Camera dei deputati

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Resoconto dell'Assemblea

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XVII LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 84 di mercoledì 25 settembre 2013

Pag. 1

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE LAURA BOLDRINI

  La seduta comincia alle 9,20.

  EDMONDO CIRIELLI, Segretario, legge il processo verbale della seduta di ieri.
  (È approvato).

Missioni.

  PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Alfreider, Michele Bordo, Caparini, Casero, Dambruoso, Damiano, Gregorio Fontana, Galan, Gebhard, Giancarlo Giorgetti, Giorgia Meloni, Migliore, Nicoletti, Pisicchio, Realacci e Speranza sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.
  Pertanto i deputati in missione sono complessivamente sessantanove, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell’allegato A al resoconto della seduta odierna.

  Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell’allegato A al resoconto della seduta odierna.

Votazione per l'elezione di un Vicepresidente e di un Segretario di Presidenza, ai sensi dell'articolo 5, comma 8, del Regolamento (ore 9,25).

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la votazione per l'elezione di un Vicepresidente e di un Segretario di Presidenza, ai sensi dell'articolo 5, comma 8, del Regolamento, a seguito della cessazione dalle rispettive cariche dei deputati Maurizio Lupi e Gianpiero Bocci, dimissionari in quanto chiamati a far parte del Governo.
  A ciascun deputato saranno consegnate due schede: una di colore giallo per l'elezione di un Vicepresidente ed una di colore azzurro per l'elezione di un Segretario di Presidenza.
  Avverto che ciascun deputato può scrivere su ciascuna scheda un solo nome.
  Le schede recanti più di un nominativo saranno considerate nulle.
  Le preferenze espresse in favore di deputati aventi lo stesso cognome non saranno considerate valide ove non rechino anche il nome del deputato ovvero, quanto meno, la lettera iniziale del nome o il gruppo di appartenenza.
  Saranno eletti coloro che otterranno il maggior numero di voti.
  Per agevolare il computo dei voti ogni deputato deporrà le schede in due urne distinte, collocate al di fuori delle cabine di voto.
  Indìco la votazione per schede.
  Per agevolare le operazioni di voto, invito i deputati ad avvicinarsi al banco della Presidenza seguendo il proprio turno di votazione, che è evidenziato sul tabellone elettronico, evitando quindi di stazionare nell'emiciclo e di rendere così più difficoltosa l'espressione del voto.
  Avverto che la Presidenza ha accolto alcune richieste di anticipazione del turno di voto di deputati appartenenti ai vari gruppi, che ne hanno fatto motivata richiesta per gravi ragioni personali o per impegni legati alla loro carica.Pag. 2
  Invito i deputati segretari a procedere alla chiama dei deputati.
  (Segue la chiama).

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ROBERTO GIACHETTI (ore 9,50)

  (Segue la chiama).

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE LUIGI DI MAIO (ore 11)

  (Segue la chiama).

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ROBERTO GIACHETTI (ore 11,05)

  (Segue la chiama).

  PRESIDENTE. Dichiaro chiusa la votazione ed invito i deputati segretari a procedere allo spoglio delle schede.

Preavviso di votazioni elettroniche (ore 11,30).

  PRESIDENTE. Poiché nel corso della seduta potranno aver luogo votazioni mediante procedimento elettronico, decorrono da questo momento i termini di preavviso di cinque e venti minuti previsti dall'articolo 49, comma 5, del Regolamento.

  SIMONE BALDELLI. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  SIMONE BALDELLI. Presidente Giachetti, poiché abbiamo dato il preavviso dei 20 minuti, a questo punto sarebbe opportuno, giacché alla ripresa della seduta si potrebbe iniziare a votare da subito, indicare un orario preciso, in modo che i colleghi alla ripresa della seduta sappiano effettivamente che si inizia, senza ulteriore preavviso, con votazioni immediate. Quindi, le chiederei di darci un orario di ripresa della seduta, che, secondo me, ragionevolmente, sarebbe dopo mezzogiorno.

  PRESIDENTE. Mi pare ragionevole, presidente Baldelli. Direi che a questo punto potremmo fare alle ore 12, nel senso che lo scrutinio dovrebbe essere terminato, ed eventualmente, se si dovesse prolungare, lo facciamo slittare a mezzogiorno e un quarto, se lei è d'accordo, anche perché sentivo che c'erano delle esigenze di procedere.
  Sospendo, quindi, la seduta che riprenderà alle ore 12.

  La seduta, sospesa alle 11,30, è ripresa alle 12,25.

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE LAURA BOLDRINI

Comunicazione del risultato della votazione per l'elezione di un Vicepresidente e di un Segretario di Presidenza, ai sensi dell'articolo 5, comma 8, del Regolamento (ore 12,25).

  PRESIDENTE. Comunico il risultato della votazione per l'elezione di un Vicepresidente, ai sensi dell'articolo 5, comma 8, del Regolamento:
   Presenti e votanti: 552
  Hanno ottenuto voti: Baldelli 274 (Applausi); Businarolo 94 (Applausi); Santanchè 8; Leone 6; Bonifazi 5; Gasbarra 5.
   Voti dispersi  12   
   Schede bianche  124   
   Schede nulle  24   

  Proclamo dunque eletto Vicepresidente il deputato Simone Baldelli a cui vanno i miei migliori auguri (Applausi). Ci farà piacere averla nell'Ufficio di Presidenza (Applausi). Complimenti, onorevole Baldelli, anzi, Presidente.Pag. 3
  Comunico il risultato della votazione per l'elezione di un Segretario di Presidenza, ai sensi dell'articolo 5, comma 8, del Regolamento:
   Presenti e votanti: 552

  Hanno ottenuto voti: Gasbarra 342 (Applausi).
   Voti dispersi  30   
   Schede bianche  139   
   Schede nulle  41   

  Proclamo dunque eletto Segretario di Presidenza il deputato Enrico Gasbarra (Applausi) a cui va il nostro benvenuto nell'Ufficio di Presidenza (Applausi).

  Hanno preso parte alla votazione:

  Deputati:

  Abrignani Ignazio
  Adornato Ferdinando
  Agostinelli Donatella
  Agostini Luciano
  Agostini Roberta
  Aiello Ferdinando
  Airaudo Giorgio
  Albanella Luisella
  Alberti Ferdinando
  Alfano Gioacchino
  Alfreider Daniel
  Allasia Stefano
  Alli Paolo
  Amato Maria
  Amendola Vincenzo
  Amici Sesa
  Amoddio Sofia
  Angelucci Antonio
  Antezza Maria
  Anzaldi Michele
  Argentin Ileana
  Arlotti Tiziano
  Artini Massimo
  Ascani Anna
  Baldassarre Marco
  Baldelli Simone
  Balduzzi Renato
  Barbanti Sebastiano
  Bargero Cristina
  Baroni Massimo Enrico
  Baruffi Davide
  Basilio Tatiana
  Basso Lorenzo
  Battaglia Demetrio
  Battelli Sergio
  Bazoli Alfredo
  Bechis Eleonora
  Bellanova Teresa
  Benamati Gianluca
  Benedetti Silvia
  Beni Paolo
  Berlinghieri Marina
  Bernardo Maurizio
  Bernini Massimiliano
  Bernini Paolo
  Berretta Giuseppe
  Bersani Pier Luigi
  Bianchi Dorina
  Bianchi Mariastella
  Bianchi Nicola
  Bianconi Maurizio
  Biasotti Sandro
  Biffoni Matteo
  Bindi Rosy
  Binetti Paola
  Biondelli Franca
  Bobba Luigi
  Boccadutri Sergio
  Boccia Francesco
  Boccuzzi Antonio
  Bolognesi Paolo
  Bombassei Alberto
  Bonaccorsi Lorenza
  Bonafè Simona
  Bonafede Alfonso
  Bonavitacola Fulvio
  Bonifazi Francesco
  Bonomo Francesca
  Bordo Franco
  Bordo Michele
  Borghese Mario
  Borghesi Stefano
  Borghi Enrico
  Boschi Maria Elena
  Bosco Antonino
  Bossa Luisa
  Bossi Umberto
  Braga Chiara
  Bragantini Matteo
  Bragantini Paola
  Brambilla Michela Vittoria
  Brandolin GiorgioPag. 4
  Bratti Alessandro
  Brescia Giuseppe
  Bressa Gianclaudio
  Brugnerotto Marco
  Brunetta Renato
  Bruno Franco
  Bruno Bossio Vincenza
  Bueno Renata
  Buonanno Gianluca
  Burtone Giovanni Mario Salvino
  Busin Filippo
  Businarolo Francesca
  Busto Mirko
  Buttiglione Rocco
  Calabria Annagrazia
  Calabrò Raffaele
  Campana Micaela
  Cancelleri Azzurra Pia Maria
  Caon Roberto
  Caparini Davide
  Capelli Roberto
  Capezzone Daniele
  Capodicasa Angelo
  Capone Salvatore
  Capozzolo Sabrina
  Capua Ilaria
  Carbone Ernesto
  Cardinale Daniela
  Carella Renzo
  Carfagna Maria Rosaria
  Cariello Francesco
  Carinelli Paola
  Carnevali Elena
  Carocci Mara
  Carra Marco
  Carrescia Piergiorgio
  Caruso Mario
  Casati Ezio Primo
  Casellato Floriana
  Casero Luigi
  Caso Vincenzo
  Cassano Franco
  Castelli Laura
  Castiello Giuseppina
  Castiglione Giuseppe
  Castricone Antonio
  Catalano Ivan
  Catania Mario
  Catanoso Genoese Francesco detto
  Basilio Catanoso
  Causi Marco
  Causin Andrea
  Cecconi Andrea
  Cenni Susanna
  Censore Bruno
  Centemero Elena
  Cesa Lorenzo
  Cesaro Antimo
  Cesaro Luigi
  Chaouki Khalid
  Chiarelli Gianfranco Giovanni
  Chimienti Silvia
  Cicchitto Fabrizio
  Cicu Salvatore
  Cimbro Eleonora
  Cimmino Luciano
  Ciprini Tiziana
  Cirielli Edmondo
  Civati Giuseppe
  Coccia Laura
  Colaninno Matteo
  Colletti Andrea
  Colonnese Vega
  Cominardi Claudio
  Cominelli Miriam
  Coppola Paolo
  Corda Emanuela
  Coscia Maria
  Costa Enrico
  Costantino Celeste
  Cova Paolo
  Covello Stefania
  Cozzolino Emanuele
  Crimì Filippo
  Crimi Rocco
  Crippa Davide
  Crivellari Diego
  Culotta Magda
  Cuperlo Giovanni
  Currò Tommaso
  Dadone Fabiana
  D'Agostino Angelo Antonio
  D'Alessandro Luca
  Dallai Luigi
  Dall'Osso Matteo
  Dal Moro Gian Pietro
  D'Ambrosio Giuseppe
  Dambruoso Stefano
  D'Arienzo Vincenzo
  D'Attorre Alfredo
  Da Villa Marco
  Decaro Antonio
  Del Basso De Caro Umberto
  Del Grosso DanielePag. 5
  Dellai Lorenzo
  Della Valle Ivan
  Dell'Orco Michele
  De Lorenzis Diego
  De Maria Andrea
  De Menech Roger
  De Micheli Paola
  De Mita Giuseppe
  Di Battista Alessandro
  Di Benedetto Chiara
  Dieni Federica
  Di Gioia Lello
  Di Lello Marco
  Di Maio Luigi
  Di Maio Marco
  D'Incà Federico
  D'Incecco Vittoria
  Di Salvo Titti
  Distaso Antonio
  Di Stefano Fabrizio
  Di Stefano Manlio
  Di Stefano Marco
  Di Vita Giulia
  Donati Marco
  D'Ottavio Umberto
  Duranti Donatella
  D'Uva Francesco
  Ermini David
  Fabbri Marilena
  Faenzi Monica
  Famiglietti Luigi
  Fantinati Mattia
  Fanucci Edoardo
  Faraone Davide
  Farina Daniele
  Farina Gianni
  Fauttilli Federico
  Fava Claudio
  Fedi Marco
  Fedriga Massimiliano
  Ferraresi Vittorio
  Ferrari Alan
  Ferro Andrea
  Fico Roberto
  Fiorio Massimo
  Fioroni Giuseppe
  Fitto Raffaele
  Fitzgerald Nissoli Fucsia
  Folino Vincenzo
  Fontana Cinzia Maria
  Fontana Gregorio
  Fontanelli Paolo
  Formisano Aniello
  Fossati Filippo
  Fraccaro Riccardo
  Fragomeli Gian Mario
  Fratoianni Nicola
  Fregolent Silvia
  Furnari Alessandro
  Gadda Maria Chiara
  Gagnarli Chiara
  Galan Giancarlo
  Galati Giuseppe
  Galgano Adriana
  Galli Carlo
  Gallinella Filippo
  Gallo Luigi
  Gallo Riccardo
  Gandolfi Paolo
  Garavini Laura
  Garnero Santanchè Daniela
  Garofalo Vincenzo
  Garofani Francesco Saverio
  Gasbarra Enrico
  Gasparini Daniela Matilde Maria
  Gebhard Renate
  Gelli Federico
  Gelmini Mariastella
  Genovese Francantonio
  Gentiloni Silveri Paolo
  Ghizzoni Manuela
  Giachetti Roberto
  Giacobbe Anna
  Giacomelli Antonello
  Giacomoni Sestino
  Giammanco Gabriella
  Gigli Gian Luigi
  Ginato Federico
  Ginoble Tommaso
  Giordano Giancarlo
  Giorgetti Alberto
  Giorgetti Giancarlo
  Giorgis Andrea
  Gitti Gregorio
  Giuliani Fabrizia
  Giulietti Giampiero
  Gnecchi Marialuisa
  Grande Marta
  Grassi Gero
  Greco Maria Gaetana
  Gregori Monica
  Gribaudo Chiara
  Grillo Giulia
  Grimoldi PaoloPag. 6
  Guerini Giuseppe
  Guerini Lorenzo
  Guerra Mauro
  Guidesi Guido
  Gullo Maria Tindara
  Gutgeld Itzhak Yoram
  Iacono Maria
  Iannuzzi Cristian
  Iannuzzi Tino
  Impegno Leonardo
  Incerti Antonella
  Invernizzi Cristian
  Iori Vanna
  Kronbichler Florian
  L'Abbate Giuseppe
  Labriola Vincenza
  Lacquaniti Luigi
  Laffranco Pietro
  Laforgia Francesco
  Lainati Giorgio
  Latronico Cosimo
  Lattuca Enzo
  Lauricella Giuseppe
  Lavagno Fabio
  Leone Antonio
  Leva Danilo
  Librandi Gianfranco
  Liuzzi Mirella
  Lodolini Emanuele
  Lombardi Roberta
  Lo Monte Carmelo
  Lorefice Marialucia
  Lorenzin Beatrice
  Losacco Alberto
  Lotti Luca
  Lupi Maurizio
  Lupo Loredana
  Madia Maria Anna
  Maestri Patrizia
  Magorno Ernesto
  Maietta Pasquale
  Malisani Gianna
  Malpezzi Simona Flavia
  Manfredi Massimiliano
  Mannino Claudia
  Mantero Matteo
  Manzi Irene
  Marantelli Daniele
  Marchetti Marco
  Marchi Maino
  Marcolin Marco
  Marcon Giulio
  Marguerettaz Rudi Franco
  Mariani Raffaella
  Mariano Elisa
  Marotta Antonio
  Martella Andrea
  Martinelli Marco
  Martino Antonio
  Martino Pierdomenico
  Marzana Maria
  Marzano Michela
  Matarrelli Toni
  Matarrese Salvatore
  Mattiello Davide
  Mauri Matteo
  Mazziotti Di Celso Andrea
  Mazzoli Alessandro
  Melilla Generoso
  Melilli Fabio
  Meloni Giorgia
  Meta Michele Pompeo
  Miccoli Marco
  Micillo Salvatore
  Migliore Gennaro
  Milanato Lorena
  Minardo Antonino
  Miotto Anna Margherita
  Misiani Antonio
  Misuraca Dore
  Mognato Michele
  Molea Bruno
  Molteni Nicola
  Monaco Francesco
  Monchiero Giovanni
  Mongiello Colomba
  Montroni Daniele
  Morani Alessia
  Morassut Roberto
  Moretti Alessandra
  Moscatt Antonino
  Mottola Giovanni Carlo Francesco
  Mucci Mara
  Mura Romina
  Murer Delia
  Naccarato Alessandro
  Nardella Dario
  Nardi Martina
  Narduolo Giulia
  Nastri Gaetano
  Nesci Dalila
  Nicchi Marisa
  Nuti Riccardo
  Oliverio Nicodemo NazzarenoPag. 7
  Orfini Matteo
  Ottobre Mauro
  Pagani Alberto
  Pagano Alessandro
  Paglia Giovanni
  Palazzotto Erasmo
  Palese Rocco
  Palmieri Antonio
  Palmizio Elio Massimo
  Pannarale Annalisa
  Paolucci Massimo
  Parentela Paolo
  Parisi Massimo
  Parrini Dario
  Pastorelli Oreste
  Pastorino Luca
  Patriarca Edoardo
  Pelillo Michele
  Pellegrino Serena
  Peluffo Vinicio Giuseppe Guido
  Pesco Daniele
  Petraroli Cosimo
  Petrenga Giovanna
  Petrini Paolo
  Piazzoni Ileana Cathia
  Piccione Teresa
  Piccoli Nardelli Flavia
  Piccolo Salvatore
  Piccone Filippo
  Picierno Pina
  Piepoli Gaetano
  Pili Mauro
  Pilozzi Nazzareno
  Pini Giuditta
  Pinna Paola
  Piras Michele
  Pisano Girolamo
  Pisicchio Pino
  Piso Vincenzo
  Pizzolante Sergio
  Placido Antonio
  Plangger Albrecht
  Pollastrini Barbara
  Polverini Renata
  Porta Fabio
  Portas Giacomo Antonio
  Prataviera Emanuele
  Prestigiacomo Stefania
  Preziosi Ernesto
  Prodani Aris
  Quaranta Stefano
  Quartapelle Procopio Lia
  Rabino Mariano
  Raciti Fausto
  Ragosta Michele
  Rampelli Fabio
  Rampi Roberto
  Ravetto Laura
  Realacci Ermete
  Ribaudo Francesco
  Ricciatti Lara
  Richetti Matteo
  Rizzetto Walter
  Rizzo Gianluca
  Roccella Eugenia
  Rocchi Maria Grazia
  Romano Andrea
  Romano Francesco Saverio
  Romele Giuseppe
  Rondini Marco
  Rosato Ettore
  Rossi Domenico
  Rossomando Anna
  Rostan Michela
  Rostellato Gessica
  Rotta Alessia
  Rubinato Simonetta
  Rughetti Angelo
  Ruocco Carla
  Russo Paolo
  Saltamartini Barbara
  Sammarco Gianfranco
  Sani Luca
  Sanna Francesco
  Sanna Giovanna
  Santelli Jole
  Santerini Milena
  Sarro Carlo
  Sarti Giulia
  Savino Elvira
  Savino Sandra
  Sberna Mario
  Sbrollini Daniela
  Scagliusi Emanuele
  Scalfarotto Ivan
  Scanu Gian Piero
  Schirò Planeta Gea
  Schullian Manfred
  Scopelliti Rosanna
  Scotto Arturo
  Scuvera Chiara
  Segoni Samuele
  Senaldi Angelo
  Sereni MarinaPag. 8
  Sibilia Carlo
  Simoni Elisa
  Sisto Francesco Paolo
  Sottanelli Giulio Cesare
  Spadoni Maria Edera
  Speranza Roberto
  Spessotto Arianna
  Squeri Luca
  Stumpo Nicola
  Tabacci Bruno
  Tacconi Alessio
  Taglialatela Marcello
  Tancredi Paolo
  Taranto Luigi
  Taricco Mino
  Tartaglione Assunta
  Tentori Veronica
  Terrosi Alessandra
  Terzoni Patrizia
  Tidei Marietta
  Tofalo Angelo
  Toninelli Danilo
  Totaro Achille
  Tripiedi Davide
  Tullo Mario
  Turco Tancredi
  Vacca Gianluca
  Vaccaro Guglielmo
  Valente Simone
  Valente Valeria
  Valentini Valentino
  Valiante Simone
  Vallascas Andrea
  Vargiu Pierpaolo
  Vecchio Andrea
  Vella Paolo
  Velo Silvia
  Venittelli Laura
  Ventricelli Liliana
  Verini Walter
  Vezzali Maria Valentina
  Vignali Raffaello
  Vignaroli Stefano
  Villarosa Alessio
  Vitelli Paolo
  Vito Elio
  Zampa Sandra
  Zan Alessandro
  Zanetti Enrico
  Zanin Giorgio
  Zappulla Giuseppe
  Zaratti Filiberto
  Zardini Diego
  Zoggia Davide
  Zolezzi Alberto

  Sono in missione:

  Alfano Angelino
  Archi Bruno
  Baretta Pier Paolo
  Bergamini Deborah
  Biancofiore Michaela
  Blazina Tamara
  Bocci Gianpiero
  Borletti Dell'Acqua Buitoni Ilaria Carla   Anna
  Bray Massimo
  Carrozza Maria Chiara
  D'Alia Giampiero
  Damiano Cesare
  De Girolamo Nunzia
  Dell'Aringa Carlo
  Epifani Ettore Guglielmo
  Fassina Stefano
  Ferranti Donatella
  Franceschini Dario
  Frusone Luca
  Ginefra Dario
  Kyenge Cecile
  La Russa Ignazio
  Legnini Giovanni
  Letta Enrico
  Manciulli Andrea
  Marazziti Mario
  Merlo Ricardo Antonio
  Mogherini Federica
  Nicoletti Michele
  Orlando Andrea
  Pes Caterina
  Pistelli Lapo
  Polidori Catia
  Tinagli Irene

Seguito della discussione del testo unificato delle proposte di legge: Causi ed altri; Zanetti; Capezzone ed altri; Migliore ed altri: Delega al Governo recante disposizioni per un sistema fiscale più equo, trasparente e orientato alla crescita (A.C. 282-950-1122-1339-A).

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del testo unificato Pag. 9delle proposte di legge nn. 282-950-1122-1339-A: Delega al Governo recante disposizioni per un sistema fiscale più equo, trasparente e orientato alla crescita.

(Ripresa esame degli ordini del giorno – A.C. 282-A ed abbinate)

  PRESIDENTE. Ricordo che nella seduta di ieri si è concluso l'esame degli articoli e degli emendamenti e il rappresentante del Governo ha espresso il parere sugli ordini del giorno.
  Riprendiamo quindi l'esame degli ordini del giorno (vedi l'Allegato A – A.C. 282-A ed abbinate).
  Prendo atto che il presentatore non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Tullo n. 9/282-A/1 su cui il Governo ha espresso parere favorevole.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE MARINA SERENI (ore 12,30)

  PRESIDENTE. Ordine del giorno Crivellari n. 9/282-A/2: il parere è favorevole con riformulazione. Prendo atto che il presentatore accetta la riformulazione.
   Ordine del giorno Busin n. 9/282-A/3: il parere è favorevole. Prendo atto che il presentatore non insiste per la votazione.
  Ordine del giorno Prataviera n. 9/282-A/4: il parere è favorevole con riformulazione. Prendo atto che il presentatore accetta la riformulazione.
  Ordine del giorno Rondini n. 9/282-A/5: il parere è favorevole. Prendo atto che il presentatore non insiste per la votazione.
  Ordini del giorno Alfreider n. 9/282-A/6, Schullian n. 9/282-A/7, Ottobre n. 9/282-A/8, Gebhard n. 9/282-A/9, Boccadutri n. 9/282-A/10 e Daniele Farina n. 9/282-A/11: il parere è favorevole con riformulazione. Prendo atto che i presentatori accettano la riformulazione.Ordine del giorno Lavagno n. 9/282-A/12: il parere è favorevole. Prendo atto che il presentatore non insiste per la votazione.
  Per quanto riguarda l'ordine del giorno Marcon n. 9/282-A/13, prendo atto che i presentatori accettano la riformulazione e non insistono per la votazione del loro ordine del giorno accettato dal Governo, purché riformulato.
  Chiedo ai presentatori se insistano per la votazione dell'ordine del giorno Ragosta n. 9/282-A/14, non accettato dal Governo.

  MICHELE RAGOSTA. Signor Presidente, insisto per la votazione e chiedo di parlare per dichiarazione di voto.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  MICHELE RAGOSTA. Signor Presidente, vorrei illustrare velocemente il mio ordine del giorno. Con questo ordine del giorno noi chiediamo di impegnare il Governo ad equiparare l'imposta sostitutiva sui redditi di capitale al 27 per cento. Infatti, con l'attuale proposta si passa dal 12 al 20, ma vorrei ricordare che, per i redditi soggetti ad IRPEF inferiori a 15 mila euro, i pensionati ed i dipendenti pagano il 23 per cento. Quindi, a noi sembra giusto aumentare al 27 per cento l'aliquota per redditi da capitale, quindi chiedo all'Assemblea un voto favorevole.

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Avverto che è stata chiesta la votazione nominale mediante procedimento elettronico.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Ragosta n. 9/282-A/14, non accettato dal Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Gelmini, Di Vita, Causin, Abrignani, Rampi, Tartaglione, Leva, Lotti, Gribaudo, Roberta Agostini, Mongiello, Vecchio, Pollastrini, Crimi, Currò, Fontanelli, Chaouki...
  Dichiaro chiusa la votazione.Pag. 10
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  497   
   Votanti  401   
   Astenuti   96   
   Maggioranza  201   
    Hanno votato
  31    
    Hanno votato
no  370).    

  Chiedo ai presentatori se insistano per la votazione dell'ordine del giorno Migliore n. 9/282-A/15, non accettato dal Governo.

  GENNARO MIGLIORE. Signora Presidente, colleghe e colleghi, signori del Governo, vorrei attirare l'attenzione su questo ordine del giorno perché noi ci aspettavamo un parere negativo, ma in realtà questo parere negativo è sbagliato rispetto agli intenti che questo Paese dovrebbe perseguire nei confronti di una delle piaghe maggiori di questi tempi, cioè la distribuzione ineguale di reddito, il fatto che nel corso di questa crisi si sono affermate ancora di più le grandi ricchezze a danno dei lavoratori dipendenti e di coloro i quali non arrivavano a fine mese.
  Noi abbiamo un sistema di imposizione che è troppo oneroso, è troppo oneroso complessivamente, la pressione fiscale è tra le più alte d'Europa, ma è soprattutto impossibile da sostenere per quelli che traggono il loro sostentamento dal lavoro dipendente, dalle pensioni, che poi costituiscono l'80 per cento della base imponibile.
  Per quanto ci riguarda, lo abbiamo fatto anche in altri ordini del giorno che rappresentavano e raccontavano la nostra proposta alternativa; quello che a noi interesserebbe, sarebbe stabilire una riduzione di questa forbice della diseguaglianza e quindi abbassare le tasse a chi le paga, abbassare le tasse, in particolare l'IRPEF, a coloro i quali hanno la possibilità, diciamo, in questo momento, al massimo di pagare delle multe quando gli viene contestata una cartella esattoriale e spostare, invece, la pressione fiscale sui ricchi e i ricchissimi, in particolare quel 10 per cento della popolazione che secondo le stime di Bankitalia detiene il 50 per cento della ricchezza patrimoniale nel nostro Paese, che in questo momento stanno bloccando l'economia. Noi dobbiamo avere la possibilità di costruire dei meccanismi fiscali di vantaggio per chi mette in circolo questa capacità finanziaria e invece penalizzare chi sta accumulando ricchezza ai danni di coloro i quali non se lo possono permettere. Avete tolto l'IMU, in questo modo avete detratto l'IMU al 10 per cento dei più ricchi ed è per questo che avete sottratto un miliardo di euro a coloro i quali avrebbero potuto beneficiarne.
  Noi pensiamo, per esempio, che una tassa patrimoniale per coloro i quali hanno una ricchezza netta superiore a 800 mila euro, ovviamente detratta da mutui e altri debiti, possono contribuire in maniera ordinaria a riequilibrare il peso fiscale, perché la tassazione del patrimonio è più certa di quella del reddito, perché è più uguale di quella del reddito, perché ovviamente noi andremmo a colpire, vorrei ricordarlo, i dati sono inquietanti da questo punto di vista, non quelli che non arrivano a fine mese ma, per esempio, quei 193 contribuenti e percettori di patrimonio che oggi assommano nelle loro mani 180 miliardi di euro: su di questi non c’è una tassazione degna di questo nome, non c’è la possibilità di far pagare a loro, ma potrei parlare di altro, quello che è un contributo perequativo in una condizione così grave come la nostra e non c’è un'intenzione del Governo, che invece noi richiediamo, di mettere in campo una analisi dei flussi patrimoniali anche a livello europeo.
  Non mi si dica che i capitali scappano, perché se scappano almeno qualcuno li sta guardando, sa dove sono; in questo momento sono tranquilli ad accumularsi senza entrare in nessun ciclo produttivo, senza contribuire alla rinascita del nostro Paese, senza, soprattutto, essere messi in quella che è la necessaria ricostruzione di una eguaglianza che è Pag. 11stata per troppo tempo cancellata in Italia (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà).

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti. Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Migliore n. 9/282-A/15, non accettato dal Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Onorevoli Totaro, Folino, Giammanco, Latronico, Lombardi, Rizzetto...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  502   
   Votanti  404   
   Astenuti   98   
   Maggioranza  203   
    Hanno votato
  38    
    Hanno votato
no  366).    

  (La deputata Mucci ha segnalato che non è riuscita a votare e che avrebbe voluto astenersi, il deputato Fossati ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario).

  Ordine del giorno Sannicandro n. 9/282-A/16: il parere è favorevole. Prendo atto che il presentatore non insiste per la votazione.
  Ordine del giorno Fratoianni n. 9/282-A/17: il parere è favorevole con riformulazione. Prendo atto che il presentatore accetta la riformulazione.
  Ordine del giorno Quaranta n. 9/282-A/18, il parere è favorevole. Prendo atto che il presentatore non insiste per la votazione.
  Ordine del giorno Zan n. 9/282-A/19: il parere è favorevole con riformulazione. Prendo atto che il presentatore accetta la riformulazione.
  Ordine del giorno Pesco n. 9/282-A/20: il parere è favorevole con riformulazione. Prendo atto che il presentatore accetta la riformulazione.
  Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Realacci n. 9/282-A/21, con parere favorevole del Governo.
  Ordine del giorno Sani n. 9/282-A/22: il parere è favorevole con riformulazione. Prendo atto che il presentatore accetta la riformulazione.
  Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Guerra n. 9/282-A/23, con parere favorevole del Governo.
  Ordine del giorno D'Arienzo n. 9/282-A/24: il parere è favorevole con riformulazione. Prendo atto che il presentatore accetta la riformulazione.
  Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione degli ordini del giorno Bruno Bossio n. 9/282-A/25, Lenzi n. 9/282-A/26 e Garavini n. 9/282-A/27, con parere favorevole del Governo.
  Ordine del giorno Miotto n. 9/282-A/28: il parere è favorevole con riformulazione. Prendo atto che il presentatore accetta la riformulazione.
  Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Sbrollini n. 9/282-A/29, con parere favorevole del Governo.
  Ordini del giorno Sandra Savino n. 9/282-A/30 e Cicu n. 9/282-A/31: il parere è favorevole con riformulazione. Prendo atto che i presentatori accettano la riformulazione.
  Ordine del giorno Pagano n. 9/282-A/32, il parere è favorevole. Prendo atto che il presentatore non insiste per la votazione.
  Ordine del giorno Palmizio n. 9/282-A/33: il parere è favorevole con riformulazione. Prendo atto che il presentatore accetta la riformulazione.
  Ordine del giorno Ravetto n. 9/282-A/34, il parere è favorevole. Prendo atto che il presentatore non insiste per la votazione.
  Ordini del giorno Borghesi n. 9/282-A/35, Guidesi n. 9/282-A/36 e Basso n. 9/282-A/37: il parere è favorevole con riformulazione. Prendo atto che i presentatori accettano la riformulazione.Pag. 12
  Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione degli ordini del giorno Sberna n. 9/282-A/38, Marguerettaz n. 9/282-A/39, Zanetti n. 9/282-A/40 e Sottanelli n. 9/282-A/41, con parere favorevole del Governo.
  Ordine del giorno Librandi n. 9/282-A/42: il parere è favorevole con riformulazione. Prendo atto che il presentatore accetta la riformulazione.
  Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione degli ordini del giorno Oliaro n. 9/282-A/43, e Binetti n. 9/282-A/44, con parere favorevole del Governo.
  Ordine del giorno Faenzi n. 9/282-A/45: il parere è favorevole con riformulazione. Prendo atto che il presentatore accetta la riformulazione.
  Ordine del giorno Nastri n. 9/282-A/46: il parere è favorevole. Prendo atto che il presentatore non insiste per la votazione.
  Ordini del giorno Di Salvo n. 9/282-A/47, Airaudo n. 9/282-A/48 e Melilla n. 9/282-A/49: il parere è favorevole con riformulazione. Prendo atto che i presentatori accettano la riformulazione.
  Chiedo ai presentatori se insistano per la votazione dell'ordine del giorno Pellegrino n. 9/282-A/50, con parere contrario del Governo.

  SERENA PELLEGRINO. Signor Presidente, in questo ordine del giorno chiediamo al Governo di impegnarsi a prevedere, nell'ambito della programmata revisione della fiscalità energetica ed ambientale, un sensibile incremento delle aliquote di prodotto attualmente vigenti per le produzioni di idrocarburi liquidi e gassosi, ottenuti sia sulla terraferma che in mare. Penso che qui esistano dei gruppi parlamentari che, su questo argomento, hanno fatto la loro campagna elettorale e si sono spesi costantemente in questa direzione; per cui chiedo a questo Parlamento di metterlo in votazione, e chiedo ai gruppi parlamentari di votare favorevolmente (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà).

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Pellegrino n. 9/282-A/50, non accettato dal Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Vecchio, Boccuzzi, Milanato, Albanella, Sibilia...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  511   
   Votanti  408   
   Astenuti  103   
   Maggioranza  205   
    Hanno votato
  36    
    Hanno votato
no  372).    

  Passiamo all'ordine del giorno Piazzoni n. 9/282-A/51. Chiedo ai presentatori se insistano per la votazione dell'ordine del giorno Piazzoni n. 9/282-A/51, non accettato dal Governo.

  ILEANA CATHIA PIAZZONI. Signor Presidente, anche con questo ordine del giorno continuiamo a porre il grande tema della redistribuzione, affrontando un problema che riguarda sia il sostegno al reddito sia l'evasione fiscale. La cedolare secca infatti doveva servire a fare emergere gli affitti in nero ma, dai dati del bollettino delle entrate tributarie, risulta chiaramente che non ha avuto alcuna efficacia e anzi ha comportato forti perdite di gettito. Inoltre è chiaro che il vantaggio è stato assicurato ai redditi alti, addirittura quelli sopra i 300 mila euro, un vantaggio che si è dimostrato invece via via minore all'abbassarsi del reddito.
  Il problema vero, secondo noi, è che il beneficio fiscale si applica sia ai contratti a canone concordato sia a quelli a libero mercato, chiediamo quindi un impegno al Governo – tanto più importante ora che siamo in fase di discussione sull'IMU – a modificare la disciplina della cedolare secca nel senso di riservare l'abbattimento della tassazione solo ai Pag. 13contratti a canone concordato, perché altrimenti viene meno qualsiasi convenienza a praticare affitti calmierati e, in questo caso, il vantaggio è solo per chi ha e, come sempre, niente per chi ha un grande bisogno (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà).

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti. Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Piazzoni n. 9/282-A/51, non accettato dal Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Cesa, Vecchio, Lupo, Vignaroli...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  505   
   Votanti  503   
   Astenuti    2   
   Maggioranza  252   
    Hanno votato
 137    
    Hanno votato
no  366).    

  Prendo atto che i presentatori accettano la riformulazione e non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Paglia n. 9/282-A/52, accettato dal Governo, purché riformulato. Chiedo ai presentatori se insistano per la votazione dell'ordine del giorno Aiello n. 9/282-A/53, non accettato dal Governo.

  FABIO LAVAGNO. Signor Presidente, abbiamo già esposto in più di un'occasione e più di un intervento come questo provvedimento sia una delega che non vuole redistribuire la ricchezza e che in molti aspetti rinuncia a fare piena equità e trasparenza rispetto alle azioni fiscali. Tra l'altro, configurandosi come una delega, è una delega a un Governo che su questa materia è estremamente contraddittorio, per cui di evasione e di lotta all'elusione fiscale fa delle dichiarazioni d'intento ma poi nelle azioni pratiche, come vedremo nel decreto sull'IMU, toglie risorse e milioni per la lotta all'evasione e all'elusione, ebbene è ancora una ragione in più per cui noi chiediamo impegni invece puntuali.
  L'ordine del giorno, nella fattispecie, si concentra sulle cosiddette società di comodo, quelle società che diventano luogo privilegiato per l'elusione fiscale, ovvero dove passare la propria elusione fiscale rispetto alla tassazione dei propri patrimoni. Sono un fenomeno diffuso, su cui la normativa già esiste ma non viene spesso applicata o viene applicata solo in quei casi limite di forte perdita, pertanto in alcuni settori sono talmente diffusi – basti pensare che sul settore nautico si contano più di 4 mila società di comodo di questo tipo – pertanto, visto che stiamo parlando di una delega fiscale, chiediamo che sul tema della trasparenza e dell'equità fiscale invece vi siano impegni concreti rispetto a questa tematica, in particolare, come espresso nell'ordine del giorno, sulle società di comodo.

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Aiello n. 9/282-A/53, non accettato dal Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Vecchio, Russo, Gutgeld, Costantino...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  505   
   Votanti  504   
   Astenuti    1   
   Maggioranza  253   
    Hanno votato
 131    
    Hanno votato
no  373).    

  Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dei rispettivi ordini del giorno Nicchi n. 9/282-A/54, Riccardo Gallo n. 9/282-A/56, Lorenzo Guerini n. 9/282-A/57, Ginato n. 9/282-A/58, Bratti n. 9/282-A/59, De Menech n. 9/282-A/60 e Pelillo n. 9/282-A/61, con il parere favorevole del Governo.Pag. 14
  Prendo atto che i presentatori accettano la riformulazione e non insistono per la votazione dei rispettivi ordini del giorno Coppola n. 9/282-A/62, Lodolini n. 9/282-A/63, Nesi n. 9/282-A/64 e Marco Di Stefano n. 9/282-A/65, con il parere favorevole del Governo, purché riformulati.
  Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Mazziotti Di Celso n. 9/282-A/66, con il parere favorevole del Governo.
  Prendo atto che il presentatore accetta la riformulazione e non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Mantero n. 9/282-A/67, con il parere favorevole del Governo, purché riformulato.
  Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Ruocco n. 9/282-A/68, con il parere favorevole del Governo.
  Chiedo ai presentatori se insistano per la votazione dell'ordine del giorno Cancelleri n. 9/282-A/69, con il parere contrario del Governo.

  DANIELE PESCO. Signor Presidente, colleghi, una volta per tutte, chiediamo che la classe politica sia del tutto esterna alle concessioni pubbliche sul gioco pubblico. Chiediamo che i politici non possano partecipare in nessun modo a società concessionarie del gioco pubblico. Lo chiediamo per la classe politica, ma anche per i parenti di persone che detengono cariche elettive. Lo facciamo una volta per tutte, in modo che non si possa più confondere il politico con chi ha interessi nel gioco pubblico.
  Il gioco pubblico è un settore molto delicato, molto particolare, che raccoglie molti soldi: 8 miliardi di euro all'anno solo alla filiera del gioco. Per questo, chiediamo che, magari, la legge sul conflitto di interessi possa prevedere una particolarità per il gioco pubblico e quindi una maggiore definizione degli obblighi a cui la classe politica deve attenersi (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Paglia. Ne ha facoltà.

  GIOVANNI PAGLIA. Signor Presidente, intervengo solo per dire che noi evidentemente condividiamo l'idea che la politica e i politici debbano restare fuori dalle concessioni pubbliche, come elemento minimo di etica e di trasparenza in un Paese. Ne abbiamo già discusso in Commissione: il terzo grado di parentela, però, francamente, ci sembra che vada troppo in là; questo diventa lesivo, a questo punto, dei diritti di cittadini che sono molto lontani, dato il terzo grado di parentela, da chi ha una carica pubblica.
  Questo è il motivo per cui, con questa formulazione, noi ci asterremo su questo ordine del giorno, perché avremmo preferito una formulazione un po’ più ristretta, almeno rispetto ai gradi di parentela coinvolti.

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Cancelleri n. 9/282-A/69, non accettato dal Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Bianconi, Vignali, Pastorino, Verini...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  505   
   Votanti  454   
   Astenuti   51   
   Maggioranza  228   
    Hanno votato
 106    
    Hanno votato
no  348).    

  Prendo atto che i presentatori accettano la riformulazione e non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Pisano n. 9/282-A/70, accettato dal Governo, purché riformulato.
  Chiedo ai presentatori se accettino la riformulazione dell'ordine del giorno Villarosa n. 9/282-A/71, accettato dal Governo, purché riformulato.

  ALESSIO MATTIA VILLAROSA. Signor Presidente, accetto la riformulazione.

Pag. 15

  PRESIDENTE. È così esaurito l'esame degli ordini del giorno presentati.

(Dichiarazioni di voto finale – A.C. 282-A ed abbinate)

  PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto finale.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Tabacci. Ne ha facoltà.

  BRUNO TABACCI. Signor Presidente, desidero esprimere apprezzamento per il lavoro svolto dall'onorevole Capezzone, presidente e relatore, nella convinzione che questa delega sul sistema fiscale tocca il nodo nevralgico della convivenza civile nel nostro Paese. Senza giustizia fiscale si rompe la trama di coesione civile, centrale per tenere unito un Paese come il nostro. Il limite di questa delega però è che assume un approccio manutentivo e non sistematico.

  PRESIDENTE. Colleghi, per favore, fate silenzio, fate parlare i deputati per dichiarazione di voto. Prego.

