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Resoconto dell'Assemblea

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XVII LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 79 di mercoledì 18 settembre 2013

Pag. 1

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE LAURA BOLDRINI

  La seduta comincia alle 11,10.

  ANNA ROSSOMANDO, Segretario, legge il processo verbale della seduta di ieri.
  (È approvato).

Missioni.

  PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Gioacchino Alfano, Alfreider, Michele Bordo, Brunetta, Cirielli, Damiano, Dellai, Ferranti, Fico, Fontanelli, Formisano, Galan, Gebhard, Giancarlo Giorgetti, Antonio Martino, Merlo, Migliore, Mogherini, Pisicchio, Realacci e Speranza sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.
  Pertanto i deputati in missione sono complessivamente sessantacinque, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell’allegato A al resoconto della seduta odierna.

  Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell’allegato A al resoconto della seduta odierna.

Preavviso di votazioni elettroniche (ore 11,15).

  PRESIDENTE. Poiché nel corso della seduta potranno aver luogo votazioni mediante procedimento elettronico, decorrono da questo momento i termini di preavviso di cinque e venti minuti previsti dall'articolo 49, comma 5, del Regolamento.
  Sospendo pertanto per venti minuti la seduta che riprenderà alle ore 11,35.

  La seduta, sospesa alle 11,15, è ripresa alle 11,40.

Seguito della discussione del testo unificato delle proposte di legge: Scalfarotto ed altri; Fiano ed altri; Brunetta ed altri: Disposizioni in materia di contrasto dell'omofobia e della transfobia (A.C. 245-280-1071-A).

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del testo unificato delle proposte di legge nn. 245-280-1071-A di iniziativa dei deputati Scalfarotto ed altri; Fiano ed altri; Brunetta ed altri: Disposizioni in materia di contrasto dell'omofobia e della transfobia.
  Ricordo che nella seduta del 17 settembre 2013 si sono conclusi gli interventi sul complesso degli emendamenti.
  Ha chiesto di intervenire sull'ordine dei lavori la presidente della Commissione giustizia, onorevole Donatella Ferranti, che però non c’è. Passiamo dunque ai pareri.

  ETTORE ROSATO. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  ETTORE ROSATO. Signor Presidente, intervengo per chiedere una breve sospensione (Commenti dei deputati dei gruppi MoVimento 5 Stelle e Lega Nord e Autonomie). Mi dispiace, ma mi sembra...

Pag. 2

  PRESIDENTE. Di quanto ?

  ETTORE ROSATO. Presidente, chiedo di poterci concedere un quarto d'ora, anche per consentire alla presidente della Commissione di rientrare e di riprendere i lavori normalmente.

  PRESIDENTE. Allora, onorevole Rosato, sospendiamo fino alle 12, ma la prego di sollecitare.

  ANDREA COLLETTI. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  ANDREA COLLETTI. Signor Presidente, questo provvedimento è già da troppo tempo in discussione, è già troppo tempo che si sospende l'esame degli emendamenti: sinceramente trovo questa modalità di arrivare ad un accordo, a un compromesso tra le tre forze di maggioranza, vergognosa e non rispettosa dei lavori d'Aula (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) e neanche rispettosa del valore che dovrebbe dare questo provvedimento, culturalmente, a questo Paese.
  Quindi, sinceramente, invito la Presidenza, in questo caso, a non accettare questa richiesta di sospensione, a meno che non venga motivata per specifiche esigenze d'Aula, per specifiche e soprattutto motivate esigenze d'Aula (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  ETTORE ROSATO. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  ETTORE ROSATO. Signor Presidente, non voglio omettere delle cose. Ci sono dei problemi che stiamo cercando di risolvere, perché le leggi si fanno cercando di trovare un consenso.
  Il Comitato dei nove ha lavorato in maniera assidua ieri e stamattina; ci sono ancora dei punti su cui era richiesto un intervento per trovare una soluzione tra i gruppi di maggioranza, e la presidente stava facendo questo. È evidente a tutti che non è in Aula e mi sembrava una cosa logica e rispettosa dei lavori di quest'Aula chiedere un quarto d'ora di sospensione, nulla di più.
  Poi, capisco la posizione del MoVimento 5 Stelle, che fa giustamente opposizione, ma io chiedo la cortesia di consentire a quest'Aula di lavorare in maniera ordinata.

  MASSIMILIANO FEDRIGA. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  MASSIMILIANO FEDRIGA. Signor Presidente, per l'economia dei lavori il gruppo della Lega aveva anche più volte fatto presente che in Aula arrivino provvedimenti sui quali perlomeno c’è un accordo, che sono pronti e possono così giungere in quest'Aula, ma prendiamo atto che le decisioni sono state diverse, nostro malgrado.
  A questo punto, però, inviterei, con senso di responsabilità, anche per i lavori in Aula (visto che, ricordo, mentre noi stiamo trattando l'omofobia abbiamo il più alto tasso di disoccupazione nella storia della Repubblica), a cercare di concentrarci su provvedimenti sui quali quest'Aula può decidere, rimandando in Commissione questo provvedimento e portandolo in Aula quando la maggioranza troverà una via di uscita che riterrà opportuna (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie).
  Presidente, concludo facendole anche presente che, come lei può vedere, persino nella maggioranza ci sono molte indecisioni e molti dubbi su questo provvedimento. A tal fine, io la inviterei a fare una riflessione anche sui tempi concessi e su quanti verranno concessi in futuro in Aula per la discussione di questo provvedimento. Noi infatti riteniamo opportuno che la maggioranza trovi una soluzione, e per questo chiediamo che il testo unificato torni in Commissione, ma allo stesso tempo crediamo sia opportuno che anche Pag. 3a chi non si è omologato al pensiero del PD e di SEL sia data la possibilità di avere tempi congrui e un numero di emendamenti sufficienti da presentare e poter discutere.
  Capisco che il Regolamento dà la possibilità alla Presidenza di restringere il numero di emendamenti; però ricordo che in passato ci sono state deroghe, che non sono state solamente il raddoppio degli emendamenti presentati, ma ne è stata concessa anche la triplicazione, o addirittura quattro volte il numero.
  Essendo questo provvedimento basato su di un solo articolo, noi abbiamo, dopo addirittura il raddoppio, solamente quattro emendamenti da discutere. Essendo nella facoltà della Presidenza aumentare anche questo numero di emendamenti, chiedo una riflessione: perché, come può vedere e constatare, gli emendamenti della Lega non sono assolutamente ostruzionistici, ma sono anzi emendamenti che entrano nel merito e favoriscono la discussione e l'approfondimento di un testo che rischia a nostro avviso, se interpretato male, di essere estremamente pericoloso.

  PRESIDENTE. La ringrazio. Come lei appunto sa, abbiamo raddoppiato il numero degli emendamenti. Mi faccia riflettere sull'opportunità di allargare ulteriormente.

  ROCCO BUTTIGLIONE. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  ROCCO BUTTIGLIONE. Signor Presidente, vorrei dire che qui non si tratta di legittime strategie che contrappongono una maggioranza ad un'opposizione: stiamo facendo una legge che tocca questioni nodali nella vita del Paese, e nella quale, per poter decidere l'atteggiamento di voto, molti di noi hanno bisogno di poter valutare parola per parola le possibili implicazioni ed i contenuti effettivi del provvedimento stesso.
  Che venga chiesto un quarto d'ora di tempo per meglio affinare alcune questioni che sono in discussione, non mi pare uno scandalo: non avrei difficoltà a dare anche altro tempo, se questo fosse necessario; ricordando che le leggi di questo tipo o si fanno bene e con un vasto consenso, oppure una maggioranza le fa e dopo qualche anno la maggioranza successiva le disfa. Non è quello che dobbiamo augurarci per il progresso civile degli italiani !

  EDMONDO CIRIELLI. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  EDMONDO CIRIELLI. Signor Presidente, sulla richiesta di sospensione, non voglio fare sterili polemiche ma mi sembra giusto e legittimo che il gruppo del PD la chieda. Peraltro è un provvedimento sicuramente assai delicato, l'introduzione di un nuovo reato che investe anche un reato di opinione: penso che legittimamente meriti un approfondimento, se lo chiede un gruppo così importante mi sembra giusto concederlo.
  Voglio soltanto sottolineare però come sia stato forse frettoloso non solo portarlo in Aula, ma soprattutto contingentare i tempi, ridurre il numero degli emendamenti. Insomma: se effettivamente c’è bisogno di discutere, come è giusto che sia, a meno che non vogliamo fare le cose non con un furore medievale, come ha detto qualche collega, ma con furore bolscevico, imponendo le cose, credo che la discussione e gli approfondimenti siano sempre la cosa più saggia.

  NICOLA MOLTENI. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  NICOLA MOLTENI. Signor Presidente, mi associo ovviamente anch'io alle considerazioni fatte dal collega Fedriga, ed intervengo in qualità di componente del Comitato dei nove.
  Credo che su un tema e su un testo così importanti e così delicati il Comitato dei nove debba avere un lasso di tempo congruo ed opportuno per fare tutte le analisi Pag. 4e tutti gli approfondimenti del caso; soprattutto alla luce del fatto – ed è un fatto palese ed evidente – che all'interno della maggioranza non vi è più quella comunione di intenti che si è verificata all'inizio del provvedimento.
  Credo che se il Comitato dei nove continua a lavorare sotto la pressione di portare il testo in Aula, episodi come quello che si è verificato ieri, che la collega Businarolo ha evidenziato, rischino di essere all'ordine del giorno: ovvero un emendamento della collega, precisamente l'emendamento 1.70, votato dalla Commissione, ad eccezion fatta del gruppo della Lega e del gruppo del PdL, a distanza di un lasso di tempo non particolarmente ampio è stato poi rivotato.
  Credo, anche per il rispetto che ho e che porto nei confronti della presidente Ferranti, che il Comitato dei nove, su un tema così delicato, debba lavorare con responsabilità, con serietà, avendo tutto il tempo sufficiente per prendere atto anche del fatto che da un punto di vista politico gli scenari sono probabilmente mutati.
  Faccio anche presente ed evidenzio che nel Comitato dei nove di ieri il Governo, nella persona del sottosegretario Ferri, si è sostanzialmente «sfilato» rispetto a questo dibattito, tant’è che, il Governo, nella figura di colui il quale ha seguito il provvedimento – faccio presente che il provvedimento è in Commissione giustizia ed è stato seguito fin dall'inizio dal sottosegretario Ferri – si è «sfilato» su questa partita, che sta diventando una partita imbarazzante per il Governo e imbarazzante per la maggioranza.
  Quindi, chiedo, chiediamo, una valutazione di buonsenso: che il Comitato dei nove possa avere tutto il tempo sufficiente e necessario per valutare le incongruenze e le difficoltà che la maggioranza sta palesemente riscontrando.

  GENNARO MIGLIORE. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  GENNARO MIGLIORE. Signora Presidente, colleghe e colleghi, non è la prima volta che, all'approssimarsi della discussione su temi che riguardano, in particolare, i reati di omofobia e transfobia e i diritti civili, si arrivi, nelle ultime ore, negli ultimi minuti, a richieste di approfondimento.
  Io mi rivolgo a tutta l'Aula, ovviamente, come è dovuto, ma, in particolare, alle deputate e ai deputati che hanno sottoscritto e ai gruppi che sostengono questo provvedimento. Siamo in presenza di tecniche dilatorie: non mi riferisco, ovviamente, alla richiesta di un quarto d'ora, anche perché, al termine di questo giro, il quarto d'ora sarà passato e saremo arrivati a mezzogiorno. Quindi, di fatto, non vi è bisogno di stabilire formalmente anche una sospensione.
  Ma io ho due domande. La prima riguarda esattamente ciò che veniva richiamato adesso sul Governo. Il Governo ha dichiarato in più occasioni di avere un interesse a che questo provvedimento venga approvato. Se invece diventa cosa diversa, e cioè il Governo stabilisce che vi sono delle fibrillazioni all'interno della sua maggioranza, lo deve dire (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà) ! Lo deve dire, assumersene le responsabilità e avere anche la pulizia, dal punto di vista della comunicazione, di trasmetterci il motivo per il quale il sottosegretario ha rifiutato di partecipare alla discussione fino ad oggi. La seconda questione riguarda il fatto che – lo dico in termini molto semplici – non potete far prevalere, ancora una volta, le ragioni di una maggioranza rispetto ai diritti di persone.
  Vi possono essere opinioni diverse, è giusto che sia così, ma non abbiate l'impudenza di far prevalere equilibri che, magari, dipendono da un videomessaggio rispetto a quelli che sono gli interessi di milioni di persone in questo Paese (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà).

  RICCARDO NUTI. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

Pag. 5

  RICCARDO NUTI. Signor Presidente, noi, come MoVimento 5 Stelle, le chiediamo di dare un minimo di dignità a quest'Aula e a questo Parlamento, e quindi chiediamo semplicemente di continuare i lavori interrotti ieri ad un orario, diciamo, non abituale, perché in genere chiudiamo verso le ore 20,30.
  Siccome non era stato deciso nella Conferenza dei presidenti di gruppo, non era stato deciso nel Comitato dei nove, ma, a quanto pare – mi è stato risposto poi ieri – era stato deciso solamente dalla Presidenza, in base ad una richiesta del presidente della Commissione giustizia, noi chiediamo semplicemente che si continui l'esame e la votazione degli emendamenti.
  Il fatto che i partiti della maggioranza non abbiano trovato l'accordo non può essere considerato un motivo valido e degno per continuare a non lavorare. Non diciamo nient'altro, signor Presidente. Ci appelliamo a un minimo di buonsenso, visto che si è sempre cercato di fare bella figura all'esterno: oltre a fare bella figura, cerchiamo di lavorare !
  Il complesso degli emendamenti è stato affrontato, vi è stata la discussione. Ripeto, votiamo; per quanto riguarda tutte le altre richieste, se si vuole procedere in una maniera diversa, ci si prenda la responsabilità di votarlo in Aula, ma, ripeto, stiamo scadendo nel ridicolo (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) !

  SIMONE BALDELLI. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  SIMONE BALDELLI. Signor Presidente, intervengo intanto per rilevare che è singolare che le giunga la richiesta di dare dignità a questo Parlamento da un gruppo il cui leader, proprio nella giornata di ieri, non ha esitato a definire questo «un Parlamento di servi» (Applausi dei deputati dei gruppi Il Popolo della Libertà-Berlusconi Presidente e Scelta Civica per l'Italia). Credo che la dignità di questo Parlamento passi per un rispetto che è cosa altra da quelle che sono le parole quotidiane pronunciate dal vostro leader. In relazione alla richiesta del collega Rosato, credo che si sono scomodati argomenti molto distanti dal merito del problema. La richiesta del collega Rosato era semplicemente quella di sospendere la seduta per un quarto d'ora, per permettere alla presidente Ferranti – che peraltro vedo – di rientrare in Aula. Quindi non c’è alcun vulnus al Parlamento, non vi è nessuna questione dirimente, vi era semplicemente, probabilmente, un lavoro di approfondimento che è stato portato avanti, in qualche modo e che, credibilmente, adesso avrà un riscontro in Aula, ma credo, Presidente, che noi dobbiamo avere comunque sempre la consapevolezza che siamo di fronte ad una materia molto sensibile, molto delicata, che non solo riguarda l'aspetto culturale di questo tema, ma che ha anche delle ricadute dal punto di vista del diritto penale. Quindi è di tutta evidenza – lo diceva il collega Buttiglione – che ogni virgola, ogni parola di un testo come questo deve essere valutata, ponderata e misurata.
  Per questo, un approfondimento, quantunque ci sia, non sia mai tempo perso, né da parte della Commissione, né da parte del Comitato dei nove, né dal parte delle forze di maggioranza, né da parte di tutte le forze, di maggioranza e di opposizione, che intendano proporre questioni, sollevare problemi che possano essere inerenti al testo che abbiamo di fronte. Presidente, quando un gruppo chiede una sospensione per qualsivoglia motivo non è assolutamente necessario procedere in quest'Aula all'aggressione di questo gruppo o scomodare parole come «dignità del Parlamento» quando, semplicemente, il prendere tempo per approfondire o sospendere i nostri lavori con degli obiettivi precisi, appartiene alla dinamica naturale dei nostri lavori. Presidente, questo è quanto dovevo. Credo che paradossalmente a questo punto, essendo trascorso il tempo di sospensione che il collega Rosato chiedeva ed essendo rientrata in Aula la Presidente Ferranti, la stessa sospensione non sarà più utile.

Pag. 6

  PRESIDENTE. Sì, la ringrazio. Si trattava infatti di concedere qualche minuto e tutto questo credo che sia nella prassi parlamentare. Ora vedo di nuovo la presidente Ferranti qui in Aula e le chiederei quindi di relazionarci.

  DONATELLA FERRANTI, Presidente della II Commissione. Signor Presidente, io mi scuso se non ero in Aula al momento dell'apertura, ovviamente, ma non è stato per motivi personali, ma sempre per motivi istituzionali. Il provvedimento è molto delicato. Io credo che questo nessuno possa nasconderlo e non comprenderlo espressamente. Mi piace quindi anche essere trasparente, come lo sono sempre e nei confronti di tutti i colleghi dell'Aula. Anche alla luce di dimissioni che sono state rappresentate da uno dei relatori, il collega Leone, noi abbiamo bisogno – innanzitutto per cercare di fare in modo che l'onorevole Leone continui la sua attività di confronto insieme all'onorevole Scalfarotto, perché è stata un'attività complessa, costruttiva, feconda e questa per noi, per me, come Presidente è una notizia che ovviamente non prendo con favore – abbiamo necessità, sentiti anche i capigruppo, di convocare immediatamente il Comitato dei nove.
  Chiedo l'autorizzazione anche di farlo presso l'aula del Governo, per non disperdere tempi anche nel raccordo tra i vari componenti del Comitato, e chiedo, Presidente, – perché è necessario anche per poter poi andare più spediti nei lavori successivi – di poter avere tempo fino alla ripresa pomeridiana.
  Prima di qualsiasi decisione io ho necessità di dire alcune cose, che sono sempre nella linea della trasparenza, della correttezza, che credo nessuno possa mettere in dubbio fino ad ora di questa presidenza che ho portato avanti in Commissione giustizia.
  Ritengo di fare queste precisazioni alla luce delle dichiarazioni che ha svolto ieri in Aula, oltre che con dichiarazioni a mezzo stampa, l'onorevole Businarolo in merito ai lavori del Comitato dei nove svoltosi ieri. Secondo l'onorevole Businarolo avrei stravolto le regole in quanto ho fatto ripetere una votazione relativamente al parere sull'emendamento presentato dalla stessa onorevole, l'1.70.
  In realtà non ho stravolto alcuna regola, ma non ho fatto altro che prendere atto del fatto che il rappresentante del gruppo del Partito Democratico, onorevole Verini, aveva espresso parere favorevole sull'emendamento nella versione riformulata dalla presentatrice, su proposta del relatore Scalfarotto, e ha dichiarato, dopo aver fatto la votazione e dopo l'intervento che c’è stato dell'onorevole Costa, di non aver compreso pienamente la portata di tale emendamento alla luce della riformulazione.
  Questo era accaduto, Presidente, in quanto i tempi ristretti e – abbiamo visto – convulsi con cui siamo dovuti scendere in Aula non ha consentito agli uffici di predisporre il testo dell'emendamento 1.70 come riformulato e quindi di distribuirlo ai componenti del Comitato, ma c’è stata soltanto la dichiarazione da parte dell'onorevole Scalfarotto che aveva proposto la riformulazione.
  A questo punto ho fatto ridistribuire ai componenti del Comitato dei nove una riformulazione scritta del predetto emendamento, che doveva essere votato, del quale ho dato lettura. Dopo essermi assicurata che vi fosse contezza da parte di tutti i deputati circa il contenuto dell'emendamento Businarolo 1.70, come riformulato alla luce del parere del relatore – uno dei relatori, perché l'altro aveva dato parere contrario –, ho chiesto nuovamente ai rappresentanti dei gruppi la loro posizione. Il rappresentante del gruppo del PD ha dichiarato di essere contrario, l'onorevole relatore Scalfarotto ha riverificato il proprio parere favorevole, e, alla luce del voto ponderato dei gruppi, ho verificato che il parere della Commissione sull'emendamento era contrario.
  Voglio ricordare una cosa, che forse non è nota a chi è qui in prima legislatura: la funzione del Comitato dei nove è quella di formulare il parere della Commissione Pag. 7sugli emendamenti ovvero di presentare emendamenti in Assemblea. Si tratta di un lavoro informale, tanto che non viene resocontato, e meramente istruttorio, che quindi ha un progress, nel quale non vi è alcuna preclusione né tanto meno vi sono deliberazioni formali.
  Teoricamente il presidente della Commissione potrebbe non porre in votazione le proposte di parere del relatore, ma prendere atto delle diverse posizioni rappresentate dai gruppi, trarne le conseguenze sulla base del principio del voto ponderato, secondo il quale la posizione di ogni rappresentante di gruppo ha un valore specifico proporzionato alla sua consistenza numerica in Commissione.
  Per tale motivo può accadere – ma non è accaduto questa volta – che il Comitato dei nove muti il proprio parere. Ciò non si potrebbe fare in sede referente, salvo l'unanimità dei gruppi, o in sede legislativa, previo annullamento del voto qualora ne ricorrano i presupposti. Nel caso in esame non ho tecnicamente revocato un voto, ma ho consentito, su indicazione e sollecitazione del capogruppo, di rimeditare un voto che era stato espresso senza la piena consapevolezza del testo della riformulazione operata dal relatore in prima lettura.
  Questo credo che dovevo perlomeno all'Assemblea. Ho evitato di rispondere a mezzo stampa e attraverso comunicati proprio per non svilire la nostra funzione, il nostro lavoro, e con questo ringrazio tutti i componenti della Commissione giustizia e del Comitato dei nove.

  PRESIDENTE. Ho numerose richieste di intervento, però prima dobbiamo risolvere la questione di come procedere nei nostri lavori. Quindi, poiché c’è stata la proposta della presidente Ferranti di rinviare il provvedimento alle ore 16 – e mi pare che non tutti siano d'accordo –, a questo punto chiamo l'Aula a pronunciarsi su questa proposta.
  Quindi direi che la cosa più opportuna a questo punto sia votare...

  MASSIMILIANO FEDRIGA. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  MASSIMILIANO FEDRIGA. Mi scusi, signor Presidente, però non siamo nella situazione precedente. Adesso la presidente Ferranti ci ha comunicato che si è dimesso un relatore. Io le chiedo veramente e faccio appello a lei in qualità di garante di tutta l'Aula parlamentare, opposizioni comprese, di tutelarci in questa situazione. E non possiamo pensare che con le dimissioni di un relatore dobbiamo convincerlo a tornare e si chiede la sospensione.
  Io ricordo che questo provvedimento è stato votato in poche ore dalla Commissione e adesso arriviamo in Aula, due mesi dopo che la Commissione l'ha chiuso, non avendo un testo da parte della maggioranza (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie).
  Noi chiediamo quindi che ritorni in Commissione. Ribadiamo la richiesta, soprattutto dopo le dimissioni di un relatore che costituisce un fatto politicamente gravissimo da parte della maggioranza e questo, prima di tutto, deve tutelare le opposizioni. Non possiamo pensare che un provvedimento del genere si discuta nelle segrete stanze e non vada in Commissione con la partecipazione anche dell'opposizione a far passare emendamenti e a discutere le proposte nuove che vengono e semplicemente si discuta in strani o in particolari uffici e poi, in Aula, arriva tutto deciso, con il voto della maggioranza blindato.
  Non ci stiamo ! Chiediamo quindi – Presidente, le facciamo nuovamente appello – che si faccia garante anche dei diritti delle opposizioni, che rimandi in Commissione questo provvedimento e, quando la maggioranza sarà pronta, ritornerà in Aula, ci auguriamo con i tempi giusti anche per l'opposizione.

  GENNARO MIGLIORE. Chiedo di parlare.

Pag. 8

  PRESIDENTE. A che titolo ? Ne ha facoltà.

  GENNARO MIGLIORE. Signora Presidente, per il fatto che non è automatico, come richiede il collega Fedriga, che si ritorni su una decisione perché ci sono state le dimissioni di un relatore.
  I relatori sono due ed entrambi di maggioranza. Un relatore c’è e, quindi, è assolutamente necessario che si pronunci quest'Aula sulla richiesta della presidente, che, peraltro, con le sue precisazioni ha solo confermato quello che veniva detto dalla collega Businarolo.
  Quindi, in questo senso, mi appello all'Aula perché si renda conto che noi non stiamo neanche più ragionando in termini di maggioranza e opposizione, ma maggioranza A e maggioranza B, che devono trovare il loro accordo. Se non c’è l'unità, prendetene atto, fatevene una ragione: non è che ci può essere unità su tutto, soprattutto non sulle spalle del Parlamento (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Adesso ho due proposte: una di rinviare in Commissione e una di riprendere alle ore 16. Dunque c’è da votare su questi due punti.
  Vorrei anche acquisire il parere del relatore.

  FRANCESCA BUSINAROLO. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. A che titolo ?

  FRANCESCA BUSINAROLO. Allo stesso titolo di Fedriga e di Migliore, signor Presidente.

  PRESIDENTE. Quindi, la stessa proposta ?

  FRANCESCA BUSINAROLO. A che titolo hanno parlato i colleghi Fedriga e Migliore ?

  PRESIDENTE. Hanno parlato su questa situazione. Lei che cosa vuole aggiungere ?

  FRANCESCA BUSINAROLO. Sulla stessa cosa.

  PRESIDENTE. È l'ultimo intervento, allora. Ne ha facoltà.

  FRANCESCA BUSINAROLO. Se il PD avesse fatto a meno di chiedere la sospensione, non saremmo a questo punto sinceramente. Si sta svilendo il ruolo del Parlamento e del parlamentare in sé. Quindi chiedo una riflessione all'interno del PD e della maggioranza tutta. Questa è proprio una questione di coscienza, perché, se fossimo andati avanti a votare, questa discussione non ci sarebbe stata e staremmo già votando.
  Quello che voglio dire è che adesso – ringrazio la Presidente per questa precisazione – è solo confermato il fatto che c’è un dissidio all'interno del PD. Il mio emendamento era stato valutato positivamente e favorevolmente dal relatore, poi il relatore ha cambiato idea e quindi ha detto che è contrario. Non ho capito bene come possa ciò accadere, da un momento all'altro, in pochi secondi e in pochi minuti, ma in realtà succede sempre così in Commissione: si votano in poco tempo gli emendamenti.
  Paradossalmente stiamo discutendo più per l'omofobia, che è per noi una lotta fondamentale, diversamente da ciò che è successo la settimana scorsa per la riforma costituzionale: prendiamone atto per cortesia (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Dunque, il relatore, deputato Antonio Leone, si è dimesso dall'incarico di relatore, quindi rimane come unico relatore il deputato Scalfarotto.
  Sulla proposta di rinvio in Commissione darò la parola, ai sensi dell'articolo 41, comma 1, del Regolamento, ad un deputato contro e uno a favore. Chiedo il parere del relatore.

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  IVAN SCALFAROTTO, Relatore. Signora Presidente, il mio parere sul rinvio in Commissione come proposto dall'onorevole Fedriga è contrario.
  Noi stiamo lavorando su questa norma, che è molto attesa, molto urgente e molto delicata. È una norma penale, che ha però pesanti implicazioni anche culturali e di crescita del nostro Paese. È una norma che vogliamo portare a casa e siamo consapevoli che potrà essere portata a casa soltanto e nella misura in cui questa norma sarà un patrimonio condiviso del Paese.
  Allora, io credo che alcune ore di pausa, se servono ad avvicinarci ad un obiettivo che – ripeto – non è l'obiettivo di una parte, non è l'obiettivo della maggioranza o della minoranza, ma deve essere l'obiettivo dell'Italia, e se queste ore sono necessarie, io credo che, senza perdere altro tempo, sia giusto – e quindi su questo il mio parere è favorevole – avere il tempo per arrivare intorno alle ore 16, dopo la pausa pomeridiana.
  Questo non significa tuttavia rimandare il provvedimento alle calende greche e per questo il mio parere, rispetto alla proposta dell'onorevole Fedriga di ritorno in Commissione, è nettamente contrario.

  PRESIDENTE. Bene, questo è il parere del relatore. Adesso chi chiede di parlare contro e chiede di parlare a favore ?

  NICOLA MOLTENI. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. A favore o contro ?

  NICOLA MOLTENI. Contro la proposta di rimandare il provvedimento di alcune ore e a favore...

  PRESIDENTE. No, è sulla proposta di rinvio.

  NICOLA MOLTENI. ... a favore della necessità...

  PRESIDENTE. È sulla proposta di rinvio in Commissione.
  Sulla proposta di rinvio in Commissione chi parla a favore e chi parla contro ? Allora, chiede di parlare contro Daniele Farina. A favore ?

  NICOLA MOLTENI. Io a favore !

  PRESIDENTE. Ma Molteni ha parlato (Proteste di deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie).
  Cominciamo con Daniele Farina: prego. Ne ha facoltà.

  DANIELE FARINA. Signora Presidente, io ho la ventura di essere anche membro del Comitato dei nove su questo provvedimento e devo dire che, non essendo neanche alla prima legislatura, seppur breve, una situazione di tale confusione io non l'ho mai vista, non la ricordo. Colleghi con più esperienza di me probabilmente potranno citare altri esempi.
  Sinistra Ecologia Libertà è totalmente contraria al fatto che questo provvedimento torni in Commissione: sarebbe l'ammissione dell'ennesima sconfitta, che non sta nei numeri di questo Parlamento.
  Il Comitato dei nove ha esaminato tutti gli emendamenti e ha votato con qualche anomalia che è stata, tra l'altro, assolutamente rilevata. Noi siamo perché i lavori continuino in quest'Aula, visto che credo che la volontà di una parte consistente di quest'Aula sia di portare a termine questo provvedimento. «No» al rinvio in Commissione, ma, se è per questo, anche «no» al rinvio alle ore 16 (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare a favore il deputato Molteni. Ne ha facoltà.

  NICOLA MOLTENI. Signor Presidente, intervengo per chiedere un atto di responsabilità alla Presidente e all'Aula stessa.
  È pacifico, alla luce di questo dibattito, che il provvedimento che andiamo a discutere non è pronto. Presidente, lei è garante del funzionamento dell'Aula, ma è garante del funzionamento complessivo dell'attività del Parlamento...

Pag. 10

  PRESIDENTE. C’è stata la Conferenza dei presidenti di gruppo.

  NICOLA MOLTENI. ... dell'attività del Parlamento...

  PRESIDENTE. È stato deciso in sede di Conferenza dei presidenti di gruppo...

  NICOLA MOLTENI. Presidente, per cortesia... e della funzione delle Commissioni. Alla luce del dibattito, alla luce delle affermazioni che ha fatto il presidente Ferranti in merito al Comitato dei nove di ieri, dove si è evidenziata per l'ennesima volta la non serenità nell'affrontare i provvedimenti, e vista la contingenza dell'Aula, io credo sia assolutamente necessario, anche per rispetto del provvedimento, anche per rispetto del merito del provvedimento, che il tema ritorni in Commissione e da lì riprenda un'analisi approfondita.
  Presidente, voglio ricordare che qualche mese fa, tanto per ritornare sul tema, durante la Commissione giustizia, chiamata ad affrontare il provvedimento, chiamata per votare nel merito gli emendamenti, alle forze politiche di opposizione, in modo particolare, alla Lega Nord, che aveva presentato, non certo emendamenti con fini dilatori od ostruzionistici, ma pochi e ben calibrati emendamenti di merito, non è stata data, salvo sollecitazioni successive, la possibilità di illustrare i nostri emendamenti, con una palese violazione dei diritti dei parlamentari e delle forze politiche di opposizione.
  Quindi, chiediamo – e lo chiediamo cortesemente, anche per salvaguardare il buon nome di questa Camera – che il provvedimento ritorni in Commissione, non con fini dilatori, perché il fallimento è il fallimento della maggioranza ed è il fallimento del Governo su questo provvedimento. Chiediamo che ci sia il tempo sufficiente e necessario per approfondire i tanti profili di merito che questa norma, nella sua difficoltà e nella sua incongruenza, ha evidenziato (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie).

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Pongo in votazione, mediante procedimento elettronico senza registrazione di nomi, la proposta di rinvio in Commissione ora avanzata.
  La Camera respinge per 387 voti di differenza.
  Passiamo ora, come annunciato, alla votazione della proposta di rinvio del provvedimento alle ore 16 dopo il voto sui Consigli di presidenza. Su tale proposta darò la parola, ai sensi dell'articolo 41, comma 1, del Regolamento, a un deputato contro e a uno a favore. Chi chiede di parlare contro ? Deputato Nuti, ne ha facoltà.

  RICCARDO NUTI. Signor Presidente, la domanda è semplice: perché e, soprattutto, come ci si accorda da qui alle 16 ? Tutte le soluzioni devono avvenire in fase istituzionale e non in stanze senza nessuna pubblicità e senza nessuna regola (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) !
  Questa richiesta dovrebbe essere inaccettabile, perché non si può chiedere un rinvio alle 16: per fare cosa ? Se non ci sono accordi tra i partiti si discute in Aula, questa è la casa della buona politica, non rinviare in una stanza facendo sì che qualcuno si accordi nella totale oscurità (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Onorevole Nuti, l'Assemblea ha deciso e nella casa della buona politica è l'Assemblea che decide (Applausi – Commenti dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
  Chi chiede di parlare a favore ? Onorevole Verini, ne ha facoltà.

  WALTER VERINI. Signor Presidente, vorrei dare una risposta cristallina. La sede che, da qui alle ore 16, sarà sovrana per approfondire e prendere le decisioni da portare in Aula si chiama Comitato dei nove della Commissione: non c’è nessuna riunione carbonara, non c’è nessuna sede poco trasparente. Pag. 11
  Quello che io trovo – e lo dico senza particolare polemica – davvero poco sopportabile è il cinismo che vedo in alcuni interventi.
  Noi stiamo – e non so se ci riusciremo – per portare all'esame definitivo e al voto finale dell'Aula una norma che questo Paese attende da decenni, che lo renderà più civile, che lo renderà più umano, che lo renderà più in linea con le normative europee (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). Allora, se occorrono – come diceva giustamente il relatore – tre ore in più, quattro ore in più, sei ore in più, per giungere a un provvedimento condiviso, credo che questo debba essere salutato positivamente. Si sta lavorando per giungere a una conclusione, non per affossare il provvedimento.
  Trovo, infine, anche immotivati gli attacchi che sono stati rivolti alla presidente Ferranti, che, nel suo esercizio, sia dal punto di vista formale che dal punto di vista sostanziale, gestisce con grande equilibrio e rispetto di tutti i componenti le prerogative di un presidente. Anche ella sta lavorando per trovare una conclusione positiva.
  Rendiamoci conto che non lavoriamo con le bandierine di partito, ma lavoriamo nell'interesse di una norma di grande civiltà (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico – Commenti dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Pongo in votazione, mediante procedimento elettronico senza registrazione di nomi, la proposta di rinvio del seguito dell'esame del provvedimento avanzata dalla presidente Ferranti.

