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Resoconto dell'Assemblea

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XVII LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 87 di lunedì 30 settembre 2013

Pag. 1

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ROBERTO GIACHETTI

  La seduta comincia alle 15,35.

  RICCARDO FRACCARO, Segretario, legge il processo verbale della seduta del 23 settembre 2013.
  (È approvato).

Missioni.

  PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Aiello, Angelino Alfano, Alfreider, Amici, Archi, Berretta, Bocci, Boccia, Franco Bordo, Borletti Dell'Acqua, Bray, Brunetta, Caon, Caparini, Carrozza, Casero, Castiglione, Chaouki, Cicchitto, D'Alia, Dambruoso, De Girolamo, Dell'Aringa, Dellai, Di Gioia, Di Lello, Manlio Di Stefano, Epifani, Fassina, Fava, Ferranti, Fico, Fontanelli, Formisano, Franceschini, Galan, Galati, Alberto Giorgetti, Giancarlo Giorgetti, Gozi, Kyenge, Legnini, Letta, Lupi, Lupo, Giorgia Meloni, Merlo, Migliore, Nicoletti, Oliverio, Orlando, Pisicchio, Pistelli, Realacci, Rigoni, Romele, Sani, Santelli, Schullian, Speranza e Villecco Calipari sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.
  Pertanto i deputati in missione sono complessivamente sessantotto, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell’allegato A al resoconto della seduta odierna.

  Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell’allegato A al resoconto della seduta odierna.

Annunzio di petizioni.

  PRESIDENTE. Invito il deputato segretario a dare lettura delle petizioni pervenute alla Presidenza, che saranno trasmesse alle sottoindicate Commissioni.

  RICCARDO FRACCARO, Segretario, legge:
   SALVATORE ACANFORA, da Roma, chiede:
    interventi legislativi per ridurre il prezzo dei carburanti (283) – alla X Commissione (Attività produttive);
    norme per l'elezione diretta del Presidente della Repubblica e l'abrogazione dell'articolo 59 della Costituzione in materia di senatori a vita (284) – alla I Commissione (Affari costituzionali);
    la depenalizzazione dell'eutanasia (285) – alle Commissioni riunite II (Giustizia) e XII (Affari sociali);
    interventi a tutela del diritto di informazione e di cronaca (286) – alla VII Commissione (Cultura);
    l'emissione di francobolli celebrativi in onore delle massime cariche dello Stato (287) – alla I Commissione (Affari costituzionali);
    misure per la separazione delle carriere della magistratura giudicante e requirente e una revisione dei poteri dei pubblici ministeri (288) – alla II Commissione (Giustizia);Pag. 2
    l'attribuzione in esclusiva agli enti locali dello svolgimento delle attività di onoranze funebri (289) – alla XII Commissione (Affari sociali);
    norme per la sepoltura nel Pantheon delle salme dei componenti della famiglia Savoia (290) – alla I Commissione (Affari costituzionali);
    l'istituzione del comune di Ostia (291) – alla I Commissione (Affari costituzionali);
    la realizzazione di un porto commerciale a Lido di Ostia e misure per assicurare la navigabilità del Tevere (292) – alla IX Commissione (Trasporti);
    l'istituzione di un difensore civico nazionale (293) – alla I Commissione (Affari costituzionali);
    misure per la razionalizzazione e la riduzione del numero delle aziende sanitarie locali (294) – alla XII Commissione (Affari sociali);
    l'abolizione dell'IMU sulla prima casa e la riduzione dei poteri di Equitalia (295) – alla VI Commissione (Finanze);
    nuove norme a contrasto del commercio abusivo (296) – alla X Commissione (Attività produttive);
    interventi a tutela della pubblica sicurezza, anche nelle periferie urbane, con il rafforzamento dei poteri dei sindaci e misure contro il vagabondaggio (297) – alla I Commissione (Affari costituzionali);
    l'introduzione del divieto dell'esercizio della prostituzione in luogo pubblico (298) – alla II Commissione (Giustizia);
   MORENO SGARALLINO, da Terracina (Latina), chiede misure per la protezione dei dati personali dei cittadini che si sottopongono a colloqui di lavoro (299) – alla II Commissione (Giustizia);
   MATTEO LA CARA, da Vercelli, chiede:
    modifiche alle disposizioni concernenti la nuova geografia giudiziaria (300) – alla II Commissione (Giustizia);
   nuove norme in materia di amministrazione della giustizia per accelerare l’iter dei processi (301) – alla II Commissione (Giustizia);
   PAOLO PASSOLUNGHI, da Codogno (Lodi), chiede la separazione delle carriere della magistratura giudicante e requirente (302)alla II Commissione (Giustizia);
   ALESSANDRO FORMICHELLA, da Poggio a Caiano (Prato), chiede l'abolizione dell'ordine dei giornalisti (303)alla VII Commissione (Cultura);
   FRANCESCO PALLADINO, da Torremaggiore (Foggia), chiede modifiche al codice di procedura penale in materia di arresto e di fermo per il resto di atti persecutori (304) – alla II Commissione (Giustizia);
   MARINO SAVINA, da Roma, chiede l'istituzione di una Commissione parlamentare di inchiesta in materia di accesso agli elenchi anagrafici dei comuni a fini di propaganda elettorale (305) – alla I Commissione (Affari costituzionali);
   FULVIO FIORENTINI, da Civita Castellana (Viterbo), chiede interventi chiarificatori in ordine alle competenze in materia di certificazioni energetiche degli edifici (306) – alla X Commissione (Attività produttive);
   MASSIMILIANO KOVACIC, da Gorizia, e altri cittadini chiedono la revisione delle circoscrizioni giudiziarie della Regione Friuli Venezia Giulia (307) – alla II Commissione (Giustizia).

Sul calendario dei lavori dell'Assemblea.

  PRESIDENTE. Comunico che, a seguito dell'odierna riunione della Conferenza dei presidenti di gruppo, le comunicazioni del Presidente del Consiglio sulla situazione politica generale avranno luogo nel pomeriggio di mercoledì 2 ottobre, alle ore 16. La relativa organizzazione dei tempi sarà pubblicata in calce al resoconto stenografico della seduta odierna.Pag. 3
  Lo svolgimento del question time non avrà luogo, così come non avranno luogo la prevista informativa urgente del Presidente del Consiglio sulle recenti vicende di Telecom Italia ed il sindacato ispettivo ordinario già fissati per martedì 1o ottobre (antimeridiana).
  I lavori della settimana saranno dunque così articolati:

  Martedì 1o ottobre (a partire dalle ore 11, con conclusione entro le ore 15)
   Discussione sulle linee generali del disegno di legge n. 1628 – Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 8 agosto 2013, n. 91, recante disposizioni urgenti per la tutela, la valorizzazione e il rilancio dei beni e delle attività culturali e del turismo (Approvato dal Senato scadenza: 8 ottobre 2013).
  In concomitanza si svolgerà l'attività delle Commissioni.

  Martedì 1o ottobre (ore 15, con eventuale prosecuzione notturna) (con votazioni)

  Seguito dell'esame dei disegni di legge:
   n. 1572 – Rendiconto generale dell'Amministrazione dello Stato per l'esercizio finanziario 2012 e n. 1573 – Disposizioni per l'assestamento del bilancio dello Stato e dei bilanci delle Amministrazioni autonome per l'anno finanziario 2013 (Approvati dal Senato)
   n. 1628 – Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 8 agosto 2013, n. 91, recante disposizioni urgenti per la tutela, la valorizzazione e il rilancio dei beni e delle attività culturali e del turismo (Approvato dal Senatoscadenza: 8 ottobre 2013)

  Mercoledì 2 ottobre (antimeridiana, con eventuale prosecuzione notturna) (con votazioni)
   Eventuale seguito dell'esame del disegno di legge n. 1628 – Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 8 agosto 2013, n. 91, recante disposizioni urgenti per la tutela, la valorizzazione e il rilancio dei beni e delle attività culturali e del turismo (Approvato dal Senatoscadenza: 8 ottobre 2013) (ove non concluso nella giornata precedente)

  Mercoledì 2 ottobre (ore 16, con eventuale prosecuzione notturna) (con votazioni)
  Comunicazioni del Presidente del Consiglio sulla situazione politica generale

