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Resoconto dell'Assemblea

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XVII LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 61 di martedì 30 luglio 2013

Pag. 1

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE LUIGI DI MAIO

  La seduta comincia alle 11.

  CLAUDIA MANNINO, Segretario, legge il processo verbale della seduta di ieri.
  (È approvato).

Missioni.

  PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Alfreider, Baretta, Capezzone, Dellai, Di Lello, Gregorio Fontana, Giorgia Meloni, Migliore, Pes, Realacci, Sani, Speranza, Valeria Valente e Vito sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.
  Pertanto i deputati in missione sono complessivamente sessantaquattro, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell’allegato A al resoconto della seduta odierna.

  Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell’allegato A al resoconto della seduta odierna.

Seguito della discussione del disegno di legge: S. 783 – Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 4 giugno 2013, n. 63, recante disposizioni urgenti per il recepimento della direttiva 2010/31/UE del Parlamento europeo e del Consiglio del 19 maggio 2010, sulla prestazione energetica nell'edilizia per la definizione delle procedure di infrazione avviate dalla Commissione europea, nonché altre disposizioni in materia di coesione sociale (Approvato dal Senato) (A.C. 1310-A) (ore 11,08).

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del disegno di legge, già approvato dal Senato, n. 1310-A: Conversione in legge, con modificazioni, del decreto legge 4 giugno 2013, n. 63, recante disposizioni urgenti per il recepimento della direttiva 2010/31/UE del Parlamento europeo e del Consiglio del 19 maggio 2010, sulla prestazione energetica nell'edilizia per la definizione delle procedure di infrazione avviate dalla Commissione europea, nonché altre disposizioni in materia di coesione sociale.
  Ricordo che nella seduta del 29 luglio 2013 è stato da ultimo respinto l'articolo aggiuntivo Lacquaniti 14.02.

Preavviso di votazioni elettroniche (ore 11,09).

  PRESIDENTE. Poiché nel corso della seduta potranno aver luogo votazioni mediante procedimento elettronico, decorrono da questo momento i termini di preavviso di cinque e venti minuti previsti dall'articolo 49, comma 5, del Regolamento.
  Sospendo la seduta, che riprenderà alle ore 11,30.

  La seduta, sospesa alle 11,10, è ripresa alle 11,35.

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Si riprende la discussione.

  PRESIDENTE. Dal momento che le Commissioni stanno ancora concludendo i lavori, sospendo la seduta per cinque minuti. Riprenderà alle ore 11,45.

  La seduta, sospesa alle 11,36, è ripresa alle 11,45.

(Ripresa esame dell'articolo unico – A.C. 1310-A)

  PRESIDENTE. Avverto che le Commissioni hanno presentato l'emendamento 19.600, che è in distribuzione e con riferimento al quale risulta alla Presidenza che i rappresentanti di tutti i gruppi abbiano rinunciato al termine per la presentazione di subemendamenti.
  Passiamo ai voti.
  Avverto che è stata chiesta la votazione nominale mediante procedimento elettronico.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Allasia 15.301, con parere favorevole delle Commissioni e del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Grillo, Nesci, Paola Bragantini, Marrocu, Gitti, Zardini, Gallinella, Censore, Saglia, Gelli, Bonomo, Nissoli, Artini, Barbanti, Giammanco, De Micheli, Abrignani...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

   (Presenti e votanti  487   
   Maggioranza  244   
    Hanno votato
 487).    

  Passiamo all'emendamento Segoni 15.300.
  Prendo atto che il deputato Segoni non accede all'invito al ritiro formulato dai relatori.
  Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Segoni 15.300, con parere contrario delle Commissioni e del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Malisani, Totaro, Cassano, Rughetti, Tripiedi...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  491   
   Votanti  490   
   Astenuti    1   
   Maggioranza  246   
    Hanno votato
 147    
    Hanno votato
no  343.    

  (La deputata Culotta ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto contrario).

  Passiamo alla votazione dell'emendamento Gianluca Pini 15.8.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Allasia. Ne ha facoltà.

  STEFANO ALLASIA. Signor Presidente, l'emendamento 15.8 a prima firma del collega Gianluca Pini della Lega Nord, per non confondere le idee all'Aula, riprende grosso modo l'emendamento precedente del collega Segoni, per cercare di chiarire e mettere in evidenza dei problemi sostanziali del decreto.
  Con l'articolo 15, indubbiamente, come abbiamo visto in precedenza approvare un emendamento della Lega su una stabilizzazione per cercare di fare chiarezza e dare tempistiche certe nel decreto, si va a chiarire e si cerca di mettere in evidenza dei problemi che nel nostro Paese sussistono da sempre sull'amianto, cosa che abbiamo visto in tanti decreti, in tanti provvedimenti nel passato e vedremo sfortunatamente nel futuro ulteriori discussioni in merito. Con questo emendamento si cerca di mettere un tassello fondamentale nel decreto.Pag. 3
  Come successo con riferimento ad altre proposte emendative chiederei, come è stato fatto fino ad oggi, maggiore attenzione ai relatori, per cercare di fare in modo che questo emendamento venisse approvato e fosse chiusa la partita. Non mi riferisco tanto alla questione amianto (al riguardo ne vedremo ancora, come negli anni passati), ma sicuramente si cercherà anche di mettere chiarezza su una serie di detrazioni che vanno a incidere su un problema discusso e, penso, di interesse comune a tutti i partiti.
  Perciò, chiedo la possibilità di riformulare il parere e di svolgere una valutazione ulteriormente oggettiva ed eventualmente una discussione più ampia su questo e il precedente emendamento.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto sul medesimo emendamento, a titolo personale, il deputato Bragantini. Ne ha facoltà.

  MATTEO BRAGANTINI. Signor Presidente, vorrei far notare al Governo e ai relatori che appunto questo emendamento è di buon senso. Dare a tutti i cittadini che purtroppo magari hanno ancora il tetto in eternit o in amianto la possibilità di poterlo smaltire e dunque di rifare il tetto e magari di fare un'integrazione di pannelli solari o di impianti di produzione di energia da fonti rinnovabili (dunque, anche dal punto di vista paesaggistico, molto ma molto meno impattanti di altri sistemi), potrebbe risolvere due problematiche. Mi riferisco alla problematica dello smaltimento di questo materiale che è molto importante soprattutto quando lo stesso si trova sui tetti. Infatti, quando c’è una possibilità di grandine ed eventi atmosferici, il materiale è soggetto a sbriciolamento e questa polvere che va nell'aria costituisce un pericolo. L'altro punto, e chiudo, riguarda anche il sistema di aumentare la produzione di energia elettrica con l'installazione di impianti di produzione di energia da fonti rinnovabili.
  Dunque, chiedo anche io al Governo e ai relatori di rivedere il parere su questo emendamento.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Borghesi. Ne ha facoltà.

  STEFANO BORGHESI. Signor Presidente, intervengo per sottolineare, appunto, l'importanza che ha questo emendamento per il nostro gruppo, visto anche il problema che è di una gravità enorme ed è molto sentito. Infatti, con questo emendamento esplicitamente noi andremo ad inserire interventi di sostituzione di coperture in eternit e in amianto anche attraverso l'installazione di impianti integrati di produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili.
  Quindi noi riteniamo che tutta l'Aula debba essere investita di una grande responsabilità, ossia quella di riconoscere che il problema qui sollevato è un problema reale, è un problema concreto, è un problema grave, è un problema che merita delle risposte. Con l'approvazione quindi di questo emendamento, andremo finalmente a dare delle risposte concrete ad un problema reale, che da troppo tempo aspetta di essere risolto.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Crippa. Ne ha facoltà.

  DAVIDE CRIPPA. Signor Presidente, questo emendamento, come quello precedente a firma del MoVimento 5 Stelle, è stato ignorato dal Governo: è un appello chiaro e nitido alla coscienza di tutti, per quanto riguarda la rimozione delle coperture in amianto.
  Faccio anche una personale richiesta all'ex Ministro Balduzzi, di Scelta Civica per l'Italia, in quanto avevamo precedentemente chiesto in realtà di inserire l'amianto all'interno delle opportunità di detrazione; in questo caso l'emendamento della Lega si allinea alla nostra richiesta, aggiungendo una parte sulle energie rinnovabili. Direi che sarebbe un gesto veramente intenso da parte di questo Parlamento quello di coinvolgere, sin da ora e non rimandare a delle successive emanazioni, l'opportunità di risolvere il problema Pag. 4amianto, che in Piemonte è ampiamente sentito (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Busin. Ne ha facoltà.

  FILIPPO BUSIN. Signor Presidente, intervengo per richiamare l'attenzione dell'Aula, sempre riguardo a questo emendamento...

  PRESIDENTE. Mi scusi: vi chiedo di abbassare il tono della voce. Ormai non si riesce neanche più a sentire l'intervento. Grazie.

  FILIPPO BUSIN. Vorrei richiamare, come dicevo, l'attenzione dell'Aula sull'elevato costo necessario per intervenire sulla sostituzione, o anche solo sulla bonifica, delle coperture in eternit: è un intervento tanto più difficoltoso e problematico in un periodo, come quello che stiamo vivendo, di credit crunch. Siamo infatti nel bel mezzo di una stretta creditizia che chiude praticamente i rubinetti del finanziamento in modo totale a tutte le aziende e, quindi, un provvedimento del genere potrebbe essere utile per risolvere un problema che è molto sentito e diffuso nel panorama industriale, soprattutto del Nord Italia.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Gianluca Pini. Ne ha facoltà.

  GIANLUCA PINI. Signor Presidente, veramente non è nostra intenzione attivare pratiche ostruzionistiche, come si è già potuto verificare nel passato, su temi che hanno una rilevanza fondamentale per quel che riguarda la salute e anche l'ambiente.
  Noi insistiamo e chiediamo una presa di coscienza da parte di tutti i colleghi della maggioranza e dell'opposizione. Che cos’è alla fin fine un incentivo che viene dato dal legislatore, attraverso un accordo, chiaramente, con il Governo ? È cercare di agevolare buone pratiche... Però, vedo che le buone pratiche rimangono solo nelle intenzioni, non interessano molto.
  Comunque, dicevo delle buone pratiche di gestione amministrativa per dare un segnale nei confronti dei cittadini che, quando si fa qualcosa di positivo per l'ambiente e per la salute, vi è un premio.

  PRESIDENTE. La invito a concludere.

  GIANLUCA PINI. Facciamo molta fatica a comprendere come sia possibile che proprio la rimozione di una delle cause scatenanti di tante proteste...

  PRESIDENTE. Dovrebbe concludere.

  GIANLUCA PINI. Concludo... Proprio da parte della sinistra per chi è morto di amianto, tanto per i lavoratori quanto per chi lo ha inalato suo malgrado, non possa trovare accoglimento in un provvedimento così importante, perché qui andremmo a cogliere due risultati importanti, ambiente e salute, e non si capisce, contestualmente, come sia possibile che la sinistra continui a spingere, magari su impianti di energie rinnovabili...

  PRESIDENTE. Dovrebbe concludere, deputato.

  GIANLUCA PINI. ... che consumano il suolo, ma che invece non voglia far nulla per rimuovere l'amianto. Questa è ipocrisia (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Balduzzi. Ne ha facoltà.

  RENATO BALDUZZI. Signor Presidente, signori rappresentanti del Governo, credo che il tema posto dall'emendamento rappresenti, come immagino sia convinzione di tutti, un problema serio e grave, come è il tema dell'amianto.
  Sotto questo profilo, chiederei al Governo di rappresentare le ragioni della eventuale contrarietà a questo emendamento Pag. 5e, ove queste ragioni – come non ho motivo per credere diversamente – fossero riferite a motivazioni di carattere oggettivo e finanziario – poi le ascolteremo –, chiederei un impegno preciso perché il tema dell'amianto sia un tema cui dedicarsi non episodicamente – lo abbiamo fatto anche in sede di emendamento al «decreto del fare» e il Governo ha corrisposto positivamente a tale emendamento di Scelta Civica per la bonifica dall'amianto degli edifici scolastici –, ma sia un tema cui dedicare un'attenzione specifica e propria a questa che è una grande emergenza, non solo nazionale, ma internazionale.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Lavagno. Ne ha facoltà.

  FABIO LAVAGNO. Signor Presidente, credo che il tema dell'amianto sia stato più volte sollevato dai vari banchi di questa Camera e, molto spesso, da parte del Governo ha visto una certa disattenzione.
  Mi preme ricordare che una prima sistematizzazione di interventi reali rispetto al tema dell'amianto deve essere riconosciuta al Ministro Balduzzi del Governo Monti, che, con il Piano nazionale amianto, ha dato una prima sistematizzazione rispetto agli interventi di bonifica e di ricerca. Però – allora, come oggi –, vediamo una mancata sistematizzazione rispetto agli interventi di natura economica.
  Allora, se è vero com’è vero, che il problema amianto è diffuso, non tanto sentito, quanto diffuso, in termini...

  PRESIDENTE. Chiedo scusa. Deputati, vi invito ad abbassare il tono della voce, per favore.

  FABIO LAVAGNO. ... in termini di pericolosità e di nocività per la salute pubblica, è allora opportuno che questo Parlamento faccia un passo avanti e dia il tratto di un'attenzione mutata rispetto agli ultimi interventi normativi, che sono del 1992, data della messa al bando di questa materia, sia nella produzione, che nell'impiego.
  Eppure, noi vediamo che sugli edifici pubblici, sugli edifici privati e sugli edifici soprattutto industriali dismessi, invece la presenza di amianto permane ed è pervasiva del nostro Paese.
  Quindi, interventi come quelli previsti dagli emendamenti che abbiamo proposto, sia in sede di Commissioni che in Aula, sia al decreto in discussione che a quello «del fare», debbano trovare, invece, una giusta attenzione. Richiamiamo il Governo a questa attenzione.

  GIANLUCA BENAMATI, Relatore per la X Commissione. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  GIANLUCA BENAMATI, Relatore per la X Commissione. Signor Presidente, oggettivamente, questa discussione si rivolge a un tema importante, quello dell'amianto negli edifici e, specialmente, l'amianto delle coperture degli edifici. Il tema è stato ampiamente trattato in Commissione, vista l'attuale situazione – chi mi ha preceduto diceva degli incentivi di questa fase –, e, proprio per questo, è stato inserito nel novero delle tecnologie e delle questioni da portare a stabilizzazione. All'articolo 15, noi abbiamo inserito l'amianto come punto che il Governo deve considerare nella stabilizzazione degli incentivi.
  Ricordo anche che, con l'emendamento del collega Allasia, che abbiamo prima votato in quest'Aula, tale stabilizzazione ha anche una data: 31 dicembre 2013.
  Quindi, io credo che la discussione sia sempre positiva, ma in questo caso le Commissioni hanno già fatto una scelta molto importante su questo tema, che è da noi tutti sentito.

  SIMONA VICARI, Sottosegretario di Stato per lo sviluppo economico. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

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  SIMONA VICARI, Sottosegretario di Stato per lo sviluppo economico. Signor Presidente, vorrei rassicurare i colleghi della Camera che – come dice il relatore – abbiamo dibattuto abbondantemente.
  All'articolo 15, viene proprio specificato il carattere di temporaneità delle misure, dove è indicata chiaramente la volontà del Governo di rendere stabili nel tempo le detrazioni fiscali. Rispetto a quanto previsto dall'emendamento – comunque voglio ricordarlo a me stessa, anche se è inutile – questi obblighi sono previsti da anni e comunque la detrazione con riguardo al fotovoltaico è già prevista al 50 per cento.
  Quindi, dal 50 a 65 per cento capite che è soltanto un problema di eventuale copertura finanziaria e non di merito, perché già le misure previste per questa finalità sono in atto e ne sono state usufruite abbondantemente nel tempo.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Rondini. Ne ha facoltà.

  MARCO RONDINI. Signor Presidente, nonostante le rassicurazioni date dal relatore e dal Governo, noi riteniamo che comunque questo provvedimento, che riteniamo un provvedimento nella sua globalità ben fatto, debba, però, accogliere semplicemente un emendamento con il quale si chiede un maggiore impegno per andare incontro alle esigenze di quelle aziende e di quei privati che magari vorrebbero finalmente porre rimedio a una situazione che è causa – vale la pena ricordarlo – di gravi malattie invalidanti e anche mortali e dare, come giustamente ricordava anche il collega Gianluca Pini, un semplice incentivo alle aziende e ai privati, che oggi si trovano, magari, in una situazione di crisi. Non è per mancanza di volontà che non intervengono, ma perché non hanno la possibilità di farlo.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Buonanno. Ne ha facoltà.

  GIANLUCA BUONANNO. Signor Presidente, in merito a questo emendamento vorrei sottolineare che sarebbe anche necessario intervenire sullo smaltimento di questo materiale, che è molto costoso, e che non c’è solo la questione dei tetti, ma anche la questione delle tubazioni degli acquedotti. Anche se oggi gli acquedotti non sono più di pertinenza dei comuni, ci sono ancora tubazioni in eternit e perciò ci sono ancora milioni di italiani che bevono l'acqua che arriva attraverso i tubi di eternit.
  Quindi, il discorso è molto più complesso e bisogna essere in grado, come Parlamento e quindi da parte di chi legifera, di fare in modo che sia gli enti che lavorano in questo campo, sia i privati, che vorrebbero fare questo tipo di interventi, abbiano da una parte meno burocrazia, meno costi di smaltimento e dall'altra la possibilità di fare qualcosa di serio per la gente.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Gianluca Pini. Ne ha facoltà.

  GIANLUCA PINI. Signor Presidente, io ho apprezzato l'intervento del relatore (anche se in questo momento non sta ascoltando) e le parole del Governo.
  Devo, tuttavia, fare un richiamo a quello che è il buonsenso e la logica quando si fanno le norme. È vero che le Commissioni hanno affrontato questo tema, verissimo. È vero che hanno inserito, al secondo comma dell'articolo 15, la possibilità di valutare ulteriori... Sembra quasi il solito ordine del giorno che si accoglie per non infilarsi, magari, in discussioni troppo delicate. Però – ripeto –, nel momento in cui c’è un incentivo che può dare non uno, ma due benefici (uno in termini ambientali e uno anche in termini di salute pubblica), su un tema così delicato come quello dell'amianto, qualcuno mi deve spiegare perché deve passare in secondo piano rispetto agli incentivi solo ed esclusivamente di natura economica.Pag. 7
  Allora, c’è qualcosa sotto, si vuole agevolare qualcuno ? Non si riesce a capire perché riusciamo finalmente ...

  PRESIDENTE. Dovrebbe concludere.

  GIANLUCA PINI. Concludo. Come dicevo, si riuscirebbe finalmente da subito – da subito e non in un tempo dilatato e rimandato in avanti, ma da subito – a cogliere due obiettivi, ma non lo si vuole fare. Il motivo qualcuno cortesemente ce lo spieghi, perché nessuno è stato in grado di farlo finora.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Fedriga. Ne ha facoltà.

  MASSIMILIANO FEDRIGA. Signor Presidente, oltre ad entrare nel merito, io vorrei sollevare, dopo le parole del Governo, anche una questione di tecnica legislativa, perché sembra alquanto particolare che in una norma si dica che nelle definizioni delle misure di cui al comma 1 – quindi future e, comunque, non attuali – si tiene conto delle opportunità di agevolare ulteriori interventi.
  Che almeno la maggioranza abbia il coraggio di dire che è obbligatorio per il Governo, quando andrà a definire la stabilizzazione degli incentivi, che le misure per quanto riguarda la bonifica dell'amianto siano ricomprese.
  In questo caso non è stato detto niente, vale meno di un ordine del giorno. E che adesso ci venga a dire che non bisogna votare l'emendamento Pini perché c’è questa norma nella legge, mi sembra assolutamente fuori luogo. Mi auguro che anche alcuni colleghi di maggioranza, che con estremo senso di responsabilità e di concretezza sono intervenuti, se ne rendano conto e cerchino di fare pressione su Governo, relatori e Commissioni perlomeno per non far prendere in giro questo Parlamento.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Prataviera. Ne ha facoltà.

  EMANUELE PRATAVIERA. Signor Presidente, mi riallaccio all'invito del collega Fedriga nell'attirare l'attenzione dei nostri colleghi deputati del nostro territorio, in particolare quelli della provincia di Venezia, ma non solo, in particolare nel pordenonese e così via.
  Voi sapete benissimo che la nostra è un'area tra le più colpite da questo problema, il problema dell'eternit, che deve trovare una soluzione e con questo provvedimento potremo aiutare a farlo. Quindi, rivolgo un invito ai colleghi del mio territorio a ragionare bene sul valutare positivamente questo emendamento.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Bragantini. Ne ha facoltà.

  MATTEO BRAGANTINI. Signor Presidente, non riesco a capire, dopo l'intervento del rappresentante del Governo, perché non si possa fare subito. La copertura c’è già e diamo subito un segnale con cui veramente si andrebbe a risolvere un problema, se no è veramente sempre il solito provvedimento. Si è data risposta dicendo: ci penseremo, valuteremo, nei prossimi anni si verificherà.
   Intanto ci sono delle emergenze, c’è questo problema dell'eternit, lo stiamo trasportando da tantissimi anni. Io sono abbastanza giovane, però sento parlare di questa problematica ormai da troppo tempo. Qua si potrebbe dare un segnale. Intanto non serve copertura, perché si va con i fondi già stanziati e non sono soldi ulteriori che dovremmo mettere. Quindi, veramente è una norma di buonsenso e non riusciamo a capire il perché non ci ceniate tutti dietro e finalmente, con la dignità del Parlamento, andiamo a modificare una legge per il bene dei nostri cittadini, per la salute e per l'ambiente.
  La copertura non serve, non continuiamo a lavarci la bocca con impegni di valutare in futuro se inserire anche questa problematica.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Bratti. Ne ha facoltà.

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  ALESSANDRO BRATTI. Signor Presidente, il tema sollevato ormai – è già stato detto da diversi colleghi – è un tema molto serio e molto importante e lo ha sottolineato anche l'onorevole Balduzzi. Però quello che voglio dire, al di là della questione specifica di cui si tratterebbe, ossia di fatto di aggiungere il famoso 15 per cento al 50 che è già previsto, in una situazione anche di scarsità di copertura, è che ormai quasi tutte le regioni rispetto alla questione dell'amianto fanno bandi per aumentare gli incentivi, soprattutto quando vi è la sostituzione di tetti in eternit, così come qui indicato.
  Quindi, in realtà tutta una serie di incentivi sono già previsti per la sostituzione dei tetti di amianto. La regione Emilia, Romagna, ma non solo, in tutti i bandi che fa all'interno del piano energetico prevede degli incentivi aggiuntivi oltre a quelli di carattere statale. Poi credo che sarà fondamentale, come è stato spiegato prima, rendere in qualche modo stabile questa situazione.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Guidesi. Ne ha facoltà.

  GUIDO GUIDESI. Signor Presidente, io volevo un chiarimento da parte del Governo rispetto alla questione copertura economica. Com’è noto anche sul territorio e come è noto anche dalle indicazioni dell'Unione europea rispetto alle regioni, questo tema diventa fondamentale, importante e di grande sensibilità sul territorio. In alcuni provvedimenti, tra cui questo, anche in termini generali, abbiamo anche chiarito che in alcuni casi il maggior gettito fiscale provocato dalle agevolazioni, per cui dall'indotto del lavoro che provocano questo tipo di agevolazioni, potrebbero assicurare la copertura. Vorrei un chiarimento da parte del Governo da questo punto di vista.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Borghesi. Ne ha facoltà.

  STEFANO BORGHESI. Signor Presidente, solo per sottolineare, anche dopo l'intervento cui abbiamo assistito da parte del Governo, come non si riesca a capire perché ci si ostini a non dare una risposta chiara e netta fin da subito con l'approvazione di questo emendamento.
  Ribadiamo, comunque, l'urgenza e la necessità di affrontare il problema, che è sentito. È un problema che riguarda diverse centinaia di migliaia di cittadini. Quindi, non si riesce a capire il perché di questa ostinazione nel voler ammettere il problema, ma nel non volere, fin da subito, prendere delle misure concrete, che vadano nella direzione di dare delle risposte concrete e che vadano nella direzione, finalmente, di una risoluzione di un problema che, ripeto, riguarda tantissimi cittadini, e che penso sia nella sensibilità di tutti noi.
  Quindi, mi rivolgo sia al Governo sia ai colleghi deputati affinché, con un apprezzamento e con un voto favorevole, riescano ad approvare questo emendamento, che non farà altro che migliorare una situazione e rispondere a delle necessità che sono ormai impellenti.

  GIANLUCA PINI. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

  PRESIDENTE. Spero che l'intervento sia strettamente attinente. Ne ha facoltà.

  GIANLUCA PINI. Signor Presidente, assolutamente, intervengo per chiedere al relatore e al Governo di valutare l'opportunità di accantonare questo emendamento. Visto che vi è già un altro emendamento accantonato in attesa di un parere della Commissione bilancio, chiedo se, cortesemente, vista la delicatezza del caso, ritengano coerente con tutto il dibattito e la delicatezza del tema, di volere accantonare questo emendamento per fare ulteriori riflessioni durante la sospensione che ci dovrà sicuramente essere per ottenere il parere sull'emendamento all'articolo 19.

  PRESIDENTE. Chiedo un parere, al riguardo, al relatore.

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  GIANLUCA BENAMATI, Relatore per la X Commissione. Signor Presidente, per i motivi che prima sottolineavo, perché, a fronte dell'esistenza di un sistema incentivante, abbiamo proposto l'incentivazione definitiva, credo che non sia il caso – il tema è già stato ampiamente dibattuto – di accantonare questo emendamento.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il rappresentante del Governo. Ne ha facoltà.

  PIER PAOLO BARETTA, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Signor Presidente, confermo il parere del relatore. Il tema è stato dibattuto. In ogni caso, che vi sia un problema di copertura risulta assolutamente evidente. L'argomento usato dal collega deputato sul fatto che potrebbe – lui stesso ha usato il condizionale – in prospettiva esserci un ritorno positivo, è opinabile dal punto di vista della possibilità di calcolo immediato.
  Al momento, questo intervento comporta una maggiore spesa, e quindi vi sono ragioni di carattere finanziario legate all'equilibrio complessivo del provvedimento che portano a dire che su questo emendamento non vi sono le disponibilità finanziarie per poterlo accogliere.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Realacci. Ne ha facoltà.

  ERMETE REALACCI. Signor Presidente, come è ovvio, l'emendamento è giusto, nel senso che pone un problema che è molto serio. Però, pur essendo d'accordo sul fatto che le coperture la Ragioneria le dovrebbe valutare in maniera diversa, è altrettanto ovvio che, nelle condizioni attuali, non vi sono le coperture per questo emendamento.
  Quello che pregherei i colleghi della Lega Nord di fare in questo caso, visto che è vero che gli ordini del giorno lasciano il tempo che trovano, ma vi è un parere così ampio da parte del Parlamento e si va verso la stabilizzazione, grazie anche a un emendamento con tempi certi proposto dalla Lega, è di trasfondere questo emendamento in un ordine del giorno, con l'impegno di tutti perché nella stabilizzazione questo tema, che è giusto, entri.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Ribaudo. Ne ha facoltà.

  FRANCESCO RIBAUDO. Signor Presidente, nel precedente «decreto del fare» noi abbiamo presentato un ordine del giorno, accolto dal Governo, che prevedeva un piano di monitoraggio per lo smaltimento dell'amianto. Credo che oggi, con l'introduzione dell'articolo 15, comma 2, il Governo codifichi questo impegno. Guardate, il problema dell'amianto è un problema nazionale: noi dobbiamo sapere che ancora oggi vi sono scuole che hanno ancora le coperture con l'amianto.
  Quindi, non si tratterà solo di piccoli interventi, e chiaramente questo decreto non potrà dare risposte complessive e reali. Occorre un piano nazionale per lo smaltimento dell'amianto e occorrono maggiori risorse, che non potranno sicuramente essere coperte adesso. Quindi, l'ordine del giorno oggi proposto da Realacci rafforzerebbe quello precedente, ma già l'articolo 15, comma 2, codifica tutto questo.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Grimoldi. Ne ha facoltà.

  PAOLO GRIMOLDI. Signor Presidente, intervengo solo per far notare due cose. La prima è che, se questo emendamento può avere degli oneri aggiuntivi, c’è da considerare che sostituire le coperture di amianto, quindi, risolvere un problema collegato inevitabilmente alla salute, come tutti sappiamo, ma sostituirle con la possibilità di mettere dell'energia elettrica prodotta da fonti rinnovabili, ha palesemente un valore economico, visto che il saldo commerciale, la bilancia commerciale del nostro Paese è pesantemente in rosso per quello che paghiamo di energia. Noi non abbiamo centrali nucleari, abbiamo dei problemi energetici seri per i Pag. 10quali paghiamo l'estero. Il poter produrre dell'energia attraverso fonti rinnovabili va sicuramente a beneficio, anche economico, dell'intera collettività e quindi evidentemente della nostra bilancia commerciale. La seconda considerazione che volevo fare, sentendo le parole del sottosegretario, è che, se anche vi fossero degli oneri aggiuntivi, la salute dovrebbe essere garantita, sancita anche in Costituzione e quindi penso che, se c’è da pagare qualcosa in più per garantire la salute dei cittadini – a fronte del fatto che tra l'altro ciò verrebbe compensato da una maggiore produzione di energia sul nostro territorio pagando meno l'estero – tale soluzione va assolutamente tenuta in considerazione e si deve cercare di portarla avanti. Io prendo atto anche dell'intervento del Presidente della Commissione ambiente, Realacci, per lo spirito di collaborazione e il suggerimento. È ovvio che qui sappiamo tutti, però, che gli ordini del giorno, anche quando vengono accolti poi, nel 90 per cento dei casi, restano lettera morta. Quindi, un impegno del Governo a cercare di risolvere, in questo momento, la questione di una maggiore produzione energetica sul nostro territorio e in più di garantire la salute, che non dovrebbe essere derubricata ad un problema di carattere meramente economico, dovrebbe essere la priorità assoluta del Governo.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Rondini. Ne ha facoltà.

  MARCO RONDINI. Signor Presidente, come giustamente ha ricordato anche il collega Grimoldi, noi riteniamo che la copertura finanziaria per garantire la salute dei cittadini debba essere una priorità: non può in assoluto e in alcun modo passare in secondo piano. Di più, l'invito del collega Realacci a presentare un ordine del giorno che persegua gli stessi fini dell'emendamento che sottoponiamo al voto dell'Aula, è incredibile perché già l'articolo, così com’è impostato, è una sorta di ordine del giorno. Perché poi che tipo di valenza avrà mai ? Voi scrivete che verrà presa in considerazione l'opportunità di agevolare ulteriori interventi rispetto a quelli previsti dal presente decreto per garantire lo smaltimento e la sostituzione delle coperture di amianto negli edifici. È già questo un ordine del giorno. Aggiungerne un altro... Noi chiediamo invece all'Aula di prendersi un impegno preciso per garantire quella che è una necessità, che dovremmo condividere tutti, cioè la tutela della salute dei cittadini.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Invernizzi. Ne ha facoltà.

  CRISTIAN INVERNIZZI. Signor Presidente, si sente dire: «faremo un piano nazionale». Questo Parlamento, questa Camera probabilmente è la più giovane della storia repubblicana, ma non così giovane da non sapere che quando si parla – ripeto – di «piano nazionale» significa «rimandiamo sine die» la soluzione di certe emergenze che ormai ci trasciniamo se non da anni, da decenni. E poi, voi vi fate intanto un ordine del giorno, spendibile magari sugli organi di stampa locale, e tutti dovrebbero essere contenti. Purtroppo, su una questione come quella dell'amianto, così come su tante altre questioni affrontate in questi pochi mesi dal Parlamento, dobbiamo dire che si conferma ulteriormente che questo non è lo Stato delle emergenze, questo è lo Stato della cronicizzazione dei problemi. Non riusciamo veramente a capire come sia possibile su una questione così. Tutti facciamo politica, tutti sicuramente abbiamo incontrato comitati che sorgono spontanei all'interno delle nostre comunità...

  PRESIDENTE. Dovrebbe, concludere.

  CRISTIAN INVERNIZZI. ... per la risoluzione del problema dell'amianto, tutti abbiamo detto che avremmo fatto il nostro dovere: magari adesso possiamo dare prova di questa nostra intenzione.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Fedriga. Ne ha facoltà.

Pag. 11

  MASSIMILIANO FEDRIGA. Signor Presidente, la richiesta di accantonamento che avevamo fatto era anche mirata a chiedere a relatore e Governo di fare una riflessione. Per esempio, una via percorribile sarebbe stata quella di andare a modificare l'articolo 15, quindi come emendamento del relatore, che perlomeno mettesse come perentoria la possibilità, anzi l'obbligatorietà di includere, nei futuri incentivi, la questione delle coperture di amianto negli edifici. In questo caso invece non si vuole – e sarebbe la cosa ottimale – accogliere il nostro emendamento, ma nemmeno andare a rivedere la norma così com’è scritta, che oggettivamente è assolutamente aleatoria e non dà alcun tipo di certezza. Mi domando perché ci sia questo tipo di chiusura. Non fare nemmeno questa riflessione, magari accantonando l'emendamento, proporre anche al gruppo proponente un emendamento alternativo o un altro articolo, in modo che perlomeno che in futuro ci sia questa certezza, mi sia sembra una cosa d'obbligo. Quindi anche al collega Realacci: io credo che questa possa essere una soluzione percorribile, un emendamento del relatore che dia la certezza e non la possibilità, negli stanziamenti futuri, di includere la questione dell'amianto.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Buonanno. Ne ha facoltà.

  GIANLUCA BUONANNO. Signor Presidente, siccome recentemente c’è stata la sentenza a Casale Monferrato, in Piemonte, dove io risiedo, essendo piemontese, ho visto che riguardo alla sentenza poi perorata da Guariniello, tutti i partiti hanno inneggiato a questa sentenza, perché giustizia era fatta. Allora adesso c’è un modo per dare una risposta alla gente, non con il «bla bla bla», ma con una cosa seria, facendo una cosa concreta, non con l'ordine del giorno che ho sentito proporre da Realacci, che quella è aria fritta, è un pestafumo. Continuiamo a fare solo carta, burocrazia. Facciamo una cosa seria e concreta e facciamo in modo che le migliaia di vittime, dico migliaia, perché poi qua in questa sala, in quest'Aula, l'ipocrisia è imperante e fanno tutti sempre i salamelecchi, poi quando è il momento di fare le cose concrete, come adesso si può fare con questo emendamento, fanno tutti orecchie da mercante e fanno tutti Ponzio Pilato. Invece se si vota questo emendamento diamo giustizia a tutti i morti che ci sono stati a Casale Monferrato e in altre zone del Paese (Commenti dei deputati del gruppo Partito Democratico) e poi, in più finalmente facciamo qualcosa di concreto in quest'Aula, dove molto spesso non si produce nulla.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Bragantini. Ne ha facoltà.

  MATTEO BRAGANTINI. Signor Presidente, non riesco veramente a capire questa sordità da parte della maggioranza, ma anche del MoVimento 5 Stelle, perché in fondo questa è una battaglia che stiamo facendo tutti insieme su una tematica importantissima – importantissima, com’è già stato ribadito –, quella dell'amianto. Anche la proposta del presidente Realacci è una proposta di buon senso. Dunque perché non sentiamo il parere anche degli altri parlamentari, degli altri partiti e degli altri movimenti, che su questa tematica, almeno a parole, all'esterno, sono tutti sensibili ? Qua finalmente si riescono a mettere in un provvedimento delle date certe, un emendamento che vada a risolvere un problema e tutti stanno zitti, dobbiamo essere gli unici che devono intervenire su una tematica che ha portato già troppi morti, che è una tematica molto importante, che molto probabilmente andrebbe anche a fare un rilancio dell'economia, perché vediamo tantissime persone che vorrebbero levare questo materiale pericoloso dal tetto della propria casa, ma magari non hanno le risorse, e dunque devono tenersi il rischio per i propri figli e per i propri familiari; e noi, invece di dare loro un aiuto, un segnale e dire: «Vi veniamo incontro, vi diamo la possibilità», che facciamo ? Smaltire neanche 3 metri Pag. 12quadri di amianto costa 1.700 euro tra rimozione e smaltimento.

  PRESIDENTE. Dovrebbe concludere.

  MATTEO BRAGANTINI. Dunque veramente diamo un segnale almeno di tempi certi e non la solita formula: «Vedremo, studieremo, faremo una commissione per valutare di risolvere questo problema».

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Prataviera. Ne ha facoltà.

  EMANUELE PRATAVIERA. Signor Presidente, io invito a rivedere la posizione dell'onorevole Realacci, proprio perché non capisco come si possa appoggiare la posizione di principio, appunto anticipando una possibile condivisione ad un ordine del giorno, ma non appoggiare questo emendamento, perché semplicemente – diciamo così – non trova la copertura finanziaria. Io credo che invece noi dovremmo iniziare a porci realmente il problema dell'eternit in maniera seria, non solo con gli slogan, non solo con i comizi, molto spesso targati Legambiente, o partecipando a questo tipo di iniziative, non solo accompagnando i familiari delle vittime fuori dal tribunale, ma con fatti concreti.
  Qui avremmo la possibilità di unire finalmente una volta per tutte l'utile al dilettevole. L'utile è nel rispondere alle necessità di salute pubblica dei nostri concittadini, di rispondere alle esigenze di un territorio che vede sempre di più... noi vediamo anche negli appalti pubblici, nei lavori pubblici il fiorire di continue discariche abusive...

  PRESIDENTE. Dovrebbe, concludere.

  EMANUELE PRATAVIERA. ... che vengono alla luce, frutto di anni e anni di una politica malsana che non ha saputo trovare risposte a questo problema. Il dilettevole, per così dire, sarebbe l'occupazione pubblica.

  PRESIDENTE. Deputato, dovrebbe concludere.

  EMANUELE PRATAVIERA. Pensate a quante centinaia di aziende e quante migliaia di addetti questo settore può far fiorire e può far germogliare. Per cui invito l'Aula a riflettere seriamente sulla validità di questo emendamento.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Crippa. Ne ha facoltà.

  DAVIDE CRIPPA. Signor Presidente, volevo solo ricordare ai colleghi della Lega Nord, che sono intervenuto per secondo per difendere questo emendamento – probabilmente era andato perso – in quanto il MoVimento 5 Stelle tutto nel suo insieme, ovviamente, va verso la sostituzione delle coperture in eternit con la detrazione del 65 per cento, tant’è che l'emendamento precedente era identico (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Gianluca Pini. Ne ha facoltà.

  GIANLUCA PINI. Signor Presidente, intervengo per chiarire che questo emendamento non verrà ritirato, chiediamo che venga posto in votazione. Non ci interessa trasformare – come da cortese invito da parte del collega Realacci – un qualcosa in ordine del giorno, un qualcosa che andrebbe a sostituire di fatto un ordine del giorno – perché il comma 2 è poco più di un ordine del giorno – molto fumoso. A noi piacerebbe che le risposte da parte di questo Parlamento, quando si fanno provvedimenti che hanno un impatto immediato, vero, concreto e reale nella vita dei cittadini, siano dei provvedimenti con il massimo della chiarezza e con il massimo dell'efficacia. Siccome nulla avete voluto fare, non lo volete fare su questo tema qui, noi andiamo avanti per la nostra strada e poi ognuno si prenderà la responsabilità, nel momento in cui vedremo comunque Pag. 13dei colleghi lamentarsi del fatto che ancora in determinate case – soprattutto nelle case popolari – c’è la presenza di amianto, ricorderemo a questi cittadini chi ha votato a favore e chi contro.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Allasia. Ne ha facoltà.

  STEFANO ALLASIA. Sull'emendamento, riprendendo le parole di tanti, giustamente bisogna rendere onore agli emendamenti del MoVimento 5 Stelle, che riprendevano grasso modo lo stesso contenuto. Però non ci capacitiamo del perché ancora, dopo più di mezz'ora di discussione, su questo emendamento, su un tema così caro e sentito, solo la Lega Nord continui a tenere alta l'attenzione.
  Indubbiamente – come ha già espresso il mio collega Buonanno – essendo io piemontese di Torino, ho una sensibilità e una cultura diversa ad affrontare queste problematiche, perché i grandi processi contro l'eternit sono nati e si sono svolti nel tribunale di Torino. Perciò abbiamo la necessità di mantenere alta l'attenzione, non con un ordine del giorno, con un impegno al Governo, come c’è già stato nel decreto-legge, un impegno all'opportunità di agevolare, ma con una chiarezza specifica dell'articolo...

  PRESIDENTE. Dovrebbe concludere.

  STEFANO ALLASIA. Perciò chiediamo che il voto dell'Aula si esprima in modo assolutamente chiaro e sincero favorevolmente.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Marcolin. Ne ha facoltà.

  MARCO MARCOLIN. Signor Presidente, qui perdiamo veramente un'occasione se non votiamo questo emendamento. Tutti dicono di stare attenti e di essere sensibili al problema dell'amianto, che per una volta non è un problema solo del Nord, ma – come ribadito in quest'Aula – forse è un problema di tutta la penisola. Per cui votare questo emendamento chiaramente è come fare un ordine del giorno per la penisola, creando posti di lavoro, opportunità, e creando anche un po’ di benessere. Se la copertura finanziaria non c’è, io credo che la si debba trovare, proprio perché la copertura finanziaria va nell'ordine di trovare per le nostre aziende un qualcosa di positivo.
  Quindi chiedo veramente a quest'Aula di fare attenzione, perché il problema dell'eternit e il problema del trovare energia alternativa è un problema sentito che in base al Protocollo di Kyoto deve essere realizzato.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Zan. Ne ha facoltà.

  ALESSANDRO ZAN. Signor Presidente, anch'io per aggiungere alcune considerazioni velocissime. Non è solo la Lega ad essere in quest'Aula attenta ai temi riguardanti l'amianto. Ricordo che c’è una legge del 1992 che doveva in qualche modo superare e mettere al bando l'amianto, il cemento amianto, l'eternit che è così diffuso in tutto il nostro Paese. È questo un tema che riguarda tutti perché l'amianto e le coperture di amianto oggi sono coperture vecchie che stanno perdendo fibre che mettono a rischio la salute dei cittadini. Per cui questo non è un tema di un partito ma è un tema che riguarda tutta la collettività e inserire le sostituzioni dei tetti di amianto all'interno delle detrazioni fiscali che qui stiamo discutendo, all'interno di questo decreto-legge, potrebbe essere per questo Paese non solo un fatto per la salute pubblica ma anche un volano per la nostra economia. Ed è un tema che deve interessare e sollevare l'attenzione da parte del Parlamento e del Governo perché c’è un grosso rischio per la salute dei cittadini.

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Gianluca Pini 15.8, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.Pag. 14
  Dichiaro aperta la votazione..... qualcuno chiede di intervenire ? (Commenti). La votazione è già aperta perché quando dico «dichiaro» provvedono già ad aprire la votazione.
  (Segue la votazione).

  Sannicandro... Cassano... Paris... Ruocco... Pagano... Ruocco... Grassi... Pes ha votato ?
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  500   
   Votanti  489   
   Astenuti   11   
   Maggioranza  245   
    Hanno votato
 158    
    Hanno votato
no  331).    

  (La deputata Argentin ha segnalato che non è riuscita a votare).

  Passiamo alla votazione dell'emendamento De Rosa 15-bis.301.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Allasia. Ne ha facoltà.

  STEFANO ALLASIA. Signor Presidente, questo emendamento sull'articolo 15, sul quale il gruppo della Lega esprimerà un parere favorevole, va esclusivamente a individuare idonee forme di pubblicità di tali informazioni nell'aggiunta al comma 2. Questo per fare chiarezza e definire per i cittadini la possibilità delle detrazioni e tutto quello che fa legislativamente il Parlamento. Infatti il più delle volte i cittadini sono ignari perché non conoscono le possibilità che il Parlamento e il Governo mettono loro a disposizione, e ciò è una cosa negativa perché in questo decreto-legge vi sono certamente molte cose positive e alcune anche ottime da tenere in considerazione. In un momento storico di crisi come quello che sta affrontando il nostro Paese e non solo ma l'Europa intera, dare la possibilità ai cittadini singolarmente, casa per casa, di aver chiarezza su cosa fa il Parlamento forse avvicinerebbe maggiormente le istituzioni ai cittadini, cercherebbe di togliere quel velluto di cui tanti di noi sono coperti a livello giornalistico perché veniamo considerati la casta.
  Ma casta non siamo perché abbiamo necessità di far capire che cosa si sta facendo in queste Aule. Perciò, approviamo assolutamente l'emendamento e vorremmo che i relatori e l'Aula si esprimessero a favore perché non ha un costo aggiuntivo, non contiene nessuna maggiore spesa come si è voluto rivendicare e ribadire nell'emendamento precedente dove si specula costo-beneficio, salute dei cittadini e costi, per cosa ? Per poi eventualmente utilizzare in malo modo i soldi pubblici, evitando di tagliare la spesa pubblica, introducendo i costi standard che la Lega Nord chiede sempre ? No, qua chiediamo esclusivamente che si faccia sapere chi fa cosa. In questo caso il Parlamento e il Governo fanno una cosa positiva, assolutamente ottima per i cittadini, perciò noi rivendichiamo e ribadiamo il concetto che ci deve essere la necessità che venga utilizzato il miglior sistema possibile per fare in modo che possano tutti i cittadini che hanno volontà, necessità e volontà e possibilità economica di utilizzare questo decreto-legge al meglio e possano farlo in tempi certi. Anche perché i tempi certi in questo decreto-legge, come abbiamo visto, non sono stati dati, sono stati introdotti con emendamenti della maggioranza, della minoranza e dei relatori che ottimamente hanno svolto il loro compito. Infatti, c’è da fare un'altra considerazione dei colleghi relatori, ma c’è necessità di migliorare ulteriormente il testo fino alla fine, fino all'ultimo momento utile e possibile.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Castelli. Ne ha facoltà.

  LAURA CASTELLI. Signor Presidente, rubo solo un minuto perché in questo momento in cui si parla di temi importanti che riguardano ambiente e salute vorrei ricordare a chi cita i territori e a chi Pag. 15ricorda dei territori che hanno grandi problemi di questo genere, che non si può pensare di arrivare in Parlamento e ricordarsi solo quando si arriva qui di essere legati a un territorio con queste grandi problematiche, soprattutto se il proprio governatore appartiene allo stesso partito. Per cui, se parliamo di amianto e se parliamo di Piemonte, invito i deputati che sono qua seduti e che ci propinano questi emendamenti molto importanti su alcuni temi a lavorare sul territorio perché il territorio è anche questo, cosa che non sta succedendo, non succede con l'amianto, non succede con la tutela della salute. Per cui, noi ci sentiamo di coinvolgere in questo discorso chi ha presentato questi emendamenti e chi li ha firmati proprio per dire questo: provate magari a lavorarci anche a livello territoriale, altrimenti non si può parlare di territorio e di legame con i cittadini (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento De Rosa 15-bis.301, accettato dalle Commissioni e dal Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Paris, Lavagno, Sannicandro...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

   (Presenti e votanti  497   
   Maggioranza  249   
    Hanno votato
 491    
    Hanno votato
no  6).    

