quando un sito presentava dei pericoli di crollo o semplicemente magari erbacce da togliere, i vigilanti avvisavano le squadre specializzate perché intervenissero ed ecco che queste squadre specializzate si muovevano da una parte all'altra di Pompei e potevano intervenire facendo interventi magari su impianti elettrici, di falegnameria o comunque specializzati.
  Forse, questa sarebbe l'ottica in cui bisognerebbe intervenire per la manutenzione ordinaria e straordinaria del sito di Pompei (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Sannicandro. Ne ha facoltà.

  ARCANGELO SANNICANDRO. Signor Presidente, intervengo su una questione, che è la seguente. Non so se noi ci stiamo rendendo conto che, con tutte le buone intenzioni, sostanzialmente, noi stiamo definendo quale dovrebbe essere la gestione del cosiddetto piano strategico. Da parecchi anni, soprattutto in relazione ad alcuni eventi, diciamo così, discutibili, sia sul piano dell'etica pubblica, sia sul piano della gestione delle risorse degli appalti, è nata la tendenza a disciplinare addirittura, come in questo caso, per legge quello che dovrebbe fare un manager – chiamiamolo in questa maniera –, un manager pubblico. Vi è una profonda contraddizione in Pag. 79termini in questo. Badate, prima che la legge, c’è il buon senso che dovrebbe ispirare le azioni di un amministratore pubblico. Faccio un esempio pratico.
  La famosa legge Merloni, che fu varata dopo Tangentopoli per mettere ordine nel settore degli appalti dei lavori pubblici, disciplinava e disciplina ancora nientepopodimeno che la scala delle priorità che gli enti pubblici – i comuni, per esempio – dovrebbero osservare quando fanno il piano per le opere pubbliche. Cosa dice quella legge ? Appunto, che quando si progetta un'opera pubblica, bisognerebbe innanzitutto vedere la sostenibilità, anche economica, per il dopo dell'opera pubblica. Se andate a leggere la Merloni – non voglio andare per le lunghe –, voi vedrete che, sostanzialmente, è tradotto in legge quello che fa ogni buon padre di famiglia. Quando si acquista un'autovettura in famiglia, normalmente, uno che fa ? Mette in conto il costo dell'autovettura, il costo dell'uso dell'autovettura, quanto costa l'assicurazione, quanto costerà eventualmente ripararla, e così discutendo.
  Migliaia di amministratori di buon senso, in Italia, senza bisogno delle leggi – parlo dei sindaci, praticamente, che io ho conosciuto –, quando progettano un'opera pubblica devono e hanno nella loro esperienza calcolato bene quello che andavano a fare. Perché non si tratta soltanto di costruire la palestra: poi, bisogna mettere in bilancio una somma a tale che, nel tempo, ti possa garantire anche la manutenzione della palestra, della scuola media, della scuola elementare, di quello che sia. Ripeto: non c’è bisogno della legge. Poi, arriva la Merloni, la quale dice o, meglio, pretende di condurre mano a mano l'amministratore per quello che dovrebbe fare.
  È evidente che quelle norme furono stabilite per fronteggiare la corruzione che Tangentopoli aveva evidenziato, però, alla fine, non c’è disciplina che tenga se la classe politica o amministrativa di un Paese ha perso il senso della cosa pubblica, l'etica pubblica, perché qualunque legge, per quanto stringente, può essere aggirata. Faccio un esempio pratico.
  Quando con la famosa legge Merloni si diceva che non si poteva fare il subappalto nelle opere pubbliche o, meglio, che si poteva fare, ma in una certa misura, che si potevano fare subappalti solo se preannunciati al momento della partecipazione e solo se il bando lo prevedeva – io lo ricordo perché, all'epoca, ero pubblico amministratore –, cosa si inventarono gli imprenditori ? Si inventarono il nolo a freddo e il nolo a caldo. Dovevi fare il movimento terra ? Un subappalto per il movimento terra, escavazione delle fondazioni, eccetera ? Si inventarono il nolo a caldo e il nolo a freddo: praticamente, quando prendevi in appalto l'escavatore era un nolo a freddo, se prendevi in appalto l'escavazione, cioè l'escavatore più l'escavatorista, si chiamava nolo a caldo. Praticamente, c’è sempre il tentativo da parte di qualcuno di corrompere qualcun altro e di aggirare le norme.
  Ciò ha indotto spesso i pubblici amministratori, i legislatori in questo caso, ad inventarsi una serie di paletti, di catene, di misure restrittive che poi, alla fine, che cosa producono ? Producono, innanzitutto, la possibilità di un enorme contenzioso, perché quante più norme noi qui facciamo e quanto più generiche le facciamo, come stiamo sperimentando con questi emendamenti, stasera, tanto più aumentano i passaggi burocratici...

  PRESIDENTE. Deputato Sannicandro, concluda.