  BRUNO TABACCI. Più i temi sono delicati, come la questione dell'evasione fiscale, più le maglie della delega si allargano in una pericolosa genericità, ma è comunque un passo avanti e come tale lo voglio considerare.
  Dal punto di vista dei conti pubblici, va da sé che l'esatta quantificazione degli effetti finanziari non potrà che avvenire all'atto dell'adozione dei successivi decreti legislativi. L'onere della piena e concreta attuazione è dunque sulle spalle del Governo, al quale si chiede sul tema fiscale un salto di qualità. È qui presente il Viceministro alla partita, al quale raccomando questo argomento.
  Le incertezze agostane su IMU e su IVA hanno portato all'individuazione di coperture ballerine, con cui dobbiamo fare i conti in queste ore. Mi auguro che, in vista della legge di stabilità, ci sia un cambio di passo che poggi su di una rivoluzione fiscale appunto equa e trasparente.
  Considero positivamente il percorso indicato in materia di revisione del catasto dei fabbricati. È un passaggio decisivo per poggiare una qualsiasi leva fiscale, quale sarà inevitabilmente la nuova IMU, su valori reali e non approssimativi come oggi, da un terzo ad un quarto del valore reale, sui quali applicare delle aliquote leggere che tengano conto anche dell'indicatore della ricchezza delle famiglie, l'ISEE.
  La revisione del catasto presuppone un'integrazione con le strutture fiscali comunali, che vanno in larga parte ricostituite. Si può partire da protocolli tra comuni e Agenzia del demanio per ricostruire le basi di una collaborazione essenziale.
  Con riferimento alla stima e al monitoraggio dell'evasione fiscale, si deve rilevare che i calcoli che da pochi anni l'ISTAT ha cominciato ad effettuare tengono conto esclusivamente dell'economia irregolare, senza considerare né l'economia informale, cioè quella che potrebbe essere considerata buona, cioè la parte sommersa accettabile, né quella malavitosa.
  La lotta all'evasione fiscale è stata finora insufficiente e inadeguata più che negli strumenti nella cultura del Paese. Per troppo tempo si è considerato l'evasore un furbo e non un ladro oppure si è descritta come un artificio la categoria dell'evasione per necessità, negando che essa sta alla base della pesantezza delle aliquote fiscali, insopportabili per chi le tasse le paga o è costretto a pagarle.
  La delega introduce positivamente il principio del contrasto di interessi tra contribuenti, sempre negato per ragioni di coperture. Se si vuole si può fare, basta introdurre un meccanismo di rotazione e di sorteggio dei dieci comparti in cui è più forte l'evasione e dove si potrà prevedere un premio superiore all'IVA versata, garantendo la copertura con l'allargamento della base imponibile.
  I contribuenti non possono e non devono allearsi tra di loro contro lo Stato. Nessuna Carta del contribuente può contemplare tale meccanismo, ma questo va Pag. 16impedito con soluzioni tecniche adeguate. Il fenomeno del doppio prezzo, «lo vuoi con la fattura o senza ?», è drammaticamente italiano e per uscirne ci vuole una grande determinazione.
  Da ultimo, va data grande attenzione alla questione della semplificazione, per instaurare un rapporto trasparente tra cittadino e Stato, con serietà e senza la retorica strumentale e suicida che ha accompagnato le vicende di Equitalia. In questo quadro, i deputati del Centro Democratico assicurano il loro voto favorevole a questa delega fiscale (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Centro Democratico).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Gebhard. Ne ha facoltà.

  RENATE GEBHARD. Signora Presidente, onorevoli colleghi, preannunziando il voto favorevole delle Minoranze Linguistiche sulla delega fiscale, voglio ringraziare il relatore e il Governo perché hanno reso possibile un buon lavoro in Commissione e hanno ascoltato le esigenze delle autonomie speciali. Hanno dato, infatti, il giusto riconoscimento alle particolarità delle regioni a statuto speciale e delle province autonome di Trento e Bolzano attraverso l'accoglimento della clausola di salvaguardia all'articolo 1, che fa salve le nostre competenze anche con riferimento ai futuri decreti attuativi che il Governo dovrà emanare in base alla delega, nel rispetto degli statuti speciali e delle norme di attuazione, nonché della procedura prevista dall'articolo 27 della legge sul federalismo fiscale.
  Apprezziamo, inoltre, il riconoscimento delle nostre peculiarità in ordine alla revisione del catasto dei fabbricati, tenendo conto del sistema tabellare vigente delle province autonome. Auspichiamo, tuttavia, che il Governo, nell'esercitare la delega prevista all'articolo 4, comma 2, predisponga una riforma complessiva e organica delle spese fiscali consistenti in esenzioni, detrazioni, deduzioni e così via. Soltanto così l'azione del Governo potrà essere coerente con il vincolo, che abbiamo fissato nella delega, di tutelare i redditi da lavoro dipendente e autonomo e da pensione, i redditi delle piccole e medie imprese, le famiglie e le persone economicamente e socialmente svantaggiate.
  A tal proposito, ho chiesto anche un impegno al Governo ad adeguare gli importi per le detrazioni fiscali a beneficio dei contribuenti e a sostegno della famiglia, in particolare l'importo massimo detraibile per i familiari a carico. Noi decideremo su questi punti perché riteniamo di dover tutelare le categorie sociali più deboli, soprattutto in tempi di crisi e austerità come quelli che stiamo attraversando (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Minoranze Linguistiche).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Maietta. Ne ha facoltà.

  PASQUALE MAIETTA. Signor Presidente, onorevoli colleghi, ammetto di sentirmi orgoglioso di avere partecipato alla stesura di questo testo, che delega il Governo ad emanare una serie di decreti volti a rendere il nostro sistema fiscale più equo, ma, soprattutto, tale da permettere la crescita economica che tutti noi auspichiamo.
  Sono, altresì, orgoglioso di avere partecipato ad un gruppo di lavoro aperto ai contributi di tutti, indistintamente, sia che appartenessero ai gruppi di maggioranza sia che appartenessero ai gruppi di opposizione, e di questo mi sento di rendere merito al presidente onorevole Capezzone.
  Apprezziamo molti degli obiettivi contenuti nel testo in esame, primo fra tutti il perseguimento della certezza del sistema tributario attraverso la definizione dell'abuso del diritto. Come abbiamo visto, infatti, l'articolo 5 del disegno di legge delega il Governo ad attuare la revisione delle vigenti disposizioni antielusive. La norma di delega è volta a riequilibrare il rapporto tra lo strumento antielusivo e la certezza del diritto, messa in discussione dalla prassi amministrativa di sindacare ex post le scelte dei contribuenti sulla base di Pag. 17orientamenti non noti nel momento in cui le operazioni sottoposte a controllo sono state decise ed effettuate.
  Pertanto, il contribuente, da un lato, ha il divieto di utilizzare in modo distorto strumenti giuridici idonei ad ottenere un risparmio di imposta, ancorché tale condotta non sia in contrasto con alcuna specifica disposizione, mentre, dall'altro, si riconosce al contribuente il diritto di scelta tra diverse operazioni comportanti un diverso carico fiscale, purché esse non siano volte unicamente ad ottenere indebiti vantaggi fiscali.
  Viene riconosciuta l'ammissibilità dell'operazione, qualora essa sia giustificata da ragioni extrafiscali non marginali e costituiscono ragioni extrafiscali anche quelle che non producono necessariamente una redditività immediata delle operazioni, ma rispondono ad esigenze di natura organizzativa e consistono in un miglioramento strutturale dell'azienda.
  La certezza del sistema tributario si persegue altresì attraverso la revisione delle sanzioni penali e amministrative secondo criteri di predeterminazione e proporzionalità rispetto alla gravità dei comportamenti, dando rilievo a comportamenti favorenti, simulativi e finalizzati alla redazione e utilizzo di documentazione falsa, per i quali non possono essere ridotte le pene minime, prevedendo la riduzione delle sanzioni per le condotte meno gravi, ovvero applicare sanzioni amministrative anziché penali, di fatto diminuendo un numero indefinito di faldoni che ingolfano le procure.
  Altro aspetto che apprezziamo in questa ottica è il miglior funzionamento del contenzioso, attraverso il rafforzamento della tutela giurisdizionale del contribuente, da perseguire sia mediante il rafforzamento e la razionalizzazione dell'istituto della conciliazione nel processo tributario, sia tramite l'incremento della funzionalità della giurisdizione tributaria.
  Così come apprezziamo il riordino della riscossione delle entrate locali, che nel sistema finanziario odierno ha assunto un ruolo focale al fine di mantenere inalterato nell'ente il livello di erogazione dei servizi. Si dispone la procedura dell'ingiunzione fiscale e dell'ordinaria procedura della riscossione coattiva dei tributi per adattarle alla riscossione locale. Però, signor Presidente, non si può valutare tale provvedimento prescindendo dall'analisi del contesto nazionale in cui si va ad inserire, in un contesto di crisi, un contesto dove le aziende sono costrette a chiudere, schiacciate da una pressione fiscale sempre più elevata, che peraltro non trova la sua ragion d'essere in un aumento degli utili. Ben venga quindi un più efficace ed efficiente funzionamento del sistema tributario, ma molto rimane da fare per risolvere la questione dell'eccessiva imposizione fiscale nel nostro Paese, anche a carico dei privati, la quale proprio in questa fase concorre a rallentare sensibilmente la ripartenza della nostra economia.
  In questo senso, Fratelli d'Italia auspica la calendarizzazione della nostra proposta di legge che prevede di fissare un tetto in Costituzione al prelievo fiscale, al fine non solo di tutelare i contribuenti attuali, ma, nell'ottica di lungo periodo, di realizzare quel principio di equità generazionale che ci ispira e che ci impone di far adottare da questo Parlamento una legislazione che garantisca alle nostre giovani generazioni di non dover crescere pagando e per pagare i debiti contratti da altri.
  Per quanto attiene al nostro tessuto produttivo, è certamente vero che l'Italia sin qui è cresciuta ed è riuscita a mantenere un sistema competitivo grazie alla particolare morfologia della propria struttura economica: la presenza di un sistema parcellizzato di piccole e piccolissime imprese ha consentito, nella lunga stagione dello sviluppo economico, una grande flessibilità alle condizioni del mercato, oltre che aver costituito il naturale ambito di sviluppo della fantasia e della creatività produttiva delle nostre imprese. Ma la ridotta dimensione, in tempo di crisi e di globalizzazione dei cicli produttivi e commerciali, paga il dazio alla miglior capacità di attingere alle risorse finanziarie necessarie per mantenere la competitività e investire su innovazione e nuove tecnologie. Pag. 18Allora, anche qui bisogna intervenire ed intervenire con urgenza, adottando le misure necessarie a salvaguardare queste imprese, finalmente realizzando, in primissimo luogo, concretamente e compiutamente la restituzione delle somme maturate come debiti delle pubbliche amministrazioni nei confronti delle aziende, somme che consentirebbero a molte di queste realtà produttive di non chiudere, creando ulteriore disoccupazione, in una spirale perversa, che troppo spesso stiamo vedendo realizzarsi.
  Non ultimo voglio qui soffermarmi anche su un tema delicato, quello disciplinato dall'articolo 14, relativo ai giochi pubblici. La norma prevede, oltre ad una raccolta sistematica della disciplina in un codice di disposizioni sui giochi e ad un riordino del prelievo erariale sui singoli giochi, specifiche disposizioni volte a tutelare i minori dalla pubblicità dei giochi e a recuperare il fenomeno del gioco d'azzardo patologico, anche attraverso l'istituzione di un fondo alimentato da una quota parte di risorse erariali derivanti dai medesimi giochi.
  La questione del contrasto alle forme patologiche del gioco d'azzardo è una questione a nostro avviso centrale e avevamo visto con favore le osservazioni fatte in merito dal Comitato per la legislazione. Purtroppo, il parere espresso non è stato compiutamente recepito.
  Per questo motivo mi permetto di riproporre ora all'attenzione dell'Aula alcune questioni, nella speranza che possano comunque costituire uno stimolo al Governo nella predisposizione dei relativi decreti: il criterio della riduzione dell'offerta del gioco; la previsione di un rafforzamento dei poteri dei sindaci in ordine alla localizzazione di apparecchi di gioco, che dovranno essere tenuti lontano da luoghi sensibili nonché alla fissazione delle fasce orarie in cui è consentito il funzionamento dei giochi stessi; la previsione che il Fondo di contrasto al gioco d'azzardo patologico sia finanziato anche con i proventi spettanti ai soggetti facenti parte dell'intera filiera del gioco e, infine, la possibilità di individuare meccanismi di autoesclusione dal gioco ulteriori rispetto alla creazione del registro nazionale.
  In conclusione, Fratelli d'Italia voterà a favore di questo provvedimento per i motivi che ho enunciato ma lo farà nell'auspicio che questo costituisca soltanto un primo passo nel senso di migliorare il rapporto tra cittadini ed il sistema fiscale e il voto che esprimiamo contiene anche l'augurio che il Governo, nell'attuazione della delega, si attenga con rigore ai principi e alle indicazioni in essa contenute e, non ultimo, che ne rispetti i tempi affinché questa non sia l'ennesima delega i cui decreti attuativi subiscono continui rinvii (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Di Gioia. Ne ha facoltà.

  LELLO DI GIOIA. Signor Presidente, tutti sappiamo che questo Paese è il Paese che ha la più alta pressione fiscale sia sul lavoro dipendente sia sull'impresa e, come socialisti, crediamo che sia necessaria e importante un'immediata riforma del fisco che vada proprio ad incidere sulla tassazione e l'imposizione sul lavoro e sull'impresa stessa.
  Il lavoro che è stato fatto dalla Commissione e dal presidente Capezzone credo sia stato positivo, un lavoro che consente nel prossimo futuro di poter verificare con sistematicità le deleghe che vengono ad essere consegnate al Governo. Ritengo che in questa discussione che si è sviluppata per ciò che riguarda appunto la delega fiscale ci sono elementi positivi, ad esempio, come è già stato sottolineato con grande dovizia di particolari, la riforma del catasto che è un fatto importante che deve comunque creare condizioni di equità all'interno del nostro sistema; come d'altronde vi è anche una maggiore equità nel rapporto tra il contribuente e gli uffici e la questione dei giudici tributari. Credo siano elementi essenziali ed importanti per costruire una condizione positiva per ciò che riguarda la riforma del fisco all'interno del nostro Paese.Pag. 19
  Come d'altronde riteniamo che anche sul problema dei giochi d'azzardo si è fatto un passo avanti perché prima era totalmente disarticolata, oggi vi è un minimo di accenno che riguarda la questione del piano urbanistico per ciò che riguarda la collocazione e l'allocazione delle sale d'azzardo ma è prevista anche una riforma complessiva rispetto alla quale oggettivamente vi sono difficoltà (infatti ci sono utili notevoli ma, nello stesso tempo, vi sono anche condizioni per le quali c’è un'infiltrazione malavitosa).
  In buona sostanza, crediamo come socialisti che si sia avviato un percorso che deve essere comunque verificato passo dopo passo in virtù di quelli che sono anche i termini stabiliti all'interno di quello che oggi stiamo approvando e questo percorso, che noi vogliamo verificare con grande puntualità e con grande determinazione, deve portare appunto ad una riforma complessiva del fisco che guardi con grande puntualità a quello che può essere la riduzione della pressione fiscale nei riguardi dei lavoratori e del lavoro ma, nello stesso tempo, costruisca un sistema di equità all'interno di questo Paese che può rilanciare appunto lo sviluppo, la certezza di un fisco più equo, più giusto nei riguardi delle aziende e del lavoratore in quanto tali. Con questo spirito noi voteremo a favore di quello che è il provvedimento che oggi abbiamo in approvazione.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Busin. Ne ha facoltà.

  FILIPPO BUSIN. Signor Presidente, l'attuale sistema fiscale nel nostro Paese presenta molte criticità: è troppo complicato, iniquo, vessatorio, a tratti ingovernabile. Questo genera, non solo incertezza e difficoltà per il contribuente, ma anche e soprattutto una perdita di competitività per il nostro Paese.
  L'ordinamento tributario rappresenta, infatti, uno di quegli asset o servizi esclusivi che determinano i vantaggi comparati di uno Stato e quanto su questo fronte noi siamo perdenti lo testimoniano le centinaia di imprese che ogni anno scelgono di spostarsi oltre il confine, di stabilirsi quindi all'estero, anche – ma vorrei dire soprattutto – alla ricerca di un sistema fiscale meno vessatorio, meno complicato e con più tutele giurisdizionali per il contribuente.
  Sono molteplici gli aspetti su cui è intervenuta questa delega fiscale e su cui era – a nostro parere – necessario intervenire, a partire dal catasto, che ormai non rispecchia più i reali valori immobiliari del Paese, generando ingiustizie che si amplificano nel momento in cui si applicano nuovi moltiplicatori e si aumentano le imposte patrimoniali, come è avvenuto di recente nella triste vicenda dell'IMU.
  Ma l'inefficienza del nostro ordinamento tributario è stata ben fotografata anche dai dati comunicati dal Mef sull'attività di accertamento dal 2000 al 2012, dove si evidenzia che – ad essere prudenti – il 30 per cento (ma la percentuale è molto superiore) delle somme richieste non erano dovute e a fronte delle quali i cittadini e i contribuenti hanno subito pignoramenti, iscrizioni ipotecarie, vendite all'asta, con tutto il carico di ansie e difficoltà che questo comporta. Così come non siamo nuovi a casi di aziende che, sottoposte a un accertamento infondato, falliscono con conseguenze per i loro dipendenti che perdono il lavoro, oltre alle perdite patrimoniali.
  Per questo noi chiediamo che l'inasprimento dei controlli dal punto di vista della lotta all'evasione possa essere fatto con un presupposto ben preciso, cioè usando maggior cautela e precisione e non con un atteggiamento di «intanto chiedo e poi si vedrà». Per non parlare dell'elevata pressione fiscale – già citata anche dai miei colleghi – a carico dell'impresa e dei lavoratori che ci pone ai tristi vertici dei Paesi dell'OCSE, oltre agli oneri burocratici sopportati dalle imprese, che occupano ben 269 giorni all'anno contro i 184 della media europea, per gli adempimenti fiscali.
  Ma le criticità riguardano molteplici aspetti, che – dobbiamo riconoscere – Pag. 20sono stati oggetto dell'intervento dell'attuale delega: a cominciare dall'abuso del diritto, che attualmente offre una troppo debole tutela giurisdizionale per il contribuente e un'incertezza causata da indeterminatezza della fattispecie con conseguenti problemi di legalità e affidamento; per passare poi ai giochi pubblici che, a causa della loro diffusione non regolata, sono diventati un tema di drammatica attualità per i casi sempre più numerosi di persone, intere famiglie rovinate dal gioco compulsivo.
  Apprezziamo anche ed è molto importante a nostro avviso – il giudizio è quindi positivo – il rafforzamento dell'attività conoscitiva sull'evasione previsto dall'articolo 3. Da anni, infatti, siamo sottoposti a balletti di numeri incomprensibili e a volte totalmente non verificabili che vengono usati come strumento improprio di propaganda politica ai danni di intere categorie di contribuenti (nello specifico i commercianti e gli artigiani).
  In conclusione, l'attuale progetto di legge, che avrà il voto favorevole del gruppo della Lega Nord e Autonomie, ha l'ambizione di intervenire in modo complessivo sul nostro sistema fiscale. Attendiamo per questo i decreti del Governo nei tempi brevi e precisi indicati nella delega, augurandoci che intervengano in modo incisivo con norme il più possibile puntuali e di facile interpretazione. In particolare, noi vogliamo sottolineare per quanto riguarda il tema delle entrate tributarie concorrenti tra i diversi livelli di governo del nostro Paese, che queste devono assicurare anche alle amministrazioni locali entrate proprie, certe e verificabili nei tempi e negli ammontari. Infine dobbiamo recuperare quella fiducia e lealtà fiscale che oggi molti italiani onesti rischiano di perdere a causa di un sistema fiscale troppo poco trasparente, troppo complicato e poco orientato alla crescita (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Paglia. Ne ha facoltà.

  GIOVANNI PAGLIA. Signor Presidente, oggi avrei voluto parlare al passato e dire che l'Italia aveva l'indifferibile necessità di un sistema fiscale più equo, trasparente e orientato alla crescita e che il Parlamento, finalmente, con questa legge delega, aveva deciso di dare una risposta in questa direzione. Invece, purtroppo, devo usare il condizionale, perché il lavoro che abbiamo fatto è largamente insufficiente, sia sotto il profilo dell'equità, che sotto quello della crescita.
  E questo accade per una precisa ragione politica, che si chiama Governo delle larghe intese. Non può, infatti, sfuggire a nessuno che la scelta di eliminare qualsiasi discussione e qualsiasi scelta relativa alla rimodulazione e redistribuzione complessiva del carico fiscale non dipende da un giudizio positivo unanime o anche solo maggioritario sullo stato attuale delle cose, ma dalle inconciliabili differenze interne alla maggioranza.
  Così, come è sempre accaduto in questi mesi, davanti a problemi aggrovigliati che richiederebbero indirizzi e scelte forti e nitide, si opta per soluzioni che hanno sempre il brutto sapore del «compromesso al ribasso» oppure per il rinvio ad un tempo da definire.
  Il problema è che il Paese, ma soprattutto chi in questo Paese vive il dramma della mancanza di reddito e di lavoro, ha ormai esaurito tutto il tempo a disposizione, e non può, proprio non può più aspettare che la politica consumi fino in fondo la colpa della sua incapacità, che la condanna a questo commissariamento povero di idee e di coraggio.
  Noi abbiamo presentato una proposta di legge abbinata a questo provvedimento. Si intitola: «Delega al Governo per la riforma del sistema tributario e altre disposizioni per promuovere l'equità fiscale e il contrasto dell'evasione e dell'elusione, nonché modifiche al codice civile, concernenti il reato di false comunicazioni sociali». Ho voluto citare il titolo intero.
  Parla di come si potrebbe intervenire per restituire reddito alle famiglie italiane attraverso una riduzione dell'IRPEF per le Pag. 21fasce medio-basse e un aumento delle detrazioni per lavoro dipendente a carico di famiglia.
  Parla di come sarebbe possibile finanziare questa misura con serie proposte di lotta all'evasione fiscale, i cui proventi andrebbero veramente e fino in fondo impegnati in questa direzione.
  Parla di tornare a considerare il falso in bilancio un crimine vero, e non una «marachella domenicale», perché la trasparenza e l'affidabilità delle comunicazioni sociali sono un bene imprescindibile per la credibilità di un sistema economico, e da esse discende anche in misura significativa la possibilità di attirare investimenti esteri e di riattivare il credito bancario.
  Parla, infine, di introdurre un'imposta patrimoniale, e lo fa in modo non ideologico, senza immaginare gettiti oltre misura e confrontandosi fino in fondo con i rischi di una fuga di capitali finanziari, da evitare a meno che non si voglia pregiudicarne il risultato.
  E tuttavia non sfugge minimamente dalla responsabilità di ammettere che qualsiasi discorso sull'equità fiscale in questo Paese è compromesso se non si accetta di partire dalla considerazione che veniamo da decenni di evasione fiscale scandalosa e che questa evasione fiscale si è trasformata in grandi patrimoni personali e che a fronte di difficoltà finanziarie che riguardano tutti, ma che non sono responsabilità di tutti, non si può evitare di chiedere di pagare il conto a chi dopo aver mangiato è sempre scappato dal tavolo.
  Questo, signori deputati, è la patrimoniale in Italia, un risarcimento a chi ha sempre pagato e oggi non ce la fa più, non un attacco al risparmio privato della classe media. Quello c’è già, e si chiama IMU su prime case modeste, e prima si è chiamata ICI, fatta pagare anche a chi ogni mese deve strappare un mutuo da salari di 1.000 euro.
  Ma di patrimoniale non si può parlare in questo Parlamento, con nessuno, tanto meno fra le opposizioni, perché il patrimonio qui è sacro per tutti, mentre il lavoro è solo uno slogan da campagna elettorale.
  L'82 per cento: sapete cos’è questa cifra ? È la quota di IRPEF pagata nel 2012 da lavoratori dipendenti e pensionati in Italia. Di più. Il solo lavoro dipendente con redditi sotto i 50 mila euro – ripeto, solo il lavoro dipendente con redditi sotto i 50 mila euro – contribuisce per il 40 per cento del totale.
  Stiamo parlando di chi guadagna meno di 3.000 euro netti al mese, ossia della famosa classe media che tutti vorrebbero tutelare. Tutto questo in un Paese in cui il 10 per cento dei più ricchi possiede il 50 per cento della ricchezza complessiva.
  E tutto questo accade non per una propensione naturale, e nemmeno per un'eredità storica, ma in virtù di precise scelte politiche che hanno portato negli ultimi trent'anni al decollo verticale degli indici di disuguaglianza in questo Paese, con una migrazione senza uguali di quote del PIL nazionale dal lavoro dipendente alla rendita e ai profitti.
  Allora, quando parliamo di un sistema fiscale più equo e orientato alla crescita, non è da qui che dovremmo partire ? Sappiamo infatti, ed è ormai ammesso anche da chi si è sempre rifiutato di ammetterlo, che soprattutto in un'economia matura esiste uno stretto nesso tra sviluppo economico e uguaglianza. Infatti, l'Italia oggi muore per assenza di domanda interna e, aggiungo io, anche per assenza di investimenti pubblici, e questo difficilmente può essere separato dai dati di cui parlavo prima.
  Allora noi oggi, per decidere che atteggiamento avere nei confronti di questa legge delega, abbiamo due strade. La prima è riconoscere che per una volta siamo in presenza di un'iniziativa del Parlamento, che il clima in Commissione è stato di rispetto e apertura, che finalmente si potrebbe aprire una strada alla riforma del catasto, che esistono margini per un freno alla piaga dilagante del gioco d'azzardo, oltre che altre previsioni che sono indiscutibilmente utili.Pag. 22
  La seconda, però, è chiedersi se questa sia la riforma fiscale di cui l'Italia ha bisogno oggi, nell'autunno del 2013, nell'autunno che ci porta le notizie, tutti i giorni, di deindustrializzazione del Paese, all'apice di una crisi che non vede fine e che ha consumato redditi, risparmi e futuro di chi un lavoro ce l'ha, di chi ce l'ha a tratti e anche di chi non l'ha mai avuto. E qui la risposta è no, no su tutta la linea, colleghi deputati, perché questo provvedimento non aggredisce nessuno dei nodi di cui parlavo e, quindi, può essere utile, ma non è ciò che serve. E devo aggiungere che ci si chiede di dare una delega in materia di fisco ad una maggioranza che, intanto, sul fisco non è inerte. Si potrebbe, anzi, dire che di fisco parla e straparla giorno e notte e che sul fisco, intanto, agisce, in direzione, però, opposta a quella che noi crediamo utile al Paese.
  Io parlavo di patrimoniale, e fin qui ho visto l'abolizione della tassa sugli yacht, sento parlare di cancellazione del superbollo sulle auto di lusso e, da mesi, sono immerso, come tutti noi, in questa brutta e quotidiana sceneggiata sull'IMU. Ho sentito dire al Viceministro Fassina che far pagare l'IMU sulla prima casa al 10 per cento degli italiani permetterebbe di evitarci questa discussione sull'IVA, il cui aumento – sia detto per inciso – costerebbe alla maggior parte dei cittadini italiani ben di più di quanto risparmiato con l'abolizione dell'IMU. Quel 10 per cento che pagherebbe coincide, verosimilmente, con quelli di cui parlavo prima, ovvero quelli che possiedono il 50 per cento della ricchezza nazionale.
  Bene, colleghi della maggioranza, mentre ci chiedete di votare una delega sul fisco, che nulla dice sulla distribuzione del carico fiscale, fra voi discutete se chi possiede la metà della ricchezza nazionale debba o non debba pagare qualche migliaio di euro di tasse sulla prima casa. Per questo noi non possiamo votare questo provvedimento, per quello che manca – cioè, l'essenziale – e perché non vogliamo dare alcuna delega a questo Governo. Anche perché abbiamo l'impressione che non saprebbe cosa farsene, se è vero come è vero, che è impegnato in una guerriglia quotidiana per la sopravvivenza, che ha fatto pronunciare di recente al Ministro dell'economia la parola «dimissioni». Dimissioni per carenza di verità, ha detto il Ministro, e questo sarebbe il peggiore epitaffio per un Governo, che è nato dalla paura, ma che proprio della verità aveva fatto la sua parola d'ordine inaugurale.
  Ora l'unica verità certa che ci è rimasta è che sei mesi sono alle nostre spalle, e sono stati sei mesi buttati. In quest'Aula chiunque abbia una briciola di coraggio e senso di responsabilità dovrebbe alzarsi e, a partire da oggi, costruire un'alternativa, qui dentro, ci spetta. Noi, anche su questo provvedimento, credo che la nostra parte in questa direzione l'abbiamo fatta (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Zanetti. Ne ha facoltà.

  ENRICO ZANETTI.Signor Presidente, quello che discutiamo oggi è un provvedimento di delega al Governo per il riordino del sistema fiscale e già questo deve essere il primo punto da cui partire. Riordino: probabilmente, per esigenze anche comunicative, si parla di riforma del sistema fiscale. Ebbene, questo è un provvedimento rispetto al quale – lo dico subito con chiarezza – il voto di Scelta Civica c’è, c’è in modo convinto, ma non in modo entusiastico, proprio perché, in realtà, non siamo in presenza di un provvedimento di riforma, ma di mera manutenzione straordinaria dell'esistente, al netto di quello che l'articolo 2 fa in materia di catasto – perché di riforma del catasto sì, di quello sì può parlare – e anche per come, poi, è cresciuta nel tempo, man mano che procedevano i lavori in Aula, per quello che fa l'articolo 14 in materia di giochi.
  Tolti questi due ambiti, dove oggettivamente la portata degli interventi che vengono delegati al Governo è significativa e realmente riformatrice, la restante parte del provvedimento, come dicevo, costituisce Pag. 23una cassetta degli attrezzi utili, con i quali andare un pochino qua e là a sistemare la casa esistente, che, invero, è traballante assai, al punto da far dubitare che possa essere sufficiente rimetterla a posto come si può e, invece, non porta a costruire quella casa nuova che il termine riforma – per lo meno, a noi di Scelta Civica che sulla partita delle riforme ci giochiamo tutto e crediamo – fa pensare. Questo non è, appunto, un provvedimento di riforma, bisogna dirlo con chiarezza.
  Noi vogliamo, proprio, dirlo con chiarezza ai cittadini perché, altrimenti, si rischia, anche, poi, un autogol. Io non voglio deprimere oltremodo questo provvedimento; ribadisco che il nostro voto è convinto, ci sono tante piccole cose utili, ma non è un provvedimento di riforma, e da questo punto di vista, indubbiamente, mi auguro, noi ci auguriamo, che in altri abiti il tasso di riformismo che questo Governo, sostenuto dalle larghe intese, sarà in grado di esprimere, sia significativamente maggiore perché quello che, viceversa, viene qui prodotto è più l'effetto della necessità di superare veti incrociati su tutti quelli che sono i veri nodi della fiscalità del nostro Paese e che, non a caso, non vengono affrontati.
  Il cittadino medio, diciamolo con chiarezza, quasi non si accorgerà di gran parte delle cose che verranno fatte attraverso l'attuazione di questo provvedimento che, lo ripeto, comunque, apporta tanti piccoli, medi aggiustamenti utili e condivisibili. L'IRPEF, rimane lì dov’è; la progressività, l'impatto sulle famiglie, le detrazioni sul lavoro, non c'entrano nulla con questo provvedimento. L'IRAP è lì, rimane, l'indeducibilità del costo del lavoro dall'IRAP non viene toccata; anche alle altre imposte i ritocchi che vengono fatti sono marginali. Quindi, il cittadino, se si aspetta un nuovo fisco e si sente dire, magari, che questo è uno dei provvedimenti qualificanti dell'azione di questo Governo in questa legislatura, inevitabilmente ne rimarrà molto deluso.
  È per questo che noi, che viceversa vogliamo delle riforme radicali in questo Paese, nel dare un voto favorevole a questo provvedimento, lo diciamo chiaramente: non è questo, comunque, il tasso di riformismo al quale dobbiamo rassegnarci; anche in un contesto politico oggettivamente difficile, complesso, quale è quello che si genera nell'istante in cui forze tra loro eterogenee convergono nel sostegno ad un Governo, si può e si deve riuscire a fare di più. Per certi versi la facilità, rispetto alla quale comunque anche io do merito al presidente della Commissione finanze, relatore del provvedimento, Daniele Capezzone, la facilità, la fluidità con cui questo provvedimento è passato qui in Aula è proprio figlia, anche, in parte, del fatto che nessuno dei nodi centrali della fiscalità del nostro Paese, al netto, lo ribadisco, della riforma del catasto, viene toccato.
  Per noi, è necessario costruire, davvero, quella casa nuova del fisco italiano. Una casa nuova che abbia chiare quelle che sono le priorità: prima il lavoro, poi le cose consumate, poi le cose possedute. Questo è l'ordine di gradazione di un fisco che ha come obiettivo, davvero, il rilancio della crescita, del lavoro, della produzione e che ha veramente come obiettivo la tutela del risparmio intesa, però, come tutela, davvero, della possibilità di risparmiare e non solo di chi ha già risparmiato. Perché un sistema fiscale quale quello che abbiamo oggi, pesantissimo sul lavoro e sull'impresa, e assai meno pesante sulla proprietà, è indubbiamente un sistema che rende difficile risparmiare anche a chi, tutto sommato, guadagna bene e ha il sacrosanto diritto di avere un tenore di vita non necessariamente pauperistico, perché altrimenti questo Paese veramente finirà male, ma ciononostante non riesce a risparmiare, e tutela invece chi, avendo già risparmiato, avendo già patrimonializzato, si trova pure, comunque, con una tassazione che anche sui redditi patrimoniali è più bassa che sui redditi di lavoro.
  Noi, negli anni abbiamo completamente rovesciato l'albero di una fiscalità sana. Tra gli anni Novanta e l'inizio degli anni Duemila abbiamo completamente rovesciato il senso di un fisco veramente Pag. 24indirizzato all'equità e alla crescita e questo provvedimento, nonostante la sua rubrica, di concreto, di incisivo non fa nulla. Apporta tutta una serie di aspetti comunque significativi nei tecnicismi del diritto, apporta delle modifiche importanti e infatti, ben volentieri, lo votiamo. Però, lo ripeto, non siamo in presenza di un provvedimento particolarmente qualificante dal punto di vista del disegno di una nuova Italia.
  E non vogliamo pensare che possa essere considerato tale, perché se viceversa venisse considerato tale vorrebbe dire che dovremmo rassegnarci in futuro, anche in altri ambiti, a vedere riforme di questo impatto invero modesto; ottime per migliorare l'esistente, ma non idonee a costruire qualcosa di nuovo. Noi, come Scelta Civica, questo non lo vogliamo.
  Abbiamo apportato alcuni contributi al testo che riteniamo importanti, tra i quali mi piace sottolineare l'esplicitazione della necessità che il Ministero dell'economia e delle finanze riprenda un'azione di diretto controllo, di diretta verifica, della attività di Equitalia. Questo perché oggi noi abbiamo Equitalia sostanzialmente come partecipata e braccio operativo dell'Agenzia delle entrate, in un contesto, quindi, di filiera verticale dei fisco che determina alla fine – anche in termini di flussi informativi e poi di inevitabile capacità informativa operativa e conseguentemente, diciamolo con chiarezza, di potere politico di gestione delle informazioni del fisco – una situazione per cui non solo il Parlamento, ma francamente anche il Ministero stesso finiscono per essere in posizione di subalternità rispetto all'Agenzia delle entrate stessa. Questo è qualcosa che ha contribuito pesantemente a esasperare il rapporto tra fisco e contribuente, in modo peraltro infruttuoso, perché una forte conflittualità dovrebbe presupporre perlomeno un enorme grado di recupero, cosa che nel nostro Paese ancora non abbiamo.
  Noi vogliamo riportare al centro – e vado a concludere, Presidente – del rapporto tra fisco e contribuente il Parlamento e il Ministero dell'economia e delle finanze, pur nel rispetto totale delle istituzioni che operano per il Paese, ma questi sono i luoghi dove deve esserci la cabina di regia del fisco, e vogliamo davvero arrivare ad un provvedimento che non sia solo una manutenzione dell'esistente, ma una riforma che metta prima il lavoro, poi le cose consumate, poi le cose possedute, per avere davvero un fisco per la crescita e un fisco più equo. Ciò detto, siccome qualche piccolo passo è meglio che nessun passo, il voto su questo provvedimento da parte di Scelta Civica sarà favorevole (Applausi dei deputati del gruppo Scelta Civica per l'Italia).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Capezzone. Ne ha facoltà.

  DANIELE CAPEZZONE. Signora Presidente, signor rappresentante del Governo, colleghe e colleghi, è stato un grande onore per me, come relatore e insieme come presidente della Commissione, accompagnare e seguire questo provvedimento, ed è un onore altrettanto grande esprimere le valutazioni, la soddisfazione e anche una proposta, come vedrete, da parte del gruppo al quale appartengo, per quella – hanno fatto molto bene in questi giorni a sottolinearlo i colleghi Causi e Pelillo – che è la prima delega fiscale a impulso parlamentare nella storia della Repubblica. Quindi, è davvero un momento particolare che io credo tutti dovremmo considerare.
  Colleghi, questo non è un passaggio qualunque, e consentitemi un'osservazione tutta politica, lasciando poi a qualche cenno del mio intervento alcuni passaggi riferiti al testo. Usciamo da mesi – vale per il mio campo e vale per altri settori politici – in cui abbiamo avuto un dibattito politico a volte surreale: c’è chi dice «andiamo avanti», ma a volte non si capisce bene su cosa e per cosa; e chi dice «fermiamoci», e al tempo stesso non si capisce bene su cosa e per cosa. Molto spesso si discute, anche aspramente, ma non per fare cosa, non sui contenuti, non nel merito. Qui, in questo provvedimento, abbiamo finalmente il che cosa, abbiamo il Pag. 25merito, abbiamo tanti contenuti. Noi da liberali ne valorizzeremo alcuni in modo particolare, ma vorrei dire che anche dal punto di vista sociale e dell'equità, quindi anche da altri approcci politico-culturali, vi è altrettanto una miniera di elementi che possono essere valorizzati senza che vi sia necessariamente contraddizione fra gli uni e gli altri, ma in una sintesi davvero virtuosa e positiva.
  Allora io credo che noi siamo davanti con l'approvazione di questo provvedimento, e speriamo ci verrà tra poco che questo avvenga rapidamente anche nell'altro ramo del Parlamento, ad una sfida in positivo per tutti: una sfida per il Governo che trova qui 12, 13 piste di lavoro che sono degne di un programma quasi di legislatura; una sfida per le forze di maggioranza se sapranno, sapremo essere capaci ciascuno di tornare a parlare al Paese sui temi, sospendendo quella che televisivamente è molto spesso una batracomiomachia, un gracidare di rane non si sa bene su cosa, desso abbiamo molti temi sui quali davvero possiamo confrontarci, alzando l'asticella delle riflessioni e del dialogo. È anche una sfida in positivo per le minoranze, che hanno la possibilità di incalzare il Governo, di incalzare la maggioranza, ma non gridando ma intervenendo nel merito e insistendo sul merito delle questioni.
  Dicevo, noi da liberali abbiamo molte cose da valorizzare in questa delega, la direzione di marcia della riduzione della pressione tributaria, naturalmente nel rispetto del principio di equità e nel rispetto degli equilibri di bilancio, ma c’è questa grande spinta pro crescita, in rapporto, in chiave liberale tra individuo e Stato con un rafforzamento degli elementi di dialogo e di consulenza preventiva per i cittadini, per le imprese da parte dell'amministrazione, con una sottolineatura del principio di irretroattività delle norme di sfavore, quindi davvero elementi di fisco amico e di uno Stato che deve smettere non solo di essere ma anche di apparire sleale e nemico rispetto al cittadino contribuente.
  E ancora, semplificazione con una pagina che quando sarà attuata farà epoca: quella della dichiarazione precompilata che il cittadino riceve, poi rispedisce, in una autentica rivoluzione nel rapporto tra cittadino e fisco rispetto alle dichiarazioni. Ancora, una riforma finalmente seria, civile, occidentale del processo tributario, e parliamo tanto spesso di attrazione di investimenti, questo era uno dei fattori problematici. Una riforma del catasto che finalmente non è una trappola o un cavallo di Troia per stangate a danno dell'80 per cento degli italiani proprietari di casa o proprietari di immobili. Una strategia liberale e insieme equa sull'evasione fiscale che tutti possiamo rivendicare. Che cosa abbiamo fatto in questo Parlamento e ora ribadito nella delega ? Da un lato tendere la mano con la rateizzazione a chi è in difficoltà, a chi magari non ce la fa a onorare tutto quello che pure ha correttamente dichiarato, e dall'altro lato però invece con la fatturazione elettronica andare a colpire i grandi spazi di evasione in una logica che è davvero insieme liberale ed equa; voi lo sapete che l'80 per cento delle somme non riscosse riguardano somme superiori ai 500 mila euro, noi abbiamo oggi uno Stato che è molto spesso forte con i deboli e debole con i forti.
  E ancora, altra norma importante: la generalizzazione del principio di compensazione, davvero è un principio di civiltà fiscale. Ho un debito ma anche un credito fiscale, posso incrociarli ed annullarli. E ancora, un disboscamento del sistema delle agevolazioni fiscali, restituito però sotto forma di meno tasse per tutti e lo stesso disboscamento del sistema dei sussidi alle imprese, molto spesso a pioggia o intermediati politicamente che restituiamo in meno tasse alle imprese. E la cosa per cui il mondo imprenditoriale, la grande stampa ci hanno sfidato, noi l'abbiamo fatta finalmente, noi l'abbiamo fatta e ora c’è la possibilità di attuarla effettivamente.
  E allora, chiudo, ecco la proposta che rivolgo al Viceministro Casero, che ringrazio in modo speciale per come da liberale, da riformatore ha seguito e accompagnato questo provvedimento insieme ai membri della Commissione finanze, Pag. 26al capogruppo Causi, agli altri membri, a tutti coloro che sono intervenuti e che hanno davvero partecipato in modo importante al lavoro, alla discussione di queste settimane, ma mi rivolgo in modo speciale al Viceministro.
  Se, davvero, noi oggi approviamo questo provvedimento, facciamo il possibile affinché, nel rispetto delle prerogative dell'altro ramo del Parlamento, il Senato possa fare presto, possibilmente prima della legge di stabilità, e che quindi immediatamente dopo possa esserci il varo dei decreti delegati, bruciando addirittura la tempistica, pur serrata, che sta nella legge delega, sarebbe davvero uno straordinario cambio di passo.
  È un'occasione ! È un'occasione per tutti. È un'occasione per il Governo, che può dire «stop» al minimalismo, dire «stop» al piccolo cabotaggio che troppo spesso ha caratterizzato questa maggioranza. Che può dire «stop» agli «zero virgola», alla politica delle liti per 500 milioni in più o in meno, per una coperta che è sempre troppo corta. Che può dire «stop» alla logica – diciamolo pure – delle aspirine e delle tisane, delle accise usate come bancomat.
  Questa stagione può chiudersi, grazie all'attuazione della delega se ne può aprire un'altra. Credo che, se le grandi coalizioni servono a qualcosa, servono a fare le grandi cose, servono a fare le cose di visione. È merito di questo Parlamento, con la delega, avere indicato una strada ambiziosa: speriamo tutti di essere davvero all'altezza di questa ambizione.
  Al Governo e alla maggioranza non può bastare il mantra della continuità: la continuità va riempita di contenuti e di obiettivi. Alle minoranze non può bastare gridare e protestare. Questo è uno strumento che ci serve a tutti, che è utile a tutti. Consentitemi, signora Presidente: siamo tutti qui pro tempore, pro pauco tempore o forse, chissà, pro paucissimo tempore; ma tutti, prima o poi, dobbiamo guardare negli occhi gli italiani e dire che cosa abbiamo fatto. In questo provvedimento ci sono molte cose, se saremo in grado di attuarle, che ci consentiranno di guardare negli occhi i nostri elettori, quelli di destra, di centro, di sinistra, i tanti elettori indipendenti, e dire a chi ci ha mandato qui che abbiamo usato bene il loro voto e il nostro tempo (Applausi dei deputati del gruppo Il Popolo della Libertà-Berlusconi Presidente).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Carla Ruocco. Ne ha facoltà.