  (La deputata Argentin ha segnalato che non è riuscita a votare).

  Prendo atto che i presentatori dell'emendamento De Rosa 16.22 non accedono all'invito al ritiro formulato dai relatori.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Allasia. Ne ha facoltà.

  STEFANO ALLASIA. Signor Presidente, se mi permette il presentatore, vorrei chiarire la posizione del precedente emendamento che aveva un parere favorevole da parte dei relatori. Riconosco gli errori essendo umano a differenza di tanti in quest'Aula che alle volte non riconoscono i propri sbagli, ma ribadendo il concetto che ho espresso in precedenza ossia che abbiamo necessità di far capire emendamento per emendamento la chiarezza e la purezza del lavoro della minoranza e della maggioranza che serve, in questo contesto e in questo decreto-legge, a migliorare il testo.
  Come nel prossimo emendamento, a cui è stato dato parere contrario, se non erro: ma alle volte, l'espressione dei pareri è frettolosa per cercare di agevolare, di velocizzare la discussione successiva. In questo contesto, noi esprimiamo un parere favorevole a questo emendamento all'articolo 16, in cui si introduce, come dicevamo prima, una stabilizzazione temporanea, introducendo tempistiche certe. Pertanto, chiediamo ai relatori e all'Aula di esprimersi in modo favorevole anche su questo emendamento.

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento De Rosa 16.22, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Lavagno, Rostan, Mura... Hanno votato tutti ? Covello, Di Lello...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  496   
   Votanti  466   
   Astenuti   30   
   Maggioranza  234   
    Hanno votato
 118    
    Hanno votato
no  348).    

  (La deputata Argentin ha segnalato che non è riuscita a votare).

Pag. 16

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Lacquaniti 16.1, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Sannicandro, Di Gioia, Leva, Lotti... Hanno votato tutti ? Patriarca...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti e votanti  505   
   Maggioranza  253   
    Hanno votato
 152    
    Hanno votato
no  353).    

  (La deputata Argentin ha segnalato che non è riuscita a votare).

  Passiamo all'emendamento Busin 16.3.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Allasia. Ne ha facoltà.

  STEFANO ALLASIA. Signor Presidente, intervengo su questo emendamento all'articolo 16, a prima firma del collega Busin della Lega Nord, in cui testualmente si vanno a sostituire le parole: «31 dicembre 2013», con le seguenti parole: «30 giugno 2014» e, conseguentemente, dopo il comma, si vanno a definire una serie di spese e di oneri derivanti dalla modificazione di questa temporalità, che sono sei mesi.
  Sei mesi importanti per dare la possibilità di avere una detrazione fiscale, in modo tale che i cittadini, gli italiani, possano maggiormente beneficiare di questi incentivi. È vero che sei mesi sono pochi, perché sicuramente potevamo fare emendamenti, però – come si suol dire –, è meglio di niente. Sono sei mesi che danno la possibilità ai cittadini del Paese, dell'Italia, di avere una proroga sulle detrazioni per gli interventi di ristrutturazione edilizia e per l'acquisto dei mobili. Però è una detrazione che con questo decreto, come ho già detto in precedenza, va ad aumentare la percentuale, che dal 55 per cento passa al 65 per cento.
  È considerata dalla Lega un'ottima cosa – una di quelle cose che dicevamo prima – per dare la possibilità ai cittadini di avere maggiori sgravi fiscali e, dall'altra parte, per incentivare un settore vitale come quello edilizio, come prescrive il decreto, che da troppo tempo è fermo e sta ingessando l'economia del Paese.
  Dall'altra parte dà la possibilità ai cittadini di detrarre l'acquisto dei mobili della casa. Acquisto di mobili che, notoriamente, a parte alcune multinazionali, sono prodotti made in Italy, quel made in Italy che tanto noi rivendichiamo e ribadiamo come un polo di eccellenza mondiale. Con questo decreto-legge si dà la possibilità ai cittadini di poter utilizzare quel prodotto di eccellenza e portarselo nella propria abitazione con una detrazione forte, del 65 per cento, più della metà; sicuramente con tempistiche molto lunghe, di dieci anni, però, sicuramente, è un qualche cosa che questo Governo e questo Parlamento danno come opportunità. Tale opportunità noi la diamo ulteriormente aumentando la temporaneità di questi incentivi dalla fine di quest'anno, dal 2013, a metà del prossimo anno, il 2014, quindi fino al 30 giugno 2014. Perciò chiediamo che si possa rivedere il parere dato su questo emendamento che non toglie nulla al decreto-legge ma aiuta l'economia del Paese e aiuta le famiglie del Paese.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Bragantini. Ne ha facoltà.

  MATTEO BRAGANTINI. Signor Presidente, vorrei illustrare ai colleghi dove abbiamo preso i soldi e come abbiamo trovato la copertura; una copertura per andare verso i cittadini e portarla fino al 30 giugno 2014; l'abbiamo presa dalle pensioni d'oro del sistema retributivo per tutte quelle superiori a cinquemila euro netti mensili. Vuol dire che noi andiamo a prendere i soldi da chi ne ha tanti – Pag. 17sappiamo tutti che la pensione retributiva era calcolata in un modo molto vantaggioso – e chiediamo a questi che hanno dei compensi molto alti di riuscire a rinunciare a qualcosa per tutti gli altri cittadini. È vero che c’è stata una sentenza della Corte costituzionale ma, a nostro avviso, bisogna ritornare sulla tematica, si può intervenire se si vuole.

  PRESIDENTE. Deputato Bragantini, concluda.

  MATTEO BRAGANTINI. Anche perché mi sembra assurdo che chiediamo i sacrifici sempre ai cittadini e a chi ha avuto tanto, forse troppo, non dobbiamo mai chiedere niente e continuare a lasciare che abbiano 50 o 60 mila euro di pensione al mese.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Borghesi. Ne ha facoltà.

  STEFANO BORGHESI. Signor Presidente, vorrei sottolineare come questo emendamento sia un atto di giustizia, se così lo si vuole chiamare, in quanto qui si trova la copertura per questi oneri, andando a toccare chi percepisce dei vitalizi molto, molto elevati che sono frutto, appunto, di pensioni erogate tramite il sistema retributivo e non con il sistema contributivo. Quindi, andiamo a toccare dei tetti che sono comunque elevatissimi perché parliamo di cinquemila euro netti mensili. Quindi, noi crediamo che l'approvazione di questo emendamento non sia nient'altro che un atto di giustizia, in un momento così difficile per la crisi che stiamo vivendo; abbiamo il numero dei disoccupati che continua a crescere, abbiamo aziende che continuano a chiudere e in un momento così, di certo, non possiamo permetterci che alcuni, i più fortunati, percepiscano pensioni e vitalizi di importo così elevato senza che gli venga chiesto niente per il bene della collettività.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Buonanno. Ne ha facoltà.

  GIANLUCA BUONANNO. Signor Presidente, riprendo da quello che diceva precedentemente il mio collega, collegandomi alla questione relativa alle pensioni d'oro che è stata dichiarata anticostituzionale dalla Corte costituzionale. Ma, mi è venuta una domanda da fare a lei, Presidente: ma chi fa parte o ha fatto parte della Corte costituzionale, ha le pensioni d'oro o no ? Perché forse c’è un conflitto di interessi, cioè decidono loro stessi per quello che devono fare, quindi a casa loro non si tocca (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie) ! Siccome in questo Paese tutti vogliono la riforma a casa di un altro, anche la Corte costituzionale si fa i cavoli suoi. Poi volevo chiedere ai renziani che sono qua presenti, siccome il loro leader, l'altro giorno, ha detto che sulle pensioni d'oro bisognerebbe fare una manovra, adesso noi ci aspettiamo che, su questo provvedimento, votino anche loro con noi, perché se c’è una logica, se Renzi dice una cosa, i suoi deputati devono votare questo. Quindi staremo a vedere cosa succede.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Rondini. Ne ha facoltà.

  MARCO RONDINI. Signor Presidente, riprendendo quello che hanno già detto i miei colleghi della Lega, dico che questo emendamento è semplicemente un atto di giustizia che va a colpire le pensioni d'oro. In un momento in cui si chiedono sacrifici ai cittadini comuni e si fatica a trovare magari degli incentivi per le aziende, oppure si fa fatica a permettere ai cittadini comuni e alle aziende di accedere al credito, trovare oggi una copertura con questo emendamento, che è un atto di giustizia, colpendo le pensioni d'oro, secondo noi è un atto importante che dobbiamo ai cittadini ai quali chiediamo sacrifici tutti i giorni.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Invernizzi. Ne ha facoltà.

Pag. 18

  CRISTIAN INVERNIZZI. Signor Presidente, diciamo che si può fare un discorso analogo a quello fatto prima sull'amianto: queste sono tematiche sulle quali si è sempre tutti d'accordo, non vi è talk show in cui non si dica che bisogna intervenire sulle pensioni d'oro e non vi sono dichiarazioni pubbliche in cui questo concetto non viene sottolineato, però poi, quando si arriva al momento, chissà come mai, invece, questo non viene mai fatto. È già stato detto che l'Italia è il Paese nel quale si verificano sempre le cause ma non si verificano mai gli effetti. Io mi auguro che il Governo abbia un coniglio nel cilindro e che stia tenendo il taglio delle pensioni e dei vitalizi d'oro per andare a coprire chissà cosa. Se così fosse allora invitiamo il Governo a farlo il prima possibile, perché altrimenti non si riesce a capire come si è sempre tutti d'accordo sul taglio delle pensione d'oro ma poi questo non viene mai fatto.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Prataviera. Ne ha facoltà.

  EMANUELE PRATAVIERA. Signor Presidente, mi appello anch'io a una parte dei miei colleghi che assieme a me, e anche più di me, hanno proposto a questo Parlamento una mozione per impegnare maggiormente il Governo italiano in sede europea per ottenere dei vantaggi a favore dei giovani, in particolare dei giovani disoccupati. Beh, colleghi parlamentari, se noi vogliamo veramente spingere – veramente e non con proclami, ma con fatti concreti – un patto sociale vero e reale, dobbiamo farlo con questo tipo di provvedimenti. Dovete dimostrare coraggio con questo tipo di votazioni, non con altre. Per cui rivolgo un invito per appoggiare questo emendamento, anche perché stride, e anch'io ho lo stesso dubbio di Buonanno, ma un po’ di tutti i leghisti: i giudici della Corte costituzionale – e vorrei che il Governo, magari, mi potesse rispondere – hanno le pensioni d'oro oppure no ?

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Grimoldi. Ne ha facoltà.

  PAOLO GRIMOLDI. Signor Presidente, qualche minuto fa, sull'emendamento che riguardava l'eternit, il sottosegretario ci ha detto che non poteva essere approvato in quanto avrebbe rappresentato maggiori oneri finanziari. Quest'altro emendamento, invece, va nella direzione assolutamente opposta: rappresenta un palese risparmio. Non si capisce per quale motivo, allora, in questo caso, non bisogna tenerlo in considerazione. La settimana scorsa ho letto su tutti i giornali e ascoltato sui media televisivi che tutti gli esponenti della maggioranza, soprattutto quelli del Partito Democratico, dicevano che sarebbero intervenuti in quanto c'era stato un refuso sul provvedimento licenziato da quest'Aula la settimana scorsa sul mantenimento delle pensioni d'oro e degli stipendi d'oro dei manager. Questo è un emendamento con il quale ora, adesso, possiamo intervenire e risolvere il problema, con evidenti risparmi di spesa, che magari potrebbero andare a finanziarie la rimozione dell'eternit di cui parlavamo qualche minuto fa.

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Busin 16.3, con parere contrario delle Commissioni e del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Cassano, Duranti, Di Lello...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  510   
   Votanti  471   
   Astenuti   39   
   Maggioranza  236   
    Hanno votato
 130    
    Hanno votato
no  341).    

  (La deputata Argentin ha segnalato che non è riuscita a votare).Pag. 19
  Passiamo alla votazione dell'emendamento Lacquaniti 16.4, con il parere contrario ed invito al ritiro da parte delle Commissioni e del Governo.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Allasia. Ne ha facoltà.

  STEFANO ALLASIA. Signor Presidente, l'emendamento in questione è analogo al precedente a firma della Lega, la differenza sostanziale sulla copertura finanziaria è data dal fatto che la Lega chiedeva di abbassare a un tetto massimo di 5 mila euro le cosiddette pensioni d'oro di questo Paese, di cui abbiamo visto che sono tante e purtroppo inutili, che non portano nessun beneficio perché sono state agevolazioni negli anni dei soliti noti, e questo emendamento va a proporre una copertura finanziaria ben diversa: sui monopoli di Stato. Ma la finalità oggettiva dell'emendamento è esclusivamente per cercare di, come proponevo nell'emendamento precedente, di aumentare la temporaneità...

  PRESIDENTE. Le chiedo scusa deputato Allasia, ma l'emendamento risulta ritirato. In questo momento ci è stato comunicato quindi sta facendo una dichiarazione di voto su un emendamento ritirato. Andiamo avanti, mi dispiace doverla interrompere (Applausi polemici dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà).
  Passiamo alla votazione dell'emendamento Pesco ed altri 16.5, con il parere contrario ed invito al ritiro da parte delle Commissioni e del Governo.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Buonanno. Ne ha facoltà.

  GIANLUCA BUONANNO. Signor Presidente, mi scusi, sono un po’ allibito perché ho visto la votazione precedente, cioè se abbiamo parlato di pensioni d'oro, io mi ricordo, anni fa: «Facciamo piangere i ricchi !» etc., ma i comunisti di una volta dove cavolo stanno (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie) ? Qua ci sono solo più ciarlatani che ci vengono a raccontare che fanno i comunisti e poi si sono pure astenuti, siete peggio dei cinesi, siete contraffatti ! Ma che razza di comunisti siete ?

  PRESIDENTE. Deputato si dovrebbe rivolgere alla Presidenza.

  GIANLUCA BUONANNO. Probabilmente se vi avevamo messo insieme i sodomiti, magari veniva fuori qualcosa. Ma andate a Pechino a imparare un po’ qualcosa ! Votate con i ricchi, fate paura ! Ma non a noi, fate paura al vostro popolo (Applausi polemici dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà).

  PRESIDENTE. Deputato, la devo interrompere. Deputato un attimo, deputato, deputato Buonanno ha concluso ?

  GIANLUCA BUONANNO. No.

  PRESIDENTE. Allora, le ridò la parola però dovrebbe rivolgersi alla Presidenza e cortesemente senza urlare, grazie. Prego, ha la parola.

  GIANLUCA BUONANNO. È un comunista ? No, mi è venuto vicino non so... siccome io...

  PRESIDENTE. Deputato Marazziti, cortesemente non infastidisca il deputato Buonanno che sta facendo il suo intervento. Prego.

  GIANLUCA BUONANNO. Ma di che partito è ? Posso sapere chi mi si avvicina di che partito è ?

  PRESIDENTE. Ho già richiamato il deputato Marazziti.

  GIANLUCA BUONANNO. Ho capito, ma di che partito è ?

  PRESIDENTE. Prego deputato vada avanti cortesemente.

  GIANLUCA BUONANNO. Ah..., Scelta Civica, ho capito, allora mi sento più tranquillo. Perché guarda che io dopo Pag. 20devo raccontar tutto a mia mamma, quindi devo fare le cose fatte bene. Allora dicevo che mi sento veramente io in imbarazzo perché a questo punto io mi autocandido a essere il vero comunista dell'Assemblea qua di Montecitorio, perché non posso vedere più questi che non rappresentano il popolo (Applausi polemici), noi siamo i veri comunisti e io sono il compagno Buonanno ! Sono il compagno Buonanno e cerco di difendere veramente la sinistra di questo Paese perché non esiste più ! Grazie (Applausi polemici).

  PRESIDENTE. Allora, ha chiesto di parlare sul medesimo emendamento il deputato Tabacci. Per favore, possiamo andare avanti ? Possiamo andare avanti. Il deputato Tabacci ha facoltà di intervenire.

  BRUNO TABACCI. Signor Presidente, dopo lo show del collega Buonanno, che certamente farà morire di invidia i miei amici marxisti per questo suo richiamo, vorrei semplicemente ricordare che, sul tema delle coperture legate alla previdenza, abbiamo già discusso in sede di decreto-legge «del fare». Io stesso, assieme ad altri colleghi del Partito Democratico tra cui Rughetti, abbiamo presentato un emendamento che aveva una doppia attinenza: sia con riferimento al meccanismo del sistema retributivo, sia con riferimento al cumulo pensione e indennità, ad esempio per i vertici costituzionali; esso è stato però espunto perché considerato inammissibile, per ragioni di pertinenza, di competenza.
  L'invito allora che vorrei fare è molto semplice: questo argomento c’è, deve finire nella legge di stabilità. Però non possiamo fare che su tutti i provvedimenti vi sia la rincorsa a presentare questo, per avere cinque minuti di popolarità. Tra l'altro la finalizzazione è di difendere l'occupazione dei più giovani, non di andare a fare delle coperture strane: quindi finiamola, per favore (Applausi dei deputati dei gruppi Misto-Centro Democratico e Partito Democratico) !

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Pesco 16.5, non accettato dalle Commissioni né dal Governo, e su cui la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Onorevoli Paris, Moretti, Bargero, Malisani, Di Lello, Cecconi, Brandolin, Scopelliti...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti e votanti  511   
   Maggioranza  256   
    Hanno votato  154    
    Hanno votato no   357.    
  (La Camera respinge – Vedi votazioni).

  (La deputata Argentin ha segnalato che non è riuscita a votare).

  Passiamo alla votazione dell'emendamento Busin 16.20.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Busin. Ne ha facoltà.

  FILIPPO BUSIN. Signor Presidente, questo evidentemente potrebbe essere anche considerato un emendamento superfluo; peccato che in Italia non sia così, perché anche a proposito di un'imposta come quella dell'IMU, che dovrebbe essere pagata da tutti perché riferita ad un bene reale di tutta evidenza, cioè l'immobile, finora sono stati scoperti oltre 2 milioni di edifici fantasma: in un solo anno, nel 2008, sono stati scoperti 570 mila edifici fantasma. È superfluo mettere per iscritto questo ? Secondo noi no: meglio specificarlo, e far rispondere ognuno delle proprie responsabilità.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Allasia. Ne ha facoltà.

  STEFANO ALLASIA. Signor Presidente, dato che in Aula le discussione non sono Pag. 21mai inutili, e non smetteremo mai di illustrare la nostra posizione, soprattutto su emendamenti di merito come può essere questo, il collega Busin ha ribadito la necessità con questo emendamento di chiarire una posizione: vi è un malcostume, in questo Paese, quanto all'abusivismo edilizio. Abbiamo visto – e le statistiche rendono favore a questo emendamento – che ci sono cittadini che hanno avuto detrazioni fiscali su edifici fantasma, edifici con costruzione abusiva mai accatastati, su cui non pagano neppure l'IMU, non pagano le tasse, dirette o indirette che siano, ma riescono ad avere le detrazioni fiscali.
  Questo emendamento non ha un costo aggiuntivo, perciò non ci capacitiamo delle motivazioni per cui lo dovremmo ritirare. Dovremmo semmai chiarire chi è dalla parte dei cittadini, chi è dalla parte di chi vuole un Paese, un'Italia chiara, sincera, limpida, trasparente, e chi vuole vivere nell'illegalità, tranquillamente.

  PRESIDENTE. Dovrebbe concludere, deputato.

  STEFANO ALLASIA. Erano cinque minuti ?

  PRESIDENTE. No: cinque minuti li ha avuti Busin, lei adesso aveva un minuto.

  STEFANO ALLASIA. Pensavo li concedesse a me.

  PRESIDENTE. Penso sia il caso di concludere.

  STEFANO ALLASIA. Comunque noi chiediamo la possibilità di farlo approvare dall'Aula, per fare in modo che si chiuda una brutta pagina nella storia italiana sull'abusivismo edilizio.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Pesco. Ne ha facoltà.

  DANIELE PESCO. Signor Presidente, la formulazione dell'emendamento, comprende due cose. Per quanto riguarda l'abusivismo, se un immobile è abusivo il proprietario non può neanche andare in comune a svolgere le pratiche per richiedere l'incentivo fiscale. Sarebbe un po’ come un'autodenuncia che noi auspichiamo, ma che non avverrà mai. Magari avvenisse !
  Quindi è proprio formulato male l'emendamento, per questo voteremo contro.

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Busin 16.20, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Totaro, Cassano, Lavagno, D'Attorre, Lainati, Lotti, Carbone, Martino, Vecchio...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: La Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  518   
   Votanti  517   
   Astenuti    1   
   Maggioranza  259   
    Hanno votato
  17    
    Hanno votato
no   500).    

  (La deputata Argentin ha segnalato che non è riuscita a votare).

  Passiamo alla votazione dell'emendamento Busin 16.21.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Busin. Ne ha facoltà.

  FILIPPO BUSIN. Signor Presidente, colleghi, per richiamare la vostra attenzione sul fatto che la produzione di batterie per l'accumulo di energia prodotta da fonti rinnovabili ci vede in una posizione di leadership a livello mondiale, sia in termini di ricerca che di produzione. Tra l'altro, la nuova frontiera della produzione Pag. 22di fonti rinnovabili richiede, appunto, l'accumulo per rendere sempre disponibili, in ogni momento, le energie prodotte.
  Ci sembra opportuno inserire questo sistema e collegarlo direttamente alle energie collegabili per questo duplice motivo che ho appena esposto. Invito tutti a una riflessione: abbiamo dei campioni nazionali da difendere. Questa è l'occasione per farlo: non dimentichiamocelo perché sono quelle che poi sollevano e danno prospettive di crescita e occupazionali per il futuro del Paese.

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Busin 16.21, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Totaro, Di Gioia, Di Lello, Malpezzi, Luciano Agostini, Iacono, Velo, Bonifazi, D'Ambruoso, Buttiglione, Gribaudo, Petraroli...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: La Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  516   
   Votanti  515   
   Astenuti    1   
   Maggioranza  258   
    Hanno votato
  41    
    Hanno votato
no   474).    

  Passiamo alla votazione dell'emendamento Allasia 16.14.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Allasia. Ne ha facoltà.

  STEFANO ALLASIA. Signor Presidente, intervengo per ribadire un concetto fondamentale perché – come ho già espresso per emendamenti precedenti, riconoscendo il valore aggiunto del lavoro emendativo su un testo come questo, importante per il Paese, su una serie di posizioni, di cui beneficeranno tanti italiani – non condivido assolutamente la posizione dell'Aula. Ho delle perplessità.
  Sicuramente le perplessità sono venute anche a tanti del mio gruppo, che hanno votato in difformità rispetto ai pareri che il membro del Comitato dei nove esprime, perché ci sono diverse e corrette posizioni, così come abbiamo sentito in precedenza il compagno Buonanno, che si definiva comunista, il più comunista di tutti.
  Ho ancora da chiarire la mia posizione sociale, perché indubbiamente oggi come oggi sono leghista, nasco leghista e, spero il più tardi possibile – quando il buon Dio mi chiamerà a sé –, morirò leghista. Perciò, c’è la necessità che qualcuno del nostro gruppo abbia chiarezza del proprio futuro, della propria sincerità e della propria espressione di voto e lo possa fare in modo chiaro.
  Con questi emendamenti noi chiediamo la possibilità di migliorare il testo e con questi emendamenti lo abbiamo migliorato, come abbiamo fatto al Senato e come lo stiamo facendo qui alla Camera. Non potrò mai sdebitarmi con i relatori per avere ascoltato l'emendamento e avere dato la possibilità ai parlamentari di tutti gli schieramenti politici di dire la propria, perché – come si suole dire – c’è sempre la possibilità di dire una parola in questo Paese. Siamo in un Paese democratico e c’è la necessità di fare chiarezza sulle nostre posizioni, che siano comuniste o meno. Perciò, noi chiediamo l'espressione del voto democratico su questo emendamento a mia firma.

  ETTORE ROSATO. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  ETTORE ROSATO. Signor Presidente, intervengo per un richiamo al Regolamento, agli articoli 96-bis e 89, comma 1. Signor Presidente, noi siamo in discussione di un emendamento che, per le interpretazioni e la prassi e le cose che ha fatto sempre questa Presidenza, in particolare dopo il parere recentissimo della Giunta per il Regolamento, avrebbe dovuto Pag. 23dichiarare inammissibile, perché la copertura utilizzata per questo emendamento, che è una copertura cara anche al nostro partito, cioè quella relativa alle pensioni d'oro, non può essere collocata e utilizzata in maniera aggiuntiva a copertura di un emendamento che ha tutt'altro senso. Questa era la pronuncia della Giunta per il Regolamento fatta di recente, come richiamavo.
  Allora, noi ci troviamo nella semplicità di approccio a questo emendamento, perché noi siamo tecnicamente contrari al merito, come i colleghi relatori hanno già detto in Commissione e ribadito nel loro parere. Votiamo contro perché c’è un parere contrario della Commissione bilancio e questo aiuta a chiudere il problema. Ma, ciò non toglie che questo emendamento non doveva essere portato all'attenzione dell'Aula, perché naturalmente la sua ammissibilità mette in difficoltà, da una parte, gli altri gruppi che non hanno utilizzato questo tipo di copertura, perché dichiarata inammissibile solo nell'ultimo provvedimento che abbiamo esaminato in Aula. Dall'altra parte, si tratta di una votazione che naturalmente non dovrebbe esserci, perché trattare questo tipo di emendamento e di copertura falsa il tipo di dibattito che c’è sul decreto relativo all’ecobonus.
  Quindi, io richiamo l'attenzione della Presidenza – e non riguarda solo questo emendamento, ma anche alcuni successivi – a prestare una maggiore attenzione sull'ammissibilità degli emendamenti o, comunque, una maggiore coerenza tra un provvedimento e l'altro, tra un atteggiamento di un ufficio di Commissione e un altro.

  PRESIDENTE. Deputato Rosato, in merito al suo intervento, come lei sa, è la Commissione a definire, in prima battuta, l'ambito di ammissibilità degli emendamenti, in relazione al contenuto del decreto-legge e, nel caso di specie, gli emendamenti erano stati già definiti ammissibili in Commissione.
  Il criterio che ovviamente lei ha richiamato, enunciato proprio di recente da parte della Giunta per il Regolamento, costituisce un parametro essenziale anche per le Commissioni, al quale ovviamente saranno tenute a fare riferimento e ad attenersi per il futuro.
  Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Allasia 16.14, con parere contrario delle Commissioni e del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Sannicandro, Cassano, Casati, Rizzetto, Catania... Hanno votato tutti ?
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti e votanti  512   
   Maggioranza  257   
    Hanno votato  121    
    Hanno votato no   391.

  (La Camera respinge – Vedi votazioni).

  Passiamo alla votazione dell'emendamento Allasia 16.15, con il parere contrario delle Commissioni e del Governo.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Allasia. Ne ha facoltà.

  STEFANO ALLASIA. Signor Presidente, io non mi avvalgo del Regolamento ma utilizzo il buonsenso, perché come sempre i regolamenti vengano interpretati per gli amici e utilizzati per i nemici.
  In questo contesto, noi rivendichiamo la necessità di abbassare il tetto alle pensioni d'oro, un tetto di 5 mila euro netti mensili. Non andiamo a dire di dargli una pensione minima di 514 euro mensili. Chiediamo che la copertura finanziaria per alcuni interventi di questo decreto – come prescrive l'emendamento a prima firma Busin 16.15, con l'introduzione, nei territori colpiti dagli eccezionali eventi alluvionali verificatisi nei mesi di ottobre e novembre 2010 e nei giorni del 16 e 20 maggio 2013, della detrazione di imposta dell'articolo 11 – sia presa esclusivamente laddove ci siano già i soldi, perché sappiamo Pag. 24benissimo che è un sistema chiuso e non c’è la possibilità di fare speculazione.
  Andiamo sicuramente a toccare un interesse di pochi, che però guadagnano tanto e che hanno sicuramente benefici non da poco da parte dello Stato. Perciò con 5 mila euro mensili per un pensionato possiamo rivendicare che sia un vitalizio minimo indispensabile, anche vista la situazione contropartita, che tanti nostri concittadini vivono con molto molto meno.
  Perciò chiediamo il voto dell'Aula senza appellarci a regolamenti e ringraziando ulteriormente i relatori che non hanno dichiarato inammissibili questi emendamenti, per fare in modo che ci sia un dibattito democratico e ci sia la possibilità di votare democraticamente e far capire ai cittadini chi vuole mantenere le pensioni d'oro e chi no.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Invernizzi. Ne ha facoltà.

  CRISTIAN INVERNIZZI. Signor Presidente, mi stavo chiedendo cosa avrei detto nei prossimi incontri pubblici. Adesso capisco che i tagli alle pensioni e ai vitalizi d'oro non possono essere fatti perché l'articolo 75 vattelapesca del Regolamento sul funzionamento della Camera dei deputati non lo permette.
  Se magari qualcuno non mi avrà ancora tirato giù dal palco, dopo questa affermazione, avrò anche la pazienza di spiegare che non era proprio così, che invece era ammissibile e che l'ammissibilità però è stata contestata da esponenti del medesimo partito di colui, cioè del presidente della Commissione, che ha dato l'ammissibilità.
  Insomma, mi sembra che ci stiamo veramente avvitando in una discussione sterile. Capisco l'imbarazzo, però sinceramente almeno ci sia il buongusto di non nascondersi dietro a regolamenti sul funzionamento della Camera dei deputati per giustificare il mancato taglio delle pensioni d'oro.

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Busin 16.15, con parere contrario delle Commissioni e del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Zoggia, Vecchio, Russo, Rizzetto...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  505   
   Votanti  474   
   Astenuti   31   
   Maggioranza  238   
    Hanno votato  122    
    Hanno votato no   352.

  (La Camera respinge – Vedi votazioni).

  (La deputata Argentin ha segnalato che non è riuscita a votare).

  Passiamo alla votazione dell'emendamento Busin 16.16, con il parere contrario delle Commissioni e del Governo.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Allasia. Ne ha facoltà.

  STEFANO ALLASIA. Signor Presidente, come con i precedenti emendamenti, anche qui si vanno a toccare interessi di pochi, ma, come ho visto nelle ultime due votazioni, al contrario dell'Aula e dei parlamentari di tanti gruppi, solo quelli della Lega e del MoVimento 5 Stelle, per la cronaca di chi ci ascolta fuori da quest'Aula alla radio e ascolterà il dibattito successivamente, solo questi due gruppi parlamentari hanno votato con un'espressione assolutamente favorevole gli emendamenti della Lega con i quali venivano tagliate nettamente le cosiddette pensioni d'oro, ristabilendo un concetto molto chiaro: noi vogliamo che le pensioni d'oro siano tagliate, a parte quelle erogate con una gestione previdenziale con base contributiva.
  Perciò, facciamo in modo tale che tutte le pensioni che sono state – diciamo anche Pag. 25malamente – regalate nei decenni passati siano ridimensionate verso un sistema molto più equo.
  Sicuramente, 5 mila euro al mese netti sono una bella pensione. Perciò, noi chiediamo che la copertura finanziaria sia presa da quel capitolo di spesa, per utilizzarla nei territori interessati dal sisma del maggio 2012, e non solo, in modo tale da poter evitare che questi emendamenti siano cassati per mancanza di copertura finanziaria.
  Si tratta di emendamenti di buonsenso, sui quali, a parole, tutti i gruppi si sono sempre dichiarati a favore, nei dibattiti, sul territorio, dicendo di voler togliere e cancellare le pensioni d'oro e aiutare le vittime interessate dai sismi in questi ultimi anni. Poi, nei fatti – lo vediamo dai tabelloni – solo la Lega Nord e il MoVimento 5 Stelle, come nel caso dei precedenti emendamenti, votano a favore, cercando di ristabilire un corretto sistema di questo Paese, un equilibrio che, oramai, si è andato ad incrinare, per colpa anche della crisi internazionale, per colpa dell'euro e per colpa dell'Europa, che ci obbliga a tartassare i cittadini.
  In questo contesto, noi potremmo dare la possibilità ai cittadini tutti – a quelli, soprattutto, non beneficiati dalle pensioni d'oro – di ristabilire un equilibrio, messo in evidenza con questo decreto sulle detrazioni fiscali, che approviamo, che abbiamo visto, con ottimo buon gusto, presentare dal Governo con un decreto e portato avanti con assoluta chiarezza da tutti i gruppi parlamentari, ma non concepiamo l'ostracismo di bloccare questi emendamenti, votando negativamente.
  Perciò, chiediamo in modo assolutamente, in modo assolutamente chiaro, netto e distintivo, la possibilità di votarli, senza appellarci ad articoli e articolucci e, con la chiarezza che ci contraddistingue, di esprimerci tutti quanti.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Buonanno. Ne ha facoltà.

  GIANLUCA BUONANNO. Signor Presidente, prima qualcuno nell'Aula si è stupito, perché io mi sono autodefinito «compagno Buonanno», ma, sinceramente, dopo altri voti che ho visto in diretta da parte di chi si professa comunista – ma, secondo me, non lo è, perché è diventato un borghese, magari piccolo piccolo, ma borghese lo è diventato –, io penso veramente che è ora che vi sia una sinistra vera in quest'Aula !
  Quindi, io voglio diventare veramente il protagonista di una sinistra vera, comunista, di quest'Aula, perché non posso neanche più associarmi a coloro che, da una parte, vengono qui e alla fine difendono i ricchi, però, poi, vanno in piazza a gridare «1, 10, 100, 1000 Nassiriya», per cui si dovrebbero vergognare, o a difendere quelli dei «No Tav» che vanno a sparare e a buttare pietre contro i poliziotti, mentre noi siamo qui a dire chiaramente che in un momento di crisi...

  PRESIDENTE. Dovrebbe concludere.

  GIANLUCA BUONANNO. ... bisogna andare a colpire chi ha più soldi ! Quindi, è giusto andare a colpire chi ha le pensioni d'oro ! La Corte costituzionale si dovrebbe vergognare di gestire e dire determinate cose...

  PRESIDENTE. Ha finito il tempo, deputato.

  GIANLUCA BUONANNO. ... quando, nella realtà, hanno un conflitto....

  PRESIDENTE. Grazie.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Marchi. Ne ha facoltà.

  MAINO MARCHI. Signor Presidente, siamo di fronte a diversi emendamenti della Lega, rispetto ai quali io vorrei ricordare alcune cose: la prima è che l'origine delle detrazioni fiscali per l'efficienza energetica degli edifici e anche per le ristrutturazioni è, da una parte, prevista in una finanziaria del primo Governo Prodi e, dall'altra, nella prima finanziaria del secondo Governo Prodi.Pag. 26
  Quando ci fu il Governo Berlusconi – e la Lega ne faceva parte – nella finanziaria queste detrazioni scomparivano (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico) e sono sempre state rimesse (Il deputato Buonanno prende posto nei banchi del gruppo Sinistra Ecologia Libertà – Applausi)...

  PRESIDENTE. Chiedo scusa, deputato Marchi. Chiedo un po’ di rispetto per l'intervento che si sta tenendo in questo momento. Grazie.

  MAINO MARCHI. ... grazie all'opposizione che allora faceva il Partito Democratico.
  Adesso, siamo di fronte ad una estensione delle detrazioni. Non credo che possa essere la Lega titolata a proporre di andare ulteriormente oltre, ossia un'estensione dal punto di vista temporale o dal punto di vista materiale.
  In secondo luogo, certamente la questione delle «pensioni d'oro» c’è, ma va affrontata non come copertura per aumentare le detrazioni nel provvedimento in oggetto, ma andrà affrontata nella legge di stabilità o in un altro provvedimento, come materia a sé e non strumentalmente come avviene in questa occasione (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Buttiglione. Ne ha facoltà.

  ROCCO BUTTIGLIONE. Signor Presidente, intervengo solo per dire due cose. La prima è che io non sono lontano dal condividere lo spirito di questo emendamento e ritengo che la sentenza della Corte costituzionale sia sbagliata. Noi siamo prigionieri di un sistema di diritti acquisiti che ci impedisce di intervenire per fare giustizia e vera solidarietà in tante situazioni nelle quali questa sarebbe necessaria.
  La seconda cosa è che tuttavia la sentenza esiste e non capisco come non si dichiari inammissibile un emendamento che è chiaramente incostituzionale, contro quella che è, perlomeno, la interpretazione chiarissima della Suprema Corte nel momento presente. Possiamo cambiarla, cercare di cambiarla, ma non possiamo ignorarla e comunque cambiarla non è certo compito del legislativo: è una violazione del principio della separazione dei poteri.
  In terzo luogo, vorrei dire che, per quanto si dissenta da una sentenza della Corte costituzionale, non è lecito e non è giusto in quest'Aula tacciarla di «vergognosa»: le sentenze della Corte costituzionale sono discutibili, talvolta sbagliate, ma mai vergognose, esprimono anch'esse la sovranità del popolo italiano.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Di Salvo. Ne ha facoltà.

  TITTI DI SALVO. Signor Presidente, intervenivo soltanto perché avrei voluto salutare un nuovo aderente al gruppo, ma ho visto che si è spostato, quindi rinuncio all'intervento. Grazie.

  PRESIDENTE. Sì, però io inviterei almeno a mantenere un po’ di serietà, perché ci sono altri interventi e facciamo questi teatrini ... (Applausi) e vedo che da entrambe le parti c’è ilarità su questo.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Fedriga. Ne ha facoltà.

  MASSIMILIANO FEDRIGA. Signor Presidente, intervengo solo per ricordare al collega Buttiglione – se ha la cortesia di ascoltarmi – che, anche se c’è una sentenza della Corte costituzionale che definisce una norma, come in questo caso quella sul blocco delle pensioni, anticostituzionale, noi, come Camera e come Senato, come Parlamento, possiamo legiferare e ancora nella stessa direzione. È legittimo farlo, si può fare.
  Dire che ogni volta che parla la Corte costituzionale, il Parlamento deve bloccarsi, io credo sia sbagliato e penso che sia legittimo anche contestare e dire che, quando è lo stesso Parlamento che decide lo stipendio della magistratura, io credo Pag. 27che lo stesso Parlamento possa decidere, per esempio, di mettere dei blocchi sull'aumento stipendiale, e mi sembra assolutamente strumentale la decisione della Corte costituzionale, che si è pronunciata non solo sulle pensioni, ma ha detto anche che è incostituzionale il blocco dell'aumento dello stipendio dei magistrati e, comunque, di dipendenti pubblici che prendono più di un certo stipendio.

  PRESIDENTE. Dovrebbe concludere.

  MASSIMILIANO FEDRIGA. Concludo dicendo che noi non possiamo sempre demandare la responsabilità ad altri organi costituzionali, ma dobbiamo avere il coraggio di prenderci la responsabilità politica, perché questa è una norma di equità sociale (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie).

  PRESIDENTE. Nell'intervento è lecita qualsiasi opinione, però non è il caso di mettere in discussione la genuinità delle sentenze della Corte costituzionale, solo questo.
  Passiamo ai voti. Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Busin 16.16, con parere contrario delle Commissioni e del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Rizzetto ? Lo Monte ... Grassi ... Gitti ... Buttiglione ...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  495   
   Votanti  464   
   Astenuti   31   
   Maggioranza  233   
    Hanno votato
 121    
    Hanno votato
no  343).    

  (La deputata Argentin ha segnalato che non è riuscita a votare).

  PRESIDENTE. Sospendo la seduta, che riprenderà alle ore 15.

  La seduta, sospesa alle 13,35, è ripresa alle 15,05.

  PRESIDENTE. Per evidente assenza del Governo sono costretto a sospendere la seduta per dieci minuti. La seduta riprenderà alle 15,20, aspettando che sia presente un rappresentante del Governo.

  La seduta, sospesa alle 15,06, è ripresa alle 15,10.

Missioni.

  PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Alfreider, Baretta, Boccia, Dambruoso, Di Lello, Fico, Gregorio Fontana, Formisano, Giancarlo Giorgetti, Giorgia Meloni, Merlo, Pisicchio, Realacci e Speranza sono in missione a decorrere dalla ripresa pomeridiana della seduta.
  Pertanto i deputati in missione sono complessivamente sessantatré, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell’allegato A al resoconto della seduta odierna.

Si riprende la discussione.

(Ripresa esame dell'articolo unico – A.C. 1310-A)

  PRESIDENTE. Avverto che le Commissioni I (Affari costituzionali) e V (Bilancio) hanno espresso i prescritti pareri, che sono distribuiti in fotocopia, sull'emendamento 19.600 delle Commissioni. (Vedi l'allegato A – A.C. 1310-A).
  Ricordo che nella parte antimeridiana della seduta è stato da ultimo respinto l'emendamento Busin 16.16.

Pag. 28

Per un richiamo al Regolamento (ore 15,12).

  ALESSIO MATTIA VILLAROSA. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  ALESSIO MATTIA VILLAROSA. Signor Presidente, come tutti sappiamo in quest'Aula, l'articolo 135-bis del nostro Regolamento definisce il question time e le modalità per la richiesta. Quello che è successo oggi è molto grave, perché noi abbiamo presentato un question time per domani riguardante il caso Shalabayeva e il Ministro Cancellieri si è rifiutata di rispondere per motivi personali. Come è di prassi, e come è sempre accaduto in tutti questi anni, in questo caso, risponde il Ministro per i rapporti con il Parlamento. Il Ministro per i rapporti con il Parlamento, Franceschini, si è rifiutato di darci una risposta. Quindi, volevo che lei si interessasse a questo caso e vorrei una risposta da parte del Ministro Franceschini (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Non essendone io direttamente a conoscenza, informerò la Presidenza e, poi, avremo modo di dare una risposta sulla questione.

Si riprende la discussione.

(Ripresa esame dell'articolo unico – A.C. 1310-A)

  PRESIDENTE. Passiamo all'emendamento Busin 16.17.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Baldelli. Ne ha facoltà.

  SIMONE BALDELLI. Signor Presidente, si tratta, anche qui, di un emendamento molto simile al principio già contenuto nell'emendamento 16.16 sempre a firma dei colleghi Busin e Allasia. In questo caso, anche qui, si interviene sulla parte fiscale delle detrazioni. Si tratta di una norma abbastanza complessa che, forse, è anche giusto, bene e opportuno, per conoscenza, leggere all'Assemblea.
  L'emendamento dice: Dopo il comma 1, aggiungere i seguenti: «1.1. In favore di soggetti portatori di handicap, ai sensi degli articoli 3 e 4 della legge 5 febbraio 1992, n. 104» – la famosa legge n. 104, che, tra l'altro, è stata oggetto di dibattito anche nel corso della scorsa legislatura, ed è quella che permette l'assistenza ai familiari invalidi – «la detrazione di imposta relativa ad interventi di cui alla lettera e), comma 1, dell'articolo 16-bis, del decreto del Presidente della Repubblica 22 dicembre 1986, n. 917, come modificato dall'articolo 11, comma 1, del decreto-legge 22 giugno 2012, n. 83, convertito, con modificazioni dalla legge 7 agosto 2012, n. 134, è pari al 75 per cento per le spese sostenute dalla data di entrata in vigore del presente decreto e fino al 30 giugno 2014. La disposizione di cui al precedente periodo non preclude l'accesso alla detrazione di cui al successivo comma 2, che è in ogni caso calcolata su un ammontare complessivo di spesa non superiore a 30.000 euro.
  1.2. Ai fini della copertura degli oneri determinati dal comma 1.1. valutati in 100 milioni di euro per l'anno 2014, 200 milioni di euro per l'anno 2015, 150 milioni di euro per l'anno 2016, 150 milioni di euro per ciascuno degli anni dal 2017 al 2023 e 100 milioni di euro per il l'anno» – anche questo volevo segnalare alla Presidenza, che c’è un refuso, signor Presidente, proprio nel testo di questo emendamento: «per il l'anno», credo che sia «per l'anno» – «2024» – che è, ormai, prossimo venturo, direi –, «a decorrere dal 1o gennaio 2014, le pensioni erogate da gestioni previdenziali pubbliche, ovvero i vitalizi, in base al sistema retributivo, non possono superare i 5.000 euro netti mensili.
  Sono fatti salvi le pensioni ed i vitalizi corrisposti esclusivamente in base al sistema contributivo. Qualora il predetto trattamento sia cumulato con altri trattamenti Pag. 29pensionistici erogati da gestioni previdenziali pubbliche in base al sistema retributivo, l'ammontare onnicomprensivo non può superare i 10 mila euro netti mensili».
  Ora, al di là del fatto che il testo risulta di difficile comprensione ai non addetti ai lavori – e questo ci spiega anche come in questo Paese sia difficile avere a che fare con un fisco amico, figuriamoci con quello meno amico, che spesse volte incontriamo nella nostra attività professionale, lavorativa, imprenditoriale e così via –, c’è stato anche un lungo dibattito in quest'Aula sulle coperture, su cui sono intervenuti, peraltro, anche saggiamente, il collega Tabacci ed altri, e su questo genere di coperture, su cui è gioco facile andare a pescare su un tema su cui è abbastanza semplice raccogliere l'onda del consenso dell'opinione pubblica, di fatto, io credo che dovremmo valutare attentamente anche questo tipo di coperture negli emendamenti e l'ammissibilità di alcuni generi di coperture. Infatti, non trovo assolutamente infondato, anzi lo trovo un intervento sensato, quanto detto dal collega Rosato nel corso della seduta antimeridiana in ordine a certe coperture e all'omogeneità della materia delle coperture stesse, perché altrimenti rischiamo di svolgere sempre lo stesso dibattito che diventa un disco rotto, che purtroppo non aiuta l'intervento di merito sui lavori che svolgiamo. Ciò anche perché, avendo visto l’iter del provvedimento, quello delle coperture è stato un tema ricorrente sia durante i lavori in Commissione che, da come abbiamo ascoltato, dagli interventi dei colleghi della Lega Nord di stamane.

  MASSIMILIANO FEDRIGA. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  MASSIMILIANO FEDRIGA. Signor Presidente, ringrazio l'onorevole Baldelli che ha utilizzato il tempo a sua disposizione per aiutare i colleghi a raggiungere l'Aula, però il problema è che c'erano delle riunioni di Commissioni in corso che sono finite dopo l'orario che ci eravamo dati per l'inizio dei lavori d'Aula. Quindi, inviterei la Presidenza a vigilare e a fare pressione sulle Commissioni stesse perché un deputato tecnicamente non può essere presente in due posti contemporaneamente. E se l'onorevole Baldelli non avesse usato la sua arte oratoria per dilazionare i tempi, qui iniziavamo a votare con dei deputati che erano impossibilitati a partecipare al voto, in quanto si stavano svolgendo lavori nelle Commissioni. Quindi, la invito a tenere presente questo, anche per le sedute future.

  PRESIDENTE. In ogni caso, se lei a inizio della seduta lo avesse detto, avrei sospeso la seduta, perché vi erano sedute di Commissioni in corso. Avremmo verificato e avremmo poi sospeso la seduta. La ringrazio e, comunque, l'Aula era convocata per le 15.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Buonanno. Ne ha facoltà (Commenti). Deputati, cortesemente.