  ARCANGELO SANNICANDRO. Concludo, signor Presidente, un secondo soltanto. Aggiungo che se noi parliamo qui, nell'emendamento in questione, di piano strategico poi, alla fine, non possiamo ridurre questo stratega ad un mero esecutore d'ordine del Parlamento italiano. Concludo così, ma spero che ci siamo capiti.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Buonanno. Ne ha facoltà.

  GIANLUCA BUONANNO. Non sono già intervenuto, vero ?

Pag. 80

  PRESIDENTE. No, prego, vada avanti. Ha facoltà di parlare.

  GIANLUCA BUONANNO. Mi ha confuso le idee. Io avevo le idee chiare, dopo l'intervento del collega di Sinistra Ecologia Libertà ce le ho un po’ confuse, adesso, sul fatto di come viene gestito l'ambito pubblico. Siccome lo faccio da vent'anni mi ha confuso le idee, cerco di rimetterle in quadro. Forse lei dovrà fare un corso accelerato di che cosa succede nell'ambito pubblico.

  ARCANGELO SANNICANDRO. Io l'ho fatto per 35 anni !

  PRESIDENTE. Deputato Sannicandro, per favore.

  GIANLUCA BUONANNO. In merito a questo emendamento, noi voteremo «no» perché crediamo, così come ha detto l'onorevole Buttiglione precedentemente, il Ministro si era assentato un attimo, che sì, sarà colpa di Tizio, Caio o Sempronio ma quello che conta è che ognuno sappia cosa deve fare e ci devono essere dei corsi di formazione, se non ricordo male. Siccome Buttiglione ha fatto pure il Ministro dei beni e delle attività culturali, mi chiedo se lui l'ha fatta questa cosa quando ha fatto il Ministro, perché va bene fare corsi accelerati per chi deve lavorare però, secondo noi, bisogna anche fare corsi accelerati non su cosa devi fare, ma perché lo devi fare; ci vorrebbero degli ettolitri di olio di gomito per fare determinate cose, perché al di là di dire che cosa bisogna fare poi bisogna lavorare ! Questa è una delle cose basilari che in certe parti del Paese, come il Meridione, molto spesso non capita: bisogna avere voglia di lavorare e di produrre perché non c’è sempre Pantalone che paga gli stipendi, non c’è sempre Pantalone che deve riparare alle mancanze di chi, in certe parti del Paese, aspetta sempre che arrivi qualcun altro a risolvergli il problema.
  Allora, signor Ministro, siccome Pompei – ho guardato – ha venticinquemila e 600 abitanti, non mi sembra così complicato per il sindaco di Pompei – ho letto che è di centrosinistra – cercare di fare determinate cose ! Allora, signor Ministro, le propongo, prima di andare a sviscerare ulteriormente la questione, ma perché non lo convoca un po’ qua il sindaco di Pompei e vediamo un attimino che cosa fa questo sindaco con la sua amministrazione, come si comporta per tutelare un patrimonio così importante, se è a stretto contatto col suo Ministero ? Se lui ha un programma di interventi su Pompei, perché il sindaco non riesce, ad esempio, a intervenire su un sito così importante ?
  Queste sono domande semplici da fare; credo che con un Ministro come lei, attento a quello che è il patrimonio del nostro Paese, ci sia la possibilità di vedere esattamente quali possono essere anche dei suggerimenti da chi sta sul posto oppure di sapere perché il sindaco di Pompei, al momento, non è riuscito a fare quello che magari avrebbe intenzione di fare o quello che, magari, non ci ha pensato e magari lei, signor Ministro, gli può consigliare. Infatti, è facile dire sempre bisogna fare qui, bisogna fare là, ma come ho già detto stamattina e come ho ribadito oggi, lei può fare delle cose senza soldi e cioè può snellire i procedimenti, farli talmente semplici che si possono attuare velocemente, senza chiamare né commissari né direttori e così via, ma fare...

  PRESIDENTE. Deputati, facciamo esprimere il deputato Buonanno. Prego deputato, vada avanti.

  GIANLUCA BUONANNO. Sinceramente, smetto di parlare, perché mi sembra di stare al bar, cioè non riesco a parlare...

  PRESIDENTE. La ringrazio.

  GIANLUCA BUONANNO. No, grazie niente. Mi scusi, ma lei mi deve tutelare, non è che deve dire grazie.

  PRESIDENTE. Deputato, se lei mi dice che vuole smettere di parlare...

Pag. 81

  GIANLUCA BUONANNO. No, io voglio parlare, ma c’è un brusio che non riesco a parlare !

  PRESIDENTE. Prego, ho già richiamato i deputati. Ha ancora un minuto.

  GIANLUCA BUONANNO. Benissimo. Allora, stavo dicendo, a lei, signor Presidente, e al Ministro competente, di fare in modo, invece di stare qua a disquisire su una questione che dura ormai da decenni, che vi siano degli interventi molto semplici e immediati. E soprattutto, prima di mandare i soldi in quei siti, di guardare che cosa è stato fatto e dove sono andati a finire questi soldi. Ribadisco per l'ennesima volta, anche se sarò noioso: facciamo lavorare i dipendenti che ci sono e facciamo in modo che a Pompei i dipendenti facciano il proprio dovere, perché se non fanno il proprio dovere, invece di mantenerli, li mandiamo a casa !