  CRISTIAN IANNUZZI. Chiedo di parlare per un richiamo al Regolamento.

  PRESIDENTE. Le do la parola dopo.
  La Camera approva per 228 voti di differenza (Commenti dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
  L'esame del provvedimento riprenderà nel pomeriggio.

Per un richiamo al Regolamento e sull'ordine dei lavori (ore 12,27).

  PRESIDENTE. Ora, hanno chiesto di intervenire due deputati. Prego, deputato Iannuzzi.

  CRISTIAN IANNUZZI. Signor Presidente, intervengo sull'articolo 8 del Regolamento e sul suo ruolo. Mi perdoni, ma se lei dà la parola ad un deputato a favore e ad un deputato contro su una votazione e, poi, interviene dopo il parere del deputato ed esprime una sua opinione, un suo punto di vista, lei sta influenzando l'Aula (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
  Allora, visto che il suo ruolo dovrebbe essere super partes qui dentro, perché è stata votata trasversalmente da tutti i gruppi e perché rappresenta tutta l'Aula, la pregherei, la pregheremmo di astenersi almeno in questi casi – in tutti i casi, ma almeno in questi casi – dall'esprimere la sua opinione e dal commentare la posizione di un deputato a favore o di un deputato contro su una votazione. Altrimenti, se lei non si sente in grado di rappresentare quest'Aula in modo imparziale, è meglio che si dimetta, così entrerà qualcuno, forse, un po’ più imparziale di lei (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle – Commenti dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà).

  ENRICO COSTA. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  ENRICO COSTA. Signor Presidente, io desideravo intervenire prima per rafforzare l'intendimento, che mi pare, poi, sia stato accolto da quest'Aula, di avere qualche ora di tempo per approfondire il provvedimento. Ne approfitto per cercare di chiarire un po’ anche quello che è avvenuto ieri nell'ambito della Commissione.
  Il Comitato dei nove sarà pure un momento informale, però è un momento nel quale vengono espressi dei voti. Se il relatore stabilisce di dare su un emendamento Pag. 12un parere favorevole con riformulazione, legge la riformulazione e, poi, viene votata, con voto chiaramente ponderato, l'espressione della Commissione su questo emendamento – questo è avvenuto –, mi pare che, poi, non si possa tornare indietro, non si possa dire di non avere capito quello che è avvenuto.

  PRESIDENTE. C’è stato già il chiarimento in questo senso.

  ENRICO COSTA. C’è stato già un chiarimento, però, guardi, signor Presidente, al prossimo voto, se non capirò bene quello che si è votato, chiederò di ripetere la votazione. Se tutti i 630 deputati facessero così... E volevo dire che si trattava di un emendamento che non mi trovava d'accordo, però, ci sono delle regole, ci sono dei passaggi che devono essere rispettati. Quindi, questo emendamento noi non lo avevamo votato, il nostro gruppo non lo aveva votato, però, sotto questo profilo sono solidale con coloro che lo avevano presentato e che avevano visto un parere del relatore.

  PRESIDENTE. La invito a concludere.

  ENRICO COSTA. E devo dire che a testimoniare, in sostanza, l'anomalia di questa procedura, è stato che il relatore ha addirittura cambiato il parere successivamente. Lui sicuramente l'emendamento lo aveva capito; forse, non lo avevano capito gli altri, ma il relatore l'aveva capito. Quindi, si è trattato di mero aspetto politico.
  Quindi, io chiedo veramente che si assuma una presa di posizione su quello che è avvenuto: non sarà a verbale, ma mi pare che la testimonianza di tutti sia univoca su questo punto.

  ETTORE ROSATO. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  ETTORE ROSATO. Signor Presidente, io ho chiesto di intervenire, perché mi sembrerebbe veramente innaturale che quest'Aula ascoltasse la richiesta di un gruppo, nel Parlamento, di dimissioni della Presidente della Camera, senza dire che noi siamo assolutamente offesi dalle parole, dal metodo, dai contenuti, dalle continue provocazioni che il MoVimento 5 Stelle fa a lei, come a quest'Aula (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Sinistra Ecologia Libertà).
  Lei ha svolto la sua funzione difendendo le prerogative dell'Aula e difendendo il lavoro che i parlamentari, tutti, compresi quelli del MoVimento 5 Stelle, fanno, quindi mi sembra veramente pretestuoso questo. Magari ci troveremo questo video e una sequela di insulti da domani sul web, forse questo è il motivo per cui vengono fatti (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

  TITTI DI SALVO. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  TITTI DI SALVO. Signor Presidente, ho chiesto la parola per esprimere la mia e la nostra totale indignazione nei confronti di un attacco continuo e strumentale che il MoVimento 5 Stelle quotidianamente le rivolge; io mi sento personalmente e politicamente indignata e ringrazio l'onorevole Rosato per averlo detto a nome del suo gruppo (Applausi dei deputati dei gruppi Sinistra Ecologia Libertà e Partito Democratico). Non è possibile che per ragioni assolutamente elettorali si continui a individuare nella Presidente della Camera il parafulmine di qualunque non condivisione ci sia in quest'Aula, io sono indignata, lo volevo dire pubblicamente a nome personale e a nome del mio gruppo (Applausi dei deputati dei gruppi Sinistra Ecologia Libertà e Partito Democratico).

  FERDINANDO ADORNATO. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  FERDINANDO ADORNATO. Signor Presidente, mi hanno anticipato i collegi Rosato e Di Salvo, ma voglio fare qualche Pag. 13considerazione perché non sono fatti di secondaria importanza quelli che avvengono qui quando si attacca così violentemente il Presidente della Camera. Si può criticare il Presidente della Camera, lo si può fare una volta, lo si può fare due volte, lo si può fare tre volte, lo si può fare anche ogni giorno, ma qui siamo in presenza di un episodio diverso, qui c’è un attacco violento, sistematico e offensivo contro la sua persona e quindi contro le Istituzioni che ella rappresenta (Applausi dei deputati del gruppo Scelta Civica per l'Italia), qui siamo di fronte all'attacco violento dunque contro ciascuno di noi che lei rappresenta e che ha sempre fatto in modo super partes, mai dando neanche la sensazione di essere di parte.
  Tra l'altro, si vuole cambiare la politica ? Si attacca la vecchia politica ? Già ho detto in altra sede cosa penso di questo, che rischia di essere un attacco alla democrazia, ma se si attacca anche una persona che con coraggio e responsabilità ha accettato una carica per la prima volta, per cercare di rinnovare la politica, allora si entra ancora in un girone di profondissima contraddizione persino con sé stessi (Applausi dei deputati dei gruppi Scelta Civica per l'Italia e Sinistra Ecologia Libertà).
  Io voglio segnalare questo, perché non rimanga solo agli atti di questo giorno, per dire che questa Camera respinge gli attacchi al suo Presidente come attacchi alle Istituzioni e alla democrazia italiana (Applausi dei deputati dei gruppi Scelta Civica per l'Italia, Partito Democratico e Sinistra Ecologia Libertà).

  SIMONE BALDELLI. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  SIMONE BALDELLI. Signor Presidente, semplicemente per dire che il suo comportamento in questa occasione è stato lineare, corretto e impeccabile, e credo che la facile ilarità dei colleghi 5 Stelle non abbia motivo di scomodarsi, perché lei ha fatto semplicemente quello che è suo dovere fare; tra l'altro ha risposto anche al collega che era già stata presa una decisione. Io credo che questo atteggiamento davvero antipatico perché strafottente da un lato e poco rispettoso delle Istituzioni, non faccia che confermare una brutta opinione che molti di noi si sono fatti rispetto all'atteggiamento che questo movimento nutre nei confronti delle Istituzioni. Ci sono colleghi molto bravi, molto capaci, anche nel MoVimento 5 Stelle, ma c’è un atteggiamento scostante e irrispettoso che si dimostra verso l'Istituzione e verso la Presidenza di turno, nel caso specifico verso la sua persona oggi, Presidente, che io trovo assolutamente irriguardoso, intollerabile e fuori luogo.
  Ci tengo a dirlo perché credo che quando ci sono divergenze sulla conduzione dei lavori è legittimo alzarsi in quest'Aula e proclamare le proprie opinioni, intervenire sui richiami al Regolamento, ma credo che quando questo travalica il confronto sereno, leale, corretto e responsabile che c’è tra i gruppi e sfocia nell'insulto e nell'aggressione gratuita, questo sia antipatico e da censurare.
  Aggiungo, Presidente, un altro argomento di cui abbiamo parlato in Conferenza dei presidenti di gruppo: molto spesso questo atteggiamento di violenza verbale è un atteggiamento che non solo si consuma in quest'Aula ma che ha anche un seguito sulla rete. Trovo questo un elemento, semmai, di aggravante di questo atteggiamento che dovrebbe indurre coloro che siedono in quest'Aula, che si rivolgono all'Assemblea e alla Presidenza ad un comportamento ancora più responsabile perché poi c’è chi, in maniera emulativa e in maniera, mi permetta, Presidente, anche squadrista, sulla rete moltiplica irresponsabilmente questi insulti e queste diffamazioni.
  Allora, Presidente, da parte mia, ritengo di doverle esprimere solidarietà; credo che lei abbia agito nel rispetto del Regolamento e nella tutela di una istituzione che, piaccia o meno al partito il cui leader dice che questa è un'istituzione piena di servi, va tutelata, perché questa è la sede della nostra democrazia. Piaccia o meno a Beppe Grillo, piaccia o meno al Pag. 14MoVimento 5 Stelle (Applausi dei deputati dei gruppi Il Popolo della Libertà-Berlusconi Presidente e Sinistra Ecologia Libertà).

  LELLO DI GIOIA. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  LELLO DI GIOIA. Signora Presidente, io ed il gruppo del Partito Socialista, non soltanto le rinnoviamo la nostra stima e la nostra fiducia e, quindi, di conseguenza stigmatizziamo il comportamento di oggi, ma vorrei che tutti i colleghi avessero evidenziato quello che sta accadendo sul web e che è molto più preoccupante. Io credo che bisogna guardarlo e dare anche una risposta forte come istituzione, perché non è possibile che il Presidente di questa Camera venga attaccata sistematicamente e nessuno dica una parola. Ci dovremmo vergognare noi ! Ci dovremmo vergognare perché la Presidente rappresenta noi tutti, rappresenta questo Parlamento e non è possibile quello che sta accadendo ! Per questo, Presidente, non soltanto le rinnoviamo la stima, la nostra completa condivisione di come sta conducendo i lavori di Aula, ma anche siamo al suo fianco per quello che dovrà e dovremo assumere con riferimento a questi comportamenti che sistematicamente si stanno verificando sul web e quindi sulla rete. Credo che dobbiamo indignarci e alzarci tutti con un coro di protesta nei riguardi di quello che sta accadendo (Applausi dei deputati dei gruppi Misto-Partito Socialista Italiano (PSI) – Liberali per l'Italia (PLI) e Sinistra Ecologia Libertà).

  GIAN LUIGI GIGLI. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  GIAN LUIGI GIGLI. Signora Presidente, avevo chiesto di parlare su tutt'altro tema, un tema di triste cronaca di oggi, ma mi consenta, prima, di esprimerle in questa occasione anche personalmente la mia solidarietà per l'attacco oltraggioso di cui è stata fatta oggetto.
  Vengo al tema: ieri pomeriggio, mentre eravamo in quest'Aula a discutere di omofobia, ho appreso la notizia dell'uccisione a Udine di una giovane ventottenne, Silvia Gobbato. L'uccisione è avvenuta in un parco pubblico in pieno giorno, un parco molto frequentato; sono rimasto agghiacciato e non ho potuto non andare con la mente al fatto che, in quello stesso parco, mia moglie e le mie due figlie femmine si recano spesso per analoghi motivi a fare un po’ di esercizio fisico all'aria aperta. Udine non è una città nota per essere afflitta da alti tassi di criminalità ed è difficile, quindi, pensare che l'omicidio possa essere stato opera di un qualche balordo e tanto meno ascriverlo all'esito di un furto andato male su una ragazza che, peraltro, presumibilmente, non portava soldi con sé, visto che stava correndo.
  Improbabile anche che l'omicidio sia legato all'attività professionale della giovane vittima, che nello studio legale in cui lavorava era solo una praticante agli inizi. Saranno certamente le indagini a scoprire la verità, ma pesa purtroppo come un macigno il sospetto che possa trattarsi dell'ennesimo caso di violenza omicida sulle donne.
  Desidero da questa sede esprimere solidarietà alla famiglia della povera vittima, interpretando – ne sono certo – anche i sentimenti di tutta l'Aula.
  Desidero anche, colleghi, farvi partecipe di una amara riflessione personale: la ratifica della Convenzione di Istanbul e i recenti provvedimenti adottati dal Governo contro la violenza sulle donne resteranno, purtroppo, insufficienti, se non cambieranno il costume e la mentalità, se cioè non sarà superata nel comune sentire una concezione della donna come oggetto, come possesso, come preda da conquistare e da usare a piacimento, pronti ad usare ogni mezzo in caso di rifiuto, fino eventualmente all'uccisione.
  È opportuno quindi continuare nel nostro lavoro legislativo, ma certamente è ancora più opportuno lavorare uniti fuori Pag. 15da quest'Aula per un cambiamento delle menti e dei cuori (Applausi).

  PRESIDENTE. La ringrazio. Naturalmente ci associamo alle condoglianze nei confronti della famiglia.

  ANDREA COLLETTI. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  ANDREA COLLETTI. Signor Presidente, in realtà mi ero prenotato per fare tutt'altro intervento, poi sono stato sopravanzato da altri. Però, già che ci sono, farò un doppio intervento. Mi associo al sentimento di vergogna che è stato espresso da alcuni: provo profonda vergogna a stare qui in mezzo a gente che si dimostra ogni giorno più ipocrita e falsa. Profonda vergogna (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) ! E dimostrano ogni giorno di più che sono davvero tutti uguali (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Tutti !
  Fatta questa chiosa, volevo intervenire su un fatto che è accaduto questo fine settimana. Siamo stati a dare il benvenuto al comitato dei «paggi» a Francavilla al Mare, i quali dovrebbero dare la loro opinione sulle riforme costituzionali.
  Ebbene, uno di questi «paggi», inserito dal Presidente Napolitano in quota PD, poiché già consulente del Partito Democratico nella scorsa legislatura, alla nostra manifestazione anche gioiosa davanti ai cancelli di benvenuto si è permesso di dire sui social network – questo strumento del diavolo, a quanto pare (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) – che si avvicinava al corteo dei «pirla» a 5 Stelle.
  Allora, io accetto benissimo il «pirla», perché certe volte mi guardo allo specchio e dico che sono «pirla» per aver accettato di venire qui, in quest'Aula, vista la sua totale inutilità, e quindi me lo dico da solo; ma, sinceramente, un personaggio del genere si squalifica da sé e squalifica tutto il comitato dei «paggi», che si squalifica, d'altra parte, già dai personaggi che lo popolano, come Violante e D'Onofrio.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ROBERTO GIACHETTI (ore 12,40)

  ANDREA COLLETTI. Però, pregherei almeno la Presidenza del Consiglio a valutare non una sanzione, ma una lettera di risposta alle valutazioni di questo signore (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  GIULIA DI VITA. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  GIULIA DI VITA. Signor Presidente, semplicemente mi chiedo perché, quando qualcuno del MoVimento 5 Stelle invoca il rispetto delle regole, siamo additati come facinorosi, aggressivi e violenti e, quando invece lo fate voi nei nostri confronti, quando avete ragione, allora è tutto lecito e siete tutti inorriditi perché non rispettiamo le istituzioni.
  Vorrei far notare quello che è successo oggi in Aula. Sulla proposta di legge che dovremmo discutere oggi vi è un dibattito da vent'anni, come hanno detto sia esponenti della destra che esponenti della presunta sinistra. Quindi, i continui rinvii ai quali abbiamo assistito in questi giorni, come abbiamo visto ieri e anche oggi, non sono dettati dal tentativo di trovare la giusta posizione tra le varie forze della maggioranza, perché vi sono diverse posizioni anche tra i singoli deputati, per giunta. Quindi, questo è semplicemente tempo per mettersi d'accordo.
  E quando mi viene detto che gli accordi vengono presi nelle sedi preposte, quindi Comitato dei nove e Commissione, ci stiamo prendendo in giro, perché sappiamo tutti che certi accordi si prendono nei corridoi, negli ascensori e tramite telefonate che girano tra esponenti di destra e sinistra e di tutti i partiti politici (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).Pag. 16
  Detto questo, vorrei anche sapere perché la presidente della Commissione giustizia ha ammesso, in maniera anche cristallina, che hanno riposto in votazione un emendamento perché la maggioranza non ha capito quello che ha votato. Noi ci permetteremo allora la prossima volta di richiedere la votazione di un emendamento, di un articolo di una legge perché il MoVimento 5 Stelle non aveva ben capito quello che stava votando: l'ennesima volta, il rispetto delle regole che invocate tanto poi alla fine non lo rispettate.

  PRESIDENTE. Deve concludere, onorevole Di Vita.

  GIULIA DI VITA. Volevo concludere con le offese sul web. Mi sembra quantomeno bizzarro che il collega Rosato non abbia fatto riferimento alla mobilitazione sul web riguardo l'omofobia nei confronti del Partito Democratico (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  MIRELLA LIUZZI. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  MIRELLA LIUZZI. Signor Presidente, avrei voluto fare questo intervento con la Presidente Boldrini, ma credo che lei converrà con me.
  Ci sono dei reati che riguardano la tutela dell'onore e delle istituzioni, ovviamente: questa è una cosa. Un'altra cosa sono gli uomini e le donne che lavorano nelle istituzioni, che non sono essi stessi istituzioni, ma sono cittadini che pro tempore (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) sono prestati alla politica. Volevo chiarire questo concetto.
  In seconda battuta, si parla spesso del web. Trovo parecchio singolare che in quest'Aula alcuni deputati, e anche al Senato, promuovano sempre delle leggi per mettere a tacere in qualche modo, tramite decreti o proposte di legge, il web. Abbiamo la nostra Costituzione e abbiamo un articolo, l'articolo 21, che difende la libertà di pensiero. Grazie al web, la democrazia e la libertà di pensiero sono attuate in maniera pressoché totale: è una piazza aperta. Perché si ha paura di questa piazza aperta ? Questa è la domanda che vorrei porre; e spero di poterne discutere quando si parlerà della proposta di legge sulla diffamazione, dato che viene continuamente rimandata da agosto (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Onorevole Liuzzi, faccio riferimento solo a una cosa che lei ha detto: i cittadini comuni, e nella fattispecie la Presidente della Camera è stata democraticamente eletta in quest'Aula a Presidente della Camera, e, a norma dell'articolo 8, rappresenta la Camera (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). Voi questo non scordatelo mai: perché ovviamente ogni critica può essere fatta, però stiamo parlando del Presidente della Camera, che di default dovrebbe essere considerata da tutti e a garanzia di tutti super partes.
  Può sbagliare come (Commenti). .. può sbagliare, come può sbagliare ciascuno di noi perché non siamo infallibili, e non è questo il tema: a mio avviso – e mi permetto semplicemente questa considerazione rivolto a lei, perché lei ha parlato della Presidente della Camera, che rappresenta la persona e non l'istituzione – in questo momento, quando presiede soprattutto, la Presidente della Camera rappresenta l'istituzione. La rappresenta anche fuori. Ripeto: come tutti noi, potete valutare che sbagli o meno; ma mettere in discussione il fatto che sia super partes, a mio avviso, è un fatto grave, anche per voi. Tutto qui. Come per chiunque, in qualità di Presidente, sia qui a regolare i lavori dell'Aula.

  ALESSIA MORANI. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  ALESSIA MORANI. Signor Presidente, intervengo perché oggi è il compleanno di una donna straordinaria: oggi è il compleanno di Lucia Annibali.Pag. 17
  Sono passati cinque mesi dalla terribile e vile aggressione con cui qualcuno ha tentato di impossessarsi della sua vita, della sua libertà, della sua identità e della sua bellezza. Ma Lucia è una donna che ha vinto, ed ha vinto per tutte le donne vittime di violenza, per tutte le donne che rimangono in silenzio, ammutolite dall'amore e dalla paura, per tutte le donne che purtroppo non ce l'hanno fatta. Ha vinto mostrando il suo volto al mondo, di fronte al quale chi ha compiuto quell'orribile delitto non può fare altro che abbassare gli occhi e provare disgusto per se stesso e vergogna. Lucia è una donna che è rinata; e ce l'ha detto così, in un'intervista, pochi giorni fa: «Il 18 settembre compio 36 anni, e per me questo sarà anche l'anno zero. Rinasco, ricomincio tutto da capo, con la mia nuova faccia: con il naso un po’ così, con gli occhi fra l'orientale e la riempita di botte, con le sopracciglia da tatuare e la bocca buona per sorridere, finalmente, dopo l'ultima operazione. Ma posso fare di meglio e di più» dice, «sono sicura che so fare di meglio e di più».
  Chi deve fare di più e meglio però siamo noi, noi che a breve saremo chiamati a convertire in legge il decreto contro il femminicidio. Abbiamo finalmente una grande occasione per iniziare a dare risposte e ad aiutare le tante donne che, come Lucia, sono rimaste vittime, incolpevoli, di un individuo disperato ed incapace di amare, perché non può esserci altro che disperazione in chi pensa di possedere fino alla morte una donna.
  Come vedete non ho pronunciato la parola «uomo», perché chi compie un atto di violenza fisica o morale su una donna non è degno di essere chiamato «uomo».

  PRESIDENTE. Onorevole Morani, deve concludere.

  ALESSIA MORANI. È con questo impegno per le donne che voglio fare gli auguri a Lucia, perché il suo esempio e il suo coraggio servano a tutti noi per compiere fino in fondo il nostro dovere (Applausi).

  FRANCESCO D'UVA. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  FRANCESCO D'UVA. Signor Presidente, io non invidio chi siede sullo scranno più alto – in questo momento è lei ma, in generale, la Presidente Boldrini –, perché quest'Aula è molto difficile da gestire. Nelle legislature passate non c'ero e non ho un termine di paragone, ma sicuramente quello che per anni si è definito la sinistra e chi per anni si è definito la destra oggi sono assieme. Poi c’è chi è all'opposizione, che può essere SEL che è qui dentro grazie all'alleanza con chi oggi ha la maggioranza, e ci sono questi «ragazzetti» del MoVimento 5 Stelle, che vorrebbero rispettare tutte le regole. Non è facile.
  Però, una cosa certa è che quando il Presidente Boldrini si è insediata e ha fatto il suo discorso noi del MoVimento 5 Stelle abbiamo valutato i fatti, abbiamo valutato le parole del Presidente Boldrini, che ci sono piaciute tanto, e ci siamo spellati le mani ad applaudirla, perché riteniamo il Presidente Boldrini un'ottima persona che si è distinta, prima del suo ruolo istituzionale, per il suo impegno.
  Però, dobbiamo anche valutare i fatti. Quello che ha fatto il collega Iannuzzi non è stato di chiedere le dimissioni e c’è uno stenografico che l'indomani ci permetterà di appurare quando dico. Ha semplicemente detto che noi del MoVimento 5 Stelle in questo momento non sentiamo un certo, come possiamo dire, atteggiamento super partes della Presidenza. È una cosa che noi sentiamo. Abbiamo avvertito questo. Noi chiediamo semplicemente al Presidente Boldrini, senza nessun tipo di attacco strumentale, di garantire tutte le parti. Quello che diceva Iannuzzi non era «si dimetta». Ha detto che se per caso non se la dovesse sentire, non si faccia problemi a dimettersi, che è una cosa molto diversa, perché le parole hanno un peso. Quindi, Presidente, io la ringrazio e prego di riferire al Presidente Boldrini quanto ho detto (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

Pag. 18

  PRESIDENTE. La ringrazio. Ovviamente, il Presidente Boldrini avrà anche la possibilità di leggere il resoconto stenografico.

  GIANLUCA BUONANNO. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  GIANLUCA BUONANNO. Signor Presidente, io non sapevo dell'intervento della collega del PD, di poc'anzi, che ha ricordato la storia – e anch'io ho letto l'intervista – di quella signora che ha subito quella vile aggressione ed è, ovviamente, in una fase molto delicata e ha avuto il coraggio di fare vedere il proprio viso.
  Io volevo intervenire, ma poi lei sa che sono uscito un attimo e quando sono tornato non ho potuto poi prendere la parola e, quindi, non è premeditato. Però, proprio ieri ho letto un'agenzia che mi ha lasciato stupito. Noi abbiamo votato il cosiddetto «svuota carceri» e avevamo detto che lo stalking era una cosa, come ci è stato spiegato, che non avrebbe, diciamo così, impattato sullo «svuota carceri». Invece, ieri ho letto un'agenzia su una certa Simona Cristiano, mandante di un'aggressione con l'acido muriatico verso il suo ex fidanzato, qui a Roma, a Tor Pignattara, e l'esecutore, Salvatore Lo Piccolo – cioè Salvatore Lo Piccolo ha buttato dell'acido muriatico in faccia all'ex moroso o fidanzato di questa Simona Cristiano – ed è venuto fuori che il giudice ha deciso – sono entrambi infermieri, sia chi ha subito l'aggressione con l'acido muriatico sia la sua ex fidanzata – che l'unica cosa che si poteva fare è la non dimora a Roma sia del mandante sia dell'esecutore. Ora, se questo è il provvedimento dello «svuota carceri», se questa è la difesa di chi subisce lo stalking io rimango, come si era già detto, allibito.
  In più, voglio aggiungere quello che ho sentito poc'anzi e concludo il mio mini intervento. È giusto difendere le donne dalla stalking. Sappiamo tutti che credo il 95 per cento di coloro che subiscono questo reato sono donne.
  Però non mi pare giusto che anche quando lo subisce un uomo si faccia finta di niente e si faccia finta di non ricordare che, quando è la donna a fare dei gesti osceni, come quello che ho detto adesso, si faccia silenzio e che nel Partito Democratico si parla solo di donne e non si parla anche di chi subisce dalla donna purtroppo lo stesso identico reato.

  DONATELLA AGOSTINELLI. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  DONATELLA AGOSTINELLI. Signor Presidente, io sono qui per denunciare uno scandalo gravissimo. Ieri la Corte di cassazione ha pronunciato in via definitiva il risarcimento che un imprenditore, cavalier Silvio Berlusconi, deve pagare ad un altro imprenditore, ingegner Carlo De Benedetti, per un contenzioso intercorso fra due imprese di proprietà privata. Ora, cosa c'entra lo Stato italiano ? Cosa c'entra la politica ? Cosa c'entrano i rappresentanti delle istituzioni e del Governo ? Eppure si è assistito a dichiarazioni sconcertanti di deputati e senatori, nell'ordine Bondi, Santanchè, Schifani, addirittura del Vicepresidente del Consiglio dei ministri, onorevole Alfano, che in una trasmissione di Porta a Porta, ripresa dai quotidiani nazionali e dalle altre TV, si è spinto a dire: «la cifra del risarcimento è sproporzionata, di dimensioni enormi». Noi non sappiamo se il Presidente del Consiglio, onorevole Letta, ha appreso delle valutazioni espresse dal suo vice, sappiamo però che ormai è in dirittura d'arrivo un'altra decisione ben più grave da parte della Corte d'appello di Roma, riguardante il risarcimento da parte dello Stato italiano ad un imprenditore privato, quindi non si tratta di due imprenditori, ma si tratta dello Stato e di un imprenditore privato, un tale Eduardo Longarini, della somma di un miliardo e mezzo di euro, di cui 259 milioni già versati, per un contenzioso attivato da questo imprenditore privato contro lo Stato italiano, il triplo del risarcimento che Berlusconi deve a De Benedetti, Pag. 19una cifra – voglio sottolineare – che servirebbe a bloccare l'aumento dell'IVA e a finanziare la cassa integrazione guadagni in deroga nell'ultimo trimestre 2013. Eppure, benché il MoVimento 5 Stelle abbia segnalato da tempo al Governo un'interpellanza urgente in Aula, nessuno si è degnato neppure di risponderci. Allora, come definiamo questa cosa ? Un furto legalizzato a danno della collettività che si sta perpetrando nel silenzio di tutti ? Allora, noi, come MoVimento 5 Stelle, chiediamo che l'onorevole Alfano venga a riferire in Aula su quanto sta succedendo, e lo chiediamo in nome della collettività tutta (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ovviamente questa sua richiesta sarà trasferita al Governo.

  DAVIDE CRIPPA. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  DAVIDE CRIPPA. Signor Presidente, per un disguido con gli assistenti parlamentari, che non avevano visto la mia segnalazione, la parola mi è stata data solo adesso. Io temo che le parole del collega Iannuzzi siano state fraintese forse un po’ in maniera strumentale o forse qualcuno non ha ben compreso, visto che magari da oggi potremmo lanciare anche un modello Ferranti, cioè per la non comprensione di emendamenti. Quindi, qualcuno ovviamente può non aver compreso le parole del deputato Iannuzzi.
  Noi abbiamo sollevato una problematica di imparzialità dopo che la Presidente aveva chiesto in qualche modo un parere pro ed uno contro, a seguito del quale ha dato un suo commento ad un intervento precedente. La richiesta di dimissioni era ovviamente riferita al fatto che, qualora non si senta in grado di mantenere questo livello di imparzialità, le chiediamo questo. Per cui è evidente che non sia stata una richiesta di dimissioni, ma una presa d'atto nel momento in cui la Presidenza si accorga di non essere in grado di mantenere questo criterio di imparzialità, ma non è un'accusa diretta, quindi non facciamo di tutta un'erba un fascio.
  Direi che poi rimbalziamo al mittente quanto i deputati del Partito Socialista rivendicano come senso delle istituzioni, perché se il Partito Socialista è lo stesso Partito Socialista, visto che si trascina nel tempo, di Bettino Craxi, siamo ben contenti di avere una visione delle istituzioni ben e profondamente diversa (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
  Concludo dicendo anche al collega Baldelli – mi spiace che non ci sia – che essere richiamati da un collega del PdL in merito al senso delle istituzioni è qualcosa di assolutamente ironico, perché le cito soltanto queste parole.
  Il deputato e collega Antonio Martino, già deputato nella XII, XIII, XIV, XV e XVI legislatura, ex Ministro degli affari esteri ed ex Ministro della difesa, ha pronunciato, la settimana scorsa, queste parole: «Considero chi si sottrae ai balzelli del fisco un patriota, perché sottrae soldi al pubblico spreco. Non voglio dare soldi del mio lavoro alla politica per dilapidarli con stupidi sprechi». Qui dentro nessuno si è indignato (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) !

  DONATA LENZI. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  DONATA LENZI. Signor Presidente, casualmente sono rimasta a sentire gli interventi di fine seduta: è sempre un esercizio interessante, è sempre stata l'arena delle opposizioni. Ho l'impressione, però, che vi sia adesso un uso che è andato oltre le consuetudini, che non esiste nel Regolamento, ma non parliamo di quello.
  Non capisco perché si debba continuare a chiedere la censura delle parole e delle opinioni di chi ha il solo reato di pensarla diversamente dal MoVimento 5 Stelle. Manco «pirla» si può più dire ! Abbiamo di fronte un atteggiamento dittatoriale e di censura e di limiti della libertà di opinione degli altri.Pag. 20
  Il confronto politico si fa sulle idee, non su questo. Non capisco perché gli interventi di fine seduta riaprano discussioni nel merito di oggetti iscritti all'ordine del giorno e che sono conclusi o rinviati ad altra seduta, perché questo limita la libertà del singolo parlamentare di intervenire nel merito e di difendersi per fatto personale, quando è chiamato in campo.
  Si eviti di attaccare e denunciare i parlamentari assenti, che a fine seduta non hanno l'obbligo di essere presenti. I colleghi hanno già dimostrato ampiamente di essere incapaci di non avere l'ultima parola – come i bambini a scuola, no ? «Sono io l'ultimo a parlare» –, ma capisco molto bene, invece, l'attacco nei confronti della Presidente della Camera.
  Hanno ricevuto l'ordine: è troppo visibile, è troppo dalla parte degli ultimi, va attaccata, e domani i titoli: «Il MoVimento 5 Stelle chiede le dimissioni della Boldrini». Si vede che non si è capaci neanche di prendere le punizioni meritate per comportamenti da cattivi allievi a scuola (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

  PRESIDENTE. Onorevole Lenzi, solo due precisazioni. La decisione su come organizzare gli interventi di fine seduta è stata decisa dalla Conferenza dei presidenti di gruppo. Quindi, noi, ovviamente, non possiamo che adeguarci alle decisioni della Conferenza dei presidenti di gruppo e ripetutamente questa Presidenza si è rivolta a coloro che, da diversa parte, si riferivano a deputati assenti spiegando esattamente il tema dell'assenza dei deputati. Dopodiché, ovviamente, siamo nella parte del fine seduta e in questa parte abbiamo confinato, per decisione della Conferenza dei presidenti di gruppo, tanti interventi che lei, che è una deputata sicuramente esperta, sa che, precedentemente venivano eventualmente «smezzati» durante le sedute dell'Aula. Questo, diciamo, è solo per precisazione.

  ROBERTO FICO. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  ROBERTO FICO. Signor Presidente, intervengo solo dopo avere ascoltato la collega deputata del PD. Credo che quando si portano in Aula ragionamenti del tipo «è chiaro che avete avuto l'ordine di attaccare la Presidente Boldrini», per prima cosa voglio capire da dove viene questa idea, voglio comprendere le fonti e come possa pensare una cosa del genere. Siccome questa cosa è una falsità enorme, il mio pensiero è che solo chi ragiona in questo modo, come quando arrivò l'ordine di votare il Presidente Napolitano, può pensare degli altri la stessa cosa (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) ! Noi non ragioniamo così, e quindi questo ragionamento viene fatto dalle persone che, probabilmente, gli ordini li hanno. Noi no (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) !

  PRESIDENTE. Nessun altro chiedendo di parlare, sospendo la seduta, che riprenderà alle ore 15, con lo svolgimento di interrogazioni a risposta immediata.
  Ricordo che alle ore 16 avranno luogo le votazioni per l'elezione dei componenti di consigli di presidenza. Successivamente riprenderà il seguito dell'esame delle proposte di legge in materia di omofobia e transfobia.
  La seduta è sospesa.

  La seduta, sospesa alle 13,05, è ripresa alle 15.