  GIANLUCA BUONANNO. Signor Presidente, se questo è il clima, allora io non parlo più !

  PRESIDENTE. Prego deputato, vada avanti.

  GIANLUCA BUONANNO. Ogni volta che cerco... cioè, mi alzo in piedi, ma è la stessa cosa di quando sono seduto, e tutti fanno: oooh ! Posso parlare anch'io o no ?

  PRESIDENTE. Deputato, direi che è il caso di iniziare l'intervento.

  GIANLUCA BUONANNO. Bene. Innanzitutto, al collega Baldelli va il premio del tappabuchi, perché, come ha detto prima il mio collega Fedriga, è stato bravo: aveva visto che non c'era la gente, e che se si fosse votato probabilmente sarebbero andati sotto. Quindi, lui ha fatto quello che si chiama il tappabuchi.

Pag. 30

  PRESIDENTE. Mi scusi, il deputato Baldelli aveva diritto al suo intervento.

  GIANLUCA BUONANNO. Però, posso chiamarlo tappabuchi ?

  PRESIDENTE. Non credo sia il caso. Comunque, andiamo avanti.

  GIANLUCA BUONANNO. Nel senso positivo, perché lui è un bravo deputato che sa come funziona il Parlamento. Tuttavia, riguardo a quelle che sono le problematiche dell'emendamento, io vorrei risottolineare ancora una volta – perché ci siamo parlati anche fuori dall'Aula, in Transatlantico, con alcuni colleghi – che alcuni ci hanno detto che noi parliamo delle pensioni d'oro, però non è questo il momento per farlo, in quanto ci deve essere un provvedimento specifico e così via. Però, in quest'Aula ormai, ogni volta che si affrontano problemi importanti, c’è sempre una scusa per rimandare. In effetti, in quest'Aula siamo invasi dalle lobby: c’è la lobby di chi vuole una cosa, c’è la lobby di chi ne vuole un'altra, c’è la lobby dei sodomiti, rappresentata da Sinistra e Libertà (Commenti dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà), c’è la lobby di chi ovviamente cerca di... Posso parlare, Presidente ?

  PRESIDENTE. Prego, è iscritto a parlare. Prego deputato Buonanno, andiamo avanti.

  GIANLUCA BUONANNO. È piena di lobby, quindi di fonti di potere di chi cerca di difendere qualcosa e allora anche quando noi critichiamo la Corte Costituzionale, lei prima ci ha detto «non bisogna parlare della Corte Costituzionale», ma essendo dei parlamentari abbiamo tutto il diritto di poter dissentire su quelle che sono le decisione della Corte Costituzionale, poi ognuno può pensare che abbia fatto bene o che abbia fatto male; per quanto mi riguarda la Corte Costituzionale ha dato un esito sbagliato perché questo Paese ha bisogno di un, come dire, di un messaggio per cui effettivamente chi ha di più deve fare un sacrificio maggiore e chi ha di meno deve essere aiutato, e quando noi parliamo di pensioni d'oro parliamo appunto di pensioni, di gente che può stare tranquillamente bene e il loro sacrificio può essere importante per aiutare chi sta meno bene. Ecco perché io ogni volta mi stupisco, come ho detto prima, del voto di una certa parte politica che si professa difensore del popolo, quando in realtà non è il difensore del popolo perché non riesce neanche a votare con noi questi provvedimenti perché, alla fine della fiera, quando uno esce da questa Aula va a raccontare tutto quello che vuole, in questa Aula però votano in una maniera difforme rispetto a quello che dicono.
  Ecco perché alla fine, secondo me, perdono anche di credibilità istituzionale, perché fanno una cosa fuori e ne fanno un'altra dentro.
  In questi provvedimenti si dice chiaramente che noi vogliamo andare a colpire le pensioni d'oro, quindi chi è d'accordo su questo potrà votare i nostri emendamenti, chi continua a votare in maniera difforme significa che alla fine pensa che le pensioni d'oro devono rimanere tali e quindi, ai colleghi di Sinistra Ecologia Libertà, che una volta ho definito di sodomia e libertà...

  PRESIDENTE. E non è il caso di continuare perché è stato già richiamato per questo termine.

  GIANLUCA BUONANNO. Ma ci mancherebbe, io dico quello che penso, devono essere comunque... e non mi sento omofobo nel dire questo termine, perché io lo prendo dalla Bibbia, quindi, guardi, io sono un credente e prendo i termini che ci sono scritti nella Bibbia, quindi non mi sembra di essere così volgare e neanche di dire qualcosa di fuori campo. Sto decidendo quindi che questi colleghi alla fine sono quelli che non dicono quello che pensano, perché in questo caso, ribadisco, c’è solo da andare...

  FABIO LAVAGNO. E basta ! (Commenti dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà)

Pag. 31

  PRESIDENTE. No, no deputato, qui non funziona che chi urla censura l'altro. Lei avrà la sua parola quando finisce l'intervento del deputato Buonanno. Non può essere questa la regola che si urla e si censurano gli altri.

  GIANLUCA BUONANNO. La democrazia dovete ancora impararla !

  PRESIDENTE. No, deputato Buonanno, lei ha ancora quaranta secondi.

  GIANLUCA BUONANNO. Sì però lei me ne ha mangiati venti, ne ho ancora sessanta.

  PRESIDENTE. Non è vero, le abbiamo bloccato il timer.

  GIANLUCA BUONANNO. Signor Presidente, lei sa che la stimo, però, anche se non sono del MoVimento 5 Stelle mi faccia fare il tempo giusto per cortesia. Perché prima lei è venuto qua, ha sancito subito «Non c’è il Governo», è andato via, ha dato dieci minuti di sospensione ed è ritornato dopo tre minuti. Io sono stato qua ad aspettare, sono stato zitto. Quindi se lei dice dieci minuti di sospensione, sono dieci minuti di sospensione, non sono tre. È entrata poi la collega sottosegretario, lei è ritornato indietro, ed è stato sgridato anche dal collega Rosato. Quindi bisogna dire le cose come stanno.

  PRESIDENTE. Deputato, cosa vogliamo fare, vuole continuare l'intervento ?

  GIANLUCA BUONANNO. Voglio finire, però non ci sono due pesi e due misure, mi scusi, eh. Anche se sono piccolo io, conto come uno grande.

  PRESIDENTE. Allora sta dicendo che la Presidenza è parziale in questo momento ? Che non è imparziale ?

  GIANLUCA BUONANNO. No, sto parlando dei tempi.

  PRESIDENTE. Se sta accusando la Presidenza di questa cosa io non credo che sia il caso, in questo momento. Se vuole concludere il suo intervento ha il tempo per farlo. (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  GIANLUCA BUONANNO. Grazie. Ho appena detto che la stimo però, eh... volevo finire il mio intervento, anche se, devo dire, un po’ intimorito dalle urla che arrivano da una certa parte politica, che ribadisco: noi siamo qua, ed io sono qua, per cercare di difendere chi è più debole; e in quel provvedimento, in quell'emendamento si parla dei portatori di handicap e noi vogliamo difendere i portatori di handicap con i fatti, non con le chiacchiere, perché qua c’è troppa gente a sinistra che si riempie la bocca nelle campagne elettorali per difendere i portatori di handicap, i disabili, e poi nei provvedimenti del genere non li vota e fa finta e fa orecchie da mercante. Questo i cittadini lo devono sapere ! Non andare poi a manifestare con i disabili per prendere i voti perché sono solo degli ipocriti, vestiti di rosso ma alla fine sono degli ipocriti !

  TITTI DI SALVO. Chiedo di parlare per richiamo al Regolamento.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  TITTI DI SALVO. Signor Presidente, vorrei rivolgerle una domanda rispetto al Regolamento e all'ordine di tenuta dei lavori in Aula: se lei ritiene che di fronte agli insulti che un qualunque deputato rivolge ripetutamente, chi è oggetto degli insulti debba prendere la parola per difendersi, oppure per obiettare, o se non ritiene che sia lei, signor Presidente, che di fronte a un insulto deve interrompere quel deputato (Applausi dei deputati dei gruppi Sinistra Ecologia Libertà e Partito Democratico). In questo senso, io le chiedo formalmente di censurare la persona – l'onorevole, il deputato, il cittadino, come vi pare – che puntualmente e ripetutamente sta rivolgendosi verso di noi. Io penso che sia un problema della Presidenza, Pag. 32non nostro (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà) !

  PRESIDENTE. E come ha potuto riscontrare è stato interrotto almeno quattro volte, quando ho ravvisato delle offese alla vostra parte politica.
  Poi, se vogliamo continuare, possiamo continuare. Siamo sull'emendamento Busin 16.17.

  SIMONE BALDELLI. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  SIMONE BALDELLI. Signor Presidente, intervengo solo per ricordare che ho segnalato alla Presidenza che c’è un refuso nel testo.

  PRESIDENTE. Ne abbiamo preso atto.
  Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Busin 16.17, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Deputati Dall'Osso, Cuperlo, Ragosta, Laffranco, Crippa, Cassano, Zan, Franco Bordo, Bonafede, Quartapelle Procopio...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  471   
   Votanti  449   
   Astenuti   22   
   Maggioranza  225   
    Hanno votato
 115    
    Hanno votato
no   334).    

  Passiamo alla votazione dell'emendamento Paglia 16.13.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Paglia. Ne ha facoltà.

  GIOVANNI PAGLIA. Signor Presidente, con questo emendamento chiediamo l'estensione all'intero territorio nazionale della possibilità di fruire delle detrazioni al 65 per cento per adeguamento antisismico, attualmente previste solo per le zone classificate a rischio 1 e a rischio 2.
  L'ho già detto ieri: per essere chiaro, a rischio 3 in questo Paese c’è tutta la zona del cratere dell'Emilia, Romagna, a rischio 3 c’è il comune di Massa, a rischio 3 c’è il comune di Carrara. Lo dico per chiarire di comuni lambiti recentemente da eventi sismici. Per essere ancora più chiaro, la Protezione civile nazionale dice che, rispetto alla classificazione, anche a posteriori, è giustificato il fatto che il cratere dell'Emilia rimanga a rischio 3, perché è normale che nelle zone a rischio 3 si possono verificare eventi di quel tipo.
  Chiedo quindi all'Aula: è normale che noi invece, per zone di questo Paese in cui un evento sismico, anche devastante, può accadere, non prevediamo la possibilità di detrazione che prevediamo invece per le zone a rischio 1, in cui dovrebbe essere obbligatoria e scontato che ci sia un adeguamento sismico anche senza detrazione ?
  È una domanda seria che faccio e che attiene al senso stesso del provvedimento che andiamo ad adottare, perché altrimenti l'impressione è che ci stiamo prendendo in giro.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Bratti. Ne ha facoltà.

  ALESSANDRO BRATTI. Signor Presidente, rispetto a queste considerazioni che faceva il collega Paglia, in generale si può essere assolutamente d'accordo nel senso che tutte le agevolazioni che si possono fare per estendere anche ad altre zone classificate in maniera diversa rispetto alla 1 e alla 2 sono assolutamente da considerare; però è chiaro che in questa situazione di difficoltà economica e di difficoltà a trovare le coperture era evidente che nella discussione svolta abbiamo dato la priorità alle zone classificate 1 e 2.
  Ciò non toglie – noi tra l'altro abbiamo già presentato due ordini del giorno che Pag. 33chiediamo fin d'ora al Governo di accettare – che poiché è noto a tutti, soprattutto per gli ultimi eventi che hanno visto nel maggio scorso le zone anche classificate 3, come giustamente veniva ricordato, cioè quelle dell'Emilia-Romagna, sottoposte a un evento sismico molto importante e che saranno sicuramente in futuro oggetto di riclassificazione ma che ad oggi continuano ad essere zona 3, e poiché noi riteniamo che quelle siano anche le zone, insieme a quelle del recente terremoto in Toscana, che più di tutte possono beneficiare eventualmente di questo provvedimento, abbiamo appunto chiesto al Governo, nel prossimo provvedimento utile, di inserire anche queste zone perché riteniamo che, essendo quelle più interessate, poiché questo provvedimento scadrà alla fine di dicembre, sono anche quelle, soprattutto quelle delle attività produttive, che possono beneficiare dell'estensione dal 50 a 65 per cento di defiscalizzazione.
  Quindi noi prendiamo atto che nel provvedimento attuale, per problemi di copertura e che ci sono stati spiegati, non era e non è possibile modificare il testo originario, ma nello stesso tempo chiediamo un impegno serio e a brevissimo termine nel primo provvedimento utile ad inserire anche le recenti zone terremotate, pur se classificate in maniera diversa, all'interno di questa possibilità di beneficiare dell'incentivazione fiscale.

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Paglia 16.13, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Totaro, Latronico, Prodani, Catania, Piepoli, Oliverio, Rostan...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  482   
   Votanti  481   
   Astenuti   1   
   Maggioranza  241   
    Hanno votato
 152    
    Hanno votato
no  329).    

  Prendo atto che i presentatori dell'emendamento Lavagno 16.12 non accedono all'invito al ritiro formulato dai relatori.
  Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Lavagno 16.12, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Fratoianni...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  479   
   Votanti  478   
   Astenuti    1   
   Maggioranza  240   
    Hanno votato
 152    
    Hanno votato
no  326).    

  Passiamo alla votazione dell'emendamento Allasia 16.23.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Allasia. Ne ha facoltà.

  STEFANO ALLASIA. Signor Presidente, l'emendamento a mia firma, in riferimento all'articolo 16, comma 2, alla fine del primo periodo, chiede di inserire una dicitura molto chiara, proposta e riproposta, più volte, dalla Lega Nord, nei diversi anni e nelle diverse legislature degli anni passati, dove si richiede che i mobili acquisiti da chi avrà un'agevolazione o una detrazione fiscale siano prodotti da aziende che appartengono alla filiera del made in Italy.
  Ricordo che quella del made in Italy è stata una dicitura proposta nella scorsa legislatura dal gruppo della Lega Nord, ormai legge dello Stato, in cui si definiva tutto quello che è realmente il prodotto Pag. 34italiano, con un'eccellenza che andava dalla manifattura alla produzione industriale. Dobbiamo ricordare all'Aula che quella dei mobili made in Italy è una produzione d'eccellenza che, purtroppo, si sta andando sempre più a perdere perché la popolazione, in un momento di crisi, non valuta tanto la qualità del made in Italy, quanto il prezzo.
  Dato che, purtroppo, il mercato globale ci ha introdotto e inquinato con degli elementi poco dignitosi a livello estetico – questo è opinabile – ma anche a livello ambientale e sanitario, noi riteniamo che quello del made in Italy sia un parametro indispensabile per la salvaguardia anche della nostra salute.
  Perciò, riteniamo che questo emendamento sia volto solo ed esclusivamente ad incentivare gli italiani, i cittadini del nostro Paese a continuare ad acquistare il made in Italy, in modo che ci sia un continuo riflusso di denaro all'interno del nostro Paese e, quindi, la possibilità che queste aziende possano mantenersi ed eventualmente risorgere dalle ceneri di alcune aziende che sono chiuse da tempo.
  Perciò, riteniamo che quello in esame sia esclusivamente un emendamento, fra l'altro senza richiesta di copertura di spesa, che introduca una postilla, un'aggiunta necessaria per migliorare il testo – più che ottimo, come abbiamo detto più di una volta – come abbiamo fatto con gli emendamenti precedenti approvati all'unanimità dall'Aula.

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Allasia 16.23, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Gitti, Cassano, Giorgis...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: La Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  491   
   Votanti  490   
   Astenuti    1   
   Maggioranza  246   
    Hanno votato
 124    
    Hanno votato
no  366).    

  Prima di passare al prossimo emendamento, in risposta all'intervento del deputato Villarosa, sembra che – anche da rapporti intercorsi con gli uffici – si sia giunti ad un chiarimento con il gruppo parlamentare del MoVimento 5 Stelle e sembra che questo abbia presentato un nuovo quesito al Ministro per i beni culturali.
  Passiamo all'emendamento Zaratti 16.24.
  Prendo atto che i presentatori non accedono all'invito al ritiro formulato dai relatori.
  Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Zaratti 16.24, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Realacci, Palma, Bonifazi...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: La Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti e votanti  489   
   Maggioranza  245   
    Hanno votato
  51    
    Hanno votato
no   438).    

  (Il deputato Vazio ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario).

  Passiamo alla votazione dell'emendamento Busin 16.25.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Allasia. Ne ha facoltà.

  STEFANO ALLASIA. Signor Presidente, quello in esame è un emendamento assolutamente di merito perché va a specificare sull'articolo 16, in ordine alla proroga delle detrazioni fiscali per gli interventi di Pag. 35ristrutturazione edile e per l'acquisto di mobili, e va a modificare sostanzialmente il secondo periodo del comma 2; ciò perché riteniamo opportuno che la detrazione non sia calcolata su un periodo così lungo di dieci quote ma su un arco di tempo più ridotto. Come già successo su altre detrazioni negli anni passati su altri beni non edili o di mobili, chiediamo che ci sia la possibilità effettivamente di agevolare e incentivare nel breve periodo il beneficio fiscale.
  Sicuramente questo è un emendamento in cui a parole tanti appoggiano l'idea di fondo e, dunque, ne chiediamo la votazione all'Aula. Come nell'emendamento precedente, a firma Zaratti, non abbiamo visto di buon grado e di buon auspicio la possibilità che il Parlamento potesse votare a favore, ritenendo migliore non tanto il made in Italy – ma, come noi continuiamo a professare, sicuramente il made in Padania sarebbe la cosa migliore per tutti noi – ma il made in Europa, con un vantaggio assolutamente sulle produzioni locali perché poi, come specificava l'emendamento sugli impianti a componentistica per il trattamento delle acque potabili nell'uso domestico, sicuramente in Italia ci sono le eccellenze per la salvaguardia ambientale e sanitaria degli utenti. Perciò, il nostro parere è stato assolutamente favorevole ma, ahimè, come abbiamo visto dalle parole ai fatti non c’è una continuità e si vota più per indirizzo politico più che per un indirizzo minimamente di buon senso.
  Sull'emendamento Busin 16.25 chiediamo che l'Aula si esprima con voto favorevole.

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Busin 16.25, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Vecchio, Gasbarra, Di Lello ... Hanno votato tutti ?
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: La Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  499   
   Votanti  498   
   Astenuti    1   
   Maggioranza  250   
    Hanno votato
 155    
    Hanno votato
no   343).    

  (Il deputato Brugnerotto ha segnalato di essersi astenuto mentre avrebbe voluto esprimere voto favorevole).

  Passiamo all'emendamento Latronico 16.26.
  Ha chiesto di parlare il deputato Latronico. Ne ha facoltà.

  COSIMO LATRONICO. Signor Presidente, intervengo per annunciare il ritiro del mio emendamento 16.26.

  PRESIDENTE. Quindi, si intende ritirato.
  Passiamo alla votazione dell'emendamento Busin 16.27.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Allasia. Ne ha facoltà.

  STEFANO ALLASIA. Signor Presidente, sull'emendamento a prima firma Busin la valutazione che abbiamo fatto è relativa alla spesa di documentazione sostenuta per la detrazione fiscale ma soprattutto per l'acquisto di mobili ignifughi finalizzati all'arredo di strutture utilizzate dalla pubblica amministrazione che siano aperte al pubblico.
  La specificità di questo emendamento sta proprio nel cercare di restringere ancora e di dare possibilità ai prodotti nazionali, che sono prodotti, come dicevo in precedenza, d'eccellenza. Come si è visto, parecchi movimenti e partiti presenti in Aula, come SEL, appoggiano il nostro emendamento per la salvaguardia del prodotto nazionale non solo esclusivamente finalizzato alla detrazione fine a se stessa ma per agevolare l'acquisto di beni di consumo oppure per ristrutturazioni, cercando Pag. 36così sempre più di mantenere i propri soldi, come diciamo sempre, a casa nostra, in modo che possano essere un volano per l'economia del nostro Paese e possano sempre essere utilizzati per migliorare la vita dei cittadini stessi.
  Questo emendamento va a specificare alcuni prodotti, come è già stato detto da qualcuno nelle Commissioni, fin troppo con delle specificità, però riteniamo che il nostro prodotto, il prodotto italiano, abbia delle specificità talmente alte che bisogna ribadirle costantemente, perché non siamo secondi a nessuno. Abbiamo un prodotto d'eccellenza e bisogna ribadirlo anche nelle nostre leggi.

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Busin 16.27, con il parere contrario delle Commissioni e del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Sannicandro, Malpezzi, Sbrollini, D'Agostino, Vitelli...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  504   
   Votanti  503   
   Astenuti    1   
   Maggioranza  252   
    Hanno votato
  21    
    Hanno votato
no   482).    

  Passiamo alla votazione dell'emendamento Busin 16.28, con il parere contrario delle Commissioni e del Governo.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Allasia. Ne ha facoltà.

  STEFANO ALLASIA. Signor Presidente, l'emendamento 16.28 del collega della Lega Nord Busin riprende, detta male, la falsariga del precedente emendamento, ma era ad integrazione dell'emendamento precedente nell'eventualità fosse stato accolto. Ma non essendoci interesse da parte dell'Aula e dei parlamentari di tutti i gruppi, a parte quelli della Lega Nord, di incentivare il made in Italy e i prodotti nazionali sull'acquisto di beni per la pubblica amministrazione, l'abbiamo voluto riproporre sulla falsariga del precedente per l'acquisto di mobili, sempre ad alta qualità del made in Italy, con un'eccellenza d'avanguardia, per le strutture ricettive alberghiere, che è un settore sul nostro territorio che è in forte crisi, come tanti altri. Ma noi riteniamo che per il turismo e il sistema alberghiero ci debba essere la possibilità e la volontà del Governo e del Parlamento di incentivarlo e dargli la possibilità ulteriore di rivitalizzarlo per continuare a rimanere in vita nei prossimi anni per avere la possibilità di avere un volano economico. Il nostro Paese si basa tanto sul turismo, ma dobbiamo essere coscienti che bisogna agevolarlo il più possibile. Agevolarlo non vuol dire aiutarlo con aiuti di Stato, vuol dire solo ed esclusivamente, se uno ha la possibilità con le proprie finanze, con le proprie cosiddette gambe, dargli la possibilità di detrarsi il dovuto. Questo è un emendamento che assolutamente abbiamo la necessità di mantenere e far votare dall'Assemblea.

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Busin 16.28, con il parere contrario delle Commissioni e del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Sannicandro, Vecchio, Malpezzi, Vitelli...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  509   
   Votanti  507   
   Astenuti    2   
   Maggioranza  254   
    Hanno votato
  22    
    Hanno votato
no   485).    

Pag. 37

  Passiamo alla votazione dell'emendamento Allasia 16.29, con il parere contrario delle Commissioni e del Governo.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Allasia. Ne ha facoltà.

  STEFANO ALLASIA. Signor Presidente, l'emendamento 16.29 a mia firma con il collega Busin riguarda sempre la stessa necessità.
  Avendo già presentato, poi, ed espresso la volontà del mantenimento di altri due emendamenti simili, dove vi è la necessità, in un caso, di agevolare la ristrutturazione nell'arredo della pubblica amministrazione, dall'altro, del sistema alberghiero, questo emendamento è per le giovani coppie, per le famiglie che hanno contratto matrimonio dal 1o gennaio 2013 e hanno necessità, come tante altre coppie e tanti altri periodi storici, di essere agevolate, perché sempre di più vediamo i giovani di questo Paese non sposarsi per mancanza economica, e non per volontà propria o mancanza di sentimento.
  Perciò, questo è un aiuto aggiuntivo alle giovani coppie, e non solo, perché non vi è mai un limite temporale nel matrimonio – potrebbero anche esserci individui non più giovani che si sposano –, ma vi è la necessità di agevolarle, per formare un nucleo familiare, per fare una famiglia.
  Perciò, noi riteniamo che questo emendamento sia finalizzato alla società, in modo tale che vi sia una netta distinzione tra chi vuole disgregare la società, facendo in modo tale che non vi siano più matrimoni, e chi vuole continuare la nostra società, che sta dando tanto e ha dato tanto in tutto il Paese e in tutto il mondo.
  Con questo vi è la possibilità ulteriore di dare un'agevolazione fiscale, con detrazioni forti, come quelle che prevede questo decreto, potendogli dare un'ulteriore boccata d'ossigeno nei prossimi anni. Questo è un invito a tutti i parlamentari che hanno la volontà di poter continuare questa società, la società italiana; per fare in modo che vi sia questo, chiedo il voto dell'emendamento 16.29.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Buonanno. Ne ha facoltà.

  GIANLUCA BUONANNO. Signor Presidente, dopo aver sentito il collega Allasia, mi dispiace di non essere riuscito a parlargli prima, però si è sbagliato su una cosa. Siccome ha detto, giustamente, che questo provvedimento va ad aiutare le giovani coppie, cioè chi decide di farsi una famiglia, se avesse aggiunto all'emendamento le parole: «comprese le coppie omosessuali», la sinistra avrebbe votato il provvedimento.
  Invece, siccome non vi è scritta questa parola, la sinistra voterà contro questo provvedimento. Quindi, i discriminati sono gli eterosessuali, e non gli omosessuali. È evidente, quindi, ancora una volta, il distinguo da parte della sinistra: noi vogliamo difendere la famiglia e le giovani coppie eterosessuali. Da un'altra parte del Parlamento e del Paese vi è chi, invece, con una lobby sodomita, vuole esclusivamente difendere gli omosessuali (Proteste dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Sinistra Ecologia Libertà)...

  PRESIDENTE. Deputato, la richiamo all'ordine !

  GIANLUCA BUONANNO. Questo è quello che succede in quest'Aula !

  PRESIDENTE. La richiamo all'ordine ! Togliamogli la parola, perché ha finito il tempo (Commenti del deputato Scalfarotto – I deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà abbandonano l'Aula). Il deputato Buonanno ha avuto il richiamo all'ordine. Deputato Zan ! Deputato !

  ERASMO PALAZZOTTO. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  ERASMO PALAZZOTTO. Signor Presidente, io sono per difendere la libertà di espressione di chiunque dentro questo Parlamento e penso che al deputato Buonanno Pag. 38debba essere garantita la libertà di poter criticare qualunque forza politica. Quello che non può essere tollerato in un'Aula del Parlamento italiano è che il deputato Buonanno continui ad usare termini ingiuriosi...

  GIANLUCA BUONANNO. Ma qual è l'ingiuria ?

  ERASMO PALAZZOTTO. ... non per Sinistra Ecologia Libertà, ma per tutte le persone omosessuali di questo Paese, e offendendo, in questo modo, anche il Parlamento e la dignità di questa istituzione. Ed è per questo motivo che Sinistra Ecologia Libertà abbandonerà l'Aula di questo Parlamento tutte le volte che il deputato Buonanno prenderà la parola, fino a quando non sarà censurato, essendo nominato da lei a norma dell'articolo 59 del nostro Regolamento (Applausi dei deputati dei gruppi Sinistra Ecologia Libertà, Partito Democratico, MoVimento 5 Stelle, Il Popolo della Libertà-Berlusconi Presidente e Scelta Civica per l'Italia).

  ETTORE ROSATO. Chiedo di parlare

  PRESIDENTE. Ne ho facoltà.

  ETTORE ROSATO. Signor Presidente, il collega ha rappresentato anche la nostra indignazione nei confronti del deputato Buonanno. Io capisco che lei sta presiedendo e lo sta facendo con le modalità che può utilizzare un Presidente, cioè richiamando all'ordine quando un deputato viola il Regolamento utilizzando termini che sono inaccettabili per quest'Aula, ma credo che, in conseguenza dei suoi termini, ci possano essere atteggiamenti successivi a quello del richiamo, perché il collega Buonanno lo sta provocatoriamente facendo sistematicamente. Noi non ci possiamo, quindi, più accontentare del fatto che gli venga tolta la parola, ma chiediamo che ci siano dei provvedimenti che consentano a quest'Aula di lavorare nel rispetto delle norme del Regolamento, del buonsenso e anche della capacità di questo Paese di essere un Paese dei diritti di tutti, senza che ci siano deputati che si arrogano il diritto di offendere chi sta in quest'Aula e chi sta fuori da quest'Aula (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico, MoVimento 5 Stelle, Il Popolo della Libertà-Berlusconi Presidente e Scelta Civica per l'Italia).

  ADRIANO ZACCAGNINI. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  ADRIANO ZACCAGNINI. Signor Presidente, è inaccettabile che gente come Buonanno sieda in questo Parlamento (Commenti dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie), e sa perché ? Perché queste persone stanno qui soltanto per provocare e per fare demagogia, per attirare le luci su di sé ogni tanto, perché sennò non parlerebbe più nessuno di loro. Sono evaporati dai territori: sono fatiscenti. È gente inutile, è inutile soprattutto perché non aiuta nessuno (Commenti dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie). E lei, Presidente, dovrebbe prendersi una responsabilità semplicemente maggiore rispetto a queste persone. E stigmatizzo, soprattutto, tutti i parlamentari che ridono delle battute che fa Buonanno in quest'Aula, perché è semplicemente inaccettabile che queste persone abbiano un seguito anche umoristico all'interno di quest'Aula. L'ironia riguardo alle battute che fanno questi parlamentari è semplicemente una complicità velata.

  MARIO MARAZZITI. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Giusto per ricordare (poi darò la parola al deputato Marazziti, che l'ha richiesta): io ho provveduto a richiamare all'ordine; mi riservo di richiamarlo ancora una volta o, in casi gravi, mi riservo – e questo vale per tutti i deputati – di espellere il deputato. È questo il Regolamento. Prego deputato Marazziti. Ne ha facoltà (Commenti). Deputati... Deputati... Prego.

Pag. 39

  MARIO MARAZZITI. Signor Presidente, molti di noi sono per la prima volta in questo Parlamento, però abbiamo imparato subito – e lo sapevamo e ci credevamo da prima – che il Parlamento è un luogo di grande serietà ed è la punta più alta del Paese nel momento delle decisioni per il bene pubblico. Noi pensiamo che non ci debba mai essere un attacco personale e quindi, in questo senso, non mi rivolgo a chi è intervenuto in maniera ingiuriosa poco fa, in particolare, ma penso che dobbiamo chiedere alla Presidenza di liberarci del problema di un linguaggio che non è degno di questa Aula. Noi tutti possiamo essere messi in condizione di parlare, di decidere liberamente; noi rispettiamo, apprezziamo anche, l'opposizione dura, costruttiva o che a volte arriva al punto dell'ostruzionismo, se quella è ritenuta la via unica in quel momento, ma non possiamo accettare mai un linguaggio ingiurioso.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Fedriga. Rinuncia ? Allora ha chiesto di intervenire il deputato Baldelli.

  MASSIMILIANO FEDRIGA. Non rinuncio, Presidente.

  PRESIDENTE. Prego. Ne ha facoltà.

  MASSIMILIANO FEDRIGA. Dato che penso che vorrà intervenire anche il deputato Buonanno, io le chiedo soltanto la chiarezza che è giusto che lei censuri determinati interventi, come è giusto anche che censuri i colleghi che si permettono di dire chi è degno o non è degno di sedere in quest'Aula, oltretutto se queste critiche arrivano da chi è stato eletto in una formazione politica e subito ha voltato i tacchi e se n’è andato rispetto alla volontà popolare (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Quindi, non accettiamo e penso che il collega Buonanno vorrà chiarire per alleggerire il clima. Credo, allo stesso modo, che nessuno possa ergersi a professore di nessun altro perché sono convinto che la volontà di chi ha espresso i voti alle scorse elezioni debba essere rispettata in questa Aula: nessuno si può permettere di dire chi può sedere o non sedere, visto che c’è stato un voto proprio nella primavera di quest'anno.

  SIMONE BALDELLI. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  SIMONE BALDELLI. Signor Presidente, ci sono parole, atteggiamenti che non fanno onore a quest'Aula. L'onorevole Buonanno ha un'esperienza abbastanza antica di quest'Aula e, tra l'altro, proprio di recente è incorso in un'espulsione da parte della Presidenza che, peraltro – aggiungo per inciso –, non invidio nel dover gestire fasi così complesse di fronte ad atteggiamenti tanto provocatori. Quindi, io credo che sia da censurare il comportamento dell'onorevole Buonanno, che – mi auguro – abbia anche – giacché si tratta di persona intelligente – il buonsenso di chiedere scusa.
  Ma mi auguro che sia, al pari di quanto però va condannato quel genere di atteggiamento, anche ragionevole evitare di fare sparate moralistiche da parte di chi – abbiamo visto anche nel corso dell'ultimo provvedimento che abbiamo esaminato – ha fatto della provocazione un elemento costante di intervento in quest'Aula. Quindi, colleghi del MoVimento 5 Stelle, l'onorevole Buonanno va censurato perché ha oltrepassato quella soglia del buonsenso e della civiltà di rapporti (Commenti dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)...

  PRESIDENTE. Deputati, facciamo concludere l'intervento.

  SIMONE BALDELLI. ... però non venite a raccontarci che la provocazione in quest'Aula la fa solo l'onorevole Buonanno, perché abbiamo ascoltato e abbiamo vissuto situazioni per le quali – specie nei confronti di altri colleghi di maggioranza e di opposizione – proprio dai vostri banchi sono venute provocazioni antipatiche che si sono fermate al limite dell'intervento Pag. 40della Presidenza (Applausi dei deputati del gruppo Il Popolo della Libertà-Berlusconi Presidente). Quindi, signor Presidente, io mi auguro sinceramente che fatti come questo non si ripetano, anche perché – lo dico anche al collega Buonanno con grande chiarezza – si squalifica chi fa questo genere di azioni, chi mette in pratica questo genere di comportamento, non chi reagisce a queste provocazioni, si squalifica chi le fa.
  Quindi io credo e mi auguro che l'onorevole Buonanno colga l'occasione per scusarsi in quest'Aula. Credo che la Presidenza abbia di fronte a sé un compito assai complesso, come quello di dover gestire in fasi di dibattito come queste la possibilità che il dibattito in quest'Aula avvenga in maniera il più possibile serena, facendo, signor Presidente, anche uso di tutte le prerogative che ella ricordava che il Regolamento affida alla Presidenza: cioè quella di poter richiamare, di poter togliere la parola ed eventualmente anche di sospendere chi si comporta in modo non consono, perché questa è l'Aula del Parlamento, in cui tutti i colleghi, quelli che sono eletti qui, hanno diritto di sedere, ma hanno diritto di rappresentare il popolo e la nazione comportandosi degnamente.

  GIANLUCA BUONANNO. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  GIANLUCA BUONANNO. Signor Presidente, innanzitutto vorrei chiarire una cosa. Io faccio politica da circa vent'anni e sono sempre stato votato direttamente dalla gente come sindaco delle città dove ho amministrato e lo ho fatto con consensi molto grandi. Questo per dire – non per vanto – che non sono così matto e che penso che nel mio territorio, cioè la Valsesia, da vent'anni a questa parte qualcosa di positivo ho fatto se mi votano ancora oggi.
  Quindi non accetto lezioni sul perché siede qua o non qua Buonanno. Io non sono stato votato da Facebook, io sono stato votato dalla gente. Dopodiché, su quello che è stato l'intervento precedente io non ce l'ho con nessuno e non voglio offendere nessuno in linea di principio. Io ho delle mie valutazioni personali, se ho offeso qualcuno me ne dispiaccio e me ne scuso, ma io non volevo offendere nessuno e faccio solo ed esclusivamente delle valutazioni politiche, personali di quello che è il mio concetto generale della vita quotidiana.
  Ho dei miei principi, li espongo. Li espongo in maniera rude ? È vero. Sono un semplice ragioniere ? È vero. Ho studiato poco ? È vero. Sono stato bocciato ? È vero. Però dico quello che penso e lo dico anche perché penso di dire quello che molta gente crede. Dopodiché, io – ribadisco – non voglio offendere nessuno e se qualcuno si è sentito offeso chiedo scusa a chi si è sentito offeso, ma io non ce l'ho con nessuno. Dopodiché ci sono in ambito politico... questa è l'Assemblea generale e io ovviamente quando prendo la parola espongo i miei principi. Dopodiché – ribadisco – se i colleghi di SEL vogliono rientrare io sono ben contento e se qualcuno si è sentito offeso me ne dispiaccio e me ne scuso.

  PRESIDENTE. Ovviamente qui esprimiamo tutti i concetti e i pensieri che vogliamo, però con un linguaggio consono a quest'Aula.

  GIUSEPPE D'AMBROSIO. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  GIUSEPPE D'AMBROSIO. Signor Presidente, il MoVimento 5 Stelle chiaramente prende le distanze dal linguaggio che c’è stato in quest'Aula e prende le distanze logicamente da quelli che possono essere alcune volte anche atteggiamenti aggressivi che più volte ci sono stati in quest'Aula, anche nei nostri confronti. Però, non possiamo accettare alcune dichiarazioni che sono state fatte in questo momento. Voglio ricordare che sicuramente il MoVimento 5 Stelle, per quanto possa avere «gioventù» all'interno di quest'Aula, chiaramente, pur con una legge incostituzionale, non può Pag. 41arrogarsi il principio di dire chi può essere presente all'interno di quest'Aula e chi non lo può essere. Quindi, assolutamente, prendiamo le distanze da chiunque si arroghi questo diritto di dire ad un parlamentare che è indegno di essere all'interno di quest'Aula, perché il MoVimento 5 Stelle non lo direbbe mai (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
   Inoltre con questo voglio dire anche di andare a vedere un pochettino quelli che sono i componenti del MoVimento 5 Stelle e quelli che in qualche modo non lo sono più. Relativamente poi a quello che dicevano i colleghi, vorrei dire in qualche modo che probabilmente la pulizia degli interventi e l'ordine dei lavori qui sta quanto meno andando oltre e, forse, sta togliendo quello che era il ruolo del MoVimento 5 Stelle, perché avevamo visto sui giornali oramai e sulle TV che al MoVimento 5 Stelle spettava il compito del paralizzatore in pratica dei lavori ed, invece, noi siamo qui a chiederle, signor Presidente, di andare avanti e di smetterla con questa polemica (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  TITTI DI SALVO. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  TITTI DI SALVO. Signor Presidente, ho ripreso la parola perché vorrei citare gli articoli 59 e 60 del Regolamento che prevedono che la Presidenza possa censurare ed espellere un deputato che più di una volta pronunci ingiurie e venga richiamato, e siamo di fronte esattamente a questo, cioè al fatto che quell'ingiuria è stata proposta in questa seduta più volte, in sedute precedenti altrettanto. Allora, vorrei che la Presidenza garantisse al mio gruppo parlamentare di poter stare in Aula senza essere ingiuriato. Chiedo a lei questa garanzia. Il punto è questo: noi non possiamo stare in quest'Aula subendo continuamente un'ingiuria che viene fatta all'Aula e chiediamo con forza alla Presidenza che garantisca il nostro diritto di stare in Aula.

  PRESIDENTE. La ringrazio. Inviterei ad andare avanti, tendendo presente una considerazione. Prima di tutto che questo episodio è quasi la fotocopia di un episodio che è già avvenuto in passato in quest'Aula e che si è risolto con un'espulsione. Adesso c’è stato un richiamo all'ordine e credo che non vi sia bisogno di un altro richiamo all'ordine – voglio sperare – e che si possa andare avanti con i lavori dell'Aula. Ho segnato che voleva intervenire il deputato Di Lello: non so se vuole intervenire o vuole rinunciare, in modo tale che andiamo avanti con i lavori, e ha chiesto di parlare anche il deputato Buttiglione. Se vogliamo collaborativamente andare avanti, vi invito a intervenire brevemente e andiamo avanti.
  Invito, se è possibile, la deputata Di Salvo a riferire al suo gruppo che sarebbe meglio rientrare in Aula e sicuramente la Presidenza bloccherà qualsiasi tentativo o qualsiasi atto che ingiuri il suo gruppo parlamentare.

  MARCO DI LELLO. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  MARCO DI LELLO. Signor Presidente, per me è fondamentale che ci sia la condivisione da parte di SEL per continuare ad andare avanti. Quindi glielo dico subito: usque tandem, Buonanno abutere patientia nostra (Commenti) ? Fino a quando dovremmo sopportare provocazioni in quest'Aula ? Presidente, glielo dico da socialista, volterianamente siamo per la libera espressione delle opinioni, siamo per i deboli, anche per la debolezza culturale, ma è evidente l'intento provocatorio. Allora, credo che rispetto all'abbandono da parte del gruppo di Sinistra Ecologia Libertà, che è gravissimo, abbiamo il dovere di fermarci un attimo, o recuperiamo le condizioni perché quest'Aula, nel suo pieno, torni a lavorare e recuperi onorabilità e credibilità oppure, Presidente, questo è un problema che investe lei direttamente, perché c’è la lesione della dignità di quest'Aula.

Pag. 42

  PRESIDENTE. Deputati, vi invito ad abbassate il tono della voce.

  ROCCO BUTTIGLIONE. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  ROCCO BUTTIGLIONE. Signor Presidente, in primo luogo mi capitava di leggere, poco fa, gli articoli 59 e 60 del Regolamento. Articolo 59: «Se un deputato pronunzia parole sconvenienti oppure turba col suo contegno la libertà delle discussioni o l'ordine della seduta, il Presidente lo richiama nominandolo». Articolo 60: «Dopo un secondo richiamo all'ordine avvenuto nello stesso giorno, ovvero, nei casi più gravi, anche indipendentemente da un precedente richiamo, il Presidente può disporre l'esclusione dall'Aula per il resto della seduta, se un deputato ingiuria uno o più colleghi o membri del Governo». Giusto per ricordare quello che è lo stato regolamentare. Poi un commento personale: vedete, tutti voi siete testimoni delle manifestazioni di Femen, quelle che si denudano il seno per attirare l'attenzione su problemi che loro ritengono rilevanti. A me questo fa un effetto opposto: genera antipatia per cause che pure io in principio condividerei, se non fossero sostenute in toni e con modalità così stupidamente provocatori.
  Vorrei dire a qualche amico, per esempio all'onorevole Buonanno, che io stavo per votare il suo emendamento o comunque l'emendamento che difendeva. L'ingiuria a me genera una reazione opposta, una reazione di distanza. È possibile criticare senza offendere ? Credo che in quest'Aula debbano tutti imparare a criticare senza offendere; e giustamente, come diceva il collega Baldelli, per la verità non è soltanto un onorevole, non è soltanto un partito che, di tanto in tanto, fa uso di modalità offensive nel sostenere le proprie ragioni. Credo che la lezione debba valere per tutti (Applausi dei deputati del gruppo Scelta Civica per l'Italia).

  PRESIDENTE. Ora direi che possiamo andare avanti ed attenerci esclusivamente all'argomento del decreto-legge oggetto dell'esame dell'Aula. Ad ogni buon conto, riferirò di questo episodio al Presidente della Camera, per le decisioni di sua competenza.

  ALESSANDRO ZAN. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  ALESSANDRO ZAN. Signor Presidente, io personalmente e anche penso per conto di quest'Aula credo che oggi il Parlamento abbia subito una grave offesa, una grave offesa proprio perché in questi giorni, in queste settimane si sta discutendo in Commissione – ed arriverà in Aula prossimamente – la legge contro l'omofobia. Questo è un chiaro segnale da parte del deputato Buonanno, che la Lega ed altre forze qui, in quest'Aula, non vogliono affrontare la questione della legge contro l'omofobia, perché vogliono che questo Paese rimanga un Paese arretrato, anziché un Paese moderno, civile e pienamente europeo. Io penso però che il tempo – anche a fronte dell'ultima recente dichiarazione di Papa Francesco, il Pontefice – sia maturo anche per questo Paese per superare tutto l'odio che soprattutto alcune forze politiche hanno gettato nella società e che ha legittimato alcuni malintenzionati a compiere atti di aggressione omofobica verso persone e verso cittadini inermi ed indifesi. Anche per loro e anche a loro, alle persone che sono state aggredite per motivi di omofobia, va dedicata la nostra protesta e ci batteremo, assieme agli altri parlamentari che vorranno rendere questo Paese più civile, per l'approvazione di una legge contro l'omofobia, che è il primo passo per rendere cittadini che oggi non hanno gli stessi diritti cittadini come tutti gli altri. Pertanto il nostro gruppo ha agito, con questa azione di protesta, per salvaguardare anche l'onore di questo Parlamento, che non può essere continuamente ingiuriato da persone che offendono i sentimenti di tante persone che oggi non hanno diritti e non hanno voce (Applausi dei deputati dei gruppi Sinistra Ecologia Libertà e Partito Democratico).

Pag. 43

  PRESIDENTE. Capisco la delicatezza della questione...

  ETTORE ROSATO. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  ETTORE ROSATO. Signor Presidente, solo per chiedere, anche in considerazione delle cose che sono state dette, di consentire al gruppo di SEL di rientrare, perché per noi i fatti che sono accaduti sono molto gravi e riteniamo che tutti i gruppi parlamentari debbano rientrare in Aula con la soddisfazione rispetto alle obiezioni che hanno sollevato. Chiederei pertanto cinque minuti di sospensione per consentire poi il regolare prosieguo dei lavori, così come lei aveva suggerito.

  PRESIDENTE. Sta bene. Allora, se tutti siamo d'accordo, sospendo la seduta per cinque minuti, per dare la possibilità di rientrare al gruppo parlamentare di Sinistra Ecologia Libertà.

  La seduta, sospesa alle 16,15, è ripresa alle 16,25.

  PRESIDENTE. Ricordo che prima della sospensione è stato da ultimo respinto l'emendamento Busin 16.28.
  Passiamo all'emendamento Allasia 16.29.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Allasia 16.29, con parere contrario di Commissioni e Governo e sul quale anche la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Malisani, Duranti, Grassi, Morani, Cassano... Chi non ha votato ancora ? Locatelli...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti e votanti  436   
   Maggioranza  219   
    Hanno votato
  20    
    Hanno votato
no   416).    

  (I deputati Airaudo, Santerini e Cani hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto contrario).

  Passiamo all'emendamento Allasia 16.32.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Allasia. Ne ha facoltà.

  STEFANO ALLASIA. Signor Presidente, l'emendamento all'articolo 16 in merito sempre alla detrazione fiscale per interventi di ristrutturazione edilizia e per l'acquisto di mobili riferisce all'aumento del tetto di spesa. Un aumento sostanzioso, che passa da 96 mila euro a 150 mila euro, che sicuramente può far capire l'irrazionalità esclusivamente nell'emendamento aumentando il capitolo di spesa, ma che va a prendere i fondi dal cosiddetto tesoretto che si creerebbe cancellando le pensioni d'oro. Abbiamo visto decine di emendamenti, tra ieri e oggi, di tanti partiti – quasi tutti i movimenti e i partiti politici di quest'Aula –, che andavano, in più forme, in più modalità, a tagliare le pensioni d'oro.
  Noi continuiamo a dire che drasticamente dovremmo tagliarle orizzontalmente a 5 mila euro netti mensili, fatti salvi le pensioni e i vitalizi corrispondenti esclusivamente in base al sistema contributivo. Ancorché il predetto trattamento sia accomunato con altri trattamenti pensionistici erogati da gestioni previdenziali pubbliche in base al sistema retributivo, l'ammontare onnicomprensivo non può superare i 10 mila euro netti mensili. E questi 10 mila euro netti mensili potremmo dire tranquillamente che sono una bella pensioncina.
  E poi vedremo, con la proposta emendativa successiva, per gli over 65, cosa propone la Lega Nord, con questo decreto. Noi ravvisiamo la necessità di aumentare il tetto di spesa da 96 mila a 150 mila euro, in modo tale da non essere avari nel Pag. 44restringere il campo di spesa di chi volesse acquistare mobili e per le ristrutturazioni. Quindi, la Lega propone questo aumento di spesa e trova anche le necessarie coperture finanziarie con il taglio delle pensioni d'oro. Non essendo stato concesso, sfortunatamente, dai relatori il parere favorevole, chiediamo all'Aula il voto.