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Franco Bordo. Ne ha facoltà.

  FRANCO BORDO. Signor Presidente, mi rivolgo a lei, visto che il deputato Buonanno ha rivolto parecchie domande oggi alla Presidenza della Camera. Anch'io ne rivolgo un paio: se il deputato Buonanno è lo stesso che è il sindaco di Varallo e che con una lista civetta o direi truffa, denominata «Buonanno sindaco», presso il comune di Borgosesia, ha captato i voti e poi si è fatto eleggere vicesindaco, per cui ha mantenuto per un certo periodo tre poltrone, quella di deputato, quella di sindaco di Varallo e quella di vicesindaco di Borgosesia (Commenti dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie) !

  PRESIDENTE. Chiedo scusa, spero che l'argomentazione sia in linea con... perché ha ancora 10 secondi.

  FRANCO BORDO. Poi, a Sacro Monte, è lo stesso che presso il museo di Sacro Monte ha definito i tecnici del Ministero dei beni culturali tutti comunisti. È lo stesso che aveva una direttrice a lui non gradita...

  PRESIDENTE. Ha esaurito il tempo.

  FRANCO BORDO. ... Per cui ha nominato Vittorio Sgarbi come controdirettore; è lo stesso che ha chiesto un commissario straordinario alla regione Piemonte...

  PRESIDENTE. Mi dispiace, ma devo toglierle la parola, ha finito il tempo.
  Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Marzana 1.48, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Bargero, Fraccaro, Nuti, Businarolo, Simone Valente, Causi, Misuraca, Moretti...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  484   
   Votanti  454   
   Astenuti   30   
   Maggioranza  228   
    Hanno votato  98    
    Hanno votato no  356.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  Passiamo alla votazione dell'emendamento Buonanno 1.43, penultimo emendamento che esamineremo, perché da accordi intercorsi tra i gruppi alle 19,30 sospenderemo la seduta.
  Prendo atto che i presentatori dell'emendamento non accedono all'invito al ritiro formulato dal relatore.
  Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Buonanno 1.43, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Carnevali, Manzi, Pilozzi, Fossati...Pag. 82
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  487   
   Votanti  484   
   Astenuti    3   
   Maggioranza  243   
    Hanno votato  21   
    Hanno votato no  463.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  Passiamo all'emendamento Buonanno 1.24, su cui vi è un invito al ritiro o altrimenti il parere è contrario.
  Prendo atto che i presentatori non lo ritirano.
  Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Buonanno 1.24, con il parere contrario della Commissione e del Governo,
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Mosca, Di Benedetto, Santerini, Grillo...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  488   
   Votanti  484   
   Astenuti    4   
   Maggioranza  243   
    Hanno votato  117    
    Hanno votato no  367.

  La Camera respinge (Vedi Votazioni).

  Anche per venire incontro alle esigenze prospettate da vari gruppi, interrompiamo a questo punto l'esame del provvedimento, che riprenderà nella seduta di domani alle ore 10,30.

Sull'ordine dei lavori e per la risposta a strumenti del sindacato ispettivo.

  MARTINA NARDI. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà. Colleghi, vi invito a lasciare l'Aula in silenzio, grazie. Prego, deputata Nardi.

  MARTINA NARDI. Signor Presidente, vorrei informare l'Aula che domenica la mia terra, la città di Massa, è stata colpita da una gravissima tromba d'aria che ha aggravato una situazione che già presentava gravissime condizioni dopo l'alluvione dell'anno scorso. La tromba d'aria ha causato gravi danni soprattutto alle strutture pubbliche, perché in quel tratto di lungomare della Versilia sono presenti strutture pubbliche, come la scuola alberghiera, una delle scuole di eccellenza che da tutta Italia, grazie al suo convitto, ospita centinaia e centinaia di ragazzi. Oggi questa scuola è senza il tetto, oggi questi ragazzi, e per molti giorni a venire, non potranno frequentare questo prestigioso istituto. Così come tanti, centinaia, ragazzi non potranno andare a fare ippoterapia per bambini disabili visto che sono state spazzate via tutte le stalle di una struttura comunale importante che svolge un ruolo significativo dal punto di vista proprio della socialità, della disabilità. Così come centinaia di bambini non potranno più andare nelle prossime settimane a giocare nei campi sportivi che sono stati sostanzialmente devastati.
  Oggi questa città, e lo fa attraverso la mia persona in questa Aula, lancia un grido di dolore al Governo perché intervenga; è stato chiesto lo stato di emergenza, noi ci auguriamo, tutti i cittadini di Massa, ma direi della Versilia, dei comuni vicini che anch'essi sono stati parzialmente danneggiati, che possa arrivare una risposta il prima possibile dal Governo.