  CARLA RUOCCO. Emile de Giradin, giornalista e uomo politico francese del XIX secolo, ebbe a dire che «la forza dei governi è inversamente proporzionale al peso delle imposte». Forse è per questa ragione che gli ultimi Governi italiani sono stati, nella realtà dei fatti, debolissimi.
  In Italia, non è una novità, le imposte pesano. Ma non pesano soltanto in funzione della loro entità, che di per sé è clamorosa: in Italia le imposte pesano perché l'intero sistema fiscale è farraginoso, lento, complesso, confuso, spesso autoritario se non dittatoriale. A fronte di questa situazione si rischia di limitarsi a sposare una delle impostazioni di cui molti ricorderanno gli slogan: «meno tasse per tutti», proclamava in un onnipresente manifesto l’evergreen Silvio Berlusconi, in uno degli eterni dejà vu; «pagare tutti per pagare meno», replicava flemmatico e pacioso Romano Prodi nel 2006, prima di entrare a Palazzo Chigi e dare in mano il fisco – perdonate il gioco di parole – ad una persona come Visco, del quale, già dall'assonanza del nome, si sarebbe dovuto capire abbastanza facilmente come la pensava. Ebbene, se ci troviamo oggi in quest'Aula a parlare di delega fiscale e a considerare come cercare di porre rimedio ad un sistema che si è tramutato, nel corso degli anni, in un drammatico problema nazionale, è segno che coloro che hanno governato l'Italia finora hanno semplicemente e brutalmente disatteso le loro promesse,
  Dobbiamo dirlo chiaramente: i partiti che esprimono questa maggioranza hanno fallito. Ma, per non essere di parte, aggiungerò che non hanno fallito per ignoranza Pag. 27o per incompetenza: hanno fallito semplicemente perché il sistema di potere, il substrato economico su cui poggiavano il loro consenso, con clienti e lobby, ha sempre impedito che si andasse avanti in qualsivoglia processo di riforma (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
  Eppure oggi dobbiamo sforzarci di superare il passato e di trovare un nuovo inizio. Ci troviamo, con questo provvedimento, a compiere un primo passo per riscrivere in profondità il nostro sistema fiscale, e abbiamo il dovere di chiederci: che fisco vogliamo nei prossimi anni ? Il MoVimento 5 Stelle ha sul punto una visione che non ha rinunciato a rimarcare in Commissione: moderna, innovativa e libera, dato che è l'unica forza politica attualmente esistente che può davvero mettere da parte gabbie ideologiche ed interessi particolari.
  La nostra visione è che un fisco efficiente combatte l'evasione, ma deve anche essere sostenibile.
  Noi portiamo avanti l'idea di uno Stato che dismetta i panni di padrone autoritario e che diventi un buon padre di famiglia, uno Stato che riscopra la sua missione di custode dei beni indivisibili, erogatore di cultura e servizi, presidio dei diritti. Un fisco che chiami al contributo i cittadini più fortunati prima di strozzare quelli meno fortunati, uno Stato che commisuri le punizioni all'effettiva entità delle violazioni commesse, accompagnando, nel contempo, i figli più deboli per mano per evitare che inciampino e ricadano negli stessi errori, proprio come fa un buon genitore. Uno Stato, infine, che sappia ricordarsi che esiste solo per essere utile ai cittadini e che, nell'osservare questo basilare principio, chiede il proprio onesto e trasparente corrispettivo. Le imposte vanno pagate, ovvio, e lo Stato va assolutamente rispettato, e magari anche il cittadino, no ? Quindi, gli introiti fiscali, frutto del lavoro e del sangue dei contribuenti onesti, accanto a cui ci schieriamo, non devono servire a sostentare una casta di nullafacenti (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
  La delega fiscale è un iniziale, seppur ancora insufficiente, cambiamento di rotta, un mutamento di indirizzi cui il MoVimento 5 Stelle – ce ne va dato atto – ha partecipato attivamente attraverso un dialogo attivo e propositivo. Sono infatti molti i principi virtuosi che siamo riusciti ad introdurre, anche se, com’è ovvio per la natura di delega, si tratta per l'appunto di principi che dovranno essere messi in pratica e sui quali ci aspettiamo un ampio coinvolgimento del Parlamento. Noi ce lo aspettiamo e lo pretenderemo. Al tempo stesso non possiamo voltarci dall'altra parte rispetto ad alcune sensibili criticità, né operare una sorta di rimozione rispetto al fatto che su alcuni punti sono stati fatti decisi passi indietro. Per questo – lo dico fin da subito – noi ci asterremo, pur riconoscendo i risultati che abbiamo ottenuto come MoVimento 5 Stelle e che consentiranno di migliorare il testo ancora insufficiente di questa delega.
  Abbiamo ottenuto di pervenire al superamento dell'IRAP per le piccole imprese, abbiamo inciso sulla riforma del catasto attraverso un contrasto generalizzato all'abusivismo edilizio e a favore di una maggiore efficienza energetica, abbiamo ottenuto di coinvolgere cittadini e associazioni nel processo di revisione degli estimi. Abbiamo fatto approvare norme per una maggiore trasparenza dell'amministrazione finanziaria, abbiamo voluto che un rafforzamento della tracciabilità non corrisponda ad ulteriori oneri per il cittadino e per le piccole e medie imprese.
  Per ciò che attiene ad un punto delicato, come quello relativo ai giochi pubblici, ci sono stati decisi passi avanti, anche se è l'intero sistema che noi contestiamo, così come la decisione di inserire un tema tanto sensibile in una delega. Noi vogliamo che questa materia, come tutte le altre fra l'altro, ritorni in seno al Parlamento e ci batteremo per questo. Inoltre, controlleremo che, attraverso gli attesi decreti delegati, vengano tradotti in fatti, una volta tanto, alcuni dei principi importantissimi e a difesa dei contribuenti alla cui definizione abbiamo contribuito.Pag. 28
  Non possiamo però far finta di nulla rispetto all'articolo 10 sulla riscossione, per il quale, non a caso, abbiamo espresso il nostro dissenso. Nonostante le migliorie che siamo riusciti ad introdurre, che prevedono il superamento del sistema di riscossione coattiva di Equitalia negli enti locali, per la natura specifica della delega non ci convince la carenza del dettaglio e una certa vaghezza. Per questo motivo noi continueremo a vigilare affinché il superamento di questo sistema di riscossione non si trasformi in un «Aspettando Godot» e a batterci affinché si realizzi un punto che consideriamo imprescindibile nel nostro programma e che prevede la completa abolizione di Equitalia.
  Nella delega sono inoltre contenute anche molte occasioni mancate: anzitutto è deludente il passo indietro che si è registrato in Commissione sulla fatturazione elettronica, uno strumento che era stato inserito nel testo elaborato dal comitato ristretto, ma la cui portata è stata in seguito ridimensionata. Allo stesso tempo non ci convince una formulazione carente dell'abuso del diritto.
  In ogni caso, non ci illudiamo che quanto detto basti. Controlleremo tutto, vi staremo col fiato sul collo. Il Ministro Alfano ha dichiarato recentemente che il PdL è la sentinella antitasse del Governo. Bene, noi saremo la sentinella della sentinella. Ma vi lasciamo sulla vostra barca. Noi non saliamo sulla vostra barca senza sapere dove intendete andare.
  Facciamo nostro l'avviso di uno scrittore contemporaneo che disse: il sonno è di destra, il sogno di sinistra, votate per una lucida insonnia (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
  Ci asteniamo per concedervi il beneficio del dubbio, perché ci illudiamo che, di fronte alla catastrofe che è stata provocata dall'attuale classe politica, possiate ricredervi ed agire finalmente in tutela degli interessi di tutti.
  Ma ci aspettiamo anche, perché siamo fiduciosi riguardo alle future elezioni politiche, che, con il voto popolare, potremo assumerci le responsabilità di governare questo Paese, provvedendo noi direttamente, noi cittadini, alla redazione dei decreti delegati governativi. Lo faremo in nome dell'equità, della giustizia, anche fiscale, della solidarietà e della socialità. Lo faremo perché, finalmente, l'onestà possa tornare di moda. E senza condizionamenti, senza pressioni, senza moniti esterni o interni, confermeremo quelle cose positive che avrete fatto e spazzeremo via quelle negative che vorrete pervicacemente continuare a fare (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Causi. Ne ha facoltà.

  MARCO CAUSI. Signora Presidente, Viceministro Casero, colleghe e colleghi, nel votare oggi, in prima lettura, questo disegno di legge delega per la riforma del sistema fiscale, il Parlamento attua uno dei punti più rilevanti del rapporto «Agenda possibile», cioè del rapporto che il gruppo di lavoro in materia economico-sociale ed europea ha consegnato al Presidente Napolitano il 12 aprile 2013: è il primo punto di quell'insieme di riforme che il Parlamento approva.
  L'attuazione di questo punto – così come degli altri – è stata voluta fortemente dal Partito Democratico, che infatti è stato il primo presentatore in questa legislatura di un disegno di legge in materia: l'abbiamo presentato il 15 marzo, quasi un mese prima del rapporto dei saggi consegnato al Presidente. Questa attuazione, questa scommessa, è stata poi accettata da tutti in questo Parlamento come una scommessa importante per il sistema Paese: è stata accettata dal presidente Capezzone, che ha voluto essere relatore di questo provvedimento e che – le voglio dare atto – ha assolto bene questo compito, così come voglio ringraziare il Viceministro Casero, che ha accompagnato questi lavori per settimane e settimane.
  Ci sono però – voglio ricordarlo – tutti gli altri punti dell’«Agenda possibile», tutti gli altri punti della relazione dei saggi. Qui parlo, signora Presidente, attraverso Pag. 29di lei, sopratutto alla maggioranza di Governo, perché il Governo Letta è al servizio del Paese, ma i partiti che lo sostengono devono fare la loro parte e rispettare le responsabilità e gli impegni presi con il Presidente della Repubblica, in quel difficile e drammatico momento e passaggio politico che abbiamo affrontato dopo le elezioni del febbraio e dopo quindi la valutazione di un risultato elettorale che non dava una maggioranza stabile all'interno di questo Parlamento. Ma attenzione: parlo anche a tutti i gruppi parlamentari, perché quegli impegni sono impegni per il Paese, un Paese che, senza riforme, muore.
  Molti lo hanno ricordato: questa è una delega di iniziativa parlamentare; abbiamo cominciato a lavorare in Parlamento prima ancora che il Governo assumesse questa delega come sua priorità. Questo ci ha dato un'ampia possibilità di discussione, diversamente da quanto accade quando si lavora con i decreti emergenziali. È così che si dovrebbe lavorare, lo abbiamo anche visto nella discussione in Aula ieri.
  Abbiamo lavorato in Commissione per due mesi, in comitato ristretto ci sono state quindici riunioni, abbiamo pubblicato un testo l'8 agosto, chiuso gli emendamenti il 12, quindi più di un mese di tempo per le parti sociali, per gli addetti ai lavori e per i deputati per rendersi conto di come emendare. L'articolazione e la ricchezza di questa discussione le vedo anche dai voti di ieri. Alla fine, se ho ben contato, ieri, sei articoli di questa delega su sedici sono stati approvati all'unanimità e sette articoli sono stati approvati senza nessun voto contrario, quindi tredici articoli su sedici senza nessun voto contrario. Su questo, voglio ringraziare tutta la Commissione finanze e tutti i gruppi parlamentari della Commissione finanze, di maggioranza e di opposizione, che hanno contribuito a questa discussione.
  Poi alcuni elementi del voto finale sento motivati da questioni politiche, cioè dalla mancanza di fiducia nei confronti del Governo che dovrà attuare questa delega, ma nel merito sappiamo tutti che stiamo facendo delle cose giuste. Dobbiamo ricordare che la delega vive anche con gli altri Governi, la delega vive anche con le altre legislature. Se anche questa legislatura dovesse interrompersi, la delega potrà continuare ad essere attuata dalla prossima legislatura.
  Questo ci permette anche di fare una brevissima riflessione sulle riforme e sul funzionamento del Parlamento.
  Abbiamo lavorato su una legge delega, in altre legislazioni europee si parla di leggi quadro, di legge rafforzate. Ebbene, noi dovremmo provare tutti insieme a sovvertire la vulgata secondo cui il lavoro del Parlamento è votare tutti i giorni dal lunedì al venerdì norme legislative di dettaglio. Di legislazione di dettaglio l'Italia sta morendo ! È spesso inattuabile, fonte di contenzioso giurisdizionale. Al contrario, anche guardando l'esperienza degli altri Paesi europei e guardando l'esperienza che abbiamo fatto con questo provvedimento, il Parlamento, che io auspico diventi monocamerale, si concentra e lavora meglio quando lavora su leggi quadro, dando poi la responsabilità attuativa al Governo e facendo tanta, tanta attività di controllo, di indirizzo, di sindacato ispettivo.
  I contenuti del progetto di riforma aprono un vasto e ricco lavoro atteso da anni. Ha ragione chi ha detto prima di me che il Governo Letta ha tutto l'interesse a chiedere ai gruppi parlamentari del Senato una veloce seconda lettura, per andare poi velocemente all'attuazione di questo provvedimento, perché i decreti delegati, che con questo provvedimento si potrà varare, intervengono su elementi di malfunzionamento e di arretratezza del nostro sistema tributario a cui oggi possiamo rimediare: la riforma del catasto, che è importante per la perequazione, ma anche per la modernizzazione del Paese; la norma generale antielusione, che dà certezza di diritto ed è un segnale per le imprese; nuove relazioni tra fisco e contribuenti, una relazione che deve migliorare, ci dicono le organizzazioni internazionali, e quindi il tutoraggio, la semplificazione, i modelli precompilati, gli adempimenti Pag. 30elettronici; il rafforzamento della lotta all'evasione con strumenti anche qui efficaci e moderni; la rivisitazione delle spese fiscali, che non sono un cesto di ciliege da cui riprenderne una per una ogni volta che affannosamente cerchiamo una copertura, ma vanno razionalizzate in modo organico; una nuova tassazione del reddito delle imprese individuali, con l'estensione del meccanismo ACE, ovvero della detassazione degli utili che restano all'impresa, anche alle piccole imprese; la riorganizzazione delle agenzie fiscali, perché nella delega si chiede al Governo di monitorare l'effetto della riorganizzazione fatta l'anno scorso ed eventualmente poi di intervenire per assestarla; la semplificazione del processo tributario; la fiscalità ambientale e infine i giochi.
  L'articolo 14 di questa delega, grazie anche al contributo dell'Aula di ieri, è il primo vero tentativo di riforma organica di un settore cresciuto forse troppo, ma certamente in modo disordinato. Con l'iniziativa del Partito Democratico, prima in Commissione e poi in Aula, abbiamo dato un nuovo ruolo ai comuni nella pianificazione della localizzazione dei punti giochi. Abbiamo introdotto una nuova disciplina dei titoli autorizzativi; abbiamo reso più stringenti i requisiti per tutti i soggetti della filiera; abbiamo introdotto limiti rilevanti alla pubblicità e abbiamo dato strumenti per rafforzare l'amministrazione in una difficile, ma indispensabile, opera di riordino e di superamento dei contenziosi.
  Vado alla conclusione. Dobbiamo domandarci adesso che relazione possa esserci tra questa delega e la discussione quotidiana sulla politica tributaria. Io credo che ci sia una connessione per due motivi, perché l'obiettivo della riduzione della pressione fiscale non può essere tradotto volgarmente e banalmente nell'obiettivo di ridurre indistintamente tutte le tasse.

  PRESIDENTE. Onorevole Causi, mi scusi, chiederei ai colleghi che stanno giustamente rientrando, perché si sta per votare, di abbassare il volume della voce e far ascoltare l'intervento del deputato Causi.

  MARCO CAUSI. La pressione fiscale è un rapporto numeratore-denominatore, e quindi il primo punto è che la pressione fiscale in Italia è cresciuta in modo così drammatico negli ultimi due anni per effetto della bassa crescita, anzi decrescita. Le aliquote marginali sono cresciute perché il reddito è diminuito e soprattutto sul lavoro. Quindi in questa legge delega noi diciamo chiaramente che la pressione fiscale può ridursi se insieme riprendiamo un sentiero di crescita dell'economia ma, in secondo luogo, perché per ridurre la pressione fiscale non basta invocare un'indistinta riduzione di tutte le tasse.
  È necessario che tutti paghino le tasse, che vi sia equità e rispetto dei principi costituzionali di capacità contributiva, che l'amministrazione finanziaria diventi sempre più efficiente in un nuovo scenario di relazioni migliorate con il contribuente.
  Il numeratore della pressione fiscale non è un numero indistinto. Operazioni di riduzione della pressione fiscale possono, insomma, anche passare con meccanismi di riequilibrio, di redistribuzione, a fini di equità, ma anche di efficienza.
  Ridurre tutto è facile sul piano demagogico e comunicativo, ma dimentica l'equità e, soprattutto, dimentica l'efficienza, una cosa che i liberali dovrebbero avere a cuore; per non parlare, poi, degli ineludibili vincoli di finanza pubblica che un Paese così indebitato come l'Italia non può mai dimenticare.
  Insomma, è arrivato il momento di un piano a medio termine e globale sulla politica tributaria del Governo, che consideri congiuntamente tutte le variabili e superi una discussione a «foglia di carciofo», per cui ogni giorno parliamo di un'altra tassa. Discutere ogni giorno di una tassa è efficace per i talk-show televisivi, ma questa discussione è pessima per definire una razionale e sostenibile agenda politica, per l'immagine del Paese e per i segnali di credibilità che diamo all'esterno.
  Il Partito Democratico è pronto per le riforme, è pronto per la responsabilità per Pag. 31l'agenda di Governo: si fa carico di un progetto per il governo del Paese e per portare l'Italia fuori dalla crisi e vuole rispettare gli impegni presi con il Presidente Napolitano, e il voto favorevole sulla delega fiscale sta dentro questo coerente impianto politico (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

  PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto finale.

(Coordinamento formale – A.C. 282-A ed abbinate)

  PRESIDENTE. Se non vi sono obiezioni, la Presidenza si intende autorizzata al coordinamento formale del testo approvato.
  (Così rimane stabilito).

(Votazione finale ed approvazione – A.C. 282-A ed abbinate)

  PRESIDENTE. Passiamo alla votazione finale.
  Indìco la votazione nominale finale, mediante procedimento elettronico, sul testo unificato delle proposte di legge n. 282- 950-1122-1339-A, di cui si è testé concluso l'esame.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Rampi ? Capezzone ? Bossi ? Dorina Bianchi ? Rabino ? Vecchio ? Morassut ? Lavagno ?
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Applausi Vedi Votazioni).

  (Delega al Governo recante disposizioni per un sistema fiscale più equo, trasparente e orientato alla crescita) (282-950-1122-1339-A):

   (Presenti  468   
   Votanti  344   
   Astenuti  124   
   Maggioranza  173   
    Hanno votato
 344)    

  Sospendo la seduta, che riprenderà alle ore 15 per lo svolgimento di interrogazioni a risposta immediata e, a partire dalle ore 16, con votazioni.

  La seduta, sospesa alle 14,15, è ripresa alle 15.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE SIMONE BALDELLI

Svolgimento di interrogazioni a risposta immediata.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di interrogazioni a risposta immediata, alle quali risponderanno il Ministro per l'integrazione, il Ministro della difesa, il Ministro della giustizia e il Ministro dello sviluppo economico.

(Iniziative a favore dei giovani precari in relazione al recente decreto ministeriale che ha modificato la disciplina del Fondo per l'accesso al credito per l'acquisto della prima casa – n. 3-00335)

  PRESIDENTE. Il deputato Marcello Taglialatela ha facoltà di illustrare, per un minuto, la sua interrogazione n. 3-00335, concernente iniziative a favore dei giovani precari in relazione al recente decreto ministeriale che ha modificato la disciplina del Fondo per l'accesso al credito per l'acquisto della prima casa (Vedi l'allegato A – Interrogazioni a risposta immediata).

  MARCELLO TAGLIALATELA. Signor Presidente, innanzitutto colgo l'occasione per formularle i miei auguri e mi rivolgo al Ministro richiamando la sua attenzione sull'interrogazione che pone un problema serio. Il precedente Governo Berlusconi, attraverso il Ministro Meloni, aveva varato una legge con la quale si è istituito un Pag. 32fondo di garanzia per consentire l'acquisto della prima casa alle giovani coppie. Ebbene, l'attuale Governo lo ha modificato – in verità la firma alla modifica è di chi l'ha preceduta, signor Ministro, nella funzione –, ma lo ha modificato peggiorandone in maniera sostanziale il significato. Ha eliminato il tasso agevolato che veniva concesso alle giovani coppie, richiamando a una generica media dei tassi dei mutui, e ha eliminato anche la parte relativa al fatto che il reddito che veniva preso in considerazione doveva essere almeno per la metà determinato da lavoro precario. Io le chiedo, Ministro, quali urgenti provvedimenti, questo Governo, lei in persona, vorrà assumere per modificare ciò che il suo predecessore ha modificato peggiorandolo in maniera significativa.

  PRESIDENTE. La Ministra per l'integrazione, Cécile Kyenge, ha facoltà di rispondere.

  CÉCILE KYENGE, Ministro per l'integrazione. Signor Presidente, onorevoli colleghi, rispondo con piacere al quesito con il quale mi viene chiesta una serie di precisazioni in merito al nuovo regolamento che disciplina il Fondo per l'accesso al credito per l'acquisto della prima casa da parte delle giovani coppie o del genitore singolo con figli minori a carico.
  Al contempo, mi viene chiesto quali iniziative intenda assumere il Governo per garantire ai giovani precari la possibilità di accedere al mutuo per l'acquisto della prima casa.
  Il Fondo di cui si discute è un fondo di garanzia, il cui ammontare iniziale è stato di 50 milioni di euro, istituito al fine di sostenere giovani che non hanno garanzie reali o che non sono percettori di un reddito sufficiente per ottenere un mutuo per l'acquisto della prima casa.
  Nella prima applicazione della misura in questione sono emerse alcune difficoltà, sulle quali ho già riferito in questa Assemblea il 3 luglio scorso, rispondendo ad una simile interrogazione. In particolare, il numero dei mutui concessi è stato molto esiguo. Conseguentemente finora, a fronte di una disponibilità di 50 milioni di euro, sono stati utilizzati poco più di 12 milioni di euro, con una media di 110 mila euro per domanda. Trattandosi di un settore nel quale è forte il bisogno sociale, si è ritenuto necessario intervenire sulle attuali criticità per garantire una concreta ed efficace utilizzazione delle risorse del Fondo. L'intervento sull'attuale disciplina ha seguito due linee direttrici: da una parte l'ampliamento del numero dei giovani che possono accedere al Fondo e, dall'altra, l'aumento della dotazione del Fondo medesimo.
  Vi è stata la semplificazione delle procedure e la riformulazione della disposizione inerente allo spread, contemperando le esigenze di mercato con il diritto di accesso al credito da parte dei giovani e a un costo accessibile. Nello specifico, è stata prevista la modifica del differenziale massimo sui mutui ammissibili alla garanzia del Fondo, prevedendo che, al fine di adeguare i tassi ai prezzi attuali di mercato, i finanziamenti vengano sottoscritti con un tasso massimo non superiore al tasso effettivo globale medio sui mutui, pubblicati trimestralmente dal Ministero dell'economia e delle finanze, fermo restando il tetto di 200 mila euro del finanziamento ammesso a garanzia. In secondo luogo, è stato previsto l'ampliamento della platea di soggetti beneficiari, prevedendo che il reddito complessivo ai fini ISEE passi da 35 mila a 40 mila euro, con priorità per i nuclei i cui componenti non risultino occupati con rapporto di lavoro a tempo indeterminato; inoltre, l'innalzamento a 95 metri quadri del limite attuale dei 90 metri quadri dell'abitazione, dando priorità a quelle situate in zone ad alta tensione abitativa; l'impegno per le banche a non chiedere ulteriori garanzie non assicurative ai giovani futuri mutuatari. A conferma dell'interesse del Governo rispetto alle problematiche dei giovani, in particolare dei precari, segnalo poi che nel recente decreto-legge 31 agosto 2013, n. 102, è stato previsto l'incremento della dotazione del Fondo casa di 30 milioni di euro per ciascuno degli anni 2014 e 2015 ed è stata, altresì, modificata la norma Pag. 33istitutiva del Fondo prevedendo che, a decorrere dal 2014, l'accesso al Fondo sia consentito anche ai giovani di età inferiore ai 35 anni titolari di un rapporto di lavoro atipico. In questo modo, le disponibilità del Fondo passeranno da 50 a 110 milioni di euro.
  Vorrei rassicurare che non vi è alcun pregiudizio rispetto ai precedenti beneficiari, anche perché le disponibilità sono ampie. L'auspicio è che la nuova disciplina del Fondo, che sarà recepita nel nuovo protocollo di intesa a breve sottoscritto con l'Associazione bancaria italiana, possa finalmente garantire un ampio utilizzo di questa opportunità che rappresenta un aiuto concreto a tanti giovani bisognosi nell'attuale periodo di crisi economica. Grazie per l'attenzione.

  PRESIDENTE. Il deputato Taglialatela ha facoltà di replicare.

  MARCELLO TAGLIALATELA. Signor Presidente, francamente mi aspettavo e mi auguravo una risposta diversa. Le sue sono parole che potevano essere tranquillamente proferite in quest'Aula da parte di un direttore di banca perché chi viene in questo momento aiutato con le modifiche che sono state adottate nel decreto sono le banche. Infatti, modificare il tasso che viene applicato con una generica affermazione del tasso medio di riferimento, tenendo conto che il Fondo viene istituito con soldi pubblici e che le banche possono quindi avere maggiori garanzie, è francamente una cosa inaccettabile. Così come è assolutamente inaccettabile che venga eliminata la parte relativa al reddito che almeno al 50 per cento debba provenire da lavoro precario.
  Signor Ministro, io so che lei è particolarmente attenta a queste tematiche. Evidentemente chi le ha scritto la risposta all'interrogazione lo è molto meno. Lei deve rendersi conto che questa norma, così come modificata dal suo Governo e che lei ha fatto propria, è una norma che dà un vantaggio solo ed esclusivamente alle banche, perché il Fondo di garanzia è un fondo istituito con soldi pubblici e aumentare la disponibilità del Fondo non è un vantaggio per le giovani coppie, ma è un vantaggio per le banche, se il tasso di riferimento per i mutui viene preso in considerazione come tasso medio. Noi dobbiamo dare un tasso agevolato, altrimenti il Fondo di garanzia non avrebbe il significato che il precedente Ministro Meloni ha voluto fortemente. Sono, quindi, convinto che sia assolutamente necessario modificare la norma restituendola a quello che era il suo significato iniziale.

(Problematiche relative alla dismissione di immobili militari non più utili a fini istituzionali, con particolare riferimento alla destinazione della caserma Donati, sita nel comune di Sesto Fiorentino (Firenze) – n. 3-00334)

  PRESIDENTE. Il deputato Rossi ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-00334, concernente problematiche relative alla dismissione di immobili militari non più utili a fini istituzionali, con particolare riferimento alla destinazione della caserma Donati, sita nel comune di Sesto Fiorentino (Firenze) (Vedi l'allegato A – Interrogazioni a risposta immediata), per un minuto.

  DOMENICO ROSSI. Signor Presidente, signor Ministro, la legge n. 98 del 2013 ha previsto la cessione alle amministrazione locali, a titolo non oneroso, degli immobili che per tipologia o collocazione geografica non fossero valorizzabili ovvero utili per il soddisfacimento dell'amministrazione della difesa o di altre amministrazioni dello Stato. In questo contesto, il comune di Sesto Fiorentino risulta che abbia manifestato interesse per l'area della ex caserma Donati. Questa, però, è da tempo destinata alla costruzione di alloggi a riscatto in cooperativa per il personale militare. In particolare, è interessata la cooperativa Delfino che a suo tempo si è fatta proponente di un'iniziativa al riguardo. Il gabinetto del Ministro risulta che, nel 2011, avesse individuato nella cooperativa il soggetto attuatore e che questa interazione Pag. 34con la cooperativa sia andata avanti, tant’è che, nel 2012, il segretario generale della difesa comunicava che si sarebbe perfezionato l'atto di concessione entro l'anno.
  In sostanza ciò che le chiediamo oggi, signor Ministro, è di confermare la destinazione della caserma Donati per la costruzione di alloggi militari e di definire con urgenza la questione relativa all'assegnazione della caserma alla cooperativa Delfino, anche per dare risposta a circa 120 famiglie che, solo tramite questa iniziativa, potranno trovare una situazione alloggiativa soddisfacente.

  PRESIDENTE. Il Ministro della difesa, Mario Mauro, ha facoltà di rispondere, per tre minuti.

  MARIO MAURO, Ministro della difesa. Signor Presidente, in premessa ritengo utile specificare che la caserma Donati di Sesto Fiorentino è un'area che il Dicastero ha intenzione di destinare alla costruzione di alloggi a riscatto per il personale dipendente.
  Con riferimento invece al caso della cooperativa Delfino, citato dall'interrogante, rendo noto che, nell'ambito del progetto di trasformazione dell'area dell'ex caserma Donati di Sesto Fiorentino, la procedura di concessione per la costituzione del diritto di superficie sul terreno demaniale prevede necessariamente una definizione delle graduatorie a cura degli Stati maggiori di Forza armata del personale avente diritto, cioè i soci. Al riguardo, preciso che sono in fase di sviluppo le attività necessarie per individuare e porre in graduatoria i potenziali assegnatari degli alloggi a riscatto, ai quali potrà essere consentito di associarsi in cooperative da costituire per tali finalità o già esistenti, sulla base di quanto disposto dall'articolo 402, comma 7, del decreto del Presidente della Repubblica n. 90 del 2010. Attività, queste ultime, che immancabilmente costituiscono la fase preliminare necessaria delle procedure da porre in essere da parte dell'amministrazione militare per la realizzazione di alloggi di servizio mediante lo strumento della cooperazione tra gli appartenenti al Ministero della difesa.
  In tale delineato contesto la direzione tecnica competente potrà avviare ogni aspetto procedimentale per la costituzione in favore delle succitate cooperative del diritto di superficie ai fini della realizzazione di alloggi di servizio su aree demaniali allorquando saranno ultimate le succitate attività preliminari, in modo da assicurare il puntuale rispetto delle norme che disciplinano la modalità di concessione.
  Desidero sottolineare inoltre che, da una lettura complessiva del citato articolo 402, si evince che non può essere individuata finalità diversa da quella del soddisfacimento delle esigenze alloggiative del personale della Difesa, finalità che viene esplicitata expressis verbis dal comma 1. Lo stesso comma 8, infine, ribadisce che gli alloggi da realizzare mediante lo strumento della cooperazione devono essere assegnati ai soci secondo le priorità indicate dalle Forze armate.
  Tanto chiarito, rappresento che la citata cooperativa è sempre stata informata dalla competente direzione tecnica sull'andamento delle attività propedeutiche per la formazione delle graduatorie dei potenziali assegnatari degli alloggi a riscatto, i cui criteri di selezione costituiscono elemento imprescindibile. Preciso che a tutt'oggi non è stato formalizzato alcun atto di concessione nei confronti dei potenziali soggetti interessati. Questo Governo, infine – voglio ricordarlo – nell'alveo di un'efficace politica alloggiativa, ha introdotto una peculiare novità nella materia delle dismissioni immobiliari con l'articolo 56-bis del decreto-legge n. 69, che prevede una semplificazione delle procedure in materia di trasferimento di immobili agli enti territoriali per incentivare le esigenze locali e per abbattere le lungaggini burocratiche.
  Indipendentemente dall'articolo 56-bis voglio citare – peraltro a merito delle amministrazioni locali – il caso in cui le cose hanno funzionato al meglio. Alludo in particolare a quanto avvenuto per gli immobili militari ritenuti cedibili e situati Pag. 35nella città di Merano, in cui si è realizzato con le realtà locali interessate una fattiva e proficua collaborazione, che ha comportato, attraverso l'istituto della permuta, la realizzazione di apprestamenti logistici per il personale della Difesa.

  PRESIDENTE. Il deputato Domenico Rossi ha facoltà di replicare, per due minuti.

  DOMENICO ROSSI. Signor Ministro, inizialmente, non posso che dichiararmi soddisfatto del fatto che la Difesa abbia confermato, in questa occasione, la destinazione d'uso dell'ex caserma Donati per la costruzione di alloggi per il personale militare. Il tutto si inquadra evidentemente in una politica a favore del personale e nella sensibilità che noi tutti le riconosciamo in merito alla problematica.
  Per quanto riguarda i riferimenti normativi probabilmente la situazione di stallo sulla cooperativa Delfino deriva dal fatto che ci potrebbero essere due diverse interpretazioni su alloggi a riscatto e sulla situazione delle cooperative, per cui su questo punto della norma giuridica riteniamo che forse vada fatto un approfondimento.
  Rendo atto comunque che, evidentemente, è stata delineata una procedura che sta andando avanti con debita urgenza e, in questo senso, ritengo la sua risposta positiva perché evidentemente è interlocutoria, nel senso che stiamo per arrivare a definire la questione anche con la cooperativa Delfino. Per il mio tramite le rappresento altresì la disponibilità di rappresentanti della cooperativa ad un eventuale colloquio e ad un approfondimento della problematica.

(Iniziative di competenza, anche di carattere ispettivo, presso la procura della Repubblica di Roma in relazione alle indagini sulla sospensione illegale di cartelle esattoriali – n. 3-00336)

  PRESIDENTE. Il deputato Villarosa ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-00336, concernente iniziative di competenza, anche di carattere ispettivo, presso la procura della Repubblica di Roma in relazione alle indagini sulla sospensione illegale di cartelle esattoriali (Vedi l'allegato A – Interrogazioni a risposta immediata, per un minuto).

  ALESSIO MATTIA VILLAROSA. Signor Presidente, si apprende dai quotidiani qualche giorno fa di una rilevante indagine della procura della Repubblica di Roma in merito ad una frode ai danni delle entrate erariali per la sospensione illegale di cartelle esattoriali di molti contribuenti. I dipendenti infedeli di Equitalia avrebbero garantito vantaggi a imprenditori e professionisti dietro il pagamento di somme di denaro, garantendo, senza che vi fossero i requisiti, istanze di rateizzazione di cartelle esattoriali oppure alterando addirittura i dati informatici delle cartelle esattoriali.
  In anni recenti ci sono stati altri episodi di manipolazione fraudolenta di cartelle esattoriali in molte sedi di Equitalia: in Campania, a Roma, a Frosinone, e il fenomeno sembra non adeguatamente controllato. In particolare l'indagine Phuncard/Mokbel ha svelato disegni e impostazioni criminali a trecentosessanta gradi, palesato da pedinamenti ed intercettazioni, e mi riferisco anche al fatto che un importante imputato aveva il compito di aggiustare cartelle esattoriali anche per il tramite di dipendenti di Equitalia complici.

  PRESIDENTE. Onorevole Villarosa, la invito a concludere.

  ALESSIO MATTIA VILLAROSA. Senza il chiarimento dei meccanismi informatici e del campionamento dei dati di quelle due indagini romane oggi è difficile comprendere il significato di questi intrecci. Pertanto richiediamo l'invio di ispettori ministeriali che possano chiarire cosa sia accaduto su queste indagini che per anni sono state prive di reale spunto investigativo.

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  PRESIDENTE. Il Ministro della giustizia, Anna Maria Cancellieri, ha facoltà di rispondere.

  ANNA MARIA CANCELLIERI, Ministro della giustizia. Signor Presidente, rispondo all'onorevole Villarosa sulla base degli elementi informativi acquisiti dalla procura della Repubblica di Roma; sui fatti oggetto dell'interrogazione risultano pendenti nella fase delle indagini preliminari due distinti procedimenti. Il primo è stato aperto nel 2011 a seguito di stralcio da altro procedimento e riguarda i reati di associazione a delinquere e corruzione per atti contrari ai doveri d'ufficio, falsità ideologica e materiale in atto pubblico e accesso abusivo ad un sistema informatico.
  Tali ipotesi delittuose riguardano condotte illecite che sarebbero state poste in essere da due funzionari dell'Agenzia delle entrate di Roma 4 e nelle quali sarebbero coinvolti a diverso titolo commercialisti e soggetti destinatari delle cartelle di pagamento. Secondo le ipotesi di accusa i funzionari verificavano, dietro pagamento di somme di denaro e mediante abusiva introduzione nel sistema informatico, le posizioni debitorie di alcuni soggetti segnalate dai commercialisti. Successivamente i funzionari annullavano le cartelle debitorie creando falsi certificati di sgravio illecitamente utilizzati dai beneficiari. Nell'ambito di tale procedimento, le cui indagini stanno per concludersi, il GIP di Roma ha emesso il 4 febbraio 2013 un'ordinanza applicativa di misure cautelari e, come riferito dalla procura, tutti gli indagati avrebbero ammesso le condotte a loro contestate.
  Il secondo procedimento nell'ambito del quale il 19 settembre 2013 sono state effettuate dalla Guardia di finanza le perquisizioni a cui si riferisce l'interrogante, riguarda diverse indagini per episodi di corruzione a carico di cinque indagati, dipendenti ed ex dipendenti di Equitalia Sud. L'indagine è scaturita da un altro procedimento per i reati di bancarotta e violazione fiscale nell'ambito del quale sono emersi contatti tra gli indagati di quel procedimento e persone collegate ad Equitalia Sud.
  In particolare è emerso che le condotte corruttive sarebbero state realizzate da un commercialista, da alcuni dipendenti e da un ex dirigente di Equitalia.
  Tali soggetti avrebbero gestito la posizione debitoria di alcuni contribuenti offrendo loro, dietro compensi talvolta anche modesti, la possibilità di accedere alla rateizzazione delle cartelle esattoriali, in mancanza dei requisiti, al fine di ottenere vantaggi personali.
  Per quanto attiene, infine, all'indagine Mokbel/Phuncard la procura della Repubblica di Roma ha comunicato che non sono emersi specifici profili di illiceità a carico di soggetti con incarichi in Equitalia o comunque con società con questa collegate. Come riferito dalla procura, le indagini svolte dal ROS e le intercettazioni disposte non hanno evidenziato sufficienti elementi per inquadrare possibili intrecci economici tra il Mokbel e Danilo Coppola né i possibili vantaggi ottenuti con la risoluzione della cartella esattoriale in contestazione. Allo stato, pertanto, non sembra emergere alcuna inerzia della procura di Roma e le valutazioni svolte in detti procedimenti appaiono rientrare nell'esercizio della funzione inquirente.

  PRESIDENTE. Il deputato Villarosa ha facoltà di replicare.

  ALESSIO MATTIA VILLAROSA. Signor Presidente, mi dispiace sentire determinate parole, perché ci sono parecchie inchieste, fatte anche non da procure, ma da Report, da il Fatto Quotidiano, che tirano fuori parecchi lati oscuri. Quello che ci mette un pochettino di tristezza è che spesso la giustizia è veloce nei confronti dei normali cittadini e, invece, risulta lenta nei confronti delle persone che vivono, a quanto sembra, su un gradino più alto. Quindi, mi dispiace veramente sentire che non ci saranno chiarimenti e non verranno inviati gli Pag. 37ispettori ministeriali, perché secondo noi questa è una vicenda sulla quale bisogna fare luce, perché non è l'unica vicenda non chiara in questo Paese.

(Chiarimenti e iniziative in relazione alle prospettive di Finmeccanica – n. 3-00337)

  PRESIDENTE. Il deputato Giorgio Airaudo ha facoltà di illustrare, per un minuto, la sua interrogazione n. 3-00337, concernente chiarimenti e iniziative in relazione alle prospettive di Finmeccanica (Vedi l'allegato A – Interrogazioni a risposta immediata).

  GIORGIO AIRAUDO. Signor Presidente, caro Ministro, siamo qua a chiedere quali iniziative intendiate assumere lei e il suo Governo, nei suoi uffici, alla luce di quanto è avvenuto in questi giorni, e via via si sta confermando, cioè la possibilità che alcune attività strategiche inserite nel gruppo Finmeccanica, a partire da Ansaldo energia, da Ansaldo Sts, fino a Breda e Trasporti, siano interessate a possibili cessioni e/o vendite, anche attraverso l'uso del Fondo strategico della Cassa depositi e prestiti. Ritenendo noi queste aziende strategiche per qualunque ipotesi di sviluppo, essendo Finmeccanica un polo di alta tecnologia italiana, chiediamo cosa intenda fare il Governo su questo tema.

  PRESIDENTE. Onorevole Airaudo, la ringrazio anche per la sintesi.
  Il Ministro dello sviluppo economico, Flavio Zanonato, ha facoltà di rispondere.

  FLAVIO ZANONATO, Ministro dello sviluppo economico. Signor Presidente, onorevole interrogante, io e l'intero Governo stiamo seguendo con grandissima attenzione il processo di riorganizzazione del gruppo Finmeccanica, considerato di importanza strategica fondamentale per il futuro del nostro Paese. Il gruppo, in questa congiuntura economica, deve affrontare complesse situazioni di mercato che richiedono iniziative rapide per migliorare la competitività e superare gli squilibri che ancora permangono. In tal senso si sta elaborando un programma di ristrutturazione e di rilancio che è in corso di realizzazione. Il piano di ristrutturazione e riorganizzazione, così come espressamente dichiarato dalla società, contempla diversi interventi: il rinnovo degli impianti produttivi, l'introduzione di un nuovo modello organizzativo, l'ottimizzazione e la revisione delle attività no core, la focalizzazione sulle attività di ingegneria industriale e di produzione, la costituzione del centro integrato velivoli difesa e del centro integrato velivoli trasporto militare, la riorganizzazione delle attività di sistemi avionici, l'ottimizzazione delle funzioni di staff e la razionalizzazione dei processi produttivi.
  Il programma valorizza i settori e le aziende nei quali Finmeccanica eccelle, in particolare l'aeronautica, l'elicotteristica, l'elettronica applicata, le tecnologie satellitari e le telecomunicazioni, il sistema di controllo delle reti di trasporto, di energia e gli apparati per la produzione di energia elettrica.
  A tal proposito, e arrivo al cuore della risposta, senza dimenticare il ruolo e la natura societaria di Finmeccanica, il Governo agisce affinché ogni decisione che riguarda il perimetro di azione venga attuata salvaguardando il radicamento direzionale e produttivo delle società controllate nel nostro Paese e punta a tutelare la presenza territoriale degli impianti, le competenze, i livelli occupazionali, il know how. La focalizzazione che è in corso non significa che il settore civile non abbia un futuro importante all'interno di Finmeccanica, naturalmente è necessario chiarire il core business di Finmeccanica nonché assicurare, per quanto riguarda Ansaldo energia, Ansaldo Sts e Ansaldo Breda, partnership anche internazionali che consentano il miglioramento della posizione di mercato delle aziende richiamate e il loro inserimento all'interno di sinergie internazionali che ne potenzino la competitività e ne allarghino gli sbocchi di mercato.