  Giovedì 3 ottobre (antimeridiana e pomeridiana, con eventuale prosecuzione notturna) (con votazioni)
   Esame del disegno di legge n. 1540 – Conversione in legge del decreto-legge 14 agosto 2013, n. 93, recante disposizioni urgenti in materia di sicurezza e per il contrasto della violenza di genere, nonché in tema di protezione civile e di commissariamento delle province (da inviare al Senato – scadenza: 15 ottobre 2013).
   Seguito dell'esame del disegno di legge n. 1154 e abbinate – Abolizione del finanziamento pubblico diretto, disposizioni per la trasparenza e la democraticità dei partiti e disciplina della contribuzione volontaria e della contribuzione indiretta in loro favore.
   Esame delle mozioni Busto ed altri n. 1-00030, Zan ed altri n. 1-00188, Grimoldi ed altri n. 1-00189 e Borghi, Latronico, Matarrese ed altri n. 1-00193 concernenti iniziative in materia di utilizzo di alcune tipologie di combustibili solidi secondari nei forni dei cementifici.
  Ove nel corso della settimana non dovesse concludersi l'esame del disegno di legge n. 1540 – Conversione in legge del decreto-legge 14 agosto 2013, n. 93, recante disposizioni urgenti in materia di sicurezza e per il contrasto della violenza di genere, nonché in tema di protezione civile e di commissariamento delle province (da inviare al Senato – scadenza: 15 ottobre 2013), lo stesso proseguirà martedì 8 ottobre, con priorità rispetto al disegno di legge n. 1544 – Conversione in legge del Pag. 4decreto-legge 31 agosto 2013, n. 102, recante disposizioni urgenti in materia di IMU, di altra fiscalità immobiliare, di sostegno alle politiche abitative e di finanza locale, nonché di cassa integrazione guadagni e di trattamenti pensionistici (da inviare al Senato – scadenza: 30 ottobre 2013).
  Dopo l'esame di quest'ultimo provvedimento si potrà procedere al seguito dell'esame del disegno di legge n. 1154 e abbinate – Abolizione del finanziamento pubblico diretto, disposizioni per la trasparenza e la democraticità dei partiti e disciplina della contribuzione volontaria e della contribuzione indiretta in loro favore e delle mozioni Busto ed altri n. 1-00030, Zan ed altri n. 1-00188, Grimoldi ed altri n. 1-00189 e Borghi, Latronico, Matarrese ed altri n. 1-00193 concernenti iniziative in materia di utilizzo di alcune tipologie di combustibili solidi secondari nei forni dei cementifici.

Discussione congiunta dei disegni di legge: S. 888 – Rendiconto generale dell'Amministrazione dello Stato per l'esercizio finanziario 2012 (Approvato dal Senato) (A.C. 1572) e S. 889 – Disposizioni per l'assestamento del bilancio dello Stato e dei bilanci delle Amministrazioni autonome per l'anno finanziario 2013 (Approvato dal Senato) (A.C. 1573) (ore 15,40).

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione congiunta dei disegni di legge nn. 1572 e 1573, già approvati dal Senato: Rendiconto generale dell'Amministrazione dello Stato per l'esercizio finanziario 2012; Disposizioni per l'assestamento del bilancio dello Stato e dei bilanci delle Amministrazioni autonome per l'anno finanziario 2013.
  Avverto che lo schema recante la ripartizione dei tempi è pubblicato in calce al vigente calendario dei lavori dell'Assemblea (vedi calendario).

(Discussione congiunta sulle linee generali – A.C. 1572 e A.C. 1573)

  PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione congiunta sulle linee generali.
  Il presidente del gruppo parlamentare Partito Democratico ne ha chiesto l'ampliamento.
  La Commissione bilancio si intende autorizzata a riferire oralmente.
  Ha facoltà di parlare il relatore per entrambi i disegni di legge, onorevole Rughetti.

  ANGELO RUGHETTI, Relatore. Signor Presidente, leggerò degli stralci della relazione, che potete invece trovare nella versione integrale presso la segreteria della Commissione bilancio.
  Ricordo che il Rendiconto generale dello Stato è costituito da due parti: il conto del bilancio, che espone le entità effettive delle entrate e delle uscite, e il conto del patrimonio. Il Rendiconto generale è corredato poi da due allegati, che sono il Rendiconto economico e l'Ecorendiconto.
  Gli articoli da 1 a 3 espongono i risultati complessivi relativi all'amministrazione dello Stato per l'esercizio finanziario 2012, e sono riferiti rispettivamente alle entrate, che hanno registrato accertamenti per 785 miliardi di euro, e alle uscite, che hanno registrato impegni per 749 miliardi di euro. La gestione finanziaria di competenza ha quindi registrato un avanzo pari a 36,2 miliardi di euro.
  L'articolo 4 espone invece la situazione finanziaria del conto del Tesoro, dove si registra un disavanzo pari a 213,824 milioni. All'articolo 5 sono disciplinati gli Allegati 1 e 2, che riportano rispettivamente il Fondo di riserva e le eccedenze di impegni e di pagamenti.
  L'articolo 6 espone la situazione del patrimonio dello Stato, che al 31 dicembre 2012 dà un risultato di attività per un totale di 979 miliardi di euro e di uscite per 2.513 miliardi di euro. Gli articoli da 7 a 10 espongono i dati relativi ai conti consuntivi delle aziende e delle amministrazioni Pag. 5autonome. Infine, l'articolo 11 del disegno di legge dispone l'approvazione del Rendiconto generale delle amministrazioni dello Stato.
  Nel rendiconto emergono alcuni dati rilevanti: il PIL nel 2012 ha registrato un segno negativo di 2,4 punti percentuali, il deficit si è attestato al 3 per cento del PIL, il saldo primario è pari al 2,5 per cento del PIL, le spese correnti hanno subito una riduzione dello 0,5 per cento, le spese per interessi hanno, invece, registrato un aumento molto rilevante pari al 10,7 per cento.
  Le spese complessive aumentano e si attestano al 48,1 per cento del PIL e le entrate sono aumentate dell'1,5 per cento, portandosi anch'esse al 48,1 per cento del PIL e portando la pressione fiscale, con un aumento di 1,4 punti percentuali, al 44 per cento del PIL.
  Anche la relazione della Corte dei conti segnala un'evoluzione positiva dell'andamento dei conti pubblici, con un saldo netto da finanziare che fa registrare un più 10,787 miliardi di euro. Altro tema su cui la Corte dei conti ha fatto dei rilievi riguarda la materia dei residui. In via generale, dice la Corte, si registra un imponente accumulo di residui. Con riferimento alla gestione dei residui nell'anno 2012, gli attivi raggiungono i 243 miliardi di euro e i residui passivi sfiorano i 74 miliardi di euro.
  In particolare, per ciò che concerne i residui attivi, i quali per il 60 per cento sono pregressi, la Corte dei conti ne evidenzia la considerevole entità e rileva come essi subiscano nell'anno 2012 un incremento del 13 per cento rispetto al 2011. La parte prevalente è rappresentata dai residui del settore tributario, che aumentano dell'11,8 per cento, e dai residui del comparto extra tributario, che aumentano del 14,4 per cento.
  I residui passivi mostrano, invece, una rilevante flessione nel 2012, di circa il 20,5 per cento rispetto al precedente esercizio, passando da 93.149 milioni a 74.029 milioni; quindi, qui la Corte ha fatto un passaggio in cui indica un andamento migliore. Questo per quanto riguarda il rendiconto.