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE LAURA BOLDRINI

Svolgimento di interrogazioni a risposta immediata.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di interrogazioni a risposta immediata, alle quali risponderanno il Ministro della giustizia, il Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca, il Ministro del lavoro e delle politiche sociali e il Ministro degli affari esteri.

Pag. 21

(Chiarimenti e iniziative in relazione a rischi di infiltrazione della criminalità organizzata nella gestione del ciclo dei rifiuti a Roma, con particolare riferimento alla prevista realizzazione di una discarica in località Falcognana – n. 3-00309)

  PRESIDENTE. Il deputato Brunetta ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-00309, concernente chiarimenti e iniziative in relazione a rischi di infiltrazione della criminalità organizzata nella gestione del ciclo dei rifiuti a Roma, con particolare riferimento alla prevista realizzazione di una discarica in località Falcognana (Vedi l'allegato A – Interrogazioni a risposta immediata).

  RENATO BRUNETTA. Signor Presidente, signor Ministro, da più di due mesi conduco, a fianco dei cittadini e delle cittadine di Roma sud, una battaglia contro un procedimento che ha iniziato ad assumere profili sempre più oscuri e inquietanti, in quanto rischia non solo di deturpare una prestigiosa area di un paesaggio ricco di storia e spiritualità, il Divino Amore, ma anche, forse e soprattutto, rischia di assumere profili conniventi con l'ecocriminalità.
  Chiedo al Ministro interrogato se sia possibile verificare se vi siano procedimenti in corso per reati fiscali e ambientali nei confronti dei soci della società Ecofer ambiente Srl o dei soci ai quali sia comunque riconducibile la proprietà dei terreni o dell'impianto in località Falcognana e, segnatamente, la presenza in capo alla stazione appaltante dei requisiti soggettivi generali previsti dal Codice degli appalti, la corretta applicazione di quanto previsto inoltre dall'articolo 38 del citato decreto legislativo 12 aprile 2006 n. 163, la verifica nei confronti della Ecofer ambiente Srl di pendenze di procedimento per l'applicazione di una delle misure di prevenzione contro le infiltrazioni ecomafiose. Chiedo, infine, quali iniziative intenda intraprendere il Governo per prevenire, in ogni caso, le infiltrazione di interessi criminali nel ciclo dei rifiuti a Roma.

  PRESIDENTE. La Ministra della giustizia, Anna Maria Cancellieri, ha facoltà di rispondere.

  ANNA MARIA CANCELLIERI, Ministro della giustizia. Signor Presidente, nel rispondere all'onorevole Brunetta devo necessariamente premettere che le questioni oggetto dell'interrogazione investono principalmente le attribuzioni degli altri membri del Governo, peraltro già recentemente sentiti in quest'Aula. Pertanto, con riferimento ai profili relativi alle condizioni soggettive dei soci della Ecofer ambiente Srl e agli eventuali rischi di infiltrazioni criminali nel ciclo dei rifiuti della città di Roma, non posso che riportarmi a quanto dichiarato dal Ministro Orlando e dal sottosegretario all'interno Bocci.
  Per quanto attiene specificatamente ai profili di stretta competenza del Ministero della giustizia, posso comunicare che, sulla base degli elementi informativi forniti dal procuratore della Repubblica di Roma, gli approfondimenti di polizia giudiziaria non hanno evidenziato profili di coinvolgimento nella compagine societaria titolare del capitale sociale della Ecofer ambiente Srl di soggetti riconducibili alla criminalità organizzata. Il procuratore della Repubblica di Roma ha inoltre precisato che la Ecofer ambiente Srl è risultata di fatto riconducibile, attraverso società fiduciarie, a due soggetti, peraltro già noti all'interrogante – come risulta dai resoconti degli atti di sindacato ispettivo rivolti agli altri Ministri –, appartenenti a due distinte famiglie, con partecipazione, rispettivamente, del 60 per cento e del 40 per cento nella predetta società. In relazione a tali soggetti il Procuratore della Repubblica di Roma ha comunicato di aver informato la Prefettura di Roma circa la sussistenza di pendenze giudiziarie.
  Riguardo a tale ultimo specifico aspetto, gli accertamenti svolti dalla Prefettura di Roma tramite la Guardia di Pag. 22finanza e acquisiti dal Ministero dell'ambiente, non hanno fatto emergere, allo stato degli atti, pendenze ostative alla capacità di detti soggetti di contrarre con la pubblica amministrazione, come del resto evidenziato dal Ministro Orlando nella sua risposta del 16 settembre scorso. Ugualmente il sottosegretario all'interno Bocci ieri mattina ha rappresentato, per la parte di competenza del Ministero dell'interno, che le verifiche svolte in questa fase preliminare non hanno evidenziato allo stato l'emergere di cause interdittive ed assicurato che ogni fatto nuovo sarà puntualmente verificato in relazione all'evolversi della procedura di rilascio della documentazione antimafia.
  Naturalmente, attesa l'evidente rilevanza e delicatezza dei profili di tutela ambientale e di salvaguardia della salute e sicurezza pubblica sottesa all'entrata in funzione del sito alternativo alla discarica di Malagrotta, sono certa che i competenti organi inquirenti porranno, come di consueto peraltro, la massima attenzione alla prevenzione e repressione di eventuali fatti di rilievo penale che dovessero verificarsi in occasione della realizzazione della predetta discarica.

  PRESIDENTE. Il deputato Brunetta ha facoltà di replicare.

  RENATO BRUNETTA. Signor Presidente, io la ringrazio, signor Ministro, anche se non mi sento affatto tranquillizzato dalle sue parole, anche perché nella mia richiesta di sindacato ispettivo al Ministro Orlando, dagli atti della Prefettura emergono altri provvedimenti attualmente in corso di cui avrei voluto avere contezza. Su questi né il Ministro Orlando né la sua dichiarazione oggi hanno fatto ancora chiarezza.
  In ogni caso, prendo per buono il suo impegno di vigilare, assieme agli altri colleghi del Governo, al fine di identificare eventuali profili di devianza criminale rispetto all'intero ciclo dei rifiuti a Roma. Siccome il commissario Sottile non aveva realizzato queste istruttorie preliminarmente, ma queste istruttorie sono avvenute solo in ragione del mio sindacato ispettivo, qualcosa mi fa dubitare della consapevolezza del commissario Sottile rispetto alla rilevanza delle infiltrazioni ecomafiose nella città di Roma e, segnatamente, nel ciclo dei rifiuti.

(Iniziative, anche normative, per risolvere l'emergenza carceraria, anche con riferimento al fenomeno delle ingiuste detenzioni – n. 3-00310)

  PRESIDENTE. Il deputato Cirielli ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-00310, concernente iniziative, anche normative, per risolvere l'emergenza carceraria, anche con riferimento al fenomeno delle ingiuste detenzioni (Vedi l'allegato A – Interrogazioni a risposta immediata).

  EDMONDO CIRIELLI. Signora Presidente, colleghi, signora Ministro, è un fatto notorio che, da quando è entrato in vigore il nuovo codice del 1989, le carceri italiane siano piene di persone ingiustamente detenute. E su questo sappiamo che incidono non soltanto moltissimi stranieri che non hanno la cittadinanza italiana, ma moltissimi cittadini in custodia cautelare, in carcerazione preventiva, quindi, in carcere senza un processo.
  Il fatto è tanto più grave poichè lo Stato italiano, in questi anni, è stato condannato a risarcire il danno subito per ingiuste detenzioni per oltre 600 milioni di euro. Sappiamo che la carcerazione preventiva incide per circa un terzo sulla popolazione carceraria, in una situazione già di grave sovraffollamento carcerario; siamo stati condannati dalla Corte di giustizia.

  PRESIDENTE. La invito a concludere.

  EDMONDO CIRIELLI. Allora, intendiamo chiedere al Governo quali provvedimenti voglia prendere, soprattutto in relazione alla custodia cautelare, ma anche a misure strutturali per risolvere il problema del sovraffollamento carcerario, Pag. 23atteso che, ancora una volta, il provvedimento «svuota carceri» ingiusto ha fallito.

  PRESIDENTE. La Ministra della giustizia, Anna Maria Cancellieri, ha facoltà di rispondere.

  ANNA MARIA CANCELLIERI, Ministro della giustizia. Signor Presidente, rispondo all'onorevole Cirielli ricordando, innanzitutto, che il Governo è intervenuto di recente sul tema del sovraffollamento carcerario e delle condizioni di detenzione mediante il decreto-legge n. 78 del 2013. L'obiettivo primario della riforma, che ha fra i suoi presupposti la nota e recente decisione Torreggiani della Corte europea dei diritti dell'uomo, è di ottenere un significativo alleggerimento del nostro sistema penitenziario, incidendo strutturalmente sui flussi carcerari, limitando gli ingressi, favorendo le uscite dei detenuti non pericolosi e prevedendo per questi ultimi nuove opportunità trattamentali.
  Fra le norme più significative, ricordo quella che ha elevato il limite di pena edittale per l'applicazione della custodia cautelare in carcere, che potrà, quindi, essere disposta di regola soltanto in relazione a delitti puniti con la reclusione non inferiore, nel massimo, a cinque anni. Sono, altresì, stati abrogati alcuni automatismi che precludevano ai recidivi non pericolosi l'accesso ai benefici carcerari ed è stato reso più agevole l'impiego lavorativo dei detenuti, anche per progetti di pubblica utilità.
  Inoltre, ho provveduto ad istituire alcune commissioni di studio, attualmente al lavoro, dalle quali attendo ulteriori proposte di interventi normativi sull'ordinamento penitenziario, le misure alternative alla detenzione, il sistema sanzionatorio e il processo penale. Un'apposita commissione sta elaborando soluzioni organizzative per risolvere le criticità esistenti in materia penitenziaria, riguardanti, tra l'altro, la socialità in carcere e la dignità delle condizioni detentive.
  Quanto agli interventi sull'edilizia penitenziaria, entro la fine del corrente anno saranno disponibili 2.500 nuovi posti detentivi che diventeranno circa 10 mila al completamento del piano. Infine, è in progetto il recupero di edifici oggi destinati ad ospedale psichiatrico giudiziario e la riapertura di spazi detentivi nell'isola di Pianosa. Chiudo la mia risposta, ribadendo che sono pienamente consapevole della drammaticità delle conseguenze che possono derivare da eventuali errori giudiziari in tema di libertà personale. Peraltro, come evidenziato anche dal vicepresidente del CSM, Vietti, essi sono statisticamente limitati. Ad ogni modo, l'impegno del Governo e mio personale è quello di ricercare soluzioni normative volte a delineare un sistema giuridico più giusto. Mi riferisco, oltre alle azioni volte a migliorare il nostro sistema penitenziario e alle riforme citate in precedenza, anche alle riforme dirette ad aumentare l'efficienza del sistema giudiziario quali, ad esempio, l'avvio della nuova geografia giudiziaria e gli interventi per lo snellimento del processo civile.

  PRESIDENTE. Il deputato Cirielli ha facoltà di replicare.

  EDMONDO CIRIELLI. Signora Presidente, non sono affatto soddisfatto perché certamente non crediamo che non fare entrare i delinquenti in carcere o, peggio ancora, fare uscire quelli che sono stati condannati, anche come recidivi, sia lo strumento idoneo. Inoltre, non sono soddisfatto in relazione a quello che le ho chiesto; le avevo chiesto, infatti, cosa intendesse fare per limitare il fenomeno dell'ingiusta detenzione, che non è statisticamente irrilevante – a parte che anche una sola persona che finisce in carcere ingiustamente è una vergogna –, ma sappiamo che circa ventimila sono i detenuti in attesa di giudizio e che un terzo saranno assolti, quindi il problema è assai grave. Peraltro, i 600 milioni di euro a cui siamo stati condannati rappresenta sicuramente un fatto grave. Crediamo che i provvedimenti che sono stati adottati non vadano nella direzione giusta; ci aspettiamo un intervento chiaro sulla custodia cautelare, non innalzando semplicemente il limite edittale che significa non fare Pag. 24entrare, magari, dei colpevoli in galera, ma significa verificare i presupposti e trovare gli strumenti giuridici. Poi, risolvere, strutturalmente, il problema delle carceri significa fare nuove carceri; significa, magari, fare accordi con i Paesi stranieri per far scontare il carcere all'estero alle persone che non sono cittadini e, soprattutto, occorre limitare gli errori giudiziari con l'uso distorto dello strumento della custodia cautelare.

(Iniziative per contrastare il sovraffollamento nelle classi scolastiche – n. 3-00311)

  PRESIDENTE. La deputata Silvia Chimienti ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-00311, concernente iniziative per contrastare il sovraffollamento nelle classi scolastiche (Vedi l'allegato A – Interrogazioni a risposta immediata).

  SILVIA CHIMIENTI. Signora Presidente, gentile Ministro Carrozza, lo scorso 30 luglio la 7a Commissione permanente del Senato ha approvato la risoluzione del MoVimento 5 Stelle che impegnava il Governo ad adottare, al più presto, misure volte al ridimensionamento del numero massimo di alunni per classe, con particolare riguardo alle disposizioni relative alla formazione delle classi negli istituti secondari di secondo grado. Nei giorni scorsi abbiamo preso visione del «decreto istruzione», recentemente licenziato dal Consiglio dei ministri, e che inizierà a breve il suo iter parlamentare. Nell'esaminarlo abbiamo notato con sgomento come questo decreto-legge non contenga alcun riferimento all'annoso problema del sovraffollamento delle classi, né alcuna iniziativa volta a recepire, concretamente, il voto favorevole della 7a Commissione permanente del Senato sulla risoluzione del MoVimento 5 Stelle. Ci chiediamo, dunque, quale sia il motivo di questo silenzio e, soprattutto, in che tempi e secondo quali modalità il Governo riterrà di intervenire per dare seguito all'approvazione della risoluzione e per mettere fine al fenomeno delle cosiddette classi pollaio.

  PRESIDENTE. Il Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca, Maria Chiara Carrozza, ha facoltà di rispondere.

  MARIA CHIARA CARROZZA, Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. Signora Presidente, onorevoli colleghi, la 7a Commissione permanente del Senato, approvando la risoluzione ricordata dall'onorevole interrogante, ha richiamato l'attenzione su un aspetto decisivo della corretta organizzazione della didattica, quella della dimensione delle classi. È un problema sul quale l'attenzione mia e del Ministero è costante, particolarmente nel momento di avvio dell'anno scolastico. Il recente decreto-legge in materia di istruzione non è intervenuto sul tema non perché ne sia stata sottovalutata l'importanza, o perché si escludano situazioni di emergenza, ma in quanto è possibile intervenire su questo tema a livello amministrativo. Ciò vale in particolare per le situazioni segnalate nell'interrogazione.
  Vorrei chiarire che casi come quello del liceo musicale «G. Verga» di Modica sono del tutto eccezionali e vengono risolti tempestivamente dagli uffici del Ministero. Così è avvenuto nel caso in esame: lo scorso 16 settembre l'ufficio scolastico regionale per la Sicilia ha autorizzato la formazione di una seconda classe I, soddisfacendo le giuste aspettative delle famiglie. Per quanto riguarda poi la regione Puglia, proprio per sopperire alle esigenze rappresentate dalle scuole l'ufficio scolastico regionale ha fatto pervenire una richiesta di ulteriori 70 unità di personale, che è stata soddisfatta in due momenti: una prima assegnazione di numero 30 posti e una successiva assegnazione, che verrà autorizzata in questi giorni, di 50 posti. Mi preme inoltre sottolineare che dai dati presenti nel sistema informativo del Ministero non risulta che nella provincia di Bari ci siano classi con un numero superiore a quanto stabilito dalle norme vigenti.
  Una tale disfunzione si è riscontrata solo nelle province di Brindisi e Lecce ed è stata risolta con le ulteriori assegnazioni appena richiamate. Al di là dei casi particolari, Pag. 25vorrei comunque ribadire il costante impegno mio e del Ministero nell'assicurare che ogni classe di ciascuna scuola italiana abbia un numero di studenti adeguato all'ordine e al grado degli studi, oltre che alle caratteristiche degli studenti stessi. La giusta dimensione di una classe dipende comunque da diversi fattori. Il primo e il più importante, naturalmente, è costituito dalle esigenze educative, da valutare anche alla luce di eventuali situazioni di disabilità. Non si può negare, peraltro, che sulla dimensione delle classi incidano anche altri fattori, quali l'edilizia scolastica, la sicurezza degli edifici, sulla quale i dirigenti scolastici sono chiamati a vigilare, ma soprattutto gli organici del personale docente della scuola, sui quali hanno inciso pesantemente le misure di contenimento della spesa pubblica, che hanno fatto registrare negli scorsi anni una riduzione di 87.400 unità di personale docente e di 44.500 unità di personale ATA. Rispetto a tali dati si è però registrata già dal precedente anno scolastico un'inversione di tendenza, con la conferma, anche per l'anno appena iniziato, di 627.732 unità di personale, cosa che garantisce alle scuole la formazione di tutte le classi necessarie, il mantenimento del tempo scuola nei vari gradi di istruzione, nonché l'istituzione di tutti gli indirizzi nelle scuole secondarie di secondo grado.

  PRESIDENTE. La deputata Chimienti ha facoltà di replicare.

  SILVIA CHIMIENTI. Signor Presidente, signor Ministro, la nostra interrogazione a risposta immediata, in effetti, è stata motivata dai recenti fatti di cronaca avvenuti in concomitanza con l'avvio del nuovo anno scolastico. Ci stiamo riferendo agli ennesimi episodi di disagio legati al sovraffollamento delle classi in diversi comuni italiani, dai 32 studenti per aula dell'istituto «Duca d'Aosta» di Padova al clamoroso caso, che ha citato anche lei, del liceo musicale «G. Verga» di Modica, in cui si è giunti al paradosso di una classe composta addirittura da 49 studenti, di cui uno disabile. Ricordiamo che, a fronte di 200 mila alunni con disabilità certificate, iscritti alle scuole italiane, sono disponibili solo 101.000 insegnanti di sostegno, per un rapporto medio di un insegnante ogni due allievi.
  Inoltre, circa 700 mila studenti, il 9 per cento dell'intera popolazione scolastica, rientrano nella categoria dei bisogni educativi speciali, che includono i disturbi specifici dell'apprendimento e lo svantaggio socio-economico, linguistico o culturale. Osservando queste cifre, come si può pensare che i docenti italiani riescano a garantire un'elevata qualità della didattica, dovendo anche, in un contesto di sovraffollamento, farsi carico in prima persona di situazioni di disagio e di deficit tramite l'elaborazione dei piani didattici personalizzati ? Il tutto senza alcun riconoscimento economico e soprattutto senza che si garantisca loro un'adeguata formazione per affrontare esigenze così specifiche e delicate. Di fronte a tale emergenza, ci saremmo aspettati una serie di provvedimenti già nel «decreto istruzione», dal momento che il Governo è stato investito di questo compito a seguito dell'approvazione della risoluzione del MoVimento 5 Stelle di fine luglio. Sarebbe stato necessario intervenire immediatamente, sfruttando l'occasione del decreto, quantomeno per evitare che fenomeni come quelli citati poc'anzi possano ripetersi anche all'avvio del prossimo anno scolastico. Per questo motivo, la sua risposta ci lascia solo parzialmente soddisfatti e ci spingerà a monitorare con grande attenzione la condotta del Governo nei prossimi mesi, affinché venga data piena attuazione alla nostra risoluzione (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

(Misure per la salvaguardia dei livelli occupazionali e per la ripresa dell'attività produttiva delle società del gruppo Riva – n. 3-00312)

  PRESIDENTE. Il deputato Caparini ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-00312, concernente misure per la salvaguardia Pag. 26dei livelli occupazionali e per la ripresa dell'attività produttiva delle società del gruppo Riva (Vedi l'allegato A – Interrogazioni a risposta immediata).

  DAVIDE CAPARINI. Signor Presidente, le società del gruppo Riva sono sane, hanno il bilancio a posto, rispettano i più severi standard ambientali; sono da sempre contraddistinte da un ottimo rapporto con le parti sociali, hanno commesse, portafoglio clienti senza paragoni in Italia; sono il quarto gruppo siderurgico in Europa, ventesimo al mondo. Le banche, a causa di una decisione scellerata da parte del GIP di Taranto hanno immediatamente sospeso l'operatività dei conti, le fideiussioni, i finanziamenti; e sfido chiunque, Ministro, in questo Paese ad operare, soprattutto con le dimensioni che questo gruppo ha, in Italia e nel mondo, senza avere le banche al proprio fianco. Oltre 1.400 lavoratrici e lavoratori oggi sono per strada, non hanno un futuro: a causa di questa decisione sono senza stipendio, senza ammortizzatori sociali. Cosa state facendo per risolvere questo problema, per ridare l'operatività a questa azienda (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie) ?

  PRESIDENTE. Il Ministro del lavoro e delle politiche sociali, Enrico Giovannini ha facoltà di rispondere.

  ENRICO GIOVANNINI, Ministro del lavoro e delle politiche sociali. Signor Presidente, la questione posta dall'onorevole Caparini attiene alla nota vicenda produttiva ed occupazionale del gruppo Riva, e segnatamente a quella relativa ai lavoratori che non rientrano nel perimetro gestionale dello stabilimento Ilva di Taranto.
  Voglio ricordare al riguardo che i Governi in carica nell'ultimo biennio sono ripetutamente intervenuti sulla vicenda per fronteggiare la grave situazione ambientale di Taranto, al fine di trovare un delicato punto di equilibrio tra valori e principi costituzionali concomitanti, quali il diritto alla salute, all'ambiente, alla libertà di iniziativa economica e all'occupazione. Com’è noto, gli atti sinora emanati sono stati a più riprese sottoposti al vaglio della Corte costituzionale, che ne ha confermato la legittimità.
  Il Governo ribadisce l'impegno per adottare ogni iniziativa utile per salvaguardare i richiamati valori fondamentali, i quali non si pongono in rapporto di contrapposizione ma di integrazione. Allo stesso modo, è opinione del Governo che sia possibile trovare un adeguato bilanciamento tra i diversi interessi in campo, rispettando allo stesso tempo l'operato e la necessaria indipendenza della magistratura. La stessa procura della Repubblica presso il tribunale di Taranto ha confermato appena pochi giorni fa che il provvedimento di sequestro conservativo recentemente adottato non implica alcun divieto d'uso, e pertanto lascia impregiudicate le facoltà gestionali dell'impresa.
  I recenti incontri svolti con la proprietà al più alto livello istituzionale hanno evidenziato che sembrano sussistere le condizioni giuridiche, economiche e di contesto necessarie per la piena ripresa dell'attività, con ogni possibile effetto positivo sull'occupazione. La società dal canto suo ha manifestato piena disponibilità a collaborare per la ripresa delle attività pur evidenziando il permanere di forti difficoltà gestionali e finanziarie determinate dal richiamato sequestro dei cespiti. A tale scopo, i rappresentanti del gruppo Riva si sono impegnati a contattare il custode giudiziale per verificare congiuntamente quali siano i passi necessari da compiere per consentire un rapido avvio dell'operatività dei diversi siti produttivi.
  Allo stato attuale, pertanto, non sussiste la necessità di fare ricorso a strumenti di integrazione salariale, che pure nel recente passato sono stati accordati, trattandosi, come lei ha detto, di imprese sane. Voglio tuttavia rassicurare gli onorevoli interroganti e l'Aula tutta sull'alto grado di attenzione da parte dell'Esecutivo alla ricerca di ogni possibile soluzione, e in particolare del Ministero da me diretto per eventuali interventi a favore dell'occupazione.Pag. 27
  In ogni caso, noto che il Governo sta valutando (e il Ministro Zanonato pochi minuti fa proprio in un'audizione ha dato notizia al riguardo) la possibilità di intervenire in via legislativa, proprio per rendere effettiva la salvaguardia delle attività produttive, pur nel rispetto delle finalità del sequestro. Il Ministro ha annunciato che nel Consiglio dei Ministri di questa settimana sarà proposto un intervento normativo, che assicurerà proprio il funzionamento degli impianti.

  PRESIDENTE. L'onorevole Caparini ha facoltà di replicare.

  DAVIDE CAPARINI. Signor Presidente, signor Ministro, lei mi sta confermando che le lavoratrici e i lavoratori del gruppo Riva stanno pagando i danni ambientali di Taranto, stanno pagando colpe che non sono loro, che ricadono però su queste società. Lei mi sta confermando che alla decisione scellerata del giudice, che ha delle ripercussioni drammatiche su queste famiglie, il Governo non può porre rimedio.
  Noi siamo assolutamente convinti che il Governo si debba svegliare perché è arrivato il momento di operare con gli strumenti che la legge vi dà per risolvere la situazione, perché qui non stiamo chiedendo ammortizzatori sociali. Qui ci sono lavoratrici e lavoratori che chiedono di poter continuare a lavorare, perché la loro azienda funziona, è competitiva e non possono perdere tempo perché ogni minuto perso è un minuto regalato alla concorrenza internazionale, ogni minuto perso è salario in meno, ogni minuto perso vuol dire commesse, produttività e competitività persa per tutto il comparto e per tutto il Paese.
  Quindi quello che noi vi invitiamo a fare prima di tutto è costituire immediatamente un tavolo con il giudice a cui è stata assegnata l'operatività, che non è stato ancora costituito a distanza di una settimana da quando è stato emesso il provvedimento, al Ministero voi dovete darvi una mossa, dovete chiamare il... non sto parlando di lei, sto parlando del Ministro che non c’è, il Ministro Zanonato, perché non stiamo parlando di ammortizzatori sociali, qui stiamo parlando di industria (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie) ! Stiamo parlando del futuro del nostro Paese, stiamo parlando di competitività, stiamo parlando di migliaia di posti di lavoro, stiamo parlando di gente che oggi non ha un salario ed è a casa. È questo quello di cui noi stiamo parlando ed è per questo che voi dovete convocare assolutamente nel prossimo Consiglio dei Ministri un tavolo, discutere e soprattutto trovare delle soluzioni. Le soluzioni sappiamo quali possono essere: il commissariamento per esempio, oppure, meglio ancora, ritornare sulla decisione scellerata di un giudice che non ha assolutamente competenza riguardo a quella che è la politica industriale del Paese, che spetta al Governo, non spetta a un magistrato (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie) !

(Misure per la salvaguardia dei livelli occupazionali presso il Monte dei Paschi di Siena – n. 3-00313)

  PRESIDENTE. Il deputato Zan ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-00313, concernente misure per la salvaguardia dei livelli occupazionali presso il Monte dei Paschi di Siena (Vedi l'allegato A – Interrogazioni a risposta immediata).

  ALESSANDRO ZAN. Signora Presidente, gentile Ministro, nel piano industriale vigente del Monte dei Paschi di Siena, depositato preso l'EBA (Ente bancario europeo), del 19 dicembre 2012, sarebbe prevista una riduzione degli organici di circa 4.900 persone entro il 2015. Di queste, 900 cessazioni sarebbero legate alla vendita di Biverbanca, 270 circa derivano da pensionamenti, 1.660 da esodi e 1.110 da esternalizzazioni del back-office, che investono circa 140 persone a Padova, 180 a Mantova, 110 a Milano, 160 a Siena, 160 a Roma, e così via, Lecce e Firenze. Sono già stati licenziati 140 dirigenti a Pag. 28fronte di nuovi dirigenti assunti con contratti molto più onerosi, come risulta da fonti sindacali.
  Nel piano industriale vigente è previsto che la cifra spesa per il servizio degli esternalizzati sia dai 70 agli 80 milioni di euro, mentre il solo costo del lavoro esportato è di 90 milioni di euro, a cui bisogna aggiungere i costi di gestione (presumibilmente pari a 20-25 milioni di euro).
  A queste condizioni a parere nostro, signor Ministro, l'esternalizzazione sembra più che altro un licenziamento delegato ad un altro soggetto, si vogliono portare questi lavoratori a società esterne per poi chissà che farne di queste società.
  Inoltre, questa è una vicenda che subisce aggiornamenti quotidiani e si prevede da parte dei sindacati che la ricaduta sul personale della banca sia destinata ad essere ancora più pesante.

  PRESIDENTE. Concluda.

  ALESSANDRO ZAN. Signor Presidente, mi avvio alla conclusione. Allora, signor Ministro, chiedo quali iniziative intenda assumere il Governo per salvaguardare l'occupazione nei confronti del personale del Monte dei Paschi di Siena individuato in esubero, in special modo per quello destinato all'esternalizzazione.

  PRESIDENTE. Il Ministro del lavoro e delle politiche sociali, Enrico Giovannini, ha facoltà di rispondere.

  ENRICO GIOVANNINI, Ministro del lavoro e delle politiche sociali. Signor Presidente, gli onorevoli interroganti, nel richiamare il nuovo piano industriale del gruppo Monte dei Paschi di Siena che sarà approvato dal consiglio di amministrazione il prossimo 24 settembre, esprimono preoccupazione con particolare riferimento alle possibili negative ricadute sui livelli occupazionali.
  Riguardo agli elementi acquisiti dal Ministero dell'economia e delle finanze, faccio presente che lo scorso 17 giugno il Monte dei Paschi di Siena ha formalmente sottoposto al vaglio della Commissione europea una versione aggiornata del piano di ristrutturazione del gruppo rispetto a quello approvato dal consiglio di amministrazione della banca nel mese di dicembre 2012. Con i comunicati stampa del 9 e dell'11 settembre scorso, la banca ha reso noto che le nuove linee guida del piano di ristrutturazione, basate su quanto discusso nel corso del mese di agosto con il Ministero dell'economia e finanze e la Commissione europea, sono già state illustrate al consiglio di amministrazione.
  Il management della banca ha inoltre comunicato di avere già avviato le attività necessarie al fine di rivedere il documento che, come ho già detto, sarà sottoposto all'approvazione del consiglio di amministrazione nella seduta del 24 settembre prossimo venturo.
  In tale contesto le informazioni a disposizione del Governo, in merito agli impatti del piano di ristrutturazione sugli organici del gruppo, non sono al momento definitive né caratterizzate da un adeguato livello di dettaglio. Pertanto, non posso che fare alcune considerazioni sul vigente piano industriale del gruppo, presentato il 19 dicembre 2012, il quale evidenzia un impatto negativo sul livello occupazionale nella banca.
  Voglio ricordare che il problema occupazionale, evidenziato dagli onorevoli interroganti, che coinvolge circa 4.900 lavoratori e le loro famiglie, trova la sua origine nella crisi del settore bancario internazionale nonché, come ben noto, nelle gravi vicende, anche giudiziarie, che hanno interessato il gruppo MPS e il suo precedente management. I numeri, richiamati dall'onorevole interrogante, descrivono la situazione della cui gravità il Governo è pienamente consapevole e sulla quale non mi sembra necessario aggiungere ulteriori elementi. Stiamo prestando la massima attenzione sulla vicenda occupazionale del Monte dei Paschi di Siena e segnalo, tuttavia, che alla data odierna non risultano, agli atti dei competenti uffici del Ministero che rappresento, né notizie relative a potenziali esuberi di personale non dirigenziale, né richieste di incontri con le parti sociali, né istanze di accesso a misure Pag. 29di sostegno del reddito. Naturalmente non posso che ribadire che il Ministero del lavoro e delle politiche sociali esaminerà, con tutta l'attenzione e la rapidità, le istanze che dovessero pervenire nell'immediato futuro.
  Faccio presente, da ultimo, che presso le commissioni di conciliazione delle Direzioni territoriali del Ministero sono state già esperite le conciliazioni relative alla ratifica di accordi di esodo già raggiunti con i dirigenti, accordi in forza dei quali la banca MPS ha proceduto al licenziamento del personale dirigenziale con corresponsione di incentivi economici all'esodo volontario.

  PRESIDENTE. Il deputato Alessandro Zan ha facoltà di replicare.

  ALESSANDRO ZAN. Signor Presidente, signor Ministro, io apprezzo, diciamo, il suo tentativo di dare un'analisi della situazione. Però, io sono insoddisfatto, perché qui c’è un pericolo grave per la tenuta dei posti di lavoro. Qui molte persone, molti dipendenti, corrono il rischio di perdere il posto di lavoro, con una sorta di stratagemma che è stato usato già dall'attuale management per Unicredit, cioè quello di esternalizzare in società esterne e poi queste società esterne chiudono. Si sposta il servizio in Polonia e, dunque, è più facile licenziare i dipendenti. Non si fa così, non si fa così perché il Monte dei Paschi di Siena ha ricevuto molti soldi dallo Stato per affrontare una situazione e per risanare perdite dovute ad una pessima gestione. Il top management non cala assolutamente i propri emolumenti e i propri stipendi e tutto va sempre a scapito dei lavoratori. La cattiva gestione del management non può ricadere sempre e solo sui lavoratori.
  Ora, c’è stata la proposta, anche da parte del sindacato della CGIL, di sedersi tutti attorno ad un tavolo e di rivedere le decisioni prese per programmare un reale piano di rilancio. Una posizione condivisa anche da Dircredito e, dunque, servirebbe che il Governo e la sua persona si facessero sentire per evitare che ci sia ogni volta questo tentativo di fare pagare a persone che hanno fatto il proprio dovere con grande competenza e con grande assiduità dentro una banca che ripaga queste persone con un atteggiamento, diciamo, di presa in giro, oltre che minare ovviamente il loro posto di lavoro.
  Noi non possiamo più accettare che ci siano persone che prendono un sacco di soldi, come i top manager, mentre i lavoratori sono sempre quelli a pagare anche perché, ripeto, sono state assunte nuove persone della dirigenza che hanno aumentato il proprio stipendio. Dunque, le esternalizzazioni, anche dai dati di cui sono in possesso, sarebbero assolutamente ininfluenti per ridurre il debito del Monte dei Paschi di Siena.

(Misure urgenti volte a garantire la continuità occupazionale presso gli stabilimenti del gruppo Riva – n. 3-00314)

  PRESIDENTE. La deputata Chiara Gribaudo ha facoltà di illustrare l'interrogazione Damiano n. 3-00314, concernente misure urgenti volte a garantire la continuità occupazionale presso gli stabilimenti del gruppo Riva (Vedi l'allegato A – Interrogazioni a risposta immediata), di cui è cofirmataria.