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  PRESIDENTE. Il deputato Giorgio Airaudo ha facoltà di replicare.

  GIORGIO AIRAUDO. Signor ministro, noi le chiediamo di rovesciare il destino di Finmeccanica e dell'industria tecnologica italiana, che ha pagato prezzi altissimi alle miopie della sua elite politica e governativa. Noi le chiediamo di rovesciare l'atteggiamento governativo, dall'apatia passiva e noncurante ad un progetto espansivo di politica industriale; noi le chiediamo cinque semplici cose, semplici da dire e semplici da fare, in collaborazione simbiotica con il Ministero dell'economia e delle finanze.
  Le chiediamo di arrestare qualsiasi cessione delle quote di controllo dirette e indirette, immediata o differita o trasferita, di società appartenenti o controllate del gruppo; di avviare al contrario una strategia volta alla conclusione di partnership con imprese industriali complementari operanti nel sistema competitivo globale dell'alta tecnologia. Le chiediamo di ridurre alla maggioranza relativa la quota azionaria di Finmeccanica in tutte le società del gruppo generalizzando il modello Ansaldo Sts – Finmeccanica lì ha il 40 per cento – in tutte le altre società attraverso la quotazione, come per esempio si può fare per Agusta Westland, o attraverso una drastica riorganizzazione che consenta una successiva quotazione o la conclusione di accordi di partenariato; di avviare un progetto volto all'integrazione finanziaria di Finmeccanica e Fintecna in una sola holding industriale ad alta tecnologia a cui attribuire la maggioranza relativa e la gestione e lo sviluppo anche di Fincantieri, società equivalente per dimensioni alla somma di Ansaldo Sts e Ansaldo energia.
  Le chiediamo queste cose perché temiamo che Doosan, multinazionale coreana che è una conglomerata, utilizzi l'ingresso in Ansaldo energia come un passaggio transitorio di Cassa depositi e prestiti per abbattere il nostro know how e trasferire in altro Paese quelle produzioni che a Doosan mancano.
  Il settore civile, e concludo, è strategico nell'equilibrio di Finmeccanica e anche la parte militare, senza questo equilibrio tra civile e militare, rischia di essere compromessa nel medio periodo. Lei e il Governo potete fare questo.

(Orientamenti del Governo in ordine all'esenzione dall'IMU per i fabbricati strumentali alle attività produttive e per gli esercizi alberghieri – n. 3-00338)

  PRESIDENTE. Il deputato Alfreider ha facoltà di illustrare per un minuto la sua interrogazione n. 3-00338, concernente orientamenti del Governo in ordine all'esenzione dall'IMU per i fabbricati strumentali alle attività produttive e per gli esercizi alberghieri (Vedi l'allegato A – Interrogazioni a risposta immediata).

  DANIEL ALFREIDER. Signor Presidente, signor ministro, fra le misure previste dal decreto-legge n. 102 del 2013, relativo alla cancellazione dell'acconto IMU, che fa seguito al decreto n. 54 di quest'anno, per le attività industriali diverse dall'agricoltura non è più stata prevista la deducibilità ai fini dell'IRAP del 50 per cento dell'IMU pagata su capannoni, alberghi, negozi, laboratori e altri immobili strumentali. Personalmente, ma anche le associazioni del settore hanno manifestato la loro profonda obiezione ritenendo fondamentale dover cancellare l'IMU proprio sulle imprese, giacché ritengono impensabile che vi sia una tassazione così elevata nei confronti di beni strumentali alla produzione che al momento, con l'importo di 9 miliardi di euro, porta la tassazione sulle imprese al 68 per cento, oggi equiparata addirittura ai beni di lusso.
  Abbiamo sostenuto ad agosto che le prossime tappe sono definite: evitare l'incremento di un punto dell'IVA ed intervenire per ridurre l'IMU. Il sottosegretario Baretta il 31 agosto...

  PRESIDENTE. La invito a concludere.

  DANIEL ALFREIDER. Finisco subito.

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  PRESIDENTE. Il tempo è esaurito. La invito a concludere.

  DANIEL ALFREIDER. Fra le ipotesi relative alla direzione di minori oneri per le imprese, c’è anche l'impegno del Governo a rendere deducibile dal reddito delle imprese la service tax nel 2014. Quali orientamenti concreti il Governo intende assumere e in quali tempi, in ordine all'esenzione dall'IMU, soprattutto per fabbricati strumentali alle attività produttive ?

  PRESIDENTE. Il Ministro dello sviluppo economico, Flavio Zanonato, ha facoltà di rispondere.

  FLAVIO ZANONATO, Ministro dello sviluppo economico. Signor Presidente, onorevole Alfreider, intanto premetto che la questione attiene più strettamente alla competenza del Ministro dell'economia e delle finanze, e rammento che sul tema si è sviluppato un approfondito dibattito nel quale ho sostenuto che la riformulazione dell'IMU dovesse tenere conto delle specifiche situazioni connesse alle realtà produttive nelle quali il patrimonio immobiliare è strumentale all'esercizio dell'attività. Al riguardo, ho sostenuto la necessità che la stessa vada ridotta o che vengano individuati meccanismi che ne consentano la deducibilità dal reddito d'impresa.
  Ciò premesso, è evidente tuttavia che tali auspicati interventi devono essere operati in armonia con il complessivo ridisegno dell'imposizione fiscale sugli immobili, e secondo soluzioni compatibili con il rispetto degli equilibri di finanza pubblica. A tale proposito, il Ministro dell'economia e delle finanze ha precisato che l'eventuale adozione degli interventi di cui si discute determinerebbe effetti finanziari negativi di circa 7,5 miliardi di euro su base annua, relativamente alla proposta di esenzione dall'IMU per i fabbricati strumentali delle imprese, e di circa 1 miliardo e mezzo di euro relativamente alla proposta di deducibilità ai fini delle imposte dirette e dell'IRAP, dell'IMU pagata dalle imprese sui fabbricati strumentali.
  Come è noto, l'articolo 1 del decreto-legge 21 maggio 2013, n. 54, che è stato convertito con modificazioni nella legge 18 luglio 2013, n. 85, stabilisce in via programmatica una complessiva riforma della disciplina dell'imposizione fiscale sul patrimonio immobiliare, ivi compresa la disciplina del tributo comunale sui rifiuti e sui servizi, volta in particolare a riconsiderare l'articolazione della potestà impositiva a livello statale e locale, e la deducibilità al fine della determinazione del reddito di impresa dell'imposta municipale propria relativa agli immobili utilizzati per attività produttive.
  Il tema della deducibilità ai fini della determinazione del reddito di impresa dell'IMU relativa agli immobili utilizzati per attività produttive è stato oggetto di specifica valutazione nel quadro delle proposte di revisione del prelievo fiscale sugli immobili. Ad esso è infatti stata dedicata una specifica ipotesi di intervento (Ipotesi di intervento n. 5 – Deducibilità dell'IMU per le imprese) nell'ambito del documento predisposto dal Ministero dell'economia e delle finanze del 7 agosto 2013, che passa in rassegna le diverse ipotesi di intervento sulla tassazione immobiliare. La questione è stata altresì considerata in sede di predisposizione del decreto-legge n. 102 del 2013, attualmente all'esame alla Camera; è tuttavia prevalso l'orientamento a non affrontarla in quella sede, rimettendone la definizione a futuri interventi normativi. In tali sedi continuerò a sostenere la necessità di riformulare l'IMU tenendo conto delle esigenze delle realtà produttive del Paese.

  PRESIDENTE. Il deputato Daniel Alfreider ha facoltà di replicare.

  DANIEL ALFREIDER. Signor Presidente, signor Ministro, ho apprezzato la sua risposta e l'intenzione del Governo, proprio ad affrontare i due punti accennati prima: l'esclusione del pagamento dell'IMU nel futuro, e allo stesso tempo la deducibilità ai fini dell'IRAP dell'IMU specialmente per gli esercizi alberghieri, i lavoratori artigianali e in sostanza tutte le Pag. 40infrastrutture produttive. Spero che riusciremo insieme a portare avanti questa posizione e questa riforma, specialmente per il nostro Paese e le nostre imprese che hanno ancora voglia di investire e di assumere.

(Stato di attuazione delle disposizioni degli articoli 1 e 2 del decreto-legge n. 69 del 2013 in materia di finanziamenti alle micro, piccole e medie imprese – n. 3-00339)

  PRESIDENTE. Il deputato Vignali ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-00339, concernente lo stato di attuazione delle disposizioni degli articoli 1 e 2 del decreto-legge n. 69 del 2013 in materia di finanziamenti alle micro, piccole e medie imprese (Vedi l'allegato A – Interrogazioni a risposta immediata).

  RAFFAELLO VIGNALI. Signor Presidente, signor Ministro, con l'interrogazione noi le chiediamo quale sia lo stato di attuazione degli articoli 1 e 2 del cosiddetto decreto-legge «del fare», due articoli, uno sul fondo di garanzia e l'altro sulla cosiddetta nuova legge Sabatini che, peraltro, nella Commissione attività produttive noi come Popolo della Libertà abbiamo salutato molto positivamente perché ci sembrano rispondere veramente ai bisogni delle aziende, il primo soprattutto, e il secondo a un effettivo rilancio dell'economia.
  Detto questo, alla data di oggi però non abbiamo visto i decreti attuativi che lo stesso decreto prevedeva, quindi siamo a chiederle quale sia lo stato di attuazione delle disposizioni applicative e se in particolare sia prevista una data certa per la pubblicazione dei decreti che, ricordo, sono cinque.

  PRESIDENTE. Il Ministro dello sviluppo economico, Flavio Zanonato, ha facoltà di rispondere.

  FLAVIO ZANONATO, Ministro dello sviluppo economico. Signor Presidente, onorevole Vignali, in merito alle cose che lei mi ha chiesto, il testo del decreto attuativo previsto dall'articolo 1, comma 1, del decreto-legge 21 giugno 2013, n. 69, finalizzato al rafforzamento degli interventi del fondo di garanzia per le piccole e medie imprese, è stato predisposto dal Ministero dello sviluppo economico. Tale amministrazione, in qualità di Ministero proponente, sta concludendo in questi giorni il confronto con tutti gli stakeholders, pertanto prevedo che entro la prossima settimana questo decreto mi sarà inviato perché lo possa firmare ed emanare.
  Occorre sottolineare che tutte le attività previste dal decreto ministeriale in argomento saranno pienamente operative sin dalla data di pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale, senza alcun ricorso all'emanazione di ulteriori disposizioni di dettaglio da parte del gestore o/e del comitato di gestione del fondo. Con lo stesso decreto, al fine di accelerare i tempi di attuazione della norma, è attuata anche la previsione di cui all'articolo 1, comma 5-bis, del decreto-legge, finalizzata all'estensione dell'intervento del fondo di garanzia in favore dei professionisti.
  Per questi ultimi, nell'ambito della più ampia operazione di rimodulazione dei criteri d'accesso previsti dal citato comma 1, sono fissati specifici criteri di valutazione economico-finanziaria per l'accesso alla garanzia. Anche in questo caso, le modifiche introdotte dal decreto in fieri saranno pienamente operative alla data di pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale.
  Per completare il quadro relativo al rafforzamento del fondo di garanzia, segnalo che l'adozione del decreto previsto dall'articolo 1, comma 5-ter, che stabilisce le condizioni di operatività del fondo con riferimento alla micro imprenditorialità, è affidata dalla norma al solo Ministero dell'economia e delle finanze.
  Infine, anche la stesura del decreto attuativo di cui all'articolo 2, comma 5, del decreto-legge n. 69 del 2013, riguardante i requisiti e le condizioni di accesso ai contributi sull'acquisto di macchinari, impianti, beni strumentali e attrezzature ad Pag. 41uso produttivo, è in via di ultimazione a seguito del lavoro congiunto delle amministrazioni interessate e anche quest'ultimo provvedimento lo firmerò entro la prossima settimana.
  Solo successivamente al suo perfezionamento si potrà procedere allo stipula delle convenzioni previste dallo stesso articolo 2, comma 7, sulle quali tuttavia è già in corso il confronto tra i contraenti al fine di pervenire ad un testo condiviso che possa quindi essere tempestivamente sottoscritto all'entrata in vigore del decreto interministeriale di cui sopra.
  Per quanto riguarda i tempi stimati per la piena operatività dei provvedimenti, è possibile stimare che la relativa pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale possa avvenire entro il mese di novembre, dal momento che i decreti, una volta sottoscritti dai competenti Ministri, devono essere sottoposti alle procedure di controllo previste per legge.

  PRESIDENTE. L'onorevole Vignali ha facoltà di replicare.

  RAFFAELLO VIGNALI. Signor Presidente, signor Ministro, grazie delle risposte. Io le chiedo veramente un impegno particolare, anche per cercare di accelerare presso non solo il suo Ministero ma anche presso le altre amministrazioni questi provvedimenti, anche perché – soprattutto parlo con riferimento alla cosiddetta nuova Sabatini – la mancanza di emanazione dei nuovi decreti rischia di ottenere l'effetto opposto a quello che si prefiggeva il Governo, giustamente, che è quello di sviluppare gli investimenti. Ora, se le imprese attendono le norme per investire, si sono fermati al momento anche tutti gli investimenti che erano già stati programmati.
  Per questo, veramente, so della sua sensibilità in materia e le chiedo veramente di farsi carico anche presso le altre amministrazioni perché queste norme possano diventare operative il prima possibile. Questo va a tutto vantaggio del PIL, dell'occupazione e anche del bilancio pubblico.

(Tempi e strumenti per la realizzazione di una strategia industriale per il settore siderurgico – n. 3-00340)

  PRESIDENTE. Il deputato Benamati ha facoltà di illustrare l'interrogazione Velo n. 3-00340, concernente tempi e strumenti per la realizzazione di una strategia industriale per il settore siderurgico (Vedi l'allegato A – Interrogazioni a risposta immediata), di cui è cofirmatario.

  GIANLUCA BENAMATI. Signor Presidente, prima di tutto, auguri e complimenti per il suo nuovo incarico.

  PRESIDENTE. Grazie.

  GIANLUCA BENAMATI. Signor Ministro, noi qui ci occupiamo di siderurgia in un momento particolarmente delicato per il sistema industriale del Paese – basta leggere i giornali –, però non vogliamo dimenticare in questo momento che anche la siderurgia è in grande pericolo, un settore che vale 30 miliardi di fatturato, 36 mila dipendenti, che assiste un quarto delle nostre esportazioni: un'emergenza produttiva, finanziaria e giudiziaria che coinvolge il gruppo Lucchini, con i siti produttivi di Piombino e Trieste, il gruppo Riva, con l'Ilva di Taranto e la Riva acciaio, con una serie di insediamenti nel Nord produttivo. Su questo, noi abbiamo già chiesto – come gruppo politico – la convocazione urgente del tavolo sulla siderurgia, ma in questa interrogazione noi le chiediamo, signor Ministro, di conoscere le misure che urgentemente il Governo intenda adottare per garantire la continuità di questo settore anche con sinergie opportune tra i diversi stabilimenti e le diverse realtà industriali. Un settore che non ci possiamo permettere di perdere e su cui attendiamo risposte precise ed urgenti.

  PRESIDENTE. Il Ministro dello sviluppo economico, Flavio Zanonato, ha facoltà di rispondere.

Pag. 42

  FLAVIO ZANONATO, Ministro dello sviluppo economico. Signor Presidente, grazie, onorevole Velo. Per la politica industriale del settore siderurgico, l'Italia si è raccordata, nel corso dell'ultimo anno, con l'iniziativa europea, che ha definito le strategie di politica industriale per i settori dell’automotive, delle costruzioni, della cantieristica navale e, per l'appunto, della siderurgia. Abbiamo sostenuto fermamente in sede comunitaria il piano di azione UE per l'acciaio, finalizzato a garantire il miglioramento delle condizioni di contesto necessarie alla competitività del sistema siderurgico, costo dell'energia, infrastrutture, logistica e tutela ambientale.
  In particolare, l'11 giugno scorso, la Commissione europea ha lanciato un piano di azione europeo per la siderurgia, Spill Action Plan, che verrà illustrato il 26 e 27 settembre al Consiglio competitività dell'Unione. Il piano prevede una serie di azioni da parte della Commissione e di raccomandazioni agli Stati membri, che spaziano dal sostegno alla domanda, attraverso marchi di qualità ambientale del prodotto, sinergie con i settori a valle, negoziazioni commerciali bilaterali e sorveglianza sulle importazioni, a interventi sui fattori produttivi, soprattutto materie prime ed energia, al sostegno alla ricerca e all'innovazione, anche attraverso l'anticipazione dell'applicazione di tecnologie ambientali mediante meccanismi di cui si promuove l'attivazione da parte della Banca europea per gli investimenti. Sottolineo come quest'ultima parte si deve particolarmente all'iniziativa del nostro Paese. In quel quadro, il Governo è determinato ad espletare tutte le attività necessarie a rilanciare il settore, considerato cruciale per l'economia italiana.
  Per quanto riguarda le azioni e gli interventi relativi agli stabilimenti Riva e Lucchini, è noto l'impegno con il quale stiamo seguendo da tempo entrambe le vicende. Nello specifico, mi riservo di risponderle rispondendo anche all'interrogazione, a cui risponderò tra poco, dell'onorevole Caparini.
  Dalla fine dello scorso anno, la Lucchini è stata posta in amministrazione straordinaria ai sensi del decreto-legge n. 347 del 2003, la «legge Marzano». Il commissario sta continuando l'esercizio di impresa e ha presentato il programma, prevedendone la prosecuzione, nonché il percorso di sbocco della procedura secondo l'indirizzo della cessione dei complessi aziendali. In particolare, il programma prevede, sulla base delle indicazioni del mercato scaturite da manifestazioni di interesse acquisite preliminarmente, la cessione separata dei complessi di Piombino/Lecco e di Trieste.
  Per quest'ultima è in corso la negoziazione con il gruppo Arvedi per un affitto d'azienda preordinato all'acquisto, subordinatamente al verificarsi di alcune condizioni connesse alle problematiche ambientali, concessorie ed occupazionali.
  Per Piombino la procedura di vendita è stata ipotizzata dal commissario, secondo una graduazione di ipotesi da verificare in relazione alle risposte del mercato. Il piano al momento è in corso di valutazione da parte del comitato di sorveglianza della struttura tecnica del Ministero e faccio riserva di successive comunicazioni in merito.
  Infine, per quel che riguarda Piombino, rammento che con il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 4 giugno 2013 il presidente della regione Toscana è stato nominato commissario straordinario, incaricato di attuare gli interventi previsti dal nuovo piano regolatore portuale...

  PRESIDENTE. La invito a concludere, signor Ministro.

  FLAVIO ZANONATO, Ministro dello sviluppo economico.... e sono già stati sottoscritti due protocolli d'intesa e un accordo di programma quadro, il 9 agosto scorso, per la realizzazione degli interventi infrastrutturali al porto di Piombino.

  PRESIDENTE. La deputata Silvia Velo ha facoltà di replicare, per due minuti.

  SILVIA VELO. Signor Presidente, congratulazioni. Signor Ministro, la ringrazio Pag. 43per la risposta, ma non posso non sottolineare una forte, fortissima, preoccupazione. Noi non abbiamo più tempo. Taranto, Trieste, Terni, Riva al Nord, migliaia di posti di lavoro a rischio. A Piombino tra poche settimane – lo ha detto il commissario Nardi, che lei ha citato – chiuderà probabilmente l'altoforno, senza un intervento. Sono a rischio 1.500 posti di lavoro subito e altri 3.500 entro poche settimane, in una città di 35 mila abitanti. La siderurgia, lasciata in balia del mercato, nel nostro Paese rischierà di scomparire a breve.
  Occorre, perciò, che il Governo agisca subito, mettendo in campo una strategia di politica industriale. Va convocato il tavolo nazionale della siderurgia e il Partito Democratico, con il suo responsabile economico, Matteo Colaninno, lo ha chiesto, perché questo tavolo è stato convocato una sola volta tre mesi fa. Vanno coinvolti i soggetti produttori e consumatori di acciaio. Occorre, a nostro avviso, che il Governo attivi subito provvedimenti immediati per affrontare le questioni specifiche delle varie crisi, e garantire la continuità produttiva dei siti predetti. Piombino, Taranto e Trieste, fra l'altro, sono state decretate come aree di crisi industriale complessa e, quindi, hanno gli strumenti legislativi perché il Governo possa attivarsi. Occorre poi, al tempo stesso, attivare un piano strategico di filiera. Bene il nostro contributo all'azione dell'Unione europea. Dobbiamo far coinvolgere la BEI, la Banca europea degli investimenti, e la Cassa depositi e prestiti perché concorrano a sostenere progetti innovativi per la siderurgia.
  Signor Ministro, il nostro sistema industriale rischia di scomparire, lo ha appena denunciato un rapporto della Commissione UE. Tocca a questo Governo, tocca a lei, oso dire, perché è a lei, come titolare di questo dicastero, è toccato in sorte un compito così gravoso, oserei dire un compito da far tremare i polsi: scongiurare la scomparsa della siderurgia dall'Italia. È chiaro a lei, più che a me, che questa è un'eventualità che il nostro Paese di sicuro non può permettersi (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

(Iniziative di competenza per la ripresa dell'attività produttiva di tutti gli stabilimenti del gruppo Riva – n. 3-00341)

  PRESIDENTE. Il deputato Caparini ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-00341, concernente iniziative di competenza per la ripresa dell'attività produttiva di tutti gli stabilimenti del gruppo Riva (Vedi l'allegato A – Interrogazioni a risposta immediata), per un minuto.

  DAVIDE CAPARINI. Signor Presidente, la novità di ieri è che la procura di Taranto ha detto che il gruppo Riva può disporre dei beni sequestrati. Però, al di là delle rassicurazioni che la magistratura ci ha dato, è evidente che un intervento del Governo è urgentissimo.
  Il sequestro ha provocato dei danni sociali devastanti. Ha lasciato a casa oltre 1.400 persone, ha portato sull'orlo del fallimento i fornitori e ha fatto sì che i clienti ormai guardino altrove, guardino all'estero. Sono passate due settimane e noi non abbiamo ancora capito cosa il Governo intende fare e, soprattutto, come lo intende fare. La sensazione diffusa è quella che ci siano delle profonde spaccature all'interno della maggioranza, qualcuno che remi contro un decreto. Insomma, poche idee e anche piuttosto confuse.
  Mercoledì scorso lei ha annunciato un decreto per venerdì. Venerdì ha detto che forse non ce n'era bisogno. Lunedì ha annunciato un Consiglio dei ministri che non c'era, per poi dire che forse ce ne sarà uno venerdì che affronterà finalmente questo argomento. Allora, oggi siamo a mercoledì: ci dia la sua versione.

  PRESIDENTE. Il Ministro dello sviluppo economico, Flavio Zanonato, ha facoltà di rispondere, per tre minuti.

  FLAVIO ZANONATO, Ministro dello sviluppo economico. Signor Presidente, Pag. 44onorevole Caparini, il sequestro conservativo per equivalente ai fini della confisca, operato dalla magistratura tarantina nei confronti della società Riva Acciaio, nel quadro della più ampia vicenda giudiziaria riguardante la stabilimento Ilva di Taranto, ha determinato due settimane or sono il blocco dei conti correnti aziendali e l'impossibilità di proseguire la normale gestione delle attività aziendali nei sette siti produttivi di Riva Acciaio, ove sono occupati 1.400 lavoratori, che da quel momento sono stati sospesi dalla prestazione. La tensione sociale scaturita dalla decisione aziendale di sospendere le attività si è rapidamente estesa anche alle aziende clienti di Riva Acciaio, molte delle quali sono state costrette a interrompere le proprie attività per mancanza di fornitura.
  Il Governo ha immediatamente affrontato la gravissima situazione richiamando tutte le parti interessate per individuare la migliore soluzione che consentisse la rapida ripresa delle attività produttive. Ho personalmente incontrato il custode giudiziario e i vertici societari constatando la massima disponibilità di entrambi a ricercare una soluzione che garantisse l'immediata ripresa delle attività. Si è convenuto che la società Riva Acciaio avrebbe riformulato istanza per ottenere l'utilizzo dei beni sequestrati ai fini della continuazione delle attività aziendali. Nella serata di ieri ha avuto notizia che il GIP, in riscontro alla suddetta istanza, ha affermato che la liquidità, così come gli altri beni sequestrati, che risultano strettamente funzionali all'attività economica dell'azienda, devono essere gestiti e amministrati dall'amministratore giudiziario, così da assicurare la prosecuzione delle attività aziendali. Sarà l'amministratore giudiziario a provvedere ai pagamenti strettamente connessi al ciclo aziendale così da scongiurare l'interruzione delle attività. Il giudice ha precisato che, permanendo il sequestro e le relative finalità conservativo-patrimoniali, l'amministratore giudiziario dovrà individuare idonee garanzie ai fini della restituzione all'amministrazione giudiziaria delle liquidità utilizzate per i pagamenti necessari per la prosecuzione delle attività aziendali. Le ho riassunto quello che ha deciso il GIP. Chiariti da parte dell'autorità giudiziaria, quindi, i limiti e i vincoli connessi al sequestro operato, ora verificherò in giornata – è un lavoro che sto facendo – se esistono effettivamente e concretamente le condizioni per un'immediata ripresa delle attività, valutando in caso contrario l'adozione in via d'urgenza di nuove iniziative idonee a consentire l'immediata ripresa dell'attività produttiva in tutti i siti del gruppo Riva.

  PRESIDENTE. Il deputato Caparini ha facoltà di replicare.

  DAVIDE CAPARINI. Signor Ministro, a noi risulta che il custode giudiziario abbia già dato la risposta che lei verificherà da qui a poche ore e che questa risposta, purtroppo, non consentirà l'operatività dell'azienda. Ministro, lo Stato non deve fare l'imprenditore, lo Stato non ha alcuna competenza nella gestione diretta delle imprese. Qui stiamo parlando del quarto gruppo siderurgico europeo, che si è formato e si è sviluppato grazie al lavoro di uomini e donne, e non grazie al lavoro dei burocrati. Lei non può affidare a un magistrato attività imprenditoriali. Quello che questo Governo deve fare, e lo deve fare subito, è dissequestrare i beni, consentire a chi da sempre produce di continuare a produrre e fare rientrare le lavoratrici e i lavoratori nell'azienda. Infatti, essi stanno pagando colpe che non hanno, stanno pagando il dissesto dell'Ilva di Taranto, stanno pagando i tremendi danni ambientali, ma questo è qualcosa che dovrà essere affrontato dalla magistratura. Non può ricadere sulle spalle delle lavoratrici e dei lavoratori, non può ricadere su un intero comparto produttivo; un comparto produttivo che è fatto di aziende sane, con bilanci a posto, in regola con le norme ambientali. Sono aziende che hanno dimostrato, nel corso di questi anni, di saper funzionare. Voi parlate di sviluppo, dopodiché non siete in grado, non di creare nuovi posti, ma neanche di garantire quelli vecchi in aziende che Pag. 45funzionano. Ministro, lei faccia quello che deve fare e lo faccia al più presto, ovvero dare la completa operatività a queste aziende.
  Non possiamo più perdere un secondo, perché un secondo perso vuole dire salari in meno, posti di lavoro in meno, vuole dire perdita della competitività di tutto il settore industriale italiano. Quindi, Ministro, faccia la cosa giusta e la faccia subito (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie) !

  PRESIDENTE. È così esaurito lo svolgimento delle interrogazioni a risposta immediata.
  Sospendo la seduta, che riprenderà alle ore 16,05 con votazioni.

  La seduta, sospesa alle 15,55, è ripresa alle 16,05.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ROBERTO GIACHETTI

Missioni.

  PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Gioacchino Alfano, Alfreider, Amici, Berretta, Boccia, Michele Bordo, Brunetta, Caparini, Capezzone, Casero, Castiglione, Cicchitto, Dambruoso, Dellai, Di Lello, Luigi Di Maio, Fico, Gregorio Fontana, Fontanelli, Formisano, Galan, Gebhard, Alberto Giorgetti, Giancarlo Giorgetti, Gozi, Leone, Lorenzin, Lupi, Giorgia Meloni, Meta, Migliore, Pisicchio, Realacci, Sani, Santelli, Speranza, Valeria Valente e Vito sono in missione a decorrere dalla ripresa pomeridiana della seduta.
  Pertanto i deputati in missione sono complessivamente settantaquattro, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell’allegato A al resoconto della seduta odierna.

Sui lavori dell'Assemblea (ore 16,06).

  PRESIDENTE. Comunico che, a seguito dell'odierna riunione della Conferenza dei presidenti di gruppo, si è unanimemente convenuto che l'Assemblea riprenda oggi, alle ore 16, con il seguito dell'esame della proposta di Commissione di inchiesta sulla contraffazione.
  Alle ore 17,30 si passerà al seguito dell'esame dei progetti di legge sul finanziamento pubblico dei partiti.
  Domani i lavori dell'Assemblea, con inizio alle ore 11 e con votazioni a partire dalle ore 11,30, proseguiranno con il seguito dell'esame dei progetti di legge sul finanziamento pubblico dei partiti. Seguirà l'esame della mozione Busto sui combustibili solidi secondari.
  Ricordo che la Presidenza – e sarà aiutata dai gruppi – garantirà ovviamente che alle 17,30 si sia concluso questo punto, per passare poi al finanziamento pubblico.

Seguito della discussione del testo unificato delle proposte di inchiesta parlamentare: Mongiello ed altri; Martella ed altri; Bergamini; Gianluca Pini ed altri: Istituzione di una Commissione parlamentare di inchiesta sui fenomeni della contraffazione, della pirateria in campo commerciale e del commercio abusivo (Doc. XXII, nn. 5-6-7-11-A)

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del testo unificato delle proposte di inchiesta parlamentare Doc. XXII, nn. 5-6-7-11-A: Istituzione di una Commissione parlamentare di inchiesta sui fenomeni della contraffazione, della pirateria in campo commerciale e del commercio abusivo.
  Ricordo che nella seduta del 23 settembre 2013 si è conclusa la discussione sulle linee generali ed il relatore e il rappresentante del Governo sono intervenuti in sede di replica.
  Lo schema recante la ripartizione dei tempi per il seguito dell'esame del provvedimento stabilito a seguito della odierna riunione della Conferenza dei presidenti di Pag. 46gruppo è in distribuzione e sarà pubblicato in calce al resoconto della seduta odierna.

(Esame degli articoli – Doc. XXII, nn. 5-6-7-11-A)

  PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli articoli del testo unificato della Commissione.
  La I Commissione (Affari costituzionali) e la V Commissione (Bilancio) hanno espresso i prescritti pareri, che sono distribuiti in fotocopia (Vedi l'allegato A – Doc. XXII, nn. 5-6-7-11-A).

(Esame dell'articolo 1 – Doc. XXII, nn. 5-6-7-11-A)

  PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 1 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A – A.C. Doc. XXII, nn. 5-6-7-11-A).
  Nessuno chiedendo di parlare, invito il relatore ad esprimere il parere della Commissione.

  ANGELO SENALDI, Relatore. Signor Presidente, la Commissione esprime parere favorevole sull'emendamento Benamati 1.22. La Commissione invita al ritiro, altrimenti il parere è contrario, dell'emendamento Mucci 1.4.
  La Commissione invita al ritiro, altrimenti il parere è contrario, dell'emendamento Mucci 1.21. La Commissione esprime parere favorevole sull'emendamento Fantinati 1.20, limitatamente alla prima parte, cioè: «le connessioni con la criminalità organizzata», cassando la seconda parte dell'emendamento.

  PRESIDENTE. Il Governo ?

  SIMONA VICARI, Sottosegretario di Stato per lo sviluppo economico. Signor Presidente, il parere del Governo è conforme a quello espresso dal relatore.
  Specifico che il parere è favorevole all'emendamento Fantinati 1.20 con la seguente riformulazione: al comma 4, sostituire la lettera i) con la seguente: «i) le connessioni con la criminalità organizzata». Questa è la riformulazione e in questo caso il parere è favorevole.

  PRESIDENTE. Quindi è la stessa del relatore ?

  SIMONA VICARI, Sottosegretario di Stato per lo sviluppo economico. Sì, occorre una riformulazione.

  PRESIDENTE. Passiamo alla votazione dell'emendamento Benamati 1.22. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Benamati. Ne ha facoltà.

  GIANLUCA BENAMATI. Signor Presidente, faccio notare all'Aula che ci stiamo trovando ad approvare un provvedimento di una certa rilevanza e qui stiamo – diciamo così – inserendo all'interno di questo provvedimento, all'articolo 1, una modifica che ha un'importanza per noi molto elevata. Questo provvedimento riguarda l'istituzione, o meglio il riavvio, nella XVII legislatura, di una Commissione sulla contraffazione, sul fenomeno della contraffazione, dell'usurpazione di marchi e della pirateria elettronica e digitale.
  Nello stesso tempo, con una decisione che noi consideriamo estremamente positiva, l'attività di questa Commissione viene estesa anche al tema del commercio abusivo, che è uno dei veicoli con cui la contraffazione, la pirateria, la copia e l'usurpazione di marchio si diffonde come un cancro all'interno del nostro sistema economico e imprenditoriale. Con questo emendamento, Presidente, noi aggiungiamo a quelli che sono gli scopi per cui istituiamo questa Commissione, un punto rilevante che riguarda sostanzialmente il tema del commercio elettronico, dello scambio a livello informatico, la vendita di prodotti nel grande mondo della rete, di Internet e del web.
  Noi sappiamo che in questo caso affrontiamo uno dei temi che sono per il presente e per il futuro, fra i più delicati nel commercio, perché si sta diffondendo Pag. 47ovviamente in maniera molto ampia l'uso e l'utilizzazione di questi strumenti per acquisire merci e beni, e questo sistema che si sta così ampliando è spesso vittima di pubblicità fuorviante, di sistemi ingannevoli, di frode e di tentativi di – diciamo così – raggiro dei consumatori. Quindi noi chiediamo che, con questo emendamento all'interno delle competenze di questa Commissione che – come dicevo in precedenza – si estendono anche alla pirateria elettronica e digitale e al commercio abusivo, si inserisca una parte che riguarda anche l'investigazione significativa sui fenomeni usurpativi e distorsivi nel commercio elettronico che hanno a che fare con l'assegnazione di domini che tendono ad ingenerare una ambigua informazione ai consumatori.
  Noi riteniamo, Presidente, che questo – come dicevo poc'anzi – sia un tema di assoluta rilevanza oggi, ma sia un tema che nel tempo diventerà ancora più significativo. Per questo noi invitiamo tutti i colleghi a soffermarsi sull'importanza dell'introduzione di questo nuovo settore di indagine per questa Commissione, augurandoci ovviamente che si possa arrivare ad una approvazione di questo emendamento che arricchirebbe ulteriormente il positivo lavoro relativamente all'istituzione della Commissione che all'interno della X Commissione permanente (Attività produttive) abbiamo già svolto. Io quindi, Presidente, mi auguro un'ampia approvazione di questo emendamento da parte dell'Aula.

  PRESIDENTE. Prima di dare la parola all'onorevole Da Villa, devo rettificare quanto detto in apertura: i deputati in missione sono complessivamente settantatré, e non settantaquattro.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Da Villa. Ne ha facoltà.

  MARCO DA VILLA. Signor Presidente, anche noi con questo emendamento vogliamo rimarcare che acquistano per noi particolare interesse le questioni legate all'analisi dell'efficacia dei dispositivi anticontraffazione fino a oggi posti in opera. Ci preme inoltre che si proceda a una specificazione dei settori quanto più precisa e articolata, e che in essa trovi particolare attenzione l'esame delle problematiche riguardanti un comparto che ci è specialmente caro, quello dell'agroalimentare tipico, in particolar modo della protezione non solo contro la contraffazione, ma contro le usurpazioni attraverso denominazioni e indicazioni di provenienza ingannevoli.
  È di particolare importanza che un settore per sua natura poco delocalizzabile e incline quindi a generare valore economico diffuso sul territorio italiano, venga difeso non solo contro brutali falsificazioni, ma anche contro tutte le forme di usurpazione, prima tra le quali l'assegnazione di domini di primo livello generico. Si tratta – per i colleghi e i cittadini eventualmente non addentro a queste questioni – del suffisso di un indirizzo web, quello che sta scritto dopo l'ultimo punto (.com;.it).
  Ebbene, a mano a mano che ai tradizionali comparti, governativo (.gov), commerciale generale (.com) o relativo a organizzazioni (.org), si affiancano nuovi domini di primo livello (come, ad esempio, .wine, .food, .pizza, eccetera), è necessario ogni sforzo affinché la loro assegnazione da parte dell'ente internazionale che gestisce l'assegnazione dei domini, l'ICANN, non possa contraddire l'effettiva titolarità delle denominazioni utilizzate. Si tratta di questioni che il collega Gallinella ha espresso con ricchezza di argomentazioni attraverso le sue iniziative in Commissione agricoltura. Non deve poter avvenire, quindi, per alcuna ragione che un indirizzo come prosciuttodiparma.food venga attribuito a un soggetto estraneo al consorzio titolare della denominazione, men che meno se tale soggetto non fosse neppure italiano.
  In questa sede non si prendono provvedimenti, come sappiamo, ma occorre orientare le priorità di studio ai temi che potranno avere la massima importanza nel futuro, e a questo scopo abbiamo proposto un emendamento che è stato riformulato nel presente in discussione, nel dialogo con la maggioranza, ma di cui teniamo a Pag. 48rivendicare la paternità. Questo argomento, malgrado la sua tecnicalità che suona di primo acchito astrusa, è in grado di generare un effetto di usurpazione enorme superando in risonanza il pur connesso fenomeno del cosiddetto italian sounding che secondo recenti stime sottrae alla produzione italiana circa 60 miliardi di euro di domanda. Dobbiamo quindi assicurarci che il cannocchiale che puntiamo su questo fenomeno sia il più potente e nitido possibile.

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Benamati 1.22, con il parere favorevole della Commissione e del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Da Villa, Polverini, Gnecchi, Garavini, Vecchio, Gallinella, Riccardo Gallo...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  388   
   Votanti  384   
   Astenuti    4   
   Maggioranza  193   
    Hanno votato   384.

  La Camera approva (Vedi votazioni).

  (I deputati Culotta e Realacci hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole).

  Passiamo all'emendamento Mucci 1.4, su cui c’è un invito al ritiro da parte di Commissione e Governo. Prendo atto che i presentatori accedono all'invito al ritiro dell'emendamento Mucci 1.4.
  Passiamo all'emendamento Mucci 1.21, su cui c’è un invito al ritiro da parte di Commissione e Governo. Prendo atto che i presentatori accedono all'invito al ritiro dell'emendamento Mucci 1.21.
  Passiamo alla votazione dell'emendamento Fantinati 1.20, su cui vi è il parere favorevole, subordinato ad una riformulazione, di Commissione e Governo.
  Prendo atto che i presentatori accettano la riformulazione. Passiamo quindi ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Fantinati 1.20, nel testo riformulato, con il parere favorevole della Commissione e del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Madia, Covello, Malpezzi, Lo Monte, Rizzetto, Vitelli, Segoni, Mannino, Francesco Sanna, D'Attorre...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  423   
   Votanti  420   
   Astenuti    3   
   Maggioranza  211   
    Hanno votato  420.

  La Camera approva (Vedi votazioni).

  (Il deputato Realacci ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole).

  Passiamo alla votazione dell'articolo 1.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Mongiello. Ne ha facoltà.

  COLOMBA MONGIELLO. Signor Presidente, onorevoli colleghi, il voto che di qui a poco esprimeremo sull'articolo 1 e su tutti gli articoli della proposta di istituzione della Commissione parlamentare contro la contraffazione può risultare di importanza decisiva rispetto ad una delle missioni istituzionali che il Parlamento è chiamato a svolgere in campo legislativo, economico e sociale e cioè valorizzare il prodotto dell'ingegno, della laboriosità e degli investimenti italiani e, con esso, tutelare la salute e la sicurezza dei consumatori in Italia e nel mondo.
  È esperienza comune a ciascuno di noi la visione di bancarelle piene di prodotti, dalla pelletteria, all'abbigliamento, all'elettronica, Pag. 49alla meccanica, alla cosmesi, che copiano altri prodotti, che si avvantaggiano dei marchi, che falsificano la provenienza, che millantano certificazioni; prodotti falsi, realizzati in laboratori e officine dedicati esclusivamente a questa attività illecita e da donne e uomini sfruttati fino alla riduzione in schiavitù, all'inabilità al lavoro, talvolta, alla morte. Milioni di pezzi falsi in circolazione quotidianamente, ma solo una piccola parte è quotidianamente sequestrata dalle Forze dell'ordine, le quali svolgono con dedizione la propria funzione istituzionale, seppure con la consapevolezza di essere come quei bimbi che pensano di poter svuotare il mare con il secchiello.
  Un mare di denaro illecito, decine di miliardi di euro di fatturato – si fa per dire – della criminalità organizzata italiana e straniera, che agisce come qualunque multinazionale sul mercato globale animato da miliardi di consumatori potenziali; multinazionali del crimine che, talvolta, rispettano formalmente le nostre norme in materia di proprietà intellettuale, commercio e sicurezza, ma di quelle norme nei fatti si fanno beffe, perché consapevoli che almeno nel nostro Paese manca un'effettiva capacità di perseguire chi le viola, mancano la forza e la sanzione.
  Ciò che non manca, invece, sono proprio le norme: una superfetazione normativa che rende impossibile agli onesti produttori di svolgere serenamente il proprio lavoro e offre ai disonesti uno schermo protettivo burocratico, tanto protettivo da consentirgli di concorrere a ottenere finanziamenti pubblici per attività illecite. Ciò vale a maggior ragione nel settore agroalimentare, il comparto italiano più colpito dalla pirateria, perché i pirati, cari colleghi, possono contare sulla protezione di norme europee e nazionali articolate per non rispondere agli interessi di chi produce qualità e di chi vuole consumare qualità.
  Mentre noi ci affanniamo a tutelare il made in Italy, altrove si specula...

  PRESIDENTE. Onorevole Abrignani...