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Allasia 16.32, con parere contrario delle Commissioni e del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Malpezzi, Minardo, Bobba, Mognato, Pes, Pesco, Basilio...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni)

   (Presenti  495   
   Votanti  494   
   Astenuti    1   
   Maggioranza  248   
    Hanno votato
 15    
    Hanno votato
no   479).    

  Passiamo alla votazione dell'articolo aggiuntivo Fedriga 16.0300.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Fedriga. Ne ha facoltà.

  MASSIMILIANO FEDRIGA. Signor Presidente, chiedo l'attenzione dell'Aula, perché penso che questo articolo aggiuntivo possa essere condiviso da gran parte dei colleghi. In questo caso vorremmo ripristinare quanto era previsto prima del Governo Monti, ovvero la possibilità di usufruire delle agevolazioni, per gli over 65, non in dieci anni, ma in cinque. Questa è misura di buonsenso. Perché prima funzionava in questo modo ? In quanto, ovviamente, le persone in là con l'età trovavano difficoltà, purtroppo, proprio per ragioni fisiche, di vedersi riconosciuto l'importo che è riconosciuto a tutti gli altri cittadini più giovani d'età. Io so che ci sono molti colleghi, anche di maggioranza, che concordano con questo tipo di impostazione, e mi sorprende che maggioranza, relatore e Governo non abbiano riflettuto se, come ho avuto modo di intendere negli interventi precedenti, secondo loro il problema è la copertura stessa. Infatti, si abbia per un attimo la capacità di proporre una copertura alternativa, in quanto, secondo noi, si tratta di una misura di equità, ripeto, perché riguarda sempre le pensioni, ma anche secondo la maggioranza, per la quale, volendo guardarla in modo benevolo, questa è da trovare in altri provvedimenti. Però, dimenticare questo problema vuol dire mettere nel cassetto un'esigenza che arriva dai nostri cittadini. Pensate cosa può cambiare per un pensionato, magari con pochi soldi al mese, potersi veder riconosciuto in cinque anni questo tipo di agevolazione. Mi auguro, quindi, che il relatore possa valutare l'ipotesi di confrontarsi con la Commissione bilancio, se non ritiene opportuna la copertura, però di non tralasciare questo articolo aggiuntivo, perché credo possa trovare il favore e il voto favorevole di gran parte dei colleghi seduti in quest'Aula. Quindi, faccio appello alla buona volontà e alla sicura esigenza, anche da parte della maggioranza, di dare delle risposte serie e concrete ai cittadini che possono essere condivise da tutta l'Aula.

  GIANLUCA BENAMATI, Relatore per la X Commissione. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  GIANLUCA BENAMATI, Relatore per la X Commissione. Signor Presidente, non sono più intervenuto dopo la questione dell'amianto perché molti temi erano già stati trattati in Commissione e il dibattito aveva assunto altre caratteristiche. Con riferimento a questo emendamento, devo dire onestamente che il collega Fedriga pone un tema molto importante che è stato anche dibattuto. Al riguardo, vi sono Pag. 45problemi seri di copertura, abbiamo un parere negativo della Commissione bilancio, abbiamo posto durante la discussione questo tema al Governo; inviterei con molta serietà l'onorevole Fedriga a presentare un ordine del giorno che sia impegnativo per il Governo perché si tratta di un tema sentito e condiviso. In questo momento, come l'onorevole sa bene, il parere della Commissione bilancio è negativo ma io credo – c’è un impegno anche personale su questo ordine del giorno se il collega lo ritiene – che debba essere un tema sicuramente affrontato.

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo Fedriga 16.0300, con parere contrario delle Commissioni e del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Onorevoli Madia, Malpezzi, Chiarelli ...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni)

   (Presenti e votanti  503   
   Maggioranza  252   
    Hanno votato
 118    
    Hanno votato
no   385).    

  Passiamo alla votazione dell'emendamento Busin 16-bis.300, con parere contrario delle Commissioni e del Governo.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Allasia. Ne ha facoltà.

  STEFANO ALLASIA. Signor Presidente, mi dispiace che si sia persa l'occasione con la mancata approvazione da parte dell'Aula del precedente emendamento a firma di Fedriga e Busin perché trovavo assai piacevole ritornare al vecchio sistema dove oggi come oggi i discriminati sono gli anziani. Porto l'esempio di un caso emblematico, anche personale: mio padre, settantatreenne, il mese scorso si è visto negare dalla banca un finanziamento per il cambio della macchina; si potrebbe anche dire che, a 73 anni, potrebbe stare a casa o andare al parchetto coi nipoti per dare il pane secco alle anatre sul Po, però trovo abbastanza singolare che una banca, un sistema finanziario non conceda ad una persona, non voglio offendere mio padre, di una certa età come settantatreenne, la possibilità, con una pensione da operaio, il finanziamento di un mezzo privato.
  È la stessa cosa con questo emendamento 16-bis.300 di cui si sta discutendo a firma di Busin: chiediamo di ampliare le possibilità previste dall'articolo 16-bis, non solo per promuovere l'accordo con l'Associazione bancaria e per offrire credito agevolato per utilizzare la detrazione fiscale; indubbiamente non tutti hanno i soldi in tasca, non solo gli anziani vengono discriminati, ma anche le giovani coppie o qualsiasi altro cittadino, non tutti hanno qualche decina o centinaia di migliaia di euro in tasca per ristrutturare la casa e deve per questo utilizzare un sistema bancario. Noi chiediamo in questo emendamento che vi sia un accordo per concedere finanziamenti a condizioni agevolate in modo tale da incentivare ulteriormente, offrire maggiori opportunità, come si sta dando l'opportunità per un maggiore credito con questo decreto; quindi, ulteriore incentivo e possibilità aggiuntiva ai cittadini, senza coperture finanziarie rispetto al precedente emendamento che, anche se non condivido il blocco sul taglio alle pensioni d'oro, in questo contesto è solo esclusivamente una precisazione che abbiamo voluto fare.

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Busin 16-bis.300, con parere contrario delle Commissioni e del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

Pag. 46

  Deputati Duranti, Mosca...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  513   
   Votanti  409   
   Astenuti  104   
   Maggioranza  205   
    Hanno votato   16    
    Hanno votato no   393.

  (La Camera respinge – Vedi votazioni).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Ragosta 19.7, con parere contrario delle Commissioni e del Governo, e su cui la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Deputati Rostan, Vecchio, Vitelli, Paola Bragantini...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti e votanti  512   
   Maggioranza  257   
    Hanno votato   48    
    Hanno votato no   464.

  (La Camera respinge – Vedi votazioni).

  (La deputata Piccione ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto contrario).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Allasia 19.1, con parere contrario delle Commissioni e del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Deputati Censore, Ragosta, Grassi, Latronico, Albanella...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  508   
   Votanti  507   
   Astenuti    1   
   Maggioranza  254   
    Hanno votato  124    
    Hanno votato no   383.

  (La Camera respinge – Vedi votazioni).

  (Il deputato Dell'Orco ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole)

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Ragosta 19.15, con parere contrario delle Commissioni e del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Deputati Gozi, D'Arienzo, D'Attorre, Fratoianni...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti e votanti  515   
   Maggioranza  258   
    Hanno votato  158    
    Hanno votato no   357.

  (La Camera respinge – Vedi votazioni).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 19.600 delle Commissioni, accettato dal Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Deputati Fanucci, Duranti, Ragosta...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti e votanti  521   
   Maggioranza  261   
    Hanno votato  517    
    Hanno votato no   4.

  (La Camera approva – Vedi votazioni).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Gianluca Pini 20.202, con parere contrario delle Commissioni e del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

  Totaro, Marzana...Pag. 47
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  513   
   Votanti  512   
   Astenuti   1   
   Maggioranza  257   
    Hanno votato  123    
    Hanno votato no  389.

  (La Camera respinge – Vedi votazioni).

  (Il deputato Carrescia ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Di Salvo 21.1, con parere contrario delle Commissioni e del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

  Capua, Stumpo, Nicchi, Matteo Bragantini, Grillo, Cecconi, Paola Bragantini...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti e votanti  518   
   Maggioranza  260   
    Hanno votato   47    
    Hanno votato no   471.

  (La Camera respinge – Vedi votazioni).

  (Il deputato Carrescia ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario).

  Passiamo alla votazione dell'emendamento 21.600, da votare ai sensi dell'articolo 86, comma 4-bis, del Regolamento.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Allasia. Ne ha facoltà.

  STEFANO ALLASIA. Signor Presidente, solo un inciso. Essendo questo l'ultimo emendamento, indubbiamente la nostra posizione è stata chiara come Lega. L'inciso lo faccio sugli articoli 19 e 20 per ribadire il concetto che la Lega è favorevole ad incentivare sicuramente la detrazione fiscale per una serie di operazioni commerciali degli utenti e dei cittadini ed è contrario su questo provvedimento all'aumento di spese per piccoli editori e sistemi di rifornimento alimentare automatici perché vanno ad intaccare le tasche dei cittadini. Sicuramente abbiamo apprezzato il grande sforzo che hanno fatto i relatori, la Commissioni e il Governo per accettare e modificare il testo sia al Senato che alla Camera, cambiamenti e modifiche che non erano assolutamente automatici, proposti dalla maggioranza e dalla minoranza e anche dalla stessa Commissione e dal Governo laddove valutavano che le cose non erano cosa buona e giusta per il decreto e per l'economia del Paese.
  Ribadiamo il concetto che noi continueremo a rimanere e manterremo alta l'attenzione sul quel sistema produttivo italiano, con i piccoli editori e piccoli librai che stanno facendo grandi sforzi a rimanere in piedi in questo Paese che li tartassa. Con questo provvedimento purtroppo c’è il rischio che possa ulteriormente aggravarsi la spesa, ci saranno ancora tante pagine da scrivere con questo decreto, si spera che il Governo abbia una maggiore attenzione sui piccoli editori che sono tartassati, oberati e messi in crisi da un sistema tecnologico che cavalca sempre di più e loro hanno difficoltà a rimanere in piedi.
  Perciò l'apprezzamento è enorme da parte nostra come Lega Nord per lo sforzo che si è fatto, cercando di fare in modo che le spese siano sempre verso i cittadini bisognosi e meno nei confronti di chi veramente ne ha in tasca e ne abbonda.

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 21.600, da votare ai sensi dell'articolo 86, comma 4-bis, del Regolamento, con parere favorevole del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

  Di Gioia, Mosca, Giammanco, Mazzoli, Rocco, Catania, Binetti, Kronbichler, Currò, Misuraca...Pag. 48
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti e votanti  520   
   Maggioranza  261   
    Hanno votato  515    
    Hanno votato no   5.

  (La Camera approva – Vedi votazioni).

  È così esaurito l'esame degli emendamenti.
  Avverto che, consistendo il disegno di legge di un solo articolo, non si procederà alla votazione dell'articolo unico ma, dopo l'esame degli ordini del giorno, si procederà direttamente alla votazione finale, a norma dell'articolo 87, comma 5, del Regolamento.

(Esame degli ordini del giorno – A.C. 1310-A)

  PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli ordini del giorno presentati (Vedi l'allegato A – A.C. 1310-A).
  Avverto che è in distribuzione la nuova formulazione dell'ordine del giorno Gebhard n. 9/1310-A/15.
  L'onorevole Rizzetto ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1310-A/9. Prendo atto che vi rinunzia.
  Se nessun altro chiede di intervenire per illustrare gli ordini del giorno, invito il rappresentante del Governo ad esprimere il parere sugli ordini del giorno presentati.

  SIMONA VICARI, Sottosegretario di Stato per lo sviluppo economico. Signor Presidente, il Governo esprime parere favorevole sull'ordine del giorno Nardi n. 9/1310-A/1, purché il dispositivo sia riformulato con la sostituzione della parola «consentire» con la parola «estendere».
  Il Governo accoglie come raccomandazione l'ordine del giorno Paglia n. 9/1310-A/2.
  Il Governo esprime parere contrario sull'ordine del giorno Zaratti n. 9/1310-A/3 per i vincoli di commercio internazionale.
  Il Governo esprime parere favorevole sull'ordine del giorno Zan n. 9/1310-A/4 purché il dispositivo venga riformulato nel senso di sostituire la parola «incentivare» con la parola «stimolare» e poi, al terzo rigo del dispositivo, aggiungere, dopo le parole «fonti energetiche rinnovabili», le parole «la realizzazione in modo efficiente di (...)».
  Il Governo esprime parere favorevole sull'ordine del giorno Lavagno n. 9/1310-A/5, analogo ad un ordine del giorno approvato in Senato durante il passaggio al Senato.
  Il Governo esprime parere favorevole sull'ordine del giorno Minardo n. 9/1310-A/6, mentre esprime parere contrario sull'ordine del giorno Madia n. 9/1310-A/7.
  Governo esprime parere favorevole sull'ordine del giorno Dallai n. 9/1310-A/8 purché il dispositivo sia riformulato nel seguente modo: «impegna il Governo a valutare la possibilità di stabilizzare (...)» e così via, ed espungendo poi la parte finale del dispositivo dalla parola «(tramite» fino alla fine.
  Il Governo esprime parere contrario sull'ordine del giorno Rizzetto n. 9/1310-A/9 perché queste valutazioni sono svolte nel quadro di quanto già previsto all'articolo 15.
  Il Governo esprime parere contrario sull'ordine del giorno Prodani n. 9/1310-A/10 perché non pertinente con le finalità del decreto.
  Il Governo esprime parere favorevole sull'ordine del giorno Battaglia n. 9/1310-A/11, a condizione che il dispositivo sia riformulato nel senso di: «impegna il Governo a valutare in uno dei prossimi provvedimenti», espungendo le parole: «e comunque non oltre la prossima legge di stabilità», per poi riprendere con le parole: «la possibilità di varare un piano straordinario per i centri storici del Mezzogiorno», aggiungendo le parole: «che utilizzi anche le risorse comunitarie» per poi continuare così come già scritto nell'ordine del giorno.
  Il Governo esprime parere favorevole sull'ordine del giorno Burtone n. 9/1310-A/12, a condizione che sia riformulato nel Pag. 49senso di: «impegna il Governo, ed in particolare il Ministero dell'economia e delle finanze» per poi aggiungere le parole: «a valutare l'opportunità di prevedere, compatibilmente con gli obiettivi di finanza pubblica, anche per i cosiddetti incapienti», per poi continuare così come già scritto nell'ordine del giorno fino al punto finale.
  Il Governo esprime parere contrario sull'ordine del giorno Alfreider n. 9/1310-A/13. Posso dare la motivazione su questo ordine del giorno ed è perché l'apporto della produzione rinnovabile fa parte integrante della strategia di riqualificazione dell'edilizia, come dimostra l'inserimento delle tecnologie di produzione tra quelle incentivabili. Tuttavia, in questo impegno – lo ribadisco all'onorevole – in sede di revisione dell'Allegato n. 3, che i presentatori citano, del decreto legislativo n. 28 del 2011 si terrà in debita considerazione l'esigenza di armonizzare la normativa nazionale con le disposizioni previste dalla direttiva.
  Il Governo esprime parere favorevole sull'ordine del giorno Schullian n. 9/1310-A/14, dovendo però cassare le ultime due righe del dispositivo, dove si dice: «, eventualmente sopprimendo l'inciso in questione per finalità esemplificative». Queste parole vanno cassate. Quindi, l'ordine del giorno termina con le parole: «energetica degli edifici».
  Sull'ordine del giorno Gebhard n. 9/1310-A/15 (Nuova formulazione) abbiamo una posizione che è sempre stata ribadita anche... Presidente, se possiamo accantonare un attimo questo ordine del giorno, perché c’è una riformulazione e, quindi, ho bisogno di rivederlo un attimo.

  PRESIDENTE. Va bene.

  SIMONA VICARI, Sottosegretario di Stato per lo sviluppo economico. Il Governo esprime parere favorevole sull'ordine del giorno Vignali n. 9/1310-A/16, a condizione che sia riformulato nel senso di: «impegna il Governo a valutare l'opportunità, nel rispetto dei vincoli di bilancio, di prorogare per tutto il 2014» per poi continuare così come è già scritto.
  Il Governo esprime parere favorevole sull'ordine del giorno Rampelli n. 9/1310-A/17, a condizione che sia riformulato nel senso di: «impegna il Governo a valutare la possibilità», aggiungendo poi le parole: «nel rispetto dei vincoli di bilancio in attuazione dell'articolo 15» e poi continuare con le parole: «e di estendere il limite temporale del 30 giugno 2014». La restante parte del dispositivo fino al punto finale va bene.
  Il Governo esprime parere favorevole sull'ordine del giorno Taglialatela n. 9/1310-A/18, anche se ribadisco che alcune misure, nel senso in cui sono proposte nell'ordine del giorno, sono già previste. Comunque, il parere è favorevole.
  Il Governo esprime parere favorevole sull'ordine del giorno Realacci n. 9/1310-A/19, con la seguente riformulazione: all'inizio «impegna il Governo» e laddove si dice «a valutare l'opportunità di» aggiungere le parole: «nel rispetto dei vincoli di bilancio», per poi continuare così come è già scritto.
  Il Governo esprime parere favorevole sull'ordine del giorno Mariani n. 9/1310-A/20; esprime parere favorevole sull'ordine del giorno Mariastella Bianchi n. 9/1310-A/21 con la seguente riformulazione: «impegna il Governo» – dobbiamo anteporre – «a valutare l'opportunità, compatibilmente con gli obiettivi di finanza pubblica» e poi continua così come previsto «a predisporre un piano» e va bene fino al punto.
  Il Governo esprime parere favorevole sull'ordine del giorno Bratti n. 9/1310-A/22 con la seguente riformulazione: va cassato il primo capoverso dell'impegno «a chiarire in via interpretativa» fino a «ricadono» e va introdotta la seguente frase: «impegna il Governo, compatibilmente con la disciplina comunitaria, a valutare l'opportunità di adottare ulteriori iniziative normative» e va bene fino al punto, che è il secondo capoverso dell'impegno.
  Il Governo esprime parere favorevole sull'ordine del giorno Tentori n. 9/1310-A/23 con la seguente riformulazione: cassare il secondo capoverso dell'impegno, Pag. 50quindi resta soltanto il primo; accoglie poi come raccomandazione l'ordine del giorno Melilla n. 9/1310-A/24.
  Il Governo esprime parere favorevole sull'ordine del giorno Ghizzoni n. 9/1310-A/25 con la seguente riformulazione: «impegna il Governo» aggiungere «compatibilmente con la disciplina comunitaria, a valutare la possibilità di estendere» e va bene così come è scritto nella restante parte dell'impegno dell'ordine del giorno.
  Il Governo accoglie come raccomandazione l'ordine del giorno Milanato n. 9/1310-A/26. Il Governo esprime parere favorevole sull'ordine del giorno Caon n. 9/1310-A/27 con la seguente riformulazione: «impegna il Governo a valutare l'opportunità di adottare» e poi «iniziative in favore del comparto del mobile arredo» così come previsto nell'ordine del giorno.
  Il Governo esprime parere contrario sull'ordine del giorno Marcolin n. 9/1310-A/28, perché nella parte dell'impegno discrimina le coppie di fatto.
  Il Governo esprime parere favorevole sull'ordine del giorno Busin n. 9/1310-A/29, ed è coerente con quanto previsto dall'articolo 15-bis introdotto con l'emendamento al Senato sulla banca dati degli incentivi gestita dal GSE, quindi il parere è favorevole.
  Il Governo esprime parere favorevole sull'ordine del giorno Attaguile n. 9/1310-A/30 ed accoglie come raccomandazione l'ordine del giorno Caparini n. 9/1310-A/31.
  Il Governo esprime parere favorevole sull'ordine del giorno Rondini n. 9/1310-A/32, purché il dispositivo sia riformulato nel seguente modo: «impegna il Governo a valutare la possibilità di escludere le spese in conto capitale sostenute dai Comuni (...)» e così via.
  Il Governo esprime parere contrario sull'ordine del giorno Matteo Bragantini n. 9/1310-A/33, in quanto il contenuto è già previsto dall'articolo 15 dello stesso decreto.
  Il Governo esprime parere favorevole sugli ordini del giorno Grimoldi n. 9/1310-A/34, Gianluca Pini n. 9/1310-A/35 e Prataviera n. 9/1310-A/36, purché il dispositivo sia riformulato premettendo le seguenti parole: «a valutare l'opportunità di».
  Il Governo esprime parere favorevole sull'ordine del giorno Bossi n. 9/1310-A/37, purché il dispositivo sia riformulato premettendo le seguenti parole: «a valutare l'opportunità di». Questo ordine del giorno ripete quanto già previsto negli ordini del giorno precedenti Gianluca Pini n. 9/1310-A/35 e Prataviera n. 9/1310-A/36. Poi, l'Aula si determini come meglio ritiene. Il Governo si rimette all'Assemblea.
  Il Governo esprime parere favorevole sull'ordine del giorno Molteni n. 9/1310-A/38, purché il dispositivo sia riformulato nel seguente modo: «impegna il Governo...».

  PRESIDENTE. Chiedo scusa. Potrebbe ripeterci un attimo il parere sull'ordine del giorno Bossi n. 9/1310-A/37 ? Il Governo si rimette all'Assemblea ?

  SIMONA VICARI, Sottosegretario di Stato per lo sviluppo economico. Il parere sarebbe favorevole, però segnalavo all'Assemblea che è uguale agli ordini del giorno Gianluca Pini n. 9/1310-A/35 e Prataviera n. 9/1310-A/36; per cui, sarebbe pleonastico. Allora mi rimetto all'Assemblea sulle sue determinazioni.
  Il Governo esprime parere favorevole sull'ordine del giorno Molteni n. 9/1310-A/38, purché il dispositivo sia riformulato nel seguente modo: «impegna il Governo ad adottare misure finalizzate allo snellimento nelle pratiche autorizzative degli impianti ad energia rinnovabile».
  Il Governo esprime parere favorevole sull'ordine del giorno Giancarlo Giorgetti n. 9/1310-A/39, purché il dispositivo sia riformulato nello stesso modo dell'ordine del giorno Prodani n. 9/1310-A/10, che ha anche un analogo contenuto.

  PRESIDENTE. Ma sull'ordine del giorno Prodani n. 9/1310-A/10 il parere era contrario, perché non riguardava la materia del decreto.

Pag. 51

  SIMONA VICARI, Sottosegretario di Stato per lo sviluppo economico. Un attimo, signor Presidente.

  PRESIDENTE. Prego.

  SIMONA VICARI, Sottosegretario di Stato per lo sviluppo economico. L'ordine del giorno Giancarlo Giorgetti n. 9/1310-A/39 è analogo nei contenuti. Quindi, il parere è favorevole con la seguente riformulazione del dispositivo: «impegna il Governo a valutare la possibilità di adottare (...)» e così via.

  PRESIDENTE. Quindi, il parere è favorevole con riformulazione.

  SIMONA VICARI, Sottosegretario di Stato per lo sviluppo economico. Sì, signor Presidente.
  Il Governo accoglie come raccomandazione l'ordine del giorno Invernizzi n. 9/1310-A/40.
  Il Governo accoglie come raccomandazione l'ordine del giorno Allasia n. 9/1310-A/41 previa la seguente riformulazione del dispositivo: «impegna il Governo a valutare la fattibilità ad intervenire (...)» o «la possibilità di intervenire (...)».
  Il parere è favorevole sull'ordine del giorno Fedriga n. 9/1310-A/42, purché il dispositivo sia riformulato nel modo seguente: «a valutare l'opportunità ad adottare (...)».
  Il parere è contrario all'ordine del giorno Borghesi n. 9/1310-A/43, in quanto non pertinente con il provvedimento in questione. Il parere sull'ordine del giorno Malpezzi n. 9/1310-A/44 è anch'esso contrario.
  Sull'ordine del giorno Bargero n. 9/1310-A/45 il parere del Governo è favorevole, purché il dispositivo sia riformulato nel modo seguente: «impegna il Governo a valutare la possibilità di adottare ogni misura utile volta a reperire le risorse nel rispetto dei vincoli di finanza pubblica e della disciplina in materia di aiuti di Stato, per il perseguimento (...)» e così via.
  Rimane accantonato soltanto l'ordine del giorno Gebhard n. 9/1310-A/15 (Nuova formulazione) e ho bisogno di un minuto di tempo.

  PRESIDENTE. Intanto che il Governo esprime l'ultimo parere sull'ordine del giorno Gebhard n. 9/1310-A/15 (Nuova formulazione), do la parola al deputato Rosato che aveva chiesto di intervenire sull'ordine dei lavori. Prego.

  ETTORE ROSATO. Signor Presidente, volevo però interloquire con il Governo.

  PRESIDENTE. Sì, infatti.

  ETTORE ROSATO. Signor Presidente, volevo l'attenzione del Governo, se fosse possibile.

  PRESIDENTE. Allora, il deputato Rosato si rivolge al Governo. Chiedo alla sottosegretaria, se è possibile, di ascoltare un attimo il deputato Rosato che vuole interloquire con il Governo.

  ETTORE ROSATO. Grazie, signor Presidente, intervengo solo per fare tre osservazione al Governo in generale sugli ordini del giorno per quanto attiene al nostro gruppo. La prima osservazione, Presidente, è che ormai è più complicato dare il parere sugli ordini del giorno che sugli emendamenti. Dovremmo fare una riflessione interna su come ci organizziamo perché così non si può proseguire, a mio giudizio, anche perché ce ne sono 50..., ma se ce ne sono 100-150 non possiamo perdere un'ora come è accaduto, ad esempio, per il decreto «del fare». Credo, quindi, che vada trovata una modalità diversa per dare i pareri sugli ordini del giorno, magari fissando un termine prima, in modo che i pareri arrivino in forma diversa e più rapida e immediata.
  La seconda questione – l'ho già sollevata sull'ultimo decreto e continuo a dirlo – riguarda i pareri dati dal Governo in maniera generalizzata (non su un caso specifico, che può essere comprensibile) qualora il Governo riformuli il parere dicendo «si impegna a valutare»: no, il Governo deve valutare; il Governo deve valutare vuol dire che il Governo deve dare il parere. Io chiederei, pertanto, al Governo – visto che numerosi colleghi del Pag. 52nostro gruppo ce l'hanno detto durante la lettura dei pareri – di considerare che la richiesta di ordine del giorno è perché il Governo valuti prima, non perché si rimandi a valutare. Quindi noi ci comporteremo di conseguenza anche nella fase delle votazioni.
  La terza questione è che gli ordini del giorno rappresentano una indicazione politica. Le riformulazioni tecniche sono ben accolte, ma lo stravolgimento dell'ordine del giorno, in cui il Governo non si impegna sull'ordine del giorno – lo dico in maniera esplicita – della maggioranza, rappresenta una valutazione esplicita che deve essere ben motivata e non può essere, anche in questo caso, generalizzata con una riformulazione di tutti gli ordini del giorno. Chiederei quindi al Governo di prendere atto che questo sarà il nostro orientamento anche nel prosieguo della seduta quando dovremo discutere e procedere alle votazioni degli ordini del giorno (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

  PRESIDENTE. La ringrazio. Abbiamo il parere sull'ordine del giorno Gebhard n. 9/1310-A/15 (Nuova formulazione) ?

  SIMONA VICARI, Sottosegretario di Stato per lo sviluppo economico. Signor Presidente, io comprendo le motivazioni del deputato che ha parlato poc'anzi, però qui gli ordini del giorno arrivano modello «panineria» e quindi il tempo di dare delle valutazioni..., o voi date un termine, date un orario, si sospende, il Governo dà i pareri scritti, come lei giustamente e opportunamente li vuole.
  Ma è una continua riformulazione, anche da parte dei deputati, per cui è tutto molto estemporaneo. Di politico credo ci sia ben poco nelle considerazioni che io ho svolto fino a questo momento. Il parere si intende contrario, a meno che non si accettano quelle riformulazioni.

  PRESIDENTE. Qual è il parere del Governo sull'ordine del giorno Gebhard n. 9/1310-A/15 (Nuova formulazione) ?

  SIMONA VICARI, Sottosegretario di Stato per lo sviluppo economico. Sull'ordine del giorno Gebhard n. 9/1310-A/15 (Nuova formulazione) il parere da parte del Mef è contrario e le leggo anche il parere, ma i colleghi lo sanno perché abbiamo dibattuto abbondantemente in Commissione, comunque lo ripeto.
  «Il parere negativo è basato sulla interpretazione, ribadita dall'Agenzia delle entrate, che dà rilevanza al fatto che la spettanza della detrazione per gli interventi di risparmio energetico, prevista dall'articolo 1, commi 344, 345, 346 e 347, della legge 27 dicembre 2006, n. 296, è limitata ai medesimi interventi realizzati su edifici esistenti.
  La prassi dell'amministrazione finanziaria, con circolare del 31 maggio 2007, n. 36, ha precisato che nel caso di ristrutturazioni con demolizione e ricostruzione si può accedere all'incentivo solo nel caso di fedele ricostruzione, ravvisando nelle altre fattispecie il concetto di nuova costruzione. In caso di demolizione e ricostruzione con ampliamento non spetta la detrazione, in quanto l'intervento si considera nuova costruzione; in caso di ristrutturazione senza demolizione dell'esistente e ampliamento la detrazione spetta solo per le spese riferibili alla parte esistente.
  In quest'ultimo caso, comunque, l'agevolazione non può riguardare gli interventi di riqualificazione energetica globale dell'edificio, previsti dall'articolo 1, comma 344, della legge n. 296 del 2006, atteso che per tali interventi occorre individuare il fabbisogno di energia primaria annua riferita all'intero edificio, comprensivo, pertanto, anche dell'ampliamento.
  Sono, invece, agevolabili gli interventi previsti dai commi 345, 346 e 347 dell'articolo 1 della citata legge n. 296 del 2006, per i quali la detrazione è subordinata alle caratteristiche tecniche dei singoli elementi costruttivi, ad esempio pareti, infissi, eccetera, o dei singoli impianti, ad esempio pannelli solari, caldaie, eccetera. Nel caso in cui con tali interventi si realizzano impianti al servizio dell'intero edificio, la detrazione del 55 per cento, Pag. 53non potendo essere riconosciuta sulla parte di spesa riferita all'ampliamento, deve essere calcolata solo sulla parte imputabile all'edificio esistente».

  DAVIDE CRIPPA. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  DAVIDE CRIPPA. Signor Presidente, volevo innanzitutto richiedere un attimo l'attenzione anche dei relatori e anche del Governo. Se è possibile liberare i banchi del Governo.

  PRESIDENTE. Chiedo di liberare i banchi del Governo. C’è il deputato Crippa che chiedeva l'attenzione del Governo.

  DAVIDE CRIPPA. Volevo soltanto portare l'attenzione al fatto che in questi numerosi «panini», così come definiti quelli degli ordini del giorno presentati, il MoVimento 5 Stelle si è limitato a farcirli in maniera lieve. Volevo sottolineare il fatto che è diventata prassi nella discussione – specie in Commissione e poi anche in Aula – invitare a presentare gli ordini del giorno. Per cui poi vorrei anche chiedere al deputato Rosato come si concilia questo con la diminuzione del numero, perché se si invita a trasformare gli emendamenti in ordini del giorno poi dopo ci si deve chiedere qual è il problema del fatto che siamo qua a dover votare o a decidere quasi in maniera più complessa che su un singolo emendamento.
  La nostra idea è quella di accogliere gli emendamenti, magari in maniera un po’ più critica invece di andare avanti in un'ottica razionale tipo mulo e, pertanto, proviamo a ragionare in maniera più costruttiva in sede di dibattito (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  SIMONE BALDELLI. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  SIMONE BALDELLI. Signor Presidente, intervengo per fare una proposta all'Assemblea. Giacché abbiamo lavorato, credo, molto bene sugli emendamenti e giacché gli emendamenti sono stati terminati da poco e ci sono anche ordini del giorno che sono giunti veramente pochi secondi fa al Governo e, quindi, magari non sono stati valutati in maniera molto approfondita...

  PRESIDENTE. Bisognerebbe liberare i banchi del Governo.

  SIMONE BALDELLI. ... giacché ci sono diverse richieste dei colleghi di approfondimento su alcuni ordini del giorno a questo punto forse la cosa più credibile sarebbe quella di sospendere i nostri lavori per un quarto d'ora; fare in modo che il Governo possa interloquire con le forze politiche e con i presentatori; verificare alcune posizioni sui pareri e riprendere la nostra seduta in maniera più snella cercando di economizzare anche i tempi, visto che – lo ricordo all'Assemblea – dopo l'esame di questo provvedimento abbiamo la discussione generale sulla legge comunitaria. Abbiamo un proseguimento dei lavori importante. Se utilizziamo questo tempo e il Governo ci dà la disponibilità a interrompere i lavori lavoriamo in questo quarto d'ora in modo da arrivare in Aula con meno difficoltà possibile per gli ordini del giorno.

  PRESIDENTE. Se il Governo è d'accordo, possiamo sospendere la seduta per quindici minuti, come ha richiesto il deputato Baldelli, che spero possano servire ad agevolare i lavori. Riprenderemo i lavori alle 17,35.
  Sospendo la seduta.

  La seduta, sospesa alle 17,20, è ripresa alle 17,40.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE MARINA SERENI

  PRESIDENTE. Invito la rappresentante del Governo a comunicare all'Assemblea le eventuali modifiche rispetto ai pareri sugli ordini del giorno precedentemente resi. Se il sottosegretario Vicari concorda, io leggerei Pag. 54l'ordine del giorno e il primo firmatario con il parere che aveva reso prima della sospensione. Se lei conferma o cambia il parere me lo dice. Basta che mi faccia un cenno, sottosegretario: se non deve cambiare la proposta io non le ridò la parola.
  Sull'ordine del giorno Nardi n. 9/1310-A/1 il parere è: favorevole con riformulazione.
  Sull'ordine del giorno Paglia n. 9/1310-A/2 il parere è: accolto come raccomandazione.

  SIMONA VICARI, Sottosegretario di Stato per lo sviluppo economico. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  SIMONA VICARI, Sottosegretario di Stato per lo sviluppo economico. L'ordine del giorno Paglia n. 9/1310-A/2 o si accoglie come raccomandazione oppure, se si insiste, inviterei ad una riformulazione del primo comma, diciamo così, dell'ordine del giorno: «a valutare, con futuri interventi normativi, ai sensi dell'articolo 15, compatibilmente con i vincoli di bilancio, i tempi di vigenza...» e va bene fino alla fine. Quindi o accolto come raccomandazione oppure il parere è favorevole con quella riformulazione.

  PRESIDENTE. Va bene. Sull'ordine del giorno Zaratti n. 9/1310-A/3 il parere è: contrario.
  Sull'ordine del giorno Zan n. 9/1310-A/4 il parere è: favorevole con riformulazione.
  Sull'ordine del giorno Lavagno n. 9/1310-A/5 il parere è: favorevole.
  Sull'ordine del giorno Minardo n. 9/1310-A/6 il parere è: favorevole.
  Sull'ordine del giorno Madia n. 9/1310-A/7 il parere è: contrario.

  SIMONA VICARI, Sottosegretario di Stato per lo sviluppo economico. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  SIMONA VICARI, Sottosegretario di Stato per lo sviluppo economico. Signor Presidente, questo parere noi possiamo rivederlo, se l'onorevole mi sente: «impegna il Governo» poi, nelle ultime tre righe dice «indipendentemente dalla preesistenza di un impianto di riscaldamento funzionante», mentre dovrebbe diventare: «in caso di assenza di impianto di riscaldamento».

  PRESIDENTE. Grazie. Sull'ordine del giorno Dallai n. 9/1310-A/8 il parere è: favorevole con riformulazione.
  Sull'ordine del giorno Rizzetto n. 9/1310-A/9 il parere è: contrario.
  Sull'ordine del giorno Prodani n. 9/1310-A/10 il parere è: contrario.
  Sull'ordine del giorno Battaglia n. 9/1310-A/11 il parere è: favorevole con riformulazione.
  Sull'ordine del giorno Burtone n. 9/1310-A/12 non ho segnato nulla, quindi non ho un parere. Favorevole con riformulazione anche questo ?

  SIMONA VICARI, Sottosegretario di Stato per lo sviluppo economico. Sì: «impegna il Governo a valutare l'esigenza di modificare i punti 7 e 8».

  PRESIDENTE. Sull'ordine del giorno Alfreider n. 9/1310-A/13 il parere è: contrario.

  SIMONA VICARI, Sottosegretario di Stato per lo sviluppo economico. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  SIMONA VICARI, Sottosegretario di Stato per lo sviluppo economico. Signor Presidente, sull'ordine del giorno Alfreider n. 9/1310-A/13 c’è anche l'invito ad una riformulazione.

  PRESIDENTE. Quindi l'ordine del giorno Alfreider n. 9/1310-A/13 è modificato, favorevole con riformulazione, sottosegretario ?

Pag. 55

  SIMONA VICARI, Sottosegretario di Stato per lo sviluppo economico. È quello che ho detto prima, sì. Aspetti, perché abbiamo fatto un po’ di confusione: sull'ordine del giorno Alfreider n. 9/1310-A/13 il parere è favorevole con la riformulazione: «impegna il Governo a valutare l'esigenza di modificare i punti 7 e 8».
  Mentre sull'ordine del giorno Burtone n. 9/1310-A/12 il parere è favorevole con la riformulazione: «a valutare l'opportunità di prevedere, compatibilmente con gli obiettivi di finanza pubblica, anche per i cosiddetti incapienti...» eccetera eccetera.

  PRESIDENTE. Se siete d'accordo, poiché l'Aula ora si è ricomposta, comincerei a votare gli ordini del giorno. Abbiamo intanto utilizzato questo tempo per consentire ai deputati di sedersi ai propri posti.
  Prendo atto che i presentatori accettano la riformulazione e non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Nardi n. 9/1310-A/1, accettato dal Governo, purché riformulato.
  Chiedo ai presentatori se accettino la riformulazione dell'ordine del giorno Paglia n. 9/1310-A/2, accettato dal Governo, purché riformulato.

  GIOVANNI PAGLIA. Va bene la riformulazione.

  PRESIDENTE. Prendo atto che i presentatori insistono per la votazione dell'ordine del giorno Zaratti n. 9/1310-A/3, non accettato dal Governo.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Zaratti n. 9/1310-A/3, non accettato dal Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Tartaglione, Segoni, Ruocco, Chimienti, Gigli, Patriarca, Richetti...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti e votanti  481   
   Maggioranza  241   
    Hanno votato
  48    
    Hanno votato
no  433).    

  Prendo atto che i presentatori accettano la riformulazione e non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Zan n. 9/1310-A/4, accettato dal Governo, purché riformulato. Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione degli ordini del giorno Lavagno n. 9/1310-A/5 e Minardo n. 9/1310-A/6, accettati dal Governo. Prendo atto che i presentatori accettano la riformulazione e non insistono per la votazione degli ordini del giorno Madia n. 9/1310-A/7 e Dallai n. 9/1310-A/8, accettati dal Governo, purché riformulati. Chiedo al presentatore se insista per la votazione dell'ordine del giorno Rizzetto n. 9/1310-A/9, non accettato dal Governo.

  WALTER RIZZETTO. Signor Presidente, se posso intervenire soltanto sulla ratio di questo ordine del giorno, nel senso che mi rendo conto, sottosegretario Vicari, effettivamente della difficoltà rispetto a tutto questo venir vicino di ordini del giorno. I deputati ne hanno sfornati – e mai termine fu più esatto – molti effettivamente nelle ultime ore. Chiedo, però, effettivamente il perché di questa bocciatura di questo ordine del giorno, nel senso che è esattamente quanto espresso dal Ministro delle infrastrutture e dei trasporti Maurizio Lupi che dice semplicemente: cerchiamo di stabilizzare le detrazioni fiscali. Allora, a questo punto, mi aspettavo più una riformulazione che non una bocciatura. Se lei è d'accordo, se il Governo è d'accordo, a questo punto la riformulazione posso farla anch'io...

  PRESIDENTE. No, non può lei, deputato Rizzetto, la può proporre solo il Governo la riformulazione.

  WALTER RIZZETTO. Siamo d'accordo, era una sorta di provocazione. E, comunque, chiedo effettivamente il perché di questa bocciatura, perché è esattamente Pag. 56quello che ha dichiarato il Ministro Maurizio Lupi e, quindi, non riesco a capire l'originalità di questa bocciatura (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Il Governo ha intenzione di cambiare il parere ?

  SIMONA VICARI, Sottosegretario di Stato per lo sviluppo economico. Signor Presidente, il parere contrario era nel modo di esprimere. Se lei accetta la riformulazione, invece di utilizzare le parole «a stabilizzare immediatamente», ma «a valutare l'opportunità». Tra l'altro, nell'intervento, sia mio che anche del sottosegretario Baretta in precedenza, ci siamo abbastanza espressi sulla volontà di trasformare in maniera strutturale le finalità di questo decreto. Pertanto, non «a stabilizzare immediatamente», ma «a valutare la possibilità, compatibilmente con le esigenze di bilancio».

  PRESIDENTE. Deputato Rizzetto, accetta la riformulazione ?

  WALTER RIZZETTO. No, signor Presidente, non accetto la riformulazione, ma...

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

  WALTER RIZZETTO. No, scusi, signor Presidente, ricordo che anche dal resoconto stenografico non c’è quello che dice il sottosegretario.

  SILVIA FREGOLENT, Relatore per la VI Commissione. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  SILVIA FREGOLENT, Relatore per la VI Commissione. Signor Presidente, scusate, ma noi abbiamo approvato l'emendamento a firma dell'onorevole Allasia, che prevede la stabilizzazione entro il 31 dicembre 2013. Quindi, non c’è resoconto stenografico: abbiamo fatto una votazione e abbiamo votato all'unanimità. L'immediata stabilizzazione è un controsenso: dateci almeno quattro mesi per poterlo fare.

  WALTER RIZZETTO. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà. Poi, non le darò più la parola.

  WALTER RIZZETTO. Signor Presidente, non voglio far perdere tempo all'Aula, e mi tolga pure la parola, ci mancherebbe altro, però, rinnovo quanto ho detto prima. Prima, quando effettivamente sono stati...

  PRESIDENTE. Ho capito.

  WALTER RIZZETTO. Lei non può interrompermi così.

  PRESIDENTE. Prendo atto che lei non accetta la riformulazione.
  Passiamo dunque ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Rizzetto n. 9/1310-A/9, non accettato dal Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Bossa, Cova, Gozi, Garavini, Tidei, Questore Dambruoso... Hanno votato tutti ?
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti e votanti  503   
   Maggioranza  252   
    Hanno votato
 139    
    Hanno votato
no  364).    

  Chiedo al presentatore se insista per la votazione dell'ordine del giorno Prodani n. 9/1310-A/10, non accettato dal Governo.

  ARIS PRODANI. Signor Presidente, anch'io ho qualche difficoltà a comprendere il parere contrario del Governo, in quanto Pag. 57all'articolo 16, comma 2, del decreto viene prevista una detrazione del 50 per cento per le spese sostenute dal 6 giugno al 31 dicembre per l'acquisto di mobili e di grandi elettrodomestici. Questo ordine del giorno impegnava il Governo ad adeguare e a prolungare la garanzia legale dei beni acquistati da 2 anni a 5. Quindi, nel momento in cui viene presa una contribuzione, dovrebbe essere interesse anche del Governo che i consumatori possano beneficiare di un bene che abbia una garanzia più lunga.

  DAVIDE CRIPPA. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  DAVIDE CRIPPA. Signor Presidente, volevo anzitutto sottoscrivere questo ordine del giorno e, poi, rilanciare un attimo quanto detto in precedenza. Sembra senza senso che questo Governo non riesca a percepire la necessità...

  SIMONA VICARI, Sottosegretario di Stato per lo sviluppo economico. È accettato !

  PRESIDENTE. Il sottosegretario Vicari ha intenzione di cambiare il parere ?

  SIMONA VICARI, Sottosegretario di Stato per lo sviluppo economico. Signor Presidente, il Governo accetta l'ordine del giorno in oggetto.

  PRESIDENTE. Prendo, dunque, atto che il Governo accoglie l'ordine del giorno Prodani n. 9/1310-A/10 e che il presentatore non insiste per la votazione (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
  Prendo atto che i presentatori accettano la riformulazione e non insistono per la votazione dei successivi ordini del giorno Battaglia n. 9/1310-A/11, Burtone n. 9/1310-A/12, Alfreider n. 9/1310-A/13 e Schullian n. 9/1310-A/14, accettati dal Governo, purché riformulati.
  Chiedo al presentatore se insista per la votazione dell'ordine del giorno Gebhard n. 9/1310-A/15 (Nuova formulazione), non accettato dal Governo, a meno che il Governo non abbia modificato il parere. C’è una nuova formulazione dell'ordine del giorno n. 9/1310-A/15(Nuova formulazione)? Dunque, il parere si riferisce alla nuova formulazione e il parere resta contrario. Ho capito bene ? Sta bene.

  MANFRED SCHULLIAN. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  MANFRED SCHULLIAN. Signor Presidente, noi ritiriamo il nostro ordine del giorno, non senza spiegare che non riusciamo a capire questo atteggiamento. Infatti, abbiamo una legge provinciale che consente o che prevede un premio di cubatura nell'ipotesi di risanamento energetico, proprio per incentivare il risanamento energetico e l'esecuzione di lavori ambientali. In questo modo noi non riusciremmo più a spiegare ai cittadini perché da un lato cerchiamo di incentivare con un premio di cubatura e dall'altro lato andiamo a penalizzare chi esegue questi interventi. Comunque, ritiriamo il nostro ordine del giorno.

  PRESIDENTE. Sta bene, L'ordine del giorno Gebhard n. 9/1310-A/15 (Nuova formulazione) è ritirato.
  Prendo atto che i presentatori accettano la riformulazione e non insistono per la votazione degli ordini del giorno Vignali n. 9/1310-A/16 e Rampelli n. 9/1310-A/17, accettati dal Governo, purché riformulati.
  Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione degli ordini del giorno Taglialatela n. 9/1310-A/18, Realacci n. 9/1310-A/19, come riformulato, e Mariani n. 9/1310-A/20, accettati dal Governo.
  Chiedo al presentatore se accetti la riformulazione dell'ordine del giorno Mariastella Bianchi n. 9/1310-A/21, accettato dal Governo, purché riformulato.