  DONATELLA AGOSTINELLI. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  DONATELLA AGOSTINELLI. Signor Presidente, intervengo per rispondere ad un articolo che qualche tempo fa è apparso su un quotidiano delle Marche: Il Resto del Carlino. L'articolo si intitola: «La regione ha tradito i patti. Chiederemo i danni». Parla Mario Pesaresi della Viridis Energia.Pag. 83
  Allora, chi è Mario Pesaresi della Viridis Energia ? È uno degli imprenditori più noti della regione Marche, socio al 50 per cento della Viridis Energia, una società che ha realizzato molteplici impianti a biomasse e a biogas nella regione. Allora, io vorrei sottolineare, e mi rivolgo indirettamente al Presidente della regione Marche, il Presidente Spacca, perché è stata dichiarata parzialmente incostituzionale la legge regionale in base alla quale sono stati autorizzati gli impianti senza valutazione di impatto ambientale, perché si teneva conto soltanto della taglia di questi impianti senza tener conto, invece, delle direttive comunitarie.
  Ora questa legge è stata dichiarata parzialmente incostituzionale; nonostante questo c’è chi ancora insiste sulla bontà di questi impianti, di queste centrali a biomasse.
  Ora noi vorremmo dire, siccome nessuno è intervenuto per smentire il titolo – ovvero si parla di patti tra questo imprenditore e la regione Marche – noi vorremmo sapere in che cosa consistono questi patti perché l'unico patto possibile è quello tra il presidente, la regione e i suoi cittadini, non tra presidente della regione e possibili imprenditori delle biomasse e biogas.
  Quindi noi vorremmo che qualcuno intervenisse per smentire questo titolo e in secondo luogo, siccome si parla di un'eventuale richiesta di risarcimento danni da parte di questo imprenditore, vorremmo dire che i danni li chiederanno i cittadini, e vorremmo dire anche un'altra cosa, che se prima, caro presidente Spacca, lei non ha receduto dalla sua volontà perché pensava forse ad una sconfitta di carattere politico, a questo punto ormai la sconfitta è di tutti i cittadini, soprattutto delle tasche dei cittadini, perché se paga la regione, in realtà pagano i cittadini della regione medesima (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di intervenire il deputato Ottobre, non è presente in Aula, si intende che vi abbia rinunciato.

  GIANNI MELILLA. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  GIANNI MELILLA. Signor Presidente, ho chiesto di intervenire per sollecitare una risposta a due interrogazioni che ho presentato riguardanti la chiusura di due cementifici in provincia di Pescara, per l'esattezza a Pescara e a Scafa. Sono centinaia i lavoratori coinvolti, tra l'altro gli innegabili problemi ambientali derivanti da questi due cementifici, che ne consigliano la delocalizzazione, non devono essere pagati dai lavoratori e dalle loro famiglie. Per questo ho chiesto al Ministro dello sviluppo economico di convocare le parti sociali e in questo senso ci sono stati già dei primi incontri per trovare delle soluzioni condivise con i sindacati, in grado di tutelare l'occupazione e di affrontare la grave crisi industriale che da anni attraversa la Val Pescara.

  LUCA FRUSONE. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  LUCA FRUSONE. Signor Presidente, oggi è il primo ottobre, entro il 30 settembre dovevamo votare per il rifinanziamento delle missioni all'estero, ad oggi i nostri militari sono lì, senza copertura economica e politica. Si parla di quasi 1 miliardo di euro per nove mesi, si parla di soldati che mettono a rischio la loro vita. Noi siamo indignati di come questo Governo abbia trattato la materia (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle); noi siamo indignati di fronte alla superficialità e all'incapacità di questo Governo, troppo preso dai guai di un condannato che sta affossando poco alla volta questo Paese, troppo preso a sopravvivere, a barcamenarsi tra improbabili maggioranze.
  Noi, all'insediamento dei Ministri, chiedemmo a gran voce una legge quadro per le missioni all'estero, proprio per innanzitutto risparmiare dei soldi per quanto riguarda queste missioni e per tutelare la vita dei nostri soldati, ma questo è il Pag. 84risultato di tutta questa assurda faccenda; noi veramente non abbiamo parole per dimostrare tutta la nostra indignazione e veramente non siamo in grado di far capire l'incapacità che abbiamo di fronte (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PAOLO PARENTELA. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  PAOLO PARENTELA. Signor Presidente, colleghi deputati, è passato soltanto qualche mese da quando presentai un'interrogazione affinché si facesse chiarezza sulla situazione vergognosa in cui versa la sanità calabrese. Oggi raccogliamo...

  PRESIDENTE. Deputati ! Deputati ! Prego...sta intervenendo il deputato Parentela, penso che sia del suo gruppo.

  PAOLO PARENTELA. Ripeto daccapo, se posso recuperare con il tempo, perché c’è stato...

  PRESIDENTE. Come vuole, le abbiamo bloccato il timer, quindi non credo sia il caso di cominciare daccapo, continui.