  COLOMBA MONGIELLO. ...con l’italian sounding, ormai uno dei principali fenomeni illegali in campo agroalimentare: prodotti che evocano il nome o l'origine di eccellenze italiane sottraggono annualmente alla nostra bilancia commerciale circa 60 miliardi di euro nella più perfetta legalità.
  La Commissione parlamentare quindi allora può e deve diventare il luogo in cui si studia approfonditamente il tema della lotta a questo gravissimo reato, in cui si costruiscono alleanze virtuose con i produttori e consumatori, le attività di controllo, le Forze dell'ordine, la magistratura, gli organismi scientifici, in cui si analizzano i flussi commerciali e gli effetti dell’italian sounding, il tutto per articolare norme e sanzioni adeguate, promuovere una nuova soggettività italiana in seno all'Unione europea, essere presenti con la necessaria consapevolezza e forza negli organismi internazionali.
  Contraffare i prodotti made in Italy – concludo – significa rubarci l'identità, sottrarci la nostra cultura millenaria, svilire la nostra capacità di fare e la nostra volontà di essere. Per questo non possiamo permetterlo oltre. Grazie per l'attenzione che mi avete prestato e spero che con questo intervento abbia guadagnato qualche consenso in più alla proposta in votazione (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 1, nel testo emendato.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Totaro... Bargero... Nissoli... Lo Monte... Vitelli... colleghi, però, se abbiamo contingentato i tempi, almeno stiamo in Aula perché se perdiamo cinque minuti a votazione è complicato.
  Dichiaro chiusa la votazione.Pag. 50
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  438   
   Votanti  434   
   Astenuti    4   
   Maggioranza  218   
    Hanno votato  434    

  La Camera approva (Vedi votazioni).

(Esame dell'articolo 2 – Doc. XXII, nn. 5-6-7-11-A)

  PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 2 (Vedi l'allegato A – Doc. XXII, nn. 5-6-7-11-A), al quale non sono state presentate proposte emendative.
  Passiamo dunque ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 2.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Gigli...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  434   
   Votanti  430   
   Astenuti    4   
   Maggioranza  216   
    Hanno votato  430    

  La Camera approva (Vedi votazioni).

(Esame dell'articolo 3 – Doc. XXII, nn. 5-6-7-11-A)

  PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 3 (Vedi l'allegato A – Doc. XXII, nn. 5-6-7-11-A), al quale non sono state presentate proposte emendative.
  Passiamo dunque ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 3.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Lo Monte... Nissoli... Cariello... Giorgis... Mazzoli... Grassi... Lotti... Ricciatti...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  442   
   Votanti  438   
   Astenuti    4   
   Maggioranza  220   
    Hanno votato  438    

  La Camera approva (Vedi votazioni).

(Esame dell'articolo 4 – Doc. XXII, nn. 5-6-7-11-A)

  PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 4 (Vedi l'allegato A – Doc. XXII, nn. 5-6-7-11-A), al quale non sono state presentate proposte emendative.
  Passiamo dunque ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 4.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Dambruoso... Bonaccorsi...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  443   
   Votanti  439   
   Astenuti    4   
   Maggioranza  220   
    Hanno votato  439    

  La Camera approva (Vedi votazioni).

(Esame dell'articolo 5 – Doc. XXII, nn. 5-6-7-11-A)

  PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 5 e dell'unica proposta emendativa ad esso presentata (Vedi l'allegato A – Doc. XXII, nn. 5-6-7-11-A).
  Nessuno chiedendo di parlare, invito il relatore ad esprimere il parere della Commissione.

Pag. 51

  ANGELO SENALDI, Relatore. Signor Presidente, il Governo formula un invito al ritiro, altrimenti il parere è contrario, dell'emendamento Da Villa 5.20.

  PRESIDENTE. Il Governo ?

  SIMONA VICARI, Sottosegretario di Stato per lo sviluppo economico. Signor Presidente, il parere del Governo è conforme a quello espresso dal relatore.

  PRESIDENTE. Passiamo all'emendamento Da Villa 5.20.
  Chiedo ai presentatori se accedano all'invito al ritiro dell'emendamento Da Villa 5.20, formulato dal relatore.

  MATTIA FANTINATI. Signor Presidente, noi chiediamo che questo emendamento venga posto ai voti perché abbiamo più volte dimostrato che quando si vuole trattare un problema, molte volte si instaurano tavoli, Commissioni con potere di spesa. Nella legislatura scorsa per la stessa Commissione sono stati stanziati 50 mila euro all'anno; anche quest'anno secondo noi dovrebbero esserne stanziati altrettanti e non che venga permesso uno sforamento di un ulteriore 30 per cento.

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Da Villa 5.20, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Lomonte, Gregori, Grillo, Segoni...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  444   
   Votanti  440   
   Astenuti    4   
   Maggioranza  221   
    Hanno votato   90    
    Hanno votato no  350.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 5.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Barbanti, Lomonte, Palmieri, Minardo, Portas, Roberta Agostini, Grillo...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  445   
   Votanti  359   
   Astenuti   86   
   Maggioranza  180   
    Hanno votato  356    
    Hanno votato no  3.

  La Camera approva (Vedi votazioni).

(Dichiarazioni di voto finale – Doc. XXII, nn. 5-6-7-11-A)

  PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto finale.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Di Gioia. Ne ha facoltà, per due minuti.

  LELLO DI GIOIA. Signor Presidente, mi pongo una domanda e credo che tutti noi dovremmo porci la stessa domanda: perché votiamo le Commissioni ? Per quale motivo discutiamo nelle Commissioni di merito di costituire delle Commissioni speciali ? In questo caso sottolineo che noi voteremo a favore per il semplice fatto che siamo convinti che vi sia la necessità di andare a definire un qualcosa che vada ad evitare comunque le contraffazioni.
  Ma il problema che ponevo all'inizio è quello di dire: perché noi istituiamo delle Commissioni ? Il dato vero è che abbiamo costituito Commissioni, sia quella antimafia sia quella sui rifiuti, ma ancora oggi non se ne vede la luce, quindi credo che anche questa Commissione farà la stessa fine. Noi abbiamo il dovere non soltanto di legiferare ma anche di far rispettare ciò che andiamo a legiferare, e noi stiamo legiferando, ma come accaduto in altre Pag. 52circostanze, per difficoltà sicuramente importanti – per carità – che, tuttavia, non hanno nulla a che vedere con la vita delle istituzioni, ancora oggi non sono costituite le Commissioni.
  Come dicevo prima, noi voteremo a favore perché siamo convinti che questa Commissione necessita, perché questo può rilanciare sicuramente il nostro made in Italy e soprattutto può evitare delle contraffazioni che oggi vengono avanti.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Pini. Ne ha facoltà.

  GIANLUCA PINI. Signor Presidente, ruberò meno di cinque minuti all'Aula solo per ricordare l'importanza di questa Commissione. Spesso e volentieri si viene accusati di cercare di creare Commissioni ad hoc probabilmente solo per studiare fenomeni particolari senza poi produrre alcun tipo di risultato apprezzabile; invece questa Commissione, che mi pare sia stata voluta da tutto l'arco parlamentare qui rappresentato, nella scorsa legislatura ha dato la dimostrazione di come una gestione seria di una Commissione, da parte di tutti i commissari e del Presidente (ricordo la splendido lavoro dell'ex collega e amico Gianni Fava) ha prodotto dei risultati importantissimi.
  Ora si tratta di dare una nuova spinta a questo tipo di lavoro, nuovi strumenti, non chiamiamoli investigativi, ma sicuramente conoscitivi, in maniera molto puntuale a questa Commissione, per muoversi in linea a quanto hanno affermato tanti colleghi prima: parole che poi si sono concretizzate in alcuni emendamenti che sono stati approvati; e ciò per andare ad affrontare seriamente la questione della tutela del made in Italy alimentare. Tutti gli indicatori purtroppo ce lo dicono: l'industria sicuramente non verrà dimenticata, ma vi è un'attenzione particolare all'industria alimentare; infatti, mentre tutti ci dicono che l'industria pesante sta in qualche modo facendo dei passi indietro, l'industria alimentare è l'unica cosa che in maniera rinnovabile all'interno di questo Paese può e deve essere difesa ed essere utilizzata come volano per una ripresa che noi tutti speriamo essere il più possibile vicina.
  Pertanto, nel preannunziare chiaramente il voto favorevole e convinto del gruppo della Lega Nord, visto che noi abbiamo sempre sostenuto l'istituzione di questa Commissione che dovrebbe, a nostro avviso, trovare lo spazio per essere permanente all'interno perlomeno di questo ramo del Parlamento, che ha avuto il coraggio sin dall'inizio di istituirla, chiedo che la Presidenza autorizzi la pubblicazione in calce al resoconto della seduta odierna del testo integrale del testo della mia dichiarazione di voto (La Presidenza lo consente, sulla base dei criteri costantemente seguiti) (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Lacquaniti. Ne ha facoltà.

  LUIGI LACQUANITI. Signor Presidente, rappresentanti del Governo, colleghe e colleghi deputati, dopo la giornata di lunedì in cui abbiamo discusso del disegno di legge, oggi siamo chiamati a esprimere il voto.
  Il disegno di legge, pur con qualche distinguo, ha registrato quella sostanziale convergenza di valutazioni che ha permesso al relatore appunto di proporre questo testo unitario.
  Come ho dichiarato in discussione sulle linee generali e come ribadisco oggi, il dispositivo di legge risulta completo, costruito in modo razionale: la legge circoscrive e definisce puntualmente il problema, le competenze e gli strumenti della Commissione chiamata a studiarlo. Il gruppo di Sinistra Ecologia Libertà si riconosce in questo disegno di legge, ne riconosce la validità e l'importanza.
  Così come all'origine riconosce in tutta la sua gravità e le sue ineludibili dimensioni il problema della pirateria commerciale: in una situazione di grave crisi economica come quella che stiamo vivendo, 130 mila sono i nuovi posti di Pag. 53lavoro che si perdono solo in Italia a causa della contraffazione. È bene che teniamo a mente questi numeri, signor Presidente, perché il peggio che potrebbe fare questa Commissione di inchiesta è concentrarsi tutta sulla distribuzione finale dei prodotti contraffatti, sui suoi fruitori spiccioli, dimenticando i grandi gruppi criminali che ne sono all'origine.
  Ho ascoltato in discussione sulle linee generali l'intervento della collega Saltamartini del gruppo del PdL, e non mi trovo d'accordo sull'enfatizzazione riservata ai cosiddetti vu cumprà delle nostre spiagge, agli abusivi che punteggiano tante vie di Roma. Sono comportamenti illeciti, e compie un illecito chi acquista quei prodotti: troppe sono le attività commerciali colpite dalle contraffazioni, troppi i negozi costretti a chiudere; ma se i centri urbani si svuotano, se i negozi chiudono, è principalmente per altri problemi, a cominciare dalla diffusione ormai capillare della grande distribuzione.
  Il vero problema sono i grandi finanziatori della contraffazione e della pirateria commerciale; il problema sono le organizzazioni mafiose, che con la contraffazione fanno un giro d'affari per certi versi paragonabile a quello degli stupefacenti. Del resto, se il relatore ci richiamava la necessità che la Commissione di inchiesta approfondisca tutto un settore ancora sconosciuto della pirateria commerciale, la riproduzione di componenti meccaniche, di componentistica altamente tecnologica, la violazione di brevetti avanzati, l'apporto a questo fenomeno criminale del digitale avanzato, allora capite che il problema non è il vu cumprà che tenta di sbarcare il lunario.
  Certo, il piccolo venditore abusivo compie un reato, ma non ci sarebbe necessità di una Commissione di inchiesta della Camera dei deputati per questo. L'abusivo è in realtà l'ultimo anello di una catena di comportamenti ben altrimenti criminosi: ben altra cosa è l'enorme quantità di denaro sporco che, attraverso la contraffazione, i grandi gruppi criminali riescono a riciclare.
  E grandi sono gli investimenti anche nella contraffazione alimentare, come è stato già ricordato, che sta falcidiando il nostro export: il cosiddetto Italian sounding. È la grande distribuzione estera che si presta a questa pratica: gli scaffali dei supermercati americani sono pieni di prodotti che imitano l'eccellenza del nostro agroalimentare. Accanto ad ogni prodotto italiano autentico, ve ne sono tanti altri che di autentico non hanno nulla: articoli che, dotati di nomi di marche con assonanze con la nostra lingua, si presentano come prodotti italiani, senza esserlo veramente, senza averne la genuinità, senza averne le materie prime. Un fatturato impressionante, un danno gravissimo per le nostre esportazioni. Non sono certo gli ambulanti abusivi all'origine dell’Italian sounding.
  Ha ragione la sottosegretaria Vicari nell'invocare l'informazione degli italiani, il coinvolgimento di tutti i cittadini: i cittadini devono astenersi dall'acquisto degli articoli contraffatti, anche a tutela della propria salute che può essere danneggiata dalla fruizione di questi prodotti. Senza fruitori finali non esisterebbe la contraffazione; ma, ancora una volta, non costituiamo una Commissione di inchiesta per questo: per questo basta un'efficace campagna stampa ripetuta periodicamente.
  La Commissione di inchiesta, onorevoli deputate e deputati, non potrà invece tacere le responsabilità che ha tutto un sistema economico anche in merito alla pirateria commerciale. La verità, come ho già ribadito in discussione sulle linee generali, è che contraffazione e pirateria commerciale, nella loro enorme diffusione, sono nello stesso tempo parti costitutive del sistema economico neoliberista e delle sue ingiustizie, e parti della sua stessa crisi. Sono i grandi gruppi economici dediti alle attività criminali all'origine della piaga della contraffazione.
  Infine, signor Presidente, la Commissione di inchiesta dovrebbe assumersi anche il compito di un approfondimento ormai ineludibile sull'evoluzione, in atto da tempo, della proprietà industriale e del diritto d'autore.Pag. 54
  Dall'evoluzione del digitale in tutte le sue applicazioni è derivata una smaterializzazione delle opere dell'ingegno, non è più possibile dunque una mera applicazione delle classiche categorie giuridiche di derivazione romanista.
  La circolazione inarrestabile di beni e informazioni impone una normativa più adeguata; la Commissione d'inchiesta approfondisca anche questo tema che tocca quasi tutti i settori coinvolti dalla contraffazione. Una cosa è l'autentica violazione di marchi, l'autentica pirateria commerciale, altra cosa un'interpretazione della proprietà industriale e del diritto d'autore che, distinguendo fra l'opera e il suo supporto materiale, esprima l'evoluzione in atto da tempo del digitale.
  In conclusione, il voto del gruppo Sinistra Ecologia Libertà è favorevole al provvedimento però, per cortesia, non venite a parlarci di bancarelle e «vu cumprà», il problema della contraffazione risiede in massima parte altrove (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Vitelli. Ne ha facoltà.

  PAOLO VITELLI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, i numeri che vengono puntualmente ricordati in queste circostanze devono portarci a considerare la contraffazione e le varie forme di pirateria commerciale non più come un fenomeno, quanto una vera e propria industria; siamo cioè passati da una fase – diciamo – artigianale, considerata quasi una manifestazione dell'ingegno locale, ad una fase in cui, per fatturati e uomini impiegati, l'industria del falso può essere considerata un business internazionale.
  Oggi, secondo l'OCSE, il commercio di prodotti contraffatti alimenta il 10 per cento degli scambi mondiali, per un controvalore pari a 450 miliardi di dollari, con punte assolutamente drammatiche per alcuni Paesi, tra i quali appunto l'Italia. L'indagine CENSIS sull'impatto della contraffazione nel sistema Paese dell'ottobre 2012 è da questo punto di vista impietosa: il fatturato del mercato del falso nel nostro Paese ammonterebbe a 6,9 miliardi e il valore legale del mercato vero, equivalente al prodotto che sarebbe venduto al posto del contraffatto, sarebbe di 13,7 miliardi, con conseguenti 5 miliardi e mezzo di euro di valore aggiunto e, come richiamato dai colleghi, una perdita di 110-130 mila posti di lavoro.
  Far emergere questa produzione illegale dei beni contraffatti significherebbe anche avere un gettito aggiuntivo per imposte dirette e indirette di 4,6 miliardi di euro, più di quanto necessario per rinviare l'aumento dell'IVA, dell'IMU e compagnia. Non c’è settore che possa ritenersi al riparo da questa minaccia, si va dall'alimentazione al tecnologico, dai giochi all'abbigliamento, dagli accessori ai medicinali.
  Oltre all'aspetto economico e all'impatto sul nostro made in Italy, non va dimenticato il problema della sicurezza alimentare, legato ai prodotti del cosiddetto «italian sounding», un fenomeno fino a pochi anni fa sconosciuto ma che oggi sta assumendo una valenza e un'importanza sempre più crescente, con conseguenze facilmente desumibili in termini di danni alla salute dei consumatori, alle aziende e appunto al nostro made in Italy alimentare; si pensi cosa possa essere un prosciutto di San Daniele o un parmigiano reggiano prodotti fuori dal loro territorio, che danneggiano la salute e l'immagine del nostro Paese e quindi con le relative conseguenze economiche.
  Non si tratta quindi di adottare strumenti per il mercato interno, si tratta di realizzare una rete di scambi, di informazioni e di relazioni che vanno oltre i confini nazionali, tenendo conto che ormai il mercato è quasi totalmente in mano a organizzazioni criminali internazionali. Ben venga quindi l'istituzione di questa Commissione d'inchiesta che ha già operato nella scorsa legislatura e che va ad affiancarsi al piano nazionale anti-contraffazione istituito dal passato Governo e che ha individuato alcune macro priorità in tema di lotta alla contraffazione per Pag. 55tutelare il made in Italy, contrastare l’«italian sounding», difendere i diritti della proprietà industriale.
  Onorevoli colleghi, tre obiettivi deve avere la nuova Commissione: in primo luogo capire perché non hanno funzionato le misure precedenti, in secondo luogo qual è la vera dimensione del fenomeno e in terzo luogo come fanno gli altri Paesi dell'Europa a combattere questa piaga e integrarsi con loro per la vittoria finale contro la contraffazione.
  Le dinamiche e la posizione politica di ciascuno di noi, qui presenti in quest'Aula, possono dividerci, possono anche portarci ad uno scontro duro, ma in questo, come in altri contesti similari, dobbiamo essere responsabili, rimanendo tutti dalla stessa parte, nell'interesse del Paese, in modo tale che, con il voto di oggi, si possa dare tutti insieme un segnale di serietà, nella speranza che questa Commissione speciale d'inchiesta possa farci recuperare quanto perso in questi anni, dando una mano alle nostre imprese e una maggiore sicurezza ai nostri cittadini (Applausi dei deputati del gruppo Scelta Civica per l'Italia).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Vignali. Ne ha facoltà.

  RAFFAELLO VIGNALI. Signor Presidente, contraffazione e pirateria sono una vera e propria piaga, non solo economica, ma anche sociale e umana. Dal punto di vista economico – è già stato detto da altri interventi – la nostra economia subisce un danno enorme, lo subiscono tutti i settori della produzione, del made in Italy, lo subisce l'agricoltura, lo subisce il commercio.
  A questi settori si sottrae illegalmente fatturato e lavoro; al Paese si sottrae PIL e occupazione. Compito primario dello Stato, di uno Stato che voglia essere tale, in questi campi, è tutelare le nostre produzioni, attuando con ogni mezzo il più efficace contrasto. Ma è – dicevo – anche una piaga sociale: le merci contraffatte si collocano sempre sotto i livelli adeguati e previsti dalle norme di sicurezza dei prodotti, minacciano la salute. Abbiamo avuto in questi anni, soprattutto a causa dell'abbigliamento, del tessile e della pelletteria contraffatta, un aumento delle malattie dermatologiche esponenziale. E poi l'alimentazione – è stato ricordato – i farmaci, le protesi, i mobili e gli arredi (pensiamo alle vernici tossiche che vengono usate). Le merci contraffatte minacciano anche le infrastrutture, perché ormai il commercio contraffatto riguarda anche l'acciaio, pensiamo a quante reti metalliche finiscono sotto terra, alle reti di contenimento, alle tubature dei nostri sistemi idrici, ai prodotti non conformi. Si tratta di un doppio danno: per i consumatori e per la loro salute, ma anche per il bilancio pubblico. Pensate che impatto hanno avuto queste malattie, questi costi, questi danni alla salute sul nostro sistema sanitario.
  Ma è anche una piaga umana: il mercato della contraffazione non è l'iniziativa di singoli delinquenti, è un sistema complesso che comporta sempre un'organizzazione criminale e noi sappiamo che, dietro la criminalità organizzata, c’è un'organizzazione di sistemi di schiavitù. Qui lo voglio dire anche al collega Lacquaniti: dobbiamo stare attenti perché certi atteggiamenti, che possono apparire compassionevoli, in realtà, avallano questa schiavitù perché la criminalità organizzata si compiace di norme non applicate: noi abbiamo norme che puniscono chi vende merci illegali e contraffatte e chi le acquista. Non vengono mai applicate: basta andare d'estate sulle nostre spiagge o – peggio ancora – basta andare in via Veneto, davanti alla sede del Consiglio nazionale anticontraffazione per vedere cosa c’è. Non si tratta di prendersela con i poveri vu cumprà, però bisogna intervenire su tutta la filiera perché se noi ignoriamo il commercio al dettaglio dell'illegalità, dopo, è difficile anche risalire alle fonti.
   L'istituzione della Commissione d'inchiesta che abbiamo fortemente voluto, è uno strumento forte perché indica la volontà del Parlamento italiano di difendere il nostro sistema produttivo e distributivo Pag. 56e mi permetto di dire al collega Di Gioia che, in questo caso, non è vero che non ha prodotto nulla: basta guardare gli atti della Commissione d'inchiesta istituita nella scorsa legislatura per vedere anche quali atti concreti sono seguiti al lavoro della Commissione. Essa – come è stato anche nella scorsa legislatura – darà anche un contributo di sostegno e di stimolo ad altri soggetti preposti al contrasto, al Consiglio nazionale anticontraffazione, alle forze dell'ordine, ma anche a chi in Europa si batte da tempo per la tutela dei prodotti e dei consumatori, perché il problema della contraffazione non può essere affrontato solo da un Paese, ma dall'Europa stessa perché siamo nel mercato unico, perché c’è Schengen e, una volta che una merce contraffatta esce dal territorio di Schengen, poi è più difficile fermarla e spesso – non nascondiamolo – queste merci entrano dai grandi porti del nord Europa.
  Quindi, anche lì occorre rafforzare il lavoro. Il nostro gruppo a Bruxelles in questi anni, insieme anche ad altri (penso agli amici della Lega Nord), si è occupato molto di questo tema. Abbiamo visto un regolamento «made in», che prevedeva l'obbligo della tracciabilità di tutte le merci in entrata in Europa, approvato a larga maggioranza dal Parlamento europeo e dalla Commissione e bocciato dal Consiglio d'Europa per l'interesse di certi Paesi del nord Europa. Stiamo sostenendo anche il nostro commissario, Tajani, che sta facendo su questo un lavoro per noi molto, molto importante.
  Concludo, dicendo che a noi spetta fare tutto, ma proprio tutto quello che possiamo per tutelare i nostri cittadini e i nostri produttori, per sostenere chi, artigiani, piccoli e medi imprenditori, agricoltori, piccoli imprenditori agricoli, commercianti, con il suo impegno, il suo sacrificio quotidiano fa di tutto per mandare avanti – e nonostante tutto – il nostro Paese (Applausi dei deputati del gruppo Il Popolo della Libertà-Berlusconi Presidente).

  PRESIDENTE. Onorevole Di Battista, nonostante tutto per ora abbiamo ancora uno scranno ciascuno. Quindi, sarebbe utile che ciascuno occupasse il suo. La ringrazio.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Da Villa. Ne ha facoltà.

  MARCO DA VILLA. Signor Presidente, colleghi, il MoVimento 5 Stelle condivide l'obiettivo di approfondire il quadro conoscitivo circa il fenomeno della contraffazione e della pirateria in campo commerciale. Lo condivide, in particolar modo, allo scopo di istruire tempestivamente provvedimenti di vigilanza e regolatori che consentano di contrastarlo più efficacemente.
  Non abbiamo nascosto nel percorso di Commissione e nella discussione sulle linee generali in Aula qualche iniziale perplessità su un metodo che ci sembrava mettere tra parentesi, almeno in parte, l'intenzione di fare un impiego concreto e operativo delle conclusioni del lavoro svolto nella precedente legislatura dalla Commissione parlamentare di inchiesta avente il medesimo oggetto. Un uomo che conosceva bene le dinamiche di quest'Aula, Bettino Craxi, soleva dire: «Quando non si vuole risolvere un problema si fa una Commissione».
  Ci era parso, dunque, che in ordine logico e di priorità per l'interesse comune fossero da saggiare, in un primo momento, quante delle conclusioni di quelle relazioni potessero trasformarsi, se non in modifiche legislative, quanto meno in istruzioni, per meglio indirizzare il lavoro delle amministrazioni deputate alla repressione del fenomeno e a una più efficace concertazione internazionale degli sforzi in questo campo. Non si trattava per noi di rigettare la formazione di una nuova Commissione, ovvero la prosecuzione di uno sforzo ispettivo del Parlamento in questo campo, ma di dare il messaggio della priorità della cura attiva dell'interesse pubblico sulla immediata riproposizione di uno strumento utile ma più passivo.
  Il nostro appoggio a questa proposta di inchiesta, cui abbiamo contribuito in fase Pag. 57emendativa, punta, quindi, alla necessità non solo di aggiornare all'evolversi dei tempi i contenuti dell'indagine, che ereditiamo dalla relazione Fava della XVI legislatura, ma a quella di indirizzare l'indagine stessa verso comparti e aspetti che vanno, secondo noi, portati alla luce con maggiore risalto e, soprattutto, con l'intento di porre l'analisi fin da subito nell'ottica più consona possibile a suggerire rimedi concreti.
  Sotto questo profilo, non possiamo fare a meno di rimarcare l'importanza dell'attenzione all'organizzazione degli uffici giudiziari. L'aspetto organizzativo e, in particolare, la possibilità di mantenere la specializzazione dei tribunali per l'impresa nell'ambito civile e avviare quanto prima anche la specializzazione dei giudici penali, meritano, a nostro parere, di essere valutati sulla base di uno studio specifico, che permetta di conoscerne e, dunque, secondo noi apprezzarne la fondamentale necessità.
  Il MoVimento 5 Stelle ritiene altresì di basilare importanza che l'esame delle connessioni tra l'oggetto di inchiesta qui trattato e la criminalità organizzata, che non possono definirsi eventuali, in quanto già appurate e attestate nella relazione conclusiva della Commissione che ha investigato nella precedente legislatura, prenda una direzione anche qui rivolta a una conoscenza più circostanziata dell'entità e dell'articolazione del giro d'affari delle mafie e dei loro più immediati addentellati, una analisi che possa fornire alle autorità competenti e alle istituzioni una base utile a combatterle più efficacemente.
  Ci sono infine due questioni che riteniamo necessario precisare in sede di dichiarazione di voto. La prima è che nella futura Commissione i nostri deputati si adopereranno per mettere sotto la lente di ingrandimento eventuali prassi scorrette con cui da una medesima filiera produttiva delocalizzata a bassissimo costo vengano tratti manufatti identici, ma destinati a canali di distribuzione, parte dei quali ufficiali, magari nelle migliori vetrine delle città di tutto il mondo, e parte oscura, parallela a quella della contraffazione. È un tema sul quale non abbiamo preconcetti ma che, ove verificato nel corso dell'inchiesta, meriterebbe un'attenzione molto molto speciale, di cui voglio dare conto in questa Aula. Sarebbe interessante risalire nelle audizioni alle fonti primarie utilizzate dalla redazione della nota trasmissione di Rai 3 Report per alcuni servizi su questo genere di distorsioni nell'alta moda e nella pelletteria, andate in onda in diverse stagioni televisive degli anni scorsi.
  In secondo luogo, teniamo a precisare che, per quanto concerne il tema della pirateria elettronica e digitale, la posizione del nostro movimento, pur concorde nel radicale contrasto di tutti i fenomeni di natura commerciale fraudolenta, che facciano realizzare quindi un lucro indebito mediante lo sfruttamento della proprietà intellettuale altrui, si differenzia in maniera rilevante per quello che riguarda la diffusione di beni digitali priva del carattere di lucro, nell'ambito della quale siamo da sempre convinti sostenitori di un approccio che accentui il carattere libero, orizzontale e sociale del patrimonio intellettuale. È ovvio che si tratta di una grande visione sull'avvenire del sapere e non di una mozione di corto respiro ai confini della legalità vigente, ma è una visione che intendiamo difendere in ogni sede e non potevamo tralasciare questa. Fatte queste premesse, il MoVimento 5 Stelle dichiara il proprio voto favorevole alla Commissione di inchiesta in discussione, nella quale lavoreremo per tenere fede all'impegno di un rigoroso contenimento delle spese e di finalizzare il più possibile la sua attività affinché produca frutti immediatamente propedeutici a politiche concrete e attive e non risulti meramente accademica.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Rampelli. Ne ha facoltà.

  FABIO RAMPELLI. Signor Presidente, avendo ahimé saltato il turno della dichiarazione di voto precedente, chiedo che la Presidenza autorizzi la pubblicazione in Pag. 58calce al resoconto della seduta odierna del testo integrale della mia dichiarazione di voto.

  PRESIDENTE. La Presidenza lo consente, sulla base dei criteri costantemente seguiti, onorevole Rampelli. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Benamati. Ne ha facoltà.

  GIANLUCA BENAMATI. Signor Presidente, noi siamo qui a svolgere l'ultimo atto della istituzione di una Commissione di indagine sulla diffusione delle merci contraffatte usurpative, sulla pirateria elettronica e digitale, sul commercio abusivo. Innanzitutto vorrei rivolgere un ringraziamento al relatore che ha svolto un lavoro encomiabile non sono in Aula, ma anche nella Commissione, perché questo testo unificato è arrivato in quest'Aula con il parere favorevole e unanime di tutti i gruppi della X Commissione (Attività produttive), che hanno proficuamente lavorato alla stesura del testo.
  Vorrei però, Presidente, fare due osservazioni di merito, prima che annunciare il voto del nostro gruppo, che mi sorgono anche dal dibattito conclusivo in questa Aula. Innanzitutto questa Commissione non è nuova.
  Come già è stato detto, stiamo reistituendo questa Commissione, che non è permanente, si occupa di questi fenomeni importanti, ma che ha visto la luce nella XVI legislatura. Questa Commissione, che prende auspicabilmente il via, dopo il voto, nella XVII legislatura, riprende un lavoro già in parte effettuato da quella precedente, non sovrapponendosi, ma focalizzandosi su nuovi e diversi settori di indagine.
  Il secondo punto è che questa Commissione, sulla base dell'esperienza della precedente, allarga il campo di intervento e di indagine. Lo dico perché nella XVI legislatura quella Commissione, che produsse risoluzioni, relazioni, interventi, indusse interventi di natura legislativa importanti, si focalizzò su alcuni temi specifici, come l'agroalimentare, il tabacco, l'abbigliamento e la moda, ed è auspicabile, se anche noi qui non possiamo esprimere compiutamente questa indicazione, ma possiamo solo dare un auspicio in questo senso, che ci si occupi di settori come la meccanica, i ricambi auto, la farmaceutica, i giocattoli, i prodotti elettronici, che sono rilevanti economicamente per la tutela del benessere del Paese e della salute pubblica.
  Il secondo punto, dicevo, è che questa Commissione amplia quelle che erano le potestà di indagine della Commissione nella XVI legislatura. Concordemente, abbiamo voluto che vi fosse un'estensione verso il commercio abusivo, che è uno dei veicoli principali con cui questo cancro si diffonde nella società e mina l'interno del nostro circuito produttivo. È uno di quei gangli in cui si insinua anche la criminalità organizzata. Per questo, Presidente, abbiamo deciso in Commissione di estendere al commercio abusivo e alla pirateria gli scopi di indagine di questa Commissione. Inoltre, abbiamo allargato lo spettro introducendo anche l'analisi dell'efficacia degli strumenti di controllo del territorio effettivamente impegnati nel contrasto di questo fenomeno, le eventuali inefficienze e sottovalutazioni e la verifica dei risultati delle misure anticontraffattive che sino ad oggi sono state messe in atto. Quindi, è una Commissione che riprende – ma non ricopia – amplia e approfondisce i temi di quella precedente.
  Il secondo punto, signor Presidente, è la risposta alla domanda che veniva posta già in premessa in questa dichiarazione di voto: vi era bisogno di questa Commissione ? Sì, vi era bisogno, secondo noi, per ragioni economiche, per ragioni sociali, per ragioni industriali. Il nostro Paese affronta una crisi estremamente pesante, a tratti persino devastante: disoccupazione, calo del prodotto interno lordo, stagnazione dei consumi, riduzione della produzione industriale. Sono dati che in quest'Aula discutiamo di continuo. Abbiamo svolto oggi un question time, interrogazioni urgenti sui temi dell'economia, e abbiamo la sensazione di quanto questa arranchi.
  Stiamo discutendo di fiscalità, di agire sull'IMU, di agire sull'IVA, di interventi sul Pag. 59costo del lavoro per ridare ossigeno all'economia, ma il sistema industriale italiano ha bisogno di interventi; un sistema che vive di creatività, di innovazione, di qualità, di stile, di bellezza, di gusto. Oggi questo sistema sta mostrando palesemente delle difficoltà.
  Le esportazioni, che ci hanno aiutato in questo periodo a mantenere il nostro sistema economico, ancora in rotta, oggi devono essere ulteriormente aiutate. Noi esportiamo molto verso i Paesi stranieri, molto verso i Paesi extraeuropei. Un quarto delle produzioni esportate sono meccanica, elettronica ed alta tecnologia, un decimo farmaceutico, un decimo moda, ed è molto importante anche l'agroalimentare. Ecco, allora, il danno economico che si può produrre nel mercato interno e nei mercati esterni: nel mercato interno, dai dati del Censis, abbiamo un mercato del contraffatto che vale circa, come stima, 7 miliardi, con un volume di produzione superiore ai 10. Questo porta, tra l'altro, un'evasione fiscale che assomma a circa 5 miliardi: cinque volte quanto serve per bloccare l'aumento dell'IVA in questo trimestre.
  Questi sono i danni economici. Ma ci sono, come dicevo, i danni sociali, perché il prodotto contraffatto spesso crea problemi sanitari e danneggia la salute dei cittadini ed è, come dicevamo prima, elemento primo di forza e di sostanza per la criminalità organizzata.
  E poi torno al discorso e torno al punto precedente: la questione industriale. Anche sull'esterno è già stato citato il problema del suolo italiano, dell'assonanza italiana. Tutti sappiamo che il parmisan, in molti Paesi del mondo, del famoso formaggio che si produce nella mia regione, in Emilia, ha solo vagamente il nome, sicuramente non il profumo ed il gusto. E il parma, il prosciutto che si vende nelle Americhe, ha solo qualcosa che richiama l'Italia sulle etichette delle confezioni. È vero che questa è materia di una contrattazione bilaterale negli organismi internazionali per il commercio, nei rapporti fra i Paesi, ma sono fenomeni che vanno approfonditi.
  Allora, signor Presidente, devo dire che sì, questa Commissione serve. Questa Commissione serve ancora e servirà ancora di più se ci darà una fotografia corretta della situazione e delle situazioni che enunciavo, se ci permetterà, con serietà e concretezza, di verificare l'efficacia di quanto è stato fatto, quello che ancora si deve fare e come questo si possa fare, se ci permetterà di supportare, di aiutare, di instradare, di suggerire nuovi provvedimenti e misure ancora più efficaci per combattere questo cancro, questo virus che corrode il nostro sistema.
  Difendere il prodotto italiano, signora sottosegretario, signor Presidente, è difendere il lavoro italiano, è difendere il benessere di questo Paese. E se noi vedremo questa Commissione come un mattone del contributo che, assieme ad altre misure, questo Parlamento vorrà mettere in atto per tutelare il prodotto italiano, il lavoro italiano ed il made in Italy, noi avremo dato un buon contributo di politica industriale non indifferente.
  Concludo, signor Presidente, questo mio intervento ringraziando ancora una volta e non in maniera rituale tutti coloro che hanno contribuito fattivamente nella Commissione alla stesura definitiva di questo testo, gli uffici e ancora una volta il relatore.
  Concludo dicendo che un prodotto contraffatto non è solo un reato, ma è un crimine contro di noi e un danno collettivo contro il nostro Paese difficilmente rimarginabile. Quindi è molto positivo, è molto costruttivo che si arrivi all'approvazione di questa Commissione in maniera unanime, perché questo testimonia ancora l'interesse, la capacità di questo Parlamento di compiere assieme l'interesse del Paese (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Gallinella. Ne ha facoltà, per un minuto.

  FILIPPO GALLINELLA. Signor Presidente, sicuramente la lotta alla contraffazione Pag. 60è una cosa importante e quindi ci vede partecipi in questa azione, ma io volevo segnalare che, proprio per far vedere l'impegno del MoVimento 5 Stelle su tale problematica, appena arrivati noi abbiamo studiato la precedente Commissione di inchiesta, che ha portato alcuni risultati. Qui noi siamo subito intervenuti depositando la proposta di legge atto Camera n. 1407, che modifica gli articoli 448 e 518 del codice penale in materia di contraffazione. Quindi, ci auguriamo, proprio per dare continuità al lavoro, anche riprendendolo con questa nuova Commissione di inchiesta, che sia quanto prima calendarizzata in Commissione giustizia (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Fantinati. Ne ha facoltà, per un minuto.

  MATTIA FANTINATI. Signor Presidente, io volevo fare una considerazione: anche noi parteciperemo a questa Commissione, però effettivamente con l'augurio e l'auspicio che porti dei risultati, che porti dei risultati concreti. Ogni volta che in Italia bisogna affrontare un problema si ha l'abitudine di insediare una Commissione, dei tavoli. Alla fine si nota che si costruiscono sempre forse troppi tavoli e si produce molto poco, mentre gli italiani sono sempre più devastati dalla crisi economica.
  Quindi si esigono subito fatti, risultati, fatti concreti. Noi all'inizio effettivamente avremmo voluto che si affidasse il compito di indagare ad altri organismi pregressi. Ci auguriamo che in questo clima di crisi economica, veramente, il risultato di questa Commissione siano fatti concreti. Molto probabilmente più che nuove leggi, che per natura saranno facilmente aggirabili, per risollevare l'economia serve che la mentalità del Paese cambi e il primo cambiamento deve essere che l'onestà torni di moda, anche forse tra noi politici, che per primi dobbiamo dare il buon esempio (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il relatore, onorevole Senaldi. Ne ha a facoltà.

  ANGELO SENALDI, Relatore. Signor Presidente, intervengo solo per ribadire come mi sembra che questa espressione dell'Aula, che dalle dichiarazione di voto appare unanime, sia un significativo contributo che questo Parlamento dà a un problema che tutti cogliamo come essenziale per lo sviluppo e per la tenuta del nostro Paese. Io volevo ringraziare gli uffici della X Commissione, per il supporto dato e anche per la capacità di elaborazione che ha consentito la composizione del testo unificato che è stato oggetto di discussione in questi giorni. Credo che questo sia un segnale importante della capacità del Parlamento – al di là delle battaglie politiche, delle posizioni politiche e delle discussioni anche in corso in questi giorni – e la dimostrazione che il Parlamento può produrre certamente dei passi avanti perché il nostro Paese riesca a uscire da quella che è effettivamente una crisi molto dura. Questa Commissione d'inchiesta non è la soluzione, ma costituisce certamente la possibilità di condividere posizioni che possono poi dare atto a passaggi legislativi importanti. E per questo ringrazio tutti per la collaborazione e per la capacità di condivisione all'interno della Commissione e dell'Aula su questo provvedimento.

(Coordinamento formale – Doc. XXII, nn. 5-6-7-11-A)

  PRESIDENTE. Se non vi sono obiezioni, la Presidenza si intende autorizzata al coordinamento formale del testo approvato.
  (Così rimane stabilito).

(Votazione finale ed approvazione – Doc. XXII, nn. 5-6-7-11-A)

  PRESIDENTE. Passiamo alla votazione finale.Pag. 61
  Indìco la votazione nominale finale, mediante procedimento elettronico, sul testo unificato delle proposte di inchiesta parlamentare Doc. XXII, nn. 5-6-7-11-A: «Istituzione di una Commissione parlamentare di inchiesta sui fenomeni della contraffazione, della pirateria in campo commerciale e del commercio abusivo», di cui si è testé concluso l'esame.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Duranti, Nesci, Bargero, Tripiedi... se qualcuno può aiutare l'onorevole Nesci... ora, ha votato... Paola Bragantini, Marroni, Ferro... ci siamo ? Si affretti, onorevole Fioroni... onorevole Villarosa, anche lei... Fraccaro.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  478   
   Votanti  475   
   Astenuti    3   
   Maggioranza  238   
    Hanno votato  475    

  La Camera approva (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Il Popolo della Libertà-Berlusconi Presidente – Vedi votazioni).

Seguito della discussione del disegno di legge: Abolizione del finanziamento pubblico diretto, disposizioni per la trasparenza e la democraticità dei partiti e disciplina della contribuzione volontaria e della contribuzione indiretta in loro favore (A.C. 1154-A); e delle abbinate proposte di legge: D'iniziativa popolare; Pisicchio; Di Lello ed altri; Formisano ed altri: Lombardi ed altri; Grassi ed altri; Boccadutri ed altri; Nardella ed altri; Rampelli ed altri; Gitti e Vitelli (A.C. 15-186-199-255-664-681-733-961-1161-1325) (ore 17,20).

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del disegno di legge n. 1154-A: Abolizione del finanziamento pubblico diretto, disposizioni per la trasparenza e la democraticità dei partiti e disciplina della contribuzione volontaria e della contribuzione indiretta in loro favore, e delle abbinate proposte di legge: D'iniziativa popolare; Pisicchio; Di Lello ed altri; Formisano ed altri: Lombardi ed altri; Grassi ed altri; Boccadutri ed altri; Nardella ed altri; Rampelli ed altri; Gitti e Vitelli, nn. 15, 186, 199, 255, 664, 681, 733, 961, 1161, 1325.
  Avverto che lo schema recante la nuova ripartizione dei tempi, stabilito a seguito dell'odierna riunione della Conferenza dei presidenti di gruppo, che reca un ampliamento rispetto ai tempi previsti nel vigente calendario dei lavori, è in distribuzione e sarà pubblicato in calce al resoconto stenografico della seduta di oggi.
  Ricordo che nella seduta del 2 agosto 2013 si è conclusa la discussione sulle linee generali e che nella seduta del 12 settembre 2013 il provvedimento era stato rinviato in Commissione.

(Esame degli articoli – A.C. 1154-A)

  PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli articoli del disegno di legge nel testo della Commissione.
  Avverto che sono in distribuzione le versioni corrette degli emendamenti Bianconi 3.400 e Boccadutri 8.400. Avverto inoltre che l'emendamento Fraccaro 9.25 è stato ritirato dal presentatore prima dell'inizio della seduta.
  La V Commissione (Bilancio) ha espresso il prescritto parere, che è distribuito in fotocopia (Vedi l'allegato A – A.C. 1154-A). In particolare il parere della Commissione bilancio reca quattro condizioni volte a garantire il rispetto dell'articolo 81, quarto comma, della Costituzione, che saranno poste in votazione ai sensi dell'articolo 86, comma 4-bis, del Regolamento.
  Informo l'Assemblea che, in relazione al numero di emendamenti presentati, la Presidenza applicherà l'articolo 85-bis del Regolamento, procedendo in particolare a votazioni per principio o riassuntive ai Pag. 62sensi dell'articolo 85, comma 8, ultimo periodo, ferma restando l'applicazione dell'ordinario regime delle preclusioni e delle votazioni a scalare. A tal fine le componenti politiche Misto-Partito Socialista Italiano-Liberali per l'Italia e Misto-Centro Democratico sono state invitate a segnalare gli emendamenti da porre comunque in votazione.