  CHIARA GRIBAUDO. Signor Presidente, nei giorni scorsi il gruppo Riva Acciaio ha sospeso la produzione in sette stabilimenti tra Veneto, Lombardia e Piemonte, lasciando a casa senza preavviso i lavoratori. A questo ieri si è aggiunto anche lo stop dei pagamenti ai fornitori. Le decisioni seguirebbero il sequestro preventivo nell'ambito dell'inchiesta dell'Ilva, tuttavia, come chiarito dalla procura e confermato dal Presidente Letta, tale sequestro non pregiudica di per sé il proseguimento dell'attività industriale. Le aziende in questione sono solide, hanno buoni portafogli d'ordine e non hanno subito crisi di mercato. È quindi ingiustificata la sospensione della produzione ed incomprensibile, se non come forma di ritorsione contro le decisioni della Pag. 30magistratura, perché non ci può essere oggi contrasto tra giustizia, ambiente e lavoro. Non è a rischio solo il futuro delle singole aziende, ma anche quello di un intero settore strategico per l'economia italiana e le comunità locali.
  Siamo preoccupati per le 1.400 famiglie direttamente coinvolte e per le molte altre che vivono dell'indotto. Dobbiamo oggi rispondere innanzitutto alla loro angoscia. Chiediamo pertanto al Governo quali misure intenda adottare per garantire da subito la continuità produttiva, la tutela del lavoro e dell'ambiente.

  PRESIDENTE. Il Ministro del lavoro e delle politiche sociali, Enrico Giovannini, ha facoltà di rispondere.

  ENRICO GIOVANNINI, Ministro del lavoro e delle politiche sociali. Signor Presidente, anche in questo caso gli onorevoli interroganti pongono l'accento sulla questione produttiva e occupazionale degli stabilimenti della società Riva Acciaio. Non mi soffermerò di nuovo su quanto è già avvenuto, ma ribadisco che lo scorso sabato la procura della Repubblica presso il tribunale di Taranto ha esplicitato in un comunicato che il sequestro conservativo su alcune attività riconducibili alla società non pregiudica la possibilità di assicurare la continuità aziendale e gestionale. È stato sottolineato al riguardo che l'articolo 104-bis delle disposizioni attuative del codice di procedura penale dispone la custodia e l'amministrazione da parte di ausiliari nominati dall'autorità giudiziaria, al fine di garantire la continuità produttiva. Per la procura inoltre lo stesso custode amministratore è autorizzato a gestire eventuali necessità di ordine finanziario.
  Sulla base di tale presupposto, nella giornata di lunedì si è svolto un incontro tra Governo e proprietà al più alto livello istituzionale. Nel corso della riunione è stato fatto il punto della situazione sul blocco della produzione negli stabilimenti per i quali la società ha paventato la chiusura. Il Ministro Zanonato, il sottosegretario Dell'Aringa e il sottosegretario De Vincenti hanno chiesto ai rappresentanti dell'impresa di conoscere le eventuali cause ostative alla ripresa della produzione. La società si è dimostrata disponibile a collaborare per la ripresa delle attività, pur evidenziando il permanere di forti difficoltà gestionali e finanziarie determinate dal sequestro dei cespiti. A tale scopo, i rappresentanti del gruppo Riva si sono impegnati a contattare il custode giudiziale per verificare formalmente quali siano i passi necessari da compiere per consentire un rapido riavvio dell'operatività dei diversi siti produttivi. L'auspicata ripresa delle attività produttive pertanto al momento non ha richiesto l'uso di strumenti di integrazione salariale.
  Come ho già detto, e riportando quanto il Ministro Zanonato ha comunicato poche ore fa, venerdì al Consiglio dei ministri è prevista la presentazione di un provvedimento – e saremo ad otto giorni dall'inizio di questa sfortunata situazione, quindi sono tempi estremamente tempestivi – per eventualmente operare una modifica normativa che renda ancora più chiara la procedura per intervenire e per assicurare il funzionamento di queste imprese che, come ho già detto, hanno prospettive lavorative e di crescita assolutamente adeguate. Quindi, il Governo ribadisce – e ripeto quello che ha detto il Ministro Zanonato poco fa – il nostro impegno, ed entro la settimana pensiamo di poter intervenire sul piano normativo.

  PRESIDENTE. La deputata Bellanova, cofirmataria dell'interrogazione, ha facoltà di replicare.

  TERESA BELLANOVA. Signor Presidente, grazie signor Ministro per aver voluto ancora una volta riaffermare l'intenzione del Governo a svolgere un ruolo di primo piano in questa complessa e delicata partita, dove sono in gioco i destini di migliaia e migliaia di lavoratori e il futuro di un settore fondamentale e strategico per il nostro Paese.
  D'altra parte, la stessa dislocazione geografica delle imprese, oltre l'Ilva di Taranto, Pag. 31interessate dal sequestro dei beni ci dice che questa è una vicenda nazionale, non solo del Mezzogiorno, ferito a morte da comportamenti criminali nei confronti dell'ambiente e dei cittadini, non solo del settentrione, dove la filiera è in buona salute e le aziende non sono gravate da alcunché.
  Eppure la risposta che la famiglia Riva ha dato ancora risuona come un atto inaccettabile, un ricatto irricevibile; lo ha detto lei, lo ha ribadito il Presidente del Consiglio in più sedi. Oggi i tempi sono molto stretti e dinanzi a noi non abbiamo che due strade. Una porta ad un copione ormai collaudato: la magistratura esercita l'obbligatorietà della sua funzione, l'impresa cerca di ripristinare il pieno controllo sulla vicenda aziendale, i sindacati tentano di limitare i danni per i lavoratori, la politica si attiva tra buoni propositi e la fornitura di qualche boccata d'ossigeno, come l'erogazione della cassa integrazione, che, seppure tampona le condizioni di vita minime dei lavoratori, non risolve il problema. L'altra è forse la più ardua, ma la più corretta, che vede la politica ritrovare il suo ruolo di arte del possibile, costringendo tutte le parti a fare un salto di qualità, ad assumere le proprie responsabilità, confrontandosi e ricercando congiuntamente una soluzione che abbandoni furberie e interessi ristretti a favore della tutela dell'interesse collettivo.
  Abbiamo ascoltato politici e imprenditori affermare che l'azione della magistratura uccide l'impresa, dimenticando che nel nostro Paese vige l'obbligatorietà dell'azione penale e dimenticando che in questa vicenda si incontrano e si scontrano, quasi fosse una cartina di tornasole, diritti sanciti costituzionalmente: diritto al lavoro, diritto all'ambiente, diritto all'impresa.
  Ecco perché, giudicando inaccettabile ed offensiva la decisione della famiglia Riva di colpire al cuore un sistema produttivo sano ed in ottima salute, anche dal punto di vista delle commesse, sapendo come anche Genova sia in grande allarme per quello che a cascata può accadere, siamo fiduciosi in un'azione del Governo fedele alle promesse annunciate (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

(Problematiche conseguenti alla riorganizzazione della rete diplomatico-consolare, con particolare riferimento alla prospettata chiusura del consolato di Newark (New Jersey) – n. 3-00315)

  PRESIDENTE. La deputata Fitzgerald Nissoli ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-00315, concernente problematiche conseguenti alla riorganizzazione della rete diplomatico-consolare, con particolare riferimento alla prospettata chiusura del consolato di Newark (New Jersey) (Vedi l'allegato A – Interrogazioni a risposta immediata).

  FUCSIA FITZGERALD NISSOLI. Signor Presidente, signora Ministro, la chiusura in corso di svariate rappresentanze consolari, peraltro effettuata, questa volta, senza alcuna consultazione parlamentare, sta causando numerosi problemi sia per i residenti all'estero che per il nostro sistema economico e imprenditoriale.
  Tra le sedi di prossima chiusura figura anche il consolato di Newark e ho appreso oggi, all'audizione del Viceministro Dassù, che tale chiusura sarà effettiva il 28 febbraio prossimo. Ritengo che tale sede consolare sia cruciale nel panorama italo-americano per il ruolo di primo piano degli italo-americani nel New Jersey e per il suo posizionamento geostrategico. Se l'intento è razionalizzare e promuovere il nostro sistema Paese, oltre ad assistere i nostri connazionali, non vedo come tale provvedimento possa andare in questa direzione. Ma nessuno pensa ai tanti anziani che sarebbero costretti a fare lunghi viaggi per recarsi al consolato di New York per un documento ?
  Signora Ministro, qualche giorno fa, in America, ho avuto modo di discutere di questa questione con l'onorevole Bill Pascrell, presidente dei parlamentari di origine italiana in USA, che mi ha rappresentato la forte preoccupazione che nutre Pag. 32per la chiusura di Newark; una preoccupazione che sottopongo alla sua sensibilità, signora Ministro, consapevole che saprà trovare la giusta soluzione, fosse anche l'apertura di un'agenzia consolare in loco.

  PRESIDENTE. Il Ministro degli affari esteri, Emma Bonino, ha facoltà di rispondere.

  EMMA BONINO, Ministro degli affari esteri. Signora Presidente, onorevole deputato, come lei ha detto, proprio questa mattina, per un ulteriore aggiornamento, la Viceministro Marta Dassù ha relazionato le Commissioni esteri di Camera e Senato. Le dico «un ulteriore aggiornamento», perché già un previo dibattito era stato fatto prima delle vacanze estive.
  Lei mi chiede, nell'interrogazione, quali siano i criteri. Innanzitutto, un dato di contesto generale, per intenderci: intanto uno dei criteri è razionalizzare l'uso delle risorse umane, oltre che finanziarie.
  A seguito delle riduzioni di organico succedutesi a partire dal 2006 il numero dei diplomatici è diminuito del 10 per cento e il numero del personale delle aree funzionali ha subito una diminuzione di del 23 per cento. Il personale della Farnesina è la metà – sottolineo, la metà – di quello della Francia, della Germania, del Regno Unito, le cui reti estere sono paragonabili alla nostra. Abbiamo inoltre un obbligo dettato dalla spending review. Abbiamo inoltre, come terzo obiettivo, quello di liberare risorse da investire nei mercati emergenti dove non c’è alcuna presenza consolare: infatti pensiamo di aprirne tre, chiudendo i consolati dove la comunità italiana, pur rilevante – a Newark è 17 mila, più o meno, persone – è però anche quella più integrata ed è anche quella che, a paragone di Asgabat, tanto per dirne una, o del Vietnam o del sud della Cina, comunque corrisponde a dei parametri che abbiamo tutti preso in considerazione prima di valutare quali sono le quattordici agenzie che abbiamo chiuso.
  Tra i vari parametri quelli che abbiamo tenuti presente sono il volume dell'attività consolare, la consistenza della collettività, la distanza dalla sede che ne riceve le competenze, la facilità dei relativi collegamenti. In quest'ottica lei mi consentirà che la sede di Newark è ottimamente collegata via metropolitana, auto, traghetto – lo facciamo in molti – con la sede che ne erediterà le competenze, e cioè il consolato generale di New York, che sarà rafforzato di conseguenza.
  Quindi, pur dolorosa che sia la scelta, perché vorremmo tutti tenere aperto quello che c’è ed aprirne altri, questo non è possibile, per le ragioni che le ho detto e, quindi, nel garantire il mantenimento di adeguati livelli di assistenza ai connazionali è chiaro che non solo sulla rete consolare, ma anche sugli istituti di cultura il Ministero deve adattarsi a tener conto delle nuove realtà su cui ci affacciamo per difendere anche i nostri interessi e migliorare la competitività del Paese, favorendone la crescita.
  Quindi, nel garantirle che la soddisfazione degli utenti italiani è la nostra prima priorità, ho cercato di risponderle – può essere condivisibile o meno – sui criteri e gli obblighi – gli obblighi – che ci hanno fatto propendere per questa scelta.

  PRESIDENTE. La deputata Fitzgerald Nissoli ha facoltà di replicare.

  FUCSIA FITZGERALD NISSOLI. Signora Ministro, la ringrazio per la risposta. Mi permetto di insistere però sulla necessità di un punto di riferimento sul territorio del New Jersey, perché è fondamentale per il nostro sistema Paese, soprattutto sul territorio di un partner politico-economico e militare come gli Stati Uniti. In questo contesto gli italiani d'America sono di importanza strategica e sarebbe un errore che le istituzioni non ne tenessero conto. Pertanto mi permetto di insistere che, qualora non si rivedesse la chiusura del consolato, come non si farà, si disponga almeno, in tempi rapidi, l'apertura di un'agenzia consolare.

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(Iniziative per consentire ai cittadini italiani residenti in Argentina la riscossione della pensione in euro – n. 3-00316)

  PRESIDENTE. Il deputato Mario Borghese ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-00316, concernente iniziative per consentire ai cittadini italiani residenti in Argentina la riscossione della pensione in euro (Vedi l'allegato A – Interrogazioni a risposta immediata).

  MARIO BORGHESE. Signor Presidente, signora Ministro, in Argentina vivono 700 mila nostri connazionali, di cui circa 30 mila sono titolari di una pensione italiana.
  Le politiche monetarie di quel Paese fanno sì che le banche convertano in valuta locale le pensioni italiane a cambio molto sfavorevole, che comporta, in termini reali, il 50 per cento in meno di quello che l'Italia invia ai nostri pensionati in Argentina.
  Oggi in Argentina è vietato acquistare euro, situazione assurda e ingiusta, che vede l'autorità monetaria argentina, di fatto, appropriarsi degli euro inviati dall'Italia ai nostri connazionali. Se queste persone volessero ora riacquistare euro corrispondenti all'importo originario della propria pensione, esse sarebbero obbligate a rivolgersi ad un mercato parallelo, a costi elevatissimi e con un'ulteriore perdita.
  Visto che il Governo argentino, da noi sollecitato in diverse occasioni, non ha mostrato aperture e ci ha comunicato che non intende cambiare né fare eccezioni alla propria politica, chiediamo al Ministro quali sono le sue considerazioni e le valutazioni su quanto sopra esposto e se non ritiene di dover adottare misure atte a garantire un equo trattamento rispetto ai nostri connazionali, che consentano la riscossione in euro delle pensioni presso la nostra rete consolare presente in Argentina.

  PRESIDENTE. Il Ministro degli affari esteri, Emma Bonino, ha facoltà di rispondere.

  EMMA BONINO, Ministro degli affari esteri. Signor Presidente, onorevole collega, innanzitutto la voglio rassicurare: abbiamo piena consapevolezza – ahimè – del problema che lei pone, che peraltro non è neanche solo relativo all'Argentina: lei sicuramente saprà che sia il Brasile che il Venezuela hanno adottato esattamente la stessa politica di pagamento in valuta locale delle pensioni relative ai nostri italiani in loco. Questa disposizione, per quanto riguarda l'Argentina, ha riguardato anche pensionati di altri Stati europei con cui stiamo lavorando per fare le debite pressioni – fino ad ora inutili – e cioè la Spagna e la Francia. Sono 30 mila, come lei diceva, e come lei appunto conferma, le pensioni possono essere riscosse unicamente in pesos. Questo fatto è dovuto evidentemente alla politica monetaria che le autorità argentine e di Brasile e Venezuela hanno voluto imporre.
  Abbiamo fatto numerosi passi, il Governo precedente e noi, sia convocando l'ambasciatore d'Argentina a Roma sia nei confronti delle autorità argentine, congiuntamente anche all'ambasciata spagnola. In particolare, abbiamo avuto incontri con il vicedirettore generale del Banco Centrale Argentino, il vicedirettore generale dell'amministrazione federale delle entrate, il sottosegretario agli esteri competente per la materia. Tuttavia, tutte queste iniziative hanno trovato una posizione di chiusura netta da parte delle autorità argentine, che peraltro finora non hanno rilasciato, né a noi né ad altri, alcuna possibilità e alcuna apertura per una revisione di questa decisione.
  Gli interlocutori hanno indicato che la decisione del Banco Centrale del luglio 2012 ha modificato la regolamentazione del possesso di valuta, e quindi l'acquisto di divisa straniera è consentito solo per effettuare viaggi all'estero, inviare denaro in Paesi come rimesse per i familiari ed alcune marginalissime fattispecie (a titolo esemplificativo, tipo pagamento di multe o aiuto umanitario).
  La possibilità di predisporre una procedura che consenta la riscossione in euro delle pensioni presso la nostra rete consolare Pag. 34in Argentina purtroppo giuridicamente non è un'ipotesi percorribile. I nostri uffici non possono infatti avvalersi dell'immunità della giurisdizione locale per adottare misure che rappresentano l'elusione di una disposizione di legge argentina e che potrebbero comportare sanzioni nei confronti dei nostri connazionali.
  Sicché, l'unica strada che rimane è quella che stiamo perseguendo – e in questo senso il Governo continuerà ad impegnarsi con determinazione, insieme con tutti gli altri partner –, è quella di cercare, insieme alle autorità argentine, alcune soluzioni possibili alla questione che lei ha sollevato, nel pieno interesse dei nostri pensionati. Questo facciamo con determinazione, ma mi corre l'obbligo, per serietà, di dirle che ad oggi, nonostante tutte queste pressioni, non abbiamo potuto verificare alcuna apertura da parte delle autorità argentine, brasiliane e venezuelane.

  PRESIDENTE. L'onorevole Borghese ha facoltà di replicare.

  MARIO BORGHESE. Signor Ministro, sarò breve, ma cerchiamo di risolvere questo problema. Noi sappiamo delle vostre capacità e della vostra sensibilità: stanno rubando il 50 per cento delle pensioni ai nostri nonni. Cerchiamo la maniera di trovare una soluzione.

  PRESIDENTE. È così esaurito lo svolgimento delle interrogazioni a risposta immediata.
  Sospendo la seduta, che riprenderà alle ore 16 (quindi è una questione di pochi minuti, cinque minuti al massimo).

  La seduta, sospesa alle 15,55, è ripresa alle 16,05.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE LUIGI DI MAIO

Missioni.

  PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, la deputata Valeria Valente è in missione a decorrere dalla ripresa pomeridiana della seduta.
  Pertanto i deputati in missione sono complessivamente sessantacinque, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell’allegato A al resoconto della seduta odierna.

Votazione per l'elezione di due componenti del Consiglio di presidenza della giustizia amministrativa (ore 16,06).

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la votazione per l'elezione di due componenti del Consiglio di presidenza della giustizia amministrativa.
  A norma dell'articolo 7 della legge n. 86 del 1982, la Camera è chiamata ad eleggere due componenti di tale Consiglio, a maggioranza assoluta dei suoi componenti, tra i professori di università in materie giuridiche o avvocati con venti anni di esercizio professionale.
  Faccio presente che la lista che in questo momento leggerò è pubblicata anche sul sito Internet della Camera dei deputati da circa tre ore, ed è composta in questo modo: professore avvocato Giuseppe Conte e professore avvocato Pierluigi Mantini. Questa è la votazione per l'elezione di due componenti del Consiglio di presidenza della giustizia amministrativa.

  SIMONE BALDELLI. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. A che titolo ?

  SIMONE BALDELLI. Signor Presidente, solo per capire. Noi svolgeremo tre votazioni...

  PRESIDENTE. Sì, tre distinte votazioni.

  SIMONE BALDELLI. Tre distinte votazioni. I nomi sono stati già posti, credo, sul sito della Camera, però la inviterei a spiegare la modalità di votazione perché Pag. 35vengono votate esattamente con voto elettronico le tre coppie per ciascuna delle giurisdizioni. Ecco, questo se possiamo renderlo il più possibile chiaro all'Assemblea...

  PRESIDENTE. Va bene, lo ripeto.

  SIMONE BALDELLI. ... e chiaramente questo nostro meccanismo di votazione è accompagnato dalla medesima procedura che si svolge in parallelo con il Senato e, quindi, i nomi complessivamente saranno dodici, ma sei sono di competenza della Camera e sei di competenza del Senato. Lo dico per chiarezza, Presidente, perché noi ci siamo dati ieri in sede di Conferenza dei presidenti di gruppo l'impegno a pubblicare i nomi sul sito. Abbiamo fatto pervenire nei tempi giusti alla Presidenza della Camera i nomi di ciascun gruppo parlamentare che, seppur con qualche piccolo ritardo, sono stati comunque pubblicati, anche per assicurare non soltanto, come è competenza della Camera, la verifica dei requisiti di idoneità delle figure candidate e per evitare casi di possibile omonimia, ma pure per un aggiuntivo elemento di trasparenza che io credo sia apprezzabile e vada sottolineato in quest'Aula, perché è stato un elemento di convergenza, sia della volontà dei gruppi, sia della Presidenza della Camera stessa.

  PRESIDENTE. La ringrazio. È stato precisato che facciamo tre distinte votazioni. Questa è la votazione per l'elezione di due componenti del Consiglio di presidenza della giustizia amministrativa, per la quale per prassi non sono previste né dichiarazioni di voto né interventi.
  Passiamo pertanto alla votazione per l'elezione di due componenti del Consiglio di presidenza della giustizia amministrativa.
  Indìco la votazione segreta, mediante procedimento elettronico, sulla seguente lista: Professor Avvocato Giuseppe Conte e Professor Avvocato Pierluigi Mantini.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Il presidente Brunetta non riesce a votare ? Ecco. Gribaudo... direi di aspettare un attimo, visto che vi state recando tutti alle postazioni, è inutile che chiamo chi non riesce a votare. Velocemente ! Chi non ha votato ? Realacci, Piccoli Nardelli, Nicoletti, Mogherini Rebesani... velocemente, deputati ! Gnecchi, Carbone... chi non riesce a votare ? Monaco, Rotta, Lorefice... Mi pare che abbiamo votato tutti. Velocemente ! Dall'Osso, Di Vita, Bargero, Pini, Vitelli, Polverini, Giammanco, Rizzetto, il presidente Sisto...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  420   
   Votanti  417   
   Astenuti    3   
   Maggioranza  316   
    Hanno votato  383    
    Hanno votato no  34.

  La Camera approva (Vedi votazioni).

  (I deputati Piazzoni, Calabrò e Moretti hanno segnalato che non sono riusciti a votare).

  Proclamo pertanto eletti componenti del Consiglio di presidenza della giustizia amministrativa il Professor Avvocato Giuseppe Conte e il Professor Avvocato Pierluigi Mantini.

Votazione per l'elezione di due componenti del Consiglio di presidenza della Corte dei conti (ore 16,15).

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la votazione per l'elezione di due componenti del Consiglio di presidenza della Corte dei conti.
  A norma dell'articolo 18, comma 3, della legge n. 205 del 2000, la Camera è chiamata ad eleggere due componenti di tale Consiglio, a maggioranza assoluta dei suoi componenti, tra i professori di università in materie giuridiche o avvocati con quindici anni di esercizio professionale.
  Indìco la votazione segreta, mediante procedimento elettronico, sulla seguente lista: Professoressa Giovanna Colombini e Professor Giacinto Della Cananea.Pag. 36
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Giammanco, Colonnese, Realacci, Bognato, Boccuzzi, Antimo Cesaro... chi non ha votato ancora ? Nissoli... Realacci, arrivano i tecnici... Ginato, Da Villa, Vallascas, Schirò... Schirò ha votato ? Non ancora... Frusone, Fantinati... Schirò ha votato... Placido, Bonomo... chi non ha votato ancora ? Fico, Lenzi... Bonomo non ha votato. Non riesce a votare ? Vediamo un attimo l'intervento dei tecnici... ecco, ha votato... chi non ha votato ancora ? Fiano, Leva, Ginoble...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  463   
   Votanti  461   
   Astenuti    2   
   Maggioranza  316   
    Hanno votato  414    
    Hanno votato no  47.

  La Camera approva (Vedi votazioni).

  (Il deputato Fiano ha segnalato che non è riuscito a votare).

  Proclamo pertanto eletti componenti del Consiglio di presidenza della Corte dei conti la professoressa Giovanna Colombini e il professor Giacinto Della Cananea.

Votazione per l'elezione di due componenti del Consiglio di presidenza della giustizia tributaria (ore 16,15).

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la votazione per l'elezione di due componenti del Consiglio di presidenza della giustizia tributaria.
  A norma dell'articolo 17, comma 2, del decreto legislativo n. 545 del 1992, la Camera è chiamata ad eleggere due componenti di tale Consiglio, a maggioranza assoluta dei suoi componenti, tra i professori di università in materie giuridiche o i soggetti abilitati alla difesa dinanzi alle commissioni tributarie che risultino iscritti ai rispettivi albi professionali da almeno dodici anni.
  Passiamo dunque alla votazione per l'elezione di due componenti del Consiglio di presidenza della giustizia tributaria.
  Indìco la votazione segreta, mediante procedimento elettronico, sulla seguente lista: avvocato Domenico Aiello e professoressa Barbara De Donno.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Malisani, Colletti, Folino, Giacomelli, Boccuzzi, Abrignani, Totaro... Chi non ha votato ancora ? Rosato... Qualcun altro non ha votato ? Nardella, Elvira Savino...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  478   
   Votanti  396   
   Astenuti   82   
   Maggioranza  316   
    Voti favorevoli  348    
    Voti contrari  48    

  La Camera approva (Vedi votazioni).

  (Il deputato Capodicasa ha segnalato che non è riuscito a votare).

  Proclamo pertanto eletti componenti del Consiglio di presidenza della giustizia tributaria l'avvocato Domenico Aiello e la professoressa Barbara De Donno.

Inversione dell'ordine del giorno (ore 16,20).

  IVAN SCALFAROTTO. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  IVAN SCALFAROTTO. Signor Presidente, come sapete, abbiamo utilizzato queste ore per continuare a lavorare, cercando di trovare la massima condivisione sul provvedimento che stiamo trattando Pag. 37per le misure contro l'omofobia e la transfobia, e qualche passo è stato fatto. Per cui, io continuerei, se fosse possibile, a verificare la possibilità di raggiungere, finalmente, un accordo condiviso, che consenta a questa Camera di arrivare ad una legge che sia, appunto, dell'intero Paese e non soltanto di una parte o dell'altra.
  Per cui volevo richiedere formalmente un'inversione dell'ordine dei lavori e chiedere che adesso ci fosse la discussione delle mozioni concernenti iniziative in ordine alla crisi di Irisbus e di BredaMenariniBus, per poi tornare al nostro provvedimento immediatamente dopo.

  PRESIDENTE. Un'inversione dell'ordine del giorno, non dell'ordine dei lavori ! Va bene. Sulla richiesta del deputato Scalfarotto di inversione dell'ordine del giorno, nel senso di procedere all'esame del punto numero 3 all'ordine del giorno, recante la discussione delle mozioni relative alla crisi di Irisbus e di BredaMenariniBus, ai sensi dell'articolo 41, darò la parola ad un oratore a favore ed uno contro, per cinque minuti.
   Chi chiede di parlare contro ? Il deputato Migliore ? È il primo ? C'era anche Nuti. Credo di avere visto prima Nuti.
  Bene, ha chiesto di parlare contro il deputato Nuti. Ne ha facoltà, per cinque minuti.

  RICCARDO NUTI. Signor Presidente, sarò molto più breve di questi cinque minuti. Signor Presidente, non capisco perché facciamo le riunioni dei presidenti di gruppo, sinceramente. Perché fare la Conferenza dei presidenti di gruppo, fissare una data, prendere degli accordi partendo da posizioni diverse e poi vedere costantemente superate le decisioni prese in Conferenza dei presidenti di gruppo, perché qualche membro o una Commissione decidono che occorre continuare a trovare chissà quale convergenza e chissà quale accordo, è qualcosa di inammissibile in quella che viene definita la casa della buona politica. Cosa normale, invece, è che la decisione della Conferenza dei presidenti di gruppo non venga scavalcata da nessuna richiesta, neanche, come in questo caso, del relatore, e che si esamini il contenuto degli emendamenti in Aula, come dovrebbero fare delle persone mature, e non restringere la discussione a nove elementi. La domanda è: ma perché, allora, si sono interrotti, anzi, sono terminati i lavori in Commissione se, invece, ancora, bisogna trovare degli accordi fra i partiti, visto che non si è raggiunta un'intesa ? Sarebbe stato forse più corretto, come già in altri casi è accaduto, che la Commissione si premurasse di scrivere una lettera dicendo: signori, non abbiamo terminato i lavori, chiediamo un rinvio. Ma siccome in Conferenza dei presidenti di gruppo abbiamo detto tutt'altro, per una volta facciamolo rispettare, altrimenti, lo ripeto, annulliamo la Conferenza dei presidenti di gruppo, chiediamo ai presidenti delle Commissioni quando vogliono lavorare e, invece di convocare seicento persone qui per sentirsi dire ogni volta di rimandare, facciamo altro (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  SIMONE BALDELLI. Chiedo di parlare a favore.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  SIMONE BALDELLI. Signor Presidente, intanto vorrei rilevare un atteggiamento quanto meno singolare su un accordo generale che si era stabilito; tant’è vero che si sono dati i nomi alla Presidenza per questi Consigli di presidenza, proprio da parte del gruppo del Movimento 5 Stelle, che ha pensato bene di astenersi sulla terza coppia di eligendi di quest'Aula; ciò inspiegabilmente, perché è evidente che questo comportava un accordo da parte di tutti i gruppi a sostenere tutti i candidati, essendosi realizzata una convergenza su tutti i nomi. Quindi, alla faccia della correttezza, collega Nuti.

  PRESIDENTE. Direi di attenersi all'argomento.

  SIMONE BALDELLI. Signor presidente, mi attengo all'argomento ma ritenevo, comunque, Pag. 38che fosse utile rilevare ciò. Per quanto riguarda la proposta sollevata dall'onorevole Scalfarotto, ossia quella di inversione del punto all'ordine del giorno, credo che per ragioni di economia dei nostri lavori sia opportuno riconoscere che abbiamo di fronte a noi un testo rispetto al quale ci sono state delle difficoltà nei giorni scorsi, rispetto al quale si è proceduto ad un approfondimento. A detta del relatore sembra che si stia muovendo qualcosa nella direzione giusta, ma, evidentemente, c’è bisogno di più tempo.
  Abbiamo un punto all'ordine del giorno, tra i vari punti che sono presenti in questo momento all'ordine del giorno, che ci permette di occupare questo tempo. Tra l'altro, si tratta di un punto, Presidente – mi riferisco alle mozioni sulla crisi di Irisbus e di BredaMenariniBus –, che è presente nel nostro calendario già da diverso tempo, già dal calendario, se non vado errato, di luglio, certamente, di agosto e forse addirittura di giugno. Si tratta di questioni comunque molto rilevanti, importanti; ci sono diverse mozioni e credo – auspico, perlomeno – che si possa realizzare, su questo tema, sul quale vi sono diverse mozioni da parte dei diversi gruppi di maggioranza e opposizione, anche una convergenza, nel senso che i firmatari delle mozioni possono lavorare al testo, nell'ambito del tempo che ci sarà concesso durante la discussione sulle linee generali, affinché si possa addirittura convergere su una mozione unitaria. Ciò sarebbe un successo da parte di tutti coloro che hanno presentato le mozioni e dell'Aula tutta. Io credo che a questo punto avrebbe senso – per questo preannuncio il voto favorevole del mio gruppo – procedere con l'esame immediato delle mozioni e quindi con la discussione sulle linee generali, nel frattempo magari dando la possibilità ai colleghi che sono primi firmatari di queste mozioni, che quindi hanno seguito la questione e hanno deciso di sollevarla attraverso questi atti di indirizzo, di verificare anche le condizioni per poter procedere ad una mozione unitaria.
  Ripeto, è un tema importante, è in calendario da molto tempo, rischieremmo di non evaderlo in questa settimana e quindi di dilazionarlo a data da destinarsi ed è stabilito dalla Conferenza dei capigruppo che sia in calendario per questa settimana. Forse, da una questione che va risolta può nascere, invece, l'occasione per risolvere un'altra questione, che abbiamo in pendenza da tempo in calendario.

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Pongo in votazione, mediante procedimento elettronico senza registrazione di nomi, la proposta di inversione dell'ordine del giorno, nel senso di procedere all'esame del punto 3 dell'ordine del giorno.
  (È approvata).

  La Camera approva per 211 voti di differenza.

Discussione delle mozioni Giancarlo Giordano, De Mita, Famiglietti, Sibilia ed altri n. 1-00119, Formisano ed altri n. 1-00163 e Carfagna ed altri n. 1-00165 concernenti iniziative in ordine alla crisi di Irisbus e di BredaMenariniBus, anche in relazione alla situazione del trasporto pubblico locale (ore 16,30).

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione delle mozioni Giancarlo Giordano, De Mita, Famiglietti, Sibilia ed altri n. 1-00119, Formisano ed altri n. 1-00163 e Carfagna ed altri n. 1-00165 concernenti iniziative in ordine alla crisi di Irisbus e di BredaMenariniBus, anche in relazione alla situazione del trasporto pubblico locale (Vedi l'allegato A – Mozioni).
  Avverto che lo schema recante la ripartizione dei tempi riservati alla discussione delle mozioni è pubblicato in calce al vigente calendario dei lavori dell'Assemblea (vedi calendario).

  TITTI DI SALVO. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. A che titolo, deputata ?

Pag. 39

  TITTI DI SALVO. Per richiamo al Regolamento: articolo 8, Presidente.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  TITTI DI SALVO. Signor Presidente, sul voto di prima, l'abbiamo detto, noi eravamo contrari; e sulla base del voto di prima voglio chiedere la seduta fiume (Applausi dei deputati dei gruppi Sinistra Ecologia Libertà e MoVimento 5 Stelle). Noi chiediamo che, a questo punto, essendoci stata l'inversione dell'ordine del lavori, si definisca la seduta fiume, in modo che possiamo continuare ad oltranza fin quando si arriva all'esame del disegno di legge contro l'omofobia (Applausi dei deputati dei gruppi Sinistra Ecologia Libertà e MoVimento 5 Stelle): perché riteniamo non comprensibile agli occhi dell'Italia e del Paese questa continua dilazione. Noi vogliamo essere chiari su questo punto: viva la democrazia, il voto ha deciso l'inversione dei lavori; noi però chiediamo la seduta fiume.

  PRESIDENTE. Siamo passati ad un altro argomento all'ordine del giorno, ma tenga presente che alle 19,30 c’è una Conferenza dei presidenti di gruppo, dove si potrà stabilire il nuovo ordine dei lavori, e quindi anche l'eventuale seduta fiume che lei sta chiedendo in questo momento.

(Discussione sulle linee generali)

  PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione sulle linee generali delle mozioni.
  È iscritto a parlare il deputato Giancarlo Giordano, che illustrerà anche la sua mozione n. 1-00119. Ne ha facoltà.

  GIANCARLO GIORDANO. Signor Presidente, vorrei sottolineare all'Aula la circostanza che questa mozione ha diversi pregi: uno su tutti, l'ampiezza del consenso, che le firme che la accompagnano testimoniano in calce. E il fatto che ci sono...

  PRESIDENTE. Deputati, vi invito ad abbassare il tono della voce, per favore.