  PAOLO PARENTELA. Oggi raccogliamo i frutti dell'indifferenza con la chiusura della Fondazione Campanella, situata a Catanzaro, dove molti malati terminali verranno abbandonati per mancanza di fondi e di farmaci. Così come, per non poter far fronte al pagamento degli stipendi, verranno lasciati a spasso i suoi dipendenti. Eppure, per ben due interventi, il Tavolo Massicci ha messo con le spalle al muro Giuseppe Scopelliti, presidente della regione Calabria e commissario ad acta per la sanità calabrese, chiedendo di far chiarezza sulla posizione della Fondazione, intimando una soluzione immediata.
  Di contro, Scopelliti ha condotto una ridicola, quanto dispendiosa e disperata, campagna pubblicitaria, definendo eccellenti le condizioni della sanità regionale, celando gli illeciti che, nel frattempo, venivano perpetrati a danno della cittadinanza tutta, a partire dalle assunzioni illegittime, per il blocco del turnover.
  Riservandomi di presentare un'ulteriore interrogazione in merito, chiedo che, nel frattempo, si prenda atto dell'assoluta incapacità di far fronte ad una questione tanto delicata qual è la sanità calabrese, da parte di Scopelliti e, di conseguenza, si adottino tutte le misure necessarie affinché venga rimosso dal suo incarico.
  Quello che auspico di tutto cuore è che non sia troppo tardi per ripristinare la già citata Fondazione Campanella, risucchiata nel buco nero della confusione istituzionale della politica targata Scopelliti che, prima di oggi, era un eccellente polo oncologico, fiore all'occhiello non solo di Catanzaro, ma di tutta la regione Calabria (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  EMANUELA CORDA. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  EMANUELA CORDA. Signor Presidente, oggi vorrei ricordare che è il compleanno di Stefano Cucchi. Stefano Cucchi ha perso la vita nell'ospedale di un carcere, nel silenzio e nell'abbandono totale, nell'abbandono di uno Stato, senza l'affetto dei suoi cari. Questo è gravissimo, perché significa che questo Stato non protegge i nostri ragazzi.
  Purtroppo, noi abbiamo a che fare con un Paese che lascia a piede libero dei condannati per frode fiscale e dei corrotti, che hanno portato vergogna in questo Paese, condannati per associazione esterna. Scusate, perdonatemi, ma sono commossa perché, quando parlo di queste vite, di queste vite abbandonate mi si stringe il cuore. Vi chiedo veramente di capire (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
  Vorrei, insieme a Stefano Cucchi, ricordare anche un'altra persona, che è stata letteralmente dimenticata, lontano dal suo Paese e dai suoi cari. Il suo nome Pag. 85è Enrico Forti, detto Chico, da dodici anni in galera in Florida per un delitto che, molto probabilmente, non ha mai commesso e un processo con molte ombre. Io chiedo pubblicamente in questa sede al Ministro Bonino di intervenire su questo caso. Verità, dunque, per Chico Forti e per tutte le persone abbandonate nelle patrie galere vergognose di questo Paese (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) !

  ETTORE ROSATO. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  ETTORE ROSATO. Signor Presidente, per un appello a lei, che ho già fatto in altre sedi, ma che ribadisco qui. Oggi, in sede di Commissione Cultura, durante i lavori della Commissione che esaminavano i regolamenti, è stato fatto un video da parte dei collegi del gruppo del MoVimento 5 stelle, e postato su Facebook e sui social network, un video che, al di là dei contenuti, è stato fatto durante i lavori della Commissione.
  Come ho sostenuto in altre sedi, da parte del nostro gruppo non c’è una opposizione a fare video, foto o a salire sulle sedie, come oggi è accaduto: la nostra posizione è semplicemente quella che bisogna regolamentare le questioni. Oggi, una delibera dell'Ufficio di Presidenza, fatta a suo tempo, dice che è vietato fare fotografie o fare video che non siano autorizzati dalla Presidenza.
  Quindi, io pregherei lei, in quanto Vicepresidente, di segnalare la questione alla Presidente e che questa questione venga normata. Non voglio aprire una polemica, perché per me le sedute potrebbero essere tutte pubbliche e non ho nessuna difficoltà a sostenere questo, ma sostengo che, se ci sono delle regole, vanno rispettate e vanno rispettate da tutti. Quindi, pregherei che su questa materia ci fosse una posizione ufficiale da parte della Presidenza, urgente, perché altrimenti continueremo una prassi che sta creando, non solo dei malumori, ma un atteggiamento che non viene da noi compreso e diventa strumentale e strumentalmente viene utilizzato un atteggiamento da parte nostra assolutamente silenzioso di fronte a questo, nel rispetto di colleghi che stanno veramente superando un segno che per noi, invece, non dovrebbe essere superato.

  PRESIDENTE. La ringrazio. La questione sarà posta alla Presidente.

  DIEGO DE LORENZIS. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà. Avverto che non ho più intenzione di accogliere richieste di interventi di fine seduta.