  Per quanto riguarda, invece, il disegno di legge di assestamento, ricordo che esso è istituito per consentire un aggiornamento a metà esercizio degli stanziamenti del bilancio. L'articolo 1 dispone l'approvazione delle variazioni delle previsioni del bilancio 2013 indicate nelle tabelle che sono annesse al disegno di legge. Queste variazioni sono di carattere compensativo, e quindi non modificano le previsioni del bilancio, e di carattere non compensativo, e quindi hanno degli effetti sui bilanci. In particolare, tra queste variazioni di natura non compensativa, meritano, a mio avviso, una segnalazione l'applicazione dell'articolo 1, comma 10, del decreto-legge n. 35 in materia di pagamento dei debiti commerciali, la riassegnazione alla spesa di somme affluite al titolo IV delle entrate pari a 2 miliardi relativi all'operazione Monte dei Paschi di Siena e il corrispettivo della cessione delle partecipazioni azionarie delle società Fintecna, SACE e Simest alla Cassa depositi e prestiti.
  L'articolo 2 del disegno di legge è quasi conseguente a queste variazioni. In particolare, al comma 1, aumenta il limite massimo di emissione dei titoli pubblici, che era stabilito nella legge di bilancio, che passa da 24 mila milioni a 98 mila milioni. È da segnalare che, anche rispetto al testo approvato dal Governo e inviato al Senato, è aumentata la previsione, che passa da 80 mila milioni di euro a 98 miliardi. Questa è una modifica che è stata introdotta al Senato.
  Sull'articolo 3 segnalo soltanto una nota tecnica che riguarda la modifica all'articolo 8 della legge di bilancio di quest'anno. Per quanto, invece, riguarda i saldi di competenza, il disegno di legge di assestamento evidenzia, in termini di competenza, un peggioramento dei saldi di bilancio rispetto alle previsioni iniziali. In particolare, le previsioni assestate per il 2013 evidenziano un peggioramento del saldo netto da finanziare di 24.880 milioni di euro, di cui 9.851 milioni derivanti dalle proposte del disegno di legge di assestamento. Pag. 6Nel complesso, il saldo si attesta, nella previsione assestata, ad un valore di meno 31.065 milioni rispetto ad una previsione di meno 6.185.
  Il risparmio pubblico registra un peggioramento rispetto alla previsione iniziale, attestandosi ad una previsione assestata di 24.346 milioni. Anche il ricorso al mercato evidenzia un peggioramento di oltre 19.709 milioni di euro, essenzialmente dovuto a variazioni per atto amministrativo.
  Come indicato nella relazione illustrativa, le variazioni disposte con disegno di legge risultano in linea con i livelli del saldo netto da finanziare e del fabbisogno indicati nella Nota di aggiornamento al DEF approvata ad aprile scorso, e che ovviamente saranno adesso contenuti nella nuova Nota che il Parlamento si appresta a valutare. Sul punto occorre rilevare che i dati del disegno di legge di assestamento sono riferiti alla data di predisposizione dello stesso, che è stato presentato il 28 giugno 2013. A ragione di ciò, non tengono conto né degli effetti sui saldi finanziari determinati dall'ulteriore tranche di pagamenti inclusa nel decreto-legge n. 102 del 2013, né delle indicazioni sull'evoluzione dell'economia poi rientrate nella relazione al Parlamento. Tali questioni sono emerse nel corso del dibattito al Senato durante il quale il testo di questo disegno di legge è stato modificato e durante il quale sono stati forniti dal Governo numerosi chiarimenti, con particolare riferimento all'aumento del limite massimo di emissione dei titoli.
  Segnalo che il valore del saldo netto da finanziare che si determina sulla base delle previsioni di assestamento rientra comunque nel limite massimo stabilito dalla legge di stabilità per l'anno 2013 così come successivamente modificata dal decreto-legge n. 35 del 2013. Anche il valore del ricorso al mercato nelle previsioni assestate, pari a meno 236.681 milioni, sebbene superiore alle previsioni iniziali, rientra nel limite massimo stabilito dalla legge per il 2013.
  Si evidenzia che il peggioramento del saldo netto da finanziare che si determina nelle previsioni assestate è attribuibile alla riduzione delle entrate finali per complessivi 10.799 milioni, principalmente ascrivibile alle entrate tributarie, le quali scontano il peggioramento del quadro macroeconomico. Anche le spese finali contribuiscono negativamente al risultato del saldo, evidenziando nel complesso un aumento di 10.082 milioni.
  Passando alla valutazione in termini di cassa, il disegno di legge di assestamento registra un peggioramento dei saldi di bilancio, così come evidenziato per il conto competenza. In particolare, il saldo netto da finanziare si attesta a meno 102.878 milioni di euro, con un peggioramento di ben 29,1 miliardi.
  Anche per quanto riguarda gli altri saldi, il risparmio pubblico rimane di segno negativo e registra un peggioramento di 15 miliardi rispetto alle previsioni. Si evidenzia altresì un aumento del ricorso al mercato – anche per gli effetti del decreto-legge n. 35 del 2013 – che peggiora di oltre 24,6 miliardi, e si attesta a 309,35 miliardi.
  Dal quadro delle variazioni delle autorizzazioni di cassa proposte si evidenzia che il peggioramento del saldo netto da finanziare è dovuto essenzialmente ad una riduzione delle entrate finali, per complessivi 10.801 milioni, ed un aumento delle autorizzazioni di spesa pari a 18.386 milioni.
  Con riferimento alla consistenza dei residui passivi, segnalo che nel complesso, rispetto alle spese finali, si presenta un decremento di 19.617 milioni. Quindi, qui rispetto alla gestione dei residui c’è una notazione positiva, che va sottolineata.
  Infine, con riferimento alle modifiche introdotte dal Senato, sottolineo che sono stati approvati due emendamenti proposti dal Governo. In particolare, si è disposto il già ricordato aumento del limite massimo di emissione dei titoli pubblici, che passa dagli 80.000 milioni a 98.000 milioni per l'anno 2013, e si è modificato lo stato di previsione del Ministero per i beni culturali, apportando una variazione di carattere compensativo che determina un incremento di 3,2 milioni di euro del Pag. 7programma 1.15 (Tutela del patrimonio e valorizzazione dei beni e delle attività culturali), con la corrispondente riduzione della dotazione del programma 1.2.
  Dall'analisi di questi provvedimenti emerge la fatica che questo Paese sta facendo per cercare di uscire da un avvitamento in cui è entrato. Da un lato, una crescita economica che non arriva. Lo dimostra la riduzione del gettito dell'IVA e dei tributi legati alla vendita degli immobili. Lo dimostra la continua diminuzione del PIL, nonostante l'impulso dato con il decreto-legge n. 35.
  Lo dimostra l'aumento delle sofferenze bancarie e il numero di occupati sempre in calo. Dall'altro lato, c’è un andamento dei conti pubblici che nel 2012 ha visto un netto miglioramento, ma con il rischio di farci morire di austerità. Nei primi mesi del 2013, invece, i conti pubblici vanno in senso opposto al 2012, soprattutto per ciò che riguarda il debito.
  Questo stato di cose dovrebbe suggerire un atteggiamento da parte di tutti più serio e più responsabile. Sembra evidente che urgono misure urgenti per agganciare il treno della ripresa e per mettere in sicurezza i saldi di finanza pubblica. Mentre il Paese reale vive momenti difficili e strazianti, sembra che la politica non riesca a svolgere con serietà e rigore il compito naturale che le è assegnato e cioè occuparsi del bene del Paese e lavorare per ridare un futuro alle nuove generazioni.