  MARIASTELLA BIANCHI. Signor Presidente, chiedo al Governo se può rivalutare Pag. 58la riformulazione, perché nell'impegno al Governo c'era l'indicazione di predisporre un piano nazionale di riqualificazione integrata per gli alloggi di edilizia residenziale pubblica. Sappiamo tutti quanto questi edifici siano particolarmente inefficienti e quanto sarebbe utile metterli invece a norma, anche per consentire un risparmio consistente nelle bollette energetiche. Nell'ordine del giorno noi parliamo di predisporre un piano.

  PRESIDENTE. Il Governo ?

  PIER PAOLO BARETTA, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Il Governo accoglie l'ordine del giorno.

  PRESIDENTE. Sta bene. Quindi, il Governo accetta l'ordine del giorno Mariastella Bianchi n. 9/1310-A/21, senza riformulazione.
  Chiedo ai presentatori se accettino la riformulazione dell'ordine del giorno Bratti n. 9/1310-A/22, accettato dal Governo, purché riformulato.

  ALESSANDRO BRATTI. Signor Presidente, volevo solo sapere quale era la riformulazione, cioè se si tratta solo di cassare il primo paragrafo. Se è così, va bene.

  PRESIDENTE. Il gesto del sottosegretario Baretta dice che questa è la riformulazione proposta.

  ALESSANDRO BRATTI. Allora, accettiamo la riformulazione.

  PRESIDENTE. Sta bene. Prendo atto che i presentatori accettano la riformulazione e non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Tentori n. 9/1310-A/23, accettato dal Governo, purché riformulato.
  Chiedo ai presentatori se insistano per la votazione dell'ordine del giorno Melilla n. 9/1310-A/24, accolto dal Governo come raccomandazione.

  GIANNI MELILLA. Signor Presidente, non posso accettare questo parere, perché le popolazioni colpite dal terremoto in Emilia-Romagna sarebbero escluse da questo beneficio. Mi sembra francamente incredibile che non si accetti un impegno del Governo ad andare in questa direzione.

  PRESIDENTE. Il Governo ?

  PIER PAOLO BARETTA, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Signor Presidente, noi chiediamo di inserire le parole: «compatibilmente con la disciplina comunitaria». Non mi pare che questa riformulazione distorca l'obiettivo dei proponenti.

  PRESIDENTE. Sta bene. Prendo atto che i presentatori accettano la riformulazione e non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Melilla n. 9/1310-A/24, accettato dal Governo, purché riformulato.
  Chiedo ai presentatori se accettino la riformulazione dell'ordine del giorno Ghizzoni n. 9/1310-A/25, accettato dal Governo, purché riformulato.

  MANUELA GHIZZONI. Signor Presidente, come per l'ordine del giorno Bratti n. 9/1310-A/22, chiedo che sia riletta la riformulazione, perché mi auguro vi sia stato un ripensamento durante la sospensione.

  PRESIDENTE. Il Governo può rileggere la riformulazione dell'ordine del giorno Ghizzoni n. 9/1310-A/25, per favore ?

  PIER PAOLO BARETTA, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Signor Presidente, la riformulazione proposta è la seguente: espungere il riferimento al primo provvedimento e lasciare da «impegna il Governo ad estendere» fino alla fine.

  PRESIDENTE. Onorevole Ghizzoni, accetta la riformulazione ?

Pag. 59

  MANUELA GHIZZONI. Sì.

  PRESIDENTE. Sta bene. Chiedo al presentatore se accetti la riformulazione dell'ordine del giorno Milanato n. 9/1310-A/26, accettato dal Governo, purché riformulato... scusate, il Governo può chiarire il parere sull'ordine del giorno Milanato n. 9/1310-A/26 ? Infatti, abbiamo due pareri diversi. Gli uffici hanno un parere diverso dal mio, che ho «ereditato» dal Presidente Di Maio. Io ho scritto «favorevole con riformulazione», mentre gli uffici hanno «raccomandazione», volevo capire quale dei due è giusto.

  ROBERTO GIACHETTI. La differenza è drammatica.

  PRESIDENTE. Presidente Giachetti, non esageri. Prego sottosegretario Baretta.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  PIER PAOLO BARETTA, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. La richiesta di accettarlo come raccomandazione per non dare un parere contrario, onorevole Giachetti, è legata al fatto che è difficile pensare che con una circolare il Governo stabilisca i prezzi dei prodotti somministrati.

  PRESIDENTE. Onorevole Milanato, accetta come raccomandazione ? Prendo atto che accetta.
  Passiamo all'ordine del giorno Caon n. 9/1310-A/27, sul quale il Governo ha espresso parere favorevole purché riformulato. Prendo atto che i presentatori accettano la riformulazione e non insistono per la votazione.
  Passiamo all'ordine del giorno Marcolin n. 9/1310-A/28, sul quale il Governo ha espresso parere contrario.

  SIMONA VICARI, Sottosegretario di Stato per lo sviluppo economico. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  SIMONA VICARI, Sottosegretario di Stato per lo sviluppo economico. Il parere contrario era determinato dal fatto che riteniamo che vengano discriminate le coppie di fatto con questa disposizione. Però, mi rimetto all'Aula.

  PRESIDENTE. Il parere del Governo è contrario, ma si rimette all'Aula.
  Ha chiesto di intervenire il deputato Bragantini. Ne ha facoltà.

  MATTEO BRAGANTINI. Questo è un ordine del giorno molto semplice; perché abbiamo messo «che si sono sposate» ? Per evitare gli abusi di qualcuno che si ritiene coppia di fatto, siccome non ci sono registri, siccome dobbiamo ancora normarlo, che fa figurare e acquisisce e utilizza dei benefici detraendoli dalla massa di tutte le famiglie, soprattutto le giovani coppie che si sono sposate e dunque hanno contratto un vincolo non solo tra marito e moglie, ma anche verso lo Stato. Solo per questo si è voluto mettere il contratto di matrimonio, per un motivo molto semplice, per evitare strumentalizzazioni e evitare che ci sia qualcuno che abusi dei pochi soldi che sono pubblici per fare cose che non sarebbero dovute, insomma, ci sembra una cosa molto semplice e di buonsenso.

  PRESIDENTE. Onorevole Bragantini, insiste per la votazione dell'ordine del giorno Marcolin n. 9/1310-A/28, non accolto dal Governo ? Prendo atto che insiste.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Marcolin n. 9/1310-A/28.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Sannicandro, Fiano si affretti... Di Gioia, Tancredi, Kronbichler, Di Gioia ancora non riesce a votare, Portas...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

Pag. 60

   (Presenti  511   
   Votanti  506   
   Astenuti    5   
   Maggioranza  254   
    Hanno votato
  18    
    Hanno votato
no  488).    

  (Il deputato Iacono ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario).

  Prendo atto che i presentatori dell'ordine del giorno Busin n. 9/1310-A/29, sul quale il Governo ha espresso parere favorevole, non insistono per la votazione.
  Prendo altresì atto che i presentatori dell'ordine del giorno Attaguile n. 9/1310-A/30, con parere favorevole del Governo, non insistono per la votazione.
  Prendo atto che i presentatori dell'ordine del giorno Caparini n. 9/1310-A/31, accolto dal Governo come raccomandazione, non insistono per la votazione.
  Prendo atto che i presentatori accettano la riformulazione e non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Rondini n. 9/1310-A/32, sul quale il Governo ha espresso parere favorevole purché riformulato.
  Prendo atto che i presentatori dell'ordine del giorno Matteo Bragantini n. 9/1310-A/33 non accedono all'invito al ritiro formulato dal Governo ed insistono per la votazione.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Matteo Bragantini n. 9/1310-A/33, non accettato dal Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione)

  Prodani, Duranti, Censore, Tartaglione, Gribaudo, Piccione...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti e votanti  517   
   Maggioranza  259   
    Hanno votato
 149    
    Hanno votato
no  368).    

  Ordine del giorno Grimoldi n. 9/1310-A/34: parere favorevole del Governo, purché riformulato. Prendo atto che i presentatori accettano la riformulazione e non insistono per la votazione. Ordine del giorno Gianluca Pini n. 9/1310-A/35: parere favorevole del Governo, purché riformulato. Prendo atto che i presentatori accettano la riformulazione e non insistono per la votazione. Ordine del giorno Prataviera n. 9/1310-A/36: parere favorevole del Governo, purché riformulato. Prendo atto che i presentatori accettano la riformulazione e non insistono per la votazione.
  Passiamo all'ordine del giorni Bossi n. 9/1310-A/37, su cui il Governo si rimette all'Aula. A meno che non sia cambiato il parere... Il rappresentante del Governo chiede di parlare. Ne ha facoltà.

  SIMONA VICARI, Sottosegretario di Stato per lo sviluppo economico. Signor Presidente, il parere è favorevole con la seguente riformulazione: al posto dell'espressione «ad adottare», l'espressione «a valutare l'opportunità di adottare». Con tale riformulazione è quindi favorevole.

  PRESIDENTE. Prendo dunque atto che i presentatori accettano la riformulazione e non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Bossi n. 9/1310-A/37, accettato dal Governo, purché riformulato.
  Ordine del giorno Molteni n. 9/1310-A/38: parere favorevole del Governo, purché riformulato. Prendo atto che i presentatori accettano la riformulazione e non insistono per la votazione. Ordine del giorno Giancarlo Giorgetti n. 9/1310-A/39: parere favorevole del Governo, purché riformulato. Prendo atto che i presentatori accettano la riformulazione e non insistono per la votazione.
  Passiamo all'ordine del giorno Invernizzi n. 9/1310-A/40. È accolto come raccomandazione ?

  PIER PAOLO BARETTA, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Signor Presidente, questi sono alcuni ordini Pag. 61del giorno tutti relativi a modificare il Patto di stabilità, scomputando dal calcolo stesso: quindi c’è un parere contrario, così come sono formulati. Questo è uno.

  PRESIDENTE. Quindi il parere sull'ordine del giorno Invernizzi n. 9/1310-A/40 è contrario.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Fedriga. Ne ha facoltà.

  MASSIMILIANO FEDRIGA. Signor Presidente, solo per invitare anche il rappresentante del Governo a considerare il dispositivo. Capisco la prudenza che vogliono utilizzare, però il dispositivo dice: «a considerare la necessità di rivedere». Voi non volete nemmeno considerare la possibilità, come Governo: non è che si impone che nel prossimo provvedimento venga messo in atto. Mi sembra particolare come posizione.

  PIER PAOLO BARETTA, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Le propongo la formula classica: «a valutare l'opportunità di», e vale per tutti.

  PRESIDENTE. Allora, ordine del giorno Invernizzi n. 9/1310-A/40: parere favorevole del Governo, purché riformulato, nel senso di inserire l'espressione: «a valutare l'opportunità di (...)». Prendo atto che i presentatori accettano la riformulazione e non insistono per la votazione.
  Ordine del giorno Allasia n. 9/1310-A/41: parere favorevole del Governo, purché riformulato. Prendo atto che i presentatori accettano la riformulazione e non insistono per la votazione.
  Chiedo ai presentatori se accettino la riformulazione dell'ordine del giorno Fedriga n. 9/1310-A/42, accettato dal Governo, purché riformulato.

  MASSIMILIANO FEDRIGA. Signor Presidente, non la accetto: questo era l'impegno che si era preso il relatore. Quando nel nostro emendamento abbiamo detto: no, non si può fare adesso, per quanto riguarda – e parlo ai colleghi – portare a cinque anni l'incentivo per gli over 65, adesso non capisco perché... L'impegno riporta: «ad adottare, con il primo provvedimento utile, misure per la riduzione del numero (...)». Non diciamo quale sia, il primo provvedimento utile. Mi sembra che c'era stata una condivisione anche da parte della maggioranza. Se si vuole introdurre nel dispositivo l'espressione «a valutare l'opportunità di (...)», non possiamo accettarlo, perché altrimenti ritorniamo al punto di partenza. Noi chiediamo che venga messo ai voti, e speriamo che venga approvato. Spero almeno valga la coerenza dei colleghi che prima sono intervenuti a dire quanto era giusto l'emendamento, ma che mancava la copertura adeguata: questo è un ordine del giorno, mi auguro che tutti voteranno a favore.

  GIANLUCA BENAMATI, Relatore per la X Commissione. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  GIANLUCA BENAMATI, Relatore per la X Commissione. Signor Presidente, vorrei invitare il Governo a ripensare un attimo la riformulazione. Mi rendo conto che il tema del primo provvedimento utile possa essere stringente; però, in effetti, l'espressione «ad adottare [...] misure per la riduzione del numero di rate annuali» credo sia qualcosa che corrisponde al dibattito che c’è stato nelle Commissioni. Credo che questo sia un ordine del giorno per cui il Governo ha la capacità poi nel tempo di dare risposta a questo tema, che è sentito.

  PRESIDENTE. Il Governo ?

  PIER PAOLO BARETTA, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Signor Presidente, proviamo a vedere se riusciamo a risolvere insieme il problema; vorrei far presente che l'ordine del giorno impegna il Governo ad adottare, con il primo provvedimento utile, misure per la riduzione del numero di rate relative alle spese dei soggetti, eccetera. Allora, per essere onesti, se il tema è valutare l'opportunità Pag. 62e quindi ci consente di discuterne, lo accettiamo, ma un impegno stringente per cui, tra tre giorni, giustamente l'onorevole Fedriga viene a dirci: perché qui è scritto, per come è formulato, adottare con il primo provvedimento utile la riduzione del numero di rate annuali.... Se invece ci consente un margine, «valutare l'opportunità di», io lo accetto, perché è chiaro che non siamo in grado di dire, siamo onesti tra di noi, che tra tre giorni il primo provvedimento utile è il «Fare» che torna dal Senato, a quel punto legittimamente l'onorevole Fedriga o chiunque altro potrebbe dire: Governo, siccome siamo trasparenti... Se invece è una formula che ci consente di assumere l'impegno ma non con questo vincolo, possiamo accoglierlo, ma pensare che tra una settimana facciamo questo provvedimento mi pare onesto dire che non è prevedibile.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Fedriga. Ne ha facoltà.

  MASSIMILIANO FEDRIGA. Signor Presidente, ringrazio il Governo e in questo caso mi auguro che terrà in considerazione – anche la Presidenza della Camera – che se faremo degli emendamenti al «Fare» che riguardano incentivi saranno dichiarati ammissibili perché è considerato un provvedimento utile per introdurre questo tipo di disciplina.

  PRESIDENTE. Non ci faccia conto.

  MASSIMILIANO FEDRIGA. Allora, vuol dire che il Governo ha detto un'assoluta inesattezza esattamente come non potrebbe entrare nel decreto...

  PRESIDENTE. No, non ha detto questo il Governo, non metta in bocca al Governo delle cose che non ha detto.

  MASSIMILIANO FEDRIGA. Sì perché ha detto che può entrare nel «Fare» e così non è, ma se questo è il problema del Governo, do un suggerimento: basta togliere «con il primo provvedimento utile», ad adottare misure per la riduzione del numero di rate, se questo è l'intento, perché se non viene accettata questa mia proposta, la volontà quindi non è quella che il problema è il primo provvedimento utile, la volontà è quella di non aiutare le persone over 65 ad accedere a questo incentivo e sconfessa totalmente quanto detto dai relatori durante la seduta odierna. Quindi chiedo la votazione.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Crippa. Ne ha facoltà.

  DAVIDE CRIPPA. Signor Presidente, anche noi volevamo un attimino porre l'attenzione su questo ordine del giorno perché è vero, c’è stata una promessa di ritiro durante la discussione e dopo nella presentazione di un ordine del giorno se non diamo un minimo di concretezza direi che rischiamo veramente di non dare più valore agli ordini del giorno, che già facciamo fatica ad accettare come alternativi agli emendamenti.

  PRESIDENTE. Allora, il Governo non mi pare intenda cambiare il parere per cui, poiché il proponente Fedriga non accetta la riformulazione, metto in votazione l'ordine del giorno Fedriga n. 9/1310-A/42, con il parere contrario del Governo, nella sua formulazione originaria.
  Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Fedriga n. 9/1310-A/42, non accettato dal Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Mazzoli, Madia...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  508   
   Votanti  503   
   Astenuti    5   
   Maggioranza  252   
    Hanno votato
 152    
    Hanno votato
no  351).    

Pag. 63

  Ordine del giorno Borghesi n. 9/1310-A/43: prendo atto che la sottosegretaria Vicari e il sottosegretario Baretta confermano il parere contrario del Governo.
  Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Borghesi n. 9/1310-A/43, non accettato dal Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Baruffi, Patriarca, Toninelli...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  510   
   Votanti  508   
   Astenuti    2   
   Maggioranza  255   
    Hanno votato
 145    
    Hanno votato
no  363).    

  Qual è il parere del Governo sull'ordine del giorno Malpezzi n. 9/1310-A/44 ? Perché penso vi sia una riformulazione.

  PIER PAOLO BARETTA, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Signor Presidente, la riformulazione del dispositivo è la seguente: «impegna il Governo ad intervenire per risolvere la questione, chiarendo come qualsiasi supporto ai libri di testo, dizionari e materiale didattico debba essere considerato parte integrante dello stesso libro di testo e valutando la necessità di superare le contraddizioni con le sopracitate norme del decreto-legge n. 179 del 2012».

  PRESIDENTE. Prendo atto che i presentatori accettano la riformulazione e non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Malpezzi n. 9/1310-A/44, accettato dal Governo, purché riformulato.
  Prendo atto che i presentatori accettano la riformulazione e non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Bargero n. 9/1310-A/45, accettato dal Governo, purché riformulato.

  PRESIDENTE. È così esaurito l'esame degli ordini del giorno presentati.

(Dichiarazioni di voto finale – A.C. 1310-A)

  PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto finale.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Di Gioia. Ne ha facoltà.

  LELLO DI GIOIA. Signor Presidente, il gruppo socialista voterà a favore di questo provvedimento perché lo riteniamo importante e perché, a differenza di tanti altri provvedimenti che abbiamo approvato in quest'Aula, è un provvedimento che va nella direzione di tutelare le famiglie e i cittadini italiani.
  È un provvedimento che sicuramente rilancia lo sviluppo e l'occupazione di questo Paese, basta pensare che esso interviene su un settore estremamente delicato della vita produttiva del nostro Paese. Mi riferisco al settore edilizio che, negli ultimi anni, ha perso circa cinquecentomila posti di lavoro e ha determinato una forte incidenza sull'abbattimento del prodotto interno lordo. Ma esso non incide semplicemente su una questione di carattere economico, e quindi di ripresa; incide anche sul modo di vivere, sulle condizioni di vivere all'interno di questo Paese perché esso è un provvedimento che migliora la qualità della vita e, soprattutto, diminuisce il CO2 perché interviene sulla questione ambientale per ciò che riguarda la riduzione e, quindi, gli interventi energetici. Questo provvedimento – dicevo – interviene sull'edilizia perché determina quella condizione che i Governi passati hanno definito con incentivazioni e che l'ultimo Governo, per una scelta che non abbiamo mai capito, ha ritenuto di eliminare e che, quindi, ha determinato – come dicevo in precedenza – un calo notevole all'interno del settore edilizio con 500 mila posti di lavori in meno; agevola le famiglie, coloro i quali vogliono ristrutturare la loro abitazione con un intervento del 50 per cento, massimo fino a oltre 90 mila euro, interviene Pag. 64su quello che può essere il recupero energetico perché vi sono agevolazioni fino al 65 per cento, ma – dato importante – nel momento in cui si interviene sul settore della ristrutturazione edilizia, di fatto, si interviene anche per ciò che riguarda il problema sismico del nostro Paese perché, in quelle realtà che sono soggette a grandi rischi sismici, è chiaro che vi è un intervento ulteriore del 65 per cento, che determina quindi la condizione di mettere in sicurezza le nostre abitazioni.
  Questo significa, in buona sostanza, non intervenire a valle, ma intervenire a monte per fare in modo che vi possa essere sicurezza e certezza per i cittadini. Ma si interviene per i cittadini, a favore dei cittadini e non dei grandi gruppi industriali, perché ristrutturare la propria casa è un fatto importante, perché determinare una condizione di risparmio energetico è una questione essenziale perché comunque ci si indirizza verso un sistema in Italia nei prossimi anni – e cioè dal 2019 al 2021 – intervenendo sia sul patrimonio sia su quello privato.
  Noi siamo dispiaciuti e siamo ovviamente fortemente contrari al fatto che questo intervento sia semplicemente un intervento di durata temporanea. Avremmo preferito che questo intervento fosse un intervento duraturo, perché determina quelle condizioni di crescita, come dicevo, in un settore fortemente in crisi. Un intervento che abbraccia, come dicevo prima, anche ulteriori settori della nostra economia, perché si interviene anche con detrazioni su quello che è l'arredo della propria abitazione, con somme che arrivano fino a un massimo di 10 mila euro.
  Ecco un intervento completo, un intervento che crea quelle condizioni di crescita, come dicevo prima, e che certamente va a merito di quest'Aula e credo e penso, al di là di quello che è successo nella seduta di quest'oggi, che possa essere approvato all'unanimità, perché rilancia il sistema economico del nostro Paese, perché mette le famiglie nelle condizioni di poter ristrutturare le proprie abitazioni e perché interviene sul sistema ambientale diminuendo, appunto, l'emissione di CO2. Un intervento completo e interessante, ed è per questo motivo che il Partito Socialista voterà a favore di questo provvedimento (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Partito Socialista Italiano-PLI).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Plangger. Ne ha facoltà. Forse parla il deputato Ottobre al suo posto ?

  MAURO OTTOBRE. Signor Presidente, le chiedo cortesemente se fosse possibile metterlo in coda nel gruppo Misto a parlare, successivamente...

  PRESIDENTE. Sì, è arrivato. Prego, a lei la parola, deputato Plangger.

  ALBRECHT PLANGGER. Signor Presidente, il recepimento della direttiva n. 210/31/UE del Parlamento europeo e del Consiglio del 19 maggio 2010, sulla prestazione energetica in edilizia, è un atto urgente che risponde ad un esplicito impegno richiesto all'Italia dalla Commissione europea dopo il mancato recepimento della direttiva nel nostro ordinamento nazionale entro il 9 luglio 2012.
  L'impegno, sollecitato dalla Commissione europea, va ad accrescere e migliorare la normativa relativa all'efficienza energetica in edilizia ed è un richiamo a cui le province autonome di Bolzano e Trento hanno risposto con una normativa provinciale, che assicura in modo rigoroso il rispetto degli obiettivi di tutela ambientale e di risparmio energetico imposti dall'ordinamento comunitario.
  È importante, sotto questo profilo, che al Senato sia stata inserita una clausola di salvaguardia che tutela le norme di attuazione delle regioni e delle province autonome che, alla data di entrata in vigore della normativa statale, abbiano già provveduto al recepimento della direttiva. Riteniamo fondamentale, sia sotto il profilo dei costi economici sia per gli aspetti di tutela ambientale, che l'edilizia pubblica e privata siano disciplinate in modo da ottenere più efficienti prestazioni energetiche. Occorre intervenire in ordine ai requisiti Pag. 65minimi e alle modalità di calcolo delle prestazioni energetiche degli edifici e su queste basi incentivare l'uso delle fonti rinnovabili.
  La proroga degli incentivi per il risanamento energetico, con un aumento della detrazione dal 55 al 65 per cento e degli incentivi per la ristrutturazione edilizia, con una detrazione pari al 50 per cento, sono misure fondamentali che ad oggi la situazione della finanza pubblica non consente di rendere permanenti.
  L'emanazione entro il 31 dicembre 2013 delle misure per rendere strutturali gli incentivi, prevista dalle modifiche approvate dall'Aula, è nella prospettiva da noi auspicata. Esprimiamo il nostro voto favorevole al provvedimento.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Busin. Ne ha facoltà.

  FILIPPO BUSIN. Signor Presidente, onorevoli colleghi, il provvedimento va nella direzione giusta, come già dichiarato nella discussione sulle linee generali. L'uso della leva fiscale è particolarmente efficace in queste situazioni di recessione e di alta pressione fiscale. Per questo il nostro voto è favorevole, il voto della Lega Nord sarà favorevole. Rimane però, a nostro giudizio, un'azione nella direzione giusta ma non sufficiente. Soprattutto dal lato del reperimento delle risorse il Governo qui dimostra una scarsa consapevolezza, a nostro parere, della drammaticità della crisi che stiamo vivendo. Si tratta su questo fronte di interventi superficiali che non incidono in profondità e non aggrediscono i problemi strutturali del nostro debito pubblico e della nostra spesa pubblica, caratterizzata da una mole molto pesante di sprechi. Il Primo Ministro Letta all'inizio del suo mandato aveva dichiarato che occorrevano una mano ferma e una forte volontà; aveva usato una espressione più colorita e aveva detto che servivano gli attributi per governare. Noi questa volontà e questa mano ferma non le vediamo, almeno non nella misura che sarebbe utile per affrontare una crisi come quella che ci troviamo a fronteggiare. Non si vede quell'azione decisiva che liberi finalmente le risorse utili a far ripartire e a liberare le forze creative di questo Paese. Questa azione decisiva è a portata di mano. Noi l'abbiamo indicata molte volte e continueremo a ribadirlo. Si chiama federalismo fiscale, si chiama fabbisogni standard e costi standard. Non ravvediamo il coraggio per intraprendere questa strada. Ma quello che più ci preoccupa è una cultura purtroppo molto diffusa nel Paese e tra gli esponenti politici, una cultura ostile all'impresa e agli imprenditori. L'impresa è vista spesso con fastidio e con sospetto, come fosse un'anomalia da superare, soprattutto quella piccola, la micro e la media impresa, fonte molto spesso di evasione fiscale. Quindi qui, lasciando stare Silvio Berlusconi, nei confronti del quale da vent'anni ormai una certa parte politica ha una specie di ossessione, vorrei portare ad esempio la vicenda di Dolce e Gabbana. L'uscita infelice dell'assessore D'Alfonso di Milano non è purtroppo un episodio estemporaneo, ma è sintomo di una mentalità molto diffusa nel nostro Paese. Quel suo scagliarsi violento contro i due imprenditori per una vicenda in cui, per inciso, non sono stati condannati, mi ricorda il dagli all'untore di manzoniana memoria che, declinato ai nostri giorni, diventa dagli all'evasore. Da quel giorno, soprattutto grazie alla loro reazione molto apprezzata, Dolce e Gabbana sono diventati i miei eroi, il simbolo dell'Italia migliore, quella che dà lustro al nostro Paese rendendoci tutti orgogliosi, ed eroi sono anche quelle migliaia di imprenditori sconosciuti, che con il loro lavoro silenzioso, con il loro coraggio e la capacità di intraprendere, con la loro visione positiva del futuro, creano ricchezza. Quando vedo un'azienda fallire per i crediti non riscossi, soprattutto magari per i crediti vantati nei confronti della pubblica amministrazione, di uno Stato insolvente, per mancanze ad essa non imputabili e per l'indifferenza del nostro sistema bancario e creditizio, vedo morire la parte migliore del Paese. Quei capannoni, visti spesso con una certa stizza, repulsione, fastidio dall’intellighènziaPag. 66radical-chic del nostro Paese, sono invece per me il simbolo dell'Italia che ce l'ha fatta. Sono il simbolo del riscatto dalla povertà, dalla necessità di emigrare, e noi veneti ne sappiamo qualcosa. Sono il simbolo di chi ce l'ha fatta da solo con il suo coraggio e il suo lavoro, senza aspettare sussidi, senza aspettare i trasferimenti generosi dello Stato. Guardate che non è un caso se il livello della pressione fiscale nel nostro Paese sui lavoratori e sulle imprese è ormai la più alta fra i Paesi sviluppati.
  Questa è la naturale conseguenza di quella cultura avversa all'impresa di cui parlavo sopra; quella cultura che, se non contrastata con decisione, ci porterà al declino inesorabile, e con esso, come conseguenza, come corollario, la perdita della nostra stessa libertà (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Lacquaniti. Ne ha facoltà.

  LUIGI LACQUANITI. Signora Presidente, colleghe e colleghi deputati, rappresentante del Governo, la direttiva europea che ci apprestiamo a recepire si ascrive a pieno titolo nelle misure di tutela ambientale. Nell'efficientamento energetico degli immobili risiede uno degli snodi cruciali per la tutela dell'ambiente in cui viviamo e il benessere delle nostre città.
  Un migliore efficientamento energetico degli immobili si traduce in un minore uso di risorse energetiche, un minor sfruttamento delle risorse ambientali, un minore impatto ambientale. Il legislatore oggi possiede due modalità di approccio alle politiche di tutela ambientale. Si può guardare ad esse come a strumenti dell'economia classica oppure si può guardare ad esse come all'economia stessa. L'ambiente, cioè, come autentica ricchezza del Paese per il suo futuro.
  Nel primo caso, l'economia è tutta centrata ancora su un'idea di crescita illimitata, che scosta da sé il pensiero delle risorse che, prima o poi, sono destinate a finire. Nell'altro caso, vi è una modalità di intervento politico differente, un altro programma politico, che non rinuncia alla crescita del Paese, alla creazione di posti di lavoro, alla garanzia dei servizi ai cittadini, e tuttavia scopre nella questione ambientale non una sfida, ma la sfida.
  La questione ambientale è la sfida che abbiamo innanzi. L'ambiente e la sua difesa devono diventare davvero il centro dei nostri interessi, una nuova modalità di crescita per il Paese, un differente modo di rapportarsi all'esistenza stessa, fonte di un rinnovato modo di lavorare e di organizzare la convivenza tra i cittadini.
  Non so dire, signora Presidente, se, a livello europeo, nell'adozione della direttiva oggi in esame, sia prevalsa realisticamente l'una o ottimisticamente l'altra visione economica. Certamente, a mio avviso, nell'approccio che prevale ancora nel nostro Paese, che è prevalso nei lavori delle nostre Commissioni, sono state soprattutto altre le preoccupazioni.
  Eravamo chiamati a produrre una disciplina che permettesse al Paese di ridurre il suo ritardo cronico nella riqualificazione energetica del patrimonio immobiliare. Per farlo, avremmo dovuto approvare meccanismi incentivanti che, grazie ad accorte agevolazioni fiscali, avrebbero dato alla norma la stabilità necessaria, e non quel carattere precario che sempre ha caratterizzato le politiche ambientali in Italia.
  Sono stati approvati degli emendamenti che vanno in tal senso: attendiamo che si realizzino. Ma è anche l'approccio che rivela ancora una lettura antiquata, limitata, della questione ambientale. Se ne è fatto solo un mezzo per il rilancio episodico di frazioni limitate del nostro sistema produttivo, per giunta applicando termini troppo stringenti.
  Gli investimenti domestici saranno per forza di cose limitati, vista l'entità della crisi economica che ha falcidiato, in termini assoluti, le potenzialità di investimento delle famiglie. Il rischio è che, allo spirare del termine utile per usufruire della detrazione di imposta, gli interventi di ristrutturazione termineranno, l'acquisto di elettrodomestici A+ terminerà, l'acquisto Pag. 67dell'arredamento terminerà e tutti i settori interessati, dopo una momentanea boccata di ossigeno, dovranno affrontare ulteriori e, forse, più gravi difficoltà.
  Ripeto, attendiamo con ansia che gli emendamenti approvati che vanno in senso opposto si realizzino. Non ci soddisfa che, per la copertura economica del provvedimento, si vada, per l'ennesima volta, a falcidiare i fondi dell'otto per mille, come già avvenuto in precedenza, né ci soddisfa l'aumento dell'IVA sugli allegati di quotidiani e periodici, andando così a penalizzare un settore in grave difficoltà.
  Sono già migliaia le edicole che sono scomparse dai nostri centri abitati per la crisi economica, con la perdita di migliaia di posti lavoro, senza contare l'apporto sul piano culturale di molte di queste pubblicazioni in un Paese dove non si legge più.
  Spiace che sia stato respinto il nostro emendamento che mirava proprio a tutelare la filiera delle edicole e della carta stampata mediante, in alternativa, un incremento minimo dell'aliquota del prelievo erariale unico sui giochi.
  E tuttavia Sinistra Ecologia Libertà, al contrario di altri che pure siedono in quest'Aula, sa che la realtà è cosa complessa, talvolta contraddittoria e, quindi, non solo, con questo provvedimento, mettiamo fine alla procedura di infrazione che la Commissione europea aveva avviato, ma è indubbio che il provvedimento esce dal lavoro delle Commissioni sensibilmente migliorato rispetto alla formulazione trasmessa dal Senato.
  Non appartengono a Sinistra Ecologia Libertà i pronunciamenti sulla presunta inutilità del Parlamento. Eccessivo è il ricorso allo strumento del decreto-legge, ma questo non può tradursi nell'inutilità del Parlamento. E infatti oggi, con la conversione di questo decreto-legge, andiamo a incentivare la ristrutturazione degli immobili, il loro efficientamento energetico, la sostituzione di elettrodomestici obsoleti e fortemente energivori. Le agevolazioni fiscali previste, per quanto limitate, vengono messe al servizio di questi obiettivi e vengono pure estese per l'acquisto di impianti atti alla naturizzazione domiciliare dell'acqua e anche per i lavori di adeguamento antisismico. Il Paese si gioverà di questo provvedimento e lo deve anche al lavoro delle Commissioni parlamentari.
  È per tutto questo dunque che, nonostante tutti i limiti del provvedimento, posso annunciare il voto favorevole del gruppo di Sinistra Ecologia Libertà.
  Sinistra Ecologia Libertà riconosce il valore di questo provvedimento, e aggiungo, anche, di quest'Aula. Per questo non si è accodata all'ostruzionismo che altri hanno fatto su questo provvedimento con intenti puramente dilatori, salvo poi prevedibilmente votare a favore di esso. Sinistra Ecologia Libertà vota a favore di questo provvedimento, ma con un monito, colleghe e colleghi deputati: l'ambiente dovrebbe essere l'obiettivo, da noi se ne è fatto un mezzo; l'ambiente dovrebbe essere il futuro stesso del Paese e del suo sistema economico e sociale, da noi se ne è fatto solo una tappa in un cammino di sviluppismo senza regole né mete. E così pure per questo provvedimento: ne abbiamo fatto l'adozione di misure atte a permettere un significativo risparmio energetico, nella speranza che possa contribuire a risollevare le sorti di un settore economico, l'edilizia, che la crisi economica in atto ha colpito duramente. Bene, benissimo, ma meglio sarebbe stato se, oltre a questo e prima di questo, ne avessimo fatto l'avvio di una nuova, decisa fase nella tutela dell'ecosistema. L'Italia soffre una grave difficoltà culturale, prima ancora che politica, nel riconoscere alla tutela ambientale e alla piena valorizzazione dei propri beni il posto che meritano. Da sempre questo Paese riconosce nella promozione piena delle proprie bellezze il più autentico mezzo di valorizzazione della propria economia; da sempre questo Paese non fa niente, o fa il minimo indispensabile, per realizzare questo obiettivo. Facciamo in modo, onorevoli deputate e deputati, che l'adozione di questo provvedimento rappresenti finalmente un'inversione di tendenza (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà).

Pag. 68

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Librandi. Ne ha facoltà.

  GIANFRANCO LIBRANDI. Signor Presidente, signor sottosegretario, onorevoli colleghi, la conversione del decreto-legge n. 63, all'esame dell'Assemblea, permetterà al nostro Paese di raggiungere una serie di obiettivi decisamente rilevanti e, sotto molti aspetti, inderogabili ed indispensabili.
  In prima battuta metteremo la parola «fine» a ben due procedure di infrazione nei confronti dell'Italia, avviate dalla Commissione europea: la prima, che risale al 2006, legata al mancato recepimento di disposizioni in materia di attestato di certificazione energetica, ed una seconda, del settembre 2012, relativa al mancato recepimento della direttiva 2010/31/UE, volta a promuovere la prestazione energetica degli edifici. Non è questo un dato di poco conto, considerato che il nostro Paese, oltre alla sua immagine internazionale, rischia il deferimento alla Corte di giustizia con possibile applicazione di sanzioni immediate.
  Ma oltre al recepimento delle direttive europee, questo decreto traccia un percorso chiaro e definito, finalizzato a favorire il miglioramento delle prestazioni energetiche degli edifici, a stimolare la diversificazione energetica e la valorizzazione delle fonti rinnovabili, a promuovere, ristrutturare e migliorare qualitativamente, in definitiva, il patrimonio edilizio esistente.
  Non dimentichiamo poi che ristrutturare e recuperare gli immobili esistenti ci permetterà di limitare un ulteriore consumo del territorio, che negli ultimi decenni è stato già sufficientemente cementificato.
  Da un punto di vista prettamente tecnico, questo provvedimento, che potenzia fortemente l'attuale regime di detrazioni fiscali relative a interventi di riqualificazione, prevede l'innalzamento al 65 per cento, dal precedente 55 per cento, del recupero fiscale relativo a interventi di miglioramento dell'efficienza energetica degli edifici e la conferma, fino al 31 dicembre 2013, dell'innalzamento al 50 per cento, rispetto all'ordinario 36 per cento, fino ad un ammontare di 96 mila euro, rispetto agli ordinari 48 mila euro, della percentuale di detrazione IRPEF prevista per le spese di ristrutturazione edilizia.
  Giusto per avere un'idea di quali possano essere gli effetti di questo tipo di misure, vorrei ricordare che la detrazione del 55 per cento è stata ad oggi già utilizzata da un milione e mezzo di famiglie italiane e di imprese italiane, ha prodotto 18 miliardi di euro di investimenti e 50 mila posti di lavoro all'anno. Sono misure che certamente contribuiranno a incentivare interventi di ristrutturazione e di ammodernamento del patrimonio edilizio nazionale; interventi che, tra le altre cose, daranno respiro ad uno dei comparti produttivi più importanti del Paese, quello dell'industria delle costruzioni.
  È noto che l'edilizia è uno dei settori trainanti del nostro sistema economico ed è altrettanto conosciuta la situazione di estrema difficoltà che questo settore sta attraversando. In un recente intervento, il presidente dell'ANCE, Paolo Buzzetti, ha confermato la situazione di profonda crisi del comparto. Considerando tutta la filiera delle costruzioni, i posti di lavoro persi dall'inizio della crisi sfiorano ormai le 700 mila unità ed un numero variabile tra le 50 mila e le 80 mila unità di occupati attualmente in cassa integrazione rischia di non essere più reintegrato in azienda, andando così ad aumentare un numero già impressionante di posti di lavoro persi. Oltre 11 mila aziende sono già fallite ed un ulteriore 28-30 per cento rischia di seguire la stessa sorte per mancanza di liquidità. L'acquisto di nuove abitazioni da parte delle famiglie ha subito un crollo di 74 miliardi di euro, contribuendo in modo determinante al blocco del mercato della casa. E da ultimo, ma non certamente per importanza, il settore soffre per una diminuzione dei lavori pubblici impressionante, con un calo degli investimenti dall'inizio della crisi di oltre il 50 per cento.Pag. 69
  In un panorama tanto desolante e che richiede interventi pronti ed efficaci, le misure previste da questo decreto-legge possono costituire un formidabile stimolo per dare ad un settore che sta attraversando pesanti difficoltà una importante opportunità di crescita e di ripresa.
  Allo stesso modo accogliamo con estremo favore le previsioni del decreto-legge circa il recupero fiscale relativo all'acquisto di nuovi mobili ed elettrodomestici, seppure solo in relazione ad acquisti finalizzati all'arredo e al completamento di immobili oggetto di ristrutturazione, con una detrazione calcolata su un imponibile di 10 mila euro, che si aggiungono ai 96 mila euro già previsti per le opere di ristrutturazione immobiliare. Anche in questo caso ci troviamo di fronte ad un intervento forte, nell'ambito di un settore, quello degli elettrodomestici, che, come l'edilizia e purtroppo non solo, sta attraversando una profonda crisi strutturale.
  Il comparto del cosiddetto «bianco», uno dei principali settori manifatturieri nazionali, con un fatturato globale di oltre 12 miliardi di euro, una quota di export superiore al 60 per cento e che dava lavoro fino a qualche anno fa a più di 130 mila persone, ha registrato in questi ultimi anni segnali di pesante arretramento, passando dagli oltre 30 milioni di pezzi prodotti nel 2002 ai poco più di 14 milioni nel 2012.
  In particolare nel 2012 il mercato italiano ha registrato un calo di volumi e di valori rispettivamente del 6,6 e del 7,8 per cento, con ovvie e pesanti ricadute nel settore occupazionale. Anche in questo caso lo strumento dell'agevolazione fiscale potrà contribuire a dare una scossa al settore, anche se ci sarebbe piaciuto trovare delle forme che ci permettessero di avere maggiore attenzione per le produzioni made in Italy, soprattutto per cercare di recuperare una situazione occupazionale davvero preoccupante e per favorire una ripresa competitiva e tecnologica di settori rilevanti nella nostra economia in un momento congiunturale davvero difficoltoso.
  Sicuramente questo decreto si muove nella giusta direzione con provvedimenti che vanno verso la crescita e lo sviluppo economico, che Scelta Civica accoglie con favore e con l'auspicio che non solo i provvedimenti adottati possano essere rafforzati e potenziati, ma che soprattutto possano diventare permanenti e strutturali.
  Ma questo decreto non si limita a pensare al presente, ma ha un respiro più ampio, guarda al domani, pensa al futuro, prevedendo requisiti minimi di prestazioni energetiche in modo da massimizzare il rapporto costi-benefici e prevedendo edifici ad energia quasi zero, cioè edifici a prestazione energetica altissima, dove il fabbisogno energetico quasi nullo è coperto in misura significativa da fonti energetiche alternative in situ, con precise prescrizioni temporali di adeguamento riguardanti non solo gli edifici di nuova costruzione, ma anche e soprattutto gli immobili occupati e di proprietà delle pubbliche amministrazioni, a partire dalle scuole, che dal 31 dicembre 2018 dovranno uniformarsi alle nuove regole.
  Tra i moltissimi aspetti positivi solo un piccolo neo che voglio sottolineare. Ci sarebbe piaciuto in questo decreto dedicare maggiore attenzione ad interventi di consolidamento antisismico, all'introduzione di nuove tecnologie elettroniche e sensoriali antisismiche per la protezione delle nostre famiglie e delle nostre case. In Italia oltre dieci milioni di abitazioni sono a rischio sismico e più della metà del nostro patrimonio immobiliare risale a prima del 1970. Negli ultimi anni il Paese ha sopportato costi altissimi, e non solo economici, per far fronte alle tragedie che hanno colpito, solo per citare le ultime, Marche, Umbria, Abruzzo ed Emilia Romagna. La prevenzione è molto più utile e costa assai meno della ricostruzione, per non parlare dei lutti che evita.
  Per concludere, ci troviamo di fronte a un provvedimento che pensa all'oggi, ma guarda al domani; che sostiene e favorisce il miglioramento della prestazione energetica degli immobili; che promuove e valorizza le fonti energetiche alternative; che Pag. 70fa bene all'ambiente; che supporta la crescita e la ripresa dell'economia con particolare attenzione ad alcuni...

  PRESIDENTE. Deputato Librandi, concluda.

  GIANFRANCO LIBRANDI. ... ad alcuni comparti in grave difficoltà – ho finito –; che ci permette di superare le procedure di infrazione dell'Unione europea, che elimina fenomeni di evasione ed elusione fiscale; che va incontro alle esigenze dei cittadini.
  Il voto di Scelta Civica sarà convintamente favorevole (Applausi dei deputati del gruppo Scelta Civica per l'Italia).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Vignali. Ne ha facoltà.

  RAFFAELLO VIGNALI. Signor Presidente, il Popolo della Libertà voterà a favore di questo provvedimento.
  L'Europa da tempo si è data una strategia per l'efficienza energetica, ma se per l'Europa è una strategia per noi è una priorità assoluta. Dal punto di vista energetico noi siamo un Paese importatore, risparmio ed efficienza energetica per noi sono una questione vitale e comunque servono assolutamente a riportare in pareggio la bilancia dei pagamenti, se non a darci un segno positivo. È questa una ragione economica che sta alla base di questa strategia che non possiamo ignorare, ma non basta. È una ragione economica in senso ampio, nel senso etimologico di governo della casa, e la nostra casa in questo caso è l'ambiente, l'ambiente in cui ci è dato di vivere, un ambiente da rispettare e da proteggere, per noi ed i nostri figli. L'efficienza energetica significa esattamente un uso più attento e rispettoso delle risorse, un dovere dal quale non possiamo esimerci e lo dico al collega Lacquaniti. Ritengo sbagliato contrapporre crescita e ambiente, perché non sono in contrasto.
  Sostenibilità è un grande driver di innovazione e di crescita e questa strada è un grande merito, io credo e noi crediamo, di questo provvedimento, proprio perché coniuga la crescita con una sostenibilità vera. Con questo provvedimento in particolare, per quanto riguarda la riqualificazione e l'efficienza energetica del patrimonio immobiliare italiano, inoltre il nostro Paese si allinea pienamente con l'Unione europea. Ma facciamo molto di più: investendo in efficienza energetica investiamo su filiere industriali presenti nel Paese e cambiamo strada anche rispetto a strategie che nel passato hanno finanziato, hanno incentivato eccessivamente filiere produttive estere, in particolare extraeuropee, senza guardare invece quello che in Italia eravamo in grado di produrre.
  Un altro elemento importante che è stato introdotto nel decreto fin dall'origine è anche un rimedio che è stato posto ad una previsione normativa sbagliata, che avrebbe messo fuori mercato i nostri installatori, in particolare gli artigiani, artigiani con esperienza pluridecennale, una norma irrealistica ed astratta che avrebbe comportato conseguenze disastrose per tutto il comparto, già molto provato dalla crisi.
  Ma questo provvedimento – è già stato fatto rilevare – contiene anche alcune linee di politica industriale più che mai necessarie in questo momento di difficoltà: l'innalzamento della detrazione per interventi di efficientamento energetico dal 55 al 65 per cento, il prolungamento al 31 dicembre, il bonus fiscale fino a 10 mila euro per l'acquisto di mobili ed elettrodomestici di classe A+. Ecco, questi sono interventi che coniugano efficienza energetica e stimolo all'economia, in particolare per l'edilizia, che è il settore più provato dalla crisi, ma è anche quello più veloce a riprendersi: a differenza di altre filiere, come quella dell'auto, quella dell'edilizia è immediata, arriva alla fonte in tempi rapidissimi; il legno arredo, che è vanto del made in Italy a livello mondiale, in particolare quei comparti più legati all'edilizia come le cucine ad esempio, che sono quelli che più hanno sofferto in questi anni; l'industria del «bianco»: ricordiamoci che diversi atti di sindacato Pag. 71ispettivo portati in Commissione o in Aula riguardano proprio aziende di questo comparto (penso all'Indesit, alla Candy, all'Electrolux), un settore anche questo che può avere un grande beneficio da questo intervento. E per questi interventi diamo merito a chi li ha proposti, in particolare al Ministro Lupi. Essi costituiscono misure anticicliche che possono dare fiato a queste importanti filiere industriali del Paese e dare fiato anche ai lavoratori che in esse sono impegnati.
  Ma sono anche un importante strumento di lotta all'evasione, perché la miglior lotta all'evasione, oltre ad abbassare le tasse, come diceva Einaudi, la si fa con il contrasto di interessi, che è esattamente quello che questo provvedimento fa, più che con azioni poliziesche. Da questo punto di lista su questo provvedimento esprimiamo due auspici: che questi interventi possano divenire strutturali e proseguire ben oltre il 2013. In secondo luogo, che il metodo che essi segnano possa divenire paradigmatico, modello per altri interventi di segno anticiclico.
  Nei lavori parlamentari siamo poi riusciti a sostituire parte della copertura originaria che prevedeva la cessazione del regime IVA agevolato sui prodotti editoriali allegati ai libri di testo della scuola. Non siamo riusciti a trovare coperture alternative per i gadget editoriali e per gli alimenti e bevande da distributori automatici. Crediamo che il Governo debba impegnarsi, nei prossimi provvedimenti, a trovare soluzioni alternative, per non gravare su settori in difficoltà come l'editoria o sui consumatori.
  Concludo: abbiamo ripetuto più volte che il rigore da solo è negativo. Senza misure proattive per la crescita, i sacrifici fatti saranno vani, quando non controproducenti. Allora, diamo atto volentieri al Governo che questo provvedimento va nella direzione giusta. Ci auguriamo che prosegua su questa strada con decisione. È un buon inizio, ma dobbiamo andare avanti, dobbiamo andare più veloci e più lontano (Applausi dei deputati del gruppo Il Popolo della Libertà-Berlusconi Presidente).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Crippa. Ne ha facoltà.