  GIANCARLO GIORDANO. E il fatto che ci sono sulla stessa questione altri colleghi che hanno inteso prendere iniziative, rispetto alle quali io mi dico già disponibile, insieme ai primi firmatari, colleghi che insieme a me e ad altri ancora hanno deciso di promuovere questa discussione, a verificare le possibilità di una convergenza complessiva dell'Aula.
  Mi permetto, proprio in virtù di questa qualità, un'unica digressione personale, anzi politica a nome del mio gruppo: l'espressione della solidarietà del gruppo di Sinistra Ecologia Libertà ai lavoratori dell'Irisbus che hanno ricevuto avvisi di garanzia per gli atti compiuti nella difesa del proprio posto del lavoro (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà). A loro va la nostra vicinanza: spero che sia orientamento comune dell'Aula.
  Guardate, qui non si parla solo dei 700 operai Irisbus o di quelli della BredaMenariniBus, che già basterebbe in questo momento di crisi: si parla di un comparto che impegna circa 11 mila posti, e quindi 11 mila persone, e quindi 11 mila cittadini. Si tratta inoltre di un comparto strategico, e questa questione ha a che fare col futuro di questo Paese.
  Ma ha a che fare anche col futuro e con i rapporti, la qualità dei rapporti di questo Stato, da anni, con la più grande impresa d'Italia. Ma soprattutto ha a che fare con la modernità, che questo Paese ha in testa e immagina per sé, e con la qualità dei servizi al cittadino. Sembra paradossale che un settore che dovrebbe dare risposta al parco autobus più antico, più vetusto d'Europa, venga assalito da chiusure o comunque da dimezzamenti di produzione; sembra tutto un controsenso, ma ormai a molti paradossi siamo abituati.
  Voglio essere più ligio e trasparente possibile nel descrivere le indicazioni che in tanti, in molti di noi, da vari gruppi, abbiamo sottoscritto insieme. La mozione è rivolta a tendere al raggiungimento di alcuni obiettivi minimi, ma importanti per Pag. 40quei lavoratori, sia di Irisbus sia della BredaMenariniBus: l'istituzione di un tavolo Stato, regioni ed enti locali in tema di trasporto pubblico locale, per garantire i servizi pubblici locali essenziali, così come già proposto da tempo dalla Conferenza delle regioni e delle province autonome.
  La definizione di un piano nazionale per il trasporto pubblico locale, che favorisca l'utilizzo della tecnica a più basso impatto ambientale; la predisposizione di un piano pluriennale per il rinnovo del parco autobus di natura ecologica; inoltre, reperire le risorse da investire anche verificando la possibilità di utilizzare il fondo per le aree sottoutilizzate 2007-2013, per la quota parte non utilizzata delle risorse 2000-2006, rimodulando la programmazione dei fondi strutturali europei; soprattutto attivare da subito un tavolo nazionale presso il Ministero dello sviluppo economico, finalizzato ad unificare le vertenze di Irisbus di Flumeri e di BredaMenariniBus di Bologna, questo al fine di favorire un polo unico nazionale per la progettazione, la costruzione nonché la manutenzione di autobus a basso impatto ambientale.
  La mozione ha un senso chiaro, verificabile, dare a questo Paese in questo settore una visione strategica, non quindi salvare, come dire, insediamenti di lavoro – che già sarebbe un obiettivo importante e fondamentale – ma anche l'ambizione, spero sostenuta da tutti i gruppi, di dare in un settore strategico come la mobilità, in un settore importante che ha che fare con l'ambiente ma soprattutto con la qualità della vita dei nostri cittadini, una visione ampia, strategica e che riguardi il futuro più lontano possibile di questo nostro Paese (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà).

  PRESIDENTE. Chiedo ai colleghi un po’ di rispetto per i temi che stiamo trattando, abbassando il tono della voce, cortesemente. È iscritto a parlare il deputato Russo, che illustrerà la mozione Carfagna n. 1-00165, di cui è cofirmatario. Ne ha facoltà.

  PAOLO RUSSO. Signor Presidente, onorevoli colleghi, le mozioni all'attenzione dell'Aula affrontano i casi dello stabilimento Irisbus di Flumeri, in provincia di Avellino, e quello della BredaMenariniBus di Bologna. Si tratta di due realtà diverse, collocate in contesti socio-economici profondamente differenti, accomunate per essere rappresentative di quella grave crisi che ormai da anni affligge la produzione di autobus per il trasporto urbano ed extraurbano nel nostro Paese.
  Entrambe danno lavoro più o meno a 11 mila addetti, a cui vanno aggiunti gli occupati dell'indotto. Una chiusura o la cessione a compratori esteri, spesso più interessati all'acquisizione di competenze tecnologiche che non alla reale produzione in Italia delle due realtà, potrebbe per il nostro Paese non soltanto determinare una condizione per la quale si dipenderebbe totalmente dall'estero per quanto riguarda la produzione e l'approvvigionamento di autobus per il trasporto pubblico, ma segnerebbe un grave e durissimo colpo per l'occupazione.
  In quest'ottica la BredaMenariniBus rappresenta una realtà produttiva importante del territorio bolognese, attualmente impiega circa 290 lavoratori e che è da sempre annoverata fra le principali realtà industriali italiane dell'autobus e fra gli esempi di quel made in Italy che non sempre e con sempre più fatica riusciamo a tutelare, rappresentante di quella tradizione industriale che risulta essere un riferimento in campo europeo e che nel caso specifico diviene sinonimo di altissima competenza nella progettazione e costruzione di autobus.
  La storia della Menarini prima e della Breda Menarini poi, parla da sé ed è strettamente connessa a quella del trasporto pubblico italiano.
  Per decenni, ha rappresentato un punto di riferimento nel mercato degli autobus urbani, interurbani e di gran turismo. BredaMenariniBus, così come Irisbus è l'unica fabbrica ancora in grado di progettare e costruire autobus a basso impatto ecologico per il trasporto pubblico Pag. 41metropolitano, con una filiera di progettazione e produzione tutta completamente italiana. È al 2011 che occorre far risalire l'inizio della crisi della BredaMenarini, quando Finmeccanica, non trovando un valido partner a livello internazionale per supplire al deficit dimensionale, decise di abbandonare il comparto del trasporto pubblico. La vicenda di Irisbus di Valle Ufita viene a collocarsi in una drammatica situazione di emergenza delle imprese campane: la genesi dello stabilimento di Flumeri va collocata all'inizio degli anni Settanta, quando l'intervento pubblico puntò sullo sviluppo industriale di un'area, fino ad allora a vocazione esclusivamente agricola.
  Ma è nel 1999 che nasce Irisbus, quando due importanti gruppi, quali FIAT Iveco e la francese Renault decisero di fondere i rispettivi settori autobus al fine di acquistare quelle dimensioni utili e necessarie a fronteggiare la concorrenza internazionale. È solo dal 2001 che la società è interamente controllata dal gruppo Fiat-Iveco e, negli anni, ha scalato posizioni su posizioni, giungendo a diventare il secondo produttore mondiale per quanto concerne gli autobus di linea da turismo e i filobus di nuova concezione. Irisbus ha stabilimenti ovunque: in Brasile, in India, in Argentina, in Cina; cinque i siti produttivi in Europa: ancora, in Francia, in Spagna, nella Repubblica Ceca e, appunto, qui da noi, in Campania, in provincia di Avellino, in Valle Ufita di Flumeri.
  Nel settembre 2011, FIAT ha deciso di interrompere l'attività del solo stabilimento italiano a causa, secondo l'azienda, degli insostenibili effetti della grave crisi, che ha colpito il mercato degli autobus urbani ed extraurbani nel nostro Paese, le cui immatricolazioni hanno registrato una drastica riduzione, e per gli elevati costi, evidentemente di produzione.
  In particolare, per quanto riguarda lo stabilimento campano, la produzione complessiva è scesa da 707 autobus del 2006 a 472 nel 2010, mentre nei primi sei mesi del 2011 sarebbe arrivata a 145 autobus, dei quali meno di cento per il trasporto urbano.
  È doveroso sottolineare che la vicenda Irisbus colpisce un territorio il cui sviluppo industriale e produttivo è già duramente provato dalla crisi economica, che si è abbattuta su un tessuto strutturalmente ed economicamente fragile, tanto che la regione Campania sta investendo su quell'area di crisi irpina che abbraccia tutta la provincia, mettendo a disposizione complessivamente 20 milioni di euro su un totale di centocinquanta milioni di euro di investimenti, che fanno parte della riprogrammazione del Piano di azione e di coesione.
  È opportuno ricordare che, da quando le mozioni alla vostra attenzione sono state poste all'ordine del giorno dei lavori dell'Assemblea, si sono registrati alcuni sviluppi importanti che si spera siano forieri di ulteriori e concreti spiragli per una soluzione della vicenda.
  Lo scorso mese di agosto, il Governo, nella persona del sottosegretario De Vincenti, ha incontrato aziende, sindacati e regione Campania per trovare soluzioni percorribili.
  Un incontro salutato generalmente in modo positivo ma che, evidentemente, è solo un primo e piccolo passo.
  Il Governo si è impegnato, in primo luogo, alla proroga di un anno, dal gennaio 2014, della cassa integrazione in deroga per i lavoratori e le lavoratrici delle aziende e, cosa ancora più positiva, si è impegnato a redigere, assieme alla regione Campania, un accordo di programma volto a qualificare proprio quell'area di Valle Ufica. Le prossime settimane saranno, quindi, decisive per verificare se quei primi passi, mossi ad agosto, sono indirizzati nella direzione giusta, verso cioè la definizione di un percorso preciso e concreto che consenta di trovare soluzioni industriali e occupazionali serie e verso progetti imprenditoriali ed investimenti che siano credibili, salvaguardando un patrimonio produttivo nell'interesse del settore e del territorio.Pag. 42
  Il voto della Camera su queste mozioni non può che rappresentare un forte segnale di sprone all'operato del Governo sulla strada della risoluzione di una vertenza che si sta trascinando da troppo tempo e che ha determinato una situazione di gravissima criticità per tutto il territorio irpino, per i 700 lavoratori direttamente impiegati nello stabilimento, per l'indotto locale e, più in generale, per il panorama campano nel suo complesso, già fortemente provato dalla crisi.
  Poco più di due anni fa quest'Aula ha votato una mozione unitaria di indirizzo proprio sulla vicenda Irisbus, dimostrando che anche in un forte clima di contrapposizione fra i gruppi politici è riuscito a prevalere l'interesse generale, l'interesse per il futuro di quei lavoratori e di quelle lavoratrici. Auspico che anche in questa occasione si riesca a dare analoga prova di unità di intenti.
  Ma la situazione è paradossale, perché chiudere queste due importanti aziende significa, di fatto, privare il nostro Paese di una prospettiva che non è solo una prospettiva industriale, ma anche una prospettiva di modello di sviluppo. Significa, di fatto, sottrarre la nostra opportunità di incidere sulle politiche di trasporto e sulle politiche di trasporto ecocompatibili.
  Ovviamente, la sollecitazione che noi auspichiamo è che venga da quest'Aula attraverso la valutazione e il voto delle mozioni e noi speriamo che questa sollecitazione possa produrre una spinta in avanti non soltanto sul piano delle attività e delle azioni di governo, ma anche sul piano di quella speranza produttiva per quei luoghi, per garantire i livelli occupazionali e per garantire quei lavoratori e quelle lavoratrici.

  PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Paglia. Ne ha facoltà.

  GIOVANNI PAGLIA. Signor Presidente, deputate e deputati, negli ultimi mesi in questo Paese a mio avviso tre espressioni hanno riempito la politica italiana. Una di questa è la politica industriale, un'altra i beni comuni e poi c’è l'ultima arrivata: le smart cities. Esiste, quindi, un chiaro indicatore di quanto alle parole questo Paese sia in grado di fare seguire i fatti, ed è la condizione del trasporto pubblico locale, che si situa esattamente all'incrocio di queste tre espressioni. Esso, infatti, dovrebbe concorrere a rendere i nostri spazi urbani dei luoghi accessibili, connessi e sostenibili sul piano ambientale. Dovrebbe essere parte essenziale della sfida per una nuova contemporanea politica della mobilità e della riduzione degli inquinanti che opprimono le nostre città.
  In questo quadro ci dovremmo aspettare, in un Paese che è stato un grande protagonista dell'ultima industrializzazione e che volesse continuare ad esserlo, forti investimenti nel settore della produzione di mezzi collettivi per il trasporto, a partire dai bus condizionati, peraltro, anche dalla normativa europea che ci spinge ad un costante aggiornamento sul piano del contenimento delle emissioni.
  Fatta questa premessa, noi oggi stiamo discutendo di un sito produttivo, Irisbus di Avellino, reso inagibile dalla proprietà, ovvero quello che è uno dei grandi attori dell'industria nazionale, la Fiat, e di un altro, Breda Menarini di Bologna, messo in crisi dal 2011, dalla dichiarata volontà di sbarazzarsene dell'azionista di riferimento, ovvero la holding del Tesoro Finmeccanica.
  È potuto accadere perché questi erano forse i grandi anelli deboli di un comparto ad eccessiva capacità produttiva ? No, è accaduto nonostante fossero gli ultimi due siti italiani a produrre autobus. È quindi chiaro che stiamo parlando del fallimento di una classe politica nazionale che non ha saputo fare alcun passo di politica industriale, nemmeno in un settore che è condizionato dalle scelte pubbliche in modo determinante. Non lo ha fatto da azionista nel caso di Breda Menarini, non lo ha fatto come capacità di relazione nel caso FIAT, non lo ha fatto come programmatore tagliando sistematicamente fino all'osso i finanziamenti da cui dipende la possibilità stessa di un trasporto pubblico locale ed omettendo sistematicamente l'adozione di un Piano nazionale per il Pag. 43trasporto pubblico al cui interno ricomprendere con chiarezza le ragioni degli utenti, della sostenibilità ambientale e dei produttori.
  Forse siamo ancora in tempo a rimediare a quella che è una serie incredibile di errori e sottovalutazioni, a partire dalla mozione di oggi. Ma occorre però chiarezza di direzione e serietà di intenti. Lo stato dell'arte è chiaro e parla di linee tagliate, mezzi obsoleti, pericolosi e inquinanti, città soffocate dal traffico privato e incapaci di individuare nel trasporto pubblico quell'asse centrale su cui impostare le politiche di viabilità e non invece il surrogato scadente e per pochi agli automezzi personali. E ci parla appunto di una capacità produttiva di mezzi ormai azzerata, al punto che, in assenza di una forte determinazione, anche una ripresa degli investimenti nel parco mezzi rischierebbe di fatto di tradursi in un peggioramento della bilancia dei pagamenti, dato che dovremmo comprare all'estero gli autobus necessari. Dico questo perché nel 2012 Breda Menarini ha prodotto trenta mezzi e Irisbus di Avellino è ufficialmente chiusa. Lo dico perché non ci si può illudere che, una volta smantellato un settore che richiede competenze complesse e specialistiche dalla progettazione alla produzione, questo possa essere improvvisamente rivitalizzato per decreto. Per questo è il momento di agire ora, perché è ancora vivo un importante know how nei lavoratori messi in cassa integrazione, negli ingegneri e nei tecnici. Non stiamo parlando di un settore marginale, dato che le stime dei prossimi anni, se l'Italia decidesse di comportarsi come sarebbe lecito attendersi e come dovrebbe fare alla luce degli obblighi dettati dalla normativa euro 6, parlano della necessità, per le aziende del trasporto pubblico locale, di acquistare centinaia di mezzi, per un valore complessivo di centinaia di milioni di euro.
  È un mercato quindi appetibile che solo la Finmeccanica che abbiamo conosciuto negli ultimi anni può pensare di abbandonare, pur disponendo dei presidi necessari, e che FIAT invece non ha certo abbandonato, dato che la scelta di chiudere anziché cedere il sito di Avellino ci dice non della volontà di uscire dal mercato ma di restarci, a partire però dalle fabbriche estere, francesi in primo luogo, trasformando così un marchio italiano in un marchio di importazione, magari anche con la pretesa di avere il monopolio delle commesse. Noi oggi dovremmo pretendere che Finmeccanica receda dalle sue intenzioni del 2011, finora fortunatamente sospese grazie all'impegno degli enti locali dell'Emilia Romagna, e si rilanci invece come attore di un grande polo italiano dell'autotrasporto collettivo, in grado di fare ricerca su motori a zero emissione e di essere al servizio delle esigenze delle nostre comunità.
  Non è d'altronde possibile tacere che la causa del crollo degli ordinativi di Breda Menarini, dai 300 autobus del 2011 ai 30 del 2012, non è imputabile ad un'improvvisa obsolescenza della capacità produttiva né ad un crollo verticale della domanda interna. La motivazione invece è da ricercare proprio nell'effetto dell'annuncio di dismissione dell'azionista, che ha messo improvvisamente i potenziali clienti nella condizione di non essere più garantiti negli anni a venire né in termini di possibilità di manutenzione né nell'accesso alla componentistica di ricambio. È invece da vedere come un piccolo miracolo la capacità dell'azienda di rimanere in campo, ottenendo nuove commesse nel 2013, centoventi autobus, con un totale di 35 milioni di euro, grazie esclusivamente alla grande professionalità delle lavoratrici e dei lavoratori, in grado di offrire un futuro a loro stessi e anche al nostro Paese in condizioni, come dicevo, proibitive sul piano del supporto societario.
  Nulla di strano d'altronde se solo si abbia la pazienza di leggere la storia di questo specchio di apparato industriale italiano. Nato dalla inventiva artigianale di Ettore Menarini e poi cresciuto come impresa familiare, fino ad approdare in un grande gruppo, però sempre mantenendo la capacità di innovazione e di crescita, cambiando come cambiavano le nostre città, i loro bisogni e le loro abitudini, le Pag. 44esigenze di un ambiente da liberare dalle polveri inquinanti con mezzi a metano o ibridi o elettrici.
  Stiamo parlando della dispersione di questo patrimonio quando leggiamo con leggerezza ipotesi di cessione a gruppi russi o turchi, che saranno certamente soddisfatti della possibilità di poter acquisire in un colpo solo saperi e mercato, ma altrettanto certamente non sono mossi dall'interesse di mantenere nel nostro Paese lavoro e intelligenza dei processi.
  Noi crediamo che, mai come oggi, sia vero che il capitale non ha nazione, ma che ce l'abbiano i lavoratori, che vanno tutelati dal rischio di vedere smantellato il loro posto di lavoro, e che proprio nella capacità di tutelare il lavoro e la sua professionalità stia il migliore metro di giudizio di una classe politica.
  Ora, e concludo, credo che la politica, a partire da questa mozione, debba quindi riprendere fino in fondo il suo ruolo e puntare veramente a realizzare, attraverso quel Piano nazionale dei trasporti di cui dicevo prima, le condizioni di mantenimento e sviluppo del settore, per poi realizzare quel polo nazionale di produzione di mezzi per cui vi sono tutte le condizioni di mercato e di capacità tecnologica e professionale.
  Noi diciamo sempre che le crisi sono, da un lato, quelle in cui si rischia di perdere...

  PRESIDENTE. Deve concludere.

  GIOVANNI PAGLIA. ... quello che si aveva e, dall'altro, anche un'occasione per cambiare in meglio. Oggi abbiamo l'ennesima occasione per dimostrare che prendiamo la seconda strada e non la prima: vediamo di non perdere anche questa (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà).

  PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Famiglietti. Ne ha facoltà.

  LUIGI FAMIGLIETTI. Signor Presidente, la ringrazio per avermi concesso la parola su questo argomento, che mi tocca molto da vicino, in quanto sono anche sindaco di Frigento, che è un piccolo comune limitrofo al comune di Flumeri, laddove è ubicata l'azienda Irisbus. Quindi, ho seguito da vicino questa triste vicenda della fabbrica Irisbus, accompagnando anche gli operai ai vari incontri che si sono tenuti presso il Ministero dell'economia e delle finanze; vari incontri ai quali la FIAT ha sempre manifestato la propria intenzione di dismettere lo stabilimento.
  A tale proposito, va sottolineata la battaglia che hanno sostenuto gli operai dell'Irisbus. Per questo, intendo manifestare la mia piena solidarietà a quegli operai che oggi dovranno sostenere un processo perché hanno strenuamente cercato di difendere il mantenimento della produzione in quella fabbrica.
  Dicevo che abbiamo accompagnato gli operai in questi incontri e va sottolineato, soprattutto, l'atteggiamento delle maestranze, che si sono fermamente opposte alla cessione dello stabilimento Irisbus alla società Di Risio, cosa che è avvenuta, per esempio, per lo stabilimento di Termini Imerese. Infatti, questi imprenditori molisani non garantivano un'effettiva ripresa della produzione e una stabilità dell'occupazione negli anni a venire.
  Quindi, diciamo che vi è stata una vera lotta, che è andata anche al di là degli interessi personali dei singoli operai, che potevano scegliere, utilitaristicamente, di accettare una ricollocazione che poteva venire loro offerta da questa società.
  Invece, gli operai, insieme agli amministratori, hanno accettato la cassa integrazione e coloro che avevano contratti a tempo determinato sono tornati a casa, perché, comunque, vi è la speranza di avere la ripresa della produzione da parte della FIAT in quell'area o, comunque, di poter arrivare alla costituzione di un grosso gruppo imprenditoriale italiano, così come si chiede nella mozione che ho sottoscritto insieme agli altri colleghi.
  In realtà, in questi anni si è notata una vera e propria assenza di una politica industriale da parte dei Governi che si sono succeduti. Eppure stiamo parlando di Pag. 45un particolare settore, che è quello legato all’automotive, al trasporto pubblico locale, che è un settore sul quale dovrebbe connotarsi un'azione di Governo riformista, un'azione di Governo in piena sintonia con quelli che sono i dettami dell'Unione europea, in particolare per quanto riguarda il Trattato di Lisbona, che prevede, in materia di energie rinnovabili, il famoso «20-20-20», e quindi la riduzione di emissioni e l'efficientamento energetico, anche attraverso la produzione di mezzi di trasporto pubblici che vadano in questa direzione.
  Attualmente, come è stato già detto, sono circa 400 i lavoratori dell'Irisbus in cassa integrazione e rimarranno in cassa integrazione fino a dicembre 2013, mentre altri 200 sono stati ricollocati in altre aziende del gruppo FIAT o, comunque, sono finiti nel tristemente famoso limbo degli esodati.
  Sino ad ora sono stati sostanzialmente vani i vari tentativi di dialogo e concertazione tra le rappresentanze sindacali, la FIAT ed il Governo.
  Come dicevo, sono stato anche io presente a questi incontri che si sono tenuti presso il Ministero dello sviluppo economico, e devo dire con rammarico che il Ministro di turno non partecipava nemmeno a quegli incontri e che, comunque, questa vicenda legata alla Irisbus veniva trattata come in una catena di montaggio insieme alle tantissime altre aree di crisi italiane. Una differenza, ad esempio, possiamo notare tra l'atteggiamento che ha avuto il Governo americano con la Fiat rispetto all'atteggiamento del Governo italiano. Noi abbiamo avuto un Presidente del calibro di Obama che comunque si è seduto ad un tavolo con Marchionne per riprendere l'attività della Chrysler. Invece il Governo italiano non ha mai sentito la necessità di chiamare la FIAT ad un tavolo e di cercare di ritrovare le condizioni perché si potesse ritornare ad una produzione in questo stabilimento in Valle Ufita. E la stessa cosa sostanzialmente è successa anche al gruppo BredaMenariniBus.
  Credo che si renda necessaria a questo punto una seria regia governativa per avere una strategia di rivisitazione e riqualificazione del parco mezzi del trasporto pubblico locale. I tagli che dal 2010 in poi i vari Governi hanno effettuato sulle risorse per il trasporto pubblico locale sono valutabili in oltre mezzo miliardo di euro all'anno e hanno comportato, indipendentemente da criteri di efficienza e di organizzazione, riduzioni molto significative ai servizi minimi garantiti sui territori, mediamente del 10 per cento, ed effetti critici sullo stato delle aziende di trasporto su ferro-gomma, i cui equilibri economici hanno sofferto altresì degli effetti inflattivi, anch'essi ignorati dai vari Governi.
  C’è inoltre un altro aspetto importante che riguarda un po’ tutte le regioni: il famoso fondo nazionale per il concorso finanziario dello Stato agli oneri del trasporto pubblico locale, anche ferroviario, nelle regioni a statuto ordinario, fondo che non viene rimpinguato ormai da anni, non garantendo i regolari flussi di cassa indispensabili per onorare i contratti di servizi in essere sia per il settore ferroviario sia per quello della gomma. Quindi l'attuale disciplina in materia di trasporto pubblico locale, ritengo che non sia assolutamente idonea a garantire il regolare funzionamento di questo settore, pur in presenza dei processi di efficientamento e razionalizzazione che le regioni stanno intraprendendo nell'espletamento dei servizi minimi essenziali, tanto che le regioni, in considerazione della complessità delle suddette problematiche, hanno chiesto più volte al Governo l'attivazione urgente di un tavolo specifico, ma il Governo sinora non l'ha ancora convocato.
  E quindi si rende necessaria e non più rinviabile la definizione di una politica industriale ed occupazionale del Governo che ponga al centro della propria azione l'obiettivo primario della stabilità sociale e della valorizzazione della persona in quanto utente e in quanto lavoratore nella nuova e diversa dimensione dei diritti connessi a queste condizioni. E ciò anche nel quadro di un intervento reale per il rilancio del Mezzogiorno del Paese, che sta pagando un prezzo altissimo sotto il profilo economico e sociale.Pag. 46
  Altro aspetto importantissimo: dal 31 dicembre 2012 è entrata in vigore la nuova normativa europea «Euro 6» per i mezzi pesanti, autobus compresi, la quale prevede nuovi limiti di emissioni inquinanti ed è già operativa per le nuove omologazioni, mentre a partire dal 2014 lo sarà per le nuove immatricolazioni. E invece l'Italia continua a pagare delle multe ingenti all'Unione europea, perché solo il 15 per cento dei mezzi è conforme a queste due categorie.
  Dal 2006 al 2011 l'età media del parco autobus italiano è aumentata di oltre un anno attestandosi a 11 anni. Quindi la situazione del nostro parco mezzi ha subito una vera e propria involuzione negativa negli anni. Al diminuire delle dimensioni del parco mezzi è corrisposto un aumento della sua età media. Oggi l'età media è superiore di quattro anni alla media europea, ed è inferiore soltanto, nell'Unione europea, a Estonia, Bulgaria, Slovacchia e Ungheria. Quindi ci troviamo veramente di fronte ad una situazione drammatica.
  Lo scenario della crisi globale indica che i Governi delle maggiori economie mondiali, dicevo prima degli Stati Uniti, stanno potenziando gli investimenti pubblici nei settori dell'ambiente e dei trasporti in funzione della realizzazione di una mobilità sostenibile. Bisogna restituire certezza e stabilità alle risorse per il trasporto pubblico. Bisogna dare una nuova prospettiva, e rilanciare le aziende che abbiamo richiamato, Irisbus e MenariniBus, serverebbe a dare segnali di inversione di tendenza e ripresa di fiducia a territori già fortemente provati sul piano economico, sociale e occupazionale dai processi di deindustrializzazione connessi alla profonda crisi che investe il Paese.
  Per questo, con questa mozione si chiede al Governo di dare subito avvio ad un tavolo, presso la Conferenza delle regioni, per attivare quindi questo tavolo con gli enti locali e per chiamare al tavolo queste imprese. Bisogna predisporre un programma pluriennale per il rinnovamento del parco autobus circolante tramite bus ecologici. Va detto che, per esempio, nello stabilimento Irisbus di Flumeri negli ultimi anni inspiegabilmente sono stati fatti investimenti ingenti: è stato acquistato una macchinario per la cataforesi, per la verniciatura degli autobus, che costa svariati milioni di euro e praticamente non è mai entrato in funzione. E questo rende inspiegabile l'atteggiamento di Marchionne e della FIAT riguardo a questo stabilimento.
  Sarebbe importantissimo poi cercare di capire, magari insieme al Ministro Trigilia, il Ministro per la coesione territoriale, come poter utilizzare i 15 miliardi non spesi della programmazione 2007-2013 e come utilizzare i fondi previsti per le regioni a obiettivo 1 sulla programmazione 2014-2020, proprio per incentivare la produzione di questi autobus, e magari quindi capire, di concerto con la FIAT, come poter rilanciare questo stabilimento utilizzando i fondi europei.
  Tra l'altro stiamo parlando di una zona, che è quella della Valle Ufita, che è interessata da progetti molto importanti: la linea alta capacità Napoli-Bari; in una zona adiacente allo stabilimento Irisbus dovrebbe sorgere la stazione alta capacità Irpinia, è prevista una piattaforma logistica. Ovviamente che senso avrebbe una piattaforma logistica intermodale, nel momento in cui il più grosso stabilimento dell'area non fosse in produzione, così come accade oggi ?
  E poi non è solo il problema legato all'Irisbus e ai lavoratori dell'Irisbus, ma a tutti lavoratori dell'indotto: sostanzialmente sono circa 1.500 le famiglie coinvolte da questa crisi. Pertanto non è tollerabile più vedere un Governo che si gira dall'altra parte rispetto a questa problematica.
  Quindi vado a concludere chiedendo, da parlamentare dell'area, ma anche e soprattutto forse dal sindaco dell'area, che vive ogni giorno le difficoltà delle famiglie e di coloro che vivono in quell'area – perché comunque molte di queste famiglie avevano un sostentamento intorno all'economia che girava intorno allo stabilimento Irisbus – con forza un intervento al Governo e che si faccia di tutto per convincere Pag. 47la FIAT a rimettere in produzione questo stabilimento. Laddove non fosse così, cercare di trovare un'intesa con Finmeccanica per venire a questo polo di bus in Italia o comunque individuare dei partner stranieri. Negli ultimi anni, l'anno scorso per esempio è venuto un gruppo cinese, che si chiama Amsia Motors, a visionare lo stabilimento, e la FIAT non era intenzionata a cedere questo stabilimento ai cinesi. Quindi, visto che viviamo in un mondo globalizzato e in un'economia globale, si possono trovare anche dei partner di altre parti del mondo, l'importante è che riprenda con vigore la produzione in Valle Ufita. Quindi con questo concludo e ringrazio il Presidente per l'attenzione (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

  PRESIDENTE. Prima di dare la parola al deputato Catalano, volevo salutare in tribuna i deputati questori dell'Assemblea nazionale francese, onorevoli Bernard Roman, Marie-Françoise Clergeau e Philippe Briand (Applausi).
  È iscritto a parlare il deputato Catalano. Ne ha facoltà.

  IVAN CATALANO. Signor Presidente e colleghi, oggi siamo qui a discutere e votare una mozione, la n. 1-00119, che riguarda un'importante azienda italiana che produceva autobus per il trasporto pubblico. L'Irisbus, di proprietà dell'Iveco, totalmente acquistata dal gruppo FIAT nel 2003, era il fiore all'occhiello di tutto il Paese, ma è bastato un colpo di spugna per spazzarla via.
  Il gruppo FIAT, destinatario nel tempo di sostanziose sovvenzioni pubbliche, ha manifestato nel 2011 la volontà di dismettere la fabbrica di Flumeri, arrecando un gravissimo danno in termini sia occupazionali sia produttivi sia per il sistema economico generale, danni che sono stati avallati da quei sindacati che, firmando l'accordo di chiusura dello stabilimento, hanno messo la parola «fine» ad una realtà che avrebbe dovuto rappresentare un'eccellenza della nostra nazione in un settore, quello del trasporto pubblico su gomma, che sta attraversando una fase di arretramento davvero preoccupante.
  Basti considerare i tagli alla spesa pubblica che si sono susseguiti in questo ambito e che hanno inciso negativamente sulla qualità dei servizi offerti al cittadino. Quel cittadino, che, invece, dovrebbe essere sempre al centro delle scelte della buona politica. Nel corso degli ultimi decenni, invece, si è preferito finanziare cattedrali nel deserto o opere pubbliche faraoniche, la cui fattibilità si riduce giorno dopo giorno. Per non parlare, poi, della loro discutibile utilità. Prendiamo, ad esempio, la TAV in Val di Susa, per la cui realizzazione si è passati dagli iniziali 7 miliardi di euro ai 20 miliardi secondo le attuali stime, mentre un medio capoluogo di provincia, come Avellino, non può usufruire del trasporto su ferro.
  E torniamo, quindi, alla necessità di tutelare un'azienda che produce autobus. Secondo le recenti audizioni svolte in Commissione trasporti, occorrerebbe un programma pluriennale di 700 milioni di euro annui per favorire l'ammodernamento di autobus e veicoli per il trasporto pubblico italiano su gomma e a basso impatto ambientale. Non dimentichiamo, infatti, che, oltre alla necessità prioritaria di salvaguardare i posti di lavoro – sono circa 400 gli operai in cassa integrazione – la vertenza Irisbus dovrebbe essere inquadrata nell'ottica generale del Piano nazionale dei trasporti pubblici, senza tralasciare però di considerare la legge vigente riguardante le gare pubbliche.
  In virtù dello sblocco dei finanziamenti dell'Unione europea sarebbe auspicabile predisporre un piano per il rinnovo degli autobus oggi inquinanti. Ciò in attuazione del regolamento CE n. 595/2009 in materia di emissioni dei veicoli pesanti (euro 6) e al fine di evitare sanzioni europee dovute alle infrazioni della normativa antinquinamento. L'Irisbus potrebbe giocare un'importante partita all'interno di una politica di sviluppo della mobilità sostenibile, assumendo un ruolo da protagonista nel sistema di conversione degli autobus in veicoli a trazione elettrica o ibrida o a basse emissioni.Pag. 48
  Ebbene, tocca a quelle forze politiche presenti oggi dare ora un forte segnale di responsabilità appoggiando questa mozione, che non deve rimanere una lista di desideri, ma avere un immediato effetto prescrittivo per il Governo, ma anche un impegno verso noi stessi per arrivare a una definizione di legge quadro sul Tpl anche in Commissione trasporti.
  Gli operai, in una delle tante manifestazioni in difesa del proprio posto di lavoro, hanno distribuito davanti alle scuole un volantino su cui era scritto: «Cari giovani, cari studenti, è passato più di un anno da quando, in maniera unilaterale, la FIAT ha deciso di smantellare anche qui in Irpinia, chiudendo lo stabilimento Irisbus di Valle Ufita. Si tratta di uno stabilimento strategico per l'intero Paese. Infatti, da qui uscivano gli autobus per il trasporto pubblico dell'intera nazione. In questi mesi di lotta, abbiamo tentato tutte le strade, quelle istituzionali, quelle sindacali, quelle parlamentari, ma sembra che niente si sia veramente mosso per risolvere la questione. Noi non possiamo permettere di perdere questa fabbrica, non solo per gli operai che vi lavorano, o per l'indotto che ruota intorno ad essa, ma piuttosto non possiamo permettere che venga praticato l'ennesimo scippo del territorio e così sottratta a piccole dosi, apparentemente indolori, anche la speranza per le nuove generazioni di poter costruire qui la propria vita e il proprio futuro. Purtroppo sia il Governo Berlusconi sia il Governo Monti nulla hanno fatto per preservare questo presidio strategico. In nome dello spread e della finanza, senza fare nessuna distinzione, si chiudono fabbriche, presidi ospedalieri, tribunali e centri di cultura e di informazione. Per tutti questi motivi, per combattere contro un precario destino che ci accomuna, vi chiediamo di partecipare con noi ad una generalizzata ribellione culturale ed intellettuale partendo dall'Irpinia. Noi crediamo che il mondo in cui viviamo e la società che ci circonda o è frutto della nostra immagine o è il risultato del nostro silenzio, per cui, dato che né ci riconosciamo nella società che altri hanno costruito, né vogliamo dissentire in silenzio, abbiamo deciso di praticare un'altra strada insieme a voi che porta all'organizzazione collettiva per disegnare nuovi orizzonti».
  Chiedo a voi colleghi, oggi, di delineare qui un nuovo orizzonte per l'Irisbus. In qualità di vicepresidente della Commissione trasporti vorrei dire che, ferma restando la centralità degli aspetti sociali ed umani della vicenda, i lavoratori di aziende come la Irisbus, che hanno accompagnato lo sviluppo del sistema infrastrutturale italiano negli ultimi cinquant'anni, rappresentano un valore irrinunciabile. La mozione non richiede, quindi, un intervento di puro sostegno al reddito. Infatti, il sistema infrastrutturale è nevralgico per la qualità della vita sociale e per lo sviluppo della competitività della nostra economia. Le professionalità del settore accumulate negli anni possono costituire un interlocutore con il quale sviluppare politiche dei trasporti.
  Non possiamo, non vogliamo e non dobbiamo rassegnarci alla desertificazione del nostro know-how messa in atto dalle grandi multinazionali per poter lucrare sugli incentivi della delocalizzazione. Non possiamo fare politica dei trasporti senza know-how del trasporto. Dobbiamo ripensare i nostri programmi per coniugarli con l'obiettivo primario dello sviluppo delle eccellenze interne, ai fini del miglioramento della qualità della vita e al di là dei pregiudizi soffocanti della spesa pubblica, dell'Europa, dei partiti e dei sindacati. Questa deve essere l'occasione per fare veramente qualcosa di nuovo (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. È iscritta a parlare la deputata Fabbri. Ne ha facoltà.