  PRESIDENTE. La ringrazio onorevole Rughetti. Ovviamente, lei è autorizzato, ove lo ritenesse, a consegnare la sua relazione alla Camera, al di là del fatto che è stata già depositata in Commissione. Ha facoltà di parlare il rappresentante del Governo, Stefano Fassina.

  STEFANO FASSINA, Viceministro dell'economia e delle finanze. Signor Presidente, non ho nulla da osservare rispetto alla relazione dell'onorevole Rughetti.

  PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Palese. Ne ha facoltà.

  ROCCO PALESE. Signor Presidente, onorevoli colleghi, l'istituto dell'assestamento di bilancio è previsto per consentire un aggiornamento, a metà esercizio, degli stanziamenti del bilancio dello Stato, anche sulla scorta della consistenza dei residui attivi e passivi accertata in sede di rendiconto dell'esercizio scaduto al 31 dicembre dell'anno precedente. Offre, dunque, l'opportunità di valutare la corrispondenza tra le previsioni di bilancio annuale e le risultanze della sua gestione, oltre a permettere la correzione dei conti nell'esercizio in corso.
  Il rendiconto generale dello Stato e l'assestamento del bilancio hanno il vantaggio di consegnarci, anche se con lieve ritardo, una situazione chiara e ben definita delle condizioni in cui versa il nostro Paese. La discussione sui documenti di bilancio, pertanto, rappresenta un momento di grande riflessione e qui, signor Presidente, mi consenta di esprimere il grande rammarico nel vedere una scarsa presenza in Aula su questo provvedimento.
  In primis mi vorrei soffermare sul dato relativo alla spesa per interessi del debito pubblico. Il dato definitivo riferito al 2012 è di 81.385 milioni di euro, in aumento del 10 per cento rispetto al 2011, mentre nelle previsioni assestate 2013 risulta già a 89.162 milioni di euro. Un aumento quindi di 7.777 milioni, dato preoccupante se si considera che nel bilancio programmatico, presentato con la Nota di Aggiornamento, la previsione al 2016 supera i 100 miliardi di euro, il che sta a significare che la battaglia per il risanamento dei conti pubblici deve continuare a rimanere al centro della nostra attenzione.
  La relazione al disegno di legge di assestamento per il 2013 evidenzia, in termini di competenza, al netto delle regolazioni debitorie e contabili, un peggioramento dei saldi del bilancio rispetto alle previsioni iniziali, così come opportunamente poco fa ha evidenziato il relatore. Le previsioni assestate per il 2013 evidenziano, altresì, un peggioramento del saldo netto da finanziare, sempre al netto delle regolazioni debitorie e contabili, di 24.880 Pag. 8milioni di euro, di cui 9.851 milioni derivanti dalle proposte del disegno di legge di assestamento.
  Nel complesso, il saldo si attesta nella previsione assestata ad un valore di meno 31.065 milioni di euro, rispetto ad una previsione iniziale di meno 6.185 milioni di euro. Il risparmio pubblico, inteso come saldo corrente, registra un peggioramento rispetto alla previsione iniziale, così come il ricorso al mercato, ossia la differenza tra le entrate finali ed il totale delle spese (incluse quelle relative al rimborso di prestiti), evidenzia un peggioramento essenzialmente dovuto alle variazioni per atto amministrativo.
  Occorre tuttavia tenere in considerazione che i dati del disegno di legge di assestamento sono ovviamente riferiti alla data di predisposizione dello stesso, presentato al Senato il 28 giugno 2013 e, in ragione di ciò, non tengono conto né degli effetti sui saldi finanziari determinati dall'ulteriore tranche di pagamenti dei debiti delle pubbliche amministrazioni, disposta dal decreto-legge n. 102 del successivo 31 agosto, né delle indicazioni sull'evoluzione dell'economia poi riportate nella Relazione al Parlamento, ai sensi dell'articolo 10-bis della legge di contabilità n. 196 del 2009, trasmessa alle Camere il 3 settembre 2013.
  A tal proposito, in base a quanto emerso nel corso dell'esame al Senato, il Governo ha sottolineato che la forte diminuzione delle entrate prevista nel provvedimento, derivante principalmente dalle minori entrate tributarie (per 14.520 milioni di euro), benché individuata nel mese di giugno 2013, non necessita di modificazioni alla luce dei successivi andamenti dell'anno. Ciò nonostante i segnali di sofferenza non possono essere ignorati. È arrivato il momento di guardare in faccia alla realtà. Le entrate tributarie sono pesantemente diminuite e particolarmente drammatica è la riduzione del gettito IVA. Siamo sicuri che l'aumento dell'aliquota IVA al 22 per cento prevista per domani non comporterà un'ulteriore riduzione del gettito ? Noi no.
  Stando al disegno di legge di assestamento, anche in termini di cassa per il 2013 si registra, al netto delle regolazioni debitorie e contabili, un peggioramento dei saldi di bilancio. In particolare, il saldo netto da finanziare si attesta a meno 102.878 milioni di euro, con un peggioramento di 29.187 milioni rispetto alla previsione di bilancio che ricordo essere di meno 73.691 milioni di euro.
  Per quanto concerne gli altri saldi, il risparmio pubblico rimane di segno negativo, registrando nelle previsioni assestate un peggioramento di 15.512 milioni, attestandosi a meno 43.587 milioni di euro; analogamente, il saldo primario, rispetto alla previsione positiva di bilancio, si attesta, invece, su valori negativi, a meno 13.602 milioni di euro, registrando un peggioramento di 29.582 milioni. Si evidenzia, ancora, un aumento del ricorso al mercato (al lordo delle regolazioni debitorie) che, rispetto al bilancio di previsione, peggiora di oltre 24.600 milioni, raggiungendo un valore pari a meno 309.035 milioni di euro.
  In sostanza, l'assestamento 2013 mostra cifre principalmente con il segno meno davanti. Tali risultati, purtroppo, sono essenzialmente dovuti all'andamento della crisi della quale, contrariamente a quanto sostiene il Ministro dell'economia e delle finanze, Fabrizio Saccomanni, non si vede la fine. Speriamo che abbia ragione lui, ma sarebbe più giusto, come insegnano le tecniche europee, attrezzarci per l'eventualità che quelle speranze vadano deluse.
  La conferma della difficile situazione finora descritta si ottiene leggendo la Nota di aggiornamento del «Documento di economia e finanza», approvata dal Consiglio dei ministri il 20 settembre 2013, che di fatto rappresenta il primo atto del processo decisionale di bilancio che condurrà tra breve alla legge di stabilità, e che ci consegna un quadro della situazione così sintetizzabile: perdurante recessione nell'anno in corso, con le previsioni, oggi accertate dall'ISTAT, di una diminuzione del PIL di 1,8 punti percentuali, inferiore di un ulteriore 0,1 per cento rispetto a quanto prospettato per tutto il secondo trimestre del 2013; rischio più che incombente, anzi quasi certo, di scivolare oltre il Pag. 9tetto massimo del 3 per cento riguardo il rapporto deficit/PIL; ripresa più vigorosa nel 2014, nel quale si stima un incremento del PIL dell'1 per cento rispetto al più 0,7 per cento prospettato nel «Documento di economia e finanza» di aprile, dati tutti da verificare.
  Il tutto a fronte del sostanziale slittamento al 2015 del pareggio di bilancio in termini strutturali. Alcune certezze e diverse incognite emergono dall'attenta lettura dell'aggiornamento del «Documento di economia e finanza». Si tratta comunque di stime, e, come tali, suscettibili di variazioni e scostamenti anche rilevanti. Resta da capire se l'aumento dell'IVA non avrà un impatto devastante sulle già fragili prospettive di ripresa.
  Sul piano interno, infine, quello sul quale possiamo e dobbiamo intervenire sono gli antichi e mai risolti problemi di competitività del nostro Paese. Problema sollevato anche dalla Commissione europea all'interno della relazione sulla competitività industriale nella quale riecheggia un pesante allarme: «l'Italia è in forte deindustrializzazione», si legge, dal 2007 in poi l'indice della produzione industriale ha perso 20 punti percentuali e la competitività, ovvero la capacità di attirare investimenti, nonostante la roadmap del Presidente del Consiglio per convincere i mercati, è in forte calo, tanto che sotto l'aspetto della produttività siamo stati superati dalla Spagna.
  La relazione della Commissione europea mette in evidenza gli attuali punti di debolezza dell'Italia che hanno contribuito, e continuano a contribuire, al crollo della competitività del Paese, come ad esempio il livello ridotto (rispetto alla media europea) degli investimenti in ricerca e sviluppo, la mancanza di start up innovative, i problemi relativi alla disponibilità di competenze, la mancanza di finanziamenti mediante capitale proprio e la modesta crescita delle imprese, che possono essere, almeno parzialmente, ricondotti ai vincoli amministrativi e regolamentari che gravano sul contesto imprenditoriale.
  Occorre, dunque, un salto di qualità nel portare avanti riforme strutturali del settore pubblico che ne delimitino il perimetro, per consentire l'evoluzione di un'amministrazione moderna ed efficiente, e alleggerire l'eccessivo carico burocratico, oltre a cercare di migliorare la bassa efficienza e qualità dei servizi pubblici che attualmente caratterizzano il nostro Paese, e reperire le risorse necessarie per ridurre una pressione fiscale diventata insopportabile. Sono necessari sforzi ben maggiori per riformare il mercato del lavoro, con particolare attenzione ai provvedimenti rivolti ai giovani, il cui tasso di disoccupazione, come ci conferma drammaticamente l'ISTAT, si attesta oggi poco al di sotto del 40 per cento. Risulta necessario, inoltre, insistere nel riformare la giustizia, a partire dall'ambito civile, che, con le attuali tempistiche di risoluzione delle controversie, maglia nera in Europa, rappresenta uno dei principali ostacoli per l'attrazione di capitali esteri.
  Mi avvio alla conclusione invitando anche a continuare a lavorare duramente per un'Italia competitiva, un'Italia leggera, un'Italia dove la burocrazia, la giustizia e la macchina fiscale incentivino e stimolino il voler fare impresa e non siano, invece, di ostacolo. È questa la sfida che dobbiamo assolutamente vincere (Applausi dei deputati del gruppo Il Popolo della Libertà-Berlusconi Presidente).

  PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Borghesi. Ne ha facoltà.