  DIEGO DE LORENZIS. Signor Presidente, noi cittadini siamo dei portavoce e oggi io vorrei dare la mia voce a Giuseppe Onufrio, direttore esecutivo di Greenpeace Italia, e a tutti i sostenitori di Greenpeace.
  Il 18 settembre, la guardia costiera russa ha arrestato due attivisti di Greenpeace che stavano scalando la piattaforma petrolifera off-shore della compagnia Gazprom. Gli attivisti stavano protestando, ovviamente in maniera pacifica e non violenta, e si opponevano alle operazioni di trivellazione che nell'Artico quella compagnia sta effettuando. I due attivisti ovviamente sono stati trattenuti contro la loro volontà e, ovviamente, senza rappresentanza legale. Il 19 settembre, giovedì, la guardia costiera ha abbordato la nave di Greenpeace, Arctic Sunrise, e ha arrestato ulteriori 30 attivisti, tra cui l'italiano Christian D'Alessandro.
  Ovviamente, questo è un modo di procedere del tutto sproporzionato rispetto alla manifestazione che questi cittadini stanno compiendo per difendere il nostro pianeta. Noi chiediamo subito l'intervento del Ministro, sperando che sia sicuramente più risolutivo rispetto a quello che abbiamo visto con il caso Shalabayeva e i marò italiani e speriamo, in qualche modo, che il caso si possa risolvere nel migliore dei modi, perché riteniamo assurdo che si possano dare due mesi di reclusione per il reato di pirateria quando, invece, è soltanto una manifestazione di Pag. 86persone pacifiche che in qualche modo difendono i nostri diritti e il nostro futuro. Noi del MoVimento 5 Stelle siamo sempre accanto a queste persone (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Scanu. Ne ha facoltà.

  GIAN PIERO SCANU. Signor Presidente, non era in programma che io intervenissi e lo faccio per non sottrarmi ad un dovere che è civico, prima ancora che politico. Ho ascoltato, così come è accaduto per tutti gli altri, l'intervento di un collega del MoVimento 5 Stelle, che ha ritenuto di dover imbastire il proprio ragionamento muovendo dalla notizia, che egli pensa di aver dato, riguardo alla mancata copertura delle missioni internazionali, all'estero quindi, da parte dei nostri militari.
  Non è questa la sede per entrare nel merito della utilità, dell'eticità e della correttezza di queste missioni. Però, siccome questa è ancora una sede solenne, vorrei chiarire che non è assolutamente vero ciò che il collega del MoVimento 5 Stelle, tra il tripudio degli altri colleghi, ha affermato. Ancorché in carenza di una copertura di decreto, esiste una piena e totale copertura, sia dal punto di vista giuridico sia dal punto di vista finanziario ed economico.
  Pertanto, propalare notizie che sono false, nei confronti di italiane e di italiani che si trovano all'estero certamente non in vacanza, è una cosa estremamente grave e non ci sarebbe niente di strano, signor Presidente, se di questa cosa, che interpella prima di tutto le nostre coscienze e poi, se ce l'abbiamo ancora, la nostra sensibilità politica, si facesse carico anche la stessa Presidenza (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Zampa. Ne ha facoltà.

  SANDRA ZAMPA. Signor Presidente, grazie colleghi se vorrete prestare attenzione. Io credo che noi non possiamo lasciare trascorrere una giornata senza dare notizia anche in quest'Aula di quello che è avvenuto ieri a Scicli in Sicilia, dove abbiamo assistito e le cronache ci hanno consegnato una pagina nuova della tragedia umanitaria che si consuma così vicino al nostro Paese, questa volta accompagnata anche da dettagli assolutamente atroci: persone picchiate e buttate in mare, lasciate affogare, frustate perché scendessero dalla barca che le ha portate fino qui, a cercare speranza dove invece hanno trovato morte.
  Io mi rivolgo al Governo e a tutte le persone di buona volontà perché si faccia luce su queste cose.
  Voglio rivolgere da qui un grande ringraziamento al carabiniere che si è buttato in mare e a nuoto ha messo in salvo un po’ di queste persone – si chiama Floriddia, spero di pronunciare correttamente il suo cognome – e ai volontari e alle persone che sono accorse ad aiutare questi disgraziati. Io credo che si debba fare di tutto e che il Governo debba fare di tutto perché l'Europa affronti questo problema, che è un problema che riguarda tutto il continente e perché si faccia luce sugli scafisti e su questo racket delle vite umane (Applausi).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Dieni. Ne ha facoltà.

  FEDERICA DIENI. Signor Presidente, sono qui per mettere in luce un fatto che è accaduto ieri, ossia le dimissioni del sindaco di Benestare, un comune nella Locride, il quale ha mandato una lettera sia al Presidente della Repubblica, Napolitano, che al presidente della Camera, Boldrini, per denunciare l'ennesimo atto di violenza e di intimidazione subito in questa terra così difficile e abbandonata dallo Stato. Ecco, noi non possiamo lasciare solo questo primo cittadino e non possiamo lasciare soli i cittadini calabresi. Lo Stato deve fare qualcosa e non abbandonare gli uomini delle istituzioni che ogni giorno combattono contro la criminalità. Quindi, invito il Presidente della Repubblica e anche la Presidente Boldrini ad Pag. 87intervenire e a sostenere questo sindaco coraggioso (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Di Battista. Ne ha facoltà.