(Esame dell'articolo 1 – A.C. 1154-A)

  PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 1 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A – A.C. 1154-A).
  Ha chiesto di parlare sul complesso delle proposte emendative l'onorevole Abrignani. Ne ha facoltà.

  IGNAZIO ABRIGNANI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, il provvedimento che andiamo ad affrontare segue la strada già indicata nella scorsa legislatura dal Governo Berlusconi, quando è stato già dimezzato, come voglio ricordare a tutti, il finanziamento pubblico ai partiti. Contemporaneamente, è stato introdotto, nella stessa normativa, il principio del cofinanziamento aprendo di fatto la strada al finanziamento privato. Questa vicenda che...

  PRESIDENTE. Scusi, onorevole Abrignani. Colleghi, posso pregarvi di un po’ più di silenzio ? Grazie.

  IGNAZIO ABRIGNANI. Questa vicenda, ossia l'abolizione del finanziamento pubblico, è un'annosa vicenda che ha seguito il nostro Paese in fasi alterne, direi da quando, nel 1975, venne varata la legge sul finanziamento pubblico. La sua abolizione oggi, così come proposta, è una dimostrazione comunque della capacità della politica di autoriformarsi, di ascoltare la voce di un Paese e dei cittadini in un momento di grave preoccupazione e di disagio sociale. Ci sono, infatti, due aspetti diversi, quello della riforma della politica e quello della crisi economica, che impongono comunque oggi una riflessione su questo punto. E, come dicevo, non è una riflessione che nasce oggi, ma già nel 1975, quando venne varata la legge sul finanziamento pubblico ai partiti, in un periodo storico sicuramente molto particolare, non solo per l'Italia, ma per l'Europa intera, e anche in una fase politica in cui la stessa funzione della politica sembrava...

  PRESIDENTE. Scusi, onorevole Abrignani. Colleghi, io penso che l'onorevole Abrignani abbia il diritto di parlare e voi potete avere il diritto di parlare fuori, ma dentro l'Aula lasciate che una persona riesca a parlare. E mi riferisco a tutti, anche qui davanti, gentilmente. Grazie.

  IGNAZIO ABRIGNANI. Grazie, Presidente. Dicevo che era un periodo, quello del 1975, in cui non solo per l'Italia, ma per l'Europa intera era anche una fase in cui la politica e la sua stessa funzione sembravano distanti da quelli che erano i principi delle democrazie liberali. Anche in quel 1975, però, non certo per chi c'era all'epoca, perché non so quanti dei presenti erano in quel momento in Parlamento, dagli atti dei resoconti parlamentari risulta che in questa stessa Aula ci fu un'aspra difesa da parte di molti del concetto di tenere separati i partiti politici dal finanziamento pubblico.
  Per cui la discussione e il dibattito, che anche allora, dal momento in cui venne proposto il finanziamento pubblico, tra chi lo voleva e non, sta a testimoniare quanto nell’animus dei partiti e del Parlamento questo sia un problema sentito.
  D'altronde non possiamo dimenticare che la nostra, fino ad oggi, è una Repubblica parlamentare, che il Parlamento è fatto dai partiti, che un articolo della Costituzione difende questo sistema dei partiti e, pertanto, pensare che i partiti possano vivere senza contributi è una cosa senza senso.
  Allora questo dibattito – ripeto – che è iniziato dal 1975 e dura fino ad oggi, ancora oggi ci vede qui a discutere della stessa essenza del finanziamento pubblico. È utile ricordare con passaggi storici Pag. 63quello che è successo: ci fu un referendum abrogativo, che tutti quanti voi ricorderete, però il tema rimane ancora oggi assolutamente vivo. Nel dibattito che sentiamo spesso sui media c’è giustamente una parte dell'opposizione qui presente in Parlamento che di questa battaglia ne fa una battaglia di accusa a chi, secondo lei, ad oggi sta facendo melina per non approvare questa legge. Sappiamo benissimo che non è così: nel programma del Popolo della Libertà è prevista l'abolizione del finanziamento pubblico. Però è chiaro che tutto questo va fatto tenendo presente alcuni principi.
  Nel dibattito tra questi principi c’è chi sostiene la giustezza dei sistemi anglosassoni, dove di fatto i partiti vengono finanziati dai cittadini, dagli elettori, dai comitati, e chi sostiene un sistema più perfettamente europeo, in cui si mette in rilievo la partecipazione del cittadino alla formazione della decisione democratica e alla sua presenza attiva all'interno dei partiti. Questa attività da parte dei cittadini viene riconosciuta dallo Stato come rimborso ed è quello che in questo momento noi conosciamo in Italia, perché questo dibattito decennale nel nostro Paese, a quanto pare, non è stato ancora pienamente risolto.
  Il sistema attuale in Italia è proprio quello del rimborso. Noi sappiamo che i partiti, anche con delle soglie di accesso, ottengono un rimborso elettorale per alcune competizioni elettorali, quali le elezioni politiche, le elezioni regionali, le elezioni europee, non quelle di natura amministrativa. Vi sono però – come sappiamo – anche delle norme ben precise per cui laddove vi è un rimborso da parte dello Stato vi sono anche dei controlli, ci sono dei rendiconti, bisogna nominare un mandatario, cioè vengono messe delle regole ben precise.
  Dopodiché, in un concetto abbastanza ampio, il rimborso elettorale è proporzionale al consenso che quel partito prende. Direi che questo dovrebbe essere un concetto che in politica dovrebbe essere presente: nel momento stesso in cui ottengo un consenso ho diritto a quella fetta di consenso in ogni settore della vita politica. Sappiamo che in Italia non sempre questo avviene e sicuramente uno dei casi, per esempio, è quello della presenza televisiva, dove le famose norme introdotte in Italia non permettono a un partito che ha un consenso di avere un accesso ai media in campagna elettorale rispetto a quel consenso che ha ricevuto. Non c’è un criterio proporzionale ed è un'altra battaglia che secondo me – io stesso ho presentato una proposta di legge – dovremmo fare.
  Nel campo specifico, invece, in maniera assolutamente legittima, questo principio della proporzionalità esiste, per cui nel nostro Paese a tanto consenso corrisponde tanto rimborso. È già stato – ripeto – ridotto al 50 per cento questo finanziamento, tra l'altro creando notevoli problemi ai partiti, perché sappiamo che i partiti sulla base del consenso che hanno ricevuto hanno investito e impegnato delle risorse, magari le hanno anche anticipate e successivamente con la riduzione del compenso c’è stato un notevole problema, perché quelle somme che erano state anticipate il partito ha dovuto crearle, ha dovuto coprirle.
  Pertanto sicuramente oggi questo argomento che affrontiamo è un problema, è un fatto, è una circostanza che dovrebbe vedere tutti molti attenti. Molto spesso non si riesce a capire la lotta politica che va avanti e abbiamo visto i rinvii che ci sono stati. È evidente, tuttavia, che questo dibattito non è ancora pienamente risolto. Il tema è ancora cosa devono fare i partiti, qual è la loro funzione nella società e come questi devono essere finanziati.
  Il disegno di legge in esame introduce e disciplina, come stabilisce l'articolo 1, forme di contribuzione volontaria fiscalmente agevolata e di contribuzione indiretta fondate sulle libere scelte dei cittadini. Ciò di cui discutiamo, dunque, sono gli strumenti che possono avvicinare man mano al miglior modo di incontrare la volontà del cittadino nel finanziare il proprio partito. Allora su questo articolo 1, io stesso, signor Presidente, ho proposto un emendamento molto semplice: un emendamento a cui – lo ripeterò quando verrà affrontato – vorrei che l'Aula guardasse Pag. 64con una certa attenzione. Il mio emendamento, infatti, dice semplicemente che se noi siamo ancora una Repubblica fondata sui partiti e sul Parlamento e che non c’è più il finanziamento pubblico bisogna incoraggiare il finanziamento privato. Allora dire che chi contribuisce a questo è un garante della vita democratica, ritengo sia un principio che comunque dobbiamo portare avanti. Perché questo è il punto.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE MARINA SERENI (ore 17,30)

  IGNAZIO ABRIGNANI. Noi oggi all'articolo 1 discutiamo quali sono gli strumenti necessari per permettere ai cittadini di avvicinarsi, ma dobbiamo cambiare l'approccio culturale al contributo ai partiti senza che ognuno, ogni volta che vengono depositati i bilanci, legga il suo nome sui giornali quasi additato come uno che chissà che cosa voleva o che cosa ha fatto o che tipo di corruttore è. Su questo noi dobbiamo fare una riflessione. Se non cambiamo l'approccio culturale al finanziamento pubblico o, meglio, al finanziamento privato di cittadini in modo che il cittadino si senta un partecipe della vita democratica e sia percepito dagli altri come un soggetto che sta versando un contributo, un 2 per mille e in quel momento sta contribuendo e sostenendo in maniera vitale la vita democratica, allora io penso che il finanziamento privato non avrà molto successo.
  Io ritengo che questo sia un principio su cui riflettere perché – ripeto – è un approccio culturale che va cambiato e va assolutamente modificato. Ad ogni modo non cerchiamo di rincorrere elementi per dare una risposta all'antipolitica. Ma cerchiamo di rigenerarci e di puntare su una maggior trasparenza senza fossilizzarci su tetti o quote per quanto riguarda le contribuzioni. Infatti alla fine, oltre a cambiare l'approccio culturale, se creiamo un recinto troppo stretto, troppo forte, difficile da gestire soprattutto per chi fa politica sui territori e soprattutto non in linea con il modello di partito liberale verso cui stiamo tendendo in questa fase di forte rinnovamento e di recupero della credibilità di politica e delle istituzioni, ebbene, se non è questo il percorso, allora questa legge purtroppo andrà incontro a un forte flop.
  Noi potremmo anche cambiare gli strumenti, mettere dei sistemi antiquati, quando invece il nostro lavoro oggi dovrebbe essere anzitutto di cambiare l'approccio culturale al contributo dei cittadini, cercare di far capire questo rispetto a chi dà dei soldi non ai politici e alla politica per avere qualcosa in cambio ma per consentire che questa democrazia vada ancora avanti. E la seconda finalità che dovremmo proporci è rendere il più semplice, il più liberale, il più facile possibile questo tipo di contributo. Allora creare dei tetti, delle quote, creare dei vincoli, creare degli effetti penali non fa altro che allontanare ulteriormente il cittadino. Allora, se questa è la finalità della politica vuol dire che è una finalità tesa unicamente ad ammazzare i partiti e ad ammazzare la politica.
  Il Popolo della Libertà questo non vuole. Continuerà a combattere anche in Aula perché si renda veramente liberale, veramente favorevole l'atteggiamento che i cittadini potranno avere nei confronti del finanziamento e nei confronti della politica, perché riteniamo che la stessa sopravvivenza dei partiti, la stessa sopravvivenza di questa forma democratica che oggi noi abbiamo costituzionalmente garantita sia in qualche modo legata all'approvazione di questa legge. È un invito di riflessione che rivolgo a tutti perché – ripeto – da qui passa un momento di storia della nostra attività parlamentare.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Bressa. Ne ha facoltà.

  GIANCLAUDIO BRESSA. Signora Presidente, il disegno di legge che ci accingiamo a discutere e ad approvare reca come titolo: «Abolizione del finanziamento pubblico diretto, disposizioni per la trasparenza e la democraticità dei partiti e disciplina della contribuzione volontaria Pag. 65e della contribuzione indiretta in loro favore». Ecco, credo che mai come in questo caso l'intestazione di un disegno di legge potesse contenere, in maniera più precisa e puntuale, il programma che vuole realizzare. La discussione che noi ci accingiamo a fare è una discussione molto importante ed è per certi aspetti decisiva rispetto anche alla qualità del futuro della democrazia alla quale noi vogliamo guardare, perché tutto ha origine e tutto deve tornare all'articolo 49 della Costituzione: «Tutti i cittadini hanno diritto di associarsi liberamente in partiti per concorrere con metodo democratico a determinare la politica nazionale». Spesso, troppo spesso, si dice che la nostra Costituzione è una Costituzione troppo datata ed è sicuramente vero, per alcune sue parti, soprattutto laddove si parla di organizzazione dello Stato, ma nella prima parte, dove vengono stabiliti i principi fondanti e le regole della nostra democrazia, la nostra Costituzione è ancora di un'attualità straordinaria.
  Questo articolo 49 pone alcuni punti fermi, fissi, che noi non abbiamo il diritto di cancellare o di annullare con una legge ordinaria. Tutti i cittadini hanno diritto di associarsi liberamente in partiti. Ecco che allora la dimensione del partito non è solo una dimensione sociologica o storica, è uno strumento costituzionalmente garantito per consentire, come recita la Costituzione, con metodo democratico di determinare la politica nazionale. Noi stiamo parlando di questo; perché, come la stragrande maggioranza della dottrina sostiene, il finanziamento pubblico di un partito è una legge costituzionalmente necessaria. Chiunque sostenga l'abbrutimento della democrazia perché vi è un finanziamento pubblico alla politica sostiene una cosa che contraddice un articolo fondamentale della nostra Costituzione e fondante la nostra regola democratica. Questo non dobbiamo mai dimenticarlo.
  Quello di cui dobbiamo occuparci è come questo avvenga. Noi siamo stati troppo abbagliati, non senza motivazioni reali, da quanto è accaduto, anche sotto forme degenerate, nel corso di questi anni. Ma per quanta degenerazione possa esserci stata, per quanto malaffare possa essere intercorso tra la finanza pubblica e l'attività di un partito, tutto questo non legittima la cancellazione di una regola fondante della nostra democrazia, che quella è che ho appena ricordato. Allora, cancelliamo dal nostro dibattito e dalla nostra agenda il tema della abolizione del finanziamento pubblico, ma ragioniamo, come dice giustamente il disegno di legge, delle modalità con cui questo può avvenire. Infatti, il disegno di legge che ci stiamo accingendo a discutere e a votare, non abolisce il finanziamento pubblico, ma ne determina una modalità nuova e per noi originale. Perché dico: per noi originale ? Perché il finanziamento pubblico della politica attraverso la contribuzione diretta dei cittadini è qualcosa che appartiene alle democrazie anglosassoni e anche alle democrazie continentali da decenni.
  Gli esempi del Regno Unito, gli esempi degli Stati Uniti d'America, gli esempi della Germania stanno tutti a dimostrarci come il finanziamento pubblico sia qualche cosa che transita attraverso la responsabilizzazione dei soggetti, dei cittadini che decidono liberamente di contribuire all'attività di un partito. E questo disegno di legge è esattamente quello che intende fare. Poteva farlo meglio ? Sì, poteva farlo meglio. Poteva essere meno ideologico ? Sì, poteva essere meno ideologico, ma noi lasciamo l'ideologia della maledizione del finanziamento pubblico dei partiti a qualche editorialista di scarsa cultura e di poca visione e concentriamoci su quale è il destino della nostra democrazia.
  La nostra democrazia, senza la libera partecipazione dei cittadini alla determinazione dell'attività politica di questo nostro Paese, non è né secondo i dettami della Costituzione ma non è neppure nella realtà delle cose, perché nel momento stesso in cui noi non rendiamo uguali e liberi i cittadini di fronte alla scelta fondamentale di determinare la politica del proprio Paese, abbiamo abdicato alla regola fondante la nostra democrazia. Ecco Pag. 66perché io ho assistito, con un certo stupore e anche con molto fastidio, ad alcune prese di posizione così drasticamente dure e infondate e inopportune sul rapporto politica e pubblicità del finanziamento. Perché la due cose stanno insieme e immaginare che non possano stare insieme significa non avere un'idea matura di democrazia.
  La nostra democrazia deve partire da un dato di eguaglianza: siamo tutti uguali di fronte alla possibilità di scegliere e determinare la politica per il nostro Paese, per la nostra Repubblica. E dobbiamo garantire che questo possa avvenire senza prevaricazioni, senza che qualche oligarchia, senza che qualche potentato possa impossessarsi della regola fondante la convivenza comune e civile di ogni Paese: la libertà di scelta.
  Ecco perché allora il binomio democrazia e denaro pubblico non sono una bestemmia, ma sono qualche cosa di grande che non dobbiamo disperdere anche se nel corso di questi decenni qualcuno ha infangato la validità di questo assunto fondamentale.
  Questo disegno di legge cerca di seguire una strada nuova e una strada diversa, quella di mettere il finanziamento pubblico direttamente in capo alla responsabilità dei cittadini. Però accanto alla responsabilità dei cittadini noi dobbiamo anche porci il problema di come un'organizzazione politica si auto-organizza per far sì che questo sia possibile e che questo sia desiderabile, ecco perché affrontiamo in questo disegno di legge quali devono essere i requisiti minimi di democrazia perché ci si possa definire un partito, di regole interne perché il partito non sia solo prigioniero di chi ha i soldi ma possa diventare prigioniero di chi ha un potere di determinare la volontà per conto degli altri, e queste regole sono regole elementari che però la troppa pigrizia di questo Parlamento, in settant'anni, non ha consentito di tradurre l'articolo 49 in una legge che dia davvero una regola forte e importante per la partecipazione politica e per l'associazione politica.
  Ma noi stiamo cominciando a farlo, però dobbiamo farlo in maniera seria, lasciandoci alle spalle tutto quel tasso di ideologia che purtroppo ha caratterizzato negativamente la nostra discussione. E che cosa introduce questo nuovo disegno di legge ? Introduce un dato importantissimo: quello del finanziamento indiretto. Vedete, io sono tra coloro i quali sostengono che la legge che abbiamo approvato l'anno scorso, la legge n. 92, era una legge che in qualche modo avviava un processo di rivoluzione virtuosa nel rapporto tra cittadino, finanza pubblica e politica perché introduceva un concetto fondamentale che è il concetto di cofinanziamento. Per ogni euro che io raccolgo lo Stato mi riconosce 50 centesimi in virtù del fatto che io mi sono responsabilizzato, ho responsabilizzato il cittadino e mi faccio garante di quello che sto facendo nel momento in cui gli chiedo una contribuzione.
  E questa cosa non è che noi l'avessimo inventata, l'avevamo copiata né più né meno dalle regole che altri Paesi si erano dati, in modo particolare questa nostra norma era influenzata dalla legge che presiede al finanziamento pubblico dell'elezione del sindaco di New York che, tra le molte ipotesi di cofinanziamento, appariva essere quella più moderna, più razionale e più responsabilizzante.
  Ritengo per esempio che sia stato un errore da parte del Governo avere cancellato il principio del cofinanziamento: considero che sia stato un errore, perché quella era la strada verso cui era opportuno e virtuoso andare. Però nel mentre ha commesso questo errore, ha aperto la possibilità di un percorso parallelo a questo; e il 2 per mille e le donazioni volontarie rappresentano né più e né meno che la possibilità di consentire che il pubblico dia delle risorse a chi vuole organizzarsi politicamente.
  Lo ripeto, potevamo farlo in maniera probabilmente più limpida e meno contorta, ma la strada indicata dal Governo è una strada che va percorsa; ma va percorsa con responsabilità, va percorsa con determinazione, va percorsa con intelligenza. Ecco allora che quando noi diciamo Pag. 67che se le contribuzioni oramai sono tutte indirette, e il protagonista della contribuzione non può che essere il cittadino privato, dobbiamo stabilire anche qui una regola di eguaglianza: non si può immaginare che un cittadino possa versare quanto e quello che vuole ad un partito, perché non possiamo immaginare che ci siano cittadini che possono diventare padroni di un partito, e in quanto tali padroni della determinazione dell'indirizzo politico del nostro Paese. Ed ecco perché noi ci siamo battuti perché questo fosse un punto qualificante della legge; ed ecco perché probabilmente non siamo ancora riusciti ad arrivare ad un punto di unità, che continuiamo tuttavia a perseguire, perché la strada è una strada corretta.
  Se ci spogliamo allora del tasso di ideologia, del tasso di populismo che questa discussione ha portato con sé e che ha annebbiato la sostanza e la ricchezza delle proposte che ci sono in questo disegno di legge, faremo forse una cosa positiva ed una cosa rimarchevole. Il Partito Democratico quando ho affrontato questo tema, ha cercato di farlo senza pregiudizi. Molti di noi sono fieri sostenitori del finanziamento pubblico del partito anche diretto, e sono convinti che questa fosse una strada che non aveva nessun problema a poter continuare; ma siamo altrettanto convinti che altre strade sono possibili, e con questo disegno di legge le stiamo imboccando. L'importante è che non perdiamo di vista qual è l'obiettivo finale: la libera partecipazione dei cittadini, nel costituirsi attraverso un partito in coloro i quali determinano la linea politica di un Paese.
  È un disegno di legge di importanza straordinaria, e vorrei che quest'Aula lo affrontasse libera, con la mente sgombra delle polemiche del passato, e con la grande capacità di guardare avanti e di guardare al fatto che questa legge determinerà in maniera significativa l'esistenza o meno di una certa forma di partito. E siccome sono convinto che il partito è comunque una forma organizzata di cittadini, stiamo attenti a non fare delle scelte dalle quali poi non potremo tornare indietro.
  Il percorso che ha indicato il Governo è un percorso che vale la pena percorrere. È un rischio che dobbiamo assumerci, ma che dobbiamo assumerci con la mente libera; e dobbiamo assumercelo con la responsabilità che deriva dal fatto che tutti insieme crediamo nella democrazia parlamentare, e che lo strumento fondamentale perché la democrazia parlamentare possa esistere sono i partiti. Bando quindi alla demagogia, bando al populismo, e facciamo almeno una volta in quest'Aula un discorso che abbia la capacità di guardare oltre il proprio ombelico e oltre il proprio naso: la capacità di guardare alla democrazia del futuro che noi vogliamo; e una democrazia del futuro senza partiti, a mio modo di vedere, non può esser definita democrazia (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Elena Centemero. Ne ha facoltà.

  ELENA CENTEMERO. Signor Presidente, onorevoli colleghi, questa è un'epoca di transizione dalla Repubblica dei partiti, che ha vissuto un periodo in cui i partiti-Stato avevano la necessità di tenere un forte apparato di struttura, ma purtroppo venivano finanziati diversamente, e anche altrove.
  Il finanziamento pubblico in questo Paese nasce perché c'erano appunto i partiti, partiti che venivano finanziati da altri Paesi stranieri e nemici di questo Paese ed altri partiti, invece, che non avevano legittimazione ad agire. Da questo nasce la legge del 1975. Ora, dopo il referendum, dopo la legge sui rimborsi elettorali e dopo la riforma – la legge n. 96 del 2012, che ha dimezzato il finanziamento pubblico – stiamo chiedendo alla politica di crescere, di compiere un passo ulteriore mettendo al centro i cittadini, anche nelle questioni legate al finanziamento. Già lo scorso anno per essere arrivati a parlare di una contribuzione mista, in parte pubblica e in parte Pag. 68privata, e soprattutto con la ricerca della contribuzione privata, è stato fatto un notevole ed enorme passo in avanti. Già con il Governo Berlusconi avevamo tagliato il 30 per cento dei finanziamenti ai partiti.
  Il disegno di legge all'esame di questo ramo del Parlamento parte da un presupposto che è fondamentale: occorre modificare una cultura, una cultura dominante, ed essere consapevoli del fatto che dare una libera contribuzione ai partiti è un contributo alla democrazia che deve essere incentivato. Abolire il finanziamento pubblico significa tre cose: in primo luogo dare l'esempio in un momento e in un tempo di crisi come quello che stiamo vivendo; in secondo luogo non è liberale costringere tutti a finanziare anche le opinioni e le parti che non condividono; in terzo luogo, esiste la possibilità di introdurre sistemi di incoraggiamento fiscale alle donazioni e al finanziamento privato, accompagnati da una più stringente serie di norme sulla trasparenza. Solo così, non pesando più del tutto sul bilancio pubblico ma sforzandosi di farsi apprezzare e sostenere dai nostri elettori, i partiti recupereranno la credibilità perduta presso i cittadini.
  Uno dei punti di maggior rilievo del disegno di legge in esame è quindi il legame fra il finanziamento, che coinvolge in prima persona i cittadini, e quanto è disposto dall'articolo 49 della Costituzione che, stabilendo che tutti i cittadini hanno il diritto di associarsi liberamente in partiti per concorrere con metodo democratico a determinare la politica nazionale, richiede agli stessi partiti di avere una forma democratica. Questo però senza avere intenzione, come anche specificato da parte del Governo, di modificare la natura giuridica dei partiti, né di prestabilire o di limitare il contenuto dello statuto, volendosi piuttosto prevedere che se si vuole accedere ad un certo tipo di agevolazioni, occorre disciplinare anche alcuni aspetti.
  Rispetto alle previsioni della legge n. 96 del 2012, vi saranno per i partiti politici molte più difficoltà a dotarsi di forme di finanziamento adeguate rispetto alle loro attività, per questo è importante introdurre meccanismi che agevolino la diretta contribuzione dei cittadini. L'impianto del provvedimento comporterà piuttosto un banco di prova per i partiti e una scommessa sul fatto che essi potranno, anche in questo modo, riprendere un rapporto diretto con i cittadini.
  Riguardo a un punto del disegno di legge che è stato oggetto di critiche, in particolare dagli organi di informazione, ovvero la gradualità del passaggio dall'attuale sistema di finanziamento a quello previsto dal disegno di legge, è bene ricordare che tale gradualità si è resa necessaria in quanto il Ministero dell'economia e delle finanze ha evidenziato le difficoltà nel mettere a punto il meccanismo di raccolta del 2 per mille dell'IRPEF. Sussiste inoltre la necessità di emanare un regolamento che tuteli la riservatezza dei contribuenti, e tutto questo fa sì che i primi proventi del 2 per mille non possano entrare nelle casse dei partiti prima del 2016.
  Concludendo, evidenziamo da qui la necessità di graduare il passaggio da un sistema ad un altro, totalmente diverso, evitando una ricaduta sui partiti che sono una forma di associazione dei cittadini, che sarebbe poi anche una ricaduta sul personale che vi lavora. (Applausi dei deputati del gruppo Il Popolo della Libertà-Berlusconi Presidente).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Pilozzi. Ne ha facoltà.

  NAZZARENO PILOZZI. Signora Presidente, membri del Governo, colleghi, per parlare del complesso degli emendamenti all'articolo 1 della legge che ci apprestiamo a votare, non posso che iniziare dall'emendamento Abrignani 1.50, che riscrive radicalmente l'articolo 1, proponendo un sistema alternativo di finanziamento pubblico basato sulla trasparenza, sulla sobrietà, sulla serietà e su controlli seri e rigorosi. Insomma, noi proponiamo di uscire dalla fase di sperperi e di ruberie, cui basiti, insieme a milioni di italiani, Pag. 69siamo stati costretti ad assistere negli anni scorsi, con regole certe e cristalline per i partiti politici; invece il testo del Governo ci pone, come via di uscita allo schifo a cui abbiamo assistito, una sorta di privatizzazione della politica che, grazie anche agli emendamenti presentati, rischia addirittura di diventare la legge del finanziamento illecito ai partiti, o forse la legge che tenta di sanare gli illeciti già fatti.
  Stiamo facendo, anzi state facendo, una legge per cui anche nella politica vigerà la regola del più forte. Questo – e non altro – state facendo, ed è contro questo che noi ci battiamo. Potete riempirvi la bocca come volete di ciò di cui c’è bisogno in questo Paese, di quanto è costata la politica, degli errori fatti e delle cose che non si devono fare, ma, per mettere un freno e per porre rimedio ad un errore, si rischia seriamente di consegnare la politica italiana, la cultura italiana e la storia delle culture politiche italiane in mano ai più ricchi e potenti del Paese. Sappiamo tutti che spesso questi sono anche i più spregiudicati e, non di rado, anche i più pregiudicati.
  Rischiamo di togliere ogni possibilità alla buona politica di potersi difendere poiché, di fronte a quello che può essere un grande spiegamento di forze economiche, la buona politica, la politica migliore, sarà messa in grande difficoltà. Una privatizzazione di un ulteriore e supremo bene comune: dopo l'acqua, dopo la giustizia, ora si passa a privatizzare la politica. Sicuramente, il pubblico non ha dato in questo Paese grande prova di sé, ma se c’è qualcuno che ha fatto di peggio – come anche le notizie delle ultime ore dimostrano – quello è il privato, dominato da capitani coraggiosi, banchieri spregiudicati e imprenditori avvezzi a privatizzare gli utili e a nazionalizzare le perdite.
  Non c’è dubbio che questa legge è assolutamente fuori dallo spirito e dal dettato della Costituzione repubblicana. Basta leggere l'articolo 3, che ci obbliga a legiferare rimuovendo gli ostacoli che impediscono l'effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all'organizzazione politica, economica e sociale del Paese, ed è singolare che chi si è autoproclamato difensore della Costituzione in quest'Aula, anzi forse più sopra quest'Aula, che dentro quest'Aula, oggi inneggia a una legge che stravolge lo spirito della Costituzione. Noi la Costituzione la vogliamo difendere tutta, tanto più la prima parte e il suo spirito, e non solo questo o quell'articolo per fini propagandistici. Ma un motivo forse c’è: sarà un caso che, mentre in favore di telecamere e social network si saliva sul tetto della Camera, qualcun altro, a telecamere spente, si recava a Cernobbio, di certo non a ragionare di soluzioni per la parte più debole di questo Paese. In quei giorni, abbiamo conosciuto per la prima volta in Italia un partito di lotta e di finanza, che oggi vediamo materializzarsi in posizioni che tendono a consegnare la politica nelle mani dei ricchi e dei potenti.
  So benissimo che quest'Aula è dominata da molti moralizzatori, pronti a strappare l'ennesimo applauso sull'altare del «sono tutti uguali» e dell'omologazione demagogica. Insomma, io starei bene attento ai moralizzatori. In questi anni ne abbiamo visti molti e di tutti i tipi. Abbiamo visto quelli che qui sventolavano il cappio e poi ce li siamo ritrovati che compravano i diamanti con i soldi pubblici e mettevano in atto pratiche non proprio attinenti alla sfera politica. Abbiamo visto gente che con i guanti bianchi poi magari si è ritrovata, a sua insaputa, una casa a Montecarlo. Abbiamo visto, in questi anni, dei moralizzatori importanti, sostenuti da altrettanto importanti giornali, che sono usciti di qui con più case che con proposte di legge presentate.
  Insomma, cari colleghi, l'esperienza mi induce a dire che non esistono buoni moralizzatori ma buone leggi e quella che stiamo approvando è una pessima legge. Quindi, io sulla moralizzazione sarei attento e cercherei di stare al provvedimento che noi stiamo approvando, un provvedimento che consente, anche a chi è stato condannato per fatti di mafia, di finanziare i partiti politici, con buona pace dell'articolo 416-ter, approvato con tanto di fanfara in quest'Aula. Anziché arginare il voto di scambio politico-mafioso, come è Pag. 70scritto nel 416-ter, noi rischiamo di mettere direttamente in mano alla mafia i partiti. Un provvedimento che, a proposito di segretezza del voto, obbligherà i cittadini, che volessero finanziare i partiti, a mettere una firma in calce alla dichiarazione dei redditi, con la quale automaticamente metterebbero in pubblico la propria convinzione politica. Questa modalità, in un Paese in cui la precarietà del lavoro rende più vulnerabili le persone, lascio immaginare cosa potrebbe far accadere riguardo alla destinazione del due per mille.
  Ebbene, è mai possibile che riguardo a questo provvedimento non si possa guardare cosa avviene in Europa ? Ma, veramente cosa avviene in Europa, onorevole Bressa, ma non all'Europa delle banche e all'Europa delle compatibilità, ma alla civile e democratica Europa politica. Questo provvedimento, cari membri del Governo, ci porta fuori dall'Europa, e non sto a ripetere quanto già detto in sede di discussione sulle linee generali sul sistema di finanziamento dei partiti negli altri Paesi europei. Ma, una domanda ci sorge spontanea: se il finanziamento pubblico esiste in tutti i Paesi civili, perché proprio in Italia lo vogliamo togliere ? Sommessamente vorrei far notare, soprattutto ai colleghi del Partito Democratico, ma non solo a loro, che questo provvedimento certifica un'omologazione preoccupante del pensiero politico e culturale del nostro Paese, un'omologazione praticata inizialmente sul terreno degli atteggiamenti e dei comportamenti che inesorabilmente ha portato ad una omologazione di pensiero, figlia di una subalternità culturale spesso anche interessata. Non so se per voi sia ancora attuale segnare una diversità, ma credo che lo sia per il nostro popolo, per quel popolo di Italia Bene Comune, che crede e pratica la buona politica sui territori, per quel popolo che democraticamente ha sempre partecipato alle nostre scelte e non solo pagando una cifra simbolica. Per questo vogliamo cambiare questo provvedimento con il nostro emendamento all'articolo 1. Noi non siamo omologati, anche perché non lo sono i nostri comportamenti. Noi a testa alta possiamo dire che i pochi soldi pubblici ricevuti in questi anni li abbiamo sempre utilizzati per rafforzare le ragioni dei più deboli e non dei miliardari, in assoluta sintonia con la nostra Costituzione (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Gitti. Ne ha facoltà.

  GREGORIO GITTI. Signor Presidente, sull'articolo 1 Scelta Civica ha presentato, a firma mia, di Vitelli e di altri colleghi, un emendamento che per Scelta Civica è qualificante. Qui stiamo parlando, evidentemente, dei modelli non solo giuridici ma politici e di partito. Il tema, dunque, della personalità giuridica, che Scelta Civica – unica forza parlamentare – ha sottolineato per rendere certa la tutela dei cittadini iscritti ai partiti, che possano evidentemente goderne in termini sanzionabili anche eventualmente davanti ad un'autorità giudiziaria, è stata, in sede di Commissione, completamente negletta.
  Ci siamo trovati politicamente isolati e lo voglio dichiarare con forza e determinazione in questa Aula perché, guardando la Presidenza, mi rivolgo ai cittadini italiani e questi ultimi devono sapere che non c’è un gruppo parlamentare, non dico rappresentativo di partiti, perché certamente nel nostro Paese ci saranno partiti che punteranno al registro, quindi alla configurazione di uno statuto contabile, finanziario, giuridico, e partiti che staranno fuori, perché non vorranno alcun controllo e non vorranno soprattutto misurarsi con la democrazia interna. Ripeto – e mi rivolgo ai cittadini –, il presupposto e la garanzia della tutela di questi ultimi, di diritti di democrazia, partecipazione, di sanzione effettiva di codici etici e comportamentali e di misure finanziarie certe viene dalla personalità giuridica. Ripeto – lo rivendico con orgoglio –, Scelta Civica è rimasta l'unica forza parlamentare a dire con forza questa verità.
  D'altra parte, vorrei anche anticipare, proprio perché oggi è l'inizio del dibattito, Pag. 71che Scelta Civica è stata l'unica forza a rappresentare l'esigenza di un tetto massimo complessivo del finanziamento, che non è solo quello diretto o indiretto ai partiti, ma anche quello ai gruppi parlamentari. Scelta Civica ha messo una cifra assoluta, 50 milioni per il finanziamento della politica. Anche in questo caso siamo rimasti soli, nemmeno il MoVimento 5 Stelle ha seguito questa indicazione. Niente democrazia all'interno dei partiti e assoluta ipocrisia sul tema del finanziamento e su un tetto al finanziamento. Potrete dire quello che vorrete, ma i cittadini questo devono sapere (Applausi dei deputati del gruppo Scelta Civica per l'Italia – Commenti di deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Piepoli. Ne ha facoltà.

  GAETANO PIEPOLI. Signor Presidente, credo che il disegno di legge del Governo...

  PRESIDENTE. Onorevole Gitti, non si fa un dialogo così. Adesso ha chiesto di parlare l'onorevole Piepoli. Prego, onorevole Piepoli.

  GAETANO PIEPOLI. Credo che il disegno di legge del Governo voglia essere necessariamente uno strumento che ricostruisca il rapporto di lealtà dei partiti al Paese, e quindi sia uno strumento anche per contribuire a superare quella schizofrenica contraddizione che noi oggi abbiamo già verificato, ovverosia la compresenza dell'indifferenza, ma anche di una grande domanda di partecipazione alla politica, che anche nelle ultime competizioni elettorali è stata testimoniata anche dal rinnovamento della presenza a vari livelli degli eletti.
  Ma proprio per questo occorre che questo disegno di legge non sia il disegno di legge di un pezzo e non sia nemmeno il disegno di legge che si misuri con i calcoli delle convenienze, perché sarebbe una scorciatoia che ci porta invece, anziché quale via maestra, in un vicolo cieco. E quindi il problema che tutti gli emendamenti all'articolo 1 necessariamente devono caricarsi è quello di costruire una nuova tradizione del rapporto tra cittadinanza e militanza, tra cittadinanza e partiti. Da questo punto di vista, io credo che occorra che il dibattito sia fatto in chiave credibile, e dunque probabilmente il Paese si attende, in primo luogo, una dichiarazione di autocritica per il tempo perso, per gli abusi del finanziamento pubblico, per l'opacità che lo ha caratterizzato nel corso degli anni.
  Questa autocritica è ancora debole e, nonostante le emergenze, continua ad essere piuttosto implicita, anziché espressa e definitiva.
  L'altro aspetto è costituito dal fatto di voler costruire una nuova tradizione, che però si inserisca in una tradizione europea. La tradizione europea, a differenza della vicenda americana, è quella del finanziamento pubblico, per un'esigenza necessaria, che è duplice: da un lato, far sì che la politica, che costa, non sia solo appannaggio di chi se la può permettere; dall'altro, che, proprio perché costa, la politica non possa essere appannaggio di aree che con la legalità e la democrazia non c'entrano. Noi sappiamo, in particolare nel Mezzogiorno, come il rischio di un dominio della politica da parte della criminalità organizzata è tutt'altro che remoto e tutt'altro che virtuale.
  Dunque, mi pare che le esigenze in ordine alla permanenza di una qualche forma e di una forma ragionevole di finanziamento pubblico, che da varie parti è stata espressa, anche in quest'Aula, abbiano un loro fondamento, che non è solamente di calcolo tattico, ma che è strategico rispetto a un futuro e a un presente della democrazia. Altrimenti, probabilmente, la democrazia nel nostro Paese potrebbe veramente rischiare di essere una parabola che dal presente ci riporta tristemente al passato. Da questo punto di vista, mi pare che le indicazioni in ordine al dibattito che sono sinora emerse vadano raccolte e vadano costruite in chiave positiva. Ecco perché non può essere un quid di provvisorio, ovverosia questo strumento promozionale non può Pag. 72essere dettato dall'emergenza, per così dire, di un processo mediatico. Noi dobbiamo avere la forza di assumerci delle responsabilità, e quindi una responsabilità di autocritica e di verità per il passato – ma già la legge del 2012, in un certo qual modo, costituisce un fondamento che non possiamo più revocare in dubbio – ma, nello stesso tempo, dobbiamo dichiarare la necessità della funzione dei partiti e la necessità di una funzione di partecipazione che il semplice finanziamento privato non è in grado strutturalmente di assicurare e di recuperare.
  Ma vorrei anche dire, da questo punto, che vi sono altri aspetti importanti. È stato richiamato più volte l'articolo 49 della Costituzione: quando si dice che vi è il rischio di avere una duplicità di «schema partito», ovverosia il partito che è dentro lo schema del registro e il partito che, invece, è fuori dello schema del registro introdotto da questo disegno di legge, si dice una cosa giusta, nel senso che questo rischio esiste e questo rischio produrrebbe, probabilmente, la disarticolazione interpretativa dello stesso articolo 49 della Costituzione. L'articolo 49 non ha pensato a una pluralità di fattispecie partito: ha pensato a uno schema partito, e dunque a uno schema con uno statuto di carattere generale, e non semplicemente rimesso alla dinamica sociale delle convenienze o delle situazioni particolari.
  Ecco perché questi aspetti, insieme a quelli del tetto, insieme a quelli delle garanzie, insieme a quelli del 2 per mille e così via, sono modalità non effimere di questo dibattito, ma richiedono un idem sentire, che, sia pure faticosamente, noi dobbiamo costruire. Il rapporto di lealtà delle forze politiche al Paese parte dalla consapevolezza che noi siamo dentro una crisi dei soggetti politici, perché non è vero che la cosiddetta Seconda Repubblica è stata la causa della crisi dei partiti, ma è stata la crisi dei partiti a generare la cosiddetta Seconda Repubblica, per quello che di effimero essa ha avuto. Soprattutto, noi rischiamo di passare da una partitocrazia dei partiti a una partitocrazia senza partiti. Lo strumento della legge è uno strumento promozionale per ricostruire questo circolo virtuoso, ma questo richiede soggetti politici credibili. In questo senso, Scelta Civica ha sottolineato la necessità di un distacco rispetto alla contingenza del modello che costruiamo nei confronti della tattica elettorale e delle scadenze.
  Nella politica il tempo non è una risorsa inesauribile, è una risorsa scarsa: cerchiamo di far sì che questo καιρoς sia veramente il καιρoς che passa per noi e per la nostra responsabilità, perché altrimenti noi rischieremmo veramente di vanificare questa esperienza e di aggiungere problemi strutturali a quelli che le nostre inadempienze nel passato hanno già posto davanti a noi (Applausi dei deputati del gruppo Scelta Civica per l'Italia).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Di Lello. Ne ha facoltà.