  STEFANO BORGHESI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, siamo qui oggi ad esaminare il rendiconto del 2012 e l'assestamento del 2013. Entrambi sono il frutto di politiche da noi non condivise che non tengono conto dei reali bisogni della nostra gente, della gente del Nord in particolar modo. Sono il frutto di politiche che non sono state volte a risolvere i veri problemi che oggi ha questo Paese, i problemi della disoccupazione, i problemi delle imprese, i problemi dell'accesso al credito. Questi sono il frutto di pure politiche di bilancio volte ancora una volta ad aumentare la Pag. 10tassazione, volte ad aumentare una pressione fiscale che ormai è diventata insostenibile. Politiche purtroppo che, come da noi tristemente preannunciato, non hanno assolutamente dato i risultati voluti, anzi oggi ci troviamo in una situazione ben peggiore rispetto a quella precedente, nonostante i sacrifici fatti e nonostante gli annunci trionfali del Governo Monti prima e del Governo Letta poi.
  Ma veniamo quindi ai dati di questi due documenti. Nel 2012 la riduzione del PIL rispetto all'anno precedente è stata pari al 2,4 per cento ed è stata una riduzione non solo in termini percentuali, ma anche in termini nominali per circa lo 0,8 per cento. Le spese correnti sono aumentate in percentuale sul PIL e c’è stato un significativo incremento della spesa per gli interessi. Le entrate complessive sono state anche queste in forte aumento e si sono attestate al 48,1 per cento del PIL e, di conseguenza, la pressione fiscale è salita dal 42,4 per cento del 2011 al 44 per cento. Le previsioni assestate per il 2013, invece, evidenziano, rispetto alle previsioni iniziali di bilancio, un netto peggioramento del saldo da finanziare di 24.880 milioni di euro. Nel complesso, il saldo si attesta, nella previsione assestata, ad un valore di meno 31.065 milioni di euro rispetto ad una previsione iniziale di meno 6.185 milioni di euro. Il saldo corrente registra un peggioramento rispetto alla previsione iniziale attestandosi ad una previsione assestata di 24.346 milioni di euro e anche il ricorso al mercato evidenzia un peggioramento di oltre 19.709 milioni di euro che è essenzialmente dovuto alle variazioni di atto amministrativo.
  Inoltre poi vediamo che il Senato ha modificato il provvedimento dell'assestamento del 2013 disponendo un ulteriore aumento del limite massimo di emissione di titoli pubblici autorizzato dalla legge di bilancio per il 2013 portandolo dagli 80 mila milioni di euro stabiliti nel testo originario ai 98 mila milioni di euro. Le ragioni di tale incremento sono ricondotte alla necessità di assicurare la copertura del maggior fabbisogno dello Stato che sta emergendo negli ultimi mesi rispetto a quanto riscontrabile al momento della predisposizione dell'assestamento.
  L'incremento medesimo occorre per affrontare i primi mesi del 2014 con una riserva di liquidità tale da non mettere sottopressione le missioni di inizio anno.
   In merito poi alle più recenti tendenze dell'economia vengono confermate le stime di crescita contenute nel DEF del 2013 ma al ribasso, atteso che, al secondo semestre 2013, la cosiddetta crescita acquisita per anno è stata pari a meno 1,7 per cento a seguito della flessione di tutte le componenti della domanda e della connessa revisione peggiorativa, rispetto ai dati del DEF, delle stime sull'occupazione.
  In relazione all'andamento economico le nuove stime di finanza pubblica mostrano un peggioramento dei valori programmatici di indebitamento netto per il biennio 2014 e 2015 per 0,7 punti percentuali di PIL. L'unica nota che parrebbe positiva analizzando questi documenti è quella relativa allo stato dei pagamenti derivanti dalle risorse rese allo scopo disponibili dal decreto-legge n. 35 del 2013 nel quale, sulla base degli aggiornamenti effettuati dal Ministero dell'economia e delle finanze, risultano essere stati messi a disposizione degli enti pubblici debitori circa 17,9 miliardi.
  Al di là di questo piccolo risultato positivo, vediamo che il peggioramento del saldo netto da finanziare che si determinava nelle previsioni assestate è attribuibile a una forte riduzione delle entrate finali per complessivi 10.799 milioni di euro, principalmente ascrivibile alle entrate tributarie, le quali scontano il peggioramento del quadro economico per l'anno 2013.
  Anche le spese finali contribuiscono negativamente al risultato del saldo, evidenziandone nel complesso un aumento di 14.082 milioni di euro, essenzialmente attribuibile all'andamento della spesa in conto capitale. Per quanto concerne in particolare poi le entrate finali si evidenzia la diminuzione delle entrate del comparto tributario di circa 14.521 milioni di euro Pag. 11ed una variazione in aumento delle entrate extratributarie di 2.088 milioni di euro.
  In particolare, nell'ambito delle entrate tributarie assumono un particolare rilievo le variazioni in diminuzione relative all'IVA, alle imposte di registro e di bollo, alle accise sui prodotti energetici, all'accisa su prodotti diversi e alle lotterie ed altri giochi. Mentre, invece, vi sono delle variazioni in aumento per quanto riguarda l'IRPEF e l'IRES. Quindi si registrano nettamente questi cali dovuti soprattutto alla diminuzione dell'IVA che sono significativi rispetto allo stato dell'attuale salute della nostra economia.
  Come se non bastasse poi, anche in termini di cassa, registriamo un peggioramento dei saldi di bilancio ed, in particolare, il saldo netto da finanziarie si attesta a meno 102.878,000 euro con un peggioramento di 29.187,000 euro rispetto alla previsione di bilancio. Anche per quanto concerne gli altri saldi il risparmio pubblico rimane di segno negativo, registrando nelle previsioni assestate un peggioramento di 15.512 milioni di euro, attestandosi a meno 43.587 milioni di euro.
  Analogamente il saldo primario, rispetto alla previsione positiva di bilancio, si attesta invece su valori negativi: meno 13.612 milioni di euro, registrando un peggioramento di 29.582 milioni di euro. Si evidenzia, altresì, un aumento del ricorso al mercato che, rispetto al bilancio di previsione, peggiora di oltre 24,6 miliardi di euro.
  Quindi questi sono i dati che vengono ricavati dai due documenti che sono qui in discussione oggi, e non si può che prendere atto di un peggioramento delle stime di crescita per l'anno in corso rispetto alle previsioni formulate nel DEF dell'aprile 2013 in considerazione dell'evidente andamento recessivo dell'economia italiana nella prima parte di questo anno.
  In particolare, il prodotto interno lordo in questi primi sei mesi ha manifestato un'ulteriore sensibile contrazione e la variazione acquisita del PIL per il 2013 è pari a meno 1,7 per cento, valore questo molto ma molto peggiore rispetto a quello previsto dal DEF.
  Come, poi, risulta anche dai dati ISTAT, tutte le principali componenti della domanda sono diminuite rispetto all'anno precedente: i consumi finali nazionali, gli investimenti fissi lordi sono diminuiti; anche le importazioni hanno registrato una flessione e persino le esportazioni hanno subito un calo; così come hanno subito un calo – un ulteriore calo – i consumi finali e le spese delle famiglie. Inoltre, poi, come se non bastasse, alla contrazione degli investimenti si vede che hanno contribuito tutte le componenti, con una flessione attorno all'1,7 per cento della spesa per macchine, attrezzature e altri prodotti, del 7 per cento dei mezzi di trasporto e del 3,9 per cento degli investimenti in costruzioni.
  Quindi, vediamo che da qualunque parte la si guardi, questi sono numeri, sono numeri ben chiari, sono numeri che dimostrano che le politiche di questi ultimi anni sono state politiche fallimentari, che non hanno contribuito minimamente a risolvere quelli che sono i reali problemi della nostra economia, ma che hanno contribuito, invece, a peggiorare una già difficile situazione. Come se non bastasse, poi, nella situazione in cui versa il Paese in questo momento, pare che servano ulteriori risorse per riportare in linea il deficit, la cassa integrazione e che servano ulteriori risorse per eliminare anche la seconda rata dell'IMU.
  Quindi, noi qui ci chiediamo quali siano i margini per contenere la spesa nel brevissimo termine, anche perché, leggendo questi dati, si può ben capire come questi margini siano molto, ma molto, ma molto limitati. Quindi, non riusciamo a capire davvero che cosa queste politiche del Governo Monti, prima, e del Governo Letta, poi, abbiano prodotto di positivo. Questi sono dati che certificano assolutamente il fallimento di queste politiche da qualsiasi parte vengano guardate: non c’è – non c’è – un indicatore che sia uno che abbia il segno positivo, la ripresa tanto conclamata, tanto sperata resta comunque un miraggio, perché, vedendo questi dati, si sta assistendo ad un'ulteriore decrescita, ben peggiore di quella prevista nel DEF e, quindi, ad un calo continuo del PIL e ad Pag. 12un peggioramento degli indici di disoccupazione e di tutti gli indici economici principali.
  Quindi, non possiamo che prendere atto con rammarico di questi risultati, che noi giudichiamo scarsi, che hanno, appunto, contribuito a penalizzare ulteriormente la nostra economia e non hanno saputo dare nessuno spunto per la crescita, non hanno saputo dare nessun risultato concreto, affinché la disoccupazione fosse diminuita, affinché fossero create delle condizioni per fare impresa, affinché fossero rilanciati i consumi e gli investimenti in questo Paese. Quindi, noi qui oggi prendiamo atto di questo fallimento certificato delle vostre politiche.

  PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Romano. Ne ha facoltà.

  ANDREA ROMANO. Signor Presidente, brevemente, il quadro che ci ha descritto il relatore relativamente ai provvedimenti che stiamo discutendo e sui quali domani voteremo, fotografa un quadro di peggioramento molto serio dei conti pubblici, soprattutto per quanto riguarda il debito. È un quadro di cui parleremo più estesamente domani e che fa riferimento anche a quanto è accaduto in Italia negli ultimi diciotto mesi. Perché è vero, forse, che l'Italia ha vissuto, nel 2012, una stagione di austerità molto pesante per la gran parte dei cittadini – austerità indotta e imposta da una gestione molto allegra, se non irresponsabile, dei conti pubblici negli anni immediatamente precedenti –, ma se questo è vero, è altrettanto vero che il 2013 ha visto una buona dose di «ricreazione» nella gestione dei conti pubblici; una «ricreazione» che si traduce, appunto, in un peggioramento drastico del debito, in un quadro che rischia di essere pagato sulla pelle viva dei nostri cittadini.
  Allora, vorrei soltanto limitarmi a citare due espressioni di colleghi che mi hanno preceduto: una, che mi ha colpito favorevolmente, è quella del collega Palese, che – cito, appunto – ha detto nel suo intervento di pochi minuti fa: la battaglia per il risanamento dei conti deve rimanere al centro della nostra azione. Io mi rallegro con l'onorevole Palese, perché la battaglia per il risanamento dei conti è certamente quella sulla quale Scelta Civica ha improntato fin dalla sua nascita la sua azione politica.
  Tuttavia, vorrei, appunto citando l'onorevole Palese, fare una banale constatazione relativamente ai temi di questi giorni e alle notizie di questi giorni, perché se la battaglia per il risanamento dei conti deve rimanere al centro della nostra azione, mi domando come mai la forza politica cui fa riferimento l'onorevole Palese stia facendo esattamente il contrario per allontanarci da questo, ovvero costringere tutto il Parlamento, e non solo il Governo, a occuparsi di cose che con il risanamento dei conti pubblici non hanno niente a che fare. Ne parleremo, lo so, nei giorni prossimi, però è importante, anche in presenza, purtroppo, di così pochi colleghi in Parlamento, sottolineare come non stiamo parlando di cose che non abbiano niente a che fare con quanto avviene intorno a noi.
  Non so, anche per riferirmi a quanto diceva l'onorevole Borghesi un attimo fa, se la ripresa rimane un miraggio, Presidente. Ho letto nelle parole dell'onorevole Borghesi – voglio sbagliarmi – un qualche compiacimento per il fatto che la ripresa rimanga un miraggio. Io non credo che il Ministro Saccomanni sia una personalità prona a un ottimismo irresponsabile. Io voglio sperare che la ripresa non rimanga un miraggio, ma anche qui, mi permetta, Presidente: che la ripresa resti o no un miraggio dipende anche da quanto noi faremo e da quanto le forze politiche rappresentate in questo Parlamento faranno responsabilmente o non responsabilmente, perché tutti noi e il Governo, che abbiamo sostenuto fino all'altro giorno e che Scelta Civica continua a sostenere, faccia o non faccia per fare in modo che l'Italia sia in grado di cogliere questa ripresa che, per quanto legata forse a fenomeni di miraggio, rimane l'unica prospettiva che abbiamo di fronte per evitare un declino economico inarrestabile, se non verrà fatto qualcosa (Applausi dei deputati del gruppo Scelta Civica per l'Italia).