  DAVIDE CRIPPA. Signor Presidente, colleghi deputate e deputati, ci troviamo a recepire in ritardo, dopo l'apertura dell'ennesima procedura di infrazione, la direttiva 2010/31/UE sulle prestazioni energetiche in edilizia. Il testo approvato dalla Camera presentava e – ahimè – presenta ancora in talune parti numerose incongruenze lessicali che non si tramutano in linguaggio tecnico. Sì, perché pare che si tratti di tradurre la direttiva UE modificandone il meno possibile in modo tale che la stessa UE non ci metta nuovamente in mora dietro, dietro la lavagna per non aver recepito correttamente il contenuto. Peccato che in molti casi alcune definizioni siano completamente slegate dalla realtà quale – cito a titolo di esempio – quella di «sistema tecnico per edilizia». Cosa sarà mai questo sconosciuto ? Da ex operatore del settore rimarrei a pensarci una giornata per poi non darvi una risposta. Chiedetelo ai tecnici che poi con queste leggi ci devono lavorare e devono trovare il modo di applicarle alla quotidianità.
  Un sistema tecnico per edilizia può essere un sistema brevettato di posa dei blocchi rettificati per l'edilizia, un sistema di apertura di un componente finestrato, un sistema di climatizzazione invernale e estivo, una serratura di una porta e potrei proseguire per almeno mezz'ora con altri esempi. Non è possibile non tener conto di questa incomprensibile vaghezza dei termini indicati, dato che gli stessi sono utilizzati come criteri di esclusione dall'obbligo dell'applicazione di tale norma. Vi cito, ad esempio, il testo che recita: «edifici il cui utilizzo standard non prevede né installazione né impiego di sistemi tecnici quali box, cantine, autorimesse, parcheggi multipiano o depositi e strutture stagionali». Questi sono criteri di esclusione. Mi dite voi cosa sono i sistemi tecnici qui indicati ?
  Quindi, se ho un capannone con un impianto di videosorveglianza oppure un Pag. 72semplice citofono, data l'astrattezza del concetto di sistema tecnico, rientro o non rientro nell'obbligo di attestato di prestazione energetica ? Abbiamo provato a migliorare il testo in molte sue parti. Le modifiche introdotte dai lavori nelle Commissioni sono stati tutti di buonsenso e opportune e il giudizio non riguarda solo quelle proposte dal MoVimento 5 Stelle.

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE LAURA BOLDRINI (ore 18,57)

  DAVIDE CRIPPA. Non si capisce come, a differenza della direttiva UE, si stava dando una definizione di impianto termico a un servizio di riscaldamento con potenza maggiore o uguale a 10 kW, un'invenzione tutta italiana. Ma se parliamo di edifici ad energia quasi zero, come fate a parlare di 10 kW come potenza massima di un impianto ? È evidente che il generatore debba avere potenza inferiore altrimenti, nell'assurdità del testo approdato nelle Commissioni, ci saremmo trovati il paradosso di avere edifici ad energia quasi zero non certificabili energicamente dato che da definizione l'impianto sotto i 10 kW non era considerato un impianto termico. Questa è ovviamente un'assurdità e, quindi, vi chiederei man mano di affrontare in maniera un po’ più decisa da un punto di vista tecnico le questioni, e non cercare di limitarvi a introdurre numeri senza comprenderne probabilmente l'origine e il senso.
  Siamo sicuramente contenti di questa proroga, di questo sistema di incentivazione per il rilancio del settore del risparmio energetico, anche perché era evidente che ormai il settore dell'edilizia sia unicamente basato su questi tipi di interventi. Pertanto, averlo prolungato per sei mesi, diamo un minimo di respiro alle attività imprenditoriali in tal senso. Bisognerebbe, però, capire che in passato la convivenza degli incentivi del 55 e del 50 per cento era evidente a tutti gli addetti ai lavori che spesso, dati gli obblighi di prestazione e certificazione richiesti dal 55 per cento, venisse erroneamente consigliato di dirottare sul 50 per cento privo di obbligo di risultato e, quindi, sostanzialmente ottenevamo che la signora Maria, che doveva intervenire sul proprio immobile, consigliata dall'operatore del caso, si trovava a fare degli interventi di ristrutturazione energetica finti o minimi soltanto per il fatto che non aveva l'obbligo di rispettare dei requisiti. Avendo in un certo qual modo discriminato in maniera pesante la detrazione dal 50 al 65 per cento, in questo modo diamo sì un peso. Infatti, la differenza del 5 per cento era minima, per cui la signora Maria in un certo modo guardava al suo portafoglio e diceva: il 5 per cento evidentemente posso perdermelo. Nel 15 per cento questo ragionamento deve essere un attimino ricalibrato.
  Come anche riportato da alcuni pareri delle Commissioni permanenti, sarebbe veramente opportuno stabilizzarlo: all'interno del decreto è stato inserito un impegno da parte del Governo di stabilizzarlo in maniera definitiva. Se riusciamo a stabilizzarlo, direi che diamo almeno una prospettiva di continuità ad un settore produttivo, qual è quello dell'edilizia e della riqualificazione energetica.
  Ricordo a tutti, perché ai più non è dato sapere, che sei mesi di proroga – di cui due sono ormai passati dentro quest'Aula, a cavallo delle due Camere – non permettono di realizzare e pianificare quegli interventi condominiali che necessitano di: delibera di assemblea per la progettazione, delibera di assemblea per la ricezione delle offerte da parte delle imprese del settore, appalto ed esecuzione delle opere stesse. Permettetemi un pizzico di ironia: quale senso può mai avere l'inserimento all'interno del decreto che riguarda l'efficienza energetica di una misura che sancisce la possibilità di detrarre al 50 per cento anche l'acquisto dell'arredamento, dato che l'abitazione è stata sottoposta a ristrutturazione ?
  Al di là di considerare il supporto ad un settore che nel nostro Paese è tra le realtà produttive manifatturiere di assoluta importanza, dico ciò. E qui intendo ribadirlo: noi non siamo per togliere il sostegno al comparto manifatturiero dei Pag. 73mobili, ma considerare l'opportunità di evitare di fare minestrone. Non possiamo all'interno di un decreto mettere mobili, ristrutturazione edilizia e ristrutturazione energetica. La gente non ci sta dietro, non riesce a capirlo (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Vogliamo iniziare a parlare in maniera chiara e netta ? L'efficienza energetica è una cosa, la ristrutturazione è un'altra, il sostegno ai mobili è un'altra ancora. Cerchiamo di differenziare, perché altrimenti arriveremo sempre al paradosso per cui nessuno riuscirà mai a capire cos’è l'efficienza energetica, anche perché la politica, negli ultimi anni, si è gonfiata un po’ troppo la bocca in termini di efficienza energetica, però siamo qua a recepire in ritardo una direttiva europea in materia di efficienza stessa.
  Quindi, al di là di considerare questo supporto al settore mobiliero, vi segnalo questa criticità, ed è evidente. Nel decreto è associata la possibilità di detrazione dell'acquisto dei mobili, salvo aver fatto degli interventi di ristrutturazione energetica. Ma se non poniamo una quantificazione a questi interventi di ristrutturazione globale non riusciamo a capire effettivamente dove voglia andare la normativa. L'assurdo potrebbe essere che la signora Maria si faccia rintonacare una parete da dieci metri quadri, quindi con mille euro di spesa, e parallelamente, spenda 10 mila euro per acquistare nuovi mobili. Direi che, forse, non era l'intento del legislatore, però, il problema è che questo errore rimane ed è rimasto all'interno del decreto. Speriamo che il Governo possa assumersi un impegno in tal senso, in maniera successiva.
  Dobbiamo considerare anche positivamente che è stata estesa la possibilità di inserire anche gli interventi di adeguamento sismico all'interno delle detrazioni del 65 per cento. È ovvio, ci sarebbe piaciuto estenderlo anche a zone e a categorie sismiche diverse: incominciamo ad accogliere almeno questa apertura in tal senso, sperando che, nel giro di qualche mese, lo Stato italiano intenda valutare con attenzione la situazione del consumo energetico, sia estivo che invernale dei suoi edifici, al fine di programmare la riqualificazione, funzionando da stimolo e traino per un settore che, in termini di rilancio funzionale ed economico, potrebbe dare molto anche ad un'economia in una situazione drammatica come quella italiana, apportando il maggior beneficio di abbassare i costi di gestione annuali. Sì, perché durante le discussioni nelle Commissioni ci è stato detto che gli edifici a carattere residenziale pubblico non potevano essere, ovviamente, inseriti – quindi, quelli dell'ATC – all'interno di questi decreti, perché, sostanzialmente, in qualche modo, andavano a gravare in maniera radicale su un comparto di spesa ormai alle ultime risorse. Allora, proviamo, però, a pensare che il comparto dell'edilizia residenziale pubblica è una questione energetica nazionale immensa. Stiamo parlando di edifici costruiti negli anni Sessanta e Settanta con i criteri della più scellerata edilizia a scopo lucrativo e basta, e pertanto, ci troviamo degli edifici energivori, in classe G, che devono essere, in qualche modo, riqualificati in maniera decisa.

  PRESIDENTE. La invito a concludere.

  DAVIDE CRIPPA. Noi speriamo e lotteremo per far sì che il Governo italiano intenda promuovere un piano di riqualificazione globale di edilizia residenziale pubblica per funzionare da settore da traino.
  Direi che globalmente, nel complesso, il decreto ecobonus è un piccolissimo passo in questa direzione. Pertanto, preannunzio il voto favorevole da parte del MoVimento 5 Stelle (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Marco Causi. Ne ha facoltà.

  MARCO CAUSI. Signora Presidente, l'Italia continua a soffrire un quadro macroeconomico fortemente critico, è indispensabile quindi mettere in campo provvedimenti Pag. 74che spingono l'economia sia dal lato della domanda sia dal lato della rimozione degli ostacoli alla crescita. Il Governo sta facendo molto e bene in questo cruciale campo della sua attività. Si può ricordare, ad esempio, lo sblocco dei pagamenti pubblici, le azioni a sostegno dell'occupazione giovanile, e ancora, il rafforzamento del fondo di garanzia per il credito alle piccole imprese, i nuovi strumenti finanziari per le imprese e per le infrastrutture. Ma il provvedimento che stiamo per votare oggi è probabilmente, insieme allo «sblocca-pagamenti», quello destinato ad avere gli impatti più visibili e più importanti, perché si innesta su una misura già sperimentata introdotta dal Governo Prodi nel 2007, mai molto amata dai Governi successivi e che ha già mostrato ottimi risultati (1.400.000 interventi; 17 miliardi di euro di investimenti attivati; 50 mila occupati indotti nel settore edile e in quello dell'impiantistica collegata all'efficienza energetica) e perché offre un sostegno concreto a settori che sono fra i più colpiti dalla crisi, perché non si limita ad un sostegno congiunturale, ma opera in profondità sulle nuove e necessarie strategie per il futuro dell'abitare in Italia, e cioè: ristrutturazione e riuso; stop al consumo di suolo; materiali e tecnologie per contenere i consumi energetici; e anche perché l'ambito di applicazione è stato ampliato nei successivi passaggi di Senato e Camera: elettrodomestici ad alta efficienza, impianti idrici, arredi, e soprattutto, il consolidamento antisismico e l'aumento al 65 per cento della detrazione energetica. Si tratta di misure che producono importanti risparmi per la spesa delle famiglie. Fra una casa costruita bene e una costruita male passano risparmi in bolletta di 1.500 euro all'anno: altro che IMU, che vale in media 225 euro a famiglia sulla prima casa ! Qui c’è una strategia, una strategia industriale per importanti comparti di attività produttiva. In questo provvedimento la spesa pubblica è indiretta, emerge sotto forma di mancati introiti per i regimi di agevolazione fiscale delle spese detraibili. Qui stiamo investendo 2,6 miliardi di euro di risorse pubbliche nei prossimi dieci anni. È una cifra imponente, forse sovrastimata. Se fosse già istituito l'Ufficio parlamentare di bilancio previsto dalla nuova legge rafforzata di bilancio, sarebbe stato interessante chiedergli un parere, anche perché l'eventuale errore di stima si scarica su tutte le questioni di cui abbiamo tanto discusso, e cioè il periodo di cinque o dieci anni per l'ammortamento fiscale, la stabilizzazione della misura, la sua estensione alla microcogenerazione, una maggiore attenzione alle bonifiche dell'amianto, la questione degli immobili pubblici. In ogni caso, questi 2,6 miliardi di euro sono una spesa fiscale. Inoltre, è interessante l'esperimento che il Governo ha proposto al Parlamento per il suo finanziamento: quasi il 75 per cento delle coperture viene trovato, abolendo altri regimi di agevolazione fiscale. Era il 90 per cento all'inizio, ma ha fatto bene il Governo ad accettare l'esclusione degli aumenti dell'IVA per i supporti integrativi dei libri scolastici, universitari e per non vedenti. Quella del libro, in particolare scolastico, è un'industria nazionale che va salvaguardata al pari dell'edilizia e dell'impiantistica energetica. C’è fra noi chi non è soddisfatto, perché avrebbe preferito altre coperture. Non entro nel merito, ma voglio invece sottolineare il metodo. Fra i tanti regimi di agevolazione fiscale che esistono in Italia – ne sono stati censiti più di 700, signora Presidente – vi è una complessiva erosione legale delle basi imponibili di 250 miliardi di euro.
  Fra tutti questi regimi la politica, la decisione pubblica, deve abituarsi a fare scelte razionali. Selezionare ciò che è meritevole salvare, e anche rafforzare, e invece individuare quello che ha perduto efficacia, è diventato obsoleto, è lontano dagli standard europei, rappresenta una rendita di posizione di tipo settoriale con scarsi benefici di sistema.
  Fare operazioni selettive di questo tipo sarà sempre più importante, per concentrare l'azione pubblica sulle vere priorità. E il disegno di legge delega, su cui la Commissione finanze sta lavorando, detterà i criteri per questo importante lavoro, Pag. 75chiarendo che la valutazione delle spese fiscali deve far parte dell'ordinato processo di bilancio, e che la razionalizzazione di queste spese deve finanziare un abbassamento della pressione fiscale, proprio come accade con l'esperimento che, in vitro, stiamo facendo con questo decreto e che il Partito Democratico ha responsabilmente accettato, dicendo fin dall'inizio che per noi la priorità erano i libri, e in particolare quelli scolastici.
  È chiaro però che, per realizzare operazioni selettive di questo tipo, occorre una politica forte, una classe dirigente e un Governo autorevoli e responsabili, capaci non soltanto di resistere alle inevitabili pressioni delle categorie colpite nei loro legittimi interessi, ma – ancora di più – capaci di progettare per il Paese operazioni di respiro e non di mera sopravvivenza. Immaginate di mettere intorno ad un tavolo tutte le categorie economiche italiane e di proporre che ciascuna di loro rinunci ad una agevolazione specifica di tipo settoriale, per finanziare così una riduzione del cuneo fiscale a vantaggio di tutti.
  La prima condizione affinché un esercizio di questo genere possa avere successo è l'autorevolezza e la credibilità di chi lo propone. I soggetti chiamati a rinunciare devono essere pienamente convinti che il decisore politico è non soltanto onesto e leale, ma soprattutto concentrato sul bene del Paese, non distratto da altri obiettivi.
  Il Partito Democratico sostiene con convinzione il lavoro concreto, paziente e determinato, che il Presidente del Consiglio e il suo Governo stanno svolgendo, in quello che Enrico Letta chiama un «Governo di servizio» per fare riacquistare autorevolezza e credibilità al nostro Paese, sia sul fronte estero che su quello interno.
  Ma una grande parte del successo, o dell'insuccesso, di questo tentativo dipenderà dalla responsabilità delle forze politiche, dalla loro fermezza nel mettere al centro delle loro preoccupazioni il bene del Paese e non il tornaconto di breve periodo sul mercato del marketing elettorale, ovvero strategie di mera difesa rispetto ad eventi che sono e devono restare indipendenti dalle necessarie attività di governo in una fase di emergenza.
  Parlo attraverso di lei, signora Presidente, non solo alle forze di maggioranza, ma anche a quelle di opposizione, perché anche da loro dipende, se non fanno l'errore di chiamarsi fuori da ogni responsabilità, la possibilità di mettere il Paese su binari che lo accompagnino fuori dalla terribile crisi che attraversa, anche con una coraggiosa stagione di riforme istituzionali, a partire dal superamento del bicameralismo perfetto. E non c’è nulla di meglio dell'ingorgo di provvedimenti in navetta in questi giorni fra Camera e Senato per far capire a tutti, anche a chi è entrato in questi meccanismi da pochi mesi, quanto importanti siano le riforme del funzionamento delle nostre istituzioni democratiche.
  Su questi terreni, della responsabilità, della ricostruzione di una politica autorevole e credibile, di una politica che sappia anche fare scelte, motivarle in modo trasparente, costruirle in modo partecipato, e sul terreno delle riforme, il Partito Democratico c’è. È in campo con tutta la sua forza e la sua convinzione, a partire dal voto favorevole che oggi esprimiamo sul decreto che rinnova ed amplia gli incentivi fiscali per le ristrutturazioni edilizie di qualità e per il risparmio energetico (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

  PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto finale.

(Coordinamento formale – A.C. 1310-A)

  PRESIDENTE. Se non vi sono obiezioni, la Presidenza si intende autorizzata al coordinamento formale del testo approvato.
  (Così rimane stabilito).

(Votazione finale ed approvazione – A.C. 1310-A)

  PRESIDENTE. Passiamo alla votazione finale.Pag. 76
  Indìco la votazione nominale finale, mediante procedimento elettronico, sul disegno di legge di conversione n. 1310-A, di cui si è testé concluso l'esame.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Deputati Tartaglione, Baruffi, Ottobre, Dambruoso...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:
  S. 783 – «Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 4 giugno 2013, n. 63, recante disposizioni urgenti per il recepimento della Direttiva 2010/31/UE del Parlamento europeo e del Consiglio del 19 maggio 2010, sulla prestazione energetica nell'edilizia per la definizione delle procedure d'infrazione avviate dalla Commissione europea, nonché altre disposizioni in materia di coesione sociale» (Approvato dal Senato) (1310-A):

   Presenti  481   
   Votanti  480   
   Astenuti    1   
   Maggioranza  241   
    Hanno votato  480    

  (La Camera approva – Applausi – Vedi votazioni).

  (La deputata Mucci ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto favorevole)

  SIMONE BALDELLI. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. È sull'ordine dei lavori ? Altrimenti la rimandiamo a fine seduta.
  Ne ha facoltà.

  SIMONE BALDELLI. Signor Presidente, visto che la fine seduta è dopo la discussione sulle linee generali, non vorrei doverlo fare poi a notte fonda.
  Semplicemente, visto che normalmente, quando considero che accadano cose che ritengo scorrette o ingiuste, non risparmio critiche, ma credo che sia buon comportamento ammettere quando si sbaglia, poiché prima mi sono rivolto ai colleghi del MoVimento 5 Stelle immaginando che fosse stato fatto un intervento da un componente del loro gruppo, che in realtà invece, pur essendo seduto tra i loro banchi, non è più del loro gruppo: volevo scusarmi con i colleghi del MoVimento 5 Stelle (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

Discussione congiunta dei disegni di legge: S. 587 – Delega al Governo per il recepimento delle direttive europee e l'attuazione di altri atti dell'Unione europea – Legge di delegazione europea 2013 (Approvato dal Senato) (A.C. 1326); S. 588 – Disposizioni per l'adempimento degli obblighi derivanti dall'appartenenza dell'Italia all'Unione europea – Legge europea 2013 (Approvato dal Senato) (A.C. 1327); e del documento: Relazione consuntiva sulla partecipazione dell'Italia all'Unione europea per l'anno 2012 (Doc. LXXXVII, n. 1) (ore 19,20).

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione congiunta del disegno di legge, già approvato dal Senato, n. 1326: Delega al Governo per il recepimento delle direttive europee e l'attuazione di altri atti dell'Unione europea – Legge di delegazione europea 2013; del disegno di legge, già approvato dal Senato, n. 1327: Disposizioni per l'adempimento degli obblighi derivanti dall'appartenenza dell'Italia all'Unione europea – Legge europea 2013; e della Relazione consuntiva sulla partecipazione dell'Italia all'Unione europea per l'anno 2012.
  Avverto che lo schema recante la ripartizione dei tempi per la discussione è pubblicato in calce al resoconto stenografico della seduta del 29 luglio 2013.

(Discussione congiunta sulle linee generali – A.C. 1326, A.C. 1327 e Doc. LXXXVII, n. 1)

  PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione congiunta sulle linee generali.Pag. 77
  Avverto che il presidente del gruppo parlamentare Partito Democratico ne ha chiesto l'ampliamento senza limitazioni nelle iscrizioni a parlare, ai sensi dell'articolo 83, comma 2, del Regolamento.
  Avverto altresì che la XIV Commissione (Politiche dell'Unione europea) si intende autorizzata a riferire oralmente.
  Ha facoltà di intervenire la relatrice sul disegno di legge di delega europea 2013, deputata Alessia Maria Mosca.

  ALESSIA MARIA MOSCA, Relatore sul disegno di legge n. 1326. Signor Presidente, userò i minuti a disposizione dividendo la mia relazione in due parti: per prima cosa mi soffermerò su una breve illustrazione del provvedimento in esame, la legge di delegazione europea; in seguito farò alcune considerazioni più generali rispetto all'importanza della discussione e della votazione che seguirà su questi provvedimenti.
  Dapprima, dunque, l'illustrazione del disegno di legge di delegazione europea, quella che fino a prima della legge del 24 dicembre 2012, n. 234, era chiamata la legge comunitaria.
  Mi fermo un secondo perché aspetto che...

  PRESIDENTE. Colleghi, per favore, è possibile avere un po’ di silenzio ? La deputata Mosca vorrebbe continuare. Deputata Mosca, la prego continui.

  ALESSIA MARIA MOSCA, Relatore sul disegno di legge n. 1326. È la prima volta quindi che utilizziamo questo strumento che sdoppia la legge comunitaria in due provvedimenti, la legge europea, su cui relazionerà il collega Alli, e la legge di delegazione europea, il cui contenuto si limita alle disposizioni di delega necessarie per il recepimento delle direttive e degli altri atti dell'Unione europea.
  La legge di delegazione e la legge europea 2013 sono state approvate l'8 luglio dal Senato, che ha apportato alcune importanti modifiche al testo. A seguito di tali modifiche la legge di delegazione europea consta ora di 13 articoli e 3 allegati, i 3 allegati contengono l'elenco delle direttive da recepire con decreto legislativo, gli articoli definiscono invece alcuni criteri generali come i termini e le modalità di emanazione dei decreti legislativi attuativi e le sanzioni per le violazioni degli obblighi comunitari, nonché alcuni principi attuativi specifici in riferimento all'attuazione di alcune delle direttive da recepire.
  In particolare, per quanto riguarda le tempistiche dell'esercizio delle deleghe, la legge di delegazione stabilisce che per le direttive il cui termine di recepimento sia già scaduto o scada nei tre mesi successivi alla data di entrata in vigore della legge, la delega deve essere esercitata entro tre mesi. Per le direttive che non prevedono un termine di recepimento il termine è di 12 mesi dall'entrata in vigore della legge stessa. Per quanto riguarda i criteri specifici, sono stati definiti su varie direttive in merito ad esempio alle missioni industriali, all'efficienza energetica, alla tratta degli esseri umani, alla normativa riguardante i titolari di protezione internazionale e all'attribuzione della qualifica di rifugiato.
  Un nodo particolarmente intricato e che ha generato un grande dibattito è stato quello dell'articolo 13, relativo alla protezione degli animali utilizzati ai fini scientifici, su cui è stato trovato un primo punto di mediazione in merito al quale riferirà la collega Miotto per la Commissione competente.
  A questo punto quindi passo ad alcune considerazioni più generali, per prima cosa mi preme sottolineare l'importanza della discussione e del voto che seguirà alla discussione sulle linee generali. È significativo ed ha anche un valore simbolico il fatto che questo Parlamento, insediato solo da pochi mesi, riesca velocemente ad approvare questi provvedimenti che sia nel 2011 che nel 2012 sono stati bloccati per l'impossibilità di trovare un accordo fra le diverse forze politiche. Dare soluzione a un buon numero di procedure di infrazione verso l'Italia sul ritardo di recepimento delle direttive europee è un modo di consolidare quella Pag. 78credibilità a livello europeo che questo Governo ha posto al centro della sua azione fin dal suo insediamento.
  Ricordo che l'Italia, con le 106 procedure d'infrazione aperte, si colloca all'ultimo posto tra tutti gli Stati membri. Con la legge di delegazione e la legge europea 2013 diamo soluzione rispettivamente a 9 e a 18 procedure di infrazione in diverse fasi di avanzamento della procedura stessa e a 11 casi EU pilot. Questi ritardi hanno un impatto non solo sulla nostra credibilità ma anche in termini strettamente economici: in caso di mancata approvazione in via definitiva entro il mese di agosto, oltre all'apertura di nuove procedure di infrazione e all'avanzamento della fase successiva delle procedure in essere, scatterebbe anche il pagamento di sanzioni pecuniarie in almeno due casi di mancata ottemperanza.
  Consapevoli di questi elementi di criticità, abbiamo lavorato qui alla Camera tentando di procedere velocemente all'approvazione di questi disegni di legge, che pure hanno limitati margini di intervento sul testo, nella consapevolezza che un ulteriore ritardo avrebbe conseguenze pesanti per il nostro Paese. Su questo colgo l'occasione per ringraziare i colleghi di tutti i gruppi con cui abbiamo fatto un grande lavoro e con cui c’è stato un confronto puntuale che non ha coinvolto solo la Commissione XIV ma tutte le Commissioni competenti per materia specifica. Senza questo impegno sarebbe stato impossibile portare questi provvedimenti in Aula in così breve tempo.
  Ringrazio anche e sentitamente il Governo, che ha accompagnato il lavoro del Parlamento con grande attenzione e grande disponibilità e concludo, dunque, questa mia relazione con un'ultima osservazione, ma non ultima per importanza, o meglio con un ammonimento a noi stessi e un invito al Governo. Per evitare di trovarci in futuro in questa situazione di ritardi e costrizione di tempi, è fondamentale che Parlamento e Governo siano attori molto più presenti e attivi, non solo nella fase discendente di recepimento delle normative comunitarie, ma soprattutto nella fase ascendente di predisposizione degli atti e delle politiche dell'Unione europea. La legge n. 234 ha definito strumenti importanti in questo senso, le cui potenzialità è importante siano attuate in modo pieno e sistematico, a partire dall'obbligo, per esempio, per il Governo di assicurare che le posizioni rappresentate in sede di Consiglio siano coerenti con gli indirizzi delle Camere, dall'obbligo di consultazione delle Camere su accordi in materia finanziaria e monetaria, o ancora, all'obbligo che il Governo informi le Camere sulle proposte di nomina o sulla designazione di membri italiani in istituzioni, organi e agenzie dell'Unione europea.
  Il dibattito in corso sulla crisi dell'Europa ci pone nella condizione di andare a fondo del nostro europeismo che, talune volte, è stato superficiale o di maniera. Oggi, abbiamo la responsabilità e anche gli strumenti per far sì che l'Europa di domani sia più vicina ai cittadini di quanto non sia stata l'Europa di ieri.
  Con il voto che potremo, auspicabilmente, fare domani – e speriamo che possa essere positivo da parte di tutti i gruppi – vogliamo dare anche questo segnale e questo messaggio: che il Parlamento italiano si impegna, per primo, a rendere questa Europa un po’ più democratica e a rendere l'Italia una protagonista più attiva, credibile e fattiva in tutti i contesti di definizione delle politiche dell'Unione europea (Applausi).

  PRESIDENTE. Ha facoltà di intervenire il relatore sul disegno di legge europea 2013, deputato Paolo Alli.

  PAOLO ALLI, Relatore sul disegno di legge n. 1327. Signor Presidente, mi unisco alle considerazioni della collega Alessia Mosca sull'importanza del lavoro fatto e sull'importanza di questi provvedimenti che andiamo ad approvare.
  La legge europea, provvedimento che consta di 34 articoli, contiene le norme di diretta attuazione, volte a garantire l'adeguamento dell'ordinamento nazionale a quello europeo, con particolare riguardo ai casi di non corretto recepimento della Pag. 79normativa europea, questo relativamente sia a procedure di infrazione aperte, sia a procedure di pre-infrazione EU pilot. I contenuti e le disposizioni di questo provvedimento sono modificativi o abrogativi di disposizioni statali, in contrasto con obblighi di adesione, che conseguono alla nostra adesione all'Unione europea, o con procedure di infrazione, come si diceva prima.
  Ora, è chiaro che la mancata approvazione delle leggi comunitarie del 2011 e del 2012 rendono particolarmente urgente l'approvazione di questo complesso provvedimento, sia per uscire da una serie di procedure già aperte, sia per evitare che se ne aprano di nuove; in realtà, dovrei dire che questa situazione denota – come veniva messo in evidenza nella discussione in Commissione anche dal Ministro Moavero – anche una scarsa presenza italiana nella fase ascendente della normativa, e questa è una riflessione che dobbiamo avviare nel momento in cui il Governo Letta e tutto questo Parlamento sentono la responsabilità di una presenza più forte e più significativa del nostro Paese dentro le istituzioni comunitarie.
  Quindi, bisognerà sicuramente rafforzare la nostra presenza nella fase ascendente delle normative per non trovarci poi, fra un certo tempo, a dover rincorrere adeguamenti che derivano da procedure di infrazione.
  Nel merito, questa legge europea contiene 33 diversi articoli, che coprono tematiche molto vaste: anche questa varietà di tempi è segno di una necessità di riordino complessivo della nostra normativa alla luce delle direttive comunitarie.
  Ci sono interventi che riguardano la libera circolazione e il soggiorno nell'Unione europea e la libertà di accesso alla pubblica amministrazione per le persone che circolano nell'Unione europea. C’è poi un complesso di interventi a tutela della libertà delle professioni e dei consumatori e mi riferisco al tema dei consulenti di proprietà industriale, alle guide turistiche, al Fondo di garanzia per i viaggiatori, per i consumatori di pacchetti turistici, al tema degli avvocati, ai temi sui cosmetici e ad altre cose analoghe. Ci sono misure di carattere fiscale e finanziario relative agli appalti, come gli articoli 6 sugli appalti nel settore della difesa e della sicurezza, l'articolo 8 sul trattamento fiscale degli aeromobili privati, i monitoraggi fiscali e così via. Vi è un complesso di interventi sul tema sicurezza e diritto dei lavoratori, come gli articoli 11, 12 e 13, dove ci si preoccupa della sicurezza e della salute dei lavoratori marittimi e di altre cose legate ai diritti dei lavoratori. Ci sono una serie di interventi sull'agricoltura e sull'alimentazione molti importanti. Tra questi ricordo l'articolo 26, sulla caccia, e gli articoli 24 e 27, sull'inquinamento da nitrati di origine agricola. Infine, una serie importante di interventi sulle tematiche ambientali, che ancora una volta ci ricordano che i temi dell'ambiente sono tra i più facilmente soggetti a procedure di infrazione a livello comunitario e qui mi riferisco alle acque di balneazione (articolo 18), al tema dei rischi da alluvione (articolo 19), una serie di interventi sui rifiuti da miniere e cave, rifiuti da pile e accumulatori, rifiuti elettrici ed elettronici, un importante articolo sulla valutazione di impatto ambientale e un altrettanto importante articolo, il 25, sul risarcimento dei danni ambientali. Questo solo per dire della varietà delle tematiche che vengono affrontate in questo provvedimento.
  Credo che – e riprendo quanto già detto dalla collega Alessia Mosca – sia necessario dare un forte segnale alle istituzioni europee di efficienza, in linea con l'approccio che il Governo ha deciso di adottare nei confronti delle istituzioni europee. Ricordiamo anche gli interventi in quest'Aula del Presidente del Consiglio Letta a questo proposito e l'impegno del Ministro Moavero, costante presso le istituzioni europee. Quindi, noi auspichiamo che il buon compromesso trovato al Senato, frutto di mediazioni che hanno visto un accordo ampio, possa essere votato anche in quest'Aula, in modo che noi possiamo dare il segnale, che già prima veniva ricordato, di un Parlamento che Pag. 80appena insediato approva un provvedimento molto importante che sana diversi anni di stasi o di inefficienza.
  Permangono alcune criticità che abbiamo rilevato, anche ascoltando alcune categorie che vengono toccate da questi provvedimenti. Su queste criticità saranno presentati alcuni ordini del giorno che il Ministro Moavero si è impegnato a prendere con grande attenzione e, come dire, non così all'acqua di rose ma in modo determinato (gliene chiedo poi una conferma), in modo che appena possibile si possano introdurre i necessari correttivi ulteriori per tenere conto di alcune esigenze che, appunto, saranno esplicitate dentro questi ordini del giorno (Applausi).

  PRESIDENTE. Ha facoltà di intervenire la relatrice sulla Relazione consuntiva sulla partecipazione dell'Italia all'Unione europea relativa all'anno 2012, deputata Adriana Galgano.

  ADRIANA GALGANO, Relatore sul Doc. LXXXVII, n. 1. Signor Presidente, onorevole Ministro, la XIV Commissione ha analizzato la relazione consuntiva per il 2012 non per formulare un giudizio «storico» sulla politica europea del precedente Governo – che avrebbe scarso rilievo alla luce dello scioglimento delle Camere e della costituzione di un nuovo Governo – ma per identificare i punti di forza e di debolezza della partecipazione italiana alla formazione e all'attuazione della normativa e delle politiche dell'Unione europea.
  Subito un aspetto positivo. La relazione per il 2012 costituisce un forte progresso rispetto alle relazioni consuntive precedenti. Questo perché, a differenza delle precedenti, non narra solo le iniziative delle istituzioni europee ma, salvo che per alcuni settori, riporta la posizione rappresentata dal Governo nei negoziati e gli obiettivi generali perseguiti per ciascuna politica dal nostro Paese. Particolarmente efficace in questo senso è la premessa che identifica in modo chiaro i capisaldi della politica europea dell'Italia nel 2012. È comunque da segnalare una lacuna importante, pur comprendendo che la relazione è stata scritta nella fase convulsa della fine della legislatura: la relazione non dà conto in modo chiaro e sistematico del seguito dato ad atti di indirizzo delle Camere su progetti di atti o su grandi questioni. Questo non consente la verifica dell'obbligo che ha il Governo, in base alla legge n. 234, di assicurare che la posizione rappresentata dall'Italia in Europa tenga conto degli indirizzi dati dalle Camere. La legge stabilisce che il Governo, nel determinare le posizioni dell'Italia in sede europea, debba tenere conto degli indirizzi delle Camere e che, che nel caso in cui il Governo non abbia potuto conformarsi agli indirizzi in questione, riferisca tempestivamente alle Camere, fornendo le motivazioni della posizione assunta. Dalla lettura del documento si ha invece l'impressione che in molti casi gli atti di indirizzo approvati dalle Camere non siano presi in considerazione dalle amministrazioni e dai Ministri di settore competenti, vanificando sostanzialmente l'intervento parlamentare. Ciò contrasta peraltro con la grande attenzione verso il Parlamento manifestata dal Governo Monti e dal Governo Letta che hanno tenuto costantemente informate le Camere sulle grandi questioni europee. Abbiamo apprezzato le audizioni del Ministro per gli affari europei e le comunicazioni in Assemblea del Presidente del Consiglio prima e dopo le principali riunioni europee. È importante però costruire un raccordo sistematico con il Governo in materia europea. Questo non solo per rispettare i principi costituzionali italiani ma per uno sviluppo equilibrato del processo di integrazione. Infatti il riconoscimento ad alcuni Parlamenti nazionali, come quello tedesco, del potere di approvazione preventiva o di opposizione all'adesione dei rispettivi Governi in merito a decisioni europee di particolare importanza, crea il rischio di un pericoloso disallineamento tra Stati membri e Parlamenti nazionali dell'Unione europea. È evidente che i Paesi in cui il Governo dovrà acquisire il concerto preventivo dei rispettivi Parlamenti, avranno un potere negoziale maggiore rispetto Pag. 81a quelli in cui le assemblee elettive hanno in materia un ruolo marginale o formale. È quindi importante che il Governo dia piena e sistematica attuazione a tutti gli obblighi informativi che prevedono la trasmissione alle Camere delle relazioni e note informative predisposte dalla rappresentanza permanente e l'assistenza documentale ed informativa della medesima rappresentanza agli uffici delle Camere. La disponibilità di tali note – che la rappresentanza già predispone sistematicamente – assicurerebbe, senza alcun onore amministrativo aggiuntivo, l'informazione delle Camere sull'effettivo andamento dei negoziati a livello europeo, che si svolgono in ampia misura in sedi informali e prive di pubblicità, tra Parlamento europeo, Consiglio e Commissione. Anche le Camere devono fare la propria parte. Occorre rafforzare in tutti gli organi parlamentari la consapevolezza della priorità dell'intervento nella formazione e nell'attuazione della normativa europea, che viene invece, non di rado, considerato di importanza secondaria rispetto all'attività legislativa o di indirizzo di mera rilevanza nazionale. A questo riguardo, andrebbe anche valutata la possibilità di introdurre modificazioni alle procedure previste dal Regolamento della Camera in materia di esame di progetti di atti dell'Unione europea, volte a rafforzare, sul modello di quanto previsto dal Regolamento del Senato, il ruolo della XIV Commissione in caso di inerzia delle Commissioni di merito.
  Infine, la relazione conferma, nonostante alcuni significativi progressi, la difficoltà nella realizzazione di un sistematico coordinamento tra tutti gli attori nazionali interessati nella formazione della posizione italiana a livello europeo.
  In particolare, il CIACE (ora CIAE), il Comitato interministeriale per gli affari comunitari, ha operato nel 2012 soltanto a livello amministrativo e su pochi dossier orizzontali di particolare rilevanza. Un coordinamento regolare in seno al CIAE, almeno amministrativo, su un più ampio numero di dossier di rilevanza significativa potrebbe contribuire, pertanto, a migliorare la conduzione del negoziato sin dalle fasi precoci, assicurando una maggiore coerenza dell'azione delle amministrazioni interessate e della Rappresentanza permanente presso l'Unione europea.
  Infine, abbiamo presentato la risoluzione relativa alla relazione consuntiva, di cui sono prima firmataria, che impegna il Governo nel senso di quanto sopra descritto. La risoluzione è stata firmata da Scelta Civica, PD, PdL, MoVimento 5 Stelle e Lega. Un'importante dimostrazione che questo Parlamento sa agire unito quando in gioco ci sono gli interessi del Paese (Applausi).

  PRESIDENTE. Ha facoltà di intervenire il rappresentante del Governo, il Ministro Moavero Milanesi.

  ENZO MOAVERO MILANESI, Ministro per gli affari europei. Signora Presidente, desidero ringraziare il Parlamento, in particolare la Camera dei deputati, per il lavoro svolto in queste settimane, e i relatori dei tre atti che abbiamo appena sentito presentare. È stato un lavoro intenso, è stato un lavoro proficuo, soprattutto se il voto dell'Aula lo confermerà definitivamente, che ha permesso di affrontare un caso peculiare, direi, nella nostra attività legislativa.
  Il caso, cioè, di una normativa che permette di recepire disposizioni adottate a livello di Unione europea, nella quasi totalità dei casi con il voto favorevole dei vari Governi italiani che si sono succeduti negli anni, che coprono un arco, per l'appunto, di tre anni: il 2011, il 2012 e il 2013.
  In effetti, come abbiamo sentito dalla presentazione, le leggi cosiddette, all'epoca, comunitarie del 2011 del 2012 non avevano potuto completare l’iter parlamentare nella scorsa legislatura.
  Questo non completamento si traduce, con visibilità, evidentemente, ben al di là dell'ambito nazionale, trattandosi di legislazione di attuazione di norme europee, su una sorta di carenza sistemica, che non giova all'immagine e all'affidabilità complessiva del Paese.Pag. 82
  Ora, grazie al lavoro del Parlamento, grazie all'esame molto rapido che si è condotto in questa Camera, noi siamo in grado, se l'Aula lo confermerà, di recuperare questo tempo perduto. Ed è un fatto molto significativo, che va al di là – lasciatemi dire – del rischio, pur serio e oneroso per il cittadino contribuente, di sanzioni pecuniarie che possano colpire la mancata attuazione della normativa europea.
  Ma, al di là di questo elemento, che arriva alla fine di un iter anche contenzioso che passa per la Corte di giustizia e che, ovviamente, non toccava la totalità delle misure che noi siamo con queste normative chiamati a recepire nel nostro ordinamento, al di là di questo, vi è veramente una questione di affidabilità, efficacia ed efficienza del nostro sistema Paese, che poi ne corrobora la relativa credibilità, e quindi possibilità di azione, in sede europea. Quindi, penso sia essenziale che siamo tutti consci dell'importanza del passaggio che stiamo compiendo.
  Il secondo elemento caratteristico di questo iter legislativo della legge di delegazione europea e della legge europea è che, per la prima volta, abbiamo questi due strumenti, che sono stati istituiti dalla novella della legge n. 234 del dicembre 2012 e che hanno sostituito il precedente strumento della legge comunitaria, offrendo una maggiore agilità di azione nella fase cosiddetta «discendente». E in proposito vorrei anch'io sottolineare quanto è già stato detto dai relatori sui due provvedimenti legislativi, vale a dire l'importanza per il Parlamento di non lasciarsi coinvolgere unicamente nella fase di recepimento delle normative europee, ma di anticipare il proprio coinvolgimento, il proprio ruolo di sindacato sul Governo già nella fase cosiddetta «ascendente», cioè in quella fase in cui i rappresentanti italiani, i rappresentanti del Governo, rappresentando l'Italia nel Consiglio dell'Unione europea, partecipano per le varie materie all'adozione delle norme. Quella è la fase più dinamica, è la fase più fluida, è quella in cui si può profondamente influire – abbiamo il dovere, la possibilità di influire – sulla formazione degli atti normativi in sede europea.
  Ora, la già menzionata novella n. 234 del dicembre dello scorso anno dà la possibilità alle Commissioni parlamentari per materia di audire i Ministri prima che si rechino a discutere in sede europea, e questa è una facoltà che diventa un obbligo quando sono in causa provvedimenti che possono determinare oneri finanziari o economici per il Paese, ma che penso sia fondamentale che il Parlamento utilizzi. Una piena partecipazione alla fase ascendente in sede europea non solo consente, in rappresentanza del nostro Paese, di influire più pienamente, con pienezza di appoggio parlamentare, ai Ministri nelle discussioni e nei negoziati, ma permette anche al Parlamento di prendere conoscenza con largo anticipo delle disposizioni. Infatti, il Parlamento può anche avere un'audizione successiva alla partecipazione di un Ministro al Consiglio in sede di Unione europea, per chiedere conto e chiedergli di riferire su quanto è stato detto e discusso e, naturalmente, c’è la possibilità di verificare anche in questa sede l'adozione e il rispetto di atti di indirizzo. Insisto su questo, perché è molto importante per consentire poi uno spedito iter legislativo nella fase di recepimento.
  Nel caso di specie, per le ragioni che abbiamo più volte menzionato, soprattutto di recupero di tempi rispetto ai disegni di legge 2011 e 2012, oltre che alle norme del 2013 inserite negli attuali due disegni legislativi, il dibattito è stato, in particolare alla Camera, particolarmente rapido. Questa è la ragione per la quale io prendo l'impegno, a nome del Governo, oltre che naturalmente a nome mio personale come Ministro, di portare nei tempi più rapidi, successivamente alla pausa estiva – la breve pausa estiva che avremo quest'anno –, un nuovo binomio di disegni di legge di delegazione e di legge europea, per proporre al Parlamento non solo di recepire una serie di altre normative adottate a livello di Unione europea (quest'anno ci sono 22 nuove direttive), non solo di risolvere Pag. 83attraverso atti normativi ulteriori procedure di infrazione che sono state aperte nei confronti del nostro Paese (che purtroppo detiene il record negativo del numero delle procedure di infrazione alle leggi europee), ma anche tutta una serie di spunti, di possibili emendamenti che non sono stati – e a tale proposito ringrazio i presentatori, le Commissioni per materia, e la XIV Commissione per il lavoro svolto – formalizzati nella sede della nostra attuale discussione, che potranno essere ripresi utilmente in ordine del giorno e che saranno ripresi (laddove siano compatibili naturalmente con gli obblighi che abbiamo del recepimento della normativa europea e di coerenza con la normativa stessa, e di rispetto, quindi, dei canoni e dei parametri stabiliti dalle norme europee e laddove, quindi, non ci portino in infrazione), qualora di utile integrazione non infrattiva dei parametri europei base, in questi due nuovi disegni di legge che io conterei di portare già a settembre in Consiglio dei ministri (c’è poi un passaggio in Conferenza Stato-regioni, come sapete, un successivo passaggio ancora in Consiglio dei ministri, per poi approdare qui in Parlamento).
  Credo che questo rappresenta anche in assoluto una novità, consentita dalla legge n. 234 e, in ogni modo, è la prima volta che lo si fa nella storia delle varie legislazioni di recepimento delle normative europee. Sono il segnale – credo – di un'ottima collaborazione tra il Parlamento e il Governo, di un'ottima interazione di sindacato del Parlamento con il Governo e anche un segnale di nostra capacità di efficacia di sistema, proprio quello che all'inizio richiamavo essere un sintomo negativo che poteva emergere dal ritardo sulle due legislazioni comunitarie del 2011 e del 2012.
  Una parola conclusiva per ringraziare anche la relatrice nella relazione consuntiva, è un atto previsto dalla legge n. 234, già previsto dalla legge n. 11, che era la legge precedentemente in vigore, che era meno vincolante del dettato della legge n. 234 del 2012, per quanto riguarda la rendicontazione rispetto agli atti di indirizzo. Il rilievo è in ogni caso politicamente giusto da parte della relatrice e ne siamo consci; è un esercizio, questo delle relazioni consuntive programmatiche, non facile, assolto dal Dipartimento per le politiche europee dopo un lungo lavoro, laborioso, di coordinamento con le altre amministrazioni e di assemblaggio. Io riconosco che ci sono ampi margini di miglioramento dell'esercizio e ci auguriamo che il prossimo anno possa essere migliore e ringraziamo anche qui la relatrice per i suggerimenti effettuati.
  Signora Presidente, grazie da parte del Governo (Applausi).