  MARCO DI LELLO. Signor Presidente e onorevoli colleghi, come certo ricorderete l'articolo 49 della Costituzione prevede che «Tutti i cittadini hanno diritto di associarsi liberamente in partiti per concorrere con metodo democratico a determinare la politica nazionale». Tutti i cittadini, non solo alcuni, i più ricchi o coloro che ne hanno la possibilità: tutti.
  Ho ascoltato equilibrismi lessicali, ma l'articolo 1 della legge di cui discutiamo è chiaro: abolizione del finanziamento pubblico. Non mi stupisce che una parte di questo Parlamento, la più lontana da me, voglia abolire il finanziamento pubblico ai partiti, né che ci siano autorevoli mass media che spingano in tale direzione. C’è chi ne ha fatto la sua bandiera in campagna elettorale, dipingendolo come il peggiore dei mali; chi invece ha tutto l'interesse di favorire l'acquisto di quote democratiche nel Paese. Ma noi qui siamo chiamati a difendere la democrazia e per farlo occorre un sistema di finanziamento che sia di natura pubblica, come nei maggiori Paesi europei ed occidentali. E poi in Europa è così che funziona e nessuno se ne scandalizza: la Francia prevede un sistema di finanziamento pubblico in base ai voti ottenuti per circa 70 Pag. 73milioni l'anno; in Spagna si erogano rimborsi elettorali per 130 milioni di euro l'anno; nella tanto invidiata Germania, dove si è votato domenica scorsa, quelle elezioni comporteranno un rimborso per 154 milioni di euro, il più alto nella storia di quella Repubblica. In totale, i Paesi che prevedono il finanziamento pubblico annuale o il rimborso elettorale sono oltre 150, tutti i più sviluppati.
  Qualcuno dice: facciamo come in America. Ma siamo sicuri che sia quella la scelta migliore ? Le sole elezioni presidenziali negli USA costano diverse centinaia di milioni di dollari. Il sistema americano assicura certo una trasparenza molto alta ed un finanziamento tutto privato, ma che ha comportato la privatizzazione della politica e lo strapotere delle lobby.
  Quali sono poi gli altri Paesi in cui non c’è il finanziamento pubblico ? Quali quelli a cui ci vogliamo ispirare ? L'Afghanistan ? Il Botswana ? La Cambogia ? Il Ghana ? Iran ? L'Iraq ? Il Pakistan ? Il Sudan ? Lo Zambia ? O la Bielorussia ? L'Ucraina ? O il Kazakistan che abbiamo imparato a conoscere negli ultimi tempi ? Sono una sessantina i Paesi nel mondo in cui i partiti non godono di finanziamenti pubblici, nessuno di questi brilla per la sua democrazia. Anzi, in moltissimi casi si tratta di dittature vere e proprie, dove chi finanzia è scelto dal regime e decide le sorti politiche, economiche e sociali di quella realtà. È a questo che si vuole arrivare ? Si vuole un Paese in cui la corruzione dilaghi per mano di pochi, erodendo quella democrazia che, per quanto in alcune parti malata, è la prima garanzia di tutti i cittadini verso lo Stato ?
  Sarebbe ipocrita o, se preferite, ingenuo credere che i contributi privati arriveranno solo da persone fisiche, che in sede di denuncia dei redditi metteranno la loro brava «x» sul nome di un partito anziché di un altro, destinando il loro 2 per mille, e che non si tratterà invece di una vera e propria acquisizione di quote partitiche da parte delle lobby e dei grandi interessi del Paese.
  Perciò il meccanismo attuale va emendato, migliorato, ma non eliminato. Certo, maggiori controlli in sede istituzionale, maggiore rigidità per l'accesso al finanziamento pubblico e ai rimborsi elettorali, di cui oggi si è fatto uso e – mi dispiace – molte volte, abuso. Ma imporre regole non può voler dire eliminare il problema cancellando il finanziamento, ammettendo così di essere un Paese incapace di autoregolamentarsi, perché se aboliamo il finanziamento pubblico resterà solo quello dei privati. Io non ho mai conosciuto mecenati della politica. I privati si aspetteranno sempre, più o meno legittimamente, di ricevere qualcosa in cambio.
  Senza considerare che in un periodo di crisi economica come quello che stiamo vivendo sono proprio i più deboli quelli che hanno bisogno di un più forte sostegno politico, ma sono anche quelli che hanno meno da donare a chicchessia e figuriamoci ai partiti. Anche questo sarà un modo per falsare le regole del gioco della libera competizione democratica. Per questo motivo la posizione dei deputati e delle deputate socialisti è, e rimane, quella rivolta ad un responsabile finanziamento pubblico alle forze politiche, garantendo controlli serrati e regolari registri, affinché ogni centesimo di euro dato e poi speso dai vari partiti sia trasparente e tracciabile.
  Occorre avere il coraggio di affrontare il problema in maniera seria e responsabile, senza nascondere la testa sotto la sabbia, perché il rischio che si paventa è che tra qualche anno, sommersi di «azionisti della democrazia», rimpiangeremo quel brutto, ma sano, sistema di finanziamento pubblico, e noi, Cassandre inascoltate, a ricordare: «Ve lo avevamo detto !». Il finanziamento pubblico ai partiti nel 2013 è costato nel nostro Paese 91 milioni di euro, più o meno 1 euro e 50 centesimi a testa, poco più del prezzo di un caffè. Onorevoli colleghi, sono certo che anche per voi la democrazia valga più di un caffè (Applausi dei deputati dei gruppi Misto -Partito Socialista Italiano-Liberali per l'Italia e Sinistra Ecologia Libertà).

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  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Maurizio Bianconi. Ne ha facoltà.

  MAURIZIO BIANCONI. Signor Presidente, io devo subito dire che ho chiesto di intervenire per esprimere la mia personale opinione su questo disegno di legge. La prima notazione che voglio fare – e mi daranno atto i colleghi, per quello che potrò illustrare loro, che la serenità non dovrebbe far difetto allorquando si parla di certi argomenti – è che quando si tratta di queste materie così delicate, il fatto che ci sia un disegno di legge del Governo è non po’ un gessetto che si spezza su una lavagna. Perché questa è materia tipicamente parlamentare. Non è una materia da Esecutivo.
  Tolto questo primo problema, che è un po’ da esteti della Costituzione – non lo so, ma dovrebbe essere l’«ABC» –, c’è un secondo problema: si sente dire troppo spesso dal Presidente del Consiglio che questo disegno di legge è una promessa da mantenere nei confronti dei cittadini per l'abolizione del finanziamento pubblico dei partiti. Bene, questo non è vero ! Questo non corrisponde a verità ! Questo disegno di legge infatti, come finalmente è scritto nel suo titolo, passa da un finanziamento pubblico diretto a un finanziamento pubblico indiretto, mantenendo però sostanzialmente il finanziamento pubblico, e dicendo ai cittadini invece che ci sarebbe soltanto il finanziamento privato.
  Questo equivoco di fondo rompe la serenità dell'esame di questo disegno di legge. Questo disegno di legge dice che saranno impiegati per i partiti politici, anziché i 91 milioni predeterminati, mi pare 76 o 74 milioni di euro – posso sbagliare di 1 o 2 milioni –, comunque una cospicua cifra, di poco inferiore a quella oggi prevista. Cifra pubblica, però, distribuita con il criterio della casualità, il che si aggiunge al criterio base secondo il quale se un partito otteneva dieci voti e aveva diritto a un tot perché aveva una platea di elettori, oggi può avere un voto e avere diritto a «tot + infinito», mentre un partito che ha 100 voti, non avendo chi gli dia il finanziamento, il 2 per mille, non avendo chi gli faccia l'offerta, non ha neanche una lira. Quindi si inserisce non solo, se è iniquo, il finanziamento pubblico, di per sé iniquo (io non lo penso, faccio per dire, per quelli che vogliono l'abolizione), ma si aggiunge un'altra iniquità: la non proporzionalità di questi finanziamenti e la loro accidentalità casuale, che è il massimo dell'ingiustizia, perché un partito con lo 0,6 per cento, in teoria, può avere più finanziamento di un partito che ottiene il 25 per cento. E questa è la promessa che noi avremmo fatto ai cittadini italiani: prendere il loro denaro, spenderlo per i partiti, ma, in compenso, spenderlo male. Perché questo è il risultato !
  Secondo fatto: per arrivare a questo, si chiede che i partiti rispondano a certi requisiti e che siano iscritti a un certo registro. Nella sostanza, li vuoi i benefici fiscali ? Li vuoi i soldi dello Stato ? Stai a queste regole. Guardate che questo mettere le regole ai partiti politici è la più grande iniquità che si potesse fare al popolo italiano che concepì un articolo, l'articolo 49 della Costituzione, che la gente, i cittadini ai quali parlate tutti sarebbe bene che si leggessero, che è un articolo di due righe che dice che con i partiti si concorre al metodo democratico. Io lo leggo perché i cittadini non lo conoscono questo articolo. Ve lo leggo: «Tutti i cittadini hanno diritto di associarsi liberamente» – sottolineo liberamente – «in partiti per concorrere con metodo democratico a determinare la politica nazionale». Punto. Ma liberamente significa come pare ai cittadini, non liberamente come pare a uno che ha uno schema predeterminato di partito che deve avere uno statuto, deve avere una sede, deve avere un simbolo (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle), cioè un partito da corazzata Potemkin, che corrisponde ai vecchi schemi del PCI, neanche del PD !
  In più, si chiede una cosa che a quanto mi risulta esiste soltanto in Iran, cioè l'iscrizione a un registro. In altre parole, Pag. 75se sei un partito che devi avere i soldi, ti devi iscrivere a un registro. E, infatti, quando fanno le elezioni in Iran – non lo so come si chiamano i loro sacerdoti, non me lo ricordo mai – pigliano i candidati e se sono iscritti al registro li fanno concorrere, se non sono iscritti al registro li mandano a casa. Succede anche in Italia dopo questa riforma democratica che prevede la continuazione del finanziamento pubblico con ingabbiamento dei partiti secondo schemi predeterminati e con iscrizione ad un registro obbligatorio che esiste soltanto in Iran.
  Ma non è mica finita qui. Si lascia i partiti alla discrezione della loro congruità, non ad atti oggettivi, ma all'esame discrezionale di una commissione di cinque magistrati i quali, secondo il concetto del si volam, cioè mero concetto potestativo garantito soltanto dalla loro probità interna, decidono se un partito può essere iscritto al registro o non può essere iscritto al registro, finendo così il cerchio che con la scusa di togliere il finanziamento pubblico si lascia il finanziamento pubblico e invece di farlo pubblico ed equanime si fa pubblico ed ingiusto. Si obbligano i partiti a fare lo schema che pare al potere, si fanno iscrivere a un registro che c’è soltanto in Iran e stiamo al potere potestativo di cinque magistrati che dicono se un partito è democratico o un partito non è democratico.
  Ed ecco che è finito il cerchio di questo disegno di legge che doveva fare una rivoluzione copernicana. Abbiamo fatto la rivoluzione copernicana, abbiamo ingabbiato la democrazia in Italia e messo i partiti sotto tutela dei magistrati. E abbiamo fatto i partiti buoni e i partiti cattivi. E non mi si dica – e ho chiuso – che questo vale soltanto per i partiti, che questo registro vale se vuoi i soldi e se non vuoi i soldi non vale il registro. Questa è una scusa da ragazzini, primo perché questa legge dice – e si vedrà nell'articolo 2 – che ha valore praticamente costituzionale e, quindi, è già rigida di per sé e, secondo, perché se il criterio per avere finanziamenti pubblici è un criterio di democraticità, è chiaro che questo è un criterio costituzionale che nel lungo e nel corto varrà per tutti, cioè ci saranno i partiti democratici iscritti al registro controllati dai magistrati e, però, ci sarà una pletora di antidemocratici che saranno figli di nessuno. Partiti di serie A e partiti di serie B, dizione improponibile per la Costituzione della Repubblica italiana.
  La cosa più degna è ritirare questo disegno di legge e farne uno in cui si dice che il finanziamento pubblico è abolito e chi vuol dare dà e chi non vuol dare non dà. Punto e basta (Applausi di deputati del gruppo Il Popolo della Libertà-Berlusconi Presidente e dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Toninelli. Ne ha facoltà.

  DANILO TONINELLI. Signor Presidente, questo provvedimento è di fonte governativa, è scritto dal Governo e ci viene da dire: «Peggio non lo potevate scrivere». Peggio non lo potevate scrivere perché in questo provvedimento innanzitutto – come dice l'articolo 1 – in realtà non c’è nessuna abolizione del finanziamento pubblico ai partiti, ma – come appena è stato detto – c’è un diverso finanziamento pubblico ai partiti di natura indiretta. Peggio non lo potevate scrivere perché non prevede tetti massimi di erogazione, di donazioni liberali a favore dei partiti e perché non esistono sanzioni nei confronti dei partiti e di tutte quelle società, ad esempio, di revisori contabili e quant'altro, che gravitano attorno ai bilanci e ai rendiconti dei partiti.
  Per questi motivi il MoVimento 5 Stelle si è sentito costretto, non solo a fare una relazione di minoranza, ma a scrivere un testo alternativo a quello del Governo. Ma purtroppo le negatività non sono finite, perché, oltre ad essere arrivato nel peggiore dei modi, il provvedimento di origine governativa ha proseguito il suo iter in modi sempre peggiori, perché innanzitutto non è stato possibile trattarlo sufficientemente in Commissione e ci troviamo ora a lavorare un testo che non è stato sufficientemente lavorato e condiviso dal Consiglio Pag. 76dei Ministri prima di venire licenziato e portato alla Camera e che ora non è neppure stato sufficientemente trattato, approfondito, emendato e migliorato dalla Commissione che ha quel compito specifico, di migliorare i testi.
  A questo punto ci troviamo di fronte a una situazione nella quale i danni della votazione di questo disegno di legge possono essere addirittura peggiori della legge precedente. Dico «addirittura peggiori» perché nella legge precedente c'era una sola diminuzione del finanziamento pubblico diretto ai partiti, mentre in questo caso parliamo di una legge che vorrebbe dire, mentendo ai cittadini, che si è data realtà a una promessa elettorale di questo Governo ovvero l'abolizione del finanziamento diretto. È una menzogna che i cittadini evidentemente devono sapere.
  Se dovessimo dare uno slogan a questo disegno di legge governativo potremmo dire: «Le lobby si impadroniscono dei partiti, la politica ora è in mano ai grandi capitali e i partiti possono delinquere senza subire sanzioni». Queste sono le conseguenze concrete che votando il provvedimento, arrivato dal Governo e non sufficientemente lavorato per volontà della maggioranza, non per volontà del MoVimento 5 Stelle, ora quest'Aula si accinge a votare (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). E tutto questo perché nessuno dei punti nodali (quindi i tetti, quindi le sanzioni, quindi le caratteristiche che lo statuto deve prevedere) è stato affrontato in Commissione, a causa delle rotture evidenti su questi punti principali di PD e PdL, che hanno portato all'impossibilità della discussione e dell'approfondimento e della votazione da parte della Commissione.
  Bisogna poi aggiungere – lo abbiamo detto – che nonostante il titolo del provvedimento – che resta «Abolizione del finanziamento ai partiti» – si tratta di un'abolizione che in realtà non esiste, perché non esiste nemmeno l'abolizione del finanziamento diretto, perché c’è una dilazione di tre anni del finanziamento diretto. Quindi, da una parte, c’è un finanziamento indiretto ai partiti che viene indicato in questa legge, dall'altra, c’è un finanziamento pubblico diretto che mantiene vita, che mantiene vita fino ai tre esercizi successivi all'approvazione di questa legge. L'esempio sostanziale è che se questa legge venisse licenziata il 1o gennaio 2014, nel 2014 i partiti prenderebbero 91 milioni di euro, ovvero lo stesso denaro che i partiti hanno preso per il 2013 e ci rivediamo nel 2018 (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
  L'unico punto su cui questa maggioranza converge è certamente quello di far rimanere i partiti delle associazioni private privilegiate, come ad esempio, tra le altre cose, dimostra l'emendamento che prevede l'accesso diretto dei dipendenti dei partiti alla cassa integrazione straordinaria: è un caso unico per i dipendenti delle società private.
  In questo contesto di disastro doloso – ci viene da dire non assolutamente colposo – il MoVimento 5 Stelle ha cercato di portare un po’ di chiarezza, non solo attraverso una propria proposta di legge abbinata a quella governativa e a delle altre, ma presentando un proprio testo alternativo, che ha i seguenti cardini.
  Primo, abolizione totale ed immediata del finanziamento pubblico ai partiti e del cofinanziamento (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Questo è il principio cardine base. Limiti massimi di spesa molto ridotti per le campagne elettorali, le erogazioni liberali da parte di persone fisiche e giuridiche con tetti massimi di 5 mila euro annui e con detrazioni del 19 per cento. Significa che, secondo noi, svolgere l'attività politica con metodo democratico lo si può fare con microdonazioni, ovvero i partiti non devono avere il denaro del finanziamento pubblico come obiettivo e impostare la propria attività politica non democratica verso quell'obiettivo: il denaro e diventare un'impresa (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Infatti questi partiti sono già un'impresa che ha l'obiettivo di raggiungere il finanziamento pubblico diretto. Ma significa che il denaro dei cittadini a migliaia, in piccole cifre, 10, 50 o 100 euro è uno strumento affinché i partiti possano Pag. 77svolgere e rendere concrete le proprie idee. È così che si attua l'articolo 49 non certamente dando personalità giuridica, come altri dicevano (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
  Altri punti su cui si basa il nostro testo alternativo e non presenti ovviamente nel testo del Governo sono un controllo costante e reale dell'operato contabile dei partiti; sanzioni puntuali sia per i partiti che per le società di revisione di bilanci dei partiti che commettono illeciti; istituzione di un fondo rotativo per la concessione di finanziamenti a favore delle piccole e medie imprese dove far convergere le maggiori entrate e i risparmi ottenuti dall'abolizione reale del finanziamento diretto pubblico ai partiti e l'esperibilità dell'azione di classe avverso le società di revisione incaricate della certificazione dei bilanci dei partiti e dei movimenti che commettono illeciti.
  Se dovessimo utilizzare tre parole per descrivere questa nostra proposta, questo nostro testo alternativo sono molto semplici e facili da comprendere per i cittadini perché i cittadini devono capire domani dopo che questa legge verrà approvata come potersi rapportare ai partiti e come poter partecipare con metodo democratico allo svolgimento dell'attività politica. Tre parole: limite, controllo e sanzione. Nessuna di queste tre parole è presente nel disegno di legge governativo. Limite, controllo e sanzione: così cambierebbero davvero le cose (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) !
  Ma vogliamo essere propositivi e riteniamo che siamo ancora in tempo e che proposte emendative migliorative del testo ci possano essere e che, di conseguenza, se ampliamo questo dibattito e questa discussione tutti noi potremmo evidentemente portare ai cittadini un testo magari meno peggio di questo. E quello che mi sento di dire al Governo è di non arrivare all'ultimo momento, come purtroppo il Regolamento glielo permette, con un maxiemendamento che non solo stravolge un testo già pessimo ma che addirittura toglie a questo Parlamento, come prevede la Costituzione, la possibilità quantomeno di approfondire i testi e di votarli (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Pisicchio. Ne ha facoltà.

  PINO PISICCHIO. Signora Presidente, due furori ideologici caratterizzano il dibattito sul finanziamento pubblico ai partiti. Un primo è rappresentato dall'adesione fideistica al significato salvifico dell'abrogazione di ogni forma di sostegno al famigerato mondo dei partiti; il secondo è legato alla difesa del sostegno statale magari incrementato di un di più tenendo conto dell'inflazione. Considero entrambi gli approcci fuorvianti. Il primo perché con qualche inconsapevolezza si fa portavoce di una ben più pericolosa e devastante ideologia antipartitica che si nasconde dietro la giusta indignazione dei cittadini nei confronti di comportamenti patologici assunti da singoli attori della politica, diventati ancora più odiosi in una stagione difficile dal punto di vista economico e sociale.
  Attenzione però dietro questa approccio c’è l'ideologia di poteri che promuovono l'idea di una brusca semplificazione della politica. Via i partiti, via le complicazioni democratiche, se fosse possibile via addirittura anche i Parlamenti. Il potere a un capo solo che risponda direttamente al popolo ovviamente sostenuto da un forte consenso mediatico orientato dagli stessi poteri e assistito da un gruppo di tecnici nominati naturalmente dallo stesso capo.
  Il secondo sbagliato approccio ideologico è quello di chi ritiene che rispetto al tempo in cui la legge Piccoli venne approvata, e parliamo di quasi quarant'anni fa, siano cambiati solo i parametri di rivalutazione dell'entità del sostegno pubblico ai partiti e che ogni revisione normativa sia da considerare il male assoluto. Non è così, continuiamo a credere nella insostituibilità della forma partito in un contesto democratico moderno, per la semplice ragione che ogni struttura immaginata per sostituirne il ruolo nella rappresentanza e nella dialettica democratica degli ordinamenti Pag. 78costituzionali, ivi compresa l'utopia dell'agorà elettronica, è peggio del partito novecentesco. Ma non possiamo neppure pensare di cristallizzarne l'essenza all'interno di un mito che è consegnato alla stagione in cui i partiti e la democrazia costituzionale erano un'endiadi inscindibile perché non va dimenticato che questa nostra Repubblica trova origine nel Comitato di liberazione nazionale formato dai partiti antifascisti; trova origine, dunque, dai partiti e resta però incompiuta proprio nella parte in cui, all'articolo 49 della Costituzione, viene prevista una regolazione giuridica del partito. Il dibattito storico in Assemblea costituente con la dialettica apertasi tra chi, come Mortati e Moro, voleva scolpire in Costituzione il principio del metodo democratico interno alla vita dei partiti e chi, come i costituenti comunisti, ma non solo, intendeva affermare il principio del metodo democratico solo per le dinamiche esterne al partito, come modalità regolatrice dei rapporti interpartitici.
  Dunque da 67 anni attendiamo di regolare la forma partito; che questa regolazione rappresenti quasi un'anteriorità logica rispetto alla questione del finanziamento, è un fatto; è possibile affermare il principio del sostegno pubblico al partito sia attraverso il finanziamento diretto che attraverso il mancato introito erariale a motivo di finanziamenti privati, e sia attraverso la prestazione di servizi da parte dello Stato, solo se si è di fronte ad una entità democratica che consente il libero esercizio del diritto di ogni cittadino ad associarsi in partito per concorrere alla determinazione della politica nazionale e, aggiungerei, la piena contendibilità dei ruoli decisionali. Perché questo è il di più, cari colleghi, che distingue il partito da ogni altra associazione di cittadini. Quanto sia necessario il riferimento alla democrazia interna, oggi, mi sembra persino pleonastico ricordarlo, dopo la lunga stagione dei partiti personali efficacemente descritta dal politologo Calise.
  Un partito, dunque, democratico nella sua struttura interna, nei rapporti con gli altri partiti, un partito che, in ragione della sua grazia democratica, venga messo in condizione di funzionare. Per fare che cosa ? Due aspetti, secondo me, questo dibattito sollevato sul complesso degli emendamenti tra i molteplici che quest'oggi e nelle prossime ore dovremo assolvere, sono da considerare prioritari e, perciò stesso, meritevoli di sostegno: il primo, in tutta evidenza, attiene alla rappresentanza e credo che non abbia bisogno di particolari argomentazioni esplicative. Il secondo, invece, è quello della formazione della classe politica, egregiamente svolto in passato con il funzionamento delle grandi scuole, la Camilluccia, le Frattocchie. Questo ruolo non appartiene più al partito da almeno un ventennio e direi che i risultati sono evidenti. Altri Paesi europei, altre culture hanno sopperito al tramonto della forma partito novecentesca che svolgeva questo ruolo di formazione affidando ad altri soggetti dell'ordinamento questo delicato compito; i francesi hanno l'ENA, i tedeschi le fondazioni politiche. Probabilmente l'esempio tedesco è più vicino alla cultura e alla storia politica del nostro Paese. Io credo, allora, che si debba tornare a costruire una forma partito capace di svolgere questo ruolo fondamentale di formazione del ceto politico dirigente perché, per dirla weberianamente, la politica non va esercitata come una professione, ma non può neanche diventare l'arena dei dilettanti allo sbaraglio che talvolta dà l'impressione di essere.
  Dunque mezzi, strumenti alla politica, perché la politica promuova una rappresentanza adeguata e all'altezza dei bisogni del Paese. Dobbiamo, insieme, dare una risposta a questa fondamentale esigenza che viene posta dai cittadini italiani chiudendo con la stagione dei rimborsi, che in realtà rappresentavano un inganno semantico mai accettato dal corpo elettorale, e aprendo ad una stagione nuova in cui accanto alla conquista del voto i partiti dovranno attrezzarsi alla conquista del soldo da parte dei cittadini, cosa che appare assai ardua in tutta evidenza, mentre credo sia opportuno far riferimento a servizi piuttosto che a risorse economiche, Pag. 79servizi che vengano garantiti dallo Stato. Questo assetto, e mi avvio a conclusione, può essere considerato un compromesso accettabile; dobbiamo allora lavorare insieme affinché quest'Aula trovi un punto di equilibrio onesto ed accettabile all'altezza di un Paese democratico su questa spinosissima questione del finanziamento pubblico.

  PRESIDENTE. Sono così esauriti gli interventi sul complesso degli emendamenti all'articolo 1.

  DANILO TONINELLI. Chiedo di parlare per richiamo al Regolamento.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  DANILO TONINELLI. Signor Presidente, l'articolo del Regolamento a cui mi richiamo è l'articolo 79, comma 10, e mi richiamo a questo articolo ritornando alla giornata di ieri dei lavori in Commissione e cercando il mio intervento ho fatto il punto per descrivere quello che è successo. In poche parole la Commissione Affari costituzionali, nonostante ci fossero alcune ore, alcuni giorni prima dell'arrivo in Aula, cioè oggi, come calendarizzato in capigruppo, di questo provvedimento, non ha potuto lavorare gli emendamenti, perché si è trovato un punto, una barriera e questa barriera che ha impedito la trattazione, discussione e votazione degli emendamenti, è stata spiegata dal presidente della Commissione come un nodo politico, per il mancato accordo su alcuni punti, in particolare sui 54 emendamenti accantonati da parte dei relatori di maggioranza, ed è stato preso questo spunto per dire: «non è possibile, c’è una questione politica che prevale sulla questione di merito dei lavori della Commissione, di conseguenza la Commissione non può più lavorare». Ecco, a nostro parere questa decisione non trova alcun appiglio regolamentare, perché l'articolo 79, che è l'unico articolo che dà al presidente la facoltà di incidere sugli emendamenti, riguarda la selezione degli emendamenti e in questo caso non c’è stata la scelta da parte del presidente di selezionare alcun emendamento, ma addirittura c’è stato un divieto di trattare gli emendamenti.
  Per questo motivo, e cito testualmente le parole del presidente che diceva: «la soluzione dei principali nodi problematici che, attenendo a scelte di grande rilievo, non possono essere rimesse alla politica, si trova ora nelle mani del Governo». In pratica quello che può capitare è che questo sia un precedente gravissimo, che possa essere utilizzato per dare alla maggioranza un immane potere in Commissione, ovverosia quello di bloccare i lavori.
  Noi chiediamo alla Presidente di tutelare gli interessi della qualità del lavoro in Commissione e gli interessi delle minoranze e delle opposizioni perché riteniamo inaccettabile e non procedurale, a norma di Regolamento, il fatto che vengano bloccati i lavori per il solo fatto che ci sia un blocco politico di contrasto per i relatori di maggioranza.
  Il fatto poi che la cosa venga giustificata per questo blocco politico, lasciando carta bianca al Governo, sembra chiaramente aprire la possibilità che dicevo poco fa: ovverosia il Governo cercherà nelle stanze buie, e non certamente in quest'Aula, di trovare un accordo, un maxiemendamento pochi istanti prima del voto, e il provvedimento verrà storpiato con un accordo di maggioranza che non potrà essere prima né controllato, né approfondito e né tanto meno votato, come la Costituzione prevede. Chiedo quindi che la Presidenza intervenga in questa situazione (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Deputato Toninelli, come lei sa i richiami al Regolamento devono vertere in modo diretto ed univoco sullo svolgimento e sulle modalità della discussione in corso.
  Vedo tuttavia il presidente della Commissione affari costituzionali che ha chiesto la parola, immagino per fornire gli opportuni chiarimenti. Ne ha facoltà.

  FRANCESCO PAOLO SISTO, Presidente della I Commissione. Signor Presidente, Pag. 80sono molto lieto e ringrazio il collega Toninelli, tra l'altro molto solerte in Commissione anche in interventi costruttivi, per l'occasione che mi dà per testimoniare il grande lavoro che la Commissione ha svolto; nonostante le obiettive difficoltà, non soltanto – come è stato detto riduttivamente, e questo mi dispiace, perché va a disdoro di una Commissione che si mostra sempre produttiva ed attenta – per ragioni politiche, ma anche per ragioni di obiettiva difficoltà nella trattazione degli emendamenti e nella enucleazione delle ragioni che avrebbero potuto portare al giusto approfondimento di questioni nodali in un provvedimento certamente molto delicato.
  A me spiace che si vedano sempre stanze buie, si vedano dietrologie: credo che questo è un addebito che posso molto facilmente, molto pacatamente e bonariamente respingere con le stesse parole dei componenti del MoVimento 5 Stelle, i quali, alla proposta di dare il voto sul mandato ai relatori – e lo dico a loro onore – hanno mutato il loro voto da negativo in voto di astensione, dando atto del proficuo lavoro svolto in Commissione. Ho quindi qualche difficoltà a credere che quanto riferito poche ore fa in Commissione, oggi nell'Aula assuma una veste diversa.
  Da questo punto di vista debbo necessariamente essere più formale, lo ripeto: pur rammaricato di questa diversità di approccio fra quanto fatto con grande compostezza, attenzione e costruttività in Commissione, e quanto invece riferito con una veemenza che sinceramente mi stupisce in Aula. Devo cioè dire che la Commissione ha svolto i propri lavori in modo conforme al Regolamento, alla prassi e ai precedenti: ha esaminato gli emendamenti presentati secondo l'ordine previsto dal Regolamento, ha proceduto all'accantonamento di alcuni di essi su richiesta dei relatori, che si sono riservati di esprimere il parere in un secondo momento alla luce dei necessari approfondimenti, come accade di frequente, normalmente (anche qui forse un po’ di esperienza non guasta) nel corso dell'esame in sede referente, e come tanto è più necessario quando i relatori sono due e fanno capo a forze politiche diverse.
  La Commissione ha completato l'esame degli emendamenti sui quali erano stati espressi i pareri, e si è trattato di tornare sugli emendamenti accantonati. Quando si è cercato di fare questo, i relatori hanno fatto presente di non essere in condizione di sciogliere la riserva e di esprimere i pareri, in ragione della mancanza di un accordo tra i gruppi che compongono la maggioranza. I relatori hanno chiesto che la Commissione concludesse l'esame, votando loro il mandato, e rimettesse all'Assemblea il provvedimento insieme con i nodi non ancora sciolti.
  Rammenterà la Presidenza gli sforzi che il presidente ha svolto, unitamente ai componenti la Commissione, perché il provvedimento fosse oggi in Aula, e noi siamo riusciti oggi a portarlo in Aula: questo mi sembra il risultato che la Commissione ha raggiunto, con degli sforzi che non sono certamente secondari.
  Faccio presente che, al di là della richiesta dei relatori, la Commissione aveva deciso in ogni caso di concludere l'esame del provvedimento nel primo pomeriggio di ieri, al fine di consentire il rispetto dei tempi stabiliti dalla Conferenza dei presidenti di gruppo in merito alla prosecuzione dei lavori nella giornata di oggi a partire dalle 16. Il rigoroso rispetto del termine stabilito dalla Conferenza dei presidenti di gruppo è stato richiesto proprio dai deputati del gruppo del MoVimento 5 Stelle presenti in Commissione; i quali – devo dirlo – quando alla luce della richiesta dei relatori, o quando ho posto loro ed alla Commissione in votazione la proposta di conferire il mandato ai relatori, non hanno sollevato obiezioni su questa proposta e si sono, come ho detto, astenuti.
  Pertanto non posso che – ripeto – essere grato dell'occasione che mi è stata offerta di testimoniare il gran lavoro in Commissione di tutti i gruppi, nessuno escluso; di esprimere la soddisfazione per essere riuscito, unitamente ai componenti della Commissione ed al Governo, all'onnipresente Pag. 81sottosegretario Sesa Amici, a portare il provvedimento in Commissione. Il provvedimento è in Aula, viene discusso, e questo per la Commissione costituisce certamente la più grande soddisfazione.

  PRESIDENTE. Grazie, presidente Sisto. Avete ascoltato le argomentazioni del presidente della Commissione. In ogni caso, deputato Toninelli, informerò della questione da lei posta la Presidente della Camera, come da lei richiesto.
  Nessun altro chiedendo di parlare sull'articolo 1 e sulle proposte emendative ad esso presentate, invito il relatore ad esprimere il parere della Commissione.

  EMANUELE FIANO, Relatore per la maggioranza. Signor Presidente, espongo i pareri dei relatori. Articolo 1: la Commissione esprime parere contrario sul testo alternativo del relatore di minoranza, deputato Toninelli; il parere è contrario anche sugli emendamenti Gitti 1.4 e Cozzolino 1.6, mentre gli emendamenti 1.2 Di Lello e 1.1 Pastorelli...

  PRESIDENTE. Non sono segnalati.

  EMANUELE FIANO, Relatore per la maggioranza. C’è inoltre un invito al ritiro per l'emendamento Matteo Bragantini 1.400, altrimenti il parere è contrario, come è contrario anche il parere sull'emendamento Abrignani 1.50.

  PRESIDENTE. Mi fermerei qui prima di passare agli articoli aggiuntivi. Il Governo ?

  SESA AMICI, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri. Signor Presidente, il parere del Governo è conforme a quello espresso dal relatore.

  PRESIDENTE. Il parere del relatore di minoranza ?

  DANILO TONINELLI, Relatore di minoranza. Signor Presidente, sul testo alternativo del Movimento 5 Stelle presentato dal deputato Toninelli il parere è favorevole, mentre è contrario sull'emendamento Gitti 1.4; il parere è favorevole sull'emendamento Cozzolino 1.6. Inoltre il parere è favorevole sull'emendamento Matteo Bragantini 1.400, mentre è contrario sull'emendamento Abrignani 1.50.

  PRESIDENTE. Mi fermerei qui, prima degli articoli aggiuntivi.
  Passiamo ai voti. Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul testo alternativo del relatore di minoranza, deputato Toninelli, con il parere contrario della Commissione e del Governo e con il parere favorevole del relatore di minoranza.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Carfagna, Bressa, Raciti, Sisto, Sibilia, Piccione, Pelillo...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  456   
   Votanti  451   
   Astenuti    5   
   Maggioranza  226   
    Hanno votato  116    
    Hanno votato no  335.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  Secondo le intese intercorse tra i gruppi, interrompiamo a questo punto l'esame del provvedimento che riprenderà nella seduta di domani, a partire dalle ore 11, con votazioni a partire dalle ore 11,30.

Calendario dei lavori dell'Assemblea per il mese di ottobre 2013.

  PRESIDENTE. Comunico che, a seguito dell'odierna riunione della Conferenza dei presidenti di gruppo, è stato predisposto il seguente calendario dei lavori per il mese di ottobre 2013:

   Lunedì 30 settembre (pomeridiana, con eventuale prosecuzione notturna)

Pag. 82

   Discussione congiunta sulle linee generali dei disegni di legge n. 1572 – Rendiconto generale dell'Amministrazione dello Stato per l'esercizio finanziario 2012 e del disegno di legge n. 1573 – Disposizioni per l'assestamento del bilancio dello Stato e dei bilanci delle Amministrazioni autonome per l'anno finanziario 2013 (Approvati dal Senato).

  Martedì 1o (antimeridiana, con votazioni non prima delle ore 11,30, e pomeridiana), mercoledì 2 e giovedì 3 ottobre (antimeridiana e pomeridiana, con eventuale prosecuzione notturna e nella giornata di venerdì 4 ottobre) (con votazioni)

   Eventuale seguito dell'esame di argomenti previsti nell'ultima settimana di settembre e non conclusi.

   Seguito dell'esame dei disegni di legge n. 1572 – Rendiconto generale dell'Amministrazione dello Stato per l'esercizio finanziario 2012 e del disegno di legge n. 1573 – Disposizioni per l'assestamento del bilancio dello Stato e dei bilanci delle Amministrazioni autonome per l'anno finanziario 2013 (Approvati dal Senato).

   Martedì 1o ottobre, al termine delle votazioni, con eventuale prosecuzione notturna, avrà luogo la discussione sulle linee generali del disegno di legge S. 1014 – Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 8 agosto 2013, n. 91, recante disposizioni urgenti per la tutela, la valorizzazione e il rilancio dei beni e delle attività culturali e del turismo (Approvato dal Senato, ove concluso dalla Commissione – scadenza: 8 ottobre 2013). Il seguito dell'esame avrà luogo a partire dai giorni successivi.

   Martedì 1o ottobre, alle ore 10,30, avrà luogo un'informativa urgente del Presidente del Consiglio dei ministri sulle recenti vicende di Telecom Italia.

   Mercoledì 2 ottobre, al termine delle votazioni, avrà luogo la discussione sulle linee generali del disegno di legge n. 1540 – Conversione in legge del decreto-legge 14 agosto 2013, n. 93, recante disposizioni urgenti in materia di sicurezza e per il contrasto della violenza di genere, nonché in tema di protezione civile e di commissariamento delle province (da inviare al Senato – scadenza: 15 ottobre 2013). Il seguito dell'esame avrà luogo nelle giornate successive.

  Lunedì 7 ottobre (antimeridiana/pomeridiana, con eventuale prosecuzione notturna)
  Discussione sulle linee generali dei progetti di legge:

   disegno di legge n. 1544 – Conversione in legge del decreto-legge 31 agosto 2013, n. 102, recante disposizioni urgenti in materia di IMU, di altra fiscalità immobiliare, di sostegno alle politiche abitative e di finanza locale, nonché di cassa integrazione guadagni e di trattamenti pensionistici (da inviare al Senato – scadenza: 30 ottobre 2013);

    proposta di legge n. 750 e abbinate – Modifica all'articolo 3 del decreto-legge 4 luglio 2006, n. 223, convertito, con modificazioni, dalla legge 4 agosto 2006, n. 248, e altre disposizioni in materia di disciplina degli orari di apertura degli esercizi commerciali.

  Martedì 8 (antimeridiana, con votazioni a partire dalle ore 11, e pomeridiana, con eventuale prosecuzione notturna), mercoledì 9 e giovedì 10 ottobre (antimeridiana e pomeridiana, con eventuale prosecuzione notturna e nella giornata di venerdì 11 ottobre) (con votazioni)
  Seguito dell'esame dei progetti di legge:

   disegno di legge n. 1544 – Conversione in legge del decreto-legge 31 agosto 2013, n. 102, recante disposizioni urgenti in materia di IMU, di altra fiscalità immobiliare, di sostegno alle politiche abitative e di finanza locale, nonché di cassa integrazione guadagni e di trattamenti pensionistici (da inviare al Senato – scadenza: 30 ottobre 2013);

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    proposta di legge n. 750 e abbinate – Modifica all'articolo 3 del decreto-legge 4 luglio 2006, n. 223, convertito, con modificazioni, dalla legge 4 agosto 2006, n. 248, e altre disposizioni in materia di disciplina degli orari di apertura degli esercizi commerciali.

  Mercoledì 9 ottobre, alle ore 16, avrà luogo l'esame della Nota di aggiornamento del Documento di economia e finanza 2013 (Doc. LVII, n. 1-bis).

  Giovedì 10 ottobre, alle ore 11, avrà luogo un'informativa del Governo in relazione al prossimo semestre italiano di Presidenza del Consiglio dell'Unione europea.

  Nel corso della settimana potrà avere luogo il seguito dell'esame di argomenti previsti nella settimana precedente e non conclusi.

  Lunedì 14 ottobre (antimeridiana/pomeridiana, con eventuale prosecuzione notturna)
  Discussione sulle linee generali del disegno di legge n. 1574 – Conversione in legge del decreto-legge 12 settembre 2013, n. 104, recante misure urgenti in materia di istruzione, università e ricerca (da inviare al Senato – scadenza: 11 novembre 2013).

  Discussione sulle linee generali delle mozioni Molteni ed altri n. 1-00183 e Braga ed altri n. 1-00013 concernenti iniziative a favore dei lavoratori frontalieri.

  Martedì 15 (antimeridiana, con votazioni a partire dalle ore 11, e pomeridiana, con eventuale prosecuzione notturna), mercoledì 16 e giovedì 17 ottobre (antimeridiana e pomeridiana, con eventuale prosecuzione notturna e nella giornata di venerdì 18 ottobre) (con votazioni)
  Seguito dell'esame dei disegni di legge:
n. 1574 – Conversione in legge del decreto-legge 12 settembre 2013, n. 104, recante misure urgenti in materia di istruzione, università e ricerca (da inviare al Senato - scadenza: 11 novembre 2013);

   n. 925 e abbinate – Modifiche alla legge 8 febbraio 1948, n. 47, al codice penale e al codice di procedura penale in materia di diffamazione, di diffamazione con il mezzo della stampa o con altro mezzo di diffusione, di ingiuria e di condanna del querelante.

  Seguito dell'esame delle mozioni Molteni ed altri n. 1-00183 e Braga ed altri n. 1-00013 concernenti iniziative a favore dei lavoratori frontalieri.

  La mattina di martedì 15 ottobre avrà luogo un'informativa del Ministro per le riforme costituzionali sulla relazione finale della Commissione per le riforme costituzionali.

  Nel corso della settimana avrà luogo l'esame di un documento in materia di insindacabilità ai sensi dell'articolo 68, primo comma, della Costituzione, nell'ambito di un procedimento penale nei confronti del deputato Aniello Formisano (Doc. IV-quater, n. 2).

  Nel corso della settimana potrà avere luogo il seguito dell'esame di argomenti previsti nella settimana precedente e non conclusi.
  Lunedì 21 ottobre (antimeridiana/pomeridiana, con eventuale prosecuzione notturna)
  Discussione sulle linee generali del disegno di legge S. 1015 – Conversione in legge del decreto-legge 31 agosto 2013, n. 101, recante disposizioni urgenti per il perseguimento di obiettivi di razionalizzazione nelle pubbliche amministrazioni (ove trasmesso dal Senato e concluso dalla Commissione – scadenza: 30 ottobre 2013).

  Discussione sulle linee generali della mozione Speranza ed altri n. 1-00162 concernente iniziative per una politica industriale volta alla riqualificazione ed alla reindustrializzazione dei poli chimici.

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  Martedì 22 (antimeridiana, con votazioni a partire dalle ore 11, e pomeridiana, con eventuale prosecuzione notturna), mercoledì 23 e giovedì 24 ottobre (antimeridiana e pomeridiana, con eventuale prosecuzione notturna e nella giornata di venerdì 25 ottobre) (con votazioni)

  Seguito dell'esame del disegno di legge S. 1015 – Conversione in legge del decreto-legge 31 agosto 2013, n. 101, recante disposizioni urgenti per il perseguimento di obiettivi di razionalizzazione nelle pubbliche amministrazioni (ove trasmesso dal Senato e concluso dalla Commissione – scadenza: 30 ottobre 2013).

  Seguito dell'esame della mozione Speranza ed altri n. 1-00162 concernente iniziative per una politica industriale volta alla riqualificazione ed alla reindustrializzazione dei poli chimici.

  Nel corso della settimana potrà avere luogo il seguito dell'esame di argomenti previsti nella settimana precedente e non conclusi.

  Lunedì 28 ottobre (antimeridiana/pomeridiana, con eventuale prosecuzione notturna)
  Discussione sulle linee generali della proposta di legge n. 730 – Legge quadro in materia di interporti e di piattaforme logistiche territoriali.

  Discussione sulle linee generali delle mozioni:

   Airaudo ed altri n. 1-00164 concernente iniziative per il rilancio del settore manifatturiero;

   Vezzali, Valeria Valente, Rampelli, Capelli ed altri n. 1-00151, Mongiello ed altri n. 1-00158 e Laffranco ed altri n. 1-00159 concernenti iniziative in favore dei celiaci, con particolare riferimento alla normativa comunitaria.