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  PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Fanucci. Ne ha facoltà.

  EDOARDO FANUCCI. Signor presidente, in questa giornata politica caldissima, in cui questo potrebbe essere il mio ultimo intervento da deputato in Aula, ritengo un grande privilegio poter intervenire su un provvedimento così importante: l'assestamento di bilancio 2013. Tuttavia, devo segnalare l'uscita dall'Aula del Viceministro onorevole Stefano Fassina. Peccato. Ritengo che si tratti di una mancanza di rispetto evitabile. Gli atti in oggetto dovrebbero essere al centro della sua azione nel Governo del Paese. Ciò detto, colgo l'occasione per ringraziare il sottosegretario onorevole Sesa Amici, sempre presente e attenta al confronto, in Aula e nelle Commissioni.

  PRESIDENTE. Onorevole Fanucci, le chiedo scusa, tuttavia mi è d'obbligo spiegarle che l'importante è che il Governo sia rappresentato. Nella fattispecie, siamo anche lieti che a rappresentarlo ci sia il sottosegretario Amici. Ovviamente è il Governo che stabilisce – e possiamo anche immaginare in queste ore le esigenze – chi sia presente in Aula, e noi ovviamente non possiamo che prenderne atto.

  EDOARDO FANUCCI. Nel merito del provvedimento, con riferimento ai primi dati che emergono con forza dall'analisi dello stesso, si rimane basiti e in qualche modo intimoriti: emerge un chiaro e incontrovertibile peggioramento dei principali saldi di bilancio. Nei primi sei mesi dell'anno abbiamo accumulato un saldo netto complessivo da finanziare pari a 24.880 milioni di euro; un forte peggioramento del risparmio pubblico consolidato di parte corrente; un ricorso al mercato che evidenzia un peggioramento, rispetto alle aspettative, di oltre 19.709 milioni di euro. Le entrate dello Stato calano vertiginosamente per un importo pari a 14.520 milioni di euro a causa delle minori entrate tributarie. In particolare: l'IVA cala di 10.548 milioni di euro; tutte le imposte legate alla vendita di immobili calano di 2.711 milioni di euro; le accise sui prodotti energetici calano di 4.178 milioni di euro; nel settore delle lotterie e giochi, che spesso si immagina che possano rappresentare la panacea di tutti i mali, abbiamo un calo di 343 milioni di euro. La spesa pubblica continua a crescere senza che si riesca ad arginare: più 16.586 milioni di euro. La crescita deve essere rivista al ribasso, purtroppo, e sono le stime del DEF a darci un meno 1,7 per cento, dato che pesa come un macigno sulla stabilità dei conti dello Stato.
  I motivi: in primo luogo, la flessione di tutte le componenti della domanda; in secondo luogo, flessione delle stime inerenti l'occupazione. La flessione della crescita è una naturale, ma drammatica, conseguenza di ciò.
  Atti di particolare intesse: in questo contesto, ci siamo consentiti il lusso di concedere un «aiuto di Stato» (difficile solo pensare di chiamarlo diversamente) ad una banca, MPS, che si vanta di esistere dal 1472.
  Nello specifico si tratta di 2 miliardi di euro destinati al salvataggio del Monte dei Paschi di Siena attraverso la sottoscrizione di strumenti finanziari, operazione consentita dal decreto-legge n. 95 del 2012. Inutile piangere sul latte versato. Dobbiamo tuttavia lavorare affinché ciò non si ripeta. Mai più.
  Alcune note positive: il pagamento debiti della pubblica amministrazione (tuttavia, ancora oggi, non se ne conosce la reale entità). Ho presentato un'interrogazione, ma questa aspetta ancora una risposta nella Commissione competente. Altro elemento positivo è la contrazione di interessi passivi, pari a 1.311 milioni di euro: ciò è conseguenza del miglioramento dello spread rispetto agli anni precedenti, soprattutto grazie all'intervento della Banca centrale europea (anche in questo caso mi pare opportuno segnalare il fatto che ho presentato un'interrogazione nella Commissione competente a cui, ancora oggi, non si conosce la risposta).
  Per finanziare la spesa pubblica si aumenta lo stock del debito: i titoli pubblici passano da 24.000 milioni di euro alla Pag. 14incredibile cifra di 98.000 milioni di euro. Dovevano passare a 80.000 milioni di euro. Ebbene, il Senato ha deciso di incrementare lo stock fino alla cifra anzidetta di 98.000 milioni di euro. Tale incremento è dovuto sostanzialmente ad un maggiore fabbisogno non inizialmente preventivabile, al pagamento dei debiti della pubblica amministrazione, dato positivo, come già detto, e all'accantonamento di liquidità per garantire, nel 2014, emissioni di titoli senza la pressione di difficoltà correnti e imminenti in corso d'anno. Ma fino a quando i mercati ci consentiranno tale atteggiamento ? Fino a quando il sistema potrà reggere ? Fino a quando ce la sentiremo di continuare a far finta di niente ?
  Il decreto-legge n. 102 del 2013, che ha cancellato la prima rata dell'IMU, è un provvedimento recessivo: a sostenerlo sono i più autorevoli economisti di fama nazionale e internazionale. Personalmente, ritengo che sia stato un grave errore di cui stiamo già pagando le pesanti conseguenze ben rappresentate nel progetto di assestamento in commento.
  Il peso del debito pubblico ingenererà effetti oggi poco definibili per le future generazioni. Oggi abbiamo un Governo che è sull'orlo del baratro, a causa dell'effetto dirompente di chi mette al centro gli interessi particolari di un uomo, Silvio Berlusconi, rispetto all'interesse di un'intera comunità e di un Paese ormai in ginocchio.
  Non voglio entrare nel merito politico della discussione con ad oggetto l'IVA. Faccio semplicemente notare che, con l'attuale imposizione fiscale che vede l'IVA al 21 per cento, le entrate dello Stato arretrano pesantemente. Non oso immaginare l'ulteriore effetto recessivo sulle stesse derivante dall'aumento dell'IVA che pare oggi, ahimè, ineludibile.
  L'assestamento di bilancio fotografa un'Italia in recessione. Possiamo far finta di niente ? Possiamo dare la colpa all'Europa ? Possiamo incolparci l'un l'altro in questo solenne e autorevole consesso ? La risposta è che possiamo, ma niente ci restituirà la speranza e ci consentirà di uscirne. Per farlo, occorre coraggio, determinazione e orgoglio. Dobbiamo smettere di sottovalutare la gravità della situazione che stiamo vivendo. Alla base di tutto, occorre un linguaggio di verità e comportamenti improntati alla responsabilità e al rispetto delle istituzioni.
  Ritengo che il nostro sforzo, volto al risanamento della finanza pubblica, se riusciremo a lavorare con passione e dedizione, non sarà vano. Non è perché ce lo chiede l'Europa che dovremmo farlo, ma perché ce lo impone il rispetto per il futuro dei nostri figli.

  PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Censore. Ne ha facoltà.