  ALESSANDRO DI BATTISTA. Signor Presidente, mi dispiace che la persona della quale parlerò non sia presente. Io sono solito dire le cose in faccia. Vorrei solamente far presente alla Presidenza un fatto increscioso. L'onorevole Roberto Rampi si è avvicinato alla collega cittadina Chiara Di Benedetto, sollevando delle normalissime critiche, il che va bene. Dato che ci stava disturbando nell'ascolto dell'altro nostro cittadino Frusone, gli abbiamo chiesto gentilmente di abbassare i toni e lui ha risposto: faccio il c... che vuole, fascista di merda, chiami i commessi. Parole testuali. Tenendo presente il fatto che, prima dell'arrivo del MoVimento 5 Stelle, molti nostri colleghi erano soliti fare quello che volevano in questa istituzione, riteniamo inaccettabili offese del genere e soprattutto le riteniamo inaccettabili se arrivano da persone che – lo ricordo ancora – governano con condannati o con bugiardi cronici come il Presidente Letta (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Zaccagnini. Ne ha facoltà.

  ADRIANO ZACCAGNINI. Signor Presidente, volevo fare un intervento in ricordo di Pavlos Fyssas, questo ragazzo è stato ucciso alcune settimane fa in Grecia da una squadra di Alba Dorada. Io non ho scritto un intervento, ma lo voglio soltanto ricordare. Voglio ricordare il fatto che era un militante contro il razzismo, contro l'odio e contro tutti i fascismi. In Europa abbiamo una situazione molto drammatica economicamente e in Grecia questa è emersa in maniera palese. Il tessuto sociale è sfaldato e ha portato all'emersione di una componente neonazista molto forte, ora presente in Parlamento. Fortunatamente, le autorità greche si sono mobilitate e hanno tagliato la testa in qualche maniera ad Alba Dorada e al suo leader, ma quello che vorrei lanciare io è un monito a questo Parlamento, a tutti i parlamentari e alla loro coscienza, al fatto di tenere sempre a mente che, a parte le proprie posizioni ideologiche e politiche, la nostra è una Costituzione antifascista che nasce dalla resistenza e che i fascismi purtroppo in Europa sono tuttora presenti. Lo vediamo anche dalle elezioni austriache. Quindi è importante che non ci siano situazioni in cui si fomenta l'odio, in cui si fomenta la violenza e si cerchi sempre di risolvere le questioni in maniera democratica, altrimenti ci ritroveremo come in Grecia in una situazione allucinante di violenza e di escalation, e soprattutto in una situazione che l'Europa ha già vissuto e che nessuno si augura che ritorni.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per un richiamo al Regolamento il deputato Rosato. Ne ha facoltà.

  ETTORE ROSATO. Signor Presidente, non è un richiamo al Regolamento; è lo stesso motivo che ha fatto prendere la parola al collega Di Battista.
  Io non so, non ero lì, però conosco il collega Rampi: è un collega serio, che non usa i toni che sono stati riportati (Commenti dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)...

  PRESIDENTE. Deputati !

  ETTORE ROSATO. ...che non usa i toni che sono stati riportati e non ha quell'atteggiamento che lei ha appena visto da parte di alcuni suoi colleghi (Commenti dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)...

  PRESIDENTE. Deputati !

  ETTORE ROSATO. ...che non consentono neanche a me di intervenire. È un collega serio. Io credo che sia opportuno che vi sia una presa d'atto della Presidenza Pag. 88di quello che è avvenuto e una verifica, anche con il collega Rampi, perché le accuse che sono state poste sono assolutamente molto gravi e, secondo me, anche strumentali.
  Non so che provocazioni ha avuto, può essere, il collega Rampi. Glielo chiederemo. Invece, dico che le parole che sono state usate nei confronti del Presidente Letta, quelle le ho sentite anche io: sono assolutamente ingiustificate, irricevibili e sono la dimostrazione che i colleghi del MoVimento 5 Stelle cercano tutte le motivazioni per creare polemiche, anche strumentali.

  PRESIDENTE. La ringrazio. Senz'altro la questione sarà sottoposta alla Presidente.

Ordine del giorno della seduta di domani.

  PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della seduta di domani... Deputati, devo richiamare all'ordine qualcuno ?

  Mercoledì 2 ottobre 2013, alle 10,30:

  1. – Seguito della discussione del disegno di legge:
   S. 1014 – Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 8 agosto 2013, n. 91, recante disposizioni urgenti per la tutela, la valorizzazione e il rilancio dei beni e delle attività culturali e del turismo (Approvato dal Senato) (C. 1628).
  – Relatore: Santerini.

  (ore 16)

  2. – Comunicazioni del Presidente del Consiglio dei ministri sulla situazione politica generale.

  La seduta termina alle 19,55.