  PRESIDENTE. È iscritta a parlare la deputata Ricciatti. Ne ha facoltà.

  LARA RICCIATTI. Signora Presidente, anch'io mi accodo ai colleghi e alle colleghe che mi hanno preceduto nel ringraziare il Ministro per averci accompagnato in Commissione in tutta la discussione, sia sulla legge di delegazione che sulla legge europea che, appunto, sulla partecipazione dell'Italia all'Unione europea.
  Però apro questo mio intervento con non poca amarezza, amarezza non per il fatto che gli emendamenti presentati dal mio gruppo, Sinistra Ecologia Libertà, non siano stati accolti, ma con l'amarezza di una persona che ha visto però nelle varie Commissioni respingere i propri emendamenti con molta superficialità e un po’ di pressappochismo. Perché il comun denominatore non era un giudizio di merito, quindi motivazioni politiche per cui i nostri emendamenti non sono stati accolti, ma un giudizio di metodo, cioè non si poteva arrivare alla terza lettura. Questo per una legge comunitaria, questo per la legge europea, per la legge di delegazione europea io penso sia stato un errore politico, anche perché tutti, in più e più occasioni, ci riempiamo la bocca di Europa, quanto siamo europeisti, quanto siamo federalisti e chi più di noi cita, all'interno anche di queste istituzioni, il nome di Altiero Spinelli. Io penso di non aver fatto un buon servizio al nome di Pag. 84Altiero Spinelli con questo modo di svolgere i lavori parlamentari all'interno delle Commissioni.
  Venendo a noi, però, con l'innovazione prodotta dalla legge n. 234 ci troviamo di fronte a una modifica importante delle norme che regolano la partecipazione dell'Italia all'Unione europea, prevedendo – credo correttamente – lo sdoppiamento della legge comunitaria in due provvedimenti, ossia la legge europea, che contiene le disposizioni rivolte all'adeguamento, e la legge di delegazione per il recepimento.
  Per la prima volta la Camera affronta la legge comunitaria con queste nuove disposizioni e speriamo davvero che questo possa rappresentare una svolta nel rapporto fra lo Stato italiano con la legislazione europea, anche perché ci troviamo in certe situazioni non certo brillanti in rapporto con le direttive europee.
  Vorrei ricordare i dati sulle procedure di infrazione che sono aperte nei confronti dell'Italia, evidenziando che, soltanto dal 25 aprile al 30 maggio 2013, alle 98 procedure aperte se ne sono aggiunte altre 5. Vi è praticamente una ripetizione quasi mensile di apertura di procedure nei nostri confronti.
  Tra l'altro, tali procedure di infrazione riguardano in gran parte l'ambiente e altre questioni socialmente sensibili. Soltanto per l'ambiente abbiamo accumulato il 33-34 per cento delle procedure di infrazione. Questo ci dice – diciamocelo però – che i nostri Governi – questo ha riguardato il Governo Monti e, ahimè, questo Governo – sono stati certamente molto rigidi nel recepire e applicare in modo anche pedissequo gli impegni (penso, per esempio, a tutte le questioni riguardanti il fiscal compact), ma non sono invece altrettanto rigidi nell'integrare la legislazione italiana alla legislazione europea.
  Pertanto mi chiedo se non sia solo un banale esercizio di retorica quando ci sentiamo dire che il nostro Paese deve essere parte dirigente dell'integrazione europea, nel costruire l'Italia dei popoli, nel costruire la forte unità politica dell'Europa, mentre siamo tra i Paesi che registrano i maggiori ritardi rispetto agli adeguamenti alla legislazione europea.
  È evidente che può capitare a tutti che ci siano dei contrasti tra gli interessi nazionali e quelli dell'Europa, ma questo deve precedere il momento dell'adozione della direttiva e lo dico al Ministro, consapevole che saprà ascoltarci: questo in passato, ma spero che oggi le cose possano cambiare, non è avvenuto al meglio. Infatti, prima dell'adozione delle direttive, credo che dobbiamo esercitare, anche in armonia con l'Europa, un ruolo molto più forte di tutela del nostro Paese. Perché, badate bene, quando finiamo in una procedura di infrazione dimostriamo di non lavorare per il bene del nostro Paese. Quando l'Italia finisce in infrazione nel 33-34 per cento dei casi sull'ambiente, noi non facciamo gli interessi dell'Italia.
  Veniamo alla relazione costruttiva sulla partecipazione dell'Italia all'Unione europea relativa all'anno 2012. È stata presentata alle Camere il 12 giugno scorso. Il ritardo nella presentazione, sebbene giustificato dalla nascita tardiva del nuovo Governo, vanifica però parzialmente l'utilità di questo documento, soprattutto a fronte dei contenuti della Relazione programmatica per il 2013, di cui peraltro è già stato avviato l'esame parlamentare.
  L'esame dei documenti che coincide con un aggravamento delle condizioni economico-sociali del nostro Paese e soprattutto si rischia di innescare una tendenza recessiva di lungo termine, di cui la contrazione delle attività produttive e l'allargamento della disoccupazione rappresentano gli indicatori più preoccupanti. Una svolta appare indispensabile e urgente nelle politiche europee, per evitare che il disagio economico e sociale alimenti la disaffezione nei confronti dell'Europa, mettendo a repentaglio le prospettive di una ripresa del processo di integrazione, che sul piano economico e finanziario risulta ormai indispensabile. L'Italia ha mantenuto tutti gli impegni relativi al consolidamento del proprio bilancio nazionale, ma la prosecuzione di una politica di bilancio basata esclusivamente sulla Pag. 85ostilità non è in grado di assicurare lo sviluppo e aggraverebbe l'attuale recessione. Lo stiamo dicendo in tutte le sedi, in tutte le sedi opportune.
  Penso che ormai sia giunto il momento di guardarci in faccia e di poterci dire che le politiche di austerità non hanno pagato, che abbiamo bisogno di un'Europa sociale, che abbiamo bisogno di un'Europa dei popoli, che abbiamo bisogno di politiche di azioni associate a politiche volte a creare crescita sostenibile e buona occupazione.
  E l'Europa ha risposto alle crisi economica mondiale, alla recessione globale e alla crescente instabilità dei mercati finanziari imboccando la sola strada dell'austerità, ma le politiche conseguenti non hanno prodotto alcun effetto visibile in termini di ripresa economica e di occupazione. Guardiamo i dati diffusi sulla disoccupazione così cerchiamo di capire che appunto questa austerità non funziona, non funziona più perché nel primo trimestre 2013 si segnala una cifra impressionante: 26,5 milioni di persone disoccupate e inoccupate. La Commissione, pur prendendo atto, ad esempio, che la disoccupazione giovanile è arrivata alla soglia stratosferica di 5,7 milioni, intende intervenire attraverso il programma europeo ma stanzia, tramite il FSE, dal 2014 al 2020, circa 7 miliardi ovvero l'equivalente di 1,22 euro per disoccupato in sei anni.
  In realtà, sarebbe indispensabile lavorare da subito alla costruzione di un sistema continentale di reddito minimo garantito, cofinanziato dagli Stati europei. Bisogna iniziare a parlare di modello di un welfare europeo, bisogna pensare che le misure eccessive adottate in risposta alla crisi, non possono essere quelle adottate finora.
  E, attenzione, in relazione ai fondi destinati alla politica di coesione l'Italia ha chiesto di operare una redistribuzione interna in favore delle regioni in ritardo di sviluppo, in particolare tenendo conto del peso maggiore che è opportuno attribuire alla disoccupazione nel mercato di calcolo delle risorse per le ragioni meno sviluppate.
  In materia commerciale, considerate le specifiche caratteristiche del sistema produttivo e industriale italiano, e allo scopo di tutelare le sue tante eccellenze, il Governo si è impegnato affinché in sede europea venisse raggiunta una soluzione di compromesso per l'adozione di una regolamentazione sull'etichettatura di origine di alcuni prodotti provenienti da Paesi terzi, il cosiddetto regolamento «made in» che appare ancora insufficiente però.
  Per quanto riguarda la PAC, la politica agricola comune, Italia si è battuta per evitare un ridimensionamento del budget complessivo ad essa destinato, in particolare per ottenere una riduzione dell'entità dei tagli previsti per l'agricoltura italiana.
  Guardate bene: potrei continuare per tanto e tanto ancora, parlando anche di fiscal compact, però, avendo poco tempo, vorrei arrivare qui alle nostre proposte, e la nostra proposta può essere quella di sostenere la realizzazione di una vera unione politica del continente in senso federale, sostenendo in pari tempo un maggior coinvolgimento del Parlamento europeo nelle decisioni a livello europeo, nonché una piena attuazione delle disposizioni del Trattato di Lisbona sul ruolo dei parlamenti nazionali. Bisogna lavorare per una rapida approvazione definitiva della legge di delegazione europea e della legge europea per il 2013, anche al fine di dare avvio ad una rinnovata fase di impegno per l'Italia per il corretto e puntuale adempimento degli obblighi europei e la conseguente riduzione delle infrazioni a carico dell'Italia. Ovviamente sono anche tante le cose che possiamo fare in termini di occupazione: provare a puntare alla green economy, all'economia sostenibile, provare ad immaginare un modello di coesione sociale europeo, che può partire dal reddito minimo garantito ed andare avanti.
  Poi, ovviamente avevamo presentato tanti emendamenti e poi magari nel dibattito e nelle dichiarazioni di voto di domani avremo modo di presentarne. Però c'erano alcune cose che ci stavano particolarmente a cuore nella legge di delegazione europea e nella legge europea, come Pag. 86ad esempio quella di garantire il ruolo delle guide turistiche che lavorano in Italia, cercando di garantire appunto il ruolo importante e le particolarità delle professionalità italiane, anche rispetto all'estero e rispetto all'Italia. C’è appunto un articolo, l'articolo 13, come vi ha anticipato la collega prima, quello sulla tutela degli animali, contro la vivisezione, che appunto regolamenta il diritto degli animali e soprattutto la ricerca scientifica sugli animali. E ce n'erano tanti altri, come i cosiddetti ultimi, tutte quelle leggi che andavano tutelando coloro che erano beneficiari di protezione internazionale, rifugiati, e ce n'erano tanti altri. Questi emendamenti sono stati bocciati, tutti. Noi ovviamente aspetteremo il Ministro a settembre e continueremo comunque a proporli, ripresentandoli peraltro in Aula (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà – Congratulazioni).

  PRESIDENTE. È iscritta a parlare la deputata Binetti. Ne ha facoltà.

  PAOLA BINETTI. Signor Ministro, Presidente e colleghi, la ricerca, lo sviluppo scientifico e gli avanzamenti tecnologici contribuiscono a creare nuove prospettive di benessere ed hanno conseguenze importanti per la società. Nel tempo però tutto ciò che siamo soliti chiamare progresso ha posto interrogativi complessi e questioni cruciali, non solo sul rapporto tra ricerca ed etica, ma anche sull'etica della stessa attività di ricerca, alimentando un ampio dibattito su cui si confrontano opinioni di natura differente. La clonazione, le cellule staminali, il trapianto di organi e tessuti tra specie animali differenti, le questioni di privacy connesse alle ricerche sui profili e comportamenti individuali, le analisi statistiche e gli studi di finanza su cui si basano le scelte economiche dei Paesi sono tutti esempi di temi che sollevano sempre un sempre maggior numero di interrogativi di natura etica.
  La legge comunitaria che stiamo discutendo oggi – io la chiamo comunitaria intendendo il complesso delle tre leggi che stiamo discutendo – nella sua formulazione originaria prevedeva, già all'articolo 13, delle clausole di garanzia per quanto riguarda la sperimentazione sugli animali, volte ad evitare non solo agli inutile crudeltà nei loro confronti, ma anche ogni inutile intervento superfluo che li sottoponesse ad una sperimentazione che poteva essere effettuata con altri metodi tecnico-scientifici ed altri modelli concettuali. Il rispetto per la vita degli animali e per il loro benessere è diventato anch'esso parte integrante del criterio etico che deve essere alla base di ogni sperimentazione.
  Ma se l'etica non è ancora in grado di raccogliere il consenso di tutti, è pur sempre possibile fissare alcuni punti di riferimento formali, metodologici, in base ai quali elaborare in modo corretto i criteri che sono alla base delle nostre scelte e dei nostri comportamenti.
  Il Senato della Repubblica ha approvato, nell'ambito della legge di delegazione europea, un emendamento all'articolo 13 che introduce alcune norme condivisibili, volte ad orientare la ricerca e l'impiego di metodi alternativi, ed alcuni divieti però che ci appaiono sostanzialmente discutibili e che riguardano alcune metodologie sperimentali che risultano essere essenziali per la competitività della ricerca biomedica italiana. La principale conseguenza causata dai divieti introdotti attraverso gli emendamenti approvati in Senato e riguardanti la sperimentazione animale potrebbe essere quella di diminuire l'apporto dei ricercatori italiani allo sviluppo delle conoscenze biologiche e mediche, dato che rischieremmo di essere il solo Paese ad avere introdotto regole così restrittive.
  Infatti, ben quindici Paesi europei hanno accettato in modo integrale la direttiva. Noi abbiamo il comma 2 dell'articolo 13 che rappresenta una sorta di clausola di salvaguardia, però è talmente estensiva l'analisi dei passaggi precedenti che corrono il rischio di soffocare questo comma all'interno di una serie di divieti molto più significativi. Un secondo rischio sarebbe l'impossibilità di partecipare ai bandi di ricerca europea non potendo utilizzare la sperimentazione animale Pag. 87come possono fare i ricercatori dei Paesi con cui siamo in competizione per ottenere i fondi europei.
  Chiunque si dedichi alla ricerca riconosce nell'autonomia della scienza e nella libertà di studio e sperimentazione due caratteristiche essenziali della propria attività. Sul tema, tuttavia, vengono spesso tracciate equazioni strumentali su cui si può essere più o meno d'accordo. Ciò che è tecnicamente possibile non è solo per questa ragione moralmente lecito. Ma è anche vero che alcune tra le più importanti scoperte che hanno caratterizzato il percorso della ricerca scientifica e salvato la vita di milioni di individui, senza la sperimentazione con gli animali non sarebbero mai state raggiunte. A tutto questo si aggiunge il dibattito sull'uso che viene fatto delle scoperte scientifiche. Una stessa ricerca, una volta applicata alla soluzione e al miglioramento di una determinata questione, può dare esiti diversi. Si pensi, ad esempio, al DNA profiling ovvero all'identificazione del profilo genetico di un individuo. È sicuramente un qualcosa di positivo a fini diagnostici e terapeutici per la salute della persona e viene spesso utilizzato come base per l'identificazione delle relazioni biologiche, ma il suo uso è giudicato negativo per il recruitment, ovvero in fase di selezione di una persona per una determinata attività lavorativa, ed è molto discusso per la criminologia e la prevenzione del crimine.
  Le attività di ricerca e le relative scoperte scientifiche hanno un valore positivo assoluto ? Oppure sono un bene o un male a seconda dell'uso che ne viene fatto ? Dove si deve fermare la libertà di ricerca ? E qual è la responsabilità etica del ricercatore di fronte alle sue scoperte e, soprattutto, nei confronti della propria comunità ? Analizzando il rapporto tra scienza, progresso ed etica ci si trova di fronte a domande su cui non c’è sempre accordo, tanto nella società civile quanto nel mondo accademico e scientifico, come, ad esempio, avviene in merito all'articolo 13 della legge in questione dove, una volta fatte salve le garanzie di tutela degli animali impegnati nella sperimentazione, appare chiaro che non si può prescindere da loro per raggiungere nuove frontiere scientifiche e offrire così un deciso e determinato apporto positivo alla tutela della salute umana. In questa logica vanno anche inserite le sperimentazioni con gli xenotrapianti, da cui ci si attendono oggi importanti contributi scientifici per il trattamento di molte malattie attualmente ben difficilmente curabili nell'uomo. E, oltretutto, se è vero che la cura dell'uomo richiede il contributo degli animali per la verifica di determinate ipotesi scientifiche, non si può dimenticare che, proprio per la cura degli animali, il ricorso ad altri animali è del tutto indispensabile.
  L'esigenza di arrivare ad un'idea condivisa sul rapporto tra scienza ed etica che sia capace di non limitare la ricerca di frontiera, ma, al tempo stesso, rispettosa delle libertà e dei diritti di tutti, è una questione prioritaria, anche e soprattutto se inquadrata nell'attuale contesto europeo che mira ad una piena integrazione delle attività di ricerca. Un sistema di regole, per quanto preciso e condiviso, però non sostituirà mai l'etica scientifica come cifra personale dello scienziato. Il rispetto per gli animali come creature sensibili che provano dolore e soffrono disagio è un punto di partenza essenziale per un loro utilizzo intelligente e rispettoso. Ed è proprio nella relazione che lo scienziato stabilisce con l'animale che questo aspetto trova un suo pieno compimento. Ma questo rispetto deve spingersi più avanti e comprendere che la vita umana ha una dignità maggiore che non giustifica superficialità o crudeltà, ma che conserva un orizzonte di riflessione più ampio e profondo.
  Mi consenta solo un ultimo passaggio. Tutti noi incontriamo ormai da giorni in piazza Montecitorio pazienti che chiedono e implorano di poter essere ammessi al trattamento con le cellule embrionali mesenchimali secondo il metodo Stamina. Hanno promesso di lasciarsi morire se non otterranno ciò che chiedono, ma, in realtà, ciò che chiedono è un'efficace attività di ricerca che si occupi delle malattie rare, che si occupi di loro che ne sono affetti. Pag. 88Chiedono cure, chiedono una sperimentazione efficace. Sono disposti a fare da cavia, loro, purché si comprendano meglio le cause della loro malattia e si possano individuare trattamenti più adeguati degli attuali che, al momento, sono però del tutto inadeguati.
  Signor Presidente, signor Ministro, colleghi, noi non vogliamo che siano loro a fare da cavia, non vogliamo compromettere ulteriormente la loro vita. Chiediamo che, con il massimo rispetto possibile, si ricorra ad animali, le cui condizioni e circostanze permettano la migliore soluzione possibile (Applausi).

  PRESIDENTE. Grazie. Lei sa che io ho incontrato queste persone e sono rimasta veramente molto impressionata dal loro livello di disperazione. Loro chiedono di poter accedere ad una cura semplice, a prescindere dalla sperimentazione – quello è un altro ambito – e chiedono di poterlo fare perché così ritengono di vivere un poco meglio. E ci sono intere famiglie che si trovano in condizioni disperate. Io devo dire che sono rimasta molto toccata dalla loro condizione, molto. E mi auguro che ci possa essere un qualche seguito, perlomeno una risposta, qualcosa da parte di chi ha la facoltà, poi, di prendere decisioni.

  PAOLA BINETTI. Grazie, Presidente, anche a nome di tutti loro. Che il Parlamento possa dare una risposta di grande umanità, oltre che di grande competenza scientifica. Grazie infinite.

  PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Carrescia. Ne ha facoltà.

  PIERGIORGIO CARRESCIA. Signor Presidente, signor Ministro, colleghe e colleghi, l'Italia è stato un Paese protagonista di un non sempre facile cammino, di un percorso fatto insieme agli altri Stati fondatori della Comunità per costruire un'Europa senza frontiere e barriere doganali, un'Europa unita sulla scena mondiale, l'Europa dei popoli.
  Siamo uno dei Paesi che più di ogni altro ha voluto l'Europa e dobbiamo starci da protagonisti. Non siamo né dobbiamo divenire periferici rispetto alle scelte dell'Unione europea, ma dobbiamo avere un protagonismo politico nelle decisioni, nelle scelte di politica economica, che non possono e non devono essere aliene da quei principi di sviluppo ecocompatibili che il Trattato dell'Unione pone tra i suoi obiettivi. Ma per essere protagonisti dobbiamo essere rispettosi delle regole che concorriamo a definire e gli atti oggi in discussione vanno proprio nella direzione di un maggiore allineamento tra la normativa italiana e quella europea.
  L'Unione, oggi, è segnata da profondi cambiamenti nella governance, dai meccanismi emergenziali per affrontare le difficoltà dei debiti sovrani al salto di qualità nella sua regolazione, da un nuovo rapporto di forza all'interno dell'Unione alla vigilanza sull'uniformità delle normative nazionali. È perciò fondamentale per essere in Europa al passo con gli altri, rispettarne le decisioni: questo vuol dire anche recepire correttamente, e nei termini, le direttive dell'Unione.
  È un adempimento fondamentale se vogliamo che l'Europa sia un insieme di Paesi che non solo vogliono, ma, soprattutto, sanno stare insieme, pur nella loro specificità, nel rispetto di indirizzi condivisi, per evitare, anzi, per contrastare, nel segno del rafforzamento di una politica economica comune, le asimmetrie di competitività. È un adempimento fondamentale per Paesi che vogliono ridurre le disuguaglianze sociali e promuovere uno sviluppo veramente sostenibile, cioè rispettoso dell'ambiente e duraturo nel tempo.
  L'approvazione della legge di delega al Governo per il recepimento delle direttive europee e delle disposizioni per l'adempimento degli obblighi derivanti dall'appartenenza dell'Italia all'Unione europea non è né deve essere perciò percepito come un atto dovuto, ma semmai come un atto fortemente voluto, consapevolmente voluto da questo Parlamento e dal Governo; una volontà di un cambio di paradigma per rinforzare i saldi legami tra sviluppo economico, Pag. 89equità sociale e riequilibrio territoriale, e per questa via, creare adeguate condizioni generali di benessere immateriale, di progresso civile e di democrazia effettiva.
  Nello specifico, i disegni di legge europea di delegazione relativi all'anno 2013 presentati dal Governo sono due nuovi strumenti di adeguamento all'ordinamento dell'Unione europea previsti – come è già stato detto dai colleghi che mi hanno preceduto – dalla legge n. 234 del 2012, che ha introdotto una riforma organica delle norme che regolano la partecipazione dell'Italia alla formazione e all'attuazione della normativa delle politiche dell'Unione. Con l'entrata in vigore della legge n. 234, che trova qui la prima applicazione, la legge comunitaria annuale prevista dalla legge n. 11 del 2005 è stata, appunto, sostituita da due distinti provvedimenti: la legge di delegazione europea e la legge europea.
  I due provvedimenti di legge oggi in discussione pongono fine a un ritardo non più accettabile. Come è noto, a seguito della mancata approvazione nella passata legislatura dei disegni di legge comunitaria 2011 e 2012, a causa dello scioglimento anticipato delle Camere, l'Italia è in ritardo rispetto ai tempi previsti della legge n. 234. Oggi si va a recuperare questa discrasia, tant’è che i contenuti delle leggi comunitarie di quegli anni sono stati sostanzialmente riproposti all'interno dei due nuovi strumenti normativi. Il disegno di legge europea 2013 contiene disposizioni finalizzate a porre rimedio ai casi di non corretto recepimento della normativa dell'Unione europea nell'ordinamento nazionale che hanno dato luogo a procedure di pre-infrazione avviate nel quadro del sistema di comunicazione EU Pilot e di infrazione nei casi in cui il Governo ha riconosciuto la fondatezza dei rilievi mossi dalla Commissione europea. Limitando questo intervento in particolare agli articoli che hanno attinenza con la normativa in materia ambientale, non posso non sottolineare l'importanza delle due leggi, perché si vanno ad assumere precisi impegni non solo per recepire nei termini numerose direttive, ma anche perché si superano situazione di contenzioso o pre-contenzioso che rischiano di far pagare allo Stato, e quindi ai cittadini incolpevoli, ritardi dovuti a svariati motivi, talora politici, spesso tecnico-amministrativi. Al 31 dicembre 2012 le procedure aperte contro l'Italia erano 99; al 20 giugno 2013 erano 104, di cui 86 per violazione del diritto dell'Unione e 18 per mancata trasposizione delle direttive; 29 infrazioni riguardano la materia ambientale, il 30 per cento. Tutto ciò è inaccettabile per un Paese civile; è inaccettabile il ritardo e ancor più che esso concerna norme poste a tutela dell'ambiente.
  Con l'approvazione della legge europea si possono chiudere ben 19 procedure di infrazione e 11 casi EU Pilot, si evita l'apertura di due procedure di pre-infrazione e si consente di dare attuazione ad altrettante decisioni della Commissione europea e a due regolamenti. Se questo è il dato positivo, non si può sottacere, e mi rivolgo al signor Ministro, la necessità di cogliere l'occasione di prossimi provvedimenti attuativi, ma soprattutto dei prossimi disegni di legge di delega di legge europea che a settembre verranno riproposti qui al Parlamento, per migliorare l'assetto complessivo in materia della legislazione ambientale. La Commissione ambiente ha espresso all'unanimità un parere positivo sugli atti in discussione, evidenziando però la necessità di un concreto, incisivo e sollecito impegno anche del Governo per rivedere a breve il Testo unico ambientale, in particolare le disposizioni in materia di rifiuti, di RAEE, di valutazione di impatto ambientale, di valutazione ambientale strategica, di controlli ambientali, di trasparenza nell'informazione al pubblico e di tutele risarcitorie per danno ambientale, il tutto nell'ottica di una semplificazione efficace che non deve ridurre però le tutele verso l'ambiente. In particolare, il positivo passo avanti che viene fatto con l'articolo 25 sulla riscrittura del danno ambientale non basta, come pure quello dell'articolo 23 sulle procedure di VIA. Anche sull'articolo 22, che ha novellato il decreto legislativo Pag. 90n. 151 del 2005, relativo alla riduzione dell'uso di sostanze pericolose nelle apparecchiature elettriche ed elettroniche nonché il loro smaltimento, è necessaria una forte attenzione del Governo per migliorare l'applicazione delle norme, garantendone l'agibilità in un contesto certo di garanzie ambientali.
  In merito all'articolo 23 sulla valutazione di impatto ambientale, è auspicabile che si colga l'occasione per individuare in sede applicativa, per ogni tipologia di progetto, criteri e soglie per l'assoggettamento a tale procedura sulla base di criteri, peraltro, già previsti dal Testo unico dell'ambiente e che si introduca un regime transitorio volto alla definizione delle procedure in itinere, nonché a sanare quelle criticità in cui si trovano alcune regioni – come per esempio la regione Marche – che hanno definito normative di VIA sulla base di una trasposizione non corretta da parte dello Stato della relativa direttiva, una discrasia che solo ora si va a sanare per rendere coerente questa normativa con quella comunitaria. Il superamento delle contestazioni della Commissione europea legate alle cosiddette soglie è un primo passo, che va però coordinato con una disciplina ancora troppo farraginosa e con la frammentazione della legislazione regionale. In merito all'articolo 25, finalizzato invece a superare le contestazioni della Commissione europea, si prevede che, in caso di danno ambientale, il responsabile, sia che si tratti di responsabilità oggettiva per talune attività di cui all'allegato 5 del Testo unico dell'ambiente o di responsabilità dolosa-colposa per tutte le altre, è tenuto ad adottare le misure di riparazione, ripristino o misure complementari e compensative. Nell'ipotesi in cui tali azioni di riparazione non vengano effettuate, il Ministro dell'ambiente determinerà, in caso di danno, le misure di riparazione da adottare.
  Anche questo è un primo positivo passo nella direzione di non lasciare a carico della comunità i danni ambientali fatti da chi opera in una mera logica di profitto, alternativa alla sostenibilità di ogni sviluppo e di mercificazione dell'ambiente. Da ultimo è apprezzabile che le somme recuperate dallo Stato nei confronti del responsabile di un danno ambientale siano destinate alla realizzazione delle misure di prevenzione e riparazione, in coerenza con quanto stabilito dalla direttiva.
  La norma oggi in vigore prevede invece che le somme recuperate siano destinate a svariate attività alcune delle quali nulla hanno a che vedere con la riparazione del danno ambientale.
  Quanto alla legge di delega un invito, già accolto dal Governo in sede di Commissione Ambiente e che è auspicabile trovi concreto seguito in altri atti, sta nel recepimento della Direttiva 2012/27/UE. In particolare, la ristrutturazione di almeno il 3 per cento della superficie coperta utile totale degli edifici dello Stato è un dato che, alla luce delle positive ricadute occupazionali, dei risvolti ambientali e degli obiettivi di burden sharing che tali azioni comportano, deve invece essere assunto come soglia minima.
  In conclusione, gli atti in discussione vanno nella direzione giusta, allineano l'Italia all'Europa, consentono di recuperare il tempo perduto ma non possiamo fermarci qui. Sta a questo Parlamento insieme al Governo recuperare un protagonismo positivo sin dalla fase ascendente in sede europea, come l'ha definita lei signor Ministro, per dare risposte adeguate ad un Paese che ha voluto l'Europa e che in Europa vuole e deve stare da protagonista (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

  PRESIDENTE. È iscritta a parlare la deputata Carla Ruocco. Ne ha facoltà.

  CARLA RUOCCO. Signor Presidente, Hemingway definiva la fretta «quella eccitantissima perversione di vita, la necessità di compiere qualcosa in un tempo minore di quanto in realtà ne occorrerebbe». Oggi infatti ci troviamo ad approvare due provvedimenti fondamentali che, per l'appunto, avrebbero richiesto un tempo di discussione ed approfondimento molto superiore rispetto a quello che questa Camera ha dedicato. Ma – direte voi – Pag. 91ci ha pensato il Senato ad esaminare approfonditamente la legge Europea !
  Allora spiegatemi, di grazia, a che serve la riforma costituzionale che così tanto fortemente desiderate e che noi, solo dopo una battaglia campale siamo riusciti a far spostare a settembre, se già la Costituzione materiale del Paese viene di fatto da voi riscritta quotidianamente ? Cosa ci dovremo aspettare alla ripresa dei lavori, in autunno, quando avrete effettivamente la possibilità di cominciare a riscrivere il testo della nostra Carta fondamentale se già oggi fate come volete, derogando alle norme sul bicameralismo perfetto e svilendo il ruolo della Camera dei deputati o del Senato a secondo delle vostre convenienze ? Non riusciamo davvero ad immaginare che farete una volta che avrete la possibilità di cambiare la Costituzione se già oggi, con un testo rigido fate un po’ come vi pare. Ma parliamo di legge europea, non allontaniamoci dal solco della discussione.
  Queste norme, ancora una volta, non sono frutto della ponderazione necessaria a garantire un buon testo. Ancora una volta, nessuno degli emendamenti che abbiamo presentato è stato accolto. La ragione, ovviamente, non è una discussione sul merito, ma la fretta di approvare il testo e di chiudere. Per carità, si tratta di un'esigenza anche parzialmente comprensibile dato che è dal 2011 che non viene approvata alcuna legge comunitaria; dato che, per svariate ragioni, i passati disegni di legge non sono stati approvati definitivamente.
  E c’è pure l'esigenza di evitare le procedure d'infrazione che gravano sulle nostre teste. Ma c’è una decisa differenza tra un testo approvato in tempi ragionevoli e con pochi adeguamenti e un provvedimento blindato, più intoccabile di un libro sacro. È più o meno la stessa differenza che passa tra un Governo rispettoso del Parlamento ed il Governo Letta.
  E sì che di modifiche da fare ce ne sarebbero state, eccome ! Io mi riferisco soltanto alle materie che riguardano la mia Commissione, la Commissione Finanze. Si tratta di una manciata di articoli racchiusi in entrambi i provvedimenti. Più precisamente sono 4 articoli per la legge europea e un paio per quella di delegazione. Mi sarebbe piaciuto parlare delle modifiche che avrei potuto proporre in sede di discussione degli emendamenti, ma purtroppo le Commissioni hanno dato parere negativo a tutti gli emendamenti presentati. Ovviamente i testi in esame rappresentano già la perfezione, come evidentemente lo sono quasi tutti gli atti presentati dal Governo fino ad oggi.
  E d'altra parte, come diceva Thomas Mann, non è anche il nulla una forma di perfezione ?
  In realtà, però, la legge europea, così come la legge di delegazione, non sono esattamente il nulla: si occupano di argomenti che ovviamente importano di più a cittadini più uguali degli altri. Penso ai proprietari di aeroplani, bene che, com’è noto, è di largo consumo, e che rientra nel paniere ISTAT tra quelli di prima necessità, a fianco al pane e ai pannolini. Era fondamentale che da oggi, coloro che non tengono per più di sei mesi il loro aereo parcheggiato in Italia non paghino le tasse sul loro mezzo. Quindi, se avete un bel jet, da oggi basterà che vi organizziate e lo teniate per sei mesi all'anno, magari quando non lo usate, in qualche Paese vicino e potrete fare a meno di pagare le tasse.
  Ma ci sono altre norme di assoluta necessità per l'uomo di strada. Dovete amministrare un fondo speculativo ad alto rischio ? Nessun problema: da oggi in poi, grazie al Governo delle larghe intese, sarà più facile fare spostamenti di denaro e operazioni transfrontaliere. Basterà che facciate riferimento alle autorità del Lussemburgo o di qualche altro severo Paese in ambito comunitario, e non servirà che dobbiate venire a farvi sottoporre a scoccianti controlli anche in Italia.
  Ovviamente potrei andare avanti, ma non voglio correre il rischio di diventare stancante. Questi sono solo due esempi, ma nel testo è possibile individuarne degli altri.
  Certo, sappiamo bene di trovarci davanti ad un testo necessario per il rispetto Pag. 92degli obblighi cui è sottoposto il nostro Paese. Ma vorremmo che, talvolta, quando si parla di Europa non si discuta esclusivamente di hedge fund, di spostamenti di denaro transfrontaliero, di esenzioni di tasse per super ricchi, ma anche di tematiche che possano essere d'interesse per i cittadini comuni: più lavoro, più istruzione, più ricerca e meno banche.
  Ci auguriamo e confidiamo, pertanto, che le nostre richieste, tradotte in ordini del giorno, vengono tenute in debito conto dal Governo, potendo in tal modo contribuire a dare al Parlamento finalmente senso di esistere (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. È iscritta a parlare la deputata Pia Elda Locatelli. Ne ha facoltà.

  PIA ELDA LOCATELLI. Signor Presidente, signor Ministro, il contributo della componente socialista a questa discussione si riferisce alla legge di delegazione europea, ed in particolare all'articolo 13 della stessa. E dico che finalmente, perché siamo in grande ritardo, ci accingiamo a recepire un lungo elenco di direttive: un recepimento che andava fatto con puntualità, rispettando i tempi; ma ormai qui ci troviamo, e meglio tardi che ancor più tardi.
  La consapevolezza che il tempo è importante, con riferimento sia al contenuto legislativo sia alla nostra credibilità in Europa, ci induce, anzi ci costringe, ad accettare il testo così come ci è pervenuto dal Senato, nella speranza, o nella convinzione vorrei dire, che il Governo porrà rimedio agli errori che il testo contiene.
  Noi infatti ci aspettiamo che il Governo, attraverso i successivi provvedimenti legislativi, faccia sì che tutte le direttive comunitarie entrino nella legislazione del nostro Paese così come sono state definite in sede europea. Se non approvassimo ora i provvedimenti in questione, il loro iter subirebbe un pericoloso rallentamento: sarebbe necessaria una nuova lettura presso l'altro ramo del Parlamento, con la conseguenza di andare incontro ad un ulteriore aggravamento della situazione di infrazione già aperta dalla Commissione europea.
  Il rispetto dei tempi non ci impedisce di però di evidenziare quanto non condividiamo: in particolare l'articolo 13 del provvedimento n. 1326, che segnaliamo al Governo perché vi ponga rimedio nei passaggi legislativi successivi.
  Ma quali sono questi profili problematici che ci preoccupano ? Il Senato, nel recepire i principi e i criteri direttivi per l'attuazione della direttiva 2010/63/UE sulla protezione degli animali utilizzati a fini scientifici, ha approvato alcuni emendamenti che secondo noi sono in aperto contrasto con la direttiva stessa; con il rischio di penalizzare pesantemente la ricerca biomedica in Italia.
  I punti critici del testo giunto dal Senato si riferiscono al divieto all'utilizzo di animali per gli xenotrapianti e per gli studi delle droghe, all'obbligo dell'anestesia o dell'analgesia, al divieto di allevamento sul territorio nazionale di animali destinati alla sperimentazione.
  A nostro parere questi emendamenti non solo sono sbagliati nel merito, ma rischiano pure di mettere l'Italia nella condizione di dover far fronte ad una costosa procedura di infrazione, allontanandoci ancora di più dai Paesi avanzati che, in controtendenza rispetto a noi, stanno significativamente investendo nella ricerca biomedica. Ci sono arrivate indicazioni e pressanti sollecitazioni della comunità scientifica che abbiamo ascoltato anche qui alla Camera.
  Brevemente, sul primo punto, gli xenotrapianti e le sostanze d'abuso: l'uso degli xenotrapianti in particolare è oggi il modello principale per qualsiasi esperimento nella ricerca oncologica attraverso l'inserimento di cellule cancerogene di un paziente in ratti immunitariamente predisposti. Le ricerche sulle sostanze d'abuso sono fondamentali per capire i meccanismi e le soluzioni nel combattere le tossicodipendenze. Il secondo punto, l'obbligo di anestesia: la direttiva già prevede che tutti gli esperimenti siano effettuati in anestesia o in analgesia ad esclusione della fattispecie in cui sia incompatibile con la Pag. 93finalità dell'esperimento o più traumatica dello stesso esperimento. Sul terzo punto diciamo che vietare su tutto il suolo nazionale l'allevamento e la fornitura di animali per la sperimentazione contrasta con l'articolo 2 della direttiva che prevede l'impossibilità degli Stati membri di introdurre misure più restrittive rispetto a quelle della direttiva stessa. Questo tra l'altro non comporterà alcun risparmio di animali in quanto si ricorrerà ad allevamenti esteri con conseguente appesantimento del viaggio per gli animali e mancanza di controllo sull'allevamento di origine, quindi assolutamente senza quell'obiettivo che gli oppositori di questo principio perseguono.
  Ma prima di concludere vorrei fare alcune considerazioni generali, la prima: ad oggi non esistono, se non per limitati casi, vere alternative all'utilizzo di animali nella sperimentazione di farmaci e di nuove terapie, anche se il progresso delle tecnologie ha consentito di ridurre significativamente il numero degli animali utilizzati e di assicurare al contempo un significativo miglioramento dell'attenzione al loro benessere. Noi ci auguriamo che altri passi avanti vengano fatti in questa direzione. La ricerca biomedica, oltre a significare la speranza di vita e di una migliore qualità della stessa per milioni di persone malate, rappresenta anche una straordinaria occasione di sviluppo e di lavoro qualificato per migliaia di giovani ricercatori e ricercatrici, altrimenti costretti a mettere a frutto altrove le competenze acquisite in Italia. Se imponessimo le limitazioni che il testo del Senato prevede, ci condanneremo a condizioni di inferiorità con il resto d'Europa. Non solo, creeremmo un'ulteriore handicap per la ricerca italiana, handicap di cui non abbiamo certo bisogno. Al contrario, dobbiamo considerare la ricerca ed i relativi investimenti una importantissima priorità.
  La seconda considerazione generale: non perdo mai occasione di ricordare che quando fu Ministro Antonio Ruberti, negli anni Ottanta del vituperato pentapartito, l'Italia aumentò sensibilmente gli investimenti in ricerca, riguadagnando posizioni in Europa. Eppure, con l'1,49 per cento di rapporto tra spese per ricerca e PIL, noi socialisti denunciavamo come fossimo allora ancora indietro rispetto ai grandi partner europei. Oggi siamo di poco sopra l'1 per cento e siamo nella parte bassa della classifica quanto a numero di ricercatori e ricercatrici. Eppure fu proprio Antonio Ruberti, rettore della Sapienza e Ministro dell'università e ricerca e poi Commissario europeo alla ricerca, a lanciare il concetto dello spazio europeo della ricerca dove consentire che la merce più preziosa che abbiamo, la conoscenza, possa circolare in piena libertà.
  Vorrei che questo concetto ispirasse sempre le nostre azioni e quelle del Governo quando dovrà predisporre i provvedimenti legislativi legati al recepimento delle direttive per le quali dovremo domani esprimere il nostro voto, e il nostro sarà un voto favorevole sì, ma sub condicione (Applausi).

  PRESIDENTE. È iscritta a parlare la deputata Schirò Planeta. Ne ha facoltà.

  GEA SCHIRÒ PLANETA. Signor Presidente, signor Ministro, colleghi, non intendo con il mio intervento ribadire l'importanza dell'approvazione definitiva dei due provvedimenti al nostro esame, né soffermarmi sui relativi contenuti, avendo i relatori ed altri colleghi intervenuti già formulate ampie e condivisibili indicazioni al riguardo.
  Vorrei invece sottolineare l'impegno del gruppo Scelta Civica per l'Italia per la rapida approvazione dei due strumenti normativi e per un esame accurato e costruttivo della relazione consuntiva relativa al 2012.
  I provvedimenti al nostro esame costituiscono un passaggio di grande rilevanza in quanto, in piena coerenza con le indicazioni dell'Agenda Monti, consolidano il percorso verso una politica riformista ed europeista.
  L'attuazione degli obblighi europei non risponde infatti soltanto all'esigenza di prevenire o risolvere procedure di infrazione ma contribuisce all'autorevolezza Pag. 94dell'azione italiana nella formazione delle politiche europee e nell'avanzamento del processo di integrazione.
  Questo approccio pragmatico è fondamentale per superare il difetto strutturale della partecipazione italiana all'Unione Europea: il disallineamento tra l'europeismo entusiasta, ma spesso retorico o vuoto di contenuti, da un lato, e la concreta capacità di intervenire nella formazione delle decisioni europee e di attuarle rapidamente, dall'altro.
L'esame congiunto della relazione consuntiva relativa al 2012 e dei due disegni di legge ha il pregio di porre in rilievo la forte continuità tra l'azione del Governo Monti e quella del Governo Letta per assicurare il raccordo tra l'Italia e l'Europa secondo questo approccio innovativo.
  Il raccordo, infatti, non è basato soltanto sulla mera attuazione nell'ordinamento interno degli obblighi europei, ma sulla partecipazione attiva alla definizione delle priorità e delle iniziative regolative dell'Unione.
  Un primo caso esemplare è costituito dall'articolo 9 del disegno di legge di delegazione europea, che prevede un generale riassetto della normativa IVA nazionale al fine di renderla più coerente con quella europea.
  Questo intervento non è mosso dall'esigenza di dare attuazione a specifichi atti normativi, ma dà seguito all'impegno del Governo, richiamato dalla relazione consuntiva 2012, per assicurare una maggiore uniformità dei sistemi fiscali nazionali in modo da eliminare distorsioni della concorrenza e di rendere la tassazione più favorevole alla crescita e all'occupazione.
  Un secondo caso esemplare consiste nell'agenda digitale, la cui attuazione è fondamentale per colmare il ritardo accumulato dall'Italia nello sfruttare le opportunità offerte dalle tecnologie ICT.
  Per un verso, la relazione consuntiva per il 2012 ricorda l'impegno del Governo Monti in sede europea nello sviluppo delle politiche europee nel campo dell'economia digitale.
  Per altro verso, l'articolo 32 del disegno di legge europea, in coerenza con la necessità di favorire le azioni connesse all'agenda digitale, attenua il carattere precettivo di disposizioni che vincolano 1'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni (AGCOM) nell'attività di regolazione del mercato dell'accesso all'ingrosso alla rete fissa delle telecomunicazioni e dei servizi accessori.
  Si tratta naturalmente di un passaggio importante al quale dovrà essere dato seguito, al fine di ridurre il digital divide, nonché di promuovere, in fase ascendente, politiche atte alla diffusione delle tecnologie per le imprese, in particolare per l'imprenditoria femminile, dedicando attenzione e risorse alle start up promosse dalle donne, settore nel quale il nostro Paese è, purtroppo, tutt'ora in grave ritardo.
  Nella stessa logica si pone l'impegno, assunto questa mattina in Commissione politiche dell'Unione europea, dal Ministro Moavero a presentare alla ripresa dopo la pausa estiva i disegni di legge di delegazione europea e di legge europea per il secondo semestre 2013, anche al fine di recepire proposte emendative e sollecitazioni emerse nel corso dell'esame in Commissione ed in Aula.
  Questo impegno, oltre a rinverdire l'attenzione riservata costantemente dal Ministro e dal Governo al raccordo con il Parlamento, risponde anche all'esigenza di assicurare che l'attuazione degli obblighi europei non si riduca ad una mera trasposizione dei contenuti degli atti europei in norme nazionali, ma tenga anche conto delle specificità del sistema giuridico, economico e sociale nazionale.
  Concludo con qualche considerazione sulle procedure di intervento della Camera nella formazione e nell'attuazione delle politiche europee. L'esperienza recente ha evidenziato l'obsolescenza di diverse norme regolamentari a fronte dell'esigenza di un intervento tempestivo ed efficace del Parlamento. Credo che sia giunta l'ora di introdurre modificazioni alle procedure previste dal Regolamento Pag. 95della Camera in due direzioni. Per un verso, occorre ridefinire le modalità dell'esame di progetti di atti dell'Unione europea, in modo da rafforzare il ruolo della XIV Commissione in caso di inerzia delle Commissioni di merito. Per altro verso, andrebbe introdotta una competenza referente piena della XIV Commissione in sede di esame dei due disegni di legge, europea e di delegazione europea, in modo da evitare le complicazioni determinate dal sistema attuale, in cui una singola Commissione di settore può bloccare o rallentare l’iter.
  Concludiamo con questo auspicio, sperando che queste modifiche volte al rafforzamento delle politiche europee dell'Italia vadano di pari passo con il rafforzamento dell'architettura istituzionale dell'Unione europea (Applausi).

  PRESIDENTE. La ringrazio. Su questo punto, in sede di Giunta per il Regolamento, stiamo infatti cercando di venire incontro a queste istanze, perché è chiaro a tutti che sempre più ci sarà rilievo della materia europea e, dunque, è giusto che ci sia anche tempo e modo per potere approfondire.
  È iscritto a parlare il deputato Alberto Zolezzi. Ne ha facoltà.