  MARILENA FABBRI. Signor Presidente, anche io mi associo agli interventi dei colleghi su questa mozione riferita alla Iribus e alla BredaMenariniBus di Bologna, per sottolineare un settore in crisi che è quello della produzione degli autobus pubblici sul territorio nazionale e che mette in crisi non solo la produzione e il Pag. 49lavoro, ma anche la perdita di un know how e di una capacità industriale che ha caratterizzato il nostro Paese negli ultimi, quasi ormai, cento anni. Ritengo importante evidenziare quanto sia necessario, da parte del nostro Governo, iniziare ad affrontare questi temi in maniera strutturale e anche in maniera più sistematica e strategica, e non solo in modo settoriale. È vero che oggi ci troviamo a trattare di due importanti aziende in crisi nel nostro settore, che si occupano di una produzione specifica che è quella della produzione dei veicoli di trasporto pubblico locale, ma è anche vero che questo evidenzia delle scelte strategiche e politiche più ampie. Già veniva ricordato il fatto che legata alla produzione industriale è, sì, la capacità industriale di queste due grandi imprese. BredaMenariniBus produce sul nostro territorio da ormai novanta anni – veniva ricordato prima –, 30 mila sono i veicoli prodotti in novanta anni di attività, solo 30 quelli prodotti nel 2012. Ma ci pare anche positivo sottolineare che 120, invece, sono le commesse per i primi sei mesi del 2013. Si tratta di un importante settore industriale che ha occupato migliaia di lavoratori, che oggi, in particolare a Bologna, vede ancora la presenza di 290 lavoratori, il cui lavoro va sicuramente tutelato ma, come si diceva, va tutelata la capacità industriale del nostro Paese in questo settore che è all'avanguardia per la produzione meccanica, ma è all'avanguardia anche per la capacità ecosostenibile di questi mezzi di trasporto pubblico. Questo tema tocca anche quella che dovrebbe essere una scelta strategica del Governo italiano rispetto al privilegio dell'uso del mezzo pubblico per gli spostamenti all'interno delle nostre città o infraterritoriali e per la salvaguardia ambientale e della qualità dell'aria nelle nostre città. Quindi, il tema che affrontiamo oggi non è solo legato all'occupazione, che ovviamente è il bene principe che andiamo a toccare, ma risponde anche a esigenze di carattere strategico-nazionale, legate, appunto, alla qualità dell'aria (uno degli obiettivi anche strategici che ci impone l'Europa e relativamente al quale sappiamo invece che le nostre città sempre più spesso non rispettano i parametri richiesti e sono quindi a rischio di sanzioni rispetto agli sfondamenti dei parametri della qualità dell'aria) e quindi alla necessità di mettere in campo scelte di politica nazionale strategica non estemporanea, ma a lungo respiro. Tengo anche ad evidenziare, diciamo, in maniera critica, la scelta che viene fatta all'interno di un altro provvedimento che andremo a discutere prossimamente, che copre la riduzione dell'IMU prima casa e non solo, anche con la riduzione di spesa pubblica relativa all'ammodernamento delle reti infrastrutturali ferroviarie.
  Questo Governo sicuramente nasce con una serie di criticità legate principalmente alla situazione economica e finanziaria del nostro Paese, che si inserisce sicuramente in una crisi economica internazionale da cui facciamo fatica ad uscire sia a livello di Paese che a livello di contesto europeo ed internazionale, ma che richiede, a mio avviso, non solo politiche di riduzione della spesa pubblica o di riduzione della politica nazionale, ma anche scelte strategiche di più lungo respiro. Sicuramente dobbiamo contingentare la spesa pubblica, continuare con alcune politiche di spending review, ma anche scegliere dove vale la pena investire per il futuro, in quelle scelte che coniugano lavoro, occupazione, mantenimento della capacità del fare all'interno del nostro Paese da parte dei privati o anche da parte di aziende pubbliche. Come veniva ricordato prima, infatti, BredaMenariniBus fa parte del pacchetto Finmeccanica che vede la partecipazione del 32,5 per cento dello Stato.
  È, quindi, un'azienda che deve rispondere sicuramente a logiche economiche industriali di mercato, ma anche ad obiettivi di rilievo nazionale, non in una logica assistenziale ma, appunto, strategica, di sviluppo per la qualità della vita, ma anche per lo sviluppo economico ed occupazionale del Paese.
  Riteniamo, quindi, importante con questa mozione chiedere al Governo alcuni punti prioritari legati al tema di specie, che sono: la Conferenza Stato-regioni per definire le politiche nazionali in materia di Pag. 50trasporto pubblico locale e, quindi, andare a ridefinire le risorse che vanno ridestinate alle regioni per il mantenimento e la riqualificazione del trasporto pubblico locale, sia su gomma che ferroviario; quindi, anche il rinnovo del parco auto, del parco mezzi, che è indispensabile per rispettare, come veniva ricordato dal collega Famiglietti, quelli che sono gli obiettivi «Euro 6» imposti a livello europeo; un tavolo nazionale presso il Ministero dello sviluppo economico per affrontare nello specifico la crisi di questo polo industriale legato al trasporto pubblico locale, ma anche, e necessariamente, mettere in evidenza quella che dovrebbe essere la politica industriale del nostro Paese, che va a salvaguardare delle filiere di produzione, che sono state finora all'avanguardia e che è importante non perdere nella capacità del fare, sia per l'occupazione che è il principale bene, come ricordavo prima, del nostro Paese, ma anche perché, una volta perse delle competenze e delle conoscenze industriali, diventa difficile riportarle e ri-importarle all'interno del nostro contesto nazionale.
  Quindi, chiediamo con forza al Governo di occuparsi nello specifico di questo caso, che riguarda diverse centinaia di lavoratori, in particolare, quelli in cassa integrazione in questo momento nell'avellinese, ma che vede una crisi del settore dei motori ampia, vasta e particolarmente significativa; così come vi è la necessità di richiamare ad impegni e responsabilità morali anche, oltre che economiche, alcuni grandi nostri industriali – penso a FIAT – che tanto hanno avuto da questo Paese in termini di sovvenzioni e di sostegno e che io ritengo assolutamente che sia arrivato il momento di restituire al Paese in termini di investimento e di occupazione (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

  PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Airaudo. Ne ha facoltà.

  GIORGIO AIRAUDO. Signor Presidente, oggi il Parlamento italiano ha la possibilità di raddrizzare un torto, un torto che è stato fatto alle lavoratrici e ai lavoratori dell'Irisbus e il torto che è stato fatto – un diverso torto – ai lavoratori e alle lavoratrici della Menarini di Bologna.
  Come già altri colleghi hanno detto – ma io ci tengo a fare questa premessa –, la crisi di queste due aziende non è inevitabile. La crisi di queste due aziende è stata generata dalle scelte della FIAT e dalle non scelte dei governi che si sono succeduti (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà). È assolutamente palese questo per la BredaMenarini, che è di proprietà e di controllo, attraverso Finmeccanica, del Ministro dell'economia e delle finanze, e quindi è pubblica, e lo è altrettanto per la FIAT di Valle Ufita. Ma lo è ancor di più se si pensa, come è già stato ricordato in quest'Aula, che il prodotto che fanno queste aziende è un prodotto che pagano i contribuenti italiani, che viene pagato con le tasse dei cittadini italiani.
  Ed è ancor più paradossale che, avendo quel parco circolante così vetusto, vecchio e inquinante nelle nostre città e nei nostri territori, noi come italiani paghiamo due volte, perché paghiamo anche le multe alla Comunità europea, perché non ci siamo adeguati e perché – come si dice – continuiamo ad inquinare, noi stessi, il nostro Paese e, in qualche modo, anche la nostra parte continentale. Questa crisi era evitabile: bisognava che i governi facessero il loro mestiere.
  Bisognava che si dicesse che questo prodotto è strategico perché riguarda il bene comune, riguarda la mobilità, il diritto a muoversi pubblicamente di cittadini e cittadine. Fino adesso questo non è stato fatto, ma c’è la possibilità che questo Parlamento si faccia ascoltare dal Governo e che dia al Governo quella forza e quel coraggio che fino adesso non ha avuto nei rapporti con la FIAT, quello di chiedere anche qualcosa e non solo di accettare le gentili concessioni che ogni tanto, a distanza, l'amministratore delegato concede ora a quel sito, ora a quell'altro (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà), mentre nel frattempo si utilizza la cassa integrazione, così si pagano le Pag. 51lavoratrici e i lavoratori, prevalentemente con il prelievo mensile sull'imponibile lordo in busta paga.
  Abbiamo un'occasione anche industriale se il Governo troverà questa forza, se troverà la forza di dire al presidente di Finmeccanica, De Gennaro, che deve contrastare i piani di dismissione di questo gruppo sul civile e quindi concentrare, dentro a Finmeccanica, un polo per quel che riguarda la mobilità e il trasporto pubblico; ovviamente, un polo innovativo, come è stato detto e ricordato, che guardi, come si dice, alle alimentazioni alternative ai derivati del petrolio, che guardi alle propulsioni ibride e integrate in alternativa ai motori termici, raccogliendo quelle competenze che Finmeccanica ha e quelle competenze a saper fare gli autobus che hanno le lavoratrici e i lavoratori di Valle Ufita.
  Però sappiate che con questo Parlamento, se vota questa mozione e, a maggior ragione, se sarà una mozione impegnativa per il Governo, con quest'Aula, ci assumiamo, se lo facciamo tutti insieme, un impegno cogente perché vedete la cassa integrazione a Valle Ufita scade a dicembre. Il 1o agosto del 2013, poche settimane fa, in un incontro al MiSE, al Ministero per lo sviluppo economico, è stato chiesto, dal MiSE a FIAT, di chiedere la cassa in deroga. Non è stato chiesto dal MiSE di mettersi a disposizione cedendo quello stabilimento al prezzo simbolico con cui FIAT aveva deciso di cedere Termini Imerese, e cioè un euro, perché il MiSE si sarebbe fatto carico di costruire un polo, un progetto, con Finmeccanica. Se noi chiediamo questo al Governo, dobbiamo sapere che abbiamo poco tempo, e questo Parlamento deve sapere che i lavoratori di Avellino, in modo particolare, che hanno una scadenza, che hanno un cronometro che sta scadendo, che sta arrivando allo zero, non hanno ancora la convocazione al Ministero.
  Allora, mi auguro che nella mozione si chieda anche un tempo certo, non indefinito, non un appello alle volontà, alle possibilità; si dia un'indicazione di politica industriale, di tutela dei posti di lavoro, di ipotesi di sviluppo diverso, cioè si dica che il Governo può costituire il polo pubblico della mobilità e del trasporto pubblico, che i soldi delle tasse dei cittadini possono, almeno, generare lavoro per alcuni cittadini italiani e non essere usati per alimentare la discarica sociale degli ammortizzatori sociali, come spesso alcuni imprenditori, anche di grandi imprese, fanno, utilizzando gli ammortizzatori dei lavoratori e gli ammortizzatori dati con la fiscalità generale. Quindi vorrei che noi non pensassimo che oggi, e mi avvio a concludere, stiamo esprimendo solidarietà o evocando qualcosa che non si può fare; si poteva fare, si poteva evitare. Se decidiamo di farcene carico noi come Parlamento e lo chiediamo al Governo, bisogna che poi ci occupiamo di far sì che si realizzi.
  Spero che quando voteremo, se come mi auguro voteremo una mozione unitaria, lo facciamo con questo spirito. Non di lavarci la coscienza, ma di riaprire una possibilità di sviluppo, di riaprire un tema di intervento pubblico che riguarda l'interesse pubblico, di riaprire un elemento di trasparenza su come si spendono i soldi dei cittadini italiani e di come si può creare occupazione anche in Italia, anche con delle politiche pubbliche (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà) !

  PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Rizzetto. Ne ha facoltà.

  WALTER RIZZETTO. Signor Presidente, ringrazio i colleghi che hanno esposto il caso della Irisbus e della BredaMenariniBus poc'anzi.
  Ringrazio, tutto sommato, anche il collega Baldelli, che vedo qui in Aula, e che prima, durante il suo intervento sull'inversione dell'ordine del giorno, ha sottolineato quanto è importante parlare di questo caso, quanto è importante parlare dell'ennesimo scandalo che si sta perpetrando nei confronti di un'azienda virtuosa italiana. Ci sono stati blocchi stradali, ci sono state mobilitazioni di tutte le forze politiche, ci sono state intere province Pag. 52schierate a difesa dell'ultima fabbrica italiana di autobus e della presenza FIAT nel sud Italia.
  La questione, addirittura, è stata posta sul tavolo di un vecchio «leone democristiano», Ciriaco De Mita, che a 83 anni ha considerato legittima e sacrosanta l'occupazione della fabbrica in difesa dei posti di lavoro, coinvolgendo in questo iter anche il qui presente ex Ministro dello sviluppo economico, Pier Luigi Bersani, che si è occupato del caso della Irisbus. Il problema non è facilmente risolvibile, ma è semplicemente riassumibile: la FIAT e il suo amministratore delegato, Sergio Marchionne, esaminati i bilanci di questa società e la mancanza pressoché assoluta di commesse nel futuro per nuovi autobus, decidono di delocalizzare. Ma non decidono soltanto di delocalizzare, perché decidono di cedere questa azienda ad un altro imprenditore locale, tale Massimo Di Risio, che ha una azienda che in passato ha prodotto dei SUV e dei fuoristrada. L'imprenditore stesso parla di un immediato ridimensionamento di 700 lavoratori della suddetta azienda, che non andrà più a produrre autobus per il trasporto urbano, ma passerà a bus da crociera. Allora, noi stiamo perdendo una grande occasione, signori, nei confronti dell'ennesima azienda, dell'ennesimo know-how italiano in termini di eccellenza, perché la decisione della FIAT e la vicenda Irisbus sono, tutto sommato, una spia evidente del livello di crisi drammatica in cui versa il settore del trasporto pubblico locale, una drammatica carenza di fondi, una costante riduzione dei trasferimenti delle persone. Le amministrazioni comunali, tutto sommato – qui abbiamo ancora dei sindaci in carica –, riescono a barcamenarsi per riuscire a garantire i trasporti pubblici. Però, laddove la crisi si fa più drammatica è nel rinnovo stesso del parco degli automezzi, che attualmente conta di automezzi che hanno 25-30 anni, che sono obsoleti, che consumano, che inquinano.
  Signori, noi continuiamo in Italia a chiudere i centri cittadini perché ci sono le polveri sottili che aumentano di anno in anno e a questo punto, cosa facciamo, cosa ci inventiamo, cosa si inventa la FIAT ? Si inventa di delocalizzare un'azienda, un'eccellenza italiana, in Francia e nell'ex Repubblica cecoslovacca. I dati che quindi presenta la FIAT andranno in netto contrasto con i dati che presentano gli stessi lavoratori, che dicono che qualcosa effettivamente si deve e si può fare confronti di questa azienda.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ROBERTO GIACHETTI (ore 17,35)

  WALTER RIZZETTO. Però, purtroppo, sembra che, se non vi è un passaggio parlamentare di un certo tipo, ampiamente condiviso da quest'Aula, la situazione non andrà a risolversi. Ci sono tre documenti, lo sapete, tre mozioni che andremo a esaminare, e la ratio di queste mozioni è molto semplice, ovvero riportare al centro il tema della Irisbus, e nello specifico anche della BredaMenariniBus di Bologna, il problema ancora non affrontato e non risolto, che è, ripeto, il trasporto pubblico locale. Serve promuovere e unificare, quindi – cosa che già è stata fatta in passato, ad esempio in Irpinia – una vertenza da parte di tutte le forze politiche per arrivare comunque ad una definizione di un polo unico di progettazione e di costruzione di autobus e veicoli da impiegare per il tempo e per il trasporto pubblico su gomma.
  L'importanza, tra l'altro, di una strategia comune, in Irpinia, l'abbiamo già vista, perché politicamente una strategia comune in Irpinia è stata adottata all'epoca del progetto relativo alle trivellazioni finalizzate alla ricerca di petrolio e di idrocarburi nel sottosuolo irpino. Quindi, già siamo passati attraverso questo iter, questo passaggio. Ricordo che ci sono altre due mozioni, tra l'altro: una mozione è a prima firma dell'onorevole Carfagna, che comunque ha dimostrato attenzione rispetto a questa tematica, e l'altra mozione, come ricordavo prima, è di SEL, dell'onorevole Giordano.
  Ai cittadini, signori, interessa risolvere i problemi; purtroppo questo Esecutivo, Pag. 53oltre a non tutelare le aziende che vogliono delocalizzare, quasi invitandole a farlo, non crea neanche nuovi posti di lavoro. Gli italiani sono stufi di sentir parlare di congressi, sono stufi di sentir parlare di telenovele o di filmati che imminentemente devono essere trasmessi da parte di una certa parte politica; anzi, da parte del cavalier Berlusconi, diciamola tutta (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) !
  Gli italiani sono stufi delle parti politiche che ricattano, pur essendo al Governo, il Governo stesso, ad esempio dicendo che se aumenta l'IVA cade il Governo. Gli italiani – mi scusi, Presidente, sono arrabbiato – ne hanno le «palle» piene di queste cose qui (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) !
  È ora di finirla, stiamo distogliendo, attraverso questi passaggi, dai problemi veri; e uno dei problemi veri che stiamo attualmente fronteggiando è il problema del lavoro, il problema di questa azienda, che andrà a chiudere, che andrà a delocalizzare ! Sarebbe quindi magari più interessante guardare un telegiornale o guardare una trasmissione televisiva, un dibattito politico ove si parli di queste cose, e non soltanto di telenovele. Speriamo che questo messaggio, Presidente, arrivi subito, speriamo di andare avanti con i lavori.
  Dicevo prima – e concludo – che la situazione del lavoro in Italia, e delle aziende italiane, è una situazione drammatica. Uso una provocazione, non me ne vorrà; rispettando tra l'altro, ed onorando, una cosa che in questi giorni è ritornata all'onore delle cronache: la tragedia del Giglio. Ricordo le vittime, ricordo i due dispersi; però purtroppo l'Italia è un Paese ove il comandante Schettino ha prodotto più posti di lavoro di questo Esecutivo (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) ! All'isola del Giglio c'era quasi un indotto creato da questa nave spiaggiata, e sono stati creati più posti di lavoro rispetto a quanto ha fatto questo Esecutivo.
  Noi in Commissione (faccio parte della Commissione lavoro) ogni giorno ci impegniamo per cercare di trovare una soluzione; però diamoci una mano tutti quanti, abbiamo una possibilità: abbiamo la possibilità di salvare 700 posti di lavoro, e la possibilità di salvare un'eccellenza italiana, che altrimenti andrebbe per un'altra volta persa e delocalizzata (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Matteo Bragantini. Ne ha facoltà.

  MATTEO BRAGANTINI. Signor Presidente, rappresenti del Governo, colleghi, queste sono mozioni che sollevano molte problematiche relative a questo Stato. Si parla di un ramo d'azienda della FIAT, di un'azienda che dallo Stato italiano ha avuto tanto, se non troppo. Che ha avuto così tanto, non per i lavoratori ma per i padroni, i padroni di quest'azienda.
  Sono giovane, però mi ricordo quando tutte le amministrazioni pubbliche dovevano comprare macchine italiane; e dunque la FIAT produceva macchine di un livello anche molto scarso, ma tanto aveva il mercato sicuro perché le comprava lo Stato, le compravano i nostri comuni.
  E lo stesso era successo anche con gli autobus. Negli anni Sessanta in molte città c'erano le filovie, c'erano altri sistemi di trasporto pubblico locale; per dare una mano aggiuntiva alla FIAT sono state smantellate, perché si riteneva più utile il trasporto su gomma, sui nuovi autobus. Prodotti da chi ? Sempre dal gruppo FIAT.
  E adesso la FIAT, che deve anche in Italia fare un lavoro di concorrenza, deve vendere un buon prodotto e ad un prezzo giusto, vede che produrre in Italia per vendere in Italia non è più competitivo. E allora cosa fa ? Si dimentica di tutti gli aiuti che questo Stato gli ha dato !
  Il Governo come si muove ? Si muove per levare questi ostacoli ? No, perché, come il caso di queste aziende, ne sentiamo ogni giorno di problematiche relative a nostre aziende, di nostre eccellenze che stanno chiudendo perché è più conveniente passare il confine di 5-10 chilometri per trovare degli Stati che incentivano Pag. 54gli imprenditori a lavorare sul loro territorio praticando una fiscalità agevolata, dando la possibilità di poter lavorare perché la burocrazia è molto più snella, dando la possibilità di regole certe e non come succede in questo Stato italiano dove ogni tre o quattro mesi si cambiano le carte da gioco creando grande difficoltà per i nostri imprenditori e dunque per i nostri lavoratori.
  Questo Governo e il Governo precedente, il Governo Monti, invece di capire che è questo il problema, il problema di riuscire a rendere più competitive le nostre aziende che sono sempre state competitive anche se c'era una fiscalità più alta delle altre aziende, anche se c'erano delle leggi farraginose, una burocrazia assurda, delle reti viarie – soprattutto al nord – molto ma molto scadenti, cosa fa ? Aumenta le tasse, aumenta le tasse rendendo ancora più difficile la sopravvivenza delle nostre aziende. In più, oltre ad aumentare le tasse, aumenta anche le tasse indirette, dunque fa calare anche i consumi; è questa la cosa assurda di questo Governo.
  Adesso si spera con una mozione di lavarsi la coscienza, di essere a posto. Non si fa niente in questo modo, assolutamente niente, bisogna ricominciare a pensare a questo Stato, bisogna veramente tagliare i rami secchi dell'amministrazione pubblica, i rami di uno Stato centralista che invece di dare una mano ai vari popoli di questa Italia continua semplicemente a dare una mano a pochi boiardi di Stato che prendono degli stipendi stratosferici, che va a tagliare in modo indiscriminato a tutte le regioni le risorse per il trasporto pubblico locale, senza guardare che il trasporto pubblico locale ha una funzione sociale, ha una funzione ambientale, perché se noi abbiamo dei trasporti pubblici locali efficienti con utilizzo di mezzi ecologici riusciamo a ridurre anche l'inquinamento, dunque anche la spesa sanitaria, ma questo è troppo difficile a farsi, si va a scontentare troppi amici, troppi potenti.
  Adesso per carità, c’è questa problematica, sento anche qualcuno che dice che dovrebbe essere lo Stato a riprendersi in mano le aziende e rifare lo Stato-imprenditore; no, questo noi non lo diciamo perché è una cosa sbagliata, assurda e che non ha funzionato, o meglio, forse ha funzionato subito dopo la guerra per rilanciare alcune aziende ma dopo si è visto, già negli anni Ottanta, quando degli esponenti del centrosinistra come Prodi, che sono andati a gestire questo grande capitale dello Stato, che sono stati svenduti agli amici i beni, le proprietà, le aziende sane e gli ossi ce li siamo tenuti. Abbiamo regalato l'Alfa Romeo alla FIAT invece di darla alla Ford, che ci dava più soldi e ci garantiva piena occupazione, ma bisognava dare una mano, doveva rimanere italiana, e infatti vediamo che fine ha fatto la FIAT e tutte le altre marche di automobili che venivano prodotte in Italia, la maggior parte vengono prodotte all'estero; ormai in Italia se uno vuole comprare una macchina italiana deve comprare Ferrari, forse Maserati o Lamborghini, ma non tutti possiamo comprarci quelle macchine, però le altre macchine, almeno per molti componenti o se non totalmente, sono prodotte all'estero.
  Allora, perché questo Governo non si sveglia ? Perché non si comincia veramente a rimboccare le maniche, a tagliare le tasse, ad aumentare le infrastrutture ?
  E se dobbiamo fare dei risparmi – e voi pensate di fare dei risparmi tagliando indistintamente, a tutte le regioni, il trasporto pubblico locale – fateli in modo efficiente, guardando ai costi standard, guardando veramente come vengono spesi quei soldi, se vengono spesi per dare i servizi, come ogni tanto si sente nei telegiornali – o, ormai, più che nei telegiornali, in alcune trasmissioni di intrattenimento, come Striscia la notizia, o altre – dove si sente che, alcune volte, non si sa se l'autobus passa, se si ferma prima o se alcuni autisti sono stranamente, quando ci sono le partite, in permesso sindacale. Andiamo veramente a controllare e a vedere, dove invece vengono consumati i soldi pubblici utilizzati bene.
  In mozione, c’è anche una bella idea: oltre a ridare soldi a questo settore molto importante della pubblica amministrazione, Pag. 55si dice anche: utilizziamo i soldi per cambiare i mezzi pubblici, in modo che la vetustà di questi mezzi diminuisca. È vero: è utile e necessario, ma con questa iniezione di risorse per far cambiare i mezzi pubblici alle varie aziende locali non si va a risolvere questo problema perché le aziende locali devono fare delle gare a cui partecipano tutti. Non è che, se noi le costringiamo a cambiare i mezzi pubblici, possono o devono comprare da queste aziende che sono in difficoltà. L'unico modo per risolvere il problema è ripensare tutta la politica industriale, tutta la politica di questo Stato; allora forse riusciremo a dare una mano a questi lavoratori, forse riusciremo a dare una mano a tutti quei grandi e troppi gruppi industriali e artigiani, o imprenditori di questo Stato che sono in difficoltà. Perché, quando si chiudono le serrande dei laboratori o delle aziende, è difficile riaprirle e non si può pensare di dire: non preoccupatevi perché, se non ci riuscite più voi, viene lo Stato a fare l'imprenditore. Il compito dello Stato non è quello di fare l'imprenditore. Il compito dello Stato è fare poche leggi chiare e far funzionare i servizi. Questa è la grande sfida. Non deve neanche assumere tanti dipendenti pubblici semplicemente per poter dare lavoro alle persone. Non è quello il compito dello Stato. Uno Stato efficiente ed efficace è quello che ha pochi lavoratori propri, come dipendenti pubblici, e la maggior parte dei dipendenti e delle persone hanno un lavoro perché l'economia funziona. Bisogna smetterla di pensare che un imprenditore o un artigiano sia un evasore e bisogna castigarlo. Gli imprenditori sono la ricchezza di questo Stato; gli imprenditori e i piccoli artigiani sono quelli che hanno il coraggio di mettersi in proprio, di lavorare, non solo quelli che aspettano la manna al cielo, non solo quelli che aspettano che «mamma Roma» gli dia i soldi e, dunque, bisogna dare una mano a queste persone. Basta vessarle con tasse, con controlli, certe volte anche offensivi, perché, quando uno sta lavorando in modo regolare, e poi vede che gli arrivano due o tre macchine della Guardia di finanza per i controlli, gli dà molto, ma molto fastidio. Quando vanno a chiedere delle informazioni e vengono trattati come se fossero dei banditi o dei ladri questa è una cosa iniqua e ingiusta. È stata la fortuna di molte delle nostre regioni, che – parlo del mio Veneto – moltissimi della generazione precedente alla mia, e anche della mia generazione, molti del mio popolo si sono sollevati le maniche e hanno cominciato a lavorare, sono andati all'estero, hanno fatto «musina» e sono riusciti a ritornare in Italia a farsi il piccolo laboratorio e, lavorando e facendo sacrifici il sabato e la domenica, sono riusciti ad ingrandirlo sempre di più, anche contro questo Stato.
  Questo Stato che invece di dargli una mano, di aiutarli o semplicemente di non ostacolarli, ogni giorno trovava una norma per rendere più difficoltoso il lavoro, non per creare il lavoro di un artigiano ma quello di un burocrate, il quale invece di andare semplicemente a lavorare e avere una semplice responsabile segreteria o seguire l'amministrazione deve prendersi tre, quattro, cinque persone negli uffici e seguire la normativa e due, tre installatori che sono sul territorio a fare il lavoro, il core business che dovrebbe fare quell'azienda.
  Dunque, sono mozioni che io ho allargato nel discorso, perché ritengo che non si risolvano i problemi di questi lavoratori semplicemente approvando una mozione e tentando di fare un polo unico tra queste due aziende di eccellenza, oppure dire di aumentare i fondi o, meglio, rendendo normali i fondi per il trasporto pubblico locale e magari dando una mano, con degli ulteriori fondi, per costringere a cambiare il parco mezzi, perché in questo modo non andiamo a risolvere il loro problema. Non prendiamo in giro questi lavoratori ! Oggi semplicemente si voteranno delle mozioni di intenti, di buona volontà, per fare vedere che sono vicini – soprattutto i colleghi che sono di queste zone – e per fare vedere che si sono mossi, ma concretamente non facciamo assolutamente niente e non gli stiamo dando una vera mano.Pag. 56
  Una vera mano sarebbe quella – e questo bisogna farlo – di cambiare finalmente questo Stato, di sburocratizzarlo, di renderlo più federale, di renderlo veramente più efficiente e soprattutto far sì che se ci sono degli sprechi – e ce ne sono ancora troppi in questo Stato – occorre tagliarli. Bisogna tagliare i rami secchi e rendere responsabili gli amministratori del bene pubblico e se uno sbaglia deve pagare e andare a casa. Non deve accadere, così come è successo per troppo tempo, che c'erano dei dirigenti, dei funzionari o anche dei politici che, diciamo, hanno amministrato male, per non dire peggio, che sono riusciti a mandare in dissesto le loro aziende – o, meglio, le aziende che i cittadini gli avevano dato da amministrare – e appena le hanno mandate in dissesto cosa è successo ? Hanno aumentato il loro grado oppure sono andati a ricoprire altri incarichi in altre aziende pubbliche. Questa è una vicenda che non deve più succedere, che non deve più capitare ! Non è vero che se uno ormai ha 80, 85 anni e per tutta la vita ha fatto il dipendente pubblico o il politico e ha una pensione di 30 mila euro al mese è così bravo e poiché ha questi soldi dobbiamo dargli un ulteriore incarico. Forse, dovremmo prendere un giovane di 25, 30 anni, che ha tutta la vita per dimostrare la sua bravura. Questa è la sfida che dobbiamo affrontare ma questo Governo non mi sembra che abbia voglia di affrontare questa sfida.
  Questo Governo mi sembra che stia tentando semplicemente di barcamenarsi, semplicemente di fare più decreti omnibus possibile perché ormai con questo Governo si fanno solo decreti omnibus, perché ogni volta si tenta di mettere dentro il più possibile, di sopravvivere il più possibile fino alle prossime elezioni. Ma il Governo non sta affrontando i problemi veri, i problemi dei nostri popoli che stanno soffrendo e che anche se continuano a stringere i denti prima o poi non ci riusciranno più e dovranno andare via e quando tutte le nostre aziende andranno via sarà finita, sarà finita per tutti. È vero che ai funzionari e ai burocrati di Stato non gliene frega niente, perché si sono messi via così tanti soldi pubblici che possono arrivare a fine vita, se non anche a fine vita dei loro figli, ma per tutte le altre persone sarà una lotta continua, una lotta tra popolazioni che noi non vogliamo. Noi vogliamo che tutte le popolazioni dell'Italia possano riuscire a continuare a lavorare e a vivere in modo pacifico, portando avanti le loro istanze in modo sereno insieme anche agli altri popoli europei.
  Dunque veramente su queste mozioni noi ci asteniamo perché riteniamo che non servano assolutamente a niente.
  Non votiamo contro per un rispetto dei lavoratori, perché capiamo la logica e non vogliamo che sembri che noi ce l'abbiamo con questi lavoratori. Loro non c'entrano niente, però non con questo strumento risolviamo i problemi e non con quello che c’è scritto (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie).

  ROBERTO CAPELLI. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  ROBERTO CAPELLI. Signor Presidente, già in passato e anche nel recente passato ci sono stati dei fatti straordinari che hanno in qualche modo determinato anche i lavori dell'Aula. Ora c’è un fatto storico...

  PRESIDENTE. Scusi onorevole Capelli, se è sull'ordine dei lavori relativo al dibattito che stiamo facendo, io le do la parola, se no gli interventi sull'ordine dei lavori li facciamo a fine seduta. Quindi la pregherei, se è relativo alle mozioni che stiamo discutendo va bene, se no non le posso dare la parola.

  ROBERTO CAPELLI. Certo, ma è sull'ordine dei lavori appunto e non devo illustrare un tema nuovo. Io volevo richiamare la sua attenzione cortesemente e anche quella dell'Aula su un fatto storico che sta per avvenire.

Pag. 57

  PRESIDENTE. Onorevole Capelli, forse non ci siamo capiti. La ringrazio, su questo può intervenire al termine della seduta, come previsto per tutti gli altri interventi.
  Non essendovi altri iscritti a parlare, dichiaro chiusa la discussione sulle linee generali delle mozioni.