  Martedì 29 (antimeridiana, con votazioni a partire dalle ore 11, e pomeridiana, con eventuale prosecuzione notturna), mercoledì 30 e giovedì 31 ottobre (antimeridiana e pomeridiana, con eventuale prosecuzione notturna) (con votazioni)

  Seguito dell'esame della proposta di legge n. 730 – Legge quadro in materia di interporti e di piattaforme logistiche territoriali.

  Seguito dell'esame delle mozioni:

   Airaudo ed altri n. 1-00164 concernente iniziative per il rilancio del settore manifatturiero;

   Vezzali, Valeria Valente, Rampelli, Capelli ed altri n. 1-00151, Mongiello ed altri n. 1-00158 e Laffranco ed altri n. 1-00159 concernenti iniziative in favore dei celiaci, con particolare riferimento alla normativa comunitaria.

  Nel corso della settimana potrà avere luogo il seguito dell'esame di argomenti previsti nella settimana precedente e non conclusi.

  Nell'ambito del calendario sarà inserito l'esame del conto consuntivo della Camera dei deputati per l'anno finanziario 2012 (Doc. VIII, n. 1) e del progetto di bilancio della Camera dei deputati per l'anno finanziario 2013 (Doc. VIII, n. 2).
  La Conferenza dei presidenti di gruppo ha deliberato all'unanimità l'urgenza sul disegno di legge n. 1542 – Disposizioni sulle Città metropolitane, sulle Province, sulle unioni e fusioni di Comuni (A.C. 1542).
  Lo svolgimento di interrogazioni a risposta immediata (question time) avrà luogo il mercoledì (dalle ore 15).
  Lo svolgimento di interrogazioni e di interpellanze avrà luogo (salvo diversa previsione) il martedì (tra le ore 9 e le ore 11); lo svolgimento di interpellanze urgenti il venerdì, alle ore 9.
  Il Presidente si riserva di inserire nel calendario l'esame di progetti di legge di ratifica licenziati dalle Commissioni e di ulteriori documenti licenziati dalla Giunta per le autorizzazioni.Pag. 85
  L'organizzazione dei tempi per la discussione degli argomenti iscritti nel calendario sarà pubblicata in calce al resoconto stenografico della seduta odierna.

Sull'ordine dei lavori (ore 19,05).

  PRESIDENTE. Ci sono ora alcuni interventi di colleghi a fine seduta. Ha chiesto di parlare la deputata Laura Castelli. Ne ha facoltà.

  LAURA CASTELLI. Signor Presidente, intervengo solo per dire che questa mattina non ero presente all'approvazione del processo verbale, però ieri, durante il mio intervento, ho detto più volte: «il TAV», ma lo stenografico riportava: «la TAV». Ora, a parte che ci può stare un errore, anche se non capisco bene qual è il meccanismo che fa sì che un errore del genere si commetta, volevo che fosse iscritto agli atti per le prossime volte.

  ELENA CARNEVALI. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  ELENA CARNEVALI. Signora Presidente, onorevoli colleghi, intervengo in merito alla questione relativa al Fondo nazionale politiche sociali. È un Fondo che va a finanziare un sistema molto articolato di piani sociali regionali e di piani di zona, che descrive in ogni territorio la rete sociale ed integrata dei servizi che sono rivolti all'inclusione dei soggetti in difficoltà. In questi dieci anni, dal 2004, già le risorse del Fondo nazionale politiche sociali si sono ridotte del 77,8 per cento.
  Oggi il tema che voglio sollevare e, soprattutto, la richiesta che voglio avanzare alla Presidenza è di farsi portavoce, in particolare nei confronti del Governo, perché con il decreto del Ministero del lavoro e delle politiche sociali del 26 giugno 2013 è stato predisposto il riparto di questo Fondo, ma ad oggi è stato trasferito solo il 20 per cento di queste risorse.
  Alle condizioni attuali – siamo esattamente, tra pochi giorni, al mese di ottobre – non è più possibile che i comuni non possano disporre di queste risorse che sono, invece, assolutamente essenziali. Quindi, l'invito è la sollecitazione al Governo di potere trasferire le risorse che attualmente sono ancora mancanti (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

  CLAUDIO FAVA. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  CLAUDIO FAVA. Signora Presidente, a memoria mia non c’è, nella storia repubblicana, il precedente di una legislatura che comincia e per sette mesi non abbia la coerenza, il puntiglio e l'onestà politica di istituire la Commissione antimafia.
  Sono trascorsi sette mesi ieri e la Commissione antimafia continua ad essere rinviata tra le varie ed eventuali alle nostre discussioni. Credo che sia una omertà sul piano politico irricevibile, nel momento in cui la camorra seppellisce rifiuti radioattivi che fanno aumentare del 300 per cento le mortalità per tumori in alcune province della Campania, nel momento in cui la ’ndrangheta dà l'assalto all'Expo 2015, nel momento in cui Cosa Nostra mette seriamente e definitivamente a repentaglio l’ utilizzabilità della legge La Torre, noi continuiamo a fare a meno di uno strumento istituzionale che in passato si è rivelato prezioso. Le chiedo di farsi carico, anche attraverso la Presidente della Camera, di sollecitare, soprattutto i partiti della maggioranza, a risolvere ogni problema procedurale e politico e andare il più rapidamente possibile all'insediamento della Commissione antimafia (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà).

  PRESIDENTE. Mi risulta che questo tema sia stato trattato nella Conferenza dei presidenti di gruppo anche oggi e che la Presidente sia avvertita e i gruppi si siano impegnati ad andare nella direzione da lei auspicata. Io ero qui, quindi riferisco.Pag. 86
  Ha chiesto di parlare la deputata Giuditta Pini. Ne ha facoltà.

  GIUDITTA PINI. Signor Presidente, volevo ricordare come otto anni fa fu ucciso a Ferrara, durante un semplice controllo della polizia, Federico Aldrovandi. Aldrovandi venne fermato e ucciso senza un motivo, almeno apparentemente senza un motivo, non che ci siano motivi per uccidere una persona così, all'improvviso. Era nato nel 1987, aveva tre anni meno di me, e dopo anni e anni di processi e richieste di chiarimenti sono stati poi condannati questi quattro appartenenti alle forze dell'ordine, alle forze di polizia. La cosa più sconvolgente di questo episodio, oltre al silenzio che lo avvolse per un sacco di tempo, fu che pare che la colpa più grossa di Federico fosse quella di trovarsi nel momento sbagliato al posto sbagliato. Questo ci fa pensare che potevo essere io o poteva essere chiunque altro di noi in quel momento.
  Sappiamo che il tema è molto delicato, però sappiamo anche che sono state presentate delle proposte di legge e vorremmo chiedere al Governo, perché crediamo sia urgente in questo caso sì fare una decretazione d'urgenza, di inserire all'interno del nostro ordinamento, così come ci chiedono numerosissime organizzazioni internazionali e di cittadini semplici e la società civile, il reato di tortura anche all'interno del nostro ordinamento. Crediamo che un interesse da parte del Ministero dell'interno su questo tema potrebbe essere finalmente un motivo non solo per chiarire alcune circostanze, ma anche per rassicurare i cittadini nei confronti delle forze dell'ordine e le forze dell'ordine nei confronti dei cittadini.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Daga. Ne ha facoltà.

  FEDERICA DAGA. Signor Presidente, vorrei sottoporre alla sua attenzione la situazione riguardante il signor Giuseppe Masciari e la moglie Marisa Salerno, già sottoposti a programma di protezione dei testimoni dal 1997 e ancora oggi sotto scorta per l'attualità del rischio. La signora Salerno ha ricevuto ingiunzione di pagamento per crediti legati alla procedura fallimentare dell'azienda del marito. Il TAR del Lazio al riguardo ha già stabilito nel 2009 il nesso causale tra le denunce del Masciari e il fallimento della sua azienda. Inoltre il Ministero dell'interno, con proprie delibere, aveva dichiarato di farsi carico di tutto ciò che derivava dallo stato passivo del fallimento. Su tale ingiunzione di pagamento è stato proposto appello e richiesta di sospensiva.
  Ora, il presidente della Corte d'appello ha fissato udienza nel 2015, non accogliendo la richiesta di sospensiva e anticipazione di udienza, valutando unicamente i profili economici senza tener conto dei risvolti di sicurezza relativi allo status dei coniugi e dei loro figli. Allo stato attuale sull'abitazione in cui vivono pende un'ipoteca e un'altra è in procinto di emissione da parte di Equitalia. Risulta paradossale che la maggior quota del credito sia relativa a INPS e camera di commercio per una presunta attività esercitata dal 1996 al 2010, quando è noto che l'attività dell'impresa Masciari si è fermata quando ha denunciato la ’ndrangheta.
  Chiedo, quindi, alla Presidenza di impegnarsi ad avanzare richiesta all'ufficio competente del Ministero dell'interno affinché siano risolte tutte le problematiche che insistono sulla famiglia per essersi ribellati all'oppressione mafiosa e alle collusioni tra essa, le istituzioni politiche e la magistratura.

  MICHELE PIRAS. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  MICHELE PIRAS. Signor Presidente, ieri gli operai dell'Alcoa di Portovesme hanno occupato gli uffici della regione Sardegna, dando vita all'ennesima disperata manifestazione di protesta per una situazione che ormai ha assunto i caratteri del paradosso. Da una parte, tutti, il Governo nazionale e il governo regionale, le organizzazioni sindacali e la politica a ribadire la strategicità della produzione Pag. 87dell'alluminio per il Paese; dall'altra, il susseguirsi di promesse tradite, l'alimentarsi di speranze puntualmente disattese, che costituiscono la beffa che si aggiunge al danno prodotto a un territorio, il Sulcis, fra i più poveri, disgregati e violentati del Paese.
  Noi vogliamo oggi esprimere la nostra vicinanza e solidarietà, anche in questa sede, alla battaglia dei lavoratori dell'Alcoa, alle loro famiglie e a un intero territorio che ha il diritto, come altri, a un futuro, a una speranza e al lavoro.
  Il Governo nazionale ha il dovere, secondo noi, di farsi carico di questa vertenza e di dire a quelle persone la verità, interrompendo il circuito perverso in atto da anni che produce ulteriore rabbia, frustrazione e disperazione. Diteci di che morte dobbiamo morire oppure diteci di che vita si può vivere in quello spicchio di Paese, ma basta silenzio, perché è ingiusto, perché è inumano, perché il silenzio è sempre uguale a morte.
  Papa Francesco, nella sua recente visita a Cagliari, ha detto sul tema del lavoro parole forti, che hanno emozionato e commosso tutti, fedeli e laici, credenti e non credenti. Tutti hanno applaudito e condiviso, ma gli applausi e le condivisioni non risolvono i problemi occupazionali e non producono reddito né lavoro né dignità. Servono oggi risposte chiare, senza le quali, allo scemare degli applausi, resterà solo l'odore acre dell'ipocrisia e la colpa anche di coloro che si ritengono assolti (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà).

Ordine del giorno della seduta di domani.

  PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della seduta di domani.

  Giovedì 26 settembre 2013, alle 11:

  1. – Seguito della discussione del disegno di legge:
   Abolizione del finanziamento pubblico diretto, disposizioni per la trasparenza e la democraticità dei partiti e disciplina della contribuzione volontaria e della contribuzione indiretta in loro favore (C. 1154-A).
   e delle abbinate proposte di legge: D'INIZIATIVA POPOLARE; PISICCHIO; DI LELLO ed altri; FORMISANO ed altri; LOMBARDI ed altri; GRASSI ed altri; BOCCADUTRI ed altri; NARDELLA ed altri; RAMPELLI ed altri; GITTI e VITELLI (C. 15-186-199-255-664-681-733-961-1161-1325).
  — Relatori: Fiano e Gelmini, per la maggioranza; Toninelli, di minoranza.

  2. – Discussione delle mozioni Busto ed altri n. 1-00030, Zan ed altri n. 1-00188, Grimoldi ed altri n. 1-00189 e Borghi, Latronico, Matarrese ed altri n. 1-00193 concernenti iniziative in materia di utilizzo di alcune tipologie di combustibili solidi secondari nei forni dei cementifici.

  La seduta termina alle 19,15.

TESTO INTEGRALE DELLE DICHIARAZIONI DI VOTO FINALE DEI DEPUTATI GIANLUCA PINI E FABIO RAMPELLI SUL TESTO UNIFICATO DELLE PROPOSTE DI INCHIESTA PARLAMENTARE DOC. XXII, NN. 5-6-7-11-A

  GIANLUCA PINI. Il gruppo della Lega Nord ha presentato e sostenuto, insieme ad altri colleghi di altre forze politiche, la proposta di istituire questa Commissione sulla scorta della analoga esperienza condotta nella scorsa legislatura, che a nostro avviso ha dato buoni frutti ma che non deve essere lasciata cadere nel vuoto.
  Il fenomeno della contraffazione e della pirateria commerciale presenta aspetti complessi e attraversa praticamente tutti i settori commerciali. Chi ha tentato in passato di affrontare il tema trovando una tutela legislativa, compresi i governi a cui abbiamo contribuito, si è trovato di fronte ad un problema dalle enormi dimensioni e dalle soluzioni incerte: il fenomeno va dunque affrontato con la massima serietà Pag. 88ma mettendo in campo competenze e raccogliendo informazioni ed esperienze che esulano dall'attività corrente delle commissioni parlamentari e del legislatore.
  È necessaria una sede dedicata, che affronti il tema in modo programmato e continuativo, utilizzando tutte le competenze richieste dalla complessità del fenomeno e soprattutto che sia dotata dei poteri di esame e di indagine dell'autorità giudiziaria, come è consuetudine per le commissioni di inchiesta parlamentari.
  Lo scopo è naturalmente di essere di servizio al legislatore, elaborando risultati utili a mettere a punto un quadro di contrasto normativo certo ed univoco ai fenomeni della contraffazione, fornendo gli elementi necessari per rendere del tutto operativa l'azione intrapresa dalle istituzioni italiane sulla tutela dei prodotti denominati «made in Italy».
  Naturalmente non partiamo da zero, benché gli sforzi condotti durante la precedente legislatura nel contrasto alla pirateria e nella tutela del made in Italy non abbiano al momento trovato alcun prosieguo né da parte del Governo Monti né del Governo attualmente in carica.
  Purtroppo nonostante l'approvazione della legge 8 aprile 2010, n. 55, promossa dalla Lega Nord, al fine di assicurare la tracciabilità dei prodotti del comparto tessile, pelletteria e calzaturiero, attraverso l'introduzione di un sistema di etichettatura obbligatoria, non è mai entrata in vigore perché fortemente ostacolata dall'Unione europea, da sempre contraria all'introduzione di tali sistemi di etichettatura dei prodotti.
  La legge permetterebbe, specie in questo momento di crisi, alle imprese che producono in Italia di difendersi dalla concorrenza di chi, senza scrupoli, immette sul mercato prodotti di qualità estremamente bassa e quindi spesso dannosi per la salute umana, facendoli passare come «made in Italy» anche se prodotti interamente all'estero.
  Non credo di dover ricordare ancora una volta che quello del nostro Paese è uno dei sistemi industriali e manifatturieri più danneggiati dalla contraffazione, non solo perché la produzione del nostro Paese garantisce standard di qualità, di gusto e di affidabilità internazionalmente riconosciuti, ma anche perché la nostra struttura produttiva, prevalentemente composta da piccole e medie imprese, è di per sé molto fragile nel contrastare da sola la concorrenza proveniente dal mercato del falso, con un'inevitabile perdita di competitività di introiti, di immagine, e anche di sicurezza nei confronti dei consumatori.
  Le stime sul mercato del falso sono necessariamente approssimative, ma stiamo parlando di cifre intorno agli 8 miliardi di fatturato fantasma. Fatte le dovute proporzioni, abbiamo l'obbligo di agire subito anche perché ad un mercato del falso così imponente corrisponde una mancata produzione, un mancato introito per lo stato e minori posti di lavoro sul nostro territorio. Se fino ad alcuni anni fa questo era solo un gravissimo problema, oggi questa è una emergenza: stiamo cercando coperture finanziarie e di bilancio e metodi per sostenere la produzione nazionale messa in ginocchio dalla crisi economica: eppure da almeno due anni pare che il tema della lotta alla contraffazione, una volta tagliata fuori la Lega dal Governo, sembra sparito da ogni agenda, cancellato come se non fosse uno dei canali principali su cui agire anche in chiave di ripresa; come se non fosse uno dei fattori che hanno inciso in negativo sull'acuirsi delle crisi di molti settori produttivi nazionali;
  La World Customs Organization, nel rapporto «Customs and Ipr 2009» ha evidenziato come, su un totale di oltre 290 milioni di prodotti contraffatti sequestrati dalla dogane mondiali nel 2009, il 34 per cento dei sequestri sia avvenuto nell'area asiatica e pacifica, il 30 per cento in Europa, il 18 per cento in Medio Oriente, il 14 per cento in America e lo 0,7 per cento in Africa.
  I dati non fanno altro che rafforzare le posizioni da sempre espresse dalla Lega Nord sulla necessità di contrastare le pratiche di commercio illegali messe in atto dalle imprese cinesi nei confronti di quelle italiane. Le economie di questi paesi da tempo minacciano l'Italia e l'Europa con Pag. 89politiche commerciali aggressive favorite da bassissimi costi di produzione, anche legati alla violazione dei diritti umani (sfruttamento del lavoro minorile) e dei più elementari standard di sicurezza del lavoro, della salute e dell'ambiente.
  La necessità di contrastare il fenomeno della contraffazione, già nella scorsa legislatura, ha portato la Camera dei deputati ad istituire una Commissione, analoga a questa, che attraverso una rigorosa attività di studio e di indagine ha fornito gli strumenti necessari per l'approfondimento di tale fenomeno, permettendo quindi alle istituzioni di poter intervenire su di esso in modo più efficace.
  Si ritiene, tuttavia, che il percorso sia ancora lungo e difficile. È necessario quindi che il Parlamento approvi la proposta in esame, anche per non disperdere il proficuo lavoro di indagine compiuto nella scorsa legislatura.

  FABIO RAMPELLI. Onorevoli Colleghi ! Le violazioni dei diritti di proprietà industriale, la contraffazione e la pirateria, rappresentano un fenomeno in costante crescita, anche in ambito internazionale, e arrecano un danno consistente alle economie nazionali. Da un lato, infatti, per le imprese il fenomeno si traduce in una diminuzione di fatturato e nella perdita di quote di mercato, senza dimenticare le perdite immateriali e i danni morali subiti come conseguenza delle ripercussioni negative in termini d'immagine presso i clienti. Dall'altro lato, per lo Stato, la produzione ed il commercio delle merci contraffatte comporta ingenti perdite di gettito e implica un cospicuo numero di infrazioni, sia sotto il profilo della violazione delle normative sul lavoro, sia sotto quello della violazione delle norme di sicurezza che si applicano, invece, ai prodotti «regolari»: rischi sanitari e per l'incolumità delle persone, derivanti da sostanze nocive contenute nelle merci contraffatte; si pensi a sigarette, contraffazione in ambito alimentare, giocattoli, prodotti cosmetici.
  Peraltro, negli ultimi anni, il mercato dei prodotti contraffatti ha dimostrato di sapersi adeguare perfettamente anche alle nuove tecnologie della vendita attraverso Internet, e sono in aumento anche le vendite on-line di prodotti falsi.
  Il fenomeno della contraffazione ha gravi ripercussioni non solo sull'economia del nostro Paese ma anche dell'Unione europea, e riguarda, purtroppo, tutti i settori merceologici: farmaci, prodotti alimentari, sigarette, giocattoli, abbigliamento e prodotti elettronici sono i prodotti che maggiormente, e quasi giornalmente, vengono sequestrati in Italia perché importati in violazione di un diritto di proprietà intellettuale. Ai sensi del Regolamento CE n.1383/2003 una merce è contraffatta quando – alla stessa «è stato apposto senza autorizzazione un marchio di fabbrica o di commercio identico a quello validamente registrato o che non possa essere distinto nei suoi aspetti essenziali da tale marchio di fabbrica o di commercio».
  La criminalità organizzata è sempre più coinvolta nel mercato del falso, provocando anche deviazioni del traffico commerciale e fenomeni di concorrenza sleale: questo mette in grave pericolo la capacità di innovazione e di ricerca, che da sempre è uno dei punti di forza del nostro Paese e danneggia fortemente i fabbricanti, i commercianti onesti e i consumatori, con possibili gravi rischi per la salute e la sicurezza.
  Secondo gli ultimi dati, nel nostro Paese il mercato della contraffazione arriva a fatturare ogni anno circa 6,9 miliardi di euro e comporta la perdita di ben 110mila posti di lavoro; i settori più colpiti sono l'abbigliamento e gli accessori (2,5 miliardi di euro), il comparto cd, dvd e software (1,8 miliardi di euro) e i prodotti alimentari (1,1 miliardi di euro).
  In genere, la contraffazione e la pirateria sono accompagnate da una truffa deliberata ai danni del consumatore sulla qualità che questi ha diritto di aspettarsi da un prodotto caratterizzato, ad esempio, da un marchio famoso. Ciononostante, secondo una ricerca effettuata dal Censis su incarico del Ministero dello Sviluppo economico, a sostenere il mercato del falso Pag. 90concorrerebbe una domanda interna particolarmente «consistente» che alimenta un mercato molto esteso; in realtà i consumatori sarebbero «indifferenti al fatto di compiere un atto illecito e convinti di fare un affare».
  Un aspetto particolarmente rilevante, nell'ambito della contraffazione, è costituito da quella realizzata sul fronte alimentare, che in Italia vale 1,1 miliardi di euro, suscettibili di arrivare addirittura a 60 miliardi se si considera il fenomeno dei prodotti italian sounding; in merito la Coldiretti ha avuto modo di sottolineare la gravità degli effetti sulla salute delle frodi a tavola. L’italian sounding rappresenta l'ultima frontiera della contraffazione alimentare, economicamente forse la più pesante: il commercio di prodotti dotati di definizioni, di nomi, di marche, che suonano, per così dire, italiani, ma che non sono prodotti in Italia; articoli che sono prodotti e immessi in commercio utilizzando marchi e immagini che richiamano per assonanza il nostro Paese ma che con l'italianità non hanno nulla a che fare.
  In un mercato sempre più aperto e competitivo, la progettazione e lo sviluppo di un prodotto sono divenuti un'operazione sempre più complessa per vari fattori come il processo continuo di innovazione tecnologica, la sempre maggiore attenzione alla funzionalità del prodotto e agli standard di sicurezza, la consapevolezza di dover far fronte alle crescenti richieste dei consumatori, la necessità di diversificare i prodotti in funzione del variare dei destinatari del mercato, (ad esempio in base alle fasce d'età, livello d'istruzione, localizzazione geografica, eccetera).
  L'Italia non può e non deve subire passivamente gli effetti della contraffazione come anche, per inciso, quelli derivanti dai dumping asiatici, ma deve trovare finalmente la necessaria compattezza per tutelare, in forma dinamica e non meramente difensiva, i propri interessi economici in Europa e nelle sedi internazionali, sostenendo le PMI e i Distretti del made in Italy dalle forme più aggressive di concorrenza asimmetrica e sleale.
  In questo ambito assume particolare rilievo lo sforzo che il Parlamento intende compiere, attraverso l'istituzione della Commissione parlamentare che oggi ci accingiamo ad approvare, nel senso di effettuare una precisa ricognizione della diffusione e delle dinamiche dei fenomeni della contraffazione e della pirateria commerciale, al fine di individuare l'approccio normativo più efficace per tutelare i nostri prodotti, le nostre aziende e i nostri consumatori. In merito, non va dimenticato neanche che il recupero di competitività delle imprese nazionali si ottiene anche attraverso la difesa della qualificazione del prodotto italiano.
  L'Italia è il Paese europeo più colpito dal flagello delle merci false, e compito del Parlamento è certamente anche quello di elaborare le strategie per combatterlo.
  Con l'istituzione della Commissione ci si propone di proseguire il lavoro già svolto dall'analoga Commissione istituita nel corso della scorsa legislatura la quale ha già svolto una prima approfondita analisi del fenomeno nei suoi vari aspetti e all'interno dei diversi segmenti di mercato.
  La Commissione che ci apprestiamo ad istituire, a differenza di quella operante nel corso della passata legislatura, si propone di agire in aderenza ai principi stabiliti dal Piano nazionale anticontraffazione, adottato nel 2011 su iniziativa del Consiglio nazionale anticontraffazione che opera presso il Ministero dello Sviluppo economico dal 2010. Come noto, il Piano ha individuato sei macro-priorità in tema di lotta alla contraffazione, incentrate sulla comunicazione e l'informazione, sulla costruzione di un diffuso presidio territoriale, sulla lotta al fenomeno via Internet, sulla formazione alle imprese in tema di tutela nazionale e internazionale della proprietà intellettuale, sulla tutela del made in Italy da ogni forma di usurpazione, compreso l’italian sounding, e, infine, sulla esigenza di specializzazione dei giudici civili e penali chiamati ad occuparsi dei reati connessi.
  La lotta alla contraffazione permette di tutelare sia l'identità dei marchi del nostro Pag. 91Paese, sia la conseguente qualità dei prodotti offerti ai consumatori, nonché costituisce un impegno concreto nella lotta alla criminalità.
  La necessità di tutelare il made in Italy, con particolare riguardo anche a quello in ambito agroalimentare, racchiude lo sforzo di proteggere la nostra produzione agricola, già martoriata dai vincoli della legislazione europea così come il turismo legato alle coltivazioni tradizionali e ai marchi DOC, DOCG e DOP.
  Per queste ragioni esprimiamo il voto favorevole di Fratelli d'Italia su questo provvedimento.

ERRATA CORRIGE

  Nel resoconto stenografico della seduta del 24 settembre 2013:
   - a pagina 29, prima colonna, ventesima riga, la parola «la» si intende sostituita da «il».

Pag. 92

ORGANIZZAZIONE DEI TEMPI DI ESAME DEL DOC. XXII, N. 11

Doc. XXII, n. 11 – Commissione parlamentare d'inchiesta sul contrasto della contraffazione e della pirateria in campo commerciale

Seguito dell'esame: 1 ora e 30 minuti.

Relatore 5 minuti
Governo 5 minuti
Richiami al Regolamento 5 minuti
Tempi tecnici 5 minuti
Interventi a titolo personale 9 minuti (con il limite massimo di 2 minuti per ciascun deputato)
Gruppi 1 ora e 1 minuto
 Partito Democratico 17 minuti
MoVimento 5 Stelle 8 minuti
 Popolo della Libertà – Berlusconi
 Presidente
8 minuti
 Scelta civica per l'Italia 6 minuti
 Sinistra Ecologia Libertà 5 minuti
 Lega Nord e Autonomie 5 minuti
 Fratelli d'Italia 4 minuti
 Misto: 8 minuti
  Centro Democratico 2 minuti
  Minoranze Linguistiche 2 minuti
  MAIE - Movimento Associativo italiani
  all'estero - Alleanza per l'Italia (API)
2 minuti
  Partito Socialista Italiano (PSI) –
  Liberali per l'Italia (PLI)
2 minuti
Pag. 93

ORGANIZZAZIONE DEI TEMPI DI ESAME DEL DISEGNO DI LEGGE N. 1154 E ABB.

Ddl n. 1154 e abb. – Finanziamento pubblico dei partiti

Seguito dell'esame: 14 ore e 30 minuti.

Relatori 20 minuti
Governo 20 minuti
Richiami al Regolamento 10 minuti
Tempi tecnici 45 minuti
Interventi a titolo personale 2 ore e 25 minuti (con il limite massimo di 22 minuti per il complesso degli interventi di ciascun deputato)
Gruppi 10 ore e 30 minuti
 Partito Democratico 2 ore e 23 minuti
 MoVimento 5 Stelle 2 ore e 8 minuti
 Popolo della Libertà – Berlusconi
 Presidente
1 ora e 19 minuti
 Scelta civica per l'Italia 1 ora e 2 minuti
 Sinistra Ecologia Libertà 1 ora e 9 minuti
 Lega Nord e Autonomie 54 minuti
 Fratelli d'Italia 45 minuti
 Misto: 50 minuti
  Centro Democratico 14 minuti
  Minoranze Linguistiche 14 minuti
  MAIE - Movimento Associativo italiani
  all'estero - Alleanza per l'Italia (API)
11 minuti
  Partito Socialista Italiano (PSI) –
  Liberali per l'Italia (PLI)
11 minuti
Pag. 94

ORGANIZZAZIONE DEI TEMPI DI ESAME DEGLI ARGOMENTI IN CALENDARIO

Ddl n. 1572 – Rendiconto generale dell'amministrazione dello Stato per il 2012 e ddl n. 1573 – Assestamento del bilancio dello Stato per il 2013

Tempo complessivo: 13 ore, di cui:
• discussione generale congiunta: 7 ore;
• seguito dell'esame: 6 ore.

Discussione generale Seguito dell'esame
Relatore 15 minuti 15 minuti
Governo 15 minuti 15 minuti
Richiami al Regolamento 10 minuti 10 minuti
Tempi tecnici 10 minuti
Interventi a titolo personale 1 ora e 10 minuti (con il limite massimo di 15 minuti per ciascun deputato) 58 minuti (con il limite massimo di 9 minuti per il complesso degli interventi di ciascun deputato)
Gruppi 5 ore e 10 minuti 4 ore e 12 minuti
 Partito Democratico 1 ora 57 minuti
 MoVimento 5 Stelle 44 minuti 51 minuti
 Popolo della Libertà – Berlusconi
 Presidente
40 minuti 32 minuti
 Scelta civica per l'Italia 35 minuti 25 minuti
 Sinistra Ecologia Libertà 35 minuti 27 minuti
 Lega Nord e Autonomie 33 minuti 22 minuti
 Fratelli d'Italia 31 minuti 18 minuti
 Misto: 32 minuti 20 minuti
  Centro Democratico 9 minuti 6 minuti
  Minoranze linguistiche 9 minuti 6 minuti
  MAIE – Movimento Associativo
  italiani all'estero – Alleanza per
  l'Italia (API)
7 minuti 4 minuti
  Partito Socialista Italiano (PSI)
  – Liberali per l'Italia (PLI)
7 minuti 4 minuti
Pag. 95

Pdl n. 750 e abb. – Orari di apertura degli esercizi commerciali
Tempo complessivo: 13 ore, di cui:
• discussione generale: 6 ore e 30 minuti;
• seguito dell'esame: 6 ore e 30 minuti.

Discussione generale Seguito dell'esame
Relatore 15 minuti 20 minuti
Governo 15 minuti 20 minuti
Richiami al Regolamento 10 minuti 10 minuti
Tempi tecnici 45 minuti
Interventi a titolo personale 1 ora e 5 minuti (con il limite massimo di 15 minuti per ciascun deputato) 55 minuti (con il limite massimo di 8 minuti per il complesso degli interventi di ciascun deputato)
Gruppi 4 ore e 45 minuti 4 ore
 Partito Democratico 52 minuti 1 ora e 9 minuti
 MoVimento 5 Stelle 38 minuti 35 minuti
 Popolo della Libertà – Berlusconi
 Presidente
37 minuti 34 minuti
 Scelta civica per l'Italia 33 minuti 24 minuti
 Sinistra Ecologia Libertà 33 minuti 23 minuti
 Lega Nord e Autonomie 31 minuti 20 minuti
 Fratelli d'Italia 31 minuti 17 minuti
 Misto: 30 minuti 18 minuti
  Centro Democratico 8 minuti 5 minuti
  Minoranze linguistiche 8 minuti 5 minuti
  MAIE – Movimento Associativo
  italiani all'estero – Alleanza per
  l'Italia (API)
7 minuti 4 minuti
  Partito Socialista Italiano (PSI)
  – Liberali per l'Italia (PLI)
7 minuti 4 minuti
Pag. 96

Doc. LVII, n. 1-bis – Nota di aggiornamento del Documento di economia e finanza 2013

Tempo complessivo: 2 ore e 30 minuti (*).

Relatore 10 minuti
Gruppi 2 ore e 20 minuti
 Partito Democratico 30 minuti
 MoVimento 5 Stelle 27 minuti
 Popolo della Libertà – Berlusconi
 Presidente
18 minuti
 Scelta civica per l'Italia 14 minuti
 Sinistra Ecologia Libertà 16 minuti
 Lega Nord e Autonomie 13 minuti
 Fratelli d'Italia 12 minuti
 Misto: 10 minuti
  Centro Democratico 3 minuti
  Minoranze Linguistiche 3 minuti
  MAIE – Movimento Associativo italiani
  all'estero – Alleanza per l'Italia (API)
2 minuti
  Partito Socialista Italiano (PSI) –
  Liberali per l'Italia (PLI)
2 minuti

(*) Il tempo complessivo è stato ripartito attribuendo a ciascun gruppo una quota fissa pari a 10 minuti e una quota proporzionale alla consistenza degli stessi.

Mozioni nn. 1-00183 e 1-00013 – Iniziative a favore dei lavoratori frontalieri

Tempo complessivo, comprese le dichiarazioni di voto: 6 ore (*).

Governo 25 minuti
Richiami al Regolamento 10 minuti
Tempi tecnici 5 minuti
Interventi a titolo personale 1 ora (con il limite massimo di 9 minuti per il complesso degli interventi di ciascun deputato)
Gruppi 4 ore e 20 minuti
 Partito Democratico 1 ora e 16 minuti
 MoVimento 5 Stelle 38 minuti
 Popolo della Libertà – Berlusconi
 Presidente
36 minuti
 Scelta civica per l'Italia 26 minuti
 Sinistra Ecologia Libertà 24 minuti
 Lega Nord e Autonomie 21 minuti
 Fratelli d'Italia 19 minuti
 Misto: 20 minuti
  Centro Democratico 6 minuti
  Minoranze Linguistiche 6 minuti
  MAIE – Movimento Associativo italiani
  all'estero – Alleanza per l'Italia (API)
4 minuti
  Partito Socialista Italiano (PSI) –
  Liberali per l'Italia (PLI)
4 minuti

(*) Al tempo sopra indicato si aggiungono 5 minuti per l'illustrazione di ciascuna mozione.

Pag. 97

Pdl n. 925 e abb. – Disposizioni in materia di diffamazione

Seguito dell'esame: 8 ore.

Relatore 20 minuti
Governo 20 minuti
Richiami al Regolamento 10 minuti
Tempi tecnici 30 minuti
Interventi a titolo personale 1 ora e 14 minuti (con il limite massimo di 12 minuti per il complesso degli interventi di ciascun deputato)
Gruppi 5 ore e 26 minuti
 Partito Democratico 1 ore e 33 minuti
 MoVimento 5 Stelle 48 minuti
 Popolo della Libertà – Berlusconi
 Presidente
45 minuti
 Scelta civica per l'Italia 33 minuti
 Sinistra Ecologia Libertà 31 minuti
 Lega Nord e Autonomie 26 minuti
 Fratelli d'Italia 24 minuti
 Misto: 26 minuti
  Centro Democratico 7 minuti
  Minoranze Linguistiche 7 minuti
  MAIE – Movimento Associativo italiani
  all'estero – Alleanza per l'Italia (API)
6 minuti
  Partito Socialista Italiano (PSI) –
  Liberali per l'Italia (PLI)
6 minuti
Pag. 98

Mozione n. 1-00162 – Riqualificazione e reindustrializzazione dei poli chimici

Tempo complessivo, comprese le dichiarazioni di voto: 6 ore (*).

Governo 25 minuti
Richiami al Regolamento 10 minuti
Tempi tecnici 5 minuti
Interventi a titolo personale 1 ora (con il limite massimo di 9 minuti per il complesso degli interventi di ciascun deputato)
Gruppi 4 ore e 20 minuti
 Partito Democratico 1 ora e 16 minuti
 MoVimento 5 Stelle 38 minuti
 Popolo della Libertà – Berlusconi
 Presidente
36 minuti
 Scelta civica per l'Italia 26 minuti
 Sinistra Ecologia Libertà 24 minuti
 Lega Nord e Autonomie 21 minuti
 Fratelli d'Italia 19 minuti
 Misto: 20 minuti
  Centro Democratico 6 minuti
  Minoranze Linguistiche 6 minuti
  MAIE – Movimento Associativo italiani
  all'estero – Alleanza per l'Italia (API)
4 minuti
  Partito Socialista Italiano (PSI) –
  Liberali per l'Italia (PLI)
4 minuti

(*) Al tempo sopra indicato si aggiungono 5 minuti per l'illustrazione della mozione.

Pag. 99

Pdl n. 730 – Interporti e piattaforme logistiche

Tempo complessivo: 13 ore e 30 minuti, di cui:
• discussione generale: 6 ore;
• seguito dell'esame: 7 ore e 30 minuti.

Discussione generale Seguito dell'esame
Relatore 15 minuti 20 minuti
Governo 15 minuti 20 minuti
Richiami al Regolamento 10 minuti 10 minuti
Tempi tecnici 20 minuti
Interventi a titolo personale 58 minuti (con il limite massimo di 15 minuti per ciascun deputato) 1 ora e 10 minuti (con il limite massimo di 11 minuti per il complesso degli interventi di ciascun deputato)
Gruppi 4 ore e 22 minuti 5 ore e 10 minuti
 Partito Democratico 40 minuti 1 ora e 30 minuti
 MoVimento 5 Stelle 34 minuti 45 minuti
 Popolo della Libertà – Berlusconi
 Presidente
34 minuti 43 minuti
 Scelta civica per l'Italia 32 minuti 31 minuti
 Sinistra Ecologia Libertà 31 minuti 29 minuti
 Lega Nord e Autonomie 31 minuti 25 minuti
 Fratelli d'Italia 30 minuti 23 minuti
 Misto: 30 minuti 24 minuti
  Centro Democratico 8 minuti 7 minuti
  Minoranze linguistiche 8 minuti 7 minuti
  MAIE – Movimento Associativo
  italiani all'estero – Alleanza per
  l'Italia (API)
7 minuti 5 minuti
  Partito Socialista Italiano (PSI)
  – Liberali per l'Italia (PLI)
7 minuti 5 minuti
Pag. 100

Mozione n. 1-00164 – Rilancio del settore manifatturiero

Tempo complessivo, comprese le dichiarazioni di voto: 6 ore (*).

Governo 25 minuti
Richiami al Regolamento 10 minuti
Tempi tecnici 5 minuti
Interventi a titolo personale 1 ora (con il limite massimo di 9 minuti per il complesso degli interventi di ciascun deputato)
Gruppi 4 ore e 20 minuti
 Partito Democratico 1 ora e 16 minuti
 MoVimento 5 Stelle 38 minuti
 Popolo della Libertà – Berlusconi
 Presidente
36 minuti
 Scelta civica per l'Italia 26 minuti
 Sinistra Ecologia Libertà 24 minuti
 Lega Nord e Autonomie 21 minuti
 Fratelli d'Italia 19 minuti
 Misto: 20 minuti
  Centro Democratico 6 minuti
  Minoranze Linguistiche 6 minuti
  MAIE – Movimento Associativo italiani
  all'estero – Alleanza per l'Italia (API)
4 minuti
  Partito Socialista Italiano (PSI) –
  Liberali per l'Italia (PLI)
4 minuti

(*) Al tempo sopra indicato si aggiungono 5 minuti per l'illustrazione della mozione.

Pag. 101

Mozione n. 1-00051 e abb. – Iniziative a favore dei celiaci

Tempo complessivo, comprese le dichiarazioni di voto: 6 ore (*).

Governo 25 minuti
Richiami al Regolamento 10 minuti
Tempi tecnici 5 minuti
Interventi a titolo personale 1 ora (con il limite massimo di 9 minuti per il complesso degli interventi di ciascun deputato)
Gruppi 4 ore e 20 minuti
 Partito Democratico 1 ora e 16 minuti
 MoVimento 5 Stelle 38 minuti
 Popolo della Libertà – Berlusconi
 Presidente
36 minuti
 Scelta civica per l'Italia 26 minuti
 Sinistra Ecologia Libertà 24 minuti
 Lega Nord e Autonomie 21 minuti
 Fratelli d'Italia 19 minuti
 Misto: 20 minuti
  Centro Democratico 6 minuti
  Minoranze Linguistiche 6 minuti
  MAIE – Movimento Associativo italiani
  all'estero – Alleanza per l'Italia (API)
4 minuti
  Partito Socialista Italiano (PSI) –
  Liberali per l'Italia (PLI)
4 minuti

(*) Al tempo sopra indicato si aggiungono 5 minuti per l'illustrazione di ciascuna mozione.

VOTAZIONI QUALIFICATE EFFETTUATE MEDIANTE PROCEDIMENTO ELETTRONICO

INDICE ELENCO N. 1 DI 2 (VOTAZIONI DAL N. 1 AL N. 13)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
1 Nom. T.U. 282 e abb.-A – odg 9/282/14 497 401 96 201 31 370 33 Resp.
2 Nom. odg 9/282 e abb.-A/15 502 404 98 203 38 366 33 Resp.
3 Nom. odg 9/282 e abb.-A/50 511 408 103 205 36 372 33 Resp.
4 Nom. odg 9/282 e abb.-A/51 505 503 2 252 137 366 33 Resp.
5 Nom. odg 9/282 e abb.-A/53 505 504 1 253 131 373 33 Resp.
6 Nom. odg 9/282 e abb.-A/69 505 454 51 228 106 348 33 Resp.
7 Nom. T.U. 282 e abb. – A – voto finale 468 344 124 173 344 33 Appr.
8 Nom. Doc.XXII, nn. 5-6-7-11-A -em. 1.22 388 384 4 193 384 68 Appr.
9 Nom. em. 1.20 rif. 423 420 3 211 420 67 Appr.
10 Nom. articolo 1 438 434 4 218 434 66 Appr.
11 Nom. articolo 2 434 430 4 216 430 66 Appr.
12 Nom. articolo 3 442 438 4 220 438 66 Appr.
13 Nom. articolo 4 443 439 4 220 439 65 Appr.

F = Voto favorevole (in votazione palese). – C = Voto contrario (in votazione palese). – V = Partecipazione al voto (in votazione segreta). – A = Astensione. – M = Deputato in missione. – T = Presidente di turno. – P = Partecipazione a votazione in cui è mancato il numero legale. – X = Non in carica.
Le votazioni annullate sono riportate senza alcun simbolo. Ogni singolo elenco contiene fino a 13 votazioni. Agli elenchi è premesso un indice che riporta il numero, il tipo, l'oggetto, il risultato e l'esito di ogni singola votazione.

INDICE ELENCO N. 2 DI 2 (VOTAZIONI DAL N. 14 AL N. 17)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
14 Nom. em. 5.20 444 440 4 221 90 350 65 Resp.
15 Nom. articolo 5 445 359 86 180 356 3 65 Appr.
16 Nom. Doc.XXII,n. 5-6-7-11-A-voto finale 478 475 3 238 475 66 Appr.
17 Nom. Ddl 1154-A ed abb.-Testo rel.min. 456 451 5 226 116 335 59 Resp.