  ALBERTO ZOLEZZI. Signor Presidente, intervengo in ordine alle competenze della Commissione ambiente (mi riferisco ai contenuti degli articoli 3 e 4 dell'A.C. n. 1326). Tra le altre cose, nel recepimento della direttiva n. 75 del 2010 si parla, appunto, di inquinamento (integrated pollution prevention and control). Questa direttiva è importante perché cerca di valutare le emissioni inquinanti nel loro effetto complessivo, per evitare che in qualche modo le norme, se applicate in maniera disomogenea, portino al passaggio da una matrice all'altra degli inquinanti e perché ci riporta alla necessità di agire in maniera integrata su tutte le emissioni e per quanto riguarda la gestione dei rifiuti, efficienza energetica e prevenzione degli incidenti ambientali.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE MARINA SERENI (ore 20,45)

  ALBERTO ZOLEZZI. In generale, questo può portare alla tutela della salute umana e, in particolare, per quello che riguarda i contenuti è necessario sempre fare riferimento all'articolo 193 del Trattato sul funzionamento dell'Unione europea, per cui è necessario recepire le direttive ma a livello nazionale le norme possono essere più rigorose. Penso, in particolare, alla prescrizione in materia di emissione di gas ad effetto serra e penso, in particolare, alle emissioni delle polveri sottili. È importante recepire questa direttiva ma sarà importante poi cercare di renderla omogenea, con direttive più stringenti che entreranno a regime dal 1o gennaio 2015 che riguardano, appunto, i valori dell'inquinamento e sappiamo che, purtroppo, in questo momento siamo ancora molto lontani dal raggiungimento degli obiettivi, soprattutto nelle nostre realtà urbane.
  In questa direttiva si fa riferimento alle migliori tecnologie disponibili e si fa riferimento, in particolare in questo articolo di recepimento della direttiva n. 75 del 2010, agli allevamenti, riportando due concetti, su cui poi in Parlamento credo sarà necessario occuparci, che riguardano, cioè, la gestione dei nitrati e la dimensione degli allevamenti di suini, di pollame e di bovini, tematiche, purtroppo, che hanno un effetto ambientale importante e che riguardano l'atteggiamento che sicuramente dovrà cambiare nei confronti dell'alimentazione stessa. Di sicuro quello che sta succedendo in Italia, con una gestione di questi reflui tramite impianti a biomasse e biogas in maniera assolutamente estensiva e non programmata, non sta portando a una gestione ambientale sostenibile e oltretutto ci sono notevoli incentivi per questo tipo di impianti costruiti un po’ ovunque, anche a pochi metri dalle abitazioni, che in realtà non contribuiscono a eliminare dei reflui ma lasciano reflui ancora più pericolosi. Contribuiscono, poi, a creare del materiale Pag. 96che deve essere sparso sui campi e non è materiale ammendante ma è spesso il materiale che intossica i campi e le falde acquifere.
  Quindi, il recepimento di questa direttiva deve poi portare anche ad una direttiva nazionale. Ricordo che c’è una mozione del MoVimento 5 Stelle che è in attesa di essere discussa in Aula, che chiede appunto dei criteri autorizzativi più stringenti per questo tipo di impianti, che oltretutto sono assolutamente sostenibili sul versante economico, perché lo Stato italiano spende 10 miliardi di euro ogni anno per l'impiantistica e per gli incentivi che fornisce a questi impianti.
  Si parla poi di inceneritori cercando di regolare il settore. Sarà importante cercare di allontanarsi dall'incenerimento dei rifiuti. Mi riferisco alla necessità di essere anche più stringenti rispetto alla direttiva stessa. Le possibilità ci sono e a breve avremo la nostra proposta di legge in merito.
  Nella direttiva si fa un riferimento importante riguardo all'accesso all'informazione e alla partecipazione del pubblico alle procedure autorizzative. Fino ad oggi buona parte degli impianti energetici vengono installati pressoché a sorpresa dall'oggi al domani. Dopo aver terminato le pratiche nelle conferenze di servizi a livello provinciale e comunale, si scopre che partirà un qualsiasi tipo di impianto. Sarà importante, anche se sarà forse anche divertente, vedere applicata questa direttiva, perché adesso la strategia per riuscire a impiantare qualsiasi schifezza passava proprio dall'occultamento dell'impiantistica stessa.
  L'articolo successivo, l'articolo 4, introduce importanti norme di adeguamento energetico. Ricordo – sarà nei nostri ordini del giorno – che i palazzi del Governo centrale, secondo la direttiva, dovranno subire l'adeguamento energetico per il 3 per cento. Nell'ordine del giorno chiediamo che la percentuale aumenti e comprenda tutti i palazzi della pubblica amministrazione. Abbiamo qui discusso di ecobonus, le possibilità ci sono, grazie anche al sistema creditizio che si deve adeguare. Ricordiamo 1.500 euro di risparmio annuo per appartamento. Questo vuol dire che per palazzi più grandi il risparmio sarà molto maggiore (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. È iscritta a parlare la deputata Miotto. Ne ha facoltà.

  ANNA MARGHERITA MIOTTO. Signor Presidente, signor Ministro, la relatrice e il relatore hanno bene illustrato l'importanza del provvedimento che è alla nostra attenzione. Raccolgo anche un suggerimento che il Ministro ci ha ricordato, che è meglio intervenire nella fase ascendente di elaborazione della normativa per meglio incidere, piuttosto che rassegnarsi a contestare quando i provvedimenti non ci piacciano e finiamo per accomunare magari ritardi imperdonabili, che costano pesanti infrazioni al nostro Paese. È la condizione che si è creata nel recepimento della direttiva n. 63, riguardante la sperimentazione animale, della quale peraltro altri colleghi hanno già parlato, sulla quale il Senato ha sviluppato un'azione emendativa che va apprezzata nello spirito che l'ha orientata, mentre appare problematica la condivisione di una parte del testo che è all'attenzione della Aula. Penso sia di grande interesse la definizione di un quadro sanzionatorio tale da risultare effettivo, proporzionato e dissuasivo, finalizzando l'utilizzo delle risorse provenienti dalle sanzioni allo sviluppo di approcci alternativi che non prevedono l'uso di animali o che utilizzano un numero minore di animali o comportano procedure meno dolorose, in grado di fornire almeno lo stesso livello di informazioni rispetto a quello ottenuto nelle procedure che usano animali. Ugualmente di grande interesse è la norma, introdotta al Senato, che prevede che una quota dei fondi nazionali ed europei destinati alla ricerca venga orientata alla formazione e all'aggiornamento per gli operatori degli stabilimenti autorizzati ove si sviluppa la ricerca di metodi sostitutivi.
  Mentre si è creata, invece, una grande preoccupazione, in particolare nella materia Pag. 97che riguarda il divieto del ricorso agli xenotrapianti. Grande allarme è stato denunciato nella comunità scientifica, che pure è orientata all'utilizzo di metodi sostitutivi e che, tuttavia, ha segnalato che la sperimentazione animale non accenna a diminuire, soprattutto nello sviluppo di nuovi farmaci, senza trascurare lo sviluppo nell'impiego di valvole biologiche, per fare alcuni esempi.
  Sul punto si è sviluppata una discussione importante in Commissione affari sociali, che è ricorsa anche ad un ciclo di audizioni informali, che hanno consentito di meglio approfondire i contenuti dell'articolo 13, che, introdotto al Senato, mira a stabilire criteri direttivi al Governo per l'esercizio della delega.
  In verità, il problema di un possibile conflitto tra alcuni settori animalisti, che avevano definito, peraltro, la direttiva n. 63 un buon punto di partenza, e il mondo della ricerca è largamente depotenziato, perché la direttiva n. 63, all'articolo 2, stabilisce che misure nazionali più rigorose di quelle contenute nella direttiva possano essere previste solo ove già in vigore al 9 novembre 2010.
  Sotto questo profilo, alcuni criteri direttivi contenuti nel comma 1 dell'articolo 13 appaiono, perciò, in contrasto con la direttiva e sarebbe stato necessario avviare un'adeguata iniziativa emendativa anche in questo ramo del Parlamento, per la quale è stata valutata, invece, l'opportunità di soprassedere, al fine di non ritardare ulteriormente il recepimento della direttiva, che sarebbe dovuta già entrare in vigore dal novembre 2012.
  Perciò è stato affidato al Governo il compito di non disattendere il vincolo posto dall'articolo 2 della direttiva in sede di esercizio della delega, anche in considerazione del fatto che il comma 2 del già citato articolo 13 esplicitamente impone che il decreto legislativo debba essere emanato nel rispetto dell'obbligo che deriva dalla legislazione o farmacopea nazionale, europea ed internazionale.
  Il tema è delicato: pone a confronto due sensibilità, che devono trovare un terreno di dialogo e di intesa. L'equilibrio fra le esigenze di tutela degli animali e le esigenze della ricerca scientifica non appare soddisfacente, come da più parti ci è stato rappresentato, e perciò, accogliendo l'invito del Governo a non produrre una terza lettura, prolungando eccessivamente i tempi di recepimento della direttiva, affidiamo all'ordine del giorno presentato dai capigruppo di maggioranza il compito di orientare il Governo, che dovrà esercitare la delega, senza scadere in selvagge sperimentazioni che siano in contrasto con l'articolo 13 del Trattato di Lisbona, che definisce gli animali esseri senzienti, per i quali va tenuta presente ogni esigenza in materia di benessere degli stessi, e altrettanto si creino, però, le condizioni affinché le collaborazioni con altri ricercatori europei non si interrompano, l'accesso ai fondi comuni destinati alla ricerca non ci veda discriminati e, paradossalmente, non si crei, nell'esercizio della delega, semplicemente il passaggio da una condizione di infrazione per il ritardo nel recepimento ad una nuova infrazione per il non rigoroso recepimento.
  Con questo auspicio ci apprestiamo ad esprimere il consenso al provvedimento, autolimitandoci nelle iniziative emendative (Applausi).

  PRESIDENTE. È iscritta a parlare la deputata Mucci. Ne ha facoltà.

  MARA MUCCI. Signor Presidente, colleghi deputati, quelli che sono rimasti, oggi, in quest'Aula, veniamo chiamati a trasporre nell'ordinamento nazionale numerose direttive con notevole ritardo e in costanza di onerose procedure di infrazione. Tempo sprecato. Ancora una volta corriamo ai ripari, velocemente, con misure blande, senza la possibilità, da parte della Camera, di potere intervenire migliorando questo provvedimento. Ancora una volta viene penalizzato il sistema economico nazionale, già duramente provato dalla crisi economica.
  Tali considerazioni valgono soprattutto per l'articolo 3 del disegno di legge europea 2013. In Commissione attività produttive ci siamo battuti, con l'appoggio anche Pag. 98della maggioranza, per la soppressione e per il conseguente riconoscimento della guida turistica italiana quale unicum a livello internazionale, data la peculiarità del patrimonio storico, archeologico, ambientale, artistico e culturale del nostro Paese. Equipararla alla figura dell'accompagnatore turistico significherebbe ancora una volta offendere la nostra imprenditorialità, il nostro turismo, la nostra cultura e la nostra amata Italia. Riteniamo che la guida turistica sia una specificità italiana. Il nostro patrimonio culturale e ambientale, frutto di evoluzioni storiche e tradizioni di diverse popolazioni, richiede una conoscenza diretta, approfondita ed interdisciplinare. Non si tratta di una professione migrante e, qualora non correttamente disciplinata, danneggerebbe l'Italia sia dal punto di vista culturale che economico. Il settore del turismo in Italia rappresenta in termini economici circa 10,3 per cento del PIL nazionale, con una occupazione pari a 2,5 milioni di addetti. Siamo contrari a favorire prestazioni temporanee ed occasionali di persone non competenti relativamente alla professione nel nostro territorio nazionale, perché questa è un'evidenza tutt'altro che improbabile. Siamo contrari a favorire interessi commerciali di tour operator stranieri. Infatti se passasse la legge così com’è, i compensi dovuti alle guide turistiche saranno pagati nel Paese di provenienza dei turisti e ciò gioverà soltanto allo Stato di origine della guida. In sintesi, chiediamo la soppressione dell'articolo 3 per valorizzare e tutelare il patrimonio, il consumatore, il diritto dei cittadini al lavoro nel proprio Paese, o perlomeno valutare strumenti in grado di garantire una formazione adeguata all'unicità e importanza del patrimonio italiano da parte delle guide turistiche degli Stati esteri. Dovremmo imparare da tutti quei Paesi che, pur non possedendo una ricchezza così vasta ed eterogenea come la nostra, riescono a farne con un prodotto nazionale da vendere. Come è possibile che noi non ci riusciamo, non ne siamo in grado ? Perché il turismo è il settore che appare il più sottovalutato ?
  Ci conforta sapere che il Parlamento europeo intende valorizzare le produzioni di qualità del nostro sistema produttivo, ma la strada per la disciplina sull'etichettatura di origine, il cosiddetto made in, va ancora tracciata.
  Per quanto riguarda poi l'articolo 4 riteniamo non corrisponda a quanto previsto dalla direttiva che promuove l'efficienza energetica rafforzando il ruolo della cogenerazione finalizzata alla decarbonizzazione, indipendenza energetica e sostenibilità ambientale.
  Sul principio poi di introdurre tariffe aderenti al costo del servizio, trattandosi di tariffe e quindi di corrispettivi di trasmissione e distribuzione, oltre agli oneri generali e speciali di sistema, non si fa alcun cenno all'efficienza e quindi al miglioramento della qualità né del servizio né della rete elettrica né in relazione al prelievo di energia verde da fonti energetiche rinnovabili né tanto meno della micro-cogenerazione.
  Siamo molto preoccupati per il ruolo di hub del gas che stiamo riservando nostro paese. In pochi si riconosca i danni che potrebbero derivare dall'esplosione di una nave metanifera. In caso di incidente rilevante assisteremmo ad una nuova catastrofe e la politica piangerà ancora una volta i suoi morti. Invece che considerare il settore delle rinnovabili e della ricerca ad esso collegata come fondanti e prioritari per la nostra strategia energetica nazionale, siete ancora convinti che diventare un distributore di metano per l'Europa possa portare benefici al nostro Paese. Noi siamo convinti che porterà benefici ai soliti noti e alle solite aziende collegate di interessi transnazionali. Svincoliamoci dalla sudditanza energetica a cui ci hanno ridotto le amicizie particolari di Silvio Berlusconi con il dittatore kazako e l'amico Putin.
  Ci spiace di non essere potuti intervenire con i nostri emendamenti. Abbiamo accettato di trasformare alcuni di questi in ordini del giorno, sebbene dal sottosegretario Vicari siano appena stati dichiarati come «panini». Ci aspettiamo che vengano Pag. 99valutati attentamente, come precise richieste di impegno e di azione concreta al Governo.
  Vi invitiamo a riflettere affinché il recepimento di queste direttive abbia come obiettivo prioritario quello della tutela dei cittadini italiani, i nostri concittadini, preservandoli innanzitutto dalle criticità annunciate e promuovendo lo sviluppo del sistema produttivo nazionale attraverso la valorizzazione delle peculiarità e delle potenzialità, di cui la disciplina sull'etichettatura di origine sembra essere un primo, ma timido passo. E ancora, molto, molto, molto resta ancora da fare o meglio nulla è stato fatto, per il turismo, che si deve basare su principi di sviluppo sostenibile e del quale mi dovete dire come può conciliarsi con le perforazioni petrolifere diffuse in tutto il nostro bel Paese (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. È iscritta a parlare la deputata Santerini. Ne ha facoltà.

  MILENA SANTERINI. Signor Presidente, l'Europa – come sappiamo – non è solo euro o politiche economiche, ma è soprattutto una visione di popoli uniti da un intenso scambio culturale. Oggi l'Europa della cultura è soprattutto l'Europa delle culture, nelle sue differenze, ma anche nella sua dimensione umanistica, cioè di servizio allo sviluppo e alla crescita di ogni persona. Questa è la visione di Scelta Civica quando crede nell'Europa.
  Le strategie dell'Unione costituiscono uno stimolo, in particolare, per quanto riguarda le politiche culturali, l'esigenza di conservare il nostro patrimonio, far conoscere e amare la cittadinanza europea, quindi, far evolvere le politiche culturali proprio in prospettiva degli altri popoli e degli altri Paesi. Insomma, il processo di integrazione ha trovato una ragione fondamentale nell'aspirazione a un'Unione non solo economica, ma politica e culturale, in particolare dopo l'entrata in vigore del Trattato di Lisbona. Potremmo dire che l'Italia, il nostro Paese, ha trovato un motivo particolare per valorizzare il nostro immenso patrimonio – la musica, la letteratura, la filosofia, la storia, i beni artistici – e superare in questo senso una colpevole trascuratezza e miopia nella gestione del patrimonio, rilanciando la cooperazione e, allo stesso tempo, difendendo la cosiddetta «eccezione culturale».
  La relazione consuntiva in questo senso costituisce un importante strumento informativo che sintetizza le azioni svolte dal Governo nel 2012, e qui vorrei richiamare brevemente le parole chiave che hanno ispirato tali politiche culturali, che a nostro parere devono continuare ad ispirarle: la ricerca, la coesione, la mobilità internazionale, l'intercultura. Su queste basi noi vorremmo raccomandare e sollecitare il Governo ad operare efficacemente su diversi piani, anzitutto, perché venga maggiormente tutelata la proprietà intellettuale delle opere di ingegno italiane, che potrebbero essere penalizzate dalla loro eventuale messa in rete senza adeguata protezione. Si pensi al caso delle cosiddette «opere orfane» e alla necessità di una semplificazione di una ricerca diligente prevista per la ricerca dell'autore dell'opera stessa.
  Si incrementi l'internazionalizzazione del sistema formativo, scolastico e universitario, ampliando la mobilità, con l'Erasmus, l'ultima versione, potremmo dire l’«Erasmus più», che l'Europa sta varando, ampliando la mobilità non solo degli studenti, ma anche degli insegnanti, dei formatori e degli operatori giovanili intesi come moltiplicatori di conoscenza.
  Raccomandiamo che si promuovano, in particolare, le politiche di coesione nel settore scolastico, finanziate con i fondi strutturali e, in particolare, la valutazione e l'autovalutazione delle scuole, la lotta alla dispersione scolastica attraverso i programmi operativi nazionali, il raccordo scuola-lavoro, garantendo in particolare i pagamenti rispetto agli impegni di spesa sulle risorse disponibili. Che si persegua l'obiettivo di confrontare i sistemi nazionali delle qualificazioni per promuovere sia l'apprendimento permanente sia le pari opportunità, nel rispetto naturalmente della diversità dei sistemi educativi, Pag. 100creando adeguate strategie per favorire la partecipazione dei giovani alla vita democratica, promuovendo l'educazione alla cittadinanza e operando per l'inclusione degli studenti migranti, non solo come neo arrivati, ma come seconde generazioni.
  E infine si operi per una maggiore cooperazione europea nel campo della ricerca sia per quanto riguarda i programmi quadro sia Horizon 2020 sia i programmi operativi nazionali. Crediamo cioè di portare all'attenzione del Governo questi punti proprio per attuare quella necessaria più omogenea e insieme più differenziata politica culturale europea (Applausi dei deputati del gruppo Scelta Civica per l'Italia).

  PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Mantero. Ne ha facoltà.

  MATTEO MANTERO. Signor Presidente, signor Ministro, nel 1829 venne brevettata la macchina da scrivere; nel 1837 Samuel Morse inventa invece il telegrafo ed è, invece, nel 1887 l'invenzione del grammofono. Immagino queste informazioni che vi sto dando vi sembreranno un po’ fuori dal contesto della serata, ma è per dare una connotazione storica. Infatti, sono proprio in quegli anni che si avviano le prime sperimentazioni scientifiche sul cosiddetto modello animale.
  I giorni in cui la macchina da scrivere, il telegrafo e il grammofono venivano considerati strumenti innovativi e certamente molto utili sono ormai passati da tempo. Continuare ad utilizzarli oggi con le alternative che abbiamo a disposizione sarebbe quanto meno naïf, se non anacronistico. Le stesse considerazioni si possono fare per quanto riguarda la sperimentazione sugli animali.
  I fautori della sperimentazione sugli animali tendono ad orientare il dibattito figurando una contrapposizione tra i difensori degli animali e dei diritti degli animali, da un lato, e quelli della ricerca scientifica e della salute dell'uomo dall'altro. Non c’è nulla di più intellettualmente sbagliato. Qui si sta dibattendo tra salvaguardare una modalità di sperimentazione nata nell'Ottocento e basata sulle scarne conoscenze in campo medico dell'epoca oppure avviare un percorso di sviluppo di metodi alternativi, peraltro già utilizzati in molti altri Paesi. Il modello animale è spesso deludente e poco significativo quando addirittura non dannoso. Gli studi sui ratti ci danno una serie di informazioni complesse ma non validate scientificamente, perché riguardano una razza diversa, con corredo genetico diverso ed un metabolismo diverso. Si tratta di razze allevate appositamente per reagire rapidamente alle varie malattie da osservare, che hanno vita breve o brevissima, se confrontata con quella degli esseri umani e che, per loro natura, ma anche per la rapidità necessaria agli studi ai quali sono sottoposti, si trovano a reagire a sostanze somministrate in modo acuto ovvero una volta sola o al massimo poche volte in grande quantità. Esattamente il contrario di ciò che avviene per l'uomo, in cui la lunga vita e le caratteristiche di una alimentazione variata vogliono semmai proprio l'inverso, ovvero la somministrazione cronica di piccole quantità di principi attivi. Insomma, non vi è alcun dimostrazione scientifica che il modello animale funzioni. come disse il famoso tossicologo Hans Thomas Hartung: «l'uomo non è un ratto di 70 chili».
  Vi do adesso alcuni dati più precisi: il 92 per cento dei farmaci che passano tutti i test previsti per gli animali viene escluso dal primo stadio di ricerca dell'uomo. Di questi il 50 per cento che vengono poi commercializzati risulta avere gravi reazioni avverse sull'uomo. In pratica, su cento farmaci considerarsi sicuri in seguito al test sugli animali, solo quattro risultano essere efficaci e non tossici per l'uomo. Secondo un recente studio le reazioni avverse ai farmaci causerebbero solo in Italia ogni anno circa 40 mila morti e 1 milione 750 mila giornate di degenza, per un costo stimato di oltre 10 miliardi di euro ogni anno. La morte per gli effetti collaterali dei farmaci testati sugli animali è la terza causa di morte al mondo.Pag. 101
  Da questi numeri è chiaro che la sperimentazione animale, oltre a causare sofferenze e morte di migliaia di animali ogni anno, è anche molto pericolosa per l'uomo oltre ad essere un immane spreco di denaro. Ma allora perché si continua la sperimentazione sugli animali ? È molto semplice: perché la legge ci obbliga a farlo ! Da un lato per l'inerzia mentale che ha sempre ritardato ogni rinnovamento culturale e, dall'altro, per gli enormi interessi economici e professionali ad essa collegati, che vanno ben oltre il commercio di animali. I test sugli animali sono il miglior strumento per arricchire il curriculum e pubblicazioni scientifiche. Ma sono soprattutto utili per fornire risposte favorevoli agli interessi delle aziende produttrici di farmaci. La sperimentazione sugli animali è infatti la foglia di fico per la sperimentazione sull'uomo, che è la vera cavia per ogni nuovo farmaco immesso sul mercato.
  La sperimentazione animale permette inoltre ai produttori, variando opportunamente la specie utilizzata, di predeterminare la risposta a qualsiasi test, fornendo in questo modo l'incertezza della prova.
  Tornando alla direttiva europea che andiamo a recepire, essa è certamente mal fatta perché, se per alcuni Stati più arretrati era innovativa e migliorativa, per l'Italia è addirittura peggiorativa per molti versi, rispetto alle norme esistenti. Noi abbiamo chiesto di migliorarla, presentando numerosi emendamenti che vorrei andare ad elencare, ma non ho il tempo. Tradurremo questi emendamenti in ordini del giorno che speriamo siano recepiti.
  Ancora una volta ci stiamo lamentando che il testo ci è arrivato blindato. Da parlamentari mi pare che ci stiamo trasformando in semplici spettatori. Stiamo qui seduti in questa grande aula, come fosse la grande sala di un cinema, ad ammirare i decreti-legge che passano, senza poter intervenire. Francamente ci siamo po’ stancati di questo film.
  Ho quasi concluso: ci dobbiamo accontentare dei finti impegni presenti nel testo arrivato dal Senato, che sono considerati al tempo stesso come una grande vittoria per gli animalisti di facciata e come un'immane sciagura per i fautori della sperimentazione animale. Un teatrino all'italiana che è ben noto a tutti e che di fatto ci condanna ad affondare ancora di un poco nella palude della mediocrità.
  Concludo davvero, ricordando appunto al Governo che si è impegnato a recepire in maniera molto seria gli ordini del giorno nei quali tradurremo gli emendamenti che abbiamo presentato: lo invitiamo a rispettare questo impegno, per darci una mano ad uscire da questa palude (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. È iscritta a parlare la deputata Gagnarli. Ne ha facoltà.

  CHIARA GAGNARLI. Signora Presidente, ci troviamo a discutere la legge europea 2013 che, per continuare il trend di questa legislatura, è un provvedimento di fatto blindato. Gli emendamenti che avevamo presentato come Commissione agricoltura, diventati ormai ordini del giorno, andavano ad intervenire sull'articolo 26 della legge europea 2013, articolo che va a modificare la legge n. 157 del 1992 e dovrebbe costituire la risposta alla messa in mora dell'Italia, in seguito al non completo adeguamento alla sentenza di condanna emessa dalla Corte di giustizia della Comunità europea per il perdurare di una situazione critica, in particolare per ciò che riguarda le deroghe ai sensi dell'articolo 9 della direttiva comunitaria, la cosiddetta direttiva uccelli.
  Le deroghe, che per stessa parola dovrebbero avere un carattere di eccezionalità, in Italia da tempo si configurano come un vero e proprio abuso ed applicazione scorretta del dettato della direttiva da parte delle regioni, al fine di instaurare un vero e proprio regime semipermanente di caccia sulle specie protette. È necessario sottolineare come nell'economia della direttiva uccelli le deroghe costituiscono uno strumento atipico ed i provvedimenti che consentono la caccia in deroga, per essere legittimi, devono soddisfare tutte le condizioni previste dall'articolo 9 della direttiva Pag. 102stessa. Il desiderio di continuare pratiche venatorie tradizionali vietate dalla direttiva o la volontà di permettere la caccia ricreativa di specie di uccelli che la direttiva ha inteso proteggere non costituiscono motivazioni legittime per una deroga. I singoli Stati dell'area comunitaria possono infatti derogare ai divieti scritti nella direttiva o nell'interesse della salute e della sicurezza pubblica o ai fini della ricerca e dell'insegnamento, del ripopolamento e della reintroduzione o per consentire, in condizioni rigidamente controllate ed in modo selettivo, la cattura, la detenzione o altri impieghi misurati di determinati uccelli in piccole quantità.
  Se le prime due deroghe hanno un senso comprensibile, le deroghe della lettera c) sono del tutto ingiustificabili. Grazie ad esse si cacciano senza valide ragioni piccoli uccelli appartenenti a specie protette e come se non bastasse lo si fa venendo meno ai dettami dello stesso meccanismo di deroga, cioè che la caccia avvenga su piccole quantità; questo tipo di deroghe è, infatti, un escamotage per consentire la caccia fine a se stessa, senza reali necessità. Si tratta quindi di deroghe attivate per puro divertimento e spesso difese con motivazioni legate al rispetto delle tradizioni, motivazione che anche la stessa Corte di giustizia europea in varie sentenze ha smontato, subordinando le tradizioni popolari venatorie alla conservazione della natura.
  Le deroghe, che in Italia da tempo si configurano come un vero e proprio abuso, rappresentano la volontà di utilizzare tale strumento come cavallo di Troia per autorizzare illecitamente la caccia ordinaria a diverse specie di piccoli uccelli migratori non presenti nella lista delle specie cacciabili e i Governi che si sono succeduti negli anni si sono dimostrati sostanzialmente inefficaci ed intempestivi nel garantire che le regioni non adottassero deroghe illegittime. Addirittura alcune regioni – in particolare Liguria, Lombardia e Veneto – hanno concesso deroghe su base pressoché annuale e le hanno concesse in violazione della direttiva anche nel 2010-2011, vale a dire dopo le sentenze con le quali la Corte di giustizia europea ne aveva dichiarato l'illegittimità.
  Inoltre, il parere dell'Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale (ISPRA) resta in questo disegno consultivo e non vincolante come abbiamo richiesto nei nostri ordini del giorno e come avevamo richiesto nei nostri emendamenti. Quindi, le regioni possono continuare ad ignorare, come spesso accade oggi, le prescrizioni tecnico-scientifiche dell'istituto. Il ruolo di ISPRA è fondamentale al fine di assicurare, in tutto il territorio italiano, un'attuazione unitaria fondata su solide basi scientifiche della direttiva. In questo modo, invece, continuerà a verificarsi la circostanza che le regioni, pur in presenza di parere negativo dell'ISPRA, potranno adottare ugualmente la deroga e lo Stato continuerà a chiudere un occhio di fronte alle leggi regionali sulla caccia, aggravando la situazione fin qui registrata.
  Una scelta davvero incomprensibile, sia sotto il profilo costituzionale, considerato che la fauna in Italia è proprietà dello Stato, sia sotto il profilo sostanziale, visto che la stessa Commissione europea, in varie occasioni, da diverso tempo, ha chiarito che i pareri dell'ISPRA in materia di caccia vanno considerati vincolanti, anche per evitare nuove condanne della Corte di giustizia europea. Se questa legge entra in vigore com’è oggi, la situazione venatoria di alcune regioni italiane rimarrà invariata e i cittadini si troveranno a pagare rilevanti sanzioni pecuniarie assolutamente ingiustificabili perché causate da violazioni del diritto comunitario in nome del far prevalere sistematicamente i favori clientelari ad una ormai residuale lobby che sta ferma nel rifiuto, sia delle normative nazionali e comunitarie, sia di una sensibilità collettiva orientata in senso opposto rispetto a concezioni e abitudine desuete. Una lobby che tiene in pugno le giunte e i consigli regionali sempre molto attivi quando si tratta di produrre leggine pro cacciatori.
  Tutto questo provoca danni alla fauna quale patrimonio della comunità nazionale e internazionale. Un danno al senso civico Pag. 103ripetutamente offeso da mille espedienti per garantire il diritto allo sparo. E un danno all'Europa, al significato delle direttive e al valore che il progetto comune europeo doveva rappresentare (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. È iscritta a parlare la deputata Colonnese. Ne ha facoltà.

  VEGA COLONNESE. Signor Presidente, libera circolazione delle persone, settore fiscale, lavoro e politica sociale, settore sanitario, protezione internazionale, questione ambientale, trattamento degli animali per fini sperimentali: queste sono solo alcune delle tematiche trattate nella legge europea e nella legge di delegazione europea. I due provvedimenti che ci troviamo a discutere congiuntamente riguardano il recepimento di diverse direttive europee tramite la delega al Governo e l'adempimento di obblighi derivanti dall'appartenenza dell'Italia all'Unione europea, cioè una successione di indicazioni finalizzate a rimediare ai casi di non corretto recepimento della normativa dell'Unione europea.
  Ogni articolo, quindi, mira a risolvere contestazioni sorte in passato e a risolvere quelle aperte. Considerando che 104 sono le procedure di infrazione in corso, di cui 86 casi di violazione del diritto dell'Unione e 18 casi di mancata trasposizione delle direttive, è giusto anche evidenziare che le procedure di infrazione aperte non tenute in giusta considerazione riguardano: la non corretta applicazione della direttiva sui rifiuti e le discariche abusive; il trattamento delle acque reflue urbane; la conformità della discarica di Malagrotta con la direttiva discariche. È bene chiarire che non si tratta di disegni di legge comunitaria relativi a quest'anno, ma al 2011 e al 2012, ed erano in corso di approvazione al Senato quando è terminata la XVI legislatura. Quando le Camere si sono sciolte i disegni di legge sono decaduti e oggi ci ritroviamo ad esaminarli.
  Stiamo parlando, quindi, di atti che aspettano di essere discussi da circa due anni, ma che sono stati inseriti nel calendario dei lavori soltanto in luglio e, come se non bastasse, la loro discussione era prevista quasi contemporaneamente alla questione relativa alla minaccia di riformare la nostra Costituzione. Non è da trascurare la strumentalizzazione del nostro atteggiamento assunto nei confronti di un provvedimento che minava le basi dei diritti di libertà del nostro Paese e che vogliamo fortemente scongiurare. È chiaro che l'ostruzionismo non rappresenta nessuna volontà da parte nostra di non tenere un'opportuna discussione sulla legge di delegazione europea e la legge europea, ma riguardava la legge costituzionale. Questo è stato dimostrato anche dalla volontà, soprattutto da parte delle Commissioni di merito, nel ritirare gli emendamenti e di presentare degli importantissimi ordini del giorno.
  Su questo noi diamo ennesima prova di voler lavorare in maniera costruttiva e, soprattutto, attendiamo che il Governo ci dimostri la sua volontà di fare in modo che questi ordini del giorno vengano discussi a settembre.
  Il MoVimento 5 Stelle non c'era quando erano in discussione la legge di delegazione e la legge europea, è presente ora: e ora ha manifestato, con la serietà del Movimento, la volontà di risolvere queste questioni. Perché, a differenza di quello che si dice, noi non siamo assolutamente antieuropeisti, ma chiediamo che l'Europa debba essere costruita dal punto di vista politico e, soprattutto, non sottolineando la questione e dicendo «ce lo chiede l'Europa»: è l'Italia che chiede all'Europa di interessarsi specificamente delle questioni nazionali.
  Quindi, questo primo provvedimento su cui stiamo lavorando insieme – soprattutto il primo provvedimento che ha interessato direttamente la XIV Commissione – spero e speriamo sia un lavoro costruttivo nel tempo (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Prataviera. Ne ha facoltà.

Pag. 104

  EMANUELE PRATAVIERA. Gentile Presidente, onorevoli colleghi, ma soprattutto signor Ministro, che ha la pazienza di seguire anche a questi orari la discussione parlamentare e che, soprattutto, non ci ha mai abbandonato nella XIV Commissione attorno a questo provvedimento e speriamo non lo faccia nemmeno in futuro; ma ovviamente questo è un augurio che facciamo sulla base degli impegni che si è preso e che, sicuramente, apprezziamo come gruppo della Lega Nord.
  Tuttavia, il Ministro conosce il nostro movimento abbastanza bene e sa che il nostro è un parere nei confronti dell'Unione europea siffatta molto critico e, di certo, questo non rappresenta ancora un anno zero per noi della Lega Nord. Difatti, noi vorremmo iniziare, io vorrei iniziare a dire da subito che non siamo per nulla d'accordo con l'affermazione fatta anche dal Premier Letta e da altri colleghi e membri del Governo secondo cui il nostro Paese, prima di chiedere agli altri più Europa, dovrebbe chiedere maggiore impegno a se stesso. No, non siamo affatto d'accordo con questa affermazione, anche perché, se è vero che l'Italia guida da anni la poco invidiabile classifica dei Paesi che applicano di meno, o con maggiore ritardo, il diritto europeo, è anche vero che è il Paese che si adegua in modo migliore ai doveri, o sarebbe meglio dire, ai diktat di Bruxelles. Attenzione, perché – e l'abbiamo già ribadito – l'eccesso di rigore e di austerità hanno mandato in rosso i conti delle nostre famiglie e anche delle imprese e stanno causando una profonda crisi del welfare ed un prossimo annientamento dei servizi pubblici.
  Agli occhi dell'Europa, dunque, l'Italia appare negligente, al contrario, invece, agli occhi degli italiani, almeno agli occhi dei più coscienziosi, questo Paese, o quel che resta, sembra essere diventato negli ultimi anni una serva remissiva e muta di fronte a tutta l'Unione europea; un vero paradosso al quale i cosiddetti europeisti ad oltranza non sanno o, meglio, non vogliono dare ancora alcuna risposta. Fatto sta che se il rigido rigore che sta contraddistinguendo la politica europea non sarà contrastato con determinazione dal Governo, da questo Governo – quindi, è il nostro invito che le facciamo – si avrà come unico e vero risultato quello di allontanare dall'Europa l'Italia reale, quella vera, quella che vive, che si alza la mattina e va a lavorare e, poi, contribuisce a pagare le tasse. Quella che lavora, appunto, e che sopporta il peso della burocrazia scavando un fossato tra l'opinione dei cittadini italiani – del Nord, in particolare – e le istituzioni politiche europee, come è già accaduto in questi ultimi anni e come noi ci auguriamo non possa accadere nella prossima tornata elettorale nella prossima primavera 2014.
  Il sistema Paese non riesce a reggere più il peso della burocrazia ed anche innovazioni regolamentari potenzialmente positive rischiano, invece, di essere percepite, ancorché non lo siano realmente, come dei vincoli insostenibili, illegittimi o, addirittura, ingiusti. D'altronde, signor Ministro, non possiamo tacere, ad esempio, come il Trattato di Lisbona, abbinato al dannoso sistema del «target 2» del 2007, abbia portato il Paese ad una sudditanza industriale di fatto ed anche commerciale in favore della Germania, contribuendo a gonfiare il deficit della nostra bilancia commerciale e mettendo in sofferenza, a catena, tutti i settori produttivi e commerciali. Quindi, è un mix di misure che il nostro Paese di certo non aiutano.
  Stridono di fronte a questa realtà gli eccessivi atteggiamenti di euroentusiasmo, che hanno accompagnato nei giorni scorsi, ad esempio, o meglio, nelle settimane scorse, l'ingresso nell'Unione europea della Croazia o, peggio, l'atteggiamento della cieca apertura nei confronti della Turchia.
  E in più, l'applicazione acritica di nuove norme europee rischia di alimentare, invece, un crescente sentimento antieuropeo. Quindi, guai se l'essenza dell'Unione europea si traduce semplicemente in una normativa che definisce la dimensione delle pere piuttosto che delle pesche noci da mettere in commercio. Questo di certo non ci aiuta a poter fare politica, e come la intendiamo noi, politica Pag. 105significa dare una prospettiva di crescita e di autoformazione delle persone, anche in questo Paese.
  Non possiamo permettere una nuova burocrazia in senso asettico, perché oggi l'Europa si è ridotta a un'unione monetaria dominata dalla logica degli Stati e della burocrazia, un progetto che sta mostrando di essere fallimentare e che rende ancora più urgente la realizzazione dell'Europa delle regioni, basata più sui popoli, sugli interessi dei popoli, sugli interessi delle relazioni comunitarie a livello non di Comunità europea, ma di comunità reale, tangibile, di sistema di relazioni sociali tra le persone su base umana, non su base sovraumana o smaterializzata e su base istituzionale.
  Sia chiaro che noi non siamo euroscettici, non lo siamo mai stati, anche se molti amano definirci così, ma è un dato di fatto che questa Europa così com’è non risolve i problemi della nostra gente e neppure sembra dare una prospettiva alle aspettative della nostra gente, seppure ce ne siano di misure che noi definiamo positive messe in atto o in cantiere. Sia altrettanto chiaro che la strada per il futuro dell'Europa sarà sempre più in salita se non prevarranno gli interessi dei cittadini su quelli delle lobby finanziarie.
  Cari colleghi, apriamo gli occhi e non lasciamoci imporre dalla burocrazia europea una nefasta omologazione, di fronte alla quale opporsi diventa invece necessario. Ne tenga conto il Governo per difendere i propri cittadini. L'impressione, invece, è quella che ancora una volta, nelle scelte politiche dell'Unione europea mentre i francesi difendono gli interessi dei francesi, i tedeschi quelli dei tedeschi e abbiamo stamane che gli inglesi difendono gli interessi degli inglesi, gli italiani invece fanno i più europeisti degli europeisti, fanno gli europeisti ad oltranza. Quindi, al Governo chiediamo un impegno serio e concreto per far valere in Europa le giuste ragioni del Nord produttivo, ma anche dell'intero Paese, perché è chiaro che oramai i cittadini sono schiacciati, sono schiacciati da una crisi che non è una crisi delle istituzioni europee, ma è una crisi dell'eurozona, è una crisi che non permette loro di esprimersi pienamente.
  C’è poi un altro tema che noi dobbiamo tenere bene in considerazione, signor Ministro. Lei lo sa e credo che anche condivida quella che è la nostra impostazione in tema di politiche migratorie. Noi abbiamo bisogno di un serio scossone del sistema dell'Unione europea su questo tema, in primo luogo per una questione umanitaria. Non possiamo più far finta che quelli che riescono a sbarcare a Lampedusa, piuttosto che a Malta, piuttosto che nelle altre coste europee rappresentino solo una questione umanitaria. Nel frattempo, si perdono in mare centinaia e centinaia di persone. Quindi, un'azione concreta nei Paesi del nord Africa piuttosto che il pattugliamento congiunto, piuttosto che un'equa ripartizione dei rifugiati credo sia oramai una politica che l'Europa non può più procrastinare e di cui l'Italia può farsi veramente portatrice positiva.

  PRESIDENTE. Non vi sono altri iscritti a parlare e pertanto dichiaro chiusa la discussione congiunta sulle linee generali.

(Repliche dei relatori e del Governo – A.C. 1326, A.C. 1327 e Doc. LXXXVII, n. 1)

  PRESIDENTE. Prendo atto che la relatrice, i relatori ed il rappresentante del Governo rinunziano alla replica.
  Il seguito del dibattito è rinviato ad altra seduta.

Ordine del giorno della seduta di domani.

  PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della seduta di domani.

  Mercoledì 31 luglio 2013, alle 11:

  (ore 11 e ore 16)

  1. – Seguito della discussione dei disegni di legge e del documento:
   S. 587 – Delega al Governo per il recepimento delle direttive europee e l'attuazione Pag. 106di altri atti dell'Unione europea – Legge di delegazione europea 2013 (Approvato dal Senato) (C. 1326).
  — Relatore: Mosca.

  S. 588 – Disposizioni per l'adempimento degli obblighi derivanti dall'appartenenza dell'Italia all'Unione europea – Legge europea 2013 (Approvato dal Senato) (C. 1327).
  — Relatore: Alli.

  Relazione consuntiva sulla partecipazione dell'Italia all'Unione europea per l'anno 2012 (Doc. LXXXVII, n. 1).
  — Relatore: Galgano.

  2. – Discussione del disegno di legge (per l'esame e la votazione della questione pregiudiziale presentata):
   S. 896 – Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 1o luglio 2013, n. 78, recante disposizioni urgenti in materia di esecuzione della pena (Approvato dal Senato) (C. 1417).

  3. – Discussione del disegno di legge:
   S. 590 – Ratifica ed esecuzione del Protocollo d'intesa tra il Governo della Repubblica italiana e l'Organizzazione delle Nazioni Unite per l'Educazione, la Scienza e la Cultura relativo al funzionamento in Italia, a Perugia, dell’UNESCO Programme Office on Global Water Assessment, che ospita il Segretariato del World Water Assessment Programme, fatto a Parigi il 12 settembre 2012 (Approvato dal Senato) (C. 1247).
  — Relatore: Sereni.

  (ore 15)

  4. – Svolgimento di interrogazioni a risposta immediata.

  La seduta termina alle 21,30.

VOTAZIONI QUALIFICATE EFFETTUATE MEDIANTE PROCEDIMENTO ELETTRONICO

INDICE ELENCO N. 1 DI 3 (VOTAZIONI DAL N. 1 AL N. 13)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
1 Nom. Ddl 1310-A - em. 15.301 487 487 244 487 51 Appr.
2 Nom. em. 15.300 491 490 1 246 147 343 50 Resp.
3 Nom. em. 15.8 500 489 11 245 158 331 47 Resp.
4 Nom. em. 15-bis.301 497 497 249 491 6 47 Appr.
5 Nom. em. 16.22 496 466 30 234 118 348 47 Resp.
6 Nom. em. 16.1 505 505 253 152 353 47 Resp.
7 Nom. em. 16.3 510 471 39 236 130 341 46 Resp.
8 Nom. em. 16.5 511 511 256 154 357 46 Resp.
9 Nom. em. 16.20 518 517 1 259 17 500 46 Resp.
10 Nom. em. 16.21 516 515 1 258 41 474 46 Resp.
11 Nom. em. 16.14 512 512 257 121 391 46 Resp.
12 Nom. em. 16.15 505 474 31 238 122 352 46 Resp.
13 Nom. em. 16.16 495 464 31 233 121 343 46 Resp.

F = Voto favorevole (in votazione palese). - C = Voto contrario (in votazione palese). - V = Partecipazione al voto (in votazione segreta). - A = Astensione. - M = Deputato in missione. - T = Presidente di turno. - P = Partecipazione a votazione in cui è mancato il numero legale. - X = Non in carica.
Le votazioni annullate sono riportate senza alcun simbolo. Ogni singolo elenco contiene fino a 13 votazioni. Agli elenchi è premesso un indice che riporta il numero, il tipo, l'oggetto, il risultato e l'esito di ogni singola votazione.

INDICE ELENCO N. 2 DI 3 (VOTAZIONI DAL N. 14 AL N. 26)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
14 Nom. em. 16.17 471 449 22 225 115 334 54 Resp.
15 Nom. em. 16.13 482 481 1 241 152 329 54 Resp.
16 Nom. em. 16.12 479 478 1 240 152 326 54 Resp.
17 Nom. em. 16.23 491 490 1 246 124 366 53 Resp.
18 Nom. em. 16.24 489 489 245 51 438 53 Resp.
19 Nom. em. 16.25 499 498 1 250 155 343 53 Resp.
20 Nom. em. 16.27 504 503 1 252 21 482 53 Resp.
21 Nom. em. 16.28 509 507 2 254 22 485 53 Resp.
22 Nom. em. 16.29 436 436 219 20 416 50 Resp.
23 Nom. em. 16.32 495 494 1 248 15 479 50 Resp.
24 Nom. articolo agg. 16.0300 503 503 252 118 385 50 Resp.
25 Nom. em. 16-bis.300 513 409 104 205 16 393 50 Resp.
26 Nom. em. 19.7 512 512 257 48 464 50 Resp.


INDICE ELENCO N. 3 DI 3 (VOTAZIONI DAL N. 27 AL N. 39)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
27 Nom. em. 19.1 508 507 1 254 124 383 50 Resp.
28 Nom. em. 19.15 515 515 258 158 357 50 Resp.
29 Nom. em. 19.600 521 521 261 517 4 50 Appr.
30 Nom. em. 20.202 513 512 1 257 123 389 50 Resp.
31 Nom. em. 21.1 518 518 260 47 471 50 Resp.
32 Nom. em. 21.600 520 520 261 515 5 50 Appr.
33 Nom. odg 9/1310-A/3 481 481 241 48 433 47 Resp.
34 Nom. odg 9/1310-A/9 503 503 252 139 364 46 Resp.
35 Nom. odg 9/1310-A/28 511 506 5 254 18 488 45 Resp.
36 Nom. odg 9/1310-A/33 517 517 259 149 368 45 Resp.
37 Nom. odg 9/1310-A/42 508 503 5 252 152 351 46 Resp.
38 Nom. odg 9/1310-A/43 510 508 2 255 145 363 46 Resp.
39 Nom. Ddl 1310-A - voto finale 481 480 1 241 480 47 Appr.