(Intervento e parere del Governo)

  PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare il sottosegretario di Stato per le infrastrutture e i trasporti, Erasmo D'Angelis, che esprimerà altresì il parere sulle mozioni all'ordine del giorno. Il parere però non sarà espresso sulle mozioni originarie che sono state presentate, perché queste sono state ritirate in ragione del fatto che è stata presentata una mozione, così come negli auspici mi pare di tutti i gruppi, unitaria, che a questo punto comporta – e questo lo stiamo verificando in questi minuti alla Presidenza – il ritiro delle mozioni originarie. Quindi avverto che è stata presentata la mozione Giancarlo Giordano, Paris, Formisano, Carfagna, Famiglietti, Catalano, De Mita – non è questo l'ordine di sottoscrizione, ma è l'ordine che intanto vi do, dopo lo correggiamo – il cui testo è in distribuzione (Vedi l'allegato A – Mozioni). Contestualmente sono state ritirate tutte le mozioni all'ordine del giorno, come detto. A questo punto, ha facoltà di intervenire il rappresentante del Governo, che esprimerà altresì il parere sulla mozione Giancarlo Giordano, Formisano, Carfagna, Famiglietti ed altri n. 1-00186.

  ERASMO D'ANGELIS, Sottosegretario di Stato per le infrastrutture e i trasporti. Signor Presidente, onorevoli deputati, grazie anche ai firmatari delle mozioni e a chi è intervenuto attraverso interventi con amplissime e condivisibili convergenze, che hanno avuto e hanno il pregio di aver sollevato una questione nazionale abbastanza rimossa da qualche anno e temi e problemi che costituiscono un arretrato di criticità che dobbiamo affrontare e stiamo affrontando e che impattano sulla vita dei cittadini, sulle città e in particolar modo, in questo caso, per casi specifici, anche sul destino di tanti lavoratori e lavoratrici. Noi seguiamo con estrema preoccupazione sia l'evoluzione delle due crisi industriali, di cui ci stiamo occupando oggi, sia l'involuzione del settore del trasporto pubblico locale. Con il Ministro Lupi stiamo stringendo i tempi per presentare in Parlamento, dove sono in corso tra l'altro anche audizioni della Commissione trasporti che riguardano il trasporto pubblico locale, le linee per l'avvio di una riforma complessiva, un vero Piano nazionale del trasporto pubblico locale, che ci può consentire nell'arco medio lungo, dai tre ai cinque anni, di mettere fine almeno al collasso e alle crisi in varie parti del territorio. È un pacchetto di proposte che sta emergendo da un tavolo da me presieduto, che ormai è in corso da tempo, con la Conferenza Stato-regioni e ovviamente i Ministeri coinvolti, l'ANCI, i sindacati, le associazioni di categoria. È un confronto molto serrato e con soluzioni credo abbastanza condivise.
  Il primo messaggio che voglio dare è che siamo abbastanza svegli, le maniche sono rimboccate e siamo pronti anche, tra poco, a presentare queste linee. Purtroppo, è la crisi del trasporto pubblico locale – ovviamente, oltre a strategie industriali che inevitabilmente vi sono, sono state elencate in diversi interventi – che ha come effetto negativo, come impatto negativo, la crisi di storiche e prestigiose aziende di eccellenza italiana della metalmeccanica, molto attive anche nel panorama mondiale, come la BredaMenariniBus di Bologna, la Irisbus di Flumeri, ma ci metto anche la Breda di Pistoia, cioè aziende di eccellenza nazionale impegnate nella produzione di veicoli per il trasporto pubblico locale su gomma, su ferro, autobus di vario tipo, elettrici, a metano, filobus e altri mezzi.
  Insomma, sono comparti che, a loro volta, alimentano una filiera straordinariamente importante di piccole e medie imprese, che quota diverse migliaia di altri lavoratori e altri addetti. Sono aziende in grandi difficoltà, con tagli di commesse, in Pag. 58particolare, molto pesanti, procedure di dismissione e messa in mobilità di lavoratori. Sono gli effetti, dicevo, di una crisi che ha colpito e sta colpendo in maniera straordinaria il mercato degli autobus urbani ed extraurbani, in particolare nel nostro Paese.
  Anzi, a volte, leggendo alcune classifiche, l'Italia emerge come il Paese che soffre di più crisi di questo livello e di questa tipologia. Ed allora, non solo va fermata la strada, un po’ paradossale, della marginalizzazione o, addirittura, il rischio di scomparsa dei produttori nazionali di autobus e di mezzi pubblici; una marginalizzazione tanto più assurda in un momento in cui, a causa anche della crisi – non soltanto per la crisi economica, ma soprattutto per essa – tanti italiani stanno lasciando l'automobile in garage o per strada e salgono su autobus, metropolitane e treni regionali, cioè scelgono sempre di più il mezzo pubblico.
  Vi è un aumento di circa il 10-15 per cento di passeggeri, per i quali le risposte sono abbastanza insoddisfacenti. Quindi, questa industria, questa nostra industria, va rilanciata, ma è evidente che tutto passa dal rilancio del trasporto pubblico locale, che in diverse città – ma lo leggiamo ogni giorno, è cronaca di ogni giorno – è al limite della sopravvivenza, con reti metropolitane, ferroviarie locali e tranviarie abbastanza insufficienti, con un parco mezzi tra i più vetusti d'Europa, sia pubblico che privato, aziende comunali dai bilanci dissestati, debiti, crediti non più esigibili, servizi a singhiozzo con autobus fermi, diverse aziende commissariate, soprattutto al Sud.
  L'ultimo caso è l'ATAC, travolta da 740 milioni di debiti. Quindi, è un settore largamente in affanno e in emergenza, salvo poche isole felici, che stanno dimostrando, anche con un certo coraggio, buone pratiche e indicano, comunque, una via di uscita, che è, innanzitutto, nella garanzia del diritto alla mobilità dei cittadini.
  È stata prevista, intanto, dal Governo un'incisiva azione di monitoraggio attraverso l'Osservatorio nazionale sulle politiche del trasporto pubblico locale, per il quale si stanno attivando anche le procedure necessarie per dotarlo di una banca dati telematica, ma noi sappiamo che l'intero comparto del trasporto pubblico locale è un comparto strategico, anche perché occupa 127-130 mila lavoratori in una miriade di aziende, 1.150-1.200 aziende, in grandissima parte pubbliche, municipalizzate in particolare, il 26 per cento delle quali svolgono servizio solo urbano, il 55 per cento solo servizio extraurbano e il 19 per cento entrambi i servizi.
  C’è una media annuale di passeggeri trasportati stimata in circa 7 miliardi – una cosa molto importante – con una domanda in costante aumento, e le problematiche sono diverse, vanno tutte affrontate insieme a partire da questa fortissima polverizzazione che vede, ad esempio, i primi tre operatori player del nostro Paese, l'azienda di Milano e di Roma e Ferrovie regionali, quotare appena il 18 per cento del mercato a fronte di situazioni di altri Paesi europei dove quotano grandi player dal 50 al 70-75 per cento.
  Il fatturato di oltre 10 miliardi di euro viene coperto ancora oggi per il 75 per cento da risorse pubbliche, ed è la copertura forse la più elevata in area europea se confrontata in particolare con il 50 per cento della Francia, il 20 per cento della Gran Bretagna, cioè lo Stato interviene a finanziare quasi interamente questo servizio.
  Sapete meglio di me che la legge di stabilità 2013 ha disposto l'istituzione del nuovo Fondo nazionale per il concorso finanziario dello Stato agli oneri del trasporto pubblico locale, anche ferroviario, nelle regioni a statuto ordinario, con una dotazione complessiva di 4 miliardi e 929 milioni, di cui un miliardo e 600 milioni per il servizio ferroviario regionale, a fronte di risorse minime che servirebbero per 6,5-7 miliardi. Quindi, diciamo già che il Fondo prevede risorse non sufficienti. Comunque, in ogni caso con l'istituzione del Fondo qualcosa è cambiato, perché le regioni sono incentivate a riprogrammare i servizi secondo criteri oggettivi e uniformi Pag. 59a livello nazionale di efficientamento e di razionalizzazione, e l'applicazione di questi criteri passa anche dal lavoro sui costi standard – è stato detto – anche qui superando la cristallizzazione di servizi storici che hanno al loro interno molti sprechi, e da una spesa storica che deve consentire finalmente di poter procedere alla progressiva rispondenza tra offerta e domanda di trasporto. E qui è al lavoro un gruppo al Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, che sta recuperando tutti gli studi che riguardano i costi standard realizzati da diverse regioni e in diverse epoche per portare, per così dire, a soluzione e a sintesi i costi standard. Quindi a breve avremo anche questo tema risolto.
  Altra questione che riguarda il Parlamento è dare certezza e stabilità a queste risorse assegnate al settore, perché sono risorse sulle quali grava il Patto di stabilità, sono fuori dal Patto di stabilità soltanto un miliardo e 600 milioni sui 4 miliardi e 900 e rotti milioni. Sono risorse, oltre al vincolo del Patto di stabilità, sulle quali gravano difficoltà aggiuntive. È prevista, infatti, un'erogazione da parte delle regioni, un impegno derivante dal Fondo perequativo ex lege n. 549 del 1995, pari a un miliardo e 450 milioni, risorse però non vincolate a questo settore. Quindi anche qui bisogna fare molta, molta attenzione. In ogni caso anche nelle mozioni ci viene chiesto sull'erogazione dei fondi.
  Faccio intanto presente che la Direzione generale competente ha già erogato, a titolo di anticipazione, il 60 per cento delle risorse stanziate, ed ha predisposto il decreto interministeriale MIT-MEF di riparto integrale delle risorse del fondo per l'esercizio 2013, che consentirà di erogare in automatico l'ulteriore 30 per cento delle risorse stanziate, ed il residuo 10 per cento.
  Però il trend delle risorse è abbastanza chiaro ed è in discesa, con la diminuzione della contribuzione pubblica, associato poi a tariffe minime con elevata evasione tariffaria per mancati introiti calcolati per circa 500 milioni l'anno; quindi la diminuzione della contribuzione pubblica progressiva negli anni e l'elevata evasione, le tariffe minime più basse d'Europa, hanno prodotto l'invecchiamento del parco mezzi. Io ricordo che da 18 anni c’è il segno meno per il rinnovo del parco mezzi e si è passati da 2,3 miliardi di euro del quadriennio 1997-2001 ad 1,2 miliardi nel quadriennio 2001-2006, ad appena 278 milioni di euro nell'ultimo quadriennio 2007-2011, ai quali aggiungiamo 110 milioni di euro previsti dal decreto del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare nel 2011, sotto pressione del deferimento dell'Italia alla Corte di giustizia europea per il superamento dei valori limite per le particelle PM10 nell'aria.
  Quindi un crollo verticale della contribuzione pubblica, e quindi nessuna meraviglia se oggi l'età media del parco mezzi (circa 50.000 autobus italiani) è di circa 11,6 anni, superiore di quasi 7 anni alla media europea. Quindi siamo davvero fanalino di coda d'Europa. Circolano mezzi quindi – è del tutto evidente – anche con 20 o 25 anni di età e questo riguarda anche il settore dei privati, se è vero com’è vero che quel terribile incidente avvenuto a Monteforte Irpino, con 40 morti, è stato provocato da un autobus vecchio di 18 anni, usurato e a rischio sia per gli utenti sia per il povero autista.
  Quindi abbiamo il dovere morale, oltre che politico, di affrontare e risolvere il tema e di invertire questo trend con la legge di stabilità, perché è inaccettabile un Paese come l'Italia, che vede immatricolazioni con poco più di 1.000 autobus lo scorso anno, a fronte dei 4.000 della Francia e dei 6.000 della Germania. È davvero una condizione inaccettabile. Quindi il trend va assolutamente invertito.
  Ovviamente non è più rinviabile – lo dicevo all'inizio – la definizione di una politica industriale nel settore dei servizi del trasporto pubblico locale, anche perché poi tra l'altro solo una piccola, piccolissima quota dei nostri mezzi circolanti è conforme alle nuove normative europee, credo il 15 per cento, il resto è assolutamente Pag. 60ancora con emissioni da «euro 2» o «euro 3», ma insomma siamo molto dietro.
  Quindi questa è una fase molto impegnativa non soltanto per il Governo, per il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, ma anche per il Parlamento, perché bisogna modificare ed aggiornare la legge del 2003 per regolamentare in maniera più chiara e più aggiornata il rinnovo del parco mezzi. Vanno individuate nuove risorse nella legge di stabilità per il Fondo e va recuperata una politica di rinnovo del parco mezzi.
  Per quanto ci riguarda proporremo di sostituire almeno 3.400 autobus all'anno per i prossimi dieci anni, con una spesa dello Stato pari almeno a 500 milioni di euro per i prossimi dieci anni, oltre a diversi incentivi, tramite anche detrazioni fiscali e agevolazioni finanziarie, per il settore delle aziende private. Bisogna ovviamente rendere – è stato detto – più efficiente il sistema attraverso la modernizzazione del servizio, la messa a gara del servizio, aggregazioni, sinergie di imprese.
  Le imprese vanno gestite con criteri industriali e non con logiche clientelari o da vecchia municipalizzata. Devono essere meglio organizzate, con servizi di maggiore qualità e più orientati al consumatore, assolutamente con meno sprechi. Grazie anche alla presenza della nuova Autorità nazionale dei trasporti, istituita proprio ieri, va riformato il settore risolvendo l'anomalia italiana per cui lo stesso soggetto, in genere il comune, è insieme regolatore, cioè decide tariffe e controlla il servizio, e, nello stesso tempo, è anche proprietario della società di gestione. Quindi il controllore che controlla se stesso. Separare il soggetto controllato dal soggetto controllante crea intanto un vero mercato e restituisce efficienza alle imprese del trasporto pubblico locale...

  PRESIDENTE. Sottosegretario D'Angelis, scusi, non per interromperla, ma semplicemente per dirle che siamo nella fase in cui bisogna esprimere il parere sulla mozione, ovviamente argomentandolo. Grazie.

  ERASMO D'ANGELIS, Sottosegretario di Stato per le infrastrutture e i trasporti. Per quanto riguarda la situazione delle due crisi, ovviamente il Governo segue con molta attenzione le due vicende della Irisbus e della BredaMenariniBus. Non si delocalizzano aziende utili ed eccellenze italiane come queste. Quindi c’è molta attenzione per la tutela dell'occupazione e per la tutela dell'industria nazionale. Faremo il massimo per quanto di nostra competenza per rimettere in sesto le due aziende. Per quanto riguarda la mozione unificata, esprimo il parere favorevole nel complesso degli impegni proposti.

(Dichiarazioni di voto)

  PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Di Gioia. Ne ha facoltà, per quattro minuti.

  LELLO DI GIOIA. Signor Presidente, noi riteniamo importante la discussione di quest'oggi, la discussione su queste mozioni e, quindi, la mozione comune che noi voteremo convintamente. È importante perché, al di là della discussione sulla crisi di due grandi e importanti aziende come la Irisbus e la BredaMenariniBus, riteniamo sia importante che in questo particolare momento della vita industriale del nostro Paese si discuta finalmente qui, in Parlamento, della politica industriale di questo Paese.
  Ed è il Parlamento, coloro i quali sono intervenuti, i colleghi che sono intervenuti, che hanno dato una linea chiara, inequivocabile di come sia possibile superare la crisi di due grandi imprese, una facente capo alla FIAT e l'altra facente capo al gruppo Finmeccanica, che hanno delle responsabilità soggettive sulla crisi industriale di questo Paese. La prima perché negli anni non ha avuto la capacità di rinnovarsi, di creare nuovi modelli, di fare in modo quindi di competere sul mercato internazionale e creare quelle condizioni perché si potesse rideterminare una condizione Pag. 61di sviluppo e quindi di occupazione all'interno di questo Paese. Altro che dividere il mondo del lavoro ! Altro che responsabilità di qualche sindacato ! La responsabilità è del management che comunque non ha avuto la capacità di poter affrontare con determinazione la sfida mondiale nel settore dell'automobile e in questo caso nel settore degli autobus.
  Le responsabilità sono di Finmeccanica. E, guardate, anche qui consentitemi una piccola parentesi: ma è mai possibile che a capo di un gruppo industriale così importante e pubblico si elegga, con tutta la stima e il rispetto per carità, il vecchio capo della Polizia di Stato ?
  Ma come vogliamo fare politica industriale in questo Paese ? Quali sono le scelte che si possono fare ? Com’è possibile mettere insieme – come giustamente è stato ribadito dai colleghi e sottolineato nella risoluzione –, costruire un polo degli autobus sia essi urbani che extraurbani ? Come è possibile, per esempio, pensare che vi possono essere in questo Paese settori tecnologicamente importanti che ancora non costituiscono un assieme (come per esempio, mettere insieme l'ala fissa e l'ala mobile della stessa Finmeccanica per costruire un grande polo aeronautico in questo Paese che possa competere, non semplicemente facendo politica per ciò che riguarda il settore militare, ma anche sviluppando iniziative forti di competizione per ciò che riguarda il settore civile) ? Ecco, io credo che la discussione di quest'oggi pone al centro il Parlamento su tematiche importanti come appunto la politica industriale di questo Paese e come poter uscire dalla crisi. Penso quindi, a nome del gruppo che rappresento, il Partito socialista, come d'altronde anche dei collegi del gruppo Misto, che si possa affrontare qui in Parlamento una discussione chiara su come uscire dalla crisi, come essere competitivi e come costruire quelle condizioni necessarie perché anche questo Paese possa di fatto essere competitivo in Europa e nel mondo e possa ricostruire quelle condizioni insieme alle scelte che dovremmo fare con una stabilità di Governo certo per le riforme strutturali, e quindi dare certezze – e con questo concludo – ai tanti cittadini italiani, ma soprattutto ai tanti giovani che sperano in un posto di lavoro.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Formisano. Ne ha facoltà.

  ANIELLO FORMISANO. Signor Presidente, ringrazio il rappresentante del Governo che è venuto a testimoniare qui in Aula, con quanto ha testè illustrato, l'impegno e la volontà del Governo di essere attento su queste questioni. Noi deputati di Centro democratico, che avevamo predisposto una nostra mozione, ben volentieri abbiamo aderito alla stesura di un testo che, in qualche modo – lo dico al Governo, ma lo dico anche a noi colleghi tutti – dà molta più forza al Parlamento, perché è un deliberato unanime, e dà molta più forza al Governo nell'attività che ci veniva illustrata poc'anzi, in un momento in cui è la crisi internazionale che in qualche modo determina anche le scelte (non sono più scelte soltanto nazionali, ma sono scelte che dipendono anche da dinamiche che sono oltre il nostro Paese). Realizzando la possibilità di ritrovare un Parlamento unito e di avere un Governo forte sulle questioni che ci ha illustrato in Aula stasera il rappresentante del Governo, mi pare che si stia facendo un'opera che in qualche modo possa servire alle nostre comunità. Si parte da due situazioni drammatiche, sia quella di Irisbus, che nella mia regione ha prodotto quello di cui sono a conoscenza tutti i parlamentari che sono intervenuti su questa vicenda, ma anche la vicenda BredaMenariniBus. Si tratta di vicende che di per sé rappresentano il livello che ha raggiunto la difficoltà che oggi esiste nel nostro Paese in questo settore di intervento. Quindi, ben venga la precisa e puntuale volontà del Parlamento di dare forza al Governo rispetto agli orientamenti programmatici che abbiamo ascoltato.
  Ben venga, io dico – e lo dico al rappresentante del Governo –, la capacità di questo Parlamento, poi, di controllare Pag. 62che quanto è stato fin qui detto venga mantenuto. Quindi, sono ancora questioni – su cui ho ascoltato i colleghi in precedenza – che, in qualche modo, lasciano l'amaro in bocca, quando, rispetto a tante risorse dei cittadini italiani immesse in questo settore, si è assistito, invece, a scelte di delocalizzazione che, magari, non hanno neanche tenuto conto di quante e quali risorse la Repubblica italiana avesse investito nel comparto.
  Noi ci auguriamo che da stasera si cambi, ci auguriamo che il monitoraggio che chiediamo con la nostra mozione sia qualcosa di vero, di concreto, di effettivo, di verificabile da parte del Parlamento. E credo che, come deputati del Centro Democratico, unitamente a tutti quanti gli altri che hanno sottoscritto, che hanno deciso di sottoscrivere questa mozione unitaria, riteniamo di aver fatto bene il nostro lavoro di stimolo al Governo e riteniamo di aver messo il Governo in condizione di poter bene operare secondo gli intendimenti ascoltati. Saremo qui e verificheremo se il nostro lavoro fin qui prodotto poi, in qualche modo, avrà anche effetti concreti e pratici, così come tutti ci auguriamo.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Impegno. Ne ha facoltà.

  LEONARDO IMPEGNO. Signor Presidente, ho ascoltato l'intervento del sottosegretario che, in maniera complessa, ha provato a descrivere una situazione di profonda crisi del trasporto pubblico locale e io aggiungo del sistema trasporto in generale del nostro Paese, non solo quello su gomma, ma anche quello su ferro.
  Qui non stiamo parlando di una singola impresa o azienda che rischia il fallimento: qui stiamo parlando se il Parlamento italiano e il Governo vogliono intraprendere una scommessa, ed è la scommessa di investire e creare le condizioni perché il sistema dei trasporti pubblici locali, sia come servizi che come produzione e ricerca, sia un elemento, il fattore strategico trainante per il nostro Paese.
  Insomma – e verrò a dimostrare la tesi che il settore dei trasporti è strategico per il nostro Paese – la domanda alla quale il Governo deve rispondere è se l'assoluta scomparsa della produzione di autobus sul territorio nazionale italiano sia un male necessario oppure un grande errore strategico.
  Gli interventi che mi hanno preceduto hanno tutti sottolineato la necessità che il nostro Paese si doti di un sistema di produzione e di ricerca nel campo dei trasporti in grado di competere a livello europeo e mondiale. E, paradossalmente, vi è una domanda europea – penso al settore del trasporto su ferro – di circa il 3 per cento in aumento. In un momento di crisi globale, di crisi europea fortissima alla quale lei ha fatto più volte riferimento nel suo intervento, questo settore va in controtendenza.
  Il caso specifico riguarda Irisbus e BredaMenariniBus: parliamo anche di 700 operai, un comparto di 11 mila lavoratori, come è stato più volte ripetuto. Ebbene, noi ci troveremo di fronte ad una domanda esterna, che ho sinteticamente provato a sintetizzare con questo 3 per cento, ma ci troveremo di fronte anche ad una fortissima domanda interna. Il parco autobus più vecchio d'Europa: ci sono città che hanno autobus vecchi di 20-25 anni. Credo – e questo penso lo possa confermare anche il Governo – che, da qui a pochi anni, la domanda sarà enorme.
  E mentre crescerà la domanda, noi dismettiamo le nostre aziende più competenti, le nostre aziende di eccellenza, che rappresentano una realtà che ci invidiano nel panorama europeo, di innovazione tecnologica da un lato e di grande capacità di innovazione nel campo ambientale dall'altro.
  Se a questo aggiungiamo, tra l'altro, che il 31 dicembre 2012 è entrata in vigore la nuova normativa europea «Euro 6» per i mezzi pesanti, quindi autobus compresi, che impone nuovi limiti di emissione, ebbene, lo scopo della nuova norma europea, oltre alla salvaguardia del cittadino e dell'ambiente, è anche quello di rilanciare e rendere più competitiva l'industria Pag. 63automobilistica europea. Inoltre, secondo i dati provenienti dalle aziende del trasporto pubblico locale, sul totale del parco autobus circolante in Italia, solo il 15 per cento dei mezzi è conforme a queste due categorie. Insomma, la situazione del parco mezzi italiani ha subito una vera e propria involuzione negativa, al diminuire delle dimensioni del parco mezzi è corrisposto un aumento della sua età media. Quindi, in sostanza, vi sarà nei prossimi anni una domanda potenziale molto elevata sia interna che esterna.
  Quindi, qui, non si tratta di aiuti di Stato né di affrontare la crisi di un'azienda o di più aziende solo dal punto di vista della tutela, sacrosanta e legittima, dell'occupazione, ma si tratta di avere una strategia di lungo respiro nel campo del trasporto, e del trasporto pubblico locale in particolare. Se a questo aggiungiamo, signor sottosegretario, cari colleghi, nessuno l'ha ricordato, che a proposito dell'Ansaldo, e in particolare della Ansaldo Breda, più volte emergono indiscrezioni sulla possibilità di dismettere il settore civile, noi sommiamo alle difficoltà che vi sono nel settore del trasporto pubblico locale su gomma le intenzioni, anche, di dismettere la nostra ricerca e la nostra produzione del settore su ferro; io credo che commetteremo un errore strategico e vitale per il nostro Paese.
  Concludo, dichiarando il mio voto favorevole alla mozione presentata e condividendo gran parte degli interventi che mi hanno preceduto. Approfittiamo dell'unità del Parlamento italiano intorno a questa mozione; mi rivolgo a lei, come a tutto il Governo e all'intero Parlamento italiano, perché ci rendiamo conto che non è solo un tema che possa essere risolto e affrontato all'interno dei confini nazionali, ma vi è una competizione più ampia, europea in particolare, mondiale, ma pensiamo, e la mozione lo evidenzia con estrema chiarezza, che l'Italia può giocare una partita di primo ordine a livello europeo e mondiale, in questo settore.
  Lei e il Governo avete dichiarato di metterci attenzione, credo che con questa mozione ci possiamo, insieme, mettere una attenzione operativa. L'attenzione operativa è, come lei ha citato, convocare il tavolo Stato-regioni e credo che questo vada fatto il prima possibile, credo che la ricerca di risorse da investire in questo settore sia prioritaria e non possiamo accontentarci di riferimenti generici; possiamo dire che se c’è un settore dove nel Mezzogiorno si eccelle, l'Ansaldo Breda è in Campania, Irisbus è in Campania, e se ci sono delle risorse non spese, queste sono proprio nelle aree sottoutilizzate.

  PRESIDENTE. Onorevole Bianconi... grazie.

  LEONARDO IMPEGNO. Noi restituiremo 31 miliardi di euro, perché non li abbiamo spesi, mentre le nostre aziende di eccellenza boccheggiano. Troviamo una soluzione di intesa con le regioni.
  Le risorse ci sono, se dobbiamo investirle in un settore per agganciare, come dice il Presidente Letta, la ripresa, credo che questo sia uno dei principali del nostro Paese (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Cirielli. Ne ha facoltà.

  EDMONDO CIRIELLI. Signor Presidente, colleghi, innanzitutto ringrazio tutti coloro che hanno lavorato a questa mozione importante, in particolare il primo firmatario, Giancarlo Giordano, del gruppo di SEL. Allo stesso tempo, però, posso dire di essere anche un po’ sorpreso, soprattutto dell'intervento del Governo. Per la verità, sembrava di aver sentito un esponente dell'opposizione radicale per quello che raccontava, cioè raccontava tutti i disastri del trasporto pubblico e i disastri delle politiche industriali come se fosse un terzo spettatore. In realtà non ha indicato soluzioni e ha parlato di impegno, per quanto di competenza.
  Ma io voglio dire che la vicende di Irisbus e di BredaMenarini sono speculari, perché una società, quella dell'impianto di Bologna, appartiene a Finmeccanica, che è Pag. 64un gruppo controllato dal Ministero dell'economia, e l'altra appartiene al gruppo FIAT, che ha ricevuto talmente tante sovvenzioni, tanti sostegni, diretti e indiretti, che se lo Stato fosse intervenuto diversamente oggi probabilmente potrebbe essere addirittura di proprietà interamente pubblica. È stata portata avanti una politica assolutamente suicida: addirittura l'Irisbus chiude la struttura dell'avellinese, della Valle Ufita, di Flumeri, in una zona già gravemente colpita dalla disoccupazione e dalla deindustrializzazione e poi lascia in piedi impianti all'estero. D'altro canto, come è stato ricordato, anche a me pare sospetto, proprio nel momento in cui l'Unione europea emana una direttiva che obbliga nei prossimi anni tutta Europa – e l'Italia in maniera particolare, perché come è stato anche qui già detto, il parco autoveicoli nel settore del trasporto pubblico locale è uno dei più vetusti, uno di quelli che ha un più grave impatto ambientale – e chiede agli Stati membri di puntare su uno sviluppo sostenibile, soprattutto in maniera forte e chiara, inequivocabile, verso il trasporto pubblico locale, l'Italia, il Governo italiano, tramite gruppi sovvenzionati o pubblici, dismette le politiche di ricerca, di investimento e soprattutto di produzione.
  Non è soltanto un fatto occupazionale gravissimo per coloro che lavorano e per quelli che verranno. Infatti, stiamo «rubando» veri posti di lavoro alle future generazioni in un momento in cui, invece, bisognerebbe investire. Sembrerebbe quasi sospetto, sembrerebbe una cosa fatta per aiutare qualcun altro. Allora, appare chiaro il disegno che parte dal Governo Monti – vedremo poi questo Governo, che non mi sembra abbia ancora messo un euro nel trasporto pubblico locale – di tagliare in maniera chiara, inequivocabile, e purtroppo inesorabile, i trasferimenti per il trasporto pubblico locale, mettendo in ginocchio le regioni, i comuni e le province, che sostengono da tempo ormai, in via diretta e sempre più difficile, queste aziende, dando un servizio inferiore ai cittadini e dando un servizio più pericoloso sul piano ambientale, anche per la sicurezza degli autoveicoli.
  Il Governo dice che farà quello che è possibile, per quanto di competenza. Beh, si potrebbe fare innanzitutto un investimento importante obbligando, in linea con le direttive europee, le regioni, le province e i comuni, ma mettendoci soldi per ripianare il parco degli autoveicoli, per sostituirlo e renderlo sostenibile dal punto di vista ambientale. Ciò non viene fatto. Si potrebbe invitare l'azienda di riferimento pubblico, Finmeccanica, magari a non pensare di dismettere, per chissà quali interessi transnazionali, la nostra AnsaldoBreda, così come quella che si occupa di strutture e di autobus locali. Si potrebbe immaginare una grande fusione, un intervento a costituire un grande polo per gli autobus, soprattutto quelli a spiccata innovazione tecnologica.
  Queste cose non vengono messe in cantiere, le risorse non vengono messe in campo. Abbiamo sentito una lunga prolusione di tutti i mali del mondo dei trasporti pubblici locali provocati dal Governo sostenuto da questa maggioranza, dal Governo Monti e continuati da questo Governo: la stessa maggioranza che oggi presenta delle mozioni, lamentandosi come se fosse un'opposizione.
  Noi, in maniera costruttiva, voteremo questo intervento, ma chiediamo al Governo realismo e serietà. Chiediamo al Governo che dopo i proclami, dopo gli impegni roboanti ci siano le risorse adeguate. Chiediamo di sostenere le politiche dell'Unione europea. Chiediamo con forza che il nostro Paese abbia una sua politica industriale su settori strategici come quello del trasporto pubblico locale, su settori strategici che sono quelli dei mezzi di locomozione, dell'innovazione tecnologica, del basso inquinamento provocato dai nuovi mezzi, che rappresenteranno sicuramente uno dei settori trainanti dell'economia, e possono rappresentare ancora uno dei settori trainanti e formidabili per dare una speranza ed un futuro all'occupazione, anche per le giovani generazioni.

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  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Giancarlo Giordano. Ne ha facoltà.

  GIANCARLO GIORDANO. Signor Presidente, voglio esprimere la soddisfazione di tutto il gruppo di Sinistra Ecologia Libertà per questo passaggio che stiamo compiendo: una soddisfazione non retorica, perché – mi auguro, spero, sono convinto – non stiamo consumando un rito stanco. Questo Parlamento sta rompendo silenzi e solitudini di operai che hanno combattuto e lottato per il posto di lavoro, sia al nord che al sud del Paese; e non deve passare sotto silenzio il fatto che questo avvenga per un'iniziativa parlamentare. Troppe volte sottolineiamo il fatto che questo Parlamento è incapace di assumere iniziative: questa è una grande iniziativa del Parlamento !
  Perché è chiaro che stiamo parlando di due crisi industriali, è chiaro che stiamo parlando di posti di lavoro che rischiano di andare in fumo: e questo sarebbe già sufficiente. Ma stiamo parlando anche d'altro, l'ho detto prima: stiamo parlando del futuro di questo Paese, delle sue strategie industriali, della capacità e l'intelligenza che la politica sa mettere o dovrebbe mettere nella tutela dell'ambiente, dei diritti civili, dei diritti del lavoro. Dei diritti di civiltà, di cittadinanza, vorrei dire, perché quando vengono a mancare le basi per dare servizi civili e adeguati, ai nostri tempi, ai cittadini italiani, è chiaro che stiamo arretrando. Lo voglio dire al rappresentante del Governo e, attraverso di lui, a tutto il Governo: io assumo la problematicità con cui ella ha voluto rappresentare a quest'Aula le difficoltà in cui versa il settore, e le difficoltà economiche con cui il Governo deve fare i conti. Ma deve esser chiaro che vi state assumendo un impegno solenne, oggi (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà), di fronte non a quelle vertenze, ma di fronte ad un Paese che ha bisogno di risposte, e che non può continuare ad investire in cassa integrazione piuttosto che in lavoro e in sviluppo ! Questa logica deve fermarsi, perché è una logica al massacro.
  E guardate, questa vicenda è una vicenda esemplare, che deve interrogare tutti noi. È la vicenda esemplare di un Paese che si tiene unito ormai per crisi di territori, nord e sud. Lo dico in particolar modo ai colleghi della Lega – anche se ho apprezzato il garbo con cui si stanno distinguendo nella votazione –, che non esistono più isole felici, ci suggerisce questa storia: non c’è più il nord che traina e il sud che tiene a terra. Questo è un Paese dolente, in cui è chiaro che la crisi è arrivata ovunque; e non ci si salva con il presupposto geografico, ma ci si salva probabilmente – ed è questa l'ambizione vera di questa mozione – aprendo il cervello e la mente alla visione strategica che questo Paese deve avere di sé, e a quali sono gli interventi veri, prioritari e vorrei dire necessari per una ripresa economica che non può passare per tagli e per sofferenze.
  Questo è il classico esempio in cui si capisce bene che l'innovazione e la ricerca sono la via da affrontare e, come dire, la sfida che abbiamo di fronte. Io penso che la discussione di oggi non debba essere rubricata come un rito stanco, dicevo prima, e penso che il Governo debba assumere questo impegno con solennità. C’è una data, c’è un tempo, sono due i timer che scorrono da oggi in poi, il Governo deve convocare entro trenta giorni un tavolo per affrontare le vertenze e deve in qualche modo farsi carico, al di là dell'attenzione, molto al di là dell'attenzione, di queste questioni.
  Chiudo il mio intervento ribadendo la grande solidarietà ai lavoratori che sono stati colpiti da un provvedimento giudiziario, perché stiamo arrivando a questo – vorrei che l'Aula ne fosse compiutamente cosciente – che chi lotta per il lavoro ormai delinque, io penso che non si può costringere cittadini italiani e lavoratori italiani in una condizione di questo tipo. La nostra solidarietà e la nostra vicinanza sarà forte a questi lavoratori perché stanno lottando per il loro futuro.Pag. 66
  Vorrei – affido quest'ultimo spunto al rappresentante del Governo – che questa mozione possa far tenere a questo Esecutivo, che io non sostengo, la schiena dritta di fronte al gruppo FIAT per cominciare a far sentire la voce della politica a chi fino ad oggi ha pensato solo agli interessi di bottega. Ciò detto, annuncio il voto favorevole del gruppo Sinistra Ecologia Libertà (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole De Mita. Ne ha facoltà.