  BRUNO CENSORE. Signor Presidente, onorevoli colleghi, ho chiesto di parlare per esprimere un'esigenza che credo sia condivisa da molti e che mi auguro sia condivisa anche dal Governo. Dalle risultanze della gestione finanziaria riferita al 2012, a mio sommesso avviso, emerge un'esigenza urgente e necessaria, l'esigenza di cambiare strada, perché, di fronte alla crisi e ai problemi di finanza pubblica, ne ha bisogno il Paese.
  Mi spiego meglio. Il Consuntivo 2012 registra un parziale miglioramento di alcuni saldi, che ha consentito di raggiungere gli obiettivi di finanza pubblica concordati in sede europea e di pervenire alla chiusura della procedura per disavanzo eccessivo, aperta nel 2009, nei confronti del nostro Paese. Ma le manovre di correzione dei conti pubblici al contempo hanno avuto riflessi negativi sulla produzione del reddito e hanno generato anche effetti depressivi su un'economia, quella italiana, già in difficoltà e in forte recessione. Si pensi, d'altronde, che il PIL ha registrato una flessione del tasso di crescita del 2,4 per cento e la flessione ha rallentato la domanda interna del 4,8 per cento.
  Dai numeri, quindi, emerge una realtà socio-economica ben conosciuta e percepita dall'opinione pubblica. La disoccupazione è in aumento, l'impoverimento di sempre più estesi strati di popolazione, la chiusura di piccole e medie imprese e di attività commerciali, la mancanza di sviluppo. Pag. 15Né le prospettive future appaiono migliori senza politiche economiche adeguate e senza interventi sulla spesa. Occorre sottolineare, infatti, che dai dati offerti dal Rendiconto 2012 emerge un incremento della spesa di parte corrente che ha generato impegni per 489,3 miliardi di euro contro i 472,3 miliardi del 2011. Tale dato, pur in un generale contesto di netto miglioramento degli indicatori di finanza pubblica, conferma le difficoltà incontrate nel ridurre la spesa corrente, che spesso viene compensata attraverso riduzioni della spesa in conto capitale che, come è noto, rappresenta un fondamentale volano per la crescita economica del Paese e che, nel 2012, ha registrato impegni per 45,6 miliardi di euro contro i 48,5 miliardi nel 2011, i 52,2 miliardi nel 2010 e i 58,9 miliardi di euro nel 2009.
  Ecco perché, dunque, sono estremamente convinto del fatto che gli aspetti negativi che emergono dal Consuntivo 2012 debbano rappresentare i temi di impegno per il futuro. Mi sia permesso un solo esempio: dicevo prima che dai dati emerge la difficoltà nel ridurre la spesa corrente. Penso alla sanità, comparto che richiede un forte impegno di risorse. L'incidenza sul PIL si conferma al 7,3 per cento ed induce a ritenere che gli interventi effettuati – come ha rilevato nella sua relazione il procuratore generale della Corte dei conti – siano per lo più riusciti ad evitare un'incontrollata lievitazione dei costi, ma non siano ancora in grado di favorire il loro ridimensionamento. Forse, così come nei giorni scorsi ha suggerito il sottosegretario Paolo Fadda, rispondendo ad una mia interpellanza, occorrerebbe rivisitare la regionalizzazione del sistema sanitario, che ha accentuato, tra l'altro, le diseguaglianze tra le regioni, creando inefficienze e sprechi.
  A proposito di impegni per il futuro, ricordo innanzitutto a me stesso, e poi agli onorevoli colleghi, che nel suo discorso della fiducia, proprio dinanzi a quest'Aula, il Presidente del Consiglio ha annoverato i giovani ed il territorio tra le grandi risorse per la crescita del nostro Paese. Ebbene, per puntare sui giovani come risorse per la crescita occorre investire nell'istruzione, nella cultura, nella scuola e nella ricerca, così come per puntare sul territorio significa investire nell'ambiente, nei beni culturali, nelle opere d'arte e, quindi, nel turismo.
  È evidente, insomma, che scuola, istruzione, ricerca, ambiente e turismo dovrebbero costituire, come accennavo prima, elementi strategici di sviluppo e di crescita economica. Però, da un'attenta lettura del Rendiconto 2012 emerge un aspetto chiaro e indiscutibile: questi settori non hanno ricevuto la dovuta attenzione nelle scelte dei due Governi che hanno preceduto quello attuale.
  Lo confermano in maniera significativa i numeri: nel 2012 l'Italia ha investito il 4,7 per cento del proprio PIL nell'istruzione, a fronte di una media europea del 5,44 per cento. Tutto ciò si traduce nel degrado delle condizioni degli edifici scolastici e nell'impoverimento dell'offerta didattica. Stessa cosa dicasi per i beni culturali: nell'ultimo decennio, il Ministero competente ha subito un taglio pari al 36,4 per cento del proprio bilancio, al settore è stato destinato appena lo 0,4 per cento del PIL (contro lo 0,8 della Francia e lo 0,6 della Spagna), gli investimenti si sono dimezzati nell'arco di un decennio.
  Occorre, insomma, cambiare repentinamente registro, per mutare questa situazione, che ha riflessi negativi oltre che sul mantenimento del nostro ingente patrimonio, anche sulle capacità del settore di produrre ricchezza e di favorire quindi lo sviluppo dell'economia.

  PRESIDENTE. Constato l'assenza dell'onorevole Castelli, iscritta a parlare: s'intende che vi abbia rinunziato.
  È iscritto a parlare l'onorevole Boccadutri. Ne ha facoltà.

  SERGIO BOCCADUTRI. Signor Presidente, gentile sottosegretaria, colleghe deputate e colleghi deputati, oggi in quest'Aula discutiamo di provvedimenti certamente assimilabili per materia, il rendiconto generale dello Stato per l'anno 2012 e il disegno di legge d'assestamento per il Pag. 162013. Due provvedimenti assimilabili che avrebbero tuttavia dovuto avere contenuti, secondo noi, profondamente differenti. Il primo, infatti, riflette sostanzialmente i risultati dell'azione del Governo Monti; il secondo, quello del Governo dopo-elezioni, che avrebbe dovuto rappresentare un cambiamento rispetto a quelle, e invece rappresenta sostanzialmente una continuità rispetto alle politiche del Governo Monti.
  Due provvedimenti, quindi, che avrebbero dovuti essere differenti, ma che in realtà sono molto simili: entrambi descrivono un'Italia in profonda recessione economica, denunciano l'assenza di una politica fiscale ed economica vera, disegnano due Governi che hanno applicato i parametri imposti dall'Europa in senso contabile, ignorando la necessità di far ripartire l'economia e facendo gravare, seppure con accenti diversi, i costi dei tagli sempre sugli stessi soggetti: i lavoratori dipendenti e i pensionati. Due provvedimenti, dunque, che parlano la stessa lingua e usano lo stesso vocabolario; un vocabolario che a noi di Sinistra Ecologia Libertà non piace.
  È vero: è stato dimezzato l'indebitamento, ma al prezzo di una correzione di bilancio che per l'anno 2012 è stata di 60 miliardi di euro. È cresciuto il debito pubblico, lo spread si è abbassato solo grazie all'intervento della BCE, sono state tagliate le pensioni, si è allungato il tempo per il quale un lavoratore, dopo anni di lavoro, può andare in pensione; sono aumentate le accise e l'IVA domani arriverà al 22 per cento.
  Tutte misure che sono gravate sulle classi più deboli, e che hanno avuto, per giunta, effetti recessivi, con il PIL diminuito del 2,4 per cento e i consumi durevoli e gli investimenti di ben oltre il 10 per cento. Ad essersi ridotti sono stati proprio i consumi delle famiglie; il loro potere d'acquisto è diminuito del 4,8 per cento.
  Le manovre del 2012 hanno complessivamente causato una riduzione del reddito del Paese di circa 16 miliardi, rendendo così più difficili da raggiungere gli obiettivi per i quali tagli e tasse erano stati escogitati, con la pressione fiscale che ha raggiunto una percentuale vicina al 45 per cento, una delle più alte al mondo. Infine, è aumentato il tasso di disoccupazione, che dall'8,4 per cento del 2011 si è alzato al 10,7 per cento del 2012, fino a toccare 1'11,2 per cento nel quarto trimestre del 2012 e 1'11,5 per cento nel mese di marzo 2013, con un ricorso massiccio, com’è noto, alla cassa integrazione, anche in deroga. Una grossa fetta della popolazione femminile è tagliata fuori dal mercato del lavoro, e la disoccupazione riguarda un terzo dei giovani di questo Paese. Dal 2007 al 2011 il tasso di disoccupazione giovanile in Italia è passato dal 24 al 32 per cento, con un ulteriore balzo al 39,3 per cento nel primo trimestre 2012. Questo è il quadro dei provvedimenti i cui effetti sono palpabili nel Rendiconto generale dello Stato per l'anno 2012.
  Il disegno di legge di assestamento per il 2013 evidenzia un peggioramento dei saldi di bilancio in termini di competenza rispetto alle previsioni iniziali della legge di bilancio per il 2013. Il saldo netto da finanziare passa da 6.185 milioni a 31.065 milioni, con un peggioramento di quasi 25 miliardi di euro.
  Tuttavia, sin dal suo insediamento, il Governo aveva promesso l'avvio di un'incisiva azione di spending review ma, ad oggi, a parte la norma che prevede di nominare un commissario ad hoc, ancora non ci sono riscontri di effetti pratici.
  Intanto le previsioni sul PIL 2013 sono passate da un meno 1,3 ad un meno 1,7-1,8 per cento, quando, per uscire da questa recessione prolungata, riparando pure i danni procurati dal combinato disposto di crisi e austerità, il nostro Paese dovrebbe crescere nei prossimi anni ad un tasso del 3-4 per cento almeno.
  C’è poco da essere ottimisti, soprattutto in questa fase dove ancora non abbiamo ben chiaro – ma questo ovviamente non lo ascrivo alla responsabilità della sottosegretaria qui presente – se vi sia o meno ancora un Governo in carica. Anche perché la promessa diminuzione delle tasse non vi è stata: come ho già detto, domani vi sarà l'aumento dell'IVA; la cancellazione della seconda rata dell'IMU è stata solo rinviata alla legge di stabilità: il costo della Pag. 17cancellazione della prima è stato fatto gravare tutto sui redditi più bassi; si parla addirittura dell'introduzione di una service tax, che sarà probabilmente tanto più odiosa, colpendo anche i conduttori.
  In sintesi: meno tasse sul patrimonio; più tasse sull'abitare; meno certezze sulle entrate dei Comuni; qualche incerto taglio di spese per coprire il mancato incasso della prima rata dell'IMU; rinvio per le coperture della seconda rata. Se la politica del Governo, di questo Governo o del nascituro, dovesse continuare su questa impostazione con la legge di stabilità ed i provvedimenti collegati, la situazione economica e sociale non potrebbe che peggiorare.
  Nell'ambito dell'attuale crisi economica ed occupazionale non è pensabile, infatti, una nuova manovra economica pesantemente recessiva: al contrario, servirebbero scelte coraggiose che permettano al nostro Paese, in tempi brevi, di ridare slancio alla crescita, di alleggerire la pressione fiscale sul lavoro, soprattutto. Sarebbero necessarie un insieme di misure organiche di politica economica che superino le politiche di austerity a favore di interventi ed investimenti di sostegno alla domanda, al lavoro, ai redditi, alla lotta alla povertà. Indichiamone alcune. Un vero e proprio piano per il lavoro per il prossimo triennio fondato su una politica di investimenti pubblici, di sostegno alle imprese, con la riconversione ecologica dell'economia e la promozione di un piano straordinario di «piccole opere». Una diversa politica fiscale, che alleggerisca la pressione sul lavoro e le imprese, e colpisca maggiormente le rendite finanziarie e i grandi patrimoni sulla base di una più incisiva imposta sulle transazioni finanziarie. Una politica di contenimento della spesa pubblica, riducendo i finanziamenti per le «infrastrutture strategiche» (cioè le grandi opere), gli investimenti nei sistemi d'arma (in particolare gli F-35), i sussidi alle scuole private. Una rinnovata politica industriale fondata sugli investimenti in innovazione e ricerca, nella green economy, nelle produzioni e nei consumi sostenibili, nella direzione di un nuovo modello di sviluppo. Una politica di investimenti nella formazione, nella conoscenza e nella ricerca, aumentando le risorse per scuola e università, combattendo la dispersione e l'abbandono scolastico. La previsione di obiettivi più stringenti e adeguati a quello che ci viene chiesto a livello comunitario nell'ambito della realizzazione della strategia «Europa 2020», obiettivi che nel DEF 2013 sono indicati al ribasso e che devono essere rivisti verso l'alto. La previsione un organico piano di investimenti nel welfare che preveda l'introduzione del reddito di cittadinanza, l'introduzione dei livelli essenziali di assistenza previsti dalla legge n. 328 del 2000, un piano straordinario per gli asili nido pubblici su tutto il territorio.
  Di queste politiche, gentile Presidente, colleghe deputate e colleghi deputati, sottosegretario, l'Italia avrebbe bisogno. Per tali ragioni il gruppo parlamentare di Sinistra Ecologia Libertà non potrà che esprimere il proprio voto contrario nei prossimi giorni al Rendiconto generale dell'amministrazione dello Stato per l'esercizio finanziario 2012 e alle Disposizioni per l'assestamento del bilancio dello Stato e dei bilanci delle amministrazioni autonome per l'anno finanziario 2013; nella speranza che gli avvenimenti di questi giorni pongano fine a questa maggioranza e si possa lavorare per un altro Governo, che dia risposte immediate ai precari e al mondo del lavoro e risolva la vergogna degli esodati, che porti a compimento una nuova legge elettorale e blocchi ogni tentativo di stravolgere la Costituzione in senso presidenzialista (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà).