VOTAZIONI QUALIFICATE EFFETTUATE MEDIANTE PROCEDIMENTO ELETTRONICO

INDICE ELENCO N. 1 DI 4 (VOTAZIONI DAL N. 1 AL N. 13)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
1 Nom. Ddl 1572 - articolo 1 394 394 198 281 113 57 Appr.
2 Nom. articolo 2 417 417 209 297 120 57 Appr.
3 Nom. articolo 3 427 427 214 302 125 57 Appr.
4 Nom. articolo 4 445 444 1 223 311 133 57 Appr.
5 Nom. articolo 5 446 446 224 313 133 57 Appr.
6 Nom. articolo 6 457 457 229 322 135 57 Appr.
7 Nom. articolo 7 462 462 232 326 136 57 Appr.
8 Nom. articolo 8 471 471 236 332 139 55 Appr.
9 Nom. articolo 9 474 474 238 333 141 54 Appr.
10 Nom. articolo 10 481 481 241 342 139 53 Appr.
11 Nom. articolo 11 490 490 246 346 144 53 Appr.
12 Nom. Ddl 1572 - voto finale 503 503 252 358 145 50 Appr.
13 Nom. Ddl 1573 - articolo 1 508 488 20 245 360 128 50 Appr.

F = Voto favorevole (in votazione palese). - C = Voto contrario (in votazione palese). - V = Partecipazione al voto (in votazione segreta). - A = Astensione. - M = Deputato in missione. - T = Presidente di turno. - P = Partecipazione a votazione in cui è mancato il numero legale. - X = Non in carica.
Le votazioni annullate sono riportate senza alcun simbolo. Ogni singolo elenco contiene fino a 13 votazioni. Agli elenchi è premesso un indice che riporta il numero, il tipo, l'oggetto, il risultato e l'esito di ogni singola votazione.

INDICE ELENCO N. 2 DI 4 (VOTAZIONI DAL N. 14 AL N. 26)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
14 Nom. articolo 2 515 495 20 248 365 130 50 Appr.
15 Nom. articolo 3 517 496 21 249 365 131 50 Appr.
16 Nom. Ddl 1573 - voto finale 510 492 18 247 363 129 50 Appr.
17 Nom. Ddl n. 1628 - em. 1.1, 1.17 496 493 3 247 118 375 49 Resp.
18 Nom. em. 1.2 503 470 33 236 119 351 49 Resp.
19 Nom. em. 1.18 505 501 4 251 119 382 49 Resp.
20 Nom. em. 1.38 507 504 3 253 22 482 48 Resp.
21 Nom. em. 1.4 511 508 3 255 150 358 48 Resp.
22 Nom. em. 1.39 509 506 3 254 120 386 48 Resp.
23 Nom. em. 1.5 510 508 2 255 117 391 48 Resp.
24 Nom. em. 1.37 506 503 3 252 118 385 48 Resp.
25 Nom. em. 1.31 504 501 3 251 120 381 48 Resp.
26 Nom. em. 1.32 506 503 3 252 119 384 47 Resp.


INDICE ELENCO N. 3 DI 4 (VOTAZIONI DAL N. 27 AL N. 39)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
27 Nom. em. 1.7 502 500 2 251 152 348 47 Resp.
28 Nom. em. 1.40 503 500 3 251 119 381 47 Resp.
29 Nom. em. 1.6 503 470 33 236 116 354 47 Resp.
30 Nom. em. 1.33 505 502 3 252 118 384 47 Resp.
31 Nom. em. 1.34 502 499 3 250 118 381 47 Resp.
32 Nom. em. 1.35 503 500 3 251 116 384 47 Resp.
33 Nom. em. 1.36 506 503 3 252 119 384 47 Resp.
34 Nom. em. 1.3 496 494 2 248 146 348 47 Resp.
35 Nom. em. 1.8 495 492 3 247 148 344 48 Resp.
36 Nom. em. 1.19 490 487 3 244 115 372 48 Resp.
37 Nom. em. 1.41 496 493 3 247 115 378 48 Resp.
38 Nom. em. 1.9 492 490 2 246 143 347 48 Resp.
39 Nom. em. 1.42 487 484 3 243 116 368 48 Resp.
INDICE ELENCO N. 4 DI 4 (VOTAZIONI DAL N. 40 AL N. 48)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
40 Nom. em. 1.20 493 490 3 246 118 372 48 Resp.
41 Nom. em. 1.21 490 487 3 244 116 371 47 Resp.
42 Nom. em. 1.22 495 492 3 247 117 375 47 Resp.
43 Nom. em. 1.10 491 488 3 245 143 345 47 Resp.
44 Nom. em. 1.23 487 386 101 194 19 367 47 Resp.
45 Nom. em. 1.12 480 477 3 239 126 351 47 Resp.
46 Nom. em. 1.48 484 454 30 228 98 356 47 Resp.
47 Nom. em. 1.43 487 484 3 243 21 463 46 Resp.
48 Nom. em. 1.24 488 484 4 243 117 367 46 Resp.