  GIUSEPPE DE MITA. Signor Presidente, onorevoli colleghi, questa vicenda mi pare che abbia una sua forza emblematica perché mette in evidenza alcuni segni, alcuni punti deboli che sul piano generale stanno condizionando la lucidità dell'azione del Governo e della politica a comprendere quale sia il punto dal quale aggredire il complesso delle questioni che noi abbiamo davanti, perché mi pare che noi subiamo gli effetti della crisi e le decisioni che assumiamo si muovono in una sorta di logica di sopravvivenza rispetto agli effetti della crisi, ma non abbiamo ancora un'intelligenza della crisi che affronti le questioni nelle sue radici e indichi una prospettiva.
  È per questo, lo dico subito in premessa, che la lunga relazione che ha accompagnato il parere favorevole da parte del Governo mi lascia un senso di inquietudine più che di certezza, perché mi è parso che l'elencazione orizzontale dei problemi preludesse più all'incapacità dell'azione piuttosto che a capire come si possa procedere. Invece ritengo che noi in questa vicenda – perché poi ci aiuta sul piano generale – piuttosto che elencare i problemi dovremmo affrontarli nelle cause e capire che è una revisione dell'approccio che ci porta a indicare la possibile soluzione.
  Allora, terrei presenti i segni di contraddizione che accompagnano il voto favorevole di tutti perché tener presenti i segni di contraddizione, a mio avviso, ci aiuta a recuperare un'intelligenza della crisi. Il primo segno è l'evidenza del corto circuito determinato da una critica applicazione di principi astratti senza prospettiva. Muoversi con la logica del taglio senza capire il taglio cosa porta in realtà può produrre problemi superiori a quelli che possiamo immaginare e nel trasporto pubblico locale e nella vicenda della Irisbus questa questione ha una sua esponenzializzazione. Noi abbiamo ridotto i fondi, la riduzione del fondo ha portato al mancato rinnovo dei mezzi pubblici, il mancato rinnovo dei mezzi pubblici determinerà una sanzione finanziaria da parte della Comunità europea alla luce della quale dovremo rinnovare il parco dei mezzi pubblici avendo però lasciato scomparire aziende italiane che dal rinnovo dei parchi pubblici possono determinare un vantaggio.
  E, allora, noi, da questo punto di vista, dovremmo essere accorti a comprendere che cosa determina la riduzione del taglio. L'altro segno è l'assenza di una riflessione seria sui fattori produttivi italiani e su una politica industriale italiana. È vero che il modello fordista è andato in crisi, ma noi non possiamo ragionare – come pure ci ha ricordato ieri il rappresentante della Comunità europea – sul mantenimento del rapporto al 3 per cento, agendo solo su una leva e non anche sul denominatore. Ed è una questione di un equilibrio complicato, che non può essere affidata al ragioniere, quella di far convergere la riduzione del costo con l'aumento della ripresa economica. E una riflessione sui fattori produttivi italiani riguarda anche questa questione. L'assenza di una politica industriale ha messo la FIAT nelle condizioni di non fare i conti con le proprie ipocrisie perché dire che si chiude un'azienda in Italia e mantenere la produzione all'estero, sapendo che il mercato non è italiano, ma è internazionale, è una profonda ipocrisia e, fino ad oggi, i Governi non hanno avuto la «virilità» per mettere la FIAT di fronte alle proprie responsabilità, non in quanto azienda del Pag. 67capitale, ma in quanto soggetto che concorre alla determinazione dei fattori produttivi del nostro Paese.
  Il terzo è l'incapacità a misurarsi con i nuovi diritti di cittadinanza. La mancata redazione del Piano trasporti, con tutto quello che concerne, con la garanzia dei livelli minimi delle prestazioni, in realtà, su questo terreno, come sulla sanità e come sull'istruzione, ci ha consegnato a una scorciatoia. Noi diciamo che non ci sono le risorse, la riduzione delle risorse porta alla riduzione dei diritti e tutto questo avviene in una benevolente indifferenza. Noi invece dovremmo comprendere che questo è un punto essenziale. Oggi, la pubblica amministrazione si occupa un po’ meno della res e un po’ di più del nodo di relazioni delle persone nelle comunità in cui esse vivono.
  E poi – mi consenta di dirlo, anche se vengo da un'esperienza diversa – occorre comprendere oggi come si tutela il diritto al lavoro, che non può essere il cinico e garbato accompagnamento dei lavoratori dalla cassa integrazione all'inattività, e questo è un punto che dovremmo aver presente.
  Allora, io annuncio il voto favorevole del gruppo che rappresento, con l'augurio che si esca dall'ipocrisia. Questa vicenda, specie quella di Irisbus, è stata una vicenda nella quale si è avuto un atteggiamento pudicamente omertoso. Non ha avuto lo stesso rilievo anche dalle rappresentanze sindacali, che si è avuto per Termini Imerese o per altre. Si dica la verità e si dica in che modo si può andare avanti.
  Io colgo l'ampiezza singolare – non so se questo mi lascia preludere bene, o se è anche questa una grande ipocrisia – del consenso di quest'Aula nel voto alla mozione. Io mi auguro che la cogliamo come una sollecitazione a non subire più gli effetti della crisi, ma ad avere un'intelligenza delle sue ragioni (Applausi dei deputati del gruppo Scelta Civica per l'Italia).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Carfagna. Ne ha facoltà.

  MARIA ROSARIA CARFAGNA. Signor Presidente, anch'io vorrei esprimere soddisfazione per le modalità con cui si sta consumando questo passaggio parlamentare, che ha visto la collaborazione della maggioranza delle forze politiche presenti in Parlamento per tentare di dare una risposta ad una drammatica crisi che ha colpito due importanti aziende italiane e, più in generale, il settore del trasporto pubblico locale.
  Le mozioni unificate all'ordine del giorno aprono uno spaccato sul caso dello stabilimento dell'Irisbus di Avellino e su quello della BredaMenariniBus di Bologna, che sono – come è stato ampiamente ricordato – le due ultime grandi aziende italiane produttrici di autobus per il trasporto urbano ed extraurbano. Due realtà sicuramente diverse, collocate in contesti socio-economici profondamente diversi e che, comunque, diventano emblematicamente rappresentative di una più generale situazione di grave crisi in cui si trova un intero settore produttivo, che annovera decine di aziende diffuse sull'intero territorio nazionale, che dà lavoro ad oltre 11 mila addetti, senza considerare tutti gli occupati dell'indotto.
  Dagli sviluppi di queste due vicende rischia di determinarsi una situazione a dir poco paradossale, perché rischia di determinarsi la totale scomparsa della produzione di autobus dal territorio nazionale in un settore in cui l'Italia vantava e vanta livelli di eccellenza, non soltanto a livello domestico ma anche a livello europeo. A poco meno di due anni ci ritroviamo in quest'Aula a discutere nuovamente di atti di indirizzo che hanno ad oggetto, fra le altre, le vicende dell'Irisbus di Flumeri. Nell'ambito della grave situazione di emergenza delle imprese campane, quella che riguarda il territorio di Avellino rappresenta sicuramente un caso di significativo rilievo, sia per il numero elevato di dipendenti sia per la particolare attività svolta dall'azienda, che è quella di costruire veicoli di trasporto su gomma, storicamente un'eccellenza del territorio. Irisbus produce autobus in tutto il mondo, con stabilimenti in Brasile, India, Argentina, Pag. 68Cina e cinque siti produttivi in Europa, tra cui quello italiano in provincia di Avellino.
  Le ragioni per le quali nel settembre del 2011 FIAT ha reso nota la sua decisione di interrompere l'attività del solo stabilimento in Italia sarebbero legate agli effetti della grave crisi che ha colpito il mercato degli autobus urbani ed extraurbani nel nostro Paese, le cui immatricolazioni hanno registrato una drastica riduzione, giungendo, per quanto riguarda lo stabilimento campano, a 145 autobus nei primi sei mesi del 2011, dei quali meno di 100 per il trasporto urbano.
  È importante ricordare che anche la regione Campania e la provincia di Avellino hanno garantito il loro massimo impegno ed attenzione alla vertenza di questa azienda di interesse strategico e le mozioni di oggi, all'esame dell'Aula, giungono peraltro dopo che lo scorso agosto il Governo ha incontrato azienda, sindacati e regione per trovare soluzioni percorribili. Un incontro che è solo il primo passo verso quella che può essere considerata una vera e propria uscita dal tunnel. Il Governo si è impegnato, insieme alla regione Campania e insieme alla provincia di Avellino, nella redazione di un accordo di programma volto a riqualificare l'area industriale, individuando i modi di salvaguardia dei livelli occupazionali, a partire dalla proroga di un anno della cassa integrazione in deroga per i lavoratori e le lavoratrici di questa azienda. Ma è necessario che entro questo mese abbiano luogo quei passi successivi che servono alla definizione di un percorso preciso e concreto, che consenta di trovare soluzioni industriali e occupazionali per l'Aula e di discutere di seri e credibili progetti imprenditoriali e di investimenti, salvaguardando un patrimonio produttivo nell'interesse del settore, del territorio della Campania e del Paese stesso.
  Accanto ad Irisbus vi è l'altrettanto delicata situazione della BredaMenariniBus di Bologna, di cui si è discusso. Irisbus e BredaMenariniBus rappresentano un unicum sul territorio nazionale. La BredaMenariniBus rappresenta un esempio della nostra migliore tradizione industriale nel settore e un riferimento in campo europeo, con altissima competenza nella progettazione di autobus e con una filiera di progettazione e produzione completamente italiana. Tra l'altro, questa azienda è l'unica fabbrica ancora in grado di progettare e costruire autobus a basso impatto ecologico per il trasporto pubblico metropolitano.
  Queste due vicende rischiano, come dicevo all'inizio, di diventare rappresentative di una più generale situazione di grave crisi in cui si trova l'intero settore produttivo, un intero settore produttivo, e sono strettamente legate, appunto, alla crisi complessiva nel trasporto pubblico locale che, come è stato ricordato, presenta nel nostro Paese problemi e carenze assai rilevanti, dalle tariffe basse, ai costi gestionali alti, alle risorse statali incerte. E le stesse indagini statistiche, che sono state ricordate prima, ci dicono che il parco veicoli italiano è fra i più vetusti dell'intero continente e sconta un'età media di circa 11 anni.
  Ecco perché è necessario intervenire subito sulle due crisi citate, perché con questi numeri e con quelli che sono stati ricordati prima risulta paradossale che aziende dal know-how così apprezzato ed efficiente rischino di chiudere, a maggior ragione visto che l'Europa ci impone un ammodernamento del parco veicoli sostituendo quelli vecchi ed inquinanti con quelli di nuova generazione a bassa emissione di inquinanti. Ovviamente, è importante fornire all'utenza una risposta più generale in termini di offerta di trasporto pubblico locale che sia efficace ed efficiente, affrontando con determinazione lo stato di profonda incertezza che il settore da tempo attraversa sia dal punto di vista normativo sia dal punto di vista finanziario.
  Ecco perché in questo contesto è urgente definire un piano di politica industriale nel settore dei trasporti che incentivi la ricerca e l'utilizzo delle modalità a più basso impatto ambientale e che non prescinda da un'efficace riprogrammazione Pag. 69e, soprattutto, da un efficace finanziamento dei servizi di trasporto pubblico locale.
  Ed è anche in quest'ottica che bisogna promuovere – e lo chiediamo con queste mozioni – l'attivazione presso il Ministero dello sviluppo economico di un tavolo nazionale per l'unificazione della vertenza BredaMenariniBus di Bologna e Irisbus di Avellino, facendo seguito agli incontri dello scorso agosto, per ricercare soluzioni in grado di dare una nuova prospettiva ai lavoratori e rilanciare le aziende soprarichiamate, anche nella prospettiva di favorire la costituzione di un unico polo nazionale per la progettazione e costruzione di autobus e veicoli per il trasporto pubblico su gomma a basso impatto ambientale.
  In conclusione, nell'annunciare il voto favorevole del gruppo del Popolo della Libertà alla mozione unificata, esprimo l'auspicio che l'approvazione della mozione possa rappresentare un significativo segnale sia per il rilancio del settore del trasporto pubblico locale sia ovviamente per i tanti lavoratori a cui va la nostra solidarietà, che stanno lottando per un futuro di certezza e di speranza (Applausi dei deputati del gruppo Il Popolo della Libertà-Berlusconi Presidente).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Dell'Orco. Ne ha facoltà.

  MICHELE DELL'ORCO. Signor Presidente, oggi sono qui in veste non solo di portavoce di tanti cittadini, di tanti operai e delle loro famiglie, ma sono nelle vesti anche di portavoce di portavoce. Sto parlando del mio collega Carlo Sibilia, che doveva essere qui a fare l'intervento per sostenere i lavoratori della Irisbus e della BredaMenariniBus, ma purtroppo è sospeso dall'Aula per avere manifestato per la Costituzione, mentre il pregiudicato è ancora in Senato (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
  Tornando alla mozione, la storia delle due ultime realtà industriali italiane della produzione di autobus, la BredaMenariniBus di Finmeccanica e la Irisbus del gruppo FIAT-Iveco, non può passare alle cronache come la vicenda di due delle tante fabbriche che purtroppo chiudono causa crisi e globalizzazione. Siamo in presenza di eccellenze pronte a produrre veicoli anche di standard tecnologicamente avanzati e soprattutto, considerando la vecchiaia del nostro parco veicoli circolante, saremo volenti o nolenti, da qui ai prossimi anni, il più grande mercato europeo per il settore. Possibile che in queste condizioni un'azienda possa chiudere ? La produzione di autobus non è una attività fuori mercato. La crisi ha toccato certamente anche il settore, ma la domanda di veicoli esiste. Lo dimostrano le ultime vicende aziendali della BredaMenariniBus, che quest'anno con la nuova dirigenza cambia passo e ha ricevuto nei primi sei mesi del 2013 la richiesta di 120 autobus da clienti italiani ed europei, per un valore di circa 35 milioni di euro. Lo dimostra pure il fatto che, mentre lo stabilimento di Avellino chiude, praticamente contemporaneamente lo stabilimento francese della stessa FIAT-Iveco riceve l'ordine di 41 autobus standard, 61 autosnodati e una commessa record in Europa di ben 102 autobus ibridi.
  Questa vicenda tra l'altro spazza via definitivamente la balla dei costi di produzione italiani, che collocano il prodotto fuori dal mercato. L'Iveco infatti non va a produrre in Burundi, ma produce in Francia dove la manodopera non costa certamente meno che in Italia. Ricordate quell'epoca lontana in cui gli operai sabotavano le fabbriche e i macchinari o quando si lottava contro le fabbriche come luoghi di alienazione ? Ebbene, oggi paradossalmente sono invece gli operai che tentano di salvare le fabbriche, che vengono dismesse, smontate e svendute magari furtivamente durante le chiusure estive.
  È vergognoso pure che il Governo non prenda posizione nei giochi societari di Finmeccanica che, secondo le ultime dichiarazioni dell'amministratore delegato, progetta di ripianare supposte inefficienze strutturali creando la solita bad company in cui vorrebbe inserire anche la BredaMenariniBus. Pag. 70Già a fine marzo il MoVimento 5 Stelle aveva depositato una interrogazione, che aspetta ancora risposta, per riportare l'attenzione sulla situazione dei lavoratori della BredaMenariniBus, a seguito dell'inchiesta aperta dalla procura di Roma per l'appalto relativo alla fornitura di 45 autobus a Roma Metropolitane. È assurdo che per lavorare si possano pagare tangenti, ma non i lavoratori (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
  Nella gestione delle crisi aziendali il Governo deve poter trattare alla pari, senza farsi mettere con le spalle al muro, perché un'azienda radicata su un territorio non è solamente di chi ne detiene la proprietà, ma anche dei suoi lavoratori e del territorio che l'accoglie. Questa si chiama politica industriale ! Troppe volte, invece, in questi anni, abbiamo visto il Governo inerme contro i ricatti di alcune aziende che si comportano come il bambino che porta il suo pallone in campo, che per questo vuole dettare le regole del gioco e che, per dispetto, porta via il pallone e ferma il gioco per tutti.
  Ad esempio, lo Stato italiano, nei decenni, ha sempre generosamente contribuito a consolidare il fatturato della FIAT, intervenendo attraverso l'erogazione di risorse pubbliche ogni volta in cui l'azienda si è trovata in difficoltà. Ma tutto questo a cosa è servito ? Contemporaneamente, dall'altra parte, bisogna riconoscere che alcune aziende virtuose, in particolare piccole e medie imprese, sono in difficoltà a causa di una tassazione incredibile. Il Governo continua a non intervenire sull'IRAP o su forme di credito alle imprese, perché alcuni sono occupati a giocare con IMU, TARES ed altro, nel gioco delle tre carte, oltre che, ricordiamo sempre, a preoccuparsi del pregiudicato sempre al Senato (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
  Comunque, tornando al nostro caso, è sotto gli occhi di tutti, infatti, che non solo, come dicevamo prima, le commesse di veicoli vi sono, ma che nel nostro Paese vi è un potenziale di crescita enorme per il settore, derivante dal fatto che vi è una grande necessità di svecchiare il parco autobus del servizio pubblico. Lo svecchiamento del parco autobus circolante, inoltre, va considerato non solo sotto il profilo della sicurezza, ma anche sotto quello della salute e della tutela ambientale. Il parco mezzi, è bene ricordarlo, vede circa 45 mila autobus con età media di 12 anni, rispetto ad una media europea di 7.
  Tutto ciò è frutto dei continui tagli che sono stati fatti negli ultimi anni sul trasporto pubblico: è stato definanziato il capitolo di spesa dedicato al contributo statale sui mutui per la sostituzione di autobus del 60 per cento nel 2011, del 90 per cento nel 2012, dell'87 per cento nel 2013. A ricordarlo sono state le regioni, che, in un documento, chiedono che vengano erogati i finanziamenti per un importo totale di oltre mezzo miliardo di euro previsti per il triennio 2011-2013. I fondi vi sono, se si cerca nel modo giusto, a partire dai tagli agli sprechi della pubblica amministrazione e ai costi della politica. Più autobus e meno auto blu (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) !
  Ogni auto blu tagliata potrebbe andare a finanziare l'acquisto e il mantenimento di un autobus. Va bene il taglio del 20 per cento delle auto blu previsto nel decreto D'Alia – poi vedremo cosa accadrà realmente – però si può fare di più. È come dire che ogni dieci auto rubate ne restituiamo due. Le auto blu vanno tagliate al 100 per cento (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) !
  Quindi, dov’è che dobbiamo cercare i fondi ? Li dobbiamo cercare nel taglio delle infrastrutture inutili, le cosiddette grandi opere, che non vedono mai la luce, ma che assorbono tantissime risorse pubbliche. Tagliamo la solita TAV Torino-Lione e finanziamo i treni dei pendolari. Il programma delle infrastrutture strategiche è pieno di fondi per tantissime strade e autostrade inutili e dannose.
  Solo per citarne alcune delle mie zone: la bretella Campogalliano-Sassuolo, l'Autostrada Cispadana, il passante nord di Bologna, e vi sono altre decine di opere analoghe che sono sparse per l'Italia; Pag. 71opere che sprecheranno miliardi di euro di risorse pubbliche, magari per ottenere appena dieci minuti di anticipo sui tempi di percorrenza (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
  Stiamo continuando a finanziare progetti vecchi e, soprattutto, ancora una volta, legati alla modalità stradale su gomma, in totale contrasto con ogni logica di sostenibilità e di indirizzo di settore delle politiche dell'Unione europea. In Commissione stiamo affrontando un ciclo di audizioni sul trasporto pubblico locale da cui sta emergendo l'urgenza di affrontare il problema. Mi auguro, quindi, che, con l'approvazione di questa mozione e alla fine delle audizioni, si proceda spediti verso una legge quadro di riforma del trasporto pubblico.
  Per concludere, gli elementi per fare in modo che la storia delle ultime due aziende italiane che producono autobus sia a lieto fine vi sono tutti: vi sono i fondi, vi è il mercato, vi sono le aziende pronte. Ora serve la capacità di immaginare un nuovo futuro per la mobilità.
  Il MoVimento 5 Stelle voterà a favore di questa mozione, anche se ci auguriamo che gli aiuti alle imprese e al trasporto pubblico non siano tutti qua (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Paris. Ne ha facoltà.

  VALENTINA PARIS. Signor Presidente, onorevoli colleghi, in premessa voglio associarmi alla soddisfazione espressa dai colleghi per il fatto che questa sera arriviamo ad approvare con il sostegno di tutto il Parlamento un unico testo che riguarda due vertenze simboliche, anche per il fatto che è stata intenzione di noi tutti tenerle insieme e non lasciare quello che sta accadendo in Italia nelle solitudini di ogni singolo territorio. Io ho incontrato la prima volta i lavoratori dell'Irisbus nell'agosto del 2010 quando raccontavamo all'Irpinia un'altra storia, quella di Pino Capozzi, il primo lavoratore che FIAT decise di licenziare perché aveva mandato ai colleghi di Pomigliano una e-mail in cui raccontava che l'accordo fatto in Polonia non era un accordo che andava a vantaggio dei lavoratori. Pino ha portato avanti non da solo ma con il sostegno delle forze sindacali e dei partiti, di quei corpi intermedi che servono per far sentire tutti meno soli, la sua vertenza. Oggi lavora a Torino e, grazie a lui, io ho incontrato invece i lavoratori dello stabilimento del territorio da cui provengo, del territorio irpino e loro mi hanno insegnato, hanno insegnato a tanti di noi una cosa molto importante che probabilmente verso la fine dello scorso secolo avevamo dimenticato o comunque accantonato: il valore e la forza di vertenze che non sono sindacali ma sono sociali perché quei lavoratori hanno scelto di non farsi dividere tra chi poteva avere un prepensionamento, chi poteva avere una ricollocazione, ma di rimanere tutti compatti a difendere quello stabilimento in quel territorio considerandolo strategico e alla mia generazione forse hanno insegnato il valore di vertenze che sono sociali perché appartengono a tutta la comunità e appartengono soprattutto a una società che ha ancora voglia di crescere e di guardare al futuro. Ed è per questo che, in questa occasione, approfitto per ringraziare tutti quei lavoratori che hanno portato avanti più di cento giorni di sciopero per rendere, come dicevo, quella vertenza sociale ed esprimo la solidarietà mia personale ma del gruppo del Partito Democratico anche a coloro che in questo momento hanno ricevuto avvisi di garanzia per aver provato a difendere, insieme al Partito Democratico, quel posto di lavoro e soprattutto il funzionamento di quello stabilimento.
  E invece, a titolo personale, io ringrazio il gruppo dirigente del mio partito che, a partire dal 2010, ha supportato il gruppo dirigente locale e quei lavoratori a costruire intorno a questo stabilimento, a questa vertenza una vertenza nazionale, aiutandoci a mettere insieme quello che accadeva con lo stabilimento dell'Irisbus, con quello che accadeva con la BredaMenarinibus. Perché metterli insieme ? Perché il tema del trasporto pubblico non è Pag. 72tema locale, non è vertenza di una provincia, è asset strategico su cui il Governo di questo Paese deve impegnarsi e decidere di intervenire, investendo perché è in questo modo che questo Parlamento e questo Governo potranno davvero rispondere alle istanze dei cittadini e alla loro possibilità di vivere meglio i loro luoghi, le loro città, le loro comunità.
  Io ho ascoltato gli interventi sia in discussione generale sia in dichiarazione di voto dei colleghi e li ringrazio per davvero tutti perché ognuno ha fatto uno sforzo per costruire un altro sentimento e un altro punto di principio: il valore di quest'Aula, il valore dell'impegno in Parlamento e della costruzione di decisioni condivise e, al mio partito, se va un ringraziamento in particolare è quello di avermi insegnato a smettere in talune circostanze i panni della campagna elettorale ma assumere, invece, quel senso di responsabilità che deve portarci a far vivere in questo Parlamento la costruzione di risposte dei cittadini. Lo stiamo facendo sempre, quotidianamente e con costanza e lo stiamo facendo perché siamo convinti di una cosa: siamo convinti che così come sta accadendo per la mozione di oggi, così come è accaduto per la mozione sulla youth guarantee, così come stiamo facendo in Commissione lavoro quando proviamo a ridefinire la rappresentanza, quando proviamo a ridefinire i temi attraverso i quali vanno declinate le garanzie dei lavoratori lo facciamo perché siamo certi di una cosa: che per troppo tempo la politica ha pensato di poter rimanere un passo indietro rispetto ad un mercato che doveva autoregolarsi.
  La mia generazione, il partito nel quale milito oggi sono impegnati a dire che la politica, con autorevolezza e responsabilità, deve invece assumere il governo dei processi economici anche in questo Paese. Non sarà facile. Sappiamo che l'impegno del Governo andrà verificato e fortunatamente potrà essere verificato in tempi brevi, perché abbiamo deciso di inserire in questo testo una tempistica precisa e puntuale. Ci aspettiamo che entro 30 giorni non ci sia solo la convocazione del tavolo: siamo certi, per gli impegni che il Presidente Letta per esempio ha assunto, in qualità di candidato nel collegio di Campania 2 durante la campagna elettorale, che in quel tavolo ci sia già la volontà e la capacità di decidere quali cifre e che tipo di investimento e che tipo di proposta porteremo avanti per far sì che sul trasporto pubblico locale ci sia un investimento serio e strutturato.
  E c’è un ultimo punto su cui mi auguro questo Parlamento voglia continuare a riflettere e a lavorare. Diceva qualcuno prima: c’è bisogno di un'intelligenza che governi la crisi, che forse si vede poco, a volte, anche nei nostri dibattiti. Noi stiamo provando ovviamente in queste attività, che partono dai parlamentari che non ci stanno ad essere considerati inutili o ad essere considerati occupanti una scatola di tonno, stiamo provando con l'attività e l'impegno quotidiano a costruire un sistema di risposte che sia serio e credibile per i cittadini italiani, perché abbiamo bisogno tutti insieme di recuperare e di restituire alla politica l'autorevolezza che merita. Irisbus e BredaMenariniBus sono un pezzo e sono un pezzo che va considerato prioritario, perché quello che accade attraverso questi stabilimenti e attraverso il finanziamento sul trasporto pubblico locale riguarda al contempo i lavoratori e i cittadini, tutti quelli che appunto, avendo sostenuto indistintamente ognuno dei partiti che siede qui dentro, si aspettano da noi più attività, più lavoro, più impegno e meno campagna elettorale.
  Qualcuno di recente ha detto: se il ventesimo secolo è stato il secolo dei diritti, il nostro impegno è fare in modo che il ventunesimo sia il secolo della dignità. E se di dignità dobbiamo parlare, allora per noi è fondamentale oggi ripartire dalla dignità del lavoro e dei lavoratori, facendo fare un passo indietro a quel mercato del lavoro che dice ai nostri ragazzi anche cosa è più giusto scegliere nei loro percorsi di studi e provando invece a dire ai nostri ragazzi che possono scegliere i loro percorsi di formazione e i loro percorsi di impegno attraverso quelle che sono le loro velleità e le loro attitudini, perché ad aspettarli non ci sarà solo il mercato, ma ci sarà anche un mondo, un Paese che è Pag. 73pronto ad accompagnarli, ad accoglierli e a dare loro, attraverso il lavoro, la dignità che meritano e che si aspettano. Buon lavoro a tutti (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

  PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto.

(Votazione)

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Giancarlo Giordano, Paris, Carfagna, De Mita, Catalano, Formisano ed altri n. 1-00186, accettata dal Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Corsaro, Dellai, Rizzo, Chaouki...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  461   
   Votanti  443   
   Astenuti   18   
   Maggioranza  222   
    Hanno votato  443.

  La Camera approva (Vedi votazioni).

  Colleghi, sono le ore 19,20 e, come sapete, alle ore 19,30 si svolgerà la Conferenza dei presidenti di gruppo che dovrà stabilire come proseguono i lavori della nostra Assemblea. Sospendo, quindi, la seduta, che riprenderà al termine della riunione della Conferenza dei presidenti di gruppo.

  La seduta, sospesa alle 19,20, è ripresa alle 22,05.

Sul calendario dei lavori dell'Assemblea e aggiornamento del programma.

  PRESIDENTE. Comunico che, a seguito della riunione della Conferenza dei presidenti di gruppo che si è testé svolta, si è convenuto che l'organizzazione dei lavori a partire da domani avrà la seguente articolazione:

   Giovedì 19 settembre (ore 11 e pomeridiana fino alle ore 20) (con votazioni)

  Seguito dell'esame della proposta di legge n. 245 ed abbinate – Disposizioni in materia di contrasto dell'omofobia e della transfobia.

  Esame di un documento in materia di insindacabilità ai sensi dell'articolo 68, primo comma, della Costituzione, nell'ambito di un procedimento civile nei confronti del deputato Gianluca Pini (Doc. IV-quater, n. 1)

  Lunedì 23 settembre (antimeridiana e pomeridiana con eventuale prosecuzione notturna)

  Discussione sulle linee generali della proposta di legge n. 282 ed abbinate – Disposizioni per un sistema fiscale più equo, trasparente e orientato alla crescita.

  Discussione sulle linee generali della proposta di inchiesta parlamentare Doc. XXII, nn. 5, 6, 7 e 11 – Istituzione di una Commissione parlamentare di inchiesta sui fenomeni della diffusione delle merci contraffatte e delle merci usurpative in campo commerciale.

  Martedì 24 (ore 11 e pomeridiana, con eventuale prosecuzione notturna) e mercoledì 25 settembre (antimeridiana) (con votazioni)

  Eventuale seguito dell'esame della proposta di legge n. 245 ed abbinate – Disposizioni in materia di contrasto dell'omofobia e della transfobia, ove non concluso nella settimana precedente.

  Seguito dell'esame della proposta di legge n. 282 ed abbinate – Disposizioni per un sistema fiscale più equo, trasparente e orientato alla crescita.

Pag. 74

  Esame mozione Busto ed altri n. 1-00030, concernente iniziative in materia di utilizzo di alcune tipologie di combustibili solidi secondari nei forni dei cementifici.

  Seguito dell'esame della proposta di inchiesta parlamentare Doc. XXII, nn. 5, 6, 7 e 11 – Istituzione di una Commissione parlamentare di inchiesta sui fenomeni della diffusione delle merci contraffatte e delle merci usurpative in campo commerciale.

  Mercoledì 25 settembre, a partire dalle ore 9, avrà luogo la votazione per l'elezione di un Vicepresidente e di un Segretario di Presidenza.

  Mercoledì 25 settembre (pomeridiana, con eventuale prosecuzione notturna) (con votazioni)

  Seguito dell'esame del disegno di legge n. 1154/R ed abbinate – Abolizione del finanziamento pubblico diretto, disposizioni per la trasparenza e la democraticità dei partiti e disciplina della contribuzione volontaria e della contribuzione indiretta in loro favore.

  Giovedì 26 e venerdì 27 settembre (antimeridiana e pomeridiana, con eventuale prosecuzione notturna) (con votazioni)

  Esame del disegno di legge n. 1540 – Conversione in legge del decreto-legge 14 agosto 2013, n. 93, recante disposizioni urgenti in materia di sicurezza e per il contrasto della violenza di genere, nonché in tema di protezione civile e di commissariamento delle province (da inviare al Senato – scadenza: 15 ottobre 2013).

  Seguito dell'esame del disegno di legge n. 1154/R ed abbinate – Abolizione del finanziamento pubblico diretto, disposizioni per la trasparenza e la democraticità dei partiti e disciplina della contribuzione volontaria e della contribuzione indiretta in loro favore, ove non concluso nella seduta di mercoledì 25 settembre.

  Seguito dell'esame degli altri argomenti previsti per la settimana e non conclusi.

  Il seguito dell'esame della proposta di legge n. 925 ed abbinate – Modifiche alla legge 8 febbraio 1948, n. 47, al codice penale e al codice di procedura penale in materia di diffamazione, di diffamazione con il mezzo della stampa o con altro mezzo di diffusione, di ingiuria e di condanna del querelante avrà luogo nel calendario di ottobre.
  Il programma si intende conseguentemente aggiornato.

Ordine del giorno della seduta di domani.

  PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della seduta di domani.

  Giovedì 19 settembre 2013, alle 11:

  1. – Seguito della discussione del testo unificato delle proposte di legge:
  SCALFAROTTO ed altri; FIANO ed altri; BRUNETTA ed altri: Disposizioni in materia di contrasto dell'omofobia e della transfobia (C. 245-280-1071-A).
  — Relatore: Scalfarotto.

  2. – Discussione della relazione della Giunta per le autorizzazioni sulla applicabilità dell'articolo 68, primo comma, della Costituzione, nell'ambito di un procedimento civile nei confronti del deputato Gianluca Pini (Doc. IV-quater, n. 1).
  — Relatore: Leva.

  La seduta termina alle 22,10.

VOTAZIONI QUALIFICATE EFFETTUATE MEDIANTE PROCEDIMENTO ELETTRONICO

INDICE ELENCO N. 1 DI 1 (VOTAZIONI DAL N. 1 AL N. 4)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
1 Segr Elez. Comp. Cons.pres.Giust.Amm.va 420 417 3 316 383 34 49 Appr.
2 Segr Elez. Comp. Cons.pres.Corte Conti 463 461 2 316 414 47 47 Appr.
3 Segr Elez. Comp.Cons.pres.Giust.tribut. 478 396 82 316 348 48 47 Appr.
4 Nom. Mozione Giordano G. e a. n.1-00186 461 443 18 222 443 44 Appr.

F = Voto favorevole (in votazione palese). – C = Voto contrario (in votazione palese). – V = Partecipazione al voto (in votazione segreta). – A = Astensione. – M = Deputato in missione. – T = Presidente di turno. – P = Partecipazione a votazione in cui è mancato il numero legale. – X = Non in carica.
Le votazioni annullate sono riportate senza alcun simbolo. Ogni singolo elenco contiene fino a 13 votazioni. Agli elenchi è premesso un indice che riporta il numero, il tipo, l'oggetto, il risultato e l'esito di ogni singola votazione.