  PRESIDENTE. Non vi sono altri iscritti a parlare e pertanto dichiaro chiusa la discussione congiunta sulle linee generali.

(Repliche del relatore e del Governo – A.C. 1572 e A.C. 1573)

  PRESIDENTE. Ha facoltà di replicare il relatore, onorevole Rughetti.

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  ANGELO RUGHETTI, Relatore. Signor Presidente, volevo intanto ringraziare i colleghi per gli interventi, perché hanno comunque arricchito il dibattito e ci hanno dato dei punti di vista ulteriori rispetto a quelli che già erano stati affrontati, sia nella relazione del disegno di legge che nella relazione che avevo esposto.
  Prendo atto con soddisfazione che i rappresentanti del gruppo del PdL e della Lega Nord abbiano a cuore l'andamento dei saldi di finanza pubblica, visto che nell'andamento degli ultimi Governi che hanno guidato hanno portato l'Italia ad essere sottoposta ad una procedura di infrazione per eccesso di deficit. Quindi, il fatto che adesso anche essi si preoccupino dei saldi di finanza pubblica è una notizia positiva, della quale prendiamo atto.
  Per quanto riguarda l'aumento dell'IVA, penso che sia corretto sottolineare che questo Governo non ha assunto alcun provvedimento, perché l'aumento dell'IVA è stato deciso, assunto e deliberato da Governi precedenti. Questo Governo, quindi, non ha alcuna responsabilità rispetto all'aumento dell'aliquota.
  Aggiungo che l'andamento del gettito dell'IVA non ha nulla a che fare con l'andamento delle aliquote, perché, in questa fase, se il gettito dell'IVA, come si è visto, è sceso di molto, anche ad aliquota stabile, ciò vuole dire che sono i consumi interni e le importazioni che sono crollati, e non tanto l'andamento delle aliquote.
  Rispetto all'economia reale, mi sembra che la cosa della quale preoccuparsi più di tutte in questo momento sia lo spread che esiste tra la politica e la vita reale delle persone, perché mi sembra che la politica sia arrovellata in 2 mila tatticismi, mentre la vita delle persone stia da un'altra parte. Questo è uno spread di cui i rappresentanti che vengono eletti in Parlamento dovrebbero farsi carico.
  Un dato, invece, secondo me oggettivo, che emerge dall'andamento dei conti pubblici e che è riportato nel disegno di legge di assestamento riguarda l'andamento del debito. Questo è francamente oggetto di tutte le valutazioni dei mercati, che ogni giorno misurano la nostra capacità di resistere alla crisi, ed ha un andamento che è fortemente negativo e sul quale, nel prossimo anno, si abbatterà anche la regola del fiscal compact. Sul debito, quindi, penso che il Governo debba fare una riflessione ulteriore per individuare delle forme di non crescita e, se possibile, di abbattimento.

  PRESIDENTE. Prendo atto che il rappresentante del Governo rinunzia alla replica.
  Il seguito del dibattito è rinviato ad altra seduta.

Ordine del giorno della seduta di domani.

  PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della seduta di domani.

  Martedì 1o ottobre 2013, alle 11:

  1. – Discussione del disegno di legge (per la discussione sulle linee generali):
   S. 1014 – Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 8 agosto 2013, n. 91, recante disposizioni urgenti per la tutela, la valorizzazione e il rilancio dei beni e delle attività culturali e del turismo (Approvato dal Senato) (C. 1628).

  (ore 15)

  2. – Seguito della discussione dei disegni di legge:
   S. 888 – Rendiconto generale dell'Amministrazione dello Stato per l'esercizio finanziario 2012 (Approvato dal Senato) (C. 1572).
   S. 889 – Disposizioni per l'assestamento del bilancio dello Stato e dei bilanci delle Amministrazioni autonome per l'anno finanziario 2013 (Approvato dal Senato) (C. 1573).
  – Relatore: Rughetti.

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  3. - Seguito della discussione del disegno di legge:
   S. 1014 – Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 8 agosto 2013, n. 91, recante disposizioni urgenti per la tutela, la valorizzazione e il rilancio dei beni e delle attività culturali e del turismo (Approvato dal Senato) (C. 1628).

  La seduta termina alle 16,50.

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ORGANIZZAZIONE DEI TEMPI RELATIVI ALLE COMUNICAZIONI DEL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI

Comunicazioni del Presidente del Consiglio dei ministri

Interventi a titolo personale 10 minuti
Gruppi 1 ora e 58 minuti
 Partito Democratico 31 minuti
 MoVimento 5 Stelle 17 minuti
 Popolo della Libertà – Berlusconi
 Presidente
16 minuti
 Scelta civica per l'Italia 12 minuti
 Sinistra Ecologia Libertà 12 minuti
 Lega Nord e Autonomie 10 minuti
 Fratelli d'Italia 10 minuti
 Misto: 10 minuti
  Centro Democratico 3 minuti
  Minoranze Linguistiche 3 minuti
  MAIE – Movimento Associativo italiani
  all'estero – Alleanza per l'Italia (API)
2 minuti
  Partito Socialista Italiano (PSI)
  – Liberali per l'Italia (PLI)
2 minuti

A tale tempo si aggiunge il tempo per gli interventi del Governo e per le eventuali dichiarazioni